Eroi dell'Olimpo: Il Ritorno

di regarde_le_ciel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CHAPTER 1

-PERCY-

 

Stavo camminando per il Campo Mezzosangue, avevo promesso a Chirone di aiutarlo con i ragazzi nuovi. Non venivo qui da circa due anni, perché avevo progettato insieme ad Annabeth di andare insieme a Nuova Roma all'Università. Già, peccato che questi erano solo progetti, infatti neanche un mese dopo ci eravamo lasciati.

Il motivo? Neanche io lo so. Va bene che sono un testa d'alghe e che fatico a comprendere ma non mi sembrava di aver fatto niente di sbagliato.

Dovevo organizzare un nostro appuntamento e devo ammettere che avevo fatto proprio un bel lavoro. Ero in riva al lago del campo e la stavo aspettando, solo che lei non arrivò.

La settimana dopo non la vidi: nessuno al Campo sapeva dov'era, provai a chiedere anche ai ragazzi della casa di Atena senza ottenere nessun risultato.

Il giorno dopo dovevamo tornare dalle nostre famiglie ed io ero tentato a rimanere per proseguire le ricerche. Stavo trasportando le valige quando la scorsi: aveva un'aria stanca, era piena di polvere e aveva cicatrici e lividi sparsi sul corpo.

-Annabeth!- la chiamai, lei mi guardò e mi lanciò un suo sguardo tempestoso. La rincorsi, ma lei salì nella macchina di suo padre e se ne andò.

Inutile dire che provai a contattarla con lettere e messaggi Iride ma non ebbi nessuna risposta. Anzi me ne arrivò una ma non molto piacevole. Erano settimane che pensavo di andarla a trovare a San Francisco quando arrivò a casa una lettera firmata da lei. Solo una parola immersa in un mare bianco: ADDIO.

Non capivo il significato di quelle cinque lettere disperse in quel dannato foglio.

Andai pure a San Francisco ma non la trovai neanche lì, suo padre parve realmente dispiaciuto ma non seppe darmi indicazioni.

 

Mentre camminavo mi guardavo intorno e vedevo satiri, semidei, Chirone e incredibile ma vero anche il Signor D.

Tutti si stavano adunando ad ascoltare non so che discorso di Dioniso quando arrivò Rachel. Aveva gli occhi d'oro. L'ultima cosa che mi mancava era una profezia. L'oracolo di Delfi mi aveva sempre fatto un certo effetto, anzi era a dir poco inquietante.

Iniziò a recitare:

<< I sette prescelti si uniranno,

e ciò che si crede perduto sarà trovato

tra alleanze e tradimenti il ladro verrà scovato

ma, ahimè...

 

Un'esplosione fortissima, è l'unica cosa che ricordo. Mi sveglio in un lettino dell'infermeria, circondato da almeno mezzo campo.

A quanto pare nessuno ha sentito l'ultimo verso e Rachel di solito non ricorda più niente dopo che esce dalla trance.

Tutti sono conviti che i sette siano quelli di due anni fa: io, Annabeth, Hazel, Piper, Frank, Jason e Leo.

A me non dispiace di certo tornare all'azione, il problema è un altro, anzi, sei. Come faccio a convincere gli altri se non so dove sono?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-CHAPTER 2-

PERCY

 

Dopo una settimana di ricerche i ragazzi del Campo erano riusciti a trovare notizie su quasi tutti i semidei della profezia: non si avevano notizie solo da Annabeth; ero preoccupato non la sentivo da quando mi aveva scritto quella lettera, ovvero due anni fa.

Cercai di non pensarci e di concentrarmi sulla missione e sulla profezia: chi aveva rubato cosa?

Gli dei ci mandavano in una missione senza sapere cosa era stato rubato, insomma, so che hanno rubato qualcosa di molto importante per loro, ma non sono né di che oggetto si tratta né chi avrebbe mai potuto prenderlo. Mi sentivo uno schifo: dovevo strappare i miei amici dalle vite che si erano creati e portarli in una missione fatta solo di incognite, visto che la profezia non era stata abbastanza chiara e non ero riuscito neanche a sentirla tutta. Insomma! Quel ragazzo di Efesto non poteva trovare un altro momento per “giocare”con i suoi fili ed attrezzi?

In ogni caso dovevo partire e cercare i miei compagni. Chirone aveva deciso di iniziare da Piper dato che erano riusciti a trovare più notizie e dettagli: lavorava come modella in uno studio vicino a Brooklyn.

Il piano era facile: io uscivo fuori dal nulla dopo due anni e la dovevo convincerla a lasciare la sua bellissima vita per un tempo indefinito perché gli Dei avevano bisogno di noi, lei avrebbe accettato sicuramente. Voglio dire a tutti piacerebbe rischiare la vita più e più volte per soddisfare gli Dei.

 

Ci andai, l'edificio era...maestoso era alto, molto alto ma non era un grattacielo, ricordava l'architettura greca, sembrava riproduzione dell'acropoli di Atene. Entrai l'ingresso era ampio, tutto bianco ma non per questo era banale, una parete era totalmente coperta da basso rilievi mentre sulle altre c'erano dei quadri di arte contemporanea. Mi avviai verso il banco centrale fatto di marmo bianco: lì c'era una signora anziana che a quanto pare era la segretaria: le chiesi se potevo parlare Piper McLean. Ma la signora fu irremovibile: non volle farmi entrare.

Così decisi di infiltrarmi, mi vestii da fotografo, ma la signora non era così stupida.

Iniziai a correre come un deficiente ed entrai in una stanza: sarebbe molto piaciuta a Leo, era piena di fili e vari macchinari. Inutile dire che feci la figura dell'idiota: i fili erano tutti sparsi per terra cosi inciampai e cadi, facendo cadere tutta l'attrezzatura per terra.

-Santa paperella! Guarda cos'hai combinato!- una ragazza abbastanza alta, mora, con gli occhi castani mi stava rimproverando.

-Il servizio fotografico inizierà tra un paio di minuti. IO TI AMMAZZO!-

Era una cosa abbastanza inquietante nonostante fosse tenera.

-Chi è la modella?-

-Mi sembra ovvio che è Piper McLean! E adesso vattene via prima che ti decapiti!-

-Senti posso chiederti un favore?-

-No!-

-Dovrei parlare con lei, è urgente!-

-Sono affari tuoi, babbano!-

-Cosa succede qui?-

-Signorina McLean!-

-Piper!-

-Cos'è 'sto casino?-

Piper non sembrava cambiata neanche un po', mora con i suoi occhi caleidoscopio e i capelli pieni di piume.

-E' colpa sua!- disse la ragazza degli attrezzi indicandomi.

-Percy?!- ehi no guarda, la Sirenetta!

-Buongiorno Piper!-

-Che ci fai qui?-

-Ma niente, stavo facendo un giretto e sono venuto a trovarti.-

-Percy dimmi la verità!- dannata lingua ammaliatrice!

Cosi mi misi a raccontare tutto quello che era successo al Campo.

La ragazza ci guardava come se fossimo impazziti.

-La signorina McLean dove lavorare. Arrivederci!-

Piper la ignorò.

-Perciò Rachel ha predetto il nostro ritorno per trovare un oggetto perduto. Capisco, abbiamo un a scadenza?-

-Non è riuscita a finire la profezia, nessuno ha sentito gli ultimi versi.-

-Va bene, raggiungerò il Campo tra tre ore. Ci vediamo.-

-Porta anche Jason.-

Appena sentii il nome parve irrigidirsi e sbiancò.

-Come non detto-

 

NOTE AUTRICE

Eccomi con il secondo capitolo!!! ho cercato di seguire i consigli che mi sono stati dati: non so se ci sono riuscita. Diciamo che anche il prossimo capitolo sarà un po' corto, però ci saranno dei chiarimenti sull'oggetto da trovare.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

-Alexandra

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-CHAPTER 3-

PERCY

 

Piper era appena arrivata quando si avvicinò a noi Chirone, penso che fosse contento di vederla, aveva uno strano scintillio negli occhi. Ci salutò e ci disse chi era il nostro prossimo obiettivo: Hazel.

Era diventata la direttrice di una ditta che si occupa dell'estrazione dei minerali. Questa ditta si trovava dall'altra parte dell'America, così decidemmo di partire entrambi e di chiedere aiuto a Blackjack ed a un suo amico.

Mentre ci stavamo avviando per andare dai cavalli alati.

Ci stavamo avvicinando ai pegasi quando notammo che c'era qualcuno che ci stava aspettando. Era Ermes. Pensai subito che doveva darci dei dettagli sulla nostra missione visto che non sapevamo cosa dovevamo fare ne cosa cercare e di solito questo era il compito che spettava a lui.

-Ragazzi! Che bello incontrarvi!-

-Percy ci hai portato il topo? Uno dei serpenti sul bastone aveva parlato: era George.

-George, contegno- disse Marta, mi fecero scappare un sorriso, facendomi ricordare dei “vecchi tempi”.

-Lasciate perdere i miei serpenti. Avete sentito la profezia, eh? Ma siete solo due e gli altri cinque dove sono?- proprio come pensavo, almeno è stato l'unico a venire e darci qualche indizio.

-Li stiamo cercando- disse Piper -Qual buon vento ti porta?-

-La profezia, se Percy fosse stato attento saprebbe che un oggetto sacro è stato rubato.-

-sì lo so ma quale?- perché tutti pensano che non sono mai attento? Ci ero arrivato anch'io al fatto che qualcosa era stato rubato.

-L'Abadir.- disse Ermes serio- E' stato rubato, prima veniva custodito a Delfi ma quando le divinità si sono spostate negli USA è stato trasferito ad Olympia al Washington State Capitol-

-Ok, capisco. Cos'è l'Abadir?- chiesi. Mi pervase un sentimento di nostalgia pensando al fatto che se ci fosse la mia Sapientona sicuramente l'avrebbe saputo.

-Zeus è stato l'ultimo figlio di Crono. Sua madre sapeva che Crono si sarebbe mangiato il figlio appena nato, così, decise di partorire a Creta e nascondere il figlio.

Dopo di che tornò da Crono e gli diede questa pietra avvolta nelle fasce come se fosse un bambino, il titano non se ne accorse ed ingoiò l'Abadir. In questo modo Zeus pote crescere e salvare i suoi fratelli.

Da lì in poi la pietra venne considerata come una reliquia; essa in oltre contiene molti poteri che noi stessi non sappiamo. Perciò, sarebbe bene se la recuperaste il prima possibile in modo che non cada nelle mani sbagliate.-

-Ermes, io non ero presente quando la profezia venne detta, ma da quello che ho capito gli ultimi versi non sono stati detti a causa di un'esplosione. Ci può dire la parte mancante?- mi ero completamente dimenticato del fatto che non sapevo tutta la profezia, ecco la conferma del fatto che ero un Testa d'alghe.

-Purtroppo Piper noi non ne sappiamo più di voi, non è mai successo che l'Oracolo non finisse di dire la Profezia, Apollo è disperato.- sarebbe divertente vedere Apollo nel mezzo di una crisi isterica. Ritornai subito serio, pensando che dovevo affrontare una nuova missione.

-Quando ci saremmo riuniti- dissi- forse potremmo iniziare a dare un'occhiata ad Olympia e vedere se ci sono degli indizi.-

-Mh...si potete provare. Io devo andare buona fortuna.-

-Aspetta!- Ermes si girò- Abbiamo notizie di tutti tranne che di Annabeth sai dov'è?-chiesi speranzoso.

-Certo che lo so, ma a quanto pare Afrodite vuole che tu lo scopra da solo , purtroppo non posso parlare anche perché non vorrei ritrovarmi un stormo di colombe inferocite addosso.- sparì nel nulla.

Gli Dei sapevano dov'era Annabeth, a quanto pare la dea dell'amore voleva giocare ancora un po' con noi, ma perché? E se non stava bene...in poche parole ero preoccupato, non mi interessava il fatto che mi avesse ignorato per due anni, volevo solo abbracciarla e sapere che era al sicuro.

Il mio turbine di pensieri fu interrotto da Pips.

-Su Percy andiamo.-

Salì in groppa a Blackjack e lei su un nuovo pegaso dal manto candido.

Destinazione Hazel.

 

Angolo dell'autrice:

Hola!!!

Nonostante il trauma dovuto all'inizio della scuola sono riuscita ad aggiornare.

I nostri eroi hanno scoperto cosa dovranno ritrovare grazie alla visita del nostro adorato Ermes, e beh, Afrodite si mette sempre in mezzo.

Il capitolo è un po' corto ma dal prossimo in poi penso che saranno più lunghi perché tratterò i rapporti tra i personaggi.

Se avete notato errori o orrori (speriamo di no) non fatevi problemi a dirmeli in modo da poterli correggerli o se volete darmi dei consigli non esitate a farlo ;).

-Alexandra.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Note dell'autrice:

Ho deciso di scrivere le note sia prima che dopo il capitolo per chiarire un po' la situazione:

  1. Scusate per il nome che ho dato al pegaso di Piper, non mi veniva nient'altro in mente.

  2. Non odiate Jason: troverà un modo per farsi perdonare, più tardi.

Per il resto ci vediamo sotto: buona lettura

 

CHAPTER 4

PIPER

 

Ero in groppa a Sunshine, mentre Percy a Blackjack, l'aria era fredda nonostante fosse una serata estiva. Perciò Percy ad Annabeth si erano lasciati: ero curiosa di sapere il perché, insomma,io non ci credevo avevano superato addirittura il Tartaro. Potevo convincerlo a raccontarmi tutto con la lingua ammaliatrice, ma non mi sembrava giusto.

Pensando a loro irrimediabilmente i miei pensieri finivano ai sette e si soffermavano su Jason.

Anche per noi le cose non sono andate molto bene. Era successo circa un anno fa. Stavo tornando a casa dal lavoro. Era strano, lo avevano appena chiamato al telefono, di solito mi diceva di sua iniziativa chi lo chiamava. Questa volta no. Anzi, mi aggredì ingiustamente dicendomi di farmi gli affari miei e di smetterla di stressarlo.

Andai a letto con le lacrime agli occhi. Quando mi svegliai sentii un forte odore di alcool, i capelli erano scompigliati, era semplicemente disgustoso non era mai tornato a casa in simili condizioni.

Decisi di andare a fare shopping senza svegliarlo e chiedergli spiegazioni pensando che avrebbe cercato di scaricare le sue colpe su di me, proprio come ieri sera.

Quando andai dalla cassiera e le diedi la mia carta di credito ebbi una spiacevole sorpresa: strisciò la carta più e più volte per poi dirmi che là dentro non c'era neanche un misero penny.

A quel punto corsi direttamente da Jason a chiedere spiegazioni visto che lui era l'unico ad avere i miei dati: volevo solo sapere il perché di tutto ciò.

Lo salutai come se non avessi mai fatto la mia scoperta. Mentre mi salutò guardò verso l basso quasi come si vergognasse di se stesso.

-Jason...va tutto bene?-

-Mh...cosa? Ah, si Piper va tutto bene.- aveva un'aria assorta e sembrava che dicesse quella frase a se stesso cercando di auto-convincersi. Inutile dire che non la bevi.

-Oggi sono andata in giro e quando ho dovuto pagare...-

-...Non c'erano soldi- concluse la frase per me.

-Pensavo potessi spiegarmi visto che qui si tratta anche di me.- Non ero molto arrabbiata, più che altro ero triste.

-...-

-Jason, cos'hai combinato? Non può essere tanto grave.-

-Piper non me lo fare pesare di più- non riusciva a sostenere il mio sguardo, cosa che non era mai successa. Mi stava facendo preoccupare e non poco.

-Jason, non farmi usare la lingua ammaliatrice...-

-Fallo, usala!-

-...-

-HO DETTO USALA!- mi faceva paura, non l'avevo fai visto così. Potevo accettare il fatto che poteva cadergli lo sguardo qualche volta su una ragazza ma, non potevo tollerare il fatto che mi avesse prosciugato il conto in banca senza darmi spiegazioni e il tono che aveva usato poco fa!

-Sai che ti dico? Non me ne frega niente!- andai in camera presi una valigia e infilai con cura tutti miei averi.

-Piper dove vai? M dispiace, non volevo...- riuscivo a leggere dispiacere e vergogna in quelle iridi azzurre di cui ero sempre stata innamorata ma come ho detto prima non potevo chiudere un'occhio sul suo comportamento.

-Ciao Jason- non resistetti alla tentazione e gli posai un ultimo bacio sulle labbra, appena attraversato l'uscio della porta iniziai a piangere.

-Eccola, la ditta di Hazel, è proprio laggiù!- disse Percy indicandola.

Cancellai subito la lacrima solitaria che mi aveva procurato quel doloroso ricordo.

-Va tutto bene Pips? Sei stata zitta per tutto il tragitto, tu di solito sei una gran chiacchierona.-ero indecisa: no sapevo se confidarmi o convincerlo con la lingua ammaliatrice che tutto andava benissimo. Alla fine decisi di raccontargli tutto, insomma, i sette si dovevano riunire? Allora saremmo più uniti che mai.

Gli raccontai tutta la mia storia e lui ebbe una reazione molto strana: stette zitto mentre sul volto si dipinse un'espressione impossibile da decifrare, disse solo una parola: perché?

-Non lo so perché Percy, non me l'ha detto si...vergognava, era strano, non si era mai comportato in quel modo.- avevo gli occhi lucidi.

-Stai tranquilla Pips, sistemo tutto io.-Mi venne un brivido lungo tutta la schiena.

-No, Percy stai tranquillo, tu devi concentrarti su Annabeth.- prese un respiro profondo e ricominciò a parlare.

-Lo so, ma voglio so parlargli niente di più.- lasciai perdere l'argomento.

Decollammo e avviammo verso la ditta: due guardie enormi sorvegliavano un piccolo edificio alle loro spalle.

Mi avvicinai a loro.-Scusatemi, vorremmo entrare, possiamo vero?-

-Certo signorina.-

-Sa dirci anche dopo si trova Hazel Levasque?-

-Certo, si trova all'ultimo piano, sapete pare un edificio piccolo ma in realtà si estende sotto terra, la signorina si trova al piano più profondo ma avete bisogno di un pass per entrare.-

-Può prestarci il suo pass?- avevo fatto tantissimi progressi con la lingua ammaliatrice.

-Certo signorina, prenda pure.-

Io e il figlio di Poseidone entrammo in una graziosa sala d'accoglienza: era ovale, le pareti erano pitturate con piacevoli sfumature ocra e terra bruciata e scendevano delle liane in modo da dare freschezza all'ambiente, al centro erano sistemati i banchi delle segretarie fatti in legno massiccio, sulla destra c'era l'ascensore che funzionava solo con il pass mentre sulla sinistra le scale.

Decidemmo di prendere l'ascensore utilizzando il pass che ci era stato dato e schiacciammo il bottone numero 5 visto che era quello più in profondità.

Ci ritrovammo davanti a una porta blindata, non si poteva entrare senza la password: eravamo fregati!

-Ehi! Che state facendo?-

-Hazel?!- ero felicissima di vederla.

-Venite qui!- ci abbracciammo tutti e tre.

-Come mai siete qui? Dai su venite nel mio ufficio vi offro un caffè!- ci sedemmo davanti a lei io presi un caffè macchiato mentre Percy uno blu.

-Allora, ditemi tutto.- Hazel era cresciuta, era la più piccola del gruppo ma questo non significa che era la più debole dopotutto il vino buono sta nella botte piccola no?

Percy le raccontò della missione.-Capisco, perciò torneremmo all'azione come ai vecchi tempi? Non sto più nella pelle, devo subito dirlo a Frank, sarà così felice.- era felicissima addirittura raggiante, però io osservai un altro dettaglio, uno che non salta subito all'occhio: era sull'anulare sinistro, un oggetto brillante e d'orato.

-Hazel ma quello sulla tua sinistra è un...-

-...un anello di fidanzamento!-

note dell'autrice 2

lo so, sono sempre qui a stressare! So anche avevo scritto che c'era una profonda rottura tra tutti poi però mi sentivo troppo cattiva perciò ho deciso di fare così. Percy si è preso l'incarico di fratellone iperprotettivo, abbiamo scoperto più o meno cos'è successo con Jason. Devo ancora scrivere il capitolo numero 5, magari potete dirmi attraverso una recensione se preferite far trovare prima Leo o Jason, Annabeth sarà l'ultima.

Non so se riuscirò ad aggiornare sempre così velocemente.

Saluti

-Alexandra

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CHAPTER 5

-JASON-

 

Sentivo le palpebre pesanti a causa del odore asfissiante di fumo e alcol. Mi trovavo in una lurida stanzetta che fungeva da spogliatoio: era tutta grigia, sporca, la muffa copriva interamente tutte le pareti e le luci erano deboli, nonostante questo posto fosse deprimente sentivo l'adrenalina crescere in me. Fuori dal mio “spogliatoio” sentivo urla, gente che gridava il mio nome altra invece che gridava il nome del mio avversario e altra ancora imprecava probabilmente già ubriaca.

-Signori e Signore ecco a voi...JASON GRACE!-uscì fuori dal stanzino per avviarmi al centro della sala ove vi era collocata l'arena, la folla era semplicemente in delirio, mi acclamava, quasi come se fossi stato un'eroe. Io ero un'eroe o almeno lo ero stato due anni fa, avevo battuto Gea, certo, con l'aiuto dei miei compagni ma l'avevo battuta. Ero all'apice avevo salvato il pianeta, avevo una fidanzata che mi amava e che io amavo a mia volta, ero la persona più realizzata del mondo, ma poi tutto cambiò, lentamente, in modo impercettibile non ero più considerato tanto importante, non c'erano più missioni o profezie, raramente combattevo contro qualche mostro ma niente di ché. Mi mancava l'azione, il brivido e qui l'avevo trovato, ma come si dice trovi una cosa, ne perdi un'altra. Era iniziato come un gioco, avevo un amico che lavorava al piano di sopra dove vi era situato il mini casinò e sapendo che io ero una persona a cui piace rischiare mi introdusse nel giro. All'inizio andò tutto bene, giocavo al blackjack ma niente di più rischioso, poi col tempo diventai uno dei partecipanti dell'arena a causa di una scommessa che avevo perso oltre a dare tutti i miei soldi e quelli di Piper.

Quella sera, ero agitato, nervoso e consideravo l'ipotesi di ritirarmi da tutto ciò ma non potei, sapevo già troppo del”giro” avrei rischiato sicuramente la vita. Così vini, vidi, vici proprio come Cesare, avevo guadagnato il loro rispetto. Già, ma a quale prezzo: avevo risposto male a Pips oltre ad averle prosciugato il conto in banca; il giorno dopo litigammo e lei se ne andò. Mi sentivo una merda, lei voleva aiutarmi mentre io le urlai addosso, di certo non posso biasimarla se l'ha fatto, non ne sapeva niente e mai l'avrebbe saputo rischiava troppo.

-Ed ecco a voi SANTIAGO SMITH! Che la lotta abbia inizio, qui voglio ricordarvi l'unica regola: non esistono regole!- il presentatore che era un signore di mezza-età pieno di tatuaggi con i capelli bianchi sparì subito dalla scena.

Questo era l'ultimo avversario dell'anno e se avessi vinto, la somma che mi spettava sarebbe stata molto grande con circa quattro zeri l'unico problema era appunto il mio avversario, era...mastodontico pareva quasi un gigante, i muscoli erano gonfiati sembravano di plastica, gli occhi neri come il petrolio mentre la testa era rasata conferendogli un'aria da marines, sul braccio un grande tatuaggio rappresentava un teschio che era circondato da un serpente, probabilmente un pitone.

Chiusi gli occhi ed inspirai ed espirai l'aria viziata, mi trovai davanti agli occhi l'immagine di una Piper delusa, con le lacrime agli occhi: cercai di rimuoverla il prima possibile, non potevo lottare con quel ricordo.

Ci avvicinammo, lui tirò un pugno che mirava dritto al stomaco ma riusci ad evitarlo, intanto cercai di preparare il contrattacco: un calcio che voleva mirare alla gola ma lui lo riusci a parare.

Spostai un attimo lo sguardo per osservare la situazione in cui mi trovavo e credetti di soffrire di allucinazioni: mi parve di vedere Percy, ma non ci feci molto caso così continuai a dare calci e pugni all'avversario che non pareva per niente stanco. Alto e forte ma poco agile, dovevo muovermi velocemente per non rischiare di essere colpito. Il mio piano funzionava alla grande fino a quando non inciampai in uno degli oggetti che le persone ci lanciavano per rendere la lotta più sanguinosa: bastoni, vari attrezzi, bicchieri, bottiglie, insomma, di tutto e di più per rendere lo scontro più interessante.

Un pugno colpì la parte alta della mia guancia, un dolore lancinante pervase il mio zigomo destro che iniziò subito a sanguinare, la folla stava ottenendo ciò che voleva:sangue e violenza.

-Finiscilo!-

-Dai Grace, ho scommesso su di te un bel po' di quattrini!-

Ero a terra ma nonostante tutto riuscì ad alzarmi e a schivare il suo calcio che mirava alle mie costole.

-Jason?!- una voce femminile, dolce ed allo stesso tempo terrorizzata, chiamava il mio nome. La stessa voce era la protagonista dei miei sogni migliori e dei miei incubi peggiori.

Mi girai e la vidi: era identica all'ultima volta che ci eravamo visti, i capelli castani tagliati in modo asimmetrico con alcune ciocche avvolte nel piume, la pelle abbronzata e gli occhi, che occhi! Gli occhi che tanto amavo non avevano un colore ben definito cambiavano in base alla luce o ai sentimenti che provava, essi adesso trasmettevano paura e delusione ed erano castani. Dovevo per forza avere le allucinazioni: prima Percy e poi Piper!

CROUCH!

Dolore, stordimento. Un pugno colpì dritto il mio occhio sinistro, a quel punto pensai che se fossi stato fortunato come minimo sarei diventato cieco.

-Jason!-

-Piper stai tranquilla!- quella invece era la voce di Jackson, sembrava parecchio deluso e nel tono di voce usato anche incazzato. Perché? Piper aveva tutto il diritto di avercela con me, ma lui no-

-Lascialo.- continuò

-Percy dobbiamo toglierlo da lì, morirà!- quella bellissima ragazza che io amavo, piangeva a causa mia, decisi di parlarle anche se quella sarebbe stata l'ultima cosa che facevo, glielo dovevo.

-AHHH!- un calcio fortissimo colpì le mie costole, cadì a terra. Una tempesta di pugni si scagliò sul mio corpo, dolore,tanto dolore, si ma fisico, momentaneamente non mi interessava, il mio obbiettivo era Pips.

-Ri...rinunci...o- un bisbiglio uscì dal mia bocca di più non riuscì a dire, mi sentì afferrare e trasportare, la mia vista se ne stava andando e lo stesso valeva per l'udito, nell'aria l'odore di viziato si unì a quello ferroso del mio sangue, un liquido freddo probabilmente acqua bagnava il mio viso, questa era l'unica cosa che ricordai prima di perdere completamente i sensi.

Quando mi risvegliai notai con immenso stupore che non mi trovavo più in quel sudicio posto: ero nell'infermeria del Campo Mezzosangue.

-Tu, Grace, non osare muoverti da lì!-ero rimasto abbastanza stordito dall'incontro, perciò non riconobbi subito Will Solace, casa di Apollo.

-Prendi un cubetto di nettare, non di più, stai giù e riposati e non provare ad alzarti altrimenti sarà l'ultima cosa che farai!- carino come benvenuto. Tutto ciò non aveva senso, doveva per forza essere un incubo! Tutto il mio flusso di fantasticherie e teorie fu fermato dalla voce del figlio d'Apollo.

-Ma guarda un po'! Neanche se fossi uscito da una missione, quattro delle tue costole sono andate, l'occhio viola e puoi aggiungere una nuova bellissima cicatrice alla tua collezione!-

-Will, che ci faccio qui?-

-Già, tu non lo sai, te lo spiego in poche parole per i dettagli puoi rivolgerti a Percy, Piper, Hazel o Frank. Circa una o due settimane fa l'Oracolo si è presentato dicendo che i sette della profezia si uniranno e dovranno trovare l'oggetto perduto, poi si parlava di alleanze e tradimenti ma la fine nessuno la sa, c'è stata un'esplosione durante la quale Rachel non è riuscita a finire. Tu sei stato il quinto ad essere trovato: mancano solo Leo ed Annabeth. Qui ci sono due notizie sia una buona che una cattiva: sappiamo dove si trova Valdez, ma non abbiamo la più pallida idea di dove si possa trovare la figlia di Atena.-

-Mi stai dicendo che dovremmo partecipare ad una nuova missione?-

-Sì, ma fino a quel momento tu starai qui, al massimo se vorrai vedere qualcuno lo chiamerò qui così potrai parlarci.-

La mia mente volò subito a Piper.-Senti, potresti chiamarmi P...-

-Vedo che anche tu mi cercavi, che coincidenza!-non volevo assolutamente parlare con quell'idiota di Jackson.

-Will, puoi lasciarci soli? Voglio solo parlargli.- il biondino lasciò il suo posto a quel testa d'alghe, non avevo nulla da dire o chiarire con lui.

-Io volevo parlare con Piper.-

-Lo so, sono così tanto stupido però, prima di parlare con lei dovresti farti un'esame di coscienza e ammettere che sei stato un grandissimo...-

-Non hai alcun diritto di venire qui ad insultarmi...-

-Io non sono venuto ad insultarti, sono venuto qui per cercare di aiutarti visto che tu sei ancora i tempo per sistemare le cose.-

-Tu aiutare me? Che cosa ne vuoi sapere tu di quello che mi è successo?- perché veniva a farmi la morale? Se avessi potuto gli avrei mollato un bel cazzotto sul naso per risvegliarlo, pur troppo appena riuscivo ad aprire la bocca per parlare, gli affari suoi mai, che se ne vada dalla sua Sapientona e non si intrometta nella mia vita.-Non hai altro di meglio da fare che venire a stressare me?!-

-Cazzo, ti sto cercando di aiutare, non capisci quanto sei fortunato, c'è una ragazza che nonostante quello che le hai fatto ti ama ancora, e non osare dire il contrario, e sì, ho tantissime cose da fare però sono venuto qui a parlare con te perché questa mi sembra una delle priorità! Perciò svegliati, se non vuoi accettare il mio aiuta va benissimo basta che non fai più soffrire Pips, lei non ti ha fatto niente di male!

Se anche un'idiota come Percy aveva capito la situazione ero proprio messo male, una parte i me voleva chiedergli di Piper l'altra, quella più orgogliosa voleva andare all'attacco. E ovviamente vinse la parte più orgogliosa.

-Vieni qui a fare la morale, ma tu pensa, Annabeth allora?-

-E' proprio per quello che sono venuto qui per risparmiarti tutto quello che ho passato e che sto passando, come pensi che mi senta, è sparita nel nulla senza lasciarmi niente tranne che un misero biglietto in cui non veniva spiegato niente solo con un misero addio.- era furibondo, la pelle pallida era diventata bordeaux egli occhi parevano lucidi.

-Per quanto ne so potrebbe anche essere morta.-se prima era furibondo adesso era triste, nei suoi occhi si vedeva ansia, preoccupazione ma anche rabbia. E sinceramente potevo capirlo: se Pips avesse fatto una cosa del genere oltre ad essere triste, sarei stato anche arrabbiato: è semplicemente partita senza dare spiegazioni o modi di contattarla.

-Annabeth è una ragazza sveglia ed intelligente, vedrai che ce la farà.-

-Vuoi che ti chiamo Piper?-

-Hey Percy!- un fauno, voglio dire un satiro giovane salutò Percy.

-Grover!- i due si abbracciarono, sembravano dei fratelli che non si erano visti da secoli. Si sedettero vicino a me ed iniziarono a parlare del più e del meno, della profezia e della missione.

-Io, forse ho un'idea su dove possa essere finita Annabeth- disse il satiro prendendo un respiro profondo-tempo fa, non era mica interessata a diventare una cacciatrice?- il voltò di Percy si tinse di un bianco cadaverico.

-Possiamo provare a chiedere a Thalia se ne sa qualcosa, dopotutto è la luogotenente di Artemide, saprà di sicuro se lei è lì.-proposi.

 

Angolo dell'autrice:

Carissimi! Eccomi ritornata con un nuovo capitolo raccontato da Jason: non sapevo se era meglio fare il pov di Percy o Piper così ho deciso di uscire fuori dallo schema che mi ero fatta. Lo so che avete tantissimi motivi per odiarmi del tipo: Jason l'ho trasformato in un... qualcosa di non ben definibile, Percy funge da psicologo/fratellone/ficcanaso, ho introdotto Grover, Thalia ed è comparso anche Will. Purtroppo non so se riuscirò ad aggiornare sempre con questo ritmo io ci provo. Ci sentiamo la prossima volta con il messaggio Iride tra Jason e Thalia e la Caleo.

Saluti

-Alexandra

(P.s.: ho cambiato sia il rating e ho aggiunto anche l'avvertimento tematiche delicate e forse cambierò anche la trama perché non mi convince)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


HAZEL

 

-No ragazzi, mi dispiace ma non abbiamo alcuna notizia o suggerimento su dove si possa trovare Annabeth. Noi cacciatrici cercheremo di darvi una mano per quanto ci sarà possibile.- davanti a noi si presentava un'immagine abbastanza preoccupata della luogotenente di Artemide. Io non ci avevo mai parlato e non la conoscevo neanche bene, sapevo solo che era la sorella di Jason e che era molto legata alla figlia di Atene ma niente di più. Il volto di Percy nonostante fosse pallido stava iniziando a colorarsi di un leggero rosa carne.

-Potreste provare a chiedere alle Amazzoni, non so se lo sapete, ma loro detengono un sacco di informazioni segrete da ogni parte del mondo, dopotutto controllano l'Amazon. Purtroppo non sono molto amichevoli, specialmente con il sesso maschile perciò vi consiglierei di mandare le ragazze.- io sapevo bene che caratterino avevano, per poco io, Frank e il figlio di Poseidone eravamo riusciti a scappare grazie all'aiuto della regina che era la sorella di Reyna. Ella aveva capito che il mondo era in pericolo e riuscì a mettere da parte i rancori che provava per Percy. Nonostante ciò non ero molto convinta del fatto che ci aiutassero un'altra volta.

-Vi saluto ragazzi, buona fortuna!- il messaggio Iride si chiuse e così facendo sparì l'immagine di Thalia.

Accanto a me si accomodò Chirone, nonostante gli anni passassero sul suo volto ciò non si poteva osservare.

-Ciao ragazzi. Avete qualche piano?-

-Thalia ci ha consigliato di chiedere aiuto alle Amazzoni e di mandare le ragazze.-

A quel punto intervenne Percy:- Secondo me ci conviene mandare solo una persona, voglio dire dobbiamo solo cercare delle informazioni. In più Thalia- si fermò un attimo mentre il volto si contorceva in una smorfia di disgusto- ...ha ragione: è più sensato mandare una ragazza, io manderei Piper, non la conoscono a differenza di Hazel.- il suo piano dopotutto seguiva un filo logico.

-Vengo anch'io insieme a Piper! Non può andare da sola è pericoloso.- disse Jason abbassando gli occhi.

-Piper se la caverà benissimo, come sempre d'altronde, direi di iniziare a focalizzarci su Leo, Chirone sa dove si trova.- il centauro non lasciò tempo al figlio di Giove per intervenire.

-Certo, ricordate che alla fine della guerra contro Gea Leo è andato a cercare Calypso? È riuscito a trovarla e sono scappati insieme da Ogigia. Per un periodo hanno provato a vivere a New York però la figlia d'Atlante soffriva di nostalgia, così a Valdez venne in mente di trasferirsi una seconda volta in un ambiente che ricordasse all'amata l'isola da cui proveniva.-

-Ovvero...?-

-Alle Hawaii-

-Per affrettare i tempi, dato che c'è un ladro in circolazione, proporrei di mandare Hazel e Frank da Leo per spiegargli la situazione, Piper dalle Amazzoni, mentre Percy e Jason date una mano ai ragazzi e iniziate a dare un'occhiata all'Argo 2.- Chirone era sicuramente un grande insegnante ma anche un eccellente stratega.

A me il piano andava più che bene: avevo la possibilità di passare del tempo insieme al figlio di Marte alle Hawaii.

Optammo per un viaggio in aereo per essere più veloci, avevamo da riportare l'Abadir e il tutto doveva essere fatto il più veloce possibile.

Honolulu era una città a dir poco stupenda, le piccole case e le ville erano sparse per tutta l'isola mentre vicino all'oceano c'era tutto un conglomerato di grattacieli ove probabilmente c'erano uffici e sedi amministrative, le spiagge erano piene di turisti nonostante l'estate stava cedendo il suo posto all'autunno e molti surfisti sfidavano le onde in acrobazie mozzafiato. La zona era talmente tanto affollata che appena riuscivi a respirare. Io e Frank andammo al porto a prendere una barca taxi per raggiungere un'isoletta vicino alla capitale della Hawaii. Ne trovammo uno libero e salimmo, il conducente era molto loquace, riusciva a cambiare subito gli argomenti: un minuto fa stava parlando della crescita dei prezzi dei barili di petrolio mentre l'attimo dopo parlava della partita dei Lakers. Ci stavamo avvicinando all'isoletta a tutta velocità, la leggera brezza faceva ondeggiare i miei capelli, il sole era alto nel cielo (era mezzogiorno) e l'acqua era trasparente, se ci si sporgeva leggermente dalla barchetta si riusciva a vedere la barriera corallina, questo posto era semplicemente perfetto. Mentre osservavo l'ambiente circostante Frank mi prese e mi accarezzò la mano, intanto chiusi gli occhi e mi immaginai il nostro matrimonio e come sarebbe stato se ci fossimo sposati qui.

-Ragazzi, siamo giunti a destinazione!- fui svegliata dal mio bellissimo sogno dal simpatico conducente. -Sono cinque dollari-.

Se Honolulu era caotica e non c'era abbastanza spazio per respirare,qui la tranquillità e la calma regnavano sovrane: le case erano enormi ma semplici niente d'esagerato con dei bellissimi giardini, la strada principale era accompagnata per tutta la sua lunghezza da palme e alberi di cocco, sulla nostra destra c'era una deliziosa ma deserta spiaggia dove vi era collocato un bar costruito in legno, nell'aria si respirava relax e libertà.

Girammo per tutta l'isola per trovare la casetta di Leo e non ci mettemmo troppo tempo visto che era abbastanza piccolina.

Dal garage della casa provenivano dei rumori fortissimi, non sapevo definire se era un martello pneumatico o altre diavolerie varie, era sicuro come l'oro che quella era la casa di Valdez e Calypso.

Andammo davanti alla porta e bussammo tre volte. Ci aprì la porta una ragazza con i capelli e gli occhi color miele e la pelle olivastra, era bellissima, il fisico era alto e slanciato, gli occhi erano circondati da grandi occhiaie e la pancia era abbastanza pronunciata.

-Siete i nuovi vicini di casa? Haloa, venite, accomodatevi!- non ebbi il tempi di spiegarle la situazione che lei ri-iniziò a parlarea vanvera.-Io sono Calypso e lui invece è Nalu- disse indicando il pancione amorevolmente. Ero scombussolata, insomma Leo stava per diventare papà? Non avevo mai pensato a come potrebbe essere quel burlone di Valdez in versione padre, una cosa però era certa: avrebbe fatto scintille.

-Eccomi raggio di sole!- il figlio di Efesto si appoggiò davanti allo stipite della porta del soggiorno, lui non era tanto cambiato i capelli sempre disordinati, si era alzato un po' e aveva un accenno di barbetta.

-Leo, abbiamo dei nuovi vicini di casa!- disse la ragazza entusiasta.

-Noi..- Frank cercò di parlare e spiegarsi ma fu subito interrotto da Leo.- Io vicino di casa con Chang? No grazie. Hazel che bello vederti.- il latino mi salutò e mi diede due bacini sulla guancia.-A te Chang non do' proprio un bel niente, e non provare a cercare consolazione dalla mia ragazza!- esplosi in una risata fragorosa e fui subito seguita da Calypso, Frank e Leo, era sempre rimasto il solito pagliaccio.

-Come avete fatto a trovarmi?-

-Abbiamo fatto delle ricerche.- risposi io pronta.

-Vuoi dire che voi mi avete stalkerato?- esclamò con un tono falsamente scioccato.

-Valdez, basta con le battute andiamo al sodo.- Frank quando voleva sapeva essere molto autoritario, tutti bambini del dojo in cui insegnava volevano diventare da grandi come lui.

-Dimmi pure caro Frank- gli spiegammo tutto quello che era successo in questo mese e i nostri piani. Sul volto di Leo apparve un ghigno indecifrabile mentre si sfregava le mani.

-E' arrivata l'ora di sperimentare l'Argo III. Qui c'è da divertirsi. Rayo de sol facciamo le valigie, si parte per New York!

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

People I'm back! (per vostra fortuna o sfortuna, a voi la scelta).

Leuzzo papà! Non so perché ma io ce lo vedo, voi no?

Inizio col scusarmi per il ritardo,a causa di vari impegni non sono riuscita a scrivere e a dir la verità non sapevo da dove iniziare a scrivere, nel senso sapevo cosa dovevo fare ma non come.

Lasciando questa storia un attimo in stand-by, volevo chiedervi se sareste interessate/i ad un cross-over tra Percy Jackson e Sherlock (quello con Benedict Cumberbacht (nono so come si scrive il suo nome)) ed ad una fan fiction demenziale su harry potter.
Per il resto mi scuso per questo schifo di capitolo.

Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione o messaggi.

Saluti

-Alexandra

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 6

-PIPER-

Ero leggermente agitata, era la prima volta che dovevo partecipare ad una missione da sola: ero sempre stata accompagnata da almeno un'altra persona.

Hazel e Frank erano appena partiti verso le Hawaii alla ricerca di Leo mentre io dovevo andare dalle Amazzoni e cercare informazioni su Annabeth, sarei dovuta partire l'indomani all'alba.

In quel momento ero nella casa dei figli di Afrodite e stavo preparando i vari oggetti che pensavo mi sarebbero serviti il giorno seguente quando, qualcuno bussò alla porta: tre picchiettii leggeri, quasi timidi echeggiarono nella stanza.

-Piper, sei qui?- era un bisbiglio appena udibile di una voce maschile che o conoscevo fin troppo bene.

-Piper- la voce era più forte e decisa ma essa aveva una leggera nota di vergogna e imbarazzo.

-Piper, dobbiamo parlare, per piacere...sei qui Pips?- mi nascosi nel bagno che c'era alla mia destra e stetti zitta, mi sentivo uno schifo, lui voleva parlare e riallacciare i contatti con me mentre io mi nascondevo da lui a causa dei sensi di colpa che provavo: quando lo vidi “al giro” a incassare colpi su colpi e poi svenire pensai al peggio mentre dai miei occhi scendevano lacrime salate, era colpa mia se si era ridotto in quello stato, avrei potuto aiutarlo a superare tutto ciò ma l'unica cosa che riuscii a fare fu scappare. Rievocare quel ricordo e quelle sensazioni così dolorose faceva male, ogni volta che lo vedevo mi sentivo un nodo alla gola e tutte le “ferite” che avevo accumulato nel tempo al posto di rinsanirsi crescevano a dismisura.

Quando sentii il rumore dei suoi passi allontanarsi uscii dal bagno e continuai a sistemare le mie cose e notai qualcosa che non quadrava in quel posto: sul pavimento immacolato, alla sinistra del mio letto ci stava un grosso libro rilegato in pelle rossa ed una lettera ove saltò subito al mio occhio la calligrafia striminzita di Jason.

Essa diceva: “Cara Pips,

prima di prendere e strappare in piccolissimi pezzettini questo

insignificante pezzo di carta, volevo chiederti un ultimo favore,

ovvero quello di leggere tutto fino in fondo e dopo se vorrai,

potrai mandarmi al Tartaro anche perché hai tutte le ragioni

per farlo.

Volevo iniziare col chiederti scusa per tutto ciò che ho fatto, per

il modo in cui mi sono comportato e nelle condizioni in cui quella

sera tu e Jackson mi avete trovato, provo vergogna ogni volta

che posi i tuoi bellissimi occhi su di me e poi li sposti quasi come

se ti bruciassero, mi sento troppo sporco e so che non riuscirò mai

raggiungerti: questa lettera non è una lettera piena di scuse dette

tanto per dar aria alla bocca (in questo caso alla mano:) ) e neanche

per giustificare il mo comportamento da emerito stronzo. Voglio

semplicemente farti capire ciò che provo e sento quando ti vedo e

quando sento il suono della tua voce: voglio farti capire che

i miei sentimenti per te non sono cambiati anzi, sono più forti.

Non voglio che tu senta la pressione a dosso e non voglio neanche

che tu finga d'amarmi per rendere contento me, ti chiedo soltanto

di non evitarmi perché saremmo compagni di squadra per un bel

po' di tempo.

Con affetto,

Jason.

 

P.S.: Il librone rosso è un album fotografico che ho trovato nel bunker

di Leo, spero ti possa piacere, a me ha fatto tornare il sorriso sulle

labbra.

Le mie mani tremavano come se fossero delle foglie autunnali mosse da un vento gelido e gli occhi scintillavano, ero sul punto di piangere. Presi l'album consapevole del fatto che aveva fatto sorride Jason e accarezzai amorevolmente la copertina rosso mattone in cui era rilegato. Girai la copertina, essa era seguita da una pagina bianca in cui al centro c'era una scritta dall'aria solenne la lessi e sorrisi: LA MIA FAMIGLIA, sapevo che il mio caro amico Leo aveva avuto una vita difficile, come quella di tutti gli semidei.

Sfogliai e vidi tutta la prima pagina dedicata a un bambino dalla pelle candida, un paio d'occhi verdi come il mare ed una simpatica acconciatura afro che anni dopo si sarebbe trasformata in una massa di capelli disordinati a tal punto da farlo soprannominare Testa d'Alghe, poi lo vidi impugnare la sua vortice e varie foto di compleanni, eventi speciali della sua vita ma anche di attimi quotidiani probabilmente scattate dai familiari o dai ragazzi del campo.

Dopo circa cinque pagine dedicate al figlio di Poseidone fu il turno di una bambina dall'aria seria e concentrata che giocava con degli aeroplanini militari. Era bionda, due occhi grigi tempesta osservavano attentamente i suoi carri-armati giocattoli con aria determinata, ma nonostante ciò la foto infondeva tenerezza a causa del caschetto mimetico che le ricadeva sul volto, a seguire c'era una foto insieme a Thalia ove si esercitavano con l'arco e un'altra che la rappresentava vicino a Percy: gli occhi brillavano a tutti e due: lei stringeva tra le braccia un mastodontico libro di architettura mentre lui l'abbracciava da dietro.

Poi fu il mio turno, e dopo di me venne quello di Jason: in quella foto non aveva ancora il labbro tagliato, era seduto a gambe incrociate davanti a lui vi era sistemato un tegamino a testa in giù mentre lui teneva in mano due cucchiai di legno.

Poi una foto in cui c'eravamo tutti e due, ci stavamo baciando sulla riva del Campo Mezzosangue e non c'era nessuno. Lì non ressi, e piansi, piansi come non avevo mai pianto in questi diciannove anni, mi addormentai abbracciando quell'album e tenendo in mano la lettera del figlio di Giove.

La mattina mi svegliai prestissimo e trovai con mia grande sorpresa un altro pezzo di carta sul comodino, ma non era da parte di Jason, era da Percy.

-Cambio di programma Pips, dormi tranquilla alle Amazzoni ci penso io.- la missione era saltata! Quel Testa d'Alghe si sarebbe sicuramente cacciato nei guai, quelle ragazze non erano molto comprensive avevo un bruttissimo sentimento ma, nonostante ciò riuscivo a capire cosa aveva spinto Percy a fare una cavolata del genere: voleva ritrovare Annabeth e assicurarsi che lei stesse bene e forse aveva anche parlato con Jason e del fatto che quella missione sarebbe stata troppo rischiosa per me.

M i riaddormentai per circa un'altra oretta, poi scesi dal letto e pensai di avere le allucinazioni: seduta su una sedia a dondolo, davanti al mio letto vi era Afrodite che mi osservava con un cipiglio curioso ed un suo sorriso malizioso.

-Piper, come va?- quella giornata non poteva iniziare peggio di così, se la dea dell'amore si presentava a te eri nei casini ma nel caso quella dea fosse tua madre ti aspettavano ore e ore di consigli a volte idioti e a volte imbarazzanti che ti facevano desiderare di non essere mai nata.

-Sai che ti dico? Saltiamo i convenevoli. Io sono venuta qui perché tu, mia cara figlia hai bisogno del mio aiuto.-

-Gli dei non potevano venire ad aiutare i figli.-

-A me non interessa cosa dice Zeus, è solo un pallone gonfiato!- un fortissimo fulmine riecheggiò sopra la casa di Afrodite, ma la dea se ne infischiò e continuò a parlare-io sono venuta qui ad aiutarti a risolvere i tuoi problemi di cuore.-

-Non ce n'è bisogno, me la cavo.-

-Suvvia, lasciati aiutare, dovrai passare come minimo una giornata intere con quel bel ragazzo.-

-non devi occuparti di altre faccende?- mi ero innervosita, se ne doveva andare via subito!

-Momentaneamente no, più tardi mio occuperò del mio protetto, Percy- un ghigno malefico si disegno sulla faccia della dea: probabilmente mentre noi soffrivamo per amore, lei stava seduta sul suo bellissimo trono sull'Empire State Building con dei pop corn a guardarci come se facessimo parte di un film.

-Cosa vuoi che faccia?- dovevo compiacerla almeno adesso così se ne sarebbe andata via subito.-

-Allora...-

 

 

ANGOLINO DELL'AUTRICE

Heiiiiiiii,

eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo.

Nonostante il fatto che i Jasper non mi ispirano (non so perché forse a causa di Jason, tanto si sa è sempre colpa sua) ho deciso di dedicare questo capitolo a Piper e ai suoi sentimenti, verso di Jason ma verso quella che può essere chiamata famiglia, in cui nonostante ci siano litigi, drammi e altri eventi catastrofici si creano dei legami infrangibili ( madonna che filosofa).

Volevo chiedervi se qualcuno di voi si ricorda il nome della sorella di Reyna perché io non me lo ricordo più.

Volevo ringraziare chi legge, chi ha segnato la mia storia tra l preferite e le seguite, ma anche chi recensisce, aiutandomi e incoraggiandomi: perciò non siate e timidi e fatemi sapere che cosa ne pensate.

Ci stiamo avvicinando piano, piano alla nostra dolce Annie, chissà che fine ha fatto?

Saluti a tutti

-Alexandra

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

-PERCY-

 

Quella di andare in missione al posto di Piper era stata una delle idee più idiote che mi erano passate per la testa, e ne ebbi la conferma quasi subito appena attraversai la soglia di quella che era la più grande ditta della multinazionale: sguardi freddi come il ghiaccio, diffidenti, carichi di odio e sorrisetti malefici mi investirono ma fortunatamente non mi avevano ancora riconosciuto, la mia fuga, quella di Hazel e Frank non avrebbe fatto altro che rendere il mio obiettivo più difficile da raggiungere, ovvero cercare informazioni su Annabeth.

L'enorme atrio ricordava le sale d'attesa degli ospedali, sulle pareti c'erano tutti i premi ottenuti dalla Amazon, era pieno di donne, a parte me non c'era nessun altro uomo.

Mi guardavano in modo talmente intenso che quasi pareva che volessero perforarmi con lo sguardo, mentre mi avviavo verso il bancone centrale ove una ragazza su vent'anni, alta e vestita di nero (come le altre) mi osservava con uno sguardo tra lo disgusto e la curiosità.

-Desidera?- quella leggera scintilla di curiosità svanì per lasciare sul volto un espressione schifata malcelata.

-Io lo so che voi siete le Amazzoni...volevo...ehm...ehm...-

-Scusa, come?- fui subito stoppato dalla ragazza.

-Emily...- dissi guardando il cartellino attaccato alla camicia nera -ho bisogno di alcune informazioni...- si avvicinò una donna verso la trentina che aveva udito la conversazione, a me pareva molto familiare quel volto, sì, sicuramente l'avevo già visto da qualche parte.

Mentre io stavo a pensare e cercare di ricordare chi fosse quella donna, lei ed Emily bisbigliavano tra loro.

-Signore, la pregherei di seguirmi così può farmi tutte le domande che desidera.- wow, era così facile? Insomma, io pensavo che non mi volessero aiutare e altre cose ed invece...

-Grazie- aprì una porta in fondo alla stanza, che portava ad un lunghissimo corridoio colorato di grigio e qualche volta si incontrava una porta bordeaux. C'era troppo silenzio, così provai a fare conversazione con la signorina che mi accompagnava ma lei stroncò subito tutti i miei tentavi liquidandomi con delle occhiatacce.

Arrivammo davanti ad un'anonima porta bordeaux che aprì da sola e mi passò davanti, la lasciò e mi finì diritta in faccia, aprii anch'io la porta lentamente e contai fino a dieci: questa era l'occasione d'oro per avere notizie di Annabeth e per fare qualche ricerca sul ladro dell'Abadir.

-La prego, si sieda.- Emily aveva fatto quella proposta in modo freddo, poco accogliente come se fosse obbligata da un protocollo.

-Oh, grazie, ma è meglio se sto in piedi, sai, io sono iperattivo,mi muovo sempre...-

-La prego si sieda...- il sorriso che aveva sul volto era pari a quello di un clown tirato fuori da un film horror.

-Ehm...- quella donna mi faceva venire i brividi e non sicuramente in un senso positivo.

-HO DETTO: SI SIEDA!!!!!- mi buttai subito sulla prima poltroncina bordeaux che vidi -Si metta comodo.- era meglio ascoltare i comandi di quella pazza se non volevo morire prima di scoprire qualcosa d'importante: appoggiai le braccia sui braccioli, magicamente apparirono due cinghie di un metallo argentato molto resistente, che si strinsero intorno ai miei polsi; ecco la fregatura!

-Carini i dettagli dei braccioli, mi piace l'abbinamento di argento e bordeaux, fa un piacevole contrasto con il bianco della stanza.- OK, questa è la cosa più stupida che poteva uscire fuori dalla mia bocca ma almeno non apparivo terrorizzato e forse avevo pure sorpreso l'Amazzone.

-Jackson, Percy Jackson, l'eroe che ci ha salvato da Crono e da Gea, colui che ha fatto tutto da solo, che era- fece un piccola pausa effetto, poi alzò la mano destra ed avvicinò il pollice e l'indice quasi come se volesse indicare una piccola distanza-ti mancava tanto così, guarda, proprio così poco, per diventare un dio. Immagino, il tuo pentimento per non avere accettato la proposta di Zeus, te l'aveva messa lì sul piatto d'argento.

Sai una cosa, ti rivelo un piccolo segreto: siete tutti stupidi, inutili, vi credete tanto forti ed intelligenti, ma non siete superiori a noi donne, o no, anzi, siete inferiori e vedrete, appena tutte le donne capiranno che non hanno bisogno di voi, vedrete, vedrete starete al posto che vi spetta.-

OK, sapeva chi ero, pensavo di averle fregate, non avevo un altro piano e così improvvisai-Ehm...sì, ha ragione, tutti stupidi, un branco di pecoroni, molto fastidiosi.- improvvisamente la porta si aprì, ed entrò la donna che mi pareva conosciuta.

-Che piacere Jackson, bello rivederti, ma sai, io preferisco mettervi a confronto con degli animali che somigliano di più a voi uomini, tipo...porcellini di Guinea, ricordi no? Se non fosse stato per la Chase probabilmente saresti rimasto lì a marcire.-

-Circe...- il mio fu appena un bisbiglio, avrei subito dovuto capire che quella era Circe, nella mia mente intanto si stava già formulando un'altra domanda: come c'era arrivata qui?

-Sciocco, sono la vice-regina delle Amazzoni mi aveva chiamato Hylla poco tempo dopo che era arrivata qui.- ma era telepatica? Qui sicuramente si parlava di stregoneria ad alto livello.

-No idiota- fu Emily a parlare- siete talmente stupidi che non riuscite neanche a controllare i vostri pensieri e sentimenti, un'altra prova del fatto che siete inferiori. Sua maestà, le chiedo il permesso dargli una lezione.- era pazza e non poco probabilmente stava pensando a come torturarmi, il suo volto era contorto in un ghigno inquietante, con tanto di sorrisino malefico.

-Purtroppo no cara Emily, la regina vuole punirlo personalmente- il suo sorriso partiva da un orecchio e giungeva fino al altro.-Ragazze, sistematelo.- si allontanò-Arrivederci Jackson.-

Un gruppetto formato da circa cinque o sei ragazze, vestite tutte di nero entrò e si avvicinò a me: una tempesta di pugni, calci e schiaffi mi colpì, il mio labaro iniziò a sanguinare così come anche il zigomo sinistro, ogni colpo diventava sempre più forte, faceva molto male, probabilmente se non avessero smesso sarei morto, oppure Hylla mi avrebbe dato il colpo di grazia. Mi lanciarono addosso una sostanza trasparente, simile all'acqua che, probabilmente mi fece svenire.

Quando mi risvegliai non vidi più niente, all'inizio pensai che fossi diventato cieco ma poi notai che avevo probabilmente una benda legata agli occhi, avevo un paio di manette legate ai polsi e alle caviglie ed una corda mi legava ad una sedia per non farmi muovere, in poche parole un salame aveva più opportunità di scappare.

-Jackson- sentivo la voce di Circe ma non riusci a capire da dove venisse- tra un po' avrai l'onore di sentire la decisione che la regina ha preso.- ero terrorizzato, avevo un bruttissimo sentimento riguardo a tutto ciò: la sorella di Reyna non avrebbe chiuso un occhio l'aveva già fatto tempo fa.

Sentii dei passi che si allontanavano e dei bisbiglii.-E' arrivata la tua fine Jackson.- due Amazzoni mi tolsero la benda ma mi lasciarono incatenato e legato. La stanza era abbastanza grande, tutta in pietra ed in alcune zone era coperta di muschio, degli stendardi bordeaux coloravano la parte ad ovest, infondo alla stanza vi era un trono di marmo bianco con sotto dei gradini, sempre in marmo per farlo rialzare, alla destra e alla sinistra del trono c'erano della Amazzoni, le prime due delle file avevano delle trombette in mano.

Le due ragazze suonarono un motivetto militaresco e la porta a sinistra si aprii.

Abbassai immediatamente lo sguardo, magari, se mi facevo vedere pentito mi avrebbero risparmiato.

Notai che Hylla si era avvicinata perché vedevo delle scarpe nere, alzai la testa e rimasi senza parole.

In vita mia nonostante tutto quello che avevo affrontato non ero mai rimasto senza parole: quella non era Hylla, due iridi grigio tempesta mi guardavano dall'alto in modo indecifrabile.

-A...Anna...beth...- era viva, sana e salva ero apposto, mi avrebbe sicuramente aiutato.

Mi tirò una ginocchiata diritta nello stomaco e io urlai per il dolore, prima di svenire la sentì dire -Chiudetelo nelle segrete e non dategli né da bere, né da mangiare.- mi sentii trascinare da tre ragazze per poi perdere i sensi.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Rieccomi!! Ed ecco anche Annie!!!

So che il capitolo è cortino etc. ma è uscito così non ci posso fare niente (in reltà sì, ma quello è u dettaglio).

Ve lo aspettavate? Insomma Annabeth regina delle Amazzoni, non so neanche come mi è venuta in mente, poi ho deciso di metterci in mezzo anche Circe. Nel prossimo capitolo ci saranno chiarimenti, state tranquilli

Fatemi saper che cosa ne pensate con una recensione ;), spero di avere deluso le aspettative di tutti\e voi.

Volevo chiedervi un altro aiutino: quando scrivo una risposta ad una recensione perché la manda anche nei messaggi privati?

Ciao, ciao

-Alexandra.

 

P.S.: Mi meraviglio della velocità con cui posto. Ah, dimenticavo di dirvi di segnalare vari errori di grammaticali o di ortografia. Grazie mille.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CHAPTER 9

-PERCY-

 

Quando riaprii gli occhi mi accorsi di trovarmi in quella che doveva essere la mia cella, che ha me dava più l'impressione di essere una cabina frigorifera a causa del gelo che attraversava le mie ossa.

Era un posto piccolo, metallico, senza finestre e con una porta metallica dello stesso colore delle pareti: una persona claustrofobica sarebbe impazzita dopo neanche un minuto di permanenza, una trave di legno posta sul pavimento di marmo fungeva da letto, una debole lucina “illuminava” la stanza.

Provai più e più volte ad alzarmi, ma non ci riuscii a causa del dolore che sentivo ogni volta che respiravo, misi la mano destra nella tasca del pantalone per cercare Vortice, per essere a contatto con qualcosa che sapevo essere mio, ma al posto della penna metallica trovai solo la stoffa del jeans; dopo numerosi tentativi raggiunsi il giaciglio ove potevo stendermi.

Mi sistemai come meglio potei ed iniziai a pensare, lo facevo molto raramente, mi dicevo sempre che è meglio agire che stare a crearsi mille problemi e idee, questa era un'eccezione a ciò che avevo sempre fatto.

Iniziai col fare il punto della situazione, ma, per mia sfortuna i pochi pensieri che facevo erano incoerenti e non erano strategie, erano rivolti alla regina delle Amazzoni che credevo di conoscere così tanto bene ma che mi aveva deluso, tradito e trattato come se fossi una nullità; nonostante ciò mi sentivo sollevato perché era sana e salva, la furia cresceva in me a dismisura ogni secondo che passava, stavo lì seduto ad aspettare che venisse qualcuno e mi dicesse che era uno scherzo, ma purtroppo ciò non avveniva.

Oltre ciò avevo fame e sete, non mangiavo da tantissimo tempo, da quanto tempo ero chiuso in quello sgabuzzino? Minuti, ore forse giorni? Non ne avevo la più pallida idea, il tempo sembrava non passare più, proprio come quando andavo a scuola ed ero obbligato a stare seduto, fermo e immobile ad ascoltare gli insegnanti che blateravano. Avrei mangiato qualsiasi tipo di cibo anche se non fosse stato blu.

Sentii delle urla o degli ordini dati urlando, non capii molto bene, improvvisamente, qualcuno aprì la porta in modo violento, quasi come se dovesse sfogare della rabbia repressa. Emily mi stava guardando dall'alto verso il basso, con un sorrisetto malefico pitturato sulle labbra mentre lo sguardo trasmetteva talmente tanta superiorità da farmi sentire una formica.

-La Regina ha appena firmato la tua condanna a morte. Ecco l'inizio della fine Jackson, tu, sarai il primo di tanti altri idioti come te. Comunque, ritornando seri, la regina ordina la tua morte per decapitazione entro e non oltre questa mezzanotte, chiunque cercherà di aiutarti in qualsiasi modo (portando cibo, acqua o evasione) ne pagherà le conseguenze previste dalla legge ovvero procurandosi una lenta e dolorosa morte; ovviamente tutto ciò succederà anche a te se questo caso si verificasse. Gli ordini sono chiari, precisi e non interpretabili.- quella era la mia fine, ma non avevo paura, io ero convinto di non aver sbagliato niente e di aver fatto tutto ciò che ho fatto in buona fede , Annabeth, lei doveva pagare per avermi fatto soffrire e stare in pensiero, non certo io.

-Va bene, se questo è il giudizio finale della vostra regina l'accetto, come d'altronde sono obbligato a fare.-

-Perfetto!- Emily iniziò una risata degna di qualsiasi personaggio malefico della Disney, si girò ed uscì sbattendo la porta. Quella ragazza doveva farsi vedere da uno psicologo o meglio, da uno psichiatra.

Passai ore seduto nel mio angolino ad ascoltare i borbottii che produceva il mio stomaco. La mia porta si spalancò in modo improvviso e prudente.

-Veloce, non abbiamo tempo per chiarimenti, litigi e discussioni.- disse la figlia d'Atene appoggiando un pezzo di pane e una bottiglietta d'acqua vicino a me-questo è quello che mi sono riuscita a procurare per non destare sospetti alle altre. Ho intenzione di scappare dieci minuti prima della tua condanna, se tu vuoi venire con me bene, se no bene, non sono problemi miei.- parlava velocemente senza guardarmi, come se fosse troppo occupata e io fossi una palla al piede.

-Davvero, non desideravi la mia morte?- raramente usavo l'ironia e usavo il sarcasmo ogni morte di Papa.

-Quale parte della prima frase non hai sentito? Passerò davanti alla porta e darò un colpetto leggero, come se la sfiorassi un po', indifferentemente da quello che decidi arriveranno delle Amazzoni a prenderti e a portarti nella sala pre esecuzione, dopo di che passerò io e se vorrai scappare fai un leggero cenno col capo. Adesso devo andare.- prese la bottiglietta d'acqua e il pezzo di pane rimasto e uscì dalla mia prigione chiudendo la porta silenziosamente.

Ero confuso, un attimo fa voleva farmi decapitare mentre subito dopo mi proponeva di scappare con lei, aveva rischiato la sua vita portandomi qualcosa da bere e da mangiare, non capivo che cosa voleva da me e a che gioco stesse; poi, la mia mente formulò una teoria: le Amazzoni o addirittura Atena avevano fatto il lavaggio del cervello ad Annabeth, perché...no, non aveva senso, non ero io quello che faceva strategie o ideava ipotesi, io lottavo.

Proprio come mi anticipò la figlia di Atena, arrivarono quattro Amazzoni a prendermi, tutte vestite di nero con tanto di armature, archi, spade e pistole, una teneva nella mano sinistra delle manette metalliche.

-Allunga le mani!- feci come disse la ragazza, senza oppormi per non alimentare sospetti. Mi mise le manette e le chiuse con una piccola chiave arrugginita.

-Muoviti!-

-Seguici!-

-Scusa, dove vuoi che vada? Stai tranquilla che non scappo, non so neanche dove mi trovo.-

-NON RISPONDERE!- quelle donne più tempo passava, più diventavano pazze, nel senso vero e proprio della parola. Iniziò poi un lungo dibattito sulla mia esecuzione, ovvero sul modo in cui sarei dovuto morire e chi avrebbe avuto l'onore di decapitarmi, conclusero la discussione parlando della loro regina e del fatto che avesse scelto una condanna troppo dolce. A me la decapitazione non sembrava una cosa dolce, avevano un concetto distorto della parola dolcezza. Nonostante ciò portavano un enorme rispetto per Annabeth, quella ragazza uscita fuori dal nulla che riuscì a rimettere in piedi l'onore delle Amazzoni dopo la morte di Hylla e le altre compagne uccise da un gigante. Aveva combattuto in modo valoroso contro Emily per il posto di regina e nonostante avesse vinto le aveva risparmiato la vita e le aveva proposto il posto di luogotenente.

Perciò, neanche loro sapevano come c'era arrivata Annabeth qui, era apparsa al momento giusto nel posto giusto secondo loro. Non sapevano neanche da dove veniva, Circe era l'unica che sapeva che io e la figlia di Atene ci conoscevamo.

Arrivammo davanti ad una porta di legno intagliata, mi buttarono nella stanzetta e la chiusero a chiave. Fuori dalla mia nuova prigione si udivano grida estasiate “a morte! A morte!”.

La porta si aprì scricchiolando, Annabeth si sporse un attimo davanti alla porta, e feci un leggero ceno col capo, chiuse la porta e se ne andò. Carino da parte sua, pensavo volesse farmi evadere. Notai che in alto a destra c'era una piccola “radio”, era un parallelepipedo tutto nero con dei dettagli d'oro, al centro vi era una serie di buchini da dove proveniva il suono. L'oggetto iniziò a vibrare ed a emettere una serie di voci che urlavano il mio nome, d'un tratto si zittirono tutte per far spazio ad un'unica voce, quella della loro regina:

-Carissime mie Amazzoni, eccoci qui, oggi, a fare giustizia. Per secoli, ma che dico! Per millenni le donne sono state discriminate degli uomini, loro hanno sempre pensato di essere più forti ed intelligenti di noi, ma si si sono sbagliati, da oggi care, mie sorelle, capiranno chi comanda, saranno costretti a chiedere perdono in ginocchia e noi, saremmo irremovibili. Oggi giustizieremmo Jackson Percy, che non una, ma ben due volte si è infiltrato nella nostra sede pensando di farla franca, voleva rubare le nostre preziosissime informazioni e renderle note a tutti. Io stessa per inaugurare una nuova era, prenderò il prigioniero e lo decapiterò.- si udirono applausi e urla. Mi aveva fregato, non riuscivo a credere che sarei morto per mano della ragazza che amavo.

Sentii dei passi decisi avvicinarsi alla mia porta.

-Preparati alla tua morte- aveva un microfono molto simile a quello degli attori di teatro. Prese una forcina dai capelli e iniziò a forzare la serratura delle manette, chiuse il microfono e lo nascose in un angolo della stanza. -Veloce, non abbiamo molto tempo, prendi questa cartella.- iniziò a correre e io la seguii; arrivammo davanti a due cavalli neri e salì.-Muoviti testa d'alghe, si saranno accorte che c'è qualcosa che non va.- salii anch'io sul cavallo e la seguii.

-Prendeteli Dei Immortales!- quella era Circe- lo sapevo che non ci si poteva fidare della Chase!-

Arrivammo davanti ad una rupe.

-Dobbiamo buttarci!-

Era impazzita!Dovevamo buttarci nel vuoto per circa una quindicina di metri, era semplicemente assurdo pensare di riuscire a sopravvivere ad una simile caduta.

Fidati di me!- mi strinse forte la mano e ci buttammo.

 

Angolo dell'autrice:

Miei carissimi e mie carissime, sono ritornata con questo capitolo che è una specie di capitolo di transito o qualcosa del genere visto che no so come definirlo.

Allora Percy ed Annabeth sono scappati e si sono buttati giù dalla rupe, sopravvivranno alla caduta o no?

Lo so che avevo promesso qualche chiarimento ma ho pensato che non fosse ancora il momento giusto.

Fatemi sapere ciò che ne pensate con una recensione sia positiva che critica ( dopotutto come si fa ad imparare senza sbagliare?)

Al prossimo capitolo,

-Alexandra

 

P.S.: se avete del tempo libero che non sapete come occupare, potete fare un salto su wattpad e leggere la storia di una mia amica ( FigixMG la storia si chiama Spirit).

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CHAPTER 10

-LEO-

 

 

Ero a dir poco estasiato, insomma stavo tornando dalla mia famiglia e ciò si poteva chiaramente vedere: mi trovavo all'aeroporto ed ero in fila per fare i check- in, voglio dire, Frank, Calypso e Hazel erano in fila, io camminavo avanti e indietro creando scompiglio ed irritazione tra la folla che era in coda da circa mezz'ora.

-Leo, sbrigati e non dimenticarti il passaporto!- ma per chi mi avevano preso, per uno sprovveduto?

Diedi tutti i documenti e le scartoffie che servivano all'impiegata, continuavo a muovere il piede sinistro a causa della mia iperattività, dopo i vari controlli mi consegnò i documenti e mi avvicinai a Calypso, le misi un braccio intorno alla spalla, e osservai il suo addome: aveva un pancione enorme, sembrava quasi che là dentro vi era custodita un'anguria enorme e non un piccolo e tenero bambino.

-Veloci, stiamo per perdere il volo!- iniziò una corsa contro il tempo per arrivare alla porta d'imbarco il prima possibile,andai contro a più persone nella disperata fuga per raggiungere il nostro obiettivo il più velocemente possibile, la gente urlava e imprecava, ci diceva di essere più attenti o si lamentava della gioventù di questi giorni che crea caos e scompiglio.

Dopo aver superato tutte quelle persone riuscimmo ad arrivare al gate giusto in tempo per dare i biglietti all'impiegata e salire sul bus che ci avrebbe portato all'aereo.

Ero eccitato.

Non avevo mai volato, è vero ero stato uno dei membri dell'Argo II, ma non ero mai salito su un aereo. Appena saliti, ci sistemammo ai posti assegnati, vicino a me passò un hostess:-Mi scusi signorina- le dissi -sa qual è il motore di questo aereo?-

-No-

-Lo sa vero, che se inclinaste le ali del veicolo di circa 11° 22', farebbe maggior attrito e...-

-Signore, desidera qualcosa?- mi pareva che quel hostess volesse evitare le mie domande e i miei suggerimenti, ma perché? E poi come faceva a non sapere quale fosse il motore dell'areo?

-E quanti sistemi di frizione ci sono?-

-Signore, non lo so, non fa parte del mio lavoro, desidera da bere o da mangiare?- assurdo, lavorava lì e non sapeva le cose basilari.

-No, ma come stavo dicendo...-

-Leo, stai zitto e lascia lavorare la ragazza.- Calypso mi zittì e la signorina le lanciò uno sguardo riconoscente

-Ma...- fui zittito di nuovo dalla mia fidanzata. Perché non mi lasciava finire la frase?

-Leo, dormi.-

-Non ho sonno.-

-Almeno stai un po' fermo.-

-Non posso, lo sai che sono iperattivo.-

-Allora leggi il giornale.-

-Lo sai che fatico a leggere, sono dislessico. E poi non mi interessa sapere come far diventare i capelli più resistenti, lucenti e ondulati. I miei sono già bellissimi.- dissi in modo scherzoso tenendo in mano la rivista che era riposta davanti alla mia sedia.

-Guarda fuori dal finestrino.-

-E' noioso.-

-Fai come vuoi, io dormo visto che ho sonno. Mi raccomando non voglio svegliarmi e vedere te che crei confusione, ci siamo intesi?- aveva un'aria esasperata e allo stesso tempo divertita, semplicemente l'adoravo, non solo l'espressione facciale, adoravo Calypso, era sempre decisa, sapeva sempre cosa voleva, adoravo quegli occhi color caramello che trasmettevano energia. In poche parole adoravo tutto di lei e sapevo già che avrei adorato la piccola creaturina che il suo corpo proteggeva, sarebbe stata una fantastica madre, me lo sentivo.

Dopo una decina di minuti tutta l'eccitazione che provavo si era trasformata in noia allo stato puro.

E se fossi andato dai piloti a chiedere informazioni sui motori degli aerei e a dare consigli per migliorare il modello? Si, era una buona idea. Mi stavo giusto alzando dal mio sedile quando si svegliò Calypso.

-Dove stai andando?-

-Dai piloti, raggio di sole.-

-Ho fame, mi chiami l'hostess?- mi irrigidì subito, avevo detto di amare e adorare tutto di Calypso, ed è vero, ma se proprio dovevo scegliere una cosa che non mi piaceva molto era il concetto di fame e cibo che aveva in quel periodo: mangiava un sacco ma non era questo il problema. Il problema era come e cosa mangiava: patatine fritte ricoperte di cioccolata, sushi e salsa di pomodoro, insomma i più strani abbinamenti possibili, che a me davano il voltastomaco.

Decisi di schiacciare il pulsante rosso ove vi era rappresentata una donna con un bicchierino in mano. L'hostess di prima si avvicinò con uno sguardo pieno di terrore.

-Desidera?- disse preparandosi a una delle mie domande.

-Voglio un caffè, dell'acqua frizzante, cinque barrette di cioccolata, due pacchetti di patatine e volevo chiederle se ha anche del peperoncino.- la mia ragazza si buttò subito sul cibo, come se non mangiasse da anni.

-Purtroppo, signorina non abbiamo del peperoncino, ci dispiace. Ah,il totale è di trenta dollari.- quanto?? trenta dollari? Stava scherzando, giusto?

Diedi il soldi all'hostess mentre Calypso mangiava tranquilla.

-E' possibile che non abbiano neanche un misero peperoncino?- cercai di ignorare l'ultimo commento per evitare guai.

Dopo che l'aereo atterrò ci fu un'altra serie di controlli da parte della polizia e impiegati vari, non capivo perché c'era tutta quella sicurezza, non stavamo mica trasportando bombe, droghe o armi.

Sicuramente non avrei mai più viaggiato in aereo: tutte quelle turbolenze, l'atterraggio, mi facevano venire la nausea solo a pensarci, preferivo la mia Argo III, anche se era ancora un progetto rimasto su carta presto sarebbe diventata reale, mi prudevano le mani solo a pensarci.

Il ritorno al Campo invece fu fantastico. Guardare i ragazzi mentre si allenavano con spade e archi, che costruivano armi o robot, mi faceva tornare indietro “ai vecchi tempi” dalla mia famiglia: erano stati i primi che mi avevano accettato per quello che ero, grazie a loro avevo imparato a controllare i miei poteri ma soprattutto erano quelli che mi avevano dato amore incondizionato senza chiedere niente indietro.

Passai davanti alla casa di Efesto, da dove provenivano fuochi e fiamme, quel posto era semplicemente fantastico, non esiste un'altra parola per descriverlo.

-Miss Mondo!- corsi ad abbracciare Piper, era identica a due anni fa, solo lo sguardo, forse, appariva più serio e con qualche traccia di malinconia o nostalgia, si trovava vicino alla casa delle figlie e dei figli di Afrodite intenta a spiegare qualcosa ad un gruppetto di ragazze.

-Leo! Come stai? Guarda qui chi c'è, Calypso! Non ci credo; Leo che sta per diventare padre?- era felicissima, gli occhi caleidoscopio erano diventati color verde speranza mentre stava andando ad abbracciare la mia ragazza.

-Sono così contenta, mi hai lasciata sola a New York, potevi portarmi alle Hawaii.- disse scherzando. Non capivo solo una cosa. Perché diceva che l'avevo lasciata sola? Non stava mica con Jason?

Volevo proprio chiederle di Jason ma fui distratto da Chirone, che si avvicino a noi. Pareva abbastanza preoccupato ma nonostante ciò sul suo volto vi era un sorriso gentile e sincero dedicato a noi.

-Leo, bentornato, Calypso sei la benvenuta. Vi chiederei di seguirmi un attimo.- quello sguardo non mi piaceva neanche un po', era un misto di serietà, agitazione ma anche tristezza, chissà cos'era successo?

 

Angolo dell'autrice:

Hei là, miei cari.

Inizio col chiedere scusa a tutti voi che avete letto questo obbrobrio, in cui non succede niente di interessante e di importante, ma che nonostante ciò fa parte della storia.

Chiedo scusa anche a tutti coloro che hanno conoscenze in meccanica&co. Per le cavolate che ho sparato (tipo i gradi delle ali dell'aereo, sistemi di frizione etc.)

Tornando alla storia, penso che avete capito che tendo a dimenticarmi di Frank ed Hazel (soprattutto di Frank), non perché non mi piacciono ma perché mi sono abituata a vederli come spalle, ovviamente cercherò di cambiare la mia visione delle cose.

Ci rivediamo per un capitolo migliore la prossima settimana.

Saluti

-Alexandra

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

 

-JASON-

 

 

Nessuno osava parlare, ci scambiavamo sguardi preoccupati ed agitati: c'è chi si mangiava le unghie a causa dello stress, chi invece continuava a battere il piede a terra in modo insistente e ripetitivo e chi osservava con particolare attenzione le proprie scarpe o i riflessi provocati dai raggi di sole: tutti si erano trovati qualcosa da fare per ingannare l'attesa provocata dal ritardo di Chirone.

Erano passati ormai cinque giorni da quando Percy era andato della Amazzoni, nessuna notizia né di lui né di Annabeth, forse proprio per questo eravamo stati contattati o forse per la profezia; l'unica cosa che io e gli altri potevamo fare era quella di creare teorie e vari presupposti.

Eravamo stati accolti in una nuova stanza, creata di recente: non era per niente accogliente, era fredda e spoglia, poteva essere comparata con una stanzetta di un ospedale, l'unico dettaglio che risaltava era una grandissima scrivania rotonda in mogano decorata di fregi e bassorilievi.

Allungai una mano e presi tra le mani una matita con cui iniziai a giocherellare e improvvisare qualche ritmo percuotendola contro il tavolo. Si sentì una porta scricchiolare: davanti a noi comparve il centauro con una lettera in mano e uno sguardo tra il curioso e il preoccupato, mentre si avvicinò al posto rimasto continuò a far girare il pezzo di carta tra le mani, quasi come se tenesse un tesoro segreto e potenzialmente pericoloso. Appoggiò la lettera con cautela sulla superficie legnosa, poi si allontanò dal posto per dirigersi accanto ad una lavagnetta bianca.

Lo seguii con lo sguardo ma, ero intrigato da quella busta chiusa, cercavo di capire quale mistero potesse nascondere.

-Ehm, ehm- il mio flusso di pensieri fu interrotto da Chirone – starete sicuramente morendo dalla voglia di scoprire il contenuto di quella lettera, devo confessare che anch'io sono rimasto sorpreso dal fatto che non ci sia un mittente, ma nonostante ciò ho deciso di aprirla qui insieme a voi.- la sua voce era forte, tranquilla e al contempo pacata. -Ma non adesso. Iniziamo dai progetti dalle idee che sono più vicini alla realizzazione. Leo, hai qualche idea?- disse il centauro con il sorriso sulle labbra, sapeva quasi ad una domanda retorica, il migliore amico non riusciva mai a stare fermo, sicuramente aveva per la mente non uno, non due ma venti progetti, uno più originale, innovativo e geniale dell'altro. Dall'altro canto Leo stringeva nella mano sinistra un pezzo rettangolare di carta millimetrata mentre sulle labbra vi era un ghigno malandrino.

-Immagino che sia un sì. Allora, il mezzo va costruito ma fintanto che abbiamo delle idee realizzabili siamo a metà strada.- si girò verso la lavagna e iniziò a scarabocchiare una serie di parole che faticavo a leggere, dopo più minuti mi accorsi che si trattava della profezia.

 

“I SETTE PRESCELTI SI UNIRANNO,

E' CIO' CHE SI CREDE PERDUTO SARA' TROVATO

TRA ALLENZE E TRADIMENTI IL LADRO VERRA' SCOVATO

MA, AIHME'...”

 

Come profezia pareva abbastanza esplicita e anche abbastanza facile da interpretare, l'unico problema era quel ahimè lasciato lì in sospeso, sicuramente la frase che seguiva non augurava u lieto fine: le profezie erano sempre state così.

-Ragazzi, dovete stare attenti ad amici e nemici e...- la porta chiusa a chiave da Chirone fu semplicemente buttata a terra come se si trattasse di un pezzo di carta, delle figure vestite in nero armate tesero gli archi. Una pioggia di frecce invase lo studio, ci nascondemmo tutti sotto i tavoli dato che non avevamo armi per lottare, Chirone fu colpito da un freccia nel braccio destro.

Le figure incappucciate si fermarono immediatamente mentre due suonavano un motivetto militare. Una donna sulla trentina o la quarantina, alta e vestita con un abito lungo, nero e con una cintura fatta di catene si avviò nel centro della stanza, le figure incappucciate fecero un inchino seguito da un saluto militare.

-Circe...-

-Ma come siamo intelligenti!-

-Che ci fai qui?- il centauro era sorpreso, almeno quanto noi.

Guardavo la donna e cercavo di capire chi fosse Circe, un nome che avevo sicuramente sentito prima. Mi sentii toccare il braccio, mi voltai e vidi una serie di piume e degli occhi verdi scuro che mi osservano in modo indecifrabile.

-Lei è la maga Circe, tutto gli uomini che approdavano sulla sua isola venivano trasformati in porci.- mi disse bisbigliando.

-Perché proprio in maiali?-mi sembrava una cosa abbastanza buffa ma allo stesso tempo anche inquietante.

-Lei pensa che gli uomini e i suini siano la stessa identica cosa.- continuò a dirmi bisbigliando. -Dobbiamo trovare un modo per scappare da qui.- il mio sguardo si posò fuori dalla finestra. Il spettacolo che si presentò davanti a me era... devastante: fiamme rosse con sfumature arancioni, violacee, bluastre e giallognole “adornavano” i tetti delle case, i vetri che formavano le finestre erano tutti per terra, molti ragazzi erano a terra con delle ferite abbastanza gravi. Avevano quasi raso al suolo il Campo Mezzosangue, perché?

-Chirone, sai perché siamo qui, se non vuoi altre morti tra questi ragazzi dacci subito quello che vogliamo e risparmiamo siate te che i tuoi alunni.-

-Cara Circe, non so di cosa stai parlando.-

-Vuoi che ti rinfreschi la memoria? Annabeth Chase, la nostra ex regina e il prigioniero Percy Jackson sono scappati, voi siete loro complici in quanto avete mandato la Chase e Jackson a spiarci e rubarci le nostre informazioni segretissime. Di conseguenza, voi ci date i prigionieri che giustizieremo e chiuderemo un occhio sulla vostra complicità e falsa testimonianza.

-Mi dispiace dirti che tutta le teoria che ti sei creata non è neanche un po' vicino alla realtà: non so che ci faceva Annabeth lì, riguardo a Jackson è vero, l'abbiamo mandato noi, ma non di certo per rubarvi informazioni, lui è andato alla ricerca di Annabeth.-

Mi ero stancato a stare lì così, fermo sotto a quel tavolo, non mi ero neanche accorto del fatto che Piper mi stesse stringendo forte la mano.

-Preparatevi alla lotta domani.- girò sui tacchi e se ne andò portando con sé tutti quegli esseri incappucciati.

Non aveva senso, ci avevano avvisato quando ci avrebbero attaccato. Appena le Amazzoni se ne andarono io e Frank portammo Chirone in infermeria, lì vi era un Will molto occupato a curare ferite di vario genere come bruciature e tagli.

-Date a Leo questa e ditegli di mettersi al lavoro.- ci porse una lettera color rosso mattone e ci indicò una valigetta pesante fatta in pelle-tu e Frank insegnate ai ragazzi qualche schema di combattimento e qualche strategia offensiva, dite alle ragazze di preparare una grande scorta di cibo, armi, nettare e ciò che serve per il viaggio tra due o tre giorni al massimo dovete partire. Prendete quelle- indicò con la mano sinistra dei pacchi ove vi erano scritti i nostri nomi- e distribuitele agli altri della profezia, prendete anche quelle di Percy ed Annabeth ma non aprite le loro. Non dovete dire a nessuno cosa c'è nella vostra busta. Ah, e un'altra cosa, non uscite fuori da lì.-

-Noi dobbiamo aiutarvi, possiamo chiedere aiuto al Campo Romano e anche alle...-

-Jason, dovete seguire gli ordini dati dagli dei, su adesso andate.-

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Oddio, che vergogna, quanto ritardo!

Lo so che mi merito di essere ghigliottinata ma non ce l'ho fatta ad aggiornare come al solito: tra la full immersion di francese (una settimana scolastica fatta tutta in francese :( ), i corsi di cinese e l'ispirazione che è andata a farsi un giro molto, molto lontano.

Tra l'altro non è neanche un capitolo fantastico, l'altro proprio non vi è piaciuto neh? ( vi capisco neanche a me è piaciuto). Sono so se lo sapete ma l'amata Rowling ha deciso di scrivere l'ottavo libro di Harry Potter!!!

Per il resto spero che troviate ancora la storia interessante, nonostante gli ultimi due capitoli.

Di chi è la lettera senza mittente? E i misteriosi pacchi?

Ci vediamo il prima possibile.

-Alexandra

 

P.S.: non esitate a recensire, anche se la recensione è negativa così posso capire cosa non va ;)

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