No Matter What You've Done

di Persefone3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. I Don’t Want Lose you ***
Capitolo 2: *** II. Charon’s Rules ***
Capitolo 3: *** III. The Infernal Dog ***
Capitolo 4: *** IV. A Captain As Guide ***
Capitolo 5: *** V. Facing the Past ***
Capitolo 6: *** VI. Together Again ***
Capitolo 7: *** VII. A Forced Cohexistence ***
Capitolo 8: *** VIII. A Drop of Oblivion ***
Capitolo 9: *** IX. A Deal With Ade ***
Capitolo 10: *** X. Searching for Proserpine ***
Capitolo 11: *** XI. The Saddest Love Story of All ***
Capitolo 12: *** XII. Demeter ***
Capitolo 13: *** XIII. Emma vs Hades ***
Capitolo 14: *** XIV. The Return Trip from the Underworld ***
Capitolo 15: *** XV. Our Future is Now ***



Capitolo 1
*** I. I Don’t Want Lose you ***


I.  I Don’t Want Lose you
 
- Killian, non puoi farlo!
- Sappiamo entrambi che non esiste altro modo tesoro. Dobbiamo sbrigarci. L’Oscurità non resterà intrappolata in Excalibur ancora per molto. Prendila!
- No!
- Devi aiutarmi Swan. Prendila!
- Non posso, dovrei esserci io al tuo posto.
- La tua famiglia ha bisogno di te. Se qualcuno merita di andare negli Inferi quello sono io. Avevi ragione, sono stato debole. Quindi lasciami fare ammenda con questo sacrificio.
- Non voglio perderti.
- E io non voglio perdere te, ma devi lasciarmi andare. Fammi morire da eroe! Ti prego, è questo l’uomo che voglio tu ricordi.
 
Solo a quelle ultime parole, a quella preghiera così accorata, Emma aveva trovato il disperato coraggio di fare un passo verso Killian e prendere dalle sue mani la spada. Non era pronta a lasciarlo andare, non lo era mai stata ma ora capiva quello che a Camelot non aveva voluto prendere in considerazione. Killian aveva davvero voluto essere un uomo migliore per lei, allontanandosi dalla sua sete di vendetta e cercando di combattere i suoi demoni. Trasformandolo in Oscuro lei non aveva fatto altro che rigettarlo nel suo inferno personale. Emma si sentiva tremendamente in colpa perché riempirlo di oscurità aveva fatto sì che Nimue spegnesse la luce dentro la sua anima. Ma quando era stata davvero minacciata, Killian Jones era tornato a galla. L’uomo che aveva scelto di essere nel momento in cui aveva permesso all’amore di bussare ancora una volta alle porte della sua anima era stato oscurato, ma non annientato. Tutto quello che voleva ora, era la possibilità di rimediare al male che le aveva fatto, alle parole grosse che aveva versato, perché tutta quell’oscurità non era riuscita a scalfire minimamente quell’amore che lo legava a lei e viceversa.
 
- Ti amo – sussurrò Emma stringendolo a sé per l’ultima volta.
- Ti amo anche io
 
Trafiggerlo con quella spada imbevuta di oscurità, era stata la cosa più difficile da fare per lei. Perdere un’altra persona che amava, il suo unico vero amore per sua stessa mano era stato straziante, così come avere la consapevolezza di doverlo lasciare andare.
Sdraiata sul divano di quella che doveva essere la loro casa, Emma si era chiusa nel suo dolore e non era più uscita. Tutti si erano recati da lei: i suoi, Henry, Regina, ma quella casa era diventata il tempio di un amore perduto per sempre. A nulla era valso cercare di spronarla. Emma era rimasta immobile in quella posizione, stringendo l’unica cosa che le era rimasta del suo uomo: l’anello che le aveva dato per tenerla al sicuro. Da più di dodici ore, la sua mente stava rivivendo quegli ultimi attimi con lui come in un disco rotto. Il tempo si era fermato in quella radura vicino al lago, quando il paramedico aveva avvolto il corpo del suo Killian in quel lenzuolo. Non aveva mai lasciato la sua mano: se l’era, anzi, portata al petto, come se il battito del suo cuore potesse far ripartire anche il suo in qualche modo. Quando la barella aveva iniziato a muoversi e lei era stata costretta a lasciarlo andare, aveva sentito dentro come uno schianto. Guardare in faccia alla realtà aveva lo stesso sapore dello sbattere rovinosamente contro un muro freddo e spietato. Aveva sentito le gambe cederle ed erano state le amorevoli braccia di sua madre ad impedirle di finire a terra.
Poi improvvisamente aveva sentito dei bisbigli, dei familiari bisbigli, voci indistinte nella sua testa e dal tono sinistro. Sapeva che quella era la voce dell’Oscurità. E se l’Oscurità non era stata estirpata del tutto, una sola persona poteva esserne responsabile: Gold. Si era precipitata fuori per andare al negozio di pegni ma lo aveva trovato vuoto. Doveva parlare assolutamente con lui. Si era fatta raggiungere e lo aveva messo alle strette per farsi dire tutto. La cosa che più le bruciava dentro non era tanto il fatto che Gold fosse tornato l’Oscuro, quanto il capire che il sacrificio di Killian era stato vano. Era scattata inferocita contro quello che a stento riusciva a definire uomo.
 
- Sei riuscito a trovare una scappatoia e ci hai traditi tutti un’altra volta
- È quello che faccio. Sono fatto così.
- Allora Oscuro, dato che hai di nuovo i tuoi poteri, farai qualcosa per me.
- E perché mai?
- Perché ho ancora la magia e scommetto che posso andare da Belle e dirle tutto prima che tu possa uccidermi.
- Non mettermi alla prova.
- Non mettere alla prova me! vuoi davvero correre questo rischio? Che lei scopra ancora una volta il tipo di uomo che davvero sei?
- Cosa vuole esattamente signorina Swan?
 
Emma era uscita dal negozio di pegni con una nuova consapevolezza. Quello che sembrava un buco nero, si era trasformato in una flebile speranza. Sarebbe andata fino ai confini del mondo per riaverlo indietro e per rendergli giustizia. Ora aveva una ragione per rimettersi in piedi e lottare. Questo aveva imparato dall’oscurità: la determinazione a raggiungere i propri scopi. E Killian ne valeva la pena.
Era tornata a casa e aveva iniziato a preparare una sacca, dopo di che era tornata a sedersi sul divano in attesa delle ore che la separavano dall’appuntamento con Gold.
L’orologio del salotto batté le dieci in punto. Era ora di andare. Emma si alzò dal divano per dirigersi alla porta, ma prima si fermò un momento al telescopio sistemato ad una delle finestre che davano sul mare. Lo accarezzò come per poterlo toccare ancora una volta, perché quel cannocchiale era una delle poche cose che erano state usate da Killian.
 
- A quanto pare, essere l’Oscuro ha i suoi vantaggi: che meravigliosa vista sul mare. Non c’è niente di meglio della luna piena che splende sulle onde.
- A Camelot hai detto che l’oceano ti rilassa, ho pensato potesse farti piacere guardarlo
- Ti sei scelta una bella casa, lo ammetto.
- Non l’ho scelta io, ma tu – aveva risposto accennando al giornale sul tavolo.
- È la mia calligrafia.
- Hai detto che questo sarebbe stato il nostro futuro. Non ho fatto alto che cercare di tenerlo vivo.
- Allora credo sia giunto il momento di dirmi la verità.
- Tra poco, pochissimo.
 
Emma stava assaporando quell’ultimo bacio che si erano scambiati poco prima dell’abisso, quando qualcuno suonò alla sua porta. Posò le labbra sul metallo del cannocchiale e sussurrò qualcosa.
 
- Sto arrivando amore mio. Non aver paura, sto arrivando da te.
 
Emma si diresse ad aprire intenzionata a liquidare nel più breve tempo possibile chiunque fosse alla porta.

- Ho fretta, quindi cosa vuoi?
- Perché mamma? Dove vorresti andare?

Quando la salvatrice riconobbe la voce di suo figlio, si rese conto non solo della sua presenza, ma anche di quella di tutti gli altri. Si pararono tutti davanti a lei, intenzionati a non farla passare e a quel punto Emma non poté fare altro che raccontare loro tutta la verità. Li fece accomodare in salotto e quando furono tutti seduti iniziò a parlare.
 
- Non mi perderò in inutili giri di parole. Scenderò negli Inferi e me lo vado a riprendere.
 
Silenzio.
 
- Emma non dire assurdità! – iniziò Snow.
- C’è qualcosa che dovete sapere.
 
Emma iniziò a spiegare loro quello che aveva scoperto su Gold e sul pugnale.
 
- Killian – disse in maniera concitata – non se lo meritava. Gold l’ha ingannato, il suo sacrificio è basato su una menzogna. Non lascerò che i suoi ultimi gesti d’amore possano essere sporcati da una tale menzogna, quindi non provate a convincermi del contrario.
- Non puoi cedere nuovamente all’oscurità, Killian non lo vorrebbe – replicò sua madre.
- Non lo farò. Cederò all’amore, è la cosa giusta da fare. Farò come avete fatto voi: condividete un cuore, così faremo noi.
- Potrebbe funzionare – intervenne Regina
- Funzionerà
- Solo una domanda – disse Robin perplesso – esattamente … come si scende negli Inferi?
- Qualcuno ci aiuterà, facendo quello che ha fatto Hook per aprire il portale.
- Gold – disse David.
- Allora è deciso mamma – rispose Henry – veniamo con te.
- Non se ne parla ragazzino!
- Possibile – chiese David – che dopo tutto quello che abbiamo superato, non hai ancora imparato la lezione? Devi fidarti delle persone che ti amano, di noi.
- Davvero fareste questo per me?
- Certamente Emma! – rispose Robin
- Allora non perdiamo altro tempo
 
Quando giunsero alla riva del lago, Gold era già arrivato.

- Mi sembra di ricordare che avevamo pattuito una cosa tra noi Miss Swan.
- Cambio di programma e ora procediamo senza ulteriori indugi.
- Ne sei sicura?
- Fallo e basta.
 
Gold prese il suo pugnale e si ferì la mano. Versò alcune gocce del suo sangue nelle acque del lago per richiamare la barca di Caronte.    


Nelle profonde cavità della terra, nel regno dell’ombra, il governatore dell’Averno osservava con molta attenzione tutto quello che il fiume Acheronte specchiava. Uno dei suoi affluenti scorreva sulla superficie della terra e dava la possibilità al governatore di osservare tutto quello che succedeva nel mondo dei vivi. Ade scrutò con attenzione il viso di quella bionda donna che si apprestava a presentarsi al suo cospetto per riavere indietro una delle anime appena arrivate. Poteva essere quella giusta, ma doveva prima esserne sicuro.
 
. Altezza – disse una voce alle sue spalle – un gruppo di umani vorrebbe entrare nel vostro regno, Caronte vuole sapere cosa fare.
- Lo vedo Minosse. Dì al barcaiolo di arrivare fin lì con la sua barca, ma riferisci anche un’altra cosa. – Ade sussurrò qualcosa all’orecchio del suo servitore – mi raccomando è importante.
 

I secondi che trascorsero dalla caduta delle gocce di sangue nel lago sembrarono infiniti. Una vecchia barca di legno si profilò all’orizzonte. Avanzava a passo lento, con una calma che fece innervosire Emma. L’imbarcazione si fermò ad un paio di metri dalla riva. La salvatrice guardò ancora un momento il piccolo gruppo che era alle sue spalle, pronto a sostenerla come sempre. Dopo un breve cenno di assenso da parte di sua madre, fu la prima ad avviarsi verso l’ignoto di quella ricerca.

- Hook ti troverò, io ti troverò sempre.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccomi di nuovo qui. Premetto che nei miei piani questo primo capitolo doveva essere una one shot sul finale di stagione, ma più scrivevo più la mia fantasia veniva stuzzicata dall'idea di dare vita a qualcosa di un po' più corposo. La mitologia greca è sempre stata una delle mie passioni e quindi per me questo è stato un invito a nozze che spero di poter portare a termine nel miglior modo possibile. In questo prologo ho ripreso dove la serie ci ha lasciato, cercando di esplorare i sentimenti della nostra povera Emma. Da qui in poi mi lancio a cercare di immaginare cosa potrebbe succedere. Di solito non faccio programmi ma questa storia ha proprio deciso di voler venire su carta e spero davvero che possa piacervi. gli aggiornamenti saranno settimanali, avendo già buttato giù una scaletta di massima e avendo in testa l'ossatura centrale.
Spero di aver stuzzicato almeno un po' la vostra curiosità e di portarmi con me in questo viaggio, in fondo in qualche modo dobbiamo pur arrivare al 6 marzo no?
Un bacione a tutti 
Persefone 

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Capitolo 2
*** II. Charon’s Rules ***


II. Charon’s Rules
 
Dopo Emma, anche gli altri la seguirono per raggiungere l’imbarcazione. Una figura incappucciata era alla guida del timone e sembrava tutto fuorché avere buone intenzioni.
 
- Quale mortale osa convocare me qui? Ve lo dico, siete troppo pesanti da vivi. Non posso trasportarvi dall’altra parte.
- E come pensi di fermarci? – disse Robin cercando di salire a bordo
 
Non appena l’uomo cercò di toccare la superficie della barca, questa divenne incorporea, facendo ricadere l’arto in acqua.
 
- Sciocco mortale, credi davvero di poter imporre la tua volontà ai servitori dell’Oltretomba? Di regola non è concesso ai vivi il passaggio verso l’altro regno, ma siete fortunati stanotte. Ho avuto ordine di dirvi che solo ad uno di voi è stato accordato il permesso di scendere e quindi una sola persona posso traghettare giù.
 
Robin incoccò immediatamente una freccia all’arco e la puntò verso l’uomo incappucciato.
 
- Chi sei tu?
- Sono Caronte, il traghettatore delle anime e minacciarmi con quelle armi non servirà a nulla. Solo io posso guidare le anime al di là del fiume Stige dopo avermi pagato l’obolo dovuto. Le regole degli Inferi sono ferree e nessuna delle vostre magie può opporsi al volere del signore degli Inferi, neanche quella del Signore Oscuro può sperare di avere una possibilità o quella della Salvatrice. Se volete scendere, dovete rispettare le sue regole. Ve lo ripeto: posso traghettare una sola persona.
 
Emma era rimasta in silenzio ad osservare la figura. Era chiaro che stavano per scontrarsi con forze che andavano al di là di qualunque immaginazione. Lo stesso Merlino avrebbe dovuto piegarsi al loro volere, figuriamoci un gruppo di comuni mortali. Ma sapeva che avrebbe fatto di tutto per tornare da Killian e se questo voleva dire affrontare il viaggio da sola, lo avrebbe fatto.
 
- Andrò da sola – esordì Emma facendo calare di nuovo il silenzio – la faccenda riguarda il mio uomo, quindi scenderò io.
 
A quelle parole, lo sguardo di Caronte si accese. Tutto stava andando secondo il volere di Ade.
 
- Tu devi essere Emma Swan. Sei davvero sicura di voler intraprendere questo viaggio? Il mio signore Ade dice sempre che il viaggio più pericoloso è quello nell’inferno della propria anima.
- Io non sarò sola – disse Emma stringendo l’anello che aveva al collo – e qui ho chi mi aspetta.
- Mamma tu non sarai mai sola – disse Henry poggiando una mano sulla spalla della donna per farla voltare.
 
Il ragazzino estrasse dal suo zaino un vecchio tomo e lo porse alla madre perché lo prendesse con sé.
 
- Non possiamo sempre scegliere le regole del gioco, ma questo potrebbe tornarti utile. È un vecchio libro sui miti e leggende, magari può darti qualche idea quando sarai dall’altra parte.
 
Emma guardò suo figlio stupita.
 
- Dove lo hai trovato questo, ragazzino?
- Il bello di una nonna bibliotecaria è che puoi avere accesso a tutti i tipi di libri possibili e immaginabili. Fai attenzione, mi raccomando.
 
Emma abbracciò forte suo figlio.
 
- Lo sarò e tornerò con lui, non temere.
- Bene – intervenne Robin – se non possiamo scendere materialmente con te, lascia che sia qualcosa di nostro ad accompagnarti. Prendi il mio arco, Emma: non ha mai mancato un bersaglio e saprà servirti con dedizione proprio come se fossi io a maneggiarlo.
- Prendi le mie frecce – continuò Snow slacciandosi la faretra dalle spalle per sistemarla su quelle di sua figlia – la speranza è come un dardo: una volta che la si lascia andare arriverà dritta alla meta.
- In caso dovrai fronteggiare qualcuno ad una distanza più ravvicinata, usa la mia spada – concluse David legando la cintura alla vita di sua figlia.
- Un’ultima cosa Swan – disse Regina.
 
La donna tirò fuori dalla tasca un ciondolo a forma di ghianda.
 
- Da quando Zelena è qui, ho avuto modo di studiare bene la sua magia e i suoi incantesimi. In questo ciondolo è racchiusa l’essenza di Storybrooke. Se dovessi perderti, il trifoglio di Oz rilascerà i suoi poteri per permetterti di tornare a casa. Dovrai solo agitarlo e la tua magia farà tutto il resto.
- Grazie, davvero – rispose Emma mettendo il ciondolo in tasca.
- Bene – intervenne Caronte – se i commiati sono finiti, è tempo di andare. Ho del lavoro da sbrigare e un capo cui rendere conto.
- Sono pronta.
 
Emma entrò nella barca e si sedette dietro il traghettatore. Il legno di quella piccola imbarcazione era talmente freddo da provocarle un brivido. Il legno della Jolly Roger non era mai stato così asettico, ma questo, probabilmente era dovuto al fatto che era stato testimone della nascita e della maturazione del loro amore. Ancora una volta, la mano di Emma strinse l’anello al collo. La barca iniziò a muoversi per poi sparire dietro una densa nube grigia. Il gruppo che era rimasto a riva ora poteva fare una sola cosa: aspettare ed avere fiducia in lei.
 
Quando Emma lo aveva trafitto in lacrime, Hook si era improvvisamente sentito più leggero, come se con quel gesto lei lo avesse liberato di un peso enorme. Non si perdonava il fatto di essersi lasciato accecare dall’Oscurità in quel modo e di essere stato risucchiato nel suo violento vortice con tale furia. L’aveva ferita con le sue parole, con la sua rabbia cieca. Ma Emma Swan era l’amore della sua vita, la donna per cui valeva la pena di vivere e morire se necessario. E proprio in nome di quell’amore e dell’uomo che voleva ricordasse, che aveva sacrificato tutto. Vederla tornare la splendida donna di cui si era perdutamente innamorato lo aveva ripagato di tutto il dolore e del rimorso che lo aveva consumato. Andarsene tra le sue braccia, accarezzandole dolcemente il viso: non avrebbe potuto sperare in qualcosa di più dolce di quella. Mentre Emma lo stava abbracciando, aveva sentito la stanchezza annebbiargli la mente e tutto intorno aveva iniziato a farsi sfuocato. L’ultima cosa che ricordava del mondo così come lo aveva sempre conosciuto, era il peso della testa di Emma sul suo petto e i singhiozzi del suo disperato pianto. Aveva appena avuto il tempo di sfiorarle la testa un’ultima volta prima che l’oblio lo avvolgesse nel suo manto.
Dove si trovava ora? A Killian sembrava di aver dormito un anno intero, ma qualcosa ora lo spingeva ad aprire gli occhi. Quando lo fece, si ritrovò in uno splendido prato di Camelie.
 
- Emma … - sussurrò passandosi una mano sulle labbra.
 
Il ricordo di lei torno ad invadergli la mente: le sensazioni, l’amore, le carezze, il contatto con lei. Perduto, era tutto perduto ormai. Lasciò sfogare quell’ondata di nostalgia dentro e poi iniziò a guardarsi intorno. Non era a Camelot, di questo era sicuro. Il paesaggio sembrava stranamente familiare, come se si trovasse nei boschi intorno a Storybrooke, ma questo era impossibile. Dopo essersi assicurato di poter camminare si avviò verso uno dei sentieri.

Il sole stava tramontando e lui doveva assolutamente trovare un posto dove trascorrere la notte. Non che si sentisse stanco, ma non era saggioindugiare in un luogo sconosciuto con le tenebre ancora più fitte ad avvolgerlo. Il paesaggio sembrava proprio quello dei boschi attorno alla cittadina del Maine. Aveva pattugliato quei boschi con Emma un sacco di volte, sapeva bene come erano fatti. Improvvisamente si ritrovò davanti quello che sembrava proprio il confine della città. Come il pirata vide le prime case, si avviò immediatamente a una di esse per chiedere riparo per la notte. Bussò un paio di volte prima di sentire dei passi dirigersi verso l’uscio.
 
- Vi prego, apritemi, non ho cattive intenzioni.
 
Non appena la porta si aprì, Killian rimase esterrefatto.
 
- Questo non è possibile …
 
Alla porta era comparsa una donna che conosceva benissimo.
 
- Killian … cosa ci fai qui?
- Milah …
- Cosa ti è successo?
- Fammi entrare per favore.
- Ma certo Killian – disse Milah chiudendo la porta alle loro spalle.

Seduti in salotto, Killian e Milah erano piuttosto imbarazzati. Nessuno aveva il coraggio di iniziare una qualunque conversazione. Fu Milah la prima a rompere il ghiaccio.
 
- Ti donano questi abiti moderni, Killian.
- Grazie. A dir la verità è stata Emma ad aiutarmi sceglierli – Hook notò immediatamente la donna irrigidirsi a quel nome – e comunque donano anche a te.
- Grazie. Purtroppo io ero sola quando ho scelto i miei.
 
Hook portò alle labbra la tazza di te che Milah aveva preparato. Era chiaro che pronunciare il nome di Emma la rendesse nervosa e di certo quello non era un modo gentile per ripagare la sua ospitalità. Cercò quindi di alleggerire la tensione.
 
- Sono contento di rivederti, davvero.
- Lo stesso vale per me. Anche se so che la tua vita terrena è andata avanti. Non te ne faccio una colpa ovviamente, ma mi rende nervosa.
- Hai ragione e ti chiedo scusa. Mi vuoi dire, invece, dove siamo? Mi sembra di essere a Storybrooke
- Non so cosa sia questa Storybrooke, ma questo è il regno degli Inferi. È qui che rimangono intrappolate le anime di coloro che hanno delle questioni in sospeso.
- Immagino che Baelfire sia la tua faccenda in sospeso.
- E te ovviamente..
- Milah ti prego …
- Hai perfettamente ragione, scusami. Puoi restare qui tutto il tempo che vuoi. Ho un’altra stanza, fa come se fossi a casa tua. Domani mattina mi recherò in città presto e tornerò prima di sera. Tu rimani qui senza problemi.
- Grazie.
- Di nulla. È bello rivederti di nuovo.
 
Killian vide Milah alzarsi e fargli cenno di avvicinarsi alle scale che conducevano al piano di sopra. Si alzò dalla poltrona e la seguì.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Buonasera a tutti! Eccoci partire ufficialmente per questo viaggio insieme ad Emma. Alla fine è andata sola, ma gestire tutti quei personaggi sarebbe stato troppo complicato per me e poi la linea che ho in mente comprende altre strade. La prima l'abbiamo incontrata, o meglio Killian l'ha incontrata. Milah lo ha aspettato in quel posto da sempre. E ora come reagirà il capitano non sapendo minimamente che Emma sta scendendo a riprenderselo? #vedremo
Ho iniziato questa storia da pochissimo e voglio davvero ringraziare tutti quelli che hanno letto, inserito e recensito, grazie davvero . Credo che posterò quasi sempre di lunedì impegni permettendo :D
Un abbraccio grandissimo
Persefone

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Capitolo 3
*** III. The Infernal Dog ***


III. The Infernal Dog
 
La barca di Caronte si muoveva sicura nelle acque malgrado il suo traballante aspetto. Emma aveva capito che il silenzio sarebbe stato il suo migliore amico in tali circostanze. Caronte non sembrava tipo disposto a perdersi in inutili chiacchiere. Si strinse addosso il giacchetto di pelle rossa per cercare di attenuare il freddo pungente. Appoggiò la testa a una delle pareti della barca e, dopo aver poggiato una mano sull’elsa della spada, chiuse gli occhi.
 
- Fai bene a chiudere gli occhi umana. Le acque dello Stige sono piuttosto infide. Solo la mia abilità ti permetterà di arrivare sana e salva dall’altra parte. Ti consiglio di preparare il tuo obolo non appena saremo giunti. Avrai un grosso debito verso di me.
 
Cullata dal movimento della barca e intontita dalla mefistofelica puzza di quelle putride acque, Emma cadde in una sorta di dormiveglia, in cui le sue più ancestrali paure riemersero dal nulla: quella di non essere amata, di essere abbandonata, di sentirsi per sempre una bimba sperduta, la paura di innamorarsi ancora e soffrire a causa dell’amore. Volti e voci turbinavano nella sua mente e lei voleva solo che tacessero. E per farli smettere c’era un solo modo: zittirli con la forza. Non era più in grado di distinguere gli amici dai nemici. Dal fondo della sua mente, una voce si levò su tutte e si impose alla sua attenzione: era quella di Nimue.
 
- Emma!
- Non puoi essere tu! Ti abbiamo sconfitto … Hook ti ha sconfitto!
- Ricordi cosa ti ho detto a Camelot?
- Non osare ripetermelo!
- Anche quando ami qualcuno devi dire “No, questo è mio e non puoi portarmelo via”. E se non ti ascoltano, se cercano di impedirti di essere te stessa, allora non hai scelta. Li devi uccidere. E tu lo stai facendo.
 
Emma si sorprese a fare del male ad ognuna delle persone a lei più care. La voce di Nimue le serpeggiò ancora una volta nell’orecchio.
 
- Siamo sempre state una cosa sola, siamo uguali. Dobbiamo distruggere quello che ci minaccia.
- Questa non sono io! – replicò Emma cercando di sottrarsi alla tortura dei suoi cari.
- Finisci il lavoro! – insistette Nimue – se non uccidi le tue debolezze, tornerai ad essere senza poteri ed è il potere a proteggerti. Non tornare ad essere nessuno!
- Io non sono nessuno! Non sono mai stata nessuno!
 
Emma aprì gli occhi di scatto e si tirò su sfoderando la spada davanti a sé.
 
- Ora come allora non ho bisogno del tuo potere!
 
La voce scomparve immediatamente dalla sua testa. L’unica sensazione che riuscì a percepire era quella del sudore che le stava colando lungo la schiena. Oltre a lei e Caronte, nella barca non c’era nessuno.
 
- Complimenti fanciulla, hai superato la prova del fiume Stige.
- Sarebbe?
- L’Averno è attraversato da cinque fiumi: lo Stige è il fiume dell’odio, il Cocito quello del lamento, l’Acheronte è il fiume dell’afflizione, il Flegetone quello del fuoco e il Lete, infine, è quello che fa perdere la memoria. Domando l’odio che le acque dello Stige hanno risvegliato in te, sei riuscita a guadagnarti la riva del fiume e l’accesso al regno di Ade. Quindi prego, benvenuta nella tua nuova realtà.
 
Emma si mosse per scendere ma Caronte la bloccò nuovamente.
 
- Un momento principessina, devi pagarmi l’obolo dovuto.
- Non ho denaro con me.
- L’anello che porti al collo andrà benissimo.
- Non te lo darò mai! È l’unica cosa che mi è rimasta di lui!
- È proprio per il suo valore che lo voglio. Consegnamelo se vuoi scendere a terra o ti lascerò affogare nel fiume!
- Scordatelo – replicò Emma puntando la spada alla gola del barcaiolo.
- Quell’arma non può nulla. E ora dammi l’anello!
 
Caronte si avventò su di lei per strapparle la catenina e gettarla nelle acque dell’infernale fiume. Emma, però, fu abbastanza pronta da intuire le sue intenzioni ed evitarlo all’ultimo momento. Si spostò in un angolo della barca e sotto la panca su cui si era seduta, vide rilucere una moneta d’argento. Qualche anima doveva averla persa in una di quelle traversate. La afferrò prima che Caronte tornasse all’attacco e gliela porse.
 
- Ecco il tuo obolo barcaiolo. Ora fammi scendere.
 
Caronte afferrò la moneta e la infilò immediatamente nella sua bisaccia.
 
- Tante storie per una misera monetina. Comunque capisco perché quell’uomo fosse tanto attratto da te. Hai il fuoco dentro e a tutti piace bruciarsi. Scoprirai che in questo posto, il fuoco è necessario per sopravvivere. E ora sparisci!
 
Emma scese dalla barca e aspettò che Caronte si fosse allontanato per addentrarsi nel bosco che lambiva la riva. Il luogo sembrava sinistramente familiare: i boschi attorno a Storybrooke. Sfilò l’arco dal braccio e incoccò una freccia per essere pronta a qualunque evenienza. Se il suo senso dell’orientamento non si era perso nella traversata e sei quei boschi erano davvero speculari a quelli del Maine, Emma iniziò a dirigersi verso il confine della città.

Il trascorrere del tempo in quel luogo non permetteva alcun calcolo certo. L’atmosfera intorno era sempre piuttosto buia tanto da non far capire ad Emma quante ore erano passate dal suo arrivo sulla riva. Sbucò fuori dal un cespuglio, quando si ritrovò davanti al cartello verde che dava il benvenuto nella città. A terra c’era il confine rosso lasciato da Ingrid.
 
- Ci siamo – disse tra sé e sé la Salvatrice.
 
Non riuscì a posare un piede oltre la linea che un mostruoso cane a tre teste le si parò davanti ringhiando. Emma si spostò subito indietro e iniziò a scagliargli addosso frecce nel tentativo di metterlo in fuga. Più il cane veniva colpito, più aumentava la sua ferocia.
 
- Insistere così non mi porterà a nulla. Meglio ritirarsi tra i cespugli mentre cerco di capire cosa fare.
 
Si addentrò velocemente tra i cespugli alla ricerca di un posto dove raccogliere le idee. Dopo essersi accertata che intorno era tutto tranquillo, si fermò su un tronco di un albero a pensare. Quando la frustrazione raggiunse il suo apice, si alzò spazientita. Camminava nervosamente avanti e indietro rimuginando su quello che poteva fare. Ad un trattò urtò inavvertitamente lo zaino con le sue provviste, il cui contenuto si sparpagliò sul terreno.
 
- Maledizione!
 
Emma si chinò immediatamente a raccogliere tutto. Due oggetti erano volati più lontano degli altri: il libro di Henry e la fiaschetta di Killian. Prese in mano per prima quest’ultima, chiedendosi quando l’aveva presa con sé. La ripulì e la infilò accuratamente in tasca: a parte l’anello di lui non aveva altro. Raccolse anche il libro ed andò a sedersi sul tronco. Stappò la fiaschetta e buttò giù un sorso di rhum, proprio come lui le aveva insegnato. Vuoi per la disperazione, vuoi per l’immediato effetto del’alcol a stomaco vuoto, ad Emma venne un’idea.
 
- Vediamo un po’ se Henry può essermi utile …
 
Aprì il libro all’indice dei nomi ed iniziò a scorrerli finché la sua attenzione fu catturata da un nome: Cerbero. Andò alla pagina indicata ed iniziò a leggere avidamente.
“Cerbero è uno dei mostri a guardia dell’Averno. Ha le sembianze di un mostruoso cane a tre teste, le quali simboleggiano rispettivamente la distruzione del passato, del presente e del futuro. Il suo compito era quello di impedire ai vivi di entrare e ai morti di uscire. In pochissimi riuscirono a superarlo da vivi, tra questi Orfeo che, grazie alla sua maestria con la lira, riuscì a renderlo mansueto al suo passaggio nel disperato tentativo di riavere indietro la sua amata Euridice.”

Emma buttò giù un altro sorso di rhum quando si accorse di una strana presenza seduta accanto a lei.
 
- Non posso essere già così sbronza da vedere cose che non esistono.
- Ti assicuro che in questo momento sei più lucida di quanto tu possa immaginare.
- Perché te ne stai zitto ad osservarmi?
- Scusami, ma eri così assorta e la tua lettura a voce alta molto interessante.
- Perdonami se sono indiscreta, ma tu chi sei?
- Il mio nome è Orfeo.

Nella mente di Emma iniziarono a collegarsi i vari pezzi di uno strano ragionamento.
 
- Questo Orfeo qui? – disse indicando le pagine del libro.
- A quanto pare – affermò Orfeo mostrando orgoglioso la sua lira.
- Cosa ci fai fuori dal confine della città?
- Nonostante non sia riuscito a riprendermi la mia Euridice, Ade non ha gradito la mia incursione nel suo regno, così mi ha bandito qui.
- Come hai fatto a trovarmi? 
- Vedi …
- Emma, mi chiamo Emma.
- Vedi Emma, una cosa ci accomuna: vogliamo entrambi riavere indietro l’amore della nostra vita.
- Tu però non ci sei riuscito, perché a me dovrebbe andare meglio?  
- Quella è la mia storia, non la tua. È stata la tua aura a risplendere. E un’aura così forte può essere alimentata solo da una cosa: un intenso e reciproco amore per qualcuno.

Emma strinse la fiaschetta nella sua mano.
 
- Devo oltrepassare il confine ma quel cane me lo impedisce. Sto andando a riprendermi chi mi è stato strappato con l’inganno.
- Tutto quello che è in mio potere fare per aiutarti, non te lo negherò di certo.
- Credi di poter tenere a bada Cerbero ancora il tempo sufficiente da consentirmi il passaggio?
- Senza dubbio.
- Allora non perdiamo altro tempo.

Una vota giunti di nuovo al confine della città, il cane tornò immediatamente alla carica.
 
- Sei sicuro che la tua musica basterà a calmarlo?
- Ho acquietato Ade impersona e la sua sposa, questo cane sarà completamente in mio potere.

Orfeo iniziò a pizzicare le corde della lira e una bellissima melodia iniziò a diffondersi nell’aria. La stessa Emma iniziò a sentirsi più sollevata dai suoi pesi. Cerbero si calmò all’istante. Si accucciò sul confine con la testa tra le zampe.
 
- Cosa fai lì imbambolata ragazza! Muoviti, prima che l’effetto della musica svanisca!
- Ora puoi entrare anche tu, vieni con me.
- Non posso, te l’ho detto. Non è saggio infrangere le regole di Ade, le conseguenze possono essere tremende.
- Cosa ci può essere di peggio dall’essere separati per sempre dalla persona amata?
- Sapere che potrebbero rifarsi su di lei per colpe che non ha.
- Io non so come ringraziarti, davvero.
- Tieni fede alla tua promessa a qualunque costo. Lotta per il tuo amore, fai quello che non sono riuscito a fare io. E ora corri!

Oltrepassato il confine, Emma iniziò a correre verso la città. Sembrava avere le ali ai piedi. Se avesse letto a fondo il libro di Henry, avrebbe potuto dire che sembrava avere ai piedi i calzari di Hermes. Dal confine alla città correvano un paio di chilometri ed Emma li percorse tutti senza mai voltarsi indietro. La città davanti ai suoi occhi era uguale in tutto e per tutto a quella che aveva lasciato, era solo più buia e nebbiosa, come se il sole non battesse mai del tutto. Si incamminò lungo la via principale con l’intenzione di arrivare fino alla torre dell’orologio, quando in lontananza si sentì quest’ultimo suonare la diciannovesima ora. La strada sembrava ora ancora più deserta e tutti gli scuri si chiusero al primo rintocco della campana. Improvvisamente si sentì tirare per un braccio.
 
- Non so chi tu sia, ma è chiaro che sei nuova. Non possiamo restare qui fuori

Emma si voltò per vedere chi fosse l’incosciente da mettersi sul suo cammino.

- Seguimi – proseguì l’uomo – se non vuoi passare le tue prime ore qui tra le grinfie degli scagnozzi di Ade.

Il cuore di Emma si era fermato un momento quando aveva incrociato gli occhi di quell’uomo. Avevano una familiare sfumatura di azzurro. Non riuscì ad articolare una sola parola, quell’uomo strinse la presa sul suo braccio e iniziò a camminare in direzione dell’orologio.
 
Milah stava finendo di preparargli il letto, ma la testa di Killian era da tutt’altra parte fuorché in quella stanza. Emma era il suo chiodo fisso, la sua costante preoccupazione. Aveva avuto appena il tempo di vederla tornare normale, ma era la pena per il dolore che le aveva provocato a perseguitarlo. Allo stesso tempo si sentiva in colpa verso Milah per le scarse attenzioni che le stava dedicando.
 
- Ecco fatto Killian, se ti serve qualcosa la trovi nell’armadio. La mia stanza è in fondo al corridoio.
- Grazie, ma credo di avere tutto con me.
- Era solo perché tu sapessi dove trovarmi

Per fortuna di Hook la loro conversazione fu interrotta dai lugubri rintocchi dell’orologio della torre. Anche l’atmosfera fuori si stava facendo più densa e buia.
 
- Cosa sta succedendo? – chiese Killian nervoso.
- Nulla di grave. È il segnale che sancisce il ritiro di tutte le anime all’interno degli edifici fino al rintocco della settima ora. I servitori di Ade pattugliano le strade e non sono per niente teneri con i trasgressori.
- Una sorta di notte.
- Esatto. Ed ora – proseguì la donna avvicinandosi sempre più – buon riposo, mio capitano.

Milah cercò di catturare le sue labbra, ma Killian fu abbastanza pronto da girare la testa e porgerle la guancia. A malincuore, la donna depose il suo bacio su di essa, sapendo che le labbra del suo ex, ormai, appartenevano ad un’altra.
 
- So che sei stato legato a lei, ma tu sei qui ora. Vorrei solo che tu prenda in considerazione l’idea che potremmo magari cercare di curare le nostre ferite a vicenda.
- Ascoltami, ho bisogno di un pochino di tempo per capire quello che mi è appena successo.
- Scoprirai presto che qui, l’ultimo dei problemi è proprio il tempo.

Milah chiuse la porta alle sue spalle trattenendo a stento le lacrime e Killian si sdraiò sul letto. Assurdo, sembrava tutto assurdo. Erano passate solo poche ore ma l’assenza di Emma era un peso insostenibile da portare sulle spalle, ma forse più di questa c’era solo la vergogna per le orrende parole che era stato in grado di scagliarle addosso.
 
ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci con il rpimo vero capitolo ambientato nella Storybrooke del mondo di sotto. Emma è riuscita ad entrare in città grazie all'aiuto insperato di un'anima: Orfeo. Adoro il mito di Orfeo ed Euridice, mi ha sempre fatto commuovere questo amore che ha provato a sconfiggere la morte. Parte della storia che vi sto raccontando prende spunto porprio da questo mito ma non solo. Emma che scende a prendere Hook me lo ha subito portato alla mente. Una volta giunta in città si è imbattuta in qualcuno che la sta trascinando da qualche parte per la sua sicurezza, stando alle sue parole. Indovinate chi è?
E poi ci sono Milah e Killian: lo so, la mora è da temere. Le sue intenzioni sono ben chiare, ma altrettanto chiara è la posizione del cuore del nostro tenebroso capitano. Riuscirà a mantenerla, cederà, saprà fare la scelta giusta? Vi anticipo che lo scopriremo proprio nel prossimo capitolo!
Grazie davvero per le letture, le recensioni e gli inserimenti! Mi danno sempre una bella carica ad andare avanti! ,)
Al prossimo lunedì e un bacione
Persefone 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** IV. A Captain As Guide ***


IV. A Captain As Guide
 
La presa di quell’uomo sul suo braccio era forte e salda ed Emma non riusciva a liberarsene. Dopo il primo momento di sbandamento, sapeva che la persona davanti a lei non era Killian. Non aveva detto altro e la stava trascinando da qualche parte senza rispondere alle sue domande. Stanca di parlare a vuoto, puntò i piedi cercando di fare resistenza.

- Insomma mi vuoi dire cosa sta succedendo?

L’uomo si fermò e la guardò spazientito ma allo stesso tempo comprensivo dei suoi dubbi.
 
- Quando l’orologio batte la diciannovesima ora, qui scatta una sorta di coprifuoco. Non è permesso vagare per la città fino al rintocco della settima ora. Minosse, Eaco e Radamante pattugliano la città e credimi sono l’ultima cosa che un’anima appena arrivata, come te, dovrebbe incontrare. Si divertono a tormentare i nuovi arrivati.
- Io non sono un’anima – rispose Emma – sono viva.
- Ecco perché pesi così tanto. Questo però non ti salverà da loro, anzi. Ora muoviamoci.
 
Lo sconosciuto condusse Emma in quella che sembrava in tutto e per tutto il Granny’s. Dietro il bancone, però, non c’era l’arzilla vecchietta che la Salvatrice era abituata a vedere, bensì una giovane donna che somigliava a Ruby.
 
- Vai a sederti ad uno dei tavoli mentre io parlo con Anita.
 
Era proprio quello in nome della madre di Ruby ed Emma capì che quella era proprio lei. Mentre l’uomo parlottava con la donna, Emma si sistemò al tavolo più riparato della sala. Dopo pochi minuti vide il suo accompagnatore tornare con due pinte di birra in mano.
 
- Ho parlato con Anita, ha detto che puoi rimanere qui per un po’, le ho detto che sei appena arrivata e che hai bisogno di tempo per ambientarti. Ti ha concesso cinque giorni gratis e poi dovrai pagare l’affitto della stanza. Per i pasti fai attenzione, puoi bere ma non mangiare frutta o non potrai più tornare indietro nel mondo dei vivi.
 
Emma afferrò un boccale e iniziò a sorseggiare la sua birra. Non aveva fame ma la sua gola era secca come il deserto.
 
- Suppongo che dovrei ringraziarti molto. Mi hai aiutata senza sapere il mio nome.
- Ho un debole per le anime appena giunte. E poi mio fratello non mi perdonerebbe mai se sapesse che non mi sono preso cura della donna di cui è profondamente innamorato.
 
La birra nella gola di Emma fece una piroetta facendola strozzare. Non si era sbagliata: quegli occhi erano davvero il marchio della famiglia Jones.
 
- Sai chi sono dunque.
- Si Emma Swan, so chi sei.
- Come lo hai capito?
- L’anello che porti al collo. Era mio. L’ho regalato a Killian per il suo sedicesimo compleanno. Diceva che per lui era una sorta di portafortuna. Non se ne separava mai. Se lo ha dato a te, vuol dire che per lui sei molto importante. E poi ho avuto modo di dare una sbrciatina alle vostre vite.
- Anche lui è molto importante per me, Liam Jones.
- Dunque anche tu sai chi sono io.
- Avete gli stessi occhi. Per un attimo prima credevo fossi lui.
- Cosa ti ha spinto in questo posto?
 
Emma tirò fuori la fiaschetta di rhum. Aveva bisogno di qualcosa di molto più alcolico della birra per avere il coraggio di ripercorrere tutto quello che era successo fino a quel momento. Iniziò a raccontare con un filo di voce tutto quello che era successo a Camelot con Artù e Merlino; quello che era successo a Storybrooke quando Hook aveva lanciato la maledizione oscura. Bevve ancora prima di raccontare del sacrificio del suo uomo, di quello che aveva dovuto fare prima di ritrovarselo morente tra le braccia.
 
- Vacci piano ragazza, o non riuscirai a raccontarmi tutta la storia fino in fondo.
- Lo sapevi che è stato tuo fratello ad iniziarmi al rhum?
- Ho intravisto qualcosa
- Allora sai anche quello che è successo.
- Le cose non funzionano proprio così. In questo posto il tempo anche se scandito, di fatto è fermo. Il solo desiderio delle anime intrappolate qui è vedere i propri cari. Finché la devozione di questi è tutta rivolta verso di noi, ci sentiamo appagati. Non sembra neanche di essere in un posto così terribile come dicono. Ma le cose cambiano quando i nostri affetti maturano la consapevolezza di dover andare avanti. Il ricordo di chi eravamo in vita inizia a sbiadire e a farsi confuso. È in questo preciso momento che Ade ci marchia definitivamente, facendoci vedere la vita di chi ci è sopravvissuto solo a tratti. È lì che comincia l’Inferno vero. non sappiamo tutto.
- Killian non ti ha mai dimenticato. Mi ha raccontato molte cose della sua infanzia, di quando vostro padre vi ha abbandonato in quella nave, di come da ragazzo si sia appoggiato a te, dell’importanza che hai avuto nella sua vita.
- Ma è stata la vendetta il suo chiodo fisso. È sempre stato un ragazzino dolce. È diventato un ottimo tenente ed è stata la mia morte a trasformare e amplificare quell’inquietudine che ha sempre avuto in fondo al cuore. Non me lo sono mai perdonato. Quando mi sono tagliato con la Sognombra volevo solo placare i suoi timori e invece l’ho ferito pur volendo fargli del bene.
- Conosco la sensazione. Io ho fatto anche di peggio. L’ho trasformato in Oscuro perché non sopportavo l’idea di perderlo. L’amore che mi lega a lui io non credevo neanche di poterlo provare, è stato lui ad abbattere i miei muri, ad insinuarsi tra le mie mura. Mi ha sempre detto che gli piace essere l’uomo che riusciva ad abbassare le mie difese. Capisci che non potevo sopportare l’idea che mi venisse strappato. Non sarei sopravvissuta a quel dolore.
 
Gli occhi di Emma si riempirono di lacrime e si apprestò a raccontare a Liam quello che era successo quando era chiaro che la ferita di Hook non poteva essere rimarginata.
 
- Quando ho capito che l’unico modo per salvarlo era legare la sua vita ad Excalibur, gli altri hanno provato a fermarmi ma io non avevo alcuna intenzione di perdere un’altra persona a me cara.
 
Lo avevo portato al campo di Camelie e sdraiata accanto a lui stavo cercando di mettere ordine nei miei pensieri, la mano stretta nella sua mentre l’altra era intenta a carezzare il suo pallido viso.
 
- Emma …
- Killy … presto starai meglio
- No ti prego, devi lasciarmi andare. Non voglio rischiare, non voglio diventare quella cosa.
- Non succederà. Puoi combattere l’Oscurità, ti aiuterò a farlo. Lo faremo insieme.
- Non sono forte quanto te o Merlino, sono debole. Le cose che ho fatto … ho ceduto altre volte all’Oscurità nella mia vita, e ci sono voluti secoli per respingerla. Non so se riuscirò a farlo ancora.
- Ma il nostro futuro!
- Sarò felice sapendo che ne hai uno.
- Ma non è abbastanza per me!
 
Per tutta la durata di quello straziante racconto, Liam non aveva mai smesso di guardarla. Emma sentiva addosso il peso di quello sguardo e delle domande che potevano scatenarsi nella mente di quell’uomo. Liam poteva anche non essere più disposto ad aiutarla dopo ave sentito quello che aveva fatto.
 
- Non avevo mai raccontato a nessuno questo momento.
- Poi cosa è successo?
 
Emma sospirò asciugandosi una lacrima prima di continuare.
 
- Quando Killian ha avuto dentro di sé l’oscurità, non è riuscito a governarla. In altre parole è come se a un ex alcolista avessi servito nuovamente da bere. La cosa mi è sfuggita di mano. Ho cercato di tamponare i danni togliendogli i ricordi, ma quando li ha riavuti si è sentito tradito e ha cercato di vendicarsi di me.
 
Ho disperatamente cercato di riaccendere in lui la luce dell’amore e della speranza inutilmente.
 
- Killian la vendetta non è il tuo lieto fine. Io lo sono. Me l’hai detto tu. Se distruggi quel cuore, distruggerai anche il tuo lieto fine!
- No, Killian Jones ti ha detto questo, il tuo affettuoso cagnolino. Ma quell’uomo è morto quando lo hai trasformato in Oscuro!
 
I ricordi si affollavano nella testa della donna, mentre il volto di Liam si faceva sempre più teso mentre Emma dipanava i fili del suo racconto.
 
- Hai combinato un bel casino. Quando mio fratello si sente tradito reagisce male. In troppi lo hanno fatto, primo fra tutti nostro padre. Non c’è dubbio, lo hai ferito.
 
La vergogna di Emma cresceva sempre più.
 
- Perché sei scesa qui Emma?
- Per riprendermelo. Lo amo e non posso vivere senza di lui.
- Vedo nei tuoi occhi l’amore che dici di provare. Se un uomo che ha toccato il fondo è ancora amato con tale trasporto, qualcosa di buono deve pur averla combinata alla fine.
- Quando davvero ho creduto che mi avrebbe venduta a Nimue, si è infine reso conto di quello che stava facendo, ha racchiuso dentro di sé tutta l’Oscurità e mi ha chiesto di trafiggerlo con Excalibur per estirparla una volta per tutte. Ha detto che era il suo modo per redimersi.
- E tu cosa hai fatto?
- Lo avevo già tradito una volta, non potevo commettere due volte lo stesso errore. Con la morte nel cuore ho fatto quello che mi aveva chiesto. È morto da eroe.
 
Liam afferrò il suo boccale e bevve la restante birra in un solo sorso.
 
- So bene – proseguì Emma – che in questo momento mi starai odiando, ma ti prego di credermi. Nonostante tutto, il mio amore non si affievolito.
- È meglio che non ti fai vedere troppo in giro. La tua presenza non passerà inosservata. Ade non gradisce intrusioni. Mi chiedo perché ti abbia lasciato entrare. Ad ogni modo, non fare casini. Se finisci al suo cospetto nessuno potrà aiutarti. Cercherò io mio fratello.
- Significa che mi aiuterai?
- Quello che posso fare è cercarlo e farlo parlare con te. Il resto dipenderà da lui. è tardi e tu sei decisamente provata. Sali nella tua stanza – le porse le chiavi – e dormi un paio di ore. Io inizio ad attivarmi anche se non potrò uscire fino alla settima ora.
- Grazie.
- Non ho ancora fatto niente. Troviamo Killian e poi ne riparliamo.
 
Non era più abituato a dormire solo. A Camelot avevano dormito insieme ogni notte. Stringerla a sé e addormentarsi con il sapore dei suoi baci era diventato un rituale a cui non avrebbe mai voluto sottrarsi. Scaldarle anima e corpo era compito suo ormai, e lui non chiedeva di meglio che svolgerlo. Si davano appuntamento nei bui corridoi del castello per poi rifugiarsi in una delle loro camere. Di solito la scelta cadeva quasi sempre sulla sua stanza, perché più isolata rispetto a quella di Emma. Era infatti l’ultima del corridoio, vicino a una finestra e lontana dalle scale. Gli sembrava di sentire ancora le lenzuola calde e le soffocate risate che li avevano uniti in quel periodo, così come lo schiocco degli ultimi baci rubati sulla soglia della stanza, alle giovani luci dell’alba, prima che Emma tornasse nella sua. Meglio non destare ulteriori sospetti circa la direzione che la loro relazione stava prendendo. Nel sonno, passato e presente si confondevano e vorticavano nella testa Hook: ben presto il calore di Camelot aveva lasciato il posto ai freddi ed umidi ricordi dei boschi intorno a Storybrooke. Emma l’aveva appena salvato da Artù e lui si sentiva in colpa per non essere riuscito a capirla su quella barca perché troppo spaventato da quello che Emma era diventata.
 
- Immagino di doverti ringraziare.
- Non devi, ma non farlo mai più.
- Devo chiederti scusa per quello che ho detto quel giorno sulla mia nave
- Quando hai rifiutato di accettarmi o quando hai detto di non amarmi?
- È un po’ più complicato di così
- Non importa, sono l’Oscura
- Sei più di questo! Sei ancora tu! Mi hai salvato. Quella era Emma.
- Cosa vuoi da me?
- Voglio aiutarti e ho bisogno del tuo aiuto per farlo. Perché ti serve quella dannata spada? Tutto questo potere e non hai il coraggio di rispondere a una sola domanda!
 
Emma lo aveva guardato con due occhi gelidi e si stava allontanando chiaramente intenzionata a non rispondere alla sua domanda. Ma lui più che mai aveva bisogno di sapere, di capire, di intravvedere ancora la sua donna dietro quella maschera.
 
- So che sei ancora lì, Emma. E so che hai sempre le tue ragioni!
- È vero le ho! Vuoi sapere perché sto facendo tutto questo?
 
Durante quella pausa il suo cuore si era fermato. Forse stavolta era riuscito a toccare il tasto giusto per farla aprire ancora una volta. Si era voltata e lo aveva guardato dritto negli occhi senza tentennare.
 
- Lo sto facendo per te.
 
In quel momento qualcosa dentro di lui era scattato. Emma aveva abbracciato l’Oscurità per colpa sua. Come sempre era riuscito a contaminare una persona a lui cara.
Nella sua testa lo scenario cambiò vorticosamente per poi lasciarlo inerme di fronte ad un altro ricordo. Quella mezza risposta non aveva attenuato la sua sete di sapere, anzi l’aveva alimentata ancora di più.  L’aveva chiamata a gran voce per tutte le strade della città, ma solo quando si era lanciato dalla torre dell’orologio, Emma era comparsa a salvarlo.
 
- Eri sicuro che ti avrei salvato
- Forse ero troppo ottimista o troppo disperato o forse entrambe le cose. Ho bisogno di sapere cosa è successo tra noi a Camelot. Dimmelo e basta.
- Non è cosi semplice
- Qualunque cosa tu abbia fatto, qualunque peccato tu stia cercando di espiare, io ti ho già perdonata.
- Non ho bisogno di perdono
- Allora confessa. Ti assicuro che non può essere peggio di quello che ho fatto io. Sono stato un pirata per centinaia di anni.
- Credi che sia la stessa cosa?
- Li vedi questi – aveva detto mostrando gli anelli della sua mano – ogni anello è una triste storia.
- E questo? – aveva chiesto lei avvicinandosi e schiudendo il palmo della mano
- Ce l’hai tu. Pensavo di averlo perso a Camelot
- Me l’hai dato perché mi tenesse al sicuro.
- È la storia più triste di tutte. Apparteneva ad una persona migliore di me, mio fratello Liam.
- Puoi riprenderlo
- Tienilo tu. Sai, per me questi anelli erano dei trofei in passato. Ma è cambiato tutto da quando ti ho incontrata.
- Ora cosa sono?
- Un promemoria che tutti i peccati possono essere perdonati se qualcuno ti ama. Ho capito che mi sbagliavo di grosso prima. Ti amo Emma Swan, non importa cosa tu abbia fatto.
 
Quando aveva pronunciato quelle parole, il volto di Emma aveva perso tutta la tensione ed era tornato ad essere dolce. E per la prima volta aveva avuto la sensazione che la donna ora davanti a lui era la stessa che aveva confessato di amarlo un secondo prima di pugnalare l’oscurità, la donna che lo aveva salvato da se stesso con il suo amore.
La scena attorno a lui vorticò nuovamente e Killian sperò per l’ultima volta. Emma era sdraiata sul divano di Regina con il braccialetto che lui le aveva messo e il viso devastato dal dolore. Sapeva che era colpa sua. Avrebbe voluto slanciarsi verso di lei, stringerla e chiederle mille volte perdono per quello che aveva fatto. Poi sentì i suoi passi provenire dal corridoio ed Emma alzarsi di scatto. Si odiava sempre più per quello che la sua mente lo stava costringendo a rivivere.
 
- Pensavo di trovarti con gli altri eroi, immersi tra una montagna di libri per scoprire il mio piano.
- Non sei qui per questo. Sei qui perché provi ancora qualcosa per me.
- Oh Swan, certo che provo ancora qualcosa per te: rabbia, disprezzo, delusione
- Non lo pensi davvero.
- Quando mi hai legato ad Excalibur, mi hai fatto aprire gli occhi. Ora finalmente ti vedo per quella che sei davvero: un’ancora. Non sei niente di più di una bellissima bionda distrazione, ma indovina un po’ Swan? Ora sono un uomo libero. E non riuscirai a impedirmi di ottenere quello che voglio. Di nuovo.
 
Sentirsi pronunciare quelle parole fu ancora peggio che averle dette. Il volto di Emma si era irrigidito: conosceva le sue paure meglio di chiunque altro e non si era minimamente fatto scrupolo di usarle contro di lei. E il fatto che fosse accecato dall’oscurità era un’aggravante, più che una scusante. Ma perché non riusciva a svegliarsi da quel maledetto sonno?
 
- Sai qual è il tuo problema Swan? Hai così paura di perdere le persone che ami che finisci sempre per allontanarle. Ecco perché resterai sempre un’orfana. Non ti serve un cattivo per distruggere la tua stessa felicità, ci pensi benissimo da sola.
- Perché mi stai dicendo tutto questo?
- Perché voglio ferirti come tu hai ferito me.
 
 Era davvero troppo. Non avrebbe sopportato ulteriormente rivivere il modo in cui l’aveva trattata, il suo essere stato così debole proprio nel momento in cui lei aveva più bisogno del suo sostegno. E in quel preciso momento, riuscì ad aprire gli occhi, come se una mano invisibile si fosse tolta di colpo. Si tirò su dal letto di scatto, con il respiro pesante e il cuore che gli martellava nel petto. Non poteva averlo perdonato davvero. Magari sull’onda emotiva si era lasciata trascinare dai sentimenti, ma quando avrebbe riflettuto a mente più lucida, non poteva non rendersi conto di tutto quello che le aveva vomitato addosso. Come poteva averlo perdonato se era lui il primo a non riuscirci?

Nello specchio davanti a lui, Ade aveva seguito attentamente le reazioni che aveva scatenato nella testa di quella misera anima. Era stato debole, è vero ma aveva ora dimostrato una grande resistenza ai suoi atroci giochi.
 
- Vostra maestà, non vi sembra di stare esagerando? Sapete bene che quel tipo di magia può portare le sue vittime alla pazzia.
 
Ade si girò offeso verso la figura inginocchiata dietro di lui.
 
- Radamante, per quanto ti abbia fatto dono di un giudizio giusto quantunque severo, questo non vuol dire che puoi permetterti di giudicare anche le mie azioni con tale insolenza!
- Chiedo umilmente perdono. Mi preoccupavo solo del fatto che quell’anima vi serve integra, tutto qui. Da pazza, dubito che possa essere utile ai vostri piani.
- So quello che faccio. Devo capire fino a che punto posso spingerlo. Quello che davvero mi interessa è la reazione che avrà ora. Da essa dipende parte del mio piano. Lasciami osservare ora!
 
Dopo i primi istanti, Hook era un po’ più calmo. Quel susseguirsi di ricordi lo aveva sconvolto non poco, in particolare l’ultimo. Emma non era mai stata una distrazione per lui, era semplicemente il tutto che si aspetta una vita intera e che con un po’ di fortuna forse si incontrerà nel corso di essa. Aveva dovuto attendere quasi tre secoli per incontrare la sua anima gemella e lui in tre minuti era riuscito a distruggere tutto quello che di buono aveva fatto per essere degno di lei. Si alzò dal letto per dirigersi alla finestra che dava sul mare. Milah si era ricordata di quanto lo calmasse quella vista. Appoggiò un braccio sul vetro e su di esso la fronte: il cielo era cupo come la pece e senza nemmeno una stella. Dal fondo della sua testa, una voce gli ricordò cosa doveva fare.
 
- Stabilisci la rotta tenente, mi fido ciecamente di te.
 
Liam aveva ragione. Doveva stabilire una rotta e di certo non portava a Milah. Non avrebbe mai potuto dimenticare la sua Emma, rassegnarsi alla sua assenza e Milah non meritava la sua freddezza né tanto meno poteva illuderla o ingannarla su quelli che erano i suoi veri sentimenti. Doveva lasciare quella casa non appena sarebbe potuto uscire. Nessuna, neanche lei sarebbe riuscita a riempire quel vuoto. Avrebbe aspettato pazientemente Emma in quello strano mondo, anche se sarebbe andata avanti con la sua vita. L’avrebbe accolta lì anche solo per vederla ancora un’ultima volta prima che la sua mano stringesse quella di un altro. Ma l’amore che provava per lei sarebbe rimasto immutato. 


ANGOLO DELL'AUTRICE:

Tadaaaaannnnnnnnn abbiamo scoperto chi è il misterioso salvatore di Emma .... il nostro caro e adorato Liam Jones! Lo si era capitano anche dal titolo no? Emma ha dovuto ripercorrere tutto quello che ha fatto a Storybrooke, rivivere quei momenti strazianti. Ha avuto paura che suo "cognato" non volesse più aiutarla ma così non è stato. 
Da l'altra parte c'è il nostro Killy a tu per tu con i sensi di colpa. Già di suo erano molto accentuati in più il caro Ade ci ha messo il carico da undici. Il signore dell'Averno vuole testare i nostri eroi prima di svelare i suoi propositi. Dato che nell'Averno non scorre il tempo, avevo bisogno di creare una sorta di "notte" per questomi sono inventata questa sorta di coprifuoco, ci servirà più avanti :D
Spero, infine, di aver spiegato bene come le anime riescono a vedere le vite dei loro sopravvissuti e fino a che punto: sostanzialmente finche i sopravvissuti restano ancorati al passato, i morti vedono lo scorrere delle loro vite. Quando decidono di andare avanti, è Ade a decidera cosa possono vedere, quando, come e per quanto tempo.
Come sempre grazie atutti per gli inserimenti, le letture e le recensioni.
Per qualunque punto poco chiaro o semplicemente per farmi sapere le vostre impresisoni, sono sempre qui! :D
Un bacione e a lunedì prossimo
Persefone
 

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Capitolo 5
*** V. Facing the Past ***


V. Facing the Past
 
Non appena Ade comprese quale decisione era maturata nel cuore di Killian esultò.
 
- Bingo! Direbbero sulla terra. Questi due sono davvero incredibili. È ora di attuare l’altra parte del mio piano. Radamante, avverti Eaco: digli di liberare quell’anima e attirarla da Anita. Ora devo capire di che pasta è fatta lei. Ma prima, credo proprio che dovrò fare una visitina ad un’altra persona.
 
Quando l’orologio della torre suonò la settima ora, Milah era già in cucina da un pezzo e stava cercando di preparare una sorta di colazione o qualcosa che vagamente le somigliasse. Aveva visto Emma preparare la colazione a Killian nel mondo dei vivi: quei sorrisi che lui le faceva, come lei si sedeva sulle sue gambe dopo avergli porto la tazza di caffè, i baci che non erano mai sazi di scambiarsi, mentre la gelosia dentro di lei bruciava e si infiammava sempre più. Ma una speranza si era riaccesa quando se lo era ritrovato davanti alla porta proprio come le era stato predetto. Peccato che la contentezza era stata spazzata via dalla consapevolezza di non occupare più lo stesso posto nel suo cuore. La notte appena trascorsa ne era stata una prova incontrovertibile. Aveva sentito Killian chiamare più volte nel sonno Emma con accenti disperati. Lo aveva sentito alzarsi e camminare inquieto per la sua stanza. Conosceva bene quell’abitudine, quell’inquietudine, quella smania di muoversi quando qualcosa lo preoccupava.  A bordo della Jolly Roger, non era mai riuscita a calmarlo in questo senso. Tutto quello che aveva potuto fare era guardarlo dal letto e aspettare che tornasse a sdraiarsi accanto a lei. E invece quella smorfiosa bionda era riuscita in tutto quello che a lei non era andato bene. Cosa mai ci avesse trovato di attraente Killian, non riusciva proprio a capirlo. Emma era la sola che era stata in grado di placare un’ira durata secoli, una smania che aveva dominato il suo uomo dopo la sua morte. E questo proprio non riusciva a digerirlo.

Immersa nei suoi pensieri, stava girando il caffè nelle due tazze che aveva preparato, quando sentì i passi di Killian scendere le scale e dirigersi in cucina. Cercò immediatamente di ricomporsi per non dare a vedere la sua frustrazione.
 
- Buongiorno – disse subito Killian sedendosi ad uno sgabello.
- Buongiorno a te Killian, caffè?
- Una tazza bella colma, grazie.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Il primo lo hai bevuto con lei scommetto.
 
A Hook non sfuggì il tono sarcastico con cui quell’ultima frase fu pronunciata. Doveva agire e subito.
 
- Milah capisco bene come ti senti. Anche io sono molto contento di averti rivista, ma purtroppo non posso più darti quello che cerchi.
 
Quello che era il suo vero stato d’animo, Milah non riuscì più a mascherarlo.
 
- Tu sei qui! – disse secca avvicinandosi a lui – e lei no! Non ho fretta, possiamo riavere quello che avevamo. Non ho fatto altro che aspettarti. Mi sei mancato e so che anche per te è stato lo stesso. Lo hai detto anche tu … in fondo Emma non è stata altro che una distrazione!
 
Killian sgranò gli occhi.
 
- Tu come fai a saperlo?
 
Passo falso, Milah. Passo falso.
 
- Stanotte – cercò di giustificarsi – hai parlato spesso nel sonno.
 
La donna gli sfilò la tazza dalla mano per poterla stringere nella sua. Non sembrava minimamente intenzionata a capire quello che Killian aveva sperato comprendesse. Ma quando non ricambiò la stretta della mano di Milah, la stizza della donna tornò ancora più prepotente.
 
- Perché tanta ostinazione? Ti ha fatto soffrire, ti ha allontanato, ti ha spezzato il cuore!
- Non ti permetto di dire queste cose!
 
Il tono di difesa assunto da Killian la fece sbottare ancora di più.
 
- Io non l’avrei mai fatto e lo sai benissimo! – come Milah lo vide irrigidirsi ancora di più tornò ad avvicinarsi per parlare con un tono di voce più dolce – Ti sto solo chiedendo di non prendere decisioni affrettate.
 
Quando Milah provò ancora una volta a baciarlo, Killian non esitò ancora a scansarsi. Sapeva benissimo che non poteva e doveva illuderla in nessun modo o sarebbe stato peggio. La guardò negli occhi e cercò di farla ragionare ancora.
 
- È proprio in nome di quell’amore che c’è stato tra noi e credimi, serbo in una parte speciale del mio cuore, che non posso illuderti in maniera così meschina. Non te lo meriti.
- La ami dunque fino a questo punto?
- Ma perché vuoi per forza ferirti?
- Rispondimi!
- Sì, la amo e la cosa è reciproca. Ha abbracciato l’Oscurità per cercare di salvarmi
- È stata solo un’egoista!
- Ti prego di lasciare Emma fuori da tutto ciò. Ad ogni modo grazie del caffè e dell’ospitalità, ma non posso proprio rimanere qui.
 
Hook si alzò dallo sgabello per dirigersi verso la porta di servizio della cucina, ma Milah lo fermò trattenendolo per un braccio. La donna provò a gettarsi tra le sue braccia nel disperato tentativo che lui ricambiasse. Hook la lasciò appoggiare senza stringerla. Faceva tutto male, dannatamente male: l’assenza di Emma, vedere Milah così e sapere che in parte era colpa sua. Per questo era ancora più determinato ad andare via.
 
- Scusa! – singhiozzò Milah – hai ragione, sono stata troppo dura, non volevo. È che non voglio perderti ora che ti ho ritrovato. Non ho mai smesso di amarti.  Rimani ti prego.
- No Milah, non posso proprio.
 
Quando Killian chiuse la porta dietro di sé, Milah scoppiò in un pianto disperato. Tutto quello in cui aveva sperato si era rivelato una mera illusione. Rimase in quella posizione fino a quando una presenza si palesò nella stanza.
 
- Andiamo Milah, credevo fossi di un’altra pasta! Non è da te arrenderti alla prima difficoltà.
 
La donna alzò la testa dal bancone della cucina e si ritrovò davanti un’elegante e impeccabile figura vestita di nero e con scuri occhiali da sole.
 
- Vostra altezza Ade, siete voi. Cosa volete da me? – disse la donna asciugandosi le lacrime e chinando la testa in segno di rispetto.
- Tesoro, non credevo davvero potessi ridurti così. Sei una delle anime più tenaci che abbiano attraversato le mie desolate terre e per una piccola cosuccia come questa frigni peggio di una bambina.
- E voi non siete stato onesto con me!
- Ma chi io?
- Mi avete mostrato come Killian si stava scontrando con Emma, l’odio e il disappunto che ha riversato di lei. Avete aggiunto che è stata proprio quella ragazzina ad ucciderlo. Perché allora Killian le è ancora così fedele?
- Ops … potrei aver omesso di dirti che quando il tuo Killian ha vomitato su Emma quella roba era preda dell’oscurità e quindi non era poi così vero. Inoltre potrei aver omesso un dettaglio sulle circostanze della morte del tuo uomo, cioè suo, di Emma intendo. È vero è stata Emma a trafiggerlo con Excalibur ma su richiesta di lui, dopo un alquanto nauseante scambio di proclami d’amore eterno l’uno per l’altra. Credimi, non ti sei persa niente, non rimanevo così senza fiato da quando un pezzo di moussaka non mi è rimasto in gola!
- Perché prendersi gioco di me allora? Come ti ho disobbedito per meritare una simile punizione?
- Sai come sono, tu non hai fatto niente, ma io sono capriccioso come ogni divinità. Ma so riconoscere la mia crudeltà gratuita verso di te, mia fedele anima, quindi sono qui per rimediare.
- Non sono una sprovveduta, altezza. Per voi tutto ha un prezzo. L’Oscuro ha imparato da te l’arte degli accordi. D’altronde nelle sue vene scorre un’oscurità che tu stesso hai contribuito a forgiare.
- Capisco i tuoi timori e non dico che non siano fondati, ma stavolta non chiedo niente in cambio.
- Come posso fidarmi stavolta?
- Emma è riuscita ad arrivare nell’Averno.
- Cosa? Come è possibile?
- Vedi, Eaco è un ottimo custode delle chiavi di questo posto, ma ha il brutto vizio di ubriacarsi ed addormentarsi. Emma ha attivato il portale del lago e Caronte non sa proprio resistere al richiamo del sangue di un uomo che è riuscito a tornare dall’Oltretomba. Ovviamente è qui per lui. Ha sicuramente in mente qualcosa ed è per questo che ho qui con me – continuò estraendo una fialetta dalla tasca interna della giacca – un po’ dell’acqua del fiume Lete.
- Il fiume dell’Oblio
- Esattamente. Se il tuo Killian scorderà Emma, non avrà alcun motivo per tornare su se avrà te al suo fianco.
- Come so che sarà solo lei ad essere dimenticata?
- Qui entro in gioco io. Caronte mi ha procurato un capello della ragazza. È già sciolto nell’acqua, ecco perché scorderà solo lei.
 
Milah era titubante. Da una parte era propensa ad accettare ma dall’altra sapeva che avrebbe avuto Killian con l’inganno.
 
- Pensaci Milah, meglio averlo così che non averlo proprio. Facciamo così lascio qui la fialetta e a te la scelta. Ancora qualche informazione utile: Emma è da Anita’s. Pedinala e tienila d’occhio. Liam la sta aiutando nelle ricerche. Se riuscirai a fargli bere quest’acqua tornerete ad essere felici ed Emma sarà costretta a rassegnarsi e tornarsene su a mani vuote.
- Non posso fargli questo.
- Ma certo che puoi ricorrere a qualunque mezzuccio per riprendertelo, lei non si farà scrupoli a convincerlo a seguirla. Io le informazioni te le ho date, ora la decisione è solo tua.
 
Così come era comparso, Ade svanì in una nera nuvola di fumo, lasciando Milah sola e consapevole di quello che doveva fare. Sul tavolo oltre alla fialetta c’era un bigliettino.
“Tuo figlio sarà da Anita’s alla decima ora. Eaco lo ha rilasciato”


Dire che Emma aveva dormito era un puro eufemismo. Era riuscita a chiudere gli occhi ma aveva dormito per non più di un’ora consecutivamente. L’atmosfera di quel luogo era spettrale, come era logico che fosse, e non si era sentita mai al sicuro, neanche con la porta sbarrata e la spada di suo padre a portata di mano. Quando finalmente era giunta la settima ora, alzarsi era stata una liberazione. Si era data una rinfrescata e aveva raggiunto Liam ad uno dei tavoli.
 
- Ben svegliata Emma, anche se dalla tua faccia non si direbbe.
- Assomiglio sempre più a uno di voi eh?
- Noto con piacere che il tuo senso dell’umorismo non ti ha abbandonata e capisco perché Killian ci abbia perso la testa. Non c’è donna più intrigante di quella che sappia tenerti testa!
- Passiamo alle cose serie. Ci sono novità?
- Ho fatto quattro chiacchiere con due marinai molto scaltri che fanno al caso nostro, Edgar e Barnaby. Hanno avuto un passato burrascoso con Killian, ma mi dovevano un paio di favori ed era giunto il momento di passare a riscuotere. Edgar ha fatto un giro attorno alla casa di Milah. Se è passato da lei non sapeva dirlo, ma sicuramente era sola in casa quando è andato a controllare e di segni maschili o di un’altra presenza in quella casa non c’erano stamattina.
- Ma non c’è il coprifuoco prima della settima ora?
- Assolutamente, ma loro sono sempre pirati e sanno sempre eludere le regole a prescindere dal regno in cui si trovano.
 
Il nome di Milah era l’ultima cosa che Emma avrebbe voluto sentire in quel momento. Perché poteva negarlo a tutti ma non a se stessa: temeva quella donna, ma soprattutto quello che per Killian aveva rappresentato.
 
- Cosa suggerisci ora capitano?
- Rimani qui finché non l’avremo individuato. Poi valuteremo cosa fare.
- Dovrei starmene con le mani in mano?
- Se ci tieni come davvero dici, sì.
 
Emma tornò a sedersi. Si fidava di Liam ma quell’inazione la snervava. Voleva uscire anche lei a cercarlo e non rimanere con le mani in mano. Controvoglia si sedette ad un tavolo ed ordinò un caffè.
Liam era uscito già da una buona mezz’ora ed Emma era rimasta al tavolo stringendo l’anello e maledicendosi per non aver insistito nell’accompagnarlo nelle ricerche. Stava dando fondo alla quinta tazza di caffè, quando improvvisamente si sentì chiamare da qualcuno.
 
- Emma! Cosa ti è successo? Perché sei qui?
 
Emma abbassò la tazza stupita: aveva riconosciuto immediatamente quella voce.

- Neal!

Dopo un primo momento di imbarazzo, Emma e Neal si erano ritrovati seduti allo stesso tavolo con davanti due tazze fumanti. Emma lo aveva subito tranquillizzato sulla sua condizione di viva e Neal non aveva avuto ancora il coraggio di chiederle le ragioni che l’avevano spinta in quel posto. Meglio prenderla alla larga. Aveva notato l’anello al collo della donna e sapeva anche da chi lo aveva ricevuto.
 
- Come sta Henry?
- Bene nonostante tutto. L’avventura a Camelot è stata complessa per tutti. È con Regina e Robin in questo momento.
- Sono contento di sapere che quei due alla fine siano riusciti a trovare il loro lieto fine.
- In un certo senso hai ragione, anche se dovranno lavorarci su ancora un po’.
- E il tuo di lieto fine, Emma? – chiese Neal fissando l’anello al collo della donna – sei riuscita a trovare la tua Tallahasse?
 
Emma afferrò l’anello e se lo strinse al petto.
 
- Sì e in parte sono qui proprio per quello.
- E lui dov’è? Come ha potuto lasciarti venire qui da sola?
- Forse non ci siamo capiti, Neal. Lui è già qui. è … - quella frase Emma proprio non riusciva a dirla senza che un magone le strozzasse le parole in gola.
-  Cosa è successo?
- Diciamo che a Camelot ho fatto un gran casino e Killian ha dovuto metterci una pezza.
- Lo chiami Killian . Dovevo immaginarlo, ma sentirtelo dire … scusa sto divagando. Continua.
- Killian ha sacrificato la sua vita per salvarci dal ritorno degli Oscuri.
- E mio padre non ha potuto fare niente?
 
Ad Emma fu subito chiaro che Neal non aveva la minima idea di quello che aveva fatto Gold e di come era venuto meno alle promesse che gli aveva fatto in punto di morte. Rivelare le sue malefatte avrebbe ferito Neal, non suo padre e per questo decise di tacergli la verità. Scosse la testa come risposta. Neal abbassò lo sguardo sulla tazza.
 
- Per me non avresti fatto una cosa del genere
- Lo amo Neal. Non rinnego quello che ho provato per te, ma non riesco davvero a immaginare un futuro senza lui accanto.
- Lo so. Ora capisco bene una cosa: tu non hai mai scelto tra lui e me. Tu hai sempre e solo voluto lui. L’ho capito da come lo guardavi a Neverland. Non mi hai mai guardato così neanche quando stavamo insieme. E ovviamente lui guardava te con lo stesso trasporto. Ho visto come vi siete mangiati con gli occhi mentre credevate di non essere scoperti.
 
Emma arrossì. Durante le notti all’accampamento si erano scambiati sguardi tutt’altro che casti e innocenti, ma non aveva minimamente sospettato che Neal se ne fosse accorto.
 
- A volte – riprese Neal – mi rimprovero il madornale errore di non essere venuto a cercarti quando ne avevo la possibilità, quando potevo essere ancora qualcosa per te. Magari avresti riservato a me quel trasporto e guardato lui con occhi diversi. Altre, invece, penso che avresti comunque perso la testa per lui a prescindere da tutto, anche da me.
- Neal – disse Emma sfiorandogli una mano – non posso cambiare quello che provo, lo capisci vero? Se a me tieni almeno un po’, ti chiedo solo un favore: se lo vedi in giro avvertimi. Mi saresti davvero di grande aiuto.
- Terrò gli occhi aperti, promesso. E ora è meglio che vada. Buona fortuna Emma.
- Buona fortuna a te, Neal.
 
Non appena fu uscito dal locale, Neal si diresse in uno dei vicoli adiacenti al locale. Come si fu accertato di essere solo, colpì con un pugno il muro davanti a sé. Si odiava per averla persa così stupidamente. E la colpa era solo sua e di nessun altro. Aveva avuto ragione Killian, aveva puntato sul lungo corso e la sua tenacia era stata ampiamente ripagata.
 
Dal suo palazzo, Ade si stava godendo tutta la scena attraverso lo specchio di Afrodite.   
 
- Te lo avevo detto Minosse che neanche lei avrebbe deluso le mie aspettative. Neal ormai non rappresenta più un ostacolo per Emma così come Milah non lo è per Hook. è stato davvero bravo Eaco a liberarlo e attirarlo lì con la scusa di aspettare sua madre. Se i miei calcoli sono esatti, Milah dovrebbe arrivare tra pochi istanti. E allora quando si riuniranno madre e figlio ne vedremo delle belle.
- Altezza ma …
- Taci Minosse! Eccola che arriva! Sapevo che una volta letto il biglietto sarebbe corsa a cercare suo figlio!
 
Nel frattempo nel vicolo Neal aveva scaricato la sua frustrazione su quel muro fino a sbucciarsi le nocche delle dita. La sua lotta col muro venne interrotta da una voce che credeva non avrebbe mai più risentito.
 
- Neal! Figlio mio!
 
Neal si girò all’entrata del vicolo e riconobbe subito la figura di sua madre.
 
- Mamma! – urlò correndo verso di lei per abbracciarla
 
Si sedettero sulla scala antincendio di uno dei palazzi a parlare.
 
- Quando le parche hanno annunciato il tuo arrivo, ti ho aspettato sulle rive dello Stige per giorni. Caronte non sapeva nulla e anzi era piuttosto restio a darmi informazioni su di te.
- Sono salito sulla barca di Caronte, ma ad un certo punto allo snodo con l’Acheronte, siamo stati fermati da un certo Eaco. Ha chiamato il mio nome e intimato di seguirlo su un’altra barca. Mi ha tenuto chiuso e isolato in uno strano palazzo fino a questa mattina.
- Penseremo dopo a questo. Raccontami ora qualcosa della tua vita terrena, te ne prego.
- Vediamo … ho avuto qualche problema con papà dopo che è diventato l’Oscuro. Con un fagiolo magico sono scappato in un mondo senza magia. Da qui sono poi partito per Neverland per proteggere i figli della famiglia che mi aveva adottato. Dopo essere fuggito da Neverland, per vivere mi sono dovuto arrangiare. In compenso ho incontrato una ragazza meravigliosa. Ci siamo innamorati e abbiamo avuto un figlio.
- Ho un nipote dunque, come si chiama?
- Henry.
- E la povera ragazza che ora sono sicura starà piangendo la tua perdita?
- Emma … Emma Swan. E non sta piangendo la mia perdita. Non più per lo meno.
 
Milah sgranò gli occhi stupita.
 
- Aspetta, ma parliamo della stessa Emma Swan che ora occupa il cuore di Killian?
- Proprio lei mamma. Si è presa il cuore di Killian e ha spezzato il mio.
- Raccontami come sono andate le cose. Le acque dell’Acheronte mi hanno mostrato la vita di Killian fino a quando non è tornato indietro per aiutare gli altri su Neverland. Quando non mi ha mostrato più nulla ho capito che il suo cuore era tornato a battere per un’altra, ma non ho mai saputo chi fino a questo momento.
 
E così Neal raccontò alla madre di come Emma e Killian avevano legato durante l’avventura su Neverland e di come avesse capito poco a poco di cosa stesse nascendo tra i due.
 
- È davvero una poco di buono! Spezzarti il cuore in questo modo!
- Ho fatto anche io la mia parte mamma, credimi. Ora Emma è qui ed è convinta di aver trovato un modo per riportare indietro Killian.
- Tu la ami ancora?
- Non ho mai smesso a dir la verità.
- E allora io e te faremo in modo di riavere indietro il nostro lieto fine. Ho intenzione di combattere, non lascerò a quella bionda la speranza di separarci di nuovo. E tu potresti convincerla del tuo amore. A proposito, hai visto Killian in giro? Ha passato la notte da me ma stamattina se ne è voluto andare a tutti i costi. Emma lo ha già trovato?
- Non ancora. Liam la sta aiutando.
- Ci mancava solo Liam ora! Io vado a cercarlo, tu tieni d’occhio Emma e avvertimi dei suoi movimenti.
 
Milah baciò suo figlio sulla fronte e si diresse in strada speranzosa. Aveva ancora qualche cartuccia da giocare prima di ricorrere a quella fialetta.
 

Il compiacimento di Ade era alle stelle. Stava andando tutto fin troppo bene.
 
- Il dado è tratto Minosse. Attendiamo pazientemente sviluppi ora.
 

Mancavano poche ore al rintocco della diciannovesima ora e Killian sapeva perfettamente che doveva trovare un luogo dove rifugiarsi. Aveva vagato tutto il giorno senza sosta, cercando di mettere quanti più chilometri possibili tra lui e Milah. Si era fermato un momento per riprendere fiato e riordinare le idee, quando una familiare staccionata bianca balzò ai suoi occhi. Alzò ancora di più lo sguardo e poi la vide. La loro casa. Non poteva essere solo una coincidenza, troppe cose l’avevano riportata a lei. Nel giardino c’era il cartello con la scritta affittasi. Si precipitò immediatamente sotto al porticato. La porta era chiusa a chiave, ma nei suoi anni da pirata aveva imparato come scassinare una serratura. La forzò ed entrò. Per la prima volta da quando era giunto in quel luogo, aveva trovato un posto che avesse una parvenza di casa.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Ora, se ho tirato in ballo Milah ... potevo non far cicciare fuori anche Neal? Ovviamente! Sia Emma che Hook hanno messo ben in chiaro i loro sentimenti con il loro passato, un passato che si tocca e che potrebbe allearsi per non dover rinunciare a loro. Non so voi come la pensiate, ma ho sempre riflettuto molto sulla dichiarazione che fecero durante la terza stagione circa il fatto che Emma non fosse al centro di un triangolo. Mi ha sempre fatto riflettere e questa è l'unica spiegazione che mi è venuta in mente per giustifiace la dichiarazione. Se avete letto altro, saprete che non sono una grande fan di Neal e anche qui non mi smentisco! XD. Ma dato che la testardaggine l'ha sicuramente ripresa dad sua madre, questi due insieme non sembravono avere in mente niente di buono. E poi c'è Ade. Mi sto dibìvertendo un sacco a tratteggiare questo personaggio, spero che risulti diabolicamnte piacevole anche per voi!
Grazie per le letture, gli inserimenti, le recensioni che mai mi fate mancare e che sono sempre un ottimo spunto!
A lunedì e un bacione grandissimo
Persefone

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Capitolo 6
*** VI. Together Again ***


VI. Together Again
 
Per il secondo di quello che avrebbe chiamato giorno nel mondo dei vivi, Emma era seduta al solito tavolo con la solita tazza di caffè. Quello che non poteva sapere era che anche Neal non l’aveva persa di vista un momento. Era stato attento a tutti i suoi movimenti: aveva visto Liam rientrare e parlare con lei, ma non era riuscito a capire dalle loro espressioni se c’erano state delle novità. Aveva passato la notte in una delle stanze del palazzo disabitato di fronte e allo scoccare della settima ora era già in strada a fare da palo. Dopo pochi minuti fu raggiunto da sua madre con due grossi bicchieri di caffè.
 
- Novità tesoro? – disse la donna porgendogli il caffè.
- Nessuna, non credo siano ancora riusciti a trovarlo. Se così fosse, Emma sarebbe schizzata fuori come un proiettile e invece è lì ferma a bere.
- Ma dico, dove diavolo può essersi andato a nascondere?
- Mamma, è un pirata e lo sai meglio di me che se non vuole essere trovato sa benissimo come fare.
- Dobbiamo sapere cosa sanno e cercare di guadagnare tempo almeno finché non scopriamo dove si nasconde quel testone.
- E se parlassimo con lei?
- Mica possiamo presentarci così e chiedere la insospettiremmo.
- Mi ha pregato di farle sapere se lo vedevo in giro. Vieni con me e diciamole che lo hai intravisto al porto.
- Mi hai detto che sa capire quando qualcuno le mente.
- Quando un vivo le mente e poi se sarai abbastanza convincente non si accorgerà di nulla. È ancora troppo scossa per pensare lucidamente. Le farai credere di non avere pretese su di lui e andrà tutto bene. Tu guadagnerai tempo e io troverò il modo do farmi volere ancora bene.
- Ieri non eri così determinato. Cosa è cambiato?
- Non sono minimamente disposto a lasciarla andare. Prima di quell’anello, portava il mio di ciondolo – tirò fuori dalla tasca la piastrina a forma di cigno – e ora prepariamoci.
 
Nel suo angolo, Emma era davvero impaziente. Dopo un’altra lunga notte in bianco era giunta a una decisione: non appena Liam sarebbe tornato, l’avrebbe seguito fuori a cercare Killian e stavolta non sarebbe riuscito a convincerla a rimanere lì. Il campanello della porta che si apriva attirò la sua attenzione. Vide Neal entrare seguito da una bruna donna. Gli fece cenno di avvicinarsi con la mano. Milah notò immediatamente l’anello al collo di Emma, anello che lei non aveva mai ricevuto in dono. I due nuovi arrivati presero posto accanto ad Emma che fermò una cameriera per ordinare altri due caffè.
 
- Emma – esordì Neal – evito di girarci intorno. Ti presento mia madre Milah.
 
Gli occhi di Emma passarono stupiti da Neal alla donna. Dopo averne sentito tanto parlare, eccola davanti a lei alla fine. Killian le aveva raccontato qualcosa ma non si era mai fermato a descriverla. Fisicamente era tutto l’opposto di lei: capelli scuri, occhi azzurri, carnagione olivastra.
 
- Piacere – esordì Milah porgendo la mano ad Emma – Neal mi ha molto parlato di te.
 
Quella donna aveva qualcosa di strano. Probabilmente una qualunque altra persona seduta a quel tavolo avrebbe detto che era la gelosia che stava provando in quel momento a renderla così diffidente. Ma quella stretta le aveva dato la sensazione di qualcosa di nascosto.
 
- Piacere Milah. Se Neal ti ha davvero parlato di me, non dovresti essere qui.
- Capisco perfettamente cosa intendi. Ma vedi, tutto quello che voglio è il suo bene, anche se questo vuol dire vederlo con un’altra.
 
La menzogna pronunciata era talmente tanto grande che Milah non poté fare a meno di abbassare lo sguardo. Il superpotere di Emma si destò all’istante.
 
- Lo hai visto?
- Credo di averlo intravisto al porto ieri sera. Volevo fermarlo, ma ad un certo punto l’ho perso di vista. L’ho cercato ma senza successo.
- Perché vorresti condividere questa informazione con me?
- Te lo ripeto, tengo al bene di Killian e poi non potevo ignorare l’accorata preghiera di mio figlio. troppe volte sono venuta meno alle mie promesse verso di lui e ora ho la possibilità di rimediare in qualche modo.
 
Aveva ancora mentito. Poteva essere anche nel regno di Ade, ma una menzogna è sempre una menzogna e da quando quei due si erano seduti al tavolo, Milah non aveva fatto altro che mentire. Erano due le cose che doveva capire: perché la donna si stava comportando così e soprattutto se Neal ne era a conoscenza o meno. Capì che la cosa migliore era guadagnare tempo.
 
- Appena torna Liam, riferirò quello che mi avete detto. Sono sicura che batterà nuovamente il porto da cima a fondo per trovare suo fratello.
- Tu sei riuscita a scoprire qualcosa? –
-No purtroppo. Comunque grazie Milah, so quanto deve esserti costato.
 
Emma vide Milah fissare l’anello al suo collo e serrare la mascella: era riuscita ad innervosirla. Ora sperava si tradisse.
 
- Chi sono io per intromettermi? Ti ha dato l’anello di suo fratello, è te che ha scelto. E ora è tempo di andare Neal. Sono sicura che Emma avrà molte cose da fare.
 
Emma li seguì con lo sguardo uscire: doveva aspettarselo quella donna era stata una piratessa, sapeva come cavarsela in ogni situazione. Lo scopo di quella visita poteva essere uno solo: capire a che punto erano le sue ricerche. Fu il rumore del peso di Liam sulla sedia a destarla. L’uomo infreddolito le aveva preso la tazza di caffè per berne quello che era rimasto.
 
- Serviti pure! Non fare complimenti.
- Ora capisco perché Killian girava sempre lontano dalla tua tazza!
 
Il viso di Emma si increspò di un leggero sorriso
 
- Adesso so da chi Killian ha imparato a fare ironia.
 
Liam si sfilò il giornale da sotto il braccio e lo posò sul tavolo.
 
- Anche il giornale, fammi indovinare baseball?
- Questa città è una copia perfetta di quella del mondo di sopra, quindi sì abbiamo anche il giornale.
 
Emma lo prese ed iniziò a sfogliarlo distrattamente.
 
- È passato Neal con Milah. Mi hanno detto che hanno intravisto Killian al porto. Pensi che questa informazione sia affidabile?
- Barnaby l’ha controllato e mi ha detto che di lui non c’è traccia lì. Ma magari farci un salto per ricontrollare non guasta.
 
Emma lo aveva quasi finito di sfogliare tutto, quando capitò sulla pagina degli annunci immobiliari e la vide. La loro casa. Come la vide ebbe una certezza dentro: lui era lì.
 
- Tra quanto ripartite?
- Una decina di minuti. Abbiamo appuntamento qui fuori.
- Vengo con voi.
- Ci risiamo.
- Ascoltami andrò al molo a dare un’altra occhiata senza che voi perdiate tempo. non mi metterò nei guai promesso.
- Provare a farti cambiare idea sarebbe inutile. Torna qui per tempo però, mi raccomando.
- So badare a me stessa.
 
Uscirono dalla tavola calda per incontrasi con gli altri due per riprendere le ricerche. Non appena Emma si fu allontanata, Liam chiamò a se Barnaby.
 
- Seguila senza farti vedere. Avvertimi qualunque cosa succeda.
- Non si preoccupi capitano.
 
Barnaby si mise subito sulle orme di Emma, ma non era il solo. Anche Neal si stava unendo al gruppo per pedinare la salvatrice.

Mentre Emma si stava dirigendo al porto, stava cercando di vagliare lucidamente l’ipotesi della casa. Sembrava troppo bella e semplice per essere vera. La mano era pronta sull’elsa della spada mentre le facce intorno a lei erano tutt’altro che cordiali. Una breve ricognizione al porto le confermò che Milah le aveva mentito. Iniziò, quindi a vagare senza meta.

L’orologio suonò a tradimento la diciottesima ora. Le ricerche erano state del tutto infruttuose e un altro giorno era andato sprecato. Doveva iniziare ad avviarsi verso l’Anita’s se voleva tornare in tempo. Aveva appena imboccato la via principale, quando i suoi piedi si fermarono al secondo incrocio: a destra Anita’s e a sinistra la loro casa. Senza indugi girò a sinistra, era lì, se lo sentiva.
Barnaby e Neal la seguirono a debita distanza finché non mise piede nel cortile di quella che ai loro occhi era una casa come tutte le altre. La videro armeggiare con la serratura e quando la porta si aprì la videro estrarre la spada ed entrare. Una volta sparita dietro l’uscio, corsero immediatamente ad avvertire chi li aveva incaricati di pedinare la salvatrice.

Quando Emma si ritrovò nel corridoio di casa sua, cercò subito l’interruttore della luce. Lo sfiorò con le dita e provò a far scattare la lampadina. Niente. La corrente doveva essere stata staccata per qualche motivo. Lasciò gli occhi abituarsi al buio e iniziò a guardarsi intorno. La speranza che l’aveva animata sino a quel momento sparì quando capì che lì non c’era nessuno. La casa era buia e fredda come se fosse disabitata da mesi. Abbassò la spada per guardarsi meglio intorno. Le stanze presentavano gli stessi mobili che lei aveva trovato non appena l’aveva occupata dopo il ritorno da Camelot. Quello che nessuno sapeva era che mentre era l’Oscura a Storybrooke, non aveva passato le notti costruendo acchiappasogni, bensì arredando la casa affinché fosse pronta per accogliere i suoi uomini una volta che tutto si fosse sistemato. Aveva trovato nella mansarda, cui si accedeva tramite una scala a scomparsa, molti mobili che potevano essere ancora usati. Aveva fatto anche una capatina sulla Jolly Roger per prendere qualcosa di Killian senza che se ne accorgesse. Lì invece ora c’erano solo muri spogli e odore di chiuso. Stava per uscire sconsolata, quando sul bancone della cucina notò un particolare importante: una candela consumata. Si avvicinò per poterla osservare meglio: la cera era ancora morbida, segno che lo stoppino aveva bruciato fino a non troppo tempo fa. Questo voleva dire che qualcuno c’era stato o c’era ancora da qualche parte. Emma sguainò la spada. Sperava di trovare Killian ma era meglio essere pronti qualora così non fosse stato. Con passo felpato si diresse in salotto. Sul tavolo c’era una scodella con quelli che erano i resti di un frugale pasto. Qualcuno aveva mangiato e la speranza si riaccese forte in lei. Si girò su se stessa per osservare il resto della stanza. Notò immediatamente la coperta lasciata sul divano da qualcuno che vi aveva dormito. Si inginocchiò e prima di prendere la coperta con mani tremati posò la spada a terra. Vi affondò il viso alla ricerca dell’inconfondibile odore della sua pelle. Lo avrebbe riconosciuto ovunque quell’odore. Poteva un’anima avere ancora lo stesso profumo del suo corpo terreno? Emma ora sapeva la risposta: sì. Le sue guance furono rigate dalle lacrime. L’unica cosa certa era che Killian era sicuramente passato di lì e vi era rimasto del tempo. Emma sperava che si fosse solo allontanato per qualche motivo e che sarebbe presto tornato. Posò la coperta e prese di nuovo la spada per perlustrare il piano superiore. Lo studio e la camera da letto più piccola erano vuote. Con il cuore in gola si avviò verso la camera padronale. Nella casa del mondo di sopra, non vi aveva mai dormito. Aveva voluto aspettarlo per dividerla con lui. si erano sempre adattati l’uno negli ambienti dell’altro, ma adesso voleva condividere sin dall’inizio uno spazio con lui. aprì la porta con mano tremante: vuota anche questa. Delusa, si stava dirigendo al piano di sotto con l’intenzione di aspettarlo quando notò che la scala a scomparsa che portava in mansarda era abbassata. Il cuore cominciò a battere forte mentre si incamminava sui pioli per salire alla mansarda. L’ambiente era tutto al buio e la poca luce proveniva dall’ampia finestra a giorno che dava sul mare. Davanti ad essa una poltrona che le dava le spalle. Sotto il suo peso le assi scricchiolarono rivelando la sua presenza.
 
- So bene di essermi introdotto qui senza permesso e per questo vi chiedo scusa.
 
Emma si fermò di colpo e sentì il cuore riempirsi di una disperata gioia: quella voce calda e profonda poteva appartenere ad una sola persona. Trattenne il respiro incapace di dire qualunque cosa per l’emozione.
 
- Vi dico subito – proseguì Killian – che non ho denaro e che non sono intenzionato a muovermi da qui. Sono certo dunque che potremmo giungere ad un accordo.
- Killian … sono io
 
Come Hook sentì pronunciare il suo nome, riconobbe immediatamente la voce della sua Emma. Non voleva credici, lei non poteva essere lì. Gli occhi, prima fissi e vacui sul paesaggio oltre la finestra, tornarono vispi e presenti. Si girò verso la figura alle sue spalle e la vide lì ferma, incredula quanto lui.
 
- Emma? Cosa … come …
- Non importa come, niente mi ha mai fermato prima.
 
Poi furono solo attimi. Emma si slanciò immediatamente verso di lui per perdersi tra le sue braccia mentre la gioia che Killian aveva provato si arrestò non appena la sentì a contatto con la sua pelle. Se poteva vederla, se poteva toccarla c’era una sola possibile spiegazione: era diventata anche lei un’anima.
 
- Sei proprio tu? Non è un brutto scherzo da parte di qualcuno?
- Amore mio, sono proprio io
- No! – replicò lui scostandosi leggermente – questo vuol dire che … non dirmi che Nimue è comunque riuscita a trovare un modo per eludere Excalibur e spegnere la tua luce!
 
Emma si tuffò sulle sue labbra d’impeto con il cuore che martellava nel petto.
 
- Shhh, ora che siamo insieme va tutto bene.
- No – replicò lui stringendola di più a sé – ho fallito! Non me lo perdonerò mai di averti strappato alla tua famiglia.
- Non hai fallito in niente, solo che io non sopportavo l’idea di averti perso per sempre.
- Non dirmi che hai ceduto all’oscurità
- Ho ceduto all’amore e sono venuta a cercarti.
- Sei viva?
- Sì
 
Il capitano tirò un sospiro di sollievo mentre Emma rimase stretta a lui. L’uomo che la stava stringendo era proprio il suo Killian, ma quando poggiò l’orecchio sul suo petto capì in cosa era diverso: non ne sentiva il battito e  la cosa era strana.
 
- È pericoloso questo posto Emma, non saresti dovuta venire. Come ci sei riuscita?
- Per le spiegazioni ci sarà tempo dopo.
 
Mentre Emma stava parlando, Hook continuava a sfiorarle le labbra. Aveva messo in conto tutto in quei due giorni, ma rivederla era davvero l’ultima cosa che si aspettava. Improvvisamente la sentì tremare tra le sue braccia. Il non avere un cuore implicava un ulteriore inconveniente: la sua anima non aveva un calore e quindi non poteva scaldare la sua Emma come sempre aveva fatto.
 
- Stai tremando e io non posso scaldarti – disse cercando di frizionarle la schiena
- Scusa, ma sento davvero freddo qui sopra. Scendiamo e accendiamo i riscaldamenti. Conosco bene la casa – disse lei sorridendo allusiva.
- Meglio accontentarci di candele, camino e coperte. È più romantico e poi nessuno deve sospettare che siamo qui.
 
Abbracciati sul divano e avvolti dalla coperta, Emma e Killian si stavano prendendo cura l’uno dell’altra. I baci si erano mescolati con le lacrime, con le scuse, con le carezze.
 
- Ancora non ci credo … allora mi hai davvero perdonato. – disse Killian ancora frastornato
- E tu hai perdonato me?
- Come posso non perdonare il mio lieto fine?
- Allora hai anche la mia risposta.
 
Si persero nell’ennesimo bacio: ora che si erano ritrovati, che si erano chiariti non avevano la minima intenzione di lasciarsi.
 
- Sta per suonare la diciannovesima ora – disse Emma tra un bacio e l’altro.
- Tu lasciala suonare e rimani qui con me. C’è abbastanza posto per tutti e due. Al massimo ci stringiamo ancora un po’.
- Speravo me lo chiedessi. Non avrei mai fatto in tempo a tornare da Anita’s – Hook la guardò interrogativo – sarebbe la versione di questo posto di Granny’s. Quando non mi vedranno tornare qualcuno sarà in pensiero, ma non importa.
- Poco meno di 48 ore qui e già devo spaccare la faccia a qualcuno?
- Se ti dicessi chi è, non ci crederesti mai – replicò Emma ridendo.
- Dammi un altro bacio e poi mi dici chi ha osato metterti gli occhi addosso.
 
Sotto la coperta i loro vestiti erano già abbastanza in disordine ma nessuno dei due ci aveva badato, troppo presi dal placare la sete di loro.
 
- Non sai cosa darei ora per sentire il cuore martellarmi nel petto. – disse Hook poggiando la fronte su quella di lei – Ti avrei amata come meriti. Anima e corpo.
- Ma tu già mi ami come merito. Avremo tempo per tutto una volta tornati a casa.
 
Emma fece scivolare la mano sul lato sinistro del suo petto.
 
- Che c’è amore?
- Scusami ma e strano questo silenzio nel tuo petto. Spesso mi sono lasciata cullare dal ritmo del tuo cuore per addormentarmi.
- Credo che questo sia l’inconveniente di essere costretti qui. è difficile spiegare cosa riesco a provare.
- Non farlo allora. C’è il mio per tutti e due – replicò Emma prima di baciarlo ancora.
 
Quelle parole misero in allarme Killian. Si staccò da lei e la afferrò per le spalle in modo da guardarla dritta negli occhi.
 
- Che vuoi dire Emma?
- Quando potremo uscire ti dirò tutto, non temere. Non ti nasconderò mai più qualcosa. Ora voglio pensare solo a te, a noi.
 
Stavano per tornare alla frenesia di pochi istanti prima, quando sentirono dei colpi alla porta. Hook girò la testa verso l’ingresso preoccupato.
 
- Chi potrà mai essere? – chiese agitato alzandosi e coprendo Emma.
- Non lo so.
- Ti ha seguita qualcuno?
- Non credo
- Aspettami qui e non ti muovere. Vado a vedere chi è.
 
Davanti alla porta di quella casa sconosciuta, Milah era impaziente. Neal aveva detto che Emma vi era entrata senza un motivo apparente. Si era precipitata lì, ma aveva trovato le luci spente. Solo nel salotto c’era una fioca luce proveniente da un camino acceso. Le finestre chiuse non le avevano permesso di vedere quante persone vi erano dentro. Se erano insieme doveva fare in modo di non lasciarli soli a lungo. Magari aveva avuto fortuna e c’era solo Killian dentro. Quando la porta si aprì e si ritrovò davanti l’oggetto dei suoi desideri davanti a lei, si buttò subito tra le sue braccia.
 
- Killian! perché sei scappato via stamattina? Mi hai fatto preoccupare!
- Milah! Cosa ci fai qui? – disse Hook cercando di liberarsi dalla sua stretta
 
Milah notò immediatamente lo sguardo nervoso del capitano verso l’interno della casa e fece di tutto per non farlo divincolare da lei. Se c’era Emma, come sospettava, doveva vederli insieme. E infatti la bionda comparve poco dopo sulla porta con la coperta addosso.
 
- Chi è? – disse Emma e come vide Milah stretta al suo uomo capì che aveva avuto ragione.
 
Quella donna non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare, anzi avrebbe combattuto fino alla fine per riprenderselo. Si avvicinò immediatamente. Come Milah notò i capelli e gli abiti in disordine di Emma capì quello che stavano facendo nell’altra stanza.
 
- Non me lo lascerò portare via tanto facilmente! – urlò Milah avvicinandosi furiosa ad Emma.
 
Stava per avventarsi su Emma e Killian stava cercando di mettersi tra le due, quando il rumore di una porta sfondata venne dalla cucina. Una terza figura avanzò nell’ingresso con la spada sguainata.
 
- Emma stai bene? Barnaby mi ha detto che sei entrata qui. Mi stavo preoccupando perché nessuno ti ha vista uscire o in giro.
 
Solo dopo lo sguardo di Liam passò da Emma alle figure che stava tenendo sotto tiro per riconoscere immediatamente il suo fratello minore. Il suo stupore era lo stesso che Killian aveva negli occhi quando se lo era ritrovato davanti.
 
- Liam …
- … fratellino – sorrise Liam
- Fratello più giovane! – replicò imbarazzato Killian.
 
Proprio in quell’istante rintoccò la diciannovesima ora e non avevano scelta: erano costretti a rimanere lì insieme fino al rintocco della settima ora. 



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccociiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Avete visto che li ho rimessi insieme i nostri adorati piccioncini? Emma ha capito immediatamente che poteva essere lì il suo Killy :).
Poi Milah ha fatto Milah e non solo è andata a parlare con Emma ma l'ha fatta anche seguire e ha interotto i nostri piccioncini sul più bello. Non contenti del via vai è piombato in casa anche Liam preoccupatissimo per Emma. Questo appartamento è più affolato di un ufficio delle poste! XD
E come se non bastasse ci si è messo anche il coprifuoco, quindi ora sono costretti a rimanere lì fino alla settima ora. Vi annuncio che il prossimo capitolo avrà come tema proprio questa complicata notte XD, ne vedremo delle belle, spero!
Grazie davvero a tutti che leggete, seguite e recensite. come sempre sono qui se volete farmi sapere cosa ve ne pare :)
Un bacione e alla prossima settimana
Persefone

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Capitolo 7
*** VII. A Forced Cohexistence ***


VII. A Forced Cohexistence
 
Rimasero tutti fermi nell’ingresso. Fu Milah la prima a muoversi per cercare di nuovo il contatto con Killian ma Emma, prontamente, si mise subito tra loro.
 
- Ragazzina – esplose Milah – non giocare con me!
- Milah! – intervenne Killian – ti prego di non rivolgerti così ad Emma.
- Ma perché  la difendi sempre? Non lo capisci che per lei sei solo un giocattolo?
- Io non sono il giocattolo di nessuno! Te lo ripeto: lascia Emma fuori da tutto ciò.
- Non vorrei interrompere - intervenne resoluto Liam – ma abbiamo al momento un problema più urgente: il coprifuoco.
- Possiamo rimanere tutti qui – rispose calmo Killian
- Killian ha ragione – disse Emma stringendosi al braccio del suo uomo – c’è abbastanza spazio per tutti: oltre alle due stanze da letto, nello studio c’è un altro divano letto
- Scordati di passare la notte con lui!
 
Le due donne si guardarono torve. Erano entrambe disposte a tutto per lui e Killian si sentiva davvero preso tra due fuochi.
 
- Come fai a conoscere bene questa casa, ragazzina? Vuoi metterti in  bella mostra? Proprio non resisti a fare la prima della classe?
- La conosco così bene – rispose Emma stizzita – perché questa è la casa che Killian ha scelto per noi, in cui andremo a vivere non appena saremo fuori di qui!
 
A quell’ultima frase Milah era rimasta senza parole. Lui aveva deciso di fermarsi in un posto, costruirsi una casa con lei, magari anche una famiglia e dei figli. Dal canto suo, Emma sentì improvvisamente il bisogno di uscire e prendere una boccata di aria fresca. Non voleva ferirla per rispetto a Killian ma la sua rivale non sembrava animata dalle stesse buone intenzioni. Ma era l’indecisione del capitano a ferirla, quel suo non schierarsi né con l’una né con l’altra anche se ne capiva bene le motivazioni. La salvatrice uscì dalla porta e si diresse a grandi passi nel porticato. La torre stava suonando il nono tocco, aveva ancora un paio di secondi prima di rientrare e fronteggiare quell’assurda situazione.
Come Killian vide Emma uscire dalla porta, le fu subito dietro. La paura che potesse succederle qualcosa lo spronò a seguirla fuori. Aveva sentito quello che succedeva ai malcapitati che finivano nelle grinfie di Minosse, Radamante ed Eaco: aveva sentito le loro grida nel cuore del coprifuoco. Non appena Milah capì le sue intenzioni, cercò di fermarlo ma qualcun altro si frappose tra lei e il capitano.
 
- Milady credo che abbia combinato fin troppo scompiglio stasera – disse Liam serio - È meglio se rimane qui.
- Altrimenti? Killian non sarebbe contento di sapere che qualcuno ha osato farmi del male.
- Vero. Ma crederebbe anche a suo fratello e alle sue impressioni sulle tue cattive intenzioni.
 
Una volta fuori, Killian raggiunse Emma velocemente e la afferrò per un braccio.
 
- Emma! Non possiamo rimanere qui! Torna dentro! È pericoloso rimanere qui fuori.
 
Emma lo attirò a sé e si perse in uno dei suoi abbracci.
 
- Voglio dormire con te stanotte. Ho bisogno di te, di averti vicino. Non allontanarmi per causa sua. Noi due siamo il futuro. Non ancorarti al passato: scegli me, scegli noi.
 
Aveva pronunciato queste parole in un sussurro, affondando il viso rigato di lacrime tra le sue braccia.
 
- Amore mio, non sai cosa darei per fare quello che mi chiedi. Lo sai che ti amo, che non ho mai amato nessuna come amo te, ma non posso fare un simile sgarbo a Milah.
 
Hook vide gli occhi di Emma riempirsi ancora di più di lacrime e la paura invadere il suo cuore.
 
- Ti prego Emma, devo chiederti di aiutarmi ancora una volta e di essere comprensiva.
- Io ti rivoglio con me!
- Anche io amore. – Hook strinse forte la sua mano – passeremo la notte qui e poi decideremo il da farsi. Ti prometto che andrà tutto bene.
 
Da dietro la spalla del pirata, Emma vide che dalla finestra Milah li stava fissando cercando di capire cosa si stessero dicendo. Si alzò sulle punte e lo baciò con passione per mostrare alla sua rivale che nessuna poteva mettersi tra lei e il suo amore.
 
- D’accordo Killian. Faremo come vuoi.
 
Tornarono in casa mano nella mano e le loro dita si separarono solo quando furono di nuovo nel corridoio con gli altri. Emma sapeva che Milah l’aveva vista baciarlo e sapeva che la cosa l’aveva infastidita. Aveva vinto sul fatto che non avrebbe dormito con lei, ma la bruna doveva capire che non aveva a che fare una ragazzina.
 
- Allora faremo così – esordì Killian – Liam, tu dormirai nella stanza grande, Milah tu nella stanza da letto più piccola e, infine, tu Emma dormirai nello studio
- E tu Killian – chiese Milah preoccupata – dove ti sistemerai? – anche se la domanda più impellente era con chi.
- Io rimarrò qui sul divano e non intendo discutere su ciò.
 
Calò il silenzio e tutti compresero che non c’era ulteriore possibilità di replica. Killian chiuse il chiavistello della porta e disse agli altri di chiudere bene tutte le finestre. Quando anche quest’ultima operazione fu completata si ritrovarono tutti in salotto.
 
- Vado a vedere di preparare qualcosa da mangiare – disse Emma laconica dirigendosi verso la cucina – se non per voi, almeno per me.
 
Prima di sparire oltre la soglia della cucina, Emma aveva sfiorato ancora una volta la mano del suo Killian: voleva sentirlo ancora sulla pelle. Il tutto avvenne ovviamente sotto lo sguardo attento di Milah che la seguì immediatamente, non aveva ancora finito con lei: a dir la verità non aveva neanche iniziato ed era più che intenzionata ad andarci giù pesantemente con quella biondina smorfiosetta. In salotto rimasero solo i due fratelli Jones. Killian tendeva l’orecchio ai rumori provenienti dall’altro ambiente perché potessero rivelare cosa stessero facendo le due donne.
 
- Capisco che quelle due siano un più che valido motivo per essere distratto e indeciso, ma non mi sembra questo il modo di manifestare la tua gioia nel rivedermi.
- Hai ragione, scusami.
 
I due fratelli si abbracciarono.
 
- Cosa sta succedendo Killian?
- La cosa è complicata.
- Non mi riferisco a quello che è successo di sopra. Come ho spiegato ad Emma, sappiamo cosa succede ai nostri cari finché non decidono di andare avanti e se Emma è qui è chiaro che tu giustamente hai scelto la vita. Ma ora ti chiedo fratellino, cosa sta succedendo qui?
 
Liam puntò il dito sul petto del fratello.
 
- Non ho il cuore Liam, lo sai, siamo nella stesa condizione.
- Puoi usare tutto il sarcasmo che vuoi per mascherare la tua inquietudine, ma con me non funziona lo sai. Che rotta hai deciso di prendere?
 
Killian rimase colpito dalle parole che aveva usato Liam, le stesse che lo avevano spinto a lasciare la casa di Milah e tenere fede al suo amore per Emma.
 
- Ho amato Milah molto e credimi quando me la sono trovata davanti non nascondo di aver provato qualcosa nelle parti più remote del mio cuore, ma dopo la sorpresa ho capito che nella mia anima c’era spazio solo per la mia Emma. Conosci l’inquietudine che mi porto dentro fin da ragazzo. Sei sempre stato in grado di calmarla. Nessuno ci è più riuscito finché non ho incontrato lei. Di Emma si possono dire tante cose ma di certo non è una persona semplice, ma per me lei è tutto. Dopo averla incontrata e amata non riesco a guardare altre donne nello stesso modo.
- Metti le cose in chiaro allora. Tieni forte la mano di Emma. È una donna coraggiosa, ma è ancora molto provata per quello che è successo. Ha bisogno della tua sicurezza e della tua fiducia.
- L’ha sempre avuta e non mi stancherò mai di riporre la mia fiducia in lei, in noi.
 
Nella cucina, Emma stava cercando di mettere insieme qualcosa per la cena. Killian nel poco tempo che si era fermato in casa era riuscito a procurarsi qualcosa da mangiare. Non era molto ma si sarebbero accontentati. Aveva capito che a differenza sua, il cui corpo chiedeva di essere nutrito, le anime mangiassero più per abitudine che per necessità, come a voler mantenere delle consuetudini che le tenessero aggrappate al mondo che non potevano più avere. La sicurezza di movimenti che la contraddistingueva in quello che per lei era ovviamente un ambiente familiare, fece accendere nuovamente la rabbia di Milah. E dato che stavolta erano sole, poteva finalmente rovesciarle addosso tutto il suo disprezzo.
 
- Smettila di recitare la parte dell’innamorata devota! Mi dai sui nervi!
 
Di fronte a quella nuova ondata di disprezzo, Emma fece uno sforzo disumano per rimanere calma.
 
- Capisco che ce l’hai con me, nei tuoi panni probabilmente mi sentirei allo stesso modo, ma …
- Tu capire? E quando mai sei stata abbandonata tu? Hai spezzato il cuore di mio figlio e ora ti vuoi divertire con quello del mio Killian.
 
Era troppo: l’uso del possessivo e l’accusa di aver spezzato il cuore di Neal. Emma lasciò andare ogni cautela e iniziò a ripagare la sua rivale con la stessa durezza.
 
- E tu che ne sai della mia vita? Nulla!
- So quel che conta: Neal mi ha raccontato di come gli hai spezzato il cuore.
- Io? Lui ha spezzato il cuore a me!
- Non ti credo!
- La sincerità non è mai stata una sua grande qualità, mi dispiace ammetterlo. È stato lui ad abbandonare me, ha lasciato che andassi in prigione per delle cose che aveva fatto lui. L’ho amato tuo figlio, ma mi ha fatto anche soffrire. Henry è l’unica cosa interamente buona che abbiamo fatto insieme!
- E ora pensi di pareggiare i conti trastullandoti con Killian?
- Che ti piaccia o no, noi ci amiamo davvero!
- Ascolta, so bene che Killian sa essere affascinante. È galante, dolce, appassionato e sa come far sentire una donna desiderata e sensuale ma andiamo, è per me che ha cercato vendetta per più di due secoli!
- Sarei una stupida a negare il suo passato, ma quello che ti sfugge è che lui ha smesso di vivere nel passato, ha scelto di guardare al futuro. D’altronde non si può resistere al richiamo del vero amore. L’ho sentito io e prima di me l’ha sentito lui!
- Sarò più esplicita ragazzina. Il fatto che  gli abbia scaldato le lenzuola per qualche notte non implica necessariamente che tu sia il suo vero amore!
- Io so quello che abbiamo provato e l’intensità dei sentimenti e dei gesti che ci hanno uniti!
- Potrà avere anche scelto questa casa per voi, ma è tra le mie braccia che è corso a rifugiarsi quando si è ritrovato solo e libero dai legami della vita terrena. E credimi che per tutto il tempo che è stato a casa mia, il tuo nome non ha mai sfiorato le sue labbra!
 
Milah sapeva di stare mentendo, ma quando vide sul viso di Emma lievi segni di tentennamento era pronta a rincarare la dose qualora ne avesse avuta l’opportunità.
 
- È stato a casa tua?
- Si è fermato a dormire un paio di giorni
- Da te o con te?
- Perché non lo chiedi a lui se sei così tanto sicura dei vostri sentimenti, del vostro vero amore?
 
Detto questo, Milah lasciò la stanza per tornare in salotto lasciando Emma nel dubbio. La salvatrice sapeva che Milah stava deliberatamente tentando di ferirla, Killian non poteva avere fatto una cosa del genere: era un pirata ma della sua fedeltà non aveva mai dubitato. Il tarlo del dubbio, però, iniziò a crescere prepotentemente in lei. Non aveva mai temuto possibili rivali: il modo in cui Killian l’aveva sempre guardata era stato per lei sempre una garanzia. A parte quella volta in cui lo aveva visto uscire dal retro di Granny’s con Trilli.
 
- Un momento … - aveva detto Emma – voi due stavate …
- No! – aveva risposto prontamente Trilli
- Forse! – aveva concluso il capitano con il chiaro intento di ingelosirla
 
Ma stavolta era diverso, molto diverso. Killian non sapeva che lei sarebbe scesa a riprenderselo. Magari aver rivisto Milah, gli aveva fatto capire che era stata lei il solo motore della sua intera esistenza. E poi ripensava a quello che loro due avevano fatto poco meno di mezz’ora prima sul divano del salotto, alla gioia che gli aveva letto sul volto quando l’aveva rivista. Quale era la verità e cosa era frutto della sua volontà? Improvvisamente sentì Killian chiedere dove fosse e tornò di là ad unirsi agli altri. Quella sicurezza che Emma aveva avuto fino a quel momento aveva visto nascere la sua prima crepa anche se cercò di non darlo a vedere. Come la vide arrivare, Killian capì subito che qualcosa nel volto di Emma era cambiato. Posò poi lo sguardo su Milah e sulla calma che ora ostentava. Era successo qualcosa. La conferma di ciò arrivò quando, poco prima di lasciarla andare a riposare, cercò la sua mano per stringerla. Emma ritirò la mano e si diresse al piano di sopra con le spalle curve, lasciando Killian di sotto a tormentarsi.

Emma non aveva fatto altro che rigirarsi inquieta. Tutte le volte che aveva provato ad chiudere gli occhi, immagini di Milah stretta a Killian avevano torturato la sua mente. Era riuscita ad innervosirla e questo le dava ancora più fastidio. All’ennesima girata, capì che l’unica cosa da fare era alzarsi e sperare che in uno dei scaffali della cucina ci fosse qualcosa tipo una camomilla o roba del genere. A piedi nudi aprì la porta dello studio per controllare che non ci fosse nessuno nei corridoi. Si diresse verso le scale che conducevano al piano di sotto. Quando si ritrovò in salotto, i suoi occhi corsero subito al divano: non poteva vederlo nel buio, ma lui doveva essere lì. Facendo ancora più attenzione a non fare rumore, si diresse in cucina. Aveva appena fatto un passo oltre la soglia, quando improvvisamente si ritrovò ad urtare qualcosa. Non appena si suoi occhi si abituarono alla fioca luce della candela, si rese conto di non aver semplicemente urtato qualcuno, ma di essere franata tra le braccia di qualcuno. Sollevò il viso per capire chi fosse e si ritrovò gli azzurri occhi di Killian piantati nei suoi.
 
- Non dormi, tesoro? – chiese lui dolcemente e felice di riaverla tra le braccia
- Mi pare ovvio – replicò lei cercando di liberarsi da quella stratta – come te del resto. Speravo di trovare qualcosa di caldo.
 
Appena sentì Emma cercare di divincolarsi, Killian allentò la presa per permetterle di staccarsi. Non l’aveva mai forzata in niente ed era stata proprio questa la chiave che gli aveva permesso di arrivare dritto al suo cuore. Era chiaramente turbata da qualcosa e lui voleva capire cosa era successo in quelle poche ore e prima che gli altri si svegliassero. Non avrebbe avuto altre occasioni per rimanere solo con lei.
 
- Ho trovato della camomilla. I precedenti inquilini per fortuna hanno lasciato un sacco di cose.
 
Mentre il pirata era intento a riempire una seconda tazza con dell’acqua calda, con la coda dell’occhio la vide sedersi ad uno degli sgabelli posti sotto la penisola. Lasciò che il filtro rilasciasse la camomilla nel liquido e poi con le due tazze raggiunse Emma. Le porse la tazza prima di sedersi accanto a lei e cercare un modo per iniziare a capire cosa diavolo le stesse passando per la testa. In quel silenzio, Emma non aveva mai smesso di fissare ostinatamente la tazza davanti a sé.
 
- Emma … tesoro … - iniziò lui non reggendo più quel silenzio.
- Dimmi che non è vero – rispose lei secca fissando la tazza.
 
La frase gelò il capitano: non aveva la più pallida idea di quello a cui Emma si stava riferendo.
 
- Temo di non seguirti – meglio guadagnare tempo per cercare di fare mente locale.
- È semplice: dimmi che non è vero – ripeté Emma stavolta guardandolo negli occhi.
 
Killian vide gli occhi di Emma riempirsi ancora di lacrime e sempre per colpa sua! Dannazione! Sembrava che negli ultimi tempi era l’unica cosa che gli riuscisse davvero bene con lei. E ovviamente non andava bene. L’uomo si alzò e d’istinto l’abbracciò con trasporto. Se prima Emma si era rivelata fredda, ora si aggrappò a lui come se qualcosa volesse separarli.
 
- Dimmi che sei rimasto mio – sussurrò tra i singhiozzi – che lei non ti ha avuto; che quello che stavamo condividendo su quel divano era sincero e non macchiato dal senso di colpa.
 
Iniziando a capire qualcosa, Killian le baciò la tempia per rassicurarla. Era chiaro che Milah ci aveva messo lo zampino in qualche modo.
 
- È per qualcosa che ha detto Milah?
 
Emma si strinse a lui senza parlare, come se si vergognasse di quel suo comportamento e della sua insicurezza.
 
- Sarò più che felice di rassicurarti, ma devo capire su cosa – disse lui alzandole il mento affinché lo guardasse.
- Mi ha detto che ti sei fermato da lei
 
Hook capì immediatamente cosa aveva cercato di far credere Milah ad Emma e la cosa lo infastidì.
 
- Ho passato da lei una sola notte, la prima. – sentì il corpo di Emma irrigidirsi – ma non sono stato con lei, Emma. Te lo giuro. Me ne sono andato via la mattina dopo mettendo in chiaro le cose tra noi e il fatto che sarei sempre rimasto legato a te. Ho vagato tutto il resto del tempo e mi sono ritrovato davanti a casa nostra. Sono entrato. Mi mancavi come non mai e il rimpianto di quello che avremmo potuto avere se fossi stato forte abbastanza, se fossi stato un uomo migliore di quello che in realtà mi sono rivelato, mi stava logorando.
 
Per la prima volta da quando lo conosceva, Emma vide una lacrima annacquare quelle iridi color oceano. Non stava mentendo e non aveva bisogno del suo superpotere per capirlo. Si alzò sulle punte dei piedi per tamponare quella lacrima con un bacio.
 
- Penserai che sono una sciocca e hai pienamente ragione. Ma so quello che lei rappresenta per te e mi spaventa. Ho paura di non essere per te abbastanza, soprattutto ora che le cose tra noi sono così serie e profonde.
- Ti capisco, se a me Neal avesse detto una cosa del genere, sarei anche io rimasto sconvolto.
- Sono pronta a lasciarmi alle spalle tutto quello che è successo a Camelot. Io sono qui per questo.
- Davvero?
- Ti ricordi il futuro che mi avevi detto di non temere? Possiamo averlo ancora. La casa a Storybrooke ci aspetta. È nostra e nessuno può togliercela.
- La vorrei più di ogni altra cosa amore, credimi.
- E allora fidati di me. Non smetterò mai di lottare per noi.
 
Hook sorrise per quelle parole: le stesse che lui aveva usato quando erano in quella radura di Camelot.
 
- Ora mi vuoi dire cosa hai in mente?
- Ho intenzione di fare come i miei genitori: condivideremo il mio cuore. Regina mi ha spiegato cosa fare.
 
Hook sgranò gli occhi preoccupato.
 
- È troppo pericoloso! Non posso lasciarti fare una cosa del genere!
- È l’unico modo. Ti prego. Io non ho paura.
 
Hook capì che era meglio non insistere.
 
- Facciamo così. Ora siamo entrambi scossi per tutto quello che ci è successo. Ne riparliamo domani con lucidità.
 
Rimasero abbracciati ancora un po’. Sapevano che era saggio tornare ognuno nella propria stanza ma non avevano alcuna intenzione di separarsi. Come illuminato da un’idea, Hook guardò in salotto. La casa era ancora buia e silenziosa e al rintocco della settima ora, mancava ancora abbastanza.
 
- Non voglio tornare su da sola, Killian. Voglio restare con te.
- Anche io non voglio separarmi da te. Sai che facciamo? Ci mettiamo sul divano a finire la camomilla con calma e poi vai a farti qualche ora di sonno. Hai il volto stanco.
 
Il pirata la prese per mano e la condusse al divano. Bevvero la camomilla, ma le tazze finirono presto sul pavimento e loro si sdraiarono abbracciati sul divano. Passarono ore a rinsaldare promesse e farsene delle nuove, a intrecciare le loro dita e le loro labbra, a nutrirsi l’un l’altro del loro saldo amore. Fu in uno di quei caldi abbracci che i due lasciarono il passato alle spalle e che il sonno avesse la meglio su di loro.

E fu proprio in quello stretto abbraccio che Milah li sorprese quando non aveva sentito i passi di Emma fare ritorno nella sua stanza. Insospettita, era scesa a controllare. Aveva visto e sentito tutto. Killian aveva fatto la sua scelta e a lei non restava che fare una sola cosa: ricorrere a quella fialetta del fiume Lete. Con passo felpato tornò in stanza ad elaborare un piano. L’avrebbe fatta pagare a quella ragazzina, eccome! 


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Direi che la nottata è stata piuttosto complicata, non trovate? XD Milah è agguerritissima e anche se non riscute simpatie dobbbiamo ammetterlo: io me la sono immaginata sempre come una tipa tosta e combattiva, ma la nostra cara Emma, pur nella sua momentanea fragilità non è da meno. Liam è costretto a fare da pacere e da fratello maggiore, ma credo sia chiaro per chi tiene ;).
Lo so, l'insinuazione di Milah sul lei e Killian è stata meschina ma per fortuna Killian è riuscito a metterci una pezza.
Ho come l'impressione che quella fialetta di acqua infernale sta per essere usata ... mhhhhh ....
Grazie come sempre a tutti per letture, recensioni e inserimenti.
Ve se ama incondizionatamente! A lunedì prossimo!
Persefone

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Capitolo 8
*** VIII. A Drop of Oblivion ***


VIII. A Drop of Oblivion
 
- Ci siamo! – disse Ade osservando dallo specchio tutto quello che stava succedendo in casa – Questo è il momento della partita che preferisco: la fine del gioco. Miei cari, ora scopriremo esattamente e senza ombra di dubbio a chi appartiene il cuore del tenebroso capitano.

Nella sua stanza, Milah camminava inquieta. Dunque era Emma la scelta di Killian. Quando li aveva visti abbracciati e addormentati sul divano, aveva avuto la nuda e cruda verità davanti agli occhi. Aveva capito quanto era forte il legame tra i due dal mondo in cui lui la stringeva sé, i visi vicini e le mani intrecciate saldamente. Tirò fuori dalla giacca la fialetta e tornò a letto in attesa della sesta ora: sarebbe sgattaiolata in cucina e avrebbe così preparato un caffè molto speciale per Killian, quello che l’avrebbe ricondotto a lei.

Fu il rintocco della quinta ora a svegliare Emma. Sentì qualcosa di morbido e caldo accanto a lei. Un leggero mugolio di disapprovazione. Si tirò su e si rese conto di essere tra le braccia di Killian. Si erano addormentati sul divano senza neanche accorgersene. Guardò in direzione delle scale. Tutto al piano di sopra sembrava tranquillo. Depose un dolce bacio sulla guancia del pirata.
 
- Emma … - disse lui assonnato – che succede? Che ore sono?
- Devo tornare su prima che gli altri si sveglino.
 
Killian si tirò su e guardò l’orologio preoccupato.
 
- Ci siamo addormentati
 
Emma si alzò dal divano ma Killian la trattenne per una mano e la fece ricadere tra le sue braccia.
 
- Un attimo ancora – sussurrò il pirata – ti prego. È così bello tenerti stretta a me. Mi fa sentire completo, finito, in pace con il mondo.
 
Emma lo baciò ancora con passione. Affondò le labbra nelle sue sostenendone il viso con le mani, prendendosi tutto quello che ancora poteva condividere con lui. Nel momento in cui gli altri, o meglio Milah, si sarebbero svegliati non avrebbero più potuto liberarsi a tali effusioni.
 
- Voglio essere tutto per te Killian. Sono pronta a tutto. E se all’inizio l’intensità di questi sentimenti mi spaventava, ora non chiedo altro che di poterli vivere liberamente. Ti amo.
- Sei già tutto e sono io che di solito lo dico per primo
- Già …
- Ti amo anche io
 
Killian le rubò un ultimo bacio prima di metterle la sua giacca sulle spalle perché non sentisse freddo. Emma lo guardò con occhi scintillanti mentre si dirigeva verso le scale. La convinzione di aver fatto la scelta giusta si radicò in lui con forza sempre crescente.

Attenta ad ogni minimo rumore, Milah sentì Emma rientrare nella sua stanza. Il che voleva dire che Killian era solo al piano di sotto. Il suo piano poteva dunque essere attuato: doveva agire prima che gli altri scendessero a fare colazione e soprattutto Liam. Era lui l’unico che poteva interferire.

Al piano di sotto, Killian era rimasto sdraiato con un braccio dietro la testa e la mano sulle labbra per assaporare i residui dei baci che si erano scambiati fino a quel momento. Ma quello che aveva in mente di fare con il suo cuore lo preoccupava, era troppo rischioso e lui non si sarebbe mai sognato di esporla in questo modo. Ci doveva essere un altro modo e lo avrebbero trovato insieme. Magari Liam poteva aiutarli in questo. Improvvisamente sentì dei leggeri passi scendere le scale. Non era il passo di Emma. Si tirò la coperta sulle spalle e si girò su un fianco fingendo di dormire. La figura passò accanto al divano e si diresse in cucina. Era Milah. Killian doveva assolutamente chiarire con lei e voleva farlo subito. A tu per tu.

Nel momento in cui versò il contenuto della fiala in una tazza, le mani di Milah tremarono. Qualcosa dentro di lei, le stava dicendo che stava facendo una cazzata enorme. È il prezzo da pagare per riavere Killian, si ripeteva, posso farcela, devo farcela.
 
- Buongiorno Milah
 
La voce di lui la colse improvvisamente e la donna dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per apparire serena.
 
- Buongiorno Killian – rispose lei porgendogli la tazza in cui aveva sciolto l’acqua del fiume Lete – hai dormito bene?
- Abbastanza e tu?
- Lo stesso, grazie.
- Strano. Mentire ti ha sempre procurato l’insonnia. Me lo ricordo benissimo.
- Non capisco a cosa ti riferisci.
- Al fatto di aver fatto credere ad Emma che ci fosse stato qualcosa tra noi. Come hai potuto fare una cosa del genere? La Milah che conoscevo io non sarebbe mai ricorsa ad un simile trucchetto.
- Hai perfettamente ragione. Ieri non ero in me. Mi è difficile accettare che sia lei la tua scelta, non solo nel mondo dei vivi ma anche qui. Ti chiedo scusa.
- Più che  a me, è a lei che dovresti dirlo.
- Lo farò non appena scenderà a fare colazione. Te lo prometto. E ora bevi, so che il caffè non ti piace freddo.
 
Il capitano portò la tazza alle labbra ed iniziò a sorseggiare inconsapevole di quello che stava per succedere.

In quelle due ore, Emma non aveva fatto altro che stringersi nella giacca di Killian come per avere ancora la sensazione di averlo vicino. Non appena suonò la settima ora, si tirò su dal letto con un enorme sorriso per vestirsi e scendere. Prese tutte le sue cose ed andò in bagno. Quando ne uscì quindici minuti dopo, pronta ad affrontare tutto per tornare a casa, vide Liam nel corridoio davanti alla porta di Milah.
 
- Buongiorno Emma.
- Buongiorno Liam, che cosa fai?
- Cercavo Milah. Non mi risponde, forse è già di sotto. Andiamo giù anche noi?
- Ma certo, dammi solo un minuto.
 
Un senso di sollievo attraversò Liam. Il viso di Emma era più tranquillo e sollevato rispetto alla sera precedente. Probabilmente lei e suo fratello erano riusciti a chiarirsi e ne fu davvero felice. Quando Emma uscì con la giacca di Killian, a Liam venne da sorridere: a dispetto di quello che aveva detto la sera precedente suo fratello, aveva passato con lei la notte o parte di essa.
 
- Perché ridi? – chiese Emma candidamente
- Niente. Come mai hai tu la giacca di mio fratello?
 
Emma avvampò e iniziò a balbettare per l’imbarazzo.
 
- Non mi devi spiegazioni, Emma. Ma sono felice per voi. E ora muoviamoci.
 
Dopo aver poggiato la giacca su una delle sedie del salone, Emma e Liam si diressero in cucina entrambi abbastanza sollevati. Emma gli aveva confermato che lei e Killian si erano chiariti e che presto sarebbero tornati alle loro vite nel mondo di sopra. Liam ne fu felice. Ma quella felicità fu bruscamente interrotta quando, entrando in cucina, sentì nell’aria una puzza a lui nota. La riconobbe immediatamente era quella del fiume dell’oblio. Si guardò immediatamente intorno per capire da dove venisse e tra lo stupore dei presenti si avvicinò a Killian per togliergli la tazza dalle mani.
 
- No Killian! fermo!
 
Troppo tardi. Quando Liam riuscì a togliere la tazza dalle mani del fratello aveva già bevuto. Emma, impietrita, era rimasta ferma sulla soglia della cucina senza capire cosa stava succedendo. Fu il rumore della tazza in frantumi a ridestarla.
 
- Killian! – chiamò Liam ancora – mi riconosci?
 
Il pirata aveva gli occhi sbarrati come se fosse in trance e non sembrava minimamente presente.
 
- Che succede? – domandò Emma spaventata avvicinandosi
- Ha bevuto l’acqua del fiume Lete. Sta perdendo i suoi ricordi
 
La risata di Milah, rimasta fino a quel momento sullo sfondo, esplose trionfante nella stanza.
 
- Tu … - disse Emma capendo e sentendo dentro montare una rabbia senza confini – sei stata tu!
 
Si avventò sulla sua rivale con furia cieca, come se l’Oscurità fosse ancora dentro di lei.
 
- Sì mocciosa, sono stata io! Ora non ha la minima idea di chi tu sia e rimarrà con me!
- Come hai potuto fargli questo? è questo l’amore che dici di provare? Questo è solo egoismo!
- Tu sei l’ultima persona a potermi fare la predica! Lo hai trasformato in Oscuro!
- Volevo solo salvargli la vita! Ma non avrei mai fatto in modo che si scordasse di te, non gli avrei mai negato quella parte importante della sua vita!
 
Emma stava per colpire Milah con un pugno quando Liam si frappose tra le due donne. Dopo aver adagiato Killian su una sedia, si era precipitato a dividerle.
 
- Emma, ferma! Killian non avrebbe mai voluto vedervi litigare così!
- Non sono stata io la prima a cominciare! – replicò Emma
- Lo so. Ma la priorità è capire come sta Killian e cercare di rimediare.
- Non c’è rimedio – rispose Milah fredda – lo sai Liam. Gli effetti di quell’acqua infernale sono irreversibili.
- No … - disse Emma
 
La salvatrice si avvicinò immediatamente al corpo di Killian. Era rimasto rigido per tutto il tempo. Passarono altri interminabili minuti prima che il corpo del pirata sembrò rianimarsi.
 
- Killian – disse Emma dolcemente accarezzandogli la mano – sono io, come ti senti?
 
Il capitano lo guardò con occhi perplessi, come se non aveva idea di chi fosse.
 
- Chi sei tu?
 
Il cuore di Emma andò in frantumi. Gli azzurri occhi che tanto amava e che l’avevano sempre guardata in un modo tutto loro, ora non avevano la più pallida idea di chi fosse. Con un colpo di spugna era stato cancellato tutto quello che c’era stato tra loro. Cercò comunque di mantenere la calma.
 
- Sono Emma – rispose con la voce incrinata e accarezzandogli una guancia – la tua Emma.
- Emma? Io non conosco nessuna Emma. Perché è qui Liam? – chiese rivolgendosi al fratello
- Sai chi sono – rispose Liam
- Certo, non dire sciocchezze. Piuttosto cosa ci fa qui questa donna?
 
Emma si girò nuovamente verso Milah il cui sguardo non aveva perso un grammo della saccenza che aveva avuto fino a quel momento.
 
- Cosa gli hai fatto? – ruggì Emma furibonda
- Ho fatto in modo che si scordasse solo di te, biondina da quattro soldi.
- Hai fatto un patto con Ade? – sbottò Liam perdendo la calma per la prima volta – sciocca! Lo sai che è molto pericoloso!
- Pericoloso? Mi ha ridato il mio amore, cosa potrei chiedere di più, vero Killian?
 
Per la prima volta gli occhi di Killian si spostarono da Emma a lei che si stava avvicinando suadente.
 
- Fratellone, chi è quest’altra donna? – chiese indicando Milah
 
Milah si fermò impietrita: qualcosa era andata storta.
 
- È Milah, non la riconosci?
- Sono stanco di tutti questi misteri, perché queste due donne sono qui? Cosa sta succedendo?
 
Emma si alzò di scatto. Non era possibile, non era vero. Si trovava sicuramente nel bel mezzo di un incubo. Quando si sarebbe svegliata, Killian sarebbe tornato ad essere l’uomo che era sempre stato, l’uomo che amava e da cui era amata.
 
- Emma! – disse Liam girandosi verso di lei – aspetta!
 
La ragazza a stento riuscì a trattenere le lacrime. Corse immediatamente fuori dalla cucina per rifugiarsi nello studio. Chiuse la porta dietro di sé e si accasciò a terra. Affondò la testa nelle ginocchia e strinse l’anello che aveva al collo. Passarono secondi, minuti, ore forse. Poi Emma sentì qualcuno bussare alla porta.
 
- Emma, sono io, Liam. Fammi entrare per favore.
- Cosa vuoi? Lasciami in pace!
- Voglio solo parlarti un momento ti prego.
 
Emma si alzò e lo lasciò entrare. Lo fece accomodare su una delle sedie ma aspettò che fosse lui a parlare per primo.
 
- Ascoltami, so che sei ancora sconvolta per quello che è successo e lo capisco. Ma adesso scendi e vai a parlare con Killian.
 
La richiesta stupì Emma non poco.
 
- E a cosa servirebbe? Non sa nemmeno chi sono. E poi avrà sempre Milah intorno.
- Non vuole parlare con lei
- E perché con me dovrebbe essere diverso?
- Sono stato con lui tutto il giorno. Dopo lo smarrimento iniziale ha chiesto sempre di te.
- E allora?
- Ogni volta che ha pronunciato il tuo nome lo ha fatto con un calore che nemmeno lui sapeva spiegarsi. Prova a parlarci.
 
Seduto nel porticato, Killian aveva in testa i verdi occhi di Emma. Non era riuscito a toglierseli dalla mente per un solo momento. C’era qualcosa in Emma che lo aveva colpito subito, come un fulmine, come se ci fosse un feeling particolare con quella sconosciuta. Era come una calamita cui il suo corpo rispondeva con una volontà sua così come la sua anima. Era una connessione forte ed intensa, un’empatia che non provava nei confronti dell’altra donna. Eppure non sapeva cosa fare per riavvicinarsi a lei, per godere di nuovo di quella connessione, per esplorarla a fondo. E aveva un’irrefrenabile voglia di baciarla fino a farle mancare il respiro.

Mentre Emma si guardava intorno al piano di sotto, vide una rassegnata Milah seduta sul divano.
 
- Dov’è lui? – chiese senza guardarla
- È fuori nel porticato. A parte Liam non ha voluto vedere nessuno.
- Non ha voluto vedere te.
- Già, perché tu invece riesci sempre dove io fallisco – disse sarcastica.
 
Emma ignorò l’osservazione e si diresse alla porta. Era bilia la priorità e non aveva energie da sprecare con lei. Uscì e tirò fuori dalla tasca posteriore dei jeans la fiaschetta. Sperò di riuscire in qualche modo a stabilire un contatto con lui. A Camelot gli aveva promesso che non lo avrebbe mai abbandonato e così sarebbe stato.
Come Killian la vide comparire nel giardino, una pazza immotivata gioia invase il suo cuore. Si alzò e le sorrise nella maniera più dolce che poté.
 
- Emma dove eri finita? Volevo scusarmi con te, non sono stato proprio un gentiluomo.
- Non preoccuparti. Posso sedermi vicino a te?
- Mi farebbe molto piacere
 
Emma posò la fiaschetta sul tavolo prima di accomodarsi sulla sedia vuota accanto al pirata
 
- Rhum! Ne riconoscerei l’odore ovunque. C’è un piccolo pirata in te dunque!
- Una persona a me molto cara era solita condividere la sua fiaschetta con me.
- Un uomo scommetto.
- Proprio così. Questa fiaschetta era sua.
- È stato un uomo molto fortunato. Potrei quasi esserne geloso sai – rispose Killian cercando di sdrammatizzare quella punta di gelosia che aveva davvero provato in quel momento facciamo un brindisi per lui allora.
 
Killian prese la fiaschetta e la stappò. Ne bevve un lungo sorso e poi la passò ad Emma che lo imitò a sua volta. Seguirono dei momenti di silenzio. La voglia di lei cresceva sempre più e tutto quello che Killian bramava era di posare la mano sulla sua, intrecciarne le dita e assaporare quelle morbide labbra così dolci.
 
- Perché non mi racconti qualcosa di te?
- Non c’è molto da dire
 
Killian si sporse verso di lei e le accarezzo i capelli dolcemente in un gesto che lo sorprese per quanto risultò naturale.
 
- Una ragazza bella come te sono sicuro che avrà molte cose da raccontare. Lo sai, da quando ti ho vista ho come la sensazione di averti sempre conosciuta. Quello che mi fa rabbia è che se così fosse me lo sarei ricordato.
 
Killian le fissò le labbra. La voglia di baciarla cresceva in lui di minuto in minuto. Averla così vicina stava alimentando quel fuoco che lo stava consumando. Ne aveva avute di donne nella sua lunga vita da pirata, ma quella che aveva di fronte smuoveva dentro di lui un qualcosa che nessuna era mai riuscita a catturare. La voleva disperatamente.
 
- Sto per fare una cosa e spero davvero che non me lo impedirai perché io davvero non resisto più
 
Senza nessun preavviso e senza chiedere il permesso, la baciò con intenso trasporto. Le sue labbra combaciavano perfettamente con quelle della bionda. Le assaporò, le stuzzicò, si schiusero per lui come ad acconsentire a quell’impeto improvviso di passione. Killian avvicinò ancora di più la sedia a lui. Senza staccarsi da lei la fece alzare e la abbracciò forte. Nel momento in cui anche Emma si abbandonò completamente ai suoi sentimenti per lui, una potente nube di magia bianca si sprigionò investendo tutto il perimetro della casa. La mano dell’uomo scivolò dalla schiena di Emma al fianco che strinse con passione crescente. E immediatamente tutti i ricordi tornarono nella sua mente. Rimase con la fronte appoggiata alla sua.
 
- Amore mio, lo sapevo che avrebbe funzionato anche tra noi prima o poi.
- Cosa?
- Il bacio del vero amore. Ha spezzato l’incantesimo dell’acqua infernale.
 
Emma lo afferrò per il bavero della giacca e lo attirò di nuovo a sé per baciarlo ancora. Di lui non ne aveva mai abbastanza.
 
- E ora che hai i tuoi ricordi non ci resta altro che tornare a casa amore mio.
 
Nel suo castello Ade era al settimo cielo.
 
- È stato un incontro acceso, ma ne è davvero valsa la pena. È ora di andare a conoscere di persona i nostri impavidi innamorati e giocare le mie carte.



ANGOLO DELL'AUTRICE:

Non mi ammazzate, su alla fine è stato lo smemorato dell'Underworld solo per mezzo capitolo! E siccome il loro è stato un True Love Kiss, non potete avercela troppo con me! *le tenta tutte per evitare di essere uccisa*
E adesso non c'è davvero più ombra di dubbio su quelli che sono i sentimenti che legano Emma e Killian e gli altri dovranno farsene una ragione. Ma questo era anche quello che Ade stava aspettando per palesare la sua presenza. Perchè lui un piano in testa lo ha e nel prossimo la scopriremo per bene.
Non crediate che il gesto di Milah sia caduto in cavalleria, io credo che questa Killian non gliela perdonerà facilmente e no, non parlo della faccenda dei ricordi solo ...
Grazie ancora davvero per i riscontri positivi, mi caricano davvero anche quelli silenziosi!
Ho buttato giù una scaletta di massima, siamo all'incirca a metà storia che conta almeno una quindicina di capitoli totali.
A lunedì Prossimo!
Un bacione
Persefone

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Capitolo 9
*** IX. A Deal With Ade ***


IX. A Deal with Ade
 
Emma era rimasta avvinghiata a lui. Stretta nel suo abbraccio, sapeva che tutto era andato a posto, ora niente li avrebbe più separati. Killian le stava accarezzando dolcemente la testa, quando la porta alle loro spalle si spalancò e ne uscirono Liam e Milah visibilmente agitati.
 
- Cosa succede? Cos’era quell’onda di magia?
- Niente di grave – disse Killian stringendo Emma ancora di più – tutto è tornato come deve essere.
- Ti ricordi, fratellino?
- Di lei, non mi potrò mai scordare. La riconoscerei ovunque.
 
Lo sguardo del capitano si posò su Milah per poi tornare di nuovo su suo fratello. La donna colse immediatamente lo sguardo pieno di rimprovero nei suoi confronti. Sapeva anche che quando Killian era davvero arrabbiato con qualcuno, smetteva di considerarlo: questo stava facendo con lei. Era Emma quella che era riuscita a spezzare l’incantesimo dell’acqua infernale e che teneva tra le braccia. Per lei non c’era davvero più spazio tra loro, così come per suo figlio.

Liam, raggiante, si avvicinò per felicitarsi quando sentirono un sonoro applauso provenire da dietro il porticato. Avanzò verso di loro una figura vestita di nero.
 
- Bravi – disse la figura continuando a battere le mani – bravi davvero. Siete una cosa spettacolare. Ne ho visti di innamorati passare, ma come voi due ce ne sono davvero pochi.
- Chi sei tu? – chiese Emma
- Non mi sono presentato?
 
La figura nera fece un passo verso Emma ed Hook ma Liam si frappose tra loro.
 
- Lui è Ade – rispose Liam - il Signore dell'Inferno
 
A quelle parole Killian strinse ancora di più Emma a sé. Aveva paura per lei.
 
- Fatti da parte Liam – rispose Ade – non è con te che voglio parlare, ma con tuo fratello e ancora di più con la tua bionda cognatina. Opponiti e Radamante saprà come fartela pagare.
- Cosa vuoi da noi? – chiese subito Killian
- La sfrontatezza dei nuovi arrivati. Devi sapere pirata che una delle cose che mi piace più fare a quelli come te è rimetterli subito in riga, spegnere quell’ardore che brucia dentro in un soffio. Ma voglio parlare con la tua dolce metà, la tua bella. E per avere la sua attenzione devo tenerti in condizioni accettabili.
- Mi avete ingannata ancora! – esplose Milah avvicinandosi a grandi passi verso il signore dell’inferno.
- Milah! Che piacere vederti! Ma vedo che manca qualcuno qui.
 
Ade agitò la mano e in pochi secondi comparve anche Neal.
 
- Perfetto, ora siamo tutti.
- Neal? – chiese Emma perplessa stringendo la presa sul fianco di Killian.
- Già mia cara. Il nostro caro Neal sapeva tutto sin dall’inizio. Conosceva le intenzioni di sua madre e ha fatto la sua parte per separarti dal tuo amore. Ma ora voglio parlare con i nostri piccioncini.
 
Ade si avvicinò ancora a Emma e Killian. Il pirata istintivamente cercò di proteggere Emma come meglio poté.
 
- Rilassati capitano. Ve lo devo confessare: ero molto ansioso di conoscervi. Vi ho adocchiati subito, sin dall’inizio. Sapevo che mi avreste dato delle enormi soddisfazioni. La passione che vi anima è intensa, profonda. C’è un legame speciale tra le vostre anime, ma non è questo il luogo in cui discutere. Radamante! Eaco, Minosse!
 
I tre giudici comparvero alle spalle di Ade.
 
- Ai vostri ordini – rispose Minosse.
- Radamante, prendi Milah e Hook e conducili al mio palazzo; Minosse ti occuperai di Emma e Neal mentre Eaco scorterà Liam.
 
Ade scomparve in una nuvola di magia e i tre giudici si misero all’opera. Minosse raggiunse Emma e la strappò dalle braccia di Killian. Il pirata tentò una disperata resistenza.
 
- Lasciala! – intimò Minosse – hai sentito gli ordini di Ade!
- Non vi permetterò di farle del male!
 
Nel frattempo Emma cercò di divincolarsi dalla stretta di Radamante.
 
- Ferma ragazza – ringhiò per poi rivolgersi a Killian – e tu pirata, fai quello che dice Minosse o il tuo amore ne subirà le conseguenze.
 
La mano di Minosse sulla spalla di Emma divenne improvvisamente incandescente e la donna iniziò a percepire un lancinante dolore. Killian la lasciò andare immediatamente.
 
- Bene – disse Radamante spingendolo verso Milah – e ora cammina davanti a me. E non pensare neanche un secondo di voltarti o la prossima stretta di Minosse sulla tua bella lascerà davvero un segno permanente.
 
Dietro Radamante, Minosse spinse Emma e Neal. A chiudere la fila c’erano Liam ed Eaco.

Camminavano in silenzio da pochi minuti, ma il senso di colpa stava divorando Neal. Aveva passato l’intera notte a rimuginare su tutta quella faccenda e aveva capito che alla fine aveva deluso Emma ancora una volta. Non lo aveva mai degnato di uno sguardo e quel silenzio carico di accuse faceva più male delle parole che Emma avrebbe sicuramente voluto scaricargli addosso.
 
- Scusami – le sussurrò – ancora una volta non sono riuscito a mettere te al primo posto, ma solo me.
 
Emma guardava ostinatamente avanti ma si vedeva che stava trattenendo le sue emozioni.
 
- Ti prego Emma, di’ qualcosa, anche semplicemente che mi odi, ma parlami.
- Come hai potuto farmi questo?
- Ti amo Emma, basta come motivo?
- No, non basta.
- Andiamo, puoi capirmi, anche tu hai cercato di allontanarmi da Tamara.
- Separarti da Tamara? Ho solo capito che nascondeva qualcosa! Non ti avrei mai impedito di sposarla se era questa la tua felicità!
 
Neal tacque immediatamente. Sapeva che Emma aveva ragione. Dietro di loro, un’altra ex coppia stava tacendo in maniera assordante. Killian stava rimproverando se stesso per aver esposto Emma non solo a quel disperato viaggio, ma anche al suo passato, da cui era stata ferita in  maniera immeritata. Non era questa la Milah che ricordava, la donna di cui si era innamorato un tempo.
 
- Killian … - iniziò la donna
- Non voglio ascoltare nessuna delle tue scuse! Hai deliberatamente ferito una persona cui tengo e nella maniera più abietta possibile. Non mi riferisco ai miei ricordi, ma al fatto di averle fatto credere che tra noi ci fosse stato qualcosa e di non esserti minimamente pentita di ciò!
- Andiamo, se era così sicura dei vostri sentimenti il dubbio non l’avrebbe neppure sfiorata!
- Emma non è presuntuosa! Sa bene cosa c’è stato tra noi e ti ha sempre rispettata!
E come portandoti via da me? Lei al mio posto avrebbe fatto lo stesso, tu lo avresti fatto!
- È qui che ti sbagli. Se ti fossi innamorata di un altro, mi sarei comportato nello stesso modo con cui ho agito con Emma: ti avrei lasciata scegliere. Ero pronto a farmi da parte quando Neal era riapparso.
 
In quel momento Milah capì che tutto quello che Ade le aveva mostrato era stata un’abilissima manipolazione e che lei non era stata altro che una pedina in un gioco moto più grande di lei. E alla fine aveva ottenuto l’unica cosa che non voleva: la freddezza di Killian. Perché che lui l’avesse onorata era vero così come che Emma era stata sempre corretta: lo aveva visto, ma non ci aveva voluto credere.
Il resto del tragitto fino al palazzo di Ade avvenne in maniera ordinata e senza indugi.

Quando entrarono nel salone in cui il signore degli Inferi li stava aspettando, i tre scagnozzi infernali li disposero in riga davanti ad una lussuriosa poltrona su cui era seduto Ade in persona.
 
- Benvenuti nella mia umile dimora. Permettermi di fare gli onori di casa.
 
Con un rapido gesto della mano sinistra, Ade incatenò le anime dei defunti alla parete. Emma, l’unica ad essere rimasta libera, cercò di trattenere non solo Killian ma anche Liam mentre venivano risucchiati indietro ed imprigionati da pesanti catene.
 
- Perché fai questo? – chiese la salvatrice a un soddisfatto Ade.
 
Il signore infernale esplose in una fragorosa risata e iniziò a girare attorno ad Emma per studiarla più da vicino. Stretto nelle catene, Killian stava facendo di tutto per cercare di liberarsi e correre da lei, ma le catene infernali non erano catene da cui potersi liberare senza permesso.
 
- Mia cara Emma – rispose suadente Ade – hai una vaga idea di quanto tempo ho atteso un incontro così?
- Fammi indovinare, una trentina d’anni?
- Se fossi una delle mie anime, la tua insolenza sarebbe stata cancellata in un battito di ciglia. Ma sei viva e hai la magia: io ho potere incondizionato solo sulle anime e tanto mi basta per farti soffrire in un modo che non crederesti possibile.
 
Un altro gesto della mano di Ade e Killian fu ricoperto da un’ondata oscura sotto gli impotenti occhi di Emma. Né Milah né Liam poterono fare altro che rimanere a guardare: sapevano quanto la crudeltà di Ade potesse essere devastante. L’anima del pirata fu attraversata da un lancinante dolore e l’oscurità che, tanto a fatica, aveva allontanato da sé  per ben due volte tornò a nutrirsi del suo dolore. Emma lo sentì gridare disperato. Istintivamente si avvicinò, ma fu respinta dalla magia infernale.
 
- Basta ti supplico! – disse lei rivolgendosi ad Ade.
- Ora hai perso la tua spocchia eh! Il tuo amore teme l’oscurità più di ogni altra cosa, ha paura di farti qualcosa di irreparabile quando ne è preda. Sa di essere fortemente vulnerabile a quella nube dentro di lui.
- Ha già sopportato più del dovuto quel peso sulla sua anima, non tormentarlo ancora!
- Allora modera le maniere! Sei sempre al cospetto di un essere immortale!
- Lo farò, lo farò! Ma ora lascialo stare!
 
Con un altro elegante gesto del braccio, Ade richiamò a sé l’oscurità che aveva avvolto Killian. Emma si precipitò immediatamente sul corpo del pirata riverso sul pavimento. Lo strinse forte: aveva ancora gli occhi vacui e la fronte imperlata di sudore. Il respiro stentava a normalizzarsi.
 
- Va tutto bene amore mio, calmati – lo cullò Emma dolcemente
- Falli andare via Emma, ti prego. Allontana i miei demoni.
- Sempre amore mio. Li allontanerò sempre.
 
Una calda ondata di magia bianca avvolse le loro figure mentre l’anima di Killian trovava tregua grazie alla forza dell’amorecosì coso il suo corpo.
 
- Notevole – disse Ade avendo seguito attentamente tutta la scena – davvero notevole. Tutto questo non fa altro che confermarmi quello che pensavo.
 
Sollevò Emma e la portò al suo cospetto.
 
- Cosa vuoi da me, signore dell’inferno?
- Dritta al punto. Mi piace. Vedi Emma, io non sono sempre stato così. C’è stato un tempo in cui svolgevo il mio ruolo con giustizia. Ma qualcuno mi è stato portato via con l’inganno e da quel momento la mia eterna esistenza non ha avuto più un senso.
- E questo cosa ha a che fare con me?
- So che sulla terra il tuo lavoro è trovare le persone e conosco il tuo pericoloso piano per riportare il tuo adorato pirata tra le tue braccia. Lo devo ammettere, era un buon piano il tuo. Io però te ne propongo uno di gran lunga migliore
- Perché?
- Vedi, cara, potrai anche riportarlo in vita dividendo con lui il cuore, ma avresti comunque un problema: il viaggio di ritorno.
- Ammetto che è stato più che altro un viaggio last minute
- Ammesso e non concesso che tu riesca a tornare da Caronte, come pensi di convincerlo a trasportarvi dall’altra parte?
 
Emma fu colta alla sprovvista: non aveva minimamente pensato a quell’evenienza.
 
- Vedo che ho la tua più completa attenzione. Mettiamola in questi termini: un amore sale, un amore scende. Questa è la mia proposta.
- Non capisco. Se è tutto qui potevi affidarti a una qualunque delle tue anime.
- Non mi sono spiegato forse: un vero amore sale e un vero amore scende. La persona che devi trovare non è una qualunque semplice anima innamorata, ma mia moglie. E mi occorre una donna dal temperamento forte e indomito come il tuo per ritrovarla. Si trova da qualche parte sulla Terra.
Come può essere ancora viva?
Ma perchè come me ha il dono dell'immortalità. utto quello che posso dirti è che mi è stata strappata con l’inganno. Ho setacciato il cielo e la terra senza successo. Ho interrogato e torturato tutte le anime qui giunte per ottenere più informazioni.
- Come si chiama tua moglie?
- Proserpina. Riportamela e io accorderò a te e al pirata la via del ritorno. Un amore va, un amore scende. Allora, abbiamo un patto?
- Sulla terra conosco una sola persona ansiosa di fare patti e non ci si può mai fidare di lui, perché dovrei farlo con te?
 
Ade scoppiò a ridere.
 
- Ragazza intelligente. Da chi pensi che L’oscuro abbia imparato l’arte degli accordi? Vedi è proprio qui che è stata forgiata l’Oscurità di cui si nutre. D’altronde, cos’è l’Oscuro se non la fonte di ispirazione per una delle figure che più hanno rappresentato e rappresentano questo posto?
- La Mietitrice.
- L’ho detto che eri intelligente. La Mietitrice. L’immaginazione popolare ci ha ricamato un po’ su, il mantello, lo scheletro, la falce, ma per secoli il compito dell’Oscuro è stato quello di popolare di anime il mio regno.
- L’Oscuro ha lavorato per te?
- In un certo qual senso, anche se il nostro patto è sciolto, ancora lavora per me.Ma ora basta con le chiacchiere. Accetti o no?
 
Ade fece comparire dal nulla una pergamena e una penna d’oca.
 
- Firma in calce.
- Emma no! – disse Killian
 
Il pirata aveva osservato tutta la scena impotente. Non poteva permettere che Emma corresse un tale pericolo.
 
- È l’unico modo – rispose la Salvatrice girandosi verso il suo uomo – io non ho paura.
- Ascoltami Ade – intervenne Liam risoluto – permettimi di aiutare Emma nelle ricerche.
- E perché dovrei? – chiese di rimando Ade.
- Perché sono stato qui abbastanza a lungo da sapere tutto quello che si è detto su vostra moglie Proserpina: le vecchie leggende, gli antichi miti che qui tutti conoscono. Potrei esserle utile.
 
Ade si sedette sulla sua poltrona a riflettere. Per Emma sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio e in effetti l’aiuto di Liam sarebbe stato più che utile per entrambi.
 
- Cosa vuoi in cambio Liam?
- Nulla se non la rassicurazione che a mio fratello e a Milah non verrà fatto del male.
- Andata. Radamante liberalo. Ma tirami qualche brutto scherzo e tuo fratello ne pagherà le conseguenze e non sarà una cosa piacevole, te lo posso assicurare.
 
Non appena Liam fu libero, si avvicinò immediatamente a Killian per rassicurarlo.
 
- Liam ti prego, fai che ad Emma non accada niente.
- Non ti preoccupare, penserò io a lei, anche se sa badare benissimo a se stessa. Troveremo Proserpina e potrete stare di nuovo insieme. Te lo prometto
- Scusate se interrompo la vostra chiacchierata tra fratelli, ma dato questo sviluppo ho da porre un’ulteriore condizione.
- Non puoi abbiamo già un patto! – rispose Emma
- È vero, la minuscola clausola omega qui apposta – replicò Ade mostrando il contratto ad Emma – prevede che possa proporre ulteriori condizione e che resta comunque vostra facoltà accettarle. Se le rifiutate però va tutto a monte.
- D’accordo. Sentiamo.
- Ero più che propenso a concederti un ragionevole lasso di tempo per le ricerche, ma data la presenza di Liam nel mondo dei vivi, verrebbe meno l’equilibrio che regola i nostri due mondi. Ragione per cui ti concedo una settimana con Liam. Allo scadere di questa tuo cognato farà ritorno nell’Averno e tu avrai ancora un mese di tempo. Allo scadere del mese se non avrai trovato mia moglie non potrai più entrare qui. In altre parole perderai il tuo amore per sempre.
- Va bene Ade. Troveremo tua moglie.
- Un’ultima cosa, quando la troverete, non dovrete fare altro che pronunciare tre volte il mio nome all’entrata dell’ Antro di Zolfo.
- E dove la troviamo questa caverna?
- Vicino Storybrooke. Ho le mie scorciatoie. Dietro alla porta alle mie spalle, c’è un cunicolo che vi condurrà su e che vi riporterà qui se avrete successo nella vostra missione. E ora, visto che oggi mi sento così magnanimo, Emma puoi andare a parlargli prima di tornare in superficie.
 
Emma si avvicinò immediatamente a Killian e lo abbracciò con trasporto.
 
- Andrà tutto bene, amore mio. Tornerò a prenderti.
- Stai attenta Emma e non smetterò mai di aspettarti qui. Ti amo Emma Swan, qualunque cosa accada.
- Anche io ti amo Killian Jones.
 
Emma lo baciò ancora una volta sperando ardentemente che non fosse l’ultima. Milah, invece, era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Era ovvio che Ade l’aveva usata per capire quanto era profondo il legame che univa Emma e Killian e ora aveva visto che no si sarebbe mai spezzato. L’unica cosa che voleva ora era il perdono del suo ex amore.
 
- Il momento dei commiati è finito. Radamante conduci i nostri ospiti in cella. Minosse tu accompagna Emma e Liam alla porta e controlla che il cunicolo porti a Storybrooke. Io vado a farmi un massaggio rilassante!
 
Emma e Liam dopo aver visto sparire Killian, Milah e Neal furono condotti da Minosse verso la porta che conduceva all’Antro di Zolfo. Entrati nel cunicolo, l’aria divenne immediatamente pesante e acre. Camminarono senza fermarsi fino a che non scorsero una luce in fondo al tunnel. Fu Emma la prima ad uscire all’aria aperta e a sentire sulla pelle il calore dei raggi del sole. Come sentì l’aria fresca inspirò profondamente come per ridare ossigeno ai suoi polmoni. Uscì più allo scoperto per guardarsi intorno.
 
- Vieni Liam, non c’è nessuno. Abbiamo poco tempo e dobbiamo arrivare in città.
 
Come Liam sentì sula pelle il calore del sole, si fermò un istante per godere di quel tepore.
 
- Liam – lo chiamò di nuovo Emma dolcemente
- Scusami, ma avevo dimenticato come fosse bello e caldo il sole.
 
Emma lo aiutò a venire completamente fuori dalla caverna e si incamminarono in città. La missione era complessa e avevano davvero pochissimo tempo per venirne a capo. Ma mentre camminava verso la strada principale di Storybrooke, Emma sentì di essere davvero pronta a tutto pur di riavere accanto Killian, anche gettarsi alla disperata ricerca della moglie del Signore degli Inferi.

ANGOLO DELL?AUTRICE:
Ecco quiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Ora sappiammo qual è il piano di Ade: rivuole indietro la moglie. Il mito di Ade e di Proserpina, proprio come quello di Orfeo ed Euridice, è uno dei miei preferiti da sempre. Quando ho capito nella 5x11 che avrebbero avuto a che fare con Ade ho pensato subito a questo mito! Lo so, lo so: finora ho usato tutti nomi di derivazione greca e ora per la signora degli Inferi ho usato la derivazione romana. Il fatto è che la versione greca sarebbe Persefone e siccome sono dell'idea che chi si loda si imbroda e che L'autocelebrazione è una delle cose più nauseante del mondo ho preferito adottare la versione romana! XD Giuro è l'unico stravolgimento che farò! XD
Ora abbiamo Emma e Liam di nuovo a Storybrooke con una bella gatta da pelare: ok Emma è la salvatrice ma ritrovare una divinità dispersa da tempo immemorabile è un tantino complicato anche per lei: e sotto sono rimasti Milah, Killian e Neal. Credo che anche qui delle belle!!
Grazie, grazie, grazie di tutto! Siete sempre uno spettacolo da leggere!
Un bacione e a lunedì prossimo
Persefone

P.S poco meno di due settimane .... poco meno di due settimane e tornano più innamorati che mai ... 

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Capitolo 10
*** X. Searching for Proserpine ***


X. Searching for Proserpine
 
David stava pattugliando il confine sud ma aveva la testa da un’altra parte. Da quando Emma era salita su quella infernale barca, Snow e lui avevano vissuto nell’angoscia. La loro figlia era scesa  a confrontarsi con poteri e luoghi che erano al di là di ogni immaginazione. Era sola e disperata: chi le sarebbe stata accanto se le cose si fossero complicate più del previsto? Perché non riuscivano mai ad essere con lei fino in fondo nei momenti critici?  Era riuscita a trovare Killian o sarebbe riemersa con una disperazione ancora più profonda di quella che l’aveva segnata quando il corpo di Killian era stato portato via? Era in pericolo o aveva incontrato qualcuno disposto ad aiutarla? Immerso in queste domande, aveva completamente perso di vista la strada tanto che, quando vide quella figura sbucare dal bosco e camminare per la strada, fu costretto ad una sonora inchiodata. Allo stridere dei freni, lo sconosciuto era rimasto impalato in mezza alla strada come se non si fosse reso conto del pericolo che aveva corso. Dopo la paura, David era rimasto in macchina a fissarlo per qualche secondo dallo specchietto retrovisore. Non lo aveva mai visto in giro. Quando constatò che nessuno dei due si era fatto male, uscì dalla macchina come una furia.
 
- Ehi tu! Sono il vice sceriffo Nolan, cosa diavolo ti passa per la testa? chi sei?
 
Lo sconosciuto rimase muto.
 
-Insomma – insistette David – perché non parli?
 
David sentì dei passi venire dal ciglio della strada che dava sul bosco.
 
- Liam! Liam stai bene? Cos’era quel rumore?
 
Quando una seconda figura emerse, a David sembrò che il cuore si fermasse. Era Emma: non aveva immaginato la sua voce, era proprio lei.
 
- Emma! Emma! – gridò David andandole incontro.
- Papà! – disse Emma ricambiando l’abbraccio del padre.
- Stai bene? Da quanto sei tornata?
- Sono qui da poche ore
- Dov’è Killian? e chi è quest’uomo?
 
Emma si staccò dall’abbraccio del padre per avvicinarsi a Liam.
 
- Papà, lui è Liam Jones. È il fratello di Killian. Liam lui è David, mio padre.
 
Liam osservò attentamente l’uomo: aveva praticamente la stessa età di Emma.
 
- Un attimo, cosa? Come può essere tuo padre?
- È una lunga storia e spero davvero di potertela raccontare prima o poi, magari in compagnia di Killian. Papà, dobbiamo andare in città e avvertire gli altri. Ho delle novità da raccontarvi.
- Avverto tua madre allora.
- Dille di avvisare anche gli altri. Ci vediamo a casa mia, se non ti spiace.
- Muoviamoci allora.
 

Come Emma aprì la porta di casa, fu investita da un gran numero di scatoloni lasciati nel salotto.
 
- Ma che diavolo … ?
 
Non fece in tempo a finire la frase che qualcuno bussò alla porta.
 
- Mamma! Mamma aprimi, sono io!
- Henry!
 
Emma si precipitò ad aprire. Henry si tuffò subito tra le sue braccia e solo in un secondo momento si accorse di una silenziosa figura che li stava osservando divertito in un angolo. Assomigliava molto a Killian.
 
- Mamma, chi è quest’uomo? Non dirmi Liam …
 
L’uomo si avvicinò al ragazzo sorridendo.
 
- Sono proprio io Henry, come sai il mio nome?
- Scherzi? Killian mi ha raccontato un sacco di cose su di te e su di come gli hai insegnato a navigare. Ma tu come sai il mio nome?
- Diciamo che anche a me Killian ha raccontato tante cose di te. Le ho viste attraverso gli occhi di mio fratello.
- Henry – intervenne Emma – solo tu hai le chiavi, cosa sta succedendo qui?
- Ecco mamma, aspettarti stava diventando un’agonia, il tempo mi sembrava immobile. Volevo fare qualcosa, dovevo muovermi. E così sono andato da Granny per prendere le cose di Killian. Mi sono detto che gli avrebbe fatto piacere trovare subito i suoi effetti personali a portata di mano.
- Henry! Non si fanno queste cose! Dovevi chiedere il suo permesso!
- Lo so, ma se gli spiego che non ho toccato nulla, non ho aperto nulla, non si arrabbierà. Volevo solo dimostrargli quanto siamo contenti di riaverlo qui. A proposito, lui dov’è? Anzi, ora che ci penso, perché Liam è qui?
- Henry, ci sono delle cose che devi sapere. Aspettiamo gli altri e poi vi racconterò tutto.
 

Dalla loro cella, Hook, Milah e Neal stavano seguendo tutto quello che stava accadendo di sopra. In uno scatto di inspiegata misericordia, Ade aveva ordinato di versare l’acqua del fiume Stige in un grosso contenitore affinché mostrasse loro il mondo dei vivi. I tre occupanti erano rimasti per lo più in silenzio e ovviamente era Killian quello più preso da quello che stava accadendo.
 
- Vedo che hai fatto presto ad ingraziarti mio figlio pur di arrivare ad Emma – disse Neal volendo scaricare ancora un po’ della sua frustrazione.
- Ma cosa stai dicendo? – scattò Killian – non mi sarei mai sognato di fare una cosa del genere!
- Non ti è bastato prenderti Emma, ora vuoi anche rimpiazzarmi nel cuore di mio figlio.
- Non ti permetto di dire una cosa del genere!
- Ma lo hai fatto eccome! Lui è il frutto del mio amore con Emma e questo non potrai mai cambiarlo!
- Ne sono consapevole – rispose Hook secco – Ho sempre parlato di te a Henry. Lui sa perfettamente che non voglio prendere il tuo posto. Sei tu suo padre.
- Ora basta! – intervenne Milah – qui c’è una sola colpevole e quella sono io!
 
Si zittirono tutti e due immediatamente. Milah era seria, molto seria.
 
- Smettetela di litigare immediatamente, mi fa male vedere come vi ferite a vicenda. Aveva ragione Emma, come ho potuto farti una cosa del genere Killian? E come ho potuto trascinare con me proprio te, Neal? Smettetela per favore – concluse andandosi a sedere in un angolo, poi imitata anche dagli altri due.
 

Non appena furono tutti arrivati, Emma iniziò a raccontare quello che era accaduto nel mondo di sotto e del perché Liam era lì.
 
- Mi vuoi dire che hai stretto un patto con Ade? – disse Regina cercando di dare un senso alle parole di Emma.
- Sì. Se riesco a trovare  questa Proserpina, lui in cambio libererà Hook.
- È una cosa da pazzi! Stringere patti con il custode dell’Inferno! Questo non è uno dei tuoi casi da cacciatrice di taglie, spero te ne renda conto! Non capisci in che guaio ti sei cacciata?
.- Era l’unico modo per salvarlo e tu più di tutti dovresti capire. Ricordati cosa mi hai spinta a fare per salvare Robin, le parole che hai usato!
- Hai ragione, ti chiedo scusa. Ma manteniamo la lucidità. Perché Liam è qui?
- Ho passato abbastanza tempo negli Inferi per conoscere molte delle leggende e storie che avvolgono la figura di Proserpina – intervenne Liam.
- Chi è questa Proserpina? – chiese David
- È la moglie di Ade – rispose Liam – c’è stato un tempo in cui Ade era un inflessibile custode dell’Averno: freddo, distaccato, impassibile. Un giorno, stanco delle tenebre del suo regno, decise di affiorare alla luce e conoscere il mondo.
- Non abbiamo tempo per i versi e la prosa, marinaio!
- Regina, fallo finire! – disse Emma – continua ti prego.
- Ad un tratto, Ade vide in un prato un gruppo di fanciulle che coglievano fiori. fu una in particolare a catturare la sua attenzione: Proserpina, la figlia di Demetra, la dea dell’agricoltura. I fiori che la fanciulla coglieva andavano a riempire le falde della veste. Come la vide, Ade se ne innamorò. Precipitosa fu la passione che afferrò il cuore del tenebroso custode dell’Averno. Lanciò il cocchio infernale per farla sua. Spaventata, la fanciulla iniziò a chiamare la madre e, poiché si lacerò la parte superiore della veste, questa si allentò e i fiori raccolti caddero per terra. Dopo averla afferrata, il rapitore aprì con lo scettro un passaggio per il Tartaro trascinando con sé la fanciulla.
- Ho già letto questa storia – disse Henry interrompendo Liam – sì, mamma è nel libro che ti ho dato prima che salissi sulla barca di Caronte.
 
Emma andò a recuperare il volume dal suo zaino e lo porse ad Henry. Febbrilmente il ragazzo iniziò a sfogliare le pagine alla ricerca della storia che Liam stava raccontando.
 
- Eccolo! Mi sembrava di averla letta. Ascoltatemi.
 
“Quando Demetra non vide tornare sua figlia, la cercò in lungo e in largo chiamandola disperatamente. Quando seppe che era stato Ade, cercò invano qualcuno che la aiutasse a riportare indietro sua figlia. Offesa e arrabbiata, Demetra iniziò a peregrinare per la terra non riuscendo a rassegnarsi alla sua perdita. La rabbia era tanta che decise di condannare tutti gli umani a patire il suo dolore. La terra cominciò a non dare più frutti e gli uomini a soffrire la fame. Zeus allora richiamò Demetra e inviò Hermes a riprendere la fanciulla. Ade non poteva sottrarsi alla volontà del fratello, ma amava davvero la fanciulla. Ricambiato. Eppure la paura che non tornasse da lui era troppo forte: perdere l’unica persona che aveva scorto in lui qualcosa di buono. Prima di lasciarla andare, le diede da mangiare alcuni chicchi di melagrana magica: una volta assaggiati, costringevano la persona a fare ritorno nell’Averno.
 
- Ecco perché mi hai detto di non mangiare frutta! – disse Emma.
- Esatto – rispose Killian.
- Fatemi finire per favore. Dunque … ah … ecco “Quando madre e figlia furono di nuovo insieme, la terra tornò a dare i suoi frutti. Dopo alcuni mesi però, Proserpina, colta dalla nostalgia, manifestò la volontà di tornare da suo marito, dall’uomo che aveva imparato a conoscere e amare. E fu in quel momento che Demetra capì il trucco di Ade e per quanto tentasse di trattenere sua figlia non poté fare nulla per fermarla. Fu così che nacquero le stagioni: nei mesi in cui Proserpina è con suo marito la terra è in lutto, quando è con sua madre invece è in festa.
- Ma questo come può esserci di aiuto? – chiese Snow
- Finché c’è stata alternanza, Ade aspettava i mesi da passare con sua moglie. Poi qualcosa è cambiato.
- Lui, infatti, - intervenne Emma – ha parlato di scomparsa.
- Ora ci arrivo  - proseguì Liam – questa alternanza è andata avanti finché un giorno Proserpina non ha fatto più ritorno. E da lì Ade è diventato quello che hai conosciuto: perfido, spietato, manipolatore. Ha cercato sua moglie ovunque ma sembra come sparita nel nulla. E con lei anche Demetra.
- Perfetto, era troppo facile rintracciare una divinità sola, addirittura due – commentò sarcastica Regina.
- Ade ha interrogato ogni anima che si apprestava ad entrare nel suo regno per secoli. Dalle poche informazioni che è riuscito a raccogliere, si sa che è stata Demetra a restituirgli il favore: ha rapito sua moglie come lui aveva rapito la sua unica figlia. Si sa che è stata aiutata da qualcuno, la cui identità non è mai stata svelata del tutto, solo ipotesi.
- Non è molto su cui lavorare in appena cinque giorni – osservò Emma.
- Ma è un inizio – disse Snow– credo che sia il caso di metterci all’opera.
 
Quasi subito Henry aveva lasciato che gli adulti parlassero tra loro senza badare a lui più di tanto. Era intento ad osservare le figure del suo libro. L’illustrazione rappresentava Ade nell’atto di ghermire Proserpina. Il ragazzo si soffermò ad osservare con attenzione la raffigurazione della veste della donna, di quello che era rappresentato sulla fibbia che le fermava la lunga veste candida. Più i suoi occhi correvano sul foglio, più qualcosa lo riportava alla fibbia: su di essa vi era inciso un triangolo inscritto in un cerchio. Era sicuro di aver già visto quel simbolo da qualche parte, se solo fosse riuscito a ricordarsi dove.

Per tutto il resto della serata, la mente del ragazzino era stata flebilmente impegnata a cercare di mettere a fuoco quel particolare. Si era chiuso nella sua camera, aveva cercato su internet, aveva tirato fuori un mucchio di libri, ma la soluzione di quel rebus sembrava ancora molto lontana. Anche ora che gli altri erano andati via e Emma stava preparando la stanza a Liam, il suo cervello si stava ancora sforzando di ricordare. Sentì qualcuno bussare alla porta.
 
- Avanti!
 
Emma entrò in pigiama per augurargli la buona notte.
 
- Liam? – chiese Henry
- È nello studio – rispose Emma sedendosi accanto a lui sul letto.
- E tu mamma, come stai?
- Non lo so.
- Ti manca, vero?
 
Emma non rispose.
 
- Avanti – proseguì Henry – anche se non è papà, mi puoi dire come ti senti.
- Sì, mi manca. Questa casa è un po’ più vuota senza di lui.
- Ma almeno lo hai incontrato di sotto.
- Per poco.
- Sono sicuro che presto sarà qui con noi – rispose il ragazzo posando una mano su quella di sua madre. – e papà lo hai visto?
 
Emma aveva temuto quella domanda: certo non poteva dirgli nei dettagli cosa era successo. L’ultima cosa che voleva era rovinare la memoria e la stima che Henry aveva per Neal.
 
- No purtroppo.
- Pensi che Killian possa averlo incontrato?
- Non lo so, tu che pensi?
- Penso che se lo ha fatto, sicuramente gli avrà raccontato molte cose di me. Abbiamo spesso parlato di lui e lo starà aggiornando, ne sono sicuro.
 
Emma sorrise. Sapeva quanto Killian avesse cercato di stare vicino a suo figlio dopo la morte di Neal e di lenire quel vuoto con discrezione.
 
- Ti va di farmi un po’ di posto ragazzino?
- Certo mamma – rispose facendole spazio nel letto – e non ti preoccupare, tutto andrà bene. Sei un’eroina e gli eroi vincono sempre.   
 
Nella cella di Ade, i tre detenuti avevano assistito a quel dialogo tra madre e figlio così intimo e sincero. Killian vide Emma stringere il suo anello tra le mani. Aveva il volto preoccupato ma determinato ad arrivare fino in fondo. Sorrise.
Mentre Milah e Neal si erano ritirati in un angolo per riposare, lui non era riuscito a staccare gli occhi dalla bacinella. Aveva visto Emma svegliarsi più di una volta ora preoccupata ora cercando di darsi forza. Una volta aveva addirittura cercato di accarezzarle il volto per rassicurarla, ma l’acqua gli aveva ricordato che non era con lei per fare ciò.
 
- Vedo che dormire ti risulta davvero difficile qui – disse Milah – sedendosi accanto a lui.
- Ascolta Milah ti prego …
- Oh no, non voglio cercare di convincerti ancora. Tutta quell’esplosione di magia bianca non lascia adito a dubbi su quale sia la strada del tuo cuore. L’ho capito e avrei dovuto capirlo anche prima di fare tutte le sciocchezze che ho fatto. Ti prego di non avercela con Neal, sono stata io che ho giocato su tasti troppo delicati. Non sono mai stata una buona madre e anche ora l’ho dimostrato.
- Smettila di colpevolizzarti.
- Ascolta le cose tra me e te potranno pure essere cambiate, ma vorrei farti una domanda e vorrei che mi rispondessi sinceramente. Cosa ti ha spinto a dare ad Emma l’anello di Liam?
 
Killian rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
 
- Io mi ricordo che, malgrado le apparenze, - proseguì Milah - noi due avevamo l’abitudine di essere molto franchi l’uno con l’altra. E questo caratterizzava non solo la nostra relazione da innamorati ma soprattutto da due persone che condividevano un rapporto di fiducia forte. A parte Emma, in quella cittadina non hai amici così e se non posso essere più il tuo amore, fammi almeno essere tua amica. È il mio modo per chiederti scusa per tutto.
- Sai quanto ho sofferto dopo quello che ti aveva fatto tuo marito. Io non credevo che ne sarei mai uscito. E poi ho conosciuto lei. Sapeva cosa avevo provato, ma invece di alimentare quel dolore lo ha guarito. E io ho fatto lo stesso. Oddio lei è stata più testarda, ma è fatta così. Quando ha fatto crollare anche il suo ultimo muro, ho capito che era davvero pronta a donarsi.
 
Trascorsero così il resto della nottata e Milah capì davvero che quello che lui provava per Emma non aveva niente a che fare con quello che aveva provato per lei, e che se davvero voleva onorare l’amore che li aveva uniti, doveva fare una sola cosa: lasciarlo andare. E così fece.

La mattina dopo, Emma, Henry e Liam si ritrovarono in cucina per la colazione. Henry aveva ancora in mano il libro sui miti e stava ancora osservando la raffigurazione di Proserpina. Sentiva ancora che stava girando a vuoto intorno ad una soluzione che era potenzialmente a portata di mano. Dove aveva visto quel simbolo sulla fibbia? Perché lo aveva visto sicuramente da qualche parte. E poi boom! Colpo di genio: quel simbolo era impresso sulla mano di suo padre quando aveva cercato di aprire la volta dell’Oscuro! Non poteva essere una coincidenza!
 
- Ci sono! – disse facendo trasalire gli altri – So dove ho visto questo simbolo!!
- Calma ragazzino – disse Emma avvicinandosi – non ti seguo.
- È da ieri che questo simbolo mi sembrava familiare, ma non riuscivo a ricordare dove l’avevo visto. Un triangolo inscritto in un cerchio, come ho fatto a non pensarci prima! È uno dei simboli impressi sulla cripta dell’Oscuro! E tu mamma lo dovresti sapere bene.
 
Emma si chinò ad osservare l’illustrazione con attenzione. Suo figlio aveva ragione, il simbolo era come quello incisa sula cripta, ma cosa c’entrava l’Oscuro con la moglie di Ade?
 
- È vero, ragazzino,  ma questo simbolo è molto più comune di quello che credi. Potrebbe essere una coincidenza.
- Io non credo proprio! – ribattè Henry sicuro
- Non voglio minimizzare il tuo entusiasmo, ma credimi potrebbe essere davvero così.
- No, sei tu che devi ascoltare me. Quando ieri vi siete messi a parlare fitto fitto per non farmi sentire, me ne sono andato in camera e ho fatto qualche ricetta su Internet. Ho visionato molti quadri e statue: sulla veste di Proserpina o sulla fibbia viene sempre raffigurato questo simbolo. Non può essere un semplice caso. Io credo che la moglie di Ade e l’Oscuro abbiano una storia in comune.
- Ade in effetti ha detto che l’Oscurità è stata forgiata nel suo regno, ma da qui a collegare l’Oscuro al rapimento di sua moglie ce ne vuole.
 
Liam aveva ascoltato attentamente il dialogo tra madre e figlio e capì perché Killian fosse così attratto da lei e dal suo modo di fare. Ma quando Emma pronunciò quelle ultime parole, qualcosa nella sua testa si accese.
 
- Ma certo! – disse balzando in piedi dalla sedia – ora si che le cose hanno un senso!
 
Si avvicinò ad Henry e lo sollevò per esternare la sua contentezza.
 
- Qualcuno vuole fare capire anche a me qualcosa?
 
Liam rimise a terra Henry e si apprestò a raccontare quello che gli stava passando per la testa.
 





ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui anche questa settimana, l'ultima senza OUAT #omiodioquasinoncicredo!!
Dunque il nostro duo di superstiti dagli Inferi sta cominciando a capirci qualcosa in più su questa cara Proserpina e ovviamente Liam si è rivelato utilissimo come sempre. La versione sul ratto della fanciulla è un misto tra quella di Ovidio e quella di Strabone (se vi capita di inciampare nelle metamorfosi apritele che c'è da rimanere secchi per quanto sono belle)
mancano più o meno cinque capitoli alla fine, avrei voluto finire prima della fine dello hiatus ma non ho avuto molto tempo per scrivere tipo trattore XD
Grazie comunque a tutti voi che avete seguito e seguite questa storia, i vostri commenti e agli inserimenti.
A lunedì! (che saaà di un disagiante micidiale)
Un bacione
Persefone

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Capitolo 11
*** XI. The Saddest Love Story of All ***


XI. The Saddest Love Story of All
 
Liam si avvicinò ad Emma per continuare il suo racconto.
 
- Non mi ricordo con precisione quando, tutto lì sotto è relativo, soprattutto il tempo, ma una sera ero da Anita’s e c’erano degli strani tipi misteriosi che non avevo mai visto. Dovevano essere tra le anime più antiche presenti. Non davano confidenza a nessuno, ma tutti sapevamo, in quella stanza, che era meglio girare alla larga se non volevamo avere problemi. Non so quanto avessero bevuto ma erano in vena di nostalgia e stavano ricordando i tempi passati. Iniziarono a raccontare che tra le anime girava voce che era stato un Oscuro a rapire la regina degli Inferi.
- Ma per quale motivo? Ade ha detto che l’Oscuro è una sua derivazione, lavorava per lui, perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?
- Questo proprio non lo so, Emma. Ma ricordo che stavano dicendo che dopo quel rapimento, nessun Oscuro aveva messo più piede nell’Averno, né da vivo e né da morto. Una volta mentre era al servizio di Ade, si allontanò senza permesso e non fece mai più ritorno.
- Quindi Ade non ne hai mai interrogato? – chiese Emma
- Non mi sono spiegato forse, gli Oscuri non arrivano nell’Averno. Si fermano sulla riva del fiume Stige. La loro anima diventa parte di quell’Oscurità che avvolge l’Oscuro successivo e quindi viene risucchiata sulla terra per avvolgere il nuovo prescelto. Il ragazzo ha perfettamente ragione: uno dei Signori Oscuri ha a che fare con il rapimento di Proserpina.
- Mamma tu sei stata nella cripta, non hai visto qualcosa di particolare? Al momento magari non l’hai considerato importante, ma ora è fondamentale.
 
Emma iniziò a riflettere. Non era stata molto tempo nella cripta, ma aveva subito capito che era piena di segreti ancestrali e remoti che i suoi predecessori si erano premurati di coprire con cura.
 
- Perché Emma dovresti sapere come è fatta la cripta dell’Oscuro?
- Perché non ti ho detto che lo sono stata a mia volta. Con la magia oscura ho legato Killian a Excalibur e questo mi ha fatto abbracciare l’Oscurità per un periodo. Ma lo sono stata per poco tempo. Quella cripta custodisce segreti secolari e non basta una vita sola per scoprirli tutti.
- Allora mio nonno fa esattamente al caso nostro. È sicuramente l’Oscuro più longevo. Se c’è qualcuno che può darci delle risposte, quello è lui.
- Bene allora, è giunto il momento di fare una visitina a Gold.
- Ma siamo sicuri che sia disposto ad aiutarci?
- Deve – rispose Emma resoluta – il suo debito nei miei confronti e di Killian non si è ancora esaurito. Mi darà quelle risposte.
 
In un Granny’s ancora deserto, Regina, Robin, David e Snow stavano ascoltando il resoconto di Emma su quello che Henry e Liam avevano scoperto.
 
- Vado da Gold. Voi rimanete tutti qui. Regina, lancia un incantesimo di protezione. Ti aiuterò a sigillare l’edificio dall’esterno.
- Non puoi andare sola Emma, è troppo pericoloso! – disse Snow
- È una questione tra me e Gold – rispose Emma secca.
- Non è una battaglia solo tua – intervenne David – non devi farlo da sola.
- E invece sì. Ho ancora la magia e Gold non mi spaventa.
- Mamma – disse Henry – ma perché tutte le volte che le cose si fanno difficili vuoi fare tutto da sola?
- Non è questo il punto! Ho imparato la lezione, ma stavolta è diverso. Non posso fronteggiare l’Oscuro se vi ha sotto tiro! Credete che basterà chiedere per favore e Gold ci aiuterà? Se è davvero uno dei più antichi segreti dell’Oscuro e di quella cripta farà di tutto per mantenerlo tale. Come posso avere una possibilità se vi minaccia? Devo spuntare le armi che ha contro di me se voglio ottenere delle risposte.
- Va bene Emma – disse Regina – faremo come vuoi.
- Questo vale per loro – disse Liam dopo essere stato in silenzio per tutto il tempo – ma non per me. Sono già morto, Rumple non potrà farmi qualcosa che io non abbia già affrontato, quindi vengo con te.
- Liam non so cosa accadrà.
- Ho promesso a mio fratello che ti avrei aiutata. Non ho potuto fare molto quando ero in vita, quindi almeno adesso fammi fare qualcosa per lui.
- Allora muoviamoci.
 
A passi veloci e sicuri, Emma e Liam si stavano dirigendo verso il negozio di Gold. Liam stava ripensando alle ultime parole che David gli aveva rivolto prima che raggiungesse la donna in strada.
 
- Mi raccomando, riportamela indietro sana e salva.
- Non preoccuparti. Se le succedesse qualcosa, prima che con te, dovrei vedermela con mio fratello e credimi: le punizione di Ade in persona mi sembrerebbero una passeggiata in confronto a quello che potrebbe farmi Killian se le succedesse qualcosa.
 
Emma camminava davanti a lui in silenzio. Stava probabilmente cercando una strategia da attuare.
 
- Ti avverto Liam, Killian e Gold hanno un passato piuttosto burrascoso.
- Se non ho capito male, Milah era la moglie di Gold
- Proprio così e per quanto Rumple possa accusare Hook di avergli portato via la moglie, è stata proprio lei ad implorare Killian per prenderla sulla nave. All’epoca Rumple non era ancora il Signore Oscuro e non ha potuto fare niente per fermare sua moglie. Poi dopo aver preso il posto di Zoso, le loro strade si sono rincontrate e Rumple ha voluto vendicare l’offesa e soprattutto l’umiliazione subita. Ha frantumato il cuore di Milah davanti a Killian e poi si è preso la sua mano sinistra.
- Ora capisco perché diventa così nervoso quando quell’uomo è nei paraggi.
- E sempre per colpa sua sono stata costretta a legare la mia anima al pugnale. Capisci che con tutti questi precedenti non poteva non riversare su di lui la sua furia Oscura.
- Allora, Salvatrice, qual è il tuo piano?
- Semplice fare tutto quello che è in mio potere per ottenere le informazioni di cui abbiamo bisogno. A qualunque costo.
 
Quando entrarono nel negozio di Gold, nonostante il cartello “chiuso”, Emma si avvicinò immediatamente al bancone vuoto.
 
- Gold! Gold! Dove sei? Vieni fuori, dobbiamo parlare!
 
Dal retrobottega l’uomo uscì immediatamente.
 
- Insomma signorina Swan! Qui non siamo in biblioteca o da Granny’s o a una fermata del pullman. Siamo nel mio negozio e a meno che non ci sia il cartello “aperto”, non siete invitati ad entrare.
 
Liam si diresse alla porta di ingresso e girò il cartello dall’altro lato.
 
- Ora è aperto amico, quindi non ci sono problemi
- Ma prego, fate come se foste a casa vostra – rispose Gold sarcastico
- Non sono venuta qui a perdere tempo – riprese Emma convinta – Ho bisogno di risposte e voi me le darete
- Vi ho già aiutata più del dovuto. Non vi devo niente.
- Io non credo proprio.
- A cosa ti serve quel pirata, quando vedo che lo hai già rimpiazzato? Chi è il tuo nuovo cagnolino?
- Emma non ha rimpiazzato nessuno e mio fratello non è un cagnolino! Sono Liam Jones.
- Ma non mi dire, salvatrice, hai riportato su il fratello sbagliato? – rispose Gold ridendo
- Non diciamo sciocchezze, io non ho sbagliato proprio niente. Cosa sai di una certa Proserpina?
- Non l’ho mai sentita nominare.
 
Emma tirò fuori dalla tasca della giacca due fogli di carta: su di uno vi era un’illustrazione di Proserpina e sull’altro il simbolo dell’Oscuro. Li mise sul bancone aperti. Gold si chinò ad esaminarli: avevano iniziato a capire qualcosa.
 
- Non capisco dove vuoi arrivare
- Perché sulla fibbia di Proserpina c’è uno dei simboli dell’Oscuro?
- Cosa vuoi ne sappia io?
- Sei uno degli Oscuri più longevi mai esistiti, se questa figura è legata a uno dei tuoi predecessori tu lo sai sicuramente.
- Negli Inferi – intervenne Liam – corre voce che sia stato un Oscuro a rapire la moglie di Ade. Non si sa bene per quale motivo. Sei sicuro di non saperne nulla? Emma dice che conosci la cripta meglio di chiunque altro e devi sapere per forza il perché questo simbolo è presente in ogni raffigurazione della donna.
- Dimmi Emma – disse Gold rivolgendosi a Emma e ignorando completamente Liam – perché combatti per un uomo come quello? Non ne vale la pena
- Non osare parlare male di lui! – ringhiò Emma – non dopo come lo hai ingannato! Lui si è sacrificato per salvare tutti ed estirpare lì Oscurità. Tu la vuoi solo per te!
- Andiamo, stiamo parlando di un pirata che si è nutrito di vendetta per secoli come un drogato, di un uomo che non si è fatto il minimo scrupolo nel distruggere una famiglia, di separare una madre dal proprio figlio! Un egoista che ha pensato alla sua vendetta anche a discapito tuo.
- Sta zitto!
- Ricorda le dure parole che ti ha rivolto qui dopo Camelot!
- Ti ho detto di stare zitto! – replicò Emma sbattendo violentemente i pugni sul bancone – non azzardarti ad aggiungere altro! Killian è cambiato molto e ha saputo allontanare da sé l’oscurità per ben due volte!
- Quelli come noi non cambiano mai
- Quelli come te forse!
- Ha cercato di uccidere la tua famiglia!
 
A quelle parole, quel ruggito che era riuscita a contenere quando era stata l’Oscuro esplose improvvisamente dentro di lei. Afferrò Gold per la giacca e gli parlò a brutto muso.
 
- Stammi bene a sentire, Killian avrà anche sbagliato a cedere all’oscurità ma non fare finta di non sapere che tipo d’uomo alla fine abbia scelto di essere! Lui ha scelto l’amore sulla vendetta, ha scelto me, noi, mentre tu non sei mai stato in grado di rinunciare al potere, nemmeno per Belle. Questo è l’uomo che sei!
 
In quel momento la porta del retrobottega si aprì e qualcuno stava venendo verso il negozio.
 
- Rumple! – chiamò Belle – sei qui?
 
Emma guardò l’uomo. Se non voleva collaborare con le buone, lo avrebbe fatto con le maniere forti.
 
- Belle! – chiamò Emma – siamo qui, vieni!
- Che intenzioni hai salvatrice? Così corri di nuovo sul ciglio dell’Oscurità
- Non mi importava cosa mi sarebbe successo a Camelot, meno che mai me ne importa qui!
 
Gold alzò il braccio per usare la magia. Emma fece appena in tempo a lanciare un incantesimo di protezione per sè prima che tutto nella stanza si immobilizzasse. Anche Liam.
 
- La prossima volta non sarai così fortunata!
- Ti avevo detto di non mettermi alla prova. Sapevi che sono disposta a correre qualsiasi rischio. Quindi o mi aiuti o mi aiuti.
- Ti rendi conto che mi stai chiedendo qualcosa che ha a che fare con l’essenza stessa dell’Oscuro? Potrebbe mettere a repentaglio il nostro stesso potere!
- Sta a te scegliere Gold: rimuoverò il tuo incantesimo e parlerò con Belle prima che tu possa strapparmi il cuore, ammesso che tu ci riesca. Quindi Oscuro, cosa è più importante per te? Dimostrare a Belle che si è sbagliata di nuovo, o che stavolta sei disposto a rinunciare a parte del tuo potere per il suo amore?
- Va bene, ti dirò quello che so, ma tu lascia fuori Belle
- Abbiamo un accordo, coccodrillo!
 
Emma fece svanire l’incantesimo di immobilità e Belle entrò nella stanza come se nulla fosse.
 
- Ciao Emma, cosa ci fai qui?
- Io e la signorina Swan – si intromise Gold – stavamo parlando di Henry.
- Capisco, e perché Regina non è qui?
- La stavamo per raggiungere in effetti. Perché non mi precedi a casa? Appena ho finito ci vediamo lì.
- Sicuri che vada tutto bene? Siete così strani. E chi è quell’uomo?
- Ti spiego tutto a casa. Ora vai.
 
Belle tentennò un attimo prima di uscire da dove era entrata. Una volta che furono di nuovo soli, ripresero la conversazione da dove l’avevano lasciata.
 
- Allora Oscuro, ricominciamo da capo – disse Emma – cosa sai di Proserpina?
 
Gold aprì uno degli sportelli della credenza che era dietro di lui. Ne tirò fuori un vecchio, ingiallito e polveroso libro.
 
- Non ho tempo per i libri
- E fai male. Queste sono Le Cronache dell’Oscuro: una sorta di diario della cripta. Ogni nostro predecessore vi appuntava sopra i suoi segreti perché fossero custoditi gelosamente. Avete ragione, Proserpina è legata ad un Oscuro, ma non a uno qualunque, al primo.
- Nimue?
- Andiamo con ordine. – Gold aprì il libro – Dopo aver trasformato Merlino in albero e aver ripreso il pugnale, la sete di vendetta di Nimue non era stata minimamente placata dall’uccisione di Vortigan. Era decisa a riprendersi la sua famiglia dagli Inferi. Dato che era proprio lì che l’oscurità era stata forgiata, con il pugnale riuscì ad aprire un portale.
- Aveva le idee chiare questa Nimue – disse Liam
- Brandendo il pugnale, Nimue riuscì a farsi strada negli Inferi fino al cospetto di Ade e della sua sposa. Pretese la sua famiglia indietro.
- Ahi ahi ahi mossa avventata – replicò Liam
- Appunto – riprese Gold – Ade le sottrasse il pugnale e lo depotenziò in modo che non potesse più accedere in quel mondo senza il suo esplicito permesso. E poi per punire la sua sfrontatezza, la costrinse a lavorare per lui. Data la sua sete di sangue, aveva un solo compito: procacciare anime.
- Questo spiega il riferimento di Ade alla mietitrice. Se lavorava per lui, perché l’avrebbe tradito?
- A Nimue non andava giù il fatto di essere controllata da qualcuno ed iniziò a covare un senso di vendetta non indifferente. Ma Ade era troppo spavaldo per accorgersene, o troppo preso da sua moglie. Un giorno, di ritorno dagli Inferi, Nimue vide seduta su una pietra una misera vecchia. Lasciate ch vi legga cosa scrivono le cronache dell’Oscuro in proposito.
 
 
"- Da dove esci ragazza?
- A te cosa importa, mendicante?
- Il tuo mantello odora di zolfo, vuol dire che sei appena tornata dall’Averno. Non sono molte le persone che possono vantarsi di essere tornate da lì.
Nimue la guardò stupita. Nessun essere umano è in gradi di percepire la puzza degli Inferi. Ade lo aveva stabilito. Solo una persona non umana poteva avere una simile facoltà.
 
- Chi sei veramente tu?
- Una persona che può esserti utile a patto che tu faccia qualcosa in cambio per me.
- Cosa può volere da te un Oscuro?
- Il segreto per tramandare la tua specie.
- E una misera vecchia come te conosce questo segreto? Ma non farmi ridere!
 
La vecchia fece cadere subito le sue spoglie umane per trasformarsi in una donna molto più giovane.
 
- Io sono Demetra, dea della fecondità. Vedo che il tuo corpo non è in grado di tramandare quel potere che è racchiuso in te, sei una creatura sterile. Farò in modo che questo cambi.
- Cosa vuoi da me?
- Giù, hai per caso visto una donna in compagnia di Ade?
- Sì, Proserpina, sua moglie.
- Mia figlia. Mi è stata strappata con la forza e non mi vuole essere restituita. Riportala da me e forgerò per te una cripta attraverso la quale potrai perpetrare la tua specie e la tua oscurità".
 
- Quindi Nimue e Demetra hanno fatto un patto? Proserpina in cambio della costruzione della Cripta?
- Si accordarono in modo tale che al ritorno di Nimue, la Cripta fosse già pronta. Dopo alcuni giorni, con la scusa di accompagnare qualche nuova vittima per Ade, a Nimue fu consentito di scendere negli Inferi. Da qui in poi le cronache sono alquanto vaghe. Non si è mai capito bene come Nimue sia riuscita a conquistarsi la fiducia di Proserpina o se l’abbia costretta a seguirla. Fatto sta che una mattina, Ade si è ritrovato solo nel letto, senza la sua sposa. La fece cercare in ogni angolo del suo regno. Quando gli riferirono che anche Nimue era scomparsa capì che stata proprio lei l’artefice di quel rapimento. Si precipitò sulla terra a cercare Nimue. Non la trovò mai, così come non trovò mai Demetra e il luogo dove sua moglie era tenuta prigioniera.
- Ma questo non è possibile – disse Liam
- E invece sì – rispose Gold –  Affinché la cripta fosse attivata, Demetra pose un’altra condizione. In caso di necessità la cripta avrebbe ospitato lei e la figlia, in modo da proteggerle dagli sguardi morali e no, cosa che puntualmente accadde quando Ade si precipitò sulla terra in cerca della sua sposa.
- Ci stai dicendo – intervenne Emma – che Proserpina è nella cripta? Perché allora dobbiamo trovare il modo di tornare a Camelot ed entrarvi.
- Non ce ne sarà bisogno. L’Oscuro può creare entrate alla cripta in ogni realtà in cui si trova. Ne avevo creata una nella Foresta Incantata e ovviamente anche qui.
- Dove si trova?
- Proprio sotto il mio negozio.
- È lì che ci porterai allora. Avverto i miei e poi farai strada.
- Un ultimo avvertimento miss Swan. Proserpina è lì, ma anche Demetra. E una madre protegge i suoi figli ad ogni prezzo, sei davvero sicura di poterla convincere a rinunciare a sua figlia dopo tutti questi secoli?
 
 
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE:
Lo ammetto: per me la lavata di capo che Emma ha fatto a Gold nella 5x11 non era abbastanza, lo doveva prendere a randellate sulle gengive quel meschino! Per questo ho voluto rincarare la dose, spero non me ne vogliate, ma nessuno mi può toccare il Capitano e sperare di passarla liscia muahahahahahahahahahahahahahah *risata satanica*
Ok mi ricompongo ... cioè no, non posso dato che sono in ayyesa di essere sotterrata dall'angst della puntata *:*. Vi prego rimettetemeli insieme ... io non ce la faccio a vederli separati ancora ...
Mancano quattro capitoli alla finedi questa avventura e spero davvero che vogliate seguirmi fino in fondo!
razie comunque per tutte le letture, i commenti e gli inserimenti :*
A lunedì prossimo
Persefone 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** XII. Demeter ***


XII. Demeter
 
Fu il rumore degli inquieti passi di Emma a destare Killian dal suo dormiveglia. Dopo che Milah lo aveva lasciato solo, era rimasto a guardare il suo amore dormire ancora un po’ prima di crollare anche lui. Come la sua mente fu di nuovo vigile, si precipitò alla bacinella per cercare di capire perché Emma fosse davanti al negozio di pegni.
 
- Maledizione Swan! Non dirmi che ti sei fidata di Gold. So che è di nuovo l’Oscuro.
- Cosa succede? – chiese Milah raggiungendolo.
- Emma è da Rumple.
- Non preoccuparti – intervenne Neal – mio padre è cambiato. Non le farebbe mai del male.
- Io non ne sarei così sicuro, amico. È stata a causa sua se Emma ha legato la sua anima la pugnale. E prima ancora ha cercato di risucchiarla in un maledetto cappello per riempirlo di magia. Senza tralasciare il fatto che ha anche cercato di riempirle il cuore di oscurità.
- Non è vero! mio padre è cambiato!
- Calmatevi per favore – intervenne Milah
- Non ci penso proprio – rispose Neal – Hook sta mettendo in dubbio l’onesta di mio padre.
- E fa bene – intervenne a freddo una voce dal fondo della stanza – Killian ha ragione. Tuo padre ha di nuovo voluto l’Oscurità dentro di sé anche a discapito dell’amore di Belle. Ma non perdiamoci in chiacchiere inutili e godiamoci lo spettacolo dello specchio. Non rimaniamo qui!
 
Con uno schiocco di dita, si ritrovarono tutti nel salone di Ade.
 
- Mettetevi pure comodi.
 
Davanti al negozio di Gold, Emma non riusciva proprio a smettere di camminare avanti e indietro. Aveva parlato con i suoi e, nonostante le sue insistenze affinché rimanessero al sicuro nella tavola calda, non avevano voluto sentire ragioni. Sarebbero andati con lei a qualunque costo. David e Snow arrivarono a passo svelto e si diressero subito verso la loro primogenita.
 
- Emma, stai bene?
- Sì, ma voi non sareste dovuti venire. È troppo pericoloso!
- Sei nostra figlia – rispose resoluto David – non potevamo lasciarti sola.
 
Quando Emma rientrò nel negozio, Liam e Gold la stavano aspettando davanti ad una porta che conduceva nel retrobottega. Il signore Oscuro li portò vicino ad un insignificante  armadio e, dopo aver sollevato una candela che vi era accanto, un passaggio segreto si aprì per loro.
 
- Dopo di te, Salvatrice.
 
Nel palazzo di Ade, Killian, Milah e Neal stavano osservando tutta la scena dallo specchio del signore degli Inferi.
 
- Lo devo ammettere, capitano, la tua bella ha proprio un carattere fiero ed indomito. E Neal, devi vedere come ha strapazzato tuo padre per farsi aiutare.
- Perché sono da Gold? – chiese Killian preoccupato
- Per avere delle risposte. A dir la verità, non hanno fatto altro che confermare quello che ho sempre sospettato: è stata Nimue a rapire mia moglie per riportarla a Demetra.
- Come puoi non averla interrogata una volta morta?
- Non ho mai avuto la possibilità di mettere le mani su un solo Oscuro.
- Ma come farà Emma a convincere Demetra? – chiese Milah
- È esattamente quello che stiamo per scoprire mia cara.
 
Nella stanza calò il silenzio affinchè l’attenzione di tutti fosse focalizzata sullo specchio. Il gruppo di eroi, infatti, era giunti davanti alla porta della cripta.
 
- Allora – esordì Emma – basta dire apriti sesamo per farla aprire?
- Di certo non servirà della facile ironia.
- E allora come facciamo?
 
Gold si avvicinò alla porta e fece comparire la chiave che Neal aveva usato per riportarlo in vita. La inserì nella fessura corrispondente e la porta si aprì. Un forte vento iniziò a spirare per risucchiare tutti, e in particolare la Salvatrice, dentro.
 
- Che diavolo sta succedendo?
- Volevi affrontare Demetra? Perfetto: è dentro che ti aspetta e non credo abbia in serbo per te una sorte benevola.
 
Emma iniziò ad essere risucchiata da quel vortice senza riuscire ad opporre resistenza.
 
- Avevamo un patto Gold!
- Il patto riguardava il fatto che ti avrei condotta qui e l’ho rispettato. Che ti avrei salvata da eventuali pericoli non è stato minimamente preso in considerazione.
 
Il vento stava aumentando la sua forza ed Emma non aveva più energie per cercare di contrapporsi ad esso. Se voleva riavere Killian doveva farsi risucchiare dentro.
 
- Ascoltatemi tutti: mi lascerò trascinare dentro!
- No! – disse Snow – non puoi andare sola!
 
La donna si precipitò ad afferrare la mano della figlia.
 
- Andremo insieme – continuò – non posso perderti ancora una volta!
 
E prima che Liam o David avessero il tempo di dire o fare qualcosa, la porta si chiuse dopo aver risucchiato dentro le due donne. A quel punto David si avventò su Gold.
 
- Adesso le riporti indietro immediatamente!
- Come osi minacciarmi?
 
David fu scaraventato a terra e Liam fu subito vicino a lui.
 
- Puoi aspettare qui se credi. Anche se ho il sospetto che non rivedrai mai più tua moglie e tua figlia.
 

La paura di Killian era andata crescendo sempre più nel vedere la scena. Le immagini dello specchio erano ferme su David e su Liam, mentre di Emma e Snow non vi era più traccia.
 
- Perché Emma non si vede? – disse il pirata cercando di avvicinarsi e divincolarsi dalle catene
- La cripta è protetta da un incantesimo di Demetra che mi impedisce di vedervi dentro. Per sapere la sorte della tua bionda non dovrai fare altro che aspettare, tutti dovremmo farlo. Ve lo ripeto, mettetevi comodi, potrebbe volerci molto tempo, ammesso sempre che riescano ad uscire da lì ovviamente.
 
Quando Emma riprese conoscenza, Snow era proprio accanto a lei con la mano ancora stretta nella sua.  
 
- Mamma – la chiamò scuotendola leggermente – stai bene?
 
Snow riprese lentamente conoscenza.
 
- Emma! Tu stai bene?
- Credo di sì. Sono ancora sballottata ma intera. Non dovevi seguirmi!
- Stammi bene a sentire. L’unico modo in cui usciremo da questa porta è insieme. È così e basta, hai capito?
 
Emma abbracciò forte sua madre.
 
- E ora vediamo di trovare Demetra.
 
Dopo aver constatato che la porta era sigillata e che non permetteva loro di uscire, le due donne iniziarono ad esplorare la cripta.
 
- Ti viene in mente qualcosa tesoro?
- A dir la verità non conosco questa parte della cripta. Quando ero oscura ho cercato di entrarvi il meno possibile. Ma su queste porte è raffigurato uno dei simboli incisi sulla porta esterna. Ne deduco quindi che la porta che ci interessa è quella con il cerchio ed il triangolo.
 
Avevano quasi perso le speranze per tutto quel girare a vuoto, quando, infine, scorsero una piccola porta in uno degli angoli più nascosti e bui. Si avvicinarono immediatamente ed Emma illuminò la porta con una fiaccola che aveva acceso con la magia.
 
- Ci siamo! – gridò non appena vide il simbolo che tanto stavano cercando – parliamo con questa Demetra e riportiamo Hook a casa!
 
Nel buio più profondo che avvolgeva la stanza in cui Emma e Snow entrarono, una flebile candela emanava una tenue luce. Su una delle pareti, la sagoma di un’anziana figura comparve all’improvviso.
 
- Chi siete? – domandò una profonda voce senile – come avete fatto ad entrare qui?
- Stiamo cercando Demetra – rispose Emma – la conosci? Qual è il tuo nome?
- Ho passato così tanti secoli chiusa qui dentro, che non ricordo più neanche come mi chiamo.
- È strano – intervenne Emma – perché il simbolo sulla porta non lascia adito a dubbi: è qui che dovremmo trovare Proserpina.
 
Come quel nome fu pronunciato, la flebile candela si trasformò in una potente fiammata, illuminando tutta la stanza. Dove prima c’era la vecchia, non rimase altro che un mucchio di poveri stracci. Davanti a Snow ed  Emma si stagliò la possente e giovane figura di una donna che sbarrava loro la strada.
 
- Vi manda lui vero? – tuonò la figura
- Non siamo spie di Ade – rispose Emma – vogliamo solo parlare con Demetra.
- Sono io Demetra e stammi bene a sentire: un solo essere può mandare qualcuno a cercare me e quello è proprio il Signore degli Inferi. Tornate da lui e ditegli che non riavrà mai indietro mia figlia!
 
Demetra liberò una forte onda di magia che scaraventò madre e figlia su una delle pareti. Fu Emma la prima a rimettersi in piedi.
 
- Hai ragione. è stato Ade a chiedermi di trovare Proserpina. Se riavrà indietro sua moglie, io potrò riabbracciare il mio amore.
- Sei una sciocca se credi che baratterò mia figlia per la tua felicità!
 
Improvvisamente una possente radice emerse dal pavimento e avvolse Emma stritolandola.
 
- Se sei così ansiosa di ricongiungerti al tuo amore, conosco un modo più veloce che non implica il coinvolgimento di mia figlia!
 
La radice attorno al corpo di Emma iniziò a stringere sempre più.

Nel salone di Ade regnava un gelido silenzio. Tra l’incredulità dei presenti, si sentirono risuonare tre gracchianti voci provenienti da un punto indistinto.
 
- Lachesi, ci siamo? È la fine del filo?
- Così pare Cloto, questa vita sta correndo sul filo del rasoio e non in senso letterale! Ho ragione Atropo?
- Assolutamente. Le mie cesoie sono sempre pronte. Povera bionda ragazza, così giovane…
 
Il cuore del capitano traboccò di terrore. Non poteva essere Emma quella in pericolo, non poteva permettere che le accadesse qualcosa di irreparabile. Henry aveva bisogno di lei e se fosse rimasto orfano non se lo sarebbe perdonato per nessun motivo al mondo.
 
- Cosa sono queste voci? – chiese impaurito – è un maledetto tranello?
- Non credo proprio, capitano. Queste sono le voci dell’ineluttabile: una vita sta per essere spezzata. Di una giovane donna bionda a quanto paure. Suona familiare?
- No, Emma no! – urlò disperato.
 
Si precipitò immediatamente verso il punto in cui gli era sembrato provenissero quelle voci, ma le catene infernali lo fecero ricadere indietro.
 
- È inutile che ti agiti così – lo riprese Ade – non c’è nulla che tu possa fare in questo momento. Rallegrati, forse tra poco la riabbraccerai!
 
Quando la disperazione di Killian raggiunse il suo apice, le tre voci tornarono a farsi sentire nella stanza.
 
- Un momento sorelle, un ultimo filamento tiene unito questo filo, se non si spezza vuol dire che non è ancora il suo momento.
- Vediamo se dovrò posare le cesoie …
 
Quando Snow vide quella maledetta radice stringersi sempre più attorno al corpo si sua figlia, raccolse immediatamente la spada che aveva intravisto accanto alla porta. Probabilmente era appartenuta a qualcuno che prima di loro aveva tentato la sorte con Demetra. Impugnata l’arma, si precipitò a cercare di liberare Emma.   
 
- Cosa credi di poter fare con quell’arma?  - disse Demetra denigrandola
- Liberare mia figlia! Come tu stai facendo di tutto per difendere la tua, io combatterò per la mia.
 
Così dicendo i fendenti di Snow si fecero sempre più violenti. Fu in quel momento che Demetra allentò la stretta attorno ad Emma fino a lasciarla andare.
 
- Andatevene! – tuonò la dea – prima che cambi idea
 
Dopo essersi assicurata che Emma non fosse troppo ammaccata, Snow tornò a rivolgersi a Demetra.
 
- Da madre a madre, capisco il tuo modo di agire.
- Non è vero. Quando Nimue mi ha riportato mia figlia, ero così felice e anche lei lo era di vedermi. Ma poi ad un certo punto mi ha detto che gli mancava suo marito e che voleva tornare da lui. Ho cercato di convincerla a  restare con me.
- Cosa le è successo? – chiese Emma.
- Vedi, tu non puoi capire, ma una madre, a volte, deve fare quello che è meglio per i propri figli. Anche quando è una scelta discutibile. Nel momento in cui ho capito che nessuna delle mie parole l’avrebbe convinta a rimanere con me, ho chiesto a Nimue di onorare fino in fondo il patto che aveva stipulato con me. Mentre Proserpina mi supplicava in lacrime di farla tornare da Ade, l’ha trasformata in una statuetta.
 
La vaporosa veste della donna lasciò intravedere l’oggetto tra le sue pieghe.
 
- Perché non l’hai ritrasformata per tutto questo tempo? – chiese Emma
- Non conosco il contro incantesimo e anche se lo sapessi non avrei mai il coraggio di lanciarlo. Mia figlia mi ha guardata con rabbia e delusione quando ha capito cosa le stavo facendo. I suoi occhi me li porto dietro da quel maledetto giorno. Se la libero mi odierà per sempre.
- Capisco come ti senti – intervenne Snow avvicinandosi – anche io credevo che l’uomo di cui mi figlia è innamorata e per cui sta lottando così tenacemente non fosse quello giusto per lei. Da madri abbiamo la presunzione di sapere sempre cosa sia meglio per loro. Anche io, come te, per proteggerla, ho fatto qualcosa che l’ha delusa.
- E questo dovrebbe farmi stare tranquilla? E poi non può essere una cosa così grave se ora è qui con te.
- Le ho mentito pur sapendo quanto lei odi le menzogne e credimi l’ho ferita profondamente. Ho rischiato di perderla per sempre ammettendo il mio errore ma non potevo più tenerle nascosta un qualcosa che riguardava la sua nascita. Ma ero anche più che determinata a farle comprendere che, nonostante il suo feroce silenzio, io sarei sempre rimasta al suo fianco nel bene e nel male. Se vuoi che le cose cambino, dobbiamo risvegliare Proserpina.
- Ma sei sorda o cosa? Non conosco il contro incantesimo!
- Ma noi sì – replicò Emma – Merlino ha pianto per la perdita dell’unica donna che abbia mai amato prima di essere trasformato in albero. Nimue ha usato una delle sue lacrime così come con Proserpina.
- Dove vuoi arrivare?
- Alcuni incantesimi sono come morsi di serpente. Puoi creare l’antidoto con una il veleno. Prima di essere trasformata, Persefone piangeva invocando il nome di Ade. Sarà una lacrima di Ade a sciogliere l’incantesimo.
- Ade non piange mai. Questo lo dovreste sapere.
- Ma se rivivrà il ricordo della perdita lo farà. Posso fare ciò con un acchiappasogni e provocare la stessa emozione della prima volta.
- Ammesso che sia come voi dite, Ade non mi permetterà mai di entrare nel suo regno. Se vi consegno la statuetta non rivedrò mai più mia figlia. E non voglio separarmi da lei senza averle detto che mi dispiace per quello che le ho fatto.
- E allora – aggiunse Emma – faremo credere ad Ade quello che vuole. Hai con te un indumento  di tua figlia?
- Ho il suo mantello.
- Lo indosserai tu per entrare nell’Averno. Al resto penseremo noi.
 
David aveva quasi perso le speranze quando la porta si aprì. Ne uscirono tre figure: Emma, Snow e una terza persona incappucciata. Corse immediatamente verso sua moglie e sua figlia, subito seguito da un altrettanto preoccupato Liam.
 
- State bene? – chiese David
- Alla grande!
- È lei? – chiese Liam
- Assolutamente. Ora dobbiamo solo tornare all’antro di zolfo.
- Sono contento che tu stia bene – disse Liam sollevato – mi sembra di sentire il sollievo di Killian.
 
E proprio sollievo aveva provato il capitano della Jolly Roger quando l’aveva vista riemergere da quella maledetta porta sana e salva in compagnia di sua madre e di un’altra figura.
- Sapevo che ci sarebbe riuscita. Se lo merita davvero il titolo di Salvatrice quella donna. Mia moglie presto sarà di nuovo tra le mie braccia dopo tutto questo tempo. 



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora ci siamo, mancano solo tre capitoli alla fine di questa avventura che avete paziente seguito fin qui, cosa di cui vi ringrazio sentitamente. Abbiamo trovato Demetra, sappiamo cosa ne è stato della povera Proserpina e sappiamo il piano di Emma. Tutto sta a vedere ora se funzionerà o meno. Sospetto che Ade potrebbe incazzarsi alquanto se scoprisse di essere stato fregato e lo scoprirà ovviamente.
Ancora devo vedere la puntata e non vedo l'ora di farlo perchè voci di corridoio mi dicono che sia stata davvero bella.
Grazie come sempre a tutti per tutto, lo dico sempre ma è davvero così!
In questi giorni sono un po' di fretta e nonostante abbia riletto il capitolo varie volte se mi è scappata qualche castroneria non me ne vogliate troppo ...
Un bacione e a lunedì prossimo
Persefone
 

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Capitolo 13
*** XIII. Emma vs Hades ***


XIII. Emma vs Hades
 
Ade si avvicinò allo specchio per osservare meglio la figura incappucciata. Sembrava proprio lei, la sua adorata sposa.
 
- Ancora porta il mantello che le ho donato il giorno in cui si è unita a me in matrimonio. Ci siamo amore mio, manca pochissimo. Stai per tornare da me. Radamante! Preparati alla porta, stanno per arrivare.
 
Emma prese sottobraccio la fanciulla ed esortò tutti a seguirla.
 
- Demetra? – chiese David
- Diciamo che abbiamo raggiunto un accordo. Ad ogni modo dobbiamo muoverci e raggiungere l’Antro di Zolfo.
- Sempre che Gold ci faccia uscire.
- Deve, fa parte del nostro accordo.
 
Quando giunsero alla porta celata dall’armadio, ad Emma bastò sfiorarla per fare in modo che si aprisse. Trovarono Gold seduto nel retrobottega.
 
- Dunque ci siete riuscite.
- Certo e stai tranquillo – rispose Emma – non dirò nulla a Belle. Nessuno di noi lo farà.
 
Dopo essere usciti dal negozio, tornarono da Granny per prendere il furgone di David e dirigersi nei boschi. Erano tutti a bordo: Proserpina, David, Snow, mancavano solo Emma e Liam. La salvatrice si avvicinò a suo figlio che era rimasto accanto a Regina.
 
- Bene ragazzino, ci siamo quasi. Ci vediamo quando torno. Così potremo finalmente traslocare tutti nella nuova casa.
- Non vedo l’ora mamma. E se vedi papà digli che sto bene e che me la caverò.
- Lo sa, ragazzo, ma non mancherò di riferire.
- Emma – intervenne Liam – mi spiace interrompere ma dobbiamo davvero andare.
- Hai ragione, arrivo subito.
 
Emma abbracciò ancora suo figlio prima di dirigersi verso il furgoncino. Liam aspettò che montasse in macchina prima di avvicinarsi alla portiera posteriore e sedersi anche lui.
 
- Posso salutarti Liam? – chiese Henry avvicinandosi all’uomo
- Che domande? Certo! – rispose allungando la mano verso il ragazzo.
- È stato davvero un piacere conoscerti.
- Anche per me ragazzino. E ora capisco perché Killian tenga così tanto a tutti voi: ha ritrovato quella famiglia che credeva di aver perso per sempre.
- Mi sarebbe davvero piaciuto passare più tempo con te. Insomma ho due mamme straordinarie, quattro nonni che sono esattamente agli opposti, ma è sul fronte zii che sono ancora inesperto. Emma ha un fratello di pochi mesi, papà era figlio unico e l’unica sorella di Regina è la Perfida strega dell’Ovest. Mi sarebbe davvero piaciuto avere uno zio marinaio.
- Oh Henry, grazie – rispose Liam abbracciandolo – hai davvero una famiglia meravigliosa. Sarà sempre la tua forza. E sono davvero contento di farne parte anche io in qualche modo.
 
Mentre Liam abbracciava Henry, Emma li stava osservando dal finestrino. Suo figlio poteva non avere alcun potere magico manifesto ma la sua magia era di tipo diverso: riusciva sempre ad unire le persone attorno a lui.
Una volta salito anche Liam, partirono tutti alla volta dei boschi. Regina si avvicinò a suo figlio che era rimasto a guardare la macchina sparire dietro una curva.
 
- Non preoccuparti Henry, Emma sa quello che fa.
- Lo so, mamma, lo so.
 
Il furgoncino raggiunse l’Antro di Zolfo in poco meno di venti minuti. La ragazza incappucciata non aveva pronunciato una sola parola per tutto il tragitto. Una volta scesi, erano tutti in attesa che Emma li informasse sul da fare.
 
- Da qui in avanti – disse Emma – proseguiremo solo noi tre. Mamma, papà non vi preoccupate.
- D’accordo tesoro – rispose Snow abbracciandola – ma fai attenzione.
- Grazie Liam – disse David stringendogli la mano – di tutto.
- Spero davvero che Killian possa tornare presto qui.
 
Emma si avvicinò all’entrata della grotta e pronunciò il nome di Ade per tre volte come concordato. La caverna iniziò ad illuminarsi, segno che il passaggio verso l’Averno  si stava aprendo. Emma fu la prima ad entrare e poi anche gli altri due la seguirono. Quando la caverna tornò di nuovo buia, Snow e David rimasero qualche minuto ancora lì fermi.
 
- Spera nella nostra buona stella David, ora come mai ne abbiamo bisogno.
- Avete fatto quello che voleva Ade, quindi … aspetta, Snow che cosa non mi avete detto tu ed Emma?
- Te lo spiego in macchina
 
Da quando aveva visto le tre figure entrare nella caverna, l’impazienza di Ade era divenuta incontenibile. Killian, Neal e Milah lo stavano guardando impotenti.
 
- Stanno arrivando – disse ad un certo punto Radamante – vedo le loro ombre avvicinarsi
 
La prima a comparire fu Emma, seguita poi dagli altri due. La salvatrice camminò fino al centro della stanza. Un passo dietro di lei c’erano Liam e Proserpina. Gli occhi di Emma corsero immediatamente verso Killian e gli altri: non erano troppo malconci per fortuna.
 
- Come vedi Ade, l’abbiamo trovata
- Ti avverto Salvatrice, non ti permetterò di andare da lui finché non avrò parlato con lei.
 
Ade fece cenno a Emma e a Liam di farsi da parte e iniziò a camminare lentamente verso sua moglie.
 
- Proserpina, sono io. Non avere paura, so che non è stata colpa tua, che non volevi fuggire da me. Perché non mi mostri il tuo bel viso amore mio? Non sono in collera con te.
 
La figura incappucciata guardava ostinatamente in basso senza profferire parola.
 
- Ti prego amore mio, parlami. Non c’è stato un giorno che io non abbia pensato a te. Se è per il tuo aspetto, non temere, qualche chicco di melagrana e tornerai come prima.
 
Il dio era ormai giunto davanti a lei e proprio non riusciva a capire lo strano comportamento di sua moglie.
 
- Guardami, ti prego. Perché non vuoi alzare lo sguardo su di me?
 
A quel punto Ade fece scivolare il cappuccio dalla testa di quella che credeva fosse sua moglie. La sua rabbia esplose furente quando riconobbe Demetra. Era stato preso in giro. Si voltò verso la salvatrice con le intenzioni più ostile di tutto l’Averno.
 
- Tu, misera mortale come hai osato prenderti gioco di me? – urlò verso la Salvatrice e avvicinandosi a lei minaccioso.
- Un momento – intervenne Liam per cercare di guadagnare tempo
- Con te faremo i conti dopo, sai cosa succede a chi osa prendermi in giro!
 
Ade afferrò Liam e lo consegnò a Eaco.
 
- Portalo da Cerbero. Le sue fauci saranno felici di spezzargli le ossa con un solo morso. E Liam, credimi, i suoi occhi ti divoreranno l’anima distruggendoti completamente!
- Aspetta – intervenne Emma – Liam non c’entra nulla! Lui non sapeva affatto che la ragazza incappucciata non era Proserpina.
- Ha ragione Ade – fece eco Demetra – non lo sapeva. Ed Emma non ti ha mentito.
- Taci tu! - replicò Ade verso la dea – sarai anche immortale, ma non hai poteri qui! Sarete tutti puniti per questo oltraggio!
 
Da una coltre nera apparve Cerbero.
 
- E ora mio piccolo amico, divertiti un po’ e no, non essere gentile con loro! Comincia pure dal capitano!
 
Il cane si avventò immediatamente sulla povera anima di Killian senza che gli altri potessero fare qualcosa. Le sue urla di dolore iniziarono a inondare la stanza. A seguito di una delle zampate, il volto di Killian aveva iniziato a tumefarsi. A quel punto Emma cercò di raggiungerlo disperata.
 
- Resisti amore, mio. Sto venendo da te!
- No! Non ti avvicinare! Non pensare a me ma mettiti in salvo! Sono già morto, cosa altro può succedermi?
- Non posso lasciare che ti riduca così! Non posso lasciarti sapendo che stai male e che stai soffrendo a causa mia!
- Soffrirò molto di più se dovesse succederti qualcosa.
 
Emma lo aveva quasi raggiunto quando Ade si frappose tra loro. Afferrò la Salvatrice per la gola.
 
- E per te salvatrice, ho in mente un destino ben più crudele della semplice morte! Se ti uccido, ti ricongiungerai con il pirata, se ti lascio andare, invece, riabbraccerai tuo figlio e i tuoi genitori. è per questo motivo che ti condannerò ad una condizione perenne in sospeso tra la vita e la morte. In questo modo non potrai abbracciare più nessuno! Sarai sola! Sarai per sempre l’orfana che non volevi diventare!
 
Emma cercò con gli occhi Demetra. La dea era rimasta impassibile per tutto il tempo. Nell’Averno non era abbastanza forte da contrapporsi ad Ade. Ma quando sentì il dio pronunciare quelle parole, qualcosa dentro di lei scattò. Aveva condannato sua figlia ad un tormento simile: lontana da suo marito è vero, ma anche da lei. Non era giusto infliggere un dolore del genere.
 
- Aspetta! – intervenne di nuovo Demetra – te lo ripeto. Emma non ti ha mentito. Proserpina è davvero qui con noi! Lascia che ti spieghi.
- Non perderò altro tempo in questa pagliacciata! E ora Salvatrice di addio a tutto quello che più ami!
 
Cerbero aveva lasciato Killian sanguinante ed era tornato buono accanto ad Eaco. Nonostante il sangue e l’occhio gonfio, il pirata  aveva visto e sentito tutto. Con le poche forze che gli erano rimaste cercò di avvicinarsi ad Ade. Milah e Neal corsero immediatamente in suo soccorso.
 
- Lasciala andare! – gridò disperato mentre gli altri due cercavano di trattenerlo – fai di me quel che vuoi, ma non fare del male a lei!
- Sta zitto capitano! Ora la vedrai andarsene e soffrirai come ho sofferto io!
- Adesso basta!
 
Con la poca magia che aveva Demetra riuscì a liberare Emma dalla stretta di Ade.
 
- Questo tuo scatto di coraggio ti costerà molto caro. Le hai regalato qualche secondo, non di più!
 
Ade stava per tornare a fare del male ad Emma, quando Demetra parlò di nuovo.
 
- Te lo ripeto, non ti ha mentito! Proserpina è qui. Nimue l’ha trasformata in una statuetta per ordine mio. Se non poteva stare con me allora non sarebbe stata neanche con te. Ed è esattamente quello che stai facendo anche tu a questi due giovani. Non è giusto.
- E allora dov’è questa statuetta?
 
Demetra mostrò la statuetta legata ala cintura della sua veste. La sciolse dal laccio e la porse al dio.
 
- È lei veramente?
- Sì. Ed Emma ti occorre viva. È l’unica che conosce il contro incantesimo per riportarla al suo stato naturale. Ho esplicitamente detto a Nimue di non rivelarmelo.
- E se non dovesse funzionare chi pagherà?
- Se non dovesse funzionare – rispose Emma – potrai fare di me ciò che vuoi!
 
Dal fondo della sala, ancora una volta Killian cercò di dissuadere Emma dai suoi propositi.
 
- No! Ade lasciala ti prego, ti supplico!
 
Killian stava ancora cercando di avvicinarsi a lei nonostante Liam stesse cercando di trattenerlo.
 
- La tua bella è disposta a tutto per te capitano. Bene allora, così sia. E se la cosa non dovesse funzionare, saprò davvero come vendicarmi di tutti voi!
 
Ade lasciò andare Emma che si precipitò immediatamente da Killian per accertarsi delle sue condizioni e di quelle degli altri. Erano tutti un po’ ammaccati ma integri. Stava per avvicinarsi di più a Killian, quando Ade la trattenne.
 
- Fammi almeno vedere come sta!
- Dopo! Prima mia moglie.
- Sta tranquilla – le rispose Killian – sto bene. E ora fai quello che devi. Ho piena fiducia in te.
 
Emma tornò al centro della sala. Si diresse verso Demetra per farsi consegnare la statuetta. Una volta che la ebbe tra le mani la mostrò ad Ade.
 
- Proserpina è immobilizzata qui.
- Hai detto di conoscere il contro incantesimo, allora cosa stai aspettando?
- Mi occorre il tuo aiuto
- E no! Così siamo bravi tutti Salvatrice!
- Ho già spezzato questo incantesimo con una lacrima di amore perduto. Devi rivivere quel ricordo e quel dolore per fare sì che possa raccoglierne una ancora una volta.
- Se questo è il tuo piano, spero davvero tu abbia salutato come si deve tuo figlio sulla terra.
- Ti chiedo solo una possibilità. Se non funziona non mi opporrò a te.
- Per la cronaca io non piango mai. Comunque, come procediamo?
 
Emma richiamò a sé la magia e fece apparire uno degli acchiappasogni che aveva fabbricato durante il suo periodo da oscura e che era rimasto inutilizzato. Con cautela si avvicinò al Signore degli Inferi e posizionò l’oggetto davanti al suo volto.
 
- Un acchiappasogni. Questa è magia oscura.
- Ho già usato un acchiappasogni anche con la magia bianca e funzionerà anche stavolta.
 
Emma passò l’acchiappasogni sulla fronte di Ade. L’intelaiatura dell’oggetto si impregnò immediatamente. Sapeva che con la magia bianca era un po’ più difficile far funzionare quegli oggetti, ma, come aveva detto ad Ade, poteva farcela: doveva solo volerlo.
Posizionò davanti a sé l’oggetto e iniziò a concentrarsi. Doveva riuscirci, doveva portare in salvo il suo Killian, a qualunque costo. Improvvisamente nel reticolo dell’acchiappasogni iniziarono a prendere forma i ricordi di Ade.
 
- No – disse il dio – ancora quel dolore no …
- Raccontacelo – replicò Emma – fallo fluire dentro di te
 
“Era da poco giunta la settima ora ed ero nel mio letto. Avevo allungato una mano dal lato di Proserpina. Mia moglie era venuta più tardi a coricarsi, perché voleva finire di prendersi cura di alcuni fiori che le erano stati donati da sua madre. Nelle mie lande non era mai cresciuto un fiore, ma da quando lei era con me, era riuscita anche in questo. Quando stesi il braccio dalla sua parte la sentii vuota. Mi tirai su di scatto. Accanto a me non c’era nessuno. Mi alzai ed iniziai a chiamarla a gran voce per tutti i corridoi. Feci venire Minosse, Radamante ed Eaco per attivarsi immediatamente. Non era da mia moglie sparire nel nulla. Urlai loro di farsi aiutare anche da Nimue se necessario, tutti dovevano mobilitarsi per la mia Proserpina. Setacciammo ogni angolo del regno senza sosta. Ad un certo punto, Radamante mi raggiunse alla foce dello Stige. Mi disse che Nimue non si trovava così come mia moglie. Ci misi poco a collegare i pezzi e a capire che quella dannata oscura era in qualche modo coinvolta in quella faccenda. Giurai che me l’avrebbe pagata. Salii sulla Terra in cerca di quel demonio. Ma sembrava svanita nel nulla anche lì. Stanco ed esasperato mi lasciai cadere in un prato. Mi ricordo perfettamente quello che dissi. Proserpina amore mio, l’eternità non ha alcun senso senza di te.”

Nel rivivere quei ricordi così intensi, il dolore esplose prepotentemente dentro di lui. Lo stesso di allora, non si era minimamente attenuato, anzi: i lunghi anni di lontananza non avevano fatto altro che accentuarlo. Quando una piccola lacrima solcò la sua guancia, Emma fu pronta a raccoglierla.
 
- Questa dovrebbe bastare
 
Emma versò la lacrima sulla statuetta, che fu subito avvolta dalla magia bianca. Ad essa si mescolò immediatamente quella più oscura di Ade proveniente dalla lacrima. La statuetta riprese le sembianze di una giovane fanciulla. Il marmo fu sostituito dalla morbidezza della pelle, i capelli tornarono castani e fluenti sulle spalle. Quando la magia si diradò, una ragazza era a terra ancora un po’ stordita.
 
- Proserpina! – gridò Ade chinandosi su di lei
- Ade! Cosa mi è successo? Io non ricordo nulla
- Non temere amore mio, sei a casa
 
Demetra rimase in disparte ad osservare tutta la scena. Sua figlia stava bene e questa era la cosa più importante. Nel frattempo, Emma aveva approfittato del momento di confusione per correre da Killian. Come lo raggiunse lo strinse a sé.
 
- Piano Swan, sei stata strapazzata per benino.
- Anche tu – rispose Emma cercando di tamponargli la ferita con un fazzoletto.
- Mi sono fatto tagli peggiori grattandomi il naso con la mano sbagliata.
- Shhhhhhhhhh … stai fermo
 
Emma curò le ferite dell’uomo all’istante.
 
- Grazie. Non ha nemmeno pizzicato
- Non credevo funzionasse, ma è bello rivedere il tuo viso.   
 
Tra le braccia del suo uomo, Proserpina stava lentamente capendo quello che le era accaduto. Ade le stava raccontando la sua versione dei fatti. E fu solo in un secondo momento che mise a fuoco anche la figura di sua madre in disparte. Si staccò da suo marito e si diresse verso Demetra.
 
- Madre …
- Prima che tu possa dire qualunque cosa, figlia mia, sappi che mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto. Non avevo alcun diritto di separarti dall’uomo che ami. Sono stata un’egoista e ti ho delusa. Spero comunque che tu possa perdonarmi.
- Madre – rispose Proserpina avvicinandosi – è vero, ero arrabbiata con voi all’inizio, ma questa storia deve finire.
- Vedi il fatto è che io non smetterò mai di cercare di proteggerti.
- Quello che voi – rispose indicando Demetra e Ade – dovete capire è che siete due parti fondamentali della mia esistenza. Non voglio che litighiate a causa mia. Non voglio scegliere con chi di voi stare, vi voglio entrambi.
- E così sarà – rispose Demetra
 
La dea abbracciò ancora una volta sua figlia, prima di sospingerla dolcemente verso suo marito.
 
- Bene tesoro – riprese la dea – io ora torno sulla terra. Sarò ad aspettarti al solito posto quando deciderai di tornare a farmi visita.
 
La dea si lasciò avvolgere dalla sua magia e si dissolse. Provò un grande sollievo quando vide sua figlia sorriderle felice un momento prima di andarsene.
 
- Hai ottenuto quello che volevi. Ora permetti a me e a Killian di tornare sulla terra.
- Ma certo salvatrice. Un patto è un patto. Saluta chi di dovere mentre porto mia moglie a rinfrescarsi un po’. Ci rivediamo in questa stanza tra poco.
 
Ade e Proserpina scomparvero in una nuvola di magia lasciandoli soli. Era tempo di mettere fine alle questioni in sospeso.       


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Lo so, lo so. Di solito pubblico il lunedì, ma questa lunga attesa per la puntata mi sta snervando! Avevo il capitolo pronto e quindi perchè aspettare fino a domanni? Emma è riuscita a far ritrasformare Proserpina che ha riabbracciato suo marito e perdonato sua madre. Ora ha il permesso di tornare di sopra. chissà come sarà questo viaggio di ritorno? Lo scopriremo nel prossimo capitolo! Siamo a meno due dalla fine e spero davvero che arriveremo in fondo tutti insieme :D
Grazie davvero di tutto come sempre!
Un bacione
Persefone

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Capitolo 14
*** XIV. The Return Trip from the Underworld ***


XIV. The Return Trip from the Underworld
 
- State bene? – chiese Liam avvicinandosi a Emma e Killian
- Penso proprio di sì – rispose Killian afferrando la mano che il fratello gli aveva porto per rialzarsi.
 
Neal e Milah erano rimasti in disparte come se si sentissero di troppo in quella situazione. Fu Emma la prima a notarli ed avvicinarsi. Le parole di Proserpina avevano colpito anche lei. Quelle due anime rappresentavano a tutti gli effetti una parte del passato di Killian e del suo. E quella parte non doveva essere in conflitto con quella che era la loro vita insieme. Si diresse verso i due per sincerarsi delle loro condizioni.
 
- E voi come state?
- Tutto a posto – rispose Neal – ma è Killian quello che se l’è vista peggio.
 
Emma intuì che era lei la prima a dover mandare un segnale di distensione se voleva che le cose tra loro si appacificassero una volta per tutte. Avevano sbagliato entrambi, ma sui loro volti leggeva la vergogna e il sincero pentimento per le loro azioni.
 
- Ascoltatemi, so che le cose tra noi sono state piuttosto complicate, ma vorrei che ci lasciassimo senza astio.
- Oh Emma, sei davvero disposta a dimenticare quello che ho cercato di fare? – domandò Milah sbalordita.
- Ma certo, come ti ho detto, so cosa rappresenti per lui. Quando ho deciso che non avrei più combattuto quello che provavo per lui, ti ho accettata in toto. Come lui ha fatto con te Neal, credimi. – continuò rivolgendosi anche al padre di suo figlio – Henry mi ha detto che sperava davvero che Killian ti avesse raccontato di lui. E mi ha detto di dirti che gli manchi molto.
- Grazie. So che l’ho lasciato in ottime mani e che non sarà mai solo.
 
Milah fece un cenno a Neal perché le lasciasse sole un momento. Neal si diresse immediatamente verso Killian: doveva anche a lui delle scuse.
 
- Ti sarai sicuramente chiesta – riprese Milah quando furono sole – che peso abbia avuto il mio amore per Killian nelle mie questioni in sospeso. Quando sono arrivata, credevo che fosse una di esse. Ma più passavo qui il mio tempo, più ho capito che c’era dell’altro. La mia grande questione in sospeso, infatti, non è mai stata lui ma mio figlio Baelfire. Sarei dovuta stare al suo fianco. Non punirlo perché mi ricordava suo padre. Sono stata egoista. L’ho cercato molto qui senza successo. E poi tutto d’un tratto Killian ha bussato alla mia porta e Ade mi ha detto dove poter trovare mio figlio … così …
- Non mi devi spiegazioni.
- Fammi finire. Killian ha messo subito le cose in chiaro circa i suoi sentimenti. E ti chiedo scusa per averti fatto credere una cosa che non è mai avvenuta. Ma ho reagito come Demetra. Quando ho ritrovato mio figlio, mi ha raccontato del vostro amore. E per un momento ho pensato che se lo avessi aiutato a riconquistarti … potevo averli entrambi come la famiglia che avevo sempre voluto  e allora …
- Basta davvero. È tutto a posto.
 
Le due donne si sorrisero. Aveva raggiunto un punto di equilibrio e di comprensione reciproca. Nel frattempo, Neal si stava a sua volta scusando con Killian.
 
- Mi dispiace Killian davvero.
- Lo so – rispose Killian – lascia stare.
 
Killian lo abbracciò calorosamente.
 
- Che diavolo fai? – chiese Neal sorpreso
- È che a volte dimentico che dietro l’uomo che sei diventato, c’è sempre il bambino di cui mi sono preso cura tanti anni fa.
- Non l’ho mai dimenticato.
- Abbiamo fatto così tante sciocchezze per una donna.
 
Emma e Milah tornarono ad avvicinarsi ai due uomini.
 
- Bene Neal. È tempo per noi di tornare in città. Lasciamoli tornare alle loro vite. Ti chiedo scusa per tutto, ma scommetto che potremo recuperare il tempo che siamo stati separati. Emma, Killian prendetevi cura l’uno dell’altra, mi raccomando.
- Lo faremo senz’altro – rispose Killian abbracciando Emma.
 
Madre e figlio stavano per uscire dalla stanza, quando improvvisamente una fioca luce filtrò da un porta che era rimasta nascosta nell’oscurità.
 
- Cos’è? – chiese Emma – qui non può esserci luce.
- Credo … sia per noi – rispose Milah sorridente – Neal, possiamo finalmente lasciare questo posto! Ora che ti ho ritrovato e che tu sai che Henry sta bene, non abbiamo più questioni in sospeso!
- La vedo anche io quella luce!
- Andiamo allora!
 
I due si presero per mano e oltrepassarono la porta. Killian si girò verso suo fratello speranzoso che anche lui vedessi la luce.
 
- Liam, tu non vai?
- Andare dove?
 
Killian lasciò Emma e si diresse verso di lui preoccupato.
 
- La luce dietro la porta. Puoi lasciare questo posto anche tu.
- Te lo ripeto, io non vedo niente.
- Guardami Liam, sto bene. Ade ha detto che manterrà la sua parola. Starò bene davvero.
- Sarò tranquillo solo quando voi sarete fuori di qui. Allora sì che potrò lasciare anche io questo posto, non prima.
 
Una nuvola di magia segnò il ritorno di Ade e sua moglie nella stanza.
 
- Bene, bene, bene. Qualcuno ha fatto il mio nome?
- Parli del diavolo ...
- Non è poi così divertente salvatrice … e poi io non ho le corna, al massimo posso fare questo
 
La folta capigliatura del dio si accese in una fiamma blu intenso.
 
- Ho fatto quello che volevi. Ora permettici di tornare indietro. Accordaci il passaggio attraverso l’Antro di Zolfo.
- E chi ha mai detto che lo avreste usato?
- No aspetta, ci hai detto …
- So quello che vi ho detto!
- Ade – intervenne Proserpina – non dirmi che non li hai avvertiti
- Avvertiti di cosa? – chiese Killian sempre più nervoso.
- Mia diletta sposa, se lo avessi fatto, tu non saresti qui ora.
- Ade – lo rimproverò Proserpina
- D’accordo lo sai che se sei tu a chiedermi una cosa non posso dirti di no. È vero: vi ho accordato il viaggio di ritorno. Ma per uscire da qui dovrete fare lo stesso cammino che Emma ha percorso per entrare. Dovrete riattraversare la città, i boschi e giungere alla riva dello Stige. Lì ci sarà Caronte ad attendervi: ha il mio ordine di traghettarvi senza chiedere l’obolo in cambio. Vi condurrà fino al lago di Storybrooke dove tutta questa storia è cominciata.
- Non mi sembra particolarmente difficile – replicò Emma
 
Ade rise sonoramente.
 
- Ovviamente ci sono delle regole da rispettare. Regola numero uno: nessuno potrà aiutarti a ritrovare la strada, dovrai farlo da sola; regola numero due: chi si vota è perduto per sempre, girati prima di essere fuori di qui e il tuo impavido capitano sarà mio ospite per l’eternità; regola numero tre: prendi questo – Ade porse ad Emma uno scrigno simile a quelli usati da Regina per contenere i cuori – quando sarete fuori il cuore spento del pirata, conservato qui, tornerà a battere. Ti basterà rimetterlo a posto per far sì che torni alla vita.
Emma aveva ascoltato tutte le regole attentamente. Sentiva di avere un grosso peso sulle spalle.
 
- E ora, Liam cortesemente è ora di lasciarli andare per la loro strada.
 
Con un gesto della mano Ade trasportò tutti fuori dal castello.
 
- Bene Emma, nel momento in cui ti volterai avrà inizio la tua ultima prova. Se trasgredisci ad una delle regole non c’è appello.
- D’accordo. Sono pronta.
 
Emma si avvicinò a Killian e gli accarezzò il volto.
 
- Fidati di me, arriveremo a casa.
 
Killian poggiò delicatamente le labbra sulle sue.
 
- Non ti ho mai vista fallire, riporta il vascello a casa, amore.
- Sono pronta Ade
- Bene Emma, allora addio.
 
Con un altro gesto della mano, il signore dell’Averno si congedò e con lui sua moglie e Liam. Nel buio più assoluto erano rimasti sono Emma e Killian. Emma si voltò e iniziò a camminare.
 
- Mi segui Killian, mi vedi?
- Certo, sono proprio dietro di te.
 
Nel buio fitto, Emma non riusciva ad orientarsi. Era questo senz’altro uno degli ultimi tiri del capriccioso signore degli Inferi. Non poteva però darlo a vedere. Sentire Killian agitarsi dietro di lei l’avrebbe portata sicuramente a voltarsi e a rovinare ogni cosa. Infilò le mani nella tasca del giacchetto di pelle. Aveva quasi perso le speranze di trovare un qualche orientamento, quando nella sua tasca sinistra sentì un oggetto che non ricordava minimamente di avere con sé. Lo tirò fuori: era il ciondolo a forma di ghianda che Regina le aveva dato la prima volta che era scesa. Le aveva detto che, in caso di necessità, il trifoglio di Oz l’avrebbe ricondotta a casa. Con quello aveva una possibilità di orientarsi. Lo strinse tra le mani e pensò intensamente a tutte le persone che a Storybrooke stavano aspettando il loro ritorno. In pochi istanti dal ciondolo si sprigionò una fioca luce verde che indicava il nord.
 
- Che succede amore? Cos’è questa luce?
- Il nostro gps per tornare a casa
 
Camminavano ormai da ore. Killian era intento ad osservare la figura di Emma che iniziava a dare chiari segni di stanchezza. Era ovvio che il peso del corpo influiva su quella lunga traversata.
 
- Ascolta amore, non arriveremo a Storybrooke se sverrai dalla stanchezza. Fermiamoci.
- Non possiamo perdere altro tempo, Killian e sto bene.
- Emma ti scongiuro, sei stanca lo vedo. Non posso aiutarti se dovesse succederti qualcosa!
- Va bene, va bene. Ci fermiamo per qualche ora.
 
Avevano trovato riparo accanto a una grossa quercia. Emma aveva raccolto un po’ di legna e acceso il fuoco. Per precauzione Killian era rimasto dietro il fusto dell’albero e solo quando lei gli aveva assicurato che era sdraiata di spalle, l’aveva imitata facendo lo stesso. Schiena contro schiena, ognuno era perso nei proprio pensieri, quelli che avevano paura di esternare apertamente.
 
- Sai Emma, da quando sono stato intrappolato qui, ho avuto modo di pensare molto. Ne abbiamo passate tante insieme
- E allora? Qual è il problema? - Il tono della voce di killian era strano e si mise subito in allarme
- Sono io il problema. Amore, tu sei stata l’Oscuro per sei settimane e hai ceduto all’Oscurità per amore. Io invece ci sono caduto subito, solo per vendetta. Sono stato debole.
- Oh no, ci risiamo
- Lo so che ne abbiamo già parlato, ma il punto è che ti aspetti davvero tanto da me, Swan e così non ho potuto fare a meno di chiedermi se sono davvero all’altezza.
 
Emma lottò contro il prepotente istinto di girarsi dalla sua parte e suonargliene quattro. Ma non poteva farlo.
 
- È perché non ti sei ancora perdonato, vero? lo so che è la cosa più difficile da fare, ma vedi non importa quante volte te lo possa ripetere io o qualcun altro, devi farlo da solo.
- Lo so. È per questo che sono contento che tu sia venuta fin qui – Killian allungò la mano per intrecciarla con la sua – l’ho capito chiaramente quando sei tornata la seconda volta. Se qualcuno è disposto a correre per te lo stesso rischio due volte, forse qualcosa di buono me la sono meritata alla fine.
- È proprio così Killian – rispose Emma stringendo la presa della sua mano
- E poi Liam ha fatto di tutto per assicurarmi un futuro e non mi fermerò fino a quando non l’avrò ottenuto. Con te.
 
Mentre Hook ed Emma non potevano fare altro che continuare a stringersi la mano, una figura non aveva mai smesso di seguirli a distanza. Doveva assicurarsi che quei due uscissero sani e salvi da quell’incubo.

Dovevano solo attraversare il ponte delle anime in sospeso per raggiungere Caronte e la barca che li avrebbe riportati a casa. Emma era impaziente di raggiungerla. Aveva letto bene la storia di Orfeo e sapeva che una volta messo piede sulla riva del lago, avrebbe dovuto fare un passo in più prima di votarsi per permettere anche a Killian di uscire dalla barca. Era stata per una leggerezza all’uscita dagli Inferi che Orfeo aveva perso la sua Euridice e lei non era disposta a correre lo stesso rischio con Killian.
Era così assorta nei suoi pensieri che il ringhio di Cerbero, in lontananza, alle loro spalle la fece trasalire. Fu un momento: la paura che potesse raggiungerli o peggio fare del male a Killian ancora una volta, come ultimo dispetto di Ade non la fece ragionare lucidamente. Stava per girarsi quando si rese conto di quello che stava facendo. Nel tentativo di arrestare il suo goffo movimento, Emma si portò le mani sul viso per coprirsi gli occhi in caso non fosse riuscita a fermarsi. Nella concitazione del momento mise un piede in fallo e cadde a terra.
 
- Emma! – gridò Killian preoccupato
- Killian! sei ancora lì amore mio? Ti prego, dimmi di sì! – rispose Emma tra le lacrime
- Ti sei fatta male?
 
Emma non aveva il coraggio di togliere le mani dal viso. La paura di correre il rischio di perderlo l’aveva immobilizzata. Fu solo in quel momento che una figura oltrepassò Killian e si diresse immediatamente verso Emma. Era Liam.
 
- Fratello! Che ci fai qui?
- Mi sto assicurando che tutto vada come deve andare!
 
Liam poi si rivolse ad Emma.
 
- Stai bene Emma?
 
Dalle mani della donna, vide delle lacrime scendere copiose.
 
- Dimmi che non è sparito, che non ho rovinato tutto!
 
Liam asciugò le lacrime della donna. Voleva davvero il meglio per suo fratello e lei  era la persona migliore per poterlo tirare fuori da lui.
 
- Sta tranquilla è ancora lì ed è molto preoccupato per te
- Dimmi come sta, Liam. Ti prego! – gridò di rimando Killian
- Sta bene, fratellino. Ora la aiuto a rialzarsi. Tu sei ancora lì?
- Sì. Non credo mia abbia visto.
- Infatti, se lo avesse fatto saresti sparito immediatamente.
 
Liam afferrò Emma e l’aiutò a rialzarsi.
 
- Emma chiudi gli occhi e tieni le mani ben premute sul viso finché non ti ho rimessa in piedi, chiaro?
- Va bene.
 
Una volta che fu di nuovo in piedi, Emma indugiò un momento prima di aprire gli occhi.
 
- Killian, sei sempre lì?
- Sì Emma. Possiamo proseguire.
- Stai tranquilla – intervenne Liam – lo accompagno io fino alla barca.
 
L’ultimo tratto di ponte fino alla barca di Caronte risultò senza intoppi. Emma entrò nella barca e si accomodò davanti in attesa. Killian strinse a sé suo fratello.
 
- Grazie di tutto fratello
- Non dirlo neanche per scherzo. Sai che non ti avrei mai abbandonato. E poi meritavi una seconda possibilità: sei diventato un eroe come io non lo sono mai stato. Corri incontro al tuo futuro senza paure e non preoccuparti più delle aspettative. Purtroppo non posso accompagnarvi oltre.
 
Killian strinse ancora una volta a sé il fratello prima di salire sulla barca. Caronte, allora, la scostò dalla riva con il remo per condurla verso l’altra riva dello Stige, quella dei vivi. Mentre la barca si allontanava, Liam sentiva dilagare dentro una nuova, strana pace interiore. Sentì sulla sua testa un calore molto simile a quello del sole: sopra di lui una luce stava ad indicare che anche per il era il momento di uscire da quel posto. Si lasciò andare a quella nuova emozione con tutto se stesso. Quando Killian si girò per ultimo fugace sguardo a suo fratello, lo vide sparire da quel posto orrendo. Con gli occhi pieni di lacrime sentì anche il suo cuore alleggerirsi di un peso.

Eccola finalmente. La riva del lago da dove tutto era cominciato. Quando la barca toccò la sponda, Emma si alzò immediatamente. Senza dire una parola, Caronte era in attesa che i passeggeri lasciassero la sua imbarcazione.
 
- Muoviti, principessina, non ho tutto il giorno!
 
Emma uscì dalla barca ed iniziò a contare i suoi passi. E poi la voglia di abbracciarlo ancora fu incontenibile. Si voltò. Alle prime luci dell’alba, la figura del suo uomo si ergeva forte e possente sulla riva. Di Caronte non vi era la minima traccia. Rimaneva solo da rimettere a posto il suo cuore ora. Si avvicinò a lui e poi estrasse dalla sacca la scatola che Ade le aveva consegnato.
 
- Allora Emma, cosa aspetti?
 
Le mani della salvatrice iniziarono a tremare.
 
- Ho paura Killian, e se Ade ci ha mentito?
- Sono qui amore mio, con te.
- Ma se qui non c’è il tuo cuore e la scatola una volta aperta ti risucchiasse via da me? Non potrei sopportare di perderti ora che siamo a un passo dal nostro futuro insieme.
- Andrà tutto bene amore. Prima di perderci nella nebbia ho visto Liam andare oltre, siamo al sicuro.
- Va bene, allora facciamolo.
 
Emma aprì la scatola e il cuore di Killian era proprio lì: rosso e pulsante. Lo prese delicatamente tra le mani e lo guardò sbalordita.
 
- Sai che non l’ho mai veramente fatto, vero?
- Avere il mio cuore in mano? In realtà lo hai da moto più tempo di quello che credi
 
Emma arrossì.
 
- Sai cosa voglio dire
- Sii solo gent …
 
Con un rapido gesto Emma rimise a posto il cuore di Killian.
 
- Scusa, credevo che sarebbe stato meglio farlo velocemente, come strappare …
 
Hook non le diede il tempo di finire la frase. Ora che riaveva il suo cuore sentì la passione e il trasporto per Emma non più solo con la testa ma anche con il corpo. E aveva una dannata voglia di toccarla davvero. La afferrò e la baciò appassionatamente senza curarsi di nulla. Il dolce sapore delle sue labbra, la morbidezza dei suoi capelli erano esattamente come l’ultima volta che li aveva assaporati. Quando capì di dover lasciare a entrambi il tempo di riprendere fiato, si scostò leggermente dalle sue labbra.
 
- Quante volte te lo devo ripetere che sono un sopravvissuto, Swan?
- Ancora una volta, capitano, ancora una volta.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui con il penultimo capitolo!! Scusate il ritardo ma tra i bagordi di delle feste e i chili di cioccolata ingurgitata non ho fatto in tempo a postare ieri. E poi le ultime due puntate hanno rivoluzionato un po' il capitolo. Per quanto abbia fatto passare Milah per una peperina qui, mi è davvero dispiaciuto della fine che Ruple le ha fatto fare nella serie, visto che stava solo cercando di aiutare per poter rivedere suo figlio. Poi lei lo ha salvato e niente arcobaleni ovunque. E poi domenica scorasa ... Un Liam così diverso da quello che mi ero immaginat qui, ma non per questo meno interessante. Ho sofferto molto ma poi alla fine per fortuna tutto si è sistemato. Adoro questa seconda parte di stagione quanto la prima, davvero. 
Come sempre grazie a tutti per le vostre letture e i vostri commenti! 
Ci sentiamo Lunedì con il finale
Un bacione a tutti
Persefone

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Capitolo 15
*** XV. Our Future is Now ***


XV.  Our Future is Now
 
Pesantezza. Dopo essere riuscito finalmente a provare di nuovo tutto, Killian si era sentito improvvisamente debole. Il corpo e le sue ferite lo avevano investito in pieno. Le ferite dell’anima erano state trasformate nelle ferite del corpo. Si appoggiò ad Emma per non cadere.
 
- Che succede? – chiese lei spaventata
- A quanto pare riavere il corpo non è una passeggiata.
 
Non erano le ferite che aveva inflitto Ade a preoccupare Emma, ma due che sentiva in un certo senso come proprie e che erano state inflitte dalla stessa arma, Excalibur: quella sul collo di Killian che aveva segnato la loro caduta nell’Oscurità e quella al fianco che li aveva liberati entrambi da quello stesso male, anche se a un prezzo altissimo.
 
- No, no! Di nuovo no!
- Stai calma amore, non sono più ferite mortali, starò bene.
- Ma le avevo curate, perché sono riapparse?
- Hai guarito quelle della mia anima, Swan, e hai fatto un qualcosa di magico. Sono sicura che saprai prenderti cura di me anche ora.
 
Emma lo fece sedere appoggiato ad un albero.
 
- Spero solo non restino troppi segni, Ade si è divertito a prendere a pugni il mio fascino.
- Nessuno è così potente – rispose Emma sorridendo.
 
Facendo appello alle sue ultime forze, la salvatrice guarì anche le ferite del corpo.
 
- Ecco fatto, ora non ci resta che materializzarci in città
 
Un capogiro fece vacillare Emma.
 
- Amore – chiese Killian sorreggendola – che ti succede?
- Mi sento esausta, non ho la forza per usare la magia.
- Il viaggio deve avere provato anche te, credo sia normale. Appoggiati a me.
- Credo che non riusciremo ad arrivare in città prima dell’alba. Ho anche freddo.
 
Killian aumentò la stretta attorno a lei. Nell’Underworld non era riuscito a lenire quella sensazione di freddo, ma ora poteva eccome: aprì la giacca e la avvolse attorno alla donna che amava più di ogni altra cosa.
 
- Ti scaldo io
- Sarà meglio chiamare mio padre per farci venire a prendere o finiremo congelati.
 
Emma prese dalla tasca il telefono e compose il numero.

David e Snow erano seduti sulla scala che portava al soppalco del loft, entrambi con un bicchiere di whiskey in mano. Il piccolo Neal dormiva tranquillo nella sua culla da ore, ma loro non erano riusciti a chiudere occhio. Da quando avevano lasciato Emma e Liam all’Antro do Zolfo, non avevano fatto altro che contare le ore. Avevano raggiunto gli altri da Granny e lì Snow aveva spiegato a tutti cosa era realmente accaduto nella cripta di Gold e del piano con Demetra.
 
- È un piano molto rischioso – commentò Regina a fine racconto
- Lo so, ma non avevamo altra possibilità. Serve una lacrima di Ade per liberare Proserpina.
 
Henry era rimasto muto accanto alla madre con gli occhi sgomenti. Regina circondò il figlio con un braccio per rassicurarlo.
 
- Stai tranquillo, vedrai che Emma saprà cavarsela anche stavolta.
- Dici? A me sembra che questa volta sia stata troppo avventata
 
Si alzò di scatto e uscì dalla tavola calda senza voler ascoltare una sola altra parola.
 
- Quando fa l’adolescente così non vuole parlare con nessuno.
- Magari non vuole parlare con sua madre – replicò David alzandosi per seguire fuori suo nipote.
 
Lo trovò al parco, seduto su una panchina, pensieroso.
 
- Cosa sta facendo il mio nipote preferito qui? – esordì sedendosi accanto al ragazzo.
- Nulla. Sto pensando.
- E se pensassimo insieme? Spara, qual è l’argomento?
- Non prendermi in giro, lo sai cosa mi preoccupa. Non voglio parlarne però.
- Va bene allora parliamo di me. Anche io sono preoccupato, però …
- Ti prego, non iniziamo con la paternale.
- Troppo tardi. Comunque voglio che tu sappia che qualunque cosa accada, avrai sempre qualcuno con cui parlare. Ma se preferisci startene qui come un adolescente qualunque andrà bene lo stesso.
- Il fatto è che sono preoccupato per il piano e sono anche pieno di frustrazione. Ho sempre vissuto nell’ombra di tutti. Ho visto mia madre diventare l’Oscuro, ho visto Hook morire e non ho potuto fare niente. Sono stanco di rimanere a guardare, voglio essere un eroe e salvare la situazione.
- Ma lo hai già fatto Henry. Chi è stato che a soli dieci anni ha preso un pullman con nient’altro che un libro di favole per portare Emma a casa?
- Non è la stessa cosa.
- E invece sì. Perché per essere un eroe non occorre una spada lucente o un’armatura scintillante, ma un cuore disposto al sacrificio e al coraggio. E credimi questo non ti manca.
 
David era riuscito così a calmare Henry e riportarlo dagli altri. Da quel momento in poi il tempo era trascorso con una lentezza snervante. E nel cuore di David e Snow, si stava insinuando un’atroce preoccupazione: quella lunga attesa non era un buon segno.


Fu il cellulare di David a svegliare Neal e i suoi genitori. Snow si precipitò alla culla e David a rispondere.
 
- È lei! – esclamò quando lesse il nome di sua figlia sul display.
 
Snow si avvicinò immediatamente con il piccolo in braccio.
 
- Cosa aspetti, rispondi!
- Emma, pronto! Stai bene? … ce l’avete fatta! Sia ringraziato il cielo! … ma certo che vengo a prendervi! … siete sulla riva del lago. Non muovetevi, sarò lì tra quaranta minuti al massimo.
 
Dopo aver attaccato, l’uomo afferrò il cappotto e le chiavi del furgoncino. Un veloce bacio a sua moglie e suo figlio e poi si precipitò fuori dalla sua primogenita.

Trenta minuti dopo, David trovò Emma e Killian seduti accanto a un albero e stretti in un tenero e protettivo abbraccio, soprattutto quello di Hook.

Su un punto Emma era stata assolutamente inamovibile: voleva portare Killian a casa, la loro casa. David aveva cercato di far cambiare idea alla figlia ma inutilmente. Li lasciò davanti al porticato, non prima di averli rassicurati su un punto: avrebbe pensato lui ad avvisare tutti.
Quando rimasero soli, Emma afferrò la mano di Killian e la strinse forte.
 
- Sono felice di essere qui con te in questo momento.
- Anche io – rispose Killian – non sai quante volte mi sono immaginato questo momento.
- Basta immaginarlo, ora è tempo di viverlo.
 
Emma si diresse verso la porta di casa e infilò la chiave nella toppa. Quando la porta si aprì, un filo di luce illuminò il corridoio ancora celato dall’oscurità.
 
- Benvenuto, anzi bentornato a casa amore mio.
 
L’alba stava sorgendo quando Killian afferrò Emma e la attirò a sé per avvolgerla in un impetuoso bacio.
 
- Non sai quanta voglia ho di te. Stavo impazzendo là sotto. Amarti e non poterlo fare con tutto me stesso, sarebbe stata questa la mia condanna eterna. Ma ora sento tutto di te e non voglio perdere ancora un solo minuto.
 
Si rituffò sulle sue labbra. Emma fece passare le braccia dell’uomo attorno alla sua vita e lui la sollevò leggermente da terra per manifestare la sua gioia e poi la rimise giù, senza mai smettere di baciarla. Uno dei suoi piedi però urtò qualcosa.
 
- Ma cosa diavolo era?
 
E fu solo in quel momento che lui si accorse degli scatoloni in corridoio.
 
- E questi? – chiese guardando Emma interrogativo
- Già. Devo chiederti scusa Killian
- Tu a me? e per cosa mai?
- Ho già rimproverato Henry e pretendo che chieda scusa anche a te.
- Rallenta, cosa c’entra Henry con questi scatoloni? E poi chiedermi scusa di cosa?
- In mia assenza voleva sentirsi utile e così ha portato qui le tue cose. È andato da Granny a prenderle, credeva ti avrebbe fatto piacere averle già qui.
- È così infatti.
- Mi ha assicurato che non ha aperto o toccato nulla. Aspettava te per disfarli.
- È stato molto carino.
- Ma questo non lo giustifica.
 
Hook spinse dolcemente Emma contro una delle pareti del corridoio.
 
- Ne parliamo dopo, adesso c’è qualcosa di più urgente.
 
Aveva appena insinuato una mano sotto la felpa bianca di Emma, quando si sentì Henry chiamarli dal giardino.
 
- Mamma! Killian!
 
Quando il ragazzino fece irruzione in casa, i due avevano avuto giusto il tempo di darsi una risistemata.
 
- Allora è vero! – disse al settimo cielo.
- Certo che è vero! – rispose Emma.
 
Henry si precipitò a stringere i due in un abbraccio.
 
- Prima che mamma attacchi con il suo discorso, scusa Killian se ho portato qui le tue cose. So che non dovevo toccarle senza il tuo permesso.
- Non fa niente, ragazzo, sono contento che siano qui.
- Mamma, che ne dici di fare colazione?
- Ma perché che ore sono?
- Le nove e mezza.
- Non l’hai già fatta?
- No, quando il nonno mi ha avvertito sono corso qui!
- E allora facciamo colazione!
- Sai Killian, mamma fa delle uova strapazzate che sono la fine del mondo!
- Davvero?
- Hai fame anche tu? – chiese Emma
- Be’ sono proprio curioso di assaggiare queste uova! – rispose sospingendo madre e figlio nella cucina.
 
Il resto della giornata era stato scandito da un andirivieni di persone senza sosta. Erano tutti ansiosi di dare il bentornato al pirata e alla salvatrice in città. Le prime ovviamente erano state le persone più strette, ma poi piano piano, quando la voce si era sparsa, erano venuti davvero tutti a trovarli.

Nel primo pomeriggio Emma e Killian si erano dati da fare per sistemare il corridoio e le cose di Killian. Poco prima di sera avevano sistemato tutto. Erano stati poi trascinati da Granny, che era stata chiusa per l’occasione, per festeggiare la fine di quell’ennesima avventura. Quando rientrarono mano nella mano, Henry si precipitò subito nella sua stanza.
 
- Bene io vado a dormire! Buona notte! – disse salendo le scale di corsa.
- Buonanotte Henry! Lavati i denti mi raccomando! – disse Emma di rimando  
 
Sentirono i passi di Henry in corridoio e poi in bagno, lo scroscio dell’acqua del bagno e poi di nuovo passi verso la stanza da letto.
 
- Che dici capitano, andiamo anche noi?
 
Non appena la porta si fu chiusa dietro le loro spalle, la passione riesplose frenetica tra loro. Avevano passato l’intera serata a scambiarsi sguardi languidi, frasi a mezza bocca, a sfiorarsi dolcemente sotto il tavolo quando credevano di passare inosservati. Ma quando si ritrovarono soli nella loro stanza, poterono finalmente lasciarsi andare alla passione dei loro sentimenti.
 
- Promettimi che non mi chiederai più una cosa del genere – disse Emma tra un bacio e l’altro
- Chiederti cosa? – rispose lui nell’ultimo barlume di lucidità
- Di ucciderti, fosse anche per un bene superiore.
- Te lo prometto.
 
I corpi premuti stavano avidamente cercando di venire in contatto tra loro oltre i vestiti.
 
- Spero che questo letto sia silenzioso amore, o dovremmo scappare da Granny.
- Credo che a quest’ora la tua stanza sia già stata affittata a qualcun altro
- Io non ci giurerei
- Cosa intendi?
- Che magari l’ho lasciata a mio nome per le evenienze.
 
Risero in silenzio prima di riprendere a baciarsi e accarezzarsi con crescente frenesia.
 
- Comunque lo spero anche io. La verità è che non ho mai dormito in questo letto.
 
Hook la guardò stupito.
 
- Sarebbe a dire?
- Che aspettavo te. Volevo che per una volta condividessimo uno spazio e non adattarci l’uno a quello dell’altro.
 
Emma si rituffò vorace sulle sue labbra senza lasciare a Killian la possibilità di replicare.

La prima volta si amarono in maniera impaziente, incontenibile, come se quel futuro che tanto avevano agognato non fosse alle porte. La seconda volta, invece, si amarono senza fretta, prendendosi i loro tempi, sfiorandosi, assaporandosi con tutti i sensi e lasciando che il tatto la facesse da padrone. Nell’Underworld era stata sancita in maniera definitiva la fusione delle loro anime, nel mondo dei vivi anche i corpi stavano sancendo lo stesso intenso legame.

A notte fonda, Emma non riusciva a staccare gli occhi da un addormentato Killian. L’immagine dell’uomo, sereno e appagato, con la testa appoggiata sul suo seno, era offuscata dalle lacrime che non avevano mai smesso di scendere copiose e silenziose dai suoi occhi. Per la prima volta, da quando tutta quella storia era iniziata, non erano lacrime di tristezza, ma di gioia. Una gioia profonda, viscerale, selvaggia e intensa: lui era vivo e al sicuro tra le sue braccia. I loro corpi erano ancora avvolti dal calore dell’incontenibile passione che li aveva uniti quando lui si era addormentato. Con le braccia intorno al suo collo, Emma sentì che finalmente potevano lasciarsi tutto alle spalle e concentrarsi davvero solo sul loro futuro. Un futuro che era iniziato nell’esatto momento in cui avevano varcato la soglia della casa. Insieme.
 
  
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Eccoci qui, siamo giunti alla fine di questa pazza storia che mi è frullata in testa a Dicembre. Personalmente mi sono divertita molto a scriverla e spero che il mio entusiasmo sia giunto anche a voi. Sto adorando questa 5b quanto ho adorato la 5a. Non potevo non includere il bacio che ci hanno spoilerato … me lo sto guardando a manetta da giorni e niente io non vedo l’ora di gustarmi tutta la scena! Un ringraziamento particolare va a tutti quelli che in questi 15 capitoli hanno sempre voluto farmi sapere i loro pensieri e le loro osservazioni. Grazie davvero. Non resta altro che goderci il resto della 5 e iniziare a disagiare su quello che ci aspetterà nella 6!
Ci leggiamo in giro!
Un bacione enorme
Persefone

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