FERITE PROFONDE

di Mikarchangel74
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esgarot, Pontelagolungo ***
Capitolo 2: *** Dol Guldur (2^ parte) ***
Capitolo 3: *** Iladris (3^ parte) ***
Capitolo 4: *** Nessuno si salva (4^ parte) ***
Capitolo 5: *** Ritorno a Mirkwood (parte 5^) ***
Capitolo 6: *** Una nuova vita (parte 6^) ***
Capitolo 7: *** Il potere di Aerendil (parte 7^) ***



Capitolo 1
*** Esgarot, Pontelagolungo ***


~~Era tutta colpa di quella testarda di Tauriel se si trovavano lì pensò Legolas mentre rincorreva due orchi verso il pontile di legno della città di Pontelagolungo. Lei e quel suo cuore tenero, lei ed il suo desiderio di aiutare quei...nani.
Preso dai suoi pensieri riuscì a stento a schivare un colpo di mazza che arrivò da destra. Uno di quegli orribili orchi lo stava aspettando dietro un barile; Grugnì rivolto all'elfo e caricò nuovamente il braccio per colpirlo, grazie all'agilità del principe di Bosco Atro, non solo riuscì a scansare anche questo secondo colpo abbassandosi, ma facendo una piroetta su se stesso infilzò l'orco nel collo col pugnale che stringeva nella sua mano. L'orco ruggì di dolore ma prima che potesse reagire l'elfo gli aveva già reciso la gola e la creatura stramazzò a terra.
Legolas non riuscì nemmeno a riprendere fiato che altri due orridi orchi lo stavano attaccando, fortunatamente erano alquanto lenti e goffi nei movimenti rispetto a lui e riuscì a liberarsi di loro agevolmente anche stavolta, ma il suo obbiettivo era un altro: Bolg il comandante di quello sciame di orchi che avevano invaso Pontelagolungo per annientare i nani.
Lo raggiunse poco più avanti e i due iniziarono a fronteggiarsi. L'orco aveva la corporatura più massiccia ed era più alto dei suoi sottoposti, ma anche più furbo ed agile. Il suo volto era orribilmente sfregiato, sembrava non vedesse da un occhio in quanto privo di pupilla ed iride, ringhiò contro l'elfo che stava sopraggiungendo per attaccarlo schivò il pugnale che l'elfo brandiva riuscendo poi ad afferrarli il braccio, lo tirò a sé colpendolo forte sulla fronte con una testata. Legolas si divincolò indietreggiando barcollante, scosse la testa per liberarsi dal momentaneo stordimento. L'orco tornò all'attacco, afferrando l'elfo per la veste e scaraventandolo contro una colonna di legno. Legolas accusò il colpo alla schiena e alla nuca, cadde in ginocchio, ma vedendo l'orco correre verso di lui, si alzò di scatto e saltò oltre la creatura per poi colpirlo con un calcio alla schiena mandandolo a sbattere con la fronte alla colonna. L'orco si girò ruggendo infuriato. Il principe biondo inclinò la testa e la sua bocca divenne una linea sottile, poi si lanciò contro l'orrida creatura che non si spostò minimamente dalla sua posizione, ma si preparò ad afferrare il suo nemico. Legolas tentò di saltare sopra Bolg per colpirlo al centro della testa, ma venne afferrato alla caviglia e scaraventato a terra come un giocattolo. Gemette portandosi una mano alla schiena, ma l'orco l'afferrò nuovamente all'altezza delle spalle e sollevato in aria iniziò a sbatterlo contro la colonna di legno per diverse volte poi lasciò la presa. Legolas crollò a terrà e rimase giù per qualche istante cercando di riprendersi. Si alzò per ricominciare la lotta, ma si rese conto che il suo avversario era sparito. Si appoggiò alla colonna scuotendo nuovamente la testa per schiarire la vista ed i sensi; Qualcosa stava colando fuori dalle sue narici, si toccò con le dita e si accorse di avere del sangue. Sbuffò di rabbia e riprese a cercare la raccapricciante creatura staccandosi vacillante dalla colonna. Lo vide poco più avanti in sella al suo mannaro dirigersi verso il pontile. Corse verso il suo cavallo fischiando per chiamarlo. Vi montò agilmente in sella e si mise all'inseguimento dell'orco....

Bolg sorrise tra se, vedendo che l'elfo lo seguiva a rotta di collo. Era caduto in trappola...Tra poco avrebbe avuto un nuovo schiavo per gli scavi sotterranei di Dol Guldur.
Legolas vide l'orco arrivare in fondo al molo e saltare in acqua, e rimase sorpreso nel vedere che stava in piedi senza affondare. Era in acqua per metà delle sue tozze gambe. Iniziò a tirare le redini per bloccare la corsa del suo fedele amico, ma era troppo tardi, gli zoccoli iniziarono a scivolare. Il cavallo si acquattò inciampando, cercò di ritrovare l'equilibrio ed a quel punto il principe di Bosco Atro saltò giù sul molo, rotolò in avanti raggomitolato e si mise velocemente in piedi, ma la punta del suo stivale si incastrò in un'asse, perse l'equilibrio e cadde in acqua. Agitò le braccia per tornare in superficie, ma qualcosa di affilato e dannatamente acuminato afferrò la sua gamba lacerandone tessuto e pelle. L'aria nei suoi polmoni fuoriuscì assieme ad un grido che l'acqua ammutolì. L'elfo si contorse e agitò ancor più freneticamente le braccia per cercare di uscire dall'acqua e respirare, ma invano. Era bloccato in quella morsa straziante. L'acqua intorno a lui si dipinse di rosso. Il dolore era lancinante. Afferrò uno dei suoi pugnali colpendo alla cieca vicino alla sua gamba. I suoi polmoni iniziarono a comprimersi spasmodicamente in assenza di ossigeno e Legolas cominciò ad avere la certezza che di lì a poco sarebbe morto affogato. Smise di agitarsi e vide cos'era che lo bloccava impedendogli di raggiungere il prezioso ossigeno. Un grosso rettile, simile ad un coccodrillo ma molto più gigantesco; Teneva stretta la gamba tra le sue fauci e lo scuoteva piano a destra e sinistra. I polmoni si contrassero ancora così forte che l'elfo aprì la bocca risucchiando acqua. Era la fine, i suoi sensi iniziarono a spegnersi, il cervello non ricevendo più ossigeno come difesa lo stava facendo svenire. L'ultima cosa che Legolas vide prima di piombare nell'oscurità dell'incoscienza fu il ghigno deformato dell'orrido orco che lo guardava dall'alto, oltre la superficie dell'acqua.

Tauriel recitò più volte la formula di guarigione elfica, tenendo le mani premute sulla ferita arrecata da una freccia avvelenata degli orchi. Usando anche l'Athelas sul malcapitato nano. Kìli stava gemendo leggermente imprigionato dal dolore straziante che il veleno ormai in circolo nel suo corpo gli procurava e precipitando velocemente nell'ombra.
"Menno o nin na hon i eliad annen annin, ho leitho o ngurth!"
Kìli lentamente cominciò a dar segni di ripresa e tornò in se. Afferrò la mano dell'elfa per ringraziarla, volendo quasi trattenerla. Lei lo guardò negli occhi. Provava un forte sentimento per quel nano, un'infatuazione che però la sua testa bloccava. Non poteva esserci niente tra loro...tra un elfo ed un nano. Non era concesso. Non era approvato dalle loro leggi. Pur senza parlare i loro occhi rivelarono molto l'un l'altra. Tauriel strinse affettuosamente la mano del nano prima di lasciarlo e uscire dalla casa di Bard, l'uomo che aveva ospitato Bilbo e i 13 nani, ma che ora erano rimasti solo in 5 dopo l'aggravamento della ferita di Kìli, mentre gli altri si erano recati alla montagna.
La casa era in una posizione elevata e permetteva una buona visuale così Tauriel riuscì a vedere lo scontro tra Legolas e Bold ai margini delle abitazioni di legno. Stava quasi per saltar giù e andare a dar una mano al suo amico, quando assistette impotente all'inseguimento sul molo e la caduta di Legolas nel lago. Vedendo che l'amico non tornava in superficie si preoccupò.
Bolg rise selvaggiamente e si allontanò su un'enorme forma scura che Tauriel non riuscì ad identificare. Ma quando vide affiorare i capelli biondi e il corpo inerme del principe trascinato nel lago, si portò le mani alla bocca soffocando un grido disperato "Legolas nooo."

...To be continued

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Capitolo 2
*** Dol Guldur (2^ parte) ***


~~Una volta raggiunta la riva dall'altra parte del lago Bolg ordinò al rettile di lasciare la presa sull'elfo. Non voleva ucciderlo. Non erano questi gli ordini e poi solitamente i prigionieri degli orchi subivano una sorte ben peggiore. Se gli andava bene venivano costretti alla schiavitù nelle buie e profonde gallerie, ma il diletto maggiore degli orchi era torturare le loro vittime, fino alla morte, soprattutto gli altezzosi ed eterei elfi.
Bolg guardò sprezzante quella creatura con la lunga capigliatura bionda che giaceva svenuto a terra a faccia in giù, sputò vicino a lui quindi si chinò e lo percosse forte sulla schiena per fargli espellere l'acqua ingerita. Se l'elfo non ricominciava a respirare a breve sarebbe morto e così non c'era soddisfazione.
Legolas tossì forte e vomitò fuori una gran quantità d'acqua, sollevò un po' il busto facendo forza sulle braccia tremanti, poi cercò disperatamente e affannosamente di riprendere a respirare in modo regolare, ma i polmoni gli dolevano, la gola si contraeva in continuazione e un forte attacco di tosse lo sconquassò. Affondò le dita nella riva fangosa, artigliandola. I suoi bellissimi capelli dorati erano appiccicosi, sporchi di fango e grondavano acqua verdastra.
Bolg lo osservò per qualche istante poi non volendo che l'elfo si riprendesse del tutto lo colpì forte alla nuca, Legolas cedette e l'oscurità avvolse di nuovo la sua mente.

Un enorme orco con il corpo di un colore grigiastro, massiccio e completamente sfregiato come pure il volto dall'aspetto iniquo, stava masticando un pezzo di un qualche animale coperto di pelliccia. Grugniva soddisfatto assaporando ogni morso e frantumando i piccoli ossicini sotto ai suoi denti sporchi. Stava al centro di un salone della vasta sede di Dol Guldur, una grossa costruzione in pietra grezza che all'apparenza agli occhi dei forestieri poteva apparire un maestoso castello, ma che al suo interno racchiudeva orrore e indicibile crudeltà.
Nella penombra del salone senza finestre illuminato da alcune torce, Azog, questo era il suo nome, stava seduto da solo in fondo ad un grosso e lungo tavolo di legno marcio e logoro.
In fondo al salone davanti ad Azog c'era un'apertura rettangolare scavata nella pietra dalla quale si poteva accedere ai corridoi e le altre sale, al di fuori dell'apertura vi erano 2 orchi con elmi e alabarde di ferro grezzo e consumate che di colpo, all'arrivo di un estraneo incrociarono le armi sbarrando l'accesso.
"Toglietevi di mezzo!" Gridò l'orco spazientito "Devo mostrare una cosa a mio padre."
Le due guardie si scambiarono un occhiata interrogativa ma non si mossero e Bolg spazientito cominciò ad emettere un basso ringhio gutturale e spinse via malamente uno dei due.
Dal salone Azog diede l'ordine di far passare Bolg così anche l'altra guardia si spostò liberando il passaggio.
Azog rimase concentrato sul suo pasto e col boccone in bocca disse "Spero per te sia una cosa importante, per disturbarmi durante la cena."
Bolg gonfiò il petto sicuro che ciò che doveva mostrare al padre fosse più che ben accetto "Padre, ho catturato un altro di quei luridi elfi del Bosco Atro. Lo porterò nelle segrete, se vorrai vederlo." Disse e chinando leggermente il testone deforme in segno di rispetto si voltò ed uscì dal salone. Si diresse dove aveva lasciato il mannaro con l'elfo coricato sopra, le cui braccia erano state legate dietro la schiena ed era ancora privo di sensi. Lo tirò giù dal grosso canide senza tanti scrupoli e lo trascinò per gli stretti ed irregolari corridoi che scendevano giù nella profondità della terra fino ad alcune anguste cavità nella parete rocciosa dell'edificio chiuse da grate di ferro massiccio. Bolg tolse un grosso e pesante paletto che si incastrava in due occhielli uno dell'inferriata e uno della parete rocciosa e la grata di ferro fu sbloccata e aperta. Raccolse il corpo del prigioniero e lo gettò dentro richiudendo la cella. Guardò la sua preda ed il suo operato con un ghigno soddisfatto sulla bocca deforme.
Udì un rumore di passi, suo padre era finalmente giunto. In silenzio guardò oltre la grata il corpo sporco e graffiato dell'elfo, i capelli scompigliati ed incrostati di fango, il volto angelico anche se imbrattato ed i suoi occhi si spalancarono di sorpresa "Hai preso un prezioso bottino figlio." Proferì Azog "Niente di meno che il figlio del Re di Bosco Atro! Ci potrebbe essere molto utile! Ben fatto!" Si congratulò e Bolg gonfiò il petto d'orgoglio.
Legolas gemette piano.
"Questo lurido bastardo è tra i più scaltri e furbi del suo popolo. Attendi che si riprenda un po', ma non del tutto o non ci metterà due secondi a scappare. Dobbiamo far sì che rimanga debole per tutto il tempo, ma deve essere sveglio! Voglio sentirlo urlare quando gli dilanierò quella sua pelle color della luna con la frusta" Rise perversamente Azog accarezzandosi con la mano buona il moncherino dell'altro braccio terminante con un uncino a tre punte.
"Sarà fatto padre." Garantì Bolg con un sorriso maligno.
Si diresse verso una dispensa fatiscente e prese una sfera forata, non appena la sfera fu mossa un sibilo cominciò a risuonare nell'aria.
"Un morso del Teth basterà per tenerlo buono". Disse Bolg.
"Bene figlio. Lascio a te il prigioniero e il compito di sorvegliarlo. Voglio che sia portato da me quando si riprende." Azog lanciò un ultimo sguardo sprezzante al corpo nella cella e se ne andò.

La prima cosa che Legolas percepì fu il dolore alla testa, gli sembrava d'esser stato calpestato da un olifante. Il torace bruciava e anche alcune parti del corpo che si erano graffiate quand'era stato trascinato per i corridoi dissestati di Dol Guldur. Le braccia erano ormai insensibili ancora legate dietro la schiena. Emise un debole lamento e si mosse, poi un poco alla volta aprì gli occhi.
"Ti sei svegliato finalmente lurido elfo." L'occhio porcino dell'orco incontrò quegli azzurri e provati di Legolas. Bolt non volle indugiare oltre, aprì la sfera contenente un piccolo rettile nero simile ad un girino ma con piccole zampe e grande quanto un rospo, la cui sacca velenifera piena di siero spuntava da sotto la gola dell'animale.
Legolas inarcò la schiena impaurito cercando di allontanarsi, ma venne prontamente afferrato per i capelli dalla mano dell'orco. Il teth fu avvicinato al collo esposto del principe ed il veleno venne iniettato con morso dell'unico dente/pungiglione della creatura.
Subito Legolas sentì il fuoco del veleno che entrava in circolo nel suo corpo in ogni vena e arteria, bruciava e indeboliva ogni fibra, ogni muscolo, anche la mente iniziò a perdere lucidità. Emise un gemito frustrato.
L'orco attese qualche minuto poi tagliò i lacci che bloccavano le braccia dell'elfo che strinse i denti per il dolore alle spalle rimaste per troppo tempo costrette in una posizione insolita e scomoda. Quindi annodò una corda stretta attorno al collo del principe e lo strattonò "Avanti muoviti! Alzati! Mio padre ti vuole!" Gli sbraitò.
Legolas si mise in piedi appoggiandosi ad una parete. L'orco sbuffò poi si voltò e cominciò a tirarlo. All'elfo non rimase altro che seguirlo cercando di non inciampare e zigzagò a destra e sinistra come fosse ubriaco. La sua mente per quanto annebbiata stava riflettendo su come potersi dileguare da quell'orribile situazione. Le sue armi gli erano state portate via ovviamente. Doveva capire intanto dove fosse stato portato e con quanti di quelle orride creature avrebbe avuto a che fare o con quante avrebbe dovuto lottare a mani nude.
Un altro strattone al collo distolse Legolas dal flusso dei suoi pensieri riportandolo alla crudele realtà. Si sentì umiliato. Il principe di Bosco Atro tirato alla corda come un cane. Guardò, i suoi abiti strappati e lerci, come pure doveva essere il suo aspetto. Drogato, al punto che gli sembrava di fare ogni movimento al rallentatore. Ma come avrebbe potuto salvarsi da quella situazione? E poi chi erano quegli orchi? Non erano i soliti stupidi orchi. Erano riusciti a mettere un elfo ko.
Giunsero nel salone dove Azog stava discutendo alcune tattiche di attacco per invadere alcuni territori oltre la catena delle montagne nebbiose. Legolas fu spinto al centro e gli venne spontaneo reagire tirando via la corda dalle mani di Bolg e cercando di attorcigliarla attorno al suo collo, ma inebetito com'era riuscì a mettere la corda attorno al collo dell'orco, che sfruttò la condizione a suo vantaggio attirando a se l'elfo e colpendolo forte con un pugno al volto ed una ginocchiata nello stomaco. Legolas tossì e si ritrovò carponi.
Azog rise, licenziò i soldati che erano lì con lui e diresse la sua attenzione al prigioniero "Ben arrivato Legolas Greenleaf, principe di Bosco Atro." Legolas alzò il viso per vedere chi poteva conoscerlo così bene ed il suo cuore mancò un battito.
Azog il profanatore era una vecchia conoscenza di Thranduil e sua. Sì erano già scontrati in passato. Gli elfi avevano faticato in battaglia, molte erano state le perdite. Ma soprattutto avevano visto quanto fosse malvagio costui. Ogni tanto venivano trovati elfi morti ai margini del reame, con impressi sui loro corpi i segni di torture indicibili ed il marchio di Azog.
L'orco vide la preoccupazione sul volto dell'elfo e se ne compiacque.
"Spero l'alloggio sia di tuo gradimento" Lo schernì "Ovviamente gli scavi non sono adatti ad un principe. E poi magari se farò sapere a tuo padre che sei mio ospite, può darsi troveremo un buon accordo per il tuo rilascio....anche se forse non proprio incolume." Sogghignò.
Legolas che nel frattempo si era rimesso in piedi lo fronteggiò "Scordati che mio padre scenda a patti con un lurido orco come te. Non lo farà, nemmeno per me!" Cercò di precisare, ma la sua mente non ne era così convinta.
Azog avanzò e Legolas indietreggiò, Bolg accorto, lo bloccò da dietro e quando Azog fu a distanza di un avambraccio dall'elfo, lo prese da sotto la gola con l'uncino a tre punte premendo per sollevarlo. L'elfo iniziò a tirar su il viso, poi si alzò sulle punte dei piedi nell'intento di non farsi infilzare, ma l'orco aumentava gradualmente la pressione e una piccola goccia di sangue cominciò a fuoriuscire. L'elfo ansimò e gridò quando l'estremità acuta lacerò ancor più la sua pelle.
"Come mi hai chiamato schifoso di un elfo?" Ringhiò l'orco con lo sguardo fiammeggiante. Tolse l'uncino e lo percosse con questo sul volto, strattonò la corda con violenza e Legolas si trovò nuovamente a terra poi iniziarono i calci. A Legolas sembrava che giungessero da tutte le parti. Non poté fare altro che portarsi le braccia sopra la testa per proteggere anche il volto e chiudere le gambe al petto, ma i calci erano come feroci bastonate, nelle gambe, nelle braccia, nella schiena, e quando ne arrivarono alcune alle costole, sentì il 'crack' e la fitta acuta della rottura, urlò, anche se si stava sforzando di non farlo per non dare maggiore soddisfazione a quelle fetide creature.
Il pestaggio andò avanti fino quando Legolas perse nuovamente i sensi.

Tauriel saltò giù dal portico di Bard, da dove aveva assistito impotente alla cattura di Legolas e corse al suo cavallo. Doveva tornare al reame di Bosco Atro per parlare con il Re Thranduil. Doveva riuscirci. Doveva chiamare aiuto, anche se il Re probabilmente l'aveva bandita dal reame dopo che era partita per inseguire gli orchi, disobbedendo agli ordini. Ma adesso aveva bisogno di aiuto per liberare il suo amico. Lì ad Esgarot erano soli e lontani da casa, non avrebbe mai dovuto permettere a Legolas di seguirla, ma sapeva che l'elfo provava una forte attrazione nei suoi confronti e l'avrebbe seguita anche se si fosse gettata nelle fiamme di Mordor.
Asciugò gli occhi che le si erano riempiti di lacrime e spronò il suo cavallo in direzione di Bosco Atro.

Legolas aprì gli occhi e li richiuse stringendoli per le fitte dolorose che sentiva al petto e alle costole ad ogni respiro. Era stato ricondotto nella piccola cella. Era solo. Pensò che fosse notte. Non si sentivano rumori, se non un basso ronzio e il leggero scoppiettio del fuoco di due torce che emettevano un po' di bagliore in tutta quell'oscurità. Era umido e rabbrividì, soffocando un lamento. L'effetto della droga non accennava a svanire e si sforzò di concentrarsi sull'escogitare una via di fuga. Non poteva certamente permettersi di mettere a repentaglio la vita di suo padre, di altri elfi e dell'intero reame, a causa sua, perché se Azog non aveva bluffato, era sicuramente intenzionato a mandare un corvo per avvertire Thranduil dell'avvenuta cattura del figlio e non sarebbe rimasto fermo ad assistere alle torture o aspettare la sua morte.
Gli vennero alla mente le immagini dei verdi alberi ricoperti di muschio. I raggi del sole che filtravano attraverso le alte fronde, il verde dei prati. Il sussurrare del vento. L'immensità del cielo notturno punteggiato di stelle brillanti e la bellezza del paesaggio illuminato dall'argentea luce della luna che più volte aveva ammirato dal suo palazzo ... Cose che al momento a lui non era più concesso di vedere e che gli mancarono terribilmente costretto sotto terra com'era. Una lacrima si staccò dalle sue ciglia cadendo a terra.

Purtroppo il principe di Bosco Atro dovette subire altre angoscianti torture da parte di Azog e suo figlio. Ogni giorno Legolas veniva condotto al cospetto di Azog, il quale anche senza presupposti iniziava ad infliggere all'elfo tremende sofferenze ed ogni tre giorni gli veniva iniettato il veleno del Teth, per renderlo debole ed inoffensivo. Ad indebolirlo non era solo la droga, ma anche il fatto che non gli davano nessun tipo di cibo...i primi giorni gli avevano buttato in cella alcuni topi morti, oltretutto crudi, ma lui ovviamente si era rifiutato di mangiare; E così avevano smesso di dargliene. Gli mancava lembas, pochi morsi del suo pane elfico lo avrebbe rinvigorito. Fortunatamente riusciva almeno a bere attraverso lo sgocciolio di una crepa nella parete. Ma dopo una settimana Legolas già sperava di morire piuttosto che andare avanti in quelle condizioni.

Ormai non si rendeva più conto dello scorrere del tempo. Di dove si trovasse. Si sentiva trascinare, lasciar cadere a terra e poi cominciava il dolore che il più delle volte finiva solo con la perdita dei sensi.
"Tuo padre ci mette più del solito a rispondere." Disse Azog fingendosi pensieroso mentre girava attorno a Legolas che stava rannicchiato a terra tremando. "Forse sta già marciando su Dol Guldur... Non posso ancora ucciderti lo capisci vero?!" Continuò in tono canzonatorio "Prima vorrei che assistessi alla disfatta di tuo padre e di tutti quelli a cui tieni...Avere la consapevolezza che è successo tutto per causa tua e poi forse potrei porre fine alle tue sofferenze misero elfo" Proferì sottolineando le ultime due parole.
"Oggi credo che ti farò ascoltare un po' di musica" Aggiunse in tono piatto. Legolas seguì con gli occhi e con la testa i movimenti del suo carceriere per vedere quale altro supplizio stava per infliggergli. Azog girò la manopola di uno strano apparecchio con davanti una specie di imbuto simile a quello del grammofono. Nessun orecchio percepì ciò che invece arrivò dritto e profondo alla testa dell'elfo che si portò di scatto le mani ai lati della testa lanciando un grido silenzioso.
Azog e Bolg risero perfidi.
"Se non senti bene, posso anche alzare il volume." Infierì l'orco ruotando ulteriormente la manopola di conseguenza Legolas credette di impazzire. Non solo era un suono acuto, assordante che gli torturava udito e mente, ma gli faceva contrarre spasmodicamente ogni muscolo. Il suo respiro si fece affannoso e non si rese conto se stava urlando veramente. Voleva solo che finisse.
Non volendo far svenire subito il prigioniero, Azog portò il volume ad un livello più basso e urlò per farsi sentire "Sono speciali ultrasuoni creati proprio per voi maledetti elfi. Intensi non trovi?" ma Legolas non si mosse e cercò di concentrarsi sul provare inutilmente ad escludere quel rumore raccapricciante. Nella sua mente devastata cerco di immaginare i melodiosi canti del suo popolo. Gli occhi gli si inumidirono subito ma ricacciò indietro le lacrime, non volendo dare agli orchi nessuna ulteriore soddisfazione.
"Signore" Un orco sporco di fango secco si affacciò al salone chiedendo udienza.
"Cosa c'è?"
"Una rivolta comandante, giù agli scavi. C'è bisogno di lei." Azog valutò la situazione, alzò nuovamente il volume e si deliziò nel vedere il corpo di Legolas contorcersi un paio di volte e rimanere immobile, prima di rivolgersi al figlio "Vieni con me. Dopo torneremo al nostro divertimento". Quindi rilasciò leggermente la manopola di quell'oggetto infernale ed uscì dal salone seguito dal figlio.
Legolas aveva fatto uno sforzo immane per rimanere immobile e fingere d'aver perduto conoscenza in quel supplizio. Doveva fare assolutamente qualcosa. Adesso o mai più!
Aveva notato già da tempo un'apertura nel terreno in un angolo del salone dove Azog o chi per lui, gettavano gli avanzi del cibo o l'immondizia. Forse sotto c'era un condotto, una specie di fognatura. Poteva tentare di buttarsi lì e trascinarsi fuori....Fuggire ... Fuggire. La parola gli strinse il cuore.
Accertatosi d'esser rimasto solo, tremando iniziò a rotolare, raggiunse l'apertura dal quale arrivava un forte tanfo e affacciandosi vide solo tenebra. Sospirò. O buttarsi e forse morire ... o morire comunque lentamente in agonia.
Non perse altro tempo e non ci pensò su; Si getto nell'oscurità.

(to be continued..)

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Capitolo 3
*** Iladris (3^ parte) ***


~~Tauriel entrò nel reame di Bosco Atro dopo circa 3 giorni di galoppo. Il cavallo era stremato, sbuffava dalle froge dilatate ed il suo corpo era striato di sudore. Gli accarezzò il collo morbido e robusto sussurrandogli dolci parole all'orecchio e chiedendogli di fare l'ultimo sforzo, di resistere un altro po'. Il cavallo scosse il muso in alto facendo ondeggiare la criniera bruna e cercò di aumentare ancora un po' la velocità.
Giunse infine al palazzo del Re. Davanti all'ingresso due elfi armati sbucarono da alcuni arbusti come dal nulla e sbarrarono l'accesso all'elfa dai capelli rossi. Il cavallo nitrì e s'impennò e per poco Tauriel non perse l'equilibrio.
"Vi prego ho urgente bisogno di parlare al Re. An Dìn iòn (E' per suo figlio) Legolas! Correte a chiamare Thranduil presto!!" Gridò scendendo agilmente ed elegantemente dal destriero che raspò un paio di volte con lo zoccolo e soffiò con il naso. Tauriel lo carezzò nuovamente "Len hannon, mellon nin, len hannon (Grazie, amico mio, grazie)" Gli disse piano, non riusciva a stare ferma, cominciò a camminare su e giù, Legolas era prigioniero di quegli orchi bastardi già da tre giorni e chissà cosa gli stavano facendo.
Il re apparve all'ingresso del palazzo con lo sguardo grave "Dimmi cos'è successo a Legolas, Tauriel"
Lei si voltò e subito abbassò la testa in segno di rispetto, poi raccontò velocemente quello che aveva visto a Esgarot, la città di Pontelagolungo, di come Legolas aveva inseguito l'orco sul pontile di legno finendo nel lago e di come era stato portato via privo di sensi.
Thranduil s'incupì poi chiamò a se i suoi soldati più fedeli, i migliori che aveva "Venite con me. Mio figlio è in grave pericolo."
"Ma Signore..." Protestò una delle guardie "Andremo noi.." Ma Thranduil lo interruppe "Verrò anch'io." Detto ciò saltò agile sulla groppa della sua cavalcatura, un grosso cervo dal vigoroso palco e dall'aspetto regale proprio come il suo cavaliere "Tauriel, guidaci fin dove hai visto mio figlio l'ultima volta" Ordinò rivoltò all'elfa che già era rimontata in sella ad un nuovo cavallo che spronò al galoppo portando con se il gruppo.

La caduta di Legolas nello scarico dei rifiuti fu breve e si trovò avvolto nel buio più cupo. Il fetore era insopportabile e non osava immaginare su cosa fosse atterrato. La poca luce che filtrava attraverso la fessura sopra di lui gli permise di vedere che si trovava in una specie di tubatura di ferro che si allungava orizzontalmente, larga poco più delle sue spalle, ma poi si perdeva nell'oscurità. Il tremendo rumore di quell'apparecchio ancora gli torturava mente e corpo e sapeva che purtroppo l'avrebbe sentito fin quando non si fosse allontanato abbastanza. Si raccolse velocemente i capelli e li annodò affinché non gli dessero fastidio.
Allungò le braccia avanti a se e iniziò a tirarsi innanzi. Spaventosi dubbi cominciarono ad affacciarglisi alla mente. Quanto avrebbe dovuto strisciare in quel tubo? Quanto era lungo, aveva una fine? Ce la poteva fare debole com'era? E se fosse morto lì dentro come un topo? Chi sarebbe riuscito a trovarlo? Nessuno avrebbe seppellito il suo corpo.. E suo padre? Chissà quale dolore.... E poi pensò al bellissimo viso di Tauriel, ai suoi dolci occhi azzurri.. al bellissimo sorriso che illuminava tutto il suo volto. Doveva farcela. Doveva vivere e salvarsi, doveva farlo per rivedere lei.
Così metro dopo metro nella più completa oscurità Legolas avanzò.
Piano piano oltre all'odore nauseabondo che persisteva, l'ossigeno cominciò a scarseggiare. Non poteva e non voleva tornare indietro, ormai doveva proseguire.
Più volte si fermò stremato, il rumore doloroso era un pò diminuito, lasciandogli però la mente frastornata. Si sentiva sempre più esausto, faticava a respirare e ad un certo punto svenne rimanendo privo di sensi per quasi un'ora.

Un furibondo ruggito si diffuse per tutti gli anfratti di Dol Guldur.
"Trovatelo!! Dovete trovare quel sudicio elfo!!" Sbraitò Azog dopo essersi reso conto della scomparsa del prigioniero dal salone "Non può esser andato lontano! Portatemi la sua testa!"

Quando Legolas si riprese, sentì qualcosa muoversi sul dorso delle sue mani e sulle sue braccia scoperte. Scarafaggi? Come si mosse per riprendere l'avanzamento sentì pungere. Qualsiasi cosa fossero quelle piccole creature che erano intorno a lui, con il movimento avevano smesso di zampettare e strusciare sulla sua pelle, ma l'avevano morso. Non poteva vedere di cosa si trattava, ma temette fossero i piccoli insetti ripulitori. Abitavano le fogne o nei posti dove trovavano avanzi di cibo e carogne, scarnificavano le ossa lasciandole pulitissime. A quanto pareva, non trovavano differenza tra carne viva o morta, pensò e riprese a trascinarsi lentamente, ogni movimento era sempre più faticoso e doloroso.
Ancora un metro e poi un altro. Legolas stringeva occhi e denti il suo viso era una smorfia di sofferenza ma si costringeva a proseguire. I piccoli insetti continuavano a mordergli la pelle, instillando altro dolore...non ne aveva forse già subito tanto?
Al castello ormai avevano sicuramente scoperto la sua fuga e un'orda di orchi stava già perlustrando centimetro per centimetro tutto il territorio. E se non appena fosse riuscito a trovare l'uscita di quel tunnel, ammesso che ci fosse, lo avessero subito catturato nuovamente? Si accasciò appoggiando la fronte nella melma purulenta e singhiozzò cercando di scacciare la disperazione e il groppo alla gola.
Il suo corpo e la sua mente erano allo stremo, reclamavano il riposo e l'incoscienza. Di colpo l'angoscia prevalse e Legolas iniziò a piangere. Sentiva di non farcela. Aprì gli occhi, nemmeno sapeva perché l'aveva fatto, vista la tenebra che regnava, ma attraverso il suo sguardo sfuocato dalle lacrime e dalla stanchezza intravide un debole bagliore. Il suo respirò aumentò, nel suo cuore comparve una leggera speranza che gli trasmise un'ultima scarica di adrenalina.
Si trascinò cercando di procedere più veloce e mano a mano che si avvicinava alla fine della tubatura la luce aumentava, gli insetti cominciarono a ritirarsi, infastiditi da tutto quel movimento e dalla luce.
Finalmente raggiunse la fine e la luce lo accecò, si riempì i polmoni di aria fresca e pura. Avendo però esaurito tutte le sue energie riuscì a gettar fuori solo un'avambraccio, poi crollò in un mondo senza sogni imbottito solo di puro silenzio.

Iladris era una ragazza umana di circa venticinque anni, viveva da sola in una casetta di legno rabberciata ai margini della Foresta di Fagorn. Era una 'Eorlingas', una cittadina di Rohan, ma non trovandosi a proprio agio in mezzo agli uomini, per vari motivi, aveva preferito allontanarsi da essi e vivere dove si sentiva più se stessa, in mezzo alla natura e agli animali, che riusciva ad avvicinare facilmente, anche se non ne conosceva il motivo.
La sua bellezza si poteva notare anche se era sempre vestita con abiti semplici e un po' rattoppati. La sua pelle era chiara ed i suoi occhi verdi e luminosi. I capelli erano castani ma con ciocche bionde come i raggi del sole, le ondeggiavano sulle spalle ad ogni suo passo aggraziato.
Viveva in pace con se stessa, rispettando ogni creatura che la circondava, dal piccolo stelo d'erba allo schivo capriolo, al gigantesco pioppo secolare che viveva nel cuore della foresta.
Non aveva paura di abitare lì anche se aveva sentito parlare di leggendari Ent, alberi secolari che, si narrava, fossero 'vivi' e potessero parlare e muoversi per la foresta, come pure aveva sentito parlare di orripilanti orchi, di necromanti e dei reami degli elfi; Nel suo cuore aveva sempre sperato di poterne vedere e conoscere qualcuno, ma sapeva che erano creature che preferivano non interferire con gli uomini e se ne stavano nei propri confini o se per caso incrociavano la via di qualche essere umano, riuscivano bene a mimetizzarsi e passare inosservati.
Quel giorno stava passeggiando nel bosco raccogliendo funghi per farne una squisita zuppa, alcuni conigli selvatici le saltellavano intorno giocosi.
All'improvviso due tassi sbucarono da una macchia e uggiolarono richiamando la sua attenzione. Li osservò e vide la loro agitazione "Cosa c'è?...Cos'è successo piccoli amici?" I due animali si voltarono e fecero per tornare indietro da dove erano venuti. Ilaris lasciò il cesto di funghi e iniziò a seguirli.
Attraversarono una buona parte dell'intricata foresta e sbucarono sul ciglio di un letto di un fiume in secca. Iladris riprese fiato poi guardò i due tassi che puntavano entrambi il muso verso la sponda opposta. Seguì i loro sguardi e fu allora che vide un braccio di una persona spuntare da un tubo che usciva nella parete di terra.
Corse giù dall'argine scivolando un po' fino al letto del fiume e arrivò poco sotto al tubo, il braccio interamente coperto di sporcizia pendeva inerme oltre l'imboccatura del tubo e dalle punta delle dita ogni tanto cadeva una goccia di sangue.
- Fa che non sia morto. - Pregò tra se la ragazza. Afferrò il braccio ed iniziò a tirare. Faticò non poco per tirare fuori tutto il corpo che alla fine le cadde addosso mandandola a sedere a terra.
Mise il corpo sdraiato a pancia in su e aprendo un po' quello che pensò dovesse essere un abito incrostato di sudiciume, trasalì nel vedere le profonde lesioni, i lividi e la preoccupante tumefazione all'altezza delle costole, accostò l'orecchio al petto e il cuore le si riempì di dolore quando non riuscì a sentirne il battito, poi però vide muovere alcuni dei suoi capelli vicino al viso del ragazzo. Respirava!! Appoggiò nuovamente l'orecchio al petto e finalmente sentì il battito molto debole.
- Devo fare assolutamente qualcosa o morirà - Pensò. Si mise dietro alla testa del ragazzo, sollevò il busto appoggiandoselo al petto e cingendolo con le braccia sotto alle ascelle, cominciò a indietreggiare trascinandolo per il letto del fiume sul terriccio sabbioso e morbido. Purtroppo era l'unico modo per portarlo a casa sua e prestargli le cure necessarie. Ma Iladris si rese ben presto conto che era un'ardua impresa, il letto sabbioso frenava il corpo e rendeva problematico ogni suo passo. Dopo neanche un chilometro era già esausta e sudata. Attraversare la foresta? Nemmeno a pensarci. ... Ma poteva chiedere aiuto agli animali. A quanto pare la voce si era sparsa per la foresta e molti di loro stavano guardando la ragazza nella sua faticosa impresa.
Guardò a chi poteva chiedere aiuto. C'era una giovane cerva, l'aveva vista di rado, era molto timida. Le si avvicinò, non sapeva come farsi capire dall'animale, la guardò negli occhi e poi si girò verso il corpo riverso a terra. "Ti prego..." sussurrò tornando a guardare la cerva, ma essa non si mosse. Iladris si voltò e tornò dal ragazzo per riprendere a trascinarlo. Non aveva proprio idea di come convincere la cerva e spiegargli che avrebbe dovuto accucciarsi per potergli mettere sul dorso il corpo, ma poi con sua incredula sorpresa, vide che l'animale l'aveva seguita e si era abbassata. Iladris ebbe un tuffo al cuore. Non si soffermò troppo a pensare a quale strepitosa magia era appena accaduta, adesso non c'era tempo da perdere, doveva pensare a come poter salvare la vita a quel poveretto.
Giunti alla casetta, lo tirò delicatamente giù dalla groppa della cerva. La guardò e non resistette alla tentazione di abbracciarla per ringraziarla. L'animale non si sottrasse, poi con due balzi, tornò nel folto della foresta.
La ragazza mise il giovane sul suo letto infischiandosene se si lordavano lenzuola e cuscino. La prima cosa da fare era sicuramente ripulirlo un po'. Prese un secchio, lo riempì alla fonte all'esterno della casa e con una spugna iniziò lentamente e delicatamente a lavarlo.
Gli tolse prudentemente il sopra dell'abito. Si rese conto che i pantaloni anche se sporchi erano ancora in buone condizioni, invece la tunica sopra era strappata in più punti. Voleva lavarla e tentare di ricucirla.
Ci volle quasi un'ora, per togliere tutta la sporcizia, il sangue rappreso ed il fango incrostato dal viso, corpo e capelli del ragazzo. E restò sbigottita quando si accorse che il ragazzo aveva un viso quasi angelico, anche se contratto dal dolore, aveva la pelle candida e liscia anche se recava orribili tracce di tortura, aveva le orecchie leggermente allungate...doveva trattarsi sicuramente di un elfo.
- Ma cosa ti hanno fatto bellissima creatura?- Si chiese tra sé amareggiata.

I soldati di Thranduil tornarono di corsa dal Re "Le tracce del Mannaro e dell'orco proseguono in quella direzione" Riferirono indicando un sentiero nel bosco. L'elfo da sopra il suo grosso cervo sospirò. Sapeva cosa c'era in quella direzione: Dol Guldur e lo spietato Azog. Gli tornarono alla mente visioni di elfi in fin di vita brutalmente mutilati o sfregiati sottratti alle mani dell'orco. Immaginò Legolas sottoposto a tale supplizio, ma scacciò subito il pensiero e ordinò di proseguire.
Tauriel seguiva il gruppo in silenzio pregando per il suo amico.

Azog si aggirava rabbiosamente per i corridoi di Dol Guldur. Non sopportava affatto l'idea che il suo prezioso prigioniero fosse riuscito a scappare. Sbraitava ordini a destra e sinistra e inveiva contro gli orchi che non portavano buone notizie.
"Se il maledetto principe è scappato ne subiranno le conseguenze i prigionieri nelle miniere! Avrà anche loro sulla sua coscienza!" Disse ringhiando a denti stretti, poi si avviò verso le gallerie sotterranee.

Più volte il gruppo di soldati ed il Re dovettero arrestarsi e nascondersi o cambiare strada. La zona ormai pullulava di orchi.
Nascosti sui rami di alcuni alti alberi gli elfi poterono ascoltare alcuni orchi che discutevano tra loro
< ... Secondo me se l'è mangiato e non se n'è accorto.> Sghignazzarono
Thranduil e Tauriel sospirarono involontariamente. Legolas era vivo e doveva esser fuggito. Dovevano trovarlo prima degli orchi.

To be continued

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Capitolo 4
*** Nessuno si salva (4^ parte) ***


~~Era quasi l'alba ai margini della Foresta di Fangorn e nella piccola casetta di legno i due occupanti riposavano apparentemente tranquilli. Erano già trascorsi due giorni e Legolas non aveva dato segni di ripresa.
Iladris aveva fatto tutto il possibile, ovviamente nelle sue capacità, per curarlo. Gli aveva fasciato quasi tutto l'addome, soprattutto la zona tumefatta, poi dove c'erano i segni profondi delle frustate aveva applicato un unguento a base di foglie di Athelas; Sinceramente aveva improvvisato: non sapeva come preparare una medicina elfica, era al corrente, sempre per sentito dire, che facevano uso di questa pianta; Aveva sminuzzato le foglie pestandole assieme ad acqua e mescolando alcune gocce di una sostanza estrapolata dall'elicriso (che faceva cessare il sanguinamento e rimarginava in fretta le ferite).
Aveva fasciato anche le mani e la testa e lui non aveva fatto nemmeno una smorfia durante tutto il trattamento, sembrava in coma.
Inumidendo un lembo di tessuto pulito e appoggiandoglielo sulle labbra, aveva sperato di fargli assumere un po' di liquidi.
Per tutto il tempo non l'aveva mai lasciato, controllando di tanto in tanto che il suo torace continuasse a sollevarsi ed abbassarsi. Nel frattempo si era messa a ricucirgli il sopra dell'abito ed era crollata sfinita già a notte inoltrata.
All'improvviso l'elfo emise due suoni gutturali, inarcò la schiena e la riabbassò. Iladris si svegliò di soprassalto e pochi attimi dopo era accanto a lui, lo toccò sul volto e si rese conto che era gelido. Corse a prendere una coperta e lo coprì. La sua pelle stava velocemente perdendo quel poco di colorito che aveva, il corpo iniziò ad essere scosso da tremore. -Ma cosa succede?!- Si domandò la ragazza respirando con affanno. Nonostante la coperta, la temperatura corporea dell'elfo continuava a scendere velocemente, era normale?
RICORDI
... L'elfo era stato condotto all'esterno, in uno spiazzo di pietra circondato da colonne, alcune integre, altre diroccate. Era stato legato ai polsi ed alle caviglie, quindi le stesse corde fissate alle colonne di modo che rimanesse immobile a gambe e braccia divaricate. Iniziò ad ansimare per la paura. Da dietro alle colonne si erano materializzate 9 creature oscure, della stessa consistenza del fumo, come fantasmi si erano messi a volteggiargli intorno finché uno di loro era uscito dal cerchio attraversando da parte a parte il corpo dell'elfo. Il gelo improvviso che aveva sentito non aveva niente a che fare con il freddo noto a tutti. La morte stessa aveva attraversato il suo cuore. La temperatura corporea era scesa repentinamente. Al passaggio del secondo spettro Legolas gridò di disperazione con quanto fiato aveva in corpo, la morte si stava impossessando di lui pezzo per pezzo. Al terzo passaggio i muscoli del suo corpo si contrassero e svenne non essendo più in grado di sopportare oltre, un altro passaggio e il suo cuore si sarebbe fermato. ............... ...Non osò ribellarsi mai più. ...>

Il corpo dell'elfo iniziò a tremare violentemente, e le labbra iniziarono a diventare bluastre. Iladris si spaventò. Cosa poteva fare? Si sentiva così sola e impotente. Si sedette sul letto e sollevò leggermente l'elfo, stringendolo a se. Era così ghiacciato tanto da sentirlo lei stessa...nemmeno i cadaveri erano così freddi.
"Oh ti prego, non mollarmi proprio adesso! Ti prego non morire!" Pregò e non riuscì a trattenere le lacrime. Se la temperatura nell'elfo non fosse risalita, piano piano il suo cuore avrebbe smesso di battere. Passò un minuto...due ... tre. Il tremore cominciò a placarsi piano piano, anche le sue labbra tornarono del suo colore. La sua pelle era ancora molto fredda, ma Iladris si rese conto che stava tornando alla normalità. Sospirò chiudendo gli occhi e asciugandoli col dorso della mano, ringraziò il cielo e con dolcezza adagiò di nuovo il corpo dell'elfo sul letto, coprendolo. Sapeva che ciò che era successo non era normale, forse era ancora sotto qualche oscuro maleficio. Se l'era vista brutta questa volta, era quasi sicura gli fosse morto tra le braccia. Trascinò una sedia vicino al letto gli prese una mano tra le sue e rimase lì a vegliarlo finché il sonno non prevalse.

Bolg toccò il bordo arrugginito del condotto che sbucava dalla scarpata del fiume, si guardò le dita strofinandole, c'era del sangue recente. Sì, l'elfo doveva esser arrivato fin lì. Sbuffò disgustato ed esaminò la traccia sul terriccio molle che partiva da lì. Era stato sicuramente astuto a buttarsi nelle fognature. Alzò un braccio per dare il segnale ad altri orchi di seguirlo e procedere. Il maledetto elfo non poteva essere lontano, magari avrebbe potuto trovarlo morto poco più avanti. Sghignazzò e iniziò a seguire il segno a terra.

Anche il gruppetto di elfi ormai era sulle tracce di Legolas, avevano perlustrato tutta la zona a nord, ad est ed ovest di Dol Guldur e non aveva trovato niente, quindi per forza il principe di Bosco Atro doveva essere nella zona sud. Procedevano il più velocemente possibile, cercando di decifrare ogni minuscola traccia. Tauriel e il Re fremevano per riabbracciare il loro amico e figlio.

Il sole era ormai alto quando Iladris si destò, si stiracchiò sbadigliando e strofinandosi gli occhi. Guardò l'elfo che riposava tranquillo, come se niente fosse successo. Lo stomaco protestò per la fame e aveva tutte le ragioni, visto che da quando aveva iniziato a prendersi cura di lui, aveva sì e no piluccato anziché mangiare. Non poteva allontanarsi troppo nell'eventualità di un altro crollo delle condizioni dell'elfo, così optò per andare all'esterno della casetta e raccogliere dal suo piccolo orto patate e carote. Lanciò un'ultima rapida occhiata al suo paziente, quindi uscì.
Ad attenderla fuori trovò alcuni degli animaletti che ormai le erano divenuti amici.
"Oh, buongiorno piccole creature, eravate preoccupati per me? .. E' vero, sono stata chiusa in casa per due giorni, ma per un buon motivo" Spiegò loro la ragazza, anche se era convinta che non capissero una sola parola. Due scoiattoli le salirono fino sopra le spalle e conigli, volpi e topolini le corsero intorno felici. Iladris rise felice.

Un suono spensierato e felice, una risata era giunta alle orecchie di Legolas. Si mosse piano ed aprì gli occhi. Era spossato, ma felice d'esser ancora vivo. Ma dove si trovava? Sicuramente non nelle orribili segrete di Dol Guldur. Si mise a sedere osservando l'interno del piccolo monolocale, era a dorso nudo, ma era stato ripulito e medicato. Guardò fuori dalla finestra che si trovava sopra al suo letto. Fuori c'era un bellissimo sole splendente e una ragazza inginocchiata in un piccolo fazzoletto di terra intenta a raccogliere carote. Rideva e giocava con i piccoli roditori che ogni tanto le rubavano le carote e che si rincorrevano attorno a lei. Ma chi era?
Riempito un bel paniere Iladris si alzò, lanciò altre due carote ai suoi amici e li salutò "Scusate se non posso trattenermi di più con voi, vi prometto che rimedierò!"
Quando entrò in casa rimase paralizzata per mezzo secondo, i suoi occhi verdi incrociarono quelli azzurri di Legolas, lasciò quasi cadere il cesto e strillò di gioia. Poi corse ad abbracciare l'elfo singhiozzando di gioia. Lui non si aspettava quella reazione, ma d'altronde non aveva memoria del poi, da quando era fuggito strisciando nel condotto di scarico, quindi non poteva immaginare cosa fosse accaduto o per quanto tempo era stato privo di sensi. Si lasciò abbracciare e passato lo stupore iniziale, ricambiò l'abbraccio.
"Scusami." Disse la ragazza staccandosi da lui e asciugandosi le lacrime, aveva paura d'avergli fatto male e un po' si vergognava di quello slancio euforico d'affetto. Arrossì leggermente e indietreggiò. Legolas sorrise "Non devi scusarti. Sono vivo solo grazie a te. Mi chiamo Legolas del reame di Bosco Atro." Si presentò. Lei rimase incantata dal suo bel volto e dalla sua voce, dolce, profonda e rassicurante al tempo stesso. Si schiarì la voce e facendo un leggero e goffo inchino scherzoso si presentò a sua volta "Mi chiamo Iladris di Rohan."
"Siamo a Rohan?" Domandò l'elfo confuso.. possibile fosse riuscito ad arrivare sin là.
"No, siamo ai confini della foresta di Fangorn.." Rispose, poi vedendo che lui la guardava con sguardo perplesso proseguì ".. Io non .. approvavo e condividevo molte idee degli uomini, troppo inclini ad arricchirsi, e alla violenza..." S'interruppe pensando a cosa dire per spiegarsi meglio "Io mi trovo bene qui, la natura mi concede il sostentamento di cui ho bisogno, gli animali sono miei amici .. per lo meno la maggior parte .. E sono felice qui." Gli sorrise.
Anche lo stomaco di Legolas brontolò per la fame, così lei si diede subito da fare, preparò un ottimo piatto di patate e carote stufate, impastò e cosse del pane. Si scusò di non avere altro, di non potergli dare il cibo degli elfi, ma non aveva idea di quali fossero i loro alimenti e affamati com'erano, non avanzò nemmeno una briciola.
Parlarono e parlarono, dapprima Legolas raccontò di come era stato catturato, della sua prigionia fin dove si ricordava ed il resto del racconto lo terminò lei. La ragazza a sua volta pose domande a raffica sul mondo elfico, tanta era la sua curiosità, ora che finalmente ne aveva incontrato uno .. sembrava si conoscessero da una vita. Sopraggiunse la notte fin troppo presto a parere di Iladris, ma si accorse che l'elfo si era stancato molto così lo lasciò tranquillo, lui si alzò con una mano appoggiata al costato sentendo ancora dolore e su ordine di Iladris, si riadagiò sul letto. Lei sistemò il tavolo e lavò le ciotole in cui avevano mangiato, quindi andò a coricarsi a sua volta sulla seduta di legno, avendo un solo giaciglio e occupato.

Bolg giunse alla casetta nel buio della notte. Fece fermare gli orchi dicendogli di nascondersi ed aspettare. Lui si avvicinò e sbirciò all'interno da una fessura nelle assi di legno delle pareti, non vedeva molto bene ma era convinto che il suo prigioniero fosse lì dentro. Si allontanò nascondendosi tra gli arbusti e chiamò un suo soldato "Torna da mio padre e avvertilo che l'elfo è stato ritrovato e che entro domani sera avrà la sua testa." L'orco partì di corsa.
Bolg cominciò a pensare ad una strategia per cogliere l'elfo di sorpresa evitando brutte sorprese, ma ipotizzò anche che non sarebbe stato così difficile catturarlo e ucciderlo.. Non poteva essersi già ristabilito!
L'orco aspettò ad attaccare, non sapendo quanti occupanti vi fossero in quella che definì una catapecchia. Rimase in silenzio, immobile, nascosto dalla folta vegetazione della foresta fino a giorno, aspettando che qualcuno uscisse. Infatti non dovette aspettare molto, un'umana esile si recò all'esterno. Osservò quella creatura ripugnante al suo occhio, che emetteva orrendi squittii cercando di invogliare un paio di caprioli ad avvicinarsi. Grugnì seccato, odiava attendere, poi il suo sguardo fu attratto da un movimento all'ingresso dell'abitazione. Bene bene, l'elfo s'era fatto vivo, stava appoggiato al battente della porta e sorrideva osservando l'impegno della fanciulla.
"E' strano" Esclamò Iladris pensierosa "Sono esitanti, solitamente vengono subito."
Legolas fece qualche passo avanti chiamandoli nella sua melodiosa lingua elfica, ma anche stavolta rimasero fermi e guardinghi, annusando l'aria e muovendo le orecchie in ogni direzione. L'espressione dell'elfo si fece seria e preoccupata.
Bolg decise che se non interveniva ora, sarebbero stati scoperti. Diede un ordine secco e i due si trovarono circondati da una ventina di orchi. I caprioli fuggirono terrorizzati. Iladris urlò trovandosi a guardare musi deformi e orrendi. L'orco più vicino a lei l'afferrò per un braccio, tirandola a se, bloccandola e premendole una lama al collo.
"Se non vuoi che l'umana muoia sgozzata, consegnati a me elfo." Intimò Bolg. Legolas pensò in fretta, ma non riusciva a trovare una via di fuga e il modo per salvare entrambi, se fosse fuggito avrebbero reciso la gola alla ragazza. Rimase paralizzato dov'era e l'orco spazientito lo andò a prendere. Legolas si divincolò dalla presa, ma dovette fermarsi subito, sentendo urlare la ragazza e vedendo una goccia di sangue uscirle dalla gola.
"Qualcuno oggi perderà la testa.." Ironizzò l'orco "Sta a te decidere se far volar via una o due teste!" Rise con un suono gutturale e sputò a terra.
Legolas guardò triste la ragazza, non avrebbe mai permesso le accadesse niente. Questa volta era finita toccava a lui salvarle la vita.
"Giù! In ginocchio lurido elfo!" Gli ordinò Bolg tronfio e Legolas si lasciò cadere sulle ginocchia.
"Nooo!" Gridò Iladris sconvolta. Il suo mondo fatto di gioia, amore e pace di colpo s'era trasformato in un inferno di odio e morte. L'avrebbero costretta ad assistere. Non si sarebbe mai più ripresa... avrebbe avuto nella mente, nel cuore e davanti agli occhi un marchio indelebile. Iniziò a singhiozzare mentre Bolg si stava godendo quel momento di trionfo, pregustando il momento della decapitazione.
"Osservate il principe degli elfi!" Allargò le tozze braccia con un gesto teatrale. Legolas rimase impassibile, elegante e fiero anche in quella posizione repressa. Non avrebbe dato soddisfazione a quel lurido orco, piangendo e chiedendo grazia prima di morire, tanto non sarebbe stato risparmiato.
Bolg afferrò la sua lunga e logora spada con entrambe le mani e si piazzò bene sui piedi. Aveva dilungato abbastanza quel momento di vittoria. Alzò le braccia e Legolas chinò la testa, i suoi capelli biondi scivolarono ai lati del volto. Iladris piangeva ormai disperata le gambe le cedettero ma l'orco la sorresse.
E la lama fu abbassata...

To be continued..

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Capitolo 5
*** Ritorno a Mirkwood (parte 5^) ***


~~Legolas si pentiva solo di non aver potuto salutare suo padre. Gli dispiaceva dovergli dare un altro grande dispiacere. Tra le urla disperate di Iladris, mentre la lama dell'orco calava sul suo collo, immaginò il bellissimo volto della creatura che amava, Tauriel. Chiuse gli occhi ed aspettò la fine.
Un rantolo strozzato riempì l'aria e disturbò il momento di concentrazione di Bolg. Legolas aprì gli occhi giusto in tempo per vedere l'orco che teneva in ostaggio la ragazza, stramazzare a terra con una freccia conficcata in fronte.
Si voltò verso la direzione che ipotizzava fosse stata scoccata ed il suo viso si illuminò nel vedere suo padre, Tauriel ed altri soldati che scagliavano frecce a ripetizione, centrando uno ad uno gli orchi.
"Nessuno uccide mio figlio." Proclamò Thranduil.
Bolg era rimasto con le braccia sollevate a metà e dopo lo sbigottimento iniziale, vedendo gli orchi cadere come mosche intorno a lui, realizzò che la situazione si stava capovolgendo e se non scappava alla svelta, una di quelle frecce che fischiavano come proiettili da tutte le parti, l'avrebbero colpito. Iniziò a correre nella foresta e due soldati del Re lo inseguirono, ma l'orco riuscì a far perdere le sue tracce. Legolas si alzò e corse a proteggere Iladris che ancora singhiozzava e tremava al centro dello scontro.
"E' tutto a posto. Ormai siamo salvi." La rassicurò l'elfo aiutandola ad alzarsi e portandola al riparo della casetta di legno, non c'era da preoccuparsi comunque, nessuna di quelle frecce li avrebbe minimamente sfiorati, erano elfi, le frecce scagliate alla velocità del fulmine, colpivano il bersaglio e non sbagliavano ... quasi mai.
Quando anche l'ultimo orco cadde morto a terra Legolas si diresse in fretta da suo padre, ma Tauriel fu più veloce e gli saltò con le braccia al collo facendogli fare una smorfia per il dolore alle costole che rapido soffocò, tanto era la gioia di rivederli.
Thranduil scese dal maestoso cervo il quale si rilassò e iniziò a mangiare un po' d'erba, si avvicinò osservando ed infine abbracciando suo figlio che in più occasioni aveva temuto non potere rivedere vivo. Non si dissero niente, ma la stretta espresse molto.
Iladris se ne era rimasta al riparo vicino alla casa, si sentì sollevata e felice osservando la scena, tremava ancora per la forte scarica di adrenalina che aveva appena provato, ma piano piano il suo respiro ed il suo cuore rallentarono. Dovette sedersi su un ceppo di legno lasciato lì per alimentare il fuoco durante l'inverno, perché le sue gambe non la reggevano e qualche lacrima le bagnò ancora il volto.
"Padre, se non era per questa fanciulla, io probabilmente sarei morto" Spiegò Legolas voltandosi ed indicando Iladris che si sentì di colpo osservata e abbassò lo sguardo vergognandosi.
Tauriel si accoccolò vicino a lei e Iladris rimase ancora una volta ammaliata dalla bellezza elfica. Le sorrise.
Thranduil osservò il sole "Dobbiamo rientrare." Proclamò "Non è prudente rimanere qui, l'orco è riuscito a fuggire, potrebbe tornare con i rinforzi e noi siamo troppo pochi" Concluse preoccupato.
Le guardie iniziarono a schierarsi, preparandosi a disporsi ai lati del Re, di suo figlio e Tauriel.
"E lei?" Chiese piano Legolas guardando Iladris. Tauriel che le era ancora vicina propose "Potrebbe venire con noi...." Osservò incerta Thranduil mordendosi il labro inferiore...era quella con meno voce in capitolo lei, che aveva disobbedito agli ordini del re. Poi proseguì lentamente "E' vero che gli elfi non possono interagire nella vita degli esseri umani, ma dopotutto lei ha salvato uno di noi..." Iladris si sentiva tremendamente imbarazzata. Certo, non voleva morire da sola se gli orchi fossero tornati, ma non voleva creare diverbi. Si sentì lo sguardo del Re addosso.
Dopo qualche attimo di silenzio Thranduil disse "Noi possiamo offrirti riparo e cibo finché le acque non si saranno calmate, ma tu te la senti di lasciare la tua casa? Intraprendere questo viaggio con noi?" Iladris deglutì. Guardò la sua piccola casetta e sospirò, non aveva idea di dove l'avrebbero condotta e quell'improvviso sconvolgimento della sua vita la terrorizzava, stava lasciando il suo piccolo angolo di paradiso, ma allo stesso tempo aveva sempre sperato di conoscere gli elfi e, guardando i loro visi si sentiva inspiegabilmente al sicuro e protetta; D'altronde aveva dato il via lei allo scombussolamento della propria vita, interessandosi a Legolas. Ma sì, piuttosto che rivedere quegli orripilanti orchi, sarebbe stato meglio seguire gli elfi e poi era solo per un periodo! Si voltò verso il gruppo e disse "Se per voi va bene, Vostra maestà, accetto volentieri l'invito" E chinò lievemente testa e busto. Legolas e Tauriel sorrisero.
"Allora è deciso. Partiamo." Thranduil risalì sul cervo, Legolas montò dietro a suo padre e Tauriel aiutò Iladris ad accomodarsi dietro di lei e ripartirono alla volta del Reame di Bosco Atro.

Una volta giunti a destinazione dopo altri 3 giorni circa di viaggio, Thranduil dispose di far accompagnare la ragazza in un alloggio tranquillo, che era molto simile al posto che aveva lasciato. La ragazza ringraziò il Re quasi con le lacrime agli occhi quando vide il posto meraviglioso...Tutto il luogo era stupendo, magico!
I primi giorni non usciva quasi mai all'aperto, si sentiva un'estranea, quasi tutti gli elfi erano biondi, slanciati, angelici ... insomma perfetti. E la guardavano tutti incuriositi quando passava loro accanto. Legolas e Tauriel le facevano visita spesso, cercando di farla integrare e sentire a proprio agio, con loro era più rilassata, ma da sola difficilmente andava a cercare i luoghi dove si raggruppavano gli elfi, non per timore, ma semplicemente perchè si vergognava.
Quando aveva rivisto Legolas la prima volta da quando avevano messo piede nel reame di Bosco Atro era rimasta a bocca aperta, non credendo nemmeno fosse lo stesso elfo. Alcuni lividi e ferite si notavano ancora, anche se stavano guarendo molto velocemente adesso. Ma quello che l'aveva paralizzata di meraviglia, era stato il suo aspetto. Vestiva un abito grigio chiaro con rifiniture argento, sulla fronte portava una fine corona intrecciata. Sembrava che un'aura di luce lo circondasse... Doveva essere un'apparizione!

Iniziò con calma a farsi alcune passeggiate esplorando tutto il reame e scoprì un piccolo angolo ai margini di Bosco Atro che le piaceva particolarmente, non passava quasi nessuno da lì. C'era una cascatella con un piccolo laghetto sotto. L'acqua era fresca e limpida, si sedette su una pietra e si mise ad ascoltare il suono dell'acqua.
Non passarono molti giorni che iniziarono ad avvicinarsi alcuni animali e fu semplice per lei farseli amici. Adesso sì che le sembrava di abitare ancora nella sua casetta accanto alla Foresta di Fangorn.
Aveva mangiato finalmente il noto Lembas (il pane elfico) e l'aveva trovato squisito, come pure lo erano tutti i loro alimenti, anche la semplice frutta era più saporita e succosa.
Non era poi così male vivere lì pensò.
Legolas un giorno l'aveva seguita fino al laghetto, solo per vedere dove se ne stava tutto il giorno da sola, rimase nascosto ad osservarla e si rese conto che lei non era affatto sola quando vide uscire dal bosco, caprioli, lepri, scoiattoli e volpi. Quella ragazza era proprio particolare per essere della razza degli uomini. Aveva il fantastico dono di comunicare con gli animali. Si divertì a guardarla giocare con loro.

"Convocate Re Elrond di Gran Burrone." Disse Thranduil ad una delle guardie reali. C'era un pensiero che continuava a girargli per la testa da quando erano tornati a Bosco Atro.
Il giorno seguente il re di Gran Burrone arrivò. "Mellon nin. Len hannon cuina ben aran rigults (Amico mio. Grazie per esser venuto al reame boscoso)" Lo salutò Thranduil invitandolo con un gesto del braccio a sedersi nella luminosa sala del palazzo che si apriva su parte del reame. Dopo che si furono accomodati e gli vennero portate delle dolci bevande, il Re biondo proseguì "Immagino ti sia giunta la notizia della ragazza umana che ospitiamo qui con noi." Elrond bevve un sorso della bevanda, appoggiò il calice e annuì non lasciando trapelare alcuna emozione dall'espressione.
"Mi farebbe piacere che la vedessi anche tu..." Espose Thranduil alzando le spalle "..non so, ha un viso familiare." Guardò Elrond che arricciò leggermente le labbra "Và bene, non ci sono problemi." Finirono con calma le loro bevande quindi Thranduil condusse Elrond attraverso i sentieri del reame e quando incrociarono Legolas il Re lo fermò "Cercavo proprio te" Disse.
"Dimmi padre." Legolas abbassò il capo rispettoso "Vorremmo parlare con Iladris, sai per caso dove si trova? Non è nel suo alloggio." Un'ombra di preoccupazione attraversò il volto di Legolas.
"Non preoccuparti, non è niente di grave." Lo rassicurò Thranduil avendo notato la sua indecisione, così il giovane elfo li accompagnò alla cascata.
Iladris stava canticchiando una bella melodia volteggiando a piedi nudi nell'acqua del laghetto. Alcune farfalle colorate le volavano attorno alla fronte, come se indossasse un diadema vivente. I tre rimasero piacevolmente sorpresi a quella vista.
Gli animaletti al bordo dello stagno si agitarono leggermente e Iladris si fermò di colpo, guardandoli. Ma subito spostò lo sguardo sui tre elfi sopraggiunti.
Tornò a riva e per poco non scivolò e cadde per la premura. A Legolas scappò un sorriso.
"Signore... Vostra altezza .." Balbettò arrossendo col cuore che le martellava. Da quando erano arrivati nel reame non aveva più visto ed incontrato il re fino ad ora.
"Buona sera Iladris, come stai?" Le chiese Thranduil informale, cercando di tranquillizzarla.
"Bene grazie sire" Prese la sottana dell'abito ed esibì un grazioso inchino. Guardò l'altro elfo con i capelli scuri che le chiese sorridente "Cos'era quella musica che cantavi poco fa? Era bella."
"Ehm.. sinceramente non lo so, ma ce l'ho sempre avuta in testa...forse me la cantava mia mamma quand'ero piccola" Rispose.
"Ti presento Re Elrond di Gran Burrone" Annuciò Thranduil mandando definitivamente Iladris nello sconcerto, due Re lì davanti a lei. Si accorse di essere ancora scalza e gocciolante "Mi..io..io.." Balbettò e Legolas cercò di rimanere più composto possibile ma gli scappava da ridere, intervenne in suo aiuto andandole vicino e appoggiando la sua mano leggera sul braccio "Respira o tra poco sverrai." Le disse scherzosamente ma con la sua voce profonda e calma ed ottenne l'effetto desiderato: Iladris iniziò a calmarsi "Mi dispiace, non sono vestita in modo adeguato" Si scusò arrossendo. E loro sorrisero.
Legolas di colpo smise di sorridere, sbiancò, vacillò e crollò a terra carponi ansimando come se non riuscisse a respirare. Tutti lo guardarono esterrefatti "Ma che succede??" Domandò Elrond correndo accanto al principe
"Oh no! Di nuovo!!" Urlò Iladris impaurita. Thranduil la guardò serio e poi spostò lo sguardo su suo figlio "Legolas, cos'hai? Parla." Ma il principe si era abbandonato su un fianco, chiuso come un riccio, aveva portato le gambe al petto stringendole, tremando e gemendo.
Elrond gli aveva messo una mano sulla fronte e l'altra stringeva una mano irrigidita del giovane elfo "E' freddo più ghiaccio!" Dichiarò.
Iladris era rimasta immobile come una statua terrorizzata, stringendo i pugni mentre il ricordo dell'attacco di gelo che aveva avuto Legolas nella sua casetta a Fangorn gli tornava vivido nella sua mente.
"Come di nuovo?" Domandò Thranduil, la prese per le spalle scuotendola energicamente ma anche con dolcezza, cercando di farla reagire "E' già successo?" Lei si riprese, guardò il re negli occhi e annuì con la testa "E cosa hai fatto? Come l'hai aiutato?" Le strinse le mani sulle spalle.
Lei singhiozzò sentiva che stava per piangere...sentiva il bisogno di piangere "Non lo so... Io...Io l'ho solo preso tra le mie braccia e ho... pianto."
Elrond che stava già recitando delle formule elfiche di guarigione, alzò di colpo la testa verso la ragazza "Vieni! Fallo di nuovo. Piangi! Fa che le lacrime bagnino il suo viso"
Lei guardò Elrond poi Thranduil preoccupata e il Re biondo la incoraggiò annuendo con la testa. Si lasciò cadere in ginocchio e liberò la sua angoscia, le lacrime iniziarono a staccarsi dalle sue ciglia, finendo sul volto pallido e agonizzante di Legolas.
Come la volta prima, a poco a poco dopo qualche minuto, il colorito sul volto del giovane principe tornò e il violento tremore cessò.
Elrond alzò il viso guardando Thranduil e s'intesero senza bisogno di parole. Quindi continuò a recitare alcune preghiere in elfico. La ragazza rimase inginocchiata dov'era, molto scossa.
Legolas allungò un braccio piantando un pugno a terra, cercò di sollevarsi boccheggiando per prendere ossigeno. Perché aveva quasi smesso di respirare questa volta.
Era accaduto tutto molto velocemente, ma a Iladris sembrava fosse andato tutto a rallentatore.
Thranduil le mise una mano sulla spalla. Lei sobbalzò e lo guardò. Lui le porse una mano che lei afferrò per alzarsi. "Grazie. Per la seconda volta hai salvato la vita a mio figlio." Lei era confusa. Cosa? Ma com'era possibile? Non aveva fatto niente. Aveva solo pianto...
A poco a poco Legolas si riprese, aprì gli occhi e aiutato da Elrond si rimise in piedi non sapeva cosa fosse successo, ma sapeva che aveva a che vedere con gli spettri che avevano attraversato il suo corpo quel giorno a Dol Guldur.
Tornarono in silenzio ognuno ai rispettivi alloggi.

Quella sera quando furono soli Thranduil e Elrond discussero su ciò che era accaduto, su ciò a cui avevano assistito, sulle loro sensazioni e sul dubbio del Re di Bosco Atro, ossia il motivo della convocazione di Elrond.
"Hai sentito la melodia che stava cantando.." Disse calmo Elrond e ad un cenno affermativo di Thranduil proseguì ".. la somiglianza c'è e abbiamo visto entrambi cosa è riuscita a fare.."
Si guardarono dritti negli occhi "Le voci che anni fa erano circolate su Haldir di Lòrien allora forse sono vere..." Enunciò Thranduil valutando la situazione. Era una questione molto delicata, adesso avrebbero dovuto discutere su come affrontarla.
Quella ragazza umana forse non era chi credeva di essere....

To be continued

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Capitolo 6
*** Una nuova vita (parte 6^) ***


~~"Dovremo parlarne prima con lei." Consigliò Elrond sbadigliando. Lui ed Elrond avevano discusso tutta la notte, ormai era quasi l'alba ed erano stanchi, decisero di andare a riposarsi un po'. I raggi del sole del nuovo giorno avrebbero portato consiglio e a mente più lucida avrebbero fatto il primo passo.
Avevano avuto molto su cui riflettere e discutere, a cominciare dall'attacco che aveva avuto Legolas al laghetto, sapevano entrambi che sarebbe potuto morire. Doveva esser stato un maleficio di qualcuno molto più potente di un vile orco. Per quanto Azog potesse essere spietato non poteva arrivare a scagliare tali sortilegi. Doveva assolutamente sapere cos'era successo durante la prigionia di suo figlio. Ci voleva una cura.
Questo era stato il primo argomento di discussione, poi c'era la questione Iladris.
Thranduil aveva notato da quando l'aveva incontrata, nei lineamenti delicati della ragazza umana una particolare somiglianza con il capitano dei Galadhrim: Haldir di Lòrien, infatti aveva invitato Re Elrond di Gran Burrone lì, proprio per sapere se anche lui ci vedeva tale somiglianza; Poi era successo quello che era successo a Legolas ed entrambi avevano potuto assistere alla capacità della ragazza di bloccare qualsiasi cosa stesse uccidendo il principe. I dubbi erano spariti. La ragazza non era umana al 100%, ma non era nemmeno un elfo. Poteva essere nata da l'unione di un elfo con un umana? ....
Molti anni prima erano circolate stravaganti voci tra i vari reami, secondo le quali si diceva che il guardiano di Lòrien avesse una relazione con un umana, ma poi tutto era finito nel nulla, tutte le voci avevano taciuto e tutti avevano pensato che fossero state fasulle, solo una diceria, ma adesso ...
"Io parlerò a Iladris, le chiederò tutto quello che ricorda della sua infanzia." Decise Thranduil
"Bene" Si alzò battendo le mani sulle ginocchia Elrond "Io andrò a parlare con Haldir per sapere la verità." Terminò, si sgranchì allungando la schiena e si accomiatò dall'altro re, il sole stava già spuntando e gli uccelli del bosco cinguettavano allegramente salutando la giornata che stava cominciando.
Thranduil rimase affacciato al balcone immerso nei suoi pensieri fino a quando Elrond sul suo cavallo baio sparì dalla sua vista.

Elrond si presentò alla dimora della Dama dei Boschi: Lady Galadriel.
"Benvenuto, a cosa devo la visita del Signore di Gran Burrone?" Domandò sorridente la regina. Indossava una veste splendente bianca e argento, un tessuto leggero come la seta che le scendeva fino a coprirle i piedi e larghe maniche; Una corona fine fatta di brillanti catenelle le adornava testa, capelli e viso.
"Dovrei discutere con una delle vostre guardie, con Haldir, se possibile." Chiese Elrond cortese. "Ma certo" Galadriel sorrise e fece chiamare il capitano dei Galadhrim.
"Sire Elrond" Lo salutò con un inchino deciso Haldir e dopo aver ricambiato il saluto Elrond lo invitò a fare due passi per rimanere a parlare da soli.
Il sole filtrava pallido attraverso l'intricata volta di rami e di foglie che ricoprivano il reame di Lotlòrien, l'aria era fresca e frizzantina. Gli odori di muschio e lichene riempivano l'etere.
"Ho bisogno di sapere i fatti riguardanti una questione un po' delicata."
Haldir osservò serio e concentrato il Re e annuì con la testa.
Elrond ponderò come affrontare l'argomento e quali parole usare "Anni fa giunsero voci a Gran Burrone riguardo..." "Una mia relazione con un umana, giusto?" Interruppe e finì la frase l'alto elfo biondo, Elrond annuì "Devo chiederti se per caso ...." Si bloccò non sapendo come continuare la frase, ma s'intromise Haldir "Non c'è niente da dire. E' vero, avevo conosciuto una donna, era bellissima, si chiamava Hèlan. L'amavo profondamente" Lasciò vagare lo sguardo velato di tristezza ed Elrond attese paziente che lui proseguisse "Ci vedevamo di nascosto per non creare problemi. Sapevamo che era una relazione impossibile, ma eravamo persi l'uno per l'altra ..." Sospirò ed abbassò lo sguardo "..O almeno così sembrava." Fece una pausa, poi si risollevò e sul suo volto ricomparve la solenne espressione di sempre, come se avesse scacciato il triste ricordo "Un giorno lei sparì, senza darmi spiegazioni non si fece più viva, la cercai per mari e per monti, ma di Hèlan non trovai traccia." Haldir tacque ed Elrond rifletté su quanto aveva ascoltato poi lo guardò negli occhi e proferì "Mi dispiace averti fatto ricordare quest'episodio spiacevole, ma ho bisogno di chiederti anche un'altra cosa "...Non sai se lei fosse incinta?" Haldir sussultò ed il suo cuore accellerò "No ... Non .. perché? Cos'è successo?" Il capitano della guardia reale adesso era teso con tutti i suoi sensi concentrati su Elrond.
"Una ragazza di nome Iladris .."
"Iladris..." Ripeté Haldir interrompendo di nuovo Elrond che rimase in silenzio "Iladris ... Un giorno scherzando ci eravamo immaginati di poter diventare genitori e ... Iladris fu il nome che avevamo scelto se fosse nata una bambina..." Gli occhi di Haldir si riempirono di lacrime.
Elrond gli mise una mano sulla spalla, lo guardò comprensivo con un accenno di sorriso sul volto e gli confidò "Non ci sono più dubbi credo. Tu hai una figlia. E in questo momento si trova a Bosco Atro."
L'elfo biondo impallidì e vacillò.
"Io credo che Hèlan ti amasse moltissimo, ma per non costringerti a fare scelte estreme, o per non farti bandire se fosse venuta fuori la notizia, decise di andarsene senza dirti niente." Lo confortò il Re.
"Ho una figlia.." Disse come a se stesso Haldir, mentre una lacrima scivolava giù sul suo bel volto che sembrava di porcellana tanto era liscio. Guardò Elrond "Posso vederla?"
"Ma certo, in questo momento Re Thranduil sta parlando con lei, perché anche lei non sa chi sia."

Iladris non era mai entrata nelle stanze del palazzo e mentre procedeva verso il salone dei ricevimenti, si guardava intorno stupefatta. Da fuori non si riusciva ad immaginarne la bellezza. Il soffitto sembrava fatto di madreperla che brillava alla luce del sole, creando piccoli arcobaleni ovunque.
Legolas e Tauriel l'accompagnavano. Erano già stati messi al corrente del perché la ragazza fosse stata convocata lì.
La mattina presto Tauriel l'aveva portata da un'elfa che le aveva cucito un bellissimo abito lungo fino alle caviglie color verde acqua con rifiniture rosa scuro, che aveva fatto uscire la ragazza di testa per la gioia. Adorava quel vestito e lì tra gli elfi si sentiva meno a disagio, assomigliando un po' più a loro almeno nell'abbigliamento.
Quando giunsero nel salone, Iladris si diresse al grande balcone che dava sul reame. Si affacciò ammirando il panorama. Il bosco che si estendeva fino alle colline verdi rischiarate dal sole. Ispirò chiudendo gli occhi, riempiendosi i polmoni. Era felice lì. In tutto il reame regnava pace e serenità, non come tra gli uomini. Tutti erano cordiali. Peccato non essere nata elfo pensò.
2 passerotti si posarono accanto a lei cinguettando e arruffando le piume, Li accarezzò con un dito.
Arrivò Thranduil e si schiarì la voce per attirare l'attenzione della ragazza che si voltò subito e chinò la testa.
"Come stai oggi Iladris?" Le domandò
"Bene sire ... solo che ho alcuni dubbi e domande da farle." Rispose
"Lo so, è per questo che ti ho convocata a palazzo, puoi raccontarmi qualcosa su di te? Cosa ti ricordi della tua infanzia?"
La ragazza si concentrò e cominciò a camminare lenta per la stanza "Mi ricordo che da piccola vivevo con mia madre in una piccola ed umile casa non distante dal centro di Rohan. Ho sempre vissuto lì finché non mi sono spostata ai confini della foresta di Fangorn perché non approvavo lo stile di vita degli uomini."
"Dov'è tua madre adesso?" Le chiese il re
"Mia madre è morta poco prima che lasciassi Rohan, circa 7 anni fa."
"Mi dispiace" Ribadì Thranduil sincero "E tuo padre?"
"Non ho mai conosciuto mio padre, mia madre mi raccontò che era un uomo bellissimo e coraggioso, che morì in battaglia."
Thranduil e gli altri due elfi presenti si scambiarono un'occhiata poi il re proseguì "E questo tuo dono di poter comunicare con gli animali, lo hai sempre avuto?"
"Ehm.. Non credo che ci possa comunicare.. non penso riescano a capirmi, anche se .." Si ricordò di quando la cerva aveva intuito perfettamente il suo bisogno ed aveva trasportato l'incosciente Legolas fino a casa sua. "Comunque sì, da piccola giocavo con i bellissimi cavalli che vivevano liberi nei prati attorno alla città. Li chiamavo e loro arrivavano." Sorrise al ricordo.
"Immagino che i tuoi dubbi riguardino ciò che è accaduto ieri." Iniziò Thranduil e Iladris fermandosi al centro della stanza lo guardò ed annuì.
"Se ti dicessi che tuo padre è vivo e so dove vive."
La ragazza s'incupì riflettendo su quanto appena udito "M-mio padre?..." esordì dopo un momento di silenzio. Guardò Legolas e Tauriel che le sorrisero debolmente.
Thranduil proseguì "Non hai solamente la capacità di parlare con gli animali... hai poteri curativi, che hai manifestato attraverso le tue lacrime, aiutando mio figlio. ... Probabilmente hai altri poteri di cui non ne hai la consapevolezza."
"Ma com'è possibile? Appartengo alla stirpe degli uomini..." Ribadì Iladris sempre più confusa.
"Tu sei in parte umana ed in parte elfo."
Il cuore della ragazza aumentò i battiti e si riempì di una strana e meravigliosa sensazione, lei un elfo... "Chi è mio padre?" Domandò infine
"Haldir di Lòrien, penso che domani o domani l'altro sarà qui, Re Elrond è andato a parlare con lui." Il cuore della ragazza si riempì di una gioia incontenibile, aveva appena appreso di avere un padre elfo e tra qualche giorno lo avrebbe incontrato. Si portò le mani sul petto. Avrebbe voluto correre ad abbracciare il Re, ma si trattenne.
"Ik Toled, Ben venuta nella nostra grande famiglia!" Gli sorrise Legolas.
Anche a Thranduil scappò un sorriso, ma svanì subito, perché adesso rimaneva da risolvere il problema più preoccupante. Trovare un rimedio per scacciare quell'orribile male da Legolas.

Due giorni dopo...
"Calmati o finirai per scavare un fossetto continuando a camminare in lungo e in largo" Le suggerì Legolas ridendo.
"E come faccio a stare tranquilla. Tra poco sarà qui mio padre... che fino a due giorni fa credevo morto..." Rispose tormentandosi le dita delle mani e guardando il viale d'ingresso che portava a Palazzo. Per l'incontro Thranduil aveva preferito farlo all'interno delle mura della sua residenza, per non avere troppi elfi curiosi attorno e lasciare che padre e figlia si conoscessero con tranquillità.
Tauriel le aveva raccolto i capelli adornandoli con piccoli fiori di pesco bianchi. Era proprio carina e se non fosse stato per le orecchie che non erano a punta, la si sarebbe potuta tranquillamente scambiare per un elfo.
Rumore di zoccoli. Iladris si sporse dal balcone con impeto e Legolas si affrettò ad afferrarla per le spalle prima che cadesse di sotto.
Un piccolo corteo si avvicinava tranquillo in sella a bellissimi cavalli bianchi. Erano in fila di due. I primi due elfi in testa reggevano stendardi. Poi venivano altri quattro cavalieri. Erano tutti biondi con i capelli lisci, eccetto uno, da sopra era difficile distinguerli.
Iladris lasciò il balcone e si voltò verso la porta della sala, dal quale sarebbero entrati tutti. Emise un sonoro sospiro. Si poteva quasi sentir battere il suo cuore dall'esterno tanta era la sua agitazione.
"E .. se .. non gli piaccio? .. E se .." Balbettò. Legolas e Tauriel che le stavano accanto le misero entrambi le braccia sulle spalle, infondendole serenità.
"Non puoi non piacergli. Sei piaciuta a tutti noi e poi, sei sua figlia. Anche lui fino a due giorni fa non sapeva di averne una." Le disse dolce Tauriel all'orecchio.
La porta si aprì ed entrò il Re e dietro di lui un alto elfo biondo come Thranduil, vestito con un abito grigio e pantaloni verdi scuri e il Re di GranBurrone. L'elfo biondo aveva profondi occhi castano scuro che lasciavano trapelare apprensione, come pure tutti i muscoli tesi del volto.
Legolas e Tauriel salutarono con un gesto della mano e spinsero gentilmente in avanti Iladris, che era rimasta paralizzata.
Padre e figlia incrociarono i loro sguardi, gli occhi di Haldir si riempirono subito di lacrime e la tensione crollò, a quella vista il cuore di Iladris si sciolse e corse ad abbracciarlo. Lo cinse forte al petto appoggiandovi la guancia. Lui dopo lo stupore iniziale ricambiò l'abbraccio. Gli altri presenti sorrisero felici.
"Figlia, sei bella quanto tua madre" Si complimentò Haldir, ma Thranduil lo corresse "Mi sa che molto ha preso da te, altrimenti non saremmo qui adesso." Risero.
"Mi hanno detto che hai anche alcuni poteri... Se ... ti sentirai di venire a vivere a Lotlòrien .. con me, potrò aiutarti a migliorarli, a gestirli e magari scoprirne altri..." Ma si accorse che stava correndo troppo e la frase finì in un sussurro, mentre abbassava gli occhi e tratteneva il fiato per paura di una risposta negativa da parte di Iladris.
Lei si abbassò per incontrare nuovamente il suo sguardo profondo e quando lui lo sollevò di nuovo, lei gli sorrise "Certo che voglio venire con te. E sarò felice di imparare qualsiasi cosa tu mi insegnerai...il mondo elfico è strabiliante! Mi piace!" Haldir l'abbracciò ancora e la baciò sui capelli.
La sera ci furono grandi festeggiamenti a palazzo ed in tutto Bosco Atro.
In una stanza appartata del palazzo, due soli elfi non stavano festeggiando, Thranduil ed Elrond, preoccupati per la salute di Legolas. Quanto tempo sarebbe passato prima del prossimo attacco? Sarebbe stato quello fatale? Se non ci fosse stata Iladris nei paraggi con cosa avrebbero potuto aiutarlo? Elrond aprì un grosso libro vecchio dalla copertina in pelle con fibbie color rame, la prima pagina riportava la scritta . Sospirando si misero a leggerli, uno per uno.

Anche se Legolas era sempre sereno e non aveva mai dato l'impressione d'esser preoccupato o sofferente da quando erano tornati a Bosco Atro, dentro di se sapeva che era solo questione di tempo prima che 'quel qualcosa' che si era insediato nel suo cuore lo uccidesse. Il gelo lo attanagliava dall'interno ed aumentava ogni giorno di più e poi c'erano gli attacchi secondo lui comandati da Sauron in persona.
Ci sarebbe stato un solo modo per non trascinare tutti coloro che gli stavano vicini, in un vortice di sofferenza e preoccupazione; Andare nuovamente a Dol Guldur e affrontare i 9 spettri, anche se non aveva la più pallida idea di come riuscire a sconfiggerli. Inoltre, quel posto pullulava di orchi e un brivido gli passò lungo la schiena al ricordo della sua prigionia.
Non voleva coinvolgere suo padre che avrebbe sicuramente mandato un esercito con lui e quasi sicuramente avrebbero fatto ritorno meno della metà. Non sapeva contro chi effettivamente doveva lottare... Gli spettri riuscivano a passare attraverso i corpi e lasciavano dentro gelo e morte. No, non poteva condannare un esercito di elfi a quella terribile fine. Ora che si stava rimettendo in forze ci sarebbe tornato da solo, questa volta aveva la carta sorpresa dalla sua parte.

Iladris aveva ormai lasciato Bosco Atro seguendo Haldir già da una settimana, tutto era tornato alla normalità nel reame. Tauriel si era accorta che Legolas aveva qualcosa di strano, gli era capitato di toccargli le mani di recente e l'aveva sentite gelide, così non lo lasciava quasi mai da solo, lo seguiva come un'ombra. Gli aveva anche provato a chiedere come si sentiva, ma lui tagliava sempre corto con un "Bene", ma non ingannava l'elfa che l'aveva visto cambiare.
Una sera Legolas stava seduto su un ramo di un pino vicino alla cima e guardava la pioggia che cadeva da un cielo grigio, era immerso nei propri pensieri, quando s'irrigidì all'improvviso. Si appoggiò con la schiena al tronco sperando di non cadere di sotto. Sentì un forte dolore al petto, come una morsa di ghiaccio e acciaio. Si abbracciò piegandosi in avanti e fu allora che nella sua testa esplose la voce . Spalancò gli occhi e si portò le mani ai lati della testa.
Tauriel era ad un albero di distanza lo chiamò preoccupata "Legolas! Hey! Cos'hai Legolas?"
Lui perse l'equilibrio, ma fortunatamente l'agilità dell'elfa le permise di saltare di ramo in ramo e rallentare la rovinosa caduta. Ruzzolarono sul terreno impregnato di acqua e fango. Legolas stava respirando velocemente riprendendosi. Tauriel si mise a sedere tenendo la schiena e la testa del principe sulle sue gambe e guardò lo preoccupata.
"Sauron mi chiama. Sauron mi vuole. Devo andare da lui." Disse in un bisbiglio l'elfo biondo come in trance.
Il giorno dopo Tauriel si recò dal Re Thranduil, non poteva più indugiare, doveva raccontargli cos'era successo la sera prima e spiegargli i suoi timori.
"Legolas sta lentamente morendo! Questo è quello che credo!" Disse risoluta e quando vide l'espressione triste del Re aggiunse incredula "Voi lo sapevate già!! Da quanto siete al corrente delle condizioni di Legolas?" Proferì quasi urlando.
"Ricordati a chi ti stai rivolgendo!" La redarguì severo Thranduil, poi proseguì "Abbiamo cercato soluzioni con Re Elrond di Gran Burrone...." Scosse la testa cercando di scacciare un brutto pensiero "E' rischioso, potrebbe morire."
"Morirà comunque! O cederà al richiamo e andrà da Sauron e lo perderemo per sempre o durante un attacco di quel gelo che si sta impossessando di lui giorno per giorno!" Ribadì Tauriel risentita.
"Ditemi cosa c'è da fare, se posso aiuterò anch'io. Ma dobbiamo assolutamente tentare!"
Così Thranduil prese un'ardua decisione.

To be continued...

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Capitolo 7
*** Il potere di Aerendil (parte 7^) ***


~~"Provaci ancora. Libera la tua mente, immagina ciò che vuoi creare." Disse Elrond a Iladris che stava inginocchiata a terra tenendo le mani vicino al suolo con i palmi rivolti in giù.
Chiuse gli occhi, alzò la testa al cielo e pronunciò "A Laita i Ioth Jal Aman Andòre (Benedici questo fiore che nascerà dalla terra)" Poco dopo un lieve bagliore si sprigionò dai palmi della fanciulla, ma dal terreno non spuntò che un piccolo seme.
Iladris aprì gli occhi e curvò le spalle avvilita quando vide che il risultato non era quello sperato.
"Tranquilla, ora riposati, hai provato abbastanza per oggi. Non avvilirti, hai già fatto passi da gigante." La rassicurò il Re di Gran Burrone, dandole una leggera pacca sulle spalle, ma quando Iladris si fu allontanata, un'ombra di preoccupazione passò sul suo volto.

Thranduil aveva parlato con Elrond e gli aveva rivelato di voler provare l'unico rimedio che esisteva per annullare il sortilegio di Legolas: l'invocazione della luce splendente di Earendil. Avevano letto nel grande libro di Incantesimi elfici che non lo poteva fare un singolo elfo e non uno qualunque, ci volevano gli elfi illuminati, quelli in grado di fare ed evocare incantesimi, dovevano essere cinque, come le punte di una stella ed avrebbero dovuto sopportare tutto il suo potere e indirizzarlo verso colui che doveva esser liberato dal maleficio.
Elrond gli aveva fatto presente che loro erano solo 3, al massimo 4 se chiamavano anche Arwen la figlia di Elrond e Thranduil aveva suggerito di includere anche Iladris, che alla fine era stata l'unica che per due volte era riuscita a bloccare l'oscuro potere, anche se non era ancora consapevole e padrona dei propri poteri, fatto stava che il aveva ed erano anche potenti.
Elrond aveva provato a protestare facendo presente che comunque la fanciulla non era un elfo puro sangue, che la cosa non poteva avere successo, ma sapeva anche lui stesso che non c'erano altre soluzioni. O ci provavano e se funzionava, avrebbero liberato Legolas una volta per tutte o lasciavano perdere, lasciando che l'elfo morisse lentamente o venisse attirato nella terra senza ritorno di Mordor.
Così Elrond si era recato a Lotlòrien ed aveva spiegato ad Haldir la situazione, decidendo poi insieme di accelerare il processo di studio e apprendimento dei poteri della fanciulla.
Iladris aveva già imparato molto: aveva scoperto di avere la capacità di interagire con gli elementi naturali, riusciva a smuovere piccole quantità di acqua, o creare vortici di vento, poteva curare le piante tenendole strette tra le mani e recitando parole elfiche, poteva dare sollievo agli animali feriti durante la medicazione o prima della morte come se fosse un anestetico vivente. Adesso Haldir ed Elrond stavano cercando di insegnarle la capacità di creare la vita, piccole cose, come far nascere un fiore, ma al momento ancora le rimaneva difficile.
Purtroppo non c'era modo di sapere quanto tempo avessero ancora a disposizione, ma avrebbero dovuto agire al prossimo attacco di Legolas.

Sfortunatamente le condizioni di Legolas continuavano a peggiorare, non solo per il freddo che sentiva dilagare dentro di se, ma da quando aveva sentito per la prima volta la voce, adesso la sua testa era sempre disturbata da una specie di basso ronzio continuo e asfissiante. Cercava di escluderlo assiduamente, ma se alle volte lasciava che prendesse il sopravvento riusciva a distinguere la solita voce gutturale e bassa che lo chiamava ed iniziava uno sgradevole mal di testa . Allora correva in un posto affollato affinché il rumore esterno sovrastasse la voce e tornasse al ronzio assillante, ma più sopportabile. Cominciava ad essere stanco. Non riusciva più a concentrarsi, quando era andato ad allenarsi con l'arco aveva scagliato più di una freccia a vuoto... non poteva andare avanti così, si sentiva sempre più inutile e così facendo senza rendersene conto stava già cadendo nel tranello dell'oscuro signore che tramava nell'ombra.
Non riusciva più a rilassarsi e riposare un secondo e aveva iniziato a temere e odiare la silenziosa notte, senza canto degli uccelli, discussioni o altri rumori che l'aiutavano a placare l'orribile voce.

Una notte senza stelle, mentre Legolas stava seduto sul davanzale del suo alloggio, lottando come sempre contro il ronzio che già dalla mattina si era intensificato nella sua testa imprecò 'Basta. Ti prego basta.' Ma la voce arrivò ancor più forte e chiara < Legolas, adesso è il momento. Vieni. Vieni da me.> L'elfo scosse la testa ma si sentì fortemente attratto. Il corpo e la mente erano stanchi di lottare, stavano cedendo
Come in trance si alzò uscì dalla sua abitazione e si incamminò per il sentiero che portava fuori dal reame. Tauriel che lo sorvegliava corse da Thranduil per avvertirlo.
"E' tempo." Disse preoccupato il Re, prese un pipistrello dalla voliera, gli sussurrò alcune parole all'orecchio e lo liberò all'esterno del palazzo.
Il volatile notturno volò ad avvertire Elrond, poi Galadriel e in breve tempo si presentarono a palazzo seguiti anche da Arwen, Haldir e Iladris che sbadigliava per il sonno.
"Che succede?" Farfugliò la fanciulla stropicciandosi gli occhi. Haldir ed Elrond si scambiarono un'occhiata, poi Haldir si abbassò guardando sua figlia e appoggiando le mani sulle sue spalle "Te la senti di aiutare un'ultima volta Legolas?" Al sentir quel nome Iladris si raddrizzò di colpo sveglia e preoccupata "Ha avuto un altro attacco?"
"Una specie, ma stavolta c'è bisogno di tutti noi per scacciare una volta per tutte ciò che lo fa soffrire."
Iladris spostò lo sguardo passando dall'una all'altro degli Elfi presenti poi annuì "Sono pronta."
Il gruppetto seguì le impronte leggere lasciate da Legolas e con una breve corsa lo raggiunse poco fuori dai confini di Bosco Atro.
"Legolas fermati." Gli intimò suo padre, ma lui non dette segno d'aver sentito e con le braccia abbandonate lungo i fianchi proseguì il suo cammino, il suo sguardo era perso nel vuoto, guardava senza vedere. Pareva una statua, non fosse stato per il movimento delle gambe.
"Dobbiamo bloccarlo in qualche modo" Esclamò Elrond.
"Lo tengo io" Si offrì Haldir e avvinghiò il torace di Legolas, piazzando ben saldi i piedi a terra.
Probabilmente questa mossa non piacque a Sauron che aggredì Legolas con tutta la sua ira. Se non poteva averlo lui, l'elfo non sarebbe sopravvissuto.
Legolas gettò di scatto la testa all'indietro e crollò a terra nell'erba umida scosso da tremende convulsioni. Si morse la lingua e un filo di sangue uscì dalla sua bocca.
"Presto dobbiamo agire adesso!" Urlò Thranduil con il cuore straziato dalla vista di suo figlio in quelle condizioni.
Si presero tutti per mano, Helrond stava alla testa di Legolas, alla sua destra Iladris, poi Galadriel, Arwen e Thranduil.
Iniziarono a recitare "Oh Earendil elenthaari/ Lasto beth lammen/ Boe ammen i dulu lìn/ Legolas Fìr/ Anta lìn tùr/ Anta lìn alka galad/ Beriatha dan in i-Dhùath!" (Oh Earendil regina delle stelle/Ascolta la nostra voce/Abbiamo bisogno del tuo aiuto/Legolas sta morendo/Concedici il tuo potere/Concedici un raggio della tua luce/Proteggilo contro il potere dell'ombra!).
E continuarono a ripeterlo una, due...tre ...quattro, cinque volte, le loro mani erano bianche per la stretta energica con cui si tenevano. E ripeterono la preghiera ancora ed ancora, i minuti scorrevano e Legolas stava soccombendo.
Finalmente un potente bagliore accecante irruppe in mezzo a loro. Iladris gridò e voltò la testa di lato chiudendo gli occhi. Era un potere immenso, lo sentivano crepitare e spingere contro i loro corpi, ma non potevano assolutamente rompere il contatto o il potere si sarebbe disperso.
"Tolo Dan Nan Galad Legolas!" (Torna alla luce Legolas!) Gridò Elrond, ma non successe niente.
Ben presto non riuscirono più a trattenere il potere, le loro mani scivolavano e perdevano la presa le une con le altre. Iladris gridò ancora. La luce sembrò esplodere e scaraventò i cinque all'indietro a terra.
Haldir era l'unico che non aveva subito l'energia della luce stellare, era inginocchiato e sorreggeva la testa del principe che ebbe gli ultimi due spasmi poi giacque immobile.
"Nooo!" Gridò Thranduil disperato. Si guardarono tutti frastornati e sgomenti, anche Elrond ormai non aveva più risorse, non sapeva più cosa fare. Poi Iladris si alzò e tutti gli sguardi si posarono su di lei. Era avvolta da un'aura di luce ... la luce di Earendil era dentro di lei, i suoi occhi brillavano della stessa luce. Si avvicinò incerta e si inginocchiò accanto a Legolas appoggiando le mani sul suo petto. "Ditemi cosa devo dire." Chiese con voce piatta rivolta a Elrond e Galadriel così loro si sbrigarono a recitare le parole elfiche.
"Tolo Dan Nan Galad Legolas!" Ripetè ad alta voce Iladris e tutta la luce che tratteneva dentro fuoriuscì dal palmo delle mani colpendo il petto di Legolas penetrandovi all'interno.
La ragazza stremata si guardò le mani, erano bruciate e le dolevano terribilmente. Sfinita, dondolò e cadde di lato, ma Haldir le evitò di battere la testa a terra.
Il corpo immobile di Legolas si sollevò e ricadde giù e poco dopo un fumo nero come la pece, fuoriuscì dalle narici, dalla bocca e dalle orecchie e si disperse nelle tenebre della notte.
Silenzio. Nessuno disse niente, Galadriel e Thranduil trattenevano il fiato, mentre Elrond e Haldir respiravano velocemente, fissando il corpo inerme di Legolas e della ragazza come se attendessero un movimento da parte di uno di loro. Arwen si mise in ginocchio e una lacrima scivolò sulla sua guancia cadendo a terra.
Era stato tutto vano. Legolas era morto e forse avevano fatto del male anche a Iladris. Non era pronta per un potere del genere. Haldir le accarezzò i capelli e le lacrime traboccarono dai suoi occhi.
Elrond le si inginocchiò vicino e appoggiandole una mano sulla fronte recitò alcune invocazioni elfiche di guarigione.
Nel buio della notte, il silenzio era infranto solo dai deboli singhiozzi di Thranduil e Arwen.
Il tempo scorreva, secondo dopo secondo inesorabile, passò un minuto che ai presenti sembrò una vita.
Improvvisamente il corpo di Legolas s'irrigidì, aprì la bocca e inspirò profondamente, riempiendo i polmoni che erano rimasti vuoti troppo a lungo. Con le mani artigliò la terra e strappò l'erba umida.
Il re di Bosco Atro annaspò verso di lui e sollevandolo, se lo mise in grembo "E' vivo! Mio figlio è vivo!"

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Iladris si riprese completamente e tornò a Lotlòrien con Haldir, gli elfi ormai la consideravano una di loro.
Si appassionò e si sentì utile curando qualunque cosa e chiunque avesse bisogno di lei.

Di quella terribile avventura Legolas ha sempre un ricordo nascosto nel suo cuore, ma niente di più.
Una volta ristabilito e tornato in forze partì nuovamente, accompagnato da Tauriel, per Esgarot, la città di Pontelagolungo, dopo aver appreso la notizia dell'attacco devastante da parte di Smaug, il drago della Montagna Solitaria.
Una volta lì.
"Cos'hai? A cosa stai pensando?" Domandò l'alta elfa dall'aspetto fiero e deciso vedendo Legolas pensieroso.
"Devo andare a pareggiare i conti con Bolg." La guardò dritta negli occhi "Vieni con me?"
"Dove?"
"A Gundabad!"

The End

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