Le cronache degli elementi di gabri99 (/viewuser.php?uid=908687)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un pericolo nell'ombra ***
Capitolo 3: *** Kila ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo libro figo
E
mentre dietro di lei Teiphos bruciava, la donna continuava a correre,
correva verso le colline, correva verso la salvezza. La pianura
scorreva rapida sotto di lei, un paesaggio brullo e arido, lì, senza
neanche un albero sotto il quale nascondersi, era facilmente
avvistabile dai ricognitori nemici. Iniziò a rallentare fino a
fermarsi, i polmoni le stavano per esplodere e le gambe protestavano
per la lunga corsa. Scosto gli stracci per osservare il contenuto del
fagotto che portava in braccio, il bimbo continuava a dormire
nonostante tutto.
Gli
Okawh avevano attaccato all'alba , l'assedio andava avanti da oltre
una settimana e i difensori erano stremati e affamati. Durante
l'assalto la prima cinta muraria aveva ceduto subito, le altre due
avevano impiegato meno di una mezza giornata per venir conquistate.
Teiphos era una città con mura imponenti e massicce , costruita per
resistere a attacchi di spaventosa potenza, ma non a quel tipo di
attacco, non alla magia.
La
donna era riuscita a fuggire per miracolo, attraverso un passaggio
segreto sotto le mura, sapeva che non ci avrebbero messo molto a
capire dove era andata ma sperava di riuscire ad arrivare alle
colline mentre gli Okawh e gli orchetti cercavano lei, ma soprattutto
il bimbo.
Non
la avrebbero trovata, < oh no, non mi troveranno , almeno non in
città > si disse, un leggero sorriso le affiorò sulle labbra ,
gli aveva ingannati tutti.
Nella
sua mente si fece strada un orribile pensiero, quanta gente aveva
condannato con la sua sola presenza? Respinse a stento un conato di
vomito. < non farti sopraffare dalle emozioni, il bambino è più
importante, salverà molte più vite di quelle che hai spezzato >
era questo il pensiero che la consolava, senza questa convinzione non
sarebbe mai riuscita ad andare avanti, a continuare quella strada
sporca del sangue di innocenti. Il sapore di bile le rimase in bocca
per qualche minuto.
Delle
urla disumane la riportarono alla realtà , girò la testa di scatto
e vide un gruppo di 30 orchetti che correvano verso di lei, erano a
meno di 200 passi.
La
disperazione prese il sopravvento < no, non può essere, ero quasi
arrivata > , decise di fare un tentativo, anche se era da
moltissimo tempo che non usava più i suoi poteri. Nella sua bocca
iniziò a prendere forma una lenta e aspra cantilena, aveva ripassato
mentalmente tutti gli incantesimi che conosceva e quello le sembrava
il più appropriato, bruciare quei mostri dall'interno .
Iniziò
l'invocazione, sapeva che la avrebbe lasciata stremata ma non voleva
cedere senza combattere. Sentì l'energia fluire dal suo corpo verso
gli orchetti, uno a uno iniziarono a crollare a terra contorcendosi
in preda agli spasmi per il dolore. L'ultimo rimasto in piedi urlava
ordini nella sua aspra lingua, nessuno dei suoi commilitoni lo
ascoltava, poi arrivò il fuoco anche per lui.
L'evocazione
le aveva tolto troppa energia, le palpebre le si chiudevano da sole ,
si accasciò facendo attenzione a non schiacciare il bimbo e cadde in
un dormiveglia popolato da orribile creature.
Quando
si svegliò il sole aveva coperto un lungo tratto nel cielo, doveva
essere ormai tardo pomeriggio, i corpi degli orchetti giacevano a 50
passi da lei ,ormai carbonizzati, le spade già sguainate. Aveva la
lingua impastata dalla sabbia e un forte mal di testa per la
debolezza. Si alzò faticosamente, il bimbo si era svegliato e la
fissava con i suoi grandi occhi verdi, senza capire perché sua madre
fosse così stanca. La donna lo osservò a lungo mentre una valanga
di preoccupazioni la investiva: doveva muoversi, e alla svelta,
probabilmente il fuoco e il fumo degli orchetti avevano già attirato
troppo l'attenzione. Si guardò intorno, di fronte a lei la brulla
pianura e le rovine fumanti di Teiphos, dietro di lei le colline , la
sua salvezza . Voltandosi individuo subito la sua meta, una sporgenza
rocciosa, come da ingresso alla grotta appena visibile su una parete
di roccia a strapiombo, sembrava impossibile da raggiungere, per
chiunque non sapesse come arrivarci, si trovava a oltre 150 passi da
suolo e altrettanti dalla cima della parete, chiunque fosse riuscito
ad arrivarci sarebbe stato al riparo dalle frecce e da qualsiasi
nemico che provava ad attaccare dall'alto scagliando massi e dardi.
C'era solo un problema , distava oltre un miglio da lei, una
distanza irrisoria per una donna in salute, ma non per lei, lei era
allo stremo. Nonostante tutto riprese la sua marcia verso la
salvezza. Impiegò oltre 40 minuti di sofferenza per arrivare alla
base della parete rocciosa, la sporgenza era ora direttamente sopra
di lei. Avanzo con una mano davanti a se fino a toccare la roccia e
facendo una lieve pressione iniziò ad affondare in essa come se
fosse liquida. Oltre la parete fasulla si apriva una enorme stanza
circolare scavata nella roccia , il soffitto, alto oltre 100 piedi,
era magnificamente scolpito, rappresentava scende di guerra , uomini
tozzi e bassi con splendide asce e armature affrontavano enormi e
spaventosi Okawh. Sul pavimento erano scolpite rune di protezione
nell'incomprensibile lingua dei nani, quelle rune pulsavano di
energia, sarebbero state capaci di abbattere un drago se ne avessero
avuto l'opportunità , e naturalmente se i draghi fossero esistiti.
La donna passò oltre senza subire danni, anzi una volta superate le
rune sentì che una nuova forza scorreva verso di lei, la forza della
speranza.
Il
perimetro della sala era composto da archi, ingressi di bui tunnel
che si dirigevano verso le viscere della terra. Al centro saliva una
scala a spirale che una volta arrivata al soffitto spariva in un
pozzo verticale che arrivava fino alla sporgenza. Si avvicinò
stancamente ai gradini, si preparò alla faticosa ascesa. Nonostante
la nuova energia era comunque esausta, il primo gradino fu terribile,
mille aghi trafissero le cosce e una terribile fitta le attraversò i
polmoni. Ogni gradino era più facile del precedente , le sembrava
che una forza la spingesse verso l'alto, il bimbo la guardava con i
suoi occhi smeraldo, domandandosi da dove venisse tutto quel dolore
che vedeva sul volto della madre.
Era
quasi arrivata , pochi gradini, la luce iniziava a farsi più diffusa
e intensa, vedeva già il panorama oltre l'ultima rampa. Arrivata in
cima si lasciò cadere dolcemente seduta e lascio libero il suo
sguardo, rimase paralizzata dalla meraviglia e dall'orrore allo
stesso tempo. La sua vista spaziava per moltissime miglia, fino ai
monti a nord di Teiphos, ai loro piedi si vedeva l'ingresso della
foresta degli elfi, un stretta valle, l'unico passaggio sicuro verso
quelle terre rigogliose, peccato che fosse severamente proibito
utilizzarlo, ultimamente le relazione tra Uomini e Elfi non andavano
per il meglio.
Il
suo sguardo cadde poi sul luogo dove un tempo sorgeva la magnifica
città di Teiphos, ormai ridotta a un cumulo di macere fumanti,
perfino la roccia era stata consumata dal calore del fuoco evocato
con la magia < una magia estremamente potente, se avessi cercato
di domarla mi avrebbe uccisa sul colpo, la sua evocatrice deve essere
quasi invincibile> pensò abbattuta. Era così che quelle creature
avevano conquistato la città, le mure di solida roccia avevano
iniziato ad ardere e a liquefarsi, una ad una le cinte murarie
avevano ceduto. Nulla avevano potuto fare quegli incantatori da 4
soldi al servizio del governatore. Poi il suo sguardo si abbassò
fino a incontrare quello del bambino, una lacrima le cinse la guancia
< Kyle , mi dispiace , le mie scelte ti hanno lasciato un segno,
un segno che molti non apprezzano, tu sei molto potente, anche adesso
che si in fasce potresti competere con molti degli stregoni
inferiori. Ricorda che il potere va usato per il bene, non farti mai
ingannare. Mi dispiace> non riuscì più a trattenere le altre
lacrime e scoppiò in un pianto sommesso.
Piano
piano si costrinse a riprendersi, poggiò il fagotto all'interno
della rientranza, si avvicinò a un simbolo inciso sul pavimento e
pronunciò due rapide parole < sorv raki > , una parola
d'ordine nella lingua proibita. Si volse e ,dopo aver baciato un
ultima volta il piccolo, camminò fino al bordo della sporgenza ,
sotto di lei si apriva un abisso. Sentì la pietra girare su se
stessa dietro di lei, una porta si stava aprendo, il nano barbuto si
affacciò , i suoi occhi saettarono dalla donna al piccolo, poi in un
lampo capì < no Kitana, non farlo > urlo con voce strozzata,
ma era troppo tardi, e la donna sparì nel vuoto mentre il sole
calava all'orizzonte.
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Capitolo 2 *** Un pericolo nell'ombra ***
capitolo 1 libro
NOTE
D'AUTORE
Ecco
il primo capitolo della storia . Spero veramente che il prologo vi
sia piaciuto e vi abbia appassionato. Ringrazio quelli che hanno
recensito per dirmi cosa ne pensavano.
Buona
lettura .
Un
pericolo nell'ombra
Erano
ormai passate 8 ore da quando si era arrampicato su quell'albero per
aspettare la sua preda, un cacciatore normale si sarebbe già arreso
da molto, ma non Kyle, lui era certo che quel cerbiatto con la gamba
spezzata sarebbe passato di lì. Il passare del tempo non aveva
neanche scalfito la sua convinzione. Conosceva quella radura ormai a
memoria: il grande masso nel centro, i cespugli di rovi che la
circondavano, ormai tutto quello non aveva più segreti per lui. <
beh dopo 8 ore di appostamento credo sia il minimo> pensò, un
sorrisetto gli affiorò sulle labbra , la sua preda era arrivata.
Timidamente
il cerbiatto si fece strada fra i rovi, zoppicava vistosamente , Kyle
si chiese perché i predatori non lo avessero già ucciso, <
meglio per me > si disse . Il cerbiatto si fermò al centro della
radura , all'ombra del macigno che lo sovrastava, Kyle sapeva di
dover agire in fetta se voleva tornare a casa con del cibo per lui e
per Trago, il nano che lo aveva adottato dopo che sua madre lo aveva
abbandonato.
Tese
l'arco di tasso, la freccia già incoccata, il battito del cuore
rallentò, Kyle era sicuro di poterlo uccidere senza quasi farlo
soffrire, un colpo ben mirato al cuore e quella bestia stremata si
sarebbe spenta molto velocemente. Una freccia guizzò nell'aria,
seguita da un bramito strozzato, poi il silenzio. Kyle scese
velocemente dall'albero, < come prima preda più grande di un
coniglio non c'è male > si disse ad alta voce. Osservò bene il
cerbiatto, era una giovane femmina , probabilmente il branco la aveva
lasciata indietro per la sua ferita. Iniziò a scuoiare l'animale e a
staccare la carne dalle ossa per poi affumicarla , tutto il processo
gli portò via l'intera giornata e lo fece puzzare di interiora e
fumo per molti giorni. < Un bel bottino > pensò < basterà
per sfamarci per una settimana o due > . Kyle aveva 15 anni,
nonostante l'età era un cacciatore abilissimo, la sua mira non
falliva mai e riusciva a seguire le tracce degli animali con
straordinaria facilità, era come se potesse capire tutto da una sola
impronta.
Gli
occhi verdi incastonati in un viso dai lineamenti elfici incorniciato
dai lunghi e ricci capelli castani lo rendevano unico. Tutto avrebbe
fatto pensare che fosse un elfo, tutto tranne un
particolare,
le orecchie arrotondate, molto diverse da quelle appuntite degli
elfi.
Mise
la carne nella sacca che portava in spalla e si preparò a tornare a
casa, si trovava circa 20 miglia a sud-ovest dalla sporgenza dove sua
madre lo aveva lasciato, ogni volta che ripensava a quel giorno e
cercava di rimettere insieme quei pochi ricordi frammentati non
riusciva a capire cosa la avesse spinta a quel gesto assennato.
Si
mise in marcia , 2 giorni di duro cammino lo separavano da un comodo
letto e un pasto caldo.
La
prima tappa durò poco, il pomeriggio era già inoltrato quando
partì, si fermò al calar della sera al limitare del bosco, davanti
a lui si estendevano le brulle colline con qualche sporadico
alberello. Era entrato da poco nei domini della cittadella dei nani,
sotto di lui si trovavano le abitazioni più isolate. Purtroppo non
c'erano ingressi secondari, tutti dovevano entrare o uscire dalla
porta principale, la sporgenza.
Dopo
aver acceso un piccolo fuoco e aver finito la caciotta che si era
preparato prima della partenza,si mise a meditare come gli era stato
insegnato dai nani. Si tolse la casacca e rimase apetto nudo
,svuotare la mente da ogni pensiero gli permetteva di acuire tutti i
suoi già sviluppatissimi sensi, sentiva il leggero sibilare di una
vipera a oltre 30 passi da lui, l'aroma di un coloratissimo fiore gli
pizzicò il naso con la sua intensità, una leggera brezza gli sfiorò
la schiena facendogli venire la pelle d'oca. Tutto sembrava
tranquillo e armonioso,il bosco ferveva di attività e questi suoni
creavano la più soave delle melodie. Poi ,ad un tratto , la quiete
del bosco si infranse, come un pezzo di vetro colpito da una spada.
Uno stridore metallico giunse alle orecchie di Kyle, un terribile
tanfo lo costrinse trattenere un conato di vomito, aprì gli occhi e
la sua concentrazione volò via come una farfalla spaventata.
Un'ansia immotivata prese il sopravvento , una parola gli si formulò
automaticamente nella mente < Orchetti >.
Kyle
iniziò a sudare, lentamente si mosse per incordare l'arco e
incoccare la freccia, intorno a lui solo il buio e oscurità. Un
rumore particolarmente forte attiro la sua attenzione, proveniva
dalle sue spalle, si voltò di scatto per vedere la sagoma di un
piccolo orchetto comparire al limitare del cerchio di luce del
fuoco.
La
sua armatura rozza scintillava alla luce del falò quasi più della
sua spada , la pelle verde e lucida mandava riflessi inquietanti
intorno a lui, la faccia distorta in un ghigno di gioia.
Kyle
non pensò , tese e rilasciò, la freccia compì il suo percorso in
pochissimo tempo, a lui sembrò un eternità, il dardo si conficco
nell'armatura, piegò il metallo con la sua forza , la punta penetrò
nella carne fino a colpire uno dei polmoni del mostro. Il ghigno
trionfante si trasformò in una maschera di terrore, l'orchetto cadde
in ginocchio. Kyle era terrorizzato sapeva che l'orchetto si sarebbe
rialzato, la ferita sarebbe stata mortale per un qualsiasi umano, ma
gli orchetti erano di tutt'altra fibra. Una seconda freccia guizzò
nella notte, subito seguita dal tonfo sordo del corpo senza vita
dell'orchetto che crollava a terra. Il silenzio regno nella radura
per molti minuti.
Il
ragazzo si avvicinò lentamente e cautamente alla creatura , i lunghi
capelli erano sudici e dalla schiena spuntavano le punte delle frecce
da lui stesso scagliate. Una pozza di sangue iniziò a espandersi
sotto il corpo dell'orchetto.
Kyle
impiegò qualche minuto a riordinare le idee sul da farsi. Sapeva che
era raro che un orchetto si spostasse da solo < magari è un
ricognitore, magari sono circondato > i suoi pensieri volavano
nei terreni più oscuri ponderando tutte le ipotesi peggiori.
Lentamente la ragione riprese il controllo, il ragazzo sfilò la
spada dalle mani del cadavere con il timore che questo si animasse
e lo azzannasse.
Osservò
bene l'arma che avrebbe potuto essere la sua esecutrice, era una
spada pesante e rozza, la lama era bi taglio e terminava con una
punta biforcata, era un arma pensata per essere usata da qualcuno
senza tecnica, andava semplicemente agitata sperando di colpire
qualcosa, proprio quello che serviva a Kyle, i nani non avevano mai
forgiato una spada per lui, la ritenevano un arma rozza e lenta, al
contrario utilizzavano asce di tutti i generi, Kyle aveva provato un
ascia ma aveva subito capito che per lui non andava bene. Fissò la
spada a una delle cinghie dello zaino di cuoio, osservo l'orchetto un
ultima volta con un po' di ribrezzo e si preparò a viaggiare nella
notte. < non posso stare fermo , neanche immaginarsi di dormire,
la cosa migliore da fare è partire subito per fuggire da morte certa
> pensava mentre spegneva il fuoco e racimolava le sue poche cose
< però al buio potrei smarrirmi o mettere un piede in fallo, o
peggio ancora finire in un imboscata > il rumore di un ramo che
si spezzava in lontananza lo convinse a continuare a muoversi.
Non
gli era mai piaciuto il buio, nonostante la sua incredibile vista
odiava non riuscire a vedere tutti i particolari di quello che lo
circondava , infatti nel buio si doveva accontentare delle sagome
indistinte. Il sentiero che stava seguendo iniziò a salire , il
terreno diventò sassoso e arido, dopo un ora di marcia si trovò
sulla cima di una collina , lì poteva vedere la nera ombra del bosco
che si era lasciato alle spalle, gli sembrava quasi di sentire dei
grugniti e sferragliare di armature, quest'ultimo segnale gli mise le
ali ai piedi, accelerò notevolmente il passo, fino quasi al suo
limite.
Camminava
, quasi correndo, su un sentiero tortuoso che seguiva l'andamento
delle colline, arrampicandosi serpeggiando su un versante e scendendo
ripidamente su quello successivo. Una vota sicuro di aver messo
abbastanza miglia tra se e quei mostri rallentò, mantenendo un
andatura sostenuta ma che gli avrebbe permesso di camminare senza
soste. stava riflettendo ad alta voce , lo
faceva spesso , lo aiutava a scacciare la paura e a rendere la
camminata meno faticosa.
Aveva
già percorso 5 miglia quando l'alba lo sorprese su uno stretto
crinale di una collina particolarmente alta, le gambe non davano
segni di stanchezza, anche questa una sua qualità innata, avrebbe
potuto continuare così fino a casa.
Su
quelle colline gli esseri viventi erano rari, la stragrande
maggioranza erano vegetali, per lo più bassi arbusti rinsecchiti e
qualche albero nodoso, qua e la si estendevano piccoli boschetti
composti da alberi con più rami che foglie. La fauna era composta
interamente da rettili, qualche volta si poteva perfino avvistare un
coniglio striminzito che non avrebbe sfamato neanche una persona.
Il
paesaggio di giorno era monotono ,il sole batteva tutto il territorio
con i suoi inclementi raggi, l'aria era secca, quelle poche volte che
pioveva l'acqua evaporava dopo neanche qualche ora, era questa la
ragione per cui Kyle si doveva spingere così lontano da casa per
cacciare, ultimamente però le colline erano diventate inabitabili,
sembrava che ogni creatura che provasse a viverci fosse destinata a
avvizzire , come se contagiata da una terribile malattia, l'erba
aveva preso un insana colorazione verde grigiastra che rendeva il
paesaggio ancora più tetro.
A
Kyle mancavano ancora poche miglia, era ormai tardo pomeriggio ,
decise di accamparsi in una conca , uno dei rari luoghi ombrosi in
quella terra desolata.
Consumò
una cena fredda senza neanche accendere il fuoco per paura di essere
scoperto, dopo il pasto estrasse la spada, pesava più di quanto si
ricordasse, provò un paio di mosse maldestre che gli procurarono uno
stiramento al polpaccio. Ripose l'arma e dopo essersi accertato di
non essere osservato si raggomitolò su se stesso sperando di
addormentarsi. Sprofondò in un lungo dormiveglia popolato da
Orchetti e Okawh, spesso si svegliava di soprassalto zuppo di sudore
nonostante la temperatura rigida.
La
mattina lo trovò esausto, se avesse camminato si sarebbe stancato di
meno, la notte era stata sfibrante.
Si
rimise in marcia, ormai riusciva a scorgere la pianura oltre le
colline , mancavano pochissime miglia a casa, sul suo viso comparve
un largo sorriso, era quasi arrivato, e cosa più importante era
vivo.
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Capitolo 3 *** Kila ***
libro capitolo 2
Kila
Kila sedeva al centro
dell'ampia radura , circondata da fitti e intricati rovi, il suo
respiro era affannato, la pelle madida di sudore rifletteva i
brillanti raggi del sole. Intorno a lei fluttuavano a alcuni passi da
terra una decina di pietre grandi quanto un pugno, ogni tanto le
pietre ondeggiavano minacciando di cadere ma poi tornavano
docilmente nella loro posizione.
Era da 2 ore che
manteneva attivo l'incantesimo, era esausta, evocare il vento per
alzare delle pietre non era un gran compito per Kila, ma mantenerle a
quella altezza per tutto quel tempo la aveva sfibrata. Intorno a lei
tutto taceva , aveva escluso dalla sua mente tutto ciò che non fosse
il vento, gli occhi aperti non vedevano, le orecchie non sentivano e
il naso non avvertiva nessun aroma, avrebbero potuto attaccarla 100
Okawh senza che lei se ne accorgesse. Le energie incominciarono a
finire, le costava sempre di più mantenere l'incantesimo, piano
piano la concentrazione svanì, alle sue orecchie iniziarono a
giungere i primi timidi suoni, gli occhi si illuminarono di una luce
bianca, lentamente le sagome davanti a lei presero forma. Le pietre
iniziarono a precipitare una dopo l'altra, ne rimaneva solo una
ancora in aria, la pietra ondeggiò , Kila fece un ultimo sforzo ma
la pietra iniziò a scendere lentamente verso terra fino adagiarsi
sulla morbida erba. La ragazza riprese pieno possesso dei suoi sensi,
un turbine di sensazioni la investì confondendola, i suoni, la luce
e gli odori creavano un miscuglio inebriante. Arrivò anche la
stanchezza, le gambe si fecero pesanti e le braccia ricaddero lungo i
fianchi, Kila si lasciò cadere all'indietro dolcemente, ogni respiro
era una fitta,come se mille aghi le si conficcassero nei polmoni.
, al voce proveniva dai margini della
radura dove un bellissimo elfo sedeva rilassato, intorno a lui
fluttuavano 10 pietre grandi il doppio di quelle di Kila, l'elfo
faceva guizzare gli occhi tra una pietra e l'altra controllandone
l'assetto. Era in quella posizione dallo stesso tempo di Kila ma non
sembrava per niente affaticato.
< Grazie maestro,
tutto merito vostro> rispose Kila cercando di mascherare il
dolore, faticosamente si rimise seduta e poi in piedi , il corpo le
doleva tutto , si costrinse a rimanere impassibile. Lentamente si
avvicinò al maestro fino a arrivare a pochi passi dal cerchio di
pietre < come fate a dominare un incantesimo tanto faticoso con
tale maestria? > domandò all'elfo, il maestro diede un ultima
controllata alle pietre alla sua sinistra e poi rispose alla ragazza
< vedi Kila , mentre tu hai cercato e sei riuscita brillantemente
a incanalare i venti sotto le pietre io mi sono limitato a creare una
forte corrente dal basso verso l'alto grazie al calore, riscaldando
tutta l'aria sotto ogni pietra, questo permette di risparmiare molte
energie, in più io ho moltissimi anni di esperienza e in tutto
questo tempo ho potuto affinare la mia tecnica e rafforzare molto il
mio corpo. > il maestro si alzò in piedi, le pietre ondeggiarono
per un momento ma l'elfo riprese subito il controllo
dell'incantesimo, < credo che io alla tua età non sarei riuscito
neanche a alzare le pietre utilizzando la tua tecnica, sarei riuscito
forse a domare una brezza leggera > Kyle fu stupita del
complimento dell'elfo, vivendo con lui aveva imparato che quelle
poche volte che gli elfi dispensavano complimenti significava che
erano rimasti realmente colpiti. Questo pensiero le fece comparire un
largo sorriso sul viso, poi si affrettò a ringraziare imbarazzata <
gra-grazie maestro ,le vostre lodi valgono molto per me>
< come è giusto che
sia > ribatte l'elfo sorridendo. < Vieni, è ora di tornare a
casa , si sta facendo buio e non voglio passare la notte
all'addiaccio >, i due imboccarono un sentiero nel bosco che
conduceva verso ovest, verso i monti del confine.
Durante il tragitto nel
bosco regnò il silenzio, il bosco si ammutoliva al loro passaggio
come intimidito dall'enorme potere dell'elfo. Kila era una ragazza
di 15 anni, i tratti elfici , gli occhi verdi e i capelli castani
facevano pensare a una giovane elfa, un unico particolare smentiva
quella tesi, le orecchie arrotondate. Lei era molto diversa da
qualsiasi umana il maestro avesse mai incontrato prima d'ora , i suoi
sensi erano sviluppatissimi, era agile e veloce e aveva una
incredibile padronanza degli elementi. Piano piano il bosco iniziò a
farsi più rado, gli alberi più nodosi e il terreno pietroso.
Arrivarono al limitare della boscaglia a pomeriggio ormai inoltrato,
davanti a loro si innalzava in tutta la sua maestosità il monte
Inad, la montagna più alta della catena dei monti di confine. Il
loro sentiero continuava ad avanzare fino alle pendici del monte dove
iniziava a salire serpeggiando sul suo ripido versante. Quella vista
lasciava ogni volta Kila senza fiato. Il monte sembrava essere stato
colpito da un qualche cataclisma in epoche remote, infatti la punta
era largamente sbeccata e tutto il versante est era ricoperto di
massi di ogni dimensione. Fecero una breve sosta dove consumarono
frutta secca e una energetica poltiglia che preparava il maestro,
serviva per recuperare le forze dopo il prolungato uso di magia.
Purtroppo era solo un sollievo provvisorio, l'unico modo per
riprendersi da una stanchezza così profonda era riposare.
Forti di nuove energie
iniziarono l'ascesa, il sentiero era impervio ma non inagibile,
l'elfo avanzava senza fatica , seguito dalla ragazza che cercava di
apparire impassibile all'affaticamento. Quando ebbero percorso ormai
metà strada Kila domandò timidamente < maestro mi potrebbe
raccontare di quel giorno? > il maestro non rispose subito, Kila
lo considerò come un rifiuto , poi dopo qualche minuto il maestro
esordì < era inverno, le orde di Okawh e orchetti si erano
radunate nella pianura in un esercito possente, appena le avvistai
in lontananza temetti volessero attaccarci, ma no , loro ambivano a
un premio più semplice da conquistare, si accamparono alle porte di
Teiphos, proprio sotto il monte Inad, e iniziarono l'assedio. Cercai
molte volte di convincere i miei compagni di attaccare i mostri per
salvare gli uomini ma loro erano accecati dall'odio, odiavano gli
uomini , sentimento che veniva ampiamente ricambiato. Mai mi sarei
aspettato però che la mia razza si macchiasse di un simile crimine >
tacque per alcuni minuti, Kila sapeva che stava maledicendo in
silenzio tutti quelli che condannarono Teiphos alla rovina. < Dopo
una settimana di assedio gli Okawh sferrarono l'attacco finale ,
forti di un potere inimmaginabile, perfino io da quella distanza
riuscii a vedere chiaramente le mura avvampare e crollare, lasciando
liberi passaggi che permisero ai mostri di penetrare nella città e
distruggerla. > questa volta il silenzio durò più a lungo, una
lacrima scivolò lentamente sulla guancia dell'elfo, con la voce
rotta dalla rabbia continuò < la città fu distrutta nessuno
sopravvisse. Dopo qualche giorno dalla distruzione di Teiphos
qualcuno bussò alla porta della mia piccola dimora. Un giovane elfo
mio amico con in braccio un fagotto di stracci mi chiese di aiutarlo,
il suo volto era triste e affranto. Mi chiese di accudire la
creaturina fino al suo ritorno. Inizialmente rifiutai quell'incarico
ma poi capii che solo così avrei potuto liberarmi dei sensi di colpa
> il viso dell'elfo si addolcì < quella creaturina eri tu.>.
Un brivido corse
lungo la schiena di Kila, l'elfo aveva la straordinaria capacità di
rendere la più noiosa e trite delle storie un appassionante
racconto < grazie di avermelo raccontato maestro >. Il resto
del viaggio trascorse in silenzio , Kila meditava su quanto l'elfo le
aveva appena detto. Lei aveva sentito quella storia molte volte, ma
non era mai riuscita a rispondere a nessuno dei quesiti che la
assillavano: perché un elfo la aveva fra le braccia mentre lei era
ancora in fasce? Perché non era più tornato?
Kila sospettava che il
maestro conoscesse la risposta ad almeno una di queste domande, ma
tutti i suoi tentativi di conoscere la verità erano falliti, ogni
volta che la ragazza rivolgeva la domanda diretta all'elfo ,lui
rispondeva elusivamente e sorridendo, distraendo Kila dalla domanda
principale. Mancava ormai poco alla dimora dl maestro, una piccola
casupola di legno costruita ai margini di un passo di montagna,al
maestro era stato assegnato il compito di sorvegliare il passaggio,
lui da solo avrebbe potuto decimare un esercito di Okawh e orchetti.
Quando il sentiero
iniziò a farsi meno ripido i due iniziarono una leggera corsa, a
breve furono in vista della abitazione che si stagliava nitidamente
sul cielo rosso del tramonto.
Arrivarono alla
costruzione quando il sole era tramontato da pochi minuti, l'aria
fredda pungeva la pelle della ragazza. Dalla finestra rivolta a sud
si poteva vedere la piana dove un tempo sorgeva Teiphos. La casa era
arredata interamente il legno e tutti gli oggetti erano stati
intagliati personalmente dal maestro. I due si misero al lavoro per
preparare la cena, la carne procurata il giorno prima dall'elfo
costituì un sostanzioso pasto per riprendersi dalla lunga camminata
e dall'utilizzo della magia. Quando ebbero entrambi finito di
mangiare Kila aprì bocca come per parlare ma si fermò quando il
maestro la precedette < andiamo fuori a allenarci un po' con le
armi, ormai è da due giorni che non ti eserciti e non vorrei mai che
tu perdessi la tua abilità > , i due si alzarono e dopo essersi
lavati uscirono dalla casa.
< Vai tu Kila, ecco
le chiavi del deposito, prendi le spade, oggi ci eserciteremo con
quelle> , la ragazza corse verso il capanno , sollevata dalla
scelta del maestro, la spada era l'arma con cui riusciva meglio a
fronteggiare l'elfo, a suo dire lei era incredibilmente abile per la
sua età.
Prese la spada del
maestro e quella che lui aveva forgiato apposta per lei, era una
spada lunga e stretta , leggermente curva , poteva tagliare perfino
l'acciaio e gli incantesimi che la proteggevano erano stati applicati
al metallo mentre veniva forgiato.
Porse l'altra lama
all'elfo, la forma era simile a quella di Kila, lentamente il maestro
la estrasse dalla fodera, la spada riluceva di mille sfaccettature,
sembrava che il metallo fosse stato scolpito invece che forgiato.
Quella lama avrebbe potuto tagliare la roccia e il metallo con molta
più facilità di quella di Kila, infatti l'elfo durante il duello
doveva proteggere l'arma della ragazza con un incantesimo per evitare
di distruggerla.
I due si misero in
posizione, uno di fronte a l'altro, la spada pronta per colpire. Fu
l'elfo a fare la prima mossa, la spada tesa in avanti mirando al
petto della ragazza , Kila deviò la lama alla sua destra
costringendo l'elfo a lasciare il fianco scoperto, la sua lama guizzò
sicura di poter finalmente colpire il maestro ma fu bloccata
dall'arma dell'elfo che con un innaturale torsione della spalla era
riuscito a intercettare la spada della ragazza , i due fecero un
balzo indietro. Kila studiò meglio l'elfo, non sembrava per niente
affaticato, fece un balzo in avanti scambiando una serie di colpi
serrati e veloci con il maestro, ogni colpo veniva intercettato poco
prima di arrivare al bersaglio. Con una finta magistrale l'elfo
confuse Kila costringendola a lasciare il petto scoperto.
Con un movimento lento
e aggraziato portò la spada proprio sul cuore della ragazza. Si
immobilizzarono entrambi. Kila ansimava , l'elfo invece era
rilassato, nei suoi occhi brillava una scintilla divertita.
All'improvviso la ragazza con un movimento impossibile per un uomo
normale si piegò all'indietro e scosto la spada del maestro con un
fendente. La mossa la fece quasi cadere a terra, appena ebbe ripreso
l'equilibrio iniziò a incalzare l'elfo con colpi veloci e mirati ,
sembrava che i due danzassero più che combattere , le spade si
muovevano come appendici delle braccia, i corpi si intrecciavano e si
allontanavano così velocemente che era quasi impossibile seguirli.
Combatterono per più di mezzora , durante la quale Kila collezionò
qualche nuovo livido ma l'elfo rimase intoccato.
Fu il maestro a
concludere il duello, con un rapido movimento del polso disarmò
Kila, i due si fissarono , entrambi ansimanti, la spada atterrò su
un masso piantandosi dentro la roccia per 2 spanne con una nota
secca. Ormai si era fatto buio e la visibilità era minima , Kila era
esausta , sperava che l'elfo le concedesse una pausa. E il suo
desiderio fu esaudito.
< Complimenti Kila,
non è per niente facile tenere testa ad un elfo per oltre mezzora >
esordì il maestro mentre si avviava per recuperare la spada della
ragazza . Una altro complimento, 2 nella stessa giornata, oggi il suo
maestro era proprio di buon umore pensò divertita Kila.
< Vieni rientriamo,
così potrò mostrarti i tuoi errori con un tetto sopra la testa >
le disse mentre le porgeva la spada, il filo non era neanche rimasto
graffiato dall'urto col la roccia. I due entrarono in casa mentre la
luna sorgeva dietro il monte.
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