murder heart

di Mumei
(/viewuser.php?uid=787370)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** inizio ***
Capitolo 2: *** quel qualcosa di speciale ***
Capitolo 3: *** la prima crepa ***
Capitolo 4: *** Lacrime, le prime ***



Capitolo 1
*** inizio ***


Tutto è cominciato con mia madre, che ha deciso che il secondo matrimonio sarebbe stato giusto celebrarlo in chiesa, dato che grazie al suo nuovo fidanzato aveva ritrovato la fede. È stato organizzato uno splendido matrimonio, c'erano tutte le persone a cui i due sposi tenevano, e tutte le persone che tenevano ai due sposi. Mi ero divertita molto a quella festa, ed ero felice per la mamma, e speravo che un giorno anche io avrei trovato qualcuno a cui volere così bene come lei voleva al mio nuovo papà e lui a lei. Ed a un certo punto credevo anche di averla trovata, quella persona, ma mi sbagliavo. A quasi 2 anni dal matrimonio, e ad un anno dalla nascita della mia seconda sorellina, la mamma ha proposto di farci battezzare tutte e tre nello stesso giorno, io e le mie due sorelle minori, e noi abbiamo accettato. Ma tuttavia, avendo io e la più grande delle mie sorelline superato l'età della ragione secondo la chiesa (sette anni), era necessario svolgere nello stesso giorno del battesimo anche la comunione per mia sorella, e la comunione e la cresima per me, come si faceva un tempo, e per questi due sacramenti occorreva fare un percorso prima, e così ci siamo inscritte a catechismo, mia sorella sarebbe stata con quelli della sua età, mentre io, dato che i miei coetanei avevano già fatto il sacramento della cresima, avrei dovuto affrontare il percorso con i ragazzi più piccoli di me di un anno, e così e stato. Ero praticamente sicura che essendo la più grande mi sarei ambientata bene, ero l' unica che andava già al liceo, che poteva vedere film vietati ai minori di 14 anni, e che aveva già affrontato l' esame di terza media, e infatti sono stata parecchio consultata sugli argomenti riferiti alla scuola, ero felice di aiutare qualcuno. E così andai alla prima lezione di catechismo, e mi trovai bene, non mi trovai in disparte da sola a mordicchiare la mia cena, il mio panino lo mangiai in compagnia di alcune ragazze gentilissime che frequentavano le stesse medie che avevo frequentato io, e con cui avevo già chiaccherato in più di un occasione a scuola. Avevo avuto un ottimo inizio come catechista, avevo subito trovato delle amiche e gli animatori mi stavano tutti simpatici, e soprattutto avevo abbracciato la fede con una semplicità che nn mi sarei mai aspettata, pensavo sarei stato molto più scettica, e sono rimasta sorpresa. Al fine del terzo incontro di catechismo ci è stato consegnato un volantino che annunciava la "festa vicariale", a cui la nostra chiesa avrebbe partecipato, tema:toga fluo party. Perfetto. Andiamo in giro vestiti da idioti che sembrano uscito da un vecchio film di qualità scadente sull'antica Grecia. Meraviglioso. Ma mi sarei ricreduta, quella festa sarebbe stata molto più importante di quanto avrei mai potuto immaginare. Quel giorno avevo studiato come una matta per un compito che avrei avuto a breve, ero sfinita e un po' malaticcia ma non potevo mancare al primo evento della chiesa non volevo fare brutta impressione, così mi misi un lenzuolo rosa pallido addosso e lo strinsi con una cintura bordeux con un cuore gigantesco al centro, io che odiavo il rosa e tutto ciò di chiccoso che c'è, ma strinsi i denti e mi avviai al punto di incontro con gli animatori per andare insieme al luogo della festa. Da lì camminammo fino al tram dove i passeggieri ci squadrarono con occhi sgranati a cui io ed un ragazzo della parrocchia che a breve sarebbe diventato un buon amico spiegammo che facevamo parte dell' intrattenimento del tram, e una vecchia signora ci crebbe pure! Però il momento saliente del viaggio non è stato quello in cui mi prendevo gioco con uno di una vecchia signora, ma un po' più in la, anche se al momento non lo sapevo. Eravamo quasi giunti a destinazione, chiaccheravo animatamente con una mia amica fin quando lei non mi ha praticamente abbandonata per raggiungere una ragazza un po' più indietro di lei e io avevo borbottato scherzosamente"mi abbandonata ti sguinzaglierò dietro 20 slendermen!" e al sentire questa frase il ragazzo davanti a me si girò con aria confusa barra stranita barra curiosa"slendermen?"mi chiese continuando a camminare"già fichissimo quel gioco lo ho scoperto guardando favij" a quel punto il ragazzo, o meglio ragazzino dato che era più basso di me di mezza spanna e con l' aria ancora un po' a bambino cresciuto, rallentò il passo per accostarsi a me"piace anche a te favij?" e così iniziammo a parlare del famoso youtubers, che a seguito sarebbe diventato talmente famoso da fare un film un libro e un album di figurine girando il mondo per eventi e simili, e dopo un po' gli chiesi il suo nome"Hayden,te?"sorrisi a quello strano bambino cresciuto dalla voce roca quasi da vecchio"Cassandra, il mio nome è Cassandra" e questa presentazione è stata e rimane tutt' ora una delle più importanti di quell'incredibile anno, e della mia vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** quel qualcosa di speciale ***


Quell'anno scolastico fu un vero e proprio inferno. Ero passata piuttosto bene dall'esame di terza media eppure in materie in cui di solito riuscivo ad arrivare ad un 8 durante quell'anno a stento raggiungevo il 5. Ero molto frustrata, e poi avevo troppi impegni;scuola, catechismo, teatro. Quest'ultimo avevo deciso di intraprenderlo grazie alla mia sorellina. Era il teatro annesso alla chiesa ma partecipava anche chi non ne faceva parte e infatti mia sorella vi aveva preso parte l' anno prima quando ancora non frequentava la parrocchia, e dopo essere andata allo spettacolo mi è venuta voglia di partecipare anche a me. Il primo incontro a cui partecipai ero un po' nervosa, mia sorella ancora non era arrivata e io non conoscevo praticamente nessuno. Timidamente poggiai la mia borsa su una sedia e mi avvicinai ad un gruppo di persone dove ci intravidi un ragazzo che veniva a scuola con me l' anno prima, feci un respiro di sollievo, almeno qualcuno con cui parlare ce lo avrei avuto. Mentre mi avvicinava al gruppetto delle ragazze che ne facevano parte si voltarono verso di me"sei la sorella della Niki?"sorrisi"emh...si" una ragazza alta e mora mi si avvicinò indicando la mia collana"oh mai hai la collana di hunger games!!io lo adoro!Niki lo aveva detta che ti piaceva!"ad un tratto una ragazza secca bionda e con gli occhi verdi mi si avvicinò impetuosamente e mi indicò dall'alto in basso con espressione seria stile sergente militare"tua sorella ha detto che ti piace Harry Potter, è vero??!!"aveva degli occhi stranissimi, aveva le pupille così dilatate che il verde dell' iride faceva solo da piccola cornice, li trovai molto forti"ehm...si"un sorrisetto prese il posto dell' espressione seria precendente"si fantastico!!"mi stette subito simpatica, anche se la trovavo piuttosto strana. A distanza di pochi mesi quella curiosa ragazza dagli occhi pazzeschi sarebbe diventata una delle mie migliori amiche. Lei non è stata la sola importante conoscenza che ho fatto a teatro, dopo qualche incontro infatti, ci fu una cena proprio lì, e mi avvicinai parlando con un' amica al pianoforte, dove c'era un ragazzo che schiaccava i tasti annoiato, ma con una precisione inaspettata. Non ricordo esattamente come sia andata, ma iniziammo a chiaccherare e a ridere come dei matti, tanto che non mi accorsi che la mia amica se ne era andata già da un pezzo quando dopo più di mezz'ora passata a dialogare con il "ragazzo del pianoforte", gli poggiai una mano sulla spalla e chiesi"ok, ora che abbiamo parlato per mezz'ora te lo posso chiedere: ma tu come ti chiami??!!"il ragazzo scoppio a ridere girandosi di lato barra all'indietro per coprirsi,(è un gesto che poi ho scoperto facesse di frequente),poi mi guardò ancora in mezzo alle risate e disse"Michal"risi anche io"ok,io Cassandra". Era questa la mia vita a quel tempo:scuola impossibile, catechismo, teatro. Questi ultimi due erano la mia via di fuga dalla scuola e dai problemi, spesso legati alla scuola, e spesso a mio padre alcolista che aveva denunciato mia madre per sequestro di minori, cosa assolutamente falsa, fortuna che mamma si era risposata e aveva avuto un altra figlia, almeno poteva essere felice, ma questa è un altra storia. Un evento che mi ha segnata particolarmente si è verificato a novembre: il ritiro di catechismo. Ero così emozionata all'idea!!Il viaggio di andata lo avevo fatto insieme alla ragazza con gli occhi verdi di teatro, cui nome si è rivelato essere Caroline,e altre tipe fortissime che mi aveva presentato proprio lei, erano tutte e due more con gli occhi castani, entrambe molto belle e molto spiritose, una era più piccola di me di un anno, l'altra più grande di 2. Si chiamavano Mckey e Allison. Arrivate al luogo del ritiro abbiamo scaricato i bagagli, e chiaccherammo insieme per un po', poi dovetti salutare (almeno fino a sera) Caroline e Allison, poiché loro facevano parte del dopocresima mentre io e Mckey eravamo nel corso precedente, e dovevamo fare attività diverse dalle loro. Gli animatori ci condussero in una stanza sotterranea abbastanza grande e scendendo riinconcrocia uno sguardo, lo sguardo del ragazzino con la voce roca da vecchio, Hayden. "Ehi"sorrise"ehi ciao"indicai col capo la sedia vuota accanto a lui"posso?"il ragazzino sorrise quasi stupito della mia richiesta"ma certo!" ci diedero un libretto con delle domande da compilare, ma io non ci badai molto"ti piace Harry Potter?"dissi notando il simbolo dei doni della morte che Hayden sacarabocchiava sul suo libretto"ah si anche a te??!!"mi guardò con occhi sgranati e un sorriso quasi speranzoso, e così ebbi modo di guardarlo meglio, prima non ne avevo avuto l' occasione. Aveva degli occhi giganteschi castano chiaro, le labbra piccole e rosa un po' gonfie,e capelli biondo scuro. Nel complesso, sia per l'altezza, quegli occhi giganteschi e il sorrisino furbetto sembrava proprio un bambino cresciuto, carino certo, ma per sempre un bambino. Ci divisero in gruppi e teoricamente capirammo separati, ma lui si infilò nel mio gruppo di nascosto per stare con me, e questo mi fece molto piacere, nessuno aveva mai fatto niente del genere per me, di solito non piacevo come persona, quello era il primo anno che interessavo a così tante persone (per erano tante) e mi sentivo così bene! Nell'arco della giornata ebbi modo di scoprire che Hayden era un po' un bambino anche dentro, ma un bambino un po' al limite del ragazzino che vuole fare il grande, ma mi stette subito simpatico, e mi fece quasi tenerezza quando abbassando la testa con un filo di voce mi chiese"ma a cena ci sediamo accanto?" accetai subito, ma gli animatori avevano un programma diverso e ci divisero in gruppi, ma ci saremmo rivisti il giorno dopo, e fu proprio il giorno dopo a essere quello che rese così speciale quel ritiro. Infatti fin ora quel ragazzino dalla voce da vecchio mi era sembrato solo un tipetto forte, ma quel giorno scoprii in lui una profondità che non mi aspettavo, legata ad una sua esperienza personale, che mi spezzo il cuore. E tale esperienza si rivelò quando ci chiesero di pensare a quando non avevamo dato amore, a quando non ci eravamo impegnati abbastanza ad amare, e lui mi chiese se il mio pensiero era profondo. Il mio pensiero era riferito alla mia prima cotta in assoluto, morta di cancro prima che potessi dirgli ciò che provavo. Quindi gli risposi un un si automatico"e il tuo?"sospirò abbassando lo sguardo"si.....se me lo chiedono mi metto a piangere..."lo sentii tremare, e a quel punto feci una cosa che non mi sarei mai sognata di fare, che non avevo mai fatto prima, soprattutto considerando che una ventina di persone e più poteva vedermi, appoggia delicatamente la mia mano sulla sua e lui me la strinse con dolcezza di rimando"oh, Hayden..."e lo guardai in viso con un espressione di vera tristezza, lui si sottrasse al mio sguardo ostinandosi a guardare il pavimento, ma non mi mollo la mano, la strinse di più. Poco dopo Hayden mi spiegò che suo padre era scappato di casa quando lui era appena un bambino, abbandonando lui e sua madre, e che il suo più grande rimorso era non essere riuscito a fermarlo. Non provai nemmeno a spiegarli che non era colpa sua, perché ero certa lo sapesse, e che non voleva sentirselo ripetere per l' ennesima volta, e io lo capivo, mio padre era un alcolizzato pazzo in fin dei conti. Io e lui condividemmo le nostre storie fra noi, il tribunale con cui dovevo avere a che fare a causa di mio padre, e il dolore che doveva sopportare lui per l' assenza del suo. Durante l' arco della giornata mi riprese per mano più volte senza motivo, la prima volta lo respinsi imbarazzata perché c'era gente che ci guardava, ma mi feci perdonare afferandogliela durante il pranzo, dove nessuno poteva vedere le nostre mani unite sotto la tovaglia. Fu li che capii, capii che in quel ragazzo c'era qualcosa di speciale, qualcosa che mi univa a lui, ma ancora non avevo capito cosa.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** la prima crepa ***


Fu verso natale che iniziai a capirlo. Io odiavo il natale. Lo odiavo e lo odio tutt'ora per un motivo che va oltre le luminarie scadenti e tutte quelle maschere di falsa bontà che si vedono a giro in quel periodo specifico, lo odiavo per un motivo che solo Hayden sapeva, un motivo legato a mio padre, a quando tutto aveva cominciato ad andare a rotoli. E lo avevo detto solo a lui, al ragazzino dal sorriso infantile ma dallo sguardo così intenso che raccontava tutte quelle le sofferenze che aveva dovuto subire, colui che in così breve tempo si era guadagnato l'etichetta di mio migliore amico, colui che sapeva sempre come farmi sorridere, come farmi ridere. Durante gli incontri di catechismo spesso non avevamo modo di parlare poi più di tanto, lo facevamo più che altro tornando a casa. All'inizio uno accanto all'altra, poi per mano, con le dita intrecciate, chiaccherando e sorridendoci a vicenda. Era il mio migliore amico, e ci volevamo bene, era come un fratello minore. Prima delle vacanze ci eravamo potuti vedere solo frequentando la parocchia, l' ultima volta alla festa di natale. Lì ci eravamo salutati per la prima volta con un abbraccio fregandocene se qualcuno ci guardava, suo cugino compreso. Poi io partii per la Germania e non ci sentimmo molto durante le vacanze, gli inviai solo gli auguri di buon anno nuovo, auguri che lui visualizzò ma a cui non rispose. Questa cosa mi fece stare più male di quanto avrebbe dovuto. Infondo erano le vacanze, era impegnato e non dovevo preoccuparmi, eppure mi sentii abbandonata, anche prima gli scrivevo e spesso non rispondeva, avevo paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver rovinato tutto come mio solito. Eppure tutte le sere, prima di andare a letto, lo pensavo. Pensavo al suo sorriso, alle sue risate, ai suoi occhi enormi, alla sua voce da vecchio, e pensavo a quanto fossi felice e fortunata ad aver trovato una persona che mi voleva bene e mi accettava per quella che ero, un vero amico. E non ero affatto arrabbiata con lui perché non mi rispondeva a qualche messaggio. Lui per me era perfetto. Non aveva niente che non andava. Era simpatico, dolce, gentile, adorabile, tenero e mi capiva, mi capiva davvero, o almeno così credevo. Il mio angelo, il mio amico. Così migliore di me, così incasinata, così problematica, così....difficile. Non mi spiegavo come lui poteva voler essere amico di una come me. Ora invece non mi spiego come io possa aver voluto essere amica di uno come lui. Tutte quelle sere sprecate a pensarlo....ma al ritorno dalla vacanze, alla festa di carnevale, la sua immagine perfetta che la mia testa aveva creato venne intaccata, e non sarebbe stata la prima volta. Io mi ero vestita da Tris, la protagonista di Divergent, libro che gli avevo prestato prima di natale, mentre lui era stato acconciato dalla madre a mo' di esploratore, era proprio un mammone, ma mi piaceva questo suo lato di lui, lo trovavo tenero. Quando lo intravidi mi avvicinai a lui e lo salutai con la voce"ehi"alzò lo sguardo verso di me"ehi cia...wauuu"mi squadrò da capo a piedi con occhi sgranati, io ridacchiai e mi avvicinai, mi aspettavo allargasse le braccia per stringermi la vita come al solito, ma non lo fece e tornò a guardarsi i piedi"ehi è tutto ok? Non mi saluti perbene?"cercai di decifrare la sua espressione"emh...si..."a quel punto mi circondò con le braccia, ma mi mollò quasi subito"sei sicuro sia tutto ok?"sospirò"tutti pensano stiamo insieme..."rimasi piuttosto sorpresa per un attimo. Si lo sapevo che molti pensavano fossi la sua ragazza, ma alcuni pensavano anche fossi la ragazza di Dylan, il ragazzo con cui avevo preso in giro la vecchietta in tram al toga party, e quindi non ci avevo dato peso."ah...e ti dà così fastidio?"sospirò di nuovo"bho...non lo so..."riflettei"è perché sono più grande? Ti da fastidio per questo?"continuava a non guardarmi in faccia"no...non è questo..."stavo per aggiungere qualcosa quando Dylan mi prese per le spalle allontanandomi da lui"Fantastico anche te ti sei vestita da mignotta!!"e così interruppe la mia conversazione con il mio amico, che colse l' occasione per darsela a gambe lasciandomi con Dylan e altri ragazzi, finché non me la svigniai per ricercarlo. Lo ritrovai a parlare con un ragazzo che avevo conosciuto a distanza di un anno spaccato, ad un altra festa di carnevale, e passai anche quella festa di carnevale con lui, dato che Hayden mi stette lontano per quasi tutta la sera. A fine serata riuscii a riparlarci chiedendogli se aveva finito con ste sciocchezze, lui mi disse semplicemente che non capiva di cosa stessi parlando, e che dal canto suo non c'era stato alcun litigio, e così stette con me fino al ritorno a casa. A quella festa mi ero guadagnata due numeri di telefono e un biglietto con scritto"sei bellissima<3" e ci scherzai con Hayden quando alcuni animatori vennero a chiedermi con chi stavo parlando poco fa, e cioè l' amico di uno dei ragazzi che mi aveva dato il suo numero, che non ci aveva pensato due volte a mettermi un braccio sulla spalla e ha chiedermi che intenzioni avevo con l' amico, io ridacchiai e spiegai agli animatori che non lo conoscevo"ah meno male ci sembrava un po' troppo grande per te e ci eravamo preoccupati.."Hayden inizialmente accanto a me restò in silenzio tenendosi lo sguardo sulle sue ginocchia, e mi chiesi se fosse geloso, ma scacciai il pensiero all'istante. Non ne aveva alcun motivo, e poi a me non me ne doveva fregare niente. Lo riaccompagnai a casa, davanti alla porta fece finta di controllare se c'era qualcuno in giro per vedere se poteva salutarmi con un abbraccio, facendomi scoppiare a ridere tra le sue braccia e facendosi perdonare. E mentre ero là, tra le braccia del mio migliore amico a ridacchiare come una cretina, iniziai a sentire qualcosa, qualcosa di diverso, di mai sentito. E quel "qualcosa di speciale"che credevo avesse Hayden, quel "legame che ci univa" iniziò a prendere forma.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lacrime, le prime ***


Hayden era fantastico. Era dolce, mi faceva ridere e si faceva adorare sempre di più qualsiasi cosa facesse, la nostra amicizia procedeva a gonfie vele. Ogni volta che ci vedevamo, purtroppo solo a catechismo, parlavamo del più e del meno come per esempio dello strano ragazzo conosciuto tramite un gruppo che mi perseguitava e ci provava con me ad ogni occasione, ragazzo che feci chiamare da Hayden che fece finta di essere il mio ragazzo infastidito dal suo scrivermi con insistenza, oppure parlavamo di quanto fosse impossibile la scuola in quei giorni, o della sua imminente gita scolastica a torino. Le cose andavano bene. C'era tutto: camminate per mano, sguardi, soprannomi o frasi di cui noi due soltanto sapevamo il vero significato, "cose nostre" rispondevamo quando ci chiedevano i perché di tali accostamenti parole o simili. Ed era vero, erano "cose nostre", "cose nostre" del nostro piccolo mondo, un mondo prefetto in tutti i suoi difetti, i nostri difetti, il mondo perfetto per noi due, Hayden e Cassandra, protagonisti di una storia dal finale incerto, di una storia dove in realtà tutto è sempre stato incerto, ma nessuno lo voleva ammettere. Un esempio ne era la prima crepa. La prima crepa che aveva intaccato la mia visione magica del mio migliore amico, quella formatesi il giorno di carnevale, il primo segno che in realtà non era del tutto perfetto il nostro mondo. Ma io testarda come sono lo avevo ovviamente ignorato, ma non avrei potuto ignorarlo per molto, perché si sa che prima o poi la verità che si cerca tanto di nascondere viene a bussare alla tua porta, e a quel punto non la si può più evitare. Venne a bussare con un martello e un chiodo che fecero la seconda crepa, iniziando a formare quella che sarebbe poi diventata un enorme ragnatela di sofferenze. Era il giorno della raccolta viveri per i bisognosi, io arrivai un po dopo di lui, e quando lo vidi stava giocando a calcio con altri ragazzi, mi accorsi che mi aveva vista ma non me la presi perché non mi salutò, infondo era impegnato a giocare e non volevo distrarlo, solo che quando gli animatori ci richiamarono per dividerci nelle zone dove chiedere i viveri non giocava più, eppure non mi salutò egualmente, dovetti andare io"ehi non si saluta?"mi guardò con aria infastidita prima di distogliere lo sguardo e farmi un cenno con la mano" ah si ciao"mi sentii ferita"come è stata la gita?""bella"gli animatori ci richiamarono per una seconda volta e ci divisero in gruppi e noi non capitammo insieme, e stavolta lui non fece niente per impedirlo come faceva di solito. Durante la raccolta comunque mi divertii molto lo stesso. Ero con alcuni ragazzi simpatici, di cui con uno in particolare mi trovai molto bene, il suo nome era Kevin, un po timido ma molto gentile e volenteroso. Finita la raccolta i vari gruppi si sono ritrovati per mangiare, e lì speravo di poter stare con Hayden, il quale però mi evitò come la peste, facendomi soffrire. Ormai non potevo più mentire a nessuno, soprattutto a me stessa. Mi piaceva. Mi piaceva non come amico mi piaceva come ragazzo, come persona, e dalle camminate mano nella mano e da come si comportava con me pensavo fosse lo stesso anche per lui, ma come si comportò quel giorno mi fece ricredere parecchio. Così mi confidai con Caroline a quella cena, la quale si confidò con me su quel che provava per uno dei suoi migliori amici. Eravamo entrambe cotte dei nostri amici del cuore, e entrambe avevamo con loro un legame incerto, che odorava di menzogna, ma ci meritava andare avanti. Quando i ragazzi e gli animatori iniziarono a tornare a casa andai da Hayden per salutarlo"riesci a sfuggire dalle mie grinfie per questa sera eh?" Sottintesi che c'era gente e che quindi probabilmente non mi avrebbe salutato col solito bacio- abbraccio"no dai oggi no"sussurrò imbarazzato guardando il terreno"ehi senti che cosa succede? Mi hai evitata tutta la sera...""no ecco penso che....""che?""penso che dovremmo smetterla per un po', prenderci una pausa ecco...."queste parole mi arrivarono come un getto di acqua gelida sul viso. Una pausa. Come quando una coppia che litiga spesso si prende un periodo per stare uno separato dall'altra per vedere se possono continuare a stare insieme oppure se occorre lasciarsi per tornare ad essere felici, felici separatamente. Una pausa fra noi che neanche stavamo insieme."Cosa? Una pausa? Vuoi stare lontano da me?""Emh....si, almeno per un po'...."in quel momento le mie emozioni volteggiavano dalla voglia di dargli un pugno sul naso a scoppiare a piangere, dato che la seconda stava per avere la meglio lo guardai con odio e dissi un semplice"ok" trattenendo il respiro. Piansi a casa, e piansi tanto e mi ricoprii di insulti dandomi la colpa del suo comportamento non sapevo neanche per cosa, ma la colpa era mia per forza, infondo lui era perfetto no? Chiamai la mia migliore amica Anna-Leigh, la conoscevo da anni e lei mi avrebbe capita per forza e mi avrebbe consolata meglio di chiunque altro, e infatti parlare con lei mi fece sentire meglio. Mi disse che dovevo solo aspettare e che era sicura che non era colpa mia ma sua, perché il suo comportamento era ingiustificabile sotto ogni punto di vista , e che la pausa sarebbe finita presto e che dovevo solo calmarmi e non pensarci, nonostante sapeva non sarebbe stato affatto facile farlo. Aveva ragione su tutto eccetto una cosa: la pausa non sarebbe finita presto, anzi sarebbe durata tanto, troppo. Sarebbe durata un mese intero.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3338719