Frozen heart

di Hamatoshappire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Una fitta pioggia cadeva sopra New York,inumidendo l'aria gelida di quel 27 novembre. Una leggera nebbia occupava le strade su cui le auto scorrevano rapide in un flusso che ricordava un fiume in piena. La luce dei lampioni si sfumava in aloni dorati che contribuivano ad aggiungere alla città un'aria irreale.
Un'ombra soltanto scivolava rapida e silenziosa di tetto in tetto,sparendo ogni tanto nelle gole oscure tra un palazzo e l'altro. Poi si fermò emettendo un ringhio frustrato.
La figura corvina scansò il cappuccio della felpa oramai zuppa. Due occhi verde bosco circondati da una mascherina rossa,anche quella fradicia,si mostrarono,risaltando sulla pelle verde bottiglia.
“Oggi passeremo una bella serata con April e Casey”. Raphael ripeteva ossessivamente questa frase nella sua mente,usandola come scudo contro i ricordi. Il naso pizzicò leggermente,ma lui non avrebbe pianto,no lui era forte...“Non è stata colpa mia...”il mantra si spezzò ed i ricordi iniziarono ad aggredirlo.“Si invece...basta mentirsi...l'ho trattato male quando aveva bisogno di aiuto. Era il mio fratellino ed io dovevo aiutarlo,non spingerlo a fare una cazzata del genere...è colpa mia...”.
Gli occhi oramai si erano fatti lucidi,la vista si era fatta confusa e ora il paesaggio gli appariva senza senso né forma. Un lampo squarciò il cielo ed insieme a quell'improvviso bagliore la tartaruga vide delinearsi quell'immagine che tanto cercava di rimuovere. “Mi dispiace Mikey...mi dispiace tanto”.
Chiuse gli occhi,lasciando finalmente cadere una lacrima cristallina,che accarezzò piano la guancia del rosso,prima di confondersi con la pioggia.
Arrivò un tuono e nella testa del ninja dai doppi sai rimbombò l'eco di un urlo.
Rimase con gli occhi chiusi a lungo,o forse solo per pochi minuti,non avrebbe saputo dirlo,e,francamente,non gli interessava saperlo.
Avanzò piano fino a trovarsi in bilico su un cornicione. Rivolse lo sguardo al cielo,ammirandone uno spicchio azzurro risparmiato dal temporale,che oramai si stava lentamente diradando. Rivide il ghiaccio cedere con uno scricchiolio inquietante,e quegli occhi quasi trasparenti per quanto erano chiari sparire,avvolti dall'acqua gelida di un raccordo fognario. «Mi dispiace». La voce gli morì in gola e si lasciò andare,aspettando che il vuoto lo rapisse,così come l'acqua aveva fatto col suo fratellino.
Aspettò,ma la sensazione che lo accolse fu ben diversa da quella che si aspettava. Aprì gli occhi incontrando quelli blu mare del suo fratellone. Provò a staccarsi da lui ma le braccia verde mela parevano non voler mollare la presa. «Perché? Perché ti sei messo in mezzo? È stata colpa mia,lui è scappato perché io lo trattavo male...è passato su quella fottuta lastra di ghiaccio per scappare dalle mie prese in giro!»ora Raphael aveva iniziato a prendere il petto del fratello maggiore a  pugni,lasciando che le lacrime scorressero implacabili,ma questo pareva non cedere.
«È COLPA MIA!!!»il focoso nascose la testa nel petto di Leo stringendolo forte,come per paura di perderlo.
«Raphy non è colpa di nessuno...avevamo solo 4 anni,e nessuno poteva prevedere che la situazione sarebbe tanto degenerata in così poco tempo»la voce dello spadaccino suonava calma,mentre cullava teneramente il fratello testa calda «M...ma Leo...» «Niente ma Raphy.Ho già perso un fratellino,ed inoltre credi che se Mikey fosse qui ti vorrebbe spiaccicato al suolo?» il rosso scosse piano la testa in segno di negazione,tirando su col naso come un fragile bimbo. «Torniamo a casa e non provare mai più a fare una cazzata del genere...»
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Due occhi rosso scarlatto guardavano con freddezza un corpo steso a terra mentre una macchia bordeaux si allargava lentamente sul pavimento. L'ombra dagli occhi rosso sangue e le pupille a taglio si abbasso passando dolcemente le mani sul volto della figura inerme,chiudendone gli occhi dorati.
Poggio quello che sembrava essere un fiocco di neve di cristallo sul petto del cadavere e si dileguò in mezzo ad una nuvola candida creata dal fumogeno

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


*Flashback*
«Ti dirò un segreto piccolo bastardo...»gli occhi neri si concentrarono in quelli azzurro cielo del bimbo,che tremava costretto in un angolo dalla corporatura imponente di quell'uomo dai capelli lunghi e scompigliati.
«Nella vita o uccidi...»aspirò un'ultima boccata di fumo dal mozzicone di sigaretta che teneva nella mano destra e poi la premette con forza contro il collo del bambino,che si morse il labbro per non fiatare.
«O vieni ucciso...»
*fine flashback*
Due grandi occhi rossi con le pupille a taglio si spalancarono. La figura si alzò di scatto,il fiato irregolare.
Sbatté un paio di volte le palpebre,sforzandosi di regolarizzare il respiro.
Si prese il volto tra le mani. Era confuso. Sbuffò. “Quando mai non lo sono?”. 
Era spaventato. Sbuffo ancora. Un'assassino terrorizzato come un bambino da un sogno...
Rilassò i muscoli. Il respiro era tornato alla normalità.
Le pupille si dilatarono e presero una forma più tondeggiante,mentre il rosso delle iridi scivolò verso il nero vi scomparendovi,lasciando al suo posto un azzurro cristallino.
Si accorse di alcune lacrime rapprese sulle guance e le cancellò con rabbia.
Nessuno...nessuno gli avrebbe mai più fatto passare ciò che aveva provato con Ray,ora era lui l'assassino,e non sarebbe più stato la vittima,no...mai più.
Scese dal letto e si diresse nel bagno senza soffermare lo sguardo sullo specchio antico appeso sulla parete in esso. Si odiava,odiava ciò che era,odiava ciò che faceva,ma non poteva smettere...o forse non voleva...
Si prese le tempie tra le mani. Gli girava la testa...troppi pensieri.
Si svestì e si infilò sotto la doccia,lasciando che l'acqua tiepida scorresse sul corpo magro ma muscoloso. Lasciò che questa accarezzasse le cicatrici che gli costellavano busto,spalle e collo. Era l'unico tipo di contatto che riuscisse a sopportare. Odiava essere toccato,sopratutto sui segni indelebili che quell'uomo aveva lasciato su di lui. Appoggio la testa alle mattonelle bianche latte,rabbrividendo al contrasto che c'era tra il calore dell'acqua e il freddo dell'argilla candida.
Una volta asciutto indossò una maglietta bianca della Hard Rock,un jeans nero ed una felpa della Abercrombie dello stesso colore. Si allacciò poi sulla schiena i foderi per le doppie katana dai manici corvini.
Una volta finito di prepararsi si sedette su una poltroncina grigia che pendeva dal soffitto. Erano le 7:30
Si dondolò a lungo abbracciandosi la gamba destra.
Poi tirò fuori da una delle sue tasche un bigliettino stropicciato. “E così questo "Shredder" avrebbe le risposte alle mie domande...”
Sospirò. E se fosse stato vero? Se questo...questo tizio vattelappesca avesse saputo veramente chi era lui? Da dove veniva?...Quale....quale fosse veramente il suo nome?
Inconsciamente si portò una mano sulla testa,dove una cicatrice gli ricordava della botta che aveva cancellato ogni sua memoria,lasciandolo senza nome né famiglia...
Si morse il labbro. Doveva sapere,ne aveva bisogno.
Si calò il cappuccio corvino,nascondendovi il volto ed uscì chiudendosi alle spalle la porta dell'appartamento.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Una figura correva rapida di tetto in tetto con il viso gelato dal vento di quel 28 novembre.
“Non dovrebbe mancare molto...” Si fermò riprendendo fiato.
Una strana sensazione gli saliva dallo stomaco fino al petto opprimendolo. Si sentiva in ansia.
Era proprio sicuro di voler conoscere la sua storia?
Guardò il suo volto riflesso sulla superficie leggermente increspata di una pozzanghera.
Se non fosse stato nessuno prima? Se non avesse mai avuto una famiglia?
Si avvicinò alla pozza. Gli occhi azzurri si riflettevano nell'acqua sporca. Poi la vide.
Era il riflesso di una cattedrale apparentemente abbandonata.
Alzò gli occhi e la vide stagliarsi imponente nel cielo reso grigio da alcune soffici nuvole che lo occupavano. Ri controllò l'indirizzo scritto sul foglietto stropicciato.
“Alla faccia del conte Dracula...”
Scese in un vicolo ed attraversò la strada cercando di non farsi notare dalle persone che iniziavano a popolare le vie della megalopoli.
Con alcuni agili balzi arrivò sul tetto della struttura lì e notò due uomini fasciati in una tuta nera aderente.
Entrambe le figure portavano un paio di katana in dei foderi corvini collocati sulla schiena. Nelle cinture invece portavano una kusarigama ciascuno.
“Si gioca"
Con un rapido scatto si portò dietro i due uomini,afferrando la catena  dalla cintura di uno,mentre l'altro sguainava la spada lucente.
Abbassò la testa per evitare un affondo e lanciò il peso della kusarigama,la cui catena si avvolse intorno ai due ninja,che tentarono in vano di liberarsi.
Si avvicinò poggiando il piede sopra la katana che uno dei due cercava disperatamente di prendere.
«Ah-ah....non si gioca con i coltelli,non te lo ha insegnato la mamma?»“perché ho l'impressione che sia stato troppo faci...”. I suoi pensieri furono interrotti da un sibilo sinistro. Abbassò la testa e guardò lo schuriken conficcato nella pietra nera del tetto.
«E il premio per la peggiore accoglienza va a....» si girò e rimase attonito nel vedere una tigre umanoide fissarlo con gli occhi dorati.
Dopo i primi attimi di stupore gonfiò le guance per poi scoppiare a ridere.
«Fammi indovinare...a Shredder piacciono i gatti»
«Molto spiritoso cucciolo ,il maestro vuole vederti»
«E così parlano più i gatti degli umani qui...»gettò un'occhiata alle due sagome ancora conciate come un salame.
«Sono robot»ribatté seccatamente il felino«ed il mio nome è Tiger Claw...ora seguimi»
«Agli ordini micetto troppo cresciuto...dove mi porti?» Tiger Claw si schiaffò una mano in faccia,eppure non poté fare a meno di sorridere appena alla voce ingenua di quel ragazzo...non sapeva perché ma quel cucciolo sembrava metterlo di buon umore.
Arrivarono davanti ad un grande portone. Il mutante bussò e poi si mise a braccia conserte,aspettando che qualcuno aprisse.
«Ti ho fatto sorridere»gongolò leggermente il più giovane.
«E tu saresti un assassino?»La tigre tornò seria rimproverandolo con voce gelida.
«Sono stato triste anche per troppo tempo quando ero piccolo...ed uccidere mi ha solo fatto rendere conto di quanto la vita sia un dono...e di quante persone la sprechino tenendo il muso o facendo gli antipatici,il fatto di essere un assassino non mi ha mai impedito di essere me stesso e di sorridere. Sono una persona solare a cui piace sorridere...è forse un male?»
Il mutante si guardò le mani...sentiva che quel cucciolo aveva ragione. Uccidere non significava dover tenere il muso.
«Hai ragione...»le parole uscirono dalla sua bocca senza che se ne rendesse conto.
Le guance si imporporarono leggermente;guardò il ragazzo,non lo vedeva in faccia ma aveva la netta sensazione che stesse sorridendo.
Finalmente le porte si aprirono,permettendo ai due di entrare in una sala di pietra scura,decorata con stemmi neri rappresentanti un piede a tre punte rosso scarlatto. Attraversarono quello che si poteva considerare l'ingresso,per poi imboccare un corridoio non molto lungo. Arrivarono dinanzi ad un'altro paio di alte porte,ma queste furono aperte ancor prima che Tiger Claw potesse bussare,rivelando un uomo in armatura che lo squadrò...che lo squadrò con un paio di occhi neri che  riportarono alla mente terribili ricordi...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
Ciao a tutti.
Mi scuso per i problemi con account vari...spero di riuscire a tenermi questo account per più di una settimana....
Spero di farmi perdonare con questo capitolo.
Scusate se vi chiedo di avere un po' di pazienza con me.
Grazie a AlphaxOmega e Ayumi Edogawa per aver commentato,e a chiunque stia semplicemente leggendo.
Ora torno a mettermi al lavoro e vi lascio al capitolo❤️
P.s.questo cappy è dal punto di vista del misterioso ragazzo.
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Un brivido mi attraversò prima che il mio corpo iniziasse a tremare sotto il suo sguardo. “Stai tremando come una femminuccia”mi rimproverai severo ma senza successo.
Lo vidi ghignare...
Il sangue mi si gelò nelle vene. Era uguale a lui.
«E così tu avresti i miei ricordi»
«Ho chiamato un assassino,non un mocciosetto. Dov'è lui?»
«Due cose testa di latta:
Primo,ho 19 anni.
Secondo,anche se ne avessi di meno rimarrei l'assassino che tu hai invitato qui perché non sei in grado di occuparti di un clan rivale composto da appena 6 persone.
Perció se vuoi trattare con me piantala con la facciata da duro stronzo e cerca di apparire un minimo più cortese»
“Avrò anche paura di lui (dei ricordi che mi riporta a dire il vero) ma non mi faccio più mettere i piedi in testa senza lottare!”
Il suo sguardo provò a incenerirmi,ma io lo congelai con l'occhiata più glaciale che avessi a disposizione.
«Hai un bel caratterino,eppure mi avevano descritto un guerriero veloce come le ombre e dagli occhi color sangue»
«Quando mi vedrai come mi descrivono sta pur certo che sarò l'ultima cosa che vedrai»
«Credi molto nelle tue potenzialità»
«Non mi hanno mai deluso»
“Non rischiare troppo. Resta pur sempre un uomo molto potente”
«Non saprei dire se trovo la tua sfacciataggine più ammirevole o irritante. Ma tornando ad affari...tu ucciderai per me il clan Hamato...»
Un improvviso mal di testa mi attanagliò il cervello.
Hamato....Hamato...
Conosco questo nome...ma perché?
Un flash veloce mi attraversò la mente.
Blu.Rosso.Viola.Arancione.
Fierezza.Forza.Intelligenza.Gioia.
Mi morsi il labbro.
«...se porterai a termine il tuo incarico,portandomi Hamato Yoshi in vita,riavrai i tuoi ricordi»
Hamato Yoshi...perché mi è dannatamente familiare?
Blu.Rosso.Viola.Arancione.
“Non è il momento dei flash mistici o cose simili. Concentrati”
«Come faccio a sapere che hai davvero i miei ricordi? Non sei il primo che tenta di imbrogliarmi,ma nessuno ci è mai riuscito e non permetterò che tu sia il primo»
Fierezza.Forza.Intelligenza.Gioia.
«Non ti fidi di me?»la voce era ironica.
“No non mi fido delle grattugiere ambulanti che se ne vanno in giro con dei ghigni poco rassicuranti”
«Bhe allora ti mostrerò una cosa...»
Dalla manica del l'armatura fece scivolare una carta bianca con sopra scritti delle specie di codici argentati.
Non capii subito,ma appena mi mostrò meglio la carta caddi in ginocchio,sorreggendomi la testa con le mani.
Un dolore bianco e accecante mi attraversò come una scarica elettrica.
Digrignai i denti,mente un'altro flash mi attraversava,ma questa volta era più chiaro.
*flashback*
Un suono di rapidi passi riecheggiava tra le pareti di cemento.
Ero in una stanza in stile giapponese,con porte fatte di carta finemente decorata,rischiarata appena da qualche candela.
Le porte di carta si aprirono e con esse un paio di occhi castani,appartenenti ad un uomo inginocchiato su un tatami.
La figura mi appariva nera,appena distinguibile dall'oscurità che mi avvolgeva. 
Dall'entrata quattro piccole ombre si avvicinarono alla prima. 
Due avevano gli occhi azzurri,anche se a una tendevano più al blu mare,mentre le alte due li avevano una verdi e l'altra nocciola.
Iniziarono a parlare,ma alle mie orecchie arrivarono solo brusii senza senso. Chiusi gli occhi respirando,e cercando di concentrarmi su ciò che si dicevano,ma iniziai a sentire le loro voci sempre più lontane.
Riaprì gli occhi,ma il paesaggio intorno a me era cambiato,ma questa volta era fin troppo familiare.
Una donna stava seduta in un angolo. I vestiti erano stracciati,e la pelle era quasi completamente violacea a causa delle numerose ecchimosi.
In braccio stringeva un bimbo dagli occhi azzurri,le guance rigate dalle lacrime di un pianto silenzioso.
Davanti a loro in piedi un uomo massiccio,dai capelli scompigliati,e gli occhi neri come la più buia e spaventosa delle notti. In mano una cintura con la cinghia di ferro coperta di sangue rappreso.
Mi portai la mani sulla spalla. Quello aveva lasciato un segno.
L'uomo schioccò la cintura,iniziando a colpire con la cintura la ragazza ed il bimbo,che arricciati nell'angolo cercavano di proteggersi l'un l'altra. I colpi continuarono sempre più forti,fino a lasciare segni indelebili nella carne.
Sentii la rabbia assalirmi e mi lanciai contro quell'uomo spietato,nonostante sapessi che non sarebbe servito a niente. Ciò che mi aveva fatto sarebbe rimasto.
*fine flashback*
Spalancai gli occhi. L'azzurro aveva assunto venature vermiglie. Boccheggiai ancora stordito. Il corpo era pesante,rigido. Ero in ginocchio,il volto a pochi centimetri dal pavimento. Il cuore mi batteva forte,neanche volesse schizzarmi fuori dal petto. Presi un profondo respiro. Dovevo riordinare i pensieri.
«Com'è stato il primo assaggio dei tuoi ricordi?».
Alzai lo sguardo incontrando il suo. Ghignava vittorioso torreggiando dinanzi a me.
Chiamai a raccolta tutte le mie forze,lottando contro i capogiri,e sputai la prima frase sensata che riuscii ad articolare.
«C...come?...Come hai fatto a...?» non feci in tempo a finire la frase che lui mi interruppe.
«Ho i miei agganci...flash dopo flash diventano sempre più chiari...dolorosi ma chiari.
Tu ucciderai per me il clan Hamato,April O'Neil e Casey Jones,ed imparerai ad obbedirmi senza fiatare»
«Scordatelo lattina»
Un'altra carta scivolò dalla sua manica,e appena vidi i codici il mal di testa ripartì. Lancinante e prepotente.
*flashback*
Tre corpi stesi nella neve,immobili,rigidi...gelidi come il ghiaccio che li circonda.
Una figura in piedi.
Gli occhi di un rosso vivo umidi.
Le nere pupille a taglio fisse nel vuoto.
Le guance bagnate. I guantini lacerati.
Solo silenzio. Solo gelo. Solo buio...solo morte,semplice spaventosa morte.
La figura sorride appena,mettendo in mostra i canini bianco latte bagnati da un liquido scarlatto.
La shilouet corvina chiude gli occhi.
La sete ha vinto.
L'istinto ha prevalso.
Sbatte le palpebre,mentre le iridi riprendono la pigmentazione azzurrata,appena venata di rosso.
Urla e crolla in ginocchio,singhiozzando.
Sul collo delle tre figure si vedono due piccoli fori,da cui alcune gocce vermiglie colano.
La neve sparisce,lasciando spazio a vetri frantumati,aghi di siringhe buttate negli angoli e chiazze di sangue rappreso.
Un corpo giace in terra. Ancora morte.
«Mamma!Mamma!»una piccola tartarughina dagli occhi color cielo chiama il cadavere. Il cucciolo ha il corpo magro e pieno di lividi,costellato da cicatrici tondeggianti su collo,spalle e la zona attorno al piastrone.
Il corpo della donna resta inerme disteso sulla moquette.
Alcune gocce di sangue scendono dal naso pallido.
La tartarughina le scompiglia giocosamente i capelli 
«Mamma»ritenta,questa volta più debolmente.
La donna è gelida. Il piccolo si allontana e torna con una copertina arancione. Ci avvolge piano la bruna e ci si appallotola vicino,cercando di scaldarla.
«Maman est parti,maintenant vous pouvez rêver» le sussurra teneramente all'orecchio.
Nella casa aleggia un odore acre,sgradevole...odore di sangue,e di qualcosa che va a male.
È il corpo,ma al piccolo non importa,non lo abbandonerà...
«Hai promesso...mi avevi promesso che lo avremmo superato insieme...»
Gli occhietti evidenziati da profonde occhiaie si gonfiarono di lacrime.
«Perché non ti svegli? Sono due settimane che dormi!»
*fine flashback*
Tossii così forte da sentire un sapore ferroso invadermi la bocca.
Tossii ancora ed una pozza di scarlatta risaltò sul marmo nero del pavimento.
Ma non mi importava,volevo piangere,urlare,prendere qualcosa a pugni.
Alzai lo sguardo ed incontrai quelle due sfere nere che mi fissavano.
Lui era lì. Era lì che mi guardava col suo ghigno beffardo.
Mi mostrò un'altra carta,ma ero troppo stanco,stremato. Serrai la mascella e gridai digrignando i denti.
Urlare aiutava. Chiusi gli occhi. Avevo sonno,e le mie membra erano troppo pesanti. Permisi ad un'unica lacrima di colarmi sul volto e mi lasciai andare al dolce oblio dell'incoscienza.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Eccomi di nuovo!
Prima di lasciarvi al capitolo ho un paio di cose da dirvi:
Prima di tutto ringrazio Ayumi Edogawa ed AlphaxOmega per continuare a leggere ed a recensire,e poi ringrazio Fantasy Heart per aver iniziato a leggere ed essersi interessata alla mia storia. 
*fa un sorriso ebete* Adoro leggere le vostre recensioni mi scaldano il cuore e rendono ogni giornata più dolce.
Raph: Ora vado in coma diabetico.
Io: STA ZITTO!
Raph: *gira i tacchi e se ne va*
Finito il momento da "rinchiudetela adesso" dico un'ultima cosa e vi lascio al cappy.
Per quanto io ami i t-cest e la coppia LxR quello che c'è tra i due è solo amore fraterno (il capitolo descrive ciò che è successo dopo che Leo ha riportato a casa Raph)
Ok ora che ho finito di sfracellarvi le scatole vi lascio.
Un salutone a tutti e buona lettura❤️
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Arancione.Sorriso.Gioia.
«Raphie guardami! Guarda sono un coniglietto»
Risate.Gioco.Allegria.
«Si Mikey,sei un proprio un bel coniglietto»
Fuga dalla tana.Caduta in acqua febbre.
«Ti rendi conto di ciò che hai fatto? I tuoi fratelli potrebbero morire per colpa tua!»
«Volevo solo giocare...»
«Va a meditare sul tuo errore!»
Rabbia.Rancore.Incubi.
«Raph ho paura...ho avuto un brutto sogno...»
«Va via! È colpa tua se Leo Donnie ed io dobbiamo restare a letto»
Paura.Incubi.Paura.
«C'era! Lui c'era! Voleva portarmi via! Perché non mi credete!»
Paura.Incubi.Prese in giro.
«Allora Mik,oggi che mostro ti sei inventato?»
«Loro esistono!»
«Allora perché li vedi solo tu? Secondo me sei più stupido di quanto immaginassimo»
Distacco.Serietà.Ghiaccio.
«Mi dispiace Sensei. Non volevo far del male ai miei fratelli»
Scricchiolii.Ghiaccio.Crepe.
«Michelangelo resta fermo,non ti muovere»
Sguardo vuoto.Scricchiolii.Paura.
«Mik mi dispiace,non sono arrabbiato,ti prego non fare lo stupido !»
«Vi voglio tanto bene»
Lacrima.Voragine.Corrente.
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Raphael spalancò gli occhi. Era in camera di Leonardo,ed il maggiore gli dormiva affianco,respirando morbidamente.
Fece per alzarsi,ma qualcosa gli afferrò il polso.
«Raph...?»la voce era calma,ma quando incontrò gli occhi blu mare del fratellone vi lesse preoccupazione.
«Andavo solo a prendere un bicchiere d'acqua Leo. Hai sete anche tu?»
«Si grazie....vuoi che venga con te?»
«Credo di riuscire ad arrivare fino alla cucina senza mettermi nei guai senzapaura»
«Lo so...è per il ritorno che mi preoccupo» lo spadaccino sorrise leggermente.
«Stai forse ridendo di me?» Raph si finse accigliato,senza riuscire però a nascondere dell'ironia.
«Proprio così» lo sguardo si fece più serio guardando i polsi del focoso.
Sopra vi erano alcune cicatrici. Il rosso seguì il suo sguardo e capì.
«Leo...»
«Non voglio perdere anche te Raph. Ho fallito con Mikey e non ripeterò lo stesso errore. Che ti piaccia o no io sono tuo fratello e ti proteggerò nel bene e nel male...»
«Si,in salute ed in malattia...non ci stiamo sposando sai?» l'azzurro ridacchiò.
«Non voglio perdervi e restare da solo. Non voglio che la famiglia si disgreghi...».
Improvvisamente si sentì al caldo. Al sicuro. Sbatté un paio di volte le palpebre prima di capire cosa stesse succedendo.
Le braccia smeraldo della testa calda lo stringevano a se. Chiuse gli occhi ascoltando il suono rilassante del suo respiro.
«Nessuno di noi ti lascerà. So che spesso faccio il coglione e mi comporto da deficiente patentato,ma io...» finì la frase con un sussurro impercettibile.
«Ma tu?»
«...io vi voglio bene».
Raph si sistemò meglio sul letto,prendendo praticamente in braccio Leo,che però rimase buono,accoccolandosi meglio sul piastrone di questo.
«Credevo avessi sete» lo spadaccino lo guardò con gli occhioni dalla forma leggermente a mandorla.
«Ti dovevo un abbraccio Fearless,e poi vuoi che me ne vada?»
«No...ehmm...se vuoi andare...NO...NON VOGLIO CHE TU TE NE VADA...non lo diremo mai a nessuno vero?»
«No» Raph si staccò un po'.
«Torni in camera tua?» gli occhi verdi si sgranarono nel sentire il tono del leader. La voce di questo sembrava come quella di un bambino indifeso,e si stupì nello scoprire un lato tanto fragile nel fratello che riteneva tanto coraggioso. 
«No Leo».
I due si appallottolarono abbracciati nel letto,stringendosi a vicenda come da cuccioli,prima di sprofondare insieme nella tranquillità di quella notte.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ciao a tutti. Sono tornata a rompervi le balle con un'altro capitolo.
Mi scuso per pubblicare a "singhiozzo" i vari capitoli,ma ho delle materie in cui mi devo mettere sotto. 
Un grazie come sempre a AlphaxOmega,Fantasy Heart e Ayumi Edogawa per leggere e recensire ed a tutti quelli che spendono un po'del loro tempo per leggere la mia fanfic.
Questo capitolo è dal punto di vista dell'assassino misterioso,e vi avverto che c'è una scena da prendere con le pinze e con i guanti. Spero il capitolo vi piaccia
Credo di aver detto tutto,perciò...vi lascio al cappy😁
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Mi sentivo la testa pesante. Il mio stomaco era in subbuglio e le tempie mi pulsavano.
Mi rigirai un po' nella sensazione di calore e morbidezza che mi avvolgeva. Provai ad aprire gli occhi ma tutto ciò che vedevo erano blob colorati.
Chiusi gli occhi respirando piano. Vaniglia. C'era odore di vaniglia.
Provai a muovere le gambe,ma erano intrecciate in qualcosa di soffice e vellutato.
Riprovai ad aprire gli occhi,e mi sforzai di mettere a fuoco.
Dopo tre o quattro tentativi i contorni di ciò che mi circondava si fecero più limpidi.
“Ma dove diavolo sono?”. Passai la mano sulla stoffa pieghettata delle coperte,alzandomi piano sul grande letto color panna in cui riposavo.
Indossavo ancora la mia roba,ma le armi erano sparite. Mi risistemai il cappuccio e provai a mettermi in piedi,ma un capogiro mi obbligo nuovamente al letto.
Un paio di tende dello stesso colore del copriletto volteggiavano in aria scosse dal venticello che filtrava da una grande finestra.
Riprovai ad alzarmi,questa volta più lentamente,e dopo qualche incertezza riuscii a stabilirmi sulle gambe.
Barcollai verso al muro,appoggiandomici per arrivare alla porta all'altro capo della stanza.
Ci arrivai,ed uscii,ritrovandomi in un soggiorno spazioso.
Mi staccai dal muro per dirigermi a quella che pareva la porta principale,ma dopo pochi passi la vista mi si offuscò e le gambe si fecero di gelatina.
Portai le braccia al volto per proteggermi dalla caduta,ma qualcosa mi afferrò.
Se inizialmente,ancora intontito,rimasi tranquillo,quando un braccio peloso mi cinse il petto andai nel panico.
“N-no...no no no NO!”
Iniziai a scalciare impazzito. 
«LASCIAMI!» sentivo il cuore battermi nelle orecchie,mentre il resto dei suoni mi appariva ovattato e distante.
“No,non di nuovo...non accadrà mai più”
Continuai a lottare,ma le forze erano poche e dopo qualche istante rimasi senza fiato. Sentii qualcuno sollevarmi in stive sposa,ed alcuni ricordi si fecero vividi nella mia mente. 
*flashback*
«R...Ray...fermati Ray...»
Un uomo stava chinato davanti ad un bimbo dagli occhi gonfi di lacrime. Lo aveva messo di nuovo spalle al muro.
«Sei così particolare...unico nel tuo genere...»
Le mani dell'uomo accarezzavano le cosce troppo magre del piccino,che tremava sotto ogni sua insolita carezza.
L'uomo si avvicinò ancor di più,strofinando il naso contro il collo del bimbo,le cui guance ora erano solcate da silenziose lacrime cristalline.
«Ray sei più ubriaco del solito...evita di fare stupidaggini di cui ti pentiresti»
Il cucciolo continuò a provare a ragionare con l'energumero dinanzi a lui.
«Tu sarai mio»
Gli occhi cielo si sgranarono,mentre il sangue si ghiacciò nelle vene quando l'uomo lo sollevò in stile sposa.
Il piccolo provò a scalciare,ma l'adulto per tutta risposta lo buttò in terra,assestandogli poi un calcio nelle costole.
«Sta fermo piccolo bastardo»
Lo raccolse nuovamente,ma questa volta il bimbo si limitò a tremare,reggendosi il costato dolorante.
L'uomo salì una rampa di scale polverosa e malandata,chiudendosi poi in quella che un tempo doveva essere una camera da letto.
Ciò che accadde dopo non aveva niente di umano...
*fine flashback*
«Ti prego Ray...lasciami andare»avevo gli occhi aperti,ma non vedevo. Continuai a mormorare suppliche impercettibili,col corpo scosso da violenti tremori. Rinunciai a lottare,abbandonandomi tra quelle solide braccia. Le lacrime solcarono copiose il mio volto,quando sentii una ciocca di pelliccia sfiorarmi la guancia. Per quanto strano quella sensazione mi parve familiare...rassicurante...
Avevo il respiro irregolare a causa di alcuni singhiozzi troppo forti per essere repressi del tutto.
Mi calmai leggermente,e solo allora capii chi mi aveva salvato dalle grinfie della gravità.
«Tiger Claw?» incontrai gli occhi dorati del felino...
«È tutto ok cucciolo»
«Starei meglio se non mi toccassi» la voce incrinata dalla paura dei ricordi fin troppo limpidi.
Il micione mi squadrò non comprendendo.
«Sono afefobico»
Il volto continuò ad essere confuso. “se non stessi affrontando un attacco di panico mi sbatterei una mano in fronte”
«ho-paura-del-contatto-fisico» scandii tutta la frase in modo che mi comprendesse. Inizialmente mi guardò sbigottito,poi si affrettò ad appogiarmi  al divano vicino.
Mi passò una coperta e mi ci avvolsi dentro.
Sembrava imbarazzato.
«Va...va meglio?»
«Sono riuscito a farti fare una faccia da pesce bollito...adesso posso considerarmi realizzato» risposi in tono ironico. Ho solo 2 modi per gestire la rabbia ed il panico per i miei ricordi:la freddezza e l'ironia.
«Non immaginavo tu fossi...fossi...bhe che tu avessi paura di essere toccato»
«Tranquillo. Non potevi saperlo»
«Vuoi un tè?»
«Alla pesca?»
«ok»
«Andata» la mia voce tornò calma,e me la ridacchiai sotto i baffi nel vederlo così impacciato.
Si diresse verso quella che probabilmente era la cucina.
Mi accoccolai nella coperta ma,schiacciato dal mal di testa e dalla stanchezza, mi addormentai dopo pochi istanti.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ciao a tutti💙❤️💜💛
Oggi non ho molte cose da dire
Raph: Sia lodato il cielo!
Io: Quasi quasi era meglio se facevo morire te...
Raph: Hey!...e poi nessuno avrebbe letto la tua storia se non mi avessi messo nella fanfic.
Io: Mannaggia a Leo che ti ha acchiappato!
Leo: A volte rompe ma è mio fratello e...
Raph: Tu sei il leader e bla bla bla...conosciamo la tiritera!
Io: Se dovete litigare...FUORI!
*svaniscono più veloci della luce*
Riprendendo...ringrazio tantissimo Ayumi Edogawa,Fantasy heart e AlphaxOmega per continuare a recensire. Grazie anche a tutti quelli che leggono.
Questo cappy è dal punto di vista di Leo,non è molto lungo ma spero vi piaccia.
Detto questo...buona lettura❤️
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Schiusi appena gli occhi. Avevo caldo. Provai a muovermi,ma qualcosa di bollente mi teneva stretto. Guardai il braccio smeraldo che mi cingeva le spalle. Avevo un fiato caldo che soffiava morbido sul mio collo,provocandomi brividi lungo tutta la spina dorsale.
“Raph”. Mi girai lentamente,sorridendo nel vedere quella testa calda dormiente. “Magari fossi sempre così calmo”.
Sgusciai fuori dalla sua presa con non poca difficoltà. Era strano...mi ero mostrato fragile,eppure la cosa non mi dispiaceva...mi dava...un senso di libertà...
Raccolsi le mie cose e mi vestii in silenzio,preferendo lasciarlo dormire ancora un po'.
Feci per uscire dalla stanza,quando calpestai qualcosa di duro.
“Un sai di Raphy” gettai un'occhio alle condizioni pietose della mia stanza.
Tutte le protezioni di Raphael erano gettate alla rinfusa,mentre sotto al letto si poteva scorgere il manico dell'altro pugnale.
“Sei incredibile Raphie...passi una notte qui e guarda che casino”.
Mi avviai verso il bagno per la mia solita doccia mattutina,quando una pelosa scheggia marrone mi passò di fianco.
«Sensei?» mio padre si affacciò nel bagno,buttandovi una rapida occhiata con gli occhi castani sgranati.
«Leonardo» la voce era flebile,a mala pena percettibile.
«Sensei che succede?»
«Raphael...lui...lui non è tornato...ho guardato ovunque...non lo trovo...» mi sembrava invecchiato di 10 anni in una notte. D'altronde tutti eravamo al corrente delle manie suicide di Raphy in questo periodo dell'anno...anche se solo noi ne conoscevamo il perchè...
«Padre ieri ho riportato io Raph a casa...»
«In camera sua non c'è!»
«È in camera mia maestro,abbiamo dormito assieme,vai a vedere tu stesso»
Mio padre non perse tempo e si fiondò verso camera mia.
In quel momento Raphael aprì la porta,ed appena si ritrovarono l'uno davanti all'altro,il sensei lo strinse a se,accarezzandogli con fare tenero il guscio.
«M...maestro Splinter?»
«Oh Raph...bambino mio,temevo di aver perduto anche te...»
Hot-head ricambiò l'abbraccio.
«Non vado da nessuna parte papà...» i due,dopo qualche istante,si staccarono,ma il sensei gli accarezzò ancora per qualche secondo la nuca.
«Cos'è tutto questo trambusto?» Donnie uscì dal suo laboratorio,sembrava uno zombie.
Mik era sempre stato l'unico a trovare sempre un modo per farlo staccare dai libri e dalle sue invenzioni. Sospirai. “Mikey ci manchi tantissimo...”
«Un malinteso figliolo...su adesso tutti  a fare colazione,e poi pratica»
Guardai stupito l'orologio “sono già le 10:00?!”.
Ormai tutti svegli ci dirigemmo in cucina,ed il nostro sguardo non potè far a meno di ricadere sulla candela arancione accesa a centro tavola...
Quindici anni...ancora due giorni e sarebbero stati quindici anni da quando la nostra piccola luce si era spenta definitivamente...
«Mikey» sussurrai appena...

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Eccomi!
Oggi pubblico tardi... Va bhe,questo cappy non è molto lungo,ma domani per compensare proverò a pubblicarne due.
Grazie ad AlphaxOmega,Ayumi Edogawa e Fantasy Heart,che ormai considero mie " lettrici abituali".
In questo capitolo daremo finalmente un nome al nostro nessuno...
Detto questo vi lascio alla lettura.
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28 novembre 10:00
Due grandi sfere celesti brillarono sotto il cappuccio di una felpa corvina.
«Ben svegliato cucciolo» un paio di occhi dorati guardarono divertiti quelli azzurri assonnati.
«mhmmm....» gli spicchi di cielo si richiusero,mentre il ragazzo si appallottolò nella coperta.
«Ancora 5 minuti...»
La tigre non riuscì a trattenere una risatina.
Un'occhio azzurro si riaprì. Adesso anche il ragazzo appariva divertito.
«Che c'è da ridere?»
«Tu cucciolo»
«Puoi smetterla di chiamarmi cucciolo?»
«Come va la testa CUCCIOLO?» la tigre marcò l'ultima parola,stuzzicando dispettoso il corvino.
«Perché mi chiami cucciolo?!» il tono era giocoso e fintamente irritato,e questo aumentava sempre di più il sorriso sulle labbra del felino.
«Perché è ciò che sei»
«Ho 19 anni»
«E poi non so il tuo nome»
Gli occhi cielo si allargarono per qualche istante.
«Liu...»
«Come?»
«Mi chiamo Liu...Liu Hamada...»
«Vieni dal giappone?»
«I miei genitori sono giapponesi»
Il mutante guardò il giovane sbigottito,non comprendendo il ragionamento.“Se i genitori sono giapponesi lo sarà anche lui...”
Come se gli avesse letto nel pensiero il corvino chiarì il suo dubbio.
«Mi hanno adottato»
«Dove sono i tuoi veri genitori?»
 Una miriade di emozioni passò negli occhi celesti.
Paura. Rabbia. Paura. E poi gli squarci di cielo divennero di ghiaccio.
«Mi dispiace cucc...Liu...non dovevo chied...»
«Non fa niente,ma preferisco evitare l'argomento d'ora in poi».
Un brivido attraversò il mutante nel sentire quella voce tanto distaccata...fredda...
“Forse sono stato un po' troppo ostile...ma almeno non tornerà più sull'argomento”
«Shredder vuole che tu svolga un lavoro oggi»
«Un lavoro?»
«Vuole vedere come agisci,$5.000. Maschio,40 anni. Contrabbanda armi e droga. Ha attaccato alla sede del clan durante una serata di beneficenza,e tu gliela devi far pagare»
«Niente donne e niente bambini,per il resto non mi faccio problemi. Ho bisogno di qualche informazione base. Se mi dite dove trovarlo posso svolgere il lavoro già oggi,se devo rintracciarlo ho bisogno di circa 3 giorni»
«Sappiamo dove si troverà oggi alle 11:00»
«Allora che aspettiamo?»
«Forse dovresti riposarti ancora un po'»
«Sto bene»
Il mutante si alzò,dirigendosi verso una stanza vicino a quella in cui Liu si era risvegliato. Ne ritornò qualche istante dopo con le armi del corvino sistemate in quella che pareva una cartella.
«Queste ti serviranno».
Neanche una decina di minuti dopo due misteriose figure incappucciate si aggiravano per le affollate vie di New York.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Pov Raph.
Fissai quella candela arancione. La fiamma dalle mille sfumature danzava sinuosa nell'aria,scossa dagli spifferi gelidi della tana.
«Mikey...»il mormorio di Leo mi riportò alla realtà. Ci mettemmo seduti attorno al tavolo ed inevitabilmente l'occhio ricadde sulla luce tremolante.
Erano passati anni,ma il dolore rimaneva atroce. Con il nostro otouoto era morta anche una parte di noi.
«Cosa volete per colazione figlioli?» il sensei si girò e,seguendo i nostri sguardi affranti,gettò uno sguardo alla candelina dalla fiamma vivace.
«È importante ricordare figlioli...è il nostro passato a mettere le basi di ciò che saremo,ma è impostare anche cercare di andare avanti e vivere il presente. E poi credo che Michelangelo non vorrebbe vederci tristi»
«Mik è morto,sensei. Si è suicidato 15 fottutissimi anni fa» la frase suonò fredda,anche se sulle ultime parole non riuscii a trattenere un ringhio.
«Figliolo...»
«È morto perchè io dovevo fare il coglione a tutti i costi. Ecco cosa c'è nelle basi del mio essere. Un mostro che ha portato il suo fratellino,quello che avrebbe dovuto proteggere,ad una disperazione tale da fargli compiere una cazzata che gli è costata la vita» odio. Nel mio tono c'era solo l'odio più nero. Odio contro me stesso,contro le mie azioni.
«Eri appena un cucciolo...non potevi sapere. Nemmeno io che già ero adulto mi sono accorto dell'ombra che si era insinuata nel suo spirito.
Ha fatto ciò che ha fatto per i suoi incubi Raphael,tu non c'entri,nessuno ha colpa»
Abbassai lo sguardo. Dilaniarmi l'anima e tentare il suicidio non mi avrebbe restituito il mio Little One.
Anche Leo aprì la bocca per dire qualcosa,ma una simpatica suoneria lo interruppe.
Donnie tirò fuori dalla cintura il t-phone che trillava e vibrava.
Rispose e lo portò all'orecchio.
«Ciao April...volevo dire hey April...»
Ridacchiai nel sentire il mio fratellino genio fare una voce più calda e profonda.
«Ne abbiamo già parlato...-April non si può-perché no-è una cosa complicata- no,non la posso scomplicare,e credo che tu ti debba riguardare i verbi-lo so che sono due settimane che vi teniamo lontani,ma è un brutto periodo-lo so che ci conosciamo da tanto tempo»Donnie alzò gli occhi al cielo,poi si poggiò il telefono sul piastrone e ci  guardò.
«April vuole sapere se lei e Casey possono fare un salto qui dopo scuola»
Guardai il sensei. Conoscevamo April e Casey da più di 3 anni,eppure non gli avevamo mai parlato di Mikey. Lui era un argomento tabù,e poi a nessuno di noi andava veramente di parlarne. Faceva solo più male.
Improvvisamente mi accorsi che lo sguardo di tutti i presenti era ricaduto su di me. “Vogliono che sia io a scegliere?!”.
Feci le spallucce,poi annuii.
«Ok potete venire» il mio fratellino genio allontanò la cornetta dai fori uditivi,e nel silenzio della stanza riuscimmo a sentire il “Alleluia! Finalmente!” della rossa.
«Ok-e grazie per il timpano rotto-Ciao»chiuse la chiamata 
«Vengono qui verso le 14:30-15:00» 
Mi alzai da tavola.
«Raph dove...?»
«Vado  farmi una doccia»
«Ma non hai mangiato nulla!»
«Non ho fame» uscii dalla cucina chiudendo la conversazione “Sono un deficente”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


28 novembre 10:30
Il vento fischiava e sferzava tra i grattaceli,mentre i rami degli alberi spogli si agitavano nel cielo grigiastro.
Due ombre si intravidero per qualche istante,prima di sparire tra i grattacieli.
Le due figure saltarono agilissime per qualche altro tetto,prima di fermarsi sopra una palazzina di circa 20 piani dinanzi ad un liceo.
«Che ci facciamo qui?»
«Il nostro obiettivo sarà qui verso le 11:00 per vendere della droga»
«In un liceo?! Ci sono bambini di appena 13 anni lì dentro!»
«E noi dobbiamo evitare che i ragazzini vengano a contatto con gli stupefacenti»
«Lo seguiamo fino a casa e lo facciamo fuori?»
«No,devi fare il lavoro a scuola»
«Aspetta...a scuola?! Davanti a bambini e docenti innocenti?» 
«Il lavoro è questo cucciolo,Shredder vuole assassini senza pietà»
«Come faccio a riconoscerlo?»
«Ci terremo in contatto con questi»
La tigre dagli occhi dorati tirò al ragazzo un auricolare.
«Emm...»
«Che c'è?»
«...ecco...»
«È un auricolare,lo agganci all'orecchio ed...»
«So cos'è...ma io non posso mettermelo...»
«Come sarebbe a dire che non puoi mettertelo?»
«Io non sono...» il ragazzo sospirò.
"Tu non sei?» 
«Io non sono umano...» gli occhi dorati si sgranarono,guardando senza fiato il ragazzo.
«Tu non...»
«Sono un mutante va bene?...»
«C...cosa sei?»
«Non credo siano affari tuoi»
Tiger Claw sbatté un paio di volte le palpebre,poi porse a Liu delle cuffie.
«Queste dovrebbero andare»
«Chi sa che penserà la grattugiera ambulante nel sapere che sono un mutante...»
«Non glielo dirò,hai la mia parola»
Il corvino guardò la tigre,poi sorrise leggermente.
«Ti ho fatto sorridere...» il mutante più anziano ghignò soddisfatto.
«Non puoi rubarmi le battute»
Tiger Claw sorrise ancora un po',poi guardò nuovamente la scuola.
«Sarà meglio che tu ti muova...»
«Ok micione»
I due si guardaro divertiti,poi il mutante dagli occhi azzurro cielo fece una specie di saluto militare e si lasciò cadere nella gola tra il palazzo su cui stava e quello adiacente,attutendo la forza di gravità con rapidi balzi sulle scale antincendio.
La tigre lo guardò allontanarsi. “Come è possibile che mi ricordi tanto lei?”.
Si appostò in un angolo per controllare l'arrivo della vittima e sospirò.
“Buona fortuna cucciolo”
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Oggi l'angolo dell'autrice l'ho messo alla fine.
*lasciate perdere,stamattina mi sono svegliata così...più deficiente del solito...*
So che il capitolo non è molto lungo e che non è un capolavoro,ma è “di transizione”. Nel prossimo capitolo il nostro Liu incontrerà April,ma non vi spoilero nient'altro.
Un bacione ed un grazie a Aiumy Edogawa e Helen Black per aver recensito ed un abbraccio a chiunque stia leggendo.
Ci sentiamo al prossimo cappy,
Ciao❤️❤️❤️

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Il mutante dagli occhi azzurro cielo fece una specie di saluto militare e si lasciò cadere nella gola tra il palazzo su cui stava e quello adiacente,attutendo la forza di gravità con rapidi balzi sulle scale antincendio.
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PoV Liu
Mi avviai tranquillo verso l'entrata. “Devo evitare di dare nell'occhio”.
Mi sistemai meglio il cappuccio ed abbassai lo sguardo.
Lo zainetto nero con dentro le mie armi penzolava ad ogni mio passo.
Entrai ed il chiacchiericcio di alcune ragazze e le loro risatine acute mi trapanarono i timpani.
Passai in mezzo a l'oro e rimasero in silenzio,ma appena mi allontanai le sentii emettere dei gridolini 
«Hai visto che muscoli delle braccia?...secondo me è un giocatore di football o rugby»
«Ti sei già fatta tutti i ragazzi di entrambe le squadre...» alzai gli occhi al cielo e tirai dritto. “Galline”.
Verso metà del corridoio voltai lo sguardo in cerca dell'ufficio del preside,ma nella distrazione urtai qualcosa...o meglio,qualcuno.
Sentii il suono di alcuni libri cadere in terra e senza badare al poveretto o poveretta che avevo urtato mi chinai a raccoglierli.
Non spiccicai parola,finché nel raccogliere i libri una mano bianco latte non sfiorò la mia pelle attraverso un buchino che si era creato nel guanto. Un brivido caldo mi corse lungo la schiena quando alzai lo sguardo.
«Ella...» se solitamente avevo gli occhi grandi in quel momento diventarono enormi.
Mi alzai,porgendole i libri. Se avesse avuto gli occhi grigi ed i capelli leggermente più tendenti al castano avrei giurato di avere il fantasma di mia madre danti. 
«Come scusa?» aveva una voce dolce,che mi ricordò la melodia che Ella mi cantava tutte le sere,quando mi metteva a letto. La cantava sempre...
«N...ni...niente...t...ti ho scambiata per un'altra persona» “Non ci credo...stai balbettando?!” La vocina irritante che occupava il mio subconscio si fece sentire,“Inopportuna come sempre”...
«Io sono April comunque» distolsi lo sguardo. La stavo fissando come un pesce bollito “Deficiente” “Vuoi stare zitto?”
«E tu sei...?» lei chinò la testa di lato,squadrandomi con gli occhi azzurri circondati da una miriade di lentiggini. La coda rossa ondeggiò dolcemente. Aveva dei bei capelli. Mi ricordai di quando giocavo con i capelli di Ella...erano sempre morbidi...almeno prima che arrivasse lui...
Trattenni un ringhio per non spaventare April.
«Sei nuovo? Non ti ho mai visto qui...»
«Vorrei sapere dov'è l'ufficio del preside» la mia voce pareva quella di un bimbo spaventato. Spaventato come quando lei non si svegliava,come quando sapevo che lei non si sarebbe più svegliata. Trattenni un'altro ringhio.
«Non hai risposto alle mie domande» si avvicinò per togliermi un suo capello caduto sulla felpa,ma appena avvicinò la mano al mio patto io la bloccai. Lei mi guardò spaventata,ed io mollai immediatamente la povera mano dalla pelle lattea,ora appena arrossata. Probabilmente le avevo fatto male.
«Mi...mi dispiace...il fatto...il fatto è che non mi piace essere toccato...scusa ho esagerato...» “Cretino...stai facendo la figura del gran cretino...” “Chiudi la bocca”
Improvvisamente un ragazzo dai capelli neri come gli occhi le si avvicinò,tastandole il sedere. Lei si girò di scatto arrabbiata. «Casey! Non provarci mai più!!! Chiaro?»
«Relax pel di carota» si avvicinò per ripetere il gesto,ma io intervenni. 
«Ti ha detto di non toccarla» si girò verso di me con la faccia incazzata,ma appena mi vide sgranò gli occhi e aprì la bocca. Ero più alto di lui di almeno qualche centimetro,ed ero sicuramente più grosso e ben piazzato.
«Emmm...April chi è lui?...» indietreggiò,nascondendosi quasi dietro la rossa. Se già mi stava antipatico per il colore degli occhi dopo ciò che gli avevo visto fare l'avrei volentieri fatto fuori. 
«Vorrei tanto saperlo anche io...perché non vuoi dirci il tuo nome?»
«Ho bisogno di sapere dov'è la presidenza»
«Facciamo così,tu mi dici il tuo nome ed io ti dico dov'è il preside»
«Non sono qui per fare conversazione. Dov'è l'ufficio?» la mia voce divenne più seria. “ non obbligatemi ad usare le maniere forti”
«Che ti costa dirci il tuo nome amico?» il ragazzo dai capelli neri si rifece avanti. “Se non ti fai i cazzi tuoi ti spacco anche quei pochi denti che ti ritrovi,sbruffone dei miei stivali”
«Sei uno che si incanta facilmente» “dimmi dove trovare quel fottutissimo preside”
«Hey?» La ragazza mi prese per mano ed io divenni bordeaux. “Fossi in te mi sparerei subito” 
«Sai i nostri nomi. Dovresti dirci il tuo. Sai per educazione» “Mi dispiace ma non posso dirtelo”. Ritrassi la mano.
«Ti senti bene signor nessuno?» la voce ironica di quel ragazzino fu la goccia che fece traboccare il vaso. Dei brividi bollenti mi attraversarono come una scosse elettriche, subito sostituite da alcune gelide. Gli occhi pizzicarono,ma non per le lacrime. Sentii per brevi istanti il corpo in fiamme,poi un gelo glaciale mi avvolse. Gli occhi dei due ragazzi si ampliarono spaventati e senza parole.
«L'ufficio del preside» la mia voce fu un sibilo ghiacciato.
«S...segui il corridoio...svolta a destra. Segui il corridoio. La penultima stanza a sinistra» la sensazione del mio corpo attraversato da ghiaccio e fuoco svanì,e gli occhi pizzicarono nuovamente. Guardai quegli occhi azzurri terrorizati.
*Flashback*
«Ray ti prego...» dagli occhi grigi lacrime trasparenti scorrevano copiose,accarezzando le guance sporche di polvere e sangue rappreso. Stretto tra le braccia teneva un piccolo bimbo dagli occhi azzurri anch'essi terrorizzati. Lungo il labbro inferiore del piccolo scorreva un rivolo scarlatto. Un'uomo dagli occhi neri si chinò davanti ai due.
«Dammi quel bastardo Ella»
«Gli hai già fatto del male. Lascialo in pace» il piccolino tra le sue braccia prese a vibrare e serrò le gambe. Non voleva accadesse di nuovo.
«Mi costringi a punirti...» l'uomo ghignando afferrò di scatto la donna,prendendo a trascinarla verso le scale. Il bimbo provò a opposi,ma ottenne solo un calcio sulle costole già a pezzi. Il piccolo cadde a terra tenendosi il torace. Anche solo respirare gli faceva male. Troppo debole per lottare guardò la madre trascinata via da lui,mentre le schegge del parquet rovinato le entravano nelle ginocchia. Guardò quegli occhi spaventati,impotente,e guardò con ammirazione quella donna,che nonostante tutto trovò la forza di sorridergli.
*Fine flashback*
Rimasi immobile ancora qualche secondo. Poi mi avvicinai a lei e feci ciò che avrei tanto voluto fare ad Ella quel giorno. Stampai un bacio sulla fronte della ragazza gelata sul posto. Le poggiai una scatolina nera tra le mani. La campanella suonò.
«Grazie» mi girai e sparii nel corridoio ora invaso da studenti.
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Ta-dan! Mi è venuta l'ispirazione ed eccomi qui a scrivere! Liu ha finalmente incontrato April e Casey (che per la cronaca,se non si fosse capito,mi sta antipatico). Grazie a tutti quelli che seguono questa storia,che commentino o meno. Adesso visto che invece dell'ispirazione mi sta venendo sonno io direi che posso darvi la buona notte (anche perché sono le 23:30 ed io domani ho 3 ore di greco).
Un abbraccione,
Bianca❤️

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Okay...inizio subito col chiedere venia per l'enorme ritardo nella pubblicazione del capitolo. Su carta ho già scritto fino al capitolo 34 (insomma vi romperò le balle ancora a lungo),ma tra una cosa ed un'altra non trovo mai il tempo di pubblicare.
Come noterete ho aggiunto delle parti "paranormali" (accadono tante cose strane nella mia pazza testolina) grazie ad Helen Black ed Angelfly per le splendide recensioni,e un grazie a chiunque legga.
Credo di avervi travasato abbastanza i maroni per oggi,perciò,buona lettura.
============================
PoV Liu
Svoltai a destra e seguii le indicazioni di April.
Mi ritrovai davanti ad una porta di noce con su scritto in caratteri cubitali di un dorato opaco "presidenza". Mi appiattii contro il muro lì vicino,attendendo il segnale di Tiger Claw,che non tardò ad arrivare.
«L'obbiettivo sta arrivando. Indossa un jeans blu scuro,una camicia bianca ed un giacchetto dello stesso colore dei pantaloni»
«Solo o in compagnia micione?»
«Non chiamarmi micione!»
«È solo o in compagnia gattino?» riformulai la domanda con malcelato divertimento.
«Più tardi ti insegno io le buone maniere cucciolo...c'è il preside con lui»
«Okay,devo fare attenzione a non coinvolgerlo. Non me la prendo con gli innocenti»
«Tanto innocente non è»
«Che intendi con questo?»
«Lascia perdere cucciolo,non sono affari nostri»
«Che indendi» la mia voce si fece ghiacciata.
«Crediamo che sia coinvolto nello spaccio» la rabbia più rossa mi invase. Tiger Claw continuò «Sulla sua pedina penale sono state cancellate molte accuse...spaccio...guida in stato di ebrezza,e lo stupro di una ragazza del 4 anno» emisi un ringhio selvaggio.
«Cucciolo...»
Vidi quell'uomo apparire infondo al corridoio assieme al preside.
«Ci vediamo fuori»
«Liu!»
Chiusi la conversazione,ed aspettai che le mie prede si avvicinassero. Prede e predatori. Infondo funziona così fin dalla notte dei tempi. O uccidi o vieni ucciso...ed io da preda ero divenuto predatore.
Un altro ringhio vibrò nella mia gola. “Brutti drogati pedofili del cazzo...ora vi insegno io...mettere le mani addosso ad una bambina...”
La comunicazione con Tiger Claw si riaprì ed io alzai gli occhi al cielo.
«Cosa vuoi ora?» 
«Liu...»
«Io giuro che...violare una studentessa! Ora gli insegno io a quei drogati di merda a mettere le mani addosso a delle povere piccole malcapitate...vedremo...se mai riuscissero a sopravvivere vedremo se si azzarderanno a toccare mai più stupefacenti o delle bimbe!» la mia voce era un ruggito,e senza aspettare la risposta di Tiger Claw chiusi nuovamente la comunicazione.
Alzai lo sguardo. I due pedofili erano ad appena cinque metri da me.
Mi sistemai lo zaino sulla schiena,e lottando contro la voglia di saltare addosso a quei due coglioni e prenderli a calci fino ad ammazzarli,mi avviai verso di loro.
Camminavano vicini. Ad appena pochi centimetri da loro feci scattare una lama segreta che portavo al polso. Sbattei le spalle contro entrambi,e nella manciata di secondi in cui mi ritrovai tra di loro affondai il coltello nella cassa toracica dei due,perforando il polmone destro di uno e il sinistro dell'altro.
I due rimasero senza fiato,e boccheggiando per cercare aria si voltarono verso di me,ad appena un metro da loro. Mi riavvicinai.
«Ops...mi dispiace vi sono venuto addosso...» il sangue colava lungo le loro camice,macchiando il tessuto di scarlatto. Fingendo di sistemargli la giacca gli infilai un piccolo fiocco di neve di cristallo ciascuno nella giacca. La mia firma. Con un'altro movimento rapido finii il lavoro,perforai anche l'altro polmone ed il cuore. Ritrassi la lama nascosta e mi allontanai. Dopo neanche una manciata di secondi i due crollarono in terra a peso morto. Gli studenti che occupavano i corridoi bloccarono i chiacchiericci si interruppero all'istante,sostituiti dalle grida orripilate per la chiazza vermiglia che si espandeva attorno ai due cadaveri.
Uscii con lo zainetto nero pendente da una spalla,le mani in tasca. Ora ero contento,ma sapevo che stanotte i volti quegli uomini sarebbero arrivati a tormentarmi.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Sono tornata! *Tutti su EFP chiedono ad ogni divinità esistente cosa abbiano fatto di male per meritarsi ciò*.
Okay,per vostra fortuna non ho nulla da dire,ringrazio come al solito tutti che seguono e/o commentano la mia storia. Considerando che il mio spazio da pazza l'ho fatto sull'altra ff che ho iniziato oggi...buona lettura!
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Pov April
*poco prima*
«Allora?» guardai ancora quel ragazzo misterioso “Perché non mi vuole dire il suo nome?”. Cercai di spiare sotto al cappuccio.per trovare i suoi occhi. Li incontrai. Erano dell'azzurro più bello che io avessi mai visto. Parevano guardarmi dentro...spiare nella mia anima,erano timidi,curiosi...enormi,come quelli di un bambino. Parevano un ciel sereno,l'acqua del mare più cristallino. 
Continuai a guardarli senza fiato. Erano ipnotici. Poi improvvisamente la pupilla nera come una notte senza stelle si ingrandì,oscurando quei due zaffiri. Rimasi gelata sul posto quando quella si allungò,prendendo una forma a taglio. Il celeste sembrò incrinarsi,mentre miriadi di venature vermiglie lo invadevano,sostituendolo. Rimasi immobile,fissando attonita il mutamento di quegli occhi da dolci a glaciali.
«ho bisogno di sapere dove si trova l'ufficio del preside» migliaia di brividi mi attraversarono. La sua voce...era più distante,distaccata...fredda.
«S...segui il corridoio...svolta a destra. Segui il corridoio. La penultima stanza a sinistra»per qualche istante i suoi occhi mi sembrarono impauriti,poi fece una cosa che mi lasciò senza fiato. Mi si avvicinò e mi stampò un bacio sulla fronte.
«Molto gentile» aveva di nuovo la voce dolce di prima. Mi poggiò un pacchetto in mano,ed appena la campanella suonò sparì nel corridoio.
Mi girai la piccola confezione tra le mani. Poi rivolsi lo sguardo a Casey,anche lui sotto shock. Solo dopo una manciata di minuti riuscimmo nuovamente a ragionare.
«Era un...mutante...?» Casey era pallido come un cadavere.
«Non lo so»
Tirai immediatamente fuori il t-phone e digitai con le dita tremanti il numero di Donnie.
«April? Ci siamo sentiti neanche venti minuti fa,che c'è?»
«Donnie...un mutante...»
«Un mutante? April che significa un mutante?!?»
«A scuola....i suoi occhi...all'inizio era timido...poi mi ha dato una scatola...» più andavo avanti a parlare più mi sentivo confusa. Continuavo a vedere quegli occhi rossi che mi guardavano...
«April non capisco nulla che significa che c'è un mutante a scuola tua,cerca di riordinare le idee...»
Donnie si fermò,e al suo posto iniziò a parlare Leo.
«April calmati e dimmi cosa sta succedendo»
Cercai di calmarmi e di respirare normalmente,ma continuavo a vedere quelle pupille a taglio.
«C'è un mutante a scuola. Non so che intenzioni abbia. Mi ha chiesto dove fosse l'ufficio del preside,poi mi ha dato una scatolina ed è andato via»
«...»
Leo non fece in tempo a parlare che delle urla si levarono dal corridoio.
«April che succede?! Chi è che urla?! APRIL!»
Corsi con Casey a vedere cosa fosse successo.
Quando arrivammo un'odore acre e ferroso galleggiava per tutto l'atrio.
Mi guardavo intorno senza capire,poi ebbi una sensazione vischiosa sotto le scarpe,come se avessi schiacciato qualcosa di appiccicoso.
Guardai in basso. Sangue.
Indietreggiai orripilata. Sentivo in sottofondo i ragazzi che mi chiamavano,ma io continuai ad ignorarli. Seguii con gli occhi tutta la pozza di sangue,poi li vidi. 
A circa due metri da me.
«Li ha uccisi»
«APRIL HA UCCISO CHI?!»
Mi riavvicinai il telefono all'orecchio.
«Li ha uccisi...» la voce mi morí in gola.
Mi girai e lo rividi. Era uscito dall'uscita d'emergenza. E poi di nuovo scomparve.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 
Oggi vado di fretta perció niente premesse secolari.
Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono e/o recensiscono.
Un abbraccione...buona lettura!
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«Li ha uccisi»
«APRIL HA UCCISO CHI?!»
Mi riavvicinai il telefono all'orecchio.
«Li ha uccisi...» la voce mi morí in gola.
Mi girai e lo rividi. Era uscito dall'uscita d'emergenza. E poi di nuovo scomparve.
 
PoV Donnie  
*poco prima*
Guardai Raph uscire dalla cucina.
Ora che ci penso meglio non è stata una grande idea invitare April e Casey in questo periodo. Raphie durante gli anniversari  di morte di Mikey è sempre molto instabile.
Forse non dovevamo nascondere la storia di Mik ai nostri amici.
Sospirai pesantemente,guardando una gocciolina di cera sciolta scendere lungo la candela.
“little one...senza di te va tutto a rotoli...”
Guardai un Leo col morale a terra.
“Tu sapevi sempre come far sorridere tutti...”
«Leo...»
«Uhmm...Si?»
“Ed ora che gli dico? L'ho chiamato senza un motivo...avrei dovuto pianificare...PIANIFICARE! Ho trovato”
«Dopo vorrei parlare con te dell'attacco alla TCRI» 
«Certo...» Leo mi fece un sorriso che però non coinvolse gli occhi.
“Gran genio che sono...la famiglia va a rotoli ed io penso alla TCRI ed ai Kraang...”.
Il mio cuore si spezzò quando notai quei due specchi color mare inumidirsi di lacrime costrette dietro le palpebre. I miei fratelloni cercavano di essere forti,ma la nostalgia ci schiacciava tutti.
Sentii l'acqua rimbombare nelle tubature “Raph sta facendo la doccia”. Stavo per rattristarmi nuovamente,quando sentii la voce dolce di mio padre.
«Il tuo caffè figliolo» anche lui mi sorrise.
«Grazie sensei» ricambiai e sorseggiai piano quel liquido nero che tanto amavo.
Non passò un mituto che il mio cellulare squillò nuovamente. Guardai il display.
«Chi è figliolo?»
«April...strano...».
Risposi.
«April? Ci siamo sentiti neanche venti minuti fa,che c'è?»
«Donnie...un mutante...»
«Un mutante? April che significa un mutante?!?»tutti mi guardarono sbigottiti.
«A scuola....i suoi occhi...all'inizio era timido...poi mi ha dato una scatola...»
«Donnie che succede?» Leo mi guardò interrogativo.
«April non capisco nulla che significa che c'è un mutante a scuola tua,cerca di riordinare le idee...»non feci in tempo a finire che Leo mi prese il t-phone.
«April calmati e dimmi cosa sta succedendo»
Sentii solo dei sussurri sconnessi,poi Leo aprì la bocca per parlare,ma rimase gelido sul posto.
«April che succede?! Chi è che urla?! APRIL!»
Mi ripresi il t-phone,mettendolo in viva voce solo per sentire delle urla terrorizzate.
«April!!»
La chiamammo tutti,senza ricevere alcuna risposta.
Solo dopo una manciata di secondi,che a noi parvero secoli,parlò dinuovo.
«Li ha uccisi»
«APRIL HA UCCISO CHI?!»
Sentivo il cuore in gola.
«Li ha uccisi...»la linea cadde,ed il mio cuore si fermò. Sentii i sensi ovattati,e per qualche istante pensai mi fosse venuto un infarto. Poi la nebbia dell'incoscienza mi avvolse.
 
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


PoV Liu
Entrai nel vicolo in cui avevo lasciato Tiger Claw incontrando i suoi profondi occhi dorati.
«Sei stato abbastanza veloce...con chi parlavi?» la sua voce si fece appena maliziosa.
«Con nessuno» 
“Caspita...sono impressionato...sei riuscito ad essere glaciale anche senza di me”
«Vuoi chiudere il becco una buona volta!» sbottai arrabbiato contro quella malefica vocina.
«Io veramente non ho aperto bocca...» il tigrotto mi guardò leggermente colpito dal mio tono alquanto incazzato.
«N...non parlavo con te...»sussurrai sentendomi un po' incolpa per lo sfogo avuto.
«Ci siamo solo noi due...» anche lui sembrava abbastanza imbarazzato.
«La missione è andata a buon fine» cercai di cambiare discorso,mentre risalivo con lui le scale antincendio fino al tetto.
«Non credevo saresti stato così veloce»
«E perché?»alzai un sopracciglio
«Mi sembravi arrabbiato,così ho pensato ti volessi divertire»
«Io uccido,non torturo. Ognuno fa le sue scelte,per quanto sbagliate non sta a me punirlo. Fermare uno stronzo è una cosa,maltrattarlo un'altra. Se facessi come voglio a seconda di quanto mi risultano antipatici non sarei migliore di loro»
«Sai al clan girano un sacco di leggende su di te,non credevo che potessero inventarsi cazzate tali su un cucciolo come te»
«Non puoi dire a priori che qualcosa è falso. Racconta» improvvisamente mi sentivo allegro. In una scala di segretezza ci sarebbero state:
3- Area 5;
2- Due ragazze in bagno;
1- I miei umori.
«Dicono tu sia uno spirito nato per uccidere,morto molti anni fa»
«Ce n'è di gente fantasiosa ingiro?» ridacchiammo. 
«Altro?» era divertente. 
«Dicono che tu chiuda gli occhi a tutte le persone che hai ucciso,e che firmi ogni omicidio con un fiocco di neve di un cristallo mai conosciuto»
«Se ti dicessi che non sono inventate?... Non tutte almeno» devo ammettere che mi piacque vedere i suoi occhi sgranarsi. Mi piaceva vedere le reazioni che riuscivo a scatenare,perfino in lui,che all'apparenza sembrava impenetrabile e senza pietà.
«Che intendi...?»
«Chiudo gli occhi e lascio un fiocco di neve alle mie vittime» sussurrai.
Tirò un sospiro di sollievo.
Lo vidi pensieroso. Inclinai leggermente la testa da un lato,fissando dritto in quegli occhi così particolari.
«Chi ti ricordo?» sgranò nuovamente gli occhi.
«C...come???»
«Mi hai capito benissimo» le mie pupille si ampliarono,ma questa volta i due squarci neri non erano contornati da un rosso scarlatto,bensì da un azzurro appena più tendente al grigio chiaro,con rare venature nere o bianche.
Lui sembrava completamente sotto shock.
«Chi era Joyel?»avevo l'impressione che per poco non mi cadesse stecchito davanti agli occhi.
La pupilla mi si ampliò nuovamente,e gli occhi ripresero il loro colore naturale.
«Sembra che tu abbia appena visto un fantasma» ridacchiai alla sua faccia sconvolta.
«C'è altro o posso andare?»
Senza più proferire parola mi passò alcuni fascicoletti. Li presi,e ne sbirciai il contenuto. Schede informative. Per i prossimi obbiettivi.
«Bhe allora io direi che ci rivediamo a lavoro fatto» aveva la bocca aperta,e dovetti combattere contro l'impulso di avvicinarmi e sigillargliela.
Infilai i fascicoli nello zainetto corvino,e dopo un'ultima occhiata al micione,tornai in strada,sparendo ben coperto tra i passanti.
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Capitolo 15!
Sinceramente non pensavo sarei veramente arrivata a scriverlo. Mi aspettavo che la mia storia non sarebbe interessata a nessuno e che l'avrei chiusa verso i primi tre capitoli,ed invece eccomi qui,raggiante per il quindicesimo capitolo. Nel prossimo capitolo Liu si toglie il cappuccio,e finalmente si scoprirà anche cos'è lui esattamente.
Spero di avervi fatto intuire che la vocina che lui sente nella sua testa non è frutto della sua immaginazione (se no ve lo dico io😋).
Non spoilero nient'altro,ringrazio con tutto il cuore tutti coloro che leggono e/o recensiscono.
Considerando che è 00:30 io direi che posso salutarvi.
Come sempre un abbraccione a tutti,
Bianca❤️

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Un ragazzo dalla felpa nera camminava tranquillo per i corridoi di un palazzo,prima di fermarsi davanti ad una porta blindata nera.
Di lato a questa vi era un quadrante con alcuni numeri sopra disposti. Il giovane inserì un codice,sbloccando la porta,ed entrò.
Si richiuse il portone alle spalle e sistemò lo zainetto in un angolo togliendosi le scarpe ed i calzini per poggiare i piedi sul pavimento riscaldato. 
Questo era interamente fatto di un lucido marmo nero,che contrastava con le pareti bianche. L'ingresso era fornito di un enorme specchio dalla cornice argentata,che ricopriva quasi interamente una delle pareti,mentre sulle altre si potevano ammirare alcuni quadri bianchi e neri,con a volte presenti dei particolari rossi. Vi erano poi anche un ripostiglio dalle porte argentee ed un mobiletto dello stesso colore,su cui erano poggiati alcuni eleganti soprammobili.
Attraverso un grande arco si scorgeva il salone,al cui centro capeggiava un grande divano di pelle nera con cuscini bianchi. Davanti ad esso vi era un tavolino in vetro,con sopra appoggiati alcuni pastelli e fogli scarabocchiati. Sulla parete vi era poi una tv. Pochi metri dietro al divano c'era invece un'altro tavolo,più grande,interamente fatto di legno scuro,con intorno disposte alcune sedie corvine dai morbidi schienali di pelle bianca. Sopra al tavolo un vaso bianco pieno di rose rosse aggiungeva un minimo di colore al soggiorno.
Da quella vasta area si poteva vedere un bancone in marmo bianco,dietro cui iniziava la cucina,i cui colori dominanti  restavano sempre  il bianco ed il nero.
Il ragazzo si tolse la felpa e fissò in cagnesco l'enorme specchio. 
Quando si dice le prese per il culo della vita...proprio lui che odiava gli specchi si era ritrovato quel "coso"enorme.
Ci si posizionò davanti,tenendo dapprima lo sguardo basso.
Un paio di piedi di un verde chiaro si scorsero,poi alzò lo sguardo,guardando per intero il suo riflesso.
Due occhi azzurri erano contornati da una maschera nera dalle fasce corte. 
Le guance pallide erano ricoperte da una miriade di lentiggini e da alcune cicatrici. Quella sera la pelle era più scura del solito verde "sbiadito" con cui era abituato a convivere. Guardò ancora quei solchi che capeggiavano sul suo viso. Il più grande partiva dallo zigomo destro,ed arrivava più o meno fino alla fronte. Ve ne erano altri due più leggeri sull'altra guancia. 
Accarezzò la cicatrice più profonda,mentre rivedeva quell'uomo dagli occhi corvini spingergli il volto con forza verso terra,mentre i vetri infranti di una bottiglia di birra si sporcavano del suo sangue. 
Aveva rischiato di rimetterci un occhio quella volta.
Dalla gola stava già per risuonare un ringhio di puro rancore,quando una leggera puzza di bruciato ed il cozzare di alcune pentole lo fecero sorridere.
Attraversò il soggiorno,e si poggiò al bancone,guardando dall'altro lato una donna dai capelli neri con alcune ciocche grigie litigare con delle pentole,mentre il contenuto di una poggiata sui fornelli andava in fiamme.
A quella vista non riuscì a trattenere una risatina,che catturò l'attenzione della donna.
«Ridi di me mentre la tua cucina va a fuoco?» chiese la donna fingendosi arrabbiata. 
Il ragazzo ridacchiò per qualche altro momento, poi con l'ausilio di alcune presine mise la pentola in fiamme nel lavandino,ed aprì l'acqua.
«Credo sia stato più difficile sopravvivere alla cucina che al tempo passato con Ray,sai?».
La donna sulla cinquantina si limitò a fargli una linguaccia.
«Come sta la peggior nemesi della mia cucina?»
«Abbastanza bene...a parte il fatto che suo figlio è un coglione...» sibilò, poi si fece improvvisamente seria.
«Quanti?»
Liu non rispose,continuando a guardare dentro le pentole cosa fosse commestibile e cosa no.
«Liu!» rimproverò allora.
Il ragazzo sospirò.
«Due...»
«Dio santo...sei completamente...idiota! Hai una famiglia che ti vuole bene,e tutto abbiamo tranne che problemi economici! Il tuo comportamento non ha il minimo senso! Invece di andare a fare stronzate in giro dovresti occuparti della TUA famiglia! Credi che se Elsa fosse qui vorrebbe questo? È morta, l'hanno uccisa e tu l'hai vendicata, perché non ti basta?!»
Il giovane fece un respiro profondo,completamente indifferente alla sgridata appena avuta.
«Dove sono Diana e Mia?» chiese in tono freddo e distaccato.
«Non usare quel tono con me!»
«Nom voglio litigare con te Grace» ancora il tono glaciale.
Gli occhi della donna si intristirono.
“Grace...perché mi chiama così? Sono sua madre” pensò con gli occhi appena lucidi. Liu non l'aveva mai chiamata mamma. Per lui lo era stata solo Ella,e quando l'aveva vista soffrire in maniere atroci prima di spegnersi si era ripromesso di non affezionarsi più a niente e nessuno,convinto che così non avrebbe sofferto se queste gli fossero state strappate via.
La donna chiuse gli occhi,ricordando un episodio accaduto ormai molti anni prima.
*flashback*
Erano trascorsi più di quattro giorni da quando, entrando la mattina presto nella stalla della loro casa di campagna,Grace e Carrick,suo marito, avevano trovato febbricitante e morente una piccola creaturina ferita.
Il cucciolo era rimasto in bilico tra la vita e la morte per quasi due giorni,schiacciato dal peso di una febbre troppo alta e dal dolore accecante che sparavano le costole e la gamba destra fratturate assieme ai numerosi tagli e lividi.
Il corpo di quel piccolo mutante appariva infatti scheletrico,con la pelle verde chiara ricoperta da miriadi di ecchimosi lividi ed altre ferite.
Il piccolo ora sveglio non aveva spiccicato neanche una parola,limitandosi a guardare con un occhietto terrorizzato ogni movimento dei suoi salvatori ed ad emettere ogni tanto qualche guaito quando le ossa scricchiolanti dolevano.
Il cucciolo pareva una mummia tante erano le bende candide che lo ricoprivano. Questo aveva infatti il busto interamente fasciato,così come la gamba sinistra,i polsi,le caviglie,la nuca e l'occhietto destro.
Come ogni giorno Grace lo stava imboccando pazientemente,ridacchiando malinconica alla voracità del cucciolo. Chi sa quanto tempo era rimasto digiuno, legato con ruvide corde che gli avevano lasciato bruciature sui polsi e le caviglie chissà dove e maltrattato chissà da chi. 
Il piccino smise improvvisammo di mangiare,guardando timidamente la donna 30enne con l'unico occhio azzurro troppo grande su un volto troppo magro.
«Che c'è?» chiese con dolcezza,poggiando il piatto su un comodino affianco al piccolo letto.
«Non ti senti bene?» il mutante scosse lievemente la testa,facendo segno di no. 
Guardò la mano di Grace,che gliela porse. Il cucciolo si passò con dolcezza le sue mani su quelle della donna,e con gran sorpresa di Grace,pronunciò quella che per i seguenti 2 mesi sarebbe stata la sua unica parola.
«G...gra...graz...ie»
*fine flashback*
“Il mio piccolo tenero Liu”
«Diana e Mia dormono in camera loro, io devo andare adesso, se ti servisse qualcosa...» non finì la frase che il mutante le si mise davanti,e con tutta la tenerezza di cui era capace le baciò la fronte.
«Grazie»sussurrò lui,come se avesse rivisto con lei quello squarcio di passato,poi ripeté nuovamente il gesto prima di staccarsi da lei,e lasciarla andare via.
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Eccomi nuovamente qui a sfracellarvi i...
Okay sorvoliamo.
Liu si è tolto il cappuccio (dite la verità che iniziavate a credere fosse incollato con l'attack😆) ed eccovi svelato chi è!
Come sempre ringrazio tutti coloro che spendono un pochino del loro tempo a leggere ciò che la mia mente contorta crea.
Detto ciò,prima di salutarvi vorrei ringraziare Zoey ( Ayumi Edogawa ) per lo splendido collage che ha creato per la mia storia partendo da uno dei miei disegni. Grazie pulcina❤️❤️❤️.
Ora che ho finito do come sempre un abbraccione a tutti,
La vostra pazza Bianca❤️
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


 
Eccomi di ritorno su EFP!
Mi scuso per l'assenza,ma quegli idioti dei miei prof si sono accorti solo ora che l'anno sta finendo e che devono interrogare e fare un sacco di compiti😪.
Ed è proprio per la mia prolungata assenza che oggi cercherò di pubblicare più capitoli possibile.
Finito con l'intro secolare (no,non cambio mai😋)vi lascio al capitolo 17.
Buona lettura❤️
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PoV April
Varcai l'entrata della tana assieme a Casey. Barcollammo fino al soggiorno,quando una saetta verde oliva con la nuca fasciata di viola si fermò davanti a me.
«Donnie...» "accidenti sembra furioso...". Guardai quelle iridi nocciola solitamente docili e timide ora arrabbiate e preoccupate.
«Donnie mi dispiace...»ritentai,ma lui sembrò solo alterarsi maggiormente.
«MI DISPIACE?!? Mi fai...ci fai venire un infarto blaterando di un mutante assassino,ci dici che ha ucciso qualcuno,e poi chiudi la chiamata,e poi l'unica cosa che riesci a dire è MI DISPIACE?!? Volevi farmi morire di paura? Hai idea di quanto ci siamo preoccupati?! Se non vi volessi così bene vi prenderei a schiaffi!!!».
Guardai Donatello dritto negli occhi,poi,schiacciata da tante emozioni,scoppiai in singhiozzi.
Donnie mi abbracciò,ora più calmo.
«Scusami...» mormoravo tra un singhiozzo e l'altro.
«L'importante è che stiate bene...» mi sistemò una ciocca dietro l'orecchio,poi arrivarono anche gli altri.
Una volta che mi fui calmata a dovere,seduta sul gradone che fungeva da divano,iniziai a raccontare per filo e per segno tutto ciò che era successo.
«...quando gli ho dato le indicazioni lui mi ha dato un bacio sulla fronte e mi ha lasciato una piccola confezione nera. Spaventata vi ho chiamato,e dopo un po' ho sentito delle urla. Sono andata nel posta da cui provenivano, ed in terra, in una pozza di sangue, c'erano il nostro preside ed un genitore» terminai il racconto.
«Siete sicuri fosse un mutante?» ci domandò il Sensei,lisciandosi la barba.
«Era più alto di un paio di spanne ed il doppio se non il triplo più grosso di me...di corporatura ricordava quasi Raph...» rispose Casey.
«E poi i suoi occhi...sono passati dal celeste cristallino al rosso vivo in pochi secondi...» terminai io.
Raph aprì la bicca per dire qualcosa,ma il trillo del mio cellulare lo bloccò. Lessi il messaggio inviatomi da Irma,una mia amica.
«Accendete la tv. Stanno parlando dell'omicidio» dissi tachicardiaca.
Donnie obbedì.
L'immagine di una donna dai capelli dorati raccolti in uno chignon comparve.
Gli occhi seri circondati da un pesante ombretto blu notte erano ingranditi da un paio di occhiali neri.
«Oggi in un liceo è avvenuto l'ennesimo omicidio del misterioso assassino,definito il bambino di ghiaccio. Questo soprannome deriva dalla leggenda secondo cui sarebbe il fantasma di uno dei bambini uccisi dal noto serial killer Raymond Ramirez. Le sue vittime in meno di 3 anni dalla sua comparsa ammontano a quasi 250 persone. Tutti i soggetti sono uomini maggiorenni,con precedenti penali. Non si sa quasi nulla su di lui. Firma ogni suo omicidio con un ficco di neve di cristallo,altra ragione per il particolare soprannome a lui assegnato. Stasera alle 20:00 avremo qui in studio il capo della polizia del distretto di New York,risintonizzatevi per altre informazioni.
Passiamo alle notizie di cronaca rosa....».
Donnie spense il televisore e noi tutti ci scambiammo un'occhiata indecifrabile.
«Un serial killer...»sussurrò poi Leo,rompendo il silenzio creatosi.
«April hai detto che ti ha dato un "regalo" lo hai già aperto?» intervenne il sensei,ricominciando a tormentarsi il ciuffo di peli sotto al mento.
«No...»risposi.
Presi la borsa e tirai fuori il pacchetto.
Sciolsi il nastrino azzurro e argentato.
Gettai un'ultima occhiata a tutti,e lo aprii.
La mia bocca ed i miei occhi si sgranarono.
Ero senza parole...

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


PoV Liu
Grace era andata via da una ventina di minuti,ed io avevo approfittato della calma e della tranquillità per una doccia veloce.
Una volta finito mi diressi ancora umido in camera mia.
Entrai.
Il letto matrimoniale grigio chiaro risaltava sul marmo nero pavimento.
Sulle pareti bianche erano appese alcune foto e disegni.
Mi tolsi l'asciugamano che portavo legato alla vita e mi misi i pantaloni di una tuta da ginnastica nera presi da un armadio grigio perlato.
Mi infilai anche una canottiera bianca e mi diressi alla scrivania nell'angolo della stanza.
Aprii un cassetto.
Dentro vi erano alcuni fogli con degli schizzi,degli appunti presi tanto tempo fa,e che,sinceramente,non saprei decifrare al giorno d'oggi,ed altre cianfrusaglie non identificate che non sapevo nemmeno come fossero finite lì. “Mai fare domande a cui non sei sicuro di volere una risposta” pensai,mirando a ciò che mi interessava.
Tirai fuori un pacchetto di sigarette ancora pieno. Lo aprii e presi una sigaretta. Me la girai un po' tra le dita e poi la gettai assieme al pacchetto sulla scrivania.
Non sono un fumatore...non ci riuscirei...non dopo essere stato usato come posa cenere per mesi e mesi. Era una specie di rito. Il mio problema era che quelle schifezze mi mettevano in ansia,e non trovavo certo normale essere spaventato da del tabacco avvolto nella carta.
“Devo buttare quella merda...”.
Tornai verso il letto ed accarezzai piano la stoffa pieghettata della coperta. 
Guardai ancora un po' quel morbido letto,compagno di incubi e attacchi di panico notturni,e mi ci lasciai cadere a peso morto.
Affondai il volto nel materasso,respirando l'odore di pulito.
A volte mi sento pazzo a farlo,eppure non credo di essere l'unico.
Rimasi abbandonato una decina buona di minuti.
Avevo visto lo sguardo deluso di Grace. Deluso per ciò che ero...che sono.
Morsi uno dei cuscini e gridai con tutta l'aria che avevo nei polmoni.
Ero stufo di tutto questo...
E se avessi smesso??? Chiuso con la vita da assassino??? I soldi non mi mancavano,avevo messo su un bel gruzzoletto,togliendo anche dalla circolazione degli stronzi come Ray.
“Un ultimo lavoro” pensai.
“Solo per riavere i miei ricordi,e poi chiudo”.
Mi alzai di scatto. 
“I fascicoli! Prima faccio il lavoro,prima dico addio a questo stile di vita!”.
Tornai in fretta all'ingresso e presi ciò che mi serviva.
“Tu che non fai più l'assassino??? Ti prego non resisterai due giorni! La verità è che hai bisogno di fare del male agli altri per dimostrarti che nessuno ti ferirà più...” ringhiai a quella vocina insolente.
“Fatti i cazzi tuoi e stanne fuori!”
“Ma guarda guarda...oggi siamo permalosi”
“Sta zitto!”
“Ah si? Se no che fai? Mi uccidi???”
Ringhiai ancora.
Mi girai verso l'enorme specchio dell'ingresso.
Il mio volto pareva diviso in due.
Metà con un occhio azzurro,le lentiggini sulla pelle verde chiara e i lineamenti contratti dalla rabbia.
Metà con un occhio rosso sangue,la pupilla a taglio,la pelle di un verde scuro,quasi nero,senza traccia delle simpatiche macchioline. L'angolo della bocca tirato in alto in un ghigno beffardo.
“Sparisci!”urlai mentalmente,arrabbiato nero.
“E se non volessi? Sei debole piccolo Liu,ed un giorno ti spezzerai. La forza dentro di te cresce di giorno in giorno,ma tu? Tu resti debole,un giorno perderai il controllo. E quel giorno sparirà anche quel poco che di te rimane...”
Stavo per rispondergli a tono ma una vecchia frase sentita chissà dove chissà quando risalì a galla nella mia memoria.
*Se non imparerai a dominarlo sarà lui a controllare te. Non devi permettergli di farti paura,perché proprio la paura sarà la tua nemica*.
Feci un respiro profondo e riordinai le idee.
“Forse hai ragione...ma adesso ho ancora io il controllo,perciò ti considero di fare meno lo strafottente e ritornare nel tuo angolo oscuro”
Ora fu lui a ringhiare,ma poi fu costretto a ritirarsi.
L'occhio scarlatto riprese il suo normale colore,proprio come il resto del mio volto.
Guardai ancora qualche istante il riflesso,poi,con i fascicoli sottobraccio mi diressi nuovamente nella mia stanza.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 
Mi scuso per la mia prolungata assenza. 
Per farmi perdonare oggi ho in programma di pubblicare ben quattro capitoli.
Questo è molto breve, ma gli altri saranno più sostanziosi.
Tra poco ne pubblicherò un'altro e dopo pranzo arriveranno anche gli altri due.
Un abbraccione a tutti, 
Buona lettura
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PoV April
Sullo sfondo di velluto blu notte risaltava un ciondolo di cristallo purissimo.
La forma ricordava quella di un fiocco di neve, con splendidi dettagli ed alcune sfumature tendenti al dorato.
«Cos'è?» chiese Raph avvicinandosi, per rimanere a bocca aperta come me nel sbirciare nella scatola.
Girai la scatolina appena aperta, mostrandone il contenuto a tutti e tutti ebbero la mia stessa reazione.
«Però...» fece Casey, fischiando ammirato.
Donnie si fece avanti ed io gli porsi la confezione.
Esaminò un po' il gioiello.
«Io non capisco...»
«Non capisci cosa?» domandò Leo.
«Questo tipo di cristallo...mai visto niente di simile. Non so cosa sia, ma ricorda quasi un cristallo Kraang...»
«E come farebbe un assassino ad avere un cristallo Kraang? Non sono cose che compri su internet»
«Non sono certo appartenga alla dimensione x... April posso prenderlo per fare qualche test?» gli occhi nocciola si rivolsero a me ed io annuii.
«E così April hai un innamoratino ricco...» sussurrò Casey.
Io arrossii e gli tirai un cuscino.
«Innamoratino un corno Jones!» 
«Oh andiamo! Un tipo a caso ti incontra ti fa un regalo che probabilmente costa come una villa a Parigi, ti bacia e tu dici che non è innamorato???»
«Mi ha baciato sulla fronte...e poi te l'ho detto...lui era strano, era dolce ma non ci stava provando. All'inizio si è comportato quasi come un fratello maggiore...lui...mi ha chiamato Ella... forse mi ha preso per un'altra...»
«Se ti avesse preso per un'altra non avrebbe avuto problemi a dirti il suo nome» continuò Leo, poi Splinter richiamò la nostra attenzione.
«Che si sia comportato bene o meno, questa storia non mi piace. April, Casey, voi due resterete qualche giorno qui al rifugio. Non voglio corriate pericoli» 
«Va bene sensei» rispondemmo in coro.
Non so esattamente perché, ma ridacchiai, forse era un tic nervoso, ma mi venne naturale.
«Che c'è da ridere?» chiese Raph, inarcando un sopracciglio.
«C'è voluto un omicidio affinché ci faceste tornare alla tana...che cosa succeda durante questo periodo dell'anno è un mistero...vi barricate qui e tagliate tutti i ponti con noi. Vorrei proprio sapere cosa vi obbliga a rinchiudervi nella tana...»
Gli sguardi delle tartarughe e del sensei si ampliarono e abbassarono.
Avevo toccato il tasto sbagliato.
Si guardarono tra di loro, poi Raph si fece avanti.
«Il dolore...» sussurrò.
Prese fiato e si mise seduto vicino a me e Casey. 
Era il tempo di spiegare.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


PoV Raph

Avevo sempre temuto il giorno in cui questo momento sarebbe arrivato.

Il momento in cui avrei dovuto fare i conti con la mia coscenza e raccontare tutto.

Il giorno in cui avremmo fatto ciò che non facemmo allora. Parlare dell'accaduto.

Allora la ferita era ancora troppo fresca, ed avevamo preferito attendere.

Attendere che l'equilibrio ormai distrutto della nostra famiglia si ricreasse.

Attendere che la tana, che allora era apparsa improvvisamente vuota, sconosciuta, inospitale, tornasse ad essere la nostra casetta.

Ma la verità è che avevamo atteso ciò che mai sarebbe accaduto.

Guardai gli occhi azzurri di April e quelli neri di Casey che attendevano solo io iniziassi a parlare.

Mi passai una mano sul volto.

Perchè era così dannatamente difficile?

-Molti anni fa noi eravamo cinque. Avevamo un fratellino...- i ricordi cominciarono ad assalirmi.

-Un...fratellino?- mormorò Casey.

-Era leggermente più piccolo di noi...tra due giorni sono esattamente 15 anni dalla sua morte...- abbassai lo sguardo. Faceva ancora male.

Loro due rimasero in silenzio, senza però distogliere lo sguardo da me.

-Si chiamava Michelangelo. Era il nostro piccolo sole. Non si abbatteva mai ed aveva sempre un sorriso per tutti. Non stava mai fermo...era una pallina rimbalzante di gioia...o almeno era così... Dopo il nostro terzo compleanno tutto iniziò a cambiare...aveva degli incubi la notte. Spesso nel cuore della notte lo sentivamo urlare terrorizzato.

Alcune volte lo trovavamo addormentato in posti assurdi.... rannicchiato in una credenza, nascosto sotto il letto...- sentivo un nodo serrarmi la gola, mentre tutte quelle immagini stampate nella mia mente e che da sempre cercavo di nascondere tornavano a galla.

-Iniziò ad avere paura di tutto. Diceva che un mostro voleva porterlo via e che se non se ne fosse andato con lui avrebbe fatto del male a noi. Dopo più o meno due mesi però gli incubi parvero finire. Per due settimane tutto sembrò essere tornato alla normalità...- gli occhi mi si fecero umidi.

-Poi, una mattina, entrando in cucina lo vedemmo seduto di spalle sul tavolo. Stava canticchiando una vecchia filastrocca che il sensei ci aveva insegnato per farci passare la paura. Si girò verso di noi e disse che ci voleva bene, poi svenne -.

Ricordai con orrore gli occhi azzurri del mio fratellino rivolti al vuoto e poi il suo corpo accasciarsi.

- A parte quello non ci furono più episodi che ci spaventarono. Lui tornò vivace, forse lo divenne anche più di prima. Io pensai il peggio fosse passato, ed iniziai a prenderlo in giro...pensavo avrebbe aiutato a sdremmatizzare tutto ciò che avevamo passato,ma non fu così...-

-Raffaello...fermati, continuo io- disse dolce il sensei, avvicinandomisi per posarmi una lieve carezza sul capo.

Mi alzai e dopo aver sussurrato un 'vado al bagno' mi diressi nella stanza nominata.

Sentii gli occhi di tutti puntati su di me, finchè non mi chiusi alle spalle la porta della toilette.

La serratura emise uno schicco quando la chiusi a chiave, mentre le prime lacrime iniziavano a solcarmi le guance.

Ricordavo cosa avessero provocato le mie prese in giro...

*Inizio flashback*

-Certo che ne hai dette di cose stupide 'il mostro vuole portarmi via'- cansonò con voce ridicola una piccola tartarughina dalla pelle verde smeraldo, provocando una piccola risata ad altre due.

-Raph non dovremmo prendere così in giro Mikey...aveva gli incubi...- la riprese una delle delle piccine dagli occhi blu come l'oceano.

-Non fa niente Leo... Raphie-boy ha ragione..ho detto tante cavolate...- disse un'altra, appena più in disparte delle altre, mostrando un tenero sorriso.

-Dai Leo tranquillo...Mik lo sa che scherzo, vero?- continuò la tartarughina dalla pelle verde smeraldo e una mascherina rossa.

-Certo che lo so- sorrise ancora l'altra,laquale indossava invece una masherina arancione.

-Le persone non andrebbero comunque mai prese in giro- aggiunse l'ultima, fino ad allora rimasta in silenzio.

-Era giusto per ridere un po'..- passi leggeri attirarono l'attenzione delle quattro piccoline.

La porta della stanza in cui stavano si aprì cigolando.

-Sensei- dissero in coro i quattro giovani mutanti, sorridendo all'alta figura di un topo umanoide, che li guardava con gli occhi castani pieni dell'amore che solo un padre può nutrire.

-è tardi piccoli miei, è arrivato il momento di andare a dormire. Mettetevi a letto su..-.

I cuccioli obedirono, e dopo avergli rimboccato le coperte e lasciato un bacio sulle fronti, il topo uscì danna stanza.

I quattro parlarono ancora un po', poi le palpebre si fecero pesanti, ed uno ad uno si lasciarono avvolgere dal dolce tepore del sonno.

Erano quasi le due del mattino quando, svegliato da una strana sensazione di ansia, la tartarughina in blu avaeva scoperto la sparizione di quella in arancione....

*fine flashback*

Ormai la mia maschera era zuppa, zuppa di lacrime salate che copise scendevano dai miei occhi arrossati.

Ricordavo ancora con quanta paura avevamo cercato in ogni angolo del rifugio, e con quanta di quella avevamo guardato verso l'uscita che portava nelle fogne una volta realizzato cosa fosse accaduto.

Stanco di lottare contro quei ricordi lasciai che mi riscorressero dinanzi, a ricordarmi a cosa quelle mie stupide battutine avevano portato.

*inizio flashback*

Una figura camminava in fretta, trascinandosi dietro tre piccini.

Annusò l'aria puzzolente delle fogne, cercando di trovare un odore familiare.

Trovò una pista e di nuovo partì rapido.

I cuori di tutti battevano alll'impazzata, mentre con occhi pieni di ansia si guardavano intorno.

-Papà non lo vedo...- pigolò una delle figure più piccole.

La mascherina viola era umida di lacrime e gli occhi nocciola si rivolgevano ad ogni angolo.

-Ce la fate a camminare?- chiese il topo, continuando a muoversi a falcate veloci.

Sarebbe stato tutto più facile se avesse lasciato i suoi figli alla tana, ma non aveva potuto.

Vicino al loro rifugio erano in corso dei lavori e non aveva voluto rischiare lasciando i suoi cuccioli incustoditi, anche se questo significava rallentare le ricerche.

-Papà..- chiamò quella dalla bandana azzurra.

-Non ora Leonardo-

-Ma papà..-

-Leonardo perfavore non adesso...- sbottò il maturo mutante.

-Papà ci sono delle orme!- insistette ancora , indicando con una delle piccole tre dita delle impronte nella fanghiglia.

Il topo non perse tempo, e presi i cuccioli in braccio seguì di corsa le orme.

Continuò la sua corsa per una decina buona di minuti, a volte rischiando di scivolare o cadere nelle schifezze che fluivano nelle gallerie, finchè non arrivò in un raccordo fognario.

Là vide il suo piccolino dalla maschera arancione.

-Mik!!!- gridarono i fratelli che, appena rimessi in terra dal padre, corsero verso il più piccolo.

Corsero nella sua direzione, ma a pochi metri da lui dovettero fermarsi.

-Michelangelo- chiamò il sensei quando, avvicinandosi, si accorse del pericolo.

Il più piccolo degli Hamato era infatti in piedi su una lastra di ghiaccio al cui di sotto scorreva rapido un vero e froprio fiume di liquami.

-Michelangelo resta fermo- disse il topo cercando intorno qualcosa con cui portare in salvo il bimbo.

-Mi dispiace tanto sensei...- sussurrò.

La lastra sotto ai suoi piedi schricchiolò.

-Mik fa come ti dice papà- disse anche il bambino dalla benda rossa.

-Vi voglio bene ma non posso rimanere...-

-Michelangelo non fare stupidaggini-

-Se resto lui vi farà del male...-

-Sono solo sogni!!!- urlò il maestro.

-Obbligherà me a farvi del male...- una crepa iniziò a farsi strada minacciosa nel ghiaccio.

-Vi voglio tanto bene, vi prego non dimenticatelo...-.

Fu questione di pochi istanti.

La lastra si frantumò. Mik gridò quano la sensazione di vuoto avvolse il suo corpo.

Il mutante adulto si lanciò, nel disperato tentativo di prenderlo, ma le sue dita riuscirono solo a sfiorare quelle del suo figlio bambino.

In quegli istanti che parvero eterni il topo guardò uno dei suoi cuccioli svanire, avvolto dalla putrida acqua gelida di quel condotto fognario.

L'urlo si spense con lo scrosciare dell'acqua.

Tutti rimasero nel silenzio, senza più fiato, con come unico suono il continuo scorrere dell'acqua.

Poi urla e singhiozzi riempirono l'aria di quel giorno che, per il resto della loro vita, sarebbe stato ricordato come il giorno in cui il loro Mikey li aveva lasciati. Come il giorno in cui la loro piccola luce si era spenta.

*fine flashback*

Qualcuno bussò alla porta.

Non risposi, appallottolandomi in un angolo.

-Raph...-

"Leonardo..." pensai, attirando ancor di più le ginocchia al petto.

Lo sentii sospirare.

-Non è stata colpa di nessuno...- sussurrò lui, poi se ne andò.

No, l'equilibrio non sarebbe più tornato...

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


PoV Liu

Mi sedetti sul letto con in mano i fascicoletti.

Mi misi comodo ed iniziai a sfogliarli.

-Hamato Yoshi- mormorai, continuando a leggere le informazioni datemi su di lui.

-Hamato Yoshi, anche conosciuto come Hamato...- un nodo alla gola mi si formò nel vedere quel nome -Splinter-.

Improvvisamente il mio cuore aveva preso a battere con forza. "Perchè questo nome mi sembra tanto familiare???".

Ignorai la sensazione quasi di disagio che mi avvolgeva e continuai a leggere.

-Ha ucciso una donna e una bambina, Tang Shen e sua figlia Miwa- storsi il naso.

"Il maestro Splinter non farebbe male ad una mosca...aspetta...maestro?".

Tentai di riprendere la concentrazione e finii di leggere le informazioni senza però riuscire a credere ad una sola parola.

"Piantala di pensare cazzate. Tu sai di cosa possono essere capaci alcune persone".

Andai avanti, gettando il fascicolo appena letto in terra affianco a me.

-Leonardo Hamato- di nuovo il mio cuore battè forte. Che mi prendeva quella sera???

Lessi le informazioni.

-Usa come arma la katana- un flash mi attraversò la mente. Una tartarughina verde mela con una maschera blu, gli occhi del medesimo colore e due katana di legno. Era come se per qualche istante avessi visto una vecchia foto.

-Indossa una maschera blu. Ha ucciso brutalmente molti soldati del piede che pattugliavano i tetti e proteggevano le vittime dei dragoni purpurei- "certo, Fearless che fa una cosa del genere, ma fatemi il piacere..." improvvisamente mi venne da ridacchiare.

"Fearless...Rahie-boy lo chiamava sempre così Leuccio, e poi litigavano e facevano la pace, e poi ero io quello pazzo".

Sgranai gli occhi.

"Fearless e Raphie-boy? Wow le carte di testa di latta ti hanno scombinato parecchio" come al solito la mia vocin non si astenne dall'intromettersi.

"Ha ha ha, molto spiritoso Night, se scopro che c'entri qualcosa è la volta buona che ti strangolo con le mie mani"

"Non è un buon inizio per chi ha detto che non avrebbe più fatto l'assassino"

"Sei già morto piccolo geniaccio!"

"Stai parlando con me o con te stesso? E comunque sta a te scoprire chi sono, ti ricordo che essendo parte integrante del tuo io anche io ho perso alcuni ricordi"

"Si bravo, ora fuori dalle palle" sibilai mentalmente. Era veramente irritante sentirlo blaterare tutto il giorno, ma non ero mai riuscito ad odiarlo stranamente.

"Come vuoi signor gentilezza".

Finalmente mi lasciò in pace, permettendomi di continuare.

Aprii gli ultimi fascicoletti tutti insieme, lasciando aperto quello di Leonardo.

Lessi gli altri due nomi.

-Raffaello e Donatello Hamato- un brivido mi corse lungo la corazza prima che alcune parole accompagnate da rapidi flash mi strappassero ancora alla realtà.

Leonardo. Blu. Fierezza. Katana.

Raffaello. Rosso. Forza. Sai.

Donatello. Viola. Intelligenza. Bo.

Mi presi la testa tra le mani.

Sentivo come un vuoto, come se a quell' elenco mancasse qualcosa.

Quando mi ripresi notai di aver scordato un fascicoletto.

Chiusi gli altri, allontanandoli, ed aprii gli occhi.

La rabbia più nera mi avvolse davanti a quel nome.

-Casey Jones- sibilai, mentre un ringhio uscì dalla mia gola.

Strinsi tra le dita la carta, stropicciandola, prima di scagliarla con forza in terra.

-P...papà?- mi girai, addolcendomi nel vedere due piccole figure in piedi sull'uscio della porta.

-Diana, Mia, non mi ero accorto foste qui- dissi sorridendogli.

Le mie piccine risposero al sorriso, facendosi avanti.

Erano entrambe due tartarughine di quattro anni.

Diana aveva la pelle di un bel verde germoglio e gli occhi azzurri chiari. Aveva anche alcuni lentiggini sparse sulle guance.

Mia era praticamente identica a lei se non per la presenza di un mosaicismo nel pigmento dell'iride. Aveva infatti gli occhi azzurri come la sorella, solo che nell'occhietto destro presentava alcune sfumature color miele.

Mi diressi verso di loro, prendendole in braccio e stampando a entrambe un bacio sulla fronte. Indugiai nel sentirle poggiare le mani sul mio petto, ma trattenni il fiato e le strinsi a me.

Ciò che Ray mi aveva fatto non mi avrebbe impedito di essere un buon padre per le mie cucciole.

-Vi ho svegliate io?- domandai mentre loro si accoccolavano contro di me.

-No papà- iniziò Mia.

-Perchè eri arrabiato?- chiese Diana.

-Una persona ha fatto una cosa che non doveva fare-

-E tu farai in modo non possa più fare il cattivo?- chiesero in coro guardandomi innocenti.

-Si- mi sorrisero ancora, contagiandomi.

Queste pulci avevano il potere di farmi dimenticare tutto.

Gli rivolsi uno sguardo furbetto e, capite le mie intenzioni, fecero per scappare.

Le ripresi senza sforzo e cominciai a solleticargli i piccoli piastroni.

Le loro risate riempirono l'aria, poi gli lasciai capovolgere la situazione.

Mi saltarono addosso e, presi i cuscini, iniziarono a colpirmi.

Il gioco andò avanti un'altra decina di minuti, poi ci fermammo, continuando comunque a ridacchiare.

-Chi vuole fare merenda?-

-Io!- esclamarono entrambe.

Le presi in braccio e mi diressi in cucina.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


30 novembre 23.00

PoV Splinter

Respirai a fondo, cercando di concentrarmi.

Le fiamme di alcune camdele danzavano attorno a me.

Cercai di togliermi di mente tutto il resto, ma non ci riuscii.

Mi alzai di scatto. Non riuscivo proprio a meditare.

Mi diressi verso la cucina.

Come se non bastasse il dolore per la perdita del mio piccolo Michelangelo ero schiacciato anche dalla preoccupazione per i miei figli, usciti da circa una mezzoretta assieme ai loro amici.

Scaldai dell'acqua e preparai un po' di the alla pesca.

Era sempre piaciuto al mio figlio bambino.

Riempita una tazzina mi diressi nuovamente verso il salone.

I miei occhi si sgranarono e la tazza ancora fumante mi cadde dalle mani, infrangendosi al suolo.

-Michelangelo- sussurrai incredulo davanti a ciò che mi si parava dinanzi.

Ero ancora sull'uscio della cucina e lui era lì, al centro del salone.

Ma in c'era qualcosa che non andava.

Gli occhi azzurri infatti erano pieni di lacrime e parevano terrorizzati.

Abbassai lo sguardo al suo corpo e il mio stomaco si contorse.

Dalle manine sporche di sangue colavano goccie scarlatte.

Alcuni schizzi bordeaux erano spari anche sulle guance lentiginose su gran parte del corpo.

-Michelangelo- chiamai ancora-

-Mi dispiace papà- alcune lacrime iniziarono a rigargli le guance, e la mia reazione fu immediata.

Senza pensarci su due volte andai verso di lui e gli caddi in ginocchio davanti, stringendolo a me.

Affondai il volto nell'incavo del suo collo. Non mi importava se fosse reale o meno.

-è tutto okay figliolo- sussurrai, mentre i miei occhi si facevano lucidi.

Il suo corpicino gelido tremò.

Al posto della pelle verde mi ritrovai a poggiare la testa su un morbido tessuto.

Mi staccai e sgranai gli occhi.

Davanti a me c'era una figura incappucciata.

Indossava una felpa nera e dei jeans.

Il misterioso individuo inginocchiato davanti a me mi guardò intensamente con i suoi occhi azzurri.

Occhi identici a quelli del mio bambino.

-Mi dispiace tanto- sussurrò.

Sentii un forte dolore allo stomaco.

Abbassai lo sguardo e vidi il manico di un pugnale conficcato nella mia carne.

Il sangue usciva implacabile.

Lo guardai senza parle.

Si era alzato in piedi, ma i suoi occhi erano cambiati.

Le iridi dello stesso colore del sangue mi guardarono, penetrandomi nell'animo.

Sulla schine aveva due katana.

Ne estrasse una e me la puntò alla gola.

-Ti voglio bene...papà- sussurrò.

Gridai, contorcendomi.

Il mio respiro era affannoso.

Impiagai qualche altro secondo per realizzare di essere nel dojo, steso su uno dei tappeti.

Sudato e senza fiato mi guardai intorno.

Tutto sembrava tranquillo.

Mi diressi nel salone, che trovai vuoto.

Andai in cucina, trovando la tazza che credevo di aver rotto ordinatamente risposta nella credenza.

Mi passai una mano sul volto.

Cosa mi era successo?

00:00

PoV Donnie

Da quando avevamo raccontato a April e Casey di Michelangelo le cose erano cambiate, anche se non saprei dire se in meglio o in peggio.

Da una parte c'era il sollievo per non dovergli più nascondere la verità e la loro vicinanza, dall'altra c'era Raph chiuso in un gelido silenzio. Non aveva proferito parola dopo il racconto e la cosa ci preoccupava non poco.

Era per questo che stasera, il giorno della scomparsa del nostro fratellino, avevamo deciso di uscire tutti insieme.

April ci aveva procurato dei vestiti con cui mescolarci agli umani.

Solo il sensei era rimasto a casa, preferendo restare tranquillo a meditare.

Il foot non si faceva più vedere da mesi ormai e non credevamo avremmo incontrato pericoli, al massimo qualche dragone purpureo da pestare.

Saltavamo di tetto in tetto, godendoci l'aria gelida sul volto.

L'aria di New York non era certo pulitissima, ma sicuramente era migliore di quella che avevamo nelle fogne.

Raph si fermò, poi, finalmente, parlò.

-Non ha mai visto le stelle- sussurrò, rivolgendo lo sguardo al cielo.

Non capii immediatamente, poi sospirai.

-è vero...ma chi sà..forse ora è lui una piccola stellina lì su- le mie parole mi parvero insensate, ma il cuore non sente ragioni. E poi è confortante immaginare che stia bene, in un posto migliore.

April mi fece un sorriso dolce.

Stavo per ricambiare, quando un urlo attirò la nstra attenzione.

Sembrava venire da qualche vicolo più in là e, senza perdere tempo, ne raggiungemmo l'origine.

Scendemmo nel vicolo, ma lo trovammo vuoto.

-Okay, chi si è portato via la ragazza?-

Ci guardammo intorno.

Nulla, un bel nulla.

-Torniamo a cas?- proposi, addocchiando un tombino.

-Forse sarebbe meglio, non vorrei far preoccupare il sensei- aggiunse anche Leo.

Si dieresse verso il tombino per alzarlo, quando uno shuriken per poco non gli si conficcò nella mano.

Raph sguainò i suoi sai mentre io e Leo, avendo lasciato le armi al rifugio, ci limitammo ad alzare la guardia.

Ci guardammo attorno per interminabili attimi, senza però scorgere nulla.

-Ragazzi- chiamò poi Casey, indicando tra le ombre una silhouette corvina.

La misterios figura appoggiata al muro non ci degnò di uno sguardo, armeggiando con il cellulare.

-Tu..- sussurrò April.

Girai lo sguardo qualche istante su April e, quando mi girai, notai la scomparsa di quel ragazzo.

Un urlo soffocato riattirò l'attenzione di tutti verso April.

Lui le era dietro.

Aveva un braccio avvolto attorno alla sua vita per tenerla ferma, mentre con l'altra mano le premeva sul volto un fazzolettino.

-APRIL!!!- urlai.

Lui la adaggiò in terra, prima che io parissi all'attacco.

Schivò tutto con una velocità mostruosa.

Solo una volta riuscii a colpirlo, con un pugno sritto al volto.

Indietreggiò di qualche passo, poi mi guardò dritti negli occhi.

Rimasi gelato da quegli occhi azzurri ma ciò che mis piazzò maggiormente fu vedere quei due spicchi di cielo tingersi di scarlatto.

Non persi altro tempo e mi rilanciai verso di lui.

Grande errore.

Mi afferrò il polso, attirandomi vicino a lui. Troppo vicino.

Vidi per qualche istante una lama brillare nella penombra, poi avvertii un forte dolore al fianco.

-Donnie!!!- Raph si lanciò contro di lui.

Il coltellino fece in tempo ad uscire e rientrare nella tenera carne altre due volote, poi mi lasciò cadere in terra, mimettizzandosi tra le ombre.

Leo corse in mio soccorso.

I suoni si fecero ovattati e davanti ai miei occhi vidi danzare alcune macchie nere.

Lo vidi scattare contro Raph, poi tutto si fece nero...

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


E dopo secoli eccomi nuovamente qui! Più scassaballe che mai solo per voi.

Chiedo venia per la lunga assenza, ma il mio computer ha deciso di mollarmi e con lui sono spariti un sacco di capitoli di varie storie. Ma ora basta perdere tempo e buona lettura a tutti!

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PoV Raph

Vidi quel bastardo accoltellare ripetutamente il mio fratellino, mentre un senso di nausea mi serrava lo stomaco. La rabbia mi avvolse, oscurando tutto il resto.

Senza ragionare nè pensare a nulla mi lanciai contro lo sconosciuto, che gettò di mala grazia via Donnie. Tentai con diversi affondi, ma i miei sai incontravano sempre solo il vuoto. Schivava tutti i miei colpi senza problemi, cosa che aumentò ancora la mia ira. Era molto agile e non ebbe problemi a evitare neanche i miei colpi migliori. Dopo un po', come se si fosse stufato di giocare, mi bloccò un polso.

-Mollami!- sbraitai, ma prima che altre proteste potessero uscire dalle mia labbra lui mi colpì con una ginocchiata poderosa al petto.

Caddi in ginocchio senza fiato, massaggiando con una mano la zona offesa.

-Raph!-.

Leo si gettò a difendermi, attaccando lo scosciuto con colpi dalla precisione unica, ma che furono lo stesso vani. Quel mostro pareva essere ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo tanto era veloce.

Come fatto poco prima con me, dopo alcune parate e schivate passò alla contrattacco.

Leo urlò quando un forte calcio lo colpì al ginocchio, seguito da un violento e orribile 'crack'.

Casey tentò il tutto per tutto, lanciandosi contro il ragazzo.

Provò a colpirlo con la mazza da baseball cosa che parve solo divertire l'altro, tanto che mi parve di aver udito una lieve risata provenire da sotto quel cappuccio nero pece.

Le pupille a taglio si restrinsero nell'occhio, rendendo ben visibili le varie sfumature dell'iride color sangue.

Casey provò a colpirlo al volto, ma quello si abbassò, prima di portarsi vicino a lui. Troppo vicino.

Nella penombra brillò nuovamente la lama del coltellino, prima che anche Casey crollasse in terra in un urlo.

Si strinse la spalla, da cui il sangue ora scorreva copioso.

Un pugno in pieno volto fece barcollare il mostro dalle iridi bordeux, che si voltò squadrando con ira la sagoma di Leo, che a mala pena si reggeva in piedi sull'unica gamba sana... per ora..

Parò un colpo, cadendo però poi miseramente in terra.

Vidi gli occhi blu oceano di Leo terrorizzati, mentre quella sagoma imponente gli si avvicinava.

Com'era possibile che esistesse davvero qualcuno di così forte?

Il mio fratellone provò ad afferrare una delle sue katana, in terra non molto distante la lui, ma quando all'ungò la mano verso essa il piede del'assassino gliela schiacciò.

I miei occhi si riempirono di lacrime a quelle grida strazzianti e nuovamente mi lanciai contro il bastardo.

Attaccai con tutta la forza che avevo e finalmente, dopo alcuni colpi andati a vuoto, riuscii a ferirlo. Purtroppo solo di striscio, ma ero comunque riuscito a provocargli un taglio abbastanza profondo al fianco destro.

-Complimenti- sibilò -Mi hai colpito...-

Approfittando del momento provai a colpirlo di nuovo, ma apochi millimetri dal suo volto mi bloccò per un polso.

-Peccato che non ci riuscirai più...-

Mi colpì all'avambraccio, provocando un suono a dir poco orribile.

Gridai, ma non mi diedi per vinto. Provai ad attaccare anche con l'altro braccio, ma pure quello fu bloccato.

Si preparò a colpire anche quello, quando uno shuriken quasi non lo colpì al volto.

Mi spintonò via, dirigendosi verso Leo.

-Sei un osso duro...- sussurrò, prima di poggiare un piede sul ginocchio ancora intatto di Leo.

Lo guardò dritto negli occhi, prima di scaricare tutto il suo peso sull'arrto di Leopnardo, facendolo ancora gridare.

Lo sollevò per la cintura con lo sguardo divertito.

-Buonanotte-.

Il coltello si sporcò nuovamente di sangue, mentre la sua lama affondava nel fianco del mio fratellone.

Casey lo attaccò, ma lui schivò, portandosi poi alle sue spalle e accoltellandolo nuovamente mirando sempre al fianco.

Ormai esausto e ferito Jones crollò in terra.

-No!- gridai.

Le lacrime presero a scorrere lungo le mie guance, mentre cercavo ancora, in un'ultimo disperato tentativo, di fermarlo.

Avevo perso, in quello stesso giorno di quindici anni fa, Michelangelo, non avrei lasciato che mi fosse strappato anche il resto della mia famiglia.

-Sei un mostro!- strillai con tutto il fiato che avevo in corpo.

Il suo sguardo mi gelò il sangue nelle vene, prima che mi ritrovassi schiacciato contro uno dei muri del vicolo.

Avevo il suo volto a pochi centimetri dal mio, mentre una delle sue mani si serrava attorno alla mia gola.

Provai a liberarmi da quella morsa, ma ogni tentativo fu vano.

Mi abbandonai completamente a lui. Non potevo fare nulla, che senso aveva continuare a lottare?

Lo guardai dritto negli occhi, mentre le ultime lacrime colavano giù dai miei occhi.

Stavo ormai per perdere i sensi quando mi buttò in terra.

Il coltello si fermò davanti al mio volto.

Lo guardai sorpreso. Si era fermato, ma perchè?

Mi guardava sotto shock, con gli occhi sgranati.

Non capii subito, poi mi accorsi di non indossare più il cappuccio.

Sorrisi amaramente, prima di rimanere anch'io senza parole.

-R...Raphie-boy..- aveva sussurrato, mentre le iridi avevano assunto un color azzurro cielo a me fin troppo familiare.

Ci fissammo qualche altro istante poi io, bisognoso di risposte, gli tolsi il cappuccio.

-Michelangelo...- mormorai.

Senza pensarci su lo attirai a me con l'unico braccio a mia disposizione, ma quando lo feci lui si irrigidì, staccandosi immediatamente da me.

Fu questine di pochi istanti.

Gli occhi tornarono rossi e si rimse il cappuccio, prima di premermi sul volto un fazzoletto.

"Mikey..." riuscii solo a pensare, prima di perdere i sensi.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


PoV Liu

Avvolsi la mano attorno al suo collo...o meglio, Night l'avvolse.

In quei momenti non avevo il controllo. Avevo la sensazione di essere in un incubo da cui non potevo svegliarmi.

Continuavo a vedere e sentire tutto, eppure non potevo far nulla.

Era come se i miei movimenti fossero controllati da altro... e in effetti era proprio così.

Era il nostro accordo. Io lasciavo a lui il controllo in quelle situazioni e lui non provava a prendere il sopravvento su di me.

In quei momenti provavo solo una sete insaziabile. Esisteva solo quella brama di sangue, quella rabbia insensata, quella furia gelida che cancellava ogni traccia di pietà.

Ero cresciuto in mezzo al tanfo della morte, abituato al sangue quanto alle cicatrici sulla mia pelle.

Vivevo in un'illusione di pace, in una tranquillità fittizia, nascosto dietro un involucro di fragile gelo e distacco che temevo potesse infrangersi da un momento all'altro.

Ricominciai a prestare attenzione a ciò che mi accadeva intorno, come se ignorare la verità l'avrebbe fatta svanire.

Night lo gettò in terra e si pre3parò a dare il colpo di grazia.

Il cappuccio della felpa gli scivolò via, rivelando un volto verde smeraldo.

"FERMO!"

Riuscii a bloccare Night a qualche millimetro dal suo volto.

"Cosa vuoi moccioso?" Ringhiò acido.

"Basta così! Fermati immediatamente. BASTA!"

Ripresi il controllo.

Un sorriso invcrespò le sue labbra e un nome si fece strada tra i miei pensieri.

-Raphie-boy- chiamai con un filo di voce.

I suoi occhi si ampliarono, fissandosi nei miei.

Rimanemmo immobili così per attimi che parvero secoli.

Stavo per dire qualcos'altro, quando lui mi tolse il cappuccio della felpa.

-MIchelangelo...- quel nome rimbombò dolorosamente nella mia scatola cranica.

Lo sentii attirarmi vicino, in una sorta di abbraccio.

MI irrigidii a disagio.

Agii in fretta senza riflettere.

Tirai fuori un panno di cotone e glielo premetti contro il volto, attendendo che la sostanza di cui era imbevuto facesse il suo effetto.

Tentò di divincolarsi lievemente, prima di perdere i sensi.

Arancione. Gioia. Sorriso.

Mi mancò il fiato.

MIchelangelo.

Mi alzai, avvicinandomi uno per uno agli altri corpi.

Scoprii loro i volti, mentre le miei interiora si contorcevano.

"Cosa ho fatto?"

Iniziai ad andare nel panico.

Li avevo feriti, se me ne fossi andato sarebbero morti.

Ma se fossi rimasto? No...non potevo....

"Bisogno di una mano scricciolo?"

"Quando mai tu aiuti?"

"Quando vuoi tu"

"Senti non sono dell'umore per questi giochetti. Parla chiaro"

"Uno di loro ha il cellulare acceso, chiama un parente o roba simile"

Sgranai gli occhi. Poteva funzionare...

"Di nulla"

"Non ti ho detto grazie"

"Ma lo hai pensato... e ora muovi il culo, ferma la perdita di sangue e fai quella cazzo di chiamata!"

"Ed ecco il solito Night scontroso e antipatico che conosco"

"Datti una mossa!"

Tirai fuori un set di primo soccorso che portavo sempre dietro.

Con un mangone in gola ricucii le ferite più profonde, per poi radunare i corpi e metterli vicini.

Era tanto tempo che non provavo ribrezzo verso il sangue. Ormai ci avevo fatto il callo, eppure mi venne da vomitare anche solo con quell'odore ferroso.

Non impiegai molto a medicarli alla bell'e meglio e una volta terminato presi il cellulare della rossa.

Era già sbloccato e mi bastò aprire la rubrica.

Il contatto segnato come "Splinter" attirò subito la mia attenzione e lo aprii.

Presi un respiro profondo e digitai il tasto di chiamata.

-April? Come mai mi chiami? Siete in ritardo. State bene?-

Deglutii, avevo la gola improvvisamente secca.

-April?-

Non trovavo nulla da dire...quella voce...io la conoscevo.

-April...?-

"Moccioso che aspetti?!"

Riuscii a recuperare il mio autocontrollo e con tutta la fredezza che possedevo sibilai l'unica frase che riuscii a pensare.

-Vieni a recuperare i tuoi figli, ratto... o ciò che ne resta-

Proferii con lo stesso distacco l'indirizzo, prima di lasciare il telefono alla sua proprietaria e allontanarmi.

Con l'ausilio di una scala antincendio mi arrampicai sul tetto di un palazzo, dalla cui cima continuai a guardare nel vicolo.

Attesi lì, per accertarmi che qualcuno arrivasse.

Non ci volle molto.

Un furgone si fermò all'entrata del vicolo.

Un topo mutante scese e corse verso i corpi, crollando in ginocchio vicino a quelli e controllando a tutti il battito cardiaco.

Uno ad uno li caricò sul furgone.

Rimasi immobile dov'ero, incapace di muovermi.

Prima di partire si guardò intorno.

Rimase spiazzato quando i notri occhi si incrociarono.

Non mi ero ancora rimesso il cappuccio.

Ebbi l'impressione che quegli occhi castani stessero scrutando fin dentro la mia anima, ma non mi spostai comunque.

Mantenni quel contatto, finchè gli occhi non mi si inumidirono.

Vidi la sorpresa crescere in quegli occhi.

-Mi dispiace...- mormorai al vento.

Chiusi gli occhi e mi coprii il volto.

Quando li riaprii le iridi erano rosse.

Lo guardai ancora un attimo.

-...papà-

Mi voltai e corsi via.

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