Questo piccolo grande amore di connie89 (/viewuser.php?uid=68260)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'addio di Kaori e la tristezza di Ryo ***
Capitolo 2: *** un vecchio compagno di scuola ***
Capitolo 3: *** Povero Ryo... ***
Capitolo 1 *** L'addio di Kaori e la tristezza di Ryo ***
“Ascolta attentamente ciò che ti sto per dire
Kaori: tu devi andartene per sempre da questa casa e rifarti una vita
tutta tua, magari con un uomo che ti sappia amare veramente. Stando
accanto a me tu metti in pericolo la tua vita. Questa cosa è
successa troppe volte. In quei momenti ho temuto di averti perso per
sempre. Fuori di qua ci sono killer spietati che non vedono
l’ora di farmi fuori. Prima però farebbero fuori
te perché tu sei la mia socia. Io non voglio che questo
succeda. Perciò è meglio dirci addio”.
Kaori non riusciva a togliersi queste parole dalla mente.
Perché avrebbe dovuto trovare un altro uomo?
Perché avrebbe dovuto rifarsi una nuova vita? Lei insieme a
Ryo ci stava bene e non lo avrebbe cambiato con nessun altro uomo al
mondo. Prese il cuscino tra le braccia e lo strinse al petto.
Lavoravano insieme da quasi otto anni. Non le importava niente di dover
rischiare la sua vita. Per lui questo ed altro ancora.
Perché la stava respingendo? Eppure lei quell’uomo
lo amava più della sua stessa esistenza. Era stato lui a
ridarle la forza di guardare avanti dopo la morte di suo fratello
Hideyuki. Era stato lui a farle tornare la voglia di sorridere e di
lottare per una persona cara. Quando avrebbe capito i suoi veri
sentimenti? Perché anche lui non le diceva che
l’amava con tutto il suo cuore? Sciocca. Non
l’avrebbe capito né adesso, né mai.
Lacrime calde scivolarono dagli occhi, andarono a rigarle le guance e
finirono sul cuscino. Ryo era cambiato troppo. Era diventato freddo
come un iceberg. Tempo fa le aveva detto di volerle bene, ora, invece,
la stava respingendo. Cominciò a singhiozzare.
Cercò in tutti i modi di frenare le lacrime, ma inutilmente.
Poi, sfinita, si addormentò profondamente. C’era
qualcuno che da dietro la sua porta soffriva nel vederla
così.
La mattina dopo i raggi del sole illuminarono la stanza di Kaori,
svegliandola. Pian piano la ragazza aprì gli occhi. Le
faceva male la testa. Avrebbe voluto rimanere a letto ancora un
pochino, ma doveva preparare la colazione per quello sfaticato di Ryo.
Si alzò e andò in cucina. Si mise a preparare il
cibo preferito dallo sweeper: le polpette di ramen.
Mentre cucinava ecco una figura alta e snella scendere le scale e
dirigersi verso il tavolo. Kaori non si girò nemmeno, sapeva
di chi poteva trattarsi. Ryo prese posto a sedere e aspettò
che Kaori gli servisse la colazione. Ryo sapeva benissimo a cosa stesse
pensando la sua socia. Sapeva anche che se lei gli fosse stata accanto
sicuramente la sua vita sarebbe stata in grave pericolo.
Abbassò gli occhi e cercò di pensare a
qualcos’altro. Improvvisamente sentì dei rumori in
cucina. Si alzò velocemente e andò a controllare.
Vide Kaori a terra, priva di sensi. La prese tra le braccia e la
portò in camera. L’adagiò sul letto e
aspettò che riprendesse conoscenza. Dieci minuti dopo Kaori
riaprì gli occhi e Ryo trasse un sospiro di sollievo. I loro
occhi si incrociarono. Kaori, imbarazzata, voltò la testa
dall’altra parte, evitando così lo sguardo del
socio. Scese un profondo silenzio. Per qualche minuto nessuno dei due
parlò. Kaori si accorse che la mano del socio stringeva la
sua. Un brivido le percorse la schiena. Fu Ryo a rompere il ghiaccio.
-Ti senti meglio Kaori? Vuoi che ti porti un bicchiere
d’acqua?
-Si, grazie…
Ryo si alzò dal letto e andò in cucina a prendere
un bicchiere d’acqua. Aiutò la socia a bere poi
appoggiò il bicchiere sul comodino. Kaori se ne stava zitta
e non spiccicava parola. Che cosa avrebbero potuto dirsi? Sicuramente
il silenzio era la miglior medicina in questi momenti così
critici. Continuò a versare lacrime. Ryo avrebbe voluto
consolarla. Così allungò una mano e
cercò di asciugarle le lacrime. Kaori invece respinse quel
gesto, si allontanò di più da lui.
-Kaori che ti prende?
-Dimmi la verità Ryo… è vero che ci
dobbiamo separare? Dicevi sul serio quando hai pronunciato quelle
parole ieri sera?
-Si, ero totalmente serio. Non stavo scherzando…
è meglio per tutti e due. Te ne rendi conto? Io non voglio
che ti facciano del male. Io voglio solamente il tuo bene, la tua
felicità. Nient’altro. Se tu stai bene, allora sto
bene anch’io. Ma se stai male, sto male pure io. Prima mi
dimenticherai e meglio sarà per te
-Hai ragione tu Ryo… ho deciso: lascio questa casa e anche
te. Mi si stringe il cuore, ma devo farlo, non ho alternativa. Tanto so
che starai bene anche senza di me. Tu non lo capisci ma in questo
momento io sto soffrendo da impazzire. Ho il cuore colmo di dolore ma
credo che passerà presto. Finalmente potrai andare dietro a
tutte le belle donne senza aver alcun problema. Spero solamente che la
nuova socia che ingaggerai sia migliore di me. Ti auguro buona fortuna
Ryo…
Queste parole furono come un pugno nello stomaco per Ryo. Non poteva
credere alle sue orecchie. Kaori se ne sarebbe andata via per sempre e
l’avrebbe lasciato solo. No, non lei. Non la donna che amava.
Solamente la sua vicinanza lo faceva stare bene. Solo lei gli infondeva
coraggio. Kaori era parte di lui. Parte del suo cuore. Quel cuore ora
si stava spezzando. Eppure era stato lui a volere questo. La vedeva
piangere e si malediva per le parole che le aveva detto. Come si
tormentava quel suo piccolo angelo. Lo faceva star male. Avrebbe voluto
sparire dalla sua vista. Girò la testa, strinse i pugni e
cercò di non piangere. Nessun’altra sweeper
avrebbe preso il suo posto. Comunque avrebbe dovuto continuare ad
essere gelido nei confronti di Kaori, anche se gli costava tanto.
Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciarla.
-Finalmente hai deciso di seguire il mio consiglio Kaori. Mi
congratulo. Non avevo più bisogno del tuo aiuto. Anzi,
è un problema in meno. Posso cavarmela anche da solo.
Sicuramente troverò una sweeper più in gamba di
te e anche più sexy se lo vuoi sapere
Kaori non seppe che dire. Sentiva ardere dentro di se un fuoco
devastante. Dal nulla comparve un mega martellone da 100 kg e lo diede
in testa al povero Ryo facendolo volare fuori dalla finestra.
Ecco la prova. Ryo non l’amava più. Si, era meglio
per tutti se lei se ne fosse andata via per sempre. Andò in
camera e preparò le valigie. Dove sarebbe andata? Che le
importava. Qualsiasi posto sarebbe andato bene.
Fuori cominciò a diluviare. Kaori si trovava ancora nella
sua stanza. Sarebbe stato meglio avvisare gli altri della sua partenza
inaspettata? Meglio di no. Non voleva far preoccupare nessuno, tanto
meno Miki perché era per lei un periodo molto delicato. Era
difficile per lei separarsi dai suoi più cari amici. Non
avrebbe più gustato l’ottimo caffè
preparato da Umi, né assaggiato la buonissima torta al
cioccolato che Miki le offriva ogni volta che la vedeva, né
avrebbero più chiacchierato da amiche come faceva sempre.
Saeko avrebbe continuato a fare la poliziotta. A Ryo ci avrebbe pensato
sicuramente Mick. Sapeva sempre come trattarlo. Sorrise. Ma era un
sorriso amaro. Prese le ultime cose e si avviò verso
l’uscita. Guardò per l’ultima volta
quella casa che l’aveva ospitata per otto anni. Quanti
ricordi. Quante delusioni. Chissà, magari un giorno non
molto lontano ci sarebbe ritornata. La porta le si chiuse alle spalle.
Un taxi giallo la stava aspettando. Ryo, intanto, la stava guardando
attraverso la finestra della cucina, con in mano un bicchiere di acqua
calda. Guardò con gli occhi il taxi che se ne stava andando
e con lui anche Kaori. Quando tutto tornò alla
normalità, potè finalmente sfogarsi. Con uno
scatto d’ira fece cadere a terra il bicchiere, frantumandolo.
Si gettò sul divano e cominciò a piangere dalla
disperazione, poi emise un grido acuto. Questa, purtroppo, era la
realtà.
Il pomeriggio passò normalmente. Ogni volta che vedeva un
taxi giallo passare pensava che fosse ritornata la sua Kaori. Invece
erano persone che ritornavano stanchi morti dal lavoro.
“Kaori torna da me…” pensava disperato.
“E’ tutta colpa mia, non avrei dovuto allontanarla
da me… io rivoglio la mia sweeper, rivoglio il suo sorriso,
le sue martellate, le sue parole d’incoraggiamento, le sue
risate… ma soprattutto il suo amore. Io l’amo, ma
me ne sono accorto troppo tardi… a forza di tirare la corda,
questa si è spezzata… come potrò
riaverla?”
Basta compiangersi, ormai quello che era successo, era successo. Non
era piangendo che si risolvevano le cose. Si, ma senza Kaori tutto era
diventato più difficile. Pensò di sfogare la sua
tristezza nell’alcool. Sarebbe andato al Cat’s Eye
e li finalmente avrebbe trovato, per un po’, la pace. Si mise
la giacca e uscì.
CAT’S EYE
-Ciao Ryo! Come va? Tutto bene?
Ryo guardò in faccia Miki, le fece un mezzo sorriso e
andò a sedersi. Miki si preoccupò. Non aveva mai
visto Ryo in quelle condizioni. Che cosa gli era successo? Sicuramente
qualcosa di brutto. Pensò che avesse litigato ancora una
volta con Kaori per via di una bella donna incontrata per strada.
Impossibile cambiarlo. Era il cascamorto di sempre. Però
c’era qualcosa che non le quadrava. Ryo era pallido
e aveva gli occhi persi nel vuoto. Non aveva tentato di toccarla,
né di baciarla come suo solito. Ryo tamburellava le dita sul
tavolo.
-Ehi Ryo cosa vuoi che ti porti? Ti va un caffè caldo?
-No, grazie… preferisco dell’alcool molto
forte… voglio sbronzarmi…
Miki rimase a bocca aperta. Ryo che chiedeva dell’alcool? Era
una cosa veramente insolita. Ma perché si meravigliava? Ryo
si sbronzava ormai da tempo in alcuni locali frequentati solamente da
belle donne. Così gli servì un bicchiere di
alcool e Ryo lo bevve tutto d’un fiato. Ne chiese altri e
Miki lo accontentò senza far troppe storie. Quando
arrivò al decimo bicchiere Ryo era ormai più che
sbronzo. Miki gli tolse il bicchiere da sotto il naso, ma il ragazzo
protestò.
-Basta così Ryo! Hai bevuto troppo! Ti sei ubriacato. Ora
però torna a casa e riposati!
-Ehi donna tu non devi dirmi quello che devo o non devo fare! Sono
grande e vaccinato! So io quando voglio smettere! Ora dammene ancora o
ti picchio!
-Smettila Ryo! Guarda come sei ridotto! Non ti reggi nemmeno in piedi!
Che cosa pretendi ancora?!
Miki non poteva credere ai suoi occhi: Ryo stava piangendo.
Singhiozzava. Pensò di aver esagerato. Si sedette vicino a
lui e cercò di tranquillizzarlo. Ryo
l’abbracciò e appoggiò la testa sul
petto della barista. In quel momento arrivò Umi.
Perché Ryo era abbracciato a sua moglie? Che caspita faceva?
Come si permetteva di prendersi tanta libertà?
Diventò furioso. Stava per saltargli addosso, ma Miki lo
stoppò. Si calmò quando vide Ryo in lacrime.
-Che cosa è successo? Perché sta piangendo?
-Non lo so ancora Umi. E’ venuto qua e mi ha chiesto di
dargli dell’alcool perché voleva sbronzarsi. Io
l’ho accontentato. Mi è sembrato strano, non
l’ho mai visto così giù. Magari Kaori
lo ha messo fuori di casa
-Può darsi… comunque gli sta bene… va
a metterlo sul mio letto, quando la sbornia gli sarà passata
allora ci dirà quello che gli è successo. Ora non
può perché non è nelle condizioni di
farlo
Miki mise sul letto Ryo. Stava per socchiudere la porta quando Ryo
cominciò a parlare a voce alta, senza accorgersene.
-Kaori non te ne andare… rimani qui con me… come
farò senza di te?... Kaori…
Miki non seppe che fare. Chiuse pian piano la porta della camera e
tornò a sbrigare le sue faccende. Umi vide la moglie
preoccupata e le chiese il motivo.
-Ryo prima ha mormorato qualcosa su Kaori… diceva che non lo
doveva lasciare… qui gatta ci cova
Verso sera Ryo cominciò a riprendersi dalla sbronza del
pomeriggio. La testa gli girava e aveva voglia di vomitare. Si
guardò attorno e si accorse di non essere a casa sua. Ora
ricordava. Era andato da Miki e da Umi per farsi consolare. Purtroppo
aveva bevuto troppo e si era addormentato fra le braccia di Miki. Che
figuraccia. Umi si sarebbe incavolato. E Kaori? Già, Kaori
non c’era più. Era partita verso
l’ignoto. Si alzò e ritornò al
caffè che ormai era chiuso. Umi e Miki lo salutarono e gli
chiesero se stesse bene. Ryo fece cenno di si con la testa. Poi si
scusò del disturbo.
-Figurati Ryo, non devi scusarti. A proposito, oggi pomeriggio hai
pronunciato il nome di Kaori… e ti agitavi nel
sonno… perché? Che cosa è successo tra
te e Kaori? A noi puoi dirlo tranquillamente, siamo tuoi amici. Non lo
diremo ad anima viva, promesso
Ryo abbassò gli occhi e sospirò. Gli faceva male
dover rivivere quei momenti così tristi. Si fece coraggio e
raccontò tutto, dall’inizio alla fine.
-Ieri sera ho detto a Kaori di andarsene da casa mia e di rifarsi una
vita con un altro uomo. Le ho detto anche che stando vicino a me lei
rischiava la vita e che prima o poi l’avrebbero uccisa. Io
non voglio che questo accada. Stamattina, benché fosse
pallida e stanca, l’avevo sentita piangere a dirotto nel
cuore della notte, mi ha preparato la colazione. Dalla cucina, poi, ho
sentito uno strano rumore. Sono andato a vedere e l’ho vista
a terra, svenuta. In quel momento mi sono spaventato. Così
l’ho portata in camera sua e ho aspettato che si riprendesse
del tutto. Poco dopo ha aperto gli occhi. Mi ha chiesto da bere e io le
ho portato un bicchiere d’acqua. Poi mi ha chiesto se le
parole che le avevo detto erano vere e io le ho risposto
affermativamente. Così ha seguito il mio consiglio e ha
deciso di andarsene. Le ho detto anche che era un problema in meno e
che avrei trovato un’altra socia più bella e sexy
di lei. Insomma, l’ho insultata. Quando l’ho vista
piangere, mi sono pentito delle mie parole. Ora sono solo e Kaori mi
manca terribilmente. Per questo ti ho chiesto
dell’alcool…
-Cosa?! Ti ha dato di volta il cervello?! Perché
l’hai insultata?! Non avresti dovuto reagire
così… pensa alla sua sofferenza, non è
stato piacevole per lei sentire quelle parole! La prossima volta, conta
fino a dieci prima di sparare cavolate! Mi dispiace molto
Ryo… penso che Kaori non metterà più
piede in Giappone… Per questa notte puoi dormire con noi, se
vuoi…che ne dici Umi?
-Io lo sbatterei fuori a calci nel sedere! Comunque Miki se va bene a
te, va bene anche a me! Cerca di non importunare mia moglie, altrimenti
te la dovrai vedere con me! Ricordatelo!
-Grazie a tutti e due… siete dei veri amici…
Per quella sera Ryo fu ospite di Miki e di Umi
Questa è la mia prima ff! Spero che vi piaccia! E' anche la
prima volta che mi iscrivo a questo sito di EFP! Perciò non
siate troppo severi con i vostri giudizi!
Buona lettura e al prox capitolo!
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Capitolo 2 *** un vecchio compagno di scuola ***
-Dove vuole che la porti?
-Lontano da qui. Ho troppi brutti ricordi per la testa. Più
mi allontanerò e più mi sentirò meglio
Kaori sospirò. Il cuore le batteva nel petto come un tamburo
impazzito. Perchè? Non era felice di aver lasciato
definitivamente la casa doveva aveva vissuto per così tanto
tempo? No, per niente. Le mancava terribilmente. Anche Ryo le mancava.
No, doveva cancellarlo assolutamente dalla testa. Ricominciò
a piangere come una disperata.
Il taxi sfrecciava per le vie di Tokyo, non curante dei passanti che
attraversavano in quel momento le strisce pedonali.
Kaori guardò per l'ultima volta, attraverso il finestrino
del taxi, la città e i suoi abitanti. non sapeva,
però, che questa sua fuga le sarebbe costata molto. Questo
ancora non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto molto presto.
La pioggia non smise di cadere, nemmeno quando Kaori arrivò
all'eroporto.
Pagò il taxista, prese le sue valigie e avanzò
verso l'entrata.
Si guardò intorno e vide una moltitudine di gente: c'era chi
se ne stava seduta su delle panchine ad aspettare parenti o amici.
C'era chi leggeva un giornale e aspettava la chiamata per la partenza.
C'era chi si rigirava i pollici e si annoiava, oppure non sapeva che
fare. C'era chi chiacchierava e rideva.
kaori si sedette sulla prima panchina che trovò.
Aspettò pazientemente. Però si vedeva chiaramente
che si stava agitando. Forse aveva paura che Ryo la stesse cercando e
che prima o poi l'avrebbe scovata. No, che stupidaggini. Come poteva
ryo andarla a cercare proprio all'aeroporto? Non lo sapeva. Nessuno
sapeva che lei era li. A meno che qualcuno non gliel'avesse detto.
Un uomo guardò Kaori con aria sospettosa. Quel viso non gli
era nuovo. L'aveva già vista da qualche parte. Ma tanto
tempo fa. Si, ma dove? e quando? Si grattò la nuca. Ci
pensò su. Pensa che ti ripensa alla fine arrivò
alla soluzione del problema. Ma certo! Ecco dove! A scuola:
più precisamente alle superiori. Allora quella ragazza
doveva essere Kaori Makimura. Non potà credere ai suoi
occhi. Kaori era stata una sua compagna di classe, nonchè
compagna di banco.
Com'era cambiata da allora. oras embrava più una donna.
Bella e matura. Con un viso tondo e proporzionato. Che occhi stupendi.
Le si avvicinò.
-Sei Kaori Makimura vero?
Kaori improvvisamente si girò. Guardò la persona
che stava di fronte a lei.
Come faceva a sapere il suo nome? Chi gliel'aveva suggerito? Lo
squadrò da capo a piedi. L'uomo davanti a lei doveva avere
circa una trentina d'anni, con dei capelli neri, legati "a coda di
cavallo", come la pece e due grandi occhi occhi marroni. Chi poteva
essere? Lei proprio non se lo ricordava.
-Non mi hai riconosciuto? Sono Toshio Yameta! Ti ricordi? Andavamo alle
superiori insieme!
Toshio Yameta? Quel Toshio Yameta? Kaori non potè credere ai
suoi occhi. Quant'era cambiato. Non era più il solito bullo
che aveva conosciuto parecchi anni fa, violento e un gran
attaccabrighe, ma si era evoluto. Era diventato un vero uomo.
Yameta le si sedette accanto.
La presenza di Yameta le fece tornare un pò di buonumore.
Kaori cercò di nascondere le lacrime, ma Yameta se ne
accorse subito. Le porse un fazzoletto e Kaori si soffiò il
naso rumorosamente.
Chi l'avrebbe mai detto? Aveva ritrovato, dopo tanti anni, un suo
vecchio compagno di scuola. Che coincidenza. Una bella coincidenza.
E pensare che Kaori, quand'era ancora alle superiori, si prese una
bella cotta per Yameta. E da lui, in gita scolastica, aveva ricevuto il
primo bacio.
Ripensò al bacio e diventò paonazza. Yameta non
riuscì acapire perchè Kaori fosse
diventata improvvisamente rossa. Sorrise compiaciuto. Che gli
importava. Era così bello stare insieme a lei.
Kaori si fece coraggio e cominciò a fargli qualche domanda
sulla sua vita attuale.
-Dimmi Yameta che stai facendo? Lavori?
-Esattamente. Faccio il medico pediatra. Aiuto i bambini in ospedale.
Devo dire che il mio lavoro mi soddisfa moltissimo. Ah e non ti ho
detto ancora la grande novità: sto per diventare padre! Tu
hai mai desiserato avere un figlio tutto tuo Kaori?
Questa domanda spiazzò in pieno la povera Kaori che
diventò completamente paonazza. Certo che avrebbe voluto
avere un figlio tutto suo. Lo desiderava con tutto il suo cuore.
Però la persona che amava non ricambiava per niente i suoi
sentimenti. Perciò era inutile pensarci...
L'uomo, non ricevendo risposta, cominciò seriamente a
preoccuparsi. Le sfiorò una spalla. Solo allora Kaori
riemerse dai suoi pensieri.
-Sono molto contenta per te, davvero. E poi dev'essere bello avere un
figlio
-Non tutti la pensano come te. Ci sono persone che abortiscono. Certe
volte un figlio può essere d'impiccio. Ma per me e mia
moglie avere questo bambino è stata una benedizione del
cielo... Bando alle cinace Kaori. Parlami di te. Che fai? Dove vivi?
Perchè hai quelle valigie? Perchè sei
all'aeroporto? Non starai mica scappando da qualcuno vero?
Come faceva Yameta a sapere tutte queste cose? Ma soprattutto come
aveva fatto ad intuire che stava scappando? Si notavano così
tanto le valigie? E già. Stava scappando da Ryo. Dall'unico
uomo che avesse mai amato.
Il volto le si fece paonazzo. Ma si perchè non dirgli
semplicemente la verità? Almeno si sarebbe sfogata. Non
sarebbe riuscita a tenere tutto dentro. Alla fine sarebbe esplosa.
Confidare qualcosa ad un amico faceva solamente bene. Si fidava di lui.
-Si, hai indovinato. Sto scappando da una persona molto importante, ma
senza cuore. Uno stupido che non riesce a comprendere i miei veri
sentimenti. Uno stupido che guarda solamente il sedere delle belle
donne. un dongiovanni. Un cascamorto. Mi fa sempre preoccupare. Ma
stavolta è finita! Non ho intenzione di tornare indietro! Io
non gli servo a niente! Si arrangerà. Viene da me solo
quando ha fame! E poi mi dice che sono un maschiaccio! Stupido!
-E chi sarebbe questa persona a te così cara?
-Si chiama Ryo Saeba. Ha lavorato per anni con mio fratello contro gli
spacciatori di droga. Erano grandi amici. Dopo la sua morte, sono
andata a vivere con lui... ma ciò non mi ha portato grandi
benefici
Ryo. Ryo. Ryo. Ryo era sempre nei suoi pensieri. Anche adesso. solo a
nominarlo le si riempivano gli occhi di lacrime. Avrebbe dovuto
dimenticarlo al più presto.
-Ehi perchè non vieni a vivere da me per qualche tempo? Ti
ospito più che volentieri. Non fare complimenti. E poi
stasera dobbiamo festeggiare il nostro incontro! Faremo le ore piccole.
Canteremo e berremo dello champagne! che ne dici? Allora, accetti?
-Si, più che volentieri!
Il viaggio durò tre quarti d'ora. Kaori e Yameta
cominciarono a chiacchierare come se nulla fosse, ricordandosi i tempi
passati: le superiori e di tutti i casini che avevano combinato.
Kaori cambiò espressione. Ora era più gioiosa.
Aveva un sorriso che le arrivava fino alle orecchie.
Finalmente arrivarono a destinazione. Yameta parcheggiò la
macchina in garage e aiutò Kaori a scendere.
Kaori rimase senza parole. Quella che vedeva, più che una
casa, sembrava una villa. Entrambi si avviarono verso la porta.
L'appartamento di Yameta si trovava all'ultimo piano. Kaori
preferì farsela tutta a piedi. Yameta prese l'ascendore.
Fecero a gara a chi sarebbe arrivato prima.
La prima ad arrivare fu Kaori.
Yameta prese, dalla tesca dei pantaloni, un mazzo di chiavi ed
aprì la porta.
Kaori esitò un attimo ad entrare. Yameta, però,
la prese per un braccio e la trascinò dentro.
Anche l'appartamento eera enorme e bellissimo. C'erano quadri
dappertutto. Tende di pizzo, divani con una bellissima fodera colorata,
tavoli e sedie antiche.
kaori si sedette sul divano del salotto. com'era morbido e profumato.
Yameta preparò dei biscotti al cioccolato e una tazza di the
e l'offrì a Kaori. Kaori accettò molto
volentieri. Anche perchè i biscotti emanavano un profumino
davvero invitante.
Dopo aver fatto merenda, Yameta fece visitare la casa a Kaori.
Le indicò la camera dove avrebbe dormito: la camera degli
ospiti.
La camera era grande e spaziosa. Arredata con cose semplicissime.
Alle pareti erano attaccati dei poster raffiguranti diversi paesaggi.
Una scrivania, disordinata, con sopra delle cartacce buttate qua e
là. Un computer, un porta penne colorato, alcune fotografie.
Sullo scaffale destro si potevano notare una quantità enorme
di libri d'ogni genere che andavano dal giallo all'horror e dai romanzi
rosa a quelli di attualità. Nello scaffale sinistro c'erano
dei dvd. Kaori sorrise compiaciuta. Sicuramente li avrebbe visti uno
per uno. Vicino al letto c'era un piccolo comodino con sopra una
graziosissima abatjour. Insomma, la stanza era perfetta.
Yameta stava per andarsene, quando Kaori lo prese per un braccio,
solamente per ringraziarlo. Fatto sta che i loro volti si trovarono
vicinissimi uno dall'altro. I due arrossirono contemporaneamente.
Yameta cominciò a parlare.
-E' stata una giornata lunga e faticosa. Se vuoi puoi andare a
rinfrescarti un pochino. Una bella doccia ti toglierà tutti
i mali e le preoccupazioni
kaori non fu pienamente d'accordo con Yameta. Tutti i mali si, ma per
quanto riguardava le preoccupazioni... quelle no. Ci sarebbe voluto un
pochino prima che sparissero del tutto. Preferì non
dirglielo.
-Grazie Yameta!
-Verrò a chiamarti quando l'acqua sarà calda
Quando Yameta chiuse la porta, Kaori si buttò sul letto
rilassandosi. la stanza le era sembrata più che accogliente.
Che bello. Ora sis entiva veramente in pace con se stessa e con il
mondo. Ryo era soltanto un ricordo lontano.
Improvvisamente il cellulare le vibrò. Lo estrasse dalla
tasca dei pantaloni e guardò chi mai l'avesse chiamata. Non
poteva crederci. Era Ryo. Si parlava del diavolo ed eccolo sbucare
fuori. Doveva o no rispondergli? Che bel dilemma. Preferì
riattaccare senza nemmeno ascoltare quello che aveva da dire.
Perchè non si faceva, una volta per tutte, gli affari suoi?
Perchè la stava chiamando? Che voleva da lei? Non aveva
capito che ormai la faccenda era completamente chiusa? Ryo era un tipo
che non demordeva così facilmente. Insistente sino alla
fine. Alla fine Kaori si arrese e gli fece uno squillo. Ryo la
richiamò cinque secondi dopo.
-Pronto? Kaori sei tu? Kaori... Kaori ti prego rispondimi... dimmi
qualcosa...
-Non abbiamo più nulla da dirci Ryo. Ormai io e te siamo
divisi. Quello che dovevo dirci c elo siamo già detti
stamattina. Non ho più parole. Voglio, solamente, che tu
sparisca per sempre dalal mia vita. Non chiamarmi più,
altrimenti continuerai a farmi soffrire e io non voglio che
ciò accada. Ho già pianto troppo per te. Non ho
più una lacrima da versare. Stammi bene. Addio
Riattaccò. Forse era stata troppo dura nei
confronti del povero Ryo. In fondo lui voleva solamente sapere che cosa
stesse facendo. Ma se lo meritava un trattamento così.
Doveva capire che nulla al mondo li avrebbe più fatti
tornare insieme. Non si sentì più tanto
tranquilla.
Qualcuno bussò alla porta. Kaori andò ad aprire.
Era Yameta. Le voleva cominicare che poteva usufruire del bagno. Kaori
ringraziò.
Uscì dalla camera, si spogliò e andò
sotto la doccia. Wow. Com'era calda, si stava proprio bene. Si sarebbe
rilassata.
Ripensò alle parole che cinque minuti prima aveva detto a
Ryo. In quel momento le era sembrato che la voce dell'uomo stesse
tremando e prima o poi si sarebbe messo a piangere da un momento
all'altro.
Basta! Si erano già detti addio. Perchè, allora,
continuava a preoccuparsi per lui? Cos'erano questi sentimenti che
sentiva dentro di sè? Perchè, improvvisamente le
era venuto il batticuore quando Ryo le aveva parlato? Avrebbe voluto
sbagliarsi.Ma in fondo lei era ancora innamorata di Ryo. Anche dopo
tutto ciò che le aveva detto. Possibile? Si, possibilissimo.
Ryo era nei suoi pensieri ogni momento. Era diventato come la sua
ombra. Non la lasciava mai, in qualunque momento. Kaori
rabbrividì.
Quand'ebbe finito di lavarsi si infilò l'accappatoio e
tornò in camera.
con suo grande stupore si accorse che sopra il suo letto c'erano dei
vestiti nuovi e puliti. una minigonna? Non ne aveva indossate molte in
vita sua. Ma era veramente carina. In più aveva lo spacco.
Si abbinmava perfettamente con una bellissima camicetta di raso
azzurra. Certo che le sue curve risultavano non poco.
Chissà che cosa avrebbe detto Ryo nel vederla vestita
così. Sicuramente qualcosa di poco piacevole. Per Ryo, Kaori
era un maschiaccio anche se indossava vestiti sexy e aderenti. Si
arrabbiò. Non gli era mai andato bene nulla. L'aveva sempre
criticata in tutto.
No, che stupida. Ecco, aveva ricomnciato a pensare a Ryo. Emise un
sospiro. Ryo... accidenti a lui.
Yameta le comunicò che la cena era pronta. Kaori si
vestì in fretta e si diresse verso la sala, dove Yameta la
stava aspettando pazientemente.
Durante la cena Yameta fece delle domande un pò imbarazzanti
a Kaori che riguardavano la sua vita privata. Kaori diventò
rossa. Rispose a fatica. Non era abituata a delle domande
così personali. Raccontò di Ryo, della loro vita
e di come si fossero lasciati. Yameta l'ascoltò senza
fiatare.
Dopo cena Yameta pensò di cantare qualcosa.
Preparò il karaoke, andò in cucina,
aprì lo champagne, riempì due bicchieri e ne
diede uno in mano a Kaori. I due brindarono al loro incontro.
Bevvero e cantarono a sazietà. Kaori cantò
"Questo piccolo grande amore", una canzone molto dolce e splendida,
fatta apposta per lei. Dedicata a lei. La canzone gliela
dedicò Ryo proprio il giorno in cui si incontrarono.
Le lacrime le offuscarono gli occhi. Ma Kaori la canzone se la
ricordava benissimo.
Quando smisero erano già le cinque della mattina. L'alba. Si
salutarono e ognuno andò nelle proprie stanze.
Kaori fece fatica ad addormentarsi. Ma quando finalmente
riuscì a prendere sonno, gli incubi cominciarono a
tormentarla. Ryo. Ryo. Ryo.
In realtà Kaori non sapeva che dietro quella maschera
così gentile di Yameta, si nascondeva una persona meschina e
crudele. Infatti Yameta aveva deciso di venderla a Orochimaru: il capo
mafia giapponese.
Lui avrebe fatto qualsisi cosa pur di ottenere del denaro.
Kaori si era rifugiata nella tana del lupo. Aveva messo in pericolo la
sua stessa vita.
Adesso? Che avrebbe fatto? Che cosa le stava per succedere? Come
avrebbe reagito?
Ciao! Ecco il mio secondo capitolo! Buona lettura a tutti!
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Capitolo 3 *** Povero Ryo... ***
CAT’S EYE
-Ehi Umi vai tu a svegliare Ryo? Digli che la colazione è già pronta
-E perché ci dovrei andare io Miki? Spiegamelo!
-Niente ma! Vai e basta!
Umi avrebbe voluto protestare ancora, ma Miki non gli diede il tempo per farlo. Sbuffò. Perché lui? Che seccatura. Ryo non era mica un bambino. Avrebbe potuto svegliarsi anche da solo. Il solito pigrone. Lo avrebbe svegliato a suon di urli. Un ghigno malefico gli si abbozzò sul volto. Era tanto tempo che desiderava farlo. Ma non ne aveva mai avuto l’occasione. Ora l’occasione gli si presentava proprio sotto il suo naso. Perché non sfruttarla questa possibilità?
Si avviò verso la stanza dove Ryo dormiva sonni tranquilli. Aprì la porta violentemente, tirò su le tapparelle e lo chiamò urlando. Nulla da fare. Ryo dormiva proprio come un sasso. Non si era accorto di nulla. Né delle grida, né di tutto il resto.
Benedetto ragazzo. Non si voleva proprio svegliare. Umi si tirò su le maniche, lo prese per le spalle e cominciò a scuoterlo con tutta la forza che aveva in corpo. Solo allora Ryo cominciò a muoversi.
Con sua grande sorpresa, Ryo lo abbracciò. Umi cercò di divincolarsi. Niente. La stretta era troppo forte. Chissà che cosa stava sognando quello scemo dormiglione?
-Miki amore mio… perché non lasci quell’energumeno di Umi e vieni a vivere con me?
Umi sentì crescere dentro di se un’ira che prima o poi sarebbe scoppiata. La faccia diventò rossa. Ma come si permetteva di sognare Miki? Chi gli aveva dato il permesso? Diede un gran ceffone a Ryo.
Ryo si svegliò immediatamente. Che cosa era successo? Dov’era? Che cosa stava facendo? Perché Umi gli aveva dato uno schiaffo così violento?
-Ma dico sei impazzito? Perché mi hai schiaffeggiato in quel modo? Che cosa ti ho fatto?
-Così impari a sognare mia moglie brutto porco che non sei altro!
-Ho capito, ho capito. Wow che cavaliere che sei! Difenderesti la tua donna anche a costo della tua vita, dico bene?
-Smettila di scherzare Ryo! Non sei affatto divertente! A proposito, Miki mi ha detto di dirti che la colazione è pronta. Sbrigati a scendere, oppure vengo io e ti prendo con la forza, intesi?!
-Assolutamente!
Umi se ne andò sbattendo la porta.
Ryo si alzò, sbadigliò e si stiracchiò. Scese dal letto e si diresse verso il bagno. Si guardò allo specchio. Che brutta cera che aveva. Aveva gli occhi cerchiati di nero. Tutta colpa di quella stupida di Kaori che se ne era andata lasciandolo solo e in mezzo ai casini.
Già Kaori. Che cosa stava facendo? Era contenta? Era riuscita a trovare un altro uomo? Se si, almeno lo avrebbe dimenticato. Ma lui avrebbe dimenticato la sua Kaori? Probabilmente no. Quanto le mancava…
Si vestì in fretta e furia e fu giù in cinque minuti. Si meravigliò quando vide un sacco di clienti inondare il bar e chiedere in continuazione qualcosa da mangiare o da bere. Umi e Miki li stavano servendo con molta rapidità.
Finalmente Miki lo vide e glia andò incontro sorridendo.
-Buongiorno Ryo!
-Buongiorno a te mia cara Miki
-Hai dormito bene stanotte?
-Diciamo di si… che c’è di buono da mangiare? Ho una fame immensa!
-Il tuo caffè e la tua brioche sono sul tavolo
-Penso che dopo andrò a fare quattro passi per il parco
-Assolutamente no! Tu dovrai stare qui e aiutarci. Laverai piatti, piattini, bicchieri bicchierini. Mentre io e Umi continueremo a servire la clientela
Ryo sbuffò. Perché proprio lui? Lo sguardo truce e assassino di Umi gli fecero cambiare completamente idea. Miki gli mise il grembiule bianco. Umi avrebbe voluto ridere. Era veramente bello vedere Ryo vestito così.
Ryo invece non sembrava affatto contento. Lui, il mitico City Hunter, nonché protettore delle donne, doveva fare il cameriere? Per chi lo avevano scambiato? Mah… si sentiva veramente un cretino vestito così.
Improvvisamente la porta del caffè si aprì e comparvero due persone conosciute: la bella poliziotta Saeko Nogami e Mick.
Ryo si vergognò come un ladro. Doveva per forza farsi vedere conciato così? Che cosa gli avrebbero detto? Si sarebbero messi a ridere. Avrebbe voluto scavarsi una buca e mettercisi dentro per la vergogna. Cercò di nascondersi sotto il bancone.
Troppo tardi. Ormai Mick e Saeko lo avevano visto. Cominciò a lavare le tazzine sporche di caffè.
Quando Mick vide Ryo conciato in quella maniera, si mise a ridere come uno scemo. Si sbellicò dalle risate. Ryo che faceva il cameriere. Questa si che era una bella barzelletta da raccontare in giro, magari agli amici. Ryo fece finta di non aver sentito quelle loro stupide risate. Fu Miki a difenderlo
-Che cosa avete da ridere?! Ryo mi sta solo aiutando! Non voglio che lo si prenda in giro, chiaro?!
Saeko e Mick smisero di ridere all’istante e tornarono seri. Non avevano mai visto Miki così infuriata. In fondo avevano riso per Ryo. Non avevano fatto nulla di male. Chi capisce le donne è bravo. Anche Umi rimase di stucco davanti all’energica Miki. Ma chi aveva sposato? Una tedesca? Cavoli, Miki faceva filare dritto chiunque. No l’aveva mai vista così. Ma quando Miki fa così è meglio non contraddirla, altrimenti iniziano veramente i guai.
-Cosa volete?! Spicciatevi, non abbiamo tempo da perdere!
-Due caffè Miki. Scusa, non volevamo prenderti in giro Ryo, ma sei così buffo. Stavamo solo scherzando. A proposito, non vedo Kaori dall’altro giorno. Tu sai che fine abbia fatto?
Ryo non rispose. Preferì non cadere su quest’argomento. Il nome di Kaori lo faceva sempre star male. La vedeva in ogni cosa e in ogni persona. Lo perseguitava.
-Per caso tu e Kaori avete nuovamente litigato? E lei ti ha sbattuto fuori di casa perché non ne poteva più di te, vero? Ti ha preparato i bagagli e tu sei venuto ad abitare qui?
-No. Kaori e io ci siamo separati per qualche tempo
-In che senso Ryo?
Neanche stavolta Ryo rispose. Anzi, fece finta di non aver sentito. Umi e Miki continuarono a servire i clienti. Mick diventò alquanto sospettoso. Sicuramente Ryo gli stava nascondendo qualcosa di molto importante. Perché non voleva parlare di Kaori? Che cosa era successo veramente tra loro due? Si mise a braccia conserte e aspettò che Ryo parlasse.
Ryo dovette arrendersi e raccontò la storia daccapo. Mick e Saeko non potevano credere alle loro orecchie. Per colpa sua Kaori se ne era andata di casa? L’aveva fatta piangere? No, impossibile. Che stupido. Come aveva potuto trattarla in quella maniera?
Mick andò fuori di testa. Come si era permesso? Con quale coraggio? Non si vergognava? Se qualcuno non lo avesse fermato, sicuramente avrebbe fatto a pezzi il povero Ryo. Lo avrebbe riempito di pugni e di calci. Lui aveva sempre amato kaori, ma aveva decisodi lasciarla al suo più grande amico, anche se gli era costato tanto. Ora, però, Ryo aveva raggiunto un limite. Aveva gli occhi iniettati di sangue. Lo prese per il colletto e gli urlò contro.
-Ehi Mick pensi che io ci sia rimasto bene? So di aver fatto una figura da cretino. L’ho persa per sempre. Lei non tornerà più con me, nemmeno se glielo chiedessi in ginocchio. Non so nemmeno dove si trovi in questo momento…
-Non me ne frega nulla! Ora tu alzi questo sedere, e anche in fretta, le fai uno squillo sul cellulare, ti fai dire dove si trova, prendi la macchina, la raggiungi e le chiedi scusa strisciando ai suoi piedi!
-Mick ti ricordo che se io le facessi uno squillo sul suo cellulare, lei vedendo la mia chiamata, non mi risponderebbe. Lo lascerebbe squillare. Non si può più rimediare a quest’errore!
Con le lacrime agli occhi se ne andò fuori a fumarsi una bella sigaretta in santa pace.
Questa volta la parola la prese Umi.
-Mi congratulo con te Mick! Dicendogli queste cose lo farai soffrire ancora di più. Capiscilo. Non è un bel momento per lui. E’ come un bambino: capisce di aver fatto uno sbaglio enorme solo alla fine di tutto. Vedrai che quando si sarà ripreso del tutto, correrà da lei. Kaori è troppo importante per lui. Non starà con le mani in mano, aspettando che qualcun altro gliela rubi. Quando meno te l’aspetterai, passerà all’azione. Da tempo al tempo
-Spero solo che le tue parole siano vere Umi. Non mi piace vederlo giù di morale. Fa star male anche me
Saeko guardò l’orologio e si accorse di essere in un ritardo pazzesco. Se non fosse arrivata puntuale certamente il capo l’avrebbe licenziata. Prese la macchina della polizia e andò alla centrale alla svelta. Anche Mick era in ritardo. Pagò il caffè, uscì dal bar, diede una pacca sulla spalla a Ryo, prese il motorino e si volatilizzò nel nulla.
Umi e Miki guardarono Ryo. Aveva la faccia persa nel nulla. Chissà a cosa stava pensando. Sicuramente a Kaori
La clientela cominciò a brontolare. Solo in quel momento Miki si accorse di aver lasciato il lavoro a metà. Aveva dscusso così tanto che si era dimenticata di servire i suoi clienti. Meglio fare alla svelta, altrimenti li avrebbe persi tutti. On l’aiuto di Umi riuscì a far contenti tutti quanti. Tirarono un sospiro di sollievo. Guardarono nuovamente fuori dal locale. Ryo non c’era più. Era sparito.
Ryo si incamminò verso la stazione di Shinjuku. Voleva controllare se qualche bella ragazza avesse mai avuto bisogno di lui. Nulla. Nessuno lo aveva contattato. La lavagnetta era vuota. Non c’era scritto nulla.
Passeggiò per le vie di Tokyo. Guardò ogni vetrina. Nessuna di quelle gli piacque.
Improvvisamente si fermò davanti a una vetrina di abiti da sposa. Li guardò tutti con grande ammirazione. Erano così belli. Ne vide uno, in particolare, che gli piacque tantissimo. Era un vestito da sposa, di seta, lungo fino ai piedi, con un’abbondante scollatura.
Immaginò il giorno delle sue nozze con Kaori. Lei vestita con quel bellissimo abito di seta. Avanzava lentamente verso l’altare dove lui la stava aspettando con grande impazienza. Due damigelle le sostenevano lo strascico. Com’era bella. Sembrava un angelo del paradiso. Lui era vestito con giacca e cravatta, con i capelli ingellati e gli occhiali da vista sul naso. Ecco, erano davanti al prete. Si scambiavano il loro “si” eterno, si mettevano le fedi nuziali e il bacio finale. Un bacio lungo ed eterno.
Ma era solamente un sogno. Un sogno irrealizzabile.
Un vecchio, che era stato sulla soglia del negozio ad osservarlo, si fece avanti. Gli andò incontro con un sorriso sulle labbra. Vide che il ragazzo osserva il vestito da sposa più bello della vetrina e anche il più costoso.
-Vedo che quest’abito da sposa ti piace! Lo guardi con certi occhi!
-Eh si. E’ così bello… una meraviglia…
-Dimmi una caro ragazzo, lo devi regalare a qualcuno in particolare? Alla tua ragazza?
-Esatto! Ma lei come ha fatto ad intuirlo?
-Ragazzo mio io ho molta più esperienza di te! Io ho quasi settant’anni! Ho visto un sacco di cose che tu non puoi nemmeno immaginare! Sei così giovane… goditi la vita finché puoi… io la mia vita sto per consumarla… sono vecchio!
-Ha ragione! Comunque quell’abito da sposa vorrei regalarlo alla mia futura fidanzata: Kaori. Adesso lei ha degli impegni di lavoro, ma quando tornerà io la chiederò in sposa! Così potremo finalmente vivere felici e contenti…
-Bravissimo figliolo! Questo è lo spirito giusto! Ricordati una cosa: non trattare mai male le ragazze altrimenti finiranno per lasciarti solo. Trattale con dolcezza. Devi far capire loro che le vuoi bene. Solo così si sentiranno lusingate e al centro dell’attenzione
-Mi dica, quanto costerebbe quest’abito da sposa?
-100.000 yen!
100.000 yen? Che cifra esagerata. Dove avrebbe trovato tutti quei soldi? Sicuramente lavorando con Umi e Miki avrebbe ricavato qualche spicciolo e poi li avrebbe conservati per poter comprare l’abito così desiderato.
Il vecchio e Ryo parlarono per circa una mezz’oretta, poi se ne andò al parco e si sedette su una panchina. Guardò una coppia felice di sposi novelli che si baciavano e ridevano. Li guardò intensamente. Avrebbe voluto essere al loro posto. Lui e Kaori. Avrebbe anche desiderato avere un bimbo da Kaori. Desiderava ardentemente di diventare padre. Sapeva, però, che questo era solamente un sogno impossibile.
Ryo tornò da Umi e da Miki, triste, deluso e con la coda tra le gambe
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