Alcesti (Saint Seiya Version)

di Gotthardina88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il guardiano della casa di Admeto ***
Capitolo 2: *** L'inizio della discesa ***



Capitolo 1
*** Il guardiano della casa di Admeto ***


Apollo stava suonando la lira davanti alla porta della casa di Admeto. Le sue mani, agili e aggraziate, passavano sulle corde dello strumento come se fossero mosse dall'aria, traendone dolci melodie, anche se l'interno dell'abitazione regnava l'oscurità, ad eccezione di una candela accesa sul tavolo. Il dio del Sole fermò la mano, poi si alzò dallo sgabello di legno sul quale si era seduto e, senza farsi vedere, guardò oltre la soglia: vicino alla candela, che era appoggiata su un tavolo di legno, sedeva la moglie del mortale che stava servendo da più di un anno come guardiano del suo bestiame. Apollo stava suonando la lira davanti alla porta della casa di Admeto. Le sue mani, agili e aggraziate, passavano sulle corde dello strumento come se fossero mosse dall'aria, traendone dolci melodie, anche se l'interno dell'abitazione regnava l'oscurità, ad eccezione di una candela accesa sul tavolo.
Il dio del Sole fermò la mano, poi si alzò dallo sgabello di legno sul quale si era seduto e, senza farsi vedere, guardò oltre la soglia: vicino alla candela, che era appoggiata su un tavolo di legno, sedeva la moglie del mortale che stava servendo da più di un anno come guardiano del suo bestiame.
La luce fioca non riusciva a spegnere il colore ambrato dei suoi capelli, che erano una via di mezzo tra il biondo e il rosso, né tantomeno ad impaurire quegli occhi così verdi e tranquilli. La tunica bianca era seminascosta nella penombra, mentre i braccialetti e la collana d'oro mandavano un lieve bagliore.
Non parlava, ma non sembrava nemmeno avere paura di quello che l'attendeva.
“Come fa ad essere così calma?” si chiese. “Sembra quasi che non abbia paura di quello che l'aspetta...un infausto destino” pensò, domandandosi se palesarsi o meno. Era pur sempre secondo a Zeus, ma in quel momento doveva ricordarsi di essere un semplice mandriano. Anche se non era facile, dovette ammettere: suo padre l'aveva mandato sulla Terra più di un anno prima, come punizione per aver ucciso i ciclopi che forgiavano i suoi fulmini. Aveva trovato un mestiere presso il re Admeto, che l'aveva trattato con molta cordialità. Per ringraziarlo, aveva deciso di proteggere la sua casa e di aiutarlo anche a superare la difficile prova per conquistare Alcesti, che era diventata sua moglie.
La donna seduta sullo sgabello e che stava per morire.
Quanto mai aveva strappato quella promessa alla sorella...quel dono di nozze era stata più una maledizione che una benedizione.
Quando il re Admeto si era ammalato, aveva chiesto ai suoi genitori anziani, ai parenti e agli amici, di prendere il suo posto e di scendere in Ade, ma nessuno aveva accettato. Fino a quando Alcesti non si era fatta avanti, dicendo che lei era disposta a morire al posto del marito.
Non riuscendo più a sopportare quel silenzio, Apollo bussò alla porta della casa.
Alcesti alzò lo sguardo e lo fissò.
-Avete bisogno di qualcosa, mia signora?- le chiese.
Per tutta risposta, la donna fece un sorriso.
-No, ma ti ringrazio per avermelo chiesto- rispose in modo gentile, prima di tornare a fissare il muro.
Apollo fece un segno di assenso, poi si allontanò dalla porta. Stava per riprendere a suonare, quando vide in lontananza arrivare una figura nera. I suoi occhi azzurro scuro ebbero un guizzo di odio.
Eccolo giungere, puntuale come sempre. Niente poteva distoglierlo dall'infliggere la morte, tutto pur di soddisfare i capricci di Hades. Odiato dagli uomini e inviso agli dei. Thanatos.
Cercando di non mostrare quanto la collera lo stava dominando in quel momento, anche se era il più calmo e il più razionale tra gli dei, riprese a suonare la lira fino a quando il dio della Morte non gli si fermò davanti e non lo fissò. Alzò la testa: i gelidi occhi blu erano socchiusi e lo osservavano, mentre la bocca era atteggiata in un ghigno malevolo. I capelli lunghi e neri, e la surplice che brillava, completavano il quadro, rendendolo a dir poco terrificante per i mortali.
Anche se nemmeno lui amava gli uomini, iniziava a capire perché nutrissero un terrore folle nei suoi confronti.
-Guarda chi si vede, il figlio di Zeus...- sibilò Thanatos, fissandolo con odio. -Allora, come te la stai passando tra i vermi? Ti stai divertendo?-
Apollo gli rivolse un'occhiata infastidita.
-Thanatos, ritieniti fortunato che non possa ribellarmi contro gli ordini di mio padre, o ti avrei già scaraventato nel Tartaro!-
-Oh, ma veramente?- lo prese in giro il dio della Morte, mostrando un sorrisetto ironico.
-Un vero peccato che tu non possa disobbedire agli ordini del paparino...né tanto meno distogliermi dal mio obiettivo-. La sua espressione tornò ad essere severa. -Avanti, spostati dalla soglia di quella casa! C'è un morto che mi attende...e ora come ora, non dovresti più proteggere questa casa...-
Apollo socchiuse gli occhi.
-Il dolore di un amico, anche se mortale, mi causa una gran pena- ammise, poi riaprì gli occhi. -Davvero non c'è un modo perché Alcesti ti incontri quando sarà vecchia?- Thanatos scoppiò in una risata malvagia.
-E perché dovrei accontentarmi delle vecchie carampane? Uccidere i vermi mentre sono ancora nel fiore della giovinezza è decisamente più stimolante per me...- e, dicendo questo, fece un cenno. -Levati ora-
-Tsk, sempre così di buone maniere voi dei del mondo sotterraneo!- ringhiò.
-Mpf, da che pulpito viene la predica!- e, dicendo questo, Thanatos passò avanti ed entrò nella casa.

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Capitolo 2
*** L'inizio della discesa ***


Non appena sentì quei passi, Alcesti distolse lo sguardo dalla parete e lo posò sulla figura che era appena entrata. Così la morte aveva quell'aspetto: quella di un giovane alto, molto alto,che la sovrastava di almeno venti centimetri.
Il dio si avvicinò a lei e la guardò con un sogghigno.
Solo allora, la donna riuscì a vedere le sfumature bluastre dei suoi occhi. Senza aspettare che dicesse una parola, si alzò, poi gli si avvicinò.
-Sono pronta per seguirvi nel Regno dei Morti. Andiamo- disse, prima di spegnere la candela.
Senza dire una parola di più, gli si mise a fianco. Thanatos rimase abbastanza sorpreso.
Di solito i vermi si agitavano, urlavano, lo imploravano di lasciarli andare. Invece Alcesti non aveva fatto nulla di ciò ed era sembrata molto tranquilla. Troppo tranquilla.
-Se cercherete di fuggire o farete scherzi, vi avverto che vi riprenderò- la mise in guardia, uscendo dalla casa del re Admeto.
-Fidatevi, non è nelle mie intenzioni- lo rassicurò, seguendolo in modo docile. -Da che parte dobbiamo andare per raggiungere il regno di Hades e di Persefone?- Thanatos gli indicò la via con il dito, poi Alcesti iniziò a camminare davanti a lui.
Il dio la seguì e, nel frattempo, iniziò a studiarla. Che fosse una bella donna, di quello se n'era già accorto, ma c'era qualcos'altro in lei che lo attraeva in modo irresistibile. Non sapeva ancora spiegarsi cosa, però.
-Siete sempre così silenzioso?- gli chiese ad un certo punto Alcesti.
-Non mi piace sprecare il tempo in chiacchiere inutili, soprattutto con un verme che presto vedrà il Regno dei Morti- ribatté secco, anche se sapeva di mentire. -Capisco...- lasciò cadere la donna, diminuendo l'andatura per far sì che la potesse raggiungere. Il dio della Morte le si mise a fianco, poi ripresero a camminare molto tranquillamente. -Pensavo che uccidessi i mortali e che lasciassi solo i corpi nelle loro case- commentò.
-Il mio signore si è raccomandato di condurvi con tutto il corpo nel suo Regno. Vi confesso che non mi dispiace come soluzione, visto che così sentirete ancora di più i tormenti che vi si infliggeranno.-
Alcesti fece un cenno di assenso con il capo, poi sospirò.
-D'accordo. Se devo pagare anche questo prezzo, lo pagherò- rispose tranquilla, senza lasciar trapelare la paura nella voce.
Thanatos scosse la testa. I casi erano due: o era avventata o lo stava prendendo in giro. Nessun verme poteva essere così coraggioso.
-Non vi conviene essere così spavalda- la mise in guardia. -Fosse per me, vi getterei nel Tartaro senza farvi passare dal giudice Minosse.-
La donna non rispose e si limitò a fare un cenno di assenso. Camminarono ancora per diverse ore, fino a quando non arrivarono nei pressi di un bosco.
Thanatos si girò a guardare la mortale.
Alcesti continuava a camminare senza mai lamentarsi, ma vide chiaramente i movimenti più lenti e anche suo fratello vicino a lei. Doveva fermarsi a riposare.
E il sommo Hades, come anche Persefone, si erano raccomandati di portarla loro viva.
Gettò un'occhiata malevola a Hypnos, che si limitò ad alzare le spalle e a non palesare la sua presenza, poi vedendo una piccola costruzione circolare, sorretta da otto colonne, con accanto dei cipressi, guardò la mortale. -Ci fermiamo qui.-
Alcesti alzò gli occhi e lo fissò.
-Pensavo che voleste raggiungere al più presto gli Inferi- disse.
-Siete stanca- si limitò a ribattere il dio. -Se vi presentassi esausta e provata ai sovrani degli Inferi, il mio signore non ci metterà molto a rimproverami per la mia mancanza.-
La donna annuì.
-È così duro con voi?-
Lui non rispose, limitandosi ad alzare e a riabbassare le spalle, prima di dirigersi verso il tempio.
La mortale lo seguì, tenendosi a pochi passi di distanza per non irritarlo.
-Venite, non fatemi perdere tempo- le disse, impaziente. -Vi lascerò riposare un po', poi proseguiremo.-
Alcesti ubbidì e si appoggiò contro una delle colonne. Socchiuse gli occhi per un momento, poi li riaprì e cominciò a guardare il cielo stellato. C'era una bella Luna.
Non visto, il dio della Morte riprese a guardarla. La luce del carro di Artemide dava alla sua pelle un colore bianco, simile a quello delle sue ninfe.
Anche se non gliene importava più di quel tanto delle faccende dei mortali, si chiese quale uomo fosse così codardo da lasciare che la sua donna lo incontrasse al suo posto. Per stavolta gli era sfuggito, ma quando avrebbe raggiunto la vecchiaia, si ripromise di riservargli una fine dolorosa.
Detestava i traditori, ma ancora di più i vigliacchi.
La vide rabbrividire. Non aprì però bocca per lamentarsi, anche se quella notte era piuttosto fredda.
-Alcesti?- la chiamò.
La donna distolse lo sguardo dal cielo e lo posò su di lui. Gli occhi verdi luccicavano come gemme preziose, mentre la luce lunare rendeva i suoi capelli simili ad una cascata di fuoco liquido.
-Sì?-
-Avete freddo?-
Lei fissò il pavimento del tempio.
-Rispondetemi- le ordinò.
La donna assentì, ma non disse parola.
Avendo però avuto la conferma, il dio si tolse il mantello rosso sangue dalle spalle, poi si chinò su di lei e lo usò per coprirla.
-Grazie- disse, poi gli fece un sorriso appena accennato.
Thanatos rimase di stucco. Dannazione, ora non sapeva cosa fare: fin da quando aveva chiesto di essere il dio della Morte, era stato insultato, provocato, implorato dai mortali, e lui aveva sempre riso dei loro sciocchi tentativi di sfuggirgli.
Invece Alcesti non solo non si era ribellata, ma non aveva protestato mai una volta. Per di più lo aveva ringraziato e gli aveva sorriso.
Nessuno lo aveva mai fatto, nemmeno tra gli dei.
Sospirò, poi vedendo in lontananza dei cespugli carichi di bacche commestibili, si allontanò per andare a prenderne qualcuna.
Non appena ne ebbe le mani piene, tornò presso di lei.
-Ne volete un po'?- chiese, porgendole le mani a coppa.
Alcesti fece un cenno di assenso.
Si mise allora seduto al suo fianco, poi lasciò che prendesse le bacche una ad una, attendendo con pazienza che terminasse di mangiarle.
Ed era già strano, visto che lui non era mai stato paziente, a differenza del suo gemello.
Hypnos non si vedeva più in giro. Dov'era andato quel balordo?
Un sospiro proveniente dalla mortale lo distrasse dai suoi pensieri.
-Cosa avete adesso?-
-Mio marito non ha mai fatto...dei gesti così gentili- confessò, prendendogli le mani ormai vuote e posandovi la guancia.
Tenendo sempre la guancia appoggiata sui suoi palmi, iniziò ad accarezzargli le nocche.
-Penso che quelle voci sul vostro conto siano sbagliate. Per essere il dio che dispensa la morte, non siete così crudele-
-Vi sbagliate- ribatté Thanatos, vagamente scocciato. Ma non allontanò le mani: gli piaceva molto la sensazione che gliele accarezzasse, mentre teneva la guancia posata sui palmi.
Quanto era dolce... Senza rendersene conto, iniziò ad accarezzarla delicatamente con la punta delle dita.
La sua pelle era persino meglio di quello che appariva: era morbida come seta.
La guardò e, per l'ennesima volta, si chiese cosa poteva fare.
Fosse stata una ninfa, non ci avrebbe messo molto a toglierle la tunica e a farla sua sul pavimento del tempio, ma una mortale? E per di più anche sposata? O meglio, che era stata sposata, visto che la stava portando nel regno del suo signore.
Un regno dal quale nessuno era mai fuggito e dove regnavano solo il buio, il dolore e la desolazione.
Fare o non fare quella follia? Quella domanda continuava a rigirare nella sua testa e non aveva una facile risposta. Da una parte, anche se non la considerava ormai più come gli altri vermi, il fatto che fosse stata sposata lo teneva lontano. Inoltre, temeva che fosse ancora troppo fedele a quel codardo di Admeto per avere qualcosa con lui. Dall'altra però, c'era da dire che Zeus e Apollo non avevano mai fatto mistero di trovare piacevole l'unione con una donna mortale, meglio ancora se nelle vesti di un animale.
Doveva trasformarsi in un animale?
No, il solo pensiero bastava a disgustarlo. Per tutti i diavoli degli Inferi, non si trovava in una situazione facile da risolvere!
Era diviso tra il senso dell'onore, quello del disgusto e il fuoco che stava iniziando a sentire dentro di sé. Per Alcesti non ci sarebbe stato un futuro roseo nell'immediato, quindi perché non mettere da parte i suoi timori e concederle un po' di piacere senza impegno?
-C'è qualcosa che vi turba?- gli chiese la mortale.
No, non poteva farle quello, decise. Sarebbe stato peggio che portare un marchio d'infamia.
-Vi crea fastidio il fatto che vi accarezzi?-
-No- rispose, semplicemente, prima di socchiudere gli occhi. -Invece...io...no, preferisco non domandarvelo. Sarebbe come tradire mio marito, anche se non lo vedrò più.- Thanatos smise di accarezzarla. Lo aveva pensato anche lei?
-Cosa volete da me, Alcesti?- le chiese a bassa voce.
La donna rimase in silenzio.
-Lasciate perdere, si tratta di un pensiero sciocco. Il pensiero di una sciocca mortale...-
-Sarete una mortale, e forse anche sciocca, ma per un po' saremo anche compagni di viaggio- ribatté. -Potete chiedermi quello che volete.-
La mortale scosse la testa con fermezza.
-Non sarebbe giusto nei confronti di mio marito.-
Thanatos sospirò, poi abbassò gli occhi.
-Guardatemi.-
Alcesti alzò la testa e lo fissò dritto negli occhi, ubbidendo al suo ordine.
Il dio le prese il viso tra le mani e la osservò a lungo.
-Ascoltatemi bene- cominciò, cercando di scegliere le parole con cura. -Voi non vedrete più vostro marito e il vostro futuro non è decisamente roseo. Ho ricevuto degli ordini precisi dal mio signore e intendo portarli a compimento- disse, serio. -La vostra debolezza, come anche quella degli altri mortali, mi disgustano. Tuttavia...- sospirò, di nuovo. -...tuttavia, vi siete anche dimostrata più coraggiosa di quell'essere che insistete a chiamare vostro marito. E, fin da quando sono venuto a prendervi, non avete mai perso il vostro coraggio e...vi siete sempre rivolta a me con garbo.-
La mortale continuava ad ascoltarlo, pertanto avvicinò di più il viso al suo e proseguì:
-Qualunque essi siano, Alcesti, se avete dei desideri in particolare...io sono qui anche per questo. Potete chiedermi tutto, fuorché di riportarvi indietro...abbiamo quattro giorni di cammino davanti: meno di un battito di ciglia per me, ma quasi cento ore per voi. E in quasi cento ore, un dio può fare tutto...pertanto, mettete da parte i vostri sciocchi timori e date sfogo con me ai vostri desideri più profondi. E io so che ne avete...-
Alcesti arrossì, poi socchiuse gli occhi e ci pensò un momento.
-Non credo che un dio vorrebbe intrattenersi con una mortale-
-Quello che credete o meno, non mi interessa- ribatté quasi in un bisbiglio. -Ve lo chiedo, di nuovo: che cosa volete veramente da me, Alcesti?-
La giovane donna sospirò.
-Vorrei un bacio.-
Il dio della Morte fece un cenno di assenso.
-Dove lo volete?-
Lei arrossì fino alla radice dei capelli.
-Sulle...sulle labbra.-

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