Baby in a trenchcoat

di LuciferWings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'unico modo per dormire. ***
Capitolo 2: *** Zio Bobby e la pipì ***
Capitolo 3: *** Il mostro nell'armadio ***
Capitolo 4: *** Puppy ***



Capitolo 1
*** L'unico modo per dormire. ***


Titolo: Baby in a trenchcoat
Titolo capitolo: L’unico modo per dormire
Fandom: Supernatural
Rating: Verde
Genere: Fluff, Slice of Life
Avvertenze: Nessuna
Trama: Raccolta di one shot con lo stesso filo conduttore: i Winchester devono occuparsi di un Castiel di tre anni.
Note: Ringrazio vaneae per il betaggio(?) e per il sopportarmi continuamente. Quella santa donna prima o poi mi ucciderà, lo so :')






Quel giorno ci ritrovammo ad affrontare quella strega, letteralmente, di Rowena. Stava blaterando qualcosa a proposito di Sam e Cas che l’avevano rinchiusa in un magazzino a fare ricerche con “l’altra rossa”, come la chiama lei, ed era veramente infuriata. Cas si fece avanti per fronteggiarla ed ella pronunciò un incantesimo. Non saprei ripeterlo, credo fosse in greco antico o qualche strana lingua morta; fatto sta che, dopo un gran fumo bianco, non vidi più Cas e la strega rossa. Sentii una specie di singhiozzo e guardai in basso. In mezzo al trench e al completo, seduto per terra, c’era un bambino con i capelli neri e due grandi occhioni blu.

“Cas?” Chiesi osservandolo. Il bambino, sui tre anni più o meno, si guardò intorno confuso per poi tornare ad osservarmi. Alzò le braccia e le tese verso di me, aprendo e chiudendo le manine. Mi voltai a guardare Sam sconvolto e lui mi incitò, con un cenno della testa, a prenderlo in braccio. Guardai Cas con ancora le braccine tese e lo tirai su tenendolo un po’ distante da me e osservandolo. Lui si sbilanciò verso di me fino ad avvolgere le braccia attorno al mio collo, appoggiando la testa sulla mia spalla. Lo avvicinai al mio torace e lo strinsi un po’ mentre il piccolo si rannicchiava contro di me.

“Prendi i vestiti, Sammy.” Dissi guardando il trenchcoat beige a terra. Mio fratello tirò su tutto e ce ne tornammo al bunker.

***

“Cosa dovremo fare ora?” Domandai perplesso osservando un Castiel di tre anni disegnare seduto a terra.

“Che ne dici di chiamare Bobby? Lui ci teneva spesso da piccoli, magari ci può aiutare in qualche modo.” Propose Sam ravviandosi i capelli. Lo guardai con un cipiglio serioso in volto ed annuii.

“Che abbiamo da perdere? Al massimo ci dirà di chiamare Gabriel o Balthazar e scaricarlo a loro, no?” Presi il cellulare e composi il numero di casa di Bobby.

“Pronto?” Rispose dopo quattro squilli e con voce assonnata.

“Bobby, sono Dean.” Affermai schiarendomi poi la voce. “Abbiamo un piccolo problema.” Dissi e pensai di aver fatto un bel gioco di parole.

“Che hai combinato questa volta, figliolo?” Chiese esausto l’uomo.

“Ehi, perché dovrei aver fatto qualcosa di male io?!” Chiesi oltraggiato da tale affermazione.

“Perché sei tu quello che si caccia più spesso nei guai, idiota!” Esclamò. Sbuffai e mi girai verso Sam che tratteneva a stento una risata.

“Comunque nulla.” Dissi imbronciato. “Non è stata colpa mia questa volta.” Sospirai. “Abbiamo trovato Rowena oggi. L’abbiamo affrontata ma lei ha... Beh, ha trasformato Cas in un bambino di tre anni.” Spiegai vedendo il piccolo girarsi verso di me al suono del suo nome. Si alzò e zompettò da me con un sorrisone, avvicinai il telefono al suo viso e dissi; “Dì ciao a zio Bobby.” Il piccolo sorrise e disse un ‘ciao zio Bobby’ a voce un po’ bassa arrossendo vistosamente. Ripresi il telefono e scompigliai i capelli a Cas mandandolo nuovamente a giocare.

“Quello era Castiel?” Chiese scioccato.

“Già.” Affermai. “Bobby, non sappiamo che fare, ci serve il tuo aiuto...”

“Arrivo ragazzo.” Disse risoluto il vecchio uomo. “Fammi prendere un paio di cose e parto immediatamente.” E con questo chiuse.

Guardai Sam e gli comunicai la notizia. “Dovrebbe essere qui per le cinque e mezza.” Sospirai passandomi una mano sul viso. “Per fortuna è un angelo e non ha i bisogni umani.”

“Già.” Riconobbe Sam. “Almeno quello.”

Appena finita quella frase, Castiel si alzò in piedi e si avvicinò a noi. “Dean.” Sussurrò. “Perché ho i pantaloni bagnati?” Chiese inclinando la testa di lato ed osservandomi. Sbattei la mano sulla fronte e sospirai sonoramente.

“Cancella quello che ho detto.” Dissi a Sam per poi tirare su Cas e tenerlo a debita distanza da me. “Vai a comprargli dei vestiti. Io cerco qualcosa da mettergli finché non torni.”

“Vado!” Esclamò il minore filandosela.

“Ciao ciao Sam.” Sorrise Cas facendo ciao ciao con la manina al gigante. Stornò lo sguardo verso di me e mise un broncetto adorabile. No, non l’avevo assolutamente pensato, no!

“Dimmi pulce.” Dissi mentre andavo verso il bagno per cambiarlo e fargli un bagno. Credo proprio di sì, non voglio che puzzi di urina.

“Poi disegni con me?” Sussurrò pianissimo abbassando lo sguardo e arrossendo. Lo feci sedere su un mobile e andai alla vasca per far scaldare l’acqua.

“Va bene, Cas.” Gli sorrisi e tornai da lui togliendogli i vestiti sporchi. Lo misi nella vasca ed iniziai a lavarlo piano.

“Dean?” Sussurrò il mio nome nuovamente ed io mugugnai aspettando che continuasse. “Sei il mio papà?” Bisbigliò giocando mestamente con l’acqua. Mi fermai di colpo e lo guardai stranito.

“No!” Dissi sconvolto. “Cioè, no. Non sono il tuo papà. Tu sei un angelo, Cas, e il papà degli angeli è Dio. Non che si faccia molto vedere però, eh...” Affermai in tono più pacato.

“Oh. E io devo andare da Dio? Perché io non ci voglio andare.” Bisbiglia. “Io voglio rimanere con te e Sam.” Alzò lo sguardo colmo di lacrime verso di me ed io gli passa una mano piena di schiuma fra i capelli bagnati, riprendendo a lavarlo.

“Certo che starai con me e Sam, pulce.” Sorrisi e lo tirai fuori avvolgendolo in un asciugamano. Lo portai in camera mia e lo asciugai per bene. “Ora fermo qua che cerco qualcosa da metterti finché Sammy non torna, va bene?” Chiesi guardandolo negli occhi. Il piccolo annuì seriamente e rimase seduto sul letto giocando con un lembo dell’asciugamano. Gli accarezzai la testa ed andai all’armadio cercando qualcosa.
Dopo un buon quarto d’ora di ricerca, decisi di prendere una vecchia maglia grigia degli AC/DC e fargliela usare come vestito. Il punto era: che usavo come mutande? Rovistai più a fondo, ma non volevo rovinare qualche mio capo d’abbigliamento con la sua pipì, quindi, armadio di Sam, avrai un faccia a faccia con me. Ghignai e raggiunsi Cas con la maglia, gliela feci indossare e lo presi in braccio.

“Quando ti scappa la pipì trattienila e dimmelo, okay? Così ti porto in bagno e non ti sporchi.” Gli consigliai entrando nella camera di mio fratello. Lo misi sul letto e andai all’armadio cercando qualche cosa.

“Va bene, Dean.” Rispose Cas. Appena trovato qualcosa glielo agganciai a mo di mutandina e lo ripresi in braccio.

“Come ti sta?” Domandai tornando alla biblioteca. Mi guardò confuso e scossi la testa. “Lascia stare.” Sorrisi e lo misi giù dov’era prima dell’incidente pipì a disegnare. Feci per andare in cucina a prepararmi il pranzo ma sentii qualcosa tenermi il jeans. Mi fermai e abbassai lo sguardo vedendo un cespuglio di capelli neri guardare in basso. “Che succede ora?”

“La mia pancia fa un rumore strano e mi fa male qui.” Disse indicandosi lo stomaco. Lo presi per mano e andai in cucina.

“Hai solo fame, pulce.” Lo presi in braccio e lo feci sedere sulla tavola. “Ora ti faccio un bel sandwich con la marmellata e il burro d’arachidi e poi starai meglio.” Andai alla dispensa e tirai fuori il tutto.

***

Verso l’una tornò Sammy. Era pieno di borse e borsette con vestiti e giochi per Cas.

“Ti sei lasciata prendere dallo shopping, Samantha?” Lo presi in giro e lui mi fece una linguaccia in risposta, dando i giochi alla pulce e lasciando i vestiti nelle borse sopra un tavolo.

“Dovremo cambiarlo.” Dissi osservando il modo in cui l’avevo vestito.

“Perché? Sta benissimo!” Risposi oltraggiato, per la seconda volta quel giorno, dalle parole di mio fratello. Egli sbuffò e si passò una mano sul viso.

“Quella maglia gli sta cinque volte. E poi che hai usato come pannolino?”

“Ti ricordi quella maglia di Stanford? Potrebbe essermi capitata sotto mano e... beh, sai com’è.” Risposi con un ghigno in volto.

“DEAN! NON L’AVRAI FATTO DAVVERO!” Urlò Sammy in preda al panico correndo in camera sua. Presi Cas in braccio e le borse dal tavolo andando poi a chiudermi in camera ridendo. Cambiai Cas e, quando fui sicuro che Sam non mi avrebbe ucciso, forse l’avrebbe fatto nel sonno, ma per adesso ero salvo, andai alla sala relax. Lasciai Cas a terra a giocare con il suo nuovo camioncino dei pompieri e mi stravaccai sul divano con una birra in mano. A quell’ora davano Dottor Sexy M.D. e per fortuna non avevamo casi, beh, almeno non fuori dal bunker.

Dopo una mezz’oretta, Cas si arrampicò sul divano e salì sul mio petto, accoccolandosi. Lo vidi girare la testa verso la tv osservando gli attori recitare, e poco dopo si addormentò con il pollice in bocca. Gli accarezzai piano la schiena e continuai a guardare la tv. Non l’avrei mai ammesso ma un po’ mi ricordava i vecchi tempi, quando dovevo badare a Sammy. Era stato difficile visto che ero un bambino anche io, ma con Cas sarebbe stato diverso, no? Beh, ci speravo.

***

Alle 6 apparve Bobby con la macchina stipata di scatoloni pieni di vecchie cose che usavamo quando John ci parcheggiava da lui. Lo aiutammo a portare tutto dentro e poi mi obbligarono a preparare la cena. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, ma andai in cucina e preparai hamburger per tutti. volevo fare qualcos’altro per Castiel, ma poi pensai che a tre anni Sammy mangiava di tutto, quindi non ci diedi peso e feci anche a lui un succulento hamburger alla Winchester. Mentre grigliavo la carne, Cas entrò in cucina con il nasino all’insù, annusando il buonissimo profumo della carne rossa.

“Dean, fame.” Affermò tirandomi un lembo della camicia a quadri.

“Fra poco è pronto, pulce. Di a Sam di farti lavare le manine.” Dissi mentre giravo gli hamburger e scaldavo un po’ il pane. Il moro annuì e corse via zompettando felice. Risi piano fra me e me e finii di preparare la cena. La servii nella sala relax, Bobby aveva preso la poltrona, come al solito, Sam era seduto a terra vicino al tavolino con un librone pieno di incantesimi, e vorrei sottolineare anche qui il ‘come al solito’, ed io mi sedetti scompostamente sul divano. Azzannai il panino e vidi la pulce fare lo stesso, ma il risultato fu diverso ed esilarante. Il bambino si era sporcato tutta la faccia e anche i vestiti. Gli misi meglio il piatto sotto il panino e gli ripulì il viso alla buona, poi lo lasciai finire.
Ad un certo punto sentimmo un rutto provenire da Cas e tutti ci girammo ad osservarlo. L’angioletto mi stava fissando sorridendo felicissimo.

“Questo mi ha reso davvero felice, Dean.” Disse e si accoccolò contro di me sospirando sazio. Non riuscii a fermare il piccolo sorriso che affiorò alle mie labbra e gli accarezzai la testa. Dopo aver finito di mangiare e aver visto la fine del film, Sam decretò che era ora di andare a letto per Cas. Lo prese in braccio e lo portò in una delle camere vuote del bunker. Io e Bobby continuammo a parlare e a guardale telenovelas bevendo birra, finché un Sam leggermente alterato non tornò con un Cas sbraitante fra le braccia. Quando il gigante mise giù il bambino, il moro si arrampicò sul divano e si accoccolò al mio petto come quel pomeriggio. Si girò verso la tv ma poco dopo si addormentò.

“Ma come...?” Chiese confuso mio fratello con un filo di voce.

“Che succede Sammy?” Sorseggiai la birra osservandolo.

“Prima non riuscivo a farlo dormire ed ora, in un minuto netto si è addormentato.” Rispose incredulo. Il suo sguardo vagò da me, al piccolo e poi a Bobby. Quest’ultimo si schiarì la voce e si alzò.

“Sarà ancora quella storia del legame profondo, ragazzo.” Affermò per poi prendere la sua bottiglia di birra vuota e andare verso la cucina. Osservai mio fratello e scrollai le spalle non sapendo come replicare.

“Lo porto a letto.” Dissi, e mi alzai tenendo stretto a me Castiel. “Notte Sammy.” Lo salutai con la mano e poi passai in cucina ad augurare la buonanotte anche a Bobby. Andai in una camera vuota e poggiai Cas sul letto, gli misi dei cuscini ai lati per non farlo cadere e me ne andai nella mia stanza.
Anche quella giornata era finita.






A/N: spero che quest'idea/prima os vi sia piaciuta (la mia beta ha detto che potrebbe morire dalla dolcezza ma vbb).
Pubblicherò ogni venerdì a settimane alterne (in quelle dove non dovrebbe esserci nulla pubblico 'In Another Life', se non l'avete letta fatelo perchè la fanfic è stupenda e in lingua originale è anche più djfghjkdh).
Dopo il momento pubblicità e il momento sclero volevo tornare alla fic; non so davvero come mi sia uscita sta cosa. Insomma stavo pensando alla frase "baby in a trenchcoat" e bum, mi sono messa a scrivere.
Spero che questa raccolta abbia molti capitoli, perché, non so, voglio che sia lunga haha
Se volete lasciare una recensione sarà ben accetta, a venerdì prossimo (o a quello dopo lol)

LuciferWings

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Capitolo 2
*** Zio Bobby e la pipì ***


Titolo: Baby in a trenchcoat      
Titolo capitolo: Zio Bobby e la pipì
Fandom: Supernatural
Rating: Verde
Genere: Fluff, Slice of Life
Avvertenze: Nessuna
Trama: Raccolta di one shot con lo stesso filo conduttore: i Winchester devono occuparsi di un Castiel di tre anni.
Note: Si ringrazia vaneae per il betaggio e il supporto/sopporto (si dice? A boh) a questa storia (e a me). Sono felice che la shot precedente vi sia piaciuta e spero che anche questa possa essere di vostro gradimento. Enjoy!
 
 
 
 
 
Quella giornata era iniziata come tutte le altre da quando Cas era stato trasformato in un bambino: svegliare la pulce, fargli il bagno, dargli da mangiare.
Eravamo in cucina, io stavo bevendo una tazza di caffè, mentre il piccoletto si abbuffava di pancakes.

“Mangia piano.” Lo ripresi senza cattiveria. Il moro annuì e si mise a mangiare più lentamente.
 
“Fono buoniffimi.” Disse con la bocca piena. Sorrisi e scossi la testa.
 
“Lo so, li ho fatti io.” Risposi vantandomi e finendo il caffè. Presi il giornale e andai direttamente alla pagina di cronaca nera cercando qualche caso. Nulla, tutto sembrava nella norma. Dopo poco Sam entrò nella stanza annunciando un caso. Mi alzai curioso e lo seguì nello studio.
 
***
Bobby (POV)
 
“Dean?” Sussurrò mini Cas. Era adorabile da piccolo ma no, non l’avrei mai ammesso. Mi ricordava molto quando i due Winchester erano dei lattanti e John li lasciava da me. Scossi la testa a quel ricordo. John Winchester, un altro uomo rotto dalla morte della moglie. Lo capivo, lo capivo benissimo, ma lasciare due bambini soli per settimane, senza il padre, quello no, non potevo capirlo per nulla.
Mi passai una mano sul viso per cercare di scacciare i brutti ricordi e tornai ad osservare i ragazzi.
 
“State attenti, mh? Non ho bisogno che qualcuno di voi due si faccia male.” Dissi cercando di non far trapelare la mia preoccupazione, come ogni volta.
 
“Tranquillo Bobby, ce la caveremo. È solo un fantasma.” Sorrisi Dean.
 
“Un fantasma?” Chiese Cas preoccupato e si attaccò alla gamba di Dean impaurito. Il maggiore lo prese in braccio e lo strinse.
 
“Che succede?” Domandò al piccolo. Sorrisi internamente. Quel ragazzo pensava di non darlo a vedere, ma si era affezionato al bambino. Penso che gli ricordasse il fratello. Mentre parlavano andai a prendermi una birra e quando tornai, Dean mi passò Castiel. Lo presi in braccio e sorrisi.
 
“Ci si vede presto.”
 
“Certo Bobby. Ciao pulce.” Salutò ed uscì seguito dal fratello.
 
“Zio Bobby?” Sussurrò Castiel mentre andavo nella zona relax. Mugugnai qualcosa aspettando una risposta e lo misi giù sul tappeto accanto ai suoi giochi.
 
“Perché Dean va dai mostri?” Domandò innocentemente. Mi sedetti sulla poltrona e stappai la birra bevendone un sorso.

“Li caccia, Castiel. Così che non ce ne siano più sulla terra e così che non possano più fare del male a nessuno.” Risposi francamente. E poi dai, un bambino aveva bisogno di essere rassicurato ogni tanto.
 
“Quindi è un supereroe?” Sorrise e si sedette accanto ai miei piedi.
 
“Se vuoi metterla così... Però non ha né il mantello, né la calzamaglia. E soprattutto porta le mutande sotto i pantaloni e non sopra come quel depravato di Superman.” Sbuffai.
 
“Zio Bobby, cos’è un de... un depra-vato?” Mi guardò confuso.
 
“Lascia stare e gioca, Castiel.” Affermai  bevendo un altro sorso di birra ed accesi la tv. Stavano passando le repliche di una telenovela che guardavo ogni tanto a casa e lasciai lì, godendomi il suicidio di Eduardo.
Mi addormentai senza accorgermene.
 
***
 
 “Zio Bobby?” Aprii piano gli occhi e vidi Castiel in piedi sul bracciolo della poltrona mentre mi scrutava a due centimetri dal viso. Sbuffai e mi passai una mano sugli occhi.

“Che c’è?” Domandai con voce roca.

“Ho fame, zio Bobby...” Si lamentò il piccolo. “E ho bisogno del bagno...” Sussurrò l’ultima parte saltellando pericolosamente sul bracciolo della poltrona. Con un gesto repentino lo presi in braccio e mi affrettai a raggiungere il bagno prima che succedesse la catastrofe. Di cambiare bambini non se ne parla, io ho già dato.
lo feci sedere sul water e lo tenni su mentre faceva pipì, lo rivestii e gli feci lavare le mani. “Che vuoi per cena?”

“Hamburger!” Disse sorridendo felicissimo.

“Non posso farti mangiare hamburger tutte le sere, piccoletto.” Lo misi giù e mi incamminai verso la cucina. Cas mi zampettava dietro cercando di stare al mio passo.

“Ma io voglio l’hamburger zio Bobby...” Sussurrò con una vocina piccola piccola. Mi girai ad osservarlo e aveva messo su un broncetto tenero insieme ai collaudatissimi occhi da cucciolo di Sam. Maledetto ragazzo, doveva proprio insegnarglieli? Osservai ancora Cas e mi si strinse il cuore. Lo presi in braccio e gli accarezzai i capelli.

“E va bene. Ma domani niente hamburger, intesi?” Dissi cercando di essere un po’ severo. Il piccolo si aprì in un sorrisone ed annui felice, mi abbraccio stretto stretto e mi ringraziò. Sorrisi e lo strinsi a mia volta. Avevo il cuore tenero, problemi?
Posai il piccoletto sul tavolo della cucina ed inizia a preparare la cena.

***


Finito il bagno tirai fuori Cas dall’acqua. Lo avvolsi in un asciugamano e gli dissi di tenerlo un attimo sulle spalle mentre andavo a prendere il pigiama per cambiarlo.
Non l’avessi mai fatto. Appena uscii dalla stanza di Cas, un tornado mi passò accanto ridendo. Era il piccoletto che correva per i corridoi del bunker, nudo. Guardai indietro e vidi l’asciugamano mollemente abbandonato a terra. Risi e osservai il bambino girare e girare.

“Castiel, adesso basta.” Dissi dopo un po’ con un tono abbastanza da rimprovero, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Il moro si fermò davanti a me con un po’ di fiatone ed io lo ripresi in braccio. Lo portai in camera e lo feci sdraiare sul letto.

“Almeno ti sei asciugato.” Risi e lui rise con me. Erano decenni che non sentivo la risata di un bambino, erano anni che non sentivo qualcuno ridere così spensierato.
Gli misi il pigiama e lui se ne andò sotto le coperte.

“Zio Bobby, mi racconti una storia?” Chiese innocentemente mentre si metteva meglio sul cuscino. Sospirai, che storia gli potevo raccontare? Io non ne conoscevo!

“Ragazzo...” iniziai.

“Sam mi ha comprato i libri delle storie, me ne leggi uno?” Mi guardò, credo avesse capito cosa stessi per dirgli. Sorrisi e presi un libro che parlava di draghi e principesse. Mi sedetti sul bordo del letto e cominciai a leggere.

Verso metà della quarta pagina del libro il piccolo si addormentò. Misi via il libro e gli rimboccai le coperte poi uscii e tornai alla biblioteca. Ricominciai a cercare qualche incantesimo per far tornare Cas normale.

Verso mezzanotte e mezza vidi una massa di capelli neri spuntare dalla porta che dava sul corridoio. Osservai Castiel confuso e lui avanzò verso di me con gli occhi lucidi e il labbro inferiore tremolante, le mani strette fra loro che venivano tormentate dal piccolo.

“Castiel, che succede?” Domandai osservandolo. Vidi una macchia scura sui suoi pantaloni e capii.

“Ho... Ho bagnato il letto...” Bisbigliò con una vocina tremula. Mi alzai, lo presi per mano e lo accompagnai al bagno. Lo lasciai lì e andai a cambiargli le lenzuola per poi tornare da lui.

“Tranquillo piccolo, è normale okay?” Dissi mentre lo cambiavo con un pigiama pulito. Appena finito il bambino si attaccò tremante al mio collo. Iniziò a singhiozzare ed io lo strinsi maggiormente.

“Ehi, shh...” Sussurrai cercando di calmarlo. Ma pensa te cosa mi tocca fare. Quella strega me l’avrebbe fatta pagare. Continuai a cullare il piccoletto finché non si addormentò fra le mie braccia. Entrai nella sua stanza, ma quando provai a metterlo sul letto, questi non si staccò. Provai un altro paio di volte ma sempre con lo stesso risultato. Sospirai sconfitto e cercai di capire come poterlo mettere a letto senza portarlo a dormire con me. Sorrisi all’illuminazione e lo portai in camera di Dean. Lo posai sul letto e Castiel si rigirò subito aggrappandosi alle lenzuola. Il legame profondo era ancora insito in lui. Lo coprì per bene e me ne andai a dormire. Chissà perché nelle lenzuola pulite non voleva dormire. Scrollai le spalle e mi misi a letto, addormentandomi subito dopo.

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Capitolo 3
*** Il mostro nell'armadio ***


Titolo: Baby in a trenchcoat      
Titolo capitolo: Il mostro nell’armadio
Fandom: Supernatural
Rating: Verde
Genere: Fluff, Slice of Life
Avvertenze: Nessuna
Trama: Raccolta di one shot con lo stesso filo conduttore: i Winchester devono occuparsi di un Castiel di tre anni.
Note: Si ringrazia vaneae per il betaggio, tutti coloro che seguono e antote, sereh, phoenix84, Ciuffettina e Heavensent per le recensioni (un buffetto affettuoso a tutt* <3)
P.S.: ho aperto una pagina autrice su Facebook: LuciferWings. Posterò gli aggiornamenti delle fanfic e anche delle future che scriverò (troppe idee!) e nulla, se volete passarci mi farebbe piacere, altrimenti ciccia hahaha. Vi lascio al capitolo, ciau!



 
 
Erano le dieci di sera, Cas stava dormendo sul mio petto e io gli accarezzavo piano la schiena immerso nella nuova puntata di Dottor Sexy M.D. Ad un tratto sentii un rumore provenire dal corridoio. Mi bloccai e strinsi Cas protettivo contro il mio petto, ascoltavo in allerta tutti i suoni che provenivano dal bunker. Silenzio, tranne che per uno strascicare di piedi. Presi il primo oggetto contundente che trovai, cioè la bottiglia di birra vuota vicino al divano e aspettai. Sentivo i passi avvicinarsi sempre di più e per poco non mi venne un infarto a vedere quel gigante di mio fratello comparire all’improvviso.
 
“Mi hai fatto prendere un colpo!” Sussurrai mettendo giù la bottiglia e rilassandomi un poco.
 
“Scusa.” Sbuffò e si sedette sulla poltrona. “Dean, devo dirti una cosa.”
 
Lo osservai confuso e mi tirai un po’ su cercando di non svegliare la pulce. “Che succede?” Chiesi leggermente allarmato dal suo tono.

“Ho appena controllato il telefono di scorta. Ho trovato un messaggio in segreteria da Ben.” Rispose pratico non distogliendo lo sguardo da me.

“Cosa?!” Alzai un poco la voce ma mi zittii subito sentendo Cas muoversi piano. “Lo metto a letto e poi vengo da te.” Dissi risoluto alzandomi e portando il moro in camera. Lo adagiai sul suo letto e gli accarezzai piano la testa. “Dormi bene piccoletto.” Bisbigliai e tornai subito da Sam il quale era tornato nella propria stanza.
 
“Allora?” Domandai curioso e preoccupato.

“Da quanto dice hanno un fantasma in casa. Ben l’ha visto ma Lisa non vuole credergli.” Risponde pratico prendendo il telefono e cercando il messaggio.

“Non vuole credergli? Dopo tutto quello che le ho raccontato non crede a suo figlio quando le dice che hanno un fantasma in casa?” Chiesi scioccato mentre mio fratello faceva partire il messaggio in segreteria.
 
“Hei Sam, sono Ben... Braeden. Il figlio di Lisa. Ho provato a contattare Dean ma non ci sono riuscito. Ho-abbiamo bisogno di voi, mamma non voleva che chiamassi ma sono quasi certo che ci sia un fantasma in casa. Ci sono continuamente oggetti che si spostano da soli e rumori strani. L’altro giorno ho visto una figura bianca girare per il corridoio. Trovo sempre punti freddi nella casa e... mamma dice che probabilmente mi sto ammalando ma non è vero. Vi prego, venite qui appena possibile. Ho paura che...”


Il messaggio si conclude così, il tempo a disposizione era finito. Guardai Sam con un cipiglio serio.

“Dobbiamo andare.” Dissi in tono autoritario. Sam annuì e mise via il telefono.
 
“Ci servirà tanto sale e della benzina.” Rispose mentre prendeva il laptop e controllava la posizione dei cimiteri e delle stazioni di servizio. Annuii tranquillamente e controllai la mia segreteria: nulla.

“Partiamo domani mattina dopo aver avvisato Bobby.” Guardai Sam che continuava a fare ricerche sulle persone decedute di recente. “Sam, le ricerche le facciamo domani, ora andiamo a dormire. Ci aspetta un lungo viaggio.” Affermai non staccando gli occhi da lui.

“Tranquillo Dean, non ho più cinque anni.” Mi sorrise e riprese a digitare. “E poi quello più vecchio qui sei tu. Devo iniziare a comprare i pannolini anche per te?” Domandò ridendo sotto i baffi.
 
“Fesso.”

“Puttana.”

“Notte Sammy.” Sorrisi e me ne andai in camera. Mi spogliai e misi una maglia vecchia dei Motörhead prima di sistemarmi sotto le coperte a pancia in giù. Sospirai e in una manciata di secondi mi addormentai.
 
***
 
Mi svegliai dopo un po’ per colpa di qualcuno che era salito sul mio letto. Mi girai e vidi Castiel impaurito e con gli occhi lucidi che mi guardava.

“Che c’è pulce?” Chiesi con la voce impastata mentre il moro si infilava sotto le coperte e si rannicchiava contro il mio petto.
 
“C’è un mostro nell’armadio.” Bisbigliò tremando. Lo strinsi forte a me e digrignai i denti. Quale mostro osava terrorizzare Cas?! L’avrebbe pagata cara.
 
“Vado a vedere. Tu rimani qui, okay? I mostri in questa stanza non ci sono.” Cercai di rassicurarlo. Cas annuì e si nascose sotto le coperte. Presi il coltello di Ruby dalla scrivani e mi avviai furtivo verso la camera di Castiel. Entrai e mi fermai davanti all’armadio, esitante. Presi un grosso respiro e aprii le ante pronto ad accoltellare chiunque ci fosse, ma quello che ci trovai dentro non era un mostro, bensì Gabriel che mi urlò in faccia ‘bu!’. Mi portai la mano al cuore per colpa dello spavento e digrignai i denti.

“Gabriel?! Che cazzo ci fai qui?” Gli ringhiai contro guardandolo male. Una voglia improvvisa di piantargli una lama angelica nel cuore si fece strada in me ma la tenni a freno, magari poteva aiutarci con Castiel.
 
“Solo una visita.” Uscì dall’armadio scrollando le spalle. “Sono passato a trovare il mio fratellino.” Rispose con un sorrisetto mentre si faceva comparire in mano una caramella.
 
“Mi stai prendendo per il culo?” Chiesi seriamente. “Non ti fai vedere per mesi e poi compari all’improvviso solo per vedere Cas?”
 
“Ho sentito dire che è stato trasformato in un bambino di tre anni.” Afferma masticando insopportabilmente il dolce. “Volevo vederlo con i miei occhi.”

Presi un grosso respiro per calmarmi e lo rilasciai dopo qualche secondo. “L’hai spaventato. È corso da me per colpa ‘del mostro nell’armadio’, idiota.” Lo ripresi seriamente frustrato e arrabbiato con lui.

“Quante storie. So già che quando mi vedrà mi chiederà di portarlo via da voi scimmie senza pelo.” Uscì dalla stanza e si incamminò verso la mia. Lo seguii non fidandomi del tutto. Okay, è Gabriel ma non voglio che spaventi ulteriormente Castiel.
Entrai prima di lui e mi sedetti sul bordo del letto accarezzando la schiena al moro, il quale si rannicchiò contro il mio petto.

“L’hai mandato via il mostro?” Chiese bisbigliando. Sorrisi dolcemente e lo strinsi più forte.
 
“Pulce, in realtà non era un mostro cattivo. È solo Gabriel, tuo fratello maggiore.” Gli spiegai pratico accarezzandogli la schiena. Il piccoletto tolse il viso dal mio petto per guardarmi confuso ed inclinò la testa.
 
“Perché è qui?”
 
“Sono qui per vedere come stai.” Rispose prontamente l’arcangelo porgendogli una caramella. Castiel la studiò e poi passò ad osservare Gabriel. Alla fine si decise a prenderla e si mise a scartarla o, almeno, a provarci.

“Che ne dici di venire con me in Paradiso? Ci divertiremo, te lo prometto.” Sorrise tranquillamente il biondo sedendosi ai piedi del letto. Il moro alzò lo sguardo verso di me e mi porse la caramella.
 
“Dean, apri...” Disse con gli occhioni dolci. Sbuffai piano, presi la caramella e l’aprii prima di ridargliela. Se la infilò subito in bocca gustandola con piacere.
 
“Castiel, rispondi a tuo fratello.” Dissi vedendo che Gabriel si stava spazientendo. Il piccolo guardo Gabe e scosse la testa.
 
“Voglio rimanere con Dean e Sam e zio Bobby.” Affermò con la bocca piena.
 
“Perché?” Chiese solo Gabriel.
 
“Perché gli voglio bene.” Disse semplicemente accoccolandosi a me. Non riuscii a fermare il sorriso enorme che mi si propagò in faccia e lo strinsi forte.
 
“Ma non è questo il tuo posto, lo sai vero?” Cercò di dissuaderlo ancora Gabriel.
 
“Voglio stare qui!” Urlò Cas arrabbiato. “Voglio stare con Dean!” Disse iniziando a piangere e stringendomi forte la maglietta. Lo presi in braccio e lo strinsi a me cercando di calmarlo.

“Ci rimani con me, Castiel. E con Sam e zio Bobby. Ricordi che te l’ho promesso?” dissi piano accarezzandogli la schiena. La pulce annuì e si strinse di più a me continuando a singhiozzare. Lanciai uno sguardo cattivo a Gabriel che sparì in meno di un battito di ciglia. Sbuffai piano e mi sdraiai a letto con ancora il piccolo e piangente Cas fra le braccia. Continuai a cullarlo piano e a fargli soffiare il naso ogni tanto per non fargli sporcare il cuscino di muco e poi mi ricordai di cosa usava fare Mary per farmi calmare: cantava. Mi umettai le labbra incerto e iniziai a cantare sotto voce ‘Hey Jude’. Ricacciai indietro il nodo alla gola e le lacrime e continuai finché non sentii Cas calmarsi e addormentarsi piano. Smisi solo a canzone finita stringendo il piccoletto a me, quasi aggrappandomi a lui per non piangere. Dovevo essere forte, lo sono sempre stato. Mi addormentai poco dopo cullato dai ricordi di quando ero piccolo e mia madre mi stringeva forte a sé ogni volta che stavo male.
 

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Capitolo 4
*** Puppy ***


Titolo: Baby in a trenchcoat      
Titolo capitolo: Puppy
Fandom: Supernatural
Rating: Verde
Genere: Fluff, Slice of Life
Avvertenze: Nessuna
Trama: Raccolta di one shot con lo stesso filo conduttore: i Winchester devono occuparsi di un Castiel di tre anni.
Note: lo so, mi starete odiando. Sono eoni che non aggiorno questa fic ma non sapevo che far succedere. Cioè più che altro non sapevo come, ma ora eccoci qui: nuovo anno, nuovo capitolo. Spero davvero che vi piaccia, come spero che vi piaccia l’implementazione della foto.
P.S.: non so chi sia l’artista (più che altro non riesco a leggere la firma), l’ho trovata su Google immagini. Se lo sapete ditemelo che lo aggiungo <3

Vi ricordo la pagina autrice: LuciferWings.




Mi svegliai con Cas che giocava con la mia guancia scoperta e lo osservai.

“Ehi pulce.” Bisbigliai con la voce roca.
 
“Ciao Dean.” Sorrise e si rannicchiò contro il mio petto.
 
“Dormito bene?” Gli scompigliai i capelli e lui annuì.
 
“Ho fame, Dean...” Alzò lo sguardo verso di me e sorrisi, mi alzai agilmente e lo presi in braccio mentre il moro mi si riaccoccolò addosso.
 
“Andiamo a fare colazione allora.” Dissi sorridendo e portandolo in cucina.

“Buongiorno.” Salutò Sam con una tazza di caffè in mano. Misi Cas sul tavolo, seduto, e lo lasciai lì per andargli a preparare la colazione.
 
“’Giorno Sammy. Oggi che si fa? Hai qualche caso?” Lo osservai tirando fuori dalla dispensa dei cereali e una tazza.

“No, nulla. Però ho trovato un parco in cui possiamo portare Castiel per farlo uscire un po’. Che ne pensi?” Chiese osservando il bambino che giocava con una tovaglietta. Presi la tazza con i cereali e il latte e gliela poggiai davanti togliendogli il pezzo di stoffa dalle mani, poi tornai con lo sguardo su Sam annuendo leggermente.

“Si può fare.” Scrollai le spalle e mi presi una bella tazza di caffè caldo, sorseggiandola quasi innamorato di quella bevanda.
 
***
 
Castiel era un bambino timido. Si poteva notare del fatto che, nonostante i nostri incoraggiamenti, rimaneva attaccato ad una mia gamba  osservando gli altri bambini quasi impaurito. Lo presi in braccio e lo strinsi un po’. “Che succede piccoletto?”
Cas nascose il viso nel mio petto  ed io lo strinsi maggiormente. “Non ti faranno del male.” Sussurrai piano, come un segreto. “Se vai da loro, ti faranno giocare.” La pulce alzò gli occhi verso di me con uno sguardo misto fra paura e curiosità.

“Davvero?” Bisbigliò prima di lanciare uno sguardo ai marmocchi sui giochi. Annuii solennemente e lo misi giù. Mimai un ‘vai’ seguito da una piccola pacca sulla schiena, spingendolo in direzione del parco. Cas mi guardò ancora, impaurito, prima di andare lentamente verso gli altri bambini. Camminava piano, spaventato dall’esuberanza degli altri. Si avvicinò ad una bambina dai capelli rossi che accarezzava un cagnolino, un cucciolo anche quello e si sedette accanto a lei osservando l’animale.

Sam ed io ci sedemmo su una panchina guardandoci intorno. Non riuscivo mai a staccare gli occhi da Cas per più di due minuti, ero preoccupato. Delle mamme ci guardavano male, manco fossi dei pedofili! Scossi la testa e guardai mio fratello. “Dobbiamo trovare un modo per far tornare Cas normale. Non ce la faccio più ad accudirlo.” Sospirai voltando lo sguardo verso il bambino che coccolava il cane.
 
“A me sembra che ti piaccia.” Affermò Sammy trattenendo una risata, mentre cercava qualcosa sul telefono. “E poi dai, devi ammettere che così è carino.” Spostò lo sguardo su di me ed io ricambiai la sua occhiata con una cattiva.

“Non provarci.” Ringhiai fra i denti. “Non è ‘carino’.” Dissi mimando le virgolette. “È estenuante! Non sta fermo un secondo. Sempre a correre e a voler giocare con me.”

“Non hai più l’età, eh?”

“No, non ho più l’e-“ mi fermai quando mi resi conto di quello che stava implicando quella frase, mentre Sam se la rideva di gusto. “Non è divertente, capellone!” Sbuffai contrariato.
 
“Ma smettila, Dean. Ti piace averlo sempre intorno. Lo vedo lo sguardo che gli lanci ogni volta che ti trascina a giocare con lui, sembri quasi un papà orgoglioso.” Affermò scrivendo qualcosa nella barra di ricerca di Google. Gli lancia un’occhiataccia e sbuffai.
 
“Okay, forse non è così stressante come qualcuno di mia conoscenza da piccolo, ma comunque, a volte, è un tornado.”

“Su questo hai ragione. Comunque dovremmo davvero trovare un modo per farlo tornare normale.” Bisbigliò leggendo accuratamente un articolo.

“Che ne pensi di Crowley?” Chiesi cauto grattandomi una guancia. “Insomma, Rowena è sua madre, se non sa lui dov’è allora siamo fottuti.” Mi girai ad osservarlo e vidi che mi stava scrutando.

“Pensandoci non è male come idea. Possiamo incontrarlo e spiegarli la situazione, ovviamente lasciando Cas con Bobby.”

“Ovviamente.” Risposi sicuro. “Lo chiamo allora. Dove fissiamo il punto d’incontro?”

“C’è una casa abbandonata non molto lontano dal bunker. Facciamo la?” Rispose Sam guardando il piccoletto. “sembra che si stia divertendo con quella bambina.” Sorride dolcemente. Girai lo sguardo verso di loro e non potei impedire ad un sorriso di crescere sul mio viso.

“Già, a quanto pare ha trovato un’amichetta.” Sussurrai. Tirai fuori il telefono dalla tasca e chiamai Crowley per metterci d’accordo.
 
Dopo un’oretta che eravamo lì a goderci l’aria fresca, una signora si avvicinò a noi e sorrise. “È vostro quel bambino?” Chiese dolcemente sedendosi accanto a me.

“Se intende quello che vorrebbe cavalcare il cane, allora sì.” Risi piano alla scena e Sam rise con me.

“Lei è mia figlia, Anna.” Sorrise la ragazza. distolse lo sguardo e si girò verso di noi. “Da quanto state insieme?” Chiese gentilmente. Il sorriso sul mio volto sparì e la guardai confuso.

“Come?”

“Lo so che non sono affari miei, ma sono davvero curiosa.” Affermò scusandosi. La bloccai prima che potesse continuare.

“Non stiamo insieme.” Risposi brusco. “Lui è mio fratello!” Dissi quasi schifato mentre Sam rideva. La ragazza si portò una mano alla bocca e arrossì completamente.

“Scusatemi! Oddio che figura!” Si mise le mani sul viso e continuò a scusarsi per un po’. Le dissi di calmarsi e che andava bene e lei sorrise, ancora imbarazzata. Guardai l’ora e sospirai.
 
“Sam, dobbiamo andare.” Gli diedi una gomitata e mi alzai. Salutai la ragazza al mio fianco e andai verso Cas. Il moro stava parlando con la piccola Anna di quanto le api fossero belle mentre accarezzavano il manto del cane. Ce l’aveva con queste api, eh. Ne parlava sempre e a tutti. Una volta Bobby per poco non lo scaraventava giù dalle scale. Trattenni una risata al ricordo e accarezzai i capelli di Cas.

“Dobbiamo andare, pulce. Saluta.” Dissi sorridendo. Al moro scomparse il sorriso e salutò mestamente la piccola Anna. Si alzò e abbracciò il cagnolino, quasi non volesse mai lasciarlo andare. Lo lasciai fare per un poco. “Dai, Cas. Dobbiamo andare per davvero.” Affermai leggermente irritato staccandolo dall’animale. Castiel iniziò a piangere in silenzio mentre ce ne andavamo dal parco, sussurrando, di tanto in tanto, ‘voglio un cagnolino’.
 
 

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