Team 9

di Rairakku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** Genin! ***



Capitolo 1
*** Come tutto ebbe inizio ***



Per parlare di questa storia, bisogna andare molto indietro nel tempo. Quando l'Eremita della Sei Vie divise il proprio potere donandolo ai due figli, Indra e Asura.
I due crearono rispettivamente il clan Uchiha e quello dei Senju.
Quello che nessuno sa, è che due componenti, uno del primo clan, l'altro del secondo, per amore decisero di tradirli e unirsi, creando a loro volta una dinastia, quella dei Ku, insieme a qualcuno che li aveva seguiti, stanco delle ripetitive guerre. Si nascosero e nessuno seppe più nulla di loro, finché Madara Uchiha strinse un accordo di pace con Hashirama Senju.
Creato il Villaggio della Foglia, fecero ritorno e furono perdonati. Iniziarono una vita pacifica con il resto della popolazione, non chiedendo nessun potere particolare.
Nonostante tutto, il clan Ku si fece notare per le grandi abilità e le loro tecniche segrete, utilizzando un chakra particolare, quello della psiche. Come se questo non bastasse, erano contrassegnati anche da un'abilità innata, il Baikarā, che consisteva nell'avere l'occhio sinistro viola. Si attivava in seguito alla scoperta dell'amore vero e la capacità del dichiararlo. Non aveva poteri particolari, solo la visione del passato.
Non era un clan numeroso, ma ognuno di loro aveva il cuore buono e affrontava la vita con allegria.
Finchè, non successe.

<< Che cosa vuol dire che non è rimasto nessuno? >> sbraitò il Terzo Hokage, incredulo.
La notizia era appena arrivata da un componente della squadra ANBU, che riconfermò quello che aveva appena detto.
<< Sembra che siano tutti morti, nessuno escluso. >>

Hiruzen si apprestò a correre sul luogo, una piccola parte del Villaggio che comprendeva le case dei componenti del clan. Sembrava tutto normale, se non fosse per il buio che regnava tenebroso, nonché fossero solo le prime ore della sera e che vari ANBU trasportavano i corpi senza vita fuori dalle abitazioni.
Il Terzo si avvicinò.
<< Non riportano apparenti ferite >> gli comunicò un subordinato.
La faccenda era molto strana, erano giunti addirittura ninja medico per controllare al meglio i cadaveri, ma il risultato era uguale per ognuno di loro: la morte sembrava naturale.
<< Terzo Hokage! >> sentì urlare alle sue spalle.
Naghe Utsuku, un giovane capitano ANBU teneva tra le braccia un piccolo fagotto, che si rivelò contenere un neonato. A guardarlo, non doveva avere più di un giorno. I capelli corti erano comunque folti e scuri, mentre sul viso regnava tranquillità e benevolenza. La pelle abbronzata era un chiaro segno della sua appartenenza al clan Ku.
<< È l'unico ad essere vivo. >> conferì Naghe.
L'Hokage se lo fece passare per le braccia e osservò il piccolo, per poi abbozzare un sorriso: << Mi sa proprio che è una femmina >>
<< Cosa? Ne è proprio sicuro? A me sembra un maschio… >> ribattè l'ANBU.
Sarutobi gli mostrò il colletto della camicia che aveva addosso e che aveva ricamato il nome "Raira". Probabilmente era davvero una bambina.

Da quel giorno, Raira Ku si ritrovò orfana.
Il Terzo Hokage si prese la briga di occuparsi di lei per i primi anni, finché non raggiunse i sei e si preoccupò solo di portarle i soldi necessari.
Era cresciuta bene, si era mostrata una ragazza solare, il che le permise di farsi degli amici e vivere senza problemi.
La strage del proprio clan, sembrava non averla toccata minimamente. Nessuno le aveva mai saputo dire chi erano effettivamente i suoi genitori, in quanto era stata trovata fuori dalla costruzione che i Ku usavano per radunarsi e che assomigliava a un tempio.
Però lei non aveva mai fatto
Era arrivato infine, il momento di iscriversi all'Accademia, all'età di sette anni.
In seguito, successe qualcosa, che la fece cambiare.
Ma andiamo per gradi.

Prima di uscire di casa, si fermò davanti allo specchio, per concedersi quell'attimo di vanità femminile, visto che era una delle piccole cose che la distinguevano da un ragazzo. Era piuttosto bassa e minuta, le braccia magre spiccavano dalla maglietta larga e viola che indossava, insieme a un paio di pantaloncini neri. Gli occhi erano grandi e neri, i lineamenti infantili e rotondi. I capelli, invece, erano raccolti in due piccole codine, che probabilmente le davano ancor di più un'aria da bambina. Il fatto che lo fosse, era indiscutibile, ma lei allo stesso tempo sperava nel sembrare più grande.
Uscì dal piccolo appartamento, incamminandosi verso l'Accademia. I suoi voti erano piuttosto alti, il suo insegnante aveva riconosciuto davanti a tutti che era la migliore della classe, anche se tendeva ad avere un carattere confusionario.
<< Raira! >> giunse una voce da dietro.
Era Nia, la sua amica del cuore. Erano inseparabili, nonostante le grosse differenze tra le due. Nia Nohara era decisamente più carina di lei, portava i capelli corti fino alle spalle e la fronte scoperta, gli occhi avevano un taglio aggraziato ed erano di un bellissimo color nocciola. Aveva molta femminilità sia nel modo di vestire, che nella maniera di comportarsi. Sua sorella maggiore era morta due anni prima, ma nonostante questo era una bambina solare e allegra, anche se composta.

Quel giorno, avrebbero fatto pratica con gli shuriken. Dovevano mettere in atto quello che avevano studiato il giorno prima, sul modo di tenerli e lanciarli.
Era fin troppo facile per Raira, tant'è che l'insegnante le aveva chiesto di mostrare lo svolgimento dell'esercizio per tutta la classe. Aveva fatto un preciso centro, ripagata dagli applausi dei compagni, facendola sorridere per poi raggiungere le amiche.
<< Quanto vorrei essere brava come te. >> le disse Nia, stringendole le mani nelle sue.
<< A quanto pare, non sei la migliore, però. >> aggiunse un'altra, Yūjin, che era lì vicino.
Le due amiche del cuore le volsero uno sguardo interrogatorio. Yūjin rispose indicando dall'altra parte del cancello, dove l'altra classe si stava allenando.
I bambini all'Accademia, della loro età, erano stati divisi in due gruppi, neanche troppo numerosi. L'altra sezione stava svolgendo il loro stesso esercizio, ma utilizzando i kunai.
Uno, con i capelli lisci e neri, aveva appena finito l'esibizione. Aveva lanciato i pugnali con estrema precisione, per poi fare la stessa cosa con altri due, utilizzati per deviare il percorso dei primi, lasciando tutti a bocca aperta.
Quel bambino, Raira, non lo aveva mai visto, per cui chiese all'amica chi fosse. Yūjin fu sorpresa dalla domanda.
<< Ma come, lo conoscono tutti! Fa parte del famoso clan Uchiha ed è eccellente in tutte le arti ninja. Anche se ha nove anni, ovvero la nostra stessa età, gira voce che affronterà l'esame accademico quest'anno. >>
<< Ed è anche molto carino >> aggiunse un'altra, che si era unita a loro, per ammirare il corvino.
Nia concordò subito, mentre Raira ne era un po' scettica, non lo trovava particolarmente bello. In quanto alle sue abilità… aveva fatto indubbiamente meglio di lei, e questo l'innervosiva.
Per tutta risposta, sbuffò, contrariata, provocando la risata di Nia.

Probabilmente, una cosa che pesava molto a Raira, era la incapacità di accettare di essere sconfitta, in qualsiasi campo.
Aveva sempre voluto essere la prima in tutto, senza rendersi conto dell'errore di questo pensiero, notando soltanto le cose positive.
La notizia che non era la migliore all'Accademia della sua età, la portò a volersi migliorare.
Una settimana dopo, una notizia le accese il cuore.

<< Avanti >> chiamò l'Hokage.
Raira avanzò con un passo che non aveva nulla di timoroso. Il Terzo l'aveva convocata, ma ancora non sapeva il motivo. Non poteva essere neanche la consegna dei soldi, poiché c'era già stata e solitamente andasse lui a casa di lei.
<< Cosa voleva dirmi? >> chiese.
Sarutobi aveva un'aria sufficientemente seria, il che la fece preoccupare leggermente. Lui, che fino a quel momento era stato a sedere dietro alla scrivania, si alzò per andarle incontro.
<< Come sai, ogni anni gli studenti dell'ultima classe, all'Accademia, affrontano l'esame per diventare genin. >>
La bambina annuì, permettendo all'Hokage di continuare:
<< Solitamente, questi ragazzi sono dodicenni. Tu adesso hai nove anni, se non sbaglio, ma vorrei lo stesso che tu li affrontassi. >>
Raira era sbalordita al suono di quelle parole, che neanche riusciva a realizzare. Seriamente lei sarebbe potuta diventare genin a un'età tanto tenera? Si ricordò di quello che le aveva detto Yūjin, riguardo al giovane Uchiha.
Improvvisamente, quella cosa cominciava a piacerle.
<< Certo che lo farò. >> rispose, mostrando tutti i denti contornati da labbra sorridenti.
Il Terzo ricambiò il sorriso, ma si sentì in dovere di fare certe avvertenze: << Ricordati che per quanto si possa dire che è facile come esame, bisogna sempre impegnarci. E ricordati anche che non solo sei la più brava della tua classe, superi anche ragazzi che hanno tre anni in più di te. >>
 

L'aula era proprio davanti a lei. Deglutì guardando la porta chiusa. Sarebbe stata la più piccola e non conosceva nessuno là dentro, poiché era l'unica della sua classe ad aver partecipato all'esame. Portò una mano al coprifronte, tastando il metallo freddo con i polpastrelli. Quello non significava solamente che l'aveva superato, ma che fosse una bambina con capacità incredibili.
Aveva riunito i capelli in una singola coda di cavallo alta, sperando che le desse un'aria più matura e che facesse notare di meno la rotondità del volto.
Ripensò alle parole del Terzo Hokage ed ebbe la forza di varcare la soglia. Si pentì attimi dopo, quando tutti si girarono a guardarla.
Ragazzini che aveva visto solo di sfuggita, avevano lo sguardo fisso su di lei, la maggior parte disprezzante.
Un ragazzo castano le si avvicinò, facendo notare la grande differenza di altezza, seguito da altri.
<< Ehi, mi sa che hai proprio sbagliato classe. >> la spintonò.
Raira barcollò leggermente, stringendo i pugni.
<< Non mi dire che sei un'altra che ha fatto il salto…ma no, non è possibile che una mezza cartuccia come te sia passata. >>
Lasciò che le unghie graffiassero i palmi fino a farle male, pur di non di scattare con la sua impulsività. Il suo tentativo stava per fallire, quando uno dei due l'afferrò per il mento, costringendola a mettersi in punta di piedi. Fortunatamente qualcuno intervenne.
<< Siete ciechi oltre che stupidi? Non avete visto il coprifronte? >>
Una ragazzo con i capelli color petrolio si fece avanti. Puntò gli occhi del medesimo colore in quelli neri di Raira e sorrise, facendole notare quanto fosse carino.
<< Piacere, il mio nome è Oiru. >> le tese la mano, quando gli altri ragazzi si scansarono lasciandolo passare, infastiditi.
La bambina la strinse con gratitudine. Oiru le era subito sembrato simpatico.
Seguì il suo invito a sedersi accanto a lui, quando si accorse di un corvino che la stava fissando dal fondo dell'aula.
I capelli erano legati in un piccolo codino basso, teneva le mani incrociate davanti alla bocca, mentre i suoi occhi scuri e tenebrosi erano puntati su di lei.
Scacciò via lo stupore di vederlo lì, ammettendo che doveva aspettarselo che anche lui passasse l'esame.
Distolse lo sguardo solo quando un chunin entrò nell'aula salutando tutti.
<< Sono qui per comunicarvi le varie divisioni in squadre. >> annunciò.
Un brusio si alzò tra i vari ragazzi, ognuno era impaziente di saperlo, ma il chunin li zittì tutti con un segno della mano, per poi cominciare a leggere.
Le varie squadre erano riconosciute con un numero, e ognuna era composta da tre componenti.
Raira ascoltava distrattamente, finché non sentì il proprio nome.
<< Team 9: Raira Ku, Oiru Yasei… >>
Il ragazzo accanto a lei le sorrise e lei ricambiò, mentre la curiosità di sapere chi fosse l'ultimo componente la divorava.
Non erano rimaste molte persone, la maggior parte delle squadre erano già state tutte comunicate.
<< …Infine, Itachi Uchiha. >>
La castana deglutì. Si girò lentamente verso il suo futuro compagno di squadra, e si accorse che non le aveva mai staccato gli occhi di dosso.
Che fortuna, proprio con lui doveva capitare?
<< Che bello, siamo in quadra insieme! >> esclamò Oiru, distraendola.
<< G-già >> balbettò, pensando ancora a Itachi, infastidita.
<< Chissà com'è quel tipo. Per quel che ne so, ha la tua stessa età ed è molto promettente, infatti fa parte del clan Uchiha. >> 
Raira annuì, nascondendo l'irritazione. Si poteva sapere che era quel clan Uchiha e perché fosse così famoso? Ultimamente non faceva altro che sentirne parlare.
<< Silenzio! >> richiamò tutti l'insegnate << Tra poco dovrebbe arrivare il jonin che diventerà il capitano di ognuno dei team, io posso andare. >> detto questo, si dileguò, lasciando tutti pieni di curiosità.
Ognuno si chiedeva chi mai potesse essere il jonin assegnato alla propria squadra e dovettero aspettare cinque minuti prima di vedere il primo.
Nel frattempo, ogni team si era raggruppato.
Raira si era mossa controvoglia, spinta da Oiru, che invece non vedeva l'ora di conoscere meglio il futuro compagno di squadra. Raggiunsero Itachi al banco, mentre li fissava in silenzio.
<< Piacere, il mio nome è Oiru, lei invece è Raira. >> presentò entrambi il ragazzo dai capelli color petrolio.
Il corvino li squadrò, per poi rispondere: << Lo so, ho sentito come vi chiamate prima. >>
Anche se il tono non era particolarmente acido o esuberante, Raira lo prese così. Si alzò leggermente sulla punta dei piedi per raggiungere l'orecchio di Oiru e sussurrargli:
<< A me questo tipo non piace per nulla. >>
Il nuovo amico rise davanti al broncio della bambina, che non era stata presa sul serio. Neanche Raira aveva fatto una bella impressione a Itachi, che aveva sentito perfettamente quello che aveva detto, poiché il tono, involontariamente, era stato un po' troppo alto. L'Uchiha volse lo sguardo alla finestra, sperando che il loro futuro maestro arrivasse presto, togliendolo da quella situazione alquanto noiosa e scocciatrice.
Non era l'unico a sperarla, infatti anche Raira e Oiru fissavano la porta sperando che entrasse qualcuno, visto che il resto dei team era già andato via con il proprio jonin.
Dovettero aspettare altri dieci minuti, prima di vedere un piede varcare la soglia.
La mezza coda che lasciava cadere parte dei capelli color miele sulle spalle, gli occhi di un verde acceso, il sorriso furbetto e le spalle larghe, non lasciavano alcun dubbio. Senza bisogno di presentazioni, Raira scattò scandalizzata.
<< Non mi dire che sei tu il nostro caposquadra! >>
L'uomo la guardò divertito: << Se vuoi, posso anche non dirtelo, ma le cose non cambierebbero. >>
La piccola incrociò le braccia al petto, indispettita.
<< Lo conosci, Raira ? >> chiese curioso Oiru, notando la sua strana reazione.
Se lo conosceva? Eccome. Probabilmente, avrebbe voluto che non fosse così, ma a quanto pareva quel giorno non ne andava una giusta. Naghe Utsuku, un casanova di prima categoria, che si divertiva a rimorchiare le ragazze che cenavano nel ristorante preferito dell'ultima rimasta del clan Ku e spesso i due si erano messi a bisticciare, per la presuntuosità del biondo e l'indignazione di Raira, che non capiva cosa ci trovasse di bello nel abbordare tutte quelle povere donne, per poi spezzare i loro cuori. Questa storia andava avanti da anni, ma lui non mostrava neanche venticinque anni, benché avesse sentito dire che arrivasse sui trenta, e non si sarebbe aspettata che fosse un jonin, tanto meno che sarebbe stato il suo.
<< Beh, adesso mi dovrai dare anche tu del lei, caramella al limone. >> le fece l'occhiolino, irritandola maggiormente. Quel soprannome era orribile e non lo sopportava. Avrebbe voluto dirgliene quattro, ma lui fu più veloce, costringendola a zittirsi.
<< Siamo rimasti solo noi, a quanto pare, per penso che possiamo approfittarne e restare qui per le presentazioni. >>
<< Presentazioni? >> esclamarono all'unisono i tre neo genin, facendo sbuffare il maestro.
<< Sì, mi sembra una cosa basilare, per cui avvicinatevi. >>
Un po' esitanti, si mossero per sedersi ai primi banchi, lasciando Naghe in piedi di fronte a loro, che continuava a spostare lo sguardo da uno all'altro, compiaciuto all'idea di avere dei ragazzini a cui badare. Era la prima volta che gli veniva assegnata una squadra, ma aveva lo stesso chiesto personalmente quella. Il team 9 aveva la particolarità di comprendere due prodigi delle arti ninja, tra cui Raira, quella bambina un po' peperina che si era sempre divertito a prendere in giro. Il terzo componente, aveva un viso pacifico e dava l'idea di aver già capito la qualità più importante per gli shinobi. L'idea di ascoltare le loro presentazioni, lo allettava, ma sapeva che sarebbe stato più giusto se cominciava lui.
<< Bene, il mio nome è Naghe Utsuku. Mi piacciono le belle donne e un mucchio di altre cose. Non mi piacciono le bambine piagnucolose. In quanto ai miei sogni… spero proprio che il Team Naghe spacchi i culi! >>
Concluse gloriosamente alzando un pugno al cielo, che ritrasse immediatamente appena notò le facce sconcertate dei ragazzini. Cercò di ricomporsi, schiarendosi la voce.
<< Adesso, parti te Raira. >>
La castana lo guardò storto, ancora infastidita dalla presentazione di quello che avrebbe dovuto chiamare Sensei. La considerava veramente una bambina piagnucolosa? Ahh, proprio non lo reggeva.
<< Io mio nome è Raira Ku, mi piace stare con i miei amici perché con loro sto bene e non sopporto chi cerca di impedire la mia felicità. >> Non avrebbe fatto il nome di Naghe, ma era più che ovvio. << Il mio sogno è di diventare il primo Hokage donna e dimostrare a tutti che nessuno può battermi! >>
Parole molto interessanti, sotto il punto di vista del jonin, che sorrideva compiaciuto davanti al carattere esuberante e determinato di Raira.
Spostò lo sguardo sul ragazzo con i capelli color petrolio, che capì al volo che era il suo turno.
<< Il mio nome è Oiru Yasei, non c'è nulla che non mi piaccia particolarmente, al contrario, apprezzo molte cose. Il mio non è un vero e proprio sogno, diciamo che lo considerò più un 'credo': farei di tutto per i miei compagni. >>
Anche Itachi si ritrovò colpito da quell'ultima frase, ma non lo diede a vedere, anzi, si preparò per cominciare il suo discorso.
<< Il mio nome è Itachi Uchiha e i miei gusti non sono cose che vi riguardano. Il mio sogno è… quello di onorare il mio clan. >>
L'amarezza con cui pronunciò le ultime parole, non sfuggì neanche a Raira, che l'aveva osservato attentamente, notando ogni singolo muscolo contrarsi.
Proseguì il silenzio, indaffarati a osservare Itachi, che invece non dava peso a quella situazione. Anzi, l'Uchiha si alzò, pronto a dirigersi verso la porta.
<< Dove credi di andare? >> urlò Raira che si era ripresa ed era pronta a continuare l'odio verso il corvino, che però non rispose, tanto meno si fermò.
Lo fece solamente quando Neghe parlò: << Aspetta, domani ci sarà un esercizio, ci vedremo alle otto di mattina nel Campo Allenamenti n.9 >>
I tre ragazzi annuirono, per poi dirigersi ognuno verso la propria abitazione.





 
Spazio autrice:
Eccomi qui con una nuova storia, ambientata nel mondo di Naruto, che ha come personaggi principale Itachi, Raira e Oiru.
I primi due hanno nove anni, l'altro dodici e hanno appena superato l'esame accademico per diventare genin. Quello che non sanno, però, è che ancora non sono confermati come team, infatti dovranno affrontare un test.
Itachi e Raira non si sono presi di buon occhio, al contrario di Oiru, che non solo è il più grande, ma anche il più educato.
Questa storia sarebbe quella che precede 'Scegli (me)', ma ho riportato alcune modifiche per rendere più scorrevole e vero simile la storia, ad esempio ho cambiato la numerazione della squadra, che originariamente era tre, in nove, poiché il team 3 non è altro che quello composto da Neji, TenTen e Lee.
Come avrete potuto capire, questa storia è piena di nuovi personaggi, e ne spunteranno anche altri man mano che si procede.
Gli unici che non mi appartengono sono Itachi Uchiha, Kakashi Hatake e Iruka Umino (sì, compariranno anche loro, ma molto più in là).
Spero che la storia vi piaccia, soprattutto perché se non fosse così, smetterò di proseguire.
Baci ~









 

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Capitolo 2
*** Genin! ***


 
Itachi guardò prima il compagno sbadigliare, successivamente il maestro che tamburellava il piede a terra, nervoso.
Lui, era semplicemente infastidito. Non sopportava i ritardatari in generale, ma quella mattina lei non aveva alcuna scusa per non presentarsi alla prova.
La prima impressione che le aveva fatto, non era certamente buona e così non faceva altro che peggiorare la situazione.
Come indicato da Naghe, si erano ritrovati al Campo d'allenamento n.3, che non era altro che un vasto piano d'erba con qualche albero da contorno. Loro si erano stanziati al centro dello spiazzo vuoto, dove tre cilindri di legno erano stati impiantati, probabilmente da usare come bersagli.
Itachi era curioso di saper in cosa consisteva l'esercizio, ma il jonin aveva chiaramente detto che sarebbe passato alla spiegazione dopo l'arrivo del terzo componente.

<< Sensei, la prego di cominciare la prova. Non penso che verrà. >> propose Itachi con la gentilezza che gli aveva insegnato Fugaku.
Naghe fece schioccare le dita dalla tensione. Quand'era nervoso, dava inizio alla sua moltitudine di tic.
Non poteva dare torto all'impazienza dell'Uchiha, era davvero da tanto che aspettavano. Aveva sperato nel suo arrivo, ma a quanto pare, i suoi desideri non erano stati ascoltati.
Sospirò profondamente, deluso. Si aspettava decisamente di più dalla ragazzina.
<< Hai ragione. È meglio comin…!!! >>
Tirò fuori velocemente il kunai, per deviare il percorso di quello che li stava puntando. I due studenti, dietro di lui, si allarmarono.
Qualcuno li stava attaccando. E anche da molto lontano, perché non c'era traccia di nessuno.
<< Nemici! >> urlò Itachi, pronto con la mano a tirare fuori degli shuriken.
Era strano che fossero entrati nel Campo, per cui la situazione richiedeva una doppia attenzione.
Le iridi nere dell'Uchiha divennero rosse macchiate da due tomoe. Era pronto.
Sentì il rumore dell'aria tagliata da movimenti veloci e felini.

"Dietro!"

Rapidamente si girò.
I nervi tesi. Le vene pulsanti. Le dita tenevano gli shuriken pronti ad essere lanciati.
La tensione nell'aria si spezzò, nello stesso istante che riconobbe la figura esile reggersi sul palo di legno.
La faccia beffarda, quel sorrisetto sghembo e la poca femminilità della posa.
Raira.
<< Vi è piaciuta come entrata? >> scherzò la ragazza, senza dar peso a quello che aveva appena fatto.
A Naghe e Oiru la mandibola si perse nell'incredulità, ma Itachi aveva un punto di vista opposto.
Piantò i suoi occhi rossi su quelli della castana, che indietreggiò appena se ne accorse.

Lo sguardo di Itachi non solo era di un altro colore, ma era completamente diverso. La freddezza delle sue iridi l'avevano colpita come se fossero stati gli shuriken che stringeva fra le mani.
Non aveva mai visto occhi del genere, e si sbilanciò per cadere all'indietro.
Naghe la tirò su per il colletto schiacciandola con il suo sguardo infastidito.

<< Basta con tutte queste occhiate, vi prego. >> scongiurò Raira, sentendosi girare la testa.
<< Sarà meglio che anche tu ti dia del contegno. >> rispose il maestro, mettendola giù << Ti rendi conto del grande spavento che ci hai fatto prendere? >>
Nonostante il rimprovero, però, Naghe, doveva riconoscere che il lancio effettuato era stato perfetto, nonostante la grande distanza. Inoltre, era riuscita a coglierli di sorpresa posizionandosi alle loro spalle. Itachi, invece, aveva attivato uno Sharingan con due tomoe. Erano qualità che non sempre erano presenti nei neo-diplomati. E loro due avevano solo otto anni.
Sorrise compiaciuto, sapeva già quale sarebbe stato l'esito della prova.
<< Bene, possiamo cominciare. >>

Itachi, che aveva disattivato lo Sharingan, si sentiva già pronto. Allo stesso tempo, però, lanciava occhiate alla compagna che stava di fianco a lui, che sembrava non saper contenere la felicità.
Poteva aver dimostrato di avere un'ottima mira, ma restava sempre infantile.
Oiru, che stava alla sua destra, come lui era molto concentrato, ma non aveva notato in lui grandi capacità.

<< Lo svolgimento è molto semplice, dovete attaccarmi con qualsiasi mezzo a vostra disposizione. Alla fine, deciderò se sarete in grado di diventare genin. >>
Disse Naghe, squadrando gli studenti.
I tre avevano una certa aria di sfida stampata in volto, accompagnata da un sorriso sbarazzino. Gli stavano cominciando a piacere.

<< VIA! >>

Puntualmente i ragazzi si mossero, con incredibile velocità.
Oiru scattò alla sua sinistra, mentre Raira tentò un colpo da davanti. La forza fisica, però, le mancava notevolmente.
Con facilità Naghe bloccò i colpi della ragazzina, per poi afferrarla per un piede e lanciarla addosso a Oiru, che si era apprestato ad attaccarlo.
Fin troppo semplice. I due compagni di squadra si rialzarono doloranti, per poi puntare lo sguardo alle spalle del maestro.
Quest'ultimo, si girò di fretta, percependo quello che stava succedendo.
Itachi era pronto a colpirlo, sfoderando un preciso calcio all'altezza della spalla, che andò a segno.
<< Grande! >> gli urlò Oiru, vedendo il sensei retrocedere.
<< Senz'altro sei stato in gamba, mi hai colto di sorpresa, Itachi >> si congratulò il jonin << ma questo non basta. >>
Il giovane Uchiha saltò all'indietro, per raggiungere i compagni. Li lanciò una rapida occhiata, giusto per accettarsi che stessero bene.
Come previsto, nessuno di loro era ferito, o gravemente affaticato.

Tentarono nuovamente qualche attacco, Raira adoperò più volte gli shuriken, tentando di metterlo in difficoltà.
Itachi dovette riconoscere che quell'idea non era male. Purtroppo però, ancora non bastava.
<< Ragazzi, statemi a sentire >> li richiamò << gli attacchi così da soli, non bastano. Bisogna combinare le nostre mosse. >>
Oiru accettò con un grande sorriso quella decisione. Il lavoro di squadra, era quello che preferiva. Neanche Raira si lamentò, riconoscendo che quella poteva essere l'unico modo.
<< Raira, tu attaccalo frontalmente con gli shuriken per distrarlo. Successivamente, Oiru cerca di impegnarlo da dietro. Al resto ci penso io. >>
<< Cosa vuol dire, che al resto ci pensi tu? >> sibillò la ragazza, poco convinta e alquanto infastidita.
Itachi però, non la prese in considerazione, costringendola a seguire l'ordine.

Naghe sorrise compiaciuto. Non aveva sentito bene cosa avessero confabulato quei tre, ma si dava proprio l'aria di essere una strategia che impegnava tutto il team.
Infatti, Raira gli lanciò vari shuriken. La precisione e la moltitudine dei suoi lanci, non gli permise di usare solo il kunai per respingerli, ma dovette muoversi, anche piuttosto in fretta.
Raira non era un asso nel combattimento corpo a corpo, come aveva potuto notare, per cui i suoi attacchi a lontananza erano più che ovvi.
Con la coda dell'occhio, vide arrivare dietro di lui Oiru, che al contrario se la cavava benissimo con le arti marziali. Per cui, doveva tenerlo a debita distanza.
Bloccò uno shuriken lanciato da Raira, per rifarlo partire nella direzione del ragazzo, assicurandosi di allontanarlo.
Adesso, mancava Itachi. Alzò lo sguardo al cielo, sicuro che l'avrebbe attaccato dall'alto.
Infatti, l'Uchiha era pronto a piombarli addosso. Con facilità parò il colpo, e spinse il ragazzo addosso a un albero, per assicurarsi di metterlo momentaneamente fuori combattimento.
Era già pronto a rilassarsi, quando si accorse che il corpo di Itachi era sparito in una nube di fumo, rivelando un pezzo di legno.
La tecnica della sostituzione.
Non ebbe il tempo di stupirsi, poiché il vero Itachi, da dietro, lo colpì con un potentissimo pugno, aiutato da quello di Oiru, che invece era giunto dal lato.

Naghe si ritrovò a terra, distante dal punto dove l'avevano colpito.
Si rialzò, pulendo la guancia dalla terra.
<< Complimenti, siete stati davvero fantastici. Dichiaro i componenti del Team 9, genin. >>

Una bella notizia, dopotutto. Ma questo non tranquillizzava l'animo turbato di Raira.
Il suo rancore era puntato come aghi sul sorriso soddisfatto dell'Uchiha. Lei era sempre stata la prima in tutto, e non si sarebbe lasciata sorpassare da un ragazzino qualunque.
Non avrebbe mai permesso a Itachi di prenderle la scena. Da quel momento, il suo unico obbiettivo era quello di superarlo.



Itachi se ne stava tornando a casa, soddisfatto del risultato ottenuto. Non gli importava realmente di rendere orgoglioso suo padre, né tanto meno il suo clan.
La sua bravura era stata cucita dentro il suo corpo nel momento della sua nascita, il destino aveva scelto che lui sarebbe stato il punto splendente degli Uchiha.
L'unica cosa che lo incitava a dimostrare la sua forza, era Shisui e il suo fratellino. Li avrebbe protetti, quello era il suo obbiettivo.
Il suo nuovo compagni di team, Oiru, aveva ammesso che il suo sogno era quello di affiancare e supportare i suoi amici, e così la pensava anche il giovane Itachi.
Era sulla strada di ritorno, vedeva il cancello con lo stemma del clan, ma in più, c'era una piccola figura che scorrazzava lì intorno.
<< Itachi! >> lo chiamò Sasuke. Il ragazzo, andò incontro al fratellino. 
<< Sei tornato! >> gli butto le braccia al collo il bambino << Sei riuscito a diventare genin? >>
L'Uchiha maggiore annuì, sorridendoli. La felicità in volto a Sasuke, era il motivo della sua.

Ma poi, percepì la presenza di un terzo elemento.

Sì girò fulmineo, con lo sguardo puntato dietro a uno dei numerosi alberi che abbellivano la strada. Sasuke si accorse del cambiamento d'umore del fratello, e rabbrividì.
<< C'è qualcosa che non va? >> chiese, timoroso della risposta.
Itachi si rese conto di aver spaventato Sasuke, e si preoccupò di sorriderli nuovamente, per confortarlo.
<< No no. Tu vai pure dentro, io ti raggiungo subito. >>
Queste parole, bastarono al bambino, che tornò a casa di corsa.

Itachi aspettò di vederlo scomparire, prima di girarsi lentamente verso l'ombra che li aveva spiati.
<< Cosa vuoi, Raira? >> sputò gelido, alquanto infastidito.
La ragazza uscì allo scoperto, tenendo ugualmente le distanze. L'aria che si respirava, era tutt'altro che pacifica.
<< Seguimi. >> ordinò al corvino, il quale però non si mosse.
Inarcò un sopracciglio davanti alla superbia di Raira, ghignando: << Perché mai dovrei farlo? >>
<< Perché voglio sfidarti, Itachi. >>

 

Il campo, era quello dove si erano allenati prima.
I due ragazzi si posti uno di fronte all'altro, mantenendo la distanza.
Raira dovette ingoiare la saliva che strozzava la sua ansia. Il suo corpo fremeva, finalmente poteva battersi contro quell'acido di Itachi, e dimostrare chi era il migliore.
<< Sto arrivando! >> gli urlò, correndo nella sua direzione. L'Uchiha, fece lo stesso.
Puntarono entrambi sul colpirsi con un destro, ma ambe due non centrarono il colpo, ritrovandosi schiena contro schiena.
Raira provò con un calcio ben assestato, ma Itachi riuscì a bloccarlo.
La ragazzina sapeva che il corpo a corpo non era il suo punto forte, ma voleva lo stesso provarci.
Conseguirono un paio di pugni, nessuno andò a segno, deviati o direttamente parati. Raira provava inutilmente a tenerlo a una certa distanza colpendolo con i ginocchi, ma Itachi sapeva schivarli tutti.
Il corvino saltò in alto, approfittandosene della caduta di Raira, per provare a colpirla con i piedi. Quest'ultima si ritrovò a rotolare a terra per evitarli, finché, trovato il momento giusto, si rialzò, tentando di colpirlo con i pugni.
Era una danza ripetitiva di mosse non centrate, finché Raira non sfilò il kunai, tentando un attacco più incisivo.
Saltò all'indietro per aumentare le distanze, e poi mirò con il kunai. Itachi sentì il riflesso di girarsi per schivarlo, ma la lama lo colpì lo stesso sulla guancia.
Vide gocce di sangue schizzare, allora voleva fare veramente sul serio. Chiuse per un secondo gli occhi, per poi riaprili impregnati dal potere dello Sharingan. Così poteva prevedere i movimenti di Raira. Inoltre, aveva acquistato maggiore velocità.
Con un destro colpi in pieno volto la ragazza, facendola rotolare.
La castana si morse il labbro, nuovamente quegli occhi. Avevano il colore del sangue e la freddezza del ghiaccio. Ne aveva abbastanza. Frenò in posizione quadrupede, giusto in tempo per vedere Itachi sfilare a sua volta un kunai e raggiungerla.
Raira fece lo stesso, parando i numerosi colpi che vennero a seguire. Nuovamente, si trovarono impegnati nell'eseguire mosse ripetitive.
Itachi prese il controllo della situazione, alquanto stanco.
<< È giunto il momento di farla finita. >> le sputò in faccia, liberandosi del kunai e bloccandole i polsi. Strinse forte, in modo che anche lei abbandonasse l'arma.
Approfittò del momento di stupore di Raira, per colpirla con un calcio al mento.
Nuovamente, la ragazzina si trovò a rotolare. Questa volta, però, il colpo era stato più forte e sentiva la testa scoppiarle.
Si massaggiò le tempie, rendendosi conto della stranezza della situazione. Itachi ancora non aveva passato a un secondo attacco.
Strabuzzò gli occhi, capendo quello che stava facendo l'Uchiha. Stava componendo delle forme con le mani, sigilli. Cavallo, tigre, pecora, scimmia, cinghiale, cavallo e tigre.
Il corvino portò due dita alla bocca, per poi soffiarci dentro. Non fu normale aria, quella ad uscire, però. Raira tremò, paralizzata davanti alla sfera incandescente che la stava puntando.
<< Tecnica della palla di fuoco suprema! >> urlò l'Uchiha. Non si chiese neanche se era stata un mossa avventata. Lo fece e basta, per chiudere la bocca a quell'impertinente.

Quando il fumo svanì, lasciò libera la vista a una fossa, creata dal fuoco. Di Raira, nessuna traccia.
Il suo sharingan, suggerì a Itachi di voltarsi verso l'albero più vicino.
Sul ramo più basso, Naghe stringeva Raira tra le sue braccia, e gli dedicava uno degli sguardi più tenebrosi.
<< Itachi, seriamente l'hai fatto? >>
La sua domanda, era più che retorica. Aveva potuto benissimo vedere da solo la palla di fuoco indirizzarsi verso la ragazza, che in quel momento tremava.
Era una fortuna, il fatto che fosse riuscito a intervenire in tempo e portarla al sicuro.
Itachi, senza rispondere, disattivò lo sharingan.
<< Che fine ha fatto lo spirito di squadra di questa mattina? >> chiese nuovamente, senza avere risposta. Itachi se ne andò, senza far capire che i suoi, erano segni di rimorso.

Naghe sospirò. Non pensava fosse così difficile avere degli allievi. Oltre alle arti magiche, doveva insegnarli anche a crescere.
Scese dall'albero con una salto felino, poggiando Raira a terra.
<< Ovviamente, anche a te ho qualcosa da dire. >>
La ragazza, però, non sentiva nessuna ragione per cui dovesse essere rimproverata, anzi, l'intervento del maestro l'aveva alterata.
<< Non c'era bisogno che t'intromettessi! >> gli sputò in faccia con acidità.
Il jonin la squadrò, per capire se facesse sul serio. Gli occhi neri come la pece, trasmettevano sicurezza, ma lui aveva avuto la prova che in realtà Raira vacillasse più di quanto volesse ammettere. Tremava dalla paura, momenti prima, e adesso aveva la spavalderia di dire che non c'era bisogno del suo aiuto.
<< Itachi non ha impiegato tanto chakra in quella tecnica, per cui il calore non era tale da ucciderti. Ma di sicuro, avresti riportato ustioni gravi. Il tuo non è coraggio, è stupidità. >>
<< Ma cosa ne vuoi sapere tu? Non mi conosci affatto e sei qui a criticarmi! Beh, sa che le dico, io… >> urlò Raira, scossa dalla rabbia. Non sapeva neanche come continuare la frase, era cosciente che quella detta dal sensei non era altro che la verità, ma non voleva ammetterlo.
E questo non sfuggì agli occhi attenti di Naghe, che soffocò un sospiro di rassegnazione. << La vera forza sta nel proteggere i compagni, non nell'ucciderli. >>
La guance di Raira si tinsero di un lieve rosso, vergognandosi delle proprie azioni. Spostò lo sguardo di lato, non volendo far trapelare le emozioni, che purtroppo erano già state catturate da Naghe.
<< È che tutti, parlate sempre di questo grandioso clan Uchiha, io non ne posso più. Lui si dà tutte quelle arie soltanto per il clan, non si è mai realmente impegnato! >>
Il jonin appoggiò una mano sulla spalla dell'allieva. Capiva benissimo qual era il suo punto di vista, ma era il momento che si accorgesse dell'esistenza di altre prospettive.
<< Affidare tutto al nome del clan, hai ragione tu, è sbagliato. Ma anche te fai parte di un famosissimo clan, che supera quello degli Uchiha. Probabilmente non ne vuoi sapere nulla, ma anche loro avevano le proprie tecniche segrete. Quel potere, scorre nelle tue vene e non puoi ignorarlo. >>
Con due dita, diete un colpetto al cuore di Raira. Il rumore equivaleva allo stupore della castana.


 


Spazio autrice:
Il primo capitolo non ha avuto successo, ma tento lo stesso con il secondo.
Nel frattempo, però, ho pubblicato anche una seconda fanfiction su TenTen e Neji.
Non so se sarò in grado di portare avanti due storie, per cui ho deciso di dare la priorità a quella che piacerà di più.
Spero che questo capitolo, possa avervi incuriosito un po' di più rispetto a quello prima.
I rapporti fra i nostri protagonisti si fanno già più focosi, e Raira porta rancore verso il clan Uchiha.
Però, nelle sue vene scorre il sangue dei Ku, che a loro volta possiedono un grandissimo potere.
La nostra ragazza (bambina) vorrà approfondire la questione? O lascerà perdere?

Ah, chiarisco subito che Raira e Itachi, più o meno verso il quinto capitolo, non avranno più otto anni, ma dieci.
Già già, il tempo scorre in fretta, anche perché sennò questa storia non finirà mai, visto che bisogna arrivare ai tredici anni di Itachi e lo sterminio del clan.

Baci~

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