Moon Rainbow

di Bilu_emo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Nuovi Arrivi ***
Capitolo 3: *** Mistero ***
Capitolo 4: *** Sangue, Musica E Ghiaccio ***
Capitolo 5: *** Conclusioni ***
Capitolo 6: *** Incontri ***
Capitolo 7: *** Piccolo Incidente ***
Capitolo 8: *** Illuminazione ***
Capitolo 9: *** Intuito, Evanescenza & Presenze ***
Capitolo 10: *** Le Pergamene ***
Capitolo 11: *** Separazioni ***
Capitolo 12: *** Memorie ***
Capitolo 13: *** Bum!! ***
Capitolo 14: *** Imbroglio ***
Capitolo 15: *** Verso La Fine ***
Capitolo 16: *** Ultima Verità ***
Capitolo 17: *** Congelamento ***
Capitolo 18: *** Arcobaleno Di Luna ***
Capitolo 19: *** Epilogo: La Fine Di Tutte Le Cose ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Prefazione

Moon Rainbow

Prefazione

 

Una figura in nero si muove per i corridoi di una casa vittoriana.  Sta correndo, sembra spaventato…

Entra in una stanza spalancando una porta, per poi richiudersela alle spalle con un tonfo appena entrato.

“Stai calmo” lo ammonisce un uomo sulla quarantina, profondi occhi color dell’ametista.

“Mi chiedi l’impossibile” dice la figura appena entrata: “Mi avete fatto chiamare all’improvviso, dicendomi di venire in fretta: mi sono spaventato…”.

A giudicare dalla voce sembra piuttosto giovane, non più di vent’anni.

La sala è grande, rettangolare: la finestra enorme è chiusa e la luce del Sole è bloccata da delle pesanti persiane in pietra. C’è un grosso tavolo tondo, al quale sono seduti altri uomini dagli occhi brillanti.

La figura appena entrata sospira, cercando di rilassarsi.

L’uomo sulla quarantina gli fa cenno di avvicinarsi e di sedersi, e il ragazzo ubbidisce, incerto.

Si toglie il cappotto e il cappuccio, scoprendo i capelli biondo paglia che gli ricadono sulla fronte; ha gli occhi di uno strano blu mischiato a tinte violacee. Ha la pelle chiara e perfetta, le labbra ad arco. Non è molto alto, ma ha un bel fisico asciutto, sul petto coperto da una camicia azzurrina brilla un pendente, una Tanzanite incastonata nell’argento.

Si siede, e l’uomo gli spiega la situazione. Quando tace, in segno che ha terminato, il ragazzo abbassa il capo, passandosi le mani tra i capelli in un segno di disperazione.

“Li aiuterai, vero? Dimmi che gli darai una mano” lo supplica l’uomo, sporgendosi verso di lui.

Il ragazzo alza lo sguardo lievemente lucido verso di lui:

“Certo” dice, la voce gli trema: “Come devo fare?”.

“Verranno da te” gli risponde l’uomo.

“Tutti”.

“No,  solo i tre, più il ragazzo”.

“Il Prescelto?”.

“Si”.

“E lei? La ragazza?”.

“Non la vedranno, all’inizio, ma poi se ne accorgeranno”.

“Bene” il ragazzo si alza, prendendo il cappotto poggiato sulla sedia. Ha le guance bagnate di lacrime salate: “Ora vado, in fondo, ho solo quattro anni, giusto?” cerca di ironizzare.

L’uomo lo abbraccia, imitato da tutti i presenti.

“Grazie di tutto, Pico”.

Il ragazzo ride: “Non ho ancora fatto niente”.

 

 

Lontano, dall’altra parte del mondo, a distanza di quattro anni, Alice Cullen ascoltava musica House, gli occhi chiusi di chi non può dormire.

<< ma quando la smetterai con questa musica? >> la prese in giro il suo compagno Jasper Hale, entrando nella stanza.

<< perché? Che cos’ha che non va? >> chiese lei, fingendosi offesa.

Jasper ridacchiò:

<< è un po’ troppo rumorosa, tesoro >>.

<< a me piace >>.

<< non hai proprio senso della misura! >> rise.

<< giochiamo a carte? >> chiese la piccola vampira, prendendo il compagno per mano.

<< ma con te non c’è gusto >>.

Alice lo guardò con occhi dorati supplicanti.

Jasper si intenerì: << uff… e va bene >>.

<< evviva! >>.

E fu allora che Alice le vide, tutte e tre: cappotti neri e occhi brillanti.

Non sapeva che ruolo avevano.

Non poteva minimamente immaginare cosa li attendeva.

 

Mmm…. Che dire? Questa è la prima Long-Fic, nonché prima Fan Fic su Twilight. Mentre leggevo una fic su Twilight, puff, questa follia mi balena in testa. Come di mia abitudine, ho scritto questa… ehm… ‘sta roba qua a ora tarda, spero non siate severi ^.^ please, lasciate recensioni e ditemi che cosa ve ne pare, ve ne sarò grata!

 

Ps- sicuramente vi chiederete chi è la gente strana là sopra: è un bel mistero. Leggete e scoprirete ^_^

 

Graxie!

Bilu_emo

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Nuovi Arrivi ***


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Moon Rainbow

Capitolo Uno_ Nuovi Arrivi

 

 

Quella mattina l’ispettore Charlie Swan era stanco. La notte precedente aveva dormito poco a causa del mal di testa. Come se non bastasse, quella mattina era piatta, priva di avvenimenti particolari. Non che a Forks accadesse spesso qualcosa di entusiasmante, ma quella mattina era particolarmente noiosa. Questo aumentava la sua voglia di dormire.

 Era nella sua auto, insieme al suo collega e amico Fred Thompson, che guidava la vettura. Erano diretti alla stazione di polizia, di ritorno da un giretto al self-service.

 << Tutto ok, Charlie? Ti trovo stanco… >> disse Fred ad un certo punto, spezzando il silenzio.

 << in effetti sono stanco, ieri è stata una giornata lunga… >> rispose l’ispettore, svegliandosi da uno stato di trance.

<< pesca? >>.

<< esatto >>.

<< preso qualcosa? >>.

<< non molto, ma abbastanza per una bella cenetta a base di frittura di pesce >> Charlie sorrise.

Fred ricambiò il sorriso.

Un improvviso rombo ruppe il silenzio apatico che c’era per la strada vuota: un’enorme Ducati M900S4 nera sorpassò la vettura di Charlie a grande velocità.

L’ispettore scattò sul sedile: << è solo una mia impressione o sono in tre su una moto? >>  chiese.

<< non sbagli affatto, Charlie… >> rispose Fred, grave.

Charlie afferrò la radio e parlò; la sua voce riecheggiò dai megafoni sul tettuccio della macchina:

<< ehi, voi tre, siete pregati di accostare >>.

Per tutta risposta, il guidatore accelerò. Charlie rimase a bocca.

<< ora stanno anche superando il limite di velocità! >> esclamò Fred, indignato.

<< già… accelera Fred, li prendiamo >>.

<< bene… >> lo sguardo di Fred si accese.

<< io intanto prendo la targa >>.

Fred accelerò e riuscì a raggiungere la moto. Erano paralleli.

Charlie abbassò il finestrino e si affacciò: << ehi, fermatevi! >> gridò.

I due dietro al guidatore voltarono il capo, del tutto nascosto dal casco; entrambi alzarono il braccio con il dito medio verso l’alto, ed il guidatore accelerò ulteriormente. In poco tempo la Ducati non era altro che un puntino lungo l’orizzonte.

Charlie si rimise seduto, scioccato. Fred rallentò progressivamente, fino a fermarsi.

Silenzio.

Poi Charlie esplose:

<< ma dico hai visto quelli? Mi hanno mandato a quel paese! >>.

<< già… e ce li siamo fatti scappare. Hai preso la targa? >>.

<< si, almeno quella ce l’abbiamo >>.

<< già, almeno quella… >>.

Non potevano sapere che era del tutto inutile…

 

 

 

<< odio il lunedì mattina >>.

Isabella Swan scese dalla Volvo sbattendo la portiera.

<< fai piano >> la ammonì Edward Cullen, chiudendo la portiera a sua volta.

<< scusa, sono un po’ nervosa stamattina >> disse Bella, prendendo Edward per mano.

<< brutto risveglio? >>.

<< terrificante: la sveglia mi ha letteralmente buttata giù dal letto >>.

Edward ridacchiò.

Camminarono mano nella mano fino alla scuola; erano in netto anticipo, e il cortile era quasi vuoto. Seduta su una delle panchine, c’era Alice Cullen, i gomiti sulle ginocchia e il mento appoggiato sui palmi della mano.

<< che ha Alice? >> chiese Bella: era strano vedere Alice giù di morale…

Edward aggrottò le sopracciglia: << ha avuto una visione; non riesce a capirla , però. Sinceramente nemmeno io >>.

Bella inarcò un sopracciglio: << una visione? >>.

<< già. Oggi arriveranno tre ragazze nuove. Solo questo >>.

<< tutto qui? >>.

<< tutto qui. In effetti non è una visione molto utile >>.

<< ciao Bella >> la salutò Alice, alzandosi dalla panchina. A passo umano si avvicinò a Bella e le diede un bacio sulla guancia.

<< ciao Alice, tutto bene? >>.

La ragazza fece una smorfia.

Poco a poco il cortile iniziò a popolarsi. Alla campanella mancavano circa quindici minuti.

Un improvviso rombo fece voltare tutti: ed ecco che apparve un’enorme Ducati M900S4; era nera, e sul fianco spiccava una fiamma rossa e arancione.

Edward aggrottò le sopracciglia, l’espressione tra l’ammirato e il perplesso.

Sulla moto c’erano tre persone, i volti completamente celati da caschi neri. Due di loro scesero dalla moto, mentre il guidatore rimase seduto.  Quasi contemporaneamente, i tre si tolsero il casco: erano tre ragazze, tutte con la pelle molto chiara e gli occhi grandi. Quella seduta doveva essere la più grande; non dimostrava più di diciotto anni, aveva i capelli ricci castano ramati, che le  ricadevano sulle spalle e sulla schiena, la frangetta le copriva tutta la fronte ed era disordinata, tanto che alcuni ciuffi tendevano ad alzarsi; aveva gli occhi grandi e di uno strano colore tra l’ambra e il verde. Aveva un fisico esile ed era alta. La seconda, appoggiata alla Ducati, aveva lunghi capelli liscissimi biondo cenere, che nonostante la totale assenza di sole sprigionavano insoliti riflessi biondo platino. Era la più bassa delle tre, con le labbra molto carnose e gli occhi tondi di un intenso color del mare, incorniciati da occhiali rotondi un po’ troppo grandi per il suo viso minuto. Non doveva avere più di diciassette anni. La terza, ferma a qualche passo dalla moto con una strana espressione da ebete, era la più giovane, massimo quindici anni, era anche la più magra. I lineamenti del viso erano molto somiglianti a quelli della più grande,aveva capelli neri mossi che le toccavano le spalle, scapigliatissimi, e così anche la frangetta storta. I suoi occhi castani, di forma uguale a quelli della più grande, erano messi in evidenza da un pesante strato di matita nera. Portavano tutte e tre lunghi cappotti neri.

Quelle sono le ragazze nuove! esclamò mentalmente Alice, agitandosi entusiasta.

<< sono le ragazze della visione di Alice >> sussurrò Edward all’orecchio di Bella, che le fissava con lo sguardo perplesso.

La piccolina si strinse le spalle con le braccia: << fa freddo qui! >> disse, la voce squillante.

<< non urlare >> la ammonì la bionda, il tono di chi non fa che ripetere sempre la stessa cosa.

<< te l’avevo detto io di metterti un’altra maglia, ma tu non ascolti manco morta >> disse la più grande, scendendo dalla moto.

La piccolina la guardò con sguardo confuso: << e certo che non ti ascolto se sono morta: mi trovo all’altro mondo >>.

La grande la fissò stranita qualche secondo; ignorandola, mise i tre caschi sotto il sellino. La bionda scosse la testa rassegnata.

La piccola si strinse nelle spalle, e si voltò ad osservare l’edificio scolastico: << quella è la scuola >> disse.

<< ma no!? Non lo avevamo capito! Brava! >> disse sarcastica la bionda, battendo le mani.

La piccola fece una strana smorfia, mentre la grande ridacchiò.

<< dai andiamo >> disse, e le tre si avviarono verso la scuola, gli studenti che le fissavano perplessi.

Ma fatti solo pochi passi, la grande inciampò in qualcosa e cadde faccia a terra.

Edward trovò la scena comicamente familiare, e non poté trattenere una risata.

<< che ridi? >> chiese Bella, guardandolo.

<< niente, solo che mi sembra di aver già visto questa scena >> rispose lui.

Bella gli lanciò un’occhiataccia, poi sorrise.

Intanto, le altre due erano corse ad aiutare la grande, che si rimise in piedi con l’espressione corrucciata.

<< cominciamo bene >> disse.

Il suono della campanella fece sobbalzare tutti. Gli studenti iniziarono a entrare spintonandosi.

Le tre nuove passarono davanti ad Edward e Bella, a passo svelto. La grande sfiorò Edward con il braccio, e fu in quel momento che egli si rese conto di una cosa. Spalancò gli occhi, quasi terrorizzato, e si immobilizzò del tutto. Bella lo notò:

<< tutto bene Edward? >> chiese, agitata.

Il ragazzo, che sembrava, per quanto potesse essere possibile, più pallido del normale, guardò Bella, ancora stranito. Scosse la testa: << niente, ero soprapensiero >> disse.

Bella non ne era tanto sicura: la voce di Edward era strana. E poi lo sentiva teso…

Dal canto suo, Edward era poco più che scioccato. Poteva davvero essere possibile?

 

 

 

Una volta a mensa, Alice, Bella ed Edward si sedettero al tavolo che occupavano di solito, insieme ad Angela, Ben e Mike. Questi ultimi erano già seduti e stavano parlando animatamente. Si poteva immaginare di cosa…

<< quella piccolina secondo me è una mezza scema >> disse Mike, lo sguardo perplesso: << ha una faccia da ebete… >>.

<< già… mi sembra si chiami Roberta… >> concordò Ben.

<< Rebecca Rosanera >> lo corresse Angela, mangiando il suo trancio di pizza.

<< Rosanera? >> chiese Bella, sedendosi.

Angela annuì: << da quel che ho capito vengono dall’Italia >>

<< infatti hanno un accento davvero strano… la biondina ha detto che è…. Mmm… a si, Beneventano >> disse Mike con una smorfia.

<< la bionda è Clelia…? >> chiese Ben.

<< Gemma >> lo corresse di nuovo Angela: << mentre la più grande è Max >>.

<< Max? >> chiese stupita Bella: << ma non è un nome da ragazza >>.

<< forse in Italia è così >> disse Alice.

<< Max, comunque, è davvero molto carina… >> disse Mike.

<< carina? Scherzi? È un pezzo di ragazza! >> disse Ben. Angela tossicchiò.

<< mah… io preferisco la bionda >> disse Mike.

<< anche la scema non è male >> disse Ben. Angela tossì più forte.

Alice, intanto fissava Edward, che teneva lo sguardo perso nel vuoto. Si rivolse a Bella:

<< ma che ha Edward? >> chiese sottovoce.

<< non ne ho idea >> rispose Bella.

Il suo sguardo andò a un tavolo lì vicino, dove sedevano le tre Rosanera, che a quanto pare erano sorelle.

la piccola, Rebecca, e la grande, Max, erano chine su uno strano oggetto nero al centro del tavolo, mentre la bionda, Gemma, mangiava tranquillamente il suo panino.

Erano da sole. Strano che Jessica non le avesse acchiappate, come aveva fatto tempo prima con Bella.

<< NO! >> gridò Rebecca ad un certo punto, sbattendo il pugno sul tavolo; Gemma trasalì, e le diede uno sbuffo sulla testa. Max si mordeva il labbro inferiore.

<< che diavolo stanno facendo? >> domandò Bella, più a se stessa che agli altri.

Edward alzò infine lo sguardo, tenendolo fisso sulle tre. Sembrava… frustato…

<< stanno ascoltando la partita di football alla radio >> disse. Alice rise.

Edward affilò lo sguardo: << West Ham United contro il Manchester >> disse, sorridendo.

<< questa è bella! Seguono il campionato inglese! >> esclamò Ben, e scoppiò a ridere, seguito a ruota da Mike.

Bella le fissava a bocca aperta. Che tipi…

Ad un certo punto Max e Rebecca scattarono in piedi urlando.

<< EVVAIIIIII!!!!!!!!!!!!! 4-3!!! IL WEST HAM VINCE SEMPRE!!! >> gridò Max in preda all’euforia.

Rebecca si mise in piedi sul tavolo.

<< deficiente! Scendi! >> ordinò Gemma, stizzita.

<< ma dai! Il West ha visto e tu non reagisci? >> le chiese Max, salendo anche lei sul tavolo accanto a Rebecca.

<< sono contenta, ma non mi sembra il caso di mettersi sul tavolo… >>.

Le altre due la ignorarono; si misero a braccetto e cominciarono a cantare l’inno del West Ham.

Gemma sbatté la testa sul tavolo: << che figura di merda >> mormorò.

L’intera mensa era sotto shock.

<< UNITED! >> gridarono Max e Rebecca, battendo le mani sopra la testa: <>.

<< OK, fermatevi, stop, smettetela, bast … >> disse Gemma; l’ultima parola doveva essere dialetto…

Le due sorelle, ridendo come matte, scesero dal tavolo e si risedettero. Sembravano due isteriche.

Silenzio.

Poi la mensa intera scoppiò in una risata fragorosa.

A parte Lauren, che fissava le tre con ribrezzo.

Perfino Edward si era messo a ridere: teneva la testa nascosta tra le braccia sul tavolo. Bella aveva le lacrime agli occhi per il troppo ridere.

La campanella suonò, e gli studenti si riavviarono verso le loro rispettive lezioni, chi ancora ridacchiava per la scena appena vista.

<< quelle sono pazze. PAZZE >> disse Edward, sorridendo.

<< concordo >> disse Bella.

<< be, almeno hanno portato un po’ di allegria. In questa scuola non succede mai niente >> disse Alice. Poi svoltò l’angolo, diretta ad algebra. Edward e Bella erano diretti a Letteratura.

<< vedo che ti sei rallegrato >> disse Bella, osservando il sorriso ancora stampato sul viso di lui: << ma che avevi prima? >>.

Edward si rabbuiò: << beh… è che è davvero strano… >> disse.

<< cosa? >> chiese Bella, preoccupata.

<< beh… ecco… >> si bloccò improvvisamente; prese Bella per le spalle e la spostò un poco verso di se.

<< cosa…? >> chiese lei, confusa. La figura che passò in quel momento a tutta velocità le fece capire. Avrebbe potuto investirla…

Era Rebecca  Rosanera, vestita del tutto di nero e con una cravatta a strisce rosse e nere, correva inseguita da Max, vestita con jeans viola e una felpa che sembrava una camicia.

<< vieni qua, stronzetta! >> esclamò Max.

<< ma va vatten! >> le rispose Rebecca, continuando a correre.

Le due sparirono dietro l’angolo.

<< sono sempre più convinto che quelle due abbiano qualche rotella fuori posto >> disse Edward.

<< fiù, quando si incazza è meglio scappare a gambe levate >> disse una voce alle loro spalle.

Edward e Bella si voltarono: alle loro spalle c’era Rebecca, la fronte lievemente imperlata di sudore e il fiato corto, i capelli ancora più scapigliati del normale.

Edward boccheggiò: << ma…ma… tu non eri appena… tu… >>.

Rebecca fece una smorfia: << eh? >> chiese.

<< Rebecca, non dovresti essere a fisica? >> Gemma Rosanera era appena sbucata da dietro l’angolo, e guardava la sorella con uno sguardo strano.

<< eccoti! >> esclamò Max, uscendo dall’angolo dietro il quale era sparita prima.

<< urgh >> Rebecca cercò di scappare di nuovo, ma Gemma le afferrò il braccio.

Max si avvicinò velocemente, negli occhi un raggelante scintillio omicida.

<< Max, non è il caso >> disse Gemma. Max si bloccò.

Le tre si guardarono, poi guardarono Bella ed Edward.

<< oh… >> fece Max.

Disse qualcosa in italiano che Bella non capì.

<< edia… >> mormorò Rebecca, e spostò il suo sguardo su Bella, per spostarlo immediatamente.

Bella ed Edward si scambiarono un’occhiata perplessa. Quando la ragazza riportò la sua attenzione sulle tre, si ritrovò gli occhi incatenati da quelli di Gemma. Erano di una tonalità davvero strana… c’erano un sacco di sfumature del blu, alcune erano talmente chiare da sembrare argentate…

Improvvisamente fu percorsa da una scarica elettrica, che le attraversò la spina dorsale fino alla testa, che iniziò a dolerle. Ebbe una vertigine, ed ebbe freddo di colpo. Un freddo strano… sentì l’equilibrio mancare…

Soltanto quando Gemma distolse i suoi occhi di ghiaccio si sentì meglio. Si sentiva come se la vita fosse tornata in lei…

Rebecca sussurrò qualcosa in italiano, e le tre si voltarono senza dire una parola, sparendo dietro l’angolo.

 

 

Una volta finite le lezioni, Edward accompagnò Bella a casa; una volta scesa dalla Volvo, le diede appuntamento a dopo in camera sua.

Quando la ragazza entrò in casa, trovò un Charlie corrucciato e dall’aria irritata seduto a tavola, le braccia conserte, chino a fissare ossessivamente un pezzetto di carta stropicciato davanti a lui.

<< ciao papà. Tutto bene? >>.

<< uh? Come? A, si, tutto bene >> farfugliò Charlie, senza distogliere lo sguardo dal pezzetto di carta.

Bella inarcò un sopracciglio. Si avvicinò a Charlie e sbirciò oltre la sua spalla: sul foglietto giallastro c’era un numero, sembrava il numero di una targa.

<< cos’è? >> chiese.

<< il numero di una targa. Oggi io e Fred abbiamo inseguito una moto. Ci voleva una bella multa >> rispose Charlie. Alzò lo sguardo, irritato: << erano in tre sulla moto, eccesso di velocità… e credo che il guidatore non fosse nemmeno autorizzato >>.

Bella ebbe uno strano tremore, di cui non seppe spiegare l’origine.

<< come mai? >> chiese. E da quando in qua era così interessata alle faccende lavorative di suo padre?

<< sembrava molto giovane, e la moto era una Ducati M900S4 >>.

Di nuovo il tremore.

<< com’era la moto? >>.

<< nera. Perché? >>.

Già, perché? Aveva un presentimento…

<< no, niente. Ora vado in camera mia. Per domani ho molto da studiare >>.

Salì le scale fino in camera sua, e una volta aperta la finestra si buttò sul letto.

Si sentiva strana. L’arrivo delle Rosanera l’aveva un po’ scombussolata. Non sapeva spiegarsi perché, poi: erano tre ragazze nuove, come lo era stata anche lei, d’altronde… e poi quello sguardo…

Rabbrividì.

Anche Edward era strano. Cos’era quello sguardo di terrore quando le tre gli erano passate accanto? Perché proprio terrore? Aveva detto che era strano. Cosa era strano? Fu tra questi pensieri che le vennero alla mente delle strane immagini… vide tre ombre camminare vicine su uno sfondo argenteo, e le identificò come le tre Rosanera. Poi vide altre tre sagome ferme su uno sfondo bianco, luminoso; sembravano tre ragazzi, ed erano tutti particolarmente alti e magri. Vide i tre ragazzi e le Rosanera camminare insieme, poi un grande esagono, ai cui vertici splendevano sei gioielli: un rubino, un diamante, un’ametista, uno zaffiro, un’acquamarina e un berillo; al centro c’era un onice …

Poi aprì gli occhi. D’improvviso, come se qualcosa l’avesse scossa, chiamata, o come se fosse caduta giù dal letto.

<< ben svegliata >>.

Voltò la testa e vide Edward accanto a sé, che le circondava le spalle con il braccio.

<< mi sono addormentata… >> mormorò.

<< già. Che hai sognato? Non facevi che nominare pietre preziose… >> disse Edward, sorridendo divertito.

<< un sogno strano. C’era un esagono fatto di pietre preziose… >>.

Edward ridacchiò.

Bella si strinse sul suo petto:  << da quanto sei arrivato? >>.

<< un’oretta >>.

Bella scattò seduta: << un’ora? Ma quanto ho dormito? >>.

Edward si mise seduto accanto a lei: << quando sono arrivato dormivi già da un po’… >>.

Bella aggrottò la fronte. Le sembrava di aver chiuso gli occhi solo un attimo…

Scosse la testa, come a voler scacciare quel pensiero.

<< senti… ti decidi a dirmi che avevi oggi? Eri davvero strano >> disse.

Edward abbassò il capo, incupendosi. Sospirò.

<< non lo so Bella, è che quelle tre non mi convincono >> disse.

<< che intendi? >>.

<< beh, il fatto che Alice le abbia viste mi insospettisce. Sono molto strane, non sono andate nemmeno ad una lezione >>.

Bella sgranò gli occhi:<< davvero? Che ne sai? >>

<< nessuno dei ragazzi dell’ultimo anno ha mai visto Max, che dovrebbe appunto fare l’ultimo anno… la stessa cosa per le altre due. E poi… >> esitò.

<< ….e poi….? >>.

Alzò lo sguardo, tra il frustato e il preoccupato:

<< non riesco a leggere i loro pensieri  >>.

 

 

 

Il mattino dopo Bella era inquieta. E così Edward non poteva leggere i pensieri delle tre nuove arrivate…

Per ora il vampiro non voleva parlarne con Carlisle; voleva prima cercare di capire cosa ci fosse in realtà dietro le Rosanera.

Quando vide Angela, Bella le chiese subito se avesse visto Max Rosanera a una delle sue lezioni. Lei rispose di no. La stessa domanda la porse a Ben, a Mike, perfino a Jessica. Ma no, nessuno l’aveva vista.

Quando finì la lezione di trigonometria ( unica senza Edward ) prima di uscire andò a controllare sul registro se ci fosse il nome di Max Rosanera. No, non c’era. Nemmeno delle altre due.

A mensa le tre erano sedute al solito tavolo. Solo allora, osservandole bene, Bella si accorse che mangiavano tantissimo, come se stessero digiune da mesi: i loro piatti erano pieni di cibo.

<< tutto bene Bella? Ti trovo pensierosa >> disse Mike ad un certo punto. Edward non era ancora arrivato, e Mike ne approfittava per parlare con lei. In presenza del suo ragazzo, non la guardava neanche...

<< ehm, si, sono un po’ assorta nei miei pensieri >> rispose, cortese. Mike le faceva pena…

Fu in quel momento che Edward si andò a sedere accanto a lei, l’espressione tesa.

Quel giorno Alice non c’era, era andata a caccia insieme a Jasper, Rosalie ed Emmett.

<< dov’eri? >> gli chiese Bella sottovoce.

<< in segreteria, ho chiesto delle Rosanera. La signorina Cope dice che… >> si interruppe quando si accorse che di fronte a lui c’erano Rebecca e Max, sedute, e dietro di loro Gemma, in piedi con le braccia incrociate sul petto.

Edward rimase a fissarle a bocca aperta.

Rebecca spostò gli occhi su Max, che fissava il vampiro: << parla >> le disse.

Max si voltò verso di lei: << no, parla tu >> sussurrò.

<< perché io? >>.

<< perché tra tutte e tre quella senza peli sulla lingua sei tu >> disse Gemma.

Rebecca fece la sua solita smorfia contrariata.

<< secondo voi non ho tutte le rotelle a posto, eh? >> chiese.

Le sorelle scossero la testa.

Rebecca sospirò rassegnata: << tu sei Edward Cullen, giusto? >>.

Edward sbatté le palpebre: << ehm… si, sono io >> rispose infine.

<< di conseguenza sei il bono a cui va appresso mezza scuola >> mormorò Rebecca tra se. Gemma e Max le diedero uno scappellotto dietro la testa, e i capelli nerissimi di lei le caddero davanti al viso.

<< di questo non ce ne frega una minchia, Reb, limitati all’utile >> la intimò spazientita Gemma.

<< sorry… allora, tu sei Edward Cullen, e… non abiti in città, vero? >>.

<< no >>.

<< ma a voi come mai interessa? >> domandò Bella, stizzita.

<< mi dispiace, mi devo limitare all’utile >> disse Rebecca, guardandola desolata. Dietro di lei Gemma scosse la testa.

Rebecca tornò ad Edward: << e prima di venire qui a… Forks, dove vivevi? >>

<< io… ehm… >> non sapeva se rispondere o no… << vivevo in Alaska >>.

<< dove, di preciso? >>.

<< in una città vicino Juneau, a Denali >>.

<< città freddina… mmm… molta neve… accidenti chi te lo ha fatto fare? >>.

<< REBECCA!! >> la ammonì Max.

<< sisi! Scusa, non mi mutilare. Dimentico sempre quel piccolo particolare. Mi chiedo comunque che glielo abbia fatto fare. Mah! E quindi vivevi a Denali… >>.

Silenzio.

<< quanti anni hai? >>.

<< diciotto… >>

<< non diciassette….? Mmm… non mi trovo… >>.

<< va bene demente, andiamo! >> disse Gemma, acchiappando il cappuccio della felpa nera di Rebecca e trascinandola via.

<< scusate il disturbo… >> disse Max, rossa in viso. Tornarono al loro tavolo, dove Gemma diede un altro schiaffo sulla nuca a Rebecca.

Edward rimase a fissarle, agitato.

<< ma che diavolo volevano quelle? >> chiese Mike.

<< non hanno il minimo rispetto per la privacy >> disse Angela, guardandole male.

<< certo che sono strane forte eh? Hai visto la piccola che razza di vestiti ha addosso? >> sghignazzò Ben.

<< il dark… io non la capisco proprio certa gente >> disse Angela.

In effetti, notò Bella, quelle tre erano alternative anche nel vestire: Max portava dei jeans verdi e delle strane Converse a pallini, e la felpa grigia era sempre quella che sembrava una camicia: invece della cerniera lampo aveva dei bottoni e al posto del cappuccio un colletto. Gemma portava dei jeans a sigaretta chiarissimi, un cinturone a borchie tenuto largo e una t-shirt sbrindellata piena di buchi sopra un golfino azzurro. Rebecca invece aveva una felpa nera con un teschio sopra larghissima, aveva le unghie laccate di nero e sopra al jeans nero strettissimo teneva una gonna viola di stoffa, tenuta su con una cintura rossa e nera. Guardandola bene, Bella si accorse che in realtà era una cravatta. E poi aveva degli anfibi slacciati beige

Ma ora la sua prima preoccupazione non era lo strambo look delle Rosanera. Si voltò verso Edward: perché gli avevano fatto tutte quelle domande? E poi, importante, perché, quando Edward aveva detto di avere diciotto anni, Rebecca aveva detto che “non si trovava”?  perché aveva detto “non diciassette”? E il piccolo particolare?

Edward alzò lo sguardo e incrociò quello di Bella, e la ragazza capì che era confuso quanto lei.

 

 

 

Durante il resto della giornata scolastica, Max Rebecca e Gemma non si videro per i corridoi. Alla fine delle lezioni, Edward accompagnò – come sempre – Bella a casa.

<< vuoi entrare? >> chiese lei.

<< tanto entrerei comunque dalla finestra >> disse Edward. Scese anche lui dalla Volvo ed entrambi entrarono in casa.

Charlie era stravaccato sul divano e stava guardndo una partita di basket.

<< ciao papà >>.

<< ciao Bells >> Charlie si alzò: << oh, ci sei anche tu Edward. Come va a casa? >> chiese, sorpreso di vedere che c’era anche lui.

<< tutto bene, grazie >>.

<< Ancora con quella targa, papà? >> chiese Bella, guardando il biglietto ancora sul tavolo.

<< non riesco a darmi pace: non riusciamo a trovare i maledetti che avevano quella moto. È quasi come se non esistesse! >>

Bella lesse mentalmente:

BN918C4I

 

Dove aveva già letto quel numero…?

<< o mamma >> farfugliò ad un certo punto.

<< che c’è? >> chiese Edward, che stava parlando con Charlie.

Bella afferrò il biglietto e prese Edward per mano.

<< papà, sono in camera mia >> disse e trascinò il ragazzo con sé.

Al primo gradino inciampò, e se non fosse stato per Edward sarebbe finita faccia a terra. La prese in braccio e in mezzo secondo avevano già percorso le scale. Entrarono in camera e lui adagiò Bella sul letto.

<< tutto ok? >> chiese, sedendosi accanto a lei.

<< guarda la targa, che ti ricorda? >> disse Bella, agitata, mostrando il foglietto ad Edward. Lui lo guardò…

<< sbaglio o è la targa della moto di Max? >> domandò, sorpreso.

<< si. Tra l’altro la moto che ha visto mio padre era una Ducati M900S4 >>.

<< come quella di Max… scommetto che era anche nera >>.

<< esatto >>.

Silenzio.

Poi la risata fragorosa di Edward riecheggiò nella stanza, contagiando anche Bella.

<< stavano anche per beccarsi una multa! >> disse lui scuotendo la testa.

<< già >>.

Calò di nuovo il silenzio.

<< Bella >>.

<< uh? >>

<< credo sia il caso di parlarne a Carlisle >>.

<< va bene. Andiamo a casa tua? >>.

Senza dire una parola di più, Edward prese di nuovo bella in braccio e tornarono di sotto. Una volta terminata la rampa di scale, adagiò Bella a terra e uscirono.

<< papà, io vado da Edward, torno stasera >> disse lei, e senza aspettare la risposta di Charlie, chiuse la porta e raggiunse Edward alla Volvo. 

Durante il tragitto nessuno dei due parlò, ma lui prese la mano di bella nella sua e la strinse. Era inquieto, anche se non sapeva perché.

Quando arrivarono a Villa Cullen, Edward sentì subito un odore strano, eppure molto familiare. Mise la Volvo in garage e insieme a Bella entrò in casa. Si sentivano delle voci provenire dal salotto. Una era di Esme, che stava ridacchiando, mentre le altre…

I due ragazzi entrarono nel salotto: Esme era seduta sul divano, mentre a tavola, a sorseggiare the, c’erano Max, Gemma e Rebecca Rosanera.

 

 

 

Bene! Il primo capitolo è andato… che emozione!!!!!!

Chi saranno queste tre tizie??? Vi dico che c’entrano molto con il sogno di Bella, ma quello verrà fuori in futuro… nel prossimo capitolo sbucheranno molte cose interessanti muhahahaha ( ok mi calmo ). I capitoli sono quasi tutti fatti, a parte qualche piccola modifica che devo apportare.

Ringrazio cassandra 287 per la recensione: si, Alice è proprio il tipo che ascolta musica House ^_^ . la tua recensione mi ha fatto molto piacere, grazie, spero continuerai a seguire J kissoni.

Ringrazio anche chi si limita a leggere soltanto, anche se una recensione mi farebbe piacere J

Recensite, x farmi sapere com’è… graxie!

ANTICIPAZIONI…

 

<< Da sempre esistono tre specie, sulla terra: gli umani, i vampiri, e un’altra razza, che inizialmente era chiamata Leggiadri. Poi vabbè, sono venuti fuori anche i licantropi, come non si sa bene e manco me ne frega… comunque, i Leggiadri erano una stirpe di essere umani dotati di poteri particolari… >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Mistero ***


MISTERO

 

 

 

 

 

 

Moon Rainbow

Capitolo Due_ Mistero

 

 

<< Ho tante noci di cocco splendide, tutte in file per tre, per tre, per tre,  GRANDI! GROSSE! Anche più grandi di te!! >>.

Un ragazzo dai capelli biondi, seduto sul suo motorino, canticchiava facendo ciondolare la testa.

<< ok, basta così >> disse un secondo ragazzo, dai capelli castani, seduto a terra con la schiena contro il muro  di un autogrill.

Il biondo gli lanciò un’occhiataccia: << non ti piace la canzone? >> chiese.

<< no, è che sei stonato peggio di un antifurto >>.

<< grazie mille! Visto che tu sei tanto bravo, perché non mi canti una canzone dei tuoi tanto amati Metallica? O non puoi perché sei stonato? O non sei capace? Eh? Eh? Eh? >> disse il biondino.

<< Dio, ma quanto cazzo parli? >> si lamentò il bruno.

<< sei tu che non parli mai >> ribatté il biondo.

<< ti prego Jenna, stai zitto >> lo implorò il bruno.

Silenzio.

<< ma quando torna quel cretino di tuo fratello? >> chiese il bruno a un certo punto.

Jenna si strinse nelle spalle: << ci starà provando con la cameriera >>.

<< che puttaniere >>.

<< ma dai Van, lascialo stare. Perché, tu non ci provi con la prima che capita? >>.

Van arrossì. Jenna sorrise compiaciuto.

All’improvviso le porte automatiche dell’autogrill si spalancarono e un ragazzo alto e magro come una stecca uscì correndo, i capelli biondi fradici.

<< ragazzi montate in sella! >> esclamò.

<< Rafe, che cazzo hai combinato? >> domandò Van con voce disperata. Scattò in piedi e montò sul suo motorino, un SH nero.

Jenna si mise meglio sul suo Balì giallo canarino e mise in moto, pronto a partire. Rafe fece un balzò e atterrò seduto su un altro SH grigio.

<< che hai combinato stavolta? >> gli chiese calmo Jenna.

<< ho chiesto alla cameriera se poteva darmi il suo numero, e quella si è incazzata come una pazza! Mi ha lanciato addosso la Coca-Cola! >> esclamò Rafe.

Dall’autogrill uscì anche una donna dalla pelle scura, furibonda, che urlava sventolando in aria la mano, armata di bicchiere di Coca-Cola vuoto.

I tre ragazzi partirono a tutta velocità, lasciandosi alle spalle la donna furiosa.

 

 

<< Salve! >> esclamarono le tre Rosanera in coro, alzando in aria le braccia con le tazzine in mano, in segno di saluto.

<< VOI che cosa ci fate a casa MIA nel MIO salotto? >> chiese Edward, fissando le tre scioccato.

<< CAZZO! >> esclamò Rebecca, mentre la tazzina piena di the le cadeva dalle mani: tutto il the si versò sulla sua faccia e sulla felpa, e la tazzina cadde a terra, rompendosi.

<< o merda! Mi dispiace Esme >> disse guardando Esme con gli occhi colmi di dispiacere.

<< figurati cara >> disse la donna.

<< no, non ti alzare, faccio io >> disse Rebecca. Si alzò e si chinò per prendere i cocci a terra, ma scivolò e cadde a terra, urtando il mento contro il pavimento.

<< AHIO! >> esclamò.

<< o mamma mia che cretina! >> disse Max guardandola. Gemma la ignorò.

Esme era già da lei: << cara, ti sei fatta male? >>.

<< non si preoccupi Esme, è di routine, non si è fatta niente >> disse Max sventolando la mano.

Rebecca si alzò e mise i cocci sul tavolino, poi si risedette. Esme era già sparita, e con lei i cocci.

Le tre guardarono Edward e Bella.

<< allora? Che ci fate qui? >> chiese di nuovo lui.

<< aspetta, prima devono venire i tuoi cosiddetti fratelli, poi potremo fare due chiacchiere >> disse Max.

<< posso avere dei biscotti? >> chiese Rebecca.

<< no >> rispose Gemma seccamente.

<< mi dispiace, non ne abbiamo >> si scusò Esme, ricomparsa sul divanetto.

Rebecca si sbatté la mano sulla fronte: << dimenticavo, i vampiri non mangiano >>.

Gemma roteò gli occhi scocciata; Max mollò uno schiaffo dietro la nuca a Rebecca.

Bella spalancò la bocca: quelle tre sapevano dei vampiri? Sapevano che i Cullen erano vampiri?

Ma chi accidenti erano???

Carlisle Cullen comparve improvvisamente nel salottino, la giacca ancora addosso, e si guardò intorno confuso: << di chi è la moto in giardino? >> chiese.

<< mia >> disse Max, sorseggiando il suo the.

Carlisle sgranò gli occhi: << e voi tre, chi sareste? >>.

Gemma tossì e scambiò un’occhiata con Max e Rebecca.

La grande guardò Carlisle: << io sono Max Rosanera, e loro sono le mie sorelle, Gemma e Rebecca >>.

<< buonasera >> salutò Rebecca allegra.

Carlisle era confuso, glielo si leggeva in faccia.

<< sono le ragazze nuove, Carlisle. Sono arrivate ieri >> spiegò Edward.

<< ah. Strano che non  si sapesse del loro arrivo >>.

<< siamo venute a cap e ‘mbrella, in effetti: Forks non era prevista >> disse Max.

<< a… cap… come? >> domandò Bella, sedendosi sul divanetto accanto a Esme.

<< non lo avevamo deciso: ci trovavamo di strada e abbiamo deciso di venire qui >> spiegò Gemma.

<< e dove abitate? >> chiese Carlisle, togliendosi la giacca.

<< non abitiamo >> disse Rebecca, lo sguardo ebete verso il soffitto.

<< stiamo in albergo a Port Angeles >> disse Max.

<< ah… >>.

Calò il silenzio. Carlisle andò nel suo studio; mentre se ne andava Max gli raccomandò di tornare più tardi.

Edward era spalle al muro, le braccia incrociate sul petto. Impaziente.

Le tre giocavano a carte con un mazzetto uscito dalla tasca di Gemma.

Finalmente, entrarono nel salotto gli altri Cullen: Jasper, Alice, Rosalie ed Emmett.  Alla vista delle Rosanera si bloccarono, le facce confuse.

<< era ora! >> disse Gemma.

<< che figata: guarda te quanti vampiri… >> disse Rebecca.

<< già… mazza, sono meglio dei modelli >> commentò Max, scrutando i loro volti uno per uno.

<< che visione soave >> disse Gemma.

Bella scoppiò a ridere. La prima a seguirla fu Rebecca, poi Max e Gemma, che si limitò a un sorriso divertito. Anche Alice si unì alla risata.

<< ok, stop, ricomponiamoci >> disse Gemma, alzando le mani : << allora, voi adesso vi chiederete ci accidenti siamo >> continuò.

<< già, ci fareste l’onore di illuminarci? >> disse Edward, sarcastico e serio.

<< certo, certo… dottore!!!! >> Max chiamò Carlisle, che era già lì.

<< allora, mettetevi comodi, perché è una storia abbastanza lunga. Vabbè che non penso voi vampiri ne abbiate bisogno… >> iniziò Max, ma fu interrotta da Emmett:

<< la moto spettacolare che sta lì fuori è vostra? >>.

<< si >> disse Gemma.

<< posso guidarla? >>.

Max scattò in piedi:

<< La mia amata Ducati non si tocca! Se osi metterle le mani addosso te le trancio! In un modo o nell’altro te le trancio! >>.

Emmett, seduto sul divano con Rosalie in braccio, si ritrasse lievemente con lo stupore negli occhi. Gli altri spalancarono gli occhi.

<< Max, calmati >> disse Gemma, toccando la mano della sorella.

<< già Maxy, calma e sangue freddo >>.

<< ok, ok, sono calma >> sospirò Max rimettendosi seduta.

<< è meglio non toccargliela, io ci ho provato a guidarla, e mi ha letteralmente sgozzata >> disse Rebecca.

<< bene… hem hem >> fece Max.

<< si può sapere chi accidenti siete o dobbiamo aspettare domain mattina? >> sbottò Edward.

<< certo, sorry >> Max sorrise maliziosa:<< vi piacciono le leggende del       terrore? >>.

 

<< Da sempre esistono tre specie, sulla terra: gli umani, i vampiri, e un’altra razza, che inizialmente era chiamata Leggiadri. Poi vabbè, sono venuti fuori anche i licantropi, come non si sa bene e manco me ne frega… comunque, i Leggiadri erano una stirpe di essere umani dotati di poteri particolari, tipo telepatia, e queste cose così.

<< con il tempo, i Leggiadri iniziarono a sviluppare poteri sempre più potenti, fino ad essere capaci di cose soprannaturali. Ma, in compenso al loro potere, gli fu tolta la robustezza e la forza fisica. Sono quindi creature esili, deboli. E anche prive di senso dell’equilibrio…

<< i Leggiadri ebbero subito una certa intesa con i vampiri, l’origine è però sconosciuta. Ma, come già detto, i Leggiadri divennero mano a mano molto potenti, e per i vampiri, in particolare per certi vampiri, questo era un male.

<< così questi  vampiri, scatenarono una guerra tra i vampiri e i Leggiadri. I Leggiadri diedero loro molto filo da torcere, in quanto i poteri di un Leggiadro possono contrastare un vampiro senza problemi. Ma i vampiri sono vampiri: alla fine, questi vampiri, li conoscete meglio di noi, riuscirono a ridurre il numero dei Leggiadri… da che erano milioni, ora erano migliaia in tutto il mondo. La maggior parte di loro si concentra nelle penisola dell’Italia >>.

<< VIVA L’ITALIA! >> esclamò Rebecca.

Max e Gemma la fulminarono con uno sguardo.

<< scusate >> mormorò Rebecca, facendo la solita smorfia.

Max tossicchiò: << dicevo… a, si… la maggior parte dei Leggiadri si trova in Italia. Con il tempo, a causa del cambiamento della lingua e della superstizione degli essere umani, ai Leggiadri fu “affibbiato” un altro nome…

<< c’è una città in particolare in Italia dove risiedono i Leggiadri: Benevento.

<< In epoca romana si era diffuso per un breve periodo a Benevento il culto di Iside, dea egizia della luna; l'imperatore Domiziano aveva anche fatto erigere un tempio in suo onore. Questo culto aveva già insiti alcuni elementi inquietanti, a cominciare dal fatto che Iside faceva parte di una sorta di Trimurti: veniva identificata con Ecate, dea degli inferi, e Diana, dea della caccia. Inoltre queste divinità avevano rapporti con la magia >>.

Ci fu una pausa. Il silenzio era assoluto; tutti erano rapiti dal racconto.

<< i Leggiadri esistono ancora? E con quale nome sono conosciuti? E i vampiri di cui parlate… chi sono? >> chiese Carlisle, sinceramente interessato.

Max lo guardò sorridendo:

<< il collegamento magia - Benevento non ti dice nulla? >>.

Carlisle e Max si scambiarono uno sguardo intenso. Poi Max sospirò, chiudendo gli occhi. Sorrise, riaprendoli, e sembravano emanare una strana luce. Anche Gemma e Rebecca sorridevano.

Infine, Max parlò:

<< sto parlando delle streghe >>.

Carlisle strabuzzò gli occhi: << non è possibile! >> disse.

<< davvero esistono le streghe? >> chiese Alice, la bocca spalancata.

<< non ci credo >> disse Edward scuotendo la testa:<< incredibile, esistono anche le streghe ora? >>.

Le tre ridacchiarono:

<< e voi vampiri eravate davvero convinti di essere le uniche creature straordinarie su questo mondo? Ha! Presuntuosi >> disse Max con ironia.

<< si ma… tutto questo cosa centra con voi? >> chiese Emmett, la fronte aggrottata.

Rebecca sbuffò: << certo che sei ottuso te eh? >>.

Gemma rise: << e se te lo dice Rebecca Rosanera >>.

Anche Max rise.

<< noi siamo streghe >>.

<< o cavolo >> disse Jasper, lo sguardo fisso su Rebecca.

<< eh già >>.

<< che forza >> mormorò Bella.

<< e… i vampiri di cui parlavate prima? >> chiese Rosalie.

Gemma guardò Carlisle: << sono i Volturi >>.

<< i VOLTURI?????? >> esclamarono tutti in coro, gli occhi sgranati per la sorpresa.

<< si, ma noi quelli ce li pappiamo in un sol boccone >> disse Max con un gesto di noncuranza e un sorrise arrogante: << con il tempo ci siamo rinforzati… >>

Rebecca la guardò: << ma scusa, come facciamo a mangiarci tre vampiri? Sono duri come la roccia >> disse, seriamente perplessa.

Silenzio.

Max sospirò rassegnata. Non valeva nemmeno la pena di ridere…

<< povera Rebecca >> disse Gemma scuotendo la testa.

<< ma… mmm… lasciamo perdere >> disse Rebecca con la sua smorfia di disappunto sul viso.

<< ceeerto… torniamo alla storia >> disse Max.

<< non è ancora finita? >> chiese Alice.

<< ma che? È appena all’inizio! >> ridacchiò:

<< la stregoneria è una cosa che non si ottiene con il tempo. Non si acquisisce: ci si nasce streghe. A Benevento esistono le più importanti e potenti famiglie di stregoni mai esistite. Alcune però, sono scomparse… >> a quest’ultima frase Max si bloccò per un attimo, mordendosi il labbro inferiore. Gemma strinse i pugni e serrò le mascelle, lo sguardo fisso a terra. Rebecca guardò verso il soffitto, gli occhi lievemente lucidi.

<< come sarebbe a dire “sono scomparse”? >> chiese Bella.

<< dopo ci arrivo… allora, dicevo… la stregoneria è un’arte innata, genetica. Ogni strega o stregone è dotato di un potere suo, particolare, che lo distingue dagli altri. Ci sono poi poteri che accumunano tutti gli stregoni, ossia la telepatia e la capacità di teletrasporto – che vale solo se già conosci il luogo in cui vuoi andare – e poi, vabbè, ognuno può formulare incantesimi.

<< il potere, però, ha un piccolo inconveniente: corrompe. Se poi il potere che vuoi e che  puoi ottenere è potere assoluto, allora sei corrotto assolutamente. Come ho già detto, ogni stregone o strega è dotato di un suo potere particolare…

<< c’era una famiglia, abbastanza potente, la famiglia Cam-Cavelli. Vi era un ragazzino tra di loro, tale Luca, che aveva un potere davvero insolito: assorbiva il potere di chi uccideva. Una volta cresciuto, uccise in segreto la sua famiglia, e ciao ciao famiglia Cam-Cavelli. Ma dato che non era soddisfatto di ciò che aveva già ottenuto, decise di assorbire anche il potere degli elementi delle altre famiglie.

<< nostro padre… Alberto Rosanera, capo dei Rosanera, aveva il potere di vedere il futuro assoluto. Non come Alice, le cui visioni sono molto soggettive, no: lui vedeva ciò che sarebbe successo. Vide le famiglie Rosanera, Ondadorata e Serpebianca sterminate. E decise che si doveva fare qualcosa: si riunirono i capi delle tre famiglie, e decisero di mandare i loro eredi alla ricerca >>.

Pausa. Max aveva gli occhi lucidi. Bella provò una pena infinita, immaginando che cosa era successo.

<< scusate, ora vado avanti… stavo dicendo… Cam-Cavelli era molto, troppo forte, e loro non ce l’avrebbero fatta a sconfiggerlo. Questo è ciò che vide nostro padre approfondendo la sua visione. E sapeva che pur mandando tutti gli eredi rimasti al sicuro per poi mandarli contro di lui, non sarebbe finita bene. Non so come, attraverso alcune ricerche che fecero scoprirono che c’erano uno stregone e una strega, tra loro destinati, in un posto sperduto dell’America: solo grazie a loro sarebbe stato possibile togliere Cam-Cavelli dalle palle.

<< così, mandarono i loro eredi in varie zone dell’America alla ricerca di questi due tizi. Erano anche sicuri che prima o poi gli Ondadorata e i Serpebianca si sarebbero ricongiunti con le Rosanera, perché erano destinati tra loro.                                     Quindi, prima o poi incontreremo ‘sti tre fessi, e forse tutti e sei insieme riusciremo a trovare gli altri due >>.

Silenzio.

<< che ne è stato dei capi delle tre famiglie? >> chiese Bella incerta, temendo già la risposta.

Max tenne lo sguardo basso, la voce rotta: << i Rosanera, i Serpebianca e gli Ondadorata non esistono più: noi sei siamo gli ultimi rimasti >>.

Silenzio.

Max alzò lo sguardo, in cerca di quello delle sorelle: << che fina ha fatto Gemma? >> chiese, rivolta a Rebecca. Lei fissava il soffitto, gli occhi asciutti. Guardò Max negli occhi e alzò le sopracciglia. Max capì e annuì.

Tra quelle due ci doveva essere davvero una grande unione…

<< da quanto tempo gironzolate per l’America? >> chiese Emmett.

<< circa quattro anni >> rispose Rebecca neutra.

<< wow, sai che bello >> disse Emmett, ma una cuscinata di Rosalie lo zittì.

<< ehm… quando avete detto “destinati tra loro”… cosa intendevate? >> chiese Bella.

Max fece per parlare, ma Rebecca la bloccò: << posso dirlo io? Posso dirlo io? >> chiese implorante.

Max la guardò con una smorfia: << se ci tieni… >>.

<< YUPPIIIII!!!! >>. Rebecca saltò dalla sedia, i pugni all’aria.

<< ma come possiamo essere parenti? Come? COME? >> chiese Max rivolta al cielo.

Rebecca si rimise seduta: << quando muore, una strega, ha una specie di reincarnazione. Questa, per esempio, è la mia… mmm quarta o quinta vita >>.

<< davvero? Siete immortali, allora… >> disse Emmett.

<< se hanno tante vite, Emmett, vuol dire che ad un certo punto muoiono >> gli disse Rosalie, come se stesse parlando ad un bambino che non capisce.

<< ah… giusto >> disse Emmett.

<< certo, certo... ma nonostante il particolare delle tante vite, una strega conserva alcuni dei ricordi della vecchia vita, ed ogni tanto ha dei flashback. Il compagno di una strega è sempre lo stesso, in ogni vita, e fin dalla tenera età… diciamo che è come se lo conoscesse già, anche se non lo ha mai visto >> spiegò Rebecca, gesticolando.

<< davvero? >> chiese Alice, entusiasta.

<< l’anima gemella in tutto e per tutto >> commentò Bella, guardando di sottecchi Edward.

<< già. Purtroppo è sempre la stessa >> disse Max cupa.

<< perché, la tua “anima gemella” non ti piace? >> chiese Rosalie.

<< se caratterialmente non è cambiato… e sicuramente  non è cambiato… o mamma cosa mi aspetta >> fece un finto singhiozzo.

<< quindi, in sintesi, voi state cercando altri due stregoni? >> chiese Carlisle.

<< si, da quel che disse mio padre, solo grazie a loro possiamo sconfiggere Cam Chevelli >> rispose Max.

<< e… come mai l’intervento di questi due ragazzi dovrebbe essere così importante?>>.

<< non ne ho idea. Forse hanno qualche potere particolare… >>.

<< non sapete nulla di loro? >>.

<< no, nemmeno il loro nome >>.

Intanto, Rebecca fissava intensamente Edward, con le dita appoggiate al mento.

Edward aggrottò le sopracciglia: << perché mi fissi? >> chiese, a disagio.

<< forse è perché hai una bella faccia >> disse Gemma, di ritorno dal giardino. Aveva gli occhi arrossati.

<< prima di diventare un vampiro il tuo nome era Masen >> disse Rebecca.

Edward aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono. Alla fine riuscì a dire:<< si, come lo sai? >>.

<< ti posso leggere nel pensiero, no? Telepatia >>.

<< scusa tanto Rebecca, ma questo che cosa centra? >> le chiese Max.

<< è inutile che cerchi di capirla Max, nemmeno lei riesce a capirci qualcosa nella sua mente contorta >> disse Gemma.

<< Cam-Cavelli sa di voi? >> chiese Jasper.

<< si, ma non ci trova, ci cerca come un disperato, ma non ci trova >> disse Gemma: << ci proteggiamo con un incantesimo >>.

<< Max, me le posso togliere? >> implorò all’improvviso Rebecca, indicandosi gli occhi.

<< eh? Ah, certo! Non ne posso più >> rispose contenta Max.

Si portò le mani agli occhi e si tolse delle lenti a contatto verdi. Quando alzò di nuovo lo sguardo, scoprì due profondissimi occhi viola.

Bella rimase a bocca aperta. Si sentì un fischio di ammirazione provenire da Emmett.

Quando Gemma si tolse le lenti azzurre, mostrò due occhi agghiaccianti, talmente chiari da essere argentati.

Quando Rebecca fece per togliersi le sue lenti, per sbaglio un dito finì nell’occhio.

<< AHIIIA!!! >> gridò, coprendosi l’occhio lacrimante con la mano.

<< non è possibile arrivare a questo >> sbottò Gemma.

Max si alzò dalla sedia, ma inciampò e finì addosso a Rebecca. Entrambe, portandosi appreso al sedia, caddero all’indietro.

Il primo a scoppiare a ridere fu Emmett, seguito poi da Edward, Jasper e Carlisle. Rosalie scosse la testa, l’espressione quasi disgustata, mentre Alice si limitò a sgranare gli occhi, un lieve sorriso sulle labbra. Esme sorrise.

Bella non poteva non compatirle: quante volte era capitato a lei?

<< razza di deficiente! Potevi uccidermi! >> gridò Rebecca, alzandosi.

<< e come avrei fatto ad ucciderti, scusa? >> chiese Max, alzando la sedia.

<< con il tuo peso… >>.

<< coooooooooooooooooosa? Mi staresti dicendo che sono pesante??????  E quindi grassa???????REBECCA ROSANERA!!!!! >>.

<< ops >> e così dicendo, le due iniziarono a rincorrersi.

<< io non vi conosco >> disse Gemma distrutta.

Rebecca correva, quando si ritrovò davanti il muro: lo oltrepassò, come se la parete non ci fosse stata. Max fece lo stesso.

Reazione generale: bocca aperta a O.

La testa di Max risbucò dal muro: << non vi ha fatto troppa impressione, vero? >>.

<< nooo, per carità… >> disse Bella: ormai ne aveva passate tante, ma una cosa del genere non l’aveva mai vista…

Max e Rebecca tornarono nella stanza; Max teneva la sorella per il cappuccio della felpa.

<< scusate la scenata >>.

Rebecca riuscì a togliersi le lenti nere, scoprendo due occhi rosso amaranto.

<< wow >> commentò Alice: << tutte le streghe hanno occhi così particolari? >>.

<< si, alcuni sono anche peggio >>.

<< ci fate vedere di cosa siete capaci? >> chiese Emmett, gli occhi dorati accesi di eccitazione.

<< siamo potenti >> disse Gemma, seria.

Emmett sorrise arrogante.

<< più di un vampiro? >>.

Edward si alzò in piedi: << Emmett, non fare pazzie >> disse, la voce trapelava di preoccupazione.

Rosalie, avvertendo il “pericolo”, si alzò dalle gambe del compagno e si andò a sedere accanto a Alice.

<< certo, potrei farti fuori, volendo >> disse Gemma con noncuranza.

Emmett scoppiò a ridere: << ma davvero? >>. Il vampiro si alzò e si avvicinò a Gemma.

Max spostava lo sguardo da lui alla sorella, timorosa.

<< già davvero >> disse Gemma, avvicinandosi a sua volta ad Emmett.

<< rissa! Rissa! Rissa! >> li incitò Rebecca, battendo i pugni sul tavolo.

Edward guardava il fratello con ansia: non si sarebbe messo a fare a botte con una fragile strega, vero? Purtroppo tra i suoi pensieri c’era proprio questo…

<< e come conteresti di farmi fuori? >> chiese Emmett, a mò di sfida.

Gemma si guardò le mani, tranquilla.

<< mmm… penso che due dita mi basterebbero >> disse disinvolta.

<< ha! Ma non farmi ridere! >>.

<< dico sul serio >>.

<< ah si? E allora fammi vedere! Dai, dai! Ved…>>.

Emmett non ebbe il tempo di terminare la frase: Gemma aveva premuto il dito indice e medio contro il collo di Emmett… e questo era crollato a terra con un gemito.

<< Emmett! >> esclamò Rosalie, accorrendo da lui: aveva gli occhi aperti fissi al soffitto: << caro, come stai? >>.

<< sta benissimo, è solo un po’ intontito >> disse Gemma, le due dita ancora unite a mezz’aria.

Gli sguardi di tutti, dapprima puntati su Emmett steso sul pavimento, saettarono su Gemma: << ma come hai fatto? >> chiese scioccata Bella.

Gemma si strinse nelle spalle: << gli ho dato una semplice scossa elettrica >> e dalle dita uscirono alcune scintille.

Jasper scoppiò a ridere: << questa è bella! Il grande Emmett abbattuto con così poco! >> e rise ancora.

<< dai Jazz, un po’ di tatto >> disse Alice.

<< allora? >> continuò Bella, improvvisamente più curiosa di sapere fin dove potevano arrivare quelle tre: << ci fate vedere il vostro potere >>.

Rebecca saltò in piedi, eccitata, un sorriso enorme sul volto.

Gemma si strinse nelle spalle.

Max sospirò, poi sorrise: << se proprio ci tenete… >> si guardò intorno: << però a me serve un pianoforte >>.

 

 Ed ecco qua il secondo capitolo. Il prossimo sarà ancora più folle ( quindi se siete facilmente impressionabili, non leggete ) nooo continuate a leggere! ). Da come avete notato mi dedico molto alle tre pazze ( le Rosanera ), mi scuso se dedico poco spazio a Edward e Bella, ma avranno anche loro i loro momenti, non vi preoccupate ^_^

 

X cassandra287: grazie di aver recensito anche questa volta! Hai visto che gran soggettone le Rosanera? Spero che qst capitolo incrementi la tua curiosità, mi fa piacere ricevere le tue recensioni J ps continua a recensire! Kissoni

 

Ringrazio anche le due che hanno messo qst fic folle e priva di senso compiuto tra i preferiti ( non sapete qnt mi fate contenta *_* )

 

kira988

mylifeabeautifullie

 

ringrazio anche chi legge solamente: grassie!!!!

 Recensite, però, tengo a sapere la vostra opinione ^°^

 

Al prossimo ( insensato ) capitolo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Sangue, Musica E Ghiaccio ***


cap 3

Moon Rainbow

Capitolo Tre_ Sangue, Musica & Ghiaccio

 

 

<< io vi ammazzo! Vi ammazzo tutti e due! >>.

<< ma io che centro? >>.

<< dai Van, non ti incazzare così >>.

<< no Rafe, io mi incazzo eccome! Per colpa della tua testa di cazzo abbiamo rischiato di farci scoprire! >>.

<< ma dai, per così per poco… >>.

<< tu non ti mettere in mezzo, Jenna! E poi, come se non bastasse, non abbiamo il pranzo >>.

<< sai Jenna, temo che si preoccupi più del fatto che oggi salterà il pranzo che per altro >>.

<< si, concordo >>.

<< fosse solo oggi, almeno! No! Io mi salto pranzo e cena da due giorni! Ho fame, CAZZO! >>.

<< che dici Rafe, gliela faccio una camomilla? >>.

<< e come pensi di fare? >>.

<< beh, ci sono delle margheritine in quell’aiuola >>.

 

 

Erano tutti intorno al pianoforte di Edward, Max seduta sul seggiolino . Gemma e Rebecca erano in piedi accanto a lei.

<< ehm… a che ti servirebbe un pianoforte? >> chiese Edward in ansia.

Bella lo guardò, comprensiva: quello era il suo pianoforte, non sopportava che qualcun altro lo toccasse…

<< non ti preoccupare, non te lo distruggo: non sono mia sorella Rebecca >>.

Emmett e Jasper ridacchiarono; Rebecca guardò confusa la sorella.

<< ah, comunque Edward, si >> aggiunse Max.

Lui inarcò un sopracciglio: << come? >> chiese.

<< non riesci a leggerci nel pensiero perché siamo streghe >>.

<< non riesci a leggere il loro pensieri? >> domandò Carlisle, stupito.

Edward abbassò lo sguardo: << beh… no, ma tu come lo sai? >>.

<< siamo streghe, possiamo leggere la mente dei vampiri >> rispose Gemma.

<< ah >>.

Di scatto Rebecca lo fissò negli occhi, per distogliere lo sguardo subito.

<< allora, comincia >> disse Gemma a Max, che guardava ammirata il pianoforte.

<< da chi? >> chiese Max, scambiando un’occhiata con la sorella. Poi entrambe spostarono lo sguardo su Rebecca. Lei le fissò, ebete.

<< no, no, NO! Lasciatemi in pace! >> disse, quasi disperata.

<< non vogliamo farti niente, solo… posso fare la tua? >> chiese Max, facendo il musetto dolce.

Rebecca la guardò confusa: << cosa? >>.

<< o mamma >> mormorò Gemma, roteando gli occhi.

Max indicò il pianoforte.

<< aaaaaaaaaaa! Ok, se ci tieni >> rispose Rebecca, e sospirò sollevata.

<< bene >>.

Max fece schioccare le ossa delle dita, poi guardò Rebecca. E iniziò la musica.

Era una musica allegra, brilla, energica. Chiassosa fu il primo aggettivo che venne in mente a Bella. Rebecca muoveva le braccia a tempo. Era una musichetta veloce, faceva venire voglia di saltare. Bella si sorprese a notare che stava tamburellando il piede sul pavimento, sorridendo.

Con un’ultima nota stonata, Max diede fine alla musica. ( 1 )

<< e allora? >> chiese Emmett.

<< era per riscaldarmi… >> disse Max, il tono fintamente offeso: << chi faccio? >>.

Gemma e Rebecca scambiarono un’occhiata.

<< Esme >> dissero in coro, un sorriso enorme sulla faccia.

Max sorrise a sua volta: << ok >>.

Esme, imbarazzata e confusa, arretrò di un passo.

Max fissò Esme negli occhi e iniziò una nuova melodia: questa volta era lenta, dolce, piena di tenerezza. ( 2 )

Riscalda il cuore pensò Bella: come Esme…

<< carina… >> le sfuggì di bocca. Edward la guardò e sorrise.

<< di chi è? >> chiese rivolto a Max.

<< è mia >> rispose lei.

<< davvero? Componi? >>.

Max arrossì: << non proprio: mi è venuta adesso >>.

<< cioè, te la sei inventata in questo momento? >> domandò Bella, gli occhi sgranati.

<< questo è il mio potere “personale”: posso… diciamo… mmm… “leggere” le persone, e comporre la loro musica. Non so se mi sono spiegata >>.

<< che forte >> commentò Alice.

<< la prima era la musica di Rebecca >> dedusse Jasper.

<< già >>. Gemma ridacchiò.

<< Hehe… la seconda la musica di Esme >> spiegò Max.

<< la rispecchiava molto bene >> disse Carlisle, guardando la moglie con occhi pieni d’affetto. Esme ricambiò lo sguardo.

<< ora chi faccio? >> chiese Max.

<< fai Emmett >> disse Rebecca.

<< ok >>.

Proprio in quel momento Emmett si rimise in piedi, gli occhi sembravano quelli di un ubriaco. Si guardò intorno:

<< che è successo? >> chiese, confuso.

<< niente: Gemma ti ha messo al tappeto >> disse Edward, ridendo.

<< con due sole dita >> disse Jasper, ridendo anche lui.

Rosalie gli spiegò, parlando lentamente, il potere di Max e che cosa ci facesse al pianoforte di Edward.

<< fate la mia musica? >> chiese lui, lo sguardo ancora un po’ da demente si accese, e un sorriso a trentadue denti gli illuminò il volto: era contento di essere al centro dell’attenzione!

Quando la musica cominciò, provocò le risa di tutti. Perfino Max si mise a ridere mentre suonava: DO-MI-SOL-MI-DO.

Max si fermò. Ma tutti la fissavano con sguardi come a dire “continua”.

<< ehm… è finita >> disse.

Silenzio.

Edward serrò le labbra per trattenere le risate.

<< ma come? tutto qui? >> domandò Emmett.

<< ehm… si >> gli rispose Max.

<< molto azzeccata, descrive davvero molto bene la complessità dell’animo di Emmett >> disse Jasper, trattenendo anche lui le risate. Alice gli diede una gomitata nelle costole.

Edward rideva sguaiato. Bella lo guardava con un sorriso: povero Emmett.

Poi una melodia tranquilla, piatta, quasi apatica si diffuse nella stanza: Max e Rosalie si stavano guardando negli occhi. ( 3 )

Poi fu il turno di Jasper: la sua era una musica triste, lenta, tormentata. A Bella fece venire in mente una notte sulla spiaggia, a fissare il riflesso delle Luna sull’acqua, pensando ai ricordi più tristi e dolorosi. ( 4 )

<< che bella >> commentò Alice guardando Jasper con affetto.

<< sei triste >> disse Rebecca, guardandolo con tenerezza.

Lui sorrise amaro.

<< ora fai quella di Bella? >> chiese Edward, stringendole la mano.

<< certo >> sorrise Max.

Appena la riconobbe, Bella sentì le lacrime pizzicarle gli occhi. Non era possibile. Si portò una mano sulla bocca, e sentì il braccio di Edward sui suoi fianchi. Il cuore le batteva forte: era la sua ninnananna. Max la guardò con un sorriso amichevole, che lei ricambiò volentieri.

<< che romantico >> disse Rebecca, quando Max smise di suonare: << bene, a ‘sto punto suona pure quella di Edward, no? >>.

Max sospirò: << le mie povere dita… >>.

Però, nel momento in cui provò a suonare, sgranò gli occhi; guardò Edward, frustata, poi la tastiera. Sbuffò, e appoggiò il mento sulla mano, il gomito sulla tastiera. Si sentì un Do stonato.

<< il pianoforte… >> sussurrò Edward accanto a Bella, gli occhi pieni d’angoscia, le labbra serrate: << così si rovina >> disse a voce più alta.

<< ti muovi? >> disse Gemma.

<< è complicata >> disse Max. Dopo un po’, schioccò le dita e iniziò: una mano alle note basse, una a quelle acute.

Era incredibile. Bella si sentiva, se possibile, ancora più commossa di prima: Max stava suonando due melodie contemporaneamente; una era cominciata un po’ prima, ed era straziante, dura, sembrava emanare rabbia e frustrazione. ( 5 )

La seconda, cominciata un po’ più tardi, era… la ninnananna. La sua ninnananna. La loro ninnananna. Pian piano, la musica dura scomparve, lasciando posto solo alla ninnananna, che terminò con una nota acuta.

<< uff, che fatica! >> sospirò Max.

<< la rifai? >> chiese dolcemente Rebecca.

<< vaffanculo >> fu la risposta secca di Max.

<< ora fate la mia!? Vi prego! >> chiese entusiasta Alice, battendo le mani.

Max la guardò, uno sguardo strano. Rebecca si morse il labbro, sapendo già cosa sarebbe successo.

<< ehm… io… >> provò a dire Max. poi rinunciò: << non sono capace di fare questa melodia >>.

Alice si rattristò: << o… come mai? >>.

<< non… non so… >>.

Ci fu una pausa di silenzio.

<< e fai Carlisle, no? È l’ultimo rimasto >> disse Gemma, per alleggerire la strana tensione che si era creata.

<< giusto. Lui è facile… senza offesa >> disse Max, sollevata.

<< non è facile quanto Emmett, però! >> disse Edward, provocando le risate di sue e di Jasper.

<< eddai… povero Emmett >> disse Rebecca, una smorfia indecifrabile sul viso.

Emmett la guardò, lo sguardo intenerito: << o, qualcuno che mi difende >>.

<< … non è mica colpa sua se è stupido, no? >> continuò Rebecca.

Edward e Jasper risero ancora più forte.

Emmett chinò la testa, abbattuto. Rosalie gli carezzò il capo.

Così, Max suonò anche Carlisle. A dispetto di ciò che credevano, la sua era una musichetta allegra, scherzosa, ed anche abbastanza movimentata. Quando la sentì, lo stesso Carlisle si mise a ridere.  ( 6 )

<< allora, finalmente io ho finito >> disse Max, facendo di nuovo schioccare le ossa delle dita.

<< e Gemma non la fai? >> chiese Rebecca.

<< non ti azzardare Max o ti faccio a pezzi >> la minacciò Gemma con un buffo tic all’occhio.

Max rabbrividì:<< e chi si azzarda >> disse.

<< a parte “suonare le persone”, che cosa sei in grado di fare? >> chiese Bella.

<< telecinesi >> disse Max, orgogliosa: << manipolazione degli oggetti >> una strana luce violetta brillò nei suoi occhi e un coltellino arrivò volando da chissà dove, per atterrare tra le mani di Max. Rebecca lo guardò con il terrore negli occhi.

<< e tu, Gemma, che cosa sai fare? >> chiese Rosalie.

<< uccido con il pensiero >> rispose secca e impassibile Gemma.

Rosalie spalancò gli occhi.

Gemma guardò Emmett dritto negli occhi: << no, non mi usare di nuovo come cavia! Ti prego! >> la implorò.

Lei roteò gli occhi scocciata, e passò a Jasper.

<< no, non gli fare male >> disse Rebecca.

Gemma la ignorò.

Lei e Jasper si guardarono negli occhi per un po’, sotto gli sguardi curiosi di tutti. Ad un certo punto, sul viso angelico e tenebroso di lui, si formò una smorfia di dolore. Stringendo gli occhi e serrando la mascella, Jasper si portò una mano alla testa. Alice lo fissava impaurita a preoccupata.

<< smettila, per favore >> disse a Gemma, con voce implorante.

Gemma distolse lo sguardo dagli occhi di Jasper, e il suo viso si rilassò.

<< io posso penetrare la mente delle persone, e posso manomettere o spezzare i nervi. In poche parole: uccido col pensiero >> spiegò, fiera.

<< incredibile >> commentò Esme.

<< il mio potere è conosciuto con il nome di “Ghiaccio” >>.

Silenzio.

Rebecca fissava il corridoio.

<< e il potere di Rebecca qual è? >> chiese Jasper.

Max scattò in piedi, eccitata, << ooooo, il suo è una vera figata! Guarda qua! >> esclamò, tutta contenta.

Rebecca si voltò verso di lei, confusa.

Max afferrò il coltellino e prese il braccio di Rebecca; le sollevò la manica, scoprendo un braccio liscio e pallido. Rebecca sgranò gli occhi, terrorizzata:

<< no! Ti prego Max! >> implorò.

<< dai, tanto dura un attimo! >>.

<< buuuuuuu >>.

Max tagliò il braccio di Rebecca, un taglio lungo e profondo, e il sangue cominciò a colare.

I Cullen sparirono dai loro posti, per andare spalle al muro, il più lontano possibile dal sangue. Solo Carlisle e Bella rimasero a loro posto. Solo che Bella stava per svenire.

Solo allora, tutti si resero conto di alcune cose: il sangue di Rebecca era molto più denso del normale, e… ed era nero. Nero come la pece. Edward, restando al suo posto contro il muro, annusò e fece una smorfia di disgusto: aveva un pessimo odore.

E poi, sotto lo sguardo stupefatto di tutti, la ferita di Rebecca si rimarginò e scomparve a velocità impressionante, senza lasciare neanche una cicatrice. Si sarebbe detto tranquillamente che il taglio non c’era mai stato, se non fosse stato per il sangue che colava sul polso e cadeva a terra.

Jasper era tranquillissimo. Per la prima volta il sangue non gli procurava nessuna crisi di “follia”. Senza rendersene conto, iniziò a camminare molto, molto lentamente verso Rebecca. Lei lo guardava, la sua faccia era un punto interrogativo. Mano a mano che si faceva più vicino, Jasper alzò la mano, e quando fu abbastanza vicino a Rebecca, protese il braccio verso quello di Rebecca, il dito indice che si avvicinava al sangue sul braccio di lei. Tutti restavano a osservare la scena, confusi, eppure quasi divertiti. Quando, infine, Rebecca realizzò, si scostò di scatto, urlando:

<< AAAAAAAAAAAAAA!!! STAMMI LONTANO! >>.

<< ti prego,fammi sentire! >> chiese lui.

<< ma va a farti fottere! Vai! Via! >>.

<< ti prego, fammi toccare il sangue! >>.

<< VAFFANCULO! >>.

Mentre i due “discutevano” e gli altri ridevano, Carlisle si rivolse a Gemma, che non rideva, ma guardava la scena con gli occhi sgranati: << è normale che il sangue sia così… denso? E che sia nero? >>.

<< si: tutte le streghe ce l’hanno così. Ha un cattivo odore ed è amaro, ma… è molto nutriente >>.

Jasper distolse lo sguardo da Rebecca:<< in che senso? >> chiese.

<< beh… è in grado di soddisfare la sete di un vampiro per circa un anno >>.

Di nuovo, Jasper guardò Rebecca con gli occhi dorati luccicanti.

Lei esplose: << ma vaffanculo! >> urlò.

<< Hehe… molti vampiri ne approfittano >> disse Max: << vampiri che vi conoscete anche molto bene >>.

Carlisle fece una smorfia: << i Volturi? >>.

<< nono… ma Tanya e il suo clan a Denali si >>.

Reazione generale: facce da “o santo Dio”.

<< sorpresi eh? >> ridacchiò Gemma.

<< sono una banda di bambocciose troie ipocrite bastarde… >>.

<< ok Reb, basta così >>.

<< cavolo, sono le 8 >> disse Gemma.

<< accidenti! Dobbiamo andare >> disse Max, poi si rivolse agli altri:<< ci si vede a scuola, eh?  Ciao ciao >>.

 

 

Nei giorni successivi, tra le Rosanera  e i Cullen si era creata una complicità tenera: ognuno faceva il possibile per salvaguardare il segreto dell’altro. Max, Gemma e Rebecca dissero che sarebbero rimaste per qualche tempo a Forks, perché era un posto tranquillo e potevano fare le loro ricerche senza essere disturbate.

Per i primi giorni le tre ragazze continuarono a stare al loro tavolo isolato, ascoltando le partite del campionato inglese ( anche se Gemma si asteneva, ignorando le sorelle ), poi Bella le invitò a stare al tavolo con lei e gli altri; la cosa non fu molto ben accettata da Mike Angela e Ben, che nonostante trovasse le tre molto carine ( motivo per cui Angela aveva dei pregiudizi ) nutriva un certo timore per il loro essere “strane”. Bella legò molto con le tre, in particolar modo con Max: si trovava davvero bene con lei, la poteva considerare la sua migliore amica. Max legò anche con Alice, con la quale spesso aveva delle discussioni sul modo di vestire: Alice considerava un po’ troppo alternativo il look di Max, mentre lei diceva che si vestiva in modo “grezzo”. Rebecca le fece poi scoprire un gruppo gothic che non aveva mai sentito prima ma che le piacque molto: i Theatre of Tragedy.

Proprio Rebecca instaurò un forte legame con Edward, Jasper ed Emmett, con quest’ultimo in particolare ( la considerava la sua sorellina minore ) che ogni tanto si divertiva a prenderla in braccio e farla volare per aria come fosse una bambina. Jasper, invece, le voleva un gran bene anche per il fatto che poteva starle vicino senza rischiare di azzannarla. Edward, beh, al solo guardarla rideva.

Gemma fece amicizia niente poco di meno che non Rosalie. Le due stavano spesso insieme, e Rosalie, a modo suo, ammise di volerle molto bene. La cosa, almeno per Bella, era davvero strana. Doveva chiedere a Gemma come aveva fatto a conquistare l’amicizia ( e l’ “approvazione” ) di Rosalie. Bah!

Una cosa su cui andavano molto d’accordo Bella, Max, Rebecca e Gemma era senza dubbio la capacità di equilibrio: Max era addirittura riuscita a cadere stando seduta; Gemma perdeva l’equilibrio anche stando ferma; Rebecca inciampava continuamente nei suoi stessi piedi, rovinando a terra come fosse un tappeto.

Le tre, però, non prendevo mai parte alle lezioni. Diceva Gemma che sfruttavano la scuola per i computer. Rebecca per la mensa.

Per tre settimane tutto procedette tranquillo, ma un giovedì sera, accadde qualcosa che avrebbe distrutto totalmente la pace…

 

 

Era notte fonda, fuori pioveva. Max aprì gli occhi di scatto, e scattò in piedi sul letto. Gemma, avvertendolo anche lei, si rizzò a sedere sul letto, mentre Rebecca saltò giù dal suo, facendo volare lo sguardo su ogni angolo della minuscola stanza d’albergo in cui si trovavano.

Era vicino.

“lo avete sentito?” chiese mentalmente Max.

“si, non è molto lontano” rispose Gemma.

“cazzo!” esclamò Rebecca.

“bene, sapete cosa dobbiamo fare in questi casi”.

“c’è solo un piccolo problema, Max: andove aiemmo?”.

“merda, mica lo so!”.

“lo so io” s’intromise Rebecca.

Le altre due la guardarono, speranzose che per una volta dicesse una cosa sensata.

 

In quello stesso momento, un uomo sui vent’anni camminava goffamente sul tetto dell’hotel.

Questa volta le aveva trovate: le avrebbe portate al capo e lui le avrebbe finalmente fatte fuori. E poi mancavano solo i due Ondadorata e il Serpebianca. E tutto sarebbe finito; o, almeno, ci sperava.

Si affacciò e si chinò sul balconcino della stanza dove dormivano le tre. Grazie a uno scudo protettivo, la pioggia non lo bagnava.

Atterrò piano e silenzioso sul balconcino. Prese una storta, ma trattenne il gemito di dolore. La portafinestra era aperta, si scorgeva la testa della bionda nel suo letto: tutto troppo facile.

Fece per entrate, ma quando varcò la portafinestra e si ritrovò nella stanza, fu colto del tutto alla sprovvista: fu colpito al petto da un raggio rossastro, e sbatté con la schiena contro il muro.

<< merda! >> esclamò.

 

Rebecca colpì lo scagnozzo di Cam-Cavelli al petto.

<< evviva! >> esclamò, euforica.

<< merda! >> esclamò quello.  Si alzò in piedi, ma Rebecca lo bloccò con un’ incantesimo.

<< o cavolo! È forte >> disse: il ragazzo riusciva a contrastarlo.

<< ce l’abbiamo quasi fatta Reb, resisti >> disse Max.

Lei e Gemma stavano sussurrando parole in latino, e si tenevano le mani: l’incantesimo del volare: ottimo per teletrasporti “collettivi”.

Il ragazzo riuscì a liberarsi dall’incantesimo di Rebecca e le scagliò addosso un incantesimo di offesa. La ragazza volò contro il muro.

<< REB! >> esclamò Gemma.

Un raggio si energia si abbatté sul ragazzo, che si scansò, venendo colpito solo di striscio. Allora Rebecca giunse le mani e sussurrò un incantesimo. Diede un pugno all’aria e uno strano raggio trasparente colpì lo scagnozzo in pieno, preso alla sprovvista.

<< vedo che sei riuscita ad impararlo! >> esclamò Max, contenta.

<< muoviti Reb! >> gridò Gemma.

Con uno scatto Rebecca si alzò e andò dalle sorelle. Unì le mani alle loro, e scomparvero.

 

 

<< è stata una serata lunga >> disse Bella, abbracciata a Edward.

<< no, non tanto >> disse lui.

Era l’anniversario di matrimonio di Rosalie ed Emmett. Avevano invitato anche le Rosanera, ma loro avevano detto di avere problemi con il fuso orario: per loro le sei era mezzanotte.

Bella ed Edward si stavano avviando verso la Volvo, per riaccompagnare lei a casa, quando…

Gemma e Max comparvero davanti ai loro occhi, al centro esatto del giardino.

Edward aprì la bocca: quelle continuavano a sorprenderlo!

Max si guardò intorno: << ma dove minchia è Rebecca?! >>.

Giusto in quel momento, Rebecca atterrò urlando a terra. La faccia sprof0ndata nel fango.

<< AHIA!  Ma porca Eva! >> gridò, tenendosi il naso sanguinante.

<< che demente >> sbuffò Gemma.

<< che diavolo è successo? >> chiese Bella in ansia. Le tre erano in pigiama.

Uscirono anche Emmett, Rosalie, Jasper e Alice.

<< funghetto, che ti è successo? >> chiese Emmett a Rebecca, vedendola a terra.

<< un bel casino >> ripose lei, alzandosi.

<< puoi dirlo forte >>  disse Gemma, gli occhi di ghiaccio emanavano fiamme.

Max si guardava ancora intorno.

Intanto, tre borsette nere caddero dal cielo.

<< ma… si può sapere come mai piovono borse? >> chiese Rosalie, guardando le borse a terra.

<< e persone? >> domandò Edward, guardando Rebecca sporca di fango e del suo stesso sangue nero.

<< sbaglio o manca qualcosa? >> disse Max.

Ed ecco la sua Ducati cadere dal cielo e schiantarsi al suolo.

<< AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA >> urlò, correndo verso la moto:         << amore mio! >>.

Rebecca la fissava ebete:<< si preoccupa più per la moto che per me >>.

<< oddea! Il mio gioiello! >> Max aveva le lacrime agli occhi. Emmett fissava la scena con gli occhi tristi.

<< dai, te la metto apposto io >> disse Rebecca.

<< NO! Tu la faresti esplodere >> sbottò Max, allontanando Rebecca. Sul suo viso apparve la smorfia di disapprovazione.

<< ci penso io >> disse Gemma, scocciata. Si avvicinò alla Ducati, e tese le mani.  Sotto gli occhi stupefatti dei Cullen, la moto tornò a posto.

<< oh! Amore mio amato! Ti amo tanto mia cara >> esclamò Max, abbracciando la moto.

Rebecca fece una smorfia di disgusto: << che amarezza >>.

<< adesso potreste dirci che diavolo succede? >> implorò Bella, preoccupata.

Max la guardò, gli occhi viola pieni di preoccupazione:

<< è successo un bel casino. Siamo nella merda >>.

 

 ( 1 ) musica di Rebecca: Tarantella in 3rd class

( 2 )  musica di Esme: A Mozart Reincarnated

( 3 )  musica di Rosalie: Danny’s Blues

( 4 )  musica di Jasper: Nocturne witn no Moon

( 5 )  musica di Edward: Enduring Movement

( 6 )  musica di Carlisle: Magic Waltz

 

 

Accidenti… questo capitolo mi è venuto davvero uno schifo… spero

Che almeno a voi sia piaciuto, l’ho fatto un po’ appezzotato ( fa una smorfia di disgusto verso le 10 pagine che ha scritto ).

Passiamo ai ringraziamenti:

mylifeabeautifullie: evviva! Un nuovo recensore! *_* ti ringrazio, ma esageri, non sono poi questo granchè… vabbè, son contenta che ti piaccia ( xk quel “bravisssssssssssssssssssssssssima” non era sarcastico, vero? O_o )

cassandra287: eheh, vedrai che incontro ( sorriso maligno )! Il fatto dell’anima gemella piace molto anche a me, l’ho sognato una notte ( lo so, me pazza XP )

black_angel: k bellu! Addirittura 1 terzo recensore! Qst è trp per il mio cuoricino, mi verrà un infarto x la gioia! Mi fa piacere che la storia ti piaccia, io ero convinta che avrebbe fatto schifo ^ w ^ grazie!

Continuate a recensire ( ank voi che leggete: vi sono infinitamente grata! ) kissoni a ttt!!!!!!!

E anche alle persone che lo hanno messo nei preferiti:

 

fatina_g

kira988

MizzCamilla

mylifeabeautifullie

 

al prossimo capitolo carico di follia!

Bilu_emo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Conclusioni ***


Cap 4

Moon Rainbow

Capitolo Quattro_ Conclusioni

 

 

<< forse siamo messi male >>.

<< tu dici? >>.

<< si. Lo sento arrivare >>.

 

§§§§§§§

 

<< come sarebbe a dire che vi ha trovate? >> esclamò Edward, sgranando gli occhi.

<< sarebbe a dire che Cam-Cavelli ci ha beccate >> grugnì Max.

Le tre Rosanera erano sedute sul divano, Max teneva in grembo le gambe di Gemma, che si era stesa, mentre Rebecca stava a terra con la schiena contro il bracciolo, avvolte in delle coperte.

Rebecca starnutì.

<< come avete fatto ad arrivare qui? >> chiese Carlisle.

<< con un incantesimo >> rispose Max.

<< l’Incantesimo del Volare: serve per teletrasportare te e oggetti >> specificò Gemma.

<< ma perché cazzo fa così freddo qui?! >> si lamentò Rebecca.

<< si è svegliata di soprassalto, è un po’ nervosa >> disse Max.

<< e adesso? >> chiese Gemma.

<< beh, all’albergo non possiamo tornare >> rispose Max, pensierosa.

<< per fortuna! C’erano gli scarafaggi nella doccia >>.

<< Reb, se non ti stai zitta ti cionco! >> esclamò Gemma.

Rebecca fece una specie di strano grugnito.

<< è un problema se restiamo qua? >> chiese Max, rivolta ai Cullen.

<< no, non c’è alcun problema: potete restare finché volete >> disse Carlisle.

<< in fondo noi i letti non li usiamo >> disse Alice, sorridendo.

<< non per dormirci almeno >> disse Emmett. Rosalie gli diede un cuscino in faccia.

Max ridacchiò.

Silenzio.

Max si alzò in piedi:

<< io mi sento un po’ meglio >> disse: << voi come state? >>.

Gemma si alzò a sua volta: << abbastanza bene >>

<< una chiavica >> disse Rebecca, alzandosi a fatica. Le tre si avviarono fuori dalla casa.

Bella le guardò, confusa: << dove andate? >>.

<< a finire i conti >> rispose Max senza voltarsi: << quello è là fuori da trent’anni! >>.

Rebecca la fissò sconcertata: << davvero? Non sembrava così vecchio! È paziente però, eh? >>.

Gemma le diede uno scappellotto sulla testa.

Bella inarcò un sopracciglio: di che cosa stavano parlando ora?

I Cullen furono fuori prima di loro; Bella e le Rosanera li raggiunsero: fuori, in mezzo al giardino, in piedi, c’era un ragazzo di circa vent’anni, i capelli ordinati di un colore simile alla paglia bagnata, alto e magro, gli occhi leggermente a mandorla di un inquietante giada elettrico.

<< o, vedo che siete venute voi da me >> disse, la voce bassa e roca.

<< contento? Ti abbiamo risparmiato un po’ di strada >> disse Max.

<< certo, certo… adesso, volte seguirmi senza fare storie, o avete intenzione di resistere? >> chiese il ragazzo.

Max fece per parlare, poi chiuse la bocca, pensierosa. Infine disse:

<< un attimo >>.

Si voltò e così fecero anche le sorelle:

<< voi non fate niente >> disse Max.

<< pensiamo a tutto noi >> disse Gemma.

<< siete pazze? >> esclamò Jasper.

<< ce la facciamo >> assicurò Max: << allora, che facciamo? >>.

“io opterei per una rissa di massa!”.

“TU devi solo stare zitta, Rebecca” disse Gemma.

“mmm…”

“io potrei farlo fuori subito, ma è un po’ troppo lontano” disse Gemma.

“dobbiamo farlo avvicinare abbastanza”disse Max.

“perché non usi il tuo potere, Max?” domandò Gemma.

“è molto resistente: non so se ce la farei”.

“perché non usiamo il metodo più semplice ed efficace di tutti???” si intromise Rebecca.

“NO Reb, niente rissa massiva!” la ammonì Max.

“io non intendevo quello”.

“a… e cioè?”.

“IMPROVVISAZIONE!”.

<< oddea no >>.

Nel mentre, il ragazzo dagli occhi di giada, l’inviato di Cam-Cavelli, le fissava, seduto a terra, l’aria impaziente; i Cullen e Bella le guardavano confusi.

<< tu dici che stanno parlando mentalmente? >> domandò Rosalie.

<< penso di si >> disse Edward: << è troppo frustante… non poter leggere i loro pensieri >>.

<< bene, fate fare a me >> disse Rebecca ad un certo punto.

Gemma chinò il capo: << siamo spacciate >>.

<< Reby, non fare stronzate di alcun tipo >> pregò Max.

Rebecca alzò il pollice: << fidati >>.

Le tre si rivoltarono verso il ragazzo.

Max sorrise:

<< siamo pronte a resistere! >>.

<< era ora >>sbuffò quello alzandosi in piedi. Fece un passo, ma inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra.

Tutti lo fissavamo perplessi.

<< ho quasi voglia di aiutarlo >> disse Max.

<< certo, come no >> la apostrofò Gemma.

<< non fate commenti! >> disse quello, una volta in piedi, rosso dall’imbarazzo.

<< forza Reb >> sussurrò Gemma.

Rebecca fece qualche passo verso il ragazzo.

Per un po’ i due si guardarono, senza muoversi.

Poi Rebecca schioccò le dita, e il ragazzo scattò: lanciò un raggio azzurrognolo e Rebecca… si mise seduta, le dita sotto il mento. Max eresse una barriera per proteggere lei e gli altri.

<< cazzo Rebecca! >>.

<< sto riflettendo! >>.

Si stese per terra, le mani in grembo.

<< questa è fuori di testa >> commentò il ragazzo con una smorfia.

Fece un balzo e per un po’ rimase fermo a mezz’aria. Iniziò a calare pronto su Rebecca, con una sfera verdastra sul palmo della mano.

I Cullen trattenevano il respiro.

Rebecca rimaneva immobile, fissando un punto impreciso del cielo scuro di nuvole.

<< respira, Bella >> sussurrò Edward, poggiando una mano gelida sulla schiena della ragazza. Se pur poco, si rilassò e inspirò forte.

Gemma stringeva forte la mano di Max, ed entrambe fissavano atterrite la scena, senza il coraggio di battere le palpebre.

Il ragazzo era sempre più vicino. Rebecca aveva addirittura chiuso gli occhi.

Gemma iniziò a tremare: << perché cazzo non si muove, porca    puttana!  >>.

Ed infine, lo scagnozzo atterrò nel punto esatto dove c’era Rebecca, la sfera esplose…

… Rebecca ricomparve alle spalle dello scagnozzo e con una sfera trasparente lo attaccò alla schiena. Quello cadde a terra, gli occhi sgranati.

<< ma chi sono!? >> urlò Rebecca, alzando un pugno al cielo: era incolume, non aveva neanche un graffio.

Max approfittò subito e fece un movimento fluido della mano. Il ragazzo si alzò a mezz’aria, leggermente, intontito.

<< vai, Gemma >> disse Max.

Gemma si chinò e fissò il ragazzo negli occhi: << mi dispiace >> sussurrò, e nessuno riuscì a sentirla. Pochi secondi dopo gli occhi giada elettrico del ragazzo si spensero; un rivolo di sangue denso e nero gli colò dal naso. Max lasciò la presa e lui cadde a terra, senza vita.

 

Per un po’ ci fu solo silenzio. Poi Gemma alzò lo sguardo verso Rebecca, che fissava il vuoto con le labbra arricciate. Alzò lo sguardo anche lei, e le due si fissarono negli occhi. E quelli di Gemma sprizzarono scintille:

<< BRUTTA STRONZA FIGLIA DI… VIENI QUI!!!!! >> urlò a squarciagola, e corse verso Rebecca.

<< ops >> mormorò lei, ma era troppo tardi per scappare: Gemma le saltò addosso ed entrambe caddero a terra. Gemma si mise cavalcioni su Rebecca, privandole ogni movimento.

<< che ho fatto? >>chiese lei, disperata.

Gemma le mollò un ceffone in faccia: << MI HAI FATTO VENIRE UN INFARTO! MA COME CAZZO TI VIENE IN MENTE DI ASPETTARE LA MORTE COSI’??? EH? STRONZA! >> e le diede un altro schiaffo.

<< Auch! >> si lamentò la piccolina.

<< TROIA! >> un altro schiaffo.

Rebecca aveva gli occhi pieni di paura, puro terrore. Gemma sembrava assatanata.

Da chissà dove, prese un ramo di legno.

<< e quello da dove cazzo l’hai preso? >> chiese Rebecca, terrificata.

<< CHIUDI IL BECCO! >> urlò Gemma. Alzò il bastone e fece per colpire la sorella.

<< Gemma! >> urlò Max, arrivata goffamente in quel momento. Afferrò il polso di Gemma, fermandola: << calma Gemma, calma e sangue freddo >>.

<< AAAAAAAAAAAA >> urlò Gemma.

Pian piano, Max la fece alzare da Rebecca e la mise in piedi; Gemma respirava affannosamente, il ramo ancora in mano.

<< ora, dammi questo bastone, piano >>.

Rebecca si alzò in piedi.

Gemma lasciò la presa e il bastone cadde in mano a Max.

<< bene >> disse quest’ultima: << ora… STRONZA DI UNA PUTTANA! >> urlò, colpendo Rebecca  alla schiena.

<< MA CAZZO! CHE HO FATTO! >> urlò lei, e si beccò un altro colpo. Cadde faccia a terra.

I Cullen, intanto, guardavano la scena pietosa.

<< dici che è il caso di fermarle? >> domandò Rosalie.

<< forse è il caso, prima che la uccidano >> commentò Bella.

Carlisle ed Esme erano senza parole.

<< povera Rebecca >> mormorò Jasper.

<< già, povero Funghetto >> affermò Emmett, scuotendo la testa.

<< no, non fermatele, è divertente >> disse Alice, ridendo.

Edward rise; gli altri la fissarono sconvolti.

<< ANDIAMO! BASTA! CALMATEVI! >> urlava Rebecca intanto, scappando da Gemma e Max, che la rincorrevano.

Con il suo potere, Max la bloccò.

<< vi prego, non uccidetemi >> supplicò Rebecca.

Max e Gemma, davanti a lei, la fissarono, furibonde, poi le loro espressioni ( da vecchie megere ) si addolcirono e abbracciarono con foga la sorella:

<< non fare mai più la cazzata dell’improvvisazione, ok? >> disse Gemma.

<< infatti. Sei una rompi-coglioni esemplare e sei pure stupida, ma noi… sotto sotto s0tto… ti lovviamo >> disse Max.

<< oh… >> disse Rebecca:<< anch’io vi lovvo >>.

Rimasero abbracciate finché non iniziò a piovere.

 

<< ora, cortesemente, ci spieghereste chi era quello? >> chiese Alice, poggiando una coperta sulle spalle di Gemma.

<< era uno degli inviati di Cam-Cavelli >> rispose Max: << ci ha     trovate >>.

<< e… questo è un problema? >> domandò Emmett, seduto accanto a Rebecca.

<< certo che lo è: sono in pericolo >> disse Rosalie lentamente.

<< no… il mio Funghetto >> disse Emmett e mise una mano in testa a Rebecca, che la ciondolava a destra e a sinistra, lo sguardo perso nel vuoto.

Rosalie sorrise: trovava la scena molto tenera.

<< ora c’è un problema, però >> disse Rebecca.

Tutti la fissarono.

<< cioè, io ho un problema. Un gran bel problema >>.

<< ehm… io… >>.

<< io ho fame! >>.

<< ma va a cagare! >> gridarono Max e Gemma.

<< scusate… >>.

<< per una volta sono contento di non riuscire a leggere nel pensiero >> disse Edward: << non oso immaginare cosa ci sia in quella testa, e non ci tengo a scoprirlo >>.

Bella ridacchiò.

<<  ed io sono sempre contenta di essere off-limits per te, sai >> gli disse.

<< io non molto. È la cosa più frustante che mi sia mai capitata >> disse lui, scuotendo la testa.

<< secondo me è più frustante stare nel letto con lei e non poter fare niente >> disse Emmett.

Edward lo fulminò con uno sguardo omicida. Rosalie gli tirò un cuscino, accigliata.

<< bene >> disse Rebecca, allontanandosi: << interessante >>.

<< cosa? >> chiese Bella.

<< eeee… sapessi >>.

Bella inarcò un sopracciglio.

<< forse un giorno non lontano di un futuro abbastanza vicino te ne parlerà, ma temo che ora non ti dirà niente >> disse Max: << quando abbiamo provato noi a “estorcerle” quello che le passava per la testa, abbiamo ottenuto uno strano “muha” >>.

<< si dice MUHAHAHAHAAHAHA >> la corresse Rebecca facendo una risata satanica tutt’altro che rassicurante.

Max sgranò gli occhi: << va bene… certo… continua a crederci >>.

<< comunque, dov’è che dormiamo? >> chiese Rebecca.

<< io e Jasper possiamo prestarvi la nostra stanza… >> disse Alice: << ma una di voi resterebbe comunque a terra >>.

<< no, non ti preoccupare, possiamo dormire in tre in un letto solo >> assicurò Gemma.

<< benissimo! Dov’è la stanza? Me ha sonno >> disse Rebecca.

<< ti porto io Funghetto! >> disse Emmett, e prese Rebecca in braccio. In un attimo erano in cima alle scale.

<< mi porti a cavaluccio??? >> chiese lei.

<< si! >> rispose lui. La posò a terra e poi se la mise sulla schiena. Rebecca rise, poi sparirono dietro l’angolo.

<< che teneri >> disse Esme.

<< solo un deficiente può andare d’accordo con un deficiente >> disse Max.

<< infatti tu e Rebecca andate d’accordissimo, tra voi c’è una tale empatia >> disse Gemma.

Max la guardò male.

<< bene, andiamo a letto >> disse, a denti stretti. Dietro di lei, Gemma rideva sotto i baffi.

Emmett era già ricomparso accanto a Rosalie.

<< ‘notte wajoni! >>  disse Gemma.

<< notte cara >> disse Max a Bella, poi si rivolse a tutti: << a      domattina! >>.

<< buonanotte >> dissero tutti in coro.

<< mi sa non tanto se Rebecca comincia a parlare di talpe >> si sentì Gemma.

Ridacchio generale.

<< andiamo, ti accompagno a casa >> disse Edward, notando il viso tirato di Bella.

La perse in braccio con delicatezza e la portò con sé.

 

 

<< ragazze, vi posso fare una domanda? >> chiese Rebecca da sotto le coperte, appena Gemma e Max entrarono nella stanza di Jasper ed Alice.

<< no, non hai tutte le rotelle a posto >> disse secca Gemma.

Max ridacchiò.

<< no, non intendevo questo >>.

<< aiuto >> disse Gemma, mettendosi sotto le coperte.

<< ah… spara >> disse Max, mettendosi su un fianco.

<< non ti fregare tutta la coperta >> la ammonì Gemma, dall’altra parte del letto.

<< fortuna che sto al centro >> disse Rebecca: << comunque… secondo voi è possibile che uno stregone  rimanga tale anche da vampiro? >>.

<< ma questo cosa cavolo… >> stava dicendo Gemma, ma si bloccò, come folgorata da una luce.

Max fissava le sorelle a bocca aperta. Ma non ci poteva credere. Né al fatto che Rebecca era arrivata a tale conclusione, né che potesse esser possibile, tale conclusione.

Era impossibile. Eppure…

Rendeva tutto chiaro.

 

 

<< Emmett si è davvero affezionato a Rebecca >> disse Bella, sdraiandosi sul letto.

<< già, anche Jasper… e poi Rosalie adora Gemma >> disse Edward ridacchiando, sdraiandosi accanto a lei.

<< già… chissà come ha fatto. Devo farmi insegnare >>.

<< hehe… tu e Max invece siete davvero molto unite >>.

<< si… le voglio un gran bene. Mi fa morire dalle risate, soprattutto quando parla in dialetto… anche se non lo capisco >>.

<< ecco perché ogni tanto parli in Beneventano quando dormi >>.

Bella rise.

<< Max è la migliore amica che abbia mai avuto. Le voglio davvero troppo bene; chissà come farò quando se ne andrà >>.

<< a me però fa più ridere Rebecca. È una catastrofe vivente! >>.

Lei rise ancora più forte.

<< quella è tutta matta >>.

<< sembra scema, ma non lo è: sotto la sua faccia da ebete c’è molto più di quanto credi >>.

<< non sapevo potessi leggere la sua mente! >> esclamò a bassa voce Bella.

<< infatti non posso, ma… per quanto ti possa sembrare strano, scrive poesie >>.

Bella rimase senza parole. Poi rise: << incredibile >>.

<< anche Max scrive, ma lei sta scrivendo un autentico romanzo: ne ho letto un po’, ridevo come uno scemo >>.

<< hehe… e la poesia di Reb? >>.

<< è molto triste. Penso che le manchi sua madre >>.

Poi le diede un bacio sul naso.

Edward sorrise: << hai degli occhi bellissimi >> disse, baciandole le palpebre.

Il cuore di Bella sembrava impazzito: << non esagerare: sono solo occhi castani >>.

<< invece no: sono gli occhi più belli che abbia mai visto >>.

Bella arrossì; “ha proprio intenzione di farmi venire un infarto, eh?”.

Le diede un delicato bacio sulle labbra…

… interrotto dal cellulare che squillò, annunciando l’arrivo di un messaggio.

Bella si separò ( a malincuore ) da Edward e fece per prendere il cellulare dal comodino, scoprendo che non c’era: Edward glielo stava porgendo.

<< grazie >> sussurrò e lo prese: il messaggio era di Max:

 

domani mattina vieni a Villa Cullen. Dobbiamo

parlare di alcuni sviluppi interessanti. Notte cara

tvtttb 1 kiss

 

<< è Max: vuole che domani mattina venga da te. Ci sono “sviluppi interessanti” >>.

<< ma c’è suola >> disse Edward, mettendosi seduto a sua volta.

<< lo so. Ora glielo dico >>.

Le scrisse il messaggio, mentre Edward le carezzava il collo con la punta del naso.

La risposta fu immediata:

 

in culo la scuola! Devi venire, altrimenti ti veniamo

a prendere noi e facciamo 1 pandemonio!!

CI VEDIAMO DOMANIMATTINA

Altro kiss

 

<< mmm… mi sa che non ne vuole sapere >> sospirò: << mi sa che domani salterò la scuola. Me la fai tu la firma di mio padre sul libretto delle giustifiche? >>.

Edward annuì, abbracciandola.

<< ora mettiti a dormire >> disse, e la fece stendere. La abbracciò, e canticchiò la sua ninnananna. Aveva acquistato un valore ancora più grande: era non solo la sua musica, ma anche la musica di Edward.

 

 

<< potevamo evitare di svegliarci alle 6? >> chiese seccamente Rebecca il mattino seguente: << tra un po’ crollo >>.

<< zitta Vakka, non scocciare >> disse Gemma.

<< allora, quali sono gli sviluppi interessanti? >> chiese Bella, sedendosi sul divano del salotto, loro ritrovo comune ormai.

Edward era in piedi accanto a Bella, poggiato con la schiena al muro. Nella sua identica posizione a braccia sul petto c’era Jasper, all’altro lato della stanza. Alice e Rosalie stavano sedute sulla poltrona, la prima sul bracciolo. Emmett, Esme e Carlisle stavano in piedi e aspettavano risposte.

Max era seduta vicino a Bella, e alla sua destra c’erano Gemma e Rebecca.

<< già, gli sviluppi interessanti… >> disse Max, lanciando un’occhiata a Rebecca. Ma quella dormiva.

<< o che palle! >> esclamò: << Gemma, svegliala, grazie >>.

Gemma sbuffò e scrollò la sorella, ma quella non si svegliò.

<< oh no, ha già oltrepassato la soglia del mondo dei sogni >> si lamentò Max.

Gemma sorrise: << io ho un metodo molto efficace >> disse.

Tolse un anfibio beige e rovinato a Rebecca, scoprendo il suo calzino bucato ( ridacchio generale ) e glielo lanciò in testa.

<< Cazzo… >> mormorò Rebecca: << no, Poppea era bella >>.

Max inarcò un sopracciglio: << che? >>.

<< Poppea, la canzone dei Theatre of Tragedy >>.

<< e tu quando dormi pensi ai Theatre of Tragedy? >>.

<< e poi c’era anche Senzafine dei Lacuna Coil… e tante dei Within Temptation… e anche Angèlique dei Theatre of Tragedy… >>.

<< Rebecca, non ce ne fotte una minchia! >> esclamò Max.

<< ma che razza di musica ascolti? >> chiese Jasper.

<< Gothic-Metal-Emo, con qualche tendenza Punk >>.

Gemma la schiaffeggiò con l’anfibio.

<< sorry… che devo dì? >>.

<< ieri… sviluppi >> la aiutò Max.

<< aaaaaaaaaaaa >> fiera, Rebecca si mise in piedi, ma inciampò nella gamba del divano. Cadde in ginocchio.

<< auch >>.

<< ve bene ho capito, faccio io >> disse Max; si schiarì la voce: << c’era una volta una grande famiglia, tra le più potenti e antiche del mondo. Si trovava in America. Si credeva che dopo la Prima Guerra Mondiale si fosse estinta, ma non è così. C’è un altro elemento che fa parte di quella famiglia. Ed è proprio lo stregone che cerchiamo.

<< questo vuol dire che li avete trovati? I due stregoni che cercavate! >> esclamò entusiasta Carlisle. 

<< solamente lui, riguardo alla strega è buio totale… >> disse Rebecca.

<< e chi è? Lo conosciamo? >> domandò Alice.

Max fece uno strano risolino: << uhuhuh lo conoscete meglio delle vostre tasche >>.

Silenzio.

<< la famiglia che credevamo estinta è stata uccisa da una malattia… era la famiglia Masen >>.

Silenzio assoluto.

Edward fissava Max con bocca e occhi spalancati, incapace di formulare anche un solo pensiero coerente. Tutti fissavano lui altrettanto stupiti. Bella fissava le sue scarpe, inespressiva.

<< co… come? >> riuscì infine a dire Edward.

<< tua madre era una strega, tuo padre era uno stregone. È probabile che non te ne ricordi perché, come tu saprai meglio di me, la memoria umana dopo la trasformazione in vampiro tende a svanire >>.

<< ma… non… >>.

<< è per questo che puoi leggere nel pensiero >> disse Gemma.

<< Elizabeth era una strega…? >> domandò Carlisle, scioccato quanto il figlio adottivo.

<< si. È per questo che sapeva il tuo segreto, Carlisle. Sapeva anche che nella tua vecchia vita eri un cacciatore di streghe. Quando ha scoperto la tua vera natura, ti ha pregato di salvare Edward… ma tu l storia la conosci meglio di me, no? >> Max si strinse nelle spalle e sorrise.

<< o mio Dio… Oddio Oddio Oddio >>mormorò Edward, scivolando con la schiena sul muro fino a stare seduto per terra.

<< che bello! Abbiamo uno stregone in famiglia! >> esultò Emmett.

Tutti lo guardarono, chi male chi perplesso.

<< quindi, grazie a lui e all’altra tizia riuscirete a stecchire                  Cam-Cavelli >> disse Alice.

<< ma perché? Che hanno loro di speciale? >> chiese Emmett.

<< beh, in primo luogo Edward è un vampiro, e poi… ha voi. Con il vostro aiuto possiamo sconfiggerlo >> disse Gemma.

<< perché c’è una cosina ina ina che non vi abbiamo detto… >> disse Rebecca: << Cam-Cavelli… è un vampiro >>.

Reazione generale: mascelle a  terra.

<< cazzo >> commentò Alice.

<< puoi dirlo forte >> disse Gemma, e tappò la bocca a Rebecca prima che potesse urlare.

<< di conseguenza, tra i suoi scagnozzi ci sono anche dei vampiri. Siamo proprio fottute >> sospirò Max: << di conseguenza, a voi, a noi e a loro toccherà darci da fare per farli fuori >>.

<< scusa una cosa… loro chi? >> chiese Rosalie.

<< ma come “chi”? I licantropi >> disse Rebecca.

<< NO! I licantropi no! >> urlarono Jasper e Alice in coro.

<< è un po’ che non vedo Seth Clearwater >> disse Edward.

<< ma questo vuol dire… che combatteremo contro i licantropi!!! >>, Emmett era entusiasta.

Silenzio.

……

<< tu combatti e basta, Emmett, ok? >> disse Rosalie, andando da lui e posandogli una mano sulla spalla grossa.

Rebecca fece una smorfia: << che amarezza >>.

Solo allora si accorsero che Alice fissava il vuoto.

<< che posto era? >> chiese Max, stranamente nervosa.

Nella visione di Alice c’erano loro tre, le Rosanera, di fronte a tre figure, circondati dalla neve.

<< ehm… era vicino Denali >> disse Alice: << chi erano quei tre? Erano carini >>.

Rebecca fece una smorfia. Gemma sbuffò. Max grugnì.

<< a questo punto, andiamo >> disse.

<< dove? >> chiese Carlisle.

<< vicino Denali: è arrivato il momento di andare dai ragazzi >>.

<< quali ragazzi? >>.

<< Ondadorata e Serpebianca >> disse Gemma.

<< in pratica >> aggiunse Max: << dai tre fessi >>.

 

 

<< stanno per arrivare >>.

 

 

Vi ho scioccato? Spero vivamente  di si, il mio intento era quello ^_^. Anche se mi sembra un po’ banale… ma vabbè, il giudizio sta a voi e spero vivamente che vi sia piaciuto ^w^.

Il prossimo capitolo è forse il mio preferito, nonché uno di quelli più demenziali.

Piccola anticipazione:

 

Vivevano nella villetta, che si rivelò molto più piccola di quanto sembrasse: molte aree erano inutilizzate, erano occupate solo la cucina ( che era un vero disastro, piatti ovunque e sul soffitto c’erano i residui di una frittata ), il bagno ( pieno di panni sporchi ) e le stanze da letto ( indescrivibili: una più disordinata dell’altra ).

 

Bene, ora passiamo ai ringraziamenti:

 

mylifeabeautifullie: che bello, non era sarcastico! Evviva! Bene, cerco di ricompormi… spero che anche questo capitolo ti piaccia, grazie x i complimenti J °***°

Honey Evans: una nuova lettrice! Che bello!!!!! Già, le Rosanera sono dei portenti, se ti dicessi che esistono davvero ci crederesti? XD davvero pensi k qst fic sia splendida? Sto arrossendo  *w* grazie!

X cassandra287: il prossimo chap sarà quello che tanto aspettavi ^_^ spero recensirai. Zau

E un grazie infinito alle lettrici che hanno messo la storia tra i preferiti ( siete sempre di più! Non me lo sarei mai aspettato  °0° ):

Bella4
fatina_g
Honey Evans
kira988
MizzCamilla
mylifeabeautifullie

 

Vi lovvo tanto!!!! Alla prossima!

Kissonissimi

 

Bilu_emo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Incontri ***


cap5

 

Contente? L’ho postato subito, sennò si perde il filo ( ride come un’idiota senza un motivo preciso ). Bene, non dico altro, i ringraziamenti a fondo pagina ^_^

 

Moon Rainbow

Capitolo Cinque_ Incontri

 

 

 

<< CHE PALLE!!! >>.

Questo fu il commento di Gemma quando arrivarono a Douglas.

<< che c’è che non va? >> domandò Rosalie, accanto a lei.

<< bianco… è bianco ovunque! >> sbottò Gemma.

<< in cielo è grigio, non bianco >> disse Rebecca, fissando il cielo coperto di spesse nubi.

Gemma le diede un pugno sulla testa.

<< in effetti… c’è un po’ troppa neve >> commentò Max.

<< e menomale che siamo ad aprile >> sbuffò Gemma: << se eravamo a dicembre che succedeva? >>.

<< sai Gemma, oggi ti trovo un po’ nervosa >> ridacchiò Emmett, dalla macchina.

<< c’è un freddo boia >> lagnò Rebecca, stringendosi in un abbraccio.

<< io sto benissimo >> disse Jacob Black, dietro di loro.

 

*flash-back*

<< cosa succede? >> domandò Jacob Black appena entrò in casa Cullen. Era trafelato, a petto nudo.

<< calma Jacob, ora ti spiego >> disse Bella,andandogli incontro. Poco prima lo aveva chiamato e gli aveva detto di venire a casa dei Cullen il prima possibile.

<< alla faccia dello spilungone >> disse Max appena lo vide in tutti i suoi 195 cm.

<< COSA??? >> esclamò Jacob ad un certo punto: << mi staresti dicendo che quelle tre sono streghe? Ma streghe vere? >>.

<< eh no, siamo artificiali >> disse Gemma stizzita.

Rebecca inarcò un sopracciglio: << davvero? >>.

<< e tu sei un vero licantropo? >> chiese Max, acida.

Jacob le guardò, contrariato: << ma le streghe non erano delle vecchie con i baffetti a cavallo di manici di scope? >>.

<< e i licantropi non si trasformavano solo con la Luna piena? >> chiese sarcastica Max.

<< questo mi sta già sul cazzo >> disse Rebecca.

Jacob scattò accanto a lei: << ehi! Abbi rispetto! Sono più grande di te  

io! >>.

<< ah davvero? >> chiese Rebecca.

<< si, ho un anno più di te: ho sedici anni! >>.Rebecca si alzò sulle punte per guardarlo bene negli occhi.

<< e io dovrei averne all’incirca quattrocento! Quindi TACI!!! >>.

Gemma disse a Max: << sbaglio o ha usato del sarcasmo? >>.

<< incèdibile >>.

<< ehm… Jacob… >> disse Bella, e gli spiegò delle varie vite, del compagno di tutta la vita e dei due stregoni che cercavano… e sulla loro identità.

<< HAHAHAHAAH!! >> rise Jacob di gusto: << mi stai prendendo in giro, Bells? Il succiasangue sarebbe uno stragone? >> e rise ancora.

I Cullen non c’erano: erano andati a caccia, dato che li aspettava un lungo viaggio.

Bella guardava Jacob seria; Gemma e  Rebecca con sguardo di rimprovero; Max con puro odio.

<< stai… fai sul serio Bella? >> chiese Jacob, allibito.

<< si >>.

<< o cazzo >>.

<< già >>

<< non è uno scherzo? >>.

<< che palla che sei! >> sbottò Max.

<< ehi! Non mi rompere tu! >> le urlò Jacob.

<< a cuccia, cagnolino! >>.

<< ma… >> Jacob si bloccò: << ma che razza di lentine hai? >>.

<< e tu che razza di parrucca hai in testa? >>.

<< non è una parrucca >>.

<< e le mie non sono lentine! >>.

**

<< che amarezza ‘sto wajone >> sbuffò Rebecca.

<< Bella, dici che tuo padre la prenderà a male? >> chiese Max.

<< beh… >>.

* flash-back 2 *

<< Bella, cara… potrei sapere che cosa ci fai in moto? >> chiese Charlie, stranito di vedere sua figlia su una moto occupata da tre persone. Quattro più lei.

<< ehm… sono delle amiche papà, mi hanno dato un passaggio >>.

<< a… >>.

<< ehm, papà, Alice mi ha invitato ad andare con lei e i Cullen a passare le vacanze di primavera da alcuni loro parenti in Alaska. Posso andare? >> chiese Bella, facendo il musetto dolce che le aveva insegnato Max.

<< beh… >> Charlie arrossì: << ehm… per me non c’è alcun problema… quando dovreste partire? >>.

<< domani. Stanotte la posso passare dalle mie amiche? Vengono anche loro >>.

<< domani? >>.

<< si, domani mattina presto >>.

Silenzio…

<< beh… ve bene… se ti farai sentire una volta arrivata >> raccomandò Charlie.

<< certo… vado a prepararmi >> disse Bella, ed entrò in casa.

<< veniamo anche noi >> disse Max, e le tre seguirono Bella.

<< strano che abbia ceduto così facilmente… >> mormorò la ragazza, mentre salivano le scale.

<< merito di Gemma… è entrata nella sua mente e l’ha un po’… condizionata >> disse Max ridacchiando. Bella scosse la testa, sorridendo.

Intanto, fuori, Charlie osservava la Ducati.

E fu allora che ebbe una folgorazione:

Quella era una Ducati.

Una Ducati M900S4.

E la targa era BN918C4I.

Era nera.

E aveva tre passeggeri.

Giusto in quel momento, Bella e le ragazze scesero le scale e uscirono in giardino.

<< AAAAAAAAAAAAAAAAA >> gridò Charlie.

<< ops >> disse Rebecca: << cazzo >>.

<< che c’è? >>.

<< ha scoperto che noi siamo quelle che stava per multare >> disse Gemma, spaventata .

<< o merda >> sbottò Bella.

<< ISABELLA SWAN! QUESTE TRE RAGAZZE SONO DELLE VANDALE FUORILEGGE! >> urlò Charlie.

<< via! >> esclamò Max. tutte e quattro salirono sulla Ducati. Bella strinse a sé lo zaino a tracolla, suo unico bagaglio con lo stretto indispensabile.

<< ISABELLA!!! >> gridò Charlie.

Max mise in moto e le tre partirono verso casa Cullen.

**

 

<< comunque, io non ho capito una cosa >> disse Quil Ateara, uscendo dal furgoncino su cui stavano lui e gli altri licantropi.

<< che c’è Quil? >> gli chiese Jacob con un sospiro.

<< cosa ci facciamo esattamente qui? >>.

Silenzio.

<< questo è quasi peggio di Emmett >> disse Gemma.

<< certo… io invece mi chiedevo dove saranno i tre fessi >> domandò Max.

Si trovavano a Douglas, vicino Denali, poco lontano da una villetta; a pochi metri, c’era la spiaggia ghiacciata. Erano arrivati là con due macchine ( la jeep di Emmett, sulla quale stavano i vampiri e Bella, e il furgoncino di Embry,  dove stavano i licantropi ) e la Ducati, che avevano ovviamente usato le tre Rosanera. Carlisle ed Esme erano rimasti a Forks, così come Sam Uley.

<< nella mia visione eravate davanti a questa casa >> disse Alice, indicando la casa alle sue spalle.

<< mah! >> esclamò Gemma.

Si sentirono improvvisamente le risate sguaiate di Emmett e Rebecca: i due erano poco lontano, e lei saltava da una pozzanghera all’altra, creando mille spruzzi, mentre Emmett la guardava inciampare, per poi prenderla appena in tempo prima che sprofondasse nella neve umida.

<< che amarezza >> disse Max.

Edward rise, guardando i due. Rosalie sembrava intenerita.

All’improvviso, i vampiri si fecero attenti.

I licantropi, usciti tutti dal furgoncini, acuirono lo sguardo.

Bella e le Rosanera si guardarono intorno, spaesate; le tre sentivano una strana sensazione. Ed improvvisamente, un ragazzo comparve da dietro la casa, correndo come un dannato; era altissimo, magrissimo, come un manico di scopa, aveva i capelli biondi scompigliati dalla corsa. Aveva un paio di jeans azzurri che avevano tutta l’aria di stare per cadergli tanto gli andavano larghi, erano tenuti stretti alle caviglie per mezzo di spille da balia. La felpa che indossava sembrava una camicia, simile a quella di Max, solo che questa era a pallini. Ma la cosa più strana che aveva erano le sue scarpe: sembravano delle ciabatte, a pagliaccetto. Dimostrava al massimo diciotto anni.

Dietro di lui, a rincorrerlo, c’era una altro ragazzo, anche lui sui diciotto: capelli castano chiaro, acconciati alla emo, gli ricadevano su un occhio. Era vestito interamente di nero, a parte le Converse rosse, i jeans neri larghi con un cinturone  a borchie, una catena sulla coscia.  Urlava insulti e incitava il biondo a farsi prendere e picchiare.

Poi successe tutto molto in fretta: il biondo correva verso Max, che era rimasta immobile a osservarlo disgustata; quando lui si rese conto che stava per investirla, era troppo tardi: i due si scontrarono, e caddero a terra; una scarpa di Max volò via, mettendo in bella mostra il suo collo del piede perfetto infilato in un calzino a quadrettoni rosa e verdi. Il biondo cadde sopra Max, e lei si aggrappò ai suoi pantaloni, che scesero, mostrando gli slip verde fosforescente di lui. I loro visi erano molto vicini. Troppo, per i gusti di Max.

Il bruno si era fermato in tempo, rischiando comunque di cadere.

Max e il biondo si fissarono negli occhi per un decimo di secondo, poi lui fece un sorriso furbo e malizioso, e disse: << vedo cha andiamo subito al sodo eh? >>.

<< AAAAAAAAAAAAAAAA >> urlò Max, e gli diede una ginocchiata.

<< PORCA…. >> esclamò sorpreso lui, e rotolò di lato, spostandosi da Max, raggomitolandosi su se stesso.

Max si alzò all’istante e andò a recuperare la scarpa, che Alice le porgeva.

Tutti, fissavano la scena allibiti.

Nel mentre, Gemma e il bruno si stavano scambiando uno sguardo intenso.

Da dietro la casa comparve un’altra figura in corsa: era un altro ragazzo biondo, leggermente più chiaro dell’altro, dimostrava non più di sedici anni; aveva la testa un po’ grossa, i capelli lasciati cadere sulla fronte, portava un maglioncino bianco a righe blu e violette, e da sotto una camicia blu scuro a strisce fucsia e azzurre. Anche lui aveva dei jeans troppo larghi blu scuro, ai piedi delle Adidas nere rovinatissime. Era abbastanza alto e dal fisico asciutto.

Quando arrivò accanto agli altri due, inciampò nell’altro biondo e cadde a terra, scontrandosi con Rebecca che stava aiutando Max.

<< CAZZO >> commentarono in coro, cadendo a terra: Rebecca faccia a terra, lui in ginocchio.

<< o mamma >> disse Jacob, osservando disgustato la scena.

Per il resto, silenzio assoluto.

<< ma chi cavolo siete voi? >> chiese Jasper dopo un po’.

Il biondo si alzò in piedi e si tirò su i pantaloni ( =_= ).

Emmett era andato ad aiutare Rebecca ad alzarsi, mentre l’altro biondo si era alzato da solo, pulendosi le mani sui jeans.

Il biondo grande sorrise: << io sono Rafe Ondadorata, lui è mio fratello Jenna Ondadorata e lui è Van Serpebianca, nostro cugino >> disse, indicando prima l’altro biondo e poi il bruno.

<< salve! >> disse Jenna, alzando la mano sorridendo.

<< buongiorno >> disse Van, spostando lo sguardo da quello di Gemma. Poi si rivolse a Rafe, che guardava con sguardo furbo Max, che gli stava invece dedicando uno sguardo di odio puro.

<< noi due abbiamo un conto in sospeso >> disse Van.

Rafe spostò lo sguardo su di lui, e sgranò gli occhi: << uh-oh >> disse, e con uno scatto iniziò a correre.

Van iniziò subito a rincorrerlo.

<< che palle! Vi potete fermare! >> urlò loro Jenna, inseguendoli. Poi il suo sguardo si animò: << Van! Colpisci alle caviglie! >>.

Van lanciò una piccola scossa elettrica alle caviglie del cugino, che cadde a terra.

<< Jenna! Sei un maledetto traditore! >> urlò Rafe. Van si tuffò su di lui e  gli altri non videro che neve. I due erano sprofondati. Jenna si bloccò all’istante, ma appena si fermò, fu colpito da una scossa elettrica sbucata dal buco lasciato da Rafe e Van. Jenna cadde all’indietro.

All’improvviso, Rafe uscì dal buco e corse a grandi falcate verso Jenna, steso nella neve.

<< questa me la paghi! >> urlò e si buttò su Jenna. Iniziarono a prendersi a pugni.

Anche Van uscì dal buco. Era paonazzo e fradicio; quando vide Jenna e Rafe picchiarsi nella neve, con una nuova luce negli occhi, si diresse lentamente verso di loro: una volta vicino, fece un balzo felino e si buttò sui due, dando inizio a una vera e propria rissa.

Gli altri li fissavano, straniti; Rebecca rideva come un’isterica.

<< questi stregoni sono uno più imbecille dell’altro >> commentò Jacob, visibilmente scioccato.

 

 

Solo quando le cose si furono un po’ calmate, i Cullen poterono osservare i tre stregoni: avevano la pelle chiara, come le Rosanera: Rafe aveva il sopracciglio spaccato, con qualche rivolo di sangue nero che ancora colava e  gli occhi sul grigio, dalle mille sfumature. Van aveva un piercing al sopracciglio destro, le labbra insanguinate per il morso che aveva dato al sopracciglio di Rafe e l’occhio sinistro pesto, i suoi occhi erano di un azzurro agghiacciante, minaccioso, che ricordavano quelli di Gemma. Jenna, un graffio sulla guancia, e il naso sanguinante,  aveva gli occhi grandi e color blu elettrico.

Vivevano nella villetta, che si rivelò molto più piccola di quanto sembrasse: molte aree erano inutilizzate, erano occupate solo la cucina ( che era un vero disastro, piatti ovunque e sul soffitto c’erano i residui di una frittata ), il bagno ( pieno di panni sporchi ) e le stanze da letto ( indescrivibili: una più disordinata dell’altra ). Davanti alla casa c’erano i loro mezzi: un Balì giallo canarino e due SH, uno grigio e l’altro nero.

<< quindi, voi siete dei vampiri? >> chiese Jenna, indicando un dito contro Leah Clearwater. Questa lo guardò male: << io non sono una succhiasangue! >>.

<< ah… e chi sono i vampiri? >> chiese Rafe.

<< o mamma, che rincoglioniti che siete! >> esclamò Van: << quelli     pallidi >>.

<< aaaaaaaaa >> fece Jenna.

<< le ragazze bone sono vampire, eh? >> chiese Rafe, inclinando un sopracciglio.

<< tutte occupate, mi dispiace >> disse acida Max, entrando nella cucina, abbastanza spaziosa.

Rafe le sorrise malizioso: << sei già gelosa? >>.

Max fece una smorfia: << dea! No! >> esclamò, disgustata.

<< si invece… dì la verità, già mi ami alla follia, eh? >>.

<< ma fammi il piacere! >>.

<< eh si, sei tutta rossa >>.

<< perché mi sto incazzando >>.

<< na na, sei follemente innamorata di me… >>.

Max, color porpora in faccia, gli mollò un calcio in mezzo alle gambe.

<< au… >> commentò Jacob, soffrendo per lui. Edward dovette trattenere le risate.

Dal canto suo, Max godeva nel vederlo rannicchiato su se stesso.

<< cazzo >> mormorò Rafe: << a, menomale che dai i calci una merda >>.

Una vena pulsò sulla fronte di Max: << come sarebbe a dire che do i calci una merda!? >>.

<< che non sai calciare >>.

<< non è vero! >>.

Rafe si alzò in piedi: << ti faccio vedere io come si calcia! >> esclamò lui, entusiasta, e diede un calcio al cuddu di Max.

<< AHIA! >> gridò questa, cadendo a terra.

Rafe e i gli altri due ridacchiarono: << questo è un calcio, capito? >>disse Rafe.

Rebecca, intanto, fissava la scena con uno strano tic all’occhio. Sembrava… incavolata. Gemma accanto a lei, aveva una strana smorfia sul viso. Bella teneva gli occhi sgranati.

Rebecca fece un passo verso Rafe e gli puntò un dito contro: << la mia Max non si tocca! >> sbottò.

Rafe la guardò, notando il suo strampalato modo di vestire: << oddio quanto sei grezza >> disse.

<< grezza a me!? >> esclamò lei indignata.

Dietro Rafe, seduto sul bancone della cucina, Jenna scoppiò a ridere.

Rebecca lo guardò, spostando la testa: << ‘cazzo ridi tu? >> domandò.

Jenna la guardò in modo strano: << è che sei davvero grezza >> rispose, scoppiando a ridere di nuovo.

Rebecca socchiuse gli occhi, sentendo la rabbia invaderla.

<< sai che bello, una rissa tra stregoni >> disse Embry a Jacob, che sorrise entusiasta:

<< io punto sul biondino, quello piccolo >> disse.

<< e io sulla “grezza” >> disse Embry ridacchiando.

<< se io sono grezza… >> continuò Rebecca: << tu sei truzzo >>.

Il sorrisetto sparì dal viso di Jenna, per lasciare posto all’incredulità.

Van scoppiò a ridere.

<< a… io sarei truzzo? >> domandò Jenna, inclinando un sopracciglio.

<< si >> rispose convinta Rebecca.

<< Grezza e Truzzo… che tenera coppia >> disse Rafe.

<< AAAAAAAAAAAAAAAAAAA >> urlò Rebecca, facendo un salto.

<< oltre a grezza sei anche pazza >> commentò Jenna. Nella spaziosa cucina c’era un ridacchio generale. Escluse le altre due Rosanera e Bella. Max era seduta per terra, e spostava lo sguardo da Jenna a Rebecca.

<< e tu sei scemo >> ribatté Rebecca.

<< cosa te lo fa credere? >> chiese Jenna.

<< il tuo sguardo ebete >>.

<< e tu sei una stecca >>.

<< e tu hai la testa grossa >>.

Van e Rafe scoppiarono in una risata fragorosa.

Jenna aggrottò le sopracciglia, e mettendosi una mano sulla testa, disse:     << non è vero >>.

<< si che è vero >>.

<< nooo >>.

<< si >>.

<< no! >>.

<< si invece! Guardati allo specchio: quella testa è talmente grossa che ci si potrebbero fare le tagliatelle!!!! >>.

Max e Gemma scoppiarono a ridere.

Jenna aveva l’espressione frustrata.

<< le tagliatelle? >>.

<< esattamente; invece di Jenna, inizierò a chiamarti Tagliatella >>.

Jenna fece uno strano grugnito; Van gli mise una mano sulla spalla:

<< calmati, non dare in escandescenza >> lo ammonì.

<< perfetto, ora avrei fame >> disse Bella, per cambiare argomento.

<< anch’io! >> si animò Rebecca.

Max si alzò in piedi e lanciò un’occhiataccia a Rafe, che ricambiò con un’alzata di sopracciglia.

<< bene >> disse Van: << io mi metto a cucinare >>.

<< sai cucinare!? >> domandò Gemma, sgranando gli occhi argentei.

Van la guardò, lo sguardo indecifrabile: << si, sennò come mangiamo     qua? >>.

I licantropi e i Cullen fissarono il tavolo enorme, pieno di posate, stracci e piatti ( alcuni ancora sporchi ).

<< da quanto tempo state qua? >> domandò Bella.

<< un giorno e mezzo >> rispose Rafe, avvicinandosi a Van, che stava cacciando pentole da un cassetto.

<< e avete già fatto tutto questo disastro??! >> esclamò Rosalie, scioccata.

Jenna fissò il tavolo: << a me non sembra tanto disordinato >>.

I licantropi risero.

Alice scosse il capo: << affida una casa a degli uomini e te la   distruggeranno >>.

Bella rise.

Rebecca cercò di togliere un po’ di roba dal posto dove voleva sedersi, ma…

<< CAVOLO! >>  gridò, ritirando il braccio di scatto: evidentemente aveva toccato un coltello,  perché da un taglio sul braccio colava sangue.

Jasper fece una smorfia di disgusto.

<< o merda >> disse Rafe.

<< mi date un fazzoletto? >> chiese Rebecca.

Jenna le lanciò un fazzoletto, mentre il taglio guariva velocemente.

Jacob, Leah, Embry e Quil osservarono rapiti il “miracolo”. I tre stregoni erano altrettanto stupiti.

<< alla faccia >> disse Jenna, alzandosi dal bancone e avvicinandosi, mentre Rebecca puliva il sangue: << sei anche un fenomeno da baraccone >>.

La ragazza si fiondò da lui e lo afferrò per il colletto della camicia.

<< l’ha detta grossa >> commentò Max: << meglio allontanarsi, prima che lo disintegra >>. Lei e Gemma arretrarono.

<< metti in salvo le tartine >> disse Van a Rafe.

<< la prossima volta che mi chiami “fenomeno da baraccone” ti strappo il collo a morsi >> disse minacciosa Rebecca.

<< degno vampiro! >> disse Edward, ridacchiando.

Jenna deglutì, sudando freddo: << a davvero? E ora che mi fai? >>.

<< quel ragazzo è un imbecille >> disse Rafe.

<< fatto sta che è tuo fratello >> lo canzonò Van, armeggiando ai fornelli.

Rafe lo guardò male.

<< adesso… >> Rebecca non terminò e gli mollò un pugno sulla faccia.

Jenna riuscì a schivarlo, ma il sinistro della ragazza lo colpì in pieno.

<< forza Reb! >> gridò Gemma.

<< sei tutte noi! >> tifò Max.

<< andiamo Jenna, non ti farai battere da una ragazzina? >> disse Van.

<< sarai pure incapace, ma non fino a questo punto >> disse Rafe: << o sbaglio? >>.

Jenna diede un pugno allo stomaco di Rebecca.

<< forza Funghetto! >> esclamarono Jasper e Emmett.

<< fallo fuori! >> esclamò Bella.

Edward la fissò con un sorriso divertito.

Rebecca gli diede una testata.

<< allora la sai sfruttare la tua testa dura! >> disse Max.

<< vuota, ma dura >> disse Gemma.

Jenna diede un calcio alle gambe di Rebecca, che cadde a terra trascinandoselo appresso, aggrappandosi al suo maglioncino. I due caddero a terra, lui sopra di lei, le schiacciava lo stomaco con il ginocchio.

<< auch! >> esclamò Rebecca.

<< chi si alza in piedi ha vinto! >> disse Rafe.

Jacob e gli altri licantropi, più Emmett Jasper e Alice, mettevano i soldi della scommessa in un punto libero del tavolo.

<< ma come potete scommettere su una cosa del genere? >> domandò Rosalie ad Emmett, sul viso perfetto e bellissimo si vedeva chiaramente il ribrezzo.

Emmett la guardò: << andiamo cara, è solo una scommessa innocente >> disse, facendo gli occhioni da cucciolo. Rosalie distolse lo sguardo.

Jenna fece per alzarsi, ma Rebecca gli afferrò il piede e lo tirò. Jenna cadde a terra, sbattendo la faccia sul pavimento. Rebecca gattonò velocemente sopra di lui, ma Jenna le afferrò la maglietta viola già sbrindellata di suo e la trascinò dietro di sé, passando avanti alla ragazza e cercando di alzarsi. Altro tentativo inutile. Prima che potesse mettersi in piedi, Rebecca gli afferrò le gambe con le sue e Jenna rovinò di nuovo a terra. Le diede un calcio in faccia.

<< ma cazzo…! >> gridò Rebecca, sputando sangue.

Emmett e Jasper scattarono in piedi.

Il primo sparì per poi ricomparire accanto a Rebecca, e prendendola in braccio la mise seduta a terra.

<< Funghetto,… stai bene? >> chiese Emmett, pulendo il sangue dal viso di Rebecca con un fazzoletto.

<< si, il dente è già a posto >>.

Jasper sospirò di sollievo.

Jenna si voltò verso Rebecca, guardando prima lei e poi Emmett con fare sospettoso.

<< Reby, stai bene? >> chiese Max chinandosi vicino alla sorella.

<< sono stata meglio >> rispose lei.

<< figurati se si fa mettere sotto da uno come quello >> disse Gemma, sedendosi su una sedia.

<< cosa staresti insinuando? >> chiese Jenna.

Gemma lo gelò con lo sguardo. Rabbrividì. Si alzò in piedi, pulendosi il maglioncino dalla polvere.

<< perfetto, direi che ho vinto! Sgancia i verdoni >> disse Jacob a Leah.

<< scordatelo, lui è stato scorretto, quindi ho vinto io >> protestò lei.

<< mettete un po’ a posto la tavola, invece di stare là a dire cazzate! >> esclamò Van.

<< questa tavola è un vero disastro >> disse Bella: << ci vorrà una mano da Dio per metterla a posto >>.

Rebecca, messa in piedi grazie a Emmett, lanciò uno sguardo confuso a Bella: << una mano da Dio? E come fa Lui ad aiutarci? >>.

Silenzio.

<< la cosa più deprimente è che tu non dici queste stronzate per fare battute! >> esclamò Max esasperata: << tu sei inquietantemente seria! Sei DAVVERO confusa! >>.

Edward ridacchiò. I tre stregoni erano sotto shock. Gemma guardava con ribrezzo la sorella minore. Bella scuoteva la testa.

Jenna sospirò: << che amarezza >>.

 

 

 Ed eccomi qua! Che ne pensate? Vi avevo avvertite che sarebbe stato senza dubbio il più demenziale, avevo ragione o no? Mentre la rileggevo mi sono resa conto di quanto io stessa sia demenziale…

E sapete qual è la cosa più amara? Che queste sei persone esistono sul serio -.-

Bene, passiamo ai ringraziamenti J

Mylifeabeautifullie: ed eccoti qui il nuovo chappy! L’incontro tanto atteso è infine giunto ( in sottofondo, musica trionfale ) XD spero di non aver deluso le tue aspettative. Kissoni

Honey Evans: era proprio quello il mio intento: creare una fanfic all’apparenza seria, e invece… è vero, Emmett dà sempre il colpo di grazia ^O^ mi fa davvero piacere che ti faccia ridere, mi piace quando le persone ridono ( non quando lo fanno DI me, però: a quello ci penso già io ^////^ )

Cassandra287: ta dannnn!!!!! Allora? Che te pare di questo incontro? È come te lo aspettavi o fa schifo? A me piace abbastanza, anche se forse è un po’ esagerato. Forse… credo… penso…

Ok mi calmo!

E grazie alle 7 (!!!!!!) lettrici che lo hanno messo nei preferiti!

Bella4
fatina_g
Honey Evans
kira988
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
nihal93

 

bene, ora fuggo, latino e greco mi aspettano ( AIUTO!!!! )

zau ragà, vi adoro tutte!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Piccolo Incidente ***


cap 6

Come non detto: il capitolo più demenziale è questo senza ombra di dubbio =_=  non ho mai scritto così tante cavolate in vita mia… sto cominciando a pensare di bruciare le brutte di questa fan-fic…

Vabbè, mi sto divulgando XD ci si vede a fondo pagina!

 

Moon Rainbow

Capitolo Sei_ Piccolo Incidente…

 

 

<< o cazzo >> disse Van, la forchetta bloccata a mezz’aria.

<< lo so, è scioccante >> disse Gemma, bevendo un po’ d’acqua.

Tutti i Cullen, a parte Edward che era rimasto con Bella, erano a fare un giro per la casa o sulla spiaggia. I licantropi mangiavano a qualche sedia di distanza da dove stavano gli stregoni. Ogni tanto, si intravedeva Jacob lanciare sguardi indagatori a Bella.

Max fissava a bocca aperta ( e seriamente disgustata ) Rafe, seduto di fronte a  lei, che trangugiava tutto ciò che gli capitava a tiro: spaghetti, pane, cotolette, mozzarelle… sparivano in un istante dentro la sua bocca. Gemma palava tranquillamente con Van, anche lui seduto davanti alla ragazza. Jenna e Rebecca mangiavano, fissandosi in silenzio con espressioni ebeti. Bella era seduta vicino a Max, Edward accanto a lei, che le teneva la mano sul ginocchio. Ogni tanto le sfiorava una guancia, e ogni volta Bella rischiava lo strozzamento.

Van aveva cucinato spaghetti al sugo e cotolette in quantità tali da poter sfamare un esercito.

<< quindi >> continuò il ragazzo:<< lui sarebbe lo stregone anonimo? >>.

<< esattamente >> rispose Gemma, masticando una forchettata di spaghetti.

<< o mamma… chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato un vampiro? >>.

<< per me è più assurdo di quanto lo sia per te >> disse Edward, fissando il tavolo, cupo.

<< Van, mi daresti un altro po’ di spaghetti? >> domandò Jenna, alzando il piatto.

<< anche a me >> disse Rafe, afferrando un pezzo di pane da sotto il naso di Max. Lei lo guardò male:

<< lo volevo io >>.

<< sei lenta, devi imparare ad essere più veloce >> disse Rafe con aria saccente.

Max strinse i pugni per evitare di saltar gli addosso.

<< cucini davvero bene Van >> disse Gemma.

<< grazie… Hehe… l’avevo detto io >> si vantò lui, facendo un mezzo sorriso arrogante. Prese i piatti che gli porgevano i cugini e li riempì con altri spaghetti.

<< ma dove lo matti tutto quello che mangi? >> domandò Rebecca, osservando curiosa il piatto nuovamente pieno di Jenna.

Lui si bloccò un attimo e la guardò: << non mangio poi così tanto >> disse.

<< è la tua terza porzione quella >>.

<< per te è la quarta >>.

<< ma le mie sono piccole: le tue portate sono abbastanza da sfamare una legione >>.

<< ma che razza di discorso è mai questo? >>.

<< beh… un discorso sulle porzioni di spaghetti all’arrabbiata >>.

<< ora è ancora meno sensato >>.

<< invece no, un po’ di senso c’è >>.

<< comincio a pensare che parlando con te non avrò mai un discorso   sensato >>.

Rebecca inclinò un sopracciglio:

<< cosa staresti insinuando? >>.

Jenna sorrise divertito… e diabolico.

<< che sei scema >>.

<< OH! >> Rebecca era indignata.

Jenna ridacchiò: << tu stessa sei insensata >>.

<< ah, grazie! >>.

<< Hehe… davvero! Sei senza senso >>.

<< e perché? >>.

<< perché sei grezza >>.

<< e tu truzzo >>.

Jenna le diede un calcio da sotto il tavolo. Rebecca lo ricambiò. Si guardarono in cagnesco, poi scoppiarono a ridere.

<< tua sorella è tutta matta >> disse Rafe a Max, in un momento in cui (incredibilmente) la sua bocca era vuota.

Max gli lanciò un’occhiataccia: << lasciala stare >>.

<< vabbè, pure te non sei il massimo della normalità >>.

Silenzio.

Max si schiarì la voce.

Rafe indicò i peperoni davanti a sé: << i peperoni nessuno li mangia? >>.

<< io! >> disse subito Max, e afferrò la vaschetta con i peperoni sott’olio.

Rafe la guardò confuso.

<< da quando in qua ti piacciono i peperoni, Max? >> chiese Gemma.

<< da sempre! >> mentì Max, e  fece per portarsi un peperone in bocca.

<< ma dai >> disse Rafe: << dammi quei peperoni >>.

<< nono >> disse Max.

<< non ti piacciono i peperoni >>.

<< certo che mi piacciono >>.

<< e invece no; dammi qua >>.

<< no! >>.

Infine, Max masticò il peperone, una smorfia di disgusto sul viso.  Rafe la guardava spazientito.

Con tutta la forza che aveva, Max ingoiò i peperoni, trattenendo a stento i conati di vomito.

<< buoni? >> chiese Rafe con un sorriso maligno.

<< ottimi >> rispose Max.(*)

Improvvisamente, si portò una mano alla bocca e si alzò, scappando dalla cucina.

<< il bagno è a sinistra >> gridò Rafe soddisfatto.

<< tutto bene Bella, ti trovo accaldata >> sussurrò Edward all’orecchio di lei ad un certo punto.

“Se tu non fai altro che sfiorarmi…!”

<< non ti preoccupare, sto bene >> disse.

Nella cucina rientrò una Max più pallida del solito, i capelli arruffati. Si teneva lo stomaco con la mano. Rafe le lanciò un’occhiata maliziosa:

<< no comment >> lo ammonì subito lei, alzando le braccia in segno di resa. Con uno sbuffo, si mise seduta, fissando Rafe con sguardo indecifrabile.

Edward lanciò un’occhiataccia a Jacob, chino sul suo piatto.

“dea, non lo sopporto nemmeno io! Ma dico, i cazzi suoi non se li sa fare?!” disse Max nella testa del vampiro.

“Max, calmati” la ammonì Gemma, la sua voce rimbombava nella testa di Edward.

“ma come faccio?! Quello fa certi pensieri impossibili da ignorare!”.

“calma e sangue freddo” disse Gemma, guardando la sorella.

“ma senti che pensieri! Ma dico, lo sa che ci stiamo noi qua, lo sa che la sua privacy è ridotta ai minimi storici!”.

“Max…”

“ma sentilo! Mò vado là e lo meno a sangue, A SANGUE!”

Edward ridacchiò.

“temo che ti faresti solo male”

“chissene! Sangue! Sangue! Voglio vederlo sanguinare!”

“non starai esagerando?”

“ lo odio”

“non è tanto male”

“devo picchiare anche te???!!!”

Gemma le rivolse un’occhiata interrogativa, un sopracciglio inclinato.

“mmm…. Forse non mi conviene”

<< ecco brava >>.

Edward ridacchiò.

<< ehi ragazzi >> disse Seth Clearwater ad un certo punto, distogliendo l’attenzione dalla cotoletta: << che ne dite se dopo facciamo una battaglia di palle di neve?? >> gli brillavano gli occhi per l’entusiasmo.

<< si! Ottima idea Seth >> lo appoggiò Quil, entusiasmandosi anche lui.

<< possiamo partecipare anche noi? >> chiese Van, l’implorazione negli occhi.

<< ovvio, più si è, meglio è >> sorrise Embry.

<< Evvaij! >> esclamò Jenna, dandosi un finto pugno sulla guancia.

 << tu no >> lo ammonì subito Rafe.

Jenna lo guardò supplicante: << perché no? >>.

<< devi lavare i piatti oggi >>.

<< ma non dire stronzate! Oggi è il tuo turno! >>.

<< quanto vuoi per farli al posto mio? >>.

<< non sono in vendita >>.

<< facciamo 100? >>.

<< non sono in vendita >>.

<< 150? >>.

<< non sono in vendita >>.

Silenzio.

I due fratelli si guardavano negli occhi.

<< dammene 300 ed è andata >> disse Jenna.

<< 300???!!! Tu stai for! >>.

<< allora no >>.

<< 250 vanno bene? >>.

<< 280 >>.

Silenzio.

<< che rompi-coglioni… e va bene, vada per 280 >> si arrese Rafe.

<< Evvaij! >> esclamò di nuovo Jenna, dandosi il pugno finto.

<< che amarezza >> commentò Rebecca.

<< ti unisci a noi Edward? >> chiese Seth al vampiro. Gli altri gli lanciarono un’occhiata omicida.

<< meglio di no, le ragazze mi hanno promesso che mi insegneranno a giocare a scopa >> rifiutò lui, notando gli sguardi ( e i pensieri ) assassini dei licantropi: << se le abbandono ci rimangono male >>.

Seth si incupì: << vabbè… fa niente >>.

Bella sorrise: trovava estremamente buffa l’amicizia che si era creata tra Seth ed Edward. Mah!

 

 

Dopo pranzo, Bella si avviò verso la spiaggia, fuori dalla casa. Aveva bisogno di un po’ d’aria. La scoperta sull’identità dello stregone, ossia Edward, l’aveva turbata: lui era uno stregone. Ma lei non era una strega. Conseguenza: non era lei che doveva stare con Edward. Quel pensiero le fece mancare il respiro per qualche istante.

Sospirò, e si strinse nel cappotto. Era davanti alla spiaggia, le onde si infrangevano violente sui sassolini lisci e bianchi. Qualche schizzo le arrivò in viso, sulle guance, facendole provare una fastidiosa sensazione di freddo. Guardò dritto davanti a sé: sulla linea dell’orizzonte, il cielo plumbeo, coperto di nuvole grigie, sembrava confondersi con il mare, anch’esso grigio per riflesso. Una calorosa sensazione di pace la pervase, facendola sentire in pace col mondo.

<< ehi, Bella >>.

La ragazza sussultò; si voltò di scatto, e sorrise lievemente:

<< Jake, mi hai fatto prendere un colpo >>.

Jacob sorrise divertito:

<< ti impressioni un po’ troppo facilmente, sai? >>.

<< già, ed è proprio perché sono facilmente impressionabile che passo il mio tempo in mezzo a vampiri, licantropi e streghe >>.

<< sarcasmo forte… >> ridacchiò Jacob: << come mai qui fuori, sola soletta? >>.

Bella si strinse nelle spalle: << pensavo >>.

<< strano, di solito quella sanguisuga ti sta sempre appiccicata… >>.

La ragazza ignorò il tono sprezzante: << avevo bisogno di un po’ di solitudine >> rispose, più dura di quanto volesse.

<< sarà… >>.

Per un po’, nessuno dei due spicciò parola.

Poi Jacob ruppe il silenzio:

<< va tutto bene? >>.

<< certo >>.

<< sicura? Guarda che con me puoi parlare, lo sai… >>.

Bella sospirò e si voltò verso Jacob:

<< è che mi sembra tutto così assurdo! Anzi, è tutto assurdo! Già era abbastanza strano che Edward fosse un vampiro! Figuriamoci, adesso è anche uno stregone! E la cosa peggiore è che io non sono una strega… >>.

<< e questo cosa centra? >>.

<< centra tutto Jacob! I due ragazzi che stanno cercando sono una strega e uno stregone destinati tra loro. Anime gemelle, insieme per l’ eternità… e se io non sono la strega che stanno cercando, vuol dire che ce ne è un’altra; un’altra che dovrà stare con Edward. E che non sono io… >>.

Bella chinò il capo. Si sentiva un po’ più leggera, ora che ne aveva parlato con qualcuno.

Silenzio.

<< oh, Bella… >> disse Jacob, e le mise una mano sulla spalla.

Bella singhiozzò, nonostante cercasse con tutte le sue forze di trattenere le lacrime. Inutile: alla fine scoppiò a piangere.

Jacob le circondò le spalle con le braccia enormi. Bella ricambiò l’abbraccio, continuando a piangere.

<< oh Jacob! >> singhiozzò: << come farò? Se Edward mi lascerà per un’altra… come farò ad andare avanti?! >>.

<< ce la farai. Sei una tosta. E poi…>> Jacob le sollevò il mento, così da poterla guardare negli occhi: << se non devi stare con il succiasangue… forse sei destinata a stare con qualcun altro… >>.

Sembrava imbarazzato…

Bella rimase a fissare per qualche istante gli occhi d’ebano del ragazzo, poi abbassò lo sguardo:

<< Jacob >> disse, allontanandosi e rompendo l’abbraccio: << no >>.

<< perché no? >> chiese lui, affilando lo sguardo irritato. Mise le mani sulle spalle di lei.

<< non posso >>.

<< e perché non puoi? In fondo, ormai non è più sicuro che sia lui il tuo “principe azzurro” >>.

<< ma io lo amo >>.

Jacob serrò la mascella; strinse le mani sulle spalle di Bella, iniziando a tremare leggermente. Bella iniziò ad avere paura.

<< Jacob >> disse con voce tremante: << mi fai male >>.

Con uno scatto di rabbia, Jacob la lasciò e se andò, scomparendo alla vista della ragazza.

Bella rimase immobile, rigida, incapace di qualsiasi movimento. Riuscì a rilassarsi solo quando un’onda rischiò di investirla in pieno. Sospirò profondamente, infilò le mani nelle tasche e si avviò verso la villetta.

 

 

Intanto, Max, Gemma, Rebecca e Edward erano seduti a terra ( essendo il tavolo impraticabile e le sedie occupate ) e giocavano a scopa.

Ad un certo punto, Edward alzò lo sguardo dalle sue carte e fissò Rebecca, di fronte a lui, un sopracciglio inarcato:

<< esci dalla mia testa >>.

<< accidenti se ne è accorto >> grugnì Rebecca.

<< dai Edward, tocca a te >> disse Gemma.

Edward giocò la sua mano, il viso illuminato da un sorriso beffardo.

<< ma che palle!!! >> sbottò Max: << è la terza scopa che fai da quando è iniziata la partita!! >>.

Il sorriso si allargò.

<< a giocare con te si perde proprio gusto >> disse Gemma, scuotendo la testa.

<< che amarezza >> disse Rebecca.

Nella cucina calò il silenzio.

Emmett era assorto nella lettura di un libro di barzellette ( nonostante non ne capisse nemmeno una ); Jasper leggeva il giornale, Rosalie faceva i cruciverba, mentre Alice guardava i licantropi e Rafe e Van giocare a palle di neve nel cortile enorme della villetta. Jenna fischiettava Seven Nation Army e lavava i piatti.

Poi lo stregone ruppe il silenzio:

<< mmm… in questa pentola sta ancora l’olio bollente… che faccio? Ce la metto l’acqua? >>.

Gli unici che gli diedero ascolto furono Jasper e Emmett. Lo guardarono straniti, ed entrambi scrollarono le spalle.

Jenna si strinse nelle spalle.

Alice si voltò di scatto con il terrore negli occhi, pronta a scattare, ma era troppo tardi; Jenna aveva già preso un bicchiere pieno d’acqua e lo aveva svuotato nella pentola…

… una fiamma altissima prese vita.

<< maledette visioni: sempre troppo tardi >> mormorò Alice con una smorfia esasperata sul viso. Edward scattò in piedi sbigottito; Jasper, Emmett e Rosalie fissarono la fiamma allibiti; Gemma imprecò in tutti i dialetti italiani che conosceva; Rebecca si limitò a fissare la scena con sguardo ebete, mentre Max scoppiò a ridere.

<< oh porca miseria! >> esclamò Jenna: lasciò cadere a terra la pentola e indietreggiò, spaventato. Il fuoco non accennava a diminuire.

<< prendete dell’acqua! >> esclamò Rosalie, agitata.

Jasper in un decimo di secondo aveva preso una bottiglia a casaccio dal frigo e l’aveva lanciata a Jenna, che l’aveva presa al volo.

Alice sgranò gli occhi: << NO! >> gridò: << non quella >>.

Ancora una volta, troppo tardi: Jenna aprì la bottiglia di Coca – Cola e la svuotò sulle fiamme. Queste aumentarono fino a toccare il soffitto.

Alice si sbatté una mano sulla fronte:

<< ma siete rincoglioniti? La Coca – Cola NO! >>.(**)

Jasper la guardò con disagio:

<< che ne sapevo io! Non sono mica un esperto di cucina! >> disse, sulla difensiva.

<< certo, certo, ora però abbiamo un bel problema >> disse Rosalie: << non avete dell’acqua? >>.

<< certo: nel cortile >> rispose Jenna, immobilizzato a fissare le fiamme.

<< ma come nel cortile?!? >> esclamò Rosalie.

<< la neve… >> disse Jenna, spostando lo sguardo su di lei.

<< oddea che imbecille >> disse Max, scioccata.

<< ehm… io vado a chiamare i ragazzi >> disse Jenna e si voltò per uscire dalla cucina, inciampando nei lacci delle sue scarpe e cadendo a terra.

<< mi fa quasi pena >> commentò Rebecca guardandolo.

<< ahia… >> mormorò Jenna.

<< mamma mia che palle! >> Gemma si avvicinò alle fiamme e tese le mani: il fuoco si spense lentamente; si voltò verso gli altri: << e ci voleva tanto? >>.

Bella entrò in quel momento in cucina: alla vista del soffitto completamente nero, sgranò gli occhi:

<< ma che diavolo è successo? >> esclamò.

<< niente tesoro… solo che certi stregoni sono un po’ imbranati… >> le rispose Edward, guardandola divertito.

<< solo un po’? >> domandò sarcastica Rosalie, lanciando un’occhiata a Jenna e poi a Max e Rebecca.

<< perché ce l’ha con noi? >> chiese quest’ultima all’orecchio della sorella.

<< bah… >> fu la risposte della più grande.

Rafe e Van entrarono in quel momento, allarmati; guardarono il soffitto:

<< oh no >> mormorò Van, abbassando il capo.

<< ma che cazzo avete combinato??? >> sbottò Rafe scioccato.

<< ehm… >> iniziò Jenna rimettendosi in piedi di scatto: << c’è stato un piccolo incidente >>.

Rafe rise. Van guardò il cugino con ribrezzo e shock:

<< DEFICIENTE!  Non avrai messo l’acqua nell’olio bollente di nuovo?? >>.

Jenna spostava il peso da un piede all’altro,  imbarazzato.

Rafe rise ancora più forte.

<< di nuovo? Nel senso che lo hai già fatto una volta? >> gli chiese Rebecca con gli occhi rossi spalancati: << ma allora sei proprio rincoglionito! >>.

<< ZITTA! >> le gridò Jenna, rosso carminio in volto.

<< non osare darmi ordini >> lo rimproverò Rebecca, gli occhi ridotti a due fessure.

<< e tu non mi sfracassare le palle! >>.

<< maledetto… >>.

<< scema >>.

<< tagliatella >>.

<< emo del cazzo >>.

<< io non sono emo!!!! >> esclamò Rebecca al colmo.

Max fu costretta a trattenerla, perché rischiava un’altra rissa.

<< calmina >> le disse.

<< calmina >> le fece eco Rafe in falsetto.

Max gli rivolse un’occhiata d’odio. Lasciò andare Rebecca, che cadde faccia a terra.

<< lo hai voluto tu, Ondadorata dei miei stivali >> sussurrò, e si avventò su Rafe. Lui, impreparato, sgranò gli occhi e si beccò un pugno in piena faccia dalla ragazza.

Dal canto suo, Rebecca afferrò Jenna per i piedi e lo fece cadere a terra.

Rosalie e Alice si scambiarono un’occhiata:

<< questi stregoni sono proprio attaccabrighe, eh? >> disse la prima.

<< sarà… però è divertente >> rispose Alice, e i suoi occhi si illuminarono.

<< Edward, forse è il caso che le fermi >> disse Bella.

<< già >> convenne lui.

In un batter d’occhio fu tra Max e Rafe: mise una mano sul petto di lui (che si stava avventando su Max mezzo divertito e mezzo arrabbiato ) e una sulla spalla di lei.

Emmett imitò il fratello e andò da Rebecca e Jenna: con un braccio la sollevò da terra e l’altra la mise sulla faccia del ragazzo, che continuava a sbracciarsi:

<< calma, Funghetto, non te la prendere >>.

<< ma mi ha chiamato emo! >>.

<< e allora? >>.

<< buuu… nessuno mi capisce >>.

Alice intanto si piegava in due dal ridere. Rosalie non aveva parole. Jasper era tornato a leggere il giornale. Gemma guardava la scena con un’espressione tipo questa: ¬_¬

<< dai Max, non esagerare >> disse Bella a Max, mettendole una mano sul braccio.

La strega sospirò:

<< che paaalle >>.

<< ok >> disse Van: << ricomponiamoci >>.

<< già, dobbiamo fare due chiacchiere >> disse Rafe, staccandosi dalla mano di Edward: << quando arriva il lupo pervertito? >>.

<< chi? >> chiese Bella, un sopracciglio inclinato.

<< Jacob >> rispose Rafe, guardandola con un sorriso affabile. Max fissò il taglietto che aveva sulla guancia dove lei lo aveva colpito: provò una strana sensazione di pena mischiata a senso di colpa e tenerezza.

<< io mi chiedo >> disse Jenna, liberandosi dalla mano di Emmett:        << ma come fa uno a chiamarsi Giacobbe? >>.

Rebecca ridacchiò; Jenna la guardò sorridendo ( quasi ) intenerito.

<< perché “pervertito”? >> chiese Bella.

<< prima, a tavola, ha fatto certi pensieri su di te… >> disse Van, roteando gli occhi.

<< che direi è meglio censurare >> bofonchiò Max infastidita.

Bella sgranò gli occhi.

<< che è successo al soffitto? >>.

<< Lupus in fabula >> disse Gemma appena Jacob entrò nella cucina.

<< ecco, tu ci servivi >> disse Rafe allargando le braccia: << ora possiamo fare due chiacchiere >>.

<< a proposito di cosa? >> chiese Jasper.

<< sul da farsi >> rispose Van: << a quanto pare, Cam-Cavelli sta venendo qui: ci ha trovati >>.

 

(*)+(**)- queste cose sono successe per davvero ( si lo so, incredibile ma vero )

Ed eccomi qua. Allora, è o non è una demenzialità assurda? Sono scioccata da me stessa…

 

Cassandra287: hahahah è vero, Emmett quando la chiama Funghetto è forte (guarda un po’: l’idea non è mia ¬_¬ )

Mylifeabeautifullie: accipicchia, ti ho davvero lasciata senza parole? Bene, sto migliorando con l’effetto sorpresa ihih concordo in pieno, i tre tipetti sono peggio delle streghe, e ne daranno pienamente prova nei prossimi capitoli ^_-

Honey Evans: sisi, moltissimo amore (vedrai nei capitoli prossimi qnt ^/////^) per la pronuncia di Jenna sono stata giorni e giorni a pensarci pure io (prendimi per pazza hehe), alla fine ho deciso di chiamarlo Ienna: Genna è trp da femmina ^w^ Per quanto riguarda Alice… basta aspettare il capitolo 9 ^_^.

 

Miliordosi ( parola inventata¬_¬) di grazie alle 9 ( madonna mia in continuo aumento °0° ) persone che hanno messo Moon Rainbow tra i preferiti

 

Bella4
fatina_g
Honey Evans
kira988
lolitosa
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
 nihal93
 Noemi91

 

Wajone vi adoro! Grazie, ci si vede al prossimo capitolo!

Miliordosi di kiss!

Bilu_emo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Illuminazione ***


cap8

Ragà, state pronte: qui gli Ondadorata daranno piena prova della loro bastardaggine muhahahah!

 

Moon Rainbow

Capitolo Otto_ Illuminazione

 

<< come ti senti? >> chiese Edward a Bella, una volta posata sul divano.

<< sto bene, mi sento solo un po’ stanca >> rispose lei, mettendosi seduta.

Prese la mano di Edward, in piedi di fronte a lei, e lo avvicinò, facendogli segno di sedersi accanto a lei. Il vampiro si sedette e le mise un braccio intorno alle spalle, mentre Bella appoggiava la testa alla sua spalla marmorea.

<< a che pensi? >> chiese lui.

<< al ritornello di Somewhere I Belong >>.

Edward rise; Bella lo guardò con un sorriso:

<< dico sul serio >> disse.

<< come ti viene da pensare ai Linkin Park in questo momento? >> rise Edward.

Bella si strinse nelle spalle:

<< mi piacciono. Sono un po’ troppo chiassosi per i miei gusti, ma mi piacciono… >> si bloccò. Sentiva la voce incrinarsi.

Quel particolare a Edward non sfuggì:

<< Bella, è tutto a posto? >> chiese, serio.

<< non proprio >> rispose lei, sentendo le lacrime pungerle gli occhi:       << ho paura… ho paura di perderti >>.

Edward le alzò il mento, per poterla guardare negli occhi:

<< andrà tutto bene Bella, non ti devi preoccupare per me. Abbiamo già affrontato dei vampiri, ricordi? >> la rassicurò.

<< non è questo… non completamente, almeno >> rispose lei.

Il vampiro la guardò interrogativo:

<< ho paura che mi lascerai >>.

La guardò per qualche istante; poi parve capire:

<< io non ti lascerò mai, Bella >>.

<< e invece molto probabilmente lo farai: come dice la profezia, la strega e lo stregone si appartengono. E dato che la strega non sono io… >> non riuscì a continuare.

Edward rimase a guardarla, senza trovare parole. Ci aveva pensato anche lui. Avrebbe potuto dirle che c’era sempre Jacob. Ma il pensiero gli dava ai nervi. E poi, un giorno, anche Jacob l’avrebbe lasciata, spinto da una forza più grande di lui. Era un vero casino.

<< che situazione di merda >> disse Bella, ormai in preda ai singhiozzi.

Edward la abbracciò forte, dilaniato dalle sua lacrime e dal pensiero di lasciarla. Bella si strinse forte al suo petto.

<< io non ti lascerò >> disse, e sembrava un giuramento solenne.

<< dovrai farlo, Edward. Sarà più forte di te. Come Sam ed Emily >> disse Bella.

Edward provò a ribattere, ma non trovò le parole.

<< non voglio lasciarti >>.

Rimasero in silenzio. Bella lo abbracciò più forte, rischiando di farsi male. Il freddo iniziava a farsi sentire, oltre il maglioncino di lui, ma lo ignorò. Non voleva lasciarlo. Mai.

<< ti amo, Edward >> disse.

Lui non disse niente, ma la strinse più forte, pur delicatamente, per non farle male. Iniziò a canticchiare la loro ninnananna, e Bella si sentì un po’ più serena. Provò a non pensare, ma era inevitabile.

<< mi credi se ti dico che sei la cosa più importante che mi rimane? >> disse il vampiro al suo orecchio. Il suo respiro le fece il solletico.

<< che domanda scema >> disse lei.

<< io sono serissimo >>.

<< certo che ci credo >>.

<< sei la cosa più importante che mi rimane, Bella. Ti amo, sempre e per sempre >>.

Un rumore improvviso ruppe l’atmosfera. Bella sussultò, allontanandosi un poco da Edward. Seguì poi una risata nasale e sguaiata; molto probabilmente era Rafe.

Infatti, lo videro uscire da una stanza, l’ombra della risata ancora sul viso impertinente,  diretto verso la cucina.

<< che è successo? >> chiese Edward.

<< niente, solo… c’è stato qualche problema con i mobili >> rispose lui, poi scoppiò nuovamente a ridere.

Bella inarcò un sopracciglio. Edward sorrise.

<< mi sa che Max è andata >> disse.

Bella lo guardò:

<< che intendi dire? >>.

<< che Rafe ha fatto colpo >>.

Bella rise:

<< lo sapevo che sarebbe successo >> disse tra le risate: << lo odiava troppo per non piacerle… ahahah! >>.

 

 

Rebecca era seduta sul tetto della villetta. Con un incantesimo era riuscita ad arrivarci senza nessun osso rotto. Certo, aveva provato ad arrivarci arrampicandosi una decina di volte, cadendo una quindicina, ma alla fine non aveva ossa rotte, era questo l’importante, no?

Fissava il cielo con il suo solito sguardo ebete. Era particolarmente concentrata su una nuvola a forma di batuffolo.

<< potrei chiederti che cosa ci fai qua? >>.

<< A! >> sussultò al suono della voce, portando le braccia piegate ai lati del corpo ( avete presente Demyx, di Kingdom Hearts? ). Voltò il capo verso la voce:

<< che ci fai tu qui??? >> chiese.

Jenna, in piedi davanti a lei, socchiuse lievemente gli occhi:

<< la domanda l’ho fatta prima io: rispondi >> disse sprezzante.

<< non accetto ordini da un truzzo come te >>.

<< ma io non sono truzzo! >>.

<< ed io non sono grezza. Né tantomeno emo! >>.

Si fissarono in cagnesco.

<< allora, potresti per cortesia dirmi che cosa fai qui? >> chiese Jenna con un sospiro.

<< pensavo >> rispose Rebecca, tornando a guardare la nuvola, che si era leggermente spostata.

Jenna inarcò un sopracciglio:

<< tu pensi? >>.

<< e tu? >>.

Silenzio.

Jenna sospirò; andò a sedersi accanto a Rebecca, gambe incrociate. Il cuore della strega partì a mille.

<< cosa guardi? >>.

<< quella nuvola >>.

<< che ha di così interessante? >> Jenna era seriamente interessato.

<< ha tante forme: se la guardi da quella angolazione sembra un cane che punta una preda; da quell’altra è un porcospino… invece se la inclini un po’ così diventa un ragazzino che gioca con l’aquilone… >>.

Jenna sgranò gli occhi, spaventato. Ma che aveva in testa quella?

Rivolse la sua attenzione alla nuvola:

<< sai che cosa vedo io? >>.

<< cosa? >> chiese lei eccitata.

<< una nuvola >>.

<< non hai un briciolo di fantasia >> disse Rebecca.

<< e devo ringraziare Rafe. Quando ero piccolo mi dava sempre botte in testa >>.

<< ora si spiegano molte cose >>.

<< tipo? >>.

<< la tua idiozia >>.

<< calma con i complimenti >>.

<< non era un complimento >>.

<< lo so >>.

<< e allora… >>.

<< lascia perdere… se io sono idiota tu sei proprio un caso perso >>.

<< non mi sono persa >>.

<< ma veramente stai a fà? >>.

Silenzio.

Rebecca e Jenna si fissavano negli occhi, lui con espressione interrogativa, lei ebete. Il ragazzo si mise una mano sulla testa:

<< si, fai sul serio >>.

<< cosa? >>.

<< niente >>.

Jenna tornò a guardare il cielo. Rebecca rimase a guardare lui. Aveva un bel profilo… e i suoi occhi erano davvero la fine del mondo…

“ma cosa cazzo vado a pensare????!!!”. Voltò il capo, tenendo lo sguardo basso, il cuore era un martello che batteva contro la sua gabbia toracica. Le guance erano in fiamme.

“oh no” pensò: “non dirmi che sto ‘partendo’ di nuovo…”.

Eppure non poté fare a meno di continuare a guardarlo. Lui continuava a contemplare il cielo. Rebecca non riusciva a distogliere lo sguardo dal profilo di Jenna. Restava incollato particolarmente all’occhio di lui… e fu allora che lo notò:

<< come mai sei triste? >>.

Jenna si voltò verso di lei con sguardo interrogativo:

<< come? >> chiese, stranito.

<< come mai sei triste? >> ripeté Rebecca.

Jenna arrossì leggermente:

<< io non sono triste >>.

<< e allora come mai hai lo sguardo triste? >>.

<< non sono triste >>.

<< si che lo sei >>.

<< no >>.

<< si >>.

<< oh, ma sei de coccio!? >> disse con un sorriso divertito.

Rebecca lo guardò seria ( incredibile ma vero ).

Jenna sospirò, rassegnato.

<< è che mi sento in colpa >>.

<< per avermi presa a paccheri? >>.

<< no, deficiente… è per via della mia famiglia >>.

<<… >>.

<< mi sento in colpa: tutti sterminati tranne noi. E cosa abbiamo fatto noi per meritare di scamparla e loro no? Anzi, direi che io e mio fratello ne abbiamo fatti di sgarri a tutti. Abbiamo messo in croce parecchia gente >>.

<< che intendi dire? >>.

<< che eravamo un po’ dei delinquenti. A volte mi sembra di non meritare affatto di trovarmi qui >>.

Rebecca gli mise una mano sulla spalla:

<< non dire così; se siamo qui un motivo ci sarà, non credi? Se siamo qui, è perché i nostri “vecchi” credevano in noi >>.

Jenna la guardò, lo sguardo tormentato. Rebecca continuò:

<< forse, tu e tuo fratello siete ancora qui per riscattarvi… per dimostrare che non siete i disgraziati che credevano >>.

Jenna era stupito:

<< non ti facevo così… profonda… >> disse, sorridendo dolcemente. Lei inarcò un sopracciglio:

<< profonda? Mica sono fatta d’acqua! >>.

Jenna lasciò cadere la testa in avanti, il mento sul petto:

<< ci rinuncio, sei davvero un caso perso. Quanto hai di quoziente intellettivo? 85? >>.

Rebecca fece la sua smorfia contrariata:

<< no… non lo so. Ma non sono poi tanto stupida >>.

<< a no? >>.

<< no >>.

<< comunque sei schifosamente emo, su questo non ci piove >>.

<< non è vero! >>.

<< e cosa saresti, sentiamo? >>.

<< io sono gothic >>.

<< … che? >>.

<< gothic >>.

<< e che roba è!? >>.

<< ma come che roba è? >>.

<< sarà un’altra grezzata >>.

<< non è vero! >>.

<< e chi ci sarebbe di gothic, Marilyn Manson? >>.

<< i Theatre of Tragedy, i Sonata Arctica… e anche i Within Temptation >>.

Jenna sgranò gli occhi:

<< e chi è sta gente? >>.

<< ma come fai a non conoscere i Within Temptation? >>.

<< semplicemente non li conosco >>.

<< che amarezza >>.

<< che amarità >>.

Rebecca lo afferrò per il colletto della camicetta:

<< non mi struppaire “che amarezza” >> disse con il fuoco negli occhi.

Jenna sorrise maligno:

<< che amrezzevolezza >>.

E il pugno arrivò anche stavolta. Jenna cadde schiena contro le tegole del tetto; si mise una mano sulla guancia:

<< non ti ricordavo un tipo così violento >> disse.

Rebecca teneva ancora il pugno in aria, respirava affannosamente. Jenna alzò lo sguardo su di lei. Per un po’ i due si fissarono negli occhi. Poi Jenna fece un altro sorriso maligno.

Scattò e si lanciò su Rebecca, bloccandola.

<< AAAAAAAAAAAAAAAA >> gridò lei.

<< non ci si mette contro Jenna Ondadorata! >> gridò lui.

Lei gli tirò un pugno, che lui schivò per miracolo. Ma lei gli tirò anche uno schiaffo. Purtroppo quello non riuscì a bloccarlo.

<< levati di dosso! >> esclamò lei, e gli puntò i piedi allo stomaco. Così facendo, lo sollevò e lo fece togliere di dosso.

<< o cazzo >> bisbigliò lui.

Cadde di lato a Rebecca, ma le tegole erano scivolose.

Il ragazzo si ritrovò a terra, in mezzo alla neve, faccia a terra.

<< ma porca miseria! Dove lo hai imparato? >> gridò.

<< guardando Walker Texas Ranger in TV >> rispose urlando Rebecca.

Jenna bestemmiò sottovoce, poi si girò pancia in su…

… ma un piede lo bloccò:

<< ho vinto >> disse Rebecca, tenendo l’anfibio sul petto di Jenna.

<< non è vero >> ribatté lui.

<< si invece! Chi è che sta sopra? >>.

<< sei stata scorretta! >>.

<< ma non ti inventare scemenze! >>.

<< che palle >> sbottò Jenna; indicò con l’indice il piede di Rebecca:        << ora, potresti cortesemente togliere quell’affare dal mio maglione?  >>.

<< tanto sporco o pulito, sempre truzzo è >>.

<< a è così, eh? >> disse Jenna sarcastico: << te la sei voluta, grezza >>.

Afferrò la gamba di Rebecca e la tirò. Rebecca alzò le braccia al cielo, come se potesse aggrapparsi a qualcosa, e cadde a terra. Jenna scattò goffamente in piedi e poggiò ( delicatamente ) il suo piede sulla pancia di lei:

<< stavolta ho vinto io >> disse, un sorriso arrogante a illuminargli il volto.

<< ma prima ci stavo io sopra! >> protestò Rebecca, agitando un pugno verso l’alto.

<< beh, sai… nella vita c’è chi scende e c’è chi sale e tu… >> si bloccò, pensieroso, e si portò la mano al mento: << beh, tu sei un caso a parte: tu cadi e basta >> e scoppiò a ridere.

Rebecca fece la faccia da cucciolo bastonato:

<< non mortificarmi così… >>.

Jenna rise ancora di più. Tolse il piede dalla pancia di Rebecca e la lasciò alzare.

Grande errore.

Rebecca gli si avvicinò e gli diede una ginocchiata in mezzo alle gambe. Jenna, preso alla sprovvista, sgranò gli occhi e si chinò leggermente, rannicchiandosi. Rebecca lo prese per la collottola del maglioncino e lo fece cadere a terra.

<< stavolta ho davvero vinto io >> disse, strofinandosi le mani. Si voltò, pienamente soddisfatta, e si incamminò verso l’entrata della casa.

<< STRONZA! >> le urlò Jenna. Sulle labbra, l’ombra di un sorriso.

“alla faccia tua!” pensò lei… “scusa!!!!!!!!! Scusa picculino!”.

 

 

Nello stesso momento, Van era seduto su una sedia in cucina, i piedi sul tavolo, le auricolari alle orecchie, nella testa rimbombava la chiassosa Disconnected dei Trapt.

Sentì una presenza avvicinarsi. Gli venne da sorridere.

Poi non sentì più l’auricolare destra:

<< che cosa ascolti? >> chiese Gemma, portandosi l’auricolare all’orecchio. Fece una smorfia e gli restituì l’auricolare.

<< non ti piace il rock-metal? >> chiese Van, quasi divertito.

<< nah, un po’ troppo chiassoso per i miei gusti >>.

Van ridacchiò:

<< e quali sono, i tuoi gusti? >> chiese, guardandola negli occhi.

Lei arrossì al “contatto” con quegli occhi così cristallini:

<< beh… mi piacciono i Tokio Hotel… ma anche gli Evanescence… i Lacuna Coil >>.

<< per i Tokio Hotel non ti posso accontentare, ma per gli Evanescence si >> disse lui.

Gemma sorrise, e prese l’auricolare che lui le porgeva. Se la infilò nell’orecchio, e sentì le note di Exodus rimbombarle piacevolmente nelle orecchie.

Van si alzò e le porse la mano:

<< andiamo a fare una passeggiata? >>.

Gemma sorrise, lievemente imbarazzata, e accettò la mano che lui le porgeva, alzandosi a sua volta.

 

Mentre uscivano, incontrarono Rebecca, l’espressione era uno strano miscuglio tra soddisfazione, compassione e idiozia ( ma quella c’era sempre ). La piccola posò lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate.

Gemma se ne accorse e lasciò subito la mano del ragazzo, arrossendo. Van le rivolse uno sguardo divertito.

<< che ascoltate? >> chiese Rebecca.

<< Evanescence >> rispose secca Gemma.

<< mmm… a, se vedete Jenna in mezzo alla neve in preda all’agonia, non vi preoccupate, ha solo ricevuto un calcio in Olanda >> disse, rivolta a Van.

Lui rivolse la sua attenzione a lei, un sopracciglio inclinato:

<< dove? >>.

<< ai gioielli di famiglia… colpa mia, ma non aiutatelo, deve rimanere lì a crogiolarsi nel suo dolore! >> Rebecca era assatanata: << ci vediamo >> sventolò la mano e entro, svoltando l’angolo.

La sua voce risuonò nella mente di Gemma:

“Mi sono persa qualcosa?”.

“che intendi dire?”.

“che cosa avete combinato?”.

“cosa avremmo dovuto combinare?”.

“smettila di rispondermi con una domanda!”.

“che?”.

“come non detto”.

“che c’è?”.

“fottiti”.

<< tua sorella è un tipo davvero strano >> disse Van.

<< dire strana è troppo poco >> rispose Gemma con un’espressione del genere: ¬__¬.

Van scoppiò a ridere:

<< dai, andiamo >> disse, e i due ripresero a camminare.

<< quanti anni hai, Gemma? >>.

<< diciassette… come mai questa domanda? >>.

<< nulla di che… mi piacerebbe conoscerti meglio >>.

Il cuore di Gemma ebbe un tonfo. Sorrise.

<< e tu quanti anni hai? >> chiese.

<< diciotto >>.

<< sembri… più grande… >>.

Il ragazzo ridacchiò:

<< e quand’è il tuo compleanno? >>.

<< il 15 novembre >>.

<< auguri >>.

<< ma è già passato! >> ridacchiò lei.

<< te li faccio in ritardo >> disse con semplicità Van, guardandola con un sorriso. Gemma distolse lo sguardo.

Rimasero in silenzio per un po’, camminando fianco a fianco sulla riva del mare.

<< questa la adoro >> disse Gemma ad un certo punto.

<< My Immortal >> disse lui: << è vero, è bellissima >>.

Gemma annuì.

<< anche tu lo sei >>.

La ragazza guardò Van con lo shock negli occhi:

<< non prendermi in giro >>.

<< non ti sto prendendo in giro! >>.

<< si invece! Io non sono bellissima! >>.

<< che tu ci creda o no, invece, lo sei >>.

<< ma fammi il piac… >> non riuscì a completare la frase: scivolò su una pietra e iniziò a cadere.

Van la prese al volo per i fianchi, ma scivolò anche lui.

<< ahia! >> esclamò Gemma quando sentì una pietra premerle sulla testa. Van cadde sopra di lei, ma riuscì a mantenersi poggiando gli avambracci sodi a terra.

<< ahio… >> borbottò.

I due si guardarono negli occhi per un istante, poi Van si alzò. Porse la mano a Gemma, e la aiutò ad alzarsi.

<< tutto bene? >> le chiese.

Lei si portò una mano alla testa:

<< si, a parte un bernoccolo >> sorrise, rossa in viso.

Van ricambiò il sorriso:

<< io, invece, vedo già i lividi >> disse, ispezionando i gomiti, una volta alzate le maniche della maglia nera.

<< che palle >>.

<< cosa? >>.

<< odio cadere >>.

Van rise:

<< sono pienamente d’accordo >> disse: << forse è meglio tornare, il lettore MP3 è andato >>.

Le prese la mano e le diede un leggero bacio sulla guancia, facendole esplodere il cuore.

Gemma rimase con lo sguardo fisso nel vuoto per qualche secondo. Si riprese solo perché Van, ridendo, l’aveva tirata un po’ per la mano per farla camminare.

 

 

Erano le 16;39 circa, quando arrivarono.

I sei stregoni, più i licantropi, Bella e i Cullen, erano in cucina ( messa miracolosamente in ordine da Rosalie ed Alice ).

<< allora, come ci sistemiamo per i posti letto? >> chiese Van.

<< o cavolo, è vero! >> esclamò Rafe.

Van si guardò intorno:

<< siamo parecchi… escludendo i vampiri che non dormono >>.

<< i licantropi dormono nella macchina >> disse Max, guardando sprezzante Jacob.

<< perché? >> chiese lui.

<< perché sono allergica ai cani >> rispose acida Max.

I due si fissarono.

<< ma dai Max, non è poi così male >> disse Rebecca.

<< chi? >> le chiese la sorella con gli occhi sgranati.

<< Jacob >> rispose Rebecca con semplicità.  Dietro di lei, Jenna fece una smorfia, guardandola.

La piccolina guardò Jacob con uno sguardo mezzo sognante e mezzo ebete ( ma quello è immancabile ). Il ragazzo ricambiò lo sguardo, perplesso e shoccato. Max guardava la sorella senza espressione. Rebecca chinò la testa di lato:

<< in fondo, mi sono sempre piaciuti quelli con i lineamenti mediterranei… >> disse.

Dietro di lei, Jenna fece un gesto con le braccia come a dire “ma fammi il favore!”. Gemma si trattenne dal ridere; Rebecca si voltò verso di lui, lo sguardo indecifrabile:

<< non c’è proprio confronto >> disse, scuotendo la testa. Jenna rimase a bocca spalancata. Rafe e Van risero.

<< certo, certo… a parte questo, come ci mettiamo a dormire? >> chiese Gemma.

<< noi vi possiamo cedere le nostre stanze… >> disse Rafe.

Le ragazze sgranarono gli occhi.

<< e noi dove dormiamo, genio? >> chiese Jenna.

<< sul divano >> rispose semplicemente Rafe.

<< si, ma il divano è uno; noi siamo in tre >>.

<< io dormo sul divano, tu e Van per terra >>.

<< ma vaffanculo! Perché non ci dormi tu a terra? >>.

<< perché io sono il fratello maggiore >>.

<< bene, e considerando che io sono il cugino e sono più grande di Rafe di tre mesi, sul divano ci dormo io e voi a terra >> s’intromise Van.

Rafe e Jenna lo fissarono:

<< non se ne parla nemmeno! >> sbottò Rafe.

<< perché no? Io sono più grande di te >>.

<< e con ciò? >>

Van lo guardò dritto negli occhi con sguardo di ghiaccio:

<< siamo d’accordo, allora? >> chiese. I due fratelli deglutirono: conoscevano quello sguardo.

<< va bene >> dissero all’unisono.

<< quindi è deciso, le ragazze dormiranno nelle nostre camere, considerando che la stanza di Jenna ha un letto pieghevole, potranno dormirci in due… >>.

<< io nella stanza di Rafe Ondadorata non ci dormo >> disse sprezzante Max.

Rafe la guardò incredulo:

<< perché? >> chiese.

<< quante ragazze ci hai portato in quella stanza? >>.

<< non tante, giusto una decina da quando stiamo qua >>.

<< ecco appunto >> Max aveva uno strano tic nervoso all’occhio…

<< mah! Le ragazze >>.

<< e noi dove dormiamo? >> chiese Leah.

Van le guardò:

<< in casa non ci sono altri posti… nella macchina non vi va bene? >>.

I licantropi lo guardarono male.

Improvvisamente si sentì uno strano rumore…

I ragazzi si voltarono verso la porta, sopra la testa dei punti interrogativi.

<< uh-oh >> disse Alice, vedendo ciò che sarebbe successo.

Le Rosanera la fissarono scioccate.

<< RAGAZZI!!! >> gridò una voce acuta.

Lo sguardo di Rafe e Jenna si illuminò, Van sbuffò. I due fratelli si guardarono complici e uscirono dalla cucina:

<< ragazze, siamo qui! >> disse Jenna.­

Max spalancò la bocca, l’espressione disgustata; Rebecca aveva la stessa espressione della sorella, solo che lei era riuscita a tenere la bocca chiusa; Gemma aveva un sopracciglio inclinato.

<< che cosa diavolo succede? >> chiese Quil.

<< sono arrivate le “amichette” di Jenna e Rafe >> rispose Van con rassegnazione ( =_= ).

Le Rosanera schizzarono alla porta della cucina e si affacciarono: nel salotto c’erano Jenna e Rafe che chiacchieravano ammiccanti con un gruppetto di ragazze.

Max e Rebecca erano senza parole. A Gemma venne quasi da ridere.

<< ‘cazzo ridi? >> domandò Max con voce roca.

<< dovreste vedere le vostre facce… >> ridacchiò Gemma.

Max la fulminò con lo sguardo.  Rebecca scosse la testa:

<< CHE AMAREZZAAA! >> fu il suo unico disperato commento.

 

 

Poco dopo, le tre erano nella cucina, in compagnia di Bella; la depressione più totale. Max e Rebecca avevano scaricato la loro rabbia sul gelato ( scaduto ) che avevano trovato nel freezer, e che ora era ridotto a una poltiglia verdastra.

I Cullen erano andati a giocare a baseball ( Alice aveva previsto un temporale ) e i licantropi erano semplicemente spariti. Van era andato a fare una passeggiata e Rafe e Jenna… beh, quello si poteva intuire…

Rebecca ficcò il cucchiaio nella vaschetta e si mise in bocca una porzione mastodontica di “gelato”.

<< non esagerare >> disse Bella: << ti sentiresti già male perché ne stai mangiando a tonnellate, poi è pure scaduto… >>.

<< cssinadeifh >> bofonchiò Rebecca in risposta, la bocca piena.

<< che schifo >> commentò Gemma.

<< guarda che lo stai mangiando anche tu >> ribatté la sorella.

Bella fissava la poltiglia apatica. Sospirò:

<< datemi un cucchiaio >> chiese senza morale.

Max mangiava come una forsennata. Sembrava non respirasse.

<< sembri Rafe >> le disse Rebecca. Max le lanciò il cucchiaio ancora pieno. Fissò il gelato, scettica, poi ci affondò la faccia dentro.

Bella fece una smorfia:

<< ora è davvero immangiabile >> disse, senza alcuna emozione.

Max riaffiorò dalla poltiglia verde e fece uno strano ringhio:

<< CHE PALLE! >>.

<< ma che gusto è questo coso? >> chiese Gemma.

<< qui dice che è pistacchio e mela verde >> le rispose Bella guardando il coperchio.

<< a me sembra merda >> disse Rebecca.

<< GRRRR >>.

<< sai Max, dovresti calmarti >> disse Gemma.

<< già, potresti fare paura ai Volturi così >> disse Bella.

<< io faccio già paura ai Volturi >> ribatté Max sempre ringhiando.

Sospiro generale.

<< la vera amarezza è che noi siamo qui a deprimerci mangiando gelato alla merda, mentre qui dietro, nella camera accanto, quei due stanno festeggiando e fo… >>.

<< STA ZITTA REBECCA! >> urlarono Gemma e Bella.

<< STANNO FOTTENDO! >> concluse Max.

Gemma e Bella sbatterono la testa sul tavolo.

Silenzio.

Bella alzò il capo:

<< sapete cosa dovremmo fare? >>.

Tutte la fissarono, incuriosite. Bella continuò, decisa, un pugno alzato:

<< dovremmo chiamare degli spogliarellisti e darci alla pazza gioia anche noi! >>.

Le Rosanera la fissarono perplesse:

<< Bella, non è da te dire certe cose >> disse Max.

L’amica sospirò:

<< che amarezza >>.

Altro sospiro generale.

<< ti metterai con “Giacobbe”? >> chiese Rebecca.

Gemma le diede uno schiaffo sulla nuca:

<< come puoi essere così priva di tatto? >> chiese.

<< era per sapere: se non se lo prende lei me lo prendo io >> disse Rebecca, massaggiandosi la collottola.

<< dea! No! >> esclamò Max: << non lo voglio quello come cognato! >>.

<< eddai… >>.

<< di che parlate? >> chiese Van, di ritorno dalla passeggiata.

<< di un cazzo! >> rispose acida Max.

Van inarcò un sopracciglio.

<< ceeerto… >> stava per dire qualche altra cosa, ma fu interrotto:

<< VAAAAN! >> una ragazza sui quindici entrò a tutta velocità e buttò le braccia al collo al ragazzo, che per poco non cadde a terra.

<< ehm… ciao Gin >> disse lui senza troppo entusiasmo.

<< ciao amore >> disse quella. Alla parola amore Gemma sentì la valvola scoppiettare. << come stai? È tanto che non ci vediamo… >> continuò la papera con voce acuta e maliziosa.

“ho voglia di vomitare” disse telepaticamente Gemma.

<< già, vero, eh? >> disse Van, poco convinto.

<< zitto tu! >> esclamò Gemma.

Il ragazzo la guardò stremato. Lei mise il muso.

<< che ne dici se andiamo di là? Jenna ha messo il CD degli Aventura >> disse Gin con malizia, esagerando un sorriso. Van deglutì.

Una musica da tango iniziò a tutto volume. Bella e le tre Rosanera rabbrividirono di disgusto.

Gin prese per mano Van e lo trascinò con sé: lui sembrava restio a seguirla;

<< dai tesoro andiamo, ci divertiamo >>.

Gemma fu sopraffatta da un improvviso istinto omicida. La strega che c’era in lei iniziava ad emergere.

Improvvisamente Van le rivolse uno sguardo interrogativo e preoccupato allo stesso tempo; Gin la guardava con una smorfia di ripugnanza: non si era accorta di essersi alzata e di essere andata verso i due, sul viso un’espressione apatica.

<< se non vuole venire, è inutile che lo costringi >> disse, minacciosa.

<< chi ti dice che non vuole venire? >> chiese Gin in tono mellifluo.

<< e a te chi ti dice che vuole venire? >>.

<< perché non dovrebbe? >>.

<< perché dovrebbe? >>.

<< stai litigando? È logico che vuole venire! >>.

<< e chi te lo dice questo? >> chiese Gemma, le mani ai fianchi, lo sguardo deciso.

Gin sorrise stupida: fece un movimento sinuoso, agitando la bella chioma bionda e  indicandosi le curve prosperose:

<< perché dovrebbe rinunciare a questo? >>.

<< perché io ci rinuncerei volentieri a una troia senza cervello >>.

Gin era indignata; fece un passo verso Gemma.

<< non ti conviene >> la avvertì Gemma calma: << sai, posso diventare una strega quando voglio >>.

Gin era troppo stupida per rispondere a tono: si limitò a mantenersi i fianchi con le mani.

Gemma le accarezzo una ciocca di capelli:

<< uh guarda: ti cadono i capelli >> disse appagata. La ciocca che aveva in mano volteggiò nell’aria per posarsi lentamente a terra. Gin la osservò, terrorizzata.

<< mangerei più vitamine se fossi in te >> aggiunse Gemma.

La troietta iniziò ad agitarsi: sempre più ciocche caddero a terra. Gemma fece sbucare uno specchietto dal suo jeans e lo mise all’altezza del viso di Gin, mostrandole la sua bella pelata.

La ragazza urlò con quanto fiato aveva nei polmoni, agitando le braccia. Si voltò e scappò via.

Bella e le altre due Rosanera trattenevano a stento le risate. Van fissava Gemma spaventato. Deglutì.

La porta della stanza di Jenna si aprì con un forte cigolio: ne uscì Jenna, scalzo, addosso solo i jeans, i capelli completamente spettinati. Si grattava la testa:

<< Van, che è successo a Gin? >> chiese, lievemente spossato.

Rebecca si alzò di scatto e camminò verso Jenna, fintamente diretta al bagno: rivolse uno sguardo di puro odio e ribrezzo a Jenna e gli diede una forte spallata, che lo fece traballare all’indietro. Jenna la guardò confuso.

<< CI SONO! HO CAPITO TUTTO! >> si sentì urlare.

Rafe uscì dalla sua stanza e raggiunse il fratello, anche lui senza maglia, calzini colorati e pantalone sbottonato. I capelli indescrivibili. Max sentì il fiato mancarle, poi svenne. Rebecca, per suo orgoglio, la trascinò per le braccia via dalla scena. Rafe era estasiato, esaltato dalle sue parole.

Quei quattro avevano un bel po’ di cose da chiarirsi…

 

 

Mamma mia…quanto sono stata bastarda 0_0

Non vi preoccupate, questo non è realmente successo (anche se “Rafe” e “Jenna” potrebbero farlo senza problemi =_=).

Passando ai ringraziamenti:

Noemi91: si lo so, è un bel dilemma eh? Mi spiace deluderti, ma al riguardo non posso dire nulla (sorride sadica). Continua a leggere e lo scoprirai buhahahah

Mylifebeautifullie: hai ragione, Max sta proprio messa male! XD ma non c’è da preoccuparsi: si rifarà presto muahahahah

(scusate, oggi sclero malamente! XD >w<)

E ovviamente grazie alle 11 persone che li hanno messi tra i preferiti (madonna che bello si va sempre più aumentando… chi lo avrebbe detto che questa storia sarebbe piaciuta tanto… si è vero, mi sto divulgando =.=”)

 

Bella4
BloodyKamelot
fatina_g
 ffdipendente
 Honey Evans
 Kicici
 kira988
 lolitosa
 MizzCamilla

 mylifeabeautifullie
 Noemi91

 

ps: non vi sorprendete se è un capitolo (a mio parere venuto non troppo bene) molto tendente al folle (vabbè che ormai dovreste averci fatto l’abitudine ^^ ), mentre scrivevo ascotavo “La Danza Delle Streghe” di Gabri Ponte…

vabbè, ora vo saluto: ci si sente al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 9
*** Intuito, Evanescenza & Presenze ***


cap7

Moon Rainbow

Capitolo Sette_ Intuito, Evanescenza e Presenze

 

<< come sarebbe a dire “ci ha trovati”??? >> esclamò Max inorridita. Le altre due streghe erano rimaste a bocca aperta.

<< sarebbe a dire che ci ha trovati >> rispose semplicemente Rafe.

<< grazie! >> gli rispose ironica Gemma.

<< per favore, un po’ di serietà >> implorò Rebecca.

Tutti si voltarono verso di lei, sbalorditi. Lei passò lo sguardo su tutti i volti:

<< beh? Che c’è? >>.

<< certo, certo… allora, voi avete detto che Cam-Cavelli sa dove siete, vi ha trovati, e di conseguenza sta venendo qui: come diamine fate a essere così tranquilli? >> chiese Max, trafelata.

<< arriverà tra un paio di giorni >> disse Van.

<< come fai ad esserne così sicuro? >> chiese Gemma.

<< è il mio potere >>.

<< a già… voi non ci avete ancora detto quali sono i vostri poteri >> disse entusiasta Rebecca.

<< già… e voi altrettanto >> disse Jenna.

<< quindi, dicevi, Van? >> chiese Bella, curiosa.

Si erano tutti seduti intorno al grande tavolo.

Van si accese una sigaretta:

<< il mio potere consiste nel poter sentire le presenze, e determinare la loro lontananza… un po’ come quello là dei Volturi >> disse rivolto ai vampiri: << e poi posso bloccare le cose, le persone e il battito cardiaco, cioè posso fermare il       cuore >>.

<< eccone un altro che è meglio non fare incavolare >> disse Max.

<< puoi anche sentire i fantasmi? >> chiese Rebecca.

<< ma non dire cose senza senso, Funghetto! I fantasmi non esistono >> disse Emmett ridendo.

Van lo guardò con un sorriso arrogante:

<< ne sei davvero sicuro? >>.

Emmett divenne ancora più bianco ( per quanto potesse essere possibile ) e spalancò gli occhi.

<< non venitemi a dire che ora esistono pure i fantasmi… >> disse Bella con un sopracciglio inarcato.

<< e invece è proprio così >> disse Van: << in questa casa ogni tanto ne passa        uno >>.

<< AAAAA >> gridò Emmett: << no! Ho paura!!! >>.

<< mio Dio Emmett, non dirmi che hai paura dei fantasmi? >> disse Jasper, ridacchiando. Edward rideva già.

<< o santo cielo! Non ci posso credere! >> esclamò Jasper.

Rebecca mise una mano sulla grossa spalla di Emmett, consolandolo.

<< sssi, andiamo avanti >> disse Rafe: << io sono un chiaroveggente >> disse con aria di superiorità.

<< un che? >> chiese Gemma.

<< ma come? Non sapete cos’è un chiaroveggente? >> domandò Rafe sconcertato.

<< oh Dio! >> esclamò Rafe: << ora ve lo spiego: sono in grado di vedere le cose più chiaramente, e posso ottenere ogni genere di informazione dal nulla, attraverso colpi di genio. E poi ho un grande intuito >> si spiegò gesticolando alla grande.

<< a… forte >> disse Max.

<< forte? Ce lo avessi io un potere così non avrei problemi in matematica! >> esclamò Bella.

<< e secondo te come faceva lui ad avere tutti 9? >> le chiese ironico Van, cacciando il fumo dalla bocca e facendo un altro tiro.

<< potresti evitare di fumare, per cortesia? >> gli chiese Gemma. Lui la guardò con un sopracciglio inclinato.

<< e poi >> continuò Rafe: << posso confondere la mente delle persone >> e ammiccò.

<< ed io mi rendo invisibile >> disse Jenna, e sparì.

<< OH! >> esclamarono le ragazze.

E un istante dopo anche Rebecca sparì.

<< è sparita anche lei >> disse Bella stupefatta.

<< evviva >> disse neutra Gemma.

Poi sia Rebecca che Jenna ricomparvero: lei sembrava lievemente scossa, mentre lui tratteneva a stento le risate.

<< posso rendere invisibile anche chi tocco >> continuò il ragazzo: << posseggo anche poteri illusori >>.

<< ovvero? >> chiese Rosalie.

<< non usarmi come cavia >> disse Rebecca.

<< avete presente quello di Naruto? Itachi Uchiha? Ecco quello è il mio potere >>.

Silenzio…

<< ci hai provato Jenna >> disse Rafe.

<< mmm… ma la vera figata è che quando sono conciato male, il mio corpo diventa evanescente >>.

<< quindi puoi passare attraverso i muri? >> gli chiese Alice con gli occhi luccicanti.

Jenna scosse la testa:

<< no, è una cosa involontaria. Subentra solo nei momenti di crisi fisica >>.

Gemma fece un fischio di ammirazione:

<< molto utile. Un po’ come quello di Rebecca >>.

<< solo che a Rebecca ci sono degli effetti collaterali >> disse sottovoce Max.

Tutti la guardarono interrogativi.

<< Rebecca può anche cedere parte del suo potere o della sua energia a chi tocca, in compenso, però, le ferite causate da attacchi magici si riaprono. E se viene colpita in quel momento, il suo potere non funziona >>.

<< perché, il suo potere qual è? >> chiese Rafe, due dita sul mento, sinceramente interessato. Max gli spiegò per filo e per segno il potere di Rebecca, il suo e quello di Gemma.  Lui la ascoltava, fissandola negli occhi con i suoi, penetranti e le cui sfumature cambiavano continuamente. Quando ebbe finito di parlare, restarono a guardarsi negli occhi per qualche altro secondo, durante i quali il cuore della strega accelerò, e le sue guance si imporporarono lievemente. Abbassò lo sguardo.

Edward, non troppo lontano da lei, si accorse del battito cardiaco accelerato. Sorrise impercettibilmente: “è andata” pensò.

Rafe distolse lo sguardo da Max:

<< bene, detto questo… >>.

Van sbuffò un po’ di fumo, poi buttò a terra la sigaretta:

<< Cam-Cavelli arriverà qui tra due giorni. Evidentemente ha scoperto che siamo qui, e considerando i poteri di cui è dotato, è molto probabile che sappia che anche voi siete qui >>.

<< è possibile che sappia di Edward? >> chiese Bella.

<< anche questo è probabile, ma lo escludo: sarebbe già qui, altrimenti >> le rispose Van.

<< con lui c’è anche un esercito di vampo-stregoni >> disse Jenna.

<< di che? >> chiese Gemma.

<< stregoni vampiri: come lui, d’altronde >> fu la risposta cupa di Van.

<< e come me >> aggiunse Edward.

Rafe alzò lo sguardo su di lui:

<< a già, mi stavo dimenticando: tu sei lo stregone, giusto? >>.

<< si >>.

<< lo avete trovato, quindi… sulla strega avete scoperto nulla? >> si rivolse alle tre Rosanera.

Max scosse la testa, evitando il suo sguardo:

<< voi? >>.

<< è qui c’è un’altra cosa strana: la strega, non riesco a rintracciarla in alcun modo. È come se non ci fosse >> disse Van, gli occhi spalancati, le sopracciglia aggrottate.

<< oddea >> disse Rebecca.

<< o cavolo… non è che è morta? >> chiese Gemma.

<< no, non credo: la sentirei come fantasma >>.

<< neppure io riesco ad arrivarci. A dove sia, intendo >> disse Rafe, turbato.

<< forse è il suo potere >> disse Rebecca.

Tutti gli occhi furono puntati su di lei:

<< come? >> chiesero in coro.

<< forse il suo potere è quello di… non sentire il potere degli altri >> provò a spiegarsi Rebecca. Inutilmente.

<< Rebecca, non si è capito un cazzo >> disse Gemma.

<< nel senso… forse il suo potere è quello di essere immune ai poteri degli altri, forse è una forma di difesa >>.

<< ma non dire scemenze! >> esclamò Gemma, poi cambiò espressione, come se l’avesse folgorata una luce: << e invece è una buona pensata >>.

Rebecca fece un sorriso a 32 denti, soddisfatta.

<< l’aria di montagna ti fa bene, eh? >> la prese in giro Max.

<< YUPPI >>.

<< se fosse veramente così, allora è possibile che nemmeno Cam-Cavelli l’ha trovata… >> disse tra sé Rafe.

<< siamo fottuti >> disse Jenna.

<< perché? >> gli chiese il fratello: << se neppure mister “voglio il potere assoluto” sa dove sia, siamo messi piuttosto bene >>.

<< certamente, ma se questa tizia ha davvero questo potere, per noi sarà un’impresa trovarla, e secondo la “profezia”, possiamo sconfiggere mister “sono il più forte del mondo” solo con l’aiuto di entrambi gli stregoni >> disse Jenna, gesticolando con le mani.

Rafe rimase pensieroso:

<< cazzo è vero >>.

<< ribadisco: siamo fottuti >>.

<< sono d’accordo >> disse Gemma.

<< però… >> Van stava per parlare, ma si interruppe: gli stregoni e le streghe si voltarono a guardare Alice, captando una visione tra i suoi pensieri. La vampira aveva lo sguardo perso nel vuoto.

<< Alice >> disse Jasper, mettendole una mano sulla spalla: << cosa hai visto? >> chiese con voce calma.

<< o cazzo! >> esclamò Max scattando in piedi. Rebecca, accanto a lei, sobbalzò portando le braccia ai lati del corpo: << non è possibile >>.

Anche Edward sembrava sorpreso:

<< ma… quella è… Denali? >> chiese, sorpreso.

<< è un sacco che non andiamo a Denali… tipo sei mesi >> disse Max, rimettendosi seduta.

<< conoscete Denali? >> domandò Jasper, inclinando la testa di lato.

<< si, purtroppo >> rispose Max, storcendo la bocca. Gemma fece una smorfia:

<< e anche Tanya e compagnia >> aggiunse, disgustata.

<< gente di merda >> sbottò Rebecca.

Alice aggrottò un sopracciglio: <>.

<< infatti >> disse Gemma:

<< questa è tutta follia >> disse Jacob ad un certo punto, mettendosi una mano sulla fronte.

<< a già, ci sei anche tu >> disse Gemma.

<< sisi, ce ne frega molto >> disse Rafe facendo sventolare le mani: << ma ora sorge un dubbio: che cazzo ci fa Cam-Cavelli a Denali? >>.

<< infatti: io l’ho sentito venire in questa direzione >> aggiunse Van, pensieroso.

<< Douglas e Denali sono praticamente attaccate: forse farà una deviazione >> ipotizzò Edward.

<< si: ha già preso questa decisione >> disse Alice.

<< altro dubbio: che accidenti ci va a fare lui a Denali? >> chiese Rafe.

<< domanda esistenziale: considerando che Cam-Cavelli vede il futuro assoluto, è possibile che noi decideremo di andare a Denali e che lui ci abbia già visto andare là? >>.

Silenzio.

Tutti fissarono Rebecca, attoniti.

<< eh si, l’aria di montagna ti fa proprio bene >> disse Gemma, fissando la sorella meravigliata.

<< nel senso che ho azzeccato anche questa? >> chiese Rebecca euforica.

<< eh si, Funghetto >> disse sorridendo Jasper.

<< Evvaij! >> disse Jenna, dandole un pugno leggerissimo sulla guancia, come faceva lui. Rebecca divenne dello stesso colore dei suoi occhi.

<< ed ora, altro dubbio >>.

<< alla faccia del chiaroveggente >> disse Gemma.

<< non scocciare >> la canzonò lui.

<< perché dovremmo andare a Denali? >> chiese Bella, anticipandolo.

<< esatto >>.

Silenzio.

<< io non ci ho capito un cazzo >> disse Jacob.

<< perché non mi sorprende? >> disse Max.

<< nemmeno io >> disse Emmett.

<< questa non è una novità >> disse Rosalie roteando gli occhi dorati.

Emmett la guardò confuso.

Per un po’ rimasero tutti in silenzio, persi nei loro pensieri.

Jacob pensava  che di tutte le cose strane che gli erano capitate, quella le superava tutte di sicuro. Era già stato strano scoprire che quelle che lui aveva sempre ritenuto semplici e stupide superstizioni erano quanto di più vero ci potesse essere. E il succhiasangue, poi, era anche uno stregone! E lui si trovava in una stanza con sei stregoni. Assurdo. Come se non bastasse, esistevano pure i fantasmi. Bah! Il mondo stava prendendo una strana piega…

<< nessuno ha un’idea sensata? >> chiese Edward ad un certo punto, rompendo il silenzio e i pensieri del licantropo.

<< nessuno >> rispose sottovoce Van. Prese un’altra sigaretta dal pacchetto che aveva nella tasca laterale dei jeans e la accese.

<< Van, per favore, potresti evitare di fumare? >> gli chiese Gemma, seduta di fronte a lui.

<< se non fumo quando sono nervoso, mi crollano i nervi >> rispose lui fissando il vuoto.

<< non farlo davanti a me almeno >>.

Van la guardò, e il suo sguardo si accese; sorrise divertito e cacciò il fumo in faccia a Gemma. Lei tossì, e con la mano allontanò il fumo. Van ridacchiò.

<< mamma santa, quanto sei cazzimoso  >> disse Jenna.

<< senti un po’ da che pulpito >> gli disse Rafe.

<< tu non devi proprio parlare >>.

<< mmm >>.

<< ZITTI! >> sbottò Max.

Ancora, silenzio di tomba.

<< ehm… ma che stiamo facendo di preciso? >> chiese Emmett a un certo punto.

Jasper alzò gli occhi al cielo:

<< ma perché è così? >>.

<< vabbè! >> esclamò Jenna alzandosi: << io ci rinuncio >>.

<< anche io >> affermò Rafe, alzandosi a sua volta: << domani è un altro giorno >>.

<< magari ci verrà l’ispirazione durante la notte >> disse Van. Buttò anche questa sigaretta a terra, e si alzò imitando i cugini.

<< bene, io vado a farmi un giro >> disse Jasper: si alzò e prese Alice per mano, ed insieme uscirono dalla cucina.

<< ho bisogno di una pausa anche io >> disse Bella, mettendosi due dita sugli occhi.

<< sei stanca? >> le chiese Edward.

Bella annuì.

Il vampiro si alzò e la prese in braccio:

<< dove posso trovare un letto? >> chiese.

<< di qua c’è un divano letto >> disse Van, e accompagnò il vampiro nella stanza accanto.

Le tre Rosanera si alzarono quasi contemporaneamente. Jenna fissò Rebecca, lo sguardo indecifrabile.

All’improvviso, una palla di neve grossa quanto una pallina da baseball sfondò il vetro della finestra e andò a sbattersi contro la faccia di Rebecca. La ragazzina si sbilanciò all’indietro e cadde di sedere.

<< o miseriaccia >> disse Max.

<< tutto bene Reb? >> chiese Gemma.

<< … >>.

<< certi che tu e la sfortuna andata a braccetto, eh? >> ridacchiò Jenna.

<< ti prego, non infierire >>.

Jenna rise sguaiatamente, accompagnato dalla risata di Rafe.

Max si sorprese a fissare il viso di quest’ultimo, sentendosi invadere da un piacevole calore. Lui alzò lo sguardo e incontrò il suo. Max arrossì:

<< errr… devo andare in bagno! Devo andare in bagno, devo andare in bagno!!! >>.

Gemma, che aveva aiutato Rebecca ad alzarsi, inclinò un sopracciglio:

<< ti senti bene Max? >>.

<< devo andare in bagno! >>.

<< questo l’hai già detto >>.

<< e già, infatti devo andare in bagno >>.

<< è partita, l’abbiamo persa >>.

<< corro in bagno! >>.

Max corse verso la porta, ma ci sbatté contro; si allontanò, rischiando di cadere all’indietro e la aprì con furia, e schizzò fuori.

Rafe inclinò un sopracciglio:

<< quella è tutta matta >>.

 

 

Max corse fino a davanti il bagno. Ma che accidenti le era preso??? Si chinò, poggiando le mani sulle ginocchia per sostenersi, e cercò di regolarizzare il respiro.

“Calma, calma, calma”.

Sospirò profondamente e si rimise dritta. Si guardò intorno; non aveva alcun bisogno del bagno.

E fu allora che lo vide: era in una stanza vuota, coperto da un telo. Avrebbe riconosciuto quella forma tra milioni…

A passo lento si avvicinò e lo osservò. Posò la mano sul telo, delicatamente, poi lo afferrò e lo scostò: era un pianoforte a coda, abbastanza vecchio, ma tenuto molto bene; sul piano vi era un pesante strato di polvere che rendeva il colore più chiaro, facendolo apparire grigio anziché nero. Passò un dito sul piano, sporcandoselo di polvere: M&G&R SN ST QUI. Sorrise, pensando alle sorelle, poi aggiunse una B accanto alla M. In fondo, per lei Bella era come una sorella.

Con un folata di magia liberò il seggiolino dalla polvere e ci si sedette sopra. Tastò qualche tasto, per accertarsi che fosse accordato: non era proprio perfetto, ma era meglio di niente…

Max prese un respiro profondo e iniziò a suonare. Il cuore accelerò i battiti. La musica di Gemma. Da quando era successo “il fatto”, era cambiata. Si era rattristata. Come Gemma stessa, d’altronde… (1)

<< dove hai imparato a suonare? >>.

<< A! >> Max sussultò: si voltò e vide Rafe alle sue spalle. Non lo aveva sentito arrivare.

<< eeee…  calma… non ho intenzione di ucciderti >> disse lui, divertito dalla reazione di lei; poi il suo sguardo si fece malizioso: << così, è questo l’effetto che ti faccio…? >>.

Max socchiuse gli occhi, trattenendosi dal prenderlo a pugni:

<< non cominciare, ti prego >>.

<< mi scusi, madame >> disse lui, alzando le mani.

Max si voltò di scatto per non far notare che era arrossita.

<< allora, dove hai imparato a suonare? >> chiese di nuovo lui, interessato.

Max scrollò le spalle:

<< non ho imparato: una volta, quando ero piccola, ho visto un pianoforte, colpo di fulmine, e ho iniziato a suonarlo >>.

<< mi ricorda un po’ “La Leggenda Del Pianista Sull’Oceano” >>.

<< che spirito >>.

<< davvero... >>.

<< ceerto >>.

<< ma lo sai che sei antipatica? >> disse lui, un po’ infastidito.

<< ah sì?? Beh, anche tu >>.

Silenzio.

Max si voltò: Rafe era ancora lì, appoggiato al muro con le mani dietro la testa, i gomiti verso l’alto, che la fissava.

<< che hai da fissare? >> chiese.

Max strinse gli occhi:

<< sei tu che stai fissando me >>.

<< io sto guardando dritto davanti a me, ma questo non vuol dire che ti stia fissando, sei tu che ti sei girata >>.

<< mamma mia, quanto sei scocciante >>.

<< sono contento che te ne sia accorta: ci ho messi anni di dura pratica su Jenna per diventarlo >>.

<< povero ragazzo, ora capisco perché è così stupido >>.

Rafe scoppiò a ridere.

Max sorrise: era così tenero quando rideva.

“NO!” gridò a se stessa: “no, no, no, no, Max non cascarci come hai fatto sempre. Non ci puoi cascare di nuovo” si disse.

<< e così >> disse lui, interrompendo i suoi pensieri: << suoni la melodia delle persone? >>.

Max rimase in silenzio per un po’, a fissarlo:

<< uh… errr… sisi, è il mio potere >> disse poi tentennando; “Imbecille!” si disse.

Rafe ridacchiò:

<< la tua melodia la sai suonare? >>

<< no, è l’unica che non sono in grado di suonare… >>

<< non mi sorprende, sei un tipo complicato, tu… e anche abbastanza complessato, devo dire >> le sue parole furono spezzate da una scarpa di Max che lo colpì in fronte:

<< e anche violento… bene, visto che la tua non la sai suonare,suoneresti la mia? >> chiese, lo sguardo implorante.

“NO! Dovrò tenere gli occhi incollati ai tuoi per tutto il tempo!!! No!!!!!” disse tra sé:

<< va bene, se proprio ci tieni >> disse invece: << mettiti davanti a me >>.

<< perché? >>.

<< devo guardarti negli occhi per riuscirci bene >>.

Rafe alzò le sopracciglia:

<< ho-ho, ci stai provando per caso? >>.

Una scarpa lo colpì allo stomaco.

<< mettiti davanti a me e non rompere il cazzo >>.

<< si, ok, non mi scannare >>.

A grandi falcate, Rafe fece il giro del pianoforte e si piazzò di fronte a Max, i gomiti appoggiati sul piano, il meno sulle mani.

Max lo guardò, e il suo cuore parve andare più veloce del solito. E poi iniziò a suonare.

La musica che ne venne fuori non se la sarebbe mai aspettata; ciò che credeva potesse venirne fuori era una musica allegra, forte, non quella: era una melodia piuttosto… introspettiva. Le dava questa impressione. E le venne in mente che forse anche Rafe aveva sofferto per le perdite che aveva subito. Perché era anche questo che quella musica trasmetteva: malinconia, seppure i modo più “energico”. Come era lui d’altronde, no? (2)

Si fermò:

<< che cosa è successo, Rafe? >>.

<< come? >> chiese lui, continuando a guardarla negli occhi. Era tremendamente vicino.

<< quando i tuoi genitori sono morti, che cosa è successo? >>.

Rafe sembrava restio a parlare, a scoprirsi. Ci una lunga pausa di silenzio, infine disse:

<< sono crollato. Per un po’ non sono riuscito ad andare avanti. Avevo anche una sorella, sai? >> fece un sorriso amaro: << lei non è stata fortunata quanto me e Jenna: lei non l’ha scampata >>.

Max sentì una morsa alla bocca dello stomaco:

<< mi dispiace >>.

<< anche Jenna era conciato piuttosto male. Pensa, aveva smesso di parlare >>.

<< il che mi sembra assurdo, quello parla sempre >>.

Rafe ridacchiò: << già, stavamo proprio accisi… ma quello che stava peggio era senza dubbio Van. Lui ha perso tutto, anche i suoi fratelli. Non gli è rimasto nessuno. È da allora che ha cominciato a fumare >>.

<< mi dispiace tanto, Rafe >> disse Max accorata.

Rafe scrollò le spalle, senza mai staccare gli occhi dai suoi:

<< anche tu hai subito delle perdite, mi sembra di intuire… >>.

Max avrebbe voluto abbassare lo sguardo, ma era prigioniero di quello di lui: completamente succube.

<< mi sono sempre sentito… mancare qualcosa, da quando sono nato, ma da quando se ne sono andati i miei… e mia sorella… la voragine si è allargata >>.

Era solo una sua impressione, o Rafe si era avvicinato?

<< ehi Max? >>.

<< uh >> era del tutto andata, rincoglionita.

<< lo sai che sei bella? >>.

Ma questo ora che cosa centrava??

Si era avvicinato di più. E Max si rese conto di quello che stava per succedere… avrebbe tanto voluto allontanarsi, ma ormai non capiva più niente.

Ma non si sfugge alla sfortuna…

Il sellino, già di per sé malandato, cedette completamente e Max si ritrovò improvvisamente culo a terra.

<< AHIA! >> esclamò, sofferente.

Rafe rimase a guardarla, gli occhi sgranati, poi scoppiò a ridere.

<< non c’è niente da ridere! >> sbottò lei.

<< o si invece! Dio, sei troppo buffa! >> e rise ancora più forte.

<< ma vaffanculo! >> gridò Max; si alzò, barcollò un po’, poi guardò Rafe, che si sbellicava dalle risate.

<< mamma santa! Questa mi resterà impressa per tutte le vite a venire >> disse tra le risate, poi si girò e uscì dalla stanza, continuando a ridere.

Solo quando fu scomparso, Max parve ricordarsi tutto.

<< o merda >> sussurrò, quando sentì il cuore esplodere.

<< a >> fece: << o porca puttana cazzo cazzo cazzo merda merda merdamerdamerda MERDACCIA! >> esclamò, e si lasciò cadere a terra. Maledetto seggiolino!

<< sigh >>.

 

 

(1)   Naruto, Hokage’s Funeral

(2)  Faint  Instrumental – Linkin Park  

 

 

Povera Max… le ho riservato un brutto destino L

Ma vabbè, la vera scena romantica tra Rafe & Max arriva tra poco… uh-oh, questo non dovevo dirlo… XD

Passiamo ai ringraziamenti:

 

Honey Evans: si, davvero qualcuno ha versato acqua e coca-cola nell’olio bollente! Non ti preoccupare, io lì in mezzo non c’ero ( anche se ne sarei stata capacisisima ) questa parola esiste?), sono stati degli amici di “Max” a fare il disastro, in vacanza al mare. Otto ragazzi da soli in una casa, ed ecco quello che ottieni. Si lo so, è un’amarezza XD

Mylifebeautifullie: già, gli stregoni fanno sempre colpo (soprattutto sulle Rosanera, oserei dire ^_^)

Deduco il chappynino ti sia piaciuto! YUPPI!!!!! Me contenta!

Noemi91: un nuovo recensore! Visto? Eccoti il nuovo capitolo, pronto pronto per metterti allegria! Il che in effetti e lo scopo di qst fic, mettere di buon umore la gente (non farla collassare, però, ma vabbè! J) sisi, Jenna è un coglione! Hehe continua a recensire!

 

E naturalmente un ringraziamento speciale a coloro che hanno messo questa follia tra i preferiti:

 

Bella4
fatina_g
Honey Evans
kira988
lolitosa
 MizzCamilla
mylifeabeautifullie
nihal93
Noemi91

 

Vi amissimo! Miliordosi di kissonissimi!

Bilu_emo

 

 

 

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Capitolo 10
*** Le Pergamene ***


sole

Moon Rainbow

Capitolo Nove_ Le Pergamene

 

 

Max e Rebecca erano chiuse in un sgabuzzino di un metro quadrato massimo. Erano ad angoli opposti, sedute con le ginocchia al petto, lo sguardo fisso nel vuoto.

<< ma ti rendi conto? >> disse Max, ancora sconvolta.

<< mmmm >> fu la risposta di Rebecca.

<< cioè… ma ti rendi minimamente conto??? >>.

<< mmmmmmmm >>.

<< e smettila! >>.

<< oh… uhm… ehm… si, ci sono >> disse Rebecca, andando a guardare Max.

<< ti rendi conto? >> ripeté Max per la terza volta.

<< già… quei due… loro…le ragazze… stavano… loro… >> balbettò Rebecca, angosciata.

<< aaaa… che tristezza >> sospirò Max, poggiando il capo sulle ginocchia.

<< che amarezza, vorrai dire? >> Rebecca sembrava essersi appena svegliata da un coma.

<< quello, insomma… mia dea, non ho parole! >>.

<< io una si: merda >> rispose Rebecca senza alcuna emozione.

Le due si lasciarono andare a un sospiro.

Entrambe avevano in testa un unico pensiero: Jenna e Rafe, impegnati…

L’immagine di Jenna scomposto per ovvi motivi faceva stringere il cuore di Rebecca. Max si sentiva come se le avessero accoltellato ripetutamente il cuore con frecce acuminate.

<< che amarezza >>.

<< questo lo avevi già detto prima >>.

<< ed ora l’ho detto per la seconda volta; ora lo dico anche per la terza, perché non c’è due senza tre: che amarezza >>.

<< CHE PALLE! >> esclamò Max, sbattendo un pugno sul muro.

<< piuttosto… potremmo uscire da qui? Io comincio ad avere una leggere claustrofobia >> disse Rebecca.

<< no, non voglio guardare quello in faccia >> rispose Max, tra il disperato e l’adirato.

<< nemmeno io ci tengo, ma potremmo almeno andare in un posto più grande? >>.

<< guarda che sei tu che hai scelto questo sgabuzzino! >> esclamò Max.

<< è la prima porta che ho trovato, non potevo trascinarti fino in bagno, no? >>.

<< oddea, è vero…sono svenuta! Adesso quell’imbecille penserà che è perché l’ho visto mezzo nudo! Cazzo! >>.

<< perché, non è per questo? >>.

<< no! È stato per lo shock >>.

<< certo, certo… a parte tutto, Jenna è davvero… >> sospirò: << è davvero un puttaniere! >> esclamò infine.

<< e che pretendi, guarda che fratello che ha! >>.

<< buuuuu!!! >>.

<< forse è davvero il caso di uscire: qui ci sono gli scarafaggi >> disse Max disgustata, osservando l’insetto nero che le camminava tra i piedi.

<< no! >> disse Rebecca con enfasi.

Max inarcò un sopracciglio:

<< ma non eri tu a voler uscire giusto tre secondi fa? >>.

<< si, ma in questo momento sono qua intorno… che ci cercano. E Jenna, al momento, è l’ultima persone che voglio vedere… >>.

Esattamente nel momento in cui pronunciò quelle parole, la porticina si aprì verso l’esterno, mostrando Jenna ancora mezzo spogliato e con i capelli disordinati.

“ma vaffanculo porco di merda figlio di una gran puttana e di un gran puttaniere di merda come te…” imprecò mentalmente Rebecca guardandolo con odio. Max serrò le labbra per non ridere.

Jenna sbatté le palpebre:

<< che diavolo ci fate qui? >> chiese.

<< pensiamo ai cazzi nostri. Tu che merda vuoi? >> gli ringhiò Rebecca.

Il ragazzo arretrò con le spalle sorridendo divertito:

<< ehi calma… che ti prende? >> chiese, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

<< ma va a farti fottere! Anzi, vai a fottere direttamente, visto che ti piace        tanto! >> gridò Rebecca, alzandosi goffamente da sola. Uscì dal minuscolo sgabuzzino e gli diede una spallata, che lo fece cadere a terra. Jenna la guardò andarsene confuso, gli occhi sgranati. Si rivolse a Max, che si era alzata a sua volta:

<< ma che cavolo le prende? >>.

<< vaffa >> gli intimò lei secca, per poi andarsene dietro alla sorella senza degnarlo di uno sguardo.

Lo stregone si rialzò, barcollando, e osservò le due che si allontanavano a passo svelto. Ad un certo punto Rebecca prese una storta e cadde a terra.

<< mah! >>.

 

Di nuovo, si riunirono tutti in cucina: Edward, Bella, Jacob, le Rosanera e i tre stregoni, i cui Ondadorata erano ancora mezzi nudi. Max teneva la testa appoggiata alla mano, il gomito sul tavolo, che cercava in tutti i modi di non guardare Rafe negli occhi. Rebecca fissava il vuoto, per la prima volta anziché l’idiozia, sul suo volto c’era la rabbia. Gemma si sentiva leggermente a disagio, vicina a Van. Bella era seduta in braccio a Edward, mentre Jacob cercava di stare il più lontano possibile dagli stregoni.

<< allora, il fatto è questo >> iniziò Rafe: << avete presente quando ci facevano lezioni sul mondo della stregoneria eccetera eccetera? >>.

Tutti annuirono.

<< no >> disse Jacob.

<< grazie tante Black >> disse sarcastico Van.

<< sta zitto, Giacobbe >> disse Jenna.

<< che? >> chiese Jacob.

<< ao, Statev sitt. Dicevo >> continuò Rafe: << tra le tante storie ricorderete sicuramente quella delle Pergamene… >>.

<< si! >> esclamò Max, entusiasmandosi. Alzò lo sguardo, incontrando quello di Rafe, che la guardava raggiante. Distolse subito gli occhi.

<< che cosa sono le Pergamene? >> chiese Bella.

<< sono dei documenti dove stanno scritte tutte le previsioni, le testimonianze e le profezie di tutti gli stregoni del mondo >> rispose Rafe: << alcune risalgono al   1200 >>.

<< e a cosa ci servirebbero? >> chiese Gemma.

<< penso, anzi, sono convinto, che andando lì troveremo di sicuro informazioni sulla strega, e qualcosa in più riguardo l’Esagono… >> rispose Van.

Max inclinò un sopracciglio:

<< l’Esagono? >> chiese.

<< si, l’Esagono: è la profezia che riguarda noi: noi sei siamo l’Esagono >> disse Rafe.

<< zaffiro, rubino, ametista, berillo, acquamarina, diamante >> disse Jenna.

<< ma… sono le nostre pietre >> disse Gemma.

<< le vostre pietre? >> si intromise Edward: << cosa intendete dire? >>.

<< ogni strega e stregone possiede una sua pietra personale, una specie di portafortuna >> rispose Max: << la pietra rispecchia gli occhi del proprietario, e quando il proprietario si indebolisce tende a schiarirsi, diventando mano a mano bianca… >>.

<< per esempio >> disse Van, mostrando un amuleto che portava al collo: era una catenella d’argento, il cui ciondolo era una pietra azzurrissima incastonata nell’argento: << io che ho gli occhi  azzurro chiaro, possiedo l’acquamarina >>.

Qualcosa, nella mente di Bella, si stava muovendo. Aveva la sensazione di aver già “visto” una cosa del genere. Le sembrava incredibilmente familiare.

<< io che ho gli occhi argentati, possiedo il diamante >> disse gemma, mostrando il suo amuleto.

<< occhi viola, ametista >> disse Max, facendole vedere il suo.

<< occhi rossi, rubino >> disse Rebecca, facendo vedere il suo.

Jenna cacciò il suo amuleto da una tasca dei jeans:

<< occhi blu elettrico, zaffiro >>.

Anche Rafe cacciò il suo dalla tasca dei pantaloni:

<< occhi multicolore, berillo >>.

Perché Bella aveva la sensazione di conoscere già tutto? Quelle pietre… le aveva già viste…  

<< ad ogni modo, stavo dicendo… le Pergamene sono un vero e proprio cimelio per il popolo degli stregoni: sono sicuro che lì troveremo ciò di cui abbiamo bisogno >> continuò Rafe.

<< nessuno lo mette in dubbio, ma… dove si trovano le Pergamene? >> chiese Max.

Rafe alzò le sopracciglia, un sorriso furbo a illuminargli il volto:

<< ora torna tutto: a Denali >>.

Silenzio.

Stupore generale.

<< la visione di Alice… >> disse Edward: << Cam-Cavelli che cambia destinazione… ecco perché >>.

Rafe continuò:

<< già, ma c’è un altro particolare: riosservando bene la visione che ha avuto      Alice… >>.

<< in che senso riosservandola? >> chiese Bella.

<< ho frugato un pochino nella sua testa >> rispose semplicemente lo stregone.

<< se lo viene a sapere ti ammazza >> sorrise Edward.

<< dopo Van, niente può farmi paura… comunque, riosservandola mi sono accorto di un particolare che prima mi era sfuggito: non c’è neve >>.

Silenzio.

<< e allora? >> chiese Rebecca.

<< da queste parti c’è neve per quasi tutto l’anno >> disse Edward, due dita sul mento: << e se nella visione di Alice non c’era neve, questo può significare due    cose… >>.

<< esatto: o la visione era in un lontano futuro, tipo verso maggio-giugno, oppure semplicemente quella non era Denali… >> continuò Rafe.

<< la prima è da escludere >> disse Van: << dato che sento la sua presenza molto vicina >>.

<< di conseguenza, Cam-Cavelli non è diretto a Denali… >> concluse Edward.

 

<< e chi ci dice che non farà una seconda deviazione all’ultimo momento e tornerà indietro per tornare tra qualche mese? >> optò Jacob.

<< zitto cagnolino >> lo intimò secca Max.

<< va a quel paese >> le rispose in un ringhio.

<< calmate gli animi… invece è una cosa possibile: lui conosce i nostri poteri, senz’ombra di dubbio, e potrebbe fare questo per confonderci, ma non penso… >> disse Van.

<< concordo >> disse Jenna: << sarà pure un mago super potente, ma non è tanto assetato dal potere da procurarsi tanto stress e fare tanto stress andando avanti e indietro… >>.

<< Jenna tappati la bocca! >> esclamarono Van, Rafe e Rebecca in coro.

<< l’unica è che la sua destinazione non sia Denali… >> disse Bella: << ma dove può andare? >>.

<< a cercare le Pergamene >> rispose Rafe semplicemente, come se quella fosse la risposta più ovvia del mondo.

<< ci faresti la cortesia di spiegarci di cosa diavolo stai parlando? >> ringhiò Jacob, al limite della sopportazione.

<< Cam-Cavelli è convinto che le Pergamene non si trovino a Denali. Questo perché prima di morire i nostri genitori le hanno spostate >>.

<< davvero? >> domandò incredulo Jenna.

<< non lo sapevo >> disse Van, altrettanto incredulo.

<< e invece è proprio così. Cam-Cavelli è convinto che si trovino ancora nel loro luogo di origine >> continuò Rafe, lo sguardo acceso.

Nella cucina l’aria era tesa…

<< e cioè, dove? >> chiese Edward.

<< a… a… >> provò a dire Gemma.

Max concluse per lei, cupa:

<< a Forks >>.

 

 

<< o merda! Merda! Merda! >> gridò Bella scattando in piedi. Iniziò a camminare in tondo: << e ora come faremo? Come cavolo facciamo?! Se Cam-Cavelli va a Forks, saranno tutti in pericolo! >>.

Edward si alzò a sua volta:

<< Bella, stai calma, ci sono ancora Carlisle e Esme a Forks… >> disse, mettendole le mani sulle spalle.

<< e poi c’è anche Sam >> disse Jacob, alzandosi a sua volta e sfiorandole il braccio con la mano.

<< infatti >> convenne il vampiro, fissando la mano di Jacob.

<< in ogni caso, dobbiamo organizzarci >> disse Van: << dobbiamo approfittare del minuscolo vantaggio che abbiamo >>.

<< e di grazia, come potremmo fare? >> chiese Bella.

<< beh… >> Van sembrava titubante; guardò Rafe.

<< noi dobbiamo andare a cercare queste Pergamene, perché ci sarebbero davvero utili >> disse Rafe: << però non ci possiamo andare tutti: Cam-Cavelli lo capirebbe >>.

<< e quindi? Come possiamo fare? >> chiese Van.

<< l’unica cosa che possiamo fare è dividerci >>.

<< COSA? come? >> domandò Max scattando in piedi sulla sedia.

Rafe incatenò il suo sguardo a quello di lei, nonostante la ragazza avesse tentato in tutti i modi di evitarlo:

<< dobbiamo dividerci: in primo luogo, potremmo confonderlo, e secondo, se alcuni di noi vanno nella sua stessa direzione lui non sospetterà mai che le Pergamene sono in un altro luogo >> spiegò, lo sguardo serio.

<< e con che criterio ci dividiamo? >> chiese Rebecca, impercettibilmente agitata.

<< i ragazzi vanno a Forks, voi ragazze andate a Denali a cercare le Pergamene >> rispose Jenna.

Rebecca si voltò verso Jenna, senza creare contatto visivo, e fece la smorfia contrariata:

<< ma è pericoloso! >>.

Jenna sorrise e inarcò un sopracciglio:

<< noi siamo fatti per il pericolo >> disse, spavaldo.

<< ben detto, fratellino >> disse Rafe, e i due si scambiarono una pacca sulla spalla. Van sospirò.

Gemme era disgustata:

<< ma… non potete! È davvero troppo pericoloso! Non potete correre dei rischi! >> sbottò.

<< sono pienamente d’accordo >> assentì Max.

Rafe la guardò maliziosamente:

<< beh? Vi preoccupate per noi? >>.

La ragazza roteò gli occhi violetti:

<< se voi fate una brutta fine, possiamo dire addio alla seppur minima speranza di liberarci di Cam-Cavelli >> disse spazientita.

<< si certo, va bene >> le rispose Rafe a mò di sfottò: << comunque noi non correremmo alcun rischio: siamo troppo importanti per il mondo per morire >>.

<< e in tutto questo, noi che ruolo dovremmo avere? >> domandò Edward, rimessosi seduto con Bella sulle ginocchia, che si teneva stretta al suo petto, lo sguardo vuoto.

<< chi? Tu e le altre creature mitologiche? >> chiese Jenna.

<< tu vieni con noi >> disse Rafe indicando Edward con un dito: << gli altri fenomeni da baraccone prenderanno un’altra strada ancora e raggiungerci poi direttamente a Forks >>.

<< e Bella? >> chiese Jacob.

<< lei va con le ragazze >> disse Van, quasi apatico.

Il licantropo rimase a bocca aperta:

<< da sola!? >>.

<< se va con le ragazze non è da sola >> disse Jenna.

<< ma il pericolo che corre è lo stesso! >> esclamò Jacob.

Una vena pulsò sulla fronte di Max e Gemma:

<< nel senso che non valiamo niente? >> chiese Max.

<< e che non mi fido di voi >> Jacob strinse gli occhi.

<< oh >> fece Rebecca, mortificata.

Rafe fece spallucce:

<< e allora và con loro >>.

Max e Gemma lo fissarono con il più omicida degli sguardi. Edward teneva gli occhi spalancati dalla sorpresa. Jacob si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto.

<< evviva! >> esclamò contenta Rebecca, alzando le braccia al cielo. Jenna le rivolse uno sguardo interrogativo:

<< “evviva”? >> domandò.

<< tu è meglio che non spicci parola al riguardo >> sibilò Rebecca minacciosa, gli occhi rossi leggermente più accesi. Jenna rabbrividì.

<< come sarebbe a dire che viene con noi? >> sussurrò Max a Gemma, indignata.

<< che palle, dovremo sorbirci il cane che ci prova con la padroncina… grrrr >> fu la risposta furente e scocciata di Gemma.

<< ma bada >> disse Rafe: << osa provare a fare qualcosa, qualsiasi cosa che non riguarda la protezione o la ricerca delle Pergamene, e io te lo trancio >>.

<< urg >> fece Van.

<< non osare nemmeno per vaga idea a provarci con Bella. Se poi osi avvicinarti a Max, giuro che è l’ultima cosa che fai >> continuò Rafe.

Max lo fissò, sorpresa. Lui ricambiò il suo sguardo, le sopracciglia alzate.

Silenzio.

<< ehm… >> iniziò Jenna: << detto questo, che cosa facciamo? >>.

<< visto che sei stato interrotto, potresti tornare dalla tua amichetta, che ne     dici? >> disse acida Rebecca, dandogli le spalle. Edward serrò le labbra per non ridere: Rebecca gelosa era davvero la fine del mondo…

Jenna inarcò le sopracciglia.

Van diede un’occhiata all’orologio:

<< ehm… si è fatto tardi… che ne dite se preparo la cena? >>.

<< si va, io ho fame >> disse Jacob.

<< io vado a mettermi una maglia >> disse Rafe.

<< sarebbe ora >> sussurrò Max a denti stretti.

<< vengo anch’io comincio ad avere freddo >> disse Jenna, strofinandosi le braccia, e i due sparirono nelle loro rispettive stanze.

<< ma che ore sono? >> domandò Bella, alzandosi dalle ginocchia di Edward.

<< le 19:30 >> rispose Van, già all’opera ai fornelli: << che fine hanno fatto le pentole? Prima erano tutte ammassate nel lavandino… >> chiese, le mani aperte.

Gemma gli si avvicinò e si chinò, aprì uno sportello e gli porse una pentola.

<< le 19:30? >> chiese Bella: << e già mangiate? >>.

<< per noi sono le 21 circa, in verità >> disse Van.

<< almeno, per noi italiane “DOC” sono le 13:30 >> disse Gemma.

Bella, che si sentiva stranamente stanca, si voltò, pronta a rimettersi sulle gambe di Edward, ma trovò la sedia vuota. Si guardò intorno nella cucina: era sparito anche Jacob.

<< ma… che fine hanno fatto Edward e Jacob? >> chiese, aggrottando la fronte.

<< Edward è andato a giocare a baseball con gli altri Cullen >> rispose Max.

<< ma ancora giocano? Come ce ne tiene? >> domandò Rebecca.

<< sono vampiri, non si stancano mai >> le rispose Gemma.

<< mentre “Giacobbe” è andato a chiamare gli altri licantropi, giù alla spiaggia >> aggiunse Max.

Bella inarcò un sopracciglio:

<< alla spiaggia? >>.

<< a farsi un bagno >>.

<< col freddo che fa? A, dimentico sempre che quelli hanno tutti la febbre a 40 >>.

<< ecco perché faceva caldo nella stanza >> disse Rebecca, sorpresa, l’espressione ebete.

<< cosa volete per cena, ragazze? >> chiese Van.

<< spaghetti all’arrabbiata! >> esclamò Bella contenta.

<< bene… mi aiuti a preparare? >> chiese Van a Gemma. Lei sorrise e annuì.

<< noi intanto apparecchiamo >> disse Bella.

<< vengo >> disse Max.

<< io resto qui seduta a riflettere sul senso della vita >> disse Rebecca.

….

Bella si sentiva spossata, come se avesse appena finito gli esami. Negli ultimi tempi aveva scoperto tante di quelle cose tutte insieme… anche peggio di quando aveva scoperto dell’esistenza dei vampiri, dei licantropi… e poi, le pietre, le Pergamene… aveva come la sensazione di conoscere già tutto questo…

Mentre rifletteva su quanto la sua vita fosse incasinata, nella mente di Bella i formò un pensiero che negli ultimi tempi aveva del tutto abbandonato…

<< Max, ti posso fare una domanda? >> chiese all’amica, accanto a lei a mettere i piatti.

<< certo, dicimi >> le rispose lei.

<< “dicimi”? >>.

<< ehm… una parola che abbiamo coniato noi tre in un nostro momento di follia… comunque, che c’è? >>

<< ti ricordi quella volta che siete venute tutte a casa di Edward? Quando hai fatto la musica a tutti? >>.

<< sisi >>.

<< ecco… era un po’ che me lo chiedevo: come mai non sei riuscita a comporre la musica di Alice? >>.

Max si irrigidì all’improvviso, bloccandosi nella sua azione di mettere il piatto al suo posto.

<< beh… ecco… >> si morse il labbro.

<< era davvero così difficile? >>.

<< no, Bella, non era affatto difficile >> disse Max cupa.

Bella inarcò un sopracciglio:

<< e allora come mai non l’ahi suonata? >> chiese, confusa.

<< perché non c’era niente da suonare >>.

Silenzio.

<< co… come? >>.

<< Alice non ha una sua musica >> rispose Max, poggiando il piatto: << c’è un vuoto assoluto >>.

Bella si portò una mano alla bocca:

<< ma… ma perché? >>.

<< penso sia dovuto alla perdita di memoria: non c’è niente di lei prima di Alice Cullen… >>.

 

Dopo cena, Bella si diresse nella “sua” stanza. In effetti era la stanza di Rafe, che Max aveva categoricamente rifiutato:

<< io non ci vado in quella stanza! >> aveva detto.

<< ma dai, che male c’è? >> aveva chiesto lui.

<< che male c’è? Tutto il tuo DNA >>.

Max avrebbe dormito nella camera di Van insieme a Gemma e Rebecca. Anche quest’ultima rifiutava di entrare nella camera del ragazzo…

I licantropi avrebbero dormito nella cucina con dei sacchi a pelo fatti dai ragazzi con delle coperte che avevano trovato in giro.

Si sentiva un po’ a disagio a entrare nella stanza di Rafe: in fondo, c’era anche lei quando era uscito con i pantaloni sbottonati. Scosse la testa, arrossendo. Povera Max. Era naturale che era svenuta, lei avrebbe fatto la stessa cosa se al posto di Rafe ci fosse stato Edward…  

Alla fine prese un grosso respiro e abbassò la maniglia, spalancando la porta: non sapeva perché, ma se la sarebbe aspettata più grande, mentre era piuttosto piccola, perfettamente quadrata, un letto addossato al muro, sotto una finestra che occupava quasi tutta la parete e una scrivania dall’aria vecchia sulla parete opposta.

Bella sospirò, e si strinse nel maglione grigio che le aveva dato Edward: faceva freschino, la finestra era aperta e soffiava un leggero venticello. La chiuse.

Spostò lo sguardo sul letto: era perfettamente fatto, come se durante il pomeriggio non ci fosse stato nessuno.

Si tolse le scarpe e ci si sedette sopra a gambe incrociate. Non la smetteva più di pensare alle parole di Max…

Non c’è niente di lei prima di Alice Cullen

Povera Alice. Se lo avesse saputo, ci sarebbe rimasta malissimo. Era tutto tremendamente assurdo: prima i vampiri, poi i licantropi e alla fina addirittura le streghe! A, e non dimentichiamoci i fantasmi! Esistevano pure quelli, e in quella casa ne girava uno, a quanto diceva Van.

Si guardò intorno, presa da un improvviso brivido. Ci mancava solo che se la prendesse con lei…

Sentì la porta aprirsi all’improvviso e sussultò, lasciandosi scappare un grido.

<< A! >>

<< A! chi è?! >> gridò a sua volta Gemma, indietreggiando. Sbatté la schiena contro Rebecca, che cadde a terra con un tonfo.

<< ma dea! >> gridò.

Max entrò di filata nella stanza, osservando la sorella disgustata.

<< mamma mia >> sospirò Bella, mettendosi la mano sul petto: << mi avete fatto prendere un colpo >>.

<< scusaci, la prossima volta busseremo >> disse Max, lanciando un’occhiataccia alle sorelle.

Gemma andò a sedersi sulla sedia vicino alla scrivania, avvicinandola al letto. Max si sedette sul letto vicino a Bella, mentre Rebecca si sedette a gambe incrociate sulla scrivania, l’aria pensierosa.

<< ehi, Bella, tutto bene? >> domandò Max.

La ragazza guardò l’amica con fare interrogativo:

<< si, perché? >>.

<< sei… un po’ giù >> rispose Max: << è per via… del fatto che… >>.

<< è perché Eddy è uno stregone e tu no? >> domandò Gemma.

Bella sussultò, rabbrividendo leggermente.

<< che tatto Gemma >> disse Max. La sorella la guardò con sguardo glaciale.

<< non ti preoccupare, tanto è vero… >> disse Bella, abbracciandosi le ginocchia.

Max le mise una mano sulla spalla, lo sguardo dolce e rassicurante:

<< Bella, non ti preoccupare: ne esistono tanti di stregoni mezzosangue >>.

<< si, ma i due stregoni sono destinati tra loro >>.

<< questo non toglie che molte streghe e stregoni hanno scelto di stare con un essere umano. E noi non siamo mai, mai destinati a voi esseri umani >> disse Gemma, sorridendo.

<< quindi, non ti devi preoccupare; tra te e Edward c’è un legame troppo forte da spezzare. Non c’è riuscito Jacob, che è la creatura più cocciuta che esista… >>.

<< dopo Rebecca >>.

<< dopo Reb, giusto. Insomma, non ci è riuscito lui, come vuoi che ci riesca una streghetta? >>.

Bella guardò l’amica con sguardo pieno di gratitudine; sorrise, il più sincero dei sorrisi:

<< ragazze, grazie… >>.

<< di niente! >> esclamò Max, strizzandole l’occhio. Poi iniziò a guardarsi intorno. Gemma fece un sorrisino malizioso, inclinando un sopracciglio:

<< la stanza di Rafe … >> disse in tono allusivo.

Max arrossì impercettibilmente:

<< e allora? >>.

<< non ti fa alcun effetto? >>.

Max divenne color porpora:

<< si: ribrezzo >>.

<< sei seduta sul suo letto >>.

Rosso carminio.

<< e quello è il suo cuscino… >>.

Bordeaux.

<< … con tutti i suoi germi >>.

Gemma sbuffò, ma il sorriso non abbandonò le sue labbra a canotto:

<< andiamo, davvero non ti tocca minimamente? >>.

Nello sfondo, Bella rideva di gusto.

<< certo che mi tocca: allo stomaco, facendomi rivoltare le budella >>.

<< certo, certo… ti credo >> disse sarcastica Gemma.

<< vai a fare in culo >> le rispose Max.

Poi calò il silenzio.

Troppo silenzio…

<< ehm… Reb, va tutto bene? >> domandò Gemma, voltandosi verso la sorella: Rebecca continuava a fissare il vuoto, il suo volto era del tutto inespressivo.

<< Reby? >> la chiamò Max.

<< Rebecca? >> Gemma.

Silenzio.

<< secondo voi sta bene? >> domandò Bella.

Gemma e Max si strinsero nelle spalle. La prima si tolse la scarpa e la lanciò contro la sorella:

<< AAAA! >> gridò questa: allargò le braccia e cadde dalla scrivania, il mento a terra.

<< insomma, stai bene? >> chiese Max.

<< no, ho il mento a pezzi, cazzo! >> rispose Rebecca in un grido.

<< a parte questo, sembravi pensierosa, prima >> disse Max.

<< e tu di solito non pensi mai >> aggiunse Gemma.

<< sto bene, è solo che… >>.

Non ebbe il tempo di completare la frase.

Tic, tic

Le ragazze si voltarono verso la finestra: c’era Jenna, appiccicato al vetro per non cadere, che batteva per farsi sentire.

Una vena pulsò sulla fronte di Rebecca.

Jenna disse qualcosa, ma non si sentì. Dal labiale sembrava dire “apri la finestra”.

Rebecca, impassibile, l’inespressività sul viso, andò a passo di marcia alla finestra e l’aprì verso l’interno.

Jenna sospirò:

<< Reb, ti prego, mi vuoi spiegare perché ce l’hai tanto con me? >> chiese.

<< tira a indovinare >> disse Rebecca apatica: << e non mi chiamare Reb >>.

<< è… perché sono stato con Catleen? >> domandò Jenna: sembrava sull’orlo della disperazione, oltre che su quello della finestra.

<< ma bravo >> disse Rebecca, sempre senza alcuna emozione.

<< ti prego, Reb, non trattarmi così >>.

Un’altra vena pulsò sulla fronte della piccola strega.

Spinse Jenna, che cadde di sotto, atterrando con un grosso tonfo.

Le altre tre, preoccupate, si alzarono di scatto e andarono ad affacciarsi alla finestra: Jenna era già in piedi, completamente incolume, ricoperto di neve:

<< NON MI CHIAMARE REB! >> gridò Rebecca, agitando il pugno in aria.

<< ma dai Reb… ehm, Rebecca, possiamo parlarne? >> supplicò Jenna.

Rebecca gli rispose chiudendo la finestra e abbassando le persiane. Si voltò verso le ragazze, scioccate, l’espressione furente:

<< puttaniere quanto il fratello! >>.

 

 

Ed eccomi qua, tornata con un leggero ritardo (mi scuso, inginocchiandomi ai vostri piedi U_U).

Allora, che ne pensate di questo nuovo chappyninio? Ci avete capito qualcosa? Io onestamente non molto (me pazza, si lo so =.=”).

Mi scuso in anticipo se ci saranno dei ritardi, ma ci sono stati dei problemi con gli ultimi capitoli, quindi dovrò riscriverli (maledetto computer! Tutto saltato! Capitolo 11 addio T_T ).

P.S. – che ne pensate della scenetta romantica tra Jenna e Rebecca? Carini eh? Muhahahah.

Passiamo ai ringraziamenti, prima che sclero XD

 

Honey Evans: è quello che dico anch’io! Come si fa? I Within sono dei grandi *_*; ad ogni modo, ecco svelato il mistero della musichetta di Alice. Spero non sia stato deludente L

 Mylifebeutifullie: concordo pienamente, le streghette sono mooolto sfortunate (chissà chi mi ricordano poi… ¬_¬” )Gin ha avuto quel che si meritava muhahahahah!!!!!! (si, si, mi calmo U_U).

Noemi91: sono contenta di averti tirato su di morale, in fondo è anche lo scopo di qst fanfic ( a parte sfogare la grande follia che c’è in me) davvero fai ripetizioni di filosofia? Che figata! Ma vai al classico? Vabbè, penserai tu “ma che te fotte a te!?” Xp.

 

E ovviamente ringrazio chi ha messo la storia nei preferiti (madonna ma come fate? XD)

Bella4
BloodyKamelot
egypta
fatina_g
ffdipendente
flavia93
Honey Evans
kira988
lolitosa
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
Noemi91

IMPORTANTE: se qualcuno volesse vedere le vere Rosanera, può andare sul mio blog (il sito lo trovate nel mio account) vi avviso che le foto sono venute un po’ maluccio) ^_^

X i ragazzi nn vi posso aiutare, xò.

Kissoni!

Alla prossima!!!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Separazioni ***


cap 10

Questo è il capitolo più lungo, scriverlo è stata una faticaccia…ma penso ne sia valsa la pena (risata malefica)

Ci si vede a fondo pagina: buona lettura ^_^

Moon Rainbow

Capitolo Dieci_ Separazioni

 

Camminava nel buio più totale. Un buio talmente fitto che le sembrava di poterlo toccare. Non sentiva i suoi muscoli, nemmeno le gambe. Era una presenza incorporea, fluttuava nel vuoto. Nel buio…

“Chi sei realmente?”. Era la voce di un ragazzo. Non seppe dire da dove provenisse: la sentì rimbombare nella sua testa, come se stesse parlando mentalmente. Sentì l’impulso di rispondergli, ma non sentiva la bocca, né la lingua…

“Un tipo complicato”.

Stavolta era stata una donna a parlare: una voce bassa, come un sussurro, ma la avvertì chiara e nitida nella sua testa. Il ragazzo rise.

“Sul serio, chi sei?” chiese di nuovo, tornando serio.

Silenzio.

 “lascia perdere Vins…” la voce della donna è rassegnata, malinconica…

“Perché?”.

“E’ una cosa un po’ difficile da capire…”.

“Mettimi alla prova!”.

La donna ridacchiò.

“Davvero Vins, è una storia complicata… e non è nemmeno una storia tanto normale”.

“Io ti sembro un tipo normale?”.

Avrebbe voluto ridacchiare anche lei insieme alla donna, ma non ci riesce. Le sembrò quasi di riuscire a vedere il ragazzo gonfiare il petto per l’orgoglio.

Di nuovo, silenzio. Talmente sordo da fare male alle orecchie.

“Tu credi alla magia, Vins?”.

Immaginò il ragazzo che inclinava un sopracciglio, confuso.

“Ora non più, perché?”.

“Tu mi conosci come Anjela McCalfy. Ma non è questo il mio vero nome: in realtà, io sono Anjela Feliciello”.

“…”.

“Vengo dall’Italia, ma sono scappata”.

“Come mai? E perché hai cambiato nome?”.

“Ho cambiato nome perché non voglio essere trovata. E sono scappata perché non voglio stare con un uomo che mi picchia”.

Il ragazzo restò in silenzio, probabilmente era stupito:

“Stavi con un uomo che ti maltrattava? Ma… perché sei scappata, non potevi lascarlo e basta?”.

La donna sospirò:

“Purtroppo no”.

“I tuoi genitori ti costringevano, tipo Romeo e Giulietta?”.

“hah, no” ridacchiò: “ non i miei genitori: il destino”.

“Come?”.

“l’avevo detto che era una cosa complicata”.

“Chi sei, Anjela?”.

“tanto non ci crederesti: qualsiasi cosa tu dica o faccia, sappi che io ti amo, Vins”.

“Ma…”.

“Io… sono una strega”

Ed improvvisamente si sentì sprofondare nel vuoto, un fischio sordo nelle orecchie.

Urlò. Ma non si udì alcun suono.

 

Bella si svegliò di soprassalto, scattando a sedere sul letto. Era madida di sudore, aveva il cuore a mille per lo spavento.

<< Bella, va tutto bene? >> le chiese Edward, seduto accanto a lei.

La ragazza cercò di riprendere fiato, posandosi una mano sul petto. Il vampiro la guardava ansioso e preoccupato.

<< si, Edward, sto bene… solo un sogno strano >>.

Edward le posò dolcemente una mano sulla testa, accarezzandole i capelli.

<< chi è Vins? >> chiese poi.

Bella lo guardò, interrogativa.

<< ad un certo punto hai detto qualcosa del tipo “amo Vins…” >> sembrava preoccupato.

Bella socchiuse gli occhi, cercando di ricordare…

<< a! >> esclamò: << l’ho sognato stanotte >>.

<< a questo ci ero arrivato… >>.

<< non so chi sia: c’era lui, che parlava con una donna di nome… mm >>.

<< Anjela, per caso? >>.

<< si, esattamente… poi ho iniziato a precipitare nel vuoto >> Bella fece una smorfia.

Edward rise:

<< che faccia hai fatto! >> disse, continuando a ridere.

Bella lo guardò con un sorrisino:

<< ha ragione Emmett: quando ridi sembri un orso che tossisce! >>.

Il vampiro rise più forte, abbracciandola. Il suo cuore si mise a correre. Ricambiò l’abbraccio:

<< che ore sono? >> chiese.

<< le 9:20. ti posso fare una domanda? Come mai Jenna zoppica? >>.

Stavolta fu Bella a scoppiare a ridere:

<< perché ieri sera Rebecca lo ha buttato giù dalla finestra >>.

<< come? >> Edward era scioccato.

<< la gelosia rende folli… >>.

<< oh mio Dio. Devo stare attento a non farti ingelosire, o quando diventerai vampiro mi ammazzerai >>.

Bella rise, non troppo convinta: non era più sicura che sarebbe diventata lei, vampira…

<< che c’è? >>.

<< … >>.

Bella sospirò:

<< andiamo, ho fame >>.

Nel frattempo, mentre lei pensava a quanto fosse strana la vita, in un cantuccio della sua mente che neppure lei poteva vedere, Anjela Feliciello scriveva nel suo diario.

 

Max si sentiva bene, in pace. Sentiva uno strano calore provenire dal piede destro ed espandersi in tutto il corpo. Socchiuse lievemente gli occhi, strizzandoli subito per via del Sole che li colpiva come una frusta. Si girò dall’altra parte, stringendosi nel lenzuolo caldo. Sbatté leggermente le palpebre, per abituarsi alla luce, e quel che vide la lasciò di sasso; si mise seduta di scatto, gli occhi sgranati, ormai del tutto sveglia: Rafe dormiva accanto a lei, pancia in sotto, addosso solo i jeans del giorni prima, era abbracciato a un cuscino e dormiva beatamente.

<< AAAA!!! >> gridò Max, facendo sobbalzare il ragazzo, che gridò a sua volta e fece volare per aria il cuscino e il lenzuolo. I due si guardarono, gli occhi ancora assonnati.

<< Rafe >> disse Max: << ti prego, non dirmi che l’abbiamo fatto >>.

Il ragazzo socchiuse gli occhi multicolore, grattandosi la testa:

<< mi sa di no… >> rispose infine; si sdraiò di nuovo, coprendosi con il lenzuolo bianco: << peccato >>.

<< COME??? >> esclamò lei. Sobbalzò all’indietro, e nel mentre di cadere si aggrappò al comodino, che le cadde addosso assieme alla lampada:

<< AHIA PORCA MISERIA! >> esclamò, massaggiandosi la testa.

Sentì la risata sguaiata e nasale di Rafe, che si sporse dal letto, un sorriso divertito e soddisfatto a illuminargli ilo volto:

<< è inutile >> disse: << in ogni vita sei sempre uguale... >>.

<< ti prego non infierire >>.

<< ed è proprio per questo che mi piaci ogni volta di più… >>.

Max rimase a fissarlo a bocca aperta, scioccata. Il sorriso di Rafe si allargò, il suo sguardo era un misto di malizia e dolcezza; infine, si rimise a dormire, coprendosi con il lenzuolo fino alla testa. Max scattò in piedi, rischiando nuovamente di inciampare, e corse verso la cucina, rossa fino alla punta dei capelli.

 

Quando Bella entrò nella cucina accompagnata da Max, vide Van camminare avanti e indietro per la stanza, il capo basso, due dita sul mento, mormorava tra sé e sé quelle che sembravano imprecazioni. Aveva un pantalone nero strappato alla coscia, dietro alle ginocchia teneva due catene che legavano insieme il pantalone (non so se avete presente Shin in Nana…).

<< ehm… Van, tutto bene? >> chiese Bella.

<< tutto bene un corno! >> esclamò Van, infuriato.

Bella indietreggiò con il petto. Max era rimasta a bocca aperta.

<< non fateci caso, oggi è un po’ nervoso >> disse Jenna, seduto a capotavola a mangiare tranquillamente il suo cornetto alla nutella, i piedi sul tavolo.

Van lo fissò, indemoniato:

<< LEVA QUELLE ZAMPACCIE DAL TAVOLO! >> gridò.

<< subito signore >> disse Jenna abbassando i piedi, spaventato.

Van ricominciò a camminare avanti e indietro.

<< nervosetto è dire poco >> commentò Max sottovoce. Bella annuì, perplessa. Gemma stava seduta al capotavola opposto a Jenna, leggeva il giornale. Rebecca era al posto alla destra di Jenna, gli dava le spalle e aveva lo sguardo ebete solito.

<< porca puttana… mannaggia >> borbottava Van, camminando sempre più veloce.

<< ma si può sapere che ti prende? >> domandò Max.

<< oggi dovrebbe arrivare Cam-Cavelli >> disse Gemma.

<< verso le 13:30 >> aggiunse Van allargando le braccia.

<< e allora? >> chiese Bella: << sono solo le 9:35 >>.

<< certo, ma se quell’idiota di Rafe non si sveglia ci faremo ammazzare! >> Van era sempre più nervoso.

Silenzio. A parte i passi pesanti e strascicati di Van.

<< Van, senti, potresti fermarti almeno cinque secondi, a furia di guardarti camminare mi sta venendo male ai piedi >> disse Jenna.

<< ma sta zitto >> gli intimò acida e secca Rebecca.

Jenna fece il musetto:

<< ma perché continui a mortificarmi così? >>.

La risposta di Rebecca fu un ringhio.

<< JENNA! >> gridò Van, fermandosi, una sigaretta già mezza consumata in bocca.

Jenna sussultò, il cornetto cadde sul tavolo:

<< non ho fatto niente! >> disse Jenna riprendendolo.

<< VA A CHIAMARE QUEL CAZZONE DI TUO FRATELLO! >>.

Il cornetto volò per aria.

<< ma io sto mangiando… >>.

<< ME NE SBATTO! >>.

<< ma non puoi andare tu? >>.

<< NO! MUOVITI! >>.

<< ma… perché non puoi andare tu? >>.

<< PERCHE’ RISCHI DI DIVENTARE FIGLIO UNICO! RISCHIO DI PESTARE QUEL CAZZONE DI TUO FRATELLO A SANGUE! >>.

<< ma… >>.

<< JENNA! >>.

<< ok vado >>.

Jenna saltò giù dalla sedia e corse fuori dalla cucina, scontrandosi con Jacob, che arrivava da chissà dove tutto trafelato. Lo stregone si ritrovò a terra.

<< JENNA MUOVITI! >> gli urlò Van.

<< si, corro >> e così dicendo, Jenna sparì dietro la porta.

Van buttò a terra il mozzicone di sigaretta finito, e ricominciò a camminare, mormorando:

<< io glielo avevo detto di svegliarsi presto, ma lui? NOOO, per carità! >>.

<< Jacob, che succede? >> chiese Bella.

Il licantropo la guardò, lo sguardo terrorizzato:

<< sto scappando: Leah ha saputo che verrò con te e le streghette, e ora è incazzata a morte! >>.

<< io ti ammezzerei per molto meno >> disse Gemma.

<< quella ragazza è cotta di te >> disse Max: << che gusti strani >>.

Bella trattenne a stento le risate.

Jacob sgranò gli occhi:

<< cotta di me? Vuole ammazzarmi! >>.

<< perché, Max e Reb non li ammazzerebbero Rafe e Jenna? Eppure li amano alla follia >> disse Gemma.

Rebecca e Max le rivolsero un sguardo di odio ardente. Gemma le guardò entrambe:

<< non potete mettervi contro di me >>.

<< o diavolo, sta arrivando! >> esclamò Jacob, correndo verso la finestra.

<< ecco bravo, ammazzati >> disse Max.

<< ma ammazzati tu >> le rispose Jacob.

<< gne gne >>.

Jacob non le rispose neanche e saltò giù, in fuga dalla furia di Leah.

Bella si andò a sedere al posto dove stava Jenna. Max si appoggiò al muro.

<< devo far incazzare Van più spesso, se ogni volta rischia di uccidere Rafe >> ponderò, l’aria cospiratoria.

Bella scoppiò a ridere, chinandosi in avanti:

<< esserti svegliata accanto a lui ti ha fatto male eh? >>.

Rebecca e Gemma guardarono la sorella a bocca aperta; a Van cadde la nuova sigaretta di bocca. Max divenne di tutti i colori.

<< Max, avete usato tutte le precauzioni, vero? >> chiese Gemma.

<< OH MIA DEA! E NELLA STANZA C’ERAVAMO PURE NOI! >> gridò Rebecca, portandosi le mani nei capelli. Bella aveva le lacrime agli occhi per il ridere.

<< DEFICIENTI! Non abbiamo fatto niente: lui non aveva un posto dove dormire, ed è venuto in camera nostra – di Van >> disse, rossa fino alla punta dei capelli.

<< ecco perché mi sono ritrovata per terra >> disse Rebecca.

<< non ha ancora provato a fare niente? >> chiese Van, riprendendosi la sigaretta: << allora è davvero innamorato forte >>.

A questo punto Max era morta. Incapace di credere alle proprie orecchie.

<< ma dove cazzo è finito Jenna adesso!? >> urlò Van.

<< forse è sparito >> ipotizzò Alice entrando.

<< si! Che bello! >> disse Rebecca senza emozione.

Bella e Alice risero. Max fissava la sorella con un’espressione che assomigliava a questa: ç_ç.

<< un tempo non era così apatica >> disse.

<< l’apatia la fa sembrare più intelligente >> disse Gemma.

<< ma l’apparenza inganna >> disse Alice.

<< dai poverina >> disse Bella.

<< buongiorno! >> disse Rafe entrando nella cucina, addosso la famosa maglietta  verde dell’orso Yogi, dei jeans viola scuro strappati al ginocchio. Mentre entrava inciampò nei lacci slacciati delle scarpe, rischiando di cadere a terra. Si aggrappò a Jenna, arrivato in quel momento, e i due caddero a terra con un tonfo sordo.

Alice rise della sua risata melodiosa e musicale, mentre Bella e le Rosanera li guardarono disgustate.

<< basta! >> esclamò Van, agitando le braccia in alto: << io non vi conosco >> disse, e uscì a grandi falcate dalla stanza.

<< nemmeno io… Van vengo con te >> disse Gemma, e seguì il ragazzo di corsa.

<< oddio, voi stregoni siete davvero uno spasso! >> rise Alice, piegata in due dal ridere.

<< vorrei vedere te qui a terra >> disse Jenna, la voce mozzata dal peso di Rafe sopra di lui.

<< io sto comodo >> disse il fratello.

<< levati >> disse Max, scansando Rafe con un calcio allo stomaco.

<< ouff >> disse lui, rotolando a terra: << ma come, passiamo la notte insieme e mi tratti così? >>.

Alice sgranò gli occhi. Rebecca chinò il capo di lato; Bella si mise a ridere di nuovo.

E Max… povero Rafe…

<< non avrai esagerato? >> chiese Jenna, alzandosi da terra.

Max scosse la testa con fare diabolico (O_o):

<< questo è anche poco >>.

<< dove stanno i cornetti? >> chiese Bella.

<< nella credenza >> le rispose Rafe alzandosi, il fiato corto: << attenta alle trappole per topi >>.

<< o mamma >>.

<< io vado a rincorrere Jacob e Leah >> disse Alice: << mi fanno troppo ridere quei due! >> e così dicendo, la piccola vampira sparì.

<< non mi sorprende che prima stava in un manicomio >> disse Rafe.

<< EHI! >> esclamò Bella.

Max gli diede un pugno alla spalla:

<< idiota! Lasciala stare >>.

Rafe arrossì, massaggiandosi la spalla.

“Sbaglio o è arrossito?” domandò Rebecca nella sua mente.

“Sono scioccata quanto te” le rispose Max, che fissava il ragazzo con gli occhi sgranati.

<< ehm… Max >> disse Rafe, guardando la strega con gli occhi bassi; sembrava a disagio: << potresti venire un attimo? Dovrei… ehm… parlarti >>.

Max inclinò un sopracciglio, sentendo il cuore aumentare i battiti.

<< co… come? >> chiese.

Rafe le prese la mano, e la ragazza temette che il cuore potesse uscirle dal petto. Lo stregone si voltò e iniziò a camminare, trascinando la ragazza con sé, e insieme uscirono dalla cucina.

Silenzio.

Rebecca era a bocca aperta e gli occhi sprizzavano scintille.

<< o-ho >> fece Bella, seduta sul tavolo con un cornetto in bocca: << sento amore nell’aria >>.

Rivolse uno sguardo malizioso a Jenna, e il ragazzo arrossì. Fissò Rebecca, che guardava un punto indefinito verso la porta, lo sguardi ebete di sempre. Poi fece la sua smorfia contrariata; si alzò, e scuotendo violentemente la testa uscì dalla stanza.

<< Jenna >> disse Bella.

Lui la guardò, facendo uno strano balzo, le braccia larghe ai lati del corpo:

<< che cosa è stato? >> domandò.

<< muoviti! >> gli intimò Bella.

<< ma… ma >>.

<< uffa, tu e ‘sti ma! Muoviti e basta! >>.

<< ti adoro >> disse Jenna, e scappò fuori dalla cucina.

Bella sorrise soddisfatta, poi ridacchiò. Una risata molto simile a quella maligna di Rebecca.

 

Intanto, Jacob atterrò nella neve morbida, provocando un insolito scricchiolare. Alzò lo sguardo: quel posto era angosciante! Bianco dappertutto, neve neve e solo neve. E poi c’erano i succhiasangue. Si era ritrovato in situazioni strane con loro, ma mai una cosa del genere… la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato venire a conoscenza dell’esistenza degli stregoni. A La Push circolavano leggende solo sui licantropi e sui freddi, ma niente a che vedere con gli stregoni; era per questo che si era ritrovato spiazzato, quasi spaventato: era completamente impreparato. Non avevano nemmeno un buon odore…

Sentì qualcosa sulla sua spalla:

<< A! >> urlò, girandosi terrorizzato: no, Leah NO!

<< che c’è? >> domandò invece un Edward alquanto confuso, leggermente indietreggiato.

Jacob si rilassò:

<< a… sei tu… credevo fosse Leah >> rispose, evitando di guardare il vampiro negli occhi.

<< si lo so. Ce l’ha a morte con te. Credo si sia leggermente infatuata >>.

Silenzio.

<< Jacob… >>.

Il licantropo abbassò lo sguardo, annuendo leggermente:

<< cosa vuoi? >> chiese, scocciato.

<< volevo chiederti… >> Edward esitò, dondolandosi sui talloni. Sembrava… a disagio. Jacob se ne meravigliò: per lui era ancora strano pensare che i succhiasangue potessero provare sentimenti. Vederne uno fortemente a disagio, poi, era davvero strano. Edward lo guardò, con uno sguardo che poteva dire “e invece è proprio così”.

Già. Lui leggeva nel pensiero.

<< allora, Jacob… fare questo discorso per me non solo è tremendamente doloroso, ma anche terribilmente imbarazzante >> disse: << quindi… non pensare a prese in giro e non interrompermi. Avevo già pronto un discorso ma mi sono dimenticato tutto. Al confronto dichiararmi a Bella è stato più semplice >>.

Jacob allargò gli occhi; quel vampiro parlava a macchinetta. Anche peggio di Jenna, che il giorno recedente gli aveva fatto una lezione sull’anatomia femminile davvero interessante…

<< hem-hem >> fece Edward: << Jacob… >>.

<< o… scusa >>.

<< allora… io… immagino tu sappia che stiamo cercando un’altra strega >>.

Jenna gli aveva parlato anche di questo…

<< si >> rispose, incerto.

<< bene… quindi saprai anche che forse, alla fine di questa storia… >> respirò a fondo. Sembrava stesse provando un forte dolore…

<< forse… alla fine di questa storia Bella sarà sola >>.

“Cavolo” pensò. Questo Jenna non glielo aveva detto.

Edward deglutì:

<< certo… ehm… forse io… la… lascerò >>.

Jacob rimase a bocca aperta. Quello si che era interessante. Altro che anatomia femminile…

<< e… volevo chiederti… semmai dovesse succedere davvero >> pronunciava le parole lentamente, come se ognuna di loro gli portasse via gli ultimi attimi della sua vita: << ti prego… prenditi cura di lei >>.

Silenzio.

Jacob era sbalordito. A quanto pare, si era sbagliato. Il succhiasangue era davvero innamorato di Bella.

<< ma fa attenzione >> aggiunse, la voce rotta. Come se stesse piangendo:

<< ricorda che anche tu dovrai lasciarla per una forza più forte di te >>.

<< io… >> provò a dire Jacob; stavolta quello  imbarazzato era lui: << certo…  Edward >>.

Il vampiro gli sorrise, riconoscente. Poi abbassò lo sguardo, palesemente a disagio. Jacob lo alzò, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans larghi, puntando lo sguardo verso l’orizzonte.

Silenzio.

Silenzio imbarazzante.

<< ora, credo che ti convenga andare >> disse Edward a un certo punto, spezzando (grazie a Dio) quel silenzio troppo pesante: << Leah conta di sorprenderti attaccandoti alle spalle >>.

<< o cazzo >> Jacob si mise in posizione mezzo-acquattata: << è un licantropo? >>.

<< ancora no, ma appena ti vede conta di farti a pezzi >>.

<< cazzo >> esclamò, poi si voltò, pronto a scappare.

<< a, Jacob >>.

Il licantropo rivolse la sua attenzione al vampiro:

<< io la amo davvero >>.

Jacob sorrise:

<< si. Ora lo so >>.

Poi scappò via. Terrorizzato.

 

Van camminava per la spiaggia, le braccia incrociate strette sul petto nel vano tentativo di infondersi un po’ di calore; sentiva che una delle catene che aveva appese alle ginocchiati era staccata e ora strusciava nella sabbia. Non gliene importava molto… non pensava a niente, si ritrovava in un torpore senza pensieri. Era così che lo chiamava Rafe: era come dormire, il tuo corpo agisce da solo. Ma tu sei altrove. C’era stato un periodo terribile, in cui si era ritrovato in un coma mentale. Se ne stava in un angolo della stanza con le cuffie alle orecchie e non pensava a niente, si limitava ad ascoltare la chitarra incessante dei Sonata Arctica che gli rimbombava nelle orecchie. Ed era piacevole. Tutto quel… chiasso gli impediva di pensare, lo lasciava concentrato sulle note e sul testo quasi inascoltabile. Ma lui… era l’ultimo rimasto. L’ultimo dei Serpebianca, una famiglia che esisteva… praticamente da sempre. Ed ora era scomparsa. E lui era l’ultimo rimasto. Non c’era consapevolezza peggiore di quella, sapere di essere rimasto completamente solo.  Non esisteva nemmeno la consolazione della vendetta per lui. L’aveva sempre considerata una cosa inutile. Si vendicava, e poi? Cosa aveva risolto? Si sarebbe solo macchiato di una colpa terribile, si sarebbe solo abbassato al suo livello. E, no, Van Serpebianca non poteva diventare un assassino. Non come lui, non come Cam-Cavelli. La sua unica consolazione l’aveva trovata nella musica, nelle sigarette… per un periodo anche nella droga. Lo aiutava a dimenticare, nonostante sapesse che era una delle cose più sbagliate che si potessero inventare. E poi… erano venuti fuori dal nulla quei pazzi sclerati di Rafe e Jenna. Erano stati una benedizione (ma non lo avrebbe mai confessato), ed era stato come togliersi un peso dalle spalle sapere che c’era ancora qualcuno con parte del suo stesso sangue. Rafe era un vero amico. E poi, non lo avrebbe mai ammesso, ma le stupide chiacchiere di Jenna erano piacevoli.

Camminava a passo svelto, quando sentì qualcosa afferrarlo da dietro, ed improvvisamente si ritrovò con la faccia nella sabbia ghiacciata e con un dolore terribile al naso.

Sentì una risatina soffocata. Si girò pancia in su, poggiandosi sui gomiti, e vide Gemma, una mano sulla bocca e l’altra stringeva la sua catenella, quella che si era staccata.

Inarcò un sopracciglio:

<< il perché? >> chiese.

<< era da ore che volevo farlo >> rispose Gemma, sforzandosi con tutta se stessa di non ridere. Guardò rapita Van mentre si alzava e si puliva la sabbia dai pantaloni e dalla maglietta, mentre lei stringeva ancora in mano la su catenella. Pensò che Van era un ragazzo perfetto. Certo, era un po’ ambiguo e fin troppo dark, ma a lei piaceva così. Perfetto nella sua imperfezione. Aveva ricordi sfocati delle vite precedenti, ma riusciva a ricordare i suoi sorrisi. Quelli erano rimasti nei suoi ricordi, marchiati a fuoco, segnati con un pennarello indelebile, incisi nel suo cuore e nella sua anima. Ed ora, che vedeva quella vena così malinconica nel suo sguardo, che non lo abbandonava nemmeno quelle rare volte che sorrideva sul serio, sentiva ancora più forte il bisogno di farlo sorridere. Di renderlo felice.

A distoglierla dai suoi pensieri fu proprio Van che le toglieva di mano la catenella, con uno scatto della mano, la faccia offesa.

<< è inutile >> disse Gemma: << non sei mai stato bravo a fare l’impassibile >>.

Van scoppiò a ridere, mentre si aggiustava la catena, attaccandosela dietro al ginocchio. Una risata sincera…

Era sempre stato così: cercava di fare l’impassibile, l’emo perfetto, ma in realtà era un campione espressioni.

<< come mai te ne vieni qui da solo, al freddo? Non ti sei nemmeno preso un cappotto >>.

Van sembrò pensare:

<< ecco perché ho così freddo >> disse.

Stavolta fu Gemma a ridere di gusto, mentre Van la guardava con dolcezza infinita.

<< volevo >> disse infine: << evitare che Jenna rimanesse sul serio figlio unico, nonché ultimo superstite degli Ondadorata. Ma… volevo anche pensare un po’. Fare il punto della situazione >> disse, stringendosi le braccia alle costole per riscaldarsi.

<< sei sempre stato un tipo calcolatore >> disse Gemma.

<< sono un genio >>.

<< e anche un tipo molto modesto >>.

Van ridacchiò.

Allora Gemma fece una cosa che se glielo avessero detto non ci avrebbe creduto: si avvicinò a Van e lo abbracciò, strofinandogli le braccia per scaldarlo.

“Perfetto” pensò: “sono impazzita. Completamente impazzita”.

Sentiva il corpo di Van freddo, avvertì i muscoli delle braccia che si tendevano, il battito del cuore accelerato. O forse era il suo, molto semplicemente.

“Allora anche lui si sente come mi sento io…” pensò.

Poi sentì il suo petto vibrare per la risata che stava trattenendo:

<< che hai da ridere? >> chiese Gemma, preoccupata di aver appena fatto una figura di merda clamorosa.

<< questa scena è assurda >> disse il ragazzo, abbracciandola a sua volta: << dovrei essere io a scaldarti, come fanno i grandi uomini dei film romantici e patetici, e invece… >> scosse la testa, lasciandosi infine andare a una risata, che risuonò nel suo petto. Gemma sentiva che sarebbe potuta morire per l’emozione e la felicità.

Poi perse completamente il controllo delle sue azioni e di ciò che diceva:

si staccò leggermente da Van, iniziando a parlare di non si sa cosa, veloce, a macchinetta, come faceva Jenna…

<< ma se ora sto parlando come Jenna vuol dire che sono fastidiosa perché Jenna quando parla è talmente fastidioso che lo ammazzerei volentieri oddea non oso immaginare Rebecca ma come fa a trattenersi dall’ucciderlo e dall’uccidersi o cavolo sto dicendo cose completamente incoerenti e non riesco a fermarmi e sto anche gesticolando come un’idiota >>.

Van la guardava divertito, tenendole le braccia con le mani, sentendo un calore immenso espandersi dalle dita in tutto il suo corpo.

<< o cazzo mi sono emozionata adesso non la smetterò più di parlare cazzo cazzo merda bisogna che mi fermi o… >> non riuscì a continuare; ormai Van la stava baciando.

Il cuore di Gemma andò a mille, talmente forte che per un attimo ebbe paura che potesse avere un arresto. Si alzò sulle punte, chiudendo gli occhi e strinse forte le braccia di Van, ricambiando il bacio di lui, come se fosse l’ultimo della sua vita.

E non pensò più a niente se non a lui. La sua testa era piena di lui, come lo era il suo cuore impazzito, pieno del suo sorriso, del suo respiro, del suo odore stupefacente che la inebriava come una droga.

E pensò che ora poteva morire felice. Al diavolo Cam-Cavelli! Poteva anche ucciderla ora, non aveva più rimpianti.

Quando Van si allontanò da lei, dopo attimi che le parvero anni meravigliosi e pieni di Sole, il ragazzo sorrise, gli occhi chiusi.

“Ma come può esistere creatura così…?”.

Quando infine il ragazzo riaprì gli occhi, Gemma vide con gioia che luccicavano. Come quelli di una persona che ha vissuto il momento più felice della sua vita.

<< beh >> disse, sussurrando, allontanandosi leggermente da Gemma, per poterla guadare bene negli occhi: << questo mi sembra un ottimo metodo per imparare a stare zitta >> disse scherzosamente; Gemma sorrise, felice come non mai.

Van le diede un altro bacio, a fior di labbra, poi si allontanò, facendo scendere la mano fino a quella di Gemma, intrecciando le dita con le sue; la guardò fissa negli occhi, e Gemma si chiese se il Ghiaccio potesse essere caldo. a quanto pareva si:

<< sai, Gemma… certi sentimenti vanno oltre il tempo >>. Abbassò lo sguardo, per poi intrecciarlo di nuovo con il suo, deciso più che mai:

<< andiamo, qui fa freddo >> sorrise.

Felice…

 

Bella si aggirava per la casa, diretta alla camera di Rafe, dove aveva lasciato le scarpe.

Si sentiva stranamente soddisfatta: forse adesso le cose si sarebbero messe bene, almeno per gli stregoni; ridacchiò, pensando alla faccia di Max quando Rafe le aveva detto che doveva parlarle. E quando l’aveva presa per mano…

Entrò nella stanza, chiudendosi per riflesso automatico la porta alle spalle.

<< Bella >>.

<< A! >> gridò, sussultando e cadendo a terra.

C’era Edward, seduto sul letto, che la guardava divertito, l’ombra di una risata sul viso:

<< tra te e le Rosanera non saprei dire chi è messo peggio >>.

<< spiritoso >>.

Il vampiro rise di gusto.

Bella lo osservò, incantata. Non avrebbe mai dato nulla per scontato di Edward, niente. Ogni volta che lo guardava scopriva qualcosa di nuovo, che prima non aveva visto: una vertigine vicino all’orecchio, lo stringersi degli occhi quando rideva, le venature della pelle della mani quando suonava al pianoforte, il lieve inclinarsi verso sinistra quando stava fermo, l’impercettibile piegarsi delle ginocchia quando camminava. E le pagliuzze nere e dorate dei suoi occhi.

Sospirò. Forse era destino che lei non dovesse stare con Edward: lui per lei era troppo, un dono che non meritava fino in fondo, sempre ammesso che lo meritasse. E lei era troppo poco per lui, una ragazza insignificante, con i brufoli dello stress e la brutta “dote” di cadere sempre. No: lei non meritava Edward Cullen.

<< Bella, amore, a cosa stai pensando? >> chiese Edward al suo orecchio, la voce bassa e suadente.

<< a quanto tu sia perfetto >> rispose lei, la voce ridotta a un sussurro tremante: << e a quanto io sia lontana dalla perfezione >>.

<< tutti siamo lontani dalla perfezione. Possiamo però essere perfetti agli occhi degli altri. Tu per me sei perfetta nella tua imperfezione >>.

Bella poggiò il viso contro il petto marmoreo del vampiro, beandosi di quella calda sensazione di freddo. Sentì le braccia dure e fredde di Edward cingerle dolcemente la schiena.

<< ho paura Edward >> disse la ragazza, abbracciandolo a sua volta.

<< anche io >> rispose lui.

Le alzò il mento, baciandole l’angolo delle labbra.

Bella sussultò: il cuore aveva già iniziato a correre la sua maratona.

Edward la strinse di più a sé, una mano tra le scapole, e le baciò la fronte.

Non erano realmente baci: per Bella quello era lo sbattere delle ali di una farfalla. Una delicatezza impalpabile, un tocco così leggero da non essere sicura se ci fosse realmente stato. Bella si sentiva in paradiso. E le parve di udire una musica, una dolce melodia… la sua ninnananna. La sentiva risuonare nella sua mente, come se Edward la stesse suonando in quel momento…

Il vampiro posò le labbra sulla fronte di Bella, stavolta restando immobile, come a voler registrare quel momento nella sua mente.

E Bella si sentì improvvisamente fragile, piccola, vulnerabile, come un angelo che prova a volare senza le sue ali.

Si alzò sulle punte dei piedi e abbracciò Edward con tutta la sua debole forza, aggrappandosi a lui, ed infine lo baciò, chiudendo gli occhi sul resto del mondo. Passò una mano tra i suoi morbidi capelli, cercando di trattenersi. Non voleva rovinare quel momento perdendo il controllo. Quella poteva essere l’ultima volta che lo baciava. L’ultima volta che poteva abbracciarlo.

Le tornò in mente il momento in cui lui l’aveva baciata per la prima volta. Le sembravano passati anni, decenni…

Tutti i suoi ricordi tornarono più vivi che mai nella sua mente…

Quando aveva scoperto il suo segreto…

… la sera a cena, con i ravioli ai funghi, e quella cameriera che le era stata antipatica sin dal primo momento…

… la radura…

La stessa radura dove da lì a qualche giorno avrebbero dovuto affrontare Cam-Cavelli.

James…

Victoria

Jacob…

Già, Jacob… semmai Edward l’avrebbe lasciata, le rimaneva soltanto lui. Ma anche lui avrebbe finito con l’abbandonarla.

Ma che gliene fregava! Era senza Edward che sarebbe morta. E stavolta per davvero. Non come tempo prima, che era semplicemente diventata uno zombie. No, stavolta sarebbe morta davvero.

<< Bella >> la chiamò Edward, accorato, la voce rotta: << stai piangendo >> disse.

La ragazza si portò le mani al viso, scoprendo che le lacrime erano scese senza che lei se ne accorgesse.

<< diamine >> sussurrò. Tirò sul col naso.

<< scusa, Edward >> disse, ormai sull’orlo di una crisi di pianto.

<< Bella >> disse Edward, stringendola più forte.

La ragazza ne rimase sorpresa: di solito il vampiro non “osava” tanto.

<< Bella, io ti amo >> disse deciso, come se fosse la prima volta che lo diceva: << ti amavo prima ancora di incontrarti e non lo sapevo >>.

<< Edward… >> provò a dire Bella, ma lui la zittì posandole l’indice sulle labbra:

<< alla fine di questa storia voglio vederti ancora allo stesso modo. Strega o non strega >>.

<< ma sarà più forte di te >>protestò Bella: << come Sam ed Emily. Come Quil e Clare >>.

<< no, Bella, tu sei più forte del destino stesso: io non posso amare altri che te >>.

La sollevò, posandola sul letto, mentre Bella sentiva che il cuore le sarebbe esploso da un momento all’altro: << alla fine di questa storia voglio vederti ancora allo stesso modo >>.

E poi iniziò a baciarla come non aveva mai fatto prima.

E Bella sentì che non ci sarebbe stato momento più bello di quello.

 

Rafe Ondadorata la stava tenendo per mano.

Rafe Ondadorata la stava tenendo la mano e la stringeva, come se avesse paura di lasciarla andare.

Max osservava le sue spalle larghe e spigolose, la schiena… un istinto irrefrenabile di abbracciarlo prese possesso di lei.

“NO” si ordinò: “No, no, no e no, mi devo trattenere, non devo cedere”.

Rafe si fermò e si voltò verso di lei, facendo ben attenzione a non guardarla negli occhi.

Max si guardò intorno: erano nella stanza dove stava il pianoforte.

<< ehm… Max… >> provò a dire Rafe, stringendole ancora la mano.

<< Rafe >> disse Max, più brusca di quanto volesse: << che cosa vuoi dirmi? >>.

Il ragazzo la guardò negli occhi, più scuri del solito. Fu Max stavolta a distogliere lo sguardo.

Rafe le alzò il mento con u dito.

“O cavolo…” pensò Max: “adesso che cosa vuole fare?”

<< Max >> sussurrò, dolcemente: << mi permetti di guardarti negli occhi? >>.

Max era completamente incatenata al suo sguardo, incapace di articolare un pensiero di senso compiuto.

Rafe sorrise, e il suo sguardo multicolore si illuminò:

<< lo prendo per un sì >> disse, e continuando a tenerla per mano la portò con sé accanto al pianoforte. Le lasciò la mano, lasciandole addosso una fastidiosa sensazione di freddo. Infine, Rafe si sedette su un seggiolino nuovo (i resti dell’altro erano ancora in giro…).

Max, guidata da una specie di istinto, si mise davanti a lui, poggiando le mani al pianoforte, fissandolo fisso negli occhi.

Non riusciva più a pensare; era come se non fosse più lì. Ma dov’era allora? Era persa nello sguardo di Rafe, tenero e dolce come non lo aveva mai visto. Aveva lo stesso sguardo… di un ragazzo innamorato. Era già successo, nelle altre vite, che lui fosse davvero innamorato di lei. Però… le sembrava sempre  impossibile, perché Rafe era... era Rafe, bastardo, stronzo, puttaniere… eppure, era innamorato di lei. Le sembrava una cosa così assurda. Forse perché era troppo bella per essere vera. Perché lei amava troppo Rafe Ondadorata per pensare che lui la ricambiasse. Le sembrava troppo bello, troppo semplice, troppo perfetto…

Il filo dei suoi pensieri fu interrotto bruscamente.

Rafe stava suonando al pianoforte. Stava suonando una melodia malinconica eppure bella, che sapeva tanto di nostalgia e ricordi perduti. Sapeva di forte speranza, nella fede nel futuro. Speranza (*).

Era questo che aveva sempre fatto: sperare.

Non aveva mai aspettato Rafe: aveva sempre solo sperato nel suo arrivo. E lui era sempre arrivato, alla fine. Dopo tanto dolore, speranze deluse e rinunce, cedimenti… ma alla fine era sempre arrivato.

Si portò una mano alla bocca, serrata per evitare di iniziare a singhiozzare, mentre le lacrime premevano contro le palpebre per uscire copiose.

Quando la musica finì, sentì le mani di Rafe prendere le sue e stringerle con affetto.

Aprì gli occhi leggermente bagnati:

<< Rafe… ma come… come hai fatto a… >> domandò, la voce tremante.

Rafe sorrise, guardandola con lo sguardo scintillante:

<< io… non sono in grado di leggere le persone come fai tu, però… nel momento in cui ti ho vista la prima volta, ieri, questa musichetta mi si è fissata in testa con la stessa forza con cui ti sei fissata tu >>.

<< Rafe >> mormorò Max: << è la cosa più bella che qualcuno potesse dedicarmi >>.

Rafe abbassò lo sguardo sulle loro mani, arrossendo.

<< sai, Max >> disse: << ogni volta che stavo con una ragazza… >>.

Max si stizzì: ma proprio di questo doveva parlare ora? Era sempre il solito. Strinse i pugni tra le mani di Rafe.

<< io… vedevo sempre te. Sempre e solo il tuo viso. Lo riprendevo involontariamente dai vecchi ricordi celati nella mia mente… io… >> sospirò. Poteva immaginare che sforzo enorme stesse facendo Rafe a esprimere ciò che provava: era sempre stato un ragazzo troppo orgoglioso…

<< io mi sento felice per davvero solo quando sto con te. Quanto sto con te, Max, mi sento completo: tutte le voragini del mio cuore si riempiono >>.

Max non sapeva che dire: guardava il ragazzo con sguardo languido.

Rafe alzò le loro mani all’altezza del suo petto, e le guardò come se quelle di Max fossero la cosa più fragile del mondo:

<< mi dispiace, Max >> disse: << mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto: per averti fatta soffrire quando… ieri… insomma hai capito… >>.

Max sorrise, intenerita; Rafe continuò:

<< e mi dispiace di averti presa a calci, negli ultimi tempi >>.

La strega ridacchiò:

<< anche a me spiace di averti preso a calci >>.

<< o, ma io non mi sono fatto niente! >> assicurò il ragazzo, gonfiando il petto: << io sono d’acciaio >>.

<< a certo, come no! >>.

<< vuoi vedere i miei muscoli? Potresti giocare a tris sui miei perfetti addominali >>.

<< ma se perfino io ne ho di più >>.

<< ne sei davvero sicura, Maxy? >>.

<< certo, ma ti sei visto? Sei secco come un chiodo, altro che addominali… >>.

<< ti amo >>.

Max rimase a bocca aperta. Shock più totale. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Troppo… troppo tutto.

Non si accorse di essersi messa a piangere. Non sentì più nulla, a parte le labbra di Rafe sulle sue, le sue mani sulle guance.

Gli passò le braccia sotto le sue, abbracciandolo per le scapole.

Non lo aveva mai detto.

Mai, in nessuna vita. Max lo aveva sempre intuito, Rafe glielo aveva detto ma non così direttamente. Non così… poco ambiguo…

Era al settimo cielo. In quel momento, mentre lo stringeva a sé e lui ricambiava la stretta, si sentì realizzata, come se avesse appena finito un viaggio durato per troppo tempo. Si sentì… a casa. Come non le succedeva da tanto tempo.

Quando il bacio finì, fin troppo presto, si strinse forte a Rafe, affondando il fiso nell’incavo del suo collo.

<< sai Rafe >> disse, sentendo il pulsare accelerato dell’arteria del collo.

<< uhm? >>.

<< sei un po’ troppo alto >>.

Il ragazzo rise.

Il suono più bello che Max avesse mai sentito.

 

 

Rebecca camminava a grandi falcate intorno alla casa. Non aveva la minima idea di cosa stesse facendo. Si limitava a camminare e a inciampare di tanto in tanto. Come al solito.

Sperava solo di riuscire a non pensarlo. Quell’essere obbrobrioso! Odioso! Ma come poteva piacerle così tanto? Com’era possibile che fosse così dannatamente innamorata di lui?

<< ma che paaaalle! >> esclamò sottovoce tra sé e sé.

Sperava di non doverlo vedere fino alla partenza. Non lo voleva più sentir parlare a macchinetta come parlava sempre. Ma come diavolo era possibile?! Avrebbe tanto voluto odiarlo. Ma sarebbe stato inutile: non puoi odiare chi ami, sarebbe un odio d’amore. E di conseguenza, solo uno spreco di forze morali.

Inciampò in una radicetta a terra, riuscendo miracolosamente a non cadere.

Lo odiava perché non voleva amarlo.

Ma lo amava perché non poteva odiarlo.

<< maledetta me! Ma perché sono nata così incoerente? Ha ragione Gemma, sono una contraddizione vivente! >>.

<< Rebecca! >>.

<< ma che cazzo! >> esclamò, aumentando il passo.

<< Reb, fermati un attimo >> la implorò Jenna dietro di lei.

<< non mi chiamare Reb! >>.

<< Reby! >>.

 << AAARRGGG! >>.

Iniziò a correre. Pregò Dio e tutti i santi di non farla cadere.

<< ma perché quando serve non cadi mai!? >>.

<< Vaffa! >>.

<< fermati! Non possiamo correre attorno alla casa, siamo ridicoli! >>.

<< me ne sbatto alla grande se siamo ridicoli! >>.

<< o che palle! >> esclamò Jenna: << se la metti così >>.

Fece un salto e afferrò Rebecca per le spalle, e i due caddero a terra.

<< AAAAA! >> gridò Rebecca, scansandolo con un calcio.

<< AHIO! >>.

Rebecca si alzò velocemente, si pulì la maglietta e ricominciò a camminare. Jenna la seguì:

<< Rebecca, senti >> disse.

<< lasciami in pace >>.

<< ascoltami almeno >>.

Rebecca si voltò di scatto, facendo sussultare Jenna; lo afferrò per il colletto della camicia che indossava e lo sollevò da terra;

<< e da dove l’hai cacciata tutta questa forza? >> domandò, atterrito, cominciando a sudare freddo.

<< adesso sei tu che mi ascolti, maledetto bastardo! >> esclamò lei, scrollandolo:   << io non sono minimamente disposta a farmi mettere i piedi  in testa da un maledetto scazzillo come te! Sono stata chiara!? >>.

<< trasparente >>.

<< bene >>, e detto ciò, Rebecca lo lasciò andare, facendolo cadere a terra. Si voltò e di nuovo prese a camminare, i pugni chiusi.

Jenna si rialzò con uno scatto e si parò di fronte alla  ragazza.

Rebecca sbuffò:

<< che palle! Ma che vuoi da me? >>.

<< e me lo chiedi pure? Ma allora sei proprio scema! >>.

<< no, quello scemo sei tu! >> ribatté Rebecca.

Jenna la guardò, un sopracciglio inarcato:

<< a davvero? Lo scemo sarei io? >>.

<< nooo >> ripose lei sarcastica: << sono io! >>.

<< e io che cosa ho detto prima? >>.

<< lo vedi che sei scemo! >>.

<< beh, almeno io, a differenza di una certa persona, non cado ogni passo che faccio, non inciampo nei miei piedi e non vado a sbattere contro i pali della luce! >>.

<< sono cose che capitano U.U >>.

<< non in pieno giorno! >>.

<< ehm… >>.

<< e poi io, A DIFFERENZA DI UNA CERTA PERSONA non sono mai scivolato dal nulla! E poi io non sono un pazzo sclerato >>.

<< a no? E perché io lo sarei? >>.

Jenna rise:

<< tutto di te dice che sei pazza >> la indicò con le mani: << hai la faccia da ebete >>.

<< senti un po’ chi parla >>.

<< sei una grezza nata, hai lo sguardo perso nel vuoto, ti vesti come un’emo >>.

<< MA IO NON SONO EMO! >>.

<< le tue magliette sono talmente sbrindellate che se le tocchi si polverizzano >>.

<< lascia stare le mie magliette >>.

<< sei secca peggio di Rafe, in testa hai un porcospino di stoppa e i tuoi anfibi sono… a, non perdo nemmeno tempo a parlarne! >>.

Rebecca si accigliò, una vena sulla sua fronte pulsò:

<< cosa avrebbero che non va i miei anfibi? >>.

<< ma li hai guardati? Fossero neri almeno… ma sono beige >> disse, marcando l’ultima parola con disgusto: << ma la cosa peggiore in tutto questo è… è… >>.

<< sentiamo, qual è la cosa peggiore? >>.

<< la cosa peggiore è che io sono innamorato perso di te proprio perché sei così: non ti cambierei nemmeno un capello >>.

Rebecca sgranò gli occhi, scioccata:

<< ora, come se non avessi detto niente, fuggo, perché dobbiamo partire >>.

Jenna era al limite dell’imbarazzo:

<< sul tuo motorino giallo canarino? >> chiese Rebecca, troppo scioccata per chiedere qualcosa di utile o sensato.

<< no, sulla Ferrari bianca di Rafe >>.

<< ma ce l’ha la patente? >>.

<< ovvio che no >>.

<< bene >>.

<< bene >>.

<< bene >>.

<< BENISSIMO! >>.

Jenna, rosso carminio in faccia, si voltò e a grandi passi se ne andò. Rebecca lo fissò andarsene, e poi scomparire dietro l’angolo della casa. Poi fissò solo il vuoto davanti a sé.

Quando fu finalmente in grado di formulare farsi e pensieri, l’unica cosa che riuscì a dire fu:

<< CAZZO! >>.

 

(*) = Hikari, Utada Hikaru

 

Bel finale eh? Uhuhuh come sono cattiva (sorrisino sadico).

Passiamo ai ringraziamenti ^w^

Honey Evans: ti dico solo una cosa: Bella non è una strega. Poi vedrai leggendo (altro sorriso sadico). Kissoni anche a te ^***^

Mylifebeutifullie: adoro quella scena (è quello che farei a “Jenna” ^u^). Non sono napoletana, sono nata a Novara (ma al momento non ricordo dove si trovi O_O) poi sono stata a Grosseto, Roma, Benevento (il mio preferito), Belgio, Caserta e ora vivo a Casagiove. Mio padre è militare =_=. Il napoletano però lo adoro, mi fa morire dal ridere XD davvero ti piace il mio modo di scrivere? Non sai come mi fai felice dicendomelo (saltella contenta). Ziauuuu!!!

Noemi91: anche io voglio un hobby a scopo di lucro T_T cmq, Cam-Cavelli farà la sua apparizione più tardi (e ce ne riserverà si sorprese muhahhaah) Edward non si è ribellato, è vero, ma si è rifatto in questo cap (non è prpr un’ira titanica, però…). Ti dirò, il venerdì 17 a me porta fortuna O_O

Rosewhite: carinissima la tua fic! Mi piace molto, e sono molto contenta che a te piaccia la mia (arrossisce). Spero che anche questo capitolo ti piaccia ^_^ aggiorna presto anche tu!!!

e naturalmente, ringrazio tutte le persone che lo hanno messo tra i preferiti (si sale di quota!!!!!):

Allen_Anne_Black
Bella4
bellemorte86
BloodyKamelot
egypta
fatina_g
ffdipendente
flavia93
Honey Evans
kira988
lolitosa
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
Noemi91
rosewhite
rosi33

 

Allora, avete visto le foto? Secondo voi chi è chi?

Al prossimo cap!

Bilu_emo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Memorie ***


cap 11

Moon Rainbow

Capitolo Undici_ Memorie

C’era stato un attimo di buio, o forse un’ora. Non lo sapeva: semplicemente, ora era lì.

C’era una ragazza, una donna, non più di 25 anni, i lunghi capelli castano chiaro che le accarezzavano tutta la schiena con un velo morbido, lisci come spaghetti, non molto alta, dal fisico asciutto, addosso una camicetta di altri tempi. Fissava il mare, ma non seppe dire che luce c’era nei suoi occhi. Le dava le spalle…

Un ragazzo sui 20 anni, l’aria da ragazzino, le braccia strette attorno al torace per riscaldarsi, fece il suo ingresso nel suo campo visivo. Aveva folti capelli color rosso vivo, riccissimi e scombinati, e un paio di occhi blu come il mare in estate:

“Che cosa stai facendo?” domandò, la voce rotta dal freddo.

La donna si voltò verso di lui, mostrando gli occhi leggermente a mandorla di un nero intensissimo: sembrava non avesse pupille…

“Niente di importante” rispose; nella sua voce si poteva intuire un tono di nostalgia.

Il ragazzo la guardò con gli occhi socchiusi, la luce forte del crepuscolo che investiva il suo viso;

“Davo uno sguardo al mare” continuò la donna, rivoltando il capo verso il l’immenso: “Era tanto che non lo vedevo…”.

“Dove sei nata tu…” il ragazzo sembrava titubante, timorose, forse, di riaprire vecchie ferite: “…era un posto di mare?”.

Intuì il sorriso della donna:

“Si. Vivevo a Sapri, vicino Salerno”.

Il ragazzo fece una smorfia, inclinando un sopracciglio:

“Eh?”.

La donna scoppiò a ridere. Anche lei avrebbe voluto farlo, ma, come l’altra volta, non aveva coscienza del suo corpo.

“E’ un posto di mare” disse la donna: “un bel posto di mare”.

Ora nella sua voce poteva distinguere il tormento.

Provò una fitta allo stomaco. Sempre ammesso che quello fosse lo stomaco…

Il ragazzo dai capelli rossissimi si avvicinò alla donna e la abbracciò, stringendo le mani sul suo ventre, il mento poggiato alla sua testa.

“Non essere triste” disse: “ci sono io con te”.

“Lo so, Vins. Lo so”

Vins

“Pensi ancora a quell’altro?Il tuo ‘Predestinato’?” il tono di Vins era leggermente sprezzante.

Le fece venir voglia di ridere. Le ricordava tanto una persona…

“Si Vins” rispose la donna: “è più forte di me”.

“Ma tu… dici che mi ami…”.

“E’ così infatti. Io ti amo sul serio. Però… lui è comunque una parte della mia anima”.

Il ragazzo rimase in silenzio, gli occhi nascosti dai ciuffi rossi.

“Non preoccuparti, tesoro” aggiunse la donna, la voce grave: “tra poco scomparirò potrai liberarti di questo dolore”.

Vins la girò con violenza, costringendola a guardarlo negli occhi, accessi dall’ira:

“Non dire mai più una cosa del genere: puoi amare chi ti pare, sarebbe un dolore certamente nullo in confronto alla tua morte”.

La donna socchiuse gli occhi, luccicanti di lacrime.

“Non importa se non mi stai accanto, basta che ci sei…”

Poi ebbe come l’impressione di stare scomparendo. Come se fosse fatta di sabbia e il vento la stesse facendo volare via.

La vista e l’udito si annebbiarono, non riusciva più a sentire quello che Vins e la ragazza si stessero dicendo. L’unica cosa che sentì prima di smettere di esistere, fu la voce di Vins che chiamava la sua donna, con voce incredibilmente dolce e suadente:

Anjela…”.

Bella spalancò gli occhi di scatto; aveva il cuore accelerato come se avesse corso ininterrottamente per miglia e miglia. Le facevano male le ossa del busto e del collo, e sentiva freddo alla guancia.

<< no, mi rifiuto, no! >> disse una voce, che le arrivò alle orecchie come un’eco lontana.

<< eddai!!! >> disse una seconda voce, il tono implorante.

<< no, non se ne parla! >>.

<< uffa! >>.

Riprendendosi dal torpore, Bella riuscì a riconoscere le due voci: la prima era quella di Jacob, e sembrava piuttosto spazientito… la seconda era la voce di Gemma.

Si mise dritta, scoprendo che l’origine del freddo alla guancia era il vetro del finestrino sul quale si era addormentata. Si trovava nel furgoncino di Embry…

A, già…

Edward e gli stregoni erano andati verso Forks conla Ferrari di Rafe, i Cullen e i licantropi avevano preso la strada più lunga per la città con la jeep di Emmett (in un modo o nell’altro erano riusciti a entrarci tutti); chissà se sarebbero arrivati a Forks senza scannarsi a vicenda… lei, Jacob e le Rosanera, invece, erano partiti con il furgoncino di Embry, le Rosanera erano in moto, a parte Gemma:

“Io davvero non capisco: perché sei dovuta venire in macchina anche tu !?” aveva esclamato Jacob, quasi disperato.

“Così evito che succeda l’irreparabile” rispose Gemma con aria saccente.

“Ma che dici?!?”.

“Evito eventuali tentativi di rimorchio platonico!”.

Bella ridacchiò al ricordo.

<< eddai, Jacob, ti prego! >>.

<< NO! >>.

<< che succede ? >> chiese Bella, stiracchiandosi.

<< ma perché no? >> Gemma la ignorò, il tono disperato.

<< non voglio che uno stregone guidi il mio furgoncino – di Embry  >> disse Jacob, al limite dell’esaurimento: << figuriamoci se lo faccio guidare a uno stregone femmina che non ha nemmeno la patente >>.

Gemma socchiuse gli occhi, irritata:

<< maledetto maschilista >>.

Bella rise :

<< Max e Reby ? >>.

<< sono sulla moto, davanti a noi: ci fanno strada >> le rispose Gemma.

<< ma perché dovevi venire per forza tu ? >> chiese Jacob a denti stretti.

<< se veniva Max ti avrebbe cioncato, tritato, sbruciacchiato e  avrebbe fregato la macchina, buttandoti fuori senza pietà; Rebecca avrebbe parlato continuamente >> disse Gemma.

<< anche tu parli continuamente >> protestò Jacob.

<< io parlo normalmente, Rebecca ciarla, cioè parla a macchinetta >>.

<< Gesù, CHE PALLE! >>.

Bella rise di nuovo. Jacob le lanciò un’occhiata attraverso lo specchietto retrovisore:

<< tu ridi ? E’ una cosa tragica! >>.

<< dai Jake, non essere così pessimo >> disse Bella, poggiandogli una mano sulla spalla.

Jacob alzò gli occhi al cielo:

<< io mi ammazzo! Anzi, ammazzo voi tre! >> esclamò, puntando il dito contro Gemma. Lei gli lanciò una delle sue occhiate gelide, gli occhi argentei di ghiaccio.

Il licantropo rabbrividì, tornando a guardare davanti a sé.

Bella si lasciò andare a un’altra risata.

<< da quanto tempo siamo in viaggio? >> chiese.

<< un’oretta >> rispose Gemma, guardando l’orologio sul cruscotto.

<< ci manca molto? >>.

<< non credo, dovremmo chiedere a Max… >> neanche a finire la frase che la Ducati di Max era accostata al furgoncino, il finestrino “magicamente” già abbassato.

<< che cosa volete? >> domandò Jacob sgarbatamente.

<< a cuccia, Fido >> sbottò Max, la voce strana a causa del casco: << siamo quasi arrivati, appena arriva l’incrocio gira a destra >>.

<< non potevi dircelo a mente? >> domandò Gemma ( =_= ).

Bella poteva immaginare il sopracciglio di Max nervosamente inclinato sotto il casco…

<< no, mi è stato impossibile! La mente di questo zoccolo qui è talmente piena di immagini di Bella NUDA nella doccia che non fa entrare niente   altro! >> esclamò.

Bella divenne rossa come un papavero.

“O mamma” pensò, nascondendo il viso incandescente tra le mani.

Anche Jacob sembrava alquanto imbarazzato:

<< non è vero! >> disse.

<< come mai non me ne sono accorta?? >> chiese Gemma sconvolta.

<< molto semplicemente perché ci pensa superficialmente >> spiegò Max: << quindi, a  meno che non “scaviamo” a fondo, non le troviamo. Hai capito il terranova: è intelligente >>.

Jacob strinse gli occhi:

<< ne dubitavi? >>.

<< ma che razza di domanda è mai questa? >> rispose Max, come se la risposta fosse più che ovvia.

Si sentì un ringhio provenire dalla gola di Jacob.

<< non ringhiarmi contro >> lo ammonì Max, e accelerò, dopo aver ricordato al licantropo di girare a destra.

<< quella è odiosa >> ringhiò Jacob, premendo il piede sull’acceleratore.

Bella si irritò:

<< Jake, vacci piano >> disse: << quella è comunque la mia migliore amica >>.

<< nonché mia sorella >> aggiunse Gemma con gli occhi che sprizzavano scintille.

<< che ci posso fare se mi sta sul cazzo? >>.

<< JACOB! >> esclamarono all’unisono Bella e Gemma: << insomma! >>.

Il licantropo ringhiò.

Dopo una decina di minuti, trovarono l’incrocio: sembrava condurre a una strada di campagna, perché ad un certo punto la strada non era più fatta di asfalto ma di terra e erbacce.

<< ma dove diamine stiamo andando? >> domandò Jacob.

<< non so >> rispose Gemma: << Max una volta è stata qui, ma io mai >>.

<< siamo a Denali? >> chiese Bella.

<< si >>.

<< pensi che incontreremo Tanya e le altre? >>.

<< io spero vivamente di no, e comunque non credo: loro stanno dall’altra parte della città >>.

<< a… >> Bella si sentiva sollevata…

<< perché non volete incontrarle? >> domandò Jacob: << pensavo voi maghette foste alleate dei succhiasangue >>.

<< non con loro >> rispose Gemma, fulminandolo con lo sguardo, mentre il licantropo girava bruscamente: << e poi, hanno già fatto fuori qualche “maghetta” >> sottolineò la parola con disprezzo.

<< perché? >>.

<< e secondo te? >>.

<< ma il vostro sangue fa schifo! >>.

<< grazie tante Jacob! >>.

<< ma scusami non è così? >> Jacob sembrava sempre più esaurito.

<< si, ma è molto nutriente: una strega “intera” basta per un anno >>.

Jacob lanciò un fischietto di ammirazione.

Arrivati all’incrocio, girarono a destra con una brusca virata. Bella fu sterzata di lato, andando a sbattere con il viso contro il finestrino. Pensò a cosa fosse peggio: la velocità esagerata di Edward oppure la violenza di Jacob.

Poco a poco il panorama cambiò, trasformandosi in campagna innevata. C’era una piccola valle, dove era parcheggiata la moto di Max contro un albero. Lei e la sorella Rebecca erano impegnate in una battaglia di dita.

<< che cosa stanno facendo? >> domandò Bella stranita.

<< fanno la guerra delle dita: invece di prendersi a pugni si prendono a ditate >> rispose Gemma, una nuova luce negli occhi: << anche se alla fine a pugni ci finiscono comunque >>.

Bella scoppiò a ridere, mentre Jacob scosse la testa, rassegnato. Parcheggiò malamente, “graffiando” l’erba del prato della radura, formandosi delle strisce di fango.

Gemma spalancò la portiera e uscì di corsa dalla macchina, chiudendo la porta con violenza.

<< ehi! Un po’ di delicatezza! >> esclamò Jacob uscendo a sua volta, seguito da Bella.

<< che palle Giacobbe! >>.

<< io non capisco: perché mi chiamano Giacobbe? >> domandò sottovoce a Bella.

<< perché in italiano Jacob si dice Giacobbe >> rispose lei.

Jacob inclinò un sopracciglio:

<< chiamarmi semplicemente Jacob no? >>.

<< che ci vuoi fare Jacob? Sono delle tipe strane >> ridacchiò Bella, dirigendosi dalle Rosanera con Jacob che le camminava a fianco.

<< delle tipe decisamente alternative >>.

<< io le adoro >>.

Jacob sospirò:

<< chissà come fai >> strinse gli occhi, mentre all’orizzonte Max scaraventava Rebecca per aria: << devo ammettere, però, che da quando ci sono loro, sei cambiata >>.

Bella guardò Jacob, suo viso un punto interrogativo. Intendeva in senso buono?

<< cioè… da quando sono arrivate quelle pazze, sembri più un adolescente >>.

<< come? >> chiese Bella ridacchiando.

<< ora ti comporti davvero come un adolescente, prima sembravi una donna di mezza età >>.

Bella rise. Sua madre glielo aveva sempre detto.

<< davvero, sembra che tu sia ringiovanita >>.

<< bene, lo prenderò per un complimento >>.

<< lo è, infatti: sei radiosa >>.

Bella sorrise, arrossendo. Le ragazze, Max soprattutto, erano state un pezzo mancante nella sua vita. Certo, Jacob era un suo grandissimo amico, la conosceva come nessun altro, ma aveva comunque un secondo fine. Era bello avere delle amiche, con le quali potevi parlare senza problemi di sindrome premestruale e potevi stare tranquilla senza aver paura di ferirle per ogni parola su Edward. Già, Edward… presto, lui non ci sarebbe stato più. Poi se ne sarebbe andate anche le Rosanera. E Jacob di sicuro avrebbe avuto un imprinting, prima o poi. E lei… sarebbe rimasta completamente sola.

<< qualcuno le fermi! >> urlò Gemma.

Bella alzò lo sguardo, e la scena che le si parò davanti agli occhi fu qualcosa di veramente eccezionale: c’era Rebecca, sopra un albero, attorcigliata attorno a un ramo come un serpente, la manica della maglia nera strappata e le foglie nei capelli, sembrava terrorizzata; sotto di lei, la c’era Max, che sbraitava e lanciava calci contro il tronco dell’albero, che tremava pericolosamente, gli occhi assatanati e in bocca alcuni brandelli della manica di Rebecca.

<< che cosa è successo? >> chiese scioccata Bella; Jacob guardava la scena senza parole, la mascella a terra per la sorpresa.

<< niente di che >> spiegò Gemma: << Rebecca ha battuto Max a dutilato, e Max si è incazzata >>.

<< “Dutilato”? >> chiese Bella con una smorfia.

<< si >> spiegò Gemma: << invece di prendersi a pugni, si prendono a ditate >>.

Jacob si schiaffò la mano sulla fronte:

<< quanta follia >> commentò.

<< allora, Rebuccina mia >> disse Max, la voce che doveva sembrare melliflua era un ringhio trattenuto: << adesso tu scendi, con calma, e io non ti faccio nulla di male, ok? Vorrei soltanto capire come ho fatto a perdere contro di te >>.

<< noooooo! >> gridò Rebecca, piagnucolosa.

Una vena pulsò sulla fronte di Max:

<< dai cara, non ti faccio nulla >> assicurò. Non era affatto convincente…

<< come non hai fatto nulla alla mia maglia?! >> esclamò Rebecca.

<< o insomma! >> esplose Max, alzando un pungo verso la sorella: << scendi giù e ti dimostro come si vince davvero a dutilato! >>.

<< Max >> disse Bella: << forse è il caso che ti calmi >>.

<< si, concordo in pieno >> affermò Rebecca.

Max rimase immobile, il pugno ancora alzato, la gamba poggiata al tronco.

Bella si avvicinò a Gemma:

<< che cosa le prende ora? >>.

<< sta parlando mentalmente con un uccellino >>.

<< O_O un uccellino? >>.

<< già >>.

<< o Gesù! >>.

<< lo so, lo so, lo stress provoca brutti effetti >>.

<< potete davvero parlare con gli animali? >>.

<< certo. Ma non hanno un vocabolario come il nostro >> spiegò Gemma con l’aria da secchiona: << loro si limitano a gesti, istinto: le parole le hanno sempre e solo usate con gli stregoni: hai presente la storia del gatto nero? >>.

<< sarebbe una strega trasformata? >>.

<< esatto >>.

<< se ti passa davanti ti porta sfortuna? >>.

Gemma fece una strana smorfia:

<< beh… non proprio… ma, starei attento a non stuzzicarli troppo, i gatti neri. E i gatti in generale >>.

Bella deglutì; il tono di Gemma era molto eloquente…

<< perché? >>.

<< non portano sfortuna, però… beh… sanno essere molto cattivi e vendicativi… >>.

Alle loro spalle, Jacob sussultò:

<< ops >> si lasciò scappare.

<< oddea! >> esclamò Max voltandosi: << non posso credere che tu lo abbia fatto! >>.

Bella deglutì di nuovo.

<< Jacob, che cosa hai combinato? >> domandò.

<< una volta… quando ero licantropo… eravamo di pattuglia, non mangiavo da una giornata intera e… >>.

Bella chiuse gli occhi, alzando una mano:

<< non dire altro >>.

<< la prima cosa che mi è capitata tra le mani >>.

<< santa pace, sei un mostro! >> esclamò Rebecca.

<< va bene >> disse Gemma, alzando le mani: probabilmente approfittava della “tregua” tra Rebecca e Max: << ora ci conviene davvero andare >> e così dicendo si avviò verso il boschetto che costeggiava la radura.

Max socchiuse gli occhi (=_=):

<< Gemma, è dalla parte opposta >>.

Gemma si bloccò, il piede a mezz’aria, si voltò e ricominciò a camminare, mancando di equilibrio ogni tanto.

<< andiamo Rebecca >> disse Max alla sorella, che sospirò di sollievo. Si staccò dall’albero e cadde malamente a terra, con un rantolo che doveva dire “Ahio”.

Jacob ridacchiò, mentre Rebecca si rialzava e ricadeva a terra al primo passo. Gemma sospirò.

Bella si mise di fianco a Max, che la prese a braccetto:

<< dove andiamo? >> chiese la prima.

<< c’è un tempietto, o qualcosa del genere, in mezzo al bosco in questa direzione: le Pergamene stanno là >>.

<< a… come lo sai? >>.

<< me l’ha detto Rafe, sai, col suo potere di chiaroveggente è venuto a sapere questa informazione e me l’ha detta >>.

Bella guardò Max sorpresa, un leggero sorriso sulle labbra: c’era qualcosa di diverso nel modo in cui aveva detto “Rafe”: le altre volte, sembrava incazzata, rancorosa… ora, invece… sembrava semplicemente il tono di una ragazza innamorata. Notò un leggero arrossamento delle gote dell’amica. Rise. Dopo le avrebbe chiesto che cosa aveva combinato…

Camminarono per quella che a Bella parve un’eternità. Ogni tanto alle loro spalle si sentiva un tonfo, dovuto alla caduta di Rebecca o di Gemma. Ad un certo punto cadde anche Jacob, inciampando in una radice sporgente.

<< Jake, cos’è ‘sta novità? Tu che cadi? >> domandò Bella, scioccata.

<< a stare in mezzo a quattro imbranate croniche come voi sto diventando un caso disperato anche io >> sbottò il licantropo rialzandosi.

Quattro paia di occhi lo guardarono adirati.

Alzò le mani:

<< chiedo sommo perdono care >> disse sarcastico.

Max fece una smorfia:

<< a chi hai detto cara? >>.

<< se non te ne sei accorta, era ironico, cara >>.

<< fa comunque impressione pronunciato dalla tua bocca >>.

<< cara >>.

<< smettila! >>.

<< in altre circostanze sarebbero stati una coppia eccezionale >> disse Gemma.

<< tu dici? >> chiese Rebecca, perplessa.

<< sisi >> assicurò la sorella.

<< Gemma >> disse Max adirata: << dici di nuovo una cosa del genere e      ti… >>.

<< cosa mi fai? >>.

<< mi metto un paio di occhiali e ti meno >>.

Gemma rimase in silenzio. Jacob arricciò il naso per il disgusto. Lei e quella Max una coppia eccezionale?

“Quella sta fuori” pensò.

<< grazie terranova >> rispose sarcastica Gemma al suo pensiero.

<< non bastava il succiasangue a  ficcare il naso tra i miei pensieri! >> esclamò Jacob.

<< sei tu che sei voluto venire >> lo ammonì Gemma con la faccia teatralmente saccente: << hai voluto la bicicletta, e ora pedali >>.

<< la bicicletta!? >> esclamò Rebecca, un sorriso a 110 denti sul viso: << DOV ‘ E’ LA BICICLETTA!!!!??? DOVE LA BICI >> contenta come una pasqua, iniziò a saltellare in mezzo agli alberi, muovendo le braccia come fossero alette.

Bella scoppiò in una risata fragorosa, tanto da farle venire le lacrime agli occhi. Un sorriso scappò anche a Jacob, che cercava di non ridere. Max fingeva di singhiozzare per l’esaurimento, esagerando il movimento delle spalle. Gemma era semplicemente senza parole: fissava la sorella con la voglia omicida negli occhi.

Rebecca continuava a saltellare, continuando a urlare BICICLETTA. La sua “danza” fu brutalmente interrotta da una radice sporgente dal terreno, dove il suo piede anfibiato (parola inesistente ¬.¬) andò a incastrarsi. Cadde a braccia all’aria, sbattendo contro il grosso tronco di un albero, ci rimbalzò e infine cadde a terra, le braccia spalancate ai lati del corpo,  le gambe ancora per aria.

Stavolta era Jacob a ridere come un idiota. Si chinò, reggendosi la pancia con le mani, non riuscendo a trattenersi. Max e Gemma erano rimaste a bocca aperta, Bella si era portata le mani alla bocca, scioccata.

<< ehm >> disse Max: << stai bene Rebecca? >>.

<< uuuuuuuuuuuuuuu >> fece Rebecca. Fissava il cielo coperto da nubi e alberi dritto davanti a sé. Jacob rise ancora di più.

<< Reby, sul serio, come stai? >> chiese Bella.

<< asteroidi… meteore… >>.

<< vedo le stelle >> disse, indicando il cielo con un diti tremolante. Si rizzò dritta a sedere di scatto, dando le spalle agli altri: << JENNA! >> esclamò, poi ricadde a terra, svenuta.

Silenzio. Solo la risata implacabile di Jacob.

<< ehm… che facciamo? >> chiese Bella.

<< Giacobbe >> disse Max.

Il licantropo cercò di ricomporsi; si asciugò una lacrima all’angolo dell’occhio:

<< si? >> domandò, la voce ancora tremante per il ridere.

<< porteresti Rebecca in braccio? Mi sa che da lì non si muove più >>.

Jacob rise di nuovo.

<< e smettila di ridere! >> esclamò Max.

<< certo, certo >> assentì Jacob: << ma quando arriviamo a destinazione, se non si è ancora svegliata, mi faccio pagare in contanti >> disse Jacob, prendendo Rebecca in mano con poca delicatezza: << okay, Maxwell? >>.

La valvola di Max scoppiettò:

<< come mi ha chiamata? >> domandò, furiosa.

<< povera Rebecca >> disse Bella.

<< quella ragazza è sfortunata al massimo >> disse Gemma: << poraccia >>.

Dopo un quarto d’ora di cammino, arrivarono a destinazione. Rebecca si era risvegliata imprecando contro Jenna. Quando notò che era sulla spalle di Jacob, sorrise tutta felice parlando di quanto le piacessero i ragazzi dai tratti scuri. Jacob la buttò malamente a terra, e la ragazza sparì nella neve.

<< dai Jake, si è appena ripresa! >> esclamò Bella, nascondendo una risata.

Jacob fece spallucce, poi le strizzò l’occhio.

<< eccoci >> disse Max, la voce stranamente grave.

Bella alzò lo sguardo: era una casetta, in legno, non troppo grande, dall’aspetto vecchio eppure perfettamente conservato. Si aspettava un luogo più grande… e poi…

<< come mai hanno messo questa baita in mezzo al nulla? >> chiese:            << nessuno si è insospettito? >>

<< di qui non ci passa mai nessuno >> rispose Max: << a parte forse Tanya e compagnia, ma per loro non dovrebbe essere molto interessante >>.

<< ci sarà un bagno? >> domandò Gemma.

<< ne dubito fortemente >> rispose Max.

<< merda! >> esclamò Gemma.

<< vabbè >> disse Rebecca, alzatasi, completamente bianca: << andiamo, cerchiamo queste maledette informazioni e leviamoci dalle palle >> con passo deciso (?) e grandi falcate, si avviò verso la porticina della casa, la aprì e ci entrò.

Gemma e Bella sbatterono le palpebre:

<< ma… come mai quella vocetta rotta? >> chiese Max.

<< che cosa aveva? >> domandò Bella.

<< mentre mi stava in spalla ogni tanto nominava Jenna >> disse Jacob.

<< a… >> fece Gemma: << ora si spiega >>.

<< povera >> disse Max.

<< c’ha facit? >> domandò Rebecca da dentro.

<< andiamo su >> disse Max: << o non finiremo entro il secolo prossimo >>.

Si avviò anche lei verso l’entrata, scivolando sul primo scalino e cadendo culo a terra.

Una volte terminate le risate Bella e Gemma la aiutarono ad alzarsi ed entrarono, seguite da Jacob alle loro spalle.

Appena fu dentro, Bella rimase a bocca aperta: non aveva mai visto tanta carta in vita sua. Era una stanza rettangolare, più lunga che larga, il soffitto era basso, tanto che Jacob dovette chinarsi per entrarci tutto; era pieno di scaffali, bauli, armadi di legno, pieni di crepe, addossati ai muri di legno (pure quelli), o in mezzo alla stanza, ed erano strapieni di carta. Fogli messi alla bell’e meglio, addossati e accartocciati gli uni sugli altri, ammassati nei bauli, addirittura per terra. Vi erano anche alcune cartine ingiallite dal tempo, pergamene arrotolate sbucavano da sotto le tonnellate di carta.

Bella spalancò la bocca: dovevano davvero cercare là in mezzo?!

<< purtroppo sì >> rispose Gemma, come se le avesse letto nel pensiero: fissava un foglio di carta marroncino sotto le sue scarpe.

<< cazzo >> sussurrò Max, sconcertata.

Rebecca aveva gli occhi rossastri sgranati, la bocca spalancata, le braccia tese; si voltò verso Max:

<< ho paura >>.

Mal le diede uno spintone e la sorella andò a sbattere contro il muro.

<< AHIO! >>.

<< non ho ben capito >> disse Jacob: << dovremmo cercare là in mezzo? A tutto quel casino? >>. Era sconcertato.

<< esatto >> rispose Gemma, dando un calcio al foglio marroncino.

<< ehm… >> Jacob si mise una mano sul collo, facendo una smorfia falsa:

<< oh! Il soffitto è troppo basso: che male al collo e alla schiena >> disse in tono falso: << sarà meglio che esca >> e così dicendo uscì dalla stanza.

Bella si mise a ridere. Max affilò lo sguardo verso la porta, da dove Jacob era appena uscito:

<< che pezzo di merda >> sussurrò.

<< ma dai, lascialo stare >> disse Bella sorridendo.

Gemma fece una smorfia:

<< ma che fine ha fatto l’istinto cavalleresco degli uomini? >>.

<< è andato a farsi fottere insieme alla loro virilità >> disse acida Rebecca.

<< Ehi! >> esclamò Jacob da fuori.

<< mica parlavo di te! >>.

<< si, vabbè… muoviamoci, abbiamo 800 anni da analizzare >> disse Gemma, battendosi il pugno sul palmo della mano.

<< questo mi fa sentire meglio >> disse Bella, sarcasmo amaro.

<< che paaaalle!! >> esclamò Rebecca.

Così, iniziarono a cercare.

Bella si diresse verso uno degli scaffali attaccati al muro. Osservando il legno, si accorse che quelle che da lontano sembravano crepe, in realtà erano dei disegni intagliati: tanti piccoli e dettagliati ghirigori che si espandevano come rami dalla serratura arrugginita della chiave per tutta l’anta fino ai piedi e intorno al piccolo arco che fungeva da ornamento.

La memoria è come un albero: ci sono i rami, i ricordi più vivi, le foglie, ricordi sfocati… e poi ci sono le radici: ricordi invisibili. Non si vedono, ma ci sono, sotterrati nella nostra mente

Bella si portò una mano alla tempia, colta da un improvviso mal  di testa.

<< ragazze, come facciamo ad aprire questi armadi se non abbiamo le    chiavi? >> chiese, indicando la serratura marrone di ruggine.

<< semplice >> disse Rebecca: << così >>. Con il pugno distrusse la vetrata dell’ anta dell’armadio davanti a lei.

Bella: O_O

<< sempre la solita >> disse Max scuotendo il capo, mentre Rebecca si puliva il sangue delle ferite alle nocche, già rimarginate.

 Bella fissava la piccola strega con gli occhi sgranati. Ma se era l’unico modo… si allontanò un po’ e diede un calcio al vetro, che andò in mille pezzi; si sbilanciò e cadde all’indietro, mentre si alzava un gran polverone.

Si rialzò, ed infine, Bella si mise a cercare…

Trovò per lo più vecchie storie sulle streghe romane, quando ancora venivano chiamati Leggiadri. C’era la storia di una ragazza, Ancea (ma che nomi si inventavano i latini?), una strega, che aveva perso il suo stregone. E un’altra, di un tale Jerudio, nell’antico oriente, che vagò per il mondo perché non riusciva a trovare la sua strega…

Ci fu una specie di poesia, che attirò molto la sua attenzione, risalente anziché al 1900 a.C. agli anni 60 dell’ ‘800:

Quanto tempo passò dal tuo ultimo sguardo? Quanti anni durati secoli non ci siamo scorti tra la folla? Ricordo ancora il tuo viso quando ti dissi addio, quando l’uomo che conoscevo morì e nacque l’ombra delle anime… e il topazio fu giada, e giada fu lapislazzuli, finché oggi non resta più nulla, se non una macchia nell’anima, un dolore al petto… ultimo destino, ultima volta in cui ti vidi per davvero, amore mio. Quando quel blu sinistro si è spento, oscurato da una chioma rossa, il tuo ricordo si è spento per sempre, il mio cuore, purtroppo, è rimasto con te”.

<< Bella, tutto bene? >>.

<< come? >> la ragazza sussultò, sentendosi chiamare: Max la guardava, lo sguardo violetto preoccupato, in mano una pila di libri semidistrutti dal tempo.

<< va tutto bene? Stai… piangendo… >>.

Bella sbatté le palpebre:

<< come? >> domandò di nuovo, portando un dito sotto l’occhio: in effetti sì, stava piangendo. Ma come poteva essere? Non si era tanto commossa, solo un po’ toccata… eppure, c’era qualcosa dentro di lei che… era come se pungesse…

Sussultò nuovamente, quando sentì un tonfo sordo; si voltò, e vide che Max aveva buttato i libri a terra, accanto a lei, e ci si era seduta sopra, le gambe tese in avanti:

<< Bella, io… mi dispiace >> disse, lo sguardo basso.

Bella chinò leggermente il capo di lato, confusa:

<< e di che? >> chiese.

<< beh… ti abbiamo costretta a seguirci in qualcosa di molto più grande di tutti quanti noi messi assieme, e ora… ci stai aiutando a cercare informazioni per trovare quella che potrebbe fregarti il ragazzo >>.

Bella sorrise:

<< Max, non preoccuparti… >>.

<< ma si che mi preoccupo: io al tuo posto avrei già ucciso tutti quanti! >>.

<< soprattutto Rafe immagino >>.

<< già, soprattutto Rafe >> nel pronunciare il suo nome, lo sguardo di Max si addolcì:

<< stiamo inguaiate >>.

Bella rise:

<< ah, menomale che ci stai tu, Max >> disse, poggiando il capo sulla spalla dell’amica.

<< ricambio, tesò. Se va a finire male, ci sposiamo noi due, vero? >>.

<< perché a te dovrebbe finire male? >>.

<< rischio di ammazzare Rafe >>.

Bella rise di nuovo.

<< hey, voi due, non battete la fiacca! >> disse Gemma: << invece di stare lì a limonare e strusciarvi, datevi una mossa >>.

Max si alzò, riprese in mano i libri e si guardò intorno:

<< dov’è finita Rebecca? >>.

<< è affogata in quell’ammasso di carta >> rispose Gemma.

<< ma come?! >>.

<< già, si sta deprimendo, non fa altro che ripetere “Jenna” e “motorino giallo” >>.

Bella scoppiò in una fragorosa risata.

<< a me Rafe ha detto che mi ama >> disse Max, corrucciata.

<< CHE COSA? >>. Bella e Gemma scattarono in piedi, sotto shock. Max arrossì.

<< e tu? >> chiese Bella assatanata.

<< beh, io… mi sono messa a piangere >>.

<< CHE PEZZO DI IDIOTA! >> gridò Gemma, afferrando la sorella maggiore per il colletto della maglia.

<< io sono scuypptarrr! >> gridò Rebecca piangente, passando davanti a loro in ginocchio.

<< che cosa le prende a quella? >> domandò Max.

<< ha una crisi esistenziale… >> constatò Bella.

<< NUOOO!!! >> strillò Rebecca in preda alle lacrime: << la grossa zampa pelosa del destino se l’è di nuovo presa con me! >>.

<< sta delirando >> affermò Max.

<< maledetto Grande Demone Celeste! >> gridò ancora, buttandosi a terra e scalciando come una bambina.

<< non ho ben capito che cosa è successo >> disse Bella.

<< Jenna ha detto di essere innamorato di lei, in mezzo alle offese, lei è rimasta sotto shock e lui se n’è andato >> spiegò Gemma.

<< buuuuuuuuuu!!!! >>.

<< stendiamo un velo pietoso >> disse Max.

<< e a te com’è andata, Gemma? >> chiese Bella.

Gemma socchiuse gli occhi, ma Bella non capì se lo fece per la contentezza oppure no.

<< è stato ambiguo come sempre… >>.

Bella sgranò gli occhi, Gemma arrossì:

<< MA NON IN QUEL SENSO! >> esclamò: << ha detto una cosa… non ho ben capito se era o no una dichiarazione >>.

Bella la incitò a continuare con lo sguardo:

<< ha detto che certi sentimenti vanno oltre il tempo e nel mentre mi… mi baciava >> era la prima volta che Gemma era in imbarazzo.

Max, che era rimasta in un angolino a deprimersi con Rebecca, alzò lo sguardo sulla sorella:

<< ma… è arrossita >>.

Rebecca scattò in piedi, le braccia alzate:

<< Gemma Rosanera è arrossita… questo è troppo >>.

La ragazza in questione le fulminò con gli occhi.

Nel mentre, Bella era tornata al suo “addio” con Edward…

“Alla fine di questa storia voglio vederti ancora allo stesso modo”.

<< O MIA DEA! >> urlò Rebecca, cadendo a terra. Gemma fece un ammiccamento di sorpresa. Max era a bocca spalancata, immobile.

<< che… che succede? >> chiese Bella, stranita. Rebecca era ancora a terra, non dava segni di vita.

<< Bella, non dirmi… che.. tu e Edward… >>.

Bella arrossì violentemente, stropicciandosi le mani.

<< oddea Bella >> disse Max: << non dirmi che lo avete fatto! >>.

<< no, ma che! >> esclamò Bella in un sussurro.

<< che male ti faceva? >> chiese Gemma, poi ci pensò su: << mmm… forse un po’ si >>.

<< e poi… Edward è contrario a queste cose prima del matrimonio >>.

<< a… davvero? >> Max era senza parole.

<< come mai sussurri? >> chiese Gemma.

<< non voglio che Jacob mi senta >>.

<< fin dove vi siete spinti? >> chiese Max.

<< io non mi sono neanche tolta il reggiseno >>.

<< si sono solo baciati senza la maglietta >> disse con semplicità Gemma.

Bella era viola:

<< certo, certo, ma… voi come fate a sapere… insomma… >>.

Max rispose, riprendendosi: << ti abbiamo letto nel pensiero >>.

Fu uno shock.

Loro…

Potevano…

<< voi… mi avete… letto nel pensiero? >>.

Max spostò il peso da un piede all’altro, a disagio:

<< si… mi dispiace, di solito schermiamo la tua mente, ma ora… eravamo un po’ distratte… >>.

<< no… dico…tu sei capace di leggere nella mia mente? >>.

<< certo >>.

<< e allora come mai Edward non può? >>.

Max inclinò un sopracciglio.

<< noi possiamo leggere nella mente di chiunque, perché siamo streghe. Possiamo anche “schermare” la mente di qualcuno, in modo tale da non sentire i suoi pensieri. Per la privacy >>.

Bella era scioccata: e lei che pensava che la sua mente fosse un luogo sicuro!

<< avete finito qui dentro? >> domandò Jacob entrando nella stanza il busto chino per non sbattere la testa contro il soffitto.

<< mi sembra ovvio che no >> disse Gemma: << ci sono quasi mille anni di storia delle streghe qui dentro >>.

<< ma se qualcuno ci desse una mano, forse potremmo finire più in fretta >>.

Max parlò al vento: Jacob se n’era già andato.

<< che uomo di merda >>.

<< dai Maxy, non ti assatanare >> disse Bella.

Silenzio.

<< ma Rebecca è morta? >> chiese poi Gemma, sparendo dietro un ammasso di carta.

<< boh >> disse Max. le diede un calcetto al fianco e Rebecca scattò in piedi, allargando le braccia ai alti del corpo:

<< ma che cazzo era? >>.

<< stai calma Reb, va tutto bene >> disse Max, mettendole una mano sulla spalla.

E in quel momento accaddero molte cose contemporaneamente: il debole pavimento di legno sotto i piedi di Max e Rebecca cedette e le due caddero di sotto. Gemma prese una storta e cadde a terra, un frammento di vetro le si conficcò nella mano. L’ululato di Jacob riecheggiò fuori dalla baita e il lupo rossiccio irruppe nella stanza, sfondando il soffitto insieme a una figura bianca. Bella abbassò lo sguardo sul foglio con la poesia che aveva ancora in mano e lesse il nome dell’autore:

Anjela.

Luce soffusa. Odore d’incenso. Nell’ombra, un ghigno maligno, denti affilati che brillano; un sussurro pericoloso:

<< sta andando tutto come previsto >>.

Uuuufffff…. Sono le 1.17 e ho appena finito il capitolo. Non scrivete mai un intero capitolo alle 21, perché si finisce come me: schizofrenica! Madonna mia…

Ok, mi riprendo XD: allora, chi sarà mai questa Anjela? E il tizio dal ghigno pericoloso? O.o bel mistero…

Voi leggete ^w^ e recensite ^_^

Passiamo ai ringraziamenti:

Honey Evans: ma come hai chiuso con le supposizioni!? Nuooooo!!! Non farlo, e poi guarda, nemmeno io sono brava a prevedere il tempo O_O… e poi io ho dtt che Bella non è una strega, ma… uhuhuh, leggi cara ^_^

Mylifebeautifullie: sono contenta che il cap ti sia piaciuto, spero ti piacerà anche questo XD si, Rebecca è scema U.U è vero ho girato il mondo, ma con un padre militare è inevitabile. Cambiavo sempre amici L , ero un po’ depressa, ero piccina… per mesi non ho parlato quando eravamo in Belgio (il che per me è una cosa assurda O_O) zau cara!

Rosewhite: visto? Ho aggiornato ^u^ te l’ho già deto k la tua fic mi piace molto? È simpatica hehe nn preoccuparti x la recensione, anche il mio computer certe volte è una spina nel fianco ¬.¬ aggiorna presto anche tu!

E ovviamente un graziassimo (dv smetterla di inventarmi le parole >_< ) alle 18 lettrici k hanno messo la fanfic tra i preferiti! Vi lovvissimo!

alicesil
Allen_Anne_Black
 Bella4
bellemorte86
BloodyKamelot
egypta
 fatina_g
 ffdipendente
flavia93
Honey Evans
kira988
lolitosa
metal_darkness
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
 Noemi91
rosewhite
rosi33

alla prossima!!!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Bum!! ***


cap 12

Fiu! Mamma mia! Mi scuso per l’enorme ritardo, ma per scrivere questo capitolo mi ci è voluta una vita. Giustamente, per entrare nella testa bacata e contorta dei tre stregoni… aiuto! Vi ringrazio qui, così vi lasciò l’effetto alla fine :-D

Honey Evans: si, sono delle gran donne! Rebecca sa il fatto suo, sembra scema, ma in realtà è un genio. È solo un po’ stressata, poverina U.U

Rosewhite: si, anche tu mi hai già detto che adori la mia fic, ma è sempre bello sentirselo dire *w* spero che anche questo capitolo ti piaccia. Ps, ma quando aggiorni?

Mylifeabeautifullie: riguardo Bella e Anjela non posso dirti niente U_U cmq ti assicuro che dietro c’è una bella fregatura muhahahahah! Allora ti lascio anche questo capitolo, sperando che ti piaccia come il precendente ^^. Ps, x Reb: già, povera… maledetto Jenna!

E ovviamente ringrazio chi ha messo la fic tra i preferiti (siamo saliti a 20 *0+) scusate se non vi saluto tutti ma devo fuggire a cena: zau!

 

 

Moon Rainbow

Capitolo Undici_ Bum!!

 

<< per te è finita, maledetto! >>.

<< ne sei davvero convinto? >>.

<< certo, questa battaglia ormai è giunta la termine! >>.

<< no, ti sbagli! >>.

<< e invece è così, sei in fin di vita ormai >>.

<< maledetto… >>.

<< hai qualcosa da dire prima del colpo di grazia? >>.

<< va a farti fottere! >>.

<< 21 – 8! Non c’è proprio storia! >>.

Rafe buttò le carte sul tavolo, un sorriso soddisfatto gli andava da un orecchio all’altro. Jenna fece lo stesso, sul viso era palese il disappunto, le braccia incrociate sul petto.

<< 21 a 8! >> ripeté Rafe a mò di sfottò, puntando il dito lungo e affusolato contro il fratello.  

<< non c’è bisogno che mi mortifichi così >> disse Jenna con una maschera tragica sul viso.

<< oh si Tartusciello mio, eccome! Adoro molestarti moralmente >>.

<< ci riesci già perfettamente solo dandomi del tartufo >>.

<< ma dai, tu sei un tartufo, Reby è un fungo: torna tutto >>.

Jenna si lasciò cadere la testa sul tavolino. Rafe si irrigidì, le sopracciglia aggrottate:

<< ehm… io… >> provò a dire…

<< non ti preoccupare Raffy, lo so che non ce la fai a chiedere scusa >>.

Rafe abbassò il capo.

<< com’è andata la partita? >> chiese Van, tornando dal bancone.

<< 21 a 8! >> esclamò Rafe, alzando i pugni. Si riprendeva in fretta il ragazzo ¬_¬”.

Si erano fermati a un Autogrill dopo le prime tre ore di viaggio perché Van rifiutava di fare anche solo un altro km se non mangiava un tramezzino. Rafe aveva ceduto dopo una discussione molto colorita, promettendo al cugino che prima o poi gli avrebbe messo i suoi schifosi tramezzini in quel posto.

<< dov’ è Edward? >> chiese Van, azzannando il suo tramezzino.

<< è lì, sta leggendo una rivista >> rispose Rafe.

<< ma come diavolo fai a mangiare  un tramezzino al pesce con il salame con ketchup e     maionese? >> chiese Jenna a Van, schifato.

<< ci ho messo anche le patatine >> rispose Van con la voce da bambino.

<< oddea! Che schifo! >> Jenna alzò le braccia davanti al viso, come a proteggersi dal cugino: << lungi da me! >>.

<< esagerato! >> disse Van, poi il suo sguardo ghiacciato si accese di una luce sadica: << guarda: è solo un tramezzino >> disse, avvicinando il “pasto” mangiucchiato a Jenna.

<< NO! Stammi lontano, lurido essere! >> gridò quest’ultimo.

<< ehi E! >> disse Rafe.

Edward, poggiato con la spalla al muro di vetro (avete presente come sono fatti gli Autogrill enormi che si trovano per strada?), assorto nella lettura di una rivista, alzò lo sguardo verso Rafe:

<< come mi hai chiamato? >> chiese perplesso.

<< perché ti sei messo gli occhiali da sole se il Sole non c’è? >> chiese Van, persistendo nello spingere il tramezzino contro il cugino.

<< perché è un pirla >> rispose Jenna.

<< e tu sei un truzzetto >> rispose Edward, andando da loro a passo umano.

Jenna fece di nuovo cadere la testa sul tavolo, Van si sbilanciò in avanti e cadde. Il tramezzino si spiaccicò sul pavimento.  Edward sorrise maligno, mentre si sedeva.

<< che maledetto >> Van. Non si è capito se si riferisse al tramezzino o no.

<< invece è un grande! >> disse Rafe, dandogli una pacca sulla schiena: << ahi >> fece poi sventolando la mano.

Edward ridacchiò.

Van si tolse dalla schiena di Jenna e si sedette sull’ultima  sedia, di fronte a Edward.

<< mi metto gli occhiali perché prima una donna nel vedere le mie occhiaie è rimasta folgorata. Perché mi chiami “E”? >>.

<< mi sa che non è rimasta folgorata solo dalle occhiaie >> disse Rafe. Poi scoppiò a ridere.

<< io rivoglio il mio tramezzino >> disse apatico Van.

Edward si rivolse a Jenna:

<< perché ora ride come un idiota? >>.

<< perché è un idiota >> risposero Jenna e Van all’unisono. Rafe smise all’istante di ridere, guardandoli scandalizzato.

<< io rivoglio il mio tramezzino >> ripeté Van.

Rafe si schiarì la voce:

<< “E” è un diminutivo: diciamoci la verità, Edward è grezzo e sa di vecchio >>.

Edward: =.=”.

<< per non parlare del nome intero >> continuò Rafe: << Edward Anton Masen Cullen >> fece una smorfia di disgusto.

Edward rise: << è Anthony >>.

<< meglio ancora! >> esclamò sarcastico Jenna, poi si mise un dito sulla lingua a fingere di vomitare.

<< ma quanto siete rompipalle da 1 a 10? >> domandò Van.

<< 30 >> rispose Edward.

<< per noi sei E, questo è poco ma sicuro! >> decise Rafe.

Van scosse la testa, esagerando l’espressione addolorata:

<< povero Edward >> disse.

<< E! >> lo corresse Rafe, mentre “E” sorrideva divertito.

Van lo guardò, la luce sadica si accese di nuovo nel suo sguardo, più intensa:

<< Pardon, Rafael >>.

Silenzio di tomba.

Poi Edward scoppiò in una fragorosa risata, seguito a ruota da Jenna.

Rafe, scandalizzato, batté le palpebre:

<< come mi hai chiamato? >> chiese.

<< R-a-f-a-e-l >> scandì bene Van.

<< e va bene, lo hai voluto tu, Ivanòf  >>.

Van si gelò. O meglio, gelò Rafe con lo sguardo.

<< Jonathan >> aggiunse Jenna ancora ridendo.

<< il tuo nome è meno scandaloso del nostro >> disse Van.

<< infatti, è un ingiustizia >> convenne Rafe.

<< non ci posso fare niente se mamma ha esaurito tutto il suo senso dell’umorismo con te Raffy >>.

Le risate di Edward non erano più controllabili: il vampiro aveva poggiato la testa sul tavolo, nascondendola tra le braccia.

<< grazie tante Jenna >>.

<< mi madre non aveva molto senso dell’umorismo >> disse Van, pensoso.

<< però ce l’aveva zio! >> esclamò Jenna: << mi chiamava Jace (*) >>.

Stavolta anche Rafe si mise a ridere:

<< mi ricordo: una volta lo minacciasti di buttarlo giù dalla finestra se non la smetteva >>.

<< a te ti chiamava Ralf >> disse Van sorridendo.

<< già, che cagata >>.

Edward continuava a ridere.

<< ma questo non si riprende più? >> domandò Van indicandolo con il pollice.

<< E,  lo so che non puoi soffocare dato che nemmeno respiri, ma così ci fai venire un attacco d’asma: sembri un orso che tossisce >> disse Rafe.

<< come mai siete tutti fissati che sembro un orso con la tosse quando rido? >> domandò, la voce roca per le risate.

<< perché è la pura verità mio caro >> rispose Van.

Edward trattenne il respiro: doveva davvero calmarsi, o la gente avrebbe creduto che stesse affogando. Si portò una mano alla bocca, il sorriso ancora stampato in faccia.

<< ora, mi spiegheresti una cosa, E? >> disse Jenna, dal tono sembrava perplesso:     << come mai ti leggi Top Girl? >>.

Van sgranò gli occhi. Rafe aveva l’aria di essere indignato:

<< esistono stregoni gay? >> domandò.

<< ma penso proprio di no >> sbottò Van: << vado a comprarmi un pacchetto di sigarette >>. Si alzò e sparì tra la folla di turisti.

<< è interessante >> disse Edward.

Jenna aggrottò le sopracciglia:

<< che Van vada a prendersi un pacco di sigarette? >>.

<< no, scemo, intendevo questo >> ribatté il vampiro sventolando il giornaletto: << c’ è un bel servizio su come le ragazze vivono la sessualità >>.

<< perché, come la vivono loro? >> chiese Rafe, il tono di uno che la sa lunga.

<< per loro è una cosa molto seria. Molto di più rispetto ai ragazzi di oggi. Ai miei tempi era un tabù perfino baciarsi in pubblico >> disse Edward, tornando ai vecchi ricordi sbiaditi di Edward Masen.

Rafe spalancò la bocca.

<< tu e Bella >> fece Jenna ammiccante: << fin dove siete andati? Tra voi c’è un tale        affiatamento  >>.

Edward sgranò gli occhi: se fosse stato umano sarebbe arrossito fino alle orecchie…

<< tra me e Bella… non c’è quel tipo di rapporto…  >>.

La mascella di Rafe si aprì talmente tanto che per un attimo credette potesse staccarsi dal viso; Jenna era scioccato, come se avesse appena visto Rebecca all’orizzonte. Scosse la testa, come a scacciare un pensiero:

<< mi staresti dicendo che non hai mai fatto sesso con Bella? >>.

<< non ho mai fatto sesso >> Edward era al culmine dell’imbarazzo.

<< o cazzo >> sussurrò Rafe, senza parole.

<< come mai non avete mai…? >>.

<< semplice Jenna, perché la sfonda >> disse Rafe.

Edward strinse i pugni sul tavolo, che si incrinò: quella situazione stava diventando un po’ troppo imbarazzante. E dolorosa…

<< che volgarità >> disse Jenna.

<< è la pura verità! >>.

<< ragazzi! >> esclamò Van arrivando di corsa, le catene dietro al suo pantalone tintinnavano rumorosamente: << ragazzi! Guardate qua! >>.

Edward si appuntò mentalmente di ringraziare Van in un lontano futuro.

<< che cosa ci piglia mò a questo? >> chiese Rafe.

<< cosa c’è? >> chiese Jenna: << sembri un indemoniato! >>.

<< regà, ho trovato delle sigarette troppo bone >> parlava con un buffo accento romano.

<< perché, come sono? >> chiese Rafe.

<< al cioccolato! >> rispose Van.

Tutti: ¬_¬

Van cercava nelle tasche, tastandosi le ginocchia e il petto (le tasche del giubbino). Poi alzò lo sguardo, stranito:

<< oh no, le ho perse >> disse.

Edward scoppiò di nuovo a ridere.

Rafe e Jenna erano disgustati:

<< che amarezza >> disse l’ultimo.

<< Reb ti ha contagiato >>.

Di nuovo, la testa di Jenna sul tavolo.

Van aveva la faccia da cane bastonato:

<< niente tramezzino, e ora niente sigarette. Sigh >>.

<< meglio così, scemo, non muori soffocato >> disse Rafe. In sottofondo persisteva la risata di Edward.

<< o merda! >> esclamò Jenna.

<< che succede? >> chiese Rafe, scattando dalla sedia.

<< è tardissimo >> rispose Jenna: << sono quasi le quattro del pomeriggio >>.

<< azz… >> mormorò Van alzandosi.

<< andiamo, và >> disse Edward, il sorriso ancora sulle labbra.

Tutti si alzarono. Completamente ignoranti della follia che li attendeva…

 

Una volta rientrato nella macchina di Rafe, Edward si accorse subito che qualcosa non andava: c’era un odore strano; gli stregoni avevano un buon odore, ma era solo un fatto di pelle, che sapeva leggermente di bucato pulito. Ma quest’odore… era sangue umano, e sembrava l’odore di una caramella al caramello (gioco di parole non voluto!).

<< ragazzi >> disse Van ad un certo punto, che stava dietro con Edward: << mi potreste spiegare chi è questo tizio? >>.

Tutti si voltarono verso di lui: alla sua destra, conto il finestrino, con l’aria di uno che non si cambia i vestiti da un po’, c’era un ragazzo sui vent’anni, dai lunghi capelli neri, oleosi, e gli occhi verdi dalle pupille dilatate. Non aveva l’aria molto sveglia…

<< ehm… >> fece Rafe.

<< chi sei? >> chiese Van.

Il ragazzo alzò lo sguardo, tutt’altro che intelligente:

<< io sono Salvatore >> rispose con accento strano.

<< bene, solo il napoletano ci mancava! >> esclamò sottovoce Jenna

<< e… come mai stai nella nostra macchina? >> chiese paziente Van, ignorando il cugino.

<< no… io sto con Pasquale! >>.

<< bene >> fu il commento di Jenna.

<< Jenna, stai zitto >> gli intimò Van.

<< io sto Pasquale. E Gaetano >> insisté Salvatore.

<< qual è il tuo cognome? >> chiese Van.

<< io so’ Salvatore >> ripeté.

Van cominciava a spazientirsi:

<< dove abiti? >>.

<< da Gaetano >>.

Rafe e il fratello si scambiarono un’occhiata:

<< ma questo chi cazzo è? >> domandò Rafe, agitando la mano.

<< e a me lo chiedi >> disse Jenna esasperato.

<< nella sua testa non si capisce niente >> disse Edward, stringendo gli occhi.

<< bene! >> esclamò Rafe: << napoletano e pure strafatto! >>.

<< mali estremi, estremi rimedi >> disse Van.

<< questa l’hai letta nel Bacio Perugina? >> chiese Jenna.

Salvatore si portò le mani alla testa, emettendo quello che doveva essere un gemito di dolore.

<< che cosa gli stai facendo? >> domandò Jenna.

<< sta penetrando nella sua mente >>.

<< me fa mal ‘a cap! >> gridò Salvatore in napoletano stretto.

<< ma che cosa ci fa un napoletano a Denali? >> domandò Rafe.

<< forse era alla ricerca delle belle americane >> disse Jenna.

<< non gli starai facendo un po’ troppo male? >> domandò Edward, perplesso dai gemiti di Salvatore. Poi il ragazzo smise di lamentarsi e si rimise le mani in grembo.

<< andò’ sta’ Gaitan? >>.

<< a fanculo, ecco dove sta >> gli rispose Van.

<< con Cristina? >>.

<< certo, come no >>.

<< allora? >> chiese Edward.

<< vive vicino l’incrocio della superstrada >> disse Van; poi guardò Salvatore:       << ma come si fa a vivere vicino alla superstrada? >>.

<< bene, abbastanza vicino >> disse Rafe.

<< hai intenzione di accompagnarlo? >> chiese Edward: << che cosa ti prende? >>.

<< mi conosci già così bene E? >> chiese Rafe: << eppure non puoi leggere nella mia mente >>.

<< no, nonostante questo sei un tipo abbastanza semplice da leggere in superficie. E non mi sembri il tipo che si sacrifica per uno sconosciuto >>.

<< in effetti no >> ridacchiò Rafe: << però c’è una cosa che devo fare, vicino alla superstrada >>.

<< a ecco >> fece Jenna. In effetti, chiedere una gesto altruista era troppo per Rafe. Rafael. Serrò le labbra per non ridere.

<< smettila >> lo canzonò Rafe, il tono aspro.

<< voglio annà da Caterì! >> esclamò Salvatore. O meglio, urlò.

<< mò chi minchia è ‘sta Caterina? >> Van era al limite della sopportazione.

Poi Salvatore… si mise a piangere.

<< adesso cosa gli prende!? >> esclamò Rafe, mettendo in moto.

<< Salvatore >> disse Edward: << come mai piangi? >>.

<< perché Bambi tien ‘e ccorn! >> esclamò.

<< che cosa ha detto? >> chiese Edward, inclinando un sopracciglio perfetto.

<< ha detto che Bambi ha le corna >> disse Van, la testa tra le mani.

<< ma va?! >> disse Rafe, mentre partivano.

<< e ‘u corvo tien ‘ù becc! >> Salvatore sembrava disperato.

<< ma che diamine ci piglia mò a questo? >> anche Jenna sembrava sul punto di esaurirsi.

<< Sta luntano da stu'core,a te volo c'ò pensier,niente vogli'e nient sper c'a tenert semp'a fianc a'mme,si sicur'e chest'ammor, comm 'i sò sicur e tè >> cantò Salvatore. Era più stonato perfino di Emmett. E ce ne voleva; la voce del ragazzo era un vero e proprio colpo ai timpani…

<< ODDIO NO! >> urlò Jenna: << le canzoni napoletane no! >>.

<< e soprattutto, non Massimo Ranieri! >> aggiunse Van sull’orlo della disperazione.

<< la superstrada è a destra vero? >> chiese Rafe, nella voce una punta acuta di nervosismo.

<< si >> rispose Edward.

<< ohi vita, ohi vita mi, hoi core e chistu core, si stat o'primme ammor e o'primme e l'ulteme sarai pè me! >> continuò Salvatore imperterrito.

Edward ringhiò: era impossibile da sopportare.

<< ragazzi >> disse Van: << un’altra strofa e giuro che lo uccido >>.

<< mi aggrego >> assicurò Rafe. Jenna stringeva si contorceva le mani nella speranza di non ammazzare Salvatore all’istante, una vena pulsava sulla sua fronte.

Quando il napoletano aprì la bocca per una nuova strofa, Van gli diede una gomitata in faccia: il capo di Salvatore rimbalzò contro il sedile, poi si afflosciò sul petto.

<< Van >> fece Edward, nel tono era palpabile l’esasperazione e il sollievo: << ti     amo >>.

<< e torna il dubbio: esistono stregoni gay? >> domandò Rafe.

<< anche io Edward, ma solo se mi insegnerai a brillare al Sole >> disse Van.

<< certo >> rispose il vampiro ironico.

<< allora, siamo quasi arrivati >> disse Rafe.

<< grazie a Dio >> disse Jenna: << non vedo l’ora di liberarmi di questo coso: puzza, puzza un casino >>.

Edward e Rafe risero, Van si concesse solo un sorriso divertito.

Dopo una ventina di minuti di viaggio, con Salvatore che russava peggio di Jacob, arrivarono davanti a una casetta: era piuttosto grande, con le pareti arancione.

<< che grezza >> disse Rafe.

<< ora sono grezze anche le case? >> chiese Edward.

Van si girò verso Salvatore e gli diede uno schiaffo:

<< chi cazz’ è? >> domandò, svegliandosi di soprassalto.

La porta della casa si aprì, mostrando una donna grande quanto un armadio, la pelle scura, i capelli nerissimi legati in una crocchia disordinata. I suoi piccoli occhi neri erano spaesati.

<< Cristì! >> esclamò Salvatore.

<< almeno abbiamo trovato Cristina… >> disse Van.

Salvatore aprì la portiera e si catapultò fuori, correndo verso Cristina.

<< che bel quadretto >> disse Rafe.

I due si abbracciarono, poi Cristina puntò lo sguardo verso la loro auto.

<< vuole parlare con noi >> disse Van.

<< vai tu >> dissero Edward Rafe e Jenna in contemporanea.

Van inclinò un sopracciglio:

<< perché io? >> domandò.

<< io sono stanco >> disse Jenna, e fece finta di addormentarsi.

<< io sto alla guida >> disse Rafe.

<< e io sono un vampiro >> disse Edward.

<< cosa diamine c’entra che sei alla guida? >> chiese Van.

<< non lo so >> rispose Rafe, alzando le spalle.

<< e che tu sei un vampiro? >> rivolse uno sguardo affilato a Edward.

<< c’è un po’ di Sole >>.

Van sospirò:

<< che palle >> disse, e uscì dall’auto.

<< sai cosa stavo pensando Edward? >> disse Rafe.

<< ovvio che non lo so >> rispose il vampiro ironico.

<< che… sei grezzo >> disse Rafe.

<< e di conseguenza, alla fine di questa storia, ti daremo un aiutino in style >> aggiunse Jenna.

Edward deglutì: quel discorso era inquietante.

<< dovremmo aggiustargli i capelli >> disse Jenna, due dita al mento, l’espressione da pensatore.

<< e i pantaloni >> disse Rafe: << sono troppo alti >>.

<< eh? >> chiese Edward: il discorso ora decisamente terribile.

Silenzio.

<< ma che fine ha fatto Van? >> domandò Jenna.

Manco a chiamarlo, ecco che la faccia di Van comparve, completamente schiacciata, contro il finestrino, un rivolo di sangue che gli colava dal naso.

<< A! >> esclamò Jenna, saltando in braccio al fratello: << ma che cazzo è? >>.

Una mano afferrò Van per la maglia e lo spinse via dal finestrino: era Cristina, che stava malamente picchiando lo stregone.

<< lo sta ammazzando >> disse Jenna.

<< e lui se lo fa anche fare! >> esclamò Rafe.

Edward sgranò gli occhi, allontanandosi dal finestrino, mentre Cristina continuava a riempire Van di pugni.

<< azz, e che ci tiene quella! >> esclamò Rafe.

<< forse dovremmo andare a salvarlo >> disse Jenna, tremante.

<< vado io >> disse Edward.

<< il Sole >> lo ammonì Rafe: << vado io >> disse, e buttò il fratello sul sedile, poi scese anche lui.

<< risolviamo la cosa in modo civile >> disse, alzando le braccia.

<< era ora che ti muovessi >> gracchiò Van.

<< TU! >>.

Tutti alzarono lo sguardo verso la porta della casa. E Rafe rabbrividì. Capelli corti e corpo da urlo: era la ragazza che aveva incontrato all’Autogrill…

<< oh no >> mormorò.

<< TU! >> ripeté quella, puntando il dito contro di lui.

<< Caterì! >> esclamò Cristina: << è iss ‘u wajon che t’ha accisa? >>.

<< sine mammà, è iss! >> esclamò Caterina, avanzando di qualche passo.

<< uuu >> fece Cristina.

<< io lo vedo male >> disse Jenna. Edward annuì, mordendosi il labbro marmoreo.

<< sì n’homme e merd! >> esclamò Cristina, lasciando cadere Van a terra, e correndo verso Rafe.

<< ce ne andiamo >> disse lui tutto d’un fiato.

Van si alzò rapidamente in piedi e corse goffamente alla macchina. Edward aprì la portiera e lo fece entrare al volo.

<< si n’homme e merd! >> ripeté Cristina, seguita da Caterina. Rafe indietreggiò, terrorizzato: << te hai disonnorato figli’m! >>.

<< ma quando mai! >> esclamò Rafe, e anche lui corse in macchina.

<< strunz e merd! Io t’accir! Vien accà ca t’accir e mazzate! >>.

<< vai Rafe parti a tutta birra >> disse van, che tremava sul sedile accanto a Edward.

Rafe mise in moto e partì a tutta velocità. (*)

Non avrebbero mai più dato un passaggio a un napoletano strafatto.

 

<< detto questo che facciamo? >> chiese Jenna, una volta che furono abbastanza lontani dalla casa dei pazzi.

<< io andrei in ospedale >> disse Van, un fazzoletto sul naso e uno sulla fronte, il capo gettato indietro: << sto letteralmente morendo dissanguato >>.

<< esagerato >> disse Edward, che gli stava mantenendo il fazzoletto sulla fronte:     << ma forse qui ci vogliono un paio di punti >>.

<< ecco >>.

<< non ce ne sarà bisogno, credo di poterla guarire >> disse Rafe: << però non sono esperto di questo potere >>.

<< che intendi dire? >> chiese Edward.

<< che uno stregone può guarirne un altro a scapito della propria energia. Un po’ come il potere di Rebecca >> spiegò Jenna, trasalendo al nome di Rebecca.

<< ma se uno stregone ha come proprio potere la guarigione, allora non ci sono problemi >> aggiunse Rafe.

<< faresti davvero questo per me, Rafe? >> chiese Van, esagerando il tono commosso.

<< no, è solo per non sentirti rompere le palle >> rispose Rafe sbottando.

Edward rise.

<< a ecco. Perché ci spero ancora? >> disse Van.

<< sta fermo, se ti muovi troppo l’emorragia non si ferma >> disse Rafe, inchiodando Van con la mano.

<< mi dispiace perdere sangue così poco gustoso per te >> lo prese in giro Van.

<< sei un medico E? >> chiese Jenna.

<< ho due lauree in medicina >>.

<< alla faccia io non ho nemmeno il diploma >>.

<< tu infatti sei amaro Jenna >> disse Van.

<< nemmeno tu hai il diploma >>.

<< ma io sono un gran figo >>.

<< ma va a cagare! >> gli urlarono Jenna e Rafe con fare scherzoso.

<< che scandalo >> disse Van facendo l’offeso.

Poi Rafe si fece rigido, all’erta, allungò il collo, come a cercare qualcosa lungo la strada davanti a lui.

<< tutto bene? >> gli chiese Edward, notando il battito accelerato del suo cuore.

<< siamo arrivati >> disse Rafe in tono grave.

Jenna gli rivolse uno sguardo interrogativo con un lieve tono ansioso.

Rafe girò a uno svincolo. Dopo una decina di minuti, arrivarono in uno spiazzo senza neve, il paesaggio del tutto spoglio a parte qualche albero e quello che sembrava un vigneto.

<< un vigneto in un posto così freddo? >> domandò Van, perplesso.

<< la magia può tutto >> rispose Rafe. Jenna, Van e Edward si scambiarono un’occhiata confusa.

Solo allora Edward notò la casa enorme oltre il vigneto. Era più grande di Villa Cullen, completamente bianca, si confondeva con il cielo, lì del tutto coperto. Ci mancava solo una distesa di neve, per completare il quadro bianco. La terra marrone sembrava stonare in quel luogo che trasmetteva purezza.

<< come mai siamo qui Rafe? >> chiese Jenna.

<< shhh >> gli fece il fratello, scendendo dalla macchina.

Jenna si voltò verso Edward con un sopracciglio inarcato. Il vampiro si strinse nelle spalle. Non poter leggere nei loro pensieri ormai era un dolore fisico…

Fu il primo a scendere e raggiungere Rafe con le veloci falcate dei vampiri. Sentì i passi veloci di Van e Jenna e le portiere che sbattevano. Rafe sembrava teso, i muscoli attenti, ed Edward poteva sentire il respiro tenuto regolare a forza, come se cercasse di mantenere la calma. Tutti e quattro camminarono a passi svelti verso la casa, raggiungendo infine la porta in legno scuro.

<< Rafe, si può sapere che cosa stai ponderando di fare? >> chiese Van.

<< qualcosa che ci tornerà molto utile >> rispose Rafe, la voce insolitamente bassa e seria: << non alzate troppo la voce >>.

<< perché? >> chiese Van.

<< perché il suo potere è proprio quello di sentire >>.

Bussò alla porta, ogni colpo al legno sembrava costargli fatica, le braccia e le spalle rigide.

Sapeva qualcosa: Rafe arrivava alle cose e capiva le trame più  velocemente degli altri. Che cosa c’era lì? In quella casa c’era forse…

Edward si irrigidì tutto d’un botto, improvvisamente colto da un’intuizione: la strega che tanto cercavano si trovava lì?

Rafe si voltò verso di lui, l’espressione grave, lo sguardo scuro. Aggrottò un po’ un sopracciglio.

<< Rafe, non farai sul serio? >> chiese Jenna, avvertendo i pensieri di Edward e del fratello. Rafe gli lanciò un’occhiata, probabilmente rispondendogli mentalmente.  Van, spalle a Edward, si ingobbì un po’, le braccia molli lungo il corpo.

Imprecò mentalmente. Non poter leggere nei loro pensieri era peggio del silenzio mentale di Bella.

Bella…

Se lì, dietro quella porta, c’era davvero la strega che gli stregoni e le Rosanera avevano cercato per quattro anni, a lui cosa sarebbe successo? Sarebbe stato un… Imprinting? Avrebbe visto lei, e avrebbe completamente dimenticato Bella? Come Sam aveva dimenticato Leah? Lui non voleva…

Sentì dei passi oltre la porta, dei passi incerti e impacciati. Qualcuno stava arrivando. Il vampiro  si irrigidì, sentì il suo cuore muto salirgli alla gola, in mente, solo lei: Bella, Bella, Bella, all’infinito.

Poi, infine, dopo decimi di secondi che sembravano lustri, la porta si aprì…

… << gente!! >>.

Tre enormi goccioloni comparvero sulle teste dei quattro: sulla porta c’era ragazzo sui 17 anni, non molto alto , piuttosto smilzo, con i capelli castani acconciati in una brutta scopiazzatura di una pettinatura emo. Aveva gli occhi ampi spalancati, verde-azzurri accesi, ed erano lo specchio della pura stupidità. Un sorriso entusiasta gli “illuminava” il viso.

=.=’’…

<< gente! Come state? >> domandò, come fossero amici da una vita.

<< ma chi cazzo sei? >> sbottò Rafe, delicato come sempre.

Il ragazzo sbatté le palpebre, il sorriso non accennava a svanire:

<< ma come chi sono? Io sono il mitico… >> non completò la frase, intendo a guardare Edward:   << alla faccia >> disse, stupefatto, la bocca aperta a O: << tu si che sei un uomo >>.

<< io mi chiedo ancora se possano esistere stregoni gay >> fece Rafe con aria pensosa.

<< idiota >> lo ammonì Van dandogli una gomitata nelle costole.

Edward era rimasto perfettamente immobile, cercando in tutti i modi di non saltare addosso al ragazzino. Calma, Edward, calma, se lo uccidi non risolvi il fatto che nel mondo esistono anche gli idioti si disse.

<< comunque >> disse il ragazzo atteggiandosi a gran figo:

<< io sono… >>.

<< Ian! >> esclamò una voce alle spalle di Ian. Accanto a lui, comparve un giovane, poco più alto di Ian, dal fisico asciutto e i morbidi capelli color paglia, liscissimi, che gli ricadevano sulla fronte. I suoi occhi, di un brillante azzurro con insolite tinte violacee, e la pietra che porta al collo, una Tanzanite, tradiscono la sua identità.

Sorrise, quasi contemporaneamente a Rafe:

<< vi stavo aspettando >> disse.

Rafe ridacchiò:

<< e noi ti stavamo cercando, Pico >>.

Van fissò il cugino con gli occhi sgranati, colmi di stupore… e indignazione.

<< hai trovato Pico?! >> esclamò. Jenna sembrava stupito quanto lui, fissava Rafe con la bocca aperta, incapace di parlare.

<< avevi qualche dubbio? >> chiese Rafe, ma la frase suonava strana senza la sua solita arroganza.

Edward era confuso: chi era adesso questo Pico?

Quest’ultimo posò lo sguardo su di lui, indagatore:

<< tu sei lo Stregone? >> chiese: << Edward Cullen? >>.

Il vampiro aggrottò la fronte:

<< si >> riuscì a rispondere debolmente.

<< e sei un vampiro >> non era una domanda… Pico non sembrava minimante sorpreso; annuì, chinando leggermente il capo: << è tutto come aveva previsto >>.

Edward non capiva. Gli sembrava improvvisamente che il mondo si fosse fermato e che si fosse formata una crepa proprio sotto le sue gambe. Non era affatto una bella sensazione.

<< ma… ma >> fece Jenna, le parole sembravano avere tanta fretta di uscire che faticava a pronunciarle per intero: << ti davamo per morto! Credevamo fossi morto insieme ai nostri genitori… insieme alle nostre famiglie… >> aveva gli occhi lucidi.

Van cadde in ginocchio a terra, gli occhi spalancati, lo sguardo perso nel vuoto.

Ian fece una smorfia:

<< ma che… >>.

<< Ian >> lo interruppe Pico: << vai di là, per favore: prepara il computer >>.

Ian borbottò qualcosa in quello che sembrava tedesco, poi si avviò dentro casa.

Pico sembrava molto turbato. Ma mai quanto Rafe: lo fissava con sguardo ammonitore, come ad accusarlo di una colpa terribile. Pico sostenne il suo sguardo per un po’. Poi si chinò su Van, che aveva poggiato le mani a terra, la testa chinata:

<< Van… >> disse posandogli una mano sulla spalla.

Van alzò il capo di scatto, con un colpo secco e violento della mano scostò quella di Pico. Lo afferrò per il colletto della maglia pesante che portava:

<< PERCHE’ NON MI HAI MAI DETTO CHE ERI ANCORA VIVO?! PERCHE’ MI HAI LASCIATO SOLO ANCHE TU?! PERCHE’ NON HAI FATTO IN MODO CHE SAPESSI… >> la sua voce si spezzò. Poi gli sfuggì un singhiozzo. Jenna si inginocchiò accanto a lui e gli posò il braccio sulla schiena. Rafe poggiò la testa sul muro della casa. Edward non capiva…

<< non potevo permettere che qualcuno sapesse che ero ancora vivo: lo sarebbe venuto a sapere anche Cam-Cavelli >>.

Un altro singhiozzò scosse le spalle di Van. Le lacrime caddero sul terreno freddo e congelato.

<< se lui mi avesse trovato… ero l’unica speranza che avevate >> anche Pico sembrava sul punto di piangere, ma si trattenne. Posò di nuovo la mano sulla spalla di Van, e questa volta il ragazzo non la scostò: alzò il capo e abbracciò Pico con slancio, piangendo. Jenna si rialzò.

Edward lo guardò, lo sguardo chiedeva spiegazioni. Jenna si fece segno che gli avrebbe spiegato dopo.

Pico si rialzò da terra, aiutando Van a fare altrettanto, poi guardò Edward:

<< venite con me >> disse, il tono grave. Entrò in casa, tenendo un braccio intorno alle braccia di Van. Rafe fece passare prima Edward e Jenna, poi entrò a sua volta, chiudendosi la porta alle spalle.

<< Pico Serpebianca è il cugino di Van >> disse Rafe a voce talmente bassa che solo Edward poteva sentirlo. Il vampiro sgranò gli occhi, scioccato: non poteva credere alle sue orecchie.

<< suo padre aveva una sorella, che morì a causa di un cancro. Pico e suo padre andarono a vivere dai Serpebianca. Per lui, Pico è come un fratello >>.

Edward era incredulo: quegli stregoni erano davvero pieni di sorprese…

<< ehi, Pico >> disse Jenna, la voce un po’ tremante: << si può sapere che cosa minchia è     successo? >>.

Pico ridacchiò:

<< quattro anni fa, poco prima che succedesse… quello che è successo, il padre delle Rosanera mi chiamò, e mi disse che da me dipendeva la vostra vita: mi disse di Edward >>.

<< si chiama E >> disse Rafe, un po’ del suo buon umore costante era tornato. Edward scosse la testa, esasperato.

<< E? >> chiese Pico sconcertato, guardando Rafe: << vabbè… mi disse che lo Stregone sarebbe stato lui, che sareste venuti qui a cercarmi. E che vi avrei aiutato >> la frase sembrava allusiva.

Edward inclinò un sopracciglio. Quel tipo era molto enigmatico.

<< come hai fatto a no farti trovare da Cam-Cavelli? >> chiese Edward.

<< Ian ha il potere di isolare il suo potere dagli altri, è come se si nascondesse >>.

Rafe scoppiò a ridere. Edward era mooolto sconsolato.

<< e la domanda persiste >> disse Rafe, il dito alzato.

Anche Pico rise:

<< no, non ti preoccupare, non è lui che dovari sposare >>.

Silenzio.

<< allora >> disse Pico, quando furono arrivati davanti alla porta. Edward si era accorta che la casa era bianca come all’esterno; inquietante… << qui c’è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per trovare la Strega >> continuò Pico.

<< cioè? >> chiese Jenna.

Pico aprì la porta: davanti ai loro occhi c’era il computer più grande che avessero mai visto. Rimasero a bocca aperta, adoranti (*0*).

<< PICO! >> urlò Ian da dietro lo schermo enorme: << mi si sono incastrati i capelli! >>.

<< no! Non di nuovo! >> esclamò Pico. Si staccò da Van, che tremolò leggermente,  poi andò dall’amico dietro il computer: << arrivo subito, intanto voi cercate quel nome >>.

<< chi? >> chiese Rafe, ma Pico era già sparito dietro il computer:

<< ma come fai ogni fottutissima volta a inciampare sempre nello stesso punto e inficcare i capelli sempre qui?! >> disse Pico, esaurito.

<< allora, vediamo un po’ >> disse Rafe, rimboccandosi le mani.

Jenna poggiò una mano sulla spalla leggermente gobba di Van:

<< come stai? >> chiese.

Van scosse la testa:

<< non lo so >> rispose, la voce bassa: << mi sembra troppo irreale >>.

Rafe si era avvicinato al computer, e lo guardava con occhi adoranti. Edward lo raggiunse:

<< quale nome? >> chiese Edward.

<< non ne ho idea… >> disse Rafe, sedendosi sulla sedia e scroccandosi le dita: forse sta in mezzo a queste cartacce >>.

<< non sono cartacce >> disse la voce di Pico, di ritorno. Dietro di lui, c’era Ian, una ciocca di capelli strappata in testa: << sono tutti appunti che ho raccolto negli ultimo quattro anni >>.

<< a, ecco >> fece Rafe, cercando in mezzo a un mucchio di cartacce sull’enorme tavolo dove poggiava l’enorme computer: << in fatto di ordine non cambi mai >>.

<< in cosa sarei cambiato? >>.

<< ti sei tinto: prima eri rossiccio >> Rafe lo guardò con sguardo accusatorio.

Pico scoppiò a ridere:

<< vado a prendere una cosa che vi tornerà utile >> disse, lasciandoli di nuovo soli: << arrivo   subito >>.

<< il nome è questo >> disse Edward, lo sguardo completamente nero: sembrava in trance, mentre stringeva tra le dita un foglio di carta bianca tutto stropicciato.

<< avete mai provato a mettervi tutto il pugno in bocca? >> chiese Ian.

Rafe guardò Edward: << come fai a esserne tanto sicuro? >> chiese.

Edward mostrò il foglio a Rafe:

<< Bella l’ha sognata >> disse, la voce grave.

Rafe lesse il nome ad alta voce:

<< Anjela Feliciello… >>.

<< e chi cazzo è? >> chiese Ian.

<< potremmo fare la stessa domanda a te >> disse acido Jenna.

<< già, infatti, chi sei? >> chiese Van; sembrava essersi un po’ ripreso.

Di nuovo, Ian si atteggiò a gran figo:

<< io sono un grande >> disse, e iniziò a parlare a vanvera.

Edward e gli stregoni lo guardarono sorpresi e disgustati. Poi Van scioccò le dita e Ian rimase immobile.

<< lo hai immobilizzato? >> chiese Edward ridacchiando.

<< si >> rispose schifato Van: << e penso che lo rimarrà per molto tempo >>.

Jenna scoppiò a ridere.

<< allora >> fece Rafe: << cerchiamo questa Anjela >>.

Con le dita digitò veloce il nome di Anjela Feliciello, e si misero a cercare nei vari siti. Non ce n’erano molti, a parte uno: era una pagina presa da un articolo di giornale…

<< ehi >> disse Rafe: << questo è interessante >> disse.

Edward si chinò per leggere meglio, Jenna e Van furono subito da loro. Ian rimase immobile, una gamba alzata, le braccia per aria, il sorriso da idiota sul volto.

<< allora >> iniziò Rafe: << qui dice che questa Anjela Feliciello è scomparsa all’incirca un secolo   fa >>.

<< vecchiotta >> disse Jenna. Van gli diede uno scappellotto dietro la nuca.

<< poi dice che era l’unica figlia di Antonio Feliciello, un finanziere di provincia >>.

<< bene, è una strega… era >> disse Van.

<< come lo sapete? >> chiese Edward.

<< “Finanziere di Provincia” è un modo che hanno gli stregoni di farsi riconoscere dagli altri attraverso Tv e roba del genere >> spiegò Jenna.

<< mi sento terribilmente ignorante >> disse Edward.

Jenna ridacchiò.

Rafe fissava lo schermo, sembrava pensieroso:

<< è scomparsa a vent’anni… >> disse: << e di lei non si è più saputo nulla. L’ultimo ad averla vista è stato il fidanzato, tale Giovanni Michelozzi… >> fece una smorfia: << mmm >>.

<< a cosa pensi? >> chiese Edward.

<< mi sembra strano che una persona sparisce in questo modo… senza alcuna notizia… >>.

<< mia sentito parlare di UFO? >> disse Van.

<< non penso che uno stregone si faccia rapire da un alieno >> disse Pico, di ritorno.

<< tu potresti avere fatto la stessa fine >> disse Van.

<< te piacesse >> lo prese in giro Pico. Portava sottobraccio una scatolina di legno, chiusa da una serie di lucchetti.

<< cos’è? >> chiese Edward. Avvertiva uno strano formicolio al petto. Poteva sentire formicolii al petto?

Pico lo guardò e sorrise:

<< ti riguarda molto da vicino >> disse, porgendogli la scatolina.

Edward la prese, quasi timoroso, mentre il formicolio al petto aumentava, si diffondeva anche alle braccia e alle mani. Aprì la scatoletta, più impacciato di quanto non fosse mai stato nemmeno da umano: dentro c’erano due sacchettini neri, all’apparenza molto vecchi e pieni di polvere. Gli stregoni lo guardavano incuriositi. Ian stava ancora immobilizzato in mezzo alla stanza buia con il sorriso idiota stampato sulla faccia. Edward prese un sacchettino a caso tra i due, e la sua mano parve esplodere: gli ricordava tanto il formicolio di una mano addormentata quando la circolazione riprende. Aprì il sacchetto e ne estrasse il contenuto: era una catenina d’argento, come quella che avevano gli stregoni e le Rosanera, e ci era incastonata una pietra ovale trasparente.

Pico rise:

<< ma guarda un po’ te >> disse. Quattro paia di occhi lo fissarono perplessi: << hai preso prima la pietra della Strega invece della tua >> rise ancora.

Edward sgranò gli occhi:

<< la mia pietra? >> domandò. Si sentiva emozionato: non aveva mai pensato che potesse avere una pietra… tenendo in mano la pietra della Strega, con l’altra prese l’altro sacchettino e con movimenti da vampiro lo aprì: fu come una folgorazione.

Tra le mani aveva una pietra rotonda, spaccata in due alla metà da una crepa: da una parte era uno smeraldo, dall’altra un topazio. E nel momento in cui la vide, si ricordò di un gioiello che aveva sua madre, che metteva tutti i giorni, anche quando non usciva: una collana semplice, rotonda, con uno smeraldo splendente, verde acceso.

… come i suoi occhi quando era umano.

<< questo era di tua madre >> disse Pico: << lo trovò il bis-nonno delle Rosanera, quando venne a sapere che eravate morti >> poi si corresse: << erano morti >>.

<< i Rosanera conoscevano i Masen? >> domandò Edward.

Pico annuì.

<< quella, invece >> disse, indicando la pietra trasparente: << era di Anjela >>.

<< aveva gli occhi trasparenti? >> chiese Jenna.

<< razza di inetto, quando muore una strega è ovvio che la pietra perde il colore originale >> disse Van.

<< allora come mai la mia è ancora… colorata? >> chiese Edward.

<< perché tu non sei mai morto sul serio >> spiegò Rafe: << nel momento in cui tua madre è morta la pietra è passata a te. È mezza topazio perché sei un vampiro >>.

<< wao >> si lasciò scappare Edward; osservò la sua pietra: lo affascinava in una maniera incredibile.

<< bene >> disse Pico: << avete trovato niente su Anjela? >>.

<< si >> rispose Rafe, tornando alla tastiera: << è sparita parecchio tempo fa >>.

<< non si sa altro? >> chiese Pico.

<< no. Come mai sei tanto interessato a codesta fanciulla? >>.

<< come gentiluomo non sei affatto credibile Rafe >> disse Jenna.

<< ho motivo di pensare che sia legata alla Strega. E come mai voi avete immobilizzato    Ian? >>.

<< cazzeggiava con le parole >> disse Van.

<< in che altro modo possiamo cercare ‘sta Anjela? >> chiese Jenna: << Rafe, nessuna illuminazione improvvisa? >>.

Rafe fece un grugnito di dissenso.

Poi Edward parve svegliarsi dal suo trance:

<< cercate Anjela McCalfy >>.

Rafe e Jenna lo guardarono:

<< chi? >> chiesero all’unisono.

<< Bella ha sognato anche lei >>.

<< ti racconta tutti i sogni che fa? >> chiese Van.

<< no, è solo che… parla nel sonno >>.

Van inclinò le sopracciglia:

<< e tu la senti mentre dorme? >>.

Edward si strinse nelle spalle:

<< mi stendo accanto a lei. Io non poso dormire >>.

<< ma chi te lo fa fare!? >> esclamò Rafe: << cioè, tu stai nel letto con la tua ragazza e non fai  niente? >>.

Pico scoppiò a ridere. Edward annuì con la testa, imbarazzato.

<< ma… ma… >> boccheggiò Rafe: << ma fai proprio schifo! >>.

Anche Edward rise. Van sorrise, scuotendo la testa. Jenna si disse d’accordo col fratello.

<< allora, Anjela McCalfy hai detto? >> chiese Rafe, nella voce un tono esagerato di esasperazione.

<< si >> rispose Edward.

Rafe si mise a scrivere sulla tastiera, ma fu interrotto.

Ci fu un’esplosione, e il computer saltò in aria, scaraventando via Rafe e Jenna. Edward riuscì a mantenersi in piedi, mettendosi all’istante le due pietre in tasca. Pico e Ian volarono per aria a loro volta, finendo dall’altra parte della stanza. Finalmente Ian fu sbloccato:

<< che cazzo succede? >>.

Van fu sbattuto contro il muro, e cadde in ginocchio sul pavimento. Migliaia di frammenti di muro volarono per la stanza, poi il computer esplose completamente, mandando pezzi di chip per tutta la camera. Sul soffitto si formò un enorme buco, e ne entrò una figura bianca, che atterrò con grazia sul pavimento distrutto; era un vampiro, senz’ombra di dubbio: la pelle bianca, marmorea, il petto nudo scolpito, le occhiaie attorno agli occhi rossissimi.

<< ehilà! >> fece, come se si stessero incontrando al bar.

<< chi sei? >> chiese Edward.

Deve essere lui.

Per poco non saltò per la contentezza: finalmente poteva leggere nel pensiero di qualcuno!

<< tu devi essere lo Stregone, giusto? >>.

<< e anche se fosse? >> domandò Edward, mettendosi in posizione di difesa.

Il vampiro lo imitò:

<< in quel caso ti farò fuori >> esclamò, e spiccò un salto verso Edward.

<< ne dubito fortemente >> disse lui, e si voltò verso gli Stregoni: molto probabilmente il vampiro non sapeva che poteva leggere nel pensiero, e che quindi sapeva che aveva intenzione di attaccare loro anziché lui. Infatti sembrò abbastanza sorpreso, quando si mise davanti a Pico per difenderlo. I due vampiri stozzarono tra di loro con il suono di un tuono.

<< forza E! fallo a pezzi >> disse Jenna.

Edward fece un balzò, trascinando con sé l’altro vampiro, che sembrava del tutto impreparato, e lo buttò sul pavimento, procurandogli un “taglio” alla schiena.

Intanto che i due vampiri combattevano, Pico si avvicinò a Rafe, gattonando:

<< c’è una cosa che devi sapere >> disse.

Rafe lo fissò: << tu sai già chi è la Strega, vero? >> disse, accusatorio.

Pico strinse gli occhi: << tuo padre me lo disse l’ultima volta che ci siamo visti; io dovevo saperlo: mi disse che il cammino per arrivarci sarebbe stato troppo lungo, che non sareste mai riusciti a farcela da soli senza che qualcuno vi aiutasse. Ma sapeva che sareste riusciti ad arrivare fino a me, e io vi avrei aiutato >>.

<< dircelo direttamente no, eh? >> lo ammonì Rafe.

Pico sorrise: << lo sai che sono un amante dei giochi di ruolo >>.

<< ma questo ora che cazzo c’entra!? >>.

<< PICO! >> esclamò Ian.

Pico e Rafe si voltarono: c’era Edward, incastrato nel muro, uno squarcio sul petto, le occhiaie più pronunciate. Il vampiro dagli occhi rossi stava correndo verso di loro.

<< cazzo! >> esclamò Rafe. Pico alzò le mani e creò una barriera. Il vampiro rimase bloccato a mezz’aria.

<< appena in tempo >> disse Rafe.

<< ragazzi! >> esclamò Jenna, dall’altra parte della stanza: era bloccato con la gamba sotto un macigno.

<< state bene? >> chiese Van, che si manteneva il braccio con la mano.

<< sono stato meglio! >> disse Edward, staccandosi dal muro. Lo squarci al petto provocato dagli artigli del vampiro gli bruciava da morire: era una vita che non provava dolore.

<< non è così facile contrastarmi >> disse il vampiro sorridendo sadico: con uno scatto del braccio, gli artigli illuminati di magia, riuscì a rompere la barriera di Pico. E colpì il ragazzo al petto.

Sangue nero sgorgò dalla ferita come da una fontana. Gli occhi di Pico rimasero sgranati.

<< PICO! >> gridarono tutti gli stregoni in coro. Edward rimase immobilizzato.

Il vampiro saltò oltre Pico,  accasciato a terra, e tornò da Edward con un balzo. Edward allungò le braccia e le premette sul petto dell’avversario, bloccandogli l’attacco; ringhiò:

<< era lui il tuo obbiettivo, vero? >> domandò, infuriato.

Il vampiro rise:

<< si, caro Masen: lui sapeva troppe cose che voi non dovete sapere, e poi… Cam-Cavelli ti vuole vivo >>.

Rise sguaiatamente. Edward ringhiò più forte e lo morse sul braccio. Il vampiro ringhiò e lo morse a sua volta sul viso.

Edward lo spinse via, lasciandogli un graffio che partiva dalla spalla destra all’anca sinistra. Il vampiro si lasciò scappare un grido di dolore, infine saltò in alto, sparendo oltre il soffitto. Edward spostò lo sguardo su Pico e Rafe: c’era Van, che piangeva sul petto insanguinato del cugino, e balbettava di non andarsene di nuovo. Rafe era andato ad aiutare Jenna, che non riusciva a camminare: evidentemente aveva sia il braccio sia la gamba rotti. Entrambi avevano gli occhi lucidi. Ian piangeva accanto a Van.

<< Pico >> disse Rafe appena lui e il fratello furono abbastanza vicini. Con la velocità di un vampiro, Edward corse da loro, rimanendo allibito: Pico era del tutto ricoperto di sangue nerissimo, sul petto aveva un graffio largo e slabbrato, molto simile a quello che aveva lui. Non era sicuro che sarebbe sopravvissuto…

<< Rafe >> disse Pico, e prese la testa dello stregone nella mano, attirandolo vicino al suo orecchio. Gli disse qualcosa in italiano, che Edward non riuscì a capire. Rafe sgranò gli occhi.

Poi la mano di Pico si afflosciò, il capo gli cadde di lato, gli occhi violacei si spensero. Un rivolo di sangue gli scivolò dalla bocca.

La tanzanite che aveva al collo divenne pian paino bianca, poi del tutto incolore.

Nella stanza riecheggiò solo l’urlo di dolore di Van.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Imbroglio ***


cap 13

O Jesus… scrivere questo capitolo è stato difficilissimo.

Chiedo sommo perdono x il ritardo ;____; ma i compiti mi hanno letteralmente sommersa (scoppia a piangere disperata).

A parte questo, volevo dire che, nel cap precedente, la scena delle sigarette al cioccolato di Van e dell’incontro folle col napoletano sono avvenute realmente.  Eeee già….

Riguardo a qst chap qui: la frase iniziale è di Kingdom Hearts, a mio parere il gioco più bello di tutti i tempi ^_^ pensavo che fosse azzeccatissima per questo capitolo ( Un sogno disperso è come  un ricordo lontano / un ricordo lontano è come un sogno disperso / voglio ridelineare i pezzi / i miei e i tuoi). Continuando a leggere, capirete xk ^^

Passiamo ai ringraziamenti:

mylifeabeautifullie: da come noterai alla fine, il tuo dilemma è stato risolto ^_^ si, è vero, Edward gay sarebbe uno spreco della natura T_T grazie x i complimenti tesò, sn commossa *ç*

rosewhite: amore! Ho letto il cap 9 e ti ho ank lasciato una recensione ^^ cm già detto lì, mi fa piacere il fatto che mi assilli XD vero anche qst: la cazzimma ce l’hanno nel sangue >____< ti lascio a questo capitolo, sperando che ti piaccia ^u^

e ovviamente ringrazio tutte le lettrici che hanno messo la fic tra i preferiti (madonna mia, addirittura 21!!!!!!!!!!!!!!!!!!)

alicesil

Allen_Anne_Black
Bella4
bellemorte86
BloodyKamelot
egypta
fatina_g
ffdipendente
flavia93
Honey Evans
kira988
lolitosa
metal_darkness
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
Noemi91
nox
rosewhite
rosi33
Shona
stellabella

 

Ed ora, vi lassssso al capitolo XD

 

Moon Rainbow

Capitolo Tredici_ Imbroglio

 

A scattered dream that’s like a far off memory

A far off memory that’ s like a scattered dream

I want to line the pieces up

Yours and mine…

 

<< O cazzo! >> esclamò Max mentre lei e Rebecca cadevano sotto il pavimento.

Gemma e Bella scattarono in piedi, Bella stringeva ancora il foglio con la poesia di Anjela nella mano. Sgranò gli occhi alla vista della vampira contro cui Jacob stava combattendo.

La vampira puntò i piedi allo stomaco dell’enorme lupo e spinse forte, atterrando al muro, ringhiando, i denti bianchi e allungati scoperti in una smorfia di odio.

Jacob atterrò sulla parete opposta, rizzando il pelo e ringhiando a sua volta.

Gemma si portò il dito sanguinante alla bocca:

<< fortuna che il mio sangue fa schifo >> mormorò, ironica.

<< ma da dove merda esce questa tizia?! >> esclamò Bella, in preda a una crisi isterica.

La vampira, due occhi cremisi e i capelli quasi bianchi, dritti e corti, con uno scatto felino invisibile ai loro occhi si scagliò contro Jacob, che la evitò spostandosi di lato. La vampira sfondò la parete di legno.

<< ma cazzo! >> esclamò Gemma, alzando un pugno in aria: << cercate di non distruggere tutto! >>.

“COME SE ME NE FREGASSE QUALCOSA DI QUESTO POSTO!” urlò il licantropo nella sua testa, mentre si scagliava contro la vampira a terra.

<< un po’ di rispetto per la miseria! >>.

<< senza offesa Gey >> disse Bella: << ma sono dell’opinione che il rispetto per questo posto al momento non ci sia di nessun aiuto! >>.

La vampira apparve all’improvviso davanti a Bella e Gemma, sul viso stupendo era dipinto un ghigno inquietante:

<< O MAMMA! >> urlò Bella, più terrorizzata che mai; si aggrappò forte a Gemma.

<< calma e sangue freddo >> disse quest’ultima, cercando di mantenere il respiro regolare.

La vampira inclinò un sopracciglio:

<< riesci a cogliere nella frase l’unica parola che non avresti mai dovuto   dire? >> chiese ironica.

Gemma alzò la mano con un movimento fulmineo e rigido, e la vampira volò via.

<< ma dove cazzo è Jacob quando serve?! >> esclamò la strega.

<< JACOB! >> urlò Bella.

Il soffitto sopra di loro andò in mille pezzi e l’enorme lupo rossiccio si scagliò nuovamente contro il vampiro, pronto ad attaccarle nuovamente.

<< ma non distrugg…! >>.

<< Gemma! Non è il momento! >>esclamò Bella, arretrando di qualche passo tenendo stretto il braccio dell’amica: << Max e Rebecca che fine avranno     fatto? >>.

Jacob saltò vicino a loro, il grosso muso vicinissimo al viso di Gemma.

Iniziò a sudare freddo:

<< ti prego, non mangiarmi >> implorò lei.

“Imbecille!” esclamò Jacob: “adesso tu e Bella andate a ripararvi nello stesso buco di quelle due pazze, e non uscite finché non arrivo io…”.

<< e se muori? >>.

“Ma vaffanculo! Avanti, muovetevi!”.

La vampira emerse dai resti, il viso contratto in una smorfia orribile. Allora Jacob alzò la zampona e buttò via Bella e Gemma, che andarono a cadere giusto nel buco (precisione da film…).

<< AUCH! >> esclamò qualcuno.

<< atterraggio morbido >> notò Bella, sorpresa: era la prima volta che cadeva di sedere su una superficie morbida; una vera fortuna!

<< parla per te >> grugnì Max, sotto Gemma e Bella. Sotto di lei, Rebecca non dava segni di vita…

<< scusate regà >> disse Gemma, spostandosi.

<< come mai Rebecca è morta? >> chiese Bella imitando Gemma.

<< ha battuto la testa quando è caduta. Poi io le sono atterrata addosso… >> spiegò Max, alzandosi.

<< l’hai uccisa, insomma >> disse gemma.

<< non peso così tanto! >>.

Mentre Max e Gemma erano impegnate a discutere su quale fosse il peso ideale, Bella alzò lo sguardo: Jacob aveva tappato il buco nel pavimento con quello che sembrava essere uno dei tanti armadi che c’erano nella “stanza”: si poteva indovinare la vetrata distrutta da Rebecca, poco prima.

<< non ti preoccupare >> disse Max alle sue spalle, poggiandole una mano sulla testa: << sotto sotto Giacobbe è un tipo abbastanza tosto, non si farà mettere i piedi in testa da Irina… >>.

Bella sgranò gli occhi, indietreggiando scioccata, le mani alzate a imitare una sottospecie di mossa di karate:

<< come???!!! >> esclamò, stupita.

Max inclinò un sopracciglio:

<< non sei convinta che Giacobbe sia uno tosto, in fondo? Andiamo, se sono riusciti a fare fuori Laurent… >>.

<< no, no, dico… >> la fermò Bella, prima che iniziasse un monologo infinito: << quella è davvero Irina? >>.

Un tonfo sordo riecheggiò sopra le loro teste, facendole sussultare. L’ansia di Bella iniziava a farsi sentire…

<< sisi >> disse Max: << non lo avevi capito? >>.

<< no… ecco perché era tanto incazzata con Jacob… >>.

<< già: le ha fatto secco il fidanzato… >>.

Silenzio…

Max si voltò verso Gemma, intenta a rianimare Rebecca:

<< MA NO GEMMA! >> esclamò, alzando una mano.

Bella fece una smorfia ( 0_O );

Gemma stava seduta accanto a Rebecca, ancora svenuta, e le dava continui schiaffi sulle guance, ridendo quasi sadicamente.

<< Gemma! >> esclamò Max: << ma no, dai! Ti sembra il caso? >>.

<< ma guardala, non reagisce minimamente! >> rise Gemma, continuando a schiaffeggiare Rebecca.

<< non ti facevo così sadica >> disse Bella, schifata e perplessa.

<< hai sbagliato i tuoi conti allora, Bella >> disse Max, esasperata.

<< penso che Jenna farebbe la stessa cosa >> disse Gemma, ghignando.

<< AAAA JENNA! >> Rebecca scattò seduta: batté la testa contro il naso di Gemma, che buttò la testa all’indietro per il dolore, mentre Rebecca ricadde a terra, tenendosi la fronte con entrambe le mani.

<< azz… >> mormorò Gemma.

<< stendiamo un velo pietoso su questa scena >> disse Max.

<< direi che Rebecca si è vendicata alla grande >> disse Bella, trattenendo le risate.

<< che cosa è stato? Dove mi trovo? >> domandò Rebecca: << chi sono io? >>.

<< è partita! >> disse Max.

Gemma si alzò in piedi e porse la mano all sorella, aiutandola ad alzarsi, la mano libera ancora sul naso. Rebecca si guardò intorno, inclinò la testa, come se stesse ascoltando qualcosa:

<< toh! >> fece: << è arrivata Irina >>.

<< già >> disse Max: << e non mi sembra una cosa di cui essere entusiasti! >>.

<< ma adesso ci sarà una rissa coi contro fiocchi! >> esclamò Rebecca tutta eccitata: << Irina lo odia Jacob: le ha ammazzato il fidanzato >>.

<< questo mi fa sentire molto meglio >> disse Bella, sarcastica.

<< devo dirtelo ancora di non preoccuparti? >> disse Max, sorridendole: << non credo proprio che Giacobbe si farebbe mettere i piedi in testa da una vampira da nulla come Irina… >>.

<< per uccidere un vampiro occorre la forza di almeno tre licantropi >>.

<< grazie Gemma! >> esclamò sarcastica Max: << non l’ascoltare, tende molto al pessimismo >>.

<< a davvero? >> domandò Bella, il cuore che le batteva forte per l’ansia. Sospirò: << quanto vorrei che ci fosse Edward >>.

<< molto probabilmente in quel caso il combattimento ci sarebbe stato tra lui e Jacob >> disse Gemma.

Rebecca rise, una risatina acuta.

<< e adesso che facciamo? >> chiese Bella: << qua sotto, intendo >>.

Gemma acuì lo sguardo, scrutando nel buio.

<< non saprei >> rispose Max: << immagino dovremmo aspettare che Jacob faccia a pezzi Irina. Nel vero senso della parola >>.

<< che cos’è quella? >> chiese Rebecca, avvicinandosi a Bella, il dito puntato verso la mano della ragazza.

<< come? >> chiese lei, portando la mano davanti al viso: << a, questa? >> domandò: si era completamente dimenticata della lettera di Anjela: << è una cosa che ho trovato: una lettera, o una poesia, non saprei… >>.

<< di chi è? >> chiese Max, incuriosita.

<< di… >> Bella era restia a svelare il nome di Anjela. Le sembrava di svelare una parte segreta di sé stessa: << una donna di nome Anjela >> disse infine.

<< Anjela? >> domandò Gemma.

<< si >> rispose Bella. Alzò lo sguardo verso Gemma, ma non la vide: << che fine hai fatto? >>.

<< sei sparita per sempre in un regno incontaminato e senza uomini? Evviva! >> esclamò Rebecca.

<< vaffa >> fu la risposta di Gemma, che sbucò dal buio: << no, stavo esplorando: questo posto è immenso! >>.

<< Negramaro! >> disse Rebecca.

<< quella caduta ti deve aver fatto proprio male >> disse Max, che stava leggendo la lettera.

<< ma no… perché… ho sognato i Linkin Park >>.

<< si, ti ha fatto molto male >>.

<< mi manca Jenna >> pigolò alla fine.

Bella scoppiò a ridere.

<< o, tesoro >> disse Max, abbracciando la sorella: << anche a me manca quell’imbecille di Rafe! >>.

<< sono un’idiota! >>.

<< questo lo sapevamo già >>.

<< avrei dovuto dirglielo che era il senso di ogni mio giorno da prima che   nascessi… il mio cupinetto… >>

<< o, tesoro >> disse Bella intenerita.

<< da quand’è che sei così… così… >> provò a dire Max: << così saggia? >>.

<< ehi regà >> disse Gemma: << sentite? >>.

<< io non sento niente >> disse Max.

<< nemmeno io >> confermò Bella. Rebecca scosse la testa.

<< è questo il punto: come mai c’è tutto questo silenzio? Non si sentono nemmeno Irina e Jacob che combattono >> aggiunse Gemma.

Bella si portò le mani alla bocca:

<< e se Jake… >> non riuscì a finire la frase, le lacrime già agli occhi.

<< no, non credo, altrimenti sentirei i pensieri di Irina >> la tranquillizzò Gemma: << ma non sento assolutamente niente, nemmeno gli animali… >>.

<< è molto strano >> disse Max, staccandosi dalla sorella: << si potrebbe pensare che i nostri poteri sono stati annullati… >>.

<< … ma sentiamo perfettamente i nostri pensieri >> gemma completò la frase.

<< forse c’è una barriera >> disse Rebecca: << tipo Inuyasha >>.

Gemma la guardò interrogativa.

<< e perché mai bisognerebbe mettere una barriera qui sotto? >> chiese Max.

<< forse per nascondere qualcosa… >> optò Bella.

Silenzio.

<< facciamo un po’ di luce? >> chiese Gemma.

All’istante, Rebecca fece comparire un globo di luce sulla mano, che illuminò quello che doveva essere un sotterraneo nell’arco di tre metri di diametro.

<< che bello >> fece Bella, fissando il globo: << posso toccarlo? >>.

<< è evanescente >> disse Max.

<< fico >> disse Bella, passando una mano attraverso la luce.

<< ehi >> fece Gemma, nella voce era palese la meraviglia: << ma qui è peggio di sopra >>.

<< che? >> domandò Max, scrutando nella semioscurità: << Reby, abbiccia di più quella torcia >>.

<< ma mi scoccio >> si lamentò la piccolina.

<< chissene frega! Muoviti! >>.

<< che paaalle >> con la sua solita smorfia contrariata sul viso, Rebecca espanse il globo di luce.

Quando Bella vide ciò che aveva davanti agli occhi, per poco non soffocò per la sorpresa; era davvero peggio di sopra: il soffitto – o meglio, il pavimento – era molto più alto di quanto avesse immaginato dalla caduta, era una soffitta, per così dire, ampia, larga, quasi più della stanza dove erano stavano combattendo Jacob e Irina. Addossato alla parete di legno vivo (lo capì dallo strato di muschio che lo ricopriva) c’era un lungo tavolo, sopra al quale erano appoggiate tantissime scatole di cartone. Si meravigliò che non fossero state mangiate dall’umidità. Ma la cosa che più la sorprese di quel posto, fu il “pavimento”: era ricoperto da uno strato di neve: com’era possibile che la neve si trovasse in un posto al chiuso?

<< ma che razza di posto è mai questo? >> domandò Max, senza fiato per la sorpresa.

<< mi sembra il sotterraneo de Il Labirinto Del Fauno >> disse Rebecca. Nella sua voce non trapelava sorpresa, bensì curiosità.

<< questo è anche peggio >> disse Bella: << c’è addirittura la neve >>.

<< già >> fece Max.

<< ma qui sotto fa caldo: com’è possibile? >> chiese Bella.

<< sarà la magia >> ipotizzò Gemma. Si avvicinò al tavolo e posò le mani su una scatola, che aveva tutta l’aria di stare per cadere a terra:

<< alla faccia: è completamente asciutta >> disse, sorpresa.

<< altro fenomeno impossibile >> disse Bella, titubante: << qui c’è molta umidità, altrimenti il muschio sul legno come si spiga? >>.

<< sono molto inquietata >> disse Rebecca, avvicinandosi anche lei a una delle scatole. Max e Bella fecero lo stesso.

<< oddea >> farfugliò Max: << ci sono dei sigilli su queste scatole >>.

<< sigilli magici? >> domandò Bella.

<< già… aspetta, come si faceva ad aprire questo…? >> rispose Max.

Gemma sussurrò una parola in latino, la mano che sfiorava una foglietto di carta sulla scatola. Il foglietto prese fuoco, poi sparì.

Bella fischiettò di ammirazione:

<< la magia è una vera forza >> si lasciò sfuggire.

Gemma ridacchiò. Poi aprì la scatola.

Fu come se un’improvvisa folata di aria calda l’avesse investita in pieno viso. Le sembrò quasi che i capelli avessero iniziato a svolazzare all’improvviso. Si sentì improvvisamente pervasa da un’euforia inspiegabile, come se fosse di colpo tornata bambina e stesse per aprire i regali di Natale.

Ogni volta che le Rosanera aprivano nuove scatole, l’euforia aumentava.

Si portò una mano alla testa.

“Sto impazzendo completamente” si disse.

<< ehi Bells >> la chiamò Max: << va tutto bene? Sei pallida quanto Edward >>.

<< ehm… io… temo di non sentirmi troppo bene >> disse, la voce bassa.

<< minchia >> disse all’improvviso Gemma.

<< che c’è? >> chiesero Bella e Max in coro.

<< AHIA! >> gridò Rebecca, cadendo a terra seguita a ruota dallo scatolone che stava cercando di aprire. Le gambe secche finirono all’aria, le braccia ai lati del corpo. La scatola le finì in faccia con una precisione banale.

<< ci mancava la sua caduta >> disse Max (=.=’’ ).

<< sto bene! >> esclamò Rebecca, scattando seduta. La sua fronte finì dritta sullo spigolo del tavolo.

<< AHI!!! >> urlò, le mani sulla fronte, cadendo di nuovo a terra.

<< quando la guardo, certe volte, mi sento quasi fortunata >> disse Bella.

<< stendiamo un velo pietoso >> disse Gemma: << io ho trovato una cosetta interessante >>.

Max scattò verso di lei, inciampando nei suoi stessi piedi. Si appoggiò alla schiena della sorella , che si sbilanciò in avanti.

<< che disastro >> commentò Bella, che stava aiutando Rebecca ad alzarsi.

<< che cos’è? >> chiese Max.

<< non ne sono sicura… >> rispose Gemma: << sembrano essere degli appunti >>.

Bella raggiunse le amiche, incuriosita: Gemma teneva in mano alcuni fogli, ingialliti dal tempo e macchiati di strane chiazze marroni. Qualcosa dentro di lei le suggeriva che era sangue… sussultò quando notò che la grafia era la stessa che c’era sul foglio con la lettera di Anjela:

Nome

Fuga

Decisione

Voglio fuggire…

<< che cosa vuol dire? >> chiese Max.

Bella avrebbe voluto rispondere: le sembrava di avere la risposta sulla punta della lingua, le sembrava che quelle parole fossero state stampate nella sua mente fino a quel momento, e che solo adesso stavano tornando a galla…

Strinse i denti: la frustrazione era terribile.

<< non ne ho la minima idea >> disse Gemma; prese un altro foglio dal mucchio: << questo sembra essere un albero genealogico… >> disse, aguzzando gli occhi argentei per vedere meglio: qui sembra esserci scritto Feliciello >>.

Un brivido percorse Bella da capo a piede.

<< poi… c’è una freccia che conduce a quest’altro nome… McCalfy >>.

Un altro brivido.

<< ma chi è sta gente? >> domandò Rebecca.

<< non ti ricordi? >> le chiese Max: << ce ne parlarono una volta mamma e zia: quella ragazza che era sparita, che era una strega, e non si era più saputo niente di lei… >>.

<< io sono sempre stata dell’opinione che si trattasse di un UFO >> disse convinta Rebecca.

<< certo, e una strega si fa rapire da un alieno >> disse Max.

<< io lo farei, gli alieni sono simpatici >>.

<< vi prego, vi supplico, non mi venite a dire che esistono anche gli alieni ora >> implorò Bella, nella voce era palpabile l’esaurimento.

<< hai mai visto le Mew Mew? >> chiese Max.

<< no >>.

<< beh, vedilo: quella è una bibbia in fatto di alieni >>.

<< BASTA! >> esclamò Bella: << mi sono scocciata di tutta sta roba mitologica! >>.

<< iii >> fece Rebecca: << sento la sua volontà omicida >>.

<< certo Reby, certo >>.

<< grrrr >>.

<< e poi >> continuò Gemma: << dopo McCalfy sta Hogan… e poi…a, non si capisce… >> poi parve illuminarsi: << ragazze, ci sono! >> disse.

<< hai finalmente capito che i Tokio Hotel fanno schifo? >> chiese Rebecca.

<< ma no! Imbecille! >> Gemma le diede un pugno in testa: << Anjela Feliciello è la strega che stiamo cercando >>.

 

<< Rafe, insomma, ci puoi dire dove diavolo stiamo andando? >> domandò Jenna, la voce tradiva una forte agitazione e un velo di tristezza.

<< andiamo a Denali >> sbottò Rafe, che guidava oltre il limite, gli occhi stranamente scuri, le vene attorno insolitamente pronunciate.

<< ho capito, ma perché? >> chiese ancora Jenna, sempre più in ansia.

Rafe non rispose, stringeva i denti, la rabbia era evidente nella smorfia del suo viso. Accanto a lui, van teneva la testa nascosta tra le braccia, le gambe al petto, l’espressione apatica. Ai posti dietro, Jenna, l’espressione concentrata e contrita, stava curando i “tagli” sul petto e sulle braccia di Edward, che sembrava pensare intensamente, nella mano stingeva la pietra appartenuta a sua madre. Ora, la sua pietra. Ian dormiva.

<< Rafe, hai intenzione di rispondermi una volta per tutte oppure mi devo friggere il cervello a furia di provare a penetrare la tua mente? >>.

<< Edward, avverti i Cullen, tutti, e dì che devono venire anche Esme, Carlisle e Sam Uley >> ordinò Rafe, la voce dura.

<< che gli dico? >>.

<< di venire a Denali subito: siamo stati fregati alla grande! >>.

<< che intendi dire? >> domandò Jenna, teso, immaginando già la risposta del fratello.

Rafe rimase silenzioso un istante, lo sguardo fisso sulla strada:

<< le ragazze sono in pericolo >>.

 

<< come sarebbe a dire “Anjela Feliciello è la strega che stiamo cercando?” >> domandò Max, facendo il verso a Gemma: << è morta >>.

<< forse no >> disse Gemma.

<< parli di una vampira? >> chiese Bella.

<< no, non una vampira >> disse Gemma, sventolando la mano: << quest’albero genealogico… e se la Strega fosse una discendete di Anjela Feliciello? >>.

<< una sua discendente? >> domandò Max: << bene! Ora si che siamo a posto! >>.

<< però, considerando che è scomparsa, sarà più difficile trovarla >> disse Gemma, due dita sul mento: << a meno che… questa freccia che va a McCalfy… che abbia cambiato nome? Ma perché? >>.

<< perché… >> Bella perse la parola a metà frase.

Gemma e Max la fissarono: << cosa? >> chiese la prima.

<< io… >> Bella si portò una mano alla testa, colta da un’improvvisa emicrania: << non lo so… però… Anjela è fuggita, ha cambiato nome, perché non voleva che il suo ragazzo la trovasse, perché lui la picchiava, la trattava male, e anche se lei era ancora innamorata di lui, ha dovuto lasciarlo, perché non ce la faceva a vivere con tutto quel dolore… >> disse tutto a voce mozza, come se stesse piangendo: << ma lei non voleva lasciarlo… lei lo amava ancora >>.

Max e Gemma la fissavano stranite, nei loro occhi cangianti si leggeva la confusione.

<< Bella, che cosa diamine ti prende? >> domandò Max.

<< cosa? >> solo allora si accorse di stare piangendo sul serio; si asciugò le lacrime con le dita, ma quelle continuarono a sgorgare: << accidenti! Non lo so! >> esclamò.

<< come fai a sapere quelle cose su Anjela? >> chiese Gemma.

<< non lo so. Non so un cazzo! >> esclamò, presa da una rabbia improvvisa: << è da quando è iniziata tutta questa storia che non faccio che sognare quella tizia! E ciò che le è successo, e quanto amasse Vins >>.

<< chi è Vins? >> chiese Gemma.

Bella stava per rispondere, ma fu interrotta da Rebecca:

<< era il suo ragazzo >>.

<< come? >> chiese Max.

Rebecca era seduta a terra, il globo che fluttuava accanto a lei, conferendo ai suoi capelli degli insoliti riflessi bluastri, stava sfogliando i fogli che c’erano nella scatola che le era caduta in testa:

<< qui dice: “non potrò mai amare Vins come ho amato Giovanni, ma cercherò di donargli tutta me stessa”; ci è riuscita alla grande, oserei dire >>.

<< ma che stai a dì? >> chiese Max o_O.

<< è scritto tutto qui >> disse Rebecca, alzando i fogli che teneva in mano: in questo modo, sbatté il polso contro il tavolo: << MERDA! Questo tavolo mi ha rotto >>.

Gemma andò da lei e le prese i fogli di mano:

<< cazzo >> sussurrò: << queste sono pagine di diario! >> esclamò.

<< davvero? >> chiese Max.

<< sisi >> confermò Gemma: << qui dice… >> lesse prima tra sé, poi riportò ad alta voce: << dice che le piacerebbe avere una vita normale, amare il proprio ragazzo senza dover tornare con la mente a quell’altro… in quest’altra pagina dice di avere incontrato un ragazzino di cinque anni più piccolo di lei, con i capelli rossissimi e gli occhi di un blu accecante >> fece una smorfia: << se ne è innamorata… pensa, hanno anche avuto un figlio! Una bambina, l’hanno chiamata Annie >>.

<< di questo non ce ne frega >> la rimbeccò Max.

La sorella la fulminò con lo sguardo:

<< qui invece dice di aver creato questo posto perché… e non si capisce: è tutto mezzo cancellato da questa roba… >>.

<< è caffé >> disse Rebecca.

<< come lo sai? >> chiese Gemma.

<< l’ho assaggiato >>.

<< che schifo… >>.

<< ha avuto una figlia da Vins, che era umano? >> chiese Max, gli occhi viola velati di concentrazione.

<< si, qui racconta di come glielo ha detto: lui si è messo a ridere >>.

<< in poche parole, stiamo cercando una semi-strega >>.

<< già… >>.

Silenzio.

<< chissà come se la sta cavando Jacob >> domandò Bella, il cuore stranamente a mille.

<< povero Jacob, non voglio che muore >> disse Rebecca.

<< io si >> sbottò Max.

<< e dai! >>.

<< ragazze… >> le chiamò Gemma: << stavo pensando una cosa… >>.

Bella, Max e Rebecca si fecero attente. Gemma continuò:

<< Irina e il clan di Denali sono senza dubbio alleate con Cam-Cavelli, giusto? >> non attese risposta: << ma… allora… se Irina è qui… vuol dire che… Cam-Cavelli sa dove siamo >>.

 

<< 5…

 

4…

 

3…

 

2…

 

1… >>.

 

 

Un’improvvisa esplosione fece andare in mille pezzi il soffitto/pavimento.

Bella e le Rosanera si voltarono immediatamente verso l’origine del rumore: c’era Jacob, in forma umana, steso sullo strato di neve, addosso solo i jeans strappati: sul petto e sul viso aveva diversi tagli, provocati probabilmente dagli artigli di Irina. La vampira era a pochi passi da lui, le mani sporche di sangue, un sorriso sadico sul viso bellissimo. Al suo fianco comparve un nuovo vampiro, alto e stupendo, senza maglia. E poi…

<< o Gesù salvaci >> disse senza fiato Max.

Bella sgranò gli occhi.

Era…

 

<< figlio di una gran puttana >> mormorò Van, che sembrava essersi ripreso dal suo stato di apatia. Si voltò verso rafe e afferrò il volante.

<< che cazzo fai? >> domandò Rafe, scandalizzato.

<< iiii >> fece Jenna: << sta toccando la sua auto! >>.

<< Van! Metti giù le tue luride manacce dalla mia macchina! >>.

<< non mi sembra il momento più adatto per tenere ad un’auto! >> esclamò Edward, al telefono con Jasper.

<< che cazzo fai?! >> ripeté Rafe, isterico.

<< sto andando a salvare l’unica famiglia che mi è rimasta >> rispose Van, strattonando il volante. La Ferrari fece una brusca virata.

<< va bene, Van, ma lo puoi fare tenendo giù le mani dalla mia FERRARI!? >>.

 

Non sapeva perché, ma era sicura che fosse lui: glielo avevano suggerito gli sguardi terrorizzati delle Rosanera, la paura che l’aveva presa all’improvviso, e soprattutto lo sguardo altero del nuovo arrivato: quell’uomo, quel vampiro, era il più bello che avesse mai visto (dopo Edward): aveva lunghi capelli neri come la pece, legati alla bell’e meglio da un nastro rosso quanto i suoi occhi, di un rosso più acceso di quello di un vampiro normale; era alto, muscoloso alla pari di Emmett, eppure aveva un’eleganza nei movimenti tale da essere inquietante. Indossava una mantella nera con bottoni dorati, le gambe agili erano fasciate in stivali neri, lunghi fino al ginocchio. Le mani erano coperte da guanti neri di pelle. La sua pelle, di una perfezione assoluta, era più bianca rispetto a quella di un normale vampiro, come le occhiaie erano più pronunciate e più profonde.

Era dunque quello, Cam-Cavelli?

<< e così… >> disse, la voce così seducente da non sembrare vera: << voi siete le Rosanera… >>.

<< e tu devi essere quello stronzo che ci ha ammazzato le famiglie >> disse sprezzante Max.

Cam-Cavelli fece un sorriso finto e un inchino: << per servirvi... o, pardon, per fare fuori anche voi >>.

<< che spiritoso >> fece Max.

<< ma io dicevo sul serio, mia cara Max >>.

<< sei proprio come ti immaginavo >> disse Rebecca: << talmente etereo da fare schifo >>.

Bella si meravigliò: era la prima volta che Rebecca prendeva quel tipo di posizione.

<< Rebecca Rosanera >> disse Cam-Cavelli: il tuo potere sarà quello che prenderò per primo: è il più utile, qui dentro >>.

<< prima di mangiarti il nostro cervello, potresti togliermi una curiosità? >> chiese ironica Gemma: << come mai ti trovi qui? Secondo la visione di Alice, adesso dovresti trovarti a Forks >>.

Cam-Cavelli scoppiò a ridere:

<< certo, certo… vi ho presi in giro fin dall’inizio >> si vantò: << ho mandato io la visione alla vampira, e ho confuso la mente di tutti voi, in modo tale che foste tutti convinti che quella che stavate per intraprendere era la strada giusta: il mio intento era quello di dividervi, così, ho fatto in modo che credeste che stessi andando a Forks, mentre ciò che cercavate era a Denali: come volevasi dimostrare, vi siete divisi: in questo modo, siete molto più deboli >> rise: << sono stato davvero geniale >>.

Le Rosanera erano sbalordite:

<< ma… com’è possibile… tu non eri con noi… >>.

<< Max, Max, Max… >> fece Cam-Cavelli con fare quasi paterno: << andiamo, sono o non sono Cam-Cavelli? Io posso tutto >>.

<< fai proprio schifo! >> disse Bella.

<< toh… >> fece Cam-Cavelli, guardandola: << guarda chi abbiamo qui >>.

Bella indietreggiò istintivamente: per quanto potesse essere bello, quell’uomo, quel vampiro, le faceva anche più paura di Victoria e  James messi insieme.

<< detto questo >> disse Cam-Cavelli: << è arrivato il momento di farvi fuori e assorbire i vostri poteri >>.

<< te lo sogni! >> esclamò Jacob dietro i tre vampiri, e si vide la sua sagoma saltare contro Cam-Cavelli.

Egli non si scompose, ma avanzò a passo lento verso le quattro ragazze, mentre Irina e l’altro vampiro si buttavano contro Jacob.

<< JACOB! >> esclamò Bella.

<< Bella >> disse Max, afferrandole il braccio: << non ti impressionare e non lasciare la presa per nessun motivo al mondo >>.

<< perchè? >>.

Non ricevette risposta. O meglio, la risposta non arrivò teoricamente: si sentì improvvisamente sbalzata per aria, sentì una strana sensazione allo stomaco. E davanti a sé non vide più Cam-Cavelli, ma il cielo, e poi gli alberi, e poi di nuovo il cielo. Infine, si ritrovò a terra, il sedere dolorante, la schiena a pezzi.

<< ma che cavolo è successo?! >> domandò.

<< ci ho catapultate fuori >> disse Max: << era l’unico modo per sfuggirgli >>.

<< CAZZO! >> esclamò Rebecca all’improvviso.

Gemma scattò in piedi, le mani alzate a creare una barriera: una decina di vampiri si abbatté su di essa, rimbalzandoci contro.

<< o merda… >> imprecò Bella, mettendosi in piedi a sua volta.

<< mossa astuta >> disse Cam-Cavelli, sbucando dal nulla, davanti a loro: << ma io sono molto, molto, molto più astuto di voi >>.

<< ma va a cagare! >> urlò Max.

Cam-Cavelli scoppiò a ridere, andando leggermente indietro col petto. Poi, si bloccò di colpo; voltò la testa alla sua destra, gli occhi rossi sbarrati dalla sorpresa: una nuova figura si abbatté su di lui con una velocità assurda, tanto che probabilmente nemmeno lui era riuscito a vederlo. Infatti, si ritrovò steso a terra, sovrastato da una nuova figura.

Bella urlò dalla felicità:

<< EDWARD! >>.

Oltre la collina, sbucò una macchina che correva inferocita, che volò per qualche metro, poi atterrò in mezzo alla radura, schiacciando un paio di vampiri. Altri vampiri si buttarono addosso, ma una folata di fuoco azzurro li scaraventò tutti via: sul tetto della Ferrari bianca di Rafe, c’era Jenna, un accendino in mano, una ciocca di capelli biondi bruciacchiati:

<< gli eroi sono sempre gli ultimi ad arrivare >> disse.

<< non cominciare a dire cazzate! >> gli urlò Rebecca, ma nella sua voce era palese la felicità e il sollievo.

Oltre la collina spuntarono altre figure: erano i Cullen e tutti i licantropi trasformati in lupi.

<< accidenti >> fece Jenna, mentre dava fuoco agli altri vampiri.

Anche Van comparve sul tettuccio della macchina:

<< alla fine di questa storia mi devi ripagare l’accendino, le sigarette e anche il tramezzino! >>.

Lo sguardo di Gemma si accese.

La portiera dell’auto si spalancò e ne uscì Rafe, gli occhi nerissimi, qualcosa in mano.

La lanciò a Max, che la prese al volo: era una pietra, esattamente come la loro, incastonata nell’argento, trasparente.

<< ma… >> provò a dire.

<< che cos’è? >> chiese Bella, il cuore che le batteva forte.

La pietra tremolò tra le mani di Max.

<< MAX! >> urlò Rafe: << ONICE!!! >>.

Onice…

Quella pietra era un onice…

E in quel momento sembrava si stesse risvegliando…

Improvvisamente, tutto le parve chiaro.

Sgranò gli occhi, fissando l’amica, che la fissava a sua volta.

La Strega

<< Bella sei tu! >>.

 

 

 

Muahahahahah XD XD XD XD

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Verso La Fine ***


cap 14

Moon Rainbow

Capitolo Quattordici_ Verso La Fine

 

<< Bella sei tu! >>.

Bella sgranò gli occhi, pensando seriamente che l’amica fosse impazzita:

<< che?! >> chiese: << di che cosa stai parlando? >>.

Max provò a dire qualcosa, lo strano oggetto che le aveva lanciato Rafe stretto in mano, ma fu interrotta dall’urlo di Gemma:

<< attenzione! >>.

La barriera che avevano creato lei e Rebecca andò in mille pezzi, come se fosse stata una bolla di cristallo, e le quattro ragazze volarono per aria come fossero state torte di panna lanciate a una festa per bambini.

Bella chiuse gli occhi, pronta per lo schianto. Alla sua morte ci aveva pensato parecchie volte negli ultimi tempi, ma non avrebbe mai creduto che sarebbe accaduto in quel modo: schiantata a terra come una frittata. Il pensiero “che amarezza” le venne naturale. E chissà come sarebbero state messe le Rosanera! Erano streghe, chissà se sarebbero riuscite a bloccare la caduta… o forse il colpo -  da chiunque fosse stato mandato -  era stato troppo forte e troppo improvviso, e le tre sorelle non sarebbero riuscite a creare…

Si accorse di star pensando troppo: non poteva essere che stesse ancora cadendo; e sennò quanto durava la caduta, ore? Quindi, di sicuro era atterrata. Ma come poteva essere ancora viva? E come mai sentiva ancora il vento sul viso?

Si decise ad aprire gli occhi: la prima cosa che vide fu un maglione dorato, poi percepì il freddo sulla guancia.

Alzò lo sguardo, e si ritrovò a fissare un volto pallido splendidamente familiare:

<< Jasper! >> esclamò: << siete arrivati anche voi? >>.

<< non ci hai notati poco fa? >> sorrise il vampiro, ma il suo viso erano tirato.

<< Jasper, mettimi giù, stai soffrendo >> ordinò Bella.

<< prima dobbiamo atterrare >> disse lui.

<< dov’è Edward? >> chiese Bella improvvisamente allarmata.

<< è laggiù, sta combattendo contro alcuni vampiri >> rispose Jasper.

Atterrarono, con un impatto così delicato che Bella credette fossero atterrati su una nuvola.

<< grazie, Jasper >> disse.

<< dovere >> rispose lui.

<< Bella! >>.

La ragazza si voltò: Max stava correndo verso di lei, la guancia sanguinante:

<< che ti è successo? >> domandò Bella.

<< sono caduta, che cosa potrebbe mai essere successo?! >> sbraitò l’amica. Bella indietreggiò di un passo.

<< ragazze, se dovete parlare, cercatevi un posticino più appartato! >> disse loro Jasper, mezzo acquattato davanti a loro.

<< CHE PALLE! >> ringhiò Max, alzando le mani con uno scatto: i vampiri che li stavano per attaccare volarono via come aereoplanini.

<< wao… >> fece Jasper: << grazie >>.

<< grrr >> Max prese Bella per un braccio e la portò poco lontano da lì, tra gli alberi; sussurrò qualcosa in latino e il freddo parve sparire.

<< hai messo il riscaldamento? >> chiese Bella, la mente completamente disconnessa.

<< ti sembra il momento di fare battute? >> chiese Max: sembrava al limite della sopportazione.

<< scusa >> disse Bella: << è l’agitazione >>.

<< certo, certo… >> Max inspirò profondamente, poi esclamò: << Bella sei tu! >>.

Bella batté le palpebre:

<< che? >>.

<< sei TU! >>.

<< HO CAPITO! TI SPIACEREBBE ESSERE PIU’ CHIARA??!!! >>.

Per la sorpresa Max cadde a terra.

Alzò lo sguardo violetto verso di lei e disse, gli occhi spalancati:

<< Bella, la Strega sei tu! >>.

Buio.

Per un attimo vide solo buio.

Poi un barlume di lucidità.

Scosse la testa:

<< no… non è possibile >>.

<< o si, eccome se lo è >> assicurò Max, alzandosi in piedi.

<< ma io non sono una strega >> disse Bella, una strana e inspiegabile paura iniziò a diffondersi in tutto il suo essere.

<< non una strega, infatti: sei una semistrega: Anjela Feliciello ha avuto una figlia con un essere del tutto umano, e questo vuol dire che i suoi discendenti sono semistregoni; e tra quei discendenti, ci sei anche tu! >>.

Bella era terrorizzata:

<< come fai ad esserne così sicura? >>.

<< perché il potere di Anjela era quello di ingannare i suoi nemici nascondendo la sua presenza: poteva trovarsi davanti a loro, ma loro non l’avrebbero percepita; questo potere ce l’hai anche tu, ma in una… “versione” più debole, perché sei una strega solo in parte. E poi… >> prese qualcosa dalla tasca: era una pietra, incastonata nell’argento, come quelle che avevano loro, di un grigiastro sbiadito. Max gliela avvicinò.

Bella sgranò gli occhi: nel momento in cui fu vicina al suo petto, la pietra iniziò a luccicare di luce propria, come fosse stata una stella, e dal centro, come una goccia d’inchiostro, si diffuse una macchia nera come la pece. A poco a poco, la pietra fu del tutto nera, brillante, mostrando la sua vera natura: un onice.

<< cosa… >> fece per chiedere, ma Max la bloccò:

<< questo fenomeno si chiama…beh, al momento non me lo ricordo, ma avviene solo quando una pietra si riunisce con la sua legittima proprietaria: questa pietra è appartenuta a Anjela, e nel momento in cui è morta, dato che stava nascondendo la sua essenza, la pietra si è comportata come se tutti coloro che avrebbero dovuto averla fossero morti, ed ha perso colore. Ma ora che ha ritrovato la sua vera proprietaria, è tornata alla sua origine. È questo vuol dire che tu sei la Strega che stiamo cerando >>.

Bella non sapeva cosa dire. Rimase immobile a fissare la sua amica, in trance. Solo un pensiero coerente le stava martellando nella testa: Edward è ancora mio…

<< Edward! >> esclamò, ricordandosi improvvisamente che a pochi passi da loro c’era la guerra.

<< Rafe! >> esclamò Max: << Gemma, Reby >> si mise le mani nei capelli: << ascolta Bella: tu non ti devi muovere da qui, hai capito? >>.

Bella sgranò gli occhi, più scioccata di prima:

<< cosa!? >>.

<< è troppo pericoloso >>.

<< ma… io sono la Strega! >> assurdo ma vero…

<< lo so  meglio di te, ma adesso non hai la benché minima idea nemmeno di cosa sia il latino, quindi sei come un semplice essere umano >>.

Bella strinse i denti. Lei era un semplice essere umano… come sempre…

Max la guardò mortificata:

<< mi dispiace Bella >> disse: << ma arriverà anche il tuo momento >>.

Si voltò e fece per andarsene.

<< Max >> la chiamò Bella.

<< che c’è? >> chiese l’amica voltandosi; sembrava frettolosa.

<< se io sono una semistrega, allora lo è anche mia madre? >> chiese.

<< no, tuo padre >>.

<< a… e come mai Edward riesce a leggere nella sua mente? >>.

<< … non lo so… è un problema se ci pensiamo dopo? >>.

<< no >> prima che Bella potesse aggiungere altro, Max sparì tra gli alberi.

E si sentì improvvisamente sola. E molto meno al sicuro di poco prima, in mezzo alla battaglia. Poi l’ansia prese del tutto possesso di lei, seguita subito dalla frustrazione del non sapere se Edward e gli altri stessero bene. Edward...

Adesso, però, si sentiva anche meglio: adesso era completamente suo. Perché lei era la Strega. Ed apparteneva del tutto a lui…

Alzò la mano al viso, osservando la pietra nerissima che stringeva tra le dita: la sua.

Era tutto così strano…

Non riusciva a credere che lei era davvero la Strega. Le sembrava quasi di non riuscire a capirlo. Troppo strano… la magia non l’aveva mai saputa usare, non ci aveva mai neppure creduto nella magia! Anche quando aveva saputo che Edward era un vampiro, aveva come la sensazione che da un momento all’altro si sarebbe svegliata e sarebbe tornata alla vita noiosa di      sempre.

Si diede un pizzicotto sul braccio. No: tutto vero; non si era ancora svegliata.

Alzò lo sguardo, cercando in tutti i modi possibili di soffocare l’ansia, o per lo meno di nasconderla. Alzò un braccio, portandolo teso davanti a sé, fece qualche passo in avanti. Si sentiva un idiota. Ad un certo punto sentì un freddo strano e fastidioso “pungerle” il braccio. Lo ritirò subito: la barriera finiva lì.

Si rese conto con profonda irritazione che non poteva nemmeno sentire nulla di quello che accadeva al di fuori di quella specie di bolla.

<< questa situazione si fa sempre più scomoda >> mormorò tra sé, e la sua voce risuonò roca.

Si guardò intorno, come a poter vedere… vedere che cosa? A vedere e basta. Dove finiva la barriera? Forse si aspettava di vedere un filo di colore diverso…

<< eco! >> esclamò. Nulla.

<< Cazzo! Che palle! >>.

Si lasciò cadere a gambe incrociate per terra, l’ansia che tornava a farsi sentire; chissà Edward come stava. E Alice, Emmett, Max, Gemma, Rebecca… Jacob, chissà che fine aveva fatto…

Strinse involontariamente la sua pietra, e le parve di sentire un’impercettibile scossa elettrica attraversarle il braccio e poi tutto il corpo.

E poi… di colpo… le palpebre pesanti… una stanchezza terribile, massacrante, improvvisa… quasi la spaventò. Quasi, perché non aveva la forza di provare niente, in quel momento.

“Oddio… sto impazzendo”.

Batté più volte le palpebre, gli occhi che le bruciavano.

“Ma… che cosa… mi prende…?”.

Non riusciva più neppure a pensare.

Ad un certo punto non riuscì più ad aprire le palpebre. Si sentì cadere all’indietro, ritrovandosi stesa sulla schiena, a malapena la forza di respirare, il cuore che le batteva lento e regolare.

“Sto… morendo?”.

Non sapeva perché, ma aveva la sensazione che fosse proprio così.

 

 

Edward si ritrovò a stringere la terra tra le mani. Batté le palpebre, incredulo: che fine aveva fatto Cam-Cavelli? Stringeva il suo collo marmoreo solo pochi decimi di secondi prima, ed ora era sparito.

Ma non ebbe il tempo di riflettere su cosa fosse successo che si ritrovò a terra, sovrastato da una figura che conosceva fin troppo bene. Fu comunque sorpreso di ritrovarsela lì in quella situazione…

<< ciao Edward, è un piacere rivederti >>.

<< ciao, Tanya >> rispose sprezzante Edward: << vorrei poter dire che il piacere è reciproco, ma purtroppo non è così >>.

Tanya fece un sorriso ironico:

<< mi sembra di intuire che non sei molto dalla parte di Cam… >>.

<< secondo lo sviluppo degli eventi, dovrebbe far fuori anche me >> disse Edward sarcastico.

Tanya, che gli bloccava le braccia con le mani, la stretta ferrea, un ginocchio sullo stomaco, sgranò gli occhi, a dir poco scioccata.

<< come mai Cam-Cavelli non vi ha mai avvisato delle sue scoperte? >> domandò Edward, ironico: << eppure questi sono sviluppi molto interessanti… >>.

<< lo Stregone sei tu? >> domandò Tanya, senza parole. Nella sua mente c’erano colori confusi, e tanti punti interrogativi.

Edward approfittò della distrazione: con uno sforzo di reni (oddea, mica tanto mi sa, si può dire che i reni non li ha più  ¬_¬) si sollevò seduto, scaraventato via Tanya con una “zampata”; la vampira atterrò poco lontano, posizione mezzo acquattata.

Prima che ripartisse all’attacco, Edward sondò le menti dei vampiri che lo circondavano per capire qual era la situazione; non era delle migliori, dedusse: i vampiri di Cam-Cavelli erano in vantaggio numerico, nonostante Jenna e Rafe, sopra il tettuccio della macchina, stessero dando fuoco al maggior numero possibile di vampiri. Van combatteva in mezzo alla radura schiena a schiena con Gemma, dai loro palmi sprizzavano raggi di potere simili a fulmini multicolore. Rebecca – non lo avrebbe mai e poi mai detto – combatteva contro i vampiri a mani nude, fornite di guanti neri che non aveva mai visto prima: colpiva i vampiri con una maestria e una precisione quasi inquietanti, talmente veloce da poterla scambiare per un vampiro. Ma non aveva tempo di sorprendersi: Tanya era appena ripartita alla carica, balzando su di lui con i denti digrignati.

Riuscì a schivarla in tempo, e la vampira atterrò con delicatezza sul prato innevato. Si voltò verso Edward, pronta a balzargli di nuovo addosso, ma lui le diede un pugno in pieno viso. Tanya si sollevò leggermente da terra e cadde a terra.

<< Tanya >> disse Edward, cercando di essere il più persuasivo possibile: << non voglio ucciderti, quindi, non costringermi a farlo: potresti allearti con noi, adesso, e… >>.

<< qui non c’è tempo per le parole amico >> disse una voce alle sue spalle, ed Edward fu colpito con violenza sulla guancia destra. Si sentì un forte crack, e il vampiro si ritrovò nuovamente a terra, il viso dolorante. Alzò lo sguardo e vide davanti a sé il vampiro che aveva affrontato a casa di Pico, poco prima…

<< toh >> fece quello: << chi si rivede! >>.

<< il mondo è piccolo eh? >> disse ironico Edward. Strano che non avesse sentito i suoi pensieri.

Purtroppo, questo era il problema della calca: c’erano troppe menti da ascoltare, era quasi impossibile persino per lui riuscire a carpirle tutte…

Con uno scatto felino si issò in piedi e graffiò il petto del vampiro con gli artigli, cominciando a sentire pizzicare agli occhi.

Il vampiro imprecò mentalmente, ed Edward sentì il dolore attraverso la sua mente. Chissà come si stava sentendo Jasper in quel momento…

Sentì un ringhio alle sue spalle, e un urlo familiare nella sua mente. Sorridendo complice, si chinò a terra e il grosso lupo rossiccio si avventò sul vampiro, togliendogli ogni via di scampo.

<< ben fatto, Jacob >> sussurrò.

“Non perdere tempo a complimentarti deficiente!” lo ammonì il licantropo: “Pensa a salvarti la pelle, non posso fare tutto io!”.

<< non ti preoccupare, Giacobbe, non sono un pivello >> sorrise Edward, voltandosi di scatto e afferrando Tanya per le braccia. La vampira emise un ringhio di protesta; la avvicinò a sé e le morse il collo, strappandole un pezzo di carne marmorea.

“Azz” sentì nella mente di Jacob.

<< EDWARD! >> gridò Rafe, attirando l’attenzione del vampiro. Edward afferrò il messaggio al volo e voltandosi scaraventò Tanya per aria, in direzione dei due fratelli armati di accendino (*).

Si voltò, cercando di ignorare il terribile senso di colpa, e si lanciò all’attacco, pervaso dall’euforia del combattimento.

 

 

<< Gemma! >> gridò Max, sbucando fuori dagli alberi. Si bloccò, sconvolta: i Cullen, le sue sorelle e i licantropi stavano combattendo selvaggiamente contro  i vampiri di Cam-Cavelli. Non poté rendersi conto meglio di così della situazione, perché vide una sagoma bianca atterrare nella sua direzione. Completamente impreparata all’attacco, portò le mani davanti al viso, in un grezzo e inutile tentativo di difesa, ma il vampiro non arrivò:

<< stai attenta, Maxy, non ho molto tempo da perdere a tirarti fuori dai  guai >>.

<< Rafe! >> esclamò Max, gli occhi viola brillanti di felicità; Rafe, che le dava le spalle, si voltò con un sorriso arrogante e complice sul viso:

<< ehilà, da quanto tempo, tesoro >> disse, maneggiando con una accendino bianco. Il vampiro era a terra e bruciava come carta straccia.

<< come avete fatto a scoprire che la Strega era Bella? >> chiese Max, alzandosi le maniche della felpa, preparandosi a combattere.

<< a dire il vero l’ho capito solo io… >> disse Rafe in tono saccente.

<< non me ne frega molto adesso di chi ha scoperto cosa eccetera! Esclamò Max.

<< mmm >> fece Rafe, l’aria afflitta: << è una storia troppo lunga da raccontare tutta in questo momento: ti dico solo che è stato tutto merito di Pico >>.

Max strabuzzò gli occhi e socchiuse la bocca per la sorpresa:

<< quel Pico?! >> domandò, incredula.

<< si Max, quel Pico, Pico Serpebianca >>.

<< cazzo! >> esclamò Max, curiosa di sapere come facesse Pico ad essere ancora vivo. Purtroppo la sua curiosità non poté essere appagata, perché un altro vampiro si stava lanciando contro lei e Rafe. Con uno scatto repentino, si piazzò davanti a Rafe e  alzò le braccia davanti a lei, e con un incantesimo colpì il vampiro in pieno; ci fu una sorta di fiammata di luce, e il vampiro non c’era più.

<< azz… >> fece Rafe, sorpreso.

<< stai attento Rafe, non ho molto tempo da perdere a salvarti la vita >> disse ammiccante, tenendosi le mani giunte davanti al viso.

Rafe ridacchiò, mettendosi in posizione di difesa davanti a lei:

<< imitatrice da quattro soldi >> rise.

Max mormorò velocemente delle frasi in latino, poi alzò di nuovo le mani, incenerendo i vampiri che avevano cercato di attaccarli.

<< dov’è Bella? >> domandò Rafe, preoccupato, tenendo le spalle verso Max.

<< è al sicuro nel bosco, perché? >>.

<< perché Cam-Cavelli è sparito >> rispose Rafe.

 

 

Rebecca saltò, dando un pugno allo stomaco di una vampira dai capelli castani che la stava attaccando dall’alto. La vampira si lasciò sfuggire un mugolio di dolore, mentre Rebecca sentiva delle crepe aprirsi sotto il suo pugno.

Quei guanti erano una vera benedizione: glieli aveva lasciati sua madre prima di morire, ed erano in grado di potenziare la forza nelle mani e nelle braccia (*). Li adorava, ed erano comodissimi, ma aveva un “piccolo” effetto collaterale: la stancavano. Per poter conferire maggiore forza negli arti era costretta a sacrificare buona parte della forza magica…

Qualcuno le graffiò la schiena con gli artigli, e la piccolina cadde a terra, un gemito di dolore le uscì dalle labbra.

Il vampiro rise:

<< sei veloce e forte, ma non indistruttibile >> disse.

Rebecca si issò sulle ginocchia con uno scatto quasi vampiresco, e con una mano alzata lanciò un incantesimo contro il vampiro, che lo ferì al petto. Un piacevole formicolio alla schiena le confermò che la ferita si era completamente cicatrizzata:

<< non ne sarei tanto sicura, vampiro! >> esclamò, col fiato corto.

Con un ringhio  un altro vampiro si lanciò contro di lei, seguito da altri due.

“Cazzo!” pensò. Gridò forte una parola in latino e tirò un pugno all’aria: un colpo di luce rossastra sprigionò dalla sua mano, e i vampiri caddero a terra, agonizzanti.

Rebecca cadde in ginocchio, il cuore a mille, il respiro irregolare; non poteva continuare così: magia e guanti insieme avrebbero anche potuto ucciderla.

C’era bisogno di una soluzione…

“Quanto odio pensare” pensò, alzandosi in piedi.

Una morsa forte e gelida le afferrò la gola, sollevandola di peso. Mugugnò, cercando in tutti i modi di far arrivare l’aria ai polmoni.

Una vampira dai grandi occhi scarlatti la fissava con disgusto:

<< adesso hai davvero rotto, piccola >> disse, e le diede un pugno in faccia, facendola cadere a terra.

Trattenne a stento un grido di dolore, sentendo il sangue in bocca sgorgare dai denti rotti come un fiume in piena e dalla ferita alla testa che si era appena procurata. Tossì, e il viso minuto le si macchiò di sangue.

La vampira le diede un forte calciò nella pancia, e altro sangue uscì dalla sua bocca; Rebecca si girò di lato, sputando il sangue sulla neve, macchiandola di gocce nere.

<< peccato che voi esseri umani siate così fragili… >> disse la vampira, poggiandole il piede sulla schiena.

<< pensavo avreste capito che noi non siamo degli esseri umani >> sbottò, ogni ferita ormai del tutto guarita.

Lanciò un calcio alla vampira, e con un movimento fin troppo veloce per una semplice strega, si rimise in piedi; gli occhi le pizzicarono di un piacevole calore, una forza inumana si diffuse in tutto il suo corpo. Fissò la vampira caduta a terra, che la fissava sconvolta da tale forza e velocità:

<< volete Rebecca Rosanera incazzata? >> domandò Rebecca.

Gli occhi rossi divennero più scuri, le vene delle tempie pulsarono e i suoi denti si aguzzarono, la voce ormai divenuta un ringhio:

<< e Rebecca Rosanera incazzata avrete! >> (**).

Accadde in un istante, come se un’immagine si fosse sovrapposta a un’altra: gli occhi rossi di Rebecca divennero neri come la pece, e tutto intorno le vene si gonfiarono e assunsero un inquietante colore nero, simili a occhiaie violacee. Un ghigno maligno si dipinse sul viso di solito ebete di Rebecca.

La vampira fissò la strega con terrore, gli occhi sgranati, indietreggiando di un passo.

Rebecca scattò come un gatto – come un vampiro – e si lanciò sulla vampira, le mani circondate da una luce rossastra; la vampira, seguendo l’istinto, le saltò incontro, ricevendo in pieno i raggi cremisi della piccolina (avete presente l’onda energetica di Goku di Dragon Ball? Una cosa simile ^_^). Atterrò a terra delicatamente, chinò la testa di lato e fece schioccare le ossa del collo:

<< e quando ce vò, ce vò! >> disse.

Gemma, a poca distanza dalla sorella minore, combatteva ancora insieme a Van,  dopo aver scaraventato un vampiro per aria mozzandogli il braccio con un incantesimo, si voltò verso Rebecca e ghignò:

<< oh-oh >> fece: << Rebecca si è incazzata >>.

<< menomale che Jenna non era presente >> borbottò Van tra sé.

<< sai che ti dico Van? >> chiese Gemma, schioccando le ossa delle dita delle mani: una scintilla schizzò sul terreno.

<< posso immaginarlo, Gey >> disse Van, ghignando a sua volta.

<< è ora di passare alle maniere forti >> ringhiò Gemma, uno sguardo più nero di quello di un vampiro assetato.

Lei e Van balzarono in direzioni opposte, e iniziarono a lanciare palle e raggi di potere a destra e a manca, centrando più vampiri che potevano.

Jenna, ancora sopra la macchina, sorrise nel vedere la figura esile di Rebecca che con un solo colpo eliminava un gruppo di vampiri.

Decise che era il caso di aiutarla: che razza di uomo era, sennò?!

Prima che iniziasse la “trasformazione”, fu interrotto da una voce fastidiosamente familiare:

<< ehi Genna >> disse Ian, incastrato nel finestrino della macchina: ne uscivano fuori solo le gambe. Jenna si domandò quale idiota avrebbe mai potuto avere l’idea di uscire prima con i piedi e poi con il resto del corpo… a già, Ian stava seguendo il suo esempio ¬_¬…

<< mi chiamo Jenna! >> ribadì per la quarantesima volta: << e non è il momento di scocciare >> disse, pronto a balzare.

<< questi vampiri – stregoni sono proprio delle pippe >> disse Ian, ignorando le sue parole: << non ci mettete niente a farli fuori… >>.

TIN!

Una lampadina si accese nella grande testa bacata di Jenna, bloccandolo giusto prima che balzasse, già “trasformato”, sbilanciandosi leggermente in avanti. Si voltò a fissare Ian (o meglio, i suoi piedi) con gli occhi blu elettrico sgranati per lo stupore: si sarebbe aspettato una cosa del genere da Rebecca, era il suo forte buttare idee a cazzo e azzeccarle in pieno, ma Ian… lui non era nemmeno in grado di formularle delle idee.

<< Genna? >> chiese Ian: << sei ancora lì? >>.

<< no >> rispose Jenna, e con un lungo balzo raggiunse il fratello al limitare del bosco, sia lui che Max pronti a trasformarsi. Jenna portò le braccia in avanti e atterrò sul fratello, poggiando le mani sulle sue spalle larghe e secche, finendo insieme a terra.

<< porca puttana Jenna! >> esclamò Rafe: << ero straconvinto che fossi un vampiro ed ero già pronto ad arrostirti >>.

<< a proposito dei vampiri >> disse Jenna.

<< togliti di dosso Jenna, questa scena è molto esplicita >> disse Rafe ironico, buttando via il fratello.

<< non penso sia il caso di preoccuparsi di questo ora! >> esclamò Max, eleggendo una barriera davanti a sé. I vampiri ci rimbalzarono sopra.

<< Rafe! >> esclamò Jenna, afferrando il braccio del fratello per farsi ascoltare.

<< che c’è? >> chiese Rafe, preoccupato.

<< Rafe, i vampiri, ci sono i vampiri… >>.

<< grazie tante Jenna! Non me ne ero accorto! Ti ringrazio per questa soluzione celestiale! >> lo interruppe Rafe, acido e sarcastico.

<< testa di cazzo, fammi finire! >> esclamò Jenna, alzando gli occhi al cielo: << i vampiri sono solo vampiri: gli stregoni che fine hanno fatto? >>.

Rafe rimase atterrito. Per una volta il fratello minore aveva ragione: c’erano solo semplici vampiri in quella radura; ecco perché era stato tanto semplice farli fuori. Ma gli stregoni…? Non era possibile che Cam-Cavelli fosse venuto senza un suo “simile”…

Ed eccola lì: l’illuminazione, la soluzione ad ogni problema, improvvisa e rassicurante. Beh, questa volta non era tanto rassicurante…

Arrivò come un tic al suo cervello, e senza che se ne potesse davvero rendere conto, disse:

<< questi vampiri… sono troppi… >>.

<< come? >> chiesero Max e Jenna in coro.

<< sono troppi, eppure non tutti ci attaccano: anche in questo momento, siamo fermi e non facciamo un cavolo… ma nessuno ci è venuto a scannare… >>.

Max sgranò gli occhi, riuscendo ad afferrare parte della soluzione.

<< nel senso che >> iniziò Jenna, stupito: << sono delle illusioni? >>.

<< non tutti, ma molti sì >> rispose Rafe, alzandosi in piedi: << sono delle copie fisiche, come quelle che crea Naruto. L’unica è fare fuori la fonte che li crea >>.

<< e come facciamo? >> chiese Max: << non abbiamo idea di dove si trovino, questi stregoni >>.

<< noi no >> disse Rafe, ghignando soddisfatto: << ma Van sicuramente     sì >>.

Jenna sorrise a sua volta, e chiamò mentalmente il cugino, urlandogli nella testa.

Van, sentendosi chiamare, si voltò di scatto, un graffio all’altezza della bocca e un rivolo di sangue sulla fronte, il ciuffo emo del tutto scapigliato.

Con un salto degno di un vampiro, superò la massa di vampiri licantropi e streghe che combattevano e arrivò di fronte a Jenna:

<< che succede? >> chiese.

Rafe gli spiegò in poche parole la faccenda delle copie e che lui era l’unico che poteva trovare lo stregone o gli stregoni

<< bene >> disse Van: << … devo proprio? >>.

<< e ma va? >> fece Rafe, stizzito.

<< che palle >>.

<< se vuoi farci morire tutti non c’è problema, ma il primo devi essere       tu >>.

<< sai dove ti faccio arrivare ora? >>.

<< come mai ti tremano le spalle? >>.

<< sono agitato: vorrei andare ad aiutare Gemma >>.

<< figurati se quella là ha bisogno di aiuto >> si intromise Max.

<< lei no, ma Rebecca sì >> disse sussurrando Jenna, e trasformandosi si avviò con un salto verso la ragazzina.

<< che teneri >> disse Max.

<< non mi sembra questo il momento di pensare alla tenerezza! >> esclamò Jenna.

<< ops… >> fece Max, sorridendo divertita: << mi ha sentita >>.

<< allora, Van >> disse Rafe: << non percepisci niente? >>.

Van ridusse gli occhi a due fessure, concentrato. Sentiva arrivare energie da tutte le parti – le aure dei vampiri e i licantropi – e si accorse che c’era qualcosa che non quadrava…

<< le presenze che sento sono inferiori alle persone che ci sono qui >> disse, gli occhi ancora socchiusi.

<< ecco, illusioni >> disse Rafe, mentre allontanava un vampiro con un pugno: << ma il punto è: ci sono altri stregoni a parte noi? >>.

Van strinse i pugni:

<< è… difficile… >> disse: << sembra quasi si stessero… riparando dietro un muro… >> provò a spiegare.

Silenzio.

Poi Van spalancò gli occhi, di un nero quasi inquietante, e disse, scioccato: << ci sono tre stregoni… e siamo nella merda >>.

<< perché? >> chiese Max, le gambe molli per l’ansia.

<< dove si trovano? >>.

<< uno è qui davanti a noi >> disse Van: << ed è pronto a farci fuori,     temo >>.

Rafe si mise davanti al cugino, in posizione di difesa.

<< l’altro è da Rebecca, menomale che c’è Jenna >>.

<< come?! >> esclamò Max, scattando con lo sguardo verso la sorella.

<< e il terzo è Cam-Cavelli >> Van deglutì, prima di continuare: << e sta andando nel bosco… >>.

<< BELLA! >> urlò Max, portandosi le mani alla bocca.

Si, erano davvero nella merda…

 

 

Rebecca si ritrovò improvvisamente a terra, un dolore lancinante alla schiena.

<< e così… tu saresti la ragazzina indistruttibile? >> domandò una voce metallica alle sue spalle.

Rebecca si voltò, ancora a terra, incapace di muoversi con libertà a causa del dolore alla schiena: a sovrastarla con la sua altezza, c’era un vampiro dai capelli neri ricci, e due occhi rossi come il sangue, il volto pallido e terribilmente bello solcato da un ghigno sadico.

<< chi sei tu? >> chiese, il fiato corto.

<< bella domanda >> rispose quello: << grazie a Cam-Cavelli ho perso la memoria… >> ridacchiò, gli occhi spalancati incollati ai suoi.

<< alla faccia, e gli sei pure riconoscente? >>.

Il vampiro smise di ridacchiare:

<< era una battuta sarcastica >> disse, annoiato (¬_¬).

<< a… e allora come mai lo servi? >>.

Il sorriso sadico del vampiro fu ancora più sadico (mamma mia che frase  ¬_¬):

<< ho perso la memoria >> disse: << ma ho avuto in cambio un potere      immenso >>.

Rebecca deglutì: solo il vampiro stregone le ci mancava!

<< e cioè? >> “Deficiente e ce lo chiedi pure?!”.

Intanto la ferita sulla schiena era in via di guarigione.

Il vampiro rise sadicamente:

<< ora vedrai >> disse.

<< no, grazie, non ci tengo a una dimostrazione pratica, facciamo prima la   teoria? >>.

<< ma quanto sei scema? >> chiese il vampiro.

Rebecca non ebbe il tempo di rispondere: fu scaraventata via da una strana onda di energia incredibilmente dolorosa. Quando raggiunse terra – dopo un tempo che le parve infinito – notò con terrore che aveva un taglio profondo e lungo sul braccio sinistro.

“O merda” pensò: il potere di quel vampiri era ferire. Lo fissò con terrore.

Quello rise, i lunghi canini più pronunciati del normale:

<< vedo che hai capito: non sei scema come credevo! >>.

<< l’apparenza inganna >>.

<< e hai ancora la forza di fare del sarcasmo? >> chiese il vampiro sorridendo. Strinse impercettibilmente gli occhi e Rebecca fu di nuovo scagliata per aria, una grossa ferita sulla guancia.

Ancora, senza tregua, il vampiro la colpì, senza dare alle ferite il tempo di guarire che già gliene aveva inferte delle altre.

Ma non poteva solo ferire la carne: ad un certo punto, quando strinse il pugno, Rebecca sentì chiaramente l’osso del braccio spezzarsi.

Urlò con quanto fiato aveva in corpo, sentendo il dolore pervaderla da parte a parte.

Il vampiro rise:

<< sei molto meno resistente di quanto credessi >>.

<< va a farti fottere maledetto stronzo! >>.

Il vampiro alzò lo sguardo verso il proprietario della voce, e fu colpito in pieno da un raggio blu scuro.

Rebecca alzò lo sguardo appannato: davanti a lei, che le dava le spalle, c’era Jenna, il maglioncino bianco sporco di polvere e terra. Si sentì improvvisamente bene, il dolore al braccio quasi sparì. Era venuto a salvarla.

Il ragazzo si voltò e nei suoi occhi, neri per la trasformazione, vide chiaramente una scintilla di sollievo.

Le si avvicinò lentamente, come se avesse paura di una reazione.

“Sono contenta di rivederti” avrebbe voluto dirgli, ma…

<< pezzo di idiota! >> esclamò Jenna: << mi hai fatto prendere un colpo con quell’urlo! >>.

Come non detto…

Una vena sulla fronte della piccolina pulsò:

<< a, è così? Scusa tanto, non era mia intenzione soffrire come un      albero! >>.

<< co… come una albero? >>.

<< è la prima cosa che mi è venuta in mente… >>.

<< ma certo che te sei proprio scema! >>.

<< anche tu lo sei! >>.

Jenna fece per protestare, ma vide Rebecca, il braccio afflosciato, alzarsi di scatto e alzare quello buono con una frase latina.

Jenna si buttò a terra per evitare il colpo, e la vampira che aveva cercato di farlo fuori bruciò nel fuoco rosso di Rebecca.

Quando si rialzò, notò che Rebecca era caduta a terra, il fiato corto.

<< Rebecca >> esclamò, preoccupato, e corse dalla piccolina. Le si inginocchiò di fronte, prendendole le spalle con le mani per sorreggerla:

<< va tutto bene? >> le chiese.

Rebecca alzò lo sguardo verso di lui, gli occhi tornati rossi, la trasformazione annullata:

<< si, se mi stai vicino >> disse, e poggiò il capo sul suo petto.

Jenna rimase sconcertato, il cuore perse un battito.

Abbracciò Rebecca con delicatezza, notando che le ferite ci mettevano più tempo a guarire.

<< Reby! >> urlò Gemma, saltando da lei: << oddea, che ti hanno   combinato >> disse, portandosi le mani alla bocca.

<< stregone maledetto >> imprecò Jenna: << Van e Rafe stanno combattendo contro lo stregone? >> chiese.

<< si, Max e io stiamo cercando di aiutare i licantropi: si sono indeboliti troppo >>.

<< capisco… >> disse Jenna, perso nei suoi pensieri: << cerca di guarire le sue ferite, io vado a fare fuori quel maledetto >>.

<< sei sicuro? >> chiese gemma, inginocchiandosi a sua volta, mentre Jenna si alzava:

<< si >> disse deciso, la voce ridotta a un ringhio sussurrato: << nessuno fa del male a Rebecca e la passa liscia >>.

 

Max raggiunse la sorella dopo che l’aveva chiamata mentalmente, ed insieme eressero una barriera e guarirono la sorella, mentre Jenna combatteva contro lo stregone che l’aveva attaccata.

Nello stesso istante, Edward si piegava, le mani poggiate sulle ginocchia. Erano anni che non si sentiva stanco. Si ritenne fortunato di non avere più la facoltà di svenire.

Aveva ucciso Tanya. Gli sembrava assurdo… e chissà se i suoi fratelli avevano già ucciso qualcun altro del Clan di Denali…

<< E! >> disse Rafe, arrivando da lui in quel momento.

Il vampiro lo guardò e quasi sobbalzò dalla paura:

<< che ti è successo? >> chiese.

<< niente >> disse Rafe: << ci succede quando siamo particolarmente incazzati >>.

<< davvero? >>.

<< no, questa “mutazione” incrementa i nostri poteri >>.

<< a… >>.

<< senti E … >> disse Rafe, ma un vampiro che lo attaccò gli impedì di continuare. Edward fece per scattare, ma Alice comparve dietro lo stregone e azzannò il vampiro al collo.

<< grazie Alice! >> esclamò Rafe. Poi si rivolse nuovamente a Edward: << E, devi raggiungere Bella nel bosco, perché Cam-Cavelli sta andando da lei, per mangiucchiarle il cervello… >>.

Rafe era davvero il re del tatto…

Gli parve di sprofondare, di stare cadendo in una voragine. Scosse lentamente la testa, e disse:

<< ma… se Cam-Cavelli la sta cercando per… >> non riuscì a terminare la frase: << vuol dire che lei è la strega…? >>.

<< molto arguto E, ma ora muoviti! >> esclamò Rafe: << Bella è completamente indifesa… >>.

Non gli lasciò il tempo di finire, che Edward era già corso verso gli alberi, nella testa gli rimbombava sempre la stessa frase: Bella è in pericolo, Bella è in pericolo…Bella è la Strega

<< Edward! >>.

Frenò all’istante, rischiando di sbattere contro un albero.

<< Edward, non puoi andare in queste condizioni >> disse la voce.

Il vampiro si voltò: Rebecca, più pallida del solito e gli occhi rossi stranamente spenti, si avvicinò in fretta a Edward, inciampando nei suoi piedi a pochi passi da lui.

<< attenta >> esclamò lui, afferrandola al volo: << Rebecca, va tutto     bene? >>.

<< per niente! >> rispose lei:  << Edward, non puoi affrontare Mr Potere Assoluto in queste condizioni >>.

Edward, agitato e con molta fretta, inclinò le sopracciglia e le chiese:

<< che condizioni? >>.

<< Edward, stai inguaiato! Sei debole e ferito… più o meno… se vai da Cam-Cavelli così quello ti farà fuori con uno schiocco di dita >>.

Edward era stupito: non aveva mai visto Rebecca Rosanera così… seria.

<< adesso dammi la mano >> gli ordinò la piccolina.

Il vampiro fissò la mano che Rebecca gli porgeva, e intuendo che cosa avesse intenzione di fare, esclamò:

<< no Rebecca! È troppo rischioso per te… >>

<< dammi la mano >>.

<< ma… >>.

<< Edward Anthony Masen Cullen, dammi quella fottuta mano! >> gridò in un ringhio, gli occhi improvvisamente neri.

Edward sussultò, spaventato. Non avrebbe mai detto di poter avere paura di una strega. Tanto meno di Rebecca Rosanera.

Con una certa esitazione, afferrò delicatamente la mano che la piccolina gli porgeva e…

Un calore improvviso lo pervase in tutto il corpo, pizzicandogli le braccia e le gambe. Il pizzicore era particolarmente intenso sulla guancia, dove c’era la ferita inferta dal vampiro, sul petto, sul braccio… era così piacevole che avrebbe voluto non finisse mai…

Quando però vide l’effetto su Rebecca, rimase senza parole: tutte le ferite della strega si stavano riaprendo, sul viso, sulla fronte, sulle braccia… aveva il respiro affannato, e gli occhi sempre più spenti.

<< Rebecca! >> esclamò Edward, preoccupato.

Rebecca lasciò andare la sua mano, ingobbendosi in avanti, respirando con difficoltà, il sangue nero che le colava dal naso e dalla guancia, dalla fronte…

<< adesso spicciati >>.

<< ma tu… >>.

<< Edward! Cazzo muoviti! >>.

Non se lo fece ripetere due volte; si voltò e corse nella foresta, con un’energia nuova e incredibilmente calda

Rebecca lo fissò finché non sparì tra gli alberi. Poi cadde in ginocchio, la neve macchiata di sangue nero…

 

 

 

Era strano. Non avrebbe mai detto che la morte fosse così… viva. Certo, le sembrava di stare fluttuando, ma si sentiva anche perfettamente salda a terra. Cosa che non le era mai capitata in tutta la sua vita…

Era strana, la morte: si aspettava un lungo tunnel con una luce in fondo, oppure un verde paesaggio, una lunga scalinata fatta di nuvole con un gigantesco cancello d’oro alla fine. Oppure si aspettava di vedere un qualche personaggio famoso, tipo Elvis, Marylin Monroe, o addirittura Freud.

Ma non vedeva nulla.

“Che fregatura” pensò.

Non solo era morta in una maniera davvero “indegna” (addormentata in una grossa bolla calda isolante) ma ora scopriva anche che le morte era il buio più totale. Accidenti, Edward aveva vinto la scommessa…

Già, Edward. Fregatura numero 2; ora che era davvero il suo destino, moriva addormentata. Che amarezza. Era davvero l’affermazione più azzeccata. Rebecca insegna U.U.

Poi si rese conto di una cosa. Si diede mentalmente dell’imbecille e cercò di aprire gli occhi. Cosa che le risultò estremamente difficile, dato che le palpebre sembravano pesare come due macigni.

Dopo due o tre tentativi vani e faticosi, riuscì a socchiudere gli occhi: grande errore, visto che fu accecata da una luce incredibilmente intensa. Strano, prima aveva avvertito solo buio oltre le palpebre…

Si portò le mani agli occhi, ricordandosi solo in quel momento di avere un paio di braccia. Gemette: gli occhi le bruciavano da morire, come se avesse appena fatto un bagno in mare.

<< non ti preoccupare, la luce è passata… >>.

Bella non aveva mai sentito quella voce in vita sua – almeno, non direttamente - ma la trovò familiare come la voce di sua madre. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Non seppe dire cosa le avesse suggerito quel nome, ma seppe da profondo del suo essere chi avrebbe trovato davanti a sé quando avrebbe aperto gli occhi. E di sicuro non era Freud.

Lentamente, tolse le mani dagli occhi e aprì le palpebre, per niente timorosa della luce. Quest’ultima, come aveva suggerito la voce -  la sua voce – era sparita.

Quando la vide non si sentì affatto agitata. Né impaurita. Semplicemente… era felice. Non seppe dire perché… era come rivedere una vecchia amica che non vedeva da anni: i lunghi capelli castano chiaro le ricadevano sulle spalle e sul petto, lisci e fluidi come una cascata d’acqua, i suoi occhi nerissimi la osservavano, colmi di affetto materno.

Si stupì di tutto quell’amore: nemmeno sua madre l’aveva mai guardata con tutta quell’adorazione.

<< ciao, Bella… >> disse la voce, le labbra della donna erano perfettamente immobili: << era tanto che volevo conoscerti >>.

Bella batté le palpebre:

<< davvero? >> chiese, incredula.

<< si, era tanto che volevo parlarti >>.

Bella deglutì, il cuore che iniziava a batterle più forte:

<< e allora parliamo >> disse: << Anjela >>.

 

 

 

(*) lo so che fa una fine davvero oscena, ma anche dopo Breaking Dawn Tanya mi sta antipatica U_U

(**) per avere le idee un po’ più chiare (mi rendo perfettamente conto che la mia descrizione è come una cacca di piccione) andate a vedere il trailer completo di Stardust, quando Michelle Pfiffer si incazza un po’ ^^

 

 

 

 

È un periodo che sono follemente innamorata dei finali inconcludenti XD muahahahah mi disp lasciarvi così a bocca asciutta… si, va bene, lo ammetto, provo un piacere raggelantemente sadico nel lasciarvi a bocca asciutta |sguardo omicida stile Gaara Del Deserto|

Allora, prima che mi linciate, mutilate, mi scannate e chi più ne ha più ne metta per il finale amarissimo e il ritardo più che scandaloso, mi scuso appunto per questo ritardo senza precedenti, ma sono stata super impegnata tra compiti e interrogazioni e, si sa, il liceo Classico ad un certo punto ti toglie la fame (non so cosa ci azzecchi la fame con il lice Classico, ma non fateci caso: sono reduce di un 7 in greco!!!!!) ed ora, prima che ve ne andiate dalla mia fic per la troppa indignazione, ringrazio ^^

 

 

Honey Evans: ben tornata! Comunque, da come avrai notato in questo capitolo dal finale squallido, hai quasi indovinato U_U (sono una vera maestra a smontare le persone XD XD ) la conga? Uuu, me la devi insegnare *ç*

 

Rosewhite: spero che anche questo capitolizzino ti piaccia ^w^ x quanto riguarda il tuo… sono ancora in attesa ;____; ecco perché ho deciso di non scrivere a quattro mani (vbb che poi i ritardi li faccio lo stesso |arrossisce desolata|) comunque attendo con ansia crescente!!! E ora, dopo il mio ringraziamento al tuo commento, ti lasssso!! :-p

 

95_angy_95: wewe! Benvenuta nuova lettrice!! Sono contenta che i miei personaggi ti piacciano, vuol dire che non sono tanto malaccio a “creare” creature J

 

Mylifebeautifullie: come già detto a Honey Evans, quasi indovinato U_U XD a parte la mia pignolosità, ti ringrazio tanto per i compimenti, ^ç^ ed ora, eccoti il nuovo chap, sperando che ti piaccia come il precedente :-D

 

RockAngelz: altra nuova lettrice! Sono davvero contenta che la storia ti piaccia tanto, non avrei mai detto che questa fan fic potesse piacere così tanto ç____ç e tanto meno che si sentisse la mia mancanza!!! Il tuo commento mi ha davvero commossa ;___; grazie! Ed ora eccoti il cap!

 

 

E ovviamente ringrazio di cuore le 27 (!!!!!!!) persone che hanno messo Moon Rainbow tra i preferiti:

 

1 - alicesil
2 - Allen_Anne_Black
3 - Bella4
4 - bellemorte86
5 - BloodyKamelot
6 - Edward_Son 2
7 - egypta
8 - fatina_g
9 - ffdipendente
10 - Fiorellina94
11 - flavia93
12 - Honey Evans
13 - kira988
14 - ladyherm
15 - lolitosa
16 - metal_darkness
17 - Miyakochan_89
18 - MizzCamilla
19 - mylifeabeautifullie
20 - Noemi91
21 - nox
22 - RockAngelz
23 - rosewhite
24 - rosi33
25 - Shona
26 - stellabella
27 - yuko_chan

 

 

 

 

PS__Volevo scusarmi se le scene di combattimento sono penose: non sono molto brava a descrivere le risse (anche se quando le provo con i peluche vengono benissimo…)

 

 

AVVERTENZA: questo è il penultimo capitolo ç_________ç

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Ultima Verità ***


cap 15

 

Moon Rainbow

Capitolo Quindici_  Ultima Verità

 

 

Bella fissò Anjela davanti a sé, sulle sue labbra sottili vi era un leggero sorriso. Prima che potesse spicciare parole, Bella, presa da una paura improvvisa, chiese:

<< sono morta? >>                                

Anjela scoppiò a ridere, socchiudendo gli occhi e portandosi una mano affusolata alla bocca: Bella la fissò, affascinata dalla grazia infinita che emanava.

<< no, Bella >> rispose, sorridendole: << stai solo dormendo >>.

Bella sospirò, rasserenata: alla fine di quella “discussione” avrebbe rivisto Edward.

Alzò di nuovo lo sguardo verso Anjela:

<< mi hai… addormentata perché volevi parlarmi? >> chiese.

<< volevo incontrarti, cara >> disse Anjela, parlando nella sua mente: << ci sono molte cose importanti che devi sapere >>.

Bella annuì. Non sapeva perché, ma sapeva che c’erano molte cose da spiegare.

<< la prima cosa che devi sapere è che hai un potere molto più grande di quanto immagini >> disse Anjela, avvicinandosi a lei, sul viso etereo un espressione seria.

“Essere calamita di catastrofi” pensò tra sé.

Anjela ridacchiò:

<< no, Bella, non quello, anche se ti posso assicurare che è una prerogativa familiare >> disse Anjela: << nemmeno io sono mai stata molto fortunata >> il suo sorriso si fece triste.

Bella arrossì fino alla punta dei capelli; dimenticava che Anjela era una strega. Con le streghe non aveva lo stesso lusso che aveva con Edward.

<< già, Bella, mi dispiace, ma la tua privacy qui sarà del tutto inesistente >>.

<< già, me ne ero accorta >> fece un risolino forzato.

Anjela sorrise, guardandola con tenerezza; poi il suo sguardo si fece serio:

<< il tuo potere è un potere unico al mondo: nessuno che io abbia mai conosciuto ha mai avuto un potere simile, a parte… >> si bloccò improvvisamente, come se stesse riflettendo se dirglielo o no. Infine, disse: << a parte una persona, ma di lei ti parlerò dopo.

<< il tuo potere è molto forte: è forse l’unico potere in grado di sconfiggere Cam-Cavelli. Più che un potere, si tratta di una rete di poteri mentali >>.

Bella sgranò gli occhi, senza parole, la bocca leggermente socchiusa:

<< in che senso “una rete di poteri”? >> domandò, perplessa.

<< nel senso che hai … tanti “sottospecie” di  poteri di natura  psichica racchiusi in unico potere. È un concetto un po’ difficile da capire… >> Anjela si morse il labbro inferiore, portandosi due dita al mento; Bella la fissava rapita, sia dalle sue parole che da Anjela stessa: c’era qualcosa di terribilmente affascinante in quella donna che la attirava come una calamita. C’ era qualcosa di molto familiare in lei, le sembrava quasi di ricordare i gesti che faceva, come se le appartenessero in qualche modo.

Anjela la guardò e sorrise, tenera. Probabilmente aveva percepito i suoi pensieri.

Bella distolse lo sguardo e arrossì tremendamente.

<< tra i tuoi poteri c’è anche quello di nascondere la tua presenza agli altri stregoni: hai presente? >>.

<< si: me lo ha spiegato Max prima che mi… addormentassi >> disse Bella, sentendosi quasi a disagio.

<< già: vedi, quello è uno dei tuoi poteri di difesa, oltre a quello che caratterizza ogni altra strega, cioè nascondere i propri pensieri ai vampiri come Edward ed Aro; il tuo però è un potere più forte, perché tu sei immune anche al potere offensivo di Jane, dei Volturi: Max, per esempio, non è immune a quel potere.

<< nonostante questo, lei è in grado di schermare la sua mente in modo tale che l’attacco mentale di Jane non la colpisca, ed è anche in questo che il tuo potere è più forte: nel tuo caso, è una difesa assolutamente involontaria >>.

<< fatto sta che non sapevo nemmeno di averlo questo potere >> disse Bella (¬_¬).

Anjela ridacchiò:

<< esattamente; sei anche dotata di un potere offensivo: puoi creare uno scudo che oltre a difenderti può attaccare gli altri riflettendogli addosso il loro potere. Un esempio: se dovessi scontrarti con Jane, e lei tu attaccasse con il suo potere, potresti attivare il tuo scudo e rigettarle addosso il suo attacco >>.

<< in questo modo, sarebbe lei a finire a contorcersi a terra? >> chiese Bella, molto interessata.

<< si >>.

Bella spalancò gli occhi, sentendo un improvviso sadismo prendere possesso di lei; doveva imparare ad utilizzare quello scudo e poi correre di filata dai Volturi. Già vedeva Jane a terra che implorava pietà e …

<<ehm, Bella, per cortesia >> la interruppe Anjela, tra i suoi pensieri un vago divertimento.

Di nuovo, Bella arrossì fino alla punta dei capelli.

“Quand’è che smetterò di dire cazzate?”.

<< Oltre a questo, tu sei in grado di fare una cosa che pochissimi stregoni sono in grado di fare: il tuo potere “personale” è quello di guarire >>.

Bella batté le palpebre confusa:

<< ma, scusa, una strega non è in grado di guarire senza alcuna difficoltà? Credevo che la guarigione fosse un potere… “automatico” come quello di leggere nel pensiero >>.

<< in un certo senso è così >> spiegò Anjela: << però, se uno stregone non è dotato propriamente del potere della guarigione, per guarire un ferita usa parte della sua energia, ed anche se si tratta di una ferita piccola, l’energia che serve per guarire la ferita, ricomporre le parti rotte della pelle e “mettere i punti” ci vuole è molta >>.

Bella rifletté un attimo sulle parole della Strega, poi annuì:

<< quindi, dato che io ho questo potere… di natura, posso guarire chi mi pare senza che le mie energie ne risentano? >>.

<< esattamente >>.

<< come mai è un potere tanto raro? >> chiese, curiosa. Era un potere utile, era davvero una fregatura che fosse tanto stancante da utilizzare.

<< chi lo sa? >> disse Anjela sorridendo: << è la stessa cosa per gli occhi diversi: sono bellissimi, ma rarissimi (mi rendo perfettamente conto dell’inutilità di questa affermazione u_u) >>.

Poi Anjela tornò seria. Molto seria:

<< ora >> disse, e la sua voce nella testa di Bella apparve dura e fredda:

<< dobbiamo parlare di Cam-Cavelli >>.

Senza sapere bene perché, Bella sentì un brivido percorrerle la spina dorsale.

 

 

Rafe e Van si guardavano intorno, in attesa che lo stregone di Cam-Cavelli si facesse vivo.

<< Van, dov’è? >> chiese Rafe al cugino. Intorno a loro i vampiri e le copie non li sfioravano nemmeno: evidentemente avevano capito che se ne sarebbe occupato  il loro “vice capo”.

<< davanti a noi >> rispose Van, facendo girare gli occhi da una parte all’altra, immobile in posizione di difesa.

<< un po’ più specifico no? >> chiese Rafe sarcastico.

<< è davanti a noi, io lo sento davanti a noi >> rispose Van sulla difensiva.

<< e allora come mai non lo vedo?! >> sbottò Rafe, la pazienza minacciava di abbandonarlo.

<< non lo vedo nemmeno io, non perdere la calma o siamo fottuti >>.

<< essere umani >> disse una voce; non riuscirono a capire da dove provenisse esattamente: << certo, voi non siete completamente umani, ma ne avete tutti i difetti >>.

<< dove minchia sei stronzo?! >> esclamò Rafe, guardandosi intorno facendo scattare la testa a destra e a manca.

<< Rafe, stai calmo >> gli sussurrò Van.

<< ma io sono proprio davanti a voi >> disse la voce.

<< come? >> domandò Rafe, ma non ricevette risposta.

Tutto ciò che sentì fu un dolore atroce al viso, e alla schiena, e senza sapere come si ritrovò a terra, il sapore del sangue in bocca.

<< RAFE! >> urlò Van, cercando di avvicinarsi al cugino, ma fu bloccato da una mano gelida che gli afferrò il collo.

“Ma che …?”.

Davanti a lui vide un uomo – un vampiro – all’apparenza poco più che ventenne, gli occhi piccoli nerissimi per la sete e i capelli del medesimo colore, le labbra sottili arricciate in un sorriso malefico. Senza il minimo sforzo, sollevò Van da terra, impedendogli di respirare.

<< e così, questo sarebbero i famosi membri dell’Esagono? I Sei di cui parlava tanto Serpebianca? Che delusione, pensavo foste più forti >> disse il vampiro, la voce roca ridotta a un sibilo.

Van sussultò mentalmente, ansimando, al sentir pronunciare il nome di suo padre. Cercò di prendere aria, ma la presa gelida e rocciosa del vampiro stregone era troppo forte.

<< come? >> fece quello, il tono e l’espressione del finto tonto: << vuoi parlare? Aspetto, allento un po’ la presa, signorino Serpebianca >> pronunciò le ultime due parole ringhiando forte, e sbatté Van a terra con violenza. Il ragazzo sentì le ossa della schiena scricchiolare.

Tossì, felice di poter di nuovo respirare, portandosi la mano alla gola. Non era molto felice per la sua schiena, però; si voltò verso Rafe, che sembrava semisvenuto, il sangue nero che gli colava dalla bocca.

<< così, tu sei il figlio di Serpebianca? >> chiese il vampiro, in piedi sopra Van, i piedi ai lati del corpo.

<< problemi? >> chiese Van, la voce ancora arrochita.

<< o si, eccome >> ringhiò il vampiro. Con una smorfia di cattiveria e furia sul viso bianco, alzò il piede e lo premette con forza sulla gamba di Van.

Il ragazzo fu troppo sorpreso per urlare dal dolore. Spalancò la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Alzò le mani e fece per portarle istintivamente alla gamba, ma il vampiro non aveva intenzione di dargli tregua: con uno scatto che Van non riuscì a vedere, gli afferrò il polso in una stretta, e il ragazzo sentì ogni osso scricchiolare e rompersi.

<< A… >> si lasciò scappare un mugolio di dolore, ma non aveva la forza di urlare.

<< tu ovviamente non ti ricordi di me, vero? Piccolo patetico Serpebianca >> sputò con disprezzo il vampiro, una smorfia di odio e furia gli solcava il volto bellissimo.

Van provò a riordinare i ricordi nella sua mente, ma il dolore che sentiva alla gamba e al polso gli impedirono di articolare qualsiasi cosa nella sua mente. Riuscì solo a biascicare:

<< chi … s-sei? >>.

Il vampiro ghignò, crudele:

<< ovviamente non ti ricordi di quel ragazzino dagli occhi bianchi che stava sempre insieme a tuo cugino Pico, che adorava tuo padre come fosse un dio >>.

Van spalancò gli occhi, i ricordi gli tornarono alla mente come sparati da un bazooka:

<< V… >> provò a dire, ma l’avversario portò la mano libera al suo collo.

<< si, proprio io, Vrael >> disse Vrael, negli occhi luccicava inquietante la follia.

Van strinse gli occhi, scagliando una misera parte della sua energia contro Vrael, riuscendo ad allontanarlo solo di pochi passi.

<< come … io … credevo che fossi morto! >> riuscì a esclamare.

Il vampiro scoppiò in una risata secca, già in piedi, a pochi passi davanti a lui. Attorno a loro, i vampiri sembravano essere diminuiti …

<< certo, in fondo, chiunque sarebbe morto, dopo una caduta come quella in un burrone come quello, giusto? >> disse, l’amarezza era palpabile nella sua voce: << non valeva la pena cercare, vero?! >> urlò.

<< ti abbiamo cercato >> disse Van, sprezzante: << ti abbiamo cercato per giorni, ma di te non c’era neanche l’ombra! >> gridò.

<< tsè! >> esclamò Vrael, più vicino di qualche passo: << quanti giorni avete cercato? Uno? Considerando che sono caduto in quel fossato a mezzogiorno, e che non vi potevate scomodare a cercarmi di notte, mi avete cercato per ben 7 ore! Accidenti, che bravi! E quanto siete stati a lutto? Altre due ore? >> Vrael sputava veleno.

Van provò a mettersi seduto, lanciando un’occhiata a Rafe, ancora privo di sensi:

<< non sai quanto siamo stati male >> disse, nella sua voce si poteva quasi sentire un accenno di disperazione: << papà è stato male per giorni, io non ,mangiavo più, la mamma era caduta in depressione; e Pico … Pico non è mai più stato lo stesso >>.

Vrael ridusse gli occhi a due fessure, gli occhi sempre più neri:

<< ti volevamo bene, Vrael. E tanto … >>.

<< se era così, allora perché non mi avete cercato? >>.

<< LO ABBIAMO FATTO! >> gridò Van: << abbiamo setacciato quel burrone da cima a fondo, ma di te nemmeno l’ombra! Eri sparito nel nulla, abbiamo anche cercato nel fiume, ma niente >>.

Vrael ringhiò e gli diede un calcio portentoso allo stomaco.

Van sentì un dolore lancinante alle costole, ed ebbe il terribile presentimento che se ne fosse rotta qualcuna. Prima che potesse toccare terra, sentì che qualcosa lo tirava per i capelli, alla nuca, e si ritrovò con il viso a pochi centimetri da quello del cugino di secondo grado, Vrael Serpebianca, furente come non lo aveva mai visto:

<<  bugiardo! >> esclamò Vrael: << se mi aveste davvero cercato, mi avreste trovato! Sono rimasto per quattro giorni in quel burrone, quattro giorni! Quattro interi giorni ad aspettare che qualcuno arrivasse a prendermi, che qualcuno arrivasse a salvarmi. Ma non è arrivato NESSUNO! >> e con questo grido gettò Van lontano, facendolo sbattere con la schiena contro un albero. Il ragazzo si sentì come se gli avessero improvvisamente tolto via l’aria, e tossì, sputando sangue nero sulla neve. Non ebbe il tempo di riprendere fiato, che Vrael lo afferrò di nuovo per il colletto della maglia leggera che aveva, nera, già logora per il combattimento:

<< che cosa diavolo ti è successo, Vrael? >> domandò: << come hai fatto a diventare un vampiro? >>.

<< perché ti interessa? >> ringhiò Vrael.

Non ebbe la forza di rispondere; l’unico suono che uscì dalle sue labbra insanguinate fu un rantolo inquietante.

<< o beh, tanto tra poco morirai >> disse Vrael stringendosi nelle spalle; rafforzò la presa sulla maglia di Van, sollevandolo ancora un po’: << quando sono caduto in quel burrone, l’anno scorso, ho aspettato quattro giorni che voi arrivaste >> e lanciò un’occhiata di puro odio a Van: << il quinto giorno – o almeno credo k fosse il quinto – è arrivato un uomo luccicante. Credevo fosse un’allucinazione, e che fossi del tutto impazzito. Invece no: si trattava di un vampiro, un tempo stregone, mi disse di chiamarsi Cam-Cavelli >>

“Ecco come ha fatto ad entrare nel suo cosiddetto ‘esercito’” pensò Van, cercando di nascondere i suoi pensieri al vampiro.

<< beh, da come puoi notare, Cam-Cavelli mi trasformò in un vampiro; mi disse che voleva ottenere un potere assoluto, con il quale avrebbe potuto distruggere tutti coloro che non avrebbero accettato la sua idea >>.

<< ma di cosa cazzo stai parlando? >> domandò Van, il terrore che nasceva dentro di lui.

Vrael sorrise, un sorriso folle e sadico.

“Ora è tutto chiaro” pensò Van, terrorizzato come non lo era mai stato in vita sua: “Gli hanno fatto il lavaggio del cervello!”

 

<< che cosa mi devi dire su Cam-Cavelli? >> domandò Bella, una fredda inquietudine la pervase e la fece rabbrividire.

<< sai perché ha deciso di raccogliere tutti i poteri degli stregoni? >> domandò Anjela, ma non aspettò la risposta di Bella: << perché vuole te >>.

Bella batté le palpebre. Ok, ora era davvero morta.

<< come?! >> esclamò, incredula.

<< l’unico potere che ha sempre voluto assorbire era il tuo. Certo, averne tanti altri gli fa molto comodo, ma in realtà lui ha sempre voluto te.

<< il suo sogno è sempre stato quello di creare una razza perfetta. E qual’era la razza perfetta? Una creatura con la forza e i sensi di un vampiro e i poteri di uno stregone: un vampiro – stregone >>.

<< ma scusa, perché proprio il mio potere? Voglio dire, ci sono molti altri poteri decisamente più utili del mio … >> protestò Bella, incapace di credere  alle parole di Anjela.

<< è qui che ti sbagli, Bella: il tuo potere è uno dei più potenti esistenti, perché, come ti ho già detto, è un potere che ne contiene a sua volta degli altri. È un potere sia offensivo che difensivo. Ed è proprio questo potere che gli serve per creare la razza perfetta.

<< in principio non aveva la folle idea di ammazzare tutti e mangiarsi i loro cervelli per assorbirne i poteri. No: in principio lui voleva mangiare un solo cervello >>.

<< che intento nobile >> borbottò Bella, incapace di trattenersi.

<< già … c’era una strega, una mezzosangue, con un potere esattamente come il tuo. All’epoca Cam-Cavelli era un vampiro da poco dopo tempo, appena una decina d’anni. L’idea della razza perfetta gli tamburellava in testa da quando aveva solo 12 anni, per questo si fece trasformare a 20. Ma torniamo alla strega che cercava. Riuscì a trovarla grazie al potere particolare di suo fratello, un potere simile a quello di Van, ma molto più preciso. Così, dall’Italia partì verso l’America, in cerca della strega dal potere perfetto. Ma la strega aveva dalla sua un alleato molto particolare, in grado di vedere il futuro >>.

Anjela si bloccò, lo sguardo basso fisso ai suoi piedi, calzati da scarpe di un’altra epoca.

Bella si morse il labbro: avrebbe voluto sapere che cosa era successo dopo, ma notò sul viso etereo della strega un impercettibile dolore. Come se stesse ricordando un evento doloroso.

Ripensò ancora una volta alle parole di Anjela. Era tutto assurdo: lei era la Strega. Lei era la strega dal potere perfetto. Cam-Cavelli aveva sempre cercato solo lei. Lei … lei era la causa della morte di tutti gli stregoni e delle streghe che Cam-Cavelli aveva ucciso per cercare lei.

Un improvviso senso di colpa le attanagliò il petto. Per colpa sua Max Gemma e Rebecca non avevano più una famiglia. Rafe e Jenna avevano perso una sorella più piccola. E Van era completamente solo.

<< sai Bella, la strega di cui sto parlando >> Anjela interruppe improvvisamente il silenzio e il filo dei suoi pensieri.

La fissò negli occhi, onice nell’onice, e disse:

<< la strega dal potere perfetto era mia figlia >>.

 

Jenna fissò il vampiro con disprezzo, i pugni stretti lungo i fianchi, una rabbia accecante gli oscurava la vista.

Il vampiro - stregone lo guardava a sua volta, i piedi a pochi metri da lui, le braccia incrociate sul petto, del tutto rilassato, un sopracciglio inarcato, il capo leggermente inclinato di lato. La sua espressione di sufficienza sembrava dire: “Embè?”

Quell’espressione rafforzò la sua volontà omicida, già forte di per sé.

<< e cosa avresti intenzione di fare, tu? >> domandò, sfrontato.

Jenna non rispose, troppo arrabbiato per articolare una frase a tono.

Il vampiro fece un sorrisino divertito, probabilmente per la sua faccia contratta dalla rabbia:

<< sai, mi sono accorto che voi “grandi stregoni” non siete granché: basta un nonnulla per farvi fuori! Sono sicuro che Harry Potter farebbe di meglio! >>.

Jenna strinse i denti, le vene attorno agli occhi gli pizzicavano per la trasformazione imminente, il pizzicore accentuato dalla rabbia era quasi fastidioso.

Il vampiro ridacchiò maligno, poi allungò un braccio verso di lui e con le dita gli fece segno di avvicinarsi:

<< fammi vedere che cosa sai fare >> lo spronò, e si lanciò su di lui con un balzo. Jenna rimase al suo posto, alzando un pugno, pronto a colpirlo. Mandò indietro il braccio sinistro, le vene intorno agli occhi improvvisamente annerite, un suono simile a un ringhio gli uscì dalle labbra. Nel momento in cui il vampiro fu a poco più di un soffio da lui, sorridendo maligno e pronto a parare il suo pugno, Jenna si inclinò leggermente all’indietro e sferrò un calcio sulla fronte del vampiro (provate a immaginarla a rallentatore stile Mission Impossible XD ).

Il vampiro fu scaraventato all’ indietro, sulla fronte la pelle di marmo di incrinò, dando origine a una ferita simile a una crepa. Si riprese quasi subito, facendo una capriola per atterrare dritto sulle gambe.

Jenna si mise in posizione mezzo acquattata, pronto a balzare conto l’avversario.

Quello lo fissò con disprezzo e sorpresa, portandosi una mano alla ferita:

<< mmm >> fece, pensieroso: << non sei male come credevo. Vogliamo fare sul serio? E sul serio faremo >>.

<< non chiedo di meglio >> disse Jenna, gli occhi neri stretti per la furia.

E sparì.

Il vampiro sgranò gli occhi, incredulo: non era a conoscenza di quel potere …

“Non distrarti, potrebbe esserti fatale” disse una voce nella sua mente.

Ma come? Credeva di essere protetto mentalmente …

Non ebbe il tempo di pensarci: un dolore lancinante lo colpì al collo.

Jenna colpì il vampiro al collo con un calcio. Il poter essere invisibile gli era finalmente tornato utile.

Il vampiro si sbilanciò in avanti, sorpreso e impreparato all’attacco.

Con uno scatto repentino, Jenna saltò e gli si parò davanti, dandogli un calcio in pieno viso, procurandogli una nuova crepa vicino all’orecchio.

<< maledetto ragazzino >> ringhiò il vampiro, sotto voce.

“Il ragazzino ti sta facendo il mazzo, intanto” disse di nuovo la voce nella sua mente.

Jenna gli girò intorno e gli diede un pugno allo stomaco, e fremette di soddisfazione quando sentì un sonoro crack.

<< adesso hai rotto le palle, ragazzino! >> urlò il vampiro con un ringhio.

Roteò su sé stesso, trovandosi faccia a faccia con Jenna.

Lo stregone rimase di sasso: aveva capito dive di trovava.

Purtroppo non era più veloce di un vampiro. Al massimo era suo pari. Per cui, non riuscì a vedere il pugno che il vampiro gli lanciò al petto. Riuscì a creare una barriera all’ultimo momento, ma non fu abbastanza forte, e si ritrovò scaraventato dall’altra parte della radura, un dolore indicibile al petto. Scivolò per qualche metro sulla schiena, la neve fredda non aiutava affatto il rallentamento. Quando infine sbatté contro un albero, tossì sangue scuro sulla neve, gorgogliando imprecazioni contro il vampiro e la propria lentezza.

<< il ragazzino non è molto veloce >> disse il vampiro, sprezzante, già di fronte a lui.

<< però ti ha fatto il mazzo comunque >> disse Jenna.

Il vampiro ringhiò:

<< e ora ricambia! >> e con quest’urlo afferrò Jenna per il collo e gli sferrò un pugno allo stomaco, facendogli sputare altro sangue scuro, che gli macchiò ulteriormente il maglione e il mento. Il vampiro rise, soddisfatto, e gli diede un nuovo pugno sull’occhio.

Lo sbatté a terra, mollandogli un calcio al fianco.

Jenna gemette, poggiandosi sui gomiti tremanti. Doveva resostere. I trattava di aspettare altri due o tre colpi e poi …

Il vampiro poggiò il piede sul suo fianco e lo spinse, facendolo stendere supino nella neve, ansimante per il dolore.

<< ora mi diverto un po’ >> disse; allungò un braccio e strinse il pugno, lentamente.

Il dolore non arrivò subito. Ma fu molto più intenso di quanto avrebbe immaginato. Sentì la carne del braccio lacerarsi e il sangue caldo sgorgare copioso dalla ferita, e poi sentì il suo stesso urlo.

Sentì a malapena la risata del vampiro, nell’annebbiamento del dolore.

Ci fu un nuovo taglio, sulla gamba, e un altro ancora, sulla guancia. Altro dolore. Tanto dolore. Adesso poteva anche sentire l’odore del sangue. La trasformazione si annullò e le forze iniziarono ad abbandonarlo.

Poi il vampiro decise di passare di nuovo a calci e pugni.

Fu una vera fortuna; nel momento in cui il calcio doveva arrivargli allo stomaco, forte e doloroso, il vampiro colpì solo la terra.

Sgranò gli occhi, incredulo: il suo piede passava attraverso il corpo del ragazzino.

<< ma cosa …? >>.

<< sai, il ragazzino a questo punto non si può più colpire >> disse, sussurrando, rannicchiato su se stesso.

<< a, l’evanescenza! Quindi sei allo stremo delle forze! >> ridacchiò il vampiro, strafottente: << Ha! Voi stregoni normali siete davvero debolucci: anche con quella streghetta è finita subito … >>.

Jenna sgranò gli occhi, bloccato, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo: l’immagine di Rebecca, a terra, ricoperta di sangue e con il braccio afflosciato lo colpì come una frusta.

Rebecca, che soffriva … a causa di quel vampiro che ora stava ridacchiando di lui … e del suo dolore, del dolore di Rebecca …

Jenna si sentì di nuovo, improvvisamente, completamente padrone di sé stesso, in forze. E incazzato nero.

Mentre i suoi occhi si tingevano di nuovo di nero, colpì il vampiro alla faccia con un calcio energico, accompagnato da una strana scossa elettrica.

<< puoi farmi quello che vuoi, stronzo di merda! >> esclamò, portando le mani sotto la schiena, a fare pressione, le gambe alzate verso il vampiro, che lo guardava senza parole: << ma se oserai ancora una volta toccare Rebecca Rosanera, io ti ammazzerò con le mie mani >> ringhiò.

Fece pressione sulle mani e saltò, tirando calci allo stomaco del vampiro, portandolo su.

<< ma come diavolo fai? >> domandò il vampiro scioccato, mentre Jenna, ad ogni calcio che tirava, lo portava sempre più in alto. Portò le braccia davanti al viso, per non farsi colpire, ma fu inutile: Jenna lo colpiva con una forza incredibile, ricoprendogli le braccia di crepe, il viso, lo stomaco.

<< non devi mai, MAI fare incazzare Jonathan Ondadorata, perché se si incazza si incazza! >> esclamò Jenna.

Arrivato alto quanto voleva, si spinse con le braccia sulle spalle del vampiro e si mise dietro di lui. Con tutta la forza che aveva – che gli era rimasta – sferrò un calcio alla schiena dell’avversario e lo fece precipitare a terra; infine, pronunciò un paio di parole in latino e incendiò il vampiro – stregone.

Quando ritoccò terra, stremato, osservò con una grande soddisfazione i resti del vampiro – stregone che bruciavano:

<< stregoni 1, vampiri mutanti 0 >> disse. Poi crollò a terra.

 

 

Bella fissò Anjela a bocca spalancata, senza parole:

<< tu … tua figlia? >> domandò, scioccata.

<< si >> rispose Anjela, sul suo viso, l’ombra di un dolore antico: << io e Vins abbiamo avuto una figlia, che chiamammo Annie. Quando seppi che Cam-Cavelli sarebbe venuto a cercarla per avere il suo potere, decisi di fare in modo che Annie venisse annullata. Non volevo che lei morisse a causa di Cam-Cavelli, ma … ucciderla era l’unica maniera per salvarla >>.

Bella sgranò gli occhi:

<< hai … ucciso tua figlia? >> domandò, allibita.

<< no, non l’ho uccisa  >> rispose Anjela, come se si stesse difendendo da una colpa:  << l’ho solo annullata. Se Cam-Cavelli l’avesse uccisa non si sarebbe mai reincarnata, e così sarebbe morta per sempre, per lei non ci sarebbe nemmeno stato un mondo dopo la morte. Non volevo che mia figlia facesse questa fine.

<< così, decisi che c’era un’unica soluzione: avrei fatto in modo che il suo spirito e il suo potere rimanessero latenti fino al momento in cui fosse stato opportuno. Dopo che ebbe la prima e unica figlia, Isabella, si uccise con l’Arsenico e io sigillai la sua anima, in modo tale che tutte le sue discendenti rimanessero semplici esseri umani. Poi, sei arrivata tu >>.

<< la mia bis-nonna si chiamava Isabella >> sussurrò Bella, senza parole per le rivelazioni di Anjela.

La donna sorrise, guardandola con affetto.

<< e poi … con Cam-Cavelli, che cosa è successo? >> domandò.

<< quando scoprii che la strega che cercava non esisteva più, si è molto infuriato. Uccise Vins davanti ai miei occhi >> Anjela chiuse gli occhi, portandosi una mano al petto: << e poi uccise anche me. È da allora, che mangia cervelli alle persone >>.

Bella rimase in silenzio. Poi chiese:

<< io … c’è bisogno di entrambi gli Stregoni per sconfiggerlo, giusto? Ma come possiamo farlo, se io non ho idea di come si usi la magia? >>.

<< è anche per questo che sei qui, Bella: risveglierò i tuoi poteri, ora, e ti dirò anche come potrete sconfiggerlo, eliminandolo per sempre >>.

Bella si avvicinò a Anjela di un passo, fremente:

<< dovrete unire i vostri poteri, tu, Edward, Max, Rafe, Van, Gemma, Rebecca e Jenna. Solo così, potrete sconfiggere Cam-Cavelli per sempre >>.

<< sei … sei sicura che funzionerà? >> chiese Bella, ansiosa.

<< si, Bella: andrà tutto bene. Ora, dammi la tua pietra. La mia >>.

Lo sguardo deciso di Anjela convinse Bella che poteva davvero farcela. Per una volta, avrebbe combattuto anche lei.

Strinse nella mano la sua pietra, l’onice, e lo porse ad Anjela. La donna la prese in mano, e con l’altra le carezzo dolcemente la fronte. Chiuse gli occhi, e fu come se un vento di scirocco soffiasse su di loro.

Bella si sentì in pace con sé stessa, improvvisamente pervasa da un piacere intenso, come una pioggia fredda a Ferragosto, come un abbraccio di Edward dopo aver pianto ore per paura di averlo perso. Quella sensazione di benessere la pervase da parte a parte, poi svanì, lasciando una traccia di sé nel suo essere, e anche il vento parve dileguarsi.

Anjela si allontanò da lei con un sospiro di stanchezza, i capelli scompigliati e il viso stanco, la pietra tra le sue mani brillava di luce propria.

Bella si fissò le mani: le sembrava che un’energia potentissima scorresse in esse, come un fiume.

<< Bella >> disse Anjela, stanca come dopo aver corso per miglia e miglia:       << ora devi andare, il tempo stringe. Ma prima, c’è un’ultima cosa che devi sapere: la ragazza che mi disse che Cam-Cavelli sarebbe arrivato, era una strega orfana adottata da due esseri umani. Quando parlò loro dei suoi poteri, la scambiarono per pazza e la rinchiusero in manicomio. La conosci molto bene, se non sbaglio … >> sorrise.

Bella sgranò gli occhi:

<< Alice! >> urlò, sconvolta.

<< proprio lei. Ora và >> le si avvicinò e le circondò le braccia con le spalle, dandole un dolce bacio sulla fronte: << e sappi che ti voglio bene, figlia mia >>.

 

 

 

O mamma. Senza parole. Stanca morta. Sono esattamente 1.24, ed ho appena finito il capitoliluzzo /crolla, morta di sonno/. Ma a parte il mio stanco stato di salute, passiamo alle cose serie:

in primis: chiedo perdono in ginocchio sui carboni ardenti e sugli spilli e chi più ne ha più ne metta per questo ritardo più che scandaloso. Avete assolutamente ragione, faccio schifo, sono indegna, mi lincerete appena possibile (aiuto!!!) ma la scuola mo ha talmente sommersa che ho perso momentaneamente l’ispirazione. Ma la notte porta consiglio, e in questo caso, ispiration!

Allora, il combattimento di Jenna (l’ho malmenato x bene muahahha) me lo ha ispirato quello di Rock Lee contro gaara, naruto. Se avete capito poco o niente di quello che è successo, vi consiglio di andarlo a vedere un po’ ^.^

Ed ora, passo ai ringraziamenti:  :-3

 

Anzi no! Prima tenevo a precisare che qst nn è l’ultimo capitolo. Ne manca ancora uno o due /dipende da come mi gira/    e poi l’epilogo. Problemi di lunghezza ^^

 

ORA, passiamo ai ringraziamenti:

 

mylifebeautifullie: grazie cara, davvero trp gentile ;______________; mi disp se ho fatto fare qll fine a Reb, ma era necessario, altrimenti Jenna nn si sarebbe mai mosso (nel prox cap vedrai ^^ ) grazie davvero, le tue recensioni mi fanno davvero molto piacere /si commuove/

 

rock_angelz: ehm, si, Anjela era morta stecchita, infatti quello era una sottospecie di subconscio di Bella di cui Anjela si era servita per parlarle. Immagino che ora sarai ancora più confusa u_u beh, spero che leggendo qust capitolo le cose ti siano un po’ più chiare, è k nn sapevo davvero cm fare per far parlare qll due s nn così. Di sicuro Bella nn potevo farla morire (sennò mi ammazzavate a me XD) mi fa davvero piacere k il mio modo di scrivere sia piacevole e nn banale o fstidioso /ringrazia il cielo/ e ovviamente sn contenta k il cap sia piaciuto. Spero sia lo stesso ank x qst, ank se temo di averlo scritto una schifezza ç_ç  

 

e ovviamente ringrazio le 31 /azz/ persone k hanno messo moon rainbow tra i preferiti; scusate se nn vi nomino tutte ma davvero sto crollando dal sonno /crolla,si riprende, ma sta x andare!/

 

quindi, vi dico buonanotte, al prox cap! zauuuuuuuuuuuuuuuuuu a belll!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

è crollata =.=

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Congelamento ***


cap16

 

Ave lettrici (un pugno alzato in aria, occhialoni da sole da guardia del corpo) in primo luogo: PERDONO!!!!!!!! Sono una persona davvero non meritevole ç.ç, i miei ritardi sono davvero da linciaggio, ma sono da settimane senza internet, e purtroppo temo che avrò seri problemi anche nei prossimi aggiornamenti (gli ultimi due), quindi non so quando potrò postare il prossimo capitolo, ovvero l’ultimo, che a dire il vero sarebbe questo qui diviso, dato che mi stavano vendendo 30 pagine. Chiedo ancora scusa per il ritardo, e anticipo le scuse sadiche per il finale di questo capitolo (lettrici avvisate, mezze salvate v_v). Ora, vò ai ringraziamenti:

Mylifebeautifullie: grazie x i complimenti, ma sei troppo buona (rossa fino alla radice dei capelli) ti dirò, l’idea di Alice mi è venuta lì su due piedi, ma pensavo fosse un dovere dare un’origine ad Alice. E poi, il fatto del manicomio mi ha sempre insospettito: se l’hanno mandata lì a causa delle sue visioni, come dice James, vuol dire che aveva delle visioni PRIMA di diventare vampira … che complesso, eh?

Franci_cullen: grazie anche a te ^_^ sono felice che la storia risulta divertente e non ridicola o una parodia, cosa che non è ( mettiamolo in chiato >_<)

Rosewhite: scout? Squadra di pallavolo? Giornalino? O madre, ma come fai a essere ancora viva? Ma sei un mito! Alzo un pugno in tuo onore e mi metto anche gli occhialoni da guardia del corpo (D_D) e cmq, niente scarpa ^^ solo l’anfibio beige di Reby (risata satanica tutt’altro che rassicurante XD) ank ti lovvo cara! Alla prossima!!!

Sermiri: salve, nuova lettrice! Accipicchia, non avrei mai detto che questa fic sarebbe piaciuta tanto! Sono contenta che ti piaccia e come non esserlo hehe) e sono ncora più felice che i “miei” personaggi piacciano <:3

 

E grazie alle 39 lettrici che l’hanno messa tra i preferiti ^^

 

 alexiell
 alice brendon cullen
 alicesil
4 Allen_Anne_Black
 Bella4
 bellemorte86
 BloodyKamelot
 Edward_Son 2
 egypta
 erini83
 fatina_g
 Femke
 ffdipendente
 Fiorellina94
 flavia93
 franci_cullen
 Honey Evans
irly18
kira988
ladyherm
liletta
lolitosa
masychan
metal_darkness
Miyakochan_89
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
nerry
Noemi91
nox
RockAngelz
rosewhite
rosi33
Shona
Singer
 valemyni
vanessa_91_
yuko_chan
_corvo_

 

ed ora, buona lettura!

 

Moon Rainbow

Capitolo Sedici_ Congelamento

 

<< ti hanno del tutto fritto il cervello, Vrael! >> esclamò Van, radunando tutte le forze che gli erano rimaste.

Vrael gli rispose con una risata, sinceramente divertito:

<< buffo, da quando sono un vampiro, mi sento addirittura più intelligente >> e rise di nuovo.

<< Vrael, davvero, stai fuori! Quella di Cam-Cavelli è un’idea impossibile! >>

<< no, invece >> rispose Vrael adirato, la voce grave: << in questo modo, gli stregoni saranno molto più potenti, saranno immortali >> nei suoi occhi neri di sete brillava la follia.

Van sentì l’istinto di scuotere la testa:

<< e quando gli stregoni spariranno? Quando anche gli stregoni-vampiri spariranno perché si saranno tutti uccisi tra loro? Eh? Come faremo allora, Vrael? I vampiri non possono  reincarnarsi >>.

Si sentiva terribilmente debole. Parlare non era stata affatto una buona idea, anche perché Vrael non era stato affatto scalfito dalle sue parole. Alzò un sopracciglio, l’espressione infastidita:

<< è arrivato il momento di eliminarti, Van Serpebianca >> disse, facendolo finire a terra con violenza. Van si accasciò sulla neve fredda e compatta come un peso morto. Si sentiva improvvisamente demotivato, svuotato da tutto, stanco

<< farai la stessa fine di tuo cugino Pico >> sputò Vrael con disprezzo. Posò un piede sul petto di Van, come a voler prendere la mira:

<< addio per sempre, famiglia Serpebianca >> canticchiò, e alzò il piede, pronto a sfondargli il torace.

Van chiuse gli occhi, aspettando il colpo senza opporre resistenza. Improvvisamente gli sembrava che nulla avesse più senso, che non ci fosse più nulla per cui combattere. Chiese perdono. Chiese perdono alla sua famiglia,per non essere riuscito a proteggerla, a Pico, per non essere riuscito a salvarlo, e a Gemma, per non essere stato capace di starle accanto. Era dunque quella la fine dei Serpebianca?

Aspettò che il calcio arrivasse, ma non sentì niente.

Mmm …

La morte era molto meno dolorosa di quanto immaginasse …

<< Van! Per la miseria, SCETATI! >>.

Sgranò gli occhi: chino su di lui, le mani poggiate sulle ginocchia e il fiato corto, Rafe lo fissava con sguardo allarmato:

<< cazzo Van! Non puoi morire così, sarebbe davvero una tristezza! >>.

<< Rafe >> disse Van, provando a muoversi: << ma quanto cazzo di tempo ci hai messo a scetarti tu!? >>.

<< non credo che sia una buona idea preoccuparsi di questo adesso! >> esclamò Rafe, voltando leggermente il capo, e solo allora Van notò il sangue che ancora gli macchiava il naso; all’altezza della tempia, i capelli biondi erano macchiati di sangue, che gli era colato sulla guancia e sul collo.

<< dov’ è Vrael? >> chiese Van.

<< l’ho fatto svolazzare per qualche metro, ora i licantropi stanno cercando di distrarlo. La vedo molto black, ma almeno adesso abbiamo un po’ di tempo per respirare >>.

<< Gemma dov’è? E Jenna? >> domandò di nuovo Van, in ansia.

<< Gemma sta bene, Jenna un po’ meno … >> la sua voce si incrinò per la preoccupazione, lo sguardo vagò per la radura, ansioso: << e tu come stai? >>.

<< una favola! >> esclamò Van il più sarcastico possibile.

<< se riesci a fare del sarcasmo vuol dire che non stai messo tanto male >> ridacchiò Rafe.

<< tu dici? >> chiese ironico Van.

<< Van! >>.

Il ragazzo si voltò e vide Gemma balzare verso di lui, sul viso una smorfia di preoccupazione. Si sentì felice oltre ogni limite nel vederla tutta intera, a parte qualche graffio sul viso e sulle braccia.

<< Gemma … >> sussurrò.

<< mio Dio, Van, cosa ti hanno fatto? >> domandò una volta raggiunto, la voce strozzata e le mani a coprirle la bocca.

<< parecchio male, direi >> disse Rafe, sarcastico.

Gemma si chinò e carezzò il viso di Van.

<< bene, lo lascio alle tue amorevoli cure >> disse Rafe, alzandosi in piedi e scattando verso la radura.

<< Van, oddio Van >> sussurrò Gemma, sull’orlo della disperazione.

<< Gemma … >> disse lui, la voce arrochita dalla stanchezza.

<< no, non parlare, prima fatti curare >> lo zittì lei, dandogli un bacio sulle labbra. Van le carezzò dolcemente una guancia:

<< mi dispiace, Gemma >>.

Lei lo guardò, confusa:

<< di cosa? >>.

<< per non aver combattuto per restare al tuo fianco >>.

Gemma strinse gli occhi, guardandolo cin affetto:

<< non ti preoccupare Van >> disse: << l’importante è che ora ci sei >>.

<< e che resterò >>.

<< esattamente >>.

E così dicendo, Gemma incrociò le mani sul petto del ragazzo e iniziò a curarlo, sentendo parte della sua energia abbandonarla.

 

Nello stesso momento, Rafe correva verso Max e Jenna, inginocchiati accanto a Rebecca. Si guardò intorno: i vampiri erano quasi tutti sconfitti, le copie si erano tutte dissolte: probabilmente lo stregone che aveva ucciso Jenna era l’artefice. I licantropi e i Cullen si stavano occupando dei restanti, mentre Jacob, Seth e Sam stavano tenendo occupato lo stregone come meglio potevano. Ma non avrebbero retto per molto …

Quando raggiunse Jenna e Max, chiese:

<< come sta? >>.

Max lo guardò, mentre Jenna non distolse lo sguardo da Rebecca.

<< si sta riprendendo >> rispose Max, il fiato corto: << ma io sono stanca, non so se riuscirò a curarla >>.

<< ci penso io >> disse Jenna, deciso.

<< non se ne parla nemmeno! >> esclamò Max: << sei stanco morto, hai appena combattuto contro uno stregone – vampiro, non è il caso che sfrutti altra energia; approfitta di questa “pausa” e riprenditi un po’ >>.

Jenna strinse i pugni:

<< dovevo aiutarla >> disse, la voce piena di rancore.

Rafe gli strinse una spalla con la mano:

<< Jenna, non ti fare i complessi adesso >>.

Spostò lo sguardo su Rebecca, stesa a terra, il capo poggiato sul grembo di Max: era piena di tagli e graffi, anche piuttosto profondi, probabilmente risalenti anche a battaglie precedenti. Era più pallida del solito, il viso stanco e delle profonde occhiaie le cerchiavano gli occhi. Gli si strinse il cuore a vederla in quello stato …

<< Rafe >> disse Max, nella sua voce era palpabile la preoccupazione: << vai ad aiutare Jacob  e gli altri, o tra poco quello li fa fuori >>.

Rafe ebbe un leggero tic all’occhio. Si sentiva terribilmente nervoso, come se una soluzione fosse a un passo dall’essere scoperta …

<< va bene >> disse, stringendo i pugni: << vado >>.

<< Rafe >> lo chiamò il fratello, senza staccare gli occhi da Rebecca, una sua mano poggiata sulla guancia della piccolina: << come sta Van? >>.

<< è messo meglio di quanto temessi. La vera ferita è dentro di lui … >>.

Sentì Jenna annuire, poi scattò con un balzo verso la battaglia tra lo stregone e i licantropi.

Aveva ancora addosso la fastidiosa sensazione che stesse per scoprire qualcosa. Il suo potere aveva una sola controindicazione: era del tutto incontrollabile. Non poteva decidere quando “ricevere un’informazione dal nulla”. Alle volte capitava che, ricollegando inconsciamente tutti gli avvenimenti, la soluzione arrivasse del tutto improvvisa e – il più delle volte – scioccante.

Ma ora … che cos’era?

Che ci fosse qualcosa dietro Cam-Cavelli che non era ancora sbucato fuori? Dietro Anjela Feliciello?

Non riusciva a collegare

Nel momento in cui toccò il suolo e si ritrovò faccia a faccia con il vampiro – stregone, tutto gli fu chiaro. Un improvviso fulmine gli balenò nella testa, così inaspettato da fargli quasi male alla testa.

Guardò Vrael Serpebianca, lo sguardo nero e folle che lo scrutava con disprezzo, e capì che per battere Cam-Cavelli non potevano contare solo su Bella e Edward: dovevano contare su tutti.

 

Figlia mia …”.

Di colpo, fu come se qualcuno l’avesse svegliata con una scrollata.

Non fu affatto un risveglio dolce, né piacevole. I suoi sensi tornarono tutti insieme, all’improvviso, con violenza, tanto che sobbalzò seduta, il cuore accelerato e il respiro affannoso, completamente sveglia, le tempie che le pulsavano.

<< Che cosa è stato? >> esclamò, momentaneamente rincretinita.

Alzò lo sguardo, e le tornò in mente che Max aveva eretto una barriera, e che lei era ancora isolata in quella bolla calda.

<< oh no, che palle … >> bisbigliò a denti stretti.

Non le ci voleva proprio. Anjela aveva detto che rimaneva poco tempo …

Doveva muoversi. Lei aveva o non aveva il potere dei poteri? Avrebbe abbattuto quella barriera anche con i denti!

Si rizzò in piedi, ora del tutto lucida, e si preparò a dare una spallata alla barriera. Prese la rincorsa e …

Si sarebbe aspettata una resistenza, un muro inespugnabile proprio come prima, e invece si ritrovò a terra, faccia nella neve.

<< ma … ma come? >> si domandò. Si voltò verso il punto dove doveva trovarsi la barriera e si chiese se non si trovasse ancora al suo interno. Lentamente, si alzò in piedi, sentendo il vento tra i capelli e il freddo pizzicarle la pelle del viso e delle mani. Sentiva in lontananza i rumori di quella che doveva essere la battaglia ….

Era fuori.

Finalmente.

Solo allora notò la sua pietra nerissima a terra, legata a una catenella d’argento. Con il cuore che le batteva a mille, si chinò e raccolse l’onice, le mani tremanti.

Sentì un attacco fortissimo al cuore nel momento preciso in cui la sua pelle entrò in contatto con la superficie liscia dell’onice. Un battito fortissimo, paragonabile a un colpo di cannone. Lo sentì rimbombarle nel petto e diffondersi in tutto il suo essere, con una forza che non riuscì a definire.

E sentì il potere. Si diffuse in ogni cellula del suo corpo, in ogni globulo bianco e rosso, in ogni neurone e in ogni fibra del cuoio capelluto.

Era una sensazione meravigliosa, seconda solo alle labbra di Edward poggiate sulle sue.

Sbatté due volte le palpebre, e quando aprì gli occhi per la seconda volta, si sentì finalmente forte.

Con sguardo deciso, strinse forte la pietra in pugno e si avviò verso i rumori raggelanti della battaglia.

Una radice sporgente la fece cadere di nuovo a faccia in giù.

E tanti cari saluto alla marcia trionfale.

 

Edward correva a tutta velocità nella foresta. Era strano: non sentiva più l’odore di Bella, come se si fosse dileguata nel nulla.

“Dove diavolo sei, Bella?” domandò a sé stesso, incapace di trattenere un sibilo di nervosismo.

Come se non bastasse la preoccupazione per la “scomparsa” di Bella a dilaniarlo dall’ansia, ci si metteva anche Cam-Cavelli, sparito chissà dove. Lo cercava da quella che gli sembrava un’eternità, poteva sentire il suo odore ma non riusciva a trovarlo. Si guardava intorno con scatti del capo quasi rabbiosi, ringhiando sottovoce. D’accordo essere vampiri. D’accordo essere stregoni. D’accordo anche essere entrambi. Ma sparire a quel modo era davvero troppo!

Edward Cullen …”.

Con un sussulto sorpreso, Edward portò i piedi in avanti e frenò di botto, allerta. Se lo era solo sognato, oppure 

<< no Masen >> disse una voce, fintamente calda e gentile: << non te lo sei sognato: sono proprio qui >>.

Edward passò velocemente lo sguardi ad ogni albero.

<< qui è un pochino generico, non credi? >> disse, pronto ad un eventuale attacco. Suo e di Cam-Cavelli.

<< sì, in effetti hai ragione >> disse, sospirando, come se avesse appena vissuto una giornata troppo pesante: << allora voltati, perché sono esattamente QUI! >>.

Edward si voltò di scatto, abbassandosi sulle gambe per schivare il pugno di Cam-Cavelli, diretto al suo viso. Si poteva tranquillamente dire che stava sudando freddo.

Si rimise subito dritto, in cerca del suo avversario. Ma non vide nessuno.

“Che accidenti di fine ha fatto quello adesso?” si chiese, imprecando in tutti i dialetti che conoscesse.

<< Sono, qua, Masen. E non venirmi a dire che qua è generico, perché sono esattamente davanti a te >> disse Cam-Cavelli.

<< la cosa non torna, io non ti … >> disse Edward, ma prima che potesse finire la frase, lo vide: era appoggiato al tronco di un albero, tra le mani un oggettino brillante che tormentava con le dita. Si era tolto la mantella nera e adesso indossava una semplice maglietta nera con le maniche arrotolate fino ai gomiti.

<< così, tu sei Edward, lo Stregone … >> sembrava stesse parlando tra sé e sé, più che con lui …

<< e tu sei Cam-Cavelli, il Bastardo Psicopatico Mangia Cervelli >> disse Edward di rimando, sprezzante, gli occhi ridotti a due fessure.

Cam-Cavelli ridacchiò, una risata secca:

<< che epiteto lungo >> disse: << hai una gran bella fantasia, Masen >>.

<< a dire il vero me lo hanno suggerito Rafe e Jenna >> rispose Edward, senza abbassare la guardia: << sai, loro ti odiano molto più di me >>.

<< chissà perché … >> ridacchiò Cam-Cavelli. Poi, finalmente, lo guardò dritto negli occhi; ed Edward ebbe paura: i suoi occhi erano rossi, come quelli di ogni vampiro “carnivoro”, ma erano di un’intensità viva: le iridi sembravano pulsare di potere, la pupilla stessa era rossa, un tutt’uno con l’iride. Erano persino più cremisi di quelli di Rebecca, i più accesi che avesse mai visto. Le occhiaie attorno a essi erano più accentuate, più livide di quelle dei comuni vampiri; era più pallido, la sua pelle sembrava carta purissima.

Edward sgranò gli occhi, arretrando spaventato: quel vampiro non era vampiro 

Cam-Cavelli ridacchiò:

<< lo so, Masen, sono un po’ strano. ma che ci vuoi fare: a furia di “mangiare cervelli”, sono diventato decisamente diverso dagli altri vampiri. L’essere stato stregone, poi, non aiuta affatto l’assomigliare a un vampiro normale. È questa, la razza superiore, Masen >>.

Edward non riusciva a muoversi, né a respirare: era immobile, le braccia allargate ai lati del corpo in una rozza posizione di difesa.

<< anche i miei “alleati” hanno reagito come te, quando mi hanno visto la prima volta: immobilizzati, senza fiato. Del tutto sotto shock >> ridacchiò: << ma che vuoi farci: uno bello come me fa il suo figurone >>.

E aveva anche la faccia tosta di fare dello spirito?!

<< p … >> tentò di dire: << perché fai quello che fai? >>.

<< perché? Voglio una razza perfetta: il potere magico e la forza inumana. Niente di meglio >> fece uno strano verso, simile a un sibilo: << ma tu e i tuoi amichetti non mi aiutate per niente >>.

Con una velocità impressionante, Cam-Cavelli si scagliò su di lui, pronto ad attaccarlo. Edward provò a spostarsi, ma le gambe non rispondevano ai segnali inviati dal cervello. In effetti, era proprio il suo cervello a essere incapace di inviare segnali in quel momento. Sentì il dolore colpirlo all’altezza dell’occhio e poi diffondersi in tutto il cranio, provocandogli un attimo di totale cecità.

Accidenti; non immaginava che potesse ancora provare dolore alla testa. Né tantomeno che quel dolore potesse provocargli il buio totale.

“Merda” pensò, mentre cadeva a terra sulla schiena, intontito (ed io mi chiedo se un vampiro possa sentirsi intontito ?________?).

Alzò lo sguardo, davanti agli occhi tante macchie dai mille colori; gli parve di intravedere la sagoma snella di Cam-Cavelli oltre l’ “annebbiamento”.

<< Tsè >> disse una voce, dal tono traspariva un disprezzo canzonatorio: << tutto qui? Accidenti, Masen, sei meno forte di quanto credessi … o forse sono io che sono troppo forte per te? >> lo sentì ridere di gusto.

Strizzò forte gli occhi, portandosi una mano alle tempie.

Sussultò: sotto la pelle dei polpastrelli, sentiva una rete di segni strani, simili ai solchi delle crepe … Si passò la mano su tutta la guancia, dalla tempia fino al collo, sugli occhi, sulla fronte …

<< perdonami >> disse Cam-Cavelli, il tono talmente addolorato da essere palesemente falso: << temo di aver rovinato il tuo angelico viso. Dici che Bella mi perdonerà? >>.

Edward digrignò i denti e ringhiò, un ringhio forte e bestiale, che gli faceva vibrare il petto.

<< Lascia Bella fuori da questa situazione >> disse, infuriato.

Cam-Cavelli scoppiò in una nuova risata:

<< Direi che non posso proprio farlo, dato che lei è il motivo principale di questa battaglia. O meglio, lo è Annie Feliciello … >>.

Edward sgranò gli occhi, la testa ancora dolorante:

<< Co … Come? >> domandò, confuso.

<< Devo averti dato proprio una brutta botta, se non ci arrivi … >> sospirò, sembrava quasi dispiaciuto per davvero: << ma non è il momento di preoccuparsi della tua momentanea scarsa intelligenza >> e con un ringhio si lanciò nuovamente su di lui.

Stavolta Edward riuscì a scansarsi in tempo, balzando all’indietro. Il pugno di Cam-Cavelli andò a devastare il terreno, provocando una fitta rete di crepe nella neve e nella terra.

Edward non ebbe il tempo di alzare lo sguardo verso di lui, che il vampiro gli aveva già sferrato un nuovo colpo, colpendolo in pieno stomaco.

Crack

Non si rese realmente conto del dolore, portò le mani allo stomaco per istinto. Istinto umano sepolto da più di un secolo.

<< Sei lento, Masen! >> esclamò Cam-Cavelli, estasiato.

Edward sbatté a terra e tossì (i vampiri possono tossire per il dolore?  Q___Q) e sentì le mani gelide di Cam-Cavelli serrargli il collo.

Era perfino più freddo di un comune vampiro …

Senza il minimo sforzo, Cam-Cavelli lo sollevò da terra e lo osservò, gli occhi cremisi brillanti di eccitazione e un sorriso sadico sul viso:

<< Beh, è già finita? Che delusione >> disse, nella voce un tono di sfottò: << e io che credevo di divertirmi un po’ con te, Masen … e invece … >> sospirò, esagerando l’espressione addolorata.

Edward strinse i pugni, la bocca gli si riempì di veleno. Con una scatto repentino della testa, morse con quanta più forza aveva la guancia di Cam-Cavelli e gli strappò un pezzo di “carne” (scusate la crudezza, volevo mettere qualche scenetta schifosa da vampiro U_U).

Cam-Cavelli sgranò gli occhi e lo lasciò andare, indietreggiando lasciandosi scappare un mugolio.

Edward si lasciò cadere a terra, sputando il pezzo di guancia. Allora non era anche più resistente …

<< E bravo Masen >> disse Cam-Cavelli, la mano premuta sulla guancia: << questa faceva abbastanza male … >>.

Edward lo fissò con profondo disprezzo, alzandosi faticosamente in piedi. Non avrebbe mai detto che si sarebbe sentito di nuovo tanto stanco in tutta la sua esistenza …

<< Ma io posso fare di peggio >> ringhiò Cam-Cavelli. Gli afferrò le spalle con forza e affondò i canini affilati nel braccio. Edward si lasciò scappare un gemito di dolore, ma si morse le labbra per non urlare. Non poteva dargli quella soddisfazione. Sentì il veleno del vampiro-stregone entrare nel suo organismo, e un dolore acuto gli pervase tutto il corpo.

Sentì Cam-Cavelli ridacchiare:

<< E questo è solo l’inizio >>.

 

<< Perché cazzo non si riprende? >> domandò Jenna, sull’orlo della disperazione.

<< stai calmo Jenna, così peggiori solo le cose >> disse Max, la fronte imperlata di sudore: << Rebecca, giuro sulla maglietta con l’orso Yogi di Rafe che se non ti svegli … >> iniziò.

<< cosa? >> chiese Rebecca, aprendo gli occhi: << mi regali il volume 13 di Death Note? >>.

<< Reby!! >> gridò Max, abbracciando la sorella con foga: << ti sei svegliata! >>.

Jenna, il cuore che rallentava i battiti per il sollievo, sorrise, contento come poche volte: Rebecca stava bene …

<< A dire la verità >> iniziò Rebecca, la voce roca e strozzata: << sono sveglia da circa un quarto d’ora … >>.

<< CHE!? >> Jenna scattò in piedi, gli occhi intensi brillanti di collera: << e ci hai fatto prendere questo colpo? Ma sei cretina? STRONZA! >>.

Rebecca scattò a sedere, facendo sbattere la fronte contro quella di Max:

<< NON E’ COLPA MIA SE NON AVEVO LA FORZA DI MUOVERMI! >> urlò, mentre Max accanto a lei si massaggiava la fronte dolorante.

<< QUESTO NON TOGLIE CHE TU SIA LA PRIMA NELLA LISTA LUNGA E COPIOSA DEGLI IMBECILLI CRONICI! >>.

<< E CHE TU SIA IL SECONDO! >>.

<< TU SEI LA SECONDA! >>.

<< MA NON ERO LA PRIMA?! >>.

<< E SEI ANCHE LA SECONDA! E LA TERZA, LA QUARTA LA QUINTA …! >>.

Max li guardò: Jenna era davvero felice di rivederla più o meno sana e salva.

<< Anche io sono contenta che Rebecca stia bene, Jenna, ma non mi sembra il caso di cazziarla a questa maniera. Dopo potrai ucciderla quanto ti pare, prima risolviamo questa situazione. E ricorda che anche io voglio picchiarla, dopo >>.

Jenna divenne di una tinta molto vicina al bordeaux; Rebecca guardò la sorella con la sua solita espressione ebete:

<< Non mi sembra tanto contento di rivedermi >> disse.

<< O, credimi, lo è eccome. Questo ragazzo ti ama alla follia >> disse Max, alzandosi in piedi.

Ora Jenna era viola, fissava Max con un inquietante sguardo omicida. Rebecca gli fissava le scarpe, rossa sulle guance.

<< Dov’è Rafe? >> chiese Max, in ansia.

<< E’ lì, sta combattendo contro Vrael >> disse Jenna, ancora rosso in viso: << credo sia il caso di andarlo ad aiutare >>.

<< Voi due restate qua. Un movimento di troppo e potreste morire sul colpo! >> esclamò Max, sgranando gli occhi in un moto di sfottò.

<< Grazie mille >> ribatté Jenna.

<< Io vado ad aiutarlo. Voi cercate di aiutare Van e Gemma >> continuò Max, ignorando il ragazzo. Si “trasformò” e corse ad aiutare Rafe.

Silenzio.

<< Ce la fai ad alzarti? >> chiese Jenna, senza guardarla negli occhi.

<< No >> rispose Rebecca, continuando a fissare le scarpe nere e marroni di Jenna.

<< Ehm … ti aiuto >> disse lui, impacciato. Con una certa esitazione, si chinò su di lei e le circondò la schiena con un braccio, aiutandola ad alzarsi. Rebecca si aggrappò alle sue spalle e si strinse a lui, cercando di non perdere l’equilibrio.

<< accidenti quanto pesi … >> fece lui, sollevandola da terra. Per rendere le cose più facili, le passò l’altro braccio sotto le ginocchia e la sollevò.

Rebecca era dello stesso colore dei suoi occhi. E il cuore le batteva a mille. Le ci mancava solo quella situazione imbarazzante/piacevole … cercò in tutti i modi di non guardarlo negli occhi, ma sentiva il suo respiro sulla fronte. Perfetto …

<< dimmi una cosa, Reb >> disse Jenna, non molto convinto di voler parlare.

<< cosa c’è? >> chiese lei, concentrandosi su un pallino di lana sul suo maglione sporco e lacero.

<< dove diamine li tieni i tuoi kili segreti? >> domandò Jenna: << non posso credere che siano tutti nel cervello! >>.

Rebecca scoppiò a ridere.

<< no, davvero, quanto pesi? >>.

<< sui 50 kili >>.

<< ma non ci credo nemmeno se mi fai vedere una foto della bilancia! >>.

<< ti sembro il tipo che fa foto a una bilancia? >>.

<< vuoi davvero una risposta sincera, Reb? >>.

<< … smettila di chiamarmi “Reb’’! >>.

Stavolta fu Jenna a ridere. Rebecca sentì la sua risata vibrargli nel petto …

 

 

Rafe si ritrovò gettato a terra, il braccio dolorante sotto il corpo, la faccia nella neve.

<< Beh? >> domandò Vrael: << già a terra? >>.

<< un idiota mi ha scaraventato per aria, e considerando che non sono un gatto, non sono riuscito ad atterrare in piedi. Chiedo sommo perdono >>.

<< accipicchia che parlantina >> disse Vrael, avvicinandosi a lui facendo schioccare le dita delle mani: << non mi piace combattere con un moccolo nelle orecchie, per cui ora ti taglierò la lingua >>.

<< Non penso che Max sarebbe molto d’accordo, questo va decisamente contro i suoi interessi >> ribatté Rafe scattando in piedi, il braccio mezzo addormentato che gli pizzicava in ogni parte.

Vrael lo guardò male ( -.-“); Rafe sbatté le palpebre:

<< che ho detto? >>.

<< niente, il che è meglio. E adesso fatti sotto! >>.

Vrael fece un balzo e si scaraventò contro di lui. Rafe imprecò in tutte le lingue che conosceva, latino compreso.

Vrael era un tipo complicato. Farlo fuori era particolarmente difficile … la cosa che più lo inquietava e gli faceva venire i nervi era che non aveva ancora capito in cosa consistesse il potere di quel vampiro …

Poteva provare una cosa …

Fece un lungo salto all’indietro e si massaggiò il braccio. Con lo sguardo cercò Max, e la vide che correva verso di lui.

<< Maxy >> disse: << bloccalo! >>.

Per un istante Max sembrò titubante ed incerta sul da farsi, poi si voltò verso Vrael che continuava ad avanzare verso Rafe. Borbottò qualcosa tra sé e sé, poi si lanciò verso Vrael e lo attaccò con un raggio violaceo.

<< vai così! >> esclamò.

Vrael volò all’indietro come una mosca spinta dal vento, e dovette affondare le mani nel terreno per frenare.

<< maledetta streghetta >> ringhiò.

<< se non sbaglio anche tu eri un maghetto >> lo rimbeccò Max, mettendosi in posizione di difesa.

<< hai usato il verbo giusto >> disse Vrael, gli occhi lampeggianti: << ero >>.

Rafe si accucciò a terra e posò entrambe le mani sul terreno, nella neve fredda.

<< Max >> disse in italiano: << devi distrarlo per qualche minuto: devo provare a fare una cosa >>.

Max fece una smorfia, senza distogliere lo sguardo da Vrael, ancora inginocchiato a terra:

<< provare? >> chiese, timorosa: << Rafe, i tuoi esperimenti sono pericolosi >>.

<< non è vero >>.

<< si che è vero! >>.

<< e comunque non è un esperimento: è una cosettina che conosco bene benissimo issimo, ma non l’avevo mai provata. Se riesce stamm appost! >>.

<< quel “stamm appost” in dialetto pezzotto te lo potevi davvero risparmiare >>.

<< dai, assecondami una volta tanto >>.

<< io ti assecondo sempre! >>.

<< quando faccio lo spaccone no … >>.

<< ma si può sapere cosa cazzo state dicendo? >>.

<< parlavamo del tempo >> rispose Rafe: << pensavo che sta iniziando a farsi brutto, spero non piova >>.

<< Rafe, quando la smetterai di dire cazzate su cazzate!? >> disse Jenna, comparendo al fianco del fratello, seguito da Gemma.

Rebecca, non ancora del tutto in forma, saltò vicino a Max, anche lei in posizione difensiva, ed infine Van si mise avanti a tutti, sul viso un’espressione dura e tesa.

<< toh >> fece Vrael: << sei ancora vivo? >>.

<< i Serpebianca sono duri a morire >>.

Vrael esplose in una fragorosa risata.

<< Jenna >> disse in italiano Rafe: << mi serve quella tua cosa dei calci per aria. Sei in grado o mi muori al primo calcetto >>.

<<  sono davvero commosso dall’alta considerazione che hai di me >>.

<< ma serio, eh? Allora, lo fai questo piccolo favore al tuo adorato fratellino? >>.

<< certo, adoratissimo. Ma ho bisogno di una mano >>.

<< Sarei ben contento di aiutarti io >> disse Van, fissando Vrael con disprezzo.

<< E bravi i ragazzini >> fece Vrael, sprezzante: << conoscete il polacco! >>.

<< Essere ignobile!? >> scattò Rebecca: << come puoi confondere l’italiano con il polacco??!! >>.

<< Reb, non mi sembra il momento di fare questioni su italiano polacco e arabo >> disse Van.

<< già, tanto si sa che il migliore è il latino >> disse Gemma.

<< bast, dopo questa hai chiuso, m’ hai deluso >> disse Max voltando le spalle a Gemma con un’esagerata espressione addolorata.

<< allora Van, mi aiuti tu? >> disse Jenna, piegando le gambe.

<< sì >> affermò Van duro, imitando il cugino, le braccia leggermente allargate ai lati del corpo.

<< di quanto tempo hai bisogno, Rafe? >> chiese Max.

Rafe strinse gli occhi:

<< mi vanno bene una decina di minuti >>.

<< Van, dici che sopravviviamo? >> chiese Jenna, sul viso un’espressione nient’affatto convinta.

 

Nello stesso momento, Rosalie fissava intensamente Alice, le sopracciglia perfette aggrottate per l’ansia:

<< non vedi nulla, Alice? >> chiese.

<< è la quarta volta che me lo chiedi >> sbottò Alice: << non vedevo niente mezzo secondo fa e non vedo niente adesso! >>.

<< Va bene, calma >> disse Rosalie, le mani alzate in segno di resa: << Non ti incazzare >>.

<< Sei tu che mi rendi nervosa >> ribatté Alice, massaggiandosi la ferita che le percorreva tutto il braccio: << come se non bastasse questo graffio e il veleno che pizzica >>.

<< Come sta Emmett? >> chiese Jasper, voltandosi verso il fratello con sguardo preoccupato.

Emmett era seduto sui resti di un tronco, il braccio stretto nell’altro, sul viso una smorfia di dolore. La fronte e la guancia destra erano devastate dai morsi degli altri vampiri, e la mano ferita mancava un dito. Rosalie gli sedeva accanto, e gli carezzava dolcemente il capo:

<< Va relativamente bene >> disse Emmett, ricambiando lo sguardo del fratello: << se contiamo che sto oggettivamente male, mi sento relativamente bene. Sono abbastanza forte da riuscire ad ignorare il dolore >>.

<< “Relativamente”? “Oggettivamente”? >> chiese Alice, cercando di alleggerire l’atmosfera: << che sono questi paroloni? >>.

Ci fu un ridacchiare generale, palesemente forzato.

<< La presenza di Rebecca deve avergli fatto bene >> disse Carlisle, messo meglio degli altri, la camicia strappata sul petto intatto se non qualche graffio, Esme in braccio con un taglio abbastanza profondo che le andava dalla tempia sinistra al collo.

<< Già, soprattutto contando la sua incredibile intelligenza >> disse Jasper ridacchiando, seduto sull’albero, con il segno di un morso che spuntava sotto la camicia, sul petto.

 << Intanto chi è stato a capire che era Edward lo Stregone? >> sbottò Alice.

<< Chissà come sta Edward >> domandò Esme, la voce rotta.

<< Non lo riesci proprio a vedere, Alice? >> domandò Carlisle.

<< Ti ci metti pure tu adesso? No, non lo vedo. Credo sia a causa di Cam-Cavelli >> rispose Alice.

<< Ma quando eravamo a casa dei ragazzi, a Douglas, potevi vederlo, o sbaglio? >> chiese Carlisle, le sopracciglia contratte.

<< Sì >> disse Alice, pensosa: << ma a questo punto credo fosse una sua illusione, contando il modo in cui ha fregato tutti quanti >>.

<< Già, a questo punto non può essere che così … >> affermò Jasper, preoccupato.

<< E chissà Bella … >>.

<< Rosalie! Questo non me lo sarei mai aspettato! >> esclamò Emmett.

Rosalie smise di carezzargli i capelli.

<< Meglio che non pensi a come sta Bella. Rischio di farmi venire un attacco di panico >> disse Alice, lo sguardo basso.

Mentre i Cullen discutevano, alcuni licantropi – Leah, Seth, Paul e Quil – cercavano di riprendere le forze, poggiati ai tronchi degli alberi, il respiro affannato e parecchie ferite sul corpo peloso, e i restanti – Jacob, Embry Paul e Sam (scusate se ho scordato qualche nome, ma non mi ricordo i nomi di tutti i lupastri XD) circondavano Vrael e gli stregoni, pronti a combattere contro di lui …

 

 

Edward era a terra. Non sentiva granché, a parte il dolore indicibile che sentiva in ogni cellula del suo corpo, che pulsava in ogni morso infertogli da Cam-Cavelli. Ovviamente, nemmeno il suo veleno poteva essere normale secondo gli standard dei vampiri. No! Ma che! Anche quello era peggio. Non aveva mai sentito tanto dolore in tutta la sua esistenza.

<< Sai, Masen >> disse Cam-Cavelli, che lo osservava in piedi sopra di lui, un piede poggiato sul suo petto: <<  conoscevo tuo padre. Era un grande uomo, ma un po’ rammollito >>.

Edward cercò di aprire di più gli occhi, troppo debole per essere sconvolto:

<< Non dormi che sei stato tu … >>.

<< Oh no, no! >> esclamò Cam-Cavelli, alzando le mani e ridendo: << lì non c’entro nulla. È stata la Spagnola a uccidere i tuoi genitori >> soffocò un’altra risata: << Ora, se non ti dispiace, ti faccio fuori. Non posso permettere che tu mi ostacoli >>.

“No, figurati, non mi dispiace essere fatto fuori” pensò Edward, certo che Cam-Cavelli lo avrebbe sentito.

Con uno sforzo disumano, sgranò gli occhi e provò e saltare via dalla presa di Cam-Cavelli, ma non ci riuscì: tutto ciò che ottenne fu uno sforzo inutile per mettersi seduto e un’altra risata divertita di Cam-Cavelli.

<< sei davvero patetico, Masen >> disse, tra le risa di disprezzo: << non ti rendi minimamente conto che così non fai altro che rendermi le cose più facili? Più ti stanchi, più sarà facile staccarti la testa dal collo e sbruciacchiarti >> rise nuovamente: << dovresti essermi grato, sentirai meno dolore. Chissà se la tua Bella arriverà in tempo per godere dello spettacolo >>.

<< Ma che diavolo vuoi da lei? >> domandò Edward, più un biascico che un sussurro.

<< o, nulla, figurati. Solo il suo cervello >>.

Stavolta non fu tanto difficile sgranare gli occhi. Rimase ancora più immobilizzato di prima, senza riuscire realmente a capire cosa Cam-Cavelli gli avesse detto.

<< Proprio così, amico mio >> disse, crudele: << la tua cara ragazza morirà presto >>.

Gli afferrò il braccio e fece per staccarglielo. Tirava con forza, ma ormai Edward non sentiva più niente. Non sentì neppure che la presa sul braccio diminuiva, che gli cadeva di lato a peso morto, che i morsi continuavano a pulsare. Non sentì che Cam-Cavelli urlava, venendo “sbattuto” di lato da chissà quale forza invisibile. Non sentì la voce di Bella, improvvisamente su di lui, che lo rassicurava che andava tutto bene e che presto sarebbe guarito. L’unica cosa che in quel momento sentì fu quel calore immenso, simile a quello che gli aveva trasmesso Rebecca, che si diffondeva in lui e gli toglieva ogni male.

E poi sentì quella voce che tanto amava, senza la quale non poteva vivere, che lo rassicurava con dolci parole:

<< Ti sto salvando, amore mio >>.

 

Jenna e Van scattarono nello stesso momento contro Vrael, gli occhi neri e le vene attorno agli occhi pulsanti, improvvisamente padroni di quella forza sovrumana.

Vrael si mise in posizione di difesa, pronto a schivare i colpi di entrambi, quando Jenna sparì.

<< Merda! >> sussurrò. Si era del tutto dimenticato del potere del ragazzino.

Distratto da quel piccolo dettaglio, non si accorse del colpo che Van gli inflisse in piena faccia.

Un altro colpo terribile gli arrivò al lato, colpendolo al fianco sinistro.

Van lo afferrò per i capelli e lo buttò a terra, sferrandogli un pugno in faccia e poi allo stomaco.

Jenna, nuovamente visibile, gli sferrò un calcio allo stomaco, provocandogli una nuova serie di raggelanti crack.

<< come ci si sente ad essere spalle al muro, Vrael? >> chiese Van, sprezzante.

Vrael allargò le braccia, colpendoli entrambi allo stomaco. I due stregoni volarono per qualche metro.

<< Rafe! >> esclamò Gemma, gli occhi infiammati di rabbia e ansia: << quanto ti ci vuole ancora? >>

<< 7 minuti >>.

<< cazzo >> sussurrarono Max e Rebecca in coro, guardando Van e Jenna che si rialzavano.

 

“Jenna, vedi di sparire” disse Van nella mente di Jenna.

“No, grazie, non ci tengo a morire prima di te”.

“Non in quel senso deficiente! Sparisci per un po’, così Vrael si ‘dimentica’ di te”.

“Sei intelligente, Serpebianca!”.

“Avevi forse dei dubbi?”.

“Ma che domanda è? Certo che li avevo”.

Van fece uno scatto verso Vrael e mormorò le frasi in latino, scagliando il cugino lontano, verso quello che sembrava essere Jacob.

Jenna divenne invisibile alla vista.

Il lupo rossiccio prese l’ordine alla lettera e diede una zampata allo stregone. Ma ormai Jacob era troppo debole, e per Vrael fu facile bloccare la sua zampa.

O merda!

Van iniziò a correre verso i due, pronto a colpire Vrael, ma non appena gli fu addosso egli scomparve, sfruttando la sua super velocità di vampiro per dileguarsi. Van fece per frenare, ma era troppo tardi: si scontrò con Jacob-lupo, ed entrambi finirono a terra.

Imbecille! Lo rimproverò Jacob.

<< come se fosse colpa mia! >> disse Van, sgranando gli occhi azzurrissimi per il nervosismo.

Attento!

Ancora troppo tardi.

Van fu attaccato di lato e scaraventato a terra. Senza che se ne rendesse veramente conto, vide Vrael che troneggiava sopra di lui, i denti acuminati digrignati e un ringhio bestiale che gli vibrava nel petto e sulle labbra:

<< piccolo stronzo >> ringhiò: << questa volta non ti salvi >>.

<< o sì, invece >> disse Van, avvertendo la presenza del cugino Jenna lì vicino: << hai dimenticato una presenza importante >>.

<< ovvero il personaggio principale! >> esclamò Jenna, tornando visibile. Diede un forte calcio sotto il mento di Vrael e lo fece svolazzare in alto.

Con un movimento repentino Van si mise in piedi, e osservò Jenna che portava Vrael sempre più in alto, pronto a scattare a sua volta verso l’alto.

<< Rafe, quanto ti manca? >> chiese Max, le mani che le tremavano per l’agitazione.

<< quanto è grande Jenna >> disse Rebecca, guardando ammirata il ragazzo.

<< perché, Van non lo hai guardato? >> chiese Gemma.

<< quella è una tua prerogativa >>.

<< mi manca un minuto e mezzo. Ci sono quasi >> disse Rafe, gli occhi che scintillavano di una luce inquietante, le mani intrise di energia.

<< Van! >> urlò Jenna, sferrando l’ultimo calcio.

Van piegò le gambe e saltò in alto, fino a raggiungere i due cugini, e lui e Jenna furono pronti a gettarlo a terra. Ma …

<< Jenna, Van! >> urlò Rafe, sull’orlo della disperazione: << allontanatevi! >>.

 

<< oh no >> sussurrò Alice, sgranando gli occhi.

<< hai visto qualcosa? >> chiese Rosalie.

<< sì >> rispose Alice, scattando in piedi: << dobbiamo allontanarci subito da questa radura >>.

 

<< Bella? >> Edward spalancò gli occhi, di colpo rinvigorito, pieno di energie. Si mise su a sedere e fissò Bella, che ricambiava il suo sguardo con occhi adoranti.

<< Edward! Stai bene! >> gridò lei, gettandogli le braccia al collo, facendosi quasi male.

<< Bella, che cosa è successo? Io ero … Cam-Cavelli stava per uccidermi, il mio braccio >> il vampiro alzò il braccio, ancora ben attaccato al corpo.

<< Ti ho guarito Edward, ora stai bene >> disse Bella, accarezzandogli il viso, ancora in parte devastato: << ch cosa ti ha fatto quel maledetto? >> sbottò, quasi ringhiando.

<< ma … Bella, come diavolo hai fatto? >> chiese Edward, sempre più confuso.

<< accidenti >> imprecò Cam-Cavelli, un piede poggiato al tronco dell’albero che aveva sfasciato andandoci a sbattere sopra, chinato in avanti: << così, adesso hai ritrovato i tuoi “poteri perduti”, eh? >> chiese.

<< proprio così >> rispose Bella, alzandosi in piedi, barcollando all’indietro.

<< Bella, tesoro, mi potresti spiegare, cortesemente che cosa hai intenzione di fare? >> chiese Edward, non proprio sicuro di quello che stava vedendo.

<< nulla di che, Edward, solo, voglio regolare i conti >>.

<< … >> Cam-Cavelli la fissava con gli occhi cremisi sgranati, come uno che non credeva alle proprie parole.

<< tu? >> chiese Edward: << non per qualcosa, cara, ma … >>.

<< non ti preoccupare, Edward, io sono completamente immune a qualsiasi suo potere >>.

<< merda >> sibilò Cam-Cavelli: << sei già così coscienziosa delle tue capacità … che cosa ti ha detto Anjela, eh? >>.

Non attese risposta: con una velocità innaturale perfino per un vampiro, Cam-Cavelli si “materializzò” davanti a Bella, gli occhi socchiusi.

Edward scattò in piedi, le mani tremanti dall’ansia, pronto a intervenire.

Ma non ce ne fu bisogno: Bella indietreggiò di qualche passo e strinse gli occhi un’espressione di rabbia, le mani strette a pugni. Cam-Cavelli non si muoveva.

Di colpo Cam-Cavelli, come spinto da chissà quale forza, indietreggiò di un paio di metri, i piedi incastrati nel terreno che lasciavano due solchi profondi. Cam-Cavelli allargò le braccia ai lati del corpo, come se volesse recuperare l’equilibrio, e digrignò i denti in un’espressione di ferocia.

<< accidenti >> ringhiò. Alzò lo sguardo infuriato verso Bella e socchiuso l’occhio sinistro, come colto da un tic.

Bella sentì come una scossa elettrica nella testa.

<< maledetto >> sussurrò, e attaccò nuovamente.

Stavolta Cam-Cavelli fu scaraventato di nuovo contro l’albero.

<< contro di me non puoi niente >> disse Bella, avanzando di un passo. Edward fissava la scena, senza parole.

Cam-Cavelli si alzò in piedi, infuriato, ma si bloccò all’improvviso, sul viso uno sguardo sconcertato.

<< oh no >> disse, scuotendo la testa.

Sparì alla vista.

<< dove …? >> domandò Bella, ma non poté terminare la domanda, in quanto Edward l’aveva presa per i fianchi e l’aveva portata con sé sul ramo di un albero.

<< Che succede, Edward? >> chiese, preoccupata.

<< non ti preoccupare, qui sei al sicuro >> rispose lui, abbracciandola dolcemente.

 

Vrael unì le mani, giungendole all’altezza del petto, e con un sorriso sadico a rendere il suo viso ancora più folle, disse:

<< adesso voglio proprio vedere come te la cavi, maledetto Serpebianca >>.

Van sgranò gli occhi, terrorizzato: se Vrael aveva intenzione di usare proprio quella cosa, erano proprio fregati.

<< Jenna, dobbiamo scappare veloci come se avessimo il pepe al culo >> disse al cugino.

<< che?! >>.

<< scappa Jenna, scappa! >>.

Allora Vrael iniziò a tremare, come se avesse le convulsioni, e i suoi occhi neri divennero argentati, poi bianchi.

 

Poi nella radura ci fu una terribile esplosione, come se fosse appena esplosa una bomba nucleare. Ci fu un vento freddo, forte, che congelò ogni cosa nel giro di kilometri.

 

Max riemerse da una montagna di ghiaccio. Aveva alcune ciocche di capelli congelate e tremava febbrilmente, come in preda a una crisi epilettica.

Si voltò, guardandosi intorno: era tutta una distesa di ghiaccio bianco, talmente polverizzato da somigliare a neve. Alcuni alberi erano spariti sotto le montagne di ghiaccio.

<< Rafe >> borbottò, improvvisamente colta da una crisi di panico.

Il ragazzo riemerse accanto a lei, tossendo, il viso arrossato dal freddo e le ciglia congelate.

<< Rafe, stai bene? >> chiese Max, la voce tremante.

<< Max … sei gelida >> disse lui.

<< ma và? >>.

<< vieni qui, ti riscaldo >> balbettò Rafe, passandole un braccio congelato attorno alle spalle e strofinandole il braccio con la mano libera.

<< Dai Rafe, sei più freddo di me >> protestò Max, cercando di riscaldarlo a sua volta.

A pochi metri da loro, Rebecca stava aiutando Jenna a dissotterrarsi dal ghiaccio, scavando con le mani gelide.

<< Jenna, come stai? >> chiese, trovandolo steso a terra e tremante, i denti che battevano, producendo un rumore inquietante.

<< i – i- io s-s-s-sono stato m-m-eglio >> disse, portando le braccia al petto.

<< dai, ti aiuto ad uscire da lì >> disse Rebecca, il cuore stretto in una morsa. Lo afferrò delicatamente per le spalle e lo aiutò ad alzarsi, abbracciandolo forte per trasmettergli quanto più calore possibile.

Van stringeva Gemma su un albero, entrambi un po’ tremanti, ma intatti.

<< ragazzi! Come state?! >> urlò Van.

<< come cazzo potremmo stare, deficiente?! >> urlò Rafe.

<< dove minchia sono i licantropi quando servono? >> si chiese Rebecca.

Manco a chiamarli, una decina di lupi riemerse dal ghiaccio, semisciolto sulle loro pellicce.

<< ehi! Qui serve aiuto! >> gridò loro Max, alzandosi in piedi, aiutando Rafe.

<< venite qui, stufe viventi! Posso anche pagarvi! >>.

Un lupo piuttosto piccolo, probabilmente Seth, corse da loro, la lingua penzoloni sul mento.

<< bravo cucciolone >> disse Rafe, mettendosi sulle punte per accarezzargli il muso.

<< dove sono i vampiri? >> chiese Rebecca.

<< sono qui, sugli alberi >> rispose Van, indicando i Cullen dietro di lui con un cenno del capo.

Jacob-Lupo si avvicinò a Rebecca e Jenna, che la abbracciava come se avesse paura di cadere in un baratro.

<< riscalda prima lui >> disse Rebecca.

Edward atterrò nella radura, le gambe affondarono nel ghiaccio, Bella in braccio che lo abbracciava tremante.

<< EDWARD! >> gridarono i Cullen.

<< BELLA! Come stai? >> chiesero all’unisono Alice e Rosalie.

<< E! sei vivo e vegeto! >> disse Rafe, che abbracciava lo stomaco di Seth dalla sua groppa. Max stava appoggiata al collo dell’enorme lupo, e sorrise felice a Bella.

<< ehi, come state tutti quanti? >> chiese Edward, posando a terra Bella.

<< tira a indovinare! >> disse Jenna, raggomitolato sul grembo di Jacob. Il lupo sembrava molto contrariato, ma Bella non capì se da Jenna che stava sulla sua pancia o da Rebecca che stava invece sulla sua schiena.

<< Bella, vai a riscaldarti da Jacob >> disse Edward, ma Bella gli strinse ancora più forte la mano.

<< adesso mi sorge spontanea una domanda >> disse Rebecca: << Vrael … si è tipo suicidato, no? >>.

Van abbassò lo sguardo, allentando la presa sul fianco di Gemma: << sì. Non sento più la sua presenza >>.

Gemma gli carezzò il braccio, poggiando la testa sulla sua spalla.

<< e a questo punto … arriva la domanda esistenziale >> disse Rebecca: << Cam-Cavelli dov’è? >>.

Ci fu un momento di tensione.

Poi una voce li risvegliò da quel freddo momentaneo, trascinandoli nel terrore:

<< Sono qui … >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Arcobaleno Di Luna ***


18 new

 

……………… ultimo capitolo. O mamma. Non ci credo. O___O

È finito. Quasi, manca l’epilogo.

Certo, bando alle ciance!

Ho beccato internet, haha! Ce l’ho fatta, quindi. Spero di poter pubblicare l’epilogo al più presto, ma già per domani dovrebbe arrivare (risata diabolica tutt’altro che rassicurante) per i ringraziamenti finali ci vediamo direttamente all’epilogo (Q_____Q) intanto ringrazio:

Sabry87: grazie! Definirla addirittura bellissima mi riempie di felicità X-3 la conclusione più o meno sarebbe questa, spero che sia di tuo gradimento ^^ poi mi dirai cosa ne pensi dell’epilogo XD

Giunigiu95:  wao! Quanti begli aggettivi! Mille grazie anche a te, sono contenta che la mia rielaborazione ti sia piaciuta tanto :-D sisi, Maxy è masta! (è grande, cosiddetto dialetto beneventano XD) gli stregoni ci volevano, ja, stanno i vampiri, stanno i licantropi! E onestamente in Breaking Dawn me li aspettavo (Mike in particolare mi ispirava) lo so me folle) ;-p spero che il chap ti piaccia, e scusa il ritardo ^^

Mylifebeautifullie: Muhahahha adoro lasciarti scioccata! Mi dà una certa soddisfazione (sorride con un sadismo raggelante) davvero il mio modo di scrivere rende? E io che credevo di averlo scritto una caccola … beh, tanto meglio ^.^

È un periodo che ho come la sensazione di scrivere solo cazzate O_O come mai? (giustamente tu dirai << ma che ne saccio io? >> XD)  ed ora,  ti regalo questo bel capitolo, che ho scritto pensando al tuo shock, sperando soddisfi la tua curiosità ^_^

 

Ringrazio tutte le ragazze che hanno aggiunto questa storia nei preferiti (ç______ç commozione allo stadio avanzato), vi elenco tutte a fondo pagina J vi amissimo ragazze! Grazie di tutto.

ed ora vi lascio alla lettura, prima che mi trucidiate tutte.

ANZI NO! Un ultimo sforzo picciolo picciolo:

volevo ringraziare di tutto cuore RockAngelz, che mi ha addirittura messa tra gli autori preferiti (azz, non credevo di arrivare a tanto O_O) grazie tesò! Ti riempio di kissonissimi!!!

Ora potete leggere ^_^

 

 

 

Moon Rainbow

Capitolo Diciassette_ Arcobaleno Di Luna

 

Tutti gli sguardi schizzarono verso il centro della radura, dove Cam-Cavelli stava seduto su una zolla di terra e ghiaccio, intento a stringere tra le mani una pietruzza dai colori cangianti; li osservava con i suoi gelidi occhi cremisi, con fare altezzoso, come se avesse già la vittoria in pugno.

« Quello … » chiese Ian, sbucando da lui solo sa dove: « sarebbe Cam-Cavelli? ».

Tutti si voltarono verso di lui, dei punti interrogativi stampati in faccia. Lo stesso Cam-Cavelli lo guardava con fare interrogativo: Ian, i capelli completamente bagnati sparati da tutte le parti, gli occhi ebeti spalancati, era a terra, la schiena contro il tronco di un albero, le gambe all’aria e la testa malamente piegata a terra, un sorriso a 110 denti:

« Waa … credevo fosse un tizio tutto muscoloso con i denti che gli arrivavano a terra, un essere mostruoso con gli occhi che gli pendevano dalle orbite … ».

« Ian, te ne prego, sta zitto » disse Van, sul punto di prenderlo a pugni.

«  … e invece, guardatelo: è bellissimo! ».

« Nella mia testa continua a persistere l’interrogativo degli stregoni gay » sussurrò Rafe.

« Ma questo chi minchia è? » chiese Gemma.

« E chi sarebbe questa cosa? » chiese Cam-Cavelli.

« Un essere che non aiuterà di certo la tua ascesa al potere, ma che faresti bene a uccidere » disse Rafe, alzandosi: « ma ora dobbiamo risolvere … ».

« Me lo fai un autografo? » lo interruppe Ian avviandosi verso Cam-Cavelli. A metà strada scivolò nel ghiaccio e cadde ai piedi di Rafe.

« Questo ragazzino lo ammazzo alla fine di questa storia … » sbottò Edward, digrignando i denti.

« Ti faccio compagnia » disse Rafe.

« Se volete pestarlo io sono con voi, eh » aggiunse Van (-_-‘’)

« Va bene, a parte questa ridicola scena » disse Cam-Cavelli, alzandosi in tutta la sua altezza: « mi sembra il caso di fare fuori qualcuno ».

Ringhiò e alzò le braccia, e nessuno ebbe realmente il tempo di rendersi conto di ciò che stava succedendo.

Improvvisamente Bella vide davanti agli occhi solo il buio assoluto, come se qualcuno avesse d’improvviso spento la luce. Una paura prese possesso di lei, paura di essere scomparsa senza l’opportunità di risolvere tutta quella situazione …

Ma la voce vellutata di Edward la fece tornare alla realtà:

« Bella … » la chiamò, sorpreso.

« Ma … come diavolo hai fatto? » esclamò Rafe, o forse era Jenna … non avrebbe saputo dire.

Solo allora si rese conto di avere gli occhi serrati, e che una lievissima luce rossastra penetrava dalle sue palpebre. Aveva le braccia doloranti, come quando aveva fatto sollevamento pesi con Reneé …

Qualcosa non tornava …

Si decise, infine ad aprire gli occhi, e si sorprese di non sentirli bruciare; li sgranò del tutto, quando si rese conto di ciò che la circondava: aveva le braccia alzate, i palmi rivolti verso l’alto e le dita aperte, come a voler trattenere l’aria (che similitudine del cavolo =_=’’).

Davanti a lei, a qualche metro, c’era Cam-Cavelli, le braccia allargate ai lati del corpo e sul viso un’espressione sconcertata, quasi spaventata, il petto leggermente all’indietro.

Bella sbatté le palpebre, non proprio sicura di credere a ciò che vedeva …

« Edward » disse Rafe, posando la mano sulla spalla del vampiro.

Edward non diede segno di aver sentito: fissava ancora Bella con gli occhi sgranati, la bocca semiaperta, quasi incapace di credere a ciò che stava vedendo.

« Edward, porca Eva * , ascolta me! » esclamò Rafe, attirando l’attenzione di Jenna e Max.

Finalmente Edward parve risvegliarsi dallo stato di trance:

« Come? » chiese, lo sguardo perso e inebetito.

Rafe affilò lo sguardo, gli occhi passarono da un grigio-verdastro a un verde-giallo:

Edward rimase sbigottito:

« Rafe, ho sentito i tuoi pensieri! ».

“Zitto” gli intimò Rafe nella mente, lasciandosi scappare un’imprecazione: “Ascolta un po’ … ho un piano …”.

Intanto Bella, timorosa ad abbassare le braccia rompendo la barriera che aveva evidentemente creato, si guardò intorno, guardando oltre la sua spalla: in un modo o nell’altro, era riuscita a proteggere tutti, tranne i Cullen che stavano ancora sugli alberi e osservavano la scena esterrefatti: c’erano i licantropi, anche se ormai si erano ritrasformati in uomini (non voglio specificare dove si trovano i vestiti u_u), Edward era a terra, poco dietro di lei, e sembrava più atterrito di tutti, aveva l’aria assorta, come se stesse pensando intensamente a qualcosa. Rebecca, Gemma e Van erano ancora tremanti, malamente seduti, e la fissavano con fare indagatore (a parte Rebecca che sembrava fissare il vuoto con un occhio); Rafe teneva una mano sulla spalla di Edward, poggiato sulle ginocchia, e lo fissava con un’espressione che sembrava quasi arrabbiata. Max fissava Rafe interrogativa, mentre Jenna teneva la schiena poggiata a quella di Rebecca, e stringeva le mani in una morsa. Ian era a terra supino, privo di sensi.

« B-Bella » balbettò Max: « Ma come diamine hai fatto? » chiese, la voce più alta di due ottave.

Bella domanda …

« Io … non … non lo so » bofonchiò.

« A quanto vedo » disse ringhiando Cam-Cavelli, lo sgomento aveva ceduto il posto all’ira: « Sei cosciente dei tuoi poteri ben più di quanto immaginassi ».

A dire il vero lei non aveva la minima idea di cosa fosse appena successo …

« Beh … in tal caso » continuò, gli occhi ridotti a due fessure per la rabbia: « dovrò faticare molto più del dovuto ».

Bella, Bella! Rompi la barriera!

Bella urlò, sentendo la voce irromperle nella mente come un grido assordante. Con un improvviso e tremendo mal di testa cadde all’indietro, e la barriera si ruppe con un suono simile al cristallo in frantumi …

Poi accadde tutto molto velocemente …

« VAI EDWARD! » urlò Rafe, e il vampiro schizzò in avanti con un balzo, seguito a ruota da Van.

Rafe e Jenna scattarono all’indietro, andando ai due lati opposti della radura, Jenna poco lontano dall’appostamento dei Cullen, e Rafe di fronte a lui, all’altro lato della radura.

« Voi Cullen non vi azzardate a fare niente » disse Jenna, sicuro che i vampiri lo avrebbero sentito.

Emmett sgranò gli occhi, indignato:

« Come sarebbe a dire “non fare niente?” ».

« Sarebbe a dire NON FATE NIENTE » disse Jenna, nervoso: « Siete tutti messi male, siete deboli, e quel … coso è molto più forte di qualsiasi altro vampiro: vi ammazzerebbe in pochi secondi tutti in una volta ».

« Perché Edward può combattere? » chiese Emmett.

« Perché lui è uno stregone, lo Stregone, idiota! » lo rimproverò Alice.

Intanto, dall’altro lato della radura, Rafe, gli occhi nerissimi cerchiati da vene rossastre e nere, lo sguardo serio e le labbra serrate per la concentrazione, affondò le mani nella neve gelida, e fissò il fratello a metri di distanza.

Nello stesso momento, Van e Edward avevano attaccato Cam-Cavelli, che aveva evitato entrambi i colpi schivandoli abilmente.

« Cosa sperate di poter fare? » ridacchiò, una risata secca e forzata.

Mi servono come minimo dieci minuti, intanto aspettiamo che le ragazze preparino tutto …

« Che cosa sta succedendo? » chiese Bella, il terrore nello sguardo, a terra nel ghiaccio.

« Bella » la chiamò Max: « dov’è la tua pietra? ».

« … Qui » rispose Bella, posando la mano sul collo, avvertendo il freddo argento della catenella.

« Bene » disse Gemma, e tirò fuori dalla tasca due pietre: un diamante, la sua, e un’altra, con una spaccatura in mezzo, metà verde smeraldo e metà color topazio.

Rimase sbalordita:

« La pietra di Edward » sussurrò.

« Già, qui ci sono anche quelle dei ragazzi » aggiunse Rebecca, alzando il suo rubino e lo zaffiro, il berillo e l’acquamarina degli stregoni: « adesso tocca a noi ».

« Cosa … cosa dobbiamo fare? » chiese Bella, alzandosi in piedi.

« Dobbiamo riunire il potere di tutte le pietre » spiegò Gemma: « ma per fare ciò, dobbiamo far confluire i nostri poteri dentro di esse ».

« Ce la fai Bella? » chiese Max, con un brillio negli occhi viola.

Bella esitò.

Forse ce l’avrebbero finalmente fatta.

Forse finalmente sarebbe finita.

Forse sarebbe potuta tornare alla vita di prima.

Forse …

Purtroppo nella vita nulla era sicuro. Soprattutto nella sua.

Infine annuì, decisa.

Era ora di finirla.

« Certo che ce la faccio, la miseria! ».

« Ma si può sapere di che cavolo state parlando?? » sbottò Jacob, confuso.

« Giacobbe, Edia, si stia zitto! ».

 

 

Van tirò un pugno a Cam-Cavelli, ma quello lo schivò con una facilità impressionante. Schivava tutti i loro colpi con una facilità impressionante. Proprio a toglierti ogni fantasia …

« Siete così ridicoli » disse Cam-Cavelli, con disprezzo: « Non avete ancora capito che è tutto perfettamente inutile? Ormai non potete fare più niente … ».

« Ma sta zitto brutto essere » disse Van, e fece per tirare un pugno allo stomaco dell’avversario, ma Cam-Cavelli evitò anche questo.

Sorrise, ma fu colpito in piena faccia da Edward.

Finì a terra, per rialzarsi subito, completamente intatto. Solo ancora più incazzato.

« ‘A bella pettè, Edward » disse Van, piegandosi sulle ginocchia per sostenersi e riprendere fiato.

« Riposati cinque minuti, Van » disse Edward, in posizione di difesa davanti a lui:  « Me ne occupo io ».

« Da solo? Questi cento anni di hanno dato alla testa ».

« Ho più possibilità di te, Van: tu sei uno stregone, certo, ma io sono un vampiro ».

« Non è cambi granché, a parte che sei più bono e puoi brillare un po’ al Sole ».

« E che sono più forte? ».

« Te lo concedo ».

« Più veloce, più resistente, e immortale ».

« La finisci di ammazzare la mia autostima, pallone gonfiato? ».

« Abbiamo finito con questa scena patetica e decisamente fuori luogo? » ringhiò Cam-Cavelli.

In tutta risposta, Edward si fiondò su di lui con le “fauci” spalancate.

Cam-Cavelli fece un sorriso folle, pronto ad accoglierlo tra le sue braccia, gli occhi cremisi brillavano di una luce pericolosa.

 

 

“Rafe, che devo fare?” chiese mentalmente Jenna.

“Ti ricordi quella cosa di cui ci ha parlato papà, qualche anno fa? L’incantesimo che potevamo usare solo in caso di pericolo mortale?”.

“…”.

“Quello che quando gli chiedesti se potevi usarlo durante i compiti di fisica ti mandò a quel paese …”.

Nei pensieri di Jenna apparve lo sgomento:

“Rafe, non intenderai mica La Dispersione?”.

“Proprio quello”.

“Ma stai for?”.

“Jenna, è l’unica possibilità che abbiamo”.

Jenna si morse il labbro, preoccupato. Quell’incantesimo, se fatto male, poteva ammazzare tutti e due …

« Al diavolo! » esclamò.

Si inginocchiò a terra e sbatté le mani sul terreno, sentendo il freddo che lo invadeva.

 

 

« Come funziona? » chiese Bella, sedendosi a terra a gambe incrociate assieme alle altre.

« Concentrati » disse Max: « cerca di prendere piena coscienza del tuo potere, poi riuniscilo nelle mani e poi trasferiscilo nelle pietre ».

Bella inarcò un sopracciglio:

« Credo di non aver capito molto bene … ».

« Poi ti verrà istintivo » la rassicurò Gemma, sul viso un’espressione seria: « Ogni strega … è come se ce l’avesse nel sangue ».

« Piccolo appunto, Gemma » disse Bella, accigliata: « Io sono una strega solo a metà ».

« Forse anche di meno » disse Rebecca, del tutto seria (incredibile): « ma questo non toglie che tu lo sei in parte. Hai comunque sangue di strega nelle vene, seppur in una parte incalcolabile. Ed è abbastanza così ».

« Capperi Becca, non ti facevo  così … » fece Max, fissando insieme a Gemma la sorella (O_O): « … seria ».

Bella tirò un profondo respiro: poteva, doveva farcela.

« Pronta, Bella? » chiese Max.

« Solo una cosa: i ragazzi come faranno a … raccogliere le loro energie? ».

« Rafe e Jenna stanno utilizzando uno dei trucchetti assurdi di Rafe: a quanto ho capito, e ho capito poco, stanno cercando di disperdere il loro potere in modo da distrarre e indebolire Cam-Cavelli e canalizzare i loro poteri nello stesso tempo » spiegò Max con un’incrinatura di preoccupazione nella voce.

« Pazzi » sussurrò Gemma.

« Rebecca, su di te questo potrebbe avere qualche effetto collaterale … ».

« Al diavolo gli effetti collaterali e chicchessia! » esclamò Rebecca.

« Bene » fece Gemma, sbattendo le mani sulle ginocchia: « diamoci sotto ».

Bella, perplessa e non proprio sicura di aver capito bene, in ansia e con una gran paura per Edward e gli altri, fece un lungo respiro, il cuore che le batteva a mille, e socchiuse gli occhi, fissandoli sulla pietra nelle sue mani.

I licantropi, piuttosto confusi e inquietati, fissavano le quattro ragazze con una certa apprensione.

« Scommetto che non ce la fanno » disse Quil.

« Oh, Quil! Come puoi essere così insensibile in un momento come questo?! » esclamò Leah.

« Sei proprio un imbecille » disse a denti stretti Jacob, troppo debole per poter anche solo tremare …

 

 

Bella sentiva … niente.

Non sentiva niente se non l’ansia che le pizzicava la bocca dello stomaco.

“Cazzo” pensò, certa che le sarebbe venuta una crisi di panico da un momento all’altro.

“Ok, Bella, mantieni la calma. È inutile farsi tutte queste paranoie ce la faccio no non ce la faccio prima ancora di aver provato. E poi ce la devo fare, costi quel che costi”.

Doveva concentrarsi sul suo potere, per poi concentrarlo nelle mani e poi trasferirlo nelle pietre.

Era peggio di una lezione di fisica!

Avanti, Bella. Sei arrivata fin qui, non puoi scoraggiarti per così poco!”.

Sussultò, spalancando gli occhi.

Quella voce …

Sentì uno strano calore nella mente, come se avesse ritrovato un oggetto di quando era piccola, simile alla nostalgia …

Quella forza era lì per lei da sempre. O forse molto prima: come poteva non essere riuscita a sentirlo in tutto quel tempo? Come poteva non sentirlo ancora adesso?

Una rete … una ragnatela, come di pensieri …

Un potere con tanti poteri, tanti poteri partecipanti di un unico giro, legati da un unico filo…

Le sembrò che qualcosa fosse esploso dentro di lei, qualcosa con la forza devastante pari a quella di una bomba atomica, un’esplosione di colori, di note, di sensazioni e di emozioni …

“Ecco …”

Ora poteva sentirlo.

 

Edward si gettò su Cam-Cavelli, i denti ben in vista, e “atterrò” acquattato sul suo petto. Lo fece cadere a terra e gli morse con forza il braccio, cercando di strappare un lembo di carne marmorea.

Ma Cam-Cavelli era Cam-Cavelli, e riuscì a toglierselo di dosso, seppur con una certa difficoltà. Edward non allentò la stretta dei denti sul braccio dell’avversario, e riuscì a staccargli un pezzo di braccio (che allegria! Un bel tocco di macabro ¬_¬’’).

Cam-Cavelli fece una smorfia di dolore, ma non si lasciò sfuggire il minimo lamento.

« Avanti Edward, fallo fuori » disse Van, più a sé stesso che al vampiro.

Edward non perse un minuto e si rilanciò su Cam-Cavelli, ancora a terra, che si mise a sua volta in posizione di difesa e parò il pugno di Edward, incrociando le braccia davanti al viso.

« Sai, Masen, ti trovo alquanto migliorato » disse Cam-Cavelli, una luce sadica rendeva i suoi occhi di un rosso ancora più acceso: « A quanto pare, il potere della tua Isabella non solo ti ha guarito, ma ti ha anche reso più forte. Bene: vorrà dire che mi divertirò di più! ».

La sua voce era un ringhio talmente bestiale che Edward si sentì gelare, e ignorando quell’attacco di timore tirò alla bell’e meglio un calcio allo stomaco di Cam-Cavelli.

Riuscì a colpirlo, facendolo sbilanciare all’indietro, ma l’avversario ricambiò subito il favore, tirandogli un pugno in viso.

Il dolore fu quasi accecante, come quando lo aveva quasi ucciso poco prima.

Cam-Cavelli gli afferrò le braccia e lo tirò a sé, per poi dargli una testata che lo rese cieco qualche centesimo di secondo (ma i vampiri posso sentirsi così? ç__ç che brutto dilemma Q__Q ). Cercò di riprendersi il prima possibile, tirando un pugno abbozzato a Cam-Cavelli. Egli lo parò senza problemi e gliene tirò uno a sua volta, prendendolo in pieno.

Edward si ritrovò a terra, dolorante: sentiva di nuovo il viso in pezzi.

« Porca puttana » sibilò Van.

Si voltò verso le ragazze, che sembrava stessero riuscendo nel loro intento, e poi verso Jenna e Rafe, che stavano entrambi accucciati a terra con le mani nel ghiaccio, e mormoravano entrambi una lugubre litania in latino.

« Oh no … ».

“Rafe!” lo chiamò.

“Che minchia vuoi ora, Ivy?!” sbottò il cugino, cercando di non perdere la concentrazione.

“Rafe, non deve essere in latino! Deve essere ‘cantata’ in greco”.

“In greco?”.

“Sì”.

“Ma porca di quella troia!!” urlò mentalmente Jenna, lanciando un’altra serie di imprecazioni piuttosto pesanti contro la madre di Giosuè Carducci.

“In greco?!” si intromise Max: “O cazzo, io non so una parola di greco!”.

« Così ti impari a non ascoltare quando ti fu detto “vieni al Classico, il greco tornerà utile” ma tu col cazzo! » esclamò Gemma.

“Bene Rebecca, sta a noi dirigere il gioco” aggiunse rivolta alla sorella.

“Giochiamo a scopone?”.

“¬_¬”.

“Questo non toglie che noi non sappiamo una minchia di greco!” esclamò Rafe, piuttosto nervoso.

“… Io sì …”.

“Jenna, sono senza parole” disse Rebecca. Un taglietto invisibile si aprì sulla sua guancia.

“Jenna, ti amo” disse Rafe.

“Rafe, esistono stregoni gay?”.

“Che complesso, eh?”.

“Ma che oh! Un po’ di serietà!” esclamò Bella, sgranando gli occhi: aveva finalmente capito come portare il potere dalle mani alle pietre, e mancava poco tempo ormai.

“Dai uaguoni, ci siamo quasi” disse Rafe.

C’erano quasi …

 

 

Van riportò la sua attenzione a Edward e Cam-Cavelli: il secondo stava decisamente stroppiando il primo. Che situazione di merda …

Doveva fare qualcosa …

Pensa Van, pensa …

Idea!!!

« Edward! Tiragli un pugno » gridò.

Non sapeva se avesse retto, ma se ci fosse riuscito, allora erano a posto.

“Rafe, tempo?”.

“30 secondi”.

Edward, seppur molto incerto, raccolse tutte le sue forze e si alzò in ginocchio, pronto a tirare un pugno a Cam-Cavelli, che si stava avvicinando a sua volta per colpirlo di rimando.

Van alzò il braccio, le dita della mano contratte, gli occhi neri e le vene nere.

20 secondi …

Gemma e Rebecca, accompagnate da Jenna, recitavano la lugubre litania in greco, mentre le pietre iniziavano a brillare sotto le loro mani …

10 secondi

Van contrasse impercettibilmente la mano e vide Cam-Cavelli esitare, ed Edward si alzò in piedi, pronto a colpire. Se Cam-Cavelli lo avesse preso in pieno …

5 secondi …

Van strinse forte la mano in un pugno.

Cam-Cavelli si bloccò di colpo, senza più riuscire a muoversi di un millimetro.

Sorpreso, Edward ne approfittò e gli mollò il pugno, facendolo sbilanciare all’indietro, sentendo un crack che lo riempì di soddisfazione.

Le pietre pulsarono di vita.

Cam-Cavelli cadde a terra e Rafe lanciò un grido:

« E’ fatto!! ».

Nel momento esatto in cui il corpo di Cam-Cavelli toccò terra, un’onda di energia si diffuse in tutta la radura. Cam-Cavelli ne fu investito in pieno, e  sentì una scossa elettrica percuotere ogni cellula del suo corpo superiore.

L’onda, simile all’esplosione atomica, arrivò fino alle ragazze, che si alzarono in piedi e si schierarono ai quattro lati della radura. L’onda investì le pietre, e ci fu un colpo di luce accecante.

Poi, nel cielo ormai notturno, dove la Luna regnava sovrana, si liberò un fascio di luce colorata, che esplose in tanti raggi di luce, viola, blu, rosso, bianco, azzurro, nero, verde-dorato e una moltitudine di colori, che diedero l’impressione di un arcobaleno notturno.

Uno spettacolo unico …

Le Rosanera, Jenna, Rafe e Van, compresi Edward e Bella, spinti da un istinto sopito da chissà quanto tempo dentro di loro, giunsero le braccia al petto e recitarono l’ultima strofa di quella litania …

 

Riposa nella tua Vanagloria …

 

 

Tutti i raggi si arricciarono gli uni sugli altri, tornando al raggio multicolore, e quello si abbatté al centro esatto della radura, dove Cam-Cavelli fissava il cielo, gli occhi di un rosso più scuro, ormai conscio di aver perso.

Forse, infondo, l’idea della razza perfetta era irrealizzabile fin dall’inizio. Lui ci era riuscito, ma non si era realizzato. Forse, ogni razza era perfetta proprio perché aveva dei limiti. Guardò il recesso dei raggi nel cielo, che creava come una polvere colorata alla luce della Luna, e vide il viso di una donna …

Un cigno, inspiegabilmente, volò nel cielo, e scomparve. Forse, sempre forse, se lo era solo immaginato …

Sorrise, rassegnato.

Era la fine di un sogno di bambino, mai realmente realizzato.

 

 

Il raggio esplose, causando una tempesta di polvere colorata, che si depositò sul ghiaccio ormai quasi del tutto sciolto.

Bella cadde in ginocchio, un fiotto di sangue cremisi gli colò dal naso e macchiò la terra e il ghiaccio rimanente, causandole un conato di vomito.

Rebecca si lasciò cadere sdraiata a terra, piena di tagli e ferite, il respiro affannato.

Max cadde seduta nel ghiaccio, priva di ogni forza, lo sguardo perso nel vuoto, a fissare Rafe davanti a lei, a metri di distanza.

Gemma rimase in piedi, mentre Jenna crollò a terra, le gambe spalancate lunghe. Le mani a sostenersi la schiena.

Edward sentì il desiderio impellente di correre da Bella, ma qualcosa lo bloccò. La stessa cosa che teneva bloccati tutti, anche i Cullen sugli alberi rimasti senza parole e i licantropi altrettanto stupiti che se ne stavano seduti nel ghiaccio, dove li avevamo lasciati. Lo stesso pensiero che impediva a tutti di muoversi, anche di respirare …

Tutti gli sguardi corsero a Van, che stava ricurvo in avanti, il ciuffo biondo che gli ricopriva l’occhio del tutto scapigliato.

Respirava affannosamente, lo sguardo attento, le gambe che gli tremavano per la stanchezza.

Li guardò tutti, uno a uno, e infine disse:

« Non c’è più … non sento niente » si mise a ridere come un idiota: « Cam-Cavelli non c’è più! ».

Max scoppiò a ridere a sua volta, lasciandosi cadere anche lei a terra, desiderosa di dormire per l’intera prossima settimana.

Gemma, gli occhi che le luccicavano di lacrime di gioia, raccolse le poche forze che le rimanevano e corse da Van, abbracciandolo di slancio e facendo cadere entrambi a terra.

Edward corse da Bella, che rideva anche lei e si tamponava il naso con la felpa che si era tolta. Edward la abbracciò con la forza che gli era permessa con lei e affondò il capo nei suoi capelli, ignorando l’odore del sangue che gli rodeva la gola, singhiozzando, senza poter realmente piangere.

Rafe corse da Max e le si gettò addosso, ridendo sguaiatamente e abbracciandola forte; Rebecca, tutta emozionata e ridente anche lei, l’espressione da ebete tornata sul suo volto già in parte guarito, fece per avviarsi da Jenna, ma l’abbraccio forte di lui la bloccò sul posto.

I licantropi corsero verso di loro, seguiti dai Cullen, tutti presi da un momento di assoluta ilarità, quasi isterica, dovuta alla vittoria che tanto avevano desiderato …

 

 

Il viaggio di ritorno fu immediato; decisero di andare via subito, anche se stanchi: volevano tutti lasciarsi alle spalle quella storia e tutto ciò che potesse riguardarla.

Rafe aveva voluto a tutti i costi accompagnare Max sulla sua moto, ma al riguardo erano nate molto polemiche:

« Ma Rafe! È pericoloso! » sbraitò lei, indicando la Ducati poggiata ad un albero ancora mezzo congelato.

Rafe fece una faccia da bimbo commosso:

« Ti preoccupi per me? Come sei dolce … ».

« A dire il vero io mi preoccupo per la moto: tu sei pericoloso, considerando che ti sei sempre limitato a quell’orrido SH » rispose Max, accarezzando il muso della moto.

« Ma come!? Cioè, se ci dovesse essere un incidente, ti preoccuperesti più della moto che di me? ».

« Esattamente ».

« Ma dai … e poi il mio SH non è orrido! ».

« Fino a quanto arriva? ».

« Fino a 120, fino a quanto vuoi che arrivi? ».

« La mia Ducati arriva a 500 all’ora. Se ci Sali sopra sei morto ».

«  ;___;  ».

« E poi scusate » si mise in mezzo Gemma: « se voi due vi fregate la moto, io e Rebecca dove viaggiamo? Considerando che la Ferrari è più morta che viva, e che il furgone se lo sono fregato i licantropi … ».

Rafe fece uno strano singulto alla parola “Ferrari”.

Max sbatté le palpebre.

« Ma io me lo voglio fare un giretto con Rafe … » disse a bassa voce.

« I Cullen non vi posso accompagnare? » sbottò Rafe.

« Loro vanno a piedi » si intromise Van.

« Non vi potete far portare in braccio? ».

« Non mi farei portare sulla schiena di un vampiro per nulla al mondo » disse Jenna, gli occhi blu spalancati: « sarebbe una posizione molto esplicita ».

« E io ho paura » disse Rebecca con la voce in falsetto.

« CHE PALLE! » sbottò Max. si guardò un attimo le scarpe infangate, poi si voltò verso i licantropi: « ce lo date un passaggio a queste qui?! ».

« NO!!! » gridarono Leah, Seth e Jacob in contemporanea.

« Che amarezza » disse Rebecca.

« La vostra macchina è a posto » disse Rosalie, sbucando dal nulla: « è solo un po’ malandata, ma funziona benissimo ».

« Ti occupi di meccanica Rose? » chiese Jenna, ammirato.

« Sì ».

« Che cosa carina! ».

« Allora facciamo così » disse Jacob arrivando con le mani alzate: « io sono disposto ad accompagnare solo  Gemma e … Rebecca ... Il biondino e l’emo se ne vanno da soli ».

Rebecca abbracciò Jacob con un sorrisino ebete sulla faccia. Jacob sembrava in procinto di avere una crisi di nervi.

Jenna la fissava con sguardo imperscrutabile.

Van fece il musetto da cucciolo ferito: « Ma io … volevo stare da solo con Gemma ».

Gemma fece un sorriso imbarazzato.

« E invece non puoi » disse Rafe, che cercava di toccare l’acceleratore della moto. Max gli diede un forte schiaffo.

« Stronzo, tu ti fa un giro in macchina con Max, e io non posso stare in macchina con Gemma? ».

« … nah! » Rafe aveva un fastidioso tono da bambino viziato.

« Ma se la mettiamo su questo piano » disse Rebecca, mentre Jacob cercava di tenerla lontana: « Io mi ritroverei in macchina con Jenna? ».

« Qualcosa in contrario? » chiese lui: « preferisci forse stare in macchina con Giacobbe? ».

« In tutta onestà sì » disse Rebecca con noncuranza.

Jenna: O___O

« Culo, che batosta » fece Rafe, sventolando la mano. Max sospirò.

« Non mi è ancora ben chiaro come mai ce l’ha tanto con lui » disse poi Rafe ad alta voce.

« Fesso, perché è stato con quella zoccola senza fregarsene dei suoi sentimenti » rispose Max con la pazienza che rischiava di abbandonarla.

« Oh … » fece Jenna, il viso da illuminato.

« Davvero? Ma … anche io sono stato con Alex, però tu non mi sembri più tanto incazzata … ».

Max lo fulminò con un’occhiata che avrebbe potuto incenerire un vampiro nel giro di miglia: « A no? ».

Rafe si nascose dietro Jacob:

« Avanti Fido, attacca! » gridò.

Jacob, con Rebecca ancora attaccata al braccio, diede uno scappellotto dietro la nuca del ragazzo, che finì a terra mezzo intontito.

« Grazie Giacobbe, anche se non lo hai fatto per me » disse Max.

« Ha detto Van che vi aspetta alla villa di Douglas » disse Bella, arrivando ad un certo punto.

« … Eh? » chiese Jenna.

Max voltò il capo con uno scatto:

« DOVE MINCHIA E’ FINITA LA MIA MOTO???!!!! ».

In sottofondo, si sentì la risata orsina di Edward.

« E va bene, ho capito: dai Rafe prendiamo la Ferrari » disse Jenna afferrando il fratello da terra e trascinandolo per un braccio.

« Stronzo di un Van » sussurrò Rafe, mentre Max ringhiava, cercando di strangolare Rebecca.

« Un momento, perché io dovrei venire in tua compagnia? ».

« Non vorrai lasciarmi da solo con Reb? ».

« Ti prego Max, non farmi andare sola con lui! ».

« Prima o poi, caro fratellino, questo momento arriverà ».

« Sì, però … mi aiuti a preparare un discorso decente? ».

« Come sei tenero a chiedere al tuo fratellone maggiorone ».

Jenna trascinò Rafe per il braccio verso la Ferrari tutta scassata, mentre Rafe fissava Max con occhi sognanti.

Max (dopo avergli dedicato un sorriso) e Rebecca si avviarono verso il furgoncino di Embry, strapieno di lupacchio … ehm, licantropi, mentre Bella si era già avviata via con Edward e gli altri Cullen.

« Gemma è una stronza »disse Jacob, schiacciato al finestrino: « per colpa sua vi devo sorbire tutte e due ».

« Io penso che sia stata molto furba » ringhiò Max: « la mia amata moto … ».

« Giacobbe, se dai di nuovo della stronza a mia sorella, temo che non risponderò delle mie azioni » disse Rebecca, fissando Jacob con gli occhi rossi stranamente apatici.

Jacob non poté trattenere un brivido.

Quando misero in moto, Jenna non poté fare a meno di guardare nella direzione di Rebecca, che lo fissava a sua volta dal finestrino. Nello sfondo, Rafe imprecava e bestemmiava per le condizioni della sua macchina.

Ad un certo punto, appena furono partiti, Rebecca poggiò le mani al finestrino, e Jenna sentì che il cuore gli sarebbe esploso.

Sui palmi bianchi di Rebecca, con un pennarello nero preso da chissà dove, c’erano due piccole scritte:

 

ti amo

 

Rebecca fissava il mare con sguardo assorto, rapita dal volo aggraziato dei gabbiani. Le sembrò di vedere un cigno ad un certo punto, ma lo cancellò dalla mente: che accidenti ci faceva un cigno sopra l’oceano e in quel punto ghiacciato dell’America?

Le balenò alla mente un’immagine di Jenna ricoperto di piume e penne bianche. La sua volontà omicida crebbe.

Alla faccia della coerenza, si chiese se stesse bene, e sperò con tutta se stessa che fosse così. Dopo la botta che gli aveva dato quello stregone – quello che lui aveva ucciso per salvare lei – le era sembrato piuttosto abbattuto …

Scosse violentemente la testa. Non ci voleva pensare, non voleva pensarlo.

Non sapeva neppure lei perché, ma averlo sempre in testa le faceva venire una strana sensazione, come se Jenna fosse il pezzo di un vaso rotto che non vuole combaciare con gli altri. Aveva sempre l’impressione di … non essere idonea. Di non bastare. Di essere troppo imperfetta per lui. O forse, molto più semplicemente, era troppo imperfetta e basta …

“Fottuto cervello! Taci!” gridò a se stessa, dandosi uno schiaffo e facendo una smorfia di profonda amarezza.

Se così non fosse, allora perché se ne va con le altre ragazze invece che stare con te?” disse la sua voce pessimista.

“Taci!” sbottò di nuovo, stringendosi le mani in una morsa.

Cos’è? La verità fa male?” infierì la coscienza crudele.

Ma smettila di trattarla così, come se non soffrisse già abbastanza” disse la sua coscienza buona, che di solito se ne stava ben muta sotterrata nei meandri del suo cervello.

Rebecca inclinò un sopracciglio. Ci mancava solo una guerra tra coscienze …

E ora che guardi in faccia la realtà: Jenna non starà mai con lei”.

Ma una cosa del genere non è possibile! Sono destinati a stare insieme!”

“Certo, lo erano anche Anjela Feliciello e il suo cazzuto ragazzo, eppure lei si è sposata con quel tale Vins ed hanno anche avuto una bambina senza la quale Cam-Cavelli non sarebbe mai stato sconfitto …”.

“Lo so com’è la storia, c’ero anche io quando è successo. E comunque il legame tra stregoni è più forte anche dell’imprinting tra licantropi!”.

“Credici … e a proposito, complimenti per l’idea della dichiarazione su mano, davvero patetica ”.

“Sentite” si aggiunse la voce menefreghista. La cosa iniziava a diventare fastidiosa … “Il problema è loro, a noi che ce ne frega? Stiamocene ben assopite nel suo cervello bacato e lasciamola sola al suo destino”.

“Basta!” urlò Rebecca, dandosi un altro schiaffo: “Andatevene a quel paese e tacete una volta per tutte!”

« Reb … ». Una voce alle sue spalle …

Si irrigidì di botto, il cuore fece un balzo, iniziando a correre a perdifiato. Arrossì, incapace di controllare la felicità nel sentirlo e l’ansia al pensiero di ciò che poteva succedere.

Si diede dell’idiota stratotale per l’enorme cazzata del “ti amo” sulle mani. Ma che cazzo le era venuto in mente!? Aveva ragione la sua parte cinica, era davvero patetica …

Il problema di Jenna era che NON RIUSCIVA A CAPIRE. Era intelligente, anche abbastanza furbo (per non parlare del suo grande opportunismo), ma in fatto di donne non capiva una mazza di niente.

« Quando la smetterai di chiamarmi Reb? » chiese apatica, stringendosi nelle braccia.

« Ma che hai contro questo nome? ».

« Non mi piace ».

« Ma che razza di risposta è “boh”?! ».

« E che razza di nome è “Reb”?! ».

« Se ti voglio chiamare Reb, ti chiamo Reb ».

Rebecca sbuffò sonoramente:

« Chiamami come ti pare, Jey ».

« … ».

« … ».

« … ».

« … ».

« Non mi chiamare Jey, sembra gay ».

Rebecca roteò gli occhi, scocciata. Che palle quel ragazzo!

«  Che discussione illuminante » disse Jenna ad un certo punto.

« Ma se siamo stati in silenzio fino a mò! » ribatté Rebecca.

« Intendevo la discussione sui nomi, Reb ».

« E quella la chiami discussione? ».

« Perché non mi guardi, Reb? ».

Con un leggero brivido, Rebecca si voltò verso Jenna, a qualche metro da lei: vederlo fu talmente emozionante che provò un colpo al petto quasi doloroso: aveva dei jeans grigio scuro, una camicia bianca pulita e una maglioncino blu scuro pulito. Le scarpe nere erano sempre le stesse, logore e distrutte, i capelli sistemati alzati e gli stessi occhi blu, brillanti, che, a differenza del solito, lasciavano trapelare una certa trsistezza, quasi frustrazione.

« Ti ho guardato, ora posso rivoltarmi? ».

« Non ti facevo così intelligente da poter fare della pesante ironia » disse Jenna, arricciando il naso.

« Non mi conosci abbastanza. Non mi hai mai realmente conosciuta » disse Rebecca, tornando a guardare il mare con le braccia incrociate sul petto.

Jenna la guardava con una certa malinconia: Rebecca era una ragazza complessa. Provava emozioni talmente forti da poterne essere soprafatta, alle volte. Era una roccia, ma si sorprendeva sempre quando scopriva che poteva essere abbattuta con una facilità impressionante, come fosse fatta di semplice sabbia e non di pietra.

Era così labile …

Rebecca, cercando di resistere all’impulso di piangere e correre ad abbracciarlo, si guardò le mani, dive c’erano ancora le scritte sbiadite. Aveva provato a cancellarle in ogni modo, quasi graffiandosi i palmi, ma erano rimaste lì. Maledetto pennarello indelebile …

« Come mai ce l’hai tanto con me Reb? » chiese Jenna ad un certo punto.

« Perché sei un idiota ».

Jenna mise il muso:

« E come mai sarei un idiota? ».

« Perché non capisci niente ».

« Che cosa non capisco? ».

« Che … io soffro … perché tu te ne vai con altre ragazze con una leggerezza raggelante. E … sembra che non te ne freghi un accidente ».

Jenna rimase in silenzio, abbassando lo sguardo sugli anfibi beige di Rebecca.

Rebecca continuava a strofinarsi le mani con fare ossessivo. Avrebbe voluto cancellare ogni cosa …

« Mi dispiace Rebecca. Davvero. È solo che … io non avrei mai immaginato … che a … amare fosse così complicato. Mi sembra che ogni cosa mi sfugga dalle mani, mi scivoli dalle dita … mi sembra di sbagliare in ogni cosa che faccio … ho sempre paura di sbagliare … ».

Rebecca si coprì gli occhi con le mani. Le bruciavano da morire …

« Ed ho come la sensazione che tu possa sparire da un momento all’altro … che possa svanire con un pof appena provo a toccarti … sei così labile … ».

Aveva una voce strana.

Aveva la voce spezzata.

« E stavi anche per morire … stavi per andartene per sempre … e io non lo avrei sopportato … ».

Una lacrima le scese sulla guancia, le cadde sulla mano sporca. Il segno nero del pennarello quasi scomparve.

Sentì un singhiozzo, ma non seppe dire se fosse provenuto da lei o da lui.

« Reb … Rebecca,  ti prego, voltati ».

Quando Rebecca si voltò, trovò Jenna a pochi centimetri da lei, più alto di quanto se lo ricordasse, con gli occhi blu arrossati e lievemente lucidi.

Un po’ incerto, le prese il viso tra le mani e le accarezzò con leggerezza le guancie bagnate, la matita un po’ colata:

« Prometti che non sparirai? » chiese.

« Prometti che mi terrai stretta? E che nemmeno tu sparirai nel nulla, e che non sto sognando? » domandò lei, poggiando le mani sui suoi avambracci.

« Giuro sulla maglietta dell’orso Yogi ».

« Non è manco tua quella maglia ».

« Come sei pignola ».

« Io te lo giuro sui miei anfibi, sui miei CD dei Lacuna Coil originali, sulla mia maglia nera … ».

« Ma tu hai solo maglie nere! ».

« E allora te lo giuro sul miniabito viola ».

« Quello grezzo? ».

« Sì, quello ».

 Jenna rimase zitto un attimo, infine disse:

« Giuro su di te, che sei la cosa più preziosa che ho, ti va bene? ».

Per Rebecca fu un colpo piacevolmente duro:

« Sì … grazie, ma non merito … ».

« Sì che meriti, invece … ».

Posò le labbra sulle sue e il mondo scomparve. Passò le mani sulla sua nuca, bloccandole la testa, impedendole di muoversi. Rebecca gli strinse forte le spalle, alzandosi sulle punte, aggrappandosi a lui come all’ancora della sua sanità mentale.

Ho vinto” disse soddisfatta la coscienza buona.

E’ inutile che fai quel tono da saccente, questo va anche a favore dei miei interessi”.

“Quanto è bella la vita” disse la voce menefreghista.

Quando Jenna si separò da lei, le sembrava che il temo fosse passato troppo in fretta. Aveva il cuore a mille, come se stesse per esplodere …

Jenna le diede un leggerissimo bacio sul naso, e le diede una piccola botta in fronte con la sua.

« La capocciata era proprio necessaria? ».

« Sì ».

« Mi sento già stressata ».

« Esagerata ».

Rebecca sorrise, abbassando lo sguardo sul suo mento. Gli passò le mani sulle guancie, come aveva fatto lui prima:

« Mi sento in colpa per averti fatto piangere ».

Jenna si irrigidì di colpo:

« Non ho pianto: mi è andato un moscerino nell’occhio ».

« In tutti e due? ».

« Sono allergico alla salsedine ».

« Va bene … ».

« Antipatica. Reb ».

« Jey ».

« Mi arrendo ».

Jenna si allontanò, prendendo Rebecca per mano, che ridacchiava, gli occhi brillanti quasi quanto i suoi.

 

 

Ed ecco qua: che cosa carina la fine eh? Era ora che quei due si svegliassero ¬_¬’’

 

~   * chiedo scusa per chi si chiama Eva L   ~

Adesso ecco l’elenco delle brave sante che hanno messo Moon Rainbow  tra i preferiti ^^

13ste
alexiell
alexis_92
alice brendon cullen
 
alicesil
 
Allen_Anne_Black
 
Bella4
 
bella95

 bellemorte86
 
BloodyKamelot
 
Edward_Son 2
 
egypta
 
erini83
 
Fantasy_Mary88
 
fatina_g
 
Femke
 
ffdipendente
 
Fiorellina94
flavia93
 
franci_cullen

 free09

 giunigiu95
 
Honey Evans
 
kira988
 
kirya
 
Lady blue

 ladyherm
 
liletta
 
lolitosa
 
masychan
metal_darkness
 
Miyakochan_89
MizzCamilla
 
mylifeabeautifullie
nerry
Noemi91
nox
Rita_Cullen
RockAngelz
rosewhite
rosi33
Sabry87
Shona
Singer
valemyni
yuko_chan
_corvo_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Epilogo: La Fine Di Tutte Le Cose ***


epilogo

 

Perfetto ;___; siamo arrivati alla fine (scoppia in lacrime).

Ho aggiornato subito, volevo togliermi il pensiero dell’Epilogo il prima possibile, dato che secondo me è la parte più difficile da scrivere, per uno scrittore. Sara per questo che la Meyer non ha messo l’Epilogo in Breaking Dawn?

Vabbè, passiamo alle cose serie U_U (si fa per dire, ovviamente XD):

per prima cosa, tenevo a ringraziare mia cugina Kekka per i suggerimenti di alcune scene, che compaiono anche nel “romanzo” che lei sta scrivendo (se verrà pubblicato, avviserò. Waiting for Problemi Di Alchimia!): la scena dei ragazzi nella macchina contro i napoletani strafatti, l’incontro tra Rafe e Max, la scena del pianoforte, i cognomi delle famiglie degli stregoni; la ringrazio anche per avermi consigliato di far scoprire in seguito che Bella era la Strega (secondo la prima versione si sarebbe scoperto subito, insieme a Edward), grazie Kekka, hai messo un sacco di questioni in più ^_^ inoltre mi ha suggerito un sacco di battute e frecciatine che non sto qui ad elencare (tipo Max che decide di mangiare i peperoni, anche se quella scena è basata su veri fatti u_u).

Ringrazio anche la mia cuginetta Ele, per aver sempre letto la storia e commentato ogni santo rigo, e che mi ha sostenuto quando l’ispirazione sembrava scemare, e per avermi ispirato la perfetta Gemma XD.

Grazie, mie adorate Vakke!! Vi amissimo!!!

E un ringraziamento anche a Vincenzo Feliciello, per aver dato un nome alla dinastia della Strega ^^

 

Ovviamente ringrazio tutti quelli che hanno commentato fino ad ora, a tutte coloro che hanno messo la storia tra i preferiti (quasi 50 persone!!!) non avrei mai pensato che la mia storia potesse piacere così tanto *rossa e gongolante*  vi ringrazio tanto ^///^:

 

13ste, alexiell, alexis_92, alice brendon cullen, alicesil, Allen_Anne_Black, Bella4, bella95, bellemorte86, BloodyKamelot, Edward_Son 2, egypta, elly1980, erini83, Fantasy_Mary88, fatina_g, Femke, ffdipendente, Fiorellina94, flavia93, franci_cullen, giunigiu95, Honey Evans, kira988, kirya, Lady blue, ladyherm, liletta, lolitosa, masychan, metal_darkness, Miyakochan_89, MizzCamilla, mylifeabeautifullie, nene_cullen, nerry, Noemi91, nox, Remember, Rita_Cullen, RockAngelz, rosewhite, rosi33, Sabry87, Shona, Singer, valemyni, yuko_chan, _corvo_

 

E ovviamente grazie ai lettori oscuri (vi riempio tutti di baci)

 

Un saluto tutto di parte a mylifebeautifullie, che mi ha sempre seguita (ti adoro!!! *_*)

e  rosewhite, “compagna di scrtti” XD. È finita qui, cara ç_______________ç

 bene, dopo una pagina intera sprecata per queste cose che alla maggior parte di voi non interessano, posso passare all’Epilogo (piagnisteo irrefrenabile) che tra l’altro, titolo migliore non ci potevo dare ¬_¬

Buona ultima lettura!

 

 

 

 

Moon Rainbow

 

~ Epilogo ~

La Fine Di Tutte Le Cose

 

Era una giornata stranamente fredda per essere inizio aprile, e il cielo era coperto da una coltre di nuvole grigio-bianche. C’era odore di pioggia nell’aria …

 

« No Jenna, no! Mi rifiuto! ».

« Ma dai Rafe, perché? ».

« No! ».

« Andiamo, perché no? ».

« Non farei guidare la mia Ferrari a nessuno, nessuno, figurati se lo faccio guidare a te! ».

« Ma ja! A Van l’hai fatta guidare eccome! ».

« E grazie tante, si è fregato il volante! ».

« Ti prego Rafe, solo un paio di metri! ».

« Tu stai proprio fuori! ».

Mentre Rafe e Jenna continuavano la loro illuminante discussione, Van e Jasper se ne stavano seduti a terra nel giardino anteriore Villa Cullen, fumando una sigaretta (facciamo finta che i vampiri possano fumare, ok?). Van aveva gli occhi luccicanti, e sventolava un pugno all’aria,  come se stesse facendo il tifo a qualcuno:

« Sono sicuro che ora che Obama è al comando, l’America inizierà un lungo cammino verso un periodo di oro massiccio. Perché io lo so, Obama ha le carte in regola per rendere l’America un posto migliore ».

Jasper fece un tiro e scrollò le spalle, l’aria di noncuranza: « Tanto lo ammazzano ».

A Van cadde la sigaretta dalle dita.

Rosalie e Gemma stavano chiacchierando sui colori, poggiate al muro di Villa Cullen, a braccetto. Rosalie sosteneva che l’oro fosse un bellissimo colore, mentre Gemma diceva che era molto meglio il nero.

Rebecca e Emmett stavano giocando a scopa, e per la prima volta nella sua vita era in netto vantaggio. Vinceva sul vampiro per 10 a 3.

Max canticchiava canzoncine con Alice che le faceva il coro. La canzone più gettonata sembrava essere “Ho tante noci di cocco splendide in fila per tre per tre per tre …”.

Esme e Carlisle si tenevano per mano appollaiati a terra, i visi vicini, e mormoravano smancerie. Ad un certo punto Esme si voltò:

« Jasper, smettila di fumare! ».

« Dai Esme, mica muoio » protestò lui: « e poi queste sigarette al cioccolato non sono tanto male … ».

Bella invece … beh, lei era del tutto sotto shock.

Fissava Edward con gli occhi sgranati, le braccia lasciate cadere ai lati del corpo, l’amarezza in gola:

« Ma che cosa diavolo ti hanno combinato? » chiese.

Edward fece una faccia che sembrava dire “Non ho potuto oppormi”: indossava un paio di jeans violetti che sembravano sul punto di cadere a terra, un paio di scarpe che sembravano ciabatte, a pois verdi e gialli, una maglietta nera aderente con la scritta “Fuck The System” e i capelli bronzei metà acconciati malamente alla emo e metà una sottospecie di piccola cresta.

Bella sbatté le palpebre. Il suo povero Edward …

« O Gesù … » mormorò Max, avvicinandosi al vampiro, fianco a Bella: « Mi sa che hanno un po’ esagerato ».

« Un po’? » sbottò Bella con una smorfia: « Lo hanno ucciso! ».

« Non ti preoccupare Bella, appena se ne vanno me li tolgo » assicurò lui, alzando le braccia pallide.

« Aspetta un po’ come sarebbe!? » domandò indignato Rafe: « Devi tenerli almeno un mese! ».

Max e Bella fecero una smorfia di disgusto. Edward sospirò:

« Rafe, come diamine faccio a tenerli per un mese? ».

« Almeno 15 giorni! ».

« Ma … ».

« Facciamo una settimana e non se ne parla più ».

« Io ti trovo particolarmente affascinante, fratellino » disse Alice, seduta accanto a Jasper, ancora intento a discutere di filosofia politica con Van.

Edward la fulminò con lo sguardo.

Rafe scosse la testa, le mani sui fianchi.

« Allora Rafe, me lo fai fare un metro solo? » chiese Jenna, approfittando del momento di accondiscendenza del fratello.

« Ma anche no! ».

Jenna:  ç_____ç

« I pantaloni sono sicuramente di Rafe » disse Max, con fare critico: « le scarpe pure, la maglia è di Van … sono i capelli che non mi spiego ».

« Jenna e Van hanno fatto a cazzotti perché volevano farmi una pettinatura diversa. Alla fine sono giunti alla conclusione che avrebbero risolto ogni cosa facendole entrambe » spiegò Edward, rassegnato.

« Ma non potevi prenderli a cazzotti tu? » chiese Bella, alzando gli occhi al cielo.

« Van mi ha bloccato con il suo potere ».

« Oh … ».

« E va bene, maledetto cazzetto rifatto! » urlò Rafe all’improvviso, Jenna appiccicato alla sua gamba: « Fatti il tuo fottutissimo metro con la Ferrari, ma sappi che se me la danneggi ulteriormente, ti pesterò fino alla fine dei tuoi giorni ».

« Evvai! » esclamò Jenna, dandosi un pugno sulla guancia.

« Ehi ragazzi ».

Rafe e Jenna gridarono, terrorizzati, indietreggiando di un passo:

« Ma non lo avevi chiuso nell’armadio di Alice? » chiese Rafe.

« Si vede che si è liberato » disse Jenna, nascondendosi dietro il fratello.

Ian li fissava con la pura stupidità stampata in viso, il capo inclinato di lato, i capelli appiattiti sulla faccia:

« Quand’è che partiamo? Mi potete riaccompagnare a casa? ».

« Ma certo che no! ».

« In quella casa sarai solo, adesso che Pico … » disse Rebecca, avvicinandosi con passo goffo ai tre: « Puoi stare con noi per un po’ ».

Jenna le saltò addosso, bloccandola a terra in una mossa da wrestler.

« Vuoi … vuoi ospitarmi per un po’? » chiese Ian, le lacrime agli occhi: « Come sei carina e tenera! ».

« Carina e tenera un cazzo » sibilò Rafe: « mi raccomando Jenna, pestala per bene ».

« Quindi, tra un po’ ve ne andate » disse Bella a Max, cupa.

« Già … ma ci possiamo comunque sentire, no? Ti do il mio contatto msn » disse Max, illuminandosi.

« Io non ce l’ho msn » disse Bella arrossendo.

« Che amarezza! » esclamò Max, allargando le braccia.

Rafe si avvicinò a Edward, gli diede una leggera gomitata, causandosi probabilmente qualche livido, poi frugò nelle tasche.

« Ce l’ho io Rafe » disse Max, cacciando una boccettina nera dalla tasca dei jeans.

« Bene ».

« Che cos’è? » chiese Bella, prendendo la boccetta in mano.

« Un regalino, per ringraziarvi dell’enorme aiuto che ci avete dato » disse Max.

« Siete più che altro voi che avere aiutato noi » disse Edward.

« Cosa c’è dentro? » domandò Bella, dandola a Edward.

« Un pensierino per voi due, che dovrebbe aiutare Edward a rilassarsi un po’. Non dite a Jasper che ve l’abbiamo data, o ci azzannerà » disse Max, con Rafe a fianco di Edward che annuiva con fare saccente:

« Direttamente dalle vene di Rebecca » continuò Max.

Edward scoppiò a ridere, o meglio, a tossire, e Bella sgranò gli occhi, per poi scuotere la testa con fare rassegnato.

« Dovrebbe bastarti per tre mesetti, tipo ».

« Weekend di fuoco eh? » ammiccò Rafe, dando una gomitata a Edward, che smise all’istante di ridere. Bella gli lanciò un’occhiataccia. Non che l’idea non le interessasse, però.

« Max » disse ad un certo punto Rebecca, l’occhio pesto, Jenna dietro di lei, che le passò le braccia intorno ai fianchi: « Anzi no … Bella, bisogna dire quella cosa a Alice ».

Bella sgranò gli occhi: se ne era totalmente dimenticata!

« Quale cosa? » chiesero Rafe, Max e Edward all’unisono.

« Tu come fai a saperlo? » chiese Bella, sorpresa.

« Ma dai, si sapeva che c’era una storia simile dietro. Quando poi è sbucata tutta la storia di Anjela e compagnia, il collegamento è stato facile » disse Rebecca, noncurante.

« Sai Rebecca, non ti facevo così … geniale » disse Rafe.

« Potrebbe darti del filo da torcere » disse Jenna.

« Ragazzi, andiamo » disse Gemma, raggiungendoli: « e comunque, Rebecca ci è arrivata anche grazie a me ».

« Devi sempre prenderti tutti i meriti ».

Un cigno volò nel cielo. Tutti alzarono lo sguardo, straniti: che ci faceva lì un cigno?

Ci fu uno strano luccichio multicolore, poi il cigno continuò a volare, e scomparve nel cielo.

« Vabbè » disse Bella: « il surriscaldamento globale fa andare in tilt gli animali ».

« Allora Rafe, me lo fai fare un metro? » chiese Jenna tutto contento.

Rafe roteò gli occhi, esasperato:

« Che palle, sì! ».

Jenna corse tutto allegro alla Ferrari, mentre Van, dopo aver abbracciato Jasper, si avviò verso la moto di Max.

« Mi raccomando, Van, trattala bene, e non sgarrare » si raccomandò Max, sudando freddo.

« Fidati » disse Van, sedendosi sulla sella. Max guardava la Ducati con un certo rammarico.

Si sentì uno scoppio: dal cofano della Ferrari di Rafe, usciva una voluta di fumo nero.

« MA CAZZO JENNA! NON HAI FATTO NEMMENO MEZZO METRO! ».

« Ops … ».

« Ci penso io, rompiscatole » disse Rosalie, avviandosi verso la macchina.

Approfittarono di quel momento per salutarsi.

Rafe e Jenna salutarono Edw … E, abbracciandolo con una certa esuberanza. Emmett corse da Rebecca e la fece svolazzare un’ultima volta, e stringendola forte.

« Mi mancherai Funghetto ».

« Anche tu Emm ».

Bella e Max si abbracciarono forte, dondolando da un piede all’altro, rischiando la caduta un paio di volte.

Gemma si attaccò alla schiena di Rosalie, che trafficava con la macchina:

« Ricorda Rose: nero for ever ».

« Il tuo gusto in fatto di colori lascia davvero a desiderare ».

« Tsè! ».

Poi salutarono Esme e Carlisle, che strinsero le ragazze con affetto. Esme carezzò le guance di Van, e gli sfilò la sigaretta da dietro l’orecchio.

« Glielo lascio fare solo perché mi sono già affezionato, Esme » disse.

La vampira ridacchiò, spezzando  in due la sigaretta al cioccolato.

Carlisle sorrise, scuotendo la testa.

Gemma, dopo essere inciampata in un sassolino, andò a sedersi dietro Van, che le mise il casco e le diede un leggero bacio sulle labbra.

« La macchina è a posto » disse Rosalie, allontanandosi per farli passare.

Esme finì di abbracciare Ian, per poi fargli raggiungere Rafe Jenna Max e Rebecca sulla Ferrari.

« Sarà un lungo viaggio » mormorò Max.

« Sai, Edward, temo che mi mancheranno da morire » disse Bella, abbracciata a Edward.

« Già. Jacob non voleva salutarle per paura di scoppiare a piangere ».

« CHE!? ».

Edward scoppiò a ridere, la boccetta del sangue di Rebecca stretto in mano, poi si avvicinò con Bella al finestrino.

« Ehi, ragazze » disse: « voi ovviamente sapevate qual era il mio potere da stregone … ».

« Ovviamente » disse Max.

« Che domanda » disse Rebecca.

« Chissà » disse Gemma: « magari, un giorno, quando ci rincontreremo, potemmo anche dirtelo … ».

 

FINE

 

 

 

 

 

 

E se decidessi di fare un sequel??

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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