Illusione

di ARed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frantumi ***
Capitolo 2: *** Lunga Notte ***
Capitolo 3: *** Quiete ***
Capitolo 4: *** Boom! ***
Capitolo 5: *** Gelato ***
Capitolo 6: *** Faccia a Faccia ***
Capitolo 7: *** Certe notti ***
Capitolo 8: *** Big Bang ***
Capitolo 9: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 10: *** Verità? ***
Capitolo 11: *** Lontananza ***
Capitolo 12: *** Fidarsi ancora ***
Capitolo 13: *** Normalità ***
Capitolo 14: *** Sorprese ***
Capitolo 15: *** Tre ***
Capitolo 16: *** Ordine ***
Capitolo 17: *** Family ***



Capitolo 1
*** Frantumi ***


FRANTUMI

La giornata sul set era stata lunga, non vedevo l’ora di tornare a casa. Riley e io avevamo rifatto la stessa scena per quindici volte! Non riuscivamo più a smettere di ridere e il regista si era arrabbiato. Gli avrei chiesto scusa il giorno dopo, con dei pasticcini di Magnolia Bakery.
Los Angeles al tramonto era bellissima, ma all’ora di punta il traffico era micidiale, per tornare casa ci misi quarantacinque minuti, roba da matti. Inizia a cantare, così per farmi passare il tempo, Maps dei Maroon 5. Per fortuna ero in macchina e nessuno poteva sentirmi cantare, non era certo brava come  Katy Perry!
Raggiunsi casa e parcheggiai la macchina davanti al cancello, mi scocciava portarla in garage, Edward si sarebbe sicuramente arrabbiato. Il pensiero mi fece sorridere.
Presi le chiavi di casa ed entrai in giardino, Coco dormiva raggomitolata su se stessa, sotto la veranda, era un amore. << Sta sera ti spupazzo di coccole>>, le dissi.
La porta di casa era aperta, Edward ero sicura che non ci fosse, mi aveva detto che sarebbe tornato a casa alle nove ed erano le sette. La cameriera? Impossibile, il martedì non c’era. Oh, mio Dio e se erano entrati i ladri? Magari Coco non stava dormendo ma era.. No! No! No! Fatti coraggio Bella. Superai l’entrata << C’è qualcuno in casa?>>. Sentì dei rumori in salotto, e afferrai il Pop corn oro, che avevo vinto agli MTV movie award la settimana prima, dalla mensola alla mia sinistra. Ero pronta a difendere ciò che era mio! Mi sentivo come un pugile prima dell’inizio di un incontro, che sicuramente avrei perso.
<< Amore sei arrivata?>>, Edward? Perché è qui? Niente incontro di pugilato per oggi, peccato, posai il premio e lo raggiunsi in salotto.
<< Mhmm. No, non hai l’aspetto di un ladro!>>.
<< Eh?>>, era confuso, aveva una faccia buffa, era bellissimo.
<< Ehm, ciao>>, mi avvicinai e cominciai a baciarlo con passione.
<< Ciao, bellissima>>.
Ricambiò il bacio, ma era distante, a cosa pensava?
Sicuramente me lo avrebbe detto, più tardi, però. Mi strinsi a lui ancora più forte con la mano sinistra e con quella libera cominciai piano, piano a sbottonarli la camicia. Arrivata al quarto bottone, la sua mano mi bloccò.
<< Bella, devo dirti una cosa>>.
<< Mhm, mhm. Me la dici dopo>>, e continuai a baciarlo. Ma lui era immobile, freddo, lo sguardo fisso al pavimento. Che diavolo stava succedendo? La mia famiglia, in Italia, stava bene , ne ero sicura.
Era insicuro, sembrava esitare ed io stavo cominciando a preoccuparmi.
<< Mi vuoi dire che cosa sta succedendo?>>, gli domandai.
Arretrò di un passo, lo sguardo sempre a terra, il respiro cominciava ad essere irregolare.
<< Edward Anthony?!>>, non usavo mai il suo nome completo.
<< Bella, sediamoci>>, mi accarezzò il volto, io lo fissavo, ormai completamente confusa.
Ci sedemmo sul divano, la sua tensione si poteva  toccare con la punta delle dita.
Cominciai ad agitarmi anche io, avevo la strana sensazione che qualsiasi cosa mi avesse detto, avrebbe ridotto in frantumi qualcosa. Era strano, non era il mio Edward. Va tutto bene mi convinsi.
<< Ho baciato Jessica>>, disse tutto di un fiato, sorrisi sollevata.
<< Beh, sai, sei un attore>>. Gli sistemai il ciuffo di capelli che ricadeva sulla sua fronte.
<< E Jessica è la tua coprotagonista in un film d’amore, quindi.. >>. No, forse non avevo capito, perché lui non era sollevato come lo ero io. Lo fissai, lui no.
<< Fuori dal set>>, mi si bloccò il respiro.
<< No, non è vero>>, lo dissi facendo di no con la testa. Per convincermene. Lui no, non me lo avrebbe mai fatto. Non mi avrebbe mai tradito. Invece lo aveva fatto.
Ecco, aveva ridotto tutto in frantumi, come bicchieri di cristallo buttati a terra, violentemente.
<< Mi dispiace, non volevo. Ti amo Bella>>.
Ero immobile, sentivo che qualcosa di forte mi avrebbe colpito, lasciandomi senza forze.
<< Dimmi che è stato solo un bacio>>.
I miei occhi si riempirono di lacrime e un dolore violento mi squarciò il petto, quando capì, dal suo volto, che non si erano fermati a quel bacio.
<< Io.. >>,  cercò di toccarmi, mi allontanai. Non poteva toccarmi, non con quelle mani che avevano toccato il corpo di un’altra. Mi misi in piedi, nonostante le gambe minacciassero di crollare, non sapevo per quanto avrei resistito.
<< Non mi toccare, bastardo!>>.
<< Te lo giuro, è successo solo una volta>>, anche lui in piedi.
L’uno di fronte all’altro, vicini, pochi centimetri ci separavano, ma mi sentivo lontana chilometri da lui, dal mio Edward, o quello che era il mio Edward.
Sembrava un incubo, no era la realtà. La cruda realtà. Perché esitava, cos’altro mi voleva dire? Perché c’era altro , conoscevo il suo volto, c’era qualcosa che non mi voleva dire. Che altro colpo dovevo prepararmi a subire?
<< Se è successo solo una volta, perché me lo hai detto?>>
<< Perché .. è giusto che tu sappia>>, lo disse evitando i miei occhi. Mentiva, lo sapevo.
<< Dimmi la verità!>>, lo dissi con rabbia, il dolore aveva lasciato il posto alla rabbia. Avrei voluto avere a portata di mano il Pop-corn d’oro, volevo fargli del male, come lui ne aveva fatto a me.
Si spostò, raggiunse il tavolo di vetro, al centro della stanza, e prese una busta, che non avevo notato. La riconobbi, era una di quelle che ti mandano le riviste prima di pubblicare delle foto su di te. Delle foto importanti, compromettenti.
Ecco, perché me lo aveva detto. C’erano delle foto, erano stati fotografati. Lo avrei saputo, comunque, assieme al resto del mondo. Pensava, così, di evitarmi un’umiliazione pubblica? Mi aveva umiliato, e lo aveva fatto in grande stile, con tanto di servizio fotografico!
Mi porse la busta, io non le volevo vedere, vederle avrebbe reso tutto reale. Mi avrebbe distrutta completamente.
<< Mi dispiace..>>, lo disse con un filo di voce, e una parte di me soffriva nel sentire uscire quella voce dalla sua bocca, quella piccola parte voleva abbracciarlo.
Mi feci coraggio, la presi,la aprì. Boom! Crollai metaforicamente, perché fisicamente rimasi immobile incapace di muovere qualsiasi muscolo. Tranne le dita che cominciarono a sfogliare quelle foto, quelle maledette foto.
Lui la stringeva, la baciava, la toccava, come faceva con me. E lei ricambiava: stringeva, baciava, toccava, quello che era il mio Edward, si, era il mio Edward.
Non era più mio, ora era il suo Edward. Mi aveva detto che era successo una sola volta, ma lo vedevo, i loro corpi si desideravano. Io avevo perso una battaglia che non sapevo nemmeno di combattere. Ora ero inutile, di troppo, dovevo andarmene.
Sentivo quelle maledette immagini bruciarmi le dita, gliele lanciai addosso, si sparpagliarono sul pavimento del ‘’nostro’’ salotto, anche se non c’era più un ‘’noi’’.
Come se quello stupido gesto potesse cancellare la realtà e riportare tutto come prima. No, non lo faceva.
Corsi in camera da letto, facendo le scale a due a due, allontanandomi il più possibile da lui. Presi il borsone della palestra, lo svuotai, e ci misi le prime cose che trovai nell’armadio. Delle magliette, un paio di jeans, il beauty case …
Lui era li, fermo, impaurito, alla porta.
<< Non te ne andare, ti prego>>, mi supplicò
Non gli risposi, semplicemente non ne avevo le forze. Sentivo che una crisi di pianto mi avrebbe colpito, se solo lo avessi guardato negli occhi.
Mi raggiunse, mi tolse il borsone dalle mani e lo buttò sul letto.
Afferrò le mie spalle,  << Non andartene>>, piangeva. Il mio Edward, Edward piangeva. << Tu sei l’unica per me, ti amo. Odiami, ma non lasciarmi>>.
Non potevo sopportare una parola di più: ero l’unica, mi amava; erano tutte bugie. Lo odiavo per quello che mi aveva fatto, ma quella piccola parte di me soffriva nel vederlo soffrire. Basta! Dovevo andarmene.
<< Lasciami>>, non lo fece.
<< Ti prego>>.
<< Ti ho detto di lasciarmi!>>, lo fece, presi il borsone e scesi le scale, lui era dietro di me.
Uscì di casa e lui con me, attraversai il giardino e lui con me. Fuori, era pieno di paparazzi. Ottimo! Avrebbero, così, avuto il servizio completo. Era testardo, mi avrebbe seguito anche fuori. Perché diavolo non avevo messo la macchina in garage?
Mi raggiunse e mi afferrò il braccio destro << Non lo fare>>, mi voltai.
<< Fuori è pieno di paparazzi, non mi seguire, non vorrei dare spettacolo>>. Mi girai e mi misi i Ray Ban scuri. Con il borsone della palestra avrebbero pensato che fossi diretta proprio li, e non che avevo lasciato quella casa. Questo finché quelle foto non fossero state pubblicate. Poi tutto il mondo avrebbe capito.
Mi ascoltò, rimase li immobile, gli stavo facendo del male, e una parte di me ne era felice. Diedi un’ultima occhiata a Coco, che ancora dormiva, e aprì il cancellino.
Non c’erano paparazzi, strano, illusione, eccoli li pronti ad immortalare il giorno più schifoso della mia vita.
Aprì il bagagliaio della mia macchina e ci misi dentro il borsone, con tutta la calma possibile. Ero un attrice, no? Dovevo recitare bene la mia parte, se non volevo dare spettacolo. Salì in macchina e mi misi alla guida, qualcuno urlò, era lui, non so cosa disse.
Ormai ero al sicuro all’interno della mia 500, potevo urlare, piangere nessuno mi avrebbe sentita.
Partii in direzione Los Angeles, che a quell’ora si preparava ad accogliere la notte. Io, invece, la temevo.

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Capitolo 2
*** Lunga Notte ***


Girovagai per Los Angeles per non so quante ore, poi mi decisi e andai nel mio appartamento. Il cellulare continuava a squillare, era Edward. Ad un semaforo rosso decisi di mandarli un messaggio, non volevo che si preoccupasse per me:
Sono in macchina, sto bene, sto andando nel mio appartamento.
Ti prego non mi venire a cercare.

Pochi secondi dopo mi rispose:
Va bene, non ti cercherò finché non sarai tu a chiedermelo.
Buona notte, ti amo, perdonami.
Raggiunsi il mio appartamento, dalla fretta non avevo neanche preso le chiavi. Suonai, solo allora mi accorsi che erano le due di notte. Dopo pochi minuti Rosalie mi aprì.
<< Bella?>>, mi disse sorpresa e assonnata, mi guardava preoccupata, dovevo essere uno straccio.
<< Cosa è successo?>>, entrai. << Ho lasciato Edward >>.
<< Come?>>, era sconvolta. Non parlai riuscì a raggiungere il divano.
<< Bella sei sconvolta, cosa ti ha fatto?>>, si sedette accanto a me.
<< Lo scoprirai con il resto del mondo cosa mi ha fatto>>, tremavo, non di freddo.
<< Ti ha picchiata?>>.
<< No! Edward lo farebbe mai! Come puoi averlo solo pensato?>>, il mio Edward non era violento, traditore, si purtroppo.
<< Spiegami, tesoro>>, insistette.
<< Rose..>> e il pianto mi travolse completamente.
<< Shhh>>, mi abbracciò, << Calmati>>.
Un cellulare squillò, non era il mio. << Rispondi>>, riuscì a dire.
<< No, è Edward>>, aveva detto che non mi avrebbe cercato. Me,però, non le altre.
<< Rispondi>>, perché volevo che lei rispondesse?
<< Sei sicura?>>, feci cenno di si.
<< Pronto. Si è qui, non voglio sapere cosa le hai fatto. Si, le starò vicino. Buonanotte>>.
Sentire la sua voce, mi aveva provocato un altro colpo duro e crudele al petto.
<< Voleva sapere se stavi bene, è preoccupato>>.
<< Ho sonno>>, mentii, volevo rimanere da sola. <>.
<< Vuoi che venga a dormire con te?>>.
<< No, e scusami per averti svegliata>>, e me ne andai in camera mia.
Era rimasta uguale, non ci dormivo da quando, io e lui, avevamo comprato la casa assieme. Mi misi sul letto, non mi cambiai. Lasciai che il dolore mi travolgesse.
Quelle foto continuavano a riaffiorare nella mia testa, lei era, così bella, così sexy. Con le forme al punto giusto. Io al confronto ero nulla, come poteva lui non resisterle, non esserne attratto? Come poteva aver scelto me? Lui era bellissimo, People lo aveva inserito nella classifica delle 50 persone più belle del pianeta, non a torto. Era tra gli uomini più desiderati al mondo, ed io mi ero illusa di farlo mio.
Non dormì, continuavo a vedere lui e lei che facevano l’amore nel nostro letto. Non sapevo dove l’avessero fatto, ma solo il pensiero di lei nella nostra casa mi faceva male.
Mi sentivo sporca e decisi di farmi una doccia, forse l’acqua avrebbe fatto scivolare via tutte quelle schifose sensazioni. Usci dalla doccia e con ancora addosso l’accappatoio mi raggomitolai sul letto.
L’avevo anche invitata a casa , la stronza, chissà quante risate alle mie spalle. Avevo cucinato per la coppietta, ero così ceca da non essermi accorta di nulla? Lo amavo così tanto da crederli ogni volta che mi diceva ‘’ torno tardi oggi’’?
Certo che tornava tardi dove stare con la sua.. amante. Tanto, poi, a casa ci sarei stata io  a fare la parte della fidanzata innamorata, ingenua, stupida e non all’altezza.
Non ero abbastanza per lui, questo l’avevo capito, e me lo aveva dimostrato. A questo pensiero un altro colpo violento arrivò al mio petto e le lacrime, ormai famigliari tornarono.
Decisi di mettermi qualcosa, e di scrivere ai miei, non volevo che lo sapessero dai giornali:

Mamma, Papà ho lasciato Edward, sto bene, non vi preoccupate.
Ora vado a dormire, domani vi chiamo.

 
Conoscevo mio padre, se solo glielo avessi permesso sarebbe venuto qui subito e avrebbe reso la faccia di Edward irriconoscibile, per un attore sarebbe la fine: il pensiero mi fece sorridere.
Jacob era anche peggio, dovevo scrivere anche a lui, questo riguardava solo me e Dan, nessuno doveva intervenire.
Jake, ho lasciato Edward, non chiedermi il perché te ne prego, tanto presto lo scoprirai.
Non fare, progettare cose stupide. È una cosa che riguarda solo me e lui. Buon appetito ☺.

In Italia era ora di pranzo, qui la notte sembrava infinita, una notte buia senza stelle, il mio sole personale si era diretto verso un’altra galassia, lasciando la mia vuota,fredda e al buio.
Il telefono cominciò a suonare, era mamma. Quale parte di ‘’ ti chiamo domani’’ non era chiara? Non risposi, benché ne avessi voglia, ma non sarei riuscita a dire più di un semplice ‘’pronto’’.
Misi l’I Phone in modalità silenzioso. Avrei tanto voluto fare la stessa cosa con i miei pensieri, volevo dormire e non svegliarmi per un bel po’, almeno fino alla fine dello scandalo.
Quello si, era un altro paio di manche. I giornalisti e  i paparazzi non mi avrebbero fatta fare un passo, i fan, i miei adorati fan.. lo avrebbero odiato, più di me, sicuramente.
E con questi pensieri mi addormentai, per modo di dire, perché ogni tre per due mi svegliavo, assalita dagli incubi.
Vedevo lui con lei, in casa mia, che si baciavano, facevano l’amore mentre ridevano di me.
Perché? Perché aveva rovinato tutto?
Mi sveglia di colpo, erano le 6:00, mi ero addormentata?  Era l’unica risposta possibile perché non mi ero accorta che Rose fosse entrata in camera mia. Era seduta ai piedi del letto mi fissava, con lo sguardo preoccupato, << Sono le sei, continua a dormire>>.
<< Rose che cosa ci fai qui?>>, parlai e mi accorsi di avere la gola secca, le lacrime mi avevano completamente prosciugata.
<< Sono venuta a vedere come stavi, quando sei arrivata eri sconvolta>>. Si avvicinò a me.
<< Ero preoccupata, non ti ho mai visto così>>.
No, non poteva essere. Rose non poteva preoccuparsi per me, passare le notti in bianco. Avevo sbagliato a tornare li. Perché non riuscivo a farne una giusta?
<< Perdonami>>.
<< Di cosa?>>
<< Non volevo farti preoccupare, mi dispiace, sto bene>>.
<< No, non è vero. Tu non stai bene>>. Mi conosceva troppo bene, non potevo mentirle.
<< Sono una pessima attrice, fuori dal set, neh?>>, cercai di alleggerire la situazione.
<< Già, hai ragione!>>, si alzò dal letto, << Ti preparo una tisana>>. Le sue tisane facevano.. beh non erano il massimo.
<< Una delle tue tisane?>>
<< Cos’hanno di male le mie tisane?>>, domandò offesa, speravo di no. Si diresse in cucina.
<< Nulla, parola di amica!>>, mentì, in altre occasioni mi sarei rifiutata di berla, ma per come stavo, probabilmente non ne avrei sentito neanche il sapore.
La raggiunsi in cucina e mi sedetti sullo sgabello, non parlai. Non avevo nulla da dire. Pochi minuti dopo mi passò una tazza.
<< The verde, zenzero e arancia>>, disse entusiasta.
<< Sei sicura che sia legale?>>, l’odore non era male, ma non glielo avrei mai detto.
<< È legale, è legale. Ora bevi e non fare storie. Hai bisogno di energie. Hai un aspetto orrendo!>>
<< Hey!>>, rise. L’avevo fatta ridere, bene. Aveva ragione, però, ero orrenda. Ecco perché lui se ne era cercata un’altra.
Per farle piacere, la assaggiai, non era male, il pizzicare delle zenzero sulla lingua mi fece  sentire viva per la prima volta dal giorno prima.
Calò il silenzio, lei non parlava, figuriamoci io. Mi offrì dei biscotti, gli rifiutati, non ne capivo il perché; non avevo fame, non mi piacevano. Non lo sapevo. Se non riuscivo a capirmi io, come potevano capirmi gli altri?  Mi aveva distrutta completamente.
L’entrata di Alice mi distolse da quei pensieri senza senso.
<< Bella?!>>, mi chiamo Lella confusa. Le accennai un debole sorriso.
<< Sono le 6:15 di mattina? Cosa ci fai qui?>>, era incazzata, stupita, confusa? E chi la capiva?
<< È ancora casa mia, se non mi sbaglio!>>, le dissi sorridendo.
<< Scusa, scusa, scusa. Hai ragione. Ma che ci fai qui?>>, corse di verso me e mi strinse in un forte abbraccio.
Volevo parlare, sfogarmi e loro mi avrebbero ascoltato, forse non capito, ma ascoltato si.
Mi volevano bene, non potevo tenermi tutto dentro, sarei esplosa. E nulla e nessuno avrebbe potuto rimediare.
<< Sediamoci sul divano>>, no! Perché stavo utilizzando le sue stesse parole? << O restiamo qui, come volete>>, mi corressi.
<< Sediamoci, potrei addormentarmi in piedi!>>
<< Alice!>>, la riprese Rose.
<< Il divano è più comodo>>, mi fece sorridere, ne avevo bisogno, come i polmoni d’ossigeno.
Ci sedemmo, feci un profondo respiro, che mi si bloccò in gola. Il dolore al petto minacciava di tornare.
<< Allora..>>, non riuscì a parlare perché le lacrime inondarono il mio viso.
<< Hey >>, Alice mi abbracciò.
<< Tesoro non sei obbligata a parlarne>>, mi disse Rose, ma io volevo parlare era il mio corpo che si rifiutava di collaborare.
<< Edward.. Edward mi ha tradito..>>, riuscì a dirlo e un altro colpo mi squarciò il petto.
Dirlo ad alta voce rese tutto reale, più delle foto.
<< Oh, mio Dio! Mi dispiace. Quel bastardo come ha potuto farti questo? Come?>>
<< Rose calmati>>, le disse Alice, gliene fui grata.
<< Mi dispiace, solo che.. oh Bella..>>, mi abbracciò e lo fece anche Alice.
<< Ti staremo vicino. Promesso >>.
<< Non permetteremo più a nessuno di farti del male>>.
<< Grazie>>, e altre lacrime iniziarono a percorrere il mio viso.
Mi avrebbero protetta dagli altri, ma chi mi avrebbe protetta da me stessa? Conoscevo la risposta, nessuno.
Restammo li immobili sul divano, senza parlare. I primi raggi di sole entrarono dalla finestra, quella lunga notte stava per finire.


Ditemi se vi piace, 
alla prossima!
AlmaRed

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Capitolo 3
*** Quiete ***


QUIETE
Dovevo andare sul set, era giorno di riprese. Mi vestì e cercai di far passare le occhiaie per stanchezza, le truccatrici, poi, avrebbero fatto il miracolo. Almeno, era ciò che speravo.
Chiamai anche i miei genitori, gli raccontai tutto e pregai loro di non venire a Los Angeles. Erano sconvolti, infuriati e delusi come lo era anche Jake.
Rose ed Alice, lo vedevo erano preoccupate,  si proposero di accompagnarmi agli Studios, ma rifiutai. Avevo bisogno della quiete della mia 500, di rimanere da sola, di lasciare i problemi fuori, non  volevo portare la mia vita privata sul set. 
Ed eccomi agli Studios, il mio posto naturale, dove mi sentivo a mio agio. Sempre a casa.
Le make-up artist, come speravo, fecero il miracolo. Anche se le mie lacrime minacciavano di uscire e rovinare tutto. Dovevo solo resistere, solo resistere, in pubblico. Avrei lasciato che il dolore mi travolgesse, di nuovo, quando mi sarei ritrovata nella mia 500.
Fingere sul set non mi era difficile, cercai di evitare tutti, il più possibile, tranne Sam, la mia assistente. Più volte mi chiese se stavo bene, se mi era successo qualcosa, se era successo qualcosa a .. a lui. 
Le dissi che avevo dormito male a causa di un mal di testa, non so  se l’aveva bevuta, all’apparenza sembrava di si.
<< Bella, sei strana oggi>>, mi disse Sam all’ora di pranzo. 
<< Perché?>>, cercai di essere il più spontanea possibile.
<< Perché hai davanti a te un Chickenburger, che non hai nemmeno degnato di uno sguardo, quando di solito lo divori ancor prima che io cominci a mangiare il mio>>, in effetti non mi ero neanche accorta del panino, avevo lo stomaco chiuso, il solo pensiero di mangiarlo mi faceva venire la nausea. E aveva ragione Sam, di solito lo avrei divorato come se non ci fosse un domani.
<< Ho mangiato tanto a colazione, non ho fame>>, come scusa non faceva una piega.
<< Ah, contenta tu. Posso?>>, indicò il Chickenburger.
<< Certo>> , e glielo passai.
La fortuna quel giorno era dalla mia parte, le scene che io e Riley dovevamo fare erano le parti più drammatiche del film, non mi fu difficile immedesimarmi.
La giornata sul set passò velocemente, quasi non me ne accorsi. Si avvicinava, lentamente la parte della giornata che più temevo, la notte. Il rimanere sola con i miei incubi mi terrorizzava, ma non avrei chiesto a nessuno di dormire con me , non avrei condiviso con nessuno il mio dolore. Non volevo far soffrire altra gente per colpa sua.
Quando mi rifugiai nell'abitacolo della mia 500 il dolore esplose e mi squarciò il petto, avevo resistito a lungo e ora ne pagavo le conseguenze.
Mentre mi dirigevo all'appartamento passai davanti a Magnolia Bakery, la mia pasticceria preferita, decisi di prendere i dolci preferiti di Rose ed Alice. Io avevo lo stomaco chiuso, ma loro avrebbero apprezzato, erano due golosone.
Mi asciugai le lacrime e mi misi i Ray Ban scuri, ora dovevo resistete solo per una manciata di minuti, potevo farcela. Appena scesi dalla macchina due ragazze mi si avvicinarono, erano due fan. 
Erano giovani, non dimostravano più di quindici anni, belle, spensierate. Avrei fatto scambio con una di loro subito, se solo fosse stato possibile.
<< Oh, mio Dio! Bella!>>. Disse quella più alta, sul punto di piangere.
<< Possiamo farci una foto? Un selfie>>, chiese la seconda, con un sorriso contagioso.
Non ero certo in vena di fare foto, non ero una di quelle che uscivano bene sempre, non ero una modella super figa. Non volevo sorridere, sarebbe stato un sorrisi falso, ma non mi potevo rifiutare. Era grazie a loro se avevo realizzato il mio sogno, dovevo ad ognuno di loro molto più di una foto.
<< Si, certo>>, risposi e i loro volti si illuminarono.
Feci una foto con ciascuna delle due e poi un selfie tutte assieme. Loro felici, io nascosta dai miei Ray Ban. Le salutai ed entrai a prendere i dolci. Tornare dalle ragazze mi faceva paura, con loro non potevo recitare. Appena sola il dolore tornò, mi squarciava il petto e io non sapevo come difendermi.
Attorno a me tutto sembrava così calmo, normale, tutti ignoravano l'inferno che mi bruciava dentro. Dovevo godermi quella quiete esterna, perché, da li a qualche giorno, quelle maledette foto sarebbero state pubblicate e l'inferno sarebbe scoppiato anche al di fuori me. Travolgendomi completamente rendendomi in mille brandelli.
Appena uscita dalla pasticceria corsi in macchina, nel mio rifugio, senza musica, mi dava fastidio.
Erano passate ventiquattro ore, ma il tutto mi sembrava lontano. Come se non fosse mai successo, illusione, perché il dolore mi colpì forte, per farmi capire che era tutto maledettamente vero. 
Quando tornai a casa trovai Rose al telefono, Alice preparava la cena. Era dal giorno prima che non mangiavo, ma non avevo fame.
<< È appena tornata>>, e mise giù.
Era al telefono con lui. Gli avevo detto di non cercarmi, perché continuava a farmi del male?
Se voleva sapere come stavo, beh, più o meno come l’ultima volta che l’avevo visto.
Rose mi guardò dispiaciuta, lei non aveva colpa.
<< Buonasera, ho preso il dolce>>, dissi con falso entusiasmo. Mi sorrisero.
<< Ciao Bella>>, Rose si avvicinò e mi strinse in un abbraccio, io rimasi immobile e le lacrime tornarono.
<< Mi dispiace, ma è tutto il giorno che chiama, è preoccupato>>.
Ora si preoccupava pure! Non poteva pensarci prima di portarsi  letto quella li?! E anche la rabbia mi travolse.
Non volevo che le disturbasse per una cosa che riguardava solo me e lui. L’avrei chiamato, dopo.
<< Alice ha chiamato anche te?>>.
<< Si, ma non gli ho risposto!>>, aveva disturbato anche lei. Mi lanciò un’occhiata d’intesa.
<< Grazie>>, ed era sincero.
<< Questi pasticcini mi reclamano, su mettiamoci a tavola>>, intervenne Rose per alleggerire la situazione.
<< Ho fatto le lasagne, non le puoi rifiutare>>. Era il mio piatto preferito, ma non avevo fame. Avrei finto, resistito, per un po’. Non era difficile fingere, le lasagne di Alice erano le migliori, qui a Los Angeles.
<< Non vedo l’ora. Vado a cambiarmi>>, ne avrei approfitto per chiamare lui e calmarmi. 
<< Non tardare o Rose si mangia tutto!>>, Rose  le lanciò un’occhiataccia, << Hey, non è vero. Ma sbrigati>>. Posai il vassoio di dolci sul tavolo e andai nella mia stanza.
Avevo spento l’ IPhone, quando lo riaccesi notai che avevo un casino di chiamate perse da mamma, papà e Jake. Mandai a tutti loro lo stesso messaggio:
Scusa se non ti ho risposto ma sono stata sul set tutto il giorno, 
ora sono a casa. Sto bene. Bella 
Di lui nessuna, ma dovevo chiamarlo e dirgli di lasciare in pace Rose e Alice.
Rispose subito, << Bella, amore, finalmente>>, sentire la sua voce mi fece male, un altro violento colpo al petto. Non riuscivo a parlare.
<< Senti.. non disturbare più Rose e Alice. Ricordati hai promesso di non cercarmi>>.
<< Mi dispiace, io.. voglio solo sapere che.. stai bene>>.
<< Non cercarmi>>, non riuscivo a dirgli altro, perché, se solo il mio corpo avesse deciso di collaborare, lo avrei riempito di insulti fino a farlo annegare nelle mie stesse lacrime.
<< Perdonami, ti prego..>>, non ce la facevo più, conclusi la chiamata. 
Pochi secondi dopo chiamò Sam, che diavolo voleva? Decisi di rispondere.
<< Bella? Come stai? Perché non mi hai detto nulla?>>.
<< Di cosa?>>, lo sapevo benissimo di cosa. 
<< Che Edward..>>, 
<< Sto bene..>>, mi affrettai a dirle non le volevo sentire quelle parole.
<< Ecco perché oggi eri così strana>>. Chi glielo aveva detto, sicuramente lui. 
<< Come l’hai saputo?>>.
<< Us Weekly, mi ha appena inviato la copertina in uscita domani..>>. Domani? Sarebbe esploso tutto l’indomani? No, non così presto.
<< Sei sicura che esca domani?>>.
<< Si, non possiamo fare nulla per evitarlo>>, avrebbero fatto lo scoop dell’anno, ed io .. meglio non pensarci.
<< Te la invio>>.
<< No>>, quasi lo urlai, << Non le voglio vedere>>, le avevo già viste, mi avevano già distrutta.
<< Scusami. Ma domani non uscire di casa>>.
<< Questo è impossibile Sam, devo andare sul set>>, la mia vita privata non avrebbe coinvolto il mio lavoro. Anche se la cosa, lo sapevo, era inevitabile.
<< Parlo io con la produzione, dimmi dove sei>>.
<< Nel mio ex-appartamento>>.
<< Bene, manderò li due bodyguard, domani mattina>>. Che cosa? Barricata in casa. No! Sapevo che per un po’ non sarei riuscita a fare mezzo passo fuori, e che tutti mi avrebbero cercata. Ma non volevo sentirmi in prigione, per un crimine che non avevo commesso io.
<< Sam, per favore non lo fare. Ti prometto che starò in casa, ma non mi portare qui i due monster>>, la pregai, ma la conoscevo era testarda. Difficile farle cambiare idea.
<< Invece si! Fine della discussione. Ora ti lascio, mi devo organizzare. Ci sono le ragazze con te, non sei sola, vero?>>.
<< Si.. buonanotte Sam>>.

<< Buonanotte, e stai tranquilla va tutto bene>>. Decisi di mettermi i leggings neri e una maglietta bianca, cercai di pensare che andasse tutto bene, che il giorno dopo la notizia passasse sotto tono.
Quanto mancava allo scoppio? Nove o dieci ore di quiete, e poi.. Boom!
Mi sarei ritrovata nell’occhio del ciclone, mi avrebbe travolta, resa a pezzi. Se ne uscivo viva potevo considerarmi miracolata.
Ci sedemmo a tavola, nessuna parlava. Loro mangiavano, io volevo ma avevo lo stomaco chiuso. 
<< Bella, mangia>>.
<< Si>>, erano preoccupate, dovevo sforzarmi di più, avrei mangiato. Anche se, poi il mio stomaco avrebbe rigettato tutto.
<< Non hai toccato cibo, tesoro. Da quand’è che non mangi?>>.
<< Da oggi a pranzo>>, mentì.
<< E ora sono le otto, mangia. Non mi vorrai dire che le mie lasagne non ti piacciono! Mi offendi se non le mangi! >>, non volevo offenderla e cominciai a mangiare.
Era dal pomeriggio precedente che non mangiavo, temevo di dover correre in bagno da un momento all’altro, ma il mio stomaco e il mio palato apprezzarono molto le lasagne di Alice.
<< Alice, davvero, erano squisite>>, avevo finito tutto, non si poteva lamentare.
<< Sono Miss Lasagna 2015, non dimenticarlo!>>. 
Le aiutai a sparecchiare e a mettere tutto nella lavastoviglie. La quiete che mi circondava in quel momento, stava per svanire, sarei esplosa e non volevo farlo davanti a loro due.
<< Ragazze sono stanca, vado a dormire. Buonanotte>>.
<< Sei sicura di volere rimanere da sola?>>.
<< Si Rose>>, e le lasciai, preoccupate, in sala. In quel momento avrei tanto voluto avere Coco, l’avrei coccolata tutta la notte. Tanto non avrei chiuso occhio.
Mi misi a letto, ancora vestita, le lacrime e il dolore mi travolsero. Perché faceva così male?  Milioni di persone al mondo erano state tradite, e se ne erano fatte una ragione ma io mi sentivo morire. 
Non so se per il dolore o per la stanchezza, ma crollai in un sonno agitato.
Stavo entrando nella stanza mia e di Edward, sentivo delle voci, riconoscevo la sua voce e l’altra, chi era?
Entrai in camera e gli vidi, loro due nel nostro letto; facevano l’amore, in casa mia. No! No! Basta non ce la facevo più. Gli sentivo ridere, ridere di me..
<< No! No!>>, mi sveglia in lacrime, tremavo. Qualcuno mi strinse forte.
<< Shhh, tesoro calmati>>, ero sfinita erano le quattro del mattino. 
<< Stavo urlando, vero?>>, perché diavolo ero venuta qui?
<< Va tutto bene, non ti preoccupare>>. Nulla andava, bene la mia vita era andata in frantumi e stavo rovinando la vita anche alle mie amiche.
Rimasi li, tremavo, piangevo, il mio petto era ormai squarciato a metà e faceva male. Quanto dolore poteva contenere un essere umano, prima di esplodere?
E questo era solo l’inizio, mancavano poche ore, e poi..  


Grazie a tutte voi che avete cominciato a leggere il mio racconto, spero che continui a piacervi, fatemi sapere cosa ne pensate.
un abbraccio, AlmaRed
A martedì..


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Capitolo 4
*** Boom! ***



BOOM!

Mi svegliai stordita, stanca, ero confusa. Avevo paura ad aprire gli occhi, non sapevo che ore fossero, probabilmente lo scandalo era già scoppiato. Rose e Alice parlavano in corridoio a bassa voce, non sapevano che fossi sveglia.
<< Come la prenderà Bella? >>. Ecco, ora tutto il pianeta sapeva, le foto erano di dominio pubblico ed io ero la povera ragazza tradita.
<< Alice nascondiamo questa rivista, non accendere la televisione...>>.
<< Rose sarà tutto inutile, Bella è un personaggio pubblico. Sam glielo dirà>>.
<< Con Jessica, poi. Come ha potuto farle questo? Come ha fatto a farsi fotografare, se con Bella stava così attento?>>.
<< Le ha fatto le corna davanti a tutto il mondo, se me lo trovo davanti io..>>. Avevo sentito abbastanza, ma Alice aveva ragione ero la cornuta più famosa al mondo.
<< Tu niente Alice>>, erano sorprese di vedermi sveglia.
<< Bella>>, era imbarazzata.
<< È inutile che cerchiate di nascondermelo, quelle foto le ho già viste>>.
<< Oh, Bella mi dispiace>>. Rose mi abbracciò.
<< Lui me le ha fatte vedere, quando me lo ha detto. È questo il motivo per cui mi ha confessato tutto>>.
<< Che bastardo>>. Dovevo vedere quella rivista, mi avrebbe fatto male, ma sentivo che era necessario.
<< Alice fammi vedere Us Weekly>>. Era sorpresa, la nascondeva dietro la schiena.
<< Bella ti farà male, è meglio di no>>.
<< Devo vederle, lo so benissimo che mi faranno male>>, era titubante ma mi passò la rivista.
Ero in prima pagina “ Edward tradisce Bella ”, scritto a caratteri cubitali. Come previsto il dolore fece a brandelli il mio petto, il respiro mi si bloccava in gola. Tremavo di rabbia, non avevo le forze di aprire la rivista e vedere il resto dell’articolo. Lo arrotolai, lo tolsi dalla mia vista. Alice mi strappò il giornale dalle mani e lo buttò in un angolo del corridoio. Entrambe mi abbracciarono, l’ IPhone squillava avrei voluto romperlo, magari lanciandoglielo addosso, per fargli male. 
<< Bella, perché c’è un bestione alla porta d’ingresso e JJR giù da basso?>>, ecco, ero ufficialmente barricata in casa.
<< Gli ha mandati Sam, per evitare intrusioni e di farmi uscire>>, detta ad alta voce la cosa poteva anche risultare divertente.
<< Oh! Mi sembra, una cosa sensata. Se esci ti mangiano viva>>, quanto aveva ragione Alice.
<< Rose non dovremmo uscire nemmeno noi due, se sanno che è qui..>>, Rose era accanto alla finestra.
<< Lo sanno, già preparano le tende>>, non potevo crederci, mi avrebbero mai lasciata in pace?
<< Questo è troppo!>>, decisi di chiamare Sam e farle risolvere la questione.
<< Pronto, Sam>>, rispose immediatamente.
<< Sto arrivando da te>>.
<< È pieno di fotografi giù, trova un modo per fargli andare via subito>>.
<< Sai che è impossibile>>.
<< Nulla è impossibile per te, mandagli via subito, non voglio che le ragazze rimangano bloccate in casa per questo>> .
<< Ci provo>>. Misi giù, mi sentivo uno straccio, inutile, causavo solo problemi a chi mi stava attorno.
<< Facciamo colazione, oggi niente Università>>.
<< Dai su, vediamo il lato positivo>>. 
Avevo i nervi a fior di pelle, il telefono non smetteva di squillare e quelle foto non smettevano di riaffiorare nella mia mente. Volevo scomparire.
<< Fate voi, io non ho fame>>, la mia presenza era inutile e feci per andarmene.
<< No, tu hai bisogno di mangiare>>. Rose mi trattenne per un braccio. Perché non capivano, volevo rimanere da sola!
<< Rose, non sei mia madre!>>.
<< No, ma sono la tua migliore amica, e non posso, e non voglio lasciarti deprimere in questa maniera. Reagisci diamine!>>. Quelle parole mi fecero male, ero sola, nessuno mi capiva.
<< Lasciami in pace>>, non si mossero, andai in camera e mi buttai nel letto. Pronta ad accogliere un’altra ondata di dolore. 
Non riuscivo a reagire, non ne avevo le forze. E sinceramente me ne mancava la voglia e l’interesse.
La mia vita perfetta, il mio amore per lui, era scoppiato tutto, come una bolla di sapone su una superficie d’acciaio fredda. Ecco come mi sentivo, apatica. Non provavo nulla di specifico: amore, rabbia, dolore, vendetta. Non singolarmente,almeno, le provavo tutte. Tutte assieme, e questo mix mi squarciava il petto, faceva male e sembrava non volere diminuire.
Qualcuno bussò alla porta. << Bella, sono Sam. Posso?>>. 
Mi sedetti sul letto, << Si>>. La mia voce era un sussurro lontano, faticavo perfino io a sentirla.
<< Oh mio Dio Bella>>, aveva una faccia triste, le facevo pietà. Non volevo far pietà alla gente.
<< Gli hai mandati via?>>.
<< Alcuni, ho detto loro che non saresti uscita, che non avresti fatto dichiarazioni. Altri insistono per rimanere>>.
<< Chiama la polizia!>>.
<< Ho le mani legate, finché non commettono un’infrazione, non posso fare nulla>>.
<< Va bene. Si stuferanno prima o poi>>, non sarei uscita.
<< La Warner vuole parlare con te>>. Il film, me ne ero dimenticata, c’era ancora l’ultimo episodio della saga da promuovere. 
<< Perché?>>.
<< A luglio cominciate la promozione>>.
<< Sam, siamo ad aprile, e non ne voglio parlare ora>>.
<< Si scusa, dirò loro che è troppo presto. Ora rimettiti. Devo fare qualche comunicato stampa?>>.
<< No, non serve>>, il mio lavoro, aveva compromesso il mio lavoro.
<< Forse terrà lontano i giornalisti e i paparazzi>>, insisteva. Non volevo dare in pasto ad un gruppo di giornalisti affamati la mia vita privata.
<< No, ora vattene!>>. Uscì dalla stanza, dovevo essere scortese per riuscire a rimanere da sola?
Rimasi sola, stavo allontanando tutti da me. Il cellulare mi distrasse, era mamma. Dovevo rispondergli.
<< Pronto>>.
<< Tesoro, ciao. Come stai?>>.
<< Sto bene mamma>>.
<< Cosa sono quelle foto?>>.  Le aveva viste, erano arrivate in Italia, maledetti sistemi di comunicazione. Mentirle era inutile. Era furiosa.
<< Mi ha tradito con quella li, mamma>>.
<< Come?>>. Era agitata, conoscevo troppo bene il suo tono di voce, e di certo l’avevo sentito più felice di così.
<< Mamma va tutto bene, calmati. L’ho lasciato, se ora sta con quella li, va bene>>. No, non andava bene, nulla andava bene.
<< Io e papà veniamo, prendiamo il primo volo per Los Angeles>>.
<< Mamma no!>>.
<< Bella, papà vuole parlargli da uomo a uomo, e dirgli di lasciarti in pace>>.
<< Mamma, ti prego>>, respirai a fondo. << Lui mi lascerà in pace, non venite qui per favore>>.
<< Allora vieni tu>>. Insisteva.
<< Devo lavorare mamma, tra due settimane vengo>>, sospirai. 
<< Non venite, io sto bene. Te lo giuro>>. Ero un’attrice, dovevo mentire. Se volevo tenergli lontani da tutto, l’uragano, la catastrofe che mi aveva colpito.
Non dovevo trascurare il mio lavoro, ma non avevo la forza di presentarmi davanti a nessuno, ora che tutti sapevano. Non volevo fare pena a nessuno, passare per quella tradita, sentire i mormorii della gente al mio passaggio. Sarebbe stato davvero troppo, probabilmente non avrei retto, sarei crollata davanti a tutti. Era meglio se me ne stavo da sola. Prima o poi sarebbe passato, nulla durava in eterno, neanche il dolore. 
Così passai quella giornata e quelle successive, sola nella mia stanza senza volere veder nessuno, senza mangiare e senza prendermi cura di me stessa. La notte era la parte peggiore, quando riuscivo ad addormentarmi, cominciavano gli incubi e mi risvegliavo urlando. Rose e Alice non dormivano, erano preoccupate, ed io non riuscivo a fare nulla per farle stare meglio. Ogni volta che ci provavo il dolore mi colpiva forte e le lacrime cominciavano a percorrere l'ormai famigliare percorso sul mio viso.
Accendevo la televisione per distrarmi guardando un film, non romantico, o una partita, ma da tutte le parti si parlava di me e non per un mio film. No, quello no, parlavano di me, di lui e dell'altra. Facevo parte del triangolo più famoso al mondo probabilmente. 
Passa, tutto passa, mi convincevo.
Qualcuno bussò alla mia porta, era Rose. << Non ho fame>>.
<< Non mi importa, devi mangiare e poi devi vedere questo>>. Avevo spento il telefono, non guardavo la televisione, non usavo internet, rendeva più sopportabile il mio dolore non vedere la sua faccia di continuo. Ero tagliata fuori dal mondo, in Europa sarebbe scoppiata una guerra ed io non me ne sarei accorta.
Rose mi portò il pranzo, pasta al pomodoro, e una rivista, People,  che stringeva tra le mani, perché?
<< Cose è?>>, chiesi, perché diavolo mi aveva portato quel giornale?
<< Pasta al pomodoro>>, disse con disinvoltura.
<< Ma dai? Sai pensavo fossero lasagne!>>, la feci ridere e sorrisi anche io.
<< Vedila come vuoi, però devi mangiare>>. Cominciai a mangiare quando un boccone mi si bloccò in gola, i miei occhi avevano letto il nome di Edward su quella rivista. Rose mi passò l'acqua, voleva uccidermi? Sapeva benissimo che non tolleravo nulla che riguardasse lui.
<< Perché?>>, lo sapeva che aveva capito.
<< Leggi>>, mi passò la rivista, << Pagina dieci>>.
Sfogliai People fino ad arrivare a pagina dieci, c'era una foto di Edward e sotto, quello che aveva l'aria di un comunicato stampa:
"Mi scuso profondamente per il dolore causato alla persona che più amo al mondo. Amo Bella, la amo. Mi dispiace"
Ottimo, se prima si trattava di un presunto tradimento, ora lo aveva ammesso pubblicamente. 
Quella frase mi fece salire la rabbia, sapevo che se ne era pentito e questa ne era la dimostrazione. 
Lui come me non amava vendere ai giornali la sua vita privata, quello sembrava un gesto disperato. Stava soffrendo ed una parte di me ne era felice. L’altra parte, invece soffriva per lui.
<< Va bene>>, le restituì la rivista, << Ora vorrei finire queste lasagne travestite da pasta al pomodoro>>. Feci un debole sorriso, Rose si alzò e uscì dalla stanza, sapeva che volevo rimanere da sola. Non finì la pasta, perché il mio amico, il dolore, mi raggiunse e distrusse quel sottile scudo che mi ero costruita stando lontana da tutto e da tutti.


Spero tanto vi stia piacendo, vi aspetto al prossimo capitolo.
Un bacione AlmaRed
Ps: per il comunicato stampa ho preso spunto da quello fatto da Kristen Stewart nell'estate del 2012.

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Capitolo 5
*** Gelato ***


GELATO

Era trascorsa ormai una settimana, tutto mi sembrava così lontano, come se appartenesse ad un’altra vita, il mio amico, però, tornando costantemente mi ricordava che era la mia vita.
Era una settimana che non  uscivo di casa, avevo detto Sam che non avrei trascurato i miei impegni lavorativi, quindi a giorni sarei tornata sul set. Standomene a casa mi sentivo inutile e avevo troppo tempo per pensare, lavorare mi avrebbe distratta e resa utile.
<< Bella per domani è fissata un intervista al John Stewart Late Show per “In Town”. La produzione continua a chiamare, vogliono sapere se ci vai o no>>.
Ovvio che non ci volevo andare, ma lo dovevo fare per il film non per me. Ci sarei andata.
<< Si, ma con delle condizioni>>, avrei parlato solo del film.
<< Niente vita privata, niente Edward, solo il film. Giusto?>>. Anche Sam mi conosceva bene. 
Annui e Sam uscì dalla stanza, ce l’avrei fatta avrei dovuto resistere per un quarto d’ora al massimo, John Stewart era anche simpatico, mi avrebbe fatta ridere.
Il giovedì seguente Sam fece arrivare a casa la mia make-up artist e una parrucchiera. 
Quando finirono mi guardai allo specchio e non riconobbi la figura riflessa. Una sconosciuta, bella, truccata e con i capelli apposto. Ma bastava guardarle gli occhi per capire che non stava bene, e che tutto era solo apparenza. Alice mi consigliò un tubino blu di D&G, che avevo comprato a Milano, mi avrebbe dato un po’ di colore.
Uscì di casa in jeans, maglietta e grandi occhiali da sole, erano le venti passate ma i paparazzi erano ancora li. Decisi di ignorarli, salii in macchina, Rose e Alice  mi portarono agli studi televisivi.
In camerino mi vestì, non mi sentivo bene con quell’abito, non mi sentivo me stessa. Ma quella sera dovevo fingere e non essere me stessa. La produzione aveva accettato le mie condizioni, avremmo parlato solo del film.
<< Bella tra dieci minuti tocca a te. Pronta?>>, disse Sam entrando come un fulmine nel mio camerino.
<< Si>>, Rose mi strinse forte, << Andrà tutto bene. Sati tranquilla>>.
<< Lo spero>>, Alice accanto a me << Sono solo quindici minuti, ce la farai>>.
Poco dopo entrò Sam, <<È ora andiamo, coraggio!>>.
Toccava a me, ero nel backstage le ginocchia mi tremavano e non sentivo la mia voce. Calma Bella, stai calma, quindici minuti, solo quindici minuti. John Stewart parlò:
<< Venerdì sarà al cinema con “In Town”, ma questa sera è qui con noi Isabella Swan!>>.
Che lo show abbia inizio, qualcuno mi spinse e io convinsi le mie gambe a muoversi. 
L’impatto col pubblico fu impressionante, mi fece sentire bene, protetta e amata. Mi diede tantissima energia, dovevo farcela per loro.
<< Benvenuta>>.
<< Buona sera>>. Salutai John e il pubblico era ancora in delirio.
<< Prego accomodati>>.
<< Grazie>>, mi sedetti, le mie gambe tremavano ancor, così come la mia voce.
<< Bene..>>, si interruppe e cominciò a fissare il pubblico con aria divertita, il frastuono finì.
<< Volete sentirla parlare, o andiamo avanti così tutta la serata? Come volete>>. La seconda opzione non mi dispiaceva, ma il pubblico non era dalla mia parte. Peccato.
<< È sempre così in tua presenza?>>, mi fece sorridere quella domanda.
<< Più o meno, ma loro sono fantastici. Anche se sei privo di forze, basta sentirli e ti ricarichi subito>>, questa mia affermazione scatenò di nuovo il delirio che John fermò con un gesto teatrale della mano.  
<< Allora che hai combinato?>>, lo guardai perplessa, non erano quegli gli accordi. Si doveva parlare solo del film. Mi stupì quando tirò fuori due coppe di gelato alla crema. Il gelato, il rimedio migliore alla fine di una storia, che simpaticone.
<< Dai, siamo due ragazze che si scambiano confidenze>>. Volevo alzarmi ed andarmene, ma dovevo assecondarlo se non volevo dare spettacolo. La tentazione di rovesciarglielo addosso era molto alta.
<< Questo è il modo in cui hai voluto accogliermi nel tuo Show, neh?>>. Rise, ne mangiai un boccone, era sciolto, feci una smorfia. Decisi di perdere un po’ di tempo con quel gelato. Avrei rivoltato la situazione a mio favore.
<< Non ti piace?>>. Chiese perplesso.
<< Beh, è sciolto>>. Annuì.
<< Oh, lo dicevo io di portare un frigorifero in studio. Ma nessuno mi ascolta ormai>>.
<< Già, comunque preferisco la fragola>>, aggiunsi.
<< Me ne ricorderò>>.
<< Oh, bene!>>, era probabilmente l’ultima volte che mi avrebbe vista.
<< Siamo preoccupati per te. Va tutto bene?>>. No, nulla andava bene avrei voluto urlarli. Stai calma Bella, stai calma. Decisamente quella era l’ultima volta che mi vedeva.
 << Beh, qualsiasi cosa io dica in questo momento vale davvero poco. Il mio problema è che non ho assunto nessuno che mi scriva le risposte>> lo avevo spiazzato e il pubblico aveva applaudito.
<< Ed in ogni intervista imbarazzante, normalmente gli attori hanno già tutti scritto. Ho intenzione di assumere un addetto stampa>>. Non mi dispiaceva come idea.
<< Beh, ragazza farai girare l’economia degli addetti stampa. Chiunque vorrà essere assunto. Scatenerai una guerra!>>. Feci spallucce.
<< Ascolta, l’ultima volta che ho avuto una brutta rottura, il gelato mi ha aiutato a superarla>>, la mia pazienza aveva un limite e lui lo stava raggiungendo ad alta velocità.
<< Così ho pensato che io e te potremmo parlarne, del tipo: “Ehi ragazza, stai molto meglio. Ma in ogni caso, scaricalo!”>>. Mancavano solo dieci minuti.
<< Quando si è giovani e una storia d’amore finisce, ci si sente come se il mondo intero stesse per finire>>, si era proprio così che i sentivo.
<< Questa è la prima volta che ho visto reagire il mondo veramente in questo modo. È follia pura. Ti auguro quindi di riuscire a gestire i tuoi affari in privato, nella tua vita personale. Ti auguro il meglio>>.
La mia rabbia cessò, quelle parole mi fecero bene, dovevo parlare con lui e risolvere la questione una volta per tutte.
<< Grazie>>, era sincero.
Per il resto dell’intervista parlammo del film e dei miei progetti futuri. Quando finimmo un peso si sollevò dal mio petto. Mi sentivo sollevata. Forse sarei tornata ancora.
<< Sei stata grande!>>, Sam mi saltò letteralmente al collo, quando uscì dallo studio.
Nel backstage arrivò John Stewart, << Mi dispiace so che dovevamo parlare solo del film. È che hai l’età di mia figlia e volevo farti capire che la vita va avanti, che devi affrontare ogni singolo giorno con il sorriso. Perché sei molto più bella quando sorridi>>.
<< Va tutto bene, davvero. Non ti devi preoccupare. Grazie >>.
<< So che è troppo, ma i tuoi fan ti aspettano. Potresti fare qualche autografo?>>, mi sentivo meglio, loro mi avevano fatto sentire meglio.
<< Certo>>.
Entrai nuovamente in studio e per cinque minuti firmai autografi e feci foto, nessuno mi chiese nulla di lui. Solo di me. Erano fantastici.
Cominciavo a sfidare quel dolore che mi squarciava il petto ogni volta che osavo pensare a lui. Sapevo che mi sarei sentita meglio una volta che ci avrei parlato. Dovevo smetterla di comportarmi come una bambina a cui hanno rubato la bambola preferita, dovevo reagire, e per farlo dovevo chiudere i conti con lui. Basta nascondersi, evitare la gente, evitare me stessa.
<< Devo parlare con lui, se voglio andare avanti>>, eravamo in macchina Rose e Alice erano senza parole.
<< Sei sicura tesoro?>>.
<< Sono stanca di stare così, rovinandovi le giornate>>.
<< Ti accompagniamo se vuoi>>, no era una cosa tra me e lui, dovevo farcela. Solo parlandogli avrei recuperato le forze che mi aveva strappato con violenza. Solo chiudendo definitivamente con lui avrei impedito al dolore di assalirmi, squarciandomi il petto tutte le volte.
<< No, grazie>>.
<< Andrà bene, voi due siete fatti per stare assieme. Ce la farai a perdonarlo>>.
<< Alice io non ho le forze per farlo, mi ha distrutta. Voglio chiudere con lui per sempre>>. Eccolo puntuale, il mio amico arrivò e mi ridusse in mille pezzi.
Mi rannicchiai sul sedile, non mi dovevano vedere così. Sentire dalla mia stessa voce che lo avevo perso per sempre mi faceva ancora più male, era finita, dovevo lasciarlo libero di vivere la sua storia con Jessica, senza alcun rimpianto. Se se ne era innamorato era giusto che fosse felice. Io prima o poi l'avrei superato e anche per me il sole sarebbe spuntato.


Nel prossimo capitolo ci sarà il famoso incontro, cosa succederà? 
Vi aspetto alla prossima e grazie a tutte!
Un bacio AlmaRed

Ps: Per l'intervista ho preso spunto da quella fatta da Robert Pattinson nell'agosto 2012 da Jon Stewart.

Da oggi cercherò di aggiornare ogni 3/4 giorni

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Capitolo 6
*** Faccia a Faccia ***


FACCIA A FACCIA 

La mattina seguente mi preparai, sapevo che parlare con lui sarebbe stato doloroso, vederlo mi avrebbe fatto male. Non volevo creargli illusioni quindi decisi di chiamarlo e avvisarlo della mia visita. 
<< Pronto. Bella?>>, rispose subito. 
<< Sei a casa?>>, mi mancava, la sua maledetta voce mi mancava come l'aria. Mi mancava tutto di lui, mi mancava lui. 
<< Si, torni a casa?>>, aveva un tono speranzoso. 
<< No, vengo a prendere delle cose>>. 
<< Ok, hai le chiavi? Io esco, so che non mi vuoi vedere>>. 
<< No, voglio che tu ci sia>>. 
<< Non voglio vederti abbandonare casa nostra di nuovo. Non potrei sopportarlo, non ancora>>. Stava male, il mio Edward stava male. 
<< Devo parlare con te e quando prenderò le mie cose tu uscirai>> 
<< Ti aspetto vita mia>>, perché insisteva? 
<< Aprimi il cancello sul retro, a dopo>>. Misi giù. 
Rose sulla porta della mia stanza sorrideva. 
<< Che cos'è quel sorriso?>>. 
<< Ti manca , è così?>>. Era così semplice leggere il mio viso? 
<< Devo andare. Ciao>>, uscì dalla stanza. 
<< Non ti aspetto per pranzo, secondo me non torni>>. 
<< Rose, smettila. Tornerò per pranzo, anzi  porto io il pranzo!>>. 
Il viaggio verso casa durò pochissimo, percorre quelle stradine famigliari di Los Feliz mi fece davvero male. Le lacrime tornarono, ma non erano per il dolore, erano per i ricordi che quelle strade facevano riaffiorare nella mia mente. Raggiunsi casa ed entrai con la mia 500 dal cancello sul retro. I paparazzi forse non mi avevano vista. 
Misi la macchina in garage, mi asciugai le lacrime e decisi di non togliermi gli occhiali. Lui era li, mi fissava. Non aveva un bell'aspetto, mi faceva star male vederlo così, il mio istinto mi diceva di andare da lui e abbracciarlo e dirgli che tutto andava bene. Il battito del mio cuore era a mille, possibile che mi facesse ancora quell'effetto? Dopo che mi aveva tradita? Semplice io ne ero ancora innamorata. 
Si stava avvicinando, sarei crollata tra le sue braccia lo sapevo. 
<< Stammi lontano per favore>>, dovevo mantenere le distanze. 
<< Ciao, va bene come vuoi>>, mi sorrise e il mio cuore perse un colpo. 
<< Ciao>>, la mia voce tremava. 
<< Entriamo in casa>>. 
Chiusi la portiera della macchina e quando mi voltai notai due fotografi dietro i cespugli, gli mandai a quel paese. 
<< Com'è possibile che siano arrivati anche qua dietro?>>, dissi furiosa entrando in casa. 
<< La casa ormai è circondata da quando sono uscite le foto>>. 
<< Ah.. Coco>>, la mia amata cagnolina, correva verso di me. Cominciai a farle le coccole, quanto mi era mancata.   
<< Le sei mancata tanto>>, mi disse con una faccia affettuosa, quella che in un altro contesto avrei riempito di baci. 
<< Anche lei a me>>, e anche tu tontolone, mi mancava come l'aria. Ma per riprendermi dovevo parlare con lui e dovevo sbrigarmi, perché non avrei retto a lungo. 
Mi accompagnò in salotto, quella casa, la nostra casa. Quanti ricordi e poi aveva rovinato tutto con quella confessione.  
Ci sedemmo su quello stesso divano. Quella casa piena di gioia una volta, ora mi era estranea e fredda. Avevo i brividi anche se eravamo ad aprile. 
<< L'ultima volta che ci siamo visti abbiamo lasciato le cose in sospeso..>>,  lo avevo confuso. 
<< Lo so.. ho rovinato tutto>>. 
<< Sei libero di vivere la tua vita, di essere felice con lei..>>, il mio amico arrivò, sentendo quelle parole uscire dalle mie labbra. 
<< Che diavolo stai dicendo?>>. 
<< Edward è finita>>. 
<< Io ti amo, non può essere finita. Ti prego Bella, perdonami>>. Anche io lo amavo, quello che provavo per lui andava oltre quello che mi aveva fatto. 
<< Edward io non ci riesco>>, era la verità. 
<< Non dirmi questo.. C'è un altro, vero?>>. Che diavolo! 
<< Cosa?>>, mi coprii il viso con le mani, non riuscivo a guardarlo. Mi accusava di avere un altro, quando era stato lui a tradirmi? Perché il mondo girava al contrario? 
<< Ti prego amore non dirmi che..>>, era disperato. Scattai in piedi. 
<< Senti, oggi sono venuta qui per dirti che sei libero. Di viverti la tua vita, di essere felice. Ed anche io un giorno lo sarò!>>, almeno lo speravo. Ormai le lacrime si erano appropriate nuovamente del mio viso. 
<< Io non posso essere felice senza di te>>, la sua voce era un sussurro. 
<< Mi prendo Coco, la casa è tua>>, dovevo muovermi. 
<< Io non la voglio senza di te>>. 
<< Vado a prendere le mie cose. Esci se ti fa male>>. 
Lo lasciai immobile in sala, salì in camera ed aprì la cabina armadio. Mi bloccai, le mie valige erano già pronte. Mi stava cacciando di casa? 
<< Ieri ha chiamato Rose, mi ha detto che saresti venuta a prenderti le tue cose, così ho chiesto a Jane di preparale>>. Bene la cosa sarebbe finita prima. 
<< Grazie>>. 
<< Ti aiuto a portarle giù>>. 
<< No, faccio da sola. Vai via>>. Portai le valige in salotto, lui era in cucina, stava bevendo una birra. Solo allora mi accorsi che il ripiano era pieno di Bek's vuote. Non poteva rovinarsi con l'alcool. 
<< Ti chiedo solo una cosa. Smettila di bere, non ti fa bene>>. 
<< Hai detto che è finita, è l'unica cosa che mi resta>>. 
<< Edward per piacere>>. Lo supplicai e lui rovesciò la birra nel lavandino. 
<< Se è questo quello che vuoi, va bene>>. 
<< Non è per me è per te, tonto!>>. Sorrise, com'era bello quando sorrideva. 
<< Mi piace quando mi chiami così>>. La situazione stava diventando imbarazzante. 
<< Dov'è Coco?>>. 
<< Credo sia in giardino, vado a prenderla>>. 
<< Vado io>>, non avevo ancora visto MJ. << Dov'è MJ?>>. 
<< Lo sai che è uno scansafatiche, starà dormendo da qualche parte in giardino!>>. Andai in giardino, non riuscivo a guardarlo quando stava male. 
Coco giocava ma quando mi vide scappò in strada passando tra le grate del cancellino. << No!>>. 
Aprì il cancellino, e senza pensare, uscì in strada. Le macchine fotografiche dei paparazzi cominciarono a scattare senza sosta. Mi affrettai a prendere Coco stavo rientrando quando mi accorsi di una macchina vicino al marciapiede, era Jessica, che mi fissava con aria di sfida. 
Rientrai furiosa, << Quante diavolo di volte ti ho detto di coprire le grate del cancellino?>>, gli urlai. 
<< Sta bene?>>. Lo guardai con rabbia, volevo fargli del male, ero incazzata.<< La tua ragazza è qui!>>. Lo superai e rientrai in casa. 
<< Che cazzo dici Bella?>>, lui mi seguì. 
<< Jessica è qui. Tanti auguri>>, dissi con finto entusiasmo. 
<< Lei non è la mia ragazza. Io sono tuo>>. 
No, aveva smesso di essere mio, quando si era portato a letto lei. 
Pensavo di riuscire a combattere il dolore una volta chiuso con lui, ma mi ero illusa. Sapere che era tutto finito faceva ancora più male. 
<< Non so perché sia qui, te lo giuro. L'ultima volta che l'ho vista è stata sul set>>. 
<< Per favore basta. Te l'ho detto sii felice>>. Ero stufa di essere ingannata non poteva negare l'evidenza. 
<< Ti porto MJ, così lo saluti>>. Era spento, come se fosse senz'anima. 
<< Grazie>>, uscì in giardino e poco dopo MJ corse verso di me, era un giocherellone. 
Aveva due occhioni neri dolci come il miele, che ti rapivano lo sguardo e ti chiedevano solo tanto amore, tante coccole e una vaschetta di cibo per cani. L’avevamo adottato assieme l’anno prima, dopo che un bastardo lo aveva abbandonato sul ciglio della strada. Esponendolo a mille pericoli. 
Era il momento di andarmene, non avevamo più nulla da dirci, mi accorsi che le mie valige non c'erano e lui non c'era. Che diavolo stava facendo? Non avevo voglia di giocare a nascondino. 
<< Edward?>>. Lo chiamai, con tono irritato. 
<< Ho portato le tue valige in macchina..>>, perché lo aveva fatto, perché si faceva del male da solo? 
Andai in garage e misi Coco sul sedile del passeggero, nella sua cesta. 
<< Allora è finita?>>, il suo viso era sconvolto, non l'avevo visto così neanche quando, dieci giorni prima, me ne ero andata via di casa. 
<< Addio Edward..>>, salì in macchina e uscì dalla proprietà. Il dolore e le lacrime si impossessarono ancora di me. Sfrecciai tra le file di paparazzi, la macchina di Jessica era ancora li. 
Avevo detto a Rose che avrei comprato il pranzo, ma i paparazzi mi stavano seguendo. Se fossi scesa dalla macchina mi avrebbero assalita. Decisi di chiamarla. 
<< Rose, prepara il pranzo. Non posso scendere dalla macchina>>. 
<< Perché? Che è successo?>>. 
<< Ho i paparazzi alle calcagna>>. 
<< Ah.. Come è andata?>>. Male. 
<< Ti racconto dopo. Ciao>>. 
Dopo pochi minuti raggiunsi casa e scappai come un fulmine all'interno con Coco in braccio, le valige sarei scesa più tardi a prenderle. 
Avere Coco vicino mi faceva bene, colmava una parte del mio dolore. 
Aprì la porta dell'appartamento ed entrai, << Ragazze, guardate chi vi ho portato!>>, ero felice di avere Coco con me. 
<< Cucciola! Bentornata>>, disse Alice prendendola in braccio. 
<< Sta qui con noi vero?>> 
<< Si>> 
<< Tesoro com'è andata?>>. A loro due dovevo raccontare tutto. 
<< Tra me e lui è ufficialmente finita, mi sono presa Coco, le mie cose e gli ho lasciato la casa>>. 
<< Come gli hai lasciato la casa?>>. 
Feci spallucce, << A me non serve. Ah, e la stronza era li, cioè è arrivata mentre io me ne andavo via>>. 
<< Che brutto, bastardo, schifoso. Io l'ho anche avvisato!>>, giusto doveva spiegarmi sta cosa. 
<< Dopo io e te dobbiamo fare due chiacchiere>>. 
<< Stai meglio?>>, chiese Alice mentre faceva le coccole a Coco. 
<< Voglio rimanere da sola, scusatemi>>, e me ne andai in camera. 
La speranza della sera prima di sentirmi meglio, una volta parlato con lui, si era distrutta sul nascere.  
Sapere lei a casa nostra, che lo avevo perso, che per noi non esisteva quel per sempre, mi distrusse, dandomi il colpo decisivo. Quello per me era un inverno destinato a durare a lungo, chissà se e quando avrei rivisto il sole dentro di me.  
 
Bella lo ama ancora, ma non riesce a perdonarlo. Lui sembra si sia arreso, ma ancora non è arrivato il momento di mettere la parola fine al loro amore.. 
Grazie a tutte alla prossima! 
Un bacio, AlmaRed!



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Capitolo 7
*** Certe notti ***


CERTE NOTTI – Parte 1 

La mia vita, ormai, aveva ripreso una normale abitudine, solo casa e lavoro. Niente uscite, eventi o interviste. Volevo prendermi cura di me stessa, non pensare agli altri. Essere egoista per una volta. 
C'eravamo solo io e Coco, ma lei mi ricordava tremendamente lui. 
Pensare a lui mi faceva ancora male, erano passate solo due settimane dall'ultima volta che lo avevo visto e sentito, eppure il dolore del suo viso si alternava con l'immagine di lui con l'altra nelle mie notti insonni. Ogni notte mi faceva paura, perché sapevo che gli incubi mi avrebbero assalita non appena avrei osato chiudere gli occhi. Mi svegliavo urlando; 
"No, no, no" e piangendo, avevo una riserva di lacrime infinita. 
Alice e Rose stavano male nel vedermi così, perciò chiesi a Sam di cercarmi un nuovo appartamento. 
<< Te ne vuoi andare?>>, mi disse Alice, perché diavolo era sveglia alle sei del mattino? 
<< Buongiorno anche a te!>>, le risposi con lo sguardo fisso al muro. 
<< Allora?!>>, era furiosa, << Bella, parla!>>. 
<< Alice siamo in troppe, questo appartamento è vostro>>.  
<< Non vedi come stai? Sei uno straccio, da sola non ce la farai!>>, aveva ragione, ma era proprio per quel motivo che dovevo andarmene. Il mio malumore colpiva anche loro e questo non mi andava giù. 
<< Ti ricordo Bella che questo appartamento è tuo!>>. Si lo era, il mio primo appartamento da "donna adulta", così lo chiamavo. Ora avevo bisogno di cambiare. 
<< In termini legali si, ma è mio quanto vostro>>, mi erano state sempre vicine, dare loro quell'appartamento era il minimo, di certo i soldi non mi mancavano. Era uno dei lati positivi del mio lavoro. 
<< Sei matta? Perché te ne vuoi andare?>>, dovevo essere onesta se volevo uscire illesa da quella conversazione. 
<< Ho bisogno di rimanere da sola Alice, di piangere quando mi pare e di non tenermi tutto dentro fino a esplodere. Non voglio essere compatita, consolata..>>. Alice si avvicinò e mi abbracciò,  
<< Tesoro, qui nessuno ti impedisce di piangere, non è necessario tenersi tutto dentro>>, mi disse Alice stringendomi a sé.  
<< Non te ne andare, resta. Noi ti vogliamo bene, e se soffri tu soffriamo anche noi. E se decidi di andartene questo non cambierà!>>. Aveva ragione allontanarmi dalle ragazze avrebbe fatto soffrire sia loro che me. 
<< Vado..>>. Alice mi sbarrò la strada. << Dove pensi di andare?>>, non era più preoccupata, lo capivo dal cambiamento del suo tono di voce. 
<< Beh per mantenere questa casa dovrei lavorare!>>, dissi fingendomi arrabbiata Alice si mise a ridere ed io con lei, << Vai a guadagnarti il pane, sù. E torna qui poi>>. Anche quella sera sarei tornata a casa non avrei garantito per gli altri giorni. 
<< Va bene. A sta sera>>, usci di casa e mi rifugiai nella mia 500, e come ogni volta che rimanevo da sola il dolore mi colpì, le lacrime cominciarono a ripercorrere la loro strada sul mio viso. 
Quella mattina sul set passò velocemente, avevo girato solo due scene.  
Quando stavo sul set richiudevo in un cassetto tutta la mia vita privata e mi sentivo leggera e libera di essere qualcun altro; anche di fingermi felice. Stare sul set mi aiutava, mi dimenticavo di Isabella Swan e dei suoi mille problemi, quando stavo sul set ero semplicemente number 2. 
Ma bastava uscire e tutto tornava indietro con gli interessi, il doloro diminuisce con il passare del tempo, nel mio caso aumentava. 
Avevamo dei progetti assieme, voleva un figlio, voleva costruire una famiglia con me. E poi aveva distrutto tutto, ridotto in cenere tutto ciò che avevamo costruito assieme. Per stare assieme avevamo sfidato tutti: registi, produttori, paparazzi, fan e anche le nostre famiglie. Avevo messo lui prima di ogni altra cosa, mi ero illusa di quella aurea di felicità che ci circondava. 
La coppia perfetta ci definivano, facevamo sognare milioni di persone, i Bellward ci chiamavano.  
Mi faceva sentire in colpa il fatto di aver deluso tutte quelle persone, assurdo mi sentivo in colpa. 
Era la domanda che tutti mi ponevano, sempre, “ Tu ed Edward state assieme?”, avevo sempre risposto “Siamo solo amici”, mentivo per proteggere la mia privacy e la sua. Quanto volevo, ora, che quelle mie affermazioni fossero vere. 
Mi avevano detto di separare lavoro e amore, non confondere l’amore che provava il mio personaggio nei confronti del suo. Io, però, mi ero innamorata di lui fuori dal set, mi aveva conquistato con le sue battute detto con l’accento inglese. Mi faceva ridere, ridere tanto e lui stesso mi aveva strappato quel sorriso che non riuscivo a ritrovare, nonostante l’aiuto delle mie amiche. 
Milioni di storie erano finite, perché io non riuscivo a riprendermi? Perché? Sentivo che mi mancava qualcosa, qualcosa per superarlo. Mi mancava lui? 
Ero in pausa pranzo, il mio appetito non aveva fatto progressi nel frattempo, Rose mi chiamò, decisi di risponderle. 
<< Hey, Rosalie!>>. 
Rideva, << Vedo che il senso d’umorismo non ti manca, neh?>>, quanto si sbagliava.  
<< Già!>>. 
<< Senti, hai finito li sul set?>>, dovevo girare delle scene nel pomeriggio, ma avevo un paio d’ore buche. Che diamine stava progettando? 
<< Perché?>>. 
<< Ho qui con me Coco, ed ora veniamo a prenderti e andiamo a fare una passeggiata!>>. Cosa? Ma io dovevo lavorare! E sinceramente non ne avevo voglia. 
<< Sai dovrei lavorare!>>, le risposi acida. 
<< Ah, è qui che ti sbagli, hai il pomeriggio libero!>>>, no! Dovevo rimanere sul set, Sam mi avrebbe avvisata se avessi avuto il pomeriggio libero. 
<< Che diavolo..>>, Sam si sedette accanto a me con aria dispiaciuta. << Scusa>>. Erano complici, ottimo! Mi sentivo una bambina di cinque anni che aveva tutta la giornata programmata, che doveva obbedire e fare tutto ciò che gli veniva ordinato. Mi sentivo tradita anche da loro. Ma loro, lo sapevo bene, lo facevano per fami sentire meglio.  
<< Hale?! Io e te dobbiamo parlare!>>. 
<< Sicuro, ma dopo. Perché ora sto guidando e la polizia se mi vede con il cellulare in mano mi ritira la patente!>>. Questo suo atteggiamento mi faceva saltare i nervi, sbuffai e conclusi la chiamata. 
<< Perché? Solo questo ti chiedo, perché?>>, rivolgendomi a Sam che aveva lo sguardo fisso sulla sua pasta al pesto. 
<< Perdonami, davvero. Ma ammettilo, un po’ d’aria fresa ti farà solo del bene>>. 
<< Si, hai ragione. Ma io devo lavorare>>, scandendo bene quest’ultima parola. 
<< Per oggi tu hai finito, quindi vai a prendere le tue cose e aspetta Rose al cancello numero 5>>.  
Era una battaglia persa, era inutile combattere. Ci stavo facendo l’abitudine perdevo tutte le battaglie, anche quelle che non sapevo di combattere. 
<< E la mia macchina?>>, la mia amata 500. 
<< Non ti preoccupare la porto a casa io e ..>>. 
<< Come..>>, non mi fece finire, odiavo quando mi interrompevano, perché, poi, mi si fraintendeva, e succedeva spesso specialmente nelle conferenze quando c’era anche lui. 
<< Poi prendo un taxi e me ne ritorno  a casa. E si, starò attenta a non graffiarla>>. 
<< Giuralo>>. 
<< Parola di  mangiona di cioccolato!>>, le lanciai un occhiataccia, Riley, dall’altra parte rideva di gusto. Gli sorrisi. 
<< Cosi va meglio>>. 
<< Dove andiamo?>>, chiesi a Rose appena salì in macchina, prendendo Coco tra le mie braccia. 
<< In spiaggia!>>, era troppo contenta. In spiaggia, un posto pubblico, pieno di gente , di paparazzi.. 
<< Ma sei completamente impazzita? È pieno di gente in spiaggia!!>>, le dissi quasi urlando. 
<< Non tutte le spiagge qui a Los Angeles, sono pubbliche..>>. 
Che diavolo.. la macchina di Rose imboccò l’autostrada, la velocità mi piaceva e mi rilassava. 
Pochi minuti dopo uscì dall’autostrada e prese la direzione per Surfrider Beach, perché quella spiaggia? Sapeva benissimo che io e il surf appartenevamo a due mondi diversi. 
Rose parcheggiò la macchina e scese. << Scendi!>>, mi ordinò. Ma io non volevo, esitavo, ero priva di qualsiasi forma di energia. Volevo solo tornare a casa mia, nella mia casa. Non dalle ragazze. 
<< Bella, fidati, nessuno ti si avvicinerà se accanto a te ci sarà JJR!>>, disse piena d’entusiasmo. 
Che.. come.. non riuscivo a formare una frase che avesse avuto senso, infine riuscì solo a dire;  
<< Ah..>>. Scesi dalla macchina, Coco si liberò dalle mie braccia e raggiunse Laura in spiaggia. 
Se volevano farmi delle foto, che le facessero, ma Laura aveva ragione, con JJR vicino nessuno mi si sarebbe avvicinato. 
<< Signorina, buongiorno>>, quante diavolo di volte dovevo dirgli di chiamarmi Bella e basta? 
<< JJR>>, dissi quasi irritata e lo salutai con un cenno del capo. 
Io e Rose cominciammo a passeggiare in riva al mare, senza parlare. Godendoci il rumore delle onde che si frantumavano contro la sabbia, come il  cuore. 
Insistette un paio di volte per tuffarci, ma non era la giornata ideale per un bagno, c’era troppo vento per i miei gusti. Così alla fine rinunciò.  
L’aria di mare mi faceva bene, mi sentivo libera e leggera. Lontana da occhi indiscreti, lontana dal mondo, lontana da lui. Ecco, ci ero ricascata, pensare a lui mi faceva male. Ma di una cosa ero convinta non volevo dimenticare nulla. Perché, nonostante il finale, con lui avevo vissuto tre anni bellissimi. Lui amava il surf, ed io amavo osservarlo per ore e ore, senza mai distrarmi. Avevo una paura matta che cadesse, che ci fosse un’onda troppo alta, che me lo avrebbe portato via. 
<< Andiamo?>>, Rose mi riportò alla realtà, decisi di chiudere in un cassetto quei ricordi, e di tirarli fuori ogni tanto, per ricordarmi di quando ero stata felice. 
<< Scusa, ero soprappensiero>>, il sole stava tramontando , quanto avevamo camminato? Per quante ore non le avevo rivolto la parola. 
<< Rose scusami tanto , io non volevo. Mi dispiace>>. Era stupita, stavo impazzendo di sicuro, era l’unica cosa spiegabile. 
<< Perché mai dovrei scusarti?>>, ma mi stava prendendo in giro? 
<< Non ti ho rivolto la parola per tutta la passeggiata..>>, cominciò a ridere, io ero sempre più confusa. 
<< Ah, per quello>>, dovevo farmi perdonare. << Quando ho visto che la tua mente era da tutta altra parte, beh, ne ho approfittato e ho chiamato Emmet >>. Come? Avevo capito bene? Lei aveva chiamato Emmet ed io non me ne ero nemmeno resa conto? Si, decisamente stavo impazzando.  
La guardai perplessa, chissà cosa pensava di me. << Bella tutto a posto?>>. 
<< Si, si>>, farfugliai, << Andiamo?>>. 
Facemmo dietrofront e tornammo alla macchina in poco meno di venti minuti, riuscì anche a tenerle il passo, stavo migliorando. Visto che il suo concetto di camminata era leggermente diverso dal mio. La sua camminata era più una corsa lenta. 
<< Grazie, uscire e stare all’aria aperta mi ha fatto quasi bene>>, volevo stuzzicarla un po’.  
<< Perché “quasi”?>>, domandò confusa. 
<< Beh, Hale diciamo che il mio concetto di camminata è ancora diverso dal tuo, e quindi penso di avere le vesciche ai piedi!>>.  
<< Ohps!>>, e scoppiò in una fragorosa risata che mi contagiò. 
<< Rose forse è meglio se guido io>>. 
<< Ricordi? Hai le vesciche ai piedi>>. 
<< Sopravverranno>> , dissi decisi e salì al posto di guida, Rose non parlò per tutto il tragitto e nemmeno io, sapevo quanto mi volesse bene e quanto gliene volevo io. 
 
CERTE NOTTI – Parte 2 

Quando tornammo c’era Alice che ci aspettava per cena con il suo famoso riso freddo e tutte assieme cenammo, per la prima volta, dopo molti, giorni finì il mio piatto. 
<< Lo sapevo, il mio riso freddo fa miracoli!>>, Alice era entusiasta del mio piatto vuoto. 
<< Sei una cuoca provetta, te lo riconosco!>>. 
<< A me continua a non piacere!>>, la mia Rose non sarebbe mai cambiata. 
Verso le dieci diedi la buonanotte, ero stanca, sfinita ed avevo un gran mal di testa. Forse avevo un po’ di febbre. 
<< Bella stai bene? Sei molto pallida>>, mi voltai guardando il mio riflesso sullo specchio della camera, ero più bianca del solito e i miei occhi erano segnati da profonde occhiaie, opera di molte notti insonni. 
Rose mi si avvicinò e posò la sua mano sulla mia fronte, << Tesoro sei bollente>>, ci mancava solo la febbre per completare il quadro. 
<< Mettiti a letto, ti porto subito qualcosa e poi riposa. Passa tutto!>>, disse uscendo dalla stanza. 
Seguì i suoi ordini e mi misi a letto, pochi minuti dopo arrivò con un bicchiere d’acqua e una Tachipirina. Presi il medicinale ed entrai sotto le coperte, colpita da improvvisi brividi di freddo. Per la prima volta mi addormentai appena chiusi gli occhi, la camminata di quel pomeriggio e la febbre mi avevano sfinita, erano state un mix esplosivo, meglio di qualsiasi altro sonnifero. Pensai mentre il mio corpo si abbandonava ad un sonno profondo. 
 
Dal punto di vista di Rose 

Bella si era appena addormentata, soffriva ancora per quello che Edward le aveva fatto. 
L’aveva completamente distrutta, davanti a tutte noi si fingeva forte, per non farci soffrire. Preferiva soffrire in silenzio, non riusciva mai a sfogarsi completamente con nessuna di noi, e a me faceva male vederla in quel modo. Sapevo che si amavano alla follia, e che, forse, sarebbe riuscita un giorno a perdonarlo, la conoscevo, sapevo che gli mancava come l’ossigeno quando si è sott’acqua.  
Però non riusciva a dimenticare, perché gli incubi la tormentavano ogni notte, si svegliava urlando, piangendo, tremando. Era sfinita, non aveva energie, non sapevo cose le passasse per la testa, non parlava. Era dimagrita, solo quella sera, dopo molti giorni, l’avevo vista finire il suo piatto, la febbre sul suo corpo fragile aveva avuto un accesso facile.   
Lo squillo del mio cellulare, mi distrasse dai miei pensieri: era Edward. 
Ormai mi chiamava tutte le sere, verso le undici, quando sapeva che Bella era andata a letto. Era preoccupato per lei, neanche lui l’aveva mai vista in quello stato. 
<< Pronto>>, risposi come tutte le sere. 
<< Ciao Rose. Come sta?>>. 
<< Diciamo che sta meglio>>, un sospiro di sollievo arrivò dall’altro capo del telefono. 
<< Bene, sta dormendo?>>
<< Si è addormentata profondamente, era sfinita>>. 
<< Perché sfinita? Cosa le è successo?>>, chiese con voce iper preoccupata. 
<< Nulla, ha solo un po’ di febbre>>. 
<< Devo vederla, devo starle accanto>>, no, non poteva venire qui a casa. 
<< Edward, no! È solo febbre non ha nulla..>>, ma a quel punto aveva già riattaccato. Stupida, stupida, stupida. Perché non imparavo a tenere chiusa la mia bocca ogni tanto? Quando sapevo benissimo di quanto si preoccupasse per Bella. In quel momento capì che aveva sbagliato, che se ne era pentito e di quanto amasse la mia Isabella. 
Sentì qualcuno bussare alla porta, era Edward! << Edward, se Bella ti vede qui io sono morta, lo capisci questo?>>, non mi ascoltava mi superò e si avvio verso la stanza di Bella. 
<< Edward lo sai che non ti vuole vedere>>, si fermò, le mie parole lo bloccarono. Lentamente si voltò verso di me, << Giuro, non mi faccio vedere, voglio solo vederla. Sapere che sta bene, lei è tutta la mia vita>>, era così dolce non potevo impedirgli di vederla, << Va bene, ma stai attento>>. Mi sorrise ed entrò in camera di Bella. Dormiva ancora profondamente. 
 
Dal punto di vista di Bella 

Ero in uno stato di dormiveglia, sentivo delle voci provenire dal salotto, guardai l’ora erano appena le 23:30, possibile che il mio sonno profondo fosse durato così poco? 
Non capivo se quelle voci ci fossero veramente o se me le stessi solo immaginando. Poi le riconobbi, erano le voci di Rose e di.. Edward?! Il mio cuore cominciò a battere fortissimo, voleva uscire dal petto e tornare da lui. Perché era qui? Gli avevo detto di non cercarmi, cosa diavolo voleva? Ad un tratto sentì la porta di camera mia aprirsi, era lui, chiusi gli occhi fingendo di dormire. 
Edward si avvicinò, il mio cuore era ormai impazzito. Posò la sua mano sulla mia guancia, il suo tocco mi provocò una serie di brividi lungo la schiena, non di freddo questa volta. 
<< A che ora ha preso la Tachipirina?>>, era venuto qui per assicurarsi se avevo preso i medicinali, Edward era preoccupato per me, il mio Edward. Perché insisteva, così faceva del male ad entrambi. 
<< Verso le dieci>>, disse Rose. Me l’avrebbe pagata. 
<< Dovrebbe aver fatto effetto allora, ma perché la febbre non è scesa? È ancora bollente!>>, lo disse mentre la sua mano fredda  si posava sulla mia fronte. 
<< Calmati Edward, non lo vedi come dorme. Significa che sta bene. Ora vattene>>, no, non lo fare volevo urlare, ma non lo feci, Edward mia anticipò. << No, finché non le scende la febbre io sto qui con lei>>. 
<< Edward se lei si sveglia..>>. Cara Rose non mi saresti scappata, perché ero molto più che sveglia. 
<< Tu non ti preoccupare, mi prenderò io tutta la sua furia se si sveglia>>, oh no ne avevo per tutti e due. 
<< Come vuoi>>, si arrese Rose, << La ami ancora vero?>>, perché se ne era uscita con quella domanda? 
<< Non ho mai smesso di amarla..>>, anche io lo amavo, non avevo mai smesso.  
<< Allora perché lo hai fatto?>>, chiese diretta Rose. Ero curiosa volevo sapere. 
Esitò un attimo poi parlò, << Perché sono uno stupido, avevo tra le mani la cosa più bella del mondo e l'ho distrutta, oltre a quel bacio e quella volta.. non c'è stato nulla di più>>, disse con un filo di voce, desideravo tanto abbracciarlo, ma ero immobile, ferma, non riuscivo a muovermi. 
Rose uscì dalla camera, Edward mi si avvicinò ulteriormente posando le sue labbra sulla mia fronte bollente. 
<< So che sei sveglia, ma per favore non arrabbiarti. Permettimi di starti vicino per l’ultima volta>>, mi sussurrò all’orecchio, il mio cuore non ci capiva più nulla, non sapevo cosa fare, non volevo mandarlo via. Solo uno stupido: << Ho sete>>, uscì dalle mie labbra. Prese subito il bicchiere d’acqua sul comodino e mi aiutò ad alzarmi per bere, la testa mi girava, pulsava, faceva male. Ma il mio amico, il  dolore, sembrava perso, smarrito. 
Prese una sedia e si avvicinò al mio letto, io volevo che lui venisse sul letto, che mi abbracciasse come solo lui poteva fare. Successe in un attimo, lui e lei assieme facevano l’amore ed io gli guardavo, impotente. No, il dolore non si era smarrito, mi colse di sorpresa, facendomi ancora più male. 
<< Calmati>>, mi sussurrò e non so se per la sua presenza, per la febbre o perché la tachipirina stava cominciando a fare effetto ma mi addormentai.  
Quando mi svegliai guardai l’ora erano le tre del mattino, e lui era ancora li. Seduto su una sedia, si era addormentato. Doveva andarsene, non stava comodo su quella sedia. Quanto era bello quando dormiva.. 
<< Edward, svegliati>>, lo scossi un paio di volte e i suoi bellissimi occhi verdi si aprirono catturando i miei. 
<< Bella, torna a letto. Come stai?>>, disse tutto molto velocemente. 
<< Sto meglio, vieni mettiti sul letto. La sedia non è adatta per dormire>>, che diavolo mi passava per la testa? Volevo che lui dormisse accanto a me? Si, lo volevo. 
<< Ma..>>, mi guardava confuso, sorpreso e, si, anche felice. << Vieni>>, lo invitai. 
Si sdraiò accanto a me, non mi sfiorò, ovvio ora stava con un’altra. Ma io lo volevo, lo volevo e basta e al diavolo tutto. Isabella fermati mi convinsi. 
Quella stanza la conosceva era la mia camera all’appartamento delle ragazze, qualcuno dormiva sul mio letto, era Edward, sembrava un angelo. << Buongiorno amore>>, stavo per rispondere quando una bionda uscì dal mio bagno: Jessica. Si avvicinò a lui e cominciò a baciarlo, un bacio di quelli forti, violenti e dolci. Cominciò a toglierle la vestaglia.. 
<< No!>>, urlai svegliandomi di colpo, tremavo tutta, la mia fronte era impregnata di sudore. Lui era ancora li, mi fissava terrorizzato. << Bella..>>, parlò allungando una mano verso il mio viso, ma mi spostai. Volevo che sparisse dalla mia vista, lo odiavo. << Vattene!!>>, gli urlai addosso, con gli occhi pieni lacrime. 
Non se lo fece ripetere due volte si alzo, prese le sue scarpe e uscì dalla stanza.  
Io mi raggomitolai su me stessa, un’altra ondata di dolore arrivò per squarciare in due il mio petto, o meglio, quel che ne rimaneva. Le lacrime cominciarono a scendere, ed io non glielo impedì, le lasciai precorrere la strada che avevano formato sul mio viso. 
 
Ed eccoci arrivati alla fine anche di questo capitolo, i due si sono incontrati in un modo inusuale e dolce. 
Sento che qualcosa sta per succedere..
Grazie a tutte, alla prossima! 
Un bacio, AlmaRed..
Lo so è un po' lunghetto ma mi dispiaceva pubblicarlo in due parti, così le ho messe entrambe!

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Capitolo 8
*** Big Bang ***


BIG BANG 

Il giorno era arrivato, se avevo potuto saltare una serie di incontri di lavoro, quello con la Warner per la programmazione della promozione dell’ultimo capitolo della saga era inevitabile. E a quell’incontro ci sarebbe stato anche lui. 
Io e Sam raggiungemmo gli uffici della Warner a Hollywood, scesi di fretta dalla Mercedes nera, e i flash accecanti cominciarono a colpirmi, JJR cercava di tenermeli lontani il più possibile, finalmente raggiunsi l’entrata. Ero in ritardo, tanto per cambiare. 
Avrei rivisto tutti, Bill, Jasper, Irina, lui.. 
Sarei stata al centro dell’attenzione per tutta la riunione, era la cosa che più odiavo al mondo. Non ci pensare Bella , mi feci coraggio e presi l’ascensore. << È solo un’ora>>, mi ripeteva Sam di continuo. 
Avevo il cuore a mille per l’agitazione, rivederlo dopo quella notte, quando mi ero svegliata odiandolo con tutta me stessa. 
Raggiungemmo la porta della sala riunioni, il mio respiro era irregolare, presi una boccata d’aria e mi misi i Ray Ban, che avrebbero di sicuro coperto le mie occhiaie. 
Sam aprì la porta ed io entrai, a testa alta mi aveva detto Rose, e così feci. Il chiacchiericcio finì di colpo e tutti si voltarono a guardarmi, ero uno spettacolo così attraente? 
Un debole << Ciao>>, uscì dalla mie labbra secche. Appena i miei occhi trovarono i suoi,  il mio cuore mancò un colpo e le lacrime cominciarono a bruciare agli angoli dei miei occhi. Trattieniti Bella, trattieniti, non devi dare spettacolo, mi ripetevo nella testa.  
Bill fu il primo ad alzarsi e ad abbracciarmi, << Benvenuta, coraggio!>>, poi fu il turno di Irina,  
<< Quanto mi sei mancata Bells!>>, anche lei mi era mancata, tanto. Lei sapeva di me ed Edward dall’inizio, probabilmente quando neanche noi due lo sapevamo. 
Jasper avanzò verso di me e mi strinse in uno dei suoi fortissimi abbracci, di quelli che a momenti ti inclinano le costole e ti bloccano il respiro. << Va tutto bene, tranquilla>>, non riuscì più a trattenermi e una lacrima scese, con velocità disumana la eliminai dal mio volto. Gli feci un debole sorriso e mi avviai verso la mia poltrona quando Edward si alzò, << No!>>, lo fermai con un gesto della mano, non avrei retto un suo abbraccio, sapevo che effetto mi avrebbe fatto. Calò il gelo, lui si sedette e lo feci anche io. L’uno di fronte all’altro, solo il tavolo di vetro della sala ci separava. 
Dovevo finire in fretta, porre le mie condizioni ed andarmene il prima possibile. 
Sam cominciò a parlare ma la fermai, avrei parlato io. Sarei stata più convincente,  
<< Allora.. ho deciso di rinunciare al Comic-con di quest’anno.. non riuscirei a reggere tutta quella gente>>. Era davvero troppo stare davanti a tutti loro, figuriamoci davanti ai fan. 
<< No, tu ci vai. Io rinuncio>>, intervenne Edward. La mia rabbia salì alle stelle. << Ho detto che io non  ci vado. Chiaro?>> . << Calma ragazzi>>, disse Walt, uno dei produttori.  
<< Isabella, Edward, voi avete un contratto che vi obbliga a fare il Comic-con, le altre apparizioni si possono evitare>>, continuò. Io non ci sarei andata, al diavolo il contratto!  << Se ci sarà da pagare una penale, la pagherò. I soldi di certo non mi mancano!>>. Di quelli ne avevo abbastanza, ma non facevano la mia felicità. 
<< Sentite ragazzi..>>, intervenne Micheal, uno dei dirigenti della Warner, <<.. sin dall’inizio vi abbiamo chiesto di evitare un certo tipo di relazione fra di voi..>>, che diavolo, come si permetteva? La testa mi scoppiava e non gli permisi di finire la frase:  
<< Micheal, se volevo parlare della mia vita privata..>>, sottolineai quell’ultima parola, Edward teneva i suoi occhi verdi fissi su di me, << ..sarei andata a fare due chiacchiere con quelli di Us Weekly, e non sarei qui!>>. Speravo che tutti avessero percepito il mio messaggio.  
Le mie interviste e quelle di Edward furono divise, così come le apparizioni in tv, e al  Comic-con, avrei partecipato in collegamento via Skype. Avrei rifiutato volentieri, ma amavo il Comic-con e i miei fan quindi su quello avevo ceduto, ma alle mie condizioni. 
L’unica cosa che avremmo fatto assieme sarebbe stato il servizio fotografico per EW e la première di Los Angeles ad ottobre.  
E poi sarebbe sparito dalla mia vita, che sarebbe andata avanti, come quando, cinque anni prima, lui ancora non l’aveva stravolta. 
<< Allora, vi mostriamo il trailer ufficiale>>, disse Bill, entusiasta. Sapevo che andava molto fiero di quest’ultima parte del film.  
Il trailer partì, era un capolavoro, ero davvero molto orgogliosa di aver fatto parte di quel mondo per cinque anni, di aver conosciuto persone fantastiche, di aver conosciuto lui. Io e lui, o meglio i nostri personaggi si erano promessi amore eterno. Il mio autocontrollo cominciò a vacillare, non riuscivo a guardami in video. Per fortuna il trailer finì, e fu seguito da un applauso pieno di entusiasmo, anche io applaudì. 
Non parlai per il resto della riunione, non avevo più nulla da dire, neanche ascoltai per dirla tutta. Volevo solo che finisse. 
<< Bella, come stai?>>, mi chiese d’un tratto Angela, che era seduta alla mia destra. Non capivo, perché tutti volessero  sapere come stavo. Non ce la facevo più stavo per esplodere. Ero stanca di essere al centro dell’attenzione. 
I miei occhi, nascosti dalle lenti scure dei Ray Ban, si riempirono di lacrime, e non riuscì più a trattenerle, le lasciai libere di scorrere sul mio viso pallido. 
<< Perché tutti volete sapere come cazzo sto, eh?>>, esplosi.  
<< Volete sapere come sto?>> . 
Mi tolsi gli occhiali lanciandoli al centro del tavolo, mi alzai di scatto. << Ecco come sto!>>, lo dissi tremando, ora tutti potevano vedere il dolore segnato dalle mie occhiaie, opera di continue notti insonni. 
Non ce la facevo più, dovevo uscire da quella sala piena di occhi che mi fissavano. Mi sentivo soffocare. 
<< Che cazzo le hai fatto Edward?>> disse Jasper, con un tono di voce che mi fece paura. 
Uscì dalla sala riunioni, sbattendo la porta, lasciandomi alla spalle il dolore. Illusione. Perché tornò, crudele, e mi squarciò il petto a metà. Un’altra, familiare, crisi di pianto mi colpì. 
Qualcuno mi abbracciò le spalle, non sapevo chi fosse, ma mi voltai e affondai il mio viso, inondato dalle lacrime, nel petto di quello sconosciuto. Mi sentivo, protetta, sicura, a casa.. come solo tra le braccia di Edward..  No! Alzai lo sguardo e lo vidi, il suo viso rispecchiava perfettamente il mio dolore, ormai singhiozzavo. Volevo staccarmi e scappare via, ma una parte di me voleva rimanere così, ferma, per sempre. Mi strinse ancora più forte, le mie lacrime continuavano a scendere.  
<< Sfogati>> 
Era quello di cui avevo bisogno, sfogarmi con colui che mi aveva causato quel dolore. 
Non so per quanto rimanemmo così, ma mi decisi e alzai lo sguardo. Lui mi fissava , 
<< Cosa ti ho fatto?>>, mi prese il volto tra le mani, mi si fermò il respiro, con i pollici cercò di asciugarmi le lacrime, inutile. Perché tornarono, più forti di prima.  Appoggiò la sua fronte alla mia, le nostre labbra a pochi centimetri, i suoi occhi nei miei. Volevo fuggire, volevo baciarlo, non ci capivo più nulla! E poi posò le sue labbra sulle mie, mi sentivo bene. No! No! No, Bella no! Riuscì a staccarmi, volevo dire tutto e volevo non dire nulla. Perché noi donne siamo così complicate? Riuscì solo a dire: 
<< Dobbiamo tornare dentro>> , mi voltai e fissai la ragazza davanti a me, aveva il volto rigato  dalle lacrime, era orribile, ero io. 
<< Oh, mio Dio!>>. 
<< Che c’è?>>, nella sua voce la preoccupazione. 
Cercai di ripulirmi il viso, mi passò un fazzoletto, non volevo che mi vedessero ancora così. 
<< È tutta colpa mia, ho rovinato, con quelle lacrime,  il tuo bellissimo viso. Perdonami>>. Sciolsi l’abbraccio, ma una parte di me non voleva. 
<< Non ci riesco>>. Ed entrai nella sala riunioni, ad un tratto calò il gelo, nessuno si muoveva. Edward era immobile accanto a me. << Siediti>> gli dissi, e lo fece. 
Recuperai le forze, feci un bel respiro, che mi si bloccò in gola. Il dolore stava tornando. Dovevo sbrigarmi, non volevo fare altre scenate. 
<< Non cambiate nulla. Tutte le interviste, le conferenze e gli show che dobbiamo fare assieme, gli faremo. Sarò presente al Comic-con, fisicamente>>, precisai. << Non voglio compromettere il mio lavoro e che i fan lo insultino per qualcosa che riguarda solo me e lui>>. Non riuscivo a credere alle mie parole, non potevo averle dette ad alta voce. 
<< Ne sei sicura?>>, mi chiese Micheal. 
Edward mi fissava, sorpreso, più di me, forse. Tutti mi fissavano fermi come statue. 
<<  Si >>  riuscì a dire e aprì la porta. Sam si avvicinò a me, << Aspetta! Vengo con te>>. 
<< No>>, volevo e dovevo rimanere sola.  
Non presi l’ascensore, non avevo la pazienza di aspettarlo, preferì farmi i dieci piani per le scale. Quando raggiunsi la hall, Troy, il mio autista, mi aspettava. << Vai a prendere la macchina!>>, gli ordinai acida. Non riconobbi la mia voce.   
Cinque minuti dopo ero seduta sui sedili posteriori della Mercedes diretta verso casa. Ero tremendamente confusa, il mio viso era completamente bagnato. Non riuscivo a fermare  i miei singhiozzi, volevo trovarmi ancora tra le sue braccia. 
Quando uscì dalla macchina i paparazzi mi assalirono, non ci vidi più, cominciai ad insultarli a mandarli a quel paese. Perché non mi lasciavano in santa pace? Era un inferno che visto dall’esterno poteva sembrare il paradiso. 
A casa c’era solo Alice, seduta sul divano a leggere un e-book sul IPad. Rose era andata a New York, per qualche giorno, da Emmet. 
La salutai, senza guardarla, e sfrecciai come un fulmine in camera mia, buttandomi di tutto peso sul letto. Pochi secondi dopo, mi raggiunse. 
<< Bella..>>, era preoccupata, si sedette accanto a me , avvolgendomi in un abbraccio.  
<< Sto bene>>, riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.  
<< Ti va di raccontarmi quello che è successo?>>, cosa dovevo raccontarle? Che avevo dato spettacolo davanti a tutta la Warner? Che ero esplosa davanti a tutti? Che avevo fatto una figura di merda?  
<< Niente..  solo.. che>>, non riuscì a formare una frase che avesse un minimo di senso, perché i singhiozzi me lo impedivano. << Va bene.. non ti preoccupare. Ora sei a casa e al sicuro>>, disse stringendomi ancora più forte nel suo abbraccio. 
<< Mi manca>>, sussurrai, sorprendendomi, perché per la prima volta lo avevo ammesso ad alta voce. Ed un altro fiume di lacrime si preparò a scendere. 
<< Tu lo ami>>, e la sua non era una domanda. Aveva fatto centro. Per settimane avevo combattuto contro me stessa, la mia onestà, sapevo di amarlo, ma non volevo ammetterlo ad alta voce, lo avrebbe reso reale. La guardai, per quello che i miei occhi pieni di lacrime mi permisero, sapeva di avere ragione. 
<< Io non ci riesco.. quelle foto..>>, continuavano  a comparire nella mia mente. 
<< Bella, non ti chiedo di dimenticarle. Prova ad accantonarle, a richiuderle in un angolino sperduto della tua mente. Tu lo ami, e l’unica maniera per superarla è stare vicino a lui>>, perché mi diceva questo, lui mi aveva fatto così male. Ma solo tra lue braccia mi sentivo a casa, al sicuro. << L’altro giorno, quando avevi la febbre e lui è venuto a sorvegliarti per tutta la notte, hai dormito tranquilla per ore>>. 
<< Era l’effetto della tachipirina..>>, giustificai. 
<< Era lui>>, mi corresse lei, << Prova a parlarci, con calma. Lui ti ama. Ogni mattina mi chiama chiedendomi di te>>, non ci potevo credere, ogni giorno si accertava delle mie condizioni. Lui ci teneva a me. Io ci tenevo a lui. 
Mi ero addormentata con Coco in braccio, anche lei dormiva. Avevo fame, non avevo cenato. Guardai l’ora, era l’una e mezza passata, ma non avevo sonno. Volevo solo rivederlo, sdraiarmi accanto a lui, abbracciarlo, baciarlo..  
Decisi di andare da lui il mattino seguente, ma la mia voglia di vederlo era troppa. E, lo sapevano tutti, in amore e in guerra niente regole, tutto è lecito. Mi vestì in fretta e furia, un paio di jeans e una maglietta, presi le chiavi  della mia 500 e feci per uscire. Prima, però, lasciai un biglietto sul tavolo della sala.  
Non volevo che Alice si preoccupasse ulteriormente per me, non trovandomi nel letto il mattino seguente. 
“Sto andando da Edward, non ti preoccupare. 
Baci B. 
PS: lo so sono matta!” 
Scesi in garage e salì sulla mia amata 500, se uscivo dal cancello laterale avrei evitato la maggior parte dei paparazzi. Beh, erano quasi le due di notte, forse si erano addormentati. Non smettevo mai di sperarci. 
La strada sembrava tranquilla, nessun flash arrivò. Accelerai per andare a riprendermi ciò che era mio di diritto, Edward. 
 
Oh, oh che cosa succederà? Riuscirà Bella a rinchiudere in una parte della sua testa tutto il suo dolore? 
Alla prossima, un bacio. 
AlmaRed  
PS: Grazie a tutte! 

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Capitolo 9
*** Ritrovarsi ***


RITROVARSI

Avevo il cuore a duemila: bum, bum, bum. A momenti usciva dal mio petto, calmati non è ancora arrivata la tua ora mi convinsi.
Percorsi il vialetto che portava alla nostra villa, in quel noi volevo crederci ancora. 
Al diavolo quelle foto, i giornali, i pettegolezzi, al diavolo lei! Lui era mio, nessuno me lo avrebbe portato via, perché io non glielo avrei permesso.
Ero davanti il cancello della villa, convinta di scendere, stringevo le chiavi di casa fino a sentire dolore al palmo della mano destra. I dubbi mi assalirono, e se non fosse in casa, o peggio se.. stava dormendo abbracciato a lei nel nostro letto..
No! Era impossibile, al massimo non lo avrei trovato in casa. Solo l’altra sera aveva detto a Rose che non aveva mai smesso di amarmi. Dovevo stare tranquilla, tutto in quel momento dipendeva da me.  
Nella mia testa riaffiorarono quelle foto, i miei incubi. Sentivo che il petto stava andando in frantumi, ma decisi di seguire il consiglio di Alice, cacciai quelle immagini in posto lontano del mio cervello, e smisi di pensarci.
Liberai la mia mente da tutti e da tutto. C’eravamo solo io e lui.
Scesi dall’auto, non c’erano paparazzi in giro, o almeno non li vedevo. Sperai tanto che non ci fossero, almeno per quella volta volevo che rimanesse tutto tra me  lui, come all’inizio.
Feci un bel respiro, che per la prima volta dopo giorni non mi si bloccò, e aprì il cancellino. Notai che aveva coperto le grate del cancellino, con della rete di metallo.
Un punto a suo favore. Entrai nel giardino di casa facendo il meno rumore possibile, l’allarme era disattivato ed MJ dormiva profondamente nella sua cuccia sotto il portico, era un chiaro invito ai ladri, che potevano entrare tranquilli. 
Non si accorse minimamente della mia presenza, col cuore in gola aprì la porta di casa, tutto era molto tranquillo.
Non so perché, ma i miei piedi mi condussero in sala, Edward dormiva sul divano. Aveva addosso una maglietta bianca dell’Adidas, che gli avevo regalato io, e i pantaloni grigi di una vecchia tuta, era terribilmente sexy. 
Non volevo svegliarlo, mi piaceva vederlo dormire. Lo amavo e forse era stato il mio cuore a portarmi qui in sala e non in camera da letto, dove mi aspettavo di trovarlo dormire.
Mi sdraiai accanto a lui, il divano era bello largo, misi la mia testa sulla sua spalla e poco dopo lui si mosse e mi abbracciò, impedendomi di scappare. Dormiva ancora, non si era svegliato. E io non volevo scappare, perché finalmente mi sentì a casa, al sicuro, il dolore che mi squarciava il petto era ormai solo un vecchio ricordo.
 << Non te ne andare ti prego>>, mi sussurrò all’orecchio, qualche minuto dopo. Si era svegliato e il mio cuore fece un triplo salto mortale, prima di tornare a battere forte.
<< No>>, dissi stringendomi ancora di più a lui.
Di colpo si alzò e mi posò sulle sue ginocchia, d’istinto lo abbracciai legando le mie braccia al suo collo. Quando sciolsi l’abbraccio ero un po’ brilla, questo era il suo effetto su di me, decisi di scendere dalle sue ginocchia per riprendere un po’ di lucidità.
Lui non si mosse, mi fissava, vedevo la paura nei suoi occhi verdi. Aveva paura di perdermi. La stanza era al buio illuminata solo dalle luci che provenivano dalla vetrata che dava sulla piscina. Ed anche con quella luce lui rimaneva bellissimo, da togliere il fiato. Anche lui si alzò in piedi.
<< Dimmi solo una cosa>>, finalmente parlai. Lo fissavo dritto negli occhi, cominciando a perdermi in quel verde. 
<< Quello che vuoi>>, la sua voce era un sussurro.
Mi mordicchiai il labbro inferiore, << Tu.. tu mi ami?>>. Era sconcertato, shockato, immobile come una statua di Donatello.
Finalmente parlò, accarezzandomi la guancia sinistra, << Si >>. Nei suoi occhi trovai la felicità, lui era tutto quello che volevo nella mia vita. Tutto quello che avevo sempre voluto, e che solo con Edward avevo capito.
<< Non ho mai smesso, mai>>, continuò.
<< Non mi serviva altro>>, e lo baciai. Un bacio lento, carico di amore, di dolore, di passione, intrecciai le mie dita ai suoi capelli, e le sue mani da pianista avvolsero i miei fianchi. Mi era terribilmente mancato.
La sua vicinanza mi mandava in estasi, dovevo fermarmi. 
<< Mi sei mancata da morire. Ti amo>>, mi prese in braccio e continuò a baciarmi.
Il mio stomaco cominciò a brontolare , rovinando quel bellissimo momento.
<< Da quand’è che non mangi?>>, chiese con tono divertito. << Ehm..>>. A colazione avevo mangiato té e biscotti e poi basta. << Bella?>>, e si diresse verso la cucina.
<< Che fai?>>, gli domandai baciandoli la punta del naso.
<< Ti invito a cena! Devo cominciare a farmi perdonare>>, raggiunse la cucina e mi posò su uno sgabello. << Pasta?>>, domandò, oltre non riusciva ad andare in cucina.
<< Faccio io, però. Se la facessi tu cominceremmo male>>.
Mi misi a fare la pasta, lui mi osservava, c’era ancora tensione tra di noi. Dovevamo parlare di tante cose, ma non quella notte. I nostri sguardi parlavano per noi.
La pasta era pronta,iniziammo a mangiare. Avevo una fame da lupi, mangiai tutto.Ed anche lui sembrò apprezzare. La mia bocca si spalancò, stavo per crollare.
<< Andiamo a porre rimedio a quelle occhiaie?>>, non capi. << Come?>>.
<< Andiamo a dormire>>, si avvicinò e cominciò a baciarmi, poi mi strinse forte al suo petto e le lacrime cominciarono a scendere. Era tutto il dolore che avevo accumulato in quei giorni, lo sentivo sciogliersi attraverso le lacrime che inzuppavano la sua maglietta. Strinse ancora di più l’abbraccio, << Amore mio mi dispiace, perdonami. Sono stato uno stupido..>>, aveva la voce rotta dalle sue lacrime. Io non avevo la forza di dire nulla.
Restammo così, abbracciati, l’uno all’altro per non so quanto tempo. Sentivo che quello era il mio posto, che quelle braccia cercavano solo me. Che c’era una possibilità, io e lui ce l’avremmo fatta, assieme a lui mi sarei scordata di quelle foto e di tutte le sue conseguenze..
Cavolo la macchina! Era fuori da casa nostra, i paparazzi l’avrebbero vista e sarebbe scoppiato il finimondo. << Edward la macchina!>>, dissi d’un tratto.
<< Come?>>, l’avevo confuso.
<< La macchina è fuori, la vedranno i paparazzi, e poi..>>, balbettai, ma capì.
<< Dammi le chiavi!>>, le tirai fuori dalla tasca e gliele diedi. 
<< Ti aspetto in camera..>>. Il suo viso si illuminò e uscì dalla cucina.
Raggiunsi la nostra camera da letto, nulla era cambiato. Probabilmente non ci dormiva da quando io me ne ero andata. Mi misi sul letto e il sonno s’impadronì di me.
Ero nella mia cucina Edward preparava la colazione, cantava. Mamma mia quanto era bello. Jessica entrò e cercò di baciarlo, lui la scansò.
<< Non lo toccare, lui è mio>>, urlai scansandola.
<< Non lo toccare, non lo toccare, non lo toccare>>.
Mi svegliai di colpo urlando e tremando, le mani di qualcuno mi strinsero forte, era Edward. << Amore calmati, era solo un brutto sogno>>. Si, era solo un sogno, lui era li con me e mi amava, cominciò a baciarmi e lentamente sprofondai nel sonno tra le sue braccia.
Fu un sonno tranquillo, come non succedeva da tempo, mi aveva cullata per tutta la notte. Ora il sole inondava la stanza ed anche nel mio cuore il sole cominciava a risplendere timidamente. Edward era sveglio, parlava al telefono con qualcuno, credo fosse sua madre.
<< Mamma è qui. Mi ha dato un'altra possibilità. È di nuovo al sicuro tra le mie braccia>>, quelle parole mi riempirono il cuore. << Lo giuro, non la farò più soffrire. Mi sento così in colpa..>>. Si voltò verso di me, svelta richiusi gli occhi, ma ormai mi aveva scoperto ed io gli sorrisi, un sorriso spontaneo, che solo lui mi procurava.
<< Mamma si è svegliata, ti chiamo dopo. Anche io ti voglio bene>>. Ripose il cellulare sul comodino e si sedette sul letto, prendendo il mio viso tra le sue mani.
I suoi occhi rapirono i miei, << Ti amo>>, gli dissi, << Insieme ce la faremo>>. Ne ero convinta, solo assieme a lui avrei sconfitto quel dolore che mi squarciava il petto.
<< Siamo forti perché il nostro amore è vero, puro e profondo, e non potrei mai e dico mai vivere senza di te Bella. Perché tu sei tutto il mio mondo. Ti amo>>.
I suoi occhi si illuminarono e lo baciai, un bacio carico d'amore profondo e di adorazione, l'uno per l'altro. Era mio e nessuno me lo avrebbe portato via.
Ed ora ne ero consapevole lui mi amava veramente.
 
Lei dice di averlo perdonato, ma sarà così?
Riuscirà davvero a metterci una pietra sopra?
Jessica, che fine ha fatto?
Lo scopriremo la prossima volta,
grazie a tutte di cuore, un bacio AlmaRed

P.S. Dovevo pubblicare domani ma sono in università e non ci sarei riuscita.. Alla prossima

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Capitolo 10
*** Verità? ***


VERITA'?

Le riprese del film si erano concluse, avevo un mese di pausa ora, il tempo di occuparmi di me stessa, di lui, di noi. Perché in quel "noi" io ci credevo ancora.
Dimenticare era impossibile, ricordare doloroso. Volevo solo chiudere quelle settimane in  un angolino sperduto della mia testa, e ricominciare o meglio continuare la nostra quotidianità. Ero sola in casa, ero tornata a vivere con Edward ed insieme stavamo ricostruendo il nostro rapporto.
Ancora non riuscivo a fare l'amore con lui, ogni volta che mi toccava la mia mente mi proponeva immagini di lui con lei. Lui mi capiva, non pretendeva nulla da me, mi dava i miei tempi, mi amava.
Avevo ripreso a prendermi cura di me stessa, mangiavo regolarmente e le occhiaie stavano piano piano svanendo, come se nulla fosse successo.
All'ora di pranzo decisi di mangiare un piatto di pasta seduta comodamente sul divano del salotto e di godermi un buon film.
Lui mi amava, me lo aveva ripetuto centinaia di volte, lei era solo una parentesi chiusa sul nascere, uno stupido errore. Di ciò mi ero convinta, era il mio mantra ormai, solo un errore mi ripetevo di continuo.
Ma mi bastò accendere la TV, per far crollare tutte le mie convinzioni. In uno stupido programma si parlava del triangolo più famoso di Hollywood, con lei come ospite in esclusiva.
Le mie foto con Edward si alternavano alle sue con lui, non c'era il minimo pentimento nel suo sguardo. La odiavo, perciò decisi di spegnere la TV, ma prima che lo facessi lei cominciò a parlare: << Non puoi decidere di chi innamorarti>>.
Lei si era innamorata di lui, non poteva essere vero, quelle parole si fissarono nella mia testa, mi gelarono il sangue nelle vene ed una strana agitazione invase il mio corpo.
Spensi, non volevo sentire altro, le lacrime ripresero il loro naturale percorso sul mio viso e la pasta rimase li.
Passai tutto il pomeriggio su quel divano, lei lo amava e lui? Cosa era successo veramente tra loro, quanto era durata, com'era cominciata? Tante domande e solo una persona poteva darmi quelle risposte senza la paura di ferirmi. Jessica.
Cos'era per Edward lei, solo una distrazione o qualcosa di più. Questo pensiero mi convinse a chiamare Sam.
<< Ciao. Trovami l'indirizzo di Jessica>>, le chiesi tutto d'un fiato.
<< Come? Perché?>>.
<< Non fare domande e fa quello che ti ho chiesto!>>, sbottai.
<< Va bene grande capo. Appena lo trovo ti mando un messaggio>>, che simpaticona.
<< Lavora!>>, e riattaccai, nel frattempo decisi di farmi una doccia.
Quando uscì decisi di truccarmi un po', se guerra voleva guerra avrebbe avuto. Scelsi con cura anche l'abbigliamento, Edward era mio.
Sam, efficace come sempre mi aveva inviato l'indirizzo della stronza, salì in macchina senza pensare, se lo avessi fatto sicuramente non ci sarei più andata. Raggiunsi casa sua in pochi minuti, ma prima di scendere mi misi un cappellino e degli occhiali da sole, per nascondermi dai paparazzi.
Cominciai a suonare al suo campanello con insistenza, perché non apriva? 
<< Chi è? Se sei un giornalista, ti avviso non scendo>>, finalmente rispose.
<< Sono Isabella Swan>>.
<< Sali>>, aveva un tono freddo.
Feci un bel respiro per raccogliere tutte le forze che avevo in corpo e cominciai a fare le scale.
Quando arrivai al suo appartamento la porta era già aperta, lei mi aspettava con un sorriso falso stampato in faccia. Appena le fui davanti ci scambiammo uno sguardo di sfida, sfida che avrei vinto. Da lei volevo solo risposte, nulla più.
<< Finalmente sei arrivata>>, calma Bella devi solo parlarci. Il mio istinto criminale si stava lentamente alzando di livello. Uccidere è ancora illegale, vero?
<< Mi aspettavi, quindi>>, le dissi guardandola dritta negli occhi.
<< Diciamo che mi aspettavo una tua visita prima o poi. Anche se vederti così..>>.
<< Cosi, come?>>, la incalzai.
<< Tranquilla>>, o credimi ero tutt'altro che tranquilla in quel momento.
<< Bene, immagino tu già sappia di che cosa voglio parlare>>.
<< Immagino, ehm accomodati>>. Faceva la gentile ora, bene.
<< Preferisco rimanere in piedi>>, non volevo avere alcun contatto con il suo mondo.
<< Come vuoi, cosa vuoi sapere?>>, bene era andata subito al punto.
<< Tutto, com'è cominciata?>>, le chiesi diretta anch'io.
<< Sul set, tra una scena e l'altra..>>, il mio amico piano piano stava tornando, << ..è stato naturale>>, disse con un mezzo sorriso.
<< Vai avanti..>>
<< Quando ci hanno fotografati ha deciso di dirti la verità>>, Edward mi aveva giurato che era successo solo una volta, non che avessero avuto una storia.
<< Tu lo ami?>>, mi uscì spontaneo dalle labbra, anche se mi faceva male.
<< Si, e fare l'amore con lui è stata l'esperienza più bella della mia vita>>, puntuale arrivò il dolore, come una lama d'acciaio conficcata con violenza sul mio petto, facendomi male, tanto male. Quello fu l'effetto delle sue parole su di me.
<< C'era così tanta passione in lui, voglia, desiderio, non siamo arrivati nemmeno al letto, lo abbiamo fatto su questo divano>>, altre violenti pugnalate. Indicò il divano e il mio cervello non ci mise molto ad immaginare loro due mentre facevano l'amore, era il suo hobby preferito, ormai.
Le lacrime chiedevano di uscire, ma non le avrei dato questa soddisfazione.
<< Grazie, non voglio altri dettagli>>, e feci per uscire, quando con un braccio mi bloccò.
<< Lui è attratto da me>>, me ne ero accorta dalle foto.
<< Ama me, però>>, risposi in modo infantile.
<< Ne sei sicura?>>, si, no, non ci capivo più nulla ormai.
<< Devo andare>>, dissi e velocemente uscì da casa sua.
Mi aveva mentito, avevano avuto una storia, pensavo di avere le forze per perdonarlo, per mettere tutto da parte. Ma la verità era che non ci riuscivo. Lo amavo ma non riuscivo a metterci una pietra sopra.
Decisi di anticipare il mio viaggio in Italia, dovevo mantenere le distanze da lui. Preparai con calma le valige, ordinai la cena e aspettai il suo rientro. Sarebbe stato da codardi andarsene senza affrontarlo.
Alle 8:00 sentì il cancello aprirsi, segno che era arrivato. Il cuore cominciò a battere a mille e altrettanti dubbi assalivano la mia mente.
<< Amore sono a casa>>.
<< Sono in cucina>>, dissi con un filo di voce.
Entrò in cucina e mi baciò, mille farfalle volavano nel mio stomaco.
<< Cos'hai?>>, mi conosceva troppo bene.
<< Mangiamo>>, parlai con gli occhi fissi a terra, si sedette e solo in quel momento notò le valigie, ai piedi delle scale.
<< Mi spieghi perché diavolo sono li quelle valige?>>, forza Bella, ora o mai più.
<< Torno in Italia>>, si bloccò.
<< Ma il tuo viaggio era previsto per giovedì>>, alzai lo sguardo e notai i suoi occhi verdi pieni di paura.
<< Ho promesso a mamma che avrei passato un po' di tempo con loro>>, parlai evitando il suo sguardo, perché non riuscivo a dirgli la verità?
<< Dimmi la verità ti prego. Mi stai lasciando?>>.
Dritto al punto, il dolore al petto pulsava sempre di più.
<< Sono andata da Jessica oggi>>, dissi d'un tratto, parlai senza pensare.
<< Tu cosa? Perché?>>.
<< Perché volevo delle risposte sincere che tu non mi avresti mai dato!>>, sbottai alzando la voce.
<< Isabella sono sempre stato sincero con te, non ti ho mai mentito>>, bella questa.
<< Tu con lei avevi una storia, ci sei andato a letto! O meglio al letto non ci siete neanche arrivati tanto era forte la passione!>>, il mio tono di voce sempre più alto.
<< Cosa? Che cazzo stai dicendo?>>, urlava anche lui ora.
<< Io non ho avuto una storia con lei, ci siamo baciati è vero. Anzi lei mi ha baciato!>>.
<< Tu però non l'hai rifiutata!>>.
<< Mi aveva appena detto che il suo fidanzato l'aveva lasciata dicendogli che lei non era alla sua altezza, che non era bella!>>.
<< Questo non vuol dire nulla!>>.
<< Le ho detto che ti amavo e lei mi ha chiesto un abbraccio da amici!>>.
<< Bene allora come ci sei finito a letto?>>, ero in piedi tremavo tutta.
<< Ricordo solo di essere andato a casa sua, che abbiamo parlato, mi ha baciato e..>>, non finì la frase.
<< E... continua>>.
<< Io non ricordo, mi sono svegliato con lei sul divano mezzo nudo>>.
<< Non ti ricordi nulla? Tu fai sesso con una persona e non te lo ricordi!>>, non ero arrabbiata, ero delusa. Fortemente delusa.
<< Io.. >>.
<< Basta! Io non ce la faccio, mi dispiace>>. Si avvicinò a me e prese il mio viso tra le sue mani.
<< Bella, amore. Ti prego ascoltami io ti amo, lei è stato solo uno stupido errore, credimi>>.
<< Non ce la faccio>>, dissi liberandomi dalle sue mani.
<< Quando parti? >>, ormai si era rassegnato.
<< Domani alle 8 ho il volo>>.
<< Quindi per te è finita?>>.
<< Devo starti lontana per un po'>>, le lacrime bagnavano il mio viso.
<< Fa come vuoi, non so che dirti>>. Non sopportavo più quella situazione lasciai la cucina e andai in camera da letto. L'atmosfera era tornata fredda, mi misi il pigiama ed andai sotto le coperte con la vana speranza di riuscire a dormire e dimenticarmi di tutti e di tutto per qualche ora.
Mi ero sicuramente addormenta perché non notai la presenza di qualcuno in camera.
<< Edward? Sei tu?>>.
<< Scusa non volevo svegliati. Ero venuto a prendere il pigiama. So che vuoi dormire da sola>>.
<< Non fa niente, puoi dormire qui se vuoi>>.
<< No>>, con due semplici sillabe mi freddò, non mi voleva più. Uscì dalla stanza e altre lacrime si impossessarono del mio viso e mi accompagnarono per tutta la notte. Riuscì a dormire per un paio d'ore, alle sei ero già in piedi, decisi di fare una doccia.
Quando fui pronta scesi giù e chiamai un taxi, solo allora notai un biglietto sul tavolo della cucina.
" Buon viaggio,
E."

Non mi voleva nemmeno salutare, ma che cosa pretendevo da lui? Sarà di sicuro andato da lei. Ci eravamo lasciati, era libero. Gli avevo detto che dovevo stargli lontana, e per lui voleva dire che era finita. Poteva fare quello che voleva.
L'amore a volte non basta, ed io l'avevo ormai capito.


Bella non ce la fa a lasciarsi tutto alle spalle, preferisce allontanarsi, si sono arresi entrambi. Lui non fa nulla per fermarla e lei se ne va dall'altra parte del mondo.
Ma puo' un amore come il loro finire?
Alla prossima, un bacio AlmaRed

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Capitolo 11
*** Lontananza ***


LONTANANZA

Grazie all'uscita VIP dell'aeroporto avevo evitato la massa di paparazzi che si era appostata all'uscita, mamma e papà mi aspettavano. Corsi ad abbracciarli, mi erano mancati tantissimo, entrambi.
<< Bella, tesoro come stai?>>, mi disse mamma soffocandomi ancora con il suo abbraccio.
<< Sto bene, solo non ne voglio parlare>>, non ero ancora pronta a sfogarmi con loro, e se papà avesse saputo tutto nei dettagli non ci avrebbe messo tanto a raggiungere Los Angeles.
A casa mi sentivo bene, niente domande, niente gossip, qualche paparazzo. 
In Italia era diverso, i fotografi c'erano ma non assillanti come quelli americani, quando dicevi loro di lasciarti in pace lo facevano, o meglio si nascondevano meglio.
Passai l'intera settimana in compagnia della mia famiglia,compresi zii, cugini e amici, che non mi lasciavano mai da sola. Quando ero assieme a loro resistevo, non avevo versato nemmeno una lacrima in loro presenza. Ma loro non erano scomparse tornavano a farmi vista ogni notte assieme ai miei incubi.
Lui mi mancava da morire, ma il mio orgoglio non riusciva a dimenticare quello che mi aveva fatto. Anche se lo aveva fatto solo una volta, io non riuscivo a dimenticare, a passarci sopra. Ci provavo, ma era tutto inutile
Il sabato seguente presi l'aereo per Roma, dovevo fare il quarto giudice ad Amici, quando Maria me lo avevo chiesto avevo accettato con molto entusiasmo, amavo quello show. Amavo il fatto che era uno spettacolo basato sul talento puro.
Dopo l'intervista da Jon Stewart quella sarebbe stata la mia seconda uscita pubblica post-scandalo. Perché benché fosse passato quasi un mese, i media ancora ne parlavano. 
Us Weekly aveva fatto lo scoop dell'anno.
Lo show stava per cominciare, io ero in camerino a prepararmi ad un tratto qualcuno bussò.
<< Avanti>>.
<< Isabella sono Maria>>. 
<< Entra, entra>>.
<< Sei pronta? Sei sicura di farcela?>>, non sapevo se ne ero pronta ma lo volevo fare.
<< Si>>, mentì.
<< Eviteremo di parlare di lui, ma il trailer dobbiamo mostrarlo per contratto>>.
<< Non ti preoccupare , sono contenta di presentare il trailer italiano qui in anteprima>>.
<< Ti aspettiamo, forza>>.
Cercai di calmarmi, feci due bei respiri per farmi coraggio, il telefono mi avvisò che era arrivato un messaggio, il mio cuore prese a battere all'impazzita quando lessi il mittente.
Era da una settimana che non ci sentivamo con un sorriso sulle labbra aprì il messaggio.
" Spacca tutto stasera ad Amici, so che era un tuo grande desiderio andarci.
Non pensare a nulla, divertiti, tira fuori la Bella felice che io tanto amo.
Giuro ti conquisterò di nuovo, perché anche io voglio fare parte della tua felicità.
Ti amo, Edward"

Quelle semplici parole mi commossero, lo amavo anche io e speravo fortemente che con il tempo sarei riuscita a dimenticare.
<< Bella tocca a te>>.
<< Arrivo>>, forza.
Arrivai con le gambe tremanti dietro il grande schermo, un video di presentazione annunciava la mia presenza, quando finì Maria parlò: << Quarto giudice ad Amici Isabella Swan>>.
Il grande schermo si aprì ed io entrai in studio accolta da un grande boato, tutto il pubblico era in piedi urlavano << Bella! Bella!>>, una grande energia invase tutto il mio corpo e il tremolio alle gambe finì.
<< Benvenuta!>>, mi accolse Maria con un abbraccio.
<< Sono felice di essere qui>>, dissi sincera.
<< Come stai?>>, ahia, domanda sbagliata.
<< Apro e chiudo parentesi subito, non vi dico che sto bene, perché vi mentirei. Quindi sarò sincera con voi; diciamo che sono stata meglio e che stare in mezzo alla gente mi fa bene>>.
Rimasero tutti sorpresi dalle mie parole, Maria mi sorrise.
<< Grazie, prego accomodati>>, lo stavo per fare, quando mi ricordai di dover salutare i due coach, Emma e Elisa.
Dopo averle salutate andai verso le poltrone rosse dei giudici e salutai pure loro.
Mi accomodai sulla poltrona e Maria mi chiese: << Cosa chiedi ai ragazzi?>>
<< Stupitemi>>.
E lo spettacolo cominciò, canto, danza si alternavano. Il livello di quei ragazzi era altissimo, le scenografie erano pazzesche, mai viste cose del genere negli States.
Solo parole di complimenti uscivano dalla mia bocca. Ero rimasta senza parole ad un certo punto.
Eravamo a metà spettacolo, vi era una pausa tra le due sfide.
<< Ecco siamo arrivati ad un momento tanto atteso, Isabella vieni qui>>.
La calma che fino a prima mi invadeva stava sfumando lasciando spazio all'ansia, e se il trailer non fosse piaciuto? Se rivederlo mi faceva male? Un bel respiro e la raggiunsi.
<< Allora>>, mi incitò Maria.
<< In anteprima assoluta il trailer...>>, il pubblico scoppiò, un sorriso si fece strada sul mio viso, << .. ufficiale in italiano di Breaking Dawn parte II>>.
Il trailer partì il pubblico rimase nel silenzio più totale, sembravano tutti rapiti da quelle immagini. Vederlo scatenò in me migliaia di farfalle.
Il pubblico si scatenò alla fine del filmato, due lacrime di gioia, dopo tanto tempo, scesero sulle mie guance. Le eliminai e ringraziai il pubblico di cuore. Tornai a sedermi, ero molta fiera del film, e la gente confermava tutto ciò.
<< Si è autoinvitata, Luciana Littizzetto!>>, ottimo sarei morta dalle risate con lei.
Entrò in studio e scatenò le risate di tutti con le sue battute, prendendo di mira prima Emma, poi Elisa, la stessa Maria. Ad un tratto cominciò a camminare verso la mia direzione, il panico mi invase completamente
<< Non mi avvicino>>, ah voleva scherzare.
<< Non mordo!>, dissi sorridendo.
Ad un tratto un ragazzo entrò con una treccia d'aglio che Luciana si mise al collo, scatenando le risate del pubblico. 
<< Meglio prevenire>>, e si avvicinò a me sedendosi sul bracciolo della poltrona.
<< Eccoti! La gente, i maschi in particolare, vogliono sapere, sei single?>>, diretta al punto.
<< Emh... Chi lo sa?>>, ed era vero neanche io lo sapevo.
<< Credetemi la ragazza qui non ha chiuso bottega! Quindi ora sei una mamma vampira?>>.
<< Si, di una bambina bellissima>>, per fortuna aveva cambiato argomento.
<< Con un padre del genere, non c'erano dubbi>>. Ed ecco che ricominciava.
<< Luciana lasciala in pace>>, intervenne Maria interrompendo quel momento imbarazzante.
<< Ricordati>>, mi si rivolse ancora Luciana, << .. sei una donna, libera ed indipendente di conseguenza sei forte!>>, mimami un grazie con le labbra.
Lo spettacolo era finito, dopo aver firmato qualche autografo e fatto centinaia di foto, o meglio selfie, tornai nel mio camerino. Poco dopo Maria mi raggiunse;
<< Sei stata magnifica, davvero. Non pensavo fossi così forte. Che già l’avessi superata>>.
<< Sono un’attrice ho recitato, ma ti giuro mi sono davvero divertita >>, le lacrime che avevo trattenuto tutta la sera uscirono fuori in quel momento. Maria con un gesto premuroso mi abbracciò, << Shh.. Non l’hai ancora superata, vero?>>, con lei potevo essere sincera, la conoscevo poco ma qualcosa mi diceva di fidarmi.
<< Ogni volta che ripenso a me e a lui assieme, mi ritrovo l’immagine di loro due mentre fanno l’amore>>.
<< Gli hai visti?>>, chiese sonvolta.
<< No, ho visto solo le foto. Fa male, tanto. Proprio qui in mezzo al petto, è come se avessi una ferita che continua a sanguinare, ed ogni volta che rivedo quelle foto è come se ricevessi una pugnalata violenta>>.
<< Tu lo ami ancora?>>.
<< Io.. io non mi fido più di lui>>, era la prima volta che lo dicevo a qualcuno, la prima volta che mi aprivo in quella maniera.
<< Non hai più fiducia in lui?>>, chiese sedendosi sul divano e indicandomi di fare altrettanto.
<< No>>.
<< Prova a parlargli sta da sola un po’ con lui>>. 
<< C’ho provato, ma c’è sempre qualcosa che mi blocca. Se mi tocca dopo un po’ il suo tocco mi da fastidio. Perché penso che ha toccato un’altra ed io non riesco ad accettarlo>>. Il solo pensiero mi dava i brividi.
<< Siete entrambi attori, quante volte vi capiterà sul set di baciare qualcun altro>>. Quello è lavoro.
<< È diverso, è solo lavoro. Non abbiamo mai avuto problemi per quello>>, beh a dirla tutta cercavamo di non ripetere le scene con i baci per più di una o due volte.
<< Tesoro, sei giovane. Passa>>, mi disse attirandomi in un altro abbraccio.
<< Ma fa male>>, dissi tra i singhiozzi.
<< Lo so, ma anche questo aiuta a crescere>>, le feci un debole sorriso. 
<< Torni negli States ora?>>.
<< No, torno a Milano. Ho ancora tre settimane di vacanza, resto un po’ con la mia famiglia>>.
<< Fai bene, ora devo andare>>. La strinsi ancora una volta dandole un bacio sulla guancia.
<< Grazie>>, e dopo essermi levato via il trucco salì sulla macchina che mi portò in albergo. Sam seduta accanto a me non parlava, però era contenta di come si era svolta la serata.

Cosa starà combinando Edward, davvero si è arreso? Io non credo..
A Bella questa lontananza sta facendo bene, ma lui gli manca ed anche tanto.
Fatemi sapere se vi piace..
Un bacio AlmaRed!

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Capitolo 12
*** Fidarsi ancora ***


FIDARSI ANCORA

Per il pranzo della domenica ero a casa da mamma e papà, Sam era tornata a Los Angeles. A tutta la mia famiglia era piaciuto lo spettacolo, appena fini di mangiare sparecchiai e andai dritta in camera mia, ma papà mi bloccò.
<< Bella ci vuoi spiegare che succede?>>, con loro non avevo parlato, non riuscivo a raccontare certe cose ai miei.
<< Nulla>>.
<< Nulla? E quelle foto? State ancora assieme?>>, era furioso.
<< No papà, non ti preoccupare>>.
<< Sei mia figlia e io di te non so nulla, ne sanno più i giornali di te>>, dovevo parlare anche con loro.
<< Mamma, papà io lo amo e …>>.
<< Lui di certo no, ti ha tradita>>, intervenne Jacob, sempre delicato.
<< No, davvero Jake, grazie per avermelo ricordato. Io lo amo ancora, ma non mi fido di lui. Ok?>>.
<< Quanto è durata la loro storia?>>
<< Papà non lo so, e non lo voglio più sapere>>. Era una di quelle domande alle quali non avrei mai dato risposta.
<< Se non ci sono altre domande, andrei a fare qualche telefonata>>, in verità volevo solo piangere in camera mia da sola.
<< Non ti preoccupare tesoro vai>>, la mamma è sempre la mamma. Feci un bel sorriso e salì al piano di sopra.
Passai l’intero pomeriggio in camera mia a leggere il copione del mio nuovo film, la trama era avvincente e per ore mi dimenticai di tutti e di tutto. A cena nessuno mi chiese nulla che si riferisse a lui, e ne fui davvero grata. Dal messaggio che mi aveva inviato prima di entrare ad Amici non si era fatto più sentire, chissà cosa stava facendo ora; mi pensava, speravo di si, beveva, speravo di no. Lui non era un alcolizzato, però aveva una passione per la birra, e ciò mi preoccupava. Nel mio cuore, però, speravo che non fosse con lei, il solo pensiero fece inumidire i miei occhi.
Qualcuno urlava, riconoscevo quella voce; era Jacob. Perché diavolo urlava, con chi poi? Guardai l’ora erano le 23:45, sicuramente mi ero addormentata. Decisi di scendere giù a controllare, si sentiva solo Jake sbraitare contro.. Edward.
Mi bloccai quando lo vidi all’ingresso, gli occhi fissi al pavimento, il volto stanco. Il mio cuore perse un colpo prima di cominciare a battere normalmente.
<< Jacob, io mi merito tutta la tua rabbia, davvero. Ma voglio parlare con lei, anche se solo per cinque minuti. Ti prego>>.
<< Tu le devi stare lontano, è da una settimana che è tornata a casa e a malapena parla, mangia sembra un automa. E tutto questo per colpa tua. Quindi fammi il favore di andartene>>. Jacob era arrabbiato, forse meglio dire incazzato nero. Era sempre stato molto protettivo nei miei confronti, anche se era più piccolo di me.
Mi feci coraggio e scesi gli ultimi gradini, esponendomi a tutti.
<< Jake va tutto bene>>, rivolsi a mio fratello un breve sorriso.
<< Bella>>, il viso di Edward si illuminò quando i miei occhi color cioccolato annegarono nei suoi verdi.
<< Edward>>, dissi con tono freddo, così lo ferivo, ma volevo mantenere le distanze.
<< Bella ti prego possiamo parlare>>, non volevo sentire altre bugie.
<< Si>>, uscì spontaneo dalle mie labbra.
<< Bella! Ma..>>.
<< Va tutto bene Jake>>.
<< Andiamo in giardino>>, mi rivolsi a Edward.
<< Ho visto dei paparazzi fuori, parlate qui>>, intervenne papà, << Vi lasciamo soli>>.
<< Grazie>>, in pochi istanti andarono tutti al piano di sopra.
<< Come stai?>>, fece per avvicinarsi ma lo bloccai.
<< Tu mi chiedi come sto? Io non sto bene Edward, lontana da te non sto bene. Ma mi devo dimenticare di te, lo capisci? E tu cosa fai? Ti presenti a casa mia a mezzanotte e pretendi di parlarmi!>>, il mio volto tornò ad essere bagnato dalle lacrime.
<< Ti prego non piangere>>, si avvicinò a me, ma non lo bloccai. Con le dita asciugò le mie lacrime ed io mi beai di quel gesto chiudendo gli occhi.
<< Bella ascolta quello che ti devo dire, e poi mandami pure a quel paese, ma ascoltami. Ti prego>>.
Annuì, incapace di dire altro.
<< Sono andato da Jessica>>, a quel nome mi allontanai.
<< No ti prego, ascoltami>>, mi sedetti sul bracciolo del divano, le mie gambe non avevano più la forza di sorreggermi. Lui si inginocchiò davanti a me e prese le mie mani tra le sue, non gli negai quel contatto.
<< Le ho chiesto quello che ti aveva detto. All’inizio negava diceva che ti aveva detto che ci eravamo solo baciati e che avevamo dormito assieme. Ma sapevo che non era quello che aveva detto a te. Minacciandola..>>.
<< Che cos’hai fatto?>>.
<< Le ho detto che se non mi avesse detto la verità avrei bloccato l’uscita del film>>.
<< Come? Ma è un film a cui tieni tanto..>>.
<< Tengo molto di più a te>>, un sorriso si fece strada sul mio volto.
<< Comunque il film uscirà, come stabilito. Perché mi ha detto la verità, tutta la verità>>.
<< Essendo un film a basso budget, avrebbe avuto poca visibilità, in quanto non avrebbero fatto una campagna promozionale come quelle a cui siamo abituati. Perciò uno dei produttori ha chiesto a Jessica di provarci con me. Ed è così che passavo sempre più tempo assieme a lei sul set>>.
<< E tu ci sei stato?>>
<< No, amore credimi, il giorno in cui mi ha baciato avevano organizzato tutto. Lei che piangeva, il produttore che mi diceva di andarla a cercare, i paparazzi già pronti a scattare>>.
Non poteva essere vero, quello che mi stava dicendo sfiorava i limiti dell’assurdo. La mia rabbia saliva.
<< Quando l’ho vista piangere l’ho abbracciata dicendogli che andava tutto bene e poco dopo lei mi ha baciato. Quando mi sono staccato le ho chiesto che diavolo le stesse passando per la testa e lei mi ha chiesto scusa, ed ovviamente le foto della discussione non sono state pubblicate..>>.
<< Bene e dimmi allora come ci sei finito a letto con lei?>>, cercai con la voce di rimanere distante.
<< Mi ha chiamato dicendomi che aveva lasciato il copione sul set, e visto che io ero ancora li, mi ha chiesto di portarglielo. Sono andato a casa sua, saranno state le otto di sera, sono salito le ho dato il copione e lei mi ha offerto del tè, si è messa a parlare e da quel momento non ricordo più nulla. E sai perché non mi ricordo più nulla?>>, feci di no con la testa.
<< Perché io con lei non ci ho fatto nulla>>.
<< Come?>>, era sincero glielo leggevo negli occhi.
<< Lei nel mio tè ha messo del sonnifero, io mi sono addormentato lei poi mi ha spogliato>>. Mi veniva da vomitare, non si poteva arrivare a questo punto per uno stupido film.
<< Mi ha lasciato in boxer, si è spogliata e si è messa a dormire con me. La mattina dopo, quando mi sono svegliato, mi ha baciato, dicendomi che quella era stata la notte più bella della sua vita>>.
<< Non può essere vero>>, dissi scuotendo la testa.
<< Ora la chiamo e te lo faccio raccontare da lei!>>, e fece per tirare fuori il telefono.
<< Io ti credo..>>, ed era vero, << ..ma le foto per la pubblicità del film c’erano, che senso aveva farti credere che ci eri andato a letto? Strano che non ti abbiano fotografato mentre entravi e uscivi da casa sua>>.
Sorrise , come era bello quando lo faceva. << Jessica voleva che tu mi lasciassi, e che forse un bacio me lo avresti perdonato, ma la scappatella no>>.
<< Ha ragione la scappatella non te l’avrei mai perdonata>>. Gli accarezzai il viso e lui chiuse gli occhi.
<< Tu, mi …>>.
<< Tu non mi hai mai tradita, giusto?>>, gli chiesi poggiando la mia fronte alla sua.
<< Mai..>>.
<< E allora baciami>>, non se lo fece ripetere due volte, le nostre labbra si rincontrarono in un bacio prima lento e poi sempre più passionale. Le mie mani si legarono a suo collo giocando con i suoi capelli. Le sue mani strinsero la mia vita e iniziarono ad accarezzare tutta la schiena.
Tra un bacio e l’alto mi sussurrava parole dolci, quanto mi era mancato, solo tra le sue braccia mi sentivo bene, a casa.
<< Auguri>>, d’un tratto si staccò e mi fece uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
<< Perché?>>, chiesi confusa.
<< È passata la mezzanotte, quindi ora è il tuo compleanno>>, se non me lo avesse ricordato lui probabilmente neanche me ne sarei ricordata.
<< Oh, emh e lo sai che chi ti bacia al compleanno ti bacia tutto l’anno?>>, mi disse con voce seducente al orecchio 
<< Stupido!>>, e ripresi a baciarlo.
<< Ehm, ehm>>, non mi ero accorta che tutta la mia famiglia era scesa in salotto.
<< Che cosa succede qui?>>, disse mio padre con tono di rimprovero.
<< Bella non farti abbindolare da lui?>>, intervenne Jacob.
Rivolsi a tutti un sorriso sincero << Papà, lui non mi ha tradita. Hanno cercato di farcelo credere>>.
<< Come? Com’è possibile una cosa del genere?>>, chiese mamma sorpresa.
<< Volevano fare pubblicità al film a nostre spese. E per colpa loro ho rischiato di perderla>>, disse Edward stringendomi ancora più forte la mano.
<< Cosa farete ora?>>, domandò Jacob, sorprendendomi. Dov’era finito il mio piccolo fratellino incazzato?
<< L’importante è che si sia chiarito tutto per ora, poi io ed Edward ci penseremo. Ma non la passeranno liscia>>. L'avrebbero pagata, questo era poco ma sicuro.
<< Andiamo a dormire che è tardi>>, intervenne mamma.
<< Bella, ma sono le 00:05! È il tuo compleanno!! Auguri tesoro!>>, mi disse mamma abbracciandomi, poi fu il turno di papà  e in fine Jake che mi mise una mano sulla spalla.
<< Beh! Auguri, ora sei vecchia!>>, era il suo modo simpatico di dirmi che mi voleva bene.
<< Grazie a tutti, ma davvero la pensione può ancora aspettare>>. Scoppiarono tutti a ridere, Edward mi strinse a sé baciandomi la tempia.
<< Scusatemi se sono venuto così tardi, avevo programmato di venire domani mattina, ma non c'è la facevo più, dovevo spiegarle tutto..>>.
<< Va tutto bene, non ti preoccupare>>, lo rincuorò Charlie.
<< Ora vado, il taxi mi sta aspettando>>>, che diavolo stava dicendo?
<< No, tu resti qui>>, avevo bisogno di lui.
<< Ma Bella, vado in hotel, torno domani>>.
Gli lanciai un occhiataccia e mi avviai all'uscita prendendo il portafoglio sulla mensola vicino alla porta. Uscì e pagai il tassista dandoli anche la mancia e presi la valigia di Edward.
Quando mi girai mi trovai Edward di fronte a me << Che hai fatto?>>, mi chiese con sguardo severo.
<< Ho pagato quel povero tassista!>>, dissi naturale dandogli un bacio sulla guancia.
Lo lascai immobile davanti alla porta di casa e rientrai, pochi secondi dopo  mi raggiunse.
<< Bella?>>, era rosso in viso dall'imbarazzo.
<< Noi in Italia siamo molto ospitali, non siamo come voi inglesi con la puzza sotto il naso!>>.
<< Hey! Noi non abbiamo la puzza sotto il naso!>>, replicò con un tono da finto offeso.
<< Va bene, vado a prepararti il letto in camera di Jacob>>, avrebbe dormito con me.
<< Non serve mamma, Edward dorme con me>>, lo guardai e non l'avevo mai visto così rosso in viso.
<< Oh, ehm come volete>>, disse mamma.
<< Non mi mettete un nipotino in cantiere stanotte, vero?>>, intervenne papà facendo arrossire me stavolta.
<< Papà!>>, dissi nascondendo la faccia nel petto di Edward. 
<< No, ehm andiamo>>, presi Edward e mi avviai su per le scale, ma papà mi bloccò
<< Vai Bella, io ed Edward dobbiamo fare un discorso da uomo a uomo>>, oh cavoli, non vorrei essere nei suoi panni.
<< Oh, ehm va bene. Ci vediamo su>>, gli dissi baciandoli una guancia e salì al piano di sopra.
Mamma mi aspettava sul pianerottolo, oh cavoli!
<< Tesoro possiamo fare quattro chiacchiere?>>.
<< Si, certo>>, dissi con una voce molto tesa, perché parlare con lei mi metteva sempre in agitazione?
<< Sei sicura che ti abbia detto la verità?>>, perché dubitava? Io ero sicura delle parole di Edward.
<< Perché me lo chiedi?>>.
<< Come “perché”? Se oggi a pranzo hai detto che lo ami ma non ti fidi più di lui!>>, aveva ragione.
<< Mamma è diverso ora, oggi a pranzo non sapevo la verità>>.
<< E così per quattro semplici parole tu torni a fidarti nuovamente di una persona che per un mese intero ti ha fatto soffrire!>>, le sue parole mi facevano male, il dolore che era sparito alle parole di Edward ora stava tornando.
<< Tesoro, tu non ti sei vista. Sei dimagrita, sei pallida, non sorridi, i tuoi occhi sono tristi. Ed è tutta colpa sua!>>, no ora sbagliava, non era colpa di Edward, non era mai stata colpa sua.
<< Io mi fido di lui>>, dissi con gli occhi pieni di lacrime ed un filo di voce.
<< Bella, se tu ti fidi lo farò anche io, ma io non ti voglio più vedere in questo stato a causa sua>>.
All’improvviso si avvicinò e mi strinse in uno dei suoi abbracci, << Buonanotte tesoro>>.
<< Buonanotte mamma>>, lei entrò nella sua stanza ed io andai in camera mia.
Non volevo che Edward mi vedesse in quello stato, perciò andai in bagno a sciacquarmi la faccia e a lavarmi i denti. Rientrai in camera, presi un cuscino per Edward e mi misi il pigiama. 
Papà gli stava di sicuro facendo passare tutte le pene dell’inferno visto che non lo faceva più salire su, povero il mio Edward. Era da tanto che non pensavo a lui come il mio Edward, questo provocò un sorriso spontaneo sul mio viso. Una ventina di minuti dopo entrò in camera, io ero già sotto le lenzuola mezza addormentata.
<< Sei sopravvissuto?>>, chiesi ironica.
Mi rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti, << Simpaticona>>.
<< Che cosa ti ha detto?>>, si avvicinò sedendosi sul letto.
<< In parole povere, se ti faccio soffrire ancora in questa maniera mi castra>>. Rimasi scioccata dalle sue parole. Poi cominciai a ridere senza fermarmi. Gli saltai al collo, 
<< Beh, diciamo che se non ci pensa lui lo faccio io!>>, dissi dandogli poi un bacio sul naso.
<< Ti amo>>, mai parole più dolci uscirono dalle sue labbra.
Salì a cavalcioni su di lui e cominciai a baciarlo con passione, come se fosse il nostro primo bacio, io volevo lui e lui voleva me. Ci fermavamo solo per riprendere aria ed in una di quelle pause Edward mi fermò, << Bella se continui così nulla mi fermerà dal farti mia su questo letto>>, oh cavoli aveva ragione, i miei erano nella stanza di fronte, scesi immediatamente dalle sue gambe e mi rimisi sotto le lenzuola. Tutta rossa in viso.
Edward si sdraiò e mi abbraccio facendo scontrare la mia schiena con il suo petto. Tra le sue braccia mi sentivo finalmente a casa. << Amore ti sei offesa?>>, che aveva capito?
<< No, no, no>>, dissi girandomi dalla sua parte avvicinando il mio viso al suo. << È solo che mi sei mancato da morire>>. 
<< Mi sei mancata anche tu>>, disse sulle mie labbra.
<< Ti amo>>, alle mie parole i suoi occhi si illuminarono, all’improvviso si alzò dal letto.
<< Dove vai?>>, chiesi confusa.  
<< Mi metto il pigiama>>, disse con tono ovvio. Cominciò a spogliarsi e i miei occhi non smisero di ammirare il suo bellissimo corpo. << Perché mi fissi?>>, chiese con tono divertito.
Io di risposta abbassai lo sguardo, ero stata colta in flagrante, che vergogna.
<< Allora?>>, non volevo dargliela vinta, alzai lo sguardo e sorrisi. Era in boxer e maglietta, visione stupenda per me, ma se lo avesse visto qualcun altro, non credo avrebbe detto la stessa cosa.
<< Ehm, se papà domani mattina ti vede messo così, te lo taglia di sicuro!>>, gli dissi ridendo, la sua espressione da divertita si fece seria. << È meglio se mi metto i pantaloni della tuta?>>, per me no.
<< Credo di si, amore>>, era da tanto che non lo chiamavo così. E quella parola uscì spontanea dalle mie labbra. 
Si vestì e mi raggiunse a letto, mi accoccolai sul suo petto, lui mi strinse a se. Baciandomi i capelli.
<< Buonanotte amore mio>>.
<< Buonanotte>>, gli sorrisi e gli diedi un bacio a stampo sulle sue labbra perfette.
Dopo un mese, quella fu la prima notte tranquilla che passai senza essere svegliata continuamente dagli incubi.
 
Era tutto davvero un' ìIllusione, nulla di queello che Bella era convinta fosse successa è successa..
Bene quel che finisce bene.. ma ancora non è arrivato il momento di mettere la parola fine.
Alla prossima un bacio AlmaRed

PS. Se vi va passate a leggere la mia nuova storia
I don't want
 

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Capitolo 13
*** Normalità ***


NORMALITÀ

Due giorni dopo il mio compleanno eravamo partiti per Londra, i genitori e le sorelle di Edward ci volevano vedere, ed anche a me erano mancati. 
Stavamo tornando pian piano alla nostra normalità; Edward mi aveva raccontato della riunione straordinaria che aveva fatto fare per scoprire chi dei produttori fosse il complice di Jessica. Non riuscivo ancora a capacitarmi di quanto in basso fossero scese quelle persone, di tutto quel male che ci avevano fatto, del dolore lancinante che avevo avuto al petto e che per un mese mi aveva fatto compagnia. 
Guardavo Edward ed ero felice, felice di averlo ritrovato, felice del fatto che non mi avesse tradito, ma l’immagine di loro due, anche se non era successo nulla, mi faceva ancora male e le lacrime tornavano a farmi compagnia.
Arrivammo a Londra con due voli diversi, per depistare i paparazzi, Edward aveva preso quello del mattino, io invece arrivai con quello del pomeriggio.
Edward mi aspettava a casa dei suoi, ansioso come non mai, forse aveva paura che scappassi ancora, ma non l’avrei mai fatto, non l’avrei più lasciato.
Una volta salita sul taxi cominciai a ricordare tutto quel mese, ogni cosa, ogni dolore, ogni parola non detta, alle parole di Jessica a cui avevo creduto con estrema facilità.. e loro, le mie amiche , tornarono, cominciarono a ripercorrere la loro comune strada sul mio viso.
Mezz'ora dopo raggiunsi casa Cullen, mi asciugai le lacrime e scesi dall'auto.
Non mi diede nemmeno il tempo di suonare il campanello che mi ritrovai tra le sue braccia, tutte le mie paure svanirono in quel momento, mi trascinò dentro, con la speranza che nessuno paparazzo avesse visto qualcosa.
<< Amore com’è andato il viaggio?>>, mi chiese baciandomi a fior di labbra.
<< Bene>>, dissi continuando quel bacio.
<< Siete la cosa più bella che abbia mai visto>>, ci interruppe Esme uscendo dalla cucina, da cui proveniva un buonissimo profumo di cookie.
Le sorrisi diventando tutta rossa in viso, << Esme!>>, ci abbracciammo, le volevo molto bene, era come una seconda mamma per me.
<< Come stai tesoro?>>, chiese analizzandomi tutta.
<< Ora sto bene>>, risposi sincera, solo con Edward vicino stavo veramente bene.
<< Perdonami se in questo mese non ti ho mai chiamato, avrei voluto ma Edward me l’ha quasi proibito..>>
<< Hai fatto bene, per come ero arrabbiata ti avrei detto cose che, sicuramente, non avrei mai pensato>>, la rassicurai e lei mi sorrise.
<< Ragazza mia devi prendere su un po’ di peso, ti ho preparato i cookie, sei troppo pallida>>, un sorrisone spontaneo spuntò sul mio volto.
<< Grazie Esme>>
Sentì due forti braccia prendermi per la vita e abbracciandomi, avrei riconosciuto il suo tocco tra mille.
Edward pose il mento sulla mia spalla, dandomi un bacio; << Mamma me la lasci un po’? È  da un mese che non la vedo>>, avevamo bisogno di stare da soli solo io e lui. Di riscoprirci a vicenda.
<< Vi lascio soli, Edward non farla più soffrire!>>, lo ammonì Esme prima di tornare in cucina e lasciarci soli.
<< Amore perché hai pianto?>>, come faceva a conoscermi cosi bene?
<< Io non..>>, ci provai ma non mi lasciò nemmeno continuare.
<< Bella!>>, mi ammonì, perciò non mi restava che raccontare tutti i mie pensieri.
<< Ci stavano per separare Edward, ti avrei perso, ti ho odiato, mi sono arresa, non ho nemmeno tentato di scoprire la verità con te, ti ho lasciato, non ti ho  creduto. Sono orribile>>, buttai fuori tutto quello che avevo.
<< Hey calmati. Va tutto bene, tu sei stata bravissima..>>, che diavolo stava dicendo?
<< No Edward! Non dire che sono stata bravissima, non lo fare>>, lo supplicai.
<< Amore, il solo pensare te con un altro mi faceva stare malissimo, quindi capisco quello che hai provato  te, anche se in minima parte. Anche io avrei reagito così, anche io avrei perso le forze, anch'io mi sarei arreso..>>, mi disse prendendomi il volto tra le mani e avvicinandomi al suo,  prima di baciarmi con passione. In quel momento dimenticai tutto, dov’ero, chi c’era, c’eravamo solo io e lui.
<< Bella!!!>>, sentì due voci prima i vedere le due pazze scendere le scale come fulmini, in pochi secondi mi ritrovai stritolata tra le braccia di Kate e Lizzie, le sorelle di Edward, con loro scese anche Carlisle, il papà.
Passammo due giorni chiusi in casa, i paparazzi la circondavano, ma non me ne curai, mi divertivo con la mia seconda famiglia, Edward era molto premuroso con me così come gli altri.
La notte spesso mi ritrovavo a piangere ed Edward mi stringeva forte a sé, cullandomi finchè non mi addormentavo. 
Per evitare fan e paparazzi prendemmo il volo per New York, dove avremmo fatto scalo, alle due del mattino, era stato il viaggio più lungo e brutto, dal punto di vista fisico, che avessi mai fatto. Per tutto il volo avevo  avvertito un forte senso di nausea, ed ero stanca come non mai. Dan si preoccupò moltissimo, ma lo rassicurai dicendogli che dopo un mese che mangiavo a stenti il mio corpo si doveva riabituare ad un’alimentazione costante.
Sembrò crederci, ma non mi lasciò sola nemmeno un momento, neanche quando atterrati all’aeroporto di Los Angeles, alle dieci del mattino, gli chiesi di allontanarsi per distrarre i paparazzi.
<< No, no e poi no!>>, mi disse afferrandomi per un braccio.
<< Edward sto bene, lo giuro!>>
<< Sei gialla!>>
<< Uff, è il fuso orario Edward, sai che mi scombussola sempre>>, cercai di convincerlo ma era inutile.
<< Amore andiamo su>>, avevo perso le speranze, perciò con i body guard a farci da scudo raggiungemmo l’uscita dell’aeroporto, che come previsto era colma di paparazzi.
Che appena ci videro cominciarono a scattare fotografie come pazzi, una volta saliti sul furgoncino e immersi in autostrada misi il broncio ad Edward.
<< Hai visto? Se mi ascoltavi ora non avrebbero capito che..>>, mi bloccai e sorrisi.
<< Che?>>, chiese lui tra l’arrabbiato, perché mai?, e il confuso.
<<.. che tu sei solo ed esclusivamente mio>>, dissi maliziosa prima di baciarlo.
<< Quindi siamo tornati insieme?>>, mi chiese all’orecchio.
<< Che c’è hai bisogno di una conferma scritta?>>, gli risposi prendendolo in giro.
<< Beh, diciamo che mi posso accontentare di questa>>, disse prima di riprendermi a baciarmi.
Io e lui non ci eravamo mai lasciati, due persone come noi che si amavano, si potevano allontanare, ma mai e poi mai lasciarsi per sempre, perché vivevano l’uno in simbiosi dell’altro, erano l’uno la forza dell’altro.
Tornati nella nostra villa di Los Angeles ci concedemmo un lungo bagno e una sana dormita, l’uno abbracciato all’altra.
Mi risvegliai piena di energia con Edward al mio fianco che ancora dormiva, lo bacia era così tremendamente bello da dover essere dichiarato illegale, mi alzai senza svegliarlo e scesi di sotto, nausea e stanchezza erano completamente scomparse. Fuso orario - Bella: 0-1!
Guardai l’ora e notai che erano le otto di sera, avevamo dormito per tutto il  pomeriggio, nonostante tutti i nostri viaggi, il jet leg ci scombussolava ancora.
Decisi di preparare la cena, andai in cucina e notai che Jane a aveva fatto la spesa, c’era tutto l’occorrente per preparare le lasagne, non persi tempo e mi misi all’opera.
Feci il mio bel ragù, rigorosamente senza cipolla, e preparai la besciamella. Una volta che tutto fu pronto, composi gli strati della lasagna e la misi al forno. 
Due mani calde mi presero per i fianchi, le sue labbra cominciarono a lasciare una dolce scia di baci sul mio collo, sentirmi tra le sue braccia era la cosa che più mi era mancata di lui. Perchè mi facevano sentire a casa, sempre.
Mi voltai e mi impossessai delle sue labbra, quel bacio da casto si trasformò in qualcosa di travolgente e unico, sentivo quanto mi voleva e quanto io volevo lui, stavamo per approfondire la cosa quando il timer del forno ci interruppe.
<< Credo sia pronto>>, dissi sulle sue labbra.
<< Mmh, che fame>>, mi prese in braccio e mi fece sedere sullo sgabello dandomi una serie di baci a stampo.
Servì la lasagna che era, modestamente, un capolavoro, sia io che Edward cominciammo a mangiarla con gusto. Mi soffermai a guardarlo, era illegalmente bellissimo, alto, non molto muscoloso e due occhi verdi che ti rapivano immediatamente.
Mangiava come se fosse la prima volta che toccasse cibo,questo mi fece scoppiare a ridere in una maniera folle.
<< Si può sapere che hai?>>, domando Edward con la bocca piena.
<< Se non avessi la certezza che tu fossi un vero uomo, penserei che tu sia una donna incinta in preda agli ormoni!>>, altre risate mi colpirono.
<< Cosa te lo fa pensare?>>, chiese con il suo sorriso sghembo.
<< Beh, tesoro..>>, parlai avvicinandomi a lui, << .. ti stai abbuffando>>, dissi prima di prendergli la forchetta dalle mani e imboccarlo, lui chiuse gli occhi e mangiò.
<< Posso concludere signorina che lei ha cucinato un’ottima lasagna>>
<< Sono felice che le sia piaciuta, perché ora tocca a lei lavare i piatti>>, amavo prenderlo in giro.
<< Bella..>>, cercò di convincermi facendo gli occhi da cucciolo.
<< Tesoro con me non funziona, non sono una delle tue fan con gli ormoni in subbuglio!>>
<< No, infatti..>>, disse prendendomi il volto tra le mani e avvicinandosi, << .. sei la mia ragazza>>, e mi baciò ed io mi sciolsi.
<< Laviamo i piatti insieme?>>, mi domandò vicino all’orecchio, che bastardo!
<< Non funziona, vado a scegliere un film>>, dissi prima di dargli un ultimo bacio ed andare in salotto.
Avevo dormito tutto il pomeriggio eppure ero di nuovo stanca,  mi misi sul divano ed accesi la televisione, su un canale di gossip si parlava di me e di Edward avvistati insieme all’aeroporto, con scritto “Ritorno di fiamma?” a caratteri cubitali, sorrisi, ne io ne Edward avremmo mai detto: “si siamo tornati insieme”, l’avrebbero capito da soli.
Quella sera trasmettevano Il curioso caso Benjamin Burton, uno dei miei film preferiti. 
Pochi minuti dopo mi raggiunse Edward con una tazza di té fumante; eravamo a Los Angeles agli inizi di maggio, eppure ne avevo una voglia tremenda. Bah, chi mi capiva era bravo.
Edward si sedette vicino a me e mi fece accoccolare sul suo petto, mi sentivo così a casa con lui, così completa, il dolore che avevo provato nelle settimane precedenti se ne era andato, per non fare mai più ritorno.                                     
<< Mi sei mancata da morire, ogni cosa di te>>, disse baciandomi i capelli e io mi beai dei suoi gesti.
<< Anche l’ordinarmi di lavare i piatti>>, io sorrisi dandogli un bacio sul petto all’altezza del cuore; << Giuro prima o poi leggo il libretto delle istruzioni della lavastoviglie ed imparo ad usarla, tanto tu non me lo insegnerai mai!>>, disse stringendomi ancora di più a lui.
<< Hai ragione non lo farò mai! Ora però pretendo che mi baci..>>, non se lo fece ripetere due volte il furbacchione che intrappolò le mie labbra alle sue.
Così tra un bacio e l’altro ci guardammo il film, ritrovando la nostra bolla di felicità che tanto mi era mancata, una felicità che altri avevano cercato di distruggere, per soldi.
<< Ti amo>>, mi disse prima di addormentarmi.

Eccoci, sono tornati alla loro normalità, ma ancora Bella ed Edward devono farla pagare a chi ha fatto loro del male..
A presto, un bacio AlmaRed

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Capitolo 14
*** Sorprese ***


SORPRESE

Parte I
Mi mancavano i mie due adorati cani, così il giorno dopo io ed Edward andammo nell’appartamento delle ragazze.
<< Eccola!!>>, disse Rose aprendomi la porta e stringendomi in uno dei suoi abbracci.
<< Rose mi soffochi cosi!>>, mi lamentai, stringendola anche io.
<< Smettila di lamentarti!>>, questa era Alice, anche lei mi abbracciò forte.
Entrambe passarono ad Edward, gli diedero uno schiaffo; << Non ci provare mai più! Chiaro?>>
Edward rimase sorpreso da quel gesto, alzò le mani in segno di resa; << Chiarissimo>>.
<< Guarda un po’ chi c’è!>>, disse Aliceandando verso camera mia e uscendone con Coco in braccio
<< Coco!>>, la chiamai andandole incontro, la presi in braccio e cominciai a coccolarla, quanto mi era mancata la mia piccola palla di pelo.
Rose, invece, portò MJ, che corse immediatamente ai piedi di Edward, i due cominciarono a giocare, era così bello il mio amore, così spensierato, quando c’erano i cani nei paraggi diventava un grande bambino, sorrisi di cuore a quell’immagine.
<< Come sei bella quando sorridi!>>, disse Rose tornando ad abbracciandomi.
La strinsi forte prendendo anche Alice; mi erano state vicine nel mese più brutto della mia vita, avevano sofferto in silenzio per colpa mia, mi avevano sostenuto, asciugato le mie lacrime, avevano cercato di farmi sfogare, avevano fatto di tutto per me. Non potevo trovare amiche migliori.
<< Grazie davvero di tutto>>
<< Lo sai che per noi MJ e Coco non sono un problema>>, non avevano capito, sorrisi scuotendo la testa.
<< Non mi riferisco a loro, e voi lo sapete>>, dissi con gli occhi lucidi.
<< Noi ti vogliamo bene, semplicemente questo!>>, disse Alice,  Rose annuì e poi mi coinvolsero in un altro mega abbraccio.
<< Ne posso prendere un po’ anch’io?>>, chiese Edward prendendomi per i fianchi e facendo scontrare la mia schiena con il suo petto.
<< Siete bellissimi>>, disse Rose facendomi arrossire.
<< Ragazze grazie davvero, grazie per averla fatta stare meglio>>,  Edward mi baciò ed io ricambiai.
<< No scusate ne!>>, ci interruppe Alice.
Ci staccammo imbarazzati entrambi, ma per dimostrare a tutte che ero felice lo baciai ancora, con tanti baci a stampo.
<< Niente da qui ne escono in tre!>>, ci prese in giro Rose.
<< Scusate>>, dissi arrossendo ma felice.
Passammo tutto il pomeriggio con le ragazze, tra chiacchiere, chiarimenti e tante risate. Tutte rimasero disgustate quando Edward raccontò ciò che avevano fatto alle nostre spalle,  si scusarono con lui per averlo accusato ingiustamente, ma lui disse che si meritava tutti gli insulti che gli avevano rivolto. Era testardo non sarebbe mai cambiato. 
Verso sera Rose scese di sotto e mise l’auto nel garage sotterraneo in maniera tale che io ed Edward potessimo entrare in macchina senza essere visti dai paparazzi , e così fu e circa un quarto d’ora più tardi rientrammo in casa nostra, Coco e MJ  raggiunsero le loro cucce in giardino.
Edward cominciò a baciarmi con passione, con foga e desiderio ed io lo ricambiai, mi era mancato troppo, mi ero mancato fare l’amore con lui, ed ora che sapevo che con Jessica non era successo nulla, nulla mi fermava.
Una sua mano era tra i miei capelli, l’altra sulla schiena, le mie mani, invece, erano ancorate al suo collo e con le dita giocavo con i suoi capelli.
Non sapevo come descrivere le emozioni che stavo provando, puro amore e tanta passione.
Stavo cominciando a togliergli la maglietta quando una forte sensazione di vomito partì dal mio stomaco costringendomi ad interrompere quel meraviglioso contatto, corsi in bagno e rigettai anche l’anima, Edward mi sorreggeva i capelli, tenendo uno mano sulla mia fronte.
<< Tesoro come stai?>>, mi chiese preoccupato.
Ero stanca e priva di qualsiasi energia, non riuscivo a parlare, sentivo ancora il sapore del vomito in bocca, gli sorrisi per rassicurarlo e mi lavai i denti.
<< Vieni andiamo a letto>>, disse prima di prendermi in braccio e portarmi in camera, in altre occasioni avrei protestato, ma non quella sera.
Edward era sceso al piano di sotto per prepararmi un té, io mi raggomitolai su me stessa, il senso di nausea ancora non era passato ed a questo si aggiungeva il senso di colpa per aver interrotto un momento magico tra me ed Edward. 
Il mio povero corpo me la stava facendo pagare per non avergli prestato attenzione nelle settimane precedenti, ed i numerosi voli sicuramente avevano contribuito a togliermi tutte le forze, pensai. 
Poco dopo Edward tornò con una tazza di té fumante, ultimante ne bevevo tantissimo;
<< Mi sto inglesizzando!>> , dissi con un filo di voce e lui mi posò un bacio sulla fronte.
<<  Io mangio cibo italiano in continuazione!>>, ribatté lui, regalandomi uno dei suoi sorrisi, che mi scioglievano all’istante.
<< Bevi tesoro e poi a nanna>>, mi ordinò lui, aiutandomi a mettermi una sua maglietta addosso. << Va bene papà!>>, lo presi in giro io.
Si sdraiò accanto a me e mi fece accoccolare sul suo petto, cominciando ad accarezzarmi la schiena, quel gesto mi rilassò completamente, il senso di nausea sparì.
Dopo poco mi addormentai sentendomi in paradiso tra le sue braccia.
Jessica entrava in camera mia e puntava al mio Edward, nei suoi occhi vi era puro desiderio, lo voleva, ma non capiva che lui era mio.
Mi alzai di scatto, era solo un sogno, la dormita e il té mi avevano fatto bene, mi sentivo piena di energie, la nausea era solo un lontano ricordo.
<< Amore stai bene?>>, mi domandò Edward alzandosi con i gomiti e guardandomi con viso assonnato e io non resistetti, lo attirai a me e lo baciai, lui non ci mise molto ad approfondire quel bacio.
<< Che ti prende?>>, chiese quando ci staccammo a corto d’ossigeno, io sorrisi e tra un bacio e l’altro gli dissi: << Ti amo>>, e ripresi a baciarlo con più urgenza di prima, avevo bisogno di lui.
In pochi secondi ero a cavalcioni sopra di lui, continuammo  a baciarci per minuti, togliendoci i vestiti a vicenda, e dopo più di un mese facemmo l’amore, in maniera dolce e passionale, come fosse la prima volta, per tutta la notte.

Parte II
Casa nostra continuava ad essere circondata dai paparazzi, facendomi sentire come se fossi agli arresti domiciliari. Ne io ne Edward avevamo confermato che fossimo tornati insieme, anche se le voci e le foto di noi due assieme cominciavano  a circolare. Volevamo godercela solo noi due, io ero ancora beatamente in vacanza, avrei cominciato a lavorare a giugno, Edward invece aveva ripreso a girare, stando ben attento a conoscere tutti i produttori prima.
Mancava un giorno al suo compleanno ed io ancora non sapevo che regalo fargli, ci continuavo a pensare da tutta la mattina, con Coco in braccio, ma nulla il mio cervello non mi suggeriva nulla, di speciale almeno.
La stanchezza del viaggio ancora non era passata, anche se dormivo come un ghiro ed erano passati ben tre giorni dal nostro arrivo negli USA; presi un altro biscotto e non feci in tempo a portarlo alle labbra che un forte senso di nausea mi colpì costringendomi in una corsa al bagno. Rigettai tutta la colazione, non potevo andare avanti così, sarei andata dal medico di pomeriggio per farmi prescrivere qualcosa. 
Dopo essermi lavata i denti, per togliere il saporaccio del vomito, sentì il cellulare squillare in salotto, lo raggiunsi; era Edward.
<< Ciao amore>>
<< Ciao a te!>>, risposi felice di sentire la sua voce.
<< Come stai?>>, chiese premuroso.
<< Meglio>>, mentì, se gli avessi detto che avevo appena vomitato sarebbe corso subito a casa.
<< Sicura?>>, ecco, se fosse stato a casa mi avrebbe sgamato immediatamente.
<< Si. Chi ti gira in torno in questo film?>>, domandai per cambiare argomento, ma la mia attenzione venne catturata dalla televisione, dove stavano trasmettendo la pubblicità dei Tampax, un pensiero mi colpì; da quanto non avevo il ciclo? Cercai di ricordare, ma nulla, quando ero nell’appartamento delle ragazze non mi erano venute, avevo dato la colpa allo stress. Sicuramente era lo stress, poteva capitare, io non potevo essere.. no impossibile.. prendevo la pillola.
<< Amore ci sei?>>, diamine ero ancora al telefono con Edward!
<< Si, scusa>>
<< Hai vomitato ancora oggi?>>. Il vomito, la nausea, la stanchezza, l’assenza del ciclo.. una mia mano si posò automaticamente sul mio ventre piatto e un sorriso spuntò sulle mie labbra, sarei diventata mamma, molto probabilmente. 
<< No, ci vediamo sta sera! Ti amo!>>, misi giù, dovevo esserne sicura, dovevo fare un test e poi una visita, calmati Bella, mi rimproverai da sola.
Mi girai e notai la mia figura riflessa allo specchio, vicino all’entrata. Ero raggiante, anche se non ne avevo ancora la conferma, la mia mano era ancora sul mio ventre.
<< Ciao Bella>>, avevo chiamato Alice.
<< Ciao>>, risposi con forse troppo entusiasmo.
<< Che cosa ti succede?>>, mi conosceva troppo bene.
<< Senti potresti farmi un favore?>>
<< Spara!>>
<< Potresti venire a casa mia?>>
<< Si certo, ho appena finito la lezione, sarò da te tra mezz’ora circa>>. Cominciai ad agitarmi mi dovevo fare coraggio.
<< Ottimo! E potresti passare in farmacia?>>
<< Perché? Continui a stare male?>>, domandò allarmata.
<< No>>, cioè si, ma se il motivo era quello che stavo pensando io, ero molto più che felice di stare male.
<< E allora perché?>>, chiese confusa.
<< Potresti prendere un...>>, feci un bel respiro, << .. test di gravidanza?>>, dissi queste parole velocissimamente.
<< Come??>>
<< Hai capito benissimo Alice!>>
<< Tu sei..>>
<< Se fai quel che ti ho chiesto lo sapremo!>>, risposi acida.
<< Hai già gli sbalzi d’umore!!>>, l’avrei strozzata.
<< Sbrigati!>>
<< Arrivo mamma!>>, mi aveva chiamata mamma! Era una parola così dolce e responsabile. Finì la chiamata e attesi il suo arrivo in cucina.
Dopo ben quaranta minuti mi chiamò chiedendomi di aprirle il cancello sul retro, l’avrei uccisa avevo passato tutto il tempo a torturarmi le mani dall’impazienza.
<< Dove diamine eri finita?>>, le urlai appena scese dalla sua macchina.
<< Me ne vado!>>, disse rientrando in macchina.
<< Scusa, scusa, scusa, è che..>>, mi sorrise venendomi incontro.
<< È che sei impaziente di sapere se li dentro c’è un piccolo Edward>>, disse indicando il mio ventre, che io avevo circondato con entrambe le braccia.
<< Si?>>, risposi titubante. 
<< Andiamo!>>, disse prendendomi a braccetto e rientrando in casa.
Andammo in bagno e mi diede il test, ero agitatissima, il cuore rischiava di uscirmi dal petto.
<< Ora ti calmi, fai pipì e poi vediamo. Ok?>>, mi disse cercando di tranquillizzarmi.
<< Va bene>>, risposi facendole un timido sorriso.
Stavamo aspettando l’esito del test, erano i due minuti più lunghi della mia vita, il test era girato, quando i due minuti passarono lo diedi ad Alice.
<< Guarda tu!>>
Lei lo prese e pochi secondi dopo un bellissimo sorriso, che raggiunse anche i suoi occhi, spuntò sul suo viso.
Le mie mani raggiunsero autonomamente il mio ventre, ero incinta! Edward ed io saremmo diventati genitori, genitori.. e se non ne fossi stata capace? Se fossi stata inadeguata?
Calde lacrime cominciarono a rigare il mio volto, la paura cominciava ad impossessarsi di me.
<< Hey, non piangere. Se non lo volete potete..>>, certo che lo volevo, era il frutto del mio amore per Edward, non avrei mai.. non riuscivo nemmeno a pensare una cosa del genere!
<< No.. io ho paura>>, dissi con un filo di voce.
<< Sarai una mamma fantastica ed anche Edward!>>, disse abbracciandomi forte a sé.
Non ci potevo credere una piccola vita cresceva dentro di me, chissà Edward come l’avrebbe presa. Glielo dovevo dire subito, presi il cellulare e feci per chiamarlo, quando mi bloccai, avevo trovato il suo regalo di compleanno.
Io ed Alice passammo l’intero pomeriggio a pianificare il regalo per Edward, poco prima del suo arrivo tornò a casa, dopo, ovviamente, averle fatto giurare che non avrebbe detto nulla a Rose.
Preparai la cena e lo attesi, verso le sette e mezza  entrò in cucina, non mi accorsi del suo arrivo perché ero persa nei mie pensieri su lui e nostro figlio. Mi accorsi del suo arrivo solo quando due forti braccia mi abbracciarono da dietro, circondando proprio la mia pancia, ah se avesse saputo che quel gesto aveva anche un altro significato ora.
Mi baciò l’orecchio, percorrendo, poi, tutta la mandibola e raggiungendo, in fine, le mie labbra. Ci scambiammo un bacio carico d’amore.
<< Buona sera amore mio>>, disse sulle mie labbra.
<< Buona sera a te tesoro>>.
<< Tu non sai quanto tutto questo mi era mancato>>, disse riprendendo a baciarmi.
<< Vedo che stai molto meglio>>, se avesse saputo il perché! La mia tentazione di dirglielo era alle stelle ma resistetti.
Passammo una semplice serata a coccolarci sul divano, guardando un vecchio film, le sue mani erano costantemente posate sul mio ventre, lui non lo sapeva ma quel gesto mi riempiva di gioia, sembrava come se lui sapesse.
Quando andammo a dormire mi accoccolai, come sempre, a lui. Fecendo aderire la mia schiena al suo petto ed una sua mano finì sul mio ventre, la mia la raggiunse e le intrecciai, beandomi di quel semplice e magnifico gesto. 
Mi baciò i capelli, e solo in quel momento notai dalla sveglia che era mezzanotte in punto, voltai il viso verso di lui; << Buon compleanno amore mio!>>
<< Come?>>, domandò mezzo addormentato, ma io non risposi e cominciai a baciarlo, lui rispose, più che felice.
<< Buonanotte>>, papà, gli stavo per dire ma mi trattenni.  Mi abbracciò e così ci addormentammo, una lunga giornata ci aspettava.


Ciao a tutte, ancora sto meditando la vendetta, vi è piaciuto questo capitolo? Fatemi sapere il vostro parere..
A martedì, un bacio e grazie a tutti coloro che continuano a leggere la mia storia. GRAZIE.

PS. A breve la storia raccontata interamente da Edward, da quello che ha provato fino a quello dove ha scoperto l'inganno, spero vi piaccia.


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Capitolo 15
*** Tre ***


TRE

Mi svegliai verso le sette, Edward ancora dormiva ed io sarei rimasta per ore a guardarlo, era bellissimo.
A malincuore mi alzai ed andai in cucina a preparare la colazione ad Edward, tirai fuori dal congelatore le brioche e le misi in forno, preparai il caffè, ma appena il suo aroma si diffuse nell’aria la nausea tornò a farmi compagnia, mi avvicinai al lavandino ma non rigettai nulla, non avendo ancora mangiato nulla.
Aprì le finestre per far cambiare l’aria ed aspettai che le brioche fossero pronte, appena furono pronte le tolsi dal forno, ed una voglia improvvisa me ne fece prendere una e portala immediatamente alla mia bocca, pentendomene subito dopo perché era ancora bollente. 
Preparai il vassoio mettendoci le brioche, il caffè per Edward, il suo odore non mi dava più fastidio, gli ormoni pensai, ed il té per me, ormai ne ero indipendente.
Raggiunsi la nostra camera da letto, Edward era sveglio ma aveva ancora gli occhi chiusi, con una mano mi cercava dal mio lato del letto.
<< È inutile che mi cerchi io sono qui!>>, gli dissi avvicinandomi con la colazione lui in risposta mi regalò uno dei suoi magnifici sorrisi.
<< Non stavo cercando te>>, voleva giocare quindi.
<< Mi scusi signore, credo di aver sbagliato stanza! Che cosa cercava?>>, dissi facendo qualche passo indietro.
<< La mia colazione!>>
<< Oh, lei per caso compie gli anni oggi?>>, dissi avvicinandomi a lui e posando il vassoio sul comodino, lui prese il mio volto tra le mani e cominciò a baciarlo per poi raggiungere le mie labbra, poco dopo mi fece salire a cavalcioni su di lui e approfondimmo la cosa.
<< Buon compleanno amore mio!>>, gli dissi prima di lanciargli le braccia al collo e stringerlo forte a me.
<< Potrei abituarmici alla collazione a letto!>>
<< Non lo fare!>>, lo rimproverai prima di dargli un altro bacio.
Dopo essersi fatto la doccia e la barba uscì per andare sul set, lo salutai a malincuore, ma doveva uscire di casa se volevo preparargli la mia sorpresa.
La giornata sembrava non passare tutto era pronto, tranne io. Mancavano ancora tre ore al suo arrivo perciò optai per un bagno rilassante al posto della doccia.
La vasca era pronta, mi immersi e cominciai a massaggiarmi la pancia ancora piatta, il sapere che li dentro c’era una piccola creatura che presto sarebbe cresciuta e che avrei stretto tra le mie braccia mi emozionava riempiendomi il cuore di felicità e di amore puro verso quel piccolo miracolo.
Alle cinque precise sentì la porta aprirsi e vidi Edward abbastanza sconvolto, mi allarmai cos’era successo? 
<< Amore che succede?>>, gli domandai palesando la mia presenza, appena mi vide sul suo volto comparve uno dei più bei sorrisi che gli abbia mai visto fare.
<< Nulla!>>, rispose mentendomi.
<< Edward?!>>
<< I paparazzi mi stavano  facendo uscire di strada!>>, che cosa? Stava  per fare un incidente? Cominciai ad agitarmi, l’agitazione non faceva bene al piccolo, dovevo calmarmi.
<< Amore tranquilla, va tutto bene>>, disse prendendomi il volto tra le mani.
<< Potevi farti male>>
<< Sto bene>>, mi baciò e solo dopo che ci staccammo per mancanza d’ossigeno notò delle piccole letterine sul pavimento, << Amore che cosa sono?>>, domandò curioso.
<< Boh.. io proverei a raccoglierle>>, mi prese per mano e raccolse la prima lettera; una “B”.
Poi proseguì verso le scale e trovò una “U”, e sugli scalini c’erano la “O” e la “N”.
<< Buon..>>, sussurrò tra sé e sé.
Lungo il corridoio del secondo piano trovò le lettere: C, O, M, P, L, E. L’ultima lettera si trovava davanti ad una delle stanze vuote della casa.
Edward era sempre più confuso, << Ma..>>
<< Vai avanti>>, lo incoraggiai poggiando una mia mano sulla sua muscolosa schiena.  
Entrò e sul pavimento raccolse le ultime lettere: A, N, N, O.
<< Buon compleanno>>, disse con un filo di voce rimanendo basito davanti all’arredamento della stanza, solo un piccolo tavolo bianco con al centro una scatola con un fiocco blu, il suo colore preferito.
<< Aprila>>, gli sussurrai mettendomi dietro di lui e poggiando le mani sulla sua spalla destra.
Lui emozionato la aprì e rimase immobile quando ne lesse il contenuto: << Papà>>, disse con voce tremante dall’emozione, allungò la mano e prese il test positivo, lo sentì sorridere e dopo pochi secondi si voltò prendendomi tra le sue braccia.
<< Sei incinta!>>, disse ancora incredulo.
<< Si, più o meno da sette settimane>>, avevo ancora paura di una sua reazione, ma non fece finire i miei pensieri contorti che cominciò a baciarmi, mettendoci tutto l’amore che provava per me.
<< Da quanto lo sai?>>, domando posando una mano sul mio ventre, quel gesto mi emozionò.
<< Da ieri, credo che il vomito, la stanchezza e la nausea siano opera sua>>, dissi posando la mia mano sopra la sua. 
Lui mi stupì si abbassò, e alzandomi la maglietta fin sotto il seno, cominciò a baciarmi il ventre, << Hey piccolina non fare star male la tua mamma!>>.
I miei occhi alle sue parole si riempirono di lacrime di gioia, ero la donna più felice del mondo in quel momento, nulla e nessuno avrebbe mai potuto rovinare quella bolla di felicità.                                                                                                                                                               
 << Chi ti dice che è una lei?>>, domandai accarezzandogli i capelli.
<< Amore di papà fa la brava!>>, disse prima di baciarmi la pancia un’ultima volta e raggiungere il mio viso.
<< Me lo sento, tutto qui!>>, gli buttai le braccia al collo e all’orecchio gli dissi; << Non hai finito di leggere>>, si staccò da me e prese il biglietto su cui era scritto “PAPÀ”, tra le mani.
<< Giralo>>, gli suggerì, sul biglietto c’era scritto; 
“ Il ciuccio che hai in tasca è mio!”
<< Cosa?>>, si domando confuso mettendo le mani in tasca e trovando il ciuccio che di mattina gli avevo messo dentro la  giacca, sapendo che non se ne sarebbe accorto.
Sorrise e calde lacrime di gioia cominciarono a rigare il suo volto, io prontamente le asciugai; << Dimmi che sei felice!>>, gli chiesi emozionata  a pochi centimetri dalle sue labbra.
<< Felice? Tu oggi mi hai reso l’uomo più felice del mondo!>>, disse prime di prendermi tra le braccia facendomi girare per tutta la stanza.
<< Amore mettimi giù, potrei vomitare>>, mi mise giù e cominciò a baciarmi con passione.
<< Buon compleanno papà!>>, soffiai sulle sue calde labbra.
Mi prese in braccio e mi portò in camera nostra, mi pose sul letto e alzò nuovamente la mia maglietta e cominciò a fissare il mio ventre, sembrava lo stesse venerando.
<< Non vedo l’ora di prenderla tra le braccia, di insegnarle a suonare il piano e andare i bici, poi la mia bambina s'innamorerà e qualcuno le spezzerà il cuore, ed io spaccherò la faccia a quel qualcuno. Anzi, le proibirò di uscire di casa fino ai diciotto anni!>>, stava delirando.
<< Non mi guardare così, lei è la mia piccola>>, disse accarezzandomi la pancia.
<< Fate pure come se io non ci fossi!>>, lo rimproverai.
<< Non essere gelosa>>, io mi portai le mani sul volto e cominciai a ridere, se fosse stata femmina sarebbe stata l’unica donna di cui non sarei mai stata gelosa.
Prendendomi alla sprovvista si sdraiò sopra di me, poggiando i gomiti sul letto per evitare di pesarmi addosso, e cominciò a baciarmi.
<< Grazie, amore mio, è il miglior compleanno della mia vita>>, disse continuando a baciarmi.
Poco dopo ci alzammo e gli dissi di fare una doccia, nel frattempo arrivarono gli ospiti che avevo chiamato a cena, ovvero le ragazze, Tom, Ben ed Emmet, arrivato da poco da New York, pochi ma buoni, Edward odiava i mega party.
Passammo una fantastica serata, tra la cena, la torta e le battute di Emmet.
Al momento del brindisi andai in cucina preparare i bicchieri con lo champagne, Edward  mi raggiunse abbracciandomi da dietro e posando le sue grandi mani sulla mia pancia ancora piatta, << Come stanno le mie due donne preferite?>>, disse al mio orecchio, di loro solo Alice lo sapeva, prima di dirlo agli latri volevamo comunicarlo alle nostre famiglie.
 << Non sai ancora se è una femminuccia!>>, risposi a pochi centimetri dalle sue labbra.
<< Vedremo>>, disse prima di darmi un bacio a fior di labbra.
Finì di riempire i bicchieri ed Edward  mi fissò sconvolto, << Tu non bevi!>>, decisi di prenderlo in giro e mi portai un bicchiere alle labbra e ne bevvi un sorso, lui prontamente lo prese dalle mie mani e lo posò sul ripiano della cucina, << Sei per caso impazzita?!>>, era rosso in viso e quasi arrabbiato, ma aveva ragione, non potevo bere.
Non riuscì a trattenermi e gli scoppiai a ridere in faccia, la sua faccia era uno spettacolo, non ci capiva più nulla, ripresi il bicchiere e continuai a bere, lui rimase immobile a fissarmi.
<< È semplice succo di mela, tonto!>>, gli dissi passandogli il bicchiere.
<< Perdonami amore, io..>>, mi aveva ferita, però, non poteva pensare che l’avessi fatto d’avvero, abbassai lo sguardo, le lacrime stavano tornando a farmi compagnia. 
Edward si avvicinò e, mettendo due dita sotto il mio mento, alzò il mio sguardo incatenandolo al suo.
<< Amore, io.. ho solo paura, ho paura che possa succedervi qualcosa, ora che so della sua esistenza non riesco ad immaginare la mia vita senza voi due. Ora non siamo solo noi due siamo in tre. Tu con i tuoi maledetti scherzi mi farete prendere un infarto prima dei trent’anni!>>, disse abbracciandomi ed io nascosi il volto nell’incavo del suo collo.
Eravamo in tre ora, eravamo una piccola famiglia.
<< Il succo di mela, assomiglia come colore, allo spumante, così gli altri non si sarebbero accorti che, un’italiana come me, si rifiutava di bere>>, confessai ancora stretta tra le sue braccia.
<< Sei un genio amore mio>>.
Tornammo in salotto ed Edward  mi aiutò a distribuire i bicchieri brindammo e poco dopo i nostri ospiti lasciarono la villa, dovendo andare tutti a lavorare il giorno dopo.
Dopo aver messo a posto il salotto e la cucina andammo in camera da letto, cominciammo a fare l’amore in maniera lenta, dolce, e passionale. Edward  passò un’infinità di tempo a venerare la mia pancia, baciandola in ogni suo punto.
<< Vi amo>>, disse stringendomi forte a sé.
<< Ti amo>>, gli risposi stringendomi ancora di più al suo petto. 

Ciao a tutte, Edward ha preso benissimo las notizia, che ne ne pensate?
Manca davvero poco alla fine, perciò voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto.
Alla prossima, un bacio AlmaRed!

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Capitolo 16
*** Ordine ***


ORDINE

Era arrivato il momento di chiudere definitivamente con quello che ci era successo, era arrivato il momento del faccia a faccia, era arrivato il momento di affrontargli definitivamente.
<< Luke, ciao sono Bella>>, chiamai l'agente di Edward.
<< Ciao Bella, come stai?>>
<< Bene, molto meglio direi!>>, stavo bene, non mentivo. Le nausee ancora mi facevano compagnia ogni mattina, ma per il resto andava benissimo. Edward soddisfa ogni mia voglia, si assicurava che stessi ora, praticamente ogni ora, quando era sul set.
<< Sono molto felice>>, e lo era, l'ho sentivo  dalla sua voce.
<< Volevo chiederti una cosa>>, presi coraggio e mentalmente cominciai a formulare la frase.
<< Tutto quello che vuoi>>
<< Organizzami una riunione con quelli della HFR, compresi il regista, i fratelli Volturi e.. Jessica>>, ancora mi faceva male pronunciare quel nome, mi faceva schifo pensare a quello che aveva fatto. Come era potuta scendere così in basso?
<< Cosa hai in mente?>>
<< Dimmi riesci ad organizzarla?>>
<< Si, ma mi vuoi spiegare il perché?>>, avrebbe capito solo alla riunione.
<< Emm..>>
<< Ho capito, mi metto subito al lavoro>>, ecco perché Edward l'aveva scelto, era efficace ed discreto.
<< Grazie>>, misi giù la chiamata.
Mi voltai verso lo specchio e mi fissai la pancia ancora piatta, nessun cambiamento, forse il seno un po'.
<< Amore sei alla prima gravidanza, è normale che ancora non si veda la pancia>>, mi disse Edward entrando nella nostra camera da letto.
<< E tu come fai a sapere certe cose?>>, domandai stupita.
<< Mi sono informato>>, era così dolce, si posizionò dietro di me e mi cinse i fianchi, cominciando ad accarezzarmi la pancia.
<< Diventerò una balena!>>, e lui non mi vorrà più!
<< Smettila di dirlo, non vedo l'ora che cresca la tua pancia, perché sarai bellissima>>
<< Quindi ora non lo sono..>>, non gli piacevo, l'avrei capito se a me avesse preferito Jessica, le lacrime tornarono.
<< Hey guardami, tu sei e sarai bellissima amore mio. Pensa alla cosa meravigliosa che stai facendo, dentro di te sta crescendo il frutto del nostro amore, è normale che il tuo corpo cambi, ma io ti amerò sempre Isabella Swan. Hai capito? Io ti amo>>, e piangevo di gioia.
<< Ti amo anche io>>, gli dissi prima di fiondarmi sulle sue morbide labbra.

<< Allora siete pronti a vedere il vostro bambino?>>, ci domandò la ginecologa, dopo aver messo il gel freddo sulla mia pancia.
<< Pronti>>, rispondemmo io ed Edward assieme, eravamo emozionati, lui quanto me. Glielo leggevo negli occhi ed era bellissimo.
La dottoressa posò sul mio ventre l'ecografo e cominciò a muoverla, dopo pochi secondi comparve sullo schermo una macchiolina, un piccolo fagiolino, il mio bambino.
<< È tutto apposto e perfettamente nella norma>>, sorrisi felice e commossa, Edward vicino a me mi stringeva la mano e continuava a posarmi delicati baci sulla fronte.
<< Sei alla fine della settima settimana, si stanno formano bene tutti gli arti e il sistema nervoso>>, disse continuando a far scorrere l'ecografo sulla mia pancia.
<< Abbiamo fatto un capolavoro>>, mi sussurrò all'orecchio.
<< Ascoltate>>, e mai sono più bello le mie orecchie avevano sentito..
Bum, bum, bum.. Era il cuore del mio bambino, calde lacrime cominciarono a bagnarmi il viso.
<< È un monello, ora è girato e non riesco a capirne il sesso>>, ci comunicò la ginecologa.
<< L'importante è che stia bene>>, gli disse Edward mentre la dottoressa gli passava un fazzoletto con cui cominciò a pulirmi la pancia dal gel.
<< E che abbia i tuoi occhi>>, aggiunsi io, mi sarebbe piaciuto un piccolo Edward da stringere tra le braccia.
La dottoressa cominciò a compilare la mia scheda, prescrivendomi le analisi da fare e le vitamine da prendere, il tutto unito ad un'adeguata dieta.
<< Grazie amore mio, ti amo>>, e mi baciò posando una sua mano sul nostro piccolo bambino.

Luke era stato eficentissimo, esattamente due giorni dopo la mia chiamata aveva organizzato la riunione con quelli della HFR.
Andai in salotto da Edward, lui non sapeva nulla, ma sarebbe venuto con me, lo trovai pensieroso e cupo, cosa gli prendeva?
<< Amore tutto bene?>>, gli chiesi sedendomi accanto a lui.
<< Le prime settimane della gravidanza, sono le più delicate..>>, parlò ma sembrava distante.
<< Lo so..>>
<< Nelle prime settimane hai subito forti stress, sei stata male, non hai mangiato con regolarità, avresti potuto perderlo..>>, mi stava accusando?
<< Che stai dicendo?>>, chiesi con la voce che pre annunciava il pianto.
<< Amore mio, non mi fraintendere. Per colpa loro ho rischiato di perdervi entrambi, il nostro bambino sarebbe potuto..>>, era agitato, presi il suo volto tra le mani e l'ho voltai verso di me.
<< Non è successo nulla, hai sentito la dottoressa; stiamo bene entrambi. L'ho so che mi hanno, ci hanno fatto del male, ma è tutto finito>>, era solo preoccupato e arrabbiato per quello che ci avevano fatto, anche io avevo pensato al mio bambino, a quello che gli sarebbe potuto succedere.
Mi abbracciò e cominciò a baciare ogni centimetro del mio viso fino a raggiungere le mie labbra, che subito accolsero le sue in un bacio dolce e carico di amore.
<< Come stai?>>, chiese cominciando ad accarezzarmi la pancia.
<< Bene, non ho avuto nausee oltre a quelle mattutine. A pranzo ho mangiato tutto>>, era davvero monello, come lo avevo definito la dottoressa.
<< Ah la mia principessa, ma tra poco le nausee finiranno>>, era convinto che fosse una lei.
<< E comincerà a scalciare..>>, continuò abbassandosi e sollevando la maglietta cominciando a baciare il mio ventre.
Io mi beai di quel gesto, non feci nulla se non accarezzargli i morbidi capelli bronzei, ed osservare quella bellissima immagine.
Poco dopo mi alzai e presi anche lui per mano, << Amore puoi venire con me?>>, gli domandai.
<< Dove vuoi andare?>>
<< Ho chiesto a Luke di organizzarmi una riunione con quelli della HFR..>>, gli confessai, evitando il suo sguardo.
<< Sei sicura di volergli incontrare?>>, mi domandò alzandomi il volto.
Annuì e lui mi posò un dolce bacio a fior di labbra.
In macchina parlammo di quello che avremmo detto per chiudere definitivamente, volevamo ricominciare. Mezz'ora più tardi eravamo davanti alla sala riunioni della HFR, assieme a Luke che ci accolse con un sorriso contagioso.
<< Se non lo hai ucciso tu, credimi lo avrei fatto io, se fosse stato tutto vero>>, sorridemmo tutti alla sua battuta.
<< Uhm, non l'avrei ucciso.. mi sarei fatta fotografare nuda tra le braccia di un altro uomo..>>, ero cattiva quando volevo.
<< Sarei morto d'infarto!>>
<< E tu avresti le mani pulite>>
Scoppiammo nuovamente a ridere, Edward mi baciò e prendendo un bel respiro entrammo  nella sala mano nella mano.
Il chiacchiericcio cessò, tutti ci fissavano. Jessica fissava le nostre mani intrecciate ed io le sorrisi, con una faccia da bastarda. Aveva perso!
Tutti si alzarono per salutarci tranne i fratelli Volturi e Jessica, Edward mi teneva strtta a sé, continuando a lanciare occhiatacce a quei pseudo produttori e a quella gallina.
<< Allora, vogliamo anzi pretendiamo le scuse pubbliche..>>, fu Edward a parlare.
<< Cullen ci hai tolto dal progetto! Che altro vuoi?>>, domandò furioso Aro.
<< Credo che lei abbia capito benissimo signor Volturi, io ed Edward pretendiamo le scuse pubbliche sue e della signorina Stanley>>
<< Ci rovinereste>>
<< Lei crede?>>
<< Voglio che Jessica smentisca qualsiasi cosa sia apparsa sui giornali.. tutto ciò che faceva intendere ad una possibile storia!>>, disse Edward trattenendo la rabbia, che quelle persone gli procuravano.
<< Mai!>>, rispose Jessica.
<< Bene, in questo caso l'ho farò io, allegandoci anche una bella querela per diffamazione e.. ai Teen Choice Award potrei raccontare tutto per filo e per segno..>>, e questa ero io.
<< Non lo fare Isabella, rovineresti la sua carriera>>, disse il suo manager.
<< Credo ci abbia già pensato lei>>, aggiunse Edward.
<< Siete tornati insieme cosa volete ancora da me?>>, disse Jessica alzandosi e venendo di fronte a me, Edward mi strinse forte.
<< O fai quello che ti abbiamo detto o la querela parte anche dalla Warner Jessica, e la Warner ti chiuderebbe ogni possibilità di fare carriera!>>, le disse duro Edward.
<< Cosa dovremmo fare?>>, domandò rassegnato Marcus Volturi.
<< Voi le scuse pubbliche e Jessica scuse pubbliche e smentita. Sapete non voglio che la gente continui ad etichettare Edward come un traditore..>>
Io ed Edward uscimmo lasciandoci tutto il dolore che quelle tre persone ci avevano causato, quel dolore che avrebbe potuto fare del male al nostro bambino, quel dolore che ci aveva tenuti lontani per oltre un mese.

Esattamente tre giorni dopo su People Magazine c'era scritto:

"Le foto pubblicate sul giornale UsWeekly lo scorso 19 marzo, che ritraevano il signor Edward Cullen e la signorina Jessica Stanley, sono state fraintese da noi e dai paparazzi. Nulla di quello che rappresentavano era vero.
Ci scusiamo per il forte disagio causato.
Aro e Marcus Volturi"

Nella stessa pagina, continuammo a leggere io ed Edward;
                                                                                                                                                  
"Confermo quanto detto dai signori Volturi, tra me ed Edward Cullen non c'è mai stato nulla oltre ad un rapporto professionale. Mi scuso profondamente per il dolore causato a due persone brave e sincere.
Mi dispiace.
Jessica Stanly"   
                  
<< Davvero avresti detto tutto ai Teen?>>, mi chiese Edward seduto dietro di me, mentre continuava a coccolare la mia pancia.
<< No, sapevo che avrebbero accettato le nostre condizioni, non mi sarei mai abbassata ai loro livelli. La denuncia comunque ci stava, credo che la gravidanza mi renda troppo buona!>>, gli dissi voltandomi e salendo a cavalcioni su di lui, cominciai a dargli una serie di baci a stampo.
<< Si, credo tu sia troppo buona. Giuro mi facevi paura!>>
<< Quando toccano ciò che è mio divento una iena sappilo, volevo semplicemente che si facesse un po' di ordine, volglio che tutti sappiano che Edward Cullen non mi ha tradito, e che non lo farebbe mai>>, precisai a pochi centimetri dalle sue labbra.
<< Ti amo Isabella Swan>>
<< Ti amo Edward Cullen>>
Amavo lui e quella che sarebbe diventata la  mia famiglia, non esisteva più nessuna Jessica, nessun tradimento, nessun produttore. Solo noi due.

Ciao a tutte siamo giunte quasi alla fine di questa avventura..manca solo il capitolo finale, ma non vi preoccupate a giorni comincerò a pubblicare la versione di Edward.
A prestissimo, un bacio AlmaRed.
PS: Grazie a tutte

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Capitolo 17
*** Family ***


FAMILY

Erano trascorse due settimane da quando i Volturi e Jessica avevano smentito le voci sul tradimento, molti giornali avevano contattato i nostri manager per avere nostre dichiarazioni, le nostre conferme, ma noi nulla, l'avrebbero capito da soli. Avremmo deciso noi quando uscire allo scoperto e se noi non avremmo detto nulla ci avrebbe pensato la mia pancia che cominciava a farsi vedere, anche se molto timidamente.
<< Allora sei pronta a dirlo ai tuoi?>>, mi domandò Edward seduto accanto a me, mancava poco all'atterraggio all'aeroporto di Milano.
<< Si>>, risposi massaggiandomi la pancia.
Nel pomeriggio raggiungemmo casa dei miei a Milano, quando entrammo tutti ci salutarono con entusiasmo. 
Mamma e papà mi strinsero forte, Jake mi fece volteggiare, tutti felici di rivederci. Un ciclone mi saltò addosso, facendo impallidire Edward.
<< Elisabeth! Così le fai male!>>, era estremamente premuroso nei miei confronti o meglio quello della sua principessa.
<< Mamma mia!>>, gli rispose lei facendogli la linguaccia.
<< Ciao Lizzie>>, la salutai ricambiando l'abbraccio.
<< Vi vedo raggianti>>, ci disse Esme prima di abbracciare entrambi, sapesse il perché lo siamo.
<< Com'è andato il viaggio?>>, domandò papà.
<< Il solito lungo e noioso>>, risposi scoppiando a ridere alla faccia di Edward. << Hey, io sono una persona divertente, nessun viaggio in mia presenza è noioso>>, disse prendendomi per i fianchi e baciandomi la punta del naso.
<< No, per dire fate pure, qui non c'è nessuno che vi vede!>>, ci prese in giro Jacob, facendo ridere tutti.
<< Ma sono così carini..>>, gli rispose Kate con gli occhi a cuore. Che famiglia di matti che avevamo.
Avevo addosso un semplice paio di jeans, che ancora mi entravano, e una camicetta abbastanza larga che non faceva vedere o sospettare nulla.
Vedevo tutti molto curiosi, nessuno sapeva il reale motivo per il quale avessimo invitato in Italia i genitori e le sorelle di Edward, l'unica spiegazione che avevamo dato era che volevamo passare del tempo in famiglia tutti assieme in una villa sul Lago di Como, ben lontana da quella di Clooney.
Io ed Edward andammo in camera mia per darci una rinfrescata dopo il lungo viaggio e riposare. 
<< Secondo te sospettano qualcosa?>>, mi domandò stendendosi accanto a me sul letto.
<< No, non credo, però forse.. ecco, stammi vicino>>, in automatico posò la sua mano sulla pancia e cominciò a massaggiarla.
<< Amore, ti starò sempre vicino..>>, benissimo lo avevo messo fuori strada.
<< Questo mi sembra ovvio, ma volevo ricordarti che mio padre è capo della polizia, ed ha una pistola..>>, dissi voltandomi verso di lui.
<< Oh cavoli, ho messo incinta la sua bambina mi uccide..>>, sembrava terrorizzato il mio amore.
<< Per questo ti sto dicendo stammi vicino, non potrebbe mai sparare con me nelle vicinanze>>, io e papà amavamo terrorizzarlo. 
<< Ti ho già detto che sei un genio amore mio?>>, disse baciandomi.
<< Si, ma mi piace sentirmelo dire>>
<< Sbruffona>>
<< Giuro mi metto dall'altra parte del salotto>>, lo minacciai, come si permetteva?
A cena mangiai tutto con gusto, senza nausee, sarà stata l'aria di casa che mi faceva bene. Arrivati al dolce Edward mi prese per mano da sotto il tavolo, era arrivato il momento, ci alzammo in piedi richiamando l'attenzione di tutti.
<< Bene, so che vi starete chiedendo perché vi abbiamo chiamati tutti qui in Italia..>>, cominciò a parlare un Edward abbastanza agitato direi.
<< Per passare il week end sul lago>>, intervenne Carlisle.
<< Anche..>>
<< Ed ecco perché.. diciamo che..>>, diamine ero molto agitata.
<< Si siamo.. incinti>>, Edward sganciò la bomba, ma che aveva detto?
<< Cioè tra poco più di sette mesi nascerà nostro figlio, vostro nipote ecco..>>, e tutto quel coraggio da dove lo aveva tirato fuori? Tutti ci guardavano, erano sbalorditi e senza parole.
Io confermai il tutto accarezzandomi il ventre, mi infondata sicurezza quel gesto.
<< Oh mio Dio che bello!>>, ruppe il silenzio Lizzie venendo ad abbracciarmi.
<< Le fai male così!>>, la riprese Edward.
<< Ha ragione..>>, Elisabeth Cullen era definitivamente impazzita, da quando dava ragione al fratello?
<< Tesoro mio auguri, ma siete sicuri, cioè avete fatto le analisi.. una visita>>, mi disse mamma con le lacrime agli occhi.
<< Mamma non piangere.. e si lui o lei sta benissimo>>, la rassicurai prima di perdermi nel suo caldo abbraccio materno.
<< È un bel maschietto vero?>>, chiese papà prima di stringermi tra le sue braccia.
<< No Charlie, sarà una bambina>>, lo corresse Edward.
<< Conoscete già il sesso?>>, domandò una Esme commossa e felice.
<< No la mia principessina non si fa vedere>>, gli rispose lui cingendomi i fianchi e posandomi un bacio sulla guancia.
<< Scusatelo è fissato..>>
<< Tu dimmi che non l'hai messo in cantiere i giorni che siete stati qui..>>, gli domandò mio padre minaccioso e felice, ma questo secondo aspetto lo conoscevo solo io. Charlie adorava terrorizzarlo.
<< No Capo Swan lo giuro>>, rispose un Edward..
<< Congratulazioni figliolo>>, lo sorprese mio padre abbracciandolo e dicendogli qualcosa che lo fece sbiancare, l'avrà sicuramente minacciato.
Erano felici, tutti mi abbracciarono ci fecero i complimenti, erano commossi e le due sorelle Cullen le avevamo ormai perse, tra tutine e possibili nomi.
<< Di quanto sei?>>, domandò mamma una volta che l'euforia della notizia si era leggermente placata, tornando a sederci a tavola.
<< Alla fine della nona settimana>>
<< Tradotto in mesi? Sai sono giovane voglio sapere quando comincerà a chiamarmi zio!>>, chiese un Jake felice.
<< Alla fine del secondo >>, rispose Edward accarezzandomi la pancia.
<< E tu come fai a sapere tutte queste cose?>>, gli domandò sua sorella, sorpresa come il resto della mia famiglia, e per famiglia intendevo tutti.
<< Credimi Kate, ne sa molto più lui di me>>, risposi facendo ridere tutti, Edward ne era estremamente fiero.
<< Tesoro che hai?>>
<< Niente>>, mentì.
<< Bella, di cosa hai voglia?>>, era inutile mentire con lui, mi conosceva troppo bene.
<< Cioccolato bianco>>, dissi tutto d'un fiato facendo ridere tutti, e la cosa mi diede fastidio.
<< Va bene, vado a procurarmelo e lasciagli perdere..>>, mi disse Edward posandomi un bacio sulla guancia.
<< In cucina dovrebbe essercene una barretta, Jake va a prenderla>>, mio fratello andò a prenderla continuando a ridere, come gli altri del resto.
<< Cosa avete da ridere? È lui che la vuole!>>
<< Lei>>, mi corresse Edward beccandosi un'occhiataccia.
<< Sorellona ecco il tuo cioccolato>>, ma cosa avevano mangiato a cena? Pane e simpatia?
<< Ti sembro per caso una balena?>>
<< Giuro non metterò mai nessuna incinta, impazzirei. Edward come fai a sopportarla?>>
<< La amo, e non devo sopportare nulla, dentro di lei cresce mio figlio e accontentare ogni sua voglia è il minimo. Visto che il grande lavoro lo deve fare lei>>, ma un uomo così non poteva esistere, era così dolce e perfetto ed era mio, non resistetti e lo baciai, mettendoci forse un po' troppa passione.
<< Ehm ragazzi, facciamo nascere questo, poi penseremo al prossimo>>, ci prese in giro Lizzie.
Cominciarono a parlare di nomi e cose varie, io nel frattempo mi godevo la mia cioccolata bianca.
Era così bello vederli felici, per una cosa che rendeva felici noi due, era bello trovare il  sereno dopo l'uragano che ci aveva colpito. 

Comic Con 2015
La mia pancia ormai non era più molto timida, si vedeva ed era bellissima, ogni tanto lo sentivo muoversi, il mio dolce brontolone mi svegliava ogni mattina, assieme al suo papà che mi riempiva di baci finché non aprivo gli occhi.
Era arrivato il momento del tanto atteso, quanto temuto da entrambi; San Diego Comic Con.
Edward non voleva farmi prendere l’aereo, temeva per la sua principessa, quindi partimmo in macchina da Los Angeles, la mattina molto presto. Facendo regolari pause per farmi riposare, anche se non era necessario, lui doveva avere la sua dose di coccole e baci alla mia pancia.
<< Credo si sia appena svegliata>>, alla fine aveva ragione lui, era una femminuccia, la sua principessa.
Non l’avessi mai detto, nel giro di trenta secondi fermò la macchina sulla piazzola d’emergenza.
<< Buongiorno piccola di papà>>, disse baciando la mia pancia, dove la piccolina si muoveva. Era una sensazione bellissima.
<< Edward, amore della mia vita, padre di mia figlia, possiamo andare? Rischiamo di fare tardi>>
<< Prima devo fare una cosa>>, alzò il volto e raggiunse le mie labbra.
<< Ora possiamo partire>>, se faceva così quando ancora non era nata, chissà quando sarebbe uscita?
Un ora e mezza più tardi, raggiungemmo l'hotel dove si svolgeva la convention, quando scendemmo dall'auto i fan e i fotografi ci assalirono, nessuno notò la mia pancia grazie al maxi vestito che mi ero messa.
I fan urlavano di gioia vedendoci  nuovamente insime, a loro modo anche loro avevano sofferto.
Iniziai a fare selfie e a firmare autografi, sembra strano ma mi erano mancate davvero tutte quelle urla.
Una volta raggiunta la nostra stanza mi cambiai indossando jeans e maglietta, << Così amore mio si vede..>>, mi disse un Edward sorpreso.
<< Credo sia arrivato il momento di dirlo anche a loro>>, mi sorrise e mi abbracciò, era a casa. Tra le sue braccia ero sempre a casa.

<< Dimmi che quello che vedo è quello che penso io stia vedendo!>>, domandò Ashley appena mi vide nella hall, sbalordita come tutti gli altri.
<< Oh se ti stai chiedendo se quella davanti a te è Isabella Swan, ti do la conferma sono io>>, la presi in giro.
<< Scema, che bello sono così felice per voi due!>>, disse prime di stringermi in un forte abbraccio così come tutti gli altri.
<< Bravo amico hai fatto centro!>>, questo era sicuramente Ben che dava una pacca ad Edward sulla schiena.
In quel momento arrivarono anche Sam e Luke, << Bella la pancia si nota con questa maglietta, lo sapranno tutti>>, mi disse agitata.
<< Ragazzi i paparazzi non vi lasceranno in pace..>>, continuò Luke.
<< Va bene così, perché continuare a nascondere una così bella notizia?>>, gli rassicurò Edward.
Il momento era arrivato, << Pronta?>>, annuì e prendendo la mano di Edward uscì al photo call, decine e decine di fotografi cominciarono a scattare foto, i giornalisti a fare domande, la nostra unica risposta era:
<< Dopo>>, avremmo dato tutte le conferme davanti ai fan, anche se era piuttosto chiaro.
<< È andata bene>>
<< È andata bene perché c'eravate voi due al mio fianco>>, gli risposi toccandomi la pancia, e in quel momento la mia principessa calciò, dandomi conferma di quello che avevo appena detto.
<< Ragazzi pronti? Tra due minuti comincia l'incontro con i fan>>
<< Edward Cullen>>, lo chiamò il presentatore del Comic Con, lui mi baciò e salì sul palco acclamato da tutte le ragazze, poi fu il mio turno e "oooo" si sparse per tutta la sala per poi scoppiare in un boato assurdo, era bellissimo.
Cominciarono con le domande sul film, dopo che anche Bill e gli altri attori erano entrati, domande su domande i fan sempre più eccitati, io sempre più a mio agio.
<< Bella ora che anche tu sei incinta.. congratulazioni>>, iniziò a parlare una ragazza della mia età più o meno.
<< Grazie>>, le risposi educatamente, facendola sorridere. Bastava così poco per farli felici, chi ero io per impedirlo?
<< ..capisci quello che prova il tuo personaggio nel film?>>
<< Mhh, bella domanda.. Allora credo che noi donne abbiamo un innato istinto che ci porta a proteggere tutto ciò che è nostro, che ci è di più caro. Il mio personaggio, che non aveva pensato alla possibilità di avere figli, si trova questa piccola vita che diventa il centro del suo mondo, per la quale è disposta a morire pur di farla venire alla luce. È disposta anche ad andare contro la persona che ama, che in un primo momento non la capisce>>, era stata una parte difficile da interpretare per Edward, non riusciva a capire il rifiuto del suo personaggio verso il bambino. 
<< Già durante le riprese del film sentivo questo forte senso di protezione nei confronti di questo esserino, ed ora riesco a capire quanto profondo sia l'amore di una madre per un figlio>>, tutto quello che avevo detto era sincero, erano prole che provenivano direttamente dal cuore, Edward accanto a me mi strinse forte la mano.
<< Edward se Bella aspetta una bambina la farai mai vedere a Ben?>>, domandò una dolce bambina di circa dieci anni, odiavo le domande sulla mia vita privata ma questa diciamo che ci stava benissimo.
<< Beh, no, amico mio mi dispiace, ma finché non ti trovi una ragazza la mia bambina non la potrai vedere! Vorrei evitare l'imprinting e cose varie..>>, rispose Edward facendo ridere tutti.
<< Bene chi vuole essere la mia ragazza?>>, chiese divertito Ben al pubblico, che scoppiò, letteralmente, in urla e risate.
<< Quanto sei scemo?>> 
Ben alzò le mani in segno di resa, Edward mi fissava e sorrideva, poi d'un tratto avvicinò il mio viso al suo e mi baciò davanti a tutti, era il nostro primo bacio in pubblico, e non mi sentivo in imbarazzo o fuori luogo, ero semplicemente felice. Facevo il lavoro che amavo, stavo con l'uomo che amavo e dentro di me cresceva una piccola vita che amavo.
 
The end
 

Eccoci arrivati alla fine di questa storia, vi è piaciuta?
Volevo ringraziare di cuore tutte quelle persone che l'hanno letta, eravate davvero in tantissimi, perciò grazie.
Grazie a coloro che hanno lasciato i loro commenti, pieni di complimenti e osservazioni che mi hanno spronato a scrivere sempre di più.
Grazie a coloro che l'hanno messa tra i preferiti, tra quelle da ricordare e quelle da seguire.
Volevo ringraziare in particolare una lettrice
AleSwan90, che ha seguito con passione questa storia dall'inizio.
Grazie, un bacio
AlmaRed

PS. In serata pubblicherò il primo capitolo della versione di Edward, spero vi piaccia.

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