L'attimo e l'eterno

di Shu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Shougatsu ***
Capitolo 2: *** 2 - Sfumature di sole ***
Capitolo 3: *** 3 - Perfetto ***
Capitolo 4: *** 4 - Veritas ***
Capitolo 5: *** 5 - L'attimo e l'eterno ***
Capitolo 6: *** 6 - The path of excess ***



Capitolo 1
*** 1 - Shougatsu ***


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[Salve a tutti! Raccoglierò qui tutte le ficlet e gli scritti brevi, senza abbastanza dignità per essere storie a sé ma che non me la sento di buttare via XD, che mi è capitato di comporre su "xxxHOLiC". Saranno per la maggior parte lavoretti a tema, per iniziative su writing communities e simili, o per adempimenti di qualche richiesta; non sono grandi cose, ma spero ugualmente potrete trovarci qualcosa che vi piace. Spero anche di riuscire ad allargarmi sulla maggiore varietà di personaggi possibili; in tal senso, potete provare anche voi, se vi va, a farmi qualche richiesta, a propormi qualche prompt... Non scrivo di pairing (l'unica eccezione potrebbe essere lo Yuuko/Clow... *ammicca*), ma le vostre ispirazioni sarebbero le benvenute!

Questa prima storia è stata scritta per la writing community "Fanathon" sul prompt "Doumeki/Himawari: notte di Capodanno", che però non ho inteso come coppia. ^^ Grazie infinite a Renki-chan per il titolo, che appunto significa "Capodanno" in giapponese! *s'inchina*]

 

 

 

 

Shougatsu

 

Che cosa fanno i ragazzi, in genere, la notte di Capodanno?
Mettono i loro vestiti migliori, si preparano a far tardi, e scendono in strada, vanno ad una festa. O magari a bere con gli amici, e c’è il caso –anzi, quasi la sicurezza- di tornare un bel po’ brilli a casa. A un’ora improponibile della mattina.
Oppure indossano il loro kimono più bello, più prezioso, e vanno in visita a un tempio. Chiederanno, quella notte, giungendo le mani, la realizzazione di qualche desiderio.
O forse, chissà, i ragazzi normali se ne vanno semplicemente in giro, per le strade e le piazze animate e piene di gente, a festeggiare.
Loro due sanno, più o meno, che è questo che i ragazzi fanno, la notte di Capodanno.
Più o meno. Non hanno le idee molto chiare a dire la verità. Nessuno dei due c’è mai andato, ad una festa di Capodanno.
Lui perché di andare alle feste non ne ha mai avuto molta voglia, e poi in un tempio ci abita. L’ultimo dell’anno è sempre stato per lui districarsi tra la folla in visita, scambiare accenni di auguri con i genitori impegnatissimi, e cercare di dormire nonostante il clamore fino a tarda notte.
Lei, invece, perché… lo sa bene, il perché. Non è mai uscita di casa, la notte di Capodanno. Ma si è messa ugualmente un vestito più carino, ogni anno, e con i suoi ha sempre preparato una cena diversa dal solito, anche se solo per loro tre. E poi, è rimasta davanti alla finestra a guardare i fuochi d’artificio.
Ma quest’anno, questa notte è speciale.
Perché quest’anno, anche loro due hanno messo i loro vestiti migliori, i loro kimono più belli, e sono scesi in strada.
Si trovano davanti al negozio, per un tacito accordo; arrivano quasi insieme. Lei sorride radiosa, lui la accoglie con un cenno del capo: si scambiano, senza una parola, la gioia silenziosa di essere lì.
Sì, quest’anno anche loro sono lì, per le strade, coi loro vestiti più belli; già, si sono preparati a fare tardi, e di sicuro ci sarà da bere –non se ne scampa mai, con lei.
Andranno anche loro in visita ad un tempio, forse, ma non chiederanno di vedere esaudito nessun desiderio. Hanno imparato il valore e il costo dei desideri, e se giungeranno le mani sarà solo per una preghiera.
E poi magari andranno in giro, festeggeranno in mezzo alla gente, o forse no, se ne staranno nel giardino gelato del negozio, e faranno una festa tutta per loro –chi lo sa.
Di certo sanno che lui, quest’anno, non andrà a letto presto, e lei non guarderà i fuochi d’artificio dalla finestra.
Dal negozio arrivano mille profumi di piatti senza dubbio deliziosi, e le urla e le risate di uno dei soliti litigi. Ecco, l’attesa è finita.
La porta si apre e compare la donna, vestita di rosso e di infiniti gioielli, tanto splendida, abbagliante e fantasmagorica che lo spettacolo pirotecnico nel cielo non regge il confronto; e dietro di lei viene il ragazzo, irrefrenabile e meraviglioso più di qualsiasi fuoco d’artificio.
E poi c’è da andare a salutare, a distribuire complimenti o frecciatine, a prendere i primi assaggi del ricchissimo cenone che li aspetta. Ridere, scherzare, alzare i bicchieri per un brindisi.
Negli scoppi di luce colorata, tra i rumori della festa, per un attimo loro due si guardano negli occhi. E subito al loro incrocio di sguardi se ne aggiunge un altro, azzurro e sereno come un cielo di primavera.
Brindano al loro primo Capodanno insieme, al coronamento di un anno davvero speciale, e all’inizio di un altro, di tanti altri che, ne sono sicuri, non saranno meno straordinari.
Qualsiasi cosa capiterà sul loro cammino, qualsiasi difficoltà dovranno affrontare…
…per loro tre, la solitudine è ormai persa, con un sorriso, tra lo sfumare dei ricordi.

 

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Capitolo 2
*** 2 - Sfumature di sole ***


[Ho visto l' "Iniziativa estemporanea: Mimosa Yellow" di Criticoni per la festa della donna, e mi ha stranamente subito ispirata... e così, in un'ora ho scritto questa piccola carrellata sulle presenze femminili importanti per Watanuki. Il tema portante doveva essere il colore giallo, e protagonista del racconto una donna (beh... qui sono tutte donne... spero vada bene!), inoltre, doveva avere un numero di parole ben preciso, e qui siamo esattamente a 400 *anf anf*; il conteggio si è avvalso del contaparole di Criticoni.]

 

 

 

Sfumature di sole

 

Una sfilata di colori caldi, così gli appaiono nel dipanarsi dei suoi sogni. La loro presenza si affaccia discreta nei paesaggi sfumati del sonno, e con passo gentile, spoglio di ogni malizia, le donne che lo accompagnano nella vita camminano anche nei suoi sogni, sorridendo lo prendono per mano.
Sì, è sempre un sorriso caldo, un colore morbido. Il ricordo di sua madre è giallo mimosa: è quel sentimento non invadente, non abbagliante, ma di sottofondo costante, che è l’amore di una madre. E nessun sortilegio gli farà mai svanire dalla mente l’esatta sfumatura del suo colore.
Poi c’è la donna che, di notte, sempre lo aspetta su quella panchina. Il biondo dei suoi capelli, le tinte chiare dei kimono, e l’orrore di quando la sua presenza era sbiadita fino a disfarsi in trasparenze… Ma ancora, in quei colori leggeri, ella abita i suoi sogni: e proprio nella delicatezza ha la sua forza, e riesce, col ricordo di un unico abbraccio, a rischiarare gli incubi.
Un alone dorato circonda il sorriso dell’indovina. E’ un colore soffice, ma vivace, proprio come la vecchia signora sempre pronta ad un saké e una battuta: e rassicurante, anche, come le parole che gli avevano detto che i suoi genitori riposavano in pace –e da allora, in pace era stato anche il suo cuore.
Ma nei sogni, più spesso passa una ragazza vestita dei toni più fiammanti del giallo, che ridendo corre in un campo di girasoli. Oh, vederla felice, i suoi sorrisi, gli fanno risplendere le giornate. Sa che, ad avvicinarsi troppo, la sua luce brucia come sotto la calura d’agosto brucia il grano; ma lui si accosta a piccoli passi, non ha fretta. Sente che un giorno potrà guardare senza schermi, senza timori, quel sole negli occhi.
Ma più spesso ancora, è il tramonto. I colori delle vesti della maga digradano nell’arancio, nell’oro ricco dei suoi gioielli. E’ lo splendore del tramonto, sì: dove tutte le sfumature si amalgamano nei colori più pieni, quando alla fine della giornata si ritrova il senso di ogni cosa. Tutto giunge lì, nei suoi sogni: alla fantasmagoria di tinte maestose degli abiti di lei, allo splendore del suo sorriso. Tutto con lei inizia e finisce, sole dell’alba e ori del tramonto.
E anche se una mattina, svegliandosi, ha trovato tutte vuote le stanze del negozio, non si è perso d’animo.
I suoi colori sono troppo belli, troppo vivi per restare chiusi in un sogno.

 

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Capitolo 3
*** 3 - Perfetto ***


[Un altro contributo per lo scorso "Fanathon", questa volta il tema che ho scelto è "Watanuki/Himawari: insicurezze". Però... prendetelo come pairing o come amicizia, davvero come preferite. Ho cercato di scriverlo proprio in modo che fosse possibile leggerlo secondo l'ottica che ognuno vede più appropriata... Ed è fondamentalmente un omaggio a quel concentrato d'amore che è Watanuki!^^
Dedicato col pensiero a Kinnara, anche se lei non lo sa.
Ringrazio tutti con un gigantesco abbraccio per le generosissime recensioni!! Grazie davvero di cuore! >////<]

 

 

 

Perfetto

 

Watanuki arrossisce fino alle orecchie l’ottanta per cento del tempo che passa con lei, Watanuki si agita come uno scemo e si affanna a minimizzare ogni volta che gli si fa un complimento, Watanuki non riesce mai a biascicare correttamente le sillabe di un “grazie” per Doumeki, né ad ammettere quanto sia importante per lui quella folle, meravigliosa donna che ha cambiato la sua vita.
Eppure, lei non direbbe mai che Watanuki è timido, perché non lo è, affatto.
Nessuno le ha mai chiesto di uscire in maniera così diretta –e neanche con occhi tanto gentili e splendenti, ma questa è un’altra storia. Ricorda con un sorriso tutti quei “Torniamo a casa insieme?” o “Ti va di andare a quella pasticceria…?” che lei ha ogni volta aggirato con grazia o fatto finta di non capire –ma li ha capiti, naturalmente, e sono tutti dentro di lei, ricordi riposti tra i gioielli più rari del suo cuore.
Dubita poi anche che in molti rapporti di amicizia si siano pronunciate direttamente quelle parole che lei si è sentita dire così, quasi per caso, in un giorno normale per la strada di scuola. Lei stessa le ha sempre pensate, quelle parole, e tanti amici di certo le hanno nel cuore, ma sentirsi dire che vedersi ogni giorno non è scontato, ma qualcosa da considerare un tesoro prezioso…
Ci vuole coraggio. E Watanuki ne ha, eccome.
Perché quando lei gli ha confessato tutto, quando gli ha rivelato che la sua vita non è altro che un groviglio di sventure e gli ha detto addio…
…lui come ha risposto?
“Per me, conoscerti, è stata proprio una fortuna.”
Oh, accidenti, accidenti a lui. Nessun seduttore consumato avrebbe mai potuto trovare parole più perfette, più lapidarie, una frase a effetto migliore di quella per fregarla.
E’ coraggioso, Watanuki, oh se lo è. E riesce a dirti quelle cose con uno sguardo limpido, chiaro, fermo, con una semplicità che ti spiazza, e basta. Ed è impossibile non adorare quel capolavoro di ingenuità e dedizione.
Certo, è ancora un ragazzo, e nelle cose di tutti i giorni ha ancora le sue buffe, amabili insicurezze da superare. Vedi gli arrossimenti, la patologica difficoltà a ringraziare, le uscite furibonde contro la maga di cui sopra. Però, a modo suo, ci sta già provando, ad aggirarle. A modo suo…
Con colazioni principesche ogni mattina al negozio, e piatti speciali sempre più complicati per tutte le festività del calendario.
Con le ore piccole, fatte più spesso –sospetta- di quanto lui ammetterà mai, per preparare un cestino del pranzo, ogni porzione disposta con ordine e infinita cura, e mai che una richiesta fatta da qualcuno abbia mancato di essere assecondata, anche se gli ingredienti erano fuori stagione o la preparazione richiedeva una giornata intera.
Con una dichiarazione d’amore che parte da una solida base di pan di spagna, si perde un po’ dolcemente nella farcitura alla fragola, poi riprende la strada sicura verso la glassa e infine sferra l’attacco finale, la guarnizione di crema di gelato, un invito candido e delizioso che non puoi in nessun modo rifiutare.
Le viene da ridere se ci ripensa. Quando Watanuki avrà imparato a dirle con le parole e con i gesti, quelle cose, invece di rifugiarsi dietro i suoi capolavori di cucina, allora sarà proprio un uomo da sposare.
Ma in fondo, è tutto già perfetto così.

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Capitolo 4
*** 4 - Veritas ***


Nuova pagina 2

[Un altro piccolo pezzo per un'iniziativa estemporanea di Criticoni, "Stereotipo": questa volta si trattava di scrivere qualcosa su un cliché delle narrazioni, e io ho scelto il #10, ovvero il grande classico di far ubriacare qualcuno per indurlo a fare ciò che vuoi. XD
Clow/Yuuko, poco comprensibile se non siete in pari con "xxxHOLiC" e "Tsubasa" , e, sospetto -sigh- non troppo comprensibile in generale. Scusatemi, non sono stata proprio il massimo. ç___ç Un ringraziamento specialissimo va però alla mia beta, la gentilezza in persona, Renki-chan, che mi ha davvero aiutata a limare e sistemare il pezzo!
La frase che ho inserito nell'introduzione della raccolta proviene da una delle mie 50 frasi a tema Yuuko e Clow che scrissi un po' di tempo fa.
Ispirazioni: gli ultimi capitoli di Holic e Tsubasa, e la straordinaria "Where many things started" di Wren.
Grazie di essere qui con me.]

 

 

 

 

Veritas

 

 

A quei tempi, era leggermente meno sofisticata, un po’ meno posata, tendeva ad arrabbiarsi più spesso, a trattenere meno le risate, a mescolare di più i colori dei vestiti. Nonché le bevande ai suoi festini a base di alcool.

A quei tempi, non capitava di rado che loro due si ritrovassero a fissarsi, gli sguardi un po’ annacquati ma sempre accesi di sfida, al disopra di un tavolino ingombro di resti di cocktail, tazze di saké, bottiglie vuote di liquori provenienti da ogni parte del mondo –o per meglio dire, mondi. E anche questa volta era andata così: notte inoltrata, strage di alcolici, lei sprofondata nella sua poltrona, e lui di fronte, con il bicchiere in mano e il suo solito sorriso.

Bicchiere in mano, già. Ancora mezzo pieno. Clow non reggeva bene come lei, ed entrambi lo sapevano. Ecco, per l’appunto, per sua sfortuna se ne ricordava sempre anche lui, di quel particolare.

Quella sera però l’aveva già trascinato abbastanza in là: brindisi dopo brindisi i suoi discorsi si erano fatti più imbrogliati e traballanti, e ora il suo sorriso era lì, come sempre, certo, ma decisamente un po’ vacuo.

Molto bene. Era una di quelle sere in cui l’alcool la rendeva nervosa, e la faceva pensare a cose che di solito evitava accuratamente. Bene, se doveva essere così, allora nemmeno lui l’avrebbe passata liscia.

Andò a sedersi sulle sue ginocchia, gli prese un sorso dal bicchiere e gli porse il resto. “Su, su, ché tra i maghi più grandi della storia non c’è mai stato un astemio.”

“E tu sei la rappresentante perfetta della categoria, mia cara.”

“Ecco, appunto, vedi? Non vorrai perdere contro di me, o rischiare di uscire da un novero tanto prestigioso.”

“Veramente… stavo proprio pensando che potrei provare ad essere l’eccezione che conferma la regola. Non penso di… correre rischi, in nessuno dei due campi.”

“Ma senti qui che presuntuoso che abbiamo…!”

“Assomiglio a qualcuno…”

“Stai dicendo forse che non potresti mai perdere contro di me, eh?”

“Non mi permetterei mai di dire qualcosa di così poco… come si dice… cavalleresco a una così bella…”

“Ma lo pensi.”

Vuotò il bicchiere e restò in silenzio, ma il suo sguardo dietro gli occhiali, seppure un po’ lucido di ebbrezza, parlava per lui, senza possibilità di errore…

Non lo pensi forse anche tu?

Ecco, cose che di solito evitava accuratamente.

Per non tradirsi, si alzò a riempirgli ancora il bicchiere, dandogli le spalle –illudendosi che lui non sapesse ciò che stava pensando. Nascondendosi dietro il sorriso malizioso con cui gli porgeva il liquore.

Che lui, ovviamente, non bevve del tutto.

Odiava il maledetto occhialuto anche per quello. Perché non beveva mai quanto lei, perché non le diceva quello che avrebbe desiderato sentire. Perché era più potente di lei.

E vedeva quello che lei non era mai riuscita a vedere, la risposta alla domanda che le bruciava rabbiosa in fondo alla mente.

La Conoscenza assomigliava un po’ alla sua ubriachezza: qualcosa in cui non cadeva mai del tutto, dove la visuale si tingeva appena di un tono di incertezza, più incostante ad ogni passo che muoveva. E come nell’ubriachezza, come nei sogni, le distanze si dissolvevano, allungandosi nell’impossibile: e c’era sempre qualcosa che ancora non riusciva a raggiungere.

E nel futuro dei mondi vedeva ad un certo punto sempre un vuoto, una mancanza, l’assenza di un potere immenso che fino ad allora aveva illuminato, guidato la linea dei tempi. Ma di quella magia, per quanto tentasse, non sapeva riconoscere il sentore.

Ma questa volta non era disposta a cedere. E quando fu sicura di averlo fatto bere abbastanza, di avergli fatto passare la soglia dei suoi abituali, infrangibili silenzi, piantò le mani sui braccioli della sua poltrona e si piegò verso di lui, in un sussurro e uno sguardo di fuoco.

“Dimmelo… lo so che lo sai… devi dirmelo, maledizione… sarò io, toccherà a me, non è vero?”

Lo sguardo di lui era solo una fessura azzurra e assente dietro le ciglia socchiuse. Ma le sue dita si serrarono in una morsa attorno al suo polso, e l’ultimo respiro prima di abbandonarsi al sonno fu un sussurro…

“Io… non ti lascerò… andare via.”

Era da quel giorno, da quel momento in cui si era allontanata lenta e sgomenta dalla sua poltrona, era allora che lei era cambiata. Aveva cominciato a bere un po’ di meno, a trattenere le risate, non gli aveva fatto più nessuna domanda.

Perché non sapeva se quella frase l’avesse pronunciata l’amante perso nei sogni, oppure il mago assiso sul trono del suo sconfinato potere.

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Capitolo 5
*** 5 - L'attimo e l'eterno ***


Nuova pagina 1

[Questa è un "premio" per un giochino, il meme "Freghiamo lo scrittore" (potete vederlo e ancora farlo anche voi qui, se vi va! XD): Melchan mi aveva richiesto qualcosa sulla Zashiki Warashi e Watanuki, e ci ho provato. Postarla qui è anche un'occasione per ringraziarla delle parole splendide che ha sempre avuto per le mie piccole storie... grazie, davvero di cuore. ç___ç

Il titolo della raccolta è preso proprio dal titolo di questo pezzo. Mi sembrava potesse essere, in qualche modo, significativo per tutto ciò che sta alla base di "xxxHOLiC".]

 

 

 

 

L'attimo e l'eterno

 

Lei esiste da un tempo infinito, in pace. Assomiglia al paesaggio del suo mondo, perché è parte di esso: la sua voce, un sussurro gentile, è il vento che fa fremere i prati, i suoi colori, le sue belle vesti sono le stesse dei fiori, e quando arrossisce è come quei gerani bianchi coi petali screziati di rosso, e quando ride il concerto della pioggia sul lago.

E come quel lago, quei fiori, quel vento, lei è lì da sempre, senza mai appassire né mutare il suo volto.
Per uno spirito che vive da così lungo tempo, un giorno, un’ora, dovrebbero passare ed essere dimenticati quasi fossero un istante solo. Eppure, per lei, due o tre brevi incontri, piccole manciate di minuti, hanno cambiato tutto.

E adesso ogni giorno si annoda l’obi con cura, si specchia nel lago e mette sempre un fiore fra i capelli. Lascia seguire alle sue dita, sul flauto, solo le melodie più belle.

Perché, chissà, forse lui potrebbe arrivare anche oggi.

Lo sa, lo sa che lui ha un mondo a cui appartiene, a cui pensare, e che non è tanto facile che possa tornare da lei. Lo sa, che non verrà neanche oggi.

Ma lei, che vive da infiniti giorni e secoli e tempi, lei sa aspettare. Se gli anni sfilano e volano via come ore, per lei, è per incorniciare e far risaltare i momenti più belli, perché sia già domani, e domani, e domani, quando i loro occhi s’incontreranno di nuovo.



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Capitolo 6
*** 6 - The path of excess ***


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[Doppia drabble -202 parole- scritta per la Challenge Special #6 della community di drabble It100 , su prompt "#5 – I still smell the perfume in the bed (Blue October)".

SPOILER!!!!! Se non siete in pari con le uscite giapponesi di Holic, o non siete arrivati perlomeno al volume 16! Non leggete oltre!!

 

Il titolo allude al famoso "The path of excess leads to the tower of wisdom" di Blake, in riferimento a quel mondo un po' folle e eccentrico di Yuuko, quello in cui Watanuki ha imparato certe lezioni di vita che ora sembra aver dimenticato. ç___ç]

 

 

 

 

The path of excess

 

 

 

Ingombrante come i suoi vestiti, penetrante come il fumo, il profumo che non si lavava via dai cuscini, lei era ancora lì, e non si era mai reso conto di quanto fosse facile annullarsi in questo –non alla sua presenza, ma nella sua ombra, qualcosa con cui non poteva più confrontarsi.

In quel lungo silenzio subiva tutta la magia che spirava a ondate dalle pareti impregnate di lei, senza che una risata spezzasse quella potenza, senza che le cose di ogni giorno lo schermassero più dall’enormità di trovarsi al suo cospetto.

Una dea era passata, lasciandosi dietro solo il profumo, abiti abbandonati come ali di cui si fosse spogliata per prendere il volo, e mille oggetti toccati dalle sue mani, che adesso gli apparivano più importanti delle cose che lei gli aveva insegnato, solo perché poteva passarvi le dita.

Tutto era lontano, tutto era inutile. E nei momenti in cui lo capiva, stordenti più di un’ubriachezza, pensava follemente a un incendio sterminato che si portasse via tutto –tutti quegli oggetti, i ricordi intrappolati ovunque. Forse allora sarebbe rimasto solo con la sua mente, e solo con lei.

Chissà se tra le fiamme due labbra scarlatte, due occhi del colore del vino non avrebbero riso la loro approvazione.

 

 

 

 

 

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