Vita da liceale

di lightwood4life
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** un incontro speciale ***
Capitolo 3: *** Dubbi e perplessità ***
Capitolo 4: *** Forse è amore ***
Capitolo 5: *** Nuove emozioni ***
Capitolo 6: *** Ricordi di una vita passata ***
Capitolo 7: *** Segreti e cofusioni ***
Capitolo 8: *** Delusioni d'amore ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


Ciao, mi chiamo Alexander Lightwood, per tutti sono Alec però, solo i miei genitori mi chiamano con il nome completo, a volte

Ciao, mi chiamo Alexander Lightwood, per tutti sono Alec però, solo i miei genitori mi chiamano con il nome completo, a volte anche Izzy quando….okay una cosa di me la avrete capita, sono logorroico ed uno sfigato.

Ho quindici anni, i miei sono divorziati ed ho poche certezze nella vita, una delle quali è questa: sono pazzamente innamorato di mio fratello. Ehi, aspettate un momento non prendetela male, lui non è mio fratello di sangue, è una specie di fratello adottivo. Jace è bellissimo, pechè è così che si chiama, comunque stavo dicendo…ah si! Ha quei capelli biondi  che riflettono la luce del sole. Poi i suoi occhi profondi come il mare. E la sua forma decisa del viso. E quel sorriso, che rende felice anche me. Dio, quel ragazzo mi frega ancora!

Credo che abbiate capito come stanno le cose, ma nessuno sa che mi piace, tranne mia sorella, Isabelle, ma a lei dico tutto. Oggi è un giorno molto molto importante e sono terrorizzato: oggi è il primo giorno di liceo. Io sono una persona molto semplice e simpatica, credo, l’unica cosa che odio del mio carettere è la timidezza, e non ho idea di come fare a sopravvivere a questo anno, a questi anni.

Sono le sei circa, di solito mi sveglio alle sei e mezza, ma l’agitazione non mi da tregua neanche nel sonno. Ho così deciso che per chiarirmi le idee mi andrò a fare una doccia; allora preparo asciugamano e vestiti molto semplici per affrontare la mattinata.

Una volta lavato e vestito scendo le scale della nostra villetta a due piani (e la mansarda) e mi preparo caffè e cornetto sul tavolo per la colazione. In questo momento, alle sei e quarantacinque, Izzy scende dal pano superiore e noto che ha il cellulare all’orecchio e sta parlando al telefono, probabilmente con quella ragazza, come è che si chiamava…ah sì, Maia.

Le ascolto un po’ e capisco che stanno parlando di come vestirsi per la mattinata di oggi. Isabelle è molto bella, la ragazza che tutti vorrebbero avere: decisa ma delicata, femminile ma non una di quelle ragazze tutto trucco e smalto. Sta mattina è vestita con una maglietta bordeaux, un pantalone nero molto attillato, troppo per i miei gusti di fratello maggiore direi, degli stivaletti neri bassi e l’immancabile anello di famiglia che le hanno regalato alla comunione inciso per lei. Ha i lunghi capelli neri sciolti sulla schiena, profuma di thè verde e ha messo il mascara.

Dopo poco arrivano anche mamma Jace. Anche lui è vestito e sistemato perfettamente: capelli biondi voluminosi e perfetti, maglietta nera con giubbotto di pelle del medesimo colore, ed i pantaloni di pelle anch’essi neri. Insomma come avrete capito ci piace il nero.

-Isabelle, Jace, Alexander, vi accompagno a scuola, prendo solo le chiavi della macchina e partiamo- dice mamma mentre facciamo colazione.

-Stai scherzando spero?-dice sicura di se mia sorella, poi però vede mamma seria e aggiunge-Scherzi vero? Se ci presentiamo a scuola con i genitori non saremo solo i novellini, ma anche gli sfigati.-conclude.

-E da quando i genitori fanno fare brutta figura?- chiede mamma alzando le sopracciglia.

-Izzy vuole dire che la scuola è vicina e che quindi non c’è bisogno che ci accompagni- interviene Jace pronto, come al solito. Fortunatamente la beve e così noi ce ne possiamo tranquillamente andare di casa da soli. Dopo circa dieci minuti di camminata per le strade arriviamo e ci ritroviamo dinnanzi un mega palazzo dalla struttura imponente e massiccia che pullula di ragazzi, quasi tutti più grandi di noi.

La mia paura è aumentata e quasi quasi me ne tornerei a casa, ma non sembra lo stesso per Izzy che è corsa ad abbracciare la sua migliore amica Maia. Lei perlomeno conosce qualcuno io no, apparte loro due e mio fratello naturalmente. In realtà io non ho amici, sono sempre stato l’asociale della classe, sarei stato anche un buon bersaglio per i bulli, ma loro a me non si avvicinano perché hanno paura di Jace. O quantomeno lo rispettano.

Suona la campanella e tiro un bel respiro: la mattinata è appena iniziata.

 

 

Ciaooo!!!

E’ la prima fanfiction che scrivo dove i personaggi sono mondani e quindi spero che sia venuta bene. E’ anche la prima, che non sia una lettera ma un vero e proprio racconto, che scrivo in prima persona. Infatti è stato un po’ complicato.  >_<

Ringrazio chi è arrivato a leggere fino a qui e fatemi sapere se vi piace tramite recensioni. Se questo capitolo va bene pubblicherò il prossimo dove comparirà anche Magnus!

Bye bye ;)

scrittrce nascosta

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Capitolo 2
*** un incontro speciale ***


Capitolo 2

Capitolo 2

 

 

 

Appena varchiamo la porta dell’edificio veniamo travolti da una mandria di ragazzi. Per mia fortuna sono alto e così riesco a vedere qualcosa e a respirare al di sopra dei corpi accaldati degli altri studenti.

Superata la barriera di adolescenti io, Jace, Izzy e Maia, riusciamo a raggiungere la segreteria dove ci daranno i fogli con gli orari delle nostre lezioni. La signora dietro al bancone va sulla cinquantina d’anni, ha i capelli tagliati a spazzola bianchi palesemente tinti, un maglione nero ed una gonna lunga fino al ginocchio del medesimo colore.

Abbiamo tutti e quattro gli stessi corsi.

- Fantastico- commenta Isabelle sarcasticamente- alla prima ora abbiamo lettere-.

-Bhè poteva andarci peggio- le fa notare Maia- tipo algebra-.

Ci incamminiamo verso l’aula di lettere e mi sembra strano che Jace non abbia tto niente; poi con mio grande disgusto e….gelosia, noto che sta fissando da dietro una ragazzina alta un metro e un tappo circa affiancata da un ragazzo abbastanza alto dai capelli castani e gli occhiali. L’unica cosa che posso vedere della ragazza è che ha i capelli rosso fuoco e che si sta dirigendo verso la nostra aula. Purtroppo.

Finalmente entriamo in classe. Mia sorella e la sua amica raggiungono in fretta gli unici posti a coppia vuoti rimasti, così a me e a Jace non rimane che dividerci nei due posti separati rimasti. Jace prende posto accanto ad una ragazza bionda che gli ha fatto l’occhiolino. Io invece mi devo sedere vicino ad un ragazzo che difficilmente passa inosservato. Ha svariati buchi alle orecchie, i capelli, che sembrano campare di vita propria, sono mantenuti dal gel e sembra avere un anno in più di me. Per quanto riguarda il vestiario, bhè, lo stile rimane quello: maglietta giallo fluo con scritte poco ortodosse sopra, pantaloni di pelle nera che lasciano poco alla fantasia…ora che ci penso stanno cadendo un po’ troppo in basso, per i miei gusti. Allora distolgo lo sguardo e arrossisco, cosa che mi da abbastanza ai nervi.

-Ehi dolcezza- sussurra al mio orecchio facendomi rabbrividire- hai buon gusto, a quanto vedo. Ti sei seduto accanto a me-.

D’accordo, so di essere uno sfigato, praticamente non servo all’umanità, ma perché dico io, il posto accanto al ripetente capita a me?

Fortunatamente il professore entra in classe e tutti ci alziamo in piedi silenziosamente. Allora comincia a fare l’appello, in orrdine alfabetico per cognome, fortunatamente, altrimenti sarei stato il primo. Il mio nome comincia con la A. Scorrendo con i cognomi il professor Fox arriva a…

-Bane?- poi alza la testa in direzione del mio compagno di banco e alza un sopracciglio- Bane- ripete sovrappensiero- Dio sta mettendo a dura prova la mia pazienza, rimettendomi te tra i miei alunni. Cosa abbiamo intenzione di fare quest’anno eh?-

-Non lo so, è lei il professore, se non lo sa lei il programma di quest’anno, perché mai dovrei saperlo io?- risponde di rimando l’interpellato con un sorriso furbo in volto.

-Cominciamo bene!- dice rabbioso il professore con la voce che grondava di sarcasmo.

Da questo dialogo cominciano a levarsi dei piccoli brusii di sottofondo. Io rimango in silenzio finchè il mio vicino di banco non mi dice piano: -Sai io l’anno scorso sono stato bocciato per cattiva condotta-.

Io in risposta deglutisco.

 

 

Alla fine della lezione lui, il cui nome ho scoperto che è Magnus, mi fa l’occhiolino e mi dice di chiamarlo. Solo dopo realizzo che in effetti non ho il suo numero, e che anche se ce l’avessi, non lo farei. Poi abbasso lo sguardo sul mio diario e vedo che in una scrittura molto elegante c’è scritto: Chiamami dolcezza ;P e poi un numero.

La seconda ora mi capita algebra, poteva andarmi peggio, tipo sport. In realtà le materie scientifiche mi piacciono, e la cosa mi rende un secchione. Fortunatamente passa in fretta e così possiamo fare ricreazione. Esco dall’aula e trovo Izzy e Maia a chiaccherare vicino una macchinetta delle merendine. Mi avvicino e chiedo dove è Jace.

-Mi pare di averlo visto con una rossa- butta lì mia sorella.

Mi guardo intorno e vedo Jace appoggiato al’armadietto, nella posa da rimorchio, che parla con la ragazza del corridoio.Ora che non è più girata di spalle posso vedere come è fatta: ha profondi occhi verdi, la faccia spruzzata di lentiggini e sembra in imbarazzo.

 

Alla fine delle lezioni torniamo a casa ed ognuno si rintana nelle rispettive camere. Io mi butto sul letto con il quaderno tra le mani ed una sola frase per la testa: Magnus lo chiamo o no?

 

 

Ma ciaooooo!

Questo capitolo l’ho pubblicato molto presto perché volevo andare avanti con altre storie, perché volevo farvi un regalino di natale e perché l’avevo scritto e quindi ho pensato: perché non lo pubblico?

Spero che vi sia piaciuto, fatemelo sapere in una recensione se volete. Ringrazio tutte quelle personcine che leggono la storia, quelle che arrivano fino a qui, quelle che recensiscono e via dicendo.

Ringrazio Marty-sezzy e Dranchen (siete troppo dolci :P)

Ed in fine ringrazio anche mia sorella più grande che mi ha suggerito la frase “…e vedo Jace appoggiato al’armadietto, nella posa da rimorchio,…”

Al prossimo capitolo.

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Capitolo 3
*** Dubbi e perplessità ***


Capitolo 3

Capitolo 3 (dubbi e perplessità)

 

Alla fine Magnus non lo chiamai. E’ passata una settimana da quando ho iniziato a fequentare il liceo, e mi sono informato un po’ su di lui. Non prendetemi come stolker, solo mi aveva incuriosito. Il suo modo di fare, di comportarsi, quei suoi sguardi che mi lancia di tanto in tanto…

Dopo questa parte da tredicenne mestruata, passiamo alle cose serie. Ho scoperto varie cose su di lui, e diciamo che non ha un bel passato, ed una parte di me prova pena per lui. L’anno scorso, quando è stato bocciato, gli sono morti entrambi i genitori in una sparatoria a Central Park. Sempre quell’anno era findanzato con una ragazza di nome Camille, che adesso sta al secondo anno, che invece di confortarlo ed aiutarlo, gli aveva detto che era una lagna e lo ha lasciato. Ma vorrei vedere lei in lutto!

Okay, diciamo che tutto me stesso prova pena per lui. E’ che a volte mi ritrovo a pensare che non è giusto che ci sono alcune persone che sono ricche, belle, intelligenti; e poi eltre che subiscono simili disgrazie. Comunque girano voci che da quando si è lasciato, Magnus non prende più nessuna storia sul serio, che insomma va un po’ con tutti ma non seriamente.

Però c’è qualcosa in lui, nella luce dei suoi occhi che mi fa venire voglia di dargli una possibilità, un’occasione. Un’altra parte di me invece ha paura di buttarmi in una relazione seria, visto che non sono mai stato con nessuno, e che non ho mai fatto….coming out.

Mentre rifletto scendo al pano inferiore, sono le quattro meno un quarto di pomeriggio, ed oggi è Domenica. Domenica. Solo una cosa vuol dire questa parola: niente scuola. Isabelle uscita con il tipo amico della rossa, credo si chiami Simon, hanno iniziato a frequentarsi quei due, e la cosa non mi piace affatto. Io e Jace dovevamo andare in palestra insieme ad allenarci, ma da quando ha conosciuto quella stro…stupida di Clary (la rossa), non fa altro che passare del tempo con lei, mentre a me non mi calcola proprio.

Il tintinnare del mio cellulare mi fa destare dai miei pensieri, così lo prendo e vedo chi mi ha mandato un messaggio. Rimango a bocca aperta: è Magnus!

 

Ore 16:54

Ehiii, cosa fai di bello?

 

Non so cosa pensare, io il mio numero non glielo ho dato. Inoltre non posso neanche far finta di non averlo letto, visto che siamo su Whatsapp e si può vedere se una persona ha letto o meno un messaggio. Mi sta andando in pappa il cervello. E’ solo un messaggio, niente di importante…credo.

 

Ore 16:00

I compiti. Tu?

 

I compiti. I compiti. Di tante cose che esistono al mondo io ho detto a Magnus Bane che sto facendo i compiti?! Vado un momento alla stazione a buttarmi sotto al primo treno che passa.

 

Ore 16:02

Io non ci ho capito niente. Non è che posso venire a casa tua così me li spieghi?

 

Se gli rispondo no sembrerò scortese, quindi gli rispondo sì. Ma solo per pura cortesia, sia chiaro.

 

Ore 16:02

D’accordo. Per studiare.

 

Ore 16:02

Certo dolcezza  ;)

 

Perché mi chiama sempre così?! Il mio nome è Alec, non…dolcezza. Naturalmente arrossisco, è l’unica cosa che sono in grado di fare d’altronde. Odio la mia carnagione chiara perché, qualora io arrossisca, si nota moltissimo.

 

Ore 16:03

Non chiamarmi così però. Mi chiamo Alec.

 

Ore 16:03

Ok.

 

Ore 16:03

Dolcezza ;3

 

Vabbè. Ci rinuncio.

 

Ore 16:03

A che ora vieni?

 

Ore 16:04

Tra una mezz’ora va bene?

 

Ore 16:04

Ok.

 

Mentre aspetto che arrivi Magnus, riordino la casa. Sistemo i cuscini sul divano, tolgo i capelli dal lavandino, ed altre cose abbastanza normali che fanno tutti. La casa non mi è mai sembrata più vuota di così. D’altronde sono solo a casa. Se mia madre o Jace mi trovassero a casa con Magnus sarebbe un casino. Aspetta, perché? Dobbiamo solo studiare. Lo fanno tutti, no?

Mentre riordino mi metto a pensare a mio padre, non so perché, ma lo faccio. I ricordi che ho di lui non sono felici. I miei genitori si sono lasciati quando avevo undici anni, lui non c’era quasi mai a casa e quando tornava lui e la mamma litigavano sempre. Io prendevo Isabelle e la portavo in camera mia distraendola con le chiacchere, perché lei era più piccola, e ci stava più male. Jace non diceva niente, entrava in camra sua, chiudeva la porta, e innalzava i muri del menefreghismo. Lui in famiglia ha sicuramente subito drammi peggiori. Quando i miei l’hanno preso era perché anche i genitori adottivi erano morti, lui aveva dieci anni. Una volta ricordo che ero da solo a casa con la mamma e scesi le scale per andare in cucina, la trovai in camera a piangere. Entrai e le chiesi che cosa era successo, lei mi abbracciò e mi disse che le erano scese le lacrime perché stava tagliando le cipolle; io sapevo che non era vero. La sera prima avevo sentito mamma che urlava contro papà e gli diceva che doveva vergognarsi, che aveva una famiglia alle spalle e che non avrebbe dovuto tradirla, che non si sarebbero mai dovuti sposare.

Fortunatamente suona il campanello e mi sdradica da questi brutti ricordi. Vado ad aprire e mi ritrovo davanti la figura snella e luminosa di Magnus Bane.

-Ciao-

-Ciao-

-Prego- dico facendolo entrare.

-Carina la casa- osserva lui.

-Grazie- poi noto che è a mani libere- dove sono i tuoi libri?-.

-Libri? Quali libri?- Magnus corruga la fronte.

-I tuoi libri. Quelli che ci servono per studiare, hai presente?-

-Ah, che sbadato, me ne sono dimenticato- dice preoccupato in modo teatrale. Crede che sia stupido? Lo capirebbe anche un allocco che lo ha fatto a posta. Sbuffo silenziosamente e mi siedo con lui al tavolo del salotto, dove sono i miei appunti, l’astuccio, e la roba della scuola.

Dopo un’oretta e mezzo di studio, per così dire, alzo lo sguardo e vedo che mi sta fissando, allora sposto lo sguardo altrove.

-Perché mi fissi?- insomma è una domanda logica.

-Perché sei attraente- butta lì facendomi arrossire- che c’è sei fidanzato? Chi è il fortunato?-

-Coa ti fa credere che io sia…gay?- dico ingenuamente.

-Uno: perché lo sono anche io, e sono attraente, e tutti diventerebbero gay per me; due: perché, insomma, si vede come sbavi dietro a quel biondino!- rimasi un po’scioccato da quell’affermazione, ma poi risposi.

-Comunque non sono fidanzato e non lo sono mai stato con nessuno-

-Un bocconcino come te non si è mai trovato nessuno?-

-No, e nessuno a parte te e mia sorella sa  che sono gay, quindi per favore, non dirlo a messuno-

-D’accordo-

-Bene. Ora dobbiamo fare storia- meglio cercare di cambiare argomento- ho i libri in camera da letto, li vado a prendere-.

Salgo le scale della camera da letto eprendo i libri, ma quando mi giro mi ritrovo Magnus davanti. Salto per lo spavento e cado sul letto insieme a lui. Lui sopra io sotto. Le mie guance vanno in fiamme, naturalmente. Lui sorride.

Giusto per farmi sprofondare un po’di più nel mio imbarazzamento, Izzy torna a casa e per andare in camera sua passa davanti alla mia con la porta aperta, e ci trova così.

-Oh scusatemi- dice con un sorrisetto furbo in faccia- davvero, non volevo interrompervi-.

Così mi alzo frettolosamente in piedi e mi alliscio la maglietta stropicciata.

-Ma noi non stavamo facendo niente, davvero- mi affretto a dire- stavamo studiando-.

-Si, come no. Al massimo l’unica materia che potevate studiare in quella posizione è scienze, il corpo umano- e se ne va.

-Mi sta simpatcatua sorella-.

 

Poco dopo Magnus se ne andò, mia madre e Jace tornarono e cenammo insieme. Poi andai a dormire.

Quella fu la prima notte in cui sognai Magnus Bane.

 

 

 

 

 

Ciaoo!!!

Scusate se ho pubblicato un po’ in ritardo, ma ho avuto da fare. Spero che anchequesto capitolo vi piaccia, e non pensavo che questa fanfiction potesse riscuoterequesto piccolo successo.

Ringrazio Marty_sezzy che è sempre presente ;)  Ringrazio le due persone che l’hanno messa tra le storie preferite : Marty sezzy e Dreamer97. Ringrazio Deevid, che l’ha messa tra le ricordate. Ringrazio poi le quattro persone che l’hanno messa tra le seguite: cioè Deevid, fliflai, nami78, carlikiller.

Detto questo mi piacerebbe sapere cosa ne pensate in una recensione, e tornerò presto con il prossimo capitolo.

Baci. :3

SCRITTRICE NASCOSTA

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Capitolo 4
*** Forse è amore ***


DRIIII DRIIII DRIIII

CAPITOLO QUATTRO

Forse è Amore

 

 

Per te io rappresento tutti i peccati che non

hai  avuto il coraggio di commettere.

-O.Wilde, Il ritratto di Dorian Gray

 

 

 

DRIIII    DRIIII  DRIIII

Il rumore insistente della sveglia mi fa destare dal mio sonno. Non che questa notte io abbia dormito chissà quanto, però. Ho passato la notte a girarmi e rigirarmi tra le coperte fredde del mio letto. Ho sognato Magnus, e diciamo che chi mi vede se ne può…accorgere.

Vado in bagno a fare una doccia fredda, molto fredda, cercando di non bagnarmi i capelli, visto che devo andare a scuola. Finita la doccia prendo lo zaino, scendo le scale, e lo metto vicino al tavolo dove devo fare colazione.

Faccio la colazione insieme a Jace e Isabelle, mamma fa colazione al bar sotto il suo ufficio. Isabelle per fortuna ha la discrezione di non fare commenti sul pomeriggio precedente. Non ora, non davanti a Jace. Guardo l’orologio e vedo che siamo in ritardo. Io devo ancora lavare i denti, così dico a Jace e Izzy di cominciare ad andare verso scuola. Loro acconsentono; così vado in bagno, lavo i denti, prendo una felpa rigorosamente nera, lo zaino, e vado a scuola anche io.

Mentre cammino comincio a pensare agli avvenimenti di questa domenica: al fiato caldo di Magnus sul mio collo, al suo corpo perfetto, alla sua risata, che in qualche modo strano mi fa venire una stretta al cuore. Ricordo che una volta ho letto, non ricordo dove, una frase che diceva così:

 

Se amate qualcuno per la sua

bellezza non è amore,ma

desiderio.

 

Se amate qualcuno per la sua

intelligenza non è amore, ma

ammirazione.

 

Se amate qualcuno per la sua

ricchezza non è amore, ma

interesse.

 

Se amate qualcuno e non sapete il perché,

questo è amore.

 

Io non so se amo Magnus, ma so che mi fa provare qualcosa. Qualcosa di indecifrabile, qualcosa che non ho mai provato prima d’ora. Non sono bravo in queste cose.

Mi sono riperso nei miei pensieri, e non mi accorgo che ha cominciato a piovere. Cazzo, penso,oggi non me ne va una bene. Naturalmente non ho l’ombrello, e da qui a scuola ne ho di strada da fare a piedi. Cerco di non bagnarmi provando a passare in ogni angolo coperto, inutilmente. Il vero problema non è solo che non ho l’ombrello, o che ho solo la felpa per coprirmi, visto che siamo a settembre, ma ora ci si mette anche il vento che mi schiaffeggia il viso e mi bagna la faccia.

Chiamatela sfortuna, ma proprio in quel momento passa una macchina, la macchina dove sono Magnus ed il suo amico (bastardo) Ragnor. Naturalmente vedono me e una mega pozzanghera e decidono bene di passarci sopra per farmi uno scherzo. Perfetto, ora quindi sono bagnato come il panno che si usa per lavare per terra. Per un misero secondo ho pensato di piacergli. Amare una persona non significa che quella persona ti debba per forza amare a sua volta, mi ripeto, l’amore non è un debito. Però cavoli se fa male. Per un misero secondo avevo pensato di poter piacere a qualcuno che non sia la mia famiglia, ma evidentemente mi stavo solo illudendo.

 

 

Quando arrivo a scuola Isabelle e Jace mi guardano preoccupati.

-O mio Dio Alec, che cosa ti è successo? Sei fradicio- constata Izzy.

-Pioveva e non avevo l’ombrello- rispondo secco.

-Così ti prenderai una bell’influenza, fratello- Jace  mi guarda con aprensione. Come un fraello potrebbe guardare un fratello.

-Non preoccupatevi. Va tutto bene. Ora andate a lezione- così si allontanano.

Mi avvio verso il mio armadietto per prendere i libri e le scocciature non finiscono mai. Ecco che arriva Magnus, con la sua solita aria da figo, che si avvicina a me.

-Scusa davvero, quella pozzanghera ci è praticamente piombata davanti, insomma, era impossibile da evitare-

-Si, come no- prendo un bel respiro- quello che non capisco è il motivo per cui mi stai sempre intorno. Insomma sono uno sfigato, me ne rendo conto, ma non puoi andare a rompere a qualcun altro, perché ce l’hai con me? Già mi è difficile adattarmi in una qualsiasi scuola-.

-Non è che tu non mi piaccia, o che ti ho preso di mira. Anzi, tu hai qualcosa di particolare che gli altri non hanno. Il punto è che non sei proprio il tipo popolare che è conosciuto in tutta la scuola, e farmi vedere con te potrebbe, ecco, rovinarmi la reputazione-.

Magnus è stato sincero, troppo per i miei gusti, e quelle parole mi hanno ferito come una pugnalata. Come può una persona rovinarti in meno di un secondo?

Così sbatto la porta dell’armadietto e me ne vado velocemente. Gli occhi mi bruciano per le lacrime trattenute. Devo sbattere le palpebre velocemente per mettere a fuoco la realtà, le lacrime mi hanno offuscato la vista. Non posso piangere, non voglio piangere. Non al liceo.

Entro velocemente in classe e mi siedo all’ultimo banco, oggi non ho voglia di seguire la lezione.

 

 

Quando finalmente posso tornare a casa, salgo le scale, poso lo zaino e mi lavo le mani. Poi scendo al piano inferiore e mi reco in cucina, mamma ci saluta e ci mette il pranzo a tavola. Mangiamo, Izzy racconta un po’ come è andata la mattinata scolastica. Io invece me ne sto qui seduto a mangiare in silenzio, pensando alle parole di Magnus.

Finito di mangiare andiamo tutti in camera nostra a fare i compiti. Così se ne va un altro pomeriggio. Naturalmente l’unico che starà studiando seriamente sono io sicuramente, insomma Jace non ne ha bisogno, e Izzy passa la maggior parte del suo tempo al cellulare. Io mantengo la concentrazione finchè non inizia a squillare il mio telefono. Ora non ho voglia di parlare con nessuno. Vedo sul display che c’è scritto MAGNUS. Dopo averci pensato un po’ riattacco. Okay, forse la sto prendendo un po’ troppo seriamente, ma ci sono rimasto male.

 

 

Dopo cena io mi metto il pigiama, mi lavo i denti, e sto per cominciare a leggere un libro nel mio letto quando vedo spuntare una folta chioma di capelli neri da dietro la porta di camera mia: Isabelle.

-Ciao, ti serve qualcosa?- le chiedo gentilmente.

-Volevo chiederti se andava tutto bene. Ti vedo triste?-

-Non preoccuparti per me-

-Dici sempre che non dobbiamo preoccuparci per te, mentre tu per noi ti preoccupi sempre-.

-Poi te lo dirò-

-Okay- la vedo esitare un momento- posso dormire con te?-

-Va bene- così si accuccia accanto a me. E’ così bella quando dorme. Non ha bisogno di fingere di essere qualcun altro. Le poso un bacio sulla guancia e la vedo sorridere; forse non tutto è brutto come penso.

 

 

 

 

 

 

 

Ciaone!

E rieccomi qui! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Mi piace molto vedere che in tanti seguono la mia storia, davvero grazie >-<

Ringrazio tutte quelle persone che guardano, recensiscono, mettono tra i preferiti, che seguono o che ricordano la storia.

Ringrazio anche mia sorella Alessia che ha fatto un video sul suo canale YouTube che potete trovare sul suo canale cercando ‘Alessia Squeglia’. Il video si  intitola ‘Shadowhunters-Malec’ ;

in questo video legge una mia fanfiction. Se vi va potete andare a cercare su YouTube e magari mandare un commento https://www.youtube.com/watch?v=WdyGvAkGhVo

Mi piacerebbe sapere  anche cosa ne pensate del capitolo con una recensione. Grazie di tutto.

SCRITTRICE NASCOSTA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Nuove emozioni ***


Questa mattina il rumore della sveglia è assordante

Questa mattina il rumore della sveglia è assordante. Apro gli occhi e la camera sembra girare. Ho un gran mal di testa. Sto sudando, ma se mi scopro dalle lenzuola batto i denti. Cerco di metttermi a sedere ma ricado subito supino sul letto, mi sento la testa pesante. Giro la testa e solo ora ricordo che Isabelle ha dormito con me stanotte. Le accarezzo una guancia e lei apre gli occhi.

-‘Giorno- la saluto io.

-Ciao- risponde lei. Poi si alza velocemente dopo aver guardato l’orologio ed esce dalla stanza. Quando torna ha tra le mani un mucchietto di vestiti e trucchi per prepararsi prima di andare a scuola.-Forza alzati- mi sprona lei- è tardi-.

-Non mi sento molto bene- lei si avvicina con la fronte aggrottata e appoggia la guancia al mio zigomo, quando si ritrae dice- Oh mio Dio, Alec! Tu scotti! Oggi non vai da nessuna parte-.

Poi comincia sfilarsi pantaloni e maglietta del pigiama, così io distologo lo sguardo. Poi si veste con vestiti troppo attillati per i miei gusti e va in bagno a truccarsi. Quando esce dal bagno mi si avvicina e da un bacio sulla guancia- Ciao-.

-Ciao, comunque hai troppo trucco per i miei gusti. Attiri troppi ragazzi-.

-Non ti preoccupare, sono una guerriera, so difendermi- mi fa sorridere.

 

 

 

 

 

POV ISABELLE

 

-Secondo me non avremmo dovuto lasciarlo solo a casa con la febbre, mamma è a lavoro, noi siamo a scuola…-dico io ad un Jace disinteressato.

-Alec è forte, sopravviverà-

-Certo, ma tanto a te non te ne frega più niente vero? Da quando hai conosciuto quella ragazzina oramai a noi non ci calcoli proprio- dico bloccandomi nel bel mezzo del corridoio della scuola. Poi noto che arriva Clary e me ne vado.

Vado al mio armadietto per prendere i libri e quando chiudo l’anta sussulto trovandomi davanti la faccia truccata di Magnus Bane. E’ un tipo che di certo non passa inosservato, sia per la sua sfacciataggine e per la sua sicurezza; ma anche per il modo in cui si presenta. Oggi è vestito più sgargiante del suo solito, il che è tutto dire. Ha delle Adidas nere e rosse in pelle (molto fighe), dei pantaloni, in pelle rossa con tante cerniere e tasche finte. Ha una maglietta nera con scritto in bianco: PER LE RICHIESTE INUTILI SEGUIRE LA FRECCIA à. Ai lobi ha svariati brillanti o aste in ferro. In viso è tutto un programma: ha un filo di eyeliner nero brillantinato che faceva risaltare ancora di più i suoi occhi verdi.

-Tu appari alle spalle di tutti così?- mi ha fatto spaventare.

-No. Solo a quelli che voglio- si passa una mano tra i capelli ingellati- comunque: tu sei la sorella di Alec, vero?-.

-Si, tu sei quello che era sdraiato sopra di lui domenica?-

-Esatto. Arriviamo al punto: perché Alec oggi non c’è a scuola. Lui non mi sembra il tipo che fa buca, quindi che ha? Sta male?-

Sorrisi involontariamente guardando quel ragazzo in attesa di risposte, che sembrava voler bene a mio fratello, anche se non lo conosceva molto.

-Si, è a casa malato. Ieri però non  lo era, e l’ho visto triste. Se scopro che tu c’entri qualcosa con il suo malumore, ti stacco la testa, okay?-.

Quando vedo che annuisce me ne vado. Facendomi largo un po’  a spallate per i corridoi riesco ad arrivare alla mia classe: oggi ho sport.

-Ciao Izzy- vedo Maia che si sta sbracciando per attirare la mia attenzione, così la saluto anche io. Mi si avvicina e ci abbracciamo, ci conosciamo da quando stavamo in prima elementare. Poi vedo che si sta avvicinando Simon, così dico a Maia di andare nello spogliatoio con le altre.

-Ciao- dice lui grattandosi la nuca. E’ palesemente imbarazzato,penso, faccio questo effetto io.

-Ciao. Volevi dirmi qualcosa?-

-Si. Bhè, in effetti…volevo chiedere se domani ti andava di…..insomma sennò potremmo andare…ma se non ti va bene possiamo andare anche a….Decidi tu, insomma-

-Per me va bene sia l’uno sia l’altro-.

-E’ un si?-

-Si-

-Fantastico, allora poi ti mando un messaggio con l’orario-

-Okay, ciao-. Poi mi saluta con la mano e se ne va. Credo proprio di essermi innamorata.

 

 

 

 

 

POV ALEC

 

 

 

Stare a casa con la febbre è noioso. Soprattutto se non hai nessuno con cui parlare. Guardo l’orologio e vedo che è l’una meno un quarto, Jace e Izzy saranno di ritorno tra poco. La sensazione di nausea mi è passata da un po’, per fortuna.

Cerco di alzarmi, tanto la febbre mi è scesa, attualmente credo di avere trentasette e mezzo. Sono ancora in pigiama, il che mi fa sentire ancora più malato. MI alzo e vado in bagno dopo aver preso un pantalone della tuta ed una maglietta a maniche corte con una felpa, tutto rigorosamente nero.

Entro in bagno barcollante e poso i vestiti su uno scaffale. Alzo la testa e vedo la mia immagine sullo specchio appeso al muro. Non credo di essere granchè, specialmente non oggi: ho due enormi occhiaie sotto a gli occhi, gli occhi lucidi e la faccia stanca. Apro il rubinetto e ci metto le mani sotto, il contatto con l’acqua del rubinetto contro la mia pelle mi fa rabbrividire, così la regolo su caldo e aspetto che si riscaldi. Quando sento che la caldaia si è messa in funzione riprovo. Ora è molto meglio. Mi lavo e mi vesto, dopo poco arrivano Isabelle, Jace e poi anche mamma.

 

 

 

Dopo pranzo io ritorno in camera mia, la testa mi fa ancora un po’ male. Sono le tre passate di pomeriggio e ad un certo punto sento il campanello suonare. Sarà la rossa, penso. Dopo un po’ qualcuno bussa alla mia porta, icuramente Izzy. La realtà mi sorprende però: la testa che spunta dall’apertura della porta non è quella di Izzy o Jace, bensì quella di Magnus. Magnus. La mia testa continua a ripetere questo nome, quasi come un mantra. Tutto mi sarei aspettato, tranne di trovarmi Magnus qui, davanti a me che, tra parentesi ho un aspetto più orribile del solito. La sua faccia ha un’espressione speranzosa e…dolce, che quasi per un momento mi fa dimenticare tutto quello che mi ha detto ieri. Scuoto  la testa per mandare via questo pensier, e poi cerco di mettere su l’aria più diffidente che mi riesce per dire:

-Che cosa ci fai qui? Mi ppareva di aver capito che non volevi vedermi più. Anzi no mi correggo, tu non volevi farti vedere con me perché pensi che sia uno sfigato e quindi…-ma non riesco a terminare la frase perché lui interviene.

-Scusa per quello che ti ho detto ieri. E’ solo che a volte non riesco, bhè, ad essere molto…comprensivo con le persone- dice lui con aria affranta. Poi dopo poco riprende- e visto che oggi non sei venuto a scuola ti ho preso i compiti. Pensa è stata la prima volta che sono stato attentissimo alle lezioni. In realtà anche l’anno scorso seguivo però poi…- il suo sguardo scappa verso il basso e capisco che l’aria si sta facendo pesante.

-Guarda che non c’è bisogno che ne parliamo per forza-

-Anche perché immagino che tanto non abbia bisogno del racconto della storia. Le voci girano, non è così?-

-Bhè si, ho sentito qualcosa- poi capisco che è meglio cambiare argomento, la situazione sta diventando imbarazzante- siediti pure-. Dico, e con un cenno del mento indico una sedia vicino alla scrivania in vetro trasparente. Lui la prende e l’avvicina al bordo del letto, all’altezza della mia faccia.

-Ho preso storia, matematica, fisica…- poi le altre cose che dice non le sento perché mi perdo a fissarlo. Ora che ne ho l’occasione senza che lui se ne accorga posso guardare ogni suo singolo particolare.

La sua pelle olivastra, gli occhi a mendorla, il trucco, i vestiti…

Poi ci sono quelle labbra, quelle labbra che sono dannatamente fantastiche. Oggi ha anche il lucidalabbra, il che le fa sembrare ancora più appetibili. Quella curva un po’ironica agli angoli della bocca…mi verrebbe quasi voglia di sapere che sapore hanno quelle labbra.

Mi sorprendo a pensare queste cose di un ragazzo. C’è non molto, visto che so già il perché. Però mi sorprendo a pensarlo di lui. Di Magnus. Così arrossisco.

-Alexander, so che sono attraente e degno di essere fissato per lunghi periodi di tempo; ma stai almeno ascoltano quello che sto dicendo?-

-Non chiamarmi così. Chiamami Alec, lo fanno tutti-

-Ma io non sono tutti-

-L’ho notato- sussurro quasi a e stesso, ma forse non abbasanza, visto che mi guarda alzando le sopracciglia, con un’espressione divertita.

 

 

 

 

Passa il pomeriggio spigandomi cose del tipo “questi appunti sono di storia” o “queste pagine sono messe in ordine in questo modo”.

Ad un certo punto dice:

-Ricordi quando stavamo parlando l’altro giorno, e tu mi hai detto di non essere mai stato con nessuno?-

-E allora?-

-Allora, questo vuol dire che nessuno ti ha mai baciato-

-E allora?-

-Allora volevo provare a fare una cosa di cui sicuro non mi pentirò-

-E allora?-

-Alec ti sei incantato per caso? E’ la terza volta che lo ripeti- mi guarda e poi dice- tornando al discorso di prima, voglio fare una cosa, ma tu devi restare immobile-

La cosa mi mette non poca ansia. Annuisco piano e vedo lui che si siede sul bordo del letto e che avvicina il suo volto al mio. Deglutisco. Prima l’idea mi alletteva parecchio, ma ora sono quasi spaventato. Non è che non lo voglia, è chiaro. La faccia di Magnus è a pochi millimetri dalla mia. I nostri nasi si sfiorano. Il suo respiro solletica la mia pelle, il mio non po’ fare altrettanto però, visto che sto trattenendo il fiato. Il momento tanto atteso arriva, ed ecco che le nostre bocche si sfiorano, una scarica di adrenalina passa per tutto il mio corpo. Chiudo gli occhi.

Non so come muovermi nel bacio, ma lui dopo un po’ riesce ad insinuare la sua lingua dentro la mia bocca. E’ tutto perfetto.Non riesco a prendere aria. Ansimo, i miei polmoni chiedono pietà. Magnus si stacca un momento dalla mia bocca per sedersi cavalcioni su di me. Poi riprendiamo a beciarci. Lui appoggia le sue mani affusolate sulle mie guance, io gli allaccio le braccia dietro al collo. Poi le sue mani scendono fino alle spalle, alla schiena. Il bacio è dolce , ma frenetico; appassionato ma delicato al tempo stesso. Lui arriva all’orlo della maglietta e piano piano insinua le sue mani al di sotto della stoffa, carezzandomi la schiena. A quel contatto mi irrigidisco, anche perché sento dei rumori. Mi stacco da Magnus, lui apre gli occhi. LO faccio scendere perché la porta si sta aprendo, e lui si risiede sulla sedia. La porta si apre ed è…Church?!

Io tiro un sospiro di sollievo, ma sono un po’ anche triste per aver finito di baciare Magnus. Lui guardando il gatto sorride, come suo solito. Poi sento altri passi, e mi allarmo di più. Entra mamma e chiede a Magnus:

-Vuoi rimanere per cena?-

-No grazie. Devo tornare a casa- risponde lui alzandosi dalla sedia. Mamma annuisce ed esce dalla stanza. Prima di andarsene lui si gira facendomi l’occhiolino e di cendo:

-Ora puoi dire anche tu di essere stato baciato-.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hallo!!

Scusate scusate scusate scusate scusate scusate!!! Ho pubblicato tardissimo, ma ho avuto un saccodi impegni: sono stata malata, ci sono state verifiche random, non avevo idee…

Devo dire che in questo capitolo si capisce che la Malec è la mia OTP preferita. ( come se non lo aveste già capito).

Ora però ho pubblicato e sono felicissima di vedere che questa storia sta avendo un sacco di successo. Un sacco di persone la recensiscono e la seguono e la mettono tra i preferiti, e altre cose varie.

Un ringraziamento speciale a:

ü   Andra12

ü   carlikiller

ü   Deevid

ü   Fantasya94

ü   fliflai

ü   Lovely Midnight

ü   nami78

ü   Ouden

ü   Ehi_Ciao_3

ü   Marty_sezzy

ü   saochan

ü   _Dreamer97

ü   Kalisi_81

ü   Drachen

Come sempre fatemi saper in una recensione che ne pensate di questo capitolo, perchè mi piace tantissimo ricevere le vostre recensioni, e rispondere.

Ci vediamo al prossimo capitolo.

SCRITTRICE NASCOSTA

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Ricordi di una vita passata ***


CAPITOLO  6

 

Tanto non lo capiscono che ridi per non piangere                                                                                                                             

 

POV MAGNUS

Torno a casa sorridendo. È stato bello baciare Alec, non provavo emozioni così da un sacco di tempo. Da Camille. Ricordo ancora tutti i suoi ti amo che mi ha detto, tutti finti. Tutti i baci che ci siamo scambiati. Ricordo ancora il brutto periodo che ho passato quando mi ha lasciato, non avevo mai pianto per una ragazza. O per un ragazzo. Diciamo che non tutti conoscono la storia vera sul perché Camille mi ha lasciato. Tutti pensano perché i miei genitori erano morti e di conseguenza io ero diventato  più …morto dentro, il che è anche normale. Ma le cose sono andate in modo diverso.

 

Era una piovosa giornata d’autunno, le foglie riempivano le strade e rendevano le passeggiate più difficili ai passanti. I miei genitori erano morti da poco, due settimane circa. Già sentivo la loro mancanza. Mi serviva un appiglio a cui reggermi, il mio appiglio era lei. Era Camille. Stranamente quel giorno mi aveva dato appuntamento nel bar dietro la scuola, mi sarei aspettato più un invito in camera da letto da parte sua. Ciononostante mi stavo incamminando sotto l’acquazzone, stringendomi nel cappotto con una mano e tenendo l’ombrello con l’altra. Una volta arrivato dinnanzi al bar, chiusi l’ombrello ed entrai. Lei era lì, bellissima come al solito, nei suoi costosi e aderenti abiti firmati. Lei  era un po’ una di quelle ragazze che sognano tutti: bionda, occhi verdi, spavalda ma molto femminile, capitano delle cheerleeder… Insomma, non la si poteva non amare. Mi fece cenno di avvicinarmi ed io non me lo feci ripetere due volte. Una volta seduto accanto a lei mi tolsi i guanti e lei cominciò a parlare in modo insolitamente serio.                                                                                                                                              

 Si guardò le unghie con fare superiore. << Senti Magnus >> cominciò << io non ti riesco più a reggere il tuo comportamento. Un giorno prima sei il capitano della squadra di basket, ed il giorno dopo muoiono i tuoi e diventi una noia mortale. Io non ti capisco davvero. Okay che sei stato triste, ma passaci sopra tutti prima o poi moriamo>>.Quelle parole mi rimbombarono nella mente.

….muoiono i tuoi….

Mi salirono le lacrime agli occhi, ma non potevo permettere neanche ad una di esse di traboccare. Il cuore aveva perso un battito nell’istante in cui Camille aveva detto quelle cose. 

Non potevo crederci. << Mi stai lasciando vero? >> dissi con voce tremula.

Mi fissò dritto negli occhi e chiese: << A te cosa sembra? >>                                                                                                                                                                

 

Dopo quel giorno non parlai ma più con Camille. La mattina dopo però la vidi uscire da scuola con un tipo, uno di due anni più grande di me e lei. Lei prima di prendere la strada che l’avrebbe portata a casa lo baciò. Lo baciò. Non riuscii a trattenermi. Appena lei svoltò l’angolo io mi avvicinai e gli dissi:

 Mi avvicinai a lui a passo spedito. << Sbaglio o tu e quella troia state insieme?>>                                                                                                                               

Mi squadrò dall’alto in basso.<< Si, e allora? Hai qualche problema amico? >> rispose lui dandomi un pugno sulla spalla. Io lo spinsi via.                                 

Lo fissai incazzato.<< Prima cosa: non sono tuo amico. Seconda cosa: non provare a mettermi le mani addosso o giuro che ti faccio male >> lo avvertii io.                                                                                                                                                                                                 

Mi guardò con ostilità. << Cos’è, una minaccia? >> quel tipo mi stava già antipatico.                                                                                                           

Avevo gli occhi assenti ma di un bagliore inquietante. << Più che altro un consiglio >>

Poi scoppiò a ridere e disse: << Ha parlato il poppante. Ricordati che ho due anni in più di te moccioso >>. Tremavo dalla rabbia. Stringevo i pugni così tanto da lasciarmi delle mezzelune sui palmi e a farmi sbiancare le nocche.<< Camille è intelligente, ti ha lasciato. Mi ha detto che stava con te solo perché  lo facevi bene. Ora ti ha lasciato. Tra l’altro non eri e non sei mai stato importante per lei, considerando che non sei stato neanche la sua prima volta come credi. Lo sono stato io>> terminò il suo discorso con un sorriso spavaldo. Nel frattempo le persone che erano rimaste a  chiaccherare a scuola si attorniarono a noi. Non ce la feci più. Non mi trattenni più. Gli mollai un gancio destro che lo fece arretrare. Poi lo sbattei al muro tenendolo per il colletto della maglia; in quel momento però alcune persone erano andate a chiamare dei docenti e quindi i professori cercano di calmare la rissa. Mi presero e mi portarono dal preside. Fui sospeso per due giorni per “cattiva condotta”; fu da quel giorno che la mia vita cambiò. Tutti cominciarono a vedermi come un bullo, un ragazzaccio, un poco di buono. Ma quella che mi ero creato era una maschera, una  maschera che serviva a nascondere chi ero davvero, per non mostrare le mie debolezze.

 

Perso nei miei pensieri non mi sono nemmeno accorto che sono arrivato a casa. La mia fredda e sola casa. Prendo le chiavi, entro, poso il giubbotto all’ingresso e mi butto sul divano del salotto. È triste vivere da soli, senza nessuno con cui parlare, ridere, consolarsi. Mamma era l’unica che mi capiva, che mi ascoltava, era la mia unica amica. Ora non c’è più. Ora sono solo. Mi manca troppo, sento una stretta allo stomaco che mi fa malissimo. Ricordo ancora quando le ho detto che mi piacevano anche i maschi, ma non solo. Lei si è avvicinata e mi ha abbracciato, mi ha rassicurato, mi ha detto che mi voleva bene ugualmente. Con mio padre era tutto diverso: picchiava mia madre, poi quando ha scoperto della mia bisessualità ha cominciato a picchiare anche me. Mi scende una lacrima che però mi affretto ad asciugare appena sento il citofono suonare. Non ho idea di chi diavolo sia a quest’ora. Scocciato mi incammino alla porta ma appena vedo chi c’è la mia espressione si trasforma da arrabbiata e triste a felicissima. Alla mia porta c’è Catarina. Catarina è una bellissima ragazza di una ventina d’anni circa che mi fa da “tutrice” dalla- dai miei. È la mia migliore amica: è alta, simpatica, ed ha dei bizzarri capelli azzurri.                                                                                                                                     

 Sorrido.<< Ciao! >> la saluto << Ma tu non eri in viaggio? >>                                                                                                                          

Sorride anche lei. << Grazie del ben venuto, anche tu mi sei mancato >> fa una finta smorfia arrabbiata <<  Che c’è, non dirmi che non ti sono mancata. Anche perché non ti crederei >>.                                                                                                                                       

Ci abbracciamo. << Certo che mi sei mancata. Entra pure, la tua stanza è sempre lì. L’ho tenta pulita per il tuo ritorno >> quella frase mi è uscita un tantino troppo dolce, ma è così con Catarina, non mi serve fingere di essere qualcun altro.

 

 

Catarina si sistema, mette i suoi vestiti nel suo armadio, si fa una doccia e poi scende a preparare la cena. È un’ottima cuoca. Prende due piatti, due bicchieri, delle posate, e carica tutto su un tavolino da cucina con le ruote. Entra in camera mia senza bussare, tanto è come se fossimo parenti, e rimane sbigottita da quello che vede.<< Okay. Devo preoccuparmi. Magnus Bane che studia. Magnus Bane che studia!! >> poi prende una sedia e, una volta seduta mi chiede <<  E da quando? >>                                                                                                                                                               

Mi sta fissando. << Da quando mi interessa la letteratura >> mento io.                                                                                                                       

Lei mi guarda e chiede:<< Mmm…come si chiama lei? >>                                                                                                                                                    

<< Questa tua insinuazione mi offende. Non c’è nessuna lei >>.                                                                                                         

Alza le sopracciglia. << Capisco. Come si chiama lui? >>   

 

 

 

 

Ciaoooooo!!

Non ricordo l’ultima volta che ho aggiornato, ma eccomi qui! Complimenti a chi è arrivato fino a qui,  merita il nobel per la pazienza. Scusate se questo capitolo è venuto un po’ triste, e se non c’è alec, ma dovevo spiegare un po’ di cose: la rottura di magnus e camille, la morte dei genitori, catarina….

È bellissimo ricevere le vostre recensioni, davvero siete dolcissimi. Vi amo.

Devo fare una domanda però, se qualcuno di voi lo sa, potete dirmi dove trovare un sito su cui guardare gli episodi della serie tv shadowhunter?? Grazie in anticipo.

Un’altra domanda è: avete un libro da consigliarmi? È da luglio, quando ho finito shadowhunters, che non trovo più un bel libro. 

L’ultima cosa e poi non rompo più. Se siete interessati a shadowhunters, hunger games, the selection o the vampire diares, potete andare su youtube e cercare alessia squeglia e vedere i suoi video. Giuro non mi pagano per farle pubblicità. Se volete potete lasciare un commento  sotto ad un suo video.

Mi farebbe piacere ricevere una vostra recensione! Ciao!

ScrittrICE NASCOSTA :3                                                                                                                                                     

 

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Capitolo 7
*** Segreti e cofusioni ***


 

Sarò veloce per non rompervi le scatole, ma mi dispiace tanto per aver ritardato di tanto l’aggiornamento!

Per cercare di farmi perdonare l’ho fatto un pochino più lungo degli altri. Spero che vi facciate sentire con una recensione. Ci vediamo a fine capitolo. Se avete il coraggio e la pazienza di sprecare del tempo con me :)

SCRITTRICE NASCOSTA

 

 

CAPITOLO SETTE

 

POV ALEC

Magnus se ne è andato da una mezz’oretta e sento ancora la pressione delle sue labbra sulle mie. Ho le guance in fiamme e le labbra gonfie per il bacio. Mi passo una mano tra i capelli che già erano un disastro prima che Magnus ci passasse le mani in mezzo, adesso lo sono ancora di più. Mi do un pizzicotto, non riesco a rendermi conto del fatto che sia successo realmente. Ho baciato Magnus. Credo che la febbre mi sia ritornata, ho troppa confusione in testa.

-Alexander, tesoro, tutto a posto?- mamma appare alla porta di camera mia. Dopo diciotto anni ancora mi stupisco di quanto si somiglino lei e Isabelle.

-Si mamma-

-Okay se hai bisogno di qualcosa chiama-

Dopo aver accennato un si lei se ne va e io mi addormento, mi sento tutto lo stomaco in subbuglio e non ho voglia di mangiare.

 

 

 

 

 

È passata un’altra notte e oggi mi sento bene, così vado a scuola. Voglio andare a scuola sia perché non mi va di perdere spiegazioni di materie scolastiche, sia perché voglio incontrarlo. Incontrare Magnus.

Non posso dire di conoscerlo bene solo perché ci siamo baciati, ma sembra si comporti in modo diverso con me. Sembra quasi che con gli altri finga di essere qualcun altro.

Una volta pronto mi decido a scendere e prendo una mela dal tavolo per poi incamminarmi a passo sostenuto a scuola. L’andata sembra lunghissima, pare quasi che ad ogni mio passo la destinazione si allontani sempre di più.

 Giunto a scuola lo cerco ovunque ma non trovandolo mi avvio nella mia aula per poi passare una delle solite ore monotone. Al suono della campanella mi reco in bagno e lo trovo davanti ad uno dei lavandini. Mi rendo conto che è bellissimo. Non che non me ne fossi già accorto, ma adesso mi soffermo su ogni particolare: la curva delle spalle, il prefetto profilo del viso, i rigonfiamenti dei bicipiti…

-So che sono degno di essere ammirato a lungo, ma così credo che sia un tantino esagerato, no?- mi dice accorgendosi di essere rimirato.

-Io…-

Si tuffa sulle mie labbra prima che io possa dire alcun che e comincia a baciarmi con trasporto. Visto che il bacio si sta facendo molto….focoso decide che è meglio metterci in un posto più isolato; così mi spinge all’interno di uno dei bagni chiudendosi poi la porta alle spalle.

Insinua le sue mani sotto la mia maglietta e mi fa rabbrividire.

-M-magnus, a-aspetta…possono vederci- devo usare tutto il mio autocontrollo per riuscire a far uscire fiato dalla mia bocca, considerato il fatto che Magnus ha cominciato a lasciare baci appiccicosi sul mio collo.

Lui alza la testa e posso chiaramente vedere nei suoi occhi l’eccitazione, lui invece può chiaramente vedere la mia eccitazione dai miei pantaloni.

-No, non preoccuparti- sta per continuare quella gradevole lenta tortura ma io lo blocco prima poggiandogli due dita sulle labbra per farlo fermare.

-Magnus io…vorrei che tutto questo continuasse, davvero ma…sono un po’ confuso. Scusami- e senza guardarlo negli occhi esco dal bagno il più in fretta possibile lasciandolo solo lì dentro.

 

 

            

 

 

 

POV CLARY

 

 

-Okay Simon, riprenditi presto- poi chiudo la chiamata.

È ora di pranzo e io credo proprio che mangerò sola soletta oggi; Simon si è ammalato e non mi sono fatta molti amici dall’inizio della scuola. A dire il vero non ho proprio parlato con molte persone, senza contare le tante che mi hanno mandato a quel paese ogni volta che a pallavolo le prendevo in piena faccia. In realtà una persona l’ho notata: si chiama Jace Wayland ed è un figo pazzesco, piace anche alle ragazze più grandi…

Entro nella mensa della scuola e mi avvicino al bancone dove si prendono i vassoi. Una ragazza dopo essersi riempita il piatto di una poltiglia che sembra porrige o uovo si incammina verso un tavolo come se avesse veramente intenzione di mangiare. Inorridisco. Non capisco per quale motivo ogni volta i cibi nelle scuole devono essere delle porcherie.

Riempio disgustata anche il mio vassoio e quando mi giro per andare a cercarmi un tavolo mi trovo un angelo davanti!

Jace Wayland è di fronte a me e l’unica cosa che riesco a fare e rimanere bloccata a guardarlo. Ci vuole una quantità di tempo imbarazzante per accorgermi che lo sto fissando, così distolgo lo sguardo.

-Clary, visto che mi sembra che non ci siano più tavoli liberi ti va di sederti al tavolo con me, Izzy e Alec?-

Deve aver notato la mia faccia stranita perché si affretta a spiegare che Alec e Isabelle sono i suoi fratelli.

-Okay- rispondo accennando un timido sorriso.

Jace fa cenno ad Alec e la sorella di venire con noi due. Si siede e faccio per sedermi nel posto accanto a lui, ma Alec ha già occupato il posto. Io mi sistemo sulla panca di fronte e Isabelle mi dice di scorrere per farle spazio.

-Io sono Isabelle Lightwood, la sorella di Jace- mi dice lei armeggiando per aprire la bottiglietta di acqua, che alla fine passa ad Alec. Certo che è una ragazza invidiabile: capelli neri lisci lunghi fino alla base della schiena, forme al punto giusto, alta, magra…insomma il genere di ragazze che sono il mio esatto opposto. Io sono bassa, piatta, nerd ed è già un miracolo che Jace mi abbia rivolto la parola.

Davanti a me i due ragazzi parlano. Ad un certo punto Alec scoppia a ridere per qualcosa che non ho sentito -Ti ricordi…- inizia, e si lancia in una storia piena di nomi di persone che non conosco, così non cerco nemmeno di seguirla. Ne approfitto per osservare Alec mentre parla con Jace. C’è in lui un’energia cinetica quasi febbrile che non aveva prima. È qualcosa in Jace ad attivarla, ad accendere quella scintilla.

Mentre Alec parla, Jace guarda in basso, sorridendo leggermente e tamburellando con le dita sul suo bicchiere d’acqua. È come se stesse pensando a qualcos’altro. Provo un improvviso lampo di solidarietà nei confronti di Alec. Non deve essere facile voler bene a Jace.

Ricordo che una volta Jace mi aveva detto guardando me e Simon insieme “Sto ridendo perché le dichiarazioni d’amore mi divertono, soprattutto quando si tratta di amori non corrisposti” , quando poi è lui che non si accorge che quello che Alec prova per lui non è solo amicizia.

Ad un certo punto Jace alza lo sguardo.- Che ne dite di andare in discoteca stasera?- dice ad alta voce interrompendo Alec a metà di una frase.

Alec si spegne, come se avesse finito le energie.- Io…-

-A proposito di discoteche, oggi un tipo mi ha dato questo biglietto- Isabelle fruga nello zaino in cerca di qualcosa. Trovato quello che cercava sventola un biglietto colorato in aria.- Stasera c’è una festa a casa di un ragazzo di questa scuola, un certo Magnus…- parla guardano il fratello di sangue che improvvisamente abbassa lo sguardo imbarazzato.- Alec, tu lo conosci-.

Il diretto interessato senza alzare lo sguardo borbotta un- non lo conosco ci siamo solo seduti accanto una volta-.

-Comunque io ci vado- Jace mi sembra abbastanza il tipo da feste.

-Anche io, tanto non ho niente da fare- butto lì.

-Io non lo so…non amo le feste- immaginavo anche la risposta di Alec.

-Tanto vieni per forza, ti trascino per i piedi io sennò- Izzy scocca al fratello un’occhiata furba.

-A che ora c’è la festa?-

-Alle 19:30 circa a casa sua, Brooklyn- legge dal biglietto la ragazza.

-Odio Brooklyn- sbuffa il moro.

-Non fare lo snob- dice Jace.

-Clary alle sei e mezza vieni a casa nostra così ci prepariamo insieme. Tu come ti vesti?- Izzy tamburella sul tavolo da pranzo le sue unghie laccate.

-Non lo so, credevo di andarci così: jeans e maglietta. Perchè?-

-Scherzi vero? È una festa, non un picnic- si passa una mano sul viso in modo teatrale.- Ti do io qualche bel vestito-.

 

 

 

 

POV ISABELLE

 

 

 

-Clary dai, fatti vedere!-

-No, non posso uscire così!-

-Puoi! Lo faccio anche io!-

-Ma io non sono come te!-

-Dai su! Se non vieni ti vengo a prendere io!-

Finalmente Clary si decide ad uscire. Le ho prestato uno dei miei vestiti più attillati. È corto fino a poco sotto il sedere, nero con delle paillettes nere molto luccicanti che formano dei disegni orientali su tutta la stoffa.

-Non so come muovermi-

-Io credo che se aggiungi le scarpe giuste- dico alzando le mani con da un lato degli stivaletti con la zeppa neri, e nell’altra mano delle decoltè nere tacco dodici.

Lei fa una smorfia specchiandosi nello specchio a muro di camera mia.- No io voglio dire, che neanche respiro da quanto è attillato-.

Scuoto la testa.

-Non hai qualcos’altro?- poi riflette.- O ancora meglio, io mi metto un jeans dei miei e siamo tutti felici-.

-Stiamo andando ad una festa Clary. E poi dovresti cominciare a vestirti in modo più…non lo so…carino? Insomma a Jace piacciono le tipe bollenti-.

Quando la vedo arrossire aggiungo alzando gli occhi al cielo:- Che c’è? Si nota a chilometri che ti piace-.

-Anche fosse? Tanto non credo di piacergli io-.

-Se tu non piacessi a Jace lui non ti avrebbe mai chiesto di sederti al nostro tavolo oggi- le faccio notare.- Vuol dire che è interessato, non è un tipo molto aperto, ma con te sembra che sia cambiato qualcosa-.

Va a provarsi le scarpe e alla fine le consiglio le decoltè, così arriva alla stessa altezza di Jace. Più o meno.

-Adesso c’è la parte che più preferisco: il trucco!- batto le mani muovendomi verso il mio bagno in camera e aprendone la porta.- Forza, entra!-

Prendo l’ombretto argento e comincio a spalmarglielo con un pennellino apposta. Poi prendo il mascara extra volume e inizio a metterglielo in silenzio.

Poi Clary chiede:- Posso farti una domanda?-

-Certamente-

-Alec è gay?-

La domanda mi coglie così di sorpresa, soprattutto fatta da una persona che comunque non conosco da molto tempo. Il mio polso ha uno spasmo tale che per poco non ficco il pettinino del mascara nel suo occhio.

-Oddio! Scusa ti ho fatto male?-

-No, no non è niente-.

Le prendo un fazzolettino di carta e mentre si strofina un po’ l’occhio reintroduco il discorso.

-Come lo hai capito?-

-Bhè…insomma l’ho notato da come guarda Jace, dalla luce che ha negli occhi-.

-Non lo devi dire a nessuno, capito? Succederebbe un casino se qualcuno lo venisse a sapere…So che non sono proprio la tua migliore amica, anzi scusa se ti ho trattato male in passato, qualsiasi cosa tu voglia che faccia, io la farò. Ma ti prego…-

-Isabelle tranquilla non lo dirò. Non pensavo che fosse una cosa tanto importante. Insomma, un mare di persone hanno fatto coming out-.

-Figurati, per me non è un problema, ma lo è per i miei genitori. Soprattutto per mio padre…non sono proprio persone che definirei “dalla mentalità aperta”. Se lo venissero a sapere lo caccerebbero di casa. O meglio mamma lo farebbe visto che papà vive da un’altra parte-.

-Non sapevo che i tuoi fossero divorziati- mi chiede scusa con lo sguardo. Clary è il mio esatto opposto, cerca di non farsi notare troppo e si mostra anche dal suo lato debole. È una persona abbastanza aperta per quello che ho potuto notare quelle poche volte che ci parlavamo a scuola o che Jace la invitava a casa nostra. Io invece penso che se i cuori si infrangono poi non si torna più come prima. O perlomeno questo è quello che ho visto fare: Alec non potrà dire ai miei che gli piace un uomo senza che lo caccino, i miei genitori si sono lasciati dopo lunghe litigate, e Jacebhè Jace è stato con il cuore a pezzi dopo la morte dei suoi.

-Ehi ragazze, siete pronte?- compare il mio fratello adottivo da dietro la soglia della porta.

-Si, ora vado da Alec, anche lui non sa mai cosa mettersi alle feste- rispondo io uscendo.

 

 

 

 

Scusate, scusate, scusate.

Non sono in ritardo, di più! Non avevo mai postato un capitolo dopo così tanto tempo, di solito sono abbastanza puntuale.

Spero di sentirvi a fine capitolo con una recensione. Ora passo ai ringraziamenti:

 

GRAZIE A QUESTE PERSONE CHE HANNO RECENSITO:

shadow11

Drachen

Kalisi_81

 

GRAZIE ALLE PERSONE CHE L’HANNO MESSA TRA I PREFERITI:

 Andra12 
Andru12 
Dio_dei_Fluff  

effie_394 
saochan 
shadow11

__Dreamer97

 

 

GRAZIE A CHI HA MESSO LA STORIA TRA LE RICORDATE:

Andra12

Deevid
Ehi_Ciao_3

 

GRAZIE A CHI HA MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE (WOW 16!):

Andra12 

Andru12 
carlikiller 
Deevid 
effie_394 
Fantasya94 
 fliflai 
LorasWeasley 
Lovely Midnight 
Misa_chan99 
mojo_jojoA7X 
nami78 

Ouden 
sery_as 
walker 
warbleron_01

 

 

Grazie davvero tante!

 

PS: se vi va potete andare su instagram, che ho una fan page che si chiama fangirls.are.everywhere

 

 

ALLA PROSSIMA, SPERO PRESTO!

 

SCRITTRICE NASCOSTA

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Delusioni d'amore ***


POV JACE

POV ALEC

 

-Jace! Jace dove sei?!- urlo andando avanti e indietro per il marciapiedi.- Jace!-

-Alec, lo hai trovato?- mi chiede una voce familiare da dietro le mie spalle.: è Isabelle. Ha il volto segnato dalla stanchezza (vista l’ora) e ha una certa disperazione nella voce. Di fianco a lei c’è Clary. Scuoto la testa.

-Non ti preoccupare, Jace è uno che sa cavarsela-, la rassicuro. Ma infondo, neanche io credo tanto nelle mie stesse parole.

 

 

 

 

3 ORE PRIMA…

 

 

 

 

POV ALEC

 

 

Mentre mi vesto continuo a pensare al perché io abbia acconsentito a venire. Non che Izzy mi abbia fatto scegliere. Non mi piacciono le feste: caos, alcolici, persone sudaticce…

Inoltre non ho mai bevuto, ho sempre avuto paura di ubracarmi e perdere il controllo dicendo cose di cui poi mi sarei pentito.

Mentre sono seduto ad allacciarmi le scarpe sento il ticchettio di dei tacchi alle mie spalle.

-Izzy, so che sei tu, e non ti preoccupare non me ne scappo dalla finestra-.

-Fidarsi è bene non fidarsi è meglio- replica con calma scrollando le spalle. Poi si siede sul letto, davanti alla sedia dove sono seduto io.

-Seriamente per venire ti metti un maglione? Alle feste si suda-.

-Non capisco perché ci tieni tanto che venga a questo stupido party- le chiedo.

-Ci tengo perché abbiamo iniziato una nuova scuola, con nuovi amici, nuovi professori, dicono tutti che gli anni del liceo sono gli anni più importanti perché si fanno nuove esperienze, e tu Alexander Lightwood ne hai da fare di esperienze-. Alzo gli occhi al cielo. Lei mi da una pacca fraterna sulla spalla e inizia ad andarsene, ma arrivata alla porta si ferma.

-Ah, dimenticavo. Alla festa ci vado con Simon-.

Fantastico, questa festa non potrebbe andare peggio.

-Se osa metterti le mani addosso….-

-Si,si, lo so. Spray al peperoncino-. Mi fa un occhiolino e esce dalla camera.

 

 

Proprio mentre esco vado a scontrarmi con Clary. Questa qui mi perseguita, penso, anche nei corridoi di casa mia.

-Scusa non ti avevo visto- si scusa con aria innocente.-Sto aspettando Jace-.

Incazzato per l’ultima rivelazione me ne vado senza prestarle attenzione. Non è giusto che un’estranea che conosce da pochi giorni abbia attirato l’attenzione di Jace, quando io ci sto provando da anni senza risultati.

-Ehi, potresti anche rivolgermi una parola-.

Faccio finta di non sentirla.

-Ehi! Sto parlando con te!-

Quella rossa nana non demorde proprio. Continuo a darle le spalle.

-Si può sapere qual è il tuo problema?-

-Il mio problema?- le faccio eco alzando le sopracciglia- Tu sei il mio problema.- le sputo la verità in faccia scandendo ogni parola con una lentezza velenosa.-Vieni qui e pensi di avere chissà quale diritto su Jace.-

-Stai parlando di Jace? Per tua informazione, è stata una sua idea. È stato lui a chiedermi di venire. È stato lui a chiedermi di venire alla festa. Non vedo dove sia il problema.-

-Non capisci- dico io – tu non lo conosci. Io lo conosco. Pensi che lui ci tenga a te ma ti sbagli. Tu sei solo una della lista delle tante ragazze con cui gli piace giocare. Tu non conti niente.-

-Ma cosa dici?- dice Clary – Jace è un bravo ragazzo e per quanto mi riguarda gli interesso e non mi farebbe soffrire. E poi se anche fossi una della lunga lista di ragazze con cui gli piace uscire - mi fa eco – allora cosa c’è di diverso stanotte?.-

Perdo il controllo – Che per la prima volta sembra che gli interessi sul serio! Che preferisce uscire con una sciacquetta nana che non conta nulla, piuttosto che con me, con suo fratello! Di solito ci sono io con lui, ci sono io con lui quando ha bisogno di aiuto o quando ha qualche problema. Io ci sono stato quando ha perso i suoi genitori, non c’eri tu! Tu non conti niente  nella sua vita, sei solo…-

Ma non mi fa finire la frase che interviene interrompendomi:

-No. Può darsi che non ci sia stata in passato per lui, ma io posso dargli cose che tu non puoi dargli.-

Le mie labbra si sollevano in sorriso amaro. – Può essere- dico. – Ma non credo che la vostra “ storia” durerà a lungo. Fai fare a Jace cose  che lui non farebbe. Lo fai diventare un’altra persona e…-

-Ho una notizia fresca di stampa per te- sbotta la rossa. – Io non faccio fare un bel niente a Jace. Jace fa quello che gli pare. Se lo conoscessi davvero bene come dici, dovresti saperlo.-

-Non sai quello che dici- replico.

-Si che lo so invece. E tu mi odi così tanto perché vorresti essere al mio posto. Perche tu sei innamorato di Jace. Ammettilo-.

Sconvolto le chiedo:- chi te lo ha detto?-

-Jace.-

Quella risposta mi gela il sangue nelle vene. La mia faccia sembra quella di qualcuno che ha appena ricevuto uno schiaffo.

-No…- sussurro tra me e me – non…non è possibile.- sembra che la nana stia godendo del mio dolore. Mi viene da piangere, ma non piango.

-Si invece. Ha detto che gli fai ribrezzo, visto che provi queste cose per un fratello. Ha detto che…-

Non le faccio finire la frase che con una velocità e una forza che non sapevo di avere, mi avvento su di lei e le afferro i capelli con una mano per avere un punto con cui sbatterla violentemente contro la parete. Poi con una mano le afferro la gola tenendola sempre al muro. Lei trattiene il respiro.

-Non dire un’altra parola.- la avverto. Oramai i nostri volti sono a pochi centimetri di distanza. – Non dire mai più e a nessuno una cosa del genere o giuro che ti ammazzo.-

Detto questo me ne vado chiudendomi la porta alle spalle. Tutto ad un tratto la rabbia cresce dentro di me come un’ondata nera…rabbia contro Clary, perché in parte aveva ragione, rabbia contro tutto e tutti: contro Jace che ho sempre visto come un fratello e che adesso ha detto quelle cose su di me, contro i miei genitori che non ci sono stati mai e non ci sono mai, rabbia contro Magnus che baciandomi mi ha incasinato di più la mia già incasinata vita. Ma soprattutto provo rabbia contro me stesso per essere così come sono.

Svolto l’angolo e mi accascio con le spalle alla facciata di una casa in un vicoletto illuminato fiocamente da due lampioni. Piano piano mi affloscio fino a sedermi per terra con le gambe strette al petto e la testa poggiata sulle ginocchia.

 …gli fai ribrezzo, visto che provi queste cose per un fratello…

…gli fai ribrezzo…

Queste parole mi rimbombano nella testa, ed ogni volta che sento l’eco di quella frase, sento una fitta al cuore, come se milioni e milioni di piccoli aghetti si conficcassero dentro di esso andando sempre più in profondità.

Soffro in silenzio, come oramai da anni sono abituato a fare. Lascio solo che una tacita e solitaria lacrima mi scivoli dall’occio rigando la guancia.

 

 

 

 

POV SIMON

 

 

È da qualche manciata di minuti che sto aspettando Isabelle per accompagnarla alla festa. Ma si sa, le ragazze amano farsi desiderare, e Isabelle Lightwood ama farsi desiderare.

Sono appoggiato al cruscotto del furgone che mi ha prestato Eric per l’occasione perché, parole sue: quando ti ricapita che una ragazza della sua portata ti rivole la parola! ,e in effetti ha ragione, che sento una voce angelica chiamarmi da dietro.

-Simon!- è Isabelle. Ed è bellissima: è fasciata in un attillato abito rosso e scollato, completato con dei tacchi alti a spillo. Roba bollente insomma.

-C-ciao- riesco a farfugliare. E dai Simon! Non cominciare a fare l’ebete proprio adesso.

Mi schiarisco la voce e le apro la portiera. Mi guarda e sorridendomi mi dice un ‘grazie’. Entro in macchina e comincio a guidare, mentre lei accende la radio e sceglie una canzone.

Inizialmente tra di noi cale un silenzio imbarazzante, finchè lei non decide di interromperlo.

-Hai visto Star Wars?- un chiaro riferimento alla mia T-shirt.

-Si. Anche tu?-

- Ti dirò un segreto, ma non dirlo a nessuno. Ho visto tutti i film e li ho adorati, ma non dirlo a nessuno o il mio stato a scuola potrebbe cambiare da CAPO CHEERLEEDER a MEMBRO DEL CLUB DELLA LETTURA.- fa una smorfia.-

-Tranquilla.- mi metto una mano sul cuore, mentre l’altra la tengo salda sul volante. – il tuo segreto è al sicuro con me. Parola di scout.-

-Hai fatto lo scout? Forte.-

Wow quell’appuntamento stava andando piuttosto bene. Sempre se era…bhè…un appuntamento.

L’unica cosa che nnon devi fare Simon, penso, è chiederlo.

Prima che possa tacere chiedo.

-Senti, per te questo è un appuntamento?-

Simon sei un’idiota.

-Non lo so. Tu vorresti che lo fosse?- mi chiede con voce suadente.

-M-mi piacerebbe molto- per fortuna è un’ora abbastanza tarda da non far vedere la mia goffaggine e il rossore sulle mie guance.

 

 

L’appuntamento continua bene tra battute e musica parliamo un po’ di noi e guardandola ridere alle mie imitazioni dei personaggi di Star Wars non posso pensare altro che al fatto che tu sia una rubacuori, Isabelle Lightwood.

 

 

 

 

 

POV MAGNUS

 

Sono soddisfatto del mio lavoro, penso guardandomi in giro. Ho trasformato casa mia in un ambiente fantastico per una festa: luci colorate, bevande e alcolici di qualsiasi tipo, e tra poco arriveranno gli invitati.

Sento qualcuno bussare alla porta, ormai si è fatta ora, così vado ad aprire con uno dei sorrisi che so che fanno sciogliere ragazzi e ragazze. Si riversa in poco tempo una marea di persone, tant’è che la festa si espande fino al giardino, ho invitato tutto il liceo. In realtà la maggior parte delle persone che si sono introdotte in casa mia neanche le conosco, io spero di incontrare una persona. Spero di incrociare un paio di enormi occhi azzurri, ma non credo che questo accadrà mai. In poco tempo già molte bottiglie di alcolici sono vuote e sparpagliate in tutta la casa, tranne in camera mia e di Catarina, che sono chiuse a chiave. Le camere degli ospiti invece le ho lasciate aperte perché c’è sempre qualcuno che vuole darsi da fare. Anche io l’ho fatto, lo faccio. Mi piace avere il divertimento senza però doversi impegare seriamente, così go sempre fatto da dopo Camille. Tutti i miei partner, che sono più compagni di letto, la pensano come me. Ho visto qualcosa in Alec, nei suoi occhi, nel suo modo di comportarsi e di reagire che però mi spinge a non farlo anche con lui. Lui ha l’aria di un ragazzo puro, affidabile e, per quanto mi ha detto, senza esperienza.

Inoltre non mi va di ferire i suoi sentimenti o di spezzargli il cuore, perché so come ci si sente, e non è affatto una bella sensazione.

Una ragazza dal vestito provocante si sta strusciando addosso a me a ritmo di musica, e chi sono io per non assecondarla?

Balliamo finchè la folla non ci spinge in due parti opposte e, visto che mi trovo vicino al bancone di drink, mi faccio un bicchiere. Per un bicchiere intendo cinque o sei bicchieri di qualche bevanda dal colore sospetto. Ma non sono ubriaco, conosco i miei limiti e non mi spingo mai oltre, o se lo faccio è in circostanze speciali.

Mi piace il divertimento, ma per divertirmi devo rimanere lucido.

 

 

 

 

Non mi uccidete vi prego T.T

Chiedo scusa e non so neanche in quante lingue ve lo devo dire ma sinceramente non riuscivo a scrivere, sia per mancanza di tempo, sia per mancanza di voglia.

Spero che la mia storia vi sia piaciuta e vi invito ad essere presenti quando pubblicherò il capitolo seguente, che non ho ancora scritto, ma ce l’ho in testa ed è davvero molto eccitante.

Non per fare spoiler ma comprende un Alec che dorme a casa di Magnus e….non dico altro.

Spero che vi facciate sentire con una recensione, perché mi fanno davvero molto molto piacere.

Ringrazio tutte le persone che recensiscono, che seguono, che ricordano, che mettono tra i preferiti la mia storia perché sono davvero tante e spero che un giorno andando avanti questa mia raccolta di capitoli possa avere abbastanza successo.

Mi scuso ancora.

Alla prossima.

Tantissimi baci e buone vacanze dalla vostra,

SCRITTRICE NASCOSTA ;3

 

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