Hidden truths

di gaia21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


                      Hidden truths





Era tarda sera quando un violento temporale si abbatté su Tokyo, a volte facendo traballare le varie luci di edifici e costringendo le persone a rintanarsi in casa e sbarrare le porte.
Da una finestra che si affacciava su una via trafficata, una ragazza guardava stancamente la pila quasi infinita di documenti posti sulla sua scrivania, mentre dall’altro lato il computer sfoggiava la sua accecante luce.
Il suo capo le aveva detto che doveva restare in ufficio per sbrigare del lavoro arretrato e lei non aveva potuto rifiutarsi al volere di quell’uomo. Così era rimasta bloccata al terzo piano del dipartimento di polizia, mentre una delle tempeste più catastrofiche degli ultimi decenni si stava abbattendo sulla cittadina.
Voltò lo sguardo verso i file prendendone uno tra le mani e cominciando a sfogliarlo, mentre con l’altra cercava di riportarne i dati sul computer. Si spostò una ciocca bionda dietro l’orecchio, cercando comunque di mantenere gli occhi color cioccolato fissi sullo schermo. Era grata al fatto che almeno non fosse sola in quell’enorme edificio: la sicurezza e il capo stesso erano lì con lei, i primi per controllare il perimetro e assicurarsi che tutto fosse apposto, il secondo per sbrigare alcune faccende di lavoro.
Aprì una nuova cartella che fece da compagnia alle numerose che aveva già controllato durante le ore passate e fissò con noia quello che c’era scritto. Erano tutti dati di preziosi malviventi che la polizia non era ancora riuscita a beccare, che, disgraziatamente per le future generazioni che ne entravano a contatto, erano ancora a piede libero.
Fra queste ce n’era uno dedicato ad una particolare gang che nessuno riusciva a beccare e che da quasi un anno tempestava le strade con traffici illegali. Non c’erano ancora nominativi, non si conosceva il numero esatto di chi vi fosse dentro; si sapeva solo il nome della gang e i loro crimini. Nessuno era mai riuscito a vedere il volto di uno di questi e la polizia aveva provato parecchie volte a beccarli, anche mandando agenti sotto copertura al loro interno. Purtroppo questi erano sempre stati beccati e successivamente uccisi, senza neanche aver avuto il tempo di passare alla centrale le dovute informazioni.
Alla bionda venne un brivido nel leggere quella cartella, e si chiese fin dove potesse arrivare la cattiveria di quelle persone e dove volessero spingersi. Chiuse il file con un colpo secco pensando a come occuparsi del resto e cercando anche di calmarsi. Leggere quella roba l’aveva inquietata ed ora non riusciva a darsi una calmata.
Fuori vide la pioggia ingrossarsi e un fulmine cadere non poco lontano, illuminando in parte la stanza già accecata dalle normali luci a led. Il lampo fu seguito da un poderoso tuono che la fece saltare sulla sedia, mentre vide le lampadine cominciare a traballare fino ad arrivare ad un blackout dell’intero edificio. Vide la luce d’emergenza colorarsi di rosso e sentì in lontananza i passi degli uomini della sicurezza correre da un lato all’altro impugnando saldamente una pila.
Anche questo bastò a renderla irrequieta. Prese dei respiri profondi e tentò di riportare la sua attenzione sui numerosi file, rendendosi poi conto che senza luce non avrebbe potuto vedere ad un palmo dal naso. Vide il lampo di una torcia provenire da dietro di sé e pensò che fosse uno degli uomini della sicurezza che era venuto ad accertarsi che stesse bene.
Ma, purtroppo per lei, non fu affatto così. Quel qualcuno le si era posizionato dietro e, senza neanche darle il tempo di voltarsi, le aveva puntato la lama affilata di un coltello dritta alla gola. La ragazza sentì il freddo del metallo spingerle sulla pelle ed ebbe un sussulto, mentre iniziò a tremare incontrollabilmente.
Il tipo lo notò e piegò lentamente il viso verso di lei, facendo attenzione a non spostare troppo il coltello e non far voltare la ragazza nella sua direzione: non poteva permettere che qualcuno lo vedesse. Fece in modo che le sue labbra toccassero il lobo di lei e le sussurrò all’orecchio un lieve: “shh, sta calma, non urlare”, prima di afferrare una cartella posta sulla scrivania.
Avvertirono entrambi i passi degli agenti di sicurezza correre nella loro direzione, e se la ragazza iniziò a sperare di essere finalmente salva, il suo cosi detto aggressore fu abbastanza abile da muoversi velocemente e confondersi con il buio della stanza. La bionda avvertì la porta spalancarsi e la luce di una pila che veniva puntata verso di lei. Si voltò di scatto ancora un po’ scioccata, trovandosi di fronte uno della sicurezza che era corso da lei per accertarsi che fosse tutto apposto. Non passò molto prima che la luce venne ristabilita nell’intero edificio e la ragazza fu colta improvvisamente da un’inaspettata curiosità: voleva assolutamente sapere che tipo di file avesse preso il malvivente.
Passò sotto osservazione ogni singola cartella che aveva analizzato durante quella sera, mentre attorno a lei riusciva vagamente a distinguere varie voci che si sovrapponevano fra loro. Riuscì a cogliere la parola ‘infiltrato’ e capì che il blackout non era stato causato dal temporale, bensì dalla mano di qualcuno che aveva manomesso la centrale elettrica dell’edificio.
Fu dopo qualche istante che si rese finalmente conto che la cartella che mancava era quella che parlava della pericolosa gang e si chiese se il tipo che l’aveva aggredita poco prima non ne facesse parte. Incurante degli sguardi confusi di chi era presente all’interno della stanza, la bionda marciò con passo da soldato verso l’ufficio del capo del dipartimento, sicura di trovarlo all’interno di esso con qualche altro agente o che discuteva di qualcosa.
Arrivata davanti l’ufficio non poté fare a meno di notare il vociare che proveniva da esso e distinse chiaramente anche una voce femminile che conosceva molto bene. Sapeva di non poterlo disturbare mentre parlava con altre persone, ma doveva assolutamente comunicargli quello che aveva vissuto e scoperto.
Batté le nocche contro la porta aspettando il tipico ‘avanti’ per poter entrare. Quando lo sentì non ci mise molto a farsi largo nell’ufficio, scoprendo che all’interno vi fossero la sua migliore amica e il capo. Si sorprese all’inizio, rimanendo quasi gelata sulla soglia in attesa che qualcuno dicesse qualcosa.
“Lu-chan, che ci fai qui?” le chiese quella e lei sbatté gli occhi confusa prima di voltarsi verso l’altra ragazza e sorriderle.
“Levy-chan, non sapevo fossi rimasta in centrale anche tu.” disse la bionda e non poté fare a meno di notare lo sguardo confuso che le rivolse l’azzurra.
“Di cos’hai bisogno, Lucy? Ci dev’essere un motivo se sei venuta qui.” le chiese invece il capo del dipartimento, un signore sulla sessantina circa, Makarov.
Lucy ci pensò su, indecisa su come iniziare bene il discorso. Doveva dirgli che qualcuno aveva rubato un’importante file proprio sotto ai suoi occhi? A questo non aveva certamente pensato quando si era precipitata di fretta e furia in quell’ufficio.
“Ehm… ecco… poco fa, quando è saltata la luce, un tipo mi ha aggredita.” disse con calma, puntando lo sguardo a terra e giocando con le mani. Si sentiva in profondo imbarazzo e in parte stupida, non aveva ragionato e non aveva potuto fare nulla per impedire che quella cartella venisse rubata.
“Oddio! Stai bene Lu-chan?!” esclamò di fretta Levy, andando incontro la sua amica e controllando attentamente che non avesse qualche ferita. La bionda sorrise nel vedere preoccupazione negli occhi dell’amica e annuì.
“Dev’essere lo stesso che ha fatto saltare la corrente. Era stato programmato.” disse Makarov, mentre si portava due dita sotto al mento per ragionare meglio sulla questione.
“Capo, ho ragione di credere che non fosse solo. Credo che qualcun altro abbia fatto saltare la centrale elettrica mentre lui s’infiltrava nel dipartimento.” disse Lucy con convinzione, aspettando che il capo e Levy confermassero il suo ragionamento. L’azzurra annuì convinta e l’anziano albino dovette confermare di rimando. La ragazza era il capo della sezione intelligence e si fidava di lei. Se aveva ragionato sulla questione ed era arrivata a confermare la versione della bionda, significava che il ragionamento quadrava.
“Va bene. Sei riuscita a vederlo in viso?” domandò poi, squadrando per bene le espressioni facciali di Lucy. La ragazza scosse la testa dispiaciuta, ma si ricordò del perché era andata lì, quale fosse la cosa più importante che doveva comunicare.
“Ha preso qualcosa, una cartella, e precisamente quella sulla gang che da quasi un anno tentiamo di prendere. Ricordo anche che mi ha sussurrato di stare calma.” affermò la bionda con convinzione, vedendo i visi dei due divenire seri.
“Capo, dite che sono stati loro?” domandò Levy, mentre osservava Makarov sospirare affranto.
“Non ne sono certo Levy, ma la domanda che più mi preme è sapere cosa vogliono farci con una cartella che parla di loro e come hanno fatto ad entrare qua dentro. Dovremo raddoppiare le misure di sicurezza e subito.” Affermò con tono grave il capo, puntano lo sguardo a fissare le iridi castane delle due giovani. “Dobbiamo metterli in prigione, sono stanco dei loro continui crimini, è ora che trovino la loro pace dietro le sbarre”.
Le due ragazze indietreggiarono leggermente quando l’anziano alzò la voce e quasi temettero la rabbia che ribolliva nelle vene del loro capo. Per quanto ne sapevano, non era mai stato così arrabbiato.
“Cosa possiamo fare? Non sappiamo nulla su di loro, è impossibile anche solo rintracciarli e già varie volte abbiamo cercato di mandare agenti sotto copertura per scovarli, ma sono stati tutti uccisi prima ancora che potessero mandare in centrale le dovute informazioni. Quei tipi sono pericolosi.” Affermò Lucy con preoccupazione e forse anche un po’ di rabbia verso sé stessa. Era stata ad un palmo dal naso con uno di loro, aveva sentito la sua voce, eppure se l’era fatto scappare.
“So che è avventato, ma perché non riprovare a mandare qualcuno nella loro gang?” propose Levy indecisa. A Makarov era ormai chiaro che l’azzurra avesse studiato un piano, bisognava solo capire di cosa si trattasse e se era adatto alla situazione che correva in quel momento.
“Ma Levy-chan! Molti agenti sono stati uccisi, quanti ancora devono morire?!” esclamò la bionda con rabbia, non capendo come la sua amica avesse potuto proporre una cosa simile. Tutti in centrale sapevano i fatti accaduti durante i vari tentativi di cattura di quella gang, perché quella volta sarebbe dovuta andare in maniera diversa?
“Va avanti Levy, a cos’hai pensato?” chiese impassibile il capo e Lucy non poté fare a meno che arrendersi all’evidenza e abbassare la testa sconfitta, cercando nel frattempo di cogliere le parole dell’azzurra.
“Le altre volte abbiamo mandato agenti con esperienza sul campo e dubito che nella maggioranza dei casi non si siano fatti scoprire per i loro atteggiamenti. Voglio dire, si riconosce ad occhio un’agente che ha avuto sempre a che fare con i criminali, che è entrato a contatto con loro. Se da un lato può essere un vantaggio, da un altro può essere l’esatto contrario. Non so se mi spiego.” Terminò Levy, gli occhi che vagavano da una parte all’altra della stanza nel tentativo di trovare le parole adatte per farsi capire.
Makarov aveva ascoltato con attenzione, in parte riuscendo a capire dove volesse andare a parare l’agente dell’intelligence ma attendendo comunque che continuasse e aggiungesse dell’altro. Sapeva che c’era ancora qualcos’altro da dire.
“Vorresti dire che dobbiamo mandare avanti un agente che non ha alcuna esperienza?” chiese Lucy confusa. Lei invece non riusciva a capire come questo potesse essere un buon piano, temeva altri spargimenti di sangue non necessari.
“Esatto.”
“Sarebbe ulteriormente rischioso, Levy.” Disse invece il capo, incitando l’azzurra a continuare ad esporre la sua idea.
“Lo so, ma dopo gli eventi accaduti, per infiltrarsi al meglio bisogna fingere esattamente di essere uno di loro, trattarli come amici, non come creature inferiori che non si vede l’ora di mandare in galera.” Continuò l’azzurra, questa volta posando lo sguardo sulla sua migliore amica, trovandola intenta a ragionare. Non era raro vederla in quello stato, tutta pensierosa sul da farsi e a Levy piaceva il fatto di poter sempre contare sulle sue opinioni.
“In pratica un agente senza esperienza è perfetto, non potrebbe mai comportarsi come un poliziotto, quindi non darebbe nell’occhio. In più il suo passato dovrebbe essere molto più facile da cancellare in modo da stabilirne un profilo falso, ovvero una nuova scheda con la sua identità.” disse Lucy, sentendo poi degli sguardi su di sé. L’azzurra annuì, segno che il ragionamento della bionda era giusto ed era proprio ciò a cui stava pensando.
Makarov, che aveva ascoltato in silenzio il ragionamento delle due ragazze, sollevò con calma lo sguardo verso di loro, in viso l’espressione di chi aveva chiaramente preso una decisione.
“Lucy”. La ragazza scattò sul posto al suono di quel richiamo. “Hai detto di aver sentito la voce di chi ti ha aggredita, giusto?” chiese il capo, il tono lasciava chiaramente trasparire la serietà della cosa.
“Si, io… l’ho sentito.” balbettò quella insicura, temendo che per la paura potesse anche solo scordarsi la voce di quel tipo.
“Perfetto. E, da quello che sappiamo tutti, sei un’agente d’ufficio, non hai mai fatto esperienza sul campo.” continuò poi Makarov, certo che prima o poi entrambe le ragazze potessero capire dove volesse arrivare. Vide gli occhi di Levy sgranarsi dal terrore e il corpo della ragazza scattare velocemente in avanti.
“Ma capo, non può mandare Lucy in una gang! Va bene, non ha mai fatto esperienza sul campo, ma non può farla iniziare con qualcosa di simile!” esclamò l’azzurra ai limiti del panico. Sapere che la sua migliore amica sarebbe stata in pericolo 24 ore su 24 non la rassicurava affatto, non voleva che venisse mandata in una gang di pazzi assassini.
“Posso, Levy. Se ci pensi, Lucy va benissimo. Ha intuito, è intelligente e il suo profilo sarà facile da modificare. Ciliegina sulla torta? Ha sentito la voce di uno di loro, le sarà facile capire se la mandiamo nella gang giusta o sbagliata solo da questo piccolissimo particolare. Appena si renderà conto di aver riconosciuto la voce, potrà ufficialmente dire di aver trovato quella gang.” Makarov sorrise nonostante la situazione e l’aria pesante che tirava nella stanza, si diresse verso Lucy e, vista la bassa statura di lui, tirò leggermente un lembo dello stivale della ragazza per farla abbassare alla sua altezza.
Le prese una mano nelle sue piccole e rugose, e le sorrise nuovamente, questa volta molto più apertamente. “Conto su di te per riuscire a mandarli in prigione, so che farai del tuo meglio e che succerai in quest’impresa. Hai alcuni giorni di tempo da passare ancora come la te ‘poliziotta’, giusto il tempo in cui Levy potrà modificare il tuo profilo alla perfezione. In questi giorni t’insegneremo tutto ciò di cui hai bisogno, non ti lasceremo sola, Lucy”.
La bionda poté giurare di essere terrorizzata, ma allo stesso tempo grata del fatto che il capo avesse fiducia in lei e dei pochi giorni di tempo a disposizione. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, decidere sul da farsi, capire come comportarsi e, soprattutto, di piccoli momenti di tranquillità interiore per lei necessari.
 
 
*Angoletto dell’autrice*
Shono tornataaa! *^* Era da tanto che non scrivevo il mio angoletto, o scrivevo in generale :’) Ammetto di essermi presa una breve (almeno per me) pausa, ma mi serviva :’)
Beh, questa storia è dedicata ad Ale, la bricconcella/mi ammure/genio del male che oggi compie gli anni *^* Tanti auguriii <3 Ci conosciamo da 11 mesi circa e mi sembra di conoscerti da sempre. Ne abbiamo passate tante insieme, abbiamo riso, ci sono stati momenti tristi e altro, ma posso dire che sono un fondamento necessario per la nostra amicizia che immagino continuerà a durare per ancora moltissimo tempo ;) Devo stressarti tutti i giorni donnah, è più forte di me XD
Non mi allungo molto, sai già che non sono brava con le parole, che non riesco ad esprimere bene ciò che sento, ma spero che questo prologuccio ti piaccia ^^ Ispirazione data dal video One shot dei B.a.p e per sfizio ci ho buttato dentro la NaLu ^^ B.a.p e NaLu, una fan può fare di tutto(?) XD
Va beh, la pianto con sto sclero XD Ringrazio chiunque passi a dare un’occhiata e spero che mi lascerete la vostra opinione in merito^^
Un abbraccio,
Gaia*
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Chapter 1 ***




                             Chapter 1.




Lucy aveva passato tutta la notte a ragionare sull’accaduto. Aveva paura di fallire, di deludere le aspettative del capo, ma allo stesso tempo la trovava una grande occasione da poter sfruttare a suo vantaggio, dando prova di quello che valeva.
Le era stato comunicato di andare a casa nonostante quella notte si stesse abbattendo quella feroce tempesta. Il giorno dopo avrebbero cominciato a darle le informazioni necessarie per svolgere al meglio l’incarico che le era stato affidato. Era vero che avevano bisogno di un agente senza esperienza, ma non significava di certo che l’avrebbero mandata in un gang senza darle le dovute raccomandazioni e insegnamenti.
La bionda aveva già pensato a cosa avrebbe potuto fare lì dentro, a come avrebbe reagito nel caso l’avessero scoperta e se vi erano donne all’interno. Che figura avrebbe fatto se fosse stata l’unica ragazza? Come l’avrebbero trattata? Non poteva fare a meno di farsi mille domande a proposito cercando di trarne qualche risposta.
Avrebbe dovuto aspettare il giorno dopo per ricevere le dovute informazioni. E se da un lato non vedeva l’ora di sapere il piano, dall’altro non voleva che quei pochi giorni passassero in fretta. Non voleva rinunciare così presto alla sua normale vita quotidiana.
 
§
 
Lucy si era presentata in ufficio, la mattina dopo, con qualche ora di anticipo. Pensava di non trovarci nessuno, neanche il capo, e non sapeva nemmeno lei il perché fosse andata lì. Forse erano state le poche ore di sonno avute a dettar legge; o, forse, l’agitazione che si portava dietro dalla sera prima.
Camminò lungo i corridoi desolati del dipartimento sperando d’incontrare qualcuno con cui parlare, qualcuno che conoscesse e potersi sfogare. Nonostante fossero una squadra, Lucy poteva dire di non essere legata a molti agenti. Forse dipendeva dal fatto che fosse un po’ timida, oppure dal semplice fatto che non fosse ben vista dalla maggior parte dei poliziotti in quella centrale. Semplice invidia le era stato detto, eppure lei non ne trovava motivo. Non capiva come qualcuno potesse essere geloso di lei, di qualcosa che aveva. In fondo, si disse, non aveva niente di più rispetto ad altri.
Sentì il leggero picchiettare di tasti provenire da una stanza e non ci pensò due volte ad infilarsi al suo interno. Lì vi trovò Levy intenta a scrivere qualcosa al computer e, da quello che vedeva, era molto concentrata su ciò che stava facendo.
Sorrise fra sé e sé, mentre prendeva una sedia da ufficio munita di rotelle e la trascinava silenziosamente vicino la scrivania della sua amica. La mise con la spalliera rivolta verso la cattedra e ci si sedette sopra al contrario, le gambe leggermente divaricate mentre poggiava le braccia incrociate sulla cima della spalliera imbottita.
L’azzurra smise di scrivere quando si accorse della presenza dell’altra. La guardò per pochi istanti, confusa, prima di tornare a scrivere. “Cosa ci fai qui così presto, Lu-chan?”.
“Non riuscivo a dormire. Ho passato tutta la notte a ragionare su quello che ha detto Makarov. Tu pensi che io ne sia all’altezza?” domandò con sincerità e apprensione, certa che la sua migliore amica non le avrebbe mentito.
Levy non staccò gli occhi dallo schermo del computer neanche per un’istante e cercò di trovare una risposta più che sincera. “A dire il vero sono preoccupata e profondamente in disaccordo con il capo. Non sei pronta per qualcosa di così complicato.”. Lucy abbassò il capo al suono di quelle parole. Doveva aspettarselo che l’azzurra le avrebbe risposto con qualcosa di simile, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno che restarci male e darle ragione. Lei stessa sapeva di non essere pronta, perché Levy non avrebbe dovuto pensarlo?
“Ma da un lato sono certa che abbia fatto la scelta giusta.” La bionda si stupì quando la sentì continuare.
“Cosa?” chiese incredula, fissando con occhi sgranati l’esile figura dell’amica.
“Guardati bene, Lu-chan. Non sembri per nulla un poliziotto, potresti essere facilmente scambiata per una comune ragazza. Chi mai sospetterebbe di te? Forse se ti diamo un’aggiustatina qua e là, un tocco più… diciamo grezzo e un tono più aggressivo, ce la fai a passare per un membro di una gang.” Le disse quella con un mezzo sorriso e la bionda non poté fare a meno che lasciarsi contagiare e sorridere a sua volta.
“Lo pensi sul serio?” domandò ancora.
“Certo. Pensi che Makarov avrebbe dovuto mandare Bisca lì dentro? Si sarebbe fatta scoprire subito con la sua mania di portarsi la pistola ovunque e atteggiarsi a poliziotta vissuta. Mentre in centrale avremmo dovuto vedercela con un Alzack preoccupato. E sappiamo tutti che quello ha la mania di smontare e rimontare la pistola quando è nervoso. Ci avrebbe smontato l’intera armeria.” Terminò la sua giustifica con una breve risata e Lucy non riuscì a trattenere il sorriso genuino che le si formò sulle labbra.
“E se fossi l’unica donna lì dentro? Come dovrei comportarmi?” chiese ancora, l’espressione ricolma di aspettative.
“Male che vada provi a fare colpo” le rispose quella, dedicandole un occhiolino giocoso. Questa volta però, la bionda non riuscì a farsi trasportare.
“Dico sul serio Levy-chan. Cosa dovrei fare? E se mi scoprono? Abbiamo letto tutti la cartella di quei tipi, non ci penserebbero due volte ad uccidermi. L’hanno già fatto con altri agenti.”.
L’azzurra staccò le mani dalla tastiera al suono di quelle parole. Schiuse le labbra a formare una linea dritta e rivolse il busto verso la sua amica, andandole a prendere una mano per stringerla tra le sue.
“Ascoltami bene Lu-chan. So che hai paura, che vorresti rifiutare l’incarico e startene dietro la tua scrivania come hai sempre fatto, ma pensaci bene. In questi giorni ti aiuteremo, ti diremo come dovrai comportarti nelle varie occasioni che potrebbero presentarsi davanti a te. Non ti lasceremo sola.” Le disse, stringendo un po’ più la presa.
“Non è vero che non mi lascerete sola, so come funziona la procedura. Sarete obbligati a tagliare ogni contatto con me non appena sarò dentro, ed io stessa non potrò contattarvi per alcuna ragione.” Ribatté Lucy con tono fermo e allo stesso tempo carico di malinconia.
“Devi capire che è per il tuo bene, Lu-chan. Pensa se dovessero beccarti mentre tenti di comunicare con noi. Ti scoprirebbero all’istante!” esclamò Levy, non capendo come la bionda potesse solo pensare al fatto che lo facessero per abbandonarla al suo destino.
La ragazza sospirò pesantemente e si alzò, facendo sì che le mani dell’agente dell’intelligence scivolassero via dalle sue. “Ho capito, tranquilla. Lasciami solo abituare a tutto questo, okey?” sorrise tristemente prima d’incamminarsi verso un altro angolo dell’ufficio, alla ricerca di un posto dove poter pensare bene alla faccenda.
E, d’altra parte, Levy si lasciò andare sulla sua sedia, abbandonandosi ai suoi pensieri ricolmi di preoccupazione. Sapeva bene che Lucy non si sarebbe mai abituata, che era solo una vana speranza la sua. Eppure non poteva far altro che cercare di aiutarla al meglio in quei pochi giorni che avevano da passare insieme. Gli ultimi prima del loro arrivederci che sarebbe durato per un tempo ancora sconosciuto.
 
§
 
Un’ora dopo la conversazione con Levy, Lucy si era ritrovata con Makarov nell’ufficio di lui, sul computer una registrazione che ripercorreva i passi della bionda durante il suo addestramento prima di diventare un’agente. I due videro nei dettagli come si era comportata la ragazza nelle varie occasioni e questa puntava gli occhi verso il basso ogni qual volta sentiva il capo farle un complimento.
“Pare che tu te la sappia cavare nella difesa.” Le disse lui mentre metteva in pausa la riproduzione del video.
“Beh… si.” Ammise lei in imbarazzo, allungandosi involontariamente le maniche del maglioncino grigio che le fasciava il corpo formoso.
Makarov si sedette in modo più composto sulla sedia. “Mh, da quanto tempo è che non impugni una pistola?”.
“Dalla fine dell’addestramento.” Rispose lei con sincerità, vedendo con calma il viso dell’anziano corrugarsi leggermente.
“E’ passato quasi un anno, Lucy. Sai bene che un agente deve tenersi in allenamento andando al poligono, anche se il suo compito non è sparare.” La rimproverò dolcemente, con la voce delicata per paura che questa potesse scappare via da un momento all’altro.
“Mi dispiace, non ci ho pensato.” Disse, puntando ancora una volta lo sguardo verso il basso.
“Non preoccuparti di questo, avevo già in mente di farti ripassare un po’ di cose. La difesa a mani nude e l’uso della pistola sono importanti se devi infiltrarti in una gang.” Makarov saltò giù dalla sedia e si diresse verso la porta, facendo segno alla ragazza di seguirlo. “Andiamo, ti porterò dai maestri delle varie discipline. Anche se in fondo… tu avresti potuto fare da insegnante a qualcuno in fatto di difesa, ma immagino tu non abbia fatto pratica neanche per questo.” Vide la ragazza arrossire leggermente mentre si metteva in piedi e l’anziano capì all’istante che era un no.
Sospirò mentre faceva strada alla bionda per i corridoi della centrale, diretti verso il piano terra. Lì si trovavano le sale allenamento: dal poligono, alle normali sale per praticare la lotta ed altro ancora. Dal canto suo, Lucy si sentiva come quando era solo una recluta.
Non era passato molto da quando era entrata a far parte della polizia come agente, forse neanche un anno, ma quei corridoi e le viste di quelle sale per nulla nuove a lei, la fecero tornare indietro nel tempo a giorni ormai passati.
Vide il suo capo bussare ad una porta e si stupì quando pochi istanti dopo vide comparire il viso fresco e pulito di Kagura, una delle più brave tiratrici di tutta la centrale. Lucy poteva ben vedere che la ragazza avesse appena finito di allenarsi: la frangetta corvina lasciava trasparire il poco sudore che le si era formato sulla fronte, mentre si notavano bene gli occhialetti di sicurezza riposti sul capo e gli abiti leggermente spiegazzati.
Solo quando vi entrò dentro, la bionda capì di trovarsi nella sala preparatoria prima del poligono e che Kagura sarebbe stata la sua insegnante.
Makarov notò il viso leggermente sorpreso della ragazza e decise subito di passare ai fatti. “Lucy, lei è Kagura. Ti insegnerà come maneggiare una pistola.” Le disse lui.
Dal canto suo, Lucy ne rimase un po’ sconcertata. Dov’erano finiti Alzack o Bisca? Non erano loro i migliori pistoleri dell’intero dipartimento?
“Se ti stai chiedendo il perché la coppietta non è qui, posso dirti solo che quei due odiano fare da insegnanti. Preferiscono rischiare la vita sul campo.” Kagura diede voce alle sue tacite domande e la bionda se ne sorprese. Erano tutti così i veri agenti? Capaci di predire ogni movimento o battuta?
“Io vi lascio sole. Trattala bene, mi raccomando. E… Lucy, dopo va’ da Baccus. Ti aiuterà a ripassare la difesa.” Le disse il capo dirigendosi verso la porta, per poi chiuderla con lentezza dietro le proprie spalle. Lucy quasi si sentì abbandonata quando lo vide andare via. Non aveva un gran rapporto con Kagura e in qualche modo si sentì spaesata, come se non sapesse cosa fare.
L’altra d’altro canto non sembrava affatto nervosa o altro, piuttosto sembrava essere a suo agio. La bionda tentò di farsi forza, di imparare a non contare sempre sugli altri, sulle persone che conosceva. Una volta entrata nella gang, non ci sarebbe più stato nessuno di famigliare per lei.
“Allora, vediamo di iniziare.” Disse improvvisamente la corvina, voltandosi per scrutare meglio la sua nuova ‘allieva’. “Inizieremo dalle basi, non importa se le ricordi. Meglio fare un ripasso generale prima di fartene prendere una in mano.”
“Non devo… insomma… sparare, giusto?” chiese Lucy timidamente, non proprio certa di voler testare quest’esperienza.
“Qui si, devi essere pronta a tutto. Piuttosto mi auguro che tu non debba mai sparare a qualcuno mentre sei sotto copertura.” Le disse la ragazza e la bionda quasi non restò a bocca aperta. Makarov doveva averla avvertita della missione, altrimenti nessuno ne sarebbe venuto al corrente. Altra cosa che la fece stupire fu il fatto che si augurassero che non avrebbe mai dovuto sparare. Questo – almeno secondo lei – stava a significare che c’erano possibilità che in quella gang le avrebbero fatto uccidere persone. Il solo pensiero le fece scorrere dei brividi lungo la schiena. Lei non voleva uccidere nessuno.
“Dici che mi faranno uccidere delle persone?” domandò ancora, gli occhi che vagavano da una parte all’altra della stanza.
“Non lo sappiamo, Lucy.” Le rispose Kagura e la bionda tentò di farsi bastare questa risposta. Ora, l’unica cosa che doveva fare era concentrarsi al meglio e tentare di passare questo primo giorno di allenamento.
“Sono pronta.” Annunciò all’improvviso, cosa che stupì persino la corvina. Evidentemente la giovane agente sapeva bene quando lasciare indietro le sue paure e preoccupazioni.
“Come prima cosa devi sapere bene come distinguere una revolver da una semi-automatica. So che pensi che non ti serva, ma in realtà è tutto il contrario.” Disse quella con tono autoritario, scrutando la figura della bionda.
“Come può questo servirmi a…”
“Te l’ho già detto, Lucy. Ti servirà. Presta attenzione quando ti do informazioni.” Le disse Kagura impassibile e la bionda si ammutolì in un batter d’occhio, quasi temendo che l’altra potesse farle qualcosa.
“Visto che sei agli inizi, dovresti maneggiare solo pistole di piccoli calibri. Se in quella gang tentano di rifilarti un grosso calibro, tu rifiuta. Non importa quanto sarai spaventata. Se provi a maneggiare qualcosa di pericoloso che non sai usare, non può non finire male.” Continuò la corvina, gettando qualche occhiata alla bionda che sembrava alla ricerca di un qualcosa dove prendere appunti. L’insegnante sospirò sconfitta. “Non ti serve prendere appunti, sono cose che dovresti già sapere. E comunque in questi giorni te le ripeterò così tante volte, che le imparerai a memoria senza neanche accorgertene.”
“Ne sei sicura? Non ho una così gran memoria.” Rispose Lucy, la mano destra che scorreva lungo la manica del braccio sinistro, tentando di tormentare un filo che si era scucito dal maglione.
“Le imparerai per forza.” Sentenziò Kagura, non volendo ammettere altre repliche. “Ad ogni modo… in genere quando si spara bisogna proteggere occhi e orecchie, ma non credo che in una gang vadano a prendere certi provvedimenti. T’insegnerò a sparare senza, anche se sarà pericoloso.”
“Come sarebbe a dire pericoloso?” chiese la ragazza. Il terrore che potesse farsi male ancora prima d’iniziare non l’allettava affatto. Forse pensavano che con una ferita da arma da fuoco sarebbe stata più credibile come delinquente?
“Quando maneggi un’arma è sempre pericoloso. A maggior ragione: non pensare neanche di provare a sparare dopo che sei caduta in acqua con tutta la pistola. Le armi sono imprevedibili, nessuno sa cosa potrebbe succedere in situazioni simili.”
“Perché mai dovrei cadere in acqua? E poi siete davvero sicuri che mi daranno un’arma? Io sto bene così, non ho bisogno di sparare a cose o persone.” Ribatté Lucy adirata. Le sembrava di non avere più il controllo della sua vita, che dovessero essere gli altri a decidere per lei. Ma di certo sapeva bene che una volta dentro la gang, non avrebbe più potuto avere il lusso di controbattere.
“Fai troppe domande. Non puoi limitarti ad ascoltare come fanno tutti?” disse Kagura, ormai stanca di tutte le volte in cui la bionda l’aveva interrotta. Nessuno aveva mai osato farlo e di certo non si aspettava che la prima dovesse essere quella ragazza. Makarov gliel’aveva descritta in modo completamente diverso da quello che le appariva ora. Eppure dopo poco la vide abbassare il capo dispiaciuta e promettendo di non farlo più, esattamente come quando un bambino si scusa di una marachella appena combinata.
La corvina sospirò affranta, certa che entro qualche istante Lucy l’avrebbe nuovamente interrotta. “Altra cosa: quando maneggi un’arma, tienila sempre puntata verso il basso, mai verso te stessa o le persone che ti stanno attorno. Anche quando tenti di vedere se è carica. Tieni sempre la sicura se non devi sparare e possibilmente il dito fuori dalla portata del grilletto; non sia mai che dovesse partirti per sbaglio un colpo. E pulisci sempre la pistola dopo che la usi.”
L’insegnante vide la bionda annuire ad ogni cosa che le diceva e si chiese se, forse, non la stesse prendendo in giro. Eppure sembrava piuttosto seria.
“Mh, questo è tutto quello che devo sapere?” chiese la giovane agente e, osservando con calma gli occhi di Kagura, capì che non fosse così. L’altra non aveva affatto finito con lei.
“Ovviamente no. Adesso ci sposteremo nel poligono. Ti insegnerò a sparare e ti rivelerò altri pezzi importanti della teoria.” La corvina le fece strada verso un’altra sala, decisamente più buia della precedente dove sembrava esplodere per la troppa luce. “Forza, abbiamo solo due ore per allenarci. Dopo ti lascerò da Baccus.” Continuò, chiudendo la porta dietro di sé dopo aver lasciato andare avanti la ragazza. Di certo quello sarebbe stato l’allenamento più lungo dell’intera vita di entrambe.
 
§
 
Dopo aver lasciato Lucy in balia di Kagura, Makarov era ritornato nel suo ufficio a riflettere sulla situazione corrente. Aveva deciso senza troppe cerimonie di inviare quella ragazza sotto copertura in una pericolosa gang e per quanto si dicesse che aveva preso la giusta decisione, il pensiero che potesse succederle qualcosa lo tormentava. Sapeva che si sarebbe certamente sentito in colpa, anche perché in tutto questo, Levy era in disaccordo.
Aveva fatto bene a non dare ascolto all’agente dell’intelligence? Lucy sarebbe stata in grado di portare a termine il compito senza rischiare di rimanere uccisa? Erano tante le domande che gli invadevano la mente senza lasciargli scampo, quasi divorandolo dall’interno. Aveva preso una decisione importante e difficile al tempo stesso, e se ne sarebbe assunto tutte le responsabilità che ne comportava.
Pochi secondi dopo, i suoi pensieri furono spazzati via da un lieve battito di nocche contro la porta del suo ufficio.  Vide sbucare il volto stanco di Levy e la fece accomodare dentro, notando che stesse stringendo tra le mani un file.
“Ho finito, capo. La nuova scheda di Lucy è pronta. Da oggi in poi non sarà più conosciuta come un agente della polizia, ma come una malavitosa. Il suo passato è stato completamente cancellato e riscritto come richiesto.” Disse l’azzurra, e l’anziano non poté non notarne il sorriso triste che le si era formato sulle labbra chiare e piene.
“Grazie per il tuo lavoro, Levy. Vedrai che andrà tutto bene.” Le disse lui, prendendo il fascicolo per riporlo nel primo cassetto della sua scrivania.
“Si, certo.” Ammise la ragazza, non prestando particolare attenzione a ciò che aveva detto realmente. Forse dipendeva dal fatto che non ci credesse sul serio, eppure restare impassibile non era il suo forte. Non sarebbe mai stata d’accordo con il piano e questo Makarov lo sapeva bene, ma lei sapeva di dover restare forte, del fatto che Lucy – in quei pochi giorni – avrebbe dovuto avere il suo totale appoggio e incoraggiamento.
Si impose un comportamento normale e un sorriso forzato mentre usciva dall’ufficio del suo capo, diretta nuovamente alla sua scrivania.
‘Per Lucy.’
 
 
*Angoletto dell’autrice
Salve genteh! Sono tornata ^^ Ho cercato di fare il più in fretta possibile per finire questo capitolo, ovviamente anche ricontrollandolo un po’ di volte :’) Sono comunque certa che mi siano scappati errori/orrori :’)
Questo era il primo capitolo, anche se è stato di passaggio come avrete capito ;) Dal prossimo si comincia ^^
Ringrazio infinitamente chi ha recensito il prologo! *^* Mi avete resa felice, davvero *^* Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite/ricordate/seguite *^* Spero che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative :’) E, visto che non avrò altre occasioni per farlo, vi auguro un felice anno nuovo! *^* Spero che stiate passando bene le vacanze ^^
Un abbraccione a tutti,
Gaia*
 
 

 

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


Chapter 2.
 
 
Era passata una settimana da quando Lucy aveva iniziato l’addestramento. Le cose stavano andando fin troppo bene: aveva riacquisito le sue abilità nel corpo a corpo, Kagura aveva avuto pazienza e le aveva messo in testa per bene come avrebbe dovuto maneggiare una pistola, mentre Levy le aveva consegnato il suo nuovo profilo.
Lo aveva letto e riletto all’infinito la sera prima di dormire, ma ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che tra qualche tempo quella sarebbe stata lei. Kagura le aveva detto che doveva sviluppare più decisione e determinazione nelle cose che faceva, perché queste abilità le sarebbero certamente ricorse utili una volta infiltrata.
Se da un lato, però, c’era chi l’aiutava e le dava sostegno, dall’altro c’era chi credeva fermamente che non sarebbe durata neanche un giorno. Bisca, adirata dalla scelta di Makarov, era andata a fare reclamo senza troppi complimenti. Aveva urlato il fatto che sarebbe stata più adatta lei ad un incarico simile, ma il capo l’aveva subito zittita dicendo che dal modo in cui si atteggiava, c’erano più probabilità che venisse scoperta lei piuttosto che Lucy.
La bionda ne era rimasta decisamente amareggiata, ma infondo non sapeva se sarebbe potuto accadere il contrario. Aveva deciso di impegnarsi a fondo in quella missione, probabilmente anche l’ultima della sua carriera. Aveva deciso che nel caso fosse sopravvissuta, non avrebbe più accettato lavori sotto copertura, certa che ne sarebbe uscita traumatizzata da quell’esperienza.
Mancavano ancora altre tre settimane alla fine dell’addestramento e Lucy aveva ancora molto da imparare, soprattutto sulla vita da gang. Era certa che l’avrebbero aiutata come meglio potevano e lei si sarebbe impegnata al massimo per far sì che la missione potesse avere il successo sperato.
 
§
 
<< Natsu, quante volte ti ho detto che non devi combinare casini con Gray? A momenti vi scoprivano, idioti! >>.
Una ragazza dai lunghi capelli scarlatti, un viso dai lineamenti delicati ma dallo sguardo duro, stava rimproverando due ragazzi seduti poco più in là in quell’enorme soggiorno. Il primo aveva i capelli color ciliegio in fiore e occhi all’apparenza scuri, ma che in realtà nascondevano un bellissimo verde; mentre il secondo aveva i capelli corvini e occhi blu scuro. Entrambi con fisico ben allenato e muscoloso, fissavano con terrore quella figura davanti a loro.
<< Non è stata colpa mia, Erza. Come al solito si era tolto i vestiti come se nulla fosse. >>
<< Stai scaricando la colpa a me, dannato spazzino? >> esclamò adirato Gray, sollevandosi e facendo ruzzolare indietro la sedia.
<< Sto dicendo la verità, fottuto ladro da quattro soldi >> gli ringhiò contro Natsu. Le fronti cozzavano tra loro duramente e l’aria sembrava carica di tensione.
Erza, infuriata dal comportamento infantile dei due, scattò in avanti e colpì in testa i poveri malcapitati che stramazzarono al suolo, mentre nell’ombra una figura rideva più che divertita.
<< Ghihi, che idioti >> ghignò, uscendo allo scoperto e mostrandosi alla scarlatta. Aveva dei lunghi capelli corvini e occhi rossi che parevano iniettati di sangue, mentre il viso era pieno di piercing che ad una prima occhiata potevano sembrare bulloni.
<< Gajeel, hai venduto qualcosa oggi? >> domandò Erza, mentre l’altro annuiva soddisfatto.
<< Ho ricavato un bel gruzzoletto >> ammise, tirando fuori da una delle tasche della giacca una mazzetta.
<< Tu, Laxus? >> chiese poi, vedendo entrare nella stanza un altro ragazzo, questo con capelli biondi e occhi blu; decisamente più muscoloso e alto degli altri tre.
<< I nostri sistemi di sorveglianza sono i migliori, Erza. Ovvio che altre gang vogliano comprarli >> disse con nonchalance mentre si buttava a peso morto sul divano.
La rossa si sedette accanto a lui, mimando a Gajeel di svegliare i due che aveva steso poco prima e zittendoli immediatamente quando questi – una volta ripresi – stavano per mettersi ad urlare.
<< Ci serve un sesto componente, non possiamo andare avanti in cinque >> asserì seria, attirando su di se gli sguardi degli altri.
<< Non vedo il problema >> brontolò invece Natsu, incrociando le braccia al petto e rimanendo seduto sul tappeto di quell’enorme sala.
<< Idiota, una gang ha bisogno di avere un numero pari di componenti, altrimenti può considerarsi scoperta da un fronte >> gli ringhiò contro Gray.
Il rosato si voltò dal lato opposto, non comprendendo appieno quel ragionamento. Se il legame tra loro era forte, perché avevano bisogno di un’altra persona estranea al tutto e che non c’entrava nulla? Natsu si vide venire incontro un piccolo gattino dal pelo azzurro e sorrise. Happy era stato con lui da sempre e in automatico lo attirò a se, facendolo sedere sulle gambe e carezzandogli il pelo lucido e morbido.
Erza sospirò. << Cerchiamo i profili di altre persone >>. Fece per alzarsi, ma la mano di Laxus la bloccò, costringendola a restare seduta. Lo guardò confusa mentre questo aveva stampato in viso un’espressione seria.
<< Da un lato Natsu ha ragione, Erza. Ogni volta che abbiamo accettato un nuovo membro, questo si è rivelato un poliziotto >>.
Un flash percorse le loro menti in un istante e durò poco, ma abbastanza purché lasciasse nuovamente segni indelebili. << Lo so Laxus, ma ciò che possiamo fare ora è solo accertarci che quei dannati profili siano veri questa volta. Abbiamo bisogno di un altro membro e sono disposta a trovarlo, il caso è chiuso. Adesso mettevi a lavoro >> disse, sollevandosi di scatto dal divano e lasciando sconcertati i suoi compagni.
Del resto lei era il capo e aveva dato un ordine, non potevano andarle contro, così, tra sbuffi e ghigni di sfida o divertiti, i ragazzi iniziarono a provvedere la ricerca di qualche fascicolo.
 
§
 
Poche ore dopo si erano trovati in quella stessa stanza con un mucchio di file sparsi per terra e sul divano, alla ricerca del membro adatto alla loro gang. Avevano stabilito che avrebbero dovuto approvarlo tutti per far sì di rimanere seriamente uniti come avevano da sempre stabilito.
Gray tirò fuori un profilo un po’ malconcio e se lo rigirò tra le mani. << Hanno tutti la faccia da poliziotto >> sbottò, lanciando poi quel mucchio di fogli lontano, sfiorando di poco il piccolo Happy che passava di lì per caso.
<< L’ho detto che andiamo bene così >> borbottò Natsu, ricevendo un’occhiata di fuoco da parte di Erza.
<< E’ meglio se stai zitto, prima che il capo ti faccia fuori >> ghignò Gajeel provocatorio. Il rosato si mise più composto per terra e prese tra le mani un altro fascicolo.
Erano seduti lì da tempo e avevano controllato quasi tutti i profili che erano riusciti a raccogliere, senza ottenere risultati. Il corvino con i piercing stava sbuffando incontrollatamente, mentre pian piano perdeva ogni speranza di potersi alzare da lì. Natsu ghignò compiaciuto prima di aprire il profilo che si stava ormai rigirando tra le mani.
Le comparve davanti la foto di una bellissima ragazza: occhi grandi e marroni, capelli lunghi e biondi come il grano e lineamenti gentili. Fissò quella foto e vi portò sopra una mano, accarezzandola per istinto. Le aveva portato alla mentre dei ricordi legati ad una persona a lui cara e ne lesse veloce il nome: Lucy Heartphilia. Non gli diceva nulla, come si aspettava, ma fece scorrere comunque gli occhi sulle caratteristiche, scorgendone alcune interessanti. Sorrise per istinto e la squadrò un ultima volta, assicurandosi che non avesse l’aspetto di una poliziotta; eppure, con quel viso così gentile, non poteva esserlo di certo. Si ritrovò a cambiare idea improvvisamente, decidendo di seguire il volere dei suoi compagni per la prima volta nella sua intera vita.
<< Erza >> chiamò, attirando l’attenzione della scarlatta e passandole il file. Questa lo prese tra le mani e Natsu si portò le braccia incrociate dietro la testa, lasciandosi cadere sul tappeto.
<< Natsu, questa ragazza somiglia a Lisanna >> sentenziò la rossa, fissando l’amico.
<< Non è per quello che ti ho passato il file. Guarda le sue abilità piuttosto >> sbuffò lui, incontrando poi lo sguardo preoccupato e amareggiato di Gray. Voltò il capo, non volendo ricevere quelle occhiate compassionevoli che non gli servivano a niente.
<< Mh, questa ragazza è interessante, potrebbe esserci utile >> confermò Erza, passando poi il file a Laxus, seduto accanto a lei.
<< Siamo sicuri che quello che c’è scritto qua sopra è vero? Mi sembra troppo delicata >>.
Gajeel si sporse un po’ e sfilò il profilo dalle mani del biondo. << Ha solo 19 anni?! Spero vogliate scherzare, non ho alcuna intenzione di fare da babysitter ad una ragazzina >> esclamò adirato, mentre Gray prendeva a sua volta possesso dell’oggetto.
<< A me non sembra male. Potrebbe aiutarci molto >> sentenziò il corvino, dirigendo poi uno sguardo verso Natsu. Sperava sul serio che non l’avesse scelta solo per ciò che pensava.
Erza si alzò e incitò gli altri a fare lo stesso. << Allora è deciso. Andremo a prendere Lucy Heartphilia ed entrerà a far parte della nostra gang >> esclamò decisa, guadagnandosi degli sguardi decisi da parte degli altri.
Si fissarono a lungo negli occhi prima di andare ognuno nella propria stanza e prendere ciò che poteva servire; erano certi che avrebbero agito quella sera stessa.
 
§
 
Lucy era tornata a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di allenamenti. Avrebbe preferito restare in ufficio e mandare avanti i suoi incarichi al computer, ma Makarov non aveva voluto. Posò la borsa sul tavolo della cucina e si guardò attorno, quasi scontenta del fatto di non trovarci nessuno. Abitava in quella casa da sola da ormai due anni, ma ancora non si era abituata a non vedere i suoi genitori per casa, magari trovare sua madre ai fornelli e suo padre nello studio. Erano anche due anni da quando aveva tagliato i ponti con loro, non particolarmente entusiasti del suo sogno di entrare in polizia; soprattutto suo padre, che si aspettava mandasse avanti l’impresa di famiglia.
Sospirò a quei ricordi tanto dolorosi e aprì il frigorifero per trovare qualcosa di buono da mangiare. Doveva ammettere di non avere molta fame, ma dopo quegli estenuanti allenamenti doveva mettere qualcosa sotto ai denti al più presto se non voleva svenire.
Decise di prepararsi un semplice panino e poi andare a dormire. Erano appena le undici, ma era sfinita e quasi non si reggeva in piedi. Come avrebbe potuto resistere altre tre settimane in quel modo? Di certo in quella gang l’avrebbero uccisa senza troppi complimenti e senza il men che minimo sforzo.
Mangiò con calma e sospirò. Si alzò dalla sedia su cui era seduta per stare al tavolo e si diresse verso il bagno per darsi una rinfrescata al viso prima di poter fare una doccia rilassante.
Poggiò la mano sul pomello e accese la luce, andando subito verso il lavabo e specchiandosi quasi con effetto immediato. I capelli erano un po’ arruffati e alcuni erano sfuggiti alla presa ferrea del codino che avrebbe dovuto tenerglieli ben fermi sul capo. Qualche gocciolina di sudore le colava lungo la fronte e andando a bagnare la frangetta dorata, mentre il trucco era rimasto intatto quasi per miracolo.
Si sciacquò il viso, togliendosi al tempo stesso quel velo di fondotinta e matita che aveva. Poi prese un asciugamano e si asciugò, ma non ebbe il tempo di finire che si ritrovò la stanza immersa nel buio, mentre nel corridoio riusciva ad intravedere la piccola luce rossa del padiglione d’emergenza: era saltata la corrente.
Contrasse il viso in un cipiglio curioso, domandandosi come fosse possibile. Uscì dal bagno a fatica visto che non vedeva ad un palmo dal naso e tentò di raggiungere la cucina, ricordandosi di avere delle torce in caso di emergenza infilate in uno dei tanti cassetti. Era in corridoio quando sentì un rumore provenire dalla sala e gelò sul posto, incapacitata dal muoversi.
<< Idiota, fa attenzione >> sentì sussurrare. Riuscì a riconoscerne la voce che aveva sentito quella sera e andò nel panico più totale. Che ci faceva il tipo che l’aveva aggredita in casa sua?
<< Non è colpa mia, è buio pesto qua dentro >> si lamentò un’altra voce. Lucy scattò veloce verso la cucina, stando ben attenta a non farsi sentire e afferrò veloce la borsa per prenderne il cellulare. Scrisse un veloce messaggio a Levy e lo ributtò dentro con calma, tirando poi un cassetto per estrarne un coltello da cucina. Non aveva tempo per correre nella sua stanza e afferrare la pistola; avrebbe dovuto arrangiarsi.
<< Lo sai che Laxus ha dovuto far saltare la corrente, e se proprio non sai fare il tipo discreto, almeno manda Gajeel al posto tuo la prossima volta >>.
<< Da quando Gajeel è discreto? >>.
<< Lo è molto più di te >>.
Le voci continuavano a farsi più forti man mano che i tipi si avvicinavano e Lucy aveva ormai compreso che erano solamente in due, più altri fuori. Sentì il cuore accelerare e le mani sudare e tremare. Non era pronta, mancavano ancora tre settimane purché potesse completare l’addestramento, perché si erano presentati da lei e con un largo anticipo? Cosa aveva messo loro così tanta fretta?
Vide comparire sulla soglia della cucina una sagoma nera e sgranò gli occhi dal terrore. Con quel buio riusciva a vederne solo il bianco dell’occhio e lo scintillio dei denti lasciati scoperti da un sorriso.
<< Ohi Gray! Credo di averla trovata! >> esclamò quello.
<< Che cazzo significa “credo”? O l’hai trovata, oppure no >> gli rispose di rimando l’altro e Lucy riuscì ad avvertirne i passi ormai divenuti pesanti, prima che un’altra figura fiancheggiasse quella di prima.
<< Che volete? >> s’impose di chiedere, cercando di controllare la voce come le avevano insegnato alla centrale. Vide i due tipi voltarsi e guardarsi, per poi lanciarsi a vicenda un ghigno.
Improvvisamente le puntarono contro una luce accecante e lei si portò per istinto le mani vicino agli occhi per proteggerli e cercare di vedere i movimenti dei due. Lasciò cadere inaspettatamente il coltello e sentì qualcuno avvicinarsi a lei. Provò a scansarsi ma la mano col fazzoletto si poggiò decisa sul suo viso, impedendole qualsiasi movimento.
Sentì una presa calda farsi sempre più forte, ma senza farle male. S’impose mentalmente di non respirare, proprio come le avevano insegnato, ma questo andava ben oltre ciò che si era aspettata. Prima che riuscisse a rendersene conto, aveva incamerato una grande quantità di cloroformio e iniziava a vedere sfocato, fino a non riuscire più a tenersi sveglia e venir circondata dall’oscurità.
 
Natsu afferrò al volo il corpo privo di sensi dalla ragazza e lasciò cadere il fazzoletto intriso di cloroformio per riuscire a reggerla meglio.
<< Cavolo, aveva una bella resistenza >> ammise Gray, grattandosi nervosamente il capo. << Coraggio, raggiungiamo gli altri >>.
<< Gray, prendi il fazzoletto >> disse il rosato, indicando con il capo il tessuto abbandonato a terra.
<< Perché? >> domandò il corvino, sollevando al contempo un sopracciglio.
<< E’ una prova del nostro passaggio, idiota. Vuoi che Erza ci faccia la pelle? >>.
L’altro scattò immediatamente al suono di quel nome e andò immediatamente a recuperare il fazzoletto, stando ben attento a non toccare nulla in quella stanza; non dovevano lasciare prove, né tantomeno impronte.
<< Muovetevi ad uscire! State aspettando che si svegli, forse?! >> tuonò una voce al walkie talkie. Natsu e Gray si guardarono spaventati prima di sfrecciare lungo il corridoio e tornare da dov’erano entrati.
 
§
 
Natsu aveva poggiato Lucy sul divano del soggiorno e l’osservava mentre questa sognava chissà cosa. Doveva essere un bel sogno dal sorriso che il rosato vedeva sulle sue labbra chiare e piene. Era passata circa un’ora da quando erano entrati in casa della bionda e l’avevano portata con loro attraverso la forza, ma questa ancora non accennava a svegliarsi.
<< Si può sapere quanto cloroformio le hai fatto respirare? Non si sveglia più >> lo riprese Gray. Aveva le braccia incrociate al petto e come al solito era solo in boxer.
<< Pensa a metterti qualcosa addosso piuttosto >> lo schernì il rosato.
Il corvino si guardò prima di urlare e correre in un’altra stanza, probabilmente alla ricerca dei suoi vestiti. Natsu sospirò prima di vedere la fronte di Lucy riempirsi di piccole rughe incerte, stringere gli occhi e incurvare le labbra.
Spalancò gli occhi all’improvviso, riflettendosi in un paio verde a lei sconosciuto. Fece per urlare, ma questo le tappò la bocca fulmineo, gesto che non fece altro che spaventarla ancora di più.
<< Non voglio farti niente, non c’è bisogno di urlare >> le disse tranquillamente e la bionda, seppur titubante, provò a fidarsi.
Era ancora un po’ stordita e assonnata, ma era sicura di trovarsi nelle mani della gang di cui aveva parlato con gli altri agenti. Era il suo momento e doveva dimostrarsi forte nonostante non avesse completato l’addestramento.
<< Chi sei? >> chiese poi.
Quello le sorrise e le porse una mano in modo che potesse stringerla. << Mi chiamo Natsu >> le rispose lui stando ben attento a non rivelare troppo, come il suo cognome. Lucy restò quasi ammaliata da quel sorriso disarmante. Nonostante le sembrasse un bravo ragazzo, doveva ricordarsi che poteva essere uno stratagemma per farle abbassare la guardia; era in un covo di criminali dopotutto.
Strinse la mano di lui e poi si guardò attorno. << Dove siamo? >>.
<< E’ il nostro covo. Ti abbiamo portata qui perché vogliamo che entri a far parte della nostra squadra >> le annunciò. Non sapeva perché si trovava così bene con lei, come non trovava spiegazione al fatto che volesse averla nel gruppo. Forse era l’esaltazione, o ciò che aveva letto sul fascicolo.
<< Io? >> chiese titubante la bionda.
<< Già. Scusa per l’entrata in scena in casa tua, ma non potevamo permetterci che vedessi dove si trovava la nostra base. Può non sembrare, ma non mi fido >>.
Bugia.
Sapeva bene lui stesso che lo sguardo di lei riusciva a trasmettergli fiducia e comprensione, misto a qualcosa che non capiva.
Lucy sospirò, pregando che il messaggio che aveva inviato a Levy fosse stato visualizzato. Nonostante sembrasse tutto fuorché la base di una pericolosa gang, non poteva permettersi errori o avrebbe fatto la stessa fine dei colleghi che tempo prima presero quell’incarico sottogamba.
 

 
 
*Angoletto autrice
Giuro che non ero morta/rapita dagli alieni/ vittima di qualcosa ancora sconosciuto(?). Non riuscivo proprio a mandarla avanti e questo è il risultato. Mi assumo colpe e responsabilità di qualsiasi cosa e spero che qualcuno si ricordi della storia o più che altro di me :D Ma non ci conterei troppo ormai :’)
Non mi dilungo troppo con scuse che non possono alleggerire la situazione, ma spero di riuscire ad aggiornare prima la prossima volta. Mi impegnerò sul serio! ^^
Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra preferite/ricordate/seguite e chi ha recensito ^^ Spero di poter leggere qualche vostro parere in merito alla storia ^^
Alla prossima! ^^

 
 
 

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Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


Chapter 3.
 
 


Levy era andata nel panico quando aveva ricevuto il messaggio della sua migliore amica. Era seduta alla scrivania del suo ufficio quando aveva visto il telefono vibrare e illuminarsi. L’aveva preso di getto e ne aveva letto veloce il contenuto, sgranando gli occhi e lasciandolo cadere a terra.
‘Qualcuno è entrato in casa mia. Ho paura che siano loro, Levy.’
Erano queste le parole del messaggio e l’azzurra non riusciva ancora a crederci. Era corsa veloce verso l’ufficio di Makarov, dimenticandosi per un momento educazione e buon senso, spalancando la porta con un gesto rapido e veloce, facendo saltare in aria il vecchietto seduto che sorseggiava un caffè per mantenersi sveglio.
Gli spiegò veloce la situazione e il capo fece una chiamata, dicendo a Levy che avrebbe mandato qualcuno che si sarebbe finto un condomine per vedere un po’ la situazione nel palazzo. L’agente dell’intelligence era agitata: sapeva che non potevano piombare nell’appartamento di Lucy come se nulla fosse. Sapeva che probabilmente quei tipi lo stavano tenendo sotto controllo per scoprire se la bionda fosse in realtà una poliziotta; e del resto non dovevano essere di certo loro quelli che avrebbero mandato a monte la missione, non potevano permetterselo.
Levy aspettò impaziente, non riuscendo a stare ferma e camminando per quasi tutto il dipartimento. Era nervosa e preoccupata, chiedendosi come potesse stare la sua amica e se quei tipi le avessero fatto qualcosa. Quando arrivò la conferma che l’appartamento non fosse controllato, l’azzurra chiese il permesso di poter andare con gli agenti mandati ad indagare e schizzò in macchina quando lo ottenne.
Del resto Makarov non poteva di certo negarle quell’unico favore che lei gli aveva chiesto. Una volta arrivata, si diresse a passo spedito lungo le scale del condominio e riconobbe alcuni colleghi fermi sull’uscio. Si avvicinò a loro e questi le fecero il saluto, mettendosi dritti e sollevando la mano affinché toccasse la fronte. Levy sorrise e fece un cenno con il capo, prima di sbirciare dentro e notare altri agenti.
<< Ci sono indizi? >> provò a chiedere. Quello non era il suo campo, ma poteva provare a dare una mano, di certo quelli non avrebbero rifiutato.
<< No. Lavoro pulito come sempre >> sospirò uno dei due.
Levy strinse i pugni lungo i fianchi facendo sbiancare le nocche e si diresse a passo spedito all’interno dell’appartamento dell’amica. Com’era possibile che non lasciassero mai indizi? Era come se fossero fantasmi.
<< Ho trovato un coltello >> annunciò improvvisamente un agente chinato a terra. L’oggetto doveva essere finito sotto qualche mobile, ma l’azzurra lo guardò storto.
<< Non entusiasmarti troppo, non apparteneva ai criminali >> disse senza troppo risentimento, vedendo numerosi sguardi posarsi su di lei.
<< Come può dirlo? Non abbiamo ancora fatto le dovute analisi, magari se lo sono fatto sfuggire >>.
<< Impossibile >> commentò nuovamente con una risata amara. << Dev’essere uno dei coltelli da cucina di Lucy che deve aver usato per provare a difendersi. Non si sono mai fatti sfuggire una singola prova che potesse incastrarli in qualcosa o farli riconoscere. In quella gang c’è sicuramente qualcuno molto bravo a far sparire il passaggio della sua squadra, e questo mi manda decisamente su tutte le furie >> strinse i denti e non si curò molto delle occhiate che le stavano lanciando. Girò sui tacchi e percorse i suoi stessi passi a ritroso, fino ad arrivare all’auto.
Non serviva a nulla restare lì, avevano fatto un lavoro pulito come sempre. Tirò un pugno contro il volante, incurante del leggero colpo di clacson che aveva emesso e ormai sull’orlo di una crisi di nervi e preoccupazione, decise di mettere in moto e tornare all’ufficio.
 
§
 
Lucy era seduta sul divano della sala mentre Natsu era ancora davanti a lei, quasi incurante del fatto che la metteva a disagio. Si guardò attorno e, attaccata ad una parete poco più avanti, notò una tv di ultima generazione a schermo piatto e di parecchi pollici.
Non era molto arredata, il mobilio era quasi inesistente e per la bionda significava soltanto che quella non era la stanza principale o comunque un luogo dove i membri andavano spesso. La casa sembrava avvolta nel silenzio e Lucy si chiese se in quel momento non fossero presenti solo lei e Natsu. Possibile che li avevano lasciati soli? Si fidavano così tanto di quel ragazzo?
Lucy lo studiò meglio: capelli sparati in ciuffi qua e là, pelle abbronzata e notò dei canini affilati ogni qual volta questo sorrideva; poteva essere poco più grande di lei. Cosa aveva spinto un ragazzo della sua età a diventare un assassino? La bionda si prefissò un altro punto da scoprire entro la fine di quella missione.
<< Oh, si è svegliata finalmente >>. Lucy vide un ragazzo dai capelli corvini fare la sua entrata in scena e ne riconobbe la voce: era il tipo che aveva rubato la cartella quella sera. Avvertì dei brividi percorrerle la schiena e tentò di fissarlo il più possibile senza farsi scoprire: voleva imprimersi per bene i lineamenti duri ma rilassati, il fisico asciutto e palestrato, per terminare nello sguardo quasi freddo e distaccato.
<< Dovresti presentarti piuttosto >> lo riprese invece Natsu e l’altro fece una semplice alzata di spalle.
<< Mi chiamo Gray >> disse quasi non curante, per poi sparire in un’altra stanza.
<< Menomale che ero io quello contrario a tutto questo >> sbuffò il rosato, tornando ad incatenare lo sguardo su Lucy.
La ragazza non poté fare a meno che guardarlo stranita. << Eri contrario? >> domandò lei, inclinando leggermente la testa di lato a darne un motivo più curioso.
<< Ah sì. Nulla contro di te, ma preferisco la vecchia squadra >>. Natsu le rivolse un sorriso accennato, del tutto diverso dai precedenti che Lucy aveva già imparato a conoscere e quasi se ne chiese il motivo.
<< Io invece ho preso questa decisione >> esclamò improvvisamente la voce autoritaria di una ragazza. La bionda si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo, quasi contenta che in quella gang non fosse l’unico essere di sesso femminile.
La trovò semplicemente bellissima con i suoi capelli scarlatti raccolti in una coda alta e dei ciuffetti laterali ad incorniciarle meglio il viso. L’agente riuscì a trovarci qualcosa di inquietante e vide Natsu irrigidirsi sul posto, quasi come se la temesse. La rossa era “scortata” da due omoni: uno dei capelli corvini e lunghi che Lucy trovò semplicemente pauroso, e l’altro dai capelli biondi e dall’aspetto autoritario.
Vide la scarlatta avvicinarsi a lei e porgerle la mano. << Mi chiamo Erza e loro sono Gajeel e Laxus >> disse, indicando e facendo le presentazioni anche per gli altri due. << Sono il capo qui, mi aspetto che anche tu esegua i miei ordini senza fare troppe storie >>. Glielo disse con tono gentile e pacato, ma Lucy notò quella punta di sfida e minaccia che le fece scorrere nuovamente dei brividi lungo la schiena. Al momento, però, Erza non era il suo problema.
Si sporse un po’ per vedere che fine avesse fatto Gray. Quel ragazzo la preoccupava, temeva che potesse riconoscerla. Quella notte era tutto buio a causa del blackout ed era girata di schiena, era possibile che l’avesse vista in qualche modo?
<< Mh, si, conta su di me >> rispose subito dopo Lucy, tentando di non far capire che in realtà fosse distratta e aprendosi in un sorriso. Erza ricambiò il gesto e subito dopo sparì nella stessa stanza dov’era andato Gray poco prima.
La guardò incuriosita e vide Natsu rivolgerle un’occhiata dubbiosa. << Hai fame anche tu? Quella è la cucina >> le spiegò.
Lucy si voltò di scatto verso di lui, quasi temendo qualche strana reazione. << Ah no. Vorrei solo un bicchiere d’acqua >>.
Lui le sorrise e si alzò, mentre la bionda lo vedeva entrare in cucina. Quei sorrisi, quegli sguardi, quei gesti… come potevano essere una gang di pazzi assassini? Lucy non riusciva a spiegarselo. Sembravano solo un gruppo di amici come altri e di certo lei non si aspettava di essere trattata cordialmente. Abbassò lo sguardo e strinse le mani fra loro con nervosismo: non avrebbe comunque abbassato la guardia, non poteva permetterselo.
 
§
 
Levy marciò spedita lungo i corridoi del dipartimento, raggiungendo poi l’ufficio di Makarov. Bussò, ricordandosi a stento che doveva farlo, per poi entrare in quella stanza con malagrazia, cosa non affatto normale per lei. Il capo sobbalzò sulla sedia, esattamente come poche ore prima, mentre l’azzurra prendeva una sedia e si sedeva davanti la scrivania, incatenando lo sguardo in quello dell’anziano.
<< Non ci sono prove >> mormorò Levy a capo chino. << Ancora una volta non hanno lasciato nulla >>. Strinse i pugni, andando a tormentare i lembi della gonna arancione che indossava; odiava non poter far nulla.
Makarov sospirò. << Non pensavo che sarebbero venuti a prenderla >>.
<< Dobbiamo aspettarci di tutto da questi tipi. Lucy non ha nemmeno terminato l’addestramento, aveva iniziato da una settimana, come può difendersi? >>. Disse quelle parole tutto d’un fiato mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle e divenire lucidi.
<< Mi duole ammetterlo, Levy, ma non possiamo mandare una squadra di ricerche per Lucy >>.
<< Lo so. Rischieremmo solo di metterla in pericolo se lo facessimo >>. Quella frase le uscì quasi come un sussurro, mentre tentava di cacciare indietro le lacrime che minacciavano di scorrere lungo le sue guance.
<< Dobbiamo solo aspettare, nulla di più. Riuscirai a farlo? >> le chiese l’anziano e Levy si ritrovò a stringere più forte il tessuto dell’abito.
<< Ci proverò >> confermò, non prima di scusarsi e uscire velocemente da quell’ufficio.
Si andò a rifugiare nel suo, passando veloce tra i colleghi ed evitando che questi vedessero che stesse per mettersi a piangere. Non voleva farsi vedere in quel modo, non da quei tipi che tanto dubitavano di Lucy. Si sbatté la porta alle spalle e si sedette rapida sulla sedia posta vicino alla scrivania. A quel punto, forse per solitudine, si lasciò andare in un pianto disperato. Non voleva che succedesse qualcosa alla sua amica, ma non poteva far nulla, non aveva il potere per farlo.
Non avvertì subito la porta aprirsi lentamente e dei passi leggeri ticchettare piano sul parquet della stanza. Si voltò nel panico, senza prendersi la briga di asciugarsi quelle gocce salate che continuavano a scendere dai suoi occhi e si ritrovò davanti la figura di un agente della sua squadra: Lluvia Loxar. L’altra le sorrise piano e la andò ad abbracciare, facendo quasi affondare il capo della turchina nel suo seno prosperoso, mentre questa aveva ripreso il suo pianto disperato.
Gli occhi azzurri della nuova arrivata splendettero per la malinconia che le causava la vista della sua amica in quelle condizioni. Anche lei conosceva Lucy ed era una delle poche che diceva che la bionda poteva farcela.
<< Non torturarti così, Levy >> le sussurrò quella mentre le passava una mano tra i capelli per calmarla.
<< Non ci riesco, Lluvia >> mormorò invece l’altra tra i singhiozzi.
La blu sospirò e strinse di più a se l’amica in preda ad un pianto disperato. Era preoccupata anche lei, ma non avrebbe fatto nulla per darlo a vedere. Si fidava di Lucy, sapeva che non le sarebbe accaduto nulla. Ora, l’unica cosa che doveva fare, era controllare che Levy stesse bene e tranquillizzarla come meglio poteva.
 
§
Lucy aveva passato solo poche ore in quella casa e con quei ragazzi, ma non aveva notato nulla di strano, nulla che si attenesse alle voci che arrivavano di giorno in giorno in centrale. Sembravano un semplice gruppo di amici, niente a che fare con traffici illegali e omicidi. Quel mondo sembrava essere lontano anni luce da loro, come se non fosse mai appartenuto a quei ragazzi fin dal principio, e la bionda si chiese se non fosse tutta una finta solo perché c’era lei.
Vederli seduti sul divano a guardare qualche programma insieme, o in cucina a litigare per un po’ di cibo nel piatto… Lucy non si aspettava nulla di simile quando immaginava la sua vita all’interno della gang. Ripercorse i frammenti di ricordi che aveva sull’allenamento che Kagura le aveva fornito e rammentò di quando la corvina le aveva detto che doveva essere se stessa, ma allo stesso tempo più forte e decisa di quanto non lo fosse mai stata. I sensi sempre attivi nel caso di inganni o doppi giochi, tradimenti e imboscate. Avrebbe dovuto sviluppare i suoi sensi, ma l’unica cosa che era riuscita a fare in quel breve lasso di tempo, era stato migliorare di gran lunga il suo intuito.
Forse le bastava solo quello, ma lei non si sentiva affatto sicura, soprattutto trovarsi accanto alla persona che sere prima l’aveva aggredita nel suo stesso ufficio, il luogo che aveva sempre considerato il più sicuro del mondo dopo casa sua; eppure entrambi i posti erano stati profanati dalla gang.
I suoi credo erano caduti nel giro di una settimana e Lucy non sapeva più a cosa pensare. Ben presto si ritrovò con Gray a marciare verso la sua nuova stanza e riusciva a percepire chiaramente l’aria pesante che tirava. Salirono le scale e si ritrovarono all’inizio di un piccolo corridoio che apriva su varie porte. Il corvino si fermò davanti ad una di queste e mise una mano sul pomello, aspettando che la bionda lo raggiungesse.
<< Questa sarà la tua stanza >> annunciò, aprendo poco dopo la porta. Si fece da parte per lasciare spazio all’agente in modo che entrasse e lei non poté fare a meno di notare che fosse spoglia: pareti bianche, un letto da una piazza e mezza attaccato al muro e un piccolo comodino in legno d’ebano vicino. Più in là, dall’altra parte della stanza, faceva la sua figura un grande armadio bianco, quasi attaccato ad una finestra che emanava luce.
<< Per ora è un po’ spoglia, ma domani, anzi, stamattina, torneremo al tuo appartamento per prendere le tue cose, così potrai arredarla un po’ >> disse improvvisamente lui, cosa che fece quasi sobbalzare Lucy. Sarebbero tornati lì in pieno giorno? La bionda pregò che nessun poliziotto si facesse trovare lì in quel momento.
<< Grazie >> sussurrò lievemente lei.
Gray le fece un cenno e poi sorrise, un movimento quasi sfuggente. << La stanza accanto la tua è quella di Natsu, non stupirti troppo se sentirai russare >> mormorò con una risata. << In questa casa abbiamo due bagni: uno per i ragazzi e l’altro l’ha sempre usato Erza, ma immagino che ora lo dividerà con te. Ci tiene molto a questa cosa degli spazi >> brontolò in fine.
<< Erza aveva incaricato Natsu di accompagnarmi, come mai ha avuto quella reazione? >> domandò dopo un po’, fissando gli occhi castani in quelli blu del ragazzo.
L’altro sospirò soltanto. << Natsu non ama i cambiamenti e non si fida subito delle persone. Deve solo abituarsi alla tua presenza >>.
<< Oh, capito >> mormorò soltanto, abbassando un po’ lo sguardo. << Prima non sembrava molto ostile >>.
<< Perché non è da lui esserlo >>.
<< E’ un controsenso bello e buono questo! >> si lamentò la ragazza poco dopo.
Gray si grattò il capo, decisamente a disagio. << Ti sto dicendo anche troppo in realtà. Io vado, ci vediamo in mattinata >>.
Il corvino non ci mise molto ad abbandonare la stanza dopo quelle parole e Lucy si lasciò cadere lungo la sponda del letto e poi sul pavimento, sospirando quasi esausta. La porta era stata chiusa, quindi non si preoccupò minimamente che altri potessero vederla o le chiedessero il perché di quella reazione. Si sentiva appesantita ogni qual volta Gray le si avvicinava, forse era questo il motivo per cui avrebbe gradito che fosse stato Natsu ad accompagnarla in stanza.
Voleva contattare Levy, raccontarle tutto, piangere e sfogarsi con lei, ma non poteva; temeva che la spiassero con videocamere nascoste in quella che sarebbe stata la sua stanza da lì in avanti. Quasi si spaventò quando rammentò ciò che aveva detto il corvino: sarebbero tornati a casa sua. In quel momento si ricordò che non era solo della presenza degli agenti di cui doveva temere, ma anche che trovassero la sua pistola e leggessero i messaggi nel suo telefono.
In quel momento realizzò che non avrebbe chiuso occhio e quasi si preparò alla notte insonne che l’attendeva, certa che non avrebbe potuto fermare il circolo di pensieri che l’affliggeva.

 
 
 
 
 
Angoletto autrice*
Shalveee! Questa volta ho fatto prima del previsto e spero di mantenere questo ritmo ^^ Questo capitolo si è un po’ scritto da solo, ma alcune parti so’ state ‘na faticaccia…
Abbiamo due punti di vista ambientati quasi nello stesso momento: quello di Lucy e quello di Levy. Volevo mostrare la reazione della piccoletta(?) alla notizia, ma al tempo stesso non incentrare l’intero capitolo su di lei, quindi il risultato è questa cosina qua sopra :’) Non molto allettante immagino :’)
Comunque sia… si va avanti! ^^ Grazie mille a chi ha messo la storia tra seguite/preferite/ricordate e chi ha recensito *^*
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate u.u 
A presto :D

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Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


Chapter 4.
 
 


Lucy non credeva possibile che fosse già passata una settimana da quando l’avevano rapita nella sua stessa casa. Era riuscita presto ad ambientarsi in quella specie di base, ritenendosi fortunata dall’essere riuscita a sopravvivere alle varie sfuriate di Erza. La scarlatta diventava piuttosto irascibile se qualcuno osava toccare la sua torta panna e fragole. Di certo Lucy non poteva saperlo quando, forse il suo terzo giorno lì dentro, ne aveva preso innocentemente una fetta senza permesso.
La ragazza le aveva detto che c’era andata giù leggera solo perché la bionda non sapeva che quello era il suo cibo sacro, ma che la prossima volta – se ci sarebbe stata – non si sarebbe dimostrata tanto magnanima.
Per l’agente il più inquietante lì dentro era sicuramente Gajeel. Le era parso difficile riuscire a non saltare in aria di notte, le volte in cui tutti insieme stavano svegli a guardare qualche film. Gli occhi rossi e il viso pieno di piercing che brillavano ad ogni luce emessa dal televisore, riuscivano solo ad inquietare la bionda, che tentava sempre di rifugiarsi dietro al corpo tutto muscoli di Laxus.
In proposito all’omone, Lucy era stata messa in difficoltà da quest’ultimo quando tentava di attaccare bottone con lui. Il tipo parlava veramente poco e solo una manciata di volte era riuscita a farsi rivolgere almeno una singola parola. Gray sembrava quasi il più disponibile con lei, anche se doveva ammettere di averne paura. Ancora non credeva possibile che quella volta in centrale non l’avesse vista, quindi in parte tentava di mantenere un po’ le distante dal ragazzo.
Con Natsu era ben diverso invece. Ogni tanto le rivolgeva qualche sorriso, chiacchieravano un po’, giusto quando capitava che non avessero nulla da fare, ma erano per lo più discorsi insensati nati per motivi quasi sconosciuti. A volte sembrava freddo e distaccato, il classico atteggiamento che assumeva Gray la maggior parte delle volte, ma in alcune circostanze riusciva a lasciarsi un po’ andare e Lucy aveva pensato di preferire decisamente quel lato.
La bionda sospirò, buttandosi quasi a peso morto sul divano della sala, lo stesso dove ormai una settimana fa, Natsu l’aveva poggiata. Vide passare Erza vestita come se dovesse uscire e si rimise immediatamente diritta, quasi sull’attenti.
<< Io, Gajeel e Laxus usciamo. Gray e Natsu resteranno in casa con te. Non combinate casini, vorrei trovare questo posto integro quando torno. A maggior ragione, fa in modo che quei due non litighino come al solito >> le disse in tono autoritario e Lucy interpretò il tutto come ordini diretti.
<< Ricevuto! >> commentò con un sorriso, non lasciandosi sfuggire quello accennato della scarlatta.
Attimi dopo uscirono di casa e successivamente al suono dello sbattere della porta, la casa sembrò piombare nel silenzio. Lucy si accasciò nuovamente sul divano, quasi incerta su cosa fare. In quella settimana non aveva scoperto nulla di che, solo il numero dei componenti e i loro nomi. Aveva ringraziato il cielo quando le avevano portato le sue cose in totale sicurezza senza aver incontrato intoppi di vario tipo lungo la via. Era certa di aver bisogno di più informazioni se voleva terminare quella missione alla svelta e senza rischi. Purtroppo il buon senso le impediva di far le cose di fretta: aveva seriamente paura che la scoprissero se avesse utilizzato quel metodo.
Sbuffò, quasi spazientita da tutto quel silenzio che le appariva assordante. Un controsenso assurdo, ma per lei era così. D’un tratto vide sbucare Natsu: felpa enorme addosso, mani nelle tasche dei jeans e capelli arruffati. Forse aveva dormito fino ad all’ora, si disse.
<< ‘Giorno >> gli disse con un sorriso. Lui per tutta risposta sbadigliò, per poi accasciarsi stancamente sul divano, non dimenticandosi di mettere un po’ di distanza dalla bionda.
<< Ehy >> commentò poco dopo, sfregandosi gli occhi come un bambino. Lucy lo trovò quasi adorabile.
<< In casa ci siamo solo noi e Gray >> lo informò, ricevendo per tutta risposta un’occhiata dubbiosa.
<< Gli altri sono usciti? >> domandò il ragazzo, portando entrambe le gambe sul mobile d’arredo e incrociandole.
Lucy annuì semplicemente, non sapendo più cosa fare per mandare avanti quel discorso che non aveva né capo né coda. Perché era così difficile riuscire a parlare con quel ragazzo? Prese un respiro profondo, decidendo che forse quello era un modo per scoprire qualcosa in più.
<< Tu sai cosa sono andati a fare? >> chiese, emettendo un tono quasi del tutto innocente.
<< Vendite >> ribatté l’altro semplicemente, sollevandosi di scatto e dirigendosi verso la cucina.
Lucy lo seguì con lo sguardo, vedendolo tornare poco dopo con una lattina di Fanta in mano. << Vendite? >> domandò nuovamente, incurvando il capo da un lato e studiando la figura del rosato.
<< Auto illegali, modificate. Meglio così? >> le spiegò con una punta di sarcasmo, facendo mettere su un broncio adorabile alla bionda. Natsu emise una breve risata a quel gesto. << Gajeel è il meccanico del gruppo, è lui che modifica le auto. Laxus se lo portano dietro per intimorire un po’ i venditori e convincerli a non fare cazzate, anche se basterebbe Erza. Lei… beh, è il capo, vuole andare a tutti i costi quando ci sono delle vendite >>.
Lucy restò sorpresa da quell’animo improvviso che aveva rivoluzionato Natsu per un breve istante e quasi non si domandò se quello non fosse il vero lui che per qualche ragione teneva nascosto da occhi indiscreti. La bionda gli sorrise prima che entrambi scattassero in piedi a causa di uno sparo. Lo avevano sentito chiaramente, come se fosse vicinissimo a loro e poco dopo i sospetti vennero resi reali quando videro Gray balzare da in cima le scale, atterrando con una capriola veloce e urlare agli altri due di ripararsi.
Natsu si buttò sopra Lucy, tenendola ferma sotto il peso del suo corpo e nascondendosi dietro il divano mentre una scarica di colpi partiva e investiva il salotto, distruggendo alcuni mano fatti d’arte.
<< Erza s’incazzerà un casino >> ringhiò tra i denti Gray, spuntando dal nulla accanto a loro e ricaricando la pistola.
<< Hai un’arma con te? >> domandò il rosato, rivolgendosi alla bionda ancora sotto di lui. Lei scosse la testa mentre altre pallottole si andavano a conficcare nel divano che li riparava.
Il corvino estrasse una pistola e gliela passò, mentre Natsu annuiva e gliela stringeva tra le mani con decisione, in un tacito invito ad usarla con saggezza. La bionda si sentì impaurita, ma al tempo stesso carica. Forse era l’adrenalina che le circolava in corpo a dettar legge, ma scansò velocemente il ragazzo da sopra di se, facendolo quasi ruzzolare a terra. Si sporse un po’ oltre il bracciolo e vide uno strano tipo imboccare in braccio un fucile d’assalto. Raggelò sul posto. Era uno scherzo? Non avrebbero mai potuto contrastarlo!
<< Mi servono i coltelli >> mormorò il rosato a denti stretti, adocchiando il tavolino poco più avanti. Lucy sapeva che quel piccolo mobile si apriva e che conteneva ogni tipo di armi da taglio presenti sul mercato, o almeno le più famose, quelle che conosceva lei.
Gray annuì deciso a quell’affermazione e si sporse per mandare altri colpi contro il nemico, permettendo a Natsu di aprirsi un momento certo per sgusciare da dietro il riparo e andare verso il tavolino. C’era arrivato vicino e lo aveva aperto quando una donna era apparsa in cucina e puntava l’arma verso il rosato, intenta a sparare da un momento all’altro.
Il cuore di Lucy cominciò a pompare più forte a quella vista e sgranò gli occhi. Lanciò un’occhiata a Gray, impegnato a tentare di colpire il tipo sulle scale, e poi rivolse nuovamente lo sguardo su Natsu. Prese un respiro profondo, tolse la sicura dall’arma e assicurò il dito sul grilletto: doveva farlo. Prese veloce la mira e la pallottola partì, conficcandosi nella spalla destra della donna, che lasciò cadere la pistola dalla sorpresa. Le rivolse un’occhiataccia e dolorante scappò via, mentre Natsu si voltava verso di lei stupito, non aspettandosi un gesto simile.
Gray sembrò più motivato dopo quella scena, sparando un colpo diretto verso il tipo in cima le scale, colpendogli la mano che reggeva il fucile e facendolo cadere. Con stizza si piegò velocemente a terra e recuperò l’arma con l’arto non ferito, guardandosi attorno, per poi saltar giù dalla finestra posta accanto le scale.
Stavano per tirare un sospiro di sollievo quando un altro tipo spuntò dal nulla, rivolgendo la pistola contro Lucy nel tentativo di spararle, ma il rosato fu più veloce: si piegò e afferrò due dei tanti coltelli posti sul tavolino, lanciandoli verso il tipo e conficcando il primo nella spalla e il secondo servì per disarmare l’uomo, che scappò poco dopo.
<< Non abbassate la guardia, potrebbero essercene ancora >> ringhiò Gray, ricaricando nuovamente la pistola e impugnandola saldamente in un motivo di guardia.
<< Non mi faccio dare ordini da un ladro esibizionista >> commentò invece Natsu, piegandosi a recuperare altre armi da taglio.
Lucy notò una lattina esplosa a terra, il liquido riversato interamente sul pavimento e parte del tappeto vicino: era la bibita che aveva preso il rosato poco prima. Doveva essergli caduta per la fretta. Sul pavimento notò alcune gocce di sangue e facendo un breve calcolo degli eventi, capì che non apparteneva a nessuno di loro, bensì agli aggressori. Si domandò anche del perché fossero scappati così in fretta: qualcosa non le quadrava affatto.
<< Non c’è nessuno! >> sentì urlare poco dopo, riconoscendo la voce del corvino. Era così distratta che non si era resa conto di essere rimasta sola nella stanza.
<< Si può sapere chi cazzo erano quei pazzi esaltati? >> mormorò Natsu, entrando nuovamente nel salotto seguito a ruota da Gray che stava riinserendo la sicura all’arma.
<< Sono riuscito a vedere il tatuaggio di uno di loro >> rispose il corvino, prendendo una sedia e sedendocisi sopra solo dopo essersi assicurato che fosse stabile. << Era il marchio di Raven Tail quello che portavano >>.
<< Tatuaggio? >> domandò incuriosita Lucy, fissando prima un ragazzo e poi l’altro.
<< Il segno riconoscitivo di ogni gang >> la informò il rosato. << Non hai mai notato quel tatuaggio blu scuro che ha Gray su un pettorale? Eppure ti è passato accanto mezzo nudo una miriade di volte >>.
La bionda ripercorse con la mente tutte le volte in cui aveva parlato con Gray, ricordandosi solo dopo un po’ quel particolare segno dalla forma leggermente strana che sulla fine sembrava avere una coda.
<< Quello è il marchio della vostra gang? >> chiese con un cipiglio curioso.
I due annuirono, mentre Natsu si spostava di poco la felpa per farle intravedere prima la canotta bianca e poi lo stesso tatuaggio di Gray sulla spalla, ma di colore differente.
<< Il tuo è rosso! >> esclamò improvvisamente, stupendosi come avrebbe fatto una bambina di pochi anni.
I ragazzi risero di gusto mentre l’osservavano divertiti e quest’ultima gonfiava le guance offesa. << A me piace il rosso, quindi l’ho fatto di questo colore. Anche gli altri hanno lo stesso marchio, di colore diverso, ovviamente >> precisò il rosato.
<< Ancora non ci fidiamo totalmente di te, per questo non ti abbiamo portata a farlo >> la riprese il corvino sul tempo, facendola stupire. Era accaduta la stessa cosa con Kagura giorni fa e aveva pensato fosse una dote da vera poliziotta, ma ora iniziava a credere che fosse semplicemente lei ad essere così prevedibile.
<< Oh no, state tranquilli, non ho alcuna intenzione di fare tatuaggi >> mormorò lei, ridendo nervosamente. Non ci sperava neanche! Aveva troppa paura degli aghi e non sarebbe rimasta con loro a lungo, non aveva senso farsi sulla pelle un segno che poi non sarebbe andato più via.
<< Dovrai farlo se vuoi entrare nella gang >> la rimproverò il rosato, buttandosi poi sul divano incurante dell’imbottitura che usciva fuori dai buchi che avevano aperto le pallottole. Lucy si chiese se non si sentisse almeno un po’ scomodo.
Tentò di accantonare per il momento quel discorso del tatuaggio quando sentirono la chiave girare nella toppa e poi la porta aprirsi. I passi sicuri e decisi degli altri e poi una testa scarlatta che sbucava per prima, sgranando successivamente gli occhi.
<< Che cazzo è successo qua dentro?! >> esclamò adirata, portando immediatamente la mano sulla fondina che reggeva la pistola.
<< Calmati, Erza! >> disse velocemente Natsu, sollevandosi poi dal divano di scatto e andando a pararsi davanti la bionda.
Lucy realizzò il tutto forse troppo lentamente: il capo la stava accusando di aver tentato di tradire la loro fiducia e averli quasi uccisi.
<< Cavolo, l’avevo detto che si sarebbe incazzata >> mormorò Gray, massaggiandosi distintamente il collo.
<< Ohoh, Gray e Natsu ci sono andati giù pesanti sta volta >> ghignò Gajeel, entrando nella stanza con Laxus al seguito.
<< Raven ci ha attaccati, hanno scoperto la nostra posizione >> ringhiò Natsu, fissando gli occhi in quelli di Erza con decisione.
La ragazza strinse i pugni con fastidio, facendo sbiancare le nocche. << Sono scappati? >> mormorò con decisione, scrutando gli altri con sguardo di fuoco.
Lucy intuì che non aleggiava una buona aria in quella stanza e si chiese se non stesse per conoscere il vero lato di quella gang che le avevano presentato come la più terribile. << Dovevamo ucciderli? >> domandò successivamente, tremante.
Vide i volti degli altri voltarsi stupiti verso di lei, quasi a rallentatore per quanto le sembrasse surreale quella scena. << Quelle voci si stanno spargendo troppo per i miei gusti >> grugnì Laxus, mentre si poggiava cautamente contro il tavolino riempito di fori.
La bionda lo guardò stranita prima di vedere Gray che le andava accanto, mettendole una mano sulla spalla con al contempo decisione e rammarico. << Lucy, noi non abbiamo mai ucciso. Qualcuno sta mettendo delle voci in giro su di noi che non sono per nulla vere e a quanto pare sono arrivate anche fino a te >>.
<< Tsk, vorrei proprio sapere chi sono quei bastardi >> ringhiò Gajeel, puntando gli occhi scarlatti su Erza e incurvando le labbra di poco in un ghigno.
<< La polizia non ci aiuta dandoci la caccia per crimini che non abbiamo commesso >> spiegò Natsu, serrando i pugni a stringerne la felpa.
<< Quindi… voi… >> balbettò incerta l’agente, facendosi cogliere da molteplici domande. Il file che avevano in centrale era falso? C’era qualcuno che tentava di incastrarli, o erano loro che si stavano inventando tutte quelle fandonie solo per non mostrarsi completamente per ciò che erano?
<< Siamo innocenti >> terminò Erza per lei, sorridendole quasi in modo materno.
La bionda strinse i pugni, non capendo esattamente cosa dovesse fare in quel momento. Doveva avvisare il capo, dire a qualcuno ciò che aveva scoperto, ma non poteva. Quella che doveva essere una semplice missione sotto copertura, in pochi giorni si era rivelata ben altro, qualcosa che Lucy non si sarebbe mai aspettata. La situazione rischiava di complicarsi e lei doveva capirci qualcosa se voleva far sì di arrivarne a capo, di risolvere il tutto pacificamente senza correre il rischio di mandare in galera persone realmente innocenti.
In quel momento, forse, capì sul serio qual era davvero il suo scopo: conoscerli meglio, capire se mentivano e ciò comportava prolungare il suo soggiorno con loro, lasciare che le facessero un tatuaggio, entrare a far parte ufficialmente di quella piccola gang che apparentemente seminava il panico tra le strade e faceva andare su di giri ogni poliziotto sulla piazza.
Vide Natsu girare i tacchi e andare su per le scale, sbattendosi poi la porta alle spalle. Lucy ne udì chiaramente il suono, osservando poi il resto della squadra che abbassava lo sguardo per un attimo, per poi smuoversi non appena Erza ordinò di ripulire e togliere le pallottole che si erano conficcate in ogni dove, affermando che dopo avrebbero pensato ad un piano per occuparsi dell’altra gang che li aveva attaccati.
La bionda guardò prima i ragazzi mettersi al lavoro, poi incatenò lo sguardo in cima le scale e le sembrò quasi di esserne attratta. Era come se una voce le dicesse di prendere coraggio e salire, andare da Natsu e parlargli.
Prese un respiro profondo e seguì ciò che le diceva il cuore, correndo su per i gradini martoriati da schegge e quant’altro, incurante degli sguardi stupiti degli altri che la fissavano con cipiglio curioso e impensierito. Ricordò che Gray le aveva detto che la stanza di Natsu era vicina la sua e provò a bussare, sostando vicinissima alla porta.
Udì una voce arrogante avvertirla di andarsene, ma Lucy non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì, anche a costo di impiantarci le radici. Batté le nocche più volte nell’attesa che il rosato le aprisse, che la facesse entrare in quel piccolo mondo a cui aveva sempre avuto negato l’accesso. Sentì un sospiro scocciato e poi dei passi strascicati che si portavano verso la porta, sempre più vicini a lei.
Il rumore della serratura che scattava e poi un volto stanco e quasi assonnato, del tutto diverso da com’era prima. << Che vuoi? >> le domandò, glaciale.
<< Posso entrare? >> azzardò lei.
Voleva conoscerlo, scoprire qualcosa in più su di lui, magari anche capire il perché di quelle reazioni che le apparivano del tutto strane per qualcuno che non si fidava.
<< Perché? >>.
<< Voglio solo parlare con te, Natsu >> dichiarò senza timore, scrutando il viso del suo interlocutore.
Quello rimase dubbioso per un po’, osservandola attentamente quasi a volerne studiare ogni minimo movimento o espressione. Poco dopo si spostò, liberando il passaggio e permettendo a Lucy di farsi strada in quello che poteva essere il piccolo mondo del rosato.
Vide oggetti sparsi qua e là, pareti dipinte di rosso con picchiettature in arancione e giallo, come a simularne delle fiamme. Sulla scrivania riuscì a notare le lame luccicanti dei pugnali da tiro. Il letto sfatto e i vestiti che ricoprivano coperte, sedie e sostavano sul pavimento, erano solo un piccolo resoconto di quanto fosse vissuta quella camera a differenza della sua.
Natsu si sedette sul pavimento, poggiando la schiena contro il letto. Lucy, non volendo rimanere in piedi, lo imitò, accertandosi di lasciare quel poco di distanza che bastava a tranquillizzare il ragazzo. Per un attimo sembrò calare il silenzio, caratterizzato solo dai respiri dei due che si disperdevano nell’aria.
<< Allora, di cosa volevi parlarmi? >> domandò il ragazzo, non voltandosi nemmeno per sbaglio a guardarla.
La bionda strinse di poco i pugni, non sapendo esattamente da dove iniziare. Doveva essere diretta, forse? << Come mai hai avuto quelle reazioni? Mi era parso di capire che non ti piacessi molto >> bofonchiò timidamente, giocherellando con un orecchino.
Lui in risposta sospirò. << Non ho mai detto che non mi piaci, Lucy >>.
<< E allora… >>.
<< Ancora non mi fido, tutto qui >> la interruppe.
<< Se non ti fidi, non dovresti nemmeno tentare di proteggermi. Il tuo comportamento è un controsenso assurdo. Mai visto nulla del genere >> dichiarò lei, quasi come se avesse avuto a che fare con un affronto. S’imbronciò leggermente e incrociò le braccia sotto al petto, guadagnandosi le risate del rosato.
<< So anch’io che non dovrei essere così >> ammise tra una risata e l’altra, calmandosi poco dopo. << E’ solo che mi ricordi qualcuno che conoscevo >>.
Rivolse lo sguardo verso l’alto, come a perdersi in ricordi ormai lontani e Lucy si chiese se quella persona non fosse stata davvero importante per il ragazzo. Lo guardò quasi estasiata, tentando invano di riuscir ad immaginare cosa albergasse nella sua testa e cosa stesse provando in quel momento.
<< Qualcuno che conoscevi? >>.
<< Già, si chiamava Lisanna >> le disse con un sorriso accennato. La bionda capì che poteva spingerlo ancora, ma non per la missione o interesse personale. Voleva davvero che quel ragazzo si fidasse di lei, che la rendesse partecipe della sua vita attraverso quella storia.
<< Ti va di parlarmene? >> chiese cautamente, ricevendo un piccolo segno di assenso.
<< Lei faceva parte della nostra squadra un tempo >> la informò lui, e Lucy riuscì a notare quell’ombra scura che per un attimo attraversò i suoi occhi.
La bionda deglutì a vuoto, quasi incerta se chiederlo o meno. << E adesso lei… insomma… lei dov’è? >> pronunciò esitante.
Il rosato si voltò verso di lei, in viso uno sguardo indecifrabile che, per una volta, Lucy avrebbe voluto comprendere al cento percento delle sue possibilità.
<< Lisanna è morta >>.
 
 
 
*Angoletto dell’autrice
Che bello pubblicare nel bel mezzo della notte, quando fuori ci sono tuoni e piove a dirotto :D No, vabbè XD
Tornataaaa ^^ Mi sto quasi abituando a questi aggiornamenti continui, su, me fanno felice u.u La cosa forse è pure strana, ma gli scleri delle 3 del mattino mi saranno pur concessi(?)
Capitolo interamente dedicato a Lucy ^^ Abbandoneremo la centrale per un po’, questi ragazzuoli vanno conosciuti meglio u.u La storia di Lisanna non è mica finita qui, eh u.u Natsu non ha nemmeno iniziato u.u Per Raven… che cavolata ho fatto da 1 a 10? XD
Vabbè, volevo che fosse così, mica mi posso pentire sul gran finale(?)
Ringrazio chi ha inserito la storia in preferite e seguite, e soprattutto chi ha recensito *^* Grazie mille *^* Spero di non deludervi ^^
Sparisco nel buio – e nella pioggia – prima di sparare qualche cavolata di troppo XD Fatemi sapere cosa ne pensate ^^ Un abbraccione :*
Gaia*

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