A boy and a girl
11 anni dopo
Helena Potter era una ragazzina davvero particolare. Pur avendo
solo dieci anni, era in grado di fare cose che nemmeno un adulto grande, grosso
e vaccinato era in grado di fare. Agli occhi dei vicini delle maestre e dei
conoscenti Helena era solo la figlia adottiva degli Evans. In realtà figlia
della sorella della signora Evans che
era morta subito dopo la nascita della bambina per un incidente stradale. Dato
che l’identità del padre era rimasta sconosciuta (Lily Potter, infatti, non
aveva mai voluto rivelare il suo nome alla sorella) la signora Evans e il
marito avevano accolto la piccola nella loro casa. Helena era cresciuta insieme
alla loro figlia della stessa età Petunia. Le due erano come sorelle. Ma i
coniugi Evans sapevano che quella bambina lasciata una notte davanti alla loro
porta non era una bambina come tutte le altre. Se né resero conto ben presto
quando all’età di appena due anni una saliera si librò nell’aria e atterrò
nelle mani della piccola Helena sorridente. Per non parlare di tutte le volte
che Helena aveva il raffreddore ad ogni starnuto tutto andava per aria come se
fossero su uno shuttle nello spazio. Sì Helena era decisamente speciale se ne
rendeva conto lei stessa ma non per questo era stata meno amata dagli zii che
l’avevano sempre trattata come se fosse figlia loro.
Helena però sapeva di essere diversa, anche se non riusciva a capire
il perché. Ogni giorno scopriva a saper fare qualcosa che invece la cugina
Petunia non sapeva fare. Di cero avrebbe dato qualsiasi cosa per saperlo come
avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere qualcosa di più sui suoi genitori; ma
tutto ciò che era riuscita a sapere era che sua madre si chiamava Lily Potter e
che le somigliava molto. La signora Evans aveva cercato di soddisfare la
curiosità della nipote raccontandole ciò che ricordava ma i suoi ricordi si
fermavano a quando all’età di 17 anni Lily aveva lasciato la loro casa per
andare in giro per il mondo. Helena se lo immaginava in giro per luoghi esotici
a contemplare paesaggi mozzafiato ma la realtà e che sapeva così poco di lei
che cercava di coprire con l’immaginazione un vuoto che non riusciva a colmare
in altro modo.
Tutto ciò che la legava a lei erano delle foto della sua
adolescenza e una collana con una perla avvolta in una spirale d’oro che non si
toglieva mai. Del padre invece non aveva alcuna idea non sapeva nemmeno come si
chiamasse e quando aveva chiesto agli zii notizie su di lui non erano stati
capaci di dirle niente anche perché nemmeno loro avevano la minima idea di chi
potesse essere. Certe volte Helena si ritrovava a guardare le poche foto che
aveva di sua madre chissà se suo padre era uno dei ragazzi con cui lei rideva o
con cui si metteva in posa?
Ciò nonostante Helena era cresciuta serena nella casa degli zii
materni che non avevano mai fatto differenze tra lei e Petunia. C’è da dire che
certe volte anche loro non sapevano che pesci pigliare e si preoccupavano di
tenere nascoste le speciali doti di Helena. Difatti le era stato ammonito
categoricamente di compiere qualsiasi stranezza davanti ad estranei o per
strada. Helena che non capiva che cosa ci fosse di male aveva obbedito
soprattutto a causa dell’evidente ansia degli zii ma era molto difficile
metterlo in pratica e a volte i suoi poteri avevano la meglio. Anche quel
giorno. In fondo a Privet Drive c’era un desolato parco giochi formato solo da
un’altalena e da uno scivolo su di uno spiazzale polveroso. Le due cugine vi
passavano la maggior parte del tempo nelle afose giornate estive. Anche quel
pomeriggio erano lì Petunia spingeva Helena sull’altalena sempre più in alto fin
quando arrivato al punto più alto Helena lasciò la presa e si librò in aria
restandovi più del dovuto e atterrando leggermente pochi metri più in là.
-Helena! No, lo sai che non devi farlo la mamma te lo ha proibito –
disse Petunia arrabbiata.
-Ma non mi sono fatta niente- rispose Helena – e poi non c’è
nessuno qui.
In realtà non erano sole a pochi metri di distanza un ragazzo se ne
stava nascosto dietro una siepe. Non doveva avere più della loro età. Era alto,
aveva dei capelli neri tagliati malamente e lunghi sulle spalle e un colorito
pallido e giallastro. Portava abiti fuori moda e di due taglie più grandi che
lo facevano sembrare molto goffo. Guardava le due ragazzine attentamente e il
suo sguardo si soffermava con desiderio soprattutto su Helena.
-Guarda Petunia! Guarda cosa so fare-disse Helena.
Volse il palmo della mano verso una siepe e subito si stacco un
piccolo fiore che volo dritto tra le sue mani. Poi sospese l’altra mano su di
esso e cominciò ad aprire e chiudere le dita come attratti da queste anche i
petali del fiore si aprivano e richiudevano a bozzolo.
-Smettila! Ma come fai?-chiese Petunia meravigliata.
-Non lo so, lo so fare e basta- rispose Helena.
-Lo so io!-disse il ragazzo che alla fine si era deciso a uscire
allo scoperto. Le due ragazze sobbalzavano dalla sorpresa. Petunia urlò e corse
verso le altalene. Helena rimase al suo posto, la curiosità evidente sul suo
volto.
Il ragazzo arrossì sotto il suo sguardo evidentemente si era già
pentito di essere uscito allo scoperto.
-Beh, allora? – chiese Helena - che cosa sai?
-Ecco…. tu sei… tu sei una strega.- disse in fine il ragazzo.
-Non mi sembra una cosa molto carina da dire. -rispose Helena
indignata.
-No è vero ti osservo da molto e…
-Ci stai spiando!- lo accusò Petunia.
-Non visto spiando! Non te per lo meno tu sei una babbana.- si
difese il ragazzo. Petunia non conosceva il significato della parola ma dal
tono capì che non doveva essere un complimento.
-Tu sei una strega-riprese il ragazzo rivolto ad Helena- anche mia
madre lo è e io sono un mago.
-Un mago? Ma figurati io so chi sei! Tu sei il figlio dei Piton che
vivono giù a Rover Place.-disse Petunia con un tono di disprezzo.
-Ma è vero!- cercò di ribattere il ragazzo.
-Andiamo via Helena. – disse Petunia e s’incamminò verso casa.
Helena la seguì lanciando uno sguardo di curiosità e sospetto insieme al
ragazzo, che rimase lì con la delusione dipinta nel volto. Nulla era andato
come previsto.
Helena non rivide nei giorni seguenti il ragazzo, anche se andava
al parco giochi non appena poteva e vi passava sempre davanti quando andava a
fare delle commissioni. Qualcosa nello sguardo di quel ragazzo l’aveva
incuriosita e si chiedeva che cosa intendesse quando le aveva detto che era una
strega. Dovette aspettare due settimane prima di rincontrarlo. Era andata a
portare dei biscotti alla signora Pink una vecchietta che amava raccontare
storie sui suoi perduti amori. Al ritorno Helena aveva deciso di passare
davanti al parco giochi non che sperava di incontrare il ragazzo ormai si era
rassegnata. Ma arriva al cancello lo vide seduto su un’altalena con l’aria
imbronciata. Si avvicinò e lo salutò. Il ragazzo che non l’aveva vista arrivare
sussultò.
-Scusami, non volevo spaventarti. Mi chiamo Helena- disse
porgendogli la mano. Il ragazzo meravigliato di tanta cortesia rispose:
-Io mi chiamo Severus- e le strinse la mano. Per Helena quel nome
era il più strano che avesse mai sentito ma non glielo disse. Helena si sedette
nell’altalena accanto alla sua e incominciò a dondolarsi. Poi disse:
-Scusa per l’altra volta a mia cugina non piacciono gli scherzi.
-Ma non era uno scherzo! Ma lei non può capire.
-Che vuoi dire?
-Che lei non è come te. Non sa fare tutte quelle cose che sai fare
tu.-rispose Severus. Ma poi vedendo il volto perplesso di lei continuò:
-Tu hai dei poteri magici per questi riesci a far volare gli
oggetti e tutto il resto. Anch’io ci riesco.
-Davvero?
-Certo. - detto ciò colse un fiore e incominciò a fargli aprire e
chiudere i petali proprio come aveva fatto Helena. Lei rimase di stucco non
aveva mai conosciuto un’altra persona che sapesse fare quelle cose.
-Allora vuol dire che…
-Tu sei una strega e io un mago.- disse Severus lasciando cadere il
fiore e soddisfatto di aver catturato la sua attenzione.
-Ma come è possibile?-chiese Helena.
-Beh è cosi. Tua madre o tuo padre o entrambi dovrebbero essere dei
maghi ma a volte anche anche tra i figli di babbani ci sono maghi e streghe.
-Babbani?
-Si le persone senza poteri magici.
Helena si chiese se non la stesse prendendo in giro eppure in
questo modo si spiegava come mai lei era diversa e sapesse fare tutte quelle
cose. Ma allora sua madre e suo padre dovevano avere poteri magici. No di certo
sua madre non doveva essere una strega altrimenti non sarebbe morta in un
incidente stradale avrebbe fatto una magia e si sarebbe salvata. Forse suo
padre.
-Senti ma ci sono molti maghi e streghe?- chiese.
-Certo tantissimi ma non possono andare in giro a fare magie perché
i babbani potrebbero vederli e poi e contro la legge magica.- disse serio
Severus.
Helena non sapeva che cosa pensare s quello che le stava
raccontando era vero significava che in giro cerano tanti come loro e lei non
se ne era mia accorta. In fondo anche sapere che quel ragazzo sapesse fare
quelle cose era sorprendente, fino a quel momento credeva di essere l’unica.
Voleva fare un mucchio di domande ma in quel momento arrivò Petunia
evidentemente mandata a cercarla.
Helena che cosa stai facendo? La mamma è in pensiero per te- disse
Petunia indignata più per averla trovata in compagnia di quel ragazzo che per
il suo ritardo.-Andiamo la cena è quasi pronta-e si incammino svelta. Helena
non si era nemmeno resa conto di quanto si fosse fatto tardi, sarebbe voluta
rimanere lì a parlare con l’unica persona che aveva risposto alle sue domande
ma dovette alzarsi. Ma prima di andare via si girò verso Severus e gli disse in
modo che Petunia non li sentisse:
-Ti va di incontrarci qui anche domani?
Il ragazzo arrossì, nessuno aveva mai chiesto la sua compagnia.
-Certo-rispose con un nuovo scintillio negli occhi e si salutarono.
L’amicizia tra Severus e Helena si consolidò ben presto così che
ormai non passava giorno senza che s’incontrassero e comunque passassero del
tempo insieme. Il loro luogo di ritrovo preferito era in riva ad un piccolo
laghetto protetto dal sole da grandi alberi frondosi. Ad Helena piaceva molto
trascorrere il tempo in riva al lago parlando della vita di maghi e streghe.
Petunia non prendeva mai parte a questi incontri credeva che Severus prendesse
in giro Helena raccontandole tutte quelle cose. Ma Helena ormai credeva
ciecamente a Severus e figurati che meraviglia quando venne a sapere che
esisteva una scuola dove maghi e streghe venivano istruiti e ricevevano un
diploma. Questa scuola si chiamava Hogwarts e Severus sembrava sapere tutto di
essa come gli studenti venissero smistati in case (Grifondoro, Tassorosso,
Corvonero e Serpeverde) di come la propria casa diveniva come una famiglia e si
dovessero guadagnare punti per vincere la coppa delle case e del Quiddich lo
sport dei maghi che si gioca a cavallo dei manici di scopa. Severus era così
sicuro che di lì ad un anno loro due sarebbero andati in quella scuola che si
meravigliò quando Helena gli espose le sue perplessità.
-Perché non dovresti andarci?- le chiese stupito Severus.
-Beh tu dici che lì ci vanno soprattutto i figli di maghi e
streghe, io non ho la pi pallida idea se i miei genitori lo erano. E se non lo
erano… è diverso se si è figli di babbani?
Severus la guardo ansioso poi sorrise e disse:-No, non è diverso.
-Meno male- disse Helena sospirando.
-Tu hai un sacco di magia ti guardavo sempre…- disse con voce
bassa. Ma Helena non lo ascoltava si era distesa e fissava il cielo limpido.
Severus la guardava con desiderio come la prima volta che si erano incontrati.
-Severus?
-Si? –rispose con un sorriso nel momento in cui lei aveva
pronunciato il suo nome.
-Se faccio magie fuori dalla scuola chiamano i Dissenatori? E così
che si chiamano quegli strani esseri che ti succhiano via la felicità?
-Ma certo che no! I dissenatori sono solo per chi ha commesso cose
molto brutte tu sei troppo…
-Ma io ho fatto tante magie.
-Oh noi siamo a posto non ci fanno niente ma da quando andremo a
scuola non potremo usare la magia fuori di essa.
-Non vedo l’ora di avere una bacchetta.- disse entusiasta Helena.
-Anch’io.
-Come va a casa?-chiese Helena
-Bene-rispose Severus vago.
-Non litigano più?
-Oh sì, litigano ma presto me ne andrò.-disse Severus strappando
violentemente dei fili d’erba. Helena sapeva che Severus aveva dei problemi in
famiglia a quanto pareva i suoi genitori non andavano molto d’accordo.
-A tuo padre non piace la magia?- gli chiese.
-A lui non piace praticamente niente.
-Anche i miei zii sembrano allarmati dalla magia, non capisco il
perché.
Severus le sorrise. Era felice di aver trovato qualcuno che lo
capisse. In qualche modo sembrava che condividere la stessa situazione li
legasse indissolubilmente.
-Quando compi gli anni?-le chiese Severus.
-il 30 Luglio, perché?
-Quel giorno riceverai la lettera.
-Quella portata dal gufo?
-Sì, ma tu vivi con i babbani perciò verrà qualcuno a spiegarlo ai
tuoi.
-E tu? Quando compi 12 anni?
-il 23 Luglio.
Helena si sollevò sui gomiti e gli sorrise dicendo:-Non manca molto
allora.
Anche lui le sorrise e disse:-Sì non manca molto.
E così fu. Il 23 Luglio si erano ripromessi di incontrarsi subito
non appena il gufo fosse arrivato. E Severus non si fecce aspettare, non era
nemmeno mezzogiorno che Helena lo vide correre lungo Privet Drive sventolando
un pezzo di carta. Helena che stava giocando con la cugina in giardino semisse
un urlo che fecce spaventare Petunia e gli corse incontro. Si abbracciarono
così forte che quasi caddero, Severus la perse la lettera e si mise a
raccontare dell’arrivo del gufo e della felicità della madre mentre lei la
leggeva. Era firmata Albus Silente il preside della scuola. Helena la lesse due
volte poi si rivolse a Severus e gli disse:
-è meraviglioso andrai ad Hogwarts!
Intanto Petunia si era avvicinata e disse:-Che è successo perchè
gridate tanto?
-Severus è stato ammesso ad Hogwarts- disse Helena entusiasta.
-Hogwarts?... ah la scuola per traviati-disse Petunia con un ghigno
malvagio-beh, complimenti ti si addice proprio.
-Non è una scuola per traviati…è una scuola di magia e stregoneria
e io e Helena ci andremo a settembre!-rispose Severus fiero.
-Helena? Helena non ci andrà lei non è come te!-grido petunia
infuriata e poi rivolta a Helena-vero?non vuoi andarci?
Ma il silenzio imbarazzato di Helena la fecero andare su tutte le
furie:-Bene! Vai! E divertitevi tra i mostri come voi!- gridò e andò dentro
casa. Severus stava per ribattere ma Helena lo fermò. Sapeva che Petunia era arrabbiata
e che l’unico modo era darle tempo per calmarsi.
-è invidiosa non sopporta che tu possa fare qualcosa che lei non
può, non sopporta che tu sia speciale mentre lei è solo una ragazzina come le
altre.-disse Severus. Helena lo guardò con gli occhi lucidi e disse:
-Davvero credi che io sia speciale?
-Certo che lo sei - rispose Severus senza esitazione. Helena lo
abbracciò forte e gli sussurrò grazie all’orecchio, non sapeva perché ma sapere
che per qualcuno era speciale la riempiva di gioia. Anche Severus la abbracciò
e poi si sedettero sugli scalini davanti alla porta.
-Però su una cosa ti sbagli Severus, non si ha bisogno della magia
per essere speciali. In fondo quel giorno giù al parco giochi non mi
incuriosisti perché avevi poteri magici ma perché vedevo nei tuoi occhi la
sincerità e anche se dicevi cose senza senso io ti credetti.-disse Helena
guardandolo fisso. Severus arrossì non credeva che sarebbe stato mai più felice
di così.
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