Moon Rainbow di Bilu_emo (/viewuser.php?uid=41794)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Nuovi Arrivi ***
Capitolo 3: *** Mistero ***
Capitolo 4: *** Sangue, Musica E Ghiaccio ***
Capitolo 5: *** Conclusioni ***
Capitolo 6: *** Incontri ***
Capitolo 7: *** Piccolo Incidente ***
Capitolo 8: *** Illuminazione ***
Capitolo 9: *** Intuito, Evanescenza & Presenze ***
Capitolo 10: *** Le Pergamene ***
Capitolo 11: *** Separazioni ***
Capitolo 12: *** Memorie ***
Capitolo 13: *** Bum!! ***
Capitolo 14: *** Imbroglio ***
Capitolo 15: *** Verso La Fine ***
Capitolo 16: *** Ultima Verità ***
Capitolo 17: *** Congelamento ***
Capitolo 18: *** Arcobaleno Di Luna ***
Capitolo 19: *** Epilogo: La Fine Di Tutte Le Cose ***
Capitolo 1 *** Prefazione ***
Prefazione
Moon
Rainbow
Prefazione
Una figura in nero si muove
per i corridoi di una casa vittoriana. Sta correndo, sembra
spaventato…
Entra in una stanza
spalancando una porta, per poi richiudersela alle spalle con un tonfo appena
entrato.
“Stai calmo” lo ammonisce
un uomo sulla quarantina, profondi occhi color
dell’ametista.
“Mi chiedi l’impossibile”
dice la figura appena entrata: “Mi avete fatto chiamare all’improvviso,
dicendomi di venire in fretta: mi sono spaventato…”.
A giudicare dalla voce
sembra piuttosto giovane, non più di vent’anni.
La sala è grande,
rettangolare: la finestra enorme è chiusa e la luce del Sole è bloccata da delle
pesanti persiane in pietra. C’è un grosso tavolo tondo, al quale sono seduti
altri uomini dagli occhi brillanti.
La figura appena entrata
sospira, cercando di rilassarsi.
L’uomo sulla quarantina gli
fa cenno di avvicinarsi e di sedersi, e il ragazzo ubbidisce,
incerto.
Si toglie il cappotto e il
cappuccio, scoprendo i capelli biondo paglia che gli ricadono sulla fronte; ha
gli occhi di uno strano blu mischiato a tinte violacee. Ha la pelle chiara e
perfetta, le labbra ad arco. Non è molto alto, ma ha un bel fisico asciutto, sul
petto coperto da una camicia azzurrina brilla un pendente, una Tanzanite
incastonata nell’argento.
Si siede, e l’uomo gli
spiega la situazione. Quando tace, in segno che ha terminato, il ragazzo abbassa
il capo, passandosi le mani tra i capelli in un segno di
disperazione.
“Li aiuterai, vero? Dimmi
che gli darai una mano” lo supplica l’uomo, sporgendosi verso di
lui.
Il ragazzo alza lo sguardo
lievemente lucido verso di lui:
“Certo” dice, la voce gli
trema: “Come devo fare?”.
“Verranno da te” gli
risponde l’uomo.
“Tutti”.
“No, solo i tre, più il
ragazzo”.
“Il
Prescelto?”.
“Si”.
“E lei? La
ragazza?”.
“Non la vedranno,
all’inizio, ma poi se ne accorgeranno”.
“Bene” il ragazzo si alza,
prendendo il cappotto poggiato sulla sedia. Ha le guance bagnate di lacrime
salate: “Ora vado, in fondo, ho solo quattro anni, giusto?” cerca di
ironizzare.
L’uomo lo abbraccia,
imitato da tutti i presenti.
“Grazie di tutto,
Pico”.
Il ragazzo ride: “Non ho
ancora fatto niente”.
Lontano, dall’altra parte
del mondo, a distanza di quattro anni, Alice Cullen ascoltava musica House, gli
occhi chiusi di chi non può dormire.
<< ma quando la
smetterai con questa musica? >> la prese in giro il suo compagno Jasper
Hale, entrando nella stanza.
<< perché? Che cos’ha
che non va? >> chiese lei, fingendosi offesa.
Jasper
ridacchiò:
<< è un po’ troppo
rumorosa, tesoro >>.
<< a me piace
>>.
<< non hai proprio
senso della misura! >> rise.
<< giochiamo a carte?
>> chiese la piccola vampira, prendendo il compagno per
mano.
<< ma con te non c’è
gusto >>.
Alice lo guardò con occhi
dorati supplicanti.
Jasper si intenerì:
<< uff… e va bene >>.
<< evviva!
>>.
E fu allora che Alice le
vide, tutte e tre: cappotti neri e occhi brillanti.
Non sapeva che ruolo
avevano.
Non poteva minimamente
immaginare cosa li attendeva.
Mmm…. Che dire? Questa è la prima Long-Fic, nonché prima Fan Fic su
Twilight. Mentre leggevo una fic su Twilight, puff, questa follia mi balena in
testa. Come di mia abitudine, ho scritto questa… ehm… ‘sta roba qua a ora tarda,
spero non siate severi ^.^ please,
lasciate recensioni e ditemi che cosa ve ne pare, ve ne sarò
grata!
Ps-
sicuramente vi chiederete chi è la gente strana là sopra: è un bel mistero.
Leggete e scoprirete ^_^
Graxie!
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Capitolo 2 *** Nuovi Arrivi ***
1)
1)
Heading 2
Normal
Moon Rainbow
Capitolo
Uno_ Nuovi Arrivi
Quella mattina l’ispettore Charlie
Swan era stanco. La notte precedente aveva dormito poco a causa del mal di
testa. Come se non bastasse, quella mattina era piatta, priva di avvenimenti
particolari. Non che a Forks accadesse spesso qualcosa di entusiasmante, ma
quella mattina era particolarmente noiosa. Questo aumentava la sua voglia di
dormire.
Era nella sua auto, insieme al suo
collega e amico Fred Thompson, che guidava la vettura. Erano diretti alla
stazione di polizia, di ritorno da un giretto al self-service.
<< Tutto ok, Charlie? Ti trovo
stanco… >> disse Fred ad un certo punto, spezzando il
silenzio.
<< in effetti sono stanco, ieri è
stata una giornata lunga… >> rispose l’ispettore, svegliandosi da uno
stato di trance.
<< pesca?
>>.
<< esatto
>>.
<< preso qualcosa?
>>.
<< non molto, ma abbastanza
per una bella cenetta a base di frittura di pesce >> Charlie
sorrise.
Fred ricambiò il sorriso.
Un improvviso rombo ruppe il
silenzio apatico che c’era per la strada vuota: un’enorme Ducati M900S4 nera
sorpassò la vettura di Charlie a grande velocità.
L’ispettore scattò sul sedile:
<< è solo una mia impressione o sono in tre su una moto? >> chiese.
<< non sbagli affatto,
Charlie… >> rispose Fred, grave.
Charlie afferrò la radio e parlò;
la sua voce riecheggiò dai megafoni sul tettuccio della
macchina:
<< ehi, voi tre, siete
pregati di accostare >>.
Per tutta risposta, il guidatore
accelerò. Charlie rimase a bocca.
<< ora stanno anche superando
il limite di velocità! >> esclamò Fred, indignato.
<< già… accelera Fred, li
prendiamo >>.
<< bene… >> lo sguardo
di Fred si accese.
<< io intanto prendo la targa
>>.
Fred accelerò e riuscì a
raggiungere la moto. Erano paralleli.
Charlie abbassò il finestrino e si
affacciò: << ehi, fermatevi! >> gridò.
I due dietro al guidatore voltarono
il capo, del tutto nascosto dal casco; entrambi alzarono il braccio con il dito
medio verso l’alto, ed il guidatore accelerò ulteriormente. In poco tempo
la Ducati non
era altro che un puntino lungo l’orizzonte.
Charlie si rimise seduto,
scioccato. Fred rallentò progressivamente, fino a
fermarsi.
Silenzio.
Poi Charlie
esplose:
<< ma dico hai visto quelli?
Mi hanno mandato a quel paese! >>.
<< già… e ce li siamo fatti
scappare. Hai preso la targa? >>.
<< si, almeno quella ce
l’abbiamo >>.
<< già, almeno quella…
>>.
Non potevano sapere che era del
tutto inutile…
<< odio il lunedì mattina
>>.
Isabella Swan scese dalla Volvo
sbattendo la portiera.
<< fai piano >> la
ammonì Edward Cullen, chiudendo la portiera a sua volta.
<< scusa, sono un po’ nervosa
stamattina >> disse Bella, prendendo Edward per
mano.
<< brutto risveglio?
>>.
<< terrificante: la sveglia
mi ha letteralmente buttata giù dal letto >>.
Edward
ridacchiò.
Camminarono mano nella mano fino
alla scuola; erano in netto anticipo, e il cortile era quasi vuoto. Seduta su
una delle panchine, c’era Alice Cullen, i gomiti sulle ginocchia e il mento
appoggiato sui palmi della mano.
<< che ha Alice? >>
chiese Bella: era strano vedere Alice giù di morale…
Edward aggrottò le sopracciglia:
<< ha avuto una visione; non riesce a capirla , però. Sinceramente nemmeno
io >>.
Bella inarcò un sopracciglio:
<< una visione? >>.
<< già. Oggi arriveranno tre
ragazze nuove. Solo questo >>.
<< tutto qui?
>>.
<< tutto qui. In effetti non
è una visione molto utile >>.
<< ciao Bella >> la
salutò Alice, alzandosi dalla panchina. A passo umano si avvicinò a Bella e le
diede un bacio sulla guancia.
<< ciao Alice, tutto bene?
>>.
La ragazza fece una
smorfia.
Poco a poco il cortile iniziò a
popolarsi. Alla campanella mancavano circa quindici
minuti.
Un improvviso rombo fece voltare
tutti: ed ecco che apparve un’enorme Ducati M900S4; era nera, e sul fianco
spiccava una fiamma rossa e arancione.
Edward aggrottò le sopracciglia,
l’espressione tra l’ammirato e il perplesso.
Sulla moto c’erano tre persone, i
volti completamente celati da caschi neri. Due di loro scesero dalla moto,
mentre il guidatore rimase seduto.
Quasi contemporaneamente, i tre si tolsero il casco: erano tre ragazze,
tutte con la pelle molto chiara e gli occhi grandi. Quella seduta doveva essere
la più grande; non dimostrava più di diciotto anni, aveva i capelli ricci
castano ramati, che le ricadevano
sulle spalle e sulla schiena, la frangetta le copriva tutta la fronte ed era
disordinata, tanto che alcuni ciuffi tendevano ad alzarsi; aveva gli occhi
grandi e di uno strano colore tra l’ambra e il verde. Aveva un fisico esile ed
era alta. La seconda, appoggiata alla Ducati, aveva lunghi capelli liscissimi
biondo cenere, che nonostante la totale assenza di sole sprigionavano insoliti
riflessi biondo platino. Era la più bassa delle tre, con le labbra molto carnose
e gli occhi tondi di un intenso color del mare, incorniciati da occhiali rotondi
un po’ troppo grandi per il suo viso minuto. Non doveva avere più di diciassette
anni. La terza, ferma a qualche passo dalla moto con una strana espressione da
ebete, era la più giovane, massimo quindici anni, era anche la più magra. I
lineamenti del viso erano molto somiglianti a quelli della più grande,aveva
capelli neri mossi che le toccavano le spalle, scapigliatissimi, e così anche la
frangetta storta. I suoi occhi castani, di forma uguale a quelli della più
grande, erano messi in evidenza da un pesante strato di matita nera. Portavano
tutte e tre lunghi cappotti neri.
Quelle sono le ragazze nuove!
esclamò
mentalmente Alice, agitandosi entusiasta.
<< sono le ragazze della
visione di Alice >> sussurrò Edward all’orecchio di Bella, che le fissava
con lo sguardo perplesso.
La piccolina si strinse le spalle
con le braccia: << fa freddo qui! >> disse, la voce
squillante.
<< non urlare >> la
ammonì la bionda, il tono di chi non fa che ripetere sempre la stessa
cosa.
<< te l’avevo detto io di
metterti un’altra maglia, ma tu non ascolti manco morta >> disse la più
grande, scendendo dalla moto.
La piccolina la guardò con sguardo
confuso: << e certo che non ti ascolto se sono morta: mi trovo all’altro
mondo >>.
La grande la fissò stranita qualche
secondo; ignorandola, mise i tre caschi sotto il sellino. La bionda scosse la
testa rassegnata.
La piccola si strinse nelle spalle,
e si voltò ad osservare l’edificio scolastico: << quella è la scuola
>> disse.
<< ma no!? Non lo avevamo
capito! Brava! >> disse sarcastica la bionda, battendo le
mani.
La piccola fece una strana smorfia,
mentre la grande ridacchiò.
<< dai andiamo >>
disse, e le tre si avviarono verso la scuola, gli studenti che le fissavano
perplessi.
Ma fatti solo pochi passi, la
grande inciampò in qualcosa e cadde faccia a terra.
Edward trovò la scena comicamente
familiare, e non poté trattenere una risata.
<< che ridi? >> chiese
Bella, guardandolo.
<< niente, solo che mi sembra
di aver già visto questa scena >> rispose lui.
Bella gli lanciò un’occhiataccia,
poi sorrise.
Intanto, le altre due erano corse
ad aiutare la grande, che si rimise in piedi con l’espressione
corrucciata.
<< cominciamo bene >>
disse.
Il suono della campanella fece
sobbalzare tutti. Gli studenti iniziarono a entrare spintonandosi.
Le tre nuove passarono davanti ad
Edward e Bella, a passo svelto. La grande sfiorò Edward con il braccio, e fu in
quel momento che egli si rese conto di una cosa. Spalancò gli occhi, quasi
terrorizzato, e si immobilizzò del tutto. Bella lo notò:
<< tutto bene Edward?
>> chiese, agitata.
Il ragazzo, che sembrava, per
quanto potesse essere possibile, più pallido del normale, guardò Bella, ancora
stranito. Scosse la testa: << niente, ero soprapensiero >> disse.
Bella non ne era tanto sicura: la
voce di Edward era strana. E poi lo sentiva teso…
Dal canto suo, Edward era poco più
che scioccato. Poteva davvero essere possibile?
Una volta a mensa, Alice, Bella ed
Edward si sedettero al tavolo che occupavano di solito, insieme ad Angela, Ben e
Mike. Questi ultimi erano già seduti e stavano parlando animatamente. Si poteva
immaginare di cosa…
<< quella piccolina secondo
me è una mezza scema >> disse Mike, lo sguardo perplesso: << ha una
faccia da ebete… >>.
<< già… mi sembra si chiami
Roberta… >> concordò Ben.
<< Rebecca Rosanera >>
lo corresse Angela, mangiando il suo trancio di pizza.
<< Rosanera? >> chiese
Bella, sedendosi.
Angela annuì: << da quel che
ho capito vengono dall’Italia >>
<< infatti hanno un accento
davvero strano… la biondina ha detto che è…. Mmm… a si, Beneventano >> disse Mike con una
smorfia.
<< la bionda è Clelia…?
>> chiese Ben.
<< Gemma >> lo corresse
di nuovo Angela: << mentre la più grande è Max
>>.
<< Max? >> chiese
stupita Bella: << ma non è un nome da ragazza
>>.
<< forse in Italia è così
>> disse Alice.
<< Max, comunque, è davvero
molto carina… >> disse Mike.
<< carina? Scherzi? È un
pezzo di ragazza! >> disse Ben. Angela tossicchiò.
<< mah… io preferisco la
bionda >> disse Mike.
<< anche la scema non è male
>> disse Ben. Angela tossì più forte.
Alice, intanto fissava Edward, che
teneva lo sguardo perso nel vuoto. Si rivolse a Bella:
<< ma che ha Edward? >>
chiese sottovoce.
<< non ne ho idea >>
rispose Bella.
Il suo sguardo andò a un tavolo lì
vicino, dove sedevano le tre Rosanera, che a quanto pare erano
sorelle.
la piccola, Rebecca, e la grande,
Max, erano chine su uno strano oggetto nero al centro del tavolo, mentre la
bionda, Gemma, mangiava tranquillamente il suo panino.
Erano da sole. Strano che Jessica
non le avesse acchiappate, come aveva fatto tempo prima con
Bella.
<< NO! >> gridò Rebecca
ad un certo punto, sbattendo il pugno sul tavolo; Gemma trasalì, e le diede uno
sbuffo sulla testa. Max si mordeva il labbro inferiore.
<< che diavolo stanno
facendo? >> domandò Bella, più a se stessa che agli
altri.
Edward alzò infine lo sguardo,
tenendolo fisso sulle tre. Sembrava… frustato…
<< stanno ascoltando la
partita di football alla radio >> disse. Alice rise.
Edward affilò lo sguardo: <<
West Ham United contro il Manchester >> disse,
sorridendo.
<< questa è bella! Seguono il
campionato inglese! >> esclamò Ben, e scoppiò a ridere, seguito a ruota da
Mike.
Bella le fissava a bocca aperta.
Che tipi…
Ad un certo punto Max e Rebecca
scattarono in piedi urlando.
<<
EVVAIIIIII!!!!!!!!!!!!! 4-3!!! IL WEST HAM VINCE SEMPRE!!!
>> gridò Max in preda all’euforia.
Rebecca si mise in piedi sul
tavolo.
<< deficiente! Scendi!
>> ordinò Gemma, stizzita.
<< ma dai! Il West ha visto e
tu non reagisci? >> le chiese Max, salendo anche lei sul tavolo accanto a
Rebecca.
<< sono contenta, ma non mi
sembra il caso di mettersi sul tavolo… >>.
Le altre due la ignorarono; si
misero a braccetto e cominciarono a cantare l’inno del West Ham.
Gemma sbatté la testa sul tavolo:
<< che figura di merda >> mormorò.
L’intera mensa era sotto shock.
<< UNITED! >> gridarono
Max e Rebecca, battendo le mani sopra la testa: <>.
<< OK, fermatevi, stop,
smettetela, bast … >> disse Gemma; l’ultima parola doveva essere
dialetto…
Le due sorelle, ridendo come matte,
scesero dal tavolo e si risedettero. Sembravano due
isteriche.
Silenzio.
Poi la mensa intera scoppiò in una
risata fragorosa.
A parte Lauren, che fissava le tre
con ribrezzo.
Perfino Edward si era messo a
ridere: teneva la testa nascosta tra le braccia sul tavolo. Bella aveva le
lacrime agli occhi per il troppo ridere.
La campanella suonò, e gli studenti
si riavviarono verso le loro rispettive lezioni, chi ancora ridacchiava per la
scena appena vista.
<< quelle sono pazze. PAZZE
>> disse Edward, sorridendo.
<< concordo >> disse
Bella.
<< be, almeno hanno portato
un po’ di allegria. In questa scuola non succede mai niente >> disse
Alice. Poi svoltò l’angolo, diretta ad algebra. Edward e Bella erano diretti a
Letteratura.
<< vedo che ti sei rallegrato
>> disse Bella, osservando il sorriso ancora stampato sul viso di lui:
<< ma che avevi prima? >>.
Edward si rabbuiò: << beh… è
che è davvero strano… >> disse.
<< cosa? >> chiese
Bella, preoccupata.
<< beh… ecco… >> si
bloccò improvvisamente; prese Bella per le spalle e la spostò un poco verso di
se.
<< cosa…? >> chiese
lei, confusa. La figura che passò in quel momento a tutta velocità le fece
capire. Avrebbe potuto investirla…
Era Rebecca Rosanera, vestita del tutto di nero e
con una cravatta a strisce rosse e nere, correva inseguita da Max, vestita con
jeans viola e una felpa che sembrava una camicia.
<< vieni qua, stronzetta!
>> esclamò Max.
<< ma va vatten! >> le
rispose Rebecca, continuando a correre.
Le due sparirono dietro
l’angolo.
<< sono sempre più convinto
che quelle due abbiano qualche rotella fuori posto >> disse
Edward.
<< fiù, quando si incazza è
meglio scappare a gambe levate >> disse una voce alle loro
spalle.
Edward e Bella si voltarono: alle
loro spalle c’era Rebecca, la fronte lievemente imperlata di sudore e il fiato
corto, i capelli ancora più scapigliati del normale.
Edward boccheggiò: << ma…ma…
tu non eri appena… tu… >>.
Rebecca fece una smorfia: <<
eh? >> chiese.
<< Rebecca, non dovresti
essere a fisica? >> Gemma Rosanera era appena sbucata da dietro l’angolo,
e guardava la sorella con uno sguardo strano.
<< eccoti! >> esclamò
Max, uscendo dall’angolo dietro il quale era sparita
prima.
<< urgh >> Rebecca
cercò di scappare di nuovo, ma Gemma le afferrò il braccio.
Max si avvicinò velocemente, negli
occhi un raggelante scintillio omicida.
<< Max, non è il caso
>> disse Gemma. Max si bloccò.
Le tre si guardarono, poi
guardarono Bella ed Edward.
<< oh… >> fece
Max.
Disse qualcosa in italiano che
Bella non capì.
<< edia… >> mormorò
Rebecca, e spostò il suo sguardo su Bella, per spostarlo immediatamente.
Bella ed Edward si scambiarono
un’occhiata perplessa. Quando la ragazza riportò la sua attenzione sulle tre, si
ritrovò gli occhi incatenati da quelli di Gemma. Erano di una tonalità davvero
strana… c’erano un sacco di sfumature del blu, alcune erano talmente chiare da
sembrare argentate…
Improvvisamente fu percorsa da una
scarica elettrica, che le attraversò la spina dorsale fino alla testa, che
iniziò a dolerle. Ebbe una vertigine, ed ebbe freddo di colpo. Un freddo strano…
sentì l’equilibrio mancare…
Soltanto quando Gemma distolse i
suoi occhi di ghiaccio si sentì meglio. Si sentiva come se la vita fosse tornata
in lei…
Rebecca sussurrò qualcosa in
italiano, e le tre si voltarono senza dire una parola, sparendo dietro
l’angolo.
Una volta finite le lezioni, Edward
accompagnò Bella a casa; una volta scesa dalla Volvo, le diede appuntamento a
dopo in camera sua.
Quando la ragazza entrò in casa,
trovò un Charlie corrucciato e dall’aria irritata seduto a tavola, le braccia
conserte, chino a fissare ossessivamente un pezzetto di carta stropicciato
davanti a lui.
<< ciao papà. Tutto bene?
>>.
<< uh? Come? A, si, tutto
bene >> farfugliò Charlie, senza distogliere lo sguardo dal pezzetto di
carta.
Bella inarcò un sopracciglio. Si
avvicinò a Charlie e sbirciò oltre la sua spalla: sul foglietto giallastro c’era
un numero, sembrava il numero di una targa.
<< cos’è? >>
chiese.
<< il numero di una targa.
Oggi io e Fred abbiamo inseguito una moto. Ci voleva una bella multa >>
rispose Charlie. Alzò lo sguardo, irritato: << erano in tre sulla moto,
eccesso di velocità… e credo che il guidatore non fosse nemmeno autorizzato
>>.
Bella ebbe uno strano tremore, di
cui non seppe spiegare l’origine.
<< come mai? >> chiese.
E da quando in qua era così interessata alle faccende lavorative di suo padre?
<< sembrava molto giovane, e
la moto era una Ducati M900S4 >>.
Di nuovo il
tremore.
<< com’era la moto?
>>.
<< nera. Perché?
>>.
Già, perché? Aveva un
presentimento…
<< no, niente. Ora vado in
camera mia. Per domani ho molto da studiare >>.
Salì le scale fino in camera sua, e
una volta aperta la finestra si buttò sul letto.
Si sentiva strana. L’arrivo delle
Rosanera l’aveva un po’ scombussolata. Non sapeva spiegarsi perché, poi: erano
tre ragazze nuove, come lo era stata anche lei, d’altronde… e poi quello
sguardo…
Rabbrividì.
Anche Edward era strano. Cos’era
quello sguardo di terrore quando le tre gli erano passate accanto? Perché
proprio terrore? Aveva detto che era strano. Cosa era strano? Fu tra questi
pensieri che le vennero alla mente delle strane immagini… vide tre ombre
camminare vicine su uno sfondo argenteo, e le identificò come le tre Rosanera.
Poi vide altre tre sagome ferme su uno sfondo bianco, luminoso; sembravano tre
ragazzi, ed erano tutti particolarmente alti e magri. Vide i tre ragazzi e le
Rosanera camminare insieme, poi un grande esagono, ai cui vertici splendevano
sei gioielli: un rubino, un diamante, un’ametista, uno zaffiro, un’acquamarina e
un berillo; al centro c’era un onice …
Poi aprì gli occhi. D’improvviso,
come se qualcosa l’avesse scossa, chiamata, o come se fosse caduta giù dal
letto.
<< ben svegliata
>>.
Voltò la testa e vide Edward
accanto a sé, che le circondava le spalle con il braccio.
<< mi sono addormentata…
>> mormorò.
<< già. Che hai sognato? Non
facevi che nominare pietre preziose… >> disse Edward, sorridendo
divertito.
<< un sogno strano. C’era un
esagono fatto di pietre preziose… >>.
Edward
ridacchiò.
Bella si strinse sul suo
petto: << da quanto sei
arrivato? >>.
<< un’oretta
>>.
Bella scattò seduta: <<
un’ora? Ma quanto ho dormito? >>.
Edward si mise seduto accanto a
lei: << quando sono arrivato dormivi già da un po’…
>>.
Bella aggrottò la fronte. Le
sembrava di aver chiuso gli occhi solo un attimo…
Scosse la testa, come a voler
scacciare quel pensiero.
<< senti… ti decidi a dirmi
che avevi oggi? Eri davvero strano >> disse.
Edward abbassò il capo,
incupendosi. Sospirò.
<< non lo so Bella, è che
quelle tre non mi convincono >> disse.
<< che intendi?
>>.
<< beh, il fatto che Alice le
abbia viste mi insospettisce. Sono molto strane, non sono andate nemmeno ad una
lezione >>.
Bella sgranò gli occhi:<<
davvero? Che ne sai? >>
<< nessuno dei ragazzi
dell’ultimo anno ha mai visto Max, che dovrebbe appunto fare l’ultimo anno… la
stessa cosa per le altre due. E poi… >> esitò.
<< ….e poi….?
>>.
Alzò lo sguardo, tra il frustato e
il preoccupato:
<< non riesco a leggere i loro pensieri
>>.
Il mattino dopo Bella era inquieta.
E così Edward non poteva leggere i pensieri delle tre nuove arrivate…
Per ora il vampiro non voleva
parlarne con Carlisle; voleva prima cercare di capire cosa ci fosse in realtà
dietro le Rosanera.
Quando vide Angela, Bella le chiese
subito se avesse visto Max Rosanera a una delle sue lezioni. Lei rispose di no.
La stessa domanda la porse a Ben, a Mike, perfino a Jessica. Ma no, nessuno
l’aveva vista.
Quando finì la lezione di
trigonometria ( unica senza Edward ) prima di uscire andò a controllare sul
registro se ci fosse il nome di Max Rosanera. No, non c’era. Nemmeno delle altre
due.
A mensa le tre erano sedute al
solito tavolo. Solo allora, osservandole bene, Bella si accorse che mangiavano
tantissimo, come se stessero digiune da mesi: i loro piatti erano pieni di cibo.
<< tutto bene Bella? Ti trovo
pensierosa >> disse Mike ad un certo punto. Edward non era ancora
arrivato, e Mike ne approfittava per parlare con lei. In presenza del suo
ragazzo, non la guardava neanche...
<< ehm, si, sono un po’
assorta nei miei pensieri >> rispose, cortese. Mike le faceva pena…
Fu in quel momento che Edward si
andò a sedere accanto a lei, l’espressione tesa.
Quel giorno Alice non c’era, era
andata a caccia insieme a Jasper, Rosalie ed Emmett.
<< dov’eri? >> gli
chiese Bella sottovoce.
<< in segreteria, ho chiesto
delle Rosanera. La signorina Cope dice che… >> si interruppe quando si
accorse che di fronte a lui c’erano Rebecca e Max, sedute, e dietro di loro
Gemma, in piedi con le braccia incrociate sul petto.
Edward rimase a fissarle a bocca
aperta.
Rebecca spostò gli occhi su Max,
che fissava il vampiro: << parla >> le disse.
Max si voltò verso di lei: <<
no, parla tu >> sussurrò.
<< perché io?
>>.
<< perché tra tutte e tre
quella senza peli sulla lingua sei tu >> disse
Gemma.
Rebecca fece la sua solita smorfia
contrariata.
<< secondo voi non ho tutte
le rotelle a posto, eh? >> chiese.
Le sorelle scossero la
testa.
Rebecca sospirò rassegnata:
<< tu sei Edward Cullen, giusto? >>.
Edward sbatté le palpebre: <<
ehm… si, sono io >> rispose infine.
<< di conseguenza sei il bono
a cui va appresso mezza scuola >> mormorò Rebecca tra se. Gemma e Max le
diedero uno scappellotto dietro la testa, e i capelli nerissimi di lei le
caddero davanti al viso.
<< di questo non ce ne frega
una minchia, Reb, limitati all’utile >> la intimò spazientita
Gemma.
<< sorry… allora, tu sei
Edward Cullen, e… non abiti in città, vero? >>.
<< no
>>.
<< ma a voi come mai
interessa? >> domandò Bella, stizzita.
<< mi dispiace, mi devo
limitare all’utile >> disse Rebecca, guardandola desolata. Dietro di lei
Gemma scosse la testa.
Rebecca tornò ad Edward: << e
prima di venire qui a… Forks, dove vivevi? >>
<< io… ehm… >> non
sapeva se rispondere o no… << vivevo in Alaska
>>.
<< dove, di preciso?
>>.
<< in una città vicino
Juneau, a Denali >>.
<< città freddina… mmm… molta
neve… accidenti chi te lo ha fatto fare? >>.
<< REBECCA!! >> la
ammonì Max.
<< sisi! Scusa, non mi
mutilare. Dimentico sempre quel piccolo particolare. Mi chiedo comunque che
glielo abbia fatto fare. Mah! E quindi vivevi a Denali…
>>.
Silenzio.
<< quanti anni hai?
>>.
<< diciotto…
>>
<< non diciassette….? Mmm…
non mi trovo… >>.
<< va bene demente, andiamo!
>> disse Gemma, acchiappando il cappuccio della felpa nera di Rebecca e
trascinandola via.
<< scusate il disturbo…
>> disse Max, rossa in viso. Tornarono al loro tavolo, dove Gemma diede un
altro schiaffo sulla nuca a Rebecca.
Edward rimase a fissarle, agitato.
<< ma che diavolo volevano
quelle? >> chiese Mike.
<< non hanno il minimo
rispetto per la privacy >> disse Angela, guardandole
male.
<< certo che sono strane
forte eh? Hai visto la piccola che razza di vestiti ha addosso? >>
sghignazzò Ben.
<< il dark… io non la capisco
proprio certa gente >> disse Angela.
In effetti, notò Bella, quelle tre
erano alternative anche nel vestire: Max portava dei jeans verdi e delle strane
Converse a pallini, e la felpa grigia era sempre quella che sembrava una
camicia: invece della cerniera lampo aveva dei bottoni e al posto del cappuccio
un colletto. Gemma portava dei jeans a sigaretta chiarissimi, un cinturone a
borchie tenuto largo e una t-shirt sbrindellata piena di buchi sopra un golfino
azzurro. Rebecca invece aveva una felpa nera con un teschio sopra larghissima,
aveva le unghie laccate di nero e sopra al jeans nero strettissimo teneva una
gonna viola di stoffa, tenuta su con una cintura rossa e nera. Guardandola bene,
Bella si accorse che in realtà era una cravatta. E poi aveva degli anfibi
slacciati beige…
Ma ora la sua prima preoccupazione
non era lo strambo look delle Rosanera. Si voltò verso Edward: perché gli
avevano fatto tutte quelle domande? E poi, importante, perché, quando Edward
aveva detto di avere diciotto anni, Rebecca aveva detto che “non si
trovava”? perché aveva detto “non
diciassette”? E il piccolo particolare?
Edward alzò lo sguardo e incrociò
quello di Bella, e la ragazza capì che era confuso quanto
lei.
Durante il resto della giornata
scolastica, Max Rebecca e Gemma non si videro per i corridoi. Alla fine delle
lezioni, Edward accompagnò – come sempre – Bella a casa.
<< vuoi entrare? >>
chiese lei.
<< tanto entrerei comunque
dalla finestra >> disse Edward. Scese anche lui dalla Volvo ed entrambi
entrarono in casa.
Charlie era stravaccato sul divano
e stava guardndo una partita di basket.
<< ciao papà
>>.
<< ciao Bells >>
Charlie si alzò: << oh, ci sei anche tu Edward. Come va a casa? >>
chiese, sorpreso di vedere che c’era anche lui.
<< tutto bene, grazie
>>.
<< Ancora con quella targa,
papà? >> chiese Bella, guardando il biglietto ancora sul
tavolo.
<< non riesco a darmi pace:
non riusciamo a trovare i maledetti che avevano quella moto. È quasi come se non
esistesse! >>
Bella lesse
mentalmente:
BN918C4I
Dove aveva già letto quel
numero…?
<< o mamma >> farfugliò
ad un certo punto.
<< che c’è? >> chiese
Edward, che stava parlando con Charlie.
Bella afferrò il biglietto e prese
Edward per mano.
<< papà, sono in camera mia
>> disse e trascinò il ragazzo con sé.
Al primo gradino inciampò, e se non
fosse stato per Edward sarebbe finita faccia a terra. La prese in braccio e in
mezzo secondo avevano già percorso le scale. Entrarono in camera e lui adagiò
Bella sul letto.
<< tutto ok? >> chiese,
sedendosi accanto a lei.
<< guarda la targa, che ti
ricorda? >> disse Bella, agitata, mostrando il foglietto ad Edward. Lui lo
guardò…
<< sbaglio o è la targa della
moto di Max? >> domandò, sorpreso.
<< si. Tra l’altro la moto
che ha visto mio padre era una Ducati M900S4 >>.
<< come quella di Max…
scommetto che era anche nera >>.
<< esatto
>>.
Silenzio.
Poi la risata fragorosa di Edward
riecheggiò nella stanza, contagiando anche Bella.
<< stavano anche per beccarsi
una multa! >> disse lui scuotendo la testa.
<< già
>>.
Calò di nuovo il
silenzio.
<< Bella
>>.
<< uh?
>>
<< credo sia il caso di
parlarne a Carlisle >>.
<< va bene. Andiamo a casa
tua? >>.
Senza dire una parola di più,
Edward prese di nuovo bella in braccio e tornarono di sotto. Una volta terminata
la rampa di scale, adagiò Bella a terra e uscirono.
<< papà, io vado da Edward,
torno stasera >> disse lei, e senza aspettare la risposta di Charlie,
chiuse la porta e raggiunse Edward alla Volvo.
Durante il tragitto nessuno dei due
parlò, ma lui prese la mano di bella nella sua e la strinse. Era inquieto, anche
se non sapeva perché.
Quando arrivarono a Villa Cullen,
Edward sentì subito un odore strano, eppure molto familiare. Mise
la Volvo in
garage e insieme a Bella entrò in casa. Si sentivano delle voci provenire dal
salotto. Una era di Esme, che stava ridacchiando, mentre le
altre…
I due ragazzi entrarono nel
salotto: Esme era seduta sul divano, mentre a tavola, a sorseggiare the, c’erano
Max, Gemma e Rebecca Rosanera.
Bene! Il primo capitolo
è andato… che emozione!!!!!!
Chi
saranno queste tre tizie??? Vi dico che c’entrano molto con il sogno di Bella,
ma quello verrà fuori in futuro… nel prossimo capitolo sbucheranno molte cose
interessanti muhahahaha ( ok mi calmo ). I capitoli sono quasi tutti fatti, a
parte qualche piccola modifica che devo apportare.
Ringrazio cassandra
287 per la recensione: si, Alice è proprio il tipo che ascolta musica House
^_^ . la tua recensione mi ha fatto molto piacere, grazie, spero continuerai a
seguire J
kissoni.
Ringrazio anche chi si
limita a leggere soltanto, anche se una recensione mi farebbe piacere
J
Recensite, x farmi
sapere com’è… graxie!
ANTICIPAZIONI…
<< Da
sempre esistono tre specie, sulla terra: gli umani, i vampiri, e un’altra razza,
che inizialmente era chiamata Leggiadri. Poi vabbè, sono venuti fuori anche i
licantropi, come non si sa bene e manco me ne frega… comunque, i Leggiadri erano
una stirpe di essere umani dotati di poteri particolari…
>>
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Capitolo 3 *** Mistero ***
MISTERO
Moon
Rainbow
Capitolo
Due_ Mistero
<< Ho tante noci di
cocco splendide, tutte in file per tre, per tre, per tre, GRANDI! GROSSE! Anche più grandi di te!!
>>.
Un ragazzo dai capelli
biondi, seduto sul suo motorino, canticchiava facendo ciondolare la
testa.
<< ok, basta così
>> disse un secondo ragazzo, dai capelli castani, seduto a terra con la
schiena contro il muro di un
autogrill.
Il biondo gli lanciò
un’occhiataccia: << non ti piace la canzone? >>
chiese.
<< no, è che sei
stonato peggio di un antifurto >>.
<< grazie mille! Visto
che tu sei tanto bravo, perché non mi canti una canzone dei tuoi tanto amati
Metallica? O non puoi perché sei stonato? O non sei capace? Eh? Eh? Eh? >>
disse il biondino.
<< Dio, ma quanto cazzo
parli? >> si lamentò il bruno.
<< sei tu che non parli
mai >> ribatté il biondo.
<< ti prego Jenna, stai
zitto >> lo implorò il bruno.
Silenzio.
<< ma quando torna quel
cretino di tuo fratello? >> chiese il bruno a un certo
punto.
Jenna si strinse nelle
spalle: << ci starà provando con la cameriera
>>.
<< che puttaniere
>>.
<< ma dai Van, lascialo
stare. Perché, tu non ci provi con la prima che capita?
>>.
Van arrossì. Jenna sorrise
compiaciuto.
All’improvviso le porte
automatiche dell’autogrill si spalancarono e un ragazzo alto e magro come una
stecca uscì correndo, i capelli biondi fradici.
<< ragazzi montate in
sella! >> esclamò.
<< Rafe, che cazzo hai
combinato? >> domandò Van con voce disperata. Scattò in piedi e montò sul
suo motorino, un SH nero.
Jenna si mise meglio sul suo
Balì giallo canarino e mise in moto, pronto a partire. Rafe fece un balzò e
atterrò seduto su un altro SH grigio.
<< che hai combinato
stavolta? >> gli chiese calmo Jenna.
<< ho chiesto alla
cameriera se poteva darmi il suo numero, e quella si è incazzata come una pazza!
Mi ha lanciato addosso la Coca-Cola! >> esclamò Rafe.
Dall’autogrill uscì anche una
donna dalla pelle scura, furibonda, che urlava sventolando in aria la mano,
armata di bicchiere di Coca-Cola vuoto.
I tre ragazzi partirono a
tutta velocità, lasciandosi alle spalle la donna furiosa.
<< Salve! >>
esclamarono le tre Rosanera in coro, alzando in aria le braccia con le tazzine
in mano, in segno di saluto.
<< VOI che cosa ci fate
a casa MIA nel MIO salotto? >> chiese Edward, fissando le tre
scioccato.
<< CAZZO! >>
esclamò Rebecca, mentre la tazzina piena di the le cadeva dalle mani: tutto il
the si versò sulla sua faccia e sulla felpa, e la tazzina cadde a terra,
rompendosi.
<< o merda! Mi dispiace
Esme >> disse guardando Esme con gli occhi colmi di
dispiacere.
<< figurati cara
>> disse la donna.
<< no, non ti alzare,
faccio io >> disse Rebecca. Si alzò e si chinò per prendere i cocci a
terra, ma scivolò e cadde a terra, urtando il mento contro il
pavimento.
<< AHIO! >>
esclamò.
<< o mamma mia che
cretina! >> disse Max guardandola. Gemma la ignorò.
Esme era già da lei: <<
cara, ti sei fatta male? >>.
<< non si preoccupi
Esme, è di routine, non si è fatta niente >> disse Max sventolando la
mano.
Rebecca si alzò e mise i
cocci sul tavolino, poi si risedette. Esme era già sparita, e con lei i
cocci.
Le tre guardarono Edward e
Bella.
<< allora? Che ci fate
qui? >> chiese di nuovo lui.
<< aspetta, prima
devono venire i tuoi cosiddetti fratelli, poi potremo fare due chiacchiere
>> disse Max.
<< posso avere dei
biscotti? >> chiese Rebecca.
<< no >> rispose
Gemma seccamente.
<< mi dispiace, non ne
abbiamo >> si scusò Esme, ricomparsa sul divanetto.
Rebecca si sbatté la mano
sulla fronte: << dimenticavo, i vampiri non mangiano
>>.
Gemma roteò gli occhi
scocciata; Max mollò uno schiaffo dietro la nuca a
Rebecca.
Bella spalancò la bocca:
quelle tre sapevano dei vampiri? Sapevano che i Cullen erano
vampiri?
Ma chi accidenti
erano???
Carlisle Cullen comparve
improvvisamente nel salottino, la giacca ancora addosso, e si guardò intorno
confuso: << di chi è la moto in giardino? >>
chiese.
<< mia >> disse
Max, sorseggiando il suo the.
Carlisle sgranò gli occhi:
<< e voi tre, chi sareste? >>.
Gemma tossì e scambiò
un’occhiata con Max e Rebecca.
La grande guardò Carlisle:
<< io sono Max Rosanera, e loro sono le mie sorelle, Gemma e Rebecca
>>.
<< buonasera >>
salutò Rebecca allegra.
Carlisle era confuso, glielo
si leggeva in faccia.
<< sono le ragazze
nuove, Carlisle. Sono arrivate ieri >> spiegò
Edward.
<< ah. Strano che non
si sapesse del loro arrivo
>>.
<< siamo venute a cap e
‘mbrella, in effetti: Forks non era prevista >> disse
Max.
<< a… cap… come?
>> domandò Bella, sedendosi sul divanetto accanto a
Esme.
<< non lo avevamo
deciso: ci trovavamo di strada e abbiamo deciso di venire qui >> spiegò
Gemma.
<< e dove abitate?
>> chiese Carlisle, togliendosi la giacca.
<< non abitiamo
>> disse Rebecca, lo sguardo ebete verso il
soffitto.
<< stiamo in albergo a
Port Angeles >> disse Max.
<< ah…
>>.
Calò il silenzio. Carlisle
andò nel suo studio; mentre se ne andava Max gli raccomandò di tornare più
tardi.
Edward era spalle al muro, le
braccia incrociate sul petto. Impaziente.
Le tre giocavano a carte con
un mazzetto uscito dalla tasca di Gemma.
Finalmente, entrarono nel
salotto gli altri Cullen: Jasper, Alice, Rosalie ed Emmett. Alla vista delle Rosanera si bloccarono,
le facce confuse.
<< era ora! >>
disse Gemma.
<< che figata: guarda
te quanti vampiri… >> disse Rebecca.
<< già… mazza, sono
meglio dei modelli >> commentò Max, scrutando i loro volti uno per uno.
<< che visione soave
>> disse Gemma.
Bella scoppiò a ridere. La
prima a seguirla fu Rebecca, poi Max e Gemma, che si limitò a un sorriso
divertito. Anche Alice si unì alla risata.
<< ok, stop,
ricomponiamoci >> disse Gemma, alzando le mani : << allora, voi
adesso vi chiederete ci accidenti siamo >> continuò.
<< già, ci fareste
l’onore di illuminarci? >> disse Edward, sarcastico e
serio.
<< certo, certo…
dottore!!!! >> Max chiamò Carlisle, che era già lì.
<< allora, mettetevi
comodi, perché è una storia abbastanza lunga. Vabbè che non penso voi vampiri ne
abbiate bisogno… >> iniziò Max, ma fu interrotta da
Emmett:
<< la moto spettacolare
che sta lì fuori è vostra? >>.
<< si >> disse
Gemma.
<< posso guidarla?
>>.
Max scattò in
piedi:
<< La mia amata Ducati
non si tocca! Se osi metterle le mani addosso te le trancio! In un modo o
nell’altro te le trancio! >>.
Emmett, seduto sul divano con
Rosalie in braccio, si ritrasse lievemente con lo stupore negli occhi. Gli altri
spalancarono gli occhi.
<< Max, calmati
>> disse Gemma, toccando la mano della sorella.
<< già Maxy, calma e
sangue freddo >>.
<< ok, ok, sono calma
>> sospirò Max rimettendosi seduta.
<< è meglio non
toccargliela, io ci ho provato a guidarla, e mi ha letteralmente sgozzata
>> disse Rebecca.
<<
bene…
hem hem >> fece
Max.
<< si può sapere chi
accidenti siete o dobbiamo aspettare domain mattina? >> sbottò
Edward.
<< certo, sorry
>> Max sorrise maliziosa:<< vi piacciono le leggende del terrore?
>>.
<< Da sempre esistono
tre specie, sulla terra: gli umani, i vampiri, e un’altra razza, che
inizialmente era chiamata Leggiadri. Poi vabbè, sono venuti fuori anche i
licantropi, come non si sa bene e manco me ne frega… comunque, i Leggiadri erano
una stirpe di essere umani dotati di poteri particolari, tipo telepatia, e
queste cose così.
<< con il tempo, i
Leggiadri iniziarono a sviluppare poteri sempre più potenti, fino ad essere
capaci di cose soprannaturali. Ma, in compenso al loro potere, gli fu tolta la
robustezza e la forza fisica. Sono quindi creature esili, deboli. E anche prive
di senso dell’equilibrio…
<< i Leggiadri ebbero
subito una certa intesa con i vampiri, l’origine è però sconosciuta. Ma, come
già detto, i Leggiadri divennero mano a mano molto potenti, e per i vampiri, in
particolare per certi vampiri, questo
era un male.
<< così questi vampiri, scatenarono una guerra tra i
vampiri e i Leggiadri. I Leggiadri diedero loro molto filo da torcere, in quanto
i poteri di un Leggiadro possono contrastare un vampiro senza problemi. Ma i
vampiri sono vampiri: alla fine, questi vampiri, li conoscete meglio di
noi, riuscirono a ridurre il numero dei Leggiadri… da che erano milioni, ora
erano migliaia in tutto il mondo. La maggior parte di loro si concentra nelle
penisola dell’Italia >>.
<< VIVA L’ITALIA!
>> esclamò Rebecca.
Max e Gemma la fulminarono
con uno sguardo.
<< scusate >>
mormorò Rebecca, facendo la solita smorfia.
Max tossicchiò: <<
dicevo… a, si… la maggior parte dei Leggiadri si trova in Italia. Con il tempo,
a causa del cambiamento della lingua e della superstizione degli essere umani,
ai Leggiadri fu “affibbiato” un altro nome…
<< c’è una città in
particolare in Italia dove risiedono i Leggiadri:
Benevento.
<< In epoca romana si
era diffuso per un breve periodo a Benevento il culto di Iside,
dea egizia della luna; l'imperatore Domiziano
aveva anche fatto erigere un tempio in suo
onore. Questo culto aveva già insiti alcuni elementi
inquietanti, a cominciare dal fatto che Iside faceva parte di una sorta di Trimurti:
veniva identificata con Ecate,
dea degli inferi, e Diana,
dea della caccia. Inoltre queste divinità avevano rapporti con la magia
>>.
Ci fu una
pausa. Il silenzio era assoluto; tutti erano rapiti dal
racconto.
<< i
Leggiadri esistono ancora? E con quale nome sono conosciuti? E i vampiri di cui
parlate… chi sono? >> chiese Carlisle, sinceramente
interessato.
Max lo guardò
sorridendo:
<< il
collegamento magia - Benevento non ti dice nulla?
>>.
Carlisle e Max
si scambiarono uno sguardo intenso. Poi Max sospirò, chiudendo gli occhi.
Sorrise, riaprendoli, e sembravano emanare una strana luce. Anche Gemma e
Rebecca sorridevano.
Infine, Max
parlò:
<< sto
parlando delle streghe >>.
Carlisle
strabuzzò gli occhi: << non è possibile! >>
disse.
<<
davvero esistono le streghe? >> chiese Alice, la bocca
spalancata.
<< non ci
credo >> disse Edward scuotendo la testa:<< incredibile, esistono
anche le streghe ora? >>.
Le tre
ridacchiarono:
<< e voi
vampiri eravate davvero convinti di essere le uniche creature straordinarie su
questo mondo? Ha! Presuntuosi >> disse Max con
ironia.
<< si ma…
tutto questo cosa centra con voi? >> chiese Emmett, la fronte
aggrottata.
Rebecca sbuffò:
<< certo che sei ottuso te eh? >>.
Gemma rise:
<< e se te lo dice Rebecca Rosanera >>.
Anche Max
rise.
<< noi siamo streghe
>>.
<< o
cavolo >> disse Jasper, lo sguardo fisso su Rebecca.
<< eh già
>>.
<< che
forza >> mormorò Bella.
<< e… i
vampiri di cui parlavate prima? >> chiese Rosalie.
Gemma guardò
Carlisle: << sono i Volturi >>.
<< i
VOLTURI?????? >> esclamarono tutti in coro, gli occhi sgranati per la
sorpresa.
<< si, ma
noi quelli ce li pappiamo in un sol boccone >> disse Max con un gesto di
noncuranza e un sorrise arrogante: << con il tempo ci siamo rinforzati…
>>
Rebecca la
guardò: << ma scusa, come facciamo a mangiarci tre vampiri? Sono duri come
la roccia >> disse, seriamente perplessa.
Silenzio.
Max sospirò
rassegnata. Non valeva nemmeno la pena di ridere…
<< povera
Rebecca >> disse Gemma scuotendo la testa.
<< ma…
mmm… lasciamo perdere >> disse Rebecca con la sua smorfia di disappunto
sul viso.
<<
ceeerto… torniamo alla storia >> disse Max.
<< non è
ancora finita? >> chiese Alice.
<< ma
che? È appena all’inizio! >> ridacchiò:
<< la
stregoneria è una cosa che non si ottiene con il tempo. Non si acquisisce: ci si
nasce streghe. A Benevento esistono le più importanti e potenti famiglie di
stregoni mai esistite. Alcune però, sono scomparse… >> a quest’ultima
frase Max si bloccò per un attimo, mordendosi il labbro inferiore. Gemma strinse
i pugni e serrò le mascelle, lo sguardo fisso a terra. Rebecca guardò verso il
soffitto, gli occhi lievemente lucidi.
<< come
sarebbe a dire “sono scomparse”? >> chiese Bella.
<< dopo
ci arrivo… allora, dicevo… la stregoneria è un’arte innata, genetica. Ogni strega o
stregone è dotato di un potere suo, particolare, che lo distingue dagli altri.
Ci sono poi poteri che accumunano tutti gli stregoni, ossia la telepatia e la
capacità di teletrasporto – che vale solo se già conosci il luogo in cui vuoi
andare – e poi, vabbè, ognuno può formulare incantesimi.
<< il
potere, però, ha un piccolo inconveniente: corrompe. Se poi il potere che vuoi e
che puoi ottenere è potere assoluto,
allora sei corrotto assolutamente. Come ho già detto, ogni stregone o strega è
dotato di un suo potere particolare…
<< c’era
una famiglia, abbastanza potente, la famiglia Cam-Cavelli. Vi era un ragazzino
tra di loro, tale Luca, che aveva un potere davvero insolito: assorbiva il
potere di chi uccideva. Una volta cresciuto, uccise in segreto la sua famiglia,
e ciao ciao famiglia Cam-Cavelli. Ma dato che non era soddisfatto di ciò che
aveva già ottenuto, decise di assorbire anche il potere degli elementi delle
altre famiglie.
<< nostro
padre… Alberto Rosanera, capo dei Rosanera, aveva il potere di vedere il futuro
assoluto. Non come Alice, le cui visioni sono molto soggettive, no: lui vedeva
ciò che sarebbe successo. Vide le famiglie Rosanera, Ondadorata e Serpebianca
sterminate. E decise che si doveva fare qualcosa: si riunirono i capi delle tre
famiglie, e decisero di mandare i loro eredi alla ricerca
>>.
Pausa. Max
aveva gli occhi lucidi. Bella provò una pena infinita, immaginando che cosa era
successo.
<<
scusate, ora vado avanti… stavo dicendo… Cam-Cavelli era molto, troppo forte, e
loro non ce l’avrebbero fatta a sconfiggerlo. Questo è ciò che vide nostro padre
approfondendo la sua visione. E sapeva che pur mandando tutti gli eredi rimasti
al sicuro per poi mandarli contro di lui, non sarebbe finita bene. Non so come,
attraverso alcune ricerche che fecero scoprirono che c’erano uno stregone e una
strega, tra loro destinati, in un posto sperduto dell’America: solo grazie a
loro sarebbe stato possibile togliere Cam-Cavelli dalle
palle.
<< così,
mandarono i loro eredi in varie zone dell’America alla ricerca di questi due
tizi. Erano anche sicuri che prima o poi gli Ondadorata e i Serpebianca si
sarebbero ricongiunti con le Rosanera, perché erano destinati tra loro.
Quindi, prima o poi incontreremo ‘sti tre fessi, e forse tutti e sei
insieme riusciremo a trovare gli altri due >>.
Silenzio.
<< che ne
è stato dei capi delle tre famiglie? >> chiese Bella incerta, temendo già
la risposta.
Max tenne lo
sguardo basso, la voce rotta: << i Rosanera, i Serpebianca e gli
Ondadorata non esistono più: noi sei siamo gli ultimi rimasti
>>.
Silenzio.
Max alzò lo
sguardo, in cerca di quello delle sorelle: << che fina ha fatto Gemma?
>> chiese, rivolta a Rebecca. Lei fissava il soffitto, gli occhi asciutti.
Guardò Max negli occhi e alzò le sopracciglia. Max capì e
annuì.
Tra quelle due
ci doveva essere davvero una grande unione…
<< da
quanto tempo gironzolate per l’America? >> chiese
Emmett.
<< circa
quattro anni >> rispose Rebecca neutra.
<< wow,
sai che bello >> disse Emmett, ma una cuscinata di Rosalie lo
zittì.
<< ehm…
quando avete detto “destinati tra loro”… cosa intendevate? >> chiese
Bella.
Max fece per
parlare, ma Rebecca la bloccò: << posso dirlo io? Posso dirlo io? >>
chiese implorante.
Max la guardò
con una smorfia: << se ci tieni… >>.
<<
YUPPIIIII!!!! >>. Rebecca saltò dalla sedia, i pugni
all’aria.
<< ma
come possiamo essere parenti? Come? COME? >> chiese Max rivolta al
cielo.
Rebecca si
rimise seduta: << quando muore, una strega, ha una specie di
reincarnazione. Questa, per esempio, è la mia… mmm quarta o quinta vita
>>.
<<
davvero? Siete immortali, allora… >> disse Emmett.
<< se
hanno tante vite, Emmett, vuol dire che ad un certo punto muoiono >> gli
disse Rosalie, come se stesse parlando ad un bambino che non
capisce.
<< ah…
giusto >> disse Emmett.
<< certo,
certo... ma nonostante il particolare delle tante vite, una strega conserva
alcuni dei ricordi della vecchia vita, ed ogni tanto ha dei flashback. Il
compagno di una strega è sempre lo stesso, in ogni vita, e fin dalla tenera età…
diciamo che è come se lo conoscesse già, anche se non lo ha mai visto >>
spiegò Rebecca, gesticolando.
<<
davvero? >> chiese Alice, entusiasta.
<<
l’anima gemella in tutto e per tutto >> commentò Bella, guardando di
sottecchi Edward.
<< già.
Purtroppo è sempre la stessa >> disse Max cupa.
<<
perché, la tua “anima gemella” non ti piace? >> chiese
Rosalie.
<< se
caratterialmente non è cambiato… e sicuramente non è cambiato… o mamma cosa mi aspetta
>> fece un finto singhiozzo.
<<
quindi, in sintesi, voi state cercando altri due stregoni? >> chiese
Carlisle.
<< si, da
quel che disse mio padre, solo grazie a loro possiamo sconfiggere Cam Chevelli
>> rispose Max.
<< e…
come mai l’intervento di questi due ragazzi dovrebbe essere così
importante?>>.
<< non ne
ho idea. Forse hanno qualche potere particolare… >>.
<< non
sapete nulla di loro? >>.
<< no,
nemmeno il loro nome >>.
Intanto,
Rebecca fissava intensamente Edward, con le dita appoggiate al
mento.
Edward aggrottò
le sopracciglia: << perché mi fissi? >> chiese, a
disagio.
<< forse
è perché hai una bella faccia >> disse Gemma, di ritorno dal giardino.
Aveva gli occhi arrossati.
<< prima
di diventare un vampiro il tuo nome era Masen >> disse
Rebecca.
Edward aprì la
bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono. Alla fine riuscì a
dire:<< si, come lo sai? >>.
<< ti
posso leggere nel pensiero, no? Telepatia >>.
<< scusa
tanto Rebecca, ma questo che cosa centra? >> le chiese
Max.
<< è
inutile che cerchi di capirla Max, nemmeno lei riesce a capirci qualcosa nella
sua mente contorta >> disse Gemma.
<<
Cam-Cavelli sa di voi? >> chiese Jasper.
<< si, ma
non ci trova, ci cerca come un disperato, ma non ci trova >> disse Gemma:
<< ci proteggiamo con un incantesimo >>.
<< Max,
me le posso togliere? >> implorò all’improvviso Rebecca, indicandosi gli
occhi.
<< eh?
Ah, certo! Non ne posso più >> rispose contenta Max.
Si portò le
mani agli occhi e si tolse delle lenti a contatto verdi. Quando alzò di nuovo lo
sguardo, scoprì due profondissimi occhi viola.
Bella rimase a
bocca aperta. Si sentì un fischio di ammirazione provenire da
Emmett.
Quando Gemma si
tolse le lenti azzurre, mostrò due occhi agghiaccianti, talmente chiari da
essere argentati.
Quando Rebecca
fece per togliersi le sue lenti, per sbaglio un dito finì
nell’occhio.
<<
AHIIIA!!! >> gridò, coprendosi l’occhio lacrimante con la
mano.
<< non è
possibile arrivare a questo >> sbottò Gemma.
Max si alzò
dalla sedia, ma inciampò e finì addosso a Rebecca. Entrambe, portandosi appreso
al sedia, caddero all’indietro.
Il primo a
scoppiare a ridere fu Emmett, seguito poi da Edward, Jasper e Carlisle. Rosalie
scosse la testa, l’espressione quasi disgustata, mentre Alice si limitò a
sgranare gli occhi, un lieve sorriso sulle labbra. Esme
sorrise.
Bella non
poteva non compatirle: quante volte era capitato a lei?
<< razza
di deficiente! Potevi uccidermi! >> gridò Rebecca,
alzandosi.
<< e come
avrei fatto ad ucciderti, scusa? >> chiese Max, alzando la
sedia.
<< con il
tuo peso… >>.
<<
coooooooooooooooooosa? Mi staresti dicendo che sono pesante?????? E quindi grassa???????REBECCA
ROSANERA!!!!! >>.
<< ops
>> e così dicendo, le due iniziarono a rincorrersi.
<< io non
vi conosco >> disse Gemma distrutta.
Rebecca
correva, quando si ritrovò davanti il muro: lo oltrepassò, come se la parete non
ci fosse stata. Max fece lo stesso.
Reazione
generale: bocca aperta a O.
La testa di Max
risbucò dal muro: << non vi ha fatto troppa impressione, vero?
>>.
<< nooo,
per carità… >> disse Bella: ormai ne aveva passate tante, ma una cosa del
genere non l’aveva mai vista…
Max e Rebecca
tornarono nella stanza; Max teneva la sorella per il cappuccio della
felpa.
<<
scusate la scenata >>.
Rebecca riuscì
a togliersi le lenti nere, scoprendo due occhi rosso
amaranto.
<< wow
>> commentò Alice: << tutte le streghe hanno occhi così particolari?
>>.
<< si,
alcuni sono anche peggio >>.
<< ci
fate vedere di cosa siete capaci? >> chiese Emmett, gli occhi dorati
accesi di eccitazione.
<< siamo
potenti >> disse Gemma, seria.
Emmett sorrise
arrogante.
<< più di
un vampiro? >>.
Edward si alzò
in piedi: << Emmett, non fare pazzie >> disse, la voce trapelava di
preoccupazione.
Rosalie,
avvertendo il “pericolo”, si alzò dalle gambe del compagno e si andò a sedere
accanto a Alice.
<< certo,
potrei farti fuori, volendo >> disse Gemma con
noncuranza.
Emmett scoppiò
a ridere: << ma davvero? >>. Il vampiro si alzò e si avvicinò a
Gemma.
Max spostava lo
sguardo da lui alla sorella, timorosa.
<< già
davvero >> disse Gemma, avvicinandosi a sua volta ad
Emmett.
<< rissa!
Rissa! Rissa! >> li incitò Rebecca, battendo i pugni sul
tavolo.
Edward guardava
il fratello con ansia: non si sarebbe messo a fare a botte con una fragile
strega, vero? Purtroppo tra i suoi pensieri c’era proprio
questo…
<< e come
conteresti di farmi fuori? >> chiese Emmett, a mò di
sfida.
Gemma si guardò
le mani, tranquilla.
<< mmm…
penso che due dita mi basterebbero >> disse
disinvolta.
<< ha! Ma
non farmi ridere! >>.
<< dico
sul serio >>.
<< ah si?
E allora fammi vedere! Dai, dai! Ved…>>.
Emmett non ebbe
il tempo di terminare la frase: Gemma aveva premuto il dito indice e medio
contro il collo di Emmett… e questo era crollato a terra con un
gemito.
<<
Emmett! >> esclamò Rosalie, accorrendo da lui: aveva gli occhi aperti
fissi al soffitto: << caro, come stai? >>.
<< sta
benissimo, è solo un po’ intontito >> disse Gemma, le due dita ancora
unite a mezz’aria.
Gli sguardi di
tutti, dapprima puntati su Emmett steso sul pavimento, saettarono su Gemma:
<< ma come hai fatto? >> chiese scioccata
Bella.
Gemma si
strinse nelle spalle: << gli ho dato una semplice scossa elettrica
>> e dalle dita uscirono alcune scintille.
Jasper scoppiò
a ridere: << questa è bella! Il grande Emmett abbattuto con così poco!
>> e rise ancora.
<< dai
Jazz, un po’ di tatto >> disse Alice.
<<
allora? >> continuò Bella, improvvisamente più curiosa di sapere fin dove
potevano arrivare quelle tre: << ci fate vedere il vostro potere
>>.
Rebecca saltò
in piedi, eccitata, un sorriso enorme sul volto.
Gemma si
strinse nelle spalle.
Max sospirò,
poi sorrise: << se proprio ci tenete… >> si guardò intorno: <<
però a me serve un pianoforte >>.
Ed ecco
qua il secondo capitolo. Il prossimo sarà ancora più folle ( quindi se siete
facilmente impressionabili, non leggete ) nooo continuate a leggere! ). Da come
avete notato mi dedico molto alle tre pazze ( le Rosanera ), mi scuso se dedico
poco spazio a Edward e Bella, ma avranno anche loro i loro momenti, non vi
preoccupate ^_^
X
cassandra287: grazie
di aver recensito anche questa volta! Hai visto che gran soggettone le Rosanera?
Spero che qst capitolo incrementi la tua curiosità, mi fa piacere ricevere le
tue recensioni J ps
continua a recensire! Kissoni
Ringrazio
anche le due che hanno messo qst fic folle e priva di senso compiuto tra i
preferiti ( non sapete qnt mi fate contenta *_* )
kira988
mylifeabeautifullie
ringrazio
anche chi legge solamente: grassie!!!!
Recensite, però, tengo a sapere la vostra
opinione ^°^
Al
prossimo ( insensato ) capitolo!
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Capitolo 4 *** Sangue, Musica E Ghiaccio ***
cap 3
Moon
Rainbow
Capitolo
Tre_ Sangue, Musica & Ghiaccio
<< io vi
ammazzo! Vi ammazzo tutti e due! >>.
<< ma io che
centro? >>.
<< dai Van,
non ti incazzare così >>.
<< no Rafe, io
mi incazzo eccome! Per colpa della tua testa di cazzo abbiamo rischiato di farci
scoprire! >>.
<< ma dai, per
così per poco… >>.
<< tu non ti
mettere in mezzo, Jenna! E poi, come se non bastasse, non abbiamo il pranzo
>>.
<< sai Jenna,
temo che si preoccupi più del fatto che oggi salterà il pranzo che per altro
>>.
<< si,
concordo >>.
<< fosse solo
oggi, almeno! No! Io mi salto pranzo e cena da due giorni! Ho fame, CAZZO!
>>.
<< che dici
Rafe, gliela faccio una camomilla? >>.
<< e come
pensi di fare? >>.
<< beh, ci
sono delle margheritine in quell’aiuola >>.
…
Erano tutti intorno
al pianoforte di Edward, Max seduta sul seggiolino . Gemma e Rebecca erano in
piedi accanto a lei.
<< ehm… a che
ti servirebbe un pianoforte? >> chiese Edward in ansia.
Bella lo guardò,
comprensiva: quello era il suo pianoforte, non sopportava che qualcun altro lo
toccasse…
<< non ti
preoccupare, non te lo distruggo: non sono mia sorella Rebecca
>>.
Emmett e Jasper
ridacchiarono; Rebecca guardò confusa la sorella.
<< ah,
comunque Edward, si >> aggiunse Max.
Lui inarcò un
sopracciglio: << come? >> chiese.
<< non riesci
a leggerci nel pensiero perché siamo streghe >>.
<< non riesci
a leggere il loro pensieri? >> domandò Carlisle,
stupito.
Edward abbassò lo
sguardo: << beh… no, ma tu come lo sai? >>.
<< siamo
streghe, possiamo leggere la mente dei vampiri >> rispose Gemma.
<< ah
>>.
Di scatto Rebecca lo
fissò negli occhi, per distogliere lo sguardo subito.
<< allora,
comincia >> disse Gemma a Max, che guardava ammirata il
pianoforte.
<< da chi?
>> chiese Max, scambiando un’occhiata con la sorella. Poi entrambe
spostarono lo sguardo su Rebecca. Lei le fissò, ebete.
<< no, no, NO!
Lasciatemi in pace! >> disse, quasi disperata.
<< non
vogliamo farti niente, solo… posso fare la tua? >> chiese Max, facendo il
musetto dolce.
Rebecca la guardò
confusa: << cosa? >>.
<< o mamma
>> mormorò Gemma, roteando gli occhi.
Max indicò il
pianoforte.
<<
aaaaaaaaaaa! Ok, se ci tieni >> rispose Rebecca, e sospirò
sollevata.
<< bene
>>.
Max fece schioccare
le ossa delle dita, poi guardò Rebecca. E iniziò la
musica.
Era una musica
allegra, brilla, energica. Chiassosa
fu il primo aggettivo che venne in mente a Bella. Rebecca muoveva le braccia
a tempo. Era una musichetta veloce, faceva venire voglia di saltare. Bella si
sorprese a notare che stava tamburellando il piede sul pavimento,
sorridendo.
Con un’ultima nota
stonata, Max diede fine alla musica. ( 1 )
<< e allora?
>> chiese Emmett.
<< era per
riscaldarmi… >> disse Max, il tono fintamente offeso: << chi faccio?
>>.
Gemma e Rebecca
scambiarono un’occhiata.
<< Esme
>> dissero in coro, un sorriso enorme sulla faccia.
Max sorrise a sua
volta: << ok >>.
Esme, imbarazzata e
confusa, arretrò di un passo.
Max fissò Esme negli
occhi e iniziò una nuova melodia: questa volta era lenta, dolce, piena di
tenerezza. ( 2 )
Riscalda il cuore
pensò Bella: come Esme…
<< carina…
>> le sfuggì di bocca. Edward la guardò e sorrise.
<< di chi è?
>> chiese rivolto a Max.
<< è mia
>> rispose lei.
<< davvero?
Componi? >>.
Max arrossì:
<< non proprio: mi è venuta adesso >>.
<< cioè, te la
sei inventata in questo momento? >> domandò Bella, gli occhi
sgranati.
<< questo è il
mio potere “personale”: posso… diciamo… mmm… “leggere” le persone, e comporre la
loro musica. Non so se mi sono spiegata >>.
<< che forte
>> commentò Alice.
<< la prima
era la musica di Rebecca >> dedusse Jasper.
<< già
>>. Gemma ridacchiò.
<< Hehe… la
seconda la musica di Esme >> spiegò Max.
<< la
rispecchiava molto bene >> disse Carlisle, guardando la moglie con occhi
pieni d’affetto. Esme ricambiò lo sguardo.
<< ora chi
faccio? >> chiese Max.
<< fai Emmett
>> disse Rebecca.
<< ok
>>.
Proprio in quel
momento Emmett si rimise in piedi, gli occhi sembravano quelli di un ubriaco. Si
guardò intorno:
<< che è
successo? >> chiese, confuso.
<< niente:
Gemma ti ha messo al tappeto >> disse Edward,
ridendo.
<< con due sole dita >> disse Jasper,
ridendo anche lui.
Rosalie gli spiegò,
parlando lentamente, il potere di Max e che cosa ci facesse al pianoforte di
Edward.
<< fate la mia
musica? >> chiese lui, lo sguardo ancora un po’ da demente si accese, e un
sorriso a trentadue denti gli illuminò il volto: era contento di essere al
centro dell’attenzione!
Quando la musica
cominciò, provocò le risa di tutti. Perfino Max si mise a ridere mentre suonava:
DO-MI-SOL-MI-DO.
Max si fermò. Ma
tutti la fissavano con sguardi come a dire “continua”.
<< ehm… è
finita >> disse.
Silenzio.
Edward serrò le
labbra per trattenere le risate.
<< ma come?
tutto qui? >> domandò Emmett.
<< ehm… si
>> gli rispose Max.
<< molto
azzeccata, descrive davvero molto bene la complessità dell’animo di Emmett
>> disse Jasper, trattenendo anche lui le risate. Alice gli diede una
gomitata nelle costole.
Edward rideva
sguaiato. Bella lo guardava con un sorriso: povero Emmett.
Poi una melodia
tranquilla, piatta, quasi apatica si diffuse nella stanza: Max e Rosalie si
stavano guardando negli occhi. ( 3 )
Poi fu il turno di
Jasper: la sua era una musica triste, lenta, tormentata. A Bella fece venire in
mente una notte sulla spiaggia, a fissare il riflesso delle Luna sull’acqua,
pensando ai ricordi più tristi e dolorosi. ( 4 )
<< che bella
>> commentò Alice guardando Jasper con affetto.
<< sei triste
>> disse Rebecca, guardandolo con tenerezza.
Lui sorrise
amaro.
<< ora fai
quella di Bella? >> chiese Edward, stringendole la
mano.
<< certo
>> sorrise Max.
Appena la riconobbe,
Bella sentì le lacrime pizzicarle gli occhi. Non era possibile. Si portò una
mano sulla bocca, e sentì il braccio di Edward sui suoi fianchi. Il cuore le
batteva forte: era la sua ninnananna. Max la guardò con un sorriso amichevole,
che lei ricambiò volentieri.
<< che
romantico >> disse Rebecca, quando Max smise di suonare: << bene, a
‘sto punto suona pure quella di Edward, no? >>.
Max sospirò:
<< le mie povere dita… >>.
Però, nel momento in
cui provò a suonare, sgranò gli occhi; guardò Edward, frustata, poi la tastiera.
Sbuffò, e appoggiò il mento sulla mano, il gomito sulla tastiera. Si sentì un Do
stonato.
<< il
pianoforte… >> sussurrò Edward accanto a Bella, gli occhi pieni
d’angoscia, le labbra serrate: << così si rovina >> disse a voce più
alta.
<< ti muovi?
>> disse Gemma.
<< è
complicata >> disse Max. Dopo un po’, schioccò le dita e iniziò: una mano
alle note basse, una a quelle acute.
Era incredibile.
Bella si sentiva, se possibile, ancora più commossa di prima: Max stava suonando
due melodie contemporaneamente; una era cominciata un po’ prima, ed era
straziante, dura, sembrava emanare rabbia e frustrazione. ( 5
)
La seconda,
cominciata un po’ più tardi, era… la ninnananna. La sua ninnananna. La loro ninnananna. Pian piano, la musica
dura scomparve, lasciando posto solo alla ninnananna, che terminò con una nota
acuta.
<< uff, che
fatica! >> sospirò Max.
<< la rifai?
>> chiese dolcemente Rebecca.
<< vaffanculo
>> fu la risposta secca di Max.
<< ora fate la
mia!? Vi prego! >> chiese entusiasta Alice, battendo le
mani.
Max la guardò, uno
sguardo strano. Rebecca si morse il labbro, sapendo già cosa sarebbe
successo.
<< ehm… io…
>> provò a dire Max. poi rinunciò: << non sono capace di fare questa
melodia >>.
Alice si rattristò:
<< o… come mai? >>.
<< non… non
so… >>.
Ci fu una pausa di
silenzio.
<< e fai
Carlisle, no? È l’ultimo rimasto >> disse Gemma, per alleggerire la strana
tensione che si era creata.
<< giusto. Lui
è facile… senza offesa >> disse Max, sollevata.
<< non è
facile quanto Emmett, però! >> disse Edward, provocando le risate di sue e
di Jasper.
<< eddai…
povero Emmett >> disse Rebecca, una smorfia indecifrabile sul
viso.
Emmett la guardò, lo
sguardo intenerito: << o, qualcuno che mi difende
>>.
<< … non è
mica colpa sua se è stupido, no? >> continuò
Rebecca.
Edward e Jasper
risero ancora più forte.
Emmett chinò la
testa, abbattuto. Rosalie gli carezzò il capo.
Così, Max suonò
anche Carlisle. A dispetto di ciò che credevano, la sua era una musichetta
allegra, scherzosa, ed anche abbastanza movimentata. Quando la sentì, lo stesso
Carlisle si mise a ridere. ( 6
)
<< allora,
finalmente io ho finito >> disse Max, facendo di nuovo schioccare le ossa
delle dita.
<< e Gemma non
la fai? >> chiese Rebecca.
<< non ti
azzardare Max o ti faccio a pezzi >> la minacciò Gemma con un buffo tic
all’occhio.
Max
rabbrividì:<< e chi si azzarda >> disse.
<< a parte
“suonare le persone”, che cosa sei in grado di fare? >> chiese
Bella.
<< telecinesi
>> disse Max, orgogliosa: << manipolazione degli oggetti >>
una strana luce violetta brillò nei suoi occhi e un coltellino arrivò volando da
chissà dove, per atterrare tra le mani di Max. Rebecca lo guardò con il terrore
negli occhi.
<< e tu,
Gemma, che cosa sai fare? >> chiese Rosalie.
<< uccido con
il pensiero >> rispose secca e impassibile Gemma.
Rosalie spalancò gli
occhi.
Gemma guardò Emmett
dritto negli occhi: << no, non mi usare di nuovo come cavia! Ti prego!
>> la implorò.
Lei roteò gli occhi
scocciata, e passò a Jasper.
<< no, non gli
fare male >> disse Rebecca.
Gemma la ignorò.
Lei e Jasper si
guardarono negli occhi per un po’, sotto gli sguardi curiosi di tutti. Ad un
certo punto, sul viso angelico e tenebroso di lui, si formò una smorfia di
dolore. Stringendo gli occhi e serrando la mascella, Jasper si portò una mano
alla testa. Alice lo fissava impaurita a preoccupata.
<< smettila,
per favore >> disse a Gemma, con voce implorante.
Gemma distolse lo
sguardo dagli occhi di Jasper, e il suo viso si rilassò.
<< io posso
penetrare la mente delle persone, e posso manomettere o spezzare i nervi. In
poche parole: uccido col pensiero >> spiegò, fiera.
<< incredibile
>> commentò Esme.
<< il mio
potere è conosciuto con il nome di “Ghiaccio” >>.
Silenzio.
Rebecca fissava il
corridoio.
<< e il potere
di Rebecca qual è? >> chiese Jasper.
Max scattò in piedi,
eccitata, << ooooo, il suo è una vera figata! Guarda qua! >>
esclamò, tutta contenta.
Rebecca si voltò
verso di lei, confusa.
Max afferrò il
coltellino e prese il braccio di Rebecca; le sollevò la manica, scoprendo un
braccio liscio e pallido. Rebecca sgranò gli occhi,
terrorizzata:
<< no! Ti
prego Max! >> implorò.
<< dai, tanto
dura un attimo! >>.
<< buuuuuuu
>>.
Max tagliò il
braccio di Rebecca, un taglio lungo e profondo, e il sangue cominciò a
colare.
I Cullen sparirono
dai loro posti, per andare spalle al muro, il più lontano possibile dal sangue.
Solo Carlisle e Bella rimasero a loro posto. Solo che Bella stava per
svenire.
Solo allora, tutti
si resero conto di alcune cose: il sangue di Rebecca era molto più denso del
normale, e… ed era nero. Nero come la pece. Edward, restando al suo posto contro
il muro, annusò e fece una smorfia di disgusto: aveva un pessimo
odore.
E poi, sotto lo
sguardo stupefatto di tutti, la ferita di Rebecca si rimarginò e scomparve a
velocità impressionante, senza lasciare neanche una cicatrice. Si sarebbe detto
tranquillamente che il taglio non c’era mai stato, se non fosse stato per il
sangue che colava sul polso e cadeva a terra.
Jasper era
tranquillissimo. Per la prima volta il sangue non gli procurava nessuna crisi di
“follia”. Senza rendersene conto, iniziò a camminare molto, molto lentamente
verso Rebecca. Lei lo guardava, la sua faccia era un punto interrogativo. Mano a
mano che si faceva più vicino, Jasper alzò la mano, e quando fu abbastanza
vicino a Rebecca, protese il braccio verso quello di Rebecca, il dito indice che
si avvicinava al sangue sul braccio di lei. Tutti restavano a osservare la
scena, confusi, eppure quasi divertiti. Quando, infine, Rebecca realizzò, si
scostò di scatto, urlando:
<<
AAAAAAAAAAAAAA!!! STAMMI LONTANO! >>.
<< ti
prego,fammi sentire! >> chiese lui.
<< ma va a
farti fottere! Vai! Via! >>.
<< ti prego,
fammi toccare il sangue! >>.
<< VAFFANCULO!
>>.
Mentre i due
“discutevano” e gli altri ridevano, Carlisle si rivolse a Gemma, che non rideva,
ma guardava la scena con gli occhi sgranati: << è normale che il sangue
sia così… denso? E che sia nero? >>.
<< si: tutte
le streghe ce l’hanno così. Ha un cattivo odore ed è amaro, ma… è molto
nutriente >>.
Jasper distolse lo
sguardo da Rebecca:<< in che senso? >> chiese.
<< beh… è in
grado di soddisfare la sete di un vampiro per circa un anno
>>.
Di nuovo, Jasper
guardò Rebecca con gli occhi dorati luccicanti.
Lei esplose:
<< ma vaffanculo! >> urlò.
<< Hehe… molti
vampiri ne approfittano >> disse Max: << vampiri che vi conoscete
anche molto bene >>.
Carlisle fece una
smorfia: << i Volturi? >>.
<< nono… ma
Tanya e il suo clan a Denali si >>.
Reazione generale:
facce da “o santo Dio”.
<< sorpresi
eh? >> ridacchiò Gemma.
<< sono una
banda di bambocciose troie ipocrite bastarde… >>.
<< ok Reb,
basta così >>.
<< cavolo,
sono le 8 >> disse Gemma.
<< accidenti!
Dobbiamo andare >> disse Max, poi si rivolse agli altri:<< ci si
vede a scuola, eh? Ciao ciao
>>.
Nei giorni
successivi, tra le Rosanera e i
Cullen si era creata una complicità tenera: ognuno faceva il possibile per
salvaguardare il segreto dell’altro. Max, Gemma e Rebecca dissero che sarebbero
rimaste per qualche tempo a Forks, perché era un posto tranquillo e potevano
fare le loro ricerche senza essere disturbate.
Per i primi giorni
le tre ragazze continuarono a stare al loro tavolo isolato, ascoltando le
partite del campionato inglese ( anche se Gemma si asteneva, ignorando le
sorelle ), poi Bella le invitò a stare al tavolo con lei e gli altri; la cosa
non fu molto ben accettata da Mike Angela e Ben, che nonostante trovasse le tre
molto carine ( motivo per cui Angela aveva dei pregiudizi ) nutriva un certo
timore per il loro essere “strane”. Bella legò molto con le tre, in particolar
modo con Max: si trovava davvero bene con lei, la poteva considerare la sua
migliore amica. Max legò anche con Alice, con la quale spesso aveva delle
discussioni sul modo di vestire: Alice considerava un po’ troppo alternativo il
look di Max, mentre lei diceva che si vestiva in modo “grezzo”. Rebecca le fece
poi scoprire un gruppo gothic che non aveva mai sentito prima ma che le piacque
molto: i Theatre of Tragedy.
Proprio Rebecca
instaurò un forte legame con Edward, Jasper ed Emmett, con quest’ultimo in
particolare ( la considerava la sua sorellina minore ) che ogni tanto si
divertiva a prenderla in braccio e farla volare per aria come fosse una bambina.
Jasper, invece, le voleva un gran bene anche per il fatto che poteva starle
vicino senza rischiare di azzannarla. Edward, beh, al solo guardarla
rideva.
Gemma fece amicizia
niente poco di meno che non Rosalie. Le due stavano spesso insieme, e Rosalie, a
modo suo, ammise di volerle molto bene. La cosa, almeno per Bella, era davvero
strana. Doveva chiedere a Gemma come aveva fatto a conquistare l’amicizia ( e l’
“approvazione” ) di Rosalie. Bah!
Una cosa su cui
andavano molto d’accordo Bella, Max, Rebecca e Gemma era senza dubbio la
capacità di equilibrio: Max era addirittura riuscita a cadere stando seduta;
Gemma perdeva l’equilibrio anche stando ferma; Rebecca inciampava continuamente
nei suoi stessi piedi, rovinando a terra come fosse un tappeto.
Le tre, però, non
prendevo mai parte alle lezioni. Diceva Gemma che sfruttavano la scuola per i
computer. Rebecca per la mensa.
Per tre settimane
tutto procedette tranquillo, ma un giovedì sera, accadde qualcosa che avrebbe
distrutto totalmente la pace…
Era notte fonda, fuori pioveva.
Max aprì gli occhi di scatto, e scattò in piedi sul letto. Gemma, avvertendolo
anche lei, si rizzò a sedere sul letto, mentre Rebecca saltò giù dal suo,
facendo volare lo sguardo su ogni angolo della minuscola stanza d’albergo in cui
si trovavano.
Era vicino.
“lo avete sentito?” chiese
mentalmente Max.
“si, non è molto lontano” rispose
Gemma.
“cazzo!” esclamò
Rebecca.
“bene, sapete cosa dobbiamo fare
in questi casi”.
“c’è solo un piccolo problema,
Max: andove aiemmo?”.
“merda, mica lo
so!”.
“lo so io” s’intromise
Rebecca.
Le altre due la guardarono,
speranzose che per una volta dicesse una cosa sensata.
In quello stesso momento, un uomo
sui vent’anni camminava goffamente sul tetto dell’hotel.
Questa volta le aveva trovate: le
avrebbe portate al capo e lui le avrebbe finalmente fatte fuori. E poi mancavano
solo i due Ondadorata e il Serpebianca. E tutto sarebbe finito; o, almeno, ci
sperava.
Si affacciò e si chinò sul
balconcino della stanza dove dormivano le tre. Grazie a uno scudo protettivo, la
pioggia non lo bagnava.
Atterrò piano e silenzioso sul
balconcino. Prese una storta, ma trattenne il gemito di dolore. La portafinestra
era aperta, si scorgeva la testa della bionda nel suo letto: tutto troppo
facile.
Fece per entrate, ma quando varcò
la portafinestra e si ritrovò nella stanza, fu colto del tutto alla sprovvista:
fu colpito al petto da un raggio rossastro, e sbatté con la schiena contro il
muro.
<< merda! >>
esclamò.
Rebecca colpì lo scagnozzo di
Cam-Cavelli al petto.
<< evviva!
>> esclamò, euforica.
<< merda!
>> esclamò quello. Si alzò in
piedi, ma Rebecca lo bloccò con un’ incantesimo.
<< o cavolo! È
forte >> disse: il ragazzo riusciva a contrastarlo.
<< ce
l’abbiamo quasi fatta Reb, resisti >> disse Max.
Lei e Gemma stavano
sussurrando parole in latino, e si tenevano le mani: l’incantesimo del volare:
ottimo per teletrasporti “collettivi”.
Il ragazzo riuscì a
liberarsi dall’incantesimo di Rebecca e le scagliò addosso un incantesimo di
offesa. La ragazza volò contro il muro.
<< REB!
>> esclamò Gemma.
Un raggio si energia
si abbatté sul ragazzo, che si scansò, venendo colpito solo di striscio. Allora
Rebecca giunse le mani e sussurrò un incantesimo. Diede un pugno all’aria e uno
strano raggio trasparente colpì lo scagnozzo in pieno, preso alla
sprovvista.
<< vedo che
sei riuscita ad impararlo! >> esclamò Max, contenta.
<< muoviti
Reb! >> gridò Gemma.
Con uno scatto
Rebecca si alzò e andò dalle sorelle. Unì le mani alle loro, e
scomparvero.
<< è stata una
serata lunga >> disse Bella, abbracciata a Edward.
<< no, non
tanto >> disse lui.
Era l’anniversario
di matrimonio di Rosalie ed Emmett. Avevano invitato anche le Rosanera, ma loro
avevano detto di avere problemi con il fuso orario: per loro le sei era
mezzanotte.
Bella ed Edward si
stavano avviando verso la Volvo, per riaccompagnare lei a casa,
quando…
Gemma e Max
comparvero davanti ai loro occhi, al centro esatto del giardino.
Edward aprì la
bocca: quelle continuavano a sorprenderlo!
Max si guardò
intorno: << ma dove minchia è Rebecca?! >>.
Giusto in quel
momento, Rebecca atterrò urlando a terra. La faccia sprof0ndata nel
fango.
<< AHIA! Ma porca Eva! >> gridò, tenendosi
il naso sanguinante.
<< che demente
>> sbuffò Gemma.
<< che diavolo
è successo? >> chiese Bella in ansia. Le tre erano in
pigiama.
Uscirono anche
Emmett, Rosalie, Jasper e Alice.
<< funghetto,
che ti è successo? >> chiese Emmett a Rebecca, vedendola a
terra.
<< un bel
casino >> ripose lei, alzandosi.
<< puoi dirlo
forte >> disse Gemma, gli
occhi di ghiaccio emanavano fiamme.
Max si guardava
ancora intorno.
Intanto, tre
borsette nere caddero dal cielo.
<< ma… si può
sapere come mai piovono borse? >> chiese Rosalie, guardando le borse a
terra.
<< e persone?
>> domandò Edward, guardando Rebecca sporca di fango e del suo stesso
sangue nero.
<< sbaglio o
manca qualcosa? >> disse Max.
Ed ecco la sua
Ducati cadere dal cielo e schiantarsi al suolo.
<<
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA >> urlò, correndo verso la moto: <<
amore mio! >>.
Rebecca la fissava
ebete:<< si preoccupa più per la moto che per me
>>.
<< oddea! Il
mio gioiello! >> Max aveva le lacrime agli occhi. Emmett fissava la scena
con gli occhi tristi.
<< dai, te la
metto apposto io >> disse Rebecca.
<< NO! Tu la
faresti esplodere >> sbottò Max, allontanando Rebecca. Sul suo viso
apparve la smorfia di disapprovazione.
<< ci penso io
>> disse Gemma, scocciata. Si avvicinò alla Ducati, e tese le mani. Sotto gli occhi stupefatti dei Cullen,
la moto tornò a posto.
<< oh! Amore
mio amato! Ti amo tanto mia cara >> esclamò Max, abbracciando la
moto.
Rebecca fece una
smorfia di disgusto: << che amarezza >>.
<< adesso
potreste dirci che diavolo succede? >> implorò Bella, preoccupata.
Max la guardò, gli
occhi viola pieni di preoccupazione:
<< è successo
un bel casino. Siamo nella merda >>.
( 1 ) musica di Rebecca: Tarantella
in 3rd class
( 2 ) musica di Esme: A Mozart
Reincarnated
( 3 ) musica di Rosalie: Danny’s
Blues
( 4 ) musica di Jasper: Nocturne
witn no Moon
( 5 ) musica di Edward: Enduring
Movement
( 6 ) musica di Carlisle: Magic
Waltz
Accidenti…
questo capitolo mi è venuto davvero uno schifo… spero
Che
almeno a voi sia piaciuto, l’ho fatto un po’ appezzotato ( fa una smorfia di
disgusto verso le 10 pagine che ha scritto ).
Passiamo
ai ringraziamenti:
mylifeabeautifullie:
evviva! Un nuovo recensore! *_* ti ringrazio, ma esageri, non sono poi questo
granchè… vabbè, son contenta che ti piaccia ( xk quel
“bravisssssssssssssssssssssssssima” non era sarcastico, vero? O_o
)
cassandra287: eheh,
vedrai che incontro ( sorriso maligno )! Il fatto dell’anima gemella piace molto
anche a me, l’ho sognato una notte ( lo so, me pazza XP
)
black_angel: k
bellu! Addirittura 1 terzo recensore! Qst è trp per il mio cuoricino, mi verrà
un infarto x la gioia! Mi fa piacere che la storia ti piaccia, io ero convinta
che avrebbe fatto schifo ^ w ^ grazie!
Continuate
a recensire ( ank voi che leggete: vi sono infinitamente grata! ) kissoni a
ttt!!!!!!!
E anche
alle persone che lo hanno messo nei preferiti:
fatina_g
kira988
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
al
prossimo capitolo carico di follia!
Bilu_emo
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Capitolo 5 *** Conclusioni ***
Cap 4
Moon
Rainbow
Capitolo
Quattro_ Conclusioni
<< forse siamo
messi male >>.
<< tu dici?
>>.
<< si. Lo sento
arrivare
>>.
§§§§§§§
<< come sarebbe a
dire che vi ha trovate? >> esclamò Edward, sgranando gli
occhi.
<< sarebbe a dire
che Cam-Cavelli ci ha beccate >> grugnì Max.
Le tre Rosanera erano
sedute sul divano, Max teneva in grembo le gambe di Gemma, che si era stesa,
mentre Rebecca stava a terra con la schiena contro il bracciolo, avvolte in
delle coperte.
Rebecca
starnutì.
<< come avete
fatto ad arrivare qui? >> chiese Carlisle.
<< con un
incantesimo >> rispose Max.
<< l’Incantesimo
del Volare: serve per teletrasportare te e oggetti >> specificò
Gemma.
<< ma perché cazzo
fa così freddo qui?! >> si lamentò Rebecca.
<< si è svegliata
di soprassalto, è un po’ nervosa >> disse Max.
<< e adesso?
>> chiese Gemma.
<< beh,
all’albergo non possiamo tornare >> rispose Max,
pensierosa.
<< per fortuna!
C’erano gli scarafaggi nella doccia >>.
<< Reb, se non ti
stai zitta ti cionco! >> esclamò Gemma.
Rebecca fece una specie
di strano grugnito.
<< è un problema
se restiamo qua? >> chiese Max, rivolta ai Cullen.
<< no, non c’è
alcun problema: potete restare finché volete >> disse
Carlisle.
<< in fondo noi i
letti non li usiamo >> disse Alice, sorridendo.
<< non per
dormirci almeno >> disse Emmett. Rosalie gli diede un cuscino in
faccia.
Max
ridacchiò.
Silenzio.
Max si alzò in
piedi:
<< io mi sento un
po’ meglio >> disse: << voi come state?
>>.
Gemma si alzò a sua
volta: << abbastanza bene >>
<< una chiavica
>> disse Rebecca, alzandosi a fatica. Le tre si avviarono fuori dalla
casa.
Bella le guardò,
confusa: << dove andate? >>.
<< a finire i
conti >> rispose Max senza voltarsi: << quello è là fuori da
trent’anni! >>.
Rebecca la fissò
sconcertata: << davvero? Non sembrava così vecchio! È paziente però, eh?
>>.
Gemma le diede uno
scappellotto sulla testa.
Bella inarcò un
sopracciglio: di che cosa stavano parlando ora?
I Cullen furono fuori
prima di loro; Bella e le Rosanera li raggiunsero: fuori, in mezzo al giardino,
in piedi, c’era un ragazzo di circa vent’anni, i capelli ordinati di un colore
simile alla paglia bagnata, alto e magro, gli occhi leggermente a mandorla di un
inquietante giada elettrico.
<< o, vedo che
siete venute voi da me >> disse, la voce bassa e
roca.
<< contento? Ti
abbiamo risparmiato un po’ di strada >> disse Max.
<< certo, certo…
adesso, volte seguirmi senza fare storie, o avete intenzione di resistere?
>> chiese il ragazzo.
Max fece per parlare,
poi chiuse la bocca, pensierosa. Infine disse:
<< un attimo
>>.
Si voltò e così fecero
anche le sorelle:
<< voi non fate
niente >> disse Max.
<< pensiamo a
tutto noi >> disse Gemma.
<< siete pazze?
>> esclamò Jasper.
<< ce la facciamo
>> assicurò Max: << allora, che facciamo?
>>.
“io opterei per una
rissa di massa!”.
“TU devi solo stare
zitta, Rebecca” disse Gemma.
“mmm…”
“io potrei farlo fuori
subito, ma è un po’ troppo lontano” disse Gemma.
“dobbiamo farlo
avvicinare abbastanza”disse Max.
“perché non usi il tuo
potere, Max?” domandò Gemma.
“è molto resistente: non
so se ce la farei”.
“perché non usiamo il
metodo più semplice ed efficace di tutti???” si intromise
Rebecca.
“NO Reb, niente rissa
massiva!” la ammonì Max.
“io non intendevo
quello”.
“a… e
cioè?”.
“IMPROVVISAZIONE!”.
<< oddea no
>>.
Nel mentre, il ragazzo
dagli occhi di giada, l’inviato di Cam-Cavelli, le fissava, seduto a terra,
l’aria impaziente; i Cullen e Bella le guardavano confusi.
<< tu dici che
stanno parlando mentalmente? >> domandò Rosalie.
<< penso di si
>> disse Edward: << è troppo frustante… non poter leggere i loro
pensieri >>.
<< bene, fate fare
a me >> disse Rebecca ad un certo punto.
Gemma chinò il capo:
<< siamo spacciate >>.
<< Reby, non fare
stronzate di alcun tipo >> pregò Max.
Rebecca alzò il pollice:
<< fidati >>.
Le tre si rivoltarono
verso il ragazzo.
Max
sorrise:
<< siamo pronte a
resistere! >>.
<< era ora
>>sbuffò quello alzandosi in piedi. Fece un passo, ma inciampò nei suoi
stessi piedi e cadde a terra.
Tutti lo fissavamo
perplessi.
<< ho quasi voglia
di aiutarlo >> disse Max.
<< certo, come no
>> la apostrofò Gemma.
<< non fate
commenti! >> disse quello, una volta in piedi, rosso
dall’imbarazzo.
<< forza Reb
>> sussurrò Gemma.
Rebecca fece qualche
passo verso il ragazzo.
Per un po’ i due si
guardarono, senza muoversi.
Poi Rebecca schioccò le
dita, e il ragazzo scattò: lanciò un raggio azzurrognolo e Rebecca… si mise
seduta, le dita sotto il mento. Max eresse una barriera per proteggere lei e gli
altri.
<< cazzo Rebecca!
>>.
<< sto
riflettendo! >>.
Si stese per terra, le
mani in grembo.
<< questa è fuori
di testa >> commentò il ragazzo con una smorfia.
Fece un balzo e per un
po’ rimase fermo a mezz’aria. Iniziò a calare pronto su Rebecca, con una sfera
verdastra sul palmo della mano.
I Cullen trattenevano il
respiro.
Rebecca rimaneva
immobile, fissando un punto impreciso del cielo scuro di
nuvole.
<< respira, Bella
>> sussurrò Edward, poggiando una mano gelida sulla schiena della ragazza.
Se pur poco, si rilassò e inspirò forte.
Gemma stringeva forte la
mano di Max, ed entrambe fissavano atterrite la scena, senza il coraggio di
battere le palpebre.
Il ragazzo era sempre
più vicino. Rebecca aveva addirittura chiuso gli occhi.
Gemma iniziò a tremare:
<< perché cazzo non si muove, porca puttana! >>.
Ed infine, lo scagnozzo
atterrò nel punto esatto dove c’era Rebecca, la sfera
esplose…
… Rebecca ricomparve
alle spalle dello scagnozzo e con una sfera trasparente lo attaccò alla schiena.
Quello cadde a terra, gli occhi sgranati.
<< ma chi sono!?
>> urlò Rebecca, alzando un pugno al cielo: era incolume, non aveva
neanche un graffio.
Max approfittò subito e
fece un movimento fluido della mano. Il ragazzo si alzò a mezz’aria,
leggermente, intontito.
<< vai, Gemma
>> disse Max.
Gemma si chinò e fissò
il ragazzo negli occhi: << mi dispiace >> sussurrò, e nessuno riuscì
a sentirla. Pochi secondi dopo gli occhi giada elettrico del ragazzo si
spensero; un rivolo di sangue denso e nero gli colò dal naso. Max lasciò la
presa e lui cadde a terra, senza vita.
Per un po’ ci fu solo
silenzio. Poi Gemma alzò lo sguardo verso Rebecca, che fissava il vuoto con le
labbra arricciate. Alzò lo sguardo anche lei, e le due si fissarono negli occhi.
E quelli di Gemma sprizzarono scintille:
<< BRUTTA STRONZA
FIGLIA DI… VIENI QUI!!!!! >> urlò a squarciagola, e corse verso
Rebecca.
<< ops >>
mormorò lei, ma era troppo tardi per scappare: Gemma le saltò addosso ed
entrambe caddero a terra. Gemma si mise cavalcioni su Rebecca, privandole ogni
movimento.
<< che ho fatto?
>>chiese lei, disperata.
Gemma le mollò un
ceffone in faccia: << MI HAI FATTO VENIRE UN INFARTO! MA COME CAZZO TI
VIENE IN MENTE DI ASPETTARE LA MORTE COSI’??? EH? STRONZA!
>> e le diede un altro schiaffo.
<< Auch! >>
si lamentò la piccolina.
<< TROIA! >>
un altro schiaffo.
Rebecca aveva gli occhi
pieni di paura, puro terrore. Gemma sembrava assatanata.
Da chissà dove, prese un
ramo di legno.
<< e quello da
dove cazzo l’hai preso? >> chiese Rebecca,
terrificata.
<< CHIUDI IL
BECCO! >> urlò Gemma. Alzò il bastone e fece per colpire la
sorella.
<< Gemma! >>
urlò Max, arrivata goffamente in quel momento. Afferrò il polso di Gemma,
fermandola: << calma Gemma, calma e sangue freddo
>>.
<< AAAAAAAAAAAA
>> urlò Gemma.
Pian piano, Max la fece
alzare da Rebecca e la mise in piedi; Gemma respirava affannosamente, il ramo
ancora in mano.
<< ora, dammi
questo bastone, piano >>.
Rebecca si alzò in
piedi.
Gemma lasciò la presa e
il bastone cadde in mano a Max.
<< bene >>
disse quest’ultima: << ora… STRONZA DI UNA PUTTANA! >> urlò,
colpendo Rebecca alla
schiena.
<< MA CAZZO! CHE
HO FATTO! >> urlò lei, e si beccò un altro colpo. Cadde faccia a
terra.
I Cullen, intanto,
guardavano la scena pietosa.
<< dici che è il
caso di fermarle? >> domandò Rosalie.
<< forse è il
caso, prima che la uccidano >> commentò Bella.
Carlisle ed Esme erano
senza parole.
<< povera Rebecca
>> mormorò Jasper.
<< già, povero
Funghetto >> affermò Emmett, scuotendo la testa.
<< no, non
fermatele, è divertente >> disse Alice, ridendo.
Edward rise; gli altri
la fissarono sconvolti.
<< ANDIAMO! BASTA!
CALMATEVI! >> urlava Rebecca intanto, scappando da Gemma e Max, che la
rincorrevano.
Con il suo potere, Max
la bloccò.
<< vi prego, non
uccidetemi >> supplicò Rebecca.
Max e Gemma, davanti a
lei, la fissarono, furibonde, poi le loro espressioni ( da vecchie megere ) si
addolcirono e abbracciarono con foga la sorella:
<< non fare mai
più la cazzata dell’improvvisazione, ok? >> disse
Gemma.
<< infatti. Sei
una rompi-coglioni esemplare e sei pure stupida, ma noi… sotto sotto s0tto… ti
lovviamo >> disse Max.
<< oh… >>
disse Rebecca:<< anch’io vi lovvo >>.
Rimasero abbracciate
finché non iniziò a piovere.
<< ora,
cortesemente, ci spieghereste chi era quello? >> chiese Alice, poggiando
una coperta sulle spalle di Gemma.
<< era uno degli
inviati di Cam-Cavelli >> rispose Max: << ci ha trovate
>>.
<< e… questo è un
problema? >> domandò Emmett, seduto accanto a
Rebecca.
<< certo che lo è:
sono in pericolo >> disse Rosalie lentamente.
<< no… il mio
Funghetto >> disse Emmett e mise una mano in testa a Rebecca, che la
ciondolava a destra e a sinistra, lo sguardo perso nel
vuoto.
Rosalie sorrise: trovava
la scena molto tenera.
<< ora c’è un
problema, però >> disse Rebecca.
Tutti la
fissarono.
<< cioè, io ho un
problema. Un gran bel problema >>.
…
<< ehm… io…
>>.
…
<< io ho fame!
>>.
<< ma va a cagare!
>> gridarono Max e Gemma.
<< scusate…
>>.
<< per una volta
sono contento di non riuscire a leggere nel pensiero >> disse Edward:
<< non oso immaginare cosa ci sia in quella testa, e non ci tengo a
scoprirlo >>.
Bella
ridacchiò.
<< ed io sono sempre contenta di essere
off-limits per te, sai >> gli disse.
<< io non molto. È
la cosa più frustante che mi sia mai capitata >> disse lui, scuotendo la
testa.
<< secondo me è
più frustante stare nel letto con lei e non poter fare niente >> disse
Emmett.
Edward lo fulminò con
uno sguardo omicida. Rosalie gli tirò un cuscino,
accigliata.
<< bene >>
disse Rebecca, allontanandosi: << interessante
>>.
<< cosa? >>
chiese Bella.
<< eeee… sapessi
>>.
Bella inarcò un
sopracciglio.
<< forse un giorno
non lontano di un futuro abbastanza vicino te ne parlerà, ma temo che ora non ti
dirà niente >> disse Max: << quando abbiamo provato noi a
“estorcerle” quello che le passava per la testa, abbiamo ottenuto uno strano
“muha” >>.
<< si dice
MUHAHAHAHAAHAHA >> la corresse Rebecca facendo una risata satanica
tutt’altro che rassicurante.
Max sgranò gli occhi:
<< va bene… certo… continua a crederci >>.
<< comunque, dov’è
che dormiamo? >> chiese Rebecca.
<< io e Jasper
possiamo prestarvi la nostra stanza… >> disse Alice: << ma una di
voi resterebbe comunque a terra >>.
<< no, non ti
preoccupare, possiamo dormire in tre in un letto solo >> assicurò
Gemma.
<< benissimo!
Dov’è la stanza? Me ha sonno >> disse Rebecca.
<< ti porto io
Funghetto! >> disse Emmett, e prese Rebecca in braccio. In un attimo erano
in cima alle scale.
<< mi porti a
cavaluccio??? >> chiese lei.
<< si! >>
rispose lui. La posò a terra e poi se la mise sulla schiena. Rebecca rise, poi
sparirono dietro l’angolo.
<< che teneri
>> disse Esme.
<< solo un
deficiente può andare d’accordo con un deficiente >> disse
Max.
<< infatti tu e
Rebecca andate d’accordissimo, tra voi c’è una tale empatia >> disse
Gemma.
Max la guardò
male.
<< bene, andiamo a
letto >> disse, a denti stretti. Dietro di lei, Gemma rideva sotto i
baffi.
Emmett era già
ricomparso accanto a Rosalie.
<< ‘notte wajoni!
>> disse
Gemma.
<< notte cara
>> disse Max a Bella, poi si rivolse a tutti: << a domattina!
>>.
<< buonanotte
>> dissero tutti in coro.
<< mi sa non tanto
se Rebecca comincia a parlare di talpe >> si sentì
Gemma.
Ridacchio
generale.
<< andiamo, ti
accompagno a casa >> disse Edward, notando il viso tirato di
Bella.
La perse in braccio con
delicatezza e la portò con sé.
<< ragazze, vi
posso fare una domanda? >> chiese Rebecca da sotto le coperte, appena
Gemma e Max entrarono nella stanza di Jasper ed Alice.
<< no, non hai
tutte le rotelle a posto >> disse secca Gemma.
Max
ridacchiò.
<< no, non
intendevo questo >>.
<< aiuto >>
disse Gemma, mettendosi sotto le coperte.
<< ah… spara
>> disse Max, mettendosi su un fianco.
<< non ti fregare
tutta la coperta >> la ammonì Gemma, dall’altra parte del
letto.
<< fortuna che sto
al centro >> disse Rebecca: << comunque… secondo voi è possibile che
uno stregone rimanga tale anche da
vampiro? >>.
<< ma questo cosa
cavolo… >> stava dicendo Gemma, ma si bloccò, come folgorata da una
luce.
Max fissava le sorelle a
bocca aperta. Ma non ci poteva credere. Né al fatto che Rebecca era arrivata a
tale conclusione, né che potesse esser possibile, tale
conclusione.
Era impossibile.
Eppure…
Rendeva tutto
chiaro.
<< Emmett si è
davvero affezionato a Rebecca >> disse Bella, sdraiandosi sul
letto.
<< già, anche
Jasper… e poi Rosalie adora Gemma
>> disse Edward ridacchiando, sdraiandosi accanto a
lei.
<< già… chissà
come ha fatto. Devo farmi insegnare >>.
<< hehe… tu e Max
invece siete davvero molto unite >>.
<< si… le voglio
un gran bene. Mi fa morire dalle risate, soprattutto quando parla in dialetto…
anche se non lo capisco >>.
<< ecco perché
ogni tanto parli in Beneventano quando dormi >>.
Bella
rise.
<< Max è la
migliore amica che abbia mai avuto. Le voglio davvero troppo bene; chissà come
farò quando se ne andrà >>.
<< a me però fa
più ridere Rebecca. È una catastrofe vivente! >>.
Lei rise ancora più
forte.
<< quella è tutta
matta >>.
<< sembra scema,
ma non lo è: sotto la sua faccia da ebete c’è molto più di quanto credi
>>.
<< non sapevo
potessi leggere la sua mente! >> esclamò a bassa voce
Bella.
<< infatti non
posso, ma… per quanto ti possa sembrare strano, scrive poesie
>>.
Bella rimase senza
parole. Poi rise: << incredibile >>.
<< anche Max
scrive, ma lei sta scrivendo un autentico romanzo: ne ho letto un po’, ridevo
come uno scemo >>.
<< hehe… e la
poesia di Reb? >>.
<< è molto triste.
Penso che le manchi sua madre >>.
Poi le diede un bacio
sul naso.
Edward sorrise: <<
hai degli occhi bellissimi >> disse, baciandole le
palpebre.
Il cuore di Bella
sembrava impazzito: << non esagerare: sono solo occhi castani
>>.
<< invece no: sono
gli occhi più belli che abbia mai visto >>.
Bella arrossì; “ha
proprio intenzione di farmi venire un infarto, eh?”.
Le diede un delicato
bacio sulle labbra…
… interrotto dal
cellulare che squillò, annunciando l’arrivo di un
messaggio.
Bella si separò ( a
malincuore ) da Edward e fece per prendere il cellulare dal comodino, scoprendo
che non c’era: Edward glielo stava porgendo.
<< grazie >>
sussurrò e lo prese: il messaggio era di Max:
domani mattina vieni a
Villa Cullen. Dobbiamo
parlare di alcuni
sviluppi interessanti. Notte cara
tvtttb 1
kiss
<< è Max: vuole
che domani mattina venga da te. Ci sono “sviluppi interessanti”
>>.
<< ma c’è suola
>> disse Edward, mettendosi seduto a sua volta.
<< lo so. Ora
glielo dico >>.
Le scrisse il messaggio,
mentre Edward le carezzava il collo con la punta del naso.
La risposta fu
immediata:
in culo la scuola! Devi
venire, altrimenti ti veniamo
a prendere noi e
facciamo 1 pandemonio!!
CI VEDIAMO DOMANIMATTINA
Altro
kiss
<< mmm… mi sa che
non ne vuole sapere >> sospirò: << mi sa che domani salterò la
scuola. Me la fai tu la firma di mio padre sul libretto delle giustifiche?
>>.
Edward annuì,
abbracciandola.
<< ora mettiti a
dormire >> disse, e la fece stendere. La abbracciò, e canticchiò la sua
ninnananna. Aveva acquistato un valore ancora più grande: era non solo la sua
musica, ma anche la musica di Edward.
<< potevamo
evitare di svegliarci alle 6? >> chiese seccamente Rebecca il mattino
seguente: << tra un po’ crollo >>.
<< zitta Vakka,
non scocciare >> disse Gemma.
<< allora, quali
sono gli sviluppi interessanti? >> chiese Bella, sedendosi sul divano del
salotto, loro ritrovo comune ormai.
Edward era in piedi
accanto a Bella, poggiato con la schiena al muro. Nella sua identica posizione a
braccia sul petto c’era Jasper, all’altro lato della stanza. Alice e Rosalie
stavano sedute sulla poltrona, la prima sul bracciolo. Emmett, Esme e Carlisle
stavano in piedi e aspettavano risposte.
Max era seduta vicino a
Bella, e alla sua destra c’erano Gemma e Rebecca.
<< già, gli
sviluppi interessanti… >> disse Max, lanciando un’occhiata a Rebecca. Ma
quella dormiva.
<< o che palle!
>> esclamò: << Gemma, svegliala, grazie
>>.
Gemma sbuffò e scrollò
la sorella, ma quella non si svegliò.
<< oh no, ha già
oltrepassato la soglia del mondo dei sogni >> si lamentò
Max.
Gemma sorrise: <<
io ho un metodo molto efficace >> disse.
Tolse un anfibio beige e
rovinato a Rebecca, scoprendo il suo calzino bucato ( ridacchio generale ) e
glielo lanciò in testa.
<< Cazzo… >>
mormorò Rebecca: << no, Poppea era bella >>.
Max inarcò un
sopracciglio: << che? >>.
<< Poppea, la
canzone dei Theatre of Tragedy >>.
<< e tu quando
dormi pensi ai Theatre of Tragedy? >>.
<< e poi c’era
anche Senzafine dei Lacuna Coil… e tante dei Within Temptation… e anche
Angèlique dei Theatre of Tragedy… >>.
<< Rebecca, non ce
ne fotte una minchia! >> esclamò Max.
<< ma che razza di
musica ascolti? >> chiese Jasper.
<<
Gothic-Metal-Emo, con qualche tendenza Punk >>.
Gemma la schiaffeggiò
con l’anfibio.
<< sorry… che devo
dì? >>.
<< ieri… sviluppi
>> la aiutò Max.
<< aaaaaaaaaaaa
>> fiera, Rebecca si mise in piedi, ma inciampò nella gamba del divano.
Cadde in ginocchio.
<< auch
>>.
<< ve bene ho
capito, faccio io >> disse Max; si schiarì la voce: << c’era una
volta una grande famiglia, tra le più potenti e antiche del mondo. Si trovava in
America. Si credeva che dopo la
Prima Guerra Mondiale si fosse estinta, ma non
è così. C’è un altro elemento che fa parte di quella famiglia. Ed è proprio lo
stregone che cerchiamo.
<< questo vuol
dire che li avete trovati? I due stregoni che cercavate! >> esclamò
entusiasta Carlisle.
<< solamente lui,
riguardo alla strega è buio totale… >> disse Rebecca.
<< e chi è? Lo
conosciamo? >> domandò Alice.
Max fece uno strano
risolino: << uhuhuh lo conoscete meglio delle vostre tasche
>>.
Silenzio.
<< la famiglia che
credevamo estinta è stata uccisa da una malattia… era la famiglia Masen
>>.
Silenzio assoluto.
Edward fissava Max con
bocca e occhi spalancati, incapace di formulare anche un solo pensiero coerente.
Tutti fissavano lui altrettanto stupiti. Bella fissava le sue scarpe,
inespressiva.
<< co… come?
>> riuscì infine a dire Edward.
<< tua madre era
una strega, tuo padre era uno stregone. È probabile che non te ne ricordi
perché, come tu saprai meglio di me, la memoria umana dopo la trasformazione in
vampiro tende a svanire >>.
<< ma… non…
>>.
<< è per questo
che puoi leggere nel pensiero >> disse Gemma.
<< Elizabeth era
una strega…? >> domandò Carlisle, scioccato quanto il figlio
adottivo.
<< si. È per
questo che sapeva il tuo segreto, Carlisle. Sapeva anche che nella tua vecchia
vita eri un cacciatore di streghe. Quando ha scoperto la tua vera natura, ti ha
pregato di salvare Edward… ma tu l storia la conosci meglio di me, no? >>
Max si strinse nelle spalle e sorrise.
<< o mio Dio…
Oddio Oddio Oddio >>mormorò Edward, scivolando con la schiena sul muro
fino a stare seduto per terra.
<< che bello!
Abbiamo uno stregone in famiglia! >> esultò Emmett.
Tutti lo guardarono, chi
male chi perplesso.
<< quindi, grazie
a lui e all’altra tizia riuscirete a stecchire Cam-Cavelli
>> disse Alice.
<< ma perché? Che
hanno loro di speciale? >> chiese Emmett.
<< beh, in primo
luogo Edward è un vampiro, e poi… ha voi. Con il vostro aiuto possiamo
sconfiggerlo >> disse Gemma.
<< perché c’è una
cosina ina ina che non vi abbiamo detto… >> disse Rebecca: <<
Cam-Cavelli… è un vampiro >>.
Reazione generale:
mascelle a terra.
<< cazzo >>
commentò Alice.
<< puoi dirlo
forte >> disse Gemma, e tappò la bocca a Rebecca prima che potesse
urlare.
<< di conseguenza,
tra i suoi scagnozzi ci sono anche dei vampiri. Siamo proprio fottute >>
sospirò Max: << di conseguenza, a voi, a noi e a loro toccherà darci da
fare per farli fuori >>.
<< scusa una cosa…
loro chi? >> chiese Rosalie.
<< ma come “chi”?
I licantropi >> disse Rebecca.
<< NO! I
licantropi no! >> urlarono Jasper e Alice in coro.
<< è un po’ che
non vedo Seth Clearwater >> disse Edward.
<< ma questo vuol
dire… che combatteremo contro i licantropi!!! >>, Emmett era
entusiasta.
Silenzio.
……
<< tu combatti e
basta, Emmett, ok? >> disse Rosalie, andando da lui e posandogli una mano
sulla spalla grossa.
Rebecca fece una
smorfia: << che amarezza >>.
Solo allora si accorsero
che Alice fissava il vuoto.
<< che posto era?
>> chiese Max, stranamente nervosa.
Nella visione di Alice
c’erano loro tre, le Rosanera, di fronte a tre figure, circondati dalla
neve.
<< ehm… era vicino
Denali >> disse Alice: << chi erano quei tre? Erano carini
>>.
Rebecca fece una
smorfia. Gemma sbuffò. Max grugnì.
<< a questo punto,
andiamo >> disse.
<< dove? >>
chiese Carlisle.
<< vicino Denali:
è arrivato il momento di andare dai ragazzi >>.
<< quali ragazzi?
>>.
<< Ondadorata e
Serpebianca >> disse Gemma.
<< in pratica
>> aggiunse Max: << dai tre fessi >>.
<< stanno per
arrivare >>.
Vi ho
scioccato? Spero vivamente di si,
il mio intento era quello ^_^. Anche se mi sembra un po’ banale… ma vabbè, il
giudizio sta a voi e spero vivamente che vi sia piaciuto ^w^.
Il
prossimo capitolo è forse il mio preferito, nonché uno di quelli più
demenziali.
Piccola
anticipazione:
Vivevano nella villetta,
che si rivelò molto più piccola di quanto sembrasse: molte aree erano
inutilizzate, erano occupate solo la cucina ( che era un vero disastro, piatti
ovunque e sul soffitto c’erano i residui di una frittata ), il bagno ( pieno di
panni sporchi ) e le stanze da letto ( indescrivibili: una più disordinata
dell’altra ).
Bene,
ora passiamo ai ringraziamenti:
mylifeabeautifullie: che
bello, non era sarcastico! Evviva! Bene, cerco di ricompormi… spero che anche
questo capitolo ti piaccia, grazie x i complimenti J
°***°
Honey
Evans: una
nuova lettrice! Che bello!!!!! Già, le Rosanera sono dei portenti, se ti dicessi
che esistono davvero ci crederesti? XD davvero pensi k qst fic sia splendida?
Sto arrossendo *w*
grazie!
X
cassandra287: il
prossimo chap sarà quello che tanto aspettavi ^_^ spero recensirai.
Zau
E un
grazie infinito alle lettrici che hanno messo la storia tra i preferiti ( siete
sempre di più! Non me lo sarei mai aspettato °0° ):
Bella4 fatina_g Honey
Evans kira988 MizzCamilla mylifeabeautifullie
Vi lovvo
tanto!!!! Alla prossima!
Kissonissimi
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Capitolo 6 *** Incontri ***
cap5
Contente? L’ho
postato subito, sennò si perde il filo ( ride come un’idiota senza un motivo
preciso ). Bene, non dico altro, i ringraziamenti a fondo pagina
^_^
Moon
Rainbow
Capitolo
Cinque_ Incontri
<<
CHE
PALLE!!!
>>.
Questo fu
il commento di Gemma quando arrivarono a Douglas.
<<
che c’è che non va? >> domandò Rosalie, accanto a
lei.
<<
bianco… è bianco ovunque! >> sbottò Gemma.
<<
in cielo è grigio, non bianco >> disse Rebecca, fissando il cielo coperto
di spesse nubi.
Gemma le
diede un pugno sulla testa.
<<
in effetti… c’è un po’ troppa neve >> commentò Max.
<< e
menomale che siamo ad aprile >> sbuffò Gemma: << se eravamo a
dicembre che succedeva? >>.
<<
sai Gemma, oggi ti trovo un po’ nervosa >> ridacchiò Emmett, dalla
macchina.
<<
c’è un freddo boia >> lagnò Rebecca, stringendosi in un
abbraccio.
<<
io sto benissimo >> disse Jacob Black, dietro di
loro.
…
*flash-back*
<<
cosa succede? >> domandò Jacob Black appena entrò in casa Cullen. Era
trafelato, a petto nudo.
<<
calma Jacob, ora ti spiego >> disse Bella,andandogli incontro. Poco prima
lo aveva chiamato e gli aveva detto di venire a casa dei Cullen il prima
possibile.
<<
alla faccia dello spilungone >> disse Max appena lo vide in tutti i suoi
195 cm.
<<
COSA??? >> esclamò Jacob ad un certo punto: << mi staresti dicendo
che quelle tre sono streghe? Ma streghe vere?
>>.
<<
eh no, siamo artificiali >> disse Gemma
stizzita.
Rebecca
inarcò un sopracciglio: << davvero? >>.
<< e
tu sei un vero licantropo? >> chiese Max, acida.
Jacob le
guardò, contrariato: << ma le streghe non erano delle vecchie con i
baffetti a cavallo di manici di scope? >>.
<< e
i licantropi non si trasformavano solo con la Luna piena? >> chiese sarcastica
Max.
<<
questo mi sta già sul cazzo >> disse Rebecca.
Jacob
scattò accanto a lei: << ehi! Abbi rispetto! Sono più grande di te
io!
>>.
<<
ah davvero? >> chiese Rebecca.
<<
si, ho un anno più di te: ho sedici anni! >>.Rebecca si alzò sulle punte
per guardarlo bene negli occhi.
<< e
io dovrei averne all’incirca quattrocento! Quindi TACI!!!
>>.
Gemma
disse a Max: << sbaglio o ha usato del sarcasmo?
>>.
<<
incèdibile >>.
<<
ehm… Jacob… >> disse Bella, e gli spiegò delle varie vite, del compagno di
tutta la vita e dei due stregoni che cercavano… e sulla loro
identità.
<<
HAHAHAHAAH!! >>
rise Jacob di gusto: << mi stai prendendo in giro, Bells? Il succiasangue
sarebbe uno stragone? >> e rise ancora.
I Cullen
non c’erano: erano andati a caccia, dato che li aspettava un lungo
viaggio.
Bella
guardava Jacob seria; Gemma e Rebecca con sguardo di rimprovero; Max
con puro odio.
<<
stai… fai sul serio Bella? >> chiese Jacob,
allibito.
<<
si >>.
<< o
cazzo >>.
<<
già >>
<<
non è uno scherzo? >>.
<<
che palla che sei! >> sbottò Max.
<<
ehi! Non mi rompere tu! >> le urlò Jacob.
<< a
cuccia, cagnolino! >>.
<<
ma… >> Jacob si bloccò: << ma che razza di lentine hai?
>>.
<< e
tu che razza di parrucca hai in testa? >>.
<<
non è una parrucca >>.
<< e
le mie non sono lentine! >>.
**
<<
che amarezza ‘sto wajone >> sbuffò Rebecca.
<<
Bella, dici che tuo padre la prenderà a male? >> chiese
Max.
<<
beh… >>.
…
*
flash-back 2 *
<<
Bella, cara… potrei sapere che cosa ci fai in moto? >> chiese Charlie,
stranito di vedere sua figlia su una moto occupata da tre persone. Quattro più
lei.
<<
ehm… sono delle amiche papà, mi hanno dato un passaggio
>>.
<<
a… >>.
<<
ehm, papà, Alice mi ha invitato ad andare con lei e i Cullen a passare le
vacanze di primavera da alcuni loro parenti in Alaska. Posso andare? >>
chiese Bella, facendo il musetto dolce che le aveva insegnato
Max.
<<
beh… >> Charlie arrossì: << ehm… per me non c’è alcun problema…
quando dovreste partire? >>.
<<
domani. Stanotte la posso passare dalle mie amiche? Vengono anche loro
>>.
<<
domani? >>.
<<
si, domani mattina presto >>.
Silenzio…
<<
beh… ve bene… se ti farai sentire una volta arrivata >> raccomandò
Charlie.
<<
certo… vado a prepararmi >> disse Bella, ed entrò in
casa.
<<
veniamo anche noi >> disse Max, e le tre seguirono
Bella.
<<
strano che abbia ceduto così facilmente… >> mormorò la ragazza, mentre
salivano le scale.
<<
merito di Gemma… è entrata nella sua mente e l’ha un po’… condizionata >>
disse Max ridacchiando. Bella scosse la testa,
sorridendo.
Intanto,
fuori, Charlie osservava la
Ducati.
E fu
allora che ebbe una folgorazione:
Quella era
una Ducati.
Una Ducati
M900S4.
E la targa
era BN918C4I.
Era
nera.
E aveva tre
passeggeri.
…
…
…
Giusto in quel momento,
Bella e le ragazze scesero le scale e uscirono in
giardino.
<<
AAAAAAAAAAAAAAAAA >> gridò Charlie.
<< ops >>
disse Rebecca: << cazzo >>.
<< che c’è?
>>.
<< ha scoperto che
noi siamo quelle che stava per multare >> disse Gemma, spaventata
.
<< o merda
>> sbottò Bella.
<< ISABELLA SWAN!
QUESTE TRE RAGAZZE SONO DELLE VANDALE FUORILEGGE! >> urlò
Charlie.
<< via! >>
esclamò Max. tutte e quattro salirono sulla Ducati. Bella strinse a sé lo zaino
a tracolla, suo unico bagaglio con lo stretto
indispensabile.
<< ISABELLA!!!
>> gridò Charlie.
Max mise in moto e le
tre partirono verso casa Cullen.
**
<< comunque, io
non ho capito una cosa >> disse Quil Ateara, uscendo dal furgoncino su cui
stavano lui e gli altri licantropi.
<< che c’è Quil?
>> gli chiese Jacob con un sospiro.
<< cosa ci
facciamo esattamente qui? >>.
Silenzio.
<< questo è quasi
peggio di Emmett >> disse Gemma.
<< certo… io
invece mi chiedevo dove saranno i tre fessi >> domandò
Max.
Si trovavano a Douglas,
vicino Denali, poco lontano da una villetta; a pochi metri, c’era la spiaggia
ghiacciata. Erano arrivati là con due macchine ( la jeep di Emmett, sulla quale
stavano i vampiri e Bella, e il furgoncino di Embry, dove stavano i licantropi ) e
la Ducati, che
avevano ovviamente usato le tre Rosanera. Carlisle ed Esme erano rimasti a
Forks, così come Sam Uley.
<< nella mia
visione eravate davanti a questa casa >> disse Alice, indicando la casa
alle sue spalle.
<< mah! >>
esclamò Gemma.
Si sentirono
improvvisamente le risate sguaiate di Emmett e Rebecca: i due erano poco
lontano, e lei saltava da una pozzanghera all’altra, creando mille spruzzi,
mentre Emmett la guardava inciampare, per poi prenderla appena in tempo prima
che sprofondasse nella neve umida.
<< che amarezza
>> disse Max.
Edward rise, guardando i
due. Rosalie sembrava intenerita.
All’improvviso, i
vampiri si fecero attenti.
I licantropi, usciti
tutti dal furgoncini, acuirono lo sguardo.
Bella e le Rosanera si
guardarono intorno, spaesate; le tre sentivano una strana sensazione. Ed
improvvisamente, un ragazzo comparve da dietro la casa, correndo come un
dannato; era altissimo, magrissimo, come un manico di scopa, aveva i capelli
biondi scompigliati dalla corsa. Aveva un paio di jeans azzurri che avevano
tutta l’aria di stare per cadergli tanto gli andavano larghi, erano tenuti
stretti alle caviglie per mezzo di spille da balia. La felpa che indossava
sembrava una camicia, simile a quella di Max, solo che questa era a pallini. Ma
la cosa più strana che aveva erano le sue scarpe: sembravano delle ciabatte, a
pagliaccetto. Dimostrava al massimo diciotto anni.
Dietro di lui, a
rincorrerlo, c’era una altro ragazzo, anche lui sui diciotto: capelli castano
chiaro, acconciati alla emo, gli ricadevano su un occhio. Era vestito
interamente di nero, a parte le Converse rosse, i jeans neri larghi con un
cinturone a borchie, una catena
sulla coscia. Urlava insulti e
incitava il biondo a farsi prendere e picchiare.
Poi successe tutto molto
in fretta: il biondo correva verso Max, che era rimasta immobile a osservarlo
disgustata; quando lui si rese conto che stava per investirla, era troppo tardi:
i due si scontrarono, e caddero a terra; una scarpa di Max volò via, mettendo in
bella mostra il suo collo del piede perfetto infilato in un calzino a
quadrettoni rosa e verdi. Il biondo cadde sopra Max, e lei si aggrappò ai suoi
pantaloni, che scesero, mostrando gli slip verde fosforescente di lui. I loro
visi erano molto vicini. Troppo, per i gusti di Max.
Il bruno si era fermato
in tempo, rischiando comunque di cadere.
Max e il biondo si
fissarono negli occhi per un decimo di secondo, poi lui fece un sorriso furbo e
malizioso, e disse: << vedo cha andiamo subito al sodo eh?
>>.
<<
AAAAAAAAAAAAAAAA >> urlò Max, e gli diede una
ginocchiata.
<< PORCA….
>> esclamò sorpreso lui, e rotolò di lato, spostandosi da Max,
raggomitolandosi su se stesso.
Max si alzò all’istante
e andò a recuperare la scarpa, che Alice le porgeva.
Tutti, fissavano la
scena allibiti.
Nel mentre, Gemma e il
bruno si stavano scambiando uno sguardo intenso.
Da dietro la casa
comparve un’altra figura in corsa: era un altro ragazzo biondo, leggermente più
chiaro dell’altro, dimostrava non più di sedici anni; aveva la testa un po’
grossa, i capelli lasciati cadere sulla fronte, portava un maglioncino bianco a
righe blu e violette, e da sotto una camicia blu scuro a strisce fucsia e
azzurre. Anche lui aveva dei jeans troppo larghi blu scuro, ai piedi delle
Adidas nere rovinatissime. Era abbastanza alto e dal fisico asciutto.
Quando arrivò accanto
agli altri due, inciampò nell’altro biondo e cadde a terra, scontrandosi con
Rebecca che stava aiutando Max.
<< CAZZO >>
commentarono in coro, cadendo a terra: Rebecca faccia a terra, lui in
ginocchio.
<< o mamma
>> disse Jacob, osservando disgustato la scena.
Per il resto, silenzio
assoluto.
<< ma chi cavolo
siete voi? >> chiese Jasper dopo un po’.
Il biondo si alzò in
piedi e si tirò su i pantaloni ( =_= ).
Emmett era andato ad
aiutare Rebecca ad alzarsi, mentre l’altro biondo si era alzato da solo,
pulendosi le mani sui jeans.
Il biondo grande
sorrise: << io sono Rafe Ondadorata, lui è mio fratello Jenna Ondadorata e
lui è Van Serpebianca, nostro cugino >> disse, indicando prima l’altro
biondo e poi il bruno.
<< salve! >>
disse Jenna, alzando la mano sorridendo.
<< buongiorno
>> disse Van, spostando lo sguardo da quello di Gemma. Poi si rivolse a
Rafe, che guardava con sguardo furbo Max, che gli stava invece dedicando uno
sguardo di odio puro.
<< noi due abbiamo
un conto in sospeso >> disse Van.
Rafe spostò lo sguardo
su di lui, e sgranò gli occhi: << uh-oh >> disse, e con uno scatto
iniziò a correre.
Van iniziò subito a
rincorrerlo.
<< che palle! Vi
potete fermare! >> urlò loro Jenna, inseguendoli. Poi il suo sguardo si
animò: << Van! Colpisci alle caviglie! >>.
Van lanciò una piccola
scossa elettrica alle caviglie del cugino, che cadde a
terra.
<< Jenna! Sei un
maledetto traditore! >> urlò Rafe. Van si tuffò su di lui e gli altri non videro che neve. I due
erano sprofondati. Jenna si bloccò all’istante, ma appena si fermò, fu colpito
da una scossa elettrica sbucata dal buco lasciato da Rafe e Van. Jenna cadde
all’indietro.
All’improvviso, Rafe
uscì dal buco e corse a grandi falcate verso Jenna, steso nella
neve.
<< questa me la
paghi! >> urlò e si buttò su Jenna. Iniziarono a prendersi a
pugni.
Anche Van uscì dal buco.
Era paonazzo e fradicio; quando vide Jenna e Rafe picchiarsi nella neve, con una
nuova luce negli occhi, si diresse lentamente verso di loro: una volta vicino,
fece un balzo felino e si buttò sui due, dando inizio a una vera e propria
rissa.
Gli altri li fissavano,
straniti; Rebecca rideva come un’isterica.
<< questi stregoni
sono uno più imbecille dell’altro >> commentò Jacob, visibilmente
scioccato.
Solo quando le cose si
furono un po’ calmate, i Cullen poterono osservare i tre stregoni: avevano la
pelle chiara, come le Rosanera: Rafe aveva il sopracciglio spaccato, con qualche
rivolo di sangue nero che ancora colava e gli occhi sul grigio, dalle mille
sfumature. Van aveva un piercing al sopracciglio destro, le labbra insanguinate
per il morso che aveva dato al sopracciglio di Rafe e l’occhio sinistro pesto, i
suoi occhi erano di un azzurro agghiacciante, minaccioso, che ricordavano quelli
di Gemma. Jenna, un graffio sulla guancia, e il naso sanguinante, aveva gli occhi grandi e color blu
elettrico.
Vivevano nella villetta,
che si rivelò molto più piccola di quanto sembrasse: molte aree erano
inutilizzate, erano occupate solo la cucina ( che era un vero disastro, piatti
ovunque e sul soffitto c’erano i residui di una frittata ), il bagno ( pieno di
panni sporchi ) e le stanze da letto ( indescrivibili: una più disordinata
dell’altra ). Davanti alla casa c’erano i loro mezzi: un Balì giallo canarino e
due SH, uno grigio e l’altro nero.
<< quindi, voi
siete dei vampiri? >> chiese Jenna, indicando un dito contro Leah
Clearwater. Questa lo guardò male: << io non sono una succhiasangue!
>>.
<< ah… e chi sono
i vampiri? >> chiese Rafe.
<< o mamma, che
rincoglioniti che siete! >> esclamò Van: << quelli pallidi
>>.
<< aaaaaaaaa
>> fece Jenna.
<< le ragazze bone
sono vampire, eh? >> chiese Rafe, inclinando un
sopracciglio.
<< tutte occupate,
mi dispiace >> disse acida Max, entrando nella cucina, abbastanza
spaziosa.
Rafe le sorrise
malizioso: << sei già gelosa? >>.
Max fece una smorfia:
<< dea! No! >> esclamò, disgustata.
<< si invece… dì
la verità, già mi ami alla follia, eh? >>.
<< ma fammi il
piacere! >>.
<< eh si, sei
tutta rossa >>.
<< perché mi sto
incazzando >>.
<< na na, sei
follemente innamorata di me… >>.
Max, color porpora in
faccia, gli mollò un calcio in mezzo alle gambe.
<< au… >>
commentò Jacob, soffrendo per lui. Edward dovette trattenere le
risate.
Dal canto suo, Max
godeva nel vederlo rannicchiato su se stesso.
<< cazzo >>
mormorò Rafe: << a, menomale che dai i calci una merda
>>.
Una vena pulsò sulla
fronte di Max: << come sarebbe a dire che do i calci una merda!?
>>.
<< che non sai
calciare >>.
<< non è vero!
>>.
Rafe si alzò in piedi:
<< ti faccio vedere io come si calcia! >> esclamò lui, entusiasta, e
diede un calcio al cuddu di Max.
<< AHIA! >>
gridò questa, cadendo a terra.
Rafe e i gli altri due
ridacchiarono: << questo è un
calcio, capito? >>disse Rafe.
Rebecca, intanto,
fissava la scena con uno strano tic all’occhio. Sembrava… incavolata. Gemma
accanto a lei, aveva una strana smorfia sul viso. Bella teneva gli occhi
sgranati.
Rebecca fece un passo
verso Rafe e gli puntò un dito contro: << la mia Max non si tocca!
>> sbottò.
Rafe la guardò, notando
il suo strampalato modo di vestire: << oddio quanto sei grezza >>
disse.
<< grezza a me!?
>> esclamò lei indignata.
Dietro Rafe, seduto sul
bancone della cucina, Jenna scoppiò a ridere.
Rebecca lo guardò,
spostando la testa: << ‘cazzo ridi tu? >>
domandò.
Jenna la guardò in modo
strano: << è che sei davvero grezza >> rispose, scoppiando a ridere
di nuovo.
Rebecca socchiuse gli
occhi, sentendo la rabbia invaderla.
<< sai che bello,
una rissa tra stregoni >> disse Embry a Jacob, che sorrise
entusiasta:
<< io punto sul
biondino, quello piccolo >> disse.
<< e io sulla
“grezza” >> disse Embry ridacchiando.
<< se io sono
grezza… >> continuò Rebecca: << tu sei truzzo
>>.
Il sorrisetto sparì dal
viso di Jenna, per lasciare posto all’incredulità.
Van scoppiò a
ridere.
<< a… io sarei
truzzo? >> domandò Jenna, inclinando un
sopracciglio.
<< si >>
rispose convinta Rebecca.
<< Grezza e
Truzzo… che tenera coppia >> disse Rafe.
<<
AAAAAAAAAAAAAAAAAAA >> urlò Rebecca, facendo un
salto.
<< oltre a grezza
sei anche pazza >> commentò Jenna. Nella spaziosa cucina c’era un
ridacchio generale. Escluse le altre due Rosanera e Bella. Max era seduta per
terra, e spostava lo sguardo da Jenna a Rebecca.
<< e tu sei scemo
>> ribatté Rebecca.
<< cosa te lo fa
credere? >> chiese Jenna.
<< il tuo sguardo
ebete >>.
<< e tu sei una
stecca >>.
<< e tu hai la
testa grossa >>.
Van e Rafe scoppiarono
in una risata fragorosa.
Jenna aggrottò le
sopracciglia, e mettendosi una mano sulla testa, disse: << non è vero
>>.
<< si che è vero
>>.
<< nooo
>>.
<< si
>>.
<< no!
>>.
<< si invece!
Guardati allo specchio: quella testa è talmente grossa che ci si potrebbero fare
le tagliatelle!!!! >>.
Max e Gemma scoppiarono
a ridere.
Jenna aveva
l’espressione frustrata.
<< le tagliatelle?
>>.
<< esattamente;
invece di Jenna, inizierò a chiamarti Tagliatella
>>.
Jenna fece uno strano
grugnito; Van gli mise una mano sulla spalla:
<< calmati, non
dare in escandescenza >> lo ammonì.
<< perfetto, ora
avrei fame >> disse Bella, per cambiare argomento.
<< anch’io!
>> si animò Rebecca.
Max si alzò in piedi e
lanciò un’occhiataccia a Rafe, che ricambiò con un’alzata di sopracciglia.
<< bene >>
disse Van: << io mi metto a cucinare >>.
<< sai cucinare!?
>> domandò Gemma, sgranando gli occhi argentei.
Van la guardò, lo
sguardo indecifrabile: << si, sennò come mangiamo qua?
>>.
I licantropi e i Cullen
fissarono il tavolo enorme, pieno di posate, stracci e piatti ( alcuni ancora
sporchi ).
<< da quanto tempo
state qua? >> domandò Bella.
<< un giorno e
mezzo >> rispose Rafe, avvicinandosi a Van, che stava cacciando pentole da
un cassetto.
<< e avete già
fatto tutto questo disastro??! >> esclamò Rosalie,
scioccata.
Jenna fissò il tavolo:
<< a me non sembra tanto disordinato >>.
I licantropi
risero.
Alice scosse il capo:
<< affida una casa a degli uomini e te la distruggeranno
>>.
Bella
rise.
Rebecca cercò di
togliere un po’ di roba dal posto dove voleva sedersi, ma…
<< CAVOLO!
>> gridò, ritirando il
braccio di scatto: evidentemente aveva toccato un coltello, perché da un taglio sul braccio colava
sangue.
Jasper fece una smorfia
di disgusto.
<< o merda
>> disse Rafe.
<< mi date un
fazzoletto? >> chiese Rebecca.
Jenna le lanciò un
fazzoletto, mentre il taglio guariva velocemente.
Jacob, Leah, Embry e
Quil osservarono rapiti il “miracolo”. I tre stregoni erano altrettanto
stupiti.
<< alla faccia
>> disse Jenna, alzandosi dal bancone e avvicinandosi, mentre Rebecca
puliva il sangue: << sei anche un fenomeno da baraccone
>>.
La ragazza si fiondò da
lui e lo afferrò per il colletto della camicia.
<< l’ha detta
grossa >> commentò Max: << meglio allontanarsi, prima che lo
disintegra >>. Lei e Gemma arretrarono.
<< metti in salvo
le tartine >> disse Van a Rafe.
<< la prossima
volta che mi chiami “fenomeno da baraccone” ti strappo il collo a morsi >>
disse minacciosa Rebecca.
<< degno vampiro!
>> disse Edward, ridacchiando.
Jenna deglutì, sudando
freddo: << a davvero? E ora che mi fai? >>.
<< quel ragazzo è
un imbecille >> disse Rafe.
<< fatto sta che è
tuo fratello >> lo canzonò Van, armeggiando ai
fornelli.
Rafe lo guardò
male.
<< adesso…
>> Rebecca non terminò e gli mollò un pugno sulla
faccia.
Jenna riuscì a
schivarlo, ma il sinistro della ragazza lo colpì in pieno.
<< forza Reb!
>> gridò Gemma.
<< sei tutte noi!
>> tifò Max.
<< andiamo Jenna,
non ti farai battere da una ragazzina? >> disse Van.
<< sarai pure
incapace, ma non fino a questo punto >> disse Rafe: << o sbaglio?
>>.
Jenna diede un pugno
allo stomaco di Rebecca.
<< forza
Funghetto! >> esclamarono Jasper e Emmett.
<< fallo fuori!
>> esclamò Bella.
Edward la fissò con un
sorriso divertito.
Rebecca gli diede una
testata.
<< allora la sai
sfruttare la tua testa dura! >> disse Max.
<< vuota, ma dura
>> disse Gemma.
Jenna diede un calcio
alle gambe di Rebecca, che cadde a terra trascinandoselo appresso, aggrappandosi
al suo maglioncino. I due caddero a terra, lui sopra di lei, le schiacciava lo
stomaco con il ginocchio.
<< auch! >>
esclamò Rebecca.
<< chi si alza in
piedi ha vinto! >> disse Rafe.
Jacob e gli altri
licantropi, più Emmett Jasper e Alice, mettevano i soldi della scommessa in un
punto libero del tavolo.
<< ma come potete
scommettere su una cosa del genere? >> domandò Rosalie ad Emmett, sul viso
perfetto e bellissimo si vedeva chiaramente il ribrezzo.
Emmett la guardò:
<< andiamo cara, è solo una scommessa innocente >> disse, facendo
gli occhioni da cucciolo. Rosalie distolse lo sguardo.
Jenna fece per alzarsi,
ma Rebecca gli afferrò il piede e lo tirò. Jenna cadde a terra, sbattendo la
faccia sul pavimento. Rebecca gattonò velocemente sopra di lui, ma Jenna le
afferrò la maglietta viola già sbrindellata di suo e la trascinò dietro di sé,
passando avanti alla ragazza e cercando di alzarsi. Altro tentativo inutile.
Prima che potesse mettersi in piedi, Rebecca gli afferrò le gambe con le sue e
Jenna rovinò di nuovo a terra. Le diede un calcio in faccia.
<< ma cazzo…!
>> gridò Rebecca, sputando sangue.
Emmett e Jasper
scattarono in piedi.
Il primo sparì per poi
ricomparire accanto a Rebecca, e prendendola in braccio la mise seduta a
terra.
<< Funghetto,…
stai bene? >> chiese Emmett, pulendo il sangue dal viso di Rebecca con un
fazzoletto.
<< si, il dente è
già a posto >>.
Jasper sospirò di
sollievo.
Jenna si voltò verso
Rebecca, guardando prima lei e poi Emmett con fare sospettoso.
<< Reby, stai
bene? >> chiese Max chinandosi vicino alla sorella.
<< sono stata
meglio >> rispose lei.
<< figurati se si
fa mettere sotto da uno come quello >> disse Gemma, sedendosi su una
sedia.
<< cosa staresti
insinuando? >> chiese Jenna.
Gemma lo gelò con lo
sguardo. Rabbrividì. Si alzò in piedi, pulendosi il maglioncino dalla
polvere.
<< perfetto, direi
che ho vinto! Sgancia i verdoni >> disse Jacob a
Leah.
<< scordatelo, lui
è stato scorretto, quindi ho vinto io >> protestò
lei.
<< mettete un po’
a posto la tavola, invece di stare là a dire cazzate! >> esclamò
Van.
<< questa tavola è
un vero disastro >> disse Bella: << ci vorrà una mano da Dio per
metterla a posto >>.
Rebecca, messa in piedi
grazie a Emmett, lanciò uno sguardo confuso a Bella: << una mano da Dio? E
come fa Lui ad aiutarci? >>.
Silenzio.
<< la cosa più
deprimente è che tu non dici queste stronzate per fare battute! >> esclamò
Max esasperata: << tu sei inquietantemente seria! Sei DAVVERO confusa!
>>.
Edward ridacchiò. I tre
stregoni erano sotto shock. Gemma guardava con ribrezzo la sorella minore. Bella
scuoteva la testa.
Jenna sospirò: <<
che amarezza >>.
Ed eccomi qua! Che ne pensate? Vi avevo
avvertite che sarebbe stato senza dubbio il più demenziale, avevo ragione o no?
Mentre la rileggevo mi sono resa conto di quanto io stessa sia demenziale…
E sapete qual è la
cosa più amara? Che queste sei persone esistono sul serio
-.-
Bene, passiamo ai
ringraziamenti J
Mylifeabeautifullie: ed eccoti qui il
nuovo chappy! L’incontro tanto atteso è infine giunto ( in sottofondo, musica
trionfale ) XD spero di non aver deluso le tue aspettative. Kissoni
Honey
Evans: era proprio
quello il mio intento: creare una fanfic all’apparenza seria, e invece… è vero,
Emmett dà sempre il colpo di grazia ^O^ mi fa davvero piacere che ti faccia
ridere, mi piace quando le persone ridono ( non quando lo fanno DI me, però: a
quello ci penso già io ^////^ )
Cassandra287: ta dannnn!!!!!
Allora? Che te pare di questo incontro? È come te lo aspettavi o fa schifo? A me
piace abbastanza, anche se forse è un po’ esagerato. Forse… credo…
penso…
Ok mi
calmo!
E grazie alle 7
(!!!!!!) lettrici che lo hanno messo nei preferiti!
Bella4 fatina_g Honey
Evans kira988 MizzCamilla mylifeabeautifullie nihal93
bene, ora fuggo,
latino e greco mi aspettano ( AIUTO!!!! )
zau ragà, vi adoro
tutte!!!
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Capitolo 7 *** Piccolo Incidente ***
cap 6
Come non detto:
il capitolo più demenziale è questo senza ombra di dubbio =_= non ho mai scritto così tante cavolate
in vita mia… sto cominciando a pensare di bruciare le brutte di questa fan-fic…
Vabbè, mi sto
divulgando XD ci si vede a fondo pagina!
Moon
Rainbow
Capitolo
Sei_ Piccolo Incidente…
<<
o cazzo >> disse Van, la forchetta bloccata a
mezz’aria.
<<
lo so, è scioccante >> disse Gemma, bevendo un po’
d’acqua.
Tutti i
Cullen, a parte Edward che era rimasto con Bella, erano a fare un giro per la
casa o sulla spiaggia. I licantropi mangiavano a qualche sedia di distanza da
dove stavano gli stregoni. Ogni tanto, si intravedeva Jacob lanciare sguardi
indagatori a Bella.
Max
fissava a bocca aperta ( e seriamente disgustata ) Rafe, seduto di fronte a
lei, che trangugiava tutto ciò che
gli capitava a tiro: spaghetti, pane, cotolette, mozzarelle… sparivano in un
istante dentro la sua bocca. Gemma palava tranquillamente con Van, anche lui
seduto davanti alla ragazza. Jenna e Rebecca mangiavano, fissandosi in silenzio
con espressioni ebeti. Bella era seduta vicino a Max, Edward accanto a lei, che
le teneva la mano sul ginocchio. Ogni tanto le sfiorava una guancia, e ogni
volta Bella rischiava lo strozzamento.
Van
aveva cucinato spaghetti al sugo e cotolette in quantità tali da poter sfamare
un esercito.
<<
quindi >> continuò il ragazzo:<< lui sarebbe lo stregone anonimo?
>>.
<<
esattamente >> rispose Gemma, masticando una forchettata di
spaghetti.
<<
o mamma… chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato un vampiro?
>>.
<<
per me è più assurdo di quanto lo sia per te >> disse Edward, fissando il
tavolo, cupo.
<<
Van, mi daresti un altro po’ di spaghetti? >> domandò Jenna, alzando il
piatto.
<<
anche a me >> disse Rafe, afferrando un pezzo di pane da sotto il naso di
Max. Lei lo guardò male:
<<
lo volevo io >>.
<<
sei lenta, devi imparare ad essere più veloce >> disse Rafe con aria
saccente.
Max
strinse i pugni per evitare di saltar gli addosso.
<<
cucini davvero bene Van >> disse Gemma.
<<
grazie… Hehe… l’avevo detto io >> si vantò lui, facendo un mezzo sorriso
arrogante. Prese i piatti che gli porgevano i cugini e li riempì con altri
spaghetti.
<<
ma dove lo matti tutto quello che mangi? >> domandò Rebecca, osservando
curiosa il piatto nuovamente pieno di Jenna.
Lui si
bloccò un attimo e la guardò: << non mangio poi così tanto >>
disse.
<<
è la tua terza porzione quella >>.
<<
per te è la quarta >>.
<<
ma le mie sono piccole: le tue portate sono abbastanza da sfamare una legione
>>.
<<
ma che razza di discorso è mai questo? >>.
<<
beh… un discorso sulle porzioni di spaghetti all’arrabbiata >>.
<<
ora è ancora meno sensato >>.
<<
invece no, un po’ di senso c’è >>.
<<
comincio a pensare che parlando con te non avrò mai un discorso sensato
>>.
Rebecca
inclinò un sopracciglio:
<<
cosa staresti insinuando? >>.
Jenna
sorrise divertito… e diabolico.
<<
che sei scema >>.
<<
OH! >> Rebecca era indignata.
Jenna
ridacchiò: << tu stessa sei insensata >>.
<<
ah, grazie! >>.
<<
Hehe… davvero! Sei senza senso >>.
<<
e perché? >>.
<<
perché sei grezza >>.
<<
e tu truzzo >>.
Jenna
le diede un calcio da sotto il tavolo. Rebecca lo ricambiò. Si guardarono in
cagnesco, poi scoppiarono a ridere.
<<
tua sorella è tutta matta >> disse Rafe a Max, in un momento in cui
(incredibilmente) la sua bocca era vuota.
Max gli
lanciò un’occhiataccia: << lasciala stare >>.
<<
vabbè, pure te non sei il massimo della normalità
>>.
Silenzio.
Max si
schiarì la voce.
Rafe
indicò i peperoni davanti a sé: << i peperoni nessuno li mangia?
>>.
<<
io! >> disse subito Max, e afferrò la vaschetta con i peperoni
sott’olio.
Rafe la
guardò confuso.
<<
da quando in qua ti piacciono i peperoni, Max? >> chiese
Gemma.
<<
da sempre! >> mentì Max, e fece per portarsi un peperone in
bocca.
<<
ma dai >> disse Rafe: << dammi quei peperoni
>>.
<<
nono >> disse Max.
<<
non ti piacciono i peperoni >>.
<<
certo che mi piacciono >>.
<<
e invece no; dammi qua >>.
<<
no! >>.
Infine,
Max masticò il peperone, una smorfia di disgusto sul viso. Rafe la guardava spazientito.
Con
tutta la forza che aveva, Max ingoiò i peperoni, trattenendo a stento i conati
di vomito.
<<
buoni? >> chiese Rafe con un sorriso maligno.
<<
ottimi >> rispose Max.(*)
Improvvisamente,
si portò una mano alla bocca e si alzò, scappando dalla
cucina.
<<
il bagno è a sinistra >> gridò Rafe soddisfatto.
<<
tutto bene Bella, ti trovo accaldata >> sussurrò Edward all’orecchio di
lei ad un certo punto.
“Se tu
non fai altro che sfiorarmi…!”
<<
non ti preoccupare, sto bene >> disse.
Nella
cucina rientrò una Max più pallida del solito, i capelli arruffati. Si teneva lo
stomaco con la mano. Rafe le lanciò un’occhiata maliziosa:
<<
no comment >> lo ammonì subito lei, alzando le braccia in segno di resa.
Con uno sbuffo, si mise seduta, fissando Rafe con sguardo indecifrabile.
Edward
lanciò un’occhiataccia a Jacob, chino sul suo piatto.
“dea,
non lo sopporto nemmeno io! Ma dico, i cazzi suoi non se li sa fare?!” disse Max
nella testa del vampiro.
“Max,
calmati” la ammonì Gemma, la sua voce rimbombava nella testa di
Edward.
“ma
come faccio?! Quello fa certi pensieri impossibili da
ignorare!”.
“calma
e sangue freddo” disse Gemma, guardando la sorella.
“ma
senti che pensieri! Ma dico, lo sa che ci stiamo noi qua, lo sa che la sua
privacy è ridotta ai minimi storici!”.
“Max…”
“ma
sentilo! Mò vado là e lo meno a sangue, A SANGUE!”
Edward
ridacchiò.
“temo
che ti faresti solo male”
“chissene!
Sangue! Sangue! Voglio vederlo sanguinare!”
“non
starai esagerando?”
“ lo
odio”
“non è
tanto male”
“devo
picchiare anche te???!!!”
Gemma
le rivolse un’occhiata interrogativa, un sopracciglio
inclinato.
“mmm….
Forse non mi conviene”
<<
ecco brava >>.
Edward
ridacchiò.
<<
ehi ragazzi >> disse Seth Clearwater ad un certo punto, distogliendo
l’attenzione dalla cotoletta: << che ne dite se dopo facciamo una
battaglia di palle di neve?? >> gli brillavano gli occhi per l’entusiasmo.
<<
si! Ottima idea Seth >> lo appoggiò Quil, entusiasmandosi anche
lui.
<<
possiamo partecipare anche noi? >> chiese Van, l’implorazione negli
occhi.
<<
ovvio, più si è, meglio è >> sorrise Embry.
<<
Evvaij! >> esclamò Jenna, dandosi un finto pugno sulla
guancia.
<< tu no >> lo ammonì subito
Rafe.
Jenna
lo guardò supplicante: << perché no? >>.
<<
devi lavare i piatti oggi >>.
<<
ma non dire stronzate! Oggi è il tuo turno! >>.
<<
quanto vuoi per farli al posto mio? >>.
<<
non sono in vendita >>.
<<
facciamo 100? >>.
<<
non sono in vendita >>.
<<
150? >>.
<<
non sono in vendita >>.
Silenzio.
I due
fratelli si guardavano negli occhi.
<<
dammene 300 ed è andata >> disse Jenna.
<<
300???!!! Tu stai for! >>.
<<
allora no >>.
<<
250 vanno bene? >>.
<<
280 >>.
Silenzio.
<<
che rompi-coglioni… e va bene, vada per 280 >> si arrese
Rafe.
<<
Evvaij! >> esclamò di nuovo Jenna, dandosi il pugno
finto.
<<
che amarezza >> commentò Rebecca.
<<
ti unisci a noi Edward? >> chiese Seth al vampiro. Gli altri gli
lanciarono un’occhiata omicida.
<<
meglio di no, le ragazze mi hanno promesso che mi insegneranno a giocare a scopa
>> rifiutò lui, notando gli sguardi ( e i pensieri ) assassini dei
licantropi: << se le abbandono ci rimangono male
>>.
Seth si
incupì: << vabbè… fa niente >>.
Bella
sorrise: trovava estremamente buffa l’amicizia che si era creata tra Seth ed
Edward. Mah!
Dopo
pranzo, Bella si avviò verso la spiaggia, fuori dalla casa. Aveva bisogno di un
po’ d’aria. La scoperta sull’identità dello stregone, ossia Edward, l’aveva
turbata: lui era uno stregone. Ma lei non era una strega. Conseguenza: non era
lei che doveva stare con Edward. Quel pensiero le fece mancare il respiro per
qualche istante.
Sospirò,
e si strinse nel cappotto. Era davanti alla spiaggia, le onde si infrangevano
violente sui sassolini lisci e bianchi. Qualche schizzo le arrivò in viso, sulle
guance, facendole provare una fastidiosa sensazione di freddo. Guardò dritto
davanti a sé: sulla linea dell’orizzonte, il cielo plumbeo, coperto di nuvole
grigie, sembrava confondersi con il mare, anch’esso grigio per riflesso. Una
calorosa sensazione di pace la pervase, facendola sentire in pace col
mondo.
<<
ehi, Bella >>.
La
ragazza sussultò; si voltò di scatto, e sorrise
lievemente:
<<
Jake, mi hai fatto prendere un colpo >>.
Jacob
sorrise divertito:
<<
ti impressioni un po’ troppo facilmente, sai? >>.
<<
già, ed è proprio perché sono facilmente impressionabile che passo il mio tempo
in mezzo a vampiri, licantropi e streghe >>.
<<
sarcasmo forte… >> ridacchiò Jacob: << come mai qui fuori, sola
soletta? >>.
Bella
si strinse nelle spalle: << pensavo >>.
<<
strano, di solito quella sanguisuga ti sta sempre appiccicata…
>>.
La
ragazza ignorò il tono sprezzante: << avevo bisogno di un po’ di
solitudine >> rispose, più dura di quanto volesse.
<<
sarà… >>.
Per un
po’, nessuno dei due spicciò parola.
Poi
Jacob ruppe il silenzio:
<<
va tutto bene? >>.
<<
certo >>.
<<
sicura? Guarda che con me puoi parlare, lo sai… >>.
…
Bella
sospirò e si voltò verso Jacob:
<<
è che mi sembra tutto così assurdo! Anzi, è tutto assurdo! Già era abbastanza
strano che Edward fosse un vampiro! Figuriamoci, adesso è anche uno stregone! E
la cosa peggiore è che io non sono una strega… >>.
<<
e questo cosa centra? >>.
<<
centra tutto Jacob! I due ragazzi che stanno cercando sono una strega e uno
stregone destinati tra loro. Anime gemelle, insieme per l’ eternità… e se io non
sono la strega che stanno cercando, vuol dire che ce ne è un’altra; un’altra che
dovrà stare con Edward. E che non sono io… >>.
Bella
chinò il capo. Si sentiva un po’ più leggera, ora che ne aveva parlato con
qualcuno.
Silenzio.
<<
oh, Bella… >> disse Jacob, e le mise una mano sulla spalla.
Bella
singhiozzò, nonostante cercasse con tutte le sue forze di trattenere le lacrime.
Inutile: alla fine scoppiò a piangere.
Jacob
le circondò le spalle con le braccia enormi. Bella ricambiò l’abbraccio,
continuando a piangere.
<<
oh Jacob! >> singhiozzò: << come farò? Se Edward mi lascerà per
un’altra… come farò ad andare avanti?! >>.
<<
ce la farai. Sei una tosta. E poi…>> Jacob le sollevò il mento, così da
poterla guardare negli occhi: << se non devi stare con il succiasangue…
forse sei destinata a stare con qualcun altro… >>.
Sembrava
imbarazzato…
Bella
rimase a fissare per qualche istante gli occhi d’ebano del ragazzo, poi abbassò
lo sguardo:
<<
Jacob >> disse, allontanandosi e rompendo l’abbraccio: << no
>>.
<<
perché no? >> chiese lui, affilando lo sguardo irritato. Mise le mani
sulle spalle di lei.
<<
non posso >>.
<<
e perché non puoi? In fondo, ormai non è più sicuro che sia lui il tuo “principe
azzurro” >>.
<<
ma io lo amo >>.
Jacob
serrò la mascella; strinse le mani sulle spalle di Bella, iniziando a tremare
leggermente. Bella iniziò ad avere paura.
<<
Jacob >> disse con voce tremante: << mi fai male
>>.
Con uno
scatto di rabbia, Jacob la lasciò e se andò, scomparendo alla vista della
ragazza.
Bella
rimase immobile, rigida, incapace di qualsiasi movimento. Riuscì a rilassarsi
solo quando un’onda rischiò di investirla in pieno. Sospirò profondamente,
infilò le mani nelle tasche e si avviò verso la villetta.
Intanto,
Max, Gemma, Rebecca e Edward erano seduti a terra ( essendo il tavolo
impraticabile e le sedie occupate ) e giocavano a scopa.
Ad un
certo punto, Edward alzò lo sguardo dalle sue carte e fissò Rebecca, di fronte a
lui, un sopracciglio inarcato:
<<
esci dalla mia testa >>.
<<
accidenti se ne è accorto >> grugnì Rebecca.
<<
dai Edward, tocca a te >> disse Gemma.
Edward
giocò la sua mano, il viso illuminato da un sorriso beffardo.
<<
ma che palle!!! >> sbottò Max: << è la terza scopa che fai da quando
è iniziata la partita!! >>.
Il
sorriso si allargò.
<<
a giocare con te si perde proprio gusto >> disse Gemma, scuotendo la
testa.
<<
che amarezza >> disse Rebecca.
Nella
cucina calò il silenzio.
Emmett
era assorto nella lettura di un libro di barzellette ( nonostante non ne capisse
nemmeno una ); Jasper leggeva il giornale, Rosalie faceva i cruciverba, mentre
Alice guardava i licantropi e Rafe e Van giocare a palle di neve nel cortile
enorme della villetta. Jenna fischiettava Seven Nation Army e lavava i
piatti.
Poi lo
stregone ruppe il silenzio:
<<
mmm… in questa pentola sta ancora l’olio bollente… che faccio? Ce la metto
l’acqua? >>.
Gli
unici che gli diedero ascolto furono Jasper e Emmett. Lo guardarono straniti, ed
entrambi scrollarono le spalle.
Jenna
si strinse nelle spalle.
Alice
si voltò di scatto con il terrore negli occhi, pronta a scattare, ma era troppo
tardi; Jenna aveva già preso un bicchiere pieno d’acqua e lo aveva svuotato
nella pentola…
… una
fiamma altissima prese vita.
<<
maledette visioni: sempre troppo tardi >> mormorò Alice con una smorfia
esasperata sul viso. Edward scattò in piedi sbigottito; Jasper, Emmett e Rosalie
fissarono la fiamma allibiti; Gemma imprecò in tutti i dialetti italiani che
conosceva; Rebecca si limitò a fissare la scena con sguardo ebete, mentre Max
scoppiò a ridere.
<<
oh porca miseria! >> esclamò Jenna: lasciò cadere a terra la pentola e
indietreggiò, spaventato. Il fuoco non accennava a
diminuire.
<<
prendete dell’acqua! >>
esclamò
Rosalie, agitata.
Jasper
in un decimo di secondo aveva preso una bottiglia a casaccio dal frigo e l’aveva
lanciata a Jenna, che l’aveva presa al volo.
Alice
sgranò gli occhi: << NO! >> gridò: << non quella
>>.
Ancora
una volta, troppo tardi: Jenna aprì la bottiglia di Coca – Cola e la svuotò
sulle fiamme. Queste aumentarono fino a toccare il soffitto.
Alice
si sbatté una mano sulla fronte:
<<
ma siete rincoglioniti? La Coca – Cola NO!
>>.(**)
Jasper
la guardò con disagio:
<<
che ne sapevo io! Non sono mica un esperto di cucina! >> disse, sulla
difensiva.
<<
certo, certo, ora però abbiamo un bel problema >> disse Rosalie: <<
non avete dell’acqua? >>.
<<
certo: nel cortile >> rispose Jenna, immobilizzato a fissare le
fiamme.
<<
ma come nel cortile?!? >> esclamò Rosalie.
<<
la neve… >> disse Jenna, spostando lo sguardo su di
lei.
<<
oddea che imbecille >> disse Max, scioccata.
<<
ehm… io vado a chiamare i ragazzi >> disse Jenna e si voltò per uscire
dalla cucina, inciampando nei lacci delle sue scarpe e cadendo a
terra.
<<
mi fa quasi pena >> commentò Rebecca guardandolo.
<<
ahia… >> mormorò Jenna.
<<
mamma mia che palle! >> Gemma si avvicinò alle fiamme e tese le mani: il
fuoco si spense lentamente; si voltò verso gli altri: << e ci voleva
tanto? >>.
Bella
entrò in quel momento in cucina: alla vista del soffitto completamente nero,
sgranò gli occhi:
<<
ma che diavolo è successo? >> esclamò.
<<
niente tesoro… solo che certi stregoni sono un po’ imbranati… >> le
rispose Edward, guardandola divertito.
<<
solo un po’? >> domandò sarcastica Rosalie, lanciando un’occhiata a Jenna
e poi a Max e Rebecca.
<<
perché ce l’ha con noi? >> chiese quest’ultima all’orecchio della
sorella.
<<
bah… >> fu la risposte della più grande.
Rafe e
Van entrarono in quel momento, allarmati; guardarono il
soffitto:
<<
oh no >> mormorò Van, abbassando il capo.
<<
ma che cazzo avete combinato??? >> sbottò Rafe
scioccato.
<<
ehm… >> iniziò Jenna rimettendosi in piedi di scatto: << c’è stato
un piccolo incidente >>.
Rafe
rise. Van guardò il cugino con ribrezzo e shock:
<<
DEFICIENTE! Non avrai messo l’acqua nell’olio
bollente di nuovo??
>>.
Jenna
spostava il peso da un piede all’altro,
imbarazzato.
Rafe
rise ancora più forte.
<<
di nuovo? Nel senso che lo hai già
fatto una volta? >> gli chiese Rebecca con gli occhi rossi spalancati:
<< ma allora sei proprio rincoglionito! >>.
<<
ZITTA!
>> le gridò Jenna, rosso carminio in volto.
<<
non osare darmi ordini >> lo rimproverò Rebecca, gli occhi ridotti a due
fessure.
<<
e tu non mi sfracassare le palle! >>.
<<
maledetto… >>.
<<
scema >>.
<<
tagliatella >>.
<<
emo del cazzo >>.
<<
io non sono emo!!!! >> esclamò Rebecca al colmo.
Max fu
costretta a trattenerla, perché rischiava un’altra rissa.
<<
calmina >> le disse.
<<
calmina >> le fece eco Rafe in falsetto.
Max gli
rivolse un’occhiata d’odio. Lasciò andare Rebecca, che cadde faccia a
terra.
<<
lo hai voluto tu, Ondadorata dei miei stivali >> sussurrò, e si avventò su
Rafe. Lui, impreparato, sgranò gli occhi e si beccò un pugno in piena faccia
dalla ragazza.
Dal
canto suo, Rebecca afferrò Jenna per i piedi e lo fece cadere a
terra.
Rosalie
e Alice si scambiarono un’occhiata:
<<
questi stregoni sono proprio attaccabrighe, eh? >> disse la
prima.
<<
sarà… però è divertente >> rispose Alice, e i suoi occhi si illuminarono.
<<
Edward, forse è il caso che le fermi >> disse Bella.
<<
già >> convenne lui.
In un
batter d’occhio fu tra Max e Rafe: mise una mano sul petto di lui (che si stava
avventando su Max mezzo divertito e mezzo arrabbiato ) e una sulla spalla di
lei.
Emmett
imitò il fratello e andò da Rebecca e Jenna: con un braccio la sollevò da terra
e l’altra la mise sulla faccia del ragazzo, che continuava a
sbracciarsi:
<<
calma, Funghetto, non te la prendere >>.
<<
ma mi ha chiamato emo! >>.
<<
e allora? >>.
<<
buuu… nessuno mi capisce >>.
Alice
intanto si piegava in due dal ridere. Rosalie non aveva parole. Jasper era
tornato a leggere il giornale. Gemma guardava la scena con un’espressione tipo
questa: ¬_¬
<<
dai Max, non esagerare >> disse Bella a Max, mettendole una mano sul
braccio.
La
strega sospirò:
<<
che paaalle >>.
<<
ok >> disse Van: << ricomponiamoci >>.
<<
già, dobbiamo fare due chiacchiere >> disse Rafe, staccandosi dalla mano
di Edward: << quando arriva il lupo pervertito?
>>.
<<
chi? >> chiese Bella, un sopracciglio inclinato.
<<
Jacob >> rispose Rafe, guardandola con un sorriso affabile. Max fissò il
taglietto che aveva sulla guancia dove lei lo aveva colpito: provò una strana
sensazione di pena mischiata a senso di colpa e tenerezza.
<<
io mi chiedo >> disse Jenna, liberandosi dalla mano di Emmett: <<
ma come fa uno a chiamarsi Giacobbe? >>.
Rebecca
ridacchiò; Jenna la guardò sorridendo ( quasi )
intenerito.
<<
perché “pervertito”? >> chiese Bella.
<<
prima, a tavola, ha fatto certi pensieri su di te… >> disse Van, roteando
gli occhi.
<<
che direi è meglio censurare >> bofonchiò Max
infastidita.
Bella
sgranò gli occhi.
<<
che è successo al soffitto? >>.
<<
Lupus in fabula >> disse Gemma appena Jacob entrò nella
cucina.
<<
ecco, tu ci servivi >> disse Rafe allargando le braccia: << ora
possiamo fare due chiacchiere >>.
<<
a proposito di cosa? >> chiese Jasper.
<<
sul da farsi >> rispose Van: << a quanto pare, Cam-Cavelli sta
venendo qui: ci ha trovati >>.
(*)+(**)-
queste cose sono successe per davvero ( si lo so, incredibile ma vero
)
Ed eccomi qua.
Allora, è o non è una demenzialità assurda? Sono scioccata da me
stessa…
Cassandra287:
hahahah è vero,
Emmett quando la chiama Funghetto è forte (guarda un po’: l’idea non è mia ¬_¬
)
Mylifeabeautifullie: accipicchia, ti
ho davvero lasciata senza parole? Bene, sto migliorando con l’effetto sorpresa
ihih concordo in pieno, i tre tipetti sono peggio delle streghe, e ne daranno
pienamente prova nei prossimi capitoli ^_-
Honey
Evans: sisi,
moltissimo amore (vedrai nei capitoli prossimi qnt ^/////^) per la pronuncia di
Jenna sono stata giorni e giorni a pensarci pure io (prendimi per pazza hehe),
alla fine ho deciso di chiamarlo Ienna: Genna è trp da femmina ^w^ Per quanto
riguarda Alice… basta aspettare il capitolo 9 ^_^.
Miliordosi (
parola inventata¬_¬) di grazie alle 9 ( madonna mia in continuo aumento °0° )
persone che hanno messo Moon Rainbow tra i preferiti
Bella4 fatina_g Honey
Evans kira988 lolitosa MizzCamilla mylifeabeautifullie nihal93 Noemi91
Wajone vi adoro!
Grazie, ci si vede al prossimo capitolo!
Miliordosi di
kiss!
Bilu_emo
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Capitolo 8 *** Illuminazione ***
cap8
Ragà,
state pronte: qui gli Ondadorata daranno piena prova della loro bastardaggine
muhahahah!
Moon Rainbow
Capitolo
Otto_ Illuminazione
<<
come ti senti? >> chiese Edward a Bella, una volta posata sul divano.
<<
sto bene, mi sento solo un po’ stanca >> rispose lei, mettendosi
seduta.
Prese
la mano di Edward, in piedi di fronte a lei, e lo avvicinò, facendogli segno di
sedersi accanto a lei. Il vampiro si sedette e le mise un braccio intorno alle
spalle, mentre Bella appoggiava la testa alla sua spalla
marmorea.
<<
a che pensi? >> chiese lui.
<<
al ritornello di Somewhere I Belong
>>.
Edward
rise; Bella lo guardò con un sorriso:
<<
dico sul serio >> disse.
<<
come ti viene da pensare ai Linkin Park in questo momento? >> rise
Edward.
Bella
si strinse nelle spalle:
<<
mi piacciono. Sono un po’ troppo chiassosi per i miei gusti, ma mi piacciono…
>> si bloccò. Sentiva la voce incrinarsi.
Quel
particolare a Edward non sfuggì:
<<
Bella, è tutto a posto? >> chiese, serio.
<<
non proprio >> rispose lei, sentendo le lacrime pungerle gli occhi: <<
ho paura… ho paura di perderti >>.
Edward
le alzò il mento, per poterla guardare negli occhi:
<<
andrà tutto bene Bella, non ti devi preoccupare per me. Abbiamo già affrontato
dei vampiri, ricordi? >> la rassicurò.
<<
non è questo… non completamente, almeno >> rispose
lei.
Il
vampiro la guardò interrogativo:
<<
ho paura che mi lascerai >>.
La
guardò per qualche istante; poi parve capire:
<<
io non ti lascerò mai, Bella >>.
<<
e invece molto probabilmente lo farai: come dice la profezia, la strega e lo
stregone si appartengono. E dato che la strega non sono io… >> non riuscì
a continuare.
Edward
rimase a guardarla, senza trovare parole. Ci aveva pensato anche lui. Avrebbe
potuto dirle che c’era sempre Jacob. Ma il pensiero gli dava ai nervi. E poi, un
giorno, anche Jacob l’avrebbe lasciata, spinto da una forza più grande di lui.
Era un vero casino.
<<
che situazione di merda >> disse Bella, ormai in preda ai singhiozzi.
Edward
la abbracciò forte, dilaniato dalle sua lacrime e dal pensiero di lasciarla.
Bella si strinse forte al suo petto.
<<
io non ti lascerò >> disse, e sembrava un giuramento
solenne.
<<
dovrai farlo, Edward. Sarà più forte di te. Come Sam ed Emily >> disse
Bella.
Edward
provò a ribattere, ma non trovò le parole.
<<
non voglio lasciarti >>.
Rimasero
in silenzio. Bella lo abbracciò più forte, rischiando di farsi male. Il freddo
iniziava a farsi sentire, oltre il maglioncino di lui, ma lo ignorò. Non voleva
lasciarlo. Mai.
<<
ti amo, Edward >> disse.
Lui
non disse niente, ma la strinse più forte, pur delicatamente, per non farle
male. Iniziò a canticchiare la loro ninnananna, e Bella si sentì un po’ più
serena. Provò a non pensare, ma era inevitabile.
<<
mi credi se ti dico che sei la cosa più importante che mi rimane? >> disse
il vampiro al suo orecchio. Il suo respiro le fece il
solletico.
<<
che domanda scema >> disse lei.
<<
io sono serissimo >>.
<<
certo che ci credo >>.
<<
sei la cosa più importante che mi rimane, Bella. Ti amo, sempre e per sempre
>>.
Un
rumore improvviso ruppe l’atmosfera. Bella sussultò, allontanandosi un poco da
Edward. Seguì poi una risata nasale e sguaiata; molto probabilmente era Rafe.
Infatti,
lo videro uscire da una stanza, l’ombra della risata ancora sul viso
impertinente, diretto verso la
cucina.
<<
che è successo? >> chiese Edward.
<<
niente, solo… c’è stato qualche problema con i mobili >> rispose lui, poi
scoppiò nuovamente a ridere.
Bella
inarcò un sopracciglio. Edward sorrise.
<<
mi sa che Max è andata >> disse.
Bella
lo guardò:
<<
che intendi dire? >>.
<<
che Rafe ha fatto colpo >>.
Bella
rise:
<<
lo sapevo che sarebbe successo >> disse tra le risate: << lo odiava
troppo per non piacerle… ahahah! >>.
Rebecca
era seduta sul tetto della villetta. Con un incantesimo era riuscita ad
arrivarci senza nessun osso rotto. Certo, aveva provato ad arrivarci
arrampicandosi una decina di volte, cadendo una quindicina, ma alla fine non
aveva ossa rotte, era questo l’importante, no?
Fissava
il cielo con il suo solito sguardo ebete. Era particolarmente concentrata su una
nuvola a forma di batuffolo.
<<
potrei chiederti che cosa ci fai qua? >>.
<<
A! >> sussultò al suono della voce, portando le braccia piegate ai lati
del corpo ( avete presente Demyx, di Kingdom Hearts? ). Voltò il capo verso la
voce:
<<
che ci fai tu qui??? >> chiese.
Jenna,
in piedi davanti a lei, socchiuse lievemente gli occhi:
<<
la domanda l’ho fatta prima io: rispondi >> disse
sprezzante.
<<
non accetto ordini da un truzzo come te >>.
<<
ma io non sono truzzo! >>.
<<
ed io non sono grezza. Né tantomeno emo! >>.
Si
fissarono in cagnesco.
<<
allora, potresti per cortesia dirmi che cosa fai qui? >> chiese Jenna con
un sospiro.
<<
pensavo >> rispose Rebecca, tornando a guardare la nuvola, che si era
leggermente spostata.
Jenna
inarcò un sopracciglio:
<<
tu pensi? >>.
<<
e tu? >>.
Silenzio.
Jenna
sospirò; andò a sedersi accanto a Rebecca, gambe incrociate. Il cuore della
strega partì a mille.
<<
cosa guardi? >>.
<<
quella nuvola >>.
<<
che ha di così interessante? >> Jenna era seriamente
interessato.
<<
ha tante forme: se la guardi da quella angolazione sembra un cane che punta una
preda; da quell’altra è un porcospino… invece se la inclini un po’ così diventa
un ragazzino che gioca con l’aquilone… >>.
Jenna
sgranò gli occhi, spaventato. Ma che aveva in testa
quella?
Rivolse
la sua attenzione alla nuvola:
<<
sai che cosa vedo io? >>.
<<
cosa? >> chiese lei eccitata.
<<
una nuvola >>.
…
<<
non hai un briciolo di fantasia >> disse Rebecca.
<<
e devo ringraziare Rafe. Quando ero piccolo mi dava sempre botte in testa
>>.
<<
ora si spiegano molte cose >>.
<<
tipo? >>.
<<
la tua idiozia >>.
<<
calma con i complimenti >>.
<<
non era un complimento >>.
<<
lo so >>.
<<
e allora… >>.
<<
lascia perdere… se io sono idiota tu sei proprio un caso perso
>>.
<<
non mi sono persa >>.
<<
ma veramente stai a fà? >>.
Silenzio.
…
Rebecca
e Jenna si fissavano negli occhi, lui con espressione interrogativa, lei ebete.
Il ragazzo si mise una mano sulla testa:
<<
si, fai sul serio >>.
<<
cosa? >>.
<<
niente >>.
Jenna
tornò a guardare il cielo. Rebecca rimase a guardare lui. Aveva un bel profilo…
e i suoi occhi erano davvero la fine del mondo…
“ma
cosa cazzo vado a pensare????!!!”. Voltò il capo, tenendo lo sguardo basso, il
cuore era un martello che batteva contro la sua gabbia toracica. Le guance erano
in fiamme.
“oh
no” pensò: “non dirmi che sto ‘partendo’ di nuovo…”.
Eppure
non poté fare a meno di continuare a guardarlo. Lui continuava a contemplare il
cielo. Rebecca non riusciva a distogliere lo sguardo dal profilo di Jenna.
Restava incollato particolarmente all’occhio di lui… e fu allora che lo
notò:
<<
come mai sei triste? >>.
Jenna
si voltò verso di lei con sguardo interrogativo:
<<
come? >> chiese, stranito.
<<
come mai sei triste? >> ripeté Rebecca.
Jenna
arrossì leggermente:
<<
io non sono triste >>.
<<
e allora come mai hai lo sguardo triste? >>.
<<
non sono triste >>.
<<
si che lo sei >>.
<<
no >>.
<<
si >>.
<<
oh, ma sei de coccio!? >> disse con un sorriso
divertito.
Rebecca
lo guardò seria ( incredibile ma vero ).
Jenna
sospirò, rassegnato.
<<
è che mi sento in colpa >>.
<<
per avermi presa a paccheri? >>.
<<
no, deficiente… è per via della mia famiglia >>.
<<…
>>.
<<
mi sento in colpa: tutti sterminati tranne noi. E cosa abbiamo fatto noi per
meritare di scamparla e loro no? Anzi, direi che io e mio fratello ne abbiamo
fatti di sgarri a tutti. Abbiamo messo in croce parecchia gente
>>.
<<
che intendi dire? >>.
<<
che eravamo un po’ dei delinquenti. A volte mi sembra di non meritare affatto di
trovarmi qui >>.
…
Rebecca
gli mise una mano sulla spalla:
<<
non dire così; se siamo qui un motivo ci sarà, non credi? Se siamo qui, è perché
i nostri “vecchi” credevano in noi >>.
Jenna
la guardò, lo sguardo tormentato. Rebecca continuò:
<<
forse, tu e tuo fratello siete ancora qui per riscattarvi… per dimostrare che
non siete i disgraziati che credevano >>.
Jenna
era stupito:
<<
non ti facevo così… profonda… >> disse, sorridendo dolcemente. Lei inarcò
un sopracciglio:
<<
profonda? Mica sono fatta d’acqua! >>.
Jenna
lasciò cadere la testa in avanti, il mento sul petto:
<<
ci rinuncio, sei davvero un caso perso. Quanto hai di quoziente intellettivo?
85? >>.
Rebecca
fece la sua smorfia contrariata:
<<
no… non lo so. Ma non sono poi tanto stupida >>.
<<
a no? >>.
<<
no >>.
<<
comunque sei schifosamente emo, su questo non ci piove
>>.
<<
non è vero! >>.
<<
e cosa saresti, sentiamo? >>.
<<
io sono gothic >>.
<<
… che? >>.
<<
gothic >>.
<<
e che roba è!? >>.
<<
ma come che roba è? >>.
<<
sarà un’altra grezzata >>.
<<
non è vero! >>.
<<
e chi ci sarebbe di gothic, Marilyn Manson? >>.
<<
i Theatre
of
Tragedy,
i Sonata Arctica…
e anche i Within
Temptation
>>.
Jenna
sgranò gli occhi:
<<
e chi è sta gente? >>.
<<
ma come fai a non conoscere i Within
Temptation?
>>.
<<
semplicemente non li conosco >>.
<<
che amarezza >>.
<<
che amarità >>.
Rebecca
lo afferrò per il colletto della camicetta:
<<
non mi struppaire “che amarezza” >> disse con il fuoco negli occhi.
Jenna
sorrise maligno:
<<
che amrezzevolezza >>.
E
il pugno arrivò anche stavolta. Jenna cadde schiena contro le tegole del tetto;
si mise una mano sulla guancia:
<<
non ti ricordavo un tipo così violento >> disse.
Rebecca
teneva ancora il pugno in aria, respirava affannosamente. Jenna alzò lo sguardo
su di lei. Per un po’ i due si fissarono negli occhi. Poi Jenna fece un altro
sorriso maligno.
Scattò
e si lanciò su Rebecca, bloccandola.
<<
AAAAAAAAAAAAAAAA >> gridò lei.
<<
non ci si mette contro Jenna Ondadorata! >> gridò
lui.
Lei
gli tirò un pugno, che lui schivò per miracolo. Ma lei gli tirò anche uno
schiaffo. Purtroppo quello non riuscì a bloccarlo.
<<
levati di dosso! >> esclamò lei, e gli puntò i piedi allo stomaco. Così
facendo, lo sollevò e lo fece togliere di dosso.
<<
o cazzo >> bisbigliò lui.
Cadde
di lato a Rebecca, ma le tegole erano scivolose.
Il
ragazzo si ritrovò a terra, in mezzo alla neve, faccia a terra.
<<
ma porca miseria! Dove lo hai imparato? >> gridò.
<<
guardando Walker Texas Ranger in TV >> rispose urlando
Rebecca.
Jenna
bestemmiò sottovoce, poi si girò pancia in su…
…
ma un piede lo bloccò:
<<
ho vinto >> disse Rebecca, tenendo l’anfibio sul petto di
Jenna.
<<
non è vero >> ribatté lui.
<<
si invece! Chi è che sta sopra? >>.
<<
sei stata scorretta! >>.
<<
ma non ti inventare scemenze! >>.
<<
che palle >> sbottò Jenna; indicò con l’indice il piede di Rebecca:
<< ora, potresti cortesemente togliere quell’affare dal mio
maglione?
>>.
<<
tanto sporco o pulito, sempre truzzo è >>.
<<
a è così, eh? >> disse Jenna sarcastico: << te la sei voluta, grezza
>>.
Afferrò
la gamba di Rebecca e la tirò. Rebecca alzò le braccia al cielo, come se potesse
aggrapparsi a qualcosa, e cadde a terra. Jenna scattò goffamente in piedi e
poggiò ( delicatamente ) il suo piede sulla pancia di lei:
<<
stavolta ho vinto io >> disse, un sorriso arrogante a illuminargli il
volto.
<<
ma prima ci stavo io sopra! >> protestò Rebecca, agitando un pugno verso
l’alto.
<<
beh, sai… nella vita c’è chi scende e c’è chi sale e tu… >> si bloccò,
pensieroso, e si portò la mano al mento: << beh, tu sei un caso a parte:
tu cadi e basta >> e scoppiò a ridere.
Rebecca
fece la faccia da cucciolo bastonato:
<<
non mortificarmi così… >>.
Jenna
rise ancora di più. Tolse il piede dalla pancia di Rebecca e la lasciò
alzare.
Grande
errore.
Rebecca
gli si avvicinò e gli diede una ginocchiata in mezzo alle gambe. Jenna, preso
alla sprovvista, sgranò gli occhi e si chinò leggermente, rannicchiandosi.
Rebecca lo prese per la collottola del maglioncino e lo fece cadere a
terra.
<<
stavolta ho davvero vinto io >> disse, strofinandosi le mani. Si voltò,
pienamente soddisfatta, e si incamminò verso l’entrata della
casa.
<<
STRONZA!
>> le urlò Jenna. Sulle labbra, l’ombra di un
sorriso.
“alla
faccia tua!” pensò lei… “scusa!!!!!!!!! Scusa picculino!”.
Nello
stesso momento, Van era seduto su una sedia in cucina, i piedi sul tavolo, le
auricolari alle orecchie, nella testa rimbombava la chiassosa Disconnected dei
Trapt.
Sentì
una presenza avvicinarsi. Gli venne da sorridere.
Poi
non sentì più l’auricolare destra:
<<
che cosa ascolti? >> chiese Gemma, portandosi l’auricolare all’orecchio.
Fece una smorfia e gli restituì l’auricolare.
<<
non ti piace il rock-metal? >> chiese Van, quasi
divertito.
<<
nah, un po’ troppo chiassoso per i miei gusti >>.
Van
ridacchiò:
<<
e quali sono, i tuoi gusti? >> chiese, guardandola negli
occhi.
Lei
arrossì al “contatto” con quegli occhi così cristallini:
<<
beh… mi piacciono i Tokio Hotel… ma anche gli Evanescence… i Lacuna Coil
>>.
<<
per i Tokio Hotel non ti posso accontentare, ma per gli Evanescence si >>
disse lui.
Gemma
sorrise, e prese l’auricolare che lui le porgeva. Se la infilò nell’orecchio, e
sentì le note di Exodus rimbombarle
piacevolmente nelle orecchie.
Van si alzò e le porse
la mano:
<< andiamo a fare
una passeggiata? >>.
Gemma sorrise,
lievemente imbarazzata, e accettò la mano che lui le porgeva, alzandosi a sua
volta.
Mentre uscivano,
incontrarono Rebecca, l’espressione era uno strano miscuglio tra soddisfazione,
compassione e idiozia ( ma quella c’era sempre ). La piccola posò lo sguardo
sulle loro mani ancora intrecciate.
Gemma se ne accorse e
lasciò subito la mano del ragazzo, arrossendo. Van le rivolse uno sguardo
divertito.
<< che ascoltate?
>> chiese Rebecca.
<< Evanescence
>> rispose secca Gemma.
<< mmm… a, se
vedete Jenna in mezzo alla neve in preda all’agonia, non vi preoccupate, ha solo
ricevuto un calcio in Olanda >> disse, rivolta a
Van.
Lui rivolse la sua
attenzione a lei, un sopracciglio inclinato:
<< dove?
>>.
<< ai gioielli di
famiglia… colpa mia, ma non aiutatelo, deve rimanere lì a crogiolarsi nel suo
dolore! >> Rebecca era assatanata: << ci vediamo >> sventolò
la mano e entro, svoltando l’angolo.
La sua voce risuonò
nella mente di Gemma:
“Mi sono persa
qualcosa?”.
“che intendi
dire?”.
“che cosa avete
combinato?”.
“cosa avremmo dovuto
combinare?”.
“smettila di rispondermi
con una domanda!”.
“che?”.
“come non
detto”.
“che
c’è?”.
“fottiti”.
<<
tua sorella è un tipo davvero strano >> disse Van.
<<
dire strana è troppo poco >> rispose Gemma con un’espressione del genere:
¬__¬.
Van
scoppiò a ridere:
<<
dai, andiamo >> disse, e i due ripresero a
camminare.
…
<<
quanti anni hai, Gemma? >>.
<<
diciassette… come mai questa domanda? >>.
<<
nulla di che… mi piacerebbe conoscerti meglio >>.
Il
cuore di Gemma ebbe un tonfo. Sorrise.
<<
e tu quanti anni hai? >> chiese.
<<
diciotto >>.
<<
sembri… più grande… >>.
Il
ragazzo ridacchiò:
<<
e quand’è il tuo compleanno? >>.
<<
il 15 novembre >>.
<<
auguri >>.
<<
ma è già passato! >> ridacchiò lei.
<<
te li faccio in ritardo >> disse con semplicità Van, guardandola con un
sorriso. Gemma distolse lo sguardo.
Rimasero
in silenzio per un po’, camminando fianco a fianco sulla riva del
mare.
<<
questa la adoro >> disse Gemma ad un certo punto.
<< My Immortal >> disse lui:
<< è vero, è bellissima >>.
Gemma
annuì.
<<
anche tu lo sei >>.
La
ragazza guardò Van con lo shock negli occhi:
<<
non prendermi in giro >>.
<<
non ti sto prendendo in giro! >>.
<<
si invece! Io non sono bellissima! >>.
<<
che tu ci creda o no, invece, lo sei >>.
<<
ma fammi il piac… >> non riuscì a completare la frase: scivolò su una
pietra e iniziò a cadere.
Van
la prese al volo per i fianchi, ma scivolò anche lui.
<<
ahia! >> esclamò Gemma quando sentì una pietra premerle sulla testa. Van
cadde sopra di lei, ma riuscì a mantenersi poggiando gli avambracci sodi a
terra.
<<
ahio… >> borbottò.
I
due si guardarono negli occhi per un istante, poi Van si alzò. Porse la mano a
Gemma, e la aiutò ad alzarsi.
<<
tutto bene? >> le chiese.
Lei
si portò una mano alla testa:
<<
si, a parte un bernoccolo >> sorrise, rossa in viso.
Van
ricambiò il sorriso:
<<
io, invece, vedo già i lividi >> disse, ispezionando i gomiti, una volta
alzate le maniche della maglia nera.
<<
che palle >>.
<<
cosa? >>.
<<
odio cadere >>.
Van
rise:
<<
sono pienamente d’accordo >> disse: << forse è meglio tornare, il
lettore MP3 è andato >>.
Le
prese la mano e le diede un leggero bacio sulla guancia, facendole esplodere il
cuore.
Gemma
rimase con lo sguardo fisso nel vuoto per qualche secondo. Si riprese solo
perché Van, ridendo, l’aveva tirata un po’ per la mano per farla
camminare.
Erano
le 16;39 circa, quando arrivarono.
I
sei stregoni, più i licantropi, Bella e i Cullen, erano in cucina ( messa
miracolosamente in ordine da Rosalie ed Alice ).
<<
allora, come ci sistemiamo per i posti letto? >> chiese Van.
<<
o cavolo, è vero! >> esclamò Rafe.
Van
si guardò intorno:
<<
siamo parecchi… escludendo i vampiri che non dormono
>>.
<<
i licantropi dormono nella macchina >> disse Max, guardando sprezzante
Jacob.
<<
perché? >> chiese lui.
<<
perché sono allergica ai cani >> rispose acida Max.
I
due si fissarono.
<<
ma dai Max, non è poi così male >> disse Rebecca.
<<
chi? >> le chiese la sorella con gli occhi sgranati.
<<
Jacob >> rispose Rebecca con semplicità. Dietro di lei, Jenna fece una smorfia,
guardandola.
La
piccolina guardò Jacob con uno sguardo mezzo sognante e mezzo ebete ( ma quello
è immancabile ). Il ragazzo ricambiò lo sguardo, perplesso e shoccato. Max
guardava la sorella senza espressione. Rebecca chinò la testa di
lato:
<<
in fondo, mi sono sempre piaciuti quelli con i lineamenti mediterranei… >>
disse.
Dietro
di lei, Jenna fece un gesto con le braccia come a dire “ma fammi il favore!”.
Gemma si trattenne dal ridere; Rebecca si voltò verso di lui, lo sguardo
indecifrabile:
<<
non c’è proprio confronto >> disse, scuotendo la testa. Jenna rimase a
bocca spalancata. Rafe e Van risero.
<<
certo, certo… a parte questo, come ci mettiamo a dormire? >> chiese
Gemma.
<<
noi vi possiamo cedere le nostre stanze… >> disse
Rafe.
Le
ragazze sgranarono gli occhi.
<<
e noi dove dormiamo, genio? >> chiese Jenna.
<<
sul divano >> rispose semplicemente Rafe.
<<
si, ma il divano è uno; noi siamo in tre >>.
<<
io dormo sul divano, tu e Van per terra >>.
<<
ma vaffanculo! Perché non ci dormi tu a terra? >>.
<<
perché io sono il fratello maggiore >>.
<<
bene, e considerando che io sono il cugino e sono più grande di Rafe di tre
mesi, sul divano ci dormo io e voi a terra >> s’intromise
Van.
Rafe
e Jenna lo fissarono:
<<
non se ne parla nemmeno! >> sbottò Rafe.
<<
perché no? Io sono più grande di te >>.
<<
e con ciò? >>
Van
lo guardò dritto negli occhi con sguardo di ghiaccio:
<<
siamo d’accordo, allora? >> chiese. I due fratelli deglutirono:
conoscevano quello sguardo.
<<
va bene >> dissero all’unisono.
<<
quindi è deciso, le ragazze dormiranno nelle nostre camere, considerando che la
stanza di Jenna ha un letto pieghevole, potranno dormirci in due…
>>.
<<
io nella stanza di Rafe Ondadorata non ci dormo >> disse sprezzante
Max.
Rafe
la guardò incredulo:
<<
perché? >> chiese.
<<
quante ragazze ci hai portato in quella stanza? >>.
<<
non tante, giusto una decina da quando stiamo qua
>>.
<<
ecco appunto >> Max aveva uno strano tic nervoso
all’occhio…
<<
mah! Le ragazze >>.
<<
e noi dove dormiamo? >> chiese Leah.
Van
le guardò:
<<
in casa non ci sono altri posti… nella macchina non vi va bene?
>>.
I
licantropi lo guardarono male.
Improvvisamente
si sentì uno strano rumore…
I
ragazzi si voltarono verso la porta, sopra la testa dei punti interrogativi.
<<
uh-oh >> disse Alice, vedendo ciò che sarebbe
successo.
Le
Rosanera la fissarono scioccate.
<<
RAGAZZI!!! >> gridò una voce acuta.
Lo
sguardo di Rafe e Jenna si illuminò, Van sbuffò. I due fratelli si guardarono
complici e uscirono dalla cucina:
<<
ragazze, siamo qui! >> disse Jenna.
Max
spalancò la bocca, l’espressione disgustata; Rebecca aveva la stessa espressione
della sorella, solo che lei era riuscita a tenere la bocca chiusa; Gemma aveva
un sopracciglio inclinato.
<<
che cosa diavolo succede? >> chiese Quil.
<<
sono arrivate le “amichette” di Jenna e Rafe >> rispose Van con
rassegnazione ( =_= ).
Le
Rosanera schizzarono alla porta della cucina e si affacciarono: nel salotto
c’erano Jenna e Rafe che chiacchieravano ammiccanti con un gruppetto di
ragazze.
Max
e Rebecca erano senza parole. A Gemma venne quasi da
ridere.
<<
‘cazzo ridi? >> domandò Max con voce roca.
<<
dovreste vedere le vostre facce… >> ridacchiò Gemma.
Max
la fulminò con lo sguardo. Rebecca
scosse la testa:
<<
CHE
AMAREZZAAA!
>> fu il suo unico disperato commento.
Poco
dopo, le tre erano nella cucina, in compagnia di Bella; la depressione più
totale. Max e Rebecca avevano scaricato la loro rabbia sul gelato ( scaduto )
che avevano trovato nel freezer, e che ora era ridotto a una poltiglia
verdastra.
I
Cullen erano andati a giocare a baseball ( Alice aveva previsto un temporale ) e
i licantropi erano semplicemente spariti. Van era andato a fare una passeggiata
e Rafe e Jenna… beh, quello si poteva intuire…
Rebecca
ficcò il cucchiaio nella vaschetta e si mise in bocca una porzione mastodontica
di “gelato”.
<<
non esagerare >> disse Bella: << ti sentiresti già male perché ne
stai mangiando a tonnellate, poi è pure scaduto… >>.
<<
cssinadeifh >> bofonchiò
Rebecca in risposta, la bocca piena.
<<
che schifo >> commentò Gemma.
<<
guarda che lo stai mangiando anche tu >> ribatté la
sorella.
Bella
fissava la poltiglia apatica. Sospirò:
<<
datemi un cucchiaio >> chiese senza morale.
Max
mangiava come una forsennata. Sembrava non respirasse.
<<
sembri Rafe >> le disse Rebecca. Max le lanciò il cucchiaio ancora pieno.
Fissò il gelato, scettica, poi ci affondò la faccia
dentro.
Bella
fece una smorfia:
<<
ora è davvero immangiabile >> disse, senza alcuna
emozione.
Max
riaffiorò dalla poltiglia verde e fece uno strano ringhio:
<<
CHE
PALLE!
>>.
<<
ma che gusto è questo coso? >> chiese Gemma.
<<
qui dice che è pistacchio e mela verde >> le rispose Bella guardando il
coperchio.
<<
a me sembra merda >> disse Rebecca.
<<
GRRRR >>.
<<
sai Max, dovresti calmarti >> disse Gemma.
<<
già, potresti fare paura ai Volturi così >> disse
Bella.
<<
io faccio già paura ai Volturi >> ribatté Max sempre ringhiando.
Sospiro
generale.
<<
la vera amarezza è che noi siamo qui a deprimerci mangiando gelato alla merda,
mentre qui dietro, nella camera accanto, quei due stanno festeggiando e fo…
>>.
<<
STA ZITTA REBECCA! >> urlarono Gemma e Bella.
<<
STANNO FOTTENDO! >> concluse Max.
Gemma
e Bella sbatterono la testa sul tavolo.
Silenzio.
Bella
alzò il capo:
<<
sapete cosa dovremmo fare? >>.
Tutte
la fissarono, incuriosite. Bella continuò, decisa, un pugno
alzato:
<<
dovremmo chiamare degli spogliarellisti e darci alla pazza gioia anche noi!
>>.
Le
Rosanera la fissarono perplesse:
<<
Bella, non è da te dire certe cose >> disse Max.
L’amica
sospirò:
<<
che amarezza >>.
Altro
sospiro generale.
<<
ti metterai con “Giacobbe”? >> chiese Rebecca.
Gemma
le diede uno schiaffo sulla nuca:
<<
come puoi essere così priva di tatto? >> chiese.
<<
era per sapere: se non se lo prende lei me lo prendo io >> disse Rebecca,
massaggiandosi la collottola.
<<
dea! No! >> esclamò Max: << non lo voglio quello come cognato!
>>.
<<
eddai… >>.
<<
di che parlate? >> chiese Van, di ritorno dalla
passeggiata.
<<
di un cazzo! >> rispose acida Max.
Van
inarcò un sopracciglio.
<<
ceeerto… >> stava per dire qualche altra cosa, ma fu interrotto:
<<
VAAAAN! >> una ragazza sui quindici entrò a tutta velocità e buttò le
braccia al collo al ragazzo, che per poco non cadde a
terra.
<<
ehm… ciao Gin >> disse lui senza troppo entusiasmo.
<<
ciao amore >> disse quella.
Alla parola amore Gemma sentì la valvola scoppiettare. << come stai? È
tanto che non ci vediamo… >> continuò la papera con voce acuta e
maliziosa.
“ho
voglia di vomitare” disse telepaticamente Gemma.
<<
già, vero, eh? >> disse Van, poco convinto.
<<
zitto tu! >> esclamò Gemma.
Il
ragazzo la guardò stremato. Lei mise il muso.
<<
che ne dici se andiamo di là? Jenna ha messo il CD
degli Aventura >> disse Gin con malizia, esagerando un sorriso. Van
deglutì.
Una
musica da tango iniziò a tutto volume. Bella e le tre Rosanera rabbrividirono di
disgusto.
Gin
prese per mano Van e lo trascinò con sé: lui sembrava restio a
seguirla;
<<
dai tesoro andiamo, ci divertiamo
>>.
Gemma
fu sopraffatta da un improvviso istinto omicida. La strega che c’era in lei
iniziava ad emergere.
Improvvisamente
Van le rivolse uno sguardo interrogativo e preoccupato allo stesso tempo; Gin la
guardava con una smorfia di ripugnanza: non si era accorta di essersi alzata e
di essere andata verso i due, sul viso un’espressione
apatica.
<<
se non vuole venire, è inutile che lo costringi >> disse,
minacciosa.
<<
chi ti dice che non vuole venire? >> chiese Gin in tono
mellifluo.
<<
e a te chi ti dice che vuole venire? >>.
<<
perché non dovrebbe? >>.
<<
perché dovrebbe? >>.
<<
stai litigando? È logico che vuole
venire! >>.
<<
e chi te lo dice questo? >> chiese Gemma, le mani ai fianchi, lo sguardo
deciso.
Gin
sorrise stupida: fece un movimento sinuoso, agitando la bella chioma bionda
e indicandosi le curve
prosperose:
<<
perché dovrebbe rinunciare a questo? >>.
<<
perché io ci rinuncerei volentieri a una troia senza cervello
>>.
Gin
era indignata; fece un passo verso Gemma.
<<
non ti conviene >> la avvertì Gemma calma: << sai, posso diventare
una strega quando voglio >>.
Gin
era troppo stupida per rispondere a tono: si limitò a mantenersi i fianchi con
le mani.
Gemma
le accarezzo una ciocca di capelli:
<<
uh guarda: ti cadono i capelli >> disse appagata. La ciocca che aveva in
mano volteggiò nell’aria per posarsi lentamente a terra. Gin la osservò,
terrorizzata.
<<
mangerei più vitamine se fossi in te >> aggiunse
Gemma.
La
troietta iniziò ad agitarsi: sempre più ciocche caddero a terra. Gemma fece
sbucare uno specchietto dal suo jeans e lo mise all’altezza del viso di Gin,
mostrandole la sua bella pelata.
La
ragazza urlò con quanto fiato aveva nei polmoni, agitando le braccia. Si voltò e
scappò via.
Bella
e le altre due Rosanera trattenevano a stento le risate. Van fissava Gemma
spaventato. Deglutì.
La
porta della stanza di Jenna si aprì con un forte cigolio: ne uscì Jenna, scalzo,
addosso solo i jeans, i capelli completamente spettinati. Si grattava la
testa:
<<
Van, che è successo a Gin? >> chiese, lievemente spossato.
Rebecca
si alzò di scatto e camminò verso Jenna, fintamente diretta al bagno: rivolse
uno sguardo di puro odio e ribrezzo a Jenna e gli diede una forte spallata, che
lo fece traballare all’indietro. Jenna la guardò confuso.
<<
CI
SONO! HO CAPITO TUTTO!
>> si sentì urlare.
Rafe
uscì dalla sua stanza e raggiunse il fratello, anche lui senza maglia, calzini
colorati e pantalone sbottonato. I capelli indescrivibili. Max sentì il fiato
mancarle, poi svenne. Rebecca, per suo orgoglio, la trascinò per le braccia via
dalla scena. Rafe era estasiato, esaltato dalle sue parole.
Quei
quattro avevano un bel po’ di cose da chiarirsi…
Mamma mia…quanto sono stata bastarda 0_0
Non
vi preoccupate, questo non è realmente successo (anche se “Rafe” e “Jenna”
potrebbero farlo senza problemi =_=).
Passando
ai ringraziamenti:
Noemi91:
si
lo so, è un bel dilemma eh? Mi spiace deluderti, ma al riguardo non posso dire
nulla (sorride sadica). Continua a leggere e lo scoprirai
buhahahah
Mylifebeautifullie:
hai
ragione, Max sta proprio messa male! XD ma non c’è da preoccuparsi: si rifarà
presto muahahahah
(scusate,
oggi sclero malamente! XD >w<)
E
ovviamente grazie alle 11 persone che li hanno messi tra i preferiti (madonna
che bello si va sempre più aumentando… chi lo avrebbe detto che questa storia
sarebbe piaciuta tanto… si è vero, mi sto divulgando =.=”)
Bella4 BloodyKamelot fatina_g ffdipendente Honey
Evans Kicici kira988 lolitosa MizzCamilla
mylifeabeautifullie Noemi91
ps:
non
vi sorprendete se è un capitolo (a mio parere venuto non troppo bene) molto
tendente al folle (vabbè che ormai dovreste averci fatto l’abitudine ^^ ),
mentre scrivevo ascotavo “La Danza Delle Streghe” di Gabri
Ponte…
vabbè,
ora vo saluto: ci si sente al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 9 *** Intuito, Evanescenza & Presenze ***
cap7
Moon
Rainbow
Capitolo
Sette_ Intuito, Evanescenza e Presenze
<<
come sarebbe a dire “ci ha trovati”??? >> esclamò Max inorridita. Le altre
due streghe erano rimaste a bocca aperta.
<<
sarebbe a dire che ci ha trovati >> rispose semplicemente
Rafe.
<<
grazie! >> gli rispose ironica Gemma.
<<
per favore, un po’ di serietà >> implorò Rebecca.
Tutti
si voltarono verso di lei, sbalorditi. Lei passò lo sguardo su tutti i
volti:
<<
beh? Che c’è? >>.
<<
certo, certo… allora, voi avete detto che Cam-Cavelli sa dove siete, vi ha
trovati, e di conseguenza sta venendo qui: come diamine fate a essere così
tranquilli? >> chiese Max, trafelata.
<<
arriverà tra un paio di giorni >> disse Van.
<<
come fai ad esserne così sicuro? >> chiese Gemma.
<<
è il mio potere >>.
<<
a già… voi non ci avete ancora detto quali sono i vostri poteri >> disse
entusiasta Rebecca.
<<
già… e voi altrettanto >> disse Jenna.
<<
quindi, dicevi, Van? >> chiese Bella, curiosa.
Si
erano tutti seduti intorno al grande tavolo.
Van
si accese una sigaretta:
<<
il mio potere consiste nel poter sentire le presenze, e determinare la loro
lontananza… un po’ come quello là dei Volturi >> disse rivolto ai vampiri:
<< e poi posso bloccare le cose, le persone e il battito cardiaco, cioè
posso fermare il cuore
>>.
<<
eccone un altro che è meglio non fare incavolare >> disse
Max.
<<
puoi anche sentire i fantasmi? >> chiese Rebecca.
<<
ma non dire cose senza senso, Funghetto! I fantasmi non esistono >> disse
Emmett ridendo.
Van
lo guardò con un sorriso arrogante:
<<
ne sei davvero sicuro? >>.
Emmett
divenne ancora più bianco ( per quanto potesse essere possibile ) e spalancò gli
occhi.
<<
non venitemi a dire che ora esistono pure i fantasmi… >> disse Bella con
un sopracciglio inarcato.
<<
e invece è proprio così >> disse Van: << in questa casa ogni tanto
ne passa uno
>>.
<<
AAAAA >> gridò Emmett: << no! Ho paura!!!
>>.
<<
mio Dio Emmett, non dirmi che hai paura dei fantasmi? >> disse Jasper,
ridacchiando. Edward rideva già.
<<
o santo cielo! Non ci posso credere! >> esclamò
Jasper.
Rebecca
mise una mano sulla grossa spalla di Emmett, consolandolo.
<<
sssi, andiamo avanti >> disse Rafe: << io sono un chiaroveggente
>> disse con aria di superiorità.
…
<<
un che? >> chiese Gemma.
<<
ma come? Non sapete cos’è un chiaroveggente? >> domandò Rafe
sconcertato.
…
<<
oh Dio! >> esclamò Rafe: << ora ve lo spiego: sono in grado di
vedere le cose più chiaramente, e posso ottenere ogni genere di informazione dal
nulla, attraverso colpi di genio. E poi ho un grande intuito >> si spiegò
gesticolando alla grande.
<<
a… forte >> disse Max.
<<
forte? Ce lo avessi io un potere così non avrei problemi in matematica! >>
esclamò Bella.
<<
e secondo te come faceva lui ad avere tutti 9? >> le chiese ironico Van,
cacciando il fumo dalla bocca e facendo un altro tiro.
<<
potresti evitare di fumare, per cortesia? >> gli chiese Gemma. Lui la
guardò con un sopracciglio inclinato.
<<
e poi >> continuò Rafe: << posso confondere la mente delle persone
>> e ammiccò.
<<
ed io mi rendo invisibile >> disse Jenna, e sparì.
<<
OH! >> esclamarono le ragazze.
E
un istante dopo anche Rebecca sparì.
<<
è sparita anche lei >> disse Bella stupefatta.
<<
evviva >> disse neutra Gemma.
Poi
sia Rebecca che Jenna ricomparvero: lei sembrava lievemente scossa, mentre lui
tratteneva a stento le risate.
<<
posso rendere invisibile anche chi tocco >> continuò il ragazzo: <<
posseggo anche poteri illusori >>.
<<
ovvero? >> chiese Rosalie.
<<
non usarmi come cavia >> disse Rebecca.
<<
avete presente quello di Naruto? Itachi Uchiha? Ecco quello è il mio potere
>>.
Silenzio…
<<
ci hai provato Jenna >> disse Rafe.
<<
mmm… ma la vera figata è che quando sono conciato male, il mio corpo diventa
evanescente >>.
<<
quindi puoi passare attraverso i muri? >> gli chiese Alice con gli occhi
luccicanti.
Jenna
scosse la testa:
<<
no, è una cosa involontaria. Subentra solo nei momenti di crisi fisica
>>.
Gemma
fece un fischio di ammirazione:
<<
molto utile. Un po’ come quello di Rebecca >>.
<<
solo che a Rebecca ci sono degli effetti collaterali >> disse sottovoce
Max.
Tutti
la guardarono interrogativi.
<<
Rebecca può anche cedere parte del suo potere o della sua energia a chi tocca,
in compenso, però, le ferite causate da attacchi magici si riaprono. E se viene
colpita in quel momento, il suo potere non funziona
>>.
<<
perché, il suo potere qual è? >> chiese Rafe, due dita sul mento,
sinceramente interessato. Max gli spiegò per filo e per segno il potere di
Rebecca, il suo e quello di Gemma.
Lui la ascoltava, fissandola negli occhi con i suoi, penetranti e le cui
sfumature cambiavano continuamente. Quando ebbe finito di parlare, restarono a
guardarsi negli occhi per qualche altro secondo, durante i quali il cuore della
strega accelerò, e le sue guance si imporporarono lievemente. Abbassò lo
sguardo.
Edward,
non troppo lontano da lei, si accorse del battito cardiaco accelerato. Sorrise
impercettibilmente: “è andata” pensò.
Rafe
distolse lo sguardo da Max:
<<
bene, detto questo… >>.
Van
sbuffò un po’ di fumo, poi buttò a terra la sigaretta:
<<
Cam-Cavelli arriverà qui tra due giorni. Evidentemente ha scoperto che siamo
qui, e considerando i poteri di cui è dotato, è molto probabile che sappia che
anche voi siete qui >>.
<<
è possibile che sappia di Edward? >> chiese Bella.
<<
anche questo è probabile, ma lo escludo: sarebbe già qui, altrimenti >> le
rispose Van.
<<
con lui c’è anche un esercito di vampo-stregoni >> disse
Jenna.
<<
di che? >> chiese Gemma.
<<
stregoni vampiri: come lui, d’altronde >> fu la risposta cupa di
Van.
<<
e come me >> aggiunse Edward.
Rafe
alzò lo sguardo su di lui:
<<
a già, mi stavo dimenticando: tu sei lo stregone, giusto?
>>.
<<
si >>.
<<
lo avete trovato, quindi… sulla strega avete scoperto nulla? >> si rivolse
alle tre Rosanera.
Max
scosse la testa, evitando il suo sguardo:
<<
voi? >>.
<<
è qui c’è un’altra cosa strana: la strega, non riesco a rintracciarla in alcun
modo. È come se non ci fosse >> disse Van, gli occhi spalancati, le
sopracciglia aggrottate.
<<
oddea >> disse Rebecca.
<<
o cavolo… non è che è morta? >> chiese Gemma.
<<
no, non credo: la sentirei come fantasma >>.
<<
neppure io riesco ad arrivarci. A dove sia, intendo >> disse Rafe,
turbato.
<<
forse è il suo potere >> disse Rebecca.
Tutti
gli occhi furono puntati su di lei:
<<
come? >> chiesero in coro.
<<
forse il suo potere è quello di… non sentire il potere degli altri >>
provò a spiegarsi Rebecca. Inutilmente.
<<
Rebecca, non si è capito un cazzo >> disse Gemma.
<<
nel senso… forse il suo potere è quello di essere immune ai poteri degli altri,
forse è una forma di difesa >>.
<<
ma non dire scemenze! >> esclamò Gemma, poi cambiò espressione, come se
l’avesse folgorata una luce: << e invece è una buona pensata
>>.
Rebecca
fece un sorriso a 32 denti, soddisfatta.
<<
l’aria di montagna ti fa bene, eh? >> la prese in giro
Max.
<<
YUPPI >>.
<<
se fosse veramente così, allora è possibile che nemmeno Cam-Cavelli l’ha
trovata… >> disse tra sé Rafe.
<<
siamo fottuti >> disse Jenna.
<<
perché? >> gli chiese il fratello: << se neppure mister “voglio il
potere assoluto” sa dove sia, siamo messi piuttosto bene
>>.
<<
certamente, ma se questa tizia ha davvero questo potere, per noi sarà un’impresa
trovarla, e secondo la “profezia”, possiamo sconfiggere mister “sono il più
forte del mondo” solo con l’aiuto di entrambi gli stregoni >> disse
Jenna, gesticolando con le mani.
Rafe
rimase pensieroso:
<<
cazzo è vero >>.
<<
ribadisco: siamo fottuti >>.
<<
sono d’accordo >>
disse
Gemma.
<<
però… >> Van stava per parlare, ma si interruppe: gli stregoni e le
streghe si voltarono a guardare Alice, captando una visione tra i suoi pensieri.
La vampira aveva lo sguardo perso nel vuoto.
<<
Alice >> disse Jasper, mettendole una mano sulla spalla: << cosa hai
visto? >> chiese con voce calma.
<<
o cazzo! >> esclamò Max scattando in piedi. Rebecca, accanto a lei,
sobbalzò portando le braccia ai lati del corpo: << non è possibile
>>.
Anche
Edward sembrava sorpreso:
<<
ma… quella è… Denali? >> chiese, sorpreso.
<<
è un sacco che non andiamo a Denali… tipo sei mesi >> disse Max,
rimettendosi seduta.
<<
conoscete Denali? >> domandò Jasper, inclinando la testa di
lato.
<<
si, purtroppo >> rispose Max, storcendo la bocca. Gemma fece una
smorfia:
<<
e anche Tanya e compagnia >> aggiunse, disgustata.
<<
gente di merda >> sbottò Rebecca.
Alice
aggrottò un sopracciglio: <>.
<<
infatti >> disse Gemma:
<<
questa è tutta follia >> disse Jacob ad un certo punto, mettendosi una
mano sulla fronte.
<<
a già, ci sei anche tu >> disse Gemma.
<<
sisi, ce ne frega molto >> disse Rafe facendo sventolare le mani: <<
ma ora sorge un dubbio: che cazzo ci fa Cam-Cavelli a Denali?
>>.
<<
infatti: io l’ho sentito venire in questa direzione >> aggiunse Van,
pensieroso.
<<
Douglas e Denali sono praticamente attaccate: forse farà una deviazione >>
ipotizzò Edward.
<<
si: ha già preso questa decisione >> disse Alice.
<<
altro dubbio: che accidenti ci va a fare lui a Denali? >> chiese
Rafe.
<<
domanda esistenziale: considerando che Cam-Cavelli vede il futuro assoluto, è
possibile che noi decideremo di andare a Denali e che lui ci abbia già visto
andare là? >>.
Silenzio.
Tutti
fissarono Rebecca, attoniti.
<<
eh si, l’aria di montagna ti fa proprio bene >> disse Gemma, fissando la
sorella meravigliata.
<<
nel senso che ho azzeccato anche questa? >> chiese Rebecca
euforica.
<<
eh si, Funghetto >> disse sorridendo Jasper.
<<
Evvaij! >> disse Jenna, dandole un pugno leggerissimo sulla guancia, come
faceva lui. Rebecca divenne dello stesso colore dei suoi occhi.
<<
ed ora, altro dubbio >>.
<<
alla faccia del chiaroveggente >> disse Gemma.
<<
non scocciare >> la canzonò lui.
<<
perché dovremmo andare a Denali? >> chiese Bella, anticipandolo.
<<
esatto >>.
Silenzio.
<<
io non ci ho capito un cazzo >> disse Jacob.
<<
perché non mi sorprende? >> disse Max.
<<
nemmeno io >> disse Emmett.
<<
questa non è una novità >> disse Rosalie roteando gli occhi dorati.
Emmett
la guardò confuso.
Per
un po’ rimasero tutti in silenzio, persi nei loro
pensieri.
Jacob
pensava che di tutte le cose strane
che gli erano capitate, quella le superava tutte di sicuro. Era già stato strano
scoprire che quelle che lui aveva sempre ritenuto semplici e stupide
superstizioni erano quanto di più vero ci potesse essere. E il succhiasangue,
poi, era anche uno stregone! E lui si trovava in una stanza con sei stregoni.
Assurdo. Come se non bastasse, esistevano pure i fantasmi. Bah! Il mondo stava
prendendo una strana piega…
<<
nessuno ha un’idea sensata? >> chiese Edward ad un certo punto, rompendo
il silenzio e i pensieri del licantropo.
<<
nessuno >> rispose sottovoce Van. Prese un’altra sigaretta dal pacchetto
che aveva nella tasca laterale dei jeans e la accese.
<<
Van, per favore, potresti evitare di fumare? >> gli chiese Gemma, seduta
di fronte a lui.
<<
se non fumo quando sono nervoso, mi crollano i nervi >> rispose lui
fissando il vuoto.
<<
non farlo davanti a me almeno >>.
Van
la guardò, e il suo sguardo si accese; sorrise divertito e cacciò il fumo in
faccia a Gemma. Lei tossì, e con la mano allontanò il fumo. Van
ridacchiò.
<<
mamma santa, quanto sei cazzimoso
>> disse Jenna.
<<
senti un po’ da che pulpito >> gli disse Rafe.
<<
tu non devi proprio parlare >>.
<<
mmm >>.
<<
ZITTI! >> sbottò Max.
Ancora,
silenzio di tomba.
…
…
<<
ehm… ma che stiamo facendo di preciso? >> chiese Emmett a un certo
punto.
Jasper
alzò gli occhi al cielo:
<<
ma perché è così? >>.
<<
vabbè! >> esclamò Jenna alzandosi: << io ci rinuncio
>>.
<<
anche io >> affermò Rafe, alzandosi a sua volta: << domani è un
altro giorno >>.
<<
magari ci verrà l’ispirazione durante la notte >> disse Van. Buttò anche
questa sigaretta a terra, e si alzò imitando i cugini.
<<
bene, io vado a farmi un giro >> disse Jasper: si alzò e prese Alice per
mano, ed insieme uscirono dalla cucina.
<<
ho bisogno di una pausa anche io >> disse Bella, mettendosi due dita sugli
occhi.
<<
sei stanca? >> le chiese Edward.
Bella
annuì.
Il
vampiro si alzò e la prese in braccio:
<<
dove posso trovare un letto? >> chiese.
<<
di qua c’è un divano letto >> disse Van, e accompagnò il vampiro nella
stanza accanto.
Le
tre Rosanera si alzarono quasi contemporaneamente. Jenna fissò Rebecca, lo
sguardo indecifrabile.
All’improvviso,
una palla di neve grossa quanto una pallina da baseball sfondò il vetro della
finestra e andò a sbattersi contro la faccia di Rebecca. La ragazzina si
sbilanciò all’indietro e cadde di sedere.
<<
o miseriaccia >> disse Max.
<<
tutto bene Reb? >> chiese Gemma.
<<
… >>.
<<
certi che tu e la sfortuna andata a braccetto, eh? >> ridacchiò
Jenna.
<<
ti prego, non infierire >>.
Jenna
rise sguaiatamente, accompagnato dalla risata di Rafe.
Max
si sorprese a fissare il viso di quest’ultimo, sentendosi invadere da un
piacevole calore. Lui alzò lo sguardo e incontrò il suo. Max
arrossì:
<<
errr… devo andare in bagno! Devo andare in bagno, devo andare in bagno!!!
>>.
Gemma,
che aveva aiutato Rebecca ad alzarsi, inclinò un
sopracciglio:
<<
ti senti bene Max? >>.
<<
devo andare in bagno! >>.
<<
questo l’hai già detto >>.
<<
e già, infatti devo andare in bagno >>.
<<
è partita, l’abbiamo persa >>.
<<
corro in bagno! >>.
Max
corse verso la porta, ma ci sbatté contro; si allontanò, rischiando di cadere
all’indietro e la aprì con furia, e schizzò fuori.
Rafe
inclinò un sopracciglio:
<<
quella è tutta matta >>.
Max
corse fino a davanti il bagno. Ma che accidenti le era preso??? Si chinò,
poggiando le mani sulle ginocchia per sostenersi, e cercò di regolarizzare il
respiro.
“Calma,
calma, calma”.
Sospirò
profondamente e si rimise dritta. Si guardò intorno; non aveva alcun bisogno del
bagno.
E
fu allora che lo vide: era in una stanza vuota, coperto da un telo. Avrebbe
riconosciuto quella forma tra milioni…
A
passo lento si avvicinò e lo osservò. Posò la mano sul telo, delicatamente, poi
lo afferrò e lo scostò: era un pianoforte a coda, abbastanza vecchio, ma tenuto
molto bene; sul piano vi era un pesante strato di polvere che rendeva il colore
più chiaro, facendolo apparire grigio anziché nero. Passò un dito sul piano,
sporcandoselo di polvere: M&G&R SN ST QUI. Sorrise, pensando alle
sorelle, poi aggiunse una B accanto alla M. In fondo, per lei Bella era come una
sorella.
Con
un folata di magia liberò il seggiolino dalla polvere e ci si sedette sopra.
Tastò qualche tasto, per accertarsi che fosse accordato: non era proprio
perfetto, ma era meglio di niente…
Max
prese un respiro profondo e iniziò a suonare. Il cuore accelerò i battiti. La
musica di Gemma. Da quando era successo “il fatto”, era cambiata. Si era
rattristata. Come Gemma stessa, d’altronde… (1)
<<
dove hai imparato a suonare? >>.
<<
A! >> Max sussultò: si voltò e vide Rafe alle sue spalle. Non lo aveva
sentito arrivare.
<<
eeee… calma… non ho intenzione di
ucciderti >> disse lui, divertito dalla reazione di lei; poi il suo
sguardo si fece malizioso: << così, è questo l’effetto che ti faccio…?
>>.
Max
socchiuse gli occhi, trattenendosi dal prenderlo a pugni:
<<
non cominciare, ti prego >>.
<<
mi scusi, madame >> disse lui, alzando le mani.
Max
si voltò di scatto per non far notare che era arrossita.
<<
allora, dove hai imparato a suonare? >> chiese di nuovo lui,
interessato.
Max
scrollò le spalle:
<<
non ho imparato: una volta, quando ero piccola, ho visto un pianoforte, colpo di
fulmine, e ho iniziato a suonarlo >>.
<<
mi ricorda un po’ “La
Leggenda Del Pianista Sull’Oceano”
>>.
<<
che spirito >>.
<<
davvero... >>.
<<
ceerto >>.
<<
ma lo sai che sei antipatica? >> disse lui, un po’
infastidito.
<<
ah sì?? Beh, anche tu >>.
Silenzio.
Max
si voltò: Rafe era ancora lì, appoggiato al muro con le mani dietro la testa, i
gomiti verso l’alto, che la fissava.
<<
che hai da fissare? >> chiese.
Max
strinse gli occhi:
<<
sei tu che stai fissando me >>.
<<
io sto guardando dritto davanti a me, ma questo non vuol dire che ti stia
fissando, sei tu che ti sei girata >>.
<<
mamma mia, quanto sei scocciante >>.
<<
sono contento che te ne sia accorta: ci ho messi anni di dura pratica su Jenna
per diventarlo >>.
<<
povero ragazzo, ora capisco perché è così stupido
>>.
Rafe
scoppiò a ridere.
Max
sorrise: era così tenero quando rideva.
“NO!”
gridò a se stessa: “no, no, no, no, Max non cascarci come hai fatto sempre. Non
ci puoi cascare di nuovo” si disse.
<<
e così >> disse lui, interrompendo i suoi pensieri: << suoni la
melodia delle persone? >>.
Max
rimase in silenzio per un po’, a fissarlo:
<<
uh… errr… sisi, è il mio potere >> disse poi tentennando; “Imbecille!” si
disse.
Rafe
ridacchiò:
<<
la tua melodia la sai suonare? >>
<<
no, è l’unica che non sono in grado di suonare… >>
<<
non mi sorprende, sei un tipo complicato, tu… e anche abbastanza complessato,
devo dire >> le sue parole furono spezzate da una scarpa di Max che lo
colpì in fronte:
<<
e anche violento… bene, visto che la tua non la sai suonare,suoneresti la mia?
>> chiese, lo sguardo implorante.
“NO!
Dovrò tenere gli occhi incollati ai tuoi per tutto il tempo!!! No!!!!!” disse
tra sé:
<<
va bene, se proprio ci tieni >> disse invece: << mettiti davanti a
me >>.
<<
perché? >>.
<<
devo guardarti negli occhi per riuscirci bene >>.
Rafe
alzò le sopracciglia:
<<
ho-ho, ci stai provando per caso? >>.
Una
scarpa lo colpì allo stomaco.
<<
mettiti davanti a me e non rompere il cazzo >>.
<<
si, ok, non mi scannare >>.
A
grandi falcate, Rafe fece il giro del pianoforte e si piazzò di fronte a Max, i
gomiti appoggiati sul piano, il meno sulle mani.
Max
lo guardò, e il suo cuore parve andare più veloce del solito. E poi iniziò a
suonare.
La
musica che ne venne fuori non se la sarebbe mai aspettata; ciò che credeva
potesse venirne fuori era una musica allegra, forte, non quella: era una melodia
piuttosto… introspettiva. Le dava questa impressione. E le venne in mente che
forse anche Rafe aveva sofferto per le perdite che aveva subito. Perché era
anche questo che quella musica trasmetteva: malinconia, seppure i modo più
“energico”. Come era lui d’altronde, no? (2)
Si
fermò:
<<
che cosa è successo, Rafe? >>.
<<
come? >> chiese lui, continuando a guardarla negli occhi. Era
tremendamente vicino.
<<
quando i tuoi genitori sono morti, che cosa è successo?
>>.
…
Rafe
sembrava restio a parlare, a scoprirsi. Ci una lunga pausa di silenzio, infine
disse:
<<
sono crollato. Per un po’ non sono riuscito ad andare avanti. Avevo anche una
sorella, sai? >> fece un sorriso amaro: << lei non è stata fortunata
quanto me e Jenna: lei non l’ha scampata >>.
Max
sentì una morsa alla bocca dello stomaco:
<<
mi dispiace >>.
<<
anche Jenna era conciato piuttosto male. Pensa, aveva smesso di parlare
>>.
<<
il che mi sembra assurdo, quello parla sempre >>.
Rafe
ridacchiò: << già, stavamo proprio accisi… ma quello che stava peggio era
senza dubbio Van. Lui ha perso tutto, anche i suoi fratelli. Non gli è rimasto
nessuno. È da allora che ha cominciato a fumare >>.
<<
mi dispiace tanto, Rafe >> disse Max accorata.
Rafe
scrollò le spalle, senza mai staccare gli occhi dai suoi:
<<
anche tu hai subito delle perdite, mi sembra di intuire…
>>.
Max
avrebbe voluto abbassare lo sguardo, ma era prigioniero di quello di lui:
completamente succube.
<<
mi sono sempre sentito… mancare qualcosa, da quando sono nato, ma da quando se
ne sono andati i miei… e mia sorella… la voragine si è allargata
>>.
Era
solo una sua impressione, o Rafe si era avvicinato?
…
<<
ehi Max? >>.
<<
uh >> era del tutto andata, rincoglionita.
<<
lo sai che sei bella? >>.
Ma
questo ora che cosa centrava??
Si
era avvicinato di più. E Max si rese conto di quello che stava per succedere…
avrebbe tanto voluto allontanarsi, ma ormai non capiva più
niente.
Ma
non si sfugge alla sfortuna…
Il
sellino, già di per sé malandato, cedette completamente e Max si ritrovò
improvvisamente culo a terra.
<<
AHIA! >> esclamò, sofferente.
Rafe
rimase a guardarla, gli occhi sgranati, poi scoppiò a
ridere.
<<
non c’è niente da ridere! >> sbottò lei.
<<
o si invece! Dio, sei troppo buffa! >> e rise ancora più
forte.
<<
ma vaffanculo! >> gridò Max; si alzò, barcollò un po’, poi guardò Rafe,
che si sbellicava dalle risate.
<<
mamma santa! Questa mi resterà impressa per tutte le vite a venire >>
disse tra le risate, poi si girò e uscì dalla stanza, continuando a
ridere.
Solo
quando fu scomparso, Max parve ricordarsi tutto.
<<
o merda >> sussurrò, quando sentì il cuore
esplodere.
<<
a >> fece: << o porca puttana cazzo cazzo cazzo merda merda
merdamerdamerda MERDACCIA! >> esclamò, e si lasciò cadere a terra.
Maledetto seggiolino!
<<
sigh >>.
(1)
Naruto, Hokage’s
Funeral
(2)
Faint Instrumental – Linkin Park
Povera
Max… le ho riservato un brutto destino L
Ma
vabbè, la vera scena romantica tra Rafe & Max arriva tra poco… uh-oh, questo
non dovevo dirlo… XD
Passiamo
ai ringraziamenti:
Honey
Evans:
si, davvero qualcuno ha versato acqua e coca-cola nell’olio bollente! Non ti
preoccupare, io lì in mezzo non c’ero ( anche se ne sarei stata capacisisima )
questa parola esiste?), sono stati degli amici di “Max” a fare il disastro, in
vacanza al mare. Otto ragazzi da soli in una casa, ed ecco quello che ottieni.
Si lo so, è un’amarezza XD
Mylifebeautifullie:
già, gli stregoni fanno sempre colpo (soprattutto sulle Rosanera, oserei dire
^_^)
Deduco
il chappynino ti sia piaciuto! YUPPI!!!!! Me contenta!
Noemi91:
un nuovo recensore! Visto? Eccoti il nuovo capitolo, pronto pronto per metterti
allegria! Il che in effetti e lo scopo di qst fic, mettere di buon umore la
gente (non farla collassare, però, ma vabbè! J)
sisi, Jenna è un coglione! Hehe continua a recensire!
E
naturalmente un ringraziamento speciale a coloro che hanno messo questa follia
tra i preferiti:
Bella4 fatina_g Honey Evans kira988 lolitosa MizzCamilla mylifeabeautifullie nihal93 Noemi91
Vi
amissimo! Miliordosi di kissonissimi!
Bilu_emo
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Capitolo 10 *** Le Pergamene ***
sole
Moon
Rainbow
Capitolo
Nove_ Le Pergamene
Max e Rebecca
erano chiuse in un sgabuzzino di un metro quadrato massimo. Erano ad angoli
opposti, sedute con le ginocchia al petto, lo sguardo fisso nel
vuoto.
<< ma ti
rendi conto? >> disse Max, ancora sconvolta.
<< mmmm
>> fu la risposta di Rebecca.
<< cioè…
ma ti rendi minimamente conto??? >>.
<<
mmmmmmmm >>.
<< e
smettila! >>.
<< oh…
uhm… ehm… si, ci sono >> disse Rebecca, andando a guardare
Max.
<< ti
rendi conto? >> ripeté Max per la terza volta.
<< già…
quei due… loro…le ragazze… stavano… loro… >> balbettò Rebecca,
angosciata.
<< aaaa…
che tristezza >> sospirò Max, poggiando il capo sulle
ginocchia.
<< che
amarezza, vorrai dire? >> Rebecca sembrava essersi appena svegliata da un
coma.
<<
quello, insomma… mia dea, non ho parole! >>.
<< io una
si: merda >> rispose Rebecca senza alcuna emozione.
Le due si
lasciarono andare a un sospiro.
Entrambe
avevano in testa un unico pensiero: Jenna e Rafe, impegnati…
L’immagine di
Jenna scomposto per ovvi motivi faceva stringere il cuore di Rebecca. Max si
sentiva come se le avessero accoltellato ripetutamente il cuore con frecce
acuminate.
<< che
amarezza >>.
<< questo
lo avevi già detto prima >>.
<< ed ora
l’ho detto per la seconda volta; ora lo dico anche per la terza, perché non c’è
due senza tre: che amarezza >>.
<< CHE
PALLE! >> esclamò Max, sbattendo un pugno sul muro.
<<
piuttosto… potremmo uscire da qui? Io comincio ad avere una leggere
claustrofobia >> disse Rebecca.
<< no,
non voglio guardare quello in faccia >> rispose Max, tra il disperato e
l’adirato.
<<
nemmeno io ci tengo, ma potremmo almeno andare in un posto più grande?
>>.
<< guarda
che sei tu che hai scelto questo sgabuzzino! >> esclamò
Max.
<< è la
prima porta che ho trovato, non potevo trascinarti fino in bagno, no?
>>.
<< oddea,
è vero…sono svenuta! Adesso quell’imbecille penserà che è perché l’ho visto
mezzo nudo! Cazzo! >>.
<<
perché, non è per questo? >>.
<< no! È
stato per lo shock >>.
<< certo,
certo… a parte tutto, Jenna è davvero… >> sospirò: << è davvero un
puttaniere! >> esclamò infine.
<< e che
pretendi, guarda che fratello che ha! >>.
<<
buuuuu!!! >>.
<< forse
è davvero il caso di uscire: qui ci sono gli scarafaggi >> disse Max
disgustata, osservando l’insetto nero che le camminava tra i
piedi.
<< no!
>> disse Rebecca con enfasi.
Max inarcò un
sopracciglio:
<< ma non
eri tu a voler uscire giusto tre secondi fa? >>.
<< si, ma
in questo momento sono qua intorno… che ci cercano. E Jenna, al momento, è
l’ultima persone che voglio vedere… >>.
Esattamente nel
momento in cui pronunciò quelle parole, la porticina si aprì verso l’esterno,
mostrando Jenna ancora mezzo spogliato e con i capelli
disordinati.
“ma vaffanculo
porco di merda figlio di una gran puttana e di un gran puttaniere di merda come
te…” imprecò mentalmente Rebecca guardandolo con odio. Max serrò le labbra per
non ridere.
Jenna sbatté le
palpebre:
<< che
diavolo ci fate qui? >> chiese.
<<
pensiamo ai cazzi nostri. Tu che merda vuoi? >> gli ringhiò
Rebecca.
Il ragazzo
arretrò con le spalle sorridendo divertito:
<< ehi
calma… che ti prende? >> chiese, tendendole la mano per aiutarla ad
alzarsi.
<< ma va
a farti fottere! Anzi, vai a fottere direttamente, visto che ti piace tanto!
>> gridò Rebecca, alzandosi goffamente da sola. Uscì dal minuscolo
sgabuzzino e gli diede una spallata, che lo fece cadere a terra. Jenna la guardò
andarsene confuso, gli occhi sgranati. Si rivolse a Max, che si era alzata a sua
volta:
<< ma che
cavolo le prende? >>.
<< vaffa
>> gli intimò lei secca, per poi andarsene dietro alla sorella senza
degnarlo di uno sguardo.
Lo stregone si
rialzò, barcollando, e osservò le due che si allontanavano a passo svelto. Ad un
certo punto Rebecca prese una storta e cadde a terra.
<< mah!
>>.
Di nuovo, si
riunirono tutti in cucina: Edward, Bella, Jacob, le Rosanera e i tre stregoni, i
cui Ondadorata erano ancora mezzi nudi. Max teneva la testa appoggiata alla
mano, il gomito sul tavolo, che cercava in tutti i modi di non guardare Rafe
negli occhi. Rebecca fissava il vuoto, per la prima volta anziché l’idiozia, sul
suo volto c’era la rabbia. Gemma si sentiva leggermente a disagio, vicina a Van.
Bella era seduta in braccio a Edward, mentre Jacob cercava di stare il più
lontano possibile dagli stregoni.
<<
allora, il fatto è questo >> iniziò Rafe: << avete presente quando
ci facevano lezioni sul mondo della stregoneria eccetera eccetera?
>>.
Tutti
annuirono.
<< no
>> disse Jacob.
<< grazie
tante Black >> disse sarcastico Van.
<< sta
zitto, Giacobbe >> disse Jenna.
<< che?
>> chiese Jacob.
<< ao,
Statev sitt. Dicevo >> continuò Rafe: << tra le tante storie
ricorderete sicuramente quella delle Pergamene… >>.
<< si!
>> esclamò Max, entusiasmandosi. Alzò lo sguardo, incontrando quello di
Rafe, che la guardava raggiante. Distolse subito gli
occhi.
<< che
cosa sono le Pergamene? >> chiese Bella.
<< sono
dei documenti dove stanno scritte tutte le previsioni, le testimonianze e le
profezie di tutti gli stregoni del mondo >> rispose Rafe: << alcune
risalgono al 1200
>>.
<< e a
cosa ci servirebbero? >> chiese Gemma.
<< penso,
anzi, sono convinto, che andando lì troveremo di sicuro informazioni sulla
strega, e qualcosa in più riguardo l’Esagono… >> rispose
Van.
Max inclinò un
sopracciglio:
<<
l’Esagono? >> chiese.
<< si,
l’Esagono: è la profezia che riguarda noi: noi sei siamo l’Esagono >>
disse Rafe.
<<
zaffiro, rubino, ametista, berillo, acquamarina, diamante >> disse
Jenna.
<< ma…
sono le nostre pietre >> disse Gemma.
<< le
vostre pietre? >> si intromise Edward: << cosa intendete dire?
>>.
<< ogni
strega e stregone possiede una sua pietra personale, una specie di portafortuna
>> rispose Max: << la pietra rispecchia gli occhi del proprietario,
e quando il proprietario si indebolisce tende a schiarirsi, diventando mano a
mano bianca… >>.
<< per
esempio >> disse Van, mostrando un amuleto che portava al collo: era una
catenella d’argento, il cui ciondolo era una pietra azzurrissima incastonata
nell’argento: << io che ho gli occhi
azzurro chiaro, possiedo l’acquamarina >>.
Qualcosa, nella
mente di Bella, si stava muovendo. Aveva la sensazione di aver già “visto” una
cosa del genere. Le sembrava incredibilmente familiare.
<< io che
ho gli occhi argentati, possiedo il diamante >> disse gemma, mostrando il
suo amuleto.
<< occhi
viola, ametista >> disse Max, facendole vedere il
suo.
<< occhi
rossi, rubino >> disse Rebecca, facendo vedere il
suo.
Jenna cacciò il
suo amuleto da una tasca dei jeans:
<< occhi
blu elettrico, zaffiro >>.
Anche Rafe
cacciò il suo dalla tasca dei pantaloni:
<< occhi
multicolore, berillo >>.
Perché Bella
aveva la sensazione di conoscere già tutto? Quelle pietre… le aveva già
viste…
<< ad
ogni modo, stavo dicendo… le Pergamene sono un vero e proprio cimelio per il
popolo degli stregoni: sono sicuro che lì troveremo ciò di cui abbiamo bisogno
>> continuò Rafe.
<<
nessuno lo mette in dubbio, ma… dove si trovano le Pergamene? >> chiese
Max.
Rafe alzò le
sopracciglia, un sorriso furbo a illuminargli il volto:
<< ora
torna tutto: a Denali >>.
Silenzio.
Stupore
generale.
<< la
visione di Alice… >> disse Edward: << Cam-Cavelli che cambia
destinazione… ecco perché >>.
Rafe
continuò:
<< già,
ma c’è un altro particolare: riosservando bene la visione che ha avuto Alice…
>>.
<< in che
senso riosservandola? >> chiese Bella.
<< ho
frugato un pochino nella sua testa >> rispose semplicemente lo
stregone.
<< se lo
viene a sapere ti ammazza >> sorrise Edward.
<< dopo
Van, niente può farmi paura… comunque, riosservandola mi sono accorto di un
particolare che prima mi era sfuggito: non c’è neve
>>.
Silenzio.
<< e
allora? >> chiese Rebecca.
<< da
queste parti c’è neve per quasi tutto l’anno >> disse Edward, due dita sul
mento: << e se nella visione di Alice non c’era neve, questo può
significare due cose…
>>.
<<
esatto: o la visione era in un lontano futuro, tipo verso maggio-giugno, oppure
semplicemente quella non era Denali… >> continuò
Rafe.
<< la
prima è da escludere >> disse Van: << dato che sento la sua presenza
molto vicina >>.
<< di
conseguenza, Cam-Cavelli non è diretto a Denali… >> concluse
Edward.
<< e chi
ci dice che non farà una seconda deviazione all’ultimo momento e tornerà
indietro per tornare tra qualche mese? >> optò
Jacob.
<< zitto
cagnolino >> lo intimò secca Max.
<< va a
quel paese >> le rispose in un ringhio.
<<
calmate gli animi… invece è una cosa possibile: lui conosce i nostri poteri,
senz’ombra di dubbio, e potrebbe fare questo per confonderci, ma non penso…
>> disse Van.
<<
concordo >> disse Jenna: << sarà pure un mago super potente, ma non
è tanto assetato dal potere da procurarsi tanto stress e fare tanto stress
andando avanti e indietro… >>.
<< Jenna
tappati la bocca! >> esclamarono Van, Rafe e Rebecca in
coro.
<<
l’unica è che la sua destinazione non sia Denali… >> disse Bella: <<
ma dove può andare? >>.
<< a
cercare le Pergamene >> rispose Rafe semplicemente, come se quella fosse
la risposta più ovvia del mondo.
<< ci
faresti la cortesia di spiegarci di cosa diavolo stai parlando? >> ringhiò
Jacob, al limite della sopportazione.
<<
Cam-Cavelli è convinto che le Pergamene non si trovino a Denali. Questo perché
prima di morire i nostri genitori le hanno spostate
>>.
<<
davvero? >> domandò incredulo Jenna.
<< non lo
sapevo >> disse Van, altrettanto incredulo.
<< e
invece è proprio così. Cam-Cavelli è convinto che si trovino ancora nel loro
luogo di origine >> continuò Rafe, lo sguardo
acceso.
Nella cucina
l’aria era tesa…
<< e
cioè, dove? >> chiese Edward.
<< a… a…
>> provò a dire Gemma.
Max concluse
per lei, cupa:
<< a
Forks >>.
<< o
merda! Merda! Merda! >> gridò Bella scattando in piedi. Iniziò a camminare
in tondo: << e ora come faremo? Come cavolo facciamo?! Se Cam-Cavelli va a
Forks, saranno tutti in pericolo! >>.
Edward si alzò
a sua volta:
<< Bella,
stai calma, ci sono ancora Carlisle e Esme a Forks… >> disse, mettendole
le mani sulle spalle.
<< e poi
c’è anche Sam >> disse Jacob, alzandosi a sua volta e sfiorandole il
braccio con la mano.
<<
infatti >> convenne il vampiro, fissando la mano di
Jacob.
<< in
ogni caso, dobbiamo organizzarci >> disse Van: << dobbiamo
approfittare del minuscolo vantaggio che abbiamo >>.
<< e di
grazia, come potremmo fare? >> chiese Bella.
<< beh…
>> Van sembrava titubante; guardò Rafe.
<< noi
dobbiamo andare a cercare queste Pergamene, perché ci sarebbero davvero utili
>> disse Rafe: << però non ci possiamo andare tutti: Cam-Cavelli lo
capirebbe >>.
<< e
quindi? Come possiamo fare? >> chiese Van.
<<
l’unica cosa che possiamo fare è dividerci >>.
<< COSA?
come? >> domandò Max scattando in piedi sulla sedia.
Rafe incatenò
il suo sguardo a quello di lei, nonostante la ragazza avesse tentato in tutti i
modi di evitarlo:
<<
dobbiamo dividerci: in primo luogo, potremmo confonderlo, e secondo, se alcuni
di noi vanno nella sua stessa direzione lui non sospetterà mai che le Pergamene
sono in un altro luogo >> spiegò, lo sguardo serio.
<< e con
che criterio ci dividiamo? >> chiese Rebecca, impercettibilmente
agitata.
<< i
ragazzi vanno a Forks, voi ragazze andate a Denali a cercare le Pergamene
>> rispose Jenna.
Rebecca si
voltò verso Jenna, senza creare contatto visivo, e fece la smorfia
contrariata:
<< ma è
pericoloso! >>.
Jenna sorrise e
inarcò un sopracciglio:
<< noi
siamo fatti per il pericolo >> disse, spavaldo.
<< ben
detto, fratellino >> disse Rafe, e i due si scambiarono una pacca sulla
spalla. Van sospirò.
Gemme era
disgustata:
<< ma…
non potete! È davvero troppo pericoloso! Non potete correre dei rischi! >>
sbottò.
<< sono
pienamente d’accordo >> assentì Max.
Rafe la guardò
maliziosamente:
<< beh?
Vi preoccupate per noi? >>.
La ragazza
roteò gli occhi violetti:
<< se voi
fate una brutta fine, possiamo dire addio alla seppur minima speranza di
liberarci di Cam-Cavelli >> disse spazientita.
<< si
certo, va bene >> le rispose Rafe a mò di sfottò: << comunque noi
non correremmo alcun rischio: siamo troppo importanti per il mondo per morire
>>.
<< e in
tutto questo, noi che ruolo dovremmo avere? >> domandò Edward, rimessosi
seduto con Bella sulle ginocchia, che si teneva stretta al suo petto, lo sguardo
vuoto.
<< chi?
Tu e le altre creature mitologiche? >> chiese Jenna.
<< tu
vieni con noi >> disse Rafe indicando Edward con un dito: << gli
altri fenomeni da baraccone prenderanno un’altra strada ancora e raggiungerci
poi direttamente a Forks >>.
<< e
Bella? >> chiese Jacob.
<< lei va
con le ragazze >> disse Van, quasi apatico.
Il licantropo
rimase a bocca aperta:
<< da
sola!? >>.
<< se va
con le ragazze non è da sola >> disse Jenna.
<< ma il
pericolo che corre è lo stesso! >> esclamò Jacob.
Una vena pulsò
sulla fronte di Max e Gemma:
<< nel
senso che non valiamo niente? >> chiese Max.
<< e che
non mi fido di voi >> Jacob strinse gli occhi.
<< oh
>> fece Rebecca, mortificata.
Rafe fece
spallucce:
<< e
allora và con loro >>.
Max e Gemma lo
fissarono con il più omicida degli sguardi. Edward teneva gli occhi spalancati
dalla sorpresa. Jacob si lasciò sfuggire un sorrisetto
compiaciuto.
<<
evviva! >> esclamò contenta Rebecca, alzando le braccia al cielo. Jenna le
rivolse uno sguardo interrogativo:
<<
“evviva”? >> domandò.
<< tu è
meglio che non spicci parola al riguardo >> sibilò Rebecca minacciosa, gli
occhi rossi leggermente più accesi. Jenna rabbrividì.
<< come
sarebbe a dire che viene con noi? >> sussurrò Max a Gemma,
indignata.
<< che
palle, dovremo sorbirci il cane che ci prova con la padroncina… grrrr >>
fu la risposta furente e scocciata di Gemma.
<< ma
bada >> disse Rafe: << osa provare a fare qualcosa, qualsiasi cosa
che non riguarda la protezione o la ricerca delle Pergamene, e io te lo trancio
>>.
<< urg
>> fece Van.
<< non
osare nemmeno per vaga idea a provarci con Bella. Se poi osi avvicinarti a Max,
giuro che è l’ultima cosa che fai >> continuò Rafe.
Max lo fissò,
sorpresa. Lui ricambiò il suo sguardo, le sopracciglia
alzate.
Silenzio.
<< ehm…
>> iniziò Jenna: << detto questo, che cosa facciamo?
>>.
<< visto
che sei stato interrotto, potresti tornare dalla tua amichetta, che ne dici? >> disse
acida Rebecca, dandogli le spalle. Edward serrò le labbra per non ridere:
Rebecca gelosa era davvero la fine del mondo…
Jenna inarcò le
sopracciglia.
Van diede
un’occhiata all’orologio:
<< ehm…
si è fatto tardi… che ne dite se preparo la cena?
>>.
<< si va,
io ho fame >> disse Jacob.
<< io
vado a mettermi una maglia >> disse Rafe.
<<
sarebbe ora >> sussurrò Max a denti stretti.
<< vengo
anch’io comincio ad avere freddo >> disse Jenna, strofinandosi le braccia,
e i due sparirono nelle loro rispettive stanze.
<< ma che
ore sono? >> domandò Bella, alzandosi dalle ginocchia di
Edward.
<< le
19:30 >> rispose Van, già all’opera ai fornelli: << che fine hanno
fatto le pentole? Prima erano tutte ammassate nel lavandino… >> chiese, le
mani aperte.
Gemma gli si
avvicinò e si chinò, aprì uno sportello e gli porse una
pentola.
<< le
19:30? >> chiese Bella: << e già mangiate?
>>.
<< per
noi sono le 21 circa, in verità >> disse Van.
<<
almeno, per noi italiane “DOC” sono le 13:30 >> disse
Gemma.
Bella, che si
sentiva stranamente stanca, si voltò, pronta a rimettersi sulle gambe di Edward,
ma trovò la sedia vuota. Si guardò intorno nella cucina: era sparito anche
Jacob.
<< ma…
che fine hanno fatto Edward e Jacob? >> chiese, aggrottando la fronte.
<< Edward
è andato a giocare a baseball con gli altri Cullen >> rispose
Max.
<< ma
ancora giocano? Come ce ne tiene? >> domandò
Rebecca.
<< sono
vampiri, non si stancano mai >> le rispose Gemma.
<< mentre
“Giacobbe” è andato a chiamare gli altri licantropi, giù alla spiaggia >>
aggiunse Max.
Bella inarcò un
sopracciglio:
<< alla
spiaggia? >>.
<< a
farsi un bagno >>.
<< col
freddo che fa? A, dimentico sempre che quelli hanno tutti la febbre a 40
>>.
<< ecco
perché faceva caldo nella stanza >> disse Rebecca, sorpresa, l’espressione
ebete.
<< cosa
volete per cena, ragazze? >> chiese Van.
<<
spaghetti all’arrabbiata! >> esclamò Bella contenta.
<< bene…
mi aiuti a preparare? >> chiese Van a Gemma. Lei sorrise e
annuì.
<< noi
intanto apparecchiamo >> disse Bella.
<< vengo
>> disse Max.
<< io
resto qui seduta a riflettere sul senso della vita >> disse
Rebecca.
….
Bella si
sentiva spossata, come se avesse appena finito gli esami. Negli ultimi tempi
aveva scoperto tante di quelle cose tutte insieme… anche peggio di quando aveva
scoperto dell’esistenza dei vampiri, dei licantropi… e poi, le pietre, le
Pergamene… aveva come la sensazione di conoscere già tutto
questo…
Mentre
rifletteva su quanto la sua vita fosse incasinata, nella mente di Bella i formò
un pensiero che negli ultimi tempi aveva del tutto
abbandonato…
<< Max,
ti posso fare una domanda? >> chiese all’amica, accanto a lei a mettere i
piatti.
<< certo,
dicimi >> le rispose lei.
<<
“dicimi”? >>.
<< ehm…
una parola che abbiamo coniato noi tre in un nostro momento di follia… comunque,
che c’è? >>
<< ti
ricordi quella volta che siete venute tutte a casa di Edward? Quando hai fatto
la musica a tutti? >>.
<< sisi
>>.
<< ecco…
era un po’ che me lo chiedevo: come mai non sei riuscita a comporre la musica di
Alice? >>.
Max si irrigidì
all’improvviso, bloccandosi nella sua azione di mettere il piatto al suo
posto.
<< beh…
ecco… >> si morse il labbro.
<< era
davvero così difficile? >>.
<< no,
Bella, non era affatto difficile >> disse Max cupa.
Bella inarcò un
sopracciglio:
<< e
allora come mai non l’ahi suonata? >> chiese,
confusa.
<< perché
non c’era niente da suonare >>.
Silenzio.
<< co…
come? >>.
<< Alice
non ha una sua musica >> rispose Max, poggiando il piatto: << c’è un
vuoto assoluto >>.
Bella si portò
una mano alla bocca:
<< ma… ma
perché? >>.
<< penso
sia dovuto alla perdita di memoria: non c’è niente di lei prima di Alice Cullen…
>>.
Dopo cena,
Bella si diresse nella “sua” stanza. In effetti era la stanza di Rafe, che Max
aveva categoricamente rifiutato:
<< io non
ci vado in quella stanza! >> aveva detto.
<< ma
dai, che male c’è? >> aveva chiesto lui.
<< che
male c’è? Tutto il tuo DNA >>.
Max avrebbe
dormito nella camera di Van insieme a Gemma e Rebecca. Anche quest’ultima
rifiutava di entrare nella camera del ragazzo…
I licantropi
avrebbero dormito nella cucina con dei sacchi a pelo fatti dai ragazzi con delle
coperte che avevano trovato in giro.
Si sentiva un
po’ a disagio a entrare nella stanza di Rafe: in fondo, c’era anche lei quando
era uscito con i pantaloni sbottonati. Scosse la testa, arrossendo. Povera Max.
Era naturale che era svenuta, lei avrebbe fatto la stessa cosa se al posto di
Rafe ci fosse stato Edward…
Alla fine prese
un grosso respiro e abbassò la maniglia, spalancando la porta: non sapeva
perché, ma se la sarebbe aspettata più grande, mentre era piuttosto piccola,
perfettamente quadrata, un letto addossato al muro, sotto una finestra che
occupava quasi tutta la parete e una scrivania dall’aria vecchia sulla parete
opposta.
Bella sospirò,
e si strinse nel maglione grigio che le aveva dato Edward: faceva freschino, la
finestra era aperta e soffiava un leggero venticello. La
chiuse.
Spostò lo
sguardo sul letto: era perfettamente fatto, come se durante il pomeriggio non ci
fosse stato nessuno.
Si tolse le
scarpe e ci si sedette sopra a gambe incrociate. Non la smetteva più di pensare
alle parole di Max…
Non c’è niente
di lei prima di Alice Cullen…
Povera Alice.
Se lo avesse saputo, ci sarebbe rimasta malissimo. Era tutto tremendamente
assurdo: prima i vampiri, poi i licantropi e alla fina addirittura le streghe!
A, e non dimentichiamoci i fantasmi! Esistevano pure quelli, e in quella casa ne
girava uno, a quanto diceva Van.
Si guardò
intorno, presa da un improvviso brivido. Ci mancava solo che se la prendesse con
lei…
Sentì la porta
aprirsi all’improvviso e sussultò, lasciandosi scappare un
grido.
<< A!
>>
<< A! chi
è?! >> gridò a sua volta Gemma, indietreggiando. Sbatté la schiena contro
Rebecca, che cadde a terra con un tonfo.
<< ma
dea! >> gridò.
Max entrò di
filata nella stanza, osservando la sorella disgustata.
<< mamma
mia >> sospirò Bella, mettendosi la mano sul petto: << mi avete
fatto prendere un colpo >>.
<<
scusaci, la prossima volta busseremo >> disse Max, lanciando
un’occhiataccia alle sorelle.
Gemma andò a
sedersi sulla sedia vicino alla scrivania, avvicinandola al letto. Max si
sedette sul letto vicino a Bella, mentre Rebecca si sedette a gambe incrociate
sulla scrivania, l’aria pensierosa.
<< ehi,
Bella, tutto bene? >> domandò Max.
La ragazza
guardò l’amica con fare interrogativo:
<< si,
perché? >>.
<< sei…
un po’ giù >> rispose Max: << è per via… del fatto che…
>>.
<< è
perché Eddy è uno stregone e tu no? >> domandò
Gemma.
Bella sussultò,
rabbrividendo leggermente.
<< che
tatto Gemma >> disse Max. La sorella la guardò con sguardo
glaciale.
<< non ti
preoccupare, tanto è vero… >> disse Bella, abbracciandosi le
ginocchia.
Max le mise una
mano sulla spalla, lo sguardo dolce e rassicurante:
<< Bella,
non ti preoccupare: ne esistono tanti di stregoni mezzosangue
>>.
<< si, ma
i due stregoni sono destinati tra loro >>.
<< questo
non toglie che molte streghe e stregoni hanno scelto di stare con un essere
umano. E noi non siamo mai, mai
destinati a voi esseri umani >> disse Gemma,
sorridendo.
<<
quindi, non ti devi preoccupare; tra te e Edward c’è un legame troppo forte da
spezzare. Non c’è riuscito Jacob, che è la creatura più cocciuta che esista…
>>.
<< dopo
Rebecca >>.
<< dopo
Reb, giusto. Insomma, non ci è riuscito lui, come vuoi che ci riesca una
streghetta? >>.
Bella guardò
l’amica con sguardo pieno di gratitudine; sorrise, il più sincero dei
sorrisi:
<<
ragazze, grazie… >>.
<< di
niente! >> esclamò Max, strizzandole l’occhio. Poi iniziò a guardarsi
intorno. Gemma fece un sorrisino malizioso, inclinando un
sopracciglio:
<< la
stanza di Rafe … >> disse in tono allusivo.
Max arrossì
impercettibilmente:
<< e
allora? >>.
<< non ti
fa alcun effetto? >>.
Max divenne
color porpora:
<< si:
ribrezzo >>.
<< sei
seduta sul suo letto >>.
Rosso
carminio.
<< e
quello è il suo cuscino… >>.
Bordeaux.
<< … con
tutti i suoi germi >>.
Gemma sbuffò,
ma il sorriso non abbandonò le sue labbra a canotto:
<<
andiamo, davvero non ti tocca minimamente? >>.
Nello sfondo,
Bella rideva di gusto.
<< certo
che mi tocca: allo stomaco, facendomi rivoltare le budella
>>.
<< certo,
certo… ti credo >> disse sarcastica Gemma.
<< vai a
fare in culo >> le rispose Max.
Poi calò il
silenzio.
Troppo
silenzio…
<< ehm…
Reb, va tutto bene? >> domandò Gemma, voltandosi verso la sorella: Rebecca
continuava a fissare il vuoto, il suo volto era del tutto
inespressivo.
<< Reby?
>> la chiamò Max.
<<
Rebecca? >> Gemma.
Silenzio.
<<
secondo voi sta bene? >> domandò Bella.
Gemma e Max si
strinsero nelle spalle. La prima si tolse la scarpa e la lanciò contro la
sorella:
<< AAAA!
>> gridò questa: allargò le braccia e cadde dalla scrivania, il mento a
terra.
<<
insomma, stai bene? >> chiese Max.
<< no, ho
il mento a pezzi, cazzo! >> rispose Rebecca in un
grido.
<< a
parte questo, sembravi pensierosa, prima >> disse
Max.
<< e tu
di solito non pensi mai >> aggiunse Gemma.
<< sto
bene, è solo che… >>.
Non ebbe il
tempo di completare la frase.
Tic,
tic
Le ragazze si
voltarono verso la finestra: c’era Jenna, appiccicato al vetro per non cadere,
che batteva per farsi sentire.
Una vena pulsò
sulla fronte di Rebecca.
Jenna disse
qualcosa, ma non si sentì. Dal labiale sembrava dire “apri la
finestra”.
Rebecca,
impassibile, l’inespressività sul viso, andò a passo di marcia alla finestra e
l’aprì verso l’interno.
Jenna
sospirò:
<< Reb,
ti prego, mi vuoi spiegare perché ce l’hai tanto con me? >>
chiese.
<< tira a
indovinare >> disse Rebecca apatica: << e non mi chiamare Reb
>>.
<< è…
perché sono stato con Catleen?
>> domandò Jenna: sembrava sull’orlo della disperazione, oltre che su
quello della finestra.
<< ma
bravo >> disse Rebecca, sempre senza alcuna
emozione.
<< ti
prego, Reb, non trattarmi così >>.
Un’altra vena
pulsò sulla fronte della piccola strega.
Spinse Jenna,
che cadde di sotto, atterrando con un grosso tonfo.
Le altre tre,
preoccupate, si alzarono di scatto e andarono ad affacciarsi alla finestra:
Jenna era già in piedi, completamente incolume, ricoperto di
neve:
<< NON MI
CHIAMARE REB! >> gridò Rebecca, agitando il pugno in
aria.
<< ma dai
Reb… ehm, Rebecca, possiamo parlarne? >> supplicò Jenna.
Rebecca gli
rispose chiudendo la finestra e abbassando le persiane. Si voltò verso le
ragazze, scioccate, l’espressione furente:
<<
puttaniere quanto il fratello! >>.
Ed eccomi
qua, tornata con un leggero ritardo (mi scuso, inginocchiandomi ai vostri piedi
U_U).
Allora,
che ne pensate di questo nuovo chappyninio? Ci avete capito qualcosa? Io
onestamente non molto (me pazza, si lo so =.=”).
Mi scuso
in anticipo se ci saranno dei ritardi, ma ci sono stati dei problemi con gli
ultimi capitoli, quindi dovrò riscriverli (maledetto computer! Tutto saltato!
Capitolo 11 addio T_T ).
P.S. –
che ne pensate della scenetta romantica tra Jenna e Rebecca? Carini eh?
Muhahahah.
Passiamo
ai ringraziamenti, prima che sclero XD
Honey
Evans: è quello
che dico anch’io! Come si fa? I Within sono dei grandi *_*; ad ogni modo, ecco
svelato il mistero della musichetta di Alice. Spero non sia stato
deludente
L
Mylifebeutifullie: concordo
pienamente, le streghette sono mooolto sfortunate (chissà chi mi ricordano poi…
¬_¬” )Gin ha avuto quel che si meritava muhahahahah!!!!!! (si, si, mi calmo
U_U).
Noemi91: sono
contenta di averti tirato su di morale, in fondo è anche lo scopo di qst fanfic
( a parte sfogare la grande follia che c’è in me) davvero fai ripetizioni di
filosofia? Che figata! Ma vai al classico? Vabbè, penserai tu “ma che te fotte a
te!?” Xp.
E
ovviamente ringrazio chi ha messo la storia nei preferiti (madonna ma come fate?
XD)
Bella4 BloodyKamelot egypta fatina_g ffdipendente flavia93 Honey
Evans kira988 lolitosa MizzCamilla mylifeabeautifullie Noemi91
IMPORTANTE: se qualcuno
volesse vedere le vere Rosanera, può
andare sul mio blog (il sito lo trovate nel mio account) vi avviso che le foto
sono venute un po’ maluccio) ^_^
X i ragazzi nn vi
posso aiutare, xò.
Kissoni!
Alla
prossima!!!!!!!
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Capitolo 11 *** Separazioni ***
cap 10
Questo è il
capitolo più lungo, scriverlo è stata una faticaccia…ma penso ne sia valsa la
pena (risata malefica)
Ci si vede a
fondo pagina: buona lettura ^_^
Moon
Rainbow
Capitolo
Dieci_ Separazioni
Camminava nel buio
più totale. Un buio talmente fitto che le sembrava di poterlo toccare. Non
sentiva i suoi muscoli, nemmeno le gambe. Era una presenza incorporea, fluttuava
nel vuoto. Nel buio…
“Chi sei realmente?”.
Era la voce di un ragazzo. Non seppe dire da dove provenisse: la sentì
rimbombare nella sua testa, come se stesse parlando mentalmente. Sentì l’impulso
di rispondergli, ma non sentiva la bocca, né la
lingua…
“Un tipo
complicato”.
Stavolta era stata
una donna a parlare: una voce bassa, come un sussurro, ma la avvertì chiara e
nitida nella sua testa. Il ragazzo rise.
“Sul serio, chi sei?”
chiese di nuovo, tornando serio.
Silenzio.
“lascia perdere Vins…” la voce della
donna è rassegnata, malinconica…
“Perché?”.
“E’ una cosa un po’
difficile da capire…”.
“Mettimi alla
prova!”.
La donna
ridacchiò.
“Davvero Vins, è una
storia complicata… e non è nemmeno una storia tanto normale”.
“Io ti sembro un tipo
normale?”.
Avrebbe voluto
ridacchiare anche lei insieme alla donna, ma non ci riesce. Le sembrò quasi di
riuscire a vedere il ragazzo gonfiare il petto per
l’orgoglio.
Di nuovo, silenzio.
Talmente sordo da fare male alle orecchie.
“Tu credi alla magia,
Vins?”.
Immaginò il ragazzo
che inclinava un sopracciglio, confuso.
“Ora non più,
perché?”.
“Tu mi conosci come
Anjela McCalfy. Ma non è questo il mio vero nome: in realtà, io sono Anjela
Feliciello”.
“…”.
“Vengo dall’Italia,
ma sono scappata”.
“Come mai? E perché
hai cambiato nome?”.
“Ho cambiato nome
perché non voglio essere trovata. E sono scappata perché non voglio stare con un
uomo che mi picchia”.
Il ragazzo restò in
silenzio, probabilmente era stupito:
“Stavi con un uomo
che ti maltrattava? Ma… perché sei scappata, non potevi lascarlo e
basta?”.
La donna
sospirò:
“Purtroppo
no”.
“I tuoi genitori ti
costringevano, tipo Romeo e Giulietta?”.
“hah, no” ridacchiò:
“ non i miei genitori: il destino”.
“Come?”.
“l’avevo detto che
era una cosa complicata”.
“Chi sei,
Anjela?”.
“tanto non ci
crederesti: qualsiasi cosa tu dica o faccia, sappi che io ti amo,
Vins”.
“Ma…”.
“Io… sono una
strega”
Ed improvvisamente si
sentì sprofondare nel vuoto, un fischio sordo nelle
orecchie.
Urlò. Ma non si udì
alcun suono.
Bella si svegliò di
soprassalto, scattando a sedere sul letto. Era madida di sudore, aveva il cuore
a mille per lo spavento.
<< Bella, va
tutto bene? >> le chiese Edward, seduto accanto a
lei.
La ragazza cercò di
riprendere fiato, posandosi una mano sul petto. Il vampiro la guardava ansioso e
preoccupato.
<< si, Edward,
sto bene… solo un sogno strano >>.
Edward le posò
dolcemente una mano sulla testa, accarezzandole i capelli.
<< chi è Vins?
>> chiese poi.
Bella lo guardò,
interrogativa.
<< ad un certo
punto hai detto qualcosa del tipo “amo Vins…” >> sembrava preoccupato.
Bella socchiuse gli
occhi, cercando di ricordare…
<< a! >>
esclamò: << l’ho sognato stanotte >>.
<< a questo ci
ero arrivato… >>.
<< non so chi
sia: c’era lui, che parlava con una donna di nome… mm
>>.
<< Anjela, per
caso? >>.
<< si,
esattamente… poi ho iniziato a precipitare nel vuoto >> Bella fece una
smorfia.
Edward
rise:
<< che faccia
hai fatto! >> disse, continuando a ridere.
Bella lo guardò con
un sorrisino:
<< ha ragione
Emmett: quando ridi sembri un orso che tossisce! >>.
Il vampiro rise più
forte, abbracciandola. Il suo cuore si mise a correre. Ricambiò
l’abbraccio:
<< che ore
sono? >> chiese.
<< le 9:20. ti
posso fare una domanda? Come mai Jenna zoppica?
>>.
Stavolta fu Bella a
scoppiare a ridere:
<< perché ieri
sera Rebecca lo ha buttato giù dalla finestra >>.
<< come?
>> Edward era scioccato.
<< la gelosia
rende folli… >>.
<< oh mio Dio.
Devo stare attento a non farti ingelosire, o quando diventerai vampiro mi
ammazzerai >>.
Bella rise, non
troppo convinta: non era più sicura che sarebbe diventata lei,
vampira…
<< che c’è?
>>.
<< …
>>.
Bella
sospirò:
<< andiamo, ho
fame >>.
Nel frattempo, mentre
lei pensava a quanto fosse strana la vita, in un cantuccio della sua mente che
neppure lei poteva vedere, Anjela Feliciello scriveva nel suo diario.
Max si sentiva bene,
in pace. Sentiva uno strano calore provenire dal piede destro ed espandersi in
tutto il corpo. Socchiuse lievemente gli occhi, strizzandoli subito per via del
Sole che li colpiva come una frusta. Si girò dall’altra parte, stringendosi nel
lenzuolo caldo. Sbatté leggermente le palpebre, per abituarsi alla luce, e quel
che vide la lasciò di sasso; si mise seduta di scatto, gli occhi sgranati, ormai
del tutto sveglia: Rafe dormiva accanto a lei, pancia in sotto, addosso solo i
jeans del giorni prima, era abbracciato a un cuscino e dormiva
beatamente.
<< AAAA!!! >> gridò
Max, facendo sobbalzare il ragazzo, che gridò a sua volta e fece volare per aria
il cuscino e il lenzuolo. I due si guardarono, gli occhi ancora
assonnati.
<< Rafe
>> disse Max: << ti prego, non dirmi che l’abbiamo fatto
>>.
Il ragazzo socchiuse
gli occhi multicolore, grattandosi la testa:
<< mi sa di no…
>> rispose infine; si sdraiò di nuovo, coprendosi con il lenzuolo bianco:
<< peccato >>.
<< COME??? >> esclamò
lei. Sobbalzò all’indietro, e nel mentre di cadere si aggrappò al comodino, che
le cadde addosso assieme alla lampada:
<< AHIA PORCA
MISERIA! >> esclamò,
massaggiandosi la testa.
Sentì la risata
sguaiata e nasale di Rafe, che si sporse dal letto, un sorriso divertito e
soddisfatto a illuminargli ilo volto:
<< è inutile
>> disse: << in ogni vita sei sempre uguale...
>>.
<< ti prego non
infierire >>.
<< ed è proprio
per questo che mi piaci ogni volta di più… >>.
Max rimase a fissarlo
a bocca aperta, scioccata. Il sorriso di Rafe si allargò, il suo sguardo era un
misto di malizia e dolcezza; infine, si rimise a dormire, coprendosi con il
lenzuolo fino alla testa. Max scattò in piedi, rischiando nuovamente di
inciampare, e corse verso la cucina, rossa fino alla punta dei capelli.
Quando Bella entrò
nella cucina accompagnata da Max, vide Van camminare avanti e indietro per la
stanza, il capo basso, due dita sul mento, mormorava tra sé e sé quelle che
sembravano imprecazioni. Aveva un pantalone nero strappato alla coscia, dietro
alle ginocchia teneva due catene che legavano insieme il pantalone (non so se
avete presente Shin in Nana…).
<< ehm… Van,
tutto bene? >> chiese Bella.
<< tutto bene
un corno! >> esclamò Van, infuriato.
Bella indietreggiò
con il petto. Max era rimasta a bocca aperta.
<< non fateci
caso, oggi è un po’ nervoso >> disse Jenna, seduto a capotavola a mangiare
tranquillamente il suo cornetto alla nutella, i piedi sul
tavolo.
Van lo fissò,
indemoniato:
<< LEVA QUELLE ZAMPACCIE DAL
TAVOLO! >>
gridò.
<< subito
signore >> disse Jenna abbassando i piedi,
spaventato.
Van ricominciò a
camminare avanti e indietro.
<< nervosetto è
dire poco >> commentò Max sottovoce. Bella annuì, perplessa. Gemma stava
seduta al capotavola opposto a Jenna, leggeva il giornale. Rebecca era al posto
alla destra di Jenna, gli dava le spalle e aveva lo sguardo ebete solito.
<< porca
puttana… mannaggia >> borbottava Van, camminando sempre più veloce.
<< ma si può
sapere che ti prende? >> domandò Max.
<< oggi
dovrebbe arrivare Cam-Cavelli >> disse Gemma.
<< verso le
13:30 >> aggiunse Van allargando le braccia.
<< e allora?
>> chiese Bella: << sono solo le 9:35
>>.
<< certo, ma se
quell’idiota di Rafe non si sveglia ci faremo ammazzare! >> Van era sempre
più nervoso.
Silenzio. A parte i
passi pesanti e strascicati di Van.
<< Van, senti,
potresti fermarti almeno cinque secondi, a furia di guardarti camminare mi sta
venendo male ai piedi >> disse Jenna.
<< ma sta zitto
>> gli intimò acida e secca Rebecca.
Jenna fece il
musetto:
<< ma perché
continui a mortificarmi così? >>.
La risposta di
Rebecca fu un ringhio.
<< JENNA! >> gridò Van,
fermandosi, una sigaretta già mezza consumata in bocca.
Jenna sussultò, il
cornetto cadde sul tavolo:
<< non ho fatto
niente! >> disse Jenna riprendendolo.
<< VA A CHIAMARE QUEL
CAZZONE DI TUO FRATELLO!
>>.
Il cornetto volò per
aria.
<< ma io sto
mangiando… >>.
<< ME NE
SBATTO!
>>.
<< ma non puoi
andare tu? >>.
<< NO!
MUOVITI!
>>.
<< ma… perché
non puoi andare tu? >>.
<< PERCHE’ RISCHI DI
DIVENTARE FIGLIO UNICO! RISCHIO DI PESTARE QUEL CAZZONE DI TUO FRATELLO A
SANGUE!
>>.
<< ma…
>>.
<< JENNA!
>>.
<< ok vado
>>.
Jenna saltò giù dalla
sedia e corse fuori dalla cucina, scontrandosi con Jacob, che arrivava da chissà
dove tutto trafelato. Lo stregone si ritrovò a terra.
<< JENNA
MUOVITI! >> gli urlò
Van.
<< si, corro
>> e così dicendo, Jenna sparì dietro la porta.
Van buttò a terra il
mozzicone di sigaretta finito, e ricominciò a camminare,
mormorando:
<< io glielo
avevo detto di svegliarsi presto, ma lui? NOOO, per carità!
>>.
<< Jacob, che
succede? >> chiese Bella.
Il licantropo la
guardò, lo sguardo terrorizzato:
<< sto
scappando: Leah ha saputo che verrò con te e le streghette, e ora è incazzata a
morte! >>.
<< io ti
ammezzerei per molto meno >> disse Gemma.
<< quella
ragazza è cotta di te >> disse Max: << che gusti strani
>>.
Bella trattenne a
stento le risate.
Jacob sgranò gli
occhi:
<< cotta di me?
Vuole ammazzarmi! >>.
<< perché, Max
e Reb non li ammazzerebbero Rafe e Jenna? Eppure li amano alla follia >>
disse Gemma.
Rebecca e Max le
rivolsero un sguardo di odio ardente. Gemma le guardò
entrambe:
<< non potete
mettervi contro di me >>.
<< o diavolo,
sta arrivando! >> esclamò Jacob, correndo verso la
finestra.
<< ecco bravo,
ammazzati >> disse Max.
<< ma ammazzati
tu >> le rispose Jacob.
<< gne gne
>>.
Jacob non le rispose
neanche e saltò giù, in fuga dalla furia di Leah.
Bella si andò a
sedere al posto dove stava Jenna. Max si appoggiò al muro.
<< devo far
incazzare Van più spesso, se ogni volta rischia di uccidere Rafe >>
ponderò, l’aria cospiratoria.
Bella scoppiò a
ridere, chinandosi in avanti:
<< esserti
svegliata accanto a lui ti ha fatto male eh? >>.
Rebecca e Gemma
guardarono la sorella a bocca aperta; a Van cadde la nuova sigaretta di bocca.
Max divenne di tutti i colori.
<< Max, avete
usato tutte le precauzioni, vero? >> chiese Gemma.
<< OH MIA
DEA! E NELLA STANZA C’ERAVAMO
PURE NOI! >> gridò
Rebecca, portandosi le mani nei capelli. Bella aveva le lacrime agli occhi per
il ridere.
<< DEFICIENTI! Non abbiamo fatto
niente: lui non aveva un posto dove dormire, ed è venuto in camera nostra – di
Van >> disse, rossa fino alla punta dei capelli.
<< ecco perché
mi sono ritrovata per terra >> disse Rebecca.
<< non ha
ancora provato a fare niente? >> chiese Van, riprendendosi la sigaretta:
<< allora è davvero innamorato forte >>.
A questo punto Max
era morta. Incapace di credere alle proprie orecchie.
<< ma dove
cazzo è finito Jenna adesso!? >> urlò Van.
<< forse è
sparito >> ipotizzò Alice entrando.
<< si! Che
bello! >> disse Rebecca senza emozione.
Bella e Alice risero.
Max fissava la sorella con un’espressione che assomigliava a questa:
ç_ç.
<< un tempo non
era così apatica >> disse.
<< l’apatia la
fa sembrare più intelligente >> disse Gemma.
<< ma
l’apparenza inganna >> disse Alice.
<< dai poverina
>> disse Bella.
<< buongiorno!
>> disse Rafe entrando nella cucina, addosso la famosa maglietta verde dell’orso Yogi, dei jeans viola
scuro strappati al ginocchio. Mentre entrava inciampò nei lacci slacciati delle
scarpe, rischiando di cadere a terra. Si aggrappò a Jenna, arrivato in quel
momento, e i due caddero a terra con un tonfo sordo.
Alice rise della sua
risata melodiosa e musicale, mentre Bella e le Rosanera li guardarono
disgustate.
<< basta!
>> esclamò Van, agitando le braccia in alto: << io non vi conosco
>> disse, e uscì a grandi falcate dalla stanza.
<< nemmeno io…
Van vengo con te >> disse Gemma, e seguì il ragazzo di
corsa.
<< oddio, voi
stregoni siete davvero uno spasso! >> rise Alice, piegata in due dal
ridere.
<< vorrei
vedere te qui a terra >> disse Jenna, la voce mozzata dal peso di Rafe
sopra di lui.
<< io sto
comodo >> disse il fratello.
<< levati
>> disse Max, scansando Rafe con un calcio allo
stomaco.
<< ouff
>> disse lui, rotolando a terra: << ma come, passiamo la notte
insieme e mi tratti così? >>.
Alice sgranò gli
occhi. Rebecca chinò il capo di lato; Bella si mise a ridere di
nuovo.
E Max… povero
Rafe…
<< non avrai
esagerato? >> chiese Jenna, alzandosi da terra.
Max scosse la testa
con fare diabolico (O_o):
<< questo è
anche poco >>.
<< dove stanno
i cornetti? >> chiese Bella.
<< nella
credenza >> le rispose Rafe alzandosi, il fiato corto: << attenta
alle trappole per topi >>.
<< o mamma
>>.
<< io vado a
rincorrere Jacob e Leah >> disse Alice: << mi fanno troppo ridere
quei due! >> e così dicendo, la piccola vampira
sparì.
<< non mi
sorprende che prima stava in un manicomio >> disse
Rafe.
<< EHI!
>> esclamò Bella.
Max gli diede un
pugno alla spalla:
<< idiota!
Lasciala stare >>.
Rafe arrossì,
massaggiandosi la spalla.
“Sbaglio o è
arrossito?” domandò Rebecca nella sua mente.
“Sono scioccata
quanto te” le rispose Max, che fissava il ragazzo con gli occhi sgranati.
<< ehm… Max
>> disse Rafe, guardando la strega con gli occhi bassi; sembrava a
disagio: << potresti venire un attimo? Dovrei… ehm… parlarti
>>.
Max inclinò un
sopracciglio, sentendo il cuore aumentare i battiti.
<< co… come?
>> chiese.
Rafe le prese la
mano, e la ragazza temette che il cuore potesse uscirle dal petto. Lo stregone
si voltò e iniziò a camminare, trascinando la ragazza con sé, e insieme uscirono
dalla cucina.
Silenzio.
Rebecca era a bocca
aperta e gli occhi sprizzavano scintille.
<< o-ho
>> fece Bella, seduta sul tavolo con un cornetto in bocca: << sento
amore nell’aria >>.
Rivolse uno sguardo
malizioso a Jenna, e il ragazzo arrossì. Fissò Rebecca, che guardava un punto
indefinito verso la porta, lo sguardi ebete di sempre. Poi fece la sua smorfia
contrariata; si alzò, e scuotendo violentemente la testa uscì dalla
stanza.
<< Jenna
>> disse Bella.
Lui la guardò,
facendo uno strano balzo, le braccia larghe ai lati del corpo:
<< che cosa è
stato? >> domandò.
<< muoviti!
>> gli intimò Bella.
<< ma… ma
>>.
<< uffa, tu e
‘sti ma! Muoviti e basta! >>.
<< ti adoro
>> disse Jenna, e scappò fuori dalla cucina.
Bella sorrise
soddisfatta, poi ridacchiò. Una risata molto simile a quella maligna di
Rebecca.
Intanto, Jacob
atterrò nella neve morbida, provocando un insolito scricchiolare. Alzò lo
sguardo: quel posto era angosciante! Bianco dappertutto, neve neve e solo neve.
E poi c’erano i succhiasangue. Si era ritrovato in situazioni strane con loro,
ma mai una cosa del genere… la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era
stato venire a conoscenza dell’esistenza degli stregoni. A La Push circolavano leggende solo
sui licantropi e sui freddi, ma
niente a che vedere con gli stregoni; era per questo che si era ritrovato
spiazzato, quasi spaventato: era completamente impreparato. Non avevano nemmeno
un buon odore…
Sentì qualcosa sulla
sua spalla:
<< A! >>
urlò, girandosi terrorizzato: no, Leah NO!
<< che c’è?
>> domandò invece un Edward alquanto confuso, leggermente
indietreggiato.
Jacob si
rilassò:
<< a… sei tu…
credevo fosse Leah >> rispose, evitando di guardare il vampiro negli
occhi.
<< si lo so. Ce
l’ha a morte con te. Credo si sia leggermente infatuata
>>.
Silenzio.
<< Jacob…
>>.
Il licantropo abbassò
lo sguardo, annuendo leggermente:
<< cosa vuoi?
>> chiese, scocciato.
<< volevo
chiederti… >> Edward esitò, dondolandosi sui talloni. Sembrava… a disagio.
Jacob se ne meravigliò: per lui era ancora strano pensare che i succhiasangue
potessero provare sentimenti. Vederne uno fortemente a disagio, poi, era davvero strano. Edward lo guardò, con
uno sguardo che poteva dire “e invece è proprio così”.
Già. Lui leggeva nel
pensiero.
<< allora,
Jacob… fare questo discorso per me non solo è tremendamente doloroso, ma anche
terribilmente imbarazzante >> disse: << quindi… non pensare a prese
in giro e non interrompermi. Avevo già pronto un discorso ma mi sono dimenticato
tutto. Al confronto dichiararmi a Bella è stato più semplice
>>.
Jacob allargò gli
occhi; quel vampiro parlava a macchinetta. Anche peggio di Jenna, che il giorno
recedente gli aveva fatto una lezione sull’anatomia femminile davvero
interessante…
<<
hem-hem >> fece
Edward: << Jacob… >>.
<< o… scusa
>>.
<< allora… io…
immagino tu sappia che stiamo cercando un’altra strega
>>.
Jenna gli aveva
parlato anche di questo…
<< si >>
rispose, incerto.
<< bene… quindi
saprai anche che forse, alla fine di questa storia… >> respirò a fondo.
Sembrava stesse provando un forte dolore…
<< forse… alla
fine di questa storia Bella sarà sola >>.
“Cavolo” pensò.
Questo Jenna non glielo aveva detto.
Edward
deglutì:
<< certo… ehm…
forse io… la… lascerò >>.
Jacob rimase a bocca
aperta. Quello si che era interessante. Altro che anatomia
femminile…
<< e… volevo
chiederti… semmai dovesse succedere davvero >> pronunciava le parole
lentamente, come se ognuna di loro gli portasse via gli ultimi attimi della sua
vita: << ti prego… prenditi cura di lei >>.
Silenzio.
Jacob era sbalordito.
A quanto pare, si era sbagliato. Il succhiasangue era davvero innamorato di
Bella.
<< ma fa
attenzione >> aggiunse, la voce rotta. Come se stesse piangendo:
<< ricorda che
anche tu dovrai lasciarla per una forza più forte di te
>>.
<< io… >>
provò a dire Jacob; stavolta quello
imbarazzato era lui: << certo… Edward >>.
Il vampiro gli
sorrise, riconoscente. Poi abbassò lo sguardo, palesemente a disagio. Jacob lo
alzò, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans larghi, puntando lo sguardo
verso l’orizzonte.
Silenzio.
Silenzio
imbarazzante.
<< ora, credo
che ti convenga andare >> disse Edward a un certo punto, spezzando (grazie
a Dio) quel silenzio troppo pesante: << Leah conta di sorprenderti
attaccandoti alle spalle >>.
<< o cazzo
>> Jacob si mise in posizione mezzo-acquattata: << è un licantropo?
>>.
<< ancora no,
ma appena ti vede conta di farti a pezzi >>.
<< cazzo
>> esclamò, poi si voltò, pronto a scappare.
<< a, Jacob
>>.
Il licantropo rivolse
la sua attenzione al vampiro:
<< io la amo
davvero >>.
Jacob
sorrise:
<< si. Ora lo
so >>.
Poi scappò via.
Terrorizzato.
Van camminava per la
spiaggia, le braccia incrociate strette sul petto nel vano tentativo di
infondersi un po’ di calore; sentiva che una delle catene che aveva appese alle
ginocchiati era staccata e ora strusciava nella sabbia. Non gliene importava
molto… non pensava a niente, si ritrovava in un torpore senza pensieri. Era così
che lo chiamava Rafe: era come dormire, il tuo corpo agisce da solo. Ma tu sei
altrove. C’era stato un periodo terribile, in cui si era ritrovato in un coma
mentale. Se ne stava in un angolo della stanza con le cuffie alle orecchie e non
pensava a niente, si limitava ad ascoltare la chitarra incessante dei Sonata
Arctica che gli rimbombava nelle orecchie. Ed era piacevole. Tutto quel… chiasso gli impediva di pensare, lo
lasciava concentrato sulle note e sul testo quasi inascoltabile. Ma lui… era l’ultimo rimasto. L’ultimo dei
Serpebianca, una famiglia che esisteva… praticamente da sempre. Ed ora era
scomparsa. E lui era l’ultimo rimasto. Non c’era consapevolezza peggiore di
quella, sapere di essere rimasto completamente solo. Non esisteva nemmeno la consolazione
della vendetta per lui. L’aveva sempre considerata una cosa inutile. Si
vendicava, e poi? Cosa aveva risolto? Si sarebbe solo macchiato di una colpa
terribile, si sarebbe solo abbassato al suo livello. E, no, Van Serpebianca non
poteva diventare un assassino. Non come lui, non come Cam-Cavelli. La sua unica
consolazione l’aveva trovata nella musica, nelle sigarette… per un periodo anche
nella droga. Lo aiutava a dimenticare, nonostante sapesse che era una delle cose
più sbagliate che si potessero inventare. E poi… erano venuti fuori dal nulla
quei pazzi sclerati di Rafe e Jenna. Erano stati una benedizione (ma non lo
avrebbe mai confessato), ed era stato come togliersi un peso dalle spalle sapere
che c’era ancora qualcuno con parte del suo stesso sangue. Rafe era un vero
amico. E poi, non lo avrebbe mai ammesso, ma le stupide chiacchiere di Jenna
erano piacevoli.
Camminava a passo
svelto, quando sentì qualcosa afferrarlo da dietro, ed improvvisamente si
ritrovò con la faccia nella sabbia ghiacciata e con un dolore terribile al
naso.
Sentì una risatina
soffocata. Si girò pancia in su, poggiandosi sui gomiti, e vide Gemma, una mano
sulla bocca e l’altra stringeva la sua catenella, quella che si era staccata.
Inarcò un
sopracciglio:
<< il perché?
>> chiese.
<< era da ore
che volevo farlo >> rispose Gemma, sforzandosi con tutta se stessa di non
ridere. Guardò rapita Van mentre si alzava e si puliva la sabbia dai pantaloni e
dalla maglietta, mentre lei stringeva ancora in mano la su catenella. Pensò che
Van era un ragazzo perfetto. Certo, era un po’ ambiguo e fin troppo dark, ma a
lei piaceva così. Perfetto nella sua imperfezione. Aveva ricordi sfocati delle
vite precedenti, ma riusciva a ricordare i suoi sorrisi. Quelli erano rimasti
nei suoi ricordi, marchiati a fuoco, segnati con un pennarello indelebile,
incisi nel suo cuore e nella sua anima. Ed ora, che vedeva quella vena così
malinconica nel suo sguardo, che non lo abbandonava nemmeno quelle rare volte
che sorrideva sul serio, sentiva ancora più forte il bisogno di farlo sorridere.
Di renderlo felice.
A distoglierla dai
suoi pensieri fu proprio Van che le toglieva di mano la catenella, con uno
scatto della mano, la faccia offesa.
<< è inutile
>> disse Gemma: << non sei mai stato bravo a fare l’impassibile
>>.
Van scoppiò a ridere,
mentre si aggiustava la catena, attaccandosela dietro al ginocchio. Una risata
sincera…
Era sempre stato
così: cercava di fare l’impassibile, l’emo perfetto, ma in realtà era un
campione espressioni.
<< come mai te
ne vieni qui da solo, al freddo? Non ti sei nemmeno preso un cappotto
>>.
Van sembrò
pensare:
<< ecco perché
ho così freddo >> disse.
Stavolta fu Gemma a
ridere di gusto, mentre Van la guardava con dolcezza
infinita.
<< volevo
>> disse infine: << evitare che Jenna rimanesse sul serio figlio
unico, nonché ultimo superstite degli Ondadorata. Ma… volevo anche pensare un
po’. Fare il punto della situazione >> disse, stringendosi le braccia alle
costole per riscaldarsi.
<< sei sempre
stato un tipo calcolatore >> disse Gemma.
<< sono un
genio >>.
<< e anche un
tipo molto modesto >>.
Van
ridacchiò.
Allora Gemma fece una
cosa che se glielo avessero detto non ci avrebbe creduto: si avvicinò a Van e lo
abbracciò, strofinandogli le braccia per scaldarlo.
“Perfetto” pensò:
“sono impazzita. Completamente impazzita”.
Sentiva il corpo di
Van freddo, avvertì i muscoli delle braccia che si tendevano, il battito del
cuore accelerato. O forse era il suo, molto semplicemente.
“Allora anche lui si
sente come mi sento io…” pensò.
Poi sentì il suo
petto vibrare per la risata che stava trattenendo:
<< che hai da
ridere? >> chiese Gemma, preoccupata di aver appena fatto una figura di
merda clamorosa.
<< questa scena
è assurda >> disse il ragazzo, abbracciandola a sua volta: << dovrei
essere io a scaldarti, come fanno i grandi uomini dei film romantici e patetici,
e invece… >> scosse la testa, lasciandosi infine andare a una risata, che
risuonò nel suo petto. Gemma sentiva che sarebbe potuta morire per l’emozione e
la felicità.
Poi perse
completamente il controllo delle sue azioni e di ciò che
diceva:
si staccò leggermente
da Van, iniziando a parlare di non si sa cosa, veloce, a macchinetta, come
faceva Jenna…
<< ma se ora
sto parlando come Jenna vuol dire che sono fastidiosa perché Jenna quando parla
è talmente fastidioso che lo ammazzerei volentieri oddea non oso immaginare
Rebecca ma come fa a trattenersi dall’ucciderlo e dall’uccidersi o cavolo sto
dicendo cose completamente incoerenti e non riesco a fermarmi e sto anche
gesticolando come un’idiota >>.
Van la guardava
divertito, tenendole le braccia con le mani, sentendo un calore immenso
espandersi dalle dita in tutto il suo corpo.
<< o cazzo mi
sono emozionata adesso non la smetterò più di parlare cazzo cazzo merda bisogna
che mi fermi o… >> non riuscì a continuare; ormai Van la stava baciando.
Il cuore di Gemma
andò a mille, talmente forte che per un attimo ebbe paura che potesse avere un
arresto. Si alzò sulle punte, chiudendo gli occhi e strinse forte le braccia di
Van, ricambiando il bacio di lui, come se fosse l’ultimo della sua vita.
E non pensò più a
niente se non a lui. La sua testa era piena di lui, come lo era il suo cuore
impazzito, pieno del suo sorriso, del suo respiro, del suo odore stupefacente
che la inebriava come una droga.
E pensò che ora
poteva morire felice. Al diavolo Cam-Cavelli! Poteva anche ucciderla ora, non
aveva più rimpianti.
Quando Van si
allontanò da lei, dopo attimi che le parvero anni meravigliosi e pieni di Sole,
il ragazzo sorrise, gli occhi chiusi.
“Ma come può esistere
creatura così…?”.
Quando infine il
ragazzo riaprì gli occhi, Gemma vide con gioia che luccicavano. Come quelli di
una persona che ha vissuto il momento più felice della sua
vita.
<< beh >>
disse, sussurrando, allontanandosi leggermente da Gemma, per poterla guadare
bene negli occhi: << questo mi sembra un ottimo metodo per imparare a
stare zitta >> disse scherzosamente; Gemma sorrise, felice come non
mai.
Van le diede un altro
bacio, a fior di labbra, poi si allontanò, facendo scendere la mano fino a
quella di Gemma, intrecciando le dita con le sue; la guardò fissa negli occhi, e
Gemma si chiese se il Ghiaccio potesse essere caldo. a quanto pareva
si:
<< sai, Gemma…
certi sentimenti vanno oltre il tempo >>. Abbassò lo sguardo, per poi
intrecciarlo di nuovo con il suo, deciso più che mai:
<< andiamo, qui
fa freddo >> sorrise.
Felice…
Bella si aggirava per
la casa, diretta alla camera di Rafe, dove aveva lasciato le scarpe.
Si sentiva
stranamente soddisfatta: forse adesso le cose si sarebbero messe bene, almeno
per gli stregoni; ridacchiò, pensando alla faccia di Max quando Rafe le aveva
detto che doveva parlarle. E quando l’aveva presa per mano…
Entrò nella stanza,
chiudendosi per riflesso automatico la porta alle spalle.
<< Bella
>>.
<< A! >>
gridò, sussultando e cadendo a terra.
C’era Edward, seduto
sul letto, che la guardava divertito, l’ombra di una risata sul
viso:
<< tra te e le
Rosanera non saprei dire chi è messo peggio >>.
<< spiritoso
>>.
Il vampiro rise di
gusto.
Bella lo osservò,
incantata. Non avrebbe mai dato nulla per scontato di Edward, niente. Ogni volta
che lo guardava scopriva qualcosa di nuovo, che prima non aveva visto: una
vertigine vicino all’orecchio, lo stringersi degli occhi quando rideva, le
venature della pelle della mani quando suonava al pianoforte, il lieve
inclinarsi verso sinistra quando stava fermo, l’impercettibile piegarsi delle
ginocchia quando camminava. E le pagliuzze nere e dorate dei suoi
occhi.
Sospirò. Forse era
destino che lei non dovesse stare con Edward: lui per lei era troppo, un dono
che non meritava fino in fondo, sempre ammesso che lo meritasse. E lei era
troppo poco per lui, una ragazza insignificante, con i brufoli dello stress e la
brutta “dote” di cadere sempre. No: lei non meritava Edward
Cullen.
<< Bella,
amore, a cosa stai pensando? >> chiese Edward al suo orecchio, la voce
bassa e suadente.
<< a quanto tu
sia perfetto >> rispose lei, la voce ridotta a un sussurro tremante:
<< e a quanto io sia lontana dalla perfezione
>>.
<< tutti siamo
lontani dalla perfezione. Possiamo però essere perfetti agli occhi degli altri.
Tu per me sei perfetta nella tua imperfezione >>.
Bella poggiò il viso
contro il petto marmoreo del vampiro, beandosi di quella calda sensazione di
freddo. Sentì le braccia dure e fredde di Edward cingerle dolcemente la schiena.
<< ho paura
Edward >> disse la ragazza, abbracciandolo a sua
volta.
<< anche io
>> rispose lui.
Le alzò il mento,
baciandole l’angolo delle labbra.
Bella sussultò: il
cuore aveva già iniziato a correre la sua maratona.
Edward la strinse di
più a sé, una mano tra le scapole, e le baciò la fronte.
Non erano realmente
baci: per Bella quello era lo sbattere delle ali di una farfalla. Una
delicatezza impalpabile, un tocco così leggero da non essere sicura se ci fosse
realmente stato. Bella si sentiva in paradiso. E le parve di udire una musica,
una dolce melodia… la sua ninnananna. La sentiva risuonare nella sua mente, come
se Edward la stesse suonando in quel momento…
Il vampiro posò le
labbra sulla fronte di Bella, stavolta restando immobile, come a voler
registrare quel momento nella sua mente.
E Bella si sentì
improvvisamente fragile, piccola, vulnerabile, come un angelo che prova a volare
senza le sue ali.
Si alzò sulle punte
dei piedi e abbracciò Edward con tutta la sua debole forza, aggrappandosi a lui,
ed infine lo baciò, chiudendo gli occhi sul resto del mondo. Passò una mano tra
i suoi morbidi capelli, cercando di trattenersi. Non voleva rovinare quel
momento perdendo il controllo. Quella poteva essere l’ultima volta che lo
baciava. L’ultima volta che poteva abbracciarlo.
Le tornò in mente il
momento in cui lui l’aveva baciata per la prima volta. Le sembravano passati
anni, decenni…
Tutti i suoi ricordi
tornarono più vivi che mai nella sua mente…
Quando aveva scoperto
il suo segreto…
… la sera a cena, con
i ravioli ai funghi, e quella cameriera che le era stata antipatica sin dal
primo momento…
… la
radura…
La stessa radura dove
da lì a qualche giorno avrebbero dovuto affrontare Cam-Cavelli.
James…
Victoria…
Jacob…
Già, Jacob… semmai
Edward l’avrebbe lasciata, le rimaneva soltanto lui. Ma anche lui avrebbe finito
con l’abbandonarla.
Ma che gliene
fregava! Era senza Edward che sarebbe morta. E stavolta per davvero. Non come
tempo prima, che era semplicemente diventata uno zombie. No, stavolta sarebbe
morta davvero.
<< Bella
>> la chiamò Edward, accorato, la voce rotta: << stai piangendo
>> disse.
La ragazza si portò
le mani al viso, scoprendo che le lacrime erano scese senza che lei se ne
accorgesse.
<< diamine
>> sussurrò. Tirò sul col naso.
<< scusa,
Edward >> disse, ormai sull’orlo di una crisi di
pianto.
<< Bella
>> disse Edward, stringendola più forte.
La ragazza ne rimase
sorpresa: di solito il vampiro non “osava” tanto.
<< Bella, io ti
amo >> disse deciso, come se fosse la prima volta che lo diceva: <<
ti amavo prima ancora di incontrarti e non lo sapevo
>>.
<< Edward…
>> provò a dire Bella, ma lui la zittì posandole l’indice sulle
labbra:
<< alla fine di
questa storia voglio vederti ancora allo stesso modo. Strega o non strega
>>.
<< ma sarà più
forte di te >>protestò Bella: << come Sam ed Emily. Come Quil e
Clare >>.
<< no, Bella,
tu sei più forte del destino stesso:
io non posso amare altri che te >>.
La sollevò, posandola
sul letto, mentre Bella sentiva che il cuore le sarebbe esploso da un momento
all’altro: << alla fine di questa storia voglio vederti ancora allo stesso
modo >>.
E poi iniziò a
baciarla come non aveva mai fatto prima.
E Bella sentì che non
ci sarebbe stato momento più bello di quello.
Rafe Ondadorata la
stava tenendo per mano.
Rafe Ondadorata la
stava tenendo la mano e la stringeva, come se avesse paura di lasciarla
andare.
Max osservava le sue
spalle larghe e spigolose, la schiena… un istinto irrefrenabile di abbracciarlo
prese possesso di lei.
“NO” si ordinò: “No,
no, no e no, mi devo trattenere, non devo cedere”.
Rafe si fermò e si
voltò verso di lei, facendo ben attenzione a non guardarla negli
occhi.
Max si guardò
intorno: erano nella stanza dove stava il pianoforte.
<< ehm… Max…
>> provò a dire Rafe, stringendole ancora la mano.
<< Rafe
>> disse Max, più brusca di quanto volesse: << che cosa vuoi dirmi?
>>.
Il ragazzo la guardò
negli occhi, più scuri del solito. Fu Max stavolta a distogliere lo sguardo.
Rafe le alzò il mento
con u dito.
“O cavolo…” pensò
Max: “adesso che cosa vuole fare?”
<< Max >>
sussurrò, dolcemente: << mi permetti di guardarti negli occhi?
>>.
Max era completamente
incatenata al suo sguardo, incapace di articolare un pensiero di senso
compiuto.
Rafe sorrise, e il
suo sguardo multicolore si illuminò:
<< lo prendo
per un sì >> disse, e continuando a tenerla per mano la portò con sé
accanto al pianoforte. Le lasciò la mano, lasciandole addosso una fastidiosa
sensazione di freddo. Infine, Rafe si sedette su un seggiolino nuovo (i resti
dell’altro erano ancora in giro…).
Max, guidata da una
specie di istinto, si mise davanti a lui, poggiando le mani al pianoforte,
fissandolo fisso negli occhi.
Non riusciva più a
pensare; era come se non fosse più lì. Ma dov’era allora? Era persa nello
sguardo di Rafe, tenero e dolce come non lo aveva mai visto. Aveva lo stesso
sguardo… di un ragazzo innamorato. Era già successo, nelle altre vite, che lui
fosse davvero innamorato di lei. Però… le sembrava sempre impossibile, perché Rafe era... era
Rafe, bastardo, stronzo, puttaniere… eppure, era innamorato di lei. Le sembrava
una cosa così assurda. Forse perché era troppo bella per essere vera. Perché lei
amava troppo Rafe Ondadorata per pensare che lui la ricambiasse. Le sembrava
troppo bello, troppo semplice, troppo perfetto…
Il filo dei suoi
pensieri fu interrotto bruscamente.
Rafe stava suonando
al pianoforte. Stava suonando una melodia malinconica eppure bella, che sapeva
tanto di nostalgia e ricordi perduti. Sapeva di forte speranza, nella fede nel
futuro. Speranza (*).
Era questo che aveva
sempre fatto: sperare.
Non aveva mai
aspettato Rafe: aveva sempre solo sperato nel suo arrivo. E lui era sempre
arrivato, alla fine. Dopo tanto dolore, speranze deluse e rinunce, cedimenti… ma
alla fine era sempre arrivato.
Si portò una mano
alla bocca, serrata per evitare di iniziare a singhiozzare, mentre le lacrime
premevano contro le palpebre per uscire copiose.
Quando la musica
finì, sentì le mani di Rafe prendere le sue e stringerle con
affetto.
Aprì gli occhi
leggermente bagnati:
<< Rafe… ma
come… come hai fatto a… >> domandò, la voce
tremante.
Rafe sorrise,
guardandola con lo sguardo scintillante:
<< io… non sono
in grado di leggere le persone come fai tu, però… nel momento in cui ti ho vista
la prima volta, ieri, questa musichetta mi si è fissata in testa con la stessa
forza con cui ti sei fissata tu >>.
<< Rafe
>> mormorò Max: << è la cosa più bella che qualcuno potesse
dedicarmi >>.
Rafe abbassò lo
sguardo sulle loro mani, arrossendo.
<< sai, Max
>> disse: << ogni volta che stavo con una ragazza…
>>.
Max si stizzì: ma
proprio di questo doveva parlare ora? Era sempre il solito. Strinse i pugni tra
le mani di Rafe.
<< io… vedevo
sempre te. Sempre e solo il tuo viso. Lo riprendevo involontariamente dai vecchi
ricordi celati nella mia mente… io… >> sospirò. Poteva immaginare che
sforzo enorme stesse facendo Rafe a esprimere ciò che provava: era sempre stato
un ragazzo troppo orgoglioso…
<< io mi sento
felice per davvero solo quando sto con te. Quanto sto con te, Max, mi sento
completo: tutte le voragini del mio cuore si riempiono
>>.
Max non sapeva che
dire: guardava il ragazzo con sguardo languido.
Rafe alzò le loro
mani all’altezza del suo petto, e le guardò come se quelle di Max fossero la
cosa più fragile del mondo:
<< mi dispiace,
Max >> disse: << mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto: per
averti fatta soffrire quando… ieri… insomma hai capito…
>>.
Max sorrise,
intenerita; Rafe continuò:
<< e mi
dispiace di averti presa a calci, negli ultimi tempi
>>.
La strega ridacchiò:
<< anche a me
spiace di averti preso a calci >>.
<< o, ma io non
mi sono fatto niente! >> assicurò il ragazzo, gonfiando il petto: <<
io sono d’acciaio >>.
<< a certo,
come no! >>.
<< vuoi vedere
i miei muscoli? Potresti giocare a tris sui miei perfetti addominali
>>.
<< ma se
perfino io ne ho di più >>.
<< ne sei
davvero sicura, Maxy? >>.
<< certo, ma ti
sei visto? Sei secco come un chiodo, altro che addominali…
>>.
<< ti amo
>>.
Max rimase a bocca
aperta. Shock più totale. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
Troppo… troppo tutto.
Non si accorse di
essersi messa a piangere. Non sentì più nulla, a parte le labbra di Rafe sulle
sue, le sue mani sulle guance.
Gli passò le braccia
sotto le sue, abbracciandolo per le scapole.
Non lo aveva mai
detto.
Mai, in nessuna vita.
Max lo aveva sempre intuito, Rafe glielo aveva detto ma non così direttamente.
Non così… poco ambiguo…
Era al settimo cielo.
In quel momento, mentre lo stringeva a sé e lui ricambiava la stretta, si sentì
realizzata, come se avesse appena finito un viaggio durato per troppo tempo. Si
sentì… a casa. Come non le succedeva da tanto tempo.
Quando il bacio finì,
fin troppo presto, si strinse forte a Rafe, affondando il fiso nell’incavo del
suo collo.
<< sai Rafe
>> disse, sentendo il pulsare accelerato dell’arteria del collo.
<< uhm?
>>.
<< sei un po’
troppo alto >>.
Il ragazzo rise.
Il suono più bello
che Max avesse mai sentito.
Rebecca camminava a
grandi falcate intorno alla casa. Non aveva la minima idea di cosa stesse
facendo. Si limitava a camminare e a inciampare di tanto in tanto. Come al
solito.
Sperava solo di
riuscire a non pensarlo. Quell’essere obbrobrioso! Odioso! Ma come poteva
piacerle così tanto? Com’era possibile che fosse così dannatamente innamorata di
lui?
<< ma che
paaaalle! >> esclamò sottovoce tra sé e sé.
Sperava di non
doverlo vedere fino alla partenza. Non lo voleva più sentir parlare a
macchinetta come parlava sempre. Ma come diavolo era possibile?! Avrebbe tanto
voluto odiarlo. Ma sarebbe stato inutile: non puoi odiare chi ami, sarebbe un
odio d’amore. E di conseguenza, solo uno spreco di forze morali.
Inciampò in una
radicetta a terra, riuscendo miracolosamente a non cadere.
Lo odiava perché non
voleva amarlo.
Ma lo amava perché
non poteva odiarlo.
<< maledetta
me! Ma perché sono nata così incoerente? Ha ragione Gemma, sono una
contraddizione vivente! >>.
<< Rebecca!
>>.
<< ma che
cazzo! >> esclamò, aumentando il passo.
<< Reb, fermati
un attimo >> la implorò Jenna dietro di lei.
<< non mi
chiamare Reb! >>.
<< Reby!
>>.
<< AAARRGGG!
>>.
Iniziò a correre.
Pregò Dio e tutti i santi di non farla cadere.
<< ma perché
quando serve non cadi mai!? >>.
<< Vaffa!
>>.
<< fermati! Non
possiamo correre attorno alla casa, siamo ridicoli!
>>.
<< me ne sbatto
alla grande se siamo ridicoli! >>.
<< o che palle!
>> esclamò Jenna: << se la metti così
>>.
Fece un salto e
afferrò Rebecca per le spalle, e i due caddero a terra.
<< AAAAA!
>> gridò Rebecca, scansandolo con un calcio.
<< AHIO!
>>.
Rebecca si alzò
velocemente, si pulì la maglietta e ricominciò a camminare. Jenna la
seguì:
<< Rebecca,
senti >> disse.
<< lasciami in
pace >>.
<< ascoltami
almeno >>.
Rebecca si voltò di
scatto, facendo sussultare Jenna; lo afferrò per il colletto della camicia che
indossava e lo sollevò da terra;
<< e da dove
l’hai cacciata tutta questa forza? >> domandò, atterrito, cominciando a
sudare freddo.
<< adesso sei
tu che mi ascolti, maledetto bastardo! >> esclamò lei, scrollandolo: << io non sono minimamente
disposta a farmi mettere i piedi in
testa da un maledetto scazzillo come te! Sono stata chiara!?
>>.
<< trasparente
>>.
<< bene
>>, e detto ciò, Rebecca lo lasciò andare, facendolo cadere a terra. Si
voltò e di nuovo prese a camminare, i pugni chiusi.
Jenna si rialzò con
uno scatto e si parò di fronte alla
ragazza.
Rebecca
sbuffò:
<< che palle!
Ma che vuoi da me? >>.
<< e me lo
chiedi pure? Ma allora sei proprio scema! >>.
<< no, quello
scemo sei tu! >> ribatté Rebecca.
Jenna la guardò, un
sopracciglio inarcato:
<< a davvero?
Lo scemo sarei io? >>.
<< nooo
>> ripose lei sarcastica: << sono io!
>>.
<< e io che
cosa ho detto prima? >>.
<< lo vedi che
sei scemo! >>.
<< beh, almeno
io, a differenza di una certa persona, non cado ogni passo che faccio, non
inciampo nei miei piedi e non vado a sbattere contro i pali della luce!
>>.
<< sono cose
che capitano U.U >>.
<< non in pieno
giorno! >>.
<< ehm…
>>.
<< e poi io,
A DIFFERENZA
DI UNA CERTA PERSONA non sono mai
scivolato dal nulla! E poi io non sono un pazzo sclerato
>>.
<< a no? E
perché io lo sarei? >>.
Jenna
rise:
<< tutto di te
dice che sei pazza >> la indicò con le mani: << hai la faccia da
ebete >>.
<< senti un po’
chi parla >>.
<< sei una
grezza nata, hai lo sguardo perso nel vuoto, ti vesti come un’emo
>>.
<< MA IO NON SONO
EMO!
>>.
<< le tue
magliette sono talmente sbrindellate che se le tocchi si polverizzano
>>.
<< lascia stare
le mie magliette >>.
<< sei secca
peggio di Rafe, in testa hai un porcospino di stoppa e i tuoi anfibi sono… a,
non perdo nemmeno tempo a parlarne! >>.
Rebecca si accigliò,
una vena sulla sua fronte pulsò:
<< cosa
avrebbero che non va i miei anfibi? >>.
<< ma li hai
guardati? Fossero neri almeno… ma sono beige >> disse, marcando l’ultima
parola con disgusto: << ma la cosa peggiore in tutto questo è… è…
>>.
<< sentiamo,
qual è la cosa peggiore? >>.
<< la cosa
peggiore è che io sono innamorato perso di te proprio perché sei così: non ti
cambierei nemmeno un capello >>.
Rebecca sgranò gli
occhi, scioccata:
<< ora, come se
non avessi detto niente, fuggo, perché dobbiamo partire
>>.
Jenna era al limite
dell’imbarazzo:
<< sul tuo
motorino giallo canarino? >> chiese Rebecca, troppo scioccata per chiedere
qualcosa di utile o sensato.
<< no, sulla
Ferrari bianca di Rafe >>.
<< ma ce l’ha
la patente? >>.
<< ovvio che no
>>.
<< bene
>>.
<< bene
>>.
<< bene
>>.
<< BENISSIMO!
>>.
Jenna, rosso carminio
in faccia, si voltò e a grandi passi se ne andò. Rebecca lo fissò andarsene, e
poi scomparire dietro l’angolo della casa. Poi fissò solo il vuoto davanti a sé.
Quando fu finalmente
in grado di formulare farsi e pensieri, l’unica cosa che riuscì a dire
fu:
<< CAZZO!
>>.
(*) = Hikari, Utada Hikaru
Bel finale eh?
Uhuhuh come sono cattiva (sorrisino sadico).
Passiamo ai
ringraziamenti ^w^
Honey Evans: ti dico solo una cosa: Bella non è una
strega. Poi vedrai leggendo (altro sorriso sadico). Kissoni anche a te
^***^
Mylifebeutifullie:
adoro quella scena (è quello che farei a
“Jenna” ^u^). Non sono napoletana, sono nata a Novara (ma al momento non ricordo
dove si trovi O_O) poi sono stata a Grosseto, Roma, Benevento (il mio
preferito), Belgio, Caserta e ora vivo a Casagiove. Mio padre è militare =_=. Il
napoletano però lo adoro, mi fa morire dal ridere XD davvero ti piace il mio
modo di scrivere? Non sai come mi fai felice dicendomelo (saltella contenta).
Ziauuuu!!!
Noemi91: anche io voglio un hobby a scopo di lucro
T_T cmq, Cam-Cavelli farà la sua apparizione più tardi (e ce ne riserverà si
sorprese muhahhaah) Edward non si è ribellato, è vero, ma si è rifatto in questo
cap (non è prpr un’ira titanica, però…). Ti dirò, il venerdì 17 a me porta
fortuna O_O
Rosewhite: carinissima la tua fic! Mi piace molto, e
sono molto contenta che a te piaccia la mia (arrossisce). Spero che anche questo
capitolo ti piaccia ^_^ aggiorna presto anche tu!!!
e naturalmente,
ringrazio tutte le persone che lo hanno messo tra i preferiti (si sale di
quota!!!!!):
Allen_Anne_Black Bella4 bellemorte86 BloodyKamelot egypta fatina_g ffdipendente flavia93 Honey
Evans kira988 lolitosa MizzCamilla mylifeabeautifullie Noemi91 rosewhite rosi33
Allora, avete
visto le foto? Secondo voi chi è chi?
Al prossimo cap!
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Capitolo 12 *** Memorie ***
cap 11
Moon Rainbow
Capitolo
Undici_ Memorie
C’era stato un attimo di buio, o forse un’ora. Non lo sapeva:
semplicemente, ora era lì.
C’era una ragazza, una donna, non più di 25 anni, i lunghi capelli
castano chiaro che le accarezzavano tutta la schiena con un velo morbido, lisci
come spaghetti, non molto alta, dal fisico asciutto, addosso una camicetta di
altri tempi. Fissava il mare, ma non seppe dire che luce c’era nei suoi occhi.
Le dava le spalle…
Un ragazzo sui 20 anni, l’aria da ragazzino, le braccia strette attorno
al torace per riscaldarsi, fece il suo ingresso nel suo campo visivo. Aveva
folti capelli color rosso vivo, riccissimi e scombinati, e un paio di occhi blu
come il mare in estate:
“Che cosa stai facendo?” domandò, la voce rotta dal
freddo.
La donna si voltò verso di lui, mostrando gli occhi leggermente a
mandorla di un nero intensissimo: sembrava non avesse
pupille…
“Niente di importante” rispose; nella sua voce si poteva intuire un tono
di nostalgia.
Il ragazzo la guardò con gli occhi socchiusi, la luce forte del
crepuscolo che investiva il suo viso;
“Davo uno sguardo al mare” continuò la donna, rivoltando il capo verso il
l’immenso: “Era tanto che non lo vedevo…”.
“Dove sei nata tu…” il ragazzo sembrava titubante, timorose, forse, di
riaprire vecchie ferite: “…era un posto di
mare?”.
Intuì il sorriso della donna:
“Si. Vivevo a Sapri, vicino Salerno”.
Il ragazzo fece una smorfia, inclinando un sopracciglio:
“Eh?”.
La donna scoppiò a ridere. Anche lei avrebbe voluto farlo, ma, come
l’altra volta, non aveva coscienza del suo
corpo.
“E’ un posto di mare” disse la donna: “un bel posto di
mare”.
Ora nella sua voce poteva distinguere il
tormento.
Provò una fitta allo stomaco. Sempre ammesso che quello fosse lo
stomaco…
Il ragazzo dai capelli rossissimi si avvicinò alla donna e la abbracciò,
stringendo le mani sul suo ventre, il mento poggiato alla sua
testa.
“Non essere triste” disse: “ci sono io con
te”.
“Lo so, Vins. Lo so”
Vins…
“Pensi ancora a quell’altro?Il tuo ‘Predestinato’?” il tono di Vins era
leggermente sprezzante.
Le fece venir voglia di ridere. Le ricordava tanto una
persona…
“Si Vins” rispose la donna: “è più forte di
me”.
“Ma tu… dici che mi ami…”.
“E’ così infatti. Io ti amo sul serio. Però… lui è comunque una parte
della mia anima”.
Il ragazzo rimase in silenzio, gli occhi nascosti dai ciuffi rossi.
“Non preoccuparti, tesoro” aggiunse la donna, la voce grave: “tra poco
scomparirò potrai liberarti di questo dolore”.
Vins la girò con violenza, costringendola a guardarlo negli occhi,
accessi dall’ira:
“Non dire mai più una cosa del genere: puoi amare chi ti pare, sarebbe un
dolore certamente nullo in confronto alla tua
morte”.
La donna socchiuse gli occhi, luccicanti di
lacrime.
“Non importa se non mi stai accanto, basta che ci
sei…”
Poi ebbe come l’impressione di stare scomparendo. Come se fosse fatta di
sabbia e il vento la stesse facendo volare via.
La vista e l’udito si annebbiarono, non riusciva più a sentire quello che
Vins e la ragazza si stessero dicendo. L’unica cosa che sentì prima di smettere
di esistere, fu la voce di Vins che chiamava la sua donna, con voce
incredibilmente dolce e suadente:
“Anjela…”.
Bella spalancò gli occhi di scatto; aveva il cuore accelerato come se
avesse corso ininterrottamente per miglia e miglia. Le facevano male le ossa del
busto e del collo, e sentiva freddo alla guancia.
<< no, mi rifiuto, no! >> disse una voce, che le arrivò alle
orecchie come un’eco lontana.
<< eddai!!! >> disse una seconda voce, il tono
implorante.
<< no, non se ne parla! >>.
<< uffa! >>.
Riprendendosi dal torpore, Bella riuscì a riconoscere le due voci: la
prima era quella di Jacob, e sembrava piuttosto spazientito… la seconda era la
voce di Gemma.
Si mise dritta, scoprendo che l’origine del freddo alla guancia era il
vetro del finestrino sul quale si era addormentata. Si trovava nel furgoncino di
Embry…
A, già…
Edward e gli stregoni
erano andati verso Forks conla Ferrari di Rafe, i Cullen e
i licantropi avevano preso la strada più lunga per la città con la jeep di
Emmett (in un modo o nell’altro erano riusciti a entrarci tutti); chissà se
sarebbero arrivati a Forks senza scannarsi a vicenda… lei, Jacob e le Rosanera,
invece, erano partiti con il furgoncino di Embry, le Rosanera erano in moto, a
parte Gemma:
“Io davvero non capisco: perché sei dovuta venire in macchina anche tu
!?” aveva esclamato Jacob, quasi disperato.
“Così evito che succeda l’irreparabile” rispose Gemma con aria
saccente.
“Ma che dici?!?”.
“Evito eventuali tentativi di rimorchio platonico!”.
Bella ridacchiò al ricordo.
<< eddai, Jacob, ti prego! >>.
<< NO! >>.
<< che succede ? >> chiese Bella,
stiracchiandosi.
<< ma perché no? >> Gemma la ignorò, il tono
disperato.
<< non voglio che uno stregone guidi il mio furgoncino – di
Embry >> disse Jacob, al
limite dell’esaurimento: << figuriamoci se lo faccio guidare a uno
stregone femmina che non ha nemmeno
la patente >>.
Gemma socchiuse gli occhi, irritata:
<< maledetto maschilista >>.
Bella rise :
<< Max e Reby ? >>.
<< sono sulla moto, davanti a noi: ci fanno strada >> le
rispose Gemma.
<< ma perché dovevi venire per forza tu ? >> chiese Jacob a
denti stretti.
<< se veniva Max ti avrebbe cioncato, tritato, sbruciacchiato
e avrebbe fregato la macchina,
buttandoti fuori senza pietà; Rebecca avrebbe parlato continuamente >>
disse Gemma.
<< anche tu parli continuamente >> protestò
Jacob.
<< io parlo normalmente, Rebecca ciarla, cioè parla a macchinetta
>>.
<< Gesù, CHE PALLE! >>.
Bella rise di nuovo. Jacob le lanciò un’occhiata attraverso lo
specchietto retrovisore:
<< tu ridi ? E’ una cosa tragica!
>>.
<< dai Jake, non essere così pessimo >> disse Bella,
poggiandogli una mano sulla spalla.
Jacob alzò gli occhi al cielo:
<< io mi ammazzo! Anzi, ammazzo voi tre! >> esclamò, puntando
il dito contro Gemma. Lei gli lanciò una delle sue occhiate gelide, gli occhi
argentei di ghiaccio.
Il licantropo rabbrividì, tornando a guardare davanti a
sé.
Bella si lasciò andare a un’altra risata.
<< da quanto tempo siamo in viaggio? >>
chiese.
<< un’oretta >> rispose Gemma, guardando l’orologio sul
cruscotto.
<< ci manca molto? >>.
<< non credo, dovremmo chiedere a Max… >> neanche a finire la
frase che la Ducati di Max era accostata al furgoncino, il finestrino
“magicamente” già abbassato.
<< che cosa volete? >> domandò Jacob
sgarbatamente.
<< a cuccia, Fido >> sbottò Max, la voce strana a causa del
casco: << siamo quasi arrivati, appena arriva l’incrocio gira a destra
>>.
<< non potevi dircelo a mente? >> domandò Gemma ( =_=
).
Bella poteva immaginare il sopracciglio di Max nervosamente inclinato
sotto il casco…
<< no, mi è stato impossibile! La mente di questo zoccolo qui è
talmente piena di immagini di Bella NUDA nella doccia che non fa entrare niente
altro! >>
esclamò.
Bella divenne rossa come un papavero.
“O mamma” pensò, nascondendo il viso incandescente tra le
mani.
Anche Jacob sembrava alquanto imbarazzato:
<< non è vero! >> disse.
<< come mai non me ne sono accorta?? >> chiese Gemma
sconvolta.
<< molto semplicemente perché ci pensa superficialmente >>
spiegò Max: << quindi, a meno
che non “scaviamo” a fondo, non le troviamo. Hai capito il terranova: è
intelligente >>.
Jacob strinse gli occhi:
<< ne dubitavi? >>.
<< ma che razza di domanda è mai questa? >> rispose Max, come
se la risposta fosse più che ovvia.
Si sentì un ringhio provenire dalla gola di
Jacob.
<< non ringhiarmi contro >> lo ammonì Max, e accelerò, dopo
aver ricordato al licantropo di girare a destra.
<< quella è odiosa >> ringhiò Jacob, premendo il piede
sull’acceleratore.
Bella si irritò:
<< Jake, vacci piano >> disse: << quella è comunque la
mia migliore amica >>.
<< nonché mia sorella >> aggiunse Gemma con gli occhi che
sprizzavano scintille.
<< che ci posso fare se mi sta sul cazzo?
>>.
<< JACOB! >> esclamarono all’unisono Bella e Gemma: <<
insomma! >>.
Il licantropo ringhiò.
Dopo una decina di minuti, trovarono l’incrocio: sembrava condurre a una
strada di campagna, perché ad un certo punto la strada non era più fatta di
asfalto ma di terra e erbacce.
<< ma dove diamine stiamo andando? >> domandò
Jacob.
<< non so >> rispose Gemma: << Max una volta è stata
qui, ma io mai >>.
<< siamo a Denali? >> chiese
Bella.
<< si >>.
<< pensi che incontreremo Tanya e le altre?
>>.
<< io spero vivamente di no, e comunque non credo: loro stanno
dall’altra parte della città >>.
<< a… >> Bella si sentiva
sollevata…
<< perché non volete incontrarle? >> domandò Jacob: <<
pensavo voi maghette foste alleate dei succhiasangue
>>.
<< non con loro >> rispose Gemma, fulminandolo con lo
sguardo, mentre il licantropo girava bruscamente: << e poi, hanno già
fatto fuori qualche “maghetta” >> sottolineò la parola con
disprezzo.
<< perché? >>.
<< e secondo te? >>.
<< ma il vostro sangue fa schifo!
>>.
<< grazie tante Jacob! >>.
<< ma scusami non è così? >> Jacob sembrava sempre più
esaurito.
<< si, ma è molto nutriente: una strega “intera” basta per un anno
>>.
Jacob lanciò un fischietto di ammirazione.
Arrivati all’incrocio, girarono a destra con una brusca virata. Bella fu
sterzata di lato, andando a sbattere con il viso contro il finestrino. Pensò a
cosa fosse peggio: la velocità esagerata di Edward oppure la violenza di Jacob.
Poco a poco il panorama cambiò, trasformandosi in campagna innevata.
C’era una piccola valle, dove era parcheggiata la moto di Max contro un albero.
Lei e la sorella Rebecca erano impegnate in una battaglia di
dita.
<< che cosa stanno facendo? >> domandò Bella
stranita.
<< fanno la guerra delle dita: invece di prendersi a pugni si
prendono a ditate >> rispose Gemma, una nuova luce negli occhi: <<
anche se alla fine a pugni ci finiscono comunque
>>.
Bella scoppiò a ridere, mentre Jacob scosse la testa, rassegnato.
Parcheggiò malamente, “graffiando” l’erba del prato della radura, formandosi
delle strisce di fango.
Gemma spalancò la portiera e uscì di corsa dalla macchina, chiudendo la
porta con violenza.
<< ehi! Un po’ di delicatezza! >> esclamò Jacob uscendo a sua
volta, seguito da Bella.
<< che palle Giacobbe! >>.
<< io non capisco: perché mi chiamano Giacobbe? >> domandò
sottovoce a Bella.
<< perché in italiano Jacob si dice Giacobbe >> rispose
lei.
Jacob inclinò un sopracciglio:
<< chiamarmi semplicemente Jacob no?
>>.
<< che ci vuoi fare Jacob? Sono delle tipe strane >>
ridacchiò Bella, dirigendosi dalle Rosanera con Jacob che le camminava a
fianco.
<< delle tipe decisamente alternative
>>.
<< io le adoro >>.
Jacob sospirò:
<< chissà come fai >> strinse gli occhi, mentre all’orizzonte
Max scaraventava Rebecca per aria: << devo ammettere, però, che da quando
ci sono loro, sei cambiata >>.
Bella guardò Jacob, suo viso un punto interrogativo. Intendeva in senso
buono?
<< cioè… da quando sono arrivate quelle pazze, sembri più un
adolescente >>.
<< come? >> chiese Bella
ridacchiando.
<< ora ti comporti davvero come un adolescente, prima sembravi una
donna di mezza età >>.
Bella rise. Sua madre glielo aveva sempre
detto.
<< davvero, sembra che tu sia ringiovanita
>>.
<< bene, lo prenderò per un complimento
>>.
<< lo è, infatti: sei radiosa
>>.
Bella sorrise, arrossendo. Le ragazze, Max soprattutto, erano state un
pezzo mancante nella sua vita. Certo, Jacob era un suo grandissimo amico, la
conosceva come nessun altro, ma aveva comunque un secondo fine. Era bello avere
delle amiche, con le quali potevi parlare senza problemi di sindrome
premestruale e potevi stare tranquilla senza aver paura di ferirle per ogni
parola su Edward. Già, Edward… presto, lui non ci sarebbe stato più. Poi se ne
sarebbe andate anche le Rosanera. E Jacob di sicuro avrebbe avuto un imprinting,
prima o poi. E lei… sarebbe rimasta completamente
sola.
<< qualcuno le fermi! >> urlò
Gemma.
Bella alzò lo sguardo, e la scena che le si parò davanti agli occhi fu
qualcosa di veramente eccezionale: c’era Rebecca, sopra un albero, attorcigliata
attorno a un ramo come un serpente, la manica della maglia nera strappata e le
foglie nei capelli, sembrava terrorizzata; sotto di lei, la c’era Max, che
sbraitava e lanciava calci contro il tronco dell’albero, che tremava
pericolosamente, gli occhi assatanati e in bocca alcuni brandelli della manica
di Rebecca.
<< che cosa è successo? >> chiese scioccata Bella; Jacob
guardava la scena senza parole, la mascella a terra per la
sorpresa.
<< niente di che >> spiegò Gemma: << Rebecca ha battuto
Max a dutilato, e Max si è incazzata
>>.
<< “Dutilato”? >> chiese Bella con una
smorfia.
<< si >> spiegò Gemma: << invece di prendersi a pugni,
si prendono a ditate >>.
Jacob si schiaffò la mano sulla fronte:
<< quanta follia >> commentò.
<< allora, Rebuccina mia >> disse Max, la voce che doveva
sembrare melliflua era un ringhio trattenuto: << adesso tu scendi, con
calma, e io non ti faccio nulla di male, ok? Vorrei soltanto capire come ho
fatto a perdere contro di te >>.
<< noooooo! >> gridò Rebecca,
piagnucolosa.
Una vena pulsò sulla fronte di Max:
<< dai cara, non ti
faccio nulla >> assicurò. Non era affatto convincente…
<< come non hai
fatto nulla alla mia maglia?! >> esclamò Rebecca.
<< o insomma!
>> esplose Max, alzando un pungo verso la sorella: << scendi giù e
ti dimostro come si vince davvero a dutilato! >>.
<< Max >>
disse Bella: << forse è il caso che ti calmi >>.
<< si, concordo in
pieno >> affermò Rebecca.
Max rimase immobile, il
pugno ancora alzato, la gamba poggiata al tronco.
Bella si avvicinò a
Gemma:
<< che cosa le
prende ora? >>.
<< sta parlando
mentalmente con un uccellino >>.
<< O_O un
uccellino? >>.
<< già
>>.
<< o Gesù!
>>.
<< lo so, lo so, lo
stress provoca brutti effetti >>.
<< potete davvero
parlare con gli animali? >>.
<< certo. Ma non
hanno un vocabolario come il nostro >> spiegò Gemma con l’aria da
secchiona: << loro si limitano a gesti, istinto: le parole le hanno sempre
e solo usate con gli stregoni: hai presente la storia del gatto nero?
>>.
<< sarebbe una
strega trasformata? >>.
<< esatto
>>.
<< se ti passa
davanti ti porta sfortuna? >>.
Gemma fece una strana
smorfia:
<< beh… non
proprio… ma, starei attento a non stuzzicarli troppo, i gatti neri. E i gatti in
generale >>.
Bella deglutì; il tono di
Gemma era molto eloquente…
<< perché?
>>.
<< non portano
sfortuna, però… beh… sanno essere molto cattivi e vendicativi… >>.
Alle loro spalle, Jacob
sussultò:
<< ops >> si
lasciò scappare.
<< oddea! >>
esclamò Max voltandosi: << non posso credere che tu lo abbia fatto!
>>.
Bella deglutì di
nuovo.
<< Jacob, che cosa
hai combinato? >> domandò.
<< una volta…
quando ero licantropo… eravamo di pattuglia, non mangiavo da una giornata intera
e… >>.
Bella chiuse gli occhi,
alzando una mano:
<< non dire altro
>>.
<< la prima cosa
che mi è capitata tra le mani >>.
<< santa pace, sei
un mostro! >> esclamò Rebecca.
<< va bene >>
disse Gemma, alzando le mani: probabilmente approfittava della “tregua” tra
Rebecca e Max: << ora ci conviene davvero andare >> e così dicendo
si avviò verso il boschetto che costeggiava la radura.
Max socchiuse gli occhi
(=_=):
<< Gemma, è dalla
parte opposta >>.
Gemma si bloccò, il piede
a mezz’aria, si voltò e ricominciò a camminare, mancando di equilibrio ogni
tanto.
<< andiamo Rebecca
>> disse Max alla sorella, che sospirò di sollievo. Si staccò dall’albero
e cadde malamente a terra, con un rantolo che doveva dire “Ahio”.
Jacob ridacchiò, mentre
Rebecca si rialzava e ricadeva a terra al primo passo. Gemma sospirò.
Bella si mise di fianco a
Max, che la prese a braccetto:
<< dove andiamo?
>> chiese la prima.
<< c’è un
tempietto, o qualcosa del genere, in mezzo al bosco in questa direzione: le
Pergamene stanno là >>.
<< a… come lo sai?
>>.
<< me l’ha detto
Rafe, sai, col suo potere di chiaroveggente è venuto a sapere questa
informazione e me l’ha detta >>.
Bella guardò Max
sorpresa, un leggero sorriso sulle labbra: c’era qualcosa di diverso nel modo in
cui aveva detto “Rafe”: le altre volte, sembrava incazzata, rancorosa… ora,
invece… sembrava semplicemente il tono di una ragazza innamorata. Notò un
leggero arrossamento delle gote dell’amica. Rise. Dopo le avrebbe chiesto che
cosa aveva combinato…
Camminarono per quella
che a Bella parve un’eternità. Ogni tanto alle loro spalle si sentiva un tonfo,
dovuto alla caduta di Rebecca o di Gemma. Ad un certo punto cadde anche Jacob,
inciampando in una radice sporgente.
<< Jake, cos’è ‘sta
novità? Tu che cadi? >> domandò Bella, scioccata.
<< a stare in mezzo
a quattro imbranate croniche come voi sto diventando un caso disperato anche io
>> sbottò il licantropo rialzandosi.
Quattro paia di occhi lo
guardarono adirati.
Alzò le mani:
<< chiedo sommo
perdono care >> disse sarcastico.
Max fece una smorfia:
<< a chi hai detto
cara? >>.
<< se non te ne sei
accorta, era ironico, cara >>.
<< fa comunque
impressione pronunciato dalla tua bocca >>.
<< cara >>.
<< smettila!
>>.
<< in altre
circostanze sarebbero stati una coppia eccezionale >> disse Gemma.
<< tu dici?
>> chiese Rebecca, perplessa.
<< sisi >>
assicurò la sorella.
<< Gemma >>
disse Max adirata: << dici di nuovo una cosa del genere e
ti… >>.
<< cosa mi fai?
>>.
<< mi metto un paio
di occhiali e ti meno >>.
Gemma rimase in silenzio.
Jacob arricciò il naso per il disgusto. Lei e quella Max una coppia
eccezionale?
“Quella sta fuori”
pensò.
<< grazie terranova
>> rispose sarcastica Gemma al suo pensiero.
<< non bastava il
succiasangue a ficcare il naso tra i miei pensieri! >>
esclamò Jacob.
<< sei tu che sei
voluto venire >> lo ammonì Gemma con la faccia teatralmente saccente:
<< hai voluto la bicicletta, e ora pedali >>.
<< la bicicletta!?
>> esclamò Rebecca, un sorriso a 110 denti sul viso: << DOV ‘ E’
LA
BICICLETTA!!!!??? DOVE LA BICI >> contenta come
una pasqua, iniziò a saltellare in mezzo agli alberi, muovendo le braccia come
fossero alette.
Bella scoppiò in una
risata fragorosa, tanto da farle venire le lacrime agli occhi. Un sorriso scappò
anche a Jacob, che cercava di non ridere. Max fingeva di singhiozzare per
l’esaurimento, esagerando il movimento delle spalle. Gemma era semplicemente
senza parole: fissava la sorella con la voglia omicida negli occhi.
Rebecca continuava a
saltellare, continuando a urlare BICICLETTA. La sua “danza” fu brutalmente
interrotta da una radice sporgente dal terreno, dove il suo piede anfibiato
(parola inesistente ¬.¬) andò a incastrarsi. Cadde a braccia all’aria, sbattendo
contro il grosso tronco di un albero, ci rimbalzò e infine cadde a terra, le
braccia spalancate ai lati del corpo, le gambe ancora per aria.
Stavolta era Jacob a
ridere come un idiota. Si chinò, reggendosi la pancia con le mani, non riuscendo
a trattenersi. Max e Gemma erano rimaste a bocca aperta, Bella si era portata le
mani alla bocca, scioccata.
<< ehm >>
disse Max: << stai bene Rebecca? >>.
<< uuuuuuuuuuuuuuu
>> fece Rebecca. Fissava il cielo coperto da nubi e alberi dritto davanti
a sé. Jacob rise ancora di più.
<< Reby, sul serio,
come stai? >> chiese Bella.
<< asteroidi…
meteore… >>.
…
<< vedo le stelle
>> disse, indicando il cielo con un diti tremolante. Si rizzò dritta a
sedere di scatto, dando le spalle agli altri: << JENNA! >> esclamò,
poi ricadde a terra, svenuta.
Silenzio. Solo la risata
implacabile di Jacob.
…
<< ehm… che
facciamo? >> chiese Bella.
<< Giacobbe
>> disse Max.
Il licantropo cercò di
ricomporsi; si asciugò una lacrima all’angolo dell’occhio:
<< si? >>
domandò, la voce ancora tremante per il ridere.
<< porteresti
Rebecca in braccio? Mi sa che da lì non si muove più >>.
Jacob rise di nuovo.
<< e smettila di
ridere! >> esclamò Max.
<< certo, certo
>> assentì Jacob: << ma quando arriviamo a destinazione, se non si è
ancora svegliata, mi faccio pagare in contanti >> disse Jacob, prendendo
Rebecca in mano con poca delicatezza: << okay, Maxwell?
>>.
La valvola di Max
scoppiettò:
<< come mi ha
chiamata? >> domandò, furiosa.
<< povera Rebecca
>> disse Bella.
<< quella ragazza è
sfortunata al massimo >> disse Gemma: << poraccia >>.
Dopo un quarto d’ora di
cammino, arrivarono a destinazione. Rebecca si era risvegliata imprecando contro
Jenna. Quando notò che era sulla spalle di Jacob, sorrise tutta felice parlando
di quanto le piacessero i ragazzi dai tratti scuri. Jacob la buttò malamente a
terra, e la ragazza sparì nella neve.
<< dai Jake, si è
appena ripresa! >> esclamò Bella, nascondendo una risata.
Jacob fece spallucce, poi
le strizzò l’occhio.
<< eccoci >>
disse Max, la voce stranamente grave.
Bella alzò lo sguardo:
era una casetta, in legno, non troppo grande, dall’aspetto vecchio eppure
perfettamente conservato. Si aspettava un luogo più grande… e poi…
<< come mai hanno
messo questa baita in mezzo al nulla? >> chiese: <<
nessuno si è insospettito? >>
<< di qui non ci
passa mai nessuno >> rispose Max: << a parte forse Tanya e
compagnia, ma per loro non dovrebbe essere molto interessante >>.
<< ci sarà un
bagno? >> domandò Gemma.
<< ne dubito
fortemente >> rispose Max.
<< merda! >>
esclamò Gemma.
<< vabbè >>
disse Rebecca, alzatasi, completamente bianca: << andiamo, cerchiamo
queste maledette informazioni e leviamoci dalle palle >> con passo deciso
(?) e grandi falcate, si avviò verso la porticina della casa, la aprì e ci
entrò.
Gemma e Bella sbatterono
le palpebre:
<< ma… come mai
quella vocetta rotta? >> chiese Max.
<< che cosa aveva?
>> domandò Bella.
…
<< mentre mi stava
in spalla ogni tanto nominava Jenna >> disse Jacob.
<< a… >> fece
Gemma: << ora si spiega >>.
…
<< povera >>
disse Max.
<< c’ha facit?
>> domandò Rebecca da dentro.
<< andiamo su
>> disse Max: << o non finiremo entro il secolo prossimo
>>.
Si avviò anche lei verso
l’entrata, scivolando sul primo scalino e cadendo culo a terra.
Una volte terminate le
risate Bella e Gemma la aiutarono ad alzarsi ed entrarono, seguite da Jacob alle
loro spalle.
Appena fu dentro, Bella
rimase a bocca aperta: non aveva mai visto tanta carta in vita sua. Era una
stanza rettangolare, più lunga che larga, il soffitto era basso, tanto che Jacob
dovette chinarsi per entrarci tutto; era pieno di scaffali, bauli, armadi di
legno, pieni di crepe, addossati ai muri di legno (pure quelli), o in mezzo alla
stanza, ed erano strapieni di carta. Fogli messi alla bell’e meglio, addossati e
accartocciati gli uni sugli altri, ammassati nei bauli, addirittura per terra.
Vi erano anche alcune cartine ingiallite dal tempo, pergamene arrotolate
sbucavano da sotto le tonnellate di carta.
Bella spalancò la bocca:
dovevano davvero cercare là in mezzo?!
<< purtroppo sì
>> rispose Gemma, come se le avesse letto nel pensiero: fissava un foglio
di carta marroncino sotto le sue scarpe.
<< cazzo >>
sussurrò Max, sconcertata.
Rebecca aveva gli occhi
rossastri sgranati, la bocca spalancata, le braccia tese; si voltò verso
Max:
<< ho paura
>>.
Mal le diede uno spintone
e la sorella andò a sbattere contro il muro.
<< AHIO!
>>.
<< non ho ben
capito >> disse Jacob: << dovremmo cercare là in mezzo? A tutto quel
casino? >>. Era sconcertato.
<< esatto >>
rispose Gemma, dando un calcio al foglio marroncino.
<< ehm… >>
Jacob si mise una mano sul collo, facendo una smorfia falsa:
<< oh! Il soffitto
è troppo basso: che male al collo e alla schiena >> disse in tono falso:
<< sarà meglio che esca >> e così dicendo uscì dalla stanza.
Bella si mise a ridere.
Max affilò lo sguardo verso la porta, da dove Jacob era appena uscito:
<< che pezzo di
merda >> sussurrò.
<< ma dai, lascialo
stare >> disse Bella sorridendo.
Gemma fece una
smorfia:
<< ma che fine ha
fatto l’istinto cavalleresco degli uomini? >>.
<< è andato a farsi
fottere insieme alla loro virilità >> disse acida Rebecca.
<< Ehi! >>
esclamò Jacob da fuori.
<< mica parlavo di
te! >>.
<< si, vabbè…
muoviamoci, abbiamo 800 anni da analizzare >> disse Gemma, battendosi il
pugno sul palmo della mano.
<< questo mi fa
sentire meglio >> disse Bella, sarcasmo amaro.
<< che paaaalle!!
>> esclamò Rebecca.
Così, iniziarono a
cercare.
Bella si diresse verso
uno degli scaffali attaccati al muro. Osservando il legno, si accorse che quelle
che da lontano sembravano crepe, in realtà erano dei disegni intagliati: tanti
piccoli e dettagliati ghirigori che si espandevano come rami dalla serratura
arrugginita della chiave per tutta l’anta fino ai piedi e intorno al piccolo
arco che fungeva da ornamento.
La memoria è come un albero: ci sono i rami, i ricordi più
vivi, le foglie, ricordi sfocati… e poi ci sono le radici: ricordi invisibili.
Non si vedono, ma ci sono, sotterrati nella nostra mente…
Bella si portò una mano
alla tempia, colta da un improvviso mal di testa.
<< ragazze, come
facciamo ad aprire questi armadi se non abbiamo le chiavi?
>> chiese, indicando la serratura marrone di ruggine.
<< semplice
>> disse Rebecca: << così >>. Con il pugno distrusse la
vetrata dell’ anta dell’armadio davanti a lei.
Bella: O_O
<< sempre la solita
>> disse Max scuotendo il capo, mentre Rebecca si puliva il sangue delle
ferite alle nocche, già rimarginate.
Bella fissava la
piccola strega con gli occhi sgranati. Ma se era l’unico modo… si allontanò un
po’ e diede un calcio al vetro, che andò in mille pezzi; si sbilanciò e cadde
all’indietro, mentre si alzava un gran polverone.
Si rialzò, ed infine,
Bella si mise a cercare…
Trovò per lo più vecchie
storie sulle streghe romane, quando ancora venivano chiamati Leggiadri. C’era la
storia di una ragazza, Ancea (ma che nomi si inventavano i latini?), una strega,
che aveva perso il suo stregone. E un’altra, di un tale Jerudio, nell’antico
oriente, che vagò per il mondo perché non riusciva a trovare la sua strega…
Ci fu una specie di
poesia, che attirò molto la sua attenzione, risalente anziché al
1900
a.C. agli anni 60 dell’ ‘800:
“Quanto tempo passò dal tuo ultimo sguardo? Quanti anni
durati secoli non ci siamo scorti tra la folla? Ricordo ancora il tuo viso
quando ti dissi addio, quando l’uomo che conoscevo morì e nacque l’ombra delle
anime… e il topazio fu giada, e giada fu lapislazzuli, finché oggi non resta più
nulla, se non una macchia nell’anima, un dolore al petto… ultimo destino, ultima
volta in cui ti vidi per davvero, amore mio. Quando quel blu sinistro si è
spento, oscurato da una chioma rossa, il tuo ricordo si è spento per sempre, il
mio cuore, purtroppo, è rimasto con te”.
<< Bella, tutto
bene? >>.
<< come? >>
la ragazza sussultò, sentendosi chiamare: Max la guardava, lo sguardo violetto
preoccupato, in mano una pila di libri semidistrutti dal tempo.
<< va tutto bene?
Stai… piangendo… >>.
Bella sbatté le
palpebre:
<< come? >>
domandò di nuovo, portando un dito sotto l’occhio: in effetti sì, stava
piangendo. Ma come poteva essere? Non si era tanto commossa, solo un po’
toccata… eppure, c’era qualcosa dentro di lei che… era come se pungesse…
Sussultò nuovamente,
quando sentì un tonfo sordo; si voltò, e vide che Max aveva buttato i libri a
terra, accanto a lei, e ci si era seduta sopra, le gambe tese in avanti:
<< Bella, io… mi
dispiace >> disse, lo sguardo basso.
Bella chinò leggermente
il capo di lato, confusa:
<< e di che?
>> chiese.
<< beh… ti abbiamo
costretta a seguirci in qualcosa di molto più grande di tutti quanti noi messi
assieme, e ora… ci stai aiutando a cercare informazioni per trovare quella che
potrebbe fregarti il ragazzo >>.
Bella sorrise:
<< Max, non
preoccuparti… >>.
<< ma si che mi
preoccupo: io al tuo posto avrei già ucciso tutti quanti! >>.
<< soprattutto Rafe
immagino >>.
<< già, soprattutto
Rafe >> nel pronunciare il suo nome, lo sguardo di Max si addolcì:
<< stiamo inguaiate
>>.
Bella rise:
<< ah, menomale che
ci stai tu, Max >> disse, poggiando il capo sulla spalla dell’amica.
<< ricambio, tesò.
Se va a finire male, ci sposiamo noi due, vero? >>.
<< perché a te
dovrebbe finire male? >>.
<< rischio di
ammazzare Rafe >>.
Bella rise di nuovo.
<< hey, voi due,
non battete la fiacca! >> disse Gemma: << invece di stare lì a
limonare e strusciarvi, datevi una mossa >>.
Max si alzò, riprese in
mano i libri e si guardò intorno:
<< dov’è finita
Rebecca? >>.
<< è affogata in
quell’ammasso di carta >> rispose Gemma.
<< ma come?!
>>.
<< già, si sta
deprimendo, non fa altro che ripetere “Jenna” e “motorino giallo” >>.
Bella scoppiò in una
fragorosa risata.
<< a me Rafe ha
detto che mi ama >> disse Max, corrucciata.
<< CHE COSA?
>>. Bella e Gemma scattarono in piedi, sotto shock. Max arrossì.
<< e tu? >>
chiese Bella assatanata.
<< beh, io… mi sono
messa a piangere >>.
<< CHE PEZZO DI
IDIOTA! >> gridò Gemma, afferrando la sorella maggiore per il colletto
della maglia.
<< io sono scuypptarrr!
>> gridò Rebecca piangente, passando davanti a loro in ginocchio.
<< che cosa le
prende a quella? >> domandò Max.
<< ha una crisi
esistenziale… >> constatò Bella.
<< NUOOO!!!
>> strillò Rebecca in preda alle lacrime: << la grossa zampa pelosa
del destino se l’è di nuovo presa con me! >>.
<< sta delirando
>> affermò Max.
<< maledetto Grande
Demone Celeste! >> gridò ancora, buttandosi a terra e scalciando come una
bambina.
<< non ho ben
capito che cosa è successo >> disse Bella.
<< Jenna ha detto
di essere innamorato di lei, in mezzo alle offese, lei è rimasta sotto shock e
lui se n’è andato >> spiegò Gemma.
<< buuuuuuuuuu!!!!
>>.
<< stendiamo un
velo pietoso >> disse Max.
<< e a te com’è
andata, Gemma? >> chiese Bella.
Gemma socchiuse gli
occhi, ma Bella non capì se lo fece per la contentezza oppure no.
<< è stato ambiguo
come sempre… >>.
Bella sgranò gli occhi,
Gemma arrossì:
<< MA NON IN QUEL
SENSO! >> esclamò: << ha detto una cosa… non ho ben capito se era o
no una dichiarazione >>.
Bella la incitò a
continuare con lo sguardo:
<< ha detto che
certi sentimenti vanno oltre il tempo e nel mentre mi… mi baciava >> era
la prima volta che Gemma era in imbarazzo.
Max, che era rimasta in
un angolino a deprimersi con Rebecca, alzò lo sguardo sulla sorella:
<< ma… è arrossita
>>.
Rebecca scattò in piedi,
le braccia alzate:
<< Gemma Rosanera è
arrossita… questo è troppo >>.
La ragazza in questione
le fulminò con gli occhi.
Nel mentre, Bella era
tornata al suo “addio” con Edward…
“Alla fine di questa
storia voglio vederti ancora allo stesso modo”.
<< O MIA DEA!
>> urlò Rebecca, cadendo a terra. Gemma fece un ammiccamento di sorpresa.
Max era a bocca spalancata, immobile.
<< che… che
succede? >> chiese Bella, stranita. Rebecca era ancora a terra, non dava
segni di vita.
<< Bella, non
dirmi… che.. tu e Edward… >>.
Bella arrossì
violentemente, stropicciandosi le mani.
<< oddea Bella
>> disse Max: << non dirmi che lo avete fatto! >>.
<< no, ma che!
>> esclamò Bella in un sussurro.
<< che male ti
faceva? >> chiese Gemma, poi ci pensò su: << mmm… forse un po’ si
>>.
<< e poi… Edward è
contrario a queste cose prima del matrimonio >>.
<< a… davvero?
>> Max era senza parole.
<< come mai
sussurri? >> chiese Gemma.
<< non voglio che
Jacob mi senta >>.
<< fin dove vi
siete spinti? >> chiese Max.
<< io non mi sono
neanche tolta il reggiseno >>.
<< si sono solo
baciati senza la maglietta >> disse con semplicità Gemma.
Bella era viola:
<< certo, certo,
ma… voi come fate a sapere… insomma… >>.
Max rispose,
riprendendosi: << ti abbiamo letto nel pensiero >>.
…
Fu uno shock.
Loro…
Potevano…
<< voi… mi avete…
letto nel pensiero? >>.
Max spostò il peso da un
piede all’altro, a disagio:
<< si… mi dispiace,
di solito schermiamo la tua mente, ma ora… eravamo un po’ distratte…
>>.
<< no… dico…tu sei
capace di leggere nella mia mente? >>.
<< certo
>>.
<< e allora come
mai
Edward non può? >>.
Max inclinò un
sopracciglio.
<< noi possiamo
leggere nella mente di chiunque, perché siamo streghe. Possiamo anche
“schermare” la mente di qualcuno, in modo tale da non sentire i suoi pensieri.
Per la privacy >>.
Bella era scioccata: e
lei che pensava che la sua mente fosse un luogo sicuro!
<< avete finito qui
dentro? >> domandò Jacob entrando nella stanza il busto chino per non
sbattere la testa contro il soffitto.
<< mi sembra ovvio
che no >> disse Gemma: << ci sono quasi mille anni di storia delle
streghe qui dentro >>.
<< ma se qualcuno
ci desse una mano, forse potremmo finire più in fretta >>.
Max parlò al vento: Jacob
se n’era già andato.
<< che uomo di
merda >>.
<< dai Maxy, non ti
assatanare >> disse Bella.
Silenzio.
<< ma Rebecca è
morta? >> chiese poi Gemma, sparendo dietro un ammasso di carta.
<< boh >>
disse Max. le diede un calcetto al fianco e Rebecca scattò in piedi, allargando
le braccia ai alti del corpo:
<< ma che cazzo
era? >>.
<< stai calma Reb,
va tutto bene >> disse Max, mettendole una mano sulla spalla.
E in quel momento
accaddero molte cose contemporaneamente: il debole pavimento di legno sotto i
piedi di Max e Rebecca cedette e le due caddero di sotto. Gemma prese una storta
e cadde a terra, un frammento di vetro le si conficcò nella mano. L’ululato di
Jacob riecheggiò fuori dalla baita e il lupo rossiccio irruppe nella stanza,
sfondando il soffitto insieme a una figura bianca. Bella abbassò lo sguardo sul
foglio con la poesia che aveva ancora in mano e lesse il nome dell’autore:
Anjela.
Luce soffusa. Odore
d’incenso. Nell’ombra, un ghigno maligno, denti affilati che brillano; un
sussurro pericoloso:
<< sta andando
tutto come previsto >>.
Uuuufffff…. Sono le 1.17 e ho appena finito il capitolo.
Non scrivete mai un intero capitolo alle 21, perché si finisce come me:
schizofrenica! Madonna mia…
Ok, mi riprendo XD: allora, chi sarà mai questa Anjela? E
il tizio dal ghigno pericoloso? O.o bel mistero…
Voi leggete ^w^ e recensite ^_^
Passiamo ai ringraziamenti:
Honey Evans: ma come hai chiuso con le supposizioni!? Nuooooo!!! Non
farlo, e poi guarda, nemmeno io sono brava a prevedere il tempo O_O… e poi io ho
dtt che Bella non è una strega, ma… uhuhuh, leggi cara ^_^
Mylifebeautifullie: sono contenta che il cap ti sia piaciuto, spero ti piacerà
anche questo XD si, Rebecca è scema U.U è vero ho girato il mondo, ma con un
padre militare è inevitabile. Cambiavo sempre amici L , ero un po’ depressa, ero piccina… per mesi non ho
parlato quando eravamo in Belgio (il che per me è una cosa assurda O_O) zau
cara!
Rosewhite: visto? Ho aggiornato ^u^ te l’ho già deto k la tua fic mi
piace molto? È simpatica hehe nn preoccuparti x la recensione, anche il mio
computer certe volte è una spina nel fianco ¬.¬ aggiorna presto anche tu!
E ovviamente un graziassimo (dv smetterla di inventarmi le
parole >_< ) alle 18 lettrici k hanno messo la fanfic tra i preferiti! Vi
lovvissimo!
alicesil Allen_Anne_Black Bella4 bellemorte86 BloodyKamelot egypta fatina_g ffdipendente flavia93 Honey Evans kira988 lolitosa metal_darkness MizzCamilla mylifeabeautifullie Noemi91 rosewhite rosi33
alla prossima!!!!!!!
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Capitolo 13 *** Bum!! ***
cap 12
Fiu! Mamma mia!
Mi scuso per l’enorme ritardo, ma per scrivere questo capitolo mi ci è voluta
una vita. Giustamente, per entrare nella testa bacata e contorta dei tre
stregoni… aiuto! Vi ringrazio qui, così vi lasciò l’effetto alla fine
:-D
Honey
Evans: si, sono delle gran donne! Rebecca sa il
fatto suo, sembra scema, ma in realtà è un genio. È solo un po’ stressata,
poverina U.U
Rosewhite: si, anche tu mi hai già detto che adori la
mia fic, ma è sempre bello sentirselo dire *w* spero che anche questo capitolo
ti piaccia. Ps, ma quando aggiorni?
Mylifeabeautifullie: riguardo Bella e Anjela non posso dirti
niente U_U cmq ti assicuro che dietro c’è una bella fregatura muhahahahah!
Allora ti lascio anche questo capitolo, sperando che ti piaccia come il
precendente ^^. Ps, x Reb: già, povera… maledetto
Jenna!
E ovviamente
ringrazio chi ha messo la fic tra i preferiti (siamo saliti a 20 *0+) scusate se
non vi saluto tutti ma devo fuggire a cena: zau!
Moon
Rainbow
Capitolo
Undici_ Bum!!
<<
per te è finita, maledetto! >>.
<<
ne sei davvero convinto? >>.
<<
certo, questa battaglia ormai è giunta la termine!
>>.
<<
no, ti sbagli! >>.
<<
e invece è così, sei in fin di vita ormai >>.
<<
maledetto… >>.
<<
hai qualcosa da dire prima del colpo di grazia? >>.
<<
va a farti fottere! >>.
<<
21 – 8! Non c’è proprio storia! >>.
Rafe
buttò le carte sul tavolo, un sorriso soddisfatto gli andava da un orecchio
all’altro. Jenna fece lo stesso, sul viso era palese il disappunto, le braccia
incrociate sul petto.
<<
21 a 8! >> ripeté Rafe a mò di sfottò, puntando il dito lungo e affusolato
contro il fratello.
<<
non c’è bisogno che mi mortifichi così >> disse Jenna con una maschera
tragica sul viso.
<<
oh si Tartusciello mio, eccome! Adoro molestarti moralmente
>>.
<<
ci riesci già perfettamente solo dandomi del tartufo
>>.
<<
ma dai, tu sei un tartufo, Reby è un fungo: torna tutto
>>.
Jenna
si lasciò cadere la testa sul tavolino. Rafe si irrigidì, le sopracciglia
aggrottate:
<<
ehm… io… >> provò a dire…
<<
non ti preoccupare Raffy, lo so che non ce la fai a chiedere scusa
>>.
Rafe
abbassò il capo.
<<
com’è andata la partita? >> chiese Van, tornando dal
bancone.
<<
21 a 8! >> esclamò Rafe, alzando i pugni. Si riprendeva in fretta il
ragazzo ¬_¬”.
Si
erano fermati a un Autogrill dopo le prime tre ore di viaggio perché Van
rifiutava di fare anche solo un altro km se non mangiava un tramezzino. Rafe
aveva ceduto dopo una discussione molto colorita, promettendo al cugino che
prima o poi gli avrebbe messo i suoi schifosi tramezzini in quel
posto.
<<
dov’ è Edward? >> chiese Van, azzannando il suo
tramezzino.
<<
è lì, sta leggendo una rivista >> rispose Rafe.
<<
ma come diavolo fai a mangiare un
tramezzino al pesce con il salame con ketchup e maionese? >>
chiese Jenna a Van, schifato.
<<
ci ho messo anche le patatine >> rispose Van con la voce da
bambino.
<<
oddea! Che schifo! >> Jenna alzò le braccia davanti al viso, come a
proteggersi dal cugino: << lungi da me! >>.
<<
esagerato! >> disse Van, poi il suo sguardo ghiacciato si accese di una
luce sadica: << guarda: è solo un tramezzino >> disse, avvicinando
il “pasto” mangiucchiato a Jenna.
<<
NO! Stammi lontano, lurido essere! >> gridò quest’ultimo.
<<
ehi E! >> disse Rafe.
Edward,
poggiato con la spalla al muro di vetro (avete presente come sono fatti gli
Autogrill enormi che si trovano per strada?), assorto nella lettura di una
rivista, alzò lo sguardo verso Rafe:
<<
come mi hai chiamato? >> chiese perplesso.
<<
perché ti sei messo gli occhiali da sole se il Sole non c’è? >> chiese
Van, persistendo nello spingere il tramezzino contro il
cugino.
<<
perché è un pirla >> rispose Jenna.
<<
e tu sei un truzzetto >> rispose Edward, andando da loro a passo
umano.
Jenna
fece di nuovo cadere la testa sul tavolo, Van si sbilanciò in avanti e cadde. Il
tramezzino si spiaccicò sul pavimento.
Edward sorrise maligno, mentre si sedeva.
<<
che maledetto >> Van. Non si è capito se si riferisse al tramezzino o
no.
<<
invece è un grande! >> disse Rafe, dandogli una pacca sulla schiena:
<< ahi >> fece poi sventolando la mano.
Edward
ridacchiò.
Van
si tolse dalla schiena di Jenna e si sedette sull’ultima sedia, di fronte a Edward.
<<
mi metto gli occhiali perché prima una donna nel vedere le mie occhiaie è
rimasta folgorata. Perché mi chiami “E”? >>.
<<
mi sa che non è rimasta folgorata solo dalle occhiaie >> disse Rafe. Poi
scoppiò a ridere.
<<
io rivoglio il mio tramezzino >> disse apatico Van.
Edward
si rivolse a Jenna:
<<
perché ora ride come un idiota? >>.
<<
perché è un idiota >> risposero Jenna e Van all’unisono. Rafe smise
all’istante di ridere, guardandoli scandalizzato.
<<
io rivoglio il mio tramezzino >> ripeté Van.
Rafe
si schiarì la voce:
<<
“E” è un diminutivo: diciamoci la verità, Edward è grezzo e sa di vecchio
>>.
Edward:
=.=”.
<<
per non parlare del nome intero >> continuò Rafe: << Edward Anton
Masen Cullen >> fece una smorfia di disgusto.
Edward
rise: << è Anthony >>.
<<
meglio ancora! >> esclamò sarcastico Jenna, poi si mise un dito sulla
lingua a fingere di vomitare.
<<
ma quanto siete rompipalle da 1 a 10? >> domandò
Van.
<<
30 >> rispose Edward.
<<
per noi sei E, questo è poco ma sicuro! >> decise
Rafe.
Van
scosse la testa, esagerando l’espressione addolorata:
<<
povero Edward >> disse.
<<
E! >> lo corresse Rafe, mentre “E” sorrideva
divertito.
Van
lo guardò, la luce sadica si accese di nuovo nel suo sguardo, più
intensa:
<<
Pardon, Rafael
>>.
Silenzio
di tomba.
Poi
Edward scoppiò in una fragorosa risata, seguito a ruota da Jenna.
Rafe,
scandalizzato, batté le palpebre:
<<
come mi hai chiamato? >> chiese.
<<
R-a-f-a-e-l >> scandì bene Van.
<<
e va bene, lo hai voluto tu, Ivanòf
>>.
Van
si gelò. O meglio, gelò Rafe con lo sguardo.
<<
Jonathan >> aggiunse Jenna
ancora ridendo.
<<
il tuo nome è meno scandaloso del nostro >> disse
Van.
<<
infatti, è un ingiustizia >> convenne Rafe.
<<
non ci posso fare niente se mamma ha esaurito tutto il suo senso dell’umorismo
con te Raffy >>.
Le
risate di Edward non erano più controllabili: il vampiro aveva poggiato la testa
sul tavolo, nascondendola tra le braccia.
<<
grazie tante Jenna >>.
<<
mi madre non aveva molto senso dell’umorismo >> disse Van,
pensoso.
<<
però ce l’aveva zio! >> esclamò Jenna: << mi chiamava Jace (*) >>.
Stavolta
anche Rafe si mise a ridere:
<<
mi ricordo: una volta lo minacciasti di buttarlo giù dalla finestra se non la
smetteva >>.
<<
a te ti chiamava Ralf >> disse Van sorridendo.
<<
già, che cagata >>.
Edward
continuava a ridere.
<<
ma questo non si riprende più? >> domandò Van indicandolo con il
pollice.
<<
E, lo so che non puoi soffocare
dato che nemmeno respiri, ma così ci fai venire un attacco d’asma: sembri un
orso che tossisce >> disse Rafe.
<<
come mai siete tutti fissati che sembro un orso con la tosse quando rido?
>> domandò, la voce roca per le risate.
<<
perché è la pura verità mio caro >> rispose Van.
Edward
trattenne il respiro: doveva davvero calmarsi, o la gente avrebbe creduto che
stesse affogando. Si portò una mano alla bocca, il sorriso ancora stampato in
faccia.
<<
ora, mi spiegheresti una cosa, E? >> disse Jenna, dal tono sembrava
perplesso: << come mai ti
leggi Top Girl?
>>.
Van
sgranò gli occhi. Rafe aveva l’aria di essere indignato:
<<
esistono stregoni gay? >> domandò.
<<
ma penso proprio di no >> sbottò Van: << vado a comprarmi un
pacchetto di sigarette >>. Si alzò e sparì tra la folla di
turisti.
<<
è interessante >> disse Edward.
Jenna
aggrottò le sopracciglia:
<<
che Van vada a prendersi un pacco di sigarette? >>.
<<
no, scemo, intendevo questo >> ribatté il vampiro sventolando il
giornaletto: << c’ è un bel servizio su come le ragazze vivono la
sessualità >>.
<<
perché, come la vivono loro? >> chiese Rafe, il tono di uno che la sa
lunga.
<<
per loro è una cosa molto seria. Molto di più rispetto ai ragazzi di oggi. Ai
miei tempi era un tabù perfino baciarsi in pubblico >> disse Edward,
tornando ai vecchi ricordi sbiaditi di Edward Masen.
Rafe
spalancò la bocca.
<<
tu e Bella >> fece Jenna ammiccante: << fin dove siete andati? Tra
voi c’è un tale
affiatamento >>.
Edward
sgranò gli occhi: se fosse stato umano sarebbe arrossito fino alle
orecchie…
<<
tra me e Bella… non c’è quel tipo di rapporto… >>.
La
mascella di Rafe si aprì talmente tanto che per un attimo credette potesse
staccarsi dal viso; Jenna era scioccato, come se avesse appena visto Rebecca
all’orizzonte. Scosse la testa, come a scacciare un
pensiero:
<<
mi staresti dicendo che non hai mai fatto sesso con Bella?
>>.
<<
non ho mai fatto sesso >> Edward era al culmine
dell’imbarazzo.
<<
o cazzo >> sussurrò Rafe, senza parole.
<<
come mai non avete mai…? >>.
<<
semplice Jenna, perché la sfonda >> disse Rafe.
Edward
strinse i pugni sul tavolo, che si incrinò: quella situazione stava diventando
un po’ troppo imbarazzante. E dolorosa…
<<
che volgarità >> disse Jenna.
<<
è la pura verità! >>.
<<
ragazzi! >> esclamò Van arrivando di corsa, le catene dietro al suo
pantalone tintinnavano rumorosamente: << ragazzi! Guardate qua!
>>.
Edward
si appuntò mentalmente di ringraziare Van in un lontano
futuro.
<<
che cosa ci piglia mò a questo? >> chiese Rafe.
<<
cosa c’è? >> chiese Jenna: << sembri un indemoniato!
>>.
<<
regà, ho trovato delle sigarette troppo bone >> parlava con un buffo
accento romano.
<<
perché, come sono? >> chiese Rafe.
<<
al cioccolato! >> rispose Van.
Tutti:
¬_¬
Van
cercava nelle tasche, tastandosi le ginocchia e il petto (le tasche del
giubbino). Poi alzò lo sguardo, stranito:
<<
oh no, le ho perse >> disse.
Edward
scoppiò di nuovo a ridere.
Rafe
e Jenna erano disgustati:
<<
che amarezza >> disse l’ultimo.
<<
Reb ti ha contagiato >>.
Di
nuovo, la testa di Jenna sul tavolo.
Van
aveva la faccia da cane bastonato:
<<
niente tramezzino, e ora niente sigarette. Sigh >>.
<<
meglio così, scemo, non muori soffocato >> disse Rafe. In sottofondo
persisteva la risata di Edward.
<<
o merda! >> esclamò Jenna.
<<
che succede? >> chiese Rafe, scattando dalla sedia.
<<
è tardissimo >> rispose Jenna: << sono quasi le quattro del
pomeriggio >>.
<<
azz… >> mormorò Van alzandosi.
<<
andiamo, và >> disse Edward, il sorriso ancora sulle labbra.
Tutti
si alzarono. Completamente ignoranti della follia che li
attendeva…
Una
volta rientrato nella macchina di Rafe, Edward si accorse subito che qualcosa
non andava: c’era un odore strano; gli stregoni avevano un buon odore, ma era
solo un fatto di pelle, che sapeva leggermente di bucato pulito. Ma quest’odore…
era sangue umano, e sembrava l’odore di una caramella al caramello (gioco di
parole non voluto!).
<<
ragazzi >> disse Van ad un certo punto, che stava dietro con Edward:
<< mi potreste spiegare chi è questo tizio?
>>.
Tutti
si voltarono verso di lui: alla sua destra, conto il finestrino, con l’aria di
uno che non si cambia i vestiti da un po’, c’era un ragazzo sui vent’anni, dai
lunghi capelli neri, oleosi, e gli occhi verdi dalle pupille dilatate. Non aveva
l’aria molto sveglia…
<<
ehm… >> fece Rafe.
<<
chi sei? >> chiese Van.
Il
ragazzo alzò lo sguardo, tutt’altro che intelligente:
<<
io sono Salvatore >> rispose con accento strano.
<<
bene, solo il napoletano ci mancava! >> esclamò sottovoce
Jenna
<<
e… come mai stai nella nostra macchina? >> chiese paziente Van, ignorando
il cugino.
<<
no… io sto con Pasquale! >>.
<<
bene >> fu il commento di Jenna.
<<
Jenna, stai zitto >> gli intimò Van.
<<
io sto Pasquale. E Gaetano >> insisté Salvatore.
<<
qual è il tuo cognome? >> chiese Van.
<<
io so’ Salvatore >> ripeté.
Van
cominciava a spazientirsi:
<<
dove abiti? >>.
<<
da Gaetano >>.
Rafe
e il fratello si scambiarono un’occhiata:
<<
ma questo chi cazzo è? >> domandò Rafe, agitando la
mano.
<<
e a me lo chiedi >> disse Jenna esasperato.
<<
nella sua testa non si capisce niente >> disse Edward, stringendo gli
occhi.
<<
bene! >> esclamò Rafe: << napoletano e pure strafatto!
>>.
<<
mali estremi, estremi rimedi >> disse Van.
<<
questa l’hai letta nel Bacio Perugina? >> chiese
Jenna.
Salvatore
si portò le mani alla testa, emettendo quello che doveva essere un gemito di
dolore.
<<
che cosa gli stai facendo? >> domandò Jenna.
<<
sta penetrando nella sua mente >>.
<<
me fa mal ‘a cap! >> gridò Salvatore in napoletano
stretto.
<<
ma che cosa ci fa un napoletano a Denali? >> domandò
Rafe.
<<
forse era alla ricerca delle belle americane >> disse
Jenna.
<<
non gli starai facendo un po’ troppo male? >> domandò Edward, perplesso
dai gemiti di Salvatore. Poi il ragazzo smise di lamentarsi e si rimise le mani
in grembo.
<<
andò’ sta’ Gaitan?
>>.
<<
a fanculo, ecco dove sta >> gli rispose Van.
<<
con Cristina? >>.
<<
certo, come no >>.
<<
allora? >> chiese Edward.
<<
vive vicino l’incrocio della superstrada >> disse Van; poi guardò
Salvatore: << ma
come si fa a vivere vicino alla superstrada? >>.
<<
bene, abbastanza vicino >> disse Rafe.
<<
hai intenzione di accompagnarlo? >> chiese Edward: << che cosa ti
prende? >>.
<<
mi conosci già così bene E? >> chiese Rafe: << eppure non puoi
leggere nella mia mente >>.
<<
no, nonostante questo sei un tipo abbastanza semplice da leggere in superficie.
E non mi sembri il tipo che si sacrifica per uno sconosciuto
>>.
<<
in effetti no >> ridacchiò Rafe: << però c’è una cosa che devo fare,
vicino alla superstrada >>.
<<
a ecco >> fece Jenna. In effetti, chiedere una gesto altruista era troppo
per Rafe. Rafael. Serrò le labbra per non ridere.
<<
smettila >> lo canzonò Rafe, il tono aspro.
<<
voglio annà da Caterì! >> esclamò Salvatore. O meglio,
urlò.
<<
mò chi minchia è ‘sta Caterina? >> Van era al limite della
sopportazione.
Poi
Salvatore… si mise a piangere.
<<
adesso cosa gli prende!? >> esclamò Rafe, mettendo in
moto.
<<
Salvatore >> disse Edward: << come mai piangi?
>>.
<<
perché Bambi tien ‘e ccorn! >> esclamò.
<<
che cosa ha detto? >> chiese Edward, inclinando un sopracciglio
perfetto.
<<
ha detto che Bambi ha le corna >> disse Van, la testa tra le mani.
<<
ma va?! >> disse Rafe, mentre partivano.
<<
e ‘u corvo tien ‘ù becc! >> Salvatore sembrava
disperato.
<<
ma che diamine ci piglia mò a questo? >> anche Jenna sembrava sul punto di
esaurirsi.
<<
Sta
luntano da stu'core,a te volo c'ò pensier,niente vogli'e nient sper c'a tenert
semp'a fianc a'mme,si sicur'e chest'ammor, comm 'i sò sicur e tè
>>
cantò Salvatore. Era più stonato perfino di Emmett. E ce ne voleva; la voce del
ragazzo era un vero e proprio colpo ai timpani…
<<
ODDIO NO! >> urlò Jenna: << le canzoni napoletane no!
>>.
<<
e soprattutto, non Massimo Ranieri! >> aggiunse Van sull’orlo della
disperazione.
<<
la superstrada è a destra vero? >> chiese Rafe, nella voce una punta acuta
di nervosismo.
<<
si >> rispose Edward.
<<
ohi vita, ohi vita mi, hoi core e chistu
core, si stat o'primme ammor e o'primme e l'ulteme sarai pè me! >>
continuò Salvatore imperterrito.
Edward
ringhiò: era impossibile da sopportare.
<<
ragazzi >> disse Van: << un’altra strofa e giuro che lo uccido
>>.
<<
mi aggrego >> assicurò Rafe. Jenna stringeva si contorceva le mani nella
speranza di non ammazzare Salvatore all’istante, una vena pulsava sulla sua
fronte.
Quando
il napoletano aprì la bocca per una nuova strofa, Van gli diede una gomitata in
faccia: il capo di Salvatore rimbalzò contro il sedile, poi si afflosciò sul
petto.
<<
Van >> fece Edward, nel tono era palpabile l’esasperazione e il sollievo:
<< ti amo
>>.
<<
e torna il dubbio: esistono stregoni gay? >> domandò
Rafe.
<<
anche io Edward, ma solo se mi insegnerai a brillare al Sole >> disse
Van.
<<
certo >> rispose il vampiro ironico.
<<
allora, siamo quasi arrivati >> disse Rafe.
<<
grazie a Dio >> disse Jenna: << non vedo l’ora di liberarmi di
questo coso: puzza, puzza un casino >>.
Edward
e Rafe risero, Van si concesse solo un sorriso divertito.
Dopo
una ventina di minuti di viaggio, con Salvatore che russava peggio di Jacob,
arrivarono davanti a una casetta: era piuttosto grande, con le pareti
arancione.
<<
che grezza >> disse Rafe.
<<
ora sono grezze anche le case? >> chiese Edward.
Van
si girò verso Salvatore e gli diede uno schiaffo:
<<
chi cazz’ è? >> domandò, svegliandosi di
soprassalto.
La
porta della casa si aprì, mostrando una donna grande quanto un armadio, la pelle
scura, i capelli nerissimi legati in una crocchia disordinata. I suoi piccoli
occhi neri erano spaesati.
<<
Cristì! >> esclamò Salvatore.
<<
almeno abbiamo trovato Cristina… >> disse Van.
Salvatore
aprì la portiera e si catapultò fuori, correndo verso
Cristina.
<<
che bel quadretto >> disse Rafe.
I
due si abbracciarono, poi Cristina puntò lo sguardo verso la loro
auto.
<<
vuole parlare con noi >> disse Van.
<<
vai tu >> dissero Edward Rafe e Jenna in
contemporanea.
Van
inclinò un sopracciglio:
<<
perché io? >> domandò.
<<
io sono stanco >> disse Jenna, e fece finta di
addormentarsi.
<<
io sto alla guida >> disse Rafe.
<<
e io sono un vampiro >> disse Edward.
<<
cosa diamine c’entra che sei alla guida? >> chiese
Van.
<<
non lo so >> rispose Rafe, alzando le spalle.
<<
e che tu sei un vampiro? >> rivolse uno sguardo affilato a
Edward.
<<
c’è un po’ di Sole >>.
…
Van
sospirò:
<<
che palle >> disse, e uscì dall’auto.
<<
sai cosa stavo pensando Edward? >> disse Rafe.
<<
ovvio che non lo so >> rispose il vampiro ironico.
<<
che… sei grezzo >> disse Rafe.
<<
e di conseguenza, alla fine di questa storia, ti daremo un aiutino in style
>> aggiunse Jenna.
Edward
deglutì: quel discorso era inquietante.
<<
dovremmo aggiustargli i capelli >> disse Jenna, due dita al mento,
l’espressione da pensatore.
<<
e i pantaloni >> disse Rafe: << sono troppo alti
>>.
<<
eh? >> chiese Edward: il discorso ora decisamente terribile.
Silenzio.
<<
ma che fine ha fatto Van? >> domandò Jenna.
Manco
a chiamarlo, ecco che la faccia di Van comparve, completamente schiacciata,
contro il finestrino, un rivolo di sangue che gli colava dal
naso.
<<
A! >> esclamò Jenna, saltando in braccio al fratello: << ma che
cazzo è? >>.
Una
mano afferrò Van per la maglia e lo spinse via dal finestrino: era Cristina, che
stava malamente picchiando lo stregone.
<<
lo sta ammazzando >> disse Jenna.
<<
e lui se lo fa anche fare! >> esclamò Rafe.
Edward
sgranò gli occhi, allontanandosi dal finestrino, mentre Cristina continuava a
riempire Van di pugni.
<<
azz, e che ci tiene quella! >> esclamò Rafe.
<<
forse dovremmo andare a salvarlo >> disse Jenna, tremante.
<<
vado io >> disse Edward.
<<
il Sole >> lo ammonì Rafe: << vado io >> disse, e buttò il
fratello sul sedile, poi scese anche lui.
<<
risolviamo la cosa in modo civile >> disse, alzando le
braccia.
<<
era ora che ti muovessi >> gracchiò Van.
<<
TU! >>.
Tutti
alzarono lo sguardo verso la porta della casa. E Rafe rabbrividì. Capelli corti
e corpo da urlo: era la ragazza che aveva incontrato
all’Autogrill…
<<
oh no >> mormorò.
<<
TU! >> ripeté quella, puntando il dito contro di
lui.
<<
Caterì! >> esclamò Cristina: << è iss ‘u wajon che t’ha accisa?
>>.
<<
sine mammà, è iss! >> esclamò Caterina, avanzando di qualche
passo.
<<
uuu >> fece Cristina.
<<
io lo vedo male >> disse Jenna. Edward annuì, mordendosi il labbro
marmoreo.
<<
sì n’homme e merd! >> esclamò Cristina, lasciando cadere Van a terra, e
correndo verso Rafe.
<<
ce ne andiamo >> disse lui tutto d’un fiato.
Van
si alzò rapidamente in piedi e corse goffamente alla macchina. Edward aprì la
portiera e lo fece entrare al volo.
<<
si n’homme e merd! >> ripeté Cristina, seguita da Caterina. Rafe
indietreggiò, terrorizzato: << te hai disonnorato figli’m!
>>.
<<
ma quando mai! >> esclamò Rafe, e anche lui corse in
macchina.
<<
strunz e merd! Io t’accir! Vien accà ca t’accir e mazzate!
>>.
<<
vai Rafe parti a tutta birra >> disse van, che tremava sul sedile accanto
a Edward.
Rafe
mise in moto e partì a tutta velocità. (*)
Non
avrebbero mai più dato un passaggio a un napoletano
strafatto.
<<
detto questo che facciamo? >> chiese Jenna, una volta che furono
abbastanza lontani dalla casa dei pazzi.
<<
io andrei in ospedale >> disse Van, un fazzoletto sul naso e uno sulla
fronte, il capo gettato indietro: << sto letteralmente morendo dissanguato
>>.
<<
esagerato >> disse Edward, che gli stava mantenendo il fazzoletto sulla
fronte: <<
ma forse qui ci vogliono un paio di punti >>.
<<
ecco >>.
<<
non ce ne sarà bisogno, credo di poterla guarire >> disse Rafe: <<
però non sono esperto di questo potere >>.
<<
che intendi dire? >> chiese Edward.
<<
che uno stregone può guarirne un altro a scapito della propria energia. Un po’
come il potere di Rebecca >> spiegò Jenna, trasalendo al nome di
Rebecca.
<<
ma se uno stregone ha come proprio potere la guarigione, allora non ci sono
problemi >> aggiunse Rafe.
<<
faresti davvero questo per me, Rafe? >> chiese Van, esagerando il tono
commosso.
<<
no, è solo per non sentirti rompere le palle >> rispose Rafe
sbottando.
Edward
rise.
<<
a ecco. Perché ci spero ancora? >> disse Van.
<<
sta fermo, se ti muovi troppo l’emorragia non si ferma >> disse Rafe,
inchiodando Van con la mano.
<<
mi dispiace perdere sangue così poco gustoso per te >> lo prese in giro
Van.
<<
sei un medico E? >> chiese Jenna.
<<
ho due lauree in medicina >>.
<<
alla faccia io non ho nemmeno il diploma >>.
<<
tu infatti sei amaro Jenna >> disse Van.
<<
nemmeno tu hai il diploma >>.
<<
ma io sono un gran figo >>.
<<
ma va a cagare! >> gli urlarono Jenna e Rafe con fare
scherzoso.
<<
che scandalo >> disse Van facendo l’offeso.
Poi
Rafe si fece rigido, all’erta, allungò il collo, come a cercare qualcosa lungo
la strada davanti a lui.
<<
tutto bene? >> gli chiese Edward, notando il battito accelerato del suo
cuore.
<<
siamo arrivati >> disse Rafe in tono grave.
Jenna
gli rivolse uno sguardo interrogativo con un lieve tono ansioso.
Rafe
girò a uno svincolo. Dopo una decina di minuti, arrivarono in uno spiazzo senza
neve, il paesaggio del tutto spoglio a parte qualche albero e quello che
sembrava un vigneto.
<<
un vigneto in un posto così freddo? >> domandò Van, perplesso.
<<
la magia può tutto >> rispose Rafe. Jenna, Van e Edward si scambiarono
un’occhiata confusa.
Solo
allora Edward notò la casa enorme oltre il vigneto. Era più grande di Villa
Cullen, completamente bianca, si confondeva con il cielo, lì del tutto coperto.
Ci mancava solo una distesa di neve, per completare il quadro bianco. La terra
marrone sembrava stonare in quel luogo che trasmetteva
purezza.
<<
come mai siamo qui Rafe? >> chiese Jenna.
<<
shhh >> gli fece il fratello, scendendo dalla
macchina.
Jenna
si voltò verso Edward con un sopracciglio inarcato. Il vampiro si strinse nelle
spalle. Non poter leggere nei loro pensieri ormai era un dolore
fisico…
Fu
il primo a scendere e raggiungere Rafe con le veloci falcate dei vampiri. Sentì
i passi veloci di Van e Jenna e le portiere che sbattevano. Rafe sembrava teso,
i muscoli attenti, ed Edward poteva sentire il respiro tenuto regolare a forza,
come se cercasse di mantenere la calma. Tutti e quattro camminarono a passi
svelti verso la casa, raggiungendo infine la porta in legno
scuro.
<<
Rafe, si può sapere che cosa stai ponderando di fare? >> chiese
Van.
<<
qualcosa che ci tornerà molto utile >> rispose Rafe, la voce insolitamente
bassa e seria: << non alzate troppo la voce
>>.
<<
perché? >> chiese Van.
<<
perché il suo potere è proprio quello
di sentire >>.
Bussò
alla porta, ogni colpo al legno sembrava costargli fatica, le braccia e le
spalle rigide.
Sapeva
qualcosa: Rafe arrivava alle cose e capiva le trame più velocemente degli altri. Che cosa c’era
lì? In quella casa c’era forse…
Edward
si irrigidì tutto d’un botto, improvvisamente colto da un’intuizione: la strega
che tanto cercavano si trovava lì?
Rafe
si voltò verso di lui, l’espressione grave, lo sguardo scuro. Aggrottò un po’ un
sopracciglio.
<<
Rafe, non farai sul serio? >> chiese Jenna, avvertendo i pensieri di
Edward e del fratello. Rafe gli lanciò un’occhiata, probabilmente rispondendogli
mentalmente. Van, spalle a Edward,
si ingobbì un po’, le braccia molli lungo il corpo.
Imprecò
mentalmente. Non poter leggere nei loro pensieri era peggio del silenzio mentale
di Bella.
Bella…
Se
lì, dietro quella porta, c’era davvero la strega che gli stregoni e le Rosanera
avevano cercato per quattro anni, a lui cosa sarebbe successo? Sarebbe stato un…
Imprinting? Avrebbe visto lei, e avrebbe completamente dimenticato Bella? Come
Sam aveva dimenticato Leah? Lui non voleva…
Sentì
dei passi oltre la porta, dei passi incerti e impacciati. Qualcuno stava
arrivando. Il vampiro si irrigidì,
sentì il suo cuore muto salirgli alla gola, in mente, solo lei: Bella, Bella,
Bella, all’infinito.
Poi,
infine, dopo decimi di secondi che sembravano lustri, la porta si
aprì…
…
<< gente!! >>.
Tre
enormi goccioloni comparvero sulle teste dei quattro: sulla porta c’era ragazzo
sui 17 anni, non molto alto , piuttosto smilzo, con i capelli castani acconciati
in una brutta scopiazzatura di una pettinatura emo. Aveva gli occhi ampi
spalancati, verde-azzurri accesi, ed erano lo specchio della pura stupidità. Un
sorriso entusiasta gli “illuminava” il viso.
=.=’’…
<<
gente! Come state? >> domandò, come fossero amici da una
vita.
<<
ma chi cazzo sei? >> sbottò Rafe, delicato come sempre.
Il
ragazzo sbatté le palpebre, il sorriso non accennava a
svanire:
<<
ma come chi sono? Io sono il mitico… >> non completò la frase, intendo a
guardare Edward: <<
alla faccia >> disse, stupefatto, la bocca aperta a O: << tu si che
sei un uomo >>.
<<
io mi chiedo ancora se possano esistere stregoni gay >> fece Rafe con aria
pensosa.
<<
idiota >> lo ammonì Van dandogli una gomitata nelle
costole.
Edward
era rimasto perfettamente immobile, cercando in tutti i modi di non saltare
addosso al ragazzino. Calma, Edward,
calma, se lo uccidi non risolvi il fatto che nel mondo esistono anche gli
idioti si disse.
<<
comunque >> disse il ragazzo atteggiandosi a gran figo:
<<
io sono… >>.
<<
Ian! >> esclamò una voce alle spalle di Ian. Accanto a lui, comparve un
giovane, poco più alto di Ian, dal fisico asciutto e i morbidi capelli color
paglia, liscissimi, che gli ricadevano sulla fronte. I suoi occhi, di un
brillante azzurro con insolite tinte violacee, e la pietra che porta al collo,
una Tanzanite, tradiscono la sua identità.
Sorrise,
quasi contemporaneamente a Rafe:
<<
vi stavo aspettando >> disse.
Rafe
ridacchiò:
<<
e noi ti stavamo cercando, Pico >>.
…
Van
fissò il cugino con gli occhi sgranati, colmi di stupore… e
indignazione.
<<
hai trovato Pico?! >> esclamò. Jenna sembrava stupito quanto lui, fissava
Rafe con la bocca aperta, incapace di parlare.
<<
avevi qualche dubbio? >> chiese Rafe, ma la frase suonava strana senza la
sua solita arroganza.
Edward
era confuso: chi era adesso questo Pico?
Quest’ultimo
posò lo sguardo su di lui, indagatore:
<<
tu sei lo Stregone? >> chiese: << Edward Cullen?
>>.
Il
vampiro aggrottò la fronte:
<<
si >> riuscì a rispondere debolmente.
<<
e sei un vampiro >> non era una domanda… Pico non sembrava minimante
sorpreso; annuì, chinando leggermente il capo: << è tutto come aveva
previsto >>.
Edward
non capiva. Gli sembrava improvvisamente che il mondo si fosse fermato e che si
fosse formata una crepa proprio sotto le sue gambe. Non era affatto una bella
sensazione.
<<
ma… ma >> fece Jenna, le parole sembravano avere tanta fretta di uscire
che faticava a pronunciarle per intero: << ti davamo per morto! Credevamo
fossi morto insieme ai nostri genitori… insieme alle nostre famiglie… >>
aveva gli occhi lucidi.
Van
cadde in ginocchio a terra, gli occhi spalancati, lo sguardo perso nel
vuoto.
Ian
fece una smorfia:
<<
ma che… >>.
<<
Ian >> lo interruppe Pico: << vai di là, per favore: prepara il
computer >>.
Ian
borbottò qualcosa in quello che sembrava tedesco, poi si avviò dentro
casa.
Pico
sembrava molto turbato. Ma mai quanto Rafe: lo fissava con sguardo ammonitore,
come ad accusarlo di una colpa terribile. Pico sostenne il suo sguardo per un
po’. Poi si chinò su Van, che aveva poggiato le mani a terra, la testa
chinata:
<<
Van… >> disse posandogli una mano sulla spalla.
Van
alzò il capo di scatto, con un colpo secco e violento della mano scostò quella
di Pico. Lo afferrò per il colletto della maglia pesante che
portava:
<<
PERCHE’ NON MI HAI MAI
DETTO CHE ERI ANCORA VIVO?! PERCHE’ MI HAI
LASCIATO SOLO ANCHE TU?! PERCHE’ NON HAI FATTO IN MODO CHE SAPESSI… >> la
sua voce si spezzò. Poi gli sfuggì un singhiozzo. Jenna si inginocchiò accanto a
lui e gli posò il braccio sulla schiena. Rafe poggiò la testa sul muro della
casa. Edward non capiva…
<<
non potevo permettere che qualcuno sapesse che ero ancora vivo: lo sarebbe
venuto a sapere anche Cam-Cavelli >>.
Un
altro singhiozzò scosse le spalle di Van. Le lacrime caddero sul terreno freddo
e congelato.
<<
se lui mi avesse trovato… ero l’unica speranza che avevate >> anche Pico
sembrava sul punto di piangere, ma si trattenne. Posò di nuovo la mano sulla
spalla di Van, e questa volta il ragazzo non la scostò: alzò il capo e abbracciò
Pico con slancio, piangendo. Jenna si rialzò.
Edward
lo guardò, lo sguardo chiedeva spiegazioni. Jenna si fece segno che gli avrebbe
spiegato dopo.
Pico
si rialzò da terra, aiutando Van a fare altrettanto, poi guardò Edward:
<<
venite con me >> disse, il tono grave. Entrò in casa, tenendo un braccio
intorno alle braccia di Van. Rafe fece passare prima Edward e Jenna, poi entrò a
sua volta, chiudendosi la porta alle spalle.
<<
Pico Serpebianca è il cugino di Van >> disse Rafe a voce talmente bassa
che solo Edward poteva sentirlo. Il vampiro sgranò gli occhi, scioccato: non
poteva credere alle sue orecchie.
<<
suo padre aveva una sorella, che morì a causa di un cancro. Pico e suo padre
andarono a vivere dai Serpebianca. Per lui, Pico è come un fratello
>>.
Edward
era incredulo: quegli stregoni erano davvero pieni di
sorprese…
<<
ehi, Pico >> disse Jenna, la voce un po’ tremante: << si può sapere
che cosa minchia è successo?
>>.
Pico
ridacchiò:
<<
quattro anni fa, poco prima che succedesse… quello che è successo, il padre
delle Rosanera mi chiamò, e mi disse che da me dipendeva la vostra vita: mi
disse di Edward >>.
<<
si chiama E >> disse Rafe, un po’ del suo buon umore costante era tornato.
Edward scosse la testa, esasperato.
<<
E? >> chiese Pico sconcertato, guardando Rafe: << vabbè… mi disse
che lo Stregone sarebbe stato lui, che sareste venuti qui a cercarmi. E che vi
avrei aiutato >> la frase sembrava allusiva.
Edward
inclinò un sopracciglio. Quel tipo era molto enigmatico.
<<
come hai fatto a no farti trovare da Cam-Cavelli? >> chiese
Edward.
<<
Ian ha il potere di isolare il suo potere dagli altri, è come se si nascondesse
>>.
Rafe
scoppiò a ridere. Edward era mooolto sconsolato.
<<
e la domanda persiste >> disse Rafe, il dito alzato.
Anche
Pico rise:
<<
no, non ti preoccupare, non è lui che dovari sposare
>>.
Silenzio.
<<
allora >> disse Pico, quando furono arrivati davanti alla porta. Edward si
era accorta che la casa era bianca come all’esterno; inquietante… << qui
c’è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per trovare la Strega >> continuò
Pico.
<<
cioè? >> chiese Jenna.
Pico
aprì la porta: davanti ai loro occhi c’era il computer più grande che avessero
mai visto. Rimasero a bocca aperta, adoranti (*0*).
<<
PICO! >> urlò Ian da dietro lo schermo enorme: << mi si sono
incastrati i capelli! >>.
<<
no! Non di nuovo! >> esclamò Pico. Si staccò da Van, che tremolò
leggermente, poi andò dall’amico
dietro il computer: << arrivo subito, intanto voi cercate quel nome
>>.
<<
chi? >> chiese Rafe, ma Pico era già sparito dietro il
computer:
<<
ma come fai ogni fottutissima volta a inciampare sempre nello stesso punto e
inficcare i capelli sempre qui?! >> disse Pico,
esaurito.
<<
allora, vediamo un po’ >> disse Rafe, rimboccandosi le
mani.
Jenna
poggiò una mano sulla spalla leggermente gobba di Van:
<<
come stai? >> chiese.
Van
scosse la testa:
<<
non lo so >> rispose, la voce bassa: << mi sembra troppo irreale
>>.
Rafe
si era avvicinato al computer, e lo guardava con occhi adoranti. Edward lo
raggiunse:
<<
quale nome? >> chiese Edward.
<<
non ne ho idea… >> disse Rafe, sedendosi sulla sedia e scroccandosi le
dita: forse sta in mezzo a queste cartacce >>.
<<
non sono cartacce >> disse la voce di Pico, di ritorno. Dietro di lui,
c’era Ian, una ciocca di capelli strappata in testa: << sono tutti appunti
che ho raccolto negli ultimo quattro anni >>.
<<
a, ecco >> fece Rafe, cercando in mezzo a un mucchio di cartacce
sull’enorme tavolo dove poggiava l’enorme computer: << in fatto di ordine
non cambi mai >>.
<<
in cosa sarei cambiato? >>.
<<
ti sei tinto: prima eri rossiccio >> Rafe lo guardò con sguardo
accusatorio.
Pico
scoppiò a ridere:
<<
vado a prendere una cosa che vi tornerà utile >> disse, lasciandoli di
nuovo soli: << arrivo subito
>>.
<<
il nome è questo >> disse Edward, lo sguardo completamente nero: sembrava
in trance, mentre stringeva tra le dita un foglio di carta bianca tutto
stropicciato.
<<
avete mai provato a mettervi tutto il pugno in bocca? >> chiese
Ian.
Rafe
guardò Edward: << come fai a esserne tanto sicuro? >>
chiese.
Edward
mostrò il foglio a Rafe:
<<
Bella l’ha sognata >> disse, la voce grave.
Rafe
lesse il nome ad alta voce:
<<
Anjela Feliciello… >>.
<<
e chi cazzo è? >> chiese Ian.
<<
potremmo fare la stessa domanda a te >> disse acido
Jenna.
<<
già, infatti, chi sei? >> chiese Van; sembrava essersi un po’
ripreso.
Di
nuovo, Ian si atteggiò a gran figo:
<<
io sono un grande >> disse, e iniziò a parlare a
vanvera.
Edward
e gli stregoni lo guardarono sorpresi e disgustati. Poi Van scioccò le dita e
Ian rimase immobile.
<<
lo hai immobilizzato? >> chiese Edward ridacchiando.
<<
si >> rispose schifato Van: << e penso che lo rimarrà per molto
tempo >>.
Jenna
scoppiò a ridere.
<<
allora >> fece Rafe: << cerchiamo questa Anjela
>>.
Con
le dita digitò veloce il nome di Anjela Feliciello, e si misero a cercare nei
vari siti. Non ce n’erano molti, a parte uno: era una pagina presa da un
articolo di giornale…
<<
ehi >> disse Rafe: << questo è interessante >>
disse.
Edward
si chinò per leggere meglio, Jenna e Van furono subito da loro. Ian rimase
immobile, una gamba alzata, le braccia per aria, il sorriso da idiota sul volto.
<<
allora >> iniziò Rafe: << qui dice che questa Anjela Feliciello è
scomparsa all’incirca un secolo fa >>.
<<
vecchiotta >> disse Jenna. Van gli diede uno scappellotto dietro la nuca.
<<
poi dice che era l’unica figlia di Antonio Feliciello, un finanziere di provincia
>>.
<<
bene, è una strega… era >> disse Van.
<<
come lo sapete? >> chiese Edward.
<<
“Finanziere di Provincia” è un modo che hanno gli stregoni di farsi riconoscere
dagli altri attraverso Tv e roba del genere >> spiegò
Jenna.
<<
mi sento terribilmente ignorante >> disse Edward.
Jenna
ridacchiò.
Rafe
fissava lo schermo, sembrava pensieroso:
<<
è scomparsa a vent’anni… >> disse: << e di lei non si è più saputo
nulla. L’ultimo ad averla vista è stato il fidanzato, tale Giovanni Michelozzi…
>> fece una smorfia: << mmm >>.
<<
a cosa pensi? >> chiese Edward.
<<
mi sembra strano che una persona sparisce in questo modo… senza alcuna notizia…
>>.
<<
mia sentito parlare di UFO? >> disse Van.
<<
non penso che uno stregone si faccia rapire da un alieno >> disse Pico, di
ritorno.
<<
tu potresti avere fatto la stessa fine >> disse Van.
<<
te piacesse >> lo prese in giro Pico. Portava sottobraccio una scatolina
di legno, chiusa da una serie di lucchetti.
<<
cos’è? >> chiese Edward. Avvertiva uno strano formicolio al petto. Poteva
sentire formicolii al petto?
Pico
lo guardò e sorrise:
<<
ti riguarda molto da vicino >> disse, porgendogli la scatolina.
Edward
la prese, quasi timoroso, mentre il formicolio al petto aumentava, si diffondeva
anche alle braccia e alle mani. Aprì la scatoletta, più impacciato di quanto non
fosse mai stato nemmeno da umano: dentro c’erano due sacchettini neri,
all’apparenza molto vecchi e pieni di polvere. Gli stregoni lo guardavano
incuriositi. Ian stava ancora immobilizzato in mezzo alla stanza buia con il
sorriso idiota stampato sulla faccia. Edward prese un sacchettino a caso tra i
due, e la sua mano parve esplodere: gli ricordava tanto il formicolio di una
mano addormentata quando la circolazione riprende. Aprì il sacchetto e ne
estrasse il contenuto: era una catenina d’argento, come quella che avevano gli
stregoni e le Rosanera, e ci era incastonata una pietra ovale
trasparente.
Pico
rise:
<<
ma guarda un po’ te >> disse. Quattro paia di occhi lo fissarono
perplessi: << hai preso prima la pietra della Strega invece della tua
>> rise ancora.
Edward
sgranò gli occhi:
<<
la mia pietra? >> domandò. Si sentiva emozionato: non aveva mai pensato
che potesse avere una pietra… tenendo in mano la pietra della Strega, con
l’altra prese l’altro sacchettino e con movimenti da vampiro lo aprì: fu come
una folgorazione.
Tra
le mani aveva una pietra rotonda, spaccata in due alla metà da una crepa: da una
parte era uno smeraldo, dall’altra un topazio. E nel momento in cui la vide, si
ricordò di un gioiello che aveva sua madre, che metteva tutti i giorni, anche
quando non usciva: una collana semplice, rotonda, con uno smeraldo splendente,
verde acceso.
…
come i suoi occhi quando era umano.
<<
questo era di tua madre >> disse Pico: << lo trovò il bis-nonno
delle Rosanera, quando venne a sapere che eravate morti >> poi si
corresse: << erano morti >>.
<<
i Rosanera conoscevano i Masen? >> domandò Edward.
Pico
annuì.
<<
quella, invece >> disse, indicando la pietra trasparente: << era di
Anjela >>.
<<
aveva gli occhi trasparenti? >> chiese Jenna.
<<
razza di inetto, quando muore una strega è ovvio che la pietra perde il colore
originale >> disse Van.
<<
allora come mai la mia è ancora…
colorata? >> chiese Edward.
<<
perché tu non sei mai morto sul serio >> spiegò Rafe: << nel momento
in cui tua madre è morta la pietra è passata a te. È mezza topazio perché sei un
vampiro >>.
<<
wao >> si lasciò scappare Edward; osservò la sua pietra: lo affascinava in una
maniera incredibile.
<<
bene >> disse Pico: << avete trovato niente su Anjela?
>>.
<<
si >> rispose Rafe, tornando alla tastiera: << è sparita parecchio
tempo fa >>.
<<
non si sa altro? >> chiese Pico.
<<
no. Come mai sei tanto interessato a codesta fanciulla?
>>.
<<
come gentiluomo non sei affatto credibile Rafe >> disse
Jenna.
<<
ho motivo di pensare che sia legata alla Strega. E come mai voi avete
immobilizzato Ian?
>>.
<<
cazzeggiava con le parole >> disse Van.
<<
in che altro modo possiamo cercare ‘sta Anjela? >> chiese Jenna: <<
Rafe, nessuna illuminazione improvvisa? >>.
Rafe
fece un grugnito di dissenso.
Poi
Edward parve svegliarsi dal suo trance:
<<
cercate Anjela McCalfy >>.
Rafe
e Jenna lo guardarono:
<<
chi? >> chiesero all’unisono.
<<
Bella ha sognato anche lei >>.
<<
ti racconta tutti i sogni che fa? >> chiese Van.
<<
no, è solo che… parla nel sonno >>.
Van
inclinò le sopracciglia:
<<
e tu la senti mentre dorme? >>.
Edward
si strinse nelle spalle:
<<
mi stendo accanto a lei. Io non poso dormire >>.
<<
ma chi te lo fa fare!? >> esclamò Rafe: << cioè, tu stai nel letto
con la tua ragazza e non fai
niente? >>.
Pico
scoppiò a ridere. Edward annuì con la testa, imbarazzato.
<<
ma… ma… >> boccheggiò Rafe: << ma fai proprio schifo!
>>.
Anche
Edward rise. Van sorrise, scuotendo la testa. Jenna si disse d’accordo col
fratello.
<<
allora, Anjela McCalfy hai detto? >> chiese Rafe, nella voce un tono
esagerato di esasperazione.
<<
si >> rispose Edward.
Rafe
si mise a scrivere sulla tastiera, ma fu interrotto.
Ci
fu un’esplosione, e il computer saltò in aria, scaraventando via Rafe e Jenna.
Edward riuscì a mantenersi in piedi, mettendosi all’istante le due pietre in
tasca. Pico e Ian volarono per aria a loro volta, finendo dall’altra parte della
stanza. Finalmente Ian fu sbloccato:
<<
che cazzo succede? >>.
Van
fu sbattuto contro il muro, e cadde in ginocchio sul pavimento. Migliaia di
frammenti di muro volarono per la stanza, poi il computer esplose completamente,
mandando pezzi di chip per tutta la camera. Sul soffitto si formò un enorme
buco, e ne entrò una figura bianca, che atterrò con grazia sul pavimento
distrutto; era un vampiro, senz’ombra di dubbio: la pelle bianca, marmorea, il
petto nudo scolpito, le occhiaie attorno agli occhi rossissimi.
<<
ehilà! >> fece, come se si stessero incontrando al
bar.
<<
chi sei? >> chiese Edward.
Deve
essere lui.
Per
poco non saltò per la contentezza: finalmente poteva leggere nel pensiero di
qualcuno!
<<
tu devi essere lo Stregone, giusto? >>.
<<
e anche se fosse? >> domandò Edward, mettendosi in posizione di
difesa.
Il
vampiro lo imitò:
<<
in quel caso ti farò fuori >> esclamò, e spiccò un salto verso
Edward.
<<
ne dubito fortemente >> disse lui, e si voltò verso gli Stregoni: molto
probabilmente il vampiro non sapeva che poteva leggere nel pensiero, e che
quindi sapeva che aveva intenzione di attaccare loro anziché lui. Infatti sembrò
abbastanza sorpreso, quando si mise davanti a Pico per difenderlo. I due vampiri
stozzarono tra di loro con il suono di un tuono.
<<
forza E! fallo a pezzi >> disse Jenna.
Edward
fece un balzò, trascinando con sé l’altro vampiro, che sembrava del tutto
impreparato, e lo buttò sul pavimento, procurandogli un “taglio” alla
schiena.
Intanto
che i due vampiri combattevano, Pico si avvicinò a Rafe,
gattonando:
<<
c’è una cosa che devi sapere >> disse.
Rafe
lo fissò: << tu sai già chi è la Strega, vero? >> disse,
accusatorio.
Pico
strinse gli occhi: << tuo padre me lo disse l’ultima volta che ci siamo
visti; io dovevo saperlo: mi disse che il cammino per arrivarci sarebbe stato
troppo lungo, che non sareste mai riusciti a farcela da soli senza che qualcuno
vi aiutasse. Ma sapeva che sareste riusciti ad arrivare fino a me, e io vi avrei
aiutato >>.
<<
dircelo direttamente no, eh? >> lo ammonì Rafe.
Pico
sorrise: << lo sai che sono un amante dei giochi di ruolo
>>.
<<
ma questo ora che cazzo c’entra!? >>.
<<
PICO! >> esclamò Ian.
Pico
e Rafe si voltarono: c’era Edward, incastrato nel muro, uno squarcio sul petto,
le occhiaie più pronunciate. Il vampiro dagli occhi rossi stava correndo verso
di loro.
<<
cazzo! >> esclamò Rafe. Pico alzò le mani e creò una barriera. Il vampiro
rimase bloccato a mezz’aria.
<<
appena in tempo >> disse Rafe.
<<
ragazzi! >> esclamò Jenna, dall’altra parte della stanza: era bloccato con
la gamba sotto un macigno.
<<
state bene? >> chiese Van, che si manteneva il braccio con la
mano.
<<
sono stato meglio! >> disse Edward, staccandosi dal muro. Lo squarci al
petto provocato dagli artigli del vampiro gli bruciava da morire: era una vita
che non provava dolore.
<<
non è così facile contrastarmi >> disse il vampiro sorridendo sadico: con
uno scatto del braccio, gli artigli illuminati di magia, riuscì a rompere la
barriera di Pico. E colpì il ragazzo al petto.
Sangue
nero sgorgò dalla ferita come da una fontana. Gli occhi di Pico rimasero
sgranati.
<<
PICO! >> gridarono tutti gli stregoni in coro. Edward rimase
immobilizzato.
Il
vampiro saltò oltre Pico,
accasciato a terra, e tornò da Edward con un balzo. Edward allungò le
braccia e le premette sul petto dell’avversario, bloccandogli l’attacco;
ringhiò:
<<
era lui il tuo obbiettivo, vero? >> domandò,
infuriato.
Il
vampiro rise:
<<
si, caro Masen: lui sapeva troppe cose che voi non dovete sapere, e poi…
Cam-Cavelli ti vuole vivo >>.
Rise
sguaiatamente. Edward ringhiò più forte e lo morse sul braccio. Il vampiro
ringhiò e lo morse a sua volta sul viso.
Edward
lo spinse via, lasciandogli un graffio che partiva dalla spalla destra all’anca
sinistra. Il vampiro si lasciò scappare un grido di dolore, infine saltò in
alto, sparendo oltre il soffitto. Edward spostò lo sguardo su Pico e Rafe: c’era
Van, che piangeva sul petto insanguinato del cugino, e balbettava di non
andarsene di nuovo. Rafe era andato ad aiutare Jenna, che non riusciva a
camminare: evidentemente aveva sia il braccio sia la gamba rotti. Entrambi
avevano gli occhi lucidi. Ian piangeva accanto a Van.
<<
Pico >> disse Rafe appena lui e il fratello furono abbastanza vicini. Con
la velocità di un vampiro, Edward corse da loro, rimanendo allibito: Pico era
del tutto ricoperto di sangue nerissimo, sul petto aveva un graffio largo e
slabbrato, molto simile a quello che aveva lui. Non era sicuro che sarebbe
sopravvissuto…
<<
Rafe >> disse Pico, e prese la testa dello stregone nella mano,
attirandolo vicino al suo orecchio. Gli disse qualcosa in italiano, che Edward
non riuscì a capire. Rafe sgranò gli occhi.
Poi
la mano di Pico si afflosciò, il capo gli cadde di lato, gli occhi violacei si
spensero. Un rivolo di sangue gli scivolò dalla bocca.
La
tanzanite che aveva al collo divenne pian paino bianca, poi del tutto incolore.
Nella
stanza riecheggiò solo l’urlo di dolore di Van.
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Capitolo 14 *** Imbroglio ***
cap 13
O
Jesus… scrivere questo capitolo è stato difficilissimo.
Chiedo
sommo perdono x il ritardo ;____; ma i compiti mi hanno letteralmente sommersa
(scoppia a piangere disperata).
A
parte questo, volevo dire che, nel cap precedente, la scena delle sigarette al
cioccolato di Van e dell’incontro folle col napoletano sono avvenute
realmente. Eeee già….
Riguardo
a qst chap qui: la frase iniziale è di Kingdom Hearts, a mio parere il gioco più
bello di tutti i tempi ^_^ pensavo che fosse azzeccatissima per questo capitolo
( Un sogno disperso è come un
ricordo lontano / un ricordo lontano è come un sogno disperso / voglio
ridelineare i pezzi / i miei e i tuoi). Continuando a leggere, capirete xk ^^
Passiamo
ai ringraziamenti:
mylifeabeautifullie:
da
come noterai alla fine, il tuo dilemma è stato risolto ^_^ si, è vero, Edward
gay sarebbe uno spreco della natura T_T grazie x i complimenti tesò, sn commossa
*ç*
rosewhite:
amore!
Ho letto il cap 9 e ti ho ank lasciato una recensione ^^ cm già detto lì, mi fa
piacere il fatto che mi assilli XD vero anche qst: la cazzimma ce l’hanno nel
sangue >____< ti lascio a questo capitolo, sperando che ti piaccia ^u^
e
ovviamente ringrazio tutte le lettrici che hanno messo la fic tra i preferiti
(madonna mia, addirittura 21!!!!!!!!!!!!!!!!!!)
alicesil
Allen_Anne_Black Bella4 bellemorte86 BloodyKamelot egypta fatina_g ffdipendente flavia93 Honey
Evans kira988 lolitosa metal_darkness MizzCamilla mylifeabeautifullie
Noemi91 nox rosewhite rosi33 Shona stellabella
Ed ora, vi lassssso
al capitolo XD
Moon Rainbow
Capitolo
Tredici_ Imbroglio
A
scattered dream that’s like a far off memory
A far
off memory that’ s like a scattered dream
I want
to line the pieces up
Yours
and mine…
<<
O cazzo! >> esclamò Max mentre lei e Rebecca cadevano sotto il pavimento.
Gemma
e Bella scattarono in piedi, Bella stringeva ancora il foglio con la poesia di
Anjela nella mano. Sgranò gli occhi alla vista della vampira contro cui Jacob
stava combattendo.
La
vampira puntò i piedi allo stomaco dell’enorme lupo e spinse forte, atterrando
al muro, ringhiando, i denti bianchi e allungati scoperti in una smorfia di
odio.
Jacob
atterrò sulla parete opposta, rizzando il pelo e ringhiando a sua volta.
Gemma
si portò il dito sanguinante alla bocca:
<<
fortuna che il mio sangue fa schifo >> mormorò,
ironica.
<<
ma da dove merda esce questa tizia?! >> esclamò Bella, in preda a una
crisi isterica.
La
vampira, due occhi cremisi e i capelli quasi bianchi, dritti e corti, con uno
scatto felino invisibile ai loro occhi si scagliò contro Jacob, che la evitò
spostandosi di lato. La vampira sfondò la parete di legno.
<<
ma cazzo! >> esclamò Gemma, alzando un pugno in aria: << cercate di
non distruggere tutto! >>.
“COME
SE ME NE FREGASSE QUALCOSA DI QUESTO POSTO!” urlò il licantropo nella sua testa,
mentre si scagliava contro la vampira a terra.
<<
un po’ di rispetto per la miseria! >>.
<<
senza offesa Gey >> disse Bella: << ma sono dell’opinione che il
rispetto per questo posto al momento non ci sia di nessun aiuto!
>>.
La
vampira apparve all’improvviso davanti a Bella e Gemma, sul viso stupendo era
dipinto un ghigno inquietante:
<<
O MAMMA! >> urlò Bella, più terrorizzata che mai; si aggrappò forte a
Gemma.
<<
calma e sangue freddo >> disse quest’ultima, cercando di mantenere il
respiro regolare.
La
vampira inclinò un sopracciglio:
<<
riesci a cogliere nella frase l’unica parola che non avresti mai dovuto dire? >> chiese
ironica.
Gemma
alzò la mano con un movimento fulmineo e rigido, e la vampira volò
via.
<<
ma dove cazzo è Jacob quando serve?! >> esclamò la
strega.
<<
JACOB! >> urlò Bella.
Il
soffitto sopra di loro andò in mille pezzi e l’enorme lupo rossiccio si scagliò
nuovamente contro il vampiro, pronto ad attaccarle
nuovamente.
<<
ma non distrugg…! >>.
<<
Gemma! Non è il momento! >>esclamò Bella, arretrando di qualche passo
tenendo stretto il braccio dell’amica: << Max e Rebecca che fine avranno
fatto?
>>.
Jacob
saltò vicino a loro, il grosso muso vicinissimo al viso di
Gemma.
Iniziò
a sudare freddo:
<<
ti prego, non mangiarmi >> implorò lei.
“Imbecille!”
esclamò Jacob: “adesso tu e Bella andate a ripararvi nello stesso buco di quelle
due pazze, e non uscite finché non arrivo io…”.
<<
e se muori? >>.
“Ma
vaffanculo! Avanti, muovetevi!”.
La
vampira emerse dai resti, il viso contratto in una smorfia orribile. Allora
Jacob alzò la zampona e buttò via Bella e Gemma, che andarono a cadere giusto
nel buco (precisione da film…).
<<
AUCH! >> esclamò qualcuno.
<<
atterraggio morbido >> notò Bella, sorpresa: era la prima volta che cadeva
di sedere su una superficie morbida; una vera fortuna!
<<
parla per te >> grugnì Max, sotto Gemma e Bella. Sotto di lei, Rebecca non
dava segni di vita…
<<
scusate regà >> disse Gemma, spostandosi.
<<
come mai Rebecca è morta? >> chiese
Bella imitando Gemma.
<<
ha battuto la testa quando è caduta. Poi io le sono atterrata addosso… >>
spiegò Max, alzandosi.
<<
l’hai uccisa, insomma >> disse gemma.
<<
non peso così tanto! >>.
Mentre
Max e Gemma erano impegnate a discutere su quale fosse il peso ideale, Bella
alzò lo sguardo: Jacob aveva tappato il buco nel pavimento con quello che
sembrava essere uno dei tanti armadi che c’erano nella “stanza”: si poteva
indovinare la vetrata distrutta da Rebecca, poco prima.
<<
non ti preoccupare >> disse Max alle sue spalle, poggiandole una mano
sulla testa: << sotto sotto Giacobbe è un tipo abbastanza tosto, non si
farà mettere i piedi in testa da Irina… >>.
Bella
sgranò gli occhi, indietreggiando scioccata, le mani alzate a imitare una
sottospecie di mossa di karate:
<<
come???!!! >> esclamò, stupita.
Max
inclinò un sopracciglio:
<<
non sei convinta che Giacobbe sia uno tosto, in fondo? Andiamo, se sono riusciti
a fare fuori Laurent… >>.
<<
no, no, dico… >> la fermò Bella, prima che iniziasse un monologo infinito:
<< quella è davvero Irina? >>.
Un
tonfo sordo riecheggiò sopra le loro teste, facendole sussultare. L’ansia di
Bella iniziava a farsi sentire…
<<
sisi >> disse Max: << non lo avevi capito?
>>.
<<
no… ecco perché era tanto incazzata con Jacob… >>.
<<
già: le ha fatto secco il fidanzato… >>.
Silenzio…
Max
si voltò verso Gemma, intenta a rianimare Rebecca:
<<
MA NO GEMMA! >> esclamò, alzando una mano.
Bella
fece una smorfia ( 0_O );
Gemma
stava seduta accanto a Rebecca, ancora svenuta, e le dava continui schiaffi
sulle guance, ridendo quasi sadicamente.
<<
Gemma! >> esclamò Max: << ma no, dai! Ti sembra il caso?
>>.
<<
ma guardala, non reagisce minimamente! >> rise Gemma, continuando a
schiaffeggiare Rebecca.
<<
non ti facevo così sadica >> disse Bella, schifata e
perplessa.
<<
hai sbagliato i tuoi conti allora, Bella >> disse Max,
esasperata.
<<
penso che Jenna farebbe la stessa cosa >> disse Gemma,
ghignando.
<<
AAAA JENNA! >> Rebecca scattò seduta: batté la testa contro il naso di
Gemma, che buttò la testa all’indietro per il dolore, mentre Rebecca ricadde a
terra, tenendosi la fronte con entrambe le mani.
<<
azz… >> mormorò Gemma.
<<
stendiamo un velo pietoso su questa scena >> disse
Max.
<<
direi che Rebecca si è vendicata alla grande >> disse Bella, trattenendo
le risate.
<<
che cosa è stato? Dove mi trovo? >> domandò Rebecca: << chi sono io?
>>.
<<
è partita! >> disse Max.
Gemma
si alzò in piedi e porse la mano all sorella, aiutandola ad alzarsi, la mano
libera ancora sul naso. Rebecca si guardò intorno, inclinò la testa, come se
stesse ascoltando qualcosa:
<<
toh! >> fece: << è arrivata Irina >>.
<<
già >> disse Max: << e non mi sembra una cosa di cui essere
entusiasti! >>.
<<
ma adesso ci sarà una rissa coi contro fiocchi! >> esclamò Rebecca tutta
eccitata: << Irina lo odia Jacob: le ha ammazzato il fidanzato
>>.
<<
questo mi fa sentire molto meglio >> disse Bella,
sarcastica.
<<
devo dirtelo ancora di non preoccuparti? >> disse Max, sorridendole:
<< non credo proprio che Giacobbe si farebbe mettere i piedi in testa da
una vampira da nulla come Irina… >>.
<<
per uccidere un vampiro occorre la forza di almeno tre licantropi
>>.
<<
grazie Gemma! >> esclamò sarcastica Max: << non l’ascoltare, tende
molto al pessimismo >>.
<<
a davvero? >> domandò Bella, il cuore che le batteva forte per l’ansia.
Sospirò: << quanto vorrei che ci fosse Edward
>>.
<<
molto probabilmente in quel caso il combattimento ci sarebbe stato tra lui e
Jacob >> disse Gemma.
Rebecca
rise, una risatina acuta.
<<
e adesso che facciamo? >> chiese Bella: << qua sotto, intendo
>>.
Gemma
acuì lo sguardo, scrutando nel buio.
<<
non saprei >> rispose Max: << immagino dovremmo aspettare che Jacob
faccia a pezzi Irina. Nel vero senso della parola
>>.
<<
che cos’è quella? >> chiese Rebecca, avvicinandosi a Bella, il dito
puntato verso la mano della ragazza.
<<
come? >> chiese lei, portando la mano davanti al viso: << a, questa?
>> domandò: si era completamente dimenticata della lettera di Anjela:
<< è una cosa che ho trovato: una lettera, o una poesia, non saprei…
>>.
<<
di chi è? >> chiese Max, incuriosita.
<<
di… >> Bella era restia a svelare il nome di Anjela. Le sembrava di
svelare una parte segreta di sé stessa: << una donna di nome Anjela
>> disse infine.
<<
Anjela? >> domandò Gemma.
<<
si >> rispose Bella. Alzò lo sguardo verso Gemma, ma non la vide: <<
che fine hai fatto? >>.
<<
sei sparita per sempre in un regno incontaminato e senza uomini? Evviva!
>> esclamò Rebecca.
<<
vaffa >> fu la risposta di Gemma, che sbucò dal buio: << no, stavo
esplorando: questo posto è immenso! >>.
<<
Negramaro! >> disse Rebecca.
<<
quella caduta ti deve aver fatto proprio male >> disse Max, che stava
leggendo la lettera.
<<
ma no… perché… ho sognato i Linkin Park >>.
<<
si, ti ha fatto molto male >>.
<<
mi manca Jenna >> pigolò alla fine.
Bella
scoppiò a ridere.
<<
o, tesoro >> disse Max, abbracciando la sorella: << anche a me manca
quell’imbecille di Rafe! >>.
<<
sono un’idiota! >>.
<<
questo lo sapevamo già >>.
<<
avrei dovuto dirglielo che era il senso di ogni mio giorno da prima che nascessi… il mio cupinetto…
>>
<<
o, tesoro >> disse Bella intenerita.
<<
da quand’è che sei così… così… >> provò a dire Max: << così saggia?
>>.
<<
ehi regà >> disse Gemma: << sentite? >>.
…
<<
io non sento niente >> disse Max.
<<
nemmeno io >> confermò Bella. Rebecca scosse la
testa.
<<
è questo il punto: come mai c’è tutto questo silenzio? Non si sentono nemmeno
Irina e Jacob che combattono >> aggiunse Gemma.
Bella
si portò le mani alla bocca:
<<
e se Jake… >> non riuscì a finire la frase, le lacrime già agli
occhi.
<<
no, non credo, altrimenti sentirei i pensieri di Irina >> la tranquillizzò
Gemma: << ma non sento assolutamente niente, nemmeno gli animali…
>>.
<<
è molto strano >> disse Max, staccandosi dalla sorella: << si
potrebbe pensare che i nostri poteri sono stati annullati…
>>.
<<
… ma sentiamo perfettamente i nostri pensieri >> gemma completò la
frase.
<<
forse c’è una barriera >> disse Rebecca: << tipo Inuyasha >>.
Gemma
la guardò interrogativa.
<<
e perché mai bisognerebbe mettere una barriera qui sotto? >> chiese
Max.
<<
forse per nascondere qualcosa… >> optò Bella.
Silenzio.
<<
facciamo un po’ di luce? >> chiese Gemma.
All’istante,
Rebecca fece comparire un globo di luce sulla mano, che illuminò quello che
doveva essere un sotterraneo nell’arco di tre metri di
diametro.
<<
che bello >> fece Bella, fissando il globo: << posso toccarlo?
>>.
<<
è evanescente >> disse Max.
<<
fico >> disse Bella, passando una mano attraverso la
luce.
<<
ehi >> fece Gemma, nella voce era palese la meraviglia: << ma qui è
peggio di sopra >>.
<<
che? >> domandò Max, scrutando nella semioscurità: << Reby, abbiccia
di più quella torcia >>.
<<
ma mi scoccio >> si lamentò la piccolina.
<<
chissene frega! Muoviti! >>.
<<
che paaalle >> con la sua solita smorfia contrariata sul viso, Rebecca
espanse il globo di luce.
Quando
Bella vide ciò che aveva davanti agli occhi, per poco non soffocò per la
sorpresa; era davvero peggio di sopra: il soffitto – o meglio, il pavimento –
era molto più alto di quanto avesse immaginato dalla caduta, era una soffitta,
per così dire, ampia, larga, quasi più della stanza dove erano stavano
combattendo Jacob e Irina. Addossato alla parete di legno vivo (lo capì dallo
strato di muschio che lo ricopriva) c’era un lungo tavolo, sopra al quale erano
appoggiate tantissime scatole di cartone. Si meravigliò che non fossero state
mangiate dall’umidità. Ma la cosa che più la sorprese di quel posto, fu il
“pavimento”: era ricoperto da uno strato di neve: com’era possibile che la neve
si trovasse in un posto al chiuso?
<<
ma che razza di posto è mai questo? >> domandò Max, senza fiato per la
sorpresa.
<<
mi sembra il sotterraneo de Il Labirinto
Del Fauno >> disse Rebecca. Nella sua voce non trapelava sorpresa,
bensì curiosità.
<<
questo è anche peggio >> disse Bella: << c’è addirittura la neve
>>.
<<
già >> fece Max.
<<
ma qui sotto fa caldo: com’è possibile? >> chiese
Bella.
<<
sarà la magia >> ipotizzò Gemma. Si avvicinò al tavolo e posò le mani su
una scatola, che aveva tutta l’aria di stare per cadere a
terra:
<<
alla faccia: è completamente asciutta >> disse,
sorpresa.
<<
altro fenomeno impossibile >> disse Bella, titubante: << qui c’è
molta umidità, altrimenti il muschio sul legno come si spiga?
>>.
<<
sono molto inquietata >> disse Rebecca, avvicinandosi anche lei a una
delle scatole. Max e Bella fecero lo stesso.
<<
oddea >> farfugliò Max: << ci sono dei sigilli su queste scatole
>>.
<<
sigilli magici? >> domandò Bella.
<<
già… aspetta, come si faceva ad aprire questo…? >> rispose
Max.
Gemma
sussurrò una parola in latino, la mano che sfiorava una foglietto di carta sulla
scatola. Il foglietto prese fuoco, poi sparì.
Bella
fischiettò di ammirazione:
<<
la magia è una vera forza >> si lasciò sfuggire.
Gemma
ridacchiò. Poi aprì la scatola.
Fu
come se un’improvvisa folata di aria calda l’avesse investita in pieno viso. Le
sembrò quasi che i capelli avessero iniziato a svolazzare all’improvviso. Si
sentì improvvisamente pervasa da un’euforia inspiegabile, come se fosse di colpo
tornata bambina e stesse per aprire i regali di Natale.
Ogni
volta che le Rosanera aprivano nuove scatole, l’euforia
aumentava.
Si
portò una mano alla testa.
“Sto
impazzendo completamente” si disse.
<<
ehi Bells >> la chiamò Max: << va tutto bene? Sei pallida quanto
Edward >>.
<<
ehm… io… temo di non sentirmi troppo bene >> disse, la voce
bassa.
<<
minchia >> disse all’improvviso Gemma.
<<
che c’è? >> chiesero Bella e Max in coro.
<<
AHIA! >> gridò Rebecca, cadendo a terra seguita a ruota dallo scatolone
che stava cercando di aprire. Le gambe secche finirono all’aria, le braccia ai
lati del corpo. La scatola le finì in faccia con una precisione
banale.
<<
ci mancava la sua caduta >> disse Max (=.=’’ ).
<<
sto bene! >> esclamò Rebecca, scattando seduta. La sua fronte finì dritta
sullo spigolo del tavolo.
<<
AHI!!! >> urlò, le mani sulla fronte, cadendo di nuovo a
terra.
<<
quando la guardo, certe volte, mi sento quasi fortunata >> disse
Bella.
<<
stendiamo un velo pietoso >> disse Gemma: << io ho trovato una
cosetta interessante >>.
Max
scattò verso di lei, inciampando nei suoi stessi piedi. Si appoggiò alla schiena
della sorella , che si sbilanciò in avanti.
<<
che disastro >> commentò Bella, che stava aiutando Rebecca ad
alzarsi.
<<
che cos’è? >> chiese Max.
<<
non ne sono sicura… >> rispose Gemma: << sembrano essere degli
appunti >>.
Bella
raggiunse le amiche, incuriosita: Gemma teneva in mano alcuni fogli, ingialliti
dal tempo e macchiati di strane chiazze marroni. Qualcosa dentro di lei le
suggeriva che era sangue… sussultò quando notò che la grafia era la stessa che
c’era sul foglio con la lettera di Anjela:
Nome
Fuga
Decisione
Voglio
fuggire…
<<
che cosa vuol dire? >> chiese Max.
Bella
avrebbe voluto rispondere: le sembrava di avere la risposta sulla punta della
lingua, le sembrava che quelle parole fossero state stampate nella sua mente
fino a quel momento, e che solo adesso stavano tornando a
galla…
Strinse
i denti: la frustrazione era terribile.
<<
non ne ho la minima idea >> disse Gemma; prese un altro foglio dal
mucchio: << questo sembra essere un albero genealogico… >> disse,
aguzzando gli occhi argentei per vedere meglio: qui sembra esserci scritto Feliciello
>>.
Un
brivido percorse Bella da capo a piede.
<<
poi… c’è una freccia che conduce a quest’altro nome… McCalfy >>.
Un
altro brivido.
<<
ma chi è sta gente? >> domandò Rebecca.
<<
non ti ricordi? >> le chiese Max: << ce ne parlarono una volta mamma
e zia: quella ragazza che era sparita, che era una strega, e non si era più
saputo niente di lei… >>.
<<
io sono sempre stata dell’opinione che si trattasse di un UFO >> disse
convinta Rebecca.
<<
certo, e una strega si fa rapire da un alieno >> disse
Max.
<<
io lo farei, gli alieni sono simpatici >>.
<<
vi prego, vi supplico, non mi venite a dire che esistono anche gli alieni ora
>> implorò Bella, nella voce era palpabile
l’esaurimento.
<<
hai mai visto le Mew Mew? >>
chiese Max.
<<
no >>.
<<
beh, vedilo: quella è una bibbia in fatto di alieni
>>.
<<
BASTA! >> esclamò Bella: << mi sono scocciata di tutta sta roba
mitologica! >>.
<<
iii >> fece Rebecca: << sento la sua volontà omicida
>>.
<<
certo Reby, certo >>.
<<
grrrr >>.
<<
e poi >> continuò Gemma: << dopo McCalfy sta Hogan… e poi…a, non si
capisce… >> poi parve illuminarsi: << ragazze, ci sono! >>
disse.
<<
hai finalmente capito che i Tokio Hotel fanno schifo? >> chiese
Rebecca.
<<
ma no! Imbecille! >> Gemma le diede un pugno in testa: << Anjela
Feliciello è la strega che stiamo cercando >>.
<<
Rafe, insomma, ci puoi dire dove diavolo stiamo andando? >> domandò Jenna,
la voce tradiva una forte agitazione e un velo di
tristezza.
<<
andiamo a Denali >> sbottò Rafe, che guidava oltre il limite, gli occhi
stranamente scuri, le vene attorno insolitamente
pronunciate.
<<
ho capito, ma perché? >> chiese ancora Jenna, sempre più in ansia.
Rafe
non rispose, stringeva i denti, la rabbia era evidente nella smorfia del suo
viso. Accanto a lui, van teneva la testa nascosta tra le braccia, le gambe al
petto, l’espressione apatica. Ai posti dietro, Jenna, l’espressione concentrata
e contrita, stava curando i “tagli” sul petto e sulle braccia di Edward, che
sembrava pensare intensamente, nella mano stingeva la pietra appartenuta a sua
madre. Ora, la sua pietra. Ian dormiva.
<<
Rafe, hai intenzione di rispondermi una volta per tutte oppure mi devo friggere
il cervello a furia di provare a penetrare la tua mente?
>>.
<<
Edward, avverti i Cullen, tutti, e dì che devono venire anche Esme, Carlisle e
Sam Uley >> ordinò Rafe, la voce dura.
<<
che gli dico? >>.
<<
di venire a Denali subito: siamo stati fregati alla grande!
>>.
<<
che intendi dire? >> domandò Jenna, teso, immaginando già la risposta del
fratello.
Rafe
rimase silenzioso un istante, lo sguardo fisso sulla
strada:
<<
le ragazze sono in pericolo >>.
<<
come sarebbe a dire “Anjela Feliciello è la strega che stiamo cercando?”
>> domandò Max, facendo il verso a Gemma: << è morta
>>.
<<
forse no >> disse Gemma.
<<
parli di una vampira? >> chiese Bella.
<<
no, non una vampira >> disse Gemma, sventolando la mano: <<
quest’albero genealogico… e se la Strega fosse una discendete di Anjela
Feliciello? >>.
<<
una sua discendente? >> domandò Max: << bene! Ora si che siamo a
posto! >>.
<<
però, considerando che è scomparsa, sarà più difficile trovarla >> disse
Gemma, due dita sul mento: << a meno che… questa freccia che va a McCalfy…
che abbia cambiato nome? Ma perché? >>.
<<
perché… >> Bella perse la parola a metà frase.
Gemma
e Max la fissarono: << cosa? >> chiese la
prima.
<<
io… >> Bella si portò una mano alla testa, colta da un’improvvisa
emicrania: << non lo so… però… Anjela è fuggita, ha cambiato nome, perché
non voleva che il suo ragazzo la trovasse, perché lui la picchiava, la trattava
male, e anche se lei era ancora innamorata di lui, ha dovuto lasciarlo, perché
non ce la faceva a vivere con tutto quel dolore… >> disse tutto a voce
mozza, come se stesse piangendo: << ma lei non voleva lasciarlo… lei lo
amava ancora >>.
Max
e Gemma la fissavano stranite, nei loro occhi cangianti si leggeva la
confusione.
<<
Bella, che cosa diamine ti prende? >> domandò Max.
<<
cosa? >> solo allora si accorse di stare piangendo sul serio; si asciugò
le lacrime con le dita, ma quelle continuarono a sgorgare: << accidenti!
Non lo so! >> esclamò.
<<
come fai a sapere quelle cose su Anjela? >> chiese
Gemma.
<<
non lo so. Non so un cazzo! >> esclamò, presa da una rabbia improvvisa:
<< è da quando è iniziata tutta questa storia che non faccio che sognare
quella tizia! E ciò che le è successo, e quanto amasse Vins
>>.
<<
chi è Vins? >> chiese Gemma.
Bella
stava per rispondere, ma fu interrotta da Rebecca:
<<
era il suo ragazzo >>.
<<
come? >> chiese Max.
Rebecca
era seduta a terra, il globo che fluttuava accanto a lei, conferendo ai suoi
capelli degli insoliti riflessi bluastri, stava sfogliando i fogli che c’erano
nella scatola che le era caduta in testa:
<<
qui dice: “non potrò mai amare Vins come ho amato Giovanni, ma cercherò di
donargli tutta me stessa”; ci è riuscita alla grande, oserei dire
>>.
<<
ma che stai a dì? >> chiese Max o_O.
<<
è scritto tutto qui >> disse Rebecca, alzando i fogli che teneva in mano:
in questo modo, sbatté il polso contro il tavolo: << MERDA! Questo tavolo
mi ha rotto >>.
Gemma
andò da lei e le prese i fogli di mano:
<<
cazzo >> sussurrò: << queste sono pagine di diario! >>
esclamò.
<<
davvero? >> chiese Max.
<<
sisi >> confermò Gemma: << qui dice… >> lesse prima tra sé,
poi riportò ad alta voce: << dice che le piacerebbe avere una vita
normale, amare il proprio ragazzo senza dover tornare con la mente a
quell’altro… in quest’altra pagina dice di avere incontrato un ragazzino di
cinque anni più piccolo di lei, con i capelli rossissimi e gli occhi di un blu
accecante >> fece una smorfia: << se ne è innamorata… pensa, hanno
anche avuto un figlio! Una bambina, l’hanno chiamata Annie
>>.
<<
di questo non ce ne frega >> la rimbeccò Max.
La
sorella la fulminò con lo sguardo:
<<
qui invece dice di aver creato questo posto perché… e non si capisce: è tutto
mezzo cancellato da questa roba… >>.
<<
è caffé >> disse Rebecca.
<<
come lo sai? >> chiese Gemma.
<<
l’ho assaggiato >>.
<<
che schifo… >>.
<<
ha avuto una figlia da Vins, che era umano? >> chiese Max, gli occhi viola
velati di concentrazione.
<<
si, qui racconta di come glielo ha detto: lui si è messo a ridere
>>.
<<
in poche parole, stiamo cercando una semi-strega >>.
<<
già… >>.
Silenzio.
…
…
<<
chissà come se la sta cavando Jacob >> domandò Bella, il cuore stranamente
a mille.
<<
povero Jacob, non voglio che muore >> disse Rebecca.
<<
io si >> sbottò Max.
<<
e dai! >>.
<<
ragazze… >> le chiamò Gemma: << stavo pensando una cosa…
>>.
Bella,
Max e Rebecca si fecero attente. Gemma continuò:
<<
Irina e il clan di Denali sono senza dubbio alleate con Cam-Cavelli, giusto?
>> non attese risposta: << ma… allora… se Irina è qui… vuol dire
che… Cam-Cavelli sa dove siamo >>.
<<
5…
4…
3…
2…
1…
>>.
Un’improvvisa
esplosione fece andare in mille pezzi il
soffitto/pavimento.
Bella
e le Rosanera si voltarono immediatamente verso l’origine del rumore: c’era
Jacob, in forma umana, steso sullo strato di neve, addosso solo i jeans
strappati: sul petto e sul viso aveva diversi tagli, provocati probabilmente
dagli artigli di Irina. La vampira era a pochi passi da lui, le mani sporche di
sangue, un sorriso sadico sul viso bellissimo. Al suo fianco comparve un nuovo
vampiro, alto e stupendo, senza maglia. E poi…
<<
o Gesù salvaci >> disse senza fiato Max.
Bella
sgranò gli occhi.
Era…
<<
figlio di una gran puttana >> mormorò Van, che sembrava essersi ripreso
dal suo stato di apatia. Si voltò verso rafe e afferrò il
volante.
<<
che cazzo fai? >> domandò Rafe, scandalizzato.
<<
iiii >> fece Jenna: << sta toccando la sua auto!
>>.
<<
Van! Metti giù le tue luride manacce dalla mia macchina!
>>.
<<
non mi sembra il momento più adatto per tenere ad un’auto! >> esclamò
Edward, al telefono con Jasper.
<<
che cazzo fai?! >> ripeté Rafe, isterico.
<<
sto andando a salvare l’unica famiglia che mi è rimasta >> rispose Van,
strattonando il volante. La
Ferrari fece una brusca virata.
<<
va bene, Van, ma lo puoi fare tenendo giù le mani dalla mia FERRARI!?
>>.
Non
sapeva perché, ma era sicura che fosse lui: glielo avevano suggerito gli sguardi
terrorizzati delle Rosanera, la paura che l’aveva presa all’improvviso, e
soprattutto lo sguardo altero del nuovo arrivato: quell’uomo, quel vampiro, era
il più bello che avesse mai visto (dopo Edward): aveva lunghi capelli neri come
la pece, legati alla bell’e meglio da un nastro rosso quanto i suoi occhi, di un
rosso più acceso di quello di un vampiro normale; era alto, muscoloso alla pari
di Emmett, eppure aveva un’eleganza nei movimenti tale da essere inquietante.
Indossava una mantella nera con bottoni dorati, le gambe agili erano fasciate in
stivali neri, lunghi fino al ginocchio. Le mani erano coperte da guanti neri di
pelle. La sua pelle, di una perfezione assoluta, era più bianca rispetto a
quella di un normale vampiro, come le occhiaie erano più pronunciate e più
profonde.
Era
dunque quello, Cam-Cavelli?
<<
e così… >> disse, la voce così seducente da non sembrare vera: <<
voi siete le Rosanera… >>.
<<
e tu devi essere quello stronzo che ci ha ammazzato le famiglie >> disse
sprezzante Max.
Cam-Cavelli
fece un sorriso finto e un inchino: << per servirvi... o, pardon, per fare
fuori anche voi >>.
<<
che spiritoso >> fece Max.
<<
ma io dicevo sul serio, mia cara Max >>.
<<
sei proprio come ti immaginavo >> disse Rebecca: << talmente etereo
da fare schifo >>.
Bella
si meravigliò: era la prima volta che Rebecca prendeva quel tipo di
posizione.
<<
Rebecca Rosanera >> disse Cam-Cavelli: il tuo potere sarà quello che
prenderò per primo: è il più utile, qui dentro >>.
<<
prima di mangiarti il nostro cervello, potresti togliermi una curiosità?
>> chiese ironica Gemma: << come mai ti trovi qui? Secondo la
visione di Alice, adesso dovresti trovarti a Forks
>>.
Cam-Cavelli
scoppiò a ridere:
<<
certo, certo… vi ho presi in giro fin dall’inizio >> si vantò: << ho
mandato io la visione alla vampira, e ho confuso la mente di tutti voi, in modo
tale che foste tutti convinti che quella che stavate per intraprendere era la
strada giusta: il mio intento era quello di dividervi, così, ho fatto in modo
che credeste che stessi andando a Forks, mentre ciò che cercavate era a Denali:
come volevasi dimostrare, vi siete divisi: in questo modo, siete molto più
deboli >> rise: << sono stato davvero geniale
>>.
Le
Rosanera erano sbalordite:
<<
ma… com’è possibile… tu non eri con noi… >>.
<<
Max, Max, Max… >> fece Cam-Cavelli con fare quasi paterno: <<
andiamo, sono o non sono Cam-Cavelli? Io posso tutto
>>.
<<
fai proprio schifo! >> disse Bella.
<<
toh… >> fece Cam-Cavelli, guardandola: << guarda chi abbiamo qui
>>.
Bella
indietreggiò istintivamente: per quanto potesse essere bello, quell’uomo, quel
vampiro, le faceva anche più paura di Victoria e James messi insieme.
<<
detto questo >> disse Cam-Cavelli: << è arrivato il momento di farvi
fuori e assorbire i vostri poteri >>.
<<
te lo sogni! >> esclamò Jacob dietro i tre vampiri, e si vide la sua
sagoma saltare contro Cam-Cavelli.
Egli
non si scompose, ma avanzò a passo lento verso le quattro ragazze, mentre Irina
e l’altro vampiro si buttavano contro Jacob.
<<
JACOB! >> esclamò Bella.
<<
Bella >> disse Max, afferrandole il braccio: << non ti impressionare
e non lasciare la presa per nessun motivo al mondo
>>.
<<
perchè? >>.
Non
ricevette risposta. O meglio, la risposta non arrivò teoricamente: si sentì
improvvisamente sbalzata per aria, sentì una strana sensazione allo stomaco. E
davanti a sé non vide più Cam-Cavelli, ma il cielo, e poi gli alberi, e poi di
nuovo il cielo. Infine, si ritrovò a terra, il sedere dolorante, la schiena a
pezzi.
<<
ma che cavolo è successo?! >> domandò.
<<
ci ho catapultate fuori >> disse Max: << era l’unico modo per
sfuggirgli >>.
<<
CAZZO! >> esclamò Rebecca all’improvviso.
Gemma
scattò in piedi, le mani alzate a creare una barriera: una decina di vampiri si
abbatté su di essa, rimbalzandoci contro.
<<
o merda… >> imprecò Bella, mettendosi in piedi a sua
volta.
<<
mossa astuta >> disse Cam-Cavelli, sbucando dal nulla, davanti a loro:
<< ma io sono molto, molto, molto più astuto di voi
>>.
<<
ma va a cagare! >> urlò Max.
Cam-Cavelli
scoppiò a ridere, andando leggermente indietro col petto. Poi, si bloccò di
colpo; voltò la testa alla sua destra, gli occhi rossi sbarrati dalla sorpresa:
una nuova figura si abbatté su di lui con una velocità assurda, tanto che
probabilmente nemmeno lui era riuscito a vederlo. Infatti, si ritrovò steso a
terra, sovrastato da una nuova figura.
Bella
urlò dalla felicità:
<<
EDWARD! >>.
Oltre
la collina, sbucò una macchina che correva inferocita, che volò per qualche
metro, poi atterrò in mezzo alla radura, schiacciando un paio di vampiri. Altri
vampiri si buttarono addosso, ma una folata di fuoco azzurro li scaraventò tutti
via: sul tetto della Ferrari bianca di Rafe, c’era Jenna, un accendino in mano,
una ciocca di capelli biondi bruciacchiati:
<<
gli eroi sono sempre gli ultimi ad arrivare >>
disse.
<<
non cominciare a dire cazzate! >> gli urlò Rebecca, ma nella sua voce era
palese la felicità e il sollievo.
Oltre
la collina spuntarono altre figure: erano i Cullen e tutti i licantropi
trasformati in lupi.
<<
accidenti >> fece Jenna, mentre dava fuoco agli altri
vampiri.
Anche
Van comparve sul tettuccio della macchina:
<<
alla fine di questa storia mi devi ripagare l’accendino, le sigarette e anche il
tramezzino! >>.
Lo
sguardo di Gemma si accese.
La
portiera dell’auto si spalancò e ne uscì Rafe, gli occhi nerissimi, qualcosa in
mano.
La
lanciò a Max, che la prese al volo: era una pietra, esattamente come la loro,
incastonata nell’argento, trasparente.
<<
ma… >> provò a dire.
<<
che cos’è? >> chiese Bella, il cuore che le batteva
forte.
La
pietra tremolò tra le mani di Max.
<<
MAX! >> urlò Rafe: << ONICE!!! >>.
Onice…
Quella
pietra era un onice…
E
in quel momento sembrava si stesse risvegliando…
Improvvisamente,
tutto le parve chiaro.
Sgranò
gli occhi, fissando l’amica, che la fissava a sua volta.
La
Strega…
<<
Bella sei tu! >>.
Muahahahahah
XD XD XD XD
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Capitolo 15 *** Verso La Fine ***
cap 14
Moon
Rainbow
Capitolo
Quattordici_ Verso La Fine
<<
Bella sei tu! >>.
Bella sgranò
gli occhi, pensando seriamente che l’amica fosse
impazzita:
<<
che?! >> chiese: << di che cosa stai parlando?
>>.
Max provò a
dire qualcosa, lo strano oggetto che le aveva lanciato Rafe stretto in mano, ma
fu interrotta dall’urlo di Gemma:
<<
attenzione! >>.
La barriera
che avevano creato lei e Rebecca andò in mille pezzi, come se fosse stata una
bolla di cristallo, e le quattro ragazze volarono per aria come fossero state
torte di panna lanciate a una festa per bambini.
Bella chiuse
gli occhi, pronta per lo schianto. Alla sua morte ci aveva pensato parecchie
volte negli ultimi tempi, ma non avrebbe mai creduto che sarebbe accaduto in
quel modo: schiantata a terra come una frittata. Il pensiero “che amarezza” le
venne naturale. E chissà come sarebbero state messe le Rosanera! Erano streghe,
chissà se sarebbero riuscite a bloccare la caduta… o forse il colpo - da chiunque fosse stato mandato - era stato troppo forte e troppo
improvviso, e le tre sorelle non sarebbero riuscite a
creare…
Si accorse
di star pensando troppo: non poteva essere che stesse ancora cadendo; e sennò
quanto durava la caduta, ore? Quindi, di sicuro era atterrata. Ma come poteva
essere ancora viva? E come mai sentiva ancora il vento sul
viso?
Si decise ad
aprire gli occhi: la prima cosa che vide fu un maglione dorato, poi percepì il
freddo sulla guancia.
Alzò lo
sguardo, e si ritrovò a fissare un volto pallido splendidamente
familiare:
<<
Jasper! >> esclamò: << siete arrivati anche voi?
>>.
<< non
ci hai notati poco fa? >> sorrise il vampiro, ma il suo viso erano
tirato.
<<
Jasper, mettimi giù, stai soffrendo >> ordinò Bella.
<<
prima dobbiamo atterrare >> disse lui.
<<
dov’è Edward? >> chiese Bella improvvisamente allarmata.
<< è
laggiù, sta combattendo contro alcuni vampiri >> rispose
Jasper.
Atterrarono,
con un impatto così delicato che Bella credette fossero atterrati su una
nuvola.
<<
grazie, Jasper >> disse.
<<
dovere >> rispose lui.
<<
Bella! >>.
La ragazza
si voltò: Max stava correndo verso di lei, la guancia
sanguinante:
<< che
ti è successo? >> domandò Bella.
<<
sono caduta, che cosa potrebbe mai essere successo?! >> sbraitò l’amica.
Bella indietreggiò di un passo.
<<
ragazze, se dovete parlare, cercatevi un posticino più appartato! >> disse
loro Jasper, mezzo acquattato davanti a loro.
<< CHE
PALLE! >> ringhiò Max, alzando le mani con uno scatto: i vampiri che li
stavano per attaccare volarono via come aereoplanini.
<<
wao… >> fece Jasper: << grazie >>.
<<
grrr >> Max prese Bella per un braccio e la portò poco lontano da lì, tra
gli alberi; sussurrò qualcosa in latino e il freddo parve
sparire.
<< hai
messo il riscaldamento? >> chiese Bella, la mente completamente
disconnessa.
<< ti
sembra il momento di fare battute? >> chiese Max: sembrava al limite della
sopportazione.
<<
scusa >> disse Bella: << è l’agitazione
>>.
<<
certo, certo… >> Max inspirò profondamente, poi esclamò: << Bella
sei tu! >>.
Bella batté
le palpebre:
<<
che? >>.
<< sei
TU! >>.
<< HO
CAPITO! TI SPIACEREBBE ESSERE PIU’ CHIARA??!!! >>.
Per la
sorpresa Max cadde a terra.
Alzò lo
sguardo violetto verso di lei e disse, gli occhi
spalancati:
<<
Bella, la
Strega sei tu!
>>.
Buio.
Per un
attimo vide solo buio.
Poi un
barlume di lucidità.
Scosse la
testa:
<< no…
non è possibile >>.
<< o
si, eccome se lo è >> assicurò Max, alzandosi in
piedi.
<< ma
io non sono una strega >> disse
Bella, una strana e inspiegabile paura iniziò a diffondersi in tutto il suo
essere.
<< non
una strega, infatti: sei una semistrega: Anjela Feliciello ha avuto
una figlia con un essere del tutto umano, e questo vuol dire che i suoi
discendenti sono semistregoni; e tra quei discendenti, ci sei anche tu!
>>.
Bella era
terrorizzata:
<<
come fai ad esserne così sicura? >>.
<<
perché il potere di Anjela era quello di ingannare i suoi nemici nascondendo la sua presenza: poteva
trovarsi davanti a loro, ma loro non l’avrebbero percepita; questo potere ce
l’hai anche tu, ma in una… “versione” più debole, perché sei una strega solo in
parte. E poi… >> prese qualcosa dalla tasca: era una pietra, incastonata
nell’argento, come quelle che avevano loro, di un grigiastro sbiadito. Max
gliela avvicinò.
Bella sgranò
gli occhi: nel momento in cui fu vicina al suo petto, la pietra iniziò a
luccicare di luce propria, come fosse stata una stella, e dal centro, come una
goccia d’inchiostro, si diffuse una macchia nera come la pece. A poco a poco, la
pietra fu del tutto nera, brillante, mostrando la sua vera natura: un onice.
<<
cosa… >> fece per chiedere, ma Max la bloccò:
<<
questo fenomeno si chiama…beh, al momento non me lo ricordo, ma avviene solo
quando una pietra si riunisce con la sua legittima proprietaria: questa pietra è
appartenuta a Anjela, e nel momento in cui è morta, dato che stava nascondendo
la sua essenza, la pietra si è comportata come se tutti coloro che avrebbero
dovuto averla fossero morti, ed ha perso colore. Ma ora che ha ritrovato la sua
vera proprietaria, è tornata alla sua origine. È questo vuol dire che tu sei la Strega che stiamo cerando
>>.
Bella non
sapeva cosa dire. Rimase immobile a fissare la sua amica, in trance. Solo un
pensiero coerente le stava martellando nella testa: Edward è ancora
mio…
<<
Edward! >> esclamò, ricordandosi improvvisamente che a pochi passi da loro
c’era la guerra.
<<
Rafe! >> esclamò Max: << Gemma, Reby >> si mise le mani nei
capelli: << ascolta Bella: tu non ti devi muovere da qui, hai capito?
>>.
Bella sgranò
gli occhi, più scioccata di prima:
<<
cosa!? >>.
<< è
troppo pericoloso >>.
<< ma…
io sono la
Strega! >> assurdo ma vero…
<< lo
so meglio di te, ma adesso non hai
la benché minima idea nemmeno di cosa sia il latino, quindi sei come un semplice
essere umano >>.
Bella
strinse i denti. Lei era un semplice essere umano… come
sempre…
Max la
guardò mortificata:
<< mi
dispiace Bella >> disse: << ma arriverà anche il tuo momento
>>.
Si voltò e
fece per andarsene.
<< Max
>> la chiamò Bella.
<< che
c’è? >> chiese l’amica voltandosi; sembrava
frettolosa.
<< se
io sono una semistrega, allora lo è anche mia madre? >>
chiese.
<< no,
tuo padre >>.
<< a…
e come mai
Edward riesce a leggere nella sua mente?
>>.
<< …
non lo so… è un problema se ci pensiamo dopo? >>.
<< no
>> prima che Bella potesse aggiungere altro, Max sparì tra gli alberi.
E si sentì
improvvisamente sola. E molto meno al sicuro di poco prima, in mezzo alla
battaglia. Poi l’ansia prese del tutto possesso di lei, seguita subito dalla
frustrazione del non sapere se Edward e gli altri stessero bene.
Edward...
Adesso,
però, si sentiva anche meglio: adesso era completamente suo. Perché lei era
la Strega.
Ed apparteneva del tutto a lui…
Alzò la mano
al viso, osservando la pietra nerissima che stringeva tra le dita: la sua.
Era tutto
così strano…
Non riusciva
a credere che lei era davvero la
Strega. Le sembrava quasi di non riuscire a
capirlo. Troppo strano… la magia non l’aveva mai saputa usare, non ci aveva mai
neppure creduto nella magia! Anche quando aveva saputo che Edward era un
vampiro, aveva come la sensazione che da un momento all’altro si sarebbe
svegliata e sarebbe tornata alla vita noiosa di sempre.
Si diede un
pizzicotto sul braccio. No: tutto vero; non si era ancora
svegliata.
Alzò lo
sguardo, cercando in tutti i modi possibili di soffocare l’ansia, o per lo meno
di nasconderla. Alzò un braccio, portandolo teso davanti a sé, fece qualche
passo in avanti. Si sentiva un idiota. Ad un certo punto sentì un freddo strano
e fastidioso “pungerle” il braccio. Lo ritirò subito: la barriera finiva lì.
Si rese
conto con profonda irritazione che non poteva nemmeno sentire nulla di quello
che accadeva al di fuori di quella specie di bolla.
<<
questa situazione si fa sempre più scomoda >> mormorò tra sé, e la sua
voce risuonò roca.
Si guardò
intorno, come a poter vedere… vedere che cosa? A vedere e basta. Dove finiva la
barriera? Forse si aspettava di vedere un filo di colore
diverso…
<<
eco! >> esclamò. Nulla.
<<
Cazzo! Che palle! >>.
Si lasciò
cadere a gambe incrociate per terra, l’ansia che tornava a farsi sentire; chissà
Edward come stava. E Alice, Emmett, Max, Gemma, Rebecca… Jacob, chissà che fine
aveva fatto…
Strinse
involontariamente la sua pietra, e le parve di sentire un’impercettibile scossa
elettrica attraversarle il braccio e poi tutto il corpo.
E poi… di
colpo… le palpebre pesanti… una stanchezza terribile, massacrante, improvvisa…
quasi la spaventò. Quasi, perché non
aveva la forza di provare niente, in quel momento.
“Oddio… sto
impazzendo”.
Batté più
volte le palpebre, gli occhi che le bruciavano.
“Ma… che
cosa… mi prende…?”.
Non riusciva
più neppure a pensare.
Ad un certo
punto non riuscì più ad aprire le palpebre. Si sentì cadere all’indietro,
ritrovandosi stesa sulla schiena, a malapena la forza di respirare, il cuore che
le batteva lento e regolare.
“Sto…
morendo?”.
Non sapeva
perché, ma aveva la sensazione che fosse proprio così.
Edward si
ritrovò a stringere la terra tra le mani. Batté le palpebre, incredulo: che fine
aveva fatto Cam-Cavelli? Stringeva il suo collo marmoreo solo pochi decimi di
secondi prima, ed ora era sparito.
Ma non ebbe
il tempo di riflettere su cosa fosse successo che si ritrovò a terra, sovrastato
da una figura che conosceva fin troppo bene. Fu comunque sorpreso di
ritrovarsela lì in quella situazione…
<<
ciao Edward, è un piacere rivederti >>.
<<
ciao, Tanya >> rispose sprezzante Edward: << vorrei poter dire che
il piacere è reciproco, ma purtroppo non è così >>.
Tanya fece
un sorriso ironico:
<< mi
sembra di intuire che non sei molto dalla parte di Cam…
>>.
<<
secondo lo sviluppo degli eventi, dovrebbe far fuori anche me >> disse
Edward sarcastico.
Tanya, che
gli bloccava le braccia con le mani, la stretta ferrea, un ginocchio sullo
stomaco, sgranò gli occhi, a dir poco scioccata.
<<
come mai
Cam-Cavelli non vi ha mai avvisato delle sue scoperte? >>
domandò Edward, ironico: << eppure questi sono sviluppi molto
interessanti… >>.
<< lo
Stregone sei tu? >> domandò
Tanya, senza parole. Nella sua mente c’erano colori confusi, e tanti punti
interrogativi.
Edward
approfittò della distrazione: con uno sforzo di reni (oddea, mica tanto mi sa,
si può dire che i reni non li ha più
¬_¬) si sollevò seduto, scaraventato via Tanya con una “zampata”; la
vampira atterrò poco lontano, posizione mezzo acquattata.
Prima che
ripartisse all’attacco, Edward sondò le menti dei vampiri che lo circondavano
per capire qual era la situazione; non era delle migliori, dedusse: i vampiri di
Cam-Cavelli erano in vantaggio numerico, nonostante Jenna e Rafe, sopra il
tettuccio della macchina, stessero dando fuoco al maggior numero possibile di
vampiri. Van combatteva in mezzo alla radura schiena a schiena con Gemma, dai
loro palmi sprizzavano raggi di potere simili a fulmini multicolore. Rebecca –
non lo avrebbe mai e poi mai detto –
combatteva contro i vampiri a mani nude, fornite di guanti neri che non aveva
mai visto prima: colpiva i vampiri con una maestria e una precisione quasi
inquietanti, talmente veloce da poterla scambiare per un vampiro. Ma non aveva
tempo di sorprendersi: Tanya era appena ripartita alla carica, balzando su di
lui con i denti digrignati.
Riuscì a
schivarla in tempo, e la vampira atterrò con delicatezza sul prato innevato. Si
voltò verso Edward, pronta a balzargli di nuovo addosso, ma lui le diede un
pugno in pieno viso. Tanya si sollevò leggermente da terra e cadde a
terra.
<<
Tanya >> disse Edward, cercando di essere il più persuasivo possibile:
<< non voglio ucciderti, quindi, non costringermi a farlo: potresti
allearti con noi, adesso, e… >>.
<< qui
non c’è tempo per le parole amico >> disse una voce alle sue spalle, ed
Edward fu colpito con violenza sulla guancia destra. Si sentì un forte crack, e il vampiro si ritrovò
nuovamente a terra, il viso dolorante. Alzò lo sguardo e vide davanti a sé il
vampiro che aveva affrontato a casa di Pico, poco prima…
<< toh
>> fece quello: << chi si rivede! >>.
<< il
mondo è piccolo eh? >> disse ironico Edward. Strano che non avesse sentito
i suoi pensieri.
Purtroppo,
questo era il problema della calca: c’erano troppe menti da ascoltare, era quasi
impossibile persino per lui riuscire a carpirle tutte…
Con uno
scatto felino si issò in piedi e graffiò il petto del vampiro con gli artigli,
cominciando a sentire pizzicare agli occhi.
Il vampiro
imprecò mentalmente, ed Edward sentì il dolore attraverso la sua mente. Chissà
come si stava sentendo Jasper in quel momento…
Sentì un
ringhio alle sue spalle, e un urlo familiare nella sua mente. Sorridendo
complice, si chinò a terra e il grosso lupo rossiccio si avventò sul vampiro,
togliendogli ogni via di scampo.
<< ben
fatto, Jacob >> sussurrò.
“Non perdere
tempo a complimentarti deficiente!” lo ammonì il licantropo: “Pensa a salvarti
la pelle, non posso fare tutto io!”.
<< non
ti preoccupare, Giacobbe, non sono un pivello >> sorrise Edward,
voltandosi di scatto e afferrando Tanya per le braccia. La vampira emise un
ringhio di protesta; la avvicinò a sé e le morse il collo, strappandole un pezzo
di carne marmorea.
“Azz” sentì
nella mente di Jacob.
<<
EDWARD! >> gridò Rafe, attirando l’attenzione del vampiro. Edward afferrò
il messaggio al volo e voltandosi scaraventò Tanya per aria, in direzione dei
due fratelli armati di accendino (*).
Si voltò,
cercando di ignorare il terribile senso di colpa, e si lanciò all’attacco,
pervaso dall’euforia del combattimento.
<<
Gemma! >> gridò Max, sbucando fuori dagli alberi. Si bloccò, sconvolta: i
Cullen, le sue sorelle e i licantropi stavano combattendo selvaggiamente
contro i vampiri di Cam-Cavelli.
Non poté rendersi conto meglio di così della situazione, perché vide una sagoma
bianca atterrare nella sua direzione. Completamente impreparata all’attacco,
portò le mani davanti al viso, in un grezzo e inutile tentativo di difesa, ma il
vampiro non arrivò:
<<
stai attenta, Maxy, non ho molto tempo da perdere a tirarti fuori dai guai >>.
<<
Rafe! >> esclamò Max, gli occhi viola brillanti di felicità; Rafe, che le
dava le spalle, si voltò con un sorriso arrogante e complice sul
viso:
<<
ehilà, da quanto tempo, tesoro >> disse, maneggiando con una accendino
bianco. Il vampiro era a terra e bruciava come carta
straccia.
<<
come avete fatto a scoprire che la Strega era Bella? >> chiese Max, alzandosi
le maniche della felpa, preparandosi a combattere.
<< a
dire il vero l’ho capito solo io… >> disse Rafe in tono
saccente.
<< non
me ne frega molto adesso di chi ha scoperto cosa eccetera! Esclamò
Max.
<< mmm
>> fece Rafe, l’aria afflitta: << è una storia troppo lunga da
raccontare tutta in questo momento: ti dico solo che è stato tutto merito di
Pico >>.
Max
strabuzzò gli occhi e socchiuse la bocca per la sorpresa:
<< quel Pico?! >> domandò,
incredula.
<< si
Max, quel Pico, Pico Serpebianca
>>.
<<
cazzo! >> esclamò Max, curiosa di sapere come facesse Pico ad essere
ancora vivo. Purtroppo la sua curiosità non poté essere appagata, perché un
altro vampiro si stava lanciando contro lei e Rafe. Con uno scatto repentino, si
piazzò davanti a Rafe e alzò le
braccia davanti a lei, e con un incantesimo colpì il vampiro in pieno; ci fu una
sorta di fiammata di luce, e il vampiro non c’era più.
<<
azz… >> fece Rafe, sorpreso.
<<
stai attento Rafe, non ho molto tempo da perdere a salvarti la vita >>
disse ammiccante, tenendosi le mani giunte davanti al
viso.
Rafe
ridacchiò, mettendosi in posizione di difesa davanti a
lei:
<<
imitatrice da quattro soldi >> rise.
Max mormorò
velocemente delle frasi in latino, poi alzò di nuovo le mani, incenerendo i
vampiri che avevano cercato di attaccarli.
<<
dov’è Bella? >> domandò Rafe, preoccupato, tenendo le spalle verso
Max.
<< è
al sicuro nel bosco, perché? >>.
<<
perché Cam-Cavelli è sparito >> rispose Rafe.
Rebecca
saltò, dando un pugno allo stomaco di una vampira dai capelli castani che la
stava attaccando dall’alto. La vampira si lasciò sfuggire un mugolio di dolore,
mentre Rebecca sentiva delle crepe aprirsi sotto il suo
pugno.
Quei guanti
erano una vera benedizione: glieli aveva lasciati sua madre prima di morire, ed
erano in grado di potenziare la forza nelle mani e nelle braccia (*). Li
adorava, ed erano comodissimi, ma aveva un “piccolo” effetto collaterale: la
stancavano. Per poter conferire maggiore forza negli arti era costretta a
sacrificare buona parte della forza magica…
Qualcuno le
graffiò la schiena con gli artigli, e la piccolina cadde a terra, un gemito di
dolore le uscì dalle labbra.
Il vampiro
rise:
<< sei
veloce e forte, ma non indistruttibile >> disse.
Rebecca si
issò sulle ginocchia con uno scatto quasi vampiresco, e con una mano alzata
lanciò un incantesimo contro il vampiro, che lo ferì al petto. Un piacevole
formicolio alla schiena le confermò che la ferita si era completamente
cicatrizzata:
<< non
ne sarei tanto sicura, vampiro! >> esclamò, col fiato
corto.
Con un
ringhio un altro vampiro si lanciò
contro di lei, seguito da altri due.
“Cazzo!”
pensò. Gridò forte una parola in latino e tirò un pugno all’aria: un colpo di
luce rossastra sprigionò dalla sua mano, e i vampiri caddero a terra,
agonizzanti.
Rebecca
cadde in ginocchio, il cuore a mille, il respiro irregolare; non poteva
continuare così: magia e guanti insieme avrebbero anche potuto
ucciderla.
C’era
bisogno di una soluzione…
“Quanto odio
pensare” pensò, alzandosi in piedi.
Una morsa
forte e gelida le afferrò la gola, sollevandola di peso. Mugugnò, cercando in
tutti i modi di far arrivare l’aria ai polmoni.
Una vampira
dai grandi occhi scarlatti la fissava con disgusto:
<<
adesso hai davvero rotto, piccola >> disse, e le diede un pugno in faccia,
facendola cadere a terra.
Trattenne a
stento un grido di dolore, sentendo il sangue in bocca sgorgare dai denti rotti
come un fiume in piena e dalla ferita alla testa che si era appena procurata.
Tossì, e il viso minuto le si macchiò di sangue.
La vampira
le diede un forte calciò nella pancia, e altro sangue uscì dalla sua bocca;
Rebecca si girò di lato, sputando il sangue sulla neve, macchiandola di gocce
nere.
<<
peccato che voi esseri umani siate così fragili… >> disse la vampira,
poggiandole il piede sulla schiena.
<<
pensavo avreste capito che noi non siamo degli esseri umani >> sbottò,
ogni ferita ormai del tutto guarita.
Lanciò un
calcio alla vampira, e con un movimento fin troppo veloce per una semplice
strega, si rimise in piedi; gli occhi le pizzicarono di un piacevole calore, una
forza inumana si diffuse in tutto il suo corpo. Fissò la vampira caduta a terra,
che la fissava sconvolta da tale forza e velocità:
<<
volete Rebecca Rosanera incazzata? >> domandò
Rebecca.
Gli occhi
rossi divennero più scuri, le vene delle tempie pulsarono e i suoi denti si
aguzzarono, la voce ormai divenuta un ringhio:
<< e
Rebecca Rosanera incazzata avrete! >> (**).
Accadde in
un istante, come se un’immagine si fosse sovrapposta a un’altra: gli occhi rossi
di Rebecca divennero neri come la pece, e tutto intorno le vene si gonfiarono e
assunsero un inquietante colore nero, simili a occhiaie violacee. Un ghigno
maligno si dipinse sul viso di solito ebete di Rebecca.
La vampira
fissò la strega con terrore, gli occhi sgranati, indietreggiando di un passo.
Rebecca
scattò come un gatto – come un vampiro – e si lanciò sulla vampira, le mani
circondate da una luce rossastra; la vampira, seguendo l’istinto, le saltò
incontro, ricevendo in pieno i raggi cremisi della piccolina (avete presente
l’onda energetica di Goku di Dragon Ball? Una cosa simile ^_^). Atterrò a terra
delicatamente, chinò la testa di lato e fece schioccare le ossa del
collo:
<< e
quando ce vò, ce vò! >> disse.
Gemma, a
poca distanza dalla sorella minore, combatteva ancora insieme a Van, dopo aver scaraventato un vampiro per
aria mozzandogli il braccio con un incantesimo, si voltò verso Rebecca e
ghignò:
<<
oh-oh >> fece: << Rebecca si è incazzata
>>.
<<
menomale che Jenna non era presente >> borbottò Van tra
sé.
<< sai
che ti dico Van? >> chiese Gemma, schioccando le ossa delle dita delle
mani: una scintilla schizzò sul terreno.
<<
posso immaginarlo, Gey >> disse Van, ghignando a sua
volta.
<< è
ora di passare alle maniere forti >> ringhiò Gemma, uno sguardo più nero
di quello di un vampiro assetato.
Lei e Van
balzarono in direzioni opposte, e iniziarono a lanciare palle e raggi di potere
a destra e a manca, centrando più vampiri che potevano.
Jenna,
ancora sopra la macchina, sorrise nel vedere la figura esile di Rebecca che con
un solo colpo eliminava un gruppo di vampiri.
Decise che
era il caso di aiutarla: che razza di uomo era, sennò?!
Prima che
iniziasse la “trasformazione”, fu interrotto da una voce fastidiosamente
familiare:
<< ehi
Genna >> disse Ian, incastrato nel finestrino della macchina: ne uscivano
fuori solo le gambe. Jenna si domandò quale idiota avrebbe mai potuto avere
l’idea di uscire prima con i piedi e poi con il resto del corpo… a già, Ian
stava seguendo il suo esempio ¬_¬…
<< mi
chiamo Jenna! >> ribadì per la quarantesima volta: << e non è il
momento di scocciare >> disse, pronto a balzare.
<<
questi vampiri – stregoni sono proprio delle pippe >> disse Ian, ignorando
le sue parole: << non ci mettete niente a farli fuori…
>>.
TIN!
Una
lampadina si accese nella grande testa bacata di Jenna, bloccandolo giusto prima
che balzasse, già “trasformato”, sbilanciandosi leggermente in avanti. Si voltò
a fissare Ian (o meglio, i suoi piedi) con gli occhi blu elettrico sgranati per
lo stupore: si sarebbe aspettato una cosa del genere da Rebecca, era il suo
forte buttare idee a cazzo e azzeccarle in pieno, ma Ian… lui non era nemmeno in
grado di formularle delle
idee.
<<
Genna? >> chiese Ian: << sei ancora lì?
>>.
<< no
>> rispose Jenna, e con un lungo balzo raggiunse il fratello al limitare
del bosco, sia lui che Max pronti a trasformarsi. Jenna portò le braccia in
avanti e atterrò sul fratello, poggiando le mani sulle sue spalle larghe e
secche, finendo insieme a terra.
<<
porca puttana Jenna! >> esclamò Rafe: << ero straconvinto che fossi
un vampiro ed ero già pronto ad arrostirti >>.
<< a
proposito dei vampiri >> disse Jenna.
<<
togliti di dosso Jenna, questa scena è molto esplicita >> disse Rafe
ironico, buttando via il fratello.
<< non
penso sia il caso di preoccuparsi di questo ora! >> esclamò Max, eleggendo
una barriera davanti a sé. I vampiri ci rimbalzarono
sopra.
<<
Rafe! >> esclamò Jenna, afferrando il braccio del fratello per farsi
ascoltare.
<< che
c’è? >> chiese Rafe, preoccupato.
<<
Rafe, i vampiri, ci sono i vampiri… >>.
<<
grazie tante Jenna! Non me ne ero accorto! Ti ringrazio per questa soluzione
celestiale! >> lo interruppe Rafe, acido e
sarcastico.
<<
testa di cazzo, fammi finire! >> esclamò Jenna, alzando gli occhi al
cielo: << i vampiri sono solo
vampiri: gli stregoni che fine hanno fatto? >>.
Rafe rimase
atterrito. Per una volta il fratello minore aveva ragione: c’erano solo semplici
vampiri in quella radura; ecco perché era stato tanto semplice farli fuori. Ma gli stregoni…?
Non era possibile che Cam-Cavelli fosse venuto senza un suo
“simile”…
Ed eccola
lì: l’illuminazione, la soluzione ad ogni problema, improvvisa e rassicurante.
Beh, questa volta non era tanto rassicurante…
Arrivò come
un tic al suo cervello, e senza che se ne potesse davvero rendere conto,
disse:
<<
questi vampiri… sono troppi… >>.
<<
come? >> chiesero Max e Jenna in coro.
<<
sono troppi, eppure non tutti ci attaccano: anche in questo momento, siamo fermi
e non facciamo un cavolo… ma nessuno ci è venuto a scannare…
>>.
Max sgranò
gli occhi, riuscendo ad afferrare parte della soluzione.
<< nel
senso che >> iniziò Jenna, stupito: << sono delle illusioni?
>>.
<< non
tutti, ma molti sì >> rispose Rafe, alzandosi in piedi: << sono
delle copie fisiche, come quelle che crea Naruto. L’unica è fare fuori la fonte
che li crea >>.
<< e
come facciamo? >> chiese Max: << non abbiamo idea di dove si
trovino, questi stregoni >>.
<< noi
no >> disse Rafe, ghignando soddisfatto: << ma Van sicuramente sì
>>.
Jenna
sorrise a sua volta, e chiamò mentalmente il cugino, urlandogli nella testa.
Van,
sentendosi chiamare, si voltò di scatto, un graffio all’altezza della bocca e un
rivolo di sangue sulla fronte, il ciuffo emo del tutto
scapigliato.
Con un salto
degno di un vampiro, superò la massa di vampiri licantropi e streghe che
combattevano e arrivò di fronte a Jenna:
<< che
succede? >> chiese.
Rafe gli
spiegò in poche parole la faccenda delle copie e che lui era l’unico che poteva
trovare lo stregone o gli stregoni
<<
bene >> disse Van: << … devo proprio?
>>.
<< e
ma va? >> fece Rafe, stizzito.
<< che
palle >>.
<< se
vuoi farci morire tutti non c’è problema, ma il primo devi essere tu
>>.
<< sai
dove ti faccio arrivare ora? >>.
<<
come mai ti tremano le spalle? >>.
<<
sono agitato: vorrei andare ad aiutare Gemma >>.
<<
figurati se quella là ha bisogno di aiuto >> si intromise
Max.
<< lei
no, ma Rebecca sì >> disse sussurrando Jenna, e trasformandosi si avviò
con un salto verso la ragazzina.
<< che
teneri >> disse Max.
<< non
mi sembra questo il momento di pensare alla tenerezza! >> esclamò
Jenna.
<<
ops… >> fece Max, sorridendo divertita: << mi ha sentita
>>.
<<
allora, Van >> disse Rafe: << non percepisci niente?
>>.
Van ridusse
gli occhi a due fessure, concentrato. Sentiva arrivare energie da tutte le parti
– le aure dei vampiri e i licantropi – e si accorse che c’era qualcosa che non
quadrava…
<< le
presenze che sento sono inferiori alle persone che ci sono qui >> disse,
gli occhi ancora socchiusi.
<<
ecco, illusioni >> disse Rafe, mentre allontanava un vampiro con un pugno:
<< ma il punto è: ci sono altri stregoni a parte noi?
>>.
Van strinse
i pugni:
<< è…
difficile… >> disse: << sembra quasi si stessero… riparando dietro un muro… >> provò
a spiegare.
Silenzio.
Poi Van
spalancò gli occhi, di un nero quasi inquietante, e disse, scioccato: <<
ci sono tre stregoni… e siamo nella merda >>.
<<
perché? >> chiese Max, le gambe molli per l’ansia.
<<
dove si trovano? >>.
<< uno
è qui davanti a noi >> disse Van: << ed è pronto a farci fuori,
temo
>>.
Rafe si mise
davanti al cugino, in posizione di difesa.
<<
l’altro è da Rebecca, menomale che c’è Jenna >>.
<<
come?! >> esclamò Max, scattando con lo sguardo verso la
sorella.
<< e
il terzo è Cam-Cavelli >> Van deglutì, prima di continuare: << e sta
andando nel bosco… >>.
<<
BELLA! >> urlò Max, portandosi le mani alla bocca.
Si, erano
davvero nella merda…
Rebecca si
ritrovò improvvisamente a terra, un dolore lancinante alla
schiena.
<< e
così… tu saresti la ragazzina indistruttibile? >> domandò una voce
metallica alle sue spalle.
Rebecca si
voltò, ancora a terra, incapace di muoversi con libertà a causa del dolore alla
schiena: a sovrastarla con la sua altezza, c’era un vampiro dai capelli neri
ricci, e due occhi rossi come il sangue, il volto pallido e terribilmente bello
solcato da un ghigno sadico.
<< chi
sei tu? >> chiese, il fiato corto.
<<
bella domanda >> rispose quello: << grazie a Cam-Cavelli ho perso la
memoria… >> ridacchiò, gli occhi spalancati incollati ai
suoi.
<<
alla faccia, e gli sei pure riconoscente? >>.
Il vampiro
smise di ridacchiare:
<< era
una battuta sarcastica >> disse, annoiato (¬_¬).
<< a…
e allora come mai lo servi? >>.
Il sorriso
sadico del vampiro fu ancora più sadico (mamma mia che frase ¬_¬):
<< ho
perso la memoria >> disse: << ma ho avuto in cambio un potere immenso
>>.
Rebecca
deglutì: solo il vampiro stregone le ci mancava!
<< e
cioè? >> “Deficiente e ce lo chiedi pure?!”.
Intanto la
ferita sulla schiena era in via di guarigione.
Il vampiro
rise sadicamente:
<< ora
vedrai >> disse.
<< no,
grazie, non ci tengo a una dimostrazione pratica, facciamo prima la teoria?
>>.
<< ma
quanto sei scema? >> chiese il vampiro.
Rebecca non
ebbe il tempo di rispondere: fu scaraventata via da una strana onda di energia
incredibilmente dolorosa. Quando raggiunse terra – dopo un tempo che le parve
infinito – notò con terrore che aveva un taglio profondo e lungo sul braccio
sinistro.
“O merda”
pensò: il potere di quel vampiri era ferire. Lo fissò con
terrore.
Quello rise,
i lunghi canini più pronunciati del normale:
<<
vedo che hai capito: non sei scema come credevo! >>.
<<
l’apparenza inganna >>.
<< e
hai ancora la forza di fare del sarcasmo? >> chiese il vampiro sorridendo.
Strinse impercettibilmente gli occhi e Rebecca fu di nuovo scagliata per aria,
una grossa ferita sulla guancia.
Ancora,
senza tregua, il vampiro la colpì, senza dare alle ferite il tempo di guarire
che già gliene aveva inferte delle altre.
Ma non
poteva solo ferire la carne: ad un certo punto, quando strinse il pugno, Rebecca
sentì chiaramente l’osso del braccio spezzarsi.
Urlò con
quanto fiato aveva in corpo, sentendo il dolore pervaderla da parte a
parte.
Il vampiro
rise:
<< sei
molto meno resistente di quanto credessi >>.
<< va
a farti fottere maledetto stronzo! >>.
Il vampiro
alzò lo sguardo verso il proprietario della voce, e fu colpito in pieno da un
raggio blu scuro.
Rebecca alzò
lo sguardo appannato: davanti a lei, che le dava le spalle, c’era Jenna, il
maglioncino bianco sporco di polvere e terra. Si sentì improvvisamente bene, il
dolore al braccio quasi sparì. Era venuto a salvarla.
Il ragazzo
si voltò e nei suoi occhi, neri per la trasformazione, vide chiaramente una
scintilla di sollievo.
Le si
avvicinò lentamente, come se avesse paura di una reazione.
“Sono
contenta di rivederti” avrebbe voluto dirgli, ma…
<<
pezzo di idiota! >> esclamò Jenna: << mi hai fatto prendere un colpo
con quell’urlo! >>.
Come non
detto…
Una vena
sulla fronte della piccolina pulsò:
<< a,
è così? Scusa tanto, non era mia intenzione soffrire come un albero!
>>.
<< co…
come una albero? >>.
<< è
la prima cosa che mi è venuta in mente… >>.
<< ma
certo che te sei proprio scema! >>.
<<
anche tu lo sei! >>.
Jenna fece
per protestare, ma vide Rebecca, il braccio afflosciato, alzarsi di scatto e
alzare quello buono con una frase latina.
Jenna si
buttò a terra per evitare il colpo, e la vampira che aveva cercato di farlo
fuori bruciò nel fuoco rosso di Rebecca.
Quando si
rialzò, notò che Rebecca era caduta a terra, il fiato
corto.
<<
Rebecca >> esclamò, preoccupato, e corse dalla piccolina. Le si
inginocchiò di fronte, prendendole le spalle con le mani per
sorreggerla:
<< va
tutto bene? >> le chiese.
Rebecca alzò
lo sguardo verso di lui, gli occhi tornati rossi, la trasformazione
annullata:
<< si,
se mi stai vicino >> disse, e poggiò il capo sul suo
petto.
Jenna rimase
sconcertato, il cuore perse un battito.
Abbracciò
Rebecca con delicatezza, notando che le ferite ci mettevano più tempo a guarire.
<<
Reby! >> urlò Gemma, saltando da lei: << oddea, che ti hanno combinato >> disse,
portandosi le mani alla bocca.
<<
stregone maledetto >> imprecò Jenna: << Van e Rafe stanno
combattendo contro lo stregone? >> chiese.
<< si,
Max e io stiamo cercando di aiutare i licantropi: si sono indeboliti troppo
>>.
<<
capisco… >> disse Jenna, perso nei suoi pensieri: << cerca di
guarire le sue ferite, io vado a fare fuori quel maledetto
>>.
<< sei
sicuro? >> chiese gemma, inginocchiandosi a sua volta, mentre Jenna si
alzava:
<< si
>> disse deciso, la voce ridotta a un ringhio sussurrato: << nessuno
fa del male a Rebecca e la passa liscia >>.
Max
raggiunse la sorella dopo che l’aveva chiamata mentalmente, ed insieme eressero
una barriera e guarirono la sorella, mentre Jenna combatteva contro lo stregone
che l’aveva attaccata.
Nello stesso
istante, Edward si piegava, le mani poggiate sulle ginocchia. Erano anni che non
si sentiva stanco. Si ritenne fortunato di non avere più la facoltà di svenire.
Aveva ucciso
Tanya. Gli sembrava assurdo… e chissà se i suoi fratelli avevano già ucciso
qualcun altro del Clan di Denali…
<< E!
>> disse Rafe, arrivando da lui in quel momento.
Il vampiro
lo guardò e quasi sobbalzò dalla paura:
<< che
ti è successo? >> chiese.
<<
niente >> disse Rafe: << ci succede quando siamo particolarmente
incazzati >>.
<<
davvero? >>.
<< no,
questa “mutazione” incrementa i nostri poteri >>.
<< a…
>>.
<<
senti E … >> disse Rafe, ma un vampiro che lo attaccò gli impedì di
continuare. Edward fece per scattare, ma Alice comparve dietro lo stregone e
azzannò il vampiro al collo.
<<
grazie Alice! >> esclamò Rafe. Poi si rivolse nuovamente a Edward:
<< E, devi raggiungere Bella nel bosco, perché Cam-Cavelli sta andando da
lei, per mangiucchiarle il cervello… >>.
Rafe era
davvero il re del tatto…
Gli parve di
sprofondare, di stare cadendo in una voragine. Scosse lentamente la testa, e
disse:
<< ma…
se Cam-Cavelli la sta cercando per… >> non riuscì a terminare la frase:
<< vuol dire che lei è la strega…? >>.
<<
molto arguto E, ma ora muoviti! >> esclamò Rafe: << Bella è
completamente indifesa… >>.
Non gli
lasciò il tempo di finire, che Edward era già corso verso gli alberi, nella
testa gli rimbombava sempre la stessa frase: Bella è in pericolo, Bella è in
pericolo…Bella è la
Strega…
<<
Edward! >>.
Frenò
all’istante, rischiando di sbattere contro un albero.
<<
Edward, non puoi andare in queste condizioni >> disse la
voce.
Il vampiro
si voltò: Rebecca, più pallida del solito e gli occhi rossi stranamente spenti,
si avvicinò in fretta a Edward, inciampando nei suoi piedi a pochi passi da
lui.
<<
attenta >> esclamò lui, afferrandola al volo: << Rebecca, va tutto
bene?
>>.
<< per
niente! >> rispose lei:
<< Edward, non puoi affrontare Mr Potere Assoluto in queste
condizioni >>.
Edward,
agitato e con molta fretta, inclinò le sopracciglia e le
chiese:
<< che
condizioni? >>.
<<
Edward, stai inguaiato! Sei debole e ferito… più o meno… se vai da Cam-Cavelli
così quello ti farà fuori con uno schiocco di dita
>>.
Edward era
stupito: non aveva mai visto Rebecca Rosanera così… seria.
<<
adesso dammi la mano >> gli ordinò la piccolina.
Il vampiro
fissò la mano che Rebecca gli porgeva, e intuendo che cosa avesse intenzione di
fare, esclamò:
<< no
Rebecca! È troppo rischioso per te… >>
<<
dammi la mano >>.
<< ma…
>>.
<<
Edward Anthony Masen Cullen, dammi quella fottuta mano! >> gridò in un
ringhio, gli occhi improvvisamente neri.
Edward
sussultò, spaventato. Non avrebbe mai detto di poter avere paura di una strega.
Tanto meno di Rebecca Rosanera.
Con una
certa esitazione, afferrò delicatamente la mano che la piccolina gli porgeva
e…
Un calore
improvviso lo pervase in tutto il corpo, pizzicandogli le braccia e le gambe. Il
pizzicore era particolarmente intenso sulla guancia, dove c’era la ferita
inferta dal vampiro, sul petto, sul braccio… era così piacevole che avrebbe
voluto non finisse mai…
Quando però
vide l’effetto su Rebecca, rimase senza parole: tutte le ferite della strega si
stavano riaprendo, sul viso, sulla fronte, sulle braccia… aveva il respiro
affannato, e gli occhi sempre più spenti.
<<
Rebecca! >> esclamò Edward, preoccupato.
Rebecca
lasciò andare la sua mano, ingobbendosi in avanti, respirando con difficoltà, il
sangue nero che le colava dal naso e dalla guancia, dalla
fronte…
<<
adesso spicciati >>.
<< ma
tu… >>.
<<
Edward! Cazzo muoviti! >>.
Non se lo
fece ripetere due volte; si voltò e corse nella foresta, con un’energia nuova e
incredibilmente calda…
Rebecca lo
fissò finché non sparì tra gli alberi. Poi cadde in ginocchio, la neve macchiata
di sangue nero…
Era strano.
Non avrebbe mai detto che la morte fosse così… viva. Certo, le sembrava di stare
fluttuando, ma si sentiva anche perfettamente salda a terra. Cosa che non le era
mai capitata in tutta la sua vita…
Era strana,
la morte: si aspettava un lungo tunnel con una luce in fondo, oppure un verde
paesaggio, una lunga scalinata fatta di nuvole con un gigantesco cancello d’oro
alla fine. Oppure si aspettava di vedere un qualche personaggio famoso, tipo
Elvis, Marylin Monroe, o addirittura Freud.
Ma non
vedeva nulla.
“Che
fregatura” pensò.
Non solo era
morta in una maniera davvero “indegna” (addormentata in una grossa bolla calda
isolante) ma ora scopriva anche che le morte era il buio più totale. Accidenti,
Edward aveva vinto la scommessa…
Già, Edward.
Fregatura numero 2; ora che era davvero il suo destino, moriva addormentata. Che amarezza. Era davvero
l’affermazione più azzeccata. Rebecca insegna U.U.
Poi si rese
conto di una cosa. Si diede mentalmente dell’imbecille e cercò di aprire gli
occhi. Cosa che le risultò estremamente difficile, dato che le palpebre
sembravano pesare come due macigni.
Dopo due o
tre tentativi vani e faticosi, riuscì a socchiudere gli occhi: grande errore,
visto che fu accecata da una luce incredibilmente intensa. Strano, prima aveva
avvertito solo buio oltre le palpebre…
Si portò le
mani agli occhi, ricordandosi solo in quel momento di avere un paio di braccia.
Gemette: gli occhi le bruciavano da morire, come se avesse appena fatto un bagno
in mare.
<< non ti preoccupare, la luce è passata…
>>.
Bella non
aveva mai sentito quella voce in vita sua – almeno, non direttamente - ma la
trovò familiare come la voce di sua madre. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Non
seppe dire cosa le avesse suggerito quel nome, ma seppe da profondo del suo
essere chi avrebbe trovato davanti a sé quando avrebbe aperto gli occhi. E di
sicuro non era Freud.
Lentamente,
tolse le mani dagli occhi e aprì le palpebre, per niente timorosa della luce.
Quest’ultima, come aveva suggerito la voce - la sua voce – era
sparita.
Quando la
vide non si sentì affatto agitata. Né impaurita. Semplicemente… era felice. Non
seppe dire perché… era come rivedere una vecchia amica che non vedeva da anni: i
lunghi capelli castano chiaro le ricadevano sulle spalle e sul petto, lisci e
fluidi come una cascata d’acqua, i suoi occhi nerissimi la osservavano, colmi di
affetto materno.
Si stupì di
tutto quell’amore: nemmeno sua madre l’aveva mai guardata con tutta
quell’adorazione.
<< ciao, Bella… >> disse la voce, le
labbra della donna erano perfettamente immobili: << era tanto che volevo conoscerti
>>.
Bella batté
le palpebre:
<<
davvero? >> chiese, incredula.
<< si, era tanto che volevo parlarti
>>.
Bella
deglutì, il cuore che iniziava a batterle più forte:
<< e
allora parliamo >> disse: << Anjela >>.
(*) lo so che fa una fine davvero
oscena, ma anche dopo Breaking Dawn Tanya mi sta antipatica U_U
(**) per avere le idee un po’ più
chiare (mi rendo perfettamente conto che la mia descrizione è come una cacca di
piccione) andate a vedere il trailer completo di Stardust, quando Michelle
Pfiffer si incazza un po’ ^^
È un
periodo che sono follemente innamorata dei finali inconcludenti XD muahahahah mi
disp lasciarvi così a bocca asciutta… si, va bene, lo ammetto, provo un piacere
raggelantemente sadico nel lasciarvi a bocca asciutta |sguardo omicida stile
Gaara Del Deserto|
Allora,
prima che mi linciate, mutilate, mi scannate e chi più ne ha più ne metta per il
finale amarissimo e il ritardo più che scandaloso, mi scuso appunto per questo
ritardo senza precedenti, ma sono stata super impegnata tra compiti e
interrogazioni e, si sa, il liceo Classico ad un certo punto ti toglie la fame
(non so cosa ci azzecchi la fame con il lice Classico, ma non fateci caso: sono
reduce di un 7
in greco!!!!!) ed ora, prima che ve ne andiate dalla mia
fic per la troppa indignazione, ringrazio ^^
Honey
Evans:
ben
tornata! Comunque, da come avrai notato in questo capitolo dal finale squallido,
hai quasi indovinato U_U (sono una vera maestra a smontare le
persone XD XD ) la conga? Uuu, me la devi insegnare
*ç*
Rosewhite:
spero
che anche questo capitolizzino ti piaccia ^w^ x quanto riguarda il tuo… sono ancora in
attesa ;____; ecco perché ho deciso
di non scrivere a quattro mani (vbb che poi i ritardi li faccio lo stesso
|arrossisce desolata|) comunque attendo con ansia crescente!!! E ora, dopo il
mio ringraziamento al tuo commento, ti lasssso!! :-p
95_angy_95:
wewe!
Benvenuta nuova lettrice!! Sono contenta che i miei personaggi ti piacciano,
vuol dire che non sono tanto malaccio a “creare” creature
J
Mylifebeautifullie:
come già
detto a Honey Evans, quasi indovinato U_U XD a parte la mia pignolosità, ti
ringrazio tanto per i compimenti, ^ç^ ed ora, eccoti il nuovo chap, sperando che
ti piaccia come il precedente :-D
RockAngelz:
altra
nuova lettrice! Sono davvero contenta che la storia ti piaccia tanto, non avrei
mai detto che questa fan fic potesse piacere così tanto ç____ç
e tanto meno che si sentisse la mia
mancanza!!! Il tuo commento mi ha davvero commossa ;___; grazie! Ed ora eccoti il
cap!
E
ovviamente ringrazio di cuore le 27
(!!!!!!!) persone
che hanno messo Moon Rainbow tra i preferiti:
1 -
alicesil 2 - Allen_Anne_Black 3 - Bella4 4 - bellemorte86 5 - BloodyKamelot 6 - Edward_Son 2 7 - egypta 8 - fatina_g 9 - ffdipendente 10 - Fiorellina94 11 - flavia93 12 - Honey Evans 13 - kira988 14 - ladyherm 15 - lolitosa 16 - metal_darkness 17 - Miyakochan_89 18 - MizzCamilla 19 - mylifeabeautifullie 20 - Noemi91 21 - nox 22 - RockAngelz 23 - rosewhite 24 - rosi33 25 - Shona 26 - stellabella 27 - yuko_chan
PS__Volevo scusarmi
se le scene di combattimento sono penose: non sono molto brava a descrivere le
risse (anche se quando le provo con i peluche vengono benissimo…)
AVVERTENZA: questo è il penultimo
capitolo ç_________ç
|
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Capitolo 16 *** Ultima Verità ***
cap 15
Moon
Rainbow
Capitolo
Quindici_ Ultima
Verità
Bella
fissò Anjela davanti a sé, sulle sue labbra sottili vi era un leggero sorriso.
Prima che potesse spicciare parole, Bella, presa da una paura improvvisa,
chiese:
<<
sono morta? >>
Anjela
scoppiò a ridere, socchiudendo gli occhi e portandosi una mano affusolata alla
bocca: Bella la fissò, affascinata dalla grazia infinita che
emanava.
<<
no, Bella >> rispose,
sorridendole: << stai solo
dormendo >>.
Bella
sospirò, rasserenata: alla fine di quella “discussione” avrebbe rivisto
Edward.
Alzò
di nuovo lo sguardo verso Anjela:
<<
mi hai… addormentata perché volevi parlarmi? >>
chiese.
<<
volevo incontrarti, cara >>
disse Anjela, parlando nella sua mente: << ci sono molte cose importanti che devi
sapere >>.
Bella
annuì. Non sapeva perché, ma sapeva che c’erano molte cose da
spiegare.
<<
la prima cosa che devi sapere è che hai
un potere molto più grande di quanto immagini >> disse Anjela,
avvicinandosi a lei, sul viso etereo un espressione seria.
“Essere
calamita di catastrofi” pensò tra sé.
Anjela
ridacchiò:
<<
no, Bella, non quello, anche se ti posso
assicurare che è una prerogativa familiare >> disse Anjela: <<
nemmeno io sono mai stata molto
fortunata >> il suo sorriso si fece triste.
Bella
arrossì fino alla punta dei capelli; dimenticava che Anjela era una strega. Con
le streghe non aveva lo stesso lusso che aveva con Edward.
<<
già, Bella, mi dispiace, ma la tua
privacy qui sarà del tutto inesistente >>.
<<
già, me ne ero accorta >> fece un risolino forzato.
Anjela
sorrise, guardandola con tenerezza; poi il suo sguardo si fece
serio:
<<
il tuo potere è un potere unico al mondo:
nessuno che io abbia mai conosciuto ha mai avuto un potere simile, a parte…
>> si bloccò improvvisamente, come se stesse riflettendo se dirglielo
o no. Infine, disse: << a parte una
persona, ma di lei ti parlerò dopo.
<<
il tuo potere è molto forte: è forse l’unico potere in grado di sconfiggere
Cam-Cavelli. Più che un potere, si tratta di una rete di poteri
mentali
>>.
Bella
sgranò gli occhi, senza parole, la bocca leggermente
socchiusa:
<<
in che senso “una rete di poteri”? >> domandò,
perplessa.
<< nel senso che hai … tanti “sottospecie”
di poteri di natura psichica racchiusi in unico potere. È un
concetto un po’ difficile da capire… >> Anjela si morse il labbro
inferiore, portandosi due dita al mento; Bella la fissava rapita, sia dalle sue
parole che da Anjela stessa: c’era qualcosa di terribilmente affascinante in
quella donna che la attirava come una calamita. C’ era qualcosa di molto
familiare in lei, le sembrava quasi di ricordare i gesti che faceva, come se le
appartenessero in qualche modo.
Anjela
la guardò e sorrise, tenera. Probabilmente aveva percepito i suoi
pensieri.
Bella
distolse lo sguardo e arrossì tremendamente.
<<
tra i tuoi poteri c’è anche quello di
nascondere la tua presenza agli altri stregoni: hai presente?
>>.
<<
si:
me lo ha spiegato Max prima che mi… addormentassi >> disse Bella,
sentendosi quasi a disagio.
<<
già: vedi, quello è uno dei tuoi poteri
di difesa, oltre a quello che caratterizza ogni altra strega, cioè nascondere i
propri pensieri ai vampiri come Edward ed Aro; il tuo però è un potere più
forte, perché tu sei immune anche al potere offensivo di Jane, dei Volturi: Max,
per esempio, non è immune a quel potere.
<<
nonostante questo, lei è in grado di schermare la sua mente in modo tale che
l’attacco mentale di Jane non la colpisca, ed è anche in questo che il tuo
potere è più forte: nel tuo caso, è una difesa assolutamente involontaria
>>.
<<
fatto sta che non sapevo nemmeno di averlo questo potere >> disse Bella
(¬_¬).
Anjela
ridacchiò:
<<
esattamente; sei anche dotata di un
potere offensivo: puoi creare uno scudo che oltre a difenderti può attaccare gli
altri riflettendogli addosso il loro potere. Un esempio: se dovessi scontrarti
con Jane, e lei tu
attaccasse con il suo potere, potresti attivare il tuo scudo e rigettarle
addosso il suo attacco >>.
<< in questo
modo, sarebbe lei a finire a contorcersi a terra? >> chiese Bella, molto
interessata.
<< si >>.
Bella spalancò gli
occhi, sentendo un improvviso sadismo prendere possesso di lei; doveva imparare
ad utilizzare quello scudo e poi correre di filata dai Volturi. Già vedeva Jane
a terra che implorava pietà e …
<<ehm, Bella, per cortesia >> la
interruppe Anjela, tra i suoi pensieri un vago
divertimento.
Di nuovo, Bella
arrossì fino alla punta dei capelli.
“Quand’è che smetterò
di dire cazzate?”.
<< Oltre a questo, tu sei in grado di fare una
cosa che pochissimi stregoni sono in grado di fare: il tuo potere “personale” è
quello di guarire
>>.
Bella batté le
palpebre confusa:
<< ma, scusa,
una strega non è in grado di guarire senza alcuna difficoltà? Credevo che la
guarigione fosse un potere… “automatico” come quello di leggere nel pensiero
>>.
<< in un certo senso è così >> spiegò
Anjela: << però, se uno stregone
non è dotato propriamente del potere della guarigione, per guarire un ferita usa
parte della sua energia, ed anche se si tratta di una ferita piccola, l’energia
che serve per guarire la ferita, ricomporre le parti rotte della pelle e
“mettere i punti” ci vuole è molta >>.
Bella rifletté un
attimo sulle parole della Strega, poi annuì:
<< quindi, dato
che io ho questo potere… di natura, posso guarire chi mi pare senza che le mie
energie ne risentano? >>.
<< esattamente
>>.
<< come mai è
un potere tanto raro? >> chiese, curiosa. Era un potere utile, era davvero
una fregatura che fosse tanto stancante da utilizzare.
<< chi lo sa? >> disse Anjela
sorridendo: << è la stessa cosa per
gli occhi diversi: sono bellissimi, ma rarissimi (mi rendo perfettamente
conto dell’inutilità di questa affermazione u_u) >>.
Poi Anjela tornò
seria. Molto seria:
<< ora
>> disse, e la sua voce
nella testa di Bella apparve dura e fredda:
<< dobbiamo parlare di Cam-Cavelli
>>.
Senza sapere bene
perché, Bella sentì un brivido percorrerle la spina
dorsale.
Rafe e Van si
guardavano intorno, in attesa che lo stregone di Cam-Cavelli si facesse vivo.
<< Van, dov’è?
>> chiese Rafe al cugino. Intorno a loro i vampiri e le copie non li
sfioravano nemmeno: evidentemente avevano capito che se ne sarebbe occupato il loro “vice
capo”.
<< davanti a
noi >> rispose Van, facendo girare gli occhi da una parte all’altra,
immobile in posizione di difesa.
<< un po’ più
specifico no? >> chiese Rafe sarcastico.
<< è davanti a
noi, io lo sento davanti a noi >> rispose Van sulla
difensiva.
<< e allora
come mai non lo vedo?! >> sbottò Rafe, la pazienza minacciava di
abbandonarlo.
<< non lo vedo
nemmeno io, non perdere la calma o siamo fottuti >>.
<< essere umani
>> disse una voce; non riuscirono a capire da dove provenisse esattamente:
<< certo, voi non siete completamente umani, ma ne avete tutti i
difetti >>.
<< dove minchia
sei stronzo?! >> esclamò Rafe, guardandosi intorno facendo scattare la
testa a destra e a manca.
<< Rafe, stai
calmo >> gli sussurrò Van.
<< ma io sono
proprio davanti a voi >> disse la voce.
<< come?
>> domandò Rafe, ma non ricevette risposta.
Tutto ciò che sentì
fu un dolore atroce al viso, e alla schiena, e senza sapere come si ritrovò a
terra, il sapore del sangue in bocca.
<< RAFE!
>> urlò Van, cercando di avvicinarsi al cugino, ma fu bloccato da una mano
gelida che gli afferrò il collo.
“Ma che
…?”.
Davanti a lui vide un
uomo – un vampiro – all’apparenza poco più che ventenne, gli occhi piccoli
nerissimi per la sete e i capelli del medesimo colore, le labbra sottili
arricciate in un sorriso malefico. Senza il minimo sforzo, sollevò Van da terra,
impedendogli di respirare.
<< e così,
questo sarebbero i famosi membri dell’Esagono? I Sei di cui parlava tanto
Serpebianca? Che delusione, pensavo foste più forti >> disse il vampiro,
la voce roca ridotta a un sibilo.
Van sussultò
mentalmente, ansimando, al sentir pronunciare il nome di suo padre. Cercò di
prendere aria, ma la presa gelida e rocciosa del vampiro stregone era troppo
forte.
<< come?
>> fece quello, il tono e l’espressione del finto tonto: << vuoi
parlare? Aspetto, allento un po’ la presa, signorino Serpebianca >>
pronunciò le ultime due parole ringhiando forte, e sbatté Van a terra con
violenza. Il ragazzo sentì le ossa della schiena
scricchiolare.
Tossì, felice di
poter di nuovo respirare, portandosi la mano alla gola. Non era molto felice per
la sua schiena, però; si voltò verso Rafe, che sembrava semisvenuto, il sangue
nero che gli colava dalla bocca.
<< così, tu sei
il figlio di Serpebianca? >> chiese il vampiro, in piedi sopra Van, i
piedi ai lati del corpo.
<< problemi?
>> chiese Van, la voce ancora arrochita.
<< o si, eccome
>> ringhiò il vampiro. Con una smorfia di cattiveria e furia sul viso
bianco, alzò il piede e lo premette con forza sulla gamba di
Van.
Il ragazzo fu troppo
sorpreso per urlare dal dolore. Spalancò la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
Alzò le mani e fece per portarle istintivamente alla gamba, ma il vampiro non
aveva intenzione di dargli tregua: con uno scatto che Van non riuscì a vedere,
gli afferrò il polso in una stretta, e il ragazzo sentì ogni osso scricchiolare
e rompersi.
<< A… >>
si lasciò scappare un mugolio di dolore, ma non aveva la forza di
urlare.
<< tu
ovviamente non ti ricordi di me, vero? Piccolo patetico Serpebianca >>
sputò con disprezzo il vampiro, una smorfia di odio e furia gli solcava il volto
bellissimo.
Van provò a
riordinare i ricordi nella sua mente, ma il dolore che sentiva alla gamba e al
polso gli impedirono di articolare qualsiasi cosa nella sua mente. Riuscì solo a
biascicare:
<< chi … s-sei?
>>.
Il vampiro ghignò,
crudele:
<< ovviamente
non ti ricordi di quel ragazzino dagli occhi bianchi che stava sempre insieme a
tuo cugino Pico, che adorava tuo padre come fosse un dio
>>.
Van spalancò gli
occhi, i ricordi gli tornarono alla mente come sparati da un
bazooka:
<< V… >>
provò a dire, ma l’avversario portò la mano libera al suo
collo.
<< si, proprio
io, Vrael >> disse Vrael, negli occhi luccicava inquietante la
follia.
Van strinse gli
occhi, scagliando una misera parte della sua energia contro Vrael, riuscendo ad
allontanarlo solo di pochi passi.
<< come … io …
credevo che fossi morto! >> riuscì a esclamare.
Il vampiro scoppiò in
una risata secca, già in piedi, a pochi passi davanti a lui. Attorno a loro, i
vampiri sembravano essere diminuiti …
<< certo, in
fondo, chiunque sarebbe morto, dopo una caduta come quella in un burrone come
quello, giusto? >> disse, l’amarezza era palpabile nella sua voce:
<< non valeva la pena cercare, vero?! >> urlò.
<< ti abbiamo
cercato >> disse Van, sprezzante: << ti abbiamo cercato per giorni,
ma di te non c’era neanche l’ombra! >> gridò.
<< tsè!
>> esclamò Vrael, più vicino di qualche passo: << quanti giorni
avete cercato? Uno? Considerando che sono caduto in quel fossato a mezzogiorno,
e che non vi potevate scomodare a cercarmi di notte, mi avete cercato per ben 7 ore! Accidenti, che bravi! E
quanto siete stati a lutto? Altre due ore? >> Vrael sputava
veleno.
Van provò a mettersi
seduto, lanciando un’occhiata a Rafe, ancora privo di
sensi:
<< non sai
quanto siamo stati male >> disse, nella sua voce si poteva quasi sentire
un accenno di disperazione: << papà è stato male per giorni, io non
,mangiavo più, la mamma era caduta in depressione; e Pico … Pico non è mai più
stato lo stesso >>.
Vrael ridusse gli
occhi a due fessure, gli occhi sempre più neri:
<< ti volevamo
bene, Vrael. E tanto … >>.
<< se era così,
allora perché non mi avete cercato? >>.
<< LO ABBIAMO
FATTO!
>> gridò Van: << abbiamo setacciato quel burrone da cima a fondo, ma
di te nemmeno l’ombra! Eri sparito nel nulla, abbiamo anche cercato nel fiume,
ma niente >>.
Vrael ringhiò e gli
diede un calcio portentoso allo stomaco.
Van sentì un dolore
lancinante alle costole, ed ebbe il terribile presentimento che se ne fosse
rotta qualcuna. Prima che potesse toccare terra, sentì che qualcosa lo tirava
per i capelli, alla nuca, e si ritrovò con il viso a pochi centimetri da quello
del cugino di secondo grado, Vrael Serpebianca, furente come non lo aveva mai
visto:
<< bugiardo! >> esclamò Vrael:
<< se mi aveste davvero cercato, mi avreste trovato! Sono rimasto per
quattro giorni in quel burrone, quattro
giorni! Quattro interi giorni ad aspettare che qualcuno arrivasse a
prendermi, che qualcuno arrivasse a salvarmi. Ma non è arrivato NESSUNO! >> e con
questo grido gettò Van lontano, facendolo sbattere con la schiena contro un
albero. Il ragazzo si sentì come se gli avessero improvvisamente tolto via
l’aria, e tossì, sputando sangue nero sulla neve. Non ebbe il tempo di
riprendere fiato, che Vrael lo afferrò di nuovo per il colletto della maglia
leggera che aveva, nera, già logora per il combattimento:
<< che cosa
diavolo ti è successo, Vrael? >> domandò: << come hai fatto a
diventare un vampiro? >>.
<< perché ti
interessa? >> ringhiò Vrael.
Non ebbe la forza di
rispondere; l’unico suono che uscì dalle sue labbra insanguinate fu un rantolo
inquietante.
<< o beh, tanto
tra poco morirai >> disse Vrael stringendosi nelle spalle; rafforzò la
presa sulla maglia di Van, sollevandolo ancora un po’: << quando sono
caduto in quel burrone, l’anno scorso, ho aspettato quattro giorni che voi
arrivaste >> e lanciò un’occhiata di puro odio a Van: << il quinto
giorno – o almeno credo k fosse il quinto – è arrivato un uomo luccicante.
Credevo fosse un’allucinazione, e che fossi del tutto impazzito. Invece no: si
trattava di un vampiro, un tempo stregone, mi disse di chiamarsi Cam-Cavelli
>>
“Ecco come ha fatto
ad entrare nel suo cosiddetto ‘esercito’” pensò Van, cercando di nascondere i
suoi pensieri al vampiro.
<< beh, da come
puoi notare, Cam-Cavelli mi trasformò in un vampiro; mi disse che voleva
ottenere un potere assoluto, con il quale avrebbe potuto distruggere tutti
coloro che non avrebbero accettato la sua idea >>.
<< ma di cosa
cazzo stai parlando? >> domandò Van, il terrore che nasceva dentro di
lui.
Vrael sorrise, un
sorriso folle e sadico.
“Ora è tutto chiaro”
pensò Van, terrorizzato come non lo era mai stato in vita sua: “Gli hanno fatto
il lavaggio del cervello!”
<< che cosa mi
devi dire su Cam-Cavelli? >> domandò Bella, una fredda inquietudine la
pervase e la fece rabbrividire.
<< sai perché ha deciso di raccogliere tutti i
poteri degli stregoni? >> domandò Anjela, ma non aspettò la risposta
di Bella: << perché vuole te
>>.
Bella batté le
palpebre. Ok, ora era davvero morta.
<< come?!
>> esclamò, incredula.
<< l’unico potere che ha sempre voluto
assorbire era il tuo. Certo, averne tanti altri gli fa molto comodo, ma in
realtà lui ha sempre voluto te.
<< il suo sogno
è sempre stato quello di creare una razza perfetta. E qual’era la razza
perfetta? Una creatura con la forza e i sensi di un vampiro e i poteri di uno
stregone: un vampiro – stregone >>.
<<
ma
scusa, perché proprio il mio potere?
Voglio dire, ci sono molti altri poteri decisamente più utili del mio … >>
protestò Bella, incapace di credere
alle parole di Anjela.
<< è qui che ti sbagli, Bella: il tuo potere è
uno dei più potenti esistenti, perché, come ti ho già detto, è un potere che ne
contiene a sua volta degli altri. È un potere sia offensivo che difensivo. Ed è
proprio questo potere che gli serve per creare la razza
perfetta.
<< in principio
non aveva la folle idea di ammazzare tutti e mangiarsi i loro cervelli per
assorbirne i poteri. No: in principio lui voleva mangiare un solo cervello
>>.
<<
che
intento nobile >> borbottò Bella, incapace di
trattenersi.
<< già … c’era una strega, una mezzosangue,
con un potere esattamente come il tuo. All’epoca Cam-Cavelli era un vampiro da
poco dopo tempo, appena una decina d’anni. L’idea della razza perfetta gli
tamburellava in testa da quando aveva solo 12 anni, per questo si fece
trasformare a 20. Ma torniamo alla strega che cercava. Riuscì a trovarla grazie
al potere particolare di suo fratello, un potere simile a quello di Van, ma
molto più preciso. Così, dall’Italia partì verso l’America, in cerca della
strega dal potere perfetto. Ma la strega aveva dalla sua un alleato molto
particolare, in grado di vedere il futuro >>.
Anjela si bloccò, lo
sguardo basso fisso ai suoi piedi, calzati da scarpe di un’altra
epoca.
Bella si morse il
labbro: avrebbe voluto sapere che cosa era successo dopo, ma notò sul viso
etereo della strega un impercettibile dolore. Come se stesse ricordando un
evento doloroso.
Ripensò ancora una
volta alle parole di Anjela. Era tutto assurdo: lei era la Strega. Lei era la
strega dal potere perfetto. Cam-Cavelli aveva sempre cercato solo lei. Lei … lei
era la causa della morte di tutti gli stregoni e delle streghe che Cam-Cavelli
aveva ucciso per cercare lei.
Un improvviso senso
di colpa le attanagliò il petto. Per colpa sua Max Gemma e Rebecca non avevano
più una famiglia. Rafe e Jenna avevano perso una sorella più piccola. E Van era
completamente solo.
<< sai Bella, la strega di cui sto parlando
>> Anjela interruppe improvvisamente il silenzio e il filo dei suoi
pensieri.
La fissò negli occhi,
onice nell’onice, e disse:
<< la strega dal potere perfetto era mia figlia
>>.
Jenna fissò il
vampiro con disprezzo, i pugni stretti lungo i fianchi, una rabbia accecante gli
oscurava la vista.
Il vampiro - stregone
lo guardava a sua volta, i piedi a pochi metri da lui, le braccia incrociate sul
petto, del tutto rilassato, un sopracciglio inarcato, il capo leggermente
inclinato di lato. La sua espressione di sufficienza sembrava dire:
“Embè?”
Quell’espressione
rafforzò la sua volontà omicida, già forte di per sé.
<< e cosa
avresti intenzione di fare, tu?
>> domandò, sfrontato.
Jenna non rispose,
troppo arrabbiato per articolare una frase a tono.
Il vampiro fece un
sorrisino divertito, probabilmente per la sua faccia contratta dalla
rabbia:
<< sai, mi sono
accorto che voi “grandi stregoni” non siete granché: basta un nonnulla per farvi
fuori! Sono sicuro che Harry Potter farebbe di meglio!
>>.
Jenna strinse i
denti, le vene attorno agli occhi gli pizzicavano per la trasformazione
imminente, il pizzicore accentuato dalla rabbia era quasi
fastidioso.
Il vampiro ridacchiò
maligno, poi allungò un braccio verso di lui e con le dita gli fece segno di
avvicinarsi:
<< fammi vedere
che cosa sai fare >> lo spronò, e si lanciò su di lui con un balzo. Jenna
rimase al suo posto, alzando un pugno, pronto a colpirlo. Mandò indietro il
braccio sinistro, le vene intorno agli occhi improvvisamente annerite, un suono
simile a un ringhio gli uscì dalle labbra. Nel momento in cui il vampiro fu a
poco più di un soffio da lui, sorridendo maligno e pronto a parare il suo pugno,
Jenna si inclinò leggermente all’indietro e sferrò un calcio sulla fronte del
vampiro (provate a immaginarla a rallentatore stile Mission Impossible XD
).
Il vampiro fu
scaraventato all’ indietro, sulla fronte la pelle di marmo di incrinò, dando
origine a una ferita simile a una crepa. Si riprese quasi subito, facendo una
capriola per atterrare dritto sulle gambe.
Jenna si mise in
posizione mezzo acquattata, pronto a balzare conto
l’avversario.
Quello lo fissò con
disprezzo e sorpresa, portandosi una mano alla ferita:
<< mmm >>
fece, pensieroso: << non sei male come credevo. Vogliamo fare sul serio? E
sul serio faremo >>.
<< non chiedo
di meglio >> disse Jenna, gli occhi neri stretti per la
furia.
E
sparì.
Il vampiro sgranò gli
occhi, incredulo: non era a conoscenza di quel potere …
“Non distrarti,
potrebbe esserti fatale” disse una voce nella sua mente.
Ma come? Credeva di
essere protetto mentalmente …
Non ebbe il tempo di
pensarci: un dolore lancinante lo colpì al collo.
Jenna colpì il
vampiro al collo con un calcio. Il poter essere invisibile gli era finalmente
tornato utile.
Il vampiro si
sbilanciò in avanti, sorpreso e impreparato all’attacco.
Con uno scatto
repentino, Jenna saltò e gli si parò davanti, dandogli un calcio in pieno viso,
procurandogli una nuova crepa vicino all’orecchio.
<< maledetto
ragazzino >> ringhiò il vampiro, sotto voce.
“Il ragazzino ti sta
facendo il mazzo, intanto” disse di nuovo la voce nella sua
mente.
Jenna gli girò
intorno e gli diede un pugno allo stomaco, e fremette di soddisfazione quando
sentì un sonoro crack.
<< adesso hai
rotto le palle, ragazzino! >>
urlò il vampiro con un ringhio.
Roteò su sé stesso,
trovandosi faccia a faccia con Jenna.
Lo stregone rimase di
sasso: aveva capito dive di trovava.
Purtroppo non era più
veloce di un vampiro. Al massimo era suo pari. Per cui, non riuscì a vedere il
pugno che il vampiro gli lanciò al petto. Riuscì a creare una barriera
all’ultimo momento, ma non fu abbastanza forte, e si ritrovò scaraventato
dall’altra parte della radura, un dolore indicibile al petto. Scivolò per
qualche metro sulla schiena, la neve fredda non aiutava affatto il
rallentamento. Quando infine sbatté contro un albero, tossì sangue scuro sulla
neve, gorgogliando imprecazioni contro il vampiro e la propria
lentezza.
<< il ragazzino
non è molto veloce >> disse il vampiro, sprezzante, già di fronte a
lui.
<< però ti ha
fatto il mazzo comunque >> disse Jenna.
Il vampiro
ringhiò:
<< e ora
ricambia! >> e con quest’urlo afferrò Jenna per il collo e gli sferrò un
pugno allo stomaco, facendogli sputare altro sangue scuro, che gli macchiò
ulteriormente il maglione e il mento. Il vampiro rise, soddisfatto, e gli diede
un nuovo pugno sull’occhio.
Lo sbatté a terra,
mollandogli un calcio al fianco.
Jenna gemette,
poggiandosi sui gomiti tremanti. Doveva resostere. I trattava di aspettare altri
due o tre colpi e poi …
Il vampiro poggiò il
piede sul suo fianco e lo spinse, facendolo stendere supino nella neve,
ansimante per il dolore.
<< ora mi
diverto un po’ >> disse; allungò un braccio e strinse il pugno,
lentamente.
Il dolore non arrivò
subito. Ma fu molto più intenso di quanto avrebbe immaginato. Sentì la carne del
braccio lacerarsi e il sangue caldo sgorgare copioso dalla ferita, e poi sentì
il suo stesso urlo.
Sentì a malapena la
risata del vampiro, nell’annebbiamento del dolore.
Ci fu un nuovo
taglio, sulla gamba, e un altro ancora, sulla guancia. Altro dolore. Tanto
dolore. Adesso poteva anche sentire l’odore del sangue. La trasformazione si
annullò e le forze iniziarono ad abbandonarlo.
Poi il vampiro decise
di passare di nuovo a calci e pugni.
Fu una vera fortuna;
nel momento in cui il calcio doveva arrivargli allo stomaco, forte e doloroso,
il vampiro colpì solo la terra.
Sgranò gli occhi,
incredulo: il suo piede passava attraverso il corpo del
ragazzino.
<< ma cosa …?
>>.
<< sai, il
ragazzino a questo punto non si può più colpire >> disse, sussurrando,
rannicchiato su se stesso.
<< a,
l’evanescenza! Quindi sei allo stremo delle forze! >> ridacchiò il
vampiro, strafottente: << Ha! Voi stregoni normali siete davvero
debolucci: anche con quella streghetta è finita subito …
>>.
Jenna sgranò gli
occhi, bloccato, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo: l’immagine di
Rebecca, a terra, ricoperta di sangue e con il braccio afflosciato lo colpì come
una frusta.
Rebecca, che soffriva
… a causa di quel vampiro che ora stava ridacchiando di lui … e del suo dolore,
del dolore di Rebecca …
Jenna si sentì di
nuovo, improvvisamente, completamente padrone di sé stesso, in forze. E
incazzato nero.
Mentre i suoi occhi
si tingevano di nuovo di nero, colpì il vampiro alla faccia con un calcio
energico, accompagnato da una strana scossa elettrica.
<< puoi farmi
quello che vuoi, stronzo di merda! >> esclamò, portando le mani sotto la
schiena, a fare pressione, le gambe alzate verso il vampiro, che lo guardava
senza parole: << ma se oserai ancora una volta toccare Rebecca Rosanera,
io ti ammazzerò con le mie mani >> ringhiò.
Fece pressione sulle
mani e saltò, tirando calci allo stomaco del vampiro, portandolo
su.
<< ma come
diavolo fai? >> domandò il vampiro scioccato, mentre Jenna, ad ogni calcio
che tirava, lo portava sempre più in alto. Portò le braccia davanti al viso, per
non farsi colpire, ma fu inutile: Jenna lo colpiva con una forza incredibile,
ricoprendogli le braccia di crepe, il viso, lo stomaco.
<< non devi
mai, MAI fare incazzare Jonathan Ondadorata, perché se si incazza si incazza!
>> esclamò Jenna.
Arrivato alto quanto
voleva, si spinse con le braccia sulle spalle del vampiro e si mise dietro di
lui. Con tutta la forza che aveva – che gli era rimasta – sferrò un calcio alla
schiena dell’avversario e lo fece precipitare a terra; infine, pronunciò un paio
di parole in latino e incendiò il vampiro – stregone.
Quando ritoccò terra,
stremato, osservò con una grande soddisfazione i resti del vampiro – stregone
che bruciavano:
<< stregoni 1,
vampiri mutanti 0 >> disse. Poi crollò a terra.
Bella fissò Anjela a
bocca spalancata, senza parole:
<< tu … tua
figlia? >> domandò, scioccata.
<< si >> rispose Anjela, sul suo
viso, l’ombra di un dolore antico: << io e Vins abbiamo avuto una figlia, che
chiamammo Annie. Quando seppi che Cam-Cavelli sarebbe venuto a cercarla per
avere il suo potere, decisi di fare in modo che Annie venisse annullata. Non volevo che lei morisse a causa di
Cam-Cavelli, ma … ucciderla era l’unica maniera per salvarla
>>.
Bella sgranò gli
occhi:
<< hai … ucciso
tua figlia? >> domandò, allibita.
<< no, non l’ho uccisa >> rispose Anjela, come se si
stesse difendendo da una colpa: << l’ho solo annullata. Se
Cam-Cavelli l’avesse uccisa non si sarebbe mai reincarnata, e così sarebbe morta
per sempre, per lei non ci sarebbe nemmeno stato un mondo dopo la morte. Non
volevo che mia figlia facesse questa fine.
<< così, decisi
che c’era un’unica soluzione: avrei fatto in modo che il suo spirito e il suo
potere rimanessero latenti fino al momento in cui fosse stato opportuno. Dopo
che ebbe la prima e unica figlia, Isabella, si uccise con l’Arsenico e io
sigillai la sua anima, in modo tale che tutte le sue
discendenti rimanessero semplici esseri umani. Poi, sei arrivata tu
>>.
<< la mia
bis-nonna si chiamava Isabella >> sussurrò Bella, senza parole per le
rivelazioni di Anjela.
La donna sorrise,
guardandola con affetto.
<< e poi … con
Cam-Cavelli, che cosa è successo? >> domandò.
<< quando scoprii che la strega che cercava
non esisteva più, si è molto infuriato. Uccise Vins davanti ai miei occhi
>> Anjela chiuse gli occhi, portandosi una mano al petto: << e poi uccise anche me. È da allora, che
mangia cervelli alle persone >>.
Bella rimase in
silenzio. Poi chiese:
<< io … c’è
bisogno di entrambi gli Stregoni per sconfiggerlo, giusto? Ma come possiamo
farlo, se io non ho idea di come si usi la magia?
>>.
<< è anche per questo che sei qui, Bella:
risveglierò i tuoi poteri, ora, e ti dirò anche come potrete sconfiggerlo,
eliminandolo per sempre >>.
Bella si avvicinò a
Anjela di un passo, fremente:
<< dovrete unire i vostri poteri, tu, Edward,
Max, Rafe, Van, Gemma, Rebecca e Jenna. Solo così, potrete sconfiggere
Cam-Cavelli per sempre >>.
<< sei … sei
sicura che funzionerà? >> chiese Bella, ansiosa.
<< si, Bella: andrà tutto bene. Ora, dammi la
tua pietra. La mia >>.
Lo sguardo deciso di
Anjela convinse Bella che poteva davvero farcela. Per una volta, avrebbe
combattuto anche lei.
Strinse nella mano la
sua pietra, l’onice, e lo porse ad Anjela. La donna la prese in mano, e con
l’altra le carezzo dolcemente la fronte. Chiuse gli occhi, e fu come se un vento
di scirocco soffiasse su di loro.
Bella si sentì in
pace con sé stessa, improvvisamente pervasa da un piacere intenso, come una
pioggia fredda a Ferragosto, come un abbraccio di Edward dopo aver pianto ore
per paura di averlo perso. Quella sensazione di benessere la pervase da parte a
parte, poi svanì, lasciando una traccia di sé nel suo essere, e anche il vento
parve dileguarsi.
Anjela si allontanò
da lei con un sospiro di stanchezza, i capelli scompigliati e il viso stanco, la
pietra tra le sue mani brillava di luce propria.
Bella si fissò le
mani: le sembrava che un’energia potentissima scorresse in esse, come un
fiume.
<< Bella >> disse Anjela, stanca come
dopo aver corso per miglia e miglia: << ora devi andare, il tempo stringe. Ma prima,
c’è un’ultima cosa che devi sapere: la ragazza che mi disse che Cam-Cavelli
sarebbe arrivato, era una strega orfana adottata da due esseri umani. Quando
parlò loro dei suoi poteri, la scambiarono per pazza e la rinchiusero in
manicomio. La conosci molto bene, se non sbaglio … >>
sorrise.
Bella sgranò gli
occhi:
<< Alice!
>> urlò, sconvolta.
<< proprio lei. Ora và >> le si
avvicinò e le circondò le braccia con le spalle, dandole un dolce bacio sulla
fronte: << e sappi che ti voglio
bene, figlia mia >>.
O
mamma. Senza parole. Stanca morta. Sono esattamente 1.24, ed ho appena finito il
capitoliluzzo /crolla, morta di sonno/. Ma a parte il mio stanco stato di
salute, passiamo alle cose serie:
in
primis: chiedo perdono in ginocchio sui carboni ardenti e sugli spilli e chi più
ne ha più ne metta per questo ritardo più che scandaloso. Avete assolutamente
ragione, faccio schifo, sono indegna, mi lincerete appena possibile (aiuto!!!)
ma la scuola mo ha talmente sommersa che ho perso momentaneamente l’ispirazione.
Ma la notte porta consiglio, e in questo caso, ispiration!
Allora,
il combattimento di Jenna (l’ho malmenato x bene muahahha) me lo ha ispirato
quello di Rock Lee contro gaara, naruto. Se avete capito poco o niente di quello
che è successo, vi consiglio di andarlo a vedere un po’
^.^
Ed
ora, passo ai ringraziamenti:
:-3
Anzi
no! Prima tenevo a precisare che qst nn è l’ultimo capitolo. Ne manca ancora uno
o due /dipende da come mi gira/
e poi l’epilogo. Problemi di
lunghezza ^^
ORA,
passiamo ai ringraziamenti:
mylifebeautifullie:
grazie cara, davvero trp gentile ;______________; mi disp se ho fatto fare qll
fine a Reb, ma era necessario, altrimenti Jenna nn si sarebbe mai mosso (nel
prox cap vedrai ^^ ) grazie davvero, le tue recensioni mi fanno davvero molto
piacere /si commuove/
rock_angelz: ehm, si,
Anjela era morta stecchita, infatti quello era una sottospecie di subconscio di
Bella di cui Anjela si era servita per parlarle. Immagino che ora sarai ancora
più confusa u_u beh, spero che leggendo qust capitolo le cose ti siano un po’
più chiare, è k nn sapevo davvero cm fare per far parlare qll due s nn così. Di
sicuro Bella nn potevo farla morire (sennò mi ammazzavate a me XD) mi fa davvero
piacere k il mio modo di scrivere sia piacevole e nn banale o fstidioso
/ringrazia il cielo/ e ovviamente sn contenta k il cap sia piaciuto. Spero sia
lo stesso ank x qst, ank se temo di averlo scritto una schifezza ç_ç
e
ovviamente ringrazio le 31 /azz/ persone k hanno messo moon rainbow tra i
preferiti; scusate se nn vi nomino tutte ma davvero sto crollando dal sonno
/crolla,si riprende, ma sta x andare!/
quindi,
vi dico buonanotte, al prox cap! zauuuuuuuuuuuuuuuuuu a
belll!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
è
crollata =.=
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Capitolo 17 *** Congelamento ***
cap16
Ave
lettrici (un pugno alzato in aria, occhialoni
da sole da guardia del corpo) in primo luogo: PERDONO!!!!!!!! Sono una persona
davvero non meritevole ç.ç, i miei ritardi sono davvero da linciaggio, ma sono
da settimane senza internet, e purtroppo temo che avrò seri problemi anche nei
prossimi aggiornamenti (gli ultimi due), quindi non so quando potrò postare il
prossimo capitolo, ovvero l’ultimo, che a dire il vero sarebbe questo qui
diviso, dato che mi stavano vendendo 30 pagine. Chiedo ancora scusa per il
ritardo, e anticipo le scuse sadiche per il finale di questo capitolo (lettrici
avvisate, mezze salvate v_v). Ora, vò ai ringraziamenti:
Mylifebeautifullie:
grazie
x i complimenti, ma sei troppo buona (rossa fino alla radice dei capelli) ti
dirò, l’idea di Alice mi è venuta lì su due piedi, ma pensavo fosse un dovere
dare un’origine ad Alice. E poi, il fatto del manicomio mi ha sempre
insospettito: se l’hanno mandata lì a causa delle sue visioni, come dice James,
vuol dire che aveva delle visioni PRIMA di
diventare vampira … che complesso, eh?
Franci_cullen:
grazie
anche a te ^_^ sono felice che la storia risulta divertente e non ridicola o una
parodia, cosa che non è ( mettiamolo in chiato >_<)
Rosewhite:
scout?
Squadra di pallavolo? Giornalino? O madre, ma come fai a essere ancora viva? Ma
sei un mito! Alzo un pugno in tuo onore e mi metto anche gli occhialoni da
guardia del corpo (D_D) e cmq, niente scarpa ^^ solo l’anfibio beige di Reby
(risata satanica tutt’altro che rassicurante XD) ank ti lovvo cara! Alla
prossima!!!
Sermiri:
salve,
nuova lettrice! Accipicchia, non avrei mai detto che questa fic sarebbe piaciuta
tanto! Sono contenta che ti piaccia e come non esserlo hehe) e sono ncora più felice che i
“miei” personaggi piacciano <:3
E
grazie alle 39 lettrici che l’hanno messa tra i preferiti
^^
alexiell
alice
brendon cullen alicesil
4 Allen_Anne_Black
Bella4
bellemorte86
BloodyKamelot
Edward_Son
2 egypta
erini83
fatina_g
Femke
ffdipendente
Fiorellina94
flavia93
franci_cullen
Honey
Evans irly18
kira988
ladyherm
liletta
lolitosa
masychan
metal_darkness
Miyakochan_89
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
nerry
Noemi91
nox
RockAngelz
rosewhite
rosi33
Shona
Singer
valemyni
vanessa_91_
yuko_chan
_corvo_
ed
ora, buona lettura!
Moon
Rainbow
Capitolo
Sedici_ Congelamento
<<
ti hanno del tutto fritto il cervello, Vrael! >> esclamò Van, radunando
tutte le forze che gli erano rimaste.
Vrael
gli rispose con una risata, sinceramente divertito:
<<
buffo, da quando sono un vampiro, mi sento addirittura più intelligente >>
e rise di nuovo.
<<
Vrael, davvero, stai fuori! Quella di Cam-Cavelli è un’idea impossibile!
>>
<<
no, invece >> rispose Vrael adirato, la voce grave: << in questo
modo, gli stregoni saranno molto più potenti, saranno immortali >> nei
suoi occhi neri di sete brillava la follia.
Van
sentì l’istinto di scuotere la testa:
<<
e quando gli stregoni spariranno? Quando anche gli stregoni-vampiri spariranno
perché si saranno tutti uccisi tra loro? Eh? Come faremo allora, Vrael? I
vampiri non possono reincarnarsi
>>.
Si
sentiva terribilmente debole. Parlare non era stata affatto una buona idea,
anche perché Vrael non era stato affatto scalfito dalle sue parole. Alzò un
sopracciglio, l’espressione infastidita:
<<
è arrivato il momento di eliminarti, Van Serpebianca >> disse, facendolo
finire a terra con violenza. Van si accasciò sulla neve fredda e compatta come
un peso morto. Si sentiva improvvisamente demotivato, svuotato da tutto, stanco …
<<
farai la stessa fine di tuo cugino Pico >> sputò Vrael con disprezzo. Posò
un piede sul petto di Van, come a voler prendere la mira:
<<
addio per sempre, famiglia Serpebianca >> canticchiò, e alzò il piede,
pronto a sfondargli il torace.
Van
chiuse gli occhi, aspettando il colpo senza opporre resistenza. Improvvisamente
gli sembrava che nulla avesse più senso, che non ci fosse più nulla per cui
combattere. Chiese perdono. Chiese perdono alla sua famiglia,per non essere
riuscito a proteggerla, a Pico, per non essere riuscito a salvarlo, e a Gemma,
per non essere stato capace di starle accanto. Era dunque quella la fine dei
Serpebianca?
Aspettò
che il calcio arrivasse, ma non sentì niente.
Mmm
…
La
morte era molto meno dolorosa di quanto immaginasse …
<<
Van! Per la miseria, SCETATI! >>.
Sgranò
gli occhi: chino su di lui, le mani poggiate sulle ginocchia e il fiato corto,
Rafe lo fissava con sguardo allarmato:
<<
cazzo Van! Non puoi morire così, sarebbe davvero una tristezza!
>>.
<<
Rafe >> disse Van, provando a muoversi: << ma quanto cazzo di tempo
ci hai messo a scetarti tu!?
>>.
<<
non credo che sia una buona idea preoccuparsi di questo adesso! >> esclamò
Rafe, voltando leggermente il capo, e solo allora Van notò il sangue che ancora
gli macchiava il naso; all’altezza della tempia, i capelli biondi erano
macchiati di sangue, che gli era colato sulla guancia e sul
collo.
<<
dov’ è Vrael? >> chiese Van.
<<
l’ho fatto svolazzare per qualche metro, ora i licantropi stanno cercando di
distrarlo. La vedo molto black, ma
almeno adesso abbiamo un po’ di tempo per respirare
>>.
<<
Gemma dov’è? E Jenna? >> domandò di nuovo Van, in
ansia.
<<
Gemma sta bene, Jenna un po’ meno … >> la sua voce si incrinò per la
preoccupazione, lo sguardo vagò per la radura, ansioso: << e tu come stai?
>>.
<<
una favola! >> esclamò Van il più sarcastico
possibile.
<<
se riesci a fare del sarcasmo vuol dire che non stai messo tanto male >>
ridacchiò Rafe.
<<
tu dici? >> chiese ironico Van.
<<
Van! >>.
Il
ragazzo si voltò e vide Gemma balzare verso di lui, sul viso una smorfia di
preoccupazione. Si sentì felice oltre ogni limite nel vederla tutta intera, a
parte qualche graffio sul viso e sulle braccia.
<<
Gemma … >> sussurrò.
<<
mio Dio, Van, cosa ti hanno fatto? >> domandò una volta raggiunto, la voce
strozzata e le mani a coprirle la bocca.
<<
parecchio male, direi >> disse Rafe, sarcastico.
Gemma
si chinò e carezzò il viso di Van.
<<
bene, lo lascio alle tue amorevoli cure >> disse Rafe, alzandosi in piedi
e scattando verso la radura.
<<
Van, oddio Van >> sussurrò Gemma, sull’orlo della
disperazione.
<<
Gemma … >> disse lui, la voce arrochita dalla
stanchezza.
<<
no, non parlare, prima fatti curare >> lo zittì lei, dandogli un bacio
sulle labbra. Van le carezzò dolcemente una guancia:
<<
mi dispiace, Gemma >>.
Lei
lo guardò, confusa:
<<
di cosa? >>.
<<
per non aver combattuto per restare al tuo fianco
>>.
Gemma
strinse gli occhi, guardandolo cin affetto:
<<
non ti preoccupare Van >> disse: << l’importante è che ora ci sei
>>.
<<
e che resterò >>.
<<
esattamente >>.
E
così dicendo, Gemma incrociò le mani sul petto del ragazzo e iniziò a curarlo,
sentendo parte della sua energia abbandonarla.
Nello
stesso momento, Rafe correva verso Max e Jenna, inginocchiati accanto a Rebecca.
Si guardò intorno: i vampiri erano quasi tutti sconfitti, le copie si erano
tutte dissolte: probabilmente lo stregone che aveva ucciso Jenna era l’artefice.
I licantropi e i Cullen si stavano occupando dei restanti, mentre Jacob, Seth e
Sam stavano tenendo occupato lo stregone come meglio potevano. Ma non avrebbero
retto per molto …
Quando
raggiunse Jenna e Max, chiese:
<<
come sta? >>.
Max
lo guardò, mentre Jenna non distolse lo sguardo da
Rebecca.
<<
si sta riprendendo >> rispose Max, il fiato corto: << ma io sono
stanca, non so se riuscirò a curarla >>.
<<
ci penso io >> disse Jenna, deciso.
<<
non se ne parla nemmeno! >> esclamò Max: << sei stanco morto, hai
appena combattuto contro uno stregone – vampiro, non è il caso che sfrutti altra
energia; approfitta di questa “pausa” e riprenditi un po’
>>.
Jenna
strinse i pugni:
<<
dovevo aiutarla >> disse, la voce piena di rancore.
Rafe
gli strinse una spalla con la mano:
<<
Jenna, non ti fare i complessi adesso >>.
Spostò
lo sguardo su Rebecca, stesa a terra, il capo poggiato sul grembo di Max: era
piena di tagli e graffi, anche piuttosto profondi, probabilmente risalenti anche
a battaglie precedenti. Era più pallida del solito, il viso stanco e delle
profonde occhiaie le cerchiavano gli occhi. Gli si strinse il cuore a vederla in
quello stato …
<<
Rafe >> disse Max, nella sua voce era palpabile la preoccupazione:
<< vai ad aiutare Jacob e gli
altri, o tra poco quello li fa fuori >>.
Rafe
ebbe un leggero tic all’occhio. Si sentiva terribilmente nervoso, come se una
soluzione fosse a un passo dall’essere scoperta …
<<
va bene >> disse, stringendo i pugni: << vado
>>.
<<
Rafe >> lo chiamò il fratello, senza staccare gli occhi da Rebecca, una
sua mano poggiata sulla guancia della piccolina: << come sta Van?
>>.
<<
è messo meglio di quanto temessi. La vera ferita è dentro di lui …
>>.
Sentì
Jenna annuire, poi scattò con un balzo verso la battaglia tra lo stregone e i
licantropi.
Aveva
ancora addosso la fastidiosa sensazione che stesse per scoprire qualcosa. Il suo
potere aveva una sola controindicazione: era del tutto incontrollabile. Non
poteva decidere quando “ricevere un’informazione dal nulla”. Alle volte capitava
che, ricollegando inconsciamente tutti gli avvenimenti, la soluzione arrivasse
del tutto improvvisa e – il più delle volte – scioccante.
Ma
ora … che cos’era?
Che
ci fosse qualcosa dietro Cam-Cavelli che non era ancora sbucato fuori? Dietro
Anjela Feliciello?
Non
riusciva a collegare
…
Nel
momento in cui toccò il suolo e si ritrovò faccia a faccia con il vampiro –
stregone, tutto gli fu chiaro. Un improvviso fulmine gli balenò nella testa,
così inaspettato da fargli quasi male alla testa.
Guardò
Vrael Serpebianca, lo sguardo nero e folle che lo scrutava con disprezzo, e capì
che per battere Cam-Cavelli non potevano contare solo su Bella e Edward:
dovevano contare su tutti.
“Figlia mia …”.
Di
colpo, fu come se qualcuno l’avesse svegliata con una
scrollata.
Non
fu affatto un risveglio dolce, né piacevole. I suoi sensi tornarono tutti
insieme, all’improvviso, con violenza, tanto che sobbalzò seduta, il cuore
accelerato e il respiro affannoso, completamente sveglia, le tempie che le
pulsavano.
<<
Che cosa è stato? >> esclamò, momentaneamente
rincretinita.
Alzò
lo sguardo, e le tornò in mente che Max aveva eretto una barriera, e che lei era
ancora isolata in quella bolla calda.
<<
oh no, che palle … >> bisbigliò a denti stretti.
Non
le ci voleva proprio. Anjela aveva detto che rimaneva poco tempo
…
Doveva
muoversi. Lei aveva o non aveva il potere dei poteri? Avrebbe abbattuto quella
barriera anche con i denti!
Si
rizzò in piedi, ora del tutto lucida, e si preparò a dare una spallata alla
barriera. Prese la rincorsa e …
Si
sarebbe aspettata una resistenza, un muro inespugnabile proprio come prima, e
invece si ritrovò a terra, faccia nella neve.
<<
ma … ma come? >> si domandò. Si voltò verso il punto dove doveva trovarsi
la barriera e si chiese se non si trovasse ancora al suo interno. Lentamente, si
alzò in piedi, sentendo il vento tra i capelli e il freddo pizzicarle la pelle
del viso e delle mani. Sentiva in lontananza i rumori di quella che doveva
essere la battaglia ….
Era
fuori.
Finalmente.
Solo
allora notò la sua pietra nerissima a terra, legata a una catenella d’argento.
Con il cuore che le batteva a mille, si chinò e raccolse l’onice, le mani
tremanti.
Sentì
un attacco fortissimo al cuore nel momento preciso in cui la sua pelle entrò in
contatto con la superficie liscia dell’onice. Un battito fortissimo,
paragonabile a un colpo di cannone. Lo sentì rimbombarle nel petto e diffondersi
in tutto il suo essere, con una forza che non riuscì a
definire.
E
sentì il potere. Si diffuse in ogni
cellula del suo corpo, in ogni globulo bianco e rosso, in ogni neurone e in ogni
fibra del cuoio capelluto.
Era
una sensazione meravigliosa, seconda solo alle labbra di Edward poggiate sulle
sue.
Sbatté
due volte le palpebre, e quando aprì gli occhi per la seconda volta, si sentì
finalmente forte.
Con
sguardo deciso, strinse forte la pietra in pugno e si avviò verso i rumori
raggelanti della battaglia.
Una
radice sporgente la fece cadere di nuovo a faccia in giù.
E
tanti cari saluto alla marcia trionfale.
Edward
correva a tutta velocità nella foresta. Era strano: non sentiva più l’odore di
Bella, come se si fosse dileguata nel nulla.
“Dove
diavolo sei, Bella?” domandò a sé stesso, incapace di trattenere un sibilo di
nervosismo.
Come
se non bastasse la preoccupazione per la “scomparsa” di Bella a dilaniarlo
dall’ansia, ci si metteva anche Cam-Cavelli, sparito chissà dove. Lo cercava da
quella che gli sembrava un’eternità, poteva sentire il suo odore ma non riusciva
a trovarlo. Si guardava intorno con
scatti del capo quasi rabbiosi, ringhiando sottovoce. D’accordo essere vampiri.
D’accordo essere stregoni. D’accordo anche essere entrambi. Ma sparire a quel
modo era davvero troppo!
“Edward Cullen …”.
Con
un sussulto sorpreso, Edward portò i piedi in avanti e frenò di botto, allerta.
Se lo era solo sognato, oppure
…
<<
no Masen >> disse una voce,
fintamente calda e gentile: << non te lo sei sognato: sono proprio qui
>>.
Edward
passò velocemente lo sguardi ad ogni albero.
<<
qui è un pochino generico, non credi?
>> disse, pronto ad un eventuale attacco. Suo e di
Cam-Cavelli.
<<
sì, in effetti hai ragione >> disse, sospirando, come se avesse appena
vissuto una giornata troppo pesante: << allora voltati, perché sono
esattamente QUI! >>.
Edward
si voltò di scatto, abbassandosi sulle gambe per schivare il pugno di
Cam-Cavelli, diretto al suo viso. Si poteva tranquillamente dire che stava
sudando freddo.
Si
rimise subito dritto, in cerca del suo avversario. Ma non vide
nessuno.
“Che
accidenti di fine ha fatto quello adesso?” si chiese, imprecando in tutti i
dialetti che conoscesse.
<<
Sono, qua, Masen. E non venirmi a dire che qua è generico, perché sono esattamente
davanti a te >> disse Cam-Cavelli.
<<
la cosa non torna, io non ti … >> disse Edward, ma prima che potesse
finire la frase, lo vide: era appoggiato al tronco di un albero, tra le mani un
oggettino brillante che tormentava con le dita. Si era tolto la mantella nera e
adesso indossava una semplice maglietta nera con le maniche arrotolate fino ai
gomiti.
<<
così, tu sei Edward, lo Stregone … >> sembrava stesse parlando tra sé e
sé, più che con lui …
<<
e tu sei Cam-Cavelli, il Bastardo Psicopatico Mangia Cervelli >> disse
Edward di rimando, sprezzante, gli occhi ridotti a due
fessure.
Cam-Cavelli
ridacchiò, una risata secca:
<<
che epiteto lungo >> disse: << hai una gran bella fantasia, Masen
>>.
<<
a dire il vero me lo hanno suggerito Rafe e Jenna >> rispose Edward, senza
abbassare la guardia: << sai, loro ti odiano molto più di me
>>.
<<
chissà perché … >> ridacchiò Cam-Cavelli. Poi, finalmente, lo guardò
dritto negli occhi; ed Edward ebbe paura: i suoi occhi erano rossi, come quelli
di ogni vampiro “carnivoro”, ma erano di un’intensità viva: le iridi sembravano pulsare di potere, la pupilla stessa era
rossa, un tutt’uno con l’iride. Erano persino più cremisi di quelli di Rebecca,
i più accesi che avesse mai visto. Le occhiaie attorno a essi erano più
accentuate, più livide di quelle dei comuni vampiri; era più pallido, la sua
pelle sembrava carta purissima.
Edward
sgranò gli occhi, arretrando spaventato: quel vampiro non era vampiro …
Cam-Cavelli
ridacchiò:
<<
lo so, Masen, sono un po’ strano. ma che ci vuoi fare: a furia di “mangiare
cervelli”, sono diventato decisamente diverso dagli altri vampiri. L’essere
stato stregone, poi, non aiuta affatto l’assomigliare a un vampiro normale. È questa, la razza superiore, Masen
>>.
Edward
non riusciva a muoversi, né a respirare: era immobile, le braccia allargate ai
lati del corpo in una rozza posizione di difesa.
<<
anche i miei “alleati” hanno reagito come te, quando mi hanno visto la prima
volta: immobilizzati, senza fiato. Del tutto sotto shock >> ridacchiò:
<< ma che vuoi farci: uno bello come me fa il suo figurone
>>.
E
aveva anche la faccia tosta di fare dello spirito?!
<<
p … >> tentò di dire: << perché fai quello che fai?
>>.
<<
perché? Voglio una razza perfetta: il potere magico e la forza inumana. Niente
di meglio >> fece uno strano verso, simile a un sibilo: << ma tu e i
tuoi amichetti non mi aiutate per niente >>.
Con
una velocità impressionante, Cam-Cavelli si scagliò su di lui, pronto ad
attaccarlo. Edward provò a spostarsi, ma le gambe non rispondevano ai segnali
inviati dal cervello. In effetti, era proprio il suo cervello a essere incapace
di inviare segnali in quel momento. Sentì il dolore colpirlo all’altezza
dell’occhio e poi diffondersi in tutto il cranio, provocandogli un attimo di
totale cecità.
Accidenti;
non immaginava che potesse ancora provare dolore alla testa. Né tantomeno che
quel dolore potesse provocargli il buio totale.
“Merda”
pensò, mentre cadeva a terra sulla schiena, intontito (ed io mi chiedo se un
vampiro possa sentirsi intontito ?________?).
Alzò
lo sguardo, davanti agli occhi tante macchie dai mille colori; gli parve di
intravedere la sagoma snella di Cam-Cavelli oltre l’
“annebbiamento”.
<<
Tsè >> disse una voce, dal tono traspariva un disprezzo canzonatorio:
<< tutto qui? Accidenti, Masen, sei meno forte di quanto credessi … o
forse sono io che sono troppo forte per te? >> lo sentì ridere di
gusto.
Strizzò
forte gli occhi, portandosi una mano alle tempie.
Sussultò:
sotto la pelle dei polpastrelli, sentiva una rete di segni strani, simili ai
solchi delle crepe … Si passò la mano su tutta la guancia, dalla tempia fino al
collo, sugli occhi, sulla fronte …
<<
perdonami >> disse Cam-Cavelli, il tono talmente addolorato da essere
palesemente falso: << temo di aver rovinato il tuo angelico viso. Dici che
Bella mi perdonerà?
>>.
Edward
digrignò i denti e ringhiò, un ringhio forte e bestiale, che gli faceva vibrare
il petto.
<<
Lascia Bella fuori da questa situazione >> disse,
infuriato.
Cam-Cavelli
scoppiò in una nuova risata:
<<
Direi che non posso proprio farlo, dato che lei è il motivo principale di questa
battaglia. O meglio, lo è Annie Feliciello … >>.
Edward
sgranò gli occhi, la testa ancora dolorante:
<<
Co … Come? >> domandò, confuso.
<<
Devo averti dato proprio una brutta botta, se non ci arrivi … >> sospirò,
sembrava quasi dispiaciuto per davvero: << ma non è il momento di
preoccuparsi della tua momentanea scarsa intelligenza >> e con un ringhio
si lanciò nuovamente su di lui.
Stavolta
Edward riuscì a scansarsi in tempo, balzando all’indietro. Il pugno di
Cam-Cavelli andò a devastare il terreno, provocando una fitta rete di crepe
nella neve e nella terra.
Edward
non ebbe il tempo di alzare lo sguardo verso di lui, che il vampiro gli aveva
già sferrato un nuovo colpo, colpendolo in pieno stomaco.
Crack
Non
si rese realmente conto del dolore, portò le mani allo stomaco per istinto.
Istinto umano sepolto da più di un secolo.
<<
Sei lento, Masen! >> esclamò Cam-Cavelli, estasiato.
Edward
sbatté a terra e tossì (i vampiri possono tossire per il dolore? Q___Q)
e sentì le mani gelide di Cam-Cavelli serrargli il collo.
Era
perfino più freddo di un comune vampiro …
Senza
il minimo sforzo, Cam-Cavelli lo sollevò da terra e lo osservò, gli occhi
cremisi brillanti di eccitazione e un sorriso sadico sul
viso:
<<
Beh, è già finita? Che delusione >> disse, nella voce un tono di sfottò:
<< e io che credevo di divertirmi un po’ con te, Masen … e invece …
>> sospirò, esagerando l’espressione addolorata.
Edward
strinse i pugni, la bocca gli si riempì di veleno. Con una scatto repentino
della testa, morse con quanta più forza aveva la guancia di Cam-Cavelli e gli
strappò un pezzo di “carne” (scusate la crudezza, volevo mettere qualche
scenetta schifosa da vampiro U_U).
Cam-Cavelli
sgranò gli occhi e lo lasciò andare, indietreggiando lasciandosi scappare un
mugolio.
Edward
si lasciò cadere a terra, sputando il pezzo di guancia. Allora non era anche più
resistente …
<<
E bravo Masen >> disse Cam-Cavelli, la mano premuta sulla guancia:
<< questa faceva abbastanza male … >>.
Edward
lo fissò con profondo disprezzo, alzandosi faticosamente in piedi. Non avrebbe
mai detto che si sarebbe sentito di nuovo tanto stanco in tutta la sua esistenza
…
<<
Ma io posso fare di peggio >> ringhiò Cam-Cavelli. Gli afferrò le spalle
con forza e affondò i canini affilati nel braccio. Edward si lasciò scappare un
gemito di dolore, ma si morse le labbra per non urlare. Non poteva dargli quella
soddisfazione. Sentì il veleno del vampiro-stregone entrare nel suo organismo, e
un dolore acuto gli pervase tutto il corpo.
Sentì
Cam-Cavelli ridacchiare:
<<
E questo è solo l’inizio >>.
<<
Perché cazzo non si riprende? >> domandò Jenna, sull’orlo della
disperazione.
<<
stai calmo Jenna, così peggiori solo le cose >> disse Max, la fronte
imperlata di sudore: << Rebecca, giuro sulla maglietta con l’orso Yogi di
Rafe che se non ti svegli … >> iniziò.
<<
cosa? >> chiese Rebecca, aprendo gli occhi: << mi regali il volume
13 di Death Note? >>.
<<
Reby!! >> gridò Max, abbracciando la sorella con foga: << ti sei
svegliata! >>.
Jenna,
il cuore che rallentava i battiti per il sollievo, sorrise, contento come poche
volte: Rebecca stava bene …
<<
A dire la verità >> iniziò Rebecca, la voce roca e strozzata: <<
sono sveglia da circa un quarto d’ora … >>.
<<
CHE!? >> Jenna scattò in piedi, gli occhi intensi brillanti di collera:
<< e ci hai fatto prendere questo colpo? Ma sei cretina? STRONZA!
>>.
Rebecca
scattò a sedere, facendo sbattere la fronte contro quella di
Max:
<<
NON E’ COLPA MIA SE NON AVEVO LA FORZA DI MUOVERMI! >> urlò, mentre Max
accanto a lei si massaggiava la fronte dolorante.
<<
QUESTO NON TOGLIE CHE TU SIA LA PRIMA NELLA LISTA LUNGA E COPIOSA DEGLI
IMBECILLI CRONICI! >>.
<<
E CHE TU SIA IL SECONDO! >>.
<<
TU SEI LA SECONDA!
>>.
<<
MA NON ERO LA PRIMA?! >>.
<<
E SEI ANCHE LA SECONDA! E LA TERZA, LA QUARTA LA QUINTA …!
>>.
Max
li guardò: Jenna era davvero felice di rivederla più o meno sana e
salva.
<<
Anche io sono contenta che Rebecca stia bene, Jenna, ma non mi sembra il caso di
cazziarla a questa maniera. Dopo potrai ucciderla quanto ti pare, prima
risolviamo questa situazione. E ricorda che anche io voglio picchiarla, dopo
>>.
Jenna
divenne di una tinta molto vicina al bordeaux; Rebecca guardò la sorella con la
sua solita espressione ebete:
<<
Non mi sembra tanto contento di rivedermi >> disse.
<<
O, credimi, lo è eccome. Questo ragazzo ti ama alla follia >> disse Max,
alzandosi in piedi.
Ora
Jenna era viola, fissava Max con un inquietante sguardo omicida. Rebecca gli
fissava le scarpe, rossa sulle guance.
<<
Dov’è Rafe? >> chiese Max, in ansia.
<<
E’ lì, sta combattendo contro Vrael >> disse Jenna, ancora rosso in viso:
<< credo sia il caso di andarlo ad aiutare >>.
<<
Voi due restate qua. Un movimento di troppo e potreste morire sul colpo!
>> esclamò Max, sgranando gli occhi in un moto di
sfottò.
<<
Grazie mille >> ribatté Jenna.
<<
Io vado ad aiutarlo. Voi cercate di aiutare Van e Gemma >> continuò Max,
ignorando il ragazzo. Si “trasformò” e corse ad aiutare
Rafe.
Silenzio.
<<
Ce la fai ad alzarti? >> chiese Jenna, senza guardarla negli
occhi.
<<
No >> rispose Rebecca, continuando a fissare le scarpe nere e marroni di
Jenna.
<<
Ehm … ti aiuto >> disse lui, impacciato. Con una certa esitazione, si
chinò su di lei e le circondò la schiena con un braccio, aiutandola ad alzarsi.
Rebecca si aggrappò alle sue spalle e si strinse a lui, cercando di non perdere
l’equilibrio.
<<
accidenti quanto pesi … >> fece lui, sollevandola da terra. Per rendere le
cose più facili, le passò l’altro braccio sotto le ginocchia e la
sollevò.
Rebecca
era dello stesso colore dei suoi occhi. E il cuore le batteva a mille. Le ci
mancava solo quella situazione imbarazzante/piacevole … cercò in tutti i modi di
non guardarlo negli occhi, ma sentiva il suo respiro sulla fronte. Perfetto
…
<<
dimmi una cosa, Reb >> disse Jenna, non molto convinto di voler
parlare.
<<
cosa c’è? >> chiese lei, concentrandosi su un pallino di lana sul suo
maglione sporco e lacero.
<<
dove diamine li tieni i tuoi kili segreti? >> domandò Jenna: << non
posso credere che siano tutti nel cervello! >>.
Rebecca
scoppiò a ridere.
<<
no, davvero, quanto pesi? >>.
<<
sui 50 kili >>.
<<
ma non ci credo nemmeno se mi fai vedere una foto della bilancia!
>>.
<<
ti sembro il tipo che fa foto a una bilancia? >>.
<<
vuoi davvero una risposta sincera, Reb? >>.
…
<<
… smettila di chiamarmi “Reb’’! >>.
Stavolta
fu Jenna a ridere. Rebecca sentì la sua risata vibrargli nel petto
…
Rafe
si ritrovò gettato a terra, il braccio dolorante sotto il corpo, la faccia nella
neve.
<<
Beh? >> domandò Vrael: << già a terra?
>>.
<<
un idiota mi ha scaraventato per aria, e considerando che non sono un gatto, non
sono riuscito ad atterrare in piedi. Chiedo sommo perdono
>>.
<<
accipicchia che parlantina >> disse Vrael, avvicinandosi a lui facendo
schioccare le dita delle mani: << non mi piace combattere con un moccolo
nelle orecchie, per cui ora ti taglierò la lingua
>>.
<<
Non penso che Max sarebbe molto d’accordo, questo va decisamente contro i suoi
interessi >> ribatté Rafe scattando in piedi, il braccio mezzo
addormentato che gli pizzicava in ogni parte.
Vrael
lo guardò male ( -.-“);
Rafe sbatté le palpebre:
<<
che ho detto? >>.
<<
niente, il che è meglio. E adesso fatti sotto! >>.
Vrael
fece un balzo e si scaraventò contro di lui. Rafe imprecò in tutte le lingue che
conosceva, latino compreso.
Vrael
era un tipo complicato. Farlo fuori era particolarmente difficile … la cosa che
più lo inquietava e gli faceva venire i nervi era che non aveva ancora capito in
cosa consistesse il potere di quel vampiro …
Poteva
provare una cosa …
Fece
un lungo salto all’indietro e si massaggiò il braccio. Con lo sguardo cercò Max,
e la vide che correva verso di lui.
<<
Maxy >> disse: << bloccalo! >>.
Per
un istante Max sembrò titubante ed incerta sul da farsi, poi si voltò verso
Vrael che continuava ad avanzare verso Rafe. Borbottò qualcosa tra sé e sé, poi
si lanciò verso Vrael e lo attaccò con un raggio violaceo.
<<
vai così! >> esclamò.
Vrael
volò all’indietro come una mosca spinta dal vento, e dovette affondare le mani
nel terreno per frenare.
<<
maledetta streghetta >> ringhiò.
<<
se non sbaglio anche tu eri un maghetto >> lo rimbeccò Max, mettendosi in
posizione di difesa.
<<
hai usato il verbo giusto >> disse Vrael, gli occhi lampeggianti: <<
ero >>.
Rafe
si accucciò a terra e posò entrambe le mani sul terreno, nella neve
fredda.
<<
Max >> disse in italiano: << devi distrarlo per qualche minuto: devo
provare a fare una cosa >>.
Max
fece una smorfia, senza distogliere lo sguardo da Vrael, ancora inginocchiato a
terra:
<<
provare? >> chiese, timorosa:
<< Rafe, i tuoi esperimenti sono
pericolosi >>.
<<
non è vero
>>.
<<
si che è vero! >>.
<<
e comunque non è un esperimento: è una cosettina che conosco bene benissimo
issimo, ma non l’avevo mai provata. Se riesce stamm appost!
>>.
<<
quel “stamm appost” in dialetto pezzotto te lo potevi davvero risparmiare
>>.
<<
dai, assecondami una volta tanto >>.
<<
io ti assecondo sempre! >>.
<<
quando faccio lo spaccone no … >>.
<<
ma si può sapere cosa cazzo state dicendo? >>.
<<
parlavamo del tempo >> rispose Rafe: << pensavo che sta iniziando a
farsi brutto, spero non piova >>.
<<
Rafe, quando la smetterai di dire cazzate su cazzate!? >> disse Jenna,
comparendo al fianco del fratello, seguito da Gemma.
Rebecca,
non ancora del tutto in forma, saltò vicino a Max, anche lei in posizione
difensiva, ed infine Van si mise avanti a tutti, sul viso un’espressione dura e
tesa.
<<
toh >> fece Vrael: << sei ancora vivo?
>>.
<<
i Serpebianca sono duri a morire >>.
Vrael
esplose in una fragorosa risata.
<<
Jenna >> disse in italiano
Rafe: << mi serve quella tua cosa
dei calci per aria. Sei in grado o mi muori al primo calcetto
>>.
<<
sono davvero commosso dall’alta
considerazione che hai di me >>.
<<
ma serio, eh? Allora, lo fai questo piccolo favore al tuo adorato fratellino?
>>.
<<
certo, adoratissimo. Ma ho bisogno di una mano
>>.
<<
Sarei ben contento di aiutarti io >> disse
Van, fissando Vrael con disprezzo.
<<
E bravi i ragazzini >> fece Vrael, sprezzante: << conoscete il
polacco! >>.
<<
Essere ignobile!? >> scattò Rebecca: << come puoi confondere
l’italiano con il polacco??!!
>>.
<<
Reb, non mi sembra il momento di fare questioni su italiano polacco e arabo
>> disse Van.
<<
già, tanto si sa che il migliore è il latino >> disse
Gemma.
<<
bast, dopo questa hai chiuso, m’ hai deluso >> disse Max voltando le
spalle a Gemma con un’esagerata espressione addolorata.
<<
allora Van, mi aiuti tu? >> disse Jenna, piegando le
gambe.
<<
sì >> affermò Van duro, imitando il cugino, le braccia leggermente
allargate ai lati del corpo.
<<
di quanto tempo hai bisogno, Rafe? >> chiese Max.
Rafe
strinse gli occhi:
<<
mi vanno bene una decina di minuti
>>.
…
…
<<
Van, dici che sopravviviamo? >> chiese Jenna, sul viso un’espressione
nient’affatto convinta.
Nello
stesso momento, Rosalie fissava intensamente Alice, le sopracciglia perfette
aggrottate per l’ansia:
<<
non vedi nulla, Alice? >> chiese.
<<
è la quarta volta che me lo chiedi >> sbottò Alice: << non vedevo
niente mezzo secondo fa e non vedo niente adesso!
>>.
<<
Va bene, calma >> disse Rosalie, le mani alzate in segno di resa: <<
Non ti incazzare >>.
<<
Sei tu che mi rendi nervosa >> ribatté Alice, massaggiandosi la ferita che
le percorreva tutto il braccio: << come se non bastasse questo graffio e
il veleno che pizzica >>.
<<
Come sta Emmett? >> chiese Jasper, voltandosi verso il fratello con
sguardo preoccupato.
Emmett
era seduto sui resti di un tronco, il braccio stretto nell’altro, sul viso una
smorfia di dolore. La fronte e la guancia destra erano devastate dai morsi degli
altri vampiri, e la mano ferita mancava un dito. Rosalie gli sedeva accanto, e
gli carezzava dolcemente il capo:
<<
Va relativamente bene >> disse Emmett, ricambiando lo sguardo del
fratello: << se contiamo che sto oggettivamente male, mi sento
relativamente bene. Sono abbastanza forte da riuscire ad ignorare il dolore
>>.
<<
“Relativamente”? “Oggettivamente”? >> chiese Alice, cercando di
alleggerire l’atmosfera: << che sono questi paroloni?
>>.
Ci
fu un ridacchiare generale, palesemente forzato.
<<
La presenza di Rebecca deve avergli fatto bene >> disse Carlisle, messo
meglio degli altri, la camicia strappata sul petto intatto se non qualche
graffio, Esme in braccio con un taglio abbastanza profondo che le andava dalla
tempia sinistra al collo.
<<
Già, soprattutto contando la sua incredibile intelligenza >> disse Jasper
ridacchiando, seduto sull’albero, con il segno di un morso che spuntava sotto la
camicia, sul petto.
<< Intanto chi è stato a capire che
era Edward lo Stregone? >> sbottò Alice.
…
…
…
<<
Chissà come sta Edward >> domandò Esme, la voce
rotta.
<<
Non lo riesci proprio a vedere, Alice? >> domandò
Carlisle.
<<
Ti ci metti pure tu adesso? No, non lo vedo. Credo sia a causa di Cam-Cavelli
>> rispose Alice.
<<
Ma quando eravamo a casa dei ragazzi, a Douglas, potevi vederlo, o sbaglio?
>> chiese Carlisle, le sopracciglia contratte.
<<
Sì >> disse Alice, pensosa: << ma a questo punto credo fosse una sua
illusione, contando il modo in cui ha fregato tutti quanti
>>.
<<
Già, a questo punto non può essere che così … >> affermò Jasper,
preoccupato.
<<
E chissà Bella … >>.
<<
Rosalie! Questo non me lo sarei mai aspettato! >> esclamò
Emmett.
Rosalie
smise di carezzargli i capelli.
<<
Meglio che non pensi a come sta Bella. Rischio di farmi venire un attacco di
panico >> disse Alice, lo sguardo basso.
Mentre
i Cullen discutevano, alcuni licantropi – Leah, Seth, Paul e Quil – cercavano di
riprendere le forze, poggiati ai tronchi degli alberi, il respiro affannato e
parecchie ferite sul corpo peloso, e i restanti – Jacob, Embry Paul e Sam
(scusate se ho scordato qualche nome, ma non mi ricordo i nomi di tutti i
lupastri XD) circondavano Vrael e gli stregoni, pronti a combattere contro di
lui …
Edward
era a terra. Non sentiva granché, a parte il dolore indicibile che sentiva in
ogni cellula del suo corpo, che pulsava in ogni morso infertogli da Cam-Cavelli.
Ovviamente, nemmeno il suo veleno poteva essere normale secondo gli standard dei
vampiri. No! Ma che! Anche quello era peggio. Non aveva mai sentito tanto dolore
in tutta la sua esistenza.
<<
Sai, Masen >> disse Cam-Cavelli, che lo osservava in piedi sopra di lui,
un piede poggiato sul suo petto: << conoscevo tuo padre. Era un grande uomo,
ma un po’ rammollito >>.
Edward
cercò di aprire di più gli occhi, troppo debole per essere
sconvolto:
<<
Non dormi che sei stato tu … >>.
<<
Oh no, no! >> esclamò Cam-Cavelli, alzando le mani e ridendo: << lì
non c’entro nulla. È stata la Spagnola a uccidere i tuoi genitori >>
soffocò un’altra risata: << Ora, se non ti dispiace, ti faccio fuori. Non
posso permettere che tu mi ostacoli >>.
“No,
figurati, non mi dispiace essere fatto fuori” pensò Edward, certo che
Cam-Cavelli lo avrebbe sentito.
Con
uno sforzo disumano, sgranò gli occhi e provò e saltare via dalla presa di
Cam-Cavelli, ma non ci riuscì: tutto ciò che ottenne fu uno sforzo inutile per
mettersi seduto e un’altra risata divertita di Cam-Cavelli.
<<
sei davvero patetico, Masen >> disse, tra le risa di disprezzo: <<
non ti rendi minimamente conto che così non fai altro che rendermi le cose più
facili? Più ti stanchi, più sarà facile staccarti la testa dal collo e
sbruciacchiarti >> rise nuovamente: << dovresti essermi grato,
sentirai meno dolore. Chissà se la tua Bella arriverà in tempo per godere dello
spettacolo >>.
<<
Ma che diavolo vuoi da lei? >> domandò Edward, più un biascico che un
sussurro.
<<
o, nulla, figurati. Solo il suo cervello >>.
Stavolta
non fu tanto difficile sgranare gli occhi. Rimase ancora più immobilizzato di
prima, senza riuscire realmente a capire cosa Cam-Cavelli gli avesse
detto.
<<
Proprio così, amico mio >> disse, crudele: << la tua cara ragazza
morirà presto >>.
Gli
afferrò il braccio e fece per staccarglielo. Tirava con forza, ma ormai Edward
non sentiva più niente. Non sentì neppure che la presa sul braccio diminuiva,
che gli cadeva di lato a peso morto, che i morsi continuavano a pulsare. Non
sentì che Cam-Cavelli urlava, venendo “sbattuto” di lato da chissà quale forza
invisibile. Non sentì la voce di Bella, improvvisamente su di lui, che lo
rassicurava che andava tutto bene e che presto sarebbe guarito. L’unica cosa che
in quel momento sentì fu quel calore immenso, simile a quello che gli aveva
trasmesso Rebecca, che si diffondeva in lui e gli toglieva ogni
male.
E
poi sentì quella voce che tanto amava, senza la quale non poteva vivere, che lo
rassicurava con dolci parole:
<<
Ti sto salvando, amore mio >>.
Jenna
e Van scattarono nello stesso momento contro Vrael, gli occhi neri e le vene
attorno agli occhi pulsanti, improvvisamente padroni di quella forza
sovrumana.
Vrael
si mise in posizione di difesa, pronto a schivare i colpi di entrambi, quando
Jenna sparì.
<<
Merda! >> sussurrò. Si era del tutto dimenticato del potere del ragazzino.
Distratto
da quel piccolo dettaglio, non si accorse del colpo che Van gli inflisse in
piena faccia.
Un
altro colpo terribile gli arrivò al lato, colpendolo al fianco sinistro.
Van
lo afferrò per i capelli e lo buttò a terra, sferrandogli un pugno in faccia e
poi allo stomaco.
Jenna,
nuovamente visibile, gli sferrò un calcio allo stomaco, provocandogli una nuova
serie di raggelanti crack.
<<
come ci si sente ad essere spalle al muro, Vrael? >> chiese Van,
sprezzante.
Vrael
allargò le braccia, colpendoli entrambi allo stomaco. I due stregoni volarono
per qualche metro.
<<
Rafe! >> esclamò Gemma, gli occhi infiammati di rabbia e ansia: <<
quanto ti ci vuole ancora? >>
<<
7 minuti >>.
<<
cazzo >> sussurrarono Max e Rebecca in coro, guardando Van e Jenna che si
rialzavano.
“Jenna,
vedi di sparire” disse Van nella mente di Jenna.
“No,
grazie, non ci tengo a morire prima di te”.
“Non
in quel senso deficiente! Sparisci per un po’, così Vrael si ‘dimentica’ di
te”.
“Sei
intelligente, Serpebianca!”.
“Avevi
forse dei dubbi?”.
“Ma
che domanda è? Certo che li avevo”.
Van
fece uno scatto verso Vrael e mormorò le frasi in latino, scagliando il cugino
lontano, verso quello che sembrava essere Jacob.
Jenna
divenne invisibile alla vista.
Il
lupo rossiccio prese l’ordine alla lettera e diede una zampata allo stregone. Ma
ormai Jacob era troppo debole, e per Vrael fu facile bloccare la sua
zampa.
O
merda!
Van
iniziò a correre verso i due, pronto a colpire Vrael, ma non appena gli fu
addosso egli scomparve, sfruttando la sua super velocità di vampiro per
dileguarsi. Van fece per frenare, ma era troppo tardi: si scontrò con
Jacob-lupo, ed entrambi finirono a terra.
Imbecille!
Lo rimproverò Jacob.
<<
come se fosse colpa mia! >> disse Van, sgranando gli occhi azzurrissimi
per il nervosismo.
Attento!
Ancora
troppo tardi.
Van
fu attaccato di lato e scaraventato a terra. Senza che se ne rendesse veramente
conto, vide Vrael che troneggiava sopra di lui, i denti acuminati digrignati e
un ringhio bestiale che gli vibrava nel petto e sulle
labbra:
<<
piccolo stronzo >> ringhiò: << questa volta non ti salvi
>>.
<<
o sì, invece >> disse Van, avvertendo la presenza del cugino Jenna lì
vicino: << hai dimenticato una presenza importante
>>.
<<
ovvero il personaggio principale! >> esclamò Jenna, tornando visibile.
Diede un forte calcio sotto il mento di Vrael e lo fece svolazzare in alto.
Con
un movimento repentino Van si mise in piedi, e osservò Jenna che portava Vrael
sempre più in alto, pronto a scattare a sua volta verso
l’alto.
<<
Rafe, quanto ti manca? >> chiese Max, le mani che le tremavano per
l’agitazione.
<<
quanto è grande Jenna >> disse Rebecca, guardando ammirata il
ragazzo.
<<
perché, Van non lo hai guardato? >> chiese Gemma.
<<
quella è una tua prerogativa >>.
<<
mi manca un minuto e mezzo. Ci sono quasi >> disse Rafe, gli occhi che
scintillavano di una luce inquietante, le mani intrise di
energia.
<<
Van! >> urlò Jenna, sferrando l’ultimo calcio.
Van
piegò le gambe e saltò in alto, fino a raggiungere i due cugini, e lui e Jenna
furono pronti a gettarlo a terra. Ma …
<<
Jenna, Van! >> urlò Rafe, sull’orlo della disperazione: <<
allontanatevi! >>.
<<
oh no >> sussurrò Alice, sgranando gli occhi.
<<
hai visto qualcosa? >> chiese Rosalie.
<<
sì >> rispose Alice, scattando in piedi: << dobbiamo allontanarci
subito da questa radura >>.
<<
Bella? >> Edward spalancò gli occhi, di colpo rinvigorito, pieno di
energie. Si mise su a sedere e fissò Bella, che ricambiava il suo sguardo con
occhi adoranti.
<<
Edward! Stai bene! >> gridò lei, gettandogli le braccia al collo,
facendosi quasi male.
<<
Bella, che cosa è successo? Io ero … Cam-Cavelli stava per uccidermi, il mio
braccio >> il vampiro alzò il braccio, ancora ben attaccato al
corpo.
<<
Ti ho guarito Edward, ora stai bene >> disse Bella, accarezzandogli il
viso, ancora in parte devastato: << ch cosa ti ha fatto quel maledetto?
>> sbottò, quasi ringhiando.
<<
ma … Bella, come diavolo hai fatto? >> chiese Edward, sempre più
confuso.
<<
accidenti >> imprecò Cam-Cavelli, un piede poggiato al tronco dell’albero
che aveva sfasciato andandoci a sbattere sopra, chinato in avanti: <<
così, adesso hai ritrovato i tuoi “poteri perduti”, eh? >>
chiese.
<<
proprio così >> rispose Bella, alzandosi in piedi, barcollando
all’indietro.
<<
Bella, tesoro, mi potresti spiegare, cortesemente che cosa hai intenzione di
fare? >> chiese Edward, non proprio sicuro di quello che stava
vedendo.
<<
nulla di che, Edward, solo, voglio regolare i conti
>>.
<<
… >> Cam-Cavelli la fissava con gli occhi cremisi sgranati, come uno che
non credeva alle proprie parole.
<<
tu? >> chiese Edward: <<
non per qualcosa, cara, ma … >>.
<<
non ti preoccupare, Edward, io sono completamente immune a qualsiasi suo potere
>>.
<<
merda >> sibilò Cam-Cavelli: << sei già così coscienziosa delle tue
capacità … che cosa ti ha detto Anjela, eh? >>.
Non
attese risposta: con una velocità innaturale perfino per un vampiro, Cam-Cavelli
si “materializzò” davanti a Bella, gli occhi socchiusi.
Edward
scattò in piedi, le mani tremanti dall’ansia, pronto a
intervenire.
Ma
non ce ne fu bisogno: Bella indietreggiò di qualche passo e strinse gli occhi
un’espressione di rabbia, le mani strette a pugni. Cam-Cavelli non si muoveva.
Di
colpo Cam-Cavelli, come spinto da chissà quale forza, indietreggiò di un paio di
metri, i piedi incastrati nel terreno che lasciavano due solchi profondi.
Cam-Cavelli allargò le braccia ai lati del corpo, come se volesse recuperare
l’equilibrio, e digrignò i denti in un’espressione di
ferocia.
<<
accidenti >> ringhiò. Alzò lo sguardo infuriato verso Bella e socchiuso
l’occhio sinistro, come colto da un tic.
Bella
sentì come una scossa elettrica nella testa.
<<
maledetto >> sussurrò, e attaccò nuovamente.
Stavolta
Cam-Cavelli fu scaraventato di nuovo contro l’albero.
<<
contro di me non puoi niente >> disse Bella, avanzando di un passo. Edward
fissava la scena, senza parole.
Cam-Cavelli
si alzò in piedi, infuriato, ma si bloccò all’improvviso, sul viso uno sguardo
sconcertato.
<<
oh no >> disse, scuotendo la testa.
Sparì
alla vista.
<<
dove …? >> domandò Bella, ma non poté terminare la domanda, in quanto
Edward l’aveva presa per i fianchi e l’aveva portata con sé sul ramo di un
albero.
<<
Che succede, Edward? >> chiese, preoccupata.
<<
non ti preoccupare, qui sei al sicuro >> rispose lui, abbracciandola
dolcemente.
Vrael
unì le mani, giungendole all’altezza del petto, e con un sorriso sadico a
rendere il suo viso ancora più folle, disse:
<<
adesso voglio proprio vedere come te la cavi, maledetto Serpebianca
>>.
Van
sgranò gli occhi, terrorizzato: se Vrael aveva intenzione di usare proprio quella cosa, erano proprio
fregati.
<<
Jenna, dobbiamo scappare veloci come se avessimo il pepe al culo >> disse
al cugino.
<<
che?! >>.
<<
scappa Jenna, scappa! >>.
Allora
Vrael iniziò a tremare, come se avesse le convulsioni, e i suoi occhi neri
divennero argentati, poi bianchi.
Poi
nella radura ci fu una terribile esplosione, come se fosse appena esplosa una
bomba nucleare. Ci fu un vento freddo, forte, che congelò ogni cosa nel giro di
kilometri.
Max
riemerse da una montagna di ghiaccio. Aveva alcune ciocche di capelli congelate
e tremava febbrilmente, come in preda a una crisi epilettica.
Si
voltò, guardandosi intorno: era tutta una distesa di ghiaccio bianco, talmente
polverizzato da somigliare a neve. Alcuni alberi erano spariti sotto le montagne
di ghiaccio.
<<
Rafe >> borbottò, improvvisamente colta da una crisi di
panico.
Il
ragazzo riemerse accanto a lei, tossendo, il viso arrossato dal freddo e le
ciglia congelate.
<<
Rafe, stai bene? >> chiese Max, la voce tremante.
<<
Max … sei gelida >> disse lui.
<<
ma và? >>.
<<
vieni qui, ti riscaldo >> balbettò Rafe, passandole un braccio congelato
attorno alle spalle e strofinandole il braccio con la mano
libera.
<<
Dai Rafe, sei più freddo di me >> protestò Max, cercando di riscaldarlo a
sua volta.
A
pochi metri da loro, Rebecca stava aiutando Jenna a dissotterrarsi dal ghiaccio,
scavando con le mani gelide.
<<
Jenna, come stai? >> chiese, trovandolo steso a terra e tremante, i denti
che battevano, producendo un rumore inquietante.
<<
i – i- io s-s-s-sono stato m-m-eglio >> disse, portando le braccia al
petto.
<<
dai, ti aiuto ad uscire da lì >> disse Rebecca, il cuore stretto in una
morsa. Lo afferrò delicatamente per le spalle e lo aiutò ad alzarsi,
abbracciandolo forte per trasmettergli quanto più calore
possibile.
Van
stringeva Gemma su un albero, entrambi un po’ tremanti, ma
intatti.
<<
ragazzi! Come state?! >> urlò Van.
<<
come cazzo potremmo stare, deficiente?! >> urlò
Rafe.
<<
dove minchia sono i licantropi quando servono? >> si chiese
Rebecca.
Manco
a chiamarli, una decina di lupi riemerse dal ghiaccio, semisciolto sulle loro
pellicce.
<<
ehi! Qui serve aiuto! >> gridò loro Max, alzandosi in piedi, aiutando
Rafe.
<<
venite qui, stufe viventi! Posso anche pagarvi! >>.
Un
lupo piuttosto piccolo, probabilmente Seth, corse da loro, la lingua penzoloni
sul mento.
<<
bravo cucciolone >> disse Rafe, mettendosi sulle punte per accarezzargli
il muso.
<<
dove sono i vampiri? >> chiese Rebecca.
<<
sono qui, sugli alberi >> rispose Van, indicando i Cullen dietro di lui
con un cenno del capo.
Jacob-Lupo
si avvicinò a Rebecca e Jenna, che la abbracciava come se avesse paura di cadere
in un baratro.
<<
riscalda prima lui >> disse Rebecca.
Edward
atterrò nella radura, le gambe affondarono nel ghiaccio, Bella in braccio che lo
abbracciava tremante.
<<
EDWARD! >> gridarono i Cullen.
<<
BELLA! Come stai? >> chiesero all’unisono Alice e
Rosalie.
<<
E! sei vivo e vegeto! >> disse Rafe, che abbracciava lo stomaco di Seth
dalla sua groppa. Max stava appoggiata al collo dell’enorme lupo, e sorrise
felice a Bella.
<<
ehi, come state tutti quanti? >> chiese Edward, posando a terra
Bella.
<<
tira a indovinare! >> disse Jenna, raggomitolato sul grembo di Jacob. Il
lupo sembrava molto contrariato, ma Bella non capì se da Jenna che stava sulla
sua pancia o da Rebecca che stava invece sulla sua
schiena.
<<
Bella, vai a riscaldarti da Jacob >> disse Edward, ma Bella gli strinse
ancora più forte la mano.
<<
adesso mi sorge spontanea una domanda >> disse Rebecca: << Vrael …
si è tipo suicidato, no? >>.
Van
abbassò lo sguardo, allentando la presa sul fianco di Gemma: << sì. Non
sento più la sua presenza >>.
Gemma
gli carezzò il braccio, poggiando la testa sulla sua
spalla.
<<
e a questo punto … arriva la domanda esistenziale >> disse Rebecca:
<< Cam-Cavelli dov’è? >>.
Ci
fu un momento di tensione.
Poi
una voce li risvegliò da quel freddo momentaneo, trascinandoli nel
terrore:
<<
Sono qui … >>
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Capitolo 18 *** Arcobaleno Di Luna ***
18 new
………………
ultimo capitolo. O mamma. Non ci credo. O___O
È
finito. Quasi, manca l’epilogo.
Certo,
bando alle ciance!
Ho
beccato internet, haha! Ce l’ho fatta, quindi. Spero di poter pubblicare
l’epilogo al più presto, ma già per domani dovrebbe arrivare (risata diabolica
tutt’altro che rassicurante) per i ringraziamenti finali ci vediamo direttamente
all’epilogo (Q_____Q) intanto ringrazio:
Sabry87:
grazie!
Definirla addirittura bellissima mi riempie di felicità
X-3
la conclusione
più o meno sarebbe questa, spero che sia di tuo gradimento ^^ poi mi dirai cosa
ne pensi dell’epilogo XD
Giunigiu95: wao!
Quanti begli aggettivi! Mille grazie anche a te, sono contenta che la mia
rielaborazione ti sia piaciuta tanto :-D sisi, Maxy è masta! (è grande,
cosiddetto dialetto beneventano XD) gli stregoni ci volevano, ja, stanno i
vampiri, stanno i licantropi! E onestamente in Breaking Dawn me li aspettavo
(Mike in particolare mi ispirava) lo so me folle) ;-p spero che il chap ti
piaccia, e scusa il ritardo ^^
Mylifebeautifullie:
Muhahahha adoro lasciarti scioccata! Mi dà una certa soddisfazione (sorride con
un sadismo raggelante) davvero il mio modo di scrivere rende? E io che credevo
di averlo scritto una caccola … beh, tanto meglio ^.^
È
un periodo che ho come la sensazione di scrivere solo cazzate O_O come mai?
(giustamente tu dirai << ma che ne saccio io? >> XD) ed ora, ti regalo questo bel capitolo, che ho
scritto pensando al tuo shock, sperando soddisfi la tua curiosità ^_^
Ringrazio
tutte le ragazze che hanno aggiunto questa storia nei preferiti (ç______ç
commozione allo stadio avanzato), vi elenco tutte a fondo pagina J
vi amissimo ragazze! Grazie di tutto.
ed
ora vi lascio alla lettura, prima che mi trucidiate tutte.
ANZI
NO! Un ultimo sforzo picciolo picciolo:
volevo
ringraziare di tutto cuore RockAngelz, che mi ha addirittura messa tra gli
autori preferiti (azz, non credevo di arrivare a tanto O_O) grazie tesò! Ti
riempio di kissonissimi!!!
Ora
potete leggere ^_^
Moon
Rainbow
Capitolo
Diciassette_ Arcobaleno Di Luna
Tutti
gli sguardi schizzarono verso il centro della radura, dove Cam-Cavelli stava
seduto su una zolla di terra e ghiaccio, intento a stringere tra le mani una
pietruzza dai colori cangianti; li osservava con i suoi gelidi occhi cremisi,
con fare altezzoso, come se avesse già la vittoria in
pugno.
«
Quello … » chiese Ian, sbucando da lui solo sa dove: « sarebbe Cam-Cavelli?
».
Tutti
si voltarono verso di lui, dei punti interrogativi stampati in faccia. Lo stesso
Cam-Cavelli lo guardava con fare interrogativo: Ian, i capelli completamente
bagnati sparati da tutte le parti, gli occhi ebeti spalancati, era a terra, la
schiena contro il tronco di un albero, le gambe all’aria e la testa malamente
piegata a terra, un sorriso a 110 denti:
«
Waa … credevo fosse un tizio tutto muscoloso con i denti che gli arrivavano a
terra, un essere mostruoso con gli occhi che gli pendevano dalle orbite …
».
«
Ian, te ne prego, sta zitto » disse Van, sul punto di prenderlo a
pugni.
« … e invece, guardatelo: è bellissimo!
».
…
«
Nella mia testa continua a persistere l’interrogativo degli stregoni gay »
sussurrò Rafe.
«
Ma questo chi minchia è? » chiese Gemma.
«
E chi sarebbe questa cosa? » chiese
Cam-Cavelli.
«
Un essere che non aiuterà di certo la tua ascesa al potere, ma che faresti bene
a uccidere » disse Rafe, alzandosi: « ma ora dobbiamo risolvere …
».
«
Me lo fai un autografo? » lo interruppe Ian avviandosi verso Cam-Cavelli. A metà
strada scivolò nel ghiaccio e cadde ai piedi di Rafe.
«
Questo ragazzino lo ammazzo alla fine di questa storia … » sbottò Edward,
digrignando i denti.
«
Ti faccio compagnia » disse Rafe.
«
Se volete pestarlo io sono con voi, eh » aggiunse Van
(-_-‘’)
«
Va bene, a parte questa ridicola scena » disse Cam-Cavelli, alzandosi in tutta
la sua altezza: « mi sembra il caso di fare fuori qualcuno
».
Ringhiò
e alzò le braccia, e nessuno ebbe realmente il tempo di rendersi conto di ciò
che stava succedendo.
Improvvisamente
Bella vide davanti agli occhi solo il buio assoluto, come se qualcuno avesse
d’improvviso spento la luce. Una paura prese possesso di lei, paura di essere scomparsa senza l’opportunità di
risolvere tutta quella situazione …
Ma
la voce vellutata di Edward la fece tornare alla realtà:
«
Bella … » la chiamò, sorpreso.
«
Ma … come diavolo hai fatto? » esclamò Rafe, o forse era Jenna … non avrebbe
saputo dire.
Solo
allora si rese conto di avere gli occhi serrati, e che una lievissima luce
rossastra penetrava dalle sue palpebre. Aveva le braccia doloranti, come quando
aveva fatto sollevamento pesi con Reneé …
Qualcosa
non tornava …
Si
decise, infine ad aprire gli occhi, e si sorprese di non sentirli bruciare; li
sgranò del tutto, quando si rese conto di ciò che la circondava: aveva le
braccia alzate, i palmi rivolti verso l’alto e le dita aperte, come a voler
trattenere l’aria (che similitudine del cavolo =_=’’).
Davanti
a lei, a qualche metro, c’era Cam-Cavelli, le braccia allargate ai lati del
corpo e sul viso un’espressione sconcertata, quasi spaventata, il petto
leggermente all’indietro.
Bella
sbatté le palpebre, non proprio sicura di credere a ciò che vedeva
…
«
Edward » disse Rafe, posando la mano sulla spalla del
vampiro.
Edward
non diede segno di aver sentito: fissava ancora Bella con gli occhi sgranati, la
bocca semiaperta, quasi incapace di credere a ciò che stava
vedendo.
«
Edward, porca Eva *
, ascolta me! » esclamò Rafe, attirando l’attenzione di Jenna e
Max.
Finalmente
Edward parve risvegliarsi dallo stato di trance:
«
Come? » chiese, lo sguardo perso e inebetito.
Rafe
affilò lo sguardo, gli occhi passarono da un grigio-verdastro a un
verde-giallo:
Edward
rimase sbigottito:
«
Rafe, ho sentito i tuoi pensieri! ».
“Zitto”
gli intimò Rafe nella mente, lasciandosi scappare un’imprecazione: “Ascolta un
po’ … ho un piano …”.
Intanto
Bella, timorosa ad abbassare le braccia rompendo la barriera che aveva
evidentemente creato, si guardò intorno, guardando oltre la sua spalla: in un
modo o nell’altro, era riuscita a proteggere tutti, tranne i Cullen che stavano
ancora sugli alberi e osservavano la scena esterrefatti: c’erano i licantropi,
anche se ormai si erano ritrasformati in uomini (non voglio specificare dove si
trovano i vestiti u_u), Edward era a terra, poco dietro di lei, e sembrava più
atterrito di tutti, aveva l’aria assorta, come se stesse pensando intensamente a
qualcosa. Rebecca, Gemma e Van erano ancora tremanti, malamente seduti, e la
fissavano con fare indagatore (a parte Rebecca che sembrava fissare il vuoto con
un occhio); Rafe teneva una mano sulla spalla di Edward, poggiato sulle
ginocchia, e lo fissava con un’espressione che sembrava quasi arrabbiata. Max
fissava Rafe interrogativa, mentre Jenna teneva la schiena poggiata a quella di
Rebecca, e stringeva le mani in una morsa. Ian era a terra supino, privo di
sensi.
«
B-Bella » balbettò Max: « Ma come diamine hai fatto? » chiese, la voce più alta
di due ottave.
Bella
domanda …
«
Io … non … non lo so » bofonchiò.
«
A quanto vedo » disse ringhiando Cam-Cavelli, lo sgomento aveva ceduto il posto
all’ira: « Sei cosciente dei tuoi poteri ben più di quanto immaginassi
».
A
dire il vero lei non aveva la minima idea di cosa fosse appena successo
…
«
Beh … in tal caso » continuò, gli occhi ridotti a due fessure per la rabbia: «
dovrò faticare molto più del dovuto ».
Bella,
Bella! Rompi la barriera!
Bella
urlò, sentendo la voce irromperle nella mente come un grido assordante. Con un
improvviso e tremendo mal di testa cadde all’indietro, e la barriera si ruppe
con un suono simile al cristallo in frantumi …
Poi
accadde tutto molto velocemente …
«
VAI
EDWARD!
» urlò Rafe, e il vampiro schizzò in avanti con un balzo, seguito a ruota da
Van.
Rafe
e Jenna scattarono all’indietro, andando ai due lati opposti della radura, Jenna
poco lontano dall’appostamento dei Cullen, e Rafe di fronte a lui, all’altro
lato della radura.
«
Voi Cullen non vi azzardate a fare niente » disse Jenna, sicuro che i vampiri lo
avrebbero sentito.
Emmett
sgranò gli occhi, indignato:
«
Come sarebbe a dire “non fare niente?” ».
«
Sarebbe a dire NON
FATE NIENTE
» disse Jenna, nervoso: « Siete tutti messi male, siete deboli, e quel … coso è molto più forte di qualsiasi
altro vampiro: vi ammazzerebbe in pochi secondi tutti in una volta
».
«
Perché Edward può combattere? » chiese Emmett.
«
Perché lui è uno stregone, lo Stregone, idiota! » lo rimproverò
Alice.
Intanto,
dall’altro lato della radura, Rafe, gli occhi nerissimi cerchiati da vene
rossastre e nere, lo sguardo serio e le labbra serrate per la concentrazione,
affondò le mani nella neve gelida, e fissò il fratello a metri di
distanza.
Nello
stesso momento, Van e Edward avevano attaccato Cam-Cavelli, che aveva evitato
entrambi i colpi schivandoli abilmente.
«
Cosa sperate di poter fare? » ridacchiò, una risata secca e
forzata.
Mi
servono come minimo dieci minuti, intanto aspettiamo che le ragazze preparino
tutto …
«
Che cosa sta succedendo? » chiese Bella, il terrore nello sguardo, a terra nel
ghiaccio.
«
Bella » la chiamò Max: « dov’è la tua pietra? ».
«
… Qui » rispose Bella, posando la mano sul collo, avvertendo il freddo argento
della catenella.
«
Bene » disse Gemma, e tirò fuori dalla tasca due pietre: un diamante, la sua, e
un’altra, con una spaccatura in mezzo, metà verde smeraldo e metà color
topazio.
Rimase
sbalordita:
«
La pietra di Edward » sussurrò.
«
Già, qui ci sono anche quelle dei ragazzi » aggiunse Rebecca, alzando il suo
rubino e lo zaffiro, il berillo e l’acquamarina degli stregoni: « adesso tocca a
noi ».
«
Cosa … cosa dobbiamo fare? » chiese Bella, alzandosi in
piedi.
«
Dobbiamo riunire il potere di tutte le pietre » spiegò Gemma: « ma per fare ciò,
dobbiamo far confluire i nostri poteri dentro di esse ».
«
Ce la fai Bella? » chiese Max, con un brillio negli occhi
viola.
Bella
esitò.
Forse
ce l’avrebbero finalmente fatta.
Forse
finalmente sarebbe finita.
Forse
sarebbe potuta tornare alla vita di prima.
Forse
…
Purtroppo
nella vita nulla era sicuro. Soprattutto nella sua.
Infine
annuì, decisa.
Era
ora di finirla.
«
Certo che ce la faccio, la miseria! ».
«
Ma si può sapere di che cavolo state parlando?? » sbottò Jacob,
confuso.
«
Giacobbe, Edia, si stia zitto! ».
Van
tirò un pugno a Cam-Cavelli, ma quello lo schivò con una facilità
impressionante. Schivava tutti i loro
colpi con una facilità impressionante. Proprio a toglierti ogni fantasia
…
«
Siete così ridicoli » disse Cam-Cavelli, con disprezzo: « Non avete ancora
capito che è tutto perfettamente inutile? Ormai non potete fare più niente …
».
«
Ma sta zitto brutto essere » disse Van, e fece per tirare un pugno allo stomaco
dell’avversario, ma Cam-Cavelli evitò anche questo.
Sorrise,
ma fu colpito in piena faccia da Edward.
Finì
a terra, per rialzarsi subito, completamente intatto. Solo ancora più
incazzato.
«
‘A bella pettè, Edward » disse Van, piegandosi sulle ginocchia per sostenersi e
riprendere fiato.
«
Riposati cinque minuti, Van » disse Edward, in posizione di difesa davanti a
lui: « Me ne occupo io
».
«
Da solo? Questi cento anni di hanno dato alla testa ».
«
Ho più possibilità di te, Van: tu sei uno stregone, certo, ma io sono un vampiro
».
«
Non è cambi granché, a parte che sei più bono e puoi brillare un po’ al Sole
».
«
E che sono più forte? ».
«
Te lo concedo ».
«
Più veloce, più resistente, e immortale ».
«
La finisci di ammazzare la mia autostima, pallone gonfiato?
».
«
Abbiamo finito con questa scena patetica e decisamente fuori luogo? » ringhiò
Cam-Cavelli.
In
tutta risposta, Edward si fiondò su di lui con le “fauci”
spalancate.
Cam-Cavelli
fece un sorriso folle, pronto ad accoglierlo tra le sue braccia, gli occhi
cremisi brillavano di una luce pericolosa.
“Rafe,
che devo fare?” chiese mentalmente Jenna.
“Ti
ricordi quella cosa di cui ci ha parlato papà, qualche anno fa? L’incantesimo
che potevamo usare solo in caso di pericolo mortale?”.
“…”.
“Quello
che quando gli chiedesti se potevi usarlo durante i compiti di fisica ti mandò a
quel paese …”.
Nei
pensieri di Jenna apparve lo sgomento:
“Rafe,
non intenderai mica La Dispersione?”.
“Proprio
quello”.
“Ma
stai for?”.
“Jenna,
è l’unica possibilità che abbiamo”.
Jenna
si morse il labbro, preoccupato. Quell’incantesimo, se fatto male, poteva
ammazzare tutti e due …
«
Al diavolo! » esclamò.
Si
inginocchiò a terra e sbatté le mani sul terreno, sentendo il freddo che lo
invadeva.
«
Come funziona? » chiese Bella, sedendosi a terra a gambe incrociate assieme alle
altre.
«
Concentrati » disse Max: « cerca di prendere piena coscienza del tuo potere, poi
riuniscilo nelle mani e poi trasferiscilo nelle pietre ».
Bella
inarcò un sopracciglio:
«
Credo di non aver capito molto bene … ».
«
Poi ti verrà istintivo » la rassicurò Gemma, sul viso un’espressione seria: «
Ogni strega … è come se ce l’avesse nel sangue ».
«
Piccolo appunto, Gemma » disse Bella, accigliata: « Io sono una strega solo a metà
».
«
Forse anche di meno » disse Rebecca, del tutto seria (incredibile): « ma questo
non toglie che tu lo sei in parte. Hai comunque sangue di strega nelle vene,
seppur in una parte incalcolabile. Ed è abbastanza così ».
«
Capperi Becca, non ti facevo così …
» fece Max, fissando insieme a Gemma la sorella (O_O): « … seria
».
Bella
tirò un profondo respiro: poteva, doveva farcela.
«
Pronta, Bella? » chiese Max.
«
Solo una cosa: i ragazzi come faranno a … raccogliere le loro energie?
».
«
Rafe e Jenna stanno utilizzando uno dei trucchetti assurdi di Rafe: a quanto ho
capito, e ho capito poco, stanno cercando di disperdere il loro potere in modo
da distrarre e indebolire Cam-Cavelli e canalizzare i loro poteri nello stesso
tempo » spiegò Max con un’incrinatura di preoccupazione nella
voce.
«
Pazzi » sussurrò Gemma.
«
Rebecca, su di te questo potrebbe avere qualche effetto collaterale …
».
«
Al diavolo gli effetti collaterali e chicchessia! » esclamò
Rebecca.
«
Bene » fece Gemma, sbattendo le mani sulle ginocchia: « diamoci sotto
».
Bella,
perplessa e non proprio sicura di aver capito bene, in ansia e con una gran
paura per Edward e gli altri, fece un lungo respiro, il cuore che le batteva a
mille, e socchiuse gli occhi, fissandoli sulla pietra nelle sue mani.
I
licantropi, piuttosto confusi e inquietati, fissavano le quattro ragazze con una
certa apprensione.
«
Scommetto che non ce la fanno » disse Quil.
«
Oh, Quil! Come puoi essere così insensibile in un momento come questo?! »
esclamò Leah.
«
Sei proprio un imbecille » disse a denti stretti Jacob, troppo debole per poter
anche solo tremare …
Bella
sentiva … niente.
Non
sentiva niente se non l’ansia che le pizzicava la bocca dello
stomaco.
“Cazzo”
pensò, certa che le sarebbe venuta una crisi di panico da un momento
all’altro.
“Ok,
Bella, mantieni la calma. È inutile farsi tutte queste paranoie ce la faccio no non ce la faccio prima
ancora di aver provato. E poi ce la devo fare, costi quel che
costi”.
…
Doveva
concentrarsi sul suo potere, per poi concentrarlo nelle mani e poi trasferirlo
nelle pietre.
…
Era
peggio di una lezione di fisica!
“Avanti, Bella. Sei arrivata fin qui, non
puoi scoraggiarti per così poco!”.
Sussultò,
spalancando gli occhi.
Quella
voce …
Sentì
uno strano calore nella mente, come se avesse ritrovato un oggetto di quando era
piccola, simile alla nostalgia …
Quella
forza era lì per lei da sempre. O forse molto prima: come poteva non essere
riuscita a sentirlo in tutto quel tempo? Come poteva non sentirlo ancora
adesso?
Una
rete … una ragnatela, come di pensieri …
Un
potere con tanti poteri, tanti poteri partecipanti di un unico giro, legati da
un unico filo…
Le
sembrò che qualcosa fosse esploso dentro di lei, qualcosa con la forza
devastante pari a quella di una bomba atomica, un’esplosione di colori, di note,
di sensazioni e di emozioni …
“Ecco
…”
Ora
poteva sentirlo.
Edward
si gettò su Cam-Cavelli, i denti ben in vista, e “atterrò” acquattato sul suo
petto. Lo fece cadere a terra e gli morse con forza il braccio, cercando di
strappare un lembo di carne marmorea.
Ma
Cam-Cavelli era Cam-Cavelli, e riuscì a toglierselo di dosso, seppur con una
certa difficoltà. Edward non allentò la stretta dei denti sul braccio
dell’avversario, e riuscì a staccargli un pezzo di braccio (che allegria! Un bel
tocco di macabro ¬_¬’’).
Cam-Cavelli
fece una smorfia di dolore, ma non si lasciò sfuggire il minimo
lamento.
«
Avanti Edward, fallo fuori » disse Van, più a sé stesso che al
vampiro.
Edward
non perse un minuto e si rilanciò su Cam-Cavelli, ancora a terra, che si mise a
sua volta in posizione di difesa e parò il pugno di Edward, incrociando le
braccia davanti al viso.
«
Sai, Masen, ti trovo alquanto migliorato » disse Cam-Cavelli, una luce sadica
rendeva i suoi occhi di un rosso ancora più acceso: « A quanto pare, il potere
della tua Isabella non solo ti ha guarito, ma ti ha anche reso più forte. Bene:
vorrà dire che mi divertirò di più! ».
La
sua voce era un ringhio talmente bestiale che Edward si sentì gelare, e
ignorando quell’attacco di timore tirò alla bell’e meglio un calcio allo stomaco
di Cam-Cavelli.
Riuscì
a colpirlo, facendolo sbilanciare all’indietro, ma l’avversario ricambiò subito
il favore, tirandogli un pugno in viso.
Il
dolore fu quasi accecante, come quando lo aveva quasi ucciso poco
prima.
Cam-Cavelli
gli afferrò le braccia e lo tirò a sé, per poi dargli una testata che lo rese
cieco qualche centesimo di secondo (ma i vampiri posso sentirsi così? ç__ç che
brutto dilemma Q__Q ). Cercò di riprendersi il prima possibile, tirando un pugno
abbozzato a Cam-Cavelli. Egli lo parò senza problemi e gliene tirò uno a sua
volta, prendendolo in pieno.
Edward
si ritrovò a terra, dolorante: sentiva di nuovo il viso in
pezzi.
«
Porca puttana » sibilò Van.
Si
voltò verso le ragazze, che sembrava stessero riuscendo nel loro intento, e poi
verso Jenna e Rafe, che stavano entrambi accucciati a terra con le mani nel
ghiaccio, e mormoravano entrambi una lugubre litania in
latino.
«
Oh no … ».
“Rafe!”
lo chiamò.
“Che
minchia vuoi ora, Ivy?!” sbottò il
cugino, cercando di non perdere la concentrazione.
“Rafe,
non deve essere in latino! Deve essere ‘cantata’ in greco”.
…
“In
greco?”.
“Sì”.
“Ma
porca di quella troia!!” urlò mentalmente Jenna, lanciando un’altra serie di
imprecazioni piuttosto pesanti contro la madre di Giosuè
Carducci.
“In
greco?!” si intromise Max: “O cazzo,
io non so una parola di greco!”.
«
Così ti impari a non ascoltare quando ti fu detto “vieni al Classico, il greco
tornerà utile” ma tu col cazzo! » esclamò Gemma.
“Bene
Rebecca, sta a noi dirigere il gioco” aggiunse rivolta alla
sorella.
“Giochiamo
a scopone?”.
“¬_¬”.
“Questo
non toglie che noi non sappiamo una
minchia di greco!” esclamò Rafe, piuttosto nervoso.
“…
Io sì …”.
“Jenna,
sono senza parole” disse Rebecca. Un taglietto invisibile si aprì sulla sua
guancia.
“Jenna,
ti amo” disse Rafe.
“Rafe,
esistono stregoni gay?”.
“Che
complesso, eh?”.
“Ma
che oh! Un po’ di serietà!” esclamò Bella, sgranando gli occhi: aveva finalmente
capito come portare il potere dalle mani alle pietre, e mancava poco tempo
ormai.
“Dai
uaguoni, ci siamo quasi” disse Rafe.
C’erano
quasi …
Van
riportò la sua attenzione a Edward e Cam-Cavelli: il secondo stava decisamente
stroppiando il primo. Che situazione di merda …
…
…
Doveva
fare qualcosa …
…
…
Pensa
Van, pensa …
…
…
Idea!!!
«
Edward! Tiragli un pugno » gridò.
Non
sapeva se avesse retto, ma se ci fosse riuscito, allora erano a
posto.
“Rafe,
tempo?”.
“30
secondi”.
Edward,
seppur molto incerto, raccolse tutte le sue forze e si alzò in ginocchio, pronto
a tirare un pugno a Cam-Cavelli, che si stava avvicinando a sua volta per
colpirlo di rimando.
Van
alzò il braccio, le dita della mano contratte, gli occhi neri e le vene
nere.
20
secondi …
Gemma
e Rebecca, accompagnate da Jenna, recitavano la lugubre litania in greco, mentre
le pietre iniziavano a brillare sotto le loro mani …
10
secondi
…
Van
contrasse impercettibilmente la mano e vide Cam-Cavelli esitare, ed Edward si
alzò in piedi, pronto a colpire. Se Cam-Cavelli lo avesse preso in pieno
…
5
secondi …
Van
strinse forte la mano in un pugno.
Cam-Cavelli
si bloccò di colpo, senza più riuscire a muoversi di un
millimetro.
Sorpreso,
Edward ne approfittò e gli mollò il pugno, facendolo sbilanciare all’indietro,
sentendo un crack che lo riempì di
soddisfazione.
Le
pietre pulsarono di vita.
Cam-Cavelli
cadde a terra e Rafe lanciò un grido:
«
E’ fatto!! ».
Nel
momento esatto in cui il corpo di Cam-Cavelli toccò terra, un’onda di energia si
diffuse in tutta la radura. Cam-Cavelli ne fu investito in pieno, e sentì una scossa elettrica percuotere
ogni cellula del suo corpo superiore.
L’onda,
simile all’esplosione atomica, arrivò fino alle ragazze, che si alzarono in
piedi e si schierarono ai quattro lati della radura. L’onda investì le pietre, e
ci fu un colpo di luce accecante.
Poi,
nel cielo ormai notturno, dove la Luna regnava sovrana, si liberò un fascio di
luce colorata, che esplose in tanti raggi di luce, viola, blu, rosso, bianco,
azzurro, nero, verde-dorato e una moltitudine di colori, che diedero
l’impressione di un arcobaleno notturno.
Uno
spettacolo unico …
Le
Rosanera, Jenna, Rafe e Van, compresi Edward e Bella, spinti da un istinto
sopito da chissà quanto tempo dentro di loro, giunsero le braccia al petto e
recitarono l’ultima strofa di quella litania …
Riposa
nella tua Vanagloria …
Tutti
i raggi si arricciarono gli uni sugli altri, tornando al raggio multicolore, e
quello si abbatté al centro esatto della radura, dove Cam-Cavelli fissava il
cielo, gli occhi di un rosso più scuro, ormai conscio di aver perso.
Forse,
infondo, l’idea della razza perfetta era irrealizzabile fin dall’inizio. Lui ci
era riuscito, ma non si era realizzato. Forse, ogni razza era perfetta proprio
perché aveva dei limiti. Guardò il recesso dei raggi nel cielo, che creava come
una polvere colorata alla luce della Luna, e vide il viso di una donna
…
Un
cigno, inspiegabilmente, volò nel cielo, e scomparve. Forse, sempre forse, se lo
era solo immaginato …
Sorrise,
rassegnato.
Era
la fine di un sogno di bambino, mai realmente realizzato.
Il
raggio esplose, causando una tempesta di polvere colorata, che si depositò sul
ghiaccio ormai quasi del tutto sciolto.
Bella
cadde in ginocchio, un fiotto di sangue cremisi gli colò dal naso e macchiò la
terra e il ghiaccio rimanente, causandole un conato di
vomito.
Rebecca
si lasciò cadere sdraiata a terra, piena di tagli e ferite, il respiro
affannato.
Max
cadde seduta nel ghiaccio, priva di ogni forza, lo sguardo perso nel vuoto, a
fissare Rafe davanti a lei, a metri di distanza.
Gemma
rimase in piedi, mentre Jenna crollò a terra, le gambe spalancate lunghe. Le
mani a sostenersi la schiena.
Edward
sentì il desiderio impellente di correre da Bella, ma qualcosa lo bloccò. La
stessa cosa che teneva bloccati tutti, anche i Cullen sugli alberi rimasti senza
parole e i licantropi altrettanto stupiti che se ne stavano seduti nel ghiaccio,
dove li avevamo lasciati. Lo stesso pensiero che impediva a tutti di muoversi,
anche di respirare …
Tutti
gli sguardi corsero a Van, che stava ricurvo in avanti, il ciuffo biondo che gli
ricopriva l’occhio del tutto scapigliato.
Respirava
affannosamente, lo sguardo attento, le gambe che gli tremavano per la
stanchezza.
Li
guardò tutti, uno a uno, e infine disse:
«
Non c’è più … non sento niente » si mise a ridere come un idiota: « Cam-Cavelli
non c’è più! ».
Max
scoppiò a ridere a sua volta, lasciandosi cadere anche lei a terra, desiderosa
di dormire per l’intera prossima settimana.
Gemma,
gli occhi che le luccicavano di lacrime di gioia, raccolse le poche forze che le
rimanevano e corse da Van, abbracciandolo di slancio e facendo cadere entrambi a
terra.
Edward
corse da Bella, che rideva anche lei e si tamponava il naso con la felpa che si
era tolta. Edward la abbracciò con la forza che gli era permessa con lei e
affondò il capo nei suoi capelli, ignorando l’odore del sangue che gli rodeva la
gola, singhiozzando, senza poter realmente piangere.
Rafe
corse da Max e le si gettò addosso, ridendo sguaiatamente e abbracciandola
forte; Rebecca, tutta emozionata e ridente anche lei, l’espressione da ebete
tornata sul suo volto già in parte guarito, fece per avviarsi da Jenna, ma
l’abbraccio forte di lui la bloccò sul posto.
I
licantropi corsero verso di loro, seguiti dai Cullen, tutti presi da un momento
di assoluta ilarità, quasi isterica, dovuta alla vittoria che tanto avevano
desiderato …
Il
viaggio di ritorno fu immediato; decisero di andare via subito, anche se
stanchi: volevano tutti lasciarsi alle spalle quella storia e tutto ciò che
potesse riguardarla.
Rafe
aveva voluto a tutti i costi accompagnare Max sulla sua moto, ma al riguardo
erano nate molto polemiche:
«
Ma Rafe! È pericoloso! » sbraitò lei, indicando la Ducati poggiata ad un albero
ancora mezzo congelato.
Rafe
fece una faccia da bimbo commosso:
«
Ti preoccupi per me? Come sei dolce … ».
«
A dire il vero io mi preoccupo per la moto: tu sei pericoloso, considerando che ti
sei sempre limitato a quell’orrido SH » rispose Max, accarezzando il muso della
moto.
«
Ma come!? Cioè, se ci dovesse essere un incidente, ti preoccuperesti più della
moto che di me? ».
«
Esattamente ».
«
Ma dai … e poi il mio SH non è orrido! ».
«
Fino a quanto arriva? ».
«
Fino a 120, fino a quanto vuoi che arrivi? ».
«
La mia Ducati arriva a 500 all’ora. Se ci Sali sopra sei morto
».
« ;___; ».
«
E poi scusate » si mise in mezzo Gemma: « se voi due vi fregate la moto, io e
Rebecca dove viaggiamo? Considerando che la Ferrari è più morta che viva, e che
il furgone se lo sono fregato i licantropi … ».
Rafe
fece uno strano singulto alla parola “Ferrari”.
Max
sbatté le palpebre.
«
Ma io me lo voglio fare un giretto con Rafe … » disse a bassa
voce.
«
I Cullen non vi posso accompagnare? » sbottò Rafe.
«
Loro vanno a piedi » si intromise Van.
«
Non vi potete far portare in braccio? ».
«
Non mi farei portare sulla schiena di un vampiro per nulla al mondo » disse
Jenna, gli occhi blu spalancati: « sarebbe una posizione molto esplicita
».
«
E io ho paura » disse Rebecca con la voce in falsetto.
«
CHE
PALLE!
» sbottò Max. si guardò un attimo le scarpe infangate, poi si voltò verso i
licantropi: « ce lo date un passaggio a queste qui?! ».
«
NO!!! » gridarono Leah, Seth e Jacob in contemporanea.
«
Che amarezza » disse Rebecca.
«
La vostra macchina è a posto » disse Rosalie, sbucando dal nulla: « è solo un
po’ malandata, ma funziona benissimo ».
«
Ti occupi di meccanica Rose? » chiese Jenna, ammirato.
«
Sì ».
«
Che cosa carina! ».
«
Allora facciamo così » disse Jacob arrivando con le mani alzate: « io sono
disposto ad accompagnare solo Gemma e … Rebecca ... Il biondino e l’emo se ne
vanno da soli ».
Rebecca
abbracciò Jacob con un sorrisino ebete sulla faccia. Jacob sembrava in procinto
di avere una crisi di nervi.
Jenna
la fissava con sguardo imperscrutabile.
Van
fece il musetto da cucciolo ferito: « Ma io … volevo stare da solo con Gemma
».
Gemma
fece un sorriso imbarazzato.
«
E invece non puoi » disse Rafe, che cercava di toccare l’acceleratore della
moto. Max gli diede un forte schiaffo.
«
Stronzo, tu ti fa un giro in macchina con Max, e io non posso stare in macchina
con Gemma? ».
«
… nah! » Rafe aveva un fastidioso tono da bambino viziato.
«
Ma se la mettiamo su questo piano » disse Rebecca, mentre Jacob cercava di
tenerla lontana: « Io mi ritroverei in macchina con Jenna?
».
«
Qualcosa in contrario? » chiese lui: « preferisci forse stare in macchina con
Giacobbe? ».
«
In tutta onestà sì » disse Rebecca con noncuranza.
Jenna:
O___O
«
Culo, che batosta » fece Rafe, sventolando la mano. Max
sospirò.
«
Non mi è ancora ben chiaro come mai ce l’ha tanto con lui » disse poi Rafe ad
alta voce.
«
Fesso, perché è stato con quella zoccola senza fregarsene dei suoi sentimenti »
rispose Max con la pazienza che rischiava di abbandonarla.
«
Oh … » fece Jenna, il viso da illuminato.
«
Davvero? Ma … anche io sono stato con Alex, però tu non mi sembri più tanto
incazzata … ».
Max
lo fulminò con un’occhiata che avrebbe potuto incenerire un vampiro nel giro di
miglia: « A no? ».
Rafe
si nascose dietro Jacob:
«
Avanti Fido, attacca! » gridò.
Jacob,
con Rebecca ancora attaccata al braccio, diede uno scappellotto dietro la nuca
del ragazzo, che finì a terra mezzo intontito.
«
Grazie Giacobbe, anche se non lo hai fatto per me » disse
Max.
«
Ha detto Van che vi aspetta alla villa di Douglas » disse Bella, arrivando ad un
certo punto.
…
«
… Eh? » chiese Jenna.
Max
voltò il capo con uno scatto:
«
DOVE
MINCHIA E’ FINITA LA MIA MOTO???!!!!
».
In
sottofondo, si sentì la risata orsina di Edward.
«
E va bene, ho capito: dai Rafe prendiamo la Ferrari » disse Jenna afferrando il
fratello da terra e trascinandolo per un braccio.
«
Stronzo di un Van » sussurrò Rafe, mentre Max ringhiava, cercando di strangolare
Rebecca.
«
Un momento, perché io dovrei venire in tua compagnia? ».
«
Non vorrai lasciarmi da solo con Reb? ».
«
Ti prego Max, non farmi andare sola con lui! ».
«
Prima o poi, caro fratellino, questo momento arriverà ».
«
Sì, però … mi aiuti a preparare un discorso decente? ».
«
Come sei tenero a chiedere al tuo fratellone maggiorone ».
Jenna
trascinò Rafe per il braccio verso la Ferrari tutta scassata, mentre Rafe
fissava Max con occhi sognanti.
Max
(dopo avergli dedicato un sorriso) e Rebecca si avviarono verso il furgoncino di
Embry, strapieno di lupacchio … ehm, licantropi, mentre Bella si era già avviata
via con Edward e gli altri Cullen.
«
Gemma è una stronza »disse Jacob, schiacciato al finestrino: « per colpa sua vi
devo sorbire tutte e due ».
«
Io penso che sia stata molto furba » ringhiò Max: « la mia amata moto …
».
«
Giacobbe, se dai di nuovo della stronza a mia sorella, temo che non risponderò
delle mie azioni » disse Rebecca, fissando Jacob con gli occhi rossi stranamente
apatici.
Jacob
non poté trattenere un brivido.
Quando
misero in moto, Jenna non poté fare a meno di guardare nella direzione di
Rebecca, che lo fissava a sua volta dal finestrino. Nello sfondo, Rafe imprecava
e bestemmiava per le condizioni della sua macchina.
Ad
un certo punto, appena furono partiti, Rebecca poggiò le mani al finestrino, e
Jenna sentì che il cuore gli sarebbe esploso.
Sui
palmi bianchi di Rebecca, con un pennarello nero preso da chissà dove, c’erano
due piccole scritte:
ti
amo
Rebecca
fissava il mare con sguardo assorto, rapita dal volo aggraziato dei gabbiani. Le
sembrò di vedere un cigno ad un certo punto, ma lo cancellò dalla mente: che
accidenti ci faceva un cigno sopra l’oceano e in quel punto ghiacciato
dell’America?
Le
balenò alla mente un’immagine di Jenna ricoperto di piume e penne bianche. La
sua volontà omicida crebbe.
Alla
faccia della coerenza, si chiese se stesse bene, e sperò con tutta se stessa che
fosse così. Dopo la botta che gli aveva dato quello stregone – quello che lui aveva ucciso per salvare
lei – le era sembrato piuttosto abbattuto …
Scosse
violentemente la testa. Non ci voleva pensare, non voleva
pensarlo.
Non
sapeva neppure lei perché, ma averlo sempre in testa le faceva venire una strana
sensazione, come se Jenna fosse il pezzo di un vaso rotto che non vuole
combaciare con gli altri. Aveva sempre l’impressione di … non essere idonea. Di
non bastare. Di essere troppo imperfetta per lui. O forse, molto più
semplicemente, era troppo imperfetta e basta …
“Fottuto
cervello! Taci!” gridò a se stessa, dandosi uno schiaffo e facendo una smorfia
di profonda amarezza.
“Se così non fosse, allora perché se ne va
con le altre ragazze invece che stare con te?” disse la sua voce
pessimista.
“Taci!” sbottò
di nuovo, stringendosi le mani in una morsa.
“Cos’è? La verità fa male?” infierì la
coscienza crudele.
“Ma smettila di trattarla così, come se non
soffrisse già abbastanza” disse la sua coscienza buona, che di solito se ne
stava ben muta sotterrata nei meandri del suo cervello.
Rebecca
inclinò un sopracciglio. Ci mancava solo una guerra tra coscienze
…
“E ora che guardi in faccia la realtà: Jenna
non starà mai con lei”.
“Ma una cosa del genere non è possibile! Sono
destinati a stare insieme!”
“Certo, lo
erano anche Anjela Feliciello e il suo cazzuto ragazzo, eppure lei si è sposata
con quel tale Vins ed hanno anche avuto una bambina senza la quale Cam-Cavelli
non sarebbe mai stato sconfitto …”.
“Lo so com’è
la storia, c’ero anche io quando è successo. E comunque il legame tra stregoni è
più forte anche dell’imprinting tra licantropi!”.
“Credici … e a
proposito, complimenti per l’idea della dichiarazione su mano, davvero patetica
”.
“Sentite” si aggiunse
la voce menefreghista. La cosa iniziava a diventare fastidiosa … “Il problema è loro, a noi che ce ne frega?
Stiamocene ben assopite nel suo cervello bacato e lasciamola sola al suo
destino”.
“Basta!” urlò
Rebecca, dandosi un altro schiaffo: “Andatevene a quel paese e tacete una volta
per tutte!”
« Reb … ». Una
voce alle sue spalle …
Si irrigidì di
botto, il cuore fece un balzo, iniziando a correre a perdifiato. Arrossì,
incapace di controllare la felicità nel sentirlo e l’ansia al pensiero di ciò
che poteva succedere.
Si diede
dell’idiota stratotale per l’enorme cazzata del “ti amo” sulle mani. Ma che
cazzo le era venuto in mente!? Aveva ragione la sua parte cinica, era davvero
patetica …
Il problema di
Jenna era che NON RIUSCIVA A
CAPIRE. Era
intelligente, anche abbastanza furbo (per non parlare del suo grande
opportunismo), ma in fatto di donne non capiva una mazza di
niente.
« Quando la
smetterai di chiamarmi Reb? » chiese apatica, stringendosi nelle
braccia.
« Ma che hai
contro questo nome? ».
« Non mi piace
».
« Ma che razza
di risposta è “boh”?! ».
« E che razza
di nome è “Reb”?! ».
« Se ti voglio
chiamare Reb, ti chiamo Reb ».
Rebecca sbuffò
sonoramente:
« Chiamami
come ti pare, Jey
».
« …
».
« …
».
« …
».
« …
».
« Non mi
chiamare Jey, sembra gay ».
Rebecca roteò
gli occhi, scocciata. Che palle quel ragazzo!
…
« Che discussione illuminante » disse
Jenna ad un certo punto.
«
Ma se siamo stati in silenzio fino a mò! » ribatté
Rebecca.
«
Intendevo la discussione sui nomi, Reb ».
«
E quella la chiami discussione? ».
«
Perché non mi guardi, Reb? ».
Con
un leggero brivido, Rebecca si voltò verso Jenna, a qualche metro da lei:
vederlo fu talmente emozionante che provò un colpo al petto quasi doloroso:
aveva dei jeans grigio scuro, una camicia bianca pulita e una maglioncino blu
scuro pulito. Le scarpe nere erano sempre le stesse, logore e distrutte, i
capelli sistemati alzati e gli stessi occhi blu, brillanti, che, a differenza
del solito, lasciavano trapelare una certa trsistezza, quasi
frustrazione.
«
Ti ho guardato, ora posso rivoltarmi? ».
«
Non ti facevo così intelligente da poter fare della pesante ironia » disse
Jenna, arricciando il naso.
«
Non mi conosci abbastanza. Non mi hai mai realmente conosciuta » disse Rebecca,
tornando a guardare il mare con le braccia incrociate sul
petto.
Jenna
la guardava con una certa malinconia: Rebecca era una ragazza complessa. Provava
emozioni talmente forti da poterne essere soprafatta, alle volte. Era una
roccia, ma si sorprendeva sempre quando scopriva che poteva essere abbattuta con
una facilità impressionante, come fosse fatta di semplice sabbia e non di
pietra.
Era
così labile …
Rebecca,
cercando di resistere all’impulso di piangere e correre ad abbracciarlo, si
guardò le mani, dive c’erano ancora le scritte sbiadite. Aveva provato a
cancellarle in ogni modo, quasi graffiandosi i palmi, ma erano rimaste lì.
Maledetto pennarello indelebile …
«
Come mai ce l’hai tanto con me Reb? » chiese Jenna ad un certo
punto.
«
Perché sei un idiota ».
Jenna
mise il muso:
«
E come mai sarei un idiota? ».
«
Perché non capisci niente ».
«
Che cosa non capisco? ».
«
Che … io soffro … perché tu te ne vai con altre ragazze con una leggerezza
raggelante. E … sembra che non te ne freghi un accidente
».
Jenna
rimase in silenzio, abbassando lo sguardo sugli anfibi beige di
Rebecca.
Rebecca
continuava a strofinarsi le mani con fare ossessivo. Avrebbe voluto cancellare
ogni cosa …
«
Mi dispiace Rebecca. Davvero. È solo che … io non avrei mai immaginato … che a …
amare fosse così complicato. Mi
sembra che ogni cosa mi sfugga dalle mani, mi scivoli dalle dita … mi sembra di
sbagliare in ogni cosa che faccio … ho sempre paura di sbagliare …
».
Rebecca
si coprì gli occhi con le mani. Le bruciavano da morire …
«
Ed ho come la sensazione che tu possa sparire da un momento all’altro … che
possa svanire con un pof appena provo
a toccarti … sei così labile …
».
Aveva
una voce strana.
Aveva
la voce spezzata.
«
E stavi anche per morire … stavi per andartene per sempre … e io non lo avrei
sopportato … ».
Una
lacrima le scese sulla guancia, le cadde sulla mano sporca. Il segno nero del
pennarello quasi scomparve.
Sentì
un singhiozzo, ma non seppe dire se fosse provenuto da lei o da
lui.
«
Reb … Rebecca, ti prego, voltati
».
Quando
Rebecca si voltò, trovò Jenna a pochi centimetri da lei, più alto di quanto se
lo ricordasse, con gli occhi blu arrossati e lievemente
lucidi.
Un
po’ incerto, le prese il viso tra le mani e le accarezzò con leggerezza le
guancie bagnate, la matita un po’ colata:
«
Prometti che non sparirai? » chiese.
«
Prometti che mi terrai stretta? E che nemmeno tu sparirai nel nulla, e che non
sto sognando? » domandò lei, poggiando le mani sui suoi
avambracci.
«
Giuro sulla maglietta dell’orso Yogi ».
«
Non è manco tua quella maglia ».
«
Come sei pignola ».
«
Io te lo giuro sui miei anfibi, sui miei CD dei Lacuna Coil originali, sulla mia
maglia nera … ».
«
Ma tu hai solo maglie nere! ».
«
E allora te lo giuro sul miniabito viola ».
«
Quello grezzo? ».
«
Sì, quello ».
Jenna rimase zitto un attimo, infine
disse:
«
Giuro su di te, che sei la cosa più preziosa che ho, ti va bene?
».
Per
Rebecca fu un colpo piacevolmente duro:
«
Sì … grazie, ma non merito … ».
«
Sì che meriti, invece … ».
Posò
le labbra sulle sue e il mondo scomparve. Passò le mani sulla sua nuca,
bloccandole la testa, impedendole di muoversi. Rebecca gli strinse forte le
spalle, alzandosi sulle punte, aggrappandosi a lui come all’ancora della sua
sanità mentale.
“Ho vinto” disse soddisfatta la coscienza
buona.
“E’ inutile che fai quel tono da saccente,
questo va anche a favore dei miei interessi”.
“Quanto
è bella la vita”
disse la voce menefreghista.
Quando
Jenna si separò da lei, le sembrava che il temo fosse passato troppo in fretta.
Aveva il cuore a mille, come se stesse per esplodere …
Jenna
le diede un leggerissimo bacio sul naso, e le diede una piccola botta in fronte
con la sua.
«
La capocciata era proprio necessaria? ».
«
Sì ».
«
Mi sento già stressata ».
«
Esagerata ».
Rebecca
sorrise, abbassando lo sguardo sul suo mento. Gli passò le mani sulle guancie,
come aveva fatto lui prima:
«
Mi sento in colpa per averti fatto piangere ».
Jenna
si irrigidì di colpo:
«
Non ho pianto: mi è andato un moscerino nell’occhio ».
«
In tutti e due? ».
«
Sono allergico alla salsedine ».
«
Va bene … ».
«
Antipatica. Reb ».
«
Jey ».
«
Mi arrendo ».
Jenna
si allontanò, prendendo Rebecca per mano, che ridacchiava, gli occhi brillanti
quasi quanto i suoi.
Ed
ecco qua: che cosa carina la fine eh? Era ora che quei due si svegliassero
¬_¬’’
~ *
chiedo scusa per chi si chiama Eva L ~
Adesso
ecco l’elenco delle brave sante che hanno messo Moon Rainbow tra i preferiti ^^
13ste
alexiell
alexis_92 alice brendon cullen
alicesil
Allen_Anne_Black
Bella4
bella95
bellemorte86
BloodyKamelot
Edward_Son 2
egypta
erini83
Fantasy_Mary88 fatina_g
Femke
ffdipendente
Fiorellina94
flavia93
franci_cullen
free09
giunigiu95
Honey Evans
kira988
kirya Lady blue
ladyherm
liletta
lolitosa masychan metal_darkness
Miyakochan_89
MizzCamilla
mylifeabeautifullie nerry
Noemi91 nox
Rita_Cullen RockAngelz rosewhite
rosi33
Sabry87
Shona
Singer
valemyni
yuko_chan
_corvo_
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Capitolo 19 *** Epilogo: La Fine Di Tutte Le Cose ***
epilogo
Perfetto ;___;
siamo arrivati alla fine (scoppia in lacrime).
Ho aggiornato
subito, volevo togliermi il pensiero dell’Epilogo il prima possibile, dato che
secondo me è la parte più difficile da scrivere, per uno scrittore. Sara per
questo che la Meyer non ha messo l’Epilogo in Breaking Dawn?
Vabbè, passiamo
alle cose serie U_U (si fa per dire, ovviamente XD):
per prima cosa,
tenevo a ringraziare mia cugina Kekka per i suggerimenti di alcune scene, che
compaiono anche nel “romanzo” che lei sta scrivendo (se verrà pubblicato,
avviserò. Waiting for Problemi Di
Alchimia!): la scena dei ragazzi nella
macchina contro i napoletani strafatti, l’incontro tra Rafe e Max, la scena del
pianoforte, i cognomi delle famiglie degli stregoni; la ringrazio anche per
avermi consigliato di far scoprire in seguito che Bella era la Strega (secondo
la prima versione si sarebbe scoperto subito, insieme a Edward), grazie Kekka,
hai messo un sacco di questioni in più ^_^ inoltre mi ha suggerito un sacco di battute
e frecciatine che non sto qui ad elencare (tipo Max che decide di mangiare i
peperoni, anche se quella scena è basata su veri fatti u_u).
Ringrazio anche la
mia cuginetta Ele, per aver sempre letto la storia e commentato ogni santo rigo,
e che mi ha sostenuto quando l’ispirazione sembrava scemare, e per avermi
ispirato la perfetta Gemma XD.
Grazie, mie
adorate Vakke!! Vi amissimo!!!
E un
ringraziamento anche a Vincenzo Feliciello, per aver dato un nome alla dinastia
della Strega ^^
Ovviamente
ringrazio tutti quelli che hanno commentato fino ad ora, a tutte coloro che
hanno messo la storia tra i preferiti (quasi 50 persone!!!) non avrei mai
pensato che la mia storia potesse piacere così tanto *rossa e gongolante* vi ringrazio tanto
^///^:
13ste,
alexiell,
alexis_92,
alice
brendon cullen, alicesil,
Allen_Anne_Black,
Bella4,
bella95,
bellemorte86,
BloodyKamelot,
Edward_Son
2, egypta,
elly1980,
erini83,
Fantasy_Mary88,
fatina_g,
Femke,
ffdipendente,
Fiorellina94,
flavia93,
franci_cullen,
giunigiu95,
Honey
Evans, kira988,
kirya,
Lady
blue, ladyherm,
liletta,
lolitosa,
masychan,
metal_darkness,
Miyakochan_89,
MizzCamilla,
mylifeabeautifullie,
nene_cullen,
nerry,
Noemi91,
nox,
Remember,
Rita_Cullen,
RockAngelz,
rosewhite,
rosi33,
Sabry87,
Shona,
Singer,
valemyni,
yuko_chan,
_corvo_
E ovviamente
grazie ai lettori oscuri (vi riempio tutti di baci)
Un saluto tutto di
parte a mylifebeautifullie,
che mi ha sempre seguita (ti adoro!!!
*_*)
e rosewhite, “compagna di scrtti” XD. È finita qui, cara
ç_______________ç
bene, dopo una pagina intera sprecata per
queste cose che alla maggior parte di voi non interessano, posso passare
all’Epilogo (piagnisteo irrefrenabile) che tra l’altro, titolo migliore non ci
potevo dare ¬_¬
Buona ultima
lettura!
Moon
Rainbow
~
Epilogo ~
La
Fine Di Tutte Le Cose
Era
una giornata stranamente fredda per essere inizio aprile, e il cielo era coperto
da una coltre di nuvole grigio-bianche. C’era odore di pioggia nell’aria
…
«
No Jenna, no! Mi rifiuto! ».
«
Ma dai Rafe, perché? ».
«
No! ».
«
Andiamo, perché no? ».
«
Non farei guidare la mia Ferrari a nessuno, nessuno, figurati se lo faccio guidare a
te! ».
«
Ma ja! A Van l’hai fatta guidare eccome! ».
«
E grazie tante, si è fregato il volante! ».
«
Ti prego Rafe, solo un paio di metri! ».
«
Tu stai proprio fuori! ».
Mentre
Rafe e Jenna continuavano la loro illuminante discussione, Van e Jasper se ne
stavano seduti a terra nel giardino anteriore Villa Cullen, fumando una
sigaretta (facciamo finta che i vampiri possano fumare, ok?). Van aveva gli
occhi luccicanti, e sventolava un pugno all’aria, come se stesse facendo il tifo a
qualcuno:
«
Sono sicuro che ora che Obama è al comando, l’America inizierà un lungo cammino
verso un periodo di oro massiccio. Perché io lo so, Obama ha le carte in regola
per rendere l’America un posto migliore ».
Jasper
fece un tiro e scrollò le spalle, l’aria di noncuranza: « Tanto lo ammazzano
».
A
Van cadde la sigaretta dalle dita.
Rosalie
e Gemma stavano chiacchierando sui colori, poggiate al muro di Villa Cullen, a
braccetto. Rosalie sosteneva che l’oro fosse un bellissimo colore, mentre Gemma
diceva che era molto meglio il nero.
Rebecca
e Emmett stavano giocando a scopa, e per la prima volta nella sua vita era in
netto vantaggio. Vinceva sul vampiro per 10 a 3.
Max
canticchiava canzoncine con Alice che le faceva il coro. La canzone più
gettonata sembrava essere “Ho tante noci di cocco splendide in fila per tre per
tre per tre …”.
Esme
e Carlisle si tenevano per mano appollaiati a terra, i visi vicini, e
mormoravano smancerie. Ad un certo punto Esme si voltò:
«
Jasper, smettila di fumare! ».
«
Dai Esme, mica muoio » protestò lui: « e poi queste sigarette al cioccolato non
sono tanto male … ».
Bella
invece … beh, lei era del tutto sotto shock.
Fissava
Edward con gli occhi sgranati, le braccia lasciate cadere ai lati del corpo,
l’amarezza in gola:
«
Ma che cosa diavolo ti hanno combinato? » chiese.
Edward
fece una faccia che sembrava dire “Non ho potuto oppormi”: indossava un paio di
jeans violetti che sembravano sul punto di cadere a terra, un paio di scarpe che
sembravano ciabatte, a pois verdi e gialli, una maglietta nera aderente con la
scritta “Fuck The System” e i capelli bronzei metà acconciati malamente alla emo
e metà una sottospecie di piccola cresta.
Bella
sbatté le palpebre. Il suo povero Edward …
«
O Gesù … » mormorò Max, avvicinandosi al vampiro, fianco a Bella: « Mi sa che
hanno un po’ esagerato ».
«
Un po’? » sbottò Bella con una smorfia: « Lo hanno ucciso!
».
«
Non ti preoccupare Bella, appena se ne vanno me li tolgo » assicurò lui, alzando
le braccia pallide.
«
Aspetta un po’ come sarebbe!? » domandò indignato Rafe: « Devi tenerli almeno un
mese! ».
Max
e Bella fecero una smorfia di disgusto. Edward sospirò:
«
Rafe, come diamine faccio a tenerli per un mese? ».
«
Almeno 15 giorni! ».
«
Ma … ».
«
Facciamo una settimana e non se ne parla più ».
«
Io ti trovo particolarmente affascinante, fratellino » disse Alice, seduta
accanto a Jasper, ancora intento a discutere di filosofia politica con
Van.
Edward
la fulminò con lo sguardo.
Rafe
scosse la testa, le mani sui fianchi.
«
Allora Rafe, me lo fai fare un metro solo? » chiese Jenna, approfittando del
momento di accondiscendenza del fratello.
«
Ma anche no! ».
Jenna: ç_____ç
«
I pantaloni sono sicuramente di Rafe » disse Max, con fare critico: « le scarpe
pure, la maglia è di Van … sono i capelli che non mi spiego
».
«
Jenna e Van hanno fatto a cazzotti perché volevano farmi una pettinatura
diversa. Alla fine sono giunti alla conclusione che avrebbero risolto ogni cosa
facendole entrambe » spiegò Edward, rassegnato.
«
Ma non potevi prenderli a cazzotti tu? » chiese Bella, alzando gli occhi al
cielo.
«
Van mi ha bloccato con il suo potere ».
«
Oh … ».
«
E va bene, maledetto cazzetto rifatto! » urlò Rafe all’improvviso, Jenna
appiccicato alla sua gamba: « Fatti il tuo fottutissimo metro con la Ferrari, ma
sappi che se me la danneggi ulteriormente, ti pesterò fino alla fine dei tuoi
giorni ».
«
Evvai! » esclamò Jenna, dandosi un pugno sulla guancia.
«
Ehi ragazzi ».
Rafe
e Jenna gridarono, terrorizzati, indietreggiando di un
passo:
«
Ma non lo avevi chiuso nell’armadio di Alice? » chiese
Rafe.
«
Si vede che si è liberato » disse Jenna, nascondendosi dietro il
fratello.
Ian
li fissava con la pura stupidità stampata in viso, il capo inclinato di lato, i
capelli appiattiti sulla faccia:
«
Quand’è che partiamo? Mi potete riaccompagnare a casa? ».
«
Ma certo che no! ».
«
In quella casa sarai solo, adesso che Pico … » disse Rebecca, avvicinandosi con
passo goffo ai tre: « Puoi stare con noi per un po’ ».
Jenna
le saltò addosso, bloccandola a terra in una mossa da
wrestler.
«
Vuoi … vuoi ospitarmi per un po’? » chiese Ian, le lacrime agli occhi: « Come
sei carina e tenera! ».
«
Carina e tenera un cazzo » sibilò Rafe: « mi raccomando Jenna, pestala per bene
».
«
Quindi, tra un po’ ve ne andate » disse Bella a Max, cupa.
«
Già … ma ci possiamo comunque sentire, no? Ti do il mio contatto msn » disse
Max, illuminandosi.
«
Io non ce l’ho msn » disse Bella arrossendo.
«
Che amarezza! » esclamò Max, allargando le braccia.
Rafe
si avvicinò a Edward, gli diede una leggera gomitata, causandosi probabilmente
qualche livido, poi frugò nelle tasche.
«
Ce l’ho io Rafe » disse Max, cacciando una boccettina nera dalla tasca dei
jeans.
«
Bene ».
«
Che cos’è? » chiese Bella, prendendo la boccetta in mano.
«
Un regalino, per ringraziarvi dell’enorme aiuto che ci avete dato » disse
Max.
«
Siete più che altro voi che avere aiutato noi » disse
Edward.
«
Cosa c’è dentro? » domandò Bella, dandola a Edward.
«
Un pensierino per voi due, che dovrebbe aiutare Edward a rilassarsi un po’. Non
dite a Jasper che ve l’abbiamo data, o ci azzannerà » disse Max, con Rafe a
fianco di Edward che annuiva con fare saccente:
«
Direttamente dalle vene di Rebecca » continuò Max.
Edward
scoppiò a ridere, o meglio, a tossire, e Bella sgranò gli occhi, per poi
scuotere la testa con fare rassegnato.
«
Dovrebbe bastarti per tre mesetti, tipo ».
«
Weekend di fuoco eh? » ammiccò Rafe, dando una gomitata a Edward, che smise
all’istante di ridere. Bella gli lanciò un’occhiataccia. Non che l’idea non le
interessasse, però.
«
Max » disse ad un certo punto Rebecca, l’occhio pesto, Jenna dietro di lei, che
le passò le braccia intorno ai fianchi: « Anzi no … Bella, bisogna dire quella
cosa a Alice ».
Bella
sgranò gli occhi: se ne era totalmente dimenticata!
«
Quale cosa? » chiesero Rafe, Max e Edward all’unisono.
«
Tu come fai a saperlo? » chiese Bella, sorpresa.
«
Ma dai, si sapeva che c’era una storia simile dietro. Quando poi è sbucata tutta
la storia di Anjela e compagnia, il collegamento è stato facile » disse Rebecca,
noncurante.
…
«
Sai Rebecca, non ti facevo così … geniale » disse Rafe.
«
Potrebbe darti del filo da torcere » disse Jenna.
«
Ragazzi, andiamo » disse Gemma, raggiungendoli: « e comunque, Rebecca ci è
arrivata anche grazie a me ».
«
Devi sempre prenderti tutti i meriti ».
Un
cigno volò nel cielo. Tutti alzarono lo sguardo, straniti: che ci faceva lì un
cigno?
Ci
fu uno strano luccichio multicolore, poi il cigno continuò a volare, e scomparve
nel cielo.
…
«
Vabbè » disse Bella: « il surriscaldamento globale fa andare in tilt gli animali
».
«
Allora Rafe, me lo fai fare un metro? » chiese Jenna tutto
contento.
Rafe
roteò gli occhi, esasperato:
«
Che palle, sì! ».
Jenna
corse tutto allegro alla Ferrari, mentre Van, dopo aver abbracciato Jasper, si
avviò verso la moto di Max.
«
Mi raccomando, Van, trattala bene, e non sgarrare » si raccomandò Max, sudando
freddo.
«
Fidati » disse Van, sedendosi sulla sella. Max guardava la Ducati con un certo
rammarico.
Si
sentì uno scoppio: dal cofano della Ferrari di Rafe, usciva una voluta di fumo
nero.
«
MA CAZZO JENNA! NON HAI FATTO NEMMENO MEZZO METRO! ».
«
Ops … ».
«
Ci penso io, rompiscatole » disse Rosalie, avviandosi verso la
macchina.
Approfittarono
di quel momento per salutarsi.
Rafe
e Jenna salutarono Edw … E, abbracciandolo con una certa esuberanza. Emmett
corse da Rebecca e la fece svolazzare un’ultima volta, e stringendola
forte.
«
Mi mancherai Funghetto ».
«
Anche tu Emm ».
Bella
e Max si abbracciarono forte, dondolando da un piede all’altro, rischiando la
caduta un paio di volte.
Gemma
si attaccò alla schiena di Rosalie, che trafficava con la
macchina:
«
Ricorda Rose: nero for ever ».
«
Il tuo gusto in fatto di colori lascia davvero a desiderare
».
«
Tsè! ».
Poi
salutarono Esme e Carlisle, che strinsero le ragazze con affetto. Esme carezzò
le guance di Van, e gli sfilò la sigaretta da dietro
l’orecchio.
«
Glielo lascio fare solo perché mi sono già affezionato, Esme » disse.
La
vampira ridacchiò, spezzando in due
la sigaretta al cioccolato.
Carlisle
sorrise, scuotendo la testa.
Gemma,
dopo essere inciampata in un sassolino, andò a sedersi dietro Van, che le mise
il casco e le diede un leggero bacio sulle labbra.
«
La macchina è a posto » disse Rosalie, allontanandosi per farli
passare.
Esme
finì di abbracciare Ian, per poi fargli raggiungere Rafe Jenna Max e Rebecca
sulla Ferrari.
«
Sarà un lungo viaggio » mormorò Max.
«
Sai, Edward, temo che mi mancheranno da morire » disse Bella, abbracciata a
Edward.
«
Già. Jacob non voleva salutarle per paura di scoppiare a piangere
».
«
CHE!? ».
Edward
scoppiò a ridere, la boccetta del sangue di Rebecca stretto in mano, poi si
avvicinò con Bella al finestrino.
«
Ehi, ragazze » disse: « voi ovviamente sapevate qual era il mio potere da
stregone … ».
«
Ovviamente » disse Max.
«
Che domanda » disse Rebecca.
«
Chissà » disse Gemma: « magari, un giorno, quando ci rincontreremo, potemmo
anche dirtelo … ».
FINE
E
se decidessi di fare un sequel??
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