Beloved Immortal

di queenjane
(/viewuser.php?uid=758690)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stardust ***
Capitolo 2: *** Broken pieces ***
Capitolo 3: *** Someday ***
Capitolo 4: *** A backward glance ***
Capitolo 5: *** From yesterday ***
Capitolo 6: *** Little Angels ***
Capitolo 7: *** Keep your eyes open ***
Capitolo 8: *** Shiver ***
Capitolo 9: *** ICE QUEEN ***
Capitolo 10: *** Final Masquerade ***
Capitolo 11: *** Final Destination ***
Capitolo 12: *** War Time ***
Capitolo 13: *** Right Here Waiting ***
Capitolo 14: *** The Swan's song ***
Capitolo 15: *** Forgiven, not forgotten ***
Capitolo 16: *** The Last Knight ***
Capitolo 17: *** All or Nothing ***
Capitolo 18: *** The True End of the Journey ***



Capitolo 1
*** Stardust ***


Prima ancora delle risposte, mi interrogo sulle sensazioni, desidero provare qualcosa e dentro, lucida, percepisco il nulla, tutto il vuoto che mi circonda.
Ho costruito un muro di altezzosa freddezza per sopravvivere, i sogni dimenticati, cammino senza meta, solo a me stessa devo rendere conto, ieri e oggi sono sola con le mie paure..


Li ho persi.

Mi stendo supina sull’erba, gambe e braccia allargate a forma di stella, tutto riaffiora, un gioco di specchi, memorie rovesciate, profumo di rose e glicine, edera, partite infinite a tennis e scacchi, due ragazzine che pattinano, frammenti di dialoghi, ci sei, riposa, sono stanca, ho avuto paura di perderti.

Mi tasto la fronte, la cicatrice occultata dall’attaccatura dei capelli, ricordo di una caduta a cavallo dove sbattei la testa, una commozione celebrale e lei che mi chiamava mia principessa, un inchino e un sorriso, ero tornata, e di contrabbando, una sigaretta in due, che principianti, sorsi furtivi di vino, confidenze.
Era la mia migliore amica, mia sorella.

La Grande Guerra è terminata, i sopravissuti celebrano il caso di essere sempre vivi, riti inventati e pronti sul momento.
Al diavolo i morti, quando lessi i titoli su “Le Matin”, lo zar fucilato nel luglio 1918 a Ekatenerimburg, nessun accenno alla famiglia imperiale, compresi che era finita.
Mia madre si chiama Elisabetta Aleksandrovna, Ella per amici e parenti, e custodisce i segreti con la tenacia di un alchimista o di un cavaliere medievale, specie uno.

Sono nata il 27 gennaio 1895, come Mozart, in una aspra giornata di neve, la prima figlia dello zar Nicola II nel novembre dello anno.

Per desiderio imperiale, le due bambine si frequentarono fin da piccole per perpetuare una tradizione, visto che fin dall’infanzia il giovane imperatore era stato amico di Aleksander Aleksandrovic Rostov-Raulov e Pietr Paulovic Raulov, rispettivamente fratello e marito di Ella, con cui aveva prestato servizio negli ussari.
Credeva in quei legami, la coincidenza delle due nascite gli pareva di buon auspicio.
Nicola II era nato il 16 maggio 1868, evento annunciato da 300 colpi di cannoni dalla Fortezza dei Santi Pietro e Paolo, figlio dello zarevic Alessandro e di sua moglie Maria, si stapparono vodka e champagne.
I Romanov avevano un nuovo discendente, peccato che la data fosse di cattivo auspicio, il 16 era il giorno di San Giobbe, lo sventurato.
Chiamato Nicholas, come il bisnonno, ebbe appellativo di Nicky.
Ella era la figlia di una dama di compagnia della giovane granduchessa Maria e crebbe a corte.
Tutti la reputavamo deliziosa, a partire dallo zar liberatore, Alessandro II, che aveva abolito la servitù della gleba, aveva fede nel progresso, peccato fosse morto giovane, in un attentato, nel 1881.
La sua agonia fu lenta e penosa, raccontò attento e preciso, Nicky a Ella, le urla, il sangue che impiastrava le mani, lui era presente ..
I Romanov, per infausta tradizione, era più facile che morissero in un attentato che nel loro letto...quella cosa , non era molto consolante.
Noi prenderemo seriamente i destini del nostro impero, che da ora in avanti saranno discussi solo tra noi e Dio”, dichiarò Alessandro III salendo al potere, nel 1881, sua legge erano il ferro ed il sangue.
Sua moglie, Maria, dimostrò talento nel predisporre grandi feste, circondata da un cercle mondano e spiritosissimo, chic e curata, era sempre all’ultima moda. Invece il marito era assai più parco, agli intrattenimenti scintillanti organizzati dalla consorte preferiva la vita in famiglia. Lavorava come un amanuense certosino alla scrivania, studiando tutti i documenti che affluivano da ogni angolo dell’impero.
Massiccio e altissimo, poteva piegare a forma di ferro di cavallo una forchetta per divertire i figli.
Ella fu tra le damigelle di onore di Elisabetta d’Assia, sposa nel 1884 del fratello dello zar, Sergei Aleksandrovic Romanov, insieme alla sorellina di lei, Alix, poi diventata Alessandra Feodorovna.
Nicky e Alix si conobbero in tale occasione, lei aveva dodici anni, lui quattro in più.
Fu in quell’evento che Alessandro III ebbe a dire a Ella (che aveva notato gli sguardi tra i due giovanetti) che un giorno sarebbe stata splendida.
Un due anni dopo, i principi Rostov-Raulov la spedirono in Francia, in collegio a Parigi, per terminare la sua educazione e ritornò impeccabile, con gusti precisi e raffinate conoscenze in materia di lingue, musica e scienze.
Per inciso, era di una bellezza splendida e suntuosa, come aveva pronosticato lo zar, una ragazza che non leggeva romanzi d’amore, ottima strategia si era complimentato suo fratello, i principi non si sposano mai per amore, citando Mercurino da Gattinara, Sasha aveva una solida cultura.
Per maggior tutela, di nascosto le fece leggere Anna Karenina per ammonirla sui guai che recano le passioni.
Come se  non lo sapesse e quasi Ella si vietava di pensare gli scherzi, i picnic nel parco imperiale con lo zarevic e i suoi, le risate imparando a ballare e strani silenzi che cadevano tra loro.
Nicky pure era cresciuto, ora prestava servizio negli ussari, con Aleksander e Pietr, cene e balli e feste, un flirt con la ballerina Ksensiskya e via dicendo..
Pietr Paulovic Raulov le era vicino per rango ed età, era di una ramo collaterale del grande albero dei principi Rostov-Raulov, la casata si era scissa ai primi del 1800, discendenti tutti di un ragazzo spagnolo, Felipe de Moguer, che si era costruito una fortuna combattendo contro i turchi durante le guerre di Caterina II, ottenendo titoli e terre e facendo un matrimonio favoloso..
Una principessa come Ella poteva aspirare al massimo a un granduca di una ramo minore, non all’erede al trono, Ella lo sapeva e sorrideva a prescindere, un dovere di ogni principessa,appunto, anche se ha il cuore spezzato.
Ancora, nel 1889 lo zarevic aveva ritrovato Alix d’Assia, che soggiornava di nuovo in Russia, ma quel crescente e rinnovato affetto incontrava l’ostilità dell’imperatrice madre, che disapprovava, un conto gli sfoghi ed i flirt giovanili, altro le nozze dell’erede al trono, che ben  poteva trovare di meglio rispetto alla figlia timida e sgraziata di un oscuro granduca... In termini di rango e prestigio..
Nicky pensava alla ballerina, a Alix e … alla principessa Ella, scoprendosi “infiammabile”, e rifletteva sulla stranezza del cuore umano.
Era giovane e lo zar suo padre lo preparava poco ai futuri compiti, il Grand Tour, compiuto nel 1890 fu una occasione di svago in Oriente, vi furono molte bisbocce ma poco studio.
In Giappone, lo zarevic fu vittima di un tentativo di agguato, da cui ricavò una cicatrice sulla fronte e una eterna antipatia per i musi gialli, una definizione spregiativa per i giapponesi.
Ella sposò Pietr nel 1891
 
 
Qui di seguito ecco l’elenco dei personaggi di Beloved Immortal.
Personaggi storici:
Nicholas (Nicola II) Aleksandrovic Romanov, ultimo zar di tutte le Russie, sposato con Alessandra Feodorovna. Detto Nicky.
Alessandra Feodorovna Romanov, ultima imperatrice di Russia, moglie di Nicola II e madre dei suoi figli, nata Alix (Alice) d’Assia, detta “Sunny”.
Olga Nicolaevna Romanov, Tatiana Nicolaevna Romanov, Maria Nicolaevna Romanov, Anastasia Nicolaevna Romanov, Alessio Nicolaevic Romanov (Aleksei in russo), i cinque figli di Nicola e Alessandra, ultimi granduchi di tutte le Russie. Alessio era lo zarevic, erede al trono, ma sua vita era potenzialmente a rischio poiché era emofiliaco.
Rasputin, guaritore siberiano che pareva guarire le crisi di emofilia di Alessio.
Maria Feodorovna Romanov, nata Dagmar di Danimarca, madre di Nicola II e suocera di Alessandra.
Alessandro III Romanov, padre di Nicola II, marito di Maria Feodorovna.
 
Personaggi di fantasia:
Elisabetta Rostov- Raulov, detta Ella, moglie di Pietr Raulov, sorella di Aleksander  Rostov-Raulov, madre di Catherine Raulov. Innamorata di Nicola II quando era ancora l’erede al trono, non potrà sposarlo per la differenza di rango.
Aleksander  Rostov-Raulov, fratello di Ella Raulov e cognato di Pietr Rostov-Raulov, zio di Catherine Rostov-Raulov, detto Sasha.
Pietr Raulov, marito di Ella Rostov-Raulov e cognato di Aleksander  Rostov-Raulov.
Catherine Raulov, figlia di Ella Rostov-Raulov, detta “principessa-cantastorie” o “mia principessa”. Amica intima della granduchessa Olga Romanov.
Luois De Saint-Evit, primo marito di Catherine Raulov. Muore nella Prima Guerra Mondiale.
Philippe D’Amboise, secondo marito di Catherine Raulov.
Andrej T. alias Boris T. innamorato di Catherine.
Nicholas e Elisabeth Olga, detta Ella, D’amboise, figli di Catherine e del suo secondo marito, Philippe, nipoti di Ella Raulov.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Broken pieces ***


  • Mio principe…- La principessa Ella ascoltava, erano soli e Lui le parlava senza filtri, le iridi votate all’assenza, aveva bevuto fino a stordirsi, poi…
Magari Alix avrebbe cambiato idea,ma non le importava, era con lei e nulla contava, al diavolo il resto.
Nel loro ambiente, purchè vi fosse discrezione, le relazioni extraconiugali erano di prassi ma….
Pietr era distratto, assente, dividevano la tavola e poco spesso il letto…
Nella primavera del 1894, lo zarevic si fidanzò con Alix d’Assia nel mese di aprile a Coburgo e la principessa Ella concepì un figlio.
Nel novembre del 1894, lo zar Alessandro III morì, stroncato da un male incurabile ai reni e Nicky diventò zar, sposandosi poco dopo.
La principessa Ella, in stato di avanzata gestazione, si riposava e i fatti le vennero riportati  da altri.
La nuova zarina era arrogante in privato, poco socievole in pubblico, goffa e timida, una parvenu che metteva il naso su argomenti che non conosceva e di cui non aveva competenza.
Fu memorabile l’uscita che fece il nuovo zar quando ricevette i rappresentanti degli zmstevo che chiedevano delle riforme, affermò che avrebbe sempre perpetuato l’autocrazia, invece di limitarsi a parole di circostanza, consigliato da Alessandra, che era ossessionata dal fatto che il marito non si facesse valere…
La tedesca era sgradita a tutti, impiegò dieci anni a dare un erede al trono, Aleksei, dopo quattro figlie, dinasticamente inutili, vigendo la legge salica.
Una felicità effimera, che il bimbo era emofiliaco e ..
Nel 1905, cominciato con un attentato allo zar e la domenica di sangue, con una guerra civile incombente, portò alla costituzione di un parlamento, la Duma, un colpo al potere assoluto e autocratico degli zar..
Nel 1906, l’imperatore tornò con nuovo impeto nella vita della principessa Ella, spartendo con lei quel segreto e cercando le tracce di quello, che sospettava da anni e ne ebbe conferma, in cambio le rivelò il suo, rimanendo tramortiti dal ritorno della loro passione…
Intanto, la figlia di Ella, la principessa Catherine, era cresciuta e la granduchessa Olga era la sua migliore amica, la primogenita dello zar aveva un temperamento immune dal melodramma e una sbalorditiva intelligenza..
Alessandra aveva trasmesso al figlio il morbo emofiliaco e quella consapevolezza le causava una desolazione profonda, una colpa che mai si sarebbe perdonata. Quando i medici le tolsero ogni speranza, si affidò a un santone debosciato, Rapustin, guaritore e taumaturgo, ignorante in modo sbalorditivo.
Nel 1909, io, Catherine, presi la prima cotta della mia vita, a Parigi con i miei genitori, lui si chiamava Philippe e scenario furono i giardini del Lussemburgo, teatro del nostro primo bacio.
  • Tu?
Tornando in Russia, la zarina mi scrutava più inquisitoria del solito,appurando che ero cresciuta e la somiglianza con mia madre, a quando era una ragazza come me.
Alessandra fece una smorfia, come se avesse visto qualcosa di sgradito e ebbi un presagio di sventura nelle ossa, conoscevo fin troppo bene la trama delle sue fissazioni, i sintomi delle sue idee fisse e irreali.
Si convinse, infatti, che fossi io a istigare Olga ed essere intrigante e malevola, a discutere con Rasputin, nessuno doveva creare attriti o ingerenze tra lei e il sant’uomo giunto dalla Siberia, nemmeno l’amica di sua figlia.
Fu un esilio, una dura stagione, la nostalgia così forte da chiudermi la bocca dello stomaco.
  • Sei triste- Mio zio Aleksander constatava, da buon diplomatico non palesava mai direttamente il suo pensiero sulla zarina, ma compativa lo zar per  che aveva una simile moglie.
Non era esperto in materia di matrimonio, essendo scapolo e gaudente, ma aveva avuto due figli dalla sua amante borghese.
  • Sfogati, avanti.
  • Mi manca, sono le mie amiche …
  • Catherine, tu non hai fratelli o sorelle, logico che tu sia così affezionata- Mi strinse il gomito.
Pausa. Silenzio.
  • Ma non odiarla, se vi tiene separate.- le sue parole erano vere e affilate come coltelli- State crescendo e se non è adesso… prima o poi la vita vi dividerà..
  • NO- Avevo quindici anni, non riuscivo a immaginarmi quella possibilità.
  • Spero di sbagliarmi- Aggiunse conciliante, ma sapevo che non ci credeva fino in fondo.
E poi ritornai, Aleksei voleva le mie storie, le storie di Cat e Alessandra amava suo figlio più della sua stessa e mi concesse di tornare, e poi mi convocò, anche dopo, a Spala, nell’ottobre 1912, quando lo zarevic ebbe una crisi quasi letale…
Sei mesi dopo, ero io a stare male in maniera totale e chiesi un’udienza allo zar, evitando per la prima volta in tanti anni di andare subito da Olga o salutare Alessandra.
Feci la riverenza, risposi alle domande di rito sulla mia salute e quella dei miei, poi giunsi al sodo.
Mi domandò se volevo rifletterci ancora un poco, scrollai la testa, poteva sembrare il capriccio di una bambina, ma sapevo che lo zar avrebbe convinto la principessa Ella, mai Pietr Raulov, peraltro, si sarebbe opposto al volere del sovrano.
Potevo chiedere alla zarina, lei non sopportava mia madre, ma non volevo serbarle gratitudine in nulla e per nulla .
Lo zar stette zitto, senza rilevare le ovvietà, avevo 18 anni, potevo aspettare, magari non era innamorato di me ma dei miei soldi, che ne sapevo io del mondo..
Compresi, in un lampo di prescienza, che mia madre mi aveva preceduto.
  • Sei testarda e piena di orgoglio- Constatò, invece, piatto senza sottolineare che erano difetti irreversibili, da censurare.
  • E hai le idee chiare, sei giovane, ma sai quello che vuoi, principessa.
  • E oggi sei venuta qui- Attesi, il cuore sospeso.
  • Hai il mio consenso, fanne buon uso.
Già, non gli dissi il resto, che avevo trovato anonime lettere di amore tra mia madre e uno sconosciuto, appassionate e liriche, avevo fatto i conti e compreso che Pietr Raulov era mio padre solo di nome.
Una fredda collera mischiata alla vergogna.
Mi volevo sposare, mia madre si era rifiutata e le avevo sbattuto in faccia che sapevo che aveva avuto una relazione, nei mesi precedenti la sua nascita, il motivo perché il principe Pietr non mi aveva sempre guardata, solo vista.
Rovesciando il mio disprezzo, come lei per sua madre, pur variando le ragioni.
Un segreto, da non rivelare, mia madre, l’irreprensibile, era una bugiarda, che aveva passato la vita a coltivare segreti e menzogne.
Fui avventata e impulsiva, quel giorno segnò ed iniziò la seconda parte della mia vita, adesso in quale sono?
Me lo domando in questo pomeriggio di fine estate, le foglie rosso e arancio e bronzo ai piedi degli alberi, la Senna che scorre lenta con le sue piccole onde, Notre Dame e le sue guglie contornate da cascate di edera sullo sfondo.
Cammino, le mani in tasca, giungo al piccolo bistrot vicino a casa mia e lui vi è già, è sempre stato puntuale.
  • Madame De Saint-Evit.
  • Monsieur Gilliard.
Gli dico di evitare il baciamano e ridacchia, per un momento mi appare meno derelitto ed entriamo, sedendoci in tranquillità.
Gli racconto che mia madre dirige la fondazione Raulov, che supporta e aiuta i profughi russi, che mi sono iscritta alla facoltà di legge della Sorbona.
Con tatto sorvolo dei soldi, tra l’eredità di Luois, i guadagni avuti prestando attività nella polizia segreta russa, il fondo segreto in cui dal marzo 1906 in avanti, un anonimo benefattore versava diecimila rubli per mese fino al marzo 1917 non ho di che lamentarmi, sono ricca. Una povera ragazza rictuttoca.
  • E voi, Monsieur?- si vanno scrivendo libri, articoli e saggi sui Romanov, una nuova moda che contagerà anche Gilliard, un tempo precettore dei principi imperiali, rifletto, meglio questo dei sedicenti zarevic o delle false Anastasia che spuntano spesso, per reclamare una possibile eredità, fama e ..
  • Non siete qui solo per una amena chiacchierata, vero?- sospira.
  • Devo consegnarvi una cosa da parte della granduchessa Olga- Afferro i bordi del tavolo fino a farmi sbiancare le nocche.
  • Ero andato con loro in esilio a Tolbosk, in Siberia, nel mese di agosto 1917,… la primavera dopo gli zar e Marie erano partiti per Ekaterimburg, gli altri li avrebbero poi raggiunti. Era il mese di aprile e si riunirono in maggio, in quelle settimane Olga Nicolaevna badava alla casa, Tatiana Nicolaevna allo zarevic, che stava sempre male, allora, per potersi muovere e anche Anastasia Nicolaevna faceva quanto poteva. – Pausa.- Preparavano i  bagagli, impacchettavano oggetti, ma Olga Nicolaevna sottraeva tempo al riposo per scrivere su un quaderno.
  • Spiegatemi.
  • Facemmo il viaggio in treno e all’arrivo appresi che ero stato congedato, che non li avrei seguiti oltre- E questo gli ha salvato la vita, come la mia è stata salvata da Olga che non volle che li seguissi in Siberia.
  • Mi diede questo pacchetto per voi, vi chiamò…
  • La mia principessa, lo so. – Annuisce.
 
Ore dopo, a casa mia,appoggio la fronte ai vetri e mi scruto, come da fuori, una ragazza alta e sottile in pantaloni, i corti capelli scuri tagliati fino alle spalle, al collo una collanina d’oro con una piccola e perfetta perla, un piccolo mondo perduto.
La mente corre lontano, ho salutato Gilliard con un arrivederci stordito, camminavo come una sonnambula.
Torno ai miei diciotto anni a San Pietroburgo, le braccia strette contro il petto, la voce aspra e rotta contro mia madre, che le rinfacciavo che la mia esistenza era una menzogna enorme, le domandavo cosa voleva fare. La predicatrice della lealtà era solo una bugiarda, aveva mentito a me, al marito e al mondo intero, il rancore tornava… Che fare? Magari sbagliavo, come avevo fatto con lei..
Non ho sbagliato, oggi lo so tranne che ho pagato un prezzo altissimo e sono sola.
Rompo gli indugi, scarto il pacchetto, ecco due quaderni scritti in modo nervoso e fitto, in francese.
Eccola che torna dalle distanze.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Someday ***


Quando ebbi il consenso dello zar, il tempo parve compiere un balzo in avanti, per approdare al giugno 1913, quando pronunciai i voti matrimoniali, a Peter Hof, la dimora estiva degli zar.
Ero una visione in bianco, mentre si svolgevano i riti, così che sua altezza reale, la principessa Catherine Raulov, diventò Madame la Contessa de Saint-Evit.
La sera ero una ragazza, la mattina dopo una donna.
Mio marito Luois era nato nel 1888, da una coppia appassionata e litigiosa, il primo di tre fratelli, rimasti presto orfani.
La sua innata ironia lo salvò dal clima di tragedia, pure se divenne più chiuso e freddo.
La sua famiglia risaliva al re francese Luigi XII, erano sopravissuti alla Rivoluzione e a Napoleone, con vaste rendite e proprietà.
Dotato di una bellezza disarmante, il mio futuro marito fece l’accademia militare a Saint-Cyr, dimostrando una innata propensione per le lingue.
Scelse la via diplomatica e dal 1909 in avanti fu membro dell’ambasciata francese a San Pietroburgo.
Aveva tutte le carte in regola per colpire una ragazza, come io per far girare la testa  a un uomo, lui fu il mio primo e vero amore, sposato prima dello scoppio della Grande Guerra, era il 1913, ultimo anno di pace, in quei mesi ogni giro di ballo poteva essere l’ultimo, i bicchieri di vino vorticavano.
Intanto, in via ufficiosa girava voce che Olga poteva sposare il principe ereditario di Romania, Carol, paese visitato da lei e dai suoi nella tarda primavera del 1914, ma non se ne fece di nulla, lei non voleva lasciare la Russia e lo zar le aveva promesso che non la avrebbe obbligata a nulla contro la sua volontà.
Il 28 giugno 1914 venne ucciso l’arciduca Ferdinando d’Austria a Sarajevo, la scusa che diede il via al massacro.
A luglio il presidente francese Poincarè visitò la Russia, i coniugi Saint-Evit con lui, tra i partecipanti.
Dissi chiaramente a mia madre che sarebbe stata la guerra, ove l’impero russo avesse dichiarato di voler proteggere la Serbia,mobilitando le truppe,  vi sarebbe stato un effetto a catena, mio marito era un diplomatico, sarei stata stupida e ignorante a non occuparmi di quelle faccende.
Vienna aveva mandato richieste e ispettori in Serbia.
Mio marito era anche un soldato, oltretutto, Russia, Francia e Inghilterra erano tra loro alleate, come tra loro Germania e Austria, la mossa di una avrebbe implicato quella delle altre, bisognava restare uniti, rifletteva lo zar.
Il 28 luglio 1914, la Serbia ricevette la dichiarazione di guerra dell’Austria e il primo agosto lo zar ordinò di mobilitare le truppe.
Non si trattava di scaramucce contro la Germania, la Turchia o il Giappone, era contro il mondo, tutti contro tutti, già parte della storia.
La Germania dichiarò guerra alla Russia il primo agosto, a metà del mese mio marito, Pietr Raulov e mio zio partirono per gli acquitrini della Prussia orientale, assieme alle truppe.
Rimasi ancora, aiutando mia madre nell’organizzare ospedali militari nei nostri palazzi  e nelle nostre tenute, la principessa Ella faceva parte del comitato della Croce rossa presieduto dalla zarina madre.
.. a settembre, pagai il mio dazio alla divinità bellica.
Intanto, la zarina Alessandra aveva organizzato un ospedale militare a Carskoe Selo, decidendo di frequentare con le due figlie maggiori un corso per infermiere.
A Tannenberg, in Prussia, i russi rimasero schiacciati tra i prussiani e le sabbie mobili,con perdite ingenti.
Fu allora che iniziò a dirsi che se il conflitto andava male era colpa della Nemka, la tedesca, la zarina Alessandra.
E mio marito, il conte di Saint-Evit fu tra i primi a cadere, per coprire i suoi uomini si prese due pallottole in pieno petto, un eroe senza ritorno.
Fu allora che cominciò la mia lotta, entrando a pieno titolo nell’età adulta, dopo avere esaurito  tutte le mie lacrime.
Convinsi mio zio Aleksander, elaborando un piano di stratagemmi e sotterfugi, mi reclutò come agente segreto per la polizia segreta russa, la Ocharana, per il mondo sarei partita come infermiera volontaria sulla Marna.
Peripli e incastri, la polizia segreta russa collaborava con i servizi inglesi e francesi, ebbi degli incarichi, un nome in codice, Cassiopeia 130.
Appresi a stare da sola, conoscendo una solitudine che non avrei mai reputato possibile.
La Turchia si alleò con la Germania, l’Inghilterra diede il suo placet segreto alla Russia per il Bosforo, in cambio dell’Egitto.
Il sogno segreto dello zar, che  spesso lasciava la capitale, dedicandosi alle truppe e in sua voce governava la zarina, che voleva salvare il potere assoluto per l’eredità del figlio.
La primavera del 1915 fu un disastro di pioggia e per l’avanzare dei crucchi, mentre una giovane donna diventava dura e cinica, apprendendo che sapeva adattandosi a tutto e di più, travestendosi da ragazzo, tra trincee fangose, osterie e gemiti,   o amante appassionata di un bastardo.
Una breve relazione, en passant, con LP, bolscevico in esilio a Parigi dopo la rivoluzione del 1915, che tra un amplesso e l’altro mi fornì molte informazioni.
La Germania voleva minare il potere offrendo aiuti e finanziamenti capillari ai bolscevichi, una rete capillare e clandestina.
Stupido, comunque anonimi foni tedeschi finanziarono gli ospedali russi, LP, un idiota perso nel suo piacere, venne arrestato alla frontiera, così  confermando la fiducia che mi aveva accordato mio zio.
Anche io ero in guerra.
 
Se la guerra andava male, i più davano la colpa alla zarina e a Rasputin, il suo caprone lussurioso, mentre Alessandra sosteneva che la colpa fosse del granduca Nicola, il capo supremo delle truppe, che doveva levare le tende.
Se lo zar avesse preso il posto del granduca, perdendo una o più battaglie decisive, sarebbe stato un disastro in termini politici  e militari.
Per non tacere della possibilità che, lui lontano, avrebbero governato Alessandra e Rasputin, con esiti imprevedibili e disastrosi.
Varsavia cadde nell’agosto 1915, i tedeschi erano a 500 chilometri da San Pietroburgo, i soldati russi combattevano con i sassi e un bastone tra le mani, mancando le armi e  lo zar prese il comando supremo, stabilendo a Mogilev il quartier generale.
1916, un pericolo scampato, se uccidi per salvarti non è omicidio, Catherine, lo sai, solo legittima difesa, un altro pezzo di innocenza perduta.
Nell’autunno del 1916, tornai a palazzo Raulov, mia madre era al collasso come il governo e l’esercito dello zar.
Lei andò in Crimea, mentre erano sempre più pressanti le voci di allontanare Rasputin e il ministro suo protetto, Stjumer, accusati di peculato, corruzione e alto tradimento.
Per Natale ero a Livadia, in Crimea con mia madre, mancavo quando Rasputin venne assassinato, il popolo che impazzì di gioia, Alessandra di angoscia.
Il pericolo di una rivoluzione, come di pericolo per la stessa sicurezza fisica dello zar, esaurirono Ella, mia madre.
Appresi il segreto, di una breve relazione, la sicurezza sul padre che mi aveva generata, essendo in quelle settimane troppo ubriaco per compiere l’atto, mai l’aveva toccata, pur convinto del contrario e lei aveva concepito.
In fondo, realizzai lo avevo sempre saputo, un altro segreto non lo dirò.
Tonai nella capitale nel gennaio 1917 e in marzo vi furono disordini e scioperi.
Lo zar abdicò.
La capitale, l’11 marzo 1917, cadde in mano ai rivoltosi, il 12 arrivai a Carskoe Selo, mentre Nicola II era ancora alla Stavka, il quartier generale, tra la neve e una epidemia di morbillo dei granduchi imperiali.
Nicola II rinunciò al trono per sé ed il figlio, lo stesso fece il granduca Michele suo fratello.
Si formò un governo provvisorio, si parlò di indire elezioni e, per cautela, l’ex zar e la sua famiglia, furono tratti in arresto, insieme a chi non volle lasciare la loro dimora, il palazzo di Alessandro.
E io tra di loro.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** A backward glance ***


Le successive tre figlie dello zar Nicola II,che la zarina vedova Marie definiva dinasticamente inutili, che non potevano ereditare il trono per la legge salica in vigore, nacquero a due anni di distanza l’una, Tatiana, Marie e Anastasia.
La principessa Ella scuoteva la testa a quelle osservazioni, Sottile, alta e perfetta,scuri i capelli, le iridi color miele profondo, come il suo antenato, Felipe Moguer, giunto dalle terre di Spagna, figlio di un marchese, che si era costruito titoli e fortuna alla corte di Caterina II, un audace bastardo.
Era più presente Felipe nei ritratti di famiglia che il principe Pietr, il padre della principessina Catherine, una figura indefinita, sullo sfondo,assorbito dai doveri militari, dal gioco d’azzardo e dalla bottiglia, tranne che allora non lo sapevo... Mi declinavo in terza persona per esercizio, stile, disperazione ..
Gentile ma distratto, se non era stato disonorato per i debiti lo doveva al cognato, Aleksander, vezzeggiato Sasha, il fratello di Ella, che aveva molte volte ripianato le sue perdite al tavolo verde.
Volevo un fratello o una sorella, ero figlia unica, viziata e ottenevo spesso quanto volevo ma non quello, in compenso avevo le granduchesse, rideva mia madre, lasciando indietro il suo profumo di cipria e peonia, i vantaggi di avere delle sorelle senza spartire l’attenzione dei genitori.
Spesso, durante la stagione invernale, capitava che dormissi a Carskoe Selo, nel palazzo di Alessandro- la giovane zarina preferiva quella cittadina a venti chilometri circa dalla capitale e il palazzo di cui sopra, più tranquillo e raccolto.. rispetto ai fasti ufficiali del proprio rango
Quel pomeriggio arrivai in anticipo e chiesi di poter fare una piccola improvvisata, corrompendo il valletto di colore che introduceva agli appartamenti imperiali, in questo caso alla nursery, un retaggio dell’imperatrice Elisabetta..
Osservai la scena con tanto di occhi.
Olga e Tatiana avevano costruito una casa delle bambole in un lato, usando sedie e poltrone, Marie era stata esclusa, al solito, anche se la nurse inglese aveva costruito una casa simile per lei sul lato opposto.
  • Sei la cameriera e basta- chiosarono le sue gentili sorelle, il gioco le assorbiva e ancora non si erano accorte di me, Anastasia era allora troppo piccola per partecipare e Marie faceva le spese delle trovate delle due più grandi, denominate The big Pair.
  • No sono la zia che viene a trovare le nipoti- ribattè Marie, la sua bontà che allora già le lasciava perplesse, poi giunsi io in aiuto..
Dopo il mio soccorso, giocammo insieme, poi il bagno e la cena, io aspettavo con ansia il dopo, quando ci ritirammo.
La tata inglese, Miss Eager, sosteneva la virtù dell’obbedienzae del rispetto degli orari.. tranne che…
  • Racconta una storia- Sussurri smorzati, come neve, io e Olga e Tatiana dentro il letto da campo di una delle granduchesse, ove dormivano di solito e che le accompagnava nei loro viaggi e spostamenti, allora ci entravamo in tre in quell’arnese.
  • C’era una volta…- Una delle storie di mia madre, che io confondevo e assemblavo di nuovo e ancora…
… la zarina di tutte le Russie aveva un solo compito, ovvero partorire un erede maschio per il trono, ma Alix d’Assia non lo portava a termine.
Si occupava personalmente delle figlie, entusiasta e partecipe come il marito. Non si preoccupava della vita mondana, ogni sua apparizione in pubblico era uno strazio, le chiazze rosse le fiorivano sul volto e il suo disagio erano una tortura per sé e gli altri.
Io avevo l’esempio della principessa Ella, mia madre, che mi seguiva e compariva senza affanni alla vita mondana, compiva opere benefiche e leggeva a dismisura, colta, allegra e spiritosa, amante della Francia, di cui parlava in modo perfetto la lingua... mi chiamava sempre Catherine, alla francese, in luogo del nome e patronimico russo, così che divenni Catherine per tutti.
Che anni furono quelli, rammentava poi Ella, della prima età adulta, densi di sogni e progetti, una figlia, le attività benefiche, mai stava ferma, con piccoli oblii di passaggio, la lussuria degli antenati spagnoli .. pus che sgorgava da una ferita, dietro solide e smaglianti apparenze..
Il marito di Ella perse cifre importanti al tavolo verde, ma saliva nei gradi militari … con Ella non si intendevano né al principio né dopo, nessuno dei due era un martire o un santo, ma erano proprio agli antipodi, ognuno inadatto all’altra, la lettura di “Madame Bovary” non serviva a nessuno dei due, la vita non imitava l’arte e viceversa…
Il fratello di Ella si era accompagnato a una borghese e l’avrebbe sposata, se non fosse stata per la differenza di rango…era ingiusto ma la vita era in quel modo il mondo era in quel modo e non come si voleva fosse giusto .. ma Ella diede più impulso allo studio della figlia che a farle imparare il ricamo.
Sulla carità no, non transigeva verso il 1902-03 fece costruire un orfanotrofio una cui ala era destinata ai bambini difficili, sordomuti.
La direzione nominale era della zarina vedova, Marie, che lasciava carta bianca, Ella la conosceva da quando era una bambina e sapeva come trattarla, mediare con lei, aveva tatto, conoscendo le regole scritte e non per avvicinarsi alla formidabile vedova di Alessandro III.
Savoir faire, dote mai stata tra le corde di Alix d’Assia, di cui vi erano infiniti esempi, uno per tutti capitato nel 1896, quando la giovane zarina aveva lanciato un progetto benefico, ovvero “Assistenza mediante il lavoro manuale”. Tale idea prevedeva la creazione di una serie di laboratori in tutta la Russia ove, sotto la guida di signore aristocratiche, le donne povere avrebbero imparato a cucire e simili. Un comitato, controllato e diretto dalla giovane zarina Alessandra, già Alix d’Assia, avrebbe controllato e diretto tutti i laboratori. Idea era insegnare uso di ago e filo per produrre esimi lavori da porre i vendita, dando il ricavato ai bisognosi. L’affluenza era stata numerosa, tuttavia la giovane imperatrice non aveva tenuto conto che, per quanto a livello nominale, il patrocinio di simili iniziative spettava a sua suocera, l’imperatrice vedova. E non l’aveva considerata, in primo luogo.
In secondo luogo, le nobildonne entrate nel comitato della giovane zarina si aspettavano un favore, un riscontro, tipo una nomina acorte o una posizione per i loro congiunti.Benefici, tangenti, in sintesi, ma Alix nulla voleva concedere e molti borbottarono sulla ingratitudine imperiale.Altre donne, mogli di bottegai e mercanti rimasero, solo perché partecipare a quella iniziativa dava il prestigiosociale di essere in contatto con la corte degli zar.
Di cucire i vestiti per i poveri non importava nulla a nessuno.
Un fallimento, ecco, e la principessa Ella non era una santa, aveva tatto … né santa o martire, Ella, quanto una donna con le sue passioni ei suoi egoismi , ieratica senza cedimenti, Ella, madre di una sola figlia e adottiva di ottanta orfani… e i poveri e i sopravissuti.. Forse faceva il bene per riscattare il suo peccato carnale..
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** From yesterday ***


La nebbia sale con lentezza voluttuosa dalla Senna.
Scruto i quaderni, i libri, le foto. Vivo da sola, rendo conto solo a me stessa, celebro il sabato o la domenica, alternando i turni, con la principessa Ella o il suo consorte, vivono separati di fatto, è la loro vita non la mia.
Sul ripiano, lo spillone d’argento con una ametista che mi regalò Anastasia, suo dono di quando lasciai il palazzo di Alessandro e loro andavano in Siberia. Aleksei invece mi diede un pezzo di legno intagliato, Tatiana e Marie due album di foto, il dono di Olga è giunto adesso, l’eco di ieri, di un passato trascorso ed immutabile.
Ho scelto Parigi per vivere che un posto vale l’altro.
A Tolbosk, in Siberia, per far fuggire la famiglia imperiale ci si affidò a Boris Soloev, genero di Rasputin, capo di una sedicente confraternita che si prefiggeva quello scopo .
Tutto è stato compiuto in segreto, i biglietti portati via da persone fidate e poi distrutti, usando i canali ufficiosi con cui anche noi ci scambiavamo la nostra corrispondenza.
Mandai del denaro, chissà se giunse qualcosa.
Quando andai via nell’agosto del 1917, in parte fu per una promessa che mi aveva fatto fare Olga, in buona parte per il timore che saltasse fuori la mia identità di agente segreto, di Cassiopeia, evento di sicuro pericolo- le informazioni che mi diede una delle guardie, Boris, erano in questo senso, dovevo andarmene per forza.
Nell’autunno del 1917, il governo inglese mi contattò, in via segreta, per fantastici piani, ironizzo ora tra me, il Foreign Office era saturo di ipotesi, fumo e caffè. Un norvegese, Lied, socio di una compagnia siberiana di cui ora non ricordo il nome, che si occupava di piroscafi, era stato contattato, l’idea era che si sciogliessero i ghiacci, per poi rapire i Romanov.
Una chimera, che in primavera i Romanov erano sugli Urali e Soloev agli arresti, guarda caso.
A Ekatenerinburg era infattibile, si diceva che non vi fosse alcun pericolo, lo sosteneva il governo provvisorio dei bolscevichi, ai Romanov non accadrà nulla… salvo una fucilazione collettiva nel mese di luglio 1918 e la dispersione dei loro corpi.
Meglio tornare indietro, cercando di ignorare la fine.
Nel 1890, lo zarevic e i suoi compagni erano tornati dai loro viaggi e la principessa Ella venne convocata da suo padre, un uomo freddo e arrogante che concepiva solo l’obbedienza nei suoi riguardi, fosse solo un capriccio.
Apprese che avrebbe sposato il principe Pietr, acconsentì, le mancava di essere una vera ribelle ed era fatto noto il legame dello zarevic con la ballerina Matilde K., oltre che fosse innamorato di Alix d’Assia.
E una principessa come Ella, nonostante l’alto rango donato dalla sorte, non poteva aspirare alla mano del principe ereditario, lo sapeva da sempre e da sempre evitava di pensarci.
Il suo promesso era molto intelligente, non si applicava in nulla, ritenendo tutto dovuto per essere un principe, amava la vodka e il gioco d’azzardo, Ella i libri e la musica.
Tollerava che lei si dedicasse al noblesse oblige, ordinare testi e vestiti purchè non lo distogliesse dalle sue contemplazioni, saltuariamente i coniugi dividevano la tavola e il letto.
Intanto, Nicholas era assorto dalla grande questione, dalla sua innamorata tedesca, pensava che tutto si sarebbe risolto, avrebbe avuto la sua favola con relativo lieto fine e Alix d’Assia.
Gli zar non avrebbero sempre negato il loro consenso e lei non si era ancora fidanzata con nessuno, molte principesse tedesche avevano sposato un Romanov, cambiando religione, che era legge che la zarina fosse di credo ortodosso.
La granduchessa Ella, sorella di Alix e zia acquisita di Nicholas, faceva da tramite tra i due per uno scambio epistolare.
“.. Mio caro Nicky, cerca di capirmi, sai quello che provo per te.. ma questo fatto mi tormenta e mi rende infelice …. Non posso agire contro la mia coscienza e mutare credo religioso, sarei afflitta per tutta la vita. Comepotrebbe essere felice una unione che inizia senza la benedizione di Dio? È un peccato cambiare la religione in cui sono cresciuta e che amo, perderei la pace e sarei una compagna indegna, di nessun aiuto nelle difficoltà della vita…”Quando la principessa Ella lesse quelle parole comprese perché le fosse piombato in casa, triste e ubriaco. Suo marito era assente, via con la guarnigione, erano loro due soli, tranne la servitù e l’attendente dello zarevic.
Altre parole, altro alcol, la corazza della principessa Ella si andava sfaldando, collera e gelosia verso chi buttava via la speranza, lei avrebbe barattato il suo titolo per avere quella possibilità che Alix andava calpestando.
Erano insieme e, nel contempo, Nicky pensava a quella sciocca colma di scrupoli.
Mio principe, lo appellò, lui rispose pronunciando il suo appellativo, Ella, percependo le mani di lei ferme sulle sue clavicole, la sua voce di seta, olio e miele, già una carezza. Rimani con me, stanotte, a posteriori nessuno dei due ricordava chi avesse detto quelle parole.
La principessa Ella fece preparare la stanza azzurra per l’augusto ospite, poi si congedarono, formali, l’uno dall’altra, due guardie avrebbero vigilato la porta della stanza ove dormiva lo zarevic, Ella si era ritirata.
Un quarto d’ora dopo, emerse da un passaggio segreto, annuì quando lui le chiese se era sicura, lo aveva desiderato per tutta la vita.In quel momento, le importava poco se era lì per lei o per chi…
Iniziò la loro storia, in sordina, due bari, due giocolieri in sordina che iniziarono dal mese di novembre 1893, maestri di sotterfugi.
Il marito di Ella le badava poco, in verità, come al solito, Nicky mantenne pro forma la sua relazione con la ballerina (che non raccontava a nessuno come non avessero più rapporti, lui da lei dormiva e basta, pur accordandole i segni del suo favore) e cercava di sposare Alix.
Il rapporto con Ella era cosa a parte, entrambi sapevano che era a tempo determinato, per lei era una parentesi in un matrimonio che faceva acqua da tutte le parti, per lui una stagione prima delle nozze e della definitiva fedeltà.
Lo zar Alessandro III si ammalò, in modo repentino e grave, occorreva che lo zarevic si sposasse, a quel punto meglio Alix che nessuna.
Nel mese di aprile 1894 lo zarevicsic recò a Coburgo per le nozze di Ernesto. Granduca di Assia e fratello di Alix, con il permesso di proporsi, tuttavia, ove lei lo avesse rifiutato, si sarebbe messo l’anima in pace e ..
Non era stupida, la martire in fieri, pure Alix comprese che era la sua ultima occasione e accettò, alla fine, cosi che furono fidanzati.
Ella accettò di incontrarlo nel parco imperiale, era bugiarda nel congratularsi con lui, mentiva sapendo di mentire, pure .. tra loro finiva, ma lo zarevic volle celebrare in modo carnale il loro ultimo incontro, il desiderio breve soffuso contro i fianchi snelli di Ella.
Nel mese di maggio 1894 Ella dedusse di essere incinta, suo marito impazzì di gioia, in quel periodo frequentava il suo letto ma…da settimane non compiva l’atto, così che lei era incinta- il marito che collassava ubriaco ma non ricordava che NON faceva e .. pensava di adempiere.
Una mossa pragmatica, un segreto
Lo zarevic,precedendo i nonni, suggerì il nome di Alessandro per un maschio, Catherine per una femmina, alla francese, come la zarina sua grande antenata, mentre si apprestava nel corso dell’estate a raggiungere Alix.
Nicky raccontò alla sua fidanzata della relazione intrattenuta con la ballerina, stette muto della SUA principessa, per tutela di entrambi.
Alix era ferrea nel senso della morale, non tollerava che una donna sposata avesse relazioni, mentre una etoile era ammissibile che fosse di facili costumi, uno scapolo doveva pur sfogarsi…
Alix era bella e fredda e timida.
Intanto, lo zar Alessandro III peggiorava di ora in ora, scriveva Aleksander, fratello di Ella a Livadja, in Crimea, i medici costernati, incerti i ministri, lo zarevic in attesa dell’arrivo della fidanzata.
Non sono pronto, disse Nicholas, al principe Rostov-Raulov, nella camera ardente, lo zar suo padre spirato da poche ore, il 10 novembre 1894 e adesso era lui lo ZAR, supremo autocrate di tutte le Russie, e si chiedeva cosa sarebbe stato di tutti loro, non sapeva governare o parlare con i ministri, diceva,sovrano senza idea di come agire.
Rostov-Raulov tacque, per lealtà ma i dubbi erano leciti, se entrava in crisi per organizzare i funerali del padre, come se la sarebbe cavata a governare la nazione?
Alla fine la salma dello zar giunse, dopo un lungo viaggio, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo, dopo un trasporto in ferrovia, i funerali si tennero tra incenso, preghiere e centinaia di candele e canti ..
Il 26 novembre lo zar Nicola II sposò Alix, la figlia della principessa Ella nacque il 27 gennaio 1895, la primogenita degli zar nel novembre dello stesso anno.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Little Angels ***


Nel 1904, la notizia dell’attacco giapponese giunse per telegramma, senza dichiarazioni di guerra o altro.
Pleve, ministro degli esteri, ne fu lieto, riteneva che una  piccola guerra vittoriosa fosse l’ideale per distogliere l’attenzione dai problemi interni, stimolando i patrioti e stroncando gli oppositori.
Santa Madre Russia aveva interesse  a espandersi in Asia  e il barbaro, pagano Giappone sarebbe stato stritolato dal gigantesco impero russo..
Sasha, il fratello della principessa Ella, era invece perplesso, faceva parte dell’esercito e conosceva segreti rapporti che parlavano di deficienze e falle,avendoli stilati lui stesso, in ricognizione. Era cosciente che Port Arthur, avamposto russo nelle terre d’Asia, aveva una scarna guarnigione, con poche scorte ed era mal collegato.
Fu guerra, comunque, devastante, sanguinaria e rovinosa, un conflitto che acuì i problemi interni, portando scioperi e rivolte e sedizione,  i giapponesi sconfiggevano i  russi senza rimedio.
Unico raggio di sole fu la nascita dell’atteso erede al trono nell’agosto del 1904, Aleksei.
Nel gennaio 1905, la granduchessa Olga preferiva riflettere sulle  prodezze dell’attesissimo fratellino, ma capiva che l’atmosfera era tesa, per quanto le dicessero poco o  nulla sulla situazione.
I feriti erano tornati, pieni di rabbia e mutilazioni, scarseggiavano cibo e lavoro, gli operai adesso erano in sciopero perenne.
In quel mese di gennaio 1905, l'imperatore si apprestava a partecipare alla tradizionale cerimonia di benedizione delle acque del fiume Neva.
Era su un palco, lo zar, tutto impellicciato, mentre la famiglia e la corte imperiale osservano da dietro le finestre del Palazzo d’Inverno.
Il vescovo immerse la croce nel foro praticato nel ghiaccio, i cannoni tuonavano a salve dalla fortezza dei Santi Pietro e Paolo.
Un poliziotto accanto allo zar si accasciò a terra, la candida neve si colorò di scarlatto.. delle granate colpirono il palazzo, i vetri implosero, poliziotti e guardie sciamarono accanto a Nicola II, mentre io, la principessa Catherine, mi ero spostate davanti a Olga.
  • Assassini! Traditori ..  i  cannoni caricati con proiettili veri e non a salve.. Dio Animali.. Assassini….- Le urla rotolavano come ferro..vetri impazziti dentro un caleidoscopio.
All’interno del palazzo ci ritrovammo con vetri su scarpe e vestiti, una finestra era esplosa, ma eravamo illesi (… sono rimasto fermo, Ella, mi sono fatto il segno della croce, che altro potevo fare?).
Il 9 gennaio 1905 avvenne la cosiddetta domenica di sangue, i soldati spararono sulla folla di operai che chiedevano salari più equi, otto ore di lavoro al giorno, maggiore assistenza, un corteo non autorizzato che tuttavia si era svolto lo stesso.
.. quello che indignò i giornali stranieri fu la crudeltà della repressione, anziani e bambini feriti a colpi di sciabola, come criminali.
Lo zar era maledetto, sosteneva la gente, aveva impoverito il suo popolo, portato le campagne alla povertà più estrema. Fatto sconfiggere il paese dai giapponesi, era un mostro assetato di sangue, crudele e spietato.
Poco prima del mio decimo compleanno, ero nata il 27 gennaio 1895, i principi Raulov decisero di partire per un viaggio in Europa, sempre desiderato e mai svolto-
  • E te ne vai.
  • Resto sola-  che dire, Olga, non avevo affatto compiuto la maggiore età, non potevo andare e venire come volevo e nemmeno potevo rimanere presso la famiglia dello zar a tempo indefinito, non ero orfana o disgraziata.
  • Sono i miei genitori, mica posso lasciarli- ovvio, come che mi sarebbe mancata.
  • Come la risolviamo, Cat?- il nomignolo con cui mi chiamava nella prima infanzia, risorse, intatto e amaro.  Strinsi il mento contro il petto, chiedeva a me, non sapevo a quale banalità appellarmi.
  • Consideralo un anticipo, Olga, abbiamo progettato di viaggiare per il mondo, io vado in avanscoperta e … ti scriverò. E tu a me.
  • E mi mancherai, Olga, sei la persona più cara che lascio in Russia - E qui, dalla distanza, Olga confermo e sottoscrivo, non ci fossi stata, sarei stata così sola da sfiorare la vertigine e appena me ne sarei accorta..
  • Bene, principessa.
  • Ottimo, Altezza imperiale.
  • E grazie per l’Epifania, quando ti sei messa davanti a me- Scrollai le spalle, non importava.
  • Istinto di protezione, Olga, sono più grande di te di quasi dieci mesi e .. ho avuto paura dopo
  • Mi pareva, non sei così intrepida- Le labbra increspate.
  • Vai, principessa, non devi fare tardi, e scrivimi- Sospirai, odiava le smancerie ma quella volta glielo potevo ben chiedere.. la separazione incombeva.
  • Le moine non ti piacciono, ma visto che non ci vedremo per mesi, ti posso abbracciare?
  • Certo, che aspettavi a chiedere?- e aprendo le braccia, una stretta sottile.
  • Torno prima che posso.
  • Me lo auguro, Catherine, abbi cura di te- scostandosi, mi allontanava, intuii che combatteva contro le lacrime, ma si tratteneva, la figlia di uno zar non eccede in debolezze, si trattiene, in attesa della notte, per premere un cuscino sopra la testa.
Olga piangeva di nascosto, la figlia di un soldato fa così, invece sua madre pianse in modo plateale e aperto in tutto il 1905, tra scioperi e rivolte, la sconfitta inflitta dal Giappone con nefaste conseguenze condussero Alessandra sull’orlo dell’esaurimento, un disagio da cui non si sarebbe più ripresa, un progressivo peggioramento del suo essere e del suo carattere.
.. nel 1906, lo zar Nicola II tornò, come la primavera che succedeva all’inverno, nella vita della principessa Ella, ormai donna, non più ragazza appassionata oppressa dal lungo rancore di sua madre.
Catherine le somigliava, le evidenze più marcate, alta e snella, la pelle olivastra, retaggio degli antenati spagnoli, scuri i toni di occhi e capelli, la fortuna bara dei Raulov.
Da Nicky, suo padre naturale, non aveva preso nulla, al contrario delle granduchesse, pure loro sottili e eleganti, ma con l’epidermide chiarissima, occhi azzurri e capigliature bionde o castano chiaro.
Ella conosceva perfettamente i rischi di tornare con lui, ore rubate, una relazione da occultare, ma lo voleva e viceversa, ognuno dei due egoista, possessivo e contorto. (Solo a lui avrebbe detto” Ti amo”, una sola volta, quando era già troppo tardi).
Prima di ritornare insieme, in quegli anni, ognuno dei due aveva avuto i propri sfoghi di lussuria, piccoli oblii, ma nessuno al mondo doveva sospettare di loro, pena il disonore dei Raulov, ma fu un caso, come spesso accade.
Catherine cavalcava all’amazzone, nella tenuta dei suoi genitori a Peter Hof, in primavera, quando il cavallo si spaventò e scartò per degli spari vicini, disarcionandola, che non lo controllava, il mondo fu a rovescio, all’indietro un tronco contro la traiettoria della sua caduta, tutto nero.
Un trauma cranico, pericolo di morte, se la cavò per un pelo.
Angoscia, un segno nella carne, un presagio, la principessa Ella aveva solo quella figlia, la nonna materna la confortò dicendole che era inutile che piangesse, era solo una bambina inutile, poteva averne altri, se solo si fosse decisa. Ella la colpì con uno schiaffo, e intimò a sua madre di andare via, quella era casa sua e lei una sgradita ospite., mai le aveva amate.
La principessa mandò un telegramma a Nicky.. se Catherine stava tanto male, era giusto che le dicesse addio (la loro figlia, …).
Ella chiese a suo fratello di pensare al marito, alle quattro di pomeriggio era già fradicio, di portarlo via da lei o lo avrebbe ucciso, come lui aveva ucciso il cavallo di Catherine..
Catherine che aveva sussurrato un nome, Olga, facendole comprendere chi più amava al mondo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Keep your eyes open ***


Fosse successo qualcosa a Catherine, per la granduchessa sarebbe stato un dolore atroce. Olga aveva sofferto in modo immenso per la morte nel 1903 per la morte della cuginetta Ella d’Assia, la figlia del granduca Ernesto, il fratello della zarina Alessandra, sua cugina cui era molto affezionata,morta di febbre tifoide  ma Catherine era la sua preferita.
A special bond .. a never ending friendship, pure like a diamond .. eternal LIKE THE NIGHT ..nor fall not yet.. the sorrow grew up…, like the breeze or the Ocean
.. la principessa Ella in quei momenti pregava il Dio in cui non credeva di prendere la sua vita al posto di quella della bambina, la sua Catherine, di perdonarla dei suoi peccati e salvare la bambina, che aspettava la sua sorellina.. la punizione di Ella, il prezzo del suo peccato.
Voleva la sorella, senza sapere che lo fossero, voleva Olga e non sua madre, il padre naturale della ragazzina era il giovane zarevic.
La granduchessa Olga scappò subito da Catherine, mentre lo zar Nicola II si tratteneva con la principessa Ella, attaccandosi poi Olga alle gonne della principessa, scorgendo il viso della sua amica occultato dalle bende, la mano di Ella che stringeva la sua, più materna della zarina stessa ..
Lo zar disse che Catherine era una guerriera, una principessa, mai avrebbe mollato, ma stringeva, intimo, dopo anni, le braccia della principessa Ella.
  • Tu?-  Che faceva Olga nella mia stanza, tra i libri e i quadri e i vasi da fiori? Impazzivo scrutando lei che mi fissava, il viso puntato contro la spalla, vestita di bianco, una fascia azzurra sulla vita
  • Ciao Cat, mi hai fatto prendere un bello spavento.
  • Sei caduta da cavallo, hai battuto la testa ma..
  • Ti ricordi chi sono, VERO..
SILENZIO, PER LO STUPORE.Ma io sempre mi ricorderò di te..
  • Va bene.. è che.. ti voglio bene Catherine, come alle mie sorelle, sei la mia migliore amica.
Stupore..lei che lo ammetteva?
  •  
I ricordi tornano nella cosiddetta stanza viola, la "mauve room" della zarina, il profumo di lillà, i vasi pieni, mescolati il suo profumo preferito “White Rose” e alle sigarette che fumava, nei momenti di quiete che di fretta, ovvero sempre, una sigaretta appresso all’altra.
Quella era la sua stanza preferita, piena di mobili ordinati per corrispondenza ai grandi magazzini inglesi Marple’s- (cosa che aveva prodotto altra frecciata ai danni della giovane zarina, che bisogno aveva di ordinare quegli acquisti quando disponeva delle squisite collezioni e degli splendidi arredi dei palazzi dei Romanov? Era e rimaneva una Hausfrau, una casalinga in tedesco,una piccola borghese, anche in quello si palesava la sua inadeguatezza).
Il pianoforte verticale.
La chaiselogue ove era adagiata, lo sguardo appuntato sulla parete colma di foto, della madre Alice, di sua nonna la regina Vittoria di Inghilterra e paesaggi della Germania e della Gran Bretagna, un quadro dell’Annunciazione e un arazzo Gobelin che rappresentava Maria Antonietta e i suoi figli, un dono dell'ambasciata francese.
  • Mi avete convocata, Maestà?
Dietro di lei, la sua primogenita Olga mi scoccò una linguaccia, birichina come e più della sorella più piccola.
  • Ho appreso che stai imparando il tedesco.- Già, mia madre, appurato che avevo doti sopra la media, opinione degli insegnanti e non mia chiariamo, aveva deciso di darmi una educazione poliedrica, lingue, storia, letteratura e scienze, al diavolo la musica e il ricamo, visto che ero negata.
  • I primi rudimenti… - la caduta da cavallo del mese di marzo 1906 non aveva leso la mia memoria prodigiosa, rimasta intatta, ma ancora non ero rimontata in sella,, la paura mi si era tatuata addosso e ancora sarebbero passati molti mesi prima che tornassi a cavalcare.
La zarina Alessandra iniziò a parlarmi in tedesco, il suo idioma natale, lingua in cui preferiva esprimersi come l’inglese, che parlava in modo fluido, al contrario del russo e del francese. Quest’ultimo io e Olga lo usavamo di preferenza.
  • Grazie del tempo che mi avete dedicato, Maestà, siete sempre molto gentile con me.
  • Invece .. il piacere è stato mio- Io e Olga ci scambiammo una occhiata, Alessandra era imperatrice da quasi tredici anni, correva l’anno 1894 quando aveva sposato lo zar, ed ancora era una straniera, oggetto di pettegolezzi e mortificazioni e gratuiti oltraggi.
Fin dal principio, era goffa, timida e sgraziata, sua suocera, la zarina vedova Maria le aveva creato il vuoto intorno e alla fine sua nuora si era ritirata nel suo piccolo mondo. Si rintanava nella sua mauve room, piuttosto che affrontare la gente e le sue difficoltà, adducendo a pretesto la sua salute precaria.
Ancora parlava male il russo (e notare che era imperatrice di Russia), con un accento atroce e pesante (.. fu nel 1914 che appresi il significato della parola odio, quando mio marito morì in guerra, ucciso dai tedeschi, un germoglio vigoroso e potente che mi avrebbe offuscato..).
Effetto paradossale del mio incidente, fu che Olga era meno chiusa, più incline a qualche gesto di affetto, spesso mi osservava, per vedere che non facessi qualche scherzo, gli occhi chiari che danzavano. La conoscevo, pregi e difetti compresi, aveva una intelligenza strepitosa, con una superba immaginazione ma era spesso collerica, brusca e senza pazienza. Solo che la accettavo per come era, non avevo la pretesa di essere nel giusto, come l’imperatrice Alessandra sua madre, che si reputava infallibile, i cui assunti erano dogmi. A dodici anni, reputavo che invece sarebbe stato meglio essere se stessi, rispettando le altre persone, comprensione e tolleranza, ma quello era un terreno minato e non credo che mi sarei spiegata bene, così lasciavo correre, dubitavo di farlo entrare in testa a un altro quando io avevo idee confuse, ma avevo dodici anni, appunto.
Comunque, i miei segreti con Olga erano al sicuro e viceversa, anche se non le dicevo tutto ed altrettanto lei, era giusto in quel modo. Eravamo ancora ragazzine, ancora per poco, poi sarebbe giunta l’adolescenza e la prima età adulta, divisioni e rovine, senza vinti o vincitori, battaglie e l’età dell’oro dell’infanzia sarebbe trascorsa, circondata da un dorato alone di leggenda.
Da uno dei quaderni della granduchessa Olga Romanov, scritto per Catherine Raulov, senza filtri o censure, che quei tempi erano trascorsi e le voleva dare quel segno”.. … conoscendoti, non avrei dovuto stupirmi di vederti arrivare a piedi dalla capitale in rivolta, nella neve, una marcia di venti chilometri, che hai fatto apparire come una banalità. ..tranne che poi hai dormito mezza giornata, bella come al solito, come sempre, anche se eri stravolta dalla fatica.. Vorrei tornare indietro, a quando avevamo dodici anni e davvero eravamo al sicuro.. Amica e sorella, oggi come allora.  Sei una pazza scatenata, più del solito, nel mese di marzo 1917, quando mio padre ha abdicato sei venuta qui e.. dici che lo fai per te, punto, non hai aspirazioni da martire o santa. Sei bella come tua madre da giovane, hai grazia ed eleganza e coraggio …qualità essenziali per affrontare la vita, i tuoi genitori si sono sposati di malavoglia  e tu per amore, contro il parere di tutti, amandolo fino alla follia e pagando un alto prezzo. E così io ..quando mi sono innamorata, ho capito. E poi te ne sei andata, me lo avevi promesso e io ho imparato la vera solitudine”.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Shiver ***


Tra il 20 maggio e il 26 giugno 1910,  il giornale “La parola”pubblicò una serie di articoli su Rasputin, descrivendo in dettaglio le sue turpitudini, le sue ubriacature, che aveva molestato e ricattato molte persone, le sue relazioni equivoche con il trono e l’estrema destra, la sua pazza teoria che per salvarsi dal male occorre peccare sempre di più..
Sasha Rostov- Raulov, il fratello di Ella e zio di Catherine, li fece scorrere alla nipote, aggiungendo che una bambinaia dello zarevic Alessio era stata disonorata dal monaco siberiano nel suo stesso letto.
E ancora, Mademoiselle Tjuceva, istitutrice delle granduchesse, era indignata che il Sant’Uomo indugiasse nelle stanze delle ragazze quando erano in deshabillé, fissandole in modo lascivo e la zarina Alessandra l’aveva sospesa dal servizio.

Lo zar Nicola II scuoteva la testa e taceva, come facesse Ella a sapere tutti quei dettagli era per Catherine un mistero, ignorava che lo zar e sua madre avevano ripreso la loro relazione dopo il suo incidente a cavallo, nel marzo 1906.
 Anche gli altri membri della famiglia Romanov conoscevano quei particolari e temevano l’ascendente di quel pazzo siberiano, Rasputin, sulla giovane zarina che lo proteggeva a oltranza- allora nessuno sapeva che lo zarevic Alessio era emofiliaco e che Rasputin, un santone, pareva avere il potere di fermare le sue crisi emorragiche, potenzialmente letali, così che Alessandra lo teneva caro, il santone giunto dalla Siberia. Tuttavia, ignorando quello era facile trarre conclusioni affrettate e maligne.
Lo zar domandava in tono retorico a Ella cosa fare, ma lei sapeva che con lei si sfogava, era la sua amante, non sua moglie, poteva consigliare, non ordinare.
A dare retta all’istinto gli avrebbe detto di allontanarlo, Catherine le aveva riferito  come la piccola Anastasia, nata nel 1901, la penultima figlia dello zar facesse entrare di nascosto il caro amico, Rasputin, una confidenza a Catherine che adorava ma era un problema serio …
Se proprio doveva rendere visita, andasse a trovare a casa di Anna Vyribova, amica di Alessandra, fautrice entusiasta di Rasputin, poi Ella ebbe una idea geniale.
Lo starec sosteneva di essere stato pellegrino fino al Monte Athos, la principessa suggerì Gerusalemme.. Lo zar nicchiava, quando il santone era stato spedito in Siberia, prima del 1910, alla zarina Alessandra erano venute delle vere e proprie crisi isteriche. Mettiamola così, diceva Ella, Rasputin è  un istrione, davanti alla zarina si presenta come il povero contadino siberiano abitato dagli spiriti, che non accetta denaro, ma fuori da lì incarna lo  spirito del male e della dissipazione.
Alessandra si sente in colpa per avere trasmesso al suo unico figlio maschio il morbo dell’emofilia, potenzialmente letale, non se la sente di provare un’altra gravidanza, stanti i rischi elevati di un secondo figlio emofiliaco-sua sorella, la principessa Irene di Prussia ha avuto tre maschi, due con il morbo.. E hanno già troppe femmine …  Questione di statistica e di fortuna.. Quindi la giovane imperatrice vede solo quello che vuole vedere e non si fida di nessuno, è cieca e suo marito passivo, che idillio.. Poi Rasputin andò a Gerusalemme, due piccioni con una fava, si allontanava dai suoi detrattori e assecondava la sua fama di essere un santo..
Una tregua.
Per Alessio, le emorragie articolari erano le peggiori, i nervi erano compressi e la morfina avrebbe attenuato gli spasmi. Tuttavia i medici, per evitare dipendenze, non la somministravano, così che il suo unico rimedio era svenire per fuggire dal dolore. Il sangue corrodeva le ossa, i tessuti e le cartilagini, tanto da fare assumere agli arti posizioni contorte, con angoli innaturali, che scemata la crisi, lo zarevic era costretto a letto per settimane e a usare apparecchi ortopedici per correggere la situazione.
A cinque anni, dato che era nato nel 1904, le infermiere che lo assistevano furono sostituite da due marinai che facevano da guardie del corpo e infermieri quando era a letto.
Pur sorvegliato a vista, trovava sempre una via di fuga e si feriva spesso, con esiti quasi estremi. Le  storie di Catherine lo distraevano dalla sua agonia, la chiamavano principessa cantastorie, principessa Sherazadeper la sua sapienza narrativa ... l'appellativo mia principessa era riservato solo a Olga, una principessa che  tale  aveva giurato il segreto e manteneva la sua parola.
 Quando il bambino stava male si parlava di una storta, una influenza o un raffreddore.
Nessuno ci credeva, per il mondo esterno l’emofilia dello zarevic era un segreto e le voci riferivano che l’erede al trono fosse deforme, ritardato o epilettico.
Quando stava bene, non si differenziava dai ragazzi della sua età, vivace, allegro, giocherellone.  Irrompeva nella classe delle sorelle e faceva un chiasso inenarrabile fino a quando non lo trascinavano via. Avrebbe voluto andare a cavallo, giocare a tennis, pattinare, ma quelle attività gli erano precluse che troppo pericolose.
Alessio era conscio della sua posizione di erede ed era spesso preda dell’arroganza.
Una volta, appurato che gli avrebbero obbedito, disse agli appartenenti a un reggimento di cui era comandante onorario di buttarsi dentro una fontana, con uniformi e sciabola sguainata e ne rise fino alle lacrime. Alle parate cui lo conduceva suo padre, urlava i suoi motteggi, bravo, avanti così. Entrando talvolta nello studio dello zar, pretendeva che il ministro di turno si alzasse in piedi per salutarlo e, cortese, gli stringeva la mano. Con lui ve la caverete male, asseriva ridendo Nicola quando si allontanava.
Per timore che, preda di un capriccio, si facesse male tirando un calcio a un mobile come tutti i  bambini normali, nessuno lo riprendeva, così che il fanciullo faceva tutto a modo suo, con il risultato che divenne recalcitrante e maleducato, viziato oltre ogni dire e obbediva solo a suo padre, atteso che la servitù aveva la consegna precisa di non contrariarlo in nulla, pena la scomunica, ironizzava Olga con Catherine, di contrabbando.
Le sorelle, ormai cresciute, dinanzi agli estranei  restavano sedute a braccia incrociate o  ricamavano, la voce bassa, sempre composte a tavola, salvo scatenarsi quando erano da sole.
Per esempio, nell’autunno del 1910 la moda era arrampicarsi sugli alberi, Cat e Olga aprivano le file, le confidenze arboree che fluivano tra di loro., la predilezione e la confidenza reciproca sempre costante e immutabile.. un baluardo e uno scudo contro le brutture della vita.
  • Volevo farti una domanda-
  • Dimmi..
  • È su tuo padre, quando hai avuto l’incidente a cavallo..
  • Caspita, era il 1906 e ora siamo nel 1909, ne hai passato di tempo a rimuginare, continua, non ti offendere- coprendole una mano con la mia per un momento.
  • Aveva uno sguardo vuoto, strano ma ..
  • Vedi, Olga.. – Dovevo raccontare della sua predilezione per la bottiglia, i suoi giorni alla deriva, era un bravo attore ma lo sapevo, lo intuivo dai movimenti farfallini e dal brio eccessivo, che da un pezzo non cavalcava più per tema di incidenti imbarazzanti. Ma era mio padre e lei la mia migliore amica, due lealtà configgenti da dirimere.
  • Beve, Olga, ecco tutto e mia madre si tiene occupata, lo evita, come me quando non è il caso, ovvero quasi sempre – Guardai in avanti, la sua pena che pesava sulla schiena.
  • Oh  .. Catherine. Cat, mia principessa.
  • Il loro è stato un matrimonio combinato, nessuno era la prima scelta dell’altro..- La verità, nuda e cruda, tranne che mi faceva male fino al midollo, quindi iniziai a scendere e lei mi raggiunse, dopo, per farmi smaltire la rabbia e l’imbarazzo, fissavo senza vedere il mondo circostante poi mi sfiorò la spalla. – E’ la loro vita, Catherine, non la tua, e tu ti sposerai  per amore-
  • Come no- Sorrisi, adulta, amara.
  • Non mi sposerò mai  Olga, sarò la tua dama di compagnia e staremo sempre insieme,
  • Cretina, ti sposerai e dai retta, se avrai una bambina … le darai come secondo nome il mio.
  • Non il primo?- con ironia.
  • No, non sono così vanitosa. E un maschio lo chiamerai Nicholas, giusto.
  • Non mi sposerò e non avrò figli, Olga. Tu e io staremo insieme, sempre, ti sposerai, sarò la tua ancella e la madrina dei tuoi figli, mai mi sposerò, dai retta.
  • Come no, Catherine, avrai dei figli e ti sposerai.
  • NO.
  • Invece sì-
  • Non penso.
  • Sì, dammi retta. E ti sposerai per amore.- lo ribadiva, ci credeva e forse potevo crederlo io pure.
  • Non credo proprio.
(.. E due volte mi sono sposata, invece, entrambe per amore, Olga, e la mia bambina ha avuto nome di Elisabeth Olga,il mio primogenito Nicholas ).

Il giorno dopo portai tre sigarette di contrabbando, un accendino, foglie di menta, dovevo esaudire un suo desiderio, fumare, due principianti alla riscossa, che tossirono a più non posso. Ma così era. Poi fu il turno di leggere di contrabbando "MADAME BOVARY", lo voleva leggere senza censure, Gilliard, il precettore di francese delle granduchesse, passava al vaglio le sue letture e segnava, cancellandole, le parole inutili, guarda caso quelle delle scene più interessanti o proibite. A Olga non andava, ricordavo che a dieci anni sosteneva che era inutile imparare i verbi ausiliari, erano i servi dei principali. Era una fautrice di Golia, rispetto a Davide, nella storia biblica di Giuseppe e dei suoi fratelli, parteggiava per il primogenito.
  • Spiegami che colpa ho se Alessio non obbedisce a nessuno- Sancì aprendo la copertina del libro.
- Si agita a tavola, pilucca dai piatti altrui e bada che i nostri genitori sono presenti.
  • Fammi indovinare, tua madre ti ha brontolato, come al solito- Annuì e compresi che intendeva comportarsi male con cognizione di causa, che stavamo facendo una cosa proibita.
  • Lo hai rilegato tu con questo cartone anonimo?
  • Sì, per sicurezza e lo riporterò via.
  • Lo leggerò a rate in questo modo, ma se lo tengo tra le mie cose può essere pericoloso.
  • Inizia, o ci metterai mesi.
Eravamo due adolescenti, come tante, nonostante il rango smisurato, la differenza era nella qualità della nostra amicizia, un legame speciale e unico.
Lei era la figlia dello zar, io di un principe, il mondo pareva appartenerci, lo rivelano i nostri sguardi, rifletto a posteriori, osservando le foto di noi in bianconero di quel periodo, prese a tradimento, nelle pose ufficiali mi irrigidivo e venivo sempre male.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** ICE QUEEN ***


La principessa Ella osservava lo scorrere del tempo sul suo corpo, i minimi segni delle rughe,sugli angoli di labbra e occhi, le scalfitture della pelle sulla fronte, la minore flessuosità rispetto alla sua luminosa giovinezza, tuttavia, quando teneva lo zar tra le braccia non le importava, erano sempre loro che restavano.

Lo scrutò, armoniosa, in riposo dopo l’amore, erano in uno dei loro nascondigli, un luogo segreto, una semplice stanza che uso e tempo avevano reso cara.

Era una fortuna dormirci un paio di notti rubate in un mese, certo vi erano altre ore rubate, suntuose come rubini, un pranzo o un pomeriggio,loro due insieme, inventando varie riunioni dei ministri, lo zar, mentre Ella si trincerava dietro riunioni di comitati di beneficenza, dei pomeriggi..appassionati.

Oppure Alix pensava che lo zar suo marito fosse a passeggiare, salutare abitudine della giovinezza in cui lei non lo seguiva, che era spesso sul letto o sul divano per il mal di gambe e la sciatalgia.

Quando lo zar si recava in viaggio, a visitare le province o un re straniero,e la moglie era indisposta, Ella si accodava con discrezione.

Una volta Lui le regalò una collana di pregiate perle boeme, il ciondolo era la E di Ella,un monogramma, disegnato da Nicola stesso, alla maniera occidentale, composto di rubini e zaffiri, che almeno poteva portare sempre con sé qualcosa di lui quando non erano insieme.


A sedici anni, nel 1911, Olga festeggiò la cosiddetta maggiore età con un ballo a Livadia, in Crimea.
Ciò significava poter portare i capelli raccolti, le gonne lunghe ed il busto, riti di passaggio, minimi gesti che avevano una immensa importanza.
Si parlava di progetti matrimoniali in fieri, dato che era la figlia di un imperatore, non una comune cittadina, ma lei ci rideva sopra, l’idea di lasciare la sua famiglia le appariva lontana come un miraggio incongruo, una chimera.
Comunque, in via ipotetica, tra noi ne parlavamo, tanto per ridere.
Mi suggerì l’estate, per organizzare il matrimonio, il mio, lei e le sue sorelle che mi avrebbero fatto da damigelle.

Meglio quello che riflettere sul bizzarro comportamento di Alessandra, oggetto di eterni pettegolezzi, la passività dell’imperatore, il disorientamento dei ministri e del parlamento, la Duma, dopo l’assassinio di Stolypin, primo ministro nel settembre 1911 a Kiev.. Il tutto aveva acuito i sospetti su Rasputin, la polizia lo teneva sotto controllo, annotando le sue malefatte e, insieme, lo proteggeva.
Si vociferava di alterchi, volgari litigi, visite alle prostitute e ai bagni turchi, notori luoghi malfamati, di ubriacature costanti. E si parlava delle (presunte) lettere che la zarina Alessandra gli aveva scritto e che giravano in copie, si vociferava che il siberiano e l’imperatrice fossero amanti.
Nel febbraio 1912, Maria, madre di Nicola II, pregò il figlio e la nuora di allontanare il siberiano, per non rovinare la dinastia e la loro famiglia, e ripeté il commento varie volte a svariate persone, come Ella.
Nicola non disse nulla, fu sua moglie a parlare, enunciando che si trattava solo di infami pettegolezzi, Rasputin era un santo, un asceta, puro spirito.
Erano stupidaggini e forse Alessandra lo sapeva, era ostinata ma non cieca o idiota, per quanto alla gente piacesse pensarlo, così che poche settimane dopo decise di rivelare ai membri più fidati della famiglia Romanov della malattia di Alessio e il ruolo svolto dalle preghiere di Rasputin.
Invece di procurarle simpatia o comprensione, la mossa ebbe l’effetto opposto.

Per paradosso, nessuno menava conoscenza della relazione tra Ella e Nicola, forse erano due formidabili attori, accorti e attenti, oppure una duratura storia extraconiugale, con una sciagura come Alessandra come moglie era da considerarsi un ristoro per lo zar, da compatire e non certo da biasimare se cercava requie con un’altra donna e non una qualsiasi, ma la splendida Ella, che non aveva mai cercato benefici o cariche, essendo ricca di famiglia e con titoli in abbondanza per suo conto.

Nel settembre 1912, la famiglia imperiale si recò a caccia nelle tenute polacche di Spala, dopo che Alessio era rimasto a letto qualche giorno per una botta alla gamba sinistra.
Qui le sue condizioni ebbero un tracollo e venni convocata in via urgente da San Pietroburgo, dove ero, una emergenza e mia madre non fece domande, non era il suo stile e mi sorpresi a pensare che sapesse qualcosa, era una donna intelligente e con un tatto infinito, anni di pettegolezzi ma non mi chiedeva nulla…
Voleva le mie storie, Alessio, tranne che vederlo fu un colpo, nonostante gli avvisi ricevuti.
  • Altezza imperiale- Le mie ginocchia toccarono obbedienti la sponda del letto, nonostante il tremore,celate dalla provvidenziale gonna, mentre mi inchinavo, il viso era stravolto dal dolore, la pelle tirata e la fascia lombare e la gamba sinistra gonfia.. invocava Dio e sua madre.
  • Cat. – la zarina mi chiamò con il mio nomignolo, strano, annotai ma scorsi il suo viso opaco, le ciocche grigie che striavano i suoi capelli dorati, la sua desolazione feroce e impotente.
  • Grazie per essere venuta.
  • Grazie a voi, Maestà imperiale. Ecco, pensavo di raccontare a sua Altezza imperiale una storia che forse non conosce, ovvero le avventure di Sinbad il marinaio,- Una delle mie formule magiche, l’attacco delle mie storie, sillabe che erano il ponte di congiunzione per altri mondi.
  • Racconta .. avanti- la voce sottile come brina. Presi una mano dello zarevic, racchiudendo il palmo contro il suo, per trasmettere forza e salute.
  • Adesso vai, Catherine, si è assopito e tu riposati un poco, le ragazze ti aspettano.- con un piccolo cenno, mi permise di congedarmi e tornò a scrutare suo figlio, non fossimo state io e lei l’avrei abbracciata, ma non osai.
  • È a rischio di setticemia e peritonite- mi raccontò Tatiana, quando passai nella stanza che divideva con Olga.
I gemiti e i lamenti del principe erano continui e costanti, tanto che la servitù si metteva batuffoli di cotone nelle orecchie per lavorare, al solito il mondo esterno nulla conosceva di quella crisi, lo zarevic era indisposto in modo lieve e quello era quanto. Perfino le sorelline più piccole, Marie e Anastasia, sapevano che stava poco bene, la verità era un lusso ignoto anche in famiglia.

In tre sapevamo che era un lottatore nato, ma il problema era che mai era stato così male, senza requie, per tanti giorni filati.
Per lui non potevo fare molto, ma per le sue sorelle sì, suggerii di mangiare qualcosa, il nostro digiuno non l’avrebbe certo guarito, chiaro, ma stare male anche noi per l’inedia non gli avrebbe certo giovato.

Olga mi disse che ero una stupida, poi si mise a ridere,avevo ragione io e lei torto, almeno per unavolta, e la strinsi, in modo meccanico, un piccolo conforto.
  • Quando si muore, si smette di provare dolore?- parlava così piano che dovetti accostare l’orecchio al viso di Alessio.
  • Penso di sì, ma nessuno è mai tornato a raccontarlo …
  • Se succede, devi dire che voglio essere sepolto all’aperto nella foresta.
  • Va bene, lo dirò, te lo prometto.- Trattandolo da adulto, come si meritava, Alessio capiva sempre molto di più di quanto ritenessero gli altri.
Aveva 40 gradi e mezzo di febbre da molti giorni, la temperatura non diminuiva e il cuore non poteva reggere all’infinito.

La sua crisi divenne un affare di stato, prevedendo il protocollo che, in caso di morte imminente dello zarevic, dovesse farsi un annuncio ufficiale per preparare la nazione alla perdita.
Il bollettino venne trasmesso e venne somministrata l’estrema unzione, nel prato davanti al palazzo venne costruita una tenda trasformata in cappella provvisoria, tutta la Russia pregava per lo zarevic.
Caddi sulle ginocchia, imitata da molti altri, pregando per la sua salute.
A quel punto la zarina Alessandra spedì un telegramma a Rasputin in Siberia e la risposta giunse ore dopo, parlavadi guarigione e tutti si meravigliarono, a partire dai medici che lo davano per spacciato e più ancora quando lo zarevic ebbe una impercettibile ripresa, che si rivelò costante.


Alessandra ne fu felice, ma per poco, la salute del bambino era sempre precaria, la guarigione molto lenta. Adesso la zarina era incolpata di avere contaminato i Romanov con la malattia della sua razza, Nicola ancora più compianto per l’avere il fardello di una simile moglie, che gli aveva dato un solo figlio maschio fragile come vetro.. Alix si sentiva come se fosse stata abbandonata da tutto il mondo e cercava, gelida, la solitudine, adesso tutti la consideravano un Pechvogel, un uccello del malaugurio che recava sol catastrofi e lutti.
Si rifiutava di dare il suo contributo ai preparativi per la grande celebrazione del tricentenario dei Romanov, che avevano preso il potere nel marzo del 1613.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Final Masquerade ***


Nel gennaio 1913, si tenne uno splendido ballo per i 18 anni della principessa Catherine nel palazzo Raulov, a San Pietroburgo.
Parteciparono finanche le due granduchesse più grandi, con immenso sollievo di tutti la zarina Alessandra, invitata, dichiarò di essere indisposta e non presenziò.

I saloni erano colmi di fiori freschi, rose e gigli provenienti dalla mite Crimea, i vestiti preziosi che frusciavano, come le uniformi e i rinfreschi erano mirabili,i lampadari e le candele a profusione illuminavano la scena.

Lo zar Nicola II, in alta uniforme, accompagnò le sue figlie al ballo e la principessa Ella sorrise nel vederlo, il suo piccolo sorriso intimo e segreto, che per un battito concedeva a lui solo, prima di rivestire la sua squisita maschera di allegria e buon umore.

 
Lei era vestita di un fumoso color blu, era sottile e flessibile, i capelli raccolti in alto e portava disinvolta perle e zaffiri, lui agile e leggero nei giri di danza, scrutando il favoloso profilo di Ella, il collo eretto e la sua carnagione perfetta (… lei sì che è una vera zarina, nell’aspetto  e nei modi, Maestà imperiale, come al solito e come sempre, mai una volta che si sia saputo che la pelle della principessa Ella si copra di chiazze rosse come quella di Alessandra,  la zarina, per non tacere del resto, confidarono a Marie, l’imperatrice vedova, che in segreto, tra sé e sé, si rammaricava che Ella da giovane avesse avuto tante buone qualità ma non rango sufficiente per aspirare alla mano dell’erede al trono, e Nicholas si era accontentato di Alessandra).
 
 
Quella sera mi sentivo una perfezione, leggera come una bolla di sapone, levigata, porgendo la mano da baciare.
Dall’alto del mio metro e settantadue, dominavo le pieghe spumose del mio vestito chiaro, un fiume di seta e chiffon, il corpetto incrostato di perle e argento che scintillava a ogni respiro, orecchini di perle e diamanti in coordinato con la tiara appuntata sui capelli e la collana sul collo.
 
Le granduchesse erano vestite in tenui colori, gli occhi accesi e scintillanti di aspettativa mondana.
 
Ballai con lo zar, mio padre, mio zio e tanti altri e poi..
 
  • Posso avere l’onore, Principessa?
  • Sì, Monsieur De Saint Evit- Era un giovane uomo che faceva parte dell’entourage dell’ambasciata francese, il profilo fermo e squisito come il principe di una antica miniatura, mi sorpassava di una mezza testa, robusto senza essere grasso,scuro di occhi e capelli, compito e elegante.
Vorticammo, in perfetto accordo, le mie gonne che fendevano come una prua le acque costruite dai passi creati dai suoi piedi, inebriati e inebrianti.
Alla fine osservai che  i balli parevano essersi abbreviati, lasciai a malincuore la sua mano, come lasciando andare un pezzo di me ...
 
 
Buffo, lo avevo incrociato molte volte in quelle sere invernali, a teatro, a qualche concerto, apprezzandone la perfetta gentilezza, gli inviti per il mio ballo di compleanno erano stati distribuiti numerosi, lui era solo uno dei tanti …. Giusto, che mi doveva importare di lui.
 
Dopo il mio flirt a 15 anni con Philippe, non avevo avuto più nulla, tranne che qualche simpatia che non oltrepassava i confini del lecito e del buon gusto, ancora dovevo iniziare a comprendere a fondo le regole di quel gioco, forse il più bello e antico del mondo, quello dell’amore.
 
  • Sei splendida- Constatò Tatiana, quando ci ritrovammo per una pausa noi tre, un sipario di tranquillità, io che appoggiavo un vassoio con tra flute di champagne su un tavolino e mi tamponavo la fronte, le ciocche scure e suntuose dei miei capelli che viravano nel mogano alla luce delle lampade.
  • Anche voi e state riscuotendo un successo immenso.
  • Hai ammiratori molto carini.
  • Tatiana, smetti di osservare quel bicchiere e brindiamo, invece.
  • Appunto, il divertimento è appena iniziato.
  • Olga sei impossibile, tu, Catherine sei pazza- Tatiana aveva un temperamento serio e austero, la salvava dalla perfezione l’amore per le sete e i bei vestiti.
  • Cin cin..
  • A proposito, Catherine, l’ultimo con cui hai ballato ti mangiava con gli occhi.
  • Evento comune stasera, no?- Risi.
  • E tu altrettanto, lo sai che è prassi consolidata che poco tempo dopo il ballo ufficiale venga dato un annuncio di nozze?- Sorrisi, sposarmi io e con chi? Che si inventava?
  • Sorella, non dire scemenze. – Intervenne Olga, mentre io poi mi ritrovai a riflettere che Tatiana sapeva scorgere segni e sfumature molto meglio di tanti altri, minimi segnali irrilevanti ma era pur vero che, mancandomi un innamorato, perché dovevo perdere la testa per quel francese..
  • Catherine, mia sorella ti vuole bene e più o meno siete sempre state in pari- osservò mentre tornavamo alle danze, Olga che si era già avviata.
  • Direi di sì.
  • Non sarà sempre cosi- Mi fermai per un momento, le sue parole contenevano l’eco di quelle pronunciate da mio zio, tanto tempo prima, che un giorno la vita ci avrebbe separato, scrollai la testa e mi imposi di non pensarci.
  • Intanto goditi la tua festa- Che terminò alle cinque di mattina, Saint- Evit lasciò il palazzo tra gli ultimi, la traccia delle mie nocche persa tra le sue.
 
Le lettere di mia madre le scoprii dopo due o tre giorni, il mio mondo andò in frantumi e appresi la coesistenza, nel medesimo giro di danza, di rabbia e tristezza e la potenza salvifica della passione.
 
-Sposami, mi vuoi sposare.. Catherine – ...il palpito delle sue parole, il suo respiro contro le mie labbra, le sue mani nelle mie, il suo calore, ora e per sempre, il mio pilastro nella tempesta, ai piedi era caduto un mazzo di violette.
 
Dream back, un azzardo, ci conosciamo tanto poco, io e te, Luois..
Appoggio la schiena contro il tronco dell’albero, appariamo come una giovane coppia di innamorati che passeggia sui giardini vicini al fiume Neva, l’inverno che lotta contro l’incipiente primavera.
Quante volte sono scappata nel raggiungerti, ho perso il conto, non importa, dopo quello che ho scoperto..
Mia madre, in apparenza perfetta, è solo una ladra di verità, una bugiarda che ha mentito al marito e al mondo, me compresa.
Avevo trovato quelle lettere in uno stipo, lettere d’amore, dal novembre 1893 all’aprile 1894, le date erano chiare, io sono nata nel gennaio 1895 .. Un caso malevolo e la mia curiosità infernale, avevo riconosciuto la grafia della principessa mia madre, ma le risposte .. non erano di certo di suo marito. Erano stati abbastanza saggi da non scrivere il nome di lui e evitare precisi riferimenti, ma fossero stati davvero accorti avrebbero distrutto le prove..
La mia curiosità contro ogni forma di decoro e privacy.
Per non pensarci, mi ero ritrovata a gestire .. no,mi ero innamorata di Luois, ogni volta che potevo andavo furtiva da lui, un eccesso via l’altro., emozioni nuove, mai provate, una scossa di terremoto.
Mi tendo, sinuosa, un salice, un serpente e soffio un “SI’ ”gioioso sulle sue labbra.
  • Ho perso il sonno e l’appetito per te, Catherine, io ti voglio con me ogni giorno della mia vita, da ora in avanti.- Una buffa smorfia, che lo fece apparire un ragazzo giovane come me. Pure, se avessi sbagliato, su mia madre avevo sbagliato tutta la vita, lui era poco meno di un estraneo e ..
  • Sì… di nuovo sì  .. –
  • Ti ho compromesso come uno stupido, senza onore- Ma non avevamo fatto l’amore, questo no, e io ero già compromessa.
Pure, il matrimonio era già una faccenda complicata senza infilarci in mezzo la differenza di fede religiosa, io ortodossa, lui cattolico, la differenza di rango, nominalmente ero una principessa, lui un conte straniero,il venire da due paesi diversi,io minorenne, la passione per me poteva costargli una carriera ben avviata e..
Tutto spariva, io volevo lui e lui voleva me, ma sarebbe stata una dura lotta, lui poteva ben apparire un cacciatore di dote, un avventuriero che aveva fatto girare la testa a una sciocca fanciulla .. e fu uno dei momenti più belli della mia vita, pur se venato dal disgusto per la scoperta di quel segreto, che avevo violato come una sciocca.
Era la fine di marzo 1913, preparammo un piano, in attesa del ritorno della famiglia imperiale e dei miei che si erano recati a Kostroma, per la celebrazione dei festeggiamenti per il tricentenario dei Romanov.
 
Il viso della principessa Ella era color brace.
  • Sei solo una ragazzina e lui ti ha fatto girare la testa.
  • No.
  • Tu non sai nulla dell’amore e hai letto troppo, impara questa lezione, figlia mia, che di rado una principessa si sposa per amore.
  • Lo so.
  • Ragazzina, potrei mandarti in collegio, chiuderti in casa e rovinargli la carriera .. Lo sai bene che il matrimonio di una principessa va gestito .. – Cercò le parole appropriate, di essere conciliante, parlavo con lei che suo marito si sarebbe adeguato alle sue determinazioni, lo sapevamo entrambe- Senza essere preda di un capriccio, una emozione.
  • In sintesi, un affare da far sbrigare a chi più ha esperienza di me. .. dico bene?
  • Esatto.
  • E per finire come voi e il principe Raulov, uniti di malavoglia- La stoccata che fece irrigidire Ella.
  • Ma io voglio sposarlo, punto e basta.- Lo schiaffo partì, immediato, il viso di Catherine divenne una gelida maschera, le iridi strette a fessura, dura e determinata.
  • Tuo padre..
  • Il mio presunto padre.
  • Cosa?- La zittì, quello era il momento di sferrare il colpo.
  • Ho scoperto le vostre lettere e ho appurato, a diciotto anni, come la mia vita sia solo una menzogna, adesso capisco perché non mi quasi mai .. tollerato, capisco. Dimostratemi che sbaglio, madre. – Scansandosi dalla sua mano tesa.
  • Molto bene e cosa vorresti concludere?- Annaspò Ella, senza negare, quindi era la verità, aveva raccontato bugie a tutto il mondo, ma non a sua figlia, non in quel momento.
  • Sposarlo, punto e basta, voi non dovete interferire.
  • Eccoci al melodramma.. Comunque,  visto che credi che io sia l’ultima persona che debba impacciarsi,.. Mi  auguro che tu non sia incinta. No, sei appassionata ma non avventata, voglio sperare, comunque potresti scoprire che senza dote non ti vuole..
  • Andrei via lo stesso, madre, con o senza lui, i bastardi non meritano nulla, no?
Si inchinò e prese congedo senza permesso, mentre Ella rimaneva immobile, apprendendoil peso del passato, dei trascorsi egoismi e della lussuria, il disprezzo di sua figlia, come pure aveva disprezzato lei sua madre, pur variando i motivi.
Dopo lo scontro, la cortesia formale e le frasi di prammatica, buongiorno, buonanotte, passatemi il sale, salvarono dal silenzio a tavola, ma se Ella entrava in una stanza, sua figlia ne usciva, dopo essersi inchinata o stava barricata nel suo alloggio, salvo poi mollare tutto e andare nell’alloggio dei Raulov a Carskoe Selo, un fait accompli.
 
Ella parlò con Nicholas.
  • Non hai negato.
  • Non potevo, Nicky, davvero, ho mentito tutta  la vita, ma.. non ce l’ho fatta. Non ha capito però ..  chi fosse il suo padre naturale.
  • Prenderò informazioni su questo francese .. poi Ella? Vuoi che lo faccia espellere dalla Russia.. o.. ordini controlli, potrebbero scappare.
  • È innamorata, Nicky, o pensa di esserlo. Verrà da te, per convincerti a convincermi.
  • Perdonami, Ella.
  • Non è colpa tua, anzi, mi hai dato la mia unica figlia e.. Se ne andrà Nicky, quindi tanto vale salvare il salvabile e .. ha il coraggio che io non ho avuto. Per me e te .. non era possibile, per una ragione o l’altra, inutile rinvangare il passato- Percepiva il respiro salato di lui tra i capelli, mentre la abbracciava.
  • Di rado un principe si sposa per amore, Ella.
  • Ma nostra figlia sì. Voglio che abbia questo dono.. di sposarsi per amore.
  • Così sia, Ella.  Ma forse non è amore.
  • Loro credono di sì e tanto basta.. possiamo noi definire l’amore mio zar?
10 aprile 1913, il giorno dell’udienza presa al volo con lo zar, oscillavo tra rabbia, orgoglio e passione, un ribollire di sensazioni che mi lasciava esausta, come i dubbi che mi rodevano.
Non sarei andata dalla zarina, le riserve che aveva verso mia madre potevano essere una arma a due tagli. Per Alessandra, il matrimonio era il destino migliore per una donna, ma io non volevo esserle debitrice, o, peggio, che si rifiutasse di aiutarmi, dato che la zarina asseriva che un figlio deve obbedire sempre ai genitori. Peraltro, si sarebbe convinta di avere avuto sempre ragione, che ero davvero una ribelle, una gramigna.
Rimetto la mia maschera, parlerò con lo Zar.
 
.. mi sono sposata nel mese di giugno 1913 a Peter Hof, con Luois, mie damigelle le granduchesse, invitati gli zar e la zarina madre e molti altri.. ..
Era amore, allora come oggi.
Due anelli, quello di fidanzamento, uno squisito zaffiro circondato da perle, un monile di famiglia di mio marito, e la vera nuziale, una semplice fascia d’oro con incisa la data e il suo nome..
Che ho fatto?

Mio zio chiosò che il matrimonio era in genere per tutta la vita, almeno fino al divorzio..
Quella notte, la nostra prima notte, il mare ci cantava dentro..
La sera ero una ragazza, la mattina dopo una donna ....
E dopo la luna di miele siamo andati a vivere a Parigi, il tempo e la distanza hanno smorzato l’astio e saldato le cicatrici.
Prima della partenza, Olga mi chiese se fossi incinta, l’amica di sua madre, Anya Vyribova lo aveva insinuato, una sera ridendo con la zarina.
E quegli incidenti potevano capitare, anche se la granduchessa Olga forse ignorava la precisa meccanica dell’atto.
No, Olga, ed ero completamente sincera e fui sincera, era una questione tra me e mia madre che ha accelerato le cose
Immaginavo fosse qualcosa del genere, la replica, mi sei mancata e .. mi mancherai, ammise Olga.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Final Destination ***


Dedicato a Cecile Balandier
 
È un fatto noto che la giovane zarina Alessandra sia preoccupata della corretta gestione dei propri averi.

Con il grande mazzo di chiavi che tiene costantemente con sé, apre in ogni momento mobili, bauli, armadi e credenze, facendo piangere più di una volta le cameriere, colpevoli di non rispettare i suoi ordini circa la corretta disposizione.
Almeno una volta al mese, passa in rassegna cassetti e armadi per appurare l’esatta collocazione di vestiti, guanti e cappelli.
Ha redatto di suo pugno un preciso inventario dei suoi pizzi e dei suoi gioielli personali.
Per non tacere dei controlli a sorpresa, è pignola, ossessiva, pedante.


Lo stesso criterio è applicato alla tenuta dei libri di casa, per non parlare dei continui colloqui con gli economi, di cui controlla gli elenchi, lagnandosi delle spese eccessive, ammettendo peraltro di non conoscere il prezzo di un uovo o di un frutto nei mercati cittadini.

Gli economi si lamentano, la zarina madre e i suoi amici ridicono che è una Hausfrau tedesca che si lagna per il prezzo delle patate.
Allo stesso modo pretende di gestire il tempo, ogni cosa deve essere fatta all’ora giusta o rimandata al giorno dopo.
Queste manie si sono acuite dopo la nascita della sua seconda figlia, nel 1897, anno in cui sono peggiorati i rapporti con la suocera, sono sempre educate e circospette, ma la tensione tra loro è palese.
Alessandra sostiene che la suocera la fa sentire inadeguata e provinciale, peccato che la stuzzichi a ogni occasione.
Come la squisita e splendida raccolta dei gioielli della corona, perle, diamanti, zaffiri e rubini,  che vale un patrimonio, la zarina vedova Marie avrebbe voluto tenerli, ma per tradizione passano alla moglie del nuovo sovrano, così che la richiesta di restituzione ha provocato scene comiche e incresciose, come il palese fastidio che mostra  Alessandra ogni volta che li indossa.
È risaputo che non le piacciono, li considera antiquati e considera ridicolo il cerimoniale per avere l’accesso ai preziosi monili, ogni volta devono essere prelevati e riportati nella camera blindata da un distaccamento di soldato, previa la redazione di moduli ad hoc, procedura che la zarina madre seguirebbe cento volte per portarli.
Ma la vera fonte di scontro sono i figli, ha avuto solo bambine, di cui si occupa lei stessa, tralasciando i doveri mondani di imperatrice.
E la zarina madre critica la nursery, ritenendola poca igienica, sostiene che le bambinaie sono troppo svagate, i cosacchi lascivi, le imperiali nipotine una lagna e una delusione.
Nello specifico, afferma che  Olga sia brutta e con la fronte troppo grossa, Tatiana sia noiosa, Marie un piagnisteo ambulante e Anastasia l’ennesima inutile femmina che non può ereditare il trono.. .
  • Olga che hai?- Dinanzi a uno specchio si prendeva le misure della  famigerata fronte.
  • Mi misuro la fronte, è troppo grande.
  • È tua nonna, ne dice tante, ma non ti conosce sul serio, quando mai sta con voi?
  • Che dici?
  • Che parla a sproposito, mica ti conosce sul serio …
  • Sei irriverente.
  • Non sa come impari in un  battito di ciglia, che suoni il pianoforte bene come nessuno – Ma le mie lodi le facevano piacere, eccome, sempre la distraevo.
  • Non dovresti dirlo..
  • La bellezza è negli occhi di chi guarda, mia madre almeno dice questo, io pagherei per essere bionda con gli occhi azzurri, invece ..
  • Sei bella così come sei ..
  • E tu pure … e tua nonna, lasciala stare ripeto, è svanita, anche se non ha la scusa dell’età come mia nonna..
  • Sei proprio irriverente ..
  • A proposito, io ti guardo e vedo una ragazzina che a volte non è  molto empatica o gentile, ma ha bei capelli biondi, occhi color zaffiro e un sorriso gentile, questo sì .. non vedo la tua fronte
  • Stupida che sei ..
  • Olga, non badare a tua nonna, ti dà fastidio ma .. lascia stare. E poi se avessi una fronte perfetta, ti brontolerebbe su altro ..
  • Vero ..
Aveva sette anni quando decise di seguire il mio consiglio .. e io ero sciocca e petulante, ma le volevo bene.



Dai quaderni di Olga Romanov per la principessa Catherine “.. a volte, riflettendo su quel lontano episodio infantile, pensavo che lo dicessi per misericordia, tu eri uno splendore fin da bambina, osservavano che avevi colori stupendi, suntuosi, come una piccola ninfa … invece ne eri convinta e avrei fatto meglio a darti retta.. Avevi ragione, come spesso accadeva. Poi quando avevi diciassette, diciotto anni ti lamentavi di essere troppo alta e troppo magra, quasi una beffa, per mia sorella Anastasia, che si riteneva bassina e grassottella .. Parevi una principessa orientale, come Sherazade, e mia nonna predisse che avresti fatto girare testa e polsi a molti uomini, aggiungendo che sarebbe stato lo stesso per me e Tatiana .. Per lo sbigottimento, per poco non caddi dalla sedia..  E poi mi sono innamorata e, guardandomi nei suoi occhi, mi sono vista bella, sul serio ..Michael, a love, a sin, a secret.. quella sera ho fatto la doccia e ho pianto”

 
%%%%%%%%%%


Parigi, 1920 ..  e avanti.
Ogni tanto capito a Montmartre, in fumosi bistrot, l’oblio di uno sguardo, di un sorriso.. riempire il vuoto, come fa male l’amore, Olga, devo trovare un modo di andare avanti ..
.. fare i conti con il passato, a essere di nuovo forte .. Mi sfioro la catenina il cui pendente è una piccola perla, dono di un lontano Natale, sapevi che mi piacevano, come l’azzurro,  i libri, la cioccolata e la musica, come adesso, sopravissuti come me, e sempre ce ne meravigliamo, fortunati scampati agli dei dell’odio e del terrore, un giro di ballo.
Al ballo per i miei 18 anni, ho conosciuto meglio Luois, al ballo di Natale organizzato dalla fondazione Raulov, ecco un nome noto tra gli invitati, Philippe D’Amboise, una romantica coincidenza organizzata da mia madre, o forse no.
Sono ancora la principessa delle terre del grande Nord, ribelle, coraggiosa e piena di grazia.. O no?Amica di Olga..
E mia madre mi raccontò di Michael e di lei, di un amore che ha protetto, una  specie di ammenda, anche allora Ella si ricordava di me, di lei, di cosa vuole essere una giovane principessa innamorata. .
 



E la vita corre, sono rimasta definitivamente in Francia, dopo che i bolscevichi hanno preso il potere, il mio esilio da provvisorio è diventato definitivo..
Mi sono laureata in legge e, terminato il praticantato, sono diventata avvocata, vestendo la tiara al posto della toga.. usando il cognome di Luois, Saint-Evit, Raulov è troppo esotico, straniero ..
E mi sono risposata, poi con Philippe D’Amboise, nel 1925, nostro figlio Nicholas è nato l’anno dopo, Elisabeth nel 1930 ..
E Hitler, il nazismo, altri massacri ..


Il mio viso appartiene al vento e all’acqua, il corpo al ferro ed al fuoco, la mia  memoria al regno della precisione ..
La vita tutto porta via, ma non il ricordo di Olga .. che è vissuta, nella mia memoria e nei ricordi, in questa vita così lunga..
Sempre tua, la principessa Catherine, o meglio .. Ekaterina Nicolaevna Romanova, figlia bastarda dell’ultimo zar di tutte le Russie, Nicholas II Romanov e della principessa Elisabeth Rostov- Raulov … almeno per una volta.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** War Time ***


Quando scoppiò la guerra, la zarina e le due figlie più grandi frequentarono il corso per infermiere della Croce rossa, per poi prestare la loro opera nel palazzo di Caterina,a   Carskoe Selo  convertito in ospedale militare.

Catherine era sempre in Russia, suo marito era partito nel mese di agosto 1914 per il fronte, insieme alle truppe russe ..

Catherine era nel palazzo-ospedale intitolato alla zarina sua omonima quando aveva avuto la notizia, da due ufficiali, il suo viso amabile era diventato color cenere.
Aveva ascoltato, composta, poi aveva preso l’auto e guidato lei stessa fino a palazzo Raulov, suo marito le aveva insegnato anche quello ma.....
 
Ho cercato il nome di mio marito nelle ore e nei giorni, una stella, un segreto.
Nelle notti insonni e solitarie, tornavo alla mia antica passione per la lettura …

Omero, Machiavelli, Dante, Shakespeare e Flaubert-

All’atto pratico, oltre a passare da una  lingua all’altra,avevo imparato a montare e smontare le armi, sparare a un bersaglio, la lotta libera e molto altro..
Addestrata come un soldato una spia.. non una principessa o una infermiera..

Inferno in terra, la trincea, il lamento dei feriti.. le granate.
Ero Cassiopeia 130, una spia che si occupava di combattere la rivoluzione strisciante, lecito ogni mezzo, compreso barare e mentire, la disperazione danzava nel cuore..
Poche e essenziali necessità, poi, la fame, il sonno ed  il sesso..
Tutto istintivo, primario, i bisogni erano quelli di cui sopra.

La sopravvivenza, come suole dirsi, quando alla paura, istintiva, subentrò una gelida collera, che voleva quello?

.. ti piacerà, puttana, sei  vestita  da ragazzo e. .
Voleva togliersi i pantaloni, un muro alle mie spalle, dinanzi il mio potenziale stupratore e il suo alito fetido di vino..
Un colpo al ventre, capelli strattonati, un coltello che cambiava proprietario e un dolore lancinante al braccio sinistro, rantoli e.. i miei passi che guadagnavano la cima del vicolo, cercavo la notte e le sue ombre propizie, uccidi per legittima difesa, per istinto, come un animale non devo sentirmi in colpa.. Al mio alloggio mi spogliai, i denti stretti per non urlare il mio dolore, il suo sangue e il mio, lo squarcio sull’arto.. Bruciai  i vestiti nella stufa, gli stivali li gettai e il medico che mi curò non fece domande, si limitò a prescrivere di mangiare carne, riposarmi e che ero fortunata, un colpo più preciso e andavo al Creatore..
Stilai il mio rapporto, riferendo di un incidente, i giornali segnalarono una rissa tra vagabondi, un morto e finì con una cicatrice in più e altra innocenza perduta per me.
 
Nell’autunno del 1915, cadde Varsavia e lo zar prese il comando delle truppe a Mogilev, intanto Pietrogrado, il nuovo appellativo della capitale, era un fiume di uniformi grigie e vestiti a lutto.
Dal fronte, le notizie di continue perdite e morti erano quotidiane, mentre i nuovi soldati partivano.
I prezzi del cibo erano triplicati, il mercato nero fioriva, i ministri del governo imperiale si alternavano in un continuo carosello, dall’agosto del 1915 fino al dicembre 1916 vi furono quattro diversi primi ministri, cinque all’interno, quattro al dicastero dell’agricoltura e tre in quello della guerra.
La zarina si vantava di portare ella sola i pantaloni, ascoltava solo i consigli di Rasputin e della sua amica Vyribova, era la reggente di fatto, essendo lo zar a Mogilev..
Propotov, che era un sodomita e uno squilibrato con mistiche visioni, il cui unico merito era venerare Rasputin, ebbe il ministero dell’interno, cui facevano riferimento la polizia ufficiale e quella segreta, la Ocharana.
A quel punto, il principe Rostov- Raulov, mio zio, fece sparire gli incartamenti di Cassiopeia 130, onde non risalire alla sua vera identità, forse vi erano illazioni  o sospetti, ma non venne fuori..
(In Francia, partecipai alla Resistenza, con i partigiani, con Philippe, con mio figlio Nicholas, per salvarci dall’orrore, dal nazismo. Già avevo perso una patria, non avrei retto un altro esilio ..)

Quando ero agli arresti nella primavera immobile del 1917, Olga mi parlò del suo segreto più nascosto, ovvero che si era innamorata di un soldato che aveva curato, Michael, poi tornato al fronte, ricambiata, una storia che aveva vissuto e…

Segreti e peccati, eravamo mutate, pure, per una sorta di magia ritornavamo a essere quello che eravamo state, amiche e sorelle e complici, sempre fedeli a noi stesse.

Le guardie che dovevano proteggere i prigionieri, invece, si divertivano scientemente a umiliarli, ho visto lo zar  mantenere il controllo nelle situazioni più assurde. Ovunque vada, è chiamato tiranno e traditori, una volta che andava in bicicletta, una guardia ha infilato la punta del fucile nella ruota per farlo cadere ..o quando prendono direttamente il cibo dal suo piatto, sostenendo che ha già mangiato e lui, nulla, calmo e zitto.

Hanno strappato le spalline dall’uniforme di Alessio, da caporale e erede al trono, si è trovato a essere nulla, se non il figlio di un tiranno e una puttana, come gli viene detto ..
E i commenti espliciti e maliziosi verso le granduchesse, i bagni nudi nei laghetti del lago imperiale delle stese guardie, godendo del loro imbarazzo.
Era la paura, insegnai a Olga come difendersi in vaso di molestia, colpi ai reni, un calcio all’inguine e ..
Poi arrivò Andrej, sotto le spoglie della guardia Boris, nella vita precedente la rivoluzione era stato un membro dell’esercito zarista, poi aveva cambiato pelle e identità..
Lo avevo conosciuto prima, desiderandoci a vicenda, e .. ci ritrovammo, a volte, convegni rubati, ogni furioso amplesso era un atto di guerra..
Giungevano poche lettere di incoraggiamento per i prigioniero, valanghe di insulti invece erano la norma, lo zar era accusato di tradimento, sua moglie di adulterio, crudeltà e lesbismo, come Maria Antonietta di Francia

Lo zar mi raccontò che prima di tornare al Palazzo di Alessandro, a Mogilev, il quartiere generale ove aveva abdicato nel marzo 1917, ebbe la visita di sua madre, l’imperatrice vedova accompagnata dalla principessa Ella ..nimitabile, la sua Ella..

Madre e figlio rimasero a colloquio due ore, poi la zarina madre li lasciò soli per una mezz’ora.. evento che non venne mai diffuso.
Fu la loro ultima volta, anche se ancora non lo sapevano, lo zar sperava in un esilio in Inghilterra, allora sarebbero stati insieme, disse, respirando contro la sua pelle.
-Non è finita, Ella, adesso vai, che si sta facendo tardi- Le dita di lei contro la maniglia, si girò di scatto.
- Ti ho sempre amato, Nicholas – Per la prima e unica volta a voce..
- Ti ho sempre amato anch’io, Ella, per quanto ho potuto, per come ho potuto..
- Forse il solo possibile, per noi..
- Aspettami, Ella … quando sarò in esilio.. chiederò il divorzio e .. ti sposerò.. mi vuoi sposare?
-Sì ..
- Il nostro è sempre stato amore, Ella …


In primavera, portai i primi lillà dell’anno nelle stanze di Alessandra, mi ringraziò in francese, lingua che parlava di malavoglia e mi accarezzò i capelli,che ora ricadevano lunghi sulle spalle, come quelli di un paggio irriverente,  una riconciliazione muta dopo tanta guerra …
La presenza di Boris T. (ovvero Andrej nella vita precedente) mi aiuta a sentirmi al sicuro, nonostante che in aprile Lenin sia giunto a Pietrogrado, su un treno tedesco.. Pane, pace, libertà sono il diffuso manifesto dei bolscevichi, come di dare potere ai Soviet, ai lavoratori..


Nel gelido febbraio 1917, ero nella capitale, mia madre in Crimea,dal precedente mese di novembre,  per riposare da un quasi esaurimento, io la sostituivo nella gestione degli ospedali militari e delle opere di beneficenza- Cassiopeia 130 era ufficialmente dispersa.
Andrej lo avevo conosciuto a Mogilev, al quartiere generale, allora era solo capitano, l’esplosione di una granata e una azione eroica gli erano valse il grado di colonnello, oltre che una lunga convalescenza, ospite di un presidio sanitario gestito da mia madre Ella.
Scorrendo una lista, ho visto il suo nome e sono andata a trovarlo, era snello e sorridente come nei miei ricordi, splendente di vita e salute.
  • Madame.
  • Monsieur ..
I suoi fantastici occhi verdi, le ciocche scure dei capelli, di nuovo il desiderio, il mio corpo baro, eterno traditore, palpitava, vivo nonostante la neve e il ghiaccio dell’inverno russo, che fiaccava la gente della capitale ..
Vi era la fame e il mercato nero, ancora la gioia per la morte di Rasputin nel mese di dicembre, gli sconosciuti si erano abbracciati per strada, ancora accendevano le candele dinanzi all’icona di San Dimitri, uno degli attentatori che aveva ucciso il mostro..
Parlando un poco, del passato e del presente, ogni tanto un gradevole silenzio..
I T. possiedono una piccola dacha sul Golfo di Finlandia, una sorta di buen ritiro, come molti nobili e ricchi possidenti, mi invitò a passare lì qualche giorno,..
Di nuovo io e lui, come a Mogilev, spartendo notti di parole e sesso appassionato..
Una ninfa in versione di bruna, torna a ripetere, il vostro corpo ha la perfezione di una statua, come no, ribatto io, l’ironia che mi salva dalla presunta perfezione … guardate le cicatrici, sono troppo magra e appena ora mi sono ricresciuti icapelli, li avevo tagliati corti alle spalle quando è morto mio marito, in segno di lutto..
Il canto del vento e della neve, veglio come un soldato di turno nella notte, sul tavolo i resti di una cena improvvisata, ho cucinato due uova, aperto una scatola di verdure e una bottiglia di vino pregiato …
Scorro le dita sulle sue cicatrici, una granata gli è esplosa a poca distanza, le lesioni sono state gravi e ne parla come di avere preso uno scroscio di acqua, comunque tra poco terminerà il suo congedo e tornerà al fronte.. Onore e disciplina, come mio marito, che è morto … siamo tra il nulla e l’oblio..anche lui mi appella “my principess”come Olga, poi per lui diventai, molto dopo, the fighter, la combattente, la guerriera.
La mia voce, sottile come seta o il vento tra le foglie verdi in primavera..
The lovers’s night.
 
Almeno, mia madre, mio zio e il principe Pier erano al sicuro in Crimea, ove erano approdati dopo lo sfaldamento dell’esercito ed erano molto preoccupati, se il governo inglese non accoglieva la famiglia imperiale, era la fine.
Era Alessandra a essere odiata, non suo marito … ma la famiglia imperiale rimase unita nella vita come nella morte..
Li mandarono in Siberia il 13 agosto 1917, il giorno dopo il tredicesimo compleanno di Alessio, i bolscevichi presero il potere in quel mese di  novembre ..

E Andrej dove sarà ora? Non ne ho saputo più nulla dopo quel mese di agosto.
Ricordati di me

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Right Here Waiting ***


Dedicato a Pamina'71


Estate 1913, luna di miele di Catherine e Luois …
Ho ascoltato lo Stabat Mater di Pergolesi, Coroelli e altro ancora, un concerto di musica da camera organizzato dalla principessa Ella, che ama le melodie  diciamo poco conosciute, rispetto a Bach, Mozart,  Beethoven, i suoi gusti sono sempre raffinati e poliedrici ..

Una scoperta continua, ammetto tra me, come il marito che mi sono trovata.. un azzardo ben riuscito.

Lui profuma di vaniglia e fumo, siamo leggeri ed effervescenti, novelli sposi .. Del mio segreto nulla sa, appartiene a me sola e così sia.

Passiamo la cosiddetta honeymoon nel cottage dei principi Raulov a Livadia, in Crimea.


Pare appena ieri che prendevo il sole con Olga e le sua sorelle, i tuffi dagli scogli, le sigarette prese di nascosto, io e lei, caute ombre sotto le pergole di edera e glicine, due principianti che giocavano alle donne perdute..


Adesso sto scoprendo, e viceversa, i suoi gusti, le piccole abitudini..

Ti amo,  ieri come oggi .. e Domani ...

Luois, una persona nuova, che è deliziata dai miei tentativi di cucinare (uova e pane tostato, a dire il vero), che sappia cucire un bottone.

“.. una principessa che sa fare questo?” E molto altro, lo avviso e mi sciolgo al tocco di una mano, un solo gesto che mi manda in estasi.
Vivremo a  Parigi, il suo incarico è finito e mi promette che comunque presto torneremo in Russia, salvo che affermo, con tutta la spavalderia dei miei 18 anni che io sto bene dove è lui, e tanto basta.. E lo riempio di orgoglio e sicurezza, trova conferme dei miei sentimenti.

Mia principessa, mi appella come Olga, e ho un nodo di nostalgia, nella mia guerra con la principessa Ella ho lasciato più di una vittima, ferendo chi non vi entrava nulla e scaccio il senso di colpa, sono diventata una maestra eccellente.
  • Ma ora sono Madame la Contessa De Saint-Evit.. – Ribatto, scrutando i suoi fantastici occhi grigi, così vicini che posso osservare il movimento ritmico delle sue pupille.
  • E puoi chiedermi quello che vuoi..
  • Anche di insegnarmi a guidare..
  • Va bene, moglie, mettiti le scarpe e andiamo.
  • Ora subito ..
  • Perché no .. sennò stiamo tutto il giorno a letto.- Ridendo contro la base del mio collo, era seta, era olio, era il piacere. (.. e ora sei solo polvere e fumo e suono, vivi solo nei miei ricordi, amore mio..)
.. dopo la Crimea, abbiamo fatto una crociera sul Mar Baltico.
 
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine. “.. quando sei venuta a salutarci, dopo la crociera, ero nella camera che dividevo da sempre con Tatiana. Già, noi siamo “The Big Pair”, come Marie e Anastasia sono “The Little Pair”, una mania di nostra madre, come di vestirci in modo abbinato e farci dividere penne e quaderni per fare economia. Non divaghiamo, ero perplessa e queste cose le sai  benissimo .. Ci sono rimasta, dal gennaio 1913 all’aprile 1913 avevi rispettato in modo veloce le previsioni di mia sorella che presto ti saresti sposata … Va bene, mia madre enuncia che sposarsi e avere figli è il più bel destino per una ragazza, ma sei stata veloce e repentina.. Anche troppo, non ti capivo e mi faceva rabbia, a te è sempre riuscito anche troppo bene, di leggermi dentro ..Diciamo che non me lo aspettavo, mi sono sentita gelosa, malevola, stupida che non mi avevi raccontato nulla tranne un fatto compiuto, che ti sposavi a giugno.. Addirittura ho chiesto a tua madre di non mandarti via, a mia eterna vergogna, e lei è stata gentile, ha solo affermato che era una questione tra di voi, era tutto a posto e … Fine. Non avevo nessun diritto di rivolgermi a lei in quel modo, ma non me l’ha fatta pesare.. Ho sperato che non vi sposaste o rimandaste, mi sono illusa due volte.. La Vyribova, la cara e intima amica di mia madre, disse una volta per battuta che dovevi farlo per forza, e lei ribattè che non pensava che fossi così stupida.. Già una gravidanza fuori dal matrimonio può capitare .. Andai alla finestra, sistemandomi la gonna e i capelli, i signori sposi che ci volevano salutare a Peter Hof prima della loro partenza erano giunti .. era il giorno prima del nono compleanno di Alessio, l’11 agosto 1913.. Allora era un piovoso martedì, quando lo battezzarono ed incantevole, roseo e paffuto ..
  • Ciao Olga.
  • Sarei venuta a salutarti ma ..
  • Io pensavo che volessi parlarmi in privato, questa fontana è uno dei nostri posti preferiti.
  • Insieme a altri quattro o cinque..- Ribatte, ironica.
  • Stai molto bene.. sei snella e abbronzata. Come è .. questa esperienza?
  • Divertente, sto imparando a guidare e lui a cucire un bottone friggersi un uovo –Ripetuto in russo e inglese per convincerla, altro che una poesia sulle gioie del matrimonio.
  • Sei .. impagabile e..  –Ride.
  • Avanti, Olga, tira fuori quello che mi vuoi chiedere senza nessuno in giro.
  • Sei incinta?
  • No – Corrugo la fronte- E non lo sono mai stata, non mi sono sposata per dovere.. – Colpita e affondata, intuisco, e stendo una mano, che prende, con precisione ogni nocca viene stretta.
  • Mi sei mancata. Ma non sapevo cosa pensare.
  • Una questione tra me e mia madre che ha accelerato il tutto, Olga.
  • E non mi dirai di più, è giusto in questo modo, ma .. Non odiarla, Catherine..
  • Fermiamoci qui, non voglio dire cose di cui potrei pentirmi ..
  • Lo so e ..- Alzi le braccia, mi stringi per qualche momento (.. resta ancora un poco .. Cat.. )
Un abbraccio intimo e breve, le parole non dette, spero che tu mi abbia poi perdonato, Olga mia.
Ed era un arrivederci, non ancora un addio.


Non voglio scadere nella retorica, con il senno di poi quei mesi a Parigi con mio marito furono splendidi, smaglianti …
Una gioia, continua, nonostante i segni del mondo esterno, la brama di guerra, la Germania che potenziava le sue armate, Luois, oltre a essere un diplomatico, era un capitano dell’esercito francese, al momento in congedo e.. Fosse scoppiata una guerra, sarebbe partito, al contrario del principe Raulov, che era salito nei ranghi dell’esercito russo, ma aveva perso fortune immense al tavolo verde ..


Non aveva importanza, ormai, ero giunta a patti con quella realtà, come a considerare mia madre non una divinità infallibile, quanto una donna con i suoi egoismi e le sue passioni .. che tuttavia aveva saputo pensare in grande, fondando scuole, ospedale e orfanotrofi nelle varie zone dell’impero. La carica nominale spettava alla zarina madre, nei fatti dirigeva tutto lei, smagliante e carismatica, una vera principessa che sapeva svolgere il mestiere del noblesse oblige con il cuore, la carità verso i poveri senza fronzoli o però.
Il telefono portava la sua voce sotto i cieli di Parigi, parlavamo del più e del  meno, festose..

Alla fine, ero cresciuta e dovevo accettare le fragilità ..
Così tornando nel maggio 1914, in Russia, forse non ero più solo una ragazzina viziata, ma una giovane donna che andava incontro, senza ancora saperlo, alle tragedie e alla maturità e alle perdita,le cerimonie degli addii,  il passato non l’ho lasciato indietro, lo ho tenuto con le unghie e con i denti.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** The Swan's song ***


Le falangi della principessa  Ella sfioravano leggere la cicatrice sulla fronte dello zar, come un segno di riconoscimento, le labbra seguivano, dopo decenni (correva l’anno 1890 quando venne colpito da una spada giapponese..) ne serbava ancora i rilievi.


Nicola II si ricordava, rivedendola dopo il suo viaggio intorno al mondo, la loro reciproca e trattenuta commozione, la voglia di stringerla che gli aveva dilaniato il petto …E la sua voce frizzante e sottile come il vento tra le foglie in autunno.  

Sfida e sollievo … La ragazza che Ella era stata,come la bambina ardimentosa e solenne della loro spartana e severa infanzia,  ritornava, sempre, incongrui erano poi stati insieme .. nel 1893 fino all’aprile del 1894, ritrovandosi poi nel 1906 e proseguendo ….

Ella gli succhiava le ossa, anche nel 1913 .. Un loro ritrovo, il primo dopo il matrimonio di Catherine, celebrato nel giugno di quell’anno

E ancora ignoravano il dopo, la rivoluzione, la morte, contava che erano ancora e di nuovo, insieme, famelici e appassionati, poi teneri.. Era una donna appassionata, non una fredda principessa, né la bambina secondogenita appena tollerata, nata quattro anni dopo un atteso primogenito che aveva fatto attendere molto tempo prima di palesarsi ( e mio padre aveva avuto più di un figlio bastardo, sia prima che durante le sue nozze con  mia madre, evento che lei fingeva di ignorare) .. una moglie impreparata a un marito abitato da demoni e fantasmi..

Ero la tua donna, Nicholas .. una specie di baccante appassionata, la tua meraviglia, la tua gorgone, la tua sirena, conoscevi ogni millimetro del mio corpo ...

The lovers and the dreamers .. per sempre noi, ieri come oggi.
E dicevi, parafrasando Shakespeare, che i miei passi erano gli araldi gioiosi del mese di maggio..
No, la vita non era passata solo per passare ..
 
.. Mio marito morì nel settembre 1914, un soldato contro gli acquitrini prussiani e le pallottole, i miei capelli, che paragonava al fumo e al mirtillo lo accompagnarono, tagliati, nel suo ultimo viaggio, posati nella bara che viaggiava tra le frontiere, in treno.

Non ricordo il funerale, tranne che poche e confuse sensazioni, le candele, il profumo stordente dei fiori, un velo nero posato sui capelli, che celava il viso e la mia assenza, era solo un incubo, un brutto sogno di angoscia da cui presto mi sarei svegliata..
 
La partenza verso la Francia, noi per sempre divisi .. lui in una bara, io che avrei fatto la spia e combattuto la guerra, per vendicarmi di tutto e nulla…

AMORE MIO .. per sempre mio unico amore, oggi come ieri, mio perduto paradiso dell’altrove, mia meraviglia ..

Il mio nome, nella polizia segreta, di Cassiopeia 130, come le più luminosa costellazione dell’universo in cui ballavano gli astri .. da bambina, Olga sosteneva che erano lampade accese dagli spiriti amici.
Ed io ero solo buio.
Quando mi addestravano,  benedicevo la stanchezza fisica, ero un automa che non si concedeva il lusso delle lacrime, mio zio era il mio diretto superiore che si rendeva complice di un azzardo, di una follia …
Erede di un passato in frantumi, di una vita spezzata, che mi rimaneva allora?
La polvere sollevata dagli zoccoli del mio cavallo era un pulviscolo di lacrime.


 
Quando nel 1917, dopo l’assalto a Palazzo Raulov, mentre ero al palazzo di Alessandro con lo zar e i suoi, riflettevo sulla preveggenza di mia madre. La folla aveva assaltato la casa, convinta di trovare gioielli e preziosi e argenteria, in realtà erano copia, che mia madre Ella aveva portato gli originali in Crimea..
Ero agli arresti domiciliari con loro, condividendo l’ignoranza e le cattive maniere delle guardie, che provocavano e umiliavano, basti pensare che riducevano in pezzettini la cioccolata in tavolette o che frugavano con le mani sporche nello yogurt per cercare dei messaggi segreti .. come no.
Boris T., già Andrej nella vita di prima, era tra i più solerti, in realtà era rimasto fedele al sovrano, ma doveva ben interpretare il ruolo di bieco rivoluzionario.
Olga lo riconobbe, che era tra i soldati incrociati al Quartiere Generale di Mogilev, tuttavia tacque, le circostanze l’avevano resa accorta, prudente.
La zarina Alessandra taceva, invece, seduta nella sua carrozzina, in grembo un lavoro a maglia, le gambe le causavano continui dolori e non aveva tregua.
Dissi solo a Olga che nel 1915, io e Andrej avevamo avuto una breve storia, di un nostro ritrovo e lasciai il resto alla sua immaginazione …
  • Sei andata davvero sulla Marna, come infermiera volontaria?
  • Tra le altre cose, sì, ma per il mio e il tuo bene, non farmi domande.
 
 
Venne dato da coltivare un pezzo di terra, per fare un orto, così che i prigionieri avevano da fare .. Dopo che i ragazzi si erano ripresi dal morbillo, erano rincominciate le lezioni, tranne che le giornate erano lunghe e la prigionia ben dura..
Io dormivo su un divano in un salottino accanto alla stanza di Olga, dei ganci appesi a un muro dietro a un paravento con tre o quattro vestiti il mio guardaroba, non avevo nulla .. Con il cambiare della stagione, furono le due ragazze più grandi a darmi delle gonne, qualche camicetta, un cappello, un guardaroba all’osso .. Non mi importava …
Siamo sempre noi, fragili eppure forti come la punta di un diamante …
E a tutti i tuoi compleanni, a cui sei mancata dopo il 1918, avrei voluto credere in Dio, che non fosse finita .. E mi mancavi.
Come Andrej, nella distanza in cui siamo adesso, so di averlo amato, per quanto pensassi che fosse solo sesso, uno sfogo .. ( ele tortore tubavano, in amore …)
Vi ha seguito in Siberia nel mese di agosto 1917, scomparendo nella primavera successiva e arruolandosi poi nei Bianchi, nella guerra civile che ha devastato la Russia e vinta dai Rossi, ovvero i bolscevichi … E più nulla ho saputo.
La nostalgia che giunge a tradimento, come la seta, un lungo tramonto estivo, solo nei giardini del tempo e della memoria vi ho ritrovato, in quiete.
Lost worlds, neverending scars.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Forgiven, not forgotten ***


1910, la salute precaria dello zarevic aveva calamitato su di lui l’attenzione dei genitori, che trascuravano le figlie..


Tatiana diventava silenziosa, Marie preferiva stare con la cugina Irina, Anastasia moltiplicava i dispetti e studiava sempre meno …


Olga invece si chiudeva nei libri, correva appunto l’anno 1910 quando Alessandra decise che la mia frequentazione non risultava più essere gradita ..


La istigavo alla ribellione, al malumore, sosteneva Alix, la mia era una cattiva influenza e andava estirpata, come se fossi una gramigna.. Solo perché Olga non tollerava la presenza di Rasputin, l’Amico, come lo appellava …
Tranne che di religione o di quel finto contadino, i cui scandali erano la favola della capitale, non avevamo mai parlato ..
(... Contadino poi ucciso nel dicembre 1916 da un attentato complottato dal principe Jusopov, il graduca Dimitri Romanov e un deputato della Duma, Puriskev ..
Buttarono il cadavere nellla Neva ghiaccita, quando si seppe che il monaco era morto la gente ballava e la zarina Alessandra piangeva..
)


Un esilio e toccava aspettare le domeniche, quando visitavano San Pietroburgo e ci ritrovavamo da Olga, la zia delle ragazze, la sorella di Nicola II. .. ma non bastava, erano solo miseri surrogati rispetto alla frequentazione di prima, ci sarebbe voluto poi Aleksei che voleva le mie storie, sempre e comunque, e sua madre aveva esaurito le scuse plausibili e non, non potevo essere sempre malata, in viaggio o in visita.


Per scambiare due parole e ridere, era mio zio a tenermi allegra, mia madre era spesso di umore nero e mio padre era ancora più evanescente del solito …


Ci volle del tempo, poi tornai, ma era dura ..

Come per cavalcare .. Dopo la brutta caduta da cavallo, dove sbattei la testa, passarono molti mesi prima che tornassi in sella e occorse tutta la mia buona volontà .. Andai per gradi, una tortura per una impaziente di temperamento come me .. .


Ritornai, diventando più cauta, guardinga .. Un primo assaggio dell’età adulta e la luce del tramonto bagnava i petali delle rose come sempre … come ai tempi degli antichi dei, che riempivano forse i bagagli di sogni e parole, una mia remota fantasia.


Già, ma non era una fantasia il distacco che mi mostrava il principe Raulov mio padre, il suo viso evanescente come fumo, un fiordaliso, pareva quasi non volersi affezionare a nessuno per il timore forse della perdita, era rimasto presto orfano e la sua educazione era stata severa, spartana .. Il massimo della confidenza era dirmi che amava la torta di mele cosparsa di vaniglia …. Inutile aggiungere che quando mi presi la briga di cucinarne una, sotto la supervisione della cuoca, neanche si degnò di mangiarla..
A parole mio padre era contento, nei fatti era mio zio che si occupava di me, insegnandomi a cavalcare, a smontare le armi e sparare, a farmi ridere anche quando non avevo voglia, inimitabile scanzonato, uno scapolo d’oro che dribblava con eleganza di gatto le manovre matrimoniali della giovane zarina .. .



Per sua fortuna, la fortuna bara dei Rostov_Raulov, ereditata dal nostro mitico antenato Felipe, la devota amica di Alessandra, Anna Vyribova, si era sposata, nel 1907, risparmiando ad Aleksander un immenso imbarazzo.che non era roba da poco rifiutarla .. Il matrimonio era stato poi annullato per mancata consumazione, e la giovane damigella, figlia di un cancelliere di Corte, ronzava mite e indolente presso la sua imperiale amica, che con il trascorrere del tempo divenne sempre più importante ed asfissiante..
Alix, nella sua immensa vanità, riteneva di non potere sbagliare e non accettava critiche da nessuno, così che la Vyribova, che le dava sempre ragione, divenne la sua favorita.. Più ed ancora, era una fedele, entusiasta seguace di Rasputin.. Nel contempo era noiosa, senza particolari attrattive, dimessa e poco spiritosa, tanto che Alessandra stessa la chiamava la vacca .. Tanto era.
Di sicuro a lei non sarebbe venuto certo in mente di paragonare le stelle ad aculei argentati come ad Olga o raccontare storie sulle brumble roses.
La mia unica, prediletta Olga, mia ombra e mio riflesso ..

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** The Last Knight ***


Io e Nicky, appassionati amanti nelle giornate estive passate in Crimea, usando un vecchio capanno da pesca già di Alessandro III..

 
Una privata enclave..
Il suo cameriere sapeva tutto, come il suo segretario, ma lo scandalo di noi due non è trapelato ..

 
Eravamo discreti, sempre e comunque, non come il granduca Ernesto d’Assia, il fratello di Alessandra, che sposato con una cugina, Vittoria Melita di Edimburgo aveva cagionato un grande scandalo.. le nozze erano state celebrate soprattutto per volontà della regina Vittoria, loro nonna, quando la moglie era lontana, la loro crisi irreversibile, diede palese dimostrazione dei suoi gusti, facendosi sorprendere a letto con un garzone di stalla …. Lontana la moglie, dava libero gusto ai suoi sfoghi veri .. Era il 1898, salvo errori, un altro scandalo che recò fango alla giovane zarina.. si sosteneva che non poteva non conoscere i gusti ignominiosi del fratello e .. un’altra croce sulle spalle di Alix.
Venne fuori che nessuno era al sicuro delle brame del granduca, né camerieri o garzoni di cucina o stallieri ..

 
Quando la regina Vittoria morì, i granduchi d’Assia divorziarono nel 1901 ...e Vittoria Melita sposò poi il granduca Cirillo Romanov, un cugino di Nicky, in barba ai divieti della zarina Alessandra, che si fece venire una portentosa crisi isterica ..

 
 
 
Nei primi anni di matrimonio,a dispetto o nonostante la sua idillica felicità familiare, lo zar si era concesso qualche scappatella,come a mia volta io, ma fosse venuto fuori di noi ..
Non osavo pensarci .. Ecco tutto ...



Lo scandalo ci avrebbe travolti .. Non avrebbe riguardato lui, che era un uomo, tutto gli era concesso, perché uomo,  io invece sarei passata per una donna appassionata, una puttana in sintesi per la pubblica opinione e così non era..
Nel 1906 eravamo tornati a essere amanti appassionati, un suo cenno, un biglietto, dopo che aveva parlato con mio fratello Sasha, che stava per avere un bambino dalla sua amante borghese, che nato riconobbe come suo, nel testamento e disponendo che avesse adeguate sostanze, gli disse che un padre deve essere sempre responsabile dei suoi figli e .. Rien, ritornammo insieme, lui era il mio destino, sempre e a prescindere..
E Catherine era figlia sua, ne ero certa, visto che mio marito visitava sì il mio letto, ma nulla faceva, troppo sbronzo, salvo pensare il contrario e io non ero stupida …
(Sasha ha poi sposato Anna nell’esilio di Parigi .. la ha amata, davvero e sul serio …, al diavolo lo scandalo, dopo la Rivoluzione rimanevano solo dei sopravvissuti )
 
 
Eravamo appassionati, le sue labbra erano fumo e salsedine contro le mie, le sue mani colme di passione.. Di nuovo giovani e perfetti, almeno nel ricordo .. l’estate che piove sulle teste e sulle mani ..
Io e lui, una parentesi, la sua passione per me è durata per tutta l’esistenza, o forse era amore, non vi era una definizione precisa per contenerci ..
Ladri, bari e giocolieri, sempre ci siamo amati..
La nostra passione, un Inno alla Gioia, come ha musicato Beethoveen ...






 
Alessandra era nata come Alix d’Assia, figlia del granduca Luigi e di Alice d’Inghilterra, figlia di Vittoria, Regina di Gran Bretagna e Irlanda, poi imperatrice delle Indie..

Sua madre si era sposata nel luglio 1862, appena sei mesi dopo la morte del Principe consorte, Alberto di Sassonia Coburgo,l’amato marito di Vittoria,la leggendaria Nanny che da allora vestì sempre di nero, una figura oppressa dal lutto, avviluppata nel crespo e nel moire nero, unica concessione una bianca cuffietta sulla pingue faccia e qualche gioiello d’oro.
E più che di celebrare un matrimonio pareva di assistere a un funerale, osservò un testimone.



La corte degli Assia non era ricca e le continue guerre, dei ducati, contro la Prussia e così via ne ridussero ancora di più le sostanze, così che la famiglia granducale era in continua crescita, ma i soldi mancavano, tanto che Alice allattava lei stessa i bambini per risparmiare, riciclava i vestiti e faceva fare i bagni in acqua fredda ai figli, non concedeva agi o mollezze, come educazione in generale, facendo di necessità virtù nel particolare.
 
Dura e inflessibile, sosteneva che la vita era fatta di doveri, non di piaceri, che la felicità non appartiene a questo mondo, quindi quando era incinta di Alessandra, la sua ennesima gestazione, (la bimba nacque nel giugno 1872)e le morì il figlio di tre anni, Frittie, per un attacco di emofilia, doveva essere preparata ma così non era..
Non si riprese mai più da quella tragedia e Alix crebbe con una madre ossessionata dal lutto, un padre farfallone e distratto, scarsi mezzi ..
La granduchessa Alice era atea, o quasi, adorava il teologo Strauss, era rigida e altezzosa, a disagio in pubblico, tutti difetti poi trasmessi alla figlia..
 
Alice morì nel dicembre 1878, per difterite, come la figlia più piccola, Maria, prima di Natale giocattoli e regali vennero bruciati per paura del contagio, logico che Alessandra crescesse abitata dai fantasmi, dalla malinconia..



Era timida e ritrosa, pungente con gli estranei, con gli intimi e i familiari riusciva a essere dolce scherzosa, suo nomignolo era “Sunny”, ovvero “Raggio di Sole”..
La sua ferrea moralità e la scarsa propensione ai rapporti con il bel mondo la rendevano inadeguata a essere imperatrice di Russia, scarsità sottolineata in primis dalla suocera e riscontrata da tutti, tramandata in tutti i commenti e le cronache.

 
Non fu a favore di Alessandra giungere dietro a una bara, quella dello zar Alessandro III, e sposarsi pochi giorni dopo, la chiamavano la sposa in lutto .. che avrebbe portato solo lutti e devastazione, appunto.
Era molto decisa, anche troppo, rispetto allo zar .. che chiamava Nicola in pubblico, non badando alle apparenze, in teoria doveva essere la prima dei suoi sudditi a mostragli rispetto e così non era, le sue caricature, fatte nei primi mesi di matrimonio, rimasero una leggenda ..
Nicola era ritratto come un bambino recalcitrante che non voleva mangiare la minestra, la zarina madre come una mamma severa e brontolona, la principessa Ella ebbe il dubbio onore di essere ritratta con un lungo collo di cigno e piccoli piedi di danzatrice ..
Avere poi trasmesso il morbo dell’emofilia al solo figlio maschio e erede, dopo quattro femmine, la resero ancora più sola ..Povera Alix
Giunse lei stessa a paragonarsi a un uccello del malaugurio, della sventura..
Ed era fedele, appassionata, una volta che aveva promesso non si tirava indietro, tranne che le sue buone qualità passavano inosservate rispetto ai suoi difetti …
 
Alla fine si isolò da tutto il mondo, rinchiudendosi nel Palazzo di Alessandro, con la famiglia, Rasputin e pochi fedeli, prendendo a pretesto la cattiva salute per ritirarsi dalla lotta ..
Venne fucilata con il marito e i figli e alcuni membri della servitù nel luglio 1918, i corpi furono dilaniati, bruciati, dispersi .. sepolti in una tomba senza nome per un tempo infinito.
 
Una vita tragica, una fine da martire, nel 1981 venne canonizzata a New York, dalla Chiesa Russa ortodossa in esilio, come martire della fede, appunto, insieme ai suoi famigliari.
Furono poi sepolti nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nel 1998, 80 anni dopo l’eccidio, tra l’altro alla presenza del presidente Boris Eltsin, che ebbe a dire che un giorno storico per la Russia,che per anni era stato mantenuto il segreto su quel crimine mostruoso ma infine la verità era stata rivelata.

 
La principessa Ella Raulov era morta nel 1961, a Parigi, un trentennio dopo il principe suo marito.
I suoi nipoti, figli di Catherine, si erano sposati e avevano avuto rispettivamente due e tre figli.
Nicholas D’amboise divenne avvocato, sua sorella Ella medico specializzato in pediatria.
Nel 1998, nel mese di ottobre Ella si recò a San Pietroburgo per rendere un omaggio, in nome di sua madre, la principessa Catherine a quelle tombe immobili, i nomi ritagliati nel marmo, un soffio delle persone che erano state ..
Deponendo un mazzo di rose bianche, perfette e nitide come una sinfonia, contro i cancelli di marmo, come usava fare per sua madre.
Nessuno muore mai davvero fino a quando qualcuno si ricorda di noi..- Sussurrò, usando una frase di Catherine.
E si fumò una sigaretta fuori, alla loro, la luce autunnale che pioveva sui suoi corti capelli, ormai bianchi (era nata nel 1930), le iridi azzurre strizzate contro il sole.
Aveva gli occhi chiari, come lo zar Nicholas II e i suoi figli.
Un’infinità di tempo prima, quando era venuta al mondo, Catherine era rimasta allibita per quella peculiarità.
Olga.. sei di ritorno?
Come promesso, il secondo appellativo sarà Olga, come te .
 
Pierre Gilliard raccontò nelle sue memorie l’ultima volta che vide i principi imperiali a Yekaterinburg, nel Maggio 1918 : " Il Marinaio Nagorny, che aveva cura di Alexei Nikolaevitch, passò sotto  il mio finestrino del treno, portando il ragazzo malato tra le sue braccia, dietro di lui venivano le Granduchesse portando le valigie e i loro piccoli averi personali. Cercai di uscire per aiutarle, ma venni trattenuto bruscamente dentro la carrozza.. Tornai al finestrino,  Tatiana Nikolayevna veniva ultima e cercava di tenere in braccio il suo cagnolino e lottava contro una pesante valigia scura. Pioveva e a ogni passo affondava nel fango. ..
 
A casa Ipatiev, Olga e le sue sorelle dovevano provvedere da sole a lavare la propria biancheria e impararono a fare il pane.
A turno, le ragazze facevano compagnia alla madre e al fratello, che era sempre confinato a letto e soffriva per il suo ultimo incidente, non se ne sarebbe più alzato né mai più avrebbe camminato.
Per i testimoni, Olga appariva depressa e smagrita, pallida e sottile, come ebbe a dire una delle guardie, Alexander Strekotin, nelle sue memorie, e trascorreva molto tempo con il fratello, uscendo poche volte nel giardino, circondato da una alta palizzata.
Un’altra guardia annotava che quando camminava fuori, spesso il suo sguardo era tristemente fissato sulla distanza, in un passato che non poteva più tornare, ruotando un braccialetto d’oro bianco con le sue iniziali impresse, O e N, il nome e il patronimico, un regalo di Catherine per un compleanno.
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** All or Nothing ***


Ho conosciuto Andrej T. a Mogilev, il quartiere generale dello Zar nel mese di agosto 1915, durante una breve visita …

Quei tempi di incertezza ci avevamo resi duri e sfacciati, io ero vedova, lui scapolo.. la nostra attrazione palese e evidente, tra le righe.
Ero di ritorno da una missione come Cassiopeia 130, un congedo e cercavo di trarre il meglio da ogni circostanza, la vita era troppo breve e preziosa per perdersi dietro alle complicazioni o falsi moralismi..
O almeno in quei tempi mi raccontavo quelle storie ..
Sopravissuti, cosa altro eravamo?
Ero alta, sottile, una più matura espressione negli occhi rispetto ai miei fastosi 18 anni, tanta era la vita che avevo attraversato e che si rifletteva nello sguardo..
Ero incantevole, appassionata, ero vestita color grigio fumo, un flessuoso salice, lui, Andrej, era pura armonia, un dolce spirito nella notte, entrambi trovammo riposo e ristoro uno nell’altra ..
Mi paragonava a una ninfa in versione di bruna, una brunette, appunto, full of charme, mirabile come una statua di Fidia, una perfezione..
E la mia avvenenza era una arma in più, un coltello a due tagli, seducevo ma ben di rado gli uomini mi reputavano intelligente, oltre che bella...
Restavano basiti che non fossi una oca di prima categoria, come se la bellezza non potesse accompagnarsi all’intelletto, un mistero buffo ..


 
( Con Luois non era stato così, con Andrej nemmeno e anche con Philippe, il mio secondo marito, il mio primo amore.. loro mi ritenevano pensante oltre che bella, quando ebbi mia figlia lei rimase fedele alla nostra discendenza, era davvero splendida, sottile, occhi chiari e capelli scuri, vivace e precoce, un vero terremoto.. )
 
E poi sfida e guerra dopo, nella dacha e avanti ancora nella primavera del 1917 ..
Gli piacevo anche se ero magra, con poche curve, la cicatrice sul braccio..
Era la guerra,per me e per lui, pur mutando i fini, gli affetti e la misura.
Le sue braccia erano un rifugio, un germoglio di luce e speranza,altrettanto io per lui …




Nei momenti di quiete, mi sfiorava la collana d’oro sottile che portavo sempre sul collo, con una piccola perla, un regalo di Olga e dei suoi fratelli per un Natale, a cui avevo agganciato la fede..
Le mie armi contro l’ombra.
Il particolare delle mie nocche strette contro la vera di Luois e la perla furono il primo particolare che colpì Olga al suo primo risveglio, quando mi trovò al Palazzo di Alessandro e ancora non si sapevano notizie precise sullo zar..



.. I suoi figli, i principi, tranne Marie si erano ammalati di morbillo con la febbre alta.. e complicazioni, il Palazzo di Alessandro pareva un’ala di ospedale..
Era il mese di marzo 1917.
Io ero arrivata marciando a piedi, dopo i disordini della capitale, una profuga, Alessandra mi accolse senza troppi commenti, ero una principessa di ghiaccio e neve, gli arti doloranti per la camminata nel freddo ..
Volevo solo giungere alla meta, non contava l’assalto, che avessero spaccato i mobili e le porte, rubato le suppellettili e i gioielli,le argenterie,erano solo copie, gli originali mia madre Ella se li era portati in Crimea..
Delle tappezzerie, dei damaschi, non mi importava..
Con gusto sadico, Pietr Raulov teneva ben pochi vini nelle cantine, non si sarebbero ubriacati a sue spese ..
A quel punto, io la cosa meno spiacevole che poteva capitare alla zarina in quel marasma.



Avere assunto il comando delle truppe, da parte di Nicola II, con perdite e rovesci aveva fatto sì che si rinfocolassero i sospetti delle persone che la zarina fosse una spia al soldo della Germania ..
Il crudo inverno del 1916-1917 prostrò la Nazione, il cibo scarseggiava,i lutti e le perdite erano immani ..
E i soldati si ribellavano all’autorità dello zar.. .
Un clima di decadimento, senza rimedio, Cassiopeia delle stelle non poteva combatterlo .. da sola ..
L’assassinio di Rasputin della fine del dicembre 1916, una congiura ordita dal principe Jusopov, marito di Irina, nipote di Nicola II, e altri era stato solo un sintomo della tempesta che sarebbe scoppiata ..
In gennaio e febbraio una calma apparente, l’anno 1917 era un presagio funesto, si viveva nell’occhio del ciclone.
E in quel mese di marzo 1917 le condizioni erano peggiorate, i lavoratori erano in sciopero ..
 



Il 7 marzo vi erano state agitazioni, l’8 marzo (Festa della Donna), folle stremate che volevano il pane (.. pensai a quando le donne assalirono la reggia di Verseilles nel 1789 reclamando appunto il pane, i corsi e ricorsi della storia), si riversarono nelle vie della capitale, chiedendo anche la fine delle ostilità ..
 
Dopo due giorni di disordini, lo Zar ordinò all’Esercito di sparare sulla folla, l’11 marzo la Duma, il Parlamento creato nel 1905, all’indomani della mezza rivoluzione di quell’anno, che aveva limitato i suoi poteri, gli chiese di migliorare le condizioni di vita del popolo e Nicola II sciolse la Duma.. come risposta fu molto eloquente.
E tragica.
 
I soldati si unirono agli scioperanti e ai lavoratori, ribellandosi .. la miccia che accese le ceneri ..
Venne dichiarato un Governo provvisorio, il 13 marzo,soldati e lavoratori crearono il “Soviet “di Pietrogrado ..
L’abdicazione fu l’ultimo tentativo di calmare le acque ..
 
In un primo tempo Nicholas abdicò a favore del figlio, pensando che lo avrebbe tenuto con sé, ma gli venne fatto osservare che un qualsiasi governo gli avrebbe impedito di tenere con sé il ragazzo.. che certo lo avrebbero mandato in esilio.
 
Ancora, parlò con il Dottor Botkin, medico imperiale, per sapere se le condizioni di Alessio gli avrebbero concesso di vivere a lungo senza i suoi genitori e così non era, lo sapeva dal 1904, anno della sua nascita fino ad allora, solo un miracolo gli avrebbe consentito di raggiungere l’età adulta.. E lasciò il tutto al Granduca Michele, suo fratello, che declinò di accettare, in attesa di votazioni che si sarebbero tenute nel mese di novembre 1917, per decidere tra monarchia o repubblica.
Così terminarono i 304 anni dei Romanov alla guida di tutte le Russie, in un inverno di neve, per una guerra ..
1613- 1917 ..
Fu allora che disse addio, in questa vita alla principessa Ella.
Non lo sapevano eppure mi piace credere che a quel punto sarebbero rimasti insieme, dopo ..
Che si sarebbero sposati.
Ha amato Ella Rostov-Raulov per tutta la vita.
 Loro per sempre uniti, immutabili.
  • E tu?
  • Io nulla..
  • Scema, che hai inventato… dimmi tutto.
  • Va bene, sei tornata bisbetica, ottimo segno .. Ora ti dico-
Un sussurro, mi stesi vicino a lei, sul fianco, mi fece posto, come quando eravamo bambine, bisbigliando le novità funeste, scioperi, ammutinamento e rivolte .. Invece che raccontare le favole, il suo viso lucido per la febbre.
Non ero più la principessa cantastorie, la principessa Sherazade ..
Rimase in silenzio per un pezzo ma non fece resistenza quando le strinsi una mano tra le mie, palmo contro palmo, gesto compiuto da due bambine, poi diventate ragazze e poi giovani donne, sempre noi che restavamo, così unite non eravamo sole o inerti, era un baluardo nel baluardo… .
Tranne che dormire abbracciate era una altra storia.
Ricordai che l’ultima volta che avevamo compiuto quei gesti, era il 1907, quando ero caduta da cavallo, davvero una vita prima..
  • E tu .. – Usai il suo braccio come cuscino, ero stanca fin nelle ossa, i piedi  e le mani ghiacciate ..
  • Olga ..
  • Catherine ..
  • Hanno assaltato palazzo Raulov e ..
  • Non volevi cacciarti in un altro posto, eh.- In tono serio.
  • Brava., hai indovinato
  • Riposati, un poco .. Hai l’aria stravolta, accomodati, il morbillo lo hai avuto da bambina, quindi non rischi il contagio. –
  • Vero …-  le braccia accostate, sollevò una coperta e mi arresi alla stanchezza, il respiro che si calmava.. la testa contro la sua clavicola, il sussurro, andrà tutto bene, tranquilla, principessa, mia principessa ..
  • Sono la tua principessa, ora e sempre.
Come quando eravamo bambine, una stretta salda, senza pensieri, il sapore di una perduta innocenza.
Olga, sorella.
Olga, mi hai perdonato?
Per le assenze e gli egoismi, per tutto?
Il sussurro del vento era quello di una perduta arpa.
 
E saldai tutti i debiti, il mio egoismo che trovava respiro e fuga.
Tu e io Olga, al diavolo tutto.
Due giocatrici contri la sorte e la prigionia, sempre e comunque.
Inevitabile come l’alba, dolce come un quarto sorgivo di luna.
La grazia immutabile di Olga e delle sue sorelle, la severa austerità di Tatiana, la bontà di Marie e la vivacità di Anastasia.
Tutto tornava, uno specchio capovolto, per sempre noi . .
Sorella mia.

Io sono stata chiamata Catherine in onore di Caterina II, la Grande Zarina, Olga venne scelto come omaggio alla sorella del poema Onegin di Puskin, come poi Tatiana..
Ridevamo, cercando di non badare alla rozzezza delle guardie, alle provocazioni e agli insulti ..
Tatiana divenne ancora più imperscrutabile, un affilato rasoio.
La primavera del 1917 fu il mio riscatto.
Io non sono fuggita.
Ti ho abbandonata una volta, a mia eterna vergogna, non sopporterei altro.
 
Dalle memorie mai pubblicate di Andrej T. “.. A Tolbosk, in Siberia, era freddo, una cosa indicibile, anche per noi soldati ..
Giorni immobili, portavo biglietti, razioni di cibo in più, cercavo di non essere troppo volgare e opprimente..
Non dovevo farmi scoprire, pena la morte e la tortura..
Nicola II era lo zar dei miei giorni di bambino, Catherine il mio perduto sogno dell’altrove.
La famiglia imperiale cercava di trarre conforto dallo stare insieme, uniti, la fede li sosteneva ma era dura, pareva (e in effetti era) che tutti li avessero abbandonati..
Catherine no …
Inviava lettere ufficiali e ufficiose, soldi per il cibo e era salda e immutabile.
Era una regina, una amica, una pietra miliare, il mio eterno amore.
Catherine ..
 
Il cibo era razionato, la noia imperversava, la sorveglianza era stretta, il freddo si tagliava con il coltello ..
Ricordo le granduchesse che passeggiavano nel giardino recintato, gonne nere, mantelli grigi e berretti di angora azzurra, le loro lamentele per la noia, il tempo non passava mai.
Non era la moda di Parigi.
Era organizzata una ruotine, i pasti, le lezioni, il pomeriggio la passeggiata, segando i ciocchi di legna, la sera le commedie..
A Natale si scambiarono dei doni fatti a mano, quaderni rilegati, nastri e sciarpe, il tempo dell’opulenza finito, il primo e ultimo Natale trascorso in esilio ..
Le cerimonie religiose, in prigione ogni evento che rompeva la monotonia era degno di rilievo.
 
Poi, giunse la primavera e dovevano ripartire, verso Ekatenerinburg, prima lo zar e la zarina e la principessa Maria, poi le altre granduchesse e Aleksej.. che aveva avuto una crisi e .. non si poteva affatto spostare.
Aleksej Romanov.
In principio era l’erede, l’atamano di tutti i cosacchi, viziato e coccolato, poi fu un prigioniero, il figlio di un uomo senza nessun titolo.. tranne che Colonnello Romanov. ..
Sembrava tentare il fato e ferirsi di proposito, in Siberia usava scivolare per le scale di casa su una tavola di legno, come una slitta e rimase ferito, una volata, all’inguine..
L’emorragia fu severa e dolorosa, non poteva spostarsi quando i bolscevichi ordinarono di andare verso la Siberia più profonda..
Quel ragazzino di nemmeno tredici anni aveva il coraggio di un leone..
Come Catherine.
Sapeva che poteva morire, e non ne aveva timore, la sua paura riguardavaquello che potevano fargli in prigionia..
Le umiliazioni senza motivo, gratuite, come sbattere addosso alle pareti di una stanza un animale in trappola per il solo gusto della crudeltà ..
Nulla, non li potevo scortare e la granduchessa Olga rimase commossa quando mi inchinai, baciandole l’orlo della gonna, come l’ultimo dei cavalieri, un suddito che si congeda da una principessa..
  • Che fate?
  • Vi rendo ora l’omaggio che non potrò darvi domani.
  • Alzatevi, siete un amico e non certo un suddito .. vi ricorderò con affetto…  Come…
.. Come la nostra principessa, ognuno di noi l’ha amata, in modo diverso, come un miraggio, un rimpianto.
Lei era la padrona del mondo e delle rose.
Catherine ..
 
Le ho stretto le mani, le dita sottili, le nocche magre, cercando di darle la mia sicurezza ..Quello era il congedo tra due amici, alla fine, due compagni di armi che hanno spartito insieme un pezzo di cammino ..
.. il 25 luglio 1918, dopo che mi ero unito all’esercito dei Bianchi, sono stato tra quanti entrati nella cantina di casa Ipatev, l’ultima prigione dei Romanov.
Vedemmo i muri crivellati di proiettili e sangue, le scritte oscene, un verso che Baldassarre fu ucciso nella notte dai suoi servi ..raccogliemmo i mormorii di chi raccontava di un viaggio, un furgone Fiat nella notte e di roghi e ..
Misteriosi fuochi nella notte.
Compresi e dentro di me si aprì il vuoto .. Avevo fallito.. E non importava se non ero il solo, avevo fatto meglio che avevo potuto ..
Addio, Catherine, principessa dell’altrove
Mia amata, immortale”.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** The True End of the Journey ***


 Dedicato a Cecilie Belandier e Pamina’71, per il prezioso supporto ..

Ricambiate le foglie ma mantenete intatte le Vostre radici....
Victor Hugo
 
Sit tibi terra levis, iscrizione molto frequente nelle tombe di origine pagana.

E’ tempo di andareaffermazione attribuita all’imperatore Carlo V di Asburgo sul letto di morte.
 
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine: “… Mia principessa, ti ho scritto senza fronzoli o censure, per sfogo, un talismano contro la mia cronica insonnia  e i cattivi pensieri. I ricordi tornano, potenti come il rombo di un tuono lontano, delicati come  una perduta armonia.
Immagini, impresse come quelle di un quadro, una foto. Due ragazzine con le trecce, io bionda, lei castana di capelli, le iridi di suntuosa ambra, come un remoto antenato spagnolo ..  che giocano a carte o scacchi.. e mi facevi sempre vincere, lo so..  trovando il modo senza che apparisse troppo palese, di palmare evidenza.. Che pattinano su un lago in inverno,ghiacciato,  sottili come danzatrici,  che parlano sotto una pergola di glicini e edera, nell’estate, dopo una passeggiata a cavallo.. I libri, passando da Cervantes a Flaubert a Omero, senza ordine, come le nostre parole .. E le tue storie, eri una narratrice di portentoso talento … e le lettere, il tuo essere rimasta con noi in prigionia..
Avermi fatto ridere quando era tutto nero, senza uno spiraglio di luce ..
Bisogna sempre celebrare il caso di essere vivi, respirare, al diavolo tutto .. diresti così, giusto.
E hai fatto ridere e sorridere Tatiana, Marie, Anastasia, confortato Alessio .. E non hai dimenticato di portare i primi lillà della primavera nelle stanze di mia madre, in barba ai divieti delle guardie, che le negavano anche quel conforto ..
Dopo che te ne sei andata dal Palazzo di Alessandro, sei approdata a Parigi, in viaggio su un treno diplomatico, il matrimonio con Saint-Evit oltre ai ricordi, ti ha lasciato la sua cittadinanza..
Ma lì sei al sicuro, senza se e senza ma …
Saresti venuta, lo so, my dear, pure non ti volevo esporre al rischio, alle umiliazioni .. Non sei scappata, non sei fuggita, hai obbedito a un mio ordine ..
Catherine.. quando saremo liberi, ti verrò a trovare a Parigi, berremo un bicchiere di vino e rideremo .. Ci sarai quando mi sposerò.. E ci sarò quando avrai dei figli (ricorda, per una bimba il secondo appellativo deve essere Olga..) Ora andiamo a Ekaterinburg, ma spero che presto saremo liberi .. Ti penso, sempre, ricordati di me, tua Olga Romanov..”
Aveva poi aggiunto e cancellato qualcosa, cambiato idea e  rimesso altro, parole che da allora ho letto ben poche volte, che sono state uno strazio per la mia anima, un tatuaggio impresso nella memoria, una fiaccola.
“… see you soon, my friend, you are more like a sister for me, you are my memory and  my reflection. I love you, forever yours sister Olga Romanov.”
…………..
My sister..
Sit tibi terra levis
……………
  • Niente lacrime.
  • No Tatiana, Tata.. stai tranquilla.
  • Lo so .
  • Non piangerò perché non è un addio ..
  • No ..
  • Ti lascio, a te e Olga..
  • Domani partiamo..
  • Olga, voglio venire con voi.
  • NO- E sapevo che era un azzardo una arroganza, il mio Andrej mi aveva avvisato  ..
Tranne che siamo state divise, mai separate del tutto ..
Tuttavia .. mi sembra in un addio, Olga, che non ci rivedremo in questa vita.
Sorella mia.
Non devo essere un uccello del malaugurio, vedere presagi di sventura ..
Con precisione, posi la testa la mia clavicola, ti circondo con le braccia.
Chiudo le palpebre e rivedo due ragazzine indomabili, adolescenti in fieri… E le persone di oggi, che hanno attraversato la vita e i suoi segni ..
  • Olga - Un sussurro affranto.
Siamo due giovani donne.
Io vedova, spia, un tassello mancato.
Solo l’eco della principessa che fui, che sono ..
Tu, immutabile, perfetta.
Anche se hai amato un soldato, peccato, una sola volta per amore, sei sempre tu, levigata, il mio baluardo contro i peccati e le rese.
Scruto la linea della tua mascella volitiva, le guance sottili, la trama dei capelli, tutto mi è caro e prezioso …
Una nuvola di farfalle si alza in volo o sono i miei occhi appannati di lacrime?..
Le tue iridi hanno i colori e la chiarezza e le sfumature del mare Oceano.
L’oro dell’autunno che avanza … la stagione della lontananza.
Non piango, noi siamo figlie di un soldato, questo lusso non ci appartiene.
Restiamo abbracciate tutta una notte.
Il respiro.
La solitudine.
Quando siete andati a Tolbosk, in Siberia, ero un atomo di nulla ..
Ti ho lasciato una fiala di profumo di gelsomino..
Ossa di seta, capelli di cristallo, pelle di fumo …
Non voglio, non posso credere che sia finita, che sei tornata e tornerai solo nei ricordi, nelle foto e nei tuoi quaderni ..
Olga .. where are you now…
 
1921 .. Solo un caso, di essere solo sopravvissuti, sorellina, senza merito.
1925, mi sono risposata, per amore, dopo la laurea alla Sobona, voglio fare l'avvocato ..
1932. Ho due figli, Olga, Nicky e Elisabeth, Olga il suo secondo appellativo, come promesso.. E sono avvocato.
1943.. Sono nei partigiani .. con la Resistenza Francese.
OLGA: i miei messaggi per l’altrove ..
1947. Sono tornata in Russia, negli Urali, in un sacchetto ripongo della terra..
Qualcosa della mia antica patria da portare via con me.
Olga, ancora mi ascolti..?
1955 .. Mia figlia si è laureata in medicina ..
1962 .. Mia madre, Ella, è morta da un anno .. mi manca.. la avete accolta, dove siete ora tra il nulla e l’addio?..
1968 e pare il battito di ieri, invece mezzo secolo è trascorso, dalla vostra morte, la giovane principessa vive nel giardino del tempo perduto, nei giochi della memoria e del passato..
Le mani sono rugose, con le vene sporgenti, i segni e i rilievi dell’età, come le rughe, i capelli bianchi, sto iniziando a soffrire di una avanzata vecchiaia, che buffo..
 
Settembre 1993, questa vita che è passata, pare un prodigio, o no, soffro per davvero e senza rimedio di una avanzata, estrema vecchiaia .. Testimone di un tempo che è trascorso, sono una sopravissuta, dopo di me i miei figli, Nicholas e Ella, i miei nipoti ..
L’autunno spumeggia fuori dalle mie finestre, la sinfonia della natura che si prepara all’inverno..
E insieme mi spiace andarmene, di non rivedere una altra estate, ma nessuno vive per sempre . .
E non ci tengo a giungere al secolo di vita ..
Ne sa qualcosa il mio cuore, ho avuto un infarto dopo l’altro, mi risparmiano la tortura dell’ospedale e dei tubi e dei fili, me ne vado con dignità..
Sono stanca ..
Tengo le palpebre chiuse, mi tuffo nel paese del sogno.
Mio zio Aleksander in uniforme, mia madre Ella e il suo sorriso, il principe Pietr Raulov che alza un calice..
Eccoli tutti quanti,  una disordinata e allegra processione..
Luois e Philippe, sereni e giovani, perfetti ..


(…Ha una crisi respiratoria.. sta perdendo conoscenza .. Agonia … la voce di mia figlia, venata di pianto, lei è un medico, conosce i sintomi … ma ora è di nuovo la mia bambina.. )


Buio e poi non so come sono in un giardino, alle spalle il bagliore del mare..
Scuto le mie mani sono di nuove lisce, senza nocche o vene  in rilievo ..
Un sorriso, una voce che mi chiama.
È tempo, più che tempo di andare.
Mi giro, un flessuoso movimento delle anche.
  • Bienvenue, ma princesse.
Stende il braccio, un gesto da danzatrice piena di grazia.
  • Olga..
  • Welcome, Catherine, I’ve really missed you.
  • ..Yes, now.. I’m really there.. I’ve missed you too .. but ..
  • Are you scared.. ?
  • No, if we are together..
  • You are right..
  • It’s over, finally … but .. please, don’t wake me  up.
  • Don’t be scared, now it’s time to go .. you’re my princess ..
  • And you’re my only one beloved sister …
 
Se è un sogno non svegliatemi..
Aspettami, Olga.
 
Sorella mia, mio perduto altrove.
 
Catherine Raulov nacque a San Pietroburgo il 27 gennaio 1895, morì a Parigi il 25 settembre 1993.
Sit tibi terra levis …
BELOVED IMMORTAL.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3299475