Verde Smeraldo

di xxcharlottexx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMO CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** SECONDO CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** TERZO CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** QUARTO CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** QUINTO CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** SESTO CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** SETTIMO CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** OTTAVO CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** NONO CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** DECIMO CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** UNDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** DODICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 13: *** TREDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** QUINDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** SEDICESIMO CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** PRIMO CAPITOLO ***


Mi svegliai, guardai l’ora, era tardi, come sempre. Ormai il mio fuso orario era completamente sballato, non ci facevo nemmeno più caso. Ancora assonnata presi il cellulare sul comodino per vedere se c’erano chiamate, messaggi o semplicemente delle novità.
Tre messaggi. Era Emi, ovviamente.
Era disperata, non faceva altro che pensare a Zayn, tanto da non riuscire a concentrarsi a scuola. Quel ragazzo l’aveva così presa che stava addirittura continuando a mantenere la dieta, cosa che non era mai riuscita a fare in diciannove anni.
Dopo averle risposto che anche sta notte ero riuscita a sognare Harry, chiusi la schermata dei messaggi ed eccolo apparire sullo schermo, il ragazzo che mi faceva uscire il cuore dal petto. Capelli ricci, sorriso smagliante e occhi verdi penetranti. Evitai di farmi coinvolgere da tutta quella bellezza e aprii twitter per vedere se c’erano novità, l’unico che aveva scritto era stato Niall.
“Non ti sprecare a scrivere Harry, eh!” Bofonchiai tra me e me.
Rimasi immobile nel mio letto per qualche istante presa dai miei pensieri, cosa che ormai capitava di continuo. Non riuscivo più a fare nulla durante la giornata senza pensare ai One Direction. Tutto ciò era assurdo, ma ormai ero intrappolata.
Scossi la testa e mi alzai svogliatamente dal letto ancora caldo .
Le mie giornate erano così complicate, vivevo la mia vita accompagnata dalla voce di Harry. Sentivo la sua voce commentare ogni mio gesto. Si, lui commentava ogni cosa come se vivesse dentro di me. All’inizio è stato inquietante e strano, ma con il tempo mi sono abituata a sentire i suoi pensieri.
La parte più bella della mia giornata era la notte, amavo la notte e ho sempre pensato fosse così affascinate e assolutamente sprecata per dormire. La casa è silenziosa, posso stare tranquilla nella mia camera a guardare e ascoltare gli One Direction senza che nessuno mi possa disturbare. Scrivo, leggo e parlo con altre ragazze insonne come me su twitter.
Scrivevo dell’amore che provavo per Harry, potevo aprire il mio cuore liberamente.
Passarono così le mie lunghe giornate e le mie troppo brevi notti insonne tra musica, parole d’amore e qualche lacrima. La voce di Harry non mi lasciava mai e voleva solo trovassi il modo per raggiungerlo a Londra.
Una sera telefonai ad Emi, avevo bisogno di parlarle.
“Emi, dovremmo andare a Londra, è l’unica soluzione per incontrarli.”
“Lo so, lo so. Ti ci porterei ora, subito se potessi. Tu devi vedere Harry. Ma io non ho soldi.”
“Non hai dei risparmi? Qualcosa messo da parte? Stiamo qualche giorno, il tempo di trovarli. Voglio raggiungere Harry, lui è sempre accanto a me, ma ho bisogno che almeno per una volta lo sia per davvero. Voglio che la sua voce non provenga più dalla mia testa, ma dalle sue labbra.”
“Lo so Charlie, io ho dei soldi messi via per l’università ma non posso toccarli, mio padre mi ammazzerebbe. Anche se, effettivamente, non sarebbe una cazzata, solo tu ed io sappiamo cosa senti e dobbiamo ammettere che sono un po’ strane tutte le cose che ti capitano, la voce che senti. Tu sai come la penso.”
Emi era l’unica persona con cui mi confidavo. Era l’unica che sapeva tutto su di me e su quello che mi stava accadendo. Lei era con me quando la notte non riuscivo a chiudere occhio perché sentivo Harry vicino, percepivo il suo calore, i suoi pensieri. Era lei che leggeva i miei lunghi racconti sull’amore che provavo, era lei che mi sosteneva quando le voci del ragazzo si facevano insistenti ed era ancora lei quella che mi tranquillizzava quando ogni cosa mi ricordava Harry e mi sembrava di impazzire. Emi era l’unica persona con cui non avevo nessun segreto, lei non mi prendeva per una pazza schizofrenica, anzi, era lei la prima persona a sostenere che probabilmente, quando Harry ed io ci saremmo visti, sarebbe successo qualcosa. Non sarebbe stato un’incontro con una semplice fan, anche lei pensava che forse, in qualche strano modo lui stesse aspettando me, forse abbiamo semplicemente uno strano legame. Io lo sentivo, e lo pensavo davvero, ora però avevo solo bisogno di incontrarlo per capire se era vero, se le mie sensazioni e quelle di Emi erano giuste.
Così, dopo aver parlato a lungo al telefono con la mia migliore amica, decisi di cercare su internet qualche volo Torino - Londra, nella speranza che non costassero troppo.
Trovai dopo poco un sito con molti voli low cost.
“Non constano così cari, se partiamo a metà settimana sarebbe perfetto…”
“Sì, ma io non so se…”
“Dobbiamo.andare.” Scandì bene le due parole con tono duro. Dovevamo andare e lo sapeva bene anche lei.
“Riesci sempre a convincermi alla fine!”
“Che ne dici di Mercoledì alle sette del mattino? Prenoto?”
“Ho altre possibilità? Mio padre mi ammazzerà oppure mi sbatterà fuori di casa quindi dovrò venire a vivere da te!”.
“Ti ospiterò io! Prenoto allora!”
Digitai veloci i codici della carta postale e inserii tutte le informazioni che servivano per la partenza.
“Quanto costano?” Mi domandò Emi, ancora un po’ insicura su quello che stavamo per fare.
“Quaranta euro in totale, quindi venti a testa tondi tondi.”
“Ok dai. Ora però devo andare a dormire, sai io domani vado a scuola a differenza tua!”
“Io vado a scrivere qualcosa e a farmi torturare un po’ da Harry. Speriamo che questo viaggio serva a qualcosa.”
“Spera per te che io veda Zayn, altrimenti ti ammazzo! Buona notte!”
“E tu spera che io veda Harry altrimenti penserò al mio suicidio da sola! Buona notte e mi raccomando, sogna Zayn!”
Così, scherzando, chiuse la chiamata.
Tra soli due giorni sarei partita per Londra con la mia migliore amica. Strano, non avrei mai pensando di andarci. Non mi è mai piaciuta molto quella città, a me piace il caldo e le zone di mare, non l'umidità e la pioggia. Ma in questo caso il tempo era l’ultima cosa che mi preoccupava, volevo solo atterrare in quella città per mettermi alla ricerca di Harry Styles. L’avrei trovato e ne ero certa. Mi sarebbe bastato incrociare il suo sguardo per qualche istante, non chiedevo niente di più.
M’infilai sotto le coperte gelide, diedi un’ultima occhiata al telefono e a Harry sullo sfondo.
Cercai di addormentarmi nonostante incominciassi già a sentire l’agitazione per il viaggio che avrei dovuto affrontare tra qualche giorno, ma la voce di Harry mi tranquillizzò.
“Hai fatto la cosa giusta. Non vedo l’ora di vederti, ti aspetto.” Così, mi addormentai con un sorriso.

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Capitolo 2
*** SECONDO CAPITOLO ***


Il pomeriggio seguente decisi di andare da Emi, era in panico totale, non sapeva assolutamente cosa portare per andare a Londra e avevo già una mezza idea di come avrei trovato la sua camera.
Parcheggiai la mia macchina e dopo qualche minuto mi trovai in camera sua.
“Lascia stare, non capisco più niente! Sono in confusione! Ho l’ansia!”
“Beh guarda, non l’avevo per niente notato.”
“Come faccio a scegliere cosa portare? Va be', tanto per farmi notare da Zayn ci vuole molto di più di qualche vestito carino.”
“Sempre ottimiste, mi raccomando! Comunque sono qui per aiutarti. Vediamo…”
Incominciai a controllare quello che aveva nell'armadio. Emi non aveva mai dato tanta importanza all'aspetto esteriore, infatti trovai solo qualche pantalone e delle magliette per niente femminili.
“Insomma vado nuda a Londra? Mi hai bocciato tutto quello che ho!” Esclamò Emi scocciata.
“Infatti andremo a fare un po’ di shopping, sono andata qualche giorno fa in centro e ho visto delle cose carine che potrebbero starti bene. Dai andiamo!”
Passammo il pomeriggio entrando ed uscendo da un negozio ad un altro. Avevamo tre buste piene per ogni mano. Eravamo riuscite a trovare dei vestiti proprio adatti per quei giorni che avremmo trascorso a Londra. Le cose stavano andando stranamente per il verso giusto, così tanto da aver paura che potesse succedere qualcosa da rovinare tutto quando.
Ormai tutto era pronto, dovevamo solo preparaci delle scuse plausibili per i nostri genitori. Emi aveva deciso di dire a suo padre che sarebbe uscita semplicemente per andare a scuola, come tutti i giorni. La sua valigia era già dentro al baule della mia macchina con i vestiti che odoravano ancora di nuovo.
Io invece avrei detto che avrei trascorso la mattinata con Emi perché aveva saltato scuola, per farle compagnia.
 
Era più di mezza notte ormai, avevo appena finito di fare la doccia e giravo per casa con una maschera all'argilla sul volto. Avevo il cuore a mille e con la testa ero già a Londra.
Prima di andare a dormire decisi di fumarmi una sigaretta per sciogliere la tensione e ascoltare un po’ di musica, ovviamente i One Direction, cos'altro altrimenti?
La voce di Harry riusciva ad entrare nel mio petto più del tabacco che stavo fumando, lui riusciva a scacciare via ogni paura o pensiero, sapeva sempre come farsi spazio dentro di me con estrema facilità.
Dopo mezz'ora andai nel letto e stranamente mi addormentai velocemente. Avevo dimenticato di mettere la sveglia ma non mi preoccupai, avrei sicuramente dormito tutta la notte con un occhio semi aperto rivolto all'orologio che stava sulla mia libreria.
Tra nemmeno cinque ore sarebbe inizia la grande avventura.
 

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Capitolo 3
*** TERZO CAPITOLO ***


Mi svegliai prima del dovuto, avevo dormito bene solo due ore, le altre le avevo passate a rigirarmi nel letto, pensando alle cose che avevo messo in valigia e a tutto quello che dovevo fare.
Ero in pigiama davanti all'armadio in cerca di qualcosa da indossare. Decisi cosa mettere solo dopo essere rimasta imbambolata lì per qualche minuto. Maglietta semplice nera, pantaloni di jeans attillati neri e delle scarpe dello stesso colore. Era un look semplice ma ideale per affrontare il viaggio.
Corsi in bagno a truccare il mio viso decisamente troppo pallido e poi mi preparai un buon thè caldo.
Emi mi aveva già riempito di messaggi, era davvero agitata, al contrario io ero stranamente tranquilla.
Alle sei in punto ero sotto casa di sua. Lei salì in macchina con aria affannata e stravolta.
“Ciaoooo, dai muoviti!!!”
Accelerai decisamente troppo forte e feci sgommare le ruote sull'asfalto.
Tutto era ormai pronto e deciso, non potevo più tornare indietro e nemmeno volevo.
 
Dopo quaranta minuti di lunghe code nel traffico della città arrivammo all'aeroporto,   ovviamente di corsa . Emi era già riuscita ad inciampare nella sua valigia un paio di volte, la mia solita pasticciona.
Finalmente sull'aereo, eravamo addirittura leggermente in anticipo, cosa che non capitava mai, era chiaro che questo viaggio era importante per noi.
Emi prese le cuffiette del telefono, me ne passò una e mise il disco dei One Direction. In quel momento incominciai a pensare alla pazzia che stavo facendo per incontrare quei cinque ragazzi che mi avevano cambiato la vita, per incontrare Harry. Eccolo infatti, lo sentivo, era vicino a me, come sempre.
Lui sapeva che avevo paura dell’aereo, era la mia prima volta che viaggiavo e anche in questa occasione era riuscito a tranquillizzarmi. “Il viaggio andrà bene, ci sono io con te, ricordi?” Sentii la mia mano improvvisamente riscaldarsi, era con me.
In quel momento la sua voce arrivò nelle cuffiette. Amavo lui, amavo loro, le loro voci unite e riuscii così ad addormentarmi.
Mi svegliai di soprassalto quando sentii Emi urlare.
“Charlie, Charlie sveglia! Siamo a Londra!”
“Emh si, io stavo sognando Harry…”
“Tra poco te lo ritroverai davanti, altro che sogno!”
“Lasciamo stare, potrei svenire solo al pensiero.”
Scoppiammo a ridere, più che altro per il nervosismo e l’ansia dell’essere finalmente arrivate a Londra.
Dopo poco eravamo fuori dall'aeroporto. Il cielo era nuvoloso e faceva piuttosto freddo. Emi si sentiva così bene, lei amava il tempo di Londra, io invece ero coperta come se fosse Ottobre, nonostante fossero già i primi di Maggio.
Ora dovevamo trovare la casa famiglia che ci avrebbe ospitato per i pochi giorni che saremmo state qui, essendo maggiorenni era stato più facile trovare delle persone che ci ospitassero perché non avrebbero avuto troppe responsabilità a loro carico.
Avevamo delle indicazioni, l’indirizzo dell’appartamento e Emi aveva un cartina della città. Prendemmo due pullman e secondo le indicazioni la casa si sarebbe dovuta trovare a pochi passi da dove ci trovavamo.
“Ci siamo quasi, qua è il numero 39 quindi stiamo andando dalla parte giusta, vero Emi?”
“Si si, per fortuna! Io non vedo l’ora di arrivare, sono morta!!”
“Dai su, siamo a Londra, dì che ti lamenti! Comunque qualche numero e siamo arrivate.”
Camminammo per qualche minuto e poi finalmente arrivammo.
Classica casetta Londinese, notai subito il ‘bussa porta’ in oro che poggiava sulla porta bianca, amavo quei piccoli dettagli. Anche la casa affianco mi colpii, era più lussuosa rispetto a quella dove dovevamo stare io ed Emi. C’era una macchina parcheggiata nel giardino davanti alla strada e in quel momento mi sembrò di vivere un dejavù. Tutto quel complesso mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, ma ero davvero troppo stanca per giocare alla piccola investigatrice, magari ci avrei pensato più tardi.
Entrate nel piccolo vialetto che ci portava all'entrata ci fermammo un attimo per sistemarci. Emi si tirò indietro i suoi lunghi capelli neri per sembrare un po’ più ordinata e non la solita scombinata, io nel frattempo bussai alla porta. Dopo qualche istante una signora con i capelli corti tinti di un biondo miele e una polo bianca ci aprì la porta.
“Voi dovreste essere Charlotte e Emily, giusto? Benvenute! Io sono Carly, piacere!”
“Piacere nostro, signora Carly!” Esclamammo in coro io ed Emi con un bel sorriso e un lieve imbarazzo.
“Ma che signora! Io per voi sarò semplicemente Carly!” Rise facendoci posare i bagagli nell'entrata e continuò.
“Venite vi faccio fare un giro veloce della casa. Avete fatto buon viaggio?”
Era un appartamento davvero spazioso ed era strano pensare ad una signora tutta sola in uno spazio così grande. Ci trovammo davanti una scala che divideva il salone dalla cucina e che portava ai piani superiori, probabilmente dove ci sarebbero state le camere da letto. C’erano dei divani in pelle color champagne, dei tappeti che ricoprivano il parchè, un caminetto e un bel televisore con lo schermo piatto. La cucina invece era tutta in legno bianco, con un bel tavolo per cinque persone e tre finestre che rendevano l’ambiente bello luminoso. Al piano superiore non ci accompagnò.
“Salite pure con calma e sistematevi, fate come se foste a casa vostra. Per qualsiasi cosa sono qui sotto.” La signora Carly sparì dietro la porta della cucina, probabilmente per cucinare qualcosa. 

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Capitolo 4
*** QUARTO CAPITOLO ***


Salimmo con fatica quella ventina di scalini, ricoperti con una mochet color panna con delle rifinizioni in oro per ogni scalino.
Arrivati al piano superiore ci ritrovammo cinque porte davanti. Emi ne aprì una e vide davanti a se un bagno enorme sulle tonalità dell’arancione con una vasca idromassaggio.
“Per la miseria! Questo bagno è grande quasi come camera mia!” Esclamò a voce alta.
Io aprii una porta di fronte al bagno e mi ritrovai davanti una camera da letto fantastica, non potevo credere ai miei occhi. Due letti da una piazza e mezza, uno situato nella parete di destra e l’altro in quella di sinistra, due armadi bianchi non troppo grandi appoggiati alle pareti che avevo alle mie spalle e due scrivanie divise dalla porta a finestra che dava sul balcone. Emi nel frattempo mi aveva raggiunto e si era buttata sul letto alla mia sinistra come un sacco di patate.
“Chi ti ha detto che quel letto sarà tuo?” Esclamai.
“Non lo so, ma ora sicuramente è mio!” Rise, mentre si rotolava sul piumone morbido.
“Fai pure come vuoi signorina! Comunque è tutto così spettacolare qui, io non me ne vado mai più! Ma poi hai visto tutti i decori sulle pareti?” Ero entusiasta, era tutto così perfetto.
“Se non te ne fossi accorta ci sono anche io qui con te, quindi ovvio che ho visto! E questo letto è pure piuttosto comodo e non vedo l’ora di farci una lunga dormita.” Si stiracchiò.
“Perché pensi sempre a dormire? Io vado a curiosare sul balcone.”
Lasciai i bagagli, solo ora, al centro della camera e aprii la grossa finestra per uscire.
La prima cosa che notai, dopo essermi guardata intorno, era che i nostri vicini di casa avevano una bella piscina, almeno così si poteva scrutare dagli spazi tra le foglie della grossa, ma non troppo alta siepe, che divideva le due case. Aveva anche una mansarda, infatti era più alta dell’appartamento di Carly.
“Emi i nostri vicini hanno la piscina! Saranno ricchi magari!” Cercai così di richiamare la sua attenzione sperando non si fosse già addormentata.
“Probabile, sembra una zona lussuosa, ma comunque non è detto.”
“Per me è già strano avere una camera così, quindi figurati.”
“Effettivamente.”
Chiusi la finestra alle mie spalle.
“Dai Emi, sistemiamo le nostre cose prima di rendere questo splendore un casino così da farci riconoscere!”
Dopo circa un’ora, forse anche meno, avevamo riordinato e sistemato tutto. Eravamo stanche ma non ci sembrava molto educato metterci subito a dormire appena arrivate, così decidemmo di scendere e magari fare due chiacchiere con Carly.
“Eccovi! Vi sono piaciute le vostre camere? Potevate scegliere quella che volevate.”
Emi cercò il mio sguardo sbalordita.
“Ah, perché c’erano più camere? Comunque noi abbiamo scelto quella di fronte al bagno, così non occupiamo molto spazio. Tanto siamo abituate a stare assieme.”
“Si, ho cinque figli, tra le quali due gemelle e ora che sono diventati tutti grandi ho deciso di offrire la mia casa a delle persone, come voi, che vogliono visitare Londra. Comunque bravissime, avete scelto la stanza più grande, almeno state belle comode. C'è anche un computer con la connessione e una webcam, nel caso voleste sentirvi con i vostri famigliari.”
“Adesso capiamo perché questa casa è così spaziosa. Abbiamo visto! Grazie mille, è tutto perfetto, davvero! Non siamo abituate così bene a casa!” Risposi ancora un po’ imbarazzata.
“Cerco di far sentirei miei ospiti a loro agio, è questo il mio compito!”
Carly era una perfetta padrona di casa, si vedeva che era abituata ad avere a che fare con gente nuova, non era per niente in imbarazzo, era tranquilla e sapeva far sentire le persone a casa. Era una donna simpatica, alla mano e molto cortese. Pensai che ci saremmo trovate sicuramente bene con lei.
Dopo aver chiacchierato a lungo mi accorsi che si era fatto tardi, io dovevo chiamare mia mamma e spiegarle dov'ero veramente. Andai in camera ed Emi mi seguì.
“Ciao mamma…” Risposi timorosa.
“Dove sei? Ti aspetto per pranzo?”
“In realtà.. Mamma, io.. Io sono a Londra.” Non sapevo che reazione avrebbe potuto avere, mia madre era molto imprevedibile.
“Cosa?! Ma sei impazzita?! Come a Londra?! Non dovevi essere con Emi scusa?!”
“Sono con Emi, ma a Londra.”
“Ma perché a Londra?”
“Non capiresti, è troppo complicato ora da spiegare al telefono. Stiamo bene comunque, siamo in una casa famiglia con una signora che accoglie spesso persone che vogliono venire a visitare la città. Staremo qui qualche giorno, non so quanti ma non molti. Abbiamo tutto sotto controllo, tranquilla.” La rassicurai, doveva capire che era tutto a posto e che non ero scappata, ma era una cosa ben organizzata.
“Ma cosa ti salta in mente, non lo so io! Ogni tanto non ti capisco, davvero! Comunque l’importante che stai bene e che non sei da sola. So che hai la testa sulle spalle e mi fido di te. Potevi avvertirmi però, non ti avrei detto nulla, lo sai.”
“Avresti cercato di non farmi partire, non puoi capire perché sono dovuta venire qui. Ora devo andare però! Ti saluta anche Emi! Ci sentiamo presto, ciao mamma!”
“Va bene tesoro! Chiamami quando puoi e saluta Emi! Buona Londra allora!”
Non l’aveva presa così male, era un po’ dispiaciuta ma tutto sommato era andata bene. La fortuna stava girando dalla mia parte, per una volta. Forse per la prima volta in tutta la mia vita.
“Come l'ha presa?” Disse Emi curiosa e anche un po’ preoccupata.
“Abbastanza bene dai! Pensavo peggio!”
“Meno male! Mi sa che devo chiamare mio padre anche io, ho troppa paura di come la prenderà.” Leggevo nei suoi occhi quasi il terrore, suo padre era un tipo duro e burbero, avrebbe davvero potuto cacciarla di casa.
“Ormai la scuola è praticamente finita, sei anche promossa. Stai tranquilla, ok?” Ovviamente non riuscii a convincerla, ma probabilmente nessuna parola l’avrebbe rassicurata abbastanza.
“Vado in bagno a rinfrescarmi nel frattempo che tu chiami. Arrivo subito!” Chiusi la porta alle mie spalle.
Dopo poco ritornai in camera.
“Allora?”
“Niente, si è incazzato ovviamente. Ha detto che quando ritorno faremo i conti. Tanto è sempre il solito! Mi godo questi giorni perché saranno gli ultimi che avrò, poi mi chiuderà in casa tipo suora di clausura, sicuro. Quindi non mi faccio rovinare questo momento!”
Non sapevo cosa dire, non potevo dare tutti i torti al padre, avevamo fatto una follia, partire senza dire niente e andare a Londra, era una cosa da folli, ma nessuno sapeva davvero il perché e nessuno avrebbe nemmeno capito. Decisi di non pensarci e provai a tirare su il morale ad Emi.
“Senti, che ne dici di andare a farci un giro per Londra? Dai! Ricordiamoci che siamo venuti qui per i One Direction e non abbiamo tutto questo tempo per cercarli! Quindi diamoci da fare!”
Distolse lo sguardo dal pavimento e mi prestò attenzione.
“D’accordo! Faccio un salto veloce in bagno e andiamo!” 

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Capitolo 5
*** QUINTO CAPITOLO ***


QUINTO CAPITOLO
Decisi di andarmi a sedere fuori sul balcone, mentre aspettavo Emi.
Il cielo era grigio e nuvoloso, tipico di Londra ma non mi importava per niente. Mi sentivo nel posto giusto, come se tutto qui fosse perfetto, come se non potessi essere da nessun’altra parte se non a Londra. Era una sensazione strana, ero solita sentirmi fuori posto o sbagliata, in questa occasione invece ero esattamente dove volevo e dovevo essere.
Pensai a dove fossero gli One Direction o cosa stesse facendo Harry in quel momento e cosa avrei fatto se per caso l’avessi incontrato per le strade della città. In quell'instante mi accorsi di essermi incantata con il sorriso da ebete che mi veniva quando pensavo ad incontrare i ragazzi. Risi tra me e me e iniziai a curiosare quella casa affianco che tanto mi aveva insospettito appena ero arrivata. Era tutto un po’ strano qui, le case erano abbastanza vicine, c’era la siepe che divideva i due giardini delle così cercai di intravedere qualcosa dalle finestre, invano. Poco dopo sentii dei passi alle mie spalle, era Carly.
“Pensierosa?”
“No no, curiosavo solo.” Risposi gentilmente. Nel frattempo la signora mi raggiunse sul balcone.
“Che cosa curiosavi?”
“Niente, mi guardavo semplicemente intorno.”
“Spero che vi troverete bene e vi abituerete in fretta. Io non sarò molto presente, purtroppo oltre ad ospitare persone in casa mia o un altro lavoro che occupa buona parte delle mie giornate. Per questo quando mi avete contattata ho chiesto l’età, perché ospito solo persone maggiorenni, così posso gestire bene il mio lavoro e nello stesso momento lasciare la mia casa a qualcuno per far visitare la città.”
“Beh è un’ottima idea!”
“Comunque volevo lasciarvi un paio di chiavi, visto che durante il giorno sarò via per lavoro. Buon divertimento!”
“Grazie mille Carly! Cercheremo di dare meno disturbo possibile!”
“Non vi preoccupate! Anzi se posso essere un po’ indiscreta, come mai siete venute qui a Londra? Non sembra che siate qui per una vacanza studio o per visitare la città.”
Come avrei potuto spiegare ad una signora come Carly il motivo per il qualche eravamo qui? Non ero riuscita a dire nulla nemmeno a mia madre, figuriamoci raccontare tutto ad una persona estranea. Così cercai di trovare qualcosa da dire, senza mentire completamente, perché non ero capace a raccontare delle vere e proprie bugie.
“Non è molto facile da spiegare..Siamo entrambe qui alla ricerca di un ragazzo o meglio cinque.. Insomma è un bel casino!” Mi interruppe prima che potessi continuare.
“Quindi è l’amore che vi ha portate fino a qui?” Ci pensai un po’ prima di rispondere.
“Amore, forse si.. Anzi sicuramente, ma è un amore strano, complicato. Lo scopriremo con il tempo!”
Rise. “Allora buona ricerca!”
Amore, io sapevo di amare Harry, ma si poteva chiamare amore quello che stavo provando? In quel preciso istante entrò Emi.
“Ora sto decisamente meglio! Una bella rinfrescata ci andava! Allora siamo pronte?”
Si certo, andiamo! Ah tra l’altro, Carly ci ha dato le chiavi di casa, cerchiamo di non perderle, ok?”
“Perderle? Io? Nemmeno so cosa vuol dire il verbo perdere.” Ridemmo, sapendo che lei poteva perdere davvero qualunque cosa.
 
Passammo tutta la mattinata che ci era rimasta nel centro di Londra e pranzammo in un piccolo ristorante. Emi era davvero contenta, amava questa città. Riuscivo a leggerle quell'amore nei suoi occhi grandi, si sentiva pienamente a casa, non l’avevo mai vista così felice. Io invece pensavo solo ad Harry, non mi importava di dove ci trovavamo. Io volevo solo trovare quel ragazzo, avevo bisogno di vederlo, questa era la mia priorità. Avevo bisogno di un indizio per incominciare a cercare da qualche parte e non vagare per la città senza meta, ma a quanto pare anche su twitter si era persa traccia del ragazzo dagli occhi verdi. Ero nervosa e agitata, mi chiesi perché Harry non si fosse fatto più sentire nella mia testa. Ma proprio in quell’istante commentò.
“Sono più vicino di quanto pensi.”
Rabbrividii, anche Emi se ne accorse.
“Che succede Charlie?”
“Harry..”
“Dove?! Dov'è?!” Si girò frettolosamente in tutte le direzioni possibili, cercando di vedere il ragazzo che avevo appena nominato. Ovviamente riuscì a farmi ridere.
“Stupida! Non è da nessuna parte, se non nella mai testa, per ora.”
Mi diede una spinta. “Cretina! Mi hai fatto prendere un infarto! Non siamo a casa, qua davvero possiamo incontrarli da un momento all'altro, quindi non nominare i nomi dei ragazzi così, che mi fai perdere anni di vita!” Quanto era buffa, però aveva ragione. Spiegai ad Emi cos'era successo e cosa aveva detto Harry. Lesse sul mio volto la tristezza che avevo.
“Tranquilla. Lo troveremo. Siamo qui da nemmeno qualche ora, abbiamo ancora un po’ di tempo no? Ora torniamo a casa.”
Tornammo a casa, mancavano pochi passi quando intravidi delle ragazzine in lontananza. Ce n'è saranno state poco più di quattro e non capivo cosa ci facessero davanti ad un casa, neanche nel centro di Londra poi. In mano avevano dei quaderni, due di loro erano pure ben vestite con dei bei capelli acconciati.
“Andrà di moda stare davanti a casa delle persone?” Disse Emi senza darci troppa importanza.
A quanto pare.” Alzai le spalle.
Una ragazza di quel piccolissimo gruppo corse verso di me con tutta la sua energia, mentre io stavo cercando di aprire la porta di casa.
“Scusa, hai visto i One Direction uscire di casa recentemente?” La guardai male, pensai che mi stesse prendendo in giro e non ero di certo dell’umore giusto, soprattutto se si parlava dei ragazzi.
Cercai comunque di rispondere gentilmente.
“Perché lo chiedi proprio a me? Non sono nemmeno di qui e quindi non so dove abitano, mi dispiace..”
“Mi prendi in giro scusa? Tu non abiti qui?” Rispose la ragazza con aria divertita indicando le chiavi che tenevo in mano.
Non riuscivo a capire cosa cercasse di dirmi, mi guardai le mani prima di rivolgere lo sguardo verso Emi. Era più allibita di me.
“Perché dovrei prenderti in giro? Sono una turista. Comunque qui non abitano i One Direction. Cioè magari!” Risposi con un leggero sorriso.
“Qua no, ma lì sicuramente si, comunque ciao.” La ragazza che si era appena allontanata, probabilmente infastidita, aveva indicato la casa affianco a quella di Carly, la casa che mi aveva incuriosito dall'inizio.
Rimasi immobile, nessun muscolo del mio corpo era in grado di muoversi in quel momento, mi sentivo fatta di ghiaccio, pronta a sgretolarmi se avessi provato a muovermi. Emi aveva avuto la mia stessa reazione, ma qualcosa la fece muovere, la vidi correre verso la ragazza che ormai aveva raggiunto il gruppo di ragazze.
Sentii la voce della mia amica urlare.
“Scusa, scusami, ma davvero qui abitano i One Direction?"

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Capitolo 6
*** SESTO CAPITOLO ***


Avevo il cuore a mille, le mani che tremavano e speravo con tutta me stessa che non fosse una cavolata. 
Un po’ infastidita sentii la ragazza rispondere. 
“Si, qui ci abitano i ragazzi. Ora mica vorrai farmi credere che non ne sapevate nulla? Siete le loro vicine di casa!” 
“Noi veramente non lo sapevamo, io e la mia amica siamo arrivate solo oggi. Siamo italiane.” 
“Siete due ragazze molto fortunate allora! Vorremmo essere al vostro posto, come avete fatto ad affittare una stanza quì? Possiamo venire a stare da voi?” 
Altre ragazze si avvicinarono incuriosite ad Emi e alla ragazza. Io ero ancora immobile davanti alla porta di casa. Era vero allora, i ragazzi abitavano proprio qui. Il ragazzo che amavo era il mio vicino di casa. E solo in quel momento mi ricordai delle parole che poco prima Harry aveva detto nella mia testa “sono più vicino di quanto pensi”.
Mi sentii male. Per la prima volta la voce che sentivo nella mia testa aveva ragione. Non potevo crederci, allora era davvero Harry quello che mi parlava e che sentivo? 
Emi nel frattempo mi aveva raggiunto e trascinato in casa. 
“Charlie? Tutto bene? Sveglia! Harry Styles è il tuo vicino di casa. Mi dispiace, non sono più casualità, questo è destino. Voi due dovete incontrarvi! Avevo ragione!”
“Ma perché non ci abbiamo pensato? La casa familiare, la macchina e la voce che ho sentito poco fa, che idiote!” 
“Scusa se non vado a pensare che noi due, sfigate come siamo, capitiamo nella casa accanto a quella dei One Direction!” 
Non riuscivo a riprendermi da quello stato di shock, mi sembrava tutto così impossibile e surreale per essere vero. 
“Io vado a farmi una doccia, ho bisogno di riflettere e rilassarmi un attimo.” Decisi.
“Io cerco di addormentarmi un po’, non so se ci riuscirò. Cavolo! Zayn! Ok, forse non dormo. Zayn.” 
La lasciai in camera a borbottare tra se e se. Io staccai per un secondo la testa. Da Londra, dai One Direction, da Harry e anche da Emi, dovevo risistemare le idee e pensare che quello che stavo vivendo era la vita reale, io ero reale e non stavo sognando. 
Rimasi sotto il getto d’acqua per quaranta minuti abbondanti. Non ero mai stata così a lungo in doccia, ma ne avevo bisogno per capire che ero viva e stavo vivendo davvero tutto ciò. 
Ritornai in camera e trovai Emi sul letto che dormiva, per fortuna si era riuscita ad addormentare. Guardai per qualche istante la finestra della casa dei One Direction. Non c’era nessuna luce, nonostante fosse già buio. Pensai che non fossero in casa. 
Stupidamente per un attimo mi misi a farfugliare qualcosa sotto voce. 
“Accenditi, dai ti prego. Accenditi. Accenditi.” Lo ripetei una decina di volte. Sospirai quando capii che le mie parole non servirono. Indossai qualcosa, sistemai i capelli con una pinza e poi mi truccai, anche se sapevo che non sarei uscita, ma ormai avevo il timore di incontrare uno dei ragazzi ovunque, eravamo davvero troppo vicini. 
Guardai Emi, ancora accoccolata nel letto, ricoperta dai suoi capelli neri e mi misi a sorridere. Diedi un’occhiata alla finestra quando vidi accendersi la luce che avevo fissato qualche minuto prima.
“Ok, sto incominciando a preoccuparmi! Sono una maga o cosa?” Parlai tra me e me. 
Sentii in quell'istante la porta dell’entrata aprirsi, probabilmente era Carly. Così corsi al piano di sotto per aiutarla a preparare la cena per distrarmi da tutto quanto.
“Allora com'è andato il primo giro per Londra?” Mi chiese mentre strava posando la sua giacca sull’appendi abiti.
“Bene, Londra è molto bella! Ah, oggi abbiamo incontrato un paio di ragazzine davanti alla casa qui vicino. Non sapevamo che abitassero uno dei gruppi più famosi del momento.." 
Cercai di fare finta di niente, volevo solo sapere se Carly poteva dirmi qualcosa di più su di loro. 
“Ma certo! Che sbadata! Io ormai non ci faccio nemmeno più caso, sono così abituata alla loro presenza e alle ragazze che ci sono continuamente qua intorno. Li conosci?” 
“Si, tutte impazziscono per loro!” Risi, mentre addentai un pezzo di pane che avevo appena tagliato per aiutare Carly.
“Per me sono ragazzi normalissimi. Sono brave persone, molto umili. Hanno i piedi per terra, non si sono montati la testa con il successo.” 
“Si, per quello tutti li amano penso. Hanno il fascino del ragazzo della porta accanto, come si dice e non della super star.” 
Parlammo a lungo, fino a quando la cena non fu quasi pronta. 
“Vado in camera a chiamare Emi, altrimenti non dorme più questa notte!” 
Entrai in camera e trovai Emi davanti alla finestra in lacrime. 
“Cosa succede?” Mi preoccupai.
“Corri!”
Corsi fino ad arrivare vicino a lei. 
“Guarda là!” Mi indicò la famosa finestra che si era illuminata poco prima. C’era Zayn che fumava affacciato. Non potevo credere ai miei occhi. Cercai di consolare Emi. 
“Non piangere dai! Pensa a quanto siamo state fortunate, stai tranquilla!”Pensai che se avessi visto Harry probabilmente avrei reagito molto, ma molto peggio di lei.

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Capitolo 7
*** SETTIMO CAPITOLO ***


Solo al pensiero di vedere Harry, mi venne l’ansia. Aprii la porta finestra per far entrare un po’ di aria fresca e uscii fuori sul balcone dando le spalle a Zayn.
“Cosa fai?! Così ti vede! Entra dai!” Urlò Emi.
In quel momento mi dimenticai che probabilmente dalla finestra poteva vedermi ma avevo assolutamente bisogno di respirare aria fresca, per evitare che Harry mi appannasse la mente e mi facesse sentire male.
“Beh tranquilla, c’è solo la luce della stanza, vedrà solo una sagoma!” Cercai di rassicurarla.
“Che ansia, cavolo!” Sbuffò.
Zayn aveva quasi finito la sua sigaretta, quando girò veloce il suo sguardo verso di me. Si sporse un po’ in avanti per capire chi fossi.
“Ragazzi, c’è una ragazza sul balcone della signora Carly!” Urlò in casa prima di chiudere la finestra.
Spalancai gli occhi verso Emi e rientrai veloce.
“Sapevo che ti avrebbe vista! Mi avessi dato retta!”
Ero innervosita, avevamo fatto un lungo viaggio apposta per vederli e non riuscii a trattenere la rabbia.
“Emi siamo venuti qui per loro se non te ne fossi accorta! Ci tiriamo indietro ora? Domani potremmo incontrarli fuori dalla porta o direttamente davanti a noi e cosa facciamo? Scappiamo a gambe levate perché ci vergogniamo? Ricordati perché siamo qui.” Parlavo a lei, ma parlai anche a me stessa. Sapevo che sarebbe stata dura incontrare uno di loro, mi sarei sentita così fragile al punto da potermi sgretolare in mille pezzi, loro erano la mia più grande forza ma anche la mia più grande debolezza. Erano gli unici a potermi colpire senza accorgermene. Harry, lui poteva arrivarmi al cuore in un istante. Avevo paura, ma dovevo superarla.
 
Dopo aver finito la discussione scendemmo per cenare.
Non mangiammo molto, avevamo lo stomaco chiuso ed eravamo in un fascio di nervi. Emi aiutò a sparecchiare, Carly stava lavando i piatti e io andai a buttare la pattumiera.
C’era un’aria fresca e pungente che sfiorò la mia pelle calda. Rabbrividì. Il mio maglioncino a righe non era sufficiente per ripararmi da quel freddo. Così feci una corsa dal lato opposto della casa per buttare i tre sacchetti che avevo in mano.
Attraversai la strada lentamente e respirai a pieni polmoni quell’aria fredda quando vidi un ragazzo, vestito simile a me, di spalle, nel giardinetto davanti a casa dei One Direction, stava cercando qualcosa nella macchina, probabilmente.
Quando si girò verso di me capii subito chi era, non avevo nemmeno bisogno di guardarlo in faccia. Era Louis. Mi notò subito e un sorriso comparve sul suo viso. Era uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto ed era contagioso. Mi sentivo debole e le mani incominciarono a sudare freddo.
“Aveva ragione Zayn allora! C’è una ragazza da Carly!” Gridò Louis entrando in casa.
Il mio cuore stava battendo troppo forte, la testa mi pulsava e le mani tremavano. Entrai in casa e mi sedetti per terra, vicino alla porta. Cercai di fare lunghi respiri e soprattutto di calmarmi per uscire velocemente da quello stato d’ansia. Pensai a come avrei reagito quando avrei visto Harry, come potevo incontrarlo se solo Louis mi faceva quell’effetto?
In quel momento arrivò Emi.
“Charlie! Che succede? Sei bianchissima..”
“Non ti preoccupare, sta passando..”
“Ma che hai combinato? Sei solo andata a buttare la pattumiera.”
“Ho visto Louis..”
“Come Louis? E dove?”
“Come? Come? Abitano qui vicino vorrei ricordatelo! Comunque era nel giardino davanti a casa, stava cercando qualcosa in macchina, forse.”
“Non so come reagirai quando vedrai Harry, se stai così per Louis.”
“Lo so..”
Avevo davvero paura. Non avrei retto il suo sorriso, i capelli, le sue mani, il suo corpo, non avrei retto lo sguardo di Harry. Non ero pronta a vederlo.
“Andrà tutto bene.” Mi rassicurò il ragazzo nella mia testa.
 
La nostra prima giornata a Londra si stava per concludere. Emi era già nel letto con la musica nelle orecchie, ci avrebbe messo poco ad addormentarsi. La stanza era buia, solo il riflesso della notte, che entrava dalla finestra, illuminava leggermente la camera.
Primo giorno e avevo visto i due quinti che compongono la mia vita, cercai di non pensarci altrimenti non sarei riuscita a dormire nemmeno qualche ora.
Mi tranquillizzai quando pensai che questa era la prima notte che dormivo con Harry quasi vicino. Ci separavano solo pochi metri e non chilometri. Era davvero una bella sensazione. 

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Capitolo 8
*** OTTAVO CAPITOLO ***


Mi svegliai. Era tarda mattina, saranno state poco più delle dieci. Il sole rifletteva sul pavimento lucido in marmo bianco. Mi strofinai rapidamente gli occhi e guardai oltre i miei piedi per vedere se Emi dormiva ancora e una massa di capelli neri mi fece capire che era ancora in un sonno profondo.
Mi alzai e andai alla finestra. Poggiai una mano sul vetro e guardai verso la casa dei ragazzi. “Buongiorno Harry.” Sibilai.
Era una bella giornata, il sole splendeva alto e sicuramente faceva caldo. Presi il mio cellulare e decisi di svegliare Emi con What Makes You Beautiful ad alto volume. Saltai sul suo letto a tempo per fare ancora più casino.
“Ma che diavolo stai facendo?” Sussultò con i capelli davanti al volto. Caddi sul letto e scoppiai a ridere.
“Sono contenta che ti sei svegliata di buon umore! Io invece se mi svegli ancora un volta così morirò di infarto!” Era un po’ arrabbiata ma io non smisi di ridere.
“Eh questa se la ride! Vabbè!” Emi brontolò.
Mi alzai dal letto e ballai ancora un po’ in mezzo alla camera ridendo. Poi presi degli abiti puliti.
“Il bagno è miooo!” Urlai mentre uscii di corsa sul corridoio.
“Fai un po’ come ti pare! Oggi è tutta matta. Molto bene, e sono solo le 10 del mattino.” La sentii bofonchiare prima di chiudere la porta del bagno.
Uscii dopo mezz’ora, mi ero preparata per affrontare la giornata. Prima di scendere a fare colazione volevo controllare le novità che c’erano sui vari social network. Aprii la porta finestra per far entrare un po’ di aria in camera, sembrava primavera, non faceva per niente freddo, c’era una temperatura gradevole. Meraviglioso, pensai.
Presi la sedia della scrivania e la portai in balcone, la posizionai in modo tale da dare le spalle alla casa dei ragazzi. Misi il computer portatile che avevo preso dalla scrivania sulle mie gambe coperte da dei jeans aderenti.
“Hai deciso di vivere in balcone?” Sentii Emi brontolare.
“Vedo che sei di buon umore! Vieni a goderti questo bel sole caldo!”
Si, così se mi vede qualcuno dei ragazzi si terrorizza!”
Sbuffai e la lasciai ai suoi pensieri, capitava a tutti di svegliarsi di cattivo umore. Io al contrario mi sentivo bene, ero tranquilla e rilassata e non mi andava per niente di farmi rovinare la giornata.
Aggiornai un paio di stati su facebook e mi concentrai a guardare twitter e scrivere qualcosa. Emi nel frattempo la vedevo fare su e giù dal bagno per prepararsi.
Sentii dei rumori provenire da dietro le mie spalle, era uno dei ragazzi, ne ero certa. Chiusi il computer, mi alzai e ritornai in camera. A testa bassa uscii di nuovo per prendere la sedia, mi sentii il cuore scoppiare, alzai lo sguardo coperta dal mio ciuffo biondo. Non guardai nemmeno il suo viso, avevo capito perfettamente chi era già dalle sue mani e dai suoi avambracci che uscivano fuori dalla finestra. Il ragazzo indossava una larga canottiera bianca e non ebbi nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo per arrivare al suo collo. In quel momento non riuscii a fare altro che dei lunghi respiri profondi e rimanere immobile, se mi fossi mossa sarei svenuta a terra.
“Charlie? Tutto bene?” Emi era sul bordo della finestra, capì senza che io aprissi bocca.  “Cazzo, Harry..”
Quel nome, che non ero nemmeno riuscita a pronunciare nella mia testa, rimbombò sempre più forte. Spostai il ciuffo che copriva il ragazzo affacciato alla finestra e lo guardai in faccia. Pochi secondi, i più intensi di tutta la mia vita. Sentii il cuore fermarsi, il vuoto nello stomaco come quando l’aereo sta per decollare, il sangue che si gela nelle vene, gli occhi che bruciano, la salivazione che si blocca e le palpebre che non si muovono più. Harry si accorse di me in quel momento, la sua testa ruotò lenta e i nostri occhi si incrociarono. Sentivo quello sguardo addosso a me, sembrava una calamita, non riuscivo più a staccarmi. La luce del mattino risplendeva su di lui e faceva illuminare i suoi occhi, due piccoli puntini verdi, i più luminosi e belli di sempre. Sembrava una visione, sembrava stessi sognando, non potevo credere che quella bellezza potesse esistere davvero. Secondi, secondi che stavano riempiendo quella mancanza, quel vuoto di tutti quei mesi. La situazione diventò ancora più ingestibile quando le fossette sul suo volto incominciarono a farsi più profonde e comparve il suo sorriso. Sembrava un miraggio. Provai una sensazione inspiegabile, mi sentivo come se fossi sospesa in aria, non sentii più nessuna parte del mio corpo. In quel momento tutto ciò che mi faceva rimanere in piedi era il suo sguardo su di me, non c’era gravità, terreno o forza che potesse reggere il mio corpo, l’unico che ci stava riuscendo era Harry. Non c’era più nulla intorno a me, non esisteva più niente, persi il senso del tempo, della cognizione e della ragione, era tutto svanito. C’era Harry, il suo sorriso e i suoi occhi che erano riusciti a perforare il mio sguardo e ad arrivare dritto al mio cuore.
Il ragazzo chiuse lentamente la finestra tenendo ancora il suo sguardo incollato al mio fino a quando scomparse dietro al vetro opaco.
Sentii Emi correre e prendere la sedia che poggiò rapidamente in casa, poi prese me per mano, chiuse la finestra e in quel momento il mio corpo cedette. Mi sentii spegnermi, come se qualcuno mi avesse staccato la spina. L’ultima cosa che provai fu un brivido quando il mio braccio nudo toccò bruscamente il pavimento, freddo. E poi solo il buio. 

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Capitolo 9
*** NONO CAPITOLO ***


Mi accorsi che stavo riprendendo i sensi perché sentivo di nuovo il peso del mio corpo e soprattutto avevo molto freddo. Vedevo tutto un po’ sfocato, ma pian piano ogni cosa intorno a me diventò più nitida.
“Sapevo che sarebbe svenuta.” Sentii la voce di Emi provenire dalla mia sinistra, probabilmente era sul suo letto.
“Anche questa volta avevi ragione, visto?” Risposi con voce sibilante cercando di abbozzare un leggero sorriso.
Emi corse subito da me, sentii le sue ginocchia sbattere sul marmo.
“Avrei preferito sbagliarmi! Dai che ti aiuto ad alzarti!” Appoggiai il mio peso su Emi e mi lasciai cadere sul letto.
“Per quanto tempo sono svenuta?” Chiesi.
“Non per molto. Però è stato traumatico! Avevi lo sguardo perso e sei caduta come se il tuo corpo si fosse sciolto al sole.”
“E’ stato qualcosa di simile, è così difficile da spiegare quello che mi è successo.” Era stato così strano, sembrava che quel ragazzo mi avesse risucchiato tutte le forze e l’unica persona a potermi tenere in piedi fosse solo lui.
Rimasi sdraiata per un po’, Emi mi portò la colazione a letto, così ripresi le forze. Ero un po’ dolorante ovunque, probabilmente nei giorni seguenti sarebbero comparsi numerosi lividi. Ma per fortuna non avevo sbattuto forte la testa, poiché era l’unica parte del corpo che era caduta sul tappeto morbido al centro della camera.
 
Decidemmo di uscire dalla casa quasi per l’ora di pranzo. Carly era andata a lavoro e ci aveva lasciato un biglietto per ricordarci che sarebbe tornata per cena.
Emi era già vestita, io invece indossai una maglietta bianca con delle righe blu e verde acqua e delle converse bianche, le mie preferite, perché ogni volta che mi guardavo i piedi mi ricordavano Harry. Lasciai invece i pantaloni che mi ero messa poco prima di svenire.
Mentre stavo chiudendo la porta di casa con le chiavi, vidi Emi alla mia destra tesa ed agitata.
“Che succede?” Chiesi sotto voce.
“Se ti giri, ci sono Louis, Zayn e Niall in giardino, quindi non svenire per favore!”
Evitai di girarmi verso i ragazzi, arrivammo fino al marciapiede e incominciammo a camminare nel senso opposto alla casa dei ragazzi.
“Ci hanno visto, me lo sento!” Ripeté Emi un paio di volte toccandosi nervosamente i capelli.
“Stai tranquilla.”
Sentii dei passi veloci e decisi alle nostre spalle. Qualcuno stava correndo dietro di noi.
Nessuna delle due si girò, continuammo a camminare normalmente nella stessa direzione. Il suono delle scarpe era ormai vicino a noi. Sentii un tocco leggero sulla mia spalla. Rilassai le spalle, chiusi gli occhi e feci un lungo respiro. Mi girai lentamente e trovai Louis davanti a me.
“Ciao! Tu sei la ragazza che ho visto ieri sera vero?” Il suono della sua voce era acuto e vispo, il tutto accompagnato da un sorriso meraviglioso. Mi specchiai nei suoi occhi limpidi turchesi, ricordavano molto il colore dei miei. Ne io, ne Emi riuscimmo a rispondere al ragazzo che avevamo davanti.
“Siete ospiti della signora Carly?” Continuò Louis, sorridente.
Questa volta avrei dovuto rispondere, mi preoccupai per il mio inglese, non essendo proprio ottimo, sperai che riuscisse a capire.
“Si, siamo arrivate ieri!” Esclamai. Mi accorsi solo in quell'istante che io e Louis eravamo vestiti quasi uguali. L’imbarazzo aumentò, sentii le guancie arrossire.
“Bene! Di solito Carly ospita solo persone adulte e strano vedere delle ragazze! Comunque io sono Louis.” Si stava presentando a noi? Assurdo, non aveva bisogno di nessuna presentazione perché noi sapevamo anche troppo bene chi fosse.
“Io sono Charlie e lei e Emi.” Sorrisi, guardai la mia amica affianco che stava crollando in lacrime e continuai.
“Comunque, noi sappiamo chi sei e anche chi sono i tuoi amici.” Indicai Zayn e Niall che erano rimasti nel giardino, sorrisi con enorme imbarazzo.
Louis rise e ci abbracciò forte.
“Sapevate chi eravamo ma non ci avete assalito o altro? Strano!” Emi era in lacrime e io le stavo trattenendo a stento. Sorrisi al ragazzo che aveva appena smesso di abbracciarci. Non ebbi il coraggio di dire nulla.
“Venite allora! Vi faccio conoscere gli altri!”
Si mise in mezzo a me ed Emi e appoggiò le braccia sulle nostre spalle. Non mi sembrava vero, era tutto così paradossale. Guardai la mia spalla sinistra dove Louis appoggiava la mano, poi guardai i nostri piedi, notai le caviglie scoperte del ragazzo e sorrisi. Pochi passi mancavano prima di raggiungere gli altri, avevo il cuore in gola, volevo solo urlare di gioia.
Mi sembrava di vivere in una di quelle scene da film quando mancano pochi metri da quella persona che tanto desideri abbracciare, ma in realtà sembra che ti separino chilometri. I passi, i sorrisi, gli sguardi e le persone, ogni cosa ai miei occhi era vissuta come se fosse a rallentatore. Tutto scorreva più lento, tutto tranne il cuore che invece correva all'impazzata.
“Ragazzi! Ragazzi! Loro sono Emi e Charlie! Le ragazze che ora sono da Carly!”
Così ci presentò Louis.
“Tu sei la ragazza che ho visto ieri sul balcone, vero?” Mi baciò Zayn su una guancia. Riuscii solo ad annuire.
Emi nel frattempo stava salutando Niall in lacrime, le piaceva Zayn ma non nascondeva di avere un debole per il ragazzo dagli occhi azzurri ghiaccio.
Niall salutò anche me.
“Di dove siete?” Chiese il ragazzo irlandese.
“Siamo italiane!” Risposi. Emi era sconvolta e non sarebbe riuscita a dire mezza parola. Aveva appena incontrato il ragazzo che sognava da mesi, Zayn, ed era comprensibile.
“Italiane? Ma è meraviglioso! Amo il cibo italiano!” Rispose sorridente.
“Che ne dite di entrare? Così parliamo un po’ e conoscete anche Harry e Liam.” Ci invitò Louis. Gli altri erano d’accordo, aspettavano solo una nostra risposta.
Ero terrorizzata, l'istinto mi diceva di scappare. Se fossi entrata in quella casa tra non molto, mi sarei trovata davanti Harry e sapevo già che effetto mi avrebbe fatto vederlo. Di certo non volevo svenire nel salone dei ragazzi appena quegli occhi verdi mi avrebbero incontrato.
Emi mi guardò fissa, aveva avuto il mio stesso pensiero e scosse lentamente la testa.
"Ehm, noi in realtà avevamo delle cose da fare." Sapevo che non avrei convito nessuno con quella frase. I tre ragazzi si guardarono sorridendo.
“Ma dai, venite!” Disse Niall sorridendo mentre appoggiava un braccio sulle spalle di Emi. Così li seguimmo in casa.
Sperai solo di non trovarmi Harry davanti, non subito, almeno.
Mi chiedevo se tutto quello che stavo vivendo fosse vero o se in realtà fossi ancora svenuta sul pavimento e la mia testa stava solo delirando. Mi aspettavo di trovare dei ragazzi normali, ma non così. Sembravano dei semplicissimi vicini di casa che si presentavano alle loro nuove vicine per gentilezza. Ma loro erano gli One Direction. Dei ragazzi di fama mondiale, dei cantanti e la mia vita.

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Capitolo 10
*** DECIMO CAPITOLO ***


“Benvenute a casa nostra!” Disse Niall appena entrammo nell’appartamento.
“Liam, Harry abbiamo ospiti! Scendete appena potete!” Urlò Zayn verso la scala che era di fronte a noi.
I ragazzi ci accompagnarono nel salone attraversando un corridoio costeggiato dalle scale e da alcune porte.
Arrivammo in un grande open space, delle grandi vetrate davano sul giardino, la sala era davvero luminosa e spaziosa.
“Bello vero? Merito della famiglia Styles, ci hanno dato questo appartamento per stare tutti insieme. Il disordine invece è merito nostro!” Ridemmo tutti alla battuta di Niall.
Ci sedemmo sui tre divani che circondavano un tavolino in vetro e un tappeto. Zayn era stravaccato vicino ad Emi, Louis si era seduto vicino a me e Niall era su una sedia girevole.
“Liam e Harry arriveranno, intanto voi che ci fate qua?” Chiese Louis.
“Breve vacanza, per staccare un po’ la spina.” Risposi veloce e decisa, di certo non avrei detto a loro la verità.
“E vi ritrovate i One Direction come vicini di casa! Siete fortunate, Carly tende ad affittare solo a persone adulte per evitare che delle nostre giovani fan vegano qui solo per spiarci o altro, di solito è Paul e altri della crew ad occuparsi di queste cose. Voi fan siete capaci di tutto!” Ridemmo, aveva sicuramente ragione.
“Noi abbiamo deciso da un giorno all’altro di venire qui, abbiamo trovato casa di Carly, l’abbiamo contatta e ci ha chiesto solo qualche informazione sull’età e cose di questo tipo.”
“Si vede che ci dovevate incontrare!” Rispose Zayn.
“Cosa possiamo fare per mettervi a vostro agio? Volete qualcosa da bere, da mangiare? Siamo dei ragazzi normali, state tranquille!” Ci rassicurò Niall e in quel momento Louis mi accarezzò una spalla per tranquillizzarmi.
“Non è così facile, fino a qualche ora fa vi vedevamo al massimo su un computer e ora siamo qui con voi, è tutto molto strano.” Guardai Emi e continuai.
“E la mia amica ha perso l’uso della parola a quanto pare, scusatela!” Ridemmo tutti insieme.
Niall ci offrì qualcosa da mangiare e qualche bevanda, erano sempre i ragazzi a spezzare il silenzio che si creava, noi eravamo ancora bloccate nonostante loro si comportassero nel modo più naturale possibile.
Tra l’altro, mi piace come sei vestita! Bello stile!” Esclamò divertito Louis.
“Stile Tomlinson!”
“Modestamente!” Sorrise.
Continuammo a parlare, ci dissero del tour che dovevano fare in America, ci chiesero alcune cose sull‘Italia e sulle fan italiane e poi cercarono in tutti modi di farci ridere e togliere quell‘imbarazzo che ci bloccava. Erano abituati a dover consolare ragazze che piangevano e si disperavano, sapevano come smorzare un po’ la tensione.
Zayn procurò dei fogli bianchi per fare i loro autografi che poi ci avrebbero dato.
“Tranquille, facciamo fare le firme anche ad Harry e Liam.” Concluse Louis.
In quel momento sentimmo dei passi provenire dalle scale che avevamo visto prima. Respiravo a fatica, sbiancai probabilmente, avevo paura, avevo paura che sbucasse Harry. Mi sentii rassicurata solo perché ero seduta sul divano e se mi fossi sentita male non sarei caduta come qualche ora prima. Emi mi fece segno di respirare e stare tranquilla. Per fortuna sbucò Liam.
“Finalmente! Dov’eri finito amico?” Domandò Niall.
“Stavo sistemando alcune cose!”
“Liam loro sono Charlie e Emi, sono ospiti di Carly e nostre fan.” Ci presentò Louis.
Ci alzammo in piedi per baciare Liam. Era alto poco più degli altri, si dovette abbassare un po’ per baciarci.
“Ma è un caso che siete nostre vicine o eravate venute per cercarci?”
Io ed Emi ci guardammo e fu lei a rispondere questa volta.
“Un caso! Siamo venute a Londra perché io amo questa posto e volevo mostrare la città a Charlie.”
“Non abbiamo mai avuto fan qui, non che stessero da Carly. Poi noi non siamo neanche molto spesso a casa e a Londra in generale, devo dire.”
In quel momento sentii altri passi leggeri scendere le scale, questa volta poteva essere solo lui, non c’era più alcun dubbio. Emi aveva le mani sul volto e scuoteva la testa. Io non ebbi il coraggio di muovere lo sguardo, mi concentrai sulle patatine che c’erano sul tavolino davanti a me.
“E anche Harry c’è l’ha fatta!” Esclamò Louis.
“Scusate, stavo facendo la doccia!” Disse con calma, la sua voce era assolutamente riconoscibile, era roca, bassa, graffiata, lenta e tranquilla. Non avevo ancora mosso lo sguardo, non sapevo nemmeno come fosse vestito.
Niall ci presentò ed Emi balzò subito in piedi per salutare Harry, sapevo che stava prendendo tempo per far in modo che arrivasse il più tardi possibile da me.
Sbloccai il mio sguardo e finalmente guardai quel ragazzo. Avevo il fiato corto, la testa mi faceva male, era troppo bello perché esistesse davvero. Aveva i ricci ancora umidi, una maglietta bianca leggermente trasparente, dei jeans neri che aderivano come una seconda pelle sulle gambe e le converse bianche. Aveva un corpo perfetto, non sarei riuscita a trovare le parole per descriverlo. Mentre aspettavo che Harry arrivasse da me stavo stringendo forte le mani dal’ansia, avevo paura di svenire tra le sue braccia.
Eccolo, mi aveva vista. Il suo sguardo si illuminò, aveva capito che ero la ragazza di quella mattina. Un sorriso comparve sul suo volto. Eravamo a pochi passi di distanza, sentivo già il suo profumo, entrò veloce nelle mie narici e chiusi gli occhi per qualche secondo per sentirlo meglio, il suo braccio avvolse la mia piccola vita, il suo corpo sfiorò il mio, si abbassò per baciarmi la guancia destra, il mio braccio raggiunse la sua nuca e sfiorai i ricci umidi che profumavano ancora di shampoo. Mi alzai in punta di piedi e sentii le sue labbra morbide sulla mia pelle. Rabbrividii, sentii le ginocchia spezzarsi, strinsi forte i denti per evitare di cadere tra le sue braccia. Quando lasciò il contatto con il mio corpo le nostre mani si sfiorarono velocemente. Sentii una scossa decisa e veloce sul mio dito indice e i suoi occhi continuarono ad essere fissi sui miei. Guardai così attentamente quel verde che mi sembrò di essermi persa in tutte quelle sfumature.
Era sparito di nuovo tutto, non c’era più nessuno in quella stanza, dal momento in cui i miei occhi avevano incrociato i suoi, tutto girava intorno a lui, lui era diventato il centro del mio mondo, la mia gravità, la mia forza.

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Capitolo 11
*** UNDICESIMO CAPITOLO ***


Sentivo le scintille, nello stomaco e nell'aria. Harry si era seduto su una sedia poco lontano da me, notavo il suo sguardo spostarsi su di me ogni minuto e pensai subito che avesse capito che morivo per lui.
Sentii i ragazzi parlare con noi, sentii la voce di Harry e questa volta non era solo nella mia testa. Aveva la voce più bella che avessi mai sentito.
Continuammo a parlare per un’ora, l’atmosfera era serena e allegra, i ragazzi non perdevano occasioni per prendersi in giro tra di loro o dire qualcosa di buffo.
Il mio cuore ormai batteva ad una velocità impressionate, avevo caldo e l’agitazione era a mille. Io ed Emi pian piano ci stavamo abituando a non sentirci a disagio, cercavamo di vederli come dei ragazzi normali e non come delle pop star di successo.
“E’ bellissimo parlare eh, però io ho fame e non abbiamo ancora pranzato!” Interruppe Niall il discorso.
“Strano Niall, da te non c’è l’aspettavamo proprio!” Rispose Emi con ironia.
Scoppiamo tutti a ridere.
Harry si strofinò le mani sui jeans e si alzò in piedi.
“Dai ordiniamo delle pizze, che dite? Vi fermate anche voi,vero?” Indicò me ed Emi.
Ci guardammo intorno, tutti sembravano aspettare una nostra risposta.
“Noi andremmo, siamo già state con voi per tanto, non vogliamo togliervi del tempo..”
“E’ solo un pranzo, non potete dirci di no! Andiamo!” Rispose Liam, inclinando la testa e allargando le braccia.
Harry ordinò le pizze al telefono.
Io avevo bisogno di andare al bagno per rinfrescarmi e tranquillizzarmi un po’, avrei avuto Harry nei paraggi ancora per un po’ e dovevo trovare il modo per reggere la situazione. Chiesi a Louis dov’era il bagno, lui era l’unico dei cinque che faceva sentire a mio agio e meno in imbarazzo. Mi spiegò la strada e così mi diressi per le scale che portavano al piano superiore.
C’erano alcune porte, molte probabilmente erano quasi tutte camere da letto. Trovai poi la porta che mi aveva indicato il ragazzo.
Entrai, era un bagno che si distribuiva in lunghezza, molto carino e pieno di bagni schiuma, profumi e deodoranti. Mi sciacquai le mani sotto il getto freddo dell’acqua, per qualche secondo chiusi gli occhi pensando alla bellezza sconvolgente che avevano quei cinque ragazz. Anche se caratterialmente erano dei comunissimi ragazzi della mia età, il fatto che fossero i One Direction rendeva tutto più difficile. Era difficile comportarsi in modo naturale.
Mi passai le mani bagnate e gelide sul collo, rabbrividii. Sentii la porta aprirsi, non ero abituata a chiudermi a chiave di solito. In quel momento entrò Harry. I brividi raddoppiarono e il fatto di essere soli in una stanza neanche troppo grande mi fece andare in panico.
“Scusa, non pensavo fossi qui, la porta non era chiusa a chiave.” Disse il ragazzo appena varcò la porta.
“Non ti preoccupare, stavo uscendo.” Diedi un’occhiata veloce allo specchio, ero pallida con le gote rosse. Quel riflesso mi imbarazzo ancora di più. Avrei voluto essere impassibile a quel ragazzo, odiavo farmi vedere così. Nel frattempo Harry aveva raggiunto il lavandino, eravamo così vicini.
“Comunque devo solo lavarmi le mani.”
Presi un’un asciugamano e mi asciugai le mani e il collo umido.
“Posso?” Mi indicò l’asciugamano che avevo tra le mani.
“Si.. Certo, tieni pure..” Glielo lasciai, le nostre mani si sfiorarono di nuovo. Harry mi guardò serio. Sembrava che ad ogni tocco sentisse qualcosa. Mi sentii mancare l’aria, non c’è la facevo. Il sorriso che era comparso sul suo viso era troppo per me, i suoi occhi erano fuoco ardente per il mio stomaco.
Uscii veloce da quello spazio stretto, mi appoggiai con le spalle al muro del corridoio vicino alla porta. Respirai profondamente, sentii le gambe di nuovo deboli, potevo cedere, di nuovo.
Harry uscì dal bagno.
“Tutto bene?” Mi chiese.
Non andava bene, non andava bene per niente. Quel ragazzo riusciva a distruggermi solo guardandomi negli occhi. Riusciva a caricarmi d’amore fino a non farmi capire più niente. Averlo così vicino a me, mi stordiva. Sentivo il suo profumo ed era l’essenza più buona che il mio naso avesse mai sentito.
“Si, tutto bene. Penso di avere solo un po’ di fame.”
“Ok, vieni scendiamo insieme.” 
Scendemmo le scale fianco a fianco. Guardai le nostre mani, erano così vicine che avrei potuto tranquillamente prenderlo per mano allungando di poco le mie dita, ma non l’avrei mai fatto.
Harry sfiorò la mia mano, probabilmente per caso, sentii subito un brivido così forte che mi venne all'istante la pelle d’oca. La vidi comparire anche sul suo braccio, il ragazzo mi guardò. Era serio e il suo sguardo così penetrante, la stessa scena che si era ripetuta pochi istanti prima nel bagno. Era come se cercasse una risposta nei miei occhi. Ogni tocco tra di noi era una scintilla. Non capii, come al solito, quando si trattava di Harry era normale per me non capire mai nulla. Incominciavo a chiedermi se quell'amore platonico che avevo vissuto in quei lunghi mesi, significasse davvero qualcosa. Magari aveva ragione Emi. Magari le mie sensazioni non erano solamente suggestioni.

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Capitolo 12
*** DODICESIMO CAPITOLO ***


Dopo neanche un quarto d’ora arrivarono le pizze. Emi si sedette alla mia sinistra vicino a lei Niall capotavola, Louis all’altro estremo del tavolo, alla mia destra, Harry davanti a me e Liam e Zayn davanti ad Emi.
Era una scena buffa e nello stesso momento imbarazzante. Inutile dire che sembrava tutto irreale.
Louis faceva continuamente battute ed era quello che prendeva in giro più spesso i suoi amici. Era decisamente il pranzo più divertente e folle di sempre.
“Ora mi faccio gli affari vostri, visto che di noi saprete tutto o quasi..” Disse Louis sfregandosi le mani e alzando le sopracciglia. Aveva sicuramente in mente qualche domanda spinosa.
“Siete fidanzate?” Ad Emi era andato per traverso un pezzo di pizza. Io lo guardai con gli occhi sbarrati e cercai di abbozzare un sorriso.
“Tu sei fidanzato, giusto? Non dovrebbe importarti.” Sorrisi.
“Non avete risposto!” Puntualizzò Louis sempre più divertito.
“Tutte e due single.. A meno che Emi non mi nasconda qualcosa!” La guardai ridendo.
“Io non nascondo proprio niente! Pensa per te!” Rispose scocciata.
I ragazzi avevano accesso lo stereo, ma solo adesso mi accorsi della musica che usciva dalle casse dietro le nostre spalle perché partì More Than This. Guardai subito Harry, forse per la prima volta dopo quasi mezz'ora che eravamo a tavola. Gli altri stavano parlando tra di loro e Harry stava sorridendo, probabilmente per una battuta di Niall. Staccò un pezzo di pizza con le mani, scosse la sua chioma, abbassò lo sguardo e mi guardò. Diventò serio. Cercai di reggere il suo sguardo, le sue iridi erano più verdi che mai, mi bagnai le labbra involontariamente. Mi guardò ancora più intensamente, mi sentii come se mi stesse studiando, come per comprendere meglio quale emozione ci stesse dando quello sguardo. Quei pochi secondi sembrarono interi minuti. Scosse la testa, lo vidi ingoiare il pezzo di pizza e distolsi lo sguardo.
I ragazzi continuarono con le domande, volevano conoscerci meglio. Harry era l’unico a parlare poco, si limitava ad annuire, ridere alle battute e mangiare.
"Dai vi aiutiamo a ripulire e riordinare le cose e poi togliamo il disturbo." Esclamò Emi. Io mi sistemai meglio sulla sedia e annuii.
"Avete così tanta fretta? Sembrate quasi più impegnate di noi.” Sorride Niall.
"Sono quasi le quattro, voi avrete ben altro da fare che dar retta a noi." Rispose ridendo Emi, ormai già in piedi davanti al tavolo.
"Beh è bello e allo stesso tempo particolare stare con voi così tranquilli, senza urla, pianti e disperazioni. E’ strano poter parlare così con delle ragazze che sono anche nostre fan." Fu Liam a rispondere mentre raccoglieva le posate dal tavolo.
"Quanto starete qui?" Chiese Louis.
In quel momento alzai lo sguardo dalle scatole di pizza che stavo impilando, per rispondere. Notai Harry in piedi davanti a me che riordinava i bicchieri e sembrava aspettare con ansia una risposta.
"Non sappiamo, non molto comunque." Cercai lo sguardo di Emi.
"Ma starete ancora un paio di giorni, no?" Continuò il ragazzo con la maglietta a righe.
In quel momento Harry mi guardò.
"Si si, penso di si." Risposi guardano negli occhi il ragazzo dagli occhi verdi.
"Perfetto! Allora vi facciamo un fischio e venite a trovarci?” Ridemmo tutti quanti, anche Harry.
Ci accompagnarono alla porta in gruppo. Tutti ci salutarono. Quando arrivò il turno di Harry mi sentii morire. Dovevo avvicinarmi a quel ragazzo e ogni suo centimetro di pelle che mi sfiorava provocava delle reazioni incontrollabili. Sentivo l'aria caricarsi d’energia.
Si abbassò e mi diede un bacio leggero sulla guancia stringendo il mio avambraccio destro nella sua grossa mano. Comparve un sorriso sul suo volto quando si sollevò.
"Mi raccomando, non vi perdete nel tragitto verso casa!!" Concluse Louis ridendo.
"Certo Lou!" Rispondemmo in coro io ed Emi ormai nel giardino.
Quando arrivammo a casa, Carly non c'era ancora. Andammo in camera ed entrambe ci buttammo sui nostri letti.
"Ma ti rendi conto di cosa è successo oggi?" Mi chiese Emi mentre guardava fissa il soffitto.
"Mi sembra tutto così impossibile, vorrei stare con loro tutto il giorno. Pensa vivere insieme?"
"Si, così tutte le mattine ti ritrovi Harry che gira, magari pure mezzo svestito, per casa e muori!"
Risi, rimasi immobile nella mia posizione e non riuscii ad immaginare quel ragazzo che gironzolava svestito per casa. Il mio amore per lui era strano, andava oltre al suo fisico, al suo fascino. Harry era riuscito a travolgermi con i suoi modi fare e di comportarsi, il suo lato estetico mi aveva affascinato, ma solo in un secondo momento, dopo ormai mesi che ero stregata dai suoi atteggiamenti. La sua bellezza era evidente ma tutto ciò che mi faceva innamorare non era la sua fisicità, ma lui nella sua completezza.
"Comunque Harry non è rimasto indifferente vedendoti. Ha passato tutto il pomeriggio a guardati. Si è visto, palese!" Così Emi interruppe i miei pensieri.

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Capitolo 13
*** TREDICESIMO CAPITOLO ***


"E' tutto così strano con lui. Appena siamo vicini tutto cambia, l'aria diventa elettrica. Poi non lo so, sarà una mia impressione, ma sembra che lui abbia capito qualcosa."
"Non è che ha capito qualcosa Charlie, semplicemente è capitato quello che pensavo. Gli si è smosso qualcosa quando ti ha visto."
"Ma non dire cose assurde! No dai, non può essere! Dove siamo, in una favola? Questo è ancora il mondo reale!"
"Che palle che sei! Vedremo se non ho ragione io eh!" Sbuffò girandosi a pancia in giù.
Decidemmo di continuare la nostra chiacchierata nel centro di Londra con un bel milk-shake. Ero così felice, giravo a testa alta con un bel sorriso stampato sul volto, così tanto da farmi guardare storto dalle altre persone. Continuammo il nostro giro per la città, finalmente potevo godermela senza avere la testa altrove. Feci anche qualche foto. Emi era così contenta, ogni tanto saltellava, canticchiava e ballava. Eravamo felici.
"Se siamo in un sogno nessuno ci svegli!" Esclamò.
Le ore passarono così veloci che non ci accorgemmo nemmeno che si era fatto buio.
Ritornammo a casa e vedemmo le luci della casa accese, Carly era tornata.
"Vi va di venirmi ad aiutare a preparare per cena?"
Eravamo stanche e i piedi ci facevano male, ma ovviamente, dopo esserci lavate le mani raggiungemmo la cucina.
Durante la cena, raccontammo le nostre giornate, ma eravamo tutte e tre distrutte. Sistemammo la cucina in poco tempo e ci demmo la buona notte prima di chiuderci nelle nostre camere.
Emi si mise al computer per controllare le novità, io invece mi buttai nel letto a pensare e a viaggiare con la fantasia, forse un po' troppo.
C'era un bel silenzio, sentivo solo le dita di Emi sfrecciare sui tasti, probabilmente per rispondere a qualche suo amico.
Un urlo interruppe quel clima di pace. Balzai sul letto, guardai Emi e lei guardò me. Ci fiondammo alla finestra per controllare.
Niall e Louis erano affacciati alla loro finestra. Quei due ragazzi erano pazzi.
"Ma siete impazziti?" Urlai con velo di imbarazzo sapendo di disturbare i vicini.
"Buona notte ragazze!" Rispose Louis, come se tutto fosse normale.
"Buona notte!" Emi concluse mentre Niall stava chiudendo la finestra ridendo ancora.
Rientrammo in camera ridendo.
"Dopo questo, direi che potremmo andare a dormire!" Disse Emi.
Annuii, ancora sorridendo per quello che era successo.
Ormai nel letto, spegnemmo le luci. La stanza era buia, ma non troppo, la solita luce entrava dalla finestra. Guardai ancora la casa dei ragazzi, ero stanca, ma non riuscii a prendere sonno. Ripensai a tutto quello che era successo. Avrei davvero voluto conoscere meglio quei cinque ragazzi. Nel giro di un giorno solo, sentivo già un legame insolito.
Ripensai ad Harry ed ai suoi occhi, i suoi sguardi, i suoi silenzi, le piccole scosse che scattavano appena ci sfioravamo. Era decisamente più bello dal vivo e pensai a come potesse essere possibile, visto che già nelle foto e nei video superava di gran lunga la mia idea di perfezione.
Non riuscivo a prendere sonno in nessun modo, poco più tardi pensai che se avessi dormito, sarebbe arrivato prima il giorno seguente e quindi avrei rivisto i ragazzi anche solo per un attimo. Cercai una posizione più comoda, sistemai il cuscino, ripensai di nuovo allo sguardo di Harry e mi addormentai, anche se con il cuore a mille.

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Capitolo 14
*** QUATTORDICESIMO CAPITOLO ***


Era mattina, sentivo gli uccellini canticchiare e la stanza era piena di luce. Emi dormiva profondamente, riuscivo a sentire il suo respiro lento. Guardai l'ora, erano quasi le sette, decisamente presto, pensai, ma non avevo più sonno. Mi stiracchiai e scesi dal letto, avevo voglia di un succo di frutta.
Scesi in cucina a piedi scalzi, ancora in pigiama. Entrai in cucina. C'era così tanta luce da far male agli occhi. Carly era già uscita di casa. Infatti trovai un bigliettino fucsia sul tavolo.
"Sono a lavoro, ci vediamo sta sera per cena. Buona giornata ragazze!"
Sorrisi e mi concentrai nel trovare il mio succo.
Camminai fino al salone con il bicchiere in mano. Scrutai dalla finestra la casa dei ragazzi, ma la siepe mi impediva di intravedere qualcosa. Decisi così di ritornare in camera ad aggiornare i miei social network.
Controllai alcune fan page dei One Direction, c'erano tante foto dei ragazzi e qualche news sui loro ultimi spostamenti. Mi fece sorridere, fino a due giorni guardavo quelle pagine per sapere qualcosa su di loro e sentirli così più vicini. Ora invece erano i miei vicini di casa, inimmaginabile.
Sbirciai dalla finestra, era tutto così tranquillo, non c'era un rumore o un movimento che rompesse quella sensazione di pace. I ragazzi sicuramente stavano ancora dormendo, non me li immaginavo mattinieri ma piuttosto dormiglioni.
In quel momento mi venne un'idea, avrei potuto preparargli la colazione, avrei avuto tutto il tempo per preparare qualcosa, così da sdebitarci per il pranzo che ci avevano offerto e per l'ospitalità.
Scesi di corsa in cucina, presa dalla frenesia rischiai anche di cadere dalle scale. Cercai della farina, delle uova e del latte. Avrei preparato dei pancake e poco dopo sarei passata da Starbucks a prendere dei caffè, cioccolate, cappuccini e magari qualche dolce extra per Niall.
Ero eccitata e felice, ma nello stesso momento avevo paura. Chi ero io per andare a svegliargli? Chi ero per irrompere in casa loro? Pensai che gli avrei potuto lasciare le cose per la colazione e poi sarei ritornata a casa, così da non disturbarli.
Feci tutto un po' in fretta, nel giro di un quarto d'ora avevo già cotto una trentina di pancakes, sarei ancora riuscita a cuocerne un po' prima di uscire. Il profumo forte di dolce invase la cucina.
Cercai dei tovagliolini di carta, feci dei piccoli pacchettini e preparai una spremuta. Avevo deciso di fare le cose per bene.
Corsi in camera a cambiarmi. Una canottiera, un maglioncino con maniche a tre quarti e un jeans attillato leggermente arrotolato al fondo così da scoprire le caviglie.
Scrissi un bigliettino ad Emi nel caso in cui si fosse svegliata prima del mio arrivo.
"Non toccare la roba che c'è sul tavolo, sono andata a fare una commissione. Vestiti e sbrigati! Facciamo una sorpresa ai ragazzi! Arrivo prestissimo!"
Lo posai sopra al suo comodino, vicino al cellulare, e uscii di casa.
Londra era piena di Sturbucks e non dovetti fare molte fermate di pullman per arrivare.
Ordinai parecchie bevande calde e vari tipi di muffin.
Ritornai a casa per le nove e mezza con due sacchetti di carta. Corsi in camera, Emi era sveglia, già vestita e truccata ma aveva ancora i capelli umidi.
"Buongiorno anche a te comunque! Mi spieghi che cosa stai combinando, donna impegnata?"
Andai alla finestra per vedere se i ragazzi si erano già svegliati, sembrava tutto tranquillo.
"Si, buon giorno! Niente, ho deciso di preparare la colazione ai ragazzi! Mi sono svegliata presto e mi è venuta quest'idea! Ho preparato e comprato un po' di tutto."
"Tutto questo nel giro di quante ore? Louis ti ha contagiata! Sei diventata elettrica e piena di energia come lui!"
"Ma non esagerare! Non ci ho messo molto! E' comunque era solo un modo carino per ringraziarli del pranzo di ieri."
"Potevi chiamarmi, no? Avrei potuto preparare dei biscotti."
"Ma va! Era prestissimo e poi tu dormivi ancora. Non ti preoccupare, dirò che mi hai aiutata a preparare qualcosa!"
"Grazie!" Sorrise, sentendosi più sollevata.
"Prego! Cosa pensavi che avrei detto che hai dormito tutto il tempo?" Risi.
"Così magari facevi colpo su Harry!"
Sbuffai e le diedi una gomitata.
"Tu vai ad asciugarti i capelli, che i capelli bagnati ti fanno diventare ancora più scema! Io nel frattempo cerco delle buste per metterci la colazione."
Trovai delle buste colorate molto carine. Misi le cose fredde e le cose calde in due buste separate.
"Emi scendi, dobbiamo andare!" Urlai verso le scale.
Sentii la porta al piano di sopra sbattere e dei passi decisi.
"Tu hai preparato il succo e mi hai aiutato a preparare dei pancakes, ok?" Le lasciai la borsa con le cose fredde.
"Agli ordini!"
"Ho l'ansia adesso! E se gli disturbo? Che cosa mi è venuto in mente!"
"Eh, ormai hai preparato tutto, andiamo! Lasciamo la colazione e usciamo, così non disturbiamo!"
"Si, c'è la possiamo fare!"
Attraversai il giardino e arrivammo davanti alla loro porta di casa.
"Sono apposto?" Mi girai verso Emi, cercando un po' di sicurezza.
"Sei bellissima! Dai, ora suona!"
"Ma tu non sei agitata?" Domandai per cercare di prendere tempo.
"Ma ti sembrano domande fare? Certo che sono agitata! Non sto mica portando la colazione a mia mamma! Sono i One Direction!"
Risi, un po' per quello che aveva detto, un po' per il nervoso e l'agitazione.
Avrei voluto  scappare, avevo il cuore in gola e per un attimo pensai di aver fatto una grossa cavolata. Incominciarono a prendere il sopravvento mille dubbi e paure. Scossi la testa come se potessi, così, cacciarli via.
Emi mi diede una spinta.
"Suona! Anche più di una volta perché staranno dormendo, sicuro!"
Aspettammo un minuto, un'interminabile minuto. Avevo le mani che sudavano freddo, mi stavo mordicchiando il labbro e sentivo Emi dietro di me respirare in modo affannato.
Sentii le chiavi girare nella serratura, seguite da uno scatto. La porta si aprì lentamente.
Avevo paura di trovarmi Harry davanti. Non sarei riuscita a parlare, ne ero certa.

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Capitolo 15
*** QUINDICESIMO CAPITOLO ***


Vidi un ragazzo alto a torso nudo che indossava solo dei pantaloni corti . Avrei riconosciuto quel fisico senza nemmeno bisogno di alzare lo sguardo. Era Harry, con tutti i ricci scombinati, gli occhi erano leggermente gonfi e assonati ma si sbarrarono quando mi vide davanti a lui.
Pazzesco pensai, era bello anche appena sveglio, anzi ancora di più con quell'aria trasandata.
"Buongiorno!" Esclamai. Non so dove trovai il coraggio, ma uscì da solo dalle mie labbra.
"Vi abbiamo portato la colazione!"Continuai.
"Buon..Giorno ragazze! Entrate pure!" La voce di Harry era così bassa e profonda, molto più del solito. Si pettinò i capelli con le mani.
Emi capì subito che non sarei riuscita a dire altro, ero completamente sopraffatta dalla bellezza di quel ragazzo.
"Non vogliamo disturbare! Tutto questo è solo per voi! Anzi è un modo per ringraziarvi per il pranzo di ieri."
"Cosa? Dai entrate! Chiamo gli altri e facciamo colazione tutti insieme! Andate pure in cucina.”” Affermò Harry.
Posammo le buste sul tavolo e posizionammo quello che avevamo portato così da far trovare tutto pronto.
"Harry al primo colpo sta mattina eh?”  Sussurrò Emi sghignazzando.
Sbuffai. "Pensa a quando scende Zayn!"
"Io muoio!" 
"E poi dici a me! Meno male!"
Sentii dei passi provenire dal piano superiore e poi la voce di Niall.
"Come, le ragazze ci hanno portato la colazione? Ma davvero?"
"Non so voi, ma scendo a mangiare e a ringraziarle!" Concluse Louis.
Lo vidi comparire nel corridoio. Pantalone della tuta blu scuro, maglietta a righe e cappellino grigio di lana.
"Giorno Louis!" Esclamammo in coro.
Diede un bacio veloce ad Emi e subito dopo a me.
"E' questo? Ma siete matte davvero!"Disse indicando il tavolo.
"Se non vi sbrigate a scendere io mi mangio tutto e non vi lascio nulla!"Urlò Louis ai ragazzi che erano ancora sopra.
Ecco Niall. "Ma è il compleanno di qualcuno e non lo so? Ragazze avete esagerato!" Ci baciò entrambe.
"Ma figurati!" Risposi tranquillamente.
"Appena scendono tutti vi spieghiamo cosa abbiamo preparato!" Concluse Emi.
"Vi sbrigate amici?" Urlò impazzente Niall.
Zayn, Liam e infine Harry scesero insieme.
Eravamo tutti seduti a tavola. Harry si era messo un cappellino di lana per contenere i suoi capelli ribelli. Era così bello, da svenire, ma evitai di farlo.
Mi alzai in piedi e spiegai quello che c'era sul tavolo.
"Allora, qua c'è del caffè, cioccolata e cappuccino. Questa è aranciata che ha fatto Emi. Qua invece ci sono muffin al cioccolato e con gocce di cioccolato e poi i pancakes fatti da me!"
"Ragazze siete carinissime!" Sorrise Liam.
Zayn disse a voce bassa.
"Scusate io al mattino sono uno zombie. Piano piano mi riprendo."
"Tranquillo siamo un po' tutti così appena svegli." Gli risposi.
Mangiammo tutti con gusto e continuarono a ringraziarci. Louis era il più energico di tutti, come Niall, anche se lui era troppo impegnato a mangiare. Gli altri erano ancora un po' troppo addormentati per intraprendere una chiacchierata.
Harry, mentre spalmava del miele su un pancake, mi guardava. Lo notai con la coda dell'occhio, cercai di evitare il suo sguardo per non sprofondare nei suoi occhi, come successe il giorno prima.
Mi sentivo osservata, ed era strano che fosse Harry a farlo.
"Per sdebitarci cosa possiamo fare?  Vi facciamo fare un giro per Londra e alla sera venite in un locale con noi, che dite?" Disse Niall ancora con la bocca piena.
"Ottima idea Irlandese!" Confermò Louis.
"No no cosa?! Noi ci volevamo sdebitare per il pranzo, non dovete fare altro. E poi siete impegnati, non avete tutto questo tempo da dedicarci." Risposi.
"Il realtà, siamo in un periodo di pausa, inizieremmo a registrare il nuovo album fra una settimana e poi partiamo per il tour in America." 
"Ecco, quindi non vogliamo togliervi il vostro poco tempo libero!" Continuai a parlare con Louis.
"Voi venite con noi e basta! Ci fa piacere e sarà qualcosa di diverso!”
"Noi passeremmo molto tempo con voi fan se potessimo, faremmo così con molte di voi. Ma siete forse un po’ troppe da accontentare." Disse Harry tranquillo.
"Come sei dolce Harold!" Ridacchiò Louis.
La mattinata passò rapidamente. Mangiammo quasi tutto quanto. Stavo bene con loro, c'era un ambiente meraviglioso e incominciavo a sentire un certo feeling con i ragazzi, mi sentivo quasi a mio agio se non fosse stato per Harry. Ero sempre più dell'idea che il ragazzo dagli occhi verdi avesse sentito quello provavo e che forse non gli ero così indifferente.
Emi aveva davvero ragione? Quello che pensava e immaginava, ora stava diventato realtà?
 

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Capitolo 16
*** SEDICESIMO CAPITOLO ***


Emi e Niall stavano parlando, probabilmente di cibo italiano. Era strano però, lei era molto presa da Zayn, eppure in quei due incontri con i ragazzi riusciva a parlare e sembrava trovarsi a suo agio solo con Niall. Non lo so, sembrava che i due ragazzi avessero un qualcosa che non era riuscito a scattare tra Emi e Zayn.
Io rimasi seduta sulla mia sedia con le ginocchia che poggiavano sul tavolo in vetro, era tipico di me non stare seduta normalmente su una sedia. Stavo continuando a bere il mio thè e a parlare con Liam e Zayn quando intervenne Harry ad interrompere la conversazione.
"Io vado a farmi una doccia, non ci metto molto."
"Si, sbrigati perché devo farla anche io!" Affermò Zayn.
"Comunque abbiamo anche un'altro bagno, nel caso te ne fossi dimenticato."
"Tu non metterci tanto in ogni caso." Concluse Zayn.
Harry non mi aveva mai rivolto la parola, solo il giorno prima quando ci eravamo ritrovarti nel bagno insieme. Io e lui ci guardavamo solo, ci studiavamo senza aprire bocca.
Per la prima volta mi rivolse la parola.
"Quindi vi trovo dopo, oppure andate via?"
Stavo bevendo il thè dalla tazza, quando ingoiai quella bevanda tiepida e per un attimo non capii se si stesse davvero rivolgendo a me.
"Non lo so..”
"Ok, ci vediamo tra dieci minuti allora.”
Ci guardammo ancora intensamente per un attimo. Ci furono uno scambio di sorrisi e poi lui andò al piano di sopra.
Louis, che era in cucina, notò la scena. Lo vidi ridere sotto i baffi e scuotere la testa mentre mi guardava.
"Charlie, ti va di andare in giardino a fare due chiacchiere?"
Mi si gelò il sangue, Louis era il più furbo, era anche il migliore amico di Harry, lo conosceva meglio di chiunque altro. Avevo paura.
Lo raggiunsi comunque in giardino e ci sedemmo sul dondolo.
"Allora? Come ti trovi con noi?" Mi chiese con un bel sorriso.
"Bene, benissimo. Non sto ancora realizzando!"
"Senti e che mi dici di te e..quel ragazzo.." Rise indicando l'interno della casa.
"Non so di cosa parli Louis.." Mentii e sapevo di non essere stata convincente.
Girò la testa verso la vetrata che mostrava tutto il salone.
"Parlo del ragazzo che è appena andato a farsi la doccia, non che il mio migliore amico, e capisco ormai troppo bene quando c'è qualcosa, soprattutto se si tratta di lui."
Sapevo che Louis avrebbe potuto capirmi meglio di chiunque altro, era riuscito a percepire la sensazione che si veniva a creare con il ragazzo dagli occhi verdi.
"Tutti voi mi fate sentire strana e nervosa quando parliamo, chi più chi meno e ognuno in modo diverso. Harry forse un po' di più, ma non c'è niente di particolare." Strofinai le mani sui miei jeans e abbozzai un sorriso per nascondere il mio evidente imbarazzo.
"Dai! Pensi davvero che ti creda?" Sorrise di nuovo e alzò le sopracciglia.
"E' la verità!" Esclamai più convinta e decisa, con tono squillante.
"C'è qualcosa tra di voi! Da quando sei entrata in casa nostra e ho visto come vi siete salutati. Si vede che sei diversa con lui, più sostenuta, imbarazzata e quasi impaurita."
"Adesso esageri Louis!" Risi.
"Davvero, è così! Vi ho osservati anche prima, c'era un'atmosfera strana. Ed Harry non si comporta come al solito."
Cosa voleva dire con quelle parole? Non potevo pensare che Harry potesse comportarsi in modo diverso con me.
"Ma figurati se Harry è cambiato! Per lui sono solo una semplice fan, tutto qui. E comunque per favore, non dire nulla, la cosa rimane tra di noi. E' tutto normale." Cercai di rimanere calma e sorridente.
"Non insisto, sappi che io sono qui, se in questi giorni vorrai parlare, ci sono. E rimarrà tra di noi." Posò la sua mano sulla mia.
"Grazie mille e non dire nulla soprattutto ad Harry nel caso ti chiedesse qualcosa. Anche se so che non lo farà."
"Non ne sarei così sicuro." Rise divertito.
Louis se ne andò, lasciandomi da sola a pensare.
Non capii. Ma non volevo andare oltre, avevo paura di scoprire cose che avrebbero potuto illudermi inutilmente.
Era già difficile vivere con la voce di Harry nella mia testa e con la sensazione di sentirlo sempre accanto a me, non avrei sopportato false illusioni. Rimasi ferma, su quel dondolo lasciando via libera ai miei pensieri.
Emi probabilmente si accorse che era successo qualcosa, perché la sentii correre verso di me.

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