Ritorno al passato

di fairyelly83
(/viewuser.php?uid=26181)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nota dell’autrice:

Questa storia era ferma da moltissimo tempo... approfittando del fatto ch ho un po' di tempo libero sto provando a riprenderla in mano...

Oltre a pubblicare nuovi capitoli sto anche cercando di rivedere e correggere quelli vecchi. Incrociamo le dita... magari è la volta buona che riesco a finirla!

Qualsiasi vostra opinione, critica o commento è più che benvenuto. Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate di questa storia.

Devo avvisare che la trama prende le mosse dagli avvenimenti del quinto libro, ma poi prende una piega decisamente diversa rispetto alla storia originale. Anche alcuni personaggi potrebbero risultare OOC.

Se come me siete segretamente innamorat* di Sirius Black, questa è la storia che fa per voi.

 

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 1

 

 

Avevo lottato per andarmene da questo posto, per lasciarmelo alle spalle e dimenticare che un tempo ero stato costretto a considerarlo casa mia. Mi ero trovato una nuova casa ed una nuova famiglia, fatta di amici veri. Ma poi tutto era finito…
Ed eccomi di nuovo al punto di partenza. Dopo tutto quello che ho fatto per scappare da qui, sono di nuovo in questa casa, carcerato qui dentro per mia stessa scelta. Odio le pareti scure ed i mobili pesanti, l’aria di chiuso mi soffoca, ma soprattutto odio il ritratto di mia madre e l’arazzo con l’albero genealogico di famiglia. Mi ricordano come nella mia infanzia non ci sia stato poi molto di buono. Per quanto io e Remus abbiamo provato, non c’è stato modo di staccare quei quadri dal muro, né con le buone, né con le cattive. Il massimo che abbiamo potuto fare è stato coprire con delle tende il ritratto della mia “venerabile signora madre”.
Penso troppo da quando sono rinchiuso in questo mio personale inferno. Non faccio altro che pensare e rimuginare sulle stesse cose tutto il giorno. Vorrei uscire e fare qualcosa, qualsiasi cosa. L’immobilità, l'inattività non fanno per me. Non sono mai stato un tipo riflessivo, è sempre stato Remus la mente del gruppo.
Eccolo lì, sprofondato nel divano, con il giornale tra le mani. È un po’ troppo magro, il completo di velluto a coste marrone che indossa è liso e mostra i segni di diversi rammendi. Ha qualche piccola ruga in più intorno agli occhi, ma ad essere più evidenti sono le nuove cicatrici che gli segnano il volto. Le sue notti di luna piena in questi anni non devono essere state facili come ai tempi della scuola.
Sembra immerso nella lettura, ma so che in realtà mi sta studiando. Mi tiene d’occhio. È preoccupato per me e lo capisco. Anch’io sono preoccupato per me. Ho paura di impazzire chiuso qui dentro.
«Allora Remus, raccontami qualcosa. Cosa mi sono perso di interessante durante la mia villeggiatura ad Azkaban?» Incredibile, ormai riesco quasi a scherzarci sopra.
Lui mi guarda col suo migliore sguardo indagatore, raddrizza un po' la schiena e chiude il giornale. Mi sta studiando, immagino che si chieda cosa mi passi per la testa realmente dietro questa maschera di finta tranquillità domestica
«Che tipo di notizie vuoi? Politica? Sport? Cronaca? Non chiedermi la cronaca rosa però! Lo sai che non è proprio il mio campo.» Sorride. Cerca sempre di distrarmi.
«Non lo so Moony. Quello che vuoi. I miei gusti li conosci.» Non mi interessa qualcosa in particolare, era tanto per fare due chiacchiere.
In realtà ci sarebbe una cosa che vorrei chiedere, ma fino ad ora non ne ho avuto il coraggio. Ho paura che la risposta possa non piacermi. Sono giorni che ci giro intorno senza mai arrivare al punto. Ho chiesto spesso a Remus di aggiornarmi su quello che era successo nel mondo durante la mia prigionia, gli ho chiesto di qualche vecchia conoscenza dei tempi della scuola, ho cercato di arrivarci per vie indirette, ma fino ad ora non ho ottenuto nulla. Credo che Remus sospetti quale sia la cosa che realmente vorrei chiedergli, ma a quanto pare dovrò fargli una domanda esplicita o non toccherà l’argomento di sua volontà.
Io non sono ancora sicuro di voler sapere. Finché non so nulla di certo posso immaginare quello che voglio. Posso immaginare che lei viva felice da qualche parte, magari si è anche fatta una famiglia. No, questo pensiero decisamente non è il mio preferito. Lei che vive felice da qualche parte, ma possibilmente sola. Ecco, questo è un pensiero decisamente migliore! Sono un bastardo egoista. Ecco cosa sono.
Durante gli anni di prigionia ad Azkaban il pensiero di lei era uno dei miei preferiti, uno dei pochi che riusciva a mandarmi avanti in tutta quella desolazione.
Come sarà cambiata in questi 14 anni? Io la ricorderò sempre come l’ho vista l’ultima volta: con le guance arrossate dal freddo, gli occhi scuri, grandi e lucenti, con i lunghi capelli castani incollati al volto dalla pioggia. Bellissima. Bellissima e disperata dopo quello che le avevo detto.
Remus mi guarda in silenzio, mi stava dicendo qualcosa a proposito del Ministro Caramel, ma ha capito che non lo stavo più ascoltando.
Mi raddrizzo un po’ sulla sedia e lo faccio. Glielo chiedo. Gli chiedo l’unica cosa che realmente voglio sapere.
«Remus hai più avuto notizie di Elizabeth? Sai che fine abbia fatto?» Chiedo con studiata noncuranza, come se fosse una domanda qualsiasi, come se non fosse la cosa che più mi sta a cuore.
Remus si agita un po’ sul divano, prende un respiro prima di parlare. Brutto segno.
«Sapevo che prima o poi me lo avresti chiesto. L’ultima volta che l’ho vista è stato dopo la morte di Lily e James. Lei… era sconvolta. Continuava a sostenere che potevi essere il peggior bastardo sulla faccia della terra, ma che non avresti mai tradito i tuoi amici.»
«Mi credeva innocente?» La mia voce è appena un sussurro, devo essere impallidito.
Remus annuisce. «Era la sola a farlo e… io, invece, ero così arrabbiato con te che non volevo nemmeno starla a sentire. Abbiamo avuto una brutta discussione.»
Lo dici come se volessi scusarti. «Avevi tutte le ragioni per odiarmi, non te ne faccio una colpa Remus.»
Abbassi lo sguardo con aria sconsolata. «Ora mi pento delle cose che le ho detto quella sera. Ma all’epoca ero troppo arrabbiato e il dolore per la loro perdita era ancora troppo recente. Non potevo sopportare che ti credesse innocente. Credo che fosse venuta da me per parlare con un amico che potesse capire e condividere il dolore per la perdita di Lily e James ed invece io l’ho scacciata in malo modo.» Scuoti la testa. Ti senti colpevole. Ma lei ti ha sicuramente perdonato Remus, lo sai. Eravate buoni amici, lei teneva a te. Perché continui a tenere lo sguardo basso con quell’aria colpevole? Cosa non mi hai ancora detto?
«Poi solo un paio di giorni più tardi…ho letto il suo nome sulla Gazzetta del Profeta. Era… nella lista delle persone scomparse.»
Il mio cuore si è fermato. Lo sento. Si è fermato. «Scomparse... Cosa vuoi dire?» La mia voce trema.
«Un giorno non si è presentata al lavoro al San Mungo e nessuno l’ha più vista. Succedeva spesso in quel periodo che la gente sparisse così nel nulla e il Ministero aveva troppo da fare per fare delle ricerche accurate... probabilmente è…» Ma non finisci la frase. Resti li a guardarmi preoccupato ed addolorato, così la finisco io per te.
«Morta…» Ecco ora ho di nuovo la consapevolezza di avere un cuore nel petto. E fa male. Dio se fa male. Mi alzo e me ne vado verso le scale.
«Sirius...» Fai per alzarti e seguirmi ma ti fermo con un gesto della mano. Non riesco a parlare adesso. Voglio solo stare solo.
Salgo le scale a due e due e mi rifugio nella mia stanza di corsa, prima che il dolore dilaghi e le lacrime inizino a rigarmi il volto.
Avevo pensato spesso a cosa poteva esserle successo. Era il mio pensiero preferito, quello che mi tirava su nei momenti tristi: immaginarmela da qualche parte che faceva qualcosa, anche qualcosa di banale. La immaginavo soffiare distrattamente sulla sua immancabile tazza di caffè, mentre sfogliava il giornale. O magari mentre sorrideva per qualcuna delle nostre sciocchezze da malandrini. Il suo sorriso dolce….
Mi piaceva pensare che avesse terminato il corso da guaritrice come aveva sempre sognato. Magari lavorava al San Mungo e di sicuro era brava nel suo lavoro. Aiutare gli altri era qualcosa che le veniva spontaneo, senza sforzi. In alcuni momenti di pura follia avevo persino pensato di andarla a cercare. Avevo sperato di trovarla e di poterle dire che non l’avevo mai dimenticata, che lei era stata nei miei pensieri in ogni singolo istante. Avevo sperato di poterle dire che l’amavo, che l’avevo sempre amata. Ma mai, nemmeno nei miei incubi peggiori avevo pensato ad una cosa del genere.
Morta. Lei è morta. La mia Beth è morta. Allora non era servito a niente farle del male e farne a me, allontanandola. Tutto dolore inutile. Lei non ha avuto comunque la vita che speravo potesse avere lontano da me. Lei non ha avuto una vita. È morta. La consapevolezza mi colpisce come uno schiaffo. Mi accascio sul pavimento della mia camera e mi prendo la testa tra le mani.
Con il dolore arriva anche il senso di colpa. Perché io ce l’ho una colpa. Io l’ho lasciata sola. Lo capisco solo adesso, non me ne ero mai reso conto prima. Allontanandola da me io l’ho abbandonata a se stessa. Poco tempo dopo aveva perso i contatti anche con Lily che era sempre stata la sua migliore amica.
Lily doveva nascondersi con James ed Harry, erano tutti in pericolo, ma lei voleva trovare un modo per poter mantenere i contatti con Elizabeth, fosse stato anche solo via gufo. Ma io e James ci eravamo opposti. Troppo pericoloso, sia per loro che dovevano restare nascosti, sia per Beth. Se qualcuna di quelle lettere fosse stata intercettata avrebbero sospettato che lei potesse sapere dove si nascondevano i Potter. Già l’essere stata loro amica in passato poteva metterla in pericolo. L’unica soluzione era tagliare tutti i rapporti. Lily aveva pianto, si era disperata e alla fine si era arresa al fatto che noi avevamo ragione. Così la loro amicizia era finita ed Elizabeth era rimasta sola. Completamente sola. Era morta da sola, perché mentre cercavo di proteggerla, l’avevo condannata.
Sto piangendo come un ragazzino, ma non me ne vergogno. Ora non riuscirò più a pensare a te come facevo prima Elizabeth. Non riuscirò più ad immaginarti sorridere, felice e spensierata come sei sempre stata. Ho perso anche questo ultimo conforto. Cosa mi rimane adesso?
Ma sono sempre il solito bastardo egoista. Tu sei morta ed io mi preoccupo di me stesso. Mi consolo all’idea che forse ora sei con Lily e James, forse ora sei in un posto migliore. È una magra consolazione, ma ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa o il vuoto che adesso sento dentro finirà per divorarmi.

 

***

 

Soffio distrattamente sulla mia tazza di caffè bollente mentre un pallido sole mattutino rischiara i pochi metri quadrati della mia cucina. Questa volta ho veramente esagerato con il risparmio, questo appartamento è troppo piccolo, il quartiere è rumoroso e troppo trafficato. Avrei dovuto visitare qualche casa in più prima di decidere di prendere questa, ma gli affitti a New York sono altissimi e il mio budget è quello che è. Non ci resterò comunque per molto. Per ora il mio record di permanenza nello stesso posto sono i due anni a Boston. La mia incapacità di mettere radici da qualche parte ormai è patologica, ho viaggiato in lungo e largo per gli Stati Uniti negli ultimi 14 anni, ma non sento di appartenere a nessun luogo e così continuo a cambiare città, casa, lavoro.
La prossima volta che mi trasferisco forse dovrei provare qualche cittadina di provincia, con degli affitti decisamente meno cari.
Il mio turno in ospedale inizia tra 20 minuti ed io sono ancora qui a gingillarmi con il caffè. Finirò per fare tardi. Bevo velocemente gli ultimi sorsi della mia tazza e mi controllo velocemente allo specchio prima di uscire.
L’unico pregio del mio appartamento è che è abbastanza vicino all’ospedale da permettermi di andare al lavoro a piedi.
Appena arrivata indosso la mia divisa da infermiera e mi dirigo velocemente al mio reparto, il pronto soccorso.
«Buon giorno Elizabeth, tutto bene?» Meg è la mia collega di turno oggi. È brava nel suo lavoro ed è un tipo simpatico ed alla mano.
«Alla grande, tu?» Quanto sono diventata brava a fingere una normale tranquillità che in realtà non ho? Ho impostato una routine quotidiana che mi permette di vivere una normale e molto ordinaria vita da babbana. Lavoro, palestra, suono ancora il piano come passatempo. Talvolta accetto un invito delle colleghe per qualche serata fuori, ma di fatto non direi che sono delle amiche. Non ho più sentito l’esigenza di stringere rapporti più stretti. Sto benone per conto mio, o almeno me la cavo.
«Tutto ok. Il capo reparto voleva vederti quando hai un minuto.» Mi avvisa Meg.
«Grazie Meg. Controllo il codice verde che è appena arrivato e vado.» Il mio contratto è in scadenza. Mi avevano fatto un contratto di prova di 6 mesi e ora devono farmi sapere se vogliono rinnovarlo o meno. Non ho mai avuto problemi a tenermi un lavoro, visto il corso da guaritrice al San Mungo me la cavo bene come infermiera babbana, soprattutto perché posso contare su qualche incantesimo di guarigione quando non c’è nessuno nei paraggi. Il problema è che dopo un po’ che sto nella stessa città, mi assale quel terribile senso di non essere a “casa” e il mio unico istinto è fare la valigia ed andarmene. Continuo a spostarmi da un luogo all’altro senza mai trovarne uno a cui senta di appartenere, continuo a sentirmi fuori posto.
La mia paziente è una casalinga sulla cinquantina, vittima di un banale incidente domestico. Si è procurata una bella ferita sul palmo della mano tagliando l’arrosto per il pranzo della domenica.
«Non si preoccupi signora, è un taglio netto, guarirà velocemente.» Non serve nemmeno di inventarmi qualcosa per distrarla e lanciarle un incantesimo, è veramente una cosa da nulla. Finisco di applicarle la medicazione e la saluto uscendo dall’ambulatorio. Mi avvio verso l’ufficio del capo reparto. Se mi vogliono rinnovare il contratto che faccio? Questa volta resto o faccio di nuovo le valigie.

 

***

 

«Sirius… caffè o tè per colazione?» La voce di Remus mi riporta alla realtà. Alzo lo sguardo che era rimasto chissà quanto fisso sulle assi sconnesse del pavimento ed incontro il suo che mi osserva serio, appoggiato alla stipite della porta.
«Non ti ho sentito bussare.» Volevo suonare vagamente accusatorio, ma mi rendo conto di come la mia voce sia piatta e senza inflessioni.
«L’ho fatto… due volte, poi sono entrato. Iniziavo a preoccuparmi.» Ti avvicini e mi porgi una mano per aiutarmi ad alzarmi dal pavimento. Mi rendo conto di essere stato qui tutta la notte, seduto per terra, con la schiena appoggiata alla parete. Accetto la mano che mi porgi perché non ce la farei a rimettermi in piedi da solo adesso.
«Sirius… mi dispiace. Forse avrei dovuto dirtelo prima, ma… non sapevo come farlo.» Mi guardi con una tale preoccupazione che probabilmente immagini che stia per sgretolarmi in mille pezzi sotto i tuoi occhi.
«Lo so Moony, non preoccuparti. Io… farò i conti anche con questo, in qualche modo.» Tento di tranquillizzarti, ma dubito di riuscire ad essere molto convincente adesso.
«Allora, caffè o tè?» Domandi mentre inizi a scendere le scale verso il piano inferiore.
«Preferirei del whisky incendiario sinceramente…» Affermo ravviandomi all’indietro i capelli troppo lunghi che mi ricadono sugli occhi.
«Sono arrivati i Weasley. Non credo sia una grande idea ubriacarsi di prima mattina con Molly nei paraggi.» Rispondi con aria scettica.
Mi fermo un momento davanti alla porta della sala da pranzo da cui sento arrivare un baccano tale da confermare l’arrivo dei nostri ospiti. Prendo un respiro e cerco di ricompormi. Si va in scena. Facciamo finta anche oggi che la mia vita non sia un infermo. Mi metto sul volto la mia migliore espressione da malandrino strafottente e menefreghista ed entro.

 

***

 

La proposta di rinnovo del contratto non è male. Seduta sul divano davanti alla televisione osservo il minuscolo salotto intorno a me. È tutto il resto che non mi convince. Questa città è troppo caotica, troppo grande. Forse devo veramente cercare un lavoro in qualche cittadina di provincia. Potrei provare la campagna magari, mi piacerebbe una casa col giardino. Oppure potrei spostarmi più a sud, mi piacerebbe un clima più caldo e soleggiato. Magari potrei cercare qualcosa in Florida, sul mare...
Il rumore di qualcosa che picchietta sul vetro della mia finestra mi fa trasalire. Mi volto di scatto per quella imprevista interruzione dei miei pensieri e resto ancora più sconvolta. Un gufo è appollaiato fuori dalla mia finestra. Resto immobile a guardarlo come se fosse un drago a tre teste. Che diavolo ci fa un gufo nel centro di New York? Come a voler rispondere alla mia muta domanda, l’animale picchietta di nuovo sul vetro con il becco. Non è un gufo qualsiasi… porta una lettera. Una lettera che certamente proviene da qualche mago o da una strega. Ma io non ho più contatti con il mondo magico da 14 anni. Chi diamine può sapere dove sono? E perché qualcuno dovrebbero mandarmi un gufo?
Mi sembra di essere in trance mentre mi avvicino alla finestra per lasciarlo entrare. Si appollaia sul tavolino accanto a me e vi deposita una busta di pergamena. C’è il mio nome sopra, scritto con una calligrafia ordinata e abbellita da qualche ricciolo. Devo essere rimasta li per un po’ a bocca aperta a fissare quello che mai avrei creduto di vedere di nuovo in vita mia. È il gufo a riportarmi alla realtà con il rumore delle sue ali mentre riprende il volo fuori dalla finestra.
Con cautela prendo la lettera come se potesse scottare e torno sul divano. È indirizzata proprio a me, Elizabeth Collins. La volto ed il sigillo in ceralacca che la chiude riporta ai miei occhi lo stemma di Hogwarts.
Ho l’impressione che le mie mani stiano tremando mentre spezzo la ceralacca per aprire la lettera. Che fine ha fatto tutta la mia parvenza di autocontrollo.
Quella che ho tra le mani è una lettera di Albus Percival Wulfric Brian Silente. Non è una lettera eccessivamente lunga. Il messaggio è scritto in modo chiaro e senza fronzoli inutili, ciononostante ho bisogno di leggerlo almeno altre due volte prima di essere sicura di averlo capito veramente.
Il Professor Silente mi informa che circa due mesi prima Lord Voldemort è tornato. Ha richiamato a se i suoi seguaci e da allora sono ricominciati gli attacchi contro i mezzosangue e i babbani. Silente ha messo in campo tutti i mezzi a sua disposizione per trovarmi perché sta ricostruendo l’Ordine della Fenice per contrastare il Signore Oscuro e vorrebbe che come ex membro tornassi a Londra e mi unissi alla causa anche io.
Se la lettera finisse qui, Silente si ritroverebbe tra le mani un mio biglietto in cui lo mando poco elegantemente a quel paese. Ma sono le ultime righe della lettera quelle da cui non riesco a staccare gli occhi. È quel nome che mi procura un brivido alla schiena. Harry Potter ha assistito al ritorno di Voldemort e ne è uscito vivo per miracolo. Ovviamente Harry è il primo obiettivo sulla lista del Signore Oscuro e servirà tutto l’aiuto possibile per proteggerlo. Anche il mio, quello della sua madrina.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ritorno al passato

 

Capitolo 2

 

 

Continuo a rigirare questa lettera tra le mani. Continuo a rileggerla, come se questo potesse aiutarmi a capirci qualcosa in più.

Mai avrei immaginato una cosa del genere: una lettera di Silente che mi chiede di tornare a Londra. Ma cosa potrei fare io a Londra? Già durante la prima guerra magica ero stata un membro dell'Ordine della fenice molto marginale. I miei compiti consistevano principalmente nel tenere gli occhi aperti al San Mungo e a riferire eventuali informazioni utili. Io sarei stata ben contenta anche di fare di più, ma a quanto pare Silente era convinto che non fosse necessario. Avevo avuto il sospetto che mi tenesse deliberatamente alla larga dalle situazioni più pericolose, ma secondo i miei amici era solo una mia paranoia. I miei amici....

Guardo la lettera per l'ennesima volta. Tornare a Londra... Non ho niente a cui tornare… non ho nemmeno molto per cui restare qui, a dirla tutta. Avevo già praticamente deciso di non accettare il rinnovo del contratto, ma avevo pensato di cercare un lavoro in qualche cittadina di provincia del sud degli Stati Uniti. Mi attirava l’idea di un clima più caldo e soleggiato. Londra non è né calda né soleggiata.

Scuoto la testa. Cosa diavolo c’entra il clima?

Mi costringo a riprendermi da quello stato di trance e mi avvio verso la cucina per preparare un caffè bollente. Spero mi aiuti a schiarirmi le idee.

Quel nome continua a ronzarmi in testa. Potter. Harry Potter.

Prendo la mia tazza fumante e mi avvio verso la mia camera. Mi chino e da sotto il letto estraggo quel baule che non apro mai. Ci sono i ricordi di un’altra vita qua dentro, quel poco che si è salvato. Faccio scattare la chiusura con attenzione, quasi come se mi aspettassi che un movimento sbagliato potesse farla esplodere.

Do uno sguardo veloce al contenuto, cerco una cosa in particolare, non ho voglia di vedere altro. Sotto una sciarpa con i colori di Griffondoro ed accanto ad un libro sulle proprietà delle erbe magiche medicamentose, c’è il mio vecchio album di foto.

Mi rifiuto di sfogliarlo tutto, ci sono delle facce qui che non voglio assolutamente vedere. Cerco una foto, anzi due. Mi sembra fossero tra le ultime e non ci metto molto a trovarle. Lily e James Potter sorridono felici all’obiettivo della camera. Tra le braccia di Lily un piccolissimo Harry mi rivolge un sorriso sdentato. Lily… mi manchi ancora sai? Nella pagina accanto ci sono io, con almeno 10 di meno però. Forse non sono cambiata tantissimo… certo adesso c’è qualche piccola ruga agli angoli dei miei occhi castani, ma niente di eccessivo. Porto ancora i capelli lunghi oltre la metà della schiena, lisci come sono sempre stati. Sono ancora castani, ma recentemente ho schiarito le punte. Ho ceduto alla moda babbana anche io.

Nella foto un piccolo Harry mi afferra forte una ciocca di quei capelli mentre io gli sorrido felice. Il mio figlioccio… ero veramente felice quando quella foto fu scattata.

Sospiro. Non so che fare. Non so nemmeno come rispondere alla lettera di Silente: io non ho più un gufo!

 

***

 

Sono passate due settimane da quando Remus me lo ha detto, da quando mi ha detto che con ogni probabilità Beth è morta. Fa male, fa ancora dannatamente male, ma tento di non darlo a vedere a nessuno. Questo dolore è mio, solo mio. Se è l’ultima cosa che mi resta di lei, allora non voglio separarmene. Mi cullo in questo dolore, ricordandomi ogni giorno che in parte è anche colpa mia. Perché è così, come per la morte di James e Lily. Non devo scordarlo mai. Questo dolore è la pena che merito di scontare per le mie colpe. Anche il mio soggiorno ad Azkaban, io l'ho meritato per aver affidato i miei migliori amici a quel ratto traditore e per aver abbandonato Elizabeth.

Remus mi marca stretto, persino più di prima, ammesso che sia possibile. È preoccupato dal mio umore sempre più tetro.

Ho solo due pensieri cui aggrapparmi adesso: Harry, che ha bisogno del suo padrino e questa fottuta guerra alle porte, che noi dobbiamo vincere. Per Harry, ma anche per James, Lily e Beth. Allora sarà un po’ come averli vendicati.

La famiglia Weasley al completo si è praticamente trasferita qui, almeno fino a quando i ragazzi non torneranno a scuola. L’arrivo di Hermione è previsto nei prossimi giorni e Molly Weasley… sembra si stia impegnando per torturarmi ancora di più.

«Sirius questa casa è un porcile! C’è polvere ovunque! Non è possibile pensare che delle persone possano vivere qui senza prendersi qualche malattia!» Urla piantandomisi davanti con una scopa e degli stracci.

«Scusa Molly se non avevo un hotel di lusso da mettere a disposizione dell’Ordine.» Rispondo acido.

«Non mi lamento della casa ma della sporcizia, basta pulirla. Puoi cominciare dal salotto, grazie. » Afferma consegnandomi scopa e strofinacci. La guardo come se fosse impazzita mentre si appresta ad iniziare le pulizie della cucina.

«Non conosco incantesimi domestici Molly… » Io non ho mai pulito nulla in vita mia.

«Tenere occupate le mani ti farà bene. » Afferma con l’aria di chi la sa lunga.

 

***

 

Cinque minuti per telefonare in Ospedale e rifiutare la proposta di rinnovo del contratto.

Un pomeriggio per scovare un negozio di articoli magici e noleggiare un gufo per spedire una lettera.

Tre giorni per decidere esattamente cosa scrivere in quella lettera.

Sei ore per impacchettare tutta la mia roba. Ormai sono ferrata nei traslochi.

Quattro giorni passati a ripetermi che sono ancora in tempo per cambiare idea.

Finché il gufo noleggiato non è tornato indietro con una risposta al mio biglietto. Il Professor Silente è felice che io sia disposta a tornare a Londra immediatamente e mi invita ad incontrarlo al Paiolo Magico tra due giorni.

È fatta. Adesso non si torna indietro. Non so nemmeno io se sono più abbattuta o sollevata all’idea di tornare. Sollevata da cosa poi?

Lo sto facendo per Harry. È la milionesima volta che me lo ripeto. È quell’idea che mi fa tenere fede alla decisione che ho preso. Voglio vedere Harry. Questo è decisamente il pensiero migliore per convincermi a salire su quell’aereo. Una passaporta è fuori discussione, mi piacciono le mie ritrovate abitudini babbane.

Dal finestrino del taxi osservo New York per l’ultima volta. Non credo mi mancherà, nemmeno qui mi sentivo a casa. Casa… una volta era a Londra la mia casa… ma era una vita fa.

Avevo abbandonato Londra sperando di poter scappare dal mio dolore. Ad essere onesta non aveva funzionato del tutto, ma mi aveva almeno permesso di sopravvivere. Avevo fatto del mio meglio per tagliare tutti i ponti con il mio passato, quello era sempre stato il mio primo pensiero in quegli anni. E adesso stavo volontariamente ritornando a quel passato. Non sarà senza conseguenze. Non posso pensare di tornare a dei luoghi familiari senza pensare che alcuni ricordi... per Harry. Devo solo continuare a ripetermelo. Lo faccio per Harry.

 

***

 

È la prima riunione ufficiale dell’Ordine della Fenice da quando Silente ha deciso di rifondarlo. Non siamo in molti veramente. Abbiamo bisogno di più aiuto di così… decisamente di più.

La maggior parte delle persone che vedo qui erano membri anche del primo Ordine, ma c’è qualche nuovo acquisto. Mia cugina Ninphadora Tonks è stata una piacevole sorpresa.

Non l’avevo mai vista prima, nonostante la parentela, ma è stato bello scoprire che ho almeno un legame di sangue di cui non debba vergognarmi. Mi sorride dall’altro capo del tavolo mentre Remus seduto accanto a lei rivolge l’ennesima occhiata in tralice ai suoi capelli verde acido. Mi sfugge un lieve sorriso, il primo dopo mesi forse. Quando Tonks si è seduta accanto a Remus credevo che lui stesse per cadere dalla sedia.

«Visto che siamo tutti possiamo iniziare.» Silente prende la parola. «Siamo tutti qui, almeno per ora. Dobbiamo reclutare quante più persone possibili. In effetti è già previsto qualche nuovo arrivo nei prossimi giorni. Tutti quelli di voi che lavorano al Ministero ed in altri luoghi strategici devono tenere gli occhi aperti. Qualsiasi movimento sospetto potrebbe risultare importante. Dobbiamo capire quanti e quali siano i seguaci su cui Voldemort possa contare. Dobbiamo studiare il nemico e le sue mosse. Tra le nostre priorità ci sono ovviamente anche la sorveglianza di Harry e di una particolare sezione del Ministero della Magia.» Distribuisce a tutti delle pergamene con dei turni di guardia. Lo guardo perplesso quando vedo che non ha nulla per me.

«Sirius è meglio che tu non ti esponga troppo per adesso.» Afferma Silente con tono deciso.

Grandioso! Vuole che stia qui a girarmi i pollici mentre gli altri faranno tutto il resto? Non se ne parla!

«Professore… io non sono affatto d’accordo. Posso tranquillamente occuparmi della sorveglianza di Harry e…»

«Certo che potresti.» Mi interrompe. «Ma attualmente sei un obiettivo non solo per i Mangiamorte. Sei anche ufficialmente ricercato dal Ministero della Magia ed è molto meglio se non ti fai vedere in giro per un po’. Tonks è stata assegnata al tuo caso e farà il possibile per sviare l’attenzione del dipartimento Auror da te. Tu ti occuperai di coordinare le cose da qui. Chiunque avrà qualcosa da comunicare urgentemente all’Ordine potrà trovarti qui e tu potrai fungere da raccordo tra tutti noi.» Mi sta prendendo per il culo e crede che me la beva? Questo importantissimo ruolo che mi sta affibbiando è un contentino per tenermi buono. Sbuffo infastidito e lascio cadere l’argomento per ora, ma non finisce qui.

Sono troppo incazzato per prestare molta attenzione al resto della riunione, ma non mi sembra comunque che ci sia nulla di particolarmente rilevante.

Quando Silente ci congeda e si avvia verso l’uscita lo accompagno alla porta, pronto a riprendere l’argomento di poco prima.

«Sirius avrei una cosa da chiederti.» Mi precede lui fermandosi e guardandomi negli occhi. Sembra importante. Con un cenno del capo lascio intendere che ha la mia attenzione.

«Un membro dell’Ordine ci sta raggiungendo dagli Stati Uniti. Ha lasciato la casa e il lavoro per unirsi a noi. Pensavo di proporgli di alloggiare qui, almeno fino a quando non avrà trovato un’altra sistemazione, se per te va bene.» Il suo sguardo è pensieroso, ma non ne capisco il motivo. Ho già messo la casa a completa disposizione dell’Ordine.

«Ci sono un sacco di stanze vuote Professore, non c’è nessun problema.» Lo rassicuro. Lui sorride felice come un bambino la mattina di Natale.

«Bene, bene. Preparate una stanza allora. Accompagnerò qui il nostro ospite domani.» E se ne va sorridendo ancora, lasciandomi qui interdetto. Solo in un secondo momento mi rendo conto che mi ha talmente spiazzato con il suo atteggiamento che mi sono completamente dimenticato che volevo rinfacciargli il grande “ruolo strategico” che mi aveva rifilato.

 

***

 

Il viaggio mi è sembrato troppo corto. Di solito i viaggi dovrebbero sembrare interminabilmente lunghi, ma questa volta sono arrivata prima di quanto non avessi desiderato.

Esco dall’aeroporto e mi guardo intorno. Non posso credere di essere di nuovo qui. Non ci credo.

Sarei in perfetto orario per l’incontro con Silente, se decidessi di smaterializzarmi a Diagon Alley. Se preferissi i mezzi di trasporto babbani sarei in ritardo di almeno 20 minuti. Non mi smaterializzo da 14 anni… mi ricordo ancora come si fa? Lo scoprirò a breve a quanto pare.

Volto un angolo e cerco un posto più appartato, dove nessuno possa vedermi. Mi assicuro di avere i miei bagagli ben stretti tra le mani, do un’ultima occhiata intorno per essere sicura di non essere vista da nessuno e poi mi concentro intensamente su Diagon Alley, sul ricordo che ho di quel luogo. Poi succede. Tutto rotea intorno a me e mi sento quasi risucchiare finché i miei piedi non poggiano di nuovo su qualcosa di solido e stabile. Ondeggio leggermente mentre controllo di essere tutta intera e soprattutto nel posto giusto. Beh direi che l’ho fatta, sembra tutto in ordine.

 

«Certe cose non si dimenticano mai Beth. È come tornare in sella ad una scopa dopo un po’. Sai comunque cosa fare.» Due profondi occhi blu brillano verso di me.

 

Scuoto la testa per scacciare quel ricordo. Cosa mi viene in mente adesso? Non ho tempo per queste sciocchezze. Sono anni che non ci penso e non è certo questo il momento di ricominciare. Sapevo che trovandomi qui sarebbe stato più difficile, ma... non ci devo pensare!

Affretto il passo e mi dirigo verso il Paiolo Magico. Forse avrei dovuto prenotare una stanza qui, almeno per qualche giorno, penso mentre varco la soglia. Spero solo che abbiano posto.

Mi guardo intorno ma non vedo nessuno che riconosco, Silente non deve essere ancora arrivato.

Il proprietario, il vecchio Tom, mi viene incontro squadrandomi.

«Buona sera signorina, desidera un tavolo, posso portarle qualcosa?» il proprietario del paiolo magico è decisamente invecchiato.

«Veramente dovrei vedere una persona.» Rispondo incerta guardandomi intorno.

«Oh allora so di chi si tratta, prego mi segua.» Con uno sguardo di intesa si avvia a passo svelto fuori dalla sala principale verso le sale private sul retro ed io lo seguo trascinando i miei bagagli. Come se li avesse notati solo adesso mi guarda speranzoso. «Ha bisogno di una stanza, signorina?» In effetti da qualche parte devo pur stare…

«Non credo che ce ne sarà bisogno, grazie Tom.» La conosco bene questa voce. È profonda e calda come la ricordavo. Il Professor Silente mi osserva sorridente da dietro le piccole lenti a mezzaluna dei suoi occhiali. Mio malgrado sorrido. L’ultima conversazione che ho avuto con lui 14 anni fa non è stata esattamente piacevole, ma… è un volto amico, dopo tanto tempo.

«Miss Collins è un piacere rivederla, la trovo bene!» Dice tendendomi una mano con fare cordiale.

«Grazie Professore. Anche io la trovo bene.» Sono sincera. Il tempo non passa per quest’uomo? Fatta eccezione per la barba leggermente più lunga è esattamente come lo ricordavo.

La lunga veste da mago di velluto azzurro gli arriva fino ai piedi. I capelli e la barba completamente candidi sono come sempre ordinati e molto curati. Due penetranti occhi azzurri mi osservano da dietro i piccoli occhiali mentre un berretto da mago a punta completa l’inconfondibile immagine del mio preside. Mi sembra di essere tornata indietro ai tempi della scuola a ritrovarmelo davanti così.

«Si accomodi, deve essere stanca dal viaggio.» Afferma indicandomi una sedia.

«In realtà non troppo. Sono abituata a viaggiare parecchio.»

«Sono veramente felice che sia qui Elizabeth. Mi rendo conto che non deve essere stato facile lasciare tutto così all’improvviso. Il lavoro, la casa, gli amici e forse anche una famiglia?» Mi osserva curioso.

Se potessi pensare che sappia come ho vissuto negli ultimi anni crederei che mi stia prendendo in giro. Ma non lo sa, o almeno credo. Con Silente non si può mai essere certi di niente.

«In realtà non ho lasciato niente in particolare. Professore qual è il piano adesso che sono qui?» Chiedo ansiosa di cambiare argomento.

«Beh, per prima cosa direi che ha bisogno di un posto dove stare e di un lavoro e almeno in questo posso darle una mano io. Se lei è d’accordo potrà riavere il suo posto all'ospedale, il che tornerebbe utile anche all’Ordine. Stiamo cercando di infiltrare persone di nostra fiducia in tutti i luoghi chiave del mondo magico: il Ministero, la Gringott e sarebbe bene avere un paio di occhi anche al San Mungo.» Certo, il ragionamento non fa una piega. Ma…

«Professore io… ho vissuto tra i babbani ultimamente. Sono decisamente fuori allenamento con gli incantesimi di guarigione e tutto il resto.» Per la prima volta mi ritrovo a chiedermi di quale utilità potrei essere io per l’Ordine della Fenice, calcolando che non tocco la bacchetta da una vita se non per qualche incantesimo veramente basilare.

«Ho già preso accordi perché lei segua un corso di aggiornamento prima di essere riassunta come guaritrice a tutti gli effetti.» Insomma ha già pensato a tutto… sono un po’ frastornata sinceramente. Io che di solito non so nemmeno cosa farò da qui a due ore ho già un programma preciso e dettagliato pronto per me.

«Per quanto riguarda il suo alloggio può restare alla sede dell’Ordine per quanto desidera. » Si avvicina e abbassa leggermente il tono della voce anche se siamo soli nella stanza. «Si Trova al numero12 di Grimmauld Place.»

È una zona di Londra che non mi è familiare, non ci sono mai stata, eppure l’ho già sentita nominare. Non ricordo a che proposito. Non mi dispiace l’idea di un alloggio gratis. Le mie finanze non sono così floride al momento da potermi permettere di pagare un albergo a lungo. Potrò cercarmi un appartamento tra qualche mese.

«Cosa si aspetta che faccia per l’Ordine oltre a tenere gli occhi aperti al San Mungo?» Visto che ha già pianificato tutto, meglio farmi aggiornare sul pacchetto completo.

«Abbiamo dei turni di guardia per sorvegliare una particolare sezione del Ministero della Magia, ma in particolare vorrei che coprisse qualcuno dei turni di guardia per assicurare la sicurezza di Harry.» Mi guarda con molta più attenzione adesso, lo sa benissimo che è quello il vero motivo per cui sono qui.

Eppure… «Quattordici anni fa non credeva che Harry potesse aver bisogno di me…» Il mio tono è ancora risentito, non posso resistere all’impulso di rinfacciarglielo.

«Mi dispiace, sinceramente.» Lo dice con un sospiro. «Ma ero convinto, e lo sono ancora, che il legame di sangue con i parenti di Lily avrebbe protetto Harry meglio di qualsiasi altra cosa. Se non fosse stato per questo, non lo avrei mai sottratto alle cure e all’affetto della sua legittima madrina.»

Sì, me l’ha già detto almeno mille volte, quattordici anni fa mentre io in lacrime lo pregavo di non separarmi dal mio figlioccio, l’unico affetto che mi era rimasto.

Lascio andare un sospiro rassegnato. Lo sapevo che sarebbe stato difficile. Sapevo che avrei dovuto fare i conti con molte cose per poter tornare qui. Questa è una di quelle. Non credo che riuscirò mai a perdonare Silente per questo, ma devo in qualche modo metterci una pietra sopra e ricominciare. Per Harry. Per Harry. Continuo a ripetermelo come un mantra.

«Bene, visto che ha già pensato a tutto… quando inizio al San Mungo?» gli rivolgo un sorriso un po’ tirato, ma è comunque un segno di pace.

«Dopodomani, così avrà il tempo di sistemarsi. Venga la accompagno a Grimmauld Place. Credo che ci sarà bisogno di qualche spiegazione.» Afferma con un sorriso furbetto mentre con un colpo di bacchetta fa sparire i miei bagagli. Devono essere già a destinazione.

Lo guardo un po’ perplessa dalla sua ultima affermazione mentre mi offre il braccio. Non mi piace la smaterializzazione congiunta. Smaterializzarsi due volte in un giorno dopo 14 anni mi sembra eccessivo, ma mio malgrado afferro saldamente il suo braccio.

 

 

***

 

Un rumore all’ingresso mi distoglie dalla scacchiera. Mi alzo a vedere di cosa si tratti, tanto Remus mi sta già stracciando comunque. Una valigia ed un baule sono comparsi accanto alla porta d’ingresso.

«Moony credo che stia arrivando l’ospite di cui mi aveva parlato Silente.» Remus si alza e si avvicina a me incuriosito, quando il rumore secco di una smaterializzazione fuori dalla porta d’ingresso conferma la mia supposizione.

Osservo dallo spioncino quando sento bussare. Riesco a vedere solo Silente davanti alla porta ed apro.

«Buona sera Professore, prego si accomodi.» Dico lasciandolo entrare. Un movimento alle sue spalle mi ricorda che probabilmente non è solo.

 

***

 

Quella voce. Mi è passato un brivido per la schiena. Ma cosa vado a pensare? Non avrebbe senso.

Silente attraversa la porta ed io mi accingo a seguirlo ma quello che vedo mi lascia pietrificata e non riesco più a muovere un muscolo.

Sento un ronzio nelle orecchie. Forse qualcuno ha detto qualcosa ma non ho sentito. Non riesco a muovermi. Non riesco a staccare gli occhi da quello che vedo, da quel paio di occhi blu così profondi che mi fissano. Sto respirando? No, mi bruciano i polmoni per la mancanza di ossigeno.

Lui è qui! Lui che li ha traditi, lui che ci ha tradito tutti. Lui!

 

***

 

Lei! È lei! È un fantasma o un'allucinazione?

Così alla fine sono impazzito veramente. Forse doveva succedere prima o poi. Ma se impazzire mi consente di vederla di nuovo, allora sono veramente felice di aver perso il senno.

«E… Elizabeth?» la voce di Remus mi riporta alla realtà. Come Remus? La vedi anche tu? No. Lascia che sia solo mia questa visione. Lasciami perdere nei suoi caldi occhi scuri ancora… non voglio spostare lo sguardo perché ho paura di non trovarla più li.

«Credo che abbiate tutti bisogno di qualche spiegazione, ma forse è meglio se ci mettiamo comodi. Venga Miss Collins.» Silente le porge il braccio invitandola ad entrare.

Allora non la vedo solo io? Lei… lei è viva!

 

 

 

 

Nota dell’autrice:

Non so con che frequenza aggiornerò, molto dipende dagli impegni lavorativi.

Mi farebbe veramente tanto piacere riceve qualche commento, sono curiosa di sapere cosa ne pensiate. Anche le critiche costruttive sono veramente le benvenute. Spero di migliorare con i vostri pareri.

A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ritorno al passato

Capitolo 3
 

Afferro il braccio che Silente mi offre perché ho la strana sensazione che le mie ginocchia siano fatte di gelatina. Lui mi conduce oltre la porta ed io lo seguo inebetita. Cerco di mettere ordine tra quello che mi passa per la testa, ma al momento non mi sembra di pensare a nulla di coerente.
Il professore mi conduce attraverso un ingresso piuttosto cupo fino ad un salotto. Non sono particolarmente concentrata sull'arredamento al momento, il mio cervello registra solo che la stanza ha un aspetto tetro ed opprimente.
Sono felice di sedermi su un vecchio divano, le mie gambe non sono affatto stabili. Alzo lo sguardo sui due uomini che prendono posto di fronte a me: Remus Lupin e Sirius Black!
Anche loro sembrano stupiti di vedermi, ma sorridono. Io invece devo avere un'espressione ebete in faccia. Sono ancora sotto shock. Per quanto forse non fossi pronta ad una rimpatriata tra compagni di scuola non sono stupita di vedere Remus, mi aspettavo che Silente avesse reclutato anche lui. Ma Sirius che ci fa qui? È ricercato! È accusato dell’omicidio di Peter Minus e di alcuni babbani. Sembrerebbe che abbia tradito Lily e James… Il mio sguardo continua a rimbalzare tra i volti che ho davanti a me. Devo sembrare un’idiota.

«Elizabeth… noi… credevamo che tu fossi… morta.» Dice Remus con un’aria incredula. Il suo sorriso lascia supporre che sia felice che non sia così.

«Morta? Beh, no… me ne sono solo andata. Non c’era più nulla per cui restare qui.» Scrollo le spalle come se fosse stata una cosa da poco. Da un giorno all’altro mi sono trovata senza più nulla per cui vivere. «Lily e James non c’erano più. Il professor Silente mi aveva negato la custodia di Harry affidandolo a Petunia. Io e te Remus avevamo avuto quella brutta discussione… quando mi sono trovata anche senza casa ho pensato che fosse meglio andarmene e provare a ricominciare da un’altra parte.» Solo a riparlarne mi sembra di sentire ancora lo sconforto di quei giorni, quando tutta la mia vita era stata spazzata via con un colpo di bacchetta.

«Senza casa? Ti avevo lasciato la casa a disposizione…» la voce di Sirius mi procura un brivido. Non so nemmeno io se sia un brivido spiacevole o…

«Era comunque il tuo appartamento e quando sei stato arrestato è stato messo sotto sequestro dal Ministero per le indagini.» Il tono della mia voce è duro mentre gli rispondo. Non gli devo nessuna finta cortesia. «Gli auror avevano avviato un’indagine anche su di me visto che… beh volevano assicurarsi che non fossi tua complice.» Forse perché una volta stavamo insieme… non riesco a dirlo ad alta voce.

Mi rendo conto che la conversazione ha decisamente preso una strana piega: non è di me che dobbiamo parlare. Un evaso da Azkaban se ne sta seduto in salotto davanti a me come se fosse pronto a prendere il tè. Mi rendo conto di aver istintivamente avvicinato la mano alla tasca dove tengo la bacchetta. Potrebbe far del male anche a me? Non dovrei nemmeno pormi una domanda simile.

Mi rivolgo a Silente. «Professore... Black è un evaso... io... non capisco...»

Vedo Sirius rabbuiarsi. Come se avesse il diritto di risentirsi su questo argomento... e Remus e Silente non hanno nulla da dire?

«Dunque, miss Collins, credo che prima di tutto sia il caso di spiegarle che Sirius non ha tradito i Potter.» Silente mi osserva, studiando la mia reazione a quella rivelazione.

«Professore, ho sempre pensato che Sirius non avrebbe mai tradito Lily e James.» Con la coda dell’occhio lo vedo rianimarsi e sorridere. Levati quel sorrisetto dalla faccia! Forse non sei un traditore, ma resti comunque un fottuto bastardo ed un assassino. «Solo che non ho mai capito come Voldemort potesse aver trovato i Potter… quindi ho dovuto finire per rassegnarmi all’evidenza della colpevolezza di Sirius. E poi l'omicidio di Peter...» Ancora oggi non riesco a credere che tu possa averlo ucciso... eppure non c'è altra spiegazione.

Non sorridi più ora. «Già, povero Peter!» Esclami sarcastico. «Era Peter il custode segreto. L’idea era che nessuno avrebbe sospettato del povero piccolo Peter e i Mangiamorte sarebbero stati con il fiato sul collo a me, lasciando in pace lui. Purtroppo… non sospettavo affatto che Peter fosse passato al nemico. È stato lui a tradire James e Lily. Dopo la loro morte l’ho cercato per affrontarlo e fargliela pagare. Lui ha fatto saltare in aria l’intera strada ed ha approfittato della confusione per scappare sotto forma di topo. » Hai detto quasi tutto d’un fiato senza mai smettere di guardarmi dritto negli occhi. Con la coda dell'occhio vedo Silente annuire, come a confermare il tutto. Ma io resto scettica. Dopo anni passati a ritenerlo responsabile della morte dei nostri migliori amici non sono pronta a cedere così prontamente.

«Sotto forma di topo? Che vuol dire sotto forma di topo?» Sirius si muove un po’ a disagio sulla sedia, come se avesse detto qualcosa di troppo.

«Peter è un animagus non registrato dai tempi della scuola. Può trasformarsi in un topo. È così che è scappato e che tutt’ora si nasconde.» Peter cosa? Ma mi ha presa per deficiente?

«Come diavolo avrebbe fatto Peter ad imparare un incantesimo così avanzato sin dai tempi della scuola? Parliamo dello stesso Peter Minus che conoscevo io? Quello che a malapena azzeccava gli incantesimi basilari?» Mi rendo conto di aver leggermente alzato il tono della voce. Sto iniziando a perdere la pazienza. Sirius rivolge uno sguardo pensieroso a Remus che ha un’espressione vagamente sconsolata.

«Mi dispiace Elizabeth, questa è una cosa di cui avrei dovuto parlarti io un’infinità di tempo fa. Peter, Sirius e James erano tutti e tre animagus. Lo sono diventati per aiutare me. Io…» la voce gli muore in gola. Lo guardo con aria perplessa mentre si passa una mano sugli occhi. «Io sono un licantropo. Lo hanno fatto per me. Per starmi vicino durante le notti di luna piena.»

Remus… non… che cazzo dici? Non è possibile… tu… è come se mi avesse dato uno schiaffo. Sono stordita. Ma… le cicatrici, i suoi ricorrenti malesseri, le giornate in infermeria, le sparizioni periodiche…

«Sono un’idiota per non esserci mai arrivata da sola, vero?» Il tono della mia voce è amaro e deluso.

«No affatto. Sono io l’idiota a non avertelo mai detto. Ma sono sempre stato così spaventato dal fatto che le persone potessero considerarmi diversamente una volta scoperto il mio segreto che…» la voce gli si strozza in gola. Di nuovo. Non deve essere facile per lui. Di sicuro gli è già successo di essere emarginato per questo. Remus è una brava persona, non si merita una cosa simile. Vorrei dirglielo ma al momento sono troppo ferita. Siamo stati amici una volta e non me lo ha mai detto. Quante bugie mi hanno raccontato in tutti quegli anni?

«Mi dispiace veramente. E mi dispiace anche per quello che ti ho detto l’ultima volta che ci siamo visti. Sono stato veramente troppo duro con te, soprattutto considerando che avevi ragione tu visto che Sirius è innocente.» Oh ma chi se ne frega di quello Remus!

Silente annuisce ancora, come a voler confermare tutto. Mi sta venendo un mal di testa di proporzioni epiche. Mentre mi massaggio leggermente le tempie mi rendo conto di essere terribilmente tesa. Faccio un respiro profondo e mi concentro per rilassare un po’ le spalle. Devo riuscire a mettere a fuoco tutte queste informazioni.

Sono ferita e delusa. Mi sento veramente una stupida per non averlo capito da sola. Non posso crederci che mi abbiano mentito tutti su una cosa così importante. Remus era il mio migliore amico insieme a Lily.

«Lily lo sapeva.» Non è una domanda. Lo so già. Mi rendo conto solo

ora di tanti piccoli particolari che improvvisamente assumono un significato nuovo.

«Glielo aveva detto James» ammette Sirius senza guardarmi direttamente.

Certo, tra loro non c'erano segreti o bugie. Non come tra di noi...

«Remus…ma… ma veramente hai pensato che io non ti avrei accettato comunque per quello che sei?» il mio tono è ferito e deluso. Uno dei miei migliori amici mi ha sempre mentito e non si è fidato di me. Non è facile da digerire questa… Sirius sta guardando Remus con il suo sorrisetto alla “te l’avevo detto io” che conosco fin troppo bene. Finirò per spaccargli la faccia, se non la smette di sorridere.

«Ora so che è stato un errore colossale. Spero solo che tu possa perdonarmi.» Remus è sinceramente abbattuto. Fissa con estrema attenzione la punta delle sue scarpe troppo consunte.

Non so più cosa dire. Mi rendo solo conto che Remus potrebbe fraintendere il mio silenzio.

Mi sporgo leggermente per arrivare a stringergli una mano. Lui sobbalza a quel contatto inaspettato, riportando i suoi occhi di me, poi ricambia la stretta con decisione. Gli sorrido debolmente. Non è di colpo tutto cancellato, ma ci posso lavorare su.

 

***

 

Sto ancora cercando di abituarmi alla visione di Elizabeth seduta sul mio divano. Remus le stringe la mano ed io sono quasi geloso persino di un gesto così banale. Merlino cosa darei per poterla anche solo sfiorare!

«Bene direi che ora non avete più bisogno di me.» La voce di Silente mi riscuote dai miei pensieri. «Miss Collins domani ha la giornata libera, così da potersi sistemare, dopodomani mattina è attesa dal direttore del San Mungo alle 8. Per quanto riguarda le attività dell’Ordine la aggiorneremo nella prossima riunione tra un paio di giorni. C’è una stanza pronta per lei al piano di sopra.»

Elizabeth si guarda intorno leggermente perplessa. In effetti… non credo che questo posto abbia un aspetto molto accogliente.

Realizzo solo adesso che la stanza che abbiamo ripulito oggi pomeriggio è per lei. Un sorriso mi incurva le labbra.

«Che posto è questo?» La sento chiedere a Remus mentre accompagno Silente alla porta.

«È la casa della famiglia Black. Sirius l’ha ereditata e l’ha messa a disposizione dell’Ordine.» Risponde lui.

«Oh… capisco.» Sposta i suoi grandi occhi scuri su di me che sto rientrando in salotto, riprendendo a parlare con tono incerto. «Forse… non dovrei restare qui. Posso prendere una stanza da qualche parte e…» Mi affretto a fermarla.

«Assolutamente no. Puoi stare qui.» Sono soddisfatto di come il mio tono risulti deciso.

Restiamo a fissarci per un istante che vorrei non finisse mai. Remus mormora qualcosa su un bicchiere d’acqua e sparisce velocemente verso la cucina. Più tardi dovrò ricordarmi di ringraziarlo per questo. Elizabeth, invece, lo guarda come se l’avesse appena lasciata sola ad affrontare un ungaro spinato.

«Veramente Sirius, non voglio imporre la mia presenza. Non c’è bisogno che mi ospiti, posso prendere una stanza al paiolo magico per qualche giorno e poi…» si alza e sta già facendo un passo in direzione della porta. Con fare deciso mi metto tra lei e l’uscita.

«Insisto. Puoi restare qui quanto vuoi Beth. Mi fa piacere.» Sussulti quando ti chiamo in quel modo. L’ho sempre usato solo io quel nomignolo, una volta ti piaceva… ora mi guardi come se mi detestassi e forse è così…

Sono un cretino! Che mi aspettavo? Che fosse tutto dimenticato di colpo? Lo so quanto male ti ho fatto quando ti ho lasciata, ma ne ho fatto molto di più a me stesso, credimi. Forse dovrei dirtelo…

«Elizabeth quando James e Lily si sono dovuti nascondere ero sicuro che io sarei stato il primo obiettivo sulla lista per scoprire dove fossero. Io e chiunque mi fosse stato accanto. Io ho pensato che…»

«Non c'è bisogno di parlarne ancora.» Mi interrompi bruscamente, ma io vado avanti comunque.

«io credevo che la cosa migliore per te sarebbe stata che ci lasciassimo e…»

«Migliore per me? Migliore?» Il tono di voce è più alto del necessario, sembri sorpresa. «Mi vorresti far credere che mi hai piantato su due piedi dopo 4 anni per il mio bene?» No, non sei sorpresa. Sei decisamente furiosa.

«Ecco… se la metti in questi modo in effetti sembra un po’ una cazzata, ma…» Nella mia testa sembrava un piano geniale.

«Non sembra una cazzata. Lo è! È un'enorme, gigantesca, colossale cazzata!» affermi con tono duro.

Nel mio geniale piano io sarei tornato da te quando tutto fosse finito e tu mi avresti accolto come l’eroe vittorioso che torna a casa. Non sarà esattamente così vero? Solo con l’imbecillità dei miei vent’anni ci potevo credere.

 

***

Se prima avevo voglia di picchiarlo adesso credo che lo ucciderò direttamente. Mi ha piantata in asso in mezzo alla strada, sotto la pioggia, all’improvviso senza nemmeno una spiegazione decente e adesso dovrei bermi questa?

Lo ha fatto per me! Che magnanimo!

«Me lo ricordo bene cosa mi hai detto: che in fin dei conti non era mai stato niente di serio, che non eri mai stato veramente innamorato di me. Sembravi convincente sai?» Mi hai trattata come quella che era servita solo a riempirti il letto. Che ti prende adesso? Hai di nuovo il letto vuoto?

«Beth mi dispiace, ma… tu continuavi a chiedermi il perché e… io dovevo allontanarti da me! Dovevo essere convincente!» fa un passo verso di me ed allunga una mano. Cosa vuoi fare? Toccarmi? Non osare! Faccio un passo indietro per sfuggire a quel tocco.

«E infatti mi hai convinta benissimo. Non c’è nient’altro da aggiungere.» Tento di recuperare la calma. Non ho nessuna intenzione di far vedere quanto quella ferita sia ancora aperta. Anzi, mi sono già esposta più di quanto avrei voluto.

«Resto convinta che questa sia veramente la scusa più patetica che abbia mai sentito, ma…» tenti di dire qualcosa ma ti zittisco con un cenno. Non voglio sentire più niente. Non mi importa. «È passato tanto tempo… non importa più ormai. Se dobbiamo collaborare per il bene di Harry e dell’Ordine è meglio non parlarne più. Il passato è passato.» L’aver nominato Harry sembra aver sortito l'effetto che speravo: abbassi la testa e rilassi le spalle. Almeno per adesso il confronto è finito. È il caso di cogliere il momento al volo.

«Ho fatto un lungo viaggio oggi e sono stanca morta. Vorrei riposare un po’.» Mi guardo intorno come per suggerire che vorrei sapere dov’è la mia stanza.

«Quindi hai deciso di restare?» Cos’è quel sorriso? Ho bisogno di un posto dove stare, non significa che mi berrò tutte le balle che mi hai raccontato.

«Penso che saremo capaci di stare sotto lo stesso tetto senza insultarci a vicenda, no?» e comunque non ho intenzione di passare molto tempo qui. Annuisci con fare sconsolato.

 

***

 

Non posso pretendere di più per adesso. Ti conosco, sai essere veramente testarda quando vuoi. Se insistessi ancora faresti in un attimo a sparire da qui.

«Vieni ti accompagno, la tua camera è al piano di sopra.» percorro il breve tragitto in silenzio, facendo levitare i tuoi bagagli davanti a me.

«Non è il massimo, ma l’abbiamo pulita e non ci sono mollicci nell’armadio.» Affermo aprendo la porta di quella che un tempo era stata la camera di quella megera di mia madre. «Hai cenato? Hai fame?» Tento in ogni modo di trovare qualcosa per trattenerti ancora un po’, non voglio dover smettere di vederti, di parlarti.

«No grazie, sono a posto.» Non mi guardi nemmeno mentre mi rispondi, sei già intenta ad aprire la tua valigia ed io non ho più nessuna scusa per restare li.

«Buona notte allora.» Mormoro mentre continui a darmi la schiena.

«Buona notte.» Mi chiudo la porta alle spalle. Mi sento svuotato.

Torno in salotto dove Remus mi aspetta con un bicchiere pieno di un liquido ambrato in mano. Me lo porge senza una parola.

«Grazie.» Dico prendendo il bicchiere e bevendo un sorso di whisky incendiario.

«Sospettavo che ne avresti avuto bisogno, ne è servito uno anche a me.» Sei ancora sconvolto anche tu, vero Rem?

«Non è andata come nei tuoi piani.» Non è una domanda. «Non ho origliato ma, il tono di voce era un po’ alto…» dici a mo’ di scusa.

Scuoto la testa per dire che non importa, te lo avrei comunque detto io.

«Non è affatto andata come nei miei piani, e a pensarci bene… non poteva che essere così. Sono stato un coglione.» Mi passo una mano sul viso. Ho fatto un casino, tanto per cambiare.

«Beh però adesso Elizabeth è qui. Hai un’occasione per farti perdonare e… anche io ho qualcosa da farmi perdonare da lei ed ho intenzione di riuscirci.» Mi dici con una pacca sulla spalla.

Annuisco. Anche io ho intenzione di riuscirci. Riguadagnerò la sua fiducia a qualsiasi costo.

 

***

 

Mi brontola lo stomaco per la fame, ma non volevo che Sirius restasse un secondo di più in questa stanza.

Crollo sul letto di peso. Il cigolio risentito delle molle mi avvisa che non è stata una grande idea.

La testa mi scoppia. Mille pensieri continuano a rincorrersi senza un ordine logico preciso.

Remus è un licantropo. Remus mi ha mentito. Fino ad oggi.

Sirius è innocente. Sirius è comunque un bastardo. Non credo a nulla di quello che ha detto a proposito di noi due e non riesco a spiegarmi perché ci tenga così tanto a rifilarmi tutte quelle balle. Cosa vorrebbe farmi credere? Che mi amava ed è ancora innamorato di me? Non sono così sciocca da cadere di nuovo nelle sue bugie.

Però lui è il padrino di Harry ed io la sua madrina. Dovremo trovare il modo di andare d’accordo per lui. Sarà sicuramente un incubo!

Lily e James ce lo hanno affidato, glielo dobbiamo. Eravamo una coppia quando è nato e cosa poteva essere più sensato che affidare un bambino ai migliori amici dei suoi genitori? Ma adesso… Lily sei sicura che abbiate fatto la scelta giusta? Guarda che razza di disastro siamo io e Sirius.

Sono esausta e mi scoppia la testa.

Questo ritorno al passato si preannuncia molto più difficile di quanto non avessi immaginato.

 

 

 

Nota dell'autrice:

Questo capitolo è stato veramente difficile da scrivere. Spero di essere riuscita a renderlo come lo avevo immaginato nella mia testa.

Che ne dite? Come è stato questo incontro? Vi ha soddisfatto? Ve lo aspettavate così?

Aspetto i vostri commenti.

 

A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ritorno al passato

Capitolo 4

 

 

Contro qualsiasi spiegazione logica sono sveglio alle prime luci dell’alba. Non sono mai stato un tipo mattiniero, ma stanco di rigirarmi in un letto che oggi sembra fatto di spine, decido di alzarmi.

L’idea che Elizabeth abbia dormito nella stanza accanto alla mia, separati solo da una parete non mi ha certo conciliato il sonno. Mi passo una mano tra i capelli mentre con un sospiro mi dirigo in bagno.

Non potevo veramente pensare che lei mi avrebbe perdonato come se niente fosse. Sono un coglione e detesto doverlo riconoscere per la seconda volta in due giorni.

Con un gesto stizzito mi lancio dell’acqua fresca in viso, ottenendo l’unico risultato di bagnare tutto il pavimento del bagno. Avrei voglia di spaccare qualcosa.

Lo sguardo torvo che mi restituisce lo specchio richiama la mia attenzione. Decisamente non sono un bel vedere… I capelli spettinati mi cadono sul volto con poca grazia ed insieme alla barba ed ai baffi troppo lunghi fanno sembrare tutta la mia testa un groviglio ispido. Decisamente non ho l’aspetto dell’uomo ideale per una donna avvenente ed in gamba… come Elizabeth. Vedendomi adesso nessuno crederebbe che una volta ero stato un ragazzo attraente. È decisamente finito il tempo in cui le studentesse di Hogwarts si gettavano ai miei piedi…

Vaffanculo Sirius! Da quando sei così incline all’autocommiserazione? Adesso ti dai una ripulita e fai del tuo meglio per tentare di meritare l’affetto della donna che ami!

Non mi rado da tanto di quel tempo che una volta finito ho bisogno di qualche colpo di bacchetta per far sparire un paio di piccoli tagli.

Con un paio di incantesimi tento di sistemare anche i capelli: li ho sempre portarti un po' lunghi, ma ordinati e curati.

Mi osservo con attenzione allo specchio. Indubbiamente non sono tornato allo splendore dei vent’anni, ma va già meglio.

Dopo un quarto d’ora passato a frugare nell’armadio trovo qualcosa che sembri adatto ad essere indossato: una camicia bianca con delle piccole righe argento, dei pantaloni blu notte ed una giacca dello stesso colore che lascio sbottonata. Una tenuta da mago casual, ma non troppo. Può andare.

Mi ritrovo a sorridere tristemente allo specchio pensando che mi sto comportando come un ragazzino al primo appuntamento, mentre con ogni probabilità Elizabeth mi considera desiderabile come un troll a prescindere da quello che io possa indossare.

Scendo in sala da pranzo dove Molly sta già portando in tavola la colazione. Il set di tazze da colazione che sta facendo levitare fino al tavolo traballa per un momento quando mi vede. Mi squadra per un secondo un po’ stupita, prima di tornare alle sue faccende salutandomi con un «Buon giorno Sirius.» Apprezzo che non abbia fatto commenti e le rispondo con un cenno ed un sorriso.

Solo in quel momento Remus si accorge della mia presenza nella stanza. Solleva lo sguardo dal giornale e vedendomi quasi soffoca con il tè che sta bevendo.

«Buongiorno Rem.» Lo saluto come se niente fosse e prendo posto a tavola di fronte a lui.

Lui si ricompone velocemente e recupera un’espressione perfettamente seria.

«Non so se sono più stupito del fatto di vederti già in piedi a quest’ora o del fatto che hai tagliato quella specie di cespuglio che avevi in testa.» Afferma con tono distratto mentre riprende a sorseggiare il suo tè.

«Del mio essere mattiniero Remus. Io mi stupirei decisamente di più per quello.» Fingo anche io una certa indifferenza mentre mi verso una tazza di tè e mi servo un paio di toast.

«E non hai nemmeno i postumi di una sbornia…» mormora a vocee più bassa per non farsi sentire dai Weasley.

Non mi piace la piega di questa conversazione… «In effetti no.»

Sono concentratissimo sui miei toast.

Remus poggia la sua tazza di tè sul tavolo ed apre il giornale di oggi. «Devo immediatamente ringraziare Elizabeth per averti reso un coinquilino molto meno spiacevole. Non ti sopportavo veramente più! Devo assolutamente dirle come ti eri ridotto…» Un sorriso malandrino gli incurva le labbra.

Il tè mi va completamente di traverso. Sono impallidito, lo sento.

«Non oseresti…» mormoro, sapendo che in realtà oserebbe e come!

«Forse no... se mi dai la tua parola che è un cambiamento permanente.»

«Bastardo ricattatore! » Ecco cosa voleva ottenere… «Prometto quello che vuoi. Tranne di alzarmi presto!» gli ringhio contro.

«Può andare.» Risponde con il sorriso malandrino che si allarga. «Per ora…»

Molly Weasley che esce dalla cucina con un vassoio di brioches mi distrae dal mio proposito di insultare Remus.

«Molly per caso ci sono anche dei pancakes?»

 

***

 

Il sole che filtra dalle imposte della finestra mi costringe ad aprire gli occhi. Ho dormito poco e male. Il mio sonno è stato disturbato da incubi popolati di licantropi e topi assassini.

Mi siedo sul bordo del letto e scuoto la testa come per scacciare le ultime visioni di una notte decisamente da dimenticare.

Temo che l’arredamento della mia nuova camera da letto, che ieri sera non ho degnato di uno sguardo, non sia il più adatto a conciliare i bei sogni. Dei serpenti mi guardano minacciosi, mostrando le zanne, intagliati nelle colonne del letto a baldacchino di legno scuro. Chi poteva dormire in una stanza simile?

Apprezzo però che ci sia il bagno privato. È un lusso a cui non sono abituata.

Il riflesso che lo specchio mi restituisce urla ai quattro venti la carenza di riposo subita. Qui ci vuole un mezzo miracolo e un bel bagno caldo. C’è un’enorme vasca da bagno con l’ennesimo serpente minaccioso al posto del rubinetto, pronto a sputare acqua dalla bocca. Maledetti purosangue fissati. Posso aggiungere il pessimo gusto per l’arredamento alla lista delle mancanze della famiglia Black. E pensare che Sirius è cresciuto in questa casa…

No! Elizabeth no! Niente pensieri sul povero Sirius maltrattato dalla sua famiglia. Mi vieto categoricamente di vederlo come il povero cucciolo in difficoltà. Sono ancora incazzata con lui.

Mi immergo completamente nella vasca cercando di scacciare qualsiasi pensiero inopportuno.

Nel giro di 20 minuti sono lavata, asciugata, pettinata e persino vestita. È quasi un record per i miei standard.

Mi osservo per un attimo allo specchio. Jeans leggermente scoloriti, decolté nere, una blusa bianca di chiffon piuttosto leggera ed una giacca nera estiva possono andare per una giornata di shopping. Sì… nel centro della Londra babbana però! Non a Diagon Alley! Mi osservo sconsolata solo per un momento. Al diavolo! Mi piace il mio abbigliamento babbano e non ho nessuna intenzione di ricomprare un intero guardaroba!

Mi spazzolo ancora una volta i capelli lunghi, resi morbidi e lucenti dal recente lavaggio. Metto una sottile linea di matita nera sugli occhi, un po’ di mascara. Prendo uno dei miei rossetti, ma la mia mano si ferma a mezz’aria. Aspetta un momento… perché diamine mi sto imbellettando come una ragazzina al primo appuntamento? So di conoscere la risposta e so anche che non mi piace affatto. Rimetto quel rossetto traditore al suo posto e mi affretto al piano di sotto.

Un profumo molto invitante arriva dalla sala da pranzo insieme ad un allegro vociare. Entro nella stanza e la prima cosa che mi colpisce è l’anormale quantità di teste rosso fuoco che la occupano. Sbatto un paio di volte le palpebre per essere sicura di aver visto giusto. Si sono accorti che sia entrata ed ora devo sembrare piuttosto stupida, impalata qui a fissare tutta questa gente.

«Buon giorno Elizabeth.» Remus si alza e mi viene incontro con un sorriso. Nonostante tutto è bello rivederlo… quel sorriso mi contagia inevitabilmente e gli sorrido anche io. «Ieri sera era tardi e non c’è stata la possibilità di presentarti la famiglia Weasley. Questi sono Arthur e Molly Weasley ed i loro figli. Ronald è compagno di stanza di Harry. Gli atri sono Fred, George…» sono un disastro con i nomi io. Li ho dimenticati quasi tutti nello stesso istante in cui Remus li pronunciava. Dovrò farmi un bigliettino per ricordarli. Ho messo a fuoco solo i due signori Weasley e Ronald. L’accenno al fatto che sia il compagno di stanza di Harry è bastato a stamparmelo indelebilmente nella memoria.

«Lei è Elizabeth Collins» continua Remus passando a presentare me. «È stata una nostra compagna di scuola ad Hogwarts e si è unita all’Ordine. Si è sistemata al piano di sopra per ora.»

«È la madrina di Harry.» La voce di Sirius arriva completamente imprevista da un uomo che siede al tavolo dandomi le spalle. Non lo avevo riconosciuto. Si alza e si volta verso di me con un sorriso incerto. Forse qualcuno ha mormorato “Miseriaccia!” per quella rivelazione… ma non sono molto attenta al resto del mondo adesso. Vedo solo quei due occhi blu che mi osservano. Sento qualcosa attorcigliarsi nel mio stomaco. Ma mi costringo a riprendere velocemente il controllo. Era molto meglio quando tutti quei peli gli coprivano la faccia, almeno non mi faceva questo effetto…

Maledizione! Non posso credere di essere ancora così debole.

«Venga a mangiare qualcosa cara, sarà affamata.» Molly Weasley mi invita a sedermi con un cenno ed io ho deciso che la adoro: mi ha distolta da pensieri poco opportuni e soprattutto mi si sta avvicinando con un piatto di pancakes fumanti.

«Oh grazie! I pancakes sono la mia colazione preferita!»

 

***

 

Molly mi ha lanciato uno strano sguardo quando Elizabeth l’ha ringraziata per i pancakes. Non ci bado molto adesso. Sono troppo concentrato a imprimere nella mia mente ogni singolo dettaglio dell’immagine di Elizabeth. È… bellissima. Quella maglia così sottile che indossa poi… scuoto la testa. Mi servirà un’altra doccia, meglio se fredda. Lei si scosta i capelli dal viso e sorride a Remus che le sta chiedendo qualcosa. Meglio farla gelata la doccia.

Sospiro dovendo notare che mi ha praticamente ignorato. Appena mi ha visto, per un attimo avrei giurato di... Ma no, è stato questione di un secondo e forse l’ho immaginato.

Invece, è molto più espansiva con Remus. Mi scuoto dai miei pensieri e mi concentro sulla loro conversazione.

«Devo andare alla Gringott per vedere se è possibile spostare li i miei soldi dal conto corrente di una banca babbana. Non ho un galeone in tasca da almeno 14 anni.» Afferma versandosi una generosa tazza di caffè.

«Ha vissuto tra i babbani Miss Collins?» Arthur è improvvisamente molto interessato alla conversazione.

«Chiamatemi solo Elizabeth per favore. Sì, ho vagato qua e la per gli Stati Uniti ultimamente.» Risponde sorridendo ad Arthur. Perché sorride a tutti tranne che a me? Dannazione…

«Vagato?» Chiede Remus incuriosito. In effetti non è una cosa che ci si sarebbe aspettati da lei.

«Beh... intendevo dire che mi sono spostata spesso. Volevo viaggiare e mi sembrava di non avere mai un buon motivo per fermarmi da qualche parte.» Risponde lei scrollando le spalle. «Diagon Alley è come me la ricordo o rischio di perdermi oggi?» stai sviando l’argomento Beth? Remus le da qualche rapida informazione. Mi piacerebbe propormi come guida turistica, peccato che sia ricercato e costretto a stare rinchiuso in questo tugurio… sbuffo infastidito. In effetti… cosa diamine ho da offrirle io? Un evaso, ricercato, confinato tra 4 mura per non farsi arrestare…

Quando la vedo alzarsi per uscire decido di accompagnarla alla porta. Un’improvvisa tristezza mi assale all’idea che se ne stia andando.

 

***

 

Mi avvio verso la porta d’ingresso infilando la giacca, scortata da Sirius. Non ce n’è nessun bisogno a dirla tutta. Non credo di perdermi in 3 metri di percorso.

Sto per aprire la porta quando qualcosa, che ieri non avevo notato, attira la mia attenzione. Ci sono delle nicchie nel muro del corridoio e lungo le scale con… Cosa è quella roba? Mi chino leggermente per osservare più da vicino delle strane teche di vetro al cui interno si trova… ma cosa? Mi tiro indietro inorridita appena capisco di cosa si tratti.

«Sono le teste di tutti gli elfi domestici che hanno prestato servizio per la casata dei Black.» Spiega Sirius notando il mio sgomento.

«Scusa se mi permetto, ma i tuoi avevano veramente un pessimo gusto per l’arredamento. La mia camera è popolata di serpenti… e questo… mette i brividi.» distolgo lo sguardo da quel macabro spettacolo.

«Pensa che infanzia felice che ho avuto! E che piacevole ritorno a casa adesso!» il suo tono vorrebbe essere sarcastico ma l’effetto è incrinato dal velo di malinconia nel suo sguardo.

Non mi devo impicciare, non mi riguarda. Devo fregarmene.

Sirius sta li, appoggiato allo stipite della porta che mi guarda e non riesco a non pensare che se prima era un bel ragazzo adesso è un uomo decisamente affascinante. No, no. Così non va. Però una volta l’ho amato, l’ho amato davvero e non riesco ad essere del tutto indifferente a lui...

«Visto che devi stare qui perché non lo rendi un posto più piacevole in cui vivere?»

«Dovrei mettermi a ristrutturare?» Mi guarda come se lo stessi prendendo in giro. Detesto il sorriso strafottente che ha messo su adesso.

«Oh no. Dovresti restare qui ad autocommiserarti. Sono certa che sarà molto più produttivo e soddisfacente!» Esco chiudendomi la porta alle spalle prima che abbia il tempo di rispondermi.

È bastata una sua singola frase a farmi saltare i nervi. Detesto il fatto che abbia ancora cosi tanto potere su di me. Non va bene. Non va bene affatto!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Nota dell'autrice:

Ciao a tutti! L'ultima volta che ho aggiornato ho pubblicato 2 capitoli contemporaneamente e mi sono accorta che il capitolo 3 ha molte meno visualizzazioni del quarto capitolo. Quindi assicuratevi di non aver saltato qualcosa.

Scrivere questo capitolo è stato un po’ più complicato del previsto visto che si tratta di un capitolo che funge un po’ da transizione, ma alla fine il risultato mi soddisfa abbastanza. Spero che piaccia anche a voi, buona lettura!

 

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 5

 

 

Ho passeggiato per Diagon Alley, ho ritrovato alcuni dei miei negozi preferiti e ho curiosato in giro osservando tutto quello che per me era una novità. Ho fatto gli acquisti per cui sono uscita e mi sono presa tutto il tempo che potevo.

La visita al cimitero di Godric’s Hollow mi aveva fatto sentire un po’ meglio. Sfogare il dolore della loro perdita, piangendo fino a quando non c’erano più lacrime da versare, mi aveva fatto sentire più leggera, più in pace con me stessa. Avevo salutato Lily, ricordandole che le avevo promesso di prendermi cura di Harry come se fosse stato figlio mio. Ora che avrò finalmente l’occasione di farlo non me la lascerò sfuggire. Avevo immaginato che James mi rimproverasse bonariamente per non aver perdonato istantaneamente Sirius… se fosse stato qui sicuramente avrebbe preso le sue parti. Lily, invece, mi avrebbe spalleggiata nell’affermare che si era comportato veramente da idiota. Sorrido tristemente a quei pensieri: sarebbe veramente tutto diverso se fossero ancora qui.

Osservo il cielo ormai scuro e punteggiato di stelle. Ho trovato scuse per restare in giro tutto il giorno, ma ormai devo rassegnarmi a rientrare controvoglia a Grimmauld Place. Non so come comportarmi con Sirius...

Ho cercato di distrarmi e non pensarci, ma non riesco a non sentirmi un po’ in colpa per come l'ho trattato questa mattina. Non avrei dovuto essere così dura… anzi non avrei proprio dovuto dire nulla! Quello che fa non mi riguarda. Non fa più parte della mia vita e non voglio più avere nulla a che fare con lui. Con l'unica piccola, insignificante e trascurabile eccezione che abbiamo un figlioccio in comune, ovviamente. Sospiro sconsolata: è veramente tutto un gran casino.

Mentre mi avvicino al 12 di Grimmauld Place, quel senso di pace che avevo provato al cimitero, viene gradualmente sostituito ad ogni passo da un senso di ansia crescente. Per quanto tenti di sforzarmi di mantenere la mia perfetta maschera di indifferenza la vicinanza di Sirius mi manda in crisi.

È solo per Harry, mi ripeto. Io sono qui solo per lui. I rapporti tra me e Sirius devono limitarsi a ciò che è necessario per il bene di Harry. Certo… Ne sono talmente convinta che gli ho persino comprato dei dolci per farmi perdonare per come l’ho trattato questa mattina. Ma a chi voglio darla a bere? Lo so che una parte di me non riesce a restargli indifferente come vorrei, ma...

Salgo i due scalini davanti al portone come se fossero quelli che mi conducono al patibolo. No… non è proprio la stessa cosa… io voglio stare qui, voglio vederlo, voglio parlargli e indubbiamente voglio anche prenderlo a pugni! Busso delicatamente alla porta pensando che sono veramente l’emblema dell’indecisione: una persona o la ami o la odi. Non puoi provare tutte e due le cose contemporaneamente, no?

La porta si apre e un paio di intensi occhi blu mandano in pappa il mio cervello e qualsiasi cosa io stessi pensando fino a pochi secondi prima.

«Bentornata…» Mi sorride incerto, forse chiedendosi se sono ancora dello stesso umore di questa mattina. Dovrebbero vietargli per legge di sorridere.

Senza dire una parola, mi avvio come un automa verso il salotto, dove Remus mi rivolge un cenno di saluto da dietro una copia della Gazzetta del Profeta. Gli rispondo con un mezzo sorriso, sono tesa come una corda di violino. Nessuna traccia di chiome rosse in giro: visto l’orario i Weasley devono essere già andati a dormire.

«Hai svaligiato Diagon Alley?» chiede Remus con un cenno alle buste e ad i pacchetti che mi trascino dietro.

«Avevo bisogno di alcune cose per il corso di aggiornamento al San Mungo: libri, ingredienti per pozioni, cianfrusaglie varie da curatore… e non avevo più nemmeno un mantello da strega. Remus la cioccolata è sempre il tuo dolce preferito?» chiedo frugando in una busta. Ma dove si sono cacciati quei pacchettini…

«Sì certo.» mi risponde incuriosito dalla mia domanda.

Eccola! Mentre mi siedo accanto a lui sul divano estraggo una tavoletta di cioccolata fondente da una busta e gliela porgo.

«Grazie. Vorrei dire che non avresti dovuto, ma è cioccolata quindi…» Scarta la cioccolata e me ne porge un paio di quadratini sorridendomi. Li accetto volentieri, mentre lui ne offre anche a Sirius e poi si concede una generosa porzione.

Sirius si è seduto di fronte a noi con aria assorta. Quasi sobbalza quando un pacchetto di bacchette di liquirizia gli cade in grembo. Una volta erano le sue preferite…

È la mia offerta di pace per questa mattina e da come mi guarda credo che abbia capito. Forse non è molto, ma dovrà farsela bastare, per ora.

Prima che possa dire qualcosa, decido di indirizzare altrove la conversazione.

«Sono stata a Godric’s Hollow.» Affermo con un sospiro triste. «Era da un po’ che volevo andare a trovarli.» Non serve aggiungere altro, sanno di cosa sto parlando.

Remus mi passa un braccio intorno alle spalle. «Mancano molto anche a noi.» Sussurra mentre mi stringe delicatamente a se. Mi piace quel contatto. Mi è mancato l’abbraccio di un amico. Poggio la testa sulla sua spalla e mi sento come se all’improvviso non ci fosse più bisogno di fare finta che vada tutto bene. Perché non va proprio bene niente. È dura essere di nuovo qui.

 

***

 

Elizabeth è impallidita. Tutto ad un tratto mi sembra così fragile, come se potesse spezzarsi sotto i miei occhi. Ed è colpa mia se lei soffre. Così come è colpa mia se loro sono morti.

«Penso spesso a cosa direbbero o farebbero se fossero qui adesso.» Affermo assorto. Sorrido tristemente mentre un ricordo di una serata di molti anni prima mi torna in mente. «Probabilmente adesso Lily mi tormenterebbe con un'infinita serie di “Sirius io te l’avevo detto che Elizabeth ti avrebbe detestato!”. Mi ha fatto una scenata quando ha saputo che ti avevo lasciata e perché. Mezza Inghilterra deve averla sentita urlare quella sera.»

Elizabeth si muove a disagio sul divano, ma resta ancora rifugiata nell’abbraccio di Remus. Potrei essere geloso di lui? Ora come ora sì. Io non posso nemmeno sfiorare Beth e lui l’abbraccia proprio sotto il mio naso, come se niente fosse.

«Oh no ti sbagli.. Certo, la sua sfuriata te la sei meritata, ma non credo che ci sarebbero stati dei “te l’avevo detto”.» Dice lui richiamando la nostra attenzione. «Avevamo scommesso: secondo me, quando ti saresti presentato a chiedere perdono, Elizabeth ti avrebbe staccato la testa e l’avrebbe usata come fioriera.» Lei ridacchia quasi tra se e se. Forse ha realmente pensato di farlo ieri sera. «Secondo Lily ti avrebbe perdonato. Ovviamente non prima di averti fatto patire le pene dell’inferno. Ma ti avrebbe comunque perdonato. Credo che non sia stato saggio da parte mia scommettere contro Lily considerando quanto bene ti conoscesse Liz.» Afferma Remus osservando Elizabeth. Lei non dice nulla, ma le sue guance hanno improvvisamente ripreso colore.

Sento l’improvviso impulso di abbracciare Remus. Di sicuro non sono più arrabbiato con lui per il fatto che stia ancora abbracciando Elizabeth.

Per un attimo è sceso un silenzio leggermente imbarazzato. Elizabeth non ha più staccato gli occhi dalla trama consumata del tappeto sotto i suoi piedi. Io vorrei trovare qualcosa da dire per provare a mantenere la conversazione su questo argomento, ma ho un vuoto totale. Forse mi sto sbagliando, ma la reazione di Elizabeth ha acceso in me una minuscola speranza…

Veniamo salvati da Remus. Tra noi tre, è quello che sicuramente ora è più padrone di se.

«Elizabeth non hai più visto Harry in questi anni, vero?» chiede lui, come se fosse una cosa normalissima saltare da un argomento all’altro senza nessuna connessione logica apparente. Elizabeth fa cenno di no.

«È un ragazzo in gamba. Ti piacerà.» Affermo io sicuro.

«Non c’è dubbio su questo.» Afferma con un ampio sorriso. Credo che sia il primo vero sorriso che mi fa e il mio cuore fa una capriola nel petto. «Harry sa che sei innocente?» Mi chiede.

Annuisco. «Fortunatamente ho avuto l’occasione di parlargli e spiegargli tutto. Non è facile fare il padrino a distanza, ma per qualche incomprensibile ragione Harry sembra comunque pensare che me la cavo nel mio ruolo.» Amo Harry come un figlio. È la cosa migliore che potesse capitarmi e non credo veramente di meritare il suo affetto.

«Non credo che ci sia nulla di incomprensibile. Sei sicuramente un ottimo padrino. Lo hai adorato dal primo istante in cui è venuto al mondo.» Mi sorridi ancora. Sei bellissima quando lo fai. Magari sarà perché ti amo da impazzire, ma ai miei occhi sei splendida.

Sono felice che almeno Harry sia un argomento di conversazione piacevole tra di noi. Spero che almeno per lui riusciremo a recuperare un rapporto civile.

«Beth… Harry non sa di avere una madrina. Non avevo idea di dove tu fossi o di cosa ti fosse successo e… non me la sono sentita di dire ad Harry che forse aveva perso un’altra persona importante.» Forse dovrei aggiungere che non riuscivo a parlare di te senza soffrire come un dannato. Non sapere cosa ti fosse successo, dove fossi, mi lacerava e ci ho messo una vita a trovare il coraggio di chiedere. Ero terrorizzato all’idea che la risposta potesse essere peggio dell’incertezza.

«Posso capirlo. In realtà lo sospettavo. Quando Silente mi disse che Harry doveva stare con Petunia, capii subito che non poteva esserci spazio per nessuno di noi nella sua vita fino a quando non fosse stato più grande. Petunia odiava i maghi e tutto il mondo magico e non credo che con il tempo sia migliorata. Volevo andare dai Dursley per chiedergli di poter passare a trovare Harry ogni tanto, ma ho avuto paura che al solo vedere una strega sulla porta di casa avrebbero potuto rifiutare di continuare a tenere Harry. Questo è stato uno dei motivi per cui me ne sono andata.» Il tuo tono è quasi rassegnato. Ai tempi della scuola hai passato diverse volte le vacanze a casa di Lily e sicuramente conosci sua sorella meglio di me, ma dubito che tu possa comunque sospettare come ha cresciuto Harry e quanto gli abbia fatto mancare l’affetto di una famiglia.

«Comunque porremo rimedio a questa cosa appena Silente ci darà il via libera per portare qui Harry. Passerà con noi l’ultima settimana di vacanze estive prima di tornare ad Hogwarts. Sarà felicissimo di conoscerti!» Io non ne ho il minimo dubbio, ma tu mi guardi incerta.

«Tu credi?» Mormori. Sei sempre stata tu la più forte tra noi due; tu sai essere così forte da non avere nessun timore a mostrare di tanto in tanto la tua fragilità. E io ti ho sempre amato anche per questo.

Annuisco deciso. Harry ti adorerà ed avere qualcun altro che gli vuole bene potrà solo giovargli. Mi ritrovo a pensare a noi tre come se fossimo una famiglia… è un pensiero così dolce… in fondo ce lo meriteremmo. Non credi Beth?

Il rumore di qualcuno che bussa alla porta mi distoglie dai miei pensieri. Da perfetto padrone di casa, mi alzo per andare ad aprire. Questa casa è un andirivieni continuo ormai. C’è sempre qualche membro dell’ordine che passa per qualche rapporto veloce.

Apro la porta e un turbinio di capelli blu elettrico mi supera entrando in casa con passo deciso, forse un po' troppo deciso.

«Buona sera cugino! Ho appena finito il turno di guardia a Little Winging. Volevo solo avvisare Remus che domani dovrebbe andare a dare il cambio a Moody un’ora prima perché…» vedo il suo piede incastrarsi nell’angolo del tappeto, ma non riesco ad avvisarla in tempo o a trattenerla. Tonks finisce a terra, urtando nella caduta il portaombrelli che cade sul pavimento con un fracasso infernale. Ti prego, fa che non l’abbia sentito! Ti prego…

«Lurida feccia! Come osate infestare così la dimora della nobile casata dei Black?» Il ritratto della mia adorabile signora madre inizia ad urlare insulti con la stessa grazia di uno scaricatore di porto. Sveglierà tutti. Tento di chiudere le tende con cui di solito lo mettiamo a tacere, ma non è esattamente un'operazione facile. Remus arriva in mio soccorso, subito dopo aver aiutato Tonks ad alzarsi.

«Sta zitta megera! Tornatene a dormire!» Le urlo contro tentando di chiudere quelle maledette tende quando il ritratto fissa lo sguardo su qualcosa alle mie spalle, indicandolo con un dito ossuto.

«Tu! Piccola intrigante, come osi entrare in casa mia?» mi volto per cercare di capire a chi si riferisca e vedo Elizabeth che osserva tutta la scena decisamente stupita. Cosa diavolo vuole il ritratto di mia madre da lei?

 

***

 

Sta parlando con me? Ma di chi è questo ritratto? Una piccola targhetta sulla cornice mi chiarisce almeno questo dubbio: Walburga Black! È la madre di Sirius…

«Sudicia mezzosangue! Cosa volevi da mio figlio eh?» Può chiamarmi come vuole, non mi importa nulla. Sono fiera delle mie origini babbane! Almeno non provengo da una famiglia di pazzi invasati come la sua! Ma cosa c’entra Sirius?

«Non osare mancarle di rispetto!» Le urla contro il diretto interessato, livido in volto. È decisamente furioso.

«Volevi solo procurarti un nome rispettabile, per tentare di nascondere le tue origini, non è vero? La nobile casata dei Black non sarà mai insudiciata a tal punto!» Sirius è impallidito, sconvolto. Quindi è questo il problema? Crede che tentassi di accalappiare Sirius per un matrimonio vantaggioso? Sono loro i fissati con la storia del sangue puro, a me il mio cognome va benissimo e non ho mai avuto nessun desiderio di cambiarlo. Almeno non per i motivi che pensa lei…

Ma come fa a conoscermi? Quando io e Sirius ci siamo messi insieme lui aveva già tagliato i rapporti con la sua famiglia.

Mi costringo a mantenere il controllo e ad evitare di risponderle. È solo un ritratto e deve essere decisamente pazzo. O più probabilmente era pazzo l’originale e il ritratto è solo molto somigliante. Ora capisco perché tutti bisbigliano quando passano nel corridoio dell’ingresso.

Afferro la tenda e cerco di aiutare Sirius e Remus a chiuderla mentre il ritratto cerca di respingerci e continua ad urlarmi contro di tutto. All’ennesimo strattone abbiamo finalmente la meglio e la tenda si chiude a coprire il ritratto. Le sua urla iniziano lentamente ad affievolirsi fino a spegnersi del tutto.

«Mi dispiace Elizabeth. Questo quadro è un incubo. Non si riesce a staccarlo dalla parete e non fa che insultare chiunque gli passi davanti, ma con te ha veramente esagerato. Non avrebbe dovuto. Mi dispiace…» Sirius si passa una mano tra i capelli con aria mortificata.

«Dispiace anche a me, se non fossi così maldestra non si sarebbe svegliata…» noto solo adesso una ragazza con una vistosa capigliatura di un blu quasi fosforescente che mi guarda dispiaciuta.

«Oh non importa.» Affermo scuotendo le spalle. «Non vi preoccupate.» Sirius non sembra convinto.

Mentre ci fa strada verso il salotto, Remus decide di presentarmi finalmente la nuova arrivata. «Elizabeth lei è Ninfadora Tonks, auror e membro dell’ordine della fenice.» Lei storce il naso verso Remus. «Solo Tonks per favore.» Dice porgendomi una mano sorridente. Ha un’aria decisamente stravagante con i capelli di quel colore improbabile che le scendono un po’ scompigliati fino a sfiorare le spalle. Indossa un giacchetto di pelle nera da cui si intravede un maglione giallo evidenziatore e dei pantaloni verde acido. Una sciarpa viola con delle stelline argento completa il suo abbigliamento. Si direbbe che le piacciano i colori decisi e poco abbinati tra loro. Ha un’aria simpatica. «Ciao io sono Elizabeth Collins.» Stringo la mano che mi porge, rispondendo al suo sorriso.

Mi guarda leggermente sorpresa, prima di rivolgersi a Sirius. «Quella Elizabeth Collins? Era il fascicolo della sua sparizione che volevi ti portassi la settimana scorsa?»

Sirius sbuffa, alzando gli occhi al soffitto con aria esasperata. «Sì. E forse sarebbe stato meglio non dirlo davanti a lei.»

«Oh, beh ormai è fatta.» Afferma lei scuotendo le spalle con noncuranza. «Comunque sono contenta di sapere che tu non sia scomparsa. Forse adesso Sirius la pianterà di essere così depresso ed abbattuto.» Dice sorridendomi con fare complice e facendomi l’occhiolino. Confermo la prima impressione: Tonks mi sta decisamente simpatica.

«Ninfadora gradisci una tazza di thè?» le chiede Remus con fare cortese.

«Ti ho detto mille volte di non chiamarmi Ninfadora!» risponde lei visibilmente accigliata.

«Ma Ninfadora è il tuo nome. Come altro dovrei chiamarti?» chiede lui avviandosi verso la cucina, anche se lei non ha risposto alla sua offerta di una tazza di te.

«Basterebbe Tonks, come fanno tutti! E smettila di ripetere il mio nome!» Risponde lei, alzando la voce per farsi sentire da Remus che ormai ha oltrepassato la porta della cucina. Si lascia cadere irritata sul divano, sbuffando.

«Ma tu mi chiami per nome. Sarei troppo formale se io invece usassi il tuo cognome.» la voce di Remus arriva dalla cucina: sembrerebbe perfettamente tranquillo, ma riesco a percepire una piccola e mascherata nota di divertimento.

«Non ci sarebbe niente di formale visto che sono io a chiedertelo!» Ribatte lei con aria convinta.

Ho assistito a questo scambio di battute con un’aria un po’ stupita. Remus non è mai così irritante con nessuno. A meno che…

Guardo Sirius: ridacchia tra se e se cercando vistosamente di fare finta di nulla.

Remus torna dalla cucina con un bollitore fumante e un vassoio con delle tazze. Me ne offre una ma rifiuto. Sirius fa lo stesso. Così riempie solo due tazze, ne porge una alla ragazza e ne mette una davanti a se.

«Ninfadora quanto zucchero?» chiede lui con tono cortese, un perfetto gentleman.

I capelli di Tonks cambiano improvvisamente colore: dal blu acceso di prima diventano un rosso fuoco. È una metamorfomagus!

La ragazza ha un’aria decisamente irritata, mentre Remus continua a far finta di nulla con un aplomb impeccabile.

Sento che potrei scoppiare a ridere da un momento all’altro.

«Sirius mi aiuti a portare di sopra tutti quei pacchi?» Lui mi guarda stupito per un breve momento. Non si aspettava decisamente una richiesta simile, ma annuisce iniziando a recuperare i miei acquisti.

«Ciao Tonks. È stato un piacere conoscerti.» La saluto con un sorriso, auguro velocemente la buona notte a Remus e mi affretto ad uscire dalla stanza seguita da Sirius.

Faccio a due a due gli scalini per sbrigarmi ad arrivare di sopra. Entro nella mia camera e mi affretto a chiudere la porta alle spalle di Sirius. Ora possiamo parlare.

«Volevi lasciarli soli?» chiede lui con un sorriso furbetto. Annuisco.

«Sirius, Remus stava flirtando con quella ragazza?» Dico con un’espressione decisamente stupita.

«Ci puoi scommettere! Va avanti così da quando si sono conosciuti. Ha sicuramente una bella cotta per Tonks. Non lo vedevo così petulante con qualcuno da quando si prese quella sbandata per quella biondina di Corvonero. Come si chiamava?» Chiede con fare pensieroso.

«Sono sempre stata un disastro con i nomi, lo sai, non mi restano in testa.» Ma non è questo il punto adesso! Remus che si lascia andare al punto da prendersi una cotta per qualcuno è un avvenimento più unico che raro!

«Sirius cosa abbiamo intenzione di fare in proposito? »

 

***

 

Mi piace l’espressione furba e maliziosa che hai adesso, il malandrino che è in me freme.

«Oh, se vogliamo fare qualcosa in proposito io ci sto!» Affermo convinto. Inoltre sentirti usare il “noi” mi piace decisamente.

«Dovremmo cercare qualche scusa per fargli passare del tempo insieme. Non credo che Remus concluderebbe nulla senza un po’ di incoraggiamento.» Passeggi su e giù per la stanza con aria pensierosa.

«Altro che incoraggiamento. Direi che gli serve direttamente un calcio nel sedere. Non ha mai permesso a nessuna ragazza di affezionarsi troppo a lui. E adesso puoi anche immaginare il perché.» Annuisci.

«Non avrei mai detto che lei potesse essere il suo tipo! Però mi è sembrata simpatica, un tipo a posto.» Capisco cosa vuoi dire. Tonks è un tipo a posto. E sebbene io non avrei mai scommesso nemmeno mezzo galeone sul fatto che potesse piacere a Remus, trovo che sarebbero una gran coppia. Lei è abbastanza allegra per tutti e due e lui è abbastanza serio per almeno 10 persone. Si compenserebbero alla grande.

«Sono contento che ti stia simpatica. Almeno un membro della mia famiglia di cui non devo vergognarmi c’è. È figlia di una mia cugina.» Spiego in risposta al tuo sguardo perplesso.

«Non c’è bisogno che ti vergogni per nessun membro della tua famiglia. Non è una tua responsabilità quello che hanno fatto o… che dicono.» Già… la deliziosa performance del ritratto di mia madre… mi siedo sconsolato sul bordo del letto di Elizabeth fissando la punta delle mie scarpe con vivo interesse.

Il materasso si abbassa leggermente quando ti siedi accanto a me. Il tuo braccio che sfiora il mio mi manda un brivido lungo la schiena. Sirius datti una calmata! Non tocchi una donna da 14 anni ma non è questo il momento di pensare a certe cose. Per essere precisi, non tocco una donna dall’ultima volta che ho sfiorato lei… cerco di pensare ad altro ma…

«Come mai il ritratto di tua madre mi conosce?» Posso capire la tua curiosità. Non me lo aspettavo nemmeno io.

«Di sicuro la cara cugina Bellatrix sapeva che stavamo insieme, deve averle detto qualcosa lei.» Il tuo sguardo perplesso mi spinge a continuare. «Mi mandò una strillettera in cui venivo avvisato che la mia adorabile cugina non avrebbe permesso ad una nata babbana di prendere il cognome dei Black, anche a costo di ucciderti. Ovviamente i termini usati non erano esattamente così cortesi; ti lascio immaginare. Sapevo che quella pazza di Bellatrix non minaccia mai a vuoto. In più c’era di mezzo la faccenda del custode segreto di James e Lily e… beh il resto lo sai.»

Cerco il tuo sguardo per vedere cosa ne pensi, ma sei presa a fissare un punto nel vuoto davanti a te, così continuo. «Volevo chiederti di sposarmi appena le cose si fossero sistemate. Peter lo sapeva e lo avrà riferito.» Non so dove ho trovato il coraggio di dirtelo. Sei improvvisamente avvampata. Il tuo viso è l’immagine stessa della sorpresa e dell’imbarazzo.

«È tutto talmente assurdo che non posso crederci!» Dalla sorpresa alla rabbia il passo è breve. Temo che sto per beccarmi una sfuriata in piena regola.

«Elizabeth, credi che ti stia mentendo? L'unica volta in cui l'ho fatto è stato quando ti ho detto che non ti amavo!» perchè non mi crede? Possibile che pensi veramente che lei per me non sia stata importante?

«Non mi hai mai detto nemmeno della licantropia di Remus.» Il suo tono duro e accusatorio so di meritarlo solo in parte.

«Non spettava a me farlo. Dipendeva da Remus. Tecnicamente non ti ho mentito, ho solo omesso di dirti una cosa. Nemmeno James lo disse apertamente a Lily. In realtà si limitò a non smentire una sua supposizione.» Andiamo Beth, per un malandrino queste sono le basi, lo sai anche tu.

«Ma per favore! Tecnicamente tra omissione o menzogna il confine mi sembra molto sottile in questo caso.» Sbuffi irritata. «Tutto questo non ha alcun senso Sirius. Se veramente mi amavi come dici...» Un cenno della mano per zittire il mio tentativo di protesta a quelle parole. «Non sarebbe stato più semplice spiegarmi tutto e cercare una soluzione insieme invece di lasciarmi? Non sarebbe stato meglio prendere in considerazione anche la mia opinione su questo argomento, invece di fare tutto di testa tua agendo alle mie spalle?»

«Adesso so che sarebbe stato meglio. Ma 14 anni fa ero troppo orgoglioso per ammettere che avevo finito per cedere alle minacce di Bellatrix.» Mi rivolgi uno sguardo furente. «Lo sai che sono un’idiota. Temo che nemmeno Azkaban abbia potuto raddrizzare questo mio difetto.» ti rilassi leggermente con un sospiro. Non volevo giocarmi la carta del povero innocente rinchiuso ingiustamente, ma si stava mettendo veramente troppo male.

«Una volta tanto sono d’accordo con te: sei un’idiota!» Affermi sbuffando. Non sono ancora sicuro di aver scampato la sfuriata di poco fa quando qualcosa attira la tua attenzione.

 

***

 

Credo di essere veramente sconvolta ed ho una gran voglia di mettermi ad urlare adesso. Non può aver fatto tutto per un ricatto di Bellatrix! Perchè non mi ha spiegato come stavano realmente le cose fin dall'inizio? Con la coda dell’occhio noto qualcosa alle sue spalle, che mi distoglie da questi pensieri. La colonna del baldacchino del mio letto. Guardo meglio per essere sicura di non aver visto male.

«Che fine hanno fatto i serpenti?» Chiedo perplessa. Ora le colonne sono decorate con dei piccoli fiorellini intagliati nel legno che le fanno assomigliare a dei rami fioriti.

«Beh… ho pensato che forse avevi ragione e li ho trasfigurati in qualcosa di meno inquietante.» Affermi arrossendo improvvisamente. Dover ammettere che stavi sbagliando non è mai stato facile per te.

Mi viene un dubbio. Mi alzo ed aprendo la porta mi affaccio nel corridoio verso le scale. Le teste degli elfi sono sparite.

«Le ho sepolte in cortile.» Spieghi indovinando i miei pensieri.

Mi sento ancora in colpa per i miei modi bruschi di questa mattina, ma almeno sembrano aver sortito un buon effetto.

Smettila di guardarmi così Sirius... Improvvisamente mi rendo conto che vederti seduto sul mio letto mi richiama alla mente ricordi per cui non so se sarò mai pronta.

«Sono ancora decisamente incazzata con te.» Affermo, giusto per ribadire la cosa anche a me stessa.

«Lo so.» Sospiri vistosamente mentre ti alzi. Mi passi davanti uscendo, mentre io sono ancora appoggiata allo stipite della porta. «Non pretendo di guadagnarmi il tuo perdono in un giorno, ma mi riservo il diritto di sperarci per il futuro.» Un sorriso furbetto ti increspa le labbra. Vorrei tanto avere qualcosa di appropriato da dire per cancellare quel sorriso, ma il mio cervello deve essere andato in vacanza. Me ne resto qui a pensarci, mentre tu ti avvii verso la tua camera, che scopro essere quella accanto alla mia.

«Buona notte Beth.» Mormori chiudendoti la porta alle spalle.

«Notte Sir.» Appoggio la schiena contro la porta chiusa.

Lily era sicura che lo avrei perdonato alla fine. Scommetterei contro di lei?

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Nota dell'autrice:

mi sembrava giusto iniziare a movimentare un po’ le cose. Ma giusto un pochino, per i grandi colpi di scena c’è ancora tempo. Questo capitolo rischiava di diventare lunghissimo ed ho preferito dividerlo in due parti.

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 6

 

 

Cinque giorni di corso di aggiornamento al San Mungo sono bastati per capire che Silente mi ha messo nei guai fino al collo: praticamente si tratta di ripetere il corso di specializzazione da guaritore che ho frequentato dopo la scuola; con l’unica differenza che il programma di 2 anni è condensato in 3 mesi!

Oltre alla pratica in ospedale, ho una marea di cose da studiare. Per essere precisi sarebbe un ripasso più che uno studiare cose nuove, ma questo non toglie il fatto che inizio a dubitare di uscirne viva. Qualche sera fa mi sono addormentata nella biblioteca di casa Black, usando per cuscino il secondo volume dell’enciclopedia delle pozioni guaritrici.

Qualcuno deve essersi mosso a compassione nel vedermi in quello stato e mi sono risvegliata con una coperta addosso. Voglio sperare che il mio angelo custode sia stato Remus o magari la signora Weasley, anche se… accelero il passo per scacciare qualsiasi pensiero stia per affacciarsi nella mia mente. Magari è stato Kreacher, in fin dei conti Sirius gli ha ordinato di servirmi come se fossi un membro della famiglia. Devo ammettere che la cosa mi imbarazza un po'...

Oggi ho la giornata libera ed ho deciso di prendermi la mattina per fare jogging. Correre fa bene alla salute, alla linea, ma soprattutto mi aiuta a sfogare un po’ di nervosismo.

La riunione dell’Ordine di ieri non ha contribuito di sicuro a calmarmi i nervi. Silente è convinto che Voldemort si prepari alla guerra e che Harry sia uno dei suoi primi obiettivi. Il Professore ha cercato in ogni modo di convincere il Ministro della necessità di prepararsi al ritorno del Signore Oscuro, ma Caramel si rifiuta di credergli. La Gazzetta del Profeta pubblica ogni giorno articoli contro Harry e Silente, ritenuti colpevoli di raccontare menzogne sul ritorno di “voi sapete chi” solo per attirare attenzione. Qualcuno crede che Silente punti alla carica di Ministro e che si sia inventato questa storia per scalzare Caramel dal suo ruolo.

Tirando le somme: è peggio di quanto mi aspettassi. C’è una guerra alle porte ed io non sono mai stata un tipo portato per l’azione. Già ai tempi della scuola me la cavavo meglio in erbologia e pozioni piuttosto che in difesa contro le arti oscure. James, Sirius e Lily avevano frequentato il corso da auror; anche Remus avrebbe voluto, ma non lo avrebbero mai preso per la sua salute cagionevole. Io, invece, avevo deciso di rendermi utile alla causa come guaritrice.

Non credo che questa volta mi accontenterò di un ruolo così defilato… accelero ancora un pochino il passo della corsa, le gambe iniziano ad accusare la stanchezza, ma decido di ignorarle.

Vedere Severus alla riunione dell’Ordine ieri sera è stato uno shock. Non mi aspettavo che si fosse ravveduto e che fosse passato dalla nostra parte. Anche se pensandoci bene, la morte di Lily deve essere stato un colpo tremendo per lui.

Io, Lily e Severus eravamo stati veramente inseparabili nei primi anni ad Hogwarts. Almeno fino a quando lui non si era lasciato sedurre dalle folli idee sul sangue puro e non aveva iniziato a disprezzare noi mezzosangue. Lily aveva sempre sostenuto che fosse tutto lì il problema. Io avevo provato un paio di volte a convincerla del fatto che Severus avesse una terribile cotta per lei e che il suo unico problema fosse nel fatto che lei non lo ricambiasse. Lily non voleva sentire una parola di quei miei discorsi; credo che in parte non volesse ammettere la verità: si sentiva in colpa verso Severus perché non riusciva a ricambiare i suoi sentimenti. Lo vedeva soffrire e non accettava di essere la causa di quel dolore, senza poter far niente per evitarlo. Per lei era solo un caro, carissimo amico, ma nulla di più.

Dopo la riunione io e Sev siamo rimasti un po’ a parlare. Non mi sarei aspettata tanta cordialità da parte sua. Un sorriso mi attraversa le labbra mentre mi torna in mente uno stralcio della nostra conversazione.

«Sono veramente felice di averti rivisto Lizzie. Anche perché vedere Black verde di rabbia è sempre un piacere a cui difficilmente posso resistere.» aveva detto Severus con un ghigno. Avevo cercato rapidamente Sirius con lo sguardo per capire a cosa si riferisse. Seduto poco lontano con un bicchiere di liquore in mano ci osservava parlare con uno sguardo di ghiaccio.

«Un giorno mi piacerebbe capire perché vi detestiate tanto!» Alla soglia dei quarant’anni avevano intenzione di comportarsi ancora come due adolescenti idioti?

«A causa tua, ovviamente.» aveva risposto Severus, come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Io odiavo Potter perché sapevo che per quanto Lily dicesse di detestarlo, in fondo provava qualcosa per lui. Allo stesso modo Black mi ha sempre odiato a causa della nostra amicizia. L’unica differenza tra me e lui è che io avevo un reale motivo per essere geloso di Potter; Black è un idiota che non sa riconoscere che noi siamo solamente amici.» Non mi era sfuggito il fatto che avesse parlato al presente riguardo alla nostra amicizia. Ero rimasta a guardarlo decisamente perplessa. Da quando Severus faceva discorsi così aperti? Che fine aveva fatto il ragazzo introverso a cui era difficile tirare fuori due parole in fila? Forse il tempo cambia veramente molte cose.

«È ora che io vada.» Severus si stava già alzando dalla poltrona di fronte alla mia. «Ma prima concedimi la soddisfazione di salutarti con un abbraccio per vedere Black rodersi il fegato ancora un po’.» Alcune cose però tendono a restare veramente immutate, avevo pensato concedendogli quell’abbraccio con un sorriso rassegnato. Con la coda dell’occhio avevo visto Sirius darci le spalle ed uscire frettolosamente dal salotto. Vorrei poter ignorare quanto il mio ego si sia sentito gratificato da quella palese reazione di gelosia nei miei confronti.

Sorrido ancora ripensando a quella scena, mentre la mia corsa mattutina volge quasi al termine. Ancora un ultimo sforzo e sarò a Grimmauld Place. Decido di spingere al massimo nell’ultimo tratto. Sento i polmoni in fiamme per la carenza d’ossigeno, ma decido di ignorare qualsiasi segnale il mio corpo tenti di inviarmi. Servirà come allenamento anche per ignorare altri segnali inopportuni che ultimamente si stanno facendo più insistenti… La vicinanza di Sirius mi manda in confusione. Vivere insieme sotto lo stesso tetto è qualcosa a cui non avrei mai potuto essere preparata.

Sirius non è l'unico motivo del mio umore instabile. Nonostante stia cercando di concentrarmi solo sulla corsa non riesco a liberarmi del tutto di questo strano stato di ansia, eccitazione ed euforia. Questa sera sono di turno per sorvegliare Harry! Finalmente lo vedrò e non sto più nella pelle. È un po’ sciocco considerando che lui nemmeno mi vedrà ma sono emozionata come… non saprei fare un paragone, non mi sono mai sentita così.

Accelero ancora un po’ per coprire gli ultimi metri e tutta l’ansia di questi giorni sembra fluire via, mentre i muscoli del mio corpo gridano vendetta.

 

***

 

Non ho praticamente chiuso occhio tutta la notte. L’immagine di Mocciosus che abbraccia Beth con quelle sue manacce viscide mi ha disgustato al punto da togliermi il sonno.

Avevo una terribile voglia di rimboccargli le mutande sopra la testa come ai tempi della scuola, per quello ho preferito andarmene. Me ne sono pentito 5 secondi dopo essere uscito dalla stanza. Così non ho potuto vedere se la cosa era finita li o se erano rimasti ancora a parlare.

Posso tollerare che sia Remus ad abbracciarla, anche se invidio chiunque possa avere anche il più piccolo contatto con lei. Ma Mocciosus che la stringe come se fosse la cosa più naturale del mondo non lo posso accettare! È troppo! Un fremito di rabbia mi attraversa e riesco a versarmi addosso buona parte della mia tazza di tè.

«Tutto ok?» Remus mi osserva perplesso dall’altro capo del tavolo. Sorseggia il suo tè perfettamente composto. Come fa a rimanere così tranquillo lui di fronte ad una cosa simile? Ripenso ai capelli unticci di Mocciosus che sfiorano la guancia delicata di Elizabeth e mi viene il voltastomaco.

«Sì, certo.» Mento spudoratamente e con scarso successo. Remus mi guarda in silenzio, il sopracciglio che si solleva a sottolineare che questa non se l’è affatto bevuta.

Lasciami in pace Remus. Non sopporto che qualcun altro possa anche solo sfiorare la mia Beth. Quella che evidentemente deve essere la parte più sadica del mio cervello mi ricorda che ormai non è più la “mia” Beth e da un sacco di tempo per giunta. Quattordici anni… Inorridisco mentre un pensiero mi colpisce in faccia come uno schiaffo: e se lei avesse avuto qualcun altro nel frattempo?

Il rumore di qualcuno che bussa alla porta mi salva dai miei pensieri. Chiunque sia credo che dovrei ringraziarlo. Apro la porta e… santo Merlino! Per un brevissimo istante i miei occhi registrano ogni minuscolo dettaglio di ciò che vedo. Elizabeth indossa dei pantaloni al ginocchio aderenti quasi come una seconda pelle e un top che le lascia scoperta la pancia e le spalle. Mi si è seccata la gola… ma dura meno di un secondo. Poi il mio cervello si rimette in funzione: è coperta di sudore ed ha il fiato corto come se avesse corso a più non posso. Si piega appoggiando le mani sulle ginocchia nel tentativo di riprendersi. Il più in fretta possibile la afferro per un braccio e la tiro dentro chiudendo velocemente la porta alle sue spalle. La sensazione della pelle del suo braccio sotto le mie dita è da capogiro, ma mi costringo ad ignorarla.

«Ti hanno inseguita? Chi era?» Lei mi guarda con un'espressione che non riesco a decifrare.

«Beth stai bene? Sei ferita?» Continua a guardarmi con gli occhi sgranati, mentre tenta ancora di riprendere fiato. Ti prego parla! Sto impazzendo! Se ti hanno fatto del male…

Lentamente il ritmo del tuo respiro sembra rallentare e tu… stai ridendo? Che diamine c’è da ridere se hai corso a perdifiato per sfuggire ad un branco di mangiamorte?

«Non… mi inseguiva… nessuno. Stavo solo… correndo.» parli a fatica, per il fiatone e per le risate che ti scuotono le spalle. Ti raddrizzi iniziando a respirare più lentamente.

«Come correndo?» mi sento un’idiota.

«È un modo per fare sport. Fa bene alla salute fare attività fisica.» Dici iniziando a salire le scale verso la tua camera. Stai ancora ridacchiando per la figura da idiota che ho appena fatto «E mi aiuta a mantenermi in forma.» Decisamente le tue forme non hanno niente che non va, anche se credo che resterò qui ad osservarle mentre sali le scale, giusto per esserne sicuro. Se è questo l’abbigliamento che i babbani usano per fare sport, spero che tu lo faccia molto spesso. Forse dovrei pensare di collocare una palestra in salotto…

«Sirius… mi stai per caso guardando il sedere?» ferma a metà della scala ti sei voltata e mi rivolgi uno sguardo malizioso, le labbra incurvate da un leggero sorriso che non riesci a nascondere.

«Non oserei mai!» affermo con il mio migliore ghigno malandrino.

Scuoti la testa ridacchiando mentre riprendi a salire.

«Comunque dovresti continuare con la corsa. Il tuo sedere è veramente in splendida forma.» Riesco a sentirti ridere mentre ti chiudi la porta della tua stanza alle spalle.

 

***

 

Dopo un’ora di jogging, un bel bagno caldo è quello che ci vuole. Mentre mi rilasso nell’acqua bollente ridacchio ancora tra me e me per la scenetta di poco fa. L’ho beccato a guardarmi il sedere e… non sono riuscita ad arrabbiarmi. Ce l'ho messa tutta, ma la situazione era troppo comica. E poi sembrava così in ansia quando credeva che stessi scappando da qualcuno. Era sinceramente preoccupato per me. Non c’è niente da fare, devo ammettere almeno con me stessa che vedere Sirius geloso o preoccupato per me è maledettamente gratificante. Però posso ancora evitare di ammetterlo con qualsiasi altra persona sulla faccia della terra.

Mi infilo qualcosa di comodo e scendo in cerca di qualcosa da mangiare. Prima di iniziare il turno di guardia a Little Whinging voglio fare un ripasso completo del compendio degli incantesimi guaritori, quindi è meglio che mi sbrighi e mi metta al lavoro.

Attraverso il salotto, dove Sirius sembra assorto nella lettura della Gazzetta del Profeta. Già sembra soltanto però… un sorrisetto malizioso gli incurva le labbra quando mi vede passare. Ho la vaga impressione che mi stia di nuovo guardando il sedere. Adesso si sentirà autorizzato a farlo ogni volta che gli passo davanti? Forse avrei dovuto reagire diversamente prima... Decido comunque di ignoralo e mi dirigo in cucina, dove la signora Weasley sta incantando le stoviglie perché si lavino da sole.

«Ciao Molly. È avanzato qualcosa del pranzo?» Le sorrido, è una donna adorabile.

«Certo cara, ho messo in salvo la tua parte prima che i ragazzi la spolverassero via. Ti danno troppo da fare al San Mungo, devi mantenerti in forze!» Afferma decisa mettendomi in mano un paio di piatti: arrosto e torta di zucca. La adoro sempre di più! Mi piace lasciarmi viziare, non mi capitava da tanto ormai.

Torno in salotto e mentre inizio a fare onore alla cucina di Molly, Sirius mi si siede accanto.

«Hai notato che alla riunione di ieri sera Remus ha fatto in modo di sedersi accanto a Tonks?» Domanda divertito. Annuisco.

«E dopo la riunione lei ha finto di essere tremendamente interessata alla discussione sull’aumento della popolazione dei goblin della Cornovaglia tra Moody e Remus, solo per avere una scusa per parlare con lui.» Aggiungo io, sorridendo.

«Hai qualche idea su cosa fare con quei due? Perché secondo me l’unica soluzione è fare in modo che Lunastorta si ubriachi. Diventa più malleabile quando è brillo.» il suo sorriso malandrino ha un qualcosa di affascinante. Aspetta… non lo trovavo detestabile fino a ieri? Così non va... non devo abbassare la guardia.

«Forse ho un’idea migliore, ma ho bisogno di conoscere i loro turni dei prossimi giorni.» Conto mentalmente per qualche secondo. «Anzi, meglio se sono i turni della settimana prossima. Manca poco ormai alla luna piena. Diamo a Remus il tempo di riprendersi.» Sorridi, quasi compiaciuto. Lo so, l’ho metabolizzata bene ormai la faccenda della licantropia di Remus.

«Farò in modo di scoprire i loro turni. Cosa hai in mente?» chiedi incuriosito.

«Sto pensando di combinargli un appuntamento. Magari una serata al cinema. Lascia fare a me.» Ho già in mente come fare in modo che passino una serata insieme senza che la cosa sembri troppo combinata.

«Dici che il cinema va bene come primo appuntamento?» chiedi inarcando un sopracciglio.

«Beh, è un classico, no?» Cos’ha che non va il cinema?

«Forse sì. Non saprei, sono un po’ arrugginito in queste cose. È da un po’ che non esco con qualcuna. In effetti non ricordo… quando è stata l’ultima volta che ti ho portata fuori?» Lo hai detto con noncuranza, come se fosse un discorso banale. Mi sento improvvisamente a disagio. Com’è che siamo finiti a parlare di noi?

«Non saprei…» mi concedo un grosso morso di torta. Voglio finire il mio pranzo in fretta e mettermi a studiare. In fretta.

«Tu invece, sei uscita con qualcuno ultimamente?» Me lo hai chiesto con tono calmo e quasi disinteressato, come se stessi facendo conversazione tanto per ammazzare il tempo, eppure mi sento il tuo sguardo fisso addosso, mentre io sono concentratissima sulla mia fetta di torta. Mastico l’ultimo boccone un po’ più a lungo del necessario, prendo tempo. Il mio primo istinto è quello di negare, mentendo spudoratamente. Ma poi perché? Che diritto hai tu di farmi una domanda del genere? Perché dovrei sentirmi in colpa? Sei stato tu a lasciarmi, sono una donna adulta e single. Ho tutto il diritto di vivere la mia vita come voglio. Ottimo, sono di nuovo incazzata con lui come il primo giorno che sono arrivata.

«Se con ultimamente intendi gli ultimi 14 anni, in effetti sono uscita con qualcuno.» Sobbalzi leggermente sulla sedia, quasi come se ti avessi colpito con uno schiaffo in pieno volto. «Nessuna storia seria, solo cose da una sera o due e poi ciascuno per la sua strada. Il tipo di relazione in cui eri ferrato tu una volta.» Non faccio in tempo a finire la mia frase velenosa che già inizio a sentirmi in colpa. Sparecchio con un colpo di bacchetta la tavola. «Ora sarà meglio che mi metta a studiare. Ho una montagna di cose da fare prima di andare a Little Whinging.» Batto in ritirata verso la biblioteca, che ormai è praticamente diventata il mio studio. Se per un primo, brevissimo, istante mi ero quasi sentita soddisfatta della sua reazione alla mia piccola, e piuttosto puerile, vendetta adesso stanno arrivando i sensi di colpa. Non ha detto una parola. È rimasto li a fissarmi con uno sguardo che non ho saputo bene come interpretare. Forse sono stata troppo diretta… Oh, andiamo Elizabeth! Ti ricordi chi ha lasciato chi? Io e miei inutili sensi di colpa! Sirius non ha alcun diritto di giudicarmi. Io non gli devo niente.

 

***

 

Perché una buona volta non imparo a farmi i cazzi miei! Cos’è questa mania di chiedere, di voler sempre sapere le cose?

Questa era decisamente una domanda di cui avrei preferito ignorare la risposta. Anche se, ad essere sincero, era piuttosto prevedibile. L’ho lasciata e poi sono stato arrestato con l’accusa di aver tradito e condannato a morte i suoi migliori amici e di aver ammazzato una decina di babbani in un’esplosione. Non era affatto probabile che restasse a casa a piangere per me per 14 anni. È una donna in gamba e bellissima, posso considerarmi fortunato che non sia sposata... in effetti...è strano che non abbia una relazione stabile...

Sono rimasto piantato qui come un’ebete per non so quanto tempo, quando il rumore dei ragazzi Weasley che scendono mi riscuote dai miei miseri pensieri. Meglio che me ne vada prima che la stanza sia troppo affollata, non sono sicuro di essere in grado di affrontare una conversazione adesso.

Mi rifugio in soffitta, dove Fierobecco mi saluta con un basso brontolio. Gli do il sacchetto di scoiattoli morti che mi ha portato Hagrid, poi mi lascio cadere su una vecchia sedia sgangherata.

Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero di un altro uomo che sfiora Elizabeth, la bacia, magari fa anche l’amore con lei. Lo so che non ho nessun diritto di essere geloso, ma cazzo non riesco veramente a farne a meno. Se sapessi chi è lo farei a pezzi con le mie mani!

Tiro un pugno alla parete e Fierobecco scuote la ali infastidito da quel rumore improvviso. Mi dispiace amico, ti lascio in pace, mi serve una bottiglia di whiskey.

 

***

 

Volevo studiare ma alla fine non ho concluso niente. Ho passato il resto del pomeriggio a sentirmi in colpa per quello che ho detto e contemporaneamente a rimproverarmi perché non dovrei affatto sentirmi in colpa. Di nuovo, la coerenza è il mio forte. Inizio a sospettare di soffrire di sdoppiamento della personalità, ma solo quando ho a che fare con Sirius, ovviamente.

Finalmente l’orologio mi informa che è ora di andare a Little Whinging e mi salva da una lunga serie di pensieri che preferirei evitare. Mi vesto in fretta e lo stesso misto di ansia, emozione e felicità di questa mattina mi assale. Tra poco vedrò Harry!

Remus mi ha detto che non c’era bisogno che mi mostrassero una sua foto, l’avrei riconosciuto al primo sguardo. Beh, l’ultima volta che l’ho visto aveva solo pochi mesi e mi rivolgeva balbettii incomprensibili dalla sua culla, dubito che non sia cambiato.

Scendo velocemente in salotto, sperando di non incontrare Sirius. Per mia fortuna non sembra essere nei paraggi. Entro nel caminetto e lanciandomi un pizzico di polvere volante sui piedi pronuncio l’indirizzo della signora Figg. Mi sto ancora ripulendo dalla cenere quando una vistosa capigliatura viola attira la mia attenzione.

«Ehilà! Sei in anticipo. Non ti aspettavo prima di una mezz’ora.» Tonks mi saluta sorridendo.

«Oh ero libera e… non vedevo l’ora di vedere Harry.» Ammetto. La ragazza mi sorride comprensiva.

«Allora, la casa è quella.» dice indicando fuori dalla finestra mentre io mi avvicino per vedere. «Al momento sono tutti dentro. Nessun movimento sospetto per tutto il giorno. » L’auror che è in lei è entrato in azione. «In caso di emergenza il caminetto della signora Figg è collegato sia con Grimmauld Place che con l’ufficio di Silente.» Annuisco per confermare che è tutto chiaro.

Un’anziana signora entra nella stanza con delle tazze di tè fumante. Tonks mi presenta alla signora Figg, poi si siede su una poltrona rilassandosi e sorseggiando il suo tè.

Se voglio mettere in atto il mio piano per combinare un’uscita tra Tonks e Remus devo iniziare a preparare il terreno…

«Senti Tonks, forse ti sembrerò sfacciata ma… non ho più molte conoscenze da queste parti e… che ne diresti di un'uscita tra donne una di queste sere?» Questo si chiama prendere due piccioni con una fava: lo faccio per Remus e magari ci guadagno una conoscenza interessante. Tonks mi ispira simpatia.

Lei mi osserva giusto un secondo prima di sorridermi. «Mi piacciono le persone dirette. Ci sto, molto volentieri! Dove vorresti andare?» l’avevo detto che sembrava un tipo a posto.

«Non so, manco da Londra da 14 anni. Le cose potrebbero essere un po’ cambiate. » Mormoro con aria pensierosa. Durante tutta la conversazione i miei occhi hanno continuato a rimbalzare tra la giovane strega con cui sto parlando e la strada fuori dalla finestra. Spero che Harry esca di casa per qualche motivo…

«Vorrà dire che ti farò fare un giro turistico dei miei locali preferiti. Va bene venerdì sera? » Chiede lei con tono allegro.

«Sì sono libera. Grazie Tonks!»

«Mi fa piacere, hai un’aria simpatica sai? » dice lei facendomi l’occhiolino. Sono felice che la prima impressione reciproca sia stata così favorevole.

Tonks mi saluta uscendo ed io sono libera di concedere tutta la mia attenzione alla villetta di fronte. Dopo una mezz’ora decisamente noiosa la porta principale si apre.

Ma… è Petunia quella? È diventata una specie di spaventapasseri ossuto. Non mi è mai sembrata particolarmente avvenente, ma il tempo è stato veramente inclemente con lei. Controlla la cassetta delle lettere e poi osserva il prato attentamente.

«Harry!» il suo urlo che rimbomba nella stanza nonostante la distanza mi fa sobbalzare. Devono aver fatto qualche incantesimo per amplificare i suoni che provengono da casa Dursley, per poter controllare meglio le cose. «Non hai falciato il prato il oggi!» Dice con un tono gracchiante che non mi piace affatto.

«Invece sì, zia Petunia.» Un ragazzo esce dalla porta principale avvicinandosi a Petunia ed io ho bisogno di aggrapparmi allo schienale di una sedia, perché le mie ginocchia sono improvvisamente diventate di gelatina. Ora capisco cosa voleva dire Remus… somiglia incredibilmente a James!

«Beh allora falcialo di nuovo.» Petunia rientra in casa lasciando il ragazzo li fuori. Lui si scompiglia i capelli ed io ho bisogno di sedermi. Persino il modo che ha di muoversi somiglia in tutto e per tutto a quello di James.

«Miss Collins, va tutto bene? » Solo quando noto la signora Figg guardarmi preoccupata mi accorgo che sto piangendo. Lacrime silenziose mi solcano il viso mentre penso che ho una fottuta voglia di correre ad abbracciare quel ragazzo.

«Tutto benissimo…» mormoro.

Rimango li a guardare Harry falciare il prato con un’espressione ebete stampata in volto. Vorrei avere una scusa qualsiasi per potermi avvicinare e parlargli, ma so che non è possibile. Mi accontenterei anche di poterlo osservare più da vicino, ma non è il caso di rischiare che si accorga che è sorvegliato.

Con mio profondo rammarico, Harry finisce di tagliare il prato e torna in casa. Sta calando la sera e tutto sembra calmo e tranquillo. La signora Figg ha preparato la cena, ma insisto per mangiare accanto alla finestra anche se non c’è stato il minimo movimento sospetto in giro. Se Harry dovesse uscire di nuovo non voglio rischiare di non vederlo.

Il resto della serata scorre via lento e senza episodi degni di nota. Mi ritrovo con un sacco di tempo per pensare… ed è un’attività che forse dovrei evitare in questi giorni. Alla fine mi ritrovo sempre a pensare a Sirius e la cosa inizia a diventare snervante.

È Remus a darmi il cambio per la notte.

«Ciao Elizabeth.» Dice uscendo dal caminetto.

«Ciao Rem.» Mi avvicino e gli stampo un veloce bacio sulla guancia. Lui mi sorride, ma mi osserva serio. Forse ho ancora gli occhi lucidi.

«Vedere Harry è stato… non lo saprei descrivere ad essere sincera.» Spiego con un sorriso.

«Posso immaginarlo. » Mormora comprensivo.

«È incredibile quanto somigli a James!» Dico ancora stupita.

«E aspetta di vederlo un po’ più da vicino. » Ribatte lui sedendosi accanto alla finestra.

«Senti Elizabeth…» il suo tono di voce improvvisamente più serio mi richiama dai miei pensieri. «Non vorrei ficcare il naso in cose che non mi riguardano ma… cerca di non essere troppo dura con Sirius, se puoi.» Lo guardo perplessa. Che gli abbia detto qualcosa riguardo ad oggi?

«So che hai tutte le ragioni per avercela con lui e non voglio assolutamente dirti cosa fare, ma ha passato 12 anni ad Azkaban. Non è una cosa che puoi buttarti alle spalle come se niente fosse. Il suo equilibrio è più instabile di quanto non sembri.» Mi osservi cercando di studiare la mia reazione, mentre io preferisco abbassare lo sguardo e concentrarmi sulle mie scarpe. Mi sentivo già abbastanza in colpa prima, adesso mi hai dato il colpo di grazia Rem. Mi sento una merda.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Nota dell'autrice:

Una parte di questo capitolo è stata veramente difficile da scrivere, era la prima volta che mi cimentavo con questo tipo di cose.

Spero che non avrete voglia di uccidermi alla fine di questo capitolo...

 

Ritorno al passato

Capitolo 7
 

Dopo quello che mi ha detto Remus non riesco a non pensare che mi sia comportata da vera stronza. Mi sono preoccupata solo di me stessa, ignorando tutto il resto. Ho sofferto, ma non sono stata l’unica. Sirius ha pagato un prezzo anche più alto del mio. Dodici anni ad Azkaban… non posso nemmeno immaginare come deve essere stato. È praticamente un miracolo che non sia impazzito!

Mi chiedo come mai non abbia tentato la fuga prima...

Devo provare a mettere da parte il mio rancore verso di lui e cercare di avere un rapporto civile. Almeno questo glielo devo.

Certo, quando se ne esce con i suoi tentativi di fare il galante mi fa veramente impazzire. Continua a dire che mi ha sempre amata... ed io non so più se non posso o non voglio credergli.

Ma io cosa provo veramente per lui? Una volta lo consideravo il grande amore della mia vita... ma ora... di sicuro non è mi è indifferente ma… scuoto la testa accelerando il passo.

Ho preferito smaterializzarmi a qualche isolato da Grimmauld Place per avere il tempo di fare due passi. Speravo di schiarirmi le idee, ma non mi sembra di esserci riuscita.

Come si fa a recuperare un rapporto dopo quattordici anni? Il tempo ci ha cambiati entrambi ed ormai siamo due persone diverse. Non possiamo semplicemente fare finta di niente e riprendere da dove eravamo rimasti.

E pensare che ero così felice per aver visto Harry! Adesso ho una gran voglia di sbattere la testa contro un muro. Non sopporto l’indecisione. Detesto non sapere come affrontare una situazione.

Salgo i due scalini del numero 12 che ormai mi sono familiari con aria sconsolata. Potrei passeggiare fino a domani, ma non mi chiarirei comunque le idee.

***

Sono seduto sul pavimento della mia camera con una bottiglia accanto ed un bicchiere in mano: il whiskey è un’ottima soluzione ad un sacco di cose. Inizio a sentire un lieve formicolio alle mani.

Beth… come ho potuto essere così stupido? Non avrei mai dovuto lasciarti andare. Quanto tempo ho sprecato… Già ad Hogwarts, quando credevo che tutte le mie avventure fossero meglio di un’unica storia vera. È bastato un giorno con te per farmi ricredere. Se solo lo avessi capito prima…

Quante volte ti ho pesa in giro? Quanti scherzi ti ho fatto? Era l’unico modo che conoscevo per avvicinarti. Cosa mai avrebbe potuto trovare una ragazza seria ed in gamba come te in uno scapestrato combina guai come me? Eri troppo sveglia perché potessi interessarti ad uno con la mia fama da donnaiolo impenitoso. O si dice impenitente?

Vuoto il bicchiere con un lungo sorso e una sensazione di calore mi si irradia dallo stomaco al viso. Un quarto di bottiglia…

Desideravo l’unica ragazza che non potevo avere e quando alla fine, contro ogni mia previsione hai accettato di uscire con me, ho capito che avrei dovuto chiedertelo secoli prima. Beth… Beth… Beth… cosa devo fare adesso?

Vuoto un altro bicchiere…

Adesso non ho un bel niente da offrirti. Sono un evaso, ricercato. Potrei sempre invitarti a cena fuori e venirti a prendere trasformato in cane… Sarebbe un appuntamento originale!

Mi scappa un'amara risatina strozzata. Forse il whiskey inizia a fare effetto. Meglio buttarne giù ancora un bicchiere… per sicurezza.

Se non fosse per Harry forse nemmeno saresti qui. Harry… io, lui e te potremmo essere una famiglia se non avessi mandato tutto a puttane!

Che poi cosa gli dico io ad Harry? “Ciao Harry, guarda ho dimenticato di dirti che hai una madrina. Scusa tanto la prossima volta ti mando un gufo.” Mi passo una mano tra i capelli, sconsolato.

Mi verso ancora un po’ di liquore… si è spostato il bicchiere? L’ho mancato… riproviamo… piano… ecco.

Dunque… ricapitolando: ho lasciato Elizabeth con una scusa idiota, veramente idiota, quattordici anni fa e adesso lei, giustamente, mi odia. Ho evitato di dire ad Harry che aveva una madrina, perché altrimenti avrei dovuto spiegargli che se lei non era con lui è perché io sono uno stupido coglione e adesso lui mi odierà. Elizabeth mi odia ed Harry mi odierà. Anche io mi odio. Il quadro della mia vita è… idi… edilliaco... come cazzo si dice? Mezza bottiglia…

Vaffanculo. Speravo di evitarla la sbornia triste…

Osservo la foto sul mio comodino. Io e i miei migliori amici l’ultimo giorno di scuola del settimo anno. Vedo i contorni un po’ sfuocati adesso. James tu che ne dici? Cosa dovrei fare amico? Certo che però… almeno potresti mandarmi un segno, che ne so… potresti apparirmi in sogno con una delle tue idee geniali. No aspetta… aspetta… le tue idee geniali per conquistare Lily… grazie James, ignora quello che ho detto, cioè pensato!

Alla salute vecchio mio! Buttiamo giù un altro bicchiere. E non guardarmi con quell'aria di rimprovero! Non provarci nemmeno. L'alcool è l'unica cosa che mi resta adesso.

Ho allungato un braccio per prendere la foto, ma l’ho mancata. Mi sono sbilanciato in avanti e per poco non mi ritrovo con il naso sul pavimento. Bene, bene.

Beth avevi ragione oggi, sai? Sono stato un maestro nelle avventure da una notte e via. Merlino quanto ero idiota! Ma tu… tu non sei il tipo da cose del genere! Non ci posso pensare… non ci voglio pensare! Eppure non riesco a non pensarci… Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine delle mani di un altro uomo che ti sfiorano. Ed è colpa mia! Solo colpa mia!

Sbatto violentemente il pugno contro il pavimento. Ahia! Cazzo! Ma cosa? Ah… avevo il bicchiere in mano… è sangue quello? Dovrò bere dalla bottiglia adesso… me la porto alle labbra… ma è vuota? No, non ci siamo. Non puoi abbandonarmi adesso bottiglia! Mi metto in piedi, al terzo tentativo. Adesso scendo in cucina e ne prendo un’altra… coraggio… uno scalino alla volta… piano… sembrano le scale di Hogwarts per quanto si muovono…
 

***
 

È sangue quello sulle scale? Improvvisamente mi sento gelare il sangue nelle vene. Ci hanno attaccati?

Estraggo velocemente la bacchetta. Un rumore mi fa voltare di scatto, la luce filtra da sotto la porta del salotto. Lentamente e cercando di non produrre il minimo suono mi avvicino e tento di sbirciare dentro. Non riesco a vedere nessuno.

Con uno scatto apro la porta, la bacchetta tesa davanti a me ed uno schiantesimo pronto a fior di labbra. Niente, non c’è nessuno. Ma cosa…

È Sirius? Se ne sta accasciato a terra, la schiena contro la parete, le ginocchia piegate contro il petto, una mano in grembo e l’altra che fa girare una bottiglia sul pavimento, tenendola dal tappo.

«Sirius? Che stai facendo?» Domando perplessa.

Si volta a guardarmi con aria decisamente stupita. «Oh Beth… questa maledetta… non vuole aprirsi.» Biascica vistosamente le parole… è ubriaco? Abbasso la bacchetta e mi rilasso almeno un po’. Forse non siamo sotto attacco.

«Lascia, dalla a me.» Dico abbassandomi davanti a lui e prendendo la bottiglia di Whiskey incendiario. Riesco a sentire l’odore dell’alcol nel suo respiro persino da qui.

«Ridammi la mia bottiglia!» Afferma con sguardo truce, quando capisce che non l’ho presa per aprirla.

«Direi che hai bevuto abbastanza per oggi.» Il mio tono è calmo, non voglio rimproverarlo. «Sirius c’è del sangue sulle scale… stai bene?» Lo squadro dalla testa ai piedi, ma non vedo nulla di strano se non qualche graffietto sulla fronte e sullo zigomo.

«Sono scivolato… scendendo le scale.» I suoi occhi blu leggermente annebbiati sono fissi su di me. «Così ho appoggiato la mano.» Non capisco cosa intenda, finché non solleva la mano che tiene in grembo, mostrandomela. È coperta di sangue, delle piccole schegge di vetro sono conficcate nel palmo. Cosa ti sei fatto Sirius?

«Ho dato un pugno al pavimento… con il bicchiere.» Biascica come se questo spiegasse tutto.

Sospiro. Appello la borsa da lavoro dalla mia camera e mi siedo comoda sul pavimento di fronte a lui: ci vorrà un po’.

«Hai fatto proprio un bel lavoretto…» mormoro iniziando ad estrarre le schegge di vetro con piccoli tocchi della bacchetta.

Mi era capitato qualche volta di averlo visto brillo, soprattutto ai tempi della scuola, ma non si era mai ridotto in questo stato. James gli aveva sempre invidiato la capacità di sapersi fermare al punto giusto: Sirius arrivava ad essere alticcio, senza mai esagerare al punto da sentirsi male. Questa sera non è andata decisamente così.

Si guarda per un attimo la mano e poi torna a fissare me.

«Mi dispiace Beth…» Mormora.

«Ti dispiacerà di più domani quando la mano ti farà un male cane. Stai fermo, per favore, o non riesco a togliere tutte le schegge.» Sono concentrata sul mio lavoro.

«La mano non ha niente. Non è per quella che mi dispiace… mi dispiace per noi.» il fatto che abbia qualche difficoltà a pronunciare le parole mi aiuta a mantenere la calma. Rende il tutto molto meno serio.

«Chi è il guaritore qui? La mano lasciala giudicare a me.» Ancora un paio di schegge ed ho finito.

«Ho fatto un casino. Ho deluso te, James, Lily... Vorrei poter tornare indietro e cambiare tutto… tutto…» Mormora abbassando lo sguardo con tono sconsolato. Con la mano gli sfioro la guancia, costringendolo a riportare il suo sguardo su di me.

«Sirius... tu non ci hai delusi. James e Lily... loro lo sanno che hai fatto del tuo meglio... e lo so anche io.» Mormoro osservandolo. «È per questo che ti sei ubriacato?»

«Per questo... per tutto... come faccio ad andare avanti sapendo che è colpa mia?» non riesce a sostenere il mio sguardo, così torna a fissare il pavimento con le spalle curve. Sembra che nulla possa consolarlo adesso.

«Sirius non è colpa tua!» Affermo in tono convinto e quasi scandalizzato. Come può pensarlo? Avrebbe dato la vita per i suoi amici, io questo lo so.

«Sì che lo è. Per questo sono rimasto ad Azkaban per tutto quel tempo. Sospettavo che sarei potuto evadere sfruttando la mia forma di animagus... ma io meritavo di stare lì. Dovevo scontare la mia colpa.» Adesso ha una luce quasi folle nello sguardo deciso che mi rivolge. È rabbia, cieca rabbia rivolta verso se stesso.

«Se non avessi visto sul giornale che Peter era vivo sarei rimasto lì. Ma volevo vendetta! Altrimenti avrei continuato a marcire ad Azkaban per il tempo che mi restava da vivere. È quello che merito.»

Gli afferro il volto tra le mani costringendolo a fissarmi negli occhi. «Non è colpa tua! Non lo è!» scandisco le parole con tono deciso. «Io non lo penso, non lo pensa Remus e sono sicura che non lo pensa nemmeno Harry! Per quanto riguarda James... se fosse qui adesso ti prederebbe a pugni per la tua stupidità! Te le suonerebbe di santa ragione e lo sai anche tu!» Riesco a strappargli un mezzo sorriso, ma so di non averlo ancora convito. Sarà meglio riparlarne quando sarà sobrio.

«Adesso basta tormentarsi per il passato Sirius. Non serve a niente. Cerchiamo di mettere a posto le cose nel presente. Magari iniziando da questa mano e dalla colossale sbornia che ti sei preso. Che ne dici?» Nonostante tutti i miei sforzi sento le lacrime premere nei miei occhi per uscire. Spero che lui non se ne accorga, ma mi fissa per qualche secondo un po’ stupito prima di annuire.

Mormoro un paio di incantesimi e le ferite sulla mano di Sirius si chiudono. Lui la apre e la richiude, come per testarla, con una smorfia. Farà ancora male per un paio di giorni, ma tornerà come nuova.

«Andiamo, ti accompagno di sopra.» Gli offro un braccio che lui afferra in silenzio. Mi rendo conto che rimetterlo in piedi è un’operazione molto più complicata del previsto: è più alto di me di almeno un palmo e non è affatto collaborativo. Nel tentativo di mantenere l‘equilibrio si aggrappa allo schienale di una sedia rovesciandola e facendo un gran baccano.

«Sirius se Molly ti becca in questo stato, non ci sarà incantesimo di guarigione che io possa usare per ricomporre i pezzi del tuo cadavere. Quindi cerca di non svegliare tutti!» il suo sguardo terrorizzato mi da la conferma che ha capito.

Molto lentamente iniziamo a salire le scale verso la sua stanza. Merlino, ma quanto pesa? Coraggio, coraggio! Ancora pochi passi!

Sul pavimento della sua stanza ci sono i frammenti restanti del bicchiere incriminato e una bella macchia di sangue. Aiuto Sirius a sedersi sul letto e poi faccio sparire quel disastro con un colpo di bacchetta.

Mi volto ad esaminare il mio paziente: ha bisogno di vestiti puliti, quelli che indossa sono macchiati di sangue. Gli servirà anche qualcosa contro il dopo sbronza o domani sarà uno straccio. A giudicare dal colorito che sta assumendo credo che servirà anche una bacinella. Faccio appena in tempo a trovarne una in bagno quando lo stomaco di Sirius decide che ha trattenuto tutto quell’alcol più che abbastanza. Ci vuole almeno mezz'ora prima che si riprenda un po’.

Mentre Sirius mi guarda mortificato, preparo un bicchiere con due gocce di pozione contro il mal di stomaco e un cucchiaio di intruglio contro le sbornie… facciamo due cucchiai.

«È disgustoso!» Afferma lui con una smorfia dopo aver svuotato il bicchiere.

«Domani mi ringrazierai.» Affermo convinta.

Recupero un pigiama pulito dal suo armadio e resto a guardarlo per un momento, indecisa sul da farsi. Oh andiamo Elizabeth! Lo hai già visto nudo!

Forse era meglio non pensarci… Pessimo, pessimo pensiero davvero!

Mi concentro come se dovessi eseguire un’operazione a cuore aperto e con il massimo della cautela di cui sono capace aiuto Sirius a svestirsi, evitando accuratamente di sfiorare anche solo accidentalmente la sua pelle.

Qualcosa in me freme vedendolo a torso nudo. Calma Elizabeth… concentrati. Ha dei tatuaggi nuovi ed è molto più magro di come lo ricordassi. Beh dubito che la cucina di Azkaban possa essere molto invitante… sospiro sentendomi nuovamente in colpa.

«Cosa c’è che non va Beth?» Mi chiede lui guardandomi attentamente.

«Niente. Tutto a posto.» Affermo recuperando un sorriso.

La sua mano sulla mia guancia mi blocca. La sua carezza mi incendia la pelle.

«Beth… la mia Beth… sei bellissima sai?» Devo essere paonazza adesso.

«Sei proprio ubriaco eh?» Cerco di smorzare la tensione con un sorriso incerto. Lui scuote la testa. Pessima idea: lo vedo ondeggiare sul letto e sono costretta ad afferrarlo per le spalle per evitare che cada in avanti. Come in risposta al mio gesto Sirius mi abbraccia e mi stringe a se. La sensazione della sua pelle nuda sotto le mie mani…

«Lo so che non ho nessun diritto di essere geloso di te, ma l’idea di qualcun altro con te mi fa impazzire!» Afferma stringendomi un po’ di più ed appoggiando la testa sulla mia spalla.

Mi assicuro di avere recuperato il controllo della mia voce prima di parlare. «Sirius, oggi… mi hai fatto una domanda e io ti ho risposto sinceramente, ma mi dispiace per il modo in cui l’ho fatto. Non avrei dovuto essere così dura.»

«Me lo merito.» Afferma convinto. Non sembra avere la minima intenzione di smettere di abbracciarmi.

«No, affatto. Però, forse, sarà meglio parlarne domani quando sarai più sobrio, ok?» Dico allontanandomi da lui, che piuttosto riluttante mi lascia andare. «Adesso mettiti il pigiama e fila a letto. Domani ti sentirai uno straccio.»

Sirius è stato molto più collaborativo nel farsi togliere i vestiti che nel farseli rimettere. Gli sistemo la bacinella accanto al letto, anche se con la pozione che gli ho dato non dovrebbe servire. Quando finalmente lo vedo disteso sotto le coperte con un’espressione più rilassata inizio a chiedermi se posso fidarmi a lasciarlo da solo. Ci pensa lui a togliermi il dubbio.

«Resta con me Beth…» È quasi una supplica.

Mi sfilo le scarpe e mi sistemo sull’altro lato del letto, sdraiata sopra le coperte, vestita di tutto punto.

Sirius sembra stremato eppure si rifiuta di dormire. Continua a guardarmi lottando contro il sonno per tenere gli occhi aperti.

«Non mi arrenderò con te, Beth.» Afferma deciso.

«Bene, perché io non credo di volere che tu lo faccia.» Mormoro fissando il soffitto. Mi manca il coraggio di guardarlo adesso.

«Ti amo Beth…»

Il mio cuore ha perso un battito.

***
 

Elizabeth è sdraiata accanto me, mi osserva seria, i lunghi capelli sparsi sul cuscino. Ai miei occhi non è mai stata più bella.

Allungo una mano per sfiorarle una guancia e lei mi sorride debolmente, quasi incerta.

Mi sollevo, poggiando un gomito sul cuscino e mi avvicino un po’ di più a lei. La mia mano che continua ad accarezzare il suo viso.

Le sue labbra rosee sono la cosa più invitante che abbia mai visto. Mi avvicino ancora un po’ a lei. Mi chiedo cosa accadrebbe se io osassi…

Elizabeth mi precede, chiudendo rapidamente la poca distanza tra noi due. Sento le sue labbra sulle mie. È un bacio dolce, quasi timido. Dio quanto mi sono mancate le tue labbra!

Non posso resistere. Ti stringo, attirandoti più vicina a me ed approfondendo il bacio. Il tuo mugolio strozzato è di approvazione e mi manda in estasi. Le tue mani che mi accarezzano la schiena lasciano scie di fuoco. Affondo una mano tra i tuoi capelli, mentre con l’altra ti stringo il fianco, dove la tua maglia si è sollevata di qualche centimetro concedendomi di accarezzare la tua pelle.

Ti allontani solo per riprendere fiato, ma ti attiro di nuovo verso di me, baciandoti ancora. Non potrò mai averne abbastanza di questo!

Una scossa mi percorre quando infili le tue mani sotto la mia maglia accarezzandomi la schiena e mugolo qualcosa di indistinto contro le tua labbra. Sorridi, probabilmente soddisfatta dall’effetto che mi fai. Avevi qualche dubbio Beth?

Posso giocare anche io a questo gioco, sai? Infilo le mani sotto la tua maglia, tracciando lenti cerchi lungo la tua schiena e sulla pancia, le mie labbra sul tuo collo lasciano una scia di baci.

«Sirius…» Mormori il mio nome affondando una mano tra i miei capelli e rafforzando la presa sulla mia schiena.

Beth se vuoi che mi fermi dimmelo. Dimmelo adesso, perché non credo che ne potrei più esserne capace tra poco. Ti desidero con ogni fibra del mio corpo, della mia mente e del mio cuore.

Le mie mani si fanno più audaci,infilandosi sotto la tua maglia e sfiorando il pizzo che copre il tuo seno. Sospiri cercando di nuovo le mie labbra con le tue. Lo prendo come un invito a continuare.

Afferro il bordo della tua maglia e gioisco quando inarchi la schiena per aiutarmi a sfilarla. Affondo la testa tra i tuoi seni lasciando una piccola scia di baci.

Mi strigi e mi attiri sopra di te, poi decidi che forse ho qualche vestito di troppo e mi sfili la maglia senza troppi complimenti. Le tue mani sulla mia schiena nuda, le tue labbra sul mio torace… potrei impazzire adesso.

Indossi un reggiseno rosa pallido molto grazioso, ma adesso non ti serve proprio… te ne libero velocemente e resto per un secondo ad osservarti. Vorrei stamparmi in testa quell’immagine. Torno a baciarti le labbra, l’angolo della mascella, il collo e poi scendo verso il tuo seno. Ti sfugge un mugolio strozzato quando le mie labbra si posano sul capezzolo e il mio cervello stacca la spina. Non c’è più niente, ci siamo solo io e te, insieme. Esistono solo le tue labbra sul mio collo, le tue mani sulla mia schiena, la tua pelle calda sotto le mie dita, i tuoi mugolii indistinti e il mio respiro strozzato. Solo noi…

La luce del mattino filtra tra le imposte socchiuse. Riapro gli occhi controvoglia, cercando di mettere a fuoco dei ricordi piuttosto annebbiati… Elizabeth, le sue labbra… mi volto di scatto verso l’altro lato del letto. Lei non c’è. Mi guardo intorno in cerca di qualche traccia del fatto che lei sia effettivamente stata nella mia stanza questa notte, ma non vedo nulla di strano. Non l’ho solo sognato vero? Merlino ti prego fa che non sia stato un sogno! Affondo la testa sconsolato sul cuscino accanto al mio… ma quanto ho bevuto ieri per non ricordare nemmeno una cosa del genere? Aspetta… ma… è il profumo di Elizabeth questo!
 

***
 

Sirius ha dormito tutta la notte con un’espressione beata stampata in faccia, mentre io non sono riuscita a chiudere occhio.

Come se non bastasse oggi ho il turno di mattina al San Mungo ed alle 6 e 30 mi sono dovuta rassegnare ad alzarmi. Sarà una giornata decisamente lunga visto che questa sera ho appuntamento con Tonks.

Forse dovrei essere arrabbiata con Sirius per la nottata che mi ha fatto passare… ma non mi riesce proprio. Se penso a come si era ridotto ieri sera…

Cerco di tenere fuori dalla mia testa Sirius con scarso successo per tutta la mattina. Fortunatamente, riesco comunque a non combinare qualche disastro mentre assisto un altro guaritore durante le visite. È più giovane di me di qualche anno, eppure è lui il medico a tutti gli effetti ed io lo seguo come tirocinante. Sembra leggermente lusingato da questa situazione. Goditela finché dura e preparati a mangiare la polvere tra qualche mese: sono maledettamente brava nel mio lavoro! Probabilmente è l’unica cosa che so fare veramente bene.

Quando alle fine delle 8 ore di turno di lavoro più lunghe della mia vita mi trascino finalmente verso la dimora dei Black, il pensiero che in realtà dovrei passare il pomeriggio a studiare mi fa venire in mente il suicidio. Entro in salotto ed un Sirius baldanzoso e pimpante mi viene in contro sorridendomi.

«Buon giorno! Passata una buona giornata?» Chiede interessato.

«Che fai? Prendi anche per il culo?» Rispondo guardandolo storto ed incrociando le braccia al petto con aria severa. È fresco e riposato come una rosa mentre io sembro uno straccio vecchio.

Per tutta risposta, lui mi guarda sinceramente stupito.

«Ti sei ridotto uno schifo ieri sera. Credo mi sia venuta un’ernia per portarti di sopra e poi non sono riuscita a chiudere occhio tutta la notte, mentre tu invece dormivi beato.» Affermo tentando di essere il più possibile seria. Ti meriti una bella ramanzina per come ti sei ridotto ieri sera.

«Oh…» Sembri sorpreso da quello che ho detto. O forse deluso?

«Quindi… non hai approfittato di me per caso?» Chiedi decisamente deluso ed io sento le mie guance incendiarsi improvvisamente.

«No. Decisamente no! Non ti reggevi nemmeno in piedi!» Avrei voluto che la mia voce fosse più ferma…

«Peccato…» Affermi con un sorriso troppo malizioso per i miei gusti.

Sbuffo. Mi fai venire voglia di prenderti a schiaffi! Ma dopo ieri sera... non so qualcosa è cambiato. Non riesco più ad avercela con te come prima.

«Fammi vedere la mano.» Ordino rassegnata, meglio cambiare argomento.

Ubbidiente sollevi la mano incriminata. Tasto la pelle per vedere se gli incantesimi hanno funzionato e valutare quanto ti fa male. La smorfia su tuo viso mi conferma che effettivamente non è ancora a posto.

«Cerca di non muoverla troppo per qualche giorno e tornerà come nuova. Vuoi qualcosa per il dolore?»

«No, è sopportabile. Grazie… per la mano e… tutto il resto.» adesso sei tu ad essere a disagio, non ti piace dover ringraziare. Sirius Black è l’uomo di roccia che non ha mai bisogno di nessuno!

Appoggiato allo stipite della porta della cucina Remus ci osserva con un sorrisetto stampato in faccia. Solo adesso mi accorgo che sto ancora tenendo la mano di Sirius tra le mie e la lascio andare di scatto.

«Ciao Remus.» Dico tentando di far finta di nulla. «Ti ho portato una cosa dal San Mungo.» Torno verso l’ingresso e con un colpo di bacchetta faccio levitare davanti a me la pesante cassa. Le bottiglie di vetro al suo interno tintinnano leggermente.

«È pozione antilupo?» chiede Remus sorpreso.

«Certo. Un sorso tutte le sere nella settimana precedente la luna piena e in quella successiva. Renderà la trasformazione più sopportabile.» Non riesco a sopportare l’idea che Remus debba soffrire così, ma cerco di non darglielo a vedere, non apprezzerebbe sentirsi compatito. «Sei un po’ pallido Rem, come ti senti? Dovresti mangiare di più in questi giorni…» affermo con il mio migliore tono da dottoressa e continuando a scrutarlo da capo a piedi. Purtroppo la licantropia è una condizione molto poco studiata da un punto di vista medico. Dovrei provare a dare un’occhiata nella biblioteca del San Mungo…

«Starò benone Elizabeth, non preoccuparti.» Afferma lui con un sorriso triste.

«Voi due non siete per niente in forma. Non so chi sia il vostro guaritore di fiducia ma dovreste denunciarlo! Per fortuna che sono tornata io!» Dico fingendo di pavoneggiarmi un po’.

«Lunastorta è un catorcio, ma io sono ancora uno schianto!» Afferma Sirius scuotendo i capelli con fare melodrammatico. Sembra di essere tornati alle scenette che faceva nella sala comune a scuola.

«Certo… ieri sera sembravi uno che si è schiantato con la scopa contro un muro!» Affermo convinta spostandomi in cucina. Ho bisogno di una tazza di caffè gigantesca.

«Cosa ha combinato?» chiede Remus con aria vagamente preoccupata.

«Era ubriaco fradicio e si è quasi fatto a pezzi una mano.» Rispondo mentre metto il bollitore sul fuoco.

«Di nuovo Felpato? Non avevamo un accordo su questo?» Remus lo guarda con un sopracciglio inarcato mentre Sirius sbuffa vistosamente.

«Di nuovo? Vuoi dire che è già capitato?» chiedo improvvisamente allarmata.

«Sì, ed è capitato spesso.» afferma Remus serio.

«Oh andiamo, non esagerare Remus! Sarà successo al massimo un paio di volte!» Remus gli rivolge uno sguardo di rimprovero.

«Ok, forse un po’ di più di un paio di volte. Ma cosa potrebbe mai fare un uomo nella mia situazione per scacciare la malinconia? Devo pur concedermi qualche conforto!» Afferma con tono melodrammatico.

«Remus, dov’è la cantina?» Chiedo sapendo già cosa fare.

***

Beth è stata categorica. Ha recuperato tutte le bottiglie di alcolici che sono in casa e le ha chiuse in cantina. Ha trovato persino la bottiglia di vino speziato che tenevo nascosta nel comodino. Poi ha sigillato lo scantinato con non so quale incantesimo del cavolo e adesso mi ritrovo senza nemmeno la minima goccia d’alcol in casa. Avrei quasi voluto protestare, ma Beth sembrava così decisa che ho preferito non discutere di nuovo con lei.

Nonostante la sbronza colossale ricordo benissimo la nostra conversazione di ieri sera. Lei non mi ritiene responsabile per James e Lily... Lei crede che non sia colpa mia...

I rapporti tra di noi sembrano più distesi dopo quello che ci siamo detti.

Adesso è uscita con Tonks, ma non prima di essersi assicurata che Remus potesse restare a casa con me questa sera. Mi stavo sinceramente incazzando per questa idea di farmi da babysitter a turno, ma poi mi sono reso conto che Elizabeth si è veramente preoccupata per me ieri e mi sembra un considerevole passo in avanti. Se poi ci si aggiunge che domani sera sarà lei a restare a farmi compagnia per controllare che io non attenti alla mia vita… non mi sembra poi così malvagia questa idea della babysitter. Anzi, forse avrei dovuto sbronzarmi prima!

«Alfiere in D5.» Dico dopo una breve riflessione. La regina di Remus finisce fatta a pezzi malamente. Non accade spesso che io sia quasi sul punto di vincere una partita a scacchi contro Remus.

«Dove hai detto che andavano?» Chiede fissando assorto i resti della sua regina.

«Non l’ho detto, in effetti. So soltanto che uscivano.» Mi sembra un buon momento per indagare… «Sei preoccupato per Tonks? » Raddrizza un po’ le spalle.

«Cavallo in E7.» La mia torre viene miseramente abbattuta. «Per entrambe ovviamente. Non mi sembra una grande idea andare in giro fino a tardi di questi tempi. »

«Sono due donne adulte e responsabili. Tonks è un’auror. Sono sicuro che stanno bene.» Affermo pensando alla prossima mossa da fare sulla scacchiera… e nella conversazione!

«Una volta non eri così tranquillo quando si trattava della sicurezza di Elizabeth.» Bravo Remus, così…

«Non lo sono nemmeno adesso, ma mi sforzo di seguire il consiglio che mi hai dato tu milioni di volte: non posso chiuderla sotto una campana di vetro, quindi meglio mantenere la calma. Tu come mai sei così nervoso questa sera?»

«Non sono nervoso!» Ci mette un pizzico di enfasi di troppo nel rispondere.

«No? Regina in H6 e saluta il tuo alfiere.» Ci sono quasi. Ho preparato la mia trappola e sono pronto per farla scattare. «Sei distratto, nervoso e molto, molto preoccupato perché sono quasi le 2 di notte e non sono ancora rientrate. Hai insistito per fare un’altra partita e so per certo che cercherai qualsiasi scusa per non andare a dormire finché non saranno rincasate sane e salve.»

Mi fissa con un’espressione leggermente sconcertata.

«Dove vuoi arrivare? Perché io ti conosco, lo so che vuoi arrivare da qualche parte!»

«Dimmelo tu Lunastorta. Come mai questa sera non sei l’immagine vivente della calma come al tuo solito? E tocca a te muovere…» Gli faccio notare con un mezzo sorriso.

«Ma io sono calmo, sono solo leggermente in apprensione perché è tardi e due persone a cui sono affezionato non sono ancora rincasate. Cavallo in C9.» Dice sbuffando.

«Quindi ammetti che le sei affezionato! Bene. Solo, per favore, non affezionarti a Beth nello stesso modo in cui lo hai fatto con Tonks o potrei diventare geloso… Alfiere in E4. Scacco matto.» Ghigno divertito, mentre un Remus decisamente seccato mi guarda di traverso. Penso che stia meditando di cruciarmi.

La porta che si apre e il rumore di passi che proviene dall’ingresso mi fanno finalmente tirare un sospiro di sollievo. Sono tornate. Non volevo darlo a vedere ma ero in ansia anche io.

«Ehi, siete ancora svegli?» Chiede Elizabeth entrando. Indossa un corto abito blu che spero di rivederle indosso nei miei sogni questa notte…

Remus borbotta qualcosa su una partita a scacchi troppo lunga e batte velocemente in ritirata augurando la buona notte a tutti. Tonks sembra vagamente delusa. Anche lei si congeda velocemente.

«Cosa aveva Remus? Che gli hai fatto?» mi chiede Elizabeth, mentre si siede sul divano accanto a me calciando via le scarpe dal tacco alto.

«Oh niente di grave, abbiamo solo appurato che è affezionato a Tonks. Non male come primo passo, ma sarà una battaglia lunga, te lo assicuro.» Ridacchi divertita. «Non sei ubriaca? O almeno un po’ alticcia?» chiedo speranzoso.

«No. Volevi approfittare di me?» Chiedi, un sorriso malizioso sulle labbra.

«Mmm… in realtà mi sarei accontentato di potertelo usare contro di te in futuro, appena riuscirò a togliere quell’incantesimo dalla porta della cantina e a recuperare qualche bottiglia di whiskey incendiario. Ma anche la tua idea non sarebbe da buttare.» Mi piace riuscire a parlare con te in modo così libero e rilassato, senza tutta la tensione dei giorni scorsi.

«Se ti becco di nuovo ubriaco fradicio ti faccio pentire di essere nato Sirius Black!» hai sfoderato la tua migliore espressione imbronciata. Sei assolutamente adorabile. «Fammi vedere come va la mano. Hai mangiato abbastanza a cena?» Chiede iniziando a squadrarmi. Da ieri sera non fa che chiedermi se mangio abbastanza. Credo che abbia anche chiesto a Molly di darmi delle porzioni più abbondanti.

«La mano fa molto meno male e mi sono rimpinzato come se non mangiassi da una vita. Soddisfatta dottoressa?» Chiedo sorridendo.

«Sì, per ora. Me ne vado a dormire, domani mattina devo lavorare ed ho del sonno arretrato da recuperare.» Dice guardandomi con un finto sguardo di rimprovero. Per tutta risposta sfodero il mio migliore sguardo da cucciolo dispiaciuto. Lei mi da un piccolo pungo sulla spalla sbuffando. Mi sto massaggiando la spalla fingendo che mi abbia fatto un male cane, quando inaspettatamente le sue labbra si posano sulla mia guancia.

«Buona notte Sirius.»


 

Nota dell'autrice:

Ce l’ho fatta! Non ne ero certa ad essere sincera.

La parte che mi preoccupava di più era quella dei pensieri di Sirius ubriaco. Volevo che si percepisse che non è del tutto in se. Non so quanto ci sono riuscita. Voi che ne dite?

Avevate capito che la scena in cui la temperatura sale era tutto un sogno? Non mi odiate per questo vero? *fa gli occhioni da cucciolo come Sirius*

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ritorno al passato

 

Capitolo 8

 

 

Passare del tempo con Tonks è stato veramente divertente. È una giovane strega brillante, in gamba e simpatica. Adesso capisco perché piaccia a Remus.

Dora mi ha portato in giro per un paio di locali e mi ha persino convinta a ballare, cosa che non è esattamente da me. La sua allegria è contagiosa e non mi pento di essermi lasciata andare un po’ più del solito. Sono tornata a casa molto più rilassata e di buon umore. Era da tanto che non passavo del tempo con un’amica… da quando Lily non c’è più, per l’esattezza.

Ho rimproverato Sirius per come abbia cercato di punirsi per la morte di Lily e James, ma forse anche io ho fatto un po’ la stessa cosa. Mi sono chiusa in me stessa e mi sono isolata dal resto del mondo. Non mi sono concessa amicizie o relazioni perché non volevo correre il rischio di affezionarmi di nuovo a qualcuno. Ho vissuto una vita a metà, ma adesso è ora di voltare pagina. Coltivare una nuova amicizia è decisamente un buon punto d’inizio, soprattutto se si tratta di Tonks. Sono ancora stupita per come mi sia trovata a mio agio con lei, abbiamo parlato tutta la sera come se ci conoscessimo da sempre.

Uno dei momenti migliori della serata è stato quando Dora è inciampata in qualche ostacolo invisibile ad occhio nudo, rovesciando i nostri drink addosso ad una bionda dagli abiti piuttosto appariscenti. La ragazza se l’è presa parecchio e Tonks, dopo essersi scusata come poteva ed aver cercato di aiutarla ad asciugarsi, mi ha mormorato all’orecchio: «5 galeoni che se adesso le si restringe ulteriormente il vestito viene persino a ringraziarmi!»

Tonks ha una specie di comicità che le viene del tutto spontanea e per questo risulta ancora più simpatica!

Ho persino potuto chiederle di Remus.

«Mi sembra un tipo interessante. Sembra uno tutto d’un pezzo, magari un po’ rigido, ma se poi ci parli un po’ ha un sacco di storie divertenti da raccontare…» Mi ha risposto arrossendo leggermente. «Mi piace quell’aria compita e da perfetto gentleman che ha, non somiglia al tipo di ragazzi che frequento di solito...»

«Oh Tonks non farti incantare troppo però! Concordo su tutto quello che hai detto, ma non dimenticarti mai che era ed è tuttora un malandrino! E non è solo quello che aiutava gli altri facendogli copiare i compiti in classe. In parecchie occasioni era lui la mente criminale del gruppo!» Avevo ridacchiato mentre vecchi ricordi di scuola mi tornavano alla mente.

«Dovrai raccontarmi qualche episodio prima o poi.» Aveva affermato Tonks, sinceramente interessata.

«Forse dovresti chiedere direttamente a lui.» Avevo suggerito.

«Mmm… non credo che Remus apprezzi la mia compagnia. Qualche volta ho l’impressione che mi eviti. Devo sembrargli una ragazzina imbranata…» Aveva mormorato osservando il ghiaccio nel suo bicchiere.

«Io non credo. Remus ha la capacità di trovare ed apprezzare la parte migliore degli altri. Insomma, riesce persino a considerare Sirius suo amico!» Avevo affermato sarcastica e rivolgendole un sorriso di incoraggiamento.

«A proposito di Sirius…» Mi aveva risposto, sfoderando un sorrisetto malandrino di cui Remus avrebbe potuto sicuramente essere orgoglioso. «Allora voi due… com’è che eravate finiti insieme?»

«Ad essere sincera io ancora non me lo spiego!» Avevo deciso che la sua sincerità meritava di essere ricambiata. «Lui era uno degli studenti più popolari della scuola, mentre io… beh ero una ragazza normale. Chi poteva notarmi se me ne andavo in giro con Lily Evans? Lei era la studentessa modello, prima prefetto, poi caposcuola e decisamente molto carina. Sono riuscita a mantenermi al sicuro nell’anonimato per i primi anni di scuola senza farmi notare troppo. Poi Sirius ha deciso che prendermi in giro, farmi scherzi e rendermi la vita impossibile era il suo passatempo preferito e, sai com’è… da cosa nasce cosa…» Mi ero resa conto che, nonostante gli anni trascorsi, quei ricordi mi facevano ancora arrossire. Tonks aveva annuito con un sorriso comprensivo.

«Comunque questo ci riporta al fatto che tu piaci a Remus.» Le avevo detto come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Lei mi aveva guardata incredula. «Ti punzecchia, ti prende in giro, ti infastidisce. Queste sono le tipiche tattiche di seduzione brevettate dai malandrini!»

Tonks aveva mormorato un piccolo “oh” di stupore. Probabilmente non aveva mai visto la cosa da questo punto di vista.

Dato che per entrambe la serata era stata più che piacevole era stato naturale salutarsi programmando di ripetere la cosa il prima possibile. Avevo proposto di organizzare io l’intrattenimento per la prossima volta e questo mi avrebbe permesso di mettere in atto il mio piano.

Avevo aspettato pazientemente che arrivasse l’occasione giusta e quindi il momento non si era presentato subito.

Intanto, Hermione ci aveva raggiunto a Grimmauld Place e mi aveva sottoposta ad una specie di interrogatorio cercando di appurare perché me ne fossi andata senza prendermi cura di Harry. Si era dimostrata veramente un osso duro, ma visto che lo faceva mossa dall’affetto per Harry, avevo deciso che mi piaceva e che meritava risposte sincere. Devo aver superato l’esame perché da allora mi tratta in modo cortese ed ha smesso di guardarmi con aria sospettosa.

La luna piena era arrivata e io avevo dovuto imparare cosa significasse stare in ansia per due amici... o un amico e un…qualsiasi cosa sia Sirius per me.

Remus si rifiutava di passare la notte chiuso in qualche stanza della casa con i Weasley, Hermione e me sotto lo stesso tetto e Sirius si rifiutava di lasciare Remus da solo. Alla fine se ne erano andati insieme diretti verso qualche luogo sperduto, lasciandomi sola a contare i secondi di una notte interminabile in cui non ero riuscita a chiudere occhio.

Erano ricomparsi sulla soglia di Grimmauld Place alle prime luci del mattino ed io mi ero finalmente concessa un sospiro di sollievo. Avrei voluto abbracciarli entrambi!

Remus era debole e provato, ma questa luna non gli aveva portato nuove cicatrici. Come suo auto-nominato guaritore di fiducia gli prescrissi un paio pozioni per aiutarlo a rimettersi in piedi velocemente ed assoluto riposo per un paio di giorni.

Sirius, invece, si rifiutava di farsi visitare, nonostante fosse palese che facesse fatica a muovere il braccio sinistro, ed avevo dovuto giocare d’astuzia.

«Non ti va di giocare al dottore?» Avevo chiesto con un sorriso malizioso. Lui mi aveva osservato stupito per un istante, prima di recuperare il suo adorabile sorriso sghembo.

«Con te? Sempre dottoressa Collins!» Aveva risposto avvicinandosi di un passo. Il tono della sua voce un po’ più profondo del solito mi aveva portato a chiedermi se non mi stessi avventurando su un terreno troppo pericoloso.

«Allora potresti cominciare togliendoti la camicia...» Dissi cercando di ignorare il suo sguardo.

«Lo sai che non hai bisogno della scusa del dottore se vuoi farmi spogliare, vero?» Aveva insinuato con una risatina maliziosa, iniziando a sfilarsi la camicia. Per tutta risposta avevo tastato energicamente la grossa contusione sulla sua spalla strappandogli un’imprecazione e ponendo fine alla pericolosa conversazione.

Remus si era ripreso piuttosto in fretta e questo fine settimana mi offre finalmente l’occasione che stavo aspettando: sia lui che Tonks hanno il sabato sera libero. Ho già mandato un gufo a Dora invitandola ad andare al cinema ed ora non mi resta che incastrare Remus.

«Remus hai impegni per questa sera?» Chiedo soffiando sulla mia tazza di caffè.

«Nulla in particolare.» Risponde lui sollevando gli occhi dal libro che sta leggendo. Mi accorgo che anche Sirius è attento alla conversazione, sebbene finga di essere concentratissimo sulla Gazzetta del Profeta.

«Andiamo al cinema? C’è un film che vorrei vedere.» chiedo sfoderando il mio migliore sguardo da cucciolo.

«Vuoi andare al cinema con me?» Chiede lui incuriosito e già pronto ad insospettirsi.

«Beh? Che c’è di strano se voglio passare del tempo con te? Non eravamo amici una volta?» Sto giocando veramente sporco a metterla su questo piano, lo so.

Remus si riprende subito dal leggero stupore. «Certo… ci vengo molto volentieri Elizabeth.» È fatta!

«Bene, allora ci vediamo davanti al multisala alle 9 e mezza, esco dal San Mungo e ti raggiungo li.» Gli sorrido prendendo la giacca e preparandomi ad uscire per andare al lavoro.

 

***

 

Non ho ancora ben capito quale sia il piano di Beth per questa sera. L’unica cosa certa è che sia lei che Remus saranno fuori e che quindi questa sera nessuno mi starà col fiato sul collo. Ci sono i Weasley, non che non apprezzi la loro compagnia ma...

Il mio primo pensiero è stato quello di provare a scassinare la porta dello scantinato dove quei due hanno nascosto tutte le mie riserve di alcol, ma poi ho pensato che non sarebbe stato saggio. Le cose con Elizabeth iniziano appena a prendere una piega migliore, non mi sembra il caso di incasinare tutto di nuovo comportandomi da idiota.

Ho aiutato Molly a sistemare la cucina dopo cena, tanto per avere qualcosa da fare e me ne sono pentito nel giro di 10 minuti.

«Tieni Sirius. Vuoi anche della panna da metterci sopra?» Chiede lei mettendomi davanti una porzione di dolce.

«Molly abbiamo appena finito di cenare! Ho già mangiato due fette di torta!» Non capisco, mi vogliono mettere all’ingrasso qui?

«Il tuo guaritore dice che sei troppo magro e devi rimetterti in forze dopo il tuo soggiorno ad Azkaban. Quindi niente storie e mangia!» Afferma con uno sguardo che non ammette repliche.

Il mio guaritore? Beth ti sei preoccupata per me?

«A proposito di guaritori… hai intenzioni serie con quella ragazza?» Non mi aspettavo una domanda così diretta da lei e per poco non cado dalla sedia.

«Molto serie Molly! Appena sarò un uomo libero ovviamente…» Come se la situazione non fosse già abbastanza complicata, questa storia della mia latitanza sta diventando insopportabile. Sono innocente, maledizione! E sono costretto a nascondermi come il peggiore degli assassini.

Molly mi da un’energica pacca sulla spalla.

«Bravo ragazzo. Così si parla! Elizabeth mi piace, vedi di non combinare qualche pasticcio questa volta!» Afferma finendo di riporre le ultime stoviglie e lasciandomi un po’ perplesso per tanta franchezza. Se ne va al piano di sopra, urlando qualcosa ai gemelli che stanno combinando non so quale disastro, mentre mi ritrovo solo a pensare che dovrei veramente fare qualcosa con Elizabeth, forse dovrei prendere in mano la situazione, magari parlarle… hanno bussato? Chi diavolo è adesso?

Apro la porta e… non vedo nessuno. Mi guardo un po’ intorno stupito, quando Elizabeth si affaccia da dietro l’angolo della casa.

«Remus non è in casa, vero?» Domandi bisbigliando.

Ti faccio segno di no con la testa piuttosto perplesso. «È uscito almeno mezz’ora fa per venire al cinema... con te!»

«Ottimo!» Rispondi sorridendo ed entrando finalmente in casa.

Forse ti sto guardando con un’espressione ebete da troppo tempo perché inizi a spiegare: «Ho dato appuntamento davanti al cinema alle 9 e mezza sia a lui che a Tonks. Poi gli ho mandato un gufo avvisandoli che c’era un emergenza al San Mungo e che non avrei potuto raggiungerli. Nella busta ho messo anche i biglietti del cinema che avevo già preso oggi, dicendogli che ormai era un peccato mandarli sprecati. Quindi… spero che adesso siano seduti al buio, sulle comode poltroncine del multisala, a guardare un film d’azione. Tonks non mi sembra il tipo da commedia romantica.» Affermi con un sorriso furbetto che ti dona particolarmente.

«Ottimo lavoro! Un piano degno di un malandrino, non c’è che dire!» Dico sorridendo.

«Avrò imparato da qualcuno…» Strizzi l’occhio verso di me e l’unica cosa che passa nel mio cervello è che la migliore conclusione di questa conversazione sarebbe con le mie labbra sulle tue.

«Allora, che vuoi fare questa sera?» Chiedi mettendoti comoda sul divano. Posso proporre tutto quello che voglio? Perché avrei una mezza idea…

«Quindi ho di nuovo una babysitter per la serata? Ed io che speravo di sfuggirvi almeno per oggi!» Piagnucolo in finto tono melodrammatico.

«Veramente…» Perché sei improvvisamente arrossita? «Ecco, avevo pensato che visto che Remus e Tonks sono fuori… magari potevamo fare qualcosa anche noi… non dico uscire, perché non è il caso… però non so…» mi guardi con aria incerta e il mio cuore ha perso un battito.

«Oh…» Dove cazzo va a finire la mia parlantina quando serve?

«Ma se non ti sembra una buona idea...» Mormori incerta.

«Mi sembra un'ottima idea!» Affermo subito deciso. «Mi hai preso alla sprovvista, ma mi sembra davvero un'ottima, ottima idea!»

«Ok... allora... Riprendi con tono ancora incerto. Magari, visto che non posso portarti al cinema, posso portare il cinema da te? C’è una presa di corrente in questa casa?» Chiedi guardandoti intorno. Hai recuperato un tono di voce più calmo, ma le tue guance sono ancora in fiamme.

«Accanto al divano.» Dico indicandola. «La rubiamo ai vicini.»

Mi guardi di traverso per un attimo a quella risposta, ma io scrollo le spalle, non è il caso di parlare di questo adesso. Appelli qualcosa dal piano di sopra, un compu-qualcosa… una borsa arriva fluttuando dalla tua camera, la afferri e ne estrai un sottile rettangolo scuro. In qualche modo lo apri come se fosse un libro. Ha un sacco di tasti con lettere e numeri dentro. Lo posizioni sul tavolo del salotto e poi inizi ad armeggiare con un lungo cavo nero.

«Che cos’è?» Chiedo incuriosito.

«Si chiama computer portatile. È uno strumento babbano che permette di fare un sacco di cose. Questa sera ci farà vedere un film. Funziona bene, ma con la magia può migliorare.» Agiti lievemente la bacchetta e lo schermo luminoso del compu… dell’aggeggio babbano diventa tre volte più grande. Adesso si vede molto meglio.

Mi fai cenno di sedermi accanto a te sul divano, ma ho in mente una cosa prima. «Beh, allora facciamo le cose per bene!» Affermo convinto. Recupero 2 bottiglie di burrobirra fresca dalla cucina, trasfiguro alcuni degli avanzi della cena di Molly in due grossi sacchetti di popcorn e torno a sedermi accanto a te.

Riesci sempre a stupirmi in qualche modo. Nemmeno mezz’ora fa stavo pensando che avrei dovuto fare qualcosa per tentare di sbloccare le cose con te ed eccoti qua che ti presenti con un’idea perfetta che risponde a tutte le mie domande.

«Allora, qualche idea sul film da vedere?» Domandi senza però guardarmi negli occhi. Sei ancora lievemente a disagio.

«Qualsiasi cosa che sia uscita negli ultimi 14 anni per me è sicuramente una novità, quindi fai tu. Mi fido ciecamente!» il mio tono è incoraggiante ma è incredibile quanto anche io mi senta in imbarazzo…

«Forse eravamo più a nostro agio la prima volta che siamo usciti insieme ad Hogsmeade!» Dico ridacchiando e vedo anche il tuo sorriso allargarsi.

«Parla per te! Io ero terrorizzata! Credevo che alla fine sarebbe saltato fuori che era tutto uno scherzo dei tuoi!» Finalmente alzi lo sguardo e posso di nuovo perdermi nei tuoi occhi. «Ho deciso: guardiamo Avatar. Voglio darti un saggio di cosa sa inventare la fantasia babbana!» Muovi le mani sul compu-coso e sullo schermo iniziano a muoversi le immagini. Decido di fare le cose come si deve fino in fondo e con un colpo di bacchetta spengo la luce.

 

***

 

Ero molto indecisa se proporre o meno questa specie di appuntamento, ma alla fine credo di aver fatto bene. Può essere un modo per capire veramente cosa provo.

Direi che Avatar ti è piaciuto. Mi hai fatto qualche domanda qua e la per capire le parti più babbane del film e almeno 3 o 4 volte hai chiesto stupito come facevano a far vedere quegli animali strani o quelle persone blu senza la magia. Spiegare gli effetti speciali cinematografici ad un mago purosangue non è esattamente un’impresa facile.

Credevo che non avessi staccato gli occhi dallo schermo nemmeno un secondo, eppure a volte mi sembrava che mi stessi guardando, con la cosa dell'occhio.

Non so bene quando è successo, ma ad un certo punto mi sono ritrovata il tuo braccio sulle spalle e mi sono avvicinata un po’ di più a te.

Stare tra le tue braccia è meglio di quanto ricordassi…

Posso sentire il tuo pollice attraverso la stoffa della mia maglia che traccia piccoli cerchi sulla mia spalla. Sembra un gesto casuale, eppure mi distrae almeno un paio di volte dalla trama del film.

Sorrido mentre fai il tifo per i protagonisti durante la battaglia finale. L’hai preso veramente sul serio questo film.

Mi concedo di guardarti, mentre sei così preso dallo schermo. Non hai l’aria stanca e avvilita dei primi giorni in cui ero tornata. Stai meglio e somigli di più al Sirius dei miei ricordi più dolci.

La confusione che ho in testa non accenna a diminuire, per ora ho solo deciso di metterla da parte e godermi la serata, ma so che domani sarà di nuovo lì a tormentarmi.

Forse hai percepito il mio sguardo su di te, perché ti volti a guardarmi. I tuoi occhi, quelli non sono cambiati affatto.

«Qualcosa non va?» Chiedi serio. Il tuo pollice ha smesso di tracciare quei piccoli cerchi sulla mia spalla e già mi manca.

Faccio cenno di no con la testa. «Mi chiedevo solo come stai. Azkaban non deve essere stata una passeggiata e...»

«Oh sto benone.» Mi interrompi con tono secco.

«Sirius, non c'è bisogno di fingere con me. Ti prego...» mi rivolgi uno sguardo dubbioso, probabilmente soppesando le parole.

«È stata dura e non poter provare la mia innocenza è snervante. Detesto dovermi nascondere così, ma... mi sono rassegnato a questa situazione. In qualche modo mi sembra di riuscire a gestirla.» Sono contenta che tu mi stia parlando sinceramente.

«Sarai anche preoccupato per Harry…»

«Certo, sono preoccupato per Harry, ma è un ragazzo in gamba. So che può affrontare tutto questo. Silente e l'Ordine lo proteggeranno. Io vorrei poter fare di più, ma devo rassegnarmi alla mia situazione ed evitare di mettermi nei guai. Non è quello che vorrei ma...» Scuoti la testa sconsolato. «E poi adesso ho Remus e... te.» il tuo sguardo si fa più intenso. «Mi sembrava che fossimo ad un punto di stallo e non sapevo come uscirne, ma per fortuna ci hai pensato tu ad escogitare un piano.» Con un cenno della mano indichi il computer come a sottolineare che ti riferisci alla mia idea per la serata.

«In realtà… ho improvvisato. Non so nemmeno io cosa fare di preciso con noi… insomma, è un po’ strano dopo tutto questo tempo, no?» Chiedo sperando che tu non fraintenda quello che voglio dire.

«Forse… sembra strano, ma a me sembra anche tutto molto… giusto!» La tua mano sulla mia spalla ha rafforzato la presa. Da quando siamo così vicini?

In fin dei conti hai ragione però… sembra veramente tutto così… giusto. I tuoi occhi… potrei annegarci dentro.

Ti avvicini ancora un po’ a me. Una minuscola parte del mio cervello mi avvisa che se voglio tirarmi indietro questo è il momento di farlo: ultima chiamata per la fuga… ma non mi muovo. O forse sì… mi avvicino un po’ di più.

Le tue labbra sulle mie ed una scossa scende lungo la schiena. Mi stringi a te e mi accarezzi una guancia lentamente. È un bacio dolce, quasi timido. Dio quanto mi sei mancato!

«Beth…» Mormori allontanandoti appena da me. Perché? Torna qui!

Mi accorgo solo adesso che una lacrima silenziosa mi sta solcando la guancia. Mi guardi dubbioso, catturando con il pollice quella lacrima solitaria. Non so nemmeno io come mi sento… ho un’esplosione di cose dentro: una colonia di farfalle nello stomaco, un’emozione incredibile e… paura, una parte di me ha paura. Una fottuta paura!

Il rumore della porta d’ingresso che si apre mi fa balzare dall’altro lato del divano.

 

***

 

Devo fare due chiacchiere con Remus a proposito del tempismo… e anche ricordarmi di mettere di nuovo in pratica il segnale che usavamo a scuola: la cravatta della divisa appesa alla maniglia significava che il dormitorio era “occupato”.

Quel bacio è stato… è… mi sono sentito scoppiare il cuore. Ma Beth? Quella lacrima… non so davvero come interpretarla. E adesso non posso nemmeno chiederle niente.

«Quindi era questa l’emergenza al San Mungo?» Chiede Remus rivolgendole uno sguardo accusatore.

«S-sono appena tornata…» La voce di Elizabeth non è ferma, ma non credo che sia per via dello sguardo severo di Remus.

Decido di intervenire. «Le avresti mai chiesto di uscire, Remus?»

«No. E per una buona ragione.» Affermi serio.

«E quale sarebbe?» chiedo scettico. Elizabeth guarda ovunque ma non me, sembra cercare di riprendere il controllo con scarso successo.

«Sono decisamente troppo vecchio per lei. Ed almeno una volta al mese sono anche troppo peloso!» Mi viene voglia di fare qualche battuta infima sui tuoi peli corporei, ma noto che sei già sufficientemente irritato. Elizabeth tiene gli occhi fissi sul tappeto. Stringe il bracciolo del divano fino a farsi sbiancare le nocche.

«Insomma è stata una serata così terribile?» Chiedo spazientito. Voglio parlare con Elizabeth, non discutere con te Remus!

«No affatto.» Ammette lasciando andare un sospiro. «Ma non sono sicuro che sia saggio incoraggiare questa cosa…» Si passa una mano sul volto, poi si ferma un attimo ad osservare Elizabeth. «Elizabeth, stai bene? Sei pallida.» È vero, lo noto anche io adesso. Lei non risponde, sembra faccia fatica a respirare. Tanto basta per farmi scattare verso di lei.

«Beth? Stai bene? Beth di’ qualcosa!» Mi avvicino e la afferro per le spalle. Lei sembra riscuotersi un po’. Fa cenno di no con la testa guardandomi negli occhi con un’espressione terrorizzata. Respira a fatica. Che succede? Cosa faccio? È lei il medico…

«L-le pillole…» dice indicando qualcosa, la voce che le si strozza in gola. Quali pillole? Remus segue con lo sguardo la direzione indicata da Beth.

«Nella tua borsa?» Chiede lui andandola a prendere senza aspettare una risposta.

Beth è pallida come un fantasma, sta sudando freddo e le mani le tremano. I suoi occhi sono su di me, ma non credo mi veda adesso. Sembra persa in un luogo lontano da qui.

Remus fruga nella borsa di Elizabeth e ne estrae un barattolino arancione con il tappo bianco. Deve essere una medicina babbana. Appello un bicchiere d’acqua dalla cucina. Se tra due secondi non la vedo stare meglio chiamo il pronto intervento del San Mungo e al diavolo se così facendo mi scoprono e mi arrestano di nuovo.

«Elizabeth, le pillole. Eccole.» Remus è costretto a scuoterla per la spalla prima che lei si renda conto di cosa le sta porgendo. Poi Beth prende due pillole e le mette in bocca. La vedo deglutire rifiutando il bicchiere d’acqua che le sto porgendo.

«Beth, cos’hai? Vuoi che ti portiamo in ospedale?» Sto impazzendo!

«N-no. È u-un attacco di panico.» Mormora quasi più a se stessa che a noi. «Adesso passa… adesso passa… devo solo respirare.» Chiude gli occhi e la vedo inspirare profondamente un paio di volte.

«Starò bene. Adesso passa.» Continua a ripeterlo, ma è ancora pallida e trema come una foglia. Non sopporto di vederla in questo stato.

Si tiene aggrappata al bracciolo del divano come se avesse paura di cadere da un momento all’altro.

«Vorrei andare in camera mia.» Tenta di alzarsi e faccio appena in tempo a sorreggerla prima che le ginocchia le cedano. La prendo in braccio e velocemente mi avvio per le scale verso la sua camera. La sento tremare tra le mie braccia. Merlino che succede? Fa che stia bene ti supplico!

La faccio stendere sul letto, ma quando sto per lasciarla lei si aggrappa al mio braccio e si rannicchia contro il mio petto. Mi siedo sul letto e la tengo tra le braccia cullandola piano.

Remus ci ha seguiti portando il barattolino di medicine babbane. Sta leggendo cosa c’è scritto.

«Ansiolitici, dovrebbero fare effetto in pochi minuti.» Dice osservando Elizabeth pensieroso. Pochi minuti? È in questo stato da un’eternità!

«V-va meglio. Adesso passa.» Mormora Elizabeth contro la mia spalla su cui ha appoggiato la testa.

«Ti senti meglio?» Chiedo continuando a cullarla lentamente. In effetti mi sembra che abbia smesso di tremare.

«Sì, un po’.» risponde con un filo di voce.

«Possiamo fare altro? Vuoi che svegliamo Molly, magari lei sa cosa fare…» Chiede Remus. Lei gli afferra una mano e la stringe, facendo cenno di no.

Io e Remus restiamo in silenzio, nessuno dei due sa bene cosa fare, se non aspettare e stare li. Io continuo ad abbracciarla e cullarla e lui le tiene la mano. Lentamente, molto lentamente, la sento rilassarsi tra le mie braccia.

«Potrei averlo adesso quel bicchiere d’acqua?» chiede Elizabeth raddrizzandosi un po’. Remus lo appella immediatamente.

Ora che mi lascia andare mi accorgo che mi ha stretto il braccio al punto da farmi male.

«Scusate. È passato adesso.» Dici mortificata.

«Non devi scusarti!» Ho perso 10 anni di vita, ma non è certo stata colpa tua… qualsiasi cosa sia stata. Io non ho ancora capito cosa sia successo.

«Hai detto che era un attacco di panico?» Chiedo ancora scosso.

«Sì. È… una sensazione orribile. All’improvviso provo solo terrore, la paura più grande che tu possa immaginare, mi manca il respiro, il cuore mi scoppia nel petto. A volte ho l’impressione di non sapere più dove mi trovo, tutto sembra strano intorno a me. E anche se so che non c’è nessuna ragione reale per stare così non riesco a farlo passare. Le pillole aiutano quando capita.» Hai detto tutto con lo sguardo puntato sul copriletto. «Adesso devo sembrarvi una pazza.» Ti allontani dal mio abbraccio e ti massaggi le tempie. Sembri stare meglio, ma sei ancora pallida.

«Solo se dici stronzate come questa.» Affermo cercando di attirarti nuovamente verso di me. Quando la mia mano si poggia sulla tua spalla ti sento irrigidirti di nuovo e decido di lasciar stare. Sono io? È starmi vicino che ti far star male?

«E capita spesso?» Chiede Remus

«Era da un po’ che non mi succedeva. Credevo di stare meglio…» affermi passandoti una mano sul volto con aria sconsolata.

«Quando sono iniziati questi attacchi?» Chiedo pensieroso. Quando stavamo insieme non ne soffrivi o l'avrei saputo.

Torni a guardarmi per la prima volta. «Più o meno 14 anni fa, dopo la morte di Lily e James e… tutto il resto.»

 

 

Nota dell'autrice:

 

Questo ve lo aspettavate? Sinceramente… io no! Certe volte le idee vengono fuori da sole mentre scrivo e decidono di testa loro di infilarsi nella storia.

Inizialmente avevo anche pensato di dare più spazio a Remus e Tonks in questo capitolo, ma non sapevo bene come farcelo entrare.

Che ne direste di una one-shot dedicata solo al primo appuntamento di Remus e Tonks? Una specie di piccolo missing moment per dare anche a loro un po’ di spazio.

Se l'idea vi interessa, la storia è già pubblicata con il nome di “appuntamento a sorpresa”.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Nota dell'autrice:

 

Bentornati.

Siete pronti per allontanarvi ulteriormente dalla storia originale? Spero di sì, perché da qui inizia a cambiare qualcosa in più…

Preparatevi anche a cambiare spesso narratore… ho voluto introdurre una piccola novità.

Vi lascio direttamente alla storia visto che ci siamo fermati in un punto importante… vi ricordate dove eravamo?

Elizabeth ha avuto un attacco di panico e…

 

 

 

Ritorno al passato

Capitolo 9

 

 

«Era da un po’ che non mi succedeva. Credevo di stare meglio…» affermi passandoti una mano sul volto con aria sconsolata.

«Quando sono iniziati questi attacchi?» Chiedo pensieroso. Quando stavamo insieme non ne soffrivi o l'avrei saputo.

Torni a guardarmi per la prima volta. «Più o meno 14 anni fa, dopo la morte di Lily e James e… tutto il resto.»

 

Sirius ha distolto lo sguardo dal mio con un sospiro. So cosa sta pensando e non è così!

«Non è colpa tua!» Affermo convinta. Lui scuote la testa.

«È stata dura. Tutti voi per me eravate un po’ una seconda famiglia e con la morte di Lily e James… è stato come se tutta la mia vita fosse andata in pezzi e non ho retto lo stress. In questi giorni sono stanca e sotto pressione, soprattutto per il lavoro. Devo solo… riprendere il ritmo. Starò bene.» Ne sono convinta. Posso farcela e ce la farò. Quattordici anni fa è stata dura ed ero sola, ma adesso non è più così. Questo attacco è stato molto più breve e meno intenso degli altri e non posso fare a meno di pensare che sia perché due delle persone che contano di più al mondo per me mi sono state accanto.

Sirius è ancora voltato dall’altra parte, non riesce a guardarmi. Remus fa per andarsene, vuole lasciarci un po’ di privacy per parlare.

«Remus aspetta. Non volevo metterti in difficoltà questa sera. Mi dispiace per averti mentito… ma era a fin di bene! Tonks è adorabile! Dovresti concederle un’occasione. E ne meriti una anche tu…» Spero tanto che non se la sia presa troppo.

«Ci penserò su, ok?» Risponde con un sorriso timido. «Ora hai bisogno di riposare, ne parleremo un’altra volta. Se hai bisogno sono nella camera di fronte, non farti scrupoli a chiamare.»

Annuisco mentre lui se ne va. Ne parleremo Remus, puoi giurarci, non ti darò tregua!

Anche Sirius fa per alzarsi, ma lo trattengo.

«Sirius, davvero, non è colpa tua.» Cerco i suoi occhi, ma sta fissando un punto indefinito sulla parete di fronte a lui.

«Non ne sono molto convinto.» il suo tono è duro. Il rimorso che lo tormenta deve essere molto più grave di quanto non avessi pensato.

«Dovresti invece.» Continui a fissare il vuoto. «Ti prego Sirius…» Finalmente ti volti verso di me e posso leggere il senso di colpa sul tuo volto. Ma non devi sentirti così.

«Il passato è passato. Dobbiamo andare avanti.» Annuisci. Bene, almeno su qualcosa siamo d’accordo. «Magari… cerchiamo solo di andare piano, un passo alla volta.»

«Certo…» Mormori. Hai sollevato una mano come per accarezzarmi la guancia, ma poi devi aver cambiato idea. Mi guardi come se avessi paura di vedermi andare in pezzi da un momento all’altro.

Vorrei poterti dire qualcosa per farti stare meglio, ma non so veramente cosa.

«Cerca di riposare adesso. Io e Remus siamo qui accanto se hai bisogno.» Annuisco mentre Sirius esce.

Mi scoppia la testa. Mi è venuta un’emicrania pazzesca e adesso voglio solo dormire. Mi lascio andare sul letto.

Qual è il colmo per un coraggioso griffondoro? Soffrire di attacchi di panico! Potrei diventare una barzelletta vivente!

 

Da quella sera le cose tra me e Sirius sono strane… apparentemente è tutto a posto, parliamo, scherziamo, ma è come se lui fosse frenato da qualcosa. Temo che abbia paura di farmi stare male. A volte vorrei prenderlo a quattrocchi e dirgli che non sono fatta di cristallo… ma so di non essere fatta nemmeno di acciaio. E se poi veramente non riesco a reggere e mi viene un altro attacco? Non mi fido di me stessa.

Mi sto concentrando sul corso di aggiornamento al San Mungo, voglio finirlo in fretta in modo tale da potermi rilassare un po’ almeno da quel punto di vista. Inoltre mi aiuta a tenere la testa impegnata e a non pensare ad altro…

Un’altra cosa a cui tento di dedicare più tempo possibile sono i turni di guardia da Harry. Passerei lì giornate intere solo per poterlo vedere ed ogni volta che qualcuno ha bisogno di essere sostituito per un turno di guardia sono sempre pronta a farmi avanti.

Questa sera ad esempio sostituisco Mundungus Fletcher. È un tipo un po' losco… non mi ispira molta fiducia. Quando ha detto che forse avrebbe dovuto allontanarsi dal posto di guardia per 5 minuti durante il suo turno, mi sono subito offerta di sostituirlo e dargli il pomeriggio libero.

Arrivo a casa della signora Figg in perfetto orario per dare il cambio a Kingsley.

Harry è nel parco poco lontano da casa sua, quindi decido di uscire in strada e fingermi una passante per potermi avvicinare un po’. Il mio abbigliamento babbano mi aiuta a passare inosservata. Trovo un vicolo tra due villette da cui ho una buona visuale e mi ci infilo. Dopo aver piazzato un incantesimo di disillusione sono abbastanza sicura che nessuno mi noterà.

Harry è seduto su un’altalena, lo sguardo perso nel vuoto, l’espressione assorta in chissà quali pensieri. La somiglianza con James mi colpisce tutte le volte.

Quando Dudley, il figlio di Petunia, si avvicina ad Harry con aria strafottente mi sento già pronta ad incazzarmi. Ho visto abbastanza in questi giorni. Indubbiamente i Dursley non si sono comportati con Harry come io avrei sperato. Aspetto solo l’occasione giusta per fare una visita a Petunia. Magari quando Harry sarà ad Hogwarts… così sarò libera di dare il peggio di me!

I miei pensieri sono interrotti dai due ragazzi che quasi vengono alle mani per qualche idiozia che ha detto Dudley. Stringo la bacchetta in pugno. Se solo quella palla di lardo osa alzare un dito sul mio Harry…

Ma che diavolo… fa freddo improvvisamente. Si è alzato il vento e pesanti nuvole scure hanno coperto il sole. Era un caldo pomeriggio di fine estate fino a pochi secondi fa. Non è normale…

Anche Harry nota che qualcosa non va. Suggerisce al cugino di rincasare e quel vigliacco non se lo lascia ripetere due volte.

Abbandono il mio nascondiglio e li seguo abbastanza da vicino, le dita stringono la bacchetta nascosta nella tasca della giacca. Qualcosa non va…

Improvvisamente un buoi innaturale ci avvolge, sento ancora più freddo. Ho l’impressione che qualsiasi pensiero o ricordo felice stia fuggendo dalla mia mente… ma non può essere… cosa ci farebbe qui un… Dissennatore!

Sono in due, nell'oscurità intuisco a malapena le loro sagome strisciare verso i ragazzi davanti a me per attaccarli. Dudley cade a terra piagnucolando. Vedo Harry portare la mano alla tasca, ma io sono già pronta.

Mi concentro solo per un secondo: è il matrimonio di James e Lily. Io e Sirius siamo i loro testimoni. Lui mi conduce verso la pista da ballo mentre io sorrido a Lily, bellissima nel suo abito bianco, che balla stretta a quello che da poche ore è suo marito. «Magari i prossimi potremmo essere noi…» bisbiglia Sirius nel mio orecchio. Non lo avevo preso sul serio quella sera, ma questo è comunque il mio ricordo felice.

«Expecto patronus.» Il mio patronus è un grosso cane o forse un lupo dal pelo arruffato. Mentre mantengo al massimo la concentrazione su quel ricordo felice, lo vedo balzare sul dissennatore che si stava avvicinando ad Harry facendolo retrocedere. Harry si è voltato verso di me. Non l’ho mai visto da così vicino. Sono gli occhi di Lily quelli… ma… devo restare concentrata! Sirius mi sorride sulla pista da ballo, mi stringe a se…

Dirigo il patronus verso l’altro dissennatore facendolo allontanare da Dudley che sembra aver perso conoscenza. Il grosso cane argentato digrigna i denti, pronto al balzo e i dissennatori battono finalmente in ritirata.

«Ma cosa…» balbetta Harry decisamente scosso.

«Non siamo al sicuro qui Harry. Presto, portiamolo a casa.» dico avvicinandomi a Dudley. Harry mi guarda ancora più stupito nel sentirmi pronunciare il suo nome.

«Reinnerva.» Dirigo l’incantesimo sul ragazzo e al secondo tentativo lo vedo finalmente riaprire gli occhi. Ha un’espressione stravolta e un po’ ebete, comunque non molto dissimile da quella che ha solitamente.

Aiutata da Harry lo mettiamo in piedi e sorreggendolo iniziamo a percorrere la strada verso casa Dursley. Per fortuna non è lontana.

«Chi è lei?» Harry mi osserva, sospettoso, la mano in tasca probabilmente stringe la bacchetta. Non mi stupisce data la situazione. Rifletto per un attimo pensando a cosa sia il caso di rivelare, per ora.

«Mi chiamo Elizabeth Collins.» Dico sorridendogli. «Silente pensava che fosse il caso di tenerti d’occhio ed evidentemente non sbagliava.» Nominare Silente deve aver funzionato perché vedo Harry rilassarsi almeno un po’.

«Portiamo a casa questo idiota. Poi mi metterò in contatto con Silente. Non credo sia prudente lasciarti ancora qui.» Harry mi sorride, vorrei che fosse per come ho chiamato suo cugino, ma temo che sia perché ho proposto di portarlo via da lì. Io farò a pezzi Petunia Evans in Dursley!

Arranco sotto il peso di Dudley fino alla porta d’ingresso della villetta al numero quattro di Privet Drive, che apro con un calcio.

«Daddino sei tu tesoro?» la voce mielosa di Petunia mi da il voltastomaco.

«No, Tunia. Sono il tuo incubo peggiore!» Ringhio tra i denti.

Il sorriso di Petunia le muore sul viso. Resta impalata al centro del corridoio. Poi si accorge delle condizioni in cui è suo figlio e corre ad abbracciarlo. Posso finalmente lasciarlo andare e liberare me ed Harry da quel peso.

«Cosa hai fatto al mio bambino?» Urla con una voce stridula. Il baccano richiama suo marito, la somiglianza del suo naso con il grugno di un maiale sarebbe quasi comica se la situazione fosse diversa.

«Gli ho salvato la vita, ma me ne stai già facendo pentire, te lo assicuro!» Petunia e Vernon hanno fatto sedere Dudley e gli ronzano intorno strillando e disperandosi. Di sicuro non lo aiutano.

«Lasciatelo tranquillo, magari dategli da mangiare qualcosa di dolce, si riprenderà in fretta.» Sono pur sempre una guaritrice, ho il dovere di prestare la mia assistenza a chi sta male. Non mi è mai costato così tanto farlo.

«Tu!» Petunia mi punta l’indice contro. «Elizabeth! Razza di spostata che non sei altro! Cosa hai fatto al mio bambino?» Ok, a tutto c’è un limite! Adesso la schianto! Faccio per alzare la bacchetta.

«Vi conoscete?» Chiede Harry stupito. C’è Harry… devo trattenermi… abbasso la bacchetta.

«Certo, non bastava avere una sorella completamente pazza! Lei doveva persino portare a casa la sua amichetta. Un’altra sbandata matta da legare!» Petunia mi si è avvicinata sputandomi in faccia quelle parole. Trattenermi un cazzo! La mia bacchetta è sul suo collo.

«Non osare nominare Lily! Non osare! Non se sei degna! Come hai potuto comportarti così con suo figlio?» Mi chiedo se sia sufficiente schiantarla o se sia meglio passare direttamente alle maledizioni senza perdono. Finalmente Petunia capisce che forse questo atteggiamento non le conviene.

«I-io ho fatto quel che potevo.» Balbetta indietreggiando davanti alla mia bacchetta con un tono molto più conciliante. «Non era possibile fare di più... Sono sicura che Lily avrebbe…»

«A parti invertite lei avrebbe cresciuto tuo figlio come se fosse stato suo.» Non ne ho il minimo dubbio. «Lily ti voleva bene, nonostante tutto!» E questo pensiero è l’unica salvezza di Petunia: mi fa desistere dall’idea di cruciarla. Adesso devo occuparmi di Harry. Devo dare l’allarme e portarlo via da qui.

«Harry vado ad avvisare Silente. Ci metto un momento, tu prepara le tue cose ok?» Sarà che mi ha sentito parlare di sua madre, ma adesso sembra completamente convinto di potersi fidare di me.

«E voi…» Ringhio rivolta ai Dursley. «State lontani da Harry o vi giuro che renderò la vostra vita un inferno! »

Raggiungo rapidamente la villetta della signora Figg. Devo usare il caminetto per parlare con Sirius a Grimmauld Place.

 

***

 

Remus è la mia balia per questa sera visto che Elizabeth è da Harry. Non perde mai un’occasione per passare un po’ di tempo a Little Whinging. Ha l'aria veramente stanca ultimamente. Tra il lavoro e i turni di guardia si riposa troppo poco. Sono preoccupato per lei. Forse dovrei parlarle... e devo parlare anche ad Harry, il prima possibile. Non è giusto tenere quei due ancora separati, ma finché Harry è dai Dursley non c’è molto che si possa fare.

Remus è immerso nella lettura del giornale e non mi degna di uno sguardo. Mi tiene ancora il muso per la storia dell’appuntamento a sorpresa con Tonks, mentre ha perdonato Beth praticamente subito. Gli ho fatto notare che non è affatto corretto da parte sua, soprattutto considerando che è stata Beth la mente del piano, ma non ha voluto sentire ragioni. Dice che è comunque colpa mia per la pessima influenza che ho avuto su Elizabeth.

Elizabeth… non so veramente come comportarmi con lei adesso. Vorrei solo… non lo so. Vorrei che tutto tornasse a posto, ma non so da che parte iniziare. L’ho già fatta soffrire abbastanza…

Vederla in quello stato, quando ha avuto quell’attacco di panico, è stato terribile. Non potrei sopportarlo di nuovo. La vedevo soffrire, tremare come una foglia e non potevo fare nulla. Non mi sono mai sentito così impotente in vita mia.

Devo pensare ad altro o finirò per impazzire.

«Allora Remus, almeno l’hai accompagnata a casa Tonks dopo il cinema?» Chiedo all’improvviso facendolo sobbalzare sul divano.

«Conosco le buone maniere, Sirius.» La Gazzetta del Profeta ben alzata a coprirgli il volto.

«Non ho mai avuto il minimo dubbio su questo.» Affermo assolutamente deciso. «Sei stato romantico? Hai almeno tentato di baciarla?» La Gazzetta vibra leggermente tra le sue mani.

«Sirius, quello non era un appuntamento galante a cui entrambi avessimo deciso di partecipare consapevolmente. Qualsiasi romanticismo sarebbe stato fuori luogo.» Sembra il ritratto della calma, ma il giornale è leggermente spiegazzato dove le sue mani lo stanno stringendo un po’ più del necessario.

«A cui entrambi avessimo deciso di partecipare…» ripeto scimmiottando il suo tono. «Ma ti sei sentito Professor Lupin? Parli come un libro stampato. Quindi non hai provato a baciarla…» Sospiro sconsolato.

«Non ho detto questo.» Il suo tono è piatto dietro il giornale.

«Vecchio malandrino che non sei altro! Allora lo hai fatto!» Dico battendo energicamente il pugno sul tavolo.

«Tecnicamente non ho detto nemmeno questo.» È veramente snervante quando fa così!

«Ma insomma Remus… ci hai provato o no? Devo farti un ripasso su come si conquistano le ragazze?» Chiedo beffardo.

Remus abbassa il giornale, guardandomi di traverso con un sopracciglio inarcato. «Tu? Devo ricordarti il casino che hai combinato con Elizabeth, la tua ultima ragazza?» Colpo basso Rem, questa me la paghi. «Grazie Sirius, ma ho imparato al secondo anno di scuola che accettare consigli sulle donne da te o da James equivaleva ad un suicidio sentimentale!» Vuoi buttarla a ridere adesso? Dopo quello che mi hai appena detto? No, no caro mio, adesso… le fiamme che improvvisamente scoppiettano nel caminetto richiamano la mia attenzione. Mi volto per vedere il viso di Elizabeth.

«Sirius avvisa Silente. Due dissennatori hanno appena attaccato Harry. Dobbiamo portarlo via da qui, non è al sicuro.» Mi si è gelato il sangue nelle vene. In un secondo sono accanto al caminetto, Remus mi segue immediatamente.

«Harry sta bene? Tu stai bene?» Posso sentire il panico nella mia voce.

«Stiamo bene entrambi. Ma non mi fido a lasciare Harry qui. Potrebbero tornare.» Mi concedo di rilassarmi solo un pochino.

«Silente pensa che Harry dovrebbe restare dai Dursley il più a lungo possibile…» Remus ma che cazzo! «Ma comunque dobbiamo contattarlo. È lui il custode segreto di Grimmauld Place.» il suo discorso ha cambiato direzione quando il mio sguardo assassino e quello di Elizabeth lo hanno incenerito contemporaneamente.

«Io ed Elizabeth siamo i legali tutori di Harry. Silente può masticarsi il berretto da notte, l’ultima parola spetta a noi. E se Beth pensa che sia meglio non lasciarlo li io sono d’accordo con lei.» Affermo sicuro. Mi fido di Silente, ma nemmeno lui è infallibile. «Beth questo caminetto è collegato con quello nello studio di Silente, lo avviso immediatamente di venire qui per dire ad Harry dove siamo. Smaterializzatevi qui.» Elizabeth mi rivolge un cenno di assenso ed un sorriso. Mi piace che riusciamo a fare squadra quando si tratta di Harry. È esattamente così che deve essere.

 

***

 

Mi rincuora sapere che io e Sirius siamo dalla stessa parte quando si tratta di Harry.

Torno velocemente alla villetta dei Dursley. Sono stata lontana solo un paio di minuti ed anche mentre parlavo attraverso il caminetto ho continuato tutto il tempo a voltarmi verso la finestra. Non sarò tranquilla finché Harry non sarà al sicuro tra le mura di casa Black, protetto dall’incanto fidelius di Silente.

Quando entro dalla porta Harry mi viene incontro. Ha preparato le sue cose: un baule ed una grande gabbia con una civetta candida come la neve. Con un colpo di bacchetta invio direttamente i suoi bagagli a destinazione.

Petunia e Vernon si stanno ancora disperando intorno a Dudley che continua a tremare e balbettare cose senza senso. Potrei tentare un incantesimo calmante ma probabilmente otterrei l’effetto contrario su di loro solo sfoderando la bacchetta. A proposito…

«Petunia, Vernon…» dico richiamando la loro attenzione ed estraendo la bacchetta con fare minaccioso. Loro si immobilizzano all’istante guardandomi spaventati. «Spero vivamente che Harry non debba mai più avere niente a che fare con voi, ma se così non dovesse essere, sono sicura che avrete molta più cura di lui. O io vi giuro che dedicherò ogni mia energia a rendervi la vita impossibile. Qualsiasi cosa facciate a lui, io la moltiplicherò per dieci e la farò a voi.» Li vedo sobbalzare leggermente. «Tutto chiaro?» Faccio un passo avanti con la bacchetta ancora puntata su di loro. Indietreggiano di un passo prima di annuire in risposta.

«Non ho sentito. Sono stata chiara?» Indietreggiano ancora quando li incalzo. Le loro facce terrorizzate meriterebbero una foto. Inizio veramente a faticare a mantenere la mia espressione infuriata. Mi viene da ridere.

«Sì.» Balbettano quasi in coro.

Faccio per voltarmi ed andarmene, ma non resisto. È troppo divertente! Mi volto di nuovo verso di loro puntandogli la bacchetta contro. Di nuovo sobbalzano indietreggiando spaventati. Sento Harry ridacchiare alle mie spalle. Si sta veramente godendo la scena.

«Tieniti forte.» Dico ad Harry offrendogli il braccio. Lui mi sorride mentre intreccia il braccio con il mio. Mi piace vederlo sorridere.

Mi concentro sul vicolo di lato al numero dodici di Grimmauld Place: lo conosco bene, mi ci sono smaterializzata spesso ultimamente. Rafforzo la stretta sul braccio di Harry mentre sento la solita sensazione di capogiro che mi afferra. Un attimo dopo i miei piedi toccano il suolo di nuovo. Con un’occhiata controllo velocemente Harry: è ancora tutto intero ed io posso respirare di nuovo.

Mi sporgo leggermente oltre l’angolo della casa guardandomi intorno. Remus deve aver sentito il rumore della smaterializzazione, perché ci sta venendo in contro rapidamente.

«Oh, buona sera Professor Lupin.» Harry è leggermente sorpreso, ma sorride felice al suo ex-professore.

«Puoi chiamarmi solo Remus adesso, Harry. Stai bene?» Chiede osservandolo. Ad un cenno di assenso di Harry si volta verso di me. «E tu?» Annuisco a mia volta. Harry è qui accanto a me. Non sono mai stata meglio.

«Silente non poteva venire, ma ha mandato questo.» Porge ad Harry un biglietto. Intuisco che deve esserci scritto l’indirizzo di casa Black.

Remus fa strada ad Harry che finalmente riesce a vedere la casa ed io li seguo entrando velocemente.

Sirius è dietro la porta, pronto ad accogliere Harry a braccia aperte. Lui si rifugia nel suo abbraccio ed io… non so nemmeno io cosa mi passi per la testa. Sono belli insieme. Sono la cosa più bella che possa immaginare. Una piccola, sadica, parte del mio cervello si ritrova a notare la differenza tra una scena così intima e il fatto che Harry non abbia la minima idea di chi io sia. Nelle poche frasi che abbiamo scambiato mi ha dato del lei. È normale… sono un’estranea per lui. Improvvisamente mi sento a disagio, mi sento quasi un’intrusa. Ed è colpa mia, me ne sono andata… cosa potrei dirgli adesso?

Sirius ed Harry si stanno avviando verso il salotto. Sirius gli tiene un braccio sulle spalle mentre gli chiede se stia bene e di raccontargli cosa sia successo. Harry gli fa un veloce resoconto dell’attacco.

Forse è meglio lasciarli soli per un po’. Avranno tante cose da dirsi. Poteri andare in biblioteca e dare un’occhiata a quegli appunti di ieri che…

«Beth vieni.» Sirius si è voltato verso di me, facendomi cenno di seguirli. Perché sono tesa come una corda di violino adesso? Andiamo Beth, è solo un ragazzino… certo… è solo il tuo figlioccio…

«Miss Collins, era un’amica di mia madre?» Harry mi guarda incuriosito. Non so se lo abbia chiesto a me o a Sirius. Io continuo a muovermi come un automa verso il salotto.

«Era la migliore amica di Lily ai tempi della scuola ed anche dopo.» Sirius ha risposto per me con un sorriso.

«Una tazza di tè?» Chiede Remus avviandosi verso la cucina. Quest’uomo ha seguito un corso speciale per sapere sempre quando dileguarsi e come farlo in modo così elegante? Recentemente gli ho ricordato quanto lo adoro? Devo assolutamente farlo. «Io potrei avere un caffè, Rem?» Anche se forse sarebbe meglio una camomilla visto quanto sono tesa. Sirius vorrà dirglielo adesso?

«Non avevo dubbi.» Risponde Remus con un sorriso sparendo oltre la soglia della cucina. Ora che non ho più nulla per distrarmi devo rendermi conto che Harry mi sta fissando notevolmente incuriosito. Mi sorride osservandomi con quegli occhi verdi che conosco così bene…

«Hai gli occhi di tua madre. Anche se per il resto sei identico a James. Ma immagino te lo avranno già detto.» Mormoro leggermente a disagio. Lui annuisce.

«Sì, ma non mi dispiace sentirlo ripetere.» Continua a sorridermi. Io vorrei avere qualcosa di sensato da dire, ma l’unica cosa che realmente vorrei fare adesso è abbracciarlo. Ma mi prenderebbe per pazza probabilmente… lui non può ricordarsi di quando l’ho tenuto in braccio, di quando lo cullavo. Sembra solo ieri che era uno scricciolo, così piccolo… ed ora è un giovane uomo.

 

***

 

Sirius sembra teso, anche se in generale ha un aspetto migliore dell’ultima volta che l’ho visto. Forse si sta finalmente riprendendo dalla reclusione ad Azkaban. La signorina Collins invece è in imbarazzo e non ho capito il perché. È stata grande con gli zii!

«Miss Collins ha dato una bella strigliata ai Dursley. Credo che avranno gli incubi per un po’!» Dico ridacchiando.

«Chiamami Elizabeth, per favore. Non darmi del lei.» Dice sorridendomi, ma sembra un sorriso triste.

«Che hai combinato Beth?» Sirius la guarda incuriosito con un sorriso malandrino. Usa addirittura un nomignolo con lei. Devono conoscersi bene, eppure non l’ho mai sentita nominare nei suoi racconti. Se era amica di mia madre, Sirius deve conoscerla per forza.

«Oh, niente di particolare. Gli ho solo messo un po’ di paura. In effetti non avrei mai pensato di avere un aspetto così minaccioso, ma a quanto pare basta sventolare una bacchetta a caso per terrorizzare i Dursley. Petunia è peggiorata con il tempo.» Scrolla le spalle come per sottolineare che non ha fatto poi nulla di particolare però…

«Comunque è stato divertente!» Dico sorridendo e lei mi sorride a sua volta. Se era amica di mia madre sono già pronto a trovarla simpaticissima!

«Lei… tu, sei andata a scuola con loro?» Non mi annoio mai a sentir parlare dei miei genitori.

«Io e tua madre siamo state compagne di stanza per tutto il periodo della scuola. È stata la prima persona che ho conosciuto sull’espresso per Hogwarts.» Sirius mi ha sempre raccontato dei miei genitori, ma lui conosceva meglio mio padre. La sua amicizia con mia madre è arrivata dopo, quando ormai era la ragazza del suo migliore amico. So poco dei primi anni ad Hogwarts di mia madre.

«Davvero lei ha odiato mio padre per tutti i primi anni di scuola?» Chiedo curioso, pendo dalle sue labbra.

«Se glielo avessi chiesto, ti avrebbe risposto di sì, anche dopo averlo sposato. Ti avrebbe detto che lo aveva rivalutato solo durante l’ultimo anno, ma sinceramente non ci ho mai creduto. Secondo me tuo padre gli è sempre piaciuto, per quello si arrabbiava tanto quando lui faceva qualche stupidaggine. E ti assicuro che questi pazzi ne hanno combinate a valanghe di stupidaggini!» Ridacchia indicando Sirius.

«Eravamo solo dei ragazzi vivaci.» Dice lui cercando di minimizzare.

«Eravate terribili, altro che vivaci!» Lei gli da un piccolo pugno sulla spalla a mo’ di rimprovero e Sirius si massaggia la parte fintamente dolorante. Sembrano veramente conoscersi bene.

«E anche voi eravate amici? O vi siete conosciuti meglio solo quando i miei si sono messi insieme?» Elizabeth è arrossita e osserva il pavimento. Sento Sirius prendere un profondo respiro. Cosa mi nascondono questi due?

«Harry c’è una cosa di cui ti devo parlare. Anzi, avrei dovuto parlatene molto tempo fa.» Sirius è molto serio. C’è qualche problema? Non capisco…

«Ecco… Harry… quando sei nato tuo padre mi ha scelto come tuo padrino, visto che mi considerava come un fratello.» Sembra che Sirius si stia prendendo tutto il tempo per scegliere le parole con attenzione. Non è da lui… non l’ho mai visto così. Sta facendo agitare anche me.

«Elizabeth era la migliore amica di tua madre, lei la considerava come una sorella. Quindi visto che dovevi avere anche una madrina…»

Ho una madrina? Io ho anche una madrina? Davvero?

«Lily mi chiese se volevo essere la tua madrina e io non potei fare altro che accettare. Nient’altro avrebbe potuto rendermi più felice…» Elizabeth ha gli occhi leggermente lucidi mentre parla… è la mia madrina! Io ho una madrina ed è seduta davanti a me!

«Oh… davvero?» Chiedo stupito. Sirius annuisce.

«Mi dispiace Harry se non te l’ho detto prima, ma… avevo del tutto perso i contatti con Elizabeth e non sapevo dove fosse. Non me la sono sentita di dirti che avevi una madrina solo per confessarti che molto probabilmente era scomparsa.» Sirius sembra veramente abbattuto, mi guarda con aria colpevole.

«È colpa mia, me ne sono andata…» Dice Elizabeth richiamando la mia attenzione. Il mio sguardo rimbalza dall’uno all’altro continuamente. «Quando… voi siete stati attaccati e Sirius è stato arrestato… per me è stato come perdere tutta la mia famiglia. Di colpo la vita che avevo scelto per me non esisteva più. Andai da Silente per rivendicare la tua custodia, come sarebbe stato normale, ma lui rifiutò. Credeva che il legame di sangue con tua zia ti avrebbe protetto e fu irremovibile nella sua decisione di affidarti ai Dursley…»

«Tu mi volevi prendere con te?» Sono ancora più stupito adesso.

«Certo! Ero furibonda con Silente. Ho urlato, l’ho insultato, l’ho supplicato… credo di averlo persino minacciato. Non c’è stato niente da fare, né con le buone, né con le cattive, era irremovibile. Non mi ha lasciato scelta. Per un po’ ho pensato persino di trascinarlo davanti al Wizengamot, visto che come tua madrina era mio diritto prenderti con me. Ma chi avrebbe dato retta ad una perfetta sconosciuta contro il grande e famoso Albus Silente? Ho dovuto rassegnarmi e lasciare che ti prendessero i Dursley. Sapevo che tua zia non mi avrebbe mai permesso di vederti. Figuriamoci! Una strega in casa sua? Cosa avrebbero detto i vicini?» Afferma in tono sarcastico scuotendo la testa. «Così mi sono ritrovata senza nulla per cui restare e mi sono trasferita in America.» Adesso mi guarda anche lei con aria colpevole.

Ho una madrina. La migliore amica di mia madre è la mia madrina.

«Beh, adesso sei qui.» Dico un po’ in imbarazzo. Cosa dovrei fare adesso? O dire? Avere un padrino è stata una delle cose migliori della mia vita. Finalmente ho qualcuno che so che tiene a me. Avere anche una madrina… un’altra persona che forse potrebbe volermi bene…

«S-sì, sono qui.» Ha gli occhi ancora più lucidi adesso. Poi, la vedo muoversi. Le sue braccia mi circondano e mi attira a se. Mi stringe ma senza farmi male. «Oh, Harry. Non sai da quanto è che volevo tornare per vederti… parlarti. Ma non sapevo come fare, cosa dirti…»

Non credo di aver mai ricevuto un abbraccio così… forse è un po’ strano ma… la abbraccio a mia volta. Mi sembra di essere nel posto più bello del mondo. Mi sento perfettamente al sicuro, amato… è diverso dagli abbracci che qualche volta ricevo dalla signora Weasley. Non lo so… ma forse deve assomigliare all’abbraccio di una madre…

«Ma guardati come sei cresciuto. Sembra ieri che ti tenevo in braccio facendoti le smorfie per farti ridere!» Dice sorridendomi e lasciandomi andare. Quasi mi dispiace che lo abbia fatto… mi piace questa sensazione di calore…

«Guarda che ero io quello bravo a farlo ridere. Io ero quello con cui giocava, tu eri addetta al cambio pannolini quando Lily e James ce lo lasciavano.» Sirius è sempre pronto a prendere in giro qualcuno, ma il tono con cui lo fa con lei è molto diverso dal suo solito.

«Sirius, hai appena ricordato ad un ragazzo di quindici anni che la sottoscritta l’ha visto con le chiappette al vento quando gli cambiava i pannolini?» Chiede lei con un sorriso malizioso. Beh, effettivamente, detto così è... imbarazzante!

«Non… non intendevo quello. Harry non volevo metterti in imbarazzo!» Sirius si muove a disagio nella poltrona. Elizabeth mi rivolge un sorriso complice e scoppiamo a ridere insieme, mentre Sirius ci guarda fintamente imbronciato.

«Ah iniziamo subito così! Beth non tentare di mettere il mio figlioccio contro di me!» Vuole sembrare serio, ma in realtà il suo sguardo verso Elizabeth è… non so… mi viene un dubbio…

«Ma come mai hanno scelto voi due? Cioè, me lo avete già spiegato, ma di solito come padrino e madrina non si sceglie una coppia?» Ho calcato un po’ la voce sull’ultima parola. Elizabeth è arrossita, di nuovo. Sirius prende un profondo respiro prima di iniziare a parlare. Ed io sono curioso, come non mai!

 

***

 

Come lo spiego ad Harry il casino che ho combinato con Beth?

«Beh… lo eravamo. Quando sei nato io ed Elizabeth stavamo insieme.» Odio dover usare il passato… «Poi… ecco…»

«Le cose non hanno funzionato. A volte capita.» Sei troppo buona Beth… non mi merito di essere tirato fuori dai guai così facilmente, ma lo apprezzo moltissimo! Harry ci guarda pensieroso.

«In realtà è più corretto dire che io ho combinato un gran casino, ma adesso sto cercando di rimediare.» Non so chi tra me e Beth sia più in imbarazzo adesso. Lo sguardo di Harry passa rapidamente dall’uno all’altro.

«Capisco…» Mormora, osservandoci pensieroso. Pagherei oro per sapere cosa stia pensando adesso.

Ho l’impressione che Beth stia per piangere da un momento all’altro. Decido di tentare di sollevarla un po’ dall’imbarazzo.

«Forse dovremmo avvisare Remus che può smettere di fingere di preparare il tè. È rintanato in cucina da un’eternità.» Dico avviandomi verso la cucina.

«Remus, puoi uscire adesso.» Dico affacciandomi oltre la porta della cucina.

«Com’è andata?» Chiede sollevando un vassoio con le tazze che aveva già preparato.

«Meglio del previsto direi. Harry è un ragazzo in gamba.» È andata veramente molto meglio di quello che avrei pensato. Esco dalla cucina e quello che vedo conferma il mio ultimo pensiero. Harry si è avvicinato un po’ di più ad Elizabeth, lei gli tiene una mano sulla spalla mentre gli mormora qualcosa sorridendogli. Harry le sorride a sua volta. Mi piace vederli così! Quei due sono la mia famiglia ed io voglio che le cose tornino come dovrebbero essere, per tutti e tre.

 

 

 

Nota dell'autrice (ancora…):

 

Ed ecco finalmente il tanto atteso incontro con Harry,che di sicuro in questa storia è un po' OOC. Mi è venuto fuori più “puccioso” dell'originale...

Che cosa ne pensate? L’introduzione di un terzo punto di vista vi piace?

Volevo rendere al meglio i pensieri di tutti e tre i nostri beniamini e questo mi è sembrato il modo migliore per farlo. Anche i frequenti salti dai pensieri dell’uno a quelli di un altro hanno lo stesso scopo: poter vedere un avvenimento importante dal punto di vista di tutti quelli che erano coinvolti.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Nota dell'autrice:

 

Eccoci di nuovo qui. Tenetevi forte perché adesso premiamo un po’ sull’acceleratore. È ora di dare una bella scossa a questi due…

Sono indecisa se sia necessario alzare il rating a rosso. Voi cosa ne dite? Questa storia ormai si racconta da sola ed ha deciso di sua iniziativa che era ora di alzare la temperatura. Spero che la cosa non vi disturbi.

 

 

Ritorno al passato

Capitolo 10

 

 

 

Harry è qui da una settimana e a me sembra di non aver mai vissuto un giorno lontano da lui. È stato così facile affezionarsi a lui che è successo senza che me ne accorgessi. Durante le mie giornate mi ritrovo a pensare spesso a lui e tutto quello che desidero è che sia felice. Ho cercato di dedicargli praticamente tutto il mio tempo libero, abbiamo tanto da recuperare.

Come è normale che sia, Harry è avidamente curioso su tutto quello che riguarda i suoi genitori ed io sono più che felice di raccontargli qualsiasi cosa, dai fatti più importanti ai più banali aneddoti quotidiani. Mi rendo conto che questo è l’unico modo che abbia per sentirli più vicini e conoscerli ed io sono ben felice di prestarmi alla causa. Credo che apprezzi il fatto di avere un punto di vista diverso da quello di Sirius.

Molte volte ci siamo trovati tutti e tre sul divano del salotto o rintanati nella biblioteca di casa Black a parlare. Quelli sono i momenti della giornata che preferisco. Gli raccontiamo aneddoti dei tempi della scuola e non sempre io e Sirius siamo d’accordo sulla stessa versione. A volte ciascuno di noi due aggiunge qualcosa al racconto dell’altro, un particolare, una sensazione. Almeno cinque o sei volte mi sono ritrovata a dire “Eravate stati voi?” con aria stupita di fronte al racconto di qualche scherzo i cui colpevoli non erano mai stati rintracciati. Forse i Malandrini sono stati persino più turbolenti di quanto non credessi già!

I rapporti tra me e Sirius sono molto più distesi quando c’è Harry con noi. Qualche volta ho avuto l’impressione che Harry ci osservasse, ci studiasse quasi. Sono curiosa di sapere cosa pensi di noi due, ma non me la sento di chiedergli qualcosa. Anzi, preferisco del tutto evitare l’argomento. Se poi lui dovesse girare qualche domanda a me potrei ritrovarmi senza una risposta sensata da dare.

L’unico neo in questo quadro perfetto è il fatto che tra meno di due giorni Harry partirà per Hogwarts. Mi mancherà incredibilmente…

Scaccio qualsiasi tristezza o pensiero negativo, non voglio che Harry mi veda giù. E poi questa sera abbiamo di che festeggiare! Adesso che anche l’esame che concludeva il mio corso di aggiornamento è andato potrò veramente rilassarmi un po’ ed avrò anche più tempo per Harry. Devo ammettere che sono veramente stanca. Tra il lavoro, lo studio ed Harry, per riuscire a fare tutto l'unica cosa a cui ho potuto sottrarre del tempo è stato il riposo. Mi sono ridotta a studiare di notte in biblioteca, accontentandomi didormire un paio d'ore. Ma sono veramente al limite, ho un disperato bisogno di una buona notte di sonno.

Tutta questa stanchezza non mi aiuta nemmeno con gli attacchi di panico. Ne ho avuti ben due negli ultimi tre giorni. Per fortuna sono riuscita a nasconderli ad Harry. Anche Sirius mi ha aiutata: ieri mi ha trascinata in camera mia quando io mi ero bloccata nel mezzo del corridoio, sopraffatta da un improvviso terrore. Se non fosse stato per lui... qualcuno dei ragazzi avrebbe potuto vedermi. Mi ha cullata tra le braccia fin quando non è passato...

Ma adesso è meglio non pensarci.

Mi affretto oltre l'ingresso del numero 12 di Grimmaul Place e irrompo nel salotto come una furia, sollevando la scatola con la gigantesca torta che ho comprato per l’occasione. «Salutate la Dottoressa Collins! Ho superato l’esame!» Dico con aria esultante.

«Non ne avevo dubbi!» Harry mi è corso incontro e mi sta abbracciando. Adoro quando lo fa. Vorrei avere continuamente una scusa buona per tenerlo stretto.

«Congratulazioni!» Sirius mi sorride. Si è avvicinato ma resta ad un passo di distanza. Questa maledetta distanza che comunque nessuno dei due riesce a colmare. Per questa sera però possiamo fare un’eccezione. Di slancio lo abbraccio e gli stampo un veloce bacio sulla guancia. Lui mi guarda un po’ sorpreso ma non dispiaciuto. Harry sorride osservandoci, sono quasi certa ormai che speri di vederci tornare insieme.

«Che programmi abbiamo per la serata?» Chiedo iniziando a pensare a qualcosa che coinvolga i due uomini della mia vita.

«C’è una riunione questa sera. Lo hai dimenticato?» Sirius mi guarda perplesso. Di solito ho buona memoria per queste cose, ma questa volta no, lo avevo completamente rimosso. Sarà che è la penultima sera di Harry qui e non mi va proprio di passarla incastrata in un’interminabile e noiosissima riunione dell’Ordine della Fenice.

«Sì, completamente!» Sbuffo sconsolata. Nemmeno Harry sembra molto contento, credo sia soprattutto perché Silente lo tiene all’oscuro di tutto e lui, ovviamente, non apprezza.

«Beh, mangiamoci questa torta prima che arrivino tutti gli altri e non ce ne lascino nemmeno una briciola!» Dico facendo l’occhiolino ad Harry, non mi piace vederlo troppo pensieroso.

 

Man mano che i membri dell’Ordine iniziano ad entrare in casa il salotto si riempie di un brusio crescente. Tonks è una delle ultime ad arrivare e questo non mi ha lasciato molto tempo per parlarle. Non l’ho più vista di persona dopo la famosa serata al cinema.

«Come è andata l’altra sera?» Bisbiglio attirandola in un angolo della sala, cercando di non dare nell’occhio.

«Lo hai fatto apposta, vero?» Mi rivolge un penetrante sguardo indagatore. Mentire con lei non è un’opzione praticabile.

«Ovviamente!» Ho sfoderato il mio miglior sorriso innocente. Vedo la sua espressione seria sciogliersi in un sorriso allegro.

«Allora grazie! Hai fatto proprio bene!» Afferma ridacchiando.

Quindi devo supporre che… «È stata una serata piacevole?» Chiedo con fare malizioso.

Annuisce convinta. «Credo che la ripeteremo presto.» Il suo sorriso è smagliante.

«Devo torchiare Remus come si deve. Non ha voluto dirmi nulla. A sentire lui sembrava che a malapena vi foste scambiati due parole.» Vecchio malandrino! Questa gliela devo mettere in conto!

«È stato molto carino. Un perfetto gentleman! Ma non troppo…» il sorriso malizioso di Tonks e il fatto che sia leggermente arrossita mi lasciano a bocca aperta. Vuol dire che…

«Bene, direi che possiamo iniziare.» Silente prende posto al grande tavolo di casa Black e ci richiama ai nostri doveri interrompendo la conversazione tra me e Dora. “Devi raccontarmi!” riesco solo a mimare con le labbra mentre prendo posto al tavolo, accanto a Sirius. Lei annuisce.

Remus deve aver notato che stavamo parlando, perché mi sta osservando. Gli rivolgo un sorriso furbetto di chi la sa lunga. Lui sorride a sua volta, mentre finge di essere completamente concentrato su quello che sta dicendo Silente.

«Mi sono perso qualcosa?» Bisbiglia Sirius al mio orecchio. Il suo respiro caldo che mi sfiora la pelle del collo mi manda un brivido lungo la schiena. Ho bisogno di un secondo di troppo prima di rispondere.

«Remus ha omesso qualche particolare sull’altra sera. Dopo ti racconto.» Sento Sirius ridacchiare.

 

***

 

La riunione è servita a stabilire che siamo esattamente arenati dove eravamo fino a due settimane fa. Nessuna novità, nessun movimento particolare. Se il nemico si sta muovendo lo sta facendo nell’ombra e per ora non abbiamo notizie rilevanti.

In pratica ho perso metà della serata che avrei potuto trascorrere con Elizabeth ed Harry per ribadire che non abbiamo novità. Fantastico! Ho già perso abbastanza tempo nella mia vita e questo mi rende veramente insofferente in situazioni di questo tipo.

A riunione conclusa i ragazzi hanno potuto raggiungerci in salotto ed ora io ed Harry ce ne stiamo sprofondati nel divano ad osservare Mocciosus che si è incollato ad Elizabeth come una cozza.

«Non credo di aver mai visto il professor Piton parlare tanto con qualcuno…» Afferma Harry perplesso. Una delle cose che adoro di Harry è che condivide il mio disappunto nei confronti di Piton. Però non voglio che pensi qualcosa di negativo su Elizabeth.

«Erano molto amici nei primi anni di scuola. Lei, Piton e tua madre erano praticamente inseparabili. Lui gli stava incollato come una sanguisuga. Poi per fortuna le loro strade si sono separate. Ma a quanto pare ultimamente il tuo professore è tornato in modalità sanguisuga.» Il tono acido della mia voce non è passato inosservato ad Harry che mi osserva con un sorriso furbetto.

«Sei geloso.» Non è una domanda, perché è palese che sia così.

«Ovviamente. Io… la amo ancora, non ho mai smesso…» Ho sempre cercato di essere sincero con Harry e non voglio cambiare adesso. Lui mi sorride, sembra contento della mia risposta.

«Comunque lei non sembra interessata a lui, non in quel senso almeno.» Dice tornando ad osservarli. Non so cosa possa aver detto Mocciosus, ma Elizabeth sta ridendo. Da quando Piton è in grado di essere spiritoso?

«Lo spero vivamente.» Elizabeth e Piton insieme? Finirei col meritarmi la carcerazione ad Azkaban per l’omicidio di un professore di Hogwarts.

«Non lo guarda come guarda te. Non credo che guardi nessuno come guarda te.» Harry mi sorride ed io gli passo un braccio sopra le spalle attirandolo più vicino a me.

«Sei il mio figlioccio preferito, lo sai?» Dico scompigliandogli i capelli.

«Sono anche l’unico. O c’è qualcos’altro che non mi hai detto?» Chiede inarcando un sopracciglio. Scoppiamo a ridere insieme. Harry è veramente la mia salvezza in tutto questo gran casino che è la mia vita.

 

***

 

Domani è l’ultimo giorno di Harry qui a Grimmauld Place. Io e Sirius abbiamo deciso di fare una specie di festicciola con tutti i ragazzi l’ultima sera.

Dopodomani io accompagnerò Harry alla stazione di King’s Cross, attraverseremo insieme la barriera che nasconde il binario nove e tre quarti, lo abbraccerò per l’ultima volta e poi lo vedrò salire sull’espresso per Hogwarts. Non lo rivedrò fino alle vacanze di Natale. Sono tre mesi abbondanti. Mi sembrano un’eternità.

Ho passato quattordici anni lontana da lui, ma adesso che l’ho ritrovato non sono per niente felice all’idea di dovermi separare da lui. So che deve andare ad Hogwarts, che deve studiare e fare tutto ciò che fanno i ragazzi della sua età, ma una parte di me, la più egoista, lo vorrebbe tenere qui, con me. E con Sirius.

Mi stendo nel letto cercando di scacciare quei pensieri per nulla piacevoli. Harry deve andare a scuola ed io non posso comportarmi in modo così stupido.

Chissà se Molly si agita così tutte le volte che i suoi figli partono per la scuola. Ci sono due possibilità: o si è ormai abituata al distacco, visto quante volte ha dovuto superarlo, oppure si preoccupa molto di più, considerando quanti figli deve salutare in una volta sola.

Già… ma quelli sono i suoi figli… tra me ed Harry non è esattamente la stessa cosa. Ormai stremata mi addormento pensando che una parte del mio cervello è veramente sadica per sottolineare certe ovvietà proprio mentre mi sto addormentando.

 

Immagini confuse si accavallano nella mia mente. Harry mi volta le spalle, cammina lentamente allontanandosi da me. Corro, ma non riesco ad accorciare la distanza. Lo vedo sempre più lontano. Un uomo gli si avvicina. Lo riconoscerei tra mille. Sirius gli passa un braccio intorno alle spalle ed inizia a camminare con lui, sempre più lontano da me. Tento di chiamarli, ma la mia bocca non emette alcun suono. Continuo a correre ma non riesco a raggiungerli, li vedo diventare un punto indistinto contro l’orizzonte fino a sparire. Il buio mi ingoia… È un sogno, devo svegliarmi. Sto annegando, non riesco a respirare. Svegliati Elizabeth! È una stanza buia quella intorno a me. Qualcosa si muove sul pavimento, tante cose. Li sento squittire. Devo svegliarmi! Sono topi, centinaia di topi. Gli occhi, devo aprire gli occhi. Ma i loro piccoli occhi vacui mi osservano inquietanti. È lo sguardo di Peter...

Finalmente riesco a svegliarmi balzando a sedere sul letto. Il cuore martella a mille nel petto. Sembra voglia schizzare fuori. Non riesco a respirare. Mi sembra di impazzire.

Forse sto ancora dormendo? Sto ancora sognando?

Mi guardo intorno. È la mia camera di Grimmauld Place quella che vedo intorno a me. La riconosco, eppure mi sembra distante, irreale.

Sono sveglia, ma la paura non passa.

 

***

 

È notte fonda ma sono ancora sveglio. Fatico a prendere sonno ormai. Sarà che passo le giornate a non fare niente e non mi sento stanco, ma solo tremendamente annoiato. Saranno i pensieri che ho continuamente per la testa. Il sonno ormai è una merce rara. Dormo poco e dormo male.

Due colpi alla porta. Leggeri, appena accennati. Non mi avrebbero svegliato se fossi stato tra le braccia di Morfeo. Mi alzo controvoglia abbandonando il tepore delle lenzuola e mi dirigo verso la porta.

Quello che vedo quando la apro non mi piace affatto.

Elizabeth è pallida. Trema. Minuscole gocce di sudore le imperlano la fronte. Il respiro affannato strozzato in gola.

Ormai so di cosa si tratta, ma non riesco comunque a non sentire il suo terrore che contagia anche me.

«Sirius…» Bisbiglia con voce tremante, una muta richiesta d’aiuto negli occhi.

La sorreggo prima che le sue gambe cedano. La afferro saldamente per la vita sostenendola e la faccio entrare. La sua pelle è gelida.

Rapidamente la faccio distendere sul letto e la copro con le lenzuola.

«Vado a prendere le pillole. Non muoverti.» Non ottengo nessuna risposta, ha lo sguardo perso nel vuoto. Vado e torno nel minor tempo possibile. Elizabeth si è rannicchiata sotto le coperte, continuando a tremare. Le porgo due pillole, ma devo scuoterla un paio di volte per le spalle prima di ottenere la sua attenzione. La sua mano trema visibilmente mentre prende le pillole e le ingoia.

Adesso so che non resta che aspettare.

Mi stendo accanto a lei e la prendo tra le braccia. La cullo piano. Le sue mani si aggrappano alle mie spalle, come se avesse paura che potessi scappare.

«Sono qui Beth. Sono qui.» Mormoro accarezzandole la schiena.

Ho l’impressione che al suono della mia voce si sia leggermente rilassata, così decido di parlarle ancora.

«Va tutto bene. Sei al sicuro qui. Non permetterò a nessuno di farti del male.» Continuo a sussurrarlo al suo orecchio e lentamente, molto lentamente, la tensione delle sue spalle inizia ad allentarsi.

Ci vuole un tempo che mi sembra infinito, ma infine smette di tremare. Il respiro rallenta ed è allora che la sento singhiozzare.

«Beth… va tutto bene.» Non piangere ti prego, non lo sopporto!

«Scusami, ti ho svegliato…» Dice tra i singhiozzi.

«Non è un problema, ma comunque ero sveglio. Stai meglio?» La osservo attentamente. Le è tornato un po’ di colore sulle guance, non trema più ma la sua pelle è ancora gelida. Si sta sforzando per non piangere. Lei annuisce in risposta alla mia domanda.

«Sei gelata però. Hai freddo?» La copro meglio senza aspettare la sua risposta.

«Solo un po’. Forse dovrei lasciarti dormire adesso… però…» fissa il copriletto con attenzione. Sembra accorgersi solo adesso di essere nel mio letto. «Posso restare qui?» Chiede arrossendo leggermente.

«Non ti avrei lasciato andare via comunque.» Ed è vero. Non sopporto di vederla in quello stato. Mi sento molto più tranquillo se resta qui, dove posso controllarla.

Lei si accomoda meglio nel mio abbraccio con un sospiro. Poso un bacio sui suoi capelli, stringendola delicatamente. Il suo respiro si fa più lento, mentre si addormenta stremata tra le mie braccia. Resto per un po’ ad osservarla, sembra così indifesa, profondamente addormentata accanto a me. Vorrei restare qui a guardarla per tutta la notte, ma il sonno vince anche me.

 

***

 

Eravamo d’accordo che sarebbe stata Elizabeth ad accompagnarmi alla stazione. Insieme ad altri 5 o 6 membri dell’Ordine della Fenice che avrebbero fatto finta di essere li per caso, tenendomi d’occhio da lontano. Non mi piace questa situazione, ma a quanto pare non posso evitare di essere un sorvegliato speciale, continuano a ripetere che è per la mia sicurezza. Capisco come si debba sentire Sirius adesso. Proprio per questo non mi stupisco quando un grosso cane nero mi si affianca mentre percorriamo il binario.

Elizabeth lo guarda stupita. Possibile che non sappia?

«È Felpato.» Preferisco usare il nomignolo da malandrino visto che siamo in pubblico.

Elizabeth si porta una mano a massaggiarsi le tempie.

«Un cane… si trasforma in un cane! Ecco cosa ci faceva un cane ad Hogwarts! C’era un grosso cane nero che aveva l’abitudine di infilarsi nel dormitorio femminile. Ed anche nei letti delle ragazze a volte.» Il suo tono è esasperato. Io non riesco a fare a meno di ridere. Felpato uggiola come a voler dire qualcosa in sua difesa.

«Ti ho visto leccare le tette di Mary Brown, mentre lei credeva di coccolare un innocente cagnolone! Sei senza vergogna!» L’espressione disgustata di Elizabeth mi lascia immaginare che avrebbe preferito non ricordare quell’episodio. Sono certo che Sirius si beccherà una bella sfuriata una volta tornato a Grimmauld Place, ma al momento non riesco a non ridere.

Il grosso cane si infila in una sala d’aspetto deserta ed io ed Elizabeth lo seguiamo velocemente.

«Mary Brown aveva due tette giganti ed io ero un adolescente con gli ormoni in subbuglio. Era difficile resistere considerando che me le aveva praticamente messe davanti al muso!» Afferma Sirius come se fosse la cosa più normale del mondo.

«Non sarebbe successo niente del genere se non avessi giocato a fare il cucciolo smarrito!» Non riesco a restare serio, la conversazione è surreale. Le mie risate riportano la loro l’attenzione su di me. Il mio padrino e la mia madrina. Mi sono sentito solo tutta la vita, fino ad ora…

«Harry, Elizabeth sta solo cercando di farmi fare brutta figura con te. Non darle retta.» Afferma Sirius strizzando l’occhio verso di me.

«Veramente stai facendo tutto da solo. Non hai nessun bisogno del mio aiuto per renderti ridicolo!» Risponde lei sarcastica. «Adesso, il tuo ego potrebbe essere così gentile da farsi momentaneamente da parte e lasciarci salutare Harry? Siamo qui per lui e non per parlare di te.» Ma io starei ore a sentirli parlare di qualsiasi cosa.

Sirius annuisce ed estrae una foto dalla tasca.

«Tieni Harry. L’ho trovata qualche giorno fa rovistando tra vecchia roba e vorrei che la tenessi tu. È l’Ordine della Fenice Originale. La maggior parte di queste persone non ci sono più…» il suo tono è serio adesso. «ma hanno combattuto per ciò in cui credevano. E noi faremo lo stesso, di nuovo.»

Ci sono i miei genitori nella foto. Sorridono all’obiettivo, negli occhi la determinazione di chi sa che sta facendo la cosa giusta. Sirius è accanto a mio padre che gli da una leggera pacca sulla spalla. Sono come fratelli. Elizabeth è accanto a Sirius, un sorriso dolce sulle labbra come quello che adesso rivolge a me. Erano così giovani… ed erano pronti a sacrificare tutto per fare la cosa giusta. Io saprò essere all’altezza del loro coraggio?

La campanella che suona sul binario ci ricorda che devo prendere un treno.

Elizabeth mi abbraccia dolcemente. Adoro quando lo fa! «Abbi cura di te Harry e scrivici! Tutte le volte che vuoi!» La voce le trema appena, sembra quasi una lacrima quella che brilla nell’angolo dei suoi occhi. Piangeresti perché me ne vado Elizabeth? Mi vuoi bene fino a questo punto? Improvvisamente non ho più tanta voglia di andare ad Hogwarts.

È il turno di Sirius di abbracciarmi. La sua stretta è un po’ più decisa. Non credo di aver mai ricevuto così tanti abbracci in vita mia come nell’ultima settimana e la cosa non mi dispiace affatto.

«Tieni alto il nome dei malandrini! Straccia i Serpeverde a quidditch, rimorchia qualche ragazza e manda al manicomio il vecchio Gazza con qualche scherzo.» Scoppio a ridere. Dubito che qualche altro ragazzo in partenza per Hogwarts abbia ricevuto raccomandazioni simili. Elizabeth sbuffa alzando gli occhi al cielo mentre io ridacchio ancora abbracciando il mio padrino.

«Cerca anche di studiare un po’ tra un tentativo e l’altro di farti espellere da scuola.» Afferma Elizabeth fulminando Sirius con lo sguardo. Il mio padrino e la mia madrina si compensano perfettamente ed io mi sento veramente fortunato. E di nuovo mi ritrovo a pensare che per la prima volta non sono poi così ansioso di tornare ad Hogwarts.

 

Mentre il treno sferraglia sui binari, conducendoci a scuola mi soffermo a pensare un po’ a Sirius ed Elizabeth. Spero che riescano a risolvere i problemi tra di loro. Sirius la ama ancora ed io sono quasi certo che anche Elizabeth provi qualcosa per lui. Anche se… io non ne capisco molto di donne…

«Hermione, secondo te ad Elizabeth piace Sirius?» Lei alza gli occhi dal libro di rune antiche che sta leggendo.

«Non è evidente?» Chiede con il suo solito tono saccente che ormai non mi disturba affatto.

«Miseriaccia! Dici che tra quei due c’è qualcosa?» La perspicacia di Ron per questo tipo di cose è praticamente inesistente.

«Ronald hai la sensibilità emotiva di un doxy!» Afferma Hermione sbuffando contrariata.

«Forse hanno solo bisogno di... un piccolo incoraggiamento per tornare insieme…» mormoro più a me stesso che a loro.

«E vorresti essere tu a darglielo?» chiede Hermione guardandomi scettica.

«Perché no?» Affermo con un sorriso smagliante.

«Combinerai qualche guaio.» Risponde lei con un sospiro.

«Hermione, tu pensi sempre che ne risulterà un guaio!» Ron la apostrofa incrociando le braccia davanti al petto.

«E quando mai ho sbagliato?» Adesso è lei ad incrociare le braccia davanti al petto. A Ron non resta che stare zitto. Come al solito, Hermione ha ragione.

 

***

 

Rileggo la lettera di Harry cercando di capire cosa ci sia che non va. Apparentemente è una lettera normale, non riporta nessun evento strano, eppure sono convinta che ci sia qualcosa che non ci dice.

Harry è ad Hogwarts da tre settimane e il tono delle sue lettere mi è sembrato via via sempre meno allegro. Gli abbiamo detto di fare attenzione a cosa scrive, perché i gufi potrebbero essere intercettati. Forse è per questo che non ci scrive se c'è qualche problema?

Sirius, seduto accanto a me, sta ancora scorrendo le righe con lo sguardo. Harry indirizza le buste a me, per non correre troppi rischi, ma poi nel contenuto si rivolge sempre a me e a ”Tartufo”.

«Qualcosa lo preoccupa.» Afferma Sirius, confermando i miei timori.

«Sarà per questa storia della Umbridge, la nuova professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure?» È l’unico elemento della lettera che potrebbe destare qualche preoccupazione.

«Forse.» Sirius è pensieroso, ma per adesso c’è poco da fare. Non resta che aspettare la prossima lettera e sperare che abbia un tono generale più spensierato. Se così non fosse vado ad Hogwarts a trovarlo. Ho già deciso. In fondo sono la sua madrina e il suo legale tutore, posso farlo no?

«Visto che non credo che ne verremo a capo questa sera, penso che me ne andrò a dormire.» Sirius mima uno sbadiglio e si alza, avviandosi verso il piano di sopra.

«Sarà meglio che vada anche io, domani ho il turno di mattina.» Noto lo sguardo di Remus seguirci mentre entrambi usciamo dalla stanza. So che sospetta qualcosa e apprezzo il fatto che non abbia fatto domande. In cambio gli ho risparmiato il terzo grado su Tonks.

Sirius entra nella sua stanza, mi lancia uno sguardo veloce prima di chiudersi la porta alle spalle senza dire una parola.

Una volta in camera mi spoglio velocemente, infilando il pigiama e preparandomi per la notte, poi resto in attesa dietro la porta.

Aspetto di sentire i passi di Remus nel corridoio e il rumore della porta della sua camera che si chiude. Dopo la partenza dei ragazzi per la scuola i Weasley sono tornati alla Tana ed è molto più semplice passare inosservata. In casa siamo rimasti solo noi tre. Il programma di pulizie e disinfestazione che Molly ci aveva affidato e quasi concluso e questo posto ormai ha veramente l'aspetto di un luogo che si possa considerare “casa”.

Sguscio nel corridoio, al buio, cercando di non fare rumore. Sto per bussare alla sua porta ma questa si apre, lasciandomi entrare. Mi aspettava, come tutte le sere.

Dopo quell’attacco di panico notturno non sono più riuscita a dormire da sola.

 

***

 

Adoro questa nuova abitudine.

Dopo quella notte in cui l’ho trovata tremante dietro la mia porta, Elizabeth viene nelle mia stanza tutte le sere. Appena il silenzio della notte cala sulla casa, sento i suoi passi leggeri dietro la porta.

La prima sera non ha detto una parola. Ho aperto la porta e lei era li, una muta richiesta negli occhi. Ed ovviamente io l’ho lasciata entrare.

Entra nella mia stanza senza dire una parola e dorme stretta a me tutte le notti. Al mio risveglio al mattino di lei non c’è traccia. Non so come faccia a svegliarsi sempre prima di me.

Sarà che adesso dormo molto meglio anche io. Almeno quasi sempre. Certe volte, invece, qualche pensiero poco casto mi si infila in testa ed allora diventa una notte di tormento quella che mi si prospetta. Perché dormire con la donna che ami stretta tra le braccia e sapere di non poterla sfiorare se non in modo casto ed innocente ti può mandare al manicomio.

Proprio come questa notte. Il suo profumo mi inebria. Avrei voglia di affondare le mani tra i suoi capelli e stringerla di più a me, ma ho paura di vederla scappare, silenziosa come è arrivata.

«Sirius… grazie.» La sua voce mi spiazza, credevo dormisse.

«Per cosa?» A volte la direzione dei suoi pensieri resta un mistero per me.

«Per questo. Non riuscirei a dormire da sola di la.» Ma sul serio pensi di dovermi ringraziare per questo?

«Ti garantisco che è sempre un piacere averti nel mio letto! E lo sarebbe ancora di più se tu non venissi solo per dormire…» Ammicco malizioso. Si solleva di scatto su un gomito.

«Idiota!» Il tono sembra severo, ma posso vederti sorridere nella penombra della stanza. Solo tu puoi sopportare le mie battute cretine. Chiunque altro mi accuserebbe di essere ancora un adolescente arrapato. Beh… non sono più un adolescente, ma per il resto…

«Ho desiderato di averti nel mio letto ogni notte negli ultimi quattordici anni, quindi credimi se ti dico che non hai nulla di cui ringraziarmi. Non sai quante notti ho passato a fantasticare di poterti stringere così mentre ero ad Azkaban. Mi davi la forza di andare avanti.» Il mio tono è molto più serio adesso. Ti scosto una ciocca di capelli dal viso, sistemandola dietro l’orecchio. Non credo che tu ti renda conto di quanto io ti desideri.

Mi stai osservando con aria seria, molto seria. Mi chiedo cosa ti passi per la testa, quando ti vedo avvicinarti a me. Sento il mio cuore accelerare i battiti, ma resto immobile.

Le tue labbra sono bollenti sulle mie. Mi baci piano, quasi chiedendomi il permesso. È questione di un secondo prima che io approfondisca il bacio, chiarendo senza ombra di dubbio che ti concedo qualsiasi permesso tu possa desiderare.

Le tue mani si insinuano tra i miei capelli attirandomi di più verso di te e finalmente mi concedo di fare lo stesso. I tuoi capelli sono seta tra le mia dita, come li ricordavo.

Ti avvicini di più a me, il tuo bacino che aderisce al mio. Sento una scossa attraversarmi.

«Beth… pensaci bene. Se non vuoi… fermati adesso. Non sai quanto ti desidero! Non farmi questo se non vuoi arrivare fino in fondo.» Sto implorando, me ne rendo conto e non mi piace. Ma non posso fare altrimenti. L’ultimo barlume di razionalità del mio cervello mi ha avvisato che non avrei sopportato una delusione simile.

«Sta zitto e baciami.» Dici infilando le mani sotto la mia maglietta ed accarezzandomi la schiena.

Gioisco. Non potevo desiderare una risposta migliore. E ti bacio. Ti bacio per tutte le volte che ho voluto farlo in questi anni, in questi giorni e non ho potuto. Ti assaporo come se ti scoprissi per la prima volta. Perché non c’è ricordo che possa reggere il confronto con le emozioni che provo adesso.

Ti sfilo la maglietta e lascio le mia mani vagare sulla tua schiena, sul tuo addome, mentre la mia bocca traccia una scia di baci lungo il collo. Il mugolio strozzato che sfugge alle tue labbra è musica per le mie orecchie. Questa volta non è un sogno, lo so. Sei reale, qui e adesso, tra le mie braccia.

Mi sfili la maglietta, non vuoi lasciarmi condurre il gioco troppo a lungo. Ti sposti a cavalcioni sopra di me, baciandomi l’angolo della mascella, il collo, la clavicola, sempre più giù. Sto per impazzire, lo so.

Non ti lascio condurre le danze troppo a lungo. Ti desidero troppo per starmene qui buono e lasciarti fare. Ho bisogno di toccarti, di baciarti, di morderti per sapere che sei mia.

Velocemente ribalto le posizioni, mi porto sopra di te ed inizio a spogliarti, godendo alla vista di ogni singolo centimetro di pelle che scopro. Sei mia e voglio che te lo ricordi.

Sei bellissima, in intimo, distesa sotto di me, i capelli sparpagliati disordinatamente sul cuscino, le labbra gonfie per i miei baci e quella luce negli occhi. Quello che leggo nel tuo sguardo mi fa fremere: desiderio.

Libero il tuo seno e scendo a baciarlo, a torturarlo con le labbra. Inarchi la schiena per assecondare i miei movimenti ed io so che non potrei essere più felice adesso.

Quando le tue mani scendono a sfiorare il bordo dei miei pantaloni sento un brivido lungo la schiena. Con un gesto deciso me li sfili, sfiorando la mia erezione attraverso la stoffa dei boxer aderenti. Il mio mugolio strozzato ti fa sorridere soddisfatta.

Ti sfilo gli slip e so che il cuore potrebbe esplodermi adesso. Ti accarezzo li dove sei più sensibile, delicatamente, lentamente e sento il tuo respiro accelerare. Le mie labbra scendono a baciarti il seno, la pancia e poi vanno a sostituire il contatto delle mie dita.

Affondi le mani tra i miei capelli, mentre io ti tengo stretta per i fianchi, impedendoti di muoverti.

Sentirti mormorare il mio nome mi manda in estasi. Accelero i movimenti della mia lingua e sento le tue gambe tendersi. Sei mia adesso più che mai. So che ora sono io a condurre il gioco, a dettare il ritmo. La mia lingua non ti lascia scampo. Un mugolio strozzato ti sfugge dalle labbra mentre il piacere ti travolge.

 

***

 

 

Il mio cervello ha chiuso tutti i collegamenti, ha staccato la spina ed ha appeso un bel cartello con la scritta “chiuso per ferie”. Ed io ne sono più che felice. Sono stanca di passare le mie giornate a pensare, a rimuginare sul da farsi, a crearmi problemi da sola. Adesso ci siamo solo io e te e va bene così.

Sento le ondate del mio piacere rallentare, permettendomi lentamente di riprendere fiato.

Ti libero dei boxer che ancora indossi. Ti voglio. Non c’è bisogno di dirlo, so che lo sai, so che lo hai letto nel mio sguardo.

Ti volti per prendere la bacchetta sul comodino e lanci un incantesimo per silenziare la porta.

«Preferirei evitare le battutine di Remus domani mattina.» Dici tornando a baciarmi. Già non siamo soli in casa… lo avevo dimenticato.

Sento la tua pelle contro la mia, la tua erezione che preme sulla mia coscia e so che non sono più in grado di formulare pensieri coerenti.

Rapido dirigi la bacchetta verso noi due mormorando appena un incantesimo. Mi sento quasi offesa dal fatto che tu sia ancora così lucido dal ricordarti di prendere precauzioni mentre io sono completamente andata.

Ti spingo costringendoti a rotolare sulla schiena, ti prendo il viso tra le mani mentre torno a baciarti. Le tue labbra… mi erano mancate così tanto. Tu mi sei mancato così tanto, il tuo odore, il tuo sapore. Ti bacio sul collo, mentre le mie mani scendono più in basso strappandoti un mugolio strozzato. Sento il tuo corpo tendersi tra le mie mani ed è una sensazione che mi accende un fuoco dentro.

Mi prendo il mio tempo per baciarti, per seguire con la lingua il contorno dei tuoi tatuaggi e studiarli con calma mentre le mie mani proseguono le loro lente carezze.

«Beth… vieni qui!» Non potrei essere più vicina di così, ma tu mi stringi a te con fare possessivo. Mi sollevi appena e mi riporti sotto di te.

«Non vuoi proprio lasciarmi giocare un po’?» Chiedo maliziosa, mentre tu ti sistemi tra le mie gambe, provocandomi un brivido di eccitazione ed aspettativa.

«Non adesso. Adesso ti voglio!» Il senso di urgenza che sento nella tua voce e lo stesso che provo io, in ogni fibra del mio corpo.

Con un unico rapido movimento unisci il tuo corpo al mio. Siamo una cosa sola. Mi concedi qualche secondo per assaporare quella sensazione prima di iniziare a muoverti, lento ma deciso.

Le tue spinte dettano il ritmo ed io lo assecondo con il bacino. Potrebbe crollare anche tutta la casa adesso, potrebbe crollare il cielo e non me ne accorgerei. Ci siamo solo io e te, i nostri respiri fusi insieme, i nostri baci, i nostri corpi che si cercano e si rincorrono. Esistiamo solo noi, che ci ritroviamo ed è tutto come avrebbe sempre dovuto essere.

Mi perdo nei tuoi occhi mentre sento un fuoco crescermi dentro. Aumenti il ritmo e so che mi stai portando verso il limite. Fremo di piacere mentre, alla tua ennesima spinta decisa, raggiungo l’estasi.

So che effetto ti faccia vedermi così. In breve sento tutti i tuoi muscoli contrarsi, mentre con un sospiro strozzato raggiungi a tua volta il piacere.

Mi crolli accanto tenendomi ancora stretta ed io mi accomodo meglio nel tuo abbraccio, esausta ma felice.

«Mi sei mancata Beth… ti amo.» La tua voce è un soffio tra i miei capelli. Ti stringo, ma non riesco a dire nulla, continuo solo ad accarezzarti la schiena mentre tutti e due scivoliamo lentamente nel sonno.

 

 

 

Nota dell'autrice:

 

Cosa ne pensate?

Il mio primo intento nel descrivere la scena era che non ci fosse rischio di sconfinare nella volgarità. Spero vivamente di esserci riuscita! Del resto non sarebbe nelle mie corde, in quelle della storia e nemmeno dei miei personaggi.

Tutto il capitolo si è praticamente scritto da solo: questa storia è dotata di vita propria ed ormai io sono solo un tramite che serve per farla venire fuori e portarla fino a voi lettori.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ritorno al passato

Capitolo 11

 

 

«Mi sei mancata Beth… ti amo.» La tua voce è un soffio tra i miei capelli. Ti stringo, ma non riesco a dire nulla, continuo solo ad accarezzarti la schiena mentre tutti e due scivoliamo lentamente nel sonno.

 

Apro gli occhi, una luce tenue filtra incerta tra le imposte, deve essere l’alba. Sono nella camera di Sirius, nel suo letto per la precisione. Mi volto a guardarlo: dorme profondamente con un’espressione beata dipinta sul volto. Anche nel sonno mi cinge la vita con un braccio con fare possessivo.

Il suo torso nudo emerge dal lenzuolo che lo copre fino alla vita. La sensazione del suo braccio che mi sfiora il fianco… tutto questo non è il massimo per riallacciare i pensieri e costringermi a riflettere. Mi volto per evitare di guardarlo e tento di recuperare un minimo di autocontrollo.

Ieri sera non ho pensato a niente e mi sono lasciata andare. È stato bello… ma adesso… adesso che facciamo? Facciamo finta che sia tornato tutto come prima? Come se non fossero passati quattordici anni? Non sono convinta che andare a letto insieme sia stata una grande idea… indubbiamente è stato bellissimo ma… il sesso non risolve i problemi, semmai li complica.

Ieri sera mi ha detto che mi ama… Ed io non ho detto nulla. Non sono riuscita a dire nulla. Avrei voluto… vorrei veramente che fosse tutto più semplice. Vorrei poter far finta che vada tutto bene, ma non ci riesco.

La verità è che io non sono sicura di amarlo. Forse quello che amo è il ricordo di come eravamo quattordici anni fa. Certamente io provo qualcosa per lui, qualcosa di molto forte… credo. Oppure è solo il ricordo di quello che è stato? Insieme abbiamo trascorso alcuni dei momenti più belli della nostra vita, ma da quel tempo siamo cambiati entrambi.

Sirius è stato il mio primo amore e… anche l’unico a dirla tutta. C’è stato un periodo in cui ero sicura che tutta la mia vita sarebbe stata accanto a lui. Era il mio punto fermo e mi chiedo se adesso io non stia solo cercando di ritrovare quella stabilità che lui sapeva darmi. Lo amo ancora o sto solo cercando di tornare ai miei vent’anni, quando la mia vita era più semplice, spensierata ed aveva una rotta stabilita a darmi sicurezza?

Ho scoperto che il mio patronus somiglia alla sua forma da animagus. Significherà qualcosa o è solo una coincidenza?

Mi rendo conto che mentre sto qua a pormi domande a cui non so dare risposta il tempo passa ed io dovrei alzarmi ed andare al lavoro. Lentamente sguscio fuori dal letto cercando di non svegliare Sirius. Non mi piace molto l’idea di andarmene così senza una parola, come una ladra. Mentre mi vesto velocemente in silenzio non riesco a staccare gli occhi da lui, che dorme beato. Mi arrovello cercando qualcosa di appropriato da dire.

Non voglio cancellare quello che è successo questa notte, ma non voglio nemmeno che pensi che da adesso in poi questa possa diventare un’abitudine.

Il tempo passa ed io non ho ancora raggiunto una conclusione.

Guardo l’orologio sul mio polso spazientita. Perfetto sono ufficialmente in ritardo. Mi maledico per quello che sto per fare, ma non vedo soluzioni. Facendo attenzione a non svegliare Sirius, sguscio fuori dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle il più silenziosamente possibile. Vado al lavoro, avrò una giornata intera per pensarci e questa sera parleremo con calma.

Mi smaterializzo direttamente nell’atrio del San Mungo e corro ad indossare il camice. Dovevo essere in servizio già da cinque minuti.

Tento con tutta me stessa di concentrarmi sul lavoro, ma una parte di me continua a rimuginare su quello che è successo, su quello che ho fatto. Non avrei dovuto andarmene così senza una parola. Se lo avesse fatto lui sarei incazzata a morte adesso. Dovrò scusarmi quando torno e dovrò essere veramente convincente.

Odio sentirmi in colpa… Sarà una giornata di merda!

 

 

***

 

La luce del sole che entra dalla finestra mi colpisce gli occhi costringendomi a svegliarmi. Deve essere giorno fatto ormai. Immagini della sera precedente mi tornano alla mente e il sorriso con cui mi sono svegliato si allarga ulteriormente. Spero stia ancora dormendo. Mi volto verso l’altro lato del letto e…

Poso una mano sul cuscino vuoto e freddo. Mi alzo e senza nemmeno perdere tempo a cercare i miei boxer o altri indumenti irrompo in bagno. Non è nemmeno qui. Se n’è andata? Se n’è andata senza una parola? Non è possibile. Non può avermi fatto una cosa del genere!

Una fastidiosa vocina nella mia testa mi ricorda che in realtà questo è esattamente il tipo di cosa che io ho fatto un sacco di volte. La stessa vocina mi suggerisce che l’ho fatto anche con Elizabeth per essere sinceri… la prima volta che noi due siamo finiti a letto insieme me la sono svignata. Mando a fanculo la vocina nella mia testa e mi vesto rapidamente. È successo una vita fa. Non sono più il ragazzino idiota che ero allora. E quella è una questione che io ed Elizabeth abbiamo risolto da tempo. O almeno credo, spero…

Scendo in salotto di pessimo umore. Remus sta sfogliando distrattamente la Gazzetta del Profeta. Ha l’aria felice ultimamente, sono contento per lui, bisognerebbe stuzzicarlo un po’ per fargli confessare a cosa sia dovuto il suo buon umore, ma adesso non sono proprio in vena.

«Buon giorno.» Esclama sorridendomi. Gli rispondo con un mezzo grugnito.

«Siamo di ottimo umore a quanto vedo.» Esclama sarcastico.

Mi verso una tazza di tè in completo silenzio. Non ho voglia di fare conversazione, devo solo chiedergli una cosa, giusto per sicurezza…

«Hai visto Elizabeth questa mattina?» So che rischio di dovergli poi dare qualche spiegazione, ma me ne frego.

«No. Deve essere uscita presto. Credo che avesse il turno di mattina al San Mungo.» Resta li ad osservarmi pensieroso. Forse ho scampato qualche domanda diretta sul mio atteggiamento.

«Mi suona strana questa domanda da te, considerando che ultimamente dormite insieme.» Sono rimasto a bocca aperta. Non credevo che lo avesse notato.

«Beh… questa mattina mi sono svegliato e non c’era.» Continuo ad usare un tono brusco e scontroso.

Remus mi guarda perplesso. «Ed è una cosa grave? Insomma, se lei inizia il turno di lavoro alle sette e tu ti svegli alle undici…» Lo interrompo perché non ha chiara la situazione.

«Ieri sera noi… insomma… prima avevamo solo dormito, ma ieri sera noi… ecco… insomma hai capito. E questa mattina lei se n’è andata senza una parola.» Non credevo di poter essere in imbarazzo a dire a Remus una cosa del genere. Io e James ci siamo sempre vantati delle nostre avventure amorose e all’epoca non avevamo molti peli sulla lingua. Ma Elizabeth non è un’avventura…

«Capisco…» Dice Remus con un sospiro. «Senti Sirius, lo sai non mi piace mettermi in mezzo o prendere le parti di uno dei due però…»

«E allora non farlo. Non dire niente e non prendere le parti di nessuno!» Non voglio sentire ragioni, soprattutto non quelle di Remus. Mi dirà di mantenere la calma, di essere razionale, di riflettere prima di saltare alle conclusioni. Me ne frego di queste cazzate!

«Però…» Prosegue come se non lo avessi interrotto affatto. «Prima di tutto evita di saltare alle conclusioni.» Ecco! Lo sapevo che lo avrebbe detto! Sbuffo alzando gli occhi al cielo.

«Sirius, perché sei così incazzato. Cos’è che ti da fastidio veramente?» Mi sta guardando molto seriamente adesso.

«Beh non è evidente? Non mi va di essere trattato così, non mi piace l’idea che sia stato usato. Ah ho capito, lo so dove vuoi andare a parare Remus. Mi sento in colpa perché io l’ho fatto un sacco di volte e adesso che è capitato a me so cosa si prova!»

«Lo stai dicendo tu. Io ti ascolto e basta. Continua, continua.» Dice facendomi cenno con la mano di andare avanti.

Mi fermo un secondo a riflettere. Prendo un lungo respiro tentando di calmarmi e devo ammettere che è vero: sono così infastidito perché sono stato costretto a constatare sulla mia pelle cosa devono aver provato le ragazze con cui uscivo ai tempi della scuola. Ma non è tutto qui. Mi calmo un po’ mentre riprendo a parlare.

«L’ho fatto anche con Elizabeth. E adesso mi chiedo come possa mai avermi perdonato per averle fatto una cosa simile. Io non la merito. Non l’ho mai meritata e questo lo so.» Come diavolo abbia fatto Elizabeth a stare con me una volta resta un mistero, mentre diventa sempre più comprensibile il fatto che adesso non voglia più stare con me. Sono un perfetto idiota!

«Adesso non essere troppo duro con te stesso. Hai fatto un’infinità di cose stupide da ragazzo, questo è vero. Ma sei migliorato con il tempo. Non troppo, non montarti la testa! Solo un po’.» Mi prende per il culo e riesce almeno a strapparmi un mezzo sorriso.

Mi passo una mano tra i capelli con aria sconsolata. «Quello che mi manda fuori di testa è il pensiero che per lei sia stato solo sesso, mentre io ieri sera ho fatto l’amore con lei…» Ed è stato bellissimo, almeno per me. «Credo che nonprovi più nulla per me...»

«Adesso stai veramente dicendo cose a caso, solo per il gusto di poterti lamentare di qualcosa.» Remus è molto serio, non mi sta affatto prendendo in giro adesso. «Elizabeth non farebbe una cosa del genere e lo sai anche tu. Non è quel tipo di persona. Andiamo piantala di fare la vittima.» Il suo sguardo è severo mentre parla.

«Per fortuna che non volevi prendere le parti di nessuno. Grazie Remus!»

«Non dico che Elizabeth abbia fatto bene. Dico solo che dovete parlare e chiarire la cosa. E sarà meglio se lo farete con calma.» Dice tornano a concentrarsi sul suo giornale, è il segnale che per adesso mi ha detto quello che voleva e mi sta lasciando il tempo di ragionarci sopra. Per quanto mi faccia irritare con la sua aria da professore che sa sempre quale sia la cosa giusta da fare, devo riconoscere che sa come prendermi e come indurmi a ragionare. Amici come Remus non te ne capitano spesso nella vita.

«Tu invece cosa mi racconti, Lunastorta? Mi sembri più spensierato del solito ultimamente.» gli dico concedendomi il primo vero sorriso della giornata. Sono contento per lui, si merita di essere felice.

«So dove vuoi andare a parare e ti garantisco che non ne parleremo!» Solleva gli occhi dalla Gazzetta del Profeta e mi rivolge uno sguardo severo.

«E perché no?» Chiedo fingendomi sorpreso.

«Perché so che tu troveresti il modo di usare contro di me qualsiasi cosa io possa dire!» Risponde inarcando un sopracciglio verso di me.

«Guarda Remus, ti assicuro che per una volta nella vita non avevo in mente niente del genere. Sono solamente felice per te. Tonks è una ragazza in gamba, mi piace e spero che possa darti tutta la felicità che meriti!» Affermo con tono convinto e sfoderando un ampio sorriso.

Remus mi guarda sinceramente sorpreso. Non si aspettava un discorso serio su questo argomento. Era certo che lo avrei preso in giro o qualcosa del genere.

«Oh… beh allora grazie…» Mormora arrossendo leggermente.

«Bene. Quindi adesso mi dirai se l’hai almeno baciata? O sei arrivato addirittura al sodo vecchio malandrino?» Ridacchio guardandolo malizioso.

«Mi sembrava strano!» Borbotta Remus con fare accigliato, mentre io scoppio a ridere. «Sirius, piantala o giuro che ti affatturo.»

«Sappiamo entrambi che non lo farai, esattamente come sappiamo entrambi che non la smetterò finché non mi avrai raccontato la vostra serata per filo e per segno!»

Con un sospiro rassegnato Remus chiude il giornale e si raddrizza sulla sedia. È il segnale, è pronto a cedere.

«Di quale serata vuoi sapere, la prima o la seconda volta che siamo usciti?» Un lieve sorriso malizioso gli incurva le labbra.

«La seconda volta? C’è stata una seconda volta? Vecchia canaglia! Me l’hai fatta sotto il naso allora! Avanti raccontami tutto!» Affermo battendo un pugno sul tavolo per sottolineare il concetto.

 

***

 

È stata una giornata campale! Il mio turno sembrava non finire più. In effetti le 4 ore di straordinario che ho dovuto fare non hanno aiutato. C’è stato un incidente alla Nimbus, la fabbrica di scope volanti. Sembra che sia esploso qualcosa. Oltre ai lavoratori feriti, da curare c’erano anche una decina di babbani che avevano visto delle scope volanti schizzare in aria all’improvviso e che quindi avevano bisogno di un buon incantesimo di memoria. Con il pronto soccorso pieno non ho potuto fare altro che restare al lavoro finché l’emergenza non fosse stata gestita.

Sto rientrando in casa e so che la parte peggiore della giornata non è ancora iniziata: devo parlare con Sirius. Non ho ancora ben chiaro cosa dirgli, ma devo parlargli.

Attraverso l’ingresso in punta di piedi, meglio lasciar dormire la signora Black. La cosa strana è che ormai per me è diventato un gesto automatico, lo faccio senza pensarci. Così come senza pensarci appendo la giacca sull’attaccapanni nel corridoio, lascio la borsa sul primo gradino delle scale, pronta per essere portata in camera appena salgo. Ormai sono qui da quasi tre mesi. In qualche modo ormai Grimmauld Place per me sa di casa ed è strano. È strano perché negli ultimi quattordici anni ho girovagato come una nomade senza mai riuscire a mettere radici da nessuna parte e adesso ho come la sensazione di essere finalmente nel posto giusto. Non so però se è una cosa che mi fa piacere o mi spaventa…

Entro in salotto ancora tutta presa da questi pensieri. La scena che mi trovo davanti è abbastanza familiare, sa di casa anch’essa. Sirius e Remus stanno giocando agli scacchi dei maghi davanti al caminetto. A giudicare da quello che vedo sulla scacchiera Remus sta vincendo, come al solito.

«Ciao.» Li saluto con un debole sorriso. Devo riconoscere che sono un po’ in imbarazzo a rivedere Sirius dopo questa notte.

«Buon pomeriggio. Tutto bene al lavoro? Hai fatto tardi, iniziavo a preoccuparmi.» Chiede Remus con un tono che non riesco bene a decifrare: vorrebbe sembrare affabile, ma c’è qualcos’altro. Sirius invece, non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo. Non ha nemmeno sollevato gli occhi dalla scacchiera.

«C’è stato un incidente e mi sono fermata a dare una mano. Il pronto soccorso era un delirio.» Mi lascio crollare su una poltrona accanto a loro. Effettivamente sono stanca.

«Immagino che, del resto, qualsiasi scusa sarebbe stata buona per stare fuori casa il più a lungo possibile.» Il tono di Sirius è come una lama, il suo sguardo si posa su di me, freddo e duro.

«Sirius.» Remus tenta di ammonirlo con lo sguardo, mentre io sono rimasta a bocca aperta. Non mi aspettavo che se ne uscisse così, davanti a Remus.

«Remus, adesso non te ne uscire con una delle tue solite stronzate sul prendere le cose con calma. Dopo ieri notte non posso stare calmo.» Sirius è visibilmente arrabbiato ma… Remus non ha un espressione confusa o stupita. Come se… sapesse esattamente cosa stia succedendo. Fantastico! Gli ha già raccontato tutto. Una fastidiosa sensazione di calore al volto mi informa che devo essere diventata paonazza.

«Credo sia meglio che io vada.» Mormora Remus mentre fa per alzarsi.

«Ma no Remus, resta pure. Tanto mi sembra che tu sappia già tutto quello che c’è da sapere.» Vorrei incenerire Sirius con uno sguardo. Non ci posso credere. Cosa ha fatto? Si è vantato come un adolescente? «Come è andata esattamente, Sirius? Hai esibito la tua conquista come un trofeo?» Chiedo con tono velenoso.

«No, no! Non ci provare! Non cercare di far passare me per quello stronzo. Sei tu che te ne sei andata senza una parola. Cosa è stato per te questa notte? Solo una bella scopata?» Chiede come se fosse normalissimo parlarne davanti a Remus.

«Io vado.» Remus si alza e prima che qualcuno possa fermarlo di nuovo se ne va. Mi sento tremendamente umiliata.

«Non lo so cosa è stato per me questa notte. Ma quando mi sono svegliata stavo facendo tardi al lavoro e… non sapevo cosa dire, così sono andata via.» Ho cercato di mantenere un tono di voce più calmo, ma non sembra aver avuto molto successo con Sirius.

«Non lo sai? Non lo sai?» Si alza di scatto scaraventando la sedia a terra. «Dopo tutto quello che c’è stato tra di noi, tu non lo sai? Elizabeth, maledizione, io ti amo. Ti ho sempre amata e non ho mai smesso. Mi sono comportato come un idiota, ho fatto un sacco di scelte sbagliate, ma almeno su questo non ho mai avuto dubbi.» È furibondo e la sua rabbia non fa altro che alimentare la mia.

«Tu mi ami? Tu mi amavi una volta, prima di tutto questo casino, prima di Azkaban. Adesso non sai nemmeno chi sono. Sono passati quattordici anni dall’ultima volta che mi hai vista, sono cambiate un sacco di cose.» mi sono alzata in piedi a mia volta, urlando.

«Non sei cambiata tu e non sono cambiato io. E se anche fosse sono pronto a conoscerti di nuovo, a ricominciare tutto da capo. Sono pronto a qualsiasi cosa per stare con te.» La cosa che mi sconvolge è che la sicurezza con cui stai parlando non vacilla mai, nemmeno per un secondo. Mentre io non sono sicura di nulla.

«Non è questo quello che mi hai detto quando mi hai lasciata. Ti ricordi? Eri stato chiaro: non c’era stato nulla di serio tra di noi, solo sesso.» Le sue parole mi feriscono ancora al solo ricordarle.

«Quante volte dovrò scusarmi e spiegarti che stavo solo cercando di proteggerti? Ho fatto una gigantesca cazzata quel giorno, ma dovrei quasi offendermi del fatto che tu mi abbia creduto. Era un discorso assurdo, dopo tutto quello che c’era stato tra noi, non pensavo mi avresti mai creduto.» Sbuffa quasi spazientito.

«Sul serio? Adesso sarebbe colpa mia perché ti ho creduto?» Dire che sono incredula è dire poco.

«Non ho detto questo!» Mi urla contro. «Ti sto solo dicendo che sono pronto a provare a sistemare le cose tra di noi. Sempre che tu non sia troppo occupata a punirmi per il passato.»

«Non ti sto punendo per un bel niente. Solo non puoi pretendere che io cancelli tutto come se non fosse mai successo. Non posso fidarmi di te come se niente fosse. Ho bisogno di tempo.» sento le lacrime che premono per uscire. Sono lacrime di rabbia e frustrazione. Mi impongo di ricacciarle indietro, non voglio mostrarmi debole fino a questo punto.

«Tempo… certo… del resto ne ho perso così poco nella mia vita.» il suo è un sarcasmo amaro, mentre si riferisce ai suoi anni ad Azkaban. «Quindi per te questa notte non ha significato nulla?»

«Te l’ho già detto, non lo so cosa ha significato per me questa notte. Ho agito senza pensare e credo che non avremmo dovuto… abbiamo solo complicato le cose.» Non è vero. Io lo volevo. Lo volevo disperatamente. Ma adesso… qualcosa mi blocca e non riesco a dirglielo, non riesco ad essere del tutto sincera con lui. La rabbia ha il sopravvento. «È assurdo che proprio tu mi venga a rimproverare per una cosa del genere! Eri uno specialista nelle storie da una notte.» il mio tono è talmente freddo che persino io fatico a riconoscere le mie parole. Non avrei dovuto…

«Non venirmi a dire che io e te siamo una storia da una notte! Non provarci nemmeno!» il suo pugno si abbatte con violenza sul tavolo del salotto mentre io non riesco a dire nulla. Forse sorpreso dalla sua stessa rabbia, Sirius prende un profondo respiro come per calmarsi. «Farò finta di essermi bevuto la tua scusa. Quindi fa come vuoi. Prenditi il tempo che ti serve per decidere se merito la tua fiducia o no. Ma la realtà è un’altra e lo sappiamo entrambi. Tu hai paura, hai paura di lasciarti andare, hai paura di affrontare la realtà e ricominciare a vivere. Perché fino ad ora sei solo scappata.»

Mi sento come se mi avesse colpita in pieno volto. Le lacrime che prima ero riuscita a ricacciare indietro premono insistenti per liberarsi ed io so solo che non voglio che mi veda piangere.

Mi volto e rapidamente raggiungo l’ingresso, ma invece di salire in camera mia, afferrò la giacca che avevo appeso qui solo poco fa ed esco sbattendo la porta.

 

Nota dell'autrice:

Non mi state odiando vero? Non perdete la speranza per questi due testoni!

Un enorme ringraziamento a tutti coloro che stanno leggendo la storia, a quelli che l’hanno inserita nelle storie preferite, seguite o da ricordare e a tutti coloro che dedicano un po’ del loro tempo a lasciarmi un commento o una recensione.

 

A presto…

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Nota dell'autrice:

Siamo finalmente arrivati al primo capitolo “nuovo” di questa storia. Per chi non lo sapesse, i primi 11 capitoli li avevo già pubblicati qualche anno fa (parecchi anni fa ad essere onesti). Adesso li ho solo leggermente corretti nella forma e ripubblicati.

Da qui in avanti ci addentriamo in un territorio sconosciuto... per questo la frequenza degli aggiornamenti potrebbe rallentare, ma spero di restare comunque costante ed arrivare alla fine. Incrociamo le dita...

 

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 12

 

Maledizione sono furioso. Non riusciamo mai a discutere in modo civile. Elizabeth riesce a mandarmi fuori di testa. Sicuramente anche io ho esagerato... non avrei dovuto. So che presto mi pentirò di tutto quello che ho detto, se non nei contenuti almeno nel modo in cui l'ho detto.

Mi rendo conto che quella che ho sentito sbattere era la porta principale dell'ingresso quando le urla del malefico ritratto di mia madre iniziano a squarciare il silenzio. Dannazione! Non sarebbe dovuta uscire da sola a quest'ora. È pericoloso!

«Sudiciume! Sozzura! Ibridi! Traditori del loro sangue!» La vecchia megera sembra in gran forma questa sera! Mi precipito in salotto cercando di chiudere le tende che coprono il ritratto e dopo qualche istante Remus arriva in mio soccorso.

Quando infine riusciamo a riportare il silenzio in casa Black, Remus si guarda intorno. Immaginando i suoi pensieri, anticipo la sua domanda. «È uscita...» Mormoro sconsolato.

«Sirius...» Remus mi guarda con aria di rimprovero.

«Lo so, lo so! Ho fatto un casino! Vado a cercarla. È pericoloso stare fuori da soli di notte!» Affermo facendo per uscire.

«Non essere sciocco! Non è il caso che tu te ne vada in giro. Vedrai che tra poco sarà qui, farà due passi per schiarirsi le idee e poi tornerà.» Affermi con tono deciso.

Non mi sento per niente sicuro come te Remus... era furibonda... e se non volesse tornare?

 

***

 

Non posso credere a quello che mi ha detto! Non può averlo detto davvero!

Le lacrime che ho cercato di trattenere davanti a Sirius adesso sgorgano libere. Sto correndo senza meta da non so quanto, quando mi costringo a rallentare. I polmoni bruciano per la carenza di ossigeno e i singhiozzi mi scuotono le spalle. Tento di smettere di piangere ma non ci riesco. È come aver liberato qualcosa che cercavo di trattenere da troppo tempo e adesso non è più possibile ricacciarlo indietro.

Mi rendo conto di essere finita in una zona della città che non conosco. Non ho nemmeno preso il cappotto e inizio a sentire freddo. Mi siedo sullo scalino del portone di una palazzina. Mentre i singhiozzi iniziano finalmente a rallentare e cerco di riprendere fiato, continuo a pensare a quello che Sirius mi ha detto. Sono veramente furiosa! È assurdo come riesca a farmi perdere la calma. Secondo lui io avrei paura e starei scappando. Scappando da cosa poi? Sull'avere paura... non credevo che avrebbe mai potuto rinfacciarmi i miei attacchi di panico!

Dopo un attimo di riflessione, mi costringo ad essere obiettiva. Non mi stava rinfacciando nulla... probabilmente stava solo dicendo la verità. Sono una vigliacca. Mi sono raccontata che stavo provando a fare chiarezza nella mia testa, ma in realtà ho evitato accuratamente di cercare le risposte alle domande che mi assillano. È ora di smetterla. Devo guardare in faccia la realtà...

Io amo ancora Sirius.

Ecco l'ho ammesso. È fatta. Io lo amo. Questo lo so benissimo. Ho cercato di negarlo, di convincermi che sto molto meglio senza di lui, ma la realtà è che da quando l'ho rivisto ho ripreso a sentirmi viva. E questo mi spaventa. Perché non posso accettare che lui abbia un tale potere su di me!

Sarebbe molto più facile se potessi cancellarlo completamente dalla mia vita. Una relazione con Sirius è una cosa complicata, faticosa. Siamo testardi ed orgogliosi entrambi. E soprattutto io so benissimo come mi sentirei se lui dovesse lasciarmi di nuovo. L'altra volta mi sono rimessa in piedi a fatica, se dovesse succedere di nuovo io... non credo che potrei sopportarlo. È questo quello che mi terrorizza veramente: sapere che se mi concedessi di provare di nuovo a stare con lui e dovesse andare male, non riuscirei a superarlo. Non di nuovo.

Adesso ho veramente freddo, sto tremando. Forse dovrei tornare a casa, non è saggio andare in giro da soli di notte di questi tempi. Se non fosse così tardi potrei andare a trovare Tonks, mi farebbe bene una chiacchierata con lei... magari posso passare da lei domani.

Mi alzo e cerco di ritrovare la strada verso Grimmauld Place, verso casa... forse dovrei andarmene. Non è stata una buona idea vivere sotto lo stesso tetto di Sirius... sì, devo prendere un appartamento. Forse posso chiedere ospitalità a Tonks finché non trovo qualcosa. Però... tra pochi giorni Remus partirà per la missione che Silente gli ha affidato. Deve infiltrarsi in un branco di licantropi. Sirius resterebbe completamente solo se me ne andassi anche io... ma...

Vorrei urlare per la frustrazione. È vero, amo ancora Sirius, ma non possiamo stare insieme, non è la cosa giusta per noi. Finiamo solo per farci del male. Staremmo molto meglio da soli! Continuo a ripetermelo mentre continuo a vagare per le strade deserte di Londra.

 

***

 

Sono rimasto qui fermo ad osservare le lancette della vecchia pendola del salotto. Sono le due di notte. Ho aspettato abbastanza.

«Esco a cercarla.» Affermo deciso alzandomi di scatto dal divano.

«Sirius ti prego, lascia che vada io. Tu potresti restare qui nel caso tornasse...» Remus ha sfoderato il suo tono più conciliante, ma questa volta non c'è nulla che possa trattenermi.

«Resta tu ad aspettarla se dovesse tornare. Io vado. Come felpato ho un ottimo fiuto e conosco perfettamente il suo odore.» Sto già infilandomi la giacca quando vedo Remus fare lo stesso.

«Vengo con te. Spero almeno di evitarti qualche guaio con l'accalappiacani. Ci manca solo che tu finisca al canile municipale.» Volevi provare ad allentare la tensione, ma adesso sono troppo concentrato sul cercare Elizabeth.

Apro la porta d'ingresso ed immediatamente mi trasformo in felpato, inizio ad annusare il terreno in cerca di tracce del suo odore. Il problema è che ne trovo troppe. È passata spesso qui davanti, non è facile distinguere la traccia più recente da quelle più vecchie. E poi potrebbe essersi smaterializzata e allora non ci sarebbe nessuna traccia da seguire... faccio ancora un paio di giri fiutando, quando infine la trovo. È una traccia più forte delle altre, quindi molto recente! Inizio a correre seguendo il profumo di Elizabeth. Devo prepararmi delle scuse molto convincenti per quando la troverò.

Remus mi arranca dietro urlandomi di rallentare. Ma adesso non ho alcuna intenzione di perdere altro tempo. Il naso a terra e lo sguardo fisso davanti, continuo a correre seguendo la pista. Svolto una volta, due... dove stai andando Elizabeth? Sembra che tu abbia vagato a caso...

La traccia che seguo si fa più intensa sul gradino di un portone d'ingresso di un palazzo. Deve essersi seduta qui per un po'. C'è anche un altro odore... lacrime... l'ho fatta piangere di nuovo! Mi detesto!

Mi volto a cercare Remus con lo sguardo, ma mi accorgo che devo averlo seminato. Mi dispiace ma non posso aspettarlo adesso. Trovo la traccia che riparte dal portone e riprendo a correre. Sono veloce e dovrei raggiungerla a breve, se lei si è anche fermata per un po'.

Ma non è così. Continuo a correre, ma non riesco a vederla in giro. Improvvisamente il suo odore svanisce. Ho perso la traccia! Maledizione! Torno indietro di qualche passo e controllo di nuovo in tutte le direzioni. Nulla da fare. La traccia si interrompe bruscamente all'angolo di un vicolo buio. Diamine è un posto perfetto per smaterializzarsi! Dove potrebbe essere andata?

Il mio udito è più sviluppato in questa forma e capta un trambusto lontano. Sta succedendo qualcosa di strano. Voci concitate, qualcuno urla. La sirena di un mezzo babbano che si avvicina. Che diamine succede?

Qualsiasi cosa sia potrebbe non avere nulla a che fare con Elizabeth... ma forse... è meglio controllare.

Mi avvicino furtivo, cercando di non dare nell'occhio. Sono solo un cane, ma un grosso cane randagio potrebbe comunque attirare l'attenzione. C'è un gran via vai di babbani, ci sono poliziotti e sento qualcuno urlare e disperarsi. C'è un terribile odore di fognature ma sento anche odore di sangue e questo mi mette ancora più in agitazione. Se c'è stato un incidente... no, lei sta bene. Deve stare bene!

«Ho solo tirato lo sciacquone! E dal bagno è iniziato ad uscire di tutto! La tavoletta è saltata via e mi ha colpito in fronte!» Piagnucola un ragazzo tenendosi una mano premuta sulla fronte per cercare di arginare il sangue che gli sgorga da un profondo taglio.

Mi rilasso, Elizabeth non c'entra nulla, posso riprendere la mia ricerca.

«WC rigurgitanti! È la seconda volta che interveniamo per una cosa simile questa settimana. Dobbiamo trovare il vandalo che si diverte così a terrorizzare i babbani.» La voce è arrivata alle mie spalle. Devono essere agenti del ministero. Diamine...

 

***

 

Dopo aver provato a cercare la strada del ritorno inutilmente per almeno mezz'ora ho pensato che una smaterializzazione dovesse essere la cosa migliore. Ci sono le prime luci dell'alba a rischiarare il cielo quando attraverso la porta di casa Black. Sono infreddolita e stanca.

Il vecchio Kreacher è impalato in mezzo all'ingresso e mi osserva con uno sguardo malevolo.

«Padrona.» Gracchia mentre si inchina davanti a me. «Sangue marcio!» Bofonchia tra se, ma con un tono perfettamente udibile. Ormai nemmeno lo noto più.

«Già sveglio Kreacher?» Chiedo dirigendomi in cucina. Ho bisogno di un caffè bollente per scaldarmi un po'.

«Kreacher non ha dormito padrona. È rimasto ad aspettarla come il padrone ha ordinato.» Dice lui trascinandosi dietro di me. «Lui che ha tradito il suo sangue vuole dare ordini a Kreacher. Kreacher è fedele alla vecchia padrona!» Mugugna di nuovo, come se non potessi sentirlo.

«Non c'è bisogno che vai a svegliarlo, gli parlerò quando scenderà per la colazione.» Affermo mentre metto il bollitore sul fornello per preparare il caffè. Devo scegliere il modo adatto per dirgli che me ne vado a vivere altrove, senza scatenare un'altra lite.

«Kreacher non può svegliare il padrone. Il padrone è uscito. E spero che non...»

Qualsiasi cosa stia bofonchiando l'elfo domestico non riesco a sentirlo. Un brivido gelido mi scorre lungo la schiena.

«Come è uscito?» Chiedo con la voce tremante.

«È uscito a cercare la padrona. Kreacher doveva restare per accogliere la padrona se fosse tornata e per chiederle di aspettarlo qui.»

«Da quanto è uscito?» Chiedo sempre più preoccupata.

«Ore fa, era notte fonda.»

«Dov'è Remus?» Le mie domande serrate non lasciano a Kreacher il tempo di borbottare alcunché.

«Uscito anche lui, con il padrone.»

Mi tranquillizzo almeno un po'. Remus non gli permetterà di fare nulla di troppo stupido.

Mentre inizio a chiedermi cosa posso fare per avvisarli che sono tornata, il rumore della porta d'ingresso mi strappa un sospiro di sollievo. Devono essere loro!

Mi affretto a raggiungerli in salotto, ma quando vedo che c'è solo Remus l'ansia ricomincia a salire.

«Grazie a Merlino sei qui! Ti abbiamo cercata dappertutto!» Afferma sollevato.

«Dov'è Sirius?» Chiedo preoccupata.

«Non è qui?» Remus è improvvisamente più serio.

«Kreacher dice che è uscito con te!»

«Sì, ma ad un certo punto mi ha seminato. Lui si muoveva su quattro zampe ed io solo su due. Ma credevo che ormai lo avrei trovato qui.»

«Qui non c'è! Oh Merlino! Remus se gli fosse successo qualcosa? Se lo avessero preso? Dobbiamo cercarlo! Oh, come è potuto uscire!» La mia voce è stridula per l'agitazione. Continuo a torcermi le mani senza sapere cosa fare.

«Elizabeth calmati. Se esci di nuovo continueremo a girare in tondo cercandoci l'un l'altro.» Remus cerca di ricondurmi alla ragione, ma non riesco a calmarmi.

«E allora cosa possiamo fare? Remus, lui è più in pericolo di chiunque altro ad andarsene in giro così!»

«Hai ragione, Elizabeth. Ho cercato di convincerlo a non uscire, ma è stato irremovibile. Lo sai com'è quando si mette in testa qualcosa!»

«Lo so...» Mi sembra di avere la mente svuotata. Non riesco a concludere un pensiero coerente. Dove può essere? Lo avranno arrestato? Forse no, altrimenti Tonks o Kingsley avrebbero mandato un gufo. Allora forse sono stati dei mangiamorte? Forse lo hanno catturato, forse lo stanno torturando oppure è già morto... potrei non vederlo mai più... e l'ultima cosa che ho fatto è stato urlargli contro...

Sento il panico attanagliarmi la gola. Ma non è uno dei miei soliti attacchi irrazionali. Questo è puro, genuino panico realmente motivato.

«Da quanto hai perso le sue tracce?» Chiedo a Remus che intanto sembra incerto come me sul da farsi.

«Non saprei di preciso, ma direi da un bel pezzo ormai.» Afferma con tono sconsolato.

«Dio... è fuori da solo da tutta la notte quindi...» Guardo nervosamente la pendola del salotto, come se lo scorrere del tempo potesse portare qualche indizio. Se gli è successo qualcosa... se non... se lo avessi perso per sempre...

«La radio!» Esclama Remus. «Se ci fossero notizie urgenti le darebbero in diretta!» Esclama correndo al vecchio apparecchio che occupa un angolo del salotto.

Mentre lui scorre le stazioni io continuo a tormentarmi le mani agitata. Non può essere...Merlino... fa che stia bene...

«crr... grave incidente.... crrr... centro di Londra...» mi si mozza il fiato in gola mentre Remus cerca di intercettare meglio la stazione che sta dando la notizia. Mi sento morire.

«...almeno un ferito grave. Una squadra speciale del ministero è intervenuta immediatamente sul posto. Tutti gli aggiornamenti nel prossimo collegamento. La linea ora allo sport, con le ultime novità sul campionato nazionale di gobbiglie.»

«Merlino...» mormoro crollando a sedere sul divano, nascondendo il volto tra le mani.

«Non saltiamo alle conclusioni. Magari non c'entra nulla con Sirius...» Dice Remus mentre continua a cambiare stazione radio per cercare altre notizie. «Se lo avessero arrestato tutte le stazioni radio parlerebbero solo di quello, altro che il campionato di gobbiglie!»

Vorrei poter credere a Remus e calmarmi un po', ma non ce la faccio. Riesco a pensare solo che non vedrò mai più Sirius. Mi sono preoccupata tanto di come sarebbe stato se lo avessi perso di nuovo e adesso lo so esattamente. Mi sembra di sprofondare in una voragine senza fondo...

 

***

 

Varco l'ingresso di Grimmauld Place con il fiato corto per la lunga corsa.

«Kreacher dove diavolo sei?» Urlo infischiandomene di svegliare mia madre. Avevo ordinato a quello stupido elfo di non muoversi da qui!

Mentre le urla di mia madre rimbombano stridule nel silenzio della casa, sto per aprire la porta del salotto quando qualcuno mi precede. Un turbine di lunghi capelli castani mi travolge. Elizabeth mi sta stringendo in un abbraccio serrato a cui io rispondo immediatamente.

«Sirius ... io...» la voce strozzata di lei e le urla di quel maledetto ritratto non mi permettono di sentire nulla. Ma non importa lei è qui. Sta bene.

Con la coda dell'occhio vedo Remus superarci e tentare di rimettere mia madre a dormire. Prontamente conduco Elizabeth verso il salotto senza sciogliere l'abbraccio in cui mi stringe. Quando finalmente torna il silenzio mi rendo conto che sta singhiozzando, sento le lacrime sulla mia guancia.

«Elizabeth...» Mormoro.

«Perché sei uscito? Lo sai che è pericoloso, soprattutto per te...»

Ora mi beccherò un'altra sfuriata... «Beth, io dovevo...»

«Mi dispiace! Mi dispiace! Perdonami!» Quasi urli tra i singhiozzi, il volto ancora affondato nella mia spalla.

«Cosa? Tu... tu ti stai scusando? Non capisco...» Chiedo confuso.

«Sì, sono stata orribile con te. Ma ero così arrabbiata! Così infuriata! Ma non c'è giustificazione, sono stata veramente un'idiota!»

«Beth, per favore smetti di piangere. Non importa. Anche io ero arrabbiato ieri sera e ti ho detto cose...»

«Non è per ieri sera, o almeno non solo. Sono stata orribile con te fin da quando sono tornata qui. Avrei dovuto ascoltarti, capirti. Invece ero così arrabbiata che non volevo credere a nulla. Hai ragione sai? Sono spaventata a morte dall'idea di soffrire ancora e per questo sto continuando a scappare.»

«Beth ti prego non ripetere le assurdità che ho detto ieri. Lo sai che parlo a vanvera quando sono arrabbiato...» Beth continua a tenere il volto nascosto nella mia spalla,così mi tiro leggermente indietro, cercando i suoi occhi.

«Non hai detto nessuna assurdità, anzi!» Affermi cercando di smettere di singhiozzare e sollevando finalmente il tuo sguardo verso di me. «Avevi ragione su tutta la linea, ma sono stata troppo testarda ed orgogliosa per ammetterlo.»

Sento qualcosa accendersi al centro del mio petto, una speranza. Una piccola scintilla, ma che cresce di attimo in attimo mentre continui a stringermi e guardarmi.

«Credevo che fossi ancora arrabbiata con me...» Mormoro accarezzandoti una guancia.

Scuoti la testa. «E tu? Sei ancora arrabbiato?» Chiedi incerta.

Scuoto la testa a mia volta.

«Bene... allora...» Sei arrossita.

Credo che stiamo parlando troppo...

Mi chino lentamente verso le tue labbra e ti bacio. Tu mi stringi un po' di più e quella piccola scintilla mi esplode nel petto.

 

***

 

Quando Sirius si allontana appena da me mi perdo ad osservare i suoi occhi. Non posso credere che ero veramente disposta a rinunciare a tutto questo. Sono stata un'idiota! Ho dovuto pensare di averlo perso per rendermi conto di quanto tenessi a lui! Sono stata fortunata che sia stato solo uno spavento immotivato.

«Alla radio davano la notizia di un qualche incidente. Io ho temuto che tu...» Non riesco nemmeno a dirlo.

«Era solo un gabinetto rigurgitante. Qualche teppista anti-babbano si è divertito a seminare scompiglio. Stai tranquilla Elizabeth. Non mi farò catturare così facilmente. Nessuno mi separerà mai più da te!» Affermi con tono deciso.

«Questo non puoi prometterlo. Nessuno può di questi tempi...» Stai per ribattere con tono offeso ma ti precedo. «Mi basta che mi prometti che non sprecheremo altro tempo. Che passeremo insieme il tempo che ci verrà concesso. Tu, io ed Harry.»

«Te lo prometto! Senza nessuna difficoltà.» Affermi sorridendo. «A proposito di Harry... credi che... dovremmo dirgli che noi...» Non concludi la frase e mi guardi con aria incerta.

«Che stiamo di nuovo insieme?» Chiedo sorridendo.

«Ah quindi stiamo di nuovo insieme!» Il sorriso che si allarga mentre lo dici.

«Beh, direi di sì. Ma se non vuoi...» Dico facendo un passo indietro e sciogliendomi dal tuo abbraccio. Ma non riesco a non sorridere. Sto solo scherzando e so che lo sai anche tu.

«Non dire sciocchezze!» Affermi attirandomi di nuovo tra le tue braccia. «Volevo solo esserne sicuro...» Aggiungi borbottando. «Capire che... che grado di ufficialità volevi dare alla cosa... Sono pur sempre un ricercato Beth. Non sono un gran partito.»

«Non sei mai stato un gran partito, con il caratteraccio che ti ritrovi!» Affermo sarcastica cercando di distrarti dal tuo improvviso malumore.

«Sii seria per un momento.» Sbuffi spazientito.

«Sirius Black che chiede a qualcuno più serietà? E poi da quando sei diventato così insicuro da aver bisogno di tutte queste rassicurazioni?» Continuo a dire con tono sarcastico, ma di fronte al tuo sguardo serio capisco che forse... forse hai davvero bisogno di essere rassicurato questa volta.

«Ti amo.» Affermo con tono deciso. «Ti amo e tutto quello che voglio è stare con te.»

«Anche se sono ricercato? Anche se sono costretto a stare rinchiuso in questo tugurio?» Chiedi serio.

Annuisco.«Non chiedo di meglio che stare con te. Che sia qui o altrove non fa alcuna differenza, finché siamo insieme.»

«Bene.» Affermi finalmente rasserenato. «A che ora devi andare al lavoro oggi?» chiedi con uno sguardo alla vecchia pendola.

«Manderò un gufo per prendermi la giornata libera. Sono troppo stanca per andare oggi. Devo recuperare un po' di sonno.» Ormai è giorno fatto e non ho dormito nemmeno un secondo questa notte. Non reggerei un turno di lavoro così.

«Bene!» Affermi sorridendo. «Devo scrivere anche io. Manderò un gufo ad Harry.» Ti allontani da me per procurarti piuma e pergamena.

«Vuoi dirglielo per gufo?» Chiedo scettica.

«Beh... non c'è altro modo al momento.»

«Forse potremmo... dormirci su e pensare ad un altro modo più tardi.»

«Sì... forse hai ragione...» rispondi con aria meditabonda.

Mi avvio verso la porta del salotto, quando mi accorgo che non mi stai seguendo.

«Non vieni?» Chiedo perplessa

«Non so se riuscirei ad addormentarmi adesso.»

«Oh, ma io non pensavo di andare a dormire adesso...» rispondo con aria allusiva.

Con due rapide falcate mi raggiungi e, afferrata la mia mano, quasi mi trascini lungo le scale mentre non posso non ridere felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Nota dell'autrice:

 

Questo capitolo non mi convince molto e più ci lavoro e meno ne sono soddisfatta. Così ho deciso che l'unica cosa da fare fosse pubblicarlo così com'è e farmi perdonare pubblicando prestissimo anche il prossimo capitolo, che fortunatamente è già pronto!

Quindi a presto!

 

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 13

 

 

Sono passate due settimane da quando le cose tra me ed Elizabeth si sono finalmente sistemate ed io non ero così felice da un'infinità di tempo. Anche se continuo ad essere rinchiuso qui dentro senza poter fare nulla, adesso riesco a sopportarlo molto meglio. Anche quando lei è al lavoro e mi ritrovo solo non mi pesa più come prima, perché so che poi lei tornerà da me.

Remus è partito per unirsi ad un gruppo di licantropi che si riunisce per la luna piena nel sud della Scozia. Deve cercare di farsi accettare, capire se i mangiamorte hanno già preso contatti con loro e cercare di convincerli che la cosa migliore da fare è schierarsi con Silente. Non sarà facile. I licantropi sono discriminati ed emarginati da troppo tempo dal resto dei maghi. Non mi aspetto che siano molto ben disposti. I seguaci delle arti oscure potrebbero riuscire molto più facilmente ad attrarli con la proposta di rovesciare il ministero. Da quando la Umbrige è riuscita a far approvare la legge sul censimento dei semi-umani è quasi impossibile per loro avere un lavoro o vivere inseriti nella società.

Non abbiamo ancora scritto ad Harry per dargli la notizia che siamo tornati insieme. Non è un cosa semplice da comunicare per posta, soprattutto se bisogna tenere in conto che il gufo potrebbe essere intercettato e che quindi bisogna scrivere in modo che solo lui possa capire la lettera.

Elizabeth scruta di nuovo la pergamena rigirandosi la piuma tra le dita.

 

«Caro Harry, io e tartufo... noi...» sbuffa spazientita. «”siamo insieme” non va bene. È come ammettere che io so dove ti trovi, anzi che tu sei dove sono io, se mi pedinassero...»

 

«Ci siamo chiariti?» Propongo.

 

«Non è tropo vago?» Chiede lei con aria pensierosa. «Potrebbe non capire fino a che punto. Senti... non credi che ad Harry dispiacerà?» Chiedi senza guardarmi ma con lo sguardo fisso sulla pergamena immacolata.

 

«Certo che no! Come ti viene in mente?» Chiedo abbracciandola da dietro. È più forte di me: ho bisogno del contatto fisico con lei. Ho bisogno di ricordarmi che quello che c'è tra noi è reale, dopo averlo desiderato così a lungo.

 

«Non lo so... Ma magari si aspetta che ci concentriamo sulla guerra e su di lui, invece di stare qui a tubare come due piccioncini.» Dice accarezzandomi il dorso della mano con aria seria.

 

«Sono certo che Harry vuole solo saperci felici.» Affermo convinto. «E poi tubare un po' non ci distrae comunque dal resto.» Riesco a strapparti un sorriso dolce. «Senti, sono stufo di girarci intorno. Sono sicuro che stiamo facendo un problema di una cosa semplicissima. Diciamoglielo e basta.»

 

«Va bene, nulla in contrario. Ma come? È solo il mezzo il problema.»

 

«Questa sera. Usiamo la metropolvere per contattare il camino della sala comune di griffondoro. Così possiamo parlargli direttamente.» Questa si che è un'idea!

 

«Sirius... anche la metropolvere potrebbe essere sorvegliata. E poi la sala comune... sarà piena di altri ragazzi.» Non c'è tono di rimprovero nella tua voce, solo una dolce ammonizione. L'ho notato: fai molta attenzione al modo in cui mi richiami all'ordine ultimamente. Ed io cerco di accogliere questi tuoi avvertimenti in modo molto più pacato di quanto non avrei fatto in passato. Il risultato è che non ci sono più state liti, ma solo confronti molto pacati. Forse stiamo finalmente imparando come gestire le cose tra di noi.

 

«Ti affaccerai tu ogni tanto, cercherai di attirare l'attenzione di Harry e poi aspetteremo che gli altri studenti siano andati a letto. Staremo attenti, soprattutto io. Se qualcuno dovesse trovare te ad usare il camino, non potrebbe avere nulla da ridire.»

 

«Sembra un piano molto dettagliato per esserti venuto in mente così su due piedi. Non è che lo hai già fatto altre volte?» Chiedi leggermente accigliata.

 

«No, ma ci pensavo da qualche giorno. So che devo essere prudente Beth e sto facendo del mio meglio, ma...»

 

«Lo so. Lo vedo.» Mi interrompi con un sorriso di comprensione. «Non mi sarei aspettata tanto autocontrollo da una testa calda come te! Va bene, questa sera quando torno dal lavoro proviamo con la metropolvere. Però mi devi promettere di stare indietro e di lasciarmi controllare che sia sicuro prima di infilare la testa nel caminetto.»

 

«Sì mamma!» Borbotto acido, ma subito mi affretto a sorriderti più conciliante. «Torni tardi questa sera?» Chiedo senza riuscire a nascondere del tutto una nota amara nella voce.

 

«A fine turno devo prendere dei libri dalla biblioteca del San Mungo, ma poi vengo diretta a casa. Non farò molto tardi e comunque non possiamo certo usare la metropolvere finché la sala comune è piena di ragazzi.»

 

«Hai ancora cose da studiare?» Chiedo interessato. Elizabeth sta lavorando molto, passa ancora parecchio tempo sui libri e quando riesce a trovare una scusa per andare al Ministero fa anche qualche turno di sorveglianza alla sezione misteri. A volte credo che si stia stancando troppo. Almeno i suoi attacchi di panico sono molto migliorati: stanno diventando una rarità.

 

«In realtà sto facendo un po' di ricerche.» Mormori pensierosa. «Voglio studiare meglio la licantropia. Si è fatto così poco per aiutare chi ne è affetto. Se si potesse migliorare un po' la loro condizione significherebbe molto per tantissime persone... e forse potremmo avere qualche possibilità in più di attirarli dalla nostra parte... e ovviamente lo faccio anche per Remus.»

 

«La dottoressa Collins, la guaritrice famosa per aver scoperto la cura per la licantropia.» Affermo sorridendo orgoglioso.

 

«Sempre il solito esagerato!» Sbuffi alzando gli occhi al cielo. «Non credo che sia possibile curare la licantropia, ma se si potesse perfezionare la pozione antilupo al punto da rendere la trasformazione... meno invalidante, se potessero non perdere il controllo del tutto... sarebbe già un grande passo avanti.»

 

«Se c'è qualcuno che può riuscirci sei tu!» Non ne ho alcun dubbio. Anche se Elizabeth è troppo modesta per sbandierare i suoi successi lavorativi so che è molto brava, fu una dei migliori a scuola ai G.U.F.O. ed ai M.A.G.O. La McGrannit la incoraggiò molto ad intraprendere la specializzazione come guaritrice, nonostante fosse un percorso di studi difficile. Inoltre da quando è tornata, capita spesso che riceva gufi da altri guaritori che la convocano in ospedale per delle consulenze anche quando è a casa, evidentemente la stimano.

 

«Inoltre... Augustus Barbrow andrà in pensione tra poco. È il guaritore responsabile del dipartimento di malattie magiche contagiose. Non che io voglia sgomitare per fare carriera... ma... se riuscissi ad avere il suo posto sarei automaticamente membro del consiglio direttivo dell'ospedale.» Arrossisci leggermente, ti conosco, non sei ambiziosa e ti imbarazza dire una cosa simile. «I dirigenti del San Mungo fanno anche parte della Commissione ministeriale per la salute e quindi avrei la possibilità di infiltrarmi al Ministero più spesso per l'Ordine della Fenice. Vorrei fare di più per la nostra causa...»

 

«Lo capisco Beth. Credimi nessuno ti capisce meglio di me...» Mormoro cupo. «E come sceglieranno a chi assegnare il posto di Barbrow quando andrà in pensione?» Mi affretto ad aggiungere, cambiando tono.

 

«Sarà il Consiglio direttivo a scegliere a chi affidare l'incarico. Di solito scelgono il guaritore con la maggiore anzianità di servizio o... beh, quello che ha alle spalle la famiglia più influente e che fa maggiori donazioni all'ospedale.» Affermi in tono sconsolato. «Se voglio avere una minima possibilità devo distinguermi in qualche modo. Condurre una buona ricerca o meglio ancora fare una scoperta che dia lustro all'ospedale. Se potessi perfezionare la pozione antilupo sarebbe un ottimo biglietto da visita. Attirerebbe pazienti da tutta la Gran Bretagna e forse anche dall'estero.»

 

«Se c'è qualcuno che può farcela, quella sei tu! Non per niente eri la preferita di Lumacorno, sei stata grande ai M.A.G.O. in pozioni.» Ne sono assolutamente convinto.

 

«Sirius qui siamo ben oltre il livello scolastico. Non sarà così semplice. Serve una ricerca approfondita, ingredienti rari per pozioni ed un laboratorio a disposizione. Quindi prima di tutto devo convincere l'ospedale a concedermi un finanziamento. Per questo sto cercando di fare una buona ricerca preparatoria da presentare al consiglio direttivo per convincerli a darmi quello che mi serve.»

 

«Mmm..» mugugno con un cenno di assenso mentre un'idea mi si affaccia alla mente.

 

«Devo andare. Arrivare tardi al lavoro non mi aiuterà ad ottenere un finanziamento.» Dici con uno sbuffo.

 

«Ok... a questa sera?» Non avrei voluto suonare così bisognoso di conferme nel chiederlo.

 

«A questa sera, amore.» Mormori alzandoti sulle punte per baciarmi.

 

 

***

 

Questa idea della promozione è una mezza follia. I tempi sono veramente stretti. Intanto sto facendo del mio meglio per fare comunque una buona impressione ai miei superiori. Barbrow può proporre un nome al consiglio per il suo successore, quindi è fondamentale che abbia una buona opinione di me. Almeno su questo direi che sono a buon punto, mi sembra soddisfatto del mio lavoro.

Ho quasi finito il mio turno. Voglio solo controllare una paziente che è arrivata questa mattina e che io non ho ancora avuto modo di vedere. Per fortuna sono riuscita a passare dalla biblioteca durante una pausa, almeno poi potrò andare direttamente a casa. Sono veramente stanca... sto lavorando molto...

 

«Buona sera signora Reed. Come si sente.» Chiedo con un sorriso osservando il volto della donna coperto di squame. Una di queste vibra leggermente prima di saltare via con un piccolo pop per lasciare il posto ad una grossa pustola che rapidamente si gonfia fino ad eruttare un liquido verdastro e maleodorante. Le porgo una salvietta per asciugarsi.

 

«Orribilmente!» Afferma con un singhiozzo. «Mi hanno dato una pozione da bere questa mattina che avrebbe dovuto farmi stare subito meglio, ma...» Un'altra squama inizia a vibrare, la copro con una salvietta per assorbire il liquido prima che schizzi in giro. «Ecco vede? Continuano a fare così!» Piagnucola afflitta.

 

Controllo la sua cartella clinica e non mi stupisco che non stia meglio. Le è stata prescritta una pozione contro la spruzzolosi, ma questo non è un caso di spruzzolosi! Ma chi diamine l'ha visitata? Ah... si spiega tutto! Marcus Nott. Se non appartenesse ad una influente famiglia di purosangue nemmeno lavorerebbe qui. Dire che è incompetente è fargli un complimento. E pensare che probabilmente è il primo nome che verrà fatto per sostituire Barbrow.

 

«Signora, lei ha una squamosi bollosa. Non è molto comune, quindi può trarre in inganno. Le prescrivo un impacco che un infermiere le applicherà sulle squame. Vedrà che migliorerà in poco tempo.»

 

«Resteranno delle cicatrici?» Chiede preoccupata.

 

«No, vedrà che tornerà esattamente come prima. Qualcuno è venuto in contatto con il liquido che è uscito dalle pustole?»

 

«Mio marito. Gli è schizzato in un occhio...» mormora lei con aria disgustata.

 

«Allora gli farò avere un gufo. Deve venire a farsi visitare. Questa è una malattia contagiosa e il vettore dell'infezione è proprio il liquido che esce dalle pustole.»

 

«Oh, vuol dire che anche John...» chiede lei allarmata.

 

«No, se interveniamo subito. Possiamo bloccare l'infezione prima che gli crescano le squame.» la rassicuro prontamente.

 

«Grazie mille dottoressa!» Mi ringrazia tentando un sorriso che però causa l'improvviso tremolare di alcune squame ai lati della bocca. Alzo un incantesimo scudo appena in tempo per non essere colpita dal liquido.

 

Dopo aver dato le istruzioni agli infermieri su come assistere la signora Reed e contattare suo marito, recupero i libri che ho preso in prestito e mi dirigo verso l'atrio. Non posso usare la metropolvere per tornare a casa. Non è il caso di strillare l'indirizzo del quartier generale dell'Ordine della Fenice nell'atrio affollato dell'ospedale. Di solito prendo la metro babbana per non dare nell'occhio, ma questa sera sono veramente stanca, voglio arrivare a casa in fretta.

Mi sembra che Sirius sia più tranquillo ultimamente. Prende la sua reclusione forzata con più spirito e le tracce che Azkaban gli aveva lasciato addosso sono sempre più difficili da notare.

Sono veramente felice di come stiano andando le cose tra di noi. Ho l'impressione che riusciamo a gestire le divergenze molto meglio di quanto non abbiamo mai fatto. Forse siamo finalmente maturati entrambi oppure... forse è stata la consapevolezza di esserci quasi persi. Effettivamente adesso sembriamo proprio due piccioncini intenti a tubare. Quando tornerà Remus credo che ci aspetteranno una buona dose di prese in giro.

Mi smaterializzo nel vicolo all'angolo del numero 12 di Grimmauld Place e dopo aver controllato di non essere stata vista mi avvio rapidamente verso la porta. Attraverso il più silenziosamente possibile l'atrio per non svegliare la signora Black ed entro nel salotto, pronta a stampare un bacio in faccia a Sirius che però non è lì. Trovo invece Kreacher, intento a trascinare una cassa dal contenuto tintinnante verso la dispensa. Ultimamente è molto più servizievole, soprattutto con me. Credo che abbia capito che io e Sirius siamo tornati insieme e questo deve fare una qualche differenza nella sua concezione di ciò che mi è dovuto. Continua ancora a chiamarmi sangue marcio tra se, come se non potessi sentirlo, ma l'ho anche sentito ammettere che “la sangue marcio è riconoscente a Krecher per il suo lavoro” ma non ho ancora capito se è una cosa che apprezza o se lo disgusta.

 

«Kreacher dov'è Sirius?» Chiedo perplessa. Di solito lo trovo sempre in salotto ad aspettarmi...

 

«Il padrone è in cantina, padrona.» afferma con la sua voce gracchiante ed un profondo inchino.

 

In cantina? È riuscito ad aprirla? Se si è ubriacato lo sistemo per le feste. E al diavolo tutti i buoni propositi sul gestire con più calma le nostre discussioni! Mi affretto a scendere le scale che conducono in cantina e spalanco la porta socchiusa. Una nuvola di polvere mi investe.

 

«Oh tesoro, sei tornata! Scusami ero impegnato qui e non mi sono accorto dell'orario.» Afferma venendo verso di me. Ha i vestiti impolverati e qualche ragnatela tra i capelli, ma non sembra ubriaco. Quando si china per baciarmi ne ho la conferma visto che non sento alcun odore di alcool.

 

«Che stai facendo qui?» M rendo conto di aver usato mio malgrado un tono piuttosto inquisitorio.

 

«Prima che ti arrabbi: non ho bevuto nulla! Kreacher sta portando in dispensa tutte le bottiglie che avevi chiuso qui e solo per offrire da bere agli altri dopo le riunioni.» Si affretta ad aggiungere mentre lo guardo storto. «Voglio pulire e sgomberare la cantina così potrai installarci un laboratorio per la tua ricerca. Ti finanzierò io con l'oro dei Black.» Conclude con un sorriso trionfante.

 

«Sirius... non devi! Ci vorranno un sacco di galeoni e...» mi sto sentendo tremendamente in colpa per aver dubitato di lui, mentre invece stava facendo tutto questo per me.

 

«Ma pensa che soddisfazione spendere quello che i miei genitori mi hanno lasciato per una ricerca che aiuterà i licantropi! Si rivolteranno nella tomba!» Afferma con la sua risata forte simile ad un latrato.

 

«Ma potresti spenderli per te... o per Harry!» Non posso accettare una cosa simile. È troppo!

 

«Non voglio niente dai Black. Quello che mi ha lasciato mio zio Alphard ci permetterà di vivere più che dignitosamente Beth. Quindi basta lamentele. Domani andrai alla Gringott e preleverai quello di cui hai bisogno per allestire il tuo laboratorio.» Conclude con un sorriso.

 

«Cosa? Come faccio io ad andare alla Gringott e prelevare il tuo oro? Non puoi farmi una delega Sirius...» A meno che non voglia che mi arrestino per complicità con un evaso.

 

«Non serve una delega. Ti avevo cointestato tutti i miei beni già prima di Azkaban. Inoltre tu ed Harry siete gli eredi che avevo designato, quindi vedrai che non ti faranno difficoltà.»

 

«Cosa?» Chiedo sconvolta. «Stai scherzando? Io...»

 

«Beth, adesso non dare di matto per una sciocchezza simile. Durante la prima guerra sapevo che eravamo tutti in pericolo e che come membro dell'ordine era più che possibile che io non ne uscissi vivo. Se non avessi fatto testamento e qualcuno dei Black mi fosse sopravvissuto, tutto ciò che avevo sarebbe andato a loro. Io volevo che andasse a te ed Harry.» Afferma accarezzandomi il viso. Non sono molto convinta. Ho un lavoro, posso mantenermi da sola e poi... allora anche io dovrei fare lo stesso? Certo non sono ricca come Sirius, non ho molto da lasciare nel caso in cui...

 

«Forse è meglio che la smetti di lambiccarti quella bella testolina e che andiamo a vedere se riusciamo ad usare la metropolvere per contattare Harry.» afferma distraendomi dai miei pensieri. Con un colpo di bacchetta si toglie la polvere dai vestiti e fa per avviarsi verso il salotto.

 

«Aspetta Sirius...» lo trattengo per un braccio.

 

«Beth, davvero, non è una cosa di cui preoccuparsi...»

 

«Hai una ragnatela tra i capelli.» lo interrompo sorridendo e facendola evanescere con un colpo di bacchetta.

 

 

***

 

 

Elizabeth sta controllando il caminetto ogni mezz'ora, sperando di non essere vista e di riuscire ad attirare l'attenzione di Harry, Ron o Hermione. Ad un certo punto la vedo fare un gesto con la mano.

 

«Hermione mi ha vista. Credo che abbia capito. Si sono spostati sulle poltrone proprio davanti al caminetto. Appena tutti gli altri saranno andati a dormire potremo parlare.» Annunci mordendoti un labbro.

 

«Qualcosa non va?» Chiedo.

 

«Tu...non sei nervoso?» Continui a mordicchiarti un labbro in un modo che adoro...

 

«Sono sicuro che non ce n'è alcun bisogno. Andrà benissimo.» Affermo convinto.

 

«Speriamo...» Mormori con uno sbadiglio. Sei veramente stanca oggi.

 

«Lavori domani?» il mio tono è un po' preoccupato.

 

«Ho il turno di notte.» Rispondi osservandomi.

 

«Detesto quando non dormi con me.» Borbotto accigliato.

 

«Lo so, ma almeno domani ho tutta la giornata per stare a casa con te.» Dici cercando di risollevarmi il morale. Poi infili di nuovo la testa nel caminetto per controllare la situazione. «Ci siamo. Sono soli.» E poi ti guardi intorno con aria circospetta. «Sembra tutto in ordine, puoi venire.»

 

Prontamente mi inginocchio davanti al caminetto e dopo uno sbuffo di fuliggine vedo la sala comune di Griffondoro.

 

«Ehi ragazzi! Come va?» Chiedo allegro.

 

«Sirius non è rischioso?» Chiede Hermione preoccupata. Deve aver preso lezioni da Molly Weasley.

 

«Dovrebbe essere abbastanza sicuro.» La tranquillizza Elizabeth. «Sicuramente più sicuro che usare i gufi.»

 

«Edwige è stata intercettata quando ha consegnato la vostra ultima lettera!» Si affretta a dire Harry.

 

«Lo sappiamo. Ce lo ha detto la McGrannith all'ultima riunione. Come sta Edwige adesso?» Harry è molto affezionato alla sua civetta. Non voglio che le accada qualcosa.

 

«Bene, la professoressa Grubbly-Plank l'ha curata.» Risponde Harry.

 

«Come state ragazzi? Come vanno le cose a scuola?» Chiede Elizabeth.

 

«Uno schifo! Siamo pieni di compiti! Il quinto anno è un incubo.» Mormora Ron afflitto.

 

«I compiti non sono poi così esagerati.» Afferma Hermione guadagnandosi un'occhiata in tralice dagli altri due. «È la Umbrige che è insopportabile. Sta sottoponendo a verifica tutti gli altri insegnanti, mette il naso ovunque. Ha sciolto tutti i gruppi studenteschi, comprese le squadre di quidditch e bisogna ottenere la sua approvazione per poterli riaprire.»

 

«Ha sospeso il quidditch?» Chiedo scioccato.

 

«E non è tutto. L'unica cosa che facciamo nelle sue lezioni è leggere uno stupido libro. Non facciamo nessuna prova pratica. Nessun incantesimo difensivo o controfattura. Arriveremo ai G.U.F.O. completamente impreparati!» Continua Hermione.

 

«E non solo ai G.U.F.O. saremo completamente impreparati anche a quello che sta succedendo fuori da Hogwarts.» Aggiunge Harry. «A proposito... noi avevamo avuto un'idea... ci chiedevamo... e se formassimo un gruppo e ci allenassimo da soli nella pratica di difesa contro le arti oscure?» Chiede Harry cauto.

 

Mi sembra una grande idea! Ma mi freno prima di rispondere e mi volto a guardare Elizabeth che osserva i ragazzi pensierosa. Poi anche lei si volta a guardarmi e basta un secondo per capire che siamo d'accordo.

 

«Credo che sia giusto. Si stanno avvicinando tempi pericolosi e più sarete preparati e meglio è.» Afferma decisa. «Però dovete prometterci di essere prudenti e di fare in modo che la Umbrige non vi scopra. Sta solo cercando una scusa per espellerti da Hogwarts Harry.»

 

«Potreste allenarvi alla stamberga strillante. Nessuno ci farebbe caso.» Propongo contento. Mi piace l'idea che ci sia di nuovo una banda di ragazzi ad infrangere le regole alla vecchia stamberga.

 

«Siamo troppi per la stamberga. Ma non è un problema. Dobby l'elfo domestico ci ha suggerito un posto. Ora che sappiamo che anche voi siete dalla nostra parte, andremo a vedere se può andare.» afferma Harry sorridendo. «Voi due, invece, come state? Ora siete rimasti soli a Grimmauld Place, vero?» Chiede Harry con interesse.

 

Vedo Elizabeth avvampare e decido di parlare io per primo. «Noi stiamo bene Harry. Veramente volevamo parlarti proprio di questo...» Forse dovevo prepararmi un discorso... I ragazzi ci guardano con interesse. «Eco noi... ci siamo chiariti.» provo sperando che Harry intuisca.

 

«Ecco, nel senso che noi due...» aggiunge Elizabeth davanti allo sguardo perplesso dei ragazzi. «Sì, insomma...»

 

«Oh...» Mormora Hermione con un lampo di comprensione.

 

«Cosa?» Chiede Ron

 

«Sono tornati insieme, idiota!» lo apostrofa lei.

 

«Davvero?» Chiede Harry con un largo sorriso.

 

«Sì.» Confermo sorridendo a mia volta e noto Elizabeth al mio fianco che si rilassa un po'.

 

«Harry... non ti dispiace?» Chiede lei ancora dubbiosa.

 

«Cosa? Dispiacermi? No! Io... lo speravo!» Risponde pronto Harry e finalmente anche Elizabeth si concede un sorriso.

 

«Oh bene. Ero un po' preoccupata... Ma Sirius me lo aveva detto che ne saresti stato felice.»

 

«Udite, udite! Stai dicendo che avevo ragione Beth?» Chiedo con una sonora risata.

 

«Adesso non ti montare la testa! Io... Aaaaaaah!» Eizabeth urla quando una mano con dei pesanti anelli alle dita le afferra una ciocca di capelli e la strattona forte. Esco subito dal focolare ed afferro Elizabeth per le spalle, cercando di tirarla indietro a sua volta. La mano continua a strattonarle la ciocca di capelli, finché le nostre forze congiunte non hanno la meglio ed Elizabeth non riesce ad uscire dal camino. Ha le lacrime agli occhi per il dolore.

 

«Ti ha fatto male?» Chiedo preoccupato.

 

«Nulla di serio.» Risponde massaggiandosi la testa.

 

«Scusami! Avevi ragione. Anche la metropolvere è controllata.» Accidenti a me ed alle mie idee brillanti.

 

«Siamo stati fortunati, non è successo nulla di grave.» Afferma lei tranquillizzandomi. «Ma adesso davvero non abbiamo più mezzi per comunicare con Harry.»

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ritorno al passato

 

Capitolo 14

 

 

 

Il sole che filtra dalle imposte illumina i poster di grifondoro appesi alla parete di fronte a me. Ormai condivido con Sirius la sua camera e adoro svegliarmi accanto a lui.

Osservo il suo torso nudo che sbuca dal lenzuolo. Sta molto meglio ultimamente. Ha ripreso peso, il suo volto non è più scavato e spento e in generale ha un aspetto molto più sano.

Scorro rapidamente lo sguardo sulle rune che ha tatuate sul corpo, le conosco perfettamente, potrei tracciarne i contorni ad occhi chiusi.

Quando arrivo a guardare il suo collo a stento trattengo una smorfia di rabbia: il tatuaggio con il numero che gli hanno assegnato ad Azkaban. Non c'è incantesimo che possa toglierlo ed è solo l'ennesima piccola ingiustizia che deve sopportare.

Quando lo sento muoversi e capisco che si sta per svegliare mi affretto a posare un bacio su quel tatuaggio.

«Buon giorno bello addormentato.» Mormoro con un sorriso.

«Buon giorno.» Mugugna lui abbracciandomi. Adoro sentire il contatto con la sua pelle. «Sei in vena di prendermi in giro?» Chiede rivolgendomi uno sguardo assonnato.

«Perché?» Chiedo sinceramente stupita.

«Bello... forse, prima di Azkaban.» Voleva suonare scherzoso, ma l'effetto è rovinato dal tono di incertezza nella sua voce.

«Tutto avrei pensato, tranne che un giorno avrei dovuto incoraggiare il tuo smisurato ego a nutrire maggior autostima.» rispondo sarcastica.

«Il mio ego sta benissimo, ma dovrei essere cieco per non vedere che non sono più il bel ragazzo che ero ai tempi in cui mi hai conosciuto.» Risponde posando un bacio sulla mia spalla nuda e provocandomi un brivido lungo la schiena. Forse avremmo dovuto rivestirci ieri sera...

«Beh è palese che tu non sia più un bel ragazzo.» Il suo sguardo saetta rapido verso il mio con un'espressione di muto stupore. «Ma sei diventato un uomo molto affascinante.» Proseguo baciandolo.

«Tu... sei veramente... crudele.» Mormora tra i baci.

Sorrido, contenta di essere riuscita a sviare i suoi pensieri dalla sua prigionia. Forse, adesso che è così rilassato, potrebbe essere un buon momento per esporgli la mia idea...

«Sai, stavo ripensando ad Harry e al fatto che voglia allenarsi in difesa contro le arti oscure.» Inizio con fare casuale.

«Mmmm... ci stavi pensando proprio adesso?» Chiede lui, a sottolineare come i suoi pensieri in quel momento abbiano una piega del tutto diversa.

«Sì. Stavo pensando che forse anche io dovrei esercitarmi. Non sono mai stata particolarmente portata e sono una pessima duellante.» Rispondo affrettandomi a baciarlo a mia volta per cercare di distrarlo da quanto ho appena detto.

Ma Sirius si solleva di scatto, guardandomi improvvisamente serio. «Non vedo perché dovresti esercitarti. Tu non avrai alcun bisogno di dover duellare.»

«Sirius... non dico che voglio andare in giro a dare la caccia ai mangiamorte... ma... credo che dovrei sapermi difendere al meglio delle mie capacità se mai qualcuno dovesse attaccarmi.»

«Non voglio nemmeno pensare all'eventualità che... Beth se dovesse succederti qualcosa...»

«Siamo tutti a rischio adesso, lo sai. E chi non sa difendersi è chi rischia di più!» Affermo in tono deciso.

«Va bene.» Acconsente con un sospiro. «Cosa avevi in mente?»

«Tu sei sempre stato un ottimo duellante. Puoi insegnarmi tu.» Propongo con un sorriso.

«Non so... non credo che riuscirei mai a schiantarti, nemmeno per scherzo.» Risponde meditabondo.

«Va bene. Allora lo chiederò Severus.» Affermo senza riuscire a nascondere un sorriso.

«Ah e va bene! D'accordo!» Sbuffa irritato. «Non c'è nessun bisogno di ricorrere a questi trucchetti!»

«Però ha funzionato!» E riprendo a baciarlo sul collo. Credo che dovrò farmi perdonare...

«Tu sarai la mia rovina!» Esclama con un sospiro e lasciandosi baciare.

 

 

***

 

 

La bacchetta di Elizabeth vola alta sopra la mia testa, dopo che per l'ennesima volta l'ho disarmata per primo. Lei sbuffa esasperata, ma si affretta a recuperarla e a rimettersi in posizione.

«Credo che dovremmo fare una pausa.» Questa mattina ha voluto installare in cantina alcuni materiali per il suo laboratorio, adesso gli allenamenti e questa notte il turno al San Mungo. Deve trovare del tempo per riposarsi.

«Hai già perso la pazienza? Lo so, sono una schiappa ma...» Mormora lei con il tono afflitto e lo sguardo basso.

«Non hai i riflessi allenati, tutto qui.» Mi affretto a rispondere con una scrollata di spalle.

«Magari fosse solo un problema di allenamento...» Mormora con aria abbattuta. «Senti proviamo ancora un po'. Poi mangiamo qualcosa al volo e vado al lavoro.» Propone con aria determinata. Non ha nessuna intenzione di arrendersi.

Dopo un'altra mezz'ora di allenamenti Elizabeth riesce finalmente a padroneggiare un paio di controfatture e se non sono troppo rapido nell'attaccarla riesce a parare i miei colpi.

«Ci stai andando piano di proposito?» Chiede inarcando un sopracciglio sospettosa.

«Solo un po'.» Ammetto mettendo via la bacchetta. «Per oggi direi che basta. Riprenderemo un altro giorno.»

Elizabeth si volta scrollando le spalle abbattuta e si dirige in cucina, mentre io rispedisco al piano di sopra i materassi che abbiamo usato per attutire le cadute da schiantesimo.

Mentre mangiamo noto che ha lo sguardo fisso ed è persa in qualche pensiero.

«Qualcosa non va?» Chiedo preoccupato.

«Oh no. È tutto a posto.» Si affretta a rispondere. «Solo... c'è una cosa di cui ti volevo parlare.» Non è mai un buon segno quando inizia così.

«Mi devo preoccupare?» Chiedo improvvisamente teso.

«Ma no affatto, è una sciocchezza.» Risponde sorridendo. «Solo che... non devi prenderla subito male e devi lasciarmi spiegare.»

«Ok, quindi mi devo preoccupare.» Sbuffo sconsolato.

«Smettila! È solo che stavo pensando che potrei ottenere un permesso dal lavoro per andare ad Hogwarts. Potrei consultare la biblioteca per la mia ricerca: la sezione proibita agli studenti ha sicuramente qualcosa di utile. Del resto è una delle più grandi biblioteche del mondo magico. E potrei cogliere l'occasione per parlare con Harry, visto che ogni altro mezzo di comunicazione è impossibile al momento.» Ha sputato fuori tutto d'un fiato, parlando più velocemente del normale.

«E?» Chiedo sospettoso. Perché fin qui non c'è nulla che giustifichi tutto il preambolo che ha fatto.

«E... potrei chiedere a Severus di aiutarmi su un paio di cose...» Aggiunge guardandomi di sottecchi.

«A Severus?» Chiedo disgustato. «A Mocciosus vorrai dire! Non hai alcun bisogno di chiedergli aiuto. Sei una pozionista migliore di lui! Non se ne parla!» Sento una folle gelosia salirmi dentro.

«Sirius...» Il tono freddo, calmo e controllato. È arrabbiata anche lei. Temo che l'idillio dei giorni scorsi stia per finire. Arriva una tempesta. «Stiamo insieme e quindi mi sembra corretto informarti se decido di andare via per qualche giorno. Ma se hai pensato che stessi chiedendo il tuo permesso ti sei sbagliato di grosso.»

«Oh non farmi passare per un maschilista sostenitore del patriarcato. Non è questo il punto. Non ti serve Piton. Se proprio vuoi chiedere consiglio a qualcuno puoi contattare Lumacorno.» Rispondo spazientito.

«Lumacorno? Non ho mai avuto nessun contatto con il professor Lumacorno dopo la scuola e adesso dovrei presentarmi a casa sua a chiedere consigli su una pozione? Scusami ma mi sembra molto più sensato chiedere aiuto ad un amico con cui ho più confidenza e...»

«Un amico! Certo Piton è proprio un buon amico. Benissimo allora. Vai a trovare il tuo amico. Spero che vi divertirete ad Hogwarts insieme.» Rispondo acido.

«Sirius non fare così...» Risponde con uno sbuffo, massaggiandosi le tempie.

«Non fare così? Non sto facendo proprio niente io! Me ne sto qui da solo a fare la muffa mentre tu vai ad Hogwarts a trovare il tuo amico Pivellus. E magari farete qualche bella passeggiata sulla riva del lago o una romantica visita alla torre di astronomia per vedere il tramonto.» Grido lasciando la cucina e sbattendo la porta. Salgo le scale a due due fino a raggiungere la stanza di Fierobecco. Sono furioso! Detesto Mocciosus e lei lo sa. Come può pensare di andare a trovarlo per qualche giorno mentre io sono inchiodato qui?

Io non posso fare nulla. Assolutamente nulla. Nulla per l'ordine, nulla per Harry e nulla per lei. Io non posso nemmeno portarla a cena fuori. Lui invece... lui potrebbe fare il galante con lei anche per il solo piacere di farmi un dispetto. So che Elizabeth non accetterebbe mai le sue avances, non mi farebbe mai una cosa simile, o almeno lo spero... ma... forse è perché so che non ho niente da offrirle ma...

Sento il rumore della porta di ingresso che si chiude e controllo l'orologio. È uscita per andare al lavoro. Adesso avrò tutta la notte per rodermi il fegato qui da solo.

È più forte di me. Sono geloso di quel bastardo e la sola idea mi disgusta. Una volta avrei avuto la certezza che non avrebbe mai avuto nessuna possibilità con Elizabeth, ma adesso... non sono più così sicuro di me...

 

 

***

 

 

Sirius è sempre il solito testone. Ogni volta che si nomina Severus lui vede rosso e non capisce più nulla. Come può anche solo pensare che io possa avere il minimo interesse romantico su di lui?

Sbuffo ricontrollando le cartelle dei pazienti. Se la notte è tranquilla ci occupiamo principalmente di sistemare qualche scartoffia e poi si può anche dormire un po'. Ma questa notte abbiamo avuto due urgenze e il risultato è che non ho chiuso occhio.

La luce dell'alba che filtra dalla finestra mi annuncia che comunque tra qualche ora sarò a casa e questo mi riporta a pensare a Sirius. Non volevo litigare con lui ieri sera. Ha passato la notte da solo, spero che non abbia fatto qualche sciocchezza.

Per quanto le cose vadano molto meglio continuo ad avere paura che l'equilibrio che sta ritrovando dopo Azkaban possa rompersi...

A volte un velo di tristezza gli cala sugli occhi e quando crede che io non faccia caso a lui se ne sta con lo sguardo perso nel vuoto. E poi ci sono gli incubi: è capitato raramente ma sono sicura che quando si è svegliato urlando la notte scorsa stava sognando di essere di nuovo ad Azkaban.

Entrambi abbiamo sofferto, ci sono delle ferite che non potremo mai cancellare, ma adesso ci stiamo prendendo cura l'uno dell'altra e le cose vanno già molto meglio.

Appena il mio turno finisce mi affretto a tornare a Grimmauld Place. Voglio chiarire subito le cose con Sirius. Se ha bisogno di essere rassicurato sul nostro rapporto allora lo farò.

Varco la soglia di casa chiedendomi se sia ancora a letto, ma lo trovo seduto in fondo alle scale ad aspettarmi. Appena mi vede entrare si alza e resta li ad osservarmi immobile.

«Buongiorno.» Bisbiglio in tono conciliante. Non voglio svegliare sua madre. «Già sveglio?»

«Non sono riuscito a dormire molto.» Bisbiglia lui. Il tono è incerto, ma non freddo come ieri sera.

«Allora siamo in due.» Affermo posando la giacca. Sirius mi fa cenno di seguirlo in salotto. C'è la colazione pronta per entrambi già imbandita ad un lato del lungo tavolo.

«Hai fame?» Chiede studiando la mia espressione. Forse nemmeno lui sa come comportarsi dopo ieri.

«Sì, molta... però aspetta Sirius, prima io...»

«Mi dispiace.» Esclama interrompendomi all'improvviso. «Non dovrei dare di matto così. Hai ragione, sei adulta e vaccinata e puoi andare dove vuoi e quando vuoi. Se vuoi andare ad Hogwarts devi farlo ed io non dirò una sola parola in contrario.»

Lo sto guardando con la bocca spalancata e l'aria stupita. «Sirius... sei sicuro che non ti dispiaccia?»

«Oh no, mi dispiacerà molto invece! Detesto non averti accanto, ma non posso tenerti rinchiusa qui con me. Sono io il galeotto ricercato, non tu. Tu devi fare quello che è meglio per te...anche se si tratta di andare a trovare Piton. Per quanto non mi faccia piacere, me ne devo fare una ragione.»

«Ascolta Sirius. Tra me e Severus non c'è mai stato niente e mai ci sarà! Io credo che lui sia ancora innamorato di Lily e io... io sono completamente e follemente innamorata di te.» Dico sorridendogli e rifugiandomi tra le sue braccia. «Non esiste un solo uomo al mondo che potrebbe portarmi via da te.»

«Al momento qualsiasi uomo al mondo potrebbe offrirti molto di più di quello che posso offrirti io.» Borbotta con tono malinconico.

«Ma io non ho bisogno di nulla! Andiamo, non essere sciocco! Io ti amo, stare insieme a te è tutto quello che voglio. E poi... dannazione io sto con Sirius Black! Cosa altro potrei volere di più?» Affermo sorridendogli. Finalmente un timido sorriso si affaccia sulle sue labbra. «Sai... non mi aspettavo delle scuse. Credevo che avrei dovuto parlarti per ore per convincerti che non c'era nulla di cui preoccuparsi...»

«Sono ancora la testa calda che sono sempre stato, ma non sono disposto a rischiare di perderti ancora per una stupida questione di orgoglio.» Dice abbracciandomi possessivo.

«Tu non mi perderai Sirius. Ho vissuto troppo a lungo senza di te e adesso non sono disposta a sprecare nemmeno un altro secondo.» Lo guardo negli occhi, sperando che il mio tono deciso possa trasmettergli un po' della mia sicurezza.

Lui mi osserva serio per un momento, prima di aprirsi in un sorriso dolce.«Va bene Beth. Mi hai convinto. E comunque, se Mocciosus ci proverà con te io lo ucciderò.» Prosegue con un ghigno.

«Ecco, adesso ti riconosco!» Sbuffo cercando di celare un sorrisetto. Del resto è questo l'uomo di cui mi sono innamorata, con i suoi pregi ma anche i suoi difetti. Tento di spingerlo via, fintamente arrabbiata, quando sento una strana sensazione di vuoto alla testa... io...

 

 

***

 

 

Elizabeth mi sta spingendo via scherzosamente quando la sua espressione cambia di colpo. Il suo sorriso si spegne, lasciando il posto ad uno sguardo vuoto e spento. Mi sto avvicinando di nuovo a lei, quando le sue ginocchia cedono e faccio appena in tempo a sostenerla prima che cada a terra.

«Elizabeth! Elizabeth!» Scivoliamo entrambi sul pavimento ed inizio a scuoterla per le spalle. Ha gli occhi chiusi, ma respira. «Elizabeth ti prego... oh Merlino!» Non so cosa fare. Non ho la minima idea di cosa fare. Continuo a scuoterla per le spalle, sperando che riapra gli occhi, ma non succede nulla.

«Kreacher! Kreacher vieni subito qui!» Urlo disperato.

Con un sonoro crack l'elfo domestico si materializza di fianco a me.

«Il padrone ha chiamato?» Chiede con un profondo inchino.

«La padrona sta male, credo sia svenuta. Non so cosa fare... devo chiamare qualcuno? Devo... forse un bicchiere d'acqua... aiutami! Non stare lì impalato!» Sono veramente disperato per chiedere aiuto a Kreacher, ma non so veramente cosa fare. Elizabeth è pallida e non si muove, il respiro leggero e appena accennato.

«Kreacher va a prendere i sali della vecchia padrona.» Afferma lui con un altro inchino e rapidamente si dirige alla dispensa. Torna indietro con una bottiglietta di vetro che prontamente apre e mette sotto il naso di Elizabeth. Aspetterò ancora un minuto, poi gli ordinerò di portarla al San Mungo se non rinviene. Dannazione alla mia prigionia! Lentamente vedo gli occhi di Elizabeth aprirsi.

«Beth... Beth stai bene?» Merlino ti prego...

«I sali della vecchia padrona funzionano sempre. Kreacher li portava sempre alla vecchia padrona quando il padroncino ne combinava qualcuna delle sue.» Gracchia Kreacher. Mi ha fatto passare il momentaneo impulso che avevo provato di ringraziarlo.

«Cosa... cosa è successo?» Chiede Elizabeth, cercando di rimettersi in piedi con difficoltà.

«Piano, fai piano. Credo che tu sia svenuta.» Sentirla parlare mi rincuora almeno un po'. «Kreacher aiutami ad accompagnarla al divano.» Con l'aiuto dell'elfo la sollevo da terra e la guido delicatamente fino al divano dove l'aiuto a distendersi.

«Come ti senti adesso?» Chiedo ancora preoccupato.

«Confusa e stanca. Sicuro che non mi sia semplicemente addormentata in piedi?» Risponde cercando di sorridere, deve aver notato la mia apprensione.

«Mi sono spaventato a morte!» Confesso. «Posso fare qualcosa? Posso chiamare qualcuno? O vuoi andare a farti dare un'occhiata al San Mungo?»

«No, no. Non ce n'è bisogno.» Risponde scuotendo la testa. «Puoi prendermi la borsa del lavoro, per favore? Dovrei avere una pozione rinvigorente.»

 

 

***

 

 

Mentre Sirius si affretta a recuperare la mia borsa, mi controllo il polso e il respiro. Sembra tutto ok. Devo essere veramente svenuta. Forse mi sono stancata troppo in questi giorni. Dovrei rallentare un po'. Oppure...

«Ecco la borsa.» Me la porge e poi resta a guardarmi in attesa che io faccia qualcosa, perché non mi sono mossa.

«Che giorno è oggi?» Chiedo mentre un pensiero mi attraversa fulmineo la mente.

«Il 26 Novembre.» Risponde lui guardandomi perplesso. «Perché?»

«Oh... è.... per la data di scadenza della pozione.» Mento mentre finalmente mi decido a cercare quello di cui ho bisogno nella borsa. Non può essere... o meglio... potrebbe ma... «Mi servirebbe un bicchiere...» Dico sperando che Sirius vada a prenderlo lasciandomi un momento per riflettere.

«Subito padrona!» Gracchia Kreacher della cui presenza non mi ero accorta.

«Davvero sei sicura di sentirti meglio adesso?» È ancora molto preoccupato.

«Sì, va meglio. Non ti preoccupare. Un sorso di questa e un po' di riposo e tornerò come nuova.» Affermo con un sorriso tirato mentre verso un po' di pozione nel bicchiere che l'elfo domestico mi ha portato. Nel farlo mi accorgo che mi tremano le mani... Ho un ritardo... non è normale, non mi succede mai...

«Grazie Kreacher.» Borbotta Sirius, guadagnandosi uno sguardo sorpreso da parte mia ma anche dall'elfo. «Non sapevo cosa fare. Lui ti ha fatto annusare dei sali e sei rinvenuta.» Aggiunge a mo di spiegazione.

«Oh, allora grazie Kreacher.» L'elfo guarda sorpreso anche me.

«I padroni sono soddisfatti di Kreacher?» Chiede lui dubbioso.

«Certamente.» Rispondo sorridendo e rivolgendo un piccolo cenno a Sirius sperando che anche lui dica qualcosa.

«Sì Kreacher. Scusami se a volte sono burbero con te. Questa volta ci sei stato di grande aiuto.» Conosco Sirius e so che lo sta dicendo principalmente per farmi contenta, ma è sempre meglio di niente. Sono mesi che tento di convincerlo ad essere più civile con lui.

«Kreacher vive per servire la nobile casata dei Black.» Risponde lui con un profondo inchino. «Posso fare altro padroni?»

Che ci piaccia o no, un elfo domestico è legato alla sua famiglia e vive per servirla. Forse dovremmo dargli più ordini. Non è salutare per lui non avere niente da fare tutto il giorno... non è salutare per nessuno, penso riportando lo sguardo su Sirius.

«Potresti riscaldare quella bellissima colazione? Ormai deve essersi freddato tutto ed io sto morendo di fame.» Chiedo sorridendo. «Poi dopo mangiato credo che io andrò a dormire un po', ma intanto voi due potreste finire di montare l'attrezzatura da laboratorio che ho portato ieri. Che ne dici?» Chiedo rivolgendomi a Sirius, mentre lui mi aiuta ad alzarmi e mi accompagna al tavolo per la colazione. Kreacher sta già zampettando tra il salotto e la cucina dove lo sento armeggiare con i fornelli.

«Va bene, ma tu non ti muoverai dal letto fino a sta sera. Oggi voglio che tu non faccia altro che riposarti. Ti porterò il pranzo a letto.» Afferma Sirius guardandomi serio.

Credo che dovrò permettergli di viziarmi un po'. Si è veramente spaventato. «Va bene, ma il pranzo fallo preparare a Kreacher.»

«Vuoi che ci avveleni?» Bisbiglia lui per non farsi sentire.

«No, ma credo che abbia bisogno di servire il suo padrone. Ha bisogno di sentirsi utile e nessuno meglio di te dovrebbe capirlo.» Rispondo guardandolo seria.

Lui non risponde nulla, ma quando Kreacher torna con il vassoio della colazione Sirius lo ringrazia. «Potresti pulire la stanza di Fierobecco, Kreacher? Per favore...» Aggiunge dopo una mia occhiataccia.

L'elfo borbotta qualcosa di appena intellegibile, ma prontamente si avvia verso il piano di sopra.

Dopo la colazione, Sirius ha insistito per accompagnarmi a letto, nonostante lo abbia rassicurato più e più volte che mi sento benissimo.

«Vuoi anche rimboccarmi le coperte?» Chiedo sarcastica mentre mi distendo sul letto.

«Perché no?» Risponde inarcando un sopracciglio. «Sicura di stare meglio?»

«Per la centesima volta sì! Mi sono stancata troppo, tutto qui. Un po' di riposo e starò benissimo.» Spero che la mia voce sia risultata abbastanza ferma da convincerlo.

«Ok... vuoi che resti con te finché non ti addormenti?» Chiede iniziando già a sedersi sul bordo del letto.

«Non c'è bisogno.» Rispondo un po' troppo in fretta, guadagnandomi un suo sguardo perplesso. «Sono così stanca che mi addormenterò subito. Meglio se tu controlli che Kreacher non distrugga la mia nuova attrezzatura!»

«Ok...» Non sembra del tutto convinto, ma si alza dal letto e deposita un rapido bacio sulle mie labbra prima di avvicinarsi alla porta della nostra camera. «A più tardi allora.»

«A dopo.» Rispondo mentre Sirius esce e si chiude la porta alle spalle lasciandomi finalmente sola.

Attendo di sentire i suoi passi nel corridoio e poi lungo le scale prima di scattare rapidamente in piedi. Non è stata una grande mossa, mi gira ancora un po' la testa.

Barcollando un po' raggiungo la mia borsa del lavoro che sono riuscita a portarmi dietro con la scusa di avere tutto a portata di mano nel caso in cui mi fossi sentita male di nuovo.

Mi tremano le mani mentre recupero tutto il necessario per un test di gravidanza. Non può essere... cioè... tecnicamente potrebbe. Non sempre ci siamo stati molto attenti ma... non è il momento giusto! Non ne abbiamo mai parlato! Non ho la minima idea di come potrebbe reagire Sirius!

Ho eseguito l'incantesimo. Ora non devo fare altro che aspettare cinque minuti per conoscere il risultato. Sono i 5 minuti più lunghi della mia vita!

 

 

Nota dell'autrice:

 

Non mi picchiate vi prego! Lo so che non è il massimo interrompersi così. Posso solo dire che per farmi perdonare cercherò di aggiornare il prima possibile.

Voi cosa ne dite? Quale sarà il risultato del test?

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 

Ritorno al passato

 

Capitolo 15

 

 

Negativo. Test di gravidanza negativo. Mi sono presa un grande spavento per nulla!

Anche se... devo ammettere che ad una parte di me forse sarebbe piaciuto... ma non è il momento adatto, anzi, calcolando che non siamo più due ragazzini, forse è meglio iniziare a pensare che quel momento non arriverà mai.

Non importa, abbiamo tante altre cose nelle nostre vite, abbiamo Harry. E poi siamo in guerra e Merlino solo sa quando e come finirà... nonostante continui a ripetermi questo e mille altri argomenti più che validi per cui una gravidanza adesso non sarebbe affatto una cosa desiderabile non riesco a scacciare un vago senso di delusione e malinconia.

Mentre varco i cancelli di Hogwarts con la mia piccola valigia che mi levita al fianco non posso non pensare al sorriso tirato con cui Sirius mi ha salutato quella mattina. Ha fatto del suo meglio per non dare a vedere quanto gli dispiaceva la mia partenza, ma il risultato è stato comunque scarso. Nemmeno io sono felice di averlo dovuto lasciare a Grimmauld Place da solo, ma è solo per due giorni. Passeranno in un attimo e poi non sarà del tutto solo...

Alla fine sono contenta di aver resistito all'impulso di dirgli che avevo sospettato di essere incinta. All'inizio volevo fargli una battuta sul pericolo scampato, ma mi sono resa conto che era solo un impulso egoistico per vedere come avrebbe reagito. Sirius non ha alcun bisogno di avere altri pensieri su cui arrovellarsi, quindi meglio così.

Non ero incinta. Non è successo e con ogni probabilità non accadrà mai. A quanto pare devo continuare a ripetermelo. Non avevo mai pensato che un giorno mi sarei ritrovata a fare i conti con il ticchettio inesorabile del mio orologio biologico.

Per fortuna, l'ingresso nella sala grande di Hogwarts riesce a distrarmi da qualsiasi altro pensiero. E' una vista che toglie il fiato!

Il vecchio Gazza mi viene incontro per recuperare il mio bagaglio, mentre mi perdo ad osservare quel luogo che ho tanto amato.

«Buona sera. Sono Elizabeth Collins. Ho un permesso del San Mungo per...» Inizio, ma vengo prontamente interrotta.

«Sì, sì, mi ricordo di lei... e dei suoi amici!» Mi interrompe lui acido. «Il preside mi ha informato. Le è stata assegnata una stanza nel corridoio del settimo piano che conduce alla torre di Grifondoro, quella tra le due armature con il cimiero di piume. Secondo il preside non avrà difficoltà a trovarla.» Borbotta spazientito prima di andarsene trascinando la mia valigia con se.

Non credevo che Gazza potesse avercela ancora con me dopo tutti questi anni. Io non gli ho mai fatto nulla, ma per lui era sufficiente vedermi in giro insieme ai Malandrini per considerarmi una criminale a tutti gli effetti.

Mi affretto a raggiungere il tavolo degli insegnanti, dove i professori sono riuniti per la cena. Mentre passo accanto al tavolo di Grifondoro ricambio la strizzatina d'occhio che i gemelli Weasley mi rivolgono in segno di saluto e noto che non c'è traccia di Harry, Ron ed Hermione. Ma è ancora presto, forse scenderanno più tardi.

«Guaritrice Collins, benvenuta!» Esclama Silente in tono cordiale. Abbiamo concordato di non dare motivo a nessuno di sospettare che ci sia alcun legame più stretto tra noi se non quello che può esserci tra un preside ed una ex-alunna.

«Grazie per aver accettato di ospitarmi per le mie ricerche Professore. Tutto il consiglio direttivo del San Mungo gliene è veramente grato.» Rispondo con un tono un po' formale.

Mi accomodo al posto che il preside mi ha indicato, sedendomi tra Severus e la professoressa McGrannith e non posso non pensare a quanto sia strano vedere la sala grande da questa prospettiva. Se avessi potuto scegliere, io mi sarei seduta all'estremità del tavolo di Grifondoro che avevo occupato con i miei amici negli ultimi anni di scuola. Chissà se ci sono ancora le nostre iniziali incise sul bordo del tavolo? Le aveva intagliate James la nostra ultima sera lì, affermando che bisognava assolutamente lasciare un segno tangibile del nostro passaggio.

Un leggero colpetto di tosse mi riscuote dai miei pensieri.

«Guaritrice Collins le porgo il benvenuto ad Hogwarts da parte del Ministero della Magia.» La professoressa Umbridge ha un aspetto ed una voce profondamente sgradevoli. Il sorriso che mi rivolge è tutto fuorché cordiale e rassicurante come lei vorrebbe. Mi costa un grande sforzo risponderle ricambiando quel sorriso.

«Il Ministro ci tiene ad informarla che la cooperazione tra le diverse istituzioni del mondo magico, come la scuola e l'ospedale in questo caso specifico, è un preciso obiettivo di efficienza per il Ministero, che si ritiene l'organo più adatto a sovrintendere a questo tipo di scambi.» La sua vocetta fintamente mielosa è terribile. Non ho difficoltà a credere che Harry la detesti. Mi limito a risponderle con un sorriso ed un cenno di assenso perché non ho la minima intenzione di imbarcarmi in una conversazione con lei sulle strategie politiche del Ministero.

«Decisamente il corpo docenti ha fatto un grande acquisto quest'anno.» Mormoro sarcastica verso Severus. Lui si limita ad inarcare le labbra in un sorriso silenzioso, prima di iniziare a chiedermi qualche informazione in più sulla ricerca che sono venuta a condurre. Credo che voglia lasciarmi intendere che sia più saggio trattare questo argomento in privato.

Mentre sto chiacchierando con Severus noto con la coda dell'occhio Harry, Ron ed Hermione arrivare trafelati al tavolo di Grifondoro. Si siedono agli stessi posti che una volta erano stati i nostri!

Non riesco a trattenere un sorriso nel vedere il mio figlioccio, ma devo ricordarmi di stare attenta. Silente ha preteso che io non mostrassi alcun segno di conoscere Harry. A quanto pare, il fatto che lui sia il mio figlioccio non è di dominio pubblico così come lo è per Sirius e Silente ci tiene che le cose restino così.

Harry si volta verso il tavolo degli insegnanti e deve avermi notata, perché spalanca gli occhi e lo vedo sollevare il braccio, come per farmi un cenno di saluto. Rapida scuoto leggermente la testa in segno di diniego, prima di rivolgere altrove lo sguardo sperando di non dare troppo nell'occhio. Per nostra fortuna la Umbridge è assorta in una conversazione con un visibilmente accigliato professor Vitious al quale sta decantando i vantaggi dell'ultimo decreto ministeriale sull'istruzione.

«Buona sera a tutti.» La voce amplificata di Silente impone immediatamente il silenzio nella sala grande e distoglie anche Harry dal continuare a guardarmi. «Prima di iniziare il banchetto, ho il piacere di presentarvi una gradita ospite che resterà con noi per qualche giorno. La Guaritrice Collins è venuta dall'Ospedale San Mungo per ferite e malattie magiche per condurre un'importante ricerca.» Mi sento tutti gli occhi della scuola puntati addosso e mi rendo conto di essere arrossita mentre rivolgo un piccolo cenno di saluto a tutti. «Per questo motivo,» Continua il preside «Madama Pince mi ha chiesto di ricordarvi di essere quanto mai puntuali in questi giorni nel restituire i libri presi in prestito dalla biblioteca, soprattutto se si tratta di testi di pozioni e di guarigione. La Guaritrice Collins avrà anche bisogno di utilizzare il laboratorio di pozioni del professor Piton, pertanto è possibile che assisterà ad alcune delle vostre lezioni. Buon appetito!»

Silente non fa in tempo a sedersi di nuovo che con un piccolo colpo di tosse la professoressa Umbridge prende la parola e inizia a declamare un discordo, palesemente imparato a memoria, su come il Ministero della Magia approvi, incoraggi, ma soprattutto supervisioni la collaborazione tra le varie istituzioni del modo magico. È praticamente la versione più prolissa di quanto ha già detto a me al mio arrivo. È interessante notare che l'unico che sembra ascoltarla con un sorriso gentile è Silente. Il resto della scuola la sta completamente ignorando.

 

 

***

 

 

Osservo nuovamente la lista di istruzioni che Elizabeth mi ha lasciato per essere sicuro di non aver sbagliato qualcosa. Mi ha chiesto di iniziare a preparare alcuni ingredienti con cui dovrà lavorare al suo ritorno, nonostante io non sia mai stato particolarmente portato per questo genere di cose. Mi ha rassicurato dicendo che si trattava solo delle fasi preparatorie degli ingredienti e che ci sarebbe riuscito anche un troll. Se sbaglio qualcosa è come dire che sono persino più stupido di un troll!

«Kreacher sta ancora bollendo quel calderone di radici di astragalo?» Chiedo pensieroso.

«Sì padrone. La clessidra timer è arrivata quasi a metà.» Risponde lui con un inchino. Da quando gli sto dando più cose da fare ha smesso di borbottare insulti tra se e se. A quanto pare è felice di ricevere ordini... contento lui.

Con uno sguardo all'orologio mi rendo conto che Elizabeth deve ormai essere arrivata ad Hogwarts. Mi sarebbe piaciuto accompagnarla. Continuo a credere che non ci sarebbe stato assolutamente nulla di strano o sospetto se si fosse portata dietro un cane, ma lei non ne ha voluto sapere!

Era un po' strana nei giorni prima di partire. Era spesso assorta nei suoi pensieri e forse anche un po' malinconica a volte. Ha detto che le dispiaceva lasciarmi qui da solo e che era un po' preoccupata per me. Non sono sicuro che si trattasse solo di quello, ma ho cercato di fare del mio meglio per garantirle che sarei stato bene anche senza di lei e che non doveva preoccuparsi.

Il rumore di qualcuno che bussa alla porta d'ingresso mi distrae.

«Quando la sabbia nella clessidra finisce spegni il fuoco, togli le radici dal calderone e mettile ad asciugare su quel vassoio.» Ordino all'elfo, mentre mi avvio ad aprire la porta.

«Buona sera cugino.» Questa sera i capelli di Tonks arrivano a sfiorarle i lobi delle orecchie e sono di un acceso rosa gomma da masticare.

«Ciao Tonks.» La saluto sorridendo. «Vieni accomodati, non mi ricordavo che fossi di turno per l'Ordine oggi.»

«Infatti non lo sono. Sono solo passata a trovarti, per fare due chiacchiere...» mentre parla, urta il portaombrelli che rovina a terra con un fracasso infernale, svegliando mia madre. Tipico.

Ci vuole un po' a ripristinare l'ordine e intanto Tonks non smette di scusarsi.

«Non importa Tonks. Vuoi una burrobirra?» Chiedo avviandomi verso la dispensa.

«Sì grazie. Allora... cosa stavamo dicendo prima?» Chiede lei sedendosi al tavolo da pranzo.

«Mi stavi dicendo che Elizabeth ti ha chiesto di venire a vedere come stavo, visto che non sei passata a fare rapporto dopo un turno dell'Ordine.» Rispondo con un sorriso sbieco, mentre metto le due burrobirre sul tavolo.

«Oh... no. Non è affatto così... io...» Balbetta imbarazzata.

«Non ti preoccupare Tonks!» Scoppio a ridere. «Un po' me lo aspettavo, sai? E poi mi fa piacere la tua compagnia.»

Lei sembra rilassarsi. «Ok, meglio così allora. Ma non dire ad Elizabeth che mi sono fatta scoprire!» Il suo tono supplichevole lascia intendere come ormai conosca abbastanza bene Beth.

Annuisco sorridendo. Non mi dispiace che Tonks sia qui. È una buona compagnia e poi è da un pezzo che voglio parlare con lei di un argomento specifico.

«Hai avuto notizie di Remus ultimamente?» Chiedo diretto.

«Non più di quelle che siano arrivate nei suoi rapporti all'Ordine.» Risponde lei arrossendo leggermente.

«Ah... credevo che ti scrivesse.» Spero vivamente che Remus non si stia facendo desiderare troppo.

«Oh beh... credo che non sia sicuro mandare gufi adesso, no? Potrebbero essere intercettati. E poi è in missione per l'Ordine, non può avere tempo per mettersi a scrivere a tutti, non credi?» Chiede lei dandomi l'impressione che stia cercando di rassicurare se stessa più che di convincere me.

«Sì... credo che tu abbia ragione...» Rispondo un po' scettico. «Anche se in fin dei conti una lettera alla sua ragazza la potrebbe anche scrivere!» Affermo deciso.

«La sua ragazza? Oh no. Sirius noi... non siamo... non proprio almeno...» balbetta lei mentre i suoi capelli diventano improvvisamente di un rosso molto acceso che si intona perfettamente alle sue guance.

«Ma mi ha detto che siete usciti ed avete passato delle bellissime serate...»

«Oh ha detto così? Delle bellissime serate?» Chiede lei rianimandosi un po'.

«Sì certo, per questo credevo che le cose tra di voi fossero... beh... più definite.» Spero tanto che Lunastorta non ne stia combinando una delle sue...

«A dire il vero no.» Risponde Tonks sconsolata. «Siamo usciti e siamo stati davvero bene insieme. Poi prima di partire... ha annullato un appuntamento perché doveva prepararsi per la partenza. Il che è anche comprensibile. E poi...mi è sembrato distante... mi è sembrato che mi evitasse... non sono nemmeno riuscita a salutarlo in privato prima che se ne andasse.»

Ok, adesso lo so per certo, Remus sta cercando di rovinarsi la vita da solo, di nuovo!

«Ascolta Tonks, lo conosco da molto tempo e so benissimo cosa passi in quella sua testa bacata! Questa missione per l'Ordine per lui è una tortura. Ha sempre preferito passare la luna piena da solo o con i suoi amici. Unirsi ad altri licantropi non gli piace. Credo che sia qualcosa che gli sbatte ancora di più in faccia la sua diversità.»

«Ma non c'è nulla di male nel suo essere diverso. È una malattia. Non se l'è cercata. Non l'ha scelta. Non c'è nessuna colpa in quello che è.» Ribatte convinta. È davvero la ragazza perfetta per Remus! Se se la lascia scappare lo uccido!

«Hai perfettamente ragione. Solo che lui non riesce a vederla così. Indubbiamente adesso sta pensando che tu sei giovane e sana e meriti di meglio che un vecchio licantropo come lui.» Cerco di spiegarle con tono dolce.

«Vecchio? Va bene che è più grande di me, ma vecchio... non è mica mio nonno! E poi se non ho nulla da ridire io su queste cose, non dovrebbe certo farsene un problema lui.»

«Hai perfettamente ragione! È quello che gli ripeto io da quando ti ha conosciuta, ma che ci vuoi fare? Sembra tanto sveglio e invece...» Rispondo alzando gli occhi al cielo.

«Da quando mi ha conosciuta? Voi parlate di questo da quando mi ha conosciuta?» Chiede lei stupita.

«Beh... più meno... non ci è voluto molto per capire che si fosse preso una colossale cotta per te.» Credo che Remus mi ucciderà quando saprà cosa sto dicendo.

«Oh...» Mormora Tonks sorpresa.

 

 

***

 

 

Ho finito in fretta di mangiare e sono rimasta per un po' al tavolo a chiacchierare con Severus, ma quando ho visto Harry, Ron ed Hermione alzarsi da tavola mi sono affrettata a scusarmi con tutti per andare nella mia camera. È bastato dire che ero stanca del viaggio e che l'indomani avrei voluto alzarmi presto, per iniziare subito a lavorare, per risultare convincente.

Silente ha avuto un'ottima idea dandomi una stanza vicina alla torre di Grifondoro: sarà più facile parlare con Harry senza dare nell'occhio.

Mi basta affrettarmi un po' lungo le scale per individuare i ragazzi che percorrono la strada verso il loro dormitorio parlottando tra loro.

Fingendo di osservare i ritratti appesi lungo il corridoio, mi porto a poca distanza da loro, continuando a camminare tra gli altri studenti come se nulla fosse.

Sono a pochi passi da loro quando vedo le due armature con il cimiero piumato di cui mi ha parlato Gazza.

«Oh deve essere questa la mia camera!» Esclamo a voce leggermente troppo alta. Vedo con la coda dell'occhio i tre ragazzi voltarsi ed accorgersi improvvisamente della mia presenza. Mi limito a rivolgere un rapido sguardo ad Harry, sperando che capisca. Poi non posso fare altro che entrare nella stanza ed aspettare.

 

 

***

 

 

Non mi sarei mai aspettato di vedere Elizabeth seduta al tavolo degli insegnanti! Quando ho provato a salutarla ha fatto una faccia contrariata ed ha scossola testa. Non mi ha salutato né sorriso.

Forse è in missione per l'Ordine... Silente ha parlato di una ricerca per il San Mungo ma...

«Harry mi stai ascoltando?» Chiede Hermione spazientita.

«Sì, sì. Il tuo piano per il ripasso di trasfigurazione...» Borbotto rispondendo la prima cosa che mi è venuta in mente.

«No. Stavo parlando di Elizabeth!» La ascolto improvvisamente più attento. «Non credo che ci siano brutte notizie. Se fosse successo qualcosa a...» Non pronunciamo mai il nome di Sirius nei corridoi. «Beh, sarebbe su tutti i giornali...» Prosegue lei, abbassando ulteriormente la voce.

«Oh deve essere questa la mia camera!» La voce di Elizabeth alle nostre spalle mi fa voltare di scatto. Lei mi rivolge un'occhiata rapida, ma credo di capire cosa voglia dire. Mi volto e riprendo a camminare verso il ritratto della Signora Grassa con un sorriso.

Appena la sala comune si svuota mi avvio verso l'uscita con il mantello dell'invisibilità di mio padre pronto per essere indossato.

«Sei sicuro di andare da solo?» Chiede Ron per la terza volta.

«Oh piantala Ron! Sono solo quattro passi, non ha bisogno di essere accompagnato! Tu sei solo curioso! Ci racconterà tutto domani.» Lo zittisce Hermione.

«Ma certo, vi racconto tutto domani mattina.» Rispondo controllando che il corridoio sia libero sulla Mappa del Malandrino. Non ho segreti per Ron ed Hermione, ma... non so... voglio avere la possibilità di vedere Elizabeth da solo.

Esco dal buco dietro il ritratto e rapidamente percorro la poca strada che mi separa dalla sua camera. Ho appena sfiorato la porta per bussare quando quella si apre.

«Sempre utile il vecchio mantello di James eh?» Chiede lei sorridendo e lasciandomi entrare.

Appena entrato tolgo il mantello e subito mi ritrovo tra le braccia di Elizabeth. Sono felice.

«Come stai Harry? Va tutto bene qui?» Chiede lasciandomi andare controvoglia.

«Sì, tutto ok.» Non devo essere stato convincente perché mi guarda inarcando un sopracciglio con aria scettica. «Tu come stai? E Sirius? Come mai sei qui? È successo qualcosa?»

«No, no. È tutto a posto. Stai tranquillo. Silente ha detto la verità, sto facendo una ricerca per l'Ospedale ed ho bisogno di consultare la biblioteca. Ma ovviamente, volevo cogliere l'occasione anche per vedere te!» Afferma sorridendomi. «Non possiamo scriverti e la rete dei caminetti è sorvegliata. Sappiamo che qui a scuola sei al sicuro ma... ci è mancato non avere tue notizie.» So a chi si riferisce usando quel plurale.

«Come mai mi hai fatto cenno di non salutarti in Sala Grande?» Un po' di risentimento trapela dalla mia voce. Ha praticamente fatto finta di non conoscermi.

«Mi dispiace, ma Silente dice è meglio se fingiamo di non avere alcun rapporto. Il fatto che io sia la tua madrina non è di dominio pubblico. Tutti sanno solo di Sirius e Silente crede che sia meglio così per ora.»

«Capisco... E Sirius ti ha lasciata venire da sola senza protestare?» Chiedo scettico.

«Senza protestare? Certo che no! Ha fatto il diavolo a quattro per poter venire anche lui!» Risponde con una risata.

«E come hai fatto a convincerlo a restare a casa?» Chiedo sorpreso.

«Oh non ti preoccupare. Ho i miei mezzi con Sirius. Non è stato facile, ma alla fine si è rassegnato. Sta meglio ultimamente... sembra diventato più... ragionevole.» Conclude lei dopo aver scelto con cura l'ultima parola. Sono felice di sapere che Sirius stia meglio. «Come vanno gli allenamenti in difesa contro le arti oscure?» chiede Elizabeth interessata.

Senza farmi pregare troppo le racconto tutto dell'ES, di come mi sia ritrovato a fare da insegnante anche agli altri, di come abbiamo scelto il nome e della stanza delle necessità.

«La stanza delle necessità è un'ottima scelta! Non credo che la Umbridge riuscirà mai a trovarla.»

«Tu conosci la stanza delle necessità? Sulla mappa del malandrino non c'è.» chiedo curioso.

«L'abbiamo scoperta durante il settimo anno. Poco dopo Sirius si è fatto beccare da Gazza in giro dopo il coprifuoco e il custode gli ha sequestrato tutto quello che aveva nelle tasche in quel momento, Mappa compresa. Ma ormai la scuola era quasi finita... non ci sarebbe più servita comunque.»

«Come l'avete trovata? Che stanza è diventata per voi?» Mi piacciono troppo i racconti delle loro avventure a scuola, quindi sono sempre pronto a saperne di più. Elizabeth però arrossisce improvvisamente.

«Beh... a dirla tutta... io e Sirius... stavamo cercando un posto per stare soli...» Elizabeth è in imbarazzo, ma adoro il fatto che non si tiri mai indietro, non inventi scuse e non mi menta mai. Preferisce dirmi la verità anche se la imbarazza.

Visto che lei per prima ha toccato questo argomento, credo sia una buona idea chiederle consiglio su Cho.

«Sai... c'è una ragazza che... beh lei mi piace. Ma io non ci capisco niente. Non so mai cosa dire o come interpretare quello che lei dice. È tutto molto complicato.» Sento di essere arrossito fino alla punta delle orecchie.

«Ti va di raccontarmi?» Chiede lei con un sorriso incoraggiante, mentre con dei tocchi di bacchetta prepara un bollitore per il tè per me ed una tazza di caffè per lei.

Non chiedevo di meglio che poterle raccontare tutto e in breve le faccio un riassunto di tutto quello che c'è stato con Cho. Le parlo anche di Diggory che era stato il suo ragazzo l'anno scorso, anche se per me non è mai piacevole parlare di Cedric.

Elizabeth mi ascolta attenta e quando ho finalmente finito di sputare tutto fuori, mi rivolge un sorriso scompigliandomi i capelli.

«Credo che per Cho sia molto difficile perché si sente in colpa nei confronti di Diggory. Credo che senta il bisogno di parlare di lui, perché a volte le persone trovano sollievo nel ricordare chi non c'è più. Probabilmente lei è confusa quanto te ed ha bisogno di sentirsi rassicurata da parte tua.»

«Oh...» Riesco solo a mormorare. «Tutta questa roba insieme?»

«Temo di sì... le ragazze a volte sono complicate alla vostra età.» risponde sorseggiando il suo caffè. «Se lei ti interessa davvero, prova ad essere un po' più incoraggiante con lei Harry. Anche se... è vero che alla vostra età ed alle prime esperienze è tutto più difficile, ma comunque stare con lei dovrebbe essere un piacere e non un tormento. Se sei sempre così in difficoltà ed in imbarazzo con lei, magari non è quella giusta. Per fortuna siete giovani, avete tutto il tempo di sperimentare e capire cosa fa per voi e cosa no.» Conclude con un sorriso indulgente. Questo mette tutto in un'altra prospettiva... adesso però non so veramente cosa dire...

«Pensa alla faccia di Sirius quando gli dirò che sono stata io a farti il primo discorso sulle ragazze! Non si rassegnerà mai ad esserselo perso!» E scoppiamo a ridere entrambi. L'atmosfera è di nuovo serena. «E comunque, serviranno altri discorsi sulle ragazze in futuro... più... pratici! Quelli li lascerò senza dubbio a lui!» Spalanco la bocca arrossendo di nuovo quando capisco cosa volesse dire. Mi affretto a recuperare la mia tazza di tè per nasconderci dietro la faccia, quando Elizabeth afferra di scatto la mia mano.

«Harry! Ma... come te lo sei fatto questo?» Chiede preoccupata notando la scritta “non devo dire bugie” incisa sul dorso della mia mano.

«Oh... non è niente. La Umbridge mi ha messo in punizione per aver detto che Voldemort è tornato.» Cerco di minimizzare tirando indietro la mano, ma Elizabeth scatta in piedi rovesciando la sedia.

«Che cosa? Usa punizioni fisiche sugli studenti? È inaccettabile! Silente lo sa? Non lo può sapere, non lo permetterebbe mai! Adesso mi sente quella megera! Come osa?» Si sta già avviando verso la porta urlando quando la trattengo.

«Elizabeth no! Non c'è bisogno! E poi non puoi dire che abbiamo parlato.» Non voglio che la Umbridge pensi che mi sia andato a lamentare dalla mia madrina. Non voglio dargliela vinta.

«Al diavolo Silente e le sue idee geniali! Harry non permetterò alla Umbridge di farti del male! Te lo puoi scordare!» È veramente furibonda.

«Elizabeth io non voglio dargliela vinta. Non mi importa. Davvero non è nulla!» Mi sta osservando seria, come soppesando le mie parole, quando mi viene in mente una possibile soluzione. «Non avresti qualcosa per farla guarire più in fretta? Basterebbe quello. Veramente.»

Elizabeth mi studia ancora per un momento, poi si dirige verso la sua valigia e inizia a frugarci dentro.

«Questa è essenza di Purvincolo. Applicala sulla ferita e il dolore dovrebbe sparire quasi istantaneamente.» Dice porgendomi una boccetta con un liquido giallognolo dentro.

«Perfetto. Non mi serve altro.» Affermo contento di averla distolta dalla sua intenzione di sbranare la Umbridge.

«No invece, ti serve anche questo.» Riprende porgendomi un'ampolla contenente uno vischioso liquido blu. «Infuso di fegato di drago. Se la Umbridge ti mette di nuovo in punizione, spalmalo sul dorso della mano qualche minuto prima di andare da lei. Farà da barriera e la ferita sarà meno profonda. Ma per favore... cerca di non metterti di nuovo nei guai con quella donna orribile d'accordo?» Chiede guardandomi con aria supplichevole.

«D'accordo.» Rispondo con aria poco convinta. «Senti Elizabeth... c'è un'altra cosa di cui volevo parlarti...» Proseguo con tono incerto.

«Certo. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa.»

«Ultimamente mi fa spesso male la cicatrice e faccio dei sogni veramente strani... come se non fossero miei e come se non fossero proprio solo sogni... inoltre spesso mi rendo conto delle emozioni che prova Voldemort.» Mi aspetto che mi guardi come un fenomeno da baraccone, invece il suo sorriso non ha mai vacillato durante la mia confessione.

«Silente se lo aspettava. Lui crede che ci sia una sorta di... connessione tra la tua mente e quella di Voldemort. E adesso che è tornato è probabile che questi episodi si facciano più frequenti ed intensi.»

«Quindi non sto diventando pazzo?» Chiedo finalmente sollevato.

«No Harry. Affatto. Questo legame non significa nulla di particolare, ma hai fatto bene a parlarmene. Se la cosa dovesse farsi più seria o cambiare in qualsiasi modo devi farcelo sapere, d'accordo?» Risponde con tono rassicurante. Non sono sicuro di essere del tutto convinto.

«Ok, ma come? Tutte le comunicazioni sono controllate.» Detesto essere tagliato fuori da tutto.

«Puoi parlarne alla professoressa McGrannith, a Silente o a Severus. Sono membri dell'Ordine. Loro ci avviseranno subito.»

«Non credo proprio che lo direi mai a “Severus”.» Rispondo pronunciando con tono acido il nome del mio professore di pozioni.

«So che non è il tuo insegnante preferito, ma ti puoi fidare di lui Harry.» Mi ammonisce gentilmente lei.

«Beh, di sicuro non è il mio insegnante preferito. Ma da quando è arrivata la Umbridge non è nemmeno quello che detesto di più!» Affermo con un sorrisetto.

 

 

***

 

 

Dopo aver passato in rassegna buona parte della sezione proibita della biblioteca di Hogwarts, sono certa di aver radunato tutto il materiale disponibile sulla pozione antilupo e sulla licantropia in generale. Seduta su uno sgabello dell'ufficio di Severus, sto rivedendo i miei appunti con lui.

«Perché proprio la licantropia? Non potevi studiare qualcosa di meno... disgustoso?» Chiede lui senza alzare lo sguardo dalla pergamena che gli avevo sottoposto.

«Non c'è nulla di disgustoso nella licantropia, Severus.» Gli rispondo seria.

«Mmmh.» Mormora lui scettico.

«Finirà mai questa cosa tra te, Sirius e Remus?» Chiedo spazientita. So perfettamente da dove prevenga l'avversione di Severus per la licantropia.

«Sono certo di poter dire che non c'è assolutamente nessuna “cosa” tra me e quei due.» Risponde acido.

«Ma... è passato così tanto tempo. Siete dalla stessa parte adesso.»

«Per quanto tu ti ostini a non voler vedere i difetti di Black, quelli sono sempre lì. È ancora lo stesso pallone gonfiato, tronfio, borioso, idiota che era da adolescente.» Afferma guardandomi serio negli occhi.

«No invece. Non nego che per un periodo lo sia stato e non ho alcuna intenzione di giustificarlo per i suoi errori. Ma adesso è un'altra persona. Lo era già verso la fine della scuola, ma dopo Azkaban...» Mi fa male sentirlo parlare così di Sirius. «E comunque, stai parlando dell'uomo che amo. Quindi, almeno per l'amicizia che hai per me, potresti evitare di insultarlo?»

«Quindi Black ce l'ha fatta! Ti ha convinta a rimetterti con lui!» Il suo tono disgustato inizia a darmi sui nervi.

«Convinta non mi sembra il termine adatto, lo fai sembrare come se mi avesse raggirata. Comunque sì, stiamo di nuovo insieme. Per questo mi faresti un immenso piacere se potessi essere solo un po' più civile con lui e magari se smettessi di provocarlo ad ogni riunione sul fatto che non possa fare nulla di attivo per l'Ordine.»

«Se proprio ci tieni.» Risponde lui con tono strascicato. L'arrivo degli studenti per la prossima lezione pone fine alla conversazione ed io cerco di tornare a concentrarmi sulla mia ricerca con scarsi risultati. Sono ancora furiosa con la Umbridge per la ferita sulla mano di Harry. Vorrei farla a pezzi e invece non posso dire una sola parola. Quando l'ho vista a colazione questa mattina ho fatto veramente fatica a trattenermi. E non oso immaginare cosa ne direbbe Sirius se lo sapesse. Non vorrei nascondergli una cosa simile sul suo figlioccio, ma non credo proprio che la prenderebbe bene.

Pensare a Sirius mi fa tornare in mente che manco da casa già da due giorni. Non sono molti in effetti, ma non riesco a non essere in pensiero per lui. Mi fa sentire come una ragazzina alla prima cotta ammetterlo, ma mi manca. Non vedo l'ora di riabbracciarlo. Devo concentrarmi su questa ricerca. Se riesco a definire un paio di passaggi della pozione con Severus credo che potrei ritenermi soddisfatta e partire anche questo pomeriggio.

 

 

***

 

 

Elizabeth non ha detto di preciso quando sarebbe tornata. Sarebbe stata via all'incirca un paio di giorni, dipendeva da quanto ci avrebbe messo a trovare le informazioni di cui aveva bisogno nella biblioteca. Considerando anche il viaggio di ritorno, non credo di poter sperare di riaverla a casa prima di sera. Anzi, sarebbe già una previsione piuttosto ottimistica. Molto probabilmente non arriverà prima di domani.

Ho finito di lavorare agli ingredienti della pozione come lei mi aveva chiesto e credo che ne sia uscito un buon lavoro. Persino Kreacher è stato di aiuto.

Adesso però non ho veramente più nulla da fare. Continuo a fissare la stessa pagina di questo libro senza averne letto nemmeno una riga. Non fa per me la lettura, specialmente quando sono così di malumore. Non riesco a concentrarmi.

Vengo ridestato dai miei pensieri dal rumore della porta d'ingresso che viene aperta e richiusa delicatamente. Di solito i membri dell'ordine bussano, soltanto Elizabeth entra direttamente. Ma è troppo presto... anche se non posso fare a meno di sperare.

La porta del salotto si apre e la vedo entrare con un sorriso radioso.

«Ehi, non vieni a salutarmi?» domanda fintamente imbronciata.

Prontamente mi riprendo dalla sorpresa e le vado incontro, stringendola a me per assicurarmi che sia davvero qui.

«Non ti aspettavo così presto. Credevo che non saresti tornata prima di domani.» Dico abbracciandola ancora.

«Mi mancavi, così ho cercato di fare presto.»risponde lei sorridendomi.

«Perché mi stai lusingando così? C'è qualcosa che devi dirmi?» Se Pivellus ha fatto l'idiota con lei...

«Non ti sto lusingando. Sto dicendo la verità. Sono felice di essere a casa. E nulla di quello che stai immaginando nella tua testa è mai successo.» Risponde seria.

«Non sto immaginando proprio niente io...» Borbotto tentando di dissimulare. Mi conosce troppo bene.

«Se hai finto di blaterare idiozie, adesso potresti baciarmi?» Propone con un sorriso malizioso che adoro ed io non me lo faccio ripetere. Ora che lei è qui mi sembra di riuscire a respirare di nuovo.

Dopo qualche istante si allontana da me e recupera la sua valigia, con l'evidente intenzione di andare a disfarla.

«Se mi accompagni, intanto che sistemo le mie cose, potrei raccontarti della mia chiacchierata con Harry.» Dice sorridendo.

«Certo. Come sta?» Chiedo ricambiando il suo sorriso.

«Abbastanza bene, nonostante tutto. La Umbridge è peggio di quanto sembri.» Il suo tono serio mi impensierisce, anche se si affretta a riprendere con tono più allegro. «Abbiamo fatto un'interessante chiacchierata su Cho Chang.»

«E chi è?» Domando perplesso.

«Una ragazza... una ragazza che piace ad Harry.» risponde con uno sguardo malizioso.

«Davvero? Oh... avete parlato di una ragazza e me lo sono perso?» La delusione è palese nella mia voce.

«Glielo avevo detto che avresti reagito così!» risponde lei scoppiando a ridere.

 

 

Nota dell'autrice:

 

Gli ultimi tre capitoli erano un po' di passaggio. Per fortuna che ce li siamo tolti, perché non mi soddisfacevano affatto. Mi sembrava necessario inserire qualche momento di vita di questi due, ma ho paura di averla tirata forse un po' troppo per le lunghe.

Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate, perché io li ho trovati veramente un po' fiacchi ed ho paura di aver perso tutti i miei lettori per strada.

Se avete resistito e siete ancora qui, sappiate che nel prossimo capitolo ingraniamo di nuovo la marcia e ci avviamo a passo spedito verso eventi più... “succosi”.

Nello specifico: con il prossimo capitolo siamo a Natale. Ci ricordiamo tutti cosa succede a ridosso delle vacanze di Natale durante il quinto libro?

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Ritorno al passato

 

Capitolo 16

 

 

Dopo la sua visita ad Hogwarts, Elizabeth mi ha raccontato tutto quello che lei ed Harry si sono detti. Mi ha anche detto che la Umbridge ha usato punizioni fisiche su Harry. Non è stato facile farmi convincere a non andare subito a scuola a fargliela pagare! Nessuno dovrebbe usare questi mezzi su dei ragazzi. Mi ricordo benissimo quando mio padre lo faceva con me. Diceva che era l'unico modo per ricondurmi alla ragione.

Elizabeth adesso lavora meno al San Mungo: ha ottenuto dei permessi speciali per portare avanti la sua ricerca. Per me questo è un grosso passo avanti. Anche se passa molto tempo nel laboratorio posso sempre intrufolarmi con la scusa di portarle una tazza di caffè e restare un po' con lei.

È curioso che la vecchia cantina di casa Black adesso sia nota come “il laboratorio”. Questo posto è cambiato veramente tanto da quando Elizabeth vive qui con me. Con il tempo oltre a pulire le stanze abbiamo anche fatto degli incantesimi per cambiare il colore delle pareti e della tappezzeria. Ci siamo sbarazzati di alcuni mobili orrendi e li abbiamo sostituiti con altri più moderni. Abbiamo tenuto il vecchio ritratto del mio prozio Phineas, perché ci tene in contatto con l'ufficio di Silente, ma tutti gli altri vecchi quadri sono stati sostituiti da fotografie molto più allegre. Ci sono alcune dei tempi della scuola e altre che abbiamo scattato di recente, abbiamo appeso anche degli scatti di Harry da piccolo e la foto del matrimonio di James e Lily è al posto d'onore sopra la mensola del caminetto.

Non credevo che sarebbe mai stato possibile, ma Grimmauld Place è diventata una casa a tutti gli effetti, la nostra e la mia casa, come non lo era mai stata prima.

Persino Kreacher è diventato sopportabile!

Non siamo ancora riusciti a staccare dalla parete il ritratto di mia madre e l'arazzo con l'albero genealogico della famiglia Black, ma del resto, non può essere tutto perfetto, altrimenti non riuscirei a credere che sia anche tutto vero.

Da quando è tornata da Hogwarts, Elizabeth ha smesso di sembrarmi triste e pensierosa. Evidentemente mi sono preoccupato per nulla. Era solo in ansia all'idea di dovermi lasciare da solo. Anche se... non riesco a non pensare che ci fosse dell'altro...

Non manca molto alla riunione di oggi, così decido di scendere nel laboratorio per andare a chiamarla. Quando apro la porta una leggera nebbiolina azzurra mi investe facendomi tossire.

«Elizabeth... tutto bene?» Chiedo sventolando le mani per tentare di vedere meglio.

«Sì, sì.» Elizabeth agita la bacchetta e il fumo che invade la stanza viene rapidamente risucchiato in una vecchia bottiglia. «Ho provato ad aggiungere il sangue di salamandra, ma evidentemente non ha funzionato.» Risponde lei tossicchiando con aria sconsolata.

«Vedrai che troverai il modo...» Le rispondo incoraggiante.

«Ma certo, sono solo all'inizio!» Sorride convinta, non è tipo da lasciarsi abbattere al primo insuccesso.

«Manca mezz'ora alla riunione. Hai ancora da fare molto qui? Posso aiutarti?»

«Mezz'ora? Oh Godric! Non me ne ero accorta! Scappo a fare una doccia. Kreacher bisogna preparare la cena per almeno dieci persone!» Urla correndo su per le scale.

«Forse servirebbe anche a me una doccia...» Propongo malizioso, salendo le scale a mia volta.

«Non ci provare! Tanto varrebbe annullare la riunione!» Urla ormai dal piano di sopra.

Mi avvio verso la cucina per assicurarmi che Kreacher non tenti di avvelenare tutto l'Ordine della Fenice, quando Elizabeth si affaccia dalla balaustra delle scale del primo piano.

«Però dopo la riunione non ho altri impegni, riproponimelo più tardi.» Ammicca maliziosa, prima di sparire di nuovo in camera nostra. Non posso non ridere di gusto.

Mezz'ora più tardi, radunati intorno al grande tavolo del salotto veniamo ragguagliati da Silente sugli ultimi movimenti del nemico. Broderick Bode, uno degli Indicibili che lavora all'ufficio misteri, è finito al San Mungo. Il Ministero ha messo tutto a tacere come un qualsiasi malore, ma Elizabeth ha delle informazioni diverse.

«Il signor Bode non è nel mio reparto, ma sono riuscita comunque a visitarlo ed a leggere la sua cartella clinica, con la scusa di una consulenza. È stato colpito da una maledizione imperius piuttosto scadente. L'effetto non deve essere durato molto e i danni che ha riportato non possono essere dovuti a quella. Sembra che un qualche altro tipo di maledizione gli abbia causato una confusione del linguaggio piuttosto duratura. Ma sta iniziando a migliorare. Se continua così credo che tra un mese o due potrebbe essere in grado di dire lui stesso cosa gli sia successo.» Afferma convinta. Ogni volta che riferisce anche la minima informazione utile all'Ordine, non posso fare a meno di essere incredibilmente orgoglioso di lei. Almeno uno dei due riesce a rendersi utile!

«Credo che Voldemort potrebbe aver provato a mandare Broderick Bode a prendere la profezia. Ma non ha fatto i conti con tutti gli incantesimi che proteggono quella sezione dell'ufficio misteri.» Risponde Silente pensieroso.

Elizabeth mi rivolge uno sguardo serio e dopo un mio cenno di assenso, riprende la parola.

«Professore, io e Sirius crediamo che sia necessario dare qualche spiegazione in più ad Harry.» Molly Weasley si raddrizza improvvisamente sulla sedia sbuffando, ma Elizabeth non le lascia il tempo di parlare. «Ho parlato con lui quando sono stata ad Hogwarts ed è preoccupato. Crede di star impazzendo. La connessione mentale con Voldemort si è accentuata da quando lui è tornato. Harry ha bisogno di sapere di cosa si tratta per imparare a gestirlo.»

«È vero che è ancora un ragazzo, ma è in gamba. Può farcela. La cosa migliore che possiamo fare per lui è aiutarlo a prepararsi.» Affermo a mia volta.

«È ancora un bambino. E voi due volete scaricargli addosso questo peso?» Urla Molly furibonda.

«Molly cara...» Prova a rabbonirla con scarso successo Arthur.

«No Arthur, lo sai che ho ragione. Non si può esporre il ragazzo ad una cosa simile! Non così presto!»

«Molly, è da quando è nato che Harry viene esposto a cose più grandi di lui. Negare la realtà dei fatti non lo aiuta.» Tenta di convincerla Elizabeth. «Merlino solo sa se non vorrei poterlo proteggere da tutto questo, ma è solo preparandolo a quello che dovrà affrontare che...»

«Mi sarei aspettata più discernimento da parte tua Elizabeth! So che su Sirius non si può fare affidamento, ma su di te...»

«Grazie Molly!» La interrompo sarcastico.

«Beh è vero! Prosegue lei stizzita. Sembra che tu non ti renda conto che Harry non è James!»

Sto stringendo i pugni sotto il tavolo fino a farmi sbiancare le nocche. Mi sta dicendo che sono pazzo? So benissimo chi è e chi non è. «Non sei sua madre Molly, non puoi prendere certe decisioni per lui!» Elizabeth mi prende una mano sotto il tavolo e me la stringe dolcemente. Vuole provare a trattenermi, ma adesso sono veramente furibondo!

«E nemmeno voi siete i suoi genitori!» Ribatte Molly. «Non potete...»

«E invece possiamo. Siamo i suoi tutori legali.» Ribatte Elizabeth decisa, la voce dura e fredda come non l'ho mai sentita prima. «I genitori di Harry hanno scelto noi due per occuparsi di loro figlio, nel caso in cui gli fosse accaduto qualcosa. Credo che meritino che la loro volontà venga rispettata. Noi siamo gli unici a poter prendere decisioni che riguardano Harry e siamo convinti che abbia bisogno di conoscere la verità.»

Non posso non annuire, siamo assolutamente concordi questa volta.

«Professor Silente! Lei non può permetterglielo!» Molly sembra non voler ragionare.

«Beh Molly, Elizabeth e Sirius hanno il pieno diritto di prendere decisioni per Harry, così come tu e Arthur potete farlo per i vostri figli.» Rafforzo la presa sulla mano di Elizabeth che ho continuato a stringere sotto il tavolo. Forse... «Se siete decisi a dirgli tutto, vi chiedo solo di aspettare fino a quando non potrete farlo di persona. Non sono cose queste che si possono comunicare via gufo.»

«Ma certo professore.» Rispondo finalmente sollevato. «Gliene parleremo durante le vacanze di Natale. Noi vorremmo che Harry le trascorresse qui con noi.»

Silente annuisce mentre Molly non si rassegna alla sua sconfitta e si alza borbottando lasciando in fretta la stanza, seguita da Arthur che tenta inutilmente di calmarla.

Dopo aver sciolto la riunione Silente si è fermato un attimo a parlare con noi. Ha detto che ha sempre saputo che Harry prima o poi avrebbe dovuto sapere, ma che fino a quel momento non aveva trovato il coraggio di mettergli un tale peso sulle spalle.

Ma Elizabeth gli aveva spiegato come a nostro parere la cosa peggiore sia il non sapere cosa lo aspetta. Harry dovrà prepararsi e prima inizierà a farlo e meglio sarà. Noi siamo pronti ad essergli accanto e a fare tutto ciò che sarà necessario per sostenerlo.

Nella vasca da bagno con Elizabeth seduta davanti a me non posso smettere di ripensare agli eventi della serata.

«Sai, mi hai veramente stupito questa sera.» Confesso sorridendo.

«Per cosa?» Chiede lei curiosa.

«Per come hai tenuto testa a Molly ed anche per come ti sei fatta valere con Silente. Una volta credevo che sfoderassi le unghie solo quando dovevi litigare con me. Con il resto del mondo ti ho sempre visto calma e gentile e invece...»

«Era la cosa giusta da fare. Ne avevamo parlato e se noi siamo d'accordo, loro non possono opporsi. E poi Sirius... quando l'ho sentita parlare di te come se fossi un povero pazzo... non ci ho visto più.» C'è ancora collera nel suo sguardo mentre parla.

«Capisco cosa volesse dire Molly... non ti lasci alle spalle dodici anni di prigionia ad Azkaban come se niente fosse. Non posso negare che qualcosa sia cambiato, ma non mi sembra di essere del tutto fuori di testa.» Rispondo cupo.

«Quando sono arrivata qui... effettivamente qualcosa c'era... ad esempio eri sempre pronto ad esplodere per ogni minima sciocchezza... molto più del solito almeno, ma adesso stai molto meglio Sirius.» Afferma guardandomi negli occhi con fare incoraggiante. «Non devi dare peso a quello che ha detto Molly. Era arrabbiata.»

Probabilmente Elizabeth ha ragione, ma non riesco del tutto a cancellare questi pensieri. Sto fissando la schiuma nella vasca da bagno con troppa intensità quando uno schizzo mi arriva in piena faccia.

«Ma cosa? Beth! Ti sembra il caso?» Ma che le prende adesso?

«Certo che mi sembra il caso!» Ribatte lei riprendendo a schizzarmi. «Avevi una faccia troppo seria. Bisognava lavarla via!»

«Se vuoi la guerra...» Rispondo ridendo e prendendo a schizzarla a mia volta. Stiamo allagando il bagno, quando riesco ad immobilizzare i polsi di Elizabeth con una mano, mentre con l'altra prendo a farle il solletico.

«No Sirius! Così non vale!» Urla ridendo.

«In amore e in guerra vale tutto!» Rispondo prima di baciarla appassionatamente.

«Direi che siamo stati a mollo più che abbastanza, che ne dici di uscire da qui... e spostarci in un posto più... comodo?» Chiede lei con il fiato corto.

Non c'è bisogno di rispondere nulla, mi affretto ad uscire dalla vasca e a porgerle una mano per aiutarla a fare lo stesso. Continuando a tenerla per mano la conduco verso il nostro letto e al diavolo se poi ci sarà da asciugare anche quello. In fondo a Kreacher piace che gli venga ordinato di pulire.

 

 

***

 

 

Dall'ultima riunione Molly ci tiene il broncio. Quando è capitato di vederci ci ha rivolto a stento due parole e sempre con tono di rimprovero. Pazienza, le passerà prima o poi.

Dopo alcuni fallimenti clamorosi ho l'impressione di aver imboccato una buona strada con la pozione antilupo. Per prima cosa ho appurato che il modo migliore di procedere non è creare una nuova pozione da zero, ma rivedere la formula di quella esistente per cercare di perfezionarla.

Ho provato ad inserire dei nuovi ingredienti, ma con scarsi risultati, quindi adesso sto provando a trattare diversamente gli ingredienti della formula originale, prima di aggiungerli alla mistura e devo ammettere che i primi risultati sono abbastanza incoraggianti. Almeno non ho ancora fatto saltare in aria il laboratorio!

Le prime fasi della mia ricerca sono piaciute molto al consiglio direttivo del San Mungo e mi sono valse una piccola promozione: Barbrow mi ha scelta come sua vice, quindi in sua assenza svolgo le funzioni di caporeparto. Non è ancora detto che questo mi valga la promozione definitiva a caporeparto, ma è una buona base di partenza.

Mentre ricontrollo la temperatura del miscuglio che sto cuocendo nel calderone, uno strano trambusto al piano superiore richiama la mia attenzione. Spengo il fuoco e rapidamente raggiungo Sirius in salotto, che stava apparecchiando per la cena aiutato da Kreacher.

«Che succede?» Chiedo preoccupata.

«E' arrivato un messaggio di allarme da Silente. Qualcuno è stato attaccato al Ministero. Chi era di turno questa sera?» Chiede lui con fare concitato.

Mi affretto a controllare sulla pergamena dei turni. «Arthur Weasley! Oh cielo. Sappiamo niente di come sta?»

«Non ancora.» Risponde scuotendo la testa.

Dopo un primo momento di sconcerto le informazioni sono arrivate rapidamente. Il ritratto del prozio di Sirius, che ci tiene in contatto con l'ufficio di Silente, ci ha informato che Arthur è stato trovato ferito nel corridoio del nono livello del Ministero, appena fuori dalla porta dell'ufficio misteri e che lo stanno portando con urgenza al San Mungo.

«Vado in Ospedale. Vedo se posso fare qualcosa.» Affermo decisa.

«D'accordo, io avviso Molly. Silente ha anche detto che sta mandando qui i ragazzi. Aspetteremo tue notizie. Fa attenzione...» Dice guardandomi serio.

Senza perdere tempo mi materializzo nell'atrio del San Mungo. Dovrò inventarmi una buona scusa per essere qui a quest'ora... inoltre non sapendo che tipo di ferite abbia Arthur non posso prevedere in che reparto lo abbiano portato.

«Guaritrice Collins! Per fortuna è già arrivata! Ha fatto veramente presto quel gufo!» Esclama un'infermiera vedendomi arrivare.

«Sì...» Mormoro cercando di capire cosa intenda. Forse mi hanno convocata per un'emergenza e sono uscita di casa prima che il gufo arrivasse?

«Venga, lo hanno portato al primo piano. È piuttosto grave.» Prosegue affrettandosi a farmi strada.

Appello rapidamente il camice dal mio armadietto e lo infilo mentre salgo le scale di corsa. Appena arrivata trovo Arthur Weasley privo di conoscenza, sdraiato su un lettino mentre tre guaritori gli si affannano intorno. Ha diverse ferite piuttosto profonde che sanguinano copiosamente.

«Sappiamo cosa ha provocato quelle ferite?» Chiedo ai miei colleghi. Due di loro sono tirocinanti e sono palesemente in difficoltà, non hanno la minima idea di cosa fare. Il terzo è quell'incompetente di Nott. Ci credo che mi abbiano convocata subito per una consulenza.

«No affatto.» Risponde Nott, con un ghigno che non mi piace affatto. Silente crede che potrebbe essere un mangiamorte, quindi è più che probabile che sappia esattamente cosa sia successo ad Arthur. «È arrivata molto in fretta guaritrice Collins.» Nota con tono acido. Decido che è meglio ignorarlo del tutto, non ho tempo adesso di pensare ad una scusa convincente. La situazione è troppo grave.

«Prendiamo dei campioni dalle ferite per poterli analizzare e serve immediatamente della pozione rimpolpa sangue.» Ordino ai due tirocinanti.

Nott sta provando degli incantesimi per chiudere le ferite, ma quelle ritornano immancabilmente ad aprirsi. Senza perdere tempo prelevo del liquido denso e trasparente che cola da una delle ferite di Arthur grazie ad una provetta che uno dei tirocinanti mi ha portato.

«Invialo al terzo piano per le analisi, sembra un qualche tipo di veleno.» Ordino concitata mentre anche io continuo a lavorare sulle ferite di Arthur, cercando di chiuderle con scarsi risultati.

«Quanto ci vuole per quella pozione rimpolpa sangue?» Urlo spazientita. Qui non c'è tempo da perdere. «Nott, non andiamo da nessuna parte con questi incantesimi. Meglio provare a tamponare con delle bende finché non capiamo che veleno sia.» A Nott non piace prendere ordini, men che meno da me, ma se vuole conservare il posto di lavoro deve rassegnarsi.

Mentre iniziamo a bendare le ferite di Arthur per arrestare l'emorragia, mi accorgo che il suo respiro sta rallentando troppo.

«Somministriamogli due dosi di pozione rinvigorente e un'altra di pozione rimpolpa sangue. Svelti!» Coraggio Arthur, non mi mollare adesso!

 

 

***

 

 

Harry, Ron, Ginny e i gemelli sono arrivati con una passaporta poco dopo che Elizabeth era uscita. Molly ha mandato un messaggio per avvisare che sta andando al San Mungo. Così a noi non resta che aspettare. Mi sembra assurdo che proprio io debba predicare la calma a qualcun altro, ma faccio del mio meglio per convincere i ragazzi che andare all'ospedale adesso sarebbe del tutto inutile.

Cerco di distrarli facendomi raccontare da Harry di come abbia sognato l'attacco di Arthur e mi rendo conto di quanto questo lo abbia scosso. È urgente che io ed Elizabeth parliamo con lui. Gli dobbiamo delle spiegazioni

«Non preoccupatevi. Elizabeth è andata subito in ospedale. Vedrete che appena possibile ci farà sapere qualcosa. E anche Molly ci aggiornerà. Ormai dovrebbe essere quasi arrivata.» Aggiungo controllando l'orologio.

I ragazzi non sembrano particolarmente sollevati, ma al momento non so cosa altro dire...

«Volete mangiare qualcosa? Avete fame?» Ma i ragazzi scuotono la testa. «Una burrobirra allora.» Decido io appellando le bottiglie dalla dispensa. Almeno avremo qualcosa da tenere tra le mani.

Mentre non so veramente più cosa inventarmi, un piccolo pop richiama la mia attenzione verso il caminetto. Una pergamena arrotolata è appena caduta fuori dalle fiamme rimbalzando sul pavimento. Mi affretto a raccoglierla ed aprila.

«È di vostra madre. Arthur è fuori pericolo!» Grazie a Godric! Tiriamo tutti un sospiro di sollievo. «Dice che per adesso non le permettono di entrare a vederlo e quindi sta venendo qui.»

Non ci vuole molto prima che un sommesso bussare alla porta d'ingresso ci confermi che Molly è arrivata.

Mi affretto ad aprirle e ad accompagnarla in salotto. In men che non si dica è sopraffatta dai suoi figli che la abbracciano di slancio.

«Starà bene ragazzi. Forse dovrà restare per un po' in Ospedale ma guarirà. Per questa sera non mi hanno permesso di vederlo, dicono che deve riposare. Ma Elizabeth ha detto che domani mattina potremo andare a trovarlo. Questa notte resterà lei con lui.» Racconta trattenendo a stento le lacrime.

«Bene. Allora dovete restare, sarà più comodo raggiungere l'ospedale da qui piuttosto che dalla Tana.» Ci sono camere vuote in abbondanza e Kreacher può sistemare i letti in poco tempo.

«Oh grazie Sirius. Effettivamente ci sarebbe di grande aiuto...» Molly è in imbarazzo, forse per le nostre recenti schermaglie a proposito di Harry.

«Non ti preoccupare Molly. Siamo felici di avervi qui. Sarà bello festeggiare il Natale tutti insieme.» Davanti a cose del genere, posso tranquillamente mettere da parte il fatto che mi abbia dato del pazzo appena tre giorni fa.

«E grazie anche a te Harry caro! Se non fosse stato per te non lo avrebbero mai trovato in tempo!» Dice Molly strapazzando Harry in un grande abbraccio.

Lui è rimasto silenzioso tutto il tempo. Non ha detto una parola da quando è arrivato.

Ci siamo svegliati tutti presto il mattino seguente, qualcuno forse non ha dormito affatto.

Mentre siamo seduti al tavolo a fare colazione, Elizabeth rientra in casa con l'aria stanca.

«Buongiorno. Arthur sta bene ed è sveglio. Vi aspetta, potete andare a trovarlo in mattinata.» Annuncia con un sorriso.

Molly continua a ringraziarla ed Elizabeth non sa più come dirle che non c'è bisogno.

«Davvero Molly, non devi dirlo nemmeno. Vi siete sistemati qui per adesso vero?» Chiede rivolgendomi uno sguardo in cerca di conferma. «Temo che Arthur dovrà restare in ospedale per un po', ma farò del mio meglio per rimandarlo a casa per Natale.»

Quando i Weasley ed Harry escono per andare a trovare Arthur colgo l'occasione per raccontarle di Harry.

«Dobbiamo parlargli. Questa notte era sconvolto...» la informo preoccupato.

«Lo credo, non capita tutti i giorni di sognare di provare ad uccidere il padre del tuo migliore amico.» Risponde lei assorta.

«Credo che a James capitasse spesso, invece.» Scherzo cercando di alleggerire la tensione. «Sei stanca?» Chiedo abbracciandola e osservando i segni scuri sotto i suoi occhi.

«Un po'.» Ammette scrollando le spalle con noncuranza. «È stata una lunga notte. Quando sono arrivata Arthur era in condizioni critiche, ammetto che per un momento ho avuto paura che lo avremmo perso. È più difficile quando è qualcuno che conosci...»

Non so cosa dirle, così mi limito a stringerla un po' di più.

«Sai, credo che Nott sapesse perfettamente cosa sia successo ad Arthur. Ha anche fatto un accenno al fatto che ero arrivata in ospedale molto in fretta...»

Questo non mi piace affatto. «Se è un mangiamorte come crede Silente devi stare attenta.» Non posso non pensare con orrore che andando in ospedale così in fretta ieri sera, Elizabeth si sia esposta. Probabilmente adesso Nott sa che lei è nell'Ordine...

 

 

***

 

 

Il giorno seguente l'attacco al signor Weasley, Harry lo ha passato chiuso in camera sua.

Io e Sirius siamo piuttosto preoccupati, ma abbiamo deciso di lasciargli un po' di tempo per metabolizzare la cosa. Se questa sera ancora non si farà vedere a cena, allora andremo a parlargli.

Stiamo addobbando la casa per Natale. Ormai Grimmauld Place la sento veramente come la mia casa e visto che è il primo natale che possiamo passare tutti e tre insieme ci tengo a fare le cose per bene.

Abbiamo messo un gigantesco albero in salotto e Sirius sta incantando le decorazioni in modo tale che le campanelle tintinnino da sole e la neve scenda dal soffitto.

«Kreacher, per favore, appendi queste ghirlande al corrimano delle scale.» Dico porgendogli una scatola di decorazioni che ho appena portato da Diagon Alley, dove sono andata per prendere gli ultimi regali di Natale.

Il regalo di Sirius invece l'ho preso in un negozio babbano ed ho dovuto farmi aiutare da Kreacher per nasconderlo senza farmi beccare. Spero solo di non aver esagerato...

Sto andando verso la nostra camera per lasciare il cappotto e mettermi qualcosa di più comodo per stare in casa, quando mi imbatto in Harry che sbircia il corridoio da dietro la porta socchiusa della sua camera.

«Harry? Tutto bene?» Chiedo stupita. Ma lui si affretta a richiudere la porta e sento subito dopo uno strano tonfo sordo.

Adesso basta, questa situazione è ridicola. Apro leggermente la porta e infilo la testa per vedere cosa stia facendo, quando mi rendo conto che il tonfo che ho sentito era il baule di Harry che lui stava cercando di rimettere a posto. Il suo mantello è buttato di lato alla porta ed anche la gabbia di Edwige è in bilico su una sedia, come se fosse appena stata appoggiata di corsa. Mi affretto a rimetterla dritta prima che cada, mentre non posso che rendermi conto che Harry stava tentando di scappare.

«Harry...cosa stavi facendo?» Chiedo accigliata.

«Me ne devo andare! Vi metto tutti in pericolo se resto qui!» Inizia lui urlando arrabbiato. «Voldemort può entrarmi nella testa e farmi fare quello che vuole! Io non ho solo visto il serpente che attaccava il signor Weasley. Io ero il serpente! Sono stato io!»

«E quindi la cosa più logica da fare è cercare di scappare di casa?» Chiedo arrabbiata.

«Certo! È ovvio che non posso stare qui!» Continua lui urlando.

«Bene, dammi solo un momento per avvisare il tuo padrino. Sono certa che sarà lieto di sapere che hai pensato di scappare da noi senza una parola!» Vedo Harry provare a ribattere, ma prima che possa dire alcunché mi affaccio nel corridoio da dove posso vedere Kreacher che sta appendendo le decorazioni. «Kreacher per favore, va a chiamare il tuo padrone. Digli che lo aspetto nella camera di Harry.» Mi siedo sulla sedia accanto alla porta aspettando Sirius, mentre Harry si siede sul suo letto fissandosi le scarpe ancora arrabbiato.

«Che succede?» Chiede Sirius arrivando di corsa, visibilmente preoccupato.

«Harry crede di essere posseduto da Voldemort e di essere stato lui ad attaccare Arthur, quindi ha deciso che la cosa migliore da fare sia scappare di casa per tenerci tutti al sicuro da lui.» Riassumo con uno sguardo accigliato. Spero che Sirius capisca la gravità della cosa e che sia d'accordo con me nel far capire ad Harry il suo errore.

«Oh... grande idea davvero Harry!» Risponde lui sarcastico. «E non hai pensato di parlarne prima con noi?» Continua con tono arrabbiato. Bene, a quanto pare siamo sulla stessa lunghezza d'onda.

«Voi non potete capire! Se Voldemort può controllarmi mentre dormo potrebbe farmi fare qualsiasi cosa. Potrei farvi del male! Io non vorrei fare del male proprio a voi! Non volevo fare del male al signor Weasley!» È visibilmente sconvolto. Vorrei solo abbracciarlo e consolarlo, ma dobbiamo fargli capire che adesso non deve più fare tutto da solo.

«Harry, non hai pensato che se tu fossi stato pericoloso noi lo avremmo saputo. Credi che ti permetteremmo di fare del male a qualcuno? Pensi che lasceremmo Voldemort controllarti senza fare tutto il possibile per impedirlo?» Chiede Sirius con tono più calmo rispetto a prima, ma ancora fermo e deciso.

«Harry, tu non hai fatto nulla di male al signor Weasley. Anzi, gli hai salvato la vita dando l'allarme così in fretta. Tu non sei controllato da Voldemort. Ne avevamo già parlato con Silente e avevamo deciso che durante queste vacanze ti avremmo raccontato tutto.» Dico preparandomi ad un lungo discorso.

 

 

***

 

 

Ci è voluto un po' per spiegare ad Harry la natura della sua connessione mentale con Voldemort, ma siamo riusciti a convincerlo del fatto che lui non poteva evitare l'attacco di Arthur e che ne è solo stato uno spettatore. Gli abbiamo parlato anche dell'ufficio misteri e della profezia. Adesso sa che sarà lui a dover uccidere Voldemort. Questa ultima parte è quella che più preoccupava tutti.

«Quindi dovrò essere io a...» Mormora lui preoccupato.

«Ma non da solo Harry. Non sarai mai da solo!» Lo rassicura Elizabeth mettendogli una mano sulla spalla.

«Noi saremo con te! Sempre. Per questo devi fidarti di noi!» Cerco di rassicurarlo a mia volta.

Per ora avevamo deciso di non parlargli degli Horcrux, dal momento che noi stessi ne sappiamo molto poco e che Silente sta ancora indagando. Ma gli abbiamo già accennato che ci sono ancora delle cose che non sappiamo su Voldemort e che lui avrà tempo di prepararsi, prima della fine.

«Harry adesso sei convinto che non hai alcun bisogno di scappare?» Chiedo preoccupato.

Lui annuisce. «Mi dispiace...» Mormora.

«Ti senti bene?» Chiede Elizabeth osservandolo.

«Credo di sì... è solo che... forse devo solo abituarmi all'idea. Ma sono contento che me lo abbiate detto.» Dice abbozzando un sorriso.

Siamo finalmente tutti più sollevati.

«Bene, allora questa sera ti degnerai di scendere a cena con noi?» Chiedo inarcando un sopracciglio.

«Sì, ho fame in effetti.» Risponde sorridendo.

«Bene. Ma questa sera niente dolce e a letto subito dopo cena.» Lo rimbrotta Elizabeth guardandolo seria.

«Cosa?» Chiede Harry stupito.

«Hai cercato di scappare di casa Harry. Ti rendi conto di cosa poteva succedere se non ti avessi visto?» Chiede Elizabeth seria.

«Sì, sono d'accordo. Credo che meriti una punizione.» Non avrei mai pensato in tutta la mia vita, che un giorno io avrei messo in punizione qualcuno, ma a quanto pare eccoci qui. «Devo ammettere Beth che non sei stata nemmeno troppo severa. Credevo che avresti proposto qualcosa di peggio.»

«Avevo pensato di vietargli il quidditch per il resto dell'anno scolastico, ma a quanto pare la Umbridge mi ha preceduta!» Dice Elizabeth lasciando Harry a bocca aperta.

«Mi avresti vietato il quidditch per tutto l'anno!» Esclama lui.

«Oh Harry, non credo che sarei riuscita a mantenere il punto per più di un paio di giorni, ma almeno ci avrei provato per farti capire la gravità di quello che hai fatto.» Risponde lei sorridendo indulgente.

«Ti rendi conto di come ci saremmo sentiti se domani mattina ci fossimo alzati e non ti avessimo trovato nel tuo letto? Avremmo perlustrato Londra centimetro per centimetro pur di ritrovarti.» Lo guardo molto seriamente mentre parlo. Darei la vita per Harry e lui deve saperlo ormai!

«Come minimo ti saresti fatto arrestare dopo cinque minuti.» Sbuffa Elizabeth.

«È probabile.» Ammetto, considerando le opzioni.

«Va bene, va bene! Ho capito!» Sbuffa Harry. «Mi dispiace!» aggiunge sinceramente dispiaciuto.

«Bene, allora smettiamola di parlarne. È acqua passata adesso.» Dico con un sorriso.

«Che ne dite di una bella fetta di torta di melassa? Molly l'ha appena sfornata.» Propongo avviandomi per scale seguito a ruota da Harry.

«Ma non avevamo detto niente dolce per Harry oggi?» Chiede Elizabeth guardandomi storto.

«Certo!» rispondo prontamente. «Ma tu hai parlato della cena, non hai detto nulla sulla merenda!» Aggiungo strizzando l'occhio ad Harry.

 

 

 

 

Nota dell'autrice:

 

Inizialmente avevo pensato che questo capitolo dovesse arrivare fino a raccontare i festeggiamenti del Natale, ma stava diventando troppo lungo, quindi ho deciso di fermarmi qui e rimandare lo scambio dei regali al prossimo capitolo.

Cosa avrà regalato Elizabeth a Sirius? E lui cosa le avrà preso?

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Nota dell'autrice:

 

Al 12 di Grimmauld Place è arrivato il Natale. Siamo pronti per i festeggiamenti?

Apriamo il toto-regalo: cosa si saranno regalati i nostri?

 

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 17

 

 

Remus è appena tornato e non sembra stare molto bene. È stanco, ha un vistoso taglio su una guancia ed il suo umore è più tetro che mai. Per fortuna si è stabilito a casa nostra per passare il Natale con noi.

«È andata così male?» Chiedo diretto, mentre siamo seduti entrambi davanti al fuoco scoppiettante del salotto.

«Temo di sì. Nessuno si è mostrato per nulla interessato alla nostra causa. Il Ministero li ha messi troppo in difficoltà negli ultimi tempi.» Risponde guardando le fiamme assorto.

«Lo sai che non intendevo questo Lunastorta.» Riprendo guardandolo serio. «Io mi riferivo a te... non hai esattamente un bell'aspetto.»

Lui scrolla le spalle, come a intendere che questo non sia importante.

«Ti sei già fatto dare un'occhiata da Elizabeth? Quel taglio sembra brutto.»

«Ieri sera sono riuscito a sfuggirle per un soffio, ma questa sera non credo che riuscirò ad evitarla.» Risponde con un sorriso tirato.

«Permettile di aiutarti Remus. Tu ne hai bisogno e... anche lei.» Lui mi guarda inarcando un sopracciglio con aria perplessa.

«Credo che in parte lei si senta in colpa per non aver capito prima la tua licantropia e per non averti potuto aiutare ai tempi della scuola.» Rispondo alla sua muta domanda.

«Non deve sentirsi in colpa. È sempre stata un'ottima amica con me. Semmai sono io che le ho nascosto una cosa così importante.» Asserisce scuotendo la testa.

«Sai cosa sta studiando? Sta cercando di perfezionare la pozione antilupo per rendere la trasformazione meno grave. È il suo modo per darti una mano.» So che Elizabeth non lo sta facendo solo per Remus, ma so anche che è lui il motivo principale per cui si impegna così tanto in questa ricerca.

«Se dovesse riuscirci, sarebbe... sarebbe splendido...» Risponde Remus con aria assorta.

Decido di risvegliarlo dai pensieri in cui sembra essersi rifugiato.

«Allora come va con Tonks?» Chiedo con tono allegro.

«Ecco. Ci siamo.» Risponde esalando un profondo sospiro, come se si aspettasse quell'attacco e si preparasse all'imminente battaglia.

«Oh sì. Ci siamo proprio vecchio mio. Avanti sputa il rospo. Cosa hai combinato?»

«Non ho combinato proprio nulla Sirius. Non c'è nulla da fare. Sono troppo vecchio, troppo povero e troppo pericoloso per lei. Per un po' ho creduto che potesse funzionare, ma poi mi sono reso conto che mi stavo solo illudendo. Non posso stare con lei e quindi non potevo far altro che chiudere questa storia prima che diventasse troppo seria.» Il tono grave, lo sguardo deciso. Sembra il ritratto della risolutezza.

«Oh beh, mi dispiace informarti che il tuo tempismo non è stato per nulla così impeccabile come credi.» Lo apostrofo incrociando le braccia al petto. «Prima di tutto Tonks ha già una cotta molto seria per te ed inoltre non sei stato nemmeno così chiaro nel chiudere nulla, visto che lei crede che tu non ti sia fatto più sentire solo perché eri troppo preso dalla tua missione.»

«Ma io non... lei non può tenere seriamente a me.» Balbetta vacillando per un momento.

«Io credo proprio di sì invece. Remus lei non vedeva l'ora che tu tornassi! Per tutto il tempo non ha fatto altro che passare da qui solo per sapere se avevi dato tue notizie.»

Per tutta risposta Remus si prende la testa tra le mani con aria sconsolata.

«Andiamo Remus! Tonks è perfetta per te. Se te la lasci scappare lo rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni!» Affermo dandogli un'incoraggiante pacca sulla spalla.

«Di questo ne sono sicuro, così come sono certo che lei può avere di meglio. Non posso permettere che si leghi ad uno come me!»

«Non spetta a te questa decisione Rem. È un'adulta, può decidere da sola per se stessa.»

«Per l'amor del cielo da quando sei così saggio? Chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio amico avventato e sconsiderato?» Chiede spazientito.

«A quanto pare Elizabeth è finalmente riuscita a mettermi un po' di sale in zucca!» Rispondo con una risata.

«A proposito di Elizabeth, come vanno le cose tra di voi?» Chiede Remus con un sorriso.

«Stai cercando di cambiare argomento Lunastorta?» Chiedo a mia volta guardandolo di traverso.

«Sì. E dovrai concedermelo, visto che come hai detto tu stesso non ho affatto un bell'aspetto. Mi hai torchiato a sufficienza per questa sera.»

Gli rivolgo una sguardo di traverso prima di decidermi a rispondergli. «Le cose vanno bene. Molto bene ad essere onesti.» Non posso trattenere un sorriso. «Forse siamo finalmente maturati entrambi o forse è stato il lungo periodo che abbiamo passato separati, ma ora siamo più legati di quanto non siamo mai stati. Io ho sempre un pessimo carattere, ma lei riesce a mitigarlo.»

«È bello sentirtelo dire.» Afferma con un sorriso sincero. «E poi era ora che tu maturassi un po'.»

«Sai è strano, ma non eravamo così affiatati fisicamente nemmeno a vent'anni. È incredibile...»

«Sirius non mi stai veramente parlando di... questo!» Esclama Remus.

«Perché no? Con chi altro potrei parlarne?» Chiedo. «Dopo Azkaban non credevo... beh non credevo nemmeno più di poterci riuscire. Intendo proprio da un punto di vista fisico. Mi sembrava che certi istinti fossero morti e sepolti. E invece... tutto è stato così spontaneo...»

Remus mi guarda sorridendo. «Sono felice per voi. E per te in particolare. Ti meriti di essere felice.»

«Lo meriti anche tu Remus e dovresti solo concedertelo.»

«Non ricominciare!» Sbuffa lui spazientito.

«E comunque dopo che io ti ho fatto questo tipo di confessioni mi aspettavo che tu ricambiassi.»

«Che vuoi dire?» Chiede lui già pronto a mettersi sulla difensiva.

«Beh, com'è la mia cuginetta a letto?»

«Mi rimangio tutto quello che ho detto prima! Maturato un corno! Sei sempre il solito idiota! Vado in camera mia!» Sbraita adirato.

«No aspetta Remus!» Mi affretto a trattenerlo. «Ho bisogno che tu mi faccia un favore. Dovresti comprare il mio regalo di Natale per Elizabeth. Io purtroppo non posso uscire...»

Booom

Un boato scuote la casa, facendola tremare dalle fondamenta. I vetri delle finestre vibrano e il lampadario oscilla pericolosamente dal soffitto.

Uno sbuffo di fumo bianco erutta dalla tromba delle scale che scendono al laboratorio.

«Elizabeth!» Grido realizzando cosa sia successo e correndo a perdifiato giù per le scale. Remus mi segue da vicino e il rumore di passi alle nostre spalle indica che anche i ragazzi hanno sentito e stanno scendendo a vedere cosa sia successo.

Merlino ti prego! Non può essere...

Quando raggiungo il laboratorio un denso fumo bianco satura l'aria e non riesco a vedere nulla.

«Elizabeth!» Chiamo ancora nella speranza che mi risponda. «Elizabeth!»

Mentre avanzo a tentoni, intravedo una sagoma che barcolla verso di me. La afferro appena in tempo, prima che crolli tra le mie braccia. Con l'aiuto di Remus la portiamo rapidamente fuori dal laboratorio, mentre i ragazzi ci raggiungono.

«Cosa è successo? Sta bene?» Chiede Harry preoccupato.

Non riesco a rispondere nulla, perché non ho idea di come possa stare. Il fumo mi brucia ancora negli occhi e non sono riuscito a vedere molto.

La adagiamo sul divano del salotto e allora mi rendo conto che Elizabeth non è cosciente. Ha dei graffi sul viso, una profonda ferita al braccio destro e del sangue che le cola su una tempia.

«Elizabeth, mi senti? Elizabeth!» Urlo scuotendola, ma lei non da alcun segno di riprendersi. Sono terrorizzato adesso.

«Molly! Molly!» Chiama Remus in cerca di aiuto.

Lei arriva prontamente, deve aver sentito l'esplosione. «Santo cielo, cosa è stato?» Chiede agitata. Poi vede Elizabeth, e rapidamente recupera il controllo. «Dobbiamo bendare quel braccio, sta sanguinando.» Afferma in tono pratico affrettandosi ad evocare delle bende con un tocco della bacchetta. Io sono pietrificato, non so cosa fare. Mi sento solo d'intralcio, così faccio un passo indietro e la lascio lavorare, mentre io non riesco a staccare gli occhi dal volto pallido di Elizabeth. Harry mi si avvicina ed io gli passo un braccio intorno alle spalle, non so nemmeno se per tranquillizzarlo o se per trarne conforto a mia volta.

Appena finito di medicare le ferite più evidenti, Molly si volta a guardare Remus. «Dobbiamo portarla al San Mungo. Io non posso fare più di così.»

Remus annuisce.

«Va bene andiamo!» Esclamo preparandomi a sollevare Elizabeth ed a smaterializzarmi con lei.

«No Sirius!» Grida Remus. «Vuoi farti arrestare? La portiamo noi, tu resta con i ragazzi.»

«Remus ha ragione, andiamo noi.» Annuisce Molly.

«Non se ne parla! Io non la lascio!» Urlo in tono disperato. Beth ha bisogno di me adesso. Non servo a nulla se resto qui.

«Sirius sii ragionevole per favore! Lo sai che non puoi venire. Ti prometto che ti terremo informato. Ti prego...» Cerca di convincermi Remus.

«Sì Sirius, è la cosa migliore. Lascia che vadano loro.» Conferma Harry.

«Dannazione!» Sbotto adirato. Detesto questa situazione! Non ne posso più! Di fronte ai loro sguardi seri so di non avere speranze e non possiamo perdere altro tempo in chiacchiere. «Va bene allora!» grido controvoglia. «Ma muovetevi, fate presto! E tenetemi informato. Scrivete ogni cinque minuti!»

Aiuto Remus e Molly a sollevare Elizabeth ed a passarsi le sue braccia sulle spalle. Con un po' di difficoltà riescono ad entrare nel caminetto e ad usare la polvere volante. Posso solo rivolgere un ultimo sguardo ad Elizabeth, prima che scompaia in un vortice di fuliggine.

Sono già spariti da un po', ma sono rimasto ad osservare il punto esatto in cui l'ho vista sparire senza riuscire a muovermi.

«Andrà tutto bene.» Mormora Harry accanto a me.

«Certo! Lei starà bene!» Affermo cercando di avere un tono deciso, ma vengo tradito da un tremolio nella mia a voce.

Prendo una sedia e la sistemo accanto al caminetto. Non ho alcuna intenzione di muovermi da qui fino a quando non avrò avuto sue notizie.

 

 

***

 

 

Apro gli occhi, rendendomi conto che un mal di testa lancinante mi sta spaccando il cranio in due. Mi guardo intorno e non riesco a capire... dove sono? Al San Mungo? Mi sono addormentata durante un turno di notte? Eppure... mi sembrava di essere a casa... come sono arrivata qui? Merlino perché mi fa male tutto?

«Liz sei sveglia! Grazie al cielo!» Esclama una voce familiare alla mia destra. Mi volto e vedo Remus, seduto accanto al letto che mi sorride.

«Vado a chiamare un guaritore e... a mandare subito un messaggio a casa.» Esclama Molly prima di uscire rapidamente dalla stanza.

«Cosa è successo?» Chiedo cercando di mettermi a sedere nel letto.

«Non muoverti, resta giù.» Dice lui spingendomi dolcemente verso il materasso. «C'è stata un'esplosione nel laboratorio. Sei ferita e avevi perso conoscenza così ti abbiamo portata in ospedale.»

«Oh...» Mormoro cercando di ricollegare i miei ricordi. «Remus passami la mia cartella per favore.» Chiedo indicando il fondo del letto dove di solito vengono appese le cartelle cliniche.

«Non puoi lasciar fare ad un altro guaritore almeno per questa volta?»

«Voglio solo vedere che cosa ho...» rispondo con aria supplichevole.

Con un sospiro sconsolato Remus mi passa la mia cartella clinica.

A quanto pare non è andata poi così male. Ho dei tagli sparsi sul viso ed uno più profondo al braccio, probabilmente causati dai vetri delle provette e degli alambicchi che si devono essere rotti con l'esplosione. Ho una ferita alla testa, forse compatibile con una caduta. Devo essere stata sbalzata indietro dall'onda d'urto dell'esplosione. Beh questo giustifica i dolori lancinanti alla testa e la sensazione che una mandria di ippogrifi mi abbia passeggiato sopra.

«Buona sera Elizabeth.» Esclama Giulius Crow entrando nella stanza. È un mio collega ed è un buon guaritore. Se si è occupato lui di me posso stare tranquilla. «Come ti senti?» Chiede osservandomi attento.

«Stordita, dolorante e... ho un terribile ronzio all'orecchio destro.»

«Fammi dare un'occhiata.» Mormora chinandosi a guardare il mio orecchio, dopo aver appellato un otoscopio. «Il timpano è danneggiato, ma possiamo rimetterlo a posto.» Sentenzia con voce sicura. «Vuoi una pozione per dormire un po'? Almeno non sentirai il dolore.»

La proposta è molto allettante ma improvvisamente un pensiero mi attraversa la mente. «Da quanto sono qui?» Chiedo a Remus.

«Credo quattro o cinque ore. Perché?» Chiede lui guardandomi perplesso.

«Tartufo starà dando di matto!» Esclamo con uno sguardo molto eloquente a Remus e tirandomi a sedere sul letto con qualche difficoltà.

«Chi è tartufo?» Chiede Giulius incuriosito.

«Tartufo... è...» Oh Merlino... speravo non ci desse peso.

«Il suo cane!» Risponde prontamente Remus per me.

«Oh non preoccuparti Elizabeth. Faccio io un salto a casa tua, ok?» Propone Molly.

«No, no. È meglio se vado io a casa.» E per tutta risposta cerco di alzarmi dal letto, anche se devo ammettere che la testa mi gira parecchio.

«Elizabeth credo che sarebbe meglio se per questa notte restassi qui sotto osservazione. Hai preso una bella botta...» Suggerisce Giulius.

«Forse sarebbe meglio Liz.» Remus mi guarda serio, ma quando gli porgo una mano perché mi aiuti ad alzarmi non si tira indietro. Una volta in piedi mi appoggio alla sua spalla e con quella scusa mi avvicino al suo orecchio. «Starà impazzendo a casa, lo sappiamo entrambi!» Poi mi volto verso Giulius e riprendo. «Prometto di riposarmi e di fare la brava. Se dovesse comparire qualsiasi sintomo sospetto tornerò immediatamente qui.»

Lui non sembra particolarmente convinto, ma non pone ulteriore resistenza.

Sorretta da Remus, varco l'ingresso di Grimmauld Place mentre Molly ci precede in salotto.

«Molly, quale parte di “scrivetemi ogni cinque minuti” non era chiara?» Chiede Sirius urlando appena lei varca la soglia, ma poi mi vede entrare a mia volta nel salotto e si affretta a raggiungermi. «Beth come stai?» Chiede guardandomi preoccupato.

«Ti hanno già dimessa?» Chiede Harry osservando il mio braccio fasciato.

«Sono stata meglio, ma non è nulla di grave. Sono uscita di mia volontà, starò benissimo.» Rispondo sorridendogli.

«Cosa hai fatto? Remus come hai potuto permetterglielo?» Chiede Sirius guardandolo con aria ferita.

«Siete uno più testardo dell'altro! Quando mai si riesce a farvi cambiare idea?» Sbuffa lui spazientito.

«Adesso torni subito in ospedale e ci resti fino a quando sarà necessario!» Sbotta Sirius.

«Non ce n'è alcun bisogno.» Rispondo prontamente. «Mi hanno già rimessa in sesto. Adesso devo solo riposare e prendere delle pozioni che posso tranquillamente prescrivermi da sola.» Cerco di sorridergli nonostante il dolore lancinante che mi sta martellando la testa. Non voglio che si preoccupi.

«Ne sei assolutamente sicura?» Chiede Sirius osservandomi serio.

«Certo. Questo è l'unico posto dove voglio stare.» Rispondo decisa.

Sono passati due giorni e ancora non riesco a capire come io possa aver causato quell'esplosione. In teoria non doveva accadere. Sepolta tra i cuscini del divano nel pomeriggio della vigilia di Natale, continuo a ripercorrere i miei appunti senza venirne a capo.

All'altro lato del divano Arthur Weasley, appena dimesso anche lui dall'ospedale, si gode la convalescenza circondato dalla sua famiglia.

Sirius si è spaventato a morte per il mio piccolo incidente e continua ad insistere che mi riposi e non faccia sforzi. Io ormai sto benissimo, se si sorvola sul fatto che sento ancora un piccolo ronzio all'orecchio e che a volte ho qualche capogiro.

«Come ti senti?» Chiede Tonks sedendosi nella poltrona davanti a me.

«Sto bene. È stato più lo spavento che altro.»

«Ma come è successo? Hai sbagliato qualcosa o è stata una reazione imprevista?» Chiede lei curiosa.

«In realtà non ne ho idea. Non sarebbe dovuto accadere. Gli ingredienti che stavo usando non giustificano nulla di simile.» Rispondo indicandole la pergamena che stavo ricontrollando.

«Non sperare che io ci capisca qualcosa. Sono sempre stata negata in pozioni. Ai M.A.G.O. ho preso il minimo indispensabile per poter frequentare il corso auror.» Risponde lei scrollando le spalle.

«Senti, hai parlato con Remus poi?» Chiedo cambiando argomento e abbassando la voce per non farmi sentire dal diretto interessato seduto poco distante a chiacchierare con Sirius.

«No...» risponde lei con aria sconsolata. «È sempre in compagnia, non riesco mai a trovarlo da solo. Sembra una congiura!»

Oppure è solo quel testone di Remus che tenta di evitarla...

«Tonks non mollare con lui! È testardo, ma sono sicura che se insisti prima o poi cederà.»

«Dovrei prenderlo per sfinimento?» Chiede lei perplessa.

«Qualcosa del genere...» Rispondo abbozzando un sorriso. «Quando si convince di qualcosa è difficile fargli cambiare idea. Bisognerà lasciargli il tempo di sbattere la testa da solo sui suoi errori.»

«Tutti maledettamente testardi voi grifondoro!» Sbuffa lei spazientita.

«Temo di sì.» Ammetto scrollando le spalle. «Ma tu... pensi di voler aspettare che Remus riesca a superare le sue riserve? O forse ti stai stancando di questo tira e molla?» La mia paura è che Tonks alla fine possa convincersi che non valga la pena di darsi tanto da fare per qualcuno che continua a tenerla a distanza.

«Io... credo di non avere scelta.» Mormora arrossendo. «Non penso di essere più capace di togliermelo dalla testa.»

Mi scappa un sorriso, Tonks è cotta a puntino.

«Vado a vedere se Molly e Kreacher hanno bisogno di aiuto in cucina.» Esordisce avviandosi baldanzosa nella stanza accanto. Credo che Molly la rispedirà indietro in men che non si dica.

Recupero la pergamena con i miei appunti sulla formula della pozione e inizio a ricontrollare i passaggi che stavo eseguendo subito prima che il composto esplodesse, ma presto vengo interrotta da Harry che mi porta una tazza di caffè e si siede accanto a me sul divano.

«Vuoi lavorare alla tua ricerca anche oggi? È la vigilia di Natale...» Riprende lui, osservando la pergamena che stavo rileggendo per la millesima volta.

«Ti ha mandato Sirius perché ha paura che mi stanchi troppo?» Chiedo sospettosa.

«No, no! Io...» Si affretta a negare lui.

«Ok, ok. Basta lavoro, hai ragione!» Dico mettendo prontamente da parte i miei appunti. «Allora, cosa vogliamo fare? C'è qualche tradizione natalizia che ti piace onorare?» Chiedo interessata.

«Non saprei... il Natale dai Dursley non era poi tanto diverso da qualsiasi altro giorno per me e da quando sono ad Hogwarts è la prima volta che non trascorro le feste a scuola.»

«Una volta passavamo il Natale tutti insieme a Godric's Hollow. Tua madre adorava il Natale: iniziava ad addobbare la casa con un mese di anticipo! Il giorno della vigilia lo passavamo a mangiare dolci e a cantare i canti di Natale, facendo a gara a chi stonava di più!» Non posso non sorridere ripensando a quei tempi, ma guardandomi intorno devo ammettere che nonostante la nostalgia per i nostri amici perduti, anche il presente non è così tetro come si poteva pensare. Questo Natale sarà speciale. «Poi aspettavamo la mezzanotte per scambiarci i regali giocando a Bridge.»

«Ma è un gioco babbano.» Esclama Harry sorpreso.

Annuisco. «Io e tua madre lo avevamo insegnato anche agli altri. Facevamo dei tornei a squadre. Puoi immaginare che si trasformavano in una vera e propria lotta, considerando quanto siamo sempre stati competitivi tutti quanti.»

Harry sorride, credo che non abbia difficoltà ad immaginare qualche scena sulla base di quello che gli ho appena descritto.

«Tu venivi di volta in volta reclamato come mascotte dell'una o dell'altra squadra. Tuo padre a volte era un po' superstizioso: non faceva che ripetere “Vinciamo solo quando Harry è in braccio allo zio Sirius!”» Dico in una buona imitazione della voce di James.

«Lo zio Sirius...» Mormora Harry osservandomi.

«Beh... sì. Quando ti parlavano, i tuoi genitori si riferivano a noi come allo zio Sirius e alla zia Liz.» Spiego arruffandogli i capelli.

«Allora forse potremmo giocare a bridge questa sera.» Propone Harry.

«Ti avverto: un torneo di bridge con noi è una guerra vera e propria!Chi perde deve pagare pegno e la squadra vincitrice sceglie la penitenza. Sicuro di voler rischiare?» Chiedo con un sorriso sghembo.

«Assolutamente!» Risponde sorridendo.

«Sirius, Remus! Siamo stati sfidati! Harry vuole fare un torneo di Bridge!» Esclamo a voce più alta per farmi sentire dai diretti interessati che stanno chiacchierando davanti al caminetto. Sirius mi rivolge uno sguardo profondo. So che probabilmente sta pensando all'ultima volta in cui abbiamo giocato a carte con James e Lily.

«E guerra sia!» Risponde poi sorridendo. «Io faccio coppia con Harry però! Beth tu puoi avere questo musone di Lunastorta!»

«Vi stracceremo! Avete già perso!» Risponde Remus riservando uno sguardo in tralice a Sirius.

«Mi dispiace Harry, ti è toccato il compagno di squadra peggiore in assoluto!» Ridacchio facendo l'occhiolino al mio figlioccio.

«Oh io non credo zia Liz. Io e lo zio Sirius vi faremo a pezzi!» Ribatte Harry entrando perfettamente nello spirito della competizione, ma lasciando me e Sirius praticamente senza parole.

Siamo così rumorosi mentre giochiamo che in breve il resto dei presenti si è radunato intorno al tavolo ad osservare la partita. Arthur continua a chiedere ammirato informazioni sulle regole del gioco: anche il bridge, come qualsiasi altra cosa di origine babbana per lui è assolutamente affascinante. I ragazzi Weasley ed Hermione si sono divisi nel fare il tifo per le due squadre ed anche Tonks e Moody, che passeranno il Natale con noi, si sono seduti intorno al tavolo, godendosi lo spettacolo.

La prima partita la vinciamo io e Remus e come penitenza obblighiamo Sirius ed Harry a cantare Jingle Bells davanti a tutti. Harry non è esattamente entusiasta, ma si lascia trascinare da Sirius che canta con eccessivo trasporto fingendo di farmi una serenata.

La seconda partita la vincono Harry e Sirius e dopo aver confabulato un po' tra di loro per decidere, proclamano la nostra penitenza.

«Dovete ballare.» Esordisce Harry.

«Vediamo...» mormora Sirius come pensando tra se e se. Fa partire un vecchio giradischi e le note di Last Christmas si diffondono nella stanza. «Allora, Elizabeth deve ovviamente ballare con me, mi rifiuto di cedere questo onore a chiunque altro e Remus...» Si guarda intorno pensieroso.

«Io direi con Tonks.» Propone Harry con un sorriso furbetto.

Remus rivolge un'occhiataccia a Sirius, che ovviamente è l'artefice di tutto, ma senza farsi pregare si alza e si avvicina a Tonks porgendole la mano con un perfetto piccolo inchino.

Appena iniziamo a ballare, Sirius mormora nel mio orecchio. «Hai raccontato ad Harry della nostra tradizione natalizia del bridge?»

«Sì. Ti dispiace?» Chiedo sperando di non aver rivangato ricordi troppo dolorosi.

«No, hai fatto bene.» Risponde con un sorriso. «Ci ha chiamati zio e zia...»

«Lo so... mi è quasi preso un colpo.» Ammetto sorridendo a mia volta.

«Già... spero che diventi un'abitudine. Zio Sirius suona benissimo.» Ridacchia stringendomi a se.

Mentre ballo abbracciata a Sirius non riesco a non sbirciare Remus e Tonks. Lei non è molto coordinata, quindi più che ballare direi che barcollano ondeggiando un po', ma Remus non sembra farci troppo caso.

«Bella idea tesoro...» Mormoro vicina al suo orecchio. «Forse possiamo dargli un ulteriore aiuto...» Senza dare nell'occhio, appello il rametto di vischio che abbiamo appeso alla porta della cucina per fare in modo che si posizioni proprio sopra le loro teste.

«Oh, ragazzi siete sotto il vischio!» Esclama Sirius prontamente.

Remus gli ha rifilato una tale occhiata che credo avrebbe voluto incenerirlo. Comunque dopo un primo momento di smarrimento non si fa pregare ulteriormente e deposita un rapido e casto bacio sulle labbra di Tonks, i cui capelli virano rapidamente dal blu notte al rosso acceso. C'è stato qualche fischio di approvazione ed un piccolo applauso da parte dei ragazzi.

«Oh santo cielo Remus! Ma ti sembra un bacio quello?» Esclama Sirius sbuffando. «Devo proprio insegnarti tutto!» E come se nulla fosse mi fa piegare all'indietro come per eseguire un casquè e mi bacia appassionatamente. Non posso non arrossire. Questa volta l'applauso e i fischi sono stati molto più decisi. A giudicare da come lo sta guardando, credo che Remus lo ucciderà appena ne avrà l'occasione!

«Se avete finito di fare tutto questo baccano la cena è pronta!» Annuncia Molly rimproverandoci bonariamente.

 

 

***

 

 

Mentre il resto della comitiva inizia a prendere posto a tavola, trattengo un momento Elizabeth.

«Beth... sei felice qui?» Chiedo osservandola serio.

«Certo!» Risponde sorridendo decisa. «Perché me lo chiedi? Non si nota?»

«Sì... credo di sì...volevo solo esserne sicuro.» Mormoro quasi tra me. «Non credo che questa sia esattamente la vita che avevi sempre sognato. Io sono ancora inchiodato qui e...»

«Tesoro, questa storia del galeotto ricercato sta diventando quasi altrettanto noiosa di quella del ”troppo vecchio, troppo povero e troppo licantropo” di Remus.» Dice inarcando un sopracciglio. «Stai tranquillo. Io sono molto felice con te.»

Bene, io lo speravo ma mi serviva questa piccola conferma prima di agire...

Dopo la cena il resto della serata trascorre più tranquillamente, fatta eccezione per il rametto di vischio che si sposta in continuazione sul soffitto costringendo diverse coppie improbabili a scambiarsi dei baci. Credo che siano stati i gemelli ad incantarlo. Così abbiamo avuto un bacio affettuoso tra Molly ed Arthur, uno molto divertente tra Ron e Kreacher che si era avvicinato per portare da bere, ed uno assolutamente esilarante tra Moody e me.

Siamo tutti assorti nel racconto di uno degli scherzi di Fred e George, quando la pendola del salotto batte i dodici rintocchi della mezzanotte.

«Buon Natale a tutti!» Esclamo alzando il mio bicchiere e proponendo un brindisi.

«Forza gente: è l'ora dell'assalto ai regali!» Grida Ron lanciandosi verso i pacchetti deposti ai piedi dell'albero.

Per prima cosa decidiamo di dare ad Harry il nostro regalo. Gli abbiamo preso una raccolta di volumi sugli incantesimi difensivi e le loro applicazioni pratiche.

«Oh grazie! Saranno ottimi per le prossime riunioni dell'ES!» mormora lui piano per non farsi sentire da Molly.

A Remus abbiamo preso un nuovo completo di velluto a coste marrone. Gli sta benissimo ed è esattamente nel suo stile.

Sono quasi pronto a dare il mio regalo ad Elizabeth, aspetto solo che cali un po' il trambusto generale, quando lei mi precede.

«Questo è per te.» Dice porgendomi una piccola scatolina blu. Allungo la mano per prenderla quando lei improvvisamente la ritrae. «Però devi promettermi di non farmene pentire! Promettimi che... aspetterai tempi migliori prima di usarla.»

«D'accordo.» Rispondo perplesso. Non capisco cosa possa essere...

Prendo la scatolina che Elizabeth mi sta porgendo e aprendola ci trovo una chiave con un portachiavi di cuoio. Me la sto rigirando tra le mani cercando di capire di cosa si tratti quando Elizabeth si affretta ad aprire la porta che da sul cortile sul retro.

«Kreacher adesso.» Esclama lei sorridendo.

Kreacher schiocca le dita e quella che sembrava una catasta di sacchi della spazzatura scompare, lasciando il posto ad una Harley-Davidson con le cromature tirate a lucido.

«Non ci credo!» Esclamo sorpreso.

«È solo una moto babbana, non vola e non ha nessun incantesimo sopra, ma ho pensato che ti sarebbe piaciuto modificarla personalmente.» Risponde lei. «Ti piace?» Chiede osservandomi.

«Stai scherzando? La adoro!» Esclamo girando intorno alla moto per poterla guardare meglio. «La smonterò pezzo per pezzo per incantare il motore per farla volare. Ci vorranno anche degli incantesimi di invisibilità.»

«Solo mi dispiace che tu debba aspettare per poterla usare... ma speriamo che presto le cose cambino.» Risponde lei rivolgendomi uno sguardo profondo.

«A proposito di cose per cui bisognerà aspettare...» Mormoro frugando nella mia tasca per recuperare la scatolina con il regalo di Elizabeth. «Beth, ti amo... praticamente da tutta la vita. Sei tutto ciò che desidero. So che a volte ti faccio disperare con il mio caratteraccio e ho commesso un sacco di errori. Il più grande è stato quello di lasciarti. Ma adesso voglio rimediare. Voglio passare con te il resto della mia vita, non permetterò a nulla di mettersi tra di noi. Quindi...» Apro la scatolina rivelando l'anello al suo interno e mi inginocchio davanti a lei che mi sta guardando a bocca aperta stupita. «Elizabeth vuoi sposarmi? Appena sarà possibile ovviamente...» Ho il cuore che mi martella nel petto mentre lei resta immobile ad osservarmi.

«Dici davvero? Non stai scherzando?» Chiede lei senza fiato.

«Non sono mai stato più serio in vita mia.» Se non mi dice subito di sì credo che potrei morire...

«Sì! Certo che sì!» Esclama con le lacrime agli occhi.

Mi rialzo in piedi e le infilo l'anello al dito che fortunatamente calza perfetto. Mi affretto a baciarla mentre alle nostre spalle sento un piccolo applauso. Non credo di essere mai stato più felice in vita mia.

Le prime congratulazioni che riceviamo sono quelle di Harry che corre ad abbracciarci felice. «Congratulazioni! Sono così felice per voi!»

«Ben fatto Sirius!» Si congratula Molly.

«Congratulazioni ragazzi!» Sento dire ad Arthur.

«Finalmente ce l'hai fatta felpato! Era ora!» Esclama Remus abbracciandomi.

Elizabeth è circondata da Ginny, Hermione e Tonks che vogliono vedere l'anello e lei continua a sorridere con lo sguardo che rimbalza tra me e loro. Vorrei solo poterla sposare questa sera stessa, ma troveremo un modo, presto. Molto presto.

 

 

 

Nota dell'autrice:

 

Spero che il finale del capitolo non sia eccessivamente zuccheroso. Ma un po' di dolcezza ci voleva a questo punto della storia. Che ne dite?

Avevate indovinato i regali?

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Nota dell'autrice:

 

Cari lettori... siamo al penultimo capitolo, ragion per cui io inizio a calare i miei assi nella manica.

Il finale è già pronto, quindi credo che in un paio di giorni ancora potrete sapere come va a finire questa storia.

 

 

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 18

 

 

Non posso crederci che Sirius mi abbia chiesto di sposarlo! Ho sempre pensato che non fosse il tipo da matrimonio. Ha scherzato così tante volte con James sul fatto che si stava facendo mettere il cappio al collo da Lily che non pensavo che lui stesso potesse desiderare la stessa cosa!

Io, Sirius e Remus siamo seduti intorno al caminetto, con una tazza di cioccolata calda in mano. Le vacanze di Natale sono quasi finite ormai e presto Harry e gli altri ragazzi torneranno ad Hogwarts. Anche Remus dovrà ripartire a breve. Raggiungerà di nuovo quel branco di licantropi in cui è riuscito ad infiltrarsi.

«Cosa pensate di fare adesso?» Chiede Remus con un sorriso. «Immagino che una cerimonia pubblica, celebrata da qualche funzionario del Ministero sia da escludere...»

«Direi di sì.» Risponde Sirius con un sospiro. «Ne parlerò con Silente. Sono sicuro che a lui verrà qualche idea.»

«Se il Ministro non lo avesse estromesso e fosse ancora un membro del Wizengamot potrebbe sposarci lui stesso...» Mormoro pensierosa. Ancora non riesco a credere che sia vero... mi sembra strano parlarne e fare progetti.

«Padrone, Kreacher vorrebbe il permesso per spostare il ritratto della vecchia signora Black nel ripostiglio.» Gracchia l'elfo domestico con un profondo inchino e lasciandoci completamente senza parole.

«Cosa?» Chiede Sirius sorpreso.

«Se al padrone non dispiace ovviamente!» Si affretta ad aggiungere Kreacher. «Ho pensato che alla futura signora Black potrebbe non piacere che tutti gli ospiti che invita in casa sua vengano insultati.» Spiega come se fosse la cosa più normale del mondo.

«Certo...» Risponde Sirius ancora confuso. «Potresti spostare nel ripostiglio anche l'arazzo dell'albero genealogico di famiglia?»

«Certo padrone! Come il padrone desidera!» Risponde Kreacher con un inchino.

Io, Sirius e Remus restiamo a guardarlo sbigottiti. Ci eravamo accorti che il suo comportamento verso di noi era migliorato, ma non avremmo mai creduto fino a questo punto.

«A quanto pare l'idea di avere ufficialmente una nuova signora Black a fargli da padrona deve essere veramente importante per lui.» Commenta Sirius, scrollando le spalle.

«Beh, adesso che avete persino la benedizione di Kreacher, direi che dovete stabilire una data al più presto.» Riprende Remus con fare scherzoso. «E poi dovete darvi da fare. Vorrei dei nipotini, prima che diventiate troppo vecchi!»

«Adesso come ti viene in mente una osa simile? Non esagerare Lunastorta!» Esclama Sirius con una fragorosa risata.

Io abbozzo un sorriso per non essere da meno, ma non posso non sentirmi improvvisamente a disagio. Se volevo sapere cosa pensasse Sirius di un'ipotetica gravidanza adesso sono stata accontentata. Beh, allora non posso che essere contenta che non sia successo. È stato un bene dopotutto. Ma continuo a sentirmi triste.

Quando sento bussare alla porta, mi affretto per andare ad aprire. Non sono certa di riuscire a dissimulare troppo quello che mi passa per la testa, se resto qui seduta tra di loro.

«Oh ciao Severus, vieni accomodati.» Gli sorrido lasciandolo entrare.

«Buona sera Lizzie.» Risponde lui senza troppa enfasi. «Ho un messaggio di Silente.»

Senza perdere tempo lo conduco in salotto, dove Sirius e Remus stanno ancora parlando.

«Piton.» Mormora Sirius in un freddo cenno di saluto.

«Black, Lupin.» Risponde altrettanto freddamente Severus.

«Ci sono notizie da Silente.» Li informo, sperando di alleggerire l'atmosfera.

Severus mi porge una pergamena arrotolata che mi affretto a prendere. Nel farlo Severus deve aver notato l'anello al mio dito. «Devo per caso farti le congratulazioni Elizabeth?» Chiede inarcando un sopracciglio.

«In effetti sì.» Rispondo sperando che la conversazione non degeneri.

«Beh, a quanto pare Black, finalmente hai fatto qualcosa di buono in vita tua!» Esclama sarcastico.

«Sarei stato un pazzo se me la fossi lasciata scappare di nuovo.» Risponde Sirius con tono freddo.

«Spero che tu possa tentare di meritarla.» Ribatte Severus.

«Ti garantisco che farò tutto il possibile per riuscirci!»Sirius si sta visibilmente innervosendo.

«Potreste smetterla di parlare come se io non fossi qui?» Chiedo accigliata. Poi mi affretto a srotolare la pergamena di Silente ed a leggerla nella speranza di deviare la conversazione. «Il preside vorrebbe che Harry studiasse occlumazia con Severus.» Riassumo porgendo la lettera a Sirius in modo che possa leggerla a sua volta.

«Harry ne sarà entusiasta!» Esclama Sirius sarcastico.

«Credo che sarebbe una buona idea.» Commenta Remus, forse sperando di convincere Sirius.

«Lo credo anche io.» Rispondo a mia volta decisa.

Sirius mi guarda con attenzione, riflettendo. «Bene... se è un consiglio di Silente...»

Mi rendo conto che non darà mai un assenso più esplicito di questo ad una cosa simile, così mi affretto a riprendere la parola. «Avvisiamo subito Harry, così gli spieghiamo subito.»

Come Sirius aveva previsto, Harry non è affatto felice di questa novità.

«Ma perché non può darmi lezioni direttamente Silente?» Chiede Harry senza riuscire a nascondere il suo malcontento.

«Il preside di Hogwarts ha le sue ragioni che non deve di certo spiegare ad un ragazzino.» Ribatte acido Severus.

«Sev...» Lo ammonisco con uno sguardo. «Harry, il professor Piton è un ottimo occlumante e adesso che sai che esiste un legame tra la tua mente e quella di Voldemort dovresti capire perché è importante che tu riesca a chiuderlo fuori dai tuoi pensieri.»

«Immagino di sì.» Risponde Harry poco convinto.

«Bene allora. Se non vi dispiace io adesso devo andare.» con un freddo cenno di saluto Severus si alza e fa per incamminarsi verso la porta. «Elizabeth, potresti accompagnarmi per favore?»

Nonostante la sorpresa iniziale mi alzo e rapidamente lo accompagno nel corridoio.

«Sei assolutamente convinta di sposarlo? È un ricercato te ne rendi conto? E poi è... andiamo è Black!» Chiede guardandomi come se fossi completamente pazza.

«E tu ti rendi conto che è l'unico uomo che abbia mai amato in tutta la mia vita?» Rispondo decisa. «So che vi detestate e la cosa va avanti da talmente tanto tempo che ormai è impossibile dire chi abbia iniziato o di chi sia la colpa. Non pretendo che diventiate grandi amici, ma se poteste almeno evitare di insultarvi ogni volta che vi vedete, potrebbe essere un passo avanti.»

«Veramente non riesco a capire cosa ci trovi in lui.»

«Perché tu hai visto sempre il suo lato peggiore. Come lui conosce solo il peggio di te.»

«Se ne sei convinta tu...» Sbuffa scettico. «Ma comunque ti auguro tutta la felicità possibile Elizabeth.» E finalmente lo vedo rivolgermi un sorriso tirato.

«Grazie Severus.» Rispondo sorridendogli a mia volta. «Tu invece come stai?» Chiedo prima che possa andarsene. Non è facile indurlo a parlare di se stesso.

«Bene.» Risponde con tono piatto.

«Davvero Sev... non credo sia facile la posizione in cui ti trovi adesso...» rispondo alludendo al suo stato di infiltrato tra le fila di Voldemort.

«So come gestirlo.» Risponde gelido. «Ma grazie per averlo chiesto.» Risponde addolcendosi un po'.

 

 

***

 

 

Prima della partenza di Harry, sono riuscito a passare con lui parecchio tempo. Abbiamo anche potuto parlare della ragazza che gli piace. A quanto pare lei lo ha baciato e lui è rimasto un po' spiazzato. Siamo stati per un po' a parlare di ragazze e devo ammettere che è stato un po' strano, ma comunque divertente. Mi rendo conto che per Harry sono in qualche modo a metà strada tra un amico ed una figura paterna. Questi sono discorsi che si affrontano tranquillamente tra amici, ma non con un genitore, quindi non è stato semplice superare un po' di imbarazzo iniziale.

Da quando i ragazzi sono tornati a scuola la casa è meno movimentata, ma adesso apprezzo la tranquillità che si respira. Io ed Elizabeth abbiamo molto più tempo da poter trascorrere da soli.

Dopo l'esplosione in laboratorio lei non si è ancora del tutto ripresa: a volte ha dei capogiri e dei brutti mal di testa. Continua a ripetermi che non è nulla di serio e che con il tempo migliorerà, ma temo che lo dica principalmente per tranquillizzarmi.

Questa sera aspettiamo Tonks e Remus per cena. Stavano facendo insieme una perlustrazione nei dintorni di Malfoy Manor, per tenere sotto controllo i movimenti del nemico e ci raggiungeranno a fine turno di guardia. Lui domani mattina deve ripartire per la prossima luna piena e ci sembrava carino passare la serata tutti insieme.

«Ha fatto tutto Kreacher in cucina, non mi permette nemmeno di apparecchiare.» Dice Elizabeth sedendosi accanto a me sul divano.

«È al settimo cielo da quando ha ufficialmente una nuova padrona da servire.» Rispondo prendendole la mano su cui spicca l'anello che le ho regalato. «Vorrei solo che Silente trovasse un modo per affrettare i tempi.» Sbuffo ripensando al fatto che il professore non ha ancora risposto al mio gufo, nel quale gli chiedevo se poteva suggerirmi un modo per sposare Elizabeth nonostante la mia latitanza.

«Non possiamo pretendere che questa sia una priorità per lui in questo momento.» Mi rabbonisce lei.

«Ma è una priorità per me. Ho già aspettato troppo.» Rispondo baciandola. Non posso più immaginare la mia vita senza di lei.

Il rumore di qualcuno che bussa alla porta mi impedisce di continuare a baciarla come avrei voluto.

«Devono essere Remus e Tonks.» Mormora lei, a sua volta poco contenta del loro tempismo.

Kreacher è accorso ad aprire la porta, ormai non ci lascia più fare nulla in casa.

«Ehi Lunastorta!» Esclamo salutandolo. «Dov'è Tonks?» chiedo perplesso, quando mi accorgo che lei non è con lui.

«Temo che questa sera non verrà.» Risponde lui accasciandosi su una sedia con aria stanca.

«Cosa è successo Remus?» Chiede Elizabeth in tono serio.

«Sta bene. È solo che abbiamo parlato...» E lascia in sospeso la frase come se non avesse voglia di aggiungere altro.

«Allora non sono sicura che stia bene.» Risponde Elizabeth guardandolo accigliata.

«Starà bene. Starà molto meglio che se stesse con me.» Risponde lui deciso.

«Remus...» Inizio con l'aria di uno che ha voglia di fargli la paternale per la millesima volta.

«Dannazione Sirius! Non ricominciare!» Sbotta lui alzando la voce. «Credi che sia stato facile per me? Credi che non avrei voluto dirle che la amo e che voglio solo stare con lei? Ma non è possibile! Lei può avere una vita normale. Non posso essere così egoista da legarla a me. Finirei soltanto per rovinarla! Proprio perché la amo non posso farle questo! Stare insieme sarebbe un errore ed io non ho nessuna intenzione di permetterlo.»

Io ed Elizabeth restiamo per un attimo a guardarlo senza parole. Non si era mai sbilanciato così tanto nel parlare di Tonks. È terribile che debba sentirsi così, è ingiusto il modo in cui la società lo tratta per la sua malattia. Remus è l'uomo migliore che conosca e meriterebbe tutta un'altra considerazione da parte del mondo.

Vorrei potergli dire che si sbaglia su tutto, ma so anche io che non è così. So che alcune delle difficoltà di cui parla sono oggettive, ma credo che comunque dovrebbe rispettare l'opinione di Tonks e lasciare che sia lei a decidere cosa è meglio per se stessa. Ma questo non è il momento per rimproverarlo di nuovo. È già abbastanza abbattuto.

«Un bicchiere di whisky?» Offro pensando che abbia bisogno di qualcosa per tirarsi su. Lui annuisce senza dire nulla.

«Faccio un salto da Tonks, vado a vedere come sta.» Afferma Elizabeth, dando a Remus una affettuosa pacca sulla spalla.

«Grazie... credo che ne abbia bisogno.» Mormora lui afflitto. Non deve essere facile sapere di averle appena spezzato il cuore.

 

 

***

 

 

Nonostante abbia fatto del mio meglio per cercare di risollevare il morale a Tonks, devo riconoscere che i risultati sono stati veramente scarsi. Sono passati quasi quattro mesi da quando Remus ha rotto con lei e da allora Tonks si trascina in giro con un'aria abbattuta che per lei è veramente insolita. Non c'è più traccia della ragazza allegra e solare che era. Anche i suoi capelli color grigio topo non aiutano. Sembra che abbia completamente perso il controllo dei suoi poteri da metamorfomagus.

Remus è tornato a Londra il minimo indispensabile e sebbene sia più bravo di Tonks a dissimulare il suo stato d'animo, io e Sirius sappiamo che sta soffrendo anche lui. Ciononostante è irremovibile nella sua decisione e noi abbiamo smesso di cercare di fargli cambiare idea. Sta già abbastanza male così, per questo ci limitiamo ad essere di supporto ad entrambi senza intrometterci.

Io e Sirius non ci siamo ancora sposati. A quanto pare non c'è modo di aggirare i controlli del Ministero e quindi dovremo aspettare finché Sirius non sarà scagionato. Io gli ho proposto di celebrare una sorta di cerimonia simbolica in casa, con gli amici più stretti. Del resto, non ho bisogno di una firma su una pergamena per sentirmi sposata a lui, ma Sirius è stato irremovibile. Vuole un matrimonio ufficiale a tutti gli effetti.

La settimana scorsa Silente è stato costretto a scappare da Hogwarts per non essere arrestato. Il Ministro Caramel è veramente furibondo. Ogni giorno sulla Gazzetta del Profeta escono articoli contro Silente ed Harry.

«Io credo che dovrei andare.» Esordisce Sirius dopo aver appallottolato la copia del Profeta di oggi.

«Sirius ne abbiamo già parlato. Anche se non c'è Silente, Hogwarts è comunque un posto sicuro per Harry. Andare ad Hogsmeade è inutile oltre che pericoloso per te.» Rispondo massaggiandomi le tempie.

«Hai di nuovo mal di testa?» Chiede lui improvvisamente allarmato.

«Non è nulla.» Rispondo minimizzando la mia terribile emicrania.

«Perché non vai a riposarti un po'?» Suggerisce lui.

«Non posso, devo andare al San Mungo.» La pozione è pronta e dopo alcuni test in laboratorio posso iniziare a somministrarla ad alcuni volontari per vedere se è veramente efficace. «Questa sera c'è la luna piena, quindi devo iniziare a monitorare le condizioni dei miei pazienti.»

«Quindi torni tardi?» Chiede Sirius guardandomi accigliato.

«Non torno questa sera. Dobbiamo osservare la trasformazione. Useremo una gabbia di sicurezza, nel caso in cui la pozione non funzionasse e fossero aggressivi.» Rispondo senza guardarlo.

«Non me lo avevi detto...» Mormora osservandomi.

«Ah no? Scusami, mi devo essere dimenticata...»

«Beth, per favore, puoi dirmi cosa c'è che non va?» Chiede con tono di supplica.

«Non c'è nulla che non va. Te l'ho già detto. Sono solo presa dal lavoro. Anzi, è meglio che vada o farò tardi.» Mi avvicino per dargli un rapido bacio prima di uscire. Lui mi guarda con aria seria, ma non aggiunge nulla.

So che non posso continuare così. Lo sto evitando e lui se n'è accorto. Passo molto più tempo del necessario all'ospedale o in laboratorio e quando Sirius ha provato a parlarmene ho accampato scuse e deviato l'argomento. Devo decidermi, rimandare non serve a nulla. Mi sto comportando da sciocca, ma non riesco a farne a meno. Ho un ritardo... devo fare un test di gravidanza e... non riesco nemmeno a pensarci. Non posso essere in cinta! Sirius non vuole un figlio e poi non è il momento adatto...

Cerco di scacciare questi pensieri mentre mi preparo per l'esperimento di questa sera. La direzione dell'ospedale mi ha affiancato due guaritori perché mi aiutassero a condurre la fase finale della mia ricerca. Se tutto andrà come spero domani mattina avremo tra le mani la più grossa innovazione in campo medico degli ultimi quindici anni. Cambieremo la vita di molte persone, anche quella di Remus e forse lui potrebbe persino decidere di cambiare opinione su Tonks.

Sto cercando di concentrarmi e di scacciare tutti i pensieri negativi prima di entrare nella stanza dei sotterranei che abbiamo attrezzato per questa notte, ma non ci riesco. Una parte di me continua a pensare che potrei essere incinta.

Dannazione, meglio fare un test e smetterla di essere così in ansia per nulla! Sarà sicuramente negativo come l'altra volta e io dovrò rendermi conto di essere stata un'idiota a preoccuparmi tanto! È meglio farlo subito, così poi potrò dedicarmi al lavoro a cuor leggero.

 

 

***

 

 

Elizabeth sarebbe dovuta stare fuori solo una notte, invece sono due giorni che non torna a casa. Ha mandato un gufo per avvisare che l'esperimento era andato bene e doveva restare per scrivere delle relazioni.

Non posso non essere preoccupato. Mi sta evitando. Passa pochissimo tempo in casa e quando c'è è taciturna e costantemente assorta nei suoi pensieri. Sono giorni che non mi permette nemmeno di sfiorarla. Vorrei solo sapere di cosa si tratta perché così non posso non pensare al peggio. Deve essere stufa di essere bloccata in casa con me. Questa situazione sarebbe troppo per chiunque. Non mi sento nemmeno di biasimarla se volesse rompere il fidanzamento. Non vorrei mai perderla, ma mi rendo conto che non posso farci nulla. È una sua decisione su cui non posso avere alcun controllo.

«Ciao Sirius.» Esordisce Remus sedendosi accanto a me sul divano e riscuotendomi dai miei pensieri.

«Oh ciao Remus. Bentornato. Scusa non ti ho sentito arrivare.»

«Lo avevo notato.» Risponde guardandomi serio. «Che succede?»

Scrollo le spalle continuando ad osservare le assi del pavimento. Non sono sicuro di volerne parlare, lo renderebbe più reale.

«Sirius, sono appena tornato dopo la luna piena e tu hai un aspetto peggiore del mio. Non puoi dirmi che va tutto bene.»

Ho bisogno di prendere un lungo respiro prima di dirlo a voce alta. «Credo che Elizabeth voglia lasciarmi.»

«Dai felpato non scherzare!» Sbotta lui guardandomi male.

«Magari stessi scherzando Remus.» Rispondo scuotendo la testa. «Purtroppo credo veramente che sia così. Elizabeth ultimamente mi evita. Passa in casa pochissimo tempo e anche quando c'è mi rivolge a stento la parola.»

«Hai provato a parlarle? Forse ti stai preoccupando tanto per nulla.»

«Ho provato. Mi ha risposto che è solo impegnata con il lavoro, ma non è facile crederle...» Mormoro sconsolato.

«Sirius, non ho mai visto in vita mia qualcuno più innamorato di voi due. Magari è veramente impegnata con il lavoro. Non riesco proprio a credere che voglia lasciarti.» Cerca di dire con tono incoraggiante.

«Se avessi visto come si comporta con me non avresti difficoltà a crederlo. Sembra che non riesca più neppure a guardarmi in faccia. Ormai so che è solo questione di tempo prima che si decida a dirmelo...» Non so come potrò affrontarlo.

«Dai Sirius, non devi abbatterti. Io sono sicuro che...» Il rumore della porta d'ingresso lo interrompe. Deve essere Elizabeth.

«Oh ciao Remus. Quando sei arrivato?» Chiede lei entrando.

«Ciao Elizabeth, sono appena arrivato.» Risponde lui sorridendole.

«Ho buone notizie.» Annuncia lei porgendogli una copia della Gazzetta del Profeta. Non mi ha ancora degnato di uno sguardo, ne di un saluto.

Remus scorre la prima pagina rapidamente. «Incredibile scoperta di un team di guaritori del San Mungo. La licantropia da oggi non sarà più la piaga che abbiamo conosciuto. Una nuova formula della pozione antilupo, rende i licantropi completamente inoffensivi.» Legge Remus stupito.

«Allora ce l'hai fatta!» Esclamo cercando di sorriderle.

«Sembra di sì...» Mormora lei continuando a guardare Remus. «Dovremo fare altri test, prima di poter mettere la pozione sul mercato, ma è solo questione di tempo. Qualche mese al massimo.»

«È una notizia meravigliosa Elizabeth! Io... grazie!» Esclama Remus sinceramente commosso.

«Non dirlo nemmeno!» Risponde lei abbracciandolo.

«Che ne dite di bere qualcosa per festeggiare. Un brindisi?» Propongo speranzoso.

«Veramente... io sono troppo stanca. Non ho dormito molto, preferirei fare una doccia ed andarmi a riposare un po'.» Non ha nemmeno finito di parlare che si sta già avviando al piano di sopra.

Rivolgo uno sguardo disperato a Remus. Lui la sta guardando stupito. Non può non notare a sua volta che ci sia qualcosa che non va.

 

 

***

 

 

A stento sono riuscita a raggiungere la nostra camera prima di scoppiare a piangere. Cerco di soffocare i singhiozzi con una mano, per non farmi sentire. Sono incinta! Io sono incinta! Aspetto un bambino da Sirius. E lui non ha nessun desiderio di diventare padre. Non posso nemmeno fargliene una colpa. Siamo in guerra, dannazione! Abbiamo mille altre cose a cui pensare ora e a cui non possiamo sottrarci. Dobbiamo esserci per Harry, lui ha bisogno di noi. Eppure... anche se so che questa gravidanza romperà tutti gli equilibri che io e Sirius abbiamo instaurato, io non posso non pensare che desidero questo bambino più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Quando Sirius ha proposto di bere qualcosa mi sono letteralmente fatta prendere dal panico. Che scusa potevo inventarmi per non bere qualcosa di alcolico?

Mentre sto ancora singhiozzando, sento bussare alla porta.

«Elizabeth, posso parlarti?» Chiede Remus gentilmente.

«Dammi un momento.» Rispondo asciugandomi in fretta le lacrime e cercando di rendermi presentabile.

Non devo essere particolarmente riuscita nel mio intento, perché appena apro la porta per lasciarlo entrare Remus esclama allarmato «Liz che succede?»

«Oh... nulla... non è nulla...» Balbetto ricominciando a piangere. Non vorrei, ma non riesco a trattenere le lacrime. Così mi butto verso Remus, rifugiandomi nel suo abbraccio.

Lui mi stringe dolcemente e mi lascia sfogare per un po', prima di farmi sedere sul bordo del letto e di accomodarsi accanto a me.

«Ti va di dirmi di cosa si tratta?» Chiede dolcemente.

«Non voglio metterti in condizione di dover tenere un segreto con Sirius.» Rispondo cercando di smettere di piangere.

«Sono anche amico tuo e se hai bisogno di parlare con qualcuno io sono qui, pronto ad ascoltarti. E poi Lizzie... qualsiasi cosa sia, prima o poi dovrai dirla anche a Sirius, non credi?»

Su questo purtroppo ha dolorosamente ragione.

«Sono incinta.» Sputo fuori tutto d'un fiato.

Lui resta a guardarmi immobile e stupito. «Ma... Elizabeth è splendido!» Risponde sorridendo.

Riesce a strappare un sorriso anche a me, che però torno a rabbuiarmi in fretta. «Lo sarebbe se Sirius volesse avere dei figli, ma visto che non è così...»

«Te lo ha detto lui?» Chiede inarcando un sopracciglio.

«Non direttamente, ma una volta tu hai detto di volere dei nipotini e lui ti ha risposto di non dire assurdità.» Rispondo in tono sconsolato.

«Elizabeth, andiamo, lo sai che io e Sirius diciamo sempre un sacco di assurdità quando scherziamo tra di noi!» Mi rimprovera bonariamente.

«Questo non è il momento adatto per avere un bambino. Siamo in guerra, Harry ha bisogno del nostro supporto...»

«Credo che tu ti stia preoccupando inutilmente. E stai facendo preoccupare anche Sirius. Lui è convinto che tu voglia lasciarlo ed è veramente disperato.»

«Cosa?» Esclamo stupefatta.

«Si è accorto che c'è qualche problema e questa è la prima cosa che gli è venuta in mente.» Risponde lui scrollando le spalle.

«Ma è assurdo! Io non potrei mai...»

«Quasi altrettanto assurdo che pensare che Sirius non sarebbe al settimo cielo all'idea di avere un figlio da te!» Risponde sarcastico.

Non so... forse la sicurezza di Remus sta iniziando a far sperare anche me...

«Elizabeth, dovete solo parlare e chiarirvi. Sono sicuro che tutto si sistemerà.» Afferma dandomi una leggera pacca sulla spalla. «Ascolta, adesso io torno di sotto e ti lascio un po' di tempo per pensarci, ma poi tu devi dirglielo, senza perdere altro tempo. D'accordo?» Chiede con fare incoraggiante.

«Adesso?» Ribatto preoccupata.

«Vuoi aspettare che se ne accorga da solo? Non potrai nasconderglielo per sempre...»

So che devo dirglielo, ma non so se mi sento ancora pronta... Remus però non aspetta nemmeno un mio cenno di risposta. «Sirius voleva già salire prima a parlarti. Lo sai che la pazienza non è il suo forte. Ha bisogno di chiarire questa situazione, sta già soffrendo abbastanza. Io ho preso tempo per te, con la scusa di venirti a chiedere di poter provare la nuova pozione, ma adesso tu devi scendere a parlargli.» Mi ammonisce.

«Vuoi provare la nuova pozione?» Chiedo cambiando argomento per cercare di prendere ancora tempo.

«Sì, ma possiamo parlarne in un altro momento. Coraggio!» Mi esorta lui.

«Puoi darmi ancora cinque minuti?» Chiedo asciugandomi gli occhi di nuovo. Non voglio che Sirius veda che ho pianto.

«D'accordo, ma poi gli devi parlare.» Risponde lui uscendo dalla stanza.

Prendo un profondo respiro per cercare di calmarmi, ma non ci riesco. Non riesco ad essere sicura come Remus che Sirius ne sarà felice. Non posso non pensare che adesso lui voglia solo concentrarsi su Harry e che non abbia la minima intenzione di avere un figlio. So che mi spezzerà il cuore quando mi dirà che non lo vuole.

Con un sospiro mi decido finalmente a scendere in salotto e a mettere fine a questa situazione di incertezza. Apro la porta e faccio per uscire in corridoio, quando vedo Sirius in cima alle scale. Quando a sua volta mi vede, si ferma improvvisamente, osservandomi serio.

«Elizabeth possiamo parlare?» Mormora.

Bene, ci siamo. È inutile rimandare ancora. Annuisco e gli faccio cenno di entrare in camera nostra. Sto cercando di capire come dirglielo, ma è lui a prendere la parola per primo.

«Beth, so che c'è qualcosa che non va. Sei distante, mi eviti... per favore, dimmi di cosa si tratta. Qualsiasi cosa sia preferisco saperlo.» Dice in tono afflitto. Remus ha ragione, è veramente preoccupato.

«Hai ragione, dobbiamo parlare di una cosa e avrei già dovuto farlo da un po'. Scusami se l'ho tirata tanto per le lunghe.» Sto osservando attentamente le assi del pavimento, non riesco a guardarlo adesso e anche le parole mi muoiono in gola. Non riesco a parlare.

«Beth... ti prego...» Mormora esausto, provando a farmi continuare il discorso.

«Ecco, io...» Sto disperatamente cercando un modo per dirglielo senza essere troppo diretta, quando un insolito trambusto al piano di sotto ci distrae entrambi.

«Padroneeeeee! Padronaaaaaa!» Urla Kreacher correndo su per le scale e irrompendo in camera nostra.

«Che diamine c'è adesso!» Urla Sirius infuriato.

«Il giovane Potter, padrone! È apparso nel caminetto. Dice che Voi-sapete-chi vi sta torturando!» Urla l'elfo con la sua voce stridula.

Un brivido gelido mi scorre lungo la schiena, mentre io e Sirius ci rivolgiamo uno sguardo atterrito.

 

 

Nota dell'autrice:

 

Eccoci qua... quindi lo sappiamo tutti: con il prossimo capitolo andiamo tutti all'ufficio misteri... incrociamo le dita!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Nota dell'autrice:

 

Ci siamo. Per chiunque ami il personaggio di Sirius Black, la battaglia dell'ufficio misteri è sempre un tasto molto, molto dolente.

Non sono brava a descrivere le scene di azione, ma cercherò di fare del mio meglio.

Pronti i fazzoletti? Partiamo...

 

 

Ritorno al passato

 

Capitolo 19

 

 

«Kreacher spiegati meglio, cosa ha detto di preciso Harry.» Chiedo accigliato. Sto sudando freddo.

«Ha detto che aveva visto che Voi-sapete-chi aveva preso il padrone e lo stava torturando alla sezione misteri del Ministero per obbligarlo a prendere qualcosa e che se nessuno fosse andato ad aiutarlo, lo avrebbe ucciso.»

Rivolgo uno sguardo preoccupato a Remus che come me sta osservando Kreacher pensieroso.

«E tu cosa gli hai risposto?» Chiede Elizabeth preoccupata.

«Nulla padrona, Kreacher non ha avuto tempo di rispondere. Harry Potter è sparito.» Risponde l'elfo in tono piagnucoloso.

«È una trappola! Voldemort ha cercato di attirarlo al Ministero.» Affermo deciso. Remus annuisce a confermare i miei timori.

«Dobbiamo avvisare Silente. Subito!» Elizabeth si procura subito penna e pergamena e si mette a scrivere un messaggio per il preside.

«Meglio allertare anche il resto dell'ordine. Potrebbero servire tutte le bacchette disponibili.» Afferma Remus avvicinandosi al caminetto per usare la rete della metropolvere.

Sono preoccupato per Harry. Spero che non si muova dalla scuola, ma vorrei poterlo sapere con certezza. Continuo a camminare su e giù per la stanza, cercando di allentare la tensione.

Io ed Elizabeth siamo stati interrotti, ma forse è meglio così. Preferisco preoccuparmi di una cosa alla volta. Adesso dobbiamo assicurarci che Harry non sia in pericolo, poi torneremo sull'argomento e... qualsiasi cosa sia voglio saperla. Vederla così distante mi sta uccidendo.

«Sirius! Pronipote dove sei?» Grida il ritratto del mio prozio Phineas, ex preside di Hogwarts. Deve avere un messaggio dalla scuola, quindi mi affretto al piano di sopra.

«Eccomi! Che succede?» Chiedo raggiungendolo trafelato.

«Mi manda Piton. Dice che Harry Potter non è più a scuola, bisogna avvisare Silente.»

Sento il sangue gelarmisi nelle vene. È esattamente quello che non doveva accadere!

Torno rapidamente in salotto, dove Malocchio Moody si sta già facendo spiegare la situazione da Remus, proprio mentre Tonks esce dal caminetto con uno sbuffo di fuliggine. Rivolge un rapido sguardo addolorato a Remus che la saluta appena con un cenno del capo. Poi la sua determinazione da auror ha la meglio e chiede rapidamente aggiornamenti ad Elizabeth.

«Piton ha mandato un messaggio. Harry non è più a scuola.» Avviso gli altri con tono glaciale.

Sento Elizabeth emettere un piccolo gemito soffocato. La capisco perfettamente, sono preoccupato anche io.

«Allora è meglio se andiamo subito al Ministero.» Conclude Moody. «Silente ci raggiungerà lì.» Dice apprestandosi ad entrare nel caminetto per usare la polvere volante.

«Sì meglio se andiamo subito.» Confermo a mia volta.

«Sirius...» Inizia Remus in tono conciliante. «Forse tu potresti restare e...»

«Fiato sprecato Remus. Non resterò qui con le mani in mano mentre Harry è in pericolo.» Non mi sono voltato a guardare Elizabeth mentre parlavo, ma sono comunque pronto a sentire un rimprovero provenire dalla sua direzione.

«Su muoviamoci! Non è il caso di perdere altro tempo!» Esclama lei invece, lasciandomi stupefatto.

«Elizabeth vuoi venire anche tu?» Chiedo preoccupato.

«Non starò certo qui a non fare nulla, mentre Harry e voi tutti rischiate la vita!» Esclama lei decisa.

«Liz, forse non è il caso...» Dice Remus guardandola seriamente, ma lei non lo lascia parlare.

«Non intendo buttarmi nella mischia. Mi occuperò di Harry e un guaritore sul campo potrebbe tornare utile.» E senza darci il tempo di proferire parola entra nel caminetto e con un pizzico di polvere volante pronuncia l'indirizzo del Ministero.

 

 

 

***

 

 

La stanza della morte. Questo posto mi mette i brividi. I bisbigli che trapelano da dietro il velo che ondeggia, come sospinto da una brezza inesistente, mi gelano il sangue.

Capisco perfettamente perché Sirius sia voluto venire, anche se per lui entrare al Ministero equivale quasi a consegnarsi a chi vuole arrestarlo. Non sarebbe stato possibile restare a casa con le mani in mano mentre Harry è in pericolo. Questo vale tanto per lui quanto per me.

So perfettamente che nonostante gli allenamenti con Sirius non sono all'altezza della situazione in cui ci troviamo. Sarei un'incosciente se mettessi in pericolo me ed il bambino cercando di duellare con un mangiamorte. Tutto quello che devo fare è cercare di restare fuori dalla mischia, trovare Harry e portarlo via da qui.

Ovviamente non è esattamente un'impresa facile. Mentre tutto intorno a me infuria la battaglia e incantesimi vaganti rimbalzano nella stanza, io cerco di raggiungere Harry senza dare troppo nell'occhio. Lui sta sorreggendo Neville cercando di guadagnare l'uscita. Li raggiungo appena in tempo per lanciare un incantesimo scudo che ci protegga tutti e tre da una maledizione che ha mancato per un soffio Moody e che stava per colpire Neville alla schiena.

«Come state?» Chiedo guardandoli preoccupata, mentre li tiro al riparo dietro una gradinata.

«Zia Liz... Neville deve aver il naso rotto. Io sto bene» Afferma Harry tranquillizzandomi almeno un po'. «Io credevo che zio Sirius...» balbetta a disagio.

«Lo so. Ne parliamo dopo.» Lo interrompo. Lancio un incantesimo al naso di Neville che almeno smette di sanguinare. «Adesso vi porto fuori di qui e al sicuro. Dobbiamo raggiungere gli ascensori.»

«Prima dobbiamo trovare gli altri! Non possiamo lasciarli qui!» Esclama Harry.

«Gli altri?» Chiedo preoccupata.

«Hermione, Ron, Ginny e Luna.» Mormora Harry senza guardarmi.

Non ci posso credere. Sei ragazzini sono scappati da scuola per affrontare Voldemort e una banda di mangiamorte. Non so se dargli degli idioti o ammirarli per il loro coraggio.

Non è stato semplice riuscire a radunare tutti i ragazzi e rimetterli in sesto quel tanto che basta per poter camminare. Le condizioni di Ron ed Hermione vanno oltre quello che posso fare qui. Non sono seriamente in pericolo, ma hanno bisogno di cure avanzate. Dovranno andare al San Mungo appena possibile.

«Ok ragazzi. Da quella parte.» Dico aprendo la fila per fare loro da scudo. «Raggiungiamo gli ascensori, poi userete la metropolvere per tornare a scuola.» Mi sembra il posto più sicuro in cui poterli mandare al momento.

Avanziamo a fatica, sia perché Ron ed Hermione devono essere sorretti dagli altri, sia perché cerchiamo di restare al riparo il più possibile. Abbiamo dovuto affrontare Dolohov, che si è reso conto che stavamo cercando di scappare e ci si è parato davanti. Harry è stato rapido con la bacchetta e mentre il mangiamorte era impegnato a parare il suo expelliarmus il mio schiantesimo è potuto andare a segno.

Siamo quasi a metà del percorso, quando la voce di Sirius richiama la mia attenzione.

«Andiamo cugina, puoi fare di meglio!» Esclama con un ghigno.

Sempre il solito! Non c'è alcun bisogno di provocare Bellatrix Lestrange! È già abbastanza pericolosa così. Mi volto appena ad osservarli e quello che vedo non mi piace. Mentre stanno duellando, Bellatrix lo sta lentamente spingendo verso il velo. Sirius gli da le spalle, potrebbe non essersene accorto.

Istintivamente, prima ancora di rendermene conto mi muovo verso di lui. Vedo Bellatrix lanciare un'occhiata all'arco, come a calcolare la traiettoria e allora capisco. So cosa vuole fare. Non ho il tempo di formulare pensieri coerenti. Sirius! Devo raggiungerlo! Faccio l'unica cosa che mi sembra di avere il tempo di fare: mi lancio verso di lui spingendolo con tutte le mie forze via dalla traiettoria.

Sento lo schiantesimo di Bellatrix sbalzarmi all'indietro, un dolore lancinante, poi è il buio.

 

 

***

 

 

Qualcosa mi ha travolto spingendomi giù dal piedistallo che sostiene l'arco. Sono leggermente stordito, ho fatto un bel volo...

Bellatrix ha perso la bacchetta e sta scappando, quindi nonostante la caduta il mio expelliarmus deve essere andato a segno.

«Elizabeth! Elizabeth!» L'urlo disperato di Harry mi gela il sangue nelle vene. Cosa... no! Merlino ti prego no!

Mi guardo intorno cercando di capire dove sia e cosa sia successo.

Elizabeth è accasciata contro la colonna dell'arco, il velo ondeggia appena dietro le sue spalle, troppo vicino!

Salgo i gradini due a due cercando di raggiungerla il più in fretta possibile. Deve essere stata lei. Deve avermi spinto lei. Se non lo avesse fatto sarei morto adesso! E se fosse caduta pochi centimetri più in là adesso sarebbe lei a non essere qui.

«Elizabeth!» La afferro e la allontano rapidamente dal velo. Ha gli occhi chiusi e del sangue le cola su una tempia. Merlino...

«Beth... Beth ti prego...» Mormoro completamente sopraffatto dal panico.

«Sir... cosa...» Balbetta lei aprendo gli occhi. Con una smorfia di dolore si porta una mano alla tempia e la ritrae coperta di sangue.

Una maledizione sibila appena oltre la mia testa. Gli altri stanno ancora duellando e qui siamo troppo esposti.

«Dobbiamo spostarci. Riesci a camminare?» Chiedo cercando con lo sguardo un posto più sicuro

«Credo di sì...» Risponde incerta.

La aiuto a mettersi in piedi, ma appena proviamo a muovere un passo la vedo piegarsi in due, tenendosi lo stomaco con una smorfia di dolore.

«Tutto bene?» Chiedo cercando di sorreggerla e trascinandola giù dal piedistallo dell'arco.

«Non lo so... Ho preso un bel colpo alla schiena ed alla testa...» Il tono disperato della sua voce non mi piace affatto. Deve veramente essere qualcosa di serio, altrimenti avrebbe minimizzato tutto come sempre, per non farmi preoccupare.

Arrivati in fondo alla gradinata la aiuto a sedersi e mi guardo intorno. Harry ed i ragazzi sono al sicuro accanto a Moody che tiene sotto tiro alcuni mangiamorte disarmati ed immobilizzati. Gli altri devono essere riusciti a scappare. Tonks è a terra e Remus la sta aiutando ad alzarsi. Sembra ferita, ma non dovrebbe essere troppo grave se riesce a rimettersi in piedi. Poco lontano Silente sta duellando con Voldemort.

Posso di nuovo concentrarmi su Elizabeth che sta cercando di dirigere la bacchetta verso la sua testa per bloccare il sangue che sgorga dal profondo taglio che ha sulla tempia. Le tremano le mani, è pallida e il volto è tirato in una smorfia di dolore.

«Aspetta, faccio io.» Dico prendendole la mano e facendole abbassare la bacchetta. Non sono un guaritore, ma qualche piccolo incantesimo curativo lo conosco. Riesco a bloccare l'emorragia, ma credo che la ferita avrà comunque bisogno di altre cure.

Un rumore di passi e delle grida concitate interrompono il duello tra Voldemort e Silente. Il Ministro Caramel e buona parte dei dipendenti del ministero ha fatto irruzione nella stanza, richiamati dai rumori della battaglia.

«Ma cosa succede? Silente... quello... quello era...» Balbetta Caramel, mentre Voldemort svanisce smaterializzandosi chissà dove.

«Sirius! Sirius, tu te ne devi andare! Subito!» Elizabeth mi distrae richiamando la mia attenzione. «Sarà pieno di auror qui tra poco!»

Ha ragione, ma non posso lasciarla in queste condizioni. Io...

«Expelliarmus!» L'incantesimo fa volare via la mia bacchetta. È questione di secondi prima che mi siano addosso in tre.

«Ministro! È Black! Lo abbiamo preso.» Grida uno degli auror.

«No!» Grida Elizabeth sollevando la bacchetta e cercando di tirarsi in piedi.

«Beth no!» Grido prima che possa fare qualche sciocchezza e mettersi nei guai. «Harry! Ha bisogno di te.» Almeno uno dei due deve restare con lui. Non possiamo farci portare ad Azkaban entrambi.

«Chiamate i dissennatori!» Qualcuno urla concitato.

Lei mi rivolge uno sguardo disperato mentre gli occhi le si riempono di lacrime. Nel trambusto che si crea mentre mi portano via di peso, a malapena riesco a vedere Harry che continua ad urlare il mio nome.

«Harry andrà tutto bene.» Urlo a mia volta anche se so che non andrà bene affatto. «Tua zia ha bisogno di te! È ferita.» Posso solo sperare che si sostengano l'un l'altro adesso. Non avrei mai voluto abbandonarli così.

 

 

***

 

 

«Zia Liz... quanto credi che ci vorrà?» Chiede lui osservandosi le scarpe.

«Non ne ho idea Harry.» Rispondo con un sospiro sconsolato.

«Mi dispiace... io credevo che...» Harry non riesce a trattenere le lacrime e scoppia a piangere.

«Lo so Harry. Non è colpa tua.» Dico abbracciandolo. Non posso permettere che lui si senta un simile peso sulla coscienza. «Se anche tu fossi stato al sicuro a scuola Sirius sarebbe venuto qui comunque. È sempre stato portato all'azione e questa sera sapevamo che ci sarebbero stati degli scontri qui al Ministero. Quindi non è colpa tua! Hai capito? Non è colpa tua!» Ripeto osservandolo seriamente.

Lui annuisce ma non sembra affatto convinto.

«E comunque... credo che tu possa fare a meno del quidditch il prossimo anno. Giusto per essere certi che non ti venga mai più in mente di scappare da scuola.» Continuo seria.

«Credo che sia giusto.» Risponde lui sincero. Nemmeno la prospettiva di perdere il quidditch riesce ad abbatterlo più di quanto già non sia.

Vorrei avere un manuale su come far capire i suoi errori ad un quindicenne, soprattutto se d'ora in avanti dovessi farlo da sola... Merlino no! Non posso pensarci.

La testa mi pulsa ed ho delle terribili fitte all'addome e alla schiena. Quando sono stata sbalzata indietro ho sbattuto violentemente contro la struttura dell'arco. Il bambino... potrei averlo perso... ma non riesco a pensarci ora. Un problema alla volta o finirò per essere sopraffatta da tutto questo. Potrei stare per perdere Sirius. Volevano chiamare subito un dissennatore per fargli dare il bacio, ma Silente è riuscito a fermarli e a convincere Caramel che Sirius ha diritto ad un processo. Ora che hanno visto con i loro occhi che Voldemort è tornato, Silente ha recuperato tutta la sua influenza e questo è tutto quello su cui possiamo contare. Non abbiamo nessuna prova dell'innocenza di Sirius, c'è solo la sua parola e quella di Silente.

Così adesso io ed Harry siamo seduti su due sedie fuori dall'aula del Wizengamot in attesa di sapere il verdetto da cui dipendono tutte le nostre vite. Remus sta camminando in su e in giù per il corridoio con il volto teso.

La porta si apre un po' e dallo spiraglio riesco ad intravedere Sirius, seduto di schiena su una sedia al centro dell'aula con delle pesanti catene ai polsi. Mi ritrovo gli occhi pieni di lacrime, ma cerco di ricacciarle indietro per Harry.

Silente si sporge appena dalla porta semi aperta. «Remus, vuoi testimoniare di aver visto Peter Minus vivo?» Chiede con aria seria.

«Certamente!» Esclama Remus e si affretta ad entrare nell'aula. La porta si chiude di nuovo e noi restiamo fuori, ancora in attesa.

«Ma perché non possiamo assistere anche noi?» Sbuffa Harry spazientito.

«Comunque vada a finire il Ministero ha fatto un gran casino con Sirius. Credo che non vogliano troppi testimoni.» Vorrei avere una risposta migliore.

«Ma adesso Remus dirà che Minus è vivo! Dovranno ascoltarlo!» Sbuffa Harry.

Faccio del mio meglio per cercare una risposta che suoni almeno un po' incoraggiante. «Testimonierà anche Moody. Dirà che Sirius sta lavorando per l'Ordine della Fenice e che quindi non è un mangiamorte. Dobbiamo sperare che queste cose e la parola di Silente bastino.»

Mentre continuiamo ad aspettare in silenzio io mi sento sempre peggio. La ferita alla testa pulsa in modo orribile, ma quello che mi preoccupa di più sono le fitte alla schiena e all'addome che mi rendono difficile persino respirare... il bambino...

Improvvisamente la porta si apre e i membri del Wizengamot iniziano ad uscire parlottando tra di loro con aria seria.

Io ed Harry scattiamo in piedi, cercando di sbirciare dentro e di capire cosa sia successo.

Quando la piccola folla di maghi e streghe del Wizengamot si dirada vediamo Sirius uscire dall'aula scortato da Remus, Moody e Silente.

«Scagionato da tutte le accuse! E con le scuse del Ministero!» Esclama con il sorriso più radioso che abbia mai visto.

«Sì!» Esclama Harry correndo ad abbracciarlo.

Io non riesco a dire nulla. Posso solo scoppiare a piangere, lasciando finalmente andare tutte le lacrime che a stento avevo trattenuto fino ad ora.

«Beth... è finita. È tutto a posto. Non piangere.» Mormora Sirius avvicinandosi a me ed abbracciandomi.

Mi rifugio nel suo abbraccio e mi stringo a lui più che posso. Voglio imprimermi nella mente questo momento, il suo odore, il suono della sua voce, la sensazione dei suoi capelli tra le mie dita. Avrei potuto perderlo oggi. Poteva morire. Poteva essere arrestato di nuovo. Invece siamo ancora qui entrambi, insieme.

 

 

***

 

 

Elizabeth continua a piangere contro la mia spalla.

«Va tutto bene Beth.» Dico accarezzandole la schiena scossa dai singhiozzi. È finita, è finalmente finita! Sono di nuovo un uomo libero. Non posso crederci ancora.

Dopo la pessima figura che Caramel ha fatto avendo negato fino ad ora il ritorno di Voldemort, questa volta non ha potuto opporsi a Silente. Probabilmente sarebbe bastata la sua testimonianza a scagionarmi, ma Silente ha insistito perché testimoniassero anche Remus e Moody. Immagino che non volesse umiliare eccessivamente Caramel, facendomi scagionare con solo la sua parola in mio favore.

«Che ne dite se ce ne andassimo tutti a casa adesso?» Chiedo guardando Elizabeth ed Harry speranzoso. Ora che sono di nuovo libero, spero che le cose tra me ed Elizabeth tornino a posto.

«No...» Mormora lei troncando le mie speranze sul nascere. «Devo andare al San Mungo... non sto bene...»

Sono un idiota! «Ma certo! Andiamo. Ti accompagno subito. Professor Silente può pensare lei ad Harry?»

L'adrenalina che deve aver sorretto Elizabeth fino ad ora sta probabilmente scemando e le sue ginocchia cedono. Resta aggrappata a me con un gemito di dolore mentre la sostengo a mia volta.

«Io vengo con voi!» Esclama Harry preoccupato, affrettandosi a sorreggere Elizabeth a sua volta.

Seduti in una sala d'attesa del San Mungo io ed Harry aspettiamo

in silenzio. Lui continua a fissare il pavimento con aria tetra.

«Vedrai che starà benissimo!» Esclamo, probabilmente per convincere entrambi.

«Mi dispiace zio Sirius. Io non volevo causare tutto questo...» Dice Harry con le lacrime agli occhi.

«Lo so Harry. Lo so.» Rispondo passandogli un braccio attorno alle spalle. «E comunque, credo che questa volta dovremo metterti seriamente in punizione. È stata una pessima idea scappare da scuola, anche se so che lo hai fatto a fin di bene.»

«Elizabeth ha detto che mi vieterà il quidditch per tutto il prossimo anno scolastico.» Riprende lui senza sollevare lo sguardo.

«Temo di dover essere d'accordo con lei Harry. Tu credi che sia stata troppo severa?»

Lui scuote la testa. «Me lo merito sicuramente. Ho messo in pericolo i miei amici, tu sei stato quasi arrestato, Elizabeth poteva morire e se adesso non starà bene...»

«Starà bene!» Affermo deciso. «Lei è in gamba e qui sono bravi. Vedrai che presto ci diranno qualcosa.»

Remus ci raggiunge, dopo essere andato ad informarsi di Tonks. «Notizie di Elizabeth?» Chiede preoccupato.

«Non ancora.» Rispondo sconsolato. «E Tonks come sta?»

«Bene, ma la trattengono per un paio di giorni per sicurezza.» Risponde lui, crollando esausto su una sedia.

Poco dopo la porta della sala d'attesa si apre ed Elizabeth ci viene incontro sorretta da un guaritore. Subito mi alzo e mi affretto ad offrirle il mio braccio, perché lei possa appoggiarsi a me.

«Una bella botta in testa e due costole rotte, ma guarirà. Visto che è irremovibile nel voler tornare a casa la dimettiamo. Ma deve stare a riposo assoluto per almeno una settimana, poi dovrà tornare a farsi visitare.» Dice lui guardandomi serio. «Se prova anche solo ad alzarsi, legatela ad un letto!»

«Può contarci!» Rispondo serio.

«Grazie Giulius.» Risponde lei salutando il suo collega.

«Di nulla. Prendi le pozioni di cui abbiamo parlato. E per quanto riguarda... l'altra cosa... riposati! Lo sai anche tu che è fondamentale adesso.» Risponde lui ammonendola serio.

Elizabeth annuisce, poi appoggiandosi a me si lascia condurre a casa.

Silente ha proposto che Harry tornasse a scuola per gli ultimi giorni di questo semestre ed è sembrata a tutti la cosa migliore. Ron ed Hermione sono nell'infermeria della scuola ed Harry avrà modo di fargli un po' compagnia. Inoltre Silente vuole avere l'occasione di parlare ad Harry e spiegargli perché fino ad ora lo ha evitato e non gli aveva detto nulla della profezia. D'ora in avanti Silente ha intenzione di coinvolgerlo attivamente nella ricerca e nella distruzione degli Horcrux, quindi dovranno lavorare fianco a fianco.

Elizabeth è stesa sul divano in salotto, lo sguardo perso nel vuoto.

«Come ti senti?» Chiedo preoccupato.

«Un po' meglio...» Mormora senza voltarsi a guardarmi.

«Sicura di non volere andare a letto? Staresti più comoda...» Provo a intavolare un qualsiasi argomento di conversazione. Voglio solo che mi parli, che mi guardi.

«Sto bene anche qui.» Risponde lei scrollandole spalle.

«Speravo che adesso che sono stato scagionato le cose tra di noi potessero tornare a posto...» Mormoro in tono amaro. «Elizabeth, ti prego! Dimmi cosa sta succedendo!» La supplico esausto.

Lei finalmente si volta a guardarmi. Prende un lungo sospiro e poi si mette a sedere, facendomi segno di sedermi accanto a lei.

«Devi restare a riposo.» La ammonisco.

«Lo so, ma anche stare seduta va bene.» Risponde.

Mi siedo accanto a lei osservandola serio e lei mi rivolge una rapida occhiata e poi torna ad osservare le assi del pavimento.

«Allora... io...» Il suo tono è così abbattuto che non riesco più a resistere.

«Vuoi dirmi che è finita?» Chiedo con la voce che si rompe. Non credo di essermi mai sentito peggio in tutta la mia vita.

«Cosa? No Sirius, certo che no.» Risponde quasi offesa.

«Ma allora... cosa? Sono giorni che mi eviti! Non mi guardi neppure, a malapena mi rivolgi la parola! Io...»

«Sono incinta.» Butta fuori tutto d'un fiato mentre i suoi occhi finalmente tornano a guardarmi e studiano la mia espressione con attenzione.

«Cosa?» Chiedo stupito.

«Sono incinta.» Ripete lei, distogliendo lo sguardo dal mio. «Aspettiamo un bambino.»

Non credevo che fosse possibile passare in così poco tempo dallo sconforto più assoluto alla più perfetta felicità. Avremo un bambino! Sto per diventare padre! Ma... lo sguardo afflitto di Elizabeth... forse lei non vuole... noi non abbiamo mai parlato di avere figli, almeno non seriamente.

«Non è il momento adatto. Siamo in guerra ed Harry avrà bisogno di noi...» Riprende lei in tono abbattuto.

Certo, questo è vero ma... al diavolo! Noi avremo un figlio e sarà meraviglioso!

«E poi tu non vuoi avere figli...» Continua lei con lo sguardo ancora fisso sul pavimento.

«Io non voglio? Io non ho mai detto una cosa simile!» La interrompo scandalizzato.

«Sì che lo hai detto!» Sbotta lei guardandomi accigliata. «Quando Remus ti ha detto che voleva dei nipotini, tu gli hai risposto che stava dicendo idiozie!»

«Elizabeth quando scherzo con Remus diciamo qualsiasi assurdità! Ma questo non significa nulla!» Rispondo allibito. Non può veramente aver pensato che io... «Tu credi che io non lo voglia?» Chiedo sconvolto.

«Perché non è così?» Chiede lei guardandomi seria.

«Certo che no! Hai ragione, siamo in guerra ed Harry ha bisogno di noi. Non dico che sarà facile, ma noi possiamo farcela. Noi possiamo fare tutto, insieme. » Esclamo sciogliendomi finalmente in un sorriso. «Beth è una notizia meravigliosa! Diventerò padre! Noi avremo un figlio!» Esclamo euforico.

«O una figlia...» Mormora lei.

«Certo. Ed in entrambi i casi sarà il bambino o la bambina più amato e desiderato sulla faccia della terra» Esclamo baciandola.

«Sei sicuro... sicuro che per te vada bene?» Chiede ancora dubbiosa.

«Assolutamente tesoro! Se va bene anche per te...»

«Certo!» Esclama lei con le lacrime agli occhi. «Io ero solo preoccupata perché credevo che tu...»

«Io non sono mai stato più felice in vita mia! Ma... sei sicura che stia bene anche lui? Con il colpo che hai preso...» Chiedo improvvisamente preoccupato.

«Sta benissimo. Sono voluta andare in ospedale proprio perché controllassero. Devo solo stare un po' a riposo.» Risponde lei con tono rassicurante.

«Non vedo l'ora di dirlo ad Harry... e a Remus!» Esclamo sorridendole.

«Remus lo sa già... mi dispiace di averti tolto l'occasione di dirglielo, ma avevo bisogno di parlarne con qualcuno...» dice guardandomi dispiaciuta.

«Non c'è problema.» Le rispondo continuando a sorridere. Credo che non smetterò mai più di sorridere. «Vorrà dire che sarò io a chiedergli di essere il padrino.»

«Oh... io avevo pensato a Severus...» Dice inarcando un sopracciglio sarcastica.

«Non finché io sarò vivo!» Abbaio guardandola in tralice e lei scoppia a ridere.

«Va bene! Va bene! Stavo solo scherzando.»

«Sono un uomo libero e sto per diventare padre... non potrei desiderare nient'altro!» Esclamo poggiando una mano sulla sua pancia. Un figlio... avremo un figlio... «Anzi, ad essere precisi, manca solo una cosa per potermi dire perfettamente felice.»

«Cosa?» Chiede lei guardandomi dubbiosa.

«Non abbiamo ancora stabilito una data per il matrimonio e visto che ora sono libero...»

«Hai impegni per la settimana prossima?» Chiede lei con un ampio sorriso.

 

 

 

Nota dell'autrice:

 

Non ci posso credere... è finita! Dopo non so quanto tempo, sono riuscita a finirla!

Vi avviso subito che comunque penso di pubblicare anche un capitolo bonus, una sorta di epilogo, perché io non ce la faccio a separarmi così da questi due.

Cosa ne pensate? Vi aspettavate il lieto fine o no?

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto la storia, soprattutto coloro che hanno iniziato a seguirla anni fa e che nonostante tutto questo tempo si sono ricordati.

Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno recensito. Ho ricevuto veramente tantissimi complimenti e tutti i vostri commenti sono stati di grande incoraggiamento per me.

Ho già un paio di idee per il futuro e spero che continuerete a seguirmi, quindi... a presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Epilogo ***


Nota dell'autrice:

 

Carissimi lettori,

la storia vera e propria si è conclusa con il capitolo 19, ma era più forte di me, ancora non riuscivo a lasciar andare i miei personaggi.

Quindi qui c'è una piccola raccolta di momenti, successivi all'epilogo che avete già letto, giusto per vedere come se la caveranno i nostri d'ora in avanti.

Grazie per avermi seguita fin qui!

 

 

 

Ritorno al passato

 

Epilogo

 

 

La cosa più difficile nell'organizzare un matrimonio in una settimana è stato il doverlo fare dal divano. Io mi sentivo bene, ma sapevo che dovevo stare ad assoluto riposo per il bene del bambino.

Oggi ho avuto una visita di controllo al San mungo e fortunatamente mi hanno detto che posso iniziare a muovermi un po', anche se senza esagerare.

«Sicura che sia una buona idea? Non ti stancherai troppo?» Chiede Sirius, guardandomi con aria protettiva. Non si è mai allontanato da me in questi giorni e devo ammettere che mi è piaciuto farmi viziare un po'. Ma adesso ho veramente bisogno di recuperare un po' di indipendenza.

«Sì Sirius, non ti preoccupare. Andiamo solo a Diagon Alley per fare un po' di sano shopping prematrimoniale. Tu potresti approfittarne per provare la moto. Sarebbe ora di vedere almeno se funziona!» Spero di distrarlo un po' ma non mi sembra ancora convinto. «E poi ho bisogno di un vestito! Non posso sposarmi in jeans e maglietta!» Esclamo ridendo.

«Saresti comunque la sposa più bella che abbia mai visto.» Risponde lui baciandomi.

«Allora piccioncini, noi siamo pronte! Vogliamo andare?» Esclama Tonks dall'ingresso di casa Black.

«Resta con Tonks e Molly, non vi separate.» Mi ricorda lui ed io annuisco. So che è solo preoccupato per noi e che non vuole essere soffocante, quindi mio malgrado accetto le sue attenzioni.

«Kreacher potrebbe accompagnare la padrona?» Chiede l'elfo guardandomi con occhi speranzosi. «Kreacher potrebbe portare i pacchetti per la padrona...» Da quando ha saputo che sono incinta Kreacher mi venera come una divinità. Continua a ripetere con occhi adoranti che io porto in grembo l'erede della nobile casata dei Black, che permetterà il perdurare della famiglia e altre idiozie simili. Io e Sirius lo lasciamo fare, ci siamo ormai abituati ai suoi modi.

Ho scoperto che ordinare un abito da sposa a due giorni dalle nozze è una specie di insulto e di oltraggio alla sartoria, almeno stando a come mi sta guardando inorridita Madama McClan.

«Guardi, non ho bisogno di un abito su misura. Sono sicura che troverò qualcosa che mi piaccia tra gli abiti che ha già pronti. Voglio qualcosa di semplice, non ho grandi pretese...» Cerco di rabbonirla con un sorriso, ottenendo l'unico risultato di guadagnarmi una sua occhiata molto severa.

Dopo aver provato due abiti che non mi convincevano molto, credo di averne trovato uno che fa esattamente al caso mio. È piuttosto semplice, con una gonna ampia e delle larghe spalline di pizzo ad incorniciare lo scollo a cuore. È ancora troppo presto perché ci sia una pancia da nascondere, ma gli abiti troppo aderenti non fanno comunque per me.

«Che ne dite?» Chiedo uscendo dal camerino con un sorriso.

Tonks lascia andare un sospiro sognante e Molly tira fuori il fazzoletto dalla tasca per asciugarsi una lacrima.

«Direi che lo abbiamo trovato, Madama McClan.» Esclamo felice.

 

 

***

 

 

Remus sarà il mio testimone e Tonks la damigella d'onore di Elizabeth. Questo li costringerà a passare del tempo insieme e spero tanto che possa aiutarli.

Elizabeth è riuscita ad inserire Remus nel programma di sperimentazione della nuova pozione, il che gli permette di averla gratis dal San Mungo e lui dice di sentirsi già diverso. Spero tanto che questo gli dia la spinta di cui ha bisogno per rimettere a posto le cose con Tonks.

Abbiamo deciso di celebrare il matrimonio in casa. È il posto più sicuro visto che sarà presente praticamente tutto l'Ordine della Fenice e lì saremo protetti dall'incanto fidelius di Silente.

La trasformazione che ha subito la vecchia casa dei Black è sorprendente. Non c'è più traccia del luogo che avevo tanto odiato.

Kreacher e Molly hanno fatto un lavoro incredibile e adesso la grande sala da pranzo che ospiterà la cerimonia è addobbata con fiori e ghirlande bianchi.

«Zio Sirius, sei pronto? Emozionato per domani?» Mi chiede Harry sorridendo. Lui e gli altri ragazzi sono appena tornati da Hogwarts. Anche se dopo il matrimonio Harry dovrà tornare per un po' dai Dursley, abbiamo già concordato che passerà l'ultimo mese delle vacanze qui con me ed Elizabeth.

«Prontissimo e giustamente emozionato.» Rispondo sorridendogli a mia volta.

«E tu sei pronto a scortare la sposa all'altare?»

«Certamente!» Risponde Harry, fiero del ruolo che gli abbiamo chiesto di avere.

«Harry... sai che anche quando nascerà il bambino, tu per noi sarai sempre come un figlio vero? Non ci sarà alcuna differenza tra te e lui... o lei.» Gli abbiamo detto del bambino appena è arrivato e lui si è mostrato molto felice, ma voglio essere assolutamente certo che non si senta mai messo da parte o in secondo piano.

«Sì, lo so. Me lo avete ripetuto circa mille volte.» Risponde lui con un sorriso. «Sai che la zia Beth ha detto che forse era esagerato togliermi il quidditch per tutto il prossimo anno?» Chiede lui guardandomi divertito.

«Dannazione! Ha già ceduto? Io contavo su di lei per mantenere questa punizione. Temo che saremo dei pessimi genitori!» Esclamo sconsolato.

«Io credo che sarete fantastici!» Esclama lui con un largo sorriso.

Abbiamo deciso che avremmo dormito separati questa ultima sera prima della cerimonia, ma prima di andare nella camera che dividerò con Remus, voglio almeno augurarle la buona notte.

«Chi è?» Le sento chiedere dopo aver bussato.

«Il tuo quasi-marito.» Rispondo da dietro la porta.

«Lo sai che non puoi vedere la sposa la sera prima delle nozze!» Urla Tonks da dentro la camera.

La porta si apre solo di qualche millimetro. «Tutto bene?» Chiede Elizabeth senza uscire.

«Sì tutto bene. Harry mi ha detto del quidditch.» Rispondo senza riuscire a trattenere un sorriso.

«Mi dispiace... ma mi sembrava troppo un anno intero...»Mormora lei dispiaciuta.

«Hai ragione, va benissimo così. Tu come stai?» Aggiungo poi. Non vorrei essere troppo oppressivo, ma nonostante al San Mungo ci abbiano abbastanza rassicurati, sono anche stati categorici nel dire che Beth non deve stancarsi o fare sforzi.

«Ho un po' di normalissima nausea, ma sto bene. Stai tranquillo.» Risponde lei in tono dolce.

«D'accordo. Allora a domani. Non fare tardi.»

«Sarò in anticipo!» E anche senza vederla posso percepire dal suo tono che stia sorridendo.

 

 

***

 

 

«Tonks andrà tutto bene!» Non credevo che il giorno delle mie nozze sarei stata io a rassicurare qualcun altro. Sono la sposa meno ansiosa che si sia mai vista.

«No invece! Inciamperò nel vestito e farò qualche disastro dei miei rovinando il vostro matrimonio!» Esclama lei sconsolata. «Non dovevi chiederlo a me. Dovevi farti fare da damigella da Hermione o da Ginny.»

«Ma io volevo te! Remus ti darà il braccio e sono certa che non ti lascerà cadere. Se poi anche dovesse succedere, non rovineresti affatto il matrimonio. Non c'è nulla che possa rovinare questa giornata.» La incoraggio con un sorriso. «E per favore Tonks... niente grigio topo oggi! Secondo me questo vestito verde salvia starebbe benissimo con un rosa pastello! Potresti farlo? Per me?» Chiedo accennando ai suoi capelli con occhi speranzosi. In fondo, non si può negare nulla alla sposa nel giorno del suo matrimonio.

Tonks sembra pensarci un po' su, poi si concentra strizzando gli occhi e i suoi capelli virano finalmente di colore.

«Perfetta! Adesso sei assolutamente perfetta! Su andiamo. Ho promesso che sarei stata puntuale.» Le dico, mentre con un cenno avviso Kreacher di aprire la porta per lasciar entrare i nostri accompagnatori.

«Sei...siete bellissime.» Esclama Remus quasi senza fiato. Non riesco a non sorridere notando che in realtà il suo sguardo non si è spostato di un millimetro da Tonks e che quindi quel complimento è tutto per lei.

«Zia Elizabeth...» Mormora Harry porgendomi il braccio con un sorriso.

Tonks e Remus ci precedono in salotto, dove i nostri pochi invitati sono seduti aspettando che la cerimonia inizi ed io ed Harry ci fermiamo appena prima della soglia, per dar loro il tempo di arrivare in fondo alla sala e prendere posto. Prima ancora di entrare, posso vedere Severus seduto accanto alla porta. Non ero certa che sarebbe venuto, ma vederlo lì mi riempe di gioia. Anche lui nota il mio sguardo e mi rivolge un ampio sorriso.

«Pronta? Andiamo?» Mi chiede Harry.

«Prontissima!» Rispondo sorridendo.

Sirius mi aspetta in fondo alla stanza, vestito con un elegante completo blu, che gli sta benissimo e mi rivolge un sorriso radioso.

«Sei bellissima.» Mormora al mio orecchio, quando Harry gli cede il mio braccio.

È Silente ad officiare il matrimonio, vestito con la sua toga da stregone capo del Wizengamot e quando infine conclude la cerimonia con la frase di rito “puoi baciare la sposa!” sento che non potrei essere più felice di così.

 

 

***

 

 

La ricerca e la distruzione dell'anello di Orvoloson Gaunt mi ha tenuto lontano da casa per tre giorni. Non vorrei lasciare Elizabeth da sola, ma mi consolo sapendola al sicuro a Grimmauld Place.

Quando io sono in missione per l'Ordine, Molly e Tonks si danno il cambio per andare a trovarla il più spesso possibile e Kreacher le fa letteralmente la guardia.

Quando rientro in casa, il silenzio che la avvolge mi lascia momentaneamente interdetto.

«Bentornato padrone!» Gracchia il nostro elfo domestico con un profondo inchino.

«Grazie Kreacher. Dov'è Elizabeth?»

«La signora Black è di sopra. Sta riposando.» Risponde lui ossequioso.

Cercando di non fare rumore, salgo rapidamente le scale e scivolo nella nostra camera da letto, dove Elizabeth riposa rannicchiata su un fianco. È al quinto mese di gravidanza e ormai la pancia si inizia a notare. Sperando di non svegliarla mi stendo alle sue spalle e la circondo con un braccio. Sto accarezzando dolcemente la sua pancia quando percepisco un piccolo movimento sotto la mia mano. Ha scalciato! Si è mosso! È la prima volto che lo sento.

«Sirius?» Chiede Elizabeth in tono assonato, svegliandosi.

«Sono qui.» Rispondo depositandole un bacio sui capelli. «L'ho sentito muoversi!» Annuncio emozionato.

«Non è un bambino, è una trottola.» Risponde lei con un sorriso. «Non mi lascia mai dormire.»

«Sei stanca?» Chiedo improvvisamente apprensivo.

«Stiamo bene. Stai tranquillo.» Risponde lei voltandosi verso di me e baciandomi. «Come è andata? Lo avete trovato?» Chiede lei improvvisamente seria, riferendosi all'Horcrux.

«Trovato e distrutto. Uno in meno.» La sento sospirare di sollievo.

«Bene. Allora puoi restare a casa per un po'?» Chiede in tono speranzoso.

«Certo! E poi abbiamo la visita di controllo oggi. Sai che non me la sarei mai persa.» Oggi sapremo il sesso del bambino. Non sto più nella pelle. Non ho preferenze, per me l'importante è che stia bene, ma sono curioso e voglio sapere.

«Stavo pensando al nome...» Riprende lei con aria meditabonda. «Non ti ho mai chiesto se per caso stavi pensando di dargli il nome di una stella come per tutti i Black...»

«Assolutamente no.» Rispondo deciso. «La famiglia Black che stiamo costruendo noi avrà tradizioni nuove e completamente diverse.» Lei mi sorride comprensiva. «A dire la verità io avrei delle idee per il nome...»

«Oh, bene. A cosa avevi pensato.» Chiede curiosa.

«Se fosse femmina avevo pensato a Margaret, come tua nonna.» Il sorriso di Elizabeth si allarga, so quanto era legata a sua nonna e che le farebbe molto piacere chiamare nostra figlia come lei.

«E se fosse maschio?» Mi incalza.

«James Remus.» Rispondo serio. «Come i nostri migliori amici.»

«Mi sembra veramente un ottima idea.» Afferma sorridendomi. «Basta che non ti fai venire in mente di abbreviarlo in J.R. perché lo detesto» Aggiunge poi più seria.

«No, eventualmente pensavo a Jamie come diminutivo.» La rassicuro.

«Beh, allora direi che abbiamo deciso.» Risponde lei convinta.

«Dici davvero?» Chiedo stupito. «Pensavo che sarebbe stato più difficile.»

«Non abbiamo già avuto abbastanza difficoltà noi due? Direi che adesso ci meritiamo una buona dose di cose che filino lisce come l'olio!» Risponde Elizabeth prima di darmi un bacio.

 

 

***

 

 

Manca una settimana a Natale, ed in teoria James Remus dovrebbe nascere tra circa dieci giorni. Io non vedo l'ora. Mi sento una mongolfiera! Anche solo fare le scale da un piano all'altro della casa sta diventando veramente faticoso.

Sirius manca da casa da due settimane. Non eravamo mai stati così a lungo separati da quando ci siamo ritrovati e devo ammettere che non vedo l'ora che torni. Ha deciso di andare via adesso, per avere poi tutto il tempo di tornare per Natale e per la nascita di Jamie.

Molly è passata a trovarmi nel pomeriggio e mi ha fatto un po' compagnia. Questa sera Tonks verrà a dormire qui, appena finisce il suo turno per il Ministero. Mi sento veramente circondata da tanto affetto in questo periodo.

Visto che le azioni dei mangiamorte si fanno sempre più eclatanti, abbiamo deciso che sia più sicuro far nascere Jamie in casa. Sirius è un po' preoccupato, ma alla fine io sono una guaritrice e Molly si è offerta di aiutarmi. Del resto lei lo ha fatto sette volte!

«Ehilà! Come stai futura mammina?» Chiede Tonks entrando a passo di carica in salotto e sfoggiando una vistosa capigliatura verde acido. Da quando prende la nuova pozione Remus si è convinto a concedersi un'occasione di felicità e ormai loro due fanno coppia fissa. I coloratissimi capelli di Tonks ne sono la dimostrazione.

«Abbastanza bene, ma credo che dovremmo chiamare Molly...» Rispondo osservandomi la pancia.

«Per le mutande di Merlino! Ci siamo?» Chiede lei con un'espressione vagamente terrorizzata.

«Credo di sì... mi si sono rotte le acque...» Mormoro con una piccola nota di panico nella voce. Adesso che ci siamo devo ammettere che ho un po' paura.

«Ma non è troppo presto? Non doveva essere dopo Natale?» Mi incalza lei.

«Dora, sono calcoli approssimativi, qualche giorno in più o in meno ci può stare...» Inizio a sentire dei dolori veramente poco rassicuranti. «Ok, sì decisamente ci siamo. Avvisa Molly per favore. Kreacher!» Urlo cercando il nostro elfo domestico.

«Ai suoi ordini signora Black!» Esclama lui precipitandosi al mio fianco.

«Trova il tuo padrone! Dovunque sia! E riportalo qui il prima possibile. Il bambino sta per nascere.» Non posso farlo senza Sirius! Ho bisogno di lui!

 

 

***

 

 

Io e Remus stiamo indagando sul medaglione di Salazar Serpeverde. Silente ritiene che possa essere uno degli Horcrux di Voldemort. Questo oggetto ha cambiato così tanti proprietari nei secoli che non è facile ricostruire la sua storia e capire dove poterlo cercare.

Ci siamo sistemati in un piccolo cottage disabitato a nord di Little Hangleton, il villaggio natale della famiglia Riddle, dove stiamo cercando di trovare qualche informazione.

«Speravo che avessimo già finito ormai!» Sbuffo spazientito. «Non sono per niente contento di lasciare Elizabeth così a lungo proprio adesso.»

«Posso capirti Sirius, ma ci sono Molly e Ninfadora con lei. Vedrai che starà bene.» Risponde Remus sorridendomi comprensivo.

«Sì, lo so... ma...» Un sonoro crack mi interrompe.

«Padrone! La padrona mi ha ordinato di trovarvi e di riportarvi subito a casa!» Grida Kreacher guardandomi con i suoi giganteschi occhi spalancati.

«È successo qualcosa? Lei sta bene?» Devo essere impallidito.

«Il bambino sta per nascere padrone!» Gracchia l'elfo.

«Oh...» Sono rimasto allibito per un momento. Ma è troppo presto... mancano ancora una decina di giorni...

«Andiamo Sirius! Muoviamoci!» Mi riscuote Remus affrettandosi a radunare le nostre cose.

«Sì... sì certo.» Balbetto scosso.

In men che non si dica, siamo pronti a partire e Kreacher ci smaterializza entrambi direttamente nel salotto di Grimmauld Place. È incredibile quello che un elfo possa fare quando risponde ad un ordine diretto del suo padrone.

«Oh per fortuna siete qui! Il travaglio è iniziato tre ore fa.» Esclama Tonks correndoci incontro e abbracciando Remus.

«Ma che succede? Dov'è Elizabeth? Non è troppo presto?»chiedo allarmato.

«È di sopra con Molly. Ha detto che qualche giorno in più o in meno rispetto al previsto è normale e non c'è da preoccuparsi.»Risponde Tonks con un'alzata di spalle. «Vado ad avvisarla che sei arrivato o vuoi salire tu?»

«Io... Non sono sicuro di voler assistere...» Sinceramente non credo che potrei essere di nessun aiuto.

Tonks è sparita al piano di sopra ormai da un paio d'ore e io e Remus siamo fermi in salotto ad aspettare.

«Quanto credi che potrebbe volerci?» Chiedo teso a Remus.

«Non saprei Felpato. Non ho molta esperienza in queste cose. Quando nacque Harry ci sono volute più o meno 8 ore.» Risponde lui.

«Merlino 8 ore? Non me lo ricordavo...» Mormoro passeggiando su e giù per la stanza.

«Non ti ricordi che James stava dando di matto?» Chiede lui con un sorriso.

«Sì, ma mi sembrava comunque che fosse stata una cosa più rapida...» Forse devo averlo rimosso...

«Tutto bene di sopra.» Afferma Tonks entrando in salotto. «Molly ed Elizabeth credono che non manchi molto.»

«Meno male! Sto impazzendo qui!» Rispondo teso.

«Credimi, tua moglie se la sta passando decisamente peggio di te!» Afferma Tonks inarcando un sopracciglio. «Credo che le farebbe piacere averti lì. Inizia ad essere un po' provata...»

«Non credo che potrei esserle di qualche aiuto...» Rispondo incerto.

«Vuole solo che tu ci sia, non devi fare nulla.» Mormora Tonks con aria incoraggiante. Anche Remus mi sta guardando annuendo.

«Non fare così Lunastorta! Ne riparleremo quando ci sarai tu al mio posto!»

Un urlo di dolore di Elizabeth proveniente dal piano di sopra mi mette in allarme e tronca la nostra conversazione. Salgo le scale a due a due e rapidamente raggiungo la nostra camera.

«Beth! Come stai?» Chiedo aprendo la porta.

«Oh sei qui!» Esclama lei con aria sollevata. È in piedi e si appoggia ad una delle colonne del baldacchino del letto per sorreggersi.

«Per fortuna ti sei deciso a salire. Non manca molto!» Molly mi sorride e mi fa cenno di entrare.

«Cosa posso fare?» Chiedo dubbioso. Non so come posso rendermi utile, ma so voglio essere qui per Elizabeth e per Jamie.

«Aiutami a stendermi a letto.» Dice Elizabeth porgendomi una mano perché io la sostenga nel breve tragitto.

Rapidamente la aiuto a coricarsi.

«Siediti qui dietro di me e porta pazienza mentre ti stritolo una mano.» Riprende lei con una smorfia di dolore.

Faccio come mi ha ordinato e lei si appoggia con la schiena al mio petto.

«Ma sta andando tutto bene? Se c'è bisogno di andare al San Mungo...»

«Va tutto benissimo Sirius. Adesso sta zitto e aspetta dannazione!» Mi rimprovera Elizabeth in tono aspro.

«Coraggio tesoro, ci siamo. È ora di spingere.» La incoraggia Molly.

È stata la mezz'ora più lunga della mia vita, ma adesso stringo tra le braccia mio figlio! Elizabeth sta bene e si sta godendo un po' di meritato riposo, così mi dirigo in salotto, tenendo Jamie saldamente tra le mie braccia.

«È nato! E sia lui che Elizabeth stanno benissimo!» Esclamo con un sorriso radioso.

«Oh Sirius! Congratulazioni! È... è meraviglioso!» Esclama Remus commosso.

«Allora come lo avete chiamato? Finalmente adesso ce lo direte!» Esclama Tonks alludendo al fatto che abbiamo deciso che il nome del bambino fosse una sorpresa.

«Remus, ti presento il tuo figlioccio: James Remus Black.» Dico mettendoglielo in braccio.

Lui mi rivolge uno sguardo sorpreso, poi con gli occhi lucidi si rivolge al bambino. «È un vero piacere conoscerti James Remus. Io sono lo zio Remus e lei la zia Ninfadora.»

«Tonks! Sono la zia Tonks!» Ribatte lei accigliata.

 

 

***

 

 

James Remus è un bambino adorabile. Ha un anno e mezzo ed io e suo padre lo amiamo alla follia. È alle prese con le sue prime parole e frasi sconnesse e riesce sempre a farci sorridere con i suoi tentavi di fare dei veri e propri discorsi che però risultano totalmente incomprensibili. Sirius gli ha comprato una scopa giocattolo, nonostante le mie proteste sul fatto che fosse ancora troppo presto per il quidditch.

Mi si spezza il cuore se penso che dopo questa notte potrebbe crescere senza genitori.

Credo che dei pensieri molto simili passino anche per la testa di Tonks a proposito di suo figlio Teddy che ha solo pochi mesi. Abbiamo lasciato i bambini da sua madre e ci siamo precitati ad Hogwarts appena abbiamo saputo che la battaglia stava per iniziare.

Siamo qui soprattutto per loro, siamo qui a combattere per poter dare ai nostri figli un futuro migliore.

La cupola di incantesimi che abbiamo lanciato tutti insieme sopra Hogwarts non durerà ancora a lungo, presto cederà ed inizierà lo scontro vero e proprio. Sarà l'ultima battaglia. Comunque vada, questa guerra finisce oggi.

«Qualche notizia da Sirius?» Chiede Remus che ci ha raggiunto trafelato.

«Tutto quello che so è che è con Harry, Ron ed Hermione a cercare gli ultimi Horcrux. Dobbiamo cercare di resistere per dargli più tempo possibile.» Rispondo e lui annuisce serio.

«Ragazzi, state attenti e... buona fortuna...» Auguro con la voce tremante. Ne avremo bisogno. «Comunque vada... se qualcuno ce la dovesse fare...»

«I bambini. Se qualcuno ce la dovesse fare, si occuperà dei bambini.» Finisce Remus al posto mio, perché io non riesco a parlare. Annuisco cercando di trattenere le lacrime. Non è il momento per piangere adesso. Adesso dobbiamo combattere.

 

 

***

 

 

È finita. Finalmente è finita! Harry ce l'ha fatta! Voldemort è morto! Corro ad abbracciarlo e lui mi stringe forte scoppiando a piangere. È un pianto di gioia, di liberazione.

«Zio Sirius... è finita!» Esclama tra i singhiozzi.

«Lo so Harry, lo so. Sono incredibilmente fiero di te!» Affermo guardandolo dritto negli occhi.

Intorno a noi c'è chi festeggia e chi piange. È stata una battaglia dura, ci sono sicuramente dei caduti.

«Harry devo cercare tua zia.» Devo assicurarmi che stia bene!

«Andiamo, la cerchiamo insieme.»

Stiamo girando per il cortile di Hogwarts chiamandola e chiedendo se qualcuno l'ha vista. I superstiti si stanno organizzando per trasportare i feriti e... per spostare le salme.

«Minerva!» Esclamo appena vedo la professoressa McGrannith, che è impegnata a dirigere le operazioni. «Hai visto Elizabeth? Sai se sta bene.»

«Mi dispiace Sirius non l'ho vista. Hai provato nella sala grande? Molte persone sono lì.»

Mentre ci dirigiamo all'interno sento la voce di Remus chiamarmi.

«Sirius!» Grida raggiungendomi, per poi abbracciarmi. Siamo tutti a metà tra l'euforia per la vittoria e la disperazione per le vite che sono state spezzate. «Hai visto Ninfadora?» Chiede preoccupato.

Scuoto la testa. «Io sto cercando Elizabeth. La McGrannith mi ha consigliato di provare in sala grande.»

Harry che si era allontanato di qualche passo per parlare con qualcuno mi si avvicina con un'espressione tesa. «Mi hanno detto che in sala grande stanno portando i feriti più gravi e... i caduti.»

Non posso rispondere nulla, ma sempre più preoccupato inizio a correre verso la sala grande seguito da Remus ed Harry.

Al nostro ingresso un urlo ci fa gelare il sangue nelle vene. È Molly che piange disperatamente sul cadavere di Fred. Non posso pensare ad una cosa peggiore. Nessun genitore dovrebbe mai perdere un figlio... Mi avvicino ad Arthur e senza dire nulla gli poggio una mano sulla spalla. Il suo dolore adesso è troppo grande per le parole.

«Ninfadora!» Esclama Remus che ha appena visto sua moglie.

«Non chiamarmi Ninfadora!» Esclama lei fintamente adirata. È palese che in realtà è solo felice di rivedere suo marito vivo. Sembra ferita, ma qualcuno si è già occupato di lei visto che ha delle bende intorno alla spalla ed al braccio destro.

«Tonks, per caso hai visto Elizabeth?» Chiedo sempre più preoccupato.

Per tutta risposta lei alza il braccio sano ed indica il fondo della sala. Mi avvio a passo incerto. Sto camminando tra file di persone che si abbracciano e piangono, molti qui hanno perso qualcuno.

Ci sono delle barelle a terra con i corpi dei caduti. Mi rifiuto di guardare i loro volti, Elizabeth non è tra di loro. Lei non può essere tra di loro.

«Madama Pomfrey, questo ragazzo va spostato in infermeria.» È la voce di Elizabeth.

«Temo che sia già piena, forse potremmo spostarlo in...» Qualsiasi cosa la vecchia infermiera stia dicendo io non la sento perché mi sono lanciato ad abbracciare Elizabeth e adesso lei sta piangendo sulla mia spalla. Ha i capelli arruffati e qualche graffio, ma sembra stare bene.

«Grazie a Merlino! Volevo venirti a cercare, ma qui serviva una mano con i feriti...» Mormora cercando di frenare i singhiozzi. Poi squadra con una rapida occhiata me ed Harry. «Voi due state bene?»

«Sì ed anche Remus e Tonks.» la rassicuro prontamente. «Ma... abbiamo perso Fred Weasley.»

«Oh no. Molly, Arthur... deve essere... non posso nemmeno pensarci...» Ma poi qualcosa attira la sua attenzione. «Severus! No!»

Seguendo la direzione del suo sguardo, vedo che stanno portando Piton su una barella e lo stanno depositando accanto agli altri caduti.

«Era dalla nostra parte, eseguiva gli ordini di Silente in tutto. Si è riscattato prima della fine.» Dico sperando che possa esserle di conforto.

Lei annuisce senza dire nulla. «Devo aiutare con i feriti.» Mormora piano.

 

 

***

 

 

Sirius e Remus stanno giocando con i bambini in giardino. Sono due padri meravigliosi ed è bello vederli finalmente così felici. Credo che tutti noi ci siamo duramente guadagnati la nostra piccola porzione di felicità.

«Zia Liz, dove le metto queste?» Chiede Harry venendomi incontro con delle burrobirre.

«Poggiale sul tavolo, le facciamo sistemare a Kreacher più tardi.» Rispondo scompigliando i capelli di Harry quando mi passa accanto.

«Come ha preso il trasferimento?» Chiede Tonks curiosa.

«Oh non era affatto entusiasta di lasciare Grimmauld Place, ma non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia.» Rispondo scrollando le spalle. Ci siamo appena trasferiti nella nostra nuova casa in campagna ed abbiamo invitato i nostri amici più cari per festeggiare. Nonostante tutto, siamo stati felici a Grimmauld Place, ma ora che la guerra è finita vogliamo che James Remus possa crescere in un posto diverso.

«Elizabeth questa casa è bellissima. Il giardino è splendido!» Esclama Molly continuando a guardarsi intorno.

«Grazie Molly.» Le rispondo sorridendole. È passato un anno esatto dalla battaglia di Hogwarts e quindi dalla morte di Fred. Non so se i Weasley si riprenderanno mai del tutto.

«Allora è pronto il pranzo? Qui iniziamo ad essere affamati!» Esclama Sirius raggiungendoci in salotto con Jamie in braccio.

«Credo di sì. Kreacher aspettava solo che ci fossimo tutti per iniziare a portare in tavola.»

«Bene, allora venite tutti qui per favore.» Dice Sirius richiamando l'attenzione dei presenti. Oltre a Remus, Tonks ed Harry, che ovviamente consideriamo membri della nostra famiglia a tutti gli effetti, ci sono anche i Weasley, Hermione, Hagrid e la professoressa McGrannith.

«È bello vedervi qui oggi!» Esclama Sirius mentre gli altri prendono posto a tavola.

«Ci tenevamo ad inaugurare la casa nuova con voi, qui sarete sempre tutti i benvenuti.» Aggiungo io sorridendo ai nostri amici.

«E poi avremmo un piccolo annuncio da fare.» Aggiunge Sirius, prendendomi la mano. «James Remus avrà presto una sorellina.»

Dopo un primo momento di stupore generale, veniamo sommersi di abbracci e congratulazioni. Osservo mio marito che quasi crolla

a terra dopo aver ricevuto una energica pacca sulle spalle da Hagrid.

«Ho un annuncio anche io.» Esclama la professoressa McGrannith. «Ho deciso di andare in pensione.»

«Cosa? Oh Minerva...ma Hogwarts ha ancora bisogno di te!» Esclama Molly, mentre noi annuiamo.

«Oh ma non subito, Molly. Resterò ancora per qualche tempo. Il mio ultimo giorno sarà quello in cui due Black ed un Lupin si ritroveranno contemporaneamente a studiare ad Hogwarts!»

 

 

Nota dell'autrice:

 

Eccoci giunti veramente al termine. Grazie per avermi seguita fin qui.

Se questa storia vi è piaciuta, spero che vorrete venire a dare un'occhiata alla prossima cosa che pubblicherò. Ci sto già lavorando, ma per ora non so dire quando vedrà la luce il primo capitolo. L'unica cosa certa è che ci sarà Sirius Black! ;)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3355918