The Summer of a Thousand Dreams

di Assiage
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Alice Munro venne scaraventata in avanti mentre la canoa continuava a sobbalzare pericolosamente sempre più vicino alle rapide, le stesse rapide che sfociavano nell'aspro precipizio delle cascate. Cascate mortali.

Sto per morire.

Il suo stomaco si chiuse così all'improvviso che, per alcuni terrificanti secondi, Alice pensò che dopotutto forse erano già precipitati oltre le cascate. Ebbe un'improvvisa visione di sé e sua sorella, occhi vitrei, corpi gonfi, fracassati contro le umide rocce sottostanti.

Alice urlò di terrore.

Avvertì la presa d'acciaio di sua sorella Cora sulla propria mano; la sentì ma non la strinse in risposta in segno di solidarietà.

Morirò in questa terra selvaggia e dimenticata da Dio.

Diversi minuti – o forse si trattava di pochi momenti – dopo, la canoa si spiaggiò sulle rive sabbiose.

Affrettandosi ad uscire insieme agli altri, Alice venne spinta e trascinata, inciampando mentre camminava. Sentì le voci degli uomini e i loro mormorii, cercando invano di focalizzarsi su qualcosa per mantenere vive le sue tenui speranze.

Sporgendo la testa all'indietro, guardò Nathaniel spingere le canoe in acqua, la bocca atteggiata in una smorfia cupa. Insieme all'altra appena spinta via da Duncan, la canoa si scontrò con la forte corrente e cadde giù dalla cascata.

Alice rabbrividì. Le canoe giacevano fracassate da qualche parte sotto di loro- in tombe d'acqua.




Le ore si trascinavano lente come quelle di una veglia funebre, lente come se morissero ogni minuto che passava.

Erano tutti bagnati fradici. Tra gli uomini si erano scaldati gli animi, confinati com'erano in quel posto umido e scuro. Nathaniel e Duncan, due degli uomini più testardi che Alice avesse mai conosciuto. Era uno scontro di acciaio e ferro. Un continuo cozzare di antipatia e gelosia. E ora... ora erano tutti costretti dentro quel buco montuoso, a litigare sulla polvere da sparo e sulla legge militare inglese.

Cora piangeva seduta a terra, le ginocchia strette al petto, i capelli scuri arruffati che le volteggiavano intorno all'unisono con la nebbia delle cascate. Alice avrebbe voluto trascinarsi verso sua sorella, ma qualcosa la bloccò. Non aveva voglia di ricevere i suoi abbracci, di ascoltare le sue parole di conforto. Si sarebbe sforzata di apparire coraggiosa solo per Alice. Non c'era motivo di negarle la verità. Meglio lasciare Cora al suo dolore.

Ora, c'era solo terrore.

Incombeva su tutti loro, come una nebbia oscura.

Lui stava arrivando. Il suo incubo aveva un volto. L'hurone.

Alice lo sapeva; ne era sicura come era sicura del proprio volto, del proprio nome. La morte stava per giungere.

Il freddo stava diventando insopportabile. Alice tremava e cominciò a camminare verso uno dei bui corridoi ventosi di quella labirintica caverna. Camminava, e tremava, e camminava, strusciando le dita contro il muro mentre andava avanti.

Molto presto vide qualcosa che le procurò un groppo in gola.

Stelle.

Le stelle del cielo notturno brillavano come un faro, invitandola a raggiungerla. Una cosa bella in quell'orrendo paese.

Alice si sentiva intontita mentre si trascinava più vicina alla luccicante luce stellare. Alzò una mano, il palmo proteso, sentendo gli spruzzi della cascata inzupparla di nuovo.

Voleva avvicinarsi il più possibile.... stava traballando sull'orlo del precipizio.... voleva toccarle. Voleva-

Sta' indietro!”

Si ritrovò senza respiro, mentre cadeva all'indietro. Lo stomaco le si contrasse a quella sensazione improvvisa.

Gridò e lottò contro l'abbraccio che la avviluppava, contro le braccia che così prepotentemente circondavano la sua esile figura.

Uncas.

Se ne rese conto tardivamente quando la voce profonda di lui mormorò il suo nome. Uncas premette le sue labbra calde contro la sua fronte con una tenerezza che Alice non si aspettava. Scostandole i capelli bagnati dal viso, la strinse più forte contro di sé, guardandosi intorno per assicurarsi che non avesse rivelato la loro posizione.

Uncas.

Il suo corpo forte aveva quel calore che lei così tanto cercava. Lo aveva percepito quella notte in cui si erano nascosti nel terreno di sepoltura. Notando la sua lotta per contenere la paura, Uncas aveva lasciato in fretta il suo fucile e l'aveva fatta scivolare sotto di sé, coprendole la bocca con la mano. Profumava di erba e e pino.

Signorina Alice,” sussurrò Uncas, il respiro calmo, “tornate da vostra sorella.” E cominciò ad allentare la presa su di lei.

In quel momento Alice aprì gli occhi e voltò il capo per fissare lo sguardo nei suoi scuri occhi ombrosi. Non voleva lasciare il suo abbraccio. Si sentiva al sicuro. Lui la faceva sempre sentire al sicuro.

Uncas...” fu la sua debole risposta. Si aggrappò persino più forte alla sua camicia bagnata, scuotendo la testa. Non voleva andare via. Non voleva essere costretta ad affrontare ciò che c'era lì fuori. Voleva rimanere nel suo abbraccio più a lungo possibile.

Lui cominciò delicatamente a districare le sue mani dalla camicia. Lei gli si aggrappava anche mentre lui continuava a ripetere che doveva tornare dagli altri. Doveva.

Senza pensare Alice gli scostò le mani e salì sopra di lui, le cosce intorno ai suoi fianchi.

Lui spalancò gli occhi. In quei pochi giorni in cui si erano conosciuti, e nonostante tutti i pericoli che avevano affrontato, quella era la prima volta in cui lui appariva spaventato.

Non era abbastanza. Qualche impulso misterioso stava guidando le sue azioni, e tutto ciò che poteva fare era arrendersi ad esso.

Alice si sollevò più in alto sul suo bacino. Si fece leva poggiando le mani sulle sue spalle- le sue labbra incontrarono quelle di lui. Calde, invitanti, imploranti.

Uncas si tirò indietro, gli occhi che sondavano quelli di lei. La sua determinazione nel rimandarla dagli altri c'era ancora, ma erano le sue mani a tradirlo. Come sempre. Guidandola, aiutandola, calmando le sue paure; le sue mani tradivano i suoi sentimenti per la ragazza inglese. Le sue mani ora si muovevano di volontà propria intorno alla sua vita sottile, i suoi pollici erravano-

Si ritrasse, lo sguardo contrito. Non poteva toccare ciò che non era suo.

Alice rabbrividì. L'orribile paura che stava crescendo in lei esplose. Improvvisamente la sua mente vacillava. Lasciò che la paura la invadesse. Cancellò tutti i suoi ricordi, tutta la sua vita. Solo lui esisteva.

Quello che accadde dopo fu così rapido, e quasi senza ragione. Era tutto. Era la sua paura, il panico, la sua angoscia. Erano le mani di lui, e i suoi occhi, e la sua gentilezza.

Si premette contro di lui in un movimento frenetico, le sue ginocchia si contrassero contro i suoi fianchi. Voleva di più. Voleva provare tutto ciò che poteva. Ormai non ragionava più.

Alice sentì il respiro di lui accelerare. Uncas abbassò lo sguardo sul proprio grembo, le mani che si muovevano lentamente dalla vita alle costole di lei.

Non era abbastanza. Lei sollevò la gonna.

I minuti successivi furono caotici, un contrasto di emozioni- la cautela di lui contrapposta ai movimenti sfrenati di lei. Lei voleva sentire, e così fu.

Sentì il dolore acuto che sbocciò nel suo corpo, ma che ignorò. Sentì la sua solidità e il suo calore riempirla. Quando Alice sussurrò il suo nome, sentì ognuno tendersi verso l'altro, il suo bacino sfregare il proprio, perché entrambi dovevano aver percepito che il tempo stava per finire.

Dopo lui la tenne stretta a sé, il respiro che rallentava fino a diventare un leggero ansito. Alice riusciva a sentire il battito di entrambi i loro cuori. Sentì allontanarsi quegli ultimi frenetici minuti. Si sentiva stordita, e non solo dall'affaticamento.

Alice si irrigidì.

Che cosa ho fatto?

Le mani di Uncas le diedero forza, e lui cominciò a intrecciare una ciocca dei suoi capelli umidi e lisci. Erano ancora nella stessa posizione. Non si era mossa da quando avevano... avevano...

Strappandosi alla sua stretta, Alice si alzò in fretta e, ignorando l'uomo con cui aveva appena giaciuto, tornò dagli altri.

Ma poteva sentire il suo sguardo su di sé.

Alice fu determinata a non guardarlo di nuovo.



Il sole accecante illuminava senza pietà il mondo sottostante. Una beffa. Non c'era più bellezza nel mondo, solo morte.

Alice veniva trascinata come un bagaglio dai guerrieri huroni, che seguivano il loro capo in una silenziosa processione lungo i sentieri della montagna. Quando inciampò e cadde, nessuno l'aiutò. Fu trascinata sul terreno, procurandosi delle abrasioni, finché non fu in grado di rimettersi in piedi.

Suo padre era morto. Sua sorella era morta. L'ultima volta che aveva visto i loro salvatori, era quando si erano lanciati nelle cascate del loro nascondiglio, a centinaia di piedi d'altezza. Dubitava che fossero sopravvissuti. Sperava che l'aspettasse una morte rapida, perché era stanca del mondo. Aveva diciassette anni, e sperava nell'eterno riposo.

Un rumore secco lacerò l'aria. Era un rumore a cui Alice era diventata fin troppo abituata.

Quello che non si era aspettata era di vedere Uncas avanzare verso di loro, il suo viso atteggiato in un'espressione di determinazione.

Uncas.

Ad occhi spalancati Alice scandagliò la sua figura. Sembrava relativamente illeso, anche se con qualche piccola ferita e la camicia verde strappata.

I suoi occhi incrociarono quelli di Alice. In loro vi si leggeva fierezza: Ti salverò.

Uncas si sbarazzò facilmente degli huroni, uno dopo l'altro, finché il combattimento giunse ad uno stallo quando si trovò ad affrontare Magua; la brutalità e l'abilità dell'uomo più anziano erano davvero impressionanti.

Alice, nel suo sbalordimento, si accorse che Uncas si stava stancando, e stava per essere sopraffatto. Il coltello di Magua brillò minacciosamente nella luce del sole, abbagliandola, quando lacerò la pelle del suo giovane avversario.

Immediatamente, Uncas barcollò all'indietro e guardò giù verso la macchia di sangue che si allargava sul suo addome, gli occhi accesi di sorpresa a quella vista. Nella sua determinazione e imprudenza, non aveva pensato di poter essere ferito. Alzò gli occhi e incontrò quelli di Alice. C'era una sorta di scusa in essi.

Con un balzo improvviso, Uncas si avventò sul capitano hurone, usando le sue ultime forze per far perdere l'equilibrio all'altro uomo, ed entrambi si schiantarono e rotolarono sulle rocce del promontorio.

C'era un'incauta disperazione in ogni mossa che Uncas faceva, e Alice, cresciuta in mezzo ai soldati, sapeva che stava per essere sconfitto. Il cuore le batteva forte nelle orecchie, la speranza che svaniva,

L'hurone si mise in piedi, il portamento eretto, il coltello puntato minacciosamente verso la sua preda. Non fece cenno di attaccare l'uomo ferito, gli permise invece di mettersi in piedi per tentare un ultimo assalto.

Stava perdendo. Stava per morire, e con lui la sua speranza di salvezza.

Dopo essersi messo in piedi, Uncas fece un ultimo affondo, che l'hurone schivò facilmente, e altrettanto velocemente, lo fronteggiò. Magua affondò il coltello nel fianco di Uncas, facendolo gridare di dolore mentre cercava di voltarlo.

Alice non riuscì più a sopportarlo. Chiudendo gli occhi, si girò. Codarda fino alla fine.

Il guerriero che le teneva il braccio la strinse improvvisamente così forte che le sfuggì un gemito di dolore. La lasciò e prese il suo tomahawk. Alice venne brevemente spinta in mezzo agli agli guerrieri, mentre anche loro impugnavano le loro armi. Si appiattì contro la parete rocciosa della montagna.

Cosa?-

Il mondo esplose in una raffica di spari. Alla giovane ragazza inglese il mondo sembrò ribaltarsi, e lei si aggrappò alla rocce sotto di lei in panico irrazionale.

Chingachgook. Corse superando tutti loro in una visione a colori sfocati, sollevando la sua mazza da guerra, e lanciò uno spaventoso grido di guerra che salì fino al Cielo. Si scontrò con Magua, che si voltò per fronteggiare il nuovo avversario, lasciando cadere il corpo di Uncas a terra.

Nathaniel non impiegò molto ad arrivare a sua volta, una questione di secondi, e brandiva un fucile in ogni mano, abbattendo i suoi bersagli con facilità. Due huroni si contorsero in aria e caddero come bambole di stoffa.

Magua sapeva che le circostanze erano cambiate a suo svantaggio. Le sue labbra si incurvarono in una smorfia quando attaccò Chingachgook, e venne bloccato ad ogni affondo.

Il combattimento si concluse con precisione incredibile. Chingachgook roteò, e piantò lo spuntone della sua mazza nella schiena dell'altro uomo. Il rumore che il suo corpo spezzato fece fu penetrante come come un colpo di fucile.

Alice, intontita dallo shock e dal dolore, osservò l'improvviso silenzio intorno a lei. Uomini morti affollavano la sua visione.

Nathaniel e suo padre si inginocchiarono di corsa accanto a un incosciente Uncas, valutando le sue ferite, sentendo con cautela il suo battito. Doveva trattarsi di una cosa grave, perché lo sguardo di Nathaniel era preoccupato.

Alice fece un unico, esitante passo verso Uncas, quando venne quasi travolta dalla forza dell'abbraccio di sua sorella. Fu stupita dalla sua improvvisa apparizione.

Alice!”

Sua sorella era viva. La sua cara sorella. Questo era tutto ciò che contava.

Alice si allontanò da Uncas, incerta su tutto adesso. Il cuore le batteva forte alla vista delle ferite del suo salvatore. Forse doveva....

Cora la strinse più forte.

E' tutto finito,” sussurrò alla sorella minore.



Nota della traduttrice:

Questa è una storia che sto traducendo per conto dell'autrice originale Assiage, ovviamente con il suo esplicito permesso.

In molti mi chiedevate una storia che partisse dal promontorio, per poi seguire il “dopo”, ciò che sarebbe potuto accadere se Alice e Uncas fossero sopravvissuti. Siccome ora sto lavorando su una storia originale fantasy che mi sta impegnando davvero molto, e dato che mi sono innamorata di questa storia, ho pensato nel frattempo di tradurla, perché secondo me vale davvero la pena leggerla. Se vi va di lasciar(ci) una recensione mi farebbe davvero piacere!

Se volete leggere la storia originale qui di seguito trovate il link: The Summer of a Thousand Dreams

Importante: essendo l'autrice straniera, a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie. Se qualcuno volesse pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e ha il suo permesso, deve inviarmi almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora fornirò la password per accedere a questo account.

Eilan21


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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Ci vollero alcune settimane prima che il mondo sottosopra di Alice lentamente si raddrizzasse. Per quanto si fosse sforzata, non era stata in grado di ricordare i giorni cupi che erano seguiti alla fine della sua ordalia. Era tutto molto sfocato. Non ricordava nemmeno come aveva lasciato quella montagna. Quando chiese a Cora se era stata portata in braccio, sua sorella rispose di no, che aveva camminato da sola, seguendo gli altri che trasportavano Uncas in una lettiga fatta con una sottoveste.

Attualmente la loro situazione era molto migliorata. Erano ritornati nella colonia di New York senza ulteriori incidenti, oltre ad Uncas gravemente ferito.

Stava cominciando a ricordare molto di più su come Uncas fosse sopravvissuto. Chingachgook aveva presentato alla sua coraggiosa sorella degli aghi fatti di ossa che portava sempre con sé, e lei si era immediatamente occupata di Uncas, assistita dagli uomini. Per le suture non era stato usato del filo. Era qualcosa di diverso, di molto più robusto. Avevano ricavato delle stecche dal cedro, dalla betulla e dalle foglie. Ancor più impressionante era come fossero riusciti a fermare le emorragie. Pietre. Pietre riscaldate finché erano divenute roventi vennero messe sulle ferite di Uncas.

Per giorni era stato preda della febbre, e per questo gli uomini avevano pregato con tutte le forze nella loro lingua, mentre lo immergevano in acqua e facevano misture di erbe e corteccia d'albero per liberargli la gola.

Alice era stata inutile. Odiava la vista del sangue, e tremava quando non era vicina a sua sorella. Cora, da parte sua, non aveva fatto altro che affaccendarsi intorno alla sorella quando non si occupava di Uncas. Nathaniel era sembrato esasperato da questa cosa, anche se si era sforzato di mascherarlo.

Ma ormai era tutto finito. Una volta che Uncas era stato fuori pericolo, avevano potuto lasciare il loro accampamento nei boschi.

Per giorni avevano viaggiato, e riposato durante la notte. Le notti estive erano afose, dolciastre, calde in America. Il loro sollievo nel ritornare agli insediamenti della frontiera si era rivelato dolceamaro, perché molte delle case erano state bruciate o abbandonate. Una di esse catturò la loro attenzione perché appariva disabitata, anche se era stata saccheggiata da qualche gruppo guerriero. Ad Alice era parso di capire che i proprietari dela fattoria fossero scomparsi. Se fossero morti o fuggiti rimaneva un mistero. Gli uomini decisero che, per il momento, sarebbero rimasti lì.

La fattoria Driessen non era molto ampia, né ben fornita. Non più, almeno, ora che era stata derubata così spaventosamente. Alice si sentì decisamente a disagio a violare la casa di altre persone. Poi le tornò alla mente la carneficina alla fattoria dei Cameron e decise che era infinitamente meglio che essere accolta da cadaveri.


Quel giorno era una calda giornata estiva, e Alice aveva finito le sue mansioni quotidiane. Aveva lavato gli abiti di tutti fino a che le mani le erano diventate rosse e doloranti, e li aveva appesi ad asciugare accanto alla biancheria. Avrebbe voluto lavare il proprio abito sporco e strappato perché sapeva di sembrare un maschiaccio, ma quella scomodità avrebbe dovuto aspettare.

Alice sedeva sull'ombreggiato fienile della stalla, dondolando lentamente le gambe. Non era stata oziosa, questo lo sapeva, ma da quando erano arrivata alla fattoria dei Driessen, si era sentita sempre più isolata dagli altri. Non era stata capace di guardare Uncas, che dormiva vicino al fuoco, curato notte e giorno dagli altri.

Supponeva che fosse per l'imbarazzo. Si era comportata nel modo più oltraggioso e spudorato. Era saltata addosso a un uomo e giaciuto con lui per terra, come una comune sgualdrina. Era così umiliante. E se l'avesse raccontato a suo fratello? E Nathaniel lo avesse detto a Cora?

Morirò di vergogna!

Per questo motivo, Alice si trovava ad evitare gli altri. Si svegliava presto e sbrigava le sue faccende come sua sorella le spiegava, ma senza una reale gioia o soddisfazione. Lavava e spazzava e faceva del suo meglio a cucinare, ma doveva essere incitata.

Il fastidio di Nathaniel era mutato, divenendo più divertita perplessità e brusca gentilezza. Alice stava cominciando ad accorgersi che, dopotutto, a Nathaniel non stava antipatica. Piuttosto si preoccupava che Cora non facesse ogni cosa al posto suo.

Cora era sempre stata sollecita nei confronti dei sentimenti e del benessere della sorella minore. In quelle settimane passate però, aveva adottato un approccio estremo. Era diventata l'ombra di Alice, e passava davvero troppo tempo a dirle di riposare, e controllandole il polso, raccomandandole di mangiare...

Come se fosse lei quella che era quasi morta.

Uncas si stava lentamente riprendendo da settimane. Lei non se l'era sentita di sedergli vicino. Era troppo imbarazzata.

Alice si portò le ginocchia al petto mentre ricordava l'incidente avvenuto il giorno prima.


Nathaniel l'aveva chiamata a tavola, dove avevano consumato i loro pasti da quando erano arrivati. Le aveva fatto cenno di sedersi con la mano in cui stringeva un pezzo di pane. Annuendo in segno di saluto, si era messo il pane in bocca e, masticando con comodo, le aveva indirizzato un sorrisetto divertito.

Hai fame, Alice?”

Lei aveva annuito in fretta, sedendosi accanto a Cora che stava riempendo la sua ciotola di stufato.

Mentre gli altri incominciavano a mangiare, Alice si guardò brevemente intorno. Uncas non stava ancora abbastanza bene per camminare, e lei non lo aveva visto molto, sotto stretta sorveglianza (del padre) com'era, che non voleva che si muovesse dal suo posto accanto al fuoco.

Uncas!” esclamò una stupita Cora “come ti senti? Siediti, ti servo io. Stasera abbiamo una cena abbondante.”

Alice sussultò visibilmente, facendosi cadere dell'acqua sul mento dal boccale da cui stava bevendo.

Grazie,” fu la debole risposta di Uncas. Zoppicò verso di loro facendo un cenno di saluto col capo, prima di sedersi accanto al fratello e di fronte ad Alice.

Alice sentì le guance bollenti dall'imbarazzo. Sotto di esso, tuttavia, c'era una punta di vergogna per non aver fatto visita ad Uncas nemmeno una volta mentre era a letto ammalato. Avrebbe dovuto ringraziarlo per averle salvato la vita.

Alice bevve piccoli sorsi d'acqua mentre osservava gli uomini che parlavano tra di loro nella loro lingua. Alzando lo sguardo, osservò l'ampia mano di Uncas chiudersi intorno a una ciotola di terracotta, le sue lunghe dita che si contraevano. Tutto a un tratto prese un sorso troppo grande e venne colta da un attacco di tosse. Cora le strofinò la schiena con movimenti circolari.

Tutto a posto?” chiese Uncas con la sua voce profonda, i suoi occhi scuri fissi su di lei.

S-sì,” ansimò lei, gli occhi spalancati. “Perdonatemi.”

I loro sguardi si incontrarono, e lei poté vedere la preoccupazione danzare nelle profondità dei suoi occhi.

Alice fu improvvisamente sopraffatta da un'acuta consapevolezza. La stavano tutti osservando in silenzio.

Il suo sguardo si spostò su Chingachgook, che stava intagliando una scultura. La sua espressione era solenne, seria.

Perché la stavano osservando? Che sapessero?

Alzandosi in fretta, Alice fece un inchino e, ignorando il grugnito divertito di Nathaniel, si precipitò fuori.

Dove sta andando?” il vento portò il sussurro preoccupato di Cora.

Probabilmente alla stalla” mormorò Nathaniel, “passami il pane.”

Alice riusciva ancora a vedere il sorrisetto sul suo volto, i suoi cinici occhi blu.



Bé, quello era ieri, pensò Alice confortandosi. Era meglio mantenere un profilo basso finché non fosse riuscita a capire cosa fare. Odiava pensare di lasciare la sua amata sorella, ma l'idea occupò la sua mentre sempre di più-

Ritornare in Inghilterra, a cui lei apparteneva.

Il fienile in cui si trovava odorava lievemente di letame di animale e di un nauseante fetore di bagnato che permeava ogni cantuccio. Il fieno era secco e ruvido. Ma, in ogni caso, Alice era grata di quella privacy. Si arrampicò sulla scala traballante e si accoccolò sulla pila di fieno. Le fece venire sonno, e ultimamente si era sentita stranamente letargica.

Sollevando le mani, Alice prese delicatamente una ciocca di capelli sul lato destro del viso, e cominciò pigramente ad arrotolarla in una treccia.

Era così presa nel suo sogno ad occhi aperti che notò a malapena l'ombrà che improvvisamente schermò il sole.

Si interruppe con un sussulto al suono della voce familiare.

Miss Alice.”

Alice fece un respiro profondo e pregò di mantenere il sangue freddo. “Uncas! Come stai?”

Lui annuì col capo, il sole che si rifletteva sulla sua chioma scura. Entrò nella stalla, guardandosi intorno. “Immaginavo di trovarti qui.”

Alice cercò di lisciarsi i capelli senza farsi notare, sussultando quando trovò diversi grossi gambi di paglia.

Si schiarì la gola. “Posso esserti di aiuto?”

Uncas salì silenziosamente la scala e piantò le mani intorno ai perni. Sentì le travi di legno e chinò il capo. “Fai attenzione. La scala necessita di riparazione.”

Grazie,” sussurrò lei, rilassando le gambe quel tanto che bastava per nasconderle sotto il vestito.

Prego.”

No, grazie, davvero... per... tutto. Per avermi salvato la vita. Sul promontorio.”

Alice riusciva a malapena a scorgere i suoi occhi nella polverosa oscurità, eppure ne percepiva l'intensità.

Guardandolo di nuovo, Alice realizzò che stava studiando la sua treccia fatta a metà. Quei momenti si trascinarono interminabilmente, finché lui annuì e guardò fuori della stalla.

Tua sorella mi ha chiesto di trovarti.”

Perché?”

Non vuole che ti allontani.”

Alice tirò silenziosamente su col naso. “Non mi allontano mai. Mi piace qui.”

Le labbra di Uncas si incurvarono nell'accenno di un sorriso. “So che ti piace. Ma hai bisogno di sole. Non sembri stare bene.”

Sono solo stanca,” sussurrò Alice, “Io... non dormo bene.”

Vieni con me.”

Sentì una scossa di nervosismo. “Dove?”

Al fiume. Vado a catturare la cena per stasera. Puoi aiutarmi.”

Catturare la cena, come no! Le signore non cacciavano né pescavano. Ma... lei era determinata a fare la sua parte lì come tutti gli altri. Sperò che lui le concedesse un po' di spazio, perché non poteva essere sicura che non le si vedessero le caviglie.

Dopo aver saltato con leggiadria sul pavimento, notò con soddisfazione che lui aveva compreso il suo desiderio inespresso e la stava aspettando fuori, la postura rilassata. C'erano una lancia e una rete ai suoi piedi.

Pronta?” chiese. Lei occhieggiò i suoi tatuaggi tribali che facevano capolino dalla sua camicia blu. I loro occhi si incontrarono.

Sono pronta.”


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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Alice sedeva sulla riva del fiume, occhieggiando con desiderio l'acqua spumeggiante. Desiderava moltissimo un bagno. Una cosa assai rara ormai. Alla peggio desiderava almeno immergere i piedi nella corrente. Sarebbe stato paradisiaco sentire la freschezza dell'acqua sulla sua pelle accaldata.

Uncas stava in piedi nel mezzo del torrente, immobile, tenendo sollevata una lancia di legno rozzamente assemblata che terminava con tre minacciose punte acuminate. Era così immobile che ad Alice ricordava le statue antiche e i busti classici. Era rimasto così per diversi minuti.

Puoi immergere le gambe.”

Lo disse così all'improvviso che Alice alzò la testa di scatto, perplessa. Le aveva dato la schiena fin da quando aveva messo piede nell'acqua, e lei non aveva parlato... non era così? Allora come poteva sapere cosa stava pensando?

Alice si schiarì la gola delicatamente. “Ti ringrazio per il suggerimento, ma temo di non poter fare una cosa simile.”

Uncas abbassò la lancia di una frazione e si voltò a fronteggiarla, perplesso.

Perché?” chiese semplicemente.

Alice parlò senza pensare. “E' inappropriato per un uomo vedere le caviglie di una signora e- e-”

Le scure sopracciglia arcuate di Uncas si sollevarono con una punta di incredulità.

Seguì un silenzio imbarazzato.

Alice sentì lacrime di umiliazione riempirle gli occhi, e cercò coraggiosamente di tenerle a bada. Per un po' aveva cercato di non pensare al suo avventato incontro con il giovane guerriero, e ora il ricordo delle sue azioni ribelli le riempirono la mente affaticata.

Vergogna. Disgrazia.

Uncas piegò il capo di lato, e i suoi occhi scuri vennero soffusi da cautela e compassione. E qualcosa di più ardente- la guardò con desiderio.

Lo sguardo che si scambiarono provocò una sensazione acuta nel ventre di Alice. Era una sensazione traditrice per lei, perché sapeva che era la punta di desiderio nascosto che lei stessa aveva provato per Uncas fin da quella notte nel terreno di sepoltura, quando lui l'aveva avvolta tra le sue braccia forti.

La voce di Uncas era dolce quando le parlò, “Tu- noi- non abbiamo fatto niente di male, Miss Alice.”

Alice si coprì il viso con le mani, sentendolo bruciare.

Ti prego!”

Percepì, piuttosto che vedere, Uncas che lentamente le si avvicinava e nascose il viso ancora di più tra le dita, scuotendo piano la testa.

Lui si fermò.

Alice alzò lo sguardo e incontrò il suo timidamente. L'espressione di lui era ancora forte e fiera, e lei incontrò il suo scrutinio senza battere ciglio. Come al solito la sua preoccupazione per lei spiccava più forte di qualunque altra cosa.

Per favore... non dirlo a nessuno.”

Cosa?” chiese Uncas, genuinamente confuso.

Non dire a mia sorella quello che ho fatto. Né a tuo fratello. Ti prego!”

Uncas scosse la testa. “E' stata una cosa tra noi due.”

Alice fece un sorriso tremulo, quasi venendo meno dal sollievo. Sapeva che era un uomo onorevole e onesto. Non avrebbe mai rivelato il suo comportamento scandaloso.

Lui ricambiò con un accenno di sorriso, voltandosi per ritornare al centro del ruscello, la presa sicura sulla lancia. Riprese il silenzio, e la posizione.

Alice si portò le lunghe gambe e le ginocchia al petto. Si sentiva un pochino meglio. Ciò che era successo sarebbe rimasto un segreto, e nessuno di importante lo avrebbe mai scoperto.

Perché rimani così immobile?” chiese, pensando ai pescatori che aveva sempre visto nella sua vita, con grandi reti, e resistenti fili da pesca.

Lui non si voltò. “Faccio credere ai pesci di essere uno di loro.”

Alice ridacchiò. Di nuovo, era riuscito a percepirlo senza vederlo. Aveva percepito il suo sorriso.

Passarono alcuni altri minuti, e Alice cominciò a perdere interesse. La pesca era veramente un lavoro monotono. Avrebbe voluto avere le sue matite da disegno, o un libro di poesia. Perfino il suo ricamo.

A Londra aveva avuto tutto ciò che voleva, l'altolocata figlia di un aristocratico colonnello dell'esercito. Lì, a parte le sue faccende, non aveva molto da fare. Almeno il paesaggio era bellissimo. Alice si schermò gli occhi con un sospiro e si guardò intorno, osservando i vividi verdi e blu della natura intorno a lei. Guardò la schiena e le solide spalle di Uncas, e riuscì a intravedere la linea dei suoi muscoli attraverso la camicia di cotone.

Il paesaggio era, davvero, molto attraente.

Vuoi entrare?” chiese Uncas arditamente.

Alice venne strappata ai suoi pensieri a queste parole.

Nel... dentro il fiume?”

Sì” disse lui semplicemente.

Che idea assurda! Alice aprì la bocca per declinare l'invito quando Uncas improvvisamente fece scattare il braccio, così velocemente che si trattò di un attimo. Tirando su la lancia e tenendola in aria, esaminò il pesce argentato che si dimenava inutilmente. Delicatamente, liberò la creatura e guardò verso la riva dove sedeva Alice.

Abbiamo finito?” chiese lei speranzosa.

Uncas scosse il capo. “Un solo pesce non nutrirà cinque persone.”

Oh,” mormorò Alice, guardando l'erba inaridita. Ma certo.

Avvicinandosi, Uncas mise delicatamente il pesce sull'erba accanto a lei. Alice fece una smorfia nel vedere gli occhi vitrei e la piccola bocca spalancata.

Trascorso un altro po' di tempo, Uncas aveva catturato e infilato sullo spiedo diversi altri pesci. Alice, seguendo le istruzioni di Uncas, aveva preso un canestro dalla capanna ed era impegnata a lavarli. Uncas si accovacciò accanto a lei. “Sai tagliarli?”

Alice esitò. “Non l'ho mai fatto, no.”Lui borbottò. “Puoi aiutare.”

Tirò fuori dalla cintura un piccolo ma affilatissimo pugnale e svelto tagliò la testa del pesce, poi la coda, e poi lo tagliò a metà, rimuovendo le delicate lische. Uncas le passò il coltello e Alice rifiutò, tirandosi su i capelli e giocherellandovi.

Normalmente, se fossero stati presenti, Nathaniel avrebbe sospirato con esasperazione, e Cora l'avrebbe mandata dentro con la sua materna preoccupazione.

Uncas la sorprendeva continuamente con la sua pazienza. Anche ora, annuì e procedette in fretta a tagliare il resto dei pesci lui stesso, mettendoli dentro il canestro di intrecciato.

Per qualche motivo Alice sentì il bisogno di difendersi.

Li... li cucinerò. Ne farò uno stufato.”

Va bene,” replicò Uncas, lo sguardo fisso sul proprio lavoro. “C'è un modo più semplice. Potrei mostrartelo se vuoi. Più tardi.”

Che modo è?” chiese Alice curiosa.

Il forno di terra.”

Questo fu tutto quello che disse e Alice rimuginò su quella frase. Non aveva mai sentito niente del genere.

Lui alzò la testa improvvisamente, lo sguardo intenso. “Nella grotta. Non sentirti in colpa. Non hai fatto niente di male.”

Alice maledisse la sua debolezza mentre le lacrime le riempivano di nuovo gli occhi. “Mi sono comportata peggio di una... una...”

No. Mai,” lui sollevò il pollice e le asciugò una lacrima dalla guancia, “E' stata colpa mia.”

Alice lo guardò, confusa. “Perché dovrebbe essere colpa tua?”

Lui sembrava turbato. “Tu sei quella giovane. Quella innocente.”

Alice fu presa alla sprovvista. Quello che lui aveva detto non corrispondeva a ciò che le era sempre stato insegnato sugli appetiti carnali degli uomini e sul comportamento audace delle donne. Se una donna si comportava come aveva fatto lei, la colpa era solo sua.

Uncas le avvicinò la mano al viso, e carezzò la sua treccina parzialmente sciolta. Il suo tocco la mandò in confusione di nuovo, quasi come se fosse una catarsi al suo dolore.

Alice si tirò indietro, asciugandosi goffamente gli occhi umidi. “Perdonami,” mormorò, “temo di essere stata insopportabile questi ultimi giorni.” Rise debolmente alla sua battuta.

E' tutto a posto,” rispose lui. Si alzò in piedi. “Vieni?”

Alice scosse il capo. “Arriverò fra poco.”

Uncas annuì, sollevò il cestino, soppesandolo, la lancia e la rete, e si incamminò in direzione della capanna.

Alice attese finché la sua figura scomparve, poi si guardò esitante intorno per diversi momenti, ascoltando attentamente. Soddisfatta, si sollevò furtivamente la gonna, centimetro per centimetro, e si tolse le lunghe calze sporche. Si avvicinò al fiume goffamente spostando il fondoschiena, interiormente atterrita ma determinata, finché la dita, le caviglie e i polpacci non furono a contatto con l'acqua.

Alice rabbrividì per il freddo. Ma era comunque paradisiaco.

Con un sospiro soddisfatto, Alice immerse le calze nell'acqua per lavarle, e si spruzzò l'acqua fresca sul viso e sui capelli.

Era contenta, realizzò. Non felice. Non gioiosa. Ma soddisfatta della sua vita come era ora, senza nemici a dare la caccia a lei e a sua sorella, e con il dolore per la perdita del padre e di un amico che stava cominciando a guarire. Uncas aveva promesso di mantenere il loro segreto, e presto lei avrebbe cominciato a fare piani per tornare in Europa.



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Il mese di settembre stava per concludersi.

Alice leggeva attentamente il giornale alla luce di una tremolante candela. Il Courant era uno straccio di giornale che in qualche modo era arrivato fin dal New England; era rinomato più per calunniare i governatori locali che per diffondere effettivamente notizie importate, ma Alice non era interessata ai pettegolezzi. Cercava le date di partenza delle navi dal porto della colonia di New York. Il giornale era vecchio di circa un mese, e l'ultima nave, una di nome Agamemnon, era salpata la settimana precedente.

Accidenti.

Il suo piano era trovare una nave che salpasse per Londra, chiedere a uno degli uomini di scortarla a qualunque porto fosse, e poi averla vinta sul capitano della nave per ottenere un passaggio. Lo avrebbe pagato una volta che avesse rimesso piede sul suolo inglese. Una volta che avessero saputo che era una signora, l'avrebbero certamente aiutata. Così Alice chiedeva ansiosamente un giornale avanzato a chiunque incontrasse in città. Anche quelli di dubbia reputazione come il Tattler – erano più diffusi e i tipografi non riuscivano a stamparli abbastanza in fretta.

Mettendo da parte il Courant, Alice sospirò pesantemente e prese a sfogliare la Gazette. Niente. Diede poi un'occhiata al Poor Richard's Almanack con silenziosa frustrazione. L'autore era un tipo piuttosto intelligente, ma il giornale era pieno di consigli sull'agricoltura e sciocchezze riguardanti calcoli astrologici, il tutto condito con le previsioni del tempo.

Vieni a letto, sorella,” si levò l'assonnato ordine di Cora dalla cuccetta che dividevano. Cora non era del tutto certa di quello che Alice aveva pianificato, ma Alice sapeva che sospettava qualcosa. Quando Cora glielo chiedeva, lei mormorava qualcosa di prosaico, o cambiava argomento. Cora si sarebbe preoccupata e l'avrebbe pregata di restare.

Alice si mise a sedere più dritta nella luce tremolante, e fece una smorfia quando lo stomaco le si agitò. Eccolo di nuovo, il malessere che la tormentava ormai da settimane. Non riusciva a mangiare, né a dormire, e finiva per correre fuori a vomitare vicino al gabinetto esterno. Per questo motivo preferiva dormire nel fienile della stalla, una cosa che scandalizzava Cora.

Alzandosi con cautela, Alice si diresse a passettini verso la porta, la aprì, e uscì agilmente fuori nella pallida luce lunare. L'attimo successivo però, stava correndo lontano dalla capanna e verso gli alberi. Si accasciò inelegantemente, sbucciando le ginocchia su una roccia o una radice appuntita. Alice si tirò i capelli indietro tremando e vomitò.

Per alcuni attimi dopo di ciò, Alice pensò, con un'amarezza nuova per lei, che se i suoi parenti in Inghilterra e in Scozia avessero potuto vederla ora, non avrebbero creduto si trattasse si lei. Forse avrebbero pensato che la povera giovane Miss Alice Munro fosse stata rapita dalle fate, che avevano poi lasciato una sostituta al suo posto. Cosa avrebbero detto, vedendola ora, così malmessa, sporca, le dita irruvidite dai lavaggi e da altri lavori ingrati, seduta nel suo vomito?

Una solida mano le afferrò la spalla fermamente ma gentilmente.

Uncas, pensò lei con sgomento. Faceva sempre in modo di sbrigare quella faccenda del malessere da sola. Lui era fuori a caccia con suo fratello, che fosse ritornato?...

Voltandosi, Alice fu sorpresa. “Chingachgook!” bisbigliò.

I suoi profondi occhi scuri erano fissi su di lei mentre la tirava su, poi le mise una mano sul gomito. Alice non sapeva che l'anziano Mohicano potesse essere così amabile. Non parlava molto con lei, e sorrideva raramente.

Sei stata male per giorni,” commentò. “Ti preparerò un tè.”

Tè?” chiese lei debolmente, ricordando gli infusi dall'odore sgradevole che i tre uomini ricavavano da erbe e radici. Cora aveva bevuto quello alla corteccia di salici per i suoi mal di testa, e aveva detto che l'avevano aiutata moltissimo. Solo per questo, Alice si addolcì.

Suppongo sia di qualche tipo di corteccia d'albero?” indagò stancamente.

Chingachgook annuì in fretta mentre la conduceva verso la capanna.

Di faggio.”

Certamente. Grazie sir.”

Lui non rispose.

Entrambi rimasero in silenzio mentre entravano nella capanna, e lui mise a bollire dell'acqua sul fuoco. Cora dormiva, e con i figli fuori a caccia, rimanevano svegli solo loro due.

Pochi minuti dopo lui le avvicinò una ciotola di legno. “Bevi.”

Alice lo accontentò immediatamente, trattenendo il respiro mentre ingurgitava in fretta il contenuto. Rabbrividì; era un peccato non avere zucchero da aggiungere.

Troppo in fretta,” la rimproverò lui. Alice gli lanciò un'occhiata attraverso il rozzo tavolo. I loro occhi si incontrarono alla luce del fuoco. “Sorseggia.”

Ciotola dopo ciotola Alice bevve come le era stato ordinato, e si accorse di sentirsi un po' meglio. Il suo stomaco non protestava a quel gusto.

Il giorno seguente, appena sorta l'alba, Nathaniel e Uncas tornarono dalla caccia, ed entrarono silenziosamente nella capanna. Furono sorpresi da uno strano spettacolo- Alice Munro, addormentata a tavola, una pelliccia d'orso sulla sua piccola figura; e il loro padre sveglio e in allerta di fronte a lei.

Quel giorno di primo autunno cominciava a sorgere fuori della capanna, e c'era molto lavoro da fare.


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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Scusate... come, miss?” chiese incredulo il corpulento capitano di mare; le sue mani si erano bloccate nell'atto di raggiungere un boccale di birra.

Lo spirito di Alice cominciò a crollare.

Era un frizzante primo pomeriggio, e Alice aveva accompagnato un riluttante Nathaniel (che non voleva portarla con sé) in una camminata di alcune ore per scambiare pellicce con argento. Veramente Alice si riferiva ad essa come “andare in città” quando, in realtà, era più un eterogeneo assembramento di coloni che vendevano le loro merci vicino al molo. C'erano anche commercianti, indiani e altri. Era un miscuglio incongruo, pensava Alice, momentaneamente distratta da un'alta, formosa donna con guance colorate di rosso e un'indole vivace. Il suo seno era davvero troppo esposto.

Una... signora della notte?

Alice si costrinse a focalizzarsi sul compito presente- anche se doveva ammettere che non stava andando bene.

Fece un brillante sorriso, perché le era sempre stato detto che il suo sorriso era bellissimo.

Non posso pagare per il passaggio sulla vostra nave al momento, ma vi supplico di comprendere la mia situazione. Sul mio onore, una volta che saremo arrivati a Londra pagherò per il mio passaggio e anche di più.”

L'anziano uomo sorrise in modo sghembo. “Figliola, non si può fare.”

Non ho denaro con me.”

E questo è un problema. Per voi, almeno. Niente denaro, niente passaggio.”

Alice raddrizzò la schiena sulla sedia. “Ho del denaro cartaceo che ho avuto per la vendita del mio braccialetto...”

Ah!” l'uomo scosse l'ispida, irsuta testa. I suoi occhi blu erano cinici. “Il denaro di carte non vale il denaro che c'è scritto sopra, a meno di non restare nella colonia di New York. Non è utile a un capitano di mare. Solo sterline inglesi e scellini, Miss.”

Voglio solo andare a casa. Voglio dimenticare quello che è accaduto qui alla mia famiglia. A me.”

Alice batté le palpebre e abbassò lo sguardo sulle sue mani intrecciate, imbarazzata del proprio candore. Era la verità, in ogni caso. Nathaniel e Cora si sarebbero sposati presto, e questo in cosa l'avrebbe trasformata? Nell'indesiderata parente zitella. Nel fardello. Sua sorella sarebbe stata una moglie. La sua vita stava per ricominciare. E Alice era rimasta con un mondo infranto da ricostruire. L'Inghilterra e la Scozia erano la sua casa, la sua salvezza, il suo faro nella notte. Avrebbe dovuto trovarsi lì, non a strisciare davanti ad un umile capitano di mare in quel lurido molo.

Alzando lo sguardo, si accorse che il capitano Eccles era concentrato sui segni sui suoi polsi. I profondi tagli dove le corde le avevano scorticato la pelle. La sua pelle era guarita ma le cicatrici erano rimaste.

L'uomo sospirò e scosse il capo, prendendo un lungo sorso di birra. Il boccale di Alice giaceva dimenticato, perché il suo stomaco ancora si ribellava all'odore della bevanda annacquata.

Suppongo di potervi offrire un passaggio,” disse dopo un momento, sbattendo giù il suo boccale e asciugandosi la bocca. Alice spalancò gli occhi. “Vi offrirò un passaggio sulla Speedwell se mi pagate almeno metà prima di imbarcarvi, e il resto quando arriveremo a Londra.”

Alice si morse il labbro inferiore, una rinnovata abitudine nervosa che aveva perso – o così aveva creduto – grazie alle lezioni di etichetta e ad una caparbia istitutrice. Dove avrebbe trovato delle sterline inglesi? Ma l'uomo aveva già ridotto il prezzo per lei, e lei voleva fare qualsiasi cosa per raggiungere la civiltà.

Quando lascia Albany la Speedwell?” chiese, scrutandogli velocemente il viso.

L'8 novembre. Dopo il Sabbath.”

Alice annuì tra sé e sé. Facendo un respiro tremulo, si scostò una ciocca di capelli schiariti dal sole dal viso e sorrise.

Acconsentite a queste condizioni, Miss?”

Sì.”

Capite che la mia nave non offre lussi? E' una nave merci su cui a volte accolgo passeggeri, servi a contratto e simili.”

Sì.”

Continuò a incalzarla. “Davvero? Senza dubbio siete arrivata qui su una nave molto più, ah, spaziosa?” Fece una pausa, aspettando una risposta.

La Mary Costant,” replicò Alice debolmente, strofinando con il pollice il bordo consumato del suo abito color crema.

L'uomo sbuffò con divertito sdegno. La Mary Costant era una rinomata nave di quella rotta, conosciuta per trasportare passeggeri della buona società e aristocratici.

Bé, figliola, questa non è la Susan Costant.”

Mary Costant, sir.”

Giusto.” Ruttò rumorosamente, E Alice rabbrividì ai suoi modi rozzi.

Se salperete con me, i miei passeggeri e il mio equipaggio, sarà meglio se capirete come sarà. Dividerete una cabina con altri. Molti altri. Niente cibo fresco. Acqua salmastra. La gente che dividerà la cabina con voi... bé, forse proverranno dai bordelli. Prostitute del porto e simili.”

Ne sono perfettamente consapevole, capitano Eccles.” Sbuffò Alice con tutta la dignità che riuscì a raccogliere.

Non intendo insinuare che non sappiate distinguere una B dalla zampa di un toro,” replicò lui con quella che sicuramente ritenne una trovata geniale. “Voglio solo assicurarmi che comprendiate la realtà, tutto qui. Sulle navi le malattie non hanno dove andare se non sulle persone. Pestilenze e pidocchi. Sangue e ferite, Miss. Può essere davvero pericoloso, e scegliete un periodo dell'anno sfavorevole per viaggiare. Uragani e tempeste, figliola.”

Alice stava avendo difficoltà a decifrare il suo dialetto marinaresco, e stava anche cominciando a innervosirsi. Si rifiutava di piegarsi alle sue paure.

Abbiamo un accordo, sir?” chiese in modo diretto, allungando una pallida mano verso l'uomo seduto di fronte a lei. Si strinsero la mano, e lo sguardo del capitano scivolò da qualche parte oltre Alice.

Quel tipo tutto gambe è il tuo uomo, per caso?” chiese in modo burbero, bevendo altra birra. Alice voltò il capo e vide Nathaniel che se ne stava immobile, lo sguardo penetrante, valutando la scena di fronte a sé.

Un mio... ehm... parente,” sussurrò lei, alzandosi in fretta. “Vi incontrerò al porto l'8 novembre, sir.”

Al tramonto,” grugnì lui, asciugandosi la fronte con il suo tricorno.

Sì, sir. E... discrezione se non vi dispiace, sir.”

Il capitano Eccles scrollò le spalle. “E non dimenticate i termini, figliola! Metà allora, metà all'arrivo.”

Alice annuì e si avviò verso Nathaniel.

Sorridendo amabilmente, Alice si mise lo scialle intorno al collo. “Andiamo, Nathaniel?”

Nathaniel la osservò attentamente. “Hai finito di fare la furtiva, Alice?”

Lei batté le palpebre e finse di cadere dalle nuvole. “Sono venuta a comprare nastri per capelli-”

Che non hai comprato,” Nathaniel le fissò le mani vuote con aria dubbiosa, “ Ti ho detto che eravamo qui per scambiare pellicce, non per perdere tempo.”

Le sue parole le fecero male. Alice deglutì visibilmente e inarcò un sopracciglio. “Ti assicuro, ho avuto una mattinata molto produttiva,” ribatté, poi lo scansò e si avviò lungo il sentiero. Lui la osservò allontanarsi, preoccupato.



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Giorni dopo Alice si sentiva malinconica mentre appendeva la biancheria ad asciugare sul filo. Cosa sarebbe successo quando fosse arrivato il freddo, si chiese. Avrebbero dovuto lavare e asciugare gli abiti dentro la capanna? Cosa sarebbe successo se i proprietari originali della capanna o i loro parenti fossero arrivati, e buttato fuori Cora e la sua famiglia da quel posto? Alice non voleva pensarci. Stava cominciando a sentirsi triste al pensiero di lasciare la sua unica sorella. Cora l'aveva lasciata molte volte nel corso degli anni. Solo che ora era lei che stava partendo. Era lei che stava per fare un salto nel vuoto.

Perché si sentiva così male al pensiero?

Alice sospirò e raddrizzò il collo. Secondo Chingachgook, quelli erano gli ultimi giorni di sole cocente prima dell'arrivo dell'autunno. Lei amava i colori delle colonie. C'erano così tante sfumature di verde! Non aveva visto tanta bellezza da quando aveva lasciato Inverness anni prima. Le foglie stavano cominciando a diventare gialle.

Strofinandosi le mani doloranti, Alice di andare a sedersi al fiume ora che le sue faccende erano terminate.

La camminata fin lì fu breve, e lei si sedette ad ammirare l'acqua. Le piaceva sedere immobile e far finta di essere un'increspatura nell'acqua luccicante. Era ancora lì minuti dopo, perfettamente immobile, quando Uncas le si avvicinò silenziosamente.

Miss Alice.”

La sua voce profonda fu uno shock per lei. Fece un balzo di paura.

Scusami, miss.”

Alice rise nervosamente.

E' tutto a posto, Uncas.” Realizzò all'improvviso che lui si era sempre rivolto a lei in modo più formale della sua famiglia. Perfino suo padre si riferiva a lei come “capelli di luna” e “ragazza”.

Non devi chiamarmi Miss Alice. Solo Alice. Abbiamo superato queste formalità ormai.”

Uncas sedette con cautela accanto a lei, anche se non troppo vicino. Non disse nulla per diversi minuti, concentrandosi invece sui propri pensieri e sull'acqua che scorreva.

Stai per partire.”

Non era un'affermazione, ma nemmeno una domanda. Alice lo fissò ad occhi spalancati.

Come hai detto, Uncas?”

I suoi occhi erano penetranti. “Stai pianificando di partire. Di andare ad Albany e attraversare il mare.”

Alice si fissò le mani. “Come lo hai scoperto?”

Nathaniel.”

Fu tutto quello che disse, e Alice si sentì come se avesse una pietra sullo stomaco. Le veniva da piangere. Si sentiva colpevole.

Alice,” disse lui dopo un momento, allungando una mano e intrecciando le dita alle sue. Il viso di lei divenne rosso. “Alice. Sei stata male. Rimani finché non starai meglio.”

Io... non posso,” sussurrò lei, giocherellando con i capelli.

Perché?”

Come poteva spiegare che lei stessa riusciva a malapena a capirlo? Non apparteneva a quel posto. Nessuno credeva veramente che potesse sopravvivervi, era un miracolo che fosse arrivata fino a lì, e...

Se non parto presto, ho paura che non partirò mai più.”

Potresti rimanere.”

Lei trasse un profondo sospiro. “Con mia sorella e Nathaniel?”

No. Con me.”

Alice alzò in fretta lo sguardo. Non c'era stata esitazione nella sua voce, o nei suoi occhi scuri. I suoi bellissimi occhi scuri che erano sempre pieni di calore quando guardavano lei. Come se non ci fosse nessun'altra che lui desiderasse guardare. La sua sicurezza l'aveva sempre affascinata, ma ora si sentiva schiacciata. Si sentiva come se il cuore le si fosse ingrossato. Alice era senza fiato.

Guardò le cicatrici che lui aveva sulle braccia, ricordi del suo combattimento con Magua. Fu una visione calmante.

Per quanto tempo?”

Con il pollice lui le carezzò la mano. “Fino a quando vorrai.”

Intendevo... per quanto tempo prima che tu ti stanchi di me?”

Io-”

Non so fare niente di utile, non sono fatta per il lavoro duro. Non so scuoiare un animale, mi disgusta. So a malapena cucinare- Uncas, sarei un fardello. Per te, e per gli altri. Tuo fratello mi tollera appena e solo per mantenersi nelle grazie di mia sorella, ne sono certa.”

Uncas apparve davvero confuso. “Mio fratello ti vuole bene. Forse i suoi modi non sono ciò a cui sei abituata. Siamo cacciatori e commercianti. Gente rude.”

Tu non sei rude,” replicò lei. No, lui non era affatto come Nathaniel, come il loro padre di poche praole.

Il suo sguardo si addolcì. Sembrava stesse lottando con ciò che stava per dire, prima di sospirare e riportare l'attenzione sull'acqua gorgogliante.

Sei sicura? Partirai?”

Sì.”

Quando?”

L'8 novembre.” Gli raccontò in breve quello che lei e il capitano Eccles avevano discusso in termini di pagamento, e Uncas disse che l'avrebbe aiutata a pagarsi il passaggio, liquidando i suoi balbettii imbarazzati.

Uncas, perché lo faresti?”

Lo farò se ti rende felice. Ritornare.”

E voi? Dove andrete?” chiese preoccupata, i timori di prima che riemergevano.

Ad ovest dell'Hudson. Passeremo l'inverno nella valle dell'Ohio. Mio fratello e tua sorella si sposeranno. Costruiranno una casa.”

E tu? E tuo padre?”

Trascorreremo l'inverno con i miei fratelli Delaware.”

Perché?”

La sua presa sulla mano delicata di lei si acuì. Il cuore di Alice prese a battere più veloce mentre diversi pensieri le attraversavano la mente. Uncas sarebbe stato perduto per lei, questo lo sapeva.

Ti sposerai?”

Invece di rispondere, lui ritirò gentilmente la mano e, avvicinandosi, cominciò a farle una piccola treccia.



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La notte Alice non riusciva a dormire. Le mancava la solitudine del fienile, la luna argentea e le stelle che brillavano attraverso le piccole fessure del tetto e del muro. A volte quando riusciva a svignarsela, ascoltava l'ululato dei lupi in lontananza, ma solo alcune notti. In un modo particolare, Alice sentiva di potersi identificare con i lupi. Il loro ululato era malinconico. Come se volessero qualcosa con tutto il cuore.

Un altro motivo per cui Alice non riusciva a dormire era perché cercava di ricordare il nome di una giovane domestica che aveva lavorato in casa sua a Londra anni prima. Non riusciva a smettere di pensare a lei. Martha, anche se era conosciuta come Mattie. Era stata una cameriera, una sorridente, amabile ragazza che teneva ad Alice, le dava il bacio della buonanotte, e le raccontava le storie. Aveva chiamata la sua piccola protetta “Elsie.” Almeno, questo era ciò che Alice sceglieva di ricordare su di lei. Si era trastullata con l'uomo sbagliato e si era ritrovata con una certa urgenza ad aver bisogno di un marito, come dicevano. Era stata licenziata dalla governante quando aveva cominciato a ingrossarsi. Alice aveva pianto quando Mattie era andata via.

Mettendosi sul fianco con circospezione, Alice sussultò. Il suo corpo era stato dolorante per settimane. Alice normalmente dormiva su un fianco, ma ora le era quasi impossibile. Riusciva a dormire solo sulla schiena, posizione che non le piaceva affatto. Il suo seno e il suo ventre erano morbidi. Era più spesso malata che sana.

Nauseata, e stanca, e dolorante.

Come Mattie.



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Alice si precipitò in città la mattina dopo, boccheggiando per un acuto dolore al fianco. Era partita prima dell'alba, facendo una tale corsa che aveva a malapena guardato dove metteva i piedi. Nathaniel era sveglio e le aveva chiesto dove stesse andando, ma lei aveva solo borbottato “stalla,” distrattamente.

Fuori. Lontano. Scapperò via da tutti voi.

Il suo correre batteva veloce e irregolare- ogni qualche minuto balzava fastidiosamente, come se volesse scapparle dal petto.

Quella giornata era nuvolosa e molto fresca, preannunciando pioggia per i giorni a venire. Non perse tempo. Guardandosi intorno, individuò una donna anziana che aveva notato una o due volte. Donne andavano e venivano dalla sua tenda di pelle incerata, o compravano medicine e erbe da lei. Era forse... una levatrice?

Alice l'avvicinò e le parlò direttamente e senza preamboli.

Devo sapere perché sto così male.”

La donna mostrò i denti in un sorriso, i suoi capelli rossi che brillavano nella luce del primo mattino. “Oh, certo? Il mio nome è Nell. Puoi pagare?”

Alice annuì, e mostrò il denaro cartaceo che aveva, al quale la donna fece un cenno conducendola verso la tenda. Ordinò ad Alice di sdraiarsi sulla schiena. Era molto buio. Alice fece come le era stato detto, anche se si sentiva veramente a disagio. Per il quarto d'ora successiva, venne toccata e tastata e le vennero fatte domande di natura molto personale.

Quando hai avuto il tuo ciclo l'ultima volta?”

Non ricordo. Ero ad Albany, quindi credo fosse in luglio.”

Dopo alcune altre domande, le venne detto di mettersi a sedere.

Aspettate un bambino, miss.”

Alice strizzò le palpebre. Sentiva che stava per svenire. Voleva morire. La sua vita era finita. Era rovinata.

La donna continuò, mentre metteva insieme erbe e piante e faceva un piccolo pacchettino per Alice.

Più o meno due mesi? Parlatene con vostra madre, se potete. È più che naturale essere spaventate la prima volta.”

Non ho madre,” Alice sussurrò con amarezza, la testa bassa, la prima lacrima che le scivolava tra le ciglia.

L'altra donna si fermò.

E un uomo?”

Alice non sapeva come rispondere a questa domanda. “N-no. Nessun uomo.”

La donna sospirò e scosse il capo. “Bene, alzatevi, miss. Ho un pacchetto per voi.”

Alice si asciugò gli occhi e prese svogliatamente quello che l'altra donna offriva. Era soprattutto una medicina per la sua nausea, ma le ultime erbe la lasciarono perplessa.

Cosa?” sussurrò, asciugandosi gli occhi.

Preparate la corteccia di salice e cimbalaria come un tè. Bevetelo tre volte al giorno. Se non succede nulla dopo tre giorni, dovete smettere di prenderlo immediatamente. Avete capito?”

Alice non capiva, non del tutto. “Cosa dovrebbe succedere in tre giorni?”

Farà riapparire il vostro ciclo, ovviamente.”

Il mio ciclo? Pensavo...”

Metterà fine alla gravidanza. Ma troppo può essere pericoloso. Solo tre volte al giorno per tre giorni. Sanguinerete e poi sarete di nuovo pulita. Non è ciò che volete?”

Lei non rispose.

Alice uscì dalla squallida tenda, fredda e insensibile, il pacchetto al sicuro nel suo vestito. Si sentiva le mani come ghiaccio, e stavano tremando. La strana donna, Nell, aveva rifiutato di essere pagata, invece aveva augurato ad Alice ogni bene.

Questa volta si prese tutto il suo tempo per tornare alla capanna, arrivando intorno a mezzogiorno. Non aveva quasi mai pianto, nemmeno quando era morto suo padre. Eppure ogni pochi minuti il corpo le tremava mentre lacrime le sgorgavano dagli occhi. Era arrivata al punto di rottura.

Girando l'angolo della capanna, i sensi di Alice furono assaliti.

Alice!” gridò Cora, stringendola in un abbraccio, ma Alice la scansò. Notò vagamente l'espressione di Cora segnata dalla paura e dal sollievo, la sua gonna e la sua blusa di colore chiaro che ondeggiavano nella brezza.

Dove eri?” piangeva Cora, “gli uomini stavano per uscire a cercarti! Credevo fossi in quel maledetto fienile, e-”

La confusione attirò fuori il resto degli inquilini della capanna, e Alice si irrigidì cominciano immediatamente ad avviarsi verso la stalla. Non poteva affrontare gli uomini, specialmente lui.

Alice, dove sei stata?” chiese Nathaniel ad alta voce, il tono preoccupato, quando lei gli passò davanti.

Sono tornata ora,” mormorò lei.

Cora non intendeva farsi scoraggiare. “Alice, insisto che tu mi spieghi cos'è tutto questo-”

Il fragile controllo di Alice sul proprio umore si ruppe.

Cora, per una volta nella mia vita, vuoi lasciarmi in pace?!” urlò, sbattendo la porta della stalla dietro di sé e scomparendo nell'oscurità.

Rannicchiandosi nel fienile, inspirò profondamente, e si impose di chiudere gli occhi.

Sono al sicuro. Sono ad Inverness. Sono al caldo. Sono con mia madre.



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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Uncas era una figura solitaria seduta in riva al fiume, in meditazione. Anche se avrebbe dovuto liberare la mente dai suoi problemi, gli unici pensieri che la attraversavano riguardavano dei capelli biondi, un sorriso timido, e occhi graziosi.

Uncas era turbato dal comportamento di Alice in quegli ultimi giorni, a cominciare da quando era scomparsa per diverse ore, e poi la sua rabbia nei confronti della sorella. Delle due donne, Alice era quella che si era aggrappata di più alle loro vecchie vite. Era tutta buone maniere e conversazione pomposa, sedeva con la schiena drittissima, mangiava a piccoli morsi (quando non stava male) e prendeva sorsetti di qualunque bevanda. Vedere la sua facciata artificiosa cominciare a incrinarsi era preoccupante a dir poco.

Lei non è mia. Non sarà mai mia.

Questo era il mantra che Uncas si ripeteva quando si confrontava con i suoi sentimenti nascosti per la ragazza inglese. Aveva creduto che lei provasse lo stesso. Nel suo desiderio per lei, aveva frainteso molte cose. Come quando lei gli si era data nella caverna sotto la cascata. In quei febbrili momenti aveva pensato che lei provasse lo stesso per lui. Che la stava reclamando come sua. I suoi capelli e il suo profumo, il suo corpo caldo avvinghiato alla sua volontà indebolita. Avrebbe dovuto resistere. La sua pelle calda gli aveva ottenebrato il giudizio. Ma no, non era stato abbastanza forte per entrambi. Ora non poteva più raggiungerla, in alcun modo. Invece, ora lei era ferita e confusa, e cercava rifugio solo nella sua terra natale.

Non tra le braccia di un pellerossa.

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Qualche giorno più tardi, gli inquilini della capanna stavano per tenere una riunione di famiglia.

Dobbiamo partire presto,” annunciò Nathaniel gravemente, il suo viso allungato illuminato dal bagliore del fuoco.

Il loro padre annuì, prendendo una boccata della sua pipa, lo sguardo allerta.

Il viso di Cora era acceso di preoccupazione, e Uncas sapeva perché. Sarebbe stato un lungo viaggio nei mesi freddi, e avevano già rimandato la logistica della cosa.

Una giubba rossa a cavallo gli aveva fatto visita quella mattina, per annunciare che tutte le fattorie disabitate ora appartenevano alla corona. Per disabitate intendeva che i legittimi proprietari erano morti, e la terra andava liberata dai poveri coloni e dagli indiani abusivi. L'irritante uomo riusciva a malapena a nascondere il proprio disgusto verso Uncas e la sua famiglia quando annuì seccamente e cavalcò via.

Quella mattina avevano tutti una casa, non importava quanto temporanea, un fuoco, e letti per le donne. Ora non avevano niente. Era stato facile sradicarli tutti, così naturale, come il volgere delle stagioni.

Li avrebbe aiutati a spronarli, pensò Uncas filosoficamente. Doveva cominciare a prepararsi mentalmente per ciò che stava per accadere, incluso l'addio più difficile di tutti.

La guardò, Alice Munro, che in qualche modo negli ultimi giorni aveva perso la sua posa compassata, il colore delle guance, e la luce nei suoi occhi. I suoi dolci occhi castani ora erano vuoti; o così sarebbero apparsi, se lo avesse effettivamente guardato. Alice non faceva nemmeno lo sforzo di nascondere il suo disinteresse per la conversazione, il viso poggiato sulle nocche mentre studiava il fuoco.

Ci dici di nuovo il piano, Nathaniel?” mormorò Cora. I tratti spigolosi di suo fratello si addolcirono notevolmente quando guardò la sua fidanzata attraverso il tavolo. Le sue parole successive furono molto più gentili.

Bé, non abbiamo una vera scelta. Stiamo per essere cacciati da questa terra. È stato confermato che i Driessen sono stati uccisi mentre cercavano di scappare dagli Ottawa. Così ora la corona si riprenderà la terra, la terra che hanno venduto o affittato a tutta questa povera gente.”

Uncas annuì brevemente. Questi erano i modi degli europei, per sua esperienza.

Ci dirigeremo ad ovest nei prossimi giorni. Non possiamo rimandare ancora. Per raggiungere l'Ohio a piedi prima dell'inverno saremmo dovuti partire settimane fa.”

Quanto ci metteremo se partiamo subito?” chiese Cora.

Nathaniel espirò lentamente.

Il problema sarà portare Alice ad Albany in tempo per la partenza della nave. Per raggiungere il fiume Ohio almeno prima di gennaio, dopo averla lasciata in un posto sicuro, dovremo partire il giorno successivo.”

Ci fu un silenzio teso. Tutti sapevano che Cora non era stata felice alla rivelazione che Alice li avrebbe lasciati. Specialmente perché aveva dovuto saperlo da Nathaniel.

Non possiamo fare entrambe le cose, Cora.” Nathaniel sembrava circospetto mente lo disse.

Capisco,” replicò lei, le delicate sopracciglia sollevate. “Mi sembra che gli unici ostacoli siano l'inverno e la neve. E se... passassimo l'inverno a Albany?”

Chingachgook si irrigidì visibilmente, e mise giù la sua pipa di terracotta con cautela. Uncas guardò suo padre. Non sembrava contento.

Cora disse le parole seguenti di corsa, come se cercasse di tirarle fuori prima di perdere la risolutezza.

Se trascorreremo l'inverno ad Albany, noi, o piuttosto io, potrei mettere Alice sulla nave. Nathaniel, potremmo anche registrare il nostro matrimonio. Come figlia maggiore di mio padre, devo sistemare alcune faccende, come contattare il suo reggimento e spedire lettere in Inghilterra e Scozia. Una volta arrivata la primavera, possiamo dirigerci ad ovest.”

No,” il tono di Chingachgook era deciso. “Uncas ed io dobbiamo raggiungere l'accampamento per il mechakhokque.”

Per- cosa, sir?” chiese Cora con voce rigida.

Significa 'freddo che crepa gli alberi', spiegò Nathaniel, “dicembre.”

Uncas guardò in basso, e poi la ragazza bionda. Alice non li aveva guardati nemmeno una volta. Non le importava che stessero discutendo il suo immediato futuro? Mentre gli altri erano abituati alla sua reticenza, non era qualcosa con cui Uncas si era mai trovato a suo agio. Lei aveva una voce, come chiunque altro.

Bene,” replicò Cora. “Nathaniel, lascio la decisione a te, ma devo mettere la sicurezza di mia sorella al primo posto. Non so quando... quando la rivedrò di nuovo.”

Nathaniel allungò un braccio, e la sua grande, abbronzata mano afferrò quella di lei.

Ne discuteremo, allora. Mi pare sensato.”

Anche ad Uncas pareva sensato. Sapeva che suo padre non avrebbe mai rimandato ancora il loro viaggio, per nessuna ragione. Il suo cuore avrebbe trovato pace solo quando il suo figlio di sangue fosse stato sposato con una ragazza Delaware, e in attesa di un figlio.

Discutetene allora. Uncas ed io partiremo domani o dopodomani, capelli scuri.”

Ad un estraneo, le parole di Chingachgook potevano apparire fredde. I suoi figli sapevano che non era sua intenzione, a dispetto dei suoi modi. Le sue parole non erano mai incerte, o trattenute, o avventate. Nessuna insicurezza o esitazione.

Cora poteva o meno averlo compreso ormai, anche se il suo sguardo brillava del suo solito coraggio.

Grazie mille,” mormorò, mentre beveva il suo tè. Uncas sorrise alla sua presenza di spirito.

Nathaniel borbottò. “Bene. Quindi abbiamo deciso. Ora-”

Alice sospirò e si voltò a fronteggiare gli altri.

Non partirò per Londra, sorella.”

Uncas rimase a bocca aperta come gli altri. Non si sarebbe mai aspettato di sentire queste parole da Alice Munro.

Cora si raddrizzò, gli occhi accesi da una cauta speranza. “Verrai con noi, quindi? Nella valle dell'Ohio?”

Ad Uncas sembrò una domanda retorica, ma evidentemente la sorella minore non la pensava così.

No.”

No.” Ripeté Nathaniel. “Molto bene.” La sua irritazione stava crescendo, mentre socchiudeva gli occhi azzurri e serrava la mascella. “Quindi non andrai a casa, e non verrai con noi. Cosa pensi di fare esattamente, ragazza? Raggiungere la fine della terra e superarla?”

Nathaniel,” Cora si premette le dita sulla fronte e sospirò.

Cora, non tutto può girare intorno a tua sorella. Noi-”

Lasciatela parlare,” ordinò Uncas, in tono basso, ma di avvertimento.

Lo sguardo dei due fratelli si incontrò, quello di Nathaniel lievemente derisorio. Aveva notato Uncas che la guardava durante tutti quei mesi passati.

Per alcuni lunghi secondi ci fu silenzio.

Alice?” chiese Cora dolcemente.

Alice alzò la testa, lo sguardo distante.

Non tornerò in Inghilterra, e non andrò ad ovest. Andrò ad Albany e rimarrò lì.”

Da sola?” chiese Nathaniel perplesso. La rabbia gli era sbollita, come al solito. Il temperamento di Nathaniel era sempre imprevedibile.

Sì.”

Cora scosse la testa sconcertata, alcuni riccioli scuri caddero dal suo chignon.

Non capisco, sorella. Perché non vuoi tornare in Inghilterra?”

Io...” Alice sembrava schiacciata da qualunque cosa stesse provando. “Non posso essere sicura che- no, so che non sarei la benvenuta. Non più.”

Alice, tutto questo non ha senso. Perché mai non dovresti essere la benvenuta?”

Nathaniel emise un borbottio sardonico, senza dubbio pensando a quanto fosse strana la sorella minore di sua moglie.

Alice rimase in silenzio, e sua sorella sembrava divisa tra consolarla e incalzarla di domande.

Ma cosa farai? Come diavolo farai a mantenerti?” esalò Cora, gli occhi spalancati.

Alice scosse le spalle. “Troverò un modo. Non sono più una bambina. Avrò diciotto anni a gennaio. Sono sopravvissuta fin qui, non è così?”

Nathaniel abbozzò un sorriso. Questo lo rispettava. “E' vero, Alice.”

Lei annuì. “Quando partiamo?”

Fu Chingachgook a rispondere, i suoi occhi acuti fissi su Alice.

Due giorni,” bofonchiò.

Alice annuì di nuovo, apparendo stanca, e si alzò. “Mi ritiro. Buonanotte a tutti.”

Uncas la osservò andarsene, ed era consapevole che suo fratello e suo padre stavano furtivamente osservando lui che osservava lei.

Cosa le è successo?



—————————————————————————————————————————


Uncas ebbe la sua risposta il giorno seguente.

Alice aveva finito la maggior parte delle sue faccende. Aveva piegato tutta la biancheria lavata e l'aveva separata a seconda del suo proprietario, ed ora stava rammendando la borsa da viaggio strappata di Uncas, vicino alla porta.

Uncas osservava le sue dita agili mentre lavoravano in fretta, l'ago uncinato che brillava briosamente nella luce morente del cielo autunnale. Lei aveva lasciato la porta aperta dopo aver spazzato. Uncas non era sicuro del perché volesse spazzare una capanna che stavano per abbandonare, ma pensò perché fosse contenta di poter fare qualcosa.

Sarà difficile lasciare questo posto,” commentò Alice timidamente, alzando gli occhi su di lui per la prima volta in giorni. Si scostò la lunga treccia dalle spalle.

Uncas annuì.

Pensavo fossi contenta di andare ad Albany,” rispose Uncas in quello che ritenne un tono neutrale. Le fece cenno di sedersi a tavola con lui.

Lei lo fece, mettendo la sacca da viaggio sul tavolo, e lo valutò per alcuni lunghi attimi. I suoi occhi brillavano.

Sono certa che sarai altrettanto felice di raggiungere l'accampamento Delaware.”

Era un commento strano per lei. Lui sapeva che stava alludendo al suo imminente matrimonio con una ragazza Delaware. Gli occhi di lei si intristirono, e Uncas desiderò di poterla tenere tra le braccia un'ultima volta.

Tu provi dei sentimenti per me.”

Uncas la fissò, preso alla sprovvista. Dopo alcuni attimi annuì. Doveva saperlo, ma gli Yengeese avevano la peculiare abitudine di dire ogni cosa ad alta voce, anche quando questa era ormai evidente.

Allora perché ti sei comportato come se qualcosa fosse davvero possibile fra di noi? Quando sapevi che stavi per sposare una della tua razza?”

Non posso scegliere chi sposare,” disse Uncas a bassa voce.

Alice annuì, “Capisco. Se mio padre fosse ancora vivo, avrei sposato un uomo di sua scelta. È la prerogativa dei nostri anziani.”

Uncas non disse nulla. Alice era di umore strano, non era quasi mai così chiacchierona. Anche se forse essere soli nella capanna era una spinta irresistibile a sufficienza per lei- Cora e Nathaniel erano andati al molo, e Chingachgook aveva detto qualcosa di vago sul controllare le trappole nella foresta.

Era anche una strana osservazione da parte sua, dato che era stata così spaventata da ciò che avevano condiviso.

Uncas,” sussurrò Alice, chinando il capo. “Ho sempre paura. Ho paura di andare ad Albany, ed essere sola. Ho paura del futuro. Ho paura di... di non vederti mai più.”

I suoi occhi quando guardò su erano così vulnerabili, così angustiati, così persi, che Uncas sentì il cuore stringersi dolorosamente. Fin dal momento in cui l'aveva incontrata, quella fragile ragazza Yengeese, aveva voluto proteggerla. Non era mai stato bravo a parole, lasciando sempre che fosse Nathaniel a parlare per la loro famiglia; e un vero guerriero e un uomo non aveva bisogno di affidarsi a frasi o gesti.

C'erano così tante cose che avrebbe voluto dire. Se glielo avesse chiesto, lui non l'avrebbe rifiutata. Suo padre avrebbe dovuto comprendere. Ma cosa poteva fare quando una cosa del genere sembrava inconcepibile, perfino per loro due? Quando lei era tormentata da così tanti dubbi?

Prima che potesse dire qualcosa, le sue orecchie catturarono il suono di qualcuno, o piuttosto due persone, che camminavano in fretta lungo il sentiero.

Uncas era quasi certo che fossero suo fratello e Cora, ma si alzò in piedi immediatamente, afferrò il fucile, e andò alla porta.

Incontrò suo fratello e Cora a metà strada.

Uncas abbassò il fucile, gli occhi che andavano dall'interno all'esterno della capanna.

Tutto a posto?” chiese, notando la tensione che c'era tra di loro.

Cora lo ignorò, l'espressione più dura di quanto lui l'avesse mai vista. I suoi lineamenti sembravano incupiti, anche se doveva essere per la luce del tramonto autunnale.

Problemi?” chiese con cautela a suo fratello nella loro lingua mentre la donna li superava, chiamando Alice ad alta voce.

A quanto pare,” mormorò Nathaniel, digrignando i denti. Gli uomini la seguirono, entrando nella capanna e chiudendo la porta.

Uncas andò a mettere un altro ciocco di legno nel fuoco. La sua perplessità aumentò quando notò l'espressione confusa di Alice, e l'agitazione di Cora.

Penso che sia ora che tu ci dica la verità, sorella,” sussurrò Cora, il viso pallido come la neve appena caduta. In effetti, sembrava davvero stare male.

La verità?” Alice batté le palpebre, guardando gli altri.

Siamo appena stati al molo, Alice,” la voce di Nathaniel era più calma e misurata, “e abbiamo chiesto in giro per scoprire se qualcuno ti avesse visto lì. Dal momento che ultimamente sei stata davvero sfuggente.”

Alice impallidì visibilmente. Le mani le tremavano e le parole sembrarono morirle in gola.

Q-quindi?”

Quando, Alice?” chiese Cora, le lacrime che le scorrevano lungo il viso. “Non è stata- violenza- vero?”

Uncas stava iniziando ad allarmarsi. “Cosa è successo?” insistette, il pensiero che qualcuno potesse aver fatto male ad Alice gli provocava un moto di adrenalina. “Fratello, di cosa si tratta?”

Ora Alice sembrava davvero star male. Cominciò a tremare così violentemente che le battevano i denti.

Mi dispiace... Cora, mi dispiace tanto. Ti prego, ti prego perdonami.”

E' per questo che hai detto che la tua famiglia non ti avrebbe dato il benvenuto in Inghilterra?” Il tono di Nathaniel era sorprendentemente gentile, anche per lui.

Uncas sbatté il fucile a terra in un raro impeto di rabbia.

Alice. Cosa è successo? Qualcuno ti ha fatto del male?” la incalzò Uncas, gli occhi che scrutavano la sua pelle di luna, che anche ora stava diventando sempre più pallida un secondo dopo l'altro.

E' stata una violenza?” Ripeté Nathaniel, poggiandole una mano sulla spalla tremante.

Uncas spostò in fretta lo sguardo su suo fratello, perché Alice sembrava non volerlo guardare. Cosa?-

No. No, non lo è stata.”

Alice- allora è vero, sorella?”

La bionda annuì.

Sono incinta,” bisbigliò.

A Uncas sembrò di aver ricevuto un calcio nello stomaco. Rimase completamente senza fiato.

Sai chi è il padre?” Continuò Nathaniel.

Lo sguardo di Cora lampeggiò pericolosamente, perfino attraverso le lacrime.

Nathaniel Poe!” gridò, “Non insinuerai che mia sorella sia una-”

Sono stata con un solo uomo,” urlò Alice, “So chi è, ma- lui-”

Alice si alzò improvvisamente in piedi, sul viso la stessa espressione intontita che aveva indossato durante tutta la sua terribile ordalia. Era uno sguardo soffuso di totale vacuità. Scostò le mani di tutti e camminò inciampando verso la porta. Sembrava la camminata di una cieca.

Stanotte dormirò nel fienile,” mugugnò, lo sguardo perso. “Parleremo... domani.”

Alice! Alice!” chiamò Cora in tono lamentoso, singhiozzando sempre più forte.

Aspetta,” ordinò Uncas, mettendo tutto il peso dei suoi sentimenti in quella parola. “Parlerò io con lei.”

No, Uncas,” disse Cora piangendo, il viso tra le mani, Nathaniel che le carezzava la schiena cercando di confortarla. “Devo essere io a parlarle. Deve dirmi chi è il responsabile! Quando scoprirò il nome di quel mascalzone io-”

Sono io il padre del bambino.”

Per alcuni lunghi secondi, tutto sembrò sospeso nell'immobilità. Come se il tempo stesso si fosse congelato.

Nathaniel spalancò gli occhi dallo stupore. Per una volta nella vita, suo fratello sembrava a corto di parole.

Cora, nel frattempo, lo guardava con totale incomprensione. “Tu... cosa intendi?”

Uncas spostò lo sguardo oltre loro due, desiderando parlare ad Alice. Ora comprendeva il suo comportamento bizzarro in quelle ultime settimane. Doveva essere stata così spaventata. Gli avevano detto che le donne Yengeese erano tenute sotto codici di condotta molto stretti, che qualsiasi strappo ad essi era soggetto alla pubblica vergogna.

Ho detto che sono io il padre del bambino.”

Cora rimase a bocca aperta, la mascella che pendeva come se fosse priva di sostegni. “Tu hai fatto questo? Tu hai disonorato mia sorella in modo così vile?”

Il pallore del suo volto si stava rapidamente colorando mentre la rabbia prendeva il sopravvento.

"Tu-tu...” Cora era fuori di sé. Apparentemente incapace perfino di pensare a un termine che potesse descriverlo.

Si rivolse a Nathaniel. “Questa è la famiglia in cui sto per entrare a far parte? Seduttori di giovani innocenti?”

Nathaniel atteggiò le mani in un gesto di difesa, scuotendo la testa. “Cora, non ne avevo idea. Quello che mio fratello fa-”

Non ti riguarda? Perché questo riguarda mia sorella. Tuo fratello le ha messo in grembo un bastardo.”

Si diresse verso la porta. “Non voglio parlare con nessuno dei due. Accompagnerò Alice ad Albany e staremo entrambe lì finché non avrò pensato a cosa fare-”

Uncas alzò la voce, “No. Le parlerò e io mi prenderò cura di lei.”

Chiudi la bocca, Uncas! Stai peggiorando le cose!” abbaiò Nathaniel al fratello minore nella loro lingua natia, il volto contorto dalla rabbia; rabbia al pensiero del suo amore che lo abbandonava, al pensiero di Alice sedotta.

Si gettò verso il fratello e fece un gesto come se volesse spingerlo. I loro litigio li fece finire fuori e tutti e tre si ritrovarono immersi nella luce del tramonto.

Cora si voltò, sibilando di esasperazione, e si diresse verso la stalla.

Uncas serrò la mascella, togliendosi la mano di Nathaniel dal braccio.

Cosa è successo?”

Una nuova voce li interruppe tutti. Chingachgook. Gli uomini si zittirono immediatamente, ma per ragioni molto diverse. Gli occhi del padre erano in allerta mentre li guardava tutti – difficilmente poteva non aver notato la rabbia di Cora e la sua corsa verso la stalla, sbattendo la porta con forza.

Uncas sapeva che le cose erano cambiate drasticamente, irrevocabilmente. C'era una possibilità molto reale che suo padre lo avrebbe disconosciuto. Nell'arco di pochi mesi, aveva disobbedito quasi ad ogni insegnamento che lui gli aveva inculcato.

Devi sposare solo una di noi. Stai lontano dagli Yengeese. Il nostro sangue non deve essere corrotto. Non dimenticare la tua responsabilità verso la nostra tribù. Comportati onorevolmente verso le donne-

O glielo dici tu o lo faccio io, Uncas,” scattò Nathaniel.

Dirmi cosa?” Il tono di Chingachgook era uno di quelli che non tolleravano bugie. Il suo sguardo era fisso sul figlio minore.

Sì, Uncas sapeva di non aver agito come avrebbe dovuto fare un guerriero, ma una cosa che non avrebbe fatto era andare contro la sua coscienza in una situazione come quella. Non l'avrebbe abbandonata, né le avrebbe permesso di scappare via.

Affrontò il padre direttamente, scrutandolo per alcuni secondi prima di parlare.

Alice. È incinta di mio figlio.”



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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Chingachgook fissò Uncas per alcuni lunghi momenti. Non disse nulla, non batté nemmeno le palpebre.

Uncas inghiottì nervosamente.

Padre, hai sentito quello che ho detto? Alice è-”

Ho sentito.”

Chingachgook fece un passo verso il figlio, e poi si fermò. Scosse il capo, poi guardò Nathaniel come a cercare una conferma. Nathaniel annuì cupamente, rifiutandosi di guardare il fratello.

Uncas scrutò i lineamenti familiari di suo padre che ora erano trasfigurati dalla tensione.

Eri tu il responsabile di questo? Tu hai sparso il tuo seme dentro quella ragazza Yengeese dal viso pallido?”

Uncas sentì un formicolio di paura sotto la pelle. Sentirlo nella loro lingua lo faceva sembrare molto peggio. E poi non era nel carattere del padre persistere nel fare domande una volta che la verità era stata stabilita, il che di per sé era snervante.

Padre, io-”

Sapevi che era incinta?” Nathaniel interruppe il fratello, alzando le sopracciglia dalla sorpresa.

Chingachgook annuì seccamente. “Quello che non mi aspettavo era che fosse il mio figlio di sangue ad essersi comportato così ignobilmente.”

Uncas indietreggiò.

Padre, so che devi pensare il peggio di me. Che le mie azioni siano state sconsiderate.”

Sconsiderate,” gli occhi di Chingachgook si ridussero a una fessura, la sua voce vibrante di disprezzo, “è una definizione troppo tenera. Quello che hai fatto è vergognoso e inscusabile.”

Uncas e Nathaniel rimasero paralizzati, nella presa della rabbia crescente del padre.

I suoi occhi si posarono su Nathaniel. “Tu. Cosa ha da dire capelli scuri?”

La porta della stalla sbatté aprendosi come una battuta d'entrata in teatro e Cora ne piombò fuori, la mascella che tremava di furia e di frustrazione. Si diresse verso la porta della capanna, a testa alta.

Alice non vuole parlarmi. Radunerò le nostre cose, e lei ed io partiremo domattina. Non provare a parlarmi, Nathaniel Poe. Sono assolutamente seccata con te.”

Spalancò la porta e marciò dentro, con Nathaniel alle sue calcagna.

Uncas riusciva a sentirli litigare mentre la porta si richiudeva lentamente su se stessa, lasciandolo solo con suo padre.

Chingachgook scosse la testa sdegnato. “Figli miei,” mormorò, gli occhi che gli brillavano con lo stesso miscuglio di disprezzo e rabbia.

Cosa farai ora?” chiese dopo una pausa.

Uncas alzò lo sguardo, “Padre...”

Quella parola rimase sospesa tra di loro, e l'aria era densa di dolore e delusione. Uncas voleva che suo padre capisse che non avrebbe mai voluto deluderlo, che sarebbe stato fiero di imboccare il sentiero che suo padre aveva scelto per lui, che onorava il loro popolo. Ora, questi piani così accuratamente programmati erano stati ridotti in pezzi da una perennemente fragile ragazza inglese dagli occhi tristi, e da questa inaspettata rivelazione.

Padre, non posso venire con te all'accampamento Delaware. Non posso sposare una delle loro donne.”

Osservò tristemente la postura rigida di suo padre curvarsi. Dalle spalle alla linea fiera della schiena, fino alla sua bocca, il suo corpo rivelava che duro colpo fosse quello per l'anziano uomo. Per venticinque anni, aveva riposto tutta la sua fiducia e la sua speranza per il futuro sulle spalle del suo unico figlio naturale. Dallo sradicamento della sua tribù, alla perdita della moglie a causa delle malattie dell'uomo bianco, si era sempre aggrappato alla certezza che Uncas sarebbe stato colui che avrebbe mantenuto la discendenza salda.

Chingachgook non volle più incontrare il suo sguardo. “Uncas. Hai fatto la tua scelta. Percorrerai una strada che non avrà la mia benedizione. La strada che stai prendendo condurrà alla corruzione del nostro sangue.”

Chingachgook superò il figlio minore, la sua espressione priva di qualsiasi emozione. “Radunerò i miei averi e andrò ad ovest. Tu prendi la tua donna Yengeese e vai dove ti pare.”

E a quelle parole Uncas sentì il legame che aveva con suo padre spezzarsi. Ha fatto in fretta a fare di me un estraneo.

Porta in grembo tuo nipote,” gli gridò mentre l'uomo entrava in casa.

La sua voce aveva raggiunto la capanna, e Cora e Nathaniel smisero di litigare per fissarlo. Non si era reso conto di aver parlato in inglese. Chingachgook a queste parole si bloccò, ma Uncas non poteva più rimandare. Doveva parlare con Alice.

Mentre si voltava, i suoi occhi incontrarono quelli di arrabbiati di Cora, e lui ricambiò lo sguardo senza vacillare. Comunicò i suoi pensieri con quello sguardo. Lei pensava di potergli portare via Alice. Dovrai ripensarci.

Una volta entrato nell'ombroso, scuro fienile, gli ci vollero diversi minuti prima che riuscisse a persuadere Alice a scendere. Il suo istinto gli diceva di non toccarla o abbracciarla mentre se ne stava lì in piedi, il capo chino, torcendosi nervosamente le mani. Un filo di paglia rimaneva testardamente aggrappato ai suoi capelli e Uncas glielo tolse gentilmente. Alice si tese al mero contatto della sua mano.

Entra in casa. Mangia qualcosa,” le chiese. Le sue mani fremevano letteralmente per toccarla, ma doveva essere prima sicuro che si nutrisse e stesse al caldo. Era davvero troppo magra, gli zigomi più sporgenti di quando l'aveva conosciuta, quando il suo viso era più pieno e in salute.

Vieni,” ripeté lui, con un accenno di sorriso, anche se la sua mente era sconvolta dalla preoccupazione.

Lei alzò lo sguardo, il viso provato. “Sei arrabbiato con me?” sussurrò con difficoltà.

Uncas sentì lo stomaco attorcigliarglisi dolorosamente al rimprovero che Alice rivolgeva a se stessa. Prima di potersi fermare, coprì la distanza che li separava e la strinse tra le braccia. Assorbì il suo tremito, la sua paura, la sua disperazione.

No,” rispose con sicurezza, “Mai.”



—————————————————————————————————————————


Era scesa la notte, e Alice sedeva all'aperto accanto ad un tremolante falò, le cui fiamme illuminavano i visi di tutti di una sfumatura arancione.

Gli uomini stavano arrostendo della carne su uno spiedo, Cora sedeva accanto a Nathaniel (perché Alice l'aveva ignorata), ma manteneva un occhio vigile e preoccupato sulla sorella minore.

Dov'è vostro padre?” chiese Alice esitante.

Gli uomini si fermarono.

Ha deciso di dirigersi ad ovest per trascorrere l'inverno con i Delaware. Albany non è di suo gradimento.” Nathaniel ammiccò ad Alice, girando la carne con attenzione. Come al solito, Alice non riusciva a capire se la stesse prendendo in giro.

Io non sono di suo gradimento.”

Andrai con lui, Uncas?” diresse la sua domanda al fratello minore.

Uncas alzò lo sguardo, perplesso alla domanda.

Mangiamo,” disse Nathaniel in fretta.

Per i successivi minuti, il quartetto fu occupato in quell'attività. Alice lanciò uno sguardo a Cora, che era stranamente silenziosa. Ogni volta che faceva un gesto come a voler parlare direttamente con Alice, Nathaniel le dava una gomitata e borbottava qualcosa. Alice sapeva che avevano litigato, ma sembravano essere giunti ad uno stallo – e riguardava lei, Alice lo sapeva. E la sua... condizione. Sembrava che fossero d'accordo nel non farle domande. Comunque c'era tensione nell'aria. Nathaniel manteneva una cortesia forzata con Uncas, e Cora non si rivolgeva mai a lui.

Alice prese la carne senza interesse. Era fisicamente e mentalmente davvero troppo provata per fare altro.

Mangia, Alice,” ordinò Uncas che era di fronte a lei.

Sono piena.”

Hai dato quattro morsi.”

Alice sospirò. Le stava contando i morsi? Lui non capiva che anche mangiare quattro piccoli morsi di quell'insipida carne era un vero miglioramento per lei. Difficilmente era riuscita a trattenere qualsiasi tipo di cibo per settimane. E non si sarebbe umiliata rimettendo il contenuto del suo stomaco. Aveva addirittura vomitato un sorso d'acqua il giorno prima.

Questo è tutto ciò che riesco a mangiare al momento. Se mi sforzo, starò male.”

L'espressione di Cora si accese di compassione e preoccupazione. “Sì, mi hanno detto che i primi mesi sono molto difficili.”

Alice mise da parte il suo pasto. Non aveva voglia di discuterne apertamente.

Perché non bevi il tuo tè?”

Quale tè?” mormorò Alice.

L'ho trovato nella stalla. Un pacchettino.”

Alice sussultò. “Oh, quello... bé, non è precisamente adatto al -ehm- consumo.”

Cora era confusa. “Sono foglie di tè, no?”

No. sì. Non lo so.” Alice sospirò, “suppongo che siano foglie di tè. Me le ha date Nell.”

Nathaniel sembrava confuso. “Chi è Nell?”

Sono andata in città quando ho cominciato a sospettare della mia -mia- condizione. È una specie di levatrice. Nella mi ha esaminata e lo ha confermato. Io... non ho preso molto bene la notizia.”

Alice non voleva guardare Uncas, che stava ascoltando attentamente. Lanciò invece un'occhiata a Nathaniel e la sua espressione era gentile.

Così ti ha dato il tè per farti sentire meglio?”

In un certo senso.”

Alice voleva dimenticare l'intera faccenda, ma Cora e Nathaniel continuarono ad insistere.

Emise un debole sospiro e scosse la testa.

Alcune delle foglie servivano per alleviare la nausea. Le altre... ha detto lei... me le ha date per far tornare le cose come erano prima. Ha detto che il tè avrebbe messo fine alla causa dei miei problemi.”

Il silenzio cadde sul gruppo. Uncas fece per avvicinarsi, ma Cora lo precedette.

Alice,” esalò, “non avrai-”

No, non l'ho fatto. Bere il tè mi avrebbe fatto sanguinare. Ma troppo è pericoloso, mi ha detto. Ci ho pensato. Ho deciso di non farlo.” Alice scosse le spalle con noncuranza.

Non disse loro della paura e del panico selvaggio. Non disse loro che aveva effettivamente fatto quell'infuso, da sola, in un accesso di disperazione. Che aveva portato il prodotto finito alle labbra, preso un sorso, e poi lo aveva risputato subito, terrorizzata. Aveva vuotato la tazza nell'erba.

Il suo stomaco si contrasse improvvisamente. Reprimendo un lamento, Alice si alzò in fretta.

Che succede?” chiese Uncas immediatamente.

Sto male,” fu tutto quello che disse prima di correre il più lontano possibile. Aveva superato la linea degli alberi in un attimo prima di cadere sulle ginocchia. Vomitò tutto quello che aveva appena mangiato, anche se in effetti non era molto.

Sentì la mano forte di Uncas sui suoi capelli, sulla schiena. Il suo tocco era insopportabilmente dolce.

Continuò ad avere conati per diversi secondi, dopo che il suo stomaco si fu svuotato. Si fece piccola dall'imbarazzo mentre Uncas l'aiutava ad alzarsi. Catturò il suo sguardo, e notò che l'espressione di Uncas era solcata dalla preoccupazione. Il suo viso era ancora più scuro nel buio della notte.

Meglio?” chiese, attirandola a sé. Alice annuì languidamente, appoggiandosi alla sua figura. Profumava sempre di fumo e pino.

Tornati alla radura, Alice batté le palpebre confusa. Cora e Nathaniel se ne erano andati, presumibilmente nella capanna. E l'erba era stata ripulita dallo spiedo e dalla carne.

Parliamo, Alice. Di quello che succederà.”

Alice sedette rigidamente accanto a lui sull'erba, aspettando che parlasse. I suoi lineamenti cesellati erano molto seri.

Vieni con me. Avrò cura di te e di nostro figlio.”

Alice rimase a bocca aperta. Le cose non le mandava certamente a dire.

Io... volevo andare ad Albany.”

Per fare cosa?” ribatté lui, i suoi occhi scuri così intensi.

Bé, non ci ho pensato molto.” La voce di Alice vacillò, e guardò Uncas in fretta, aspettandosi una risposta derisoria. Ma lui non lo fece. Annuì e la invitò con gli occhi a continuare. Com'era diverso da suo fratello, da Cora, e da suo padre.

Cosa pensavi di fare?”

Alice si leccò le labbra secche. Sentì il sapore del sangue.

Sono beneducata. Potrei fare la maestra. O anche solo la cucitrice. Farei qualunque mestiere onesto per mantenere me stessa e... e il bambino.”

Aveva davvero detto quello parole ad alta voce? Non aveva mai pensato a lui come a un bambino fino a quel momento.

L'espressione austera di Uncas si addolcì, e lui allungò il braccio, la mano aperta, poggiandole il palmo sul ventre con delicatezza.

Ad Alice si bloccò il respiro. Il suo tocco era un balsamo per lei. In quel momento poteva sentire quello che lui provava; per lei e per il bambino. Voleva proteggerla. Voleva tenerli al sicuro.

Vieni con me.”

Alice alzò lo sguardo, i suoi sentimenti e le sue paure chiari nei suoi occhi.

Dove andremo? Intendo, se decido di accompagnarti. Tu sei un cacciatore. Io vorrei una casa. Un tetto. Per il bambino.”

Uncas annuì, i capelli irradiati dalla luce del fuoco.

Ti darò tutte queste cose. Tutto ciò che vorrai.”

Alice si scoprì ad avvicinarsi a lui. Aveva pensato solo a se stessa e al bambino negli ultimi giorni. Si era detta che sarebbe stata sola. Che avrebbe sopportato la sua vergogna in silenzio e penitenza.

Tuttavia, Alice resisteva ancora. Erano così diversi. Come potevano?...

Uncas studiò il suo viso intensamente.

Possiamo provare nella valle dell'Hudson. O ad Albany finché il bambino non sarà nato.”

Non hai una casa tua? Una terra? Dove vivremo?”

Uncas scosse il capo. “Ho dell'argento. Sarà sufficiente per comprare della terra. Posso cominciare a costruire una casa questa primavera – una volta che avremo deciso il luogo.”

Alice cominciò a scaldarsi all'idea, specialmente perché lui usava costantemente il termine “noi”. Le avrebbe dato ascolto, avrebbe preso in considerazione i suoi pensieri e le sue opinioni. Ma cosa sarebbero stati? Marito e moglie?

Se...” Alice fece un respiro profondo. “Se vivremo insieme, lontano da qui, cosa accadrà una volta che il bambino sarà arrivato?”

Uncas le mise una ciocca di capelli dorati dietro l'orecchio. “Cosa intendi?”

Ci comporteremo come se fossimo sposati?”

Uncas la fissò. “Io sarò tuo marito. Tua sarai mia moglie.”

Alice era confusa. “Saremo sposati? Come? Da chi?”

Era troppo, ad Alice stava girando la testa. Non ci aveva nemmeno pensato, non aveva pensato all'implicazione che dividere la casa avrebbe significato che sarebbero stati legati.

Le vecchie paure riemersero da un angolo remoto della sua mente.

Ma Uncas, noi siamo così diversi. E lo saremo sempre. E se non riuscissi...” la voce le morì in gola.

Uncas la attirò a sé, l'intensità del suo sguardo le provocò un'ondata di desiderio. Abbassò lo sguardo, rimproverandosi per la propria licenziosità.

Ti insegnerò ogni cosa. Non ti mancherà nulla. Credimi.”

Alice si avvicinò, senza volerlo, attratta da lui come lo era stata fin dalla prima volta che lo aveva incontrato. Mentre le loro labbra si avvicinavano, Alice sussurrò che gli credeva.



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Il giorno seguente sorse nuvoloso mentre i quattro si dirigevano al molo; era sia un ultimo gesto di solidarietà per passare insieme qualche ora spensierata tutti insieme in quel posto prima della loro inevitabile separazione, sia una faccenda pratica dal momento che entrambi i gruppo dovevano acquistare delle provviste.

Da parte sua, Uncas avvisò Alice che avrebbe dovuto indossare dei pantaloni, degli stivali, e un cappello durante il loro viaggio. Sembrava un suggerimento perfettamente razionale, perché un indiano che viaggiava con una donna bianca avrebbe causato troppe chiacchiere e potenziali guai. Alice era rimasta scioccata al pensiero e Uncas aveva dovuto convincerla.

Le signore no-” aveva cominciato ad esclamare, scandalizzata.

Lo so,” aveva detto lui con fermezza. “Ma devi confonderti meglio.”

Signora o non signora.

Dove siete diretti, Uncas?”chiese Nathaniel, rivolgendogli un sorriso mentre cercavano della pelle scamosciata. “Qualche idea?”

Uncas assentì. “Alcune. Devo portarla in un posto sicuro in poco tempo.”

Sicuro era un termine soggettivo. Erano nel mezzo di una guerra, e il loro diverso colore di pelle attirava troppo l'attenzione. Senza menzionare il momento in cui la sua gravidanza avrebbe cominciato ad essere visibile.

Congratulazioni per la tua imminente paternità, fratellino.” Nathaniel gli diede una pacca sulla schiena, “credo che con tutto questo trambusto io abbia dimenticato di dirtelo.”

Uncas regalò al fratello maggiore un raro, caloroso sorriso.

Come la sta prendendo Cora?”

Nathaniel ammiccò. “Un giorno alla volta. Le ho parlato.”

Uncas,” continuò Nathaniel, l'espressione di nuovo seria, “Lascia che la porti ad Albany con Cora. Almeno finché il bambino sarà nato. È più sicuro.”

Uncas non disse nulla, lasciando vagare lo sguardo intorno a sé in cerca di Alice. Finalmente la trovò che guardava entusiasticamente alcuni abiti che un'anziana donna tarchiata vendeva. Alice sembrava così felice all'idea di avere degli abiti puliti. Uncas le aveva detto di comprare un vestito e diversi indumenti intimi. Sarebbe stata un sacco di roba da trasportare.

Fratello,” replicò Uncas, “comprale dei pantaloni della sua taglia. La più piccola, credo. Dobbiamo partire presto. Anche un cappello, uno di quei cappelli buffi indossati dai bianchi, con le tre punte. E degli stivali.”

Gli stivali sono costosi.”

Uncas alzò le spalle. “Ti ho dato dell'argento.”

Nathaniel gli diresse un'occhiata divertita, ma fece come gli era stato detto.

C'era un'altra cosa che Uncas doveva fare, e cominciò dirigendosi verso un allampanato uomo bianco. Un'ultima cosa, e potevano partire.

In effetti c'era un'idea che si stava formando nella sua mente, ma non comprendeva Albany, e non comprendeva l'andare ad ovest.

Uncas sorrise, rivolgendo una veloce preghiera a Mannitto.

Quando finirono le loro compere, entrambe le coppie si diressero verso la foresta. Sarebbero rimasti insieme per un giorno circa, accampandosi di notte, e poi si sarebbero separati.

Almeno Cora aveva smesso di piangere.

Pronta?” sussurrò Uncas alla ragazza bionda al suo fianco, i suoi capelli sciolti che ondeggiavano nella brezza autunnale.

Lei annuì.

Sono pronta.”





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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


Uncas, fa talmente tanto caldo. Mi sembra di essere sul punto di sciogliermi.”

Uncas la guardò, l'espressione placida. Stavano assaporando la loro prima sosta pomeridiana nel loro cammino verso nord. Quell'inizio di autunno si era rivelato stranamente afoso. ”Estate indiana,” così era chiamata.

Era il loro terzo giorno insieme da quando si erano separati da Cora e Nathaniel. Cora aveva preso male la separazione, abbracciando la sorella minore e dando voce al suo nervosismo. Alice aveva dovuto ripeterle, parecchie volte, che Uncas si sarebbe preso cura di lei, che quella era la sua decisione. Alice aveva i suoi dubbi, ma si era detta che quella era l'opzione migliore, piuttosto che affrontare il giudizio e i visi familiari ad Albany e a Londra.

Domani raggiungeremo il Lago Grande Alce. Potrai farti il bagno lì.”

Alice ridacchiò involontariamente. Grande Alce?

Lui le sorrise in risposta, poi tornò al suo compito. Stava intagliando una punta di lancia da una roccia a falde, perché stava cercando di conservare la polvere da sparo. Stavano facendo una pausa, ed entrambi sedevano per terra. Uncas aveva detto che ormai si trovavano a nord di Albany. Il sole scaldava impietosamente.

Alice trattenne un verso di disappunto. Era assolutamente sporca, ed era oltre una settimana che non faceva un bagno. Il suo vestito, che le era stato male fin dall'inizio e appartenuto una cameriera al forte, era in condizioni pessime. L'orlo era strappato ed era diventato definitivamente marrone. Non ce la faceva più a sopportarlo – doveva fare un bagno, lavare quello straccio di vestito, e indossare il nuovo abito. Aveva acquistato un semplice ma adorabile abito di cotone blu, una nuova camiciola, e una sottoveste.

Uncas era ancora impegnato nel suo compito, a capo chino, quando la sua voce paziente interruppe le riflessioni di Alice.

Se fai il bagno ora, Alice, dovrai mettere i calzoni e la camicia, non l'abito.”

Alice si impuntò. La sua sensibilità era inorridita all'idea di indossare abiti maschili. Ci rifletté per alcuni minuti. Da una parte, era scandalosamente inappropriato e irregolare. Non doveva dimenticare chi fosse e da dove venisse. D'altra parte però...

Alice si guardò le dita sporche e scurite dal sole. Si studiò le unghie sudice. La sua istitutrice l'avrebbe schiaffeggiata se l'avesse vista nello stato in cui era ora. Aveva ormai un aspetto spaventoso. Aveva anche smesso di indossare il corsetto, perché la pressione sul seno era troppo dolorosa. E... Alice sospirò tra sé e sé... il ventre e il seno avevano cominciato a crescere. Non molto, ma erano un'anticipazione dei mesi a venire.

Considerato tutto questo, perché non indossare dei pantaloni?

Va bene,” annuì Alice decisa. “Lo farò. Ora, conducici al torrente, sir.”

Uncas sollevò un sopracciglio all'uso della parola “sir”, ma in ogni caso annuì vigorosamente. Cominciò a raccogliere le loro cose.

Poco dopo, Alice osservava estasiata lo spumeggiante ruscello che scorreva veloce accanto a loro. C'era un punto più appartato che Uncas le indicò, che le avrebbe garantito un po' più di privacy. La lasciò lì con l'ordine assoluto di non andarsene in giro, di chiamare se fosse successo qualcosa, e di non metterci troppo. Con un breve, intenso, e completamente inaspettato bacio sulle labbra, Uncas andò a pattugliare il perimetro del torrente, lasciando una sbalordita Alice a sentirsi un po' scossa da quella manifestazione emotiva.

Alice sentì un tremito afferrarla a quell'inaspettato contatto. Si erano già baciati prima, ma questa volta era stato diverso. Si sfiorò le labbra con la punta delle dita.

Alcuni minuti dopo, Alice era immersa nell'acqua, strofinandosi via lo sporco e il sudiciume del viaggio. Tirò fuori un pezzo di sapone ruvido dal suo involto di cera e procedette a sciacquare e insaponare i capelli. Era più che paradisiaco. L'acqua era fredda, ma sopportabile. Alice avrebbe voluto trascorrere il resto della giornata a giocherellare con l'acqua, ma sapeva che andavano di fretta.

Dopo alcuni minuti, Alice fu pronta a uscire dall'acqua. Gettò un'occhiata al prato, e si rese conto che, dopo aver preso il sapone, aveva lasciato la sacca a terra dove non riusciva a raggiungerla. Avrebbe dovuto uscire dall'acqua nuda se voleva prenderla, una cosa che si rifiutava di fare.

Alice maledisse la sua sbadataggine. Forse doveva chiamarlo? Sarebbe stato così imbarazzante. Si disse che allora doveva aspettare, e infatti aspettò, per diversi minuti, finché l'ansia non cominciò ad afferrarla. E se fosse successo qualcosa? E se lui fosse andato via?

Uncas,” chiamò debolmente, sentendosi iperventilare. Nel giro di pochi secondi, il suo compagno di viaggio emerse dalla macchia, lo sguardo sempre allerta. Alice quasi pianse dal sollievo.

Uncas le si avvicinò, tenendo volutamente gli occhi fissi sul suo viso. Alice tenne le braccia incrociate sul petto, anche se solo le sue spalle erano visibili.

Hai bisogno di qualcosa?” chiese Uncas con disinvoltura, le sopracciglia sollevate. Alice si immerse ancor più nell'acqua, le ginocchia che le strusciavano contro le pietre sul fondo del ruscello.

Ho bisogno di qualcosa per coprirmi,” bofonchiò lei. “Puoi portarmi la pelle di cervo e... la mia sacca?”

Uncas annuì. Subito dopo tornò con una coperta fatta di morbida pelle di cervo. La tenne aperta di fronte a lei, in attesa.

Alice era assolutamente scioccata. Di sicuro lui non intendeva che dovesse uscire dall'acqua di fronte a lui, nuda e bagnata com'era?

La pelle si bagnerebbe, e non abbiamo tempo per farla asciugare.”

Alice riusciva a vedere la logica in questo, ma era comunque così... così... osceno. Facendo un respiro profondo, e assicurandosi che Uncas avesse distolto lo sguardo, Alice saltò fuori dall'acqua, e Uncas l'avvolse nella pelle altrettanto velocemente.

Alice rabbrividì mentre vi si avvolgeva più strettamente. Uncas le strofinò le braccia lentamente, teneramente, cercando di riscaldarla.

Calore.

Le tornarono in mente le caverne, e il modo in cui il suo corpo solido l'aveva scaldata. Si avvicinò a lui, il cuore che le batteva forte per la propria audacia, e gli poggiò la testa sul petto. Lui l'avvolse tra le braccia, attirandola più vicina a sé. A quella sensazione Alice chiuse gli occhi – riusciva a sentire ogni fibra del suo corpo, e così era per lui, lo sapeva. Alzando lentamente il capo, i loro occhi si incontrarono. Vide il calore che permeava le nere profondità dei suoi occhi scuri. Alice sapeva che in quel momento non sarebbe stata capace di opporre resistenza a niente, né lo voleva.

Come svegliandosi da un sogno, lui batté le palpebre e fece un passo indietro. “Vai a vestirti?” chiese dolcemente, raccogliendo la sua sacca e porgendogliela. Alice assentì, il viso ancora in fiamme.

Cosa c'è che non va in me?



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Anche se Uncas faceva tutto il possibile per metterla a suo agio, Alice era stanca e infelice. La schiena le doleva costantemente, e anche se non soffriva più di forti nausee – grazie anche in parte al té di mente che Uncas le faceva ogni giorno – Alice era distrutta dalla sua continua stanchezza, e dagli acuti mal di testa.

Aveva cominciato ad esternare molta della propria frustrazione con Uncas, spronata dalla sua apparentemente inesauribile pazienza. Durante i primi giorni, Alice aveva apprezzato l'esercizio fisico e il paesaggio, insieme al fatto che riusciva a fare il bagno più o meno una volta ogni due giorni. Indossare dei pantaloni era effettivamente abbastanza liberatorio... dal momento che non c'era nessuno a vederla tranne Uncas.

Ora era stanca, e dolorante, e di cattivo umore; Uncas le aveva fornito una spiegazione vaga sul cercare un amico che li avrebbe aiutati a sistemarsi per l'inverno, ma questo non era servito a calmare le sue paure. Alice sapeva che lui non le stava nascondendo nessuna informazione, ma si tratta piuttosto del suo naturale riserbo.

Sai dov'è lui?” aveva chiesto Alice in un tono che le sembrava tirato come una crocchia per capelli.

No,” aveva risposto Uncas con esasperante serenità, “ma so dove potrebbe essere.”

Fantastico.

Potrebbe.

Potrebbe.

Potrebbe. Alice trascorse ore e poi il giorno seguente rigirando intorno a quella parola, sentendo l'amarezza crescere. Non c'erano stati dei potrebbe nella sua vita prima di attraversare l'Atlantico. Ogni cosa nella sua vita era stata pianificata e sicura.

Era tarda sera al loro accampamento, quando una nervosa Alice finalmente ruppe il suo silenzio.

Cerca di dormire,” disse Uncas col suo tono basso e profondo. Nella poca luce il suo viso sembrava del colore del caramello caldo.

Non ci riesco,” fu la sua replica, che le venne fuori tagliente come una lama. Quando lui si era seduto accanto al fuoco prima, lei aveva afferrato le sue pelli e ci si era avvolta, lasciando il falò a dividerli.

Si fissarono l'un l'altra, il cuore di Alice che batteva di risentimento, di nervosismo, e di preoccupazione.

Che succede?” Le giunse la voce di lui.

Alice non riuscì a trattenere un fiume di parole rabbiose.

Sono vestita come un uomo, come un contadino. Sono incinta senza essere sposata. Sto galoppando per la foresta senza una destinazione comprensibile. Voglio trovarmi in un posto sicuro! Voglio dormire su lenzuola pulite e non preoccuparmi di... del fatto se partorirò o no per terra nella foresta.”

Uncas, che aveva ascoltato attentamente, si alzò all'improvviso e coprì il breve spazio che lo separava da dove Alice era avvolta nelle pelli. Lei alzò lo sguardo – la sua mascella decisa e il suo naso dritto brillavano alla luce del fuoco. I suoi occhi erano più seri di come li avesse mai visti. Si sentì leggermente intimidita. È arrabbiato? Ha cambiato idea su di me? Alice lottò contro la terribile paura che le si stava annidando nel ventre. Vide se stessa, incinta e sola.

Uncas sedette accanto a lei, e contemplò le scintille delle fiamme per alcuni minuti. Non parlò né la guardò, e assunse di nuovo quella posa di naturale immobilità che lui e la sua famiglia condividevano.

So che è difficile per te.”

Alice deglutì il nodo che aveva in gola. Lui non ne aveva idea. Come poteva? La vita che aveva conosciuto era sparita per sempre. Tuttavia sentì l'amarezza recedere mentre la stanchezza prendeva il suo posto.

Uncas si mosse agilmente e si sdraiò sul terreno accanto a lei, inducendo Alice a nascondersi ancora di più nella coperta finché solo i suoi occhi furono visibili. Senza farsi scoraggiare, Uncas si protese e le afferrò la piccola mano. Alice rabbrividì al contatto. La sua pelle era così ruvida e robusta. Le provocava sempre una sensazione ardente ma dolce, che era il motivo per cui Alice cercava di evitare il contatto con la sua pelle.

Tirandole la mano, le fece poggiare il palmo e le dita lievi sul suo petto. Lei sentì il battito forte del suo cuore, e Uncas continuò a guardarla fermamente negli occhi.

Ci vorrà solo un altro po'. Saremo presto in un posto sicuro. Non partorirai nella foresta. Ci vogliono ancora mesi per quello.”

Alice percepì le lunghe dita dell'altra sua mano, quella che non stava tenendo la sua, farsi delicatamente strada sul suo ventre ancora (per lo più) piatto. Lei ebbe un tremito.

Stava forse cercando di accertarsi che lei fosse reale, che tutto questo fosse reale? A volte Alice aveva avuto quella sensazione nei mesi passati. Era occupata a fare qualcosa, qualche lavoro o faccenda, e poi improvvisamente la realtà tornava ad opprimerla, lasciandola a battere le palpebre dalla confusione, guardandosi intorno e guardando gli altri. A volte si dava perfino un pizzico più forte che poteva. Tutto questo è reale? si chiedeva, e si sentiva disorientata per ore, incapace di connettersi con il mondo in cui ora si trovava.

Nonostante tutto, voleva più di facili parole. Voleva risposte.

Dove stiamo andando?”

A cercare un amico.”

Che amico?”

Jack Winthrop.”

Alice piegò la testa di lato, frugando nella sua memoria. Il nome le sembrava familiare-

Le giunse in un improvvisa esplosione di chiarezza.

Il capitano della milizia?” chiese incredula. Il disertore, sussurrò mentalmente.

Uncas annuì vigorosamente. Alice era sconcertata; dove lo avrebbero trovato, perché avrebbe dovuto aiutarli? Come?

Uncas la invitò a cercare di dormire. Lei resistette ai suoi tentativi, rimanendo rigida accanto a lui, rilassandosi e lasciandosi andare al sonno solo quando lui iniziò a carezzarle la treccia. L'ultima cosa che sentì furono le sue ruvide, calde labbra premute contro la sua fronte.



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Alice si svegliò con la sensazione di essere sott'acqua. Non letteralmente, ma si sentì così indolente ed esausta che le ci vollero diversi secondi per aprire gli occhi.

Percepì Uncas accovacciato accanto a lei, ma affondò di più nelle coperte con un brontolio assonnato.

Dobbiamo sgomberare l'accampamento, Alice.”

Stanca,” bofonchiò lei.

Lui le controllò il polso e la temperatura. “Ti senti di nuovo male?”

No.” Alice sbadigliò e nascose la testa e nell'incavo della sua coperta di pelle.

E' mezzogiorno. Non volevo svegliarti, ma ora che sei sveglia dobbiamo partire presto.” Le strinse brevemente la spalla e si alzò in fretta. “Hai fame?”

Alice si girò e iniziò a districarsi dal suo bozzolo di coperte. Non le piaceva protestare tanto, ma aveva davvero sperato di riposare di più. Dato che non era possibile, Alice si costrinse a tenere gli occhi aperti mentre lo aiutava a fare i bagagli.

Uncas le porse una sacca piena di diversi tipi di noci e frutta secca. Alice mangiò silenziosamente, assaporando il gusto intenso e legnoso. Sapeva che quei piccoli gherigli li avrebbero saziati entrambi per diverse ore.

Pronta?” ponendo la sua solita domanda.

Alice, sentendosi molto più rinvigorita ora, annuì e gli offrì un piccolo, esitante sorriso. Rimpiangeva il suo ridicolo sfogo della sera prima, ma lui non ne sembrava minimamente infastidito.

Durante le ore successive camminarono, per la maggior parte del tempo in silenzio, e Alice trovò conforto in questo come precedentemente l'aveva resa nervosa.

Accolse con gioia i lunghi momenti di calma tra una conversazione e l'altra, perché aveva modo di riflettere sui propri inquieti pensieri. Perché la presenza di Uncas la mandava tanto in confusione? Bastava la sua vicinanza a farle sparire ogni pensiero coerente. Si sentiva come quella volta – e quell'unica volta – in cui aveva bevuto troppo sherry, ed ogni cosa aveva improvvisamente cominciato a girare, girare, girare...

Non era crollata allora, ma adesso sarebbe successo? Alice increspò lievemente le sopracciglia, asciugandosi con il pollice un rivoletto di sudore che cercava di scivolarle sulla tempia. Quel maledetto cappello a tricorno teneva così caldo. Alice scuoté tentativamente le gambe, cercando di distogliere i pensieri da quei pensieri problematici.

Ore dopo, dopo due pause e una rinfrescata al ruscello, Uncas si fermò. Il sole si infiltrava tra le foglie, proiettando pozze di luce brillante sopra di loro.

Siamo vicini a una città che si chiama Rensselaerville. Jack e Ian dovrebbero essere qui, almeno questo doveva essere il piano prima che lasciassero Fort William Henry.”

Disertato. Disertato le leggi della corona e lasciato noi a cavarcela da soli. Alice non riusciva a non pensare che suo padre sarebbe inorridito dalla sua vita presente, e dalle persone con cui si accompagnava.

Bene,” sospirò Alice, “cosa facciamo ora?”

La bocca di Uncas si incurvò in un sorriso alle sue parole stanche, e le premette la mano intorno sulla nuca, massaggiandola per alleviare la tensione. Alice chiuse gli occhi con un altro sospiro.

La voce di Uncas era dolce. “Andiamo. Alla capanna di Ian.”

La camminata attraverso la macchia fu molto breve. Alice alzò la testa e fissò il cielo luminoso mentre camminava, notando il cambio di colore delle foglie. Dai toni di verde all'arancione. Che strana e bellissima terra.

Arrivarono ad una piccola fattoria, rustica e povera perfino per i parametri di quella frontiera selvaggia. Alice sentì l'ansia assalirla di nuovo.

Uncas lo vide per primo, come era prevedibile. Jack Winthrop indossava ancora gli abiti logori da capitano della milizia. Stava spaccando legna, completamente assorto nel suo compito. Alice individuò il suo capello a terra.

Jack!” chiamò Uncas, facendosi avanti. Superò un gruppo di giunchiglie appassite.

Jack si raddrizzò immediatamente, la postura tesa, e si rilassò quando riconobbe il visitatore.

Uncas!” rispose Jack calorosamente, il viso che si apriva in un sorriso. Abbracciò l'alto Mohicano con una familiarità così spontanea che diceva molto sulla loro amicizia. Jack guardò Alice con un sorriso pronto.

Salve, ragazzo.”

Alice batté le palpebre, poi si guardò i calzoni di lino, il panciotto, e la camicia. Non riuscì a fare altro che alzare lo sguardo, muta e imbarazzata.

Jack alzò un sopracciglio, poi scambiò un'occhiata con Uncas, che scosse le spalle.

Ho bisogno di un posto dove trascorrere l'inverno con mia moglie. Poi credo che dovrò comprare un po' di terra. Costruire una capanna.”

Jack annuì, asciugandosi la fronte e appoggiandosi alla pesante ascia. “Proprio come me. Starò con Ian e Beth qui finché non sarà sicuro, poi mi dirigerò ad Albany. Credo che possiate passare l'inverno da me. Dov'è la tua donna?”

Uncas spostò lo sguardo e guardò Alice dritto negli occhi, e Alice trattenne il respiro.

Jack Winthrop rimase a bocca aperta, inebetito. Si girò a guardare Uncas.

Questa è tua moglie?”

Alice arrossì profondamente, sia per le sue parole che per la sua inscusabile incredulità. Poteva solo immaginare cosa stesse pensando. Alice decise di ignorare le implicazioni della parole moglie, preferendo l'imbarazzo per il proprio abbigliamento, e per il fatto di essere una donna bianca che viaggiava con un indiano.

Sì,” replicò Uncas, impassibile.

Ci fu un silenzio imbarazzato.

Ma non sei la figlia minore del colonnello?” chiese Jack con cautela, occhieggiandola.

Alice annuì in silenzio, il viso rosso.

Jack borbottò, disorientato. “Bé, credo che tu sia fatta di una scorza dura per essere sopravvissuta fin qui. Mi dispiace per tuo papà. Entrate, riposatevi e mangiate qualcosa di caldo.”

Alice fece un sorriso esitante, abbassando la guardia. La piccola rustica capanna stava iniziando a sembrare in qualche modo più accogliente ora.


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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Ian McFayden e sua moglie Beth si dimostrarono padroni di casa ospitali. La loro piccola, rustica capanna in riva al fiume era pittoresca – e aveva catini per lavarsi. Era qualcosa, se non altro. Alice osservava attentamente le attività domestiche, per quando avrebbe raggiunto la propria destinazione insieme a Uncas. Lui avrebbe sicuramente avuto bisogno di aiuto, e Alice era determinata a fare la sua parte. Imparò abbastanza presto come cucinare piatti diversi dallo stufato, anche se combatteva con altri compiti e si stancava facilmente. Sapeva ricamare bene ed era una brava sarta. Impressionò la padrona di casa per la sua abilità nel rammendare qualsiasi cosa e nel fare camice per gli uomini.

Beth sembrava trovare l'idea di Uncas e Alice insieme abbastanza strana. Alice la scopriva spesso a guardarli con perplessità a malapena nascosta – non che Alice la biasimasse, sia chiaro. Pensava solo che la donna più anziana avrebbe dovuto essere più discreta piuttosto che spiare qualcuno. Anche se supponeva che il problema fosse proprio la mancanza di buone maniere di Beth, e che fosse una sua prerogativa quella di comportarsi come credeva in casa propria.

Ian era burbero, ma non scortese. Alice faceva fatica a trovare le parole per descriverlo. Guardava a malapena lei o perfino la propria moglie. Mentre Beth chiacchierava molto la sera, Ian si limitava a bofonchiare qualcosa in risposta. Ma Alice riusciva a percepire l'affetto che aveva per lei. Era strano.

Jack era il più amichevole del trio. Aveva il sorriso sempre pronto, e si toccava il cappello con un sorriso ogni volta che la vedeva. A volte Alice doveva fare uno sforzo per ricordarsi che aveva commesso tradimento contro suo padre e la corona britannica. Era una cosa difficile con cui riconciliarsi.

Una sera l'argomento era venuto fuori, anche se non certo con disinvoltura.



Quando pensate di andare ad Albany, Mr. Winthrop?” aveva chiesto Alice, seduta comodamente vicino al fuoco.

Jack scosse le spalle e replicò con cautela, “Non so. Dovrei mantenere un profilo basso per il momento, forse mi dirigerò ad Albany quando farà più caldo. Per vedere come vanno le cose, se sarò al sicuro. Pensavo di andare a Fort George e vedere il colonnello Phipps. Lo conosco da anni.”

Non credo sia consigliabile, sir.” Disse Alice con una punta di acidità.

Perché no?” Jack era divertito.

Bé, perché ho visto mio padre firmare la vostra condanna a morte, sir.” Il tono di Alice era gioviale. “Insieme a quello di Nathaniel. Non mi permetterei di darvi ordini, sir, ma entrare in un forte inglese non sarebbe saggio. Il colonnello Phipps conosceva mio padre da quando erano entrambi soldati semplici oltre vent'anni fa.”

Il silenzio dopo questo scambio di battute era stato palpabile, Alice aveva parlato in maniera molto educata ma era chiaro che disapprovava le sue azioni. Dall'altra parte del tavolo, Uncas si accigliò, le sopracciglia increspate. A quanto sembrava, non aveva gradito la malizia di Alice.

Alice si era messa a fissare il tavolo. Era così difficile per lei, il ricordo dell'orribile morte di suo padre e le circostanze che l'avevano accompagnata. Era rimasta in silenzio per il resto della serata.


E quindi Alice si sentiva contenta, ma con una lieve, fastidiosa punta di disagio, o piuttosto un senso di non appartenenza. La coppia era gentile a modo suo, ma Ian era distante, e Beth si rivelò decisamente ficcanaso. Sapevano a malapena leggere e Beth sembrava non pensare ad altro che alle sciocchezze di tutti i giorni. Pettegolezzi e chiacchiere.

Alice avrebbe voluto andarsene. Una sfortuna che fosse costretta a sottomettersi all'autorità del regno degli uomini. Non ci si poteva fare niente, pensava Alice, mentre i giorni si trascinavano uno dopo l'altro.



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Un giorno, più o meno un giorno dopo il loro arrivo, Alice stava prendendo alcune mele per il raccolto, osservando gli uomini seminare il grano invernale. Sembravano così diverse nella luce autunnale. Ora che finalmente era arrivato il fresco, Alice indossava spesso un ruvido scialle. Gli uomini, invece, lavoravano senza camicia. Ian era un po' basso, e il suo sguardo era imbronciato e serio. Jack fischiettava mentre lavorava, e il sole gli accendeva i capelli biondo-rossicci. Uncas sorrideva ai suoi amici, dicendo qualcosa che fece ridacchiare Jack. Lo sguardo di Alice fu attratto da Uncas, il quale, non poté fare a meno di notare, era una figura davvero impressionante alla luce del sole – forte e bello. Era ben fatto, magro ma con una costituzione davvero ammirabile.

Che bel ragazzo.”

Alice si voltò in fretta. La padrona di casa dai capelli rossi era lì, e la guardava divertita. Guardò Uncas e poi di nuovo lei, ammiccando ad Alice, l'espressione divertita. Alice fece un sorriso tirato.

Non stavo... stavo soltanto ammirando l'efficienza degli uomini, e come lavorano bene insieme.”

Sì, certo. Perdonami.”

C'era qualcosa nel suo tono che Alice aveva già sentito. Era una cosa che riconosceva. A volte certe persone, persone al di sotto del suo stato sociale, assumevano quel tono con lei quando stavano prendendo in giro la sua affettazione.

Alice sentì il viso diventarle rosso. Sembrava davvero così pomposa?

Tenendo a freno la lingua, non diede risposta.

Beth sorrise zuccherina, e cominciò a parlare dei pregi di Uncas e di quanto tempo lei e Ian conoscevano lui e la sua famiglia.

Forse con la nascita del bambino, Chingachgook tornerà.”

Alice, la mente lontana, tornò al presente quando il nome del patriarca della famiglia fece capolino nella conversazione.

Tornare?” ripeté, perplessa. Il cesto di mele, per quanto leggero, le stava facendo dolere i polsi. Alice si chinò e lo poggiò con cautela sull'erba vicino alla staccionata.

Beth annuì, osservando attentamente la donna più giovane. I suoi occhi blu erano penetranti.

Bé, sì. Considerato che suo figlio si è sposato contro la sua volontà.”

Alice si impuntò. “Lui sa della mia... la mia...”

Beth la guardò con solidarietà. “Oh, sì. Non che volesse saperne qualcosa. Si è diretto immediatamente ad ovest.”

Alice si era posta delle domande sull'anziano Mohicano in quelle settimane passate, e sulla sua partenza poco cerimoniosa dalla fattoria dei Driessen. Si era chiesta se fosse scontento. Alice non aveva idea che la sua gravidanza avesse causato una rottura e l'estraniamento tra padre e figlio. Sembrava che lui non volesse avere niente a che fare con Alice, o con suo figlio.

Improvvisamente si sentì più sola che mai.

Alice si morse le labbra. Schermandosi gli occhi con la mano, guardò Uncas. Si stava chiaramente divertendo con i suoi amici, ridendo nella luce del sole. A che cosa aveva rinunciato? Alla sua unità familiare. Avevano entrambi perso la loro vita precedente, pensò Alice tristemente.

Riportando lo sguardo su Beth, scoprì la donna ad osservarla con aspettativa. Si aspettava forse che Alice mettesse su un melodramma? Non era certo cosa che la riguardasse.

Porterò queste in cantina,” replicò Alice freddamente, sollevando il cesto mentre si incamminava evitando Beth MacFayden. Dannata ficcanaso.



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Alice ebbe risposta alla sua precedente domanda interiore riguardo il suo possibile atteggiamento pomposo quello stesso pomeriggio.

La notte era scesa presto su quella terra, mandando il calore del sole ad ovest oltre le montagne, e lontano da loro tutti. Sedeva silenziosamente osservando i tre uomini e Beth ridere bevendo birra e parlando dei tempi passati. Alice sentì come se una gabbia impenetrabile la circondasse, separandola dagli altri. Non aveva niente in comune con nessuno di loro, meno che mai con il suo compagno indiano, colui a cui gli altri si riferivano come suo marito – il padre del bambino che le cresceva nel grembo.

Uncas guardò nella sua direzione, il sorriso che gli si spense un poco quando notò la sua espressione. Alice era stata istruita per stare in società, così offrì un vago sorriso educato.

Tutto a posto?” chiese Uncas, e la sua voce profonda le causò quel familiare turbamento nel ventre.

Sì, grazie.”

Alice prese un sorso d'acqua, non avendo lo stomaco per quella birra amara.

Vide lo sguardo lampeggiante che gli altri tre si scambiarono. Era impossibile da non notare. Fu allora che comprese – erano d'accordo. Con il padre di Uncas. Nella sua vanità Alice era stata così presa dalla propria immagine. Era sicura che gli altri fossero critici del fatto che una ragazza bianca di classe elevata fosse finita con un nativo. Era lei quella di cui erano critici. Conoscevano Uncas, gli volevano bene come un caro amico. Era lei che non ritenevano degna di Uncas.

La sua intuizione si avviluppò intorno al pensiero silente che galleggiava provocante in mezzo a loro-

Cosa ci faceva lui con lei?

La voce di Alice tremò mentre si alzava, zittendo gli altri con il suo movimento.

Vorrei fare una passeggiata prima di andare a letto. Non ci metterò molto.”

Le lacrime le facevano pizzicare gli occhi come tante punture, ma lei tenne la testa dritta, anche se il suo orgoglio e la sua dignità avevano ricevuto un duro colpo. Alice uscì dalla capanna.

Sei stata maleducata. Maleducata! Torna dentro e scusati.

Non poteva. Alice sentiva i piedi muoversi per conto loro. Era una codardia, lo sapeva. Fuggire era sempre stato nella sua natura. Cora avrebbe fatto qualcosa di audace. Cora avrebbe raddrizzato la testa e scostato i riccioli scuri. Li avrebbe conquistati con la sua arguzia e il suo spirito.

Il risentimento la riempì come bile. Avevano ragione. Era patetica, e inutile per Uncas.

Sapeva che lui l'avrebbe seguita. Sapeva perfino quando. Seduta su una radice d'albero, Alice riusciva a vedere Uncas nella sua mente, nitido come se fosse in quel momento davanti a lei. Riuscì a vederlo finire la sua birra con gli amici, lanciando occhiate alla porta, lottando tra la preoccupazione e le buone maniere prima di alzarsi per vedere se lei stava bene.

Alice sorrise amaramente quando la porta della capanna si aprì.

L'atteggiamento di lui era, come al solito, calmo. Fu Alice a parlare per prima. Riusciva appena a vedere Uncas quando si voltò verso di lui.

Mi dispiace.”

Uncas si accucciò accanto a lei e le prese la mano. “E' tutto a posto-”

No.” Alice voleva che comprendesse il significato delle sue parole.

Mi dispiace che tutto questo sia accaduto. Che tu sia finito con me.”

Finito?” Uncas ripeté quella parola nel modo in cui la parlata indiana si legava con la strana inflessione dei coloni. Ad Alice passò per la mente che non aveva mai udito quella parola usata in quel modo.

La prima lacrima cadde mentre Alice ancora fissava Uncas, poi un'altra. L'espressione di Uncas crollò, il suo sguardo incapace di nascondere la preoccupazione che provava. Era così pietosa ai suoi occhi?

Uncas la tenne stretta, mentre il suo corpo tremava con la forza delle sue lacrime, del suo dolore.

Hanno ragione,” bisbigliò Alice, il viso premuto contro la sua camicia di cotone. Sentiva le sue mani che le carezzavano la schiena.

Ragione su cosa?” replicò Uncas piano, il viso fra i suoi capelli.

C'è ancora tempo,” disse invece Alice, alzando lo sguardo serio. “Potresti ancora andare ad ovest e trovare tuo padre-”

Cosa?” la interruppe Uncas, scioccato. Le spinse delicatamente le spalle indietro per studiarle il viso.

Alice si asciugò il viso ma non mollò. “Potresti andare. Prima che sia troppo tardi. Io potrei andare ad Albany. Uncas, tu hai bisogno di una donna che sia forte e – non ti causerò imbarazzo.”

Uncas scosse il capo, sconcertato. “Perché pensi una cosa simile?”

Alice guardò in basso, continuando ad asciugarsi il viso. Se proprio doveva chiederlo, non aveva senso dare spiegazioni.

Cosa posso fare?” chiese invece lui, accarezzandole i capelli. Sembrava a disagio, come se fosse incapace di accertarsi su quale potesse essere la risposta adatta. Era stato cresciuto da un uomo, si ricordò Alice.

Lasciamo questo posto. Andiamo alla capanna di Mr. Winthrop. I tuoi amici non mi vogliono qui.”

Hanno detto qualcosa per farti sentire così?” rispose Uncas calmo. Il suo sguardo era serio.

Alice cercò di ricordare. Bé, no, dovette ammettere con riluttanza. Non avevano detto niente contro di lei, non precisamente. Alice ancora faticava a trovare le parole adatte, quando Uncas parlò.

Avete tutti educazioni diverse, a volte possono esserci dei fraintendimenti.” Il suo tono era neutrale, ma ciò che intendeva era chiaro.

Alice si sentì ancora peggio. Non era stata sua intenzione comportarsi così altezzosamente. Uncas le fece un mezzo sorriso, apparendo impassibile come sempre.

Quando possiamo andarcene?” insistette lei.

Presto.”

Uncas-”

Alice, devo occuparmi di alcune cose qui. Il lavoro in fattoria è niente in confronto a ciò che ci daranno per l'inverno. Devi capirlo.”

Alice sospirò. “Allora mi dispiace. Per tutto. Per la caverna... per tuo padre... e ora sei costretto a prendermi con te.”

Io voglio prenderti. L'ho sempre voluto.”

La confessione di Uncas sembrò sorprendere entrambi. Alice arrossì fino alla radice dei capelli, si morse le labbra e non rispose. Di sicuro non c'era un doppio senso nelle sue parole.

Lui si limitò a tenerla stretta mentre la luna saliva nel cielo.



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I giorni scorrevano lenti, e tutti erano occupati con le attività del tempo del raccolto. In cambio del loro aiuto, la coppia stava provvedendo ad Uncas e Alice con provviste per i loro inverno alla capanna di Jack, che si trovava diverse ore più a sud. Alice trovò un vecchio abito strappato che Beth intendeva usare per pulire e – dopo aver chiesto il permesso alla donna – impiegò diverse ore di diligente lavoro per trasformarlo in un particolare ma utile abito da giorno. Perfino gli uomini ne furono colpiti. L'abito aveva i lacci sul davanti, presi dal suo vecchio abito color crema, e aveva ulteriori lacci nascosti che potevano essere allentati man mano che la sua figura fosse cresciuta.

Alice si sentì piena di orgoglio quando lei e Uncas si guardarono negli occhi. Le abilità che le mancavano poteva impararle facilmente, e quelle che possedeva erano uniche e erano comunque di valore.

Uncas sorrise, lo sguardo pieno di calore. In quel momento Alice desiderò coprire la distanza che c'era tra loro e baciarlo. Voleva più di quello che avevano in quella fattoria affollata.

Lui era diventato ancora più sollecito. Sollecito era una parola strana da usare, decise Alice, specialmente per descrivere il giovane indiano. Non le stava sempre addosso né la soffocava, e si ripeteva solo quando pensava che lei non stesse mangiando abbastanza. Il suo ventre in crescita era più visibile ora agli abitanti della capanna, e la peculiarità di avere tra loro una giovane donna (ora evidentemente) incinta fece diventare gli uomini più attenti, e Beth più animata. Alice credeva di notare della malinconia in Beth a volte, come quando lei si accarezzava la pancia, o quando Uncas vi poggiava sopra la mano con delicatezza.

Ecco,” sussurrò Beth un giorno frizzante di fine ottobre. Gli uomini erano fuori e le donne stavano lavorando dentro casa, pulendo e cucinando.

Alice interruppe il suo spazzare. Beth aveva un fagotto fra le braccia. Alice poggiò in fretta la scopa contro il muro e prese il fagotto, curiosa.

Dentro c'era un assortimento di coperte e vestitini.

Dubito che mi serviranno,” Beth alzò le spalle, “le levatrici mi hanno detto che non posso avere figli, non dopo il mio ultimo aborto.”

Alice ne fu scossa, sia dalla differenza di carattere tra loro due, sia ora dal triste racconto di Beth. Ripensò alla volte in cui Beth aveva cercato di parlare con lei della sua gravidanza, e di nomi per il bambino; Alice sollevava sempre delle obiezioni, ritenendo l'argomento non appropriato.

Perché mi sono comportata così?

Ho paura di averti offesa,” Alice si scoprì a dire, gli occhi bassi. “Sono stata maleducata e poco gentile. Ti prego di perdonarmi. Sono... molto nervosa per il prossimo inverno e per il parto.”

Beth le strinse la spalla in un gesto di comprensione. “Il parto avverrà in tarda primavera, direi. A maggio o giugno. In ogni caso, io ci sarò per assisterti.”

Alice alzò lo sguardo, stupita e sollevata. “E' molto gentile da parte tua.”

Beth annuì, e il suo sguardo divenne serio. “Uncas è un brav'uomo. Avrà cura di te. Ti darò del tessuto avanzato. Non sprecarlo in ricami o fazzolettini, ragazza. Fa' dei pannolini per il bambino. Metti da parte degli stracci per il parto. Usa la lana per le imbottiture.”

Alice diresse a Beth un sorriso genuino che lei ricambiò. Uncas aveva accennato che sarebbero rimasti per qualche altra settimana, e se era così ora Alice ne era felice.



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Era un giorno ventoso di novembre quando finalmente si misero in cammino per conto loro.

Camminare fino alla capanna di Jack non era molto faticoso. Avevano preso in prestito uno dei ronzini di Ian, e caricato l'animale con i loro averi. Uncas aveva detto ad Alice che non era convinto di farla salire a cavallo perché non importava quanto potessero essere cauti, un cavallo spaventato poteva facilmente disarcionarla.

Dire addio quella mattina era stato davvero difficile. Jack l'aveva abbracciata e le aveva augurato ogni bene, ricordandole che erano solo a poche ore di cammino se avessero avuto bisogno di qualcosa. Le aveva dato un buffetto sul mento e si era toccato il cappello.

Ian le aveva stretto la spalla in una strizzatina sorprendentemente affettuosa, ripetendo in un borbottio più o meno gli stessi auguri. Aveva perfino sorriso. Più o meno.

Beth era in lacrime, mentre diceva ad Alice che tutto sarebbe andato bene, e che le avrebbe fatto visita la primavera successiva.

Impara a conoscere tuo marito,” le aveva sussurrato nell'orecchio quando si era avvicinata per abbracciarla, “in tutti i sensi, cara.”

Le aveva ammiccato sfacciatamente e Alice era arrossita, ma non si era sentita scioccata come lo sarebbe stata in precedenza.

Mentre sono... incinta?” aveva sussurrato di rimando, lanciando occhiate gli uomini per essere sicura che non potessero sentire.

Bet ridacchiò, scuotendo la testa in risposta come se fosse divertita dalla sua ingenuità.

La fattoria di Jack era più grande di quella di Ian, anche se aveva la stessa aria di trascuratezza. La terra era stata ovviamente abbandonata, coperta com'era dalle erbacce. Era troppo freddo ora per piantare qualcosa, Alice lo sapeva, e avevano portato con loro cibo sufficiente per l'inverno. In ogni caso, Uncas sarebbe dovuto andare a caccia entro un paio di giorni per procurare la carne per l'inverno

Posando la sua sacca accanto al focolare, Alice esplorò l'interno della capanna mentre Uncas esplorava l'esterno – entrambi prendendo possesso della terra, in un certo senso. Alice vide le parti che richiedevano riparazioni e si preparò mentalmente a trasformare quel luogo nella sua casa temporanea. Jack era vedovo, Alice lo sapeva, e non era sembrato incline al matrimonio da quando sua moglie era morta circa cinque anni prima, e quindi la capanna aveva davvero bisogno di un tocco femminile e di una bella pulita.

Poi la vide e fece un sospiro di gioia. Una tinozza per il bagno!

Quando Uncas rientrò in casa, fece un borbottio divertito alla vista di Alice che puliva il focolare con entusiasmo, un fuoco già acceso.

Tutto a posto?” chiese lui con la sua familiare espressione.

Alice annuì. “Mi serve un po' d'acqua.”

Stai facendo la zuppa?”

Per il mio bagno.”

Uncas rise di cuore. Alice scosse il capo, imbronciata. Lui era abituato a fare il bagno tutti i giorni nel fiume, non aveva idea di com'era difficile per lei non avere quella comodità. Poteva vivere con poco, aveva imparato a farlo, ma immergersi in un bagno caldo faceva miracoli per il suo umore.

Vado a prendere l'acqua,” disse Uncas, lanciandole un altro sguardo divertito mentre le passava accanto con le pentole.



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Quella sera la coppia sedeva davanti al fuoco. Erano rilassati e a loro agio, Alice stava leggendo un vecchio giornale di Philadelphia alla luce tenue. Era mentalmente stimolante, anche se le mancavano i suoi romanzi e i suoi libri di poesia. Sorrise, ricordandosi della sua copia nascosta di Pamela che lei e le sue amiche si erano segretamente passate.

Alice finì il suo té alla menta posò la tazza con uno sbadiglio. Uncas, che era intento a smontare e pulire il suo fucile accanto a lei, alzò lo sguardo.

Stanca?” chiese distrattamente.

Alice scosse la testa, pettinandosi i lunghi capelli con le dita. Si erano asciugati ore prima ma senza una spazzola le si erano aggrovigliati.

Invece di condividere con lui i suoi gusti in fatto di lettura (specialmente romanzi licenziosi) lo sbirciò da dietro le ciglia.

Stavo pensando alla tua caccia di domani.”

Uncas assentì con un borbottio ma non rispose. Alice era ormai abituata a quella strana usanza linguistica indiana, così continuò a fissare le fiamme che danzavano nel focolare.

E se rimani ferito?” Alice permise alla preoccupazione di farsi strada nella sua voce. “E se non riesci a ritrovare la strada di casa?”

Uncas mise giù il fucile. “Non è possibile.”

Alice incontrò il suo sguardo con testardaggine. “Impossibile che tu possa venire ferito? O che possa accadere qualche imprevisto? Potresti stare via per giorni, Uncas.”

Uncas annuì in conferma dell'ultima frase. “Sì. Probabilmente per un giorno o due. Ma non mi perderò né mi ferirò. Vado a caccia da solo da quando avevo quattordici estati.”

Alice scosse il capo accigliata. Voleva della carne fresca, ma non se c'era la possibilità che accadesse qualcosa a Uncas.

Rimasero in silenzio per diversi minuti finché Uncas le diede un colpetto col gomito.

Ho qualcosa per te.”

Alice alzò lo sguardo. “Cos'è?”

Uncas si limitò a sorridere e a recuperare qualcosa da una delle sue numerose tasche. Era incartato stretto in un panno di cotone. Perplessa, Alice svolse il piccolo involto con cautela. Emise un debole sussulto, sbalordita.

Uncas! Ma come...” Alice era senza parole.

Nell'involto stava il braccialetto che aveva venduto due mesi prima. Era stato il suo gioiello più caro, un elegante cerchio d'oro e perle. Alice ricordava il sorriso di suo padre quando glielo aveva donato, fiero nella sua uniforme militare rossa, durante il ballo che aveva dato per il suo sedicesimo compleanno. Alice sentì il petto gonfiarsi.

Non potrò mai ringraziarti abbastanza.”

Uncas alzò le spalle. “Appartiene a te.”

Alice si avvicinò a lui, desiderando sentirlo vicino. “Hai pagato molto per riaverlo? L'ho venduto per così poco, ed è di valore...”

Uncas alzò di nuovo le spalle, non propenso a discutere il sordido argomento dei soldi.

Alice continuò a sorridergli radiosamente, la sensazione nel petto si intensificò fino a lasciarla senza fiato. Era esterrefatta, stordita, incapace di fare altro che guardarlo in viso. Si sentiva ancorata a terra.

Tutto a posto?” Uncas fece la sua solita domanda, perplesso.

Sì,” replicò Alice. Deglutì sonoramente, meravigliata di non riuscire all'improvviso più a pensare o respirare.

Alice posò delicatamente il braccialetto per terra nel suo involto e si fece più vicina a lui. Uncas interruppe il suo lavoro per fissarla. Il suo sguardo era intenso, tutto calore liquido. Ora sembrava lui quello nervoso.

Quello era il primo bacio che Alice avesse mai iniziato – almeno quando era in sé – e esitò quando avvicinò le labbra a quelle di Uncas. Uncas era completamente immobile, ma una volta che le loro labbra si furono incontrate, diverse cose accaddero tutte insieme. Uncas rese il bacio più profondo, circondandole la vita con le mani, stringendo nel pugno il tessuto del suo abito. Allo stesso momento, Alice sprofondò nel suo abbraccio, certa che quel calore li avrebbe consumati entrambi. Era la sensazione più erotica che avesse mai provato, per niente paragonabile a ciò che aveva letto nei romanzi licenziosi.

Alice sentì le labbra di lui muoversi, scivolarle lungo il collo. Chiuse gli occhi, ansimando. Uncas si irrigidì improvvisamente. Lei lo sentì tendersi. Il legame emotivo tra di loro così forte, talmente forte che Alice poteva percepire quali fossero i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Si preoccupava della sua condizione, di non ferirla con il suo comportamento. Che l'ultima volta che questo era accaduto, Alice si era ritrovata rovinata e devastata.

Lei abbassò il capo, poggiando la guancia sui suoi capelli neri. Riusciva a percepire il sudore che gli imperlava la fronte.

Siamo qui ora,” sussurrò. Le cose erano diverse. Lei non aveva più paura – non di lui, in ogni caso.

Lui la guardò, gli occhi socchiusi.

Quando Alice cominciò a slacciarsi i lacci dell'abito, Uncas la baciò di nuovo, profondamente, fieramente. Le sembrò di essere persa in lui, ancor di più quando lui la fece sdraiare nella morbidezza delle pelli. Quando i suoi gesti divennero di nuovo esitanti, Alice lo attirò a sé, lo sguardo attratto dalle rozze travi che costituivano il tetto della capanna. Il respiro le si mozzò alle inaspettate sensazioni che lui le stava provocando. Era così consumata da lui, interamente, che a a malapena registrò le parole della sua lingua che lui le sussurrò.

Il giorno seguente, prima dell'alba, Alice si svegliò ancora assonnata con la sensazione di essere trasportata. Uncas la posò sulla brandina che Jack usava come letto, tenendola avvolta nelle pellicce. Alice sonnecchiò per i minuti successivi, mentre sentiva Uncas che si preparava per la battuta di caccia, impacchettando le sue cose e caricando il fucile.

Sentì un tocco sul polso, ma era troppo stanca perfino per aprire gli occhi. Quando lo fece, il solo era alto nel cielo, visibile perfino dalle più piccole crepe dei muri di legno. Abbassando lo sguardo, Alice vide il suo braccialetto brillarle intorno al polso.

Con un sorriso, Alice si alzò e si preparò per la giornata che aveva davanti.





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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


Yakwawiak vagava per queste terre molte, molte generazioni fa. Lo chiamavamo l'orso dalle zampe rigide.”

Quanto era grande?”

Più alto di un albero. Aveva un lungo naso che arrivava fin quasi a terra, e lunghi denti ricurvi che gli sporgevano dalla bocca. Aveva una pelliccia molto folta. Mangiava chiunque gli capitasse a tiro.”

Che cosa terribile. Assomiglia ad un elefante.”

Che cos'è?”

Ne ho visto solo dei disegni. Vivono in varie parti del mondo. Dimmi di più sull'orso dalle zampe rigide, Uncas.”

Mmm. Alcune tribù ancora ne hanno i teschi e le ossa. Sono più grandi di quelle di qualsiasi animali che esiste oggi.”

Tu le hai mai viste le ossa?”

Mai.”

Sono contenta che non ci siano più, ma vorrei vederne uno. Mi chiedo se esistano delle ossa di drago. Va bene, ora tocca a me. Stasera ti racconterò... della principessa Rashiecoats di Scozia.”



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Era ormai Lowan- inverno. Faceva freddo, ma non eccessivamente. Non ancora. Per questo Uncas ringraziava Mannitto.

Le sue giornate erano ancora piene, perché si alzava quasi sempre presto per occuparsi della fattoria e per continuare i preparativi per l'arrivo del freddo intenso. Manteneva la sua mente attiva e le sue preoccupazioni a bada; inoltre voleva che Jack trovasse la sua terra e la sua fattoria in condizioni migliori di come le aveva lasciate.

I suoi pensieri erano spesso diretti a suo padre. Una volta lo aveva sognato all'inizio dell'Anixi Gischuch, il periodo dell'anno in cui gli scoiattoli tornavano alle loro tane. Aveva visto suo padre come era di solito, il portamento eretto e fiero, gli occhi stanchi. Nel suo sogno, suo padre aveva provato a parlargli, ma il suo viso era stato oscurato da un improvviso turbine di neve.

Si era svegliato con il cuore che gli batteva forte e la mente affollata da molti pensieri. Più di tutto il dolore per la loro separazione. Non avrebbe mai pensato che suo padre gli avrebbe voltato le spalle come aveva fatto.

Anche Alice faceva brutti sogni, e spesso piangeva e si agitava nel sonno. A volte parlava addirittura un'altra lingue. Una volta sveglia, Alice non condivideva con lui quei sogni. Accennava solo al fatto di essere cresciuta in Scozia parlando un'altra lingua. Gae-lic. Lontana dalla società inglese, la sua voce dolce cominciava a virare più verso l'accento scozzese della sua infanzia.

Uncas cominciò a bruciare del cedro rosso per scacciare via gli spiriti maligni che potessero causare quel loro turbamento.

Che il Grande Spirito fosse in collera con lui? Le sue offese erano state così gravi?

Mentre il bambino cresceva nel ventre di Alice, cominciò a chiedersi se avesse fatto la cosa giusta nel portare via quella ragazza da Albany, da Londra e da tutto ciò che conosceva. Era meglio questo, pensava, piuttosto che vederla sprofondare nell'oscurità e nella vergogna da sola. Piuttosto che non conoscere mai il sangue del suo sangue che Alice portava in grembo.

Le loro giornate erano semplici. Lui riusciva ancora ad andare a caccia, anche se la carne era scarsa. La carne di cervo che avevano messo da parte era stata salata e seccata per poterla consumare durante il freddo dell'inverno. Stava arrivando, di questo non aveva dubbi. Il pensiero di essere bloccato dalla neve con Alice incinta lo innervosiva, perché se fosse successo qualcosa?

Si rifiutò di indulgere in pensieri tanto negativi. Le sue uniche preoccupazioni ora erano mantenere Alice ben nutrita e felice, e insegnarle come cucinare e pulire e svolgere i doveri di una donna. Doveva costantemente ricordarle di mantenere il fuoco acceso quando usciva per andare a caccia o per controllare le trappole. Era così poco preparata che a volte lui ancora se ne sorprendeva, anche se se ne guardava bene dal dirglielo.

Si raccontavano storie, e lei gli leggeva i sonetti ad alta voce. Fu davvero un inverno tranquillo.

Alice aveva cucito dei pannolini di stoffa, e Uncas aveva cominciato a pensare a come costruire una culla.

Quando fosse arrivata la primavera, sarebbe stato pronto ad accogliere suo figlio.



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Uncas controllava le trappole ogni giorno. Ormai ci avrebbe trovato solo un topo muschiato, o al massimo un coniglio.

Sulla strada del ritorno quel giorno realizzò che il ghiaccio e la neve erano ormai imminenti. Lo sapeva perché, nonostante fosse avvolto in una pesante pelliccia di lupo, il freddo gli penetrò fin nelle ossa.

Entrando nella capanna, Uncas mise allegramente il coniglio sul piccolo rozzo tavolo che aveva adibito allo scuoiamento degli animali, ora che erano costretti a stare in casa. Stiracchiandosi, Uncas si tolse la pelliccia.

Alice si alzò dal proprio posto accanto al focolare e lo salutò con un sorriso. Il suo sguardo lo scrutò ansiosamente, il sorriso ancora al suo posto. Lui sapeva che era preoccupata. Come molti degli europei che aveva conosciuto, aveva quella particolare abitudine di sorridere rigidamente ogniqualvolta si sentiva insicura di qualcosa.

Bentornato, Uncas.”

Uncas nascose un sorriso. Così formale.

Più tardi quella sera stavano finendo la loro cena a base di stufato di coniglio. Usavano di rado il tavolo, preferendo consumare i pasti di fronte al focolare. Sedevano vicini, crogiolandosi al calore del fuoco che crepitava allegramente.

Alice amava leggere accanto al fuoco. Aveva trovato un baule di libri che erano appartenuti alla moglie di Jack, Katerina, che era morta anni prima. Uncas imparò che ad Alice piacevano le opere di Shakespeare e Francis Bacon.

Alice gli sorrise, il fuoco che danzava nei suoi occhi. Posò il volume che stava leggendo. Sporgendosi in avanti, sfiorò il petto di Uncas con le dita, carezzando il suo tatuaggio. Sapeva cosa gli provocava ogni suo singolo tocco.

Uncas si tirò un po' indietro, dandole invece un bacio sulla fronte.

Sei stanca. Vai a dormire.”

Alice si ritrasse, sentendosi respinta e ferita. Uncas sentì il senso di colpa impadronirsi di lui. Non aveva voluto ferire i suoi sentimenti. Era solo che stava iniziando a pensare che si fosse davvero comportato indegnamente, come suo padre lo aveva accusato.

Era una cosa difficile da dire a parole, figurarsi spiegarla a lei. Nella sua cultura, gli uomini non dividevano il letto con le mogli quando erano in attesa o allattavano i figli. Non si era mai sentita una cosa simile. Suo padre una volta ne aveva fatto una questione nel spiegarlo ai figli – che a differenza dei bianchi, che non davano mai pace alle loro mogli e molestavano le giovani vergini, gli indiani rispettavano le donne.

Le loro notti insieme erano state a dir poco piacevoli – più che piacevoli. Alice aveva perso la sua timidezza e si gettava volentieri tra le sue braccia notte dopo notte. Si esploravano a vicenda alla luce del fuoco, ogni luogo segreto, e ad ogni carezza ed ogni volta che facevano l'amore, sentiva i suoi sentimenti per lei diventare sempre più profondi. Tutto ciò che lei diceva o faceva, ogni suo gemito, era ardente come se lo avesse marchiato a fuoco.

Era così per ogni uomo?

Non poteva fare a meno di pensare che forse era troppo. Suo padre era un uomo saggio – di sicuro sapeva la verità su un problema come questo. I bianchi a volte avevano anche dieci figli, uno dopo l'altro, mentre gli indiani si controllavano, e i loro bambini nascevano molto più distanziati.

Alice ancora lo guardava, anche se improvvisamente sembrò colpita da un pensiero.

Non mi trovi più attraente perché mi sto ingrossando?”

Uncas la guardò in fretta. Perché pensava una cosa del genere? Allungò la mano verso la sua ma lei si sottrasse. Era un modo per ritrarsi, alzarsi in piedi e scappare, lui lo sapeva, ma la trattenne gentilmente.

No, Alice.” Il suo tono era fermo. “Parliamo.”

Sapeva che lei poteva essere petulante, e che era orgogliosa. Perfino adesso la sua mascella era serrata e il suo sguardo duro. Che mogliettina testarda che aveva.

Dovresti riposare il più possibile.”

Ma riposo,” gli ricordò lei, mettendo il broncio. “Non faccio altro che riposare.”

Lo so,” disse Uncas pazientemente, “ma non voglio stancarti ancora di più. O farti male.”

Alice gli tenne lo sguardo addosso, con espressione neutra. Poi il suo viso si addolcì.

Non mi hai mai fatto male,” mormorò, sporgendosi a baciargli la guancia. Lui la tenne stretta a sé, le sue curve morbide.

Forse suo padre si era sbagliato. Forse avrebbe dovuto imparare le complessità del matrimonio da solo. Il pensiero lo fece sorridere.



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Come Uncas aveva predetto, il periodo più freddo dell'inverno giunse in fretta.

Trascorse il tempo facendo riparazioni alla capanna per mantenere le correnti d'aria al minimo, e intagliando e assemblando una culla. La sua gente non usava culle, nel senso stretto del termine, ma sapeva che Alice ne avrebbe voluta una. Cominciò anche a costruire una culla portatile. Aveva solo una vaga idea di che aspetto avesse, e così fu stimolato ad essere creativo durante la costruzione. Sapeva che doveva esserci qualcosa per poggiare i piedini, un'imbottitura, e coperte e corde.

Quando fu abbastanza soddisfatto del risultato finale, Uncas attaccò un amuleto di protezione con perline che suo padre aveva messo a lui da bambino nella culla.

Alice sembrò più entusiasta della culla che della culla portatile. Vi mise dentro delle coperte, e le risistemava un poco ogni giorno. Disse che avrebbe voluto fare una bambola , ma non voleva sprecare altro lino.

Le settimane si susseguirono fino a Dicembre, a la neve cominciò a cadere. All'inizio era leggera, una morbida coltre che copriva ogni cosa. Poi il mondo divenne bianco.

Aveva costruito delle scarpe da neve, e Alice prese a passeggiare fuori intorno alla capanna nei giorni in cui smetteva di nevicare. La luce invernale era fioca, il sole scappava via dal nonno vento del nord, lo spirito dell'inverno. Fortunatamente avevano abbastanza legna per mantenere calda la capanna, e cibo sufficiente. Avevano pummikan e carne secca, e anche frutta secca. Avevano pannocchie, fagioli, e riso.

Si scaldavano anche l'un l'altra durante le lunghe, fredde notti invernali.



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No, no, no, no! Vieni, andiamo in prigione:

Là canteremo insieme, noi due soli,

come uccellini in gabbia; e quando tu

mi chiederai la mia benedizione

io mi inginocchierò davanti a te

per implorare invece il tuo perdono:

così vivremo, cantando e pregando,

e raccontandoci antiche favole,

e sorridendo al volo di farfalle,

e alla voce di poveri furfanti

imprigionati per vagabondaggio;

e anche noi parleremo con loro...

di chi perde e chi vince;

di chi è rimasto e di chi se n'è andato;

assumeremo su di noi il mestiere

di sondare i misteri delle cose,

come se fossimo spie degli dei;

e noi, così, tra le mura di un carcere,

cancelleremo via dalla memoria

il ricordo di intrighi e di fazioni

dei potenti, fluenti e rifluenti

come onde di marea sotto la luna.”


Alice.”

Sì?”

Perché sei triste?”

Questo passaggio mi ricordava mia madre. È morta così improvvisamente. Come mio padre.”



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Uncas evitò di poggiare il proprio peso sul corpo caldo sotto il suo, tenendosi sugli avambracci, il capo nell'incavo del collo di lei. Attese finché il suo respiro fu tornato normale. Baciandola dolcemente sulle labbra, Uncas rotolò di lato e giacque al suo fianco, osservando languidamente il soffitto. Provava quella sonnolenza tipica dell'amore, ogni suo arto era rilassato.

Alice avvicinò il proprio corpo a lui, accoccolandosi contro il suo petto, gli occhi che incontrava quelli di lui – grandi e luminosi. Sorrise e attese.

Ancora?” chiese lui, divertito e incantato dalla sua bellezza alla luce del fuoco. I suoi lunghi capelli dorati accarezzavano la sua pelle.

Alice fece correre la mano sulla pelle del suo ventre, accarezzandone le cicatrici quasi scomparse. Uncas trattenne il respiro. Alice premette le labbra sulla pelle tesa del suo petto.

Uncas l'aiutò a salire sopra di lui, e fece scorrere le mani lunga la sua schiena dalla pelle liscia. Questo era quello di cui tempeste e tuoni erano fatti, pensò.

Più tardi, Uncas fece per sollevare la moglie addormentata e portarla verso il letto. Era troppo piccolo per tutti e due, e con le sue lunghe gambe lui ci stava scomodo.

Fu sorpreso di sentire un mormorio di dissenso da parte di Alice. “Restiamo così.”

Il letto è più comodo,” replicò lui in un sussurro, togliendole una ciocca di capelli dal viso.

Sono al caldo qui. Con te.”

Allora lui rimase immobile mentre lei si rintanava ancor di più nelle coperte e contro di lui. Il sonno lo portò presto nella terra dei sogni.



——————————————————————————————————————————


A molte, molte miglia di distanza, dall'altra parte del fiume Ohio, Chingachgook invece non riusciva a dormire; non riusciva a trovare pace nel sonno o nella meditazione. Il suo cuore era pesante, come se fosse fatto di ghiaccio.

I suoi pensieri correvano continuamente verso i suoi figli ad est. Il maggiore aveva deciso di andare ad Albany con sua moglie, invece che in Can-tuck-ee, al minimo suggerimento della ragazza dai capelli scuri.

E Uncas.

Uncas.

Suo figlio di sangue lo aveva disonorato. Il tradimento di cui si era macchiato era stato indicibile.

Chingachgook fissò pensosamente il fuoco della sua wigwam. Non aveva sentito calore fin da quando era arrivato lì con i suoi parenti.

Uncas aveva sempre osservato le donne Yengeese bionde, affascinato da loro. Aveva perfino osservato la moglie di John Cameron per più tempo del necessario, durante gli anni in cui stava divenendo uomo. Non era sicuro se Uncas avesse mai giaciuto con una donna, ma pensava che fosse probabile che lo avesse fatto al campo Delaware. Aveva sentito qualche voce qui e là, anche se Chingachgook si era sempre rifiutato di indagare. Comunque nessuna di quelle donne aveva catturato l'attenzione di Uncas. La sua mente era sempre altrove, sulla caccia, sulla loro vita quotidiana. Mai davvero sul futuro. Chingachgook aveva sempre tollerato questo fatto con pazienza, sapendo che i giovani erano sciocchi a questo proposito. Quando aveva finalmente parlato ad Uncas la primavera precedente, il suo cuore era stato felice quando suo figlio aveva acconsentito a spostarsi ad ovest e a sistemarsi con una ragazza Delaware.

Invece, Uncas aveva perso la testa per quella sciocca ragazza bianca. Aveva gettato via il futuro di entrambi scappando insieme a lei. Con una strana, fragile, ragazza Yengeese che era così debole, perfino tra il suo popolo. Aveva scelto di diluire e quindi contaminare il loro sangue per un attacco di lussuria e infatuazione.

Chingachgook fece una smorfia, scuotendo la testa tristemente. Comunque aveva scoperto che non poteva più essere in collera. Se lo avesse fatto, sapeva che la rabbia lo avrebbe consumato.

Aprì con cautela la lettera che aveva ricevuto quel giorno. Dal suo figlio bianco. Un esploratore da Albany era venuto ad ovest, e la lettera era passata di mano in mano, prima di raggiungere il campo invernale dei Lenape. Fissò la calligrafia sottile di Nathaniel.



Padre,

non sono sicuro se e quando questa lettera ti raggiungerà. Spero tu stia bene. Cora ti manda i suoi saluti.


Chingachgook sbuffò di sdegno. Dubitava che lo avesse davvero fatto.


Ci siamo sposati con una piccola cerimonia tenuta dal reverendo Wheelock. Il tempo è freddo ma a Cora piace molto la neve.

Padre, ti prego come figlio e fratello di perdonare Uncas. Non ha mai avuto intenzione di tradirti. Si è preso le sue responsabilità per ciò che ha fatto con Alice. Uncas e Alice non sono con noi ad Albany. Ci siamo separati vicino Schuylerville. Credo che fossero diretti a nordovest. Non so dove siano andati. In primavera, Cora e io li troveremo, speriamo.

Ti mando i miei saluti, spero che questa lettera ti trovi, padre.

NP


Chingachgook rimise a posto la missiva. Perché Uncas si era separato da suo fratello? Con la ragazza dai capelli chiari incinta?

Era preoccupata per i più giovani della famiglia. Dopo che si era saputo della condizione della ragazza, Uncas aveva agito con un'avventatezza che non era nel suo carattere. Come se avesse avuto paura che qualunque ritardo avrebbe fatto sparire la ragazza in un soffio di fumo. Aveva esiliato se stesso e lei. Forse la vergogna era stata troppa.

Porta in grembo tuo nipote.

Chingachgook rimuginava sue quelle parole da diversi mesi ormai. La sua rabbia era stata così forte che aveva chiuso il suo cuore a qualunque altra cosa. Ora si chiedeva... avrebbe mai conosciuto suo nipote?



Nota della traduttrice: Ciao a tutti! Il passaggio che trovate in questo capitolo, quello che ad Alice ricorda sua madre, è un brano di “Re Lear” di Shakespeare; nello specifico l'atto 5, scena III, il momento in cui Lear e sua figlia Cordelia vengono portati in prigione. Dovendolo tradurre dall'originale inglese proposto dall'autrice ho preferito affidarmi ad un professionista. Per cui la traduzione che leggete qui non è la mia, ma è quella di Goffredo Raponi.

Ne approfitto anche per ringraziare tutti voi che leggete e recensite!

Un abbraccio,

Eilan21


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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


Se ne stava in un campo luminoso, assaporando il calore del sole che splendeva accecante sopra di lui. Riusciva a sentire la freschezza dell'aria primaverile con profondi respiri, riusciva a vedere le piccole venature delle foglie quando la luce del sole le attraversava.

Dove si trovava?

Socchiudendo gli occhi, si guardò intorno e individuò qualcosa fuori dell'ordinario. Sembrava un bambino. Un bambino molto piccole che correva dentro e fuori il fogliame, girando intorno agli alberi sui piedini malfermi. Non riusciva a capire se fosse maschio o femmina perché era vestito con una tunica e si muoveva veloce. Troppo veloce per un bambino di due o tre anni. Il bambino improvvisamente si fermò e gli lanciò un'occhiata attraverso il campo assolato.

Il cuore gli fece un improvviso balzo nel petto. Riconosceva quegli occhi, con dolorosa chiarezza. Era... doveva essere-

Il bambino girò sui tacchi e corse via, incespicando ma veloce. Come hinutet, uno scricciolo.

Gli corse dietro, le verdi foglie della madre terra che si facevano sfocate. Corse come non correva più da molti anni.

Eppure non riusciva a raggiungere il bambino. Come era possibile? Il vuoto del suo cuore si riempì di nostalgia.

Naughees, pensò, smetti di fuggire. Sono vecchio ormai.

Sono machum. Tuo nonno.

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Tsquali Gischuch

La luna in cui le rane gracidano nelle paludi.

Tardo inverno che si stava trasformando in primavera.

Chingachgook viaggiava da mesi, spostandosi di luogo in luogo, lo sguardo fisso sul sole e sulla luna, la mente sull'ambiente che lo circondava, e il suo cuore con suo figlio.

Era stato ad Albany e aveva fatto una sorpresa a suo figlio bianco e a sua moglie dai capelli scuri. Non si erano aspettati di vederlo apparire durante l'inverno, ma gli avevano dato un caloroso benvenuto. Perfino capelli scuri. Aveva cucinato per lui, rammendato i suoi abiti, letto per lui alla sera. Avevano solo una stanzetta sul retro della casa del loro vecchio amico il reverendo Wheelock. Aveva dato un po' di privacy alla coppia di sposini nei giorni che gli ci erano voluti per riprendersi dal viaggio. Aveva dormito accanto al fuoco. Non era riuscito a rimanere. Aveva un lungo viaggio davanti a sé.

Nathaniel aveva protestato la propria disapprovazione a questo piano.

Resta. Andremo insieme quando il clima sarà favorevole. Non sei esattamente un giovanotto, noosh. Considera di restare e aiutare il reverendo Wheelock con la sua carpenteria. Si occupa anche dell'orto in primavera.

Insolente.

Una volta era stato giovane, molte lune prima. Era stato più forte del suo linguacciuto figlio maggiore, perfino più veloce di suo figlio di sangue Uncas, che chiamavano Le Cerf Agile – il cervo agile.

Ma Chingachgook sapeva che suo figlio maggiore aveva ragione, era davvero vecchio ora. Aveva dormito per due giorni dopo essere giunto ad Albany. Le ossa spesso gli dolevano, soprattutto le giunture. Capelli scuri – Cora – gli aveva preparato un tè di rosa invernale per contrastare il fastidio.

Nathaniel non poteva capire. Non ancora. Non era ancora padre, dopotutto. In ogni caso non aveva brontolato troppo, si era limitato a dirgli dove pensava che Uncas e la ragazza potessero essere.

Dopo una settimana di riposo e di recupero delle forze aveva lasciato la giovane coppia preoccupata e il suo vecchio amico John Wheelock, e si era messo in viaggio verso la natura selvaggia, visitando città dei bianchi e villaggi Umami lungo il cammino.

Aveva incontrato tempeste di neve e ghiaccio, attraversato laghi ghiacciati, valli e colline. A volte aveva vacillato, le gambe non più in grado di sorreggerlo come avevano fatto in passato. La vecchiaia recava saggezza e il rispetto degli altri guerrieri, pensava. Ma anche dolori e affanni.

Viaggiò verso sud mentre l'inverno cominciava a mescolarsi con l'Achpateuny, il leggero vento dell'est di inizio primavera. Colorando il mondo con un pizzico di calore, prima di scagliare altra neve e ghiaccio lungo il cammino.

Non importava. Avrebbe completato quel viaggio. Dopotutto lui era Le Gros Serpent. Conosceva tutte le strade dell'uomo e della natura.

Successivamente cambiò di poco direzione e si diresse verso la capanna di Ian e Beth. Sperava che fossero lì e che non si fossero trasferiti ad Albany, o peggio, fossero morti nel massacro precedente.

Con suo sollievo, la fattoria era incolume, e i suoi dintorni tranquilli. Osservandosi intorno con cautela, vide qualcuno che non si aspettava per niente, così inaspettato che lo fece fermare.

Jack Winthrop, quasi identico a come lo ricordava, con tanto dei suoi soliti cappello a tricorno e uniforme logora.

Jack lo guardò stupito per diversi momenti e, gettando a terra la pila di legna che stava trasportando in casa, gli si avvicinò in fretta. La sua bocca si incurvò in un ampio sorriso.

Chingachgook!” lo chiamò, sorridendo felice. Si strinsero la mano, e Jack rise di contentezza, nel suo solito modo scherzoso che ben si adattava al suo spirito ribelle.

Felice di vederti vivo, Jack,” disse Chingachgook schiettamente.

Allora, cosa fai qui?”

Sono di passaggio.”

Jack annuì, ancora sorridente.

Entra, entra! Sono sicuro di parlare a nome di Ian e Beth quando dico che sei sempre il benvenuto. Spero che tu sia affamato. Beth ha fatto del riso con i fagioli e stufato di manzo.”

Chingachgook non si aspettava di trovare il giovane capitano lì insieme a Ian e sua moglie. Conosceva Jack da quando aveva circa tredici anni. Aveva la stessa età di Nathaniel, e i due erano diventati amici stretti, anche con Uncas quando suo figlio minore era cresciuto. Quindi era davvero felice che Jack fosse scampato alla morte. Che tutti loro fossero scampati. Era un buon presagio.

Il Creatore della Vita è buono.

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Più tardi quella sera bevvero tutti della birra mentre si preparavano ad andare a letto. Le giornate erano ancora corte e l'inverno li aveva logorati tutti.

Beth parlava e parlava come faceva sempre, e gli uomini più giovani conversavano tra loro, ignorandola. Dunque la ruota era girata, eppure alcune cose erano rimaste uguali.

Chingachgook fumava la pipa, pensieroso. Non importava quanto si sentisse a proprio agio, o al caldo e nutrito, doveva andarsene dopo l'alba. Stava pensando se spostare o meno la propria attenzione su Cumberland County quando qualcosa che Beth disse penetrò nei suoi pensieri.

Chingachgook mise lentamente giù la pipa.

Come sapevi che mi sono diretto da solo in Can-tuck-ee?” chiese. Il fuoco si rifletteva nei suoi occhi in maniera inquietante.

Beth minacciò di soffocarsi con la birra. Gli altri si fecero improvvisamente tesi.

Come?” si impantanò lei, lisciandosi il vestito. Aveva il viso rosso.

Chingachgook invece guardò gli uomini. Il suo istinto stava cominciando a capire.

Ian cominciò a parlare ma Jack lo interruppe. Sfoggiava un'espressione cauta ma determinata. Chingachgook percepiva che lo considerava un suo dovere filiale rispondergli dal momento che conosceva lui e la sua famiglia da tanto tempo.

Chingachgook, Uncas e Alice hanno trascorso parte dell'autunno qui con noi.”

Chingachgook fletté convulsamente le dita. Solo anni e anni di autocontrollo e meditazione lo avevano fermato dallo sfogare la sua rabbia sulle persone che aveva davanti. Uno praticamente un figlio, gli altri cari amici che avevano sempre dato rifugio e nutrito e aiutato la sua famiglia, anche quando avevano poco e niente.

Perché non glielo avevano rivelato prima?

Perché?”mormorò.

La sua domanda era carica di significato. In ogni caso, loro compresero.

Beth si schiarì la gola, ancora imbarazzata.

Sappiamo che hai avuto un diverbio con Uncas a causa... a causa di sua moglie.”

Moglie.

La donna aveva scelto con cura questa parola, Chingachgook lo intuì. Significava che, anche se rispettavano il patriarca e capo Mohicano, si sentivano anche legati alla ragazza bianca. L'implicazione era chiara.

Lei è una di noi. Noi la accettiamo.

A parte quella consapevole sfida, fu quella parola a spingere Chingachgook a fissare il fuoco meditabondo. Mesi prima, se suo figlio si fosse riferito a quella cosina pallida come sua moglie, pensava che sarebbe stato capace di colpirlo. Ora però, le maree del cambiamento avevano creato delle crepe sulle rive della sua età avanzata, mettendo da parte i suoi desideri per il figlio, la sua speranza di ricostruire una linea di sangue pura.

Dove sono?”

Silenzio.

Chingachgook sollevò il capo e li guardò cupamente, i suoi occhi scuri che scandagliavano gli altri senza batter ciglio.

I più giovani Yengeese sembravano intimiditi. Lui non era assolutamente dell'umore per fingere o per perdere tempo.

Se ne sono andati a novembre,” disse Beth dolcemente, lo sguardo acceso di compassione e tenacia, sue dei suoi tratti più prominenti.

Chingachgook la fissò duramente, e anche se si agitava nervosamente, lei non vacillò.

Ian si sporse in avanti, pensando evidentemente che era tempo di riafferare le redini della sua cocciuta moglie chiacchierona.

Come mia moglie ha detto, sono stati qui per un breve periodo.” L'accento dialettale dello scozzese era ostico alle orecchie di Chingachgook. “Non avevano nessun'altro posto dove andare, o almeno, niente di pianificato. Uncas ha lavorato alla fattoria con me e Jack, e Beth si è assunta il compito di insegnare ad Alice a cucinare e pulire.”

Ora Chingachgook sentiva i primi segni della vecchia rabbia e indignazione. Sì, insegnarle perché la bionda era stata viziata tutta la vita al punto che riusciva a malapena a bollire un po' d'acqua. Non sapeva scuoiare gli animali, non sapeva niente di faccende domestiche, e ora suo figlio, un guerriero nobile e forte che un giorno sarebbe stato un capo, era soggiogato da lei.

Si ricordò perché si era messo in viaggio, ricordò il suo sogno sul suo misterioso nipote, e pregò il Creatore della Vita perché gli concedesse un po' di pazienza.

Una volta che hanno messo da parte abbastanza provviste hanno deciso di andarsene per conto loro, finché in primavera non avessero potuto comprare della terra e cominciare a costruire.”

E finché non sarà nato il loro bambino,” aggiunse Beth, sorseggiando il suo sidro. Chingachgook vide Jack irrigidirsi.

Dove sono?” ripeté Chingachgook pacatamente. Si sarebbe diretto là – dovunque fossero – appena il sole fosse sorto.

Perché?” chiese bruscamente Beth. Il suo sguardo era duro, tra il preoccupato e il falso smargiasso.

Tieni a freno la lingua,” sibilò Ian, zittendola con lo sguardo. “Stai parlando a un anziano, moglie.”

E io non intendevo offendere, marito,” ribatté Beth. “Chingachgook e la sua famiglia mi sono cari quanto te. Lui e i suoi figli parlano chiaro. Perché non posso fare lo stesso?”

Sei troppo sfrontata, Elizabeth.”

Ian guardò sua moglie in cagnesco ma non aggiunse altro. Non era il tipo da offrirsi a una discussione. Jack guardò impotente i suoi amici.

Chingachgook, amico,” Beth sottolineò l'ultima parola, “vorrei solo sapere quali sono i tuoi piani.”

Gli uomini la fissarono, stupiti dall'audacia di Beth. Chingachgook aveva sempre saputo che era audace, sfacciata, e imperturbabile, ma la sua impertinenza era sorprendente.

Beth fece un respiro profondo e esalò lentamente, a quanto sembrava cercando di ricomporsi.

Quello che intendevo, Chingachgook, è... Uncas è arrivato da noi con una giovane donna incinta, senza nessuna destinazione precisa in mente. Era chiaro quanto fosse triste per la rottura con te. Lui e Alice sono così giovani. Devo chiederti – cercherai di separarli?”

Non fu una facile prodezza per Chingachgook frenare il suo disgusto alle cattive maniere di Beth. Una donna non avrebbe mai dovuto rimproverare o fare domande a un uomo, specialmente un ospite in casa sua. Forse gli Yengeese avevano usanze diverse?

Non era nella natura di Chingachgook pensare male dei propri amici e conoscenti, comunque. Ed era abbastanza saggio da sapere che le parole scortesi di Beth le venivano dalla preoccupazione. Le sue orecchie sarebbero dovute essere aperte all'ascolto.

Proprio quello che non aveva fatto con il proprio figlio.

Puoi rimediare a quello che è successo in qualsiasi momento, amico mio,” disse Beth con un piccolo sorriso. Il suo viso brillava allegramente nella luce del fuoco, “siamo affezionati ad Alice, come ad Uncas. Lei si sente così sola. Eppure ha scelto tuo figlio.”

Mio figlio l'ha disonorata,” mormorò Chingachgook in tono basso. La sua voce era quasi una carezza, anche se le parole erano taglienti e intrise di dolore. “E allo stesso tempo ha disonorato me. È stato costretto a...” Chingachgook cercò una descrizione appropriata, “questo accordo con la ragazza.”

Molto bene,” s'intromise Jack ad alata voce chinandosi in avanti, lo sguardo duro come l'acciaio, “Uncas le ha sollevato le gonne-”

Jack!” tuonò Ian, allibito. Beth emise una risatina scioccata dietro la mano.

- ma ha agito come deve fare un uomo e si è preso le sue responsabilità. Ora, capisco che tu sia ancora amareggiato perché è bianca, e non ti biasimiamo per questo. Non sono esattamente ben accoppiati. Lei è una cosina così strana. Ed ha anche una certa arroganza alle spalle.”

Jack, stiamo cercando di spiegare a Chingachgook-” Ian cercò di nuovo di interromperlo ma il suo tentativo fu vano. Jack aveva negli occhi quella scintilla fervente che significava che era ispirato.

A quel punto Jack gesticolava freneticamente, scostandosi le ciocche biondo-rossicce dalle spalle.

Beth ha ragione. Alice avrebbe potuto andarsene in qualsiasi momento, avrebbe potuto scappare da lui, avrebbe potuto fare un mucchio di cose. Ma non le ha fatte. Ha scelto di rimanere con Uncas. C'è più di un semplice legame di convenienza per via del bambino tra loro. Voglio stare insieme. Anche un cieco se ne accorgerebbe.”

Chingachgook fece un'espressione derisoria. Jack Winthrop era sempre così esplicito sulle cose più triviali. Era sorpreso che il giovane non fosse balzato in piedi su una sedia mentre farneticava. I bianchi erano una razza a parte, ricordò a se stesso. Non avrebbero mai capito che Uncas si era fatto beffe di un espresso ordine di suo padre, e che aveva voltato le spalle alla sua gente, alle loro usanze, al loro modo di vivere.

E si sbagliavano se pensavano che covasse del rancore nei confronti della ragazza bianca. Era incinta di suo nipote, ed era stato Uncas a comportarsi in modo vergognoso.

Scuotendo il capo, fissò Jack dritto negli occhi blu.

Dove sono?” fu la sua unica domanda, ripetuta ormai per la terza volta.

Tenterai di separarli?” disse di nuovo Beth freneticamente. La sua bocca era dura in mezzo al volto pallido, eppure i suoi occhi erano angustiati.

Non intendiamo mancarti di rispetto in alcun modo, Chingachgook,” intervenne Ian, lo sguardo deciso. “Siamo preoccupati. Uncas ha fatto così tanto per stare con quella figliola che sarebbe imperdonabile se favorissimo – in qualsiasi modo – un tentativo di separarli.”

Prese un lungo sorso dal suo boccale e si asciugò la bocca, solenne e tetro come sempre.

Uncas, il mio unico figlio di sangue, ha delle responsabilità fin dalla nascita,” ribatté Chingachgook cupo. “ha scelto una ragazza inglese. Mi ha sfidato.”

Scozzese,” disse Ian con un certo spirito. “Non inglese. Sarebbe potuta andare peggio.”

Chingachgook aveva sentito abbastanza. Con un veloce borbottio di ringraziamento per il cibo e l'ospitalità, si alzò con ogni intenzione di lasciare la casa immediatamente. Meglio accamparsi nella foresta che essere costretto a tollerare quel disprezzo. Avrebbe dovuto trovarli da solo.

Per favore, ti scongiuro,” Beth ora era vicina alle lacrime, “non vogliamo che la nostra amicizia finisca. Teniamo molto a te. Perdere la tua stima ci spezzerebbe il cuore.”

Chingachgook si irrigidì e rimase impietrito a quelle parole. Rabbia, impotenza, disperazione... sentimenti troppo oscuri per un uomo della sua età. Follia e orgoglio. Sapeva solo che non voleva percorrere questo sentiero, che le emozioni negative facevano marcire il cuore e causavano angoscia. Sapeva anche che voleva conoscere suo nipote, il piccolo hinutet che lo aveva tormentato in un sogno, alludendo ad una separazione eterna.

Anche se il suo cuore era pesante, le ferite ancora fresche, voleva sincerarsi che i due giovani stessero bene, che la gravidanza stesse procedendo nel modo migliore. Che fossero al caldo. E felici.

Chiudendo la porta sul proprio orgoglio, si voltò lentamente per incontrare l'espressione turbata di quegli amici che conosceva così bene.

Mai. Non li separerò mai. Uncas ha scelto la propria donna, e la propria strada. Voglio conoscere mio nipote prima dell'alalechen. Prima della mia morte.”




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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


Dimmi della tua casa.”

Londra? Bé-”

No. La Scozia.”

Alice smise il suo ricamo. Spostando lo sguardo su Uncas tremò impercettibilmente e non rispose.

Mi chiedi sempre della mia gente,” le fece notare Uncas, portando ad Alice una fumante tazza di tè dal focolare. Lei la accettò con un ringraziamento sussurrato.

Alice prese un piccolo sorso, assaporando il sapore di menta e il gusto del tè che Uncas le preparava tutti i giorni. Il profumo le faceva sempre pensare alla foresta nel pieno dell'inverno, alle fate di ghiaccio dei racconti popolari.

Ora al settimo mese della sua gravidanza (basato sul suo calcolo approssimativo) la nausea si era quasi del tutto calmata. Stava sperimentando maggior letargia man mano che affrontava le giornate con il suo ventre ingrossato, e si sentiva sempre più senza fiato anche svolgendo i compiti più semplici. Come camminare o sollevare qualcosa di leggero.

Uncas si comportava con attenzione e preoccupazione; Alice aveva deciso mesi prima, durante l'inverno, di non lamentarsi molto. In verità, con la sua nuova reticenza era riuscita a realizzare quanto in realtà di fosse lamentata e aveva preoccupato il giovane guerriero.

Aveva ragione, comunque. Voleva sempre ascoltare su di lui e sulle sue usanze più di quanto volesse parlare delle proprie.

Alice fece un respiro fortificante e posò la tazza accanto a lei.

Cosa vorresti sapere?” chiese, un po' confusa. Non credeva fosse così interessante affrontare una simile ispezione dei suoi primi anni. Non aveva il migliore dei ricordi dopo...

Dove sei nata?” Uncas si accomodò accanto a lei, allungando le lunghe gambe e fissando il fuoco.

Te l'ho detto. Inverness.”

Parlamene.”

Alice lo fissò, poi scosse il capo. Uncas sollevò uno scuro sopracciglio in scherzosa sfida.

Bé,” Alice cominciò il suo racconto con imbarazzo, quindi si bloccò. Odiava che le chiedessero di parlare di un argomento a comando. Lui avrebbe dovuto capirlo, visto come era riservata di natura.

Era tutto molto verde. Ma anche... asciutto. Paragonato a Londra.”

Fu tutto quello che disse, e pensava che la faccenda finisse lì. Uncas sorrise enigmatico.

Dimmi della tua gente. Della tua famiglia.”

Alice esalò un respiro. Un antico dolore le afferrò il cuore.

La famiglia di mia madre è il clan Macleod dell'isola di Skye. La famiglia di mio padre viene da Inverness. Io e mia sorella siamo nate e siamo cresciute lì.”

Clan?”

Ehm... sì. Un gruppo di famiglie che viveva insieme. Avevamo un laird, suppongo simile al vostro capo, e la nostra lingua e i nostri usi diversi dagli inglesi.”

Perché avevate? Non esistono più?”

Lei sapeva che quello era uno dei suoi rari scherzi. Odiava pensarci.

Non nel senso stretto della parole, no.”

Il sorriso di lui scomparve, e Alice si voltò a fissare il fuoco pensierosa.

Alcune persone, inclusa la mia famiglia, si ribellarono alla corona. È tutto... scomparso.”

Scomparso? La tua gente?”

Il nostro modo di vivere. Quando la rivolta venne soppressa, gli inglesi bandirono la nostra lingua, le nostre usanze, i nostri tartan. La maggior parte degli uomini furono arrestati per alto tradimento. Le terre vennero saccheggiate. Mio padre, l'unico della famiglia a rimanere sempre fedele agli inglesi, mi portò via da Inverness e mi mise in un collegio inglese. Finché non sarei stata pronta ad acclimatarmi, disse.”

E lo hai fatto? Ti sei acc-li-matata?”

Alice faticò a spiegarsi.

Non all'inizio. Mi... mi mancava la mia lingua, e la mia gente. Ero sempre stata timida, ma le altre ragazze mi escludevano per il modo in cui parlavo e perché dicevano che i miei familiari erano sporchi traditori. Animali.”

Lo sguardo di Uncas mostrava compassione, anche se non aprì bocca.

Decisi che dovessi effettivamente acclimatarmi. Questo fece smettere le ragazze di tormentarmi, e rese mio padre felice. Era quello che aveva sempre voluto per me. Che fossi una dama inglese.”

Sei inglese?” chiese Uncas dolcemente. Le sue sopracciglia del colore della mezzanotte sembravano ali di corvo, pensò Alice.

Lo fissò, a corto di parole. Ricordò le storie e le canzoni di sua madre. La cadenza e l'accento della sua lingua natia. L'esplosione di stelle nelle chiare notti estive... Ricordò le danze e i racconti, e la libertà che aveva avuto per così poco tempo. Correre libera nei campi, arrampicarsi sugli alberi, cavalcare il suo pony con una sella da uomo. Gli odori e i suoni di Inverness.

No,” sussurrò, stringendo tra le nocche il tessuto del suo abito, “non veramente. Mai.”

Hai detto che ti manca la tua lingua. Perché non la parli?”

Con chi?” chiese lei, la petulanza che cominciava a farsi strada nel suo tono. “Mio padre aveva rinunciato alla nostra vecchia vita, e Cora era sempre via.”

Dimmi qualcosa in gae-lico.”

Alice allungò le mani e prese la sua fra le proprie. Con il pollice lui le carezzò la pelle tra il pollice e la falange. Gli piaceva quella carezza.

Il bambino fece una capriola nel ventre di Alice e le diede una gomitata nelle costole.

Tha gradh agam ort.” Alice sussurrò queste parole, il cuore che le batteva forte, il viso acceso.

Che significa?”

Alice sorrise ma non rispose.

——————————————

Cara mamma,

Guardo le stelle nel cielo notturno, e ti penso spesso. A volte faccio finta di udire la canzone che mi cantavi quando ero bambina. Non riesco a ricordare tutte le parole. Canterò la stessa canzone al mio bambino. Canterò delle montagne nebbiose dell'isola di Skye.

Chì mi gun dàil an t-àite san d'rugadh mi Cuirear orm fàilte sa chànain a thuigeas mi.

Com'era il resto?

Gheibh mi ann aoidh agus gràdh nuair a ruigeam Nach reicinn air tunnachan òir.

Ti ricordi questa canzone? Ti ricordi com'è la vita da dove ti trovi adesso?

Mamma, vorrei che fossi qui. Vorrei poterti chiedere cosa fare. Come essere sempre nel favore di mio marito. Cosa fare quando un bambino piange. Come nascondere la mia tristezza al mondo.

Ho paura che non mi riconoscerai quando arriverò ad affrontare Dio e il mio giudizio. Spero che ti ricorderai di me. Spero che quel giorno mi sorriderai. Non riesco nemmeno a ricordarmi la tua faccia, ma sento ancora-


Finito con le tue preghiere?” mormorò Uncas, voltandosi a strizzarle l'occhio dalle pelli di fronte al focolare. Aveva tagliato la legna tutta la mattina, e controllato le trappole durante la sera. Aveva fatto alcuni cambiamenti per migliorare la fattoria. Era stanco, e si era appisolato abbastanza presto quella sera.

Alice annuì, alzandosi in piedi. Chiuse la bibbia di Jack e Katarina e si accoccolò al suo fianco.

———————————————————————

Uncas aveva espresso il desiderio di andare a caccia una sera fredda. Alice era scivolata fuori per respirare l'aria fresca e rinvigorente.

Sentì le braccia di lui circondarla e poggiarsi sul suo ventre. Sentirono entrambi il bambino muoversi.

Farò venire Beth,” mormorò lui fra i suoi capelli. Alice si appoggiò a lui.

Non sarà necessario,” commentò con leggerezza. Lo intendeva veramente – Alice si era ormai abituata alle ore solitarie in cui Uncas lasciava la capanna. Non che a lui piacesse lasciarla sola.

Penso sia meglio,” replicò in tono dolce, “è quasi Mechoammawi Gischuc-”

Alice sospirò. “Quando il pesce alosa ritorna, lo so.”

C'era silenzio in quella notte lattiginosa in cui il cielo sopra di loro ricordava una macchia di inchiostro rovesciato, puntellata di stelle.

Sarà in maggio?” chiese piano.

Uncas annuì. “Più o meno.”

Lascia stare Beth e Ian. È ancora presto. Chiederemo la loro ospitalità quando il bambino starà per arrivare.”

Io-”

Non ancora,” implorò Alice, voltandosi a guardarlo. “Solo un altro po' di giorni da soli. Prima che arrivino i tuoi amici. Prima del bambino.”

La bocca di Uncas si addolcì mentre il suo sguardo la scrutava solennemente. I suoi occhi erano luminosi.

Non saremo mai più così tranquilli.” La voce di Alice era un sussurro, pulsante di potenti emozioni. Lo avrebbe persuaso. Doveva.

Sarà meglio,” la rassicurò Uncas. “Avremo il nostro bambino con noi.”

Alice lottò per trovare le parole. “Io... voglio il nostro bambino. Davvero. Confesso che forse all'inizio, io... non importa, ora. Vorrei solo aver avuto più tempo per conoscerti. Per adattarmi. Per prepararmi alla maternità.”

Uncas annuì; come sempre era silenzioso e comprensivo. Rispettava i suoi sentimenti sulla questione.

E' successo tutto molto in fretta.”

Mesi prima, rifletté Alice, la sua imperturbabilità e il suo modo di parlare chiaro l'avevano profondamente irritata. Ricordava momenti in cui aveva risposto garbatamente, anche se con velate punte di acerbità. La sua infelicità era stata difficile da gestire. Per anni la sua vita era stata una gabbia dorata di discorsi raffinati e maniere educate. C'era una certa sicurezza nelle abitudini.

Lentamente, sempre lentamente, con il volgere delle stagioni, i suoi sentimenti verso di lui e verso la loro vita insieme erano cambiati.

Alice sorrise. “Sì, in fretta.”

———————————————————————

Uncas era uscito prima che sorgesse il sole.

Alice era fuori nella luminosa luce solare, stendendo sul filo ad asciugare i loro abiti lavati. Era una giornata pungente, ma lei sperava lo stesso che i vestiti si asciugassero prima che lui tornasse. Molto probabilmente sarebbe stato coperto di sudore e sangue di qualche grosso animale, e avrebbe avuto bisogno di camice pulite.

Lei stessa aveva scuoiato diversi piccoli animali ultimamente – un compito che aveva precedentemente respinto – e pensava di poter essere pronta a occuparsi di un cervo.

Era al lavoro dal primo mattino. Dopo aver dato una spolverata alla capanna, e aver spazzato il focolare, aveva lavato e strofinato i loro indumenti in acqua calda con sapone fatto di cenere e grasso di animale. Le sue mani erano rosse e screpolate.

Wenichana.”

Alice gridò, lasciando cadere una camicia di cotone blu e girandosi in fretta per fronteggiare il suo probabile assalitore. Affondando le mani nel grembiule, afferrò il piccolo coltello che Uncas le aveva donato e insegnato goffamente a brandire.

Pace,” il visitatore l'apostrofò in tono di comando, “Non intendo farti del male.”

Alice fece un passo indietro con diffidenza, lasciando cadere il coltello dallo shock. Riconosceva quel volto. Quell'atteggiamento. Quegli austeri occhi neri.

Chingachgook sembrava uguale a prima eppure in qualche modo invecchiato. Le rughe sul suo volto si erano acuite – oppure no? Era ancora una versione più bassa di suo figlio, tarchiato, con lineamenti duri.

La diffidenza di Alice cresceva man mano che i secondi si trascinavano.

Dì qualcosa, stupida ragazza!

Aprì la bocca per offrire un saluto educato-

Uncas non è qui.”

Chingachgook grugnì, posando la sua grossa sacca per terra. La luce del sole era bianca ed accecante, facendo battere le palpebre ad Alice mentre lo osservava.

Alice s'irrigidì, imbarazzata dalla sua mancanza di buone maniere. Quell'uomo era, di fatto, suo suocero. Meritava rispetto.

Mi ha mai riservato una singola oncia di rispetto?

Scosse il capo a quel pensiero. Non aveva importanza. Non si sarebbe svergognata di fronte a quell'uomo, che era dello stesso sangue di suo marito, il padre di cui Uncas parlava con reverenza.

E'... è andato a caccia. Non lontano, credo. Prego che ritorni stasera.”

Alice si chinò per prendere le sue cose e Chingachgook si mosse in fretta, scuotendo il capo.

No. Li porterò io.”

Alice non poté impedirglielo. Il risentimento cominciò a condensarsi nel suo ventre e le salì fino in gola. Si era scordata che lui la trovava inutile. Si rimangiò una replica e scosse le spalle.

Come volete. Prego entrate, signore. Mangiate qualcosa.”

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La strana coppia sedeva a tavola dopo aver finito un piatto di stufato di coniglio con patate.

Chingachgook la fissava stoicamente. Prima mentre cucinava e si muoveva per la capanna Alice poteva sentire il suo sguardo su di sé, che la valutava, e che si posava sul suo ventre prominente.

Non si sforzò di fare conversazione e questo ad Alice Munro andava più che bene.

Sbrigati, Uncas.

Quando arriverà mio nipote?”

Alice lo guardò, di nuovo presa dall'imbarazzo.

All'inizio dell'estate. In un mese e qualche settimana, pensiamo.”

Hai la pancia bassa,” commentò, piegando il capo di lato.

Alice divenne rossa. Che razza di cosa da dire.

Uncas ha cominciato a costruire la sua capanna?”

L'irritazione di Alice stava aumentando. Perché il suo bambino doveva essere suo e la capanna di suo figlio? Perché la stava interrogando in quel modo?

Era troppo. Le parole le vennero fuori prima che riuscisse a bloccarle.

Il bambino è mio. La capanna sarà mia quanto di vostro figlio. E io sono sua moglie.”

Gli occhi di Chingachgook non lo tradirono, anche se Alice non mancò di notare la debole scintilla di sorpresa alle sue parole audaci.

Lo so,” fu la sua unica risposta. Prese un lungo sorso di birra, e finalmente il suo sguardo si spostò su qualcos'altro. Ispezionò lo stato della capanna, i piccoli tocchi femminili; un abito su un gancio, tovaglioli, mazzi di lavanda secca legati con nastri blu.

Alice abbassò lo sguardo, lottando contro la crescente ondata di nervosismo e preoccupazione. Qual'era il suo scopo? Aveva già disconosciuto suo figlio per aver generato un figlio con una donna bianca. Perché improvvisamente si ripresentava, solo poche settimane prima che lei partorisse, quando la disapprovava così apertamente? Voleva forse cercare di allontanare Uncas da lei?

Improvvisamente si alzò in piedi. Nello spazio ristretto della capanna sembrava torreggiare intimidatoriamente.

Uncas ti prepara il té?”

Alice annuì. “Menta.”

Chingachgook bofonchiò (così simile a suo figlio) e frugò tra le sue cose, recuperando dei pacchetti che avevano un buon profumo di erbe.

Bollirò dell'acqua. Ti farò del tè migliore. Buono per le madri.”

Alice batté le palpebre. “Grazie...” mormorò incerta. Avrebbe voluto che avesse portato dello zucchero insieme alle altre provviste. O almeno del miele.

Lui annuì secco. “Lo facevo per la madre di Uncas.”

Alice sentì un calore nello stomaco, come dei piccoli raggi di sole. Si alzò con alacrità.

Metterò l'acqua a bollire per noi. Mi farete compagnia?”

Lui sembrava vagamente divertito. “Se lo desideri. Ho bisogno delle foglie di menta.”

Queste sono foglie di lampone?” ne prese una e la annusò con cautela.

Sì. E... gli Yengeese le chiamano falsi frutti della rosa.”

Fu solo più tardi, dopo il tè, mentre era occupata a piegare i panni e i suoi pensieri si spostarono su Uncas che Alice ricordò la parola wenichana, la parola che Chingachgook aveva usato come saluto. Aveva già sentito quella parola da Uncas prima, quando scherzava sul loro bambino.

Wenichana. Figlia.

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Il secco ma familiare fischio giunse proprio mentre Alice stava cominciando a preoccuparsi della cena.

Con un sospiro di sollievo si diresse alla porta, mettendosi il suo grembiule liso.

Finalmente!” mormorò, lanciando uno sguardo timido all'uomo più anziano. “So che vostro figlio sarà più che impaziente di rivedervi, signore.”

Chingachgook non disse nulla, anche se Alice percepì in lui un po' di tensione. Che fosse nervoso?

Fuori nella luce morente, uno stanco Uncas stava scaricando la carcassa di un cerbiatto sulle assi di legno che delimitavano il perimetro della capanna.

Alice dedicò un momento a strofinare gentilmente il naso della creatura; gli occhi del cerbiatto la fissavano, senza vedere, senza sentire.

Uncas si sporse a baciarla.

Tutto bene?” chiese con leggerezza, scrutandole in fretta il viso. “Come è stata la tua giornata? Come ti senti?”

Alice sorrise, avvicinando il viso finché i loro nasi si toccarono. Le labbra di Uncas si incurvarono in un sorriso.

Memorabile,” replicò lei dolcemente.

Perché?” lui si tirò indietro, le sopracciglia sollevate. Evitò di toccarla con le mani insanguinate. Il suo sguardo era acuto.

Perché il tuo coltello è nell'erba?”

Prima lavati in fretta nel ruscello,” lo rimproverò gentilmente Alice, “poi sbrigati. Abbiamo un ospite.”

Cosa?” chiese lui seccamente, aguzzando lo sguardo mentre lo spostava sulla capanna. “Perché non me lo hai detto prima? Di chi si tratta?”

Di tuo padre.”

Uncas spalancò gli occhi. Per diversi secondi la coppia si fissò l'un l'altra. Lui cercò di scrutare i suoi lineamenti impassibili.

Lui... quando è arrivato?”

Questa mattina.”

Ti ha detto niente?”

Alice comprese la domanda implicita. “Oh, non molto. Non indulge esattamente in chiacchiere. Comunque ha portato delle provviste. Sbrigati a entrare, Uncas. Meglio non far aspettare tuo padre. Ha viaggiato molto per vederti.”

————————————

Nota dell'autrice:

Le Montagne Nebbiose” è un'antica canzone popolare scozzese. La frase che Alice ricorda è così tradotta:


Vedo, di fronte a me, il posto in cui sono nata

Mi daranno il benvenuto in una lingua che comprendo

Quando arriverò riceverò ospitalità e amore

Che non scambierei per una manciata d'oro.”


Ho scelto Inverness come patria delle sorelle Munro in “Lost”* d'impulso, e quando ho cominciato a fare ricerche su di essa mi sono resa contro che è una città moto significativa per la storia scozzese. La ribellione di cui Alice parla accadde veramente, e coincide più o meno con l'epoca in cui volevo fosse Alice quando lascia la Scozia per l'ultima volta. Se siete interessati potete leggere di più sulla battaglia di Culloden – si concluse con la brutale sconfitta della rivolta giacobita scozzese, e le pesanti sanzioni imposte dagli inglesi indebolirono il modo di vivere gaelico e il sistema dei clan che era esistito per secoli.


Nota della traduttrice:

Assiage mi ha chiesto di tradurre, insieme al capitolo, anche questa sua nota, molto significativa ai fini della storia... e io ovviamente eseguo!^__^ V

*LOST è un'altra fanfiction della stessa autrice sempre scritta per il fandom de L'ultimo dei Mohicani che, se avete tempo, vi consiglio di leggere.

Besos!

Eilan21

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Capitolo 12
*** AVVISO ***


Ciao a tutti!


Volevo innanzitutto scusarmi con tutti coloro che seguono e recensiscono per la prolungata assenza, ma purtroppo non ho aggiornamenti da parte di assiage e, anche sul sito originale, per il momento la storia è ferma. Qualcuno di voi mi ha contattato in privato per chiedermi notizie e mi sono sentita dunque in dovere di pubblicare questo avviso.

Non dipendendo da me questa assenza non so neanche precisamente quando potrò tornare con il nuovo capitolo. Sappiate che, non appena assiage aggiornerà, io farò immediatamente altrettanto :)


grazie infinite per la pazienza e per l'interesse con il quale avete seguito fin'ora, e continuate ad attendere, la storia.


A presto,

eilan

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