Una nuova compagnia

di Sn3ffy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuta al 221B ***
Capitolo 2: *** Amore ***
Capitolo 3: *** Una nuova vittima ***
Capitolo 4: *** Delfini ***
Capitolo 5: *** Dolci note ***
Capitolo 6: *** Una svolta alle indagini ***
Capitolo 7: *** Il gioco dello stregone ***



Capitolo 1
*** Benvenuta al 221B ***


"Benvenuta al 221B"

Il freddo delle vie di Londra si faceva strada anche sotto il lungo cappotto blu ed il maglione bianco, aggiungendosi al tremore istintivo dato dall’ansia. Si trovava di fronte ad una porta scura con inciso “221B”, incerta sul da farsi. Un’ulteriore folata di vento la convinse a bussare.
Si era trasferita 6 anni fa a Londra e da allora non aveva fatto altro che cambiare appartamento, un po’ per lavoro, se così si poteva chiamare, un po’ per i problemi che creava con ogni suo coinquilino. Assorta da questi e da altri pensieri, la ragazza non si accorse nemmeno che la porta si era aperta e che ora un’anziana signora le stava parlando.
<< Come, scusi?>> chiese scendendo dalle nuvole.
La signora le sorrise benevola e ripeté la domanda:<< Prego, cerca qualcuno? È qui per vedere il Signor Holmes?>>
“Il Signor Holmes”… quel nome la fece sorridere. Il più grande consulente detective del mondo. Aveva letto dal blog di Watson qual cosina su di lui, prima di andare a vedere la casa e l’idea di conviverci, la elettrizzava; tuttavia John l’aveva avvertita: non era un uomo facile. “Tanto meglio”, aveva pensato,”non mi annoierò.”
<< Io... Ecco... Mi chiamo Anna Collins. Sono venuta per la stanza e->>
La donna non la fece terminare: le prese la mano con dolcezza e la condusse dentro.
<> squittì << Finalmente una donna! Al Signor Holmes non farebbe male la compagnia di una donna! Sono venute così tante persone negli ultimi mesi: le ha cacciate tutte! Ma sono sicura che lei sarà quella giusta! >> ; il viso della ragazza diventò leggermente rosso. Era particolarmente timida quando si trovava con persone più grandi di lei.
<< Piacere, io sono la Signora Hudson, la proprietaria dell'appartamento. >> Riprese sorridendole ed accompagnandola di sopra.
“Non è tanto male” pensò nella sua testa, riferendosi un po’ alla casa, un po’ alla donna e le sorrise di rimando.
<< Quattro mesi, Sherlock, quattro mesi! >> arrivata a metà strada venne percossa da alcune urla provenienti da dietro una porta in cima alla scala.
<< Non è questo il punto, John. >> aveva risposto una voce più calma.
Appena arrivate a destinazione, con ancora le urla di quei due dietro la porta, la Signora Hudson bussò: <>
<< Cosa vuole Signora Hudson? >> disse la seconda voce << Ripassi più tardi. >>
<< Veramente >> sorrise la donna imbarazzata << Qui c’è la Signorina Collins… per… l’appartamento.>> Anna percepì il suo imbarazzo e ne provò quasi tenerezza.
La porta si spalancò all’improvviso, proponendo l’immagine di un uomo che Anna aveva già visto: Holmes. Sherlock Holmes.
<< Prego, entra. >> fece Watson per Sherlock.
La ragazza seguita dalla Signora Hudson oltrepassò la soglia della porta e venne fatta accomodare su un divano dallo stesso John che le strinse la mano in segno di saluto.
<< Ci siamo visti qualche giorno fa per parlare dell'appartamento. >> spiegò l’uomo, anche se Anna non capì bene a chi.
Prima di sedersi sul divano strinse la mano anche a Sherlock e si presentò:
<< Piacere, Anna Collins. >>
Lui non disse nulla, si limitò semplicemente ad osservarla. Dopo qualche minuto aprì bocca. 

<< Hmm... un'italiana... interessante... >>poi accigliò gli occhi, e continuò a grande velocità: << Viaggiatrice, brutto rapporto con la famiglia... Direi single, fumatrice, bevitrice e... >> fece una breve pausa << cane, bianco, piccolo; mi dispiace, ma la Signora Hudson non vuole animali in casa.>>
<< No di certo!>>fece eco la donna.
<< Incredibile, ma->>  Anna venne nuovamente interrotta; questa volta dallo stesso Sherlock.
<< Ma come ho fatto? Elementare: i bracciali sul braccio destro indicano uno un viaggio diverso: America, Spagna, Germania, e via dicendo. Inoltre, l’etichetta del maglione che indossi è in italiano, ciò fa presupporre o che tu abbia una buona padronanza dell’italiano o che sia un souvenir dell’Italia, ma poiché non indossi un braccialetto proveniente dall’Italia ho dedotto che tu lo fossi. Terzo punto, se tu avessi un buon rapporto con la tua famiglia o fossi impegnata avresti chiesto un aiuto a loro per un appartamento; le unghie mangiucchiate e le occhiaie indicano che non ti curi per piacere ad un uomo, ma che ieri notte sei stata in dolce compagnia di qualcuno. Gli occhi rossi ed i leggerissimi spasmi indicano che hai recentemente fumato probabilmente qualcosa di non proprio legale,e nonostante la mentina il tuo alito odora ancora leggermente di alcol. La tua giacca è piena di piccoli peli bianchi che devono per forza appartenere ad un cane, altrimenti la Signora Hudson avrebbe già starnutito parecchie volte dal vostro incontro.>> finì compiaciuto.
<< Incredibile... Ma, stavo dicendo, io non ho un cane: Una donna fuori da un supermercato mi ha chiesto di tenerglielo cinque minuti ed in realtà... credo fosse legale quello che ho fumato.>> sorrise.
<< Benvenuta al 221B.>>

 

Salve a tutti, se siete arrivati fin qui, avrete sicuramente finito la storia ( o siete semplicemente scesi perchè vi ha annoiato troppo!); in ogni caso, grazie per averla letta. Non sono granchè nell'arte dello scrivere ( ma va?!?), ma spero ugualmente vi sia piaciuta.

Detto ciò, vi saluto e ancora grazie per la lettura; ci sentiamo ( spero) presto! ♦

P.S. Che fantasia per il titolo, eh?

 

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Capitolo 2
*** Amore ***


Prima di procedere con la storia, vorrei avvisarvi che ogni qual volta troverete il doppio spazio, significa che è il punto di vista del personaggio è cambiato. ( Probabilmente l'avrese capito da voi, ma mi sembrava comunque più corretto scirverlo).
Ci sentiamo alle note finali! Buona lettura!








"Amore"


<< Ma certo John>> la porta si spalancò ed entrò Sherlock, seguito dal suo fedele amico. << Certo che ne sono capace!>> la voce era evidentemente ironica.
Anna, comodamente seduta sulle ginocchia, stava leggendo alcuni racconti trovati su internet.
<< S-salve, Anna.>> disse esitante Watson.
La ragazza non rispose , mugugnò qualcosa che sembrava un assenso, tanto era presa dalla lettura.
Sentì qualcuno, sicuramente Sherlock, sedersi sulla poltrona di fronte la sua e sbuffare. Alzò lo sguardo solo in quel momento: vide che tra le mani teneva un foglio piuttosto malridotto.
<< Cos’è?>> chiese, incuriosita, sapendo comunque che non le avrebbe risposto.
<< L’ultimo pezzo del puzzle.>> rispose enigmatico Watson per lui.
Con assoluta calma, Anna posò il portatile sul tavolino, si alzò e si affiancò a Sherlock; poi gli strappò ‘l’ultimo pezzo del puzzle’ dalle mani.
Sorrise compiaciuta:<< Ma è greco!>>
<< Così sembra.> rispose Holmes seccato.
<< Problemi con la traduzione?> chiese Anna mentre si sedeva sulla scrivania, con il foglio ancora tra le mani.
Watson le si affiancò e cercò di spiegargli il problema: << Pensiamo che il testo riveli il luogo in cui si nasconda un antico vaso Macedone, qui, a Londra. Il nostro cliente è interessato al ritrovamento di questo vaso. Purtroppo per noi, il greco antico è una delle poche cose che il nostro caro Sherlock non sa.>>
<< Hmmm… noioso. Perchè interessarsi ad un caso del genere?>> rispose la ragazza. Poi riprese:<< Se volete posso tradurvelo io.>>
Sherlock girò il volto, si alzò dalla sedia e con gli occhi illuminati, le si avvicinò a grandi passi: << Sai tradurre il greco antico?>>
Anna annuì contenta << In Italia studiavo lettere antiche. Datemi solo... ad occhio e croce dire un'oretta e mezza.>> e detto questo, si immerse nella traduzione di quell’antico testo.

Era appena passata un’ora e 37 secondi. Sherlock controllava il tempo con il suo orologio. Si stava annoiando. Troppo. Decise quindi di recarsi in cucina e dedicarsi ad uno dei suoi esperimenti.
Aveva appena finito di analizzare una grossa quantità di amianto, quando sentì Anna chiamarlo dall’altra stanza. Si affrettò a raggiungerla e si accorse solo in quel momento dell’assenza di John.
<< Sicuro che sia questo il testo per il vaso?>>
<< Hai finito?>> chiese alla ragazza che lo stava osservando.
<< Sì, ma…>> Sherlock le fece segno di continuare. << Non ne traducevo da tempo e non sono riuscita a capire il significato di alcuni termini. Tuttavia il testo ha un senso; è una leggenda parecchio famosa.>>
<< Una leggenda…>> fece Sherlock assorto dai pensieri e si sedette sulla sua poltrona.
<< Sì. Vuoi… Vuoi che te la legga?>> chiese un po’ incerta.
<< Sì, sì.>> affermò l’altro distratto.
<< Sarò un po’ più breve… Allora… Nel simposio di Platone, Aristofane racconta che originariamente i generi umani erano: il maschio, originario dal sole, la femmina, originaria dalla terra ed un terzo, di cui oggi rimane il nome, l’androgino, originario dalla luna, con caratteristiche simili ad entrambi. Inoltre, per fartela in breve, ogni genere aveva quattro braccia, quattro gambe, due volti, entrambi rivolti in sensi opposti e due organi genitali: entrambi maschili per i maschi, entrambi femminili per le donne ed uno maschile ed uno femminile per gli androgini. Le loro figure erano rotonde e così il loro movimento. Questi avevano una grande superbia e finirono con sfidare gli Dei. Così Zeus e gli altri decisero sul da farsi: non potevano ucciderli o fulminarli, ma, d’altra parte non potevano nemmeno permettere certe insolenze. Così Zeus trovò un mezzo per renderli più deboli. Decise, perciò di tagliarli in due, cosicché sarebbero stati più deboli e maggiori in numero. A questo punto gli uomini divennero infelici, poiché ciascuno sentiva la mancanza dell’altra metà, desiderando fortemente l’altra metà che era sua, tendeva a raggiungerla. E gettandosi attorno le braccia e stringendosi forte l’una all’altra, desiderando fortemente di fondersi insieme, morivano di fame ed inattività, perché ciascuna delle parti non voleva fare nulla separata dall’altra. Con il tempo, le varie metà vennero sparpagliate, ma ognuno cerca ancora disperatamente la sua metà. Ed è appunto questa smania che si chiama Amore.>>
<< Meraviglioso.>> sussurrò; si alzò, prese il suo cappotto ed uscì.


 

Chiedo venia se il capitolo è un po' corto ed effettivamente inutile, ma dovevo in qualche modo presentarvi anche questo aspetto del nuovo personaggio. Prometto che domani pubblicherò un altro ( se potrò anche due) capitolo. "Puoi anche non pubblicarlo, non morirà nessuno."

Ad ogni modo, spero che la storia vi stia piacendo: so che finora non è successo molto, ma sono i primi due capitoli!

Ci sentiamo domani con un nuovo capitolo, per chi vorrà!  ♦

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Capitolo 3
*** Una nuova vittima ***


"Una nuova vittima".


Stava sorseggiando il suo caffè ancora caldo e per l’ennesima volta in quella settimana sentì la porta spalancarsi.
<< Buongiorno mondo!>> esordì a gran voce il detective dal salotto.
<< Buongiorno a te!>> rispose Anna ridendo. << Come mai di buon umore questa mattina?>>
<< Un nuovo cadavere, Dobbiamo essere da Lestrade fra circa un'ora.>> rispose Watson per lui, ancora una volta. << Hmm… che odore di caffè! Ne è rimasto un po’ per un povero papà che non dorme la notte?>>
Anna rise e gli porse una grande tazza ripiena di tiepido caffè. << Come va con il bambino?>> gli chiese ancora sorridendo.
<< È un bambino: mangia, dorme e piange. A chi importa? Muoviamoci, dobbiamo essere a casa della vittima!>> rispose Sherlock entrando nella stanza.
<< Ma che fretta hai, Sherlock?>> chiese Watson stanco.
<< Che fretta ho? John è sicuramente un'altra vittima di Moriarty!>>
<< Chi è lo sfortunato?>> chiese Anna intromettendosi nella conversazione.
<< Ah, Lestrade non ci ha ancora riferito niente. Sappiamo solo che si trova a Clerkenwell.>>
<< Clerkenwell? La vecchia Little Italy londinese?>>
<< In realtà è tuttora centro di un flusso intenso di italiani.>> rispose Sherlock. << Gli omicidi si sono conclusi tutti in un raggio d'azione di massimo dieci kilometri dalla Chiesa di San Giacomo.>>

 Anna, che l’aveva osservato interessata fino a quel momento, abbassò di colpo lo sguardo e si morse il labbro. Da quando coabitavano, Sherlock aveva preso a studiare ogni suo singolo movimento, gesto o abitudine; sapeva che quando si mordeva il labbro era a disagio, o aveva qualcosa da dire; aveva intuito che quando iniziava a giocherellare con i suoi bracciali era annoiata; che quando stringeva la collana a forma di testa di lupo che portava al collo, ormai consumata dal tempo, si trovava in uno stato di ansia o paura.
Aspettava perciò che gli dicesse ciò che aveva da dire. Anche John, notò Sherlock, aveva percepito qualcosa. Dopo un lasso di tempo relativamente lungo, Anna distolse lo sguardo da terra ed iniziò a sciacquare le tazzine del caffè. Calò improvvisamente il silenzio; nessuno sembrava voler proferir parola. L’unico rumore udibile all’interno di quella stanza, era l’acqua che bagnava le tazze.
Di colpo, Anna, con le mani ancora bagnate, si voltò e guardando Sherlock con un innocente sorriso stampato sulla faccia, chiese: << Posso venire con voi?>>
<< Come?>> John parve sorpreso. << Ne sei sicura? Potrebbe esserci un cadavere là e->>
Anna lo bloccò: << Ah, non sono mai stata una ragazza troppo sensibile.> spiegò asciugandosi le mani. << E poi, potrei esservi d’aiuto. Sbaglio o è un quartiere italiano?>> finì ridendo.
Sherlock sapeva che quella era solo una scusa per imbambolare John; Anna, così, sparì dietro la porta della cucina.
Si sentì gli occhi di Watson di sopra, a chiedergli un tacito consenso. Sherlock si limitò a sorridere.
<< Che lo spettacolo abbia inizio>> e seguito a ruota dall’amico, prese il cappotto ed uscì, con una nuova compagnia al fianco. 

“La mia prima scena del crimine!” pensava Anna emozionata, seduta sul sedile anteriore del taxi, mentre Watson la aggiornava sulla situazione, ed un brivido d’eccitazione la percorse lungo tutta la schiena; sapeva che Sherlock poteva osservarla dal riflesso del finestrino e tentò in tutti i modi di nascondere quel sorriso idiota che le si dipingeva in faccia istintivamente.
John le spiegò bene o male cosa stava accadendo: erano passati quattro mesi da quando Moriarty aveva fatto la sua comparsa sulla scena, ma ancora non avevano mai avuto un vero e proprio contatto diretto con lui. << Non vuole arrivare alla conclusione troppo presto, Vuole divertirsi con questi giochetti.>> aveva spiegato Sherlock, guardando fuori dal finestrino. Finora gli omicidi ad opera di Moriarty erano stati due, senza contare quello per cui erano stati chiamati in quel giorno, sicuramente suo. I vestiti delle vittime si trovavano per entrambi a casa del morto, ammucchiati al centro di una stanza inzuppati di vari veleni, cinque, con esattezza, mentre i corpi sono stati trovati in luoghi diversi, apparentemente senza alcun nesso, vestiti con abiti eleganti. Al luogo del ritrovamento si era arrivati grazie ad una serie di enigmi e la segnalazione era stata anonima per entrambi, ma proveniente dal cellulare delle stesse vittime, posizionato successivamente ed accuratamente all’interno di una tasca dei vestiti.
Appena scesa dall’auto, Anna vide un’intera squadra di polizia posizionata dentro e fuori una piccola casa bianca a due piani.
<< Io sono già stata in questa casa.>> pensò ad alta voce.
<< Sarà forse stato un tuo vecchio appartamento.>> le rispose Sherlock, con un’accennata punta di ironia, facendole segno di proseguire.
Si affiancò quindi a Watson ed immersa nei suoi pensieri sentì Sherlock parlare ad un poliziotto che gli si era affiancato.
<< Lei è con noi.>> gli udì dire.
La prima cosa che vide non appena varcata la soglia della porta bianca, fu una donna di colore, dai folti capelli ricci sgridare alcuni uomini della polizia.
Entrarono in salone, bianco anche questo, arredato con mobili dallo stile moderno, dai colori scuri. Al centro della stanza, un mucchietto di vestiti era raggruppato sul pavimento. Sherlock si abbassò sugli abiti ed estraendo la sua lente di ingrandimento iniziò ad analizzarli. Watson fece lo stesso, ma senza la lente.
Anna sentì alle spalle una presenza e voltandosi vide un affascinante uomo che intuì fosse il famoso Lestrade; in realtà aveva già visto alcune foto in numerosi articoli di giornale che lo ritraevano.
<< La vittima>> esordì osservando Anna parecchio stranito << dovrebbe essere->>
<< Christopher Genovese.>> lo precedette lei.
In un attimo si ritrovò gli occhi di tutti su di sé: quelli incuriositi di John Watson, quelli sospettosi di Lestrade e quelli divertiti di Sherlock.
<< L-lo conoscevi?>> chiese John, dispiaciuto per la probabile perdita subita.
<< Ah, ci sono andata a letto, una volta…>> fece con finta noncuranza.
<< E quanto tempo fa, esattamente?>> la voce di Sherlock aveva qualcosa di strano. Ad Anna parve quasi divertita. La ragazza gli posò una mano sul mento e, con incredibile dolcezza, lo accarezzò.
<< Non preoccuparti, tesoro.>> sorrise maliziosa.<< Non ho avuto altri uomini, dopo di te.>> ridendo lasciò il viso dell’uomo e con un gesto distratto della mano spiegò:<< Hmm… Più o meno due mesi fa.>> E si morse il labbro. 

“Il labbro! Si è morsa il labbro! Non ci ha detto tutto, lei sa di più!”
<< Stavate insieme?>>
<< No, no. È stata solo una volta.>> e continuò a torturare il labbro inferiore.
<< Avete parlato con un familiare?>> si rivolse a Lestrade.
<< No: come gli altri, non aveva né amici né parenti.>> Sherlock aspettava che Anna spiegasse qualcosa. Aveva capito che sapeva più di quanto faceva vedere.
Anna lo guardò negli occhi, ed intuì che ormai doveva parlare.
<< Si era chiuso nel suo mondo per il lavoro.>> svuotò il sacco. << era uno scienziato. A 19 anni fuggì di casa per studiare a Londra; i suoi genitori da quel giorno in poi non lo cercarono più… E lui diceva che questo non gli dispiaceva per niente.>>
<< Continua.>> Ormai la stavano ascoltano tutti.
<< Ecco… Lui… Lui era italiano. Hmm… Ci siamo conosciuti in un bar poco distante>> sorrise << mi disse che se non fosse stato mezzo ubriaco non avrebbe mai trovato il coraggio di venirmi a parlare.>> le scappò una risata malinconica
. << Qualcos’altro?>> provò a spronarla Lestrade.
<< Lui… Amava gli enigmi! Facemmo una scommessa… Se io non avessi risolto il suo enigma, sarei.. Ehmm… tornata a casa con lui.>> Sherlock notò le sue guancie arrossarsi.
<< E non l’hai risolto?>> chiese a questo punto Lestrade.
“ Ma che importanza ha?”
<< No. L’ho risolto.>> gli rispose maliziosa.
<< Quanti anni aveva?>> Sherlock sapeva di conoscere la risposta.
<< 35.>>
<< L’enigma?>>


 

Salve a tutti e ben ritrovatiii! Il capitolo precedente era troppo corto, questo, forse, un po' troppo lungo; mi dispiace, ma non sapevo come dividerlo senza che risultasse troppo breve! Ad ogni modo, stiamo entrando all'interno della storia vera e propria. Spero che vi stia interessando/piacendo, ed in tal caso fatemelo sapere ^^
Detto ciò, vi saluto e ci sentiamo al prossimo capitolo! 

 

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Capitolo 4
*** Delfini ***


"Delfini"


Anna sentiva ancora le guancie in fiamme. Sherlock aveva appena chiesto di vedere l’enigma; immaginava si trattasse dell’indovinello per trovare il corpo.
Lestrade fece un cenno alla dona che Anna aveva visto urlare all’entrata. Questa gli passò un bigliettino che poi lui rifilò allo stesso Sherlock. Anna gli si avvicinò e lesse il foglio che teneva tra le mani: Hai già avuto l’aiuto. Non si deve barare, Sherlock.
<< A che aiuto si riferisce?>> chiese Watson.
Sherlock parve pensarci su un attimo, poi rispose:<< Lui sapeva… Si riferisce alle informazioni di Anna.>>
Così, scossa dal messaggio, la ragazza si allontanò dai due uomini ed uscì dalla stanza, girando per il breve corridoio. Sfiorò con le dita un grazioso tavolino di mogano scuro. Ricordava quel tavolino… Così fragile… L’aveva scheggiato con i tacchi proprio in quel punto… “Ma…”
A passo veloci si affrettò a ritornare in salone. Sentiva l’ispettore discutere con Sherlock.
<< Mi spiace, Sherlock, ma non posso darti i vestiti. Ordini dall’alto.>>
L’altro stava per replicare, quando Anna si accostò a loro.
<< Hanno cambiato i mobili!>> sputò tutto in una volta.
<< Come hanno cambiato i mobili?>>
<< Forse non tutti, ma alcuni sì. Ne sono sicura: Il tavolino lungo il corridoio, l’avevo scheggiato io.>>
Analizzò in breve tempo il resto della stanza e prese una lampada sulla scrivania:<< La lampada, aveva una piccola macchia di inchiostro! Guarda, ora non c’è!>> e mostrò l’abatjour all’ispettore ed al detective. Salì al piano di sopra in fretta, ignorando la donna che le stava urlando dietro. Spalancò la porta della camera da letto ed aprì il primo cassetto del comodino.
<< Anche di sopra?>> la voce di Lestrade la raggiunse da dietro.
La ragazza annuì.
<< Osservate la stanza.>> Sherlock capì subito il problema, Anna lo poté vedere.
<< I delfini…>>
<< Esatto!>> confermò lei << Christopher era un uomo molto ordinato; non c’è nulla fuori posto in tutto l’appartamento…>>
<< Tranne i delfini…>> continuò Sherlock.
Lestrade sembrava ancora un po’ fuori strada, poi notò anche lui il soprammobile sul comodino: due delfini sospesi in aria da una piccola struttura argentata. Sembrava una strana sorta di clessidra. Il sostegno era però evidentemente fuori posto.
La donna di prima salì le scale e con ancora addosso un po’ di fiatone, sgridò Anna:<< Non può salire ed aggirarsi sul luogo del delitto come fosse a casa sua!>>
<< Diligente come mi diceva Watson, ma incredibilmente rompiscatole come la descriveva Sherlock.>> rispose Anna << Lei deve essere la Sergente Donovan.>> si avvicinò per stringerle la mano e cercò di nascondere la faccia disgustata a causa del forte odore di deodorante maschile. Quando ritornò al fianco di Sherlock, lo sentì sussurrare nel suo orecchio:<< Poco piacevole il deodorante, eh?>> e risero entrambi sotto i baffi.
Usciti dalla casa, i tre si fermarono in attesa di un taxi.
<< Non mi hanno dato la valigia con i vestiti!>> urlò Sherlock indignato.
<< Perché?>> chiese Watson. Holmes non rispose.
<< È quella?>> chiese Anna, indicando un uomo con una valigia intento a parlare con la Sergente Donovan.
Sherlock ancora una volta non rispose e si limitò ad annuire ancora visibilmente infastidito. Anna scoppiò a ridere.
<< Te li porto io stasera, a patto che tu mi faccia trovare una buona pizza a casa!>> e detto questo, si avviò nella direzione dell’uomo.

Era passata circa un’ora da quando era rientrato a casa. Aveva subito appeso l’ultimo bigliettino alla mappa posizionata sulla parete del lato divano, poi si era concentrato a trovare altre caratteristiche comuni tra le vittime.
Aveva appena finito una breve ricerca quando lentamente la porta si aprì; Anna la richiuse alle sue spalle e lo guardò sorridendo. Sherlock notò che portava qualcosa sotto il cappotto.
<< Non c’è gusto, così!>> disse lei con una finta voce offesa ed estrasse dal cappotto una bustina trasparente, non molto grande, ma abbastanza da contenere dei vestiti.
Sherlock sorrise e le prese la bustina dalle mani.
<< Oh, di nulla.>> fece la ragazza ironica.
Poi, Sherlock con calma si sedette sulla sua poltrona e poggiò l’oggetto con cautela sul tavolo.
<< La pizza è in cucina. Ad essere sincero, se non fosse stato per John non l’avrei presa.>
> << Chissà perché, ma me l’aspettavo!>> la udì ridere dall’altra stanza.
Giunse le mani e poggiò le dita sul labbro, soffermandosi a pensare. Attese venti minuti, poi, quando Anna riemerse dalla cucina, senza degnarla di uno sguardo, le chiese:<< Secondo te, dove potrebbe essere il corpo?>>
Anna ci pensò un attimo su, poi si sedette sulla sua poltrona e guardò Sherlock.
<< Hmmm… Basterebbe soppesare le mie parole.. Se è vero che l’indizio sta nelle mie informazioni.>>
<< Esatto. Perché quel soprammobile era spostato?>>
Anna cominciò allora a giocherellare con il labbro inferiore, come Sherlock aveva capito che faceva quando pensava a qualcosa di importante.
<< Secondo te l’ha lasciato Moriarty?>> rispose.
<< Ne avrebbe avuto motivo?>>
<< Avrebbe potuto… Per confonderti.>>
<< Hai detto che alla vittima piacevano gli enigmi…>>
<< Pensi che sia questo l’indizio al quale si riferiva Moriarty?>>
<< Ma come faceva a sapere quel che avresti detto?>>
Anna non rispose, si morse semplicemente il labbro. Sherlock capì, ed attese.
<< Potrebbe essere stato cambiato durante le indagini?>>
<< E chi l’avrebbe cambiato?>>
<< Moriarty.>>
<< Ciò significherebbe che…>> la incitò a continuare.
<< Che i delfini sono stati spostati dallo stesso Moriarty.>> poi ci pensò ancora un po’ su, ed infine chiese, un po’ a sé stessa, un po’ a Sherlock:<< E se non fosse quello l’indizio?>>
<< Significherebbe che probabilmente il soprammobile in disordine è un indizio del tuo ragazzo.>>
<< Non è il mio ragazzo!>>
<< Non giudico la necrofilia.>>
Anna gli rivolse una faccia giocosamente stizzita e Sherlock scoppiò a ridere, lasciandosi trasportare in un breve attimo di spensieratezza.
<< Ora, io ti saluto e ti do la buona notte. Tu, continua pure a pensare, geniaccio.>> e detto ciò, Anna si alzò dalla sedia e schioccò un rumoroso bacio sulla guancia di Sherlock.
 

Buonaseraaa! Sono di nuovo qua!! (Ancora?!?) Sì, ancora! Ma lasciandoperdere il mio disagio ( facilmente visibile anche solo dalla scelta dei titoli), spero che la storia vi stia interessando ( dico le stesse cose dal primo capitolo, yay!). Quindi, note brevi ed inutili a parte, vi saluto e vi do la buonanottee! ♦

P.S. grazie per continuare a leggere la mia storia, nonostante non abbia chissà quale bravura nello scrivere <3

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Capitolo 5
*** Dolci note ***


"Dolci note."



Si era svegliata con il ricordo di quell’innocente bacio sulla guancia dato a Sherlock. Ne sorrise dell’immagine che andò a formarsi nella sua mente. Lo conosceva da poco più di una settimana: era possibile innamorarsi in così poco tempo? “Nha!”
Sicuramente non è nulla del genere; solo la temerarietà di quel gesto. Istintivamente, ancora coperta fino al mento e stesa comodamente sul suo lettone, sorrise di nuovo. Scese un piede dal letto ed il freddo contatto con il pavimento la scosse tutta, riportando il pensiero alla al dibattito della sera precedente con il suo coinquilino. Entrò in salotto e vide Sherlock ancora sulla poltrona, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato ed una faccia seria stampata sul volto
. << Ma tu non dormi mai?>> chiese, mentre si preparava il suo caffè della mattina.
<< Dovresti portare i vestiti al San Bartolomeo.>>
<< Lo vuoi un caffè? O preferisci un tè?>>
<< Io dovrò passare dalla lavanderia.>>
Anna gli porse una tazza di caffè, noncurante del fatto che forse preferiva il tè.
<< Ma sei rimasto qui tutta la notte?>> e fece ritorno in cucina.
<< Se Molly dovesse crearti problemi inventati qualcosa… Che sono disperato, per esempio.>>
“ Come se sapessi chi sia questa Molly.”
<< E se il biglietto lasciato da Moriarty si riferisse al soprammobile spostato?>>
<< Esatto.>>
“Lui sa!”
<< Sherlock, parla!>>
Di tutta risposta, Sherlock prese la busta con i vestiti e la lanciò ad Anna che la afferrò con prontezza.
<< Lasciami almeno andare a cambiare.>> disse, infine, rassegnata.
John le aprì la porta per permetterle il passaggio, da perfetto gentiluomo ed Anna avanzò oltre la soglia sorridendogli; buttò la bustina su un banco da lavoro e fece sussultare la scienziata impegnata in una noiosa ricerca al telescopio.
<< Salve, Molly.>> salutò John.
<< Oh, salve John.>> Diede un’attenta occhiata alla stanza intorno a lei, come a cercare qualcosa che si è perso. << E Sherlock non c’è?>>
<< No, non c’è.>> rispose Anna, seccata di essere ignorata.
<< Sono venuta io al posto suo.>> e le sorrise maligna. Si avvicinò alla ragazza e le porse la mano:<< Anna Collins, piacere.>>
Molly guardò prima John e poi, esitante, le strinse la mano.
<< Molly. Molly Hooper, medico patologo.>>
Con un gesto snob ed un buffo sorriso antipatico, Anna le passò la busta, alla quale il medico non aveva prestato per nulla attenzione.
<< Puoi analizzarmi questi?>> le chiese con menefreghismo. Aveva deciso: voleva punzecchiarla un po’. Molly osservò l’oggetto attentamente e lo prese tra le mani.
<< Sono i vestiti della vittima? Non posso farlo, la polizia è venuta poco fa richiedendoli: sapevano che Sherlock li avrebbe portati a me.>>
Anna sbuffò vistosamente e, con una perfetta faccia amareggiata, recitò la parte egregiamente:<< Senti>> le prese le mani << io non volevo dirtelo, ma Sherlock è disperato e non sa a chi rivolgersi. Tu sei l’unica di cui si può fidare.>>
Quelle parole sembrarono colpirla in pieno petto: non ci pensò un attimo in più ed uscì i vestiti dal sacchetto.
<< Dovrei terminare fra circa due orette. Ho altre cose da controllare per il momento.>>
<< Benissimo, passerò io.>> sorrise John; detto ciò i due ospiti uscirono dal laboratorio.

La porta si aprì piano, ma Sherlock non poté vedere chi vi entrò: aveva infatti gli occhi bendati e nel tentativo di tenersi impegnato, cercava di sviluppare il senso dell’udito.
<< John ed Anna. Elementare.>>
<< Incredibile, chi l’avrebbe mai detto, eh?>> ribatté ironica Anna.
<< Ritornerò io a prendere i vestiti fra circa un’ora.>> riprese John.
<< Dopo vieni qua e chiama anche Lestrade.>>
<< Per favore.>> lo corresse Anna ridendo.
Sherlock attese che entrambi si sedessero, Anna sulla poltrona etichettata ormai come sua e Watson sul divano.
<< Ora, ditemi cosa hanno in comune le vittime.>>
<< Ecco…>> iniziò John dopo un momentaneo silenzio << sono state tutte avvelenate e->>
<< No, no>> interruppe Sherlock << Non i punti comuni dei delitti.>>
<< Sono tutti italiani?>> questa volta fu Anna a parlare.
Sherlock si limitò ad annuire; aspettava che parlassero loro.
Jhon si alzò ed osservò più attentamente la mappa.
<< Sono persone sole: senza genitori, figli, mariti o amici troppo stretti.>>
Sherlock annuì nuovamente.
<< Non avevano caratteristiche fisiche comuni.>>
<< No, a quanto pare.>>
Sherlock sentì sussurrare Anna accanto a lui:<< Gli anni…>>
I suoi occhi celesti si accesero e si voltarono a guardare la ragazza.
<< Sì, sì!>> sorrise.
<< Come?>> Jhon pareva confuso. Anna si alzò e si avvicinò alla mappa; indicò a Watson il profilo di ogni vittima.
<< Guarda l’età.>> Jhon lesse ad alta voce:<< 55, 45, 35…>> allora, capì << Un conto alla rovescia…>>
<< Ma manca qualcos’altro…>> Sherlock parlava da solo, rassicurato del fatto che quel dettaglio non sfuggisse solo a lui. Sapeva di poter salvare la prossima vittima, ma doveva trovare l’indizio decisivo.
Anna si sedette nuovamente:<< Perché chiamare Lestrade?>>
<< Dobbiamo ridargli i vestiti.>> << E poi?>>
<< Devo aggiornarvi.>>
<< A volte, mi chiedo perché non lavori solo e non ci lasci riposare la notte.>> sorrise John << non hai bisogno di nessun altro.>> rise.
Sherlock gli sorrise di rimando; un sorriso molto forzato, che forse Anna trovò buffo, perché si mise a ridere.
<< Ti sbagli, John.>> lo corresse Anna sorridendo << ha bisogno di un pubblico!>> e risero entrambi. Era davvero così divertente?
<< Ad ogni modo>> riprese Anna << io vado a farmi una doccia.>> e si alzò dalla poltrona.
<< Pensa al caso sotto la doccia.>> scherzò John.
Anna si fermò al centro della stanza e si voltò verso Watson:<< Allora dovrò prima scacciare il pensiero di Sherlock.>> affermò con voce seria.
La faccia di John divenne la maschera dello stupore: la bocca aperta e gli occhi quasi completamente sgranati. Anna non riuscì più a trattenere le risate, contagiando anche Sherlock; al contrario della ragazza, però, una volta finito il momento,
Sherlock ritornò serio. << Io… Io vado da Molly.>> balbettò John e prendendo la sua giacca marrone, uscì frettolosamente dalla stanza.
“ Manca ancora mezz’ora” pensò Sherlock mentre lo aveva osservato prendere il cappotto. “Fretta, la mano nella tasca destra dove tiene le chiavi… Passa prima da casa sua…” Sentiva il ticchettio dell’acqua della doccia che si stava facendo la sua coinquilina. Uno strano impulso lo spingeva ad alzarsi ed a raggiungerla, ma doveva reprimerlo. Cos’era mai questa nuova storia? Doveva togliersela dalla mente, era solo una distrazione. Si alzò, allora, e prese il suo fidato violino.
Dolcemente cominciò a suonarlo, non seguendo uno schema ritmico, ma semplicemente lasciandosi andare; era così che la ragazza spuntata dal nulla, poco più di una settimana fa, lo faceva sentire. Lentamente, il ritmo della musica cambiò da dolce e romantico ad un ritmo frenetico e turbolento, così come l’oggetto dei suoi pensieri. Non riusciva a trovare il tassello mancante del puzzle; quelle meravigliose note che sempre lo avevano, forse più di John, consigliato nei casi più disperati, adesso, sembravano non volergli rivelare nulla. Era sicuro che la soluzione si trovasse sotto i suoi occhi, eppure… eppure…
<< Ti prego, suona ancora.>> venne distratto dalla voce di Anna; più dolce di come se la ricordava. “Che stupidaggine, idiota!”
<< A cosa stavi pensando quando hai iniziato?>>
 

Buonasera a tuttii! Sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo, oggi! ( E quindi?) Bene, sono molto di fretta, perciò sicuramente perdonerete le mie note brevi ( non ringraziatemi eheh). Detto ciò, spero che la lettura vi sia piaciuta o vi abbia interessato. Buona notte! ♦

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Capitolo 6
*** Una svolta alle indagini ***


"Una svolta alle indagini."



Amava il suono del violino, ed ancora di più amava il fatto che fosse Sherlock a suonarlo.
Attendeva che si rimettesse a lavoro; non voleva chiedergli di suonare per lei, sperava lo facesse spontaneamente. Prima però avrebbe tanto voluto sapere cosa fosse passato per la mente di quel genio per i primi cinque minuti della melodia… Erano suoi così dolci e rassicuranti.
Sherlock, tuttavia, non si era mosso e non sembrava avere intenzione di riprendere a suonare, né tantomeno di rispondere alla domanda. Anna continuò ad attendere, la spalla poggiata sulla porta.
Stanca di aspettare la ragazza aprì la bocca per riproporre la domanda, ma le parole si fermarono in gola, quando, d’improvviso, il campanello suonò.
<< Questo deve essere John.>> disse Sherlock.
Ad Anna sembrò di aver sentito più di un leggero imbarazzo nella sua voce.
<< Io… Vado a preparare il tè.>> rispose lei; non imbarazzata, forse più sovrappensiero.
Lentamente si diresse verso la cucina, aprì tre o quattro cassetti alla ricerca delle bustine del tè, ma non trovandovi nulla, lasciò perdere. Ora doveva affrontare il caso e per quanto ciò l’avrebbe dovuta emozionare, non sentiva l’adrenalina che si sarebbe aspettata, ma semplice stanchezza.
Le giunsero le voci di John e Lestrade che nel frattempo erano entrati in salone, ed ora probabilmente la stavano aspettando per ascoltare gli ultimi aggiornamenti di Sherlock.
<< Ancora ciao, John.>> sorrise rivolta a lui; poi si avvicinò a Lestrade e lo salutò stringendogli la mano.
<< L’ultima volta non mi sono presentata. Sgarbato da parte mia,>> sorrise << piacere. Mi chiamo Anna Collins e sono la coinquilina di Sherlock.>>
Eh sì, trovava molto affascinante quel poliziotto.
Lui parve sconvolto. << Tanto piacere., Signorina Collins. Greg Lestrade… Quindi Sherlock non è…?>>
Sia John che Anna cercarono di trattenere le risate il più possibile a quella domanda.
<< No, no. O meglio, non lo so. Non sono la sua ragazza.>> Anna era consapevole che le sue guance fossero diventate rosse come l’improponibile maglione di Lestrade; sperava solo che Sherlock non arrivasse alla causa di quel rossore.
<< Se abbiamo finito con queste sciocchezze,>> la salvò miracolosamente Holmes << vi dirò dove si trova il corpo dell’uomo.>>
<< Tu lo sapevi?>> Anna sentì nella voce del commissario varie sfumature tra la rabbia e lo stupore.
<< Ma certamente!>> rispose Sherlock, come se la risposta fosse la cosa più ovvia di questo mondo. “E forse lo è.”
Lestrade e Watson si sedettero sul divano, Sherlock era già comodo sulla sua poltrona, mentre Anna era rimasta ancora in piedi, stranamente a disagio da quella situazione. Si morse il labbro e notò gli occhi di Sherlock su di sé. Si guardò intorno: era abituata alla compagnia di molti uomini, eppure trovarsi in quella stanza, circondata da quei tre personaggi, chissà per quale motivo, la metteva stranamente a disagio.
Alla fine, ancora combattuta, cedette, e prese posto sulla poltrona.
<< Bene.>> iniziò Sherlock. << Prima di tutto: Lestrade, un uccellino mi ha portato i vestiti ieri. Sono lì.>> ed indicò con un gesto distratto il tavolino dove Watson aveva poggiato, senza farsi notare dall’ispettore, la bustina con i vestiti.
Le guance di Lestrade si tinsero leggermente di rosso.
“Rabbia o imbarazzo? Almeno non sono l’unica.”
<< In secondo luogo, Watson, posso sapere i risultati delle analisi?>>
John sorrise. << Come se già non li sapessi.>> ed iniziò ad elencare le tracce dei cinque veleni presenti nei vestiti:<< Come nei precedenti casi, anche questo presenta la stessa quantità degli stessi veleni.>> << Quali veleni?>> chiese Anna estranea ai fatti; non realmente interessata.
Gli occhi di Sherlock parvero illuminarsi. << I cinque veleni più famosi: Arsenico, Cianuro, Cicuta, Aconite e Belladonna. Ho scritto un articolo per ognuno di questi veleni sul mio blog.>> aggiunse con un tono solenne ed orgoglioso.
<< Bene.>> rispose Anna. << ora saresti così gentile da dirci dove si trova il corpo? Prima finiamo meglio è.>>
Lestrade e Watson rimanevano in silenzio.
<< Il biglietto lasciato da Moriarty>> spiegò, quindi, Holmes, sicuramente scocciato dal tono crudo della ragazza << Non era in realtà riferito direttamente alle tue parole.>> guardò distrattamente Anna. << Come avevi ipotizzato, l’aiuto a cui si riferiva era il soprammobile con i delfini. Verso dove erano rivolti?>> la domanda era evidentemente riferita a tutti e tre i presenti, ma per una strana ragione, Anna era convinta che si aspettasse una risposta più dai due uomini che da lei. Forse, in realtà, lo sperava, perché non era un particolare a cui aveva prestato particolare attenzione.
Nessuno sembrò rispondere al detective, che quindi si mosse a guardare la ragazza. Anna, nel tentativo di non fare una pessima figura, cercò in tutti i modi di rimembrare la posizione dei due delfini e la stanza intorno a loro.
“ Si osservavano a vicenda… Dove erano rivolti?”
Poi ricordò. << I due delfini erano rivolti l’uno di fronte l’altro, ma quello di destra si trovava più in alto rispetto all’altro ed indicava…>> “Avanti, cosa c’era sulla parete destra..”
<< Il piccolo armadio bianco!>> ricordò per lei Lestrade.
<< Incredibile. Complimenti Dread.>>
<< Greg!>>
<< Oh, capisco.>> disse falsamente dispiaciuto.
Anna trovava tutto ciò molto ironico, ma cercò di non darlo a vedere.
<< Ad ogni modo>> riprese Sherlock << vorrei fare i complimenti alla polizia di Scotland Yard per aver ispezionato la casa della vittima con la stessa diligenza di un ragazzino annoiato.>>
<< Come?>> “ No, questo è troppo!” << Ma che razza di paragone è?>> fosse stata una serata normale Anna avrebbe riso a crepapelle e probabilmente preso in giro quelle parole. Ma quella sera, si sentiva così infastidita da ogni cosa… Doveva sapere la risposta a quella domanda:” A cosa stavi pensando quando hai iniziato?”
Sherlock la guardò sorpreso, probabilmente, pensò la ragazza, non si era reso conto di quanto stupido fosse quel paragone. << Posso continuare?>> chiese stizzito. << Allora, stavo dicendo… I delfini indicavano esattamente l’anta più a destra dell’armadio. Come diamine avete potuto ignorarlo completamente?>>
Si alzò e raggiunse la scrivania, dove, dopo aver rovistato un po’ tra le carte, trovò quello che stava cercando; sventolò un fazzolettino scarabocchiato e lo porse, tenendo l’estremità tra il pollice e l’indice all’ispettore. L’ispettore lo prese e lesse ad alta voce.

<< Pettine-pesce>> Gli occhi di Sherlock si mossero velocemente a guardare Anna. << Elefante.>> aveva iniziato a mordersi il labbro, proprio come immaginava avrebbe fatto. << tempo-cognome... E cosa diavolo sarebbe questa roba?>>
Lestrade non capiva, come al solito.
<< Lestrade, in quel fazzoletto hai più indizi tu di quanti te ne possa dare lei.>> e sbuffò rumorosamente.
Ovviamente, Lestrade non capiva neanche il nesso con Anna.
<< Guarda la calligrafia, è da donna. Esattamente di questa donna.>> ed indicò Anna. << Ha anche disegnato un cuoricino, Lestrade! Dio, quanto siete idioti!>>
<< Prima che tu possa fare qualche altra domanda>> intervenne la ragazza, riferendosi al poliziotto. << Sappi che quel bigliettino risale al mio primo incontro con la vittima.>>
"La vittima..." Non lo chiamava più per nome, notò Sherlock.
<< Sono le soluzioni agli enigmi!>> finalmente Watson parlò.
<< Esatto, John.>>
<< E come può aiutarci un fogliettino del genere?>> chiese Lestrade.
Sherlock sbuffò un'altra volta. "Scotland Yard è sempre stata così piena di idioti?"
<< Fred, hai mai tenuto il fazzolettino di una donna con cui sei semplicemente andato a letto?>>
Fred non rispose, bofonchiò qualcosa di simile ad un 'no'.
<< Esatto. Lui invece sì! Ha parlato ad Anna di tutta la sua vita ed ha tenuto il suo unico ricordo.>>
<< Anna quindi è la chiave e bla bla bla.>> lo interruppe la ragazza. << Vuoi arrivare al punto in cui dici dove si trova il corpo?>>
Sherlock represse uno sguardo rabbioso. Qual era il suo problema?
<< Il corpo si trova in un laboratorio abbandonato a Fleet Street.>> sputò tutto in una volta, stizzito dal comportamento della sua coinquilina.
La bocca semiaperta di Lestrade e gli occhi quasi spalancati, indicavano tutto il suo stupore.
<< Punto numero due: Dobbiamo salvare la prossima donna.>>
<< E come credi di fare?>> la voce scettica di Lestrade, nascondeva una forte speranza nell'intelligenza di Sherlock.
<< È semplice, manca solo un punto. Solo un indizio che non riesco a trovare!>>
Era rimasto alzato fino a quel momento, così riprese posto sulla sua poltrona.
<< Scusa, che indizi hai? Ci fai partecipi?>> chiese Anna.
<< Nulla di più di ieri.>>
<< Com'è possibile? Hai guardato tutto attentamente?>> questa volta la voce della ragazza era partecipe, Sherlock lo poté sentire. Lestrade e Watson rimanevano immobili, forse pensavano ad un modo per fregarlo e trovare la soluzione.
<< Certo che ho controllato. Ho analizzato tutto! Non rimane nulla! Ed in base alle informazioni che ho dovremmo andare a visitare 179 persone solo a Londra.>>
Anna cominciò allora a toccarsi il labbro.
E così, tra i vari tentativi dei quattro e gli assillanti lamenti che Sherlock fu costretto a sentire, passarono le ore ed arrivarono alla mezzanotte senza nulla di nuovo tra le mani.
<< Io non capisco >> esordì Anna dopo un lungo pensieroso silenzio. << Come può essere? Hai analizzato tutto: Nomi, cognomi, nazionalità, data di nascita, luogo di nascita, conoscenze->>
<< Aspetta! Cosa hai appena detto?>> "Trovato!"
<< Conoscenze.>> fece ovvia Anna.
<< No, no; prima!>> notando lo sgomento di Sherlock, ora anche Watson e Lestrade si interessarono alla cosa.
<< Luogo di nascita!>>
<< Ma certo!>> urlò Sherlock << Come ho fatto a non pensarci prima?>>
<< Aspetta, cosa?>> urlarono a loro volta Anna e Watson.
<< Non hai pensato al luogo di nascita?>>
<< Non ci posso credere!>>
<< Te ne intendi di geografia italiana?>>
Senza badarli di un solo sguardo, Holmes prese il laptop di Anna ed aprendo uno finestra dal browser, digitò qualcosa sulla tastiera.
<< Sono in ordine decrescente: Molise, Valle D'Aosta, Liguria>> gettò uno sguardo sulla mappa per vedere se corrispondevano << e l'ultimo dovrebbe essere... Friuli.>> Continuò a scrivere qualcosa. Gli bastarono altri 10 minuti. << Trovata! La prossima vittima: Maria Tudor. Domani la andremo a trovare.>> finí rivolgendosi chiaramente ad Anna.
<< Bene, signori, ora sparite.>>
<< Buonanotte.>> concluse dolcemente Anna.
 

Vi prego di perdonarmi per il vergognoso ritardo ( già di ritorno?!?), ma tra la scuola ed i problemi con il computer non ho avuto proprio possibilità. Ad ogni modo, spero vi sia interessato e che vi sia piaciuto. Aggiornerò non appena mi sarà di nuovo possibile ( fai pure con comodo!).

A presto♦

 

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Capitolo 7
*** Il gioco dello stregone ***


" Il gioco dello stregone."




<< Oh, cielo! Muoviti!>> sentì urlare Sherlock da sotto le scale.
<< Sto arrivando!>> gridò di rimando. << Non è colpa mia se ho dormito solo 6 ore!>> continuò scendendo le scale. Per l'occasione Sherlock le aveva raccomandato di vestirsi nel modo più femminile e grazioso possibile, ed ora eccola scendere le scale senza addosso le sue solite magliette fantasy, scollature o tacchi. << Non ho vestitini: Spero ti vada bene così.>> ed una volta arrivata di fronte a lui, fece una giravolta, per mostrare il suo camuffamento: Un paio di converse rosa ai piedi ed un pantalone bianco a sigaretta che si sposavano abbastanza bene con una felpa non troppo grande con stampato un simpatico orsacchiotto rosa; Sopra un cappotto che notò fosse incredibilmente simile a quello di Sherlock. Non era mai stata granché nel campo della moda.
Prese la borsa, che lui le aveva obbligato a mettere, e fece per aprire la porta. Poi d'un tratto si sentì afferrare la mano prima ancora che potesse girare la maniglia. Si voltò ed incontrò gli occhi azzurri di Sherlock; non riuscì a sostenere lo sguardo. Non ci riusciva quasi con nessuno. << Aspetta.>> la voce di Sherlock era seria, grave. Anna non sapeva se essere preoccupata o meno.
L'uomo infilò l'altra mano nella tasca del suo cappotto ed uscì un piccolo e grazioso anello, che, con una dolcezza di cui Anna non lo credeva capace, le mise al dito. Per un breve attimo Anna credette di non riuscire più a respirare: La sua testa era un mare in tempesta, non capiva assolutamente nulla.
<< Oh mio Dio!>> un urlo, seguito dal rumore di alcuni piatti che si rompevano per terra la fece ritornare in sé. Ancora con la mano dentro quella di Sherlock, vide la Signora Hudson dietro di loro, gli occhi e la bocca spalancati.
Fece un breve riepilogo di ciò che era appena accaduto; alla fine non le fu difficile capire la situazione. " Fa parte del travestimento."
Tentò di nascondere a sé stessa la delusione che aveva provato. Osservando la Signora Hudson le scappò un amaro sorriso.
<< Oh mio Dio, caro!>> continuò la donna. << Non ci posso credere! Ma non è troppo presto? Oh, ma cosa dico?>> e fece un gesto della mano che sembrava scacciare quel pensiero. << Congratulazioni!>>
<< Grazie, Signora Hudson, ma questo è tutta finzione.>>
Il viso della donna si trasformò in puro dispiacere. << Oh, capisco.>> e ritornò in cucina, facendo attenzione a non calpestare i cocci dei piatti.
<< Già.>> fece Anna << Almeno la perla, però, poteva essere vera.>> lo rimproverò scherzando e mostrandogli l'anello.
Impiegarono 30 minuti con il taxi. Quando scesero, si incamminarono a braccetto verso il negozio della possibile prossima vittima.
Anna, avvinghiata al suo braccio destro, teneva la testa poggiata sulla sua spalla; "Effettivamente" si disse " sembriamo proprio una vera coppia."
Ritrovatisi di fronte ad un piccolo negozio di sartoria italiana, anonimo se non per l'insegna colorata, Sherlock le si parò davanti. Ancora una volta in quella giornata le prese le mani e se le portò lentamente al collo. Anna non capiva più nulla, nonostante cercasse di ritrovare il comando del suo emisfero sinistro. Con la voce più soave di cui Sherlock era capace, ed avvicinandola a sé cingendo le mani sulla schiena, Sherlock le sussurrò:<< Baciami.>>
Vuoto.
Nella testa di Anna, improvvisamente il vuoto. Solo quella parola che le rimbombava. Il cuore batteva come mai era accaduto; era sicura che le sarebbe uscito dal petto.
In un brevissimo istante, lasciò perdere la persona che aveva di fronte. Quella richiesta avrà sicuramente un motivo; doveva trovarlo.
Razionalizzò tutto e fu allora che capì: Dalla vetrina del negozietto italiano, si affacciava, a spiarli casualmente, una ragazza, sicuramente proprietaria del negozio. " Fa anche questo parte del piano."
<< Non credi di stare esagerando?>> Anna tentò di avere un atteggiamento ed un voce distaccati, ma era sicura che Sherlock avesse capito ciò che le era passato per la mente.
Di risposta Sherlock rise. Era riuscito a notare l'imbarazzo?

I battiti dei polsi accelerati, le pupille dilatate e la mimica di Anna, gli resero il gioco più facile. Anche questa era sua, pensò. Ma la sua risposta e la conseguente delusione che Sherlock provò, cambiarono le carte in tavola.
Si sentì accarezzare la guancia e, ritornati a braccetto, Anna lo spinse dentro il negozietto. Non poté non notare un uomo mascherato che dall'angolo della strada li stava fotografando. Ad attenderli vi era una ragazza, con meno di 30 anni, "25, per l'esattezza."
<< Buongiorno, signori. Posso esservi d'aiuto?>> la ragazza, notò Sherlock, aveva dei bei lineamenti, rovinati da alcune premature rughe.
Come se Anna conoscesse il piano che si era formato nella sua mente, la distrasse allontanandola da lui, con la scusa di voler provare qualche vestito.
Così, mentre le due donne discutevano tra loro, Sherlock poté dedicarsi con più attenzione all'analisi della persona. Guardò la scrivania di fronte la porta ed l'appendiabiti.
"Donna, 25 anni; vedova e senza figli. Genitori scomparsi quando era piccola, forse incidente stradale... No, direi più rapina finita male. Italiana, ovviamente. Sì, è lei."
Si avvicinò alle due ragazze che ora stavano scegliendo quale dei due abiti provare.
<< Caro, guarda, non sono meravigliosi?>> la voce di Anna aveva un qualcosa di buffo che fece sorridere Sherlock; sorriso che scomparve quando gli mostrò la catasta di vestiti che era intenzionata a comprare. Sapeva che avrebbe dovuto pagare lui.
<< Sì, tesoro >> scandì bene quest'ultima parola << ma non esagerare.>>
Di rimando, la ragazza gli preservò una sonora risata. << Va bene, tesorino; allora prendo solo questi.>> e sorrise gentilmente alla proprietaria.
Un leggero odore si fece spazio tra le narici di Sherlock, una volta arrivati alla cassa. Odore che prima non aveva percepito. Guardò Anna, ma non gli sembrò che anche lei l'avesse sentito.
<< Cara, guarda>> disse a voce appositamente troppo alta. << Quello non è l'abito che avevi visto sulla tua rivista?>> nei pochi secondi in cui la commessa si girò, per guardare di quale articolo si trattasse, Sherlock riuscì a catturare un po' di polvere presente in enorme quantità sulla scrivania.
"Questa si fa analizzare da Molly." Pensò mentre cercava un posto dove conservarla. Porta sempre una bustina da laboratorio, per fortuna.
Pagato il salatissimo conto, Anna e Sherlock uscirono, sempre a braccetto, carichi di enormi buste piene di vestiti; chiusa la porta dietro di loro, Sherlock sentì la suoneria del suo cellulare avvisarlo di un nuovo messaggio:
Caro fratellino, come avrai notato, la stampa d'ora in poi, non è più un problema mio.
MH.
<< Diamine!>>
<< Cosa è successo?>> Anna si voltò a guardarlo.
<< La stampa.>>
<< La stampa?>> ripeté le parole.
<< Il mio adorato fratellone>> rispose con voce ironica << se ne è lavato le mani. Dovrò vedermela con loro un'altra volta.>> e sbuffò, seriamente scocciato.
<< Non sapevo avessi un fratello. Che cosa carina.>> fece lei << Ma per 'stampa' ti riferisci all'uomo con la macchina fotografica?>> ed indicò verso la fine della strada.
Sherlock si limitò ad annuire. Una volta girato l'angolo, i due si lasciarono le braccia.
<< Ora, ci aspetta una visita al San Bartolomeo. >>
Sentì Anna sbuffare accanto a lui, ma non ci fece troppo caso. Salirono sul primo taxi disponibile ed impiegarono altri 20 minuti per arrivare all'ospedale; 20 minuti in cui Sherlock nonostante cercasse di concentrarsi esclusivamente sul caso, non pensava ad altro che non fosse l'attimo di vicinanza con Anna, e quella sua domanda "A cosa pensavi quando hai iniziato?".
Lei era seduta accanto a lui e, nervosa, ticchettava sulla tasca del cappotto, incerta se fumarsi la sua sigaretta o meno.
Terminato il tragitto e scesi dall'auto, si precipitarono all'interno del laboratorio, dove, come previsto, trovarono ad aspettarli già Molly e John.
<< Salve!>> esordì teatralmente Anna.
<< Buongiorno.>> le sorrise benevolo John.
Molly guardò attentamente il dito di Anna; Sherlock capì che aveva visto l'anello.
<< Complimenti.>> parlò la dottoressa per la prima volta, con voce tremante
. Anna la guardò incuriosita, evidentemente non capiva a cosa si stesse riferendo. Molly estrasse dalla tasca sinistra del suo camice bianco un cellulare e, dopo aver digitato qualcosa, mostrò ai due finti fidanzati alcuni articoli di giornali on-line.
-Nuovo amore per il giovane detective.-
-È sbocciato l'amore per Sherlock Holmes?-
-Donna misteriosa al 221B?-

I titoli erano più o meno questi, e per ognuno vi erano allegate decine di foto dei due, con particolari sull'anello di fidanzamento. Anna non riuscì a trattenere una fragorosa risata e si sedette sul ripiano di marmo, pensando, ritenne Sherlock, a qualcosa da dire alla ragazza. Nel frattempo Sherlock si era accomodato sullo sgabello ed, estratto il campioncino dalla tasca, iniziò ad analizzare il tutto con il microscopio.
Calò improvvisamente il silenzio; per una ventina di minuti nessuno si mosse o parlò: Molly, rimasta in piedi, accanto al detective; Anna ancora seduta sul ripiano di marmo; John appoggiato al muro, annoiato dalla situazione; Sherlock attento solo alle piccole forme di vita che si muovevano all'interno del microscopio.
<< Grazie!>> ruppe il silenzio Anna, rivolgendosi alla dottoressa e mostrandole un ampio sorriso. Sherlock impiegò poco più di 10 minuti all'analisi ed una volta constatato che non si trattava di nulla di utile, si alzò dallo sgabello.
<< Io e lei non stiamo insieme veramente.>> Spiegò, e vide con la coda dell'occhio, il viso di Molly rilassarsi.
<< No, ma gli piacerebbe.>>
<< Non ne sono sicuro.>> rispose lui ironico.
<< Non hai detto così l'ultima volta.>> accennò con una punta di malizia.
<< L'ultima volta di... Di cosa?>> la voce di Molly tremava, ed Anna doveva trovare tutto ciò molto divertente, a giudicare dal suo volto.
<< Non c'è mai stato nulla, Anna.>> concluse Sherlock, troppo immerso nei suoi pensieri. Quei campioncini erano stati buchi nell'acqua, ma ora doveva capire come salvare quella ragazza.
<< John>> riprese dopo poco << da quant'è che sei qui?>>
Gli occhi di John si spalancarono e la bocca si aprì senza che ne uscisse alcun suono.
<< Hmmm... Conta poco>> continuò << ora dobbiamo tornare a casa e vedere di metterci in contatto con Moriarty.>> Detto ciò si sistemò il cappotto e con celerità si diresse verso la porta; una volta aperta lasciò passare Watson ed attese Anna. Lei con più calma scese dal muretto ed, una volta arrivata di fronte all'altra ragazza, si sfilò l'anello e glielo posò nella mano destra. Poi le sorrise e passò sotto il braccio di Sherlock per uscire.
<< Perché le fai questo?>> esordì lui una volta saliti sul taxi di ritorno.
Anna dal sedile davanti gli rispose:<< Scusa, questo cosa?>> e sorrise.
<< Lo sai benissimo.>>
<< Non pensavo avessi un cuore.>> sorrise << ad ogni modo non lo faccio con cattiveria...>> sembrava quasi veramente dispiaciuta. << Tuttavia, sono più corretta io con lei di quanto tu lo sia mai stato.>> le parole erano cariche di astio. Il taxi impiegò qualche minuto in più del solito a causa del traffico, ma una volta scesi, i tre non persero tempo e si fondarono al piano superiore della casa. Posati i cappotti e sistemati nella stanza, Anna, sotto preciso comando di Sherlock, accese il computer ed effettuò l'accesso con l'e-mail di Watson.
Scrollò la posta in arrivo fino quando non individuò una misteriosa e-mail giunta a loro mesi fa; solo allora Anna porse il portatile a Sherlock, seduto, come a solito, accanto alla sua poltrona. Senza prestare particolare interesse al messaggio, letto e riletto cento volte, il detective digitò una risposta.
Maria Tudors.
Sh.

Immobili, senza la forza e la capacità di emettere anche il più breve respiro, rimasero incantati dallo schermo per qualche minuto. Sherlock si sarebbe aspettato una risposta repentina... Perché tardava ad arrivare? Che avesse sbagliato donna? "No, è impossibile!"
Din din.
Un suono acuto si disperse all'interno della stanza; con preoccupante lentezza, la mano di Holmes si mosse ad aprire la nuova e-mail appena arrivata.
<< È un filmato.>>
Anna e Watson si mossero e lo raggiunsero dietro la sua poltrona, decisi a guardare quel video messaggio.
Sherlock lo aprì e lo ingrandì a schermo intero: i primi secondi furono solo una schermata nera; poco alla volta si vide schiarire lo sfondo, prima rendendo l'immagine nulla di più che un disegno sfocato ed andandosi a schiarire lentamente.
Quando l'immagine fu visibile, appariva sullo sfondo una parete decorata come fosse la stanza di un bambino: un cavaliere bianco su un cavallo marrone era raffigurato sulla carta da parati.
Poi d'improvviso si sentì una voce metallica:<< E così, il cavaliere, aiutato dal suo fido compagno e dalla bella principessa, riuscì a salvare un'altra donna. Ma lo stregone non aveva ancora finito con loro... Non aveva ancora finito di divertirsi.>>




 

Ed eccomi nuovamente quii ( delusi, eh?) con un nuovo capitolo! Spero che anche questo vi abbia potuto piacere o anche solo interessare ( questa è la parte in cui dico sempre le solite cose!). Sto già terminando il prossimo capitolo, perciò credo che entro Venerdì riuscirò a pubblicarlo ( ma che peccato, eh?!?). Ad ogni modo, ora sparisco; prima, cosa essenziale, vi vorrei ringraziarvi per tutto, perchè seguite e leggete la storia. Grazie e ciauuu♦

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