Nobody, la figlia di nessuno

di Moonely
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuta a Storybrooke ***
Capitolo 2: *** La bambina sperduta ***



Capitolo 1
*** Benvenuta a Storybrooke ***


Prologo

Benvenuta a Storybrooke

Dedicato a tutte le Captain Swan shippers,
che aspettano con ansia l'inizio della 5B e
che come me hanno pianto come se non ci
fosse un domani nella 5x11. 


Il grande orologio nella torre, in cui aveva sede la biblioteca, segnava le due di notte quando misi piede per la prima volta a Storybrooke.
Il portale che mi aveva letteralmente inghiottita e catapultata in quel posto sperduto nel Maine si era chiuso subito dopo avermi espulso. Il suo lavoro l'aveva fatto, adesso toccava a me.
Mi strofinai la giacca di pelle nera controllando e ricontrollando che fosse intatta. L'ultima volta che avevo usato un portale i miei vestiti si erano ridotti in brandelli. No, non era stato così divertente come può sembrare. Soprattutto perché mi aveva teletrasportata nella mia scuola  e il ragazzo per cui avevo preso una cotta colossale mi fissava trattenendo male una risata. Inutile dire che la storia d'amore che la mia mente aveva elaborato con tanta cura non era mai sbocciata.
Alzai gli occhi sospirando al ricordo della mia cottarella  preadolescenziale quando mi accorsi che dinanzi a me un gruppetto di persone mi fissava sorpreso.
"Wow non mi era stato detto che a Storybrooke ci fosse addirittura un comitato di benvenuto ad accogliere i turisti." dissi sorridendo.
"Beh, hai fatto un bel trambusto, tesoro." rispose uno di loro. L'uncino al posto della mano rendeva inequivocabile la sua identità.
"Tu devi essere Killian Jones, giusto? Ma ti diverti a farti chiamare Hook." dissi indicando il suo uncino.
"A quanto pare conosci molto bene noi, potremmo sapere cosa ci fai tu qui, ora?" un'altra persona si fece avanti. Una donna dai lunghi capelli biondi. Se i miei calcoli erano esatti, doveva essere Emma Swan: la salvatrice.
Le sorrisi avvicinandomi a lei e porgendole una mano "Piacere di conoscerti Emma Swan. Ero curiosa di vedere con i miei occhi la famosa salvatrice" annuii convinta "Io sono Sloan, e visto che me lo chedi con tanta gentilezza, ti rivelerò i miei segreti. Sono qui per una vacanza. Mi hanno detto che questa è una cittadina davvero caratteristica." girai su me stessa osservandomi intorno per poi tornare ad osservare Emma.
 "O, almeno, è quello che farò finché voi non avrete bisogno del mio aiuto, perché ne avrete bisogno."
Gli diedi una pacca sulla spalla per poi stiracchiarmi un po' "Questi portali andrebbero migliorati un po'...sono davvero scomodi." mi fissavano tutti attoniti, cosa c'era di strano? Ero stata così gentile!
"Dite che lì ci sono camere disponibili?" Indicai l'insegna di un locale, il Granny's Bed & Breakfast . "Proverò a chiedere..."
"Scoprirò chi sei e cosa cerchi da noi, Sloan, stanne certa." mi urlò Emma quando mi ero già avviata verso Granny's.
"Accomodati pure, ma poi fallo sapere anche a me..." mormorai tra me prima di entrare al Granny's. All'interno trovai una vecchietta che si sbracciava alla reception intenta a discutere con un ragazzo.
"Sei indietro di tre mesi, Will Scarlett, non ho intenzione di farti soggiornare qui gratis un secondo di più!"
"Andiamo Granny, pochi altri giorni. Non vorrai lasciarmi in mezzo ad una strada? Hai un buon cuore tu..."
Tossii per attirare l'attenzione di Granny e di Will. La prima mi guardò sbalordita mentre il secondo sorrise ammiccando e si avvicinò per un baciamano.
"Sono Will Scarlet e tu come ti chiami dolce creatura?" mi fissò negli occhi facendomi l'occhiolino, patetico.
"Sono Sloan...Sloan Wyrth. E..." ritrassi la mano " forse è il caso che tu riveda i tuoi modi di fare con le donne..." gli mostrò un pollice verso in segno di disapprovazione.
"Cosa posso fare per te?" domandò Granny interrompendo il gioco di sguardi tra me e Will. Mi studiava sospettosa. Queste persone avevano dei seri problemi con le facce nuove, non c'erano dubbi in proposito.
"Ho bisogno di una camera singola." risposi sorridendole cordialmente "credo se ne sia appena liberata una, no?" indicai Will.
"Ehi, ehi, no! Dannazione, niente da fare, eravamo in piena contrattazione e credo siamo quasi giunti ad un accordo." intervenne il ragazzo.
Scrollai le spalle in segno di resa "Come ti pare..."
Granny mi porse delle chiavi continuando a osservarmi, il suo silenzio inziava a turbarmi.
"Segnerò la stanza a nome Sloan Wyrth, allora?" domandò l'anziana.
"Esattamente!" sorrisi prendendole le chiavi di mano.
"E benvenuta a Storybrooke..." mormorò Granny quando ormai avevo imboccato le scale.
Lessi il numero sulle chiavi quando mi ero già addentrata nei corridoi del Bed&Breakfast: Stanza n° 17. Ci mise un po' a trovare la sua stanza, i corridoi erano deserti e lei non aveva tutta questa gran voglia di tornare a parlare con Granny, le aveva rivolto uno sguardo assassino poco rassicurante.
Una volta rientrata nella stanza si tolse lo zainetto che fino a quel momento era stato saldamente fermo sulle sue spalle e lo apri.
Aprii il libro che conteneva e rilesse, nella pagina a cui aveva fatto una piega prima di partire da New York, la frase che aveva dato il via a tutto

"E la figlia di nessuno troverà ciò che cerca a Storybrooke."

 

Salve e grazie per essere arrivati fino in fondo!
Questo è un esperimento per me. Mi piace leggere le fan fiction ma difficilmente ne scrivo, solitamente mi dedico alla scrittura di storie originali, ma non ne ho mai pubblicate su questa piattaforma. Per cui questo è un esperimento sia perché scrivo una fan fiction, sia per la protagonista atipica che sto usando.
Spero che, anche se nei primi capitoli farà particolarmente l'acidella, riuscirete ad apprezzare Sloan. Alla fine è solo un cucciolo che prova a proteggersi dai guai... 

 

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Capitolo 2
*** La bambina sperduta ***


Capitolo 1
La bambina sperduta
A tutte le persone che stanno per
festeggiare l’anno nuovo.
 
Mi trovavo nuovamente in quella foresta. Era tutto buio intorno e io detestavo il buio. Mamma diceva che nel buio si nascondevano dei mostri che mi avrebbero mangiato se non avessi fatto la brava. Ma io ero stata bravissima con la mamma! Perché mi aveva portato qui? Non avevo neanche la mia coperta per nascondermi da quei mostri. Se rimanevo immobile forse non mi avrebbero scoperto. Un fruscio mi mise subito in allerta.
“Mamma?” la chiamai impaurita. Doveva essere tornata, certamente! “Mamma?” insistetti.
“No, servizio in camera, milady.”


Mi svegliai di soprassalto. Mi ci volle qualche secondo per ricordarmi che non ero più una bambina e che mi trovavo a Storybrooke, nella camera numero diciassette del Granny’s Bed&Breakfast.
Provai a districarmi dalle coperte ma finii per rotolare giù dal letto con poca grazia.
“A…arrivo subito” mormorai liberandomi delle lenzuola che avevano preso in ostaggio i miei piedi.
“Fa con calma, dolcezza.” rispose una voce attutita dalla porta chiusa. Mi sembrava di ricordare quella voce, ma aprii la porta per esserne certa.
“Ah, così è questo l’accordo tra te e la vecchia nonnina?” ridacchiai osservando Will. Indossava una vecchio grembiule con su il logo di Granny’s e stringeva un vassoio su cui portava uova sbattute e beacon.
Fece spallucce “A quanto pare il mio irresistibile fascino non bastava.” mi fece l’occhiolino.
“Colazione di benvenuto offerta da Granny! Ma purtroppo non c’è niente per tua madre…” annunciò poi porgendomi il vassoio. Lo afferrai avvicinandomi al letto per abbondonare lì le pietanze che non avrei mai mangiato, non mi fidavo di quell’anziana donna. Sembrava volermi uccidere.
“Oh no, le stavo…parlando al telefono. ” annuii poco convita dandogli ancora le spalle. Magnifico, avevo parlato di nuovo nel sonno.
“Grazie mille, puoi andare…”
 Mi voltai notando che Will era ancora sulla porta ad aspettare a mani conserte.
“Oh, sì, sei stato molto gentile. Ecco la tua prima mancia.” gli ficcai una banconota da cinque in mano e lo spintonai fuori dalla stanza “Adesso se non ti dispiace, avrei da fare.” dissi richiudendo la porta prima che potesse replicare.
“Bel pigiamino comunque. Ho sempre pensato che le stampe con gli orsacchiotti rendano le ragazze più sexy” urlò Will dall’altra parte della porta. Risi scuotendo la testa.
Non volevo fidarmi del cibo cucinato da un’anziana che aveva tutta l’aria di odiarmi, ma il mio stomaco protestava. Respirai a fondo e chiusi gli occhi. Immaginai un piatto di pancake fumanti cosparsi di sciroppo d’acero. Riuscivo a percepirne il calore e a sentirne il profumo. Allungai le mani per afferrarli e riaprii gli occhi. I pancake si erano materializzati sul serio. Mi sedetti sul letto e iniziai ad addentarli. A quanto pare le camere al Granny’s non davano forchette in dotazione per cui dovetti arrangiarmi. Li mangia con le mani come facevo da piccola, quando mi impiastricciavo faccia e mani di sciroppo d’acero. Una volta finiti, lasciai il piatto vuoto sul letto mentre andavo in bagno per una doccia veloce. Immaginai la stanza pulita, il letto rifatto e il vassoio di Granny poggiato fuori la porta della stanza, sicura che una volta uscita dalla doccia tutto quello che avevo immaginato sarebbe risultato reale.

Just beat it, beat it, beat it! No one wants to be defeated!” canticchiai di buon umore uscendo dalla mia stanza. Mi calcai il berretto di lana in testa. Le mattine invernali a Storybrooke erano davvero fredde, ma io avevo bisogno di fare una passeggiata per pensare alla mia prossima mossa.
Non avevo idea di cosa avrei dovuto fare una volta arrivata nella cittadina popolata dai più famosi protagonisti delle favole. Il libro aveva iniziato ad essere meno chiaro in quel punto. Parlava di un pericolo imminente che mi avrebbe permesso di trovare le risposte che cercavo. Sapevo di essere vicina alla verità, lo sentivo. Avevo bisogno di sapere chi ero, da dove venivo. Avevo bisogno di chiudere il cerchio.
Mi sedetti ad un tavolo del Granny’s osservandomi in giro. Il locale era semivuoto, ma tra la manciata di persone sedute ne riconobbi una: Henry.
Ma certo! Lui poteva essere la chiave! Il figlio della Salvatrice, l’autore, colui che possedeva il cuore del true beliver. Avevo letto molto su di lui nel mio libro.
In fondo anche la sua storia era iniziata con un libro, forse lui avrebbe saputo aiutarmi a interpretare il mio. Forse lui non mi avrebbe giudicato. Ma ero sicura che avvicinarlo senza occhi indiscreti sarebbe stato complicato, aveva due madri a fargli da guardie del corpo. Per quanto ne sapevo poteva anche essere protetto da qualche incantesimo o che so io…
Magari potevo semplicemente sedersi al suo tavolo. Tentar non nuoce…
Feci per alzarmi dal tavolo quando qualcuno si sedette di fronte a me.
“Emma Swan. A cosa devo l’onore?” dissi incrociando le braccia. Il suo sguardo non prometteva niente di buono. Cos’era quell’espressione stampata sul suo volto? Compassione? Odiavo la compassione.
“Senti Sloan, ieri siamo partite con il piede sbagliato. Forse abbiamo sbagliato ad aggredirti, ma non è così facile arrivare qui a Storybrooke, ed ogni volta che qualcuno lo fa…” sospirò affranta “solitamente vuole distruggere me o la mia famiglia o l’intera città.”
“Come fai a sapere che questo non sia anche il mio obiettivo?” controbattei sulla difensiva. Non riuscivo a capire a cosa fosse dovuto il suo repentino cambio di atteggiamento.
“Lo vedo dal tuo sguardo, non sei cattiva, stai solo cercando qualcosa. Conosco le persone come te, anch’io sono stata una di loro una…” non le lasciai finire la frase.
“Ah ecco! Adesso mi è tutto chiaro! Hai spulciato un po’ nella mia vita. Hai scoperto che ho vissuto gran parte della mia vita in orfanotrofio e adesso credi di conoscermi, non è così? Ti identifichi in me, vero?” risi alzandomi di scatto dal tavolo.
“Non sono come te, Emma Swan. Io conosco tutto della tua vita. Credi ti potermi conoscere perché anche tu sei una bambina sperduta?” scossi la testa ridendo ancora, e uscii a passo spediti da quel locale. Improvvisamente non avevo più voglia di parlare con nessuno. Odiavo quello sguardo addolorato. Oh, la povera piccola Sloan abbandonata da tutti. Che brutta vita deve aver vissuto. Per carità!
Chiusi gli occhi e pensai di aver in mano il mio libro, quando riaprii gli occhi lo aprii sfogliandolo. Dov’era finito il capitolo che parlava di Emma Swan? Avevo due o tre cose da ridire a chi stava scrivendo quel libro!
Continuai a camminare a passo svelto mentre ancora avevo il naso nel libro finché non urtai contro qualcosa. Alzai gli occhi e mi accorsi che quel qualcosa in realtà era qualcuno.
“Dannazione!” lo sentii borbottare.
“Oh mio Dio, ma tu non stavi lavorando da Granny? Sei ovunque? Sei per caso uno stalker?” Will incrociò le braccia alzando un sopracciglio.
“Ero andato a consegnare del caffè al signor Hopper e stavo tornando a lavoro prima che qualcuno mi investisse. Deve essere proprio una lettura avvincente.” fece per afferrare il libro ma glielo impedii.
“Giù le manacce o giuro che te le taglio!” lo ammonii. Feci per andarmene quando Will mi afferrò per una mano “Quindi sei una di loro…”
“Loro chi?”
“Quelli con la magia.” ero stata un’irresponsabile a far comparire il libro per strada, lo sapevo. Ma mi sembrava che non ci fosse nessuno ed ero troppo arrabbiata per rifletterci meglio.
“E’…diverso…” mormorai liberandomi dalla sua presa “presto, corri a raccontarlo ai tuoi amici.”
Scosse la testa “Non lo farò, per adesso…”
Lo fissai sorpresa “Come ti pare.” borbottai riprendendo a camminare spedita. Non avevo tempo per pensare a Will e alle sue stranezze e nemmeno per la compassione di Emma Swan.
Non ero più una bambina sperduta, non lo sarei più stata.


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Buon ultimo giorno dell'anno a tutti! Avrei dovuto pubblicare questa storia stamattina, ma rileggere questa storia durante l'ultimo dell'anno si è rilevato più complicato di quanto credevo!
Spero questo primo capitolo sia di vostro grandimento, l'ho scritto di getto come avevo fatto col prologo. 
Ringrazio le novanta persone che hanno dato un'occhiata al prologo e le quattro persone che l'hanno aggiunta tra le storie seguite!
Lasciate una recensione se vi va.
Mi sa proprio che ci aggiorniamo nel 2016, adesso vado ad abbuffarmi al cenone!

 

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