Story of Evil

di An13Uta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Per sempre ***
Capitolo 3: *** Odio ***
Capitolo 4: *** Qualsiasi Cosa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo







Molto,molto tempo fa,in un'epoca in cui si perde la memoria,vi era un forte regno,dove le rose crescevano in ogni città.
Per ordine regio,tutte quelle esistenti non potevano avere petali se non gialli e rossi. Si diceva che in quel modo, anche se lontana,la regina potesse controllare tutto coi suoi occhi di fuoco,e si pettinasse i capelli biondi col vento che scuoteva leggermente i fiori.
Quasi tutti conoscevano la regina,alcuni l'avevano persino vista di persona. Una donna alta,imponente,con lo sguardo fiero e la chioma lunghissima,che scendeva sino a terra.
Sempre vestita in modo sfarzoso,si atteggiava in modo impeccabile,perfetto.
Dominava adorata dai suoi sudditi e dai regni vicini.
All'improvviso,tuttavia,abdicò in favore della figlia.
Le ragioni per cui avrebbe compiuto quel gesto erano rimaste ignote,e,sebbene si sapesse che ella era ancora viva e che la figlia amasse la madre,molti sospettarono che la principessa l'avesse costretta con le cattive.
La nuova regina aveva gli occhi color cremisi,felini,subdoli,i capelli corti,color paglia,e un'aria poco rassicurante.

Sotto di lei,ebbe inizio un periodo duro,malvagio,doloroso, pieno di paure,incertezze,terrore e...male.




La mano passò in silenzio sul libro,percependo tutti i fini rilievi che definivano appena la forma delle parole.
La voce,che aveva continuato a canticchiare,si zittì.
Il libro venne poggiato sul tavolo,la fiammella della candela illuminò un volto piccolo,dolce,attraversato da un minuscolo sorriso.
-Si vedrà.-mormorò la voce,-Si vedrà.-.
Un paio di occhi fissarono la fiamma che divampava fiera, allegra,e le labbra si incresparono.
-...due cuori divisi da un terribile fato. Per poterti proteggere,solo per questo,lui per te diventerà malvagio...-.
Un soffio,e la candela si spense.

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Capitolo 2
*** Per sempre ***


Per Sempre





-Regina?-.
La ragazza bionda si voltò,mantenendo il comportamento altezzoso che aveva con tutti.
Gli occhi rossi,appena socchiusi,balenarono sul viso del suo servo personale,incaricato di prendersi cura di lei ed esaudire ogni suo desiderio.
-Tutti gli ospiti se ne sono andati.-la bocca del giovane si aprì in un sorriso dolcissimo,-Se lei desidera...-.
Kuro batté le mani,entusiasta. Aveva aspettato tutto il pomeriggio che le udienze e i vari incontri coi nobili del regno finissero per quel momento.
-Andiamo,andiamo,andiamo!-esclamò febbricitante,non vedendo l'ora di iniziare.
-Da questa parte allora,vostra Altezza.-.
-Quante volte devo ripeterti che per te sono solo o la Regina o Kuro-chan?-lo rimproverò la sovrana.
Il servo si limitò a ridacchiare. Era molto divertente farsi riprendere per quel motivo che suonava così futile alle orecchie degli altri.
I due andarono in un salone. In un angolo giaceva,poggiato su uno sgabello,un piccolo grammofono d'ottone.
Il ragazzo caricò la manovella un paio di volte e tornò dalla sua regina. Una volta che si furono presi per mano,un po' tentennante,la bionda appoggiò i piedini rinchiusi nelle scarpe dal tacco un po' tozzo su quelli del servo.
Improvvisarono una specie di ballo in coppia a tempo della musica cantata dallo strumento fino a che Kuro non perse l'equilibrio e cadde.
Tenchou portò la mano alla bocca tentando di soffocare un risolino divertito. La giovane sovrana se ne accorse subito facendo un'espressione strana,tra l'acido e il divertito,e lo scalciò indietro.
Il servo si ritrovò sul pavimento,una delle scarpe presa in ostaggio dalla ventiduenne bionda già scappata sulle scale per non venire presa.
Sbuffando pur mantenendo il sorriso sulle labbra,il rosso si tolse la superstite per essere più comodo e le corse dietro, intenzionato a divertirla.
Della scarpa non gli importava più di tanto.


C'era una storia che la bambina del villaggio attorno alla reggia che fabbricava i centrini di lana raccontava spesso.
Era sempre la stessa,raccontata a chiunque si fermasse a vedere il suo lavoro.
-Sai che c'è una storia,sulla punta della mia lingua?-diceva sempre così,-Aspetta solo di essere raccontata...-.
Kuro correva come un fulmine su quelle scale,e Tenchou faceva quasi fatica a starle dietro.
-Un giorno nacque una bambina in un villaggio.
Era una bambina preziosa e tutti avevano paura che arrivassero i ladri e la portassero via.
Allora si misero d'accorso e la rinchiusero in una grande, grandissima montagna d'avorio.-.
Sembrava sempre una fiaba come un'altra.
Tutti si aspettavano i cattivi arrivare,il principe salvare la povera ragazza.
-La bambina crebbe e si sentiva sola.
Solo una persona arrivava a portarle cibo e acqua nella sua bellissima prigione,e faceva sempre in modo che la bimba preziosa non lo vedesse.
Ma lei si sentiva tanto tanto sola...
Avrebbe dato tutto pur di avere un amichetta.-.



La regina sembrava sempre un passo avanti a lui. Stringeva trionfante la scarpa nella mano destra e rideva, contrastando il pensiero che correva nella mente del suo amico più fidato.


-Un giorno la ragazzina sentì una vocina tanto carina e tanto simile alla sua che le parlava.
Era così felice,e la vocina era così gentile,che le rispose subito e divennero amiche in men che non si dica.-.
La dolcezza del momento veniva subito stroncata.
-In realtà la ragazzina era così sola e così disperata per amicizia che era impazzita.
La vocina che sentiva era un'invenzione per superare la sua terribile solitudine.
La sua testolina andava su e giù mentre sussurrava frasi velocissime,rivolgendosi all'accetta appesa al muro,proprio davanti a sé.-.
Tutti erano scossi da un brivido,agghiacciati.
La bambina che faceva centrini non smetteva di avere il suo sorriso e di lavorare,raccontando la storia.



-Fatti pure esplodere il petto se vuoi,tanto non riavrai mai la tua scarpa!-.


-E un giorno vide una bambina carina proprio davanti a lei che le sorrideva,brillando.
“Io sono una bambina preziosa”,ella disse,frutto della matta immaginazione della povera ragazzina,“E mi sento tanto sola,rinchiusa nella mia grande,grandissima montagna d'avorio. Ti va di essere amiche?”.
La ragazzina aveva preso l'accetta,annuendo e sorridendo.
“Che bello,”esclamò,“Adesso non sarò più sola!”.
E si tagliò a metà.-.
Silenzio.
Nessuno fiatava.
Aspettavano tutti il principe,che però non arrivava.
Attendevano lo stregone che riportava in vita la ragazza.
Ma la bimba dei centrini non parlava più,e sorrideva,con lo sguardo vacuo puntato nel nulla.
-E finisce così?-si azzardava a chiedere qualcuno.
La bimba fermava il suo lavoro e osservava l'interlocutore.
Dava la stranissima impressione di non vedere nulla.
-Sì.-annuiva,-Finisce così. La trovarono la mattina dopo in un piccolo lago rosso che sorrideva spaccata a metà.
Faceva paura.
Ma non capivano il loro sbaglio e ogni bambina preziosa era messa nella grande,grandissima montagna d'avorio.
Non è mai arrivato nessuno ad aiutarle.
E poi sono spariti tutti. Come,non lo so. Ma le bambine preziose ci sono ancora e vengono messe ancora in quelle grandi,grandissime montagne d'avorio.
Anche se a volte non sembrano montagne d'avorio,o non sono grandissime,o non sono grandi.
E a dir la verità,-concludeva,tornando a intrecciare la lana, -Le bambine preziose non credo esistano.
Solo bambine rinchiuse,destinate a stare sole per sempre.-.
Era il “per sempre” a spaventare.



Tenchou afferrò finalmente il braccio della fuggitiva, trascinandola a terra con sé.
Risero entrambi,e le loro risate aleggiarono candide e leggere come quelle dei bambini.
-D'accordo,hai vinto,Tenchou! Come premio eccoti la scarpa destra.-.
-Grazie,Kuro-chan. Ora torniamo giù a prendere l'altra,o sarò costretto a zoppicare fino alla vostra camera.-.
Kuro sbuffò allegra,aiutandolo a rialzarsi e scendendo con lui verso la sala.
Era anche per questo che era diventato suo servo.
Subito,da quei pochi secondi che avevano passato al loro primo incontro – ricordava ancora quei grandi occhi rossi che lo avevano catturato,ignorando la loro origine reale – si era accorto di come lei fosse una bambina preziosa,pronta ad essere segregata in una grande,grandissima montagna d'avorio,sola fino a diventare pazza.
Era diventato il servo di Kuro per offrirle un compagno di giochi con cui passare un'infanzia mai avuta,per non lasciarla cadere preda ad una solitudine più grande di lei, capace di consumarla.
Per farle tenere quel sorriso innocente,quasi infantile,per il resto della sua vita.
Per questo le sarebbe stato accanto,sarebbe stato il suo migliore amico,al suo fianco anche nei momenti più duri.
Per sempre.


 

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Capitolo 3
*** Odio ***


Odio










È buffo come in meno d'un anno la felicità e la libertà in un regno possano essere ridotte ad un misero ricordo.
I ritmi di lavoro non erano aumentati,i salari neanche,ma le tasse sì. E tutti gli abitanti del villaggio dovevano dannarsi l'anima per garantirsi un tozzo di pane a cena.
Le malattie imperversavano per la scarsa igiene. Nessuno poteva garantirsela,con i pochi soldi rimasti dalle tasse.
Non c'erano dottori,solo poche donne che conoscevano erbe con cui alleviare il dolore,ma non combattere il morbo.
L'unica persona ad avere una vera e propria cura a molti virus era un giovane farmacista,che faceva di tutto per andare incontro ai suoi concittadini tentando di salvare quante più vite possibili.
E tutti guardavano con astio,almeno una volta al giorno,il castello che si ergeva imponente,lontano dalle case e dai campi ormai quasi sterili.
Si erano stancati delle tasse.
Si erano stancati di perdere i propri cari.
Si erano stancati di uccidersi di lavoro per pochi spiccioli.
Ma soprattutto,si erano stancati della regina.
Non era come la vecchia regina. Secondo molti era troppo giovane,per altri non sapeva come governare.
Non usciva mai dalla reggia,neanche per una semplice passeggiata o per visitare il regno vicino.
-Avrà paura di sporcarsi in mezzo a tutto questo fango.-ringhiavano i contadini.
Serpeggiavano voci secondo cui non parlasse se non via lettere,anche con chi le stava davanti.
-Certo ci sarà un servo che gliele scrive,una ad una. Non sia mai che si faccia male alle sue manine delicate.-sibilavano le tessitrici.
Sembrava inoltre che tutti i suoi servitori dovessero sempre rimanere a cinque metri di distanza da lei,per far sì che la sua aria non venisse sporcata con quella di chi apparteneva ad un rango inferiore.
-Lei deve sempre avere l'aria pulita,e noi invece no!-protestavano i ragazzi portando al pascolo i buoi.
Cominciò anche a spargersi una voce secondo cui ella non era la vera figlia della regina.
Sarebbe stata una criminale senza cuore,incredibilmente simile alla principessa. Scoprendo questa coincidenza, avrebbe ucciso la sosia e convinto in malo modo la vecchia regina ad abdicare,minacciandola di morte.
-Ma allora di chi sarebbe figlia?-chiedevano i bambini.
I genitori abbassavano la voce,temendo di venire scoperti, e lo rivelavano:-Del Male.-.
-Il Male? Quello vero?-.
-Sì,sì,il Male in persona. Ma bada di non farti sentire,o ti mozzerà la testa come ha fatto alla zia.-.


La Regina era solita decapitare i suoi oppositori.
Lo faceva in piazza,davanti all'intero popolo.
Il condannato piangeva davanti alla ghigliottina,si pentiva di tutte le sue colpe,chiedeva aiuto.
Le guardie respingevano la folla,e se qualcuno tentava di salvare il colpevole lo afferravano e lo mettevano a far compagnia all'altro. Alla prima esecuzione,oltre al povero condannato vennero decapitati sette innocenti la cui unica colpa era stata tentare di salvarlo.
Lei arrivava in una carrozza sino al patibolo. Quando saliva su di esso era coperta dall'ombra di un ombrello da sole che non permetteva a nessuno di vedere gran parte di lei.
Veniva preparata la ghigliottina,e la Regina stessa lasciava la corda. La vista del sangue non sembrava darle fastidio.
L'esecuzione incominciava sempre alle tre del pomeriggio. Una volta finita,la Regina alzava lo sguardo e osservava l'enorme orologio del campanile.
-Oh,è l'ora della merenda!-la sua voce pareva quasi un cinguettio,facendo un macabro contrasto col sorriso da predatore che ha appena finito di mangiare la sua preda.
Quindi se ne andava,senza dire una parola di più.

Quasi ogni visita alla reggia per parlare con la sovrana finiva con un'esecuzione.
L'unica eccezione era stata quella di Sana.
Ma non era andata troppo bene.



-Vostra Altezza...-Sana tremava mentre stava inchinandosi.
-Cosa c'è?-domandò Kuro dal suo trono.
Era particolarmente annoiata.
-Io...-la donna deglutì a vuoto.
Essere fissata da quegli occhi felini la rendeva nervosa.
-Io volevo chiederle un sacco di grano... per i miei figli.-mormorò,sperando in una risposta affermativa.
Kuro appoggiò il gomito sul bracciolo del trono e depositò la guancia destra sul palmo:-E perché dovrei farlo?-.
Sana esitò a rispondere. Quella domanda a bruciapelo l'aveva colta alla sprovvista:-Io ho tre figli e non... e non riesco a permettermi la quantità di grano necessaria per sfamarli...-.
-E allora non sfamarli.-.
Cosa?
La donna fu sul punto di gridare. Non nutrire i suoi figli? È questo che voleva dire?
-Ma... ma siamo solo io e mio marito... e non guadagniamo abbastanza per tutti e cinque...-.
-Beh,allora dovevate pensarci prima di avere tre figli.-.
Per un secondo solo,Sana pensò di andare da lei e tirarle uno schiaffo. Ma si sentisse!
Le venne il sospetto che davvero non avesse cuore,e che la sua gabbia toracica fosse persino più vuota della dispensa di casa sua.
-Ma... Ma...-.
-Mi danno fastidio tutti i tuoi “ma”!-sbottò Kuro,-Guardie! Prendetela e chiudetela nelle segrete! E preparate la ghigliottina per domani!-.
Il respiro di Sana si fece più affannoso,spaventato. Per un motivo così futile,le avrebbe mozzato la testa,e come avrebbe fatto Clear,da solo,a prendersi cura dei bambini?
-No!-gridò,mentre le guardie le afferravano le braccia,-La prego! I miei figli non sopravvivranno! Moriranno!-.
La regina sbuffò lentamente,come se ciò non le importasse assolutamente nulla.
Sana venne trascinata fuori dalla sala. Era appena fuori dalla porta,quando la voce della sovrana le arrivò alle orecchie:-Portatela qui,ho cambiato idea...-.
Una volta che la donna fu di nuovo al suo cospetto,Kuro assottigliò gli occhi:-Esiliata.-.
La parola passò per la stanza come il gelido vento che ghiacciava i campi d'inverno.
-Hai un giorno per lasciare questo regno. Puoi portare con te solo la tua famiglia,e se domani vi trovo ancora qui...
Alle tre verrete tutti decapitati.-.


Sana non credeva di saper correre così velocemente.
Clear la vide mentre stava per uscire. Rimase sorpreso,e lo fu ancor di più quando la moglie,spaventata,gli disse che dovevano andarsene subito.
Non chiese nulla. Si limitò a rientrare in casa e annunciare ai due figli più grandi:-Forza ragazzi,dobbiamo scappare da qui. Subito.-.
-Che succede?-chiese Amatsuki. Il dentino caduto gli faceva la “s” sibilante.
-Non c'è tempo per spiegare.-replicò il padre,-Dobbiamo trasferirci nel regno Verde,dallo zio Mi-chan.-.
Urata stette zitto,prendendo il secondogenito per mano mentre la madre afferrava il piccolo Rum,addormentato in alcuni stracci di lana.
Dopo dieci minuti erano spariti dal regno.
Non tornarono mai indietro.






-Ricordi quel racconto della bambina preziosa?-.
-Certo.-.
-Ecco,io stavo pensando... forse la regina è una bambina preziosa e vuole amici ma non sa come farseli.-.
-Può darsi.-.
Un centrino fu appoggiato al tavolo.
-Ma non è sola. Perché un amico ce l'ha.-.
-E allora perché fa tutte queste cose brutte?-.
La bambina dei centrini poggiò il settantesimo centrino della giornata al tavolo. Puntò i suoi occhi vacui sulla piccola Seriyu.
-Perché le hanno coperto gli occhi,forse.-.

 

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Capitolo 4
*** Qualsiasi Cosa ***


Qualsiasi Cosa







-Che qualcuno sia cattivo,è possibile. Ma non vuol dire che non sia mai stato buono.-.
-Tranne la Regina,vero?-.
-Anche la Regina,invece.-.
-Non è possibile che sia stata buona.-.
-Sì che lo è,Seriyu. Non la conoscevi quand'era bambina-.
-E tu?-.
-Io facevo centrini,e raccontavo storie.-.







Tenchou lasciò cadere sette monete in più nella mano della vecchia ortolana prima di allontanarsi con la spesa.
Si era inventato una melodia che canticchiava nella testa, per non disturbare nessuno.
Era incredibilmente testardo,e molto furbo nel nascondere la sua testardaggine. Aveva deciso di aiutare la povera gente che,in quel villaggio che era la capitale del Regno Giallo,pativa la fame. Nessuno sarebbe mai riuscito a impedirgli di farlo.
La sua posizione gli permetteva solo di aiutare i mercanti da cui faceva compere,e si impegnava quanto più poteva.
Nessuno si accorgeva che trenta monete erano sparite dalle casse del regno ed erano finite nelle mani di alcuni poveri abitanti della capitale,perché quelle trenta monete venivano dalle tasche di Tenchou. La paga per i suoi servigi al castello si riduceva misteriosamente ogni volta che andava in città. Ma finché non venivano intaccate le casse del tesoro,nessuno ci faceva caso,se non coloro che venivano aiutati.
La cosa più strana era come un angelo del genere potesse lavorare così vicino alla Figlia del Male. Si temeva che una così nefasta influenza avrebbe corrotto quell'anima innocente piegandolo a scopi ed idee malvagie,e si rabbrividiva a questi pensieri.
-Questo prezzo è un po' alto per me...-.
Tenchou interruppe bruscamente il motivetto nella sua testa. Il suo occhio guizzò su una ragazza dai lunghi codini verde marino,intenta a contrattare con una gracile donnina sul prezzo di alcune mele.
Miku,la principessa del confinante Regno Verde.
Dio solo sapeva quanto lui la odiasse.
Certo era graziosa,e la voce dolce come una fragolina di bosco. Pareva inoltre molto abile ad amministrare il suo Regno,prospero e felice. I contadini sospiravano,sognando che il suo dominio si estendesse sulle loro terre colpite dalla sfortuna.
Ma Tenchou diventava di pietra quando lei era in giro.
Detestava come venisse nel Regno Giallo a far compere, quando avrebbe potuto rimanere nel suo,dato che era tanto ricco.
Specialmente,lo mandava fuori dai gangheri come usava il suo tono melodioso per pagare meno di quanto avrebbe dovuto. I prezzi erano già bassi,per far sì che nessuno morisse di fame,e Miku pretendeva uno sconto.
Che puntualmente otteneva.
La principessa si era allontanata di alcuni passi,addentando un frutto,quando la donnina sentì qualcosa tintinnarle nella mano. Guardò,e alle prime due monete se n'erano magicamente aggiunte altre otto.
-Le tue mele valgono molto di più.-mormorò Tenchou, afferrandone solo due,quando avrebbe potuto prenderne minimo sei.
Con due falcate se n'era già andato,diretto al castello. Il motivo della sua testa aveva ripreso a suonare,e si sentiva più sollevato.






Le rose ondulavano lente al vento.
Rannicchiata sul davanzale interno della sua finestra,Kuro seguiva con gli occhi il placido moto regolare di quel mare giallo e rosso dal profumo intenso,il capo appoggiato al palmo sinistro.
Prese un lunghissimo respiro,come se dovesse prepararsi a parlare,ma non disse nulla. Si limitò a sospirare,triste.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera,senza ottenere risposta. Allora la maniglia si abbassò,rivelando una testa rossiccia con due zaffiri chiari incastonativisi.
-Che è successo,Kuro-chan?-.
La Regina gli indicò debolmente una lettera appoggiata sul tavolino. Mentre il suo servo la afferrava,si limitò a dirgli amareggiata:-Ha rifiutato anche questa volta.-.
Tenchou non rispose. Attese che lei continuasse a parlare.
-Sai perché ha rifiutato?-.
Il ragazzo scosse la testa.
-Perché ha già una promessa sposa. Indovina chi è.-.
Il servo ebbe un brutto presentimento.
-Ha il suo Regno proprio accanto a noi.-aggiunse Kuro.
Il suo tono malinconico fu l'ultima goccia. Tenchou lasciò la lettera lì dov'era e raggiunse la sua regina alla finestra.
Le cinse la braccia attorno alle spalle,appoggiando la fronte sulla sua.
Cercò lo sguardo della ragazza,che faceva del suo meglio per evitarlo. Le avevano insegnato a non mostrare debolezza davanti a nessuno,altrimenti si sarebbe fatta mettere i piedi in testa dai suoi stessi sudditi.
Ma era impossibile scappare agli occhi Tenchou.
Voleva solo aiutarla,in fondo. Ed era l'unico con cui si potesse confidare.
Kuro si abbandonò su petto del ragazzo,aggrappandosi a lui come un naufrago si aggrappa all'isola su cui le correnti lo hanno fatto approdare,e lasciò che alcune lacrime le scendessero per le guance.
Dio solo sapeva quanto lei amasse quel principe.
Non le importavano né i terreni d'oltremare che egli aveva in dote,né la ricchezza racchiusa nel suo tesoro. Voleva solo potersi svegliare una mattina,sposata,con quella chioma bionda vicino alla sua,nel suo stesso letto.
Aveva già mandato lettere in cui gli offriva la sua mano. Le scriveva Kuro stessa,cercando di apparire non troppo emotiva e disperata d'amore come invece era.
Undici lettere,a cui seguiva sempre un garbato rifiuto.
L'ultima,la dodicesima,era stata spedita alcune settimane prima. E la risposta era stata fredda,crudele.
Il Principe al di là dal mare aveva già una promessa sposa.
Niente avrebbe cambiato la sua decisione.

Tenchou cominciò a canticchiare,infilando con la sua bella voce la melodia prima inventata nelle orecchie di Kuro mentre la consolava col suo abbraccio.
Miku aveva preso il posto della sua Regina nel cuore di qualcun altro. Era come se di due sorelle si prendesse solo quella all'apparenza più bella e si ignorasse l'altra.
La sua Regina non era bella,era stupenda,pensò accarezzando i capelli biondi dell'amica.
La sua Regina aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse,la proteggesse,la facesse sentire amata.
Ma Miku? Miku non aveva bisogno di tutto ciò.
Lei faceva il bello e il cattivo tempo come e dove voleva.
Era adorata solo per la sua bellezza,e a nessuno sarebbe importato se fosse stata intelligente come un ciottolo.
Probabilmente ad amministrare il Regno ci pensavano,al posto suo,i suoi funzionari,nobili signoroni in panciotto e monocolo che prendevano decisioni che Miku poi spacciava per sue.
Kuro si occupava del suo Regno senza che nessuno l'aiutasse a decidere il bene e il male dello Stato. L'avevano istruita a diventare regina,questo è vero,ma tra la teoria e la pratica c'è una gran bella differenza.
Le venivano riportate notizie,a volte le si davano consigli, ma di aiuti concreti neanche l'ombra.
Tenchou la strinse più forte,senza smettere di canticchiare.
La Regina aveva smesso di piangere.
Adagio,con la voce appena appena udibile,mormorò:-Vorrei che Miku sparisse...e non tornasse mai... MAI... più.-.
Si interruppe,seguendo la melodia cantata dal servo.
Quindi alzò il capo,fissando gli occhi rossi in quelli blu dell'altro,che spense le note della sua canzone.
-Potresti...-sussurrò,quasi speranzosa,-...Farlo... per me?-.
Tenchou sorrise:-Qualsiasi cosa,per la mia Regina.-.
Anche le labbra di Kuro si incurvarono in un sorriso.
La ragazza gli mise un delicatissimo bacio sulla punta del naso,alzandosi un po' più allegra.
Il suo fedele servo fissò il suo viso felice nella mente.
Qualsiasi cosa,pur di mantenere la Regina felice.

Qualsiasi.



 

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