Taro

di CossNiehaus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot ***
Capitolo 2: *** Dubbi. ***
Capitolo 3: *** Doppio gioco ***



Capitolo 1
*** Pilot ***


Sveglia ore 07:10.

Dopo due settimane si ritornava a scuola e io, come al solito, non ero assolutamente pronta.

Voglio dire, ero una ragazza brillante e mi piaceva studiare. Mi loderò sempre per aver scelto l'indirizzo giusto arrivata alla fine delle scuole medie. O forse era stata soltanto una questione di culo.

Prima di abbandonare il mio caldo piumone controllai il mio twitter e capii sin da subito che la giornata sarebbe cominciata col piede sbagliato.

Giulia. La ragazza fotografa del mio liceo aveva appena twittato alcuni suoi shots fatti alla sua nuova ragazza. Dapprima delle vacanze di natale la incontrai per i corridoi che camminava con questa tizia che aveva l'aria tutt'altro che da persona simpatica.

In realtà non ero certa che fosse veramente la sua nuova compagna, ma questo mi rendeva ugualmente seccata perchè anche se io e Giulia non avessimo mai avuto questo grande rapporto era come se fosse parte di me, e nessuno doveva toccarla o bramarla.

Raccolsi tutte le forze che avevo e a malincuore abbandonai il mio caldo nido.

 

 

Le due ore di matematica e quella di psicologia passarono alla svelta; mi coinvolgevano talmente tanto queste due materie che il tempo passava senza che me ne rendessi conto.

Come mio solito all'intervallo me ne andai con Alba a fare un giro per i corridoi e a stalkerare un poco le più fighe della scuola.

Ci posizionammo al nostro personale calorifero, all'inizio dell'ala nuova dell'istituto, e chiacchierammo sulle nostre vacanze. Ero felice di sapere che Alba era riuscita a raggiungere il suo ragazzo di Roma. Nonostante la distanza loro ce la facevano sempre ad abbattere tutti quei chilometri.

 

"Sam, ma lo sai che l'ora dopo abbiamo un'incontro in auditorium con la quinta F?", persi un paio di battiti.

"C-cosa?" sputai con voce insicura. "Che memoria del cazzo che hai, ma poco importa , lo sai chi c'è nella quinta F, vero?" e mi diede una leggera gomitata complice strizzandomi l'occhio.

"Cosa vorresti insinuare? Minimo la nostra classe sarà in fondo all'aula e la sua in prima linea.. E poi dai, le hai viste stamattina le sue foto con la sua nuova ragazza?" sospirai e sentii che il mio umore stava scendendo progressivamente ad ogni parola che pronunciavo. Alba se ne accorse. Lei era come una sorella per me; se io ero triste lei riusciva sempre a tirarmi su il morale coi suoi modi un po' psicopatici, ma che comunque mi aiutavano sempre.

 

 

Ore 11,15, sala auditorium.

La nostra classe arrivò ovviamente in ritardo, tutta colpa di quei due soliti razza di idioti che erano stati scoperti a lanciare acqua dalla finestra della classe a quei poveri dannati che se ne stavano al disotto a fumare solo Dio sapeva cosa.

 

Entrammo nella sala grande e cercai subito di individuare la classe di Giulia, per poi trovare lei.

Classe trovata.

Eccola.

OMMIODDIO.

Diventai rossa.

Panico.

Mi guardò.

O forse guardò qualcun'altro.

Camminai.

Andai a sbattere contro una sedia.

Nulla di grave.

Quando iniziai a concepire che la mia classe si stava sistemando in parte a quella di Giulia mi impegnai a ritornare in me. Dovevo assolutamente sedermi vicino a lei, o nella fila dietro, o comunque sia nel raggio di un paio di metri.

Sforgiando la mia scarsa furbizia riuscii comunque a sistemare le mie chiappette nella fila dietro la sua. Mi sembrava di morire dalla gioia, e Alba se ne accorse.

 

L'incontro di non sò cosa cominciò e decisi in anticipo che non avrei comunque scoperto di cosa si trattasse.

Ero concentrata – o meglio – persa su di lei.

Notai con piacere che pure Giulia e le sue amiche non erano interessate minimamente all'incontro; da quando era iniziato continuavano a parlare, mangiare e a ridere come delle perfette idiote.

Giulia continuava a passarsi una mano tra i suoi corti capelli per sistemarsi il ciuffetto alla Miley Cyrus, questo suo tic inconscio la rendeva fottutamente sexy. Se solo avessi potuto.... "scusami" disse una voce che all'inizo non riconobbi.

Il mio turbine di pensieri venne stroncato d'improvviso e non nascondo che mi presi un leggero spavento balzando un po' sulla sedia.

 

OH MY FUCKIN' GOSH, pensai.

 

Una sua amica si era girata e si stava scusando con me per non so cosa e non mi interessava nemmeno saperlo. Lei mi stava guardando e la mia mente andò letteralmente in tilt.

 

Questa, giusto per informazione, fù la prima volta che morii. Ne seguirono altre nove, circa.

 

Non mi aveva mai guardata, così.

 

"Come, scusa?" riuscii appena ad accennare.

"Scusami, per caso fumi?", ma che razza di domanda era quella? Cosa voleva da me? Io non fumo mica. L'unica volta che ci provaii finii per tossiere come una persona in fin di vita e non avevo nemmeno portato il fumo nei polmoni.

 

"Si, perchè?" risposi senza pensarci. Odio quando non rispondo delle mie azioni di fronte a lei.

"Hai una sigaretta da darci? La mia amica (e indicò Giulia) all'ultima ora ha un'interrogazione per la quale dice di non sentirsi completamente pronta, ha bisogno di sciallarsi un po'".

"Ah, ma certo, nessun problema" dissi e dopo essermi resa conto del mio fatale errore abbassai lo sguardo ed accennai un sorriso.

"Ma ora non le ho con me, al prossimo intervallo vi posso raggiungere nel cortile e ne fumiamo una assieme" rimediai.

"Oh, grazie! Sei la mia salvezza" disse Giulia.

Sbiancai, poi arrossii, poi morii e poi resuscitai.

Se solo avessi saputo prima che nelle prossime settimane lo sarebbe diventata per davvero la mia salvezza e io la sua, quante ansie in meno che mi sarei risparmiata.

 

Si voltarono e continuarono a chiacchierare.

 

Alba mi squadrò "Samantha, ma stai bene?" disse con tono perplesso.

"Alba, forse non sto bene, e dovresti saperlo, ma mi devi aiutare, ti prego" le dissi facendole gli occhietti dolci.

"Ovvio che ti aiuterò razza di idiota, per tua fortuna Maicol mi ha lasciato tre sigarette per il rientro da Roma, ma non le ho mai fumate perchè che schifo, poi mi sarebbe venuto l'alito da morto!" e scoppiai a ridere.

Alba, senza di lei sarei persa in questo universo.

 

Ancora non vi ho detto perchè il mio cuore e la mia testa sono ossessionate da Giulia.

Ebbene, qualche mese fa' , verso l'inizio della scuola, stavo rincasando dopo sei ore di lezione ed ero particolarmente stanca. Appena mi gettai sul sedile dell'autobus presi le mie cuffiette e mi sparai nelle orecchie "Taro" degli Alt-J.

Era la pace dei sensi quella canzone e mi avrebbe aiutata a recuperare un po' di forze e a rilassarmi dopo quella giornata.

Il bus come suo solito era zeppo di studenti che facevano a gara per aggiudicarsi un posto. Io non avevo tempo per queste stupidate; semplicemente scappavo dalla classe un paio di minuti prima del suono della campanella per sedermi al solito posto.

Ormai i professori ci avevano rinunciato con me. Ricevevano troppi vaffanculo da parte mia, e volevano cacciarmi da quell'istituto il prima possibile.

 

Presi il mio telefono e andai a spulciare un po' il mio Tumblr. Sentii che una persona si sedette sul sedile accanto al mio, ma con menefreghismo non badai attenzione a chi fosse.

Alzai solamente il volume dell'Ipod per isolarmi meglio da quella mandria di studenti.

 

Il pullman partì e iniziai a guardare al di fuori del finestrino perdendomi definitivamente in chissà quale universo.

 

Ma poco dopo venni riportata sulla Terra da una leggera gomitata che inizialmente concepii come uno spintone. Fermai la musica e mi voltai verso il mio compagno di posto con uno sguardo assassino che avrebbe intimorito tutti. Chi cazzo si permetteva di interrompere i miei viaggi mentali?

 

Era una ragazza magrolina ma non troppo, aveva un taglio corto ma elegante. I capelli erano di un colore castano chiaro, quasi biondo. Aveva degl'incredibili occhioni azzurri e un leggero rossore sulle guance. Al collo portava una fascia che teneva una reflex Canon, la teneva tra le sue mani quasi come se fosse sua figlia.

 

"Scusa se ti ho disturbata, ma non ho potuto fare a meno di sentire la musica che stai ascoltando. Io amo letteralmente gli Alt-J." arrossi e rimasi particolarmente sorpresa da ciò che mi disse. Era un gruppo praticamente sconosciuto per la gente comune, e mi sorprese il fatto che lei li conoscesse.

"Affatto, sono il mio gruppo preferito" risposi e lei mi allungò la mano "piacere, mi chiamo Giulia".

"Samantha" risposi con un sorriso ebete in faccia.

"Oh, emm.. perdonami la domanda, ma posso farti una foto? Ho comprato un nuovo obiettivo e lo sto testando su primi piani. Voglio creare un album contenente tantissimi primi piani di persone che incontro nella mia vita, se non ti dispiace".

Rimasi sorpresa dalla sua proposta, ma non riuscii a declinare.

Dopo aver preso lo scatto riguardò la foto e commentò "hai degli occhi veramente belli, Samantha...".

Beh, avevo dei semplici occhi marroni, che ci trovava di bello?

"..sono così profondi e tutti da scoprire" concluse.

Il bus si fermò e lei scese. Era la sua fermata. Da quel giorno non parlammo mai più, ma rimase un pensiero fisso in me.





NOTA DELL'AUTRICE:
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
E' la prima volta che pubblico qualcosa di mio e perdonatermi se ho fatto qualche errore di grammatica.
Ditemi pure cosa ve ne pare, ci vediamo al prossimo capitolo :')

CossNiehaus

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Capitolo 2
*** Dubbi. ***


Avevo stretto tra le mani il pacchetto di Winston Blue e l'accendino che avevo abilmente rubato al mio compagno di banco.
Possedevo una certa abilità nel rubare piccole cose alle persone; bastava distrarle un po' e il gioco era fatto.
Ma restavo pur sempre una persona onesta e sicuramente glielo avrei riconsegnato un giorno.. forse.
Ero agitata, e la prova era nelle mie mani. Stringevo il povero pacchetto di sigarette senza accorgermene; fortunatamente  il suo contenuto non venne danneggiato.

Scesi le scale e raggiunsi il cortile dove trovai Giulia e la sua amica nascoste tre le automobili dei professori. Fumare era vietato nel nostro liceo, ma con un po' di furbizia si riusciva sempre a scampare dall'occhio attento dei sorveglianti.
"Ciao ragazze" mi introdussi, rompendo il silenzio. Nelle due ore precedenti lavorai con Alba per tranquillizzarmi, non potevo fare figuracce.
Mi conosco fin troppo bene: ogni qual volta che mi trovo davanti ad una situazione mai affrontata prima vado letteralmente nel panico e combino sempre mille disastri.
Lavorai molto su questo mio difetto, e solo negli ultimi anni stavo imparato a domarlo.

I primi due minuti trascorsero bene; accesi la mia sigaretta e feci finta di fumarla, sperando che non notassero la mia falsa.
"Piacere, io sono Anna e lei è Giulia" disse allungando la mano per stringerla alla mia.
"Sam.." non riuscii a finire il nome, venni rapita dall'agitazione.

Accidenti a te, Samantha!  Pensai dentro di me.

Dopo tutti quegli esercizi di respirazione, fatti con Alba durante le due ore precedenti di italiano, avevo ancora il coraggio di cadere nel panico?
Raccolsi quante più forze riuscii a trovare in quel momento e schiarendomi la voce conclusi.
"Samantha, piacere".

Parlammo dell'incontro in auditorium e di quanto era stato noioso.
Andò tutto liscio, fino a quando Anna interruppe il discorso con fin troppa enfasi "Io ti ho già vista da qualche parte!" poi girandosi verso Giulia ".. è nel tuo Album dei volti" e sulle sue labbra si dipinse un sorriso compiaciuto. Il modo in cui mi guardò dopo mi fece rabbrividire.

Giulia gettò a terra il mozzicone prosciugato e buttando fuori tutto il fumo che aveva inspirato rispose.
"sì, può darsi".

Questa fù la seconda volta in cui morii. Non avevo mai udito una risposta così indifferente ed irritata. Come aveva potuto dimenticarmi?
Effettivamente chi volevo prendere in giro? Ero soltanto una ragazza su chissà quante che lei aveva conosciuto e fotografato. Quel complimento sarebbe stato soltanto frutto della sua quotidiana gentilezza. Nulla di serio, nulla di significativo. Ma questo per lei, non per me. Mai.

Gettai pure io la sigaretta, non era nemmeno a metà, e mi congedai "Vado, devo ripassare per una verifica. Buona fortuna per la tua interrogazione.", tornai in classe e trovai Alba seduta sulla mia sedia ad aspettarmi. Le raccontai tutto.

Passai tutto il pomeriggio a pensare a ciò che disse quella dannata ragazza. Piansi.
Meno male che c'era la mia piccola Micia a consolarmi. La trovai un giorno nel prato sotto casa mia in fin di vita. La portai subito dal veterinario e riuscì a scampare alla morte; da quel momento non mi lasciò più.

Una settimana dopo, come la normale routine dettava, mi svegliai ed entrai in Twitter.

Avevo un messaggio.

Chi sarebbe mai stato? Tommaso, pensai. Quel ragazzo ci provava con me dalle medie, ma da parte mia aveva ricevuto soltanto rifiuti. Sapevo bene cosa desiderava da me. Avrei tanto voluto regalargli una bambola gonfiabile, almeno avrebbe finito di importunarmi. Presi seriamente in considerazione l'idea ogni tanto, ma poi finivo sempre per graziarlo. 

Rassegnata aprii la casella dei messaggi.

 

Giuls_PH:"Ciao Sammy, ho cercato di contattarti su Facebook ma non mi hai risposto .." effettivamente non usavo mai Facebook, realizzai dopo tanto tempo di possedere ancora un profilo "..ma per fortuna ti ho trovata qua. Volevo ringraziarti di nuovo per la sigaretta, e dirti che mi ricordavo di te. Non potrei mai dimenticare 'la ragazza dagli occhi profondi e tutti da scoprire '. Ci vediamo all'intervallo al posto di ieri?".

 

Dovrebbero essere tutte così dannatamente speciali le mattine, pensai con un sorriso ebete stampato sulle labbra.
Ma nonostante tutto ero ancora infastidita dalla risposta del giorno prima; quindi decisi di fare il suo stesso gioco.

"Va bene."

Cosa aveva in mente quella ragazza? Perchè il giorno prima aveva fatto finta di non conoscermi?
Un'infinità di domande iniziarono a scorrermi per la testa.
Forse avrei dovuto placare la mia felicità.

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Capitolo 3
*** Doppio gioco ***


Quella mattina arrivai stranamente in orario alla fermata del bus, e ne approfittai per godermi un po' l'avvenire della primavera. L'aria profumava di fiori, e se non fosse stato per l'incontro con Giulia a scuola, avrei potuto affermare che ero completamente in pace con me stessa.

Tutte queste belle sensazioni vennero bloccate nuovamente dal pensiero di Giulia. Ero una ragazza alla quale piaceva sognare, ma decisi di stare coi piedi per terra. Non avrei mai voluto illudermi per poi ritrovarmi con il cuore in mano, spezzato in mille pezzi.

 

 

Entrai nella scuola e trovai Alba e un mio compagno di classe al bar, li raggiunsi per fare colazione con loro. Presi il solito, caffè al ginseng per non rischiare di addormentarmi durante le lezioni. Per quanto amassi il mio indirizzo, restare sveglia e lucida fino a fine giornata era per me un'impresa. La notte mi addormentavo tardi, circa a mezzanotte e mezza, e la mattina venivo riportata nel mondo dei vivi alle sette e dieci.

Alba notò in me una certa agitazione, e volle constatare se stavo effettivamente bene.

"Sammy, sembra che ti abbiano ucciso Micia" mi sussurrò all'orecchio preoccupata.

Aveva ragione, non avevo chiuso occhio, e forse un solo caffè non mi sarebbe bastato quel giorno.

"Non pensarlo nemmeno! La mia Micia è sanissima, ne riparleremo tra una decina di anni, mia cara, quando avrà l'età per esserlo", risposi con più calma che pensai.

In realtà volevo urlare, piangere, ridere, scappare. Mi ritrovai in un boom di emozioni talmente confuse e dissonanti che l'unica cosa che ne venne fuori fu un "vieni con me, all'intervallo".

Ancora oggi non mi spiego perchè le abbia chiesto una cosa del genere. Avrei dovuto andare da sola all'incontro con Giulia, ma venni rapita dalle mie insicurezze e dalle mie paranoie. Avevo paura, paura di qualcosa che nemmeno io sapevo cosa fosse.

 

Dopo non aver toccato nemmeno le invitanti pizzette offerte da Lucas che portava ogni mattina a scuola per ammazzare la fame chimica scesi in cortile abbracciata, o meglio avvolta, al braccio di Alba.

"Senti io torno in classe, tu invece vai da lei e ti inventi una scusa, non credo di farcela".

Riuscii a malapena a sussurrare quella frase tutta d'un fiato e feci inversione scatenandomi da lei.

Percepii una presa forte avvolgermi il polso e mi trovai bloaccata dalla mano di Alba, avrei voluto ammazzarla in quell'istante.

"Che diavolo fai? Lasciami andare, mi fai mal..", ma lei ribattè a tono "non ci pensare nemmeno di andartene! Ti giuro che se mi obblighi ad andare da Giulia per giustificarti le dirò che eri rimasta in bagno presa da un'attacco di -".

Odiavo quando la mia migliore amica mi lasciava alle strette davanti alle situazioni difficili, ma sapevo che lo faceva per me. Perchè ammettiamolo, se non ci fosse stata lei in quel momento me ne sarei corsa in classe con la coda tra le gambe, invece mi ritrovai a zittire la sua frase ponendole grezzamente una mano sulla bocca e trascinandola verso il cortile.

In quel preciso istante se qualcuno mi avesse fermata per le scale chiedendomi come mi chiamavo io molto probabilmente non sarei stata in grado di rispondere, diventando rossa come un peperone.

Avevo voglia di smaterializzarmi e ricompormi in una di quelle isole tropicali in mezzo al nulla; da sola sdraiata sulla calda spiaggia a fissare l'infinito mare e non dover rendere conto a niente e nessuno.

 

Le scale stavano per terminare e subito dopo di esse c'era la porta che si affacciava al cortile. Ad inerzia trascinai il mio corpo fuori e a causa della luce troppo forte del sole mattutino sommata ai miei occhi sensibili mi ritrovai a non vedere più nulla.

Subito entrai nel panico: cercai alla cieca un appiglio di Alba, dopo averlo trovato la trascinai a me e le ordinai letteralmente di guardare al posto mio.

Ma il destino non era dalla mia parte, come al solito, perchè pure lei aveva difficoltà a vederci.

"Lo sapevo che non sarei dovuta venire, ogni cosa va controcorrente per mettermi i bastoni tra le ruote. Come minimo ora Giulia ci starà guardando da lontano e si starà chiedendo perchè sono qua ferma come un pinguino imbalsamato. Senza contare che non sarò nemmeno in grado di non rendermi ridicola davanti a lei. Alba ti prego, andiamocene.".

Non mi riconoscevo più, non mi sentivo più me stessa dentro in quel corpo paranoico e così insicuro. Se avessi potuto mi sarei data due ceffoni in faccia per farmi riprendere, ma avrei peggiorato le cose.

Dovevo ammetterlo: ero una ragazza piena di insicurezze e l'autostima l'avevo persa anni fà per strada. Non mi capitava di stare spesso a disagio con me stessa, ma quando avevo a che fare con qualcuno di veramente importante per me la Samantha coi controcazzi che ero se ne andava in quell'isoletta sperduta e faceva rimpatriare la Samantha impacciata.

 

Mi voltai per tornare in classe.

 

"A me piacciono i pinguini.. ",

mi fermai.

Quella voce, non potevo crederci.

Per tutto quel tempo Giulia era affianco a me e io non me ne ero accorta?

Divenni in un lampo rossissima e cominciai a sentir caldo ovunque. Avrei maledetto qualsiasi cosa: il sole, me stessa, i pinguini, tutto!

Raccolsi più coraggio che riuscii a trovare e mi voltai.

Era appoggiata ad una colonna con un paio di occhiali da sole che stava fumando una sigaretta.

Indossava una maglietta grigio scuro e dei pantaloni bordeaux, al collo portava una collana argentata che le metteva in risalto le clavicole. Trascinò gli occhiali suopra la fronte e riuscii ad intravedere dai raggi due grandi occhioni azzurri ghiaccio, morii.

"G-giulia.. " non sapevo che altro dire.

 

Alba mi abbandonò, si sentì di troppo e decise di lasciarmi i miei spazi.

 

"Non ti devi preoccupare per prima, va tutto bene", ci eravamo messe al posto dove andai a fumare con lei e la sua amica per la prima volta.

"Lo vedi? Avevo ragione. Mi sono messa in ridicolo mentre dicevo che mi sarei messa in ridicolo, a volte vorrei trovare l'indirizzo di casa del Karma e dirgliene quattro".

 

Non capii il perchè, ma a quella frase scoppiò a ridere. Nessuno rideva mai alle mie battutine mediocri. Questo mi rilassò ulteriormente.

 

"Samantha -" la interruppi "chiamami pure Sam o Sammy, o idiota se mi si addice di più", di nuovo rise e sentenziò "Pinguino idiota...". Quello fu il mio turno per ridere e finalmente mi sentivo totalemte a mio agio con lei, ne fui assolutamente felice.

"...se dopo l'intervallo non hai qualche lezione particolare da seguire ti andrebbe di saltarla assieme a me e aiutarmi a fare una cosa?", quella frase mi intrigò quanto mi spaventò.

Cosa diamine avevo intenzione di fare quella ragazza? L'ora l'avrei saltata più che volentieri, a religione passavo tutto il tempo ad ascoltare musica e disegnare manga storpiati. Senza permettermi di pensare oltre le chiesi di cosa si trattava.

"Dobbiamo andare in aula professori a prendere una cosa.", capii al volo il suo piano e ne fui contrariata. "Hai per caso intenzione di prendere una tua verifica e modificarla?", se pensava di contare su di me si era sbagliata di grosso.

"Si, e qua entri in gioco te: devi entrare e prendermela mentre che distraggo il professor Ferrari.", contrariata più di prima replicai "Impossibile, se mai io intrattengo il professore e tu entri".

"non puoi, lui non ti conosce e si insospettirebbe. Ti prego Sammy, ho bisogno di te", si avvicinò a me e con un gesto inaspettato mi donò un bacio sulle labbra.







Note dell'autrice:

Perdonate la mia assenza ma ero alle prese con una nuova storia che sto pubblicando sempre qua, su EFP!
Questa volta sono tornata con un capitolo un po' più lungo, e spero di essermi fatta perdonare :3
Secondo voi saranno buone oppure no le intenzioni di Giulia?
Fatemi sapere se vi piace oppure no questa ff, spero di non far passare ulteriore tempo dal prossimo capitolo.
Buona vita gente!

Coss

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