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Ciao, mi chiamo Alexander Lightwood, per tutti sono Alec però, solo i
miei genitori mi chiamano con il nome completo, a volte
Ciao,
mi chiamo Alexander Lightwood, per tutti sono Alec però, solo i miei genitori
mi chiamano con il nome completo, a volte anche Izzy quando….okay una cosa di
me la avrete capita, sono logorroico ed uno sfigato.
Ho
quindici anni, i miei sono divorziati ed ho poche certezze nella vita, una
delle quali è questa: sono pazzamente innamorato di mio fratello. Ehi,
aspettate un momento non prendetela male, lui non è mio fratello di sangue, è
una specie di fratello adottivo. Jace è bellissimo, pechè è così che si chiama,
comunque stavo dicendo…ah si! Ha quei capelli biondiche riflettono la luce del sole. Poi i suoi occhi profondi come
il mare. E la sua forma decisa del viso. E quel sorriso, che rende felice anche
me. Dio, quel ragazzo mi frega ancora!
Credo
che abbiate capito come stanno le cose, ma nessuno sa che mi piace, tranne mia
sorella, Isabelle, ma a lei dico tutto. Oggi è un giorno molto molto importante
e sono terrorizzato: oggi è il primo giorno di liceo. Io sono una persona molto
semplice e simpatica, credo, l’unica cosa che odio del mio carettere è la
timidezza, e non ho idea di come fare a sopravvivere a questo anno, a questi
anni.
Sono
le sei circa, di solito mi sveglio alle sei e mezza, ma l’agitazione non mi da
tregua neanche nel sonno. Ho così deciso che per chiarirmi le idee mi andrò a
fare una doccia; allora preparo asciugamano e vestiti molto semplici per
affrontare la mattinata.
Una
volta lavato e vestito scendo le scale della nostra villetta a due piani (e la
mansarda) e mi preparo caffè e cornetto sul tavolo per la colazione. In questo
momento, alle sei e quarantacinque, Izzy scende dal pano superiore e noto che
ha il cellulare all’orecchio e sta parlando al telefono, probabilmente con
quella ragazza, come è che si chiamava…ah sì, Maia.
Le
ascolto un po’ e capisco che stanno parlando di come vestirsi per la mattinata
di oggi. Isabelle è molto bella, la ragazza che tutti vorrebbero avere: decisa
ma delicata, femminile ma non una di quelle ragazze tutto trucco e smalto. Sta
mattina è vestita con una maglietta bordeaux, un pantalone nero molto
attillato, troppo per i miei gusti di fratello maggiore direi, degli stivaletti
neri bassi e l’immancabile anello di famiglia che le hanno regalato alla
comunione inciso per lei. Ha i lunghi capelli neri sciolti sulla schiena,
profuma di thè verde e ha messo il mascara.
Dopo
poco arrivano anche mamma Jace. Anche lui è vestito e sistemato perfettamente:
capelli biondi voluminosi e perfetti, maglietta nera con giubbotto di pelle del
medesimo colore, ed i pantaloni di pelle anch’essi neri. Insomma come avrete
capito ci piace il nero.
-Isabelle,
Jace, Alexander, vi accompagno a scuola, prendo solo le chiavi della macchina e
partiamo- dice mamma mentre facciamo colazione.
-Stai
scherzando spero?-dice sicura di se mia sorella, poi però vede mamma seria e
aggiunge-Scherzi vero? Se ci presentiamo a scuola con i genitori non saremo
solo i novellini, ma anche gli sfigati.-conclude.
-E
da quando i genitori fanno fare brutta figura?- chiede mamma alzando le
sopracciglia.
-Izzy vuole dire che la scuola è vicina e che quindi non
c’è bisogno che ci accompagni- interviene Jace pronto, come al solito.
Fortunatamente la beve e così noi ce ne possiamo tranquillamente andare di casa
da soli. Dopo circa dieci minuti di camminata per le strade arriviamo e ci
ritroviamo dinnanzi un mega palazzo dalla struttura imponente e massiccia che
pullula di ragazzi, quasi tutti più grandi di noi.
La
mia paura è aumentata e quasi quasi me ne tornerei a casa, ma non sembra lo
stesso per Izzy che è corsa ad abbracciare la sua migliore amica Maia. Lei
perlomeno conosce qualcuno io no, apparte loro due e mio fratello naturalmente.
In realtà io non ho amici, sono sempre stato l’asociale della classe, sarei
stato anche un buon bersaglio per i bulli, ma loro a me non si avvicinano
perché hanno paura di Jace. O quantomeno lo rispettano.
Suona
la campanella e tiro un bel respiro: la mattinata è appena iniziata.
Ciaooo!!!
E’ la prima fanfiction che scrivo
dove i personaggi sono mondani e quindi spero che sia venuta bene. E’ anche la
prima, che non sia una lettera ma un vero e proprio racconto, che scrivo in
prima persona. Infatti è stato un po’ complicato.>_<
Ringrazio chi è arrivato a leggere
fino a qui e fatemi sapere se vi piace tramite recensioni. Se questo capitolo
va bene pubblicherò il prossimo dove comparirà anche Magnus!
Appena varchiamo la porta dell’edificio veniamo travolti
da una mandria di ragazzi. Per mia fortuna sono alto e così riesco a vedere
qualcosa e a respirare al di sopra dei corpi accaldati degli altri studenti.
Superata
la barriera di adolescenti io, Jace, Izzy e Maia, riusciamo a raggiungere la segreteria
dove ci daranno i fogli con gli orari delle nostre lezioni. La signora dietro
al bancone va sulla cinquantina d’anni, ha i capelli tagliati a spazzola
bianchi palesemente tinti, un maglione nero ed una gonna lunga fino al
ginocchio del medesimo colore.
Abbiamo
tutti e quattro gli stessi corsi.
-
Fantastico- commenta Isabelle sarcasticamente- alla prima ora abbiamo lettere-.
-Bhè
poteva andarci peggio- le fa notare Maia- tipo algebra-.
Ci
incamminiamo verso l’aula di lettere e mi sembra strano che Jace non abbia tto
niente; poi con mio grande disgusto e….gelosia, noto che sta fissando da dietro
una ragazzina alta un metro e un tappo circa affiancata da un ragazzo
abbastanza alto dai capelli castani e gli occhiali. L’unica cosa che posso vedere
della ragazza è che ha i capelli rosso fuoco e che si sta dirigendo verso la
nostra aula. Purtroppo.
Finalmente
entriamo in classe. Mia sorella e la sua amica raggiungono in fretta gli unici
posti a coppia vuoti rimasti, così a me e a Jace non rimane che dividerci nei
due posti separati rimasti. Jace prende posto accanto ad una ragazza bionda che
gli ha fatto l’occhiolino. Io invece mi devo sedere vicino ad un ragazzo che
difficilmente passa inosservato. Ha svariati buchi alle orecchie, i capelli,
che sembrano campare di vita propria, sono mantenuti dal gel e sembra avere un
anno in più di me. Per quanto riguarda il vestiario, bhè, lo stile rimane
quello: maglietta giallo fluo con scritte poco ortodosse sopra, pantaloni di
pelle nera che lasciano poco alla fantasia…ora che ci penso stanno cadendo un
po’ troppo in basso, per i miei gusti. Allora distolgo lo sguardo e arrossisco,
cosa che mi da abbastanza ai nervi.
-Ehi
dolcezza- sussurra al mio orecchio facendomi rabbrividire- hai buon gusto, a
quanto vedo. Ti sei seduto accanto a me-.
D’accordo,
so di essere uno sfigato, praticamente non servo all’umanità, ma perché dico
io, il posto accanto al ripetente capita a me?
Fortunatamente
il professore entra in classe e tutti ci alziamo in piedi silenziosamente.
Allora comincia a fare l’appello, in orrdine alfabetico per cognome,
fortunatamente, altrimenti sarei stato il primo. Il mio nome comincia con la A.
Scorrendo con i cognomi il professor Fox arriva a…
-Bane?-
poi alza la testa in direzione del mio compagno di banco e alza un
sopracciglio- Bane- ripete sovrappensiero- Dio sta mettendo a dura prova la mia
pazienza, rimettendomi te tra i miei alunni. Cosa abbiamo intenzione di fare
quest’anno eh?-
-Non
lo so, è lei il professore, se non lo sa lei il programma di quest’anno, perché
mai dovrei saperlo io?- risponde di rimando l’interpellato con un sorriso furbo
in volto.
-Cominciamo
bene!- dice rabbioso il professore con la voce che grondava di sarcasmo.
Da
questo dialogo cominciano a levarsi dei piccoli brusii di sottofondo. Io
rimango in silenzio finchè il mio vicino di banco non mi dice piano: -Sai io
l’anno scorso sono stato bocciato per cattiva condotta-.
Io
in risposta deglutisco.
Alla
fine della lezione lui, il cui nome ho scoperto che è Magnus, mi fa
l’occhiolino e mi dice di chiamarlo. Solo dopo realizzo che in effetti non ho
il suo numero, e che anche se ce l’avessi, non lo farei. Poi abbasso lo sguardo
sul mio diario e vedo che in una scrittura molto elegante c’è scritto: Chiamami
dolcezza ;P e poi un numero.
La seconda
ora mi capita algebra, poteva andarmi peggio, tipo sport. In realtà le materie
scientifiche mi piacciono, e la cosa mi rende un secchione. Fortunatamente
passa in fretta e così possiamo fare ricreazione. Esco dall’aula e trovo Izzy e
Maia a chiaccherare vicino una macchinetta delle merendine. Mi avvicino e
chiedo dove è Jace.
-Mi
pare di averlo visto con una rossa- butta lì mia sorella.
Mi
guardo intorno e vedo Jace appoggiato al’armadietto, nella posa da rimorchio,
che parla con la ragazza del corridoio.Ora che non è più girata di
spalle posso vedere come è fatta: ha profondi occhi verdi, la faccia spruzzata
di lentiggini e sembra in imbarazzo.
Alla
fine delle lezioni torniamo a casa ed ognuno si rintana nelle rispettive
camere. Io mi butto sul letto con il quaderno tra le mani ed una sola frase per
la testa: Magnus lo chiamo o no?
Ma ciaooooo!
Questo capitolo l’ho pubblicato molto presto perché volevo andare
avanti con altre storie, perché volevo farvi un regalino di natale e perché l’avevo
scritto e quindi ho pensato: perché non lo pubblico?
Spero che vi sia piaciuto, fatemelo sapere in una recensione se
volete. Ringrazio tutte quelle personcine che leggono la storia, quelle che
arrivano fino a qui, quelle che recensiscono e via dicendo.
Ringrazio Marty-sezzy e Dranchen (siete troppo dolci :P)
Ed in fine ringrazio anche mia sorella più grande che mi ha
suggerito la frase “…e vedo Jace appoggiato al’armadietto, nella posa da
rimorchio,…”
Alla fine Magnus non lo chiamai. E’ passata una settimana da
quando ho iniziato a fequentare il liceo, e mi sono informato un po’ su di lui.
Non prendetemi come stolker, solo mi aveva incuriosito. Il suo modo di fare, di
comportarsi, quei suoi sguardi che mi lancia di tanto in tanto…
Dopo questa parte da tredicenne mestruata, passiamo alle
cose serie. Ho scoperto varie cose su di lui, e diciamo che non ha un bel
passato, ed una parte di me prova pena per lui. L’anno scorso, quando è stato
bocciato, gli sono morti entrambi i genitori in una sparatoria a Central Park.
Sempre quell’anno era findanzato con una ragazza di nome Camille, che adesso
sta al secondo anno, che invece di confortarlo ed aiutarlo, gli aveva detto che
era una lagna e lo ha lasciato. Ma vorrei vedere lei in lutto!
Okay, diciamo che tutto me stesso prova pena per lui. E’ che
a volte mi ritrovo a pensare che non è giusto che ci sono alcune persone che
sono ricche, belle, intelligenti; e poi eltre che subiscono simili disgrazie.
Comunque girano voci che da quando si è lasciato, Magnus non prende più nessuna
storia sul serio, che insomma va un po’ con tutti ma non seriamente.
Però c’è qualcosa in lui, nella luce dei suoi occhi che mi
fa venire voglia di dargli una possibilità, un’occasione. Un’altra parte di me
invece ha paura di buttarmi in una relazione seria, visto che non sono mai
stato con nessuno, e che non ho mai fatto….coming out.
Mentre rifletto scendo al pano inferiore, sono le quattro
meno un quarto di pomeriggio, ed oggi è Domenica. Domenica. Solo una cosa vuol
dire questa parola: niente scuola. Isabelle uscita con il tipo amico della
rossa, credo si chiami Simon, hanno iniziato a frequentarsi quei due, e la cosa
non mi piace affatto. Io e Jace dovevamo andare in palestra insieme ad
allenarci, ma da quando ha conosciuto quella stro…stupida di Clary (la rossa),
non fa altro che passare del tempo con lei, mentre a me non mi calcola proprio.
Il tintinnare del mio cellulare mi fa destare dai miei pensieri,
così lo prendo e vedo chi mi ha mandato un messaggio. Rimango a bocca aperta: è
Magnus!
Ore 16:54
Ehiii, cosa fai di bello?
Non so cosa pensare, io il mio numero non glielo ho dato.
Inoltre non posso neanche far finta di non averlo letto, visto che siamo su
Whatsapp e si può vedere se una persona ha letto o meno un messaggio. Mi sta
andando in pappa il cervello. E’ solo un messaggio, niente di importante…credo.
Ore 16:00
I compiti. Tu?
I compiti. I compiti. Di tante cose che esistono al mondo io
ho detto a Magnus Bane che sto facendo i compiti?! Vado un momento alla
stazione a buttarmi sotto al primo treno che passa.
Ore 16:02
Io non ci ho capito niente. Non è che posso venire a casa
tua così me li spieghi?
Se gli rispondo no sembrerò scortese, quindi gli rispondo
sì. Ma solo per pura cortesia, sia chiaro.
Ore 16:02
D’accordo. Per studiare.
Ore 16:02
Certo dolcezza;)
Perché mi chiama sempre così?! Il mio nome è Alec,
non…dolcezza. Naturalmente arrossisco, è l’unica cosa che sono in grado di fare
d’altronde. Odio la mia carnagione chiara perché, qualora io arrossisca, si
nota moltissimo.
Ore 16:03
Non chiamarmi così però. Mi chiamo Alec.
Ore 16:03
Ok.
Ore 16:03
Dolcezza ;3
Vabbè. Ci rinuncio.
Ore 16:03
A che ora vieni?
Ore 16:04
Tra una mezz’ora va bene?
Ore 16:04
Ok.
Mentre aspetto che arrivi Magnus, riordino la casa. Sistemo
i cuscini sul divano, tolgo i capelli dal lavandino, ed altre cose abbastanza
normali che fanno tutti. La casa non mi è mai sembrata più vuota di così.
D’altronde sono solo a casa. Se mia madre o Jace mi trovassero a casa con
Magnus sarebbe un casino. Aspetta, perché? Dobbiamo solo studiare. Lo fanno
tutti, no?
Mentre riordino mi metto a pensare a mio padre, non so
perché, ma lo faccio. I ricordi che ho di lui non sono felici. I miei genitori
si sono lasciati quando avevo undici anni, lui non c’era quasi mai a casa e
quando tornava lui e la mamma litigavano sempre. Io prendevo Isabelle e la
portavo in camera mia distraendola con le chiacchere, perché lei era più
piccola, e ci stava più male. Jace non diceva niente, entrava in camra sua,
chiudeva la porta, e innalzava i muri del menefreghismo. Lui in famiglia ha
sicuramente subito drammi peggiori. Quando i miei l’hanno preso era perché
anche i genitori adottivi erano morti, lui aveva dieci anni. Una volta ricordo
che ero da solo a casa con la mamma e scesi le scale per andare in cucina, la
trovai in camera a piangere. Entrai e le chiesi che cosa era successo, lei mi
abbracciò e mi disse che le erano scese le lacrime perché stava tagliando le
cipolle; io sapevo che non era vero. La sera prima avevo sentito mamma che
urlava contro papà e gli diceva che doveva vergognarsi, che aveva una famiglia
alle spalle e che non avrebbe dovuto tradirla, che non si sarebbero mai dovuti
sposare.
Fortunatamente suona il campanello e mi sdradica da questi
brutti ricordi. Vado ad aprire e mi ritrovo davanti la figura snella e luminosa
di Magnus Bane.
-Ciao-
-Ciao-
-Prego- dico facendolo entrare.
-Carina la casa- osserva lui.
-Grazie- poi noto che è a mani libere- dove sono i tuoi
libri?-.
-Libri? Quali libri?- Magnus corruga la fronte.
-I tuoi libri. Quelli che ci servono per studiare, hai
presente?-
-Ah, che sbadato, me ne sono dimenticato- dice preoccupato
in modo teatrale. Crede che sia stupido? Lo capirebbe anche un allocco che lo
ha fatto a posta. Sbuffo silenziosamente e mi siedo con lui al tavolo del
salotto, dove sono i miei appunti, l’astuccio, e la roba della scuola.
Dopo un’oretta e mezzo di studio, per così dire, alzo lo
sguardo e vedo che mi sta fissando, allora sposto lo sguardo altrove.
-Perché mi fissi?- insomma è una domanda logica.
-Perché sei attraente- butta lì facendomi arrossire- che c’è
sei fidanzato? Chi è il fortunato?-
-Coa ti fa credere che io sia…gay?- dico ingenuamente.
-Uno: perché lo sono anche io, e sono attraente, e tutti
diventerebbero gay per me; due: perché, insomma, si vede come sbavi dietro a
quel biondino!- rimasi un po’scioccato da quell’affermazione, ma poi risposi.
-Comunque non sono fidanzato e non lo sono mai stato con
nessuno-
-Un bocconcino come te non si è mai trovato nessuno?-
-No, e nessuno a parte te e mia sorella sache sono gay, quindi per favore, non dirlo a
messuno-
-D’accordo-
-Bene. Ora dobbiamo fare storia- meglio cercare di cambiare
argomento- ho i libri in camera da letto, li vado a prendere-.
Salgo le scale della camera da letto eprendo i libri, ma
quando mi giro mi ritrovo Magnus davanti. Salto per lo spavento e cado sul
letto insieme a lui. Lui sopra io sotto. Le mie guance vanno in fiamme,
naturalmente. Lui sorride.
Giusto per farmi sprofondare un po’di più nel mio
imbarazzamento, Izzy torna a casa e per andare in camera sua passa davanti alla
mia con la porta aperta, e ci trova così.
-Oh scusatemi- dice con un sorrisetto furbo in faccia-
davvero, non volevo interrompervi-.
Così mi alzo frettolosamente in piedi e mi alliscio la
maglietta stropicciata.
-Ma noi non stavamo facendo niente, davvero- mi affretto a
dire- stavamo studiando-.
-Si, come no. Al massimo l’unica materia che potevate
studiare in quella posizione è scienze, il corpo umano- e se ne va.
-Mi sta simpatcatua sorella-.
Poco dopo Magnus se ne andò, mia madre e Jace tornarono e
cenammo insieme. Poi andai a dormire.
Quella fu la prima notte in cui sognai Magnus Bane.
Ciaoo!!!
Scusate se ho pubblicato un po’ in ritardo, ma ho avuto da fare. Spero che
anchequesto capitolo vi piaccia, e non pensavo che questa fanfiction potesse
riscuoterequesto piccolo successo.
Ringrazio Marty_sezzy che è sempre presente ;)Ringrazio le due persone che l’hanno messa
tra le storie preferite : Marty sezzy e Dreamer97. Ringrazio Deevid, che l’ha
messa tra le ricordate. Ringrazio poi le quattro persone che l’hanno messa tra
le seguite: cioè Deevid, fliflai, nami78, carlikiller.
Detto questo mi piacerebbe
sapere cosa ne pensate in una recensione, e tornerò presto con il prossimo
capitolo.
Il rumore insistente della sveglia mi fa destare dal mio
sonno. Non che questa notte io abbia dormito chissà quanto, però. Ho passato la
notte a girarmi e rigirarmi tra le coperte fredde del mio letto. Ho sognato
Magnus, e diciamo che chi mi vede se ne può…accorgere.
Vado in bagno a fare una doccia fredda, molto fredda,
cercando di non bagnarmi i capelli, visto che devo andare a scuola. Finita la
doccia prendo lo zaino, scendo le scale, e lo metto vicino al tavolo dove devo
fare colazione.
Faccio la colazione insieme a Jace e Isabelle, mamma fa
colazione al bar sotto il suo ufficio. Isabelle per fortuna ha la discrezione
di non fare commenti sul pomeriggio precedente. Non ora, non davanti a Jace.
Guardo l’orologio e vedo che siamo in ritardo. Io devo ancora lavare i denti,
così dico a Jace e Izzy di cominciare ad andare verso scuola. Loro
acconsentono; così vado in bagno, lavo i denti, prendo una felpa rigorosamente
nera, lo zaino, e vado a scuola anche io.
Mentre cammino comincio a pensare agli avvenimenti di questa
domenica: al fiato caldo di Magnus sul mio collo, al suo corpo perfetto, alla
sua risata, che in qualche modo strano mi fa venire una stretta al cuore.
Ricordo che una volta ho letto, non ricordo dove, una frase che diceva così:
Se amate qualcuno per la sua
bellezza non è amore,ma
desiderio.
Se amate qualcuno per la sua
intelligenza non è amore, ma
ammirazione.
Se amate qualcuno per la sua
ricchezza non è amore, ma
interesse.
Se amate qualcuno e non sapete il perché,
questo è amore.
Io non so se amo Magnus, ma so che mi fa provare
qualcosa. Qualcosa di indecifrabile, qualcosa che non ho mai provato prima
d’ora. Non sono bravo in queste cose.
Mi sono riperso nei miei pensieri, e non mi accorgo che ha
cominciato a piovere. Cazzo, penso,oggi non me ne va una bene.
Naturalmente non ho l’ombrello, e da qui a scuola ne ho di strada da fare a
piedi. Cerco di non bagnarmi provando a passare in ogni angolo coperto,
inutilmente. Il vero problema non è solo che non ho l’ombrello, o che ho solo
la felpa per coprirmi, visto che siamo a settembre, ma ora ci si mette anche il
vento che mi schiaffeggia il viso e mi bagna la faccia.
Chiamatela sfortuna, ma proprio in quel momento passa una
macchina, la macchina dove sono Magnus ed il suo amico (bastardo) Ragnor.
Naturalmente vedono me e una mega pozzanghera e decidono bene di passarci sopra
per farmi uno scherzo. Perfetto, ora quindi sono bagnato come il panno che si
usa per lavare per terra. Per un misero secondo ho pensato di piacergli. Amare
una persona non significa che quella persona ti debba per forza amare a sua
volta, mi ripeto, l’amore non è un debito. Però cavoli se fa male.
Per un misero secondo avevo pensato di poter piacere a qualcuno che non sia la
mia famiglia, ma evidentemente mi stavo solo illudendo.
Quando arrivo a scuola Isabelle e Jace mi guardano
preoccupati.
-O mio Dio Alec, che cosa ti è successo? Sei fradicio-
constata Izzy.
-Pioveva e non avevo l’ombrello- rispondo secco.
-Così ti prenderai una bell’influenza, fratello- Jacemi guarda con aprensione. Come un fraello
potrebbe guardare un fratello.
-Non preoccupatevi. Va tutto bene. Ora andate a lezione-
così si allontanano.
Mi avvio verso il mio armadietto per prendere i libri e le
scocciature non finiscono mai. Ecco che arriva Magnus, con la sua solita aria
da figo, che si avvicina a me.
-Scusa davvero, quella pozzanghera ci è praticamente
piombata davanti, insomma, era impossibile da evitare-
-Si, come no- prendo un bel respiro- quello che non capisco
è il motivo per cui mi stai sempre intorno. Insomma sono uno sfigato, me ne
rendo conto, ma non puoi andare a rompere a qualcun altro, perché ce l’hai con
me? Già mi è difficile adattarmi in una qualsiasi scuola-.
-Non è che tu non mi piaccia, o che ti ho preso di mira. Anzi,
tu hai qualcosa di particolare che gli altri non hanno. Il punto è che non sei
proprio il tipo popolare che è conosciuto in tutta la scuola, e farmi vedere
con te potrebbe, ecco, rovinarmi la reputazione-.
Magnus è stato sincero, troppo per i miei gusti, e quelle
parole mi hanno ferito come una pugnalata. Come può una persona rovinarti in
meno di un secondo?
Così sbatto la porta dell’armadietto e me ne vado
velocemente. Gli occhi mi bruciano per le lacrime trattenute. Devo sbattere le palpebre
velocemente per mettere a fuoco la realtà, le lacrime mi hanno offuscato la
vista. Non posso piangere, non voglio piangere. Non al liceo.
Entro velocemente in classe e mi siedo all’ultimo banco,
oggi non ho voglia di seguire la lezione.
Quando finalmente posso tornare a casa, salgo le scale, poso
lo zaino e mi lavo le mani. Poi scendo al piano inferiore e mi reco in cucina,
mamma ci saluta e ci mette il pranzo a tavola. Mangiamo, Izzy racconta un po’
come è andata la mattinata scolastica. Io invece me ne sto qui seduto a
mangiare in silenzio, pensando alle parole di Magnus.
Finito di mangiare andiamo tutti in camera nostra a fare i
compiti. Così se ne va un altro pomeriggio. Naturalmente l’unico che starà
studiando seriamente sono io sicuramente, insomma Jace non ne ha bisogno, e
Izzy passa la maggior parte del suo tempo al cellulare. Io mantengo la
concentrazione finchè non inizia a squillare il mio telefono. Ora non ho voglia
di parlare con nessuno. Vedo sul display che c’è scritto MAGNUS. Dopo averci
pensato un po’ riattacco. Okay, forse la sto prendendo un po’ troppo
seriamente, ma ci sono rimasto male.
Dopo cena io mi metto il pigiama, mi lavo i denti, e sto per
cominciare a leggere un libro nel mio letto quando vedo spuntare una folta
chioma di capelli neri da dietro la porta di camera mia: Isabelle.
-Ciao, ti serve qualcosa?- le chiedo gentilmente.
-Volevo chiederti se andava tutto bene. Ti vedo triste?-
-Non preoccuparti per me-
-Dici sempre che non dobbiamo preoccuparci per te, mentre tu
per noi ti preoccupi sempre-.
-Poi te lo dirò-
-Okay- la vedo esitare un momento- posso dormire con te?-
-Va bene- così si accuccia accanto a me. E’ così bella
quando dorme. Non ha bisogno di fingere di essere qualcun altro. Le poso un
bacio sulla guancia e la vedo sorridere; forse non tutto è brutto come penso.
Ciaone!
E
rieccomi qui! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Mi piace molto
vedere che in tanti seguono la mia storia, davvero grazie >-<
Ringrazio
tutte quelle persone che guardano, recensiscono, mettono tra i preferiti, che
seguono o che ricordano la storia.
Ringrazio
anche mia sorella Alessia che ha fatto un video sul suo canale YouTube che
potete trovare sul suo canale cercando ‘Alessia Squeglia’. Il video siintitola ‘Shadowhunters-Malec’ ;
in
questo video legge una mia fanfiction. Se vi va potete andare a cercare su
YouTube e magari mandare un commento https://www.youtube.com/watch?v=WdyGvAkGhVo
Mi
piacerebbe sapereanche cosa ne pensate
del capitolo con una recensione. Grazie di tutto.
Questa mattina il rumore della sveglia è assordante
Questa mattina il rumore della sveglia è assordante. Apro
gli occhi e la camera sembra girare. Ho un gran mal di testa. Sto sudando, ma
se mi scopro dalle lenzuola batto i denti. Cerco di metttermi a sedere ma
ricado subito supino sul letto, mi sento la testa pesante. Giro la testa e solo
ora ricordo che Isabelle ha dormito con me stanotte. Le accarezzo una guancia e
lei apre gli occhi.
-‘Giorno- la saluto io.
-Ciao- risponde lei. Poi si alza velocemente dopo aver
guardato l’orologio ed esce dalla stanza. Quando torna ha tra le mani un
mucchietto di vestiti e trucchi per prepararsi prima di andare a scuola.-Forza
alzati- mi sprona lei- è tardi-.
-Non mi sento molto bene- lei si avvicina con la fronte
aggrottata e appoggia la guancia al mio zigomo, quando si ritrae dice- Oh mio
Dio, Alec! Tu scotti! Oggi non vai da nessuna parte-.
Poi comincia sfilarsi pantaloni e maglietta del pigiama,
così io distologo lo sguardo. Poi si veste con vestiti troppo attillati per i
miei gusti e va in bagno a truccarsi. Quando esce dal bagno mi si avvicina e da
un bacio sulla guancia- Ciao-.
-Ciao, comunque hai troppo trucco per i miei gusti. Attiri
troppi ragazzi-.
-Non ti preoccupare, sono una guerriera, so difendermi- mi
fa sorridere.
POV ISABELLE
-Secondo me non avremmo dovuto lasciarlo solo a casa con la
febbre, mamma è a lavoro, noi siamo a scuola…-dico io ad un Jace
disinteressato.
-Alec è forte, sopravviverà-
-Certo, ma tanto a te non te ne frega più niente vero? Da
quando hai conosciuto quella ragazzina oramai a noi non ci calcoli proprio-
dico bloccandomi nel bel mezzo del corridoio della scuola. Poi noto che arriva
Clary e me ne vado.
Vado al mio armadietto per prendere i libri e quando chiudo
l’anta sussulto trovandomi davanti la faccia truccata di Magnus Bane. E’ un
tipo che di certo non passa inosservato, sia per la sua sfacciataggine e per la
sua sicurezza; ma anche per il modo in cui si presenta. Oggi è vestito più
sgargiante del suo solito, il che è tutto dire. Ha delle Adidas nere e rosse in
pelle (molto fighe), dei pantaloni, in pelle rossa con tante cerniere e tasche
finte. Ha una maglietta nera con scritto in bianco: PER LE RICHIESTE INUTILI
SEGUIRE LA FRECCIA à. Ai lobi ha svariati brillanti o aste in ferro. In
viso è tutto un programma: ha un filo di eyeliner nero brillantinato che faceva
risaltare ancora di più i suoi occhi verdi.
-Tu appari alle spalle di tutti così?- mi ha fatto
spaventare.
-No. Solo a quelli che voglio- si passa una mano tra i
capelli ingellati- comunque: tu sei la sorella di Alec, vero?-.
-Si, tu sei quello che era sdraiato sopra di lui domenica?-
-Esatto. Arriviamo al punto: perché Alec oggi non c’è a
scuola. Lui non mi sembra il tipo che fa buca, quindi che ha? Sta male?-
Sorrisi involontariamente guardando quel ragazzo in attesa
di risposte, che sembrava voler bene a mio fratello, anche se non lo conosceva
molto.
-Si, è a casa malato. Ieri però nonlo era, e l’ho visto triste. Se scopro che
tu c’entri qualcosa con il suo malumore, ti stacco la testa, okay?-.
Quando vedo che annuisce me ne vado. Facendomi largo un
po’a spallate per i corridoi riesco ad
arrivare alla mia classe: oggi ho sport.
-Ciao Izzy- vedo Maia che si sta sbracciando per attirare la
mia attenzione, così la saluto anche io. Mi si avvicina e ci abbracciamo, ci
conosciamo da quando stavamo in prima elementare. Poi vedo che si sta
avvicinando Simon, così dico a Maia di andare nello spogliatoio con le altre.
-Ciao- dice lui grattandosi la nuca. E’ palesemente
imbarazzato,penso, faccio questo effetto io.
-Ciao. Volevi dirmi qualcosa?-
-Si. Bhè, in effetti…volevo chiedere se domani ti andava
di…..insomma sennò potremmo andare…ma se non ti va bene possiamo andare anche
a….Decidi tu, insomma-
-Per me va bene sia l’uno sia l’altro-.
-E’ un si?-
-Si-
-Fantastico, allora poi ti mando un messaggio con l’orario-
-Okay, ciao-. Poi mi saluta con la mano e se ne va. Credo
proprio di essermi innamorata.
POV ALEC
Stare a casa con la febbre è noioso. Soprattutto se non hai
nessuno con cui parlare. Guardo l’orologio e vedo che è l’una meno un quarto,
Jace e Izzy saranno di ritorno tra poco. La sensazione di nausea mi è passata
da un po’, per fortuna.
Cerco di alzarmi, tanto la febbre mi è scesa, attualmente
credo di avere trentasette e mezzo. Sono ancora in pigiama, il che mi fa
sentire ancora più malato. MI alzo e vado in bagno dopo aver preso un pantalone
della tuta ed una maglietta a maniche corte con una felpa, tutto rigorosamente
nero.
Entro in bagno barcollante e poso i vestiti su uno scaffale.
Alzo la testa e vedo la mia immagine sullo specchio appeso al muro. Non credo
di essere granchè, specialmente non oggi: ho due enormi occhiaie sotto a gli
occhi, gli occhi lucidi e la faccia stanca. Apro il rubinetto e ci metto le
mani sotto, il contatto con l’acqua del rubinetto contro la mia pelle mi fa
rabbrividire, così la regolo su caldo e aspetto che si riscaldi. Quando sento
che la caldaia si è messa in funzione riprovo. Ora è molto meglio. Mi lavo e mi
vesto, dopo poco arrivano Isabelle, Jace e poi anche mamma.
Dopo pranzo io ritorno in camera mia, la testa mi fa ancora
un po’ male. Sono le tre passate di pomeriggio e ad un certo punto sento il
campanello suonare. Sarà la rossa, penso. Dopo un po’ qualcuno bussa
alla mia porta, icuramente Izzy. La realtà mi sorprende però: la testa che
spunta dall’apertura della porta non è quella di Izzy o Jace, bensì quella di
Magnus. Magnus. La mia testa
continua a ripetere questo nome, quasi come un mantra. Tutto mi sarei
aspettato, tranne di trovarmi Magnus qui, davanti a me che, tra parentesi ho un
aspetto più orribile del solito. La sua faccia ha un’espressione speranzosa e…dolce,
che quasi per un momento mi fa dimenticare tutto quello che mi ha detto ieri. Scuoto
la testa per mandare via questo
pensier, e poi cerco di mettere su l’aria più diffidente che mi riesce per
dire:
-Che cosa ci fai qui? Mi ppareva di aver capito che non
volevi vedermi più. Anzi no mi correggo, tu non volevi farti vedere con me perché
pensi che sia uno sfigato e quindi…-ma non riesco a terminare la frase perché lui
interviene.
-Scusa per quello che ti ho detto ieri. E’ solo che a volte
non riesco, bhè, ad essere molto…comprensivo con le persone- dice lui con aria
affranta. Poi dopo poco riprende- e visto che oggi non sei venuto a scuola ti
ho preso i compiti. Pensa è stata la prima volta che sono stato attentissimo
alle lezioni. In realtà anche l’anno scorso seguivo però poi…- il suo sguardo
scappa verso il basso e capisco che l’aria si sta facendo pesante.
-Guarda che non c’è bisogno che ne parliamo per forza-
-Anche perché immagino che tanto non abbia bisogno del
racconto della storia. Le voci girano, non è così?-
-Bhè si, ho sentito qualcosa- poi capisco che è meglio
cambiare argomento, la situazione sta diventando imbarazzante- siediti pure-. Dico,
e con un cenno del mento indico una sedia vicino alla scrivania in vetro
trasparente. Lui la prende e l’avvicina al bordo del letto, all’altezza della
mia faccia.
-Ho preso storia, matematica, fisica…- poi le altre cose che
dice non le sento perché mi perdo a fissarlo. Ora che ne ho l’occasione senza
che lui se ne accorga posso guardare ogni suo singolo particolare.
La sua pelle olivastra, gli occhi a mendorla, il trucco, i
vestiti…
Poi ci sono quelle labbra, quelle labbra che sono
dannatamente fantastiche. Oggi ha anche il lucidalabbra, il che le fa sembrare
ancora più appetibili. Quella curva un po’ironica agli angoli della bocca…mi
verrebbe quasi voglia di sapere che sapore hanno quelle labbra.
Mi sorprendo a pensare queste cose di un ragazzo. C’è non
molto, visto che so già il perché. Però mi sorprendo a pensarlo di lui. Di
Magnus. Così arrossisco.
-Alexander, so che sono attraente e degno di essere fissato
per lunghi periodi di tempo; ma stai almeno ascoltano quello che sto dicendo?-
-Non chiamarmi così. Chiamami Alec, lo fanno tutti-
-Ma io non sono tutti-
-L’ho notato- sussurro quasi a e stesso, ma forse non
abbasanza, visto che mi guarda alzando le sopracciglia, con un’espressione
divertita.
Passa il pomeriggio spigandomi cose del tipo “questi appunti
sono di storia” o “queste pagine sono messe in ordine in questo modo”.
Ad un certo punto dice:
-Ricordi quando stavamo parlando l’altro giorno, e tu mi hai
detto di non essere mai stato con nessuno?-
-E allora?-
-Allora, questo vuol dire che nessuno ti ha mai baciato-
-E allora?-
-Allora volevo provare a fare una cosa di cui sicuro non mi
pentirò-
-E allora?-
-Alec ti sei incantato per caso? E’ la terza volta che lo
ripeti- mi guarda e poi dice- tornando al discorso di prima, voglio fare una
cosa, ma tu devi restare immobile-
La cosa mi mette non poca ansia. Annuisco piano e vedo lui
che si siede sul bordo del letto e che avvicina il suo volto al mio.
Deglutisco. Prima l’idea mi alletteva parecchio, ma ora sono quasi spaventato. Non
è che non lo voglia, è chiaro. La faccia di Magnus è a pochi millimetri dalla
mia. I nostri nasi si sfiorano. Il suo respiro solletica la mia pelle, il mio
non po’ fare altrettanto però, visto che sto trattenendo il fiato. Il momento
tanto atteso arriva, ed ecco che le nostre bocche si sfiorano, una scarica di
adrenalina passa per tutto il mio corpo. Chiudo gli occhi.
Non so come muovermi nel bacio, ma lui dopo un po’ riesce ad
insinuare la sua lingua dentro la mia bocca. E’ tutto perfetto.Non riesco a
prendere aria. Ansimo, i miei polmoni chiedono pietà. Magnus si stacca un
momento dalla mia bocca per sedersi cavalcioni su di me. Poi riprendiamo a
beciarci. Lui appoggia le sue mani affusolate sulle mie guance, io gli allaccio
le braccia dietro al collo. Poi le sue mani scendono fino alle spalle, alla
schiena. Il bacio è dolce , ma frenetico; appassionato ma delicato al tempo
stesso. Lui arriva all’orlo della maglietta e piano piano insinua le sue mani
al di sotto della stoffa, carezzandomi la schiena. A quel contatto mi
irrigidisco, anche perché sento dei rumori. Mi stacco da Magnus, lui apre gli
occhi. LO faccio scendere perché la porta si sta aprendo, e lui si risiede
sulla sedia. La porta si apre ed è…Church?!
Io tiro un sospiro di sollievo, ma sono un po’ anche triste
per aver finito di baciare Magnus. Lui guardando il gatto sorride, come suo
solito. Poi sento altri passi, e mi allarmo di più. Entra mamma e chiede a
Magnus:
-Vuoi rimanere per cena?-
-No grazie. Devo tornare a casa- risponde lui alzandosi
dalla sedia. Mamma annuisce ed esce dalla stanza. Prima di andarsene lui si
gira facendomi l’occhiolino e di cendo:
-Ora puoi dire anche tu di essere stato baciato-.
Hallo!!
Scusate scusate scusate scusate
scusate scusate!!! Ho pubblicato tardissimo, ma ho avuto un saccodi impegni:
sono stata malata, ci sono state verifiche random, non avevo idee…
Devo dire che in questo capitolo si
capisce che la Malec è la mia OTP preferita. ( come se non lo aveste già
capito).
Ora però ho pubblicato e sono
felicissima di vedere che questa storia sta avendo un sacco di successo. Un
sacco di persone la recensiscono e la seguono e la mettono tra i preferiti, e
altre cose varie.
Un ringraziamento speciale a:
üAndra12
ücarlikiller
üDeevid
üFantasya94
üfliflai
üLovely Midnight
ünami78
üOuden
üEhi_Ciao_3
üMarty_sezzy
üsaochan
ü_Dreamer97
üKalisi_81
üDrachen
Come sempre fatemi saper in una recensione che ne pensate
di questo capitolo, perchè mi piace tantissimo ricevere le vostre recensioni, e
rispondere.
Torno a casa sorridendo. È stato bello
baciare Alec, non provavo emozioni così da un sacco di tempo. Da Camille. Ricordo ancora tutti i suoi ti amo che mi ha
detto, tutti finti. Tutti i baci che ci siamo scambiati. Ricordo ancora il
brutto periodo che ho passato quando mi ha lasciato, non avevo mai pianto per
una ragazza. O per un ragazzo. Diciamo che non tutti conoscono la storia vera
sul perché Camille mi ha lasciato. Tutti pensano
perché i miei genitori erano morti e di conseguenza io ero diventatopiù …morto dentro, il che è anche normale. Ma
le cose sono andate in modo diverso.
Era
una piovosa giornata d’autunno, le foglie riempivano le strade e rendevano le
passeggiate più difficili ai passanti. I miei genitori erano morti da poco, due
settimane circa. Già sentivo la loro mancanza. Mi serviva un appiglio a cui
reggermi, il mio appiglio era lei. Era Camille.
Stranamente quel giorno mi aveva dato appuntamento nel bar dietro la scuola, mi
sarei aspettato più un invito in camera da letto da parte sua. Ciononostante mi
stavo incamminando sotto l’acquazzone, stringendomi nel cappotto con una mano e
tenendo l’ombrello con l’altra. Una volta arrivato dinnanzi al bar, chiusi
l’ombrello ed entrai. Lei era lì, bellissima come al solito, nei suoi costosi e
aderenti abiti firmati. Leiera un po’
una di quelle ragazze che sognano tutti: bionda, occhi verdi, spavalda ma molto
femminile, capitano delle cheerleeder… Insomma, non la
si poteva non amare. Mi fece cenno di avvicinarmi ed io non me lo feci ripetere
due volte. Una volta seduto accanto a lei mi tolsi i guanti e lei cominciò a
parlare in modo insolitamente serio.
Si guardò le unghie con fare superiore. <<
Senti Magnus >> cominciò << io non ti riesco più a reggere il tuo
comportamento. Un giorno prima sei il capitano della squadra di basket, ed il
giorno dopo muoiono i tuoi e diventi una noia mortale. Io non ti capisco
davvero. Okay che sei stato triste, ma passaci sopra tutti prima o poi moriamo>>.Quelle
parole mi rimbombarono nella mente.
….muoiono
i tuoi….
Mi
salirono le lacrime agli occhi, ma non potevo permettere neanche ad una di esse
di traboccare. Il cuore aveva perso un battito nell’istante in cui Camille aveva detto quelle cose.
Non
potevo crederci. << Mi stai lasciando vero? >> dissi con voce tremula.
Mi
fissò dritto negli occhi e chiese: << A te cosa sembra? >>
Dopo
quel giorno non parlai ma più con Camille. La mattina
dopo però la vidi uscire da scuola con un tipo, uno di due anni più grande di
me e lei. Lei prima di prendere la strada che l’avrebbe portata a casa lo
baciò. Lo baciò. Non riuscii a trattenermi. Appena lei svoltò l’angolo io mi
avvicinai e gli dissi:
Mi avvicinai a lui a passo spedito. << Sbaglio
o tu e quella troia state insieme?>>
Mi
squadrò dall’alto in basso.<< Si, e allora? Hai qualche problema amico? >>
rispose lui dandomi un pugno sulla spalla. Io lo spinsi via.
Lo
fissai incazzato.<< Prima cosa: non sono tuo amico. Seconda cosa: non
provare a mettermi le mani addosso o giuro che ti faccio male >> lo
avvertii io.
Mi
guardò con ostilità. << Cos’è, una minaccia? >> quel tipo mi stava
già antipatico.
Avevo
gli occhi assenti ma di un bagliore inquietante. << Più che altro un
consiglio >>
Poi
scoppiò a ridere e disse: << Ha parlato il poppante. Ricordati che ho due
anni in più di te moccioso >>. Tremavo dalla rabbia. Stringevo i pugni
così tanto da lasciarmi delle mezzelune sui palmi e a farmi sbiancare le
nocche.<< Camille è intelligente, ti ha
lasciato. Mi ha detto che stava con te solo perchélo facevi bene. Ora ti ha lasciato. Tra
l’altro non eri e non sei mai stato importante per lei, considerando che non
sei stato neanche la sua prima volta come credi. Lo sono stato io>>
terminò il suo discorso con un sorriso spavaldo. Nel frattempo le persone che
erano rimaste achiaccherare
a scuola si attorniarono a noi. Non ce la feci più. Non mi trattenni più. Gli
mollai un gancio destro che lo fece arretrare. Poi lo sbattei al muro tenendolo
per il colletto della maglia; in quel momento però alcune persone erano andate
a chiamare dei docenti e quindi i professori cercano di calmare la rissa. Mi
presero e mi portarono dal preside. Fui sospeso per due giorni per “cattiva
condotta”; fu da quel giorno che la mia vita cambiò. Tutti cominciarono a vedermi
come un bullo, un ragazzaccio, un poco di buono. Ma quella che mi ero creato
era una maschera, una maschera che
serviva a nascondere chi ero davvero, per non mostrare le mie debolezze.
Perso nei miei pensieri non mi sono nemmeno
accorto che sono arrivato a casa. La mia fredda e sola casa. Prendo le chiavi,
entro, poso il giubbotto all’ingresso e mi butto sul divano del salotto. È
triste vivere da soli, senza nessuno con cui parlare, ridere, consolarsi. Mamma
era l’unica che mi capiva, che mi ascoltava, era la mia unica amica. Ora non
c’è più. Ora sono solo. Mi manca troppo, sento una stretta allo stomaco che mi
fa malissimo. Ricordo ancora quando le ho detto che mi piacevano anche i
maschi, ma non solo. Lei si è avvicinata e mi ha abbracciato, mi ha
rassicurato, mi ha detto che mi voleva bene ugualmente. Con mio padre era tutto
diverso: picchiava mia madre, poi quando ha scoperto della mia bisessualità ha
cominciato a picchiare anche me. Mi scende una lacrima che però mi affretto ad
asciugare appena sento il citofono suonare. Non ho idea di chi diavolo sia a
quest’ora. Scocciato mi incammino alla porta ma appena vedo chi c’è la mia
espressione si trasforma da arrabbiata e triste a felicissima. Alla mia porta
c’è Catarina. Catarina è una bellissima ragazza di una ventina d’anni circa che
mi fa da “tutrice” dalla- dai miei. È la mia migliore amica: è alta, simpatica,
ed ha dei bizzarri capelli azzurri.
Sorrido.<< Ciao! >> la saluto
<< Ma tu non eri in viaggio? >>
Sorride anche lei. << Grazie del ben
venuto, anche tu mi sei mancato >> fa una finta smorfia arrabbiata
<< Che c’è, non dirmi che non ti
sono mancata. Anche perché non ti crederei >>.
Ci abbracciamo. << Certo che mi sei
mancata. Entra pure, la tua stanza è sempre lì. L’ho tenta pulita per il tuo
ritorno >> quella frase mi è uscita un tantino troppo dolce, ma è così
con Catarina, non mi serve fingere di essere qualcun altro.
Catarina si sistema, mette i suoi vestiti nel
suo armadio, si fa una doccia e poi scende a preparare la cena. È un’ottima
cuoca. Prende due piatti, due bicchieri, delle posate, e carica tutto su un
tavolino da cucina con le ruote. Entra in camera mia senza bussare, tanto è
come se fossimo parenti, e rimane sbigottita da quello che vede.<< Okay.
Devo preoccuparmi. Magnus Bane che studia. Magnus Bane che studia!! >> poi prende una sedia e, una
volta seduta mi chiede << E da
quando? >>
Mi sta fissando. << Da quando mi
interessa la letteratura >> mento io.
Lei mi guarda e chiede:<< Mmm…come si chiama lei? >>
<< Questa tua insinuazione mi offende.
Non c’è nessuna lei >>.
Alza le sopracciglia. << Capisco. Come
si chiama lui? >>
Ciaoooooo!!
Non ricordo l’ultima volta che ho aggiornato, ma eccomi qui! Complimenti
a chi è arrivato fino a qui,merita il nobel per la pazienza. Scusate se questo capitolo è venuto
un po’ triste, e se non c’è alec, ma dovevo spiegare
un po’ di cose: la rottura di magnus e camille, la morte dei genitori, catarina….
È bellissimo ricevere le vostre recensioni, davvero siete
dolcissimi. Vi amo.
Devo fare una domanda però, se qualcuno di voi lo sa, potete dirmi
dove trovare un sito su cui guardare gli episodi della serie tv shadowhunter?? Grazie in anticipo.
Un’altra domanda è: avete un libro da consigliarmi? È da luglio,
quando ho finito shadowhunters, che non trovo più un
bel libro.
L’ultima cosa e poi non rompo più. Se siete interessati a shadowhunters, hunger games, the selection o the vampire diares,
potete andare su youtube e cercare alessia squeglia e vedere i suoi video. Giuro non mi pagano per
farle pubblicità. Se volete potete lasciare un commentosotto ad un suo video.
Mi farebbe piacere ricevere una vostra recensione! Ciao!
Sarò
veloce per non rompervi le scatole, ma mi dispiace tanto per aver ritardato di
tanto l’aggiornamento!
Per
cercare di farmi perdonare l’ho fatto un pochino più lungo degli altri. Spero che
vi facciate sentire con una recensione. Ci vediamo a fine capitolo. Se avete
il coraggio e la pazienza di sprecare del tempo con me :)
SCRITTRICE
NASCOSTA
CAPITOLO
SETTE
POV
ALEC
Magnus
se ne è andato da una mezz’oretta e sento ancora la pressione delle sue labbra
sulle mie. Ho le guance in fiamme e le labbra gonfie per il bacio. Mi passo una
mano tra i capelli che già erano un disastro prima che Magnus ci passasse le
mani in mezzo, adesso lo sono ancora di più. Mi do un pizzicotto, non riesco a
rendermi conto del fatto che sia successo realmente. Ho baciato Magnus. Credo
che la febbre mi sia ritornata, ho troppa confusione in testa.
-Alexander,
tesoro, tutto a posto?- mamma appare alla porta di camera mia. Dopo diciotto
anni ancora mi stupisco di quanto si somiglino lei e Isabelle.
-Si
mamma-
-Okay
se hai bisogno di qualcosa chiama-
Dopo
aver accennato un si lei se ne va e io mi addormento, mi sento tutto lo stomaco
in subbuglio e non ho voglia di mangiare.
È
passata un’altra notte e oggi mi sento bene, così vado a scuola. Voglio andare
a scuola sia perché non mi va di perdere spiegazioni di materie scolastiche,
sia perché voglio incontrarlo. Incontrare Magnus.
Non
posso dire di conoscerlo bene solo perché ci siamo baciati, ma sembra si
comporti in modo diverso con me. Sembra quasi che con gli altri finga di essere
qualcun altro.
Una
volta pronto mi decido a scendere e prendo una mela dal tavolo per poi
incamminarmi a passo sostenuto a scuola. L’andata sembra lunghissima, pare
quasi che ad ogni mio passo la destinazione si allontani sempre di più.
Giunto a scuola lo cerco ovunque ma non trovandolo
mi avvio nella mia aula per poi passare una delle solite ore monotone. Al suono
della campanella mi reco in bagno e lo trovo davanti ad uno dei lavandini. Mi
rendo conto che è bellissimo. Non che non me ne fossi già accorto, ma adesso mi
soffermo su ogni particolare: la curva delle spalle, il prefetto profilo del
viso, i rigonfiamenti dei bicipiti…
-So
che sono degno di essere ammirato a lungo, ma così credo che sia un tantino
esagerato, no?- mi dice accorgendosi di essere rimirato.
-Io…-
Si
tuffa sulle mie labbra prima che io possa dire alcun che e comincia a baciarmi
con trasporto. Visto che il bacio si sta facendo molto….focoso decide che è
meglio metterci in un posto più isolato; così mi spinge all’interno di uno dei
bagni chiudendosi poi la porta alle spalle.
Insinua
le sue mani sotto la mia maglietta e mi fa rabbrividire.
-M-magnus, a-aspetta…possono vederci- devo usare tutto il mio
autocontrollo per riuscire a far uscire fiato dalla mia bocca, considerato il
fatto che Magnus ha cominciato a lasciare baci appiccicosi sul mio collo.
Lui
alza la testa e posso chiaramente vedere nei suoi occhi l’eccitazione, lui
invece può chiaramente vedere la mia eccitazione dai miei pantaloni.
-No,
non preoccuparti- sta per continuare quella gradevole lenta tortura ma io lo
blocco prima poggiandogli due dita sulle labbra per farlo fermare.
-Magnus
io…vorrei che tutto questo continuasse, davvero ma…sono un po’ confuso.
Scusami- e senza guardarlo negli occhi esco dal bagno il più in fretta
possibile lasciandolo solo lì dentro.
POV CLARY
-Okay
Simon, riprenditi presto- poi chiudo la chiamata.
È
ora di pranzo e io credo proprio che mangerò sola soletta oggi; Simon si è
ammalato e non mi sono fatta molti amici dall’inizio della scuola. A dire il
vero non ho proprio parlato con molte persone, senza contare le tante che mi
hanno mandato a quel paese ogni volta che a pallavolo le prendevo in piena
faccia. In realtà una persona l’ho notata: si chiama JaceWayland ed è un figo pazzesco, piace anche alle
ragazze più grandi…
Entro
nella mensa della scuola e mi avvicino al bancone dove si prendono i vassoi.
Una ragazza dopo essersi riempita il piatto di una poltiglia che sembra porrige o uovo si incammina verso un tavolo come se avesse
veramente intenzione di mangiare. Inorridisco. Non capisco per quale motivo
ogni volta i cibi nelle scuole devono essere delle porcherie.
Riempio
disgustata anche il mio vassoio e quando mi giro per andare a cercarmi un
tavolo mi trovo un angelo davanti!
JaceWayland è di fronte a me e l’unica cosa che riesco a
fare e rimanere bloccata a guardarlo. Ci vuole una quantità di tempo
imbarazzante per accorgermi che lo sto fissando, così distolgo lo sguardo.
-Clary, visto che mi sembra che non ci siano più tavoli
liberi ti va di sederti al tavolo con me, Izzy e
Alec?-
Deve
aver notato la mia faccia stranita perché si affretta a spiegare che Alec e
Isabelle sono i suoi fratelli.
-Okay-
rispondo accennando un timido sorriso.
Jace
fa cenno ad Alec e la sorella di venire con noi due. Si siede e faccio per
sedermi nel posto accanto a lui, ma Alec ha già occupato il posto. Io mi
sistemo sulla panca di fronte e Isabelle mi dice di scorrere per farle spazio.
-Io
sono Isabelle Lightwood, la sorella di Jace- mi dice lei armeggiando per aprire la bottiglietta di
acqua, che alla fine passa ad Alec. Certo che è una ragazza invidiabile:
capelli neri lisci lunghi fino alla base della schiena, forme al punto giusto,
alta, magra…insomma il genere di ragazze che sono il mio esatto opposto. Io
sono bassa, piatta, nerd ed è già un miracolo che Jace
mi abbia rivolto la parola.
Davanti
a me i due ragazzi parlano. Ad un certo punto Alec scoppia a ridere per
qualcosa che non ho sentito -Ti ricordi…- inizia, e si lancia in una storia
piena di nomi di persone che non conosco, così non cerco nemmeno di seguirla.
Ne approfitto per osservare Alec mentre parla con Jace.
C’è in lui un’energia cinetica quasi febbrile che non aveva prima. È qualcosa
in Jace ad attivarla, ad accendere quella scintilla.
Mentre
Alec parla, Jace guarda in basso, sorridendo
leggermente e tamburellando con le dita sul suo bicchiere d’acqua. È come se
stesse pensando a qualcos’altro. Provo un improvviso lampo di solidarietà nei
confronti di Alec. Non deve essere facile voler bene a Jace.
Ricordo
che una volta Jace mi aveva detto guardando me e
Simon insieme “Sto ridendo perché le
dichiarazioni d’amore mi divertono, soprattutto quando si tratta di amori non
corrisposti” , quando poi è lui che non si accorge che quello che Alec
prova per lui non è solo amicizia.
Ad
un certo punto Jace alza lo sguardo.- Che ne dite di
andare in discoteca stasera?- dice ad alta voce interrompendo Alec a metà di
una frase.
Alec
si spegne, come se avesse finito le energie.- Io…-
-A
proposito di discoteche, oggi un tipo mi ha dato questo biglietto- Isabelle
fruga nello zaino in cerca di qualcosa. Trovato quello che cercava sventola un
biglietto colorato in aria.- Stasera c’è una festa a casa di un ragazzo di
questa scuola, un certo Magnus…- parla guardano il fratello di sangue che
improvvisamente abbassa lo sguardo imbarazzato.- Alec, tu lo conosci-.
Il
diretto interessato senza alzare lo sguardo borbotta un- non lo conosco ci
siamo solo seduti accanto una volta-.
-Comunque
io ci vado- Jace mi sembra abbastanza il tipo da
feste.
-Anche
io, tanto non ho niente da fare- butto lì.
-Io
non lo so…non amo le feste- immaginavo anche la risposta di Alec.
-Tanto
vieni per forza, ti trascino per i piedi io sennò- Izzy
scocca al fratello un’occhiata furba.
-A
che ora c’è la festa?-
-Alle
19:30 circa a casa sua, Brooklyn- legge dal biglietto la ragazza.
-Odio
Brooklyn- sbuffa il moro.
-Non
fare lo snob- dice Jace.
-Clary alle sei e mezza vieni a casa nostra così ci prepariamo
insieme. Tu come ti vesti?- Izzy tamburella sul
tavolo da pranzo le sue unghie laccate.
-Non
lo so, credevo di andarci così: jeans e maglietta. Perchè?-
-Scherzi
vero? È una festa, non un picnic- si passa una mano sul viso in modo teatrale.-
Ti do io qualche bel vestito-.
POV ISABELLE
-Clary dai, fatti vedere!-
-No,
non posso uscire così!-
-Puoi!
Lo faccio anche io!-
-Ma
io non sono come te!-
-Dai
su! Se non vieni ti vengo a prendere io!-
Finalmente
Clary si decide ad uscire. Le ho prestato uno dei
miei vestiti più attillati. È corto fino a poco sotto il sedere, nero con delle
paillettes nere molto luccicanti che formano dei disegni orientali su tutta la
stoffa.
-Non
so come muovermi-
-Io
credo che se aggiungi le scarpe giuste- dico alzando le mani con da un lato
degli stivaletti con la zeppa neri, e nell’altra mano delle decoltè
nere tacco dodici.
Lei
fa una smorfia specchiandosi nello specchio a muro di camera mia.- No io voglio
dire, che neanche respiro da quanto è attillato-.
Scuoto
la testa.
-Non
hai qualcos’altro?- poi riflette.- O ancora meglio, io mi metto un jeans dei
miei e siamo tutti felici-.
-Stiamo
andando ad una festa Clary. E poi dovresti cominciare
a vestirti in modo più…non lo so…carino? Insomma a Jace
piacciono le tipe bollenti-.
Quando
la vedo arrossire aggiungo alzando gli occhi al cielo:- Che c’è? Si nota a
chilometri che ti piace-.
-Anche
fosse? Tanto non credo di piacergli io-.
-Se
tu non piacessi a Jace lui non ti avrebbe mai chiesto
di sederti al nostro tavolo oggi- le faccio notare.- Vuol dire che è
interessato, non è un tipo molto aperto, ma con te sembra che sia cambiato
qualcosa-.
Va
a provarsi le scarpe e alla fine le consiglio le decoltè,
così arriva alla stessa altezza di Jace. Più o meno.
-Adesso
c’è la parte che più preferisco: il trucco!- batto le mani muovendomi verso il
mio bagno in camera e aprendone la porta.- Forza, entra!-
Prendo
l’ombretto argento e comincio a spalmarglielo con un pennellino apposta. Poi prendo
il mascara extra volume e inizio a metterglielo in silenzio.
Poi
Clary chiede:- Posso farti una domanda?-
-Certamente-
-Alec
è gay?-
La
domanda mi coglie così di sorpresa, soprattutto fatta da una persona che
comunque non conosco da molto tempo. Il mio polso ha uno spasmo tale che per
poco non ficco il pettinino del mascara nel suo occhio.
-Oddio!
Scusa ti ho fatto male?-
-No,
no non è niente-.
Le
prendo un fazzolettino di carta e mentre si strofina un po’ l’occhio
reintroduco il discorso.
-Come
lo hai capito?-
-Bhè…insomma l’ho notato da come guarda Jace,
dalla luce che ha negli occhi-.
-Non
lo devi dire a nessuno, capito? Succederebbe un casino se qualcuno lo venisse a
sapere…So che non sono proprio la tua migliore amica, anzi scusa se ti ho
trattato male in passato, qualsiasi cosa tu voglia che faccia, io la farò. Ma ti
prego…-
-Isabelle
tranquilla non lo dirò. Non pensavo che fosse una cosa tanto importante. Insomma,
un mare di persone hanno fatto coming out-.
-Figurati,
per me non è un problema, ma lo è per i miei genitori. Soprattutto per mio
padre…non sono proprio persone che definirei “dalla mentalità aperta”. Se lo
venissero a sapere lo caccerebbero di casa. O meglio mamma lo farebbe visto che
papà vive da un’altra parte-.
-Non
sapevo che i tuoi fossero divorziati- mi chiede scusa con lo sguardo. Clary è il mio esatto opposto, cerca di non farsi notare
troppo e si mostra anche dal suo lato debole. È una persona abbastanza aperta
per quello che ho potuto notare quelle poche volte che ci parlavamo a scuola o
che Jace la invitava a casa nostra. Io invece penso
che se i cuori si infrangono poi non si torna più come prima. O perlomeno
questo è quello che ho visto fare: Alec non potrà dire ai miei che gli piace un
uomo senza che lo caccino, i miei genitori si sono lasciati dopo lunghe
litigate, e Jace…bhèJace è stato con il cuore a pezzi dopo la morte dei suoi.
-Ehi
ragazze, siete pronte?- compare il mio fratello adottivo da dietro la soglia
della porta.
-Si,
ora vado da Alec, anche lui non sa mai cosa mettersi alle feste- rispondo io
uscendo.
Scusate, scusate, scusate.
Non sono in ritardo, di più! Non avevo mai postato un capitolo
dopo così tanto tempo, di solito sono abbastanza puntuale.
Spero di sentirvi a fine capitolo con una recensione. Ora passo
ai ringraziamenti:
GRAZIE A QUESTE PERSONE
CHE HANNO RECENSITO:
shadow11
Drachen
Kalisi_81
GRAZIE ALLE PERSONE CHE L’HANNO
MESSA TRA I PREFERITI:
-Jace!
Jace dove sei?!- urlo andando avanti e indietro per il marciapiedi.- Jace!-
-Alec,
lo hai trovato?- mi chiede una voce familiare da dietro le mie spalle.: è Isabelle.
Ha il volto segnato dalla stanchezza (vista l’ora) e ha una certa disperazione
nella voce. Di fianco a lei c’è Clary. Scuoto la testa.
-Non
ti preoccupare, Jace è uno che sa cavarsela-, la rassicuro. Ma infondo, neanche
io credo tanto nelle mie stesse parole.
3 ORE PRIMA…
POV ALEC
Mentre
mi vesto continuo a pensare al perché io abbia acconsentito a venire. Non che
Izzy mi abbia fatto scegliere. Non mi piacciono le feste: caos, alcolici,
persone sudaticce…
Inoltre
non ho mai bevuto, ho sempre avuto paura di ubracarmi e perdere il controllo
dicendo cose di cui poi mi sarei pentito.
Mentre
sono seduto ad allacciarmi le scarpe sento il ticchettio di dei tacchi alle mie
spalle.
-Izzy,
so che sei tu, e non ti preoccupare non me ne scappo dalla finestra-.
-Fidarsi
è bene non fidarsi è meglio- replica con calma scrollando le spalle. Poi si
siede sul letto, davanti alla sedia dove sono seduto io.
-Seriamente
per venire ti metti un maglione? Alle feste si suda-.
-Non
capisco perché ci tieni tanto che venga a questo stupido party- le chiedo.
-Ci
tengo perché abbiamo iniziato una nuova scuola, con nuovi amici, nuovi
professori, dicono tutti che gli anni del liceo sono gli anni più importanti
perché si fanno nuove esperienze, e tu Alexander Lightwood ne hai da fare di
esperienze-. Alzo gli occhi al cielo. Lei mi da una pacca fraterna sulla spalla
e inizia ad andarsene, ma arrivata alla porta si ferma.
-Ah,
dimenticavo. Alla festa ci vado con Simon-.
Fantastico,
questa festa non potrebbe andare peggio.
-Se
osa metterti le mani addosso….-
-Si,si,
lo so. Spray al peperoncino-. Mi fa un occhiolino e esce dalla camera.
Proprio
mentre esco vado a scontrarmi con Clary. Questa qui mi perseguita,
penso, anche nei corridoi di casa mia.
-Scusa
non ti avevo visto- si scusa con aria innocente.-Sto aspettando Jace-.
Incazzato
per l’ultima rivelazione me ne vado senza prestarle attenzione. Non è giusto
che un’estranea che conosce da pochi giorni abbia attirato l’attenzione di
Jace, quando io ci sto provando da anni senza risultati.
-Ehi,
potresti anche rivolgermi una parola-.
Faccio
finta di non sentirla.
-Ehi!
Sto parlando con te!-
Quella
rossa nana non demorde proprio. Continuo a darle le spalle.
-Si
può sapere qual è il tuo problema?-
-Il
mio problema?- le faccio eco alzando le sopracciglia- Tu sei il mio problema.-
le sputo la verità in faccia scandendo ogni parola con una lentezza velenosa.-Vieni
qui e pensi di avere chissà quale diritto su Jace.-
-Stai
parlando di Jace? Per tua informazione, è stata una sua idea. È stato lui a
chiedermi di venire. È stato lui a chiedermi di venire alla festa. Non vedo
dove sia il problema.-
-Non
capisci- dico io – tu non lo conosci. Io lo conosco. Pensi che lui ci
tenga a te ma ti sbagli. Tu sei solo una della lista delle tante ragazze con
cui gli piace giocare. Tu non conti niente.-
-Ma
cosa dici?- dice Clary – Jace è un bravo ragazzo e per quanto mi riguarda gli
interesso e non mi farebbe soffrire. E poi se anche fossi una della lunga lista
di ragazze con cui gli piace uscire - mi fa eco – allora cosa c’è di diverso
stanotte?.-
Perdo
il controllo – Che per la prima volta sembra che gli interessi sul serio!
Che preferisce uscire con una sciacquetta nana che non conta nulla, piuttosto
che con me, con suo fratello! Di solito ci sono io con lui, ci sono io con lui
quando ha bisogno di aiuto o quando ha qualche problema. Io ci sono stato
quando ha perso i suoi genitori, non c’eri tu! Tu non conti nientenella sua vita, sei solo…-
Ma
non mi fa finire la frase che interviene interrompendomi:
-No.
Può darsi che non ci sia stata in passato per lui, ma io posso dargli cose che
tu non puoi dargli.-
Le
mie labbra si sollevano in sorriso amaro. – Può essere- dico. – Ma non credo
che la vostra “ storia” durerà a lungo. Fai fare a Jace coseche lui non farebbe. Lo fai diventare un’altra
persona e…-
-Ho
una notizia fresca di stampa per te- sbotta la rossa. – Io non faccio fare un
bel niente a Jace. Jace fa quello che gli pare. Se lo conoscessi davvero bene
come dici, dovresti saperlo.-
-Non
sai quello che dici- replico.
-Si
che lo so invece. E tu mi odi così tanto perché vorresti essere al mio posto. Perche
tu sei innamorato di Jace. Ammettilo-.
Sconvolto
le chiedo:- chi te lo ha detto?-
-Jace.-
Quella
risposta mi gela il sangue nelle vene. La mia faccia sembra quella di qualcuno
che ha appena ricevuto uno schiaffo.
-No…-
sussurro tra me e me – non…non è possibile.- sembra che la nana stia godendo
del mio dolore. Mi viene da piangere, ma non piango.
-Si
invece. Ha detto che gli fai ribrezzo, visto che provi queste cose per un
fratello. Ha detto che…-
Non
le faccio finire la frase che con una velocità e una forza che non sapevo di
avere, mi avvento su di lei e le afferro i capelli con una mano per avere un
punto con cui sbatterla violentemente contro la parete. Poi con una mano le
afferro la gola tenendola sempre al muro. Lei trattiene il respiro.
-Non
dire un’altra parola.- la avverto. Oramai i nostri volti sono a pochi
centimetri di distanza. – Non dire mai più e a nessuno una cosa del genere o
giuro che ti ammazzo.-
Detto
questo me ne vado chiudendomi la porta alle spalle. Tutto ad un tratto la
rabbia cresce dentro di me come un’ondata nera…rabbia contro Clary, perché in
parte aveva ragione, rabbia contro tutto e tutti: contro Jace che ho sempre
visto come un fratello e che adesso ha detto quelle cose su di me, contro i
miei genitori che non ci sono stati mai e non ci sono mai, rabbia contro Magnus
che baciandomi mi ha incasinato di più la mia già incasinata vita. Ma soprattutto
provo rabbia contro me stesso per essere così come sono.
Svolto
l’angolo e mi accascio con le spalle alla facciata di una casa in un vicoletto
illuminato fiocamente da due lampioni. Piano piano mi affloscio fino a sedermi
per terra con le gambe strette al petto e la testa poggiata sulle ginocchia.
…gli fai ribrezzo, visto che provi queste
cose per un fratello…
…gli
fai ribrezzo…
Queste
parole mi rimbombano nella testa, ed ogni volta che sento l’eco di quella
frase, sento una fitta al cuore, come se milioni e milioni di piccoli aghetti
si conficcassero dentro di esso andando sempre più in profondità.
Soffro
in silenzio, come oramai da anni sono abituato a fare. Lascio solo che una
tacita e solitaria lacrima mi scivoli dall’occio rigando la guancia.
POV SIMON
È
da qualche manciata di minuti che sto aspettando Isabelle per accompagnarla
alla festa. Ma si sa, le ragazze amano farsi desiderare, e Isabelle Lightwood
ama farsi desiderare.
Sono
appoggiato al cruscotto del furgone che mi ha prestato Eric per l’occasione perché,
parole sue: quando ti ricapita che una ragazza della sua portata ti rivole
la parola! ,e in effetti ha ragione, che sento una voce angelica chiamarmi
da dietro.
-Simon!-
è Isabelle. Ed è bellissima: è fasciata in un attillato abito rosso e scollato,
completato con dei tacchi alti a spillo. Roba bollente insomma.
-C-ciao-
riesco a farfugliare. E dai Simon! Non cominciare a fare l’ebete proprio
adesso.
Mi
schiarisco la voce e le apro la portiera. Mi guarda e sorridendomi mi dice un ‘grazie’.
Entro in macchina e comincio a guidare, mentre lei accende la radio e sceglie
una canzone.
Inizialmente
tra di noi cale un silenzio imbarazzante, finchè lei non decide di
interromperlo.
-Hai
visto Star Wars?- un chiaro riferimento alla mia T-shirt.
-Si.
Anche tu?-
-
Ti dirò un segreto, ma non dirlo a nessuno. Ho visto tutti i film e li ho
adorati, ma non dirlo a nessuno o il mio stato a scuola potrebbe cambiare da
CAPO CHEERLEEDER a MEMBRO DEL CLUB DELLA LETTURA.- fa una smorfia.-
-Tranquilla.-
mi metto una mano sul cuore, mentre l’altra la tengo salda sul volante. – il tuo
segreto è al sicuro con me. Parola di scout.-
-Hai
fatto lo scout? Forte.-
Wow
quell’appuntamento stava andando piuttosto bene. Sempre se era…bhè…un
appuntamento.
L’unica
cosa che nnon devi fare Simon, penso, è chiederlo.
Prima
che possa tacere chiedo.
-Senti,
per te questo è un appuntamento?-
Simon
sei un’idiota.
-Non
lo so. Tu vorresti che lo fosse?- mi chiede con voce suadente.
-M-mi
piacerebbe molto- per fortuna è un’ora abbastanza tarda da non far vedere la
mia goffaggine e il rossore sulle mie guance.
L’appuntamento
continua bene tra battute e musica parliamo un po’ di noi e guardandola ridere
alle mie imitazioni dei personaggi di Star Wars non posso pensare altro che al
fatto che tu sia una rubacuori, Isabelle Lightwood.
POV MAGNUS
Sono
soddisfatto del mio lavoro, penso guardandomi in giro. Ho trasformato casa mia
in un ambiente fantastico per una festa: luci colorate, bevande e alcolici di
qualsiasi tipo, e tra poco arriveranno gli invitati.
Sento
qualcuno bussare alla porta, ormai si è fatta ora, così vado ad aprire con uno
dei sorrisi che so che fanno sciogliere ragazzi e ragazze. Si riversa in poco
tempo una marea di persone, tant’è che la festa si espande fino al giardino, ho
invitato tutto il liceo. In realtà la maggior parte delle persone che si sono
introdotte in casa mia neanche le conosco, io spero di incontrare una persona.
Spero di incrociare un paio di enormi occhi azzurri, ma non credo che questo
accadrà mai. In poco tempo già molte bottiglie di alcolici sono vuote e
sparpagliate in tutta la casa, tranne in camera mia e di Catarina, che sono
chiuse a chiave. Le camere degli ospiti invece le ho lasciate aperte perché c’è
sempre qualcuno che vuole darsi da fare. Anche io l’ho fatto, lo faccio. Mi piace
avere il divertimento senza però doversi impegare seriamente, così go sempre
fatto da dopo Camille. Tutti i miei partner, che sono più compagni di letto, la
pensano come me. Ho visto qualcosa in Alec, nei suoi occhi, nel suo modo di
comportarsi e di reagire che però mi spinge a non farlo anche con lui. Lui ha l’aria
di un ragazzo puro, affidabile e, per quanto mi ha detto, senza esperienza.
Inoltre
non mi va di ferire i suoi sentimenti o di spezzargli il cuore, perché so come
ci si sente, e non è affatto una bella sensazione.
Una
ragazza dal vestito provocante si sta strusciando addosso a me a ritmo di
musica, e chi sono io per non assecondarla?
Balliamo
finchè la folla non ci spinge in due parti opposte e, visto che mi trovo vicino
al bancone di drink, mi faccio un bicchiere. Per un bicchiere intendo cinque o
sei bicchieri di qualche bevanda dal colore sospetto. Ma non sono ubriaco,
conosco i miei limiti e non mi spingo mai oltre, o se lo faccio è in
circostanze speciali.
Mi piace
il divertimento, ma per divertirmi devo rimanere lucido.
Non mi uccidete vi prego T.T
Chiedo scusa e non so neanche in quante lingue ve lo devo dire ma
sinceramente non riuscivo a scrivere, sia per mancanza di tempo, sia per
mancanza di voglia.
Spero che la mia storia vi sia piaciuta e vi invito ad essere
presenti quando pubblicherò il capitolo seguente, che non ho ancora scritto, ma
ce l’ho in testa ed è davvero molto eccitante.
Non per fare spoiler ma comprende un Alec che dorme a casa di
Magnus e….non dico altro.
Spero che vi facciate sentire con una recensione, perché mi fanno
davvero molto molto piacere.
Ringrazio tutte le persone che recensiscono, che seguono, che
ricordano, che mettono tra i preferiti la mia storia perché sono davvero tante
e spero che un giorno andando avanti questa mia raccolta di capitoli possa
avere abbastanza successo.