Noragami Oblivion

di Yuichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Noragami Oblivion

 

Capitolo 1

 

Oramai era tutto finito.

Yato era finalmente tornato e le le loro vite avevano ripreso a scorrere tranquille, come era sempre stato, eppure non riusciva a darsi pace.

Nonostante tutti i buoni propositi, nonostante si fosse sempre creduta una persona speciale, lo aveva dimenticato. Lei che per prima si era battuta pur di non far scindere il loro legame, che aveva accettato di rischiare la vita ogni volta che la sua anima si separava dal suo corpo, pur di poter assaporare quel buon profumo che la guidava a lui..

Avrebbe potuto provare con tutte le scuse le fossero venute in mente, che lasciarla per più di un mese era troppo, che si era sforzata con tutta se stessa, ma che non era riuscita a resistere, che era accaduto tutto a causa di Yato e nulla più, ma ora che era tornato, ora che tutto si era ristabilito, in qualche modo continuava a sentirsi in colpa.

Continuavano a vedersi tutti i giorni, puntuali come orologi lei si recava da Kofuku e saliva in quella piccola soffitta dove dava ripetizioni a Yukine e con la coda dell'occhio continuava a guardarlo di soppiatto. Lo osservava sempre, quando di appisolava, quando giocherellava con qualsiasi stupidaggine avesse a portata di mano, quando spolverava il piccolo tempietto che lei aveva costruito per lui. Continuava a chiedersi come fosse possibile dimenticarlo, come ci fosse riuscita, ma soprattutto come fare perchè non accadesse mai più.

- Tutto bene Hiyori?-

Si era distratta ed era rimasta a fissarlo, senza nascondersi o far finta di niente, lui si era girato e quelle iridi azzurre come il cielo limpido d'estate l'avevano catturata. Forse era un dio sciatto e nullatenente, con quella tuta orribile e quel fazzoletto logoro, ma quegli occhi erano stupendi e lei più di una volta, vi era rimasta completamente catturata.

- Si tutto bene, pensavo solo che fosse davvero una bella giornata.-

Non era una bugia, la primavera era ormai inoltrata, i ciliegi erano in fiore e il cielo era limpido. Il sole illuminava le case e rendeva tutto il panorama quasi magico, anche se in realtà il suo sguardo era stato catturato da una sola persona, non mentiva sul fatto che fosse bello.

- Hiyori, non riesco proprio a capire come risolvere questa equazione.-

La ragazza tornò a concentrarsi sul ragazzino biondo, spiegando nuovamente il giusto procedimento e sentendosi fiera di quanto impegno quel ragazzino ci stesse mettendo. Non doveva studiare, non ne aveva bisogno, era uno strumento divino e per quanto fosse crudele anche solo pensarlo, purtroppo non aveva un futuro davanti a se per cui quello che stava studiando fosse di qualche utilità, ma si impegnava comunque, anche solo per sentirsi parte di un mondo che non lo vedeva.

 

Era quasi sera quando decidero si fermarsi. Yukine si stiracchiò sul posto e guardò l'orologio, aveva appuntamento con Kazuma per i loro soliti esercizi e quando si rese conto di essere in ritardo, scattò come una molla e salutò tutti velocemente. Yato che si era appisolato era riuscito ad aprire a malapena un occhio quando Yukine aveva lasciato la stanza, ed ora provava a svegliarsi sbadigliando vistosamente. Hiyori invece era rimasta li, in ginocchio accanto al piccolo tavolino, facendo finta di riordinare e con nessuna voglia di tornare a casa.

- Yukine-kun si sta impegnando molto, dovresti lavorare un po' anche tu.-

- Sono ancora convalescente.- Infondo non era una bugia, alcune ferite non si erano rimarginate e Yato, per colpa della continua contaminazione nello Yomi, non aveva riacquistato pieni poteri. Anche per questo si era tenuto alla larga dai problemi e dai lavori. Ovviamente con accanto Yukine, anche se non fosse stato al massimo della sua forza, il suo strumento benedetto avrebbe comunque portato a termine le missioni, ma non voleva rischiare e trovarsi in qualcosa di pericoloso, proprio ora che infondo cercava solo un po' di tranquillità.

- Si è fatto tardi, forse dovrei tornare a casa.-

Fu sbrugativa, ma ormai era diventato difficile rimanere con lui. Forse perchè si sentiva in colpa o forse perchè avrebbe voluto dirgli molte cose e non ci riusciva, ma ormai stare sola con Yato era complicato. Lui era distante e lo percepiva benissimo, non rideva come una volta ne faceva battute strane, Hiyori era conscia che la ferita lasciata nel cuore di Yato dalla morte di Ebisu era ancora viva e dolorosa e sapeva anche che, nonostante i suoi propositi di voler cambiare e diventare una divinità in grado di far felici le persone, non sapeva come fare.

Così, mentre la sua mente adolescente si affolava di domande e dubbi, mentre si alzava senza neanche salutarlo per andare via, iniziò a piangere. Non riuscì a fermarle ne a smettere di singhiozzare, percepì persino gli occhi di lui che cercavano in silenzio una spiegazione a quella reazione, ma non fu in grado di fare altro che piangere come una bambina.

Yato la lasciò fare anche se sentirla piangere in quel modo gli provocava dolore, non era ancora abbastanza bravo da sapere come consolarla. Voleva da tanto parlare con lei, loro due soli, ma si era accorto subito che la ragazza covava nel cuore qualcosa che non riusciva ad esprimere, così aveva aspettato crendo nella sua mente un milioni di scenari dolorosi, in cui lei gli diceva che lo odiava per essersene andato e per quanto facesse male, lo accettava.

- C'è una cosa che devo dirti Yato.- Dopo minuti passati solo a singhiozzare e tirar su con il naso, finalmente riuscì a parlare. - Io devo dirtelo assolutamente.-

- So cosa stai per dirmi e...-

- No, non lo sai.- Lo interruppe voltandosi di scatto verso di lui. Aveva gli occhi e le guance rosse, ma Yato la trovò comunque bellissima. Hiyori si fece coraggio, tornò a sedersi, ma stavolta più vicina a lui e gli prese la mano, era da tanto che non lo toccava in quel modo, che non gli regalava un gesto affettuoso e quel piccolo contatto la fece infammiare ancora di più, ma nonostante l'imbarazzo si fece coraggio e dopo tanti giorni passati a reprimere i suoi sentimenti, li buttò fuori come un fiume in piena. - Io ti ho dimenticato. Nonostante tutte le belle parole che ho detto, che non vi avrei mai allontanati dalla mia vita, che vi sarei rimasta vicina, non appena mi hai lasciato io ti ho dimenticato e so che è così che funziona per gli dei, so che gli esseri umani vi dimenticano in fretta, ma io credevo di essere speciale, di essere diversa. Io volevo esserlo.-

- Non è colpa tua, non puoi controllarlo.-

- No, non è così. Continuavo a vivere tranquillamente, come se niente fosse, ma infondo al cuore io lo sentivo che mi mancava qualcosa. Compravo i quaderni per Yukine senza rendermene conto, compravo tre panini o tre dolci, guardavo un oggetto e sapevo che sarebbe piaciuto a qualcuno, ma non riuscivo a focalizzare il tuo viso. Sono andata a Capyba Land e non riuscivo a divertirmi perchè sapevo di dover essere li con qualcun altro. Avevamo promesso di andarci insieme e ho rotto la promessa, avevo promesso di non dimenticarti e l'ho fatto e non è perchè così deve essere, ma perchè sono stata debole, quindi è solo colpa mia.-

Yato lo sapeva, ma sentirselo dire era doloroso. Tutti lo dimenticavano persino lei che era speciale nel suo cuore, ma questo era normale e lui non avrebbe mai potuto arrabbiarsi con lei.

- Io sapevo che mi avresti dimenticato, ho provato a tornare il prima possibile, ero terrorizzato dall'idea di non poterti più parlare, di camminare vicino a te e sapere che non potevi più vedermi. Se così fosse stato me ne sarei andato e non avrei più interferito con la tua vita mettendoti in pericolo, non ti saresti più separata dal tuo corpo e avresti vissuto come una ragazza normale. Per quanto dolore questa scelta mi avrebbe portato, l'avrei comunque accettata.-

Hiyori abbassò lo sguardo e strinse la mano di Yato ancora più forte, represse le lacrime con difficoltà e si morse le labbra per non cedere. Ora doveva dirglielo.

- Ho baciato un ragazzo.- Lei non lo vide, schermata dai capelli che le ricadevano in avanti, ma lui si era mosso. Quella piccola ammissione, quella piccola frase lo aveva colpito a fondo e aveva fatto male. I suoi occhi cobalto si erano spalancati di colpo increduli e feriti, perchè lei ora piangeva per qualcosa che lui non si aspettava. - Mi ha baciato e io ho provato un dolore insopportabile. Era il mio primo bacio, qualsiasi ragazza avrebbe gioito e ne sarebbe stata felice, mentre io ero confusa e sofferente, il mio cuore era stretto in una morsa così forte che ho creduto potesse esplodere. Ho pianto così tanto che ogni muscolo del mio corpo faceva male. Ho reagito così perchè ti stavo tradendo ancora una volta.- Si spostò in avanti aggrappandosi con tutta se stessa alla giaccia del dio e poggiando la fronte sul suo petto, continuò a piangere bagnando quel tessuto sintetico orribile, ma che lui portava con tanto orgoglio e rimase così nella speranza che quel dolore scivolasse via con la stessa facilità delle sue lacrime. - Io non me ne ero resa conto prima, ma il pensiero che a toccarmi fossero quelle labbra e non le tue mi stava uccidendo, volevo che fossi tu da sempre, dal primo momento che ti ho visto. -

 

- Bravo Yukine-kun, tra un po' non avrò nulla più da insegnarti. Ormai sei diventato un perfetto strumento Benedetto.- Kazuma era fiero di quel ragazzino e del suo cambiamento, era orgoglioso di poter aiutare uno strumento tanto speciale, di potergli insegnare quelle cose che lui aveva capito sbagliando.

Si sedettero sul prato umido, ma entrambi erano abbastanza stanchi da non potersi preoccupare per qualche macchia verde sugli abiti e rimasero a rilassarsi ed ad osservare il cielo stellato del Takamagahara.

- Kazuma-san posso farti una domanda un po' strana?-

- Chiedi pure.-

- Secondo te è davvero giusto che un essere umano sia legato ad un Dio? Gli Dei possono amare come amano gli esseri umani?-

- Dimmi, è successo qualcosa in particolare o la tua è solo curiosità?-

- Io non so davvero che significa amare qualcuno, so di voler bene a Yato, a Hyori, a te, ma non credo che sia anche lontanamente simile a quello che prova Hiyori per noi e siccome in questi giorni ho avuto come la sensazione che ci sia qualcosa che la fa stare male e fa stare male anche Yato, mi chiedevo in quanto sua guida che cosa posso fare io, cosa è giusto che io debba fare in questo caso.-

Kazuma sospirò a fondo e si lasciò andare sul prato, inalando il dolce profumo dell'erba fresca e umida e cercando una risposta, provando ad immaginarsi al posto di quel ragazzino che era cresciuto forse troppo in fretta e liberando quel dubbio che gli attanagaliava la mente dal primo momento che aveva conosciuto Hiyori.

- Vedi Yukine gli Dei sono creature strane. Sostanzialmente posso provare gli stessi sentimenti, le stesse identiche emozioni degli esseri umani, ma gli Dei sono superbi e spesso lo dimenticano, ma c'è un motivo, o almeno io credo sia per questo che lo fanno. In realtà tutti gli Dei anelano disperatamente all'amore. Vogliono essere amati e mai dimenticati dagli esseri umani, questo garantisce loro la possibilità di avere una successione e di poter continuare a farsi amare, ma non possono ricambiare quell'amore. Per questo gli Dei hanno i loro strumenti e amano i loro strumenti sopra ogni cosa. Molti di loro, come Bishamon, ne hanno molti, costruiscono famiglie esattamente come fanno gli esseri umani.-

- Eppure non è la stessa cosa che fanno gli umani, non è vero? Loro si innamorano, si sposano e hanno dei figli, creano qualcosa da loro stessi, mentre gli dei diventano padroni dei propri strumenti.-

- Esatto. Per quanto loro si sforzino non potranno mai creare quella famiglia che solo gli umani posso creare, quel legame tra genitori e figli che loro hanno, per un dio non esisterà mai. Per quanto possano amare i propri strumenti, loro lo vedranno come un padrone, daranno la vita per lui, ma non sarà mai la stessa cosa. Per l'amore, quello tra due persone, quello romantico, è lo stesso. Io credo che per un Dio l'amore di questo tipo sia il veleno più potente e questo perchè la vita degli esseri umani è fugace e breve, loro crescono, invecchiano e muoiono e questo un Dio non può farlo.- Per qualche secondo scese il silenzio, rimasero fermi ascoltando i piccoli animali notturni e le loro melodie e la mente di Yukine si riempì di altre domande. - Io non posso dirti cosa fare, posso solo immaginare come andrà a finire. Io credo che Yato meriti di essere amato da qualcuno, di essere amato per la prima volta, ma so anche che questo porterà in lui una grande sofferenza, quindi Yukine dovrai essere preparato, quando verrà il momento, dovrai sostenerlo il più possibile. Un Dio normale può avere una successione, rinasce bambino e senza ricordi proprio perchè così può dimenticare il dolore che ha provato nella vita precedente. Yato non può avere una successione, quindi porterà quel dolore con se per sempre, ma nonostante tutto io credo che ne valga la pena.-

 

Curiosa la luna sbirciò dentro quella piccola finestra, intravendendo quelle due piccole figure che si muovevano nel mondo che lei illuminava. Le osservò bene, quando lei ancora in lacrime alzò di scatto il viso in lacrime per provare a scusarsi ancora una volta, e incontrò a pochi millimetri quello di lui che con tutto se stesso provava a trattenersi. Vicini come non mai, ma anora troppo lontani per poter appagare i loro sentimenti, si mossero all'unisono, accorciando quella distanza che era la nemesi del loro sentimenti. Si toccarono fugaci, poi sempre più audaci fino a che non ci furono più ripensamenti. Hiyori si abbandonò a quel bacio che sapeva di aver cercato da molto tempo, cancellando completamente il ricordo di ciò che eccaduto quella sera al parco e sostituendo la sua prima volta con Yato, con la persona che relamente voleva. Si era nascosta dietro all'amicizia per troppo tempo, tanto che ormai era diventato impossibile fermarsi.

Allo stesso modo per Yato si aprì quel mondo che aveva sempre cercato, essere amato incondizionatamente da qualcuno e ricambiarlo, perchè lui era conscio da molto di amare quella piccola ragazza umana che aveva conosciuto per caso o per destino. Voleva renderla felice sopra ogni cosa, anche se la sua felicità non fosse stato lui, lo avrebbe accettato, ma ora sentire su di se il peso del corpo di lei, di poterla stringere e baciare come se fosse tutto normale, gli stava donando qualcosa che mai avrebbe creduto di meritare.

Forse un giorno quella scelta dettata dal desiderio gli avrebbe portato sofferenza, ma in quel momento era tutto ciò che voleva.
 

- Guardali. Non credi che sia venuto il momento di fare qualcosa?-

- Si hai ragione Mizuchi, credo sia ora di punire i bambini cattivi.-

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Un saluto a tutti, spero che l'inizio della mia storia vi sia piaciuto e vorrei dirvi che i capitoli di questa fanfiction verranno pubblicati in anteprima sul mio blog. Alla prossima

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 

Non avevano parlato molto. I baci e le carezze erano diventati indispensabili come respirare e pur di non staccarsi, entrambi avevano temporeggiato a lungo. Ora erano li sdraiati accanto alla finestra della soffitta, con Yato che continuava a passarle le dita tra i capelli procurandole piccoli brividi di piacere. Aveva agito d'istinto, proprio come un comune essere umano.
Quando Hiyori aveva ammesso quel tradimento, che tale in realtà non era, lui si era sentito perso e abbandonato. Perderla era qualcosa che aveva sempre tenuto in considerazione, vederla crescere e darle la possibilità di crearsi una vita felice era qualcosa che lui doveva concederle, ma in quel momento la sua parte egoista aveva completamente preso il sopravvento sulla ragione e lui voleva tenerla tutta per se. Le prese la mano e la sentì calda e morbida, la coccolò come se fosse un oggetto prezioso e Hiyori si crogiolò in quel tepore e in quel buon profumo che solo lui aveva.
- Hiyori, questo ti rende felice?- Lo disse di getto e la domanda fece trasalire anche la ragazza, che si mosse su di lui. Hiyori si voltò alla ricerca di quegli occhi azzurri che la stregavano e li trovò malinconici. Allungò le braccia e prese tra le mani quel viso che ora faticava persino a guardarla. Non voleva vederlo così, depresso o sconfitto, voleva vederlo solare e spensierato, vivace e combattivo. Lo baciò di nuovo, come se fosse la cosa più naturale del mondo e sorrise.
- Si, sono felice. Non mi importa di altro se non di questo momento, voglio stare con te, l'ho sempre voluto.-
- Ti accompagno a casa.-

Yato la strinse forte a se e in un batter d'occhio Hiyori si sentì risucchiata in un fortice freddo. Quando riuscì a respirare di nuovo si ritrovò sul suo letto, Yato sopra di lei che la guardava intensamente. Il dio si sdraiò sulla ragazza sentendosi ricambiato da due mani gentili che lo abbracciavano.
- Non riesco a lasciarti andare.-
- Non devi farlo, è questo che significa stare insieme ad una persona.- E lui di quell'amore così gentile e puro ne aveva un estremo bisogno. Non pensò a nulla se non ad averla tra le braccia, desiderando sempre di più, ma non si spinse oltre. Per quanto il suo corpo gridasse egoista e furioso, sapeva di aver gia osato troppo. Eppure ancora una volta fu proprio quella ragazza a sorprenderlo, si strinse a lui più forte bloccandolo con le gambe. - Ho come la sensazione che se io ora ti lasciassi andare non ti rivedrei più. Il fatto che parli così poco, che non ti comporti da sciocco mi spaventa da morire. -
- Io mi ero ripromesso di farti felice e so gia che quello che sta succedendo tra noi non ti porterà che sofferenza.-
- Anche così...- pianse di nuovo. Yato si spostò da lei e tornò ad osservare quegli occhi malva così intensi , rimase fisso a guardarla senza sapere cosa fare o cosa dire. - Anche così io non voglio che tu te ne vada.-
Senza chiedere altro, Yato la fece scivolare sotto le coperte e togliendosi la giacca della tuta vi entrò anche lui, godendo del dolce tepore del corpo della ragazza al suo fianco. La baciò di nuovo e lei, forse troppo provata da quei sentimenti così esuberanti, si addormentò tra le braccia del dio, che presto la seguì.

Il sole sbirciò nella stanza e con i suoi raggi caldi, ma fastidiosi, andò a colpire il viso del dio addormentato, che strizzando il naso si voltò dalla parte opposta. Era così caldo il letto in cui si era appisolato, che per nulla al mondo si sarebbe svegliato, ma quando la sua mano andò a sfiorare il viso della ragazza al suo fianco, si svegliò di colpo. Aprì gli occhi e rimase immobile ad osservare Hiyori che dormiva beata, la bocca appena socchiusa e le guance rosse e calde. In quel preciso istante tutto scomparve, il mondo esterno si dissolse in una nuvola candida e soffice, non vi era altro se non quel letto e loro due soli. Non si accorse delle voci al piano di sotto, ne dei passi sulle scale. Non si mosse neanche quando la porta della camera da letto si aprì, ne quando qualcuno si fermò proprio accanto a quel letto. Eppure scattò appena in tempo, rotolando sul pavimento e trascinando con se anche l'ignara Hiyori che si svegliò di colpo.
- Che sta succedendo?- Yato la strinse ancora più forte e con un colpo di reni riuscì ad evitare un secondo attacco, la lama nemica che aveva gia reciso le coperte del letto, ora era affondata per metà nel pavimento regalando al Dio qualche secondo per fuggire. Senza neanche alzare lo sguardo verso lo sconosciuto assalitore si concentrò per teletrasportarsi il più lontano possibile e mettere così in salvo l'ignara ragazza che non era riuscita a reagire. Spuntarono nella soffitta di Koufuku, spaventando a morte il giovane Yukine che rimase schiacciato dal peso di entrambi.
- Ma che combinate voi due?- Lo gridò arrabbiato, ma non ci impiegò molto per capire che era accaduto qualcosa di strano, qualcosa che aveva reso Yato terribilmente agitato. Il Dio era scuro in volto e gli occhi erano felini e attenti, aveva iniziato a scrutare fuori dalla finestra in cerca di qualcosa e ancora non si era deciso a lasciar andare la ragazza. - Che cosa è successo Yato? Sei ferito!- L'agitazione e l'adrenalina avevano completamente bloccato il dolore, ma la ferita al braccio era profonda e sanguinava copiosamente, eppure non gli dava importanza. Solo allora Hiyori fu in grado di spostarsi da lui, riuscì a riprendere un regolare respiro e a calmarsi. Non aveva visto nulla ne percepito nulla, si era semplicemente svegliata di colpo quando Yato l'aveva trascinata con se, ma non era riuscita a vedere altro se non il petto del dio che la stringeva. Eppure era conscia che entrambi avessero corso un rischio enorme e ne era spaventata.
Solo Yukine riuscì a muoversi, prese un piccolo panno in una cassettiera e provò a tamponare il sangue del suo padrone, chiese ad Hiyori se anche lei fosse ferita, ma la trovò soltanto molto spaventata.
- Chi era Yato?- Hiyori provò a raggiungere il giovane Dio, ma Yato faticava a ritrovare la lucidità e a mandar via la rabbia.
- Non sono riuscito a vederlo. Ho solo percepito un istinto omicida e sono fuggito, era terribile.-
- Quella persona è ancora a casa mia, potrebbe far del male ai miei genitori!-
- Vieni Sekki!- Una luce abbagliante avvolse il corpo di Yukine e in pochi secondi Yato strinse tra le mani la sua doppia lama percependo nella mente la voce del giovane che chiedeva una spiegazione.
“ Ohi Yato che vuoi fare?”
- Torniamo a casa di Hiyori e affrontiamo chiunque abbia provato a farci del male. Ora ho te con me e non scapperò di certo.- Nonostante la rabbia, che ora Yukine sentiva scorrere dentro di se dalla presa di Yato, il dio riuscì a voltarsi verso la ragazza e a regalarle un sorriso. - Sta tranquilla, non permetterò che accada nulla alla tua famiglia.-
Con un balzo felino Yato si buttò fuori dalla finestra e saltellando su da un ramo all'altro si allontanò dalla casa di Koufuku. Hiyori provò a seguirli per un po', ma si sentiva esausta e dolorante. Era certa di non essere stata colpita, Yato l'aveva difesa egregiamente, nonostante fosse stata non più di un peso morto, ma quel formicolio fastidioso al collo sembrò non darle tregua.

Nonostante fosse ormai mattina inoltrata, la casa di Hiyori sembrava chiusa in una strana oscurità. Yato provò a sfrozare ogni fibra del suo essere per capire se ci fosse qualcuno dentro, ma non percepì altro che un profondo silenzio.
“ Yato cosa è successo di preciso?” Il dio non rispose, si spostò all'interno della casa in un batter d'occhio e tornò nella stanza della ragazza. Yukine notò subito il letto disfatto e i segni di lotta e imbarazzato, ma comunque curioso provò a chiedere di nuovo. “ Tu e Hiyori siete stati insieme tutta la notte?”
- Ci siamo addormentati. Non fare pensieri sconci o rischi di contaminarmi.-
“ Non stavo facendo pensieri sconci.”
- Torna Yukine.-
- Vorrei solo sapere cosa ti passa per la testa ed esserti d'aiuto tutto qui. Ad ogni modo la casa è vuota.-
Yukine notò che finalmente il viso di Yato si era disteso e leggermente rilassato. La stanza era in disordine, ma per il resto non c'era altro. Persino quella sete di sangue che aveva destato Yato così di colpo era sparita e per questo il Dio aveva deciso persino di disarmarsi.
- Diamo un'occhiata in giro.-
Si divisero. Yato scese al piano di sotto, mentre Yukine rimase ad ispezionare le camere. Lui aveva dormito in quella casa, proprio nella stanza del fratello di Hiyori e fu la prima che decise di visitare. La stanza era ordinata e pulita, proprio come la ricordava, forse un po' fredda ed impersonale, ma infondo non la usava più nessuno o almeno così gli aveva detto Hiyori. Tornò in corridoio ed entrò nella stanza dei genitori della ragazza. Anche questa era perfettamente in ordine e pulita, ma ancora una volta il ragazzo provò una strana sensazione e decise di cercare più a fondo. Aprì gli armadi e i cassetti, tutti gli abiti erano perfettamente piegati, ma dietro quella perfezione c'era qualcosa che a Yukine non quadrava.
Decise di ricongiungersi con il suo padrone, scese le scale e si trovò in salotto. Vide Yato in ginocchio davanti al mobile della televisione, reggeva qualcosa tra le mani, ma da dietro lui non riusciva a capire cosa fosse.
- Yato non credi anche tu che questa casa sia un po' fredda. Io non ricordo bene come sia una vera casa, ma ho come la sensazione che manchi qualcosa.- Yato non rispose, rimase immobile e per un secondo Yukine giurò di averlo visto tremare. Si avvicinò ancora di più e finalmente scorse tra le mani di Yato quello che a lui sembrò un album di fotografie. - Che hai visto?-
- Vuoto, non c'è neanche una fotografia.- Con gli occhi spalancati e la bocca serrata, Yato continuò a sfogliare quell'album trovando solo pagine bianche.
- Forse è nuovo, non credo sia poi così strano.- Si piegò in avanti e prese dal mobile un altro album, sulla copertina c'era il nome di Hiyori accanto al disegno di una cicogna e un bebè. Yukine sorrise, l'idea di vedere una foto di Hiyori da bambina lo divertiva e stuzzicava, ma quando aprì l'album lo trovò completamente vuoto. - Sono tutti vuoti. Non c'è neanche una foto da nessuna parte, ne un quadro. Non lo avevo mai notato.-
- Yato, che cosa significa?-
- Posso spiegarvelo io, ma prima voglio vedere Hiyori.-

A passo lento, quasi claudicante, l'uomo entrò nella piccola baracca e cadde in ginocchio. Con lo sguardo perso nel vuoto rimase immobile mentre un giovane ragazzo dai capelli castani lo guardava contrariato, mentre giocherellava con un piccolo pennello dal manico bianco. Dietro di lui la piccola Nora, fredda e maliziosa, lo abbracciò guardando il nuovo arrivato con disgusto.
- Inutile, non ha ferito quella donna, ma solo Yato.-
- Ha fatto abbastanza, ho ancora qualcosa da poter usare.- Il giovane mosse il pennello disegnando qualcosa in direzione dell'uomo, che in pochi secondi tirò fuori un taglierino dalla tasca e si tolse la vita.

Era rimasta sola e ogni cellula del suo corpo gemeva di dolore. Koufuku le aveva portato del te caldo e le aveva detto di riposare un po', ma per quanto si sforzasse non riusciva a chiudere occhio. Era agitata, per la sua famiglia, per Yato e per Yukine. Chiunque li avesse aggrediti era abbastanza forte da far ritirare Yato e quindi era certa non fosse umano. Senza il cellulare sotto mano con cui poterli contattare, iniziò a tormentarsi le unghie, mentre quel terribile dolore al collo non accennava a sparire. Così, tormentata da mille pensieri non si accorse di essersi separata dal suo corpo e quando il buon profumo di Yato le arrivò alle narici, ne fu catturata come una falena con la fiamma di una candela e corse da lui. In quel momento, quando Yato tornò nella piccola soffitta di Koufuku per parlare con Hiyori, trovò solo il suo corpo addormentato.
- Cosa è successo a mia sorella?- La stessa voce che li aveva interrotti a casa di Hiyori li aveva seguiti anche li, un giovane moro dai lineamenti simili a quelli della ragazza, con un paio di spessi occhiali da vista neri.
- Ogni tanto Hiyori o meglio la sua anima si...-
- So benissimo che cosa le accade. Voglio sapere perchè non è qui ora? Trovala Dio Yato immediatamente o le cose peggioreranno.-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Saltellò sui lampioni e corse sui fili dell'elettricità guidata dal profumo di Yato e dalla voglia di vederlo il prima possibile. Ci mise un po' prima di rendersi conto che non stava andando verso casa sua, dove lo avrebbe sicuramente trovato, ma il suo profumo era per lei inequivocabile ed era certa di non poterlo confondere con nessun altro. La città era in pieno caos, auto e passanti che correvano da una parte all'altra e lei, che non poteva essere vista in quella forma, che volteggiava libera e leggera tra loro. Si bloccò soltanto quando il fragore di un'esplosione la fece sobbalzare. Poco lontano un fumo nero e denso si alzò verso il cielo e riempì l'aria di cenere. Poi le sirene iniziarono ad irrompere nel caos cittadino, tutto si fermò di colpo e senza volerlo iniziò ad avvicinarsi. Le fiamme si levarono alte e il calore divenne insopportabile, un appartamento completamente avvolto in quell'inferno di metallo bollente e fuoco vivo. Ben presto, attirati dalle grida, anche molti spiriti iniziarono a radunarsi in quel punto aggrappandosi alle persone e fomentando la paura. Hiyori rimase immobile, il calore le arrossì le guance e gli occhi presero a lacrimare, ma non si allontanò, poi tra le fiamme intravide la figura di una persona e provò ad avvicinarsi. Non si muoveva ne cercava aiuto, semplicemente rimaneva immobile tra i flutti ardenti e per qualche istante Hiyori credette che stesse guardando verso di lei. Aguzzò la vista e lo intravide mentre muoveva le labbra, non riuscì a capire bene cosa stesse dicendo, ma lei ne rimase completamente rapita. Si avvicinò ancora di più tanto che presto iniziò a sentire troppo caldo e si rese conto di essersi immersa in quell'incendio terribile, le fiamme le stavano bruciando i vestiti e la pelle stava iniziando a ritirarsi e a strapparsi, ma non riuscì ad allontanarsi. La misteriosa figura le passò accanto, era un uomo e per qualche ragione lei sapeva di averlo gia visto, ma non riuscì a metterne a fuoco i lineamenti. Poi di colpo venne afferrata da delle mani forti e rudi, provò a divincolarsi e a gridare, ma non vi riuscì e alla fine, quando il viso deturpato e ustionato di una persona si materializzò davanti ai suoi occhi, quelle parole che fino a quel momento non era riuscita a sentire, le si impressero nella mente come il fuoco che la stava corrodendo.
- Oblivion ti aspetta Ko-no-hana.-


Gridò con tutte le sue forze, gridò finché non si sentì la gola bruciare e le corde vocali spezzare. Urlò di dolore e di terrore, finchè non si sentì trascinare via da quell'inferno e ricadere nel dolce profumo che conosceva benissimo. Rimase immobile, ansimante e tremante tra le braccia di Yato, che per minuti interi non aveva fatto altro che chiamarla senza ricevere da lei la minima risposta.
- Hiyori ti prego, devi calmarti.- Il dio continuò a chiamarla, anche Yukine tentò inutilmente di farla rinsavire. Yato la sentiva ansimare e respirare a fatica e per quanto si sforzasse non riusciva in nessun modo a raggiungere la ragazza. Poi Hiyori si sentì toccare il viso, non era la mano di Yato, l'avrebbe riconosciuta subito, ma era dolce e gentile allo stesso modo.
- Va tutto bene ora, il fuoco è ormai spento. Apri gli occhi.-
- Sei tu... sei...- rispose a fatica provando ad aprire gli occhi e cercando di mettere a fuoco il viso della persona che aveva davanti, le lacrime iniziarono a bagnarle le guance e si accoccolò in quella carezza gentile che sapeva di amare moltissimo. - Masaomi.-
Hiyori spalancò gli occhi e si tuffò tra le braccia del giovane continuando a piangere come una bambina. Masaomi l'accolse gentilmente e la cullò finchè la ragazza non fu troppo stanca persino per continuare a piangere.

Rientrarono nella piccola soffitta tutti insieme, il rumore di tutte quelle persone stipate in uno spazio angusto attirò l'attenzione di Koufuku e Daikoku che si apprestarono a sbirciare. Intravidero Yato e Yukine e poi un ragazzo che stringeva tra le braccia lo spirito di Hiyori e che delicatamente lo riportava nel suo corpo addormentato. La ragazza si mosse appena, ma non si svegliò e Yato si avvicinò a lei, toccandole il viso e sentendolo caldo.
- Credo abbia la febbre. Potrebbe essere stato questo a disturbare tanto la sua anima.-
- No, la colpa è tua.- Attirata da quelle parole dure rivolte a Yato, Koufuku si sporse ancora di più per vedere bene in viso il ragazzo, ma questi le dava ormai le spalle e lei non riusciva a scorgerne che la schiena dritta.. - Più tempo Hiyori passa con te e più sarà in pericolo.-
- So che è irresponsabile da parte mia comportarmi così e so che avrei dovuto tagliare subito il legame che ci univa, ma io non riesco in nessun modo a separarmi da lei.- Yato era consapevole di essere in torto e soprattutto, visto dagli occhi del fratello di Hiyori, doveva sembrare una persona orribile ed egoista, ma era quello che desiderava e non aveva più intenzione di nascondersi dietro ad un desiderio di lei espresso nella foga del momento, voleva starle vicino perchè la desiderava e, giusto o sbagliato che fosse, per il momento non aveva la forza di lasciarla andare. Il colpo arrivò preciso e per nulla inaspettato. Yato accusò il pugno in pieno viso e cadde all'indietro, abbassando lo sguardo pronto a riceverne un secondo e un terzo. Yukine provò a difenderlo, si frappose tra lui e Masaomi tentando di placare la situazione, ma fu proprio Yato a fermarlo. - Ha tutto il diritto di odiarmi e di colpirmi Yukine. Lascialo fare.-
- No invece.- Lo strumento benedetto, che altri non era che un nome altisonante per definire un ragazzino, non cedette. Yukine sapeva di non conoscere abbastanza quel tipo di amore, di non averne alcuna esperienza, ma sapeva di volere la felicità di Yato e quella di Hiyori e loro insieme erano felici a discapito di quello che gli altri potevano dire. - Io so che Yato è un Dio e che Hiyori è umana, io so benissimo che lei crescerà e si creerà una vita tutta sua, ma so anche che a volte è importante godere a fondo del presente, di quello che si ha in quel momento. Io ho desiderato così tanto avere quello che gli altri ragazzi hanno a tal punto da rischiare di perdere il mio padrone e li ho capito che non è quello che si vuole avere, ma quello che si ha a renderti felici. Yato ha Hiyori ora e lei ha lui, per quanto tutti possano dire che è sbagliato, io credo che sia giusto che entrambi seguano un percorso che è dettato dal loro cuore e non da quello che dicono le persone.- Masaomi non riuscì ad infierire su di lui, strinse i pugni, ma non colpì. - Tu sembri sapere molto di Hiyori, quindi dimmi, credi che sarebbe felice se dovesse scoprire che stai prendendo a pugni una persona a cui tiene senza nemmeno averla ascoltata?-
Quando Masaomi, colpito dalle parole di Yukine si voltò verso la ragazza, Koufuku riuscì per la prima volta a vedere il viso del giovane e rimase a bocca aperta. Al suo fianco Daikoku sentì la sua padrona tremare e spostò lo sguardo verso di lei. Con gli occhi spalancati e il viso pallido, la dea della sfortuna riuscì solo a balbettare qualcosa e rendere il suo strumento ancora più nervoso, tanto che eruttò nella stanza come un vulcano cercando spiegazioni su ciò che stava succedendo. Masaomi, per nulla sorpreso, fece un piccolo inchino verso la dea che era rimasta ferma all'entrata e si tolse gli occhiali. 
- Da quanto non ci vediamo Koufuku.-
- Per quale motivo siete venuto qui Murakumo-sama?-
- Murakumo? Hiyori lo ha chiamato Masaomi, è suo fratello.-
Interdetto da un discorso che non riusciva a seguire, ma allarmato dalla reazione spaventata di Koufuku, che persino davanti a Bishamonten non aveva tentennato arrivando persino a sfidarla, Yato si rialzò e tentò di riacquistare un po' di lucidità.
- Yato tu non puoi averlo mai visto, anche per me è stato un caso se ci siamo incontrati tantissimi anni fa, eppure non posso sbagliarmi. Lui è la spada sacra Ama no Murakumo, lo strumento benedetto del Dio Ninigi no Mikoto.-
In quel momento la terra tremò per quelli che sembrarono secondi interminabili. Un boato, simile ad un lamento di dolore, scosse la città e zittì tutti i suoi abitanti. Ogni mattone tremò, l'acqua si increspò e fu come se il mondo intero si stesse disintegrando.
- Che terremoto terribile.-Yukine era riuscito a malapena a reggersi in piedi, la piccola casa di legno della dea della sfortuna aveva iniziato a scricchiolare terribilmente, ma quando il suo sguardo corse per qualche secondo fuori dalla finestra vide un enorme colonna oscura e vorticante di energia. - Ma quello è un varco spaventoso.-
- Non era un terremoto normale. Dovremo rimandare le spiegazioni a dopo. - Quello che ora la dea aveva identificato come Murakumo, uno strumento benedetto, tirò fuori dalla tasca una moneta da 5 yen e la gettò tra le mani di Yato. - Ti affido un compito. Elimina tutti gli spiriti che stanno uscendo dal varco. Io devo portare Hiyori in un posto sicuro. Ne riparleremo Dio Yato, se sopravviverai a questa prova, ti dirò tutta la verità.-
Fu un lampo, il giovane prese Hiyori tra le braccia e con un salto felino scappò dalla casa lasciando dietro di se solo moltissime domande. Per Yato era come se fosse stato travolto da una valanga, da un mare freddo che non era riuscito in nessun modo a bloccare. Proprio davanti a se qualcuno aveva portato via Hiyori senza che lui potesse minimamente reagire e si era ritrovato con una richiesta da svolgere e una moneta da 5 yen che sembrava bruciare nella sua mano.
- Yato che vuoi fare?- Yukine provò a svegliare il suo padrone da quel torpore infausto, ma fu come sbattere contro una parete di roccia. Vide gli occhi di Yato divenire freddi e sottili, era arrabbiato e confuso e questo rendeva anche lui irrequieto.
- Accettiamo la richiesta e poi andremo a riprenderci Hiyori. Non mi importa chi sia quella persona, non posso lasciare che me la porti via.-
- Yato.- Koufuku si avvicinò a lui e lo prese per la maglietta cercando attenzione. La dea aveva lo sguardo greve e il respiro affannoso. - Stai attento, ho il presentimento che le cose siano davvero complicate.-

La battaglia entrò bel vivo in pochi secondi. Yato si ritrovò al centro della tempesta di spiriti e brandendo le sue due lame, ringraziò di aver avuto la possibilità di incontrare uno strumento divino eccezionale come Yukine. L'aria rarefatta e l'odore degli spiriti era però insopportabile. Yato evitando agilmente un colpo da destra fu preso alla sprovvista da uno strano tentacolo viscido alle spalle e sentì la pelle iniziare a bruciare.
“ Yato sei stato contaminato!”
- Non distrarti o ti smusserai, finchè la corruzione è solo esteriore non c'è problema.- Scansò un secondo attacco, ma ben presto si ritrovò chiuso tra una miriade di spettri che continuavano ad uscire dal quel varco che sembrava non volersi chiudere.
“ Non finiscono mai. C'è qualcosa di strano”
Per quanti ne tagliasse, altri prendevano il posto di quelli sconfitti e Yukine iniziò a risentire dello sforzo della battaglia, così Yato fece appello a tutte le sue energie per sferrare un colpo che potesse distruggerne il più possibile.
- Essere dell'aldilà che osi violare la terra delle piane di canneti.- Evitò una grossa zampata da quello che sembrava un enorme gatto obeso e continuando a recitare la litania osservò le due lame di Yukine illuminarsi e riprendere forza. - Io il dio Yato con la mia venuta ti distruggo per mezzo di Sekki ed esorcizzo i tuoi mali e la tua impurità. - Saltando a piè pari verso i suoi nemici vibrò nell'aria le spade e gridando – Lacera!- con tutta la forza che aveva nei polmoni dichiarò le sue intenzioni e colpì così tanti nemici che per qualche secondo il cielo divenne rosso come il sangue e si illuminò della luce della loro scomparsa.
Yato ricadde al suolo in malo modo, respirando a fatica e asciugandosi la fronte sudata con la manica della maglietta. Anche Yukine era provato, l'aura maligna di tutti quegli spettri insieme stava diventando deleteria per entrambi, ma non riuscirono a ristorarsi che per qualche secondo prima di essere nuovamente aggrediti. Il dio rotolò sulla schiena sfuggendo a stento dal colpo di frusta della lingua di una rana gigante. Fu ferito al braccio che prese a bruciare allentando la presa su una delle lame. Yukine si sentì abbandonato e provò a destare il suo padrone dal torpore del colpo ricevuto.
“ Non possiamo farlo da soli.”
- Dobbiamo portare a termine la richiesta o Hiyori...-
- Vergognati Yato, farti mettere in ginocchio da qualche piccolo spettro.- Alzando lo sguardo verso l'alto gli occhi di Yato furono catturati da un lunga chioma dorata e sinuosa che atterrò al suo fianco a cavallo di un leone nerboruto.
- Bishamon! Perchè sei qui?-
- Compio il mio lavoro lavativo di un dio. Avanti Kinuha!- Saltando in avanti levò la frusta e assestò un poderoso colpo sulla testa di uno spirito che caracollò a terra disintegrandosi. - Gaiki!- Nella mano sinistra apparve una pistola e sparando a raffica ne distrusse altri cinque, ma quando ad attaccarla si riversò un fiume in piena di mostri, la dea della guerra Bishamonten richiamò Saiki e l'enorme spadone, seguito da Kazuma, la fedele guida della dea, con gran precisione tagliò quel fiume in due e la luce della purificazione rischiarò il cielo. - Datti da fare Yato!-
Era bella e Yato non poteva fare a meno di rimanere incantato da quella figura così esile, ma così forte, ogni volta che la vedeva combattere. Era scesa nella Yomi per lui, rischiando la sua vita e quella dei suoi strumenti divini pur di salvarlo e lui forse non l'aveva ancora ringraziata nel modo giusto. Si rialzò e riprese a combattere, per la prima volta accanto alla donna che era stata sua nemica per moltissimi anni, ma affiatati come se fossero una cosa sola.
Colpirono e tagliarono, schivarono e caddero, ma ad uno ad uno distrussero quel male che eruttava dal varco finchè non rimase che un buco vuoto nel terreno. Yato ricadde senza forze e con il fiato corto, anche Bishamon sembrava provata, così come i suoi strumenti. Il suo orecchio destro si illuminò per qualche secondo e Kazuma prese forma al fianco della sua signora per aiutarla a reggersi in piedi.
- Mai visto un varco simile prima d'ora. Siete tutti interi?-
- Più o meno. Torna Yukine.- Anche il biondo tornò alla sua forma originale, salutò il suo maestro con referenza, ma Kazuma notò che era ferito e in parte contaminato, cosi come Yato, ma anche loro, compresa Bishamon non erano in condizioni migliori.
- Dovremo purificarci tutti. Venite da me, la mia sorgente ti farà recuperare le forze.-
- Non posso devo andare da Hiyori il prima possibile.-
- Iki-san? Le è successo qualcosa?- Kazuma sussultò, Yato era scuro in viso e molto serio, uno sguardo che da molto non vedeva sul viso del Dio.
- Bishamon, Kazuma, voi avete mai sentito nominare un certo Murakumo?- Lo sguardo di stupore che si rivelò negli occhi di entrambi diede a Yato la spinta per insistere ancora. - Lo avete mai visto?- - Ti riferisci ad Ama no Murakumo, la spada di Ninigi-sama? Lo abbiamo incontrato moltissimi anni fa, ma neanche a me è mai stata data la possibilità di conoscerlo.-
- Anche Koufuku ha detto una cosa simile, ma lui si è presentato a noi come Masaomi, il fratello maggiore di Hiyori. Eppure non ha senso, perchè uno strumento divino dovrebbe fingersi un essere umano?-
Yato scattò in piedi e corse verso un piccolo kombini poco distante, lasciando tutti basiti. Nessun essere umano si era accorto della feroce battaglia che fino a pochi minuti prima si era svolta a qualche passo da loro, molte persone avevano continuato a camminare ignare e fare compere avvertendo al massimo qualche fastidioso spostamento d'aria.
Correndo tornò dal gruppo con in mano un tovagliolo e una matita, si accucciò a terra e prese a disegnare qualcosa. In pochi secondi il viso di un ragazzo con gli occhiali prese forma sul piccolo pezzo di carta sgualcito, ma era la perfetta riproduzione della fisionomia di quella persona.
- Questa è la stessa persona che avete incontrato voi? Questo è Murakumo?- Bishamon spalancò gli occhi e non volendo anche la bocca e fu abbastanza per dare conferma.
- Spiegami Yato che sta succedendo?-

Cullata dal profumo di camelia Hiyori si sentì rinascere, mosse le gambe e le sentì morbide e calde. Aprì gli occhi con fatica e si ritrovò in un enorme vasca da bagno baciata da un'acqua calda e oleosa, ma dolce e rinfrescante. Non sentiva che su di se il delicato tocco dell'acqua, niente più dolori o paure, soltanto benessere.
- Meno male hai ripreso i sensi.-
- Fratellone, che ci fai qui?- Non lo vedeva da molto tempo e incurante del fatto che si trovasse in un posto a lei sconosciuto, nuda e immersa in una strana acqua, vederlo di nuovo le donò solo felicità. Allungò la mano verso di lui e Masaomi si appoggiò a quel tocco gentile chiudendo gli occhi e bagnandosi il viso con l'acqua profumata.
- Sapevo che non avrei dovuto lasciarti sola così a lungo. Mi dispiace.-
- Io sto bene, ho conosciuto delle persone e ho passato con loro dei bellissimi momenti, alcuni forse un po' pericolosi lo ammetto, ma...-
- Non devi più vedere il Dio Yato.-
- Come fai a sapere di Yato?-
Hiyori si tirò indietro bloccandosi contro la parte della vasca, schermandosi dagli occhi di suo fratello, che per qualche secondo, avevano assunto un espressione arcigna. Masaomi le prese un braccio e attirandola a se la strinse bagnandosi i vestiti. Hiyori se ne accorse, quello non era l'abbraccio di un fratello, lo sentì tremare e sussultare, era qualcosa di completamente diverso, ma per qualche ragione le sue mani si mossero e ricambiò il gesto.
- Non voglio perderti di nuovo, non posso sopportarlo. Se continuerai a stare con lui l'oblio tornerà e io non potrò più proteggerti, ma se decidi di lasciarlo ora che siamo ancora in tempo, ti prometto che ti donerò una vita felice, la vita che hai sempre voluto.-
- L'oblio?- Stupita e confusa Hiyori però non potè fare a meno di ripensare a quella strana figura avvolta nelle fiamme e a quello che le aveva detto. - Oblivion.-
Masaomi sussultò e si staccò da lei, lo sguardo del ragazzo si riempì di un terrore e una tristezza immensa e lei non riuscì a capirne il motivo, eppure qualcosa nella sua mente iniziò a pizzicare, come un ricordo che si fatica a far tornare a galla.
- Da quanto tempo ormai la tua anima si separa dal corpo?- La domanda giunse improvvisa e Hiyori dovette pensarci su molto prima di rispondere. Non era passato molto tempo, forse neanche un anno, ma ne erano accadute molte di cose che avrebbe potuto raccontare. - La tua coda, il tuo legame con il corpo si è mai indebolito?-
- Solo una volta sono rimasta separata molto dal mio corpo, ma non ho avuto effetti collaterali.- Rispose, ma non potè non chiedersi come mai suo fratello, che non vedeva da molto, fosse a conoscenza di così tante cose. - Ora però devi dirmi cos'è che ti tormenta? Cos'è che non riesci a dirmi?-
Masaomi abbassò lo sguardo e prese la mano di Hiyori portandola alla bocca e regalandole un bacio delicato. La ragazza si sentì infiammare le guance, c'era qualcosa di completamente diverso in suo fratello, qualcosa che non riconosceva.
- Tutto l'amore che provo per te non è bastato a renderti felice- Ho giurato che avrei fatto qualsiasi cosa pur di non farti soffrire, ma non posso lasciarti a lui. Yato non è un dio in grado di affrontarlo per questo mia amata Ko-no-hana, devo nuovamente privarti dei tuoi ricordi.-
Masaomi toccò con due dita la fronte della ragazza e lei si sentì congelare. Non fu in grado di muoversi, persino di sbattere le palpebre, rimase ad osservare quello che lei riconosceva come un fratello, ma che ora sembrava un perfetto estraneo, farle qualcosa che non voleva.
Fu come cadere da un dirupo, un baratro senza fine, vide il viso dei suoi genitori sbiadirsi e sparire, allo stesso modo sparirono dalla sua mente i nomi delle sue migliori amiche. Ogni cosa presente nei suoi ricordi perse i propri contorni, divenne lontana e irraggiungibile e lei si sentì vuota e stanca.
Poi arrivò Yato, il loro primo incontro, la prima volta che aveva combattuto al suo fianco, le frasi che si erano scambiati, gli sguardi e le carezze, tutto iniziò a diventare vacuo e intangibile e pianse. Non voleva perderlo, poteva forse rinunciare a tutto, ma non a lui. La sua anima iniziò a gridare, il suo cuore a pompare più forte, lottò con tutta se stessa e quando si separò dal suo corpo, scattò all'indietro gridando e soffiando come un gatto arrabbiato.
- Non puoi farlo! Ho promesso che non lo avrei mai più dimenticato.-
Masaomi si ritrovò tra le braccia il corpo di Hiyori addormentato e davanti la sua anima che scalpitava come una furia. Rimase stupito, sorpreso da una forza che non le avrebbe mai attribuito, poi scattò in avanti, afferrò quell'anima ribelle e le prese la coda tra le mani. Hiyori avrebbe voluto urlargli contro ancora per ore, ma lo sguardo spaventato di Masaomi la bloccò. In effetti non ci aveva fatto caso, ma ora che la guardava bene, la sua coda, il suo legame con il corpo umano era così debole da sembrare trasparente.
- Non c'è più tempo.-
- Tempo per cosa? Ti prego fratellone devi dirmi che sta succedendo, devi dirmi la verità.- - Pronuncia il mio nome.-
In quel momento Masaomi fu il primo nome che le sovvenne, ma non lo disse. Continuò a guardarlo, mentre gli occhi di lui si riempivano di lacrime, mentre la accarezzava e cercava qualcosa da lei che non riusciva a capire. Chi era la persona che riconosceva come fratello? Chi era l'uomo che aveva davanti a se, che conosceva tutto di lei, anche i segreti che non aveva mai rivelato a nessuno e che piangeva per lei.
 - Il tuo nome è...- degluttì a fatica mentre qualcosa prese a stuzzicarle la punta la lingua, un nome che faceva fatica a pronunciare, ma che ormai aveva ricordato alla perfezione. - Il tuo nome è Kusanagi.-
- Questo è il nome che mi hai donato tu quando mi hai acquisito, perchè il mio primo nome, Murakumo, non ti è mai piaciuto. Hai iniziato a chiamarmi Masaomi quando ho deciso di fare di te Hiyori Iki, quando ho sperato che questa vita umana avrebbe potuto renderti felice.-
- Io sono...- Lentamente tutto le tornò alla mente, anche se ancora un po' confuso e ben poco delineato, quella parte nascosta della sua memoria iniziò a premerle nella mente e a voler tornare in superficie.
- Tu sei la mia padrona Ko-no-hana-sakuya-hime, conosciuta dai mortali anche come Sengen la principessa dei fiori. Moglie del dio Ninigi no Mikoto. Dopo tantissimi anni posso finalmente chiamarti con il tuo vero nome, ma non appena avrai recuperato tutti i tuoi ricordi, non appena il tuo legame con il corpo mortale che ti ho donato sarà completamente svanito, Oblivion tornerà e Ninigi avrà la sua vendetta.-

- Padre non credi che quello che sta succedendo vada a nostro vantaggio?-
- Hai ragione, ci risparmia un sacco di fatica e finalmente, quando Yato cadrà nella disperazione più assoluta, tornerà da noi.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 

- Davvero Yato hai visto Murakumo-sama?- Yato si bagnò con l'acqua della fonte di Bishamon e finalmente il dolore della contaminazione iniziò a scemare. Anche la dea si era immersa, nonostante avrebbe preferito togliersi i vestiti, Kazuma aveva insistito per farle indossare almeno la vestaglia.
- Sei tu ad averlo riconosciuto come tale, quindi ora mi spiegherai chi è?- Separati dai propri strumenti divini, quella era la prima volta che i due dei si trovavano faccia a faccia inermi. Bishamon era turbata, così come lo era Yato, ma ormai l'astio tra i due era svanito del tutto e la dea riuscì persino a bearsi dell'acqua benedetta in presenza di quello che era stata la sua nemesi per secoli.
- Com'è possibile che tu non conosca nulla di Ama no Murakumo e di Ninigi-sama?-
- Ti prego ho bisogno di sapere.- Il volto supplichevole di Yato le fece compassione. Non era quello lo sguardo che voleva vedere su quel viso. Lo aveva visto sempre feroce e terrificante, quello era Yato nei suoi ricordi, ma Hiyori lo aveva cambiato, esattamente come in seguito lo stesso Dio delle calamità aveva cambiato lei, la dea guerriera Bishamonten. - Ninigi no Mikoto è una delle divinità più antiche. Risale ai tempi di Okuninushi-sama e a quando gli fu assegnato il governo della provincia di Izumo, ma quello era un periodo di grande disordine e Amaterasu decise di rimpiazzare Okuninushi-sama con uno dei suoi figli, ma tutti si rifiutarono. La dea del Sole quindi si rivolse a suo nipote, Ninigi ed egli accettò l’incarico. Così, per portare a termine la sua missione a Ninigi vennero consegnati i tre oggetti simbolo del suo rango, tre strumenti divini: la spada sacra Ama no Murakumo, il gioiello Yasakani no Magatama e lo specchio Yata no Kagami. Da quel giorno sono passati secoli, ora Ninigi è una divinità antica e si dice ormai molto malata. Nessuno lo vede più da molto tempo, ogni tanto i suoi strumenti partecipano alle riunioni celesti in sua vece ed è stato li che ho visto per la prima volta Murakumo-sama.-
- Degli strumenti divini alle riunioni? Pensavo fosse proibito.-
- Non per loro, sono strumenti divini di immensa potenza, sono benedetti e consacrati alla divinità. Per farti capire meglio basta che tu ripensi alla morte di Ebisu, alla forza del circolo deicida. - Fu così, Yato riportò a galla quegli istanti terribili, quei momenti in cui Ebisu era spirato tra le sue braccia e lui non aveva potuto fare nulla. - Bhe Yato, la forza di uno solo degli strumenti di Ninigi è pari a quella del circolo stesso se non superiore.-
- E Hiyori in tutto questo cosa c'entra? Come può un dio come lui permettere alla sua arma di avere a che fare con un essere umano?-
- Non ne ho idea, non è un Dio con cui si possa avere un udienza.-
- Non potremo chiedere a Tenjin-sama?- Dal separè si fece chiara la figura di Kazuma. Lo strumento aveva cercato in fretta qualche informazione in più relativa alla spada e al Dio Ninigi, ma non era riuscito a trovare che qualche vecchia leggenda. - Lui che è il dio della sapienza e della saggezza, saprà sicuramente qualcosa in più di noi.-
- Non ho tempo, devo trovare Hiyori.-
- Yato.- Anche Yukine si intromise, era consapevole dello stato d'animo del proprio padrone, riusciva persino a percepire la tensione di ogni suo muscolo come se fosse il proprio corpo, ma era certo di qualcosa che in quel momento Yato non poteva vedere. - Io non credo che Hiyori sia in pericolo con quel tizio. Al contrario sono certo che Masaomi, o Murakumo o chicchessia non voglia assolutamente farle del male.-
Yato sbattè il pugno sulla superficie dell'acqua e si alzò di colpo, raccolse la maglia che aveva gettato in un angolo e fece per andarsene.
- Grazie Bishamon per avermi dato una mano con quegli spettri.-
- Dio Yato.- La dea si alzò in piedi, completamente bagnata e con la vestaglia che aderiva perfettamente al suo corpo, Yato arrossì come un bambino davanti a tanta bellezza. - Voglio aiutarti. Vorrei davvero darti il mio appoggio.-
- Vuoi aiutare un Dio irresponsabile come me che si è persino innamorato di un essere umano?-
- Voglio aiutare un Dio sincero con se stesso e un Dio che credo meriti questo amore.- Gli occhi cristallini di Yato si riempirono di quella confessione spontanea e si bearono di quell'affetto che non credeva di poter ricevere dalla dea a cui aveva recato tante sofferenza. Si, l'aveva salvata anni prima, anche se lo aveva fatto nel modo peggiore, ma ora qualcosa tra loro due era cambiato totalmente e lui non era in grado di gestire qualcosa di così spontaneo, tanto che l'imbarazzo aumentò e alla fine riuscì solo a balbettare qualcosa di stupido.
- Si però dovresti coprirti prima.-
- Eh? Perchè?-
- Veena! Per favore!- Kazuma, reggendo tra le mani una vestaglia, volò letteralmente incontro alla sua padrona, imbarazzato e un po' geloso, forse perchè fino a quel momento lui era stato l'unico a vederla in quelle condizioni e condividere la visione della sua padrona con altri era qualcosa che infondo lo infastidiva. Eppure Bishamon non sembrava affatto imbarazzata e per qualche secondo, per Yato, vedere quei due bisticciare per una sciocchezza, fu rasserenante. - Vai Yato, cerca Iki-san. Noi faremo la nostra parte.-

Ci impiegarono pochi secondi per tornare nel mondo degli umani. Yato aveva deciso di impugnare Sekki e di non separarsene per il momento. Yukine aveva accettato di restare sotto forma di lama se fosse servito a dare un po' di sollievo al cuore tormentato del proprio padrone, ma era certo che non sarebbe bastato. Voleva cercare Hiyori e tornò a casa sua, ovviamente era ben conscio che non vi avrebbe trovato nessuno, ma era comunque un inizio.
Scrutò ancora una volta in quell'abitazione fredda e anonima e si chiese come avesse fatto a non accorgersi di nulla prima. Aveva incontrato i genitori della ragazza, gli erano sembrati normali esseri umani e non vi aveva dato importanza, eppure ora qualcosa gli diceva che avrebbe dovuto prestare più attenzione da subito. Trovandosi con un nulla di fatto, si diresse verso l'ospedale.
Era una struttura come tutte le altre, vi erano degenti e infermieri, dottori e visitatori, non c'era nulla di strano a prima vista, così provò ad avvicinarsi allo studio del padre della ragazza. Vi entrò senza problemi, il non essere visto era utile in quelle circostanze e diede un'occhiata in giro. Ancora una volta non trovò nulla di personale, neanche una piccola foto di famiglia, ma non poteva basarsi su queste piccolezze per tirare le conclusioni.
Quando la porta dell'ufficio di aprì e vide entrare il padre di lei, decise di agire in qualche modo. Si rese visibile all'uomo attirando la sua attenzione e poi scattò verso di lui bloccandolo contro la parete e la lama di Sekki a pochi millimetri dal collo.
“ Ohi Yato che vuoi fare?”
- Sta zitto Yukine, voglio capire.- Gli occhi dei Dio, lunghi e sottili esprimevano la rabbia che aveva nel cuore e quel piccolo uomo tremante ne fu totalmente sovrastato. - Hiyori, voglio assolutamente sapere dov'è?-
- Hiyori? Perchè la cerchi? Chi sei?-
- Dimmelo o non riuscirò a trattenere la rabbia. Dove l'ha portata suo fratello?-
- Fratello? Hiyori non ha fratelli. Hiyori ha solo lui e se è con lui non hai di che preoccuparti.-
- Lui chi?- Yato se ne accorse subito della difficoltà dell'uomo a ricordare, era esattamente la stessa cosa che succedeva quando le persone incontravano un Dio, non appena sfuggiva ai loro occhi, il ricordo svaniva. - Hiyori però riesci a ricordarla non è vero? Sai chi è?-
- Certo che so chi è, Hiyori è...è...mia figlia.-
- Hai tentennato, cosa mi nascondi?-
- L'abbiamo adottata, lui venne da noi dicendoci di trattarla come se fosse nostra figlia e così abbiamo fatto, le abbiamo voluto bene da subito ed è stato difficile farla adattare al mondo dal momento che aveva perso la memoria, ma l'amiamo non sto mentendo.- Yato ritrasse l'arma e lo lasciò andare. L'uomo cadde sul pavimento, sudato e preoccupato, ma non si mosse. Rimase ad osservare quello strano ragazzo provando a mettere in ordine qualche pensiero. - Quella persona ci chiese di donarle una vita normale, una vita che potesse renderla felice e a noi è bastato questo.-
“Yato, lui non sa più di questo, dobbiamo trovare quel tizio, solo così potremo sapere tutto.”
Si avviò verso la finestra e si buttò giù, conscio che presto quell'uomo lo avrebbe dimenticato e avrebbe continuato la giornata come se nulla fosse accaduto, ma per lui era diverso.
 Continuò la ricerca per tutto il giorno, entrò in ogni abitazione, setacciò ogni angolo della città, ma non riuscì a trovare nulla. A notte inoltrata decise di andare dal vecchio Tenjin, riposare e mettere ordine nella mente, ma quando vi arrivò trovò ad attenderlo molte persone.

- Qual buon vento porta la dea guerriera Bishamonten da un vecchietto come me?- era stata accolta così dal Dio Tenjin intento ad osservare gli alberi in fiore.
- Mi scuso per essermi presentata senza preavviso, ma ci sono delle cose che vorrei chiederti.-
- Immagino si tratti di Yato e della giovane Hiyori. Venite dentro e sedetevi, sarà un lungo racconto, ma prima dovremo attendere tutti gli ospiti.-
E così avevano fatto. Seduti intorno ad un tavolino, con in mano del te verde e con l'ansia nel cuore, avevano atteso l'arrivo di Yato e quando questi si era presentato sudato e ansimante al loro cospetto, con la stessa calma il dio della saggezza lo aveva invitato a sedersi ed ascoltare una storia vecchia di secoli.
- La storia di Ninigi no Mikoto è antica, ma in pochi conoscono ciò che accadde dopo la sua discesa nel mondo terreno. Giunto nelle terre mortali Ninigi incontrò Ko-no-hana-sakuya, la Principessa dei Fiori. Molti umani la venerano ancora con il nome di Sengen, ma le leggende che loro si tramandano sono molto lontane dalla verità. Una cosa sola le accomuna, la bellezza della Dea era tale che Ninigi ne rimase subito folgorato e se ne innamorò. Il padre di Ko-no-hana era Ohoyamatsumi, una divinità della montagna, e quando Ninigi chiese in sposa la figlia, egli ne fu molto felice, ma chiese a Ninigi di prendere in moglie anche l'altra sua figlia, la Principessa delle Pietre Iwanaga. Quest’ultima però, non potendo competere con la bellezza della sorella, venne rifiutata da Ninigi e questo diede a Ohoyamatsumi un gran dispiacere. Il matrimonio venne così celebrato in gran fretta, ma fu fastoso e opulento, degno del nipote della dea Amaterasu. Le cose iniziarono però ad andare subito male. Ninigi era si un Dio eccellente, ma anche iroso e geloso e quando Ko-no-hana rimase incinta, egli fu così stolto da credere di essere stato tradito. Allo stesso tempo il suocero disse a Ninigi, che avendo rifiutato la seconda figlia, avrebbe privato i suoi discendenti dell’immortalità e la loro vita avrebbe avuto una durata breve come quella di un fiore di ciliegio, simbolo della principessa dei fiori. La furia di Ninigi per il presunto tradimento si ripercosse per tutto il mondo terreno e la moglie, addolorata, decise di sottoporsi a qualsiasi prova purchè il marito si placasse. Così Ninigi richiese la prova del fuoco, fomentato dalle parole del suocero e non credendole vere. A pochi giorni dal parto chiuse la principessa in una piccola capanna e vi diede fuoco, asserendo che se quelli fossero stati realmente figli suoi si sarebbero salvati dalle fiamme. La principessa perse la vita, ma i neonati sopravvissero e Ninigi si sentì soddisfatto.-
- Ma è terribile.- Yukine, sopraffatto dal racconto si sentì il cuore pesante e grave, al pensiero del sacrificio di quella povera giovane.
- Questa è una storia che non avevo mai sentito prima.- Bishamon era seria e contrita, così anche Kazuma, il quale aveva assorbito quel racconto con avidità e qualcosa aveva iniziato a pizzicargli la mente, ma per il momento non disse nulla.
- Eppure c'è altro oltre la tragedia.- Tenjin richiamò nuovamente l'attenzione del suo pubblico, ma rivolse lo sguardo a Yato scrutando attentamente in quelle iridi cristallo e provando a capire se il Dio avesse iniziato a mettere insieme i pezzi del puzzle. - A verificare la morte della principessa, Ninigi mandò la sua arma fidata, la sua preziosa Ama no Murakumo, che cercando tra i resti della capanna, trovò i bambini, ma anche il corpo della principessa, bruciato e irriconoscibile, ma ancora vivo. Mosso a pietà e amore per quella che, con il matrimonio celeste, era diventata anche la sua padrona, da cui aveva ricevuto persino il secondo nome di Kusanagi, nascose la principessa e se ne prese cura portando invece a Ninigi la notizia della sua morte.-

- Tornai li e ti trovai tra le macerie, gridavi dal dolore e io non riuscii a sopportarlo. Ti nascosi dagli occhi del padrone per proteggerti, conscio del fatto che se ti avesse trovata, la sua ira si sarebbe nuovamente riversata su di te e l'idea che potesse usare me per farti del male, mi dilaniava l'anima. Tu sei anche la mia padrona, mi hai acquisito con il matrimonio e con esso mi hai consesso un secondo nome. Non sono un Nora, ma uno strumento legato alla famiglia di Ninigi-sama di cui ancora e nonostante tutto fai parte.-
- Come posso credere ad una cosa del genere. Io sono Hiyori, lo sono sempre stata.- La ragazza era tornata nel suo corpo e si era finalmente vestita, obbligandolo a raccontargli la verità, la stessa che stava ascoltando, ma che non riusciva ad accettare.
- Si sei Hiyori Iki, questa non è una menzogna, ma la tua anima appartiene alla mia principessa, tu sei entrambe, solo che non puoi ricordarlo perchè il giorno che portai la tua anima dal sommo Tenjin, egli mi disse che l'unico modo per proteggerti da Oblivion era toglierti ogni riminiscenza della tua vita precedente e io accettai.-

- Purtroppo però il tradimento di Murakumo nei confronti di Ninigi non poteva che portare ad una sola conclusione.-
- Deve per forza aver contaminato il suo padrone, ha mentito e ha agito contro la volontà del suo signore, non poteva egli non capirlo.- Kazuma era scattato in avanti, poggiando i palmi sul tavolino e facendo tremare il te nelle coppe. Aveva reagito in modo brusco e sentì su di se lo sguardo contrariato di Veena, ma non era riuscito a trattenersi, forse perchè Yato fino a quel momento era semplicemente rimasto in silenzio.
- Infatti fu così. Giorno dopo giorno la contaminazione su Ninigi si espandeva sempre di più e non riuscendo a scoprire quale delle sue armi lo stesse tradendo, le distrusse tutte tranne la spada, il gioiello e lo specchio donatogli da Amaterasu, convinto che loro non avrebbero mai potuto fare qualcosa contro di lui, ma la contaminazione non si fermò. Murakumo passava troppo tempo insieme alla principessa e il suo amore cresceva allo stessa velocità della contaminazione, ma ben presto dovette prendere una decisione.-
- Con il matrimonio celeste, gli strumenti divini diventano di entrambi i coniugi, quindi se Ninigi era contaminato, allo stesso modo lo era anche la principessa.-
- Esatto Bishamonten. Anche la principessa risentiva della contaminazione e viste le sue condizioni di salute, ben presto sarebbe morta. Così Murakumo decise di sottoporsi ad una abluzione.-

- Non avevo altra scelta, saresti morta, ma perchè l'abluzione andasse a buon fine dovetti rivelare la verità a Ninigi e dirgli di te.- Murakumo si appoggiò ad Hiyori e lei rimase incantata dalla quantità di lacrime che riusciva a versare. Nonostante trovasse tutto ancora assurdo, qualcosa dentro di lei aveva iniziato ad accettare quella verità che Masaomi le stava raccontando. - Ninigi divenne furioso, il cielo e la terra tremarono per giorni interi, ma la cosa peggiore fu che la sua gelosia si riversò nuovamente su di te e non su di me che lo avevo tradito. Pur di non far trapelare nulla, pur di non subire una tale onta dichiarò che tu l'avevi tradito e che sfruttando il matrimonio avevi intenzione di portargli via i suoi simboli sacri. Ninigi credeva davvero che il mio tradimento fosse solo opera tua e non mi punì. Al contrario richiamò un demone, un mostro oscuro dalle profondità dello Yomi che persino Izanami tiene segregato. Richiamò Oblivion.- Quel nome la fece tremare, il sangue le gelò le vene e si rese conto di avere paura.

- Oblivion è un demone deicida, è in grado di assorbire il corpo divino e torturare la sua anima per l'eternità. Impossibilitata a difendersi e con Murakumo nelle mani di Ninigi, la principessa dei fiori venne inghiottita da Oblivion e cadde nel sonno della tortura eterna. Non ci sono parole adatte a descrivere il mondo di quel demone se non inferno. Non è altro che un angoscia senza fine, senza un domani o una speranza a cui aggrapparsi. La fine per le anime immortali è l'oblio. Eppure Murakumo non si diede per vinto e con il tempo riuscì a convincere il gioiello sacro di Ninigi, Yasakani no Magatama, ad aiutarlo nell'impresa. Lo strumento Divino Yasakani è in grado di recuperare e imprigionare al suo interno le anime, esattamente come Oblivion, ma per poco tempo. Murakumo affrontò il demone e gettandosi al suo interno recuperò solo l'anima della principessa portandola nel mondo terreno, portandola da me. Entrambi gli strumenti erano in pessime condizioni e l'anima di Ko-no-hana era a pezzi. Non c'era nulla che potessi fare per lei, ma Murakumo continuò a pregarmi, giorno e notte e alla fine accettai. Ciò che feci fu un sacrilegio e sono conscio che prima o poi verrò punito, ma non riuscii a negarmi. Con l'aiuto di Yata no Kagami, il terzo strumento benedetto di Ninigi, creammo la base per un corpo che fosse umano e vi legammo l'anima della principessa, ma questa era troppo lesa per poter generare vita e io decisi di eliminare da quella povera anima ogni ricordo della sua vita e, in questo modo, potei nasconderla anche da Oblivion. Ciò che mi trovai davanti quella notte fu una ragazzina dai lunghi capelli castani e gli occhi vacui che non era in grado neanche di parlare. Davanti a me c'era quella che poi, con il tempo, ha preso il nome di Iki Hiyori.- Lo notò subito perchè per tutto il tempo non aveva fatto altro che osservarlo. Yato si morse il labbro inferiore, così forte che divenne violaceo e presto avrebbe sanguinato.
- Con il tradimento di ben tre strumenti Ninigi deve aver risentito di una nuova e forse più forte contaminazione. Cosa successe?-
- Nulla Kazuma. Ormai il corpo di Ninigi era così provato da renderlo inerme. Non riuscendo ad accettare di essere stato tradito dagli unici strumenti divini che gli erano rimasti, si chiuse in solitudine. Ormai il peccato era stato perpetuato e lui pian piano perse il senno. Nessuno sa in che condizioni sia ora il dio.-
- Ben gli sta.- Le prime parole pronunciate da Yato furono di rabbia e sebbene non condivise nessuno replicò. Si alzò in piedi e rimase immobile dando le spalle a tutti i presenti. Non potendolo vedere in viso osservarono solo le spalle di lui tremare, ma che fosse rabbia o solo disperazione non riuscirono a capirlo. - Per quello che ha fatto non merita di vivere.-
- Sei sicuro di quello che stai dicendo?- Tenjin lo stuzzicò di proposito, provando a capire fino a che punto il dio Yato avrebbe potuto accettare quella situazione. - Tu che hai sofferto, anzi no entrambi avete sofferto per la contaminazione da parte dei vostri strumenti. - Lo disse rivolgendosi anche a Bishamon che intanto non potè fare altro che riportare alla mente il dolore di quei giorni. - Entrambi sapete bene cosa si prova ad essere feriti dalle vostre armi e dai vostri compagni. Pensate forse che quello che vi ho raccontato, che le scelte che sono state fatte siano state giuste? Ninigi era cieco alla verità non posso negarlo, ma è stato tradito più e più volte. Dapprima solo da Murakumo guidato dai suoi sentimenti, poi da tutti i suoi strumenti più fidati. In questa storia non credo ci sia nessuno nel giusto.-
- E Hiyori allora? Lei non sa chi è e non merita ora di subire le conseguenze del suo passato.- Lo gridò così forte che per qualche secondo gli fece male la gola, ma visto che per lui era difficile accettare quel racconto, potè solo immaginare come si sentisse ora lei e nonostante tutto, la sua voglia di vederla e averla vicina non era diminuita.
- Perchè credi Dio Yato che io abbia tanto insistito affinchè tu recidessi il vostro legame? Il giorno del vostro incontro, il giorno in cui per la prima volta l'anima di Hiyori si è separata dal suo corpo mortale ha segnato il suo destino. Quando ogni ricordo della sua vita le tornerà alla mente, quando il suo legame terreno svanirà del tutto Oblivion tornerà a prenderla e, mi dispiace dovertelo dire, ma Yato è anche colpa tua.-
- No, non è così.- In un attimo Yato si sentì avvolgere dalle braccia gentili di Hiyori, sentì il suo viso poggiarsi sulla sua spalle e le lacrime bagnargli i vestiti. Era apparsa in un bagliore di luce candida e la prima cosa che aveva fatto era stato difenderlo di nuovo. Il calore del corpo di lei gli scaldò il cuore, riaverla dopo un giorno lungo un eternità, fu per lui meraviglioso. Si voltò e la strinse a se perchè, nonostante tutto quello che aveva sentito, per lui era sempre e solo la sua Hiyori. - Ho scelto io Yato e lo sceglierò sempre. Io sono Hiyori, non sono altro che questo e voglio lui.-
Lo videro tutti, lo sguardo perso di Murakumo verso quell'amore che la sua padrona non ricambiava colmò i cuori di tutti di una tristezza senza fine.
- Hiyori sei conscia di quello che accadrà?- Tenjin si rivolse alla ragazza, che stringendo ancora di più a se Yato, rispose senza guardarlo.
- Il mio legame con il corpo umano è molto debole. Masaomi ha detto che presto riavrò la memoria e con essa anche il dolore che la mia anima ha sopportato. Eppure come Hiyori ho avuto anche momenti felici e sono certa che se mi aggrappo a quella felicità, se Yato mi accetterà nonostante tutto, potrò sopportare il dolore.-

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 

Ormai era notte inoltrata eppure nessuno era riuscito a chiudere occhio. Bishamon e Kazuma si erano congedati con una tristezza che logorava le loro anime. Una volta rientrati nella loro dimora, prima di lasciare la sua padrona, Kazuma dovette dirle alcune cose.
- In un certo senso posso capire cosa prova Murakumo.- Bishamon si tolse il soprabito e rivolse al suo strumento uno sguardo indagatore, lo vide triste e provato, ma rimase in silenzio. - Io per te Veena, pur di salvarti, mi sono reso l'artefice della morte del clan “Ma”, non sono poi molto diverso da lui.-
- Tu Kazuma non mi hai mai tradito. Mai una volta in tutti questi anni mi hai contaminata.- Infondo era da un po' che voleva parlare con lui, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Sapeva che Kazuma si sentiva ancora colpevole per il passato e lei, come sua padrona, doveva fare qualcosa per aiutare il suo strumento, ma non aveva mai trovato le parole adatte. - Ogni tuo gesto e ogni tua azione erano per me, mentre Murakumo si è fatto guidare dai suoi sentimenti e ha ferito non solo Ninigi, ma anche Hiyori. Giudicare qualcuno in questa storia non è nostro compito, non possiamo farlo. Possiamo solo agire per ciò che crediamo giusto e io credo che il nostro compito ora sia impedire che Hiyori soffra per gli errori di qualcun altro. Non lo credi anche tu?-
- Se Oblivion dovesse tornare per lei, la difenderemo?-
- Si Kazuma lo faremo. Come ho difeso Ebisu da un giudizio che non ritenevo giusto, voglio proteggere lei. Ciò di cui ho timore però non è soltanto la venuta di Oblivion.-

Seduto sul parapetto, con la schiena contro una delle colonne portanti del tempio di Tenjin, Yato osservava il cielo stellato e provava a mettere ordine nel suo cuore. Non aveva digerito quella storia come aveva fatto credere, anzi era arrabbiato e questo gli impediva di dormire. Hiyori e Murakumo erano rimasti al tempio, ma la ragazza si era coricata nella stanza di Yukine, perchè il giovane strumento di Yato era rimasto molto turbato da quella situazione e in qualche modo lei se ne era accorta. Avevano parlato per ore, Yukine voleva ad ogni costo essere d'aiuto all'amica e lei si era fatta forte di un coraggio che forse non aveva. Lui invece non era riuscito a rimanere con loro, troppo combattuto da tutti quei sentimenti contrastanti che vorticavano dentro di lui.
- Yato.- Si voltò appena, l'aveva sentita avvicinarsi, ma era stato restio a guardarla. Ora però, con la coda dell'occhio aveva intravisto la sua figura minuta chiusa in una delicata vestaglia bianca e non aveva resistito all'impulso di mangiarla con gli occhi. Se ne rese conto, c'era qualcosa di diverso in lei, qualcosa che la rendeva ancora più bella, ma ebbe paura di dirlo ad alta voce.
- Ah Hiyori, me ne stavo seduto qui a non far niente. Pensavo di bere qualcosa, ma in questo tempio non ho trovato neanche una lattina di birra. Il vecchio deve averle nascoste e...- Si bloccò quando la mano delicata della ragazza gli toccò la sua. Aveva messo su la maschera dell'idiota, avrebbe continuato a sputar fuori cretinate per un bel po' giusto per allentare la tensione, ma quel semplice tocco aveva sgretolato ogni cosa. Sentì lo stomaco che si contorceva e la gola che si seccava mentre le loro dita si intrecciavano.
- Yato, non c'è nulla tra me e Masaomi, io lo vedo ancora come mio fratello.-
- Sai Hiyori c'è la possibilità che tu lo abbia ricambiato in passato.- Tornò serio, ma il solo pronunciare quella frase gli lacerò il cuore.
- Lui non ne ha fatto parola, ma anche se fosse io ora voglio ricambiare te, ma se ora tu non mi vuoi più io me ne farò una ragione, infondo faccio fatica ad accettare me stessa, come posso pretendere che lo faccia tu.-
- Non dire stupidaggini!- Hiyori sentì la sua mano chiudersi in una morsa ferrea, ma dalle dita del Dio sentì scivolare solo un sentimento che le scaldò il cuore. Yato abbassò la testa e schermò gli occhi con i capelli. - Tu hai accettato me un Dio delle calamità, mi hai donato le tue preghiere e i tuoi sorrisi, mi hai donato un tempio, credi davvero che io mi tiri indietro per questo? Ho promesso che ti avrei reso la ragazza più felice della terra, ma fin ora ti ho vista solo piangere e questo non posso sopportarlo.- Si girò verso di lei, scivolando dalla piccola balaustra e rimanendo ritto e immobile come una statua, ma benchè fosse notte e il dio cercasse di nascondersi, Hiyori vide quelle gote spudorate divenire rosse e sorrise. - Io non voglio approfittare di te, non voglio che succeda qualcosa tra noi di cui poi ti pentirai una volta riacquistati i ricordi. Voglio che tu appartenga a me e basta e voglio essere certo di essere l'unico amore che desideri. Sono un Dio egoista lo so, non dovrei neanche pensarle queste cose, ma non riesco a trattenerle.-
- Sei una divinità un po' sfacciata Yato.- Il ragazzo non potè non alzare lo sguardo e finalmente, dopo tanto lo vide. Hiyori sorrideva per lui, aveva gli occhi lucidi, ma non era triste, lui era sicuro fosse felice. La ragazza fece un lungo sospiro e stringendo ancora di più la mano di lui lo guidò. Si chiusero una piccola stanza senza luce e rimasero in silenzio per un po'. - Io davvero non credevo fossi così intraprendente.-
- Ah no, io insomma non volevo dire che avevo queste intenzioni.- Yato si ritrasse come una lumaca, il viso rosso e sudato, ma Hiyori sorrise di nuovo e lui si calmò di colpo.
- In realtà le ho sempre avute, ma sento come se mi stessi approfittando di te.-
- E se fossi io ad approfittarmi di te, andrebbe bene?-
Scese il silenzio, ma non fu ne lugubre ne spaventoso, soltanto delicato. La ragazza arrossì vistosamente quando Yato spalancò gli occhi. Si era slacciata la vestaglia e apertasi sul davanti aveva lasciato intravedere la biancheria. Fu come se fosse attirato da una forza erculea, Yato avanzò portando avanti le braccia e con la mano sfiorò il collo della ragazza sentendo la pelle morbida e calda, percependo il sangue di lei scorrere all'impazzata. Spostò la vestaglia che le ricadde sul lato e ormai completamente scoperta rimase immobile sentendo le dita di lui che la accarezzavano. Poi si fece più audace, non riuscendo a reprimere quei sentimenti che dentro di lui gridavano ossessionati, le baciò il collo, e Hiyori si sentì debole come un fiore di campo, con le gambe molli e deboli. Si accasciò al terreno e Yato la seguì delicatamente sdraiandosi su di lei e continuando a tormentarla con le mani e con la bocca, con più vigore ogni volta che non sentiva in lei un rifiuto. Congiungendosi in un bacio lungo e appassionato, Yato la guardò intensamente, i loro occhi brillavano all'unisono e pensò che anche se stessero sbagliando, se anche stessero per commettere il peccato più grande del cielo, non si sarebbe fermato. La liberò degli ultimi indumenti e si beò di vedere ogni millimetro di quel corpo così bello e di poterlo avere solo per lui. Si, era un Dio egoista, ma era anche un ragazzo innamorato. Si tirò su e si mise in ginocchio, lasciando che anche lei riuscisse a mettersi seduta e si tolse la maglietta. Quella per Hiyori era la prima volta che vedeva il corpo di Yato e volle toccarlo, si appoggiò al petto di lui e lo baciò con dolcezza. Il giovane ci mise poco a togliersi gli ultimi indumenti fastidiosi e si distesero di nuovo, nudi e accaldati, eppure lui non si mosse, rimase fermo per quella che a Hiyori sembrò un'eternità soltanto a guardarla e ad accarezzarla.
- Va tutto bene Yato?-
- Si, è solo che se mi faccio prendere dall'emozione questo momento finirà troppo presto e non voglio.- Si piegò in avanti e la baciò, ma ormai non riusciva più a trattenersi e finalmente la fece sua, la sentì tremare sotto di se, muoversi e ansimare, il viso rosso e gli occhi sottili. Era qualcosa di estremamente strano come un dio delle sciagure potesse donare ad una donna quell'espressione di beatitudine, così strano che ne rimase incantato, tanto da sperare di poterla rivedere altre mille volte e mille volte ancora. Sentì lo stomaco stringersi in una morsa di godimento e continuò per tutto il tempo che gli fu concesso, continuò a donarle piacere, lo stesso che ormai aveva stregato anche lui.
- Yato io...- lo disse stringendo i denti e ansimando, bloccando il giovane con le braccia e con le gambe per non farlo andare mai via da lei. - Io ti amo.-
 - Anche io, dal primo momento che ti ho vista ero sicuro che fossi tu la persona che avrebbe guarito il mio cuore.-
- Qualsiasi cosa accada non lasciarmi mai.-
- Non lo farò, lo prometto.-
- Perchè io ora...- ormai giunti al culmine del loro piacere, Yato si rilassò su di lei, ansimando e godendo di quel calore che era solo suo ormai, ma quando la sentì singhiozzare non potè fare a meno si spostarsi per guardarla. Ancora una volta fiumi lucenti e salati solcavano le sue guance e lui non riuscì a capire il significato di quelle lacrime finchè lei non lo ammise.- Io ora ricordo tutto.-

La terra tremò e si spaccò. Un boato simile ad un ruggito furioso scosse il silenzio della notte, tanto da riuscire a svegliare persino gli esseri umani. Le luci si accesero in molte case e presto iniziarono a levarsi le prime grida di terrore, poi tutto si spense.
La città crollò nel silenzio più assoluto, ogni luce, lampione o insegna si spense all'improvviso. Piano piano le persone iniziarono a perdere i sensi e alcune smisero di respirare. Tenjin fu il primo ad accorgersi di ogni cosa, percepì le anime di tutte le persone che lo avevano pregato farsi deboli, le sentì tremare e spezzarsi e, al suo fianco, Murakumo che non era riuscito a distogliere lo sguardo dall'orizzonte percepì quella stessa paura provata molti anni prima.
Spaventati dal terremoto, Yato e Hiyori si rivestirono in fretta e scendendo le scale del tempio incontrarono Yukine. Lo strumento divino era pallido e con gli occhi sgranati, qualcosa lo aveva terrorizzato a morte. Scesero in fretta da Tenjin e videro il Dio provato e stanco.
- Che cosa è stato?- Con il fiato corto Yato provò a cercare spiegazioni, ma ricevette solo lo sguardo irato di Murakumo, che si era concentrato sulla mano del Dio che stringeva quella di Hiyori.
- Oblivion si è svegliato e come in passato mieterà le prime vittime.-
- Oblivion? Che diavolo significa?-
Fu Tenjin a spiegare la situazione, ma prima dovette sedersi e a soccorrere il proprio padrone arrivarono i suoi strumenti divini.
- Esattamente come ha detto Murakumo. Oblivion si è appena svegliato e questo disturba il mondo. Le prime persone a morire saranno quelle più legate a noi, poi tutti gli altri e non finirà finchè il demone non avrà raggiunto la sua preda. Non è così Ko-no-hana-sama?- Si rivolse a Hiyori e la ragazza si sentì scrutata da quegli occhi antichi, che avevano capito ogni cosa.
- Si è così, ma per favore Tenjin non usare quel nome. Io sono Hiyori, con o senza ricordi sono sempre Hiyori.-
Murakumo tremò e tutti lo videro. Spalancò gli occhi rivolgendoli a quella che finalmente era tornata ad essere la sua signora e si inginocchiò al suo cospetto, abbassando lo sguardo e rimanendo in attesa. Hiyori lo guardò con dolcezza, c'era qualcosa che avrebbe voluto dirgli, ma per il momento non lo fece, si limitò a poggiargli una mano delicata sulla testa e gli chiese di alzarsi.
- Oblivion si è solo svegliato, abbiamo ancora un po' di tempo prima che esca dallo Yomi per cercarmi, ma la sua forza è tale che gli umani, lentamente, perderanno la vita. Per questo dobbiamo agire prima che riesca ad uscire.-
In quel preciso istante, cavalcando il suo fedele leone, Bishamon atterrò davanti a loro. La dea era tesa e scura in viso, armata fino ai denti di tutti i suoi strumenti.
- I cieli sono in agitazione. Gli dei si sono rintanati nel Takamagahara e tremano come bambini. Il demone è gia libero, qualcuno ha rotto il sigillo dell'entrata dello Yomi e non è stato Ninigi. Lui è chiuso nelle sue stanze, sta morendo.-
- Come lo sai?- Hiyori si fece avanti e Bishamon la guardò attentamente, era diversa dal solito, era come se fosse invasa da una strana luce candida e calda e quando un dolce profumo di fiori le invase le narici, ne ebbe la conferma, ma non disse altro.
Fu Kazuma a presentarsi a loro, l'orecchio di Bishamon si illuminò e lo strumento Benedetto si fece avanti, sistemandosi gli occhiali.
- Dopo aver insistito a voler incontrare Ninigi, siamo stati ricevuti da Yasakani in privato. Lo strumento del Dio ci ha riferito che ormai Ninigi non è più in grado neanche di muoversi, ha resistito alle contaminazioni per secoli ed è arrivato al limite. Presto si procederà ad una sua successione e quindi non può aver risvegliato ne tanto meno liberato Oblivion. Yasakani ci ha detto inoltre che tramite lo specchio sacro di Ninigi, l'ultimo suo strumento divino, hanno osservato l'entrata dello Yomi per giorni e vi hanno visto la figura di uno strano uomo circondato da spiriti.-
- C'è dell'altro però che dobbiamo dirti Hiyori.- Bishamon si avvicinò a lei e le prese le mani. La ragazza rimase ad osservare le iridi feline della dea in attesa, ma sentì il suo cuore farsi pesante e ebbe timore di ciò che avrebbe sentito. - Mentre eravamo in udienza da Yasakani, qualcuno ha ascoltato la nostra conversazione e ora sa di te. Se come credo, hai recuperato i tuoi ricordi di quei tempi, devo chiederti se sei pronta ad incontrarlo. Voleva assolutamente vederti.-
Non riuscì a rifiutare, nonostante fosse spaventata all'idea di dover incontrare qualcuno che era a conoscenza della sua identità, si fece forza e accettò. Annuì con la testa e la dea si allontanò da lei, richiamando una delle sue due pistole e sparando verso il cielo. Il colpo rimbombò per qualche secondo, poi un boato e un fulmine colpirono a poca distanza da loro e nel fumo Hiyori intravide una figura. Fu difficile metterla a fuoco, ma qualcosa in lei sussultò ancora prima di vederlo del tutto. Ad uscire dalla coltre fu un ragazzo molto alto, vestito con un bellissimo kimono candido e lucente, dai lunghi capelli castani e gli occhi malva felini e attenti.
 Avanzò a passo lento, facendo tintinnare le due spade legate ai fianchi e sentendo su di se gli occhi della ragazza. Si avvicinò allungando una mano e riuscì a toccarle i capelli, che delicati gli sfuggirono subito dalle dita. Fu Murakumo ad agire, si fiondò tra lei e il giovane e si parò a difesa di Hiyori scansandola in malo modo. Il giovane non si stupì, al contrario rispose allo sguardo di Murakumo con altrettanta determinazione.
- Credo tu abbia gia fatto abbastanza Ama no Murakumo, non peggiorare oltre la tua situazione.-
- Ho fatto quello che era giusto, quello che voi ne i vostri fratelli avreste potuto fare. Ho protetto la mia signora.-
- Si, è giusto.- Rimasero tutti a bocca aperta quando il giovane ancora senza nome si inginocchiò al suolo, macchiando il vestito con la polvere del terreno e chinandosi in avanti verso Hiyori. - Sono qui per chiedere perdono, non per giudicare Murakumo. Voglio chiedere perdono a mia madre.- Yato sussultò e non lo nascose. Yukine si avvicinò al suo padrone e gli tese la mano, donandogli appoggio e cercandolo di rimando. Dover accettare una storia era qualcosa che erano riusciti a sopportare, averla davanti era completamente diverso. - Per tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che accettare il volere di nostro padre, ma sapevo che quella che conoscevamo non era che metà della storia. Purtroppo però le sue condizioni fisiche sono peggiorate, la contaminazione causata dai suoi strumenti divini è ormai irrecuperabile e lui è vecchio e stanco. Così quando ho ascoltato la dea Bishamon conferire con il gioiello di mio padre, ho voluto sapere di più. Sono qui ora per capire se la donna che ho davanti e che mi sta guardando è veramente la donna che mi ha generato e la stessa donna per cui Murakumo stesso ha gettato via la sua lealtà verso mio padre. Benchè io sia un Dio non riesco a esprimere un giudizio in tutto questo, quindi ho preferito comportarmi come figlio e venire a cercarvi. Questo però i miei due fratelli non lo hanno accettato. Madre il mio nome è...-
- Hosuseri.- Hiyori lo interruppe e quando il giovane sentì pronunciare il suo nome non potè non alzare lo sguardo. Lei lo guardava così intensamente che per un secondo lui vide oltre l'aspetto da ragazza, oltre quel corpo umano e riuscì a toccarle l'anima, un'anima che era simile alla sua. - Sono stati commessi molti errori in questi anni, ma il più grande è stato il mio. Ora tu sei qui, ti vedo per la prima volta, ma ti ho anche trascinato in una battaglia terribile e questo è un mio peccato.-
- Sono qui di mia spontanea volontà, so cosa sta accadendo e voglio combattere per voi. Posso, almeno per una volta, difendervi come è giusto.-
- Hosuseri-sama conosce un modo per difenderci da Oblivion.- Bishamon interruppe la riunione e attirò lo sguardo su di se. La dea però scrutava l'orizzonte, dentro quell'enorme marea oscura che si avvicinava.
- Esatto.- Hosuseri si alzò e dovette a malincuore distogliere lo sguardo da Hiyori, che ancora interdetta andò febbrilmente a cercare un contatto con Yato. Si avvicinò a lui e gli strinse la mano, il dio dagli occhi celesti sentì la tensione invadergli il braccio e stringergli il cuore, sebbene per lui fosse difficile rimanere in disparte in un frammento di storia che sapeva non appartenergli, per Hiyori doveva essere cento, se non mille, volte più difficile farne parte. - Oblivion non può essere ucciso, ma possiamo ferirlo e indebolirlo. Gli dei non possono in alcun modo toccarlo, ma le nostre armi si, questo è anche il motivo per cui Murakumo è stato in grado di recuperare l'anima di mia madre dal demone. Quando arriverà potrebbe assumere qualsiasi forma o aspetto, non dobbiamo lasciarci guidare dagli occhi, ma dalla paura, più ne avremo più staremo attenti.-
- Come proteggiamo Hiyori da quel demone?- Yato provò ad intervenire, in effetti non gli importava molto della strategia, ciò che premeva il suo cuore era proteggere Hiyori ed era certo che lo avrebbe fatto.
- Tutti gli strumenti che non sono in grado di colpire a distanza dovranno concentrarsi ad erigere i confini, se saranno forti Oblivion faticherà a passare oltre. Poi entrerà in gioco l'abilità di Kazuma.- Lo strumento benedetto di Bishamon si fece avanti e sistemandosi gli occhiali spiegò al meglio la situazione.
- Il corpo divino di Iki-san è ancora dentro Oblivion, è quello che guida il demone all'anima ed è quello che gli da la forza di manifestarsi in questo mondo. Sarà pericoloso, ma Hosuseri-sama crede che la presenza di Iki-san possa darci la possibilità di capire dove si trova il suo corpo. Separarlo da Oblivion è l'unica speranza che abbiamo per poterlo scacciare da questo mondo.-
- Volete che la mia padrona faccia da esca? Che razza di piano sarebbe?- Murakumo sbottò furente e in un certo senso anche Yato non era del tutto convinto di quel piano, ma non lo disse. Si limitò a guardare Hiyori e a notare la determinazione e la forza che la contraddistinguevano da sempre e sorrise.
- A me sta bene. Non riuscirei a stare in disparte vedendo tutti voi rischiare la vita. Credo che sia venuto il momento di decidere da sola del mio destino.-
- Oblivion ci metterà molto prima di giungere qui. Il tempio di Tenjin è da sempre schermato dai demoni, questa è una precauzione che ha preso da molti secoli e in più inizieremo da subito a erigere i confini. Fino ad allora, vorrei per favore poter trascorrere del tempo con mia madre.-

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6 

Murakumo non lo aveva accettato di buon grado, ma Hiyori era stata ferma e decisa e Yato l'aveva schermata dalla gelosia dell'arma. Per questo era riuscita a ritagliarsi qualche minuto da sola con Hosuseri, si erano seduti sotto un grande albero di ciliegio e il dio non aveva smesso di guardarla. Hiyori sapeva benissimo di essere legata a quella persona, la sua anima lo gridava e il suo cuore batteva così forte da farle mancare il respiro, ma era agitata e non sapeva esattamente come comportarsi. Quello che aveva davanti non era un bambino, ma un Dio adulto e rapportarsi con lui le fu davvero difficile.
- Se non volete che vi chiami madre ditemi quale nome preferite e io lo userò. Vi vedo a disagio.-
- Non è questo. Io ho appena recuperato la memoria, ma è tutto ancora troppo confuso per essere reale. Io mi sento Hiyori non Ko-no-hana.-
- Lo capisco. Mi è bastato che mi abbiate riconosciuto, non pretendo altro.-
Hiyori abbassò lo sguardo e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani. Hosuseri provò a toccarla di nuovo, ma si ritrasse ancor prima di muoversi. Il Dio era ben conscio di avere davanti una ragazza umana, che ci fosse al suo interno l'anima della madre era qualcosa che ormai non aveva più alcun peso.
- Io sono innamorata di Yato.- Hosuseri spalancò gli occhi, stupendosi di quella confessione così spontanea e carica di sentimento, ma non disse nulla. - Lo dico perchè è quello che provo e non posso cambiarlo. Io so di aver amato Ninigi in passato, lo sento nell'anima e sento di essere legata ancora a lui. Non provo odio o risentimento per ciò che mi è accaduto, io volevo disperatamente che lui mi credesse e che non fosse così cieco davanti al mio amore, ma non sono stata abbastanza forte da battermi e ho ceduto prendendo la via più semplice. Ho accettato qualsiasi sua decisione nella speranza, ma so di aver sbagliato perchè io non lo avevo tradito e per questo avrei dovuto lottare. Poi mi sono nascosta dietro i sentimenti di Murakumo e quando Oblivion è venuto a prendermi la prima volta io ho ceduto di nuovo.-
- Non potevate fare nulla. Mio padre ha preso una decisione che non appoggerò mai.- Spinto da quelle parole Hosuseri la prese per le braccia e la portò verso di se abbracciandola dolcemente. Hiyori venne investita dal profumo di fiori, dal profumo degli dei e si sentì al sicuro. - Madre, anzi no Hiyori.- la ragazza alzò lo sguardo incontrando gli occhi di lui e scoprendoli davvero identici ai suoi. - Non sono qui per portarti via dalla tua vita. Se essere Hiyori, se amare Yato, ti rende felice io voglio appoggiare la tua scelta, anche se scegliere un dio delle calamità come compagno non mi sembra proprio una decisione ben ponderata.-
La sentì ridere, ancora stretti in quel abbraccio per la prima volta entrambi sentirono la tensione scivolare via e lui le sorrise.
- Yato è molto più di questo, sarebbe bello potervi avere entrambi nella mia vita.-
- Quando sarai libera, credo che dovrò scambiare con lui qualche parola.-
Si voltarono nello stesso istante andando ad incontrare gli occhi celesti di Yato che da lontano li osservava. Il giovane si sentì scrutato, ma non distolse lo sguardo, nonostante ogni muscolo del suo corpo tremasse.
- Yato, come ti senti?- Yukine si fece vicino al suo padrone e cercò un contatto, una risposta rassicurante che tutto sarebbe andato bene.
- Yukine, secondo te stanno parlando male di me?- il ragazzino guardò lui poi in direzione di Hiyori e sorrise. La ragazza, nonostante tutto era felice e questo riusciva a percepirlo anche lui.
- Sicuramente non gli hai fatto una bella impressione e poi, guardalo, così distinto ed elegante e tu invece con questa vecchia tuta puzzolente.- Yato assunse un espressione da cane bastonato estremamente buffa e Yukine si lasciò sfuggire una leggera risata, ma fu rilassante e per un secondo riuscirono a non pensare a ciò che avrebbero dovuto affrontare. - Io vi proteggerò entrambi.- Lo disse all'improvviso e Yato guardò il suo strumento farsi forte di un coraggio che forse a lui mancava.
- Sono sicuro che lo farai.-
Fu Bishamon a richiamare tutti, la dea gridò di dolore e tutti accorsero da lei. La trovarono a terra, macchiata dalla corruzione e con una ferita alla spalla da cui sgorgava molto sangue. Ciò che videro li lasciò senza parole, tutte le armi che la dea aveva tenuto per se erano tornate alla loro forma umana ed erano ferite, Kazuma nonostante la ferita alla tempia si era avvicinato alla sua padrona e con il braccio teso e le dita congiunte per erigere il confine, cercava di proteggerla.
- Che sta succedendo?- Yato non aveva perso tempo e aveva gia richiamato a se la sua arma, provò a guardarsi intorno, ma non vide nulla se non l'oscurità della notte. - Dove sono gli strumenti che stavano erigendo i confini?-
- Non lo abbiamo visto arrivare, è passato attraverso la barriera senza risentire minimamente delle nostre contromisure.- Kazuma era affaticato, il sangue che gli colava dalla ferita gli stava offuscando la vista, ma non abbassato la guardia. - Tutti gli strumenti di Tenjin sono spariti in un batter d'occhio.-
- Tenjin!- Yato gridò, ma non ricevette risposta. Si rese conto che intorno a loro qualcosa era cambiato, faticava a mettere a fuoco e l'oscurità diventava ogni secondo più fitta e pesante. - Tenjin dove sei?- Lo sentì rantolare, ma non riuscì a vederlo. Ad ogni modo era vivo e per ora era il massimo che poteva aspettarsi.
- Yato sta attento, era gia qui da prima che iniziassimo a difenderci.- Bishamon lo mise in allerta, impossibilitata ad alzarsi e ormai senza armi da poter utilizzare, la dea si sentì inutile.
- Allontanatevi, porta via tutti i tuoi strumenti e rimanete al riparo.-
- Che pensi di fare da solo?-
- Proteggere Hiyori e proteggere te a qualsiasi costo.- Stringendo la presa sulle due lame, Yukine sentì la forza del proprio padrone scorrergli nell'anima e donargli vigore. - Andiamo Yukine, facciamolo uscire allo scoperto.-
“ Sono pronto!”
Yato alzò in aria le lame e iniziò tagliare l'aria davanti a se. I colpi di Yukine brillavano, rischiarando per qualche secondo l'oscurità del demone e permettendo a Yato di cercare il proprio avversario, ma non vide nulla.
- Piccoli Dei arroganti.- La voce lo prese alla sprovvista e Yato sussultò. Era greve e pesante, rauca e terrificante, ma soprattutto sembrava provenire da ogni direzione. - Mi è stato concesso un pasto e lo avrò.- 
- Fatti vedere!- Yato lo gridò temerario, ma freneticamente iniziò a cercare con lo sguardo Hiyori senza riuscire a vederla.
“Yato dobbiamo andare da Hiyori, lui la sta cercando.”
- Lo so benissimo, ma è protetta. C'è Hosuseri con lei e anche Murakumo, noi ora dobbiamo difendere Bishamon.-
- Sciocco di un Dio minore. Nutrirmi di te non mi darebbe alcuna soddisfazione.-
- Meglio così, perchè sono parecchio indigesto.- Yato sferrò una seconda serie di attacchi, Yukine si stava sforzando al massimo, ma sentire i propri colpi andare a vuoto stava diventando snervante finchè non avvertì qualcosa.
“ Yato ho colpito qualcosa, è stato di striscio, ma l'ho percepito.”
- Bene allora, indicami la direzione.-
Totalmente sincronizzato con la sua arma, Yato percepì le istruzioni del giovane e attaccò di nuovo. Questa volta la sensazione di aver tagliato fu più forte e il Dio aumentò la cadenza dei colpi, ma quando la voce del demone li schernì di nuovo Yato si immobilizzò.
- Devi stare attento Dio delle calamità, se colpisci alla cieca rischierai di tagliare qualcosa di importante.-
- Che vuoi dire?-
- Esattamente questo. Dentro di me ora ci sono molte persone, anche se non mi nutro di loro sono comunque mie prigioniere. Se non colpisci me colpirai loro.- 
- Bastardo, fatti vedere e combatti lealmente.-
- E questo che vorrebbe dire? Sciocco di un Dio, io sono un demone, come pretendi da me correttezza.- Rise e una sensazione di inettitudine colpì Yato, come uno schiaffo in pieno viso. Totalmente circondato dal nulla, non riusciva più neanche a vedere Bishamon, ma non potè concentrarsi molto su questo che una voce lo distrasse. La riconobbe subito e tutta la sua concentrazione andò verso il richiamo di Hiyori. La ragazza continuava a chiamarlo e lui non potè non rispondere alla sua voce.
- Sta lontana, rimani nascosta e accanto ad Hosuseri!- Lo gridò alla cieca, ma era sicuro che la ragazza non sarebbe rimasta in disparte ed infatti intravide un movimento con la coda dell'occhio e si voltò in quella direzione scorgendo la bianca vestaglia di Hiyori. Fece un paio di passi in direzione di quella che a lui sembrò l'unica luce nell'oscurità del demone, ma si bloccò di colpo. Immobilizzato da qualcosa che non riusciva a capire, rimase fermo quando la ragazza si voltò verso di lui e prese ad avanzare. Hiyori era spaventata, lo vedeva benissimo, ma lui non riusciva in alcun modo a muoversi. “Yato che succede? Yato!” La giovane arma gridò il nome del suo padrone, quando questi alzò una delle sue lame e andò a puntarle contro la gola della ragazza che si era immobilizzata di colpo, con gli occhi pieni di terrore. “Che diavolo fai?”
- Yato sono io, sono Hiyori non riesci a vedermi?-
- Ti vedo benissimo invece.- Yukine lo percepì distintamente, il suo padrone tremava ed era paura quella che aveva iniziato a scorrere anche dentro di lui. Si concentrò sul viso di Hiyori e per qualche secondo non riuscì a capire, ma poi anche nella sua mente iniziarono a galleggiare le parole che Hosuseri aveva detto loro poco prima che tutto precipitasse e tornò concentrato. - Ti vedo e per i miei occhi sei Hiyori, ma la paura che sto provando adesso non può in alcun modo farmi credere che tu sia lei. Neanche Izanami mi ha spaventato tanto quanto te e anche lei aveva il viso di Hiyori.-
- Che bravo bambino.- In un batter d'occhio il viso gentile della ragazza assunse una delle espressioni più terrificanti che il Dio avesse mai visto, divenne pallida e poi sempre più scura finchè non scomparve del tutto. - Peccato che tu non abbia ancora capito una cosa importante.- 
- Non prendermi per scemo, lo so benissimo.-
- Ah davvero? E dimmi, hai quindi capito dove ti trovi Dio delle Calamità?- 
- Si, so benissimo che mi hai gia mangiato, ma giuro sulla mia vita che ti aprirò in due e uscirò da qui.-

- Non posso accettarlo! Non posso assolutamente permetterlo!- Tra le braccia di Hosuseri che tentava in tutti i modi di trattenerla. Hiyori si dimenava come un serpente in trappola, piangeva e gridava e a nulla servivano le parole del Dio o quelle di Murakumo a calmarla. Disperata, con gli occhi gonfi di lacrime e il viso pallido e freddo, continuava a guardare quell'enorme e informe massa di oscurità che ormai aveva completamente assorbito il tempio di Tenjin e tutte le persone che vi erano al suo interno.
- Vi prego madre non possiamo fare nulla adesso.-
- Come puoi dirmi questo? Era li proprio davanti ai miei occhi e l'ho visto sparire. Yato è li dentro, Yukine, Bishamon, Tenjin, sono tutti li per colpa mia.-
- Non è colpa tua, non lo è mai stata.- Murakumo si frappose tra lei e il demone e provò a calmarla, le prese il viso tra le mani e con tutto l'amore che Hiyori sapeva che lui provava per lei, cercò di confortarla, ma non ci riuscì.
- Proverò io a fare qualcosa.- Solo le parole di Hosuseri riuscirono a fermarla, si voltò verso il giovane Dio e terrorizzata lesse nei suoi occhi una determinazione senza pari. - Ho peccato di superbia pensando di poterlo fermare e ho messo tutti in pericolo, li ho spinti in prima linea senza avere alcuna garanzia che avremmo potuto arginare quel male.- Hiyori non riuscì a dire neanche una parola, continuò a guardarlo e qualcosa dentro di lei si spezzò. Lo percepì chiaramente e provò un dolore insopportabile. Forse non si sentiva del tutto Ko-no-hana, non si sentiva la madre di Hosuseri, ma la sua anima gridava e strepitava e lei non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Afferrò con forza la mano del giovane e la strinse, tremava, ma era certa che anche lui fosse spaventato. Abbassò lo sguardo e i capelli le ricaddero tutti in avanti, schermandola come fossero un sipario, ascoltò il suo cuore, ascoltò le grida della sua anima e fermamente, come mai prima d'ora aveva fatto, gli ordinò non procedere oltre.
- Non andrai. Devo farlo io.-
- Madre posso affrontarlo, io sono un Dio Maggiore, ho i poteri di mio padre e...-
- Credi che possa mandare mio figlio a combattere e a morire? Credi davvero che la mia anima possa permetterti una cosa del genere? Tu non hai idea di quanto io stia soffrendo adesso, di quanto la mia mente sia combattuta dall'essere o meno la donna che sei venuto a cercare, ma di una cosa sono fermamente sicura. Non andrai, lo farò io.- Fu un attimo, Hosuseri si sentì investito da un vesto caldo e profumato e quando una miriade di petali avvolse la ragazza ne fu sicuro. Quella era la forza di sua madre e quando alzò lo sguardo e lui vide le iridi di lei divenire sottili, come quelle di un felino, rimase senza parole. Il vento e i petali accarezzavano quel corpo umano come se volessero proteggerlo e una luce candida iniziò a rischiarare l'oscurità. Fu quella ad attirare l'attenzione del demone e quando un enorme occhio deforme si aprì in quella cupola oscura e si fissò su di lei, Hosuseri non fu più in grado di muoversi. Rimase immobile anche quando Hiyori prese ad avanzare, nonostante le proteste di Murakumo al suo fianco, attirando sempre più l'attenzione del demone su di lei. Hosuseri riuscì a muoversi solo quando lei si voltò verso di lui e gli sorrise, scattò in avanti e riuscì a fermare la caduta del corpo della ragazza verso il terreno e rimanendo ad osservare quella che era la sua anima ben ferma e diritta davanti a lui. Non era una semplice anima, era così bella e splendende da rendere tutto caldo e avvolgente. Era certo che quella fosse l'anima di una divinità, fosse l'anima di sua madre, ma era così forte e determinata da non riuscire a credere ai suoi occhi. Anche Murakumo era immobile, con gli occhi spalancati e fissi su di lei, forse anche per lui era la prima volta che vedeva la vera anima di Ko-no-hana e non quella che aveva rinchiuso a forza nel corpo di una ragazzina.
- Oblivion!- Hiyori gridò e l'occhio del demone si protese in avanti verso di lei, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. - Mi hai trovata.-
- Magnifica! Sei l'unica anima che bramo da secoli, l'unica che mi abbia donato un piacere così intenso da rendermi schiavo. Finalmente.- La voce del demone si espanse ovunque, ma Hiyori non tentennò, temeraria e ferma sulla decisione ferma, lo affrontò coraggiosa. - Posso liberarmi di tutta la spazzatura che ho ingerito e prendere solo te. Potrei saziarmi per l'eternità.- Un enorme tentacolo oscuro si avvicinò a lei e la sfiorò sul viso, Hiyori non si mosse, ma ben presto i segni della corruzione si fecero evidenti e le macchiarono la guancia.
- Li rivoglio indietro, tutti.- Oblivion la toccò di nuovo, questa volta alla gamba e Hiyori accusò il colpo con difficoltà. Barcollò appena, ma bastò a dare a Murakumo la forza di avanzare ed erigere un confine tra la sua padrona e il mostro.
- Non posso permettere oltre, non posso perderti di nuovo.- Hiyori era conscia del dolore che stava infliggendo all'arma sacra, dei tormenti che aveva arrecato alla sua anima e direttamente anche a Ninigi. Lei che fino a quel momento non aveva mai combattuto, ma si era solo fatta proteggere.
- Allora combatti con me. Non per me o per difendere me. Combattiamo insieme e cambiamo questo destino che ci ha donato solo dolore. Espiamo le nostre colpe Murakumo, insieme.-
La spada benedetta spalancò gli occhi, chi era che aveva davanti? Lui che aveva sempre visto la sua padrona come fragile e delicata, ora aveva accanto una donna forte e risoluta, una donna che non voleva più perdere nulla della sua vita, che voleva agire e decidere per se. Qualcosa dentro di lui fece fatica ad accettare quella nuova versione, ma quando, per la prima volta in tanti anni, lei pronunciò il suo nome, finalmente lui fu in grado di capire. Hiyori strinse la mano destra a pugno, guardò Murakumo e sorrise.
- Vieni Kusanagi.- il nome dello strumento, che lui teneva ben nascosto sul suo petto, all'altezza del cuore si illuminò e fu circondato da una luce bianca e intensa. In pochi secondi nella mano della ragazza prese forma una spada lunga e curva, con l'elsa finemente decorata in oro e la punta divisa in due. Era una spada splendida e potente, ricca di una forza che persino Hosuseri riusciva a percepire. Non l'aveva mai vista in azione, forse neanche mai nella sua forma da strumento, ma era certo che fosse all'altezza di un Dio come lo era stato suo padre, di un Dio scelto da Amaterasu stessa. Per Murakumo fu una sensazione intensa, mai provata prima. Ad usarlo nella sua forma di arma era stato solo Ninigi, ma dall'ultima sua chiamata erano passati secoli, ora invece era nella mani della sua padrona, della donna che amava sopra ogni cosa, per cui si era macchiato di corruzione e tradimento, ma mai pentito. Lei lo stringeva a se, lo brandiva con la stessa forza di Ninigi e questo fu per lui sconvolgente.
- Combatti con me Kusanagi, dammi la forza di riprendermi le persone a cui tengo e di proteggerle.- “ Cosa vuoi fare? Non puoi contenere la mia forza.”
- Insegnami tu cosa fare.- Hiyori puntò la spada contro il demone, ma questi non si sentì affatto minacciato dalla ragazza, al contrario rise e l'ammonì di stare attenta.
- Potresti ferire le persone che vuoi proteggere, sebbene quella spada sia in effetti l'unica arma in grado di farmi del male, non puoi sapere se colpirai me o la persona che ami e che ora è qui dentro.- In quel momento Hiyori sentì la mano di Hosuseri posarsi sulla sua e stringerla, donandole la forza di reggere quella spada dal potere enorme. Hiyori lo guardò e lo vide deciso, lo aveva al suo fianco e sapeva di poter contare sulla sua forza. Nell'altra mano Hosuseri aveva impugnato una delle sue armi, anche lei bella ed elegante tanto quanto Murakumo. L'arma del Dio emise una luce rossa e prese fuoco rischiarando la notte.
- Il fuoco è il dono che ho ricevuto da te madre, sono le stesse fiamme della notte in cui sono nato, quelle che ti hanno ferita, ma che ora bruceranno la tua nemesi e ti doneranno la felicità che meriti.-
“ Se colpiamo alla ceca potremo uccidere tutti quelli che sono intrappolati dentro Oblivion.” Murakumo aveva ragione, ma la determinazione di Hiyori gli diedero la spinta per osservare meglio ciò che aveva davanti a se. Lei ormai non riusciva a staccare lo sguardo e forse anche Hosuseri lo aveva visto, ma lui ancora non si era accorto di nulla. Immerso in quell'oblio senza fine che era il corpo del demone, qualcosa brillava decisa a farsi notare, anche se veloce come un battito del cuore e a volte impercettibile, era li. Murakumo dovette sforzarsi, ma come strumento divino, non poteva confonderla o sbagliarsi sulla natura di quel bagliore. Lampi di luce, fendenti dell'oscurità, quelli erano i colpi di uno strumento divino, erano le lame di Yukine. “ Le avevi gia viste?”
- Il mio cuore sapeva che erano li, non avrei mai potuto sbagliare.-
Insieme, quasi fossero una sola cosa, Hiyori e Hosuseri alzarono in alto le loro armi e poi, gridando con tutta la forza che avevano nella gola sferrarono i loro colpi. Il fuoco della spada di Hosuseri si alzò verso il cielo, prendendo la forma di un enorme serpente che si attorcigliò intorno alla massa oscura di Oblivion. Allo stesso tempo la lama di Kusanagi si illuminò del colore del sole e il fendente che riuscì a sferrare si abbatté con una forza indicibile contro il loro nemico. La parte colpita prese a rientrare verso l'interno mentre il fendente spingeva e lacerava l'oscurità facendola scricchiolare come un vetro rotto. Oblivion prese a gridare così forte che il modo tremò.

Dall'interno Yato non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo, ma non si era dato per vinto. Avrebbe continuato a colpire e colpire anche per l'eternità, sperando di riuscire in qualche modo a scalfirlo. Oblivion però non aveva dato cenni di cedimento, ma questo non era bastato a scoraggiare nel il Dio ne la sua arma. Eppure ad un tratto qualcosa sembrò rischiarare il buio che li avvolgeva, iniziò a fare caldo e i piedi iniziarono a bruciare. Riuscì a guardarsi intorno e si rese conto di non essere mai stato solo, ma che intorno a lui c'erano tutte le persone che conosceva.
Scorse Bishamon e Kazuma, poi vide Tenjin con accanto i suoi strumenti divini. Erano deboli, ma ancora vivi e questo gli diede la spinta per continuare gli attacchi. Ci mise un po' a rendersi conto che il fuoco non gli faceva realmente del male, che era un qualcosa che proveniva da fuori e quando davanti a lui iniziarono a formarsi una miriade di piccole crepe, decise di diventare più aggressivo, ma qualcosa attirò la sua attenzione e dovette fermarsi. Era lontano e forse non sarebbe riuscito a raggiungerlo, ma doveva provarci, era il suo cuore a dirgli di farlo. Così poco prima che tutto si sgretolasse, che il vento della sera riuscisse a donagli sollievo e a farlo respirare regolarmente, la afferrò e la strinse con tutte le sue forze, poi pianse. Il cielo si infiammò e fu come se il mondo si fosse diviso a metà. Il fendente di luce di Murakumo si allungò fin dove l'occhio riusciva ad arrivare. Tutto divenne fiamme e luce, eppure il mondo non sembrò rendersi conto di nulla. Solo quando la terra tremò gli esseri umani riuscirono a svegliarsi, i bambini iniziarono a piangere, i cani ad abbaiare. Ci fu confusione per molto tempo, ma al tempio di Tenjin scese il silenzio più assoluto. Quasi totalmente distrutto, della bella casa del Dio della saggezza era rimasto ben poco, il pozzo era andato in frantumi, l'entrata a pezzi, ma quando Tenjin si svegliò non gli importò di altro se non cercare i suoi strumenti e trovarle ferite, ma ancora vive. Bishamon riuscì ad aprire gli occhi, cullata dalle braccia di Kazuma, che nonostante le ferite, non l'aveva mai lasciata andare.
I segni della corruzione erano evidenti, ma niente che non avrebbero potuto curare con un po' di riposo. La dea sorrise al giovane, aveva perso gli occhiali e lei lo accarezzò con dolcezza, lasciando che Kazuma si cullasse in quel gesto d'amore che solo Veena poteva donargli. Anche le altri armi della dea erano vive, quelle che aveva perso erano stese poco lontane da lei e quelle che ancora indossava, erano stanche, ma le sentiva respirare e sorridere per essere riuscite a superare quella difficile prova.
Poi ogni loro sguardo fu attirato da Hiyori. L'anima della ragazza, illuminata dalla luce divina si aggirò tra di loro alla ricerca di Yato, ma non riuscì a trovarlo subito. Vederla così diversa, con in mano una spada formidabile e accompagnata da Hosuseri era qualcosa a cui difficilmente si sarebbero abituati, ma vederla preoccupata mise tutti comunque in allarme. Bishamon faticò a mettersi seduta, ma prese comunque a scrutare i dintorni per cercare Yato. Fu Yukine a richiamare tutti. Il ragazzo tornato alla sua forma umana avanzò lento verso di loro, zoppicando sulla gamba destra e con lo sguardo basso. Hiyori corse da lui, lo abbracciò forte e cercò di tranquillizzarlo, ma Yukine non rispose, così la ragazza fu costretta a guardarlo in viso, anche se a fatica e vide che stava piangendo.
- Yukine-kun che è successo? Dov'è Yato?-
- Mi dispiace Hiyori, non so che dire.- La ragazza non riuscì a capire e quella frase così strana mise tutti in allarme. Poi, lentamente, Yato si fece vedere. Uscì da un gruppo di alberi bruciati poco distante, avanzando lento e stringendo qualcosa tra le braccia. Per Hiyori fu come se il tempo si fermasse del tutto, rimase paralizzata alla vista di Yato e quando questi fu abbastanza vicino da permetterle di vedere meglio, le fu difficile anche respirare. Sentì nella mano Murakumo tentennare, e anche lei ormai era conscia di cosa Yato stesse trasportando, ma volle comunque costatarlo e con la mano libera spostò i lunghi capelli castani scoprendole il viso. Si era già vista da fuori, non era raro che da anima osservasse il suo corpo dormire, ma questa volta era diverso. La persona che Yato stringeva tra le braccia era lei e allo stesso tempo non lo era, il viso candido e le labbra rosse erano esattamente come le sue, ma sapeva che quello era il corpo della vera dea e la sua anima lo reclamava a gran voce.
- L'ho vista per caso, mi dispiace ho rischiato di perderla.- La poggiò a terra e Hiyori si inginocchiò al fianco del corpo senza vita di Ko-no-hana trattenendo a stento la sua anima. Il desiderio di rientrare in quel corpo era molto più forte della sensazione che provava in vicinanza del suo corpo umano, era un'attrazione estrema difficile da frenare. - Non respira, ho provato a rianimarla con tutto me stesso, ma non c'è vita.- Ed in effetti ci aveva provato dal primo istante in cui l'aveva recuperata. Non appena si erano sfiorati Yato aveva percepito da subito che in quel corpo non c'era vita, aveva provato a darle ossigeno, a farle ripartire il cuore, si era sforzato così tanto che gli occhi gli lacrimavano e gli facevano male le braccia. Quella scena aveva spaventato Yukine e per questo loro lo avevano trovato tanto sconvolto.
- Nessuno può vivere senza la propria anima.- Hosuseri si era avvicinato e anche lui stringeva qualcosa tra le braccia, il corpo umano di Hiyori che al contrario respirava tranquillamente, come se dormisse. - Un anima appartiene ad un solo corpo, finchè è legata a questo non può tornare nel vecchio, ma potete scegliere.-
Hosuseri guardò Hiyori e la vide spaventata e lo capiva benissimo, la stava mettendo davanti ad una scelta forse impossibile. Scegliere chi essere, era questo che doveva fare. Essere Iki Hiyori, la normale ragazzina delle superiori oppure tornare ad essere una dea, avere una famiglia e poter conoscere quel passato che ancora faticava ad accettare. Davanti a lei c'erano i suoi corpi, quello mortale e quello divino, entrambi la chiamavano, entrambi volevano vivere. Poi c'era Yato, la persona che lei amava, il Dio che amava e c'era Hosuseri che a tutti gli effetti era suo figlio, ormai non lo negava più. Amava entrambi, come Hiyori e come Ko-no-hana, non c'era differenza alla voglia che aveva di stare con loro e vivere con loro, ma era conscia che scegliere l'uno o l'altra possibilità comportava una perdita.
- Qual'è il problema non capisco?- Yukine spezzò il silenzio, il ragazzo era confuso e non riusciva capire il perchè tutti i presenti avessero un'aria così triste. - Se Hiyori diventa una dea, potrà stare con noi per sempre, non era quello che volevamo tutti?-
- Non è così semplice.- Hosuseri provò a spiegare la situazione al ragazzino, con un peso nel cuore espresse ciò che tutti avevano capito. - Ko-no-hana, mia madre, era ed è tutt'ora la sposa di Ninigi no Mikoto. Se tornasse alla vita come una dea sarebbe ancora legata a quel giuramento, dovrebbe tornare nel Takamagahara e vivere come tale, non potrà più avvicinarsi a voi, non le permetteranno di tornare nel mondo umano e dovrà assistere alla successione di nostro padre, rimanendo comunque legata al nome del Dio che ha sposato. Il matrimonio celeste non si può scindere in alcun modo, verrete divisi.-
- Ma se decidesse di rimanere umana non potrebbe comunque stare con Yato non è così?- Ormai lo aveva capito, ma la speranza di poter sentire qualche buona notizia lo spinse comunque a chiedere.
- Da umana è giusto che abbia una vita normale, stare vicina ad un dio e non poter crescere con lui le porterebbe solo dispiacere.- Fu Tenjin a ribadire la situazione, lui che fin dal primo momento aveva messo in guardia entrambi sul loro legame.
- La mia anima è combattuta, non posso negarlo.- ferma in mezzo a tutta quella gente che non poteva minimamente immaginare la lotta che stava affrontando, dovette in qualche modo provare a spiegarsi, provare a non perdere nessuno. - Io sento di essere stata Ko-no-hana, di aver scelto Ninigi come mio sposo, di aver avuto dei figli. So di amare Hosuseri come madre e se mi fosse data la possibilità di incontrare anche i miei altri due figli sarei molto molto felice. Ho sofferto come dea e sono stata punita per non aver combattuto in ciò che credo e a questo devo porre rimedio. Eppure sono anche Hiyori, sono e voglio essere una semplice ragazza, avere i miei amori e le mie esperienze come essere umano, voglio amare Yato nonostante tutto. Infondo gli esseri umani sono così, sperano sempre di poter avere tutto quello che desiderano.-
- Io voglio che tu sia felice Hiyori.- Yato si fece avanti, prese le mani della ragazza e le regalò un bacio delicato. Il Dio era triste e combattuto, ma provò comunque ad essere comprensivo. - Non devi decidere ora, prenditi il tempo di cui hai bisogno, però voglio dirti una cosa.- Lo videro tutti, ma nessuno disse nulla, Yato arrossì e abbassò lo sguardo. Come un bambino colto sul fatto in una marachella provò a nascondersi, ma non riuscì a frenare le proprie emozioni e il viso da solo parlò per lui. - Che tu sia una dea o Hiyori non cambia che sono innamorato di te. Sei sempre tu, che ti si chiami in un modo o in un altro, sei sempre la ragazza che ha rischiato la vita per salvarmi più e più volte, ma è proprio perchè ti amo che credo tu debba tornare dalla tua famiglia ed avere una seconda possibilità con loro. Quando Ninigi avrà la sua successione sono sicuro che anche i tuoi sentimenti per lui si rinnoveranno.- Detto questo le lasciò le mani e per Hiyori fu come cadere in un baratro senza fine, lo seguì mentre mesto si allontanava da lei, mentre Yukine lo seguiva cercando di capire il motivo di quella decisione così improvvisa del suo padrone, notanto quel viso che fino a pochi secondi prima era colorato di rosso e molto gentile, mutare in una terribile e spietata espressione di rabbia.
Nonostante la gola le facesse male e gli occhi cercassero disperatamente di non piangere, Hiyori si fece coraggio, rilasciò Murakumo che tornò nella sua forma umana e si voltò verso Hosuseri.
- Vorrei poter incontrare Ninigi. Porteresti la mia anima da lui?-
- Non puoi tornare da lui ora, non sai come potrebbe reagire.- Murakumo era contrario e anche Hosuseri sembrava alquanto combattuto, ma più la guardava e più era sicuro che quella piccola donna che aveva davanti, che era sua madre e che era allo stesso tempo una semplice ragazza innamorata, sapesse perfettamente cosa voleva fare.
- Certamente Madre.-

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7 

Ci impiegò molto per riuscire a vestirsi a dovere, fu grata ad Hosuseri per averle legato l'obi come si deve e per averle acconciato i capelli come una principessa. Si riconosceva a stento in quegli abiti sontuosi ed eleganti, così ricercati e ben decorati, ma sapeva di aver già indossato, molti anni prima, simili vesti ed ebbe nostalgia. Hosuseri le aveva spiegato bene che non avrebbe avuto molto tempo, benchè ormai la sua anima non fosse più legata strettamente al suo corpo umano, presto avrebbe dovuto scegliere in quale tornare o si sarebbe estinta, ma per il momento aveva ancora qualche cosa da fare e poteva farla solo nelle vesti di Ko-no-hana.
- Vi sentite a vostro agio madre?- Hiyori guardò Hosuseri e si sentì scrutata da quelle bellissime iridi malva. Più lo guardava e più coglieva quei piccoli particolari che erano simili ai suoi e ne era felice. Quella era una vita che non era riuscita a godere a pieno, ma presto avrebbe rimediato.
- Si e no, so di aver indossato una cosa simile prima di oggi, ma gli abiti da umana sono decisamente più comodi.- Rise e Hosuseri lo fece di ricambio. In quel momento Hiyori sentì il suo cuore sussultare, per la prima volta percepì il dolore di non essere stata in grado di crescerlo, ma nonostante tutto era fiera di quel Dio così delicato e bello che le somigliava e che la chiamava madre con tanto affetto.
- I miei fratelli non ci sono, riportando indietro Murakumo si sono concentrati solo su di lui. Ora la spada è in isolamento e verrà sottoposta a giudizio divino, ma lui sapeva che sarebbe accaduto quando ha deciso di tornare con noi.- Ne era consapevole ed era preoccupata per lui, ma non aveva potuto fare molto. Murakumo era ricercato da molto tempo, sia da Ninigi che dai suoi figli, persino Hosuseri gli aveva dato la caccia. Tornando nel Takamagahara aveva segnato la sua condanna, ma facendolo aveva distolto lo sguardo di tutti dalla presenza di Hiyori per un po' permettendole di agire. - Ora andiamo.-

L'aria nella stanza era pesante e pregna di incenso. Da ogni bastoncino usciva una linea di fumo biancastro che aveva reso la stanza quasi irrespirabile. Avanzò a fatica trattenendo il respiro e cercando di non fare rumore, nonostante i sonagli che Hosuseri le aveva inserito nell'acconciatura continuassero imperterriti a tintinnare. Davanti a lei si stagliava un enorme letto a baldacchino protetto da spesse tende scure che le impedivano di guardare oltre, vi si avvicinò lentamente e con la mano ne spostò un lembo permettendole di vedere la forma di un corpo sotto le coperte. Quando i suoi occhi si posarono su una mano segnata dal tempo e dalla corruzione, il cuore di Hiyori perse il ritmo e rimase senza fiato. Facendosi coraggiosa come mai prima d'ora sorpassò le tende e si sedette sul letto cercando di non disturbare troppo l'uomo che ancora dormiva profondamente. Rimase ad osservare per un po' il respiro di lui e poi, pian piano, riuscì a guardarlo in viso. Era anziano e malato, ma anche dopo tantissimi anni riuscì a riconoscere l'uomo di cui Ko-no-hana si era innamorata, l'uomo che aveva deciso di sposare e per cui aveva deciso di morire. Una lacrima le scappò dagli occhi, sperò di non aver trascinato con se anche il trucco o sarebbe apparsa un mostro agli occhi di Ninigi. La pulì in fretta e poi si decise a poggiare la mano sul viso dell'uomo, sentì le rughe sotto il palmo e toccandolo anche la corruzione iniziò a darle fastidio, ma non si fermò.
- Buongiorno mio sposo.- Lo sussurrò appena per non disturbarlo, ma quelle parole arrivarono alle orecchie di Ninigi che aprì gli occhi a fatica. Non appena le iridi stanche e leggermente offuscate si poggiarono sul viso della ragazza, si spalancarono per lo stupore. - Come ti senti oggi marito mio?- Hiyori scoprì che quelle frasi le uscivano con molta naturalezza, non si stava affatto sforzando, al contrario le venivano dal cuore. Solo allora si rese conto della verità e cioè che nonostante tutto, l'anima di Ko-no-hana amava ancora Ninigi.
- Non è possibile.- a fatica, con la gola secca e le labbra screpolate, il dio riuscì a parlare, ma Hiyori fu lesta e con un panno umido, poggiato sul comodino a fianco del letto, riuscì a donare un po' di sollievo alle labbra dell'uomo. Le massaggiò con dolcezza per evitare di ferirlo ulteriormente e continuò ad accarezzarlo, nonostante le sue dita avessero iniziato a macchiarsi di nero.
- Certo che è possibile, sono qui. Sono tornata da te.-
- Io...- tossì e Hiyori gli pulì la bocca. Ogni gesto le veniva spontaneo e dal cuore e per questo soffriva come mai prima d'ora. - Io ho fatto un sogno.-
- Non sforzarti così, lascia parlare me.-
- No devo dirlo.- A fatica Ninigi riuscì ad alzare il braccio e a toccare la ragazza, dapprima solo sulla mano, poi provò a sfiorarle il viso, ma il gesto risultò troppo difficile e allora fu Hiyori ad aiutarlo, prendendogli la mano e portandola sulla sua guancia, ora umida a causa delle lacrime che non era riuscita a controllare. - Ho sognato te mia sposa, ho sognato la nostra vita insieme e i nostri figli che crescevano cullati dal nostro amore. Ho visto una vita che per colpa della mia stupidità non hanno avuto.-
- Tutto questo è il passato, ora sono qui.-
- No purtroppo. Mia amata per quanto tu possa indossare così bene questi abiti io so chi sei.- Hiyori spalancò gli occhi e la bocca, nonostante quell'uomo facesse fatica a mettere a fuoco le stava leggendo l'anima come se fosse un libro aperto. - Ti avevo già notato da molto tempo, ma non ho fatto nulla. All'inizio la rabbia mi aveva offuscato la mente, esattamente come accadde anni fa, poi un giorno mi misi ad osservarti e ti vidi sorridere. Non stavi facendo nulla di così strano, camminavi per strada insieme a due ragazze umane e parlavate, ma tu sorridevi. Eri bella, anzi no, meravigliosa, ed io mi sentii un mostro. Fu quello il giorno in cui decisi che era arrivato il momento di morire.- Non riuscì più a trattenersi, piegandosi in avanti poggiò la testa sulle lenzuola e pianse come una bambina, sfogò quei sentimenti come mai aveva fatto e Ninigi rimase in attesa, accarezzandola per quanto gli fosse possibile. Poi, quando le lacrime smisero di uscire, Hiyori alzò la testa e baciò Ninigi sulla bocca. - Per il poco tempo che ci resta, anche se non lo merito, raccontami mia amata com'è la tua vita da umana.-
Ed allora Hiyori iniziò a raccontargli ogni cosa. Dalla scuola alle amiche, alle uscite frivole e agli incontri di wrestling che le piacevano tanto, raccontò a Ninigi del suo idolo e di tutte le volte che aveva riprodotto quella strana mossa in combattimento. Raccontò dei suoi genitori e di come l'amavano, dei loro giorni insieme e della sua vita da figlia e da adolescente, poi gli raccontò di Yato. Non fu semplice, si sentì in colpa nel farlo, ma non si fermò. Riportò alla mente il loro primo incontro, di come si era gettata a testa bassa contro di lui per salvarlo dall'incidente in strada e di come aveva iniziato a separarsi dal suo corpo umano. Poi le raccontò di Yukine e di come si era affezionata a lui tanto da aiutarlo nell'abluzione, dello scontro contro Rabo e di Nora. Poi fu la volta dello scontro con Bishamon, dell'evoluzione di Yukine a strumento benedetto ed infine la vicenda di Ebisu. Ninigi ascoltò ogni cosa, a volte riuscì persino a sorriderle e Hiyori lo vide rilassato e tranquillo.
- Io sono innamorata di Yato.-
- Lo so bene, l'ho sempre creduto e mi odio per questo, perchè questo amore una volta era per me e l'ho sprecato.- Con la mano Ninigi indicò uno dei cassetti del comodino e Hiyori lo aprì, vi trovò dentro una scatola in legno finemente decorata in oro e la prese. Ninigi le chiese di aprirla e lei obbedì, rimanendo incantata di fronte alla bellezza di due strani anelli che si intersecavano tra loro ed erano pieni di pietre azzurre e smeraldi lucenti. - Questo è il simbolo del nostro matrimonio, lo ricordi vero?- Lo ricordava bene, ma non li vedeva da moltissimo tempo e per un attimo si sentì soffocare dai ricordi. - Erano divisi e il giorno del nostro matrimonio, proprio come le nostre anime, anche loro si sono uniti. Io non posso rompere il nostro legame, neanche con la mia imminente successione si scinderà, ma con le ultime forze che mi rimangono posso donarti qualcosa. Esprimi un desiderio, Iki Hiyori, e lo esaudirò per te.-
C'era amore in quel vecchio sguardo, Hiyori lo sapeva e nonostante il dolore che aveva dovuto sopportare, le paure e le privazioni, riconosceva quell'amore e, in qualche modo, lo ricambiava, ma era certa che quello che un tempo provava per Ninigi, ora lo provasse per Yato, su questo non poteva sbagliarsi. Rimase in silenzio per un po', cullando il vecchio e cercando di non farlo soffrire. La contaminazione del corpo di Ninigi aveva iniziato a darle fastidio, ma era solo esteriore e sapeva di poterla curare con poco, quindi non lo lasciò neanche per un secondo.
Le era stato concesso un desiderio, ma cosa avrebbe dovuto desiderare? Ne aveva chiesti diversi a Yato e fino ad ora lui non ne aveva avverato neanche uno, ma in effetti molti di quei desideri li aveva espressi solo per non farlo allontanare da lei e quindi non poteva lamentarsi, ma ora era diverso.

I giorni erano passati in fretta ed era quasi sera quando Ninigi si svegliò di nuovo. La stanchezza prendeva spesso il sopravvento e cullato dalla gentilezza della ragazza cedeva volentieri al sonno. Ogni volta che riapriva gli occhi era certo di non trovarla più, che l'avesse solo sognata, come era gia successo molte volte, invece lei era sempre li, che lo accudiva e si prendeva cura di un vecchio dio morente, continuando a sorridergli gentile.
- Hai pensato alla mia richiesta? Cosa desideri mia amata?-
- Ci sono molte cose che desidero in realtà.- Hiyori si sporse in avanti e spostò una ciocca grigia dal viso di Ninigi, sistemandogli poi i capelli al meglio in modo che non gli dessero più fastidio. - Una buona parte di me è umana e gli esseri umani vogliono molte cose, eppure sprecare un desiderio per qualcosa che potrei ottenere da sola non credo che abbia senso.- Alzò il braccio e spostò la tenda del letto affacciandosi verso l'entrata, li scorse gli occhi di Hosuseri e gli chiese di entrare. Egli però non era solo e in pochi secondi al capezzale di Ninigi si radunarono tutti i suoi figli. Hiyori li guardò con attenzione, loro evitarono ben bene di incrociare gli occhi della ragazza, ma lei non si offese. Ci aveva impiegato molto per convincere Hosuseri, che era rimasto comunque restio nel chiamare i suoi fratelli, ma aveva obbedito.
Ora per la prima volta Hiyori poteva vedere anche Hoderi e Hoori, gli altri due suoi figli e anche in loro scorse qualcosa di se. Hoori aveva i suoi stessi occhi, ma i capelli scuri e molto corti, era un giovane robusto e muscoloso, accompagnato dal suo arco e da una grossa faretra. Hoderi era meno possente, ma alto e snello, con i capelli dello stesso colore di quelli di lei, ma la pelle olivastra. Ninigi li guardò bene, era da tempo che non li vedeva tutti insieme. I fratelli avevano sempre avuto idee e comportamenti diversi e spesso si erano scontrati per delle inezie, ma non si erano comunque mai separati.
- Non comportatevi da immaturi, salutate vostra madre.- La voce di Ninigi risultò grave e pesante, e i due fratelli sussultarono all'unisono, ma non riuscirono a fare di più.
- Va bene così, mi basta che siano venuti, vorrei che ciò che ho da dire la ascoltassero tutti.- Sentì la mano di Hosuseri poggiarsi delicatamente sulla sua spalla e al tempo stesso anche quella di Ninigi che cercava la sua, assecondò entrambi e sospirando provò ad esprimersi nel miglior modo possibile.
- Potrei chiederti qualsiasi cosa, ma sarebbero tutti desideri egoistici e non li pronuncerò. Eppure c'è davvero un desiderio che vorrei si realizzasse.- rimase in silenzio per qualche secondo e si guardò intorno di nuovo, per un secondo anche se piccolo e veloce, riuscì ad incrociare lo sguardo di tutti i suoi figli. - Vorrei che la tua successione fosse felice e indolore, vorrei che il prossimo te fosse libero dai demoni del passato e soprattutto libero di vivere una vita felice e lontana dall'odio e dalla sofferenza. Vorrei che i nostri figli conoscessero il vero Ninigi, quello che mi ha conquistata tanti e tanti anni fa e che amo con tutta me stessa e infine vorrei che un giorno trovassi qualcuno da amare di nuovo, qualcuno che sia in grado di combattere per il vostro legame. Voglio solo che tu sia felice, non desidero altro.-
- Avresti potuto desiderare di scindere il nostro legame, se lo avessi fatto il nostro matrimonio si sarebbe annullato.- Lo disse con le lacrime agli occhi e non si nascose, soprattutto quando anche i suoi figli iniziarono a piangere.
- L'ho detto, sarebbe stato egoista da parte mia chiederlo. Avrei rinnegato la mia famiglia e non voglio farlo. Non ho alcuna intenzione di allontanarmi dal mio passato, anche se ora il mio cuore è legato a Yato, io voglio avere anche voi. Troverò da sola un modo per essere felice.-
Ninigi morì quella stessa sera. Spirò senza sofferenze cullato dalla sua famiglia, che solo in punto di morte era riuscito a vedere di nuovo unita. Hiyori pianse per molto tempo, la morte del Dio le procurò molte sofferenze e per giorni non riuscì neanche a muoversi. Hosuseri fu l'unico a rimanerle vicino e presto le disse che era giunto il momento di tornare indietro. A malincuore la ragazza dovette accettare, anche se avrebbe preferito rimanere li fino al ritorno di Ninigi, ma non le fu possibile.
- Quando ci vorrà ancora?-
- Non ha mai avuto una successione, non posso dirlo con certezza. Di solito sono immediate, ma per un Dio così potente credo ci voglia del tempo, inoltre credo che rinascerà gia adulto. Non dovresti farti trovare qui.-
- Avrei voluto vederlo, mi sarebbe davvero piaciuto poterlo salutare.-
- Madre, non credo sia una buona idea. La successione cancella i suoi ricordi, ma voi siete ancora legati, potrebbe impedirti di tornare sulla terra.-
- Lo so, ma mi sarebbe comunque piaciuto poterlo rivedere un ultima volta.-
Nessuno dei due se ne accorse, ma qualcuno li stava osservando. Un giovane alto e robusto, con lunghi capelli neri, gli occhi azzurri e felini e un piccolo accenno di barba che gli donava un aria severa. L'aveva notati da primo istante in cui i suoi occhi si erano aperti, era come se qualcosa di invisibile lo avesse guidato li e lui non era stato in grado di negarsi.
Provò ad avanzare, qualcosa dentro di lui gridava e voleva fermarli a tutti i costi, ma una mano si posò sulla sua spalla e lo trattenne.
- Chi è quella donna?-
- Nessuno padre, solo un anima.-
- Eppure Hoderi, figlio mio, dentro di me qualcosa mi dice di non farla andare via.-
Ad ogni modo, non la fermò. Rimase solo ad osservarla in lontananza, in modo che lei non potesse notarlo, finchè Hosuseri non la portò via.

Era notte fonda quando tornò. Hosuseri l'accompagnò al tempio di Tenjin dove il Dio aveva preso in custodia sia il suo corpo umano che quello divino. Fu accolta anche da Bishamon e Kazuma che la salutarono con un sorriso e le chiesero come stesse. Hiyori fu felice di vederli in forma, nonostante la terribile battaglia che erano stati costretti ad affrontare per lei, ma di cui nessuno ne fece più parola. Provò ad evitarlo il più possibile, ma dopo un po' il desiderio di sapere fu più forte e mentre Tenjin le versava cortesemente del tè, chiese.
- Dov'è Yato?-
- Non lo sappiamo.- Bishamon prese la parola, la dea era seria e visibilmente preoccupata, tanto che Hiyori iniziò a sentirsi a disagio. - Ho provato a stargli dietro per un po', era nervoso e scostante, ma ha accettato alcuni lavori e ho pensato che volesse soltanto impegnare il tempo. Poi lo abbiamo perso. Non si fa sentire da un paio di giorni.-
- Sono stata via appena una settimana, non può essere andato chissà dove.-
- Tornerà non serve agitarsi tanto. Ad ogni modo Hiyori, cosa hai deciso?- Tenjin pose la domanda che tutti aspettavano e la ragazza non potè sottrarsi oltre alla decisione. Strinse la mano di Hosuseri al suo fianco e finalmente mise tutti al corrente della sua decisione.
- Voglio essere Hiyori, ho conosciuto voi e Yato come umana e voglio continuare ad esserlo, ma...- abbassò lo sguardo e si bloccò. Non era ancora riuscita a mettere totalmente ordine nei suoi pensieri e nelle sue volontà e quella era comunque stata una decisione difficile da prendere.
- Mia madre ha deciso di non scindere il legame con noi e con nostro padre. Benchè ora lui abbia avuto la sua successione e non conservi i ricordi di quel passato, il loro matrimonio è ancora valido.- - Alla fine ho solo trovato una scappatoia per non dover decidere. Io voglio essere Hiyori e non Ko-no-hana, non voglio essere una dea di questo ne sono certa, ma scegliere definitivamente l'una o l'altra mi avrebbe comunque portato via qualcosa a cui tengo e in questo momento non voglio perdere nulla. Anche se farlo significa rischiare ogni giorno di poter perdere la mia identità come umana.-
- In effetti è vero. La tua anima continuerà a slegarsi dal tuo corpo umano e un giorno potresti non riuscire più a farvi ritorno.- Tenjin la guardò seria e leggermente contrariato. Questa indecisione era per lei pericolosa e di questo doveva rendersene conto il prima possibile. - Quando questo giorno verrà, potresti perdere molto di più di un legame con la tua vecchia vita o con la nuova.-
- Infondo è una peculiarità degli esseri umani quella di non saper decidere. Non credo sia totalmente sbagliato.- Bishamon le sorrise e prese le sue difese, capiva i sentimenti della ragazza e perchè non fosse in grado di prendere una decisione netta sulla faccenda. - Ora siamo troppo presi dai fatti accaduti e queste non sono cose che avverranno oggi e neanche domani, quindi mi sembra giusto che ora Hiyori sfrutti a pieno la possibilità di avere tutto quello che vuole. Delle conseguenze ci occuperemo poi.-
- Dove pensi di conservare il tuo corpo divino?- Ancora molto contrariato, Tenjin provò a cambiare argomento, ma non poteva negare che fosse decisamente troppo presto per decidere con lucidità.
- Porterò il corpo di mia madre accanto alle spoglie di Ninigi. Nonostante la successione, il vecchio corpo di mio padre è rimasto intatto e lo abbiamo deposto in un tempio nella nostra magione. Riposeranno entrambi li.-
- Di Murakumo cosa si è deciso?- Bishamon riportò l'attenzione su un altro problema che fino a quel momento Hiyori aveva evitato. Non aveva avuto la minima occasione di poter vedere Murakumo nei giorni trascorsi nel Takamagahara e Hosuseri era stato sempre restio a parlarne. La dea bionda vide lo sguardo di Hiyori farsi cupo e sussultò. - Non avranno deciso di...-
- Ama no Murakumo è stato accusato di aver procurato la morte del proprio padrone, di tradimento e di molti altri crimini celesti. Gli dei si riuniranno per deciderne le sorti, ma credo che perderà il proprio nome e i propri diritti come arma consacrata. Per il momento è tenuta in isolamento e dovrà affrontare una seconda abluzione per evitare che corrompa il nuovo corpo di Ninigi. In seguito sarà mio padre a decidere se riprenderla o meno, per il momento nessuno può aiutarlo.-
- Era ben consapevole di cosa gli sarebbe successo tornando indietro, ma lo ha affrontato lo stesso. Forse si è finalmente conto di non poter in alcun modo continuare a coltivare quei sentimenti per Ko-no-hana.- riflessivo come sempre Kazuma guardò la propria padrona e per un attimo fu come se egli stesso stesse vestendo i panni di Murakumo. Anche lui avrebbe fatto di tutto per la propria padrona, ma lui era andato troppo oltre per poter ricevere un perdono. - Infondo perdendo il proprio nome postumo perderà anche il legame con Hiyori, sarà libero.-
Per qualche minuto scese il silenzio, poi Hosuseri si alzò e inchinandosi con rispetto davanti a tutti i presenti si congedò dal gruppo. Hiyori lo seguì all'aperto, la brezza della sera era fresca e delicata e lei si sentì finalmente a casa.
- Credo sia venuto il momento di separarci.- Il cuore della ragazza tremò a quelle parole, aveva deciso di non scindere il loro legame, ma questo non significava che avrebbero potuto rivedersi molto presto. - Se rimango troppo qui mio padre potrebbe insospettirsi.-
- Hosuseri.- Il dio si voltò al richiamo della ragazza e se la ritrovò tra le braccia, con lei che si stringeva a lui pur di non farlo andare via. Quel gesto così spontaneo e dolce lo commosse a tal punto da pentirsi delle proprie decisioni, infondo non voleva davvero lasciarla sola. - Anche se non posso essere tua madre, non posso far di certo finta di non amarti. Non separiamoci come se non ci fosse davvero un domani per rivederci.-
- Non pensare a questo ora, concentrati sulla tua vita e sul tuo amore. Continuo a credere che quel Dio delle calamità non sia la scelta migliore, ma tu sei felice con lui, mentre da quando tutto questo è tornato a galla hai sempre pianto. Anche adesso lo stai facendo.- Era vero, le lacrime non smettevano di bagnarle il viso e non riusciva a trattenere i singhiozzi, ma non era triste per aver conosciuto quella parte della sua vita, era solo dispiaciuta di non poter fare di più.
- Un giorno...- tirò sul con il naso continuando a stringere il kimono di Hosuseri e a bloccarlo con il suo corpo minuto. - Un giorno sarò madre di nuovo e sarò pronta a prendermi tutte le responsabilità come tale e quindi, quel giorno esatto vorrei presentare quella nuova vita a te e ai tuoi fratelli, vorrei che questa famiglia che si è spezzata anni fa, tornasse ad essere unita.-
- Sarebbe bello.- Hosuseri le baciò il viso, bagnandosi le labbra con le gocce salate delle lacrime di Hiyori e le regalò l'ultima carezza. Anche gli occhi del Dio erano umidi e carichi di tristezza, ma si fece forza e staccandosi con difficoltà da quell'abbraccio così bello, si allontanò di qualche passo dalla ragazza e salutandola con un sorriso gentile sparì nella notte.
Anche il corpo divino di Ko-no-hana sparì nello stesso istante e Hiyori si sentì più leggera.

Si ricongiunse con il suo corpo umano e decise di tornare a casa. Rientrò in silenzio, era tardi e non voleva svegliare i suoi genitori, chissà cosa avrebbero pensato della sua assenza e come avrebbe dovuto giustificarsi. Di certo non avrebbe potuto raccontare loro tutta la verità, ma di certo avrebbe dovuto affrontarli. Entrò con passo felpato e provò ad avvicinarsi alle scale, ma in quel momento la luce del corridoio si accese e lei si ritrovò addosso lo sguardo dei genitori. Non riuscì a decifrarli bene così agì d'istinto si inchinò e chiese scusa dal profondo del cuore. Rimase con la testa bassa per qualche minuto finchè non sentì la mano gentile del padre posarsi sulla sua testa, così alzò gli occhi e lo vide sorridere, anche se con gli occhi colmi di lacrime.
- Ben tornata Hiyori.-
- Sono a casa.-
Li abbracciò d'istinto e si sentì finalmente nel posto in cui voleva stare. Non aveva sbagliato a voler essere Hiyori e ora sapeva di appartenere a quella casa ed essere una parte importante per quelle persone che avevano scelto di essere i suoi genitori e avrebbe continuato quella vita normale con la speranza che un giorno si sarebbe ripresa tutto quello che le apparteneva, con la coscienza e la maturità necessaria, ma per ora essere una figlia e una ragazza normale era ciò che voleva. La mattina seguente si alzò molto presto, c'era ancora qualcosa che doveva sistemare ed era intenzionata a farlo il prima possibile.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 

Colpì di netto il suo avversario che si spezzò in due, ma subito dopo fu costretto a difendersi da un altro assalto. Scivolò sul terreno fangoso, sporcandosi il viso e i vestiti, ma riuscì a parare e, contrattaccando di nuovo, mise fine all'ennesima battaglia.
 Era ridotto ad uno straccio, il fiato corto e completamente coperto di tagli ed escoriazioni, ma nonostante tutto nulla era riuscito a placare la sua rabbia e continuò la ricerca.
“ Yato devi riposare.” A nulla servivano le parole accorate di Yukine, che ormai da giorni non riacquistava la sua forma umana e i continui scontri lo avevano debilitato al punto che non riusciva più a sferrare i soliti attacchi precisi e netti. “Non possiamo andare avanti così.”
- Riposeremo quando sarà davvero finita.-
“ Che speri di ottenere sterminando ogni spettro della foresta, nessuno di loro ci ha dato informazioni e la maggior parte neanche ragiona. Dobbiamo fermarci e schiarirci le idee.”
- No, deve finire tutto prima che Hiyori torni. Non posso rischiare oltre.-
Si fermò cercando qualcosa tra gli alberi della piccola foresta in cui si era inoltrato. Era vicino all'entrata dello Yomi e per questo ogni angolo era gremito di spiriti che, in giorni di caccia, aveva sterminato come se non ci fosse un domani.
Nonostante la determinazione era provato, tanto che si era legato entrambe le spade alle mani per non perderle perchè ormai aveva perso la sensibilità degli arti e la vista aveva iniziato a fargli brutti scherzi. Inciampò in una piccola radice nel terreo battendo le ginocchia e maledicendosi per la sua debolezza.
“ Yato siamo al limite. Ti prego ragiona.”
Il Dio sbattè il pugno sul terreno e Yukine tremò per lo scontro. Non era riuscito a farlo ragionare in nessun modo, ma forse adesso, dopo aver passato giorni a dare la caccia ai fantasmi, avrebbe potuto finalmente raggiungere la mente del suo padrone e farlo fermare.
- Dannazione.- Ogni muscolo del suo corpo gridava riposo, tremava e sapeva di non essere neanche in grado di rialzarsi, ma non voleva cedere. - Non sono riuscito a fare niente. Sono inutile.-
“ La colpa è mia, se fossi stato più forte avremmo potuto fare di più.”
- Ho lasciato che fosse lei a combattere, se non avesse impugnato la spada saremo morti. Non posso perdonarmi una cosa del genere.- Si buttò a terra, mettendosi supino e coprendosi il braccio gli occhi. - Mi dispiace Yukine che tu ti sia affidato ad un padrone tanto inutile.-
“ Non è così. Ci stiamo impegnando per trovare la persona che ha liberato Oblivion, gli diamo la caccia da una settimana e lo troveremo, ma dobbiamo anche riposare, non otterremo alcun risultato facendoci ammazzare da qualche spirito solo perchè siamo troppo stanchi per difenderci.”
- Con che coraggio mi presento da lei? Come posso renderla felice se non riesco a proteggerla. Da quando ci siamo incontrati non ho fatto altro che metterla in pericolo.-
“ Io non credo che Hiyori voglia questo da noi, da te. Non sto dicendo che scoprire il colpevole della liberazione di quel mostro non sia importante, ma credo che la prima cosa che dovresti fare è dalle il bentornato.”
- E se decidesse di non tornare? Infondo l'ho spinta io stesso nelle braccia di Ninigi.-
“ Penso invece che ci stia cercando e che ci farà una bella ramanzina.”
In quel momento Yato si mise a sedere di scatto, facendo gridare il suo corpo esausto, ma cercando con la mente e con gli occhi la cosa che aveva attirato la sua attenzione. Ogni parte di se vibrò sfiorato da una sensazione brutta e fastidiosa, qualcosa li stava osservando e sembrava provenire da ogni direzione.
- Chi c'è?-
“Yato ma è la stessa...”
- Come puoi essere ancora vivo?-
Lo gridò facendosi forte di un coraggio che non aveva. La sensazione che provava in quel momento era esattamente uguale a quella provata dentro Oblivion e il terrore che quel mostro fosse ancora vivo era enorme.
- Credevate davvero che potessi morire per così poco? Mi avete, anzi, quella donna mi ha semplicemente scacciato.- 
- Allora sarò io a finire il lavoro.- Non ce l'avrebbe mai fatta, ne era pienamente consapevole, ma non avrebbe ceduto.
- Non farai proprio nulla, Dio delle calamità. Io ora sono tornato nella mia prigione dello Yomi e non ne uscirò molto presto. Inoltre non ho più il corpo di quella donna dentro di me, quindi non ho più motivo di darle la caccia.-
- Che cosa vuoi allora?-
- Io so perchè sei qui e cosa stai facendo. Vuoi sapere chi mi ha liberato, vuoi conoscere l'identità dell'uomo circondato dagli spettri.- 
- Immagino che tu non me lo dirai senza nulla in cambio.- Nonostante non fosse in pericolo non riuscì a rilassarsi, la stanchezza e la paura lo stavano sfiancando, tanto che gli occhi iniziarono a divenire pesanti.
- No invece, mi avete scacciato meritate una ricompensa. Sappi Dio delle calamità, che la mia liberazione non è stata per punire quella donna, ma te, per questo quando ti ho inglobato non sei svenuto come gli altri dei. Non dovevo ucciderti, ma solo punirti e la morte definitiva di quella donna sarebbe stata una punizione esemplare. C'è qualcuno che vuole te, qualcuno che tu conosci bene, ma accetta un consiglio da un demone millenario. Goditi quello che hai e non cercarlo, tanto prima o poi sarà lui a trovare te.- 
- Dovrei far finta di nulla? Dovrei fregarmene del tuo avvertimento e vivere come se nulla fosse? Non è possibile, io troverò questa persona e pagherà per aver messo in pericolo Hiyori.-
Oblivion rise di gusto e non solo Yato, ma persino le lame di Yukine tremarono al suono di quella risata malevola e schernitrice.
- Dio Yato, quella donna ti sta chiamando. Voi dei, come anche gli esseri umani, vi aggrappate ai sentimenti senza ragionare, pensate con il cuore anzi che con la mente, ma se ti farai prendere troppo da esso finirai per soccombere. Rifletti bene su ciò che devi fare, non credo che tu, in questo momento, sia in grado di fare più di quello che hai fatto fin ora. Il mio è un avvertimento, agisci come credi, infondo più siete tormentati, più siete appetitosi.- 
- Non mi farò mangiare da te. Non ho certo paura di una voce in trappola.-
- Lo vedremo.- 
“Yato che vuoi fare ora?”
Il giovane Dio rimase in silenzio per qualche minuto, godendosi l'aria, ora più leggera e fresca, della foresta e cercando di mettere in ordine le idee. Oblivion lo aveva avvertito, messo in guardia di qualcosa che prima o poi avrebbe dovuto affrontare, ma gli aveva anche detto di godersi il momento e non sprecare altro tempo dietro alla rabbia o a qualche sciocco sentimento. Chiuse gli occhi e ispirò a fondo, poi si concentrò e finalmente, come se non la sentisse da anni, la sua mente fu raggiunta da una voce acuta e familiare, che continuava imperterrito a chiamare il suo nome.

- Yato!- Lo gridò di nuovo e la gola, ormai dolorante, le diede una seconda fitta. Aveva provato a chiamarlo al telefono, ma senza risposta. Poi aveva iniziato a cercarlo in giro, nei luoghi che frequentava di solito, nei posti dove scriveva i suoi annunci, ma nulla. Infine aveva iniziato ad innervosirsi e molto, quindi era corsa a scuola, tra i preparativi del festival scolastico e tutti gli studenti indaffarati nei loro lavori, aveva rubato uno dei megafoni nell'aula del consiglio studentesco e aveva iniziato ad urlare. A nulla erano serviti le suppliche di alcuni studenti o le minacce degli insegnanti affinché la smettesse, Hiyori aveva semplicemente ignorato ogni cosa e continuato a chiamarlo.
- Insomma Iki-san le sembra il modo di comportarsi. Si assenta per più di una settimana e poi questo, rischia una sospensione se non peggio.- Chiunque le stesse parlando non le importava, anzi lo aveva scacciato con un gesto della mano incurante della situazione. Poi erano arrivate le sue amiche, ma anche loro non erano riuscite a farla smettere.
- Hiyori, ma chi stai cercando? Se smetti di comportarti così, possiamo aiutarti, ma...-
- Se non faccio così non verrà mai. Starà facendo qualcosa di pericoloso da qualche parte e sa che non posso raggiungerlo, ma se lo chiamo sono sicura che prima o poi mi sentirà. Quindi mi dispiace, ma continuerò ad urlare.-
Strinse ancora più forte il manico del megafono e ispirò per un nuovo grido quando lo vide. Avanzava a fatica verso di lei, attento a non farsi notare come suo solito, completamente sporco di fango e pieno di ferite. Eppure, visto che agli occhi di tutti, era sembrata una pazza scatenata, non aveva la minima intenzione di fargliela passare liscia. Così si avviò verso di lui, gettò il megafono a terra, alzò il braccio e lo colpì così forte al viso che nessuno avrebbe potuto ignorarlo. Così tutti i presenti si trovarono davanti una strana scena, una ragazza furiosa e un giovane malridotto che la guardava scioccato. In tutta la scuola scese il silenzio più assoluto, nessuno dei presenti trovò il coraggio di dire una parola, alcuni persino trattennero il respiro.
- Ora spigami dove sei stato? Dov'è Yukine? Se anche lui è ridotto come te, giuro che non la passi liscia stavolta.- Non rispose, rimase immobile tenendosi la guancia incandescente e stando ben attento a non alzare lo sguardo verso la furia che aveva davanti. Era conscio che tutti i presenti lo stavano osservando, ma ormai non avrebbe potuto fare nulla per non farsi notare, quindi aspettò. Lasciò che Hiyori si sfogasse, che continuasse a gridargli contro e a chiedergli perchè fosse ridotto tanto male. - Rispondimi Yato.-
- Sei tornata quindi?-
- Certo che sono tornata cosa credevi. Sono stata via solo una settimana e guarda come sei conciato. Dove sei stato?- Non rispose subito, qualcosa gli bloccò la gola e persino il respiro. Non era certo di quale sentimento lo stesse pervadendo, se fosse vergogna, stupore o semplicemente felicità, ma si sentì un bambino inerme davanti ai rimproveri della madre e non riuscì a dire nulla. Quel silenzio finì quando Hiyori iniziò a piangere e lo abbracciò, si attaccò a lui come se temesse di vederlo scappare da un momento all'altro. - Mi sono preoccupata da morire. Quando sono tornata e nessuno sapeva dove fossi finito. Avrei voluto che fossi li con me, non immagini quanto è stato difficile separarmi da lui.-
- Io non faccio altro che farti soffrire.-
- No, non è vero.- Si spostò appena per riuscire a guardarlo negli occhi, li vide tristi e spenti e infondo ne conosceva la causa, ma sapeva anche come fari tornare belli e brillanti e voleva provarci con tutta se stessa. - Ho capito molte cose da questa storia. Ho messo a confronto quell'amore e quello che provo per te e sono sicura di una cosa. Il mio cuore sarà anche diviso, ma l'affetto che mi lega alla mia vita di prima non è paragonabile con l'amore che provo ora. Anche se non ho reciso del tutto il mio legame con loro, non voglio in alcun modo rinunciare a te. Voglio essere il primo essere umano che ti ama e ti sostiene. Voglio che tu sia felice e so di poterci riuscire, quindi Yato non mi allontanare e non rischiare più per colpa mia. Viviamo nel presente e affrontiamo i problemi nel momento stesso in cui si presenteranno.-
Che quelle parole fossero simili all'avvertimento di Obliovion non gli importò, perchè infondo ciò che voleva era proprio davanti a lui e farsi consumare da un sentimento inutile come la vendetta, perchè tale era stata la causa del suo comportamento, non avrebbe portato a nulla. Hiyori era tornata e lo aveva cercato di nuovo e accettato per l'ennesima volta, quindi ora lui era in pace con se stesso e con il mondo, non poteva in alcun modo chiedere di più.
 Le prese il viso con le mani ferite e la baciò con trasporto, proprio davanti a tutti quegli occhi increduli e imbarazzati che si erano ritrovati davanti a qualcosa che capivano a malapena, ma da cui non riuscivano a distogliere lo sguardo.
Hiyori si sentì pervadere da quell'amore che anelava con tutta se stessa, infondo lo aveva voluto dal primo istante che si erano incrociati, era destinata a tutto quello e ciò che sarebbe venuto in seguito, lo avrebbe affrontato a testa alta, compresa la sospensione da scuola per ben due settimane causata dal suo avventato comportamento e, ai cui presenti, era rimasta ben impressa nella memoria l''immagine di una ragazza in preda al delirio che gridava al nulla.
In quei giorni non accadde nulla. Yato e Yukine ci misero un po' a riprendersi dalle ferite, ma tornarono in forma e pronti a lavorare sodo per raggiungere i loro obiettivi.
Lei era con loro, li sosteneva e li amava e per molto tempo la loro vita fu contornata solo da giorni felici, anche se prima o poi quelle piccole domande rimaste insolute, avrebbero dovuto trovare una risposta.
Quel giorno era ancora lontano, ma come per il presente, lo avrebbero affrontato mano nella mano e non si sarebbero mai divisi.

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