Questo piccolo grande amore

di connie89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'addio di Kaori e la tristezza di Ryo ***
Capitolo 2: *** un vecchio compagno di scuola ***
Capitolo 3: *** Povero Ryo... ***



Capitolo 1
*** L'addio di Kaori e la tristezza di Ryo ***


 


    
    
        
“Ascolta attentamente ciò che ti sto per dire Kaori: tu devi andartene per sempre da questa casa e rifarti una vita tutta tua, magari con un uomo che ti sappia amare veramente. Stando accanto a me tu metti in pericolo la tua vita. Questa cosa è successa troppe volte. In quei momenti ho temuto di averti perso per sempre. Fuori di qua ci sono killer spietati che non vedono l’ora di farmi fuori. Prima però farebbero fuori te perché tu sei la mia socia. Io non voglio che questo succeda. Perciò è meglio dirci addio”.
Kaori non riusciva a togliersi queste parole dalla mente. Perché avrebbe dovuto trovare un altro uomo? Perché avrebbe dovuto rifarsi una nuova vita? Lei insieme a Ryo ci stava bene e non lo avrebbe cambiato con nessun altro uomo al mondo. Prese il cuscino tra le braccia e lo strinse al petto. Lavoravano insieme da quasi otto anni. Non le importava niente di dover rischiare la sua vita. Per lui questo ed altro ancora. Perché la stava respingendo? Eppure lei quell’uomo lo amava più della sua stessa esistenza. Era stato lui a ridarle la forza di guardare avanti dopo la morte di suo fratello Hideyuki. Era stato lui a farle tornare la voglia di sorridere e di lottare per una persona cara. Quando avrebbe capito i suoi veri sentimenti? Perché anche lui non le diceva che l’amava con tutto il suo cuore? Sciocca. Non l’avrebbe capito né adesso, né mai. Lacrime calde scivolarono dagli occhi, andarono a rigarle le guance e finirono sul cuscino. Ryo era cambiato troppo. Era diventato freddo come un iceberg. Tempo fa le aveva detto di volerle bene, ora, invece, la stava respingendo. Cominciò a singhiozzare. Cercò in tutti i modi di frenare le lacrime, ma inutilmente. Poi, sfinita, si addormentò profondamente. C’era qualcuno che da dietro la sua porta soffriva nel vederla così.
La mattina dopo i raggi del sole illuminarono la stanza di Kaori, svegliandola. Pian piano la ragazza aprì gli occhi. Le faceva male la testa. Avrebbe voluto rimanere a letto ancora un pochino, ma doveva preparare la colazione per quello sfaticato di Ryo. Si alzò e andò in cucina. Si mise a preparare il cibo preferito dallo sweeper: le polpette di ramen.
Mentre cucinava ecco una figura alta e snella scendere le scale e dirigersi verso il tavolo. Kaori non si girò nemmeno, sapeva di chi poteva trattarsi. Ryo prese posto a sedere e aspettò che Kaori gli servisse la colazione. Ryo sapeva benissimo a cosa stesse pensando la sua socia. Sapeva anche che se lei gli fosse stata accanto sicuramente la sua vita sarebbe stata in grave pericolo. Abbassò gli occhi e cercò di pensare a qualcos’altro. Improvvisamente sentì dei rumori in cucina. Si alzò velocemente e andò a controllare. Vide Kaori a terra, priva di sensi. La prese tra le braccia e la portò in camera. L’adagiò sul letto e aspettò che riprendesse conoscenza. Dieci minuti dopo Kaori riaprì gli occhi e Ryo trasse un sospiro di sollievo. I loro occhi si incrociarono. Kaori, imbarazzata, voltò la testa dall’altra parte, evitando così lo sguardo del socio. Scese un profondo silenzio. Per qualche minuto nessuno dei due parlò. Kaori si accorse che la mano del socio stringeva la sua. Un brivido le percorse la schiena. Fu Ryo a rompere il ghiaccio.
-Ti senti meglio Kaori? Vuoi che ti porti un bicchiere d’acqua?
-Si, grazie…
Ryo si alzò dal letto e andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Aiutò la socia a bere poi appoggiò il bicchiere sul comodino. Kaori se ne stava zitta e non spiccicava parola. Che cosa avrebbero potuto dirsi? Sicuramente il silenzio era la miglior medicina in questi momenti così critici. Continuò a versare lacrime. Ryo avrebbe voluto consolarla. Così allungò una mano e cercò di asciugarle le lacrime. Kaori invece respinse quel gesto, si allontanò di più da lui.
-Kaori che ti prende?
-Dimmi la verità Ryo… è vero che ci dobbiamo separare? Dicevi sul serio quando hai pronunciato quelle parole ieri sera?
-Si, ero totalmente serio. Non stavo scherzando… è meglio per tutti e due. Te ne rendi conto? Io non voglio che ti facciano del male. Io voglio solamente il tuo bene, la tua felicità. Nient’altro. Se tu stai bene, allora sto bene anch’io. Ma se stai male, sto male pure io. Prima mi dimenticherai e meglio sarà per te
-Hai ragione tu Ryo… ho deciso: lascio questa casa e anche te. Mi si stringe il cuore, ma devo farlo, non ho alternativa. Tanto so che starai bene anche senza di me. Tu non lo capisci ma in questo momento io sto soffrendo da impazzire. Ho il cuore colmo di dolore ma credo che passerà presto. Finalmente potrai andare dietro a tutte le belle donne senza aver alcun problema. Spero solamente che la nuova socia che ingaggerai sia migliore di me. Ti auguro buona fortuna Ryo…
Queste parole furono come un pugno nello stomaco per Ryo. Non poteva credere alle sue orecchie. Kaori se ne sarebbe andata via per sempre e l’avrebbe lasciato solo. No, non lei. Non la donna che amava. Solamente la sua vicinanza lo faceva stare bene. Solo lei gli infondeva coraggio. Kaori era parte di lui. Parte del suo cuore. Quel cuore ora si stava spezzando. Eppure era stato lui a volere questo. La vedeva piangere e si malediva per le parole che le aveva detto. Come si tormentava quel suo piccolo angelo. Lo faceva star male. Avrebbe voluto sparire dalla sua vista. Girò la testa, strinse i pugni e cercò di non piangere. Nessun’altra sweeper avrebbe preso il suo posto. Comunque avrebbe dovuto continuare ad essere gelido nei confronti di Kaori, anche se gli costava tanto. Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciarla.
-Finalmente hai deciso di seguire il mio consiglio Kaori. Mi congratulo. Non avevo più bisogno del tuo aiuto. Anzi, è un problema in meno. Posso cavarmela anche da solo. Sicuramente troverò una sweeper più in gamba di te e anche più sexy se lo vuoi sapere
Kaori non seppe che dire. Sentiva ardere dentro di se un fuoco devastante. Dal nulla comparve un mega martellone da 100 kg e lo diede in testa al povero Ryo facendolo volare fuori dalla finestra.
Ecco la prova. Ryo non l’amava più. Si, era meglio per tutti se lei se ne fosse andata via per sempre. Andò in camera e preparò le valigie. Dove sarebbe andata? Che le importava. Qualsiasi posto sarebbe andato bene.
Fuori cominciò a diluviare. Kaori si trovava ancora nella sua stanza. Sarebbe stato meglio avvisare gli altri della sua partenza inaspettata? Meglio di no. Non voleva far preoccupare nessuno, tanto meno Miki perché era per lei un periodo molto delicato. Era difficile per lei separarsi dai suoi più cari amici. Non avrebbe più gustato l’ottimo caffè preparato da Umi, né assaggiato la buonissima torta al cioccolato che Miki le offriva ogni volta che la vedeva, né avrebbero più chiacchierato da amiche come faceva sempre. Saeko avrebbe continuato a fare la poliziotta. A Ryo ci avrebbe pensato sicuramente Mick. Sapeva sempre come trattarlo. Sorrise. Ma era un sorriso amaro. Prese le ultime cose e si avviò verso l’uscita. Guardò per l’ultima volta quella casa che l’aveva ospitata per otto anni. Quanti ricordi. Quante delusioni. Chissà, magari un giorno non molto lontano ci sarebbe ritornata. La porta le si chiuse alle spalle. Un taxi giallo la stava aspettando. Ryo, intanto, la stava guardando attraverso la finestra della cucina, con in mano un bicchiere di acqua calda. Guardò con gli occhi il taxi che se ne stava andando e con lui anche Kaori. Quando tutto tornò alla normalità, potè finalmente sfogarsi. Con uno scatto d’ira fece cadere a terra il bicchiere, frantumandolo. Si gettò sul divano e cominciò a piangere dalla disperazione, poi emise un grido acuto. Questa, purtroppo, era la realtà.
Il pomeriggio passò normalmente. Ogni volta che vedeva un taxi giallo passare pensava che fosse ritornata la sua Kaori. Invece erano persone che ritornavano stanchi morti dal lavoro.
“Kaori torna da me…” pensava disperato. “E’ tutta colpa mia, non avrei dovuto allontanarla da me… io rivoglio la mia sweeper, rivoglio il suo sorriso, le sue martellate, le sue parole d’incoraggiamento, le sue risate… ma soprattutto il suo amore. Io l’amo, ma me ne sono accorto troppo tardi… a forza di tirare la corda, questa si è spezzata… come potrò riaverla?”
Basta compiangersi, ormai quello che era successo, era successo. Non era piangendo che si risolvevano le cose. Si, ma senza Kaori tutto era diventato più difficile. Pensò di sfogare la sua tristezza nell’alcool. Sarebbe andato al Cat’s Eye e li finalmente avrebbe trovato, per un po’, la pace. Si mise la giacca e uscì.

CAT’S EYE
-Ciao Ryo! Come va? Tutto bene?
Ryo guardò in faccia Miki, le fece un mezzo sorriso e andò a sedersi. Miki si preoccupò. Non aveva mai visto Ryo in quelle condizioni. Che cosa gli era successo? Sicuramente qualcosa di brutto. Pensò che avesse litigato ancora una volta con Kaori per via di una bella donna incontrata per strada. Impossibile cambiarlo. Era il cascamorto di sempre. Però c’era qualcosa che non le quadrava. Ryo  era pallido e aveva gli occhi persi nel vuoto. Non aveva tentato di toccarla, né di baciarla come suo solito. Ryo tamburellava le dita sul tavolo.
-Ehi Ryo cosa vuoi che ti porti? Ti va un caffè caldo?
-No, grazie… preferisco dell’alcool molto forte… voglio sbronzarmi…
Miki rimase a bocca aperta. Ryo che chiedeva dell’alcool? Era una cosa veramente insolita. Ma perché si meravigliava? Ryo si sbronzava ormai da tempo in alcuni locali frequentati solamente da belle donne. Così gli servì un bicchiere di alcool e Ryo lo bevve tutto d’un fiato. Ne chiese altri e Miki lo accontentò senza far troppe storie. Quando arrivò al decimo bicchiere Ryo era ormai più che sbronzo. Miki gli tolse il bicchiere da sotto il naso, ma il ragazzo protestò.
-Basta così Ryo! Hai bevuto troppo! Ti sei ubriacato. Ora però torna a casa e riposati!
-Ehi donna tu non devi dirmi quello che devo o non devo fare! Sono grande e vaccinato! So io quando voglio smettere! Ora dammene ancora o ti picchio!
-Smettila Ryo! Guarda come sei ridotto! Non ti reggi nemmeno in piedi! Che cosa pretendi ancora?!
Miki non poteva credere ai suoi occhi: Ryo stava piangendo. Singhiozzava. Pensò di aver esagerato. Si sedette vicino a lui e cercò di tranquillizzarlo. Ryo l’abbracciò e appoggiò la testa sul petto della barista. In quel momento arrivò Umi. Perché Ryo era abbracciato a sua moglie? Che caspita faceva? Come si permetteva di prendersi tanta libertà? Diventò furioso. Stava per saltargli addosso, ma Miki lo stoppò. Si calmò quando vide Ryo in lacrime.
-Che cosa è successo? Perché sta piangendo?
-Non lo so ancora Umi. E’ venuto qua e mi ha chiesto di dargli dell’alcool perché voleva sbronzarsi. Io l’ho accontentato. Mi è sembrato strano, non l’ho mai visto così giù. Magari Kaori lo ha messo fuori di casa
-Può darsi… comunque gli sta bene… va a metterlo sul mio letto, quando la sbornia gli sarà passata allora ci dirà quello che gli è successo. Ora non può perché non è nelle condizioni di farlo
Miki mise sul letto Ryo. Stava per socchiudere la porta quando Ryo cominciò a parlare a voce alta, senza accorgersene.
-Kaori non te ne andare… rimani qui con me… come farò senza di te?... Kaori…
Miki non seppe che fare. Chiuse pian piano la porta della camera e tornò a sbrigare le sue faccende. Umi vide la moglie preoccupata e le chiese il motivo.
-Ryo prima ha mormorato qualcosa su Kaori… diceva che non lo doveva lasciare… qui gatta ci cova
Verso sera Ryo cominciò a riprendersi dalla sbronza del pomeriggio. La testa gli girava e aveva voglia di vomitare. Si guardò attorno e si accorse di non essere a casa sua. Ora ricordava. Era andato da Miki e da Umi per farsi consolare. Purtroppo aveva bevuto troppo e si era addormentato fra le braccia di Miki. Che figuraccia. Umi si sarebbe incavolato. E Kaori? Già, Kaori non c’era più. Era partita verso l’ignoto. Si alzò e ritornò al caffè che ormai era chiuso. Umi e Miki lo salutarono e gli chiesero se stesse bene. Ryo fece cenno di si con la testa. Poi si scusò del disturbo.
-Figurati Ryo, non devi scusarti. A proposito, oggi pomeriggio hai pronunciato il nome di Kaori… e ti agitavi nel sonno… perché? Che cosa è successo tra te e Kaori? A noi puoi dirlo tranquillamente, siamo tuoi amici. Non lo diremo ad anima viva, promesso
Ryo abbassò gli occhi e sospirò. Gli faceva male dover rivivere quei momenti così tristi. Si fece coraggio e raccontò tutto, dall’inizio alla fine.
-Ieri sera ho detto a Kaori di andarsene da casa mia e di rifarsi una vita con un altro uomo. Le ho detto anche che stando vicino a me lei rischiava la vita e che prima o poi l’avrebbero uccisa. Io non voglio che questo accada. Stamattina, benché fosse pallida e stanca, l’avevo sentita piangere a dirotto nel cuore della notte, mi ha preparato la colazione. Dalla cucina, poi, ho sentito uno strano rumore. Sono andato a vedere e l’ho vista a terra, svenuta. In quel momento mi sono spaventato. Così l’ho portata in camera sua e ho aspettato che si riprendesse del tutto. Poco dopo ha aperto gli occhi. Mi ha chiesto da bere e io le ho portato un bicchiere d’acqua. Poi mi ha chiesto se le parole che le avevo detto erano vere e io le ho risposto affermativamente. Così ha seguito il mio consiglio e ha deciso di andarsene. Le ho detto anche che era un problema in meno e che avrei trovato un’altra socia più bella e sexy di lei. Insomma, l’ho insultata. Quando l’ho vista piangere, mi sono pentito delle mie parole. Ora sono solo e Kaori mi manca terribilmente. Per questo ti ho chiesto dell’alcool…
-Cosa?! Ti ha dato di volta il cervello?! Perché l’hai insultata?! Non avresti dovuto reagire così… pensa alla sua sofferenza, non è stato piacevole per lei sentire quelle parole! La prossima volta, conta fino a dieci prima di sparare cavolate! Mi dispiace molto Ryo… penso che Kaori non metterà più piede in Giappone… Per questa notte puoi dormire con noi, se vuoi…che ne dici Umi?
-Io lo sbatterei fuori a calci nel sedere! Comunque Miki se va bene a te, va bene anche a me! Cerca di non importunare mia moglie, altrimenti te la dovrai vedere con me! Ricordatelo!
-Grazie a tutti e due… siete dei veri amici…
Per quella sera Ryo fu ospite di Miki e di Umi

Questa è la mia prima ff! Spero che vi piaccia! E' anche la prima volta che mi iscrivo a questo sito di EFP! Perciò non siate troppo severi con i vostri giudizi!
Buona lettura e al prox capitolo!

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Capitolo 2
*** un vecchio compagno di scuola ***


-Dove vuole che la porti?
-Lontano da qui. Ho troppi brutti ricordi per la testa. Più mi allontanerò e più mi sentirò meglio Kaori sospirò. Il cuore le batteva nel petto come un tamburo impazzito. Perchè? Non era felice di aver lasciato definitivamente la casa doveva aveva vissuto per così tanto tempo? No, per niente. Le mancava terribilmente. Anche Ryo le mancava. No, doveva cancellarlo assolutamente dalla testa. Ricominciò a piangere come una disperata.
Il taxi sfrecciava per le vie di Tokyo, non curante dei passanti che attraversavano in quel momento le strisce pedonali.
Kaori guardò per l'ultima volta, attraverso il finestrino del taxi, la città e i suoi abitanti. non sapeva, però, che questa sua fuga le sarebbe costata molto. Questo ancora non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto molto presto.
La pioggia non smise di cadere, nemmeno quando Kaori arrivò all'eroporto.
Pagò il taxista, prese le sue valigie e avanzò verso l'entrata.
Si guardò intorno e vide una moltitudine di gente: c'era chi se ne stava seduta su delle panchine ad aspettare parenti o amici. C'era chi leggeva un giornale e aspettava la chiamata per la partenza. C'era chi si rigirava i pollici e si annoiava, oppure non sapeva che fare. C'era chi chiacchierava e rideva.
kaori si sedette sulla prima panchina che trovò.
Aspettò pazientemente. Però si vedeva chiaramente che si stava agitando. Forse aveva paura che Ryo la stesse cercando e che prima o poi l'avrebbe scovata. No, che stupidaggini. Come poteva ryo andarla a cercare proprio all'aeroporto? Non lo sapeva. Nessuno sapeva che lei era li. A meno che qualcuno non gliel'avesse detto.
Un uomo guardò Kaori con aria sospettosa. Quel viso non gli era nuovo. L'aveva già vista da qualche parte. Ma tanto tempo fa. Si, ma dove? e quando? Si grattò la nuca. Ci pensò su. Pensa che ti ripensa alla fine arrivò alla soluzione del problema. Ma certo! Ecco dove! A scuola: più precisamente alle superiori. Allora quella ragazza doveva essere Kaori Makimura. Non potà credere ai suoi occhi. Kaori era stata una sua compagna di classe, nonchè compagna di banco.
Com'era cambiata da allora. oras embrava più una donna. Bella e matura. Con un viso tondo e proporzionato. Che occhi stupendi.
Le si avvicinò.
-Sei Kaori Makimura vero?
Kaori improvvisamente si girò. Guardò la persona che  stava di fronte a lei.
Come faceva a sapere il suo nome? Chi gliel'aveva suggerito? Lo squadrò da capo a piedi. L'uomo davanti a lei doveva avere circa una trentina d'anni, con dei capelli neri, legati "a coda di cavallo", come la pece e due grandi occhi occhi marroni. Chi poteva essere? Lei proprio non se lo ricordava.
-Non mi hai riconosciuto? Sono Toshio Yameta! Ti ricordi? Andavamo alle superiori insieme!
Toshio Yameta? Quel Toshio Yameta? Kaori non potè credere ai suoi occhi. Quant'era cambiato. Non era più il solito bullo che aveva conosciuto parecchi anni fa, violento e un gran attaccabrighe, ma si era evoluto. Era diventato un vero uomo.
Yameta le si sedette accanto.
La presenza di Yameta le fece tornare un pò di buonumore.
Kaori cercò di nascondere le lacrime, ma Yameta se ne accorse subito. Le porse un fazzoletto e Kaori si soffiò il naso rumorosamente.
Chi l'avrebbe mai detto? Aveva ritrovato, dopo tanti anni, un suo vecchio compagno di scuola. Che coincidenza. Una bella coincidenza.
E pensare che Kaori, quand'era ancora alle superiori, si prese una bella cotta per Yameta. E da lui, in gita scolastica, aveva ricevuto il primo bacio.
Ripensò al bacio e diventò paonazza. Yameta non riuscì  acapire perchè Kaori fosse diventata improvvisamente rossa. Sorrise compiaciuto. Che gli importava. Era così bello stare insieme a lei.
Kaori si fece coraggio e cominciò a fargli qualche domanda sulla sua vita attuale.
-Dimmi Yameta che stai facendo? Lavori?
-Esattamente. Faccio il medico pediatra. Aiuto i bambini in ospedale. Devo dire che il mio lavoro mi soddisfa moltissimo. Ah e non ti ho detto ancora la grande novità: sto per diventare padre! Tu hai mai desiserato avere un figlio tutto tuo Kaori?
Questa domanda spiazzò in pieno la povera Kaori che diventò completamente paonazza. Certo che avrebbe voluto avere un figlio tutto suo. Lo desiderava con tutto il suo cuore. Però la persona che amava non ricambiava per niente i suoi sentimenti. Perciò era inutile pensarci...
L'uomo, non ricevendo risposta, cominciò seriamente a preoccuparsi. Le sfiorò una spalla. Solo allora Kaori riemerse dai suoi pensieri.
-Sono molto contenta per te, davvero. E poi dev'essere bello avere un figlio
-Non tutti la pensano come te. Ci sono persone che abortiscono. Certe volte un figlio può essere d'impiccio. Ma per me e mia moglie avere questo bambino è stata una benedizione del cielo... Bando alle cinace Kaori. Parlami di te. Che fai? Dove vivi? Perchè hai quelle valigie? Perchè sei all'aeroporto? Non starai mica scappando da qualcuno vero?
Come faceva Yameta a sapere tutte queste cose? Ma soprattutto come aveva fatto ad intuire che stava scappando? Si notavano così tanto le valigie? E già. Stava scappando da Ryo. Dall'unico uomo che avesse mai amato.
Il volto le si fece paonazzo. Ma si perchè non dirgli semplicemente la verità? Almeno si sarebbe sfogata. Non sarebbe riuscita a tenere tutto dentro. Alla fine sarebbe esplosa. Confidare qualcosa ad un amico faceva solamente bene. Si fidava di lui.
-Si, hai indovinato. Sto scappando da una persona molto importante, ma senza cuore. Uno stupido che non riesce a comprendere i miei veri sentimenti. Uno stupido che guarda solamente il sedere delle belle donne. un dongiovanni. Un cascamorto. Mi fa sempre preoccupare. Ma stavolta è finita! Non ho intenzione di tornare indietro! Io non gli servo a niente! Si arrangerà. Viene da me solo quando ha fame! E poi mi dice che sono un maschiaccio! Stupido!
-E chi sarebbe questa persona a te così cara?
-Si chiama Ryo Saeba. Ha lavorato per anni con mio fratello contro gli spacciatori di droga. Erano grandi amici. Dopo la sua morte, sono andata a vivere con lui... ma ciò non mi ha portato grandi benefici
Ryo. Ryo. Ryo. Ryo era sempre nei suoi pensieri. Anche adesso. solo a nominarlo le si riempivano gli occhi di lacrime. Avrebbe dovuto dimenticarlo al più presto.
-Ehi perchè non vieni a vivere da me per qualche tempo? Ti ospito più che volentieri. Non fare complimenti. E poi stasera dobbiamo festeggiare il nostro incontro! Faremo le ore piccole. Canteremo e berremo dello champagne! che ne dici? Allora, accetti?
-Si, più che volentieri!
Il viaggio durò tre quarti d'ora. Kaori e Yameta cominciarono a chiacchierare come se nulla fosse, ricordandosi i tempi passati: le superiori e di tutti i casini che avevano combinato.
Kaori cambiò espressione. Ora era più gioiosa. Aveva un sorriso che le arrivava fino alle orecchie.
Finalmente arrivarono a destinazione. Yameta parcheggiò la macchina in garage e aiutò Kaori a scendere.
Kaori rimase senza parole. Quella che vedeva, più che una casa, sembrava una villa. Entrambi si avviarono verso la porta.
L'appartamento di Yameta si trovava all'ultimo piano. Kaori preferì farsela tutta a piedi. Yameta prese l'ascendore. Fecero a gara a chi sarebbe arrivato prima.
La prima ad arrivare fu Kaori.
Yameta prese, dalla tesca dei pantaloni, un mazzo di chiavi ed aprì la porta.
Kaori esitò un attimo ad entrare. Yameta, però, la prese per un braccio e la trascinò dentro.
Anche l'appartamento eera enorme e bellissimo. C'erano quadri dappertutto. Tende di pizzo, divani con una bellissima fodera colorata, tavoli e sedie antiche.
kaori si sedette sul divano del salotto. com'era morbido e profumato.
Yameta preparò dei biscotti al cioccolato e una tazza di the e l'offrì a Kaori. Kaori accettò molto volentieri. Anche perchè i biscotti emanavano un profumino davvero invitante.
Dopo aver fatto merenda, Yameta fece visitare la casa a Kaori.
Le indicò la camera dove avrebbe dormito: la camera degli ospiti.
La camera era grande e spaziosa. Arredata con cose semplicissime.
Alle pareti erano attaccati dei poster raffiguranti diversi paesaggi. Una scrivania, disordinata, con sopra delle cartacce buttate qua e là. Un computer, un porta penne colorato, alcune fotografie.
Sullo scaffale destro si potevano notare una quantità enorme di libri d'ogni genere che andavano dal giallo all'horror e dai romanzi rosa a quelli di attualità. Nello scaffale sinistro c'erano dei dvd. Kaori sorrise compiaciuta. Sicuramente li avrebbe visti uno per uno. Vicino al letto c'era un piccolo comodino con sopra una graziosissima abatjour. Insomma, la stanza era perfetta.
Yameta stava per andarsene, quando Kaori lo prese per un braccio, solamente per ringraziarlo. Fatto sta che i loro volti si trovarono vicinissimi uno dall'altro. I due arrossirono contemporaneamente.
Yameta cominciò a parlare.
-E' stata una giornata lunga e faticosa. Se vuoi puoi andare a rinfrescarti un pochino. Una bella doccia ti toglierà tutti i mali e le preoccupazioni
kaori non fu pienamente d'accordo con Yameta. Tutti i mali si, ma per quanto riguardava le preoccupazioni... quelle no. Ci sarebbe voluto un pochino prima che sparissero del tutto. Preferì non dirglielo.
-Grazie Yameta!
-Verrò a chiamarti quando l'acqua sarà calda
Quando Yameta chiuse la porta, Kaori si buttò sul letto rilassandosi. la stanza le era sembrata più che accogliente.
Che bello. Ora sis entiva veramente in pace con se stessa e con il mondo. Ryo era soltanto un ricordo lontano.
Improvvisamente il cellulare le vibrò. Lo estrasse dalla tasca dei pantaloni e guardò chi mai l'avesse chiamata. Non poteva crederci. Era Ryo. Si parlava del diavolo ed eccolo sbucare fuori. Doveva o no rispondergli? Che bel dilemma. Preferì riattaccare senza nemmeno ascoltare quello che aveva da dire. Perchè non si faceva, una volta per tutte, gli affari suoi? Perchè la stava chiamando? Che voleva da lei? Non aveva capito che ormai la faccenda era completamente chiusa? Ryo era un tipo che non demordeva così facilmente. Insistente sino alla fine. Alla fine Kaori si arrese e gli fece uno squillo. Ryo la richiamò cinque secondi dopo.
-Pronto? Kaori sei tu? Kaori... Kaori ti prego rispondimi... dimmi qualcosa...
-Non abbiamo più nulla da dirci Ryo. Ormai io e te siamo divisi. Quello che dovevo dirci c elo siamo già detti stamattina. Non ho più parole. Voglio, solamente, che tu sparisca per sempre dalal mia vita. Non chiamarmi più, altrimenti continuerai a farmi soffrire e io non voglio che ciò accada. Ho già pianto troppo per te. Non ho più una lacrima da versare. Stammi bene. Addio
Riattaccò. Forse era stata troppo dura  nei confronti del povero Ryo. In fondo lui voleva solamente sapere che cosa stesse facendo. Ma se lo meritava un trattamento così. Doveva capire che nulla al mondo li avrebbe più fatti tornare insieme. Non si sentì più tanto tranquilla.
Qualcuno bussò alla porta. Kaori andò ad aprire. Era Yameta. Le voleva cominicare che poteva usufruire del bagno. Kaori ringraziò.
Uscì dalla camera, si spogliò e andò sotto la doccia. Wow. Com'era calda, si stava proprio bene. Si sarebbe rilassata.
Ripensò alle parole che cinque minuti prima aveva detto a Ryo. In quel momento le era sembrato che la voce dell'uomo stesse tremando e prima o poi si sarebbe messo a piangere da un momento all'altro.
Basta! Si erano già detti addio. Perchè, allora, continuava a preoccuparsi per lui? Cos'erano questi sentimenti che sentiva dentro di sè? Perchè, improvvisamente le era venuto il batticuore quando Ryo le aveva parlato? Avrebbe voluto sbagliarsi.Ma in fondo lei era ancora innamorata di Ryo. Anche dopo tutto ciò che le aveva detto. Possibile? Si, possibilissimo. Ryo era nei suoi pensieri ogni momento. Era diventato come la sua ombra. Non la lasciava mai, in qualunque momento. Kaori rabbrividì.
Quand'ebbe finito di lavarsi si infilò l'accappatoio e tornò in camera.
con suo grande stupore si accorse che sopra il suo letto c'erano dei vestiti nuovi e puliti. una minigonna? Non ne aveva indossate molte in vita sua. Ma era veramente carina. In più aveva lo spacco. Si abbinmava perfettamente con una bellissima camicetta di raso azzurra. Certo che le sue curve risultavano non poco.
Chissà che cosa avrebbe detto Ryo nel vederla vestita così. Sicuramente qualcosa di poco piacevole. Per Ryo, Kaori era un maschiaccio anche se indossava vestiti sexy e aderenti. Si arrabbiò. Non gli era mai andato bene nulla. L'aveva sempre criticata in tutto.
No, che stupida. Ecco, aveva ricomnciato a pensare a Ryo. Emise un sospiro. Ryo... accidenti a lui.
Yameta le comunicò che la cena era pronta. Kaori si vestì in fretta e si diresse verso la sala, dove Yameta la stava aspettando pazientemente.
Durante la cena Yameta fece delle domande un pò imbarazzanti a Kaori che riguardavano la sua vita privata. Kaori diventò rossa. Rispose a fatica. Non era abituata a delle domande così personali. Raccontò di Ryo, della loro vita e di come si fossero lasciati. Yameta l'ascoltò senza fiatare.
Dopo cena Yameta pensò di cantare qualcosa. Preparò il karaoke, andò in cucina, aprì lo champagne, riempì due bicchieri e ne diede uno in mano a Kaori. I due brindarono al loro incontro.
Bevvero e cantarono a sazietà. Kaori cantò "Questo piccolo grande amore", una canzone molto dolce e splendida, fatta apposta per lei. Dedicata a lei. La canzone gliela dedicò Ryo proprio il giorno in cui si incontrarono.
Le lacrime le offuscarono gli occhi. Ma Kaori la canzone se la ricordava benissimo.
Quando smisero erano già le cinque della mattina. L'alba. Si salutarono e ognuno andò nelle proprie stanze.
Kaori fece fatica ad addormentarsi. Ma quando finalmente riuscì a prendere sonno, gli incubi cominciarono a tormentarla. Ryo. Ryo. Ryo.
In realtà Kaori non sapeva che dietro quella maschera così gentile di Yameta, si nascondeva una persona meschina e crudele. Infatti Yameta aveva deciso di venderla a Orochimaru: il capo mafia giapponese.
Lui avrebe fatto qualsisi cosa pur di ottenere del denaro.
Kaori si era rifugiata nella tana del lupo. Aveva messo in pericolo la sua stessa vita.
Adesso? Che avrebbe fatto? Che cosa le stava per succedere? Come avrebbe reagito?

Ciao! Ecco il mio secondo capitolo! Buona lettura a tutti!

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Capitolo 3
*** Povero Ryo... ***


CAT’S EYE
-Ehi Umi vai tu a svegliare Ryo? Digli che la colazione è già pronta
-E perché ci dovrei andare io Miki? Spiegamelo!
-Niente ma! Vai e basta!
Umi avrebbe voluto protestare ancora, ma Miki non gli diede il tempo per farlo. Sbuffò. Perché lui? Che seccatura. Ryo non era mica un bambino. Avrebbe potuto svegliarsi anche da solo. Il solito pigrone. Lo avrebbe svegliato a suon di urli. Un ghigno malefico gli si abbozzò sul volto. Era tanto tempo che desiderava farlo. Ma non ne aveva mai avuto l’occasione. Ora l’occasione gli si presentava proprio sotto il suo naso. Perché non sfruttarla questa possibilità?
Si avviò verso la stanza dove Ryo dormiva sonni tranquilli. Aprì la porta violentemente, tirò su le tapparelle e lo chiamò urlando. Nulla da fare. Ryo dormiva proprio come un sasso. Non si era accorto di nulla. Né delle grida, né di tutto il resto.
Benedetto ragazzo. Non si voleva proprio svegliare. Umi si tirò su le maniche, lo prese per le spalle e cominciò a scuoterlo con tutta la forza che aveva in corpo. Solo allora Ryo cominciò a muoversi.
Con sua grande sorpresa, Ryo lo abbracciò. Umi cercò di divincolarsi. Niente. La stretta era troppo forte. Chissà che cosa stava sognando quello scemo dormiglione?
-Miki amore mio… perché non lasci quell’energumeno di Umi e vieni a vivere con me?
Umi sentì crescere dentro di se un’ira che prima o poi sarebbe scoppiata. La faccia diventò rossa. Ma come si permetteva di sognare Miki? Chi gli aveva dato il permesso? Diede un gran ceffone a Ryo.
Ryo si svegliò immediatamente. Che cosa era successo? Dov’era? Che cosa stava facendo? Perché Umi gli aveva dato uno schiaffo così violento?
-Ma dico sei impazzito? Perché mi hai schiaffeggiato in quel modo? Che cosa ti ho fatto?
-Così impari a sognare mia moglie brutto porco che non sei altro!
-Ho capito, ho capito. Wow che cavaliere che sei! Difenderesti la tua donna anche a costo della tua vita, dico bene?
-Smettila di scherzare Ryo! Non sei affatto divertente! A proposito, Miki mi ha detto di dirti che la colazione è pronta. Sbrigati a scendere, oppure vengo io e ti prendo con la forza, intesi?!
-Assolutamente!
Umi se ne andò sbattendo la porta.
Ryo si alzò, sbadigliò e si stiracchiò. Scese dal letto e si diresse verso il bagno. Si guardò allo specchio. Che brutta cera che aveva. Aveva gli occhi cerchiati di nero. Tutta colpa di quella stupida di Kaori che se ne era andata lasciandolo solo e in mezzo ai casini.
Già Kaori. Che cosa stava facendo? Era contenta? Era riuscita a trovare un altro uomo? Se si, almeno lo avrebbe dimenticato. Ma lui avrebbe dimenticato la sua Kaori? Probabilmente no. Quanto le mancava…
Si vestì in fretta e furia e fu giù in cinque minuti. Si meravigliò quando vide un sacco di clienti inondare il bar e chiedere in continuazione qualcosa da mangiare o da bere. Umi e Miki li stavano servendo con molta rapidità.
Finalmente Miki lo vide e glia andò incontro sorridendo.
-Buongiorno Ryo!
-Buongiorno a te mia cara Miki
-Hai dormito bene stanotte?
-Diciamo di si… che c’è di buono da mangiare? Ho una fame immensa!
-Il tuo caffè e la tua brioche sono sul tavolo
-Penso che dopo andrò a fare quattro passi per il parco
-Assolutamente no! Tu dovrai stare qui e aiutarci. Laverai piatti, piattini, bicchieri bicchierini. Mentre io e Umi continueremo a servire la clientela
Ryo sbuffò. Perché proprio lui? Lo sguardo truce e assassino di Umi gli fecero cambiare completamente idea. Miki gli mise il grembiule bianco. Umi avrebbe voluto ridere. Era veramente bello vedere Ryo vestito così.
Ryo invece non sembrava affatto contento. Lui, il mitico City Hunter, nonché protettore delle donne, doveva fare il cameriere? Per chi lo avevano scambiato? Mah… si sentiva veramente un cretino vestito così.
Improvvisamente la porta del caffè si aprì e comparvero due persone conosciute: la bella poliziotta Saeko Nogami e Mick.
Ryo si vergognò come un ladro. Doveva per forza farsi vedere conciato così? Che cosa gli avrebbero detto? Si sarebbero messi a ridere. Avrebbe voluto scavarsi una buca e mettercisi dentro per la vergogna. Cercò di nascondersi sotto il bancone.
Troppo tardi. Ormai Mick e Saeko lo avevano visto. Cominciò a lavare le tazzine sporche di caffè.
Quando Mick vide Ryo conciato in quella maniera, si mise a ridere come uno scemo. Si sbellicò dalle risate. Ryo che faceva il cameriere. Questa si che era una bella barzelletta da raccontare in giro, magari agli amici. Ryo fece finta di non aver sentito quelle loro stupide risate. Fu Miki a difenderlo
-Che cosa avete da ridere?! Ryo mi sta solo aiutando! Non voglio che lo si prenda in giro, chiaro?! Saeko e Mick smisero di ridere all’istante e tornarono seri. Non avevano mai visto Miki così infuriata. In fondo avevano riso per Ryo. Non avevano fatto nulla di male. Chi capisce le donne è bravo. Anche Umi rimase di stucco davanti all’energica Miki. Ma chi aveva sposato? Una tedesca? Cavoli, Miki faceva filare dritto chiunque. No l’aveva mai vista così. Ma quando Miki fa così è meglio non contraddirla, altrimenti iniziano veramente i guai. -Cosa volete?! Spicciatevi, non abbiamo tempo da perdere!
-Due caffè Miki. Scusa, non volevamo prenderti in giro Ryo, ma sei così buffo. Stavamo solo scherzando. A proposito, non vedo Kaori dall’altro giorno. Tu sai che fine abbia fatto?
Ryo non rispose. Preferì non cadere su quest’argomento. Il nome di Kaori lo faceva sempre star male. La vedeva in ogni cosa e in ogni persona. Lo perseguitava.
-Per caso tu e Kaori avete nuovamente litigato? E lei ti ha sbattuto fuori di casa perché non ne poteva più di te, vero? Ti ha preparato i bagagli e tu sei venuto ad abitare qui?
-No. Kaori e io ci siamo separati per qualche tempo
-In che senso Ryo?
Neanche stavolta Ryo rispose. Anzi, fece finta di non aver sentito. Umi e Miki continuarono a servire i clienti. Mick diventò alquanto sospettoso. Sicuramente Ryo gli stava nascondendo qualcosa di molto importante. Perché non voleva parlare di Kaori? Che cosa era successo veramente tra loro due? Si mise a braccia conserte e aspettò che Ryo parlasse.
Ryo dovette arrendersi e raccontò la storia daccapo. Mick e Saeko non potevano credere alle loro orecchie. Per colpa sua Kaori se ne era andata di casa? L’aveva fatta piangere? No, impossibile. Che stupido. Come aveva potuto trattarla in quella maniera?
Mick andò fuori di testa. Come si era permesso? Con quale coraggio? Non si vergognava? Se qualcuno non lo avesse fermato, sicuramente avrebbe fatto a pezzi il povero Ryo. Lo avrebbe riempito di pugni e di calci. Lui aveva sempre amato kaori, ma aveva decisodi lasciarla al suo più grande amico, anche se gli era costato tanto. Ora, però, Ryo aveva raggiunto un limite. Aveva gli occhi iniettati di sangue. Lo prese per il colletto e gli urlò contro.
-Ehi Mick pensi che io ci sia rimasto bene? So di aver fatto una figura da cretino. L’ho persa per sempre. Lei non tornerà più con me, nemmeno se glielo chiedessi in ginocchio. Non so nemmeno dove si trovi in questo momento…
-Non me ne frega nulla! Ora tu alzi questo sedere, e anche in fretta, le fai uno squillo sul cellulare, ti fai dire dove si trova, prendi la macchina, la raggiungi e le chiedi scusa strisciando ai suoi piedi!
-Mick ti ricordo che se io le facessi uno squillo sul suo cellulare, lei vedendo la mia chiamata, non mi risponderebbe. Lo lascerebbe squillare. Non si può più rimediare a quest’errore!
Con le lacrime agli occhi se ne andò fuori a fumarsi una bella sigaretta in santa pace.
Questa volta la parola la prese Umi.
-Mi congratulo con te Mick! Dicendogli queste cose lo farai soffrire ancora di più. Capiscilo. Non è un bel momento per lui. E’ come un bambino: capisce di aver fatto uno sbaglio enorme solo alla fine di tutto. Vedrai che quando si sarà ripreso del tutto, correrà da lei. Kaori è troppo importante per lui. Non starà con le mani in mano, aspettando che qualcun altro gliela rubi. Quando meno te l’aspetterai, passerà all’azione. Da tempo al tempo
-Spero solo che le tue parole siano vere Umi. Non mi piace vederlo giù di morale. Fa star male anche me
Saeko guardò l’orologio e si accorse di essere in un ritardo pazzesco. Se non fosse arrivata puntuale certamente il capo l’avrebbe licenziata. Prese la macchina della polizia e andò alla centrale alla svelta. Anche Mick era in ritardo. Pagò il caffè, uscì dal bar, diede una pacca sulla spalla a Ryo, prese il motorino e si volatilizzò nel nulla.
Umi e Miki guardarono Ryo. Aveva la faccia persa nel nulla. Chissà a cosa stava pensando. Sicuramente a Kaori
La clientela cominciò a brontolare. Solo in quel momento Miki si accorse di aver lasciato il lavoro a metà. Aveva dscusso così tanto che si era dimenticata di servire i suoi clienti. Meglio fare alla svelta, altrimenti li avrebbe persi tutti. On l’aiuto di Umi riuscì a far contenti tutti quanti. Tirarono un sospiro di sollievo. Guardarono nuovamente fuori dal locale. Ryo non c’era più. Era sparito.
Ryo si incamminò verso la stazione di Shinjuku. Voleva controllare se qualche bella ragazza avesse mai avuto bisogno di lui. Nulla. Nessuno lo aveva contattato. La lavagnetta era vuota. Non c’era scritto nulla.
Passeggiò per le vie di Tokyo. Guardò ogni vetrina. Nessuna di quelle gli piacque.
Improvvisamente si fermò davanti a una vetrina di abiti da sposa. Li guardò tutti con grande ammirazione. Erano così belli. Ne vide uno, in particolare, che gli piacque tantissimo. Era un vestito da sposa, di seta, lungo fino ai piedi, con un’abbondante scollatura.
Immaginò il giorno delle sue nozze con Kaori. Lei vestita con quel bellissimo abito di seta. Avanzava lentamente verso l’altare dove lui la stava aspettando con grande impazienza. Due damigelle le sostenevano lo strascico. Com’era bella. Sembrava un angelo del paradiso. Lui era vestito con giacca e cravatta, con i capelli ingellati e gli occhiali da vista sul naso. Ecco, erano davanti al prete. Si scambiavano il loro “si” eterno, si mettevano le fedi nuziali e il bacio finale. Un bacio lungo ed eterno.
Ma era solamente un sogno. Un sogno irrealizzabile.
Un vecchio, che era stato sulla soglia del negozio ad osservarlo, si fece avanti. Gli andò incontro con un sorriso sulle labbra. Vide che il ragazzo osserva il vestito da sposa più bello della vetrina e anche il più costoso.
-Vedo che quest’abito da sposa ti piace! Lo guardi con certi occhi!
-Eh si. E’ così bello… una meraviglia…
-Dimmi una caro ragazzo, lo devi regalare a qualcuno in particolare? Alla tua ragazza?
-Esatto! Ma lei come ha fatto ad intuirlo?
-Ragazzo mio io ho molta più esperienza di te! Io ho quasi settant’anni! Ho visto un sacco di cose che tu non puoi nemmeno immaginare! Sei così giovane… goditi la vita finché puoi… io la mia vita sto per consumarla… sono vecchio!
-Ha ragione! Comunque quell’abito da sposa vorrei regalarlo alla mia futura fidanzata: Kaori. Adesso lei ha degli impegni di lavoro, ma quando tornerà io la chiederò in sposa! Così potremo finalmente vivere felici e contenti…
-Bravissimo figliolo! Questo è lo spirito giusto! Ricordati una cosa: non trattare mai male le ragazze altrimenti finiranno per lasciarti solo. Trattale con dolcezza. Devi far capire loro che le vuoi bene. Solo così si sentiranno lusingate e al centro dell’attenzione
-Mi dica, quanto costerebbe quest’abito da sposa?
-100.000 yen!
100.000 yen? Che cifra esagerata. Dove avrebbe trovato tutti quei soldi? Sicuramente lavorando con Umi e Miki avrebbe ricavato qualche spicciolo e poi li avrebbe conservati per poter comprare l’abito così desiderato.
Il vecchio e Ryo parlarono per circa una mezz’oretta, poi se ne andò al parco e si sedette su una panchina. Guardò una coppia felice di sposi novelli che si baciavano e ridevano. Li guardò intensamente. Avrebbe voluto essere al loro posto. Lui e Kaori. Avrebbe anche desiderato avere un bimbo da Kaori. Desiderava ardentemente di diventare padre. Sapeva, però, che questo era solamente un sogno impossibile.
Ryo tornò da Umi e da Miki, triste, deluso e con la coda tra le gambe

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