HALF.

di Theyaremyworld
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL CASTELLO ***
Capitolo 2: *** ARIA CALDA ***
Capitolo 3: *** ARES ***
Capitolo 4: *** SCARLETT ***
Capitolo 5: *** IL RAGAZZO DEI SOGNI ***
Capitolo 6: *** SENZA SCELTA ***



Capitolo 1
*** IL CASTELLO ***


 
HALF
-IL CASTELLO-
 
 
Quando si parlava di angeli o di demoni, Rosy immaginava subito dei combattimenti tra il bene e il male, magari visti da quei film fantasy che amava tanto o puramente inventati.
Immaginava gli angeli, con le loro grandi ali bianche e lucenti, i loro corpi rivestiti da abiti dello stesso colore, i loro capelli biondi e gli occhi dorati.
Poi c'erano i demoni: tutti vestiti di nero, i loro occhi rossi o completamente neri, lunghi capelli e sorrisi pieni di sangue.
Li sognava anche. Uno in particolare, lo incontrava ogni notte nei suoi sogni.
Aveva gli occhi marroni con un po' di verdone dentro proprio come i suoi, capelli corti castani, il naso sottile all'insù, il corpo magro ma mantenuto in forma. Vestiva di nero, con un soprabito grigio topo. Sopra c'era una specie di spilla d'argento  con sopra raffigurate delle foglie di Oleandro.
Passeggiavano insieme nell'oscurità. Lui sembrava gentile, sembrava volerle rivelare un segreto, ma non ci riusciva mai arrivava sempre qualcuno e Rosy si svegliava.
Non sapeva perché sognava quel ragazzo. Non sapeva cosa significava, non c'era qualcosa di logico.
Ma ben presto avrebbe scoperto qualcosa che difficilmente avrebbe potuto dimenticare.
 
 
Si passò le mani tra i capelli senza forma, si sedette sul letto sbadigliando.
Guardò la sveglia che segnava le otto del mattino e scese giù per un bicchiere di latte fresco.
La primavera ormai stava arrivando e il caldo iniziava a farsi sentire.
Si sedette su uno sgabello mentre sua madre, Christine, le passava il bicchiere.
<< Buongiorno >>
<< Buongiorno, mamma >>
<< Ti aspettano >> Rosy alzò gli occhi per guardare sua madre
<< Cosa? Chi mi aspetta? >>
<< Tua sorella e Andrew, ricordi? Avventura nel bosco? >>
<< Oh, mamma. Grazie per avermelo ricordato, sei la migliore >> si alzò velocemente e dopo averla baciata sulla guancia salì di sopra per cambiarsi prima che sua sorella e il suo migliore amico diventassero neri dalla rabbia.
Intanto suo padre Adrian entrò in cucina.
<< Christine >> la donna guardò suo marito preoccupata  << se la caveranno >> la rassicurò.
<< Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, ma non sono ancora pronta >>
<< Loro si, sta tranquilla. >> le lasciò un bacio sulla fronte e se ne andò.
 
 
<< Oh, ce l'hai fatta >> Andrew e Jenn esultarono dalla gioia.
<< Sono pronta >>
<< Si, be', era anche ora >> la prese in giro Andrew ricevendo una spinta.
Si incamminarono fino a ritrovarsi davanti all'ingresso della Foresta di Dean.
Alti e grandi alberi formavano un arco con i loro rami fino ad un punto in cui iniziava la foresta vera e propria.
Rosy sentì Andrew rabbrividire.
<< Andrew siamo in pieno giorno >>
<< Questo non vuol dire che io non debba avere paura >>
Andrew era il prototipo di amico nerd che era al passo con i tempi.
Amava i videogiochi, i film d'azione, era intelligente e non si faceva sfuggire niente.
Aveva un figura slanciata e magrolina, capelli neri che gli ricadevano sul volto e un paio di occhiali che gli davano un'aria dolce.
<< Forza andiamo fifone >> lo prese per mano e con Jenn iniziarono ad attraversare il lungo percorso fino a quando non si ritrovarono nel cuore profondo di quel posto.
Gli alberi erano sempre più grandi e la luce non filtrava più di tanto. Anche il sole iniziava a nascondersi.
Si guardarono intorno, era davvero una meraviglia agli occhi di Rosy fino a quando non venne distratta da Jenn, che ora era stesa per terra.
<< Jenn! Ti sei fatta male? >> corse ad aiutarla rimettendola in piedi
<< No, sto bene. Ma qualcuno mi ha spinta >> rispose guardandosi  intorno terrorizzata.
<< Ma non c'è nessuno >> Andrew stava per svenire.
<< Te lo sarai immaginata Jenn. Tranquilla. >> Continuarono a camminare sotto le lamentele di  Jenn che insisteva sul fatto che ci fosse qualcuno e di Andrew che parlava da solo cercando un motivo valido per il quale avesse accettato il suo invito.  
Rosy era lì solo per curiosità.
Mentre camminavano, si accorse di uno spazio aperto sulla sua destra.
Era uno spazio enorme, con un prato verde e in lontananza quello che sembrava un castello.
Lo fissò così tanto che quando si guardò intorno Andrew e Jenn erano ormai due voci lontane. Decise di andare a vedere.
Si avvicinò pian piano, ad ogni passo il suo cuore batteva sempre più forte come se volesse avvertirla di qualcosa di cui lei non era ancora a conoscenza.
Arrivata al grande cancello di ingresso si fermò e dovette alzare la testa per riuscire a guardare tutto il panorama.
C'era un sentiero che portava all'ingresso dove si trovava un grande portone in legno.
Ai lati della struttura si presentavano due torri  abbastanza alte e altre due dalla parte di dietro.
Ad accompagnare il sentiero c'erano cinque alte colonne su ognuna della quali c'era una statua.
Erano angeli in marmo. Uno aveva in mano un cuore, un altro aveva le mani sugli occhi. E ancora uno con le mani sulle tempie, uno con la testa rivolta all'insù e le mani aperte lungo i fianchi, e poi l'ultimo con le ali più grandi degli altri.
Poteva sembrava una normale casa di persone ricche. Se fosse stata priva di esse e senza tutta quell'oscurità che emanava.
Rosy toccò leggermente l'alto cancello di ferro che si aprì subito facendo rumore.
Percorse il sentiero fino a salire tre gradini e ritrovarsi di fronte al portone pieno di disegni antichi.
Non sapeva cosa fossero, ma erano affascinanti. Sembravano una storia disordinata da dover imparare, o rune significative per chissà chi.
Il portone era socchiuso e un minuto dopo Rosy era dentro casa.
A differenza dell'esterno l'interno era curato nei minimi dettagli. Evidentemente lì dentro ci viveva qualcuno e doveva andarsene, ma i suoi piedi invece di tornare indietro continuarono ad avanzare trascinandola.
Un lungo corridoio in pietra illuminato da qualche luce appesa al muro era quello che si ritrovava davanti. Lo percorse fino a ritrovarsi in un grande salotto. Un lungo divano ad angolo bianco, alcune poltrone disposte a semicerchio, un caminetto in pietra acceso e... quadri. Molti quadri.  Forse troppi.
Rosy si avvicinò ammirando la loro disposizione, uno al centro era a colori, gli altri intorno in bianco e nero, poi di nuovo uno a colori. Si rese conto che era una sequenza come a raccontare una storia, solo dipinta su tele.
Quello che aveva davanti raffigurava un ragazzo: aveva una figura slanciata, il petto nudo e due grandi ali nere che sbucavano da dietro le spalle. La testa rivolta un po' all'indietro e i denti serrati. Esprimeva dolore, fisico e morale, così tanto che persino Rosy sentì qualcosa nello stomaco. Dei pantaloni neri fasciavano le sue lunghe gambe e i suoi piedi nudi non toccavano terra. Tra le braccia teneva stretta una ragazza: il vestito bianco candido strappato in alcuni punti svolazzava come i suoi capelli. L'espressione stanca si era impossessata del suo viso, era come se stesse per svenire.
Rosy distolse lo sguardo: non ce la faceva più a guardare tanta sofferenza.
La sequenza continuava su per le scale che portavano al piano di sopra, salì e rimase incantata da un altro quadro dove raffigurati c'erano sempre gli stessi soggetti. In realtà, in tutti quadri principali c'erano solo loro due.
Questa volta lui era in ginocchio ai piedi della ragazza, le stringeva le gambe con le braccia e le lacrime cadevano sul suo viso. Lei gli sussurrava qualcosa all'orecchio come se volesse calmarlo.
Solo un ritratto emanava felicità, uno su tutti quelli presenti, era quello che raffigurava il loro bacio.
<< Cosa ci fai qui? >> Rosy sussultò  sentendo una voce roca alle sue spalle, si voltò di scatto ritrovandosi vicino un ragazzo alto, con gli occhi color smeraldo, labbra rosee a forma di cuore e ricci lunghi che gli incorniciavano il volto. Assomigliava al ragazzo nei ritratti sparsi in giro. Si chiese se non fosse proprio lui.
Era spaventata: quel ragazzo era comparso dal nulla e la metteva a disagio.
Si soffermò, non sapendo che dire, a guardare come i suoi vestiti neri gli fasciavano il corpo .
Era bello, bello da togliere il fiato.
<< Ti ho fatto una domanda >> disse facendo un passo avanti. Rosy ne fece uno indietro rischiando di cadere dalle scale ma il ragazzo la prese all'istante avvolgendo le sue forti braccia intorno al corpo esile di Rosy.
<< Harry >>
Da dietro le sue grandi spalle si sentii un'altra voce: più fine e dolce.
Lui si voltò di poco facendo in modo che anche Rosy potesse vedere.
Un'altro ragazzo si stava avvicinando. Maglietta bianca, giacca di jeans e pantaloni neri. Capelli castani tirati all'insù e occhi celesti. Sembrava più amorevole.
<< Lasciala andare >> ordinò.
Il riccio lasciò la presa e Rosy sentì che l'aria le iniziava a mancare. Cercò di formulare una frase concreta e con un senso.
<< Mi dispiace di essere entrata, credevo che non ci vivesse nessuno >> cercò di scusarsi
<< Ora sai che non è così. >> ribatté Harry facendo abbassare automaticamente la testa a Rosy.
<< Harry, basta >> disse l'altro ragazzo con tutta la calma possibile.
<< No, ha ragione. Non sarei dovuta entrare. >>
''Occhi celesti'' si voltò verso Rosy annuendo un secondo.
<< Su questo siamo tutti d'accordo >>
<< Io... non ricordo da dove si esce >> disse al ragazzo amorevole che le sorrise di nuovo.
Era come se tutta quella faccenda le avesse procurato un'amnesia.
<< Vieni, ti accompagno.  Harry? >> si voltò un secondo verso il riccio aspettando qualcosa.
Harry guardò Rosy con rabbia dicendo a denti stretti << A mai più. >>
Detto quello entrò in una delle porte presenti che Rosy non aveva visto.
<< Scusalo, è scontroso in questo periodo >> lei si limitò a sorridere leggermente per poi scusarsi un' ultima volta sui gradini dell'ingresso.
<< Mi dispiace tanto per essere entrata, ero solo...attirata da qualcosa >>
<< Sta tranquilla, dovremmo imparare a chiudere le porte >> rispose ironico il ragazzo e porgendole la mano le disse:  << Oh, e io sono Louis >>
<< Rosy >> rispose stringendola.
Per un attimo guardò alle spalle di lei sospirando come se provasse sollievo e Rosy accorgendosene seguì con lo sguardo quello che Louis fissava.
Tre ragazzi li raggiungevano: il primo aveva i capelli corti e gli occhi castani, aveva un sorriso quasi contagioso stampato in faccia, il secondo capelli biondi e occhi di un colore simile a quelli di Louis se non più chiari e l'ultimo aveva i capelli scuri e gli occhi color miele e quell'aria solita dei cattivi ragazzi. Erano tutti e tre alti con un fisico da far invidia a chiunque li guardasse.
<< Cosa succede? >> disse l'ultimo guardando prima Rosy e poi Louis.
<< Niente di cui preoccuparsi. Rosy - >> disse scandendo bene il suo nome << -loro sono: Liam, Niall e Zayn >>  
La ragazza salutò timidamente e gli altri ricambiarono.
Sembrava tutto normale fino a quando Rosy non si rese conto di assistere ad una scena a rallentatore: tutti si girarono a guardare Zayn che fissava un punto vuoto davanti a sé senza nessuna espressione in viso, se non quando aggrottò le sopracciglia. Rosy lo trovò molto strano, ma in quel momento non le veniva niente in mente.  Sentiva solo il bisogno di andare via scappando da quella situazione a dir poco imbarazzante.
<< Dov'è Harry? >> chiese tornando a sbattere le palpebre.
<< E' in casa >> rispose Louis.
<< Ne è al corrente? >>
<< E' piuttosto arrabbiato >>
<< Quindi ne è al corrente. Riunione. Subito. >> disse entrando in casa sospirando.  Aveva scandito l'ultima parola in un modo che fece tornare la ragazza al realtà facendola quasi rabbrividire.
<< E' meglio che io tolga il disturbo >> disse Rosy interrompendo quel silenzio che si era formato, dopo quella strana conversazione in cui si era anche persa.
<< Ah Rosy >> Louis la fermò << credo sia meglio se qui non torni >> lei sorrise come saluto.
-
<< Ciao, ragazzi >>
Mentre Rosy si allontanava Niall si rivolse a Louis senza smettere di guardarla.
<< Credi che tornerà? >>
<< Oh, si. Tornerà >> 
<< E se non lo farà spontaneamente? >> chiese Liam
<< Allora non è quella giusta >> rispose Louis senza pensarci su.
<< E' lei >> disse Zayn ricomparendo sulla porta. << Ma c'è qualcosa che non va. >>
<< Andiamo a parlarne con Harry, ha bisogno di calmarsi >> rispose Louis rientrando in casa seguito dagli altri.
 
___
Rosy ripensò per tutta la strada del ritorno a quello che era successo, ad Harry.
Quel ragazzo era tanto strano quanto bello. E la faceva sentire a disagio.
Forse la sua altezza, il suo aspetto o, magari, i suoi penetranti occhi verdi.
<< Rosy! Ma dove eri finita? >> a strapparla da quei pensieri fu Jenn che le correva incontro insieme ad Andrew.
<< Mi sono persa >> rispose semplicemente.
Non le andava di condividere quel...segreto.
<< Torniamo a casa, questo posto mi terrorizza >> supplicò Andrew, e così fecero.
Si fermarono a cena a casa di Rosy e Jenn, Christine era sempre stata più che felice ad avere Andrew in casa. Rosy lo conosceva dalla prima elementare, era come un terzo figlio per lei, e sapeva che avrebbe saputo tenere lontana la figlia dalle cattive abitudini.
Più tardi, quando la cena era ormai finita e Andrew se n'era andato Rosy si rifugiò in camera sua e con la mente ritornò alla giornata vissuta.
L'immagine di Harry che l'afferrava per non farla cadere continuava a tornarle in testa e faceva battere il suo cuore ad un ritmo insolito.
Si addormentò così, pensando a lui e alle sue braccia intorno al suo corpo.
 
___
<< Harry >> Zayn lo richiamò per farlo ritornare alla realtà.
<< Non posso farlo, ragazzi. Non posso >>
<< Non puoi scegliere, Harry. E' questo il problema >> intervenne Louis che era in piedi vicino al caminetto spento ma che continuava a fissare come per trovare risposte a quella situazione che tante scelte poi non le offriva.
<< Zayn, siamo davvero sicuri che sia lei? >> chiese Liam
<< È lei >> rispose debolmente Harry chiudendo gli occhi  << l'ho sentito appena l'ho vista >>
<< Sì, ma...c'è qualcosa di particolare che non stiamo prendendo in considerazione. Molto probabilmente ce l'abbiamo davanti agli occhi ma non riusciamo a capire cosa sia >> confermò il moro.
<< Ce la faremo, Harry, vedrai >> disse Niall che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
<< No, non andrà affatto bene. La storia va sempre per ripetersi e non posso fare niente per fermarlo. Se lei...se lei dovesse morire io... >> Ormai il cuore di Harry traboccava di paura e nemmeno la conclusione di Zayn parve rassicurarlo.
<< Non succederà, non questa volta. C'è qualcosa in Rosy che la rende diversa. >>
Il riccio si alzò di scatto dal divano in preda ad un attacco di rabbia.
<< E' tutto quello che sai dire? Non succederà?! Non puoi esserne sicuro.
Lei non deve passare tutto quello che ha passato mia madre. >>
Così prese il cappotto e uscì di casa, senza dire a nessuno dove fosse diretto, come faceva da un po' di tempo.
Louis si passò le mani sul volto stanco e solo dopo un sospiro si girò verso i suoi compagni.
<< Dobbiamo prepararci >> affermò sicuro.
L'aria stanca gli addolciva i lineamenti del viso, le palpebre andavano per chiudersi ad ogni parola sempre di più.
<< Cosa intendi? >> chiese sconcertato Liam
<< La tratterà male, vorrà allontanarla, incuterle timore, e da quello che ho  visto oggi ci è già riuscito alla perfezione >>
<< Molto probabilmente allora si allontanerà >> concluse Zayn e Louis sorrise scuotendo la testa.
<< Lei è come Christine, più cerchi di allontanarla più vorrà avere informazioni. Per questo abbiamo tanto lavoro da fare. >>
<< Intendi protezione per Rosy >> ipotizzò Niall
<< No, intendo protezione per Harry. Farà qualcosa di stupido, me lo sento >> concluse uscendo dalla stanza e lasciando perplessi i suoi amici seduti sul salotto.
Si lanciarono tutti e tre un'occhiata e raggiunsero Louis, se serviva protezione a qualcuno, ad Harry soprattutto, lo avrebbero fatto senza discutere.
___
 
Era di nuovo lì, nell'oscurità, insieme a quel ragazzo.
Lui sorrideva quando era in compagnia di Rosy, sembravano essere legati da un'armonia che non si vedeva molto in giro.
Indossava sempre il suo cappotto grigio con la spilla argentea ornata da foglie di Oleandro.
<< Cosa significa quella spilla? >> il ragazzo sorrise a quella domanda
<< E' una cosa importante, indica il mio posto. Da dove provengo >>
<< Perché l'Oleandro? Non è una pianta velenosa? >> il ragazzo le si avvicinò all'orecchio
<< Il posto da cui provengo, è velenoso >> lo disse con una semplicità sconcertante. Come se fosse una cosa ovvia. Lei non capiva il senso di quelle parole, tantomeno il modo in cui aveva pronunciato quella verità.
<< La Terra è velenosa? >> lui le sfiorò il viso. Aveva un'espressione leggermente divertita per via della sua confusione.
<< Oh, piccola Rosy, io non ->>
<< Rosy! >> aprì prontamente gli occhi.
Era successo di nuovo, il sogno si era interrotto.
Le sembrava così strano che ogni volta quel ragazzo non potesse rivelarle qualcosa.
Qualcosa che lei veramente voleva sapere.
La fronte di Rosy era ricoperta di sudore facendo si che i ciuffetti di capelli scappati dalla coda ci si appiccicassero.
Si alzò da letto per sciacquarsi il viso e poi aprire la finestra sperando che ci fosse almeno un po' di vento.
Respirò un po' d'aria fresca e riprese a pensare.
A pensare ad Harry, a Louis, a quello che era successo e al ragazzo dei suoi sogni.
Rimase affacciata alla finestra fino a quando non vide un'ombra che si mosse.
Guardò meglio, ma alla fine si ritrovò solo a fissare un muro. Forse se l'era immaginato.
Forse era tutta immaginazione.
Stava sognando troppo. 
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CI SIAMO!

D'accordo, sono davvero agitata.

Questa nuova storia è molto importante per me e spero davvero con tutto il cuore che vi piaccia almeno un po'. 

Non so davvero cosa aggiungere se non ringraziare chi mi ha aiutata e sostenuta mentre questo lavoro iniziava a frullarmi in testa, grazie Nana, grazie Chiara. 

Niente, spero la troverete interessante e che rimarrete con me fino alla fine.

Buon viaggio!

Rors. 

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Capitolo 2
*** ARIA CALDA ***





HALF III
-ARIA CALDA-
 
 
<< Louis! >> gridò con tutta la voce che aveva.
Si mise a correre verso di lui per poi inginocchiarsi al suo fianco mentre il suo corpo era completamente steso per terra ora.
<< Louis >> sussurrò di nuovo con la speranza che il ragazzo le rispondesse.
<< Rosy >>
Nella sua voce sottile si poteva sentire il dolore e le parole trascinate per lo sforzo.
<< Cristo, che faccio ora? >> chiese più a se stessa che a lui.
<< P-potresti chiamare qualcuno, gentilmente? >>
Rosy si alzò velocemente da terra lasciando che qualche parola uscisse dalla bocca.
<< Sì, sì. Torno subito >>
Corse in casa chiamando l'unico nome che aveva in testa da giorni e che in quel momento ricordava.
<< Harry! >> continuò ad urlare correndo lungo il corridoio quasi buio della casa per poi affacciarsi nel salotto. Lui non c'era.
Salì di fretta le scale che portavano al piano di sopra chiamandolo ancora.
<< Harry, per favore, Louis sta male! Harry! >>
Una porta del corridoio si aprì mostrando la figura alta del riccio che guardò contrariato Rosy.
<< Che ci fai tu qui, di nuovo? >> disse sottolineando le ultime due parole.
<< Louis sta male >>
Vide Harry spalancare gli occhi e iniziare a bussare alle altre porte presenti accanto alla sua.
<< Zayn, Liam, Niall! >> ringhiò i loro nomi tanto da far spaventare Rosy verso la quale si voltò dopo.
<< Dov'è? >>
Lei intanto aveva già iniziato a scendere le scale seguita subito dopo da lui
<< Fuori  >>
Uscirono dal portone sforzandosi di correre ancora un altro po' per raggiungere Louis che era ancora steso per terra e respirava più che poteva.
<< Louis >> sussurrò Harry.
Rosy sentì la preoccupazione in quelle parole e le si strinse il cuore.
In quel momento pensò che forse Louis era l'unico in grado di far addolcire Harry.
Lo conosceva da poco, era vero, ma non l'aveva mai sentito parlare con quel tono. Avrebbe voluto abbracciarlo.
<< Come stai? >> continuò con la voce più roca del solito.
<< E' passato, ma riportatemi in casa >>
Harry e Rosy lo presero facendo scivolare le braccia di Louis intorno ai loro colli e tenendolo per i fianchi.
Le loro mani si sfiorarono e Rosy sentì uno strano brivido scorrerle in tutto il corpo, ma in quel momento doveva pensare a Louis, a lui e basta.
Una volta entrati in casa lo fecero sedere sulla sua poltrona presente nel salotto sospirando alla fine per vederlo ancora respirare.
<< Cosa è successo, Louis? >> chiese Rosy ora in ginocchio davanti a lui
<< Tranquilla, Rosy. E' stato solo un piccolo mancamento >>
<< Non si urla in quel modo per un piccolo mancamento >>
Louis le sorrise per rassicurarla ancora.
<< Saresti così gentile da prepararmi un tè? >>
<< Sì, certo >> rispose prontamente alzandosi
<< Harry ti aiuterà >>  continuò guardando ora il riccio poggiato allo stipite della porta a braccia incrociate.
<< Perché lo fai? >> disse lui fissandolo intensamente.
<< Perché devo. >>
Intanto Rosy non poteva fare altro se non guardarsi le scarpe e stare ad ascoltare.
Quando sentì il silenzio tra di loro alzò lo sguardo per ritrovarsi persa in quello verde smeraldo di Harry.
Dio, i suoi occhi, erano così belli.
Le fece un piccolo cenno con la testa e iniziò a camminare per il corridoio illuminato solo dalle piccole lampade.
Rosy rivolse prima uno sguardo a Louis che le sorrise per poi seguire il riccio.
Arrivata in cucina, Harry stava già trafficando con l'acqua calda e gli infusi.
<< Siediti e sta ferma >> le disse e come un impulso ad obbedire lei lo fece.
Si guardò intorno: dal soffitto alto alcune applique, che sostituivano il lampadario, pendevano emanando una luce calda che illuminava davvero poco quello spazio immenso. Se non fosse stato per l'enorme finestra dalla quale si intravedeva la foresta illuminata dal sole quella stanza sarebbe stata un buco nero.
A differenza delle altre pareti, quelle erano completamente prive di quadri e il color beige si espandeva su di esse aiutando quel posto ad essere un po' più chiaro.
Un enorme tavolo era presente nella stanza accanto, era lungo e completamente bianco così come le sedie attorno ad esso. Sopra vi erano poggiati alcuni libri. Nessuna porta le divideva in quanto open-space.
Per essere una casa abitata da soli ragazzi era davvero...pulita.
Rosy ritornò con lo sguardo su Harry: ogni suo movimento era leggero, si muoveva delicatamente facendo attenzione a non buttare niente né sporcare qualcosa di troppo.
C'era comunque troppo silenzio e lei decise di spezzarlo.
<< Harry, perché ti do così fastidio? >> nessuna risposta.
<< Sei sempre così scontroso? >>
Rosy odiava quando qualcuno non rispondeva alle sue domande, aveva sempre voluto sapere tutto.
Questo le dava solo la spinta a continuare.
<< Lo sai che è maleducazione non rispondere a chi ti rivolge delle domande? >>
<< Mi piace il silenzio, va bene? Quindi ti dispiacerebbe stare zitta? >> disse alzando un po' la voce.
<< Anche rispondere con un'altra domanda non è carino >>
Harry si voltò a guardarla con quella che sembrava essere un espressione arrabbiata chiamando il suo nome come avvertimento.
Fu quello a far rimanere Rosy in silenzio.
Il suo nome pronunciato da Harry le fece perdere un battito. Anche se l'aveva detto per rimproverarla aveva amato il modo in cui era uscito fuori dalle sue labbra rosee.
Era così stupido pensare queste cose, si disse.
Non lo conosceva, non conosceva Harry nemmeno un po'.
Avrebbe dovuto darsi una calmata e respirare. Perché per un paio di secondi si dimenticò come funzionasse.
Fece finta di sbuffare e incrociare le braccia al petto. Harry scosse la testa prendendo ormai il vassoio pronto con il tè e lo zucchero.
<< Forza muoviti >> le disse camminando fuori dalla cucina.
Raggiunsero Louis che intanto era stato affiancato dagli altri tre ragazzi.
Harry si avvicinò poggiando il tutto sul tavolino mentre Louis gustava la sua bevanda calda.
Niall fu il primo ad accorgersi della presenza di Rosy timidamente nascosta dietro la figura alta del riccio.
<< Hey, Rosy! >> la salutò lasciandole un sorriso che venne ricambiato
<< Ciao Niall >>
Liam e Zayn la salutarono cordialmente per poi riconcentrarsi su Louis.
<< Rosy >> la chiamò proprio quest ultimo
<< Sì? >>
<< Come mai eri qui vicino? >> dannazione.
"Pensa velocemente. Muoviti, fatti venire in mente qualcosa."
Per quanto quelle parole le riempissero la mente nessuna idea sembrava venire a galla.
O, forse, era proprio per via di quel continuo pensiero e della paura che le attanagliava il petto che non riusciva ad inventare una scusa plausibile.
<< Uhm. Ero passata per salutarti. Cioè, salutarvi >> disse affogando nel rossore delle sue guance.
Si morse il labbro guardando per terra sperando di non essere colta in fallo.
<< Che pensiero gentile >> sorrise Louis guardando di sfuggita gli altri che come lui avevano stampato in faccia un sorriso.
Ovviamente, Harry no.
<< Io...ora devo andare, quindi- >>
<< Vai già via? >> quasi piagnucolò Liam scatenando un certo divertimento in Rosy
<< Sì, magari ci si vede in giro >> annuì lei.
Rivolse a tutti un sorriso, tralasciando Harry, e si voltò.
Se quello era il suo gioco allora lei avrebbe giocato.
<< Oh, Louis >> disse fermandosi un secondo << è normale che l'aria qui vicino sia così...calda? >>
Vide in un attimo l'espressione dei ragazzi di fronte a lei cambiare.
Quello non era affatto un buon segno.
Cercarono di rimanere più indifferenti possibile, ma dai loro movimenti si vedeva l'agitazione che si era impossessata dei loro corpi in quel momento.
<< Sì, sì è una cosa...normale. Harry perché non accompagni Rosy a casa, non è carino lasciare che attraversi la foresta da sola >>
E questa volta lui non obbiettò, prese il cappotto e la trascinò vicino alla porta senza lasciarle il tempo di rivolgere un'ultima parola agli altri.
<< Guarda che non è necessario >> provò a dire, ma la voce del riccio la interruppe subito.
<< Va bene così >>
<< Sul serio, io posso- >>
<< Dannazione, Rosy. Ho detto che va bene >> disse voltandosi verso di lei mentre un secondo prima era intendo a scendere gli scalini fuori dall'abitazione. Il suo tono di voce si era fatto terribilmente duro e lei si irrigidì per un attimo.
<< Okay, scusa. Sta calmo >> disse lei superandolo e camminando velocemente.
Anche se non serviva poi a molto, Harry e le sue lunghe gambe la raggiunsero con una non-chalance che la fece innervosire.
<< Sei così fastidioso >> mormorò
<< Ah io sarei fastidioso? Sei tu quella che continua a parlare e parlare e ancora maledettamente a parlare >>
<< Oh, be scusa signor ''mi piace il silenzio'' >>
<< Sono due motivi per startene a casa tua e non tornare >> disse facendola così tanto arrabbiare che si fermò
<< E' questo il tuo problema? Il fatto che io venga qui a trovare Louis? >>
<< Il mio problema sei tu, il fatto che sei sempre tra i piedi! Quindi vorrei tanto che, sì, te ne stessi a casa tua brava e buona >> rispose Harry alterandosi.
<< Non puoi decidere per me >> disse Rosy fissandolo tanto intensamente quanto lo stava facendo lui.
Poi ruppe il contatto e riprese a camminare.
Adesso non le importava se Harry la stesse seguendo oppure no.
Non aveva bisogno del baby-sitter o qualcuno che le guardasse le spalle, a casa ci poteva andare da sola.
Tuttavia la sua curiosità vinse su di lei e spiando, con la coda dell'occhio, vide Harry che la seguiva in silenzio guardandosi intorno.
<< Che caldo >> sussurrò Rosy sventolandosi il viso con la mano.
Di nuovo l'aria era diventata scottante ed ebbe l'impressione che fu questo a far scattare Harry.
Si sentì circondare la vita con un braccio e tirarsi verso il corpo di Harry che la incitava a camminare più velocemente possibile.
Rosy si sentì così incapace di respirare e di capire quello che stava succedendo che dovette aggrapparsi alla maglietta del riccio.
Era come se la stesse abbracciando, ma le sembrò così strano che iniziò ad avere paura.
<< Harry, che succede? >>
<< Niente, solo che c'è troppo caldo e non voglio che tu rimanga indietro >> disse continuando a spingerla un po' più velocemente.
<< Credo di non sentirmi bene >> sussurrò Rosy aggrappandosi sempre di più alla maglietta di Harry
<< Non stai per svenire, vero? >>
<< No, credo.  Oddio, non lo so. Come fai a sapere se stai per svenire oppure no? >>
<< I-io non lo so. Forza Rosy, aumenta il passo ...fa troppo caldo >> cercò di fingere per rassicurarla un po'.
Non voleva spaventarla, tantomeno vederla svenire.
Voleva solo portarla a casa, sapere che fosse chiusa dentro e ritornare da dove erano partiti.
Arrivarono sul porticato: Rosy con l'affanno per aver fatto quella camminata un po' troppo veloce ed Harry come se niente fosse accaduto.
Nessun segno di affaticamento, nessuna piccola goccia di sudore che minacciava di apparire.
Niente di niente, impassibile.
<< Non me lo dirai, vero? >> chiese Rosy abbassando lo sguardo sulle sue converse ormai vecchie
<< Dirti cosa? >>
<< Quello che è appena successo. Non me lo spiegherai mai >> affermò
<< Non è successo niente >> la ragazza scosse la testa dandogli le spalle per poi aprire la porta di casa.
<< Non ti credo >>
Era pronta a chiuderlo fuori, come se volesse tenerlo lontano da lei.
Cazzate.
Ogni minuto che passava sentiva la voglia di stare accanto ad Harry che le stringeva il petto, sempre più forte.
Fece per chiudere la porta ma fu fermata dalla voce roca di lui.
<< Rosy, chiudi la porta a chiave >>
Lei non rispose.
Lo guardò e basta, già stanca di non sapere cosa voleva nascondere.
Cosa c'era di così importante e segreto da non poterlo rivelare?
Rosy voleva solo scoprirlo.
Chiuse la porta.
 
 
Harry attraversò di nuovo la foresta.
Passo dopo passo lo sentiva sempre più vicino, era sicuro fosse lui.
<< Ares >> chiamò con un tono di voce forte e sicuro. Non ci fu nessuna risposta.
<< Ares, so che sei lì. Esci fuori >>
Da dietro un albero dal tronco robusto sbucò Ares.
Sempre avvolto nel suo cappotto grigio topo con sopra la spilla argentata.
<< Ciao, Harry >> si avvicinò al riccio che rimase immobile senza alcuna espressione in viso.
<< Non parlare come se fossimo amici >> disse
Ares, teatralmente, si portò una mano sul cuore e finse un'espressione triste.
<< Oh, Harry. Non sei più mio amico? >>
<< Smettila con queste scenate. Sei sempre così esagerato >> rispose alzando gli occhi al cielo mentre l'altro si appoggiava al tronco di un albero.
<< Sì, e tu sempre più depresso >>
Harry ci passò sopra.
<< Perché non lasci in pace tutti e torni da dove sei venuto? >> disse facendo crescere sul viso dell'altro un sorriso. Sapevano entrambi a cosa si riferiva.
<< Ammiro il tuo coraggio nel voler proteggere mia sorella, Harry. Ma non hai ancora capito una cosa. >>
<< Sarebbe? >>
Ares, si avvicinò ad Harry guardandolo negli occhi intensamente.
<< Non puoi proteggerla da me >>
Il movimento fu istantaneo.
Ares, si ritrovò incollato al tronco mentre Harry gli stringeva il colletto della camicia nera.
<< Io >> sottolineò  quella piccola parola a denti stretti << la proteggerò da tutto e da tutti. Soprattutto da te e dal tuo capo. Posso distruggervi ad occhi chiusi, se solo la toccate >>
<< Lei è sangue del mio sangue! >> urlò l'altro allontanando il riccio con uno spintone << Lei appartiene a me! >>
<< Il tuo sangue è veleno! Il suo è puro, non ti permetterò di infettarlo >> 
Harry continuava a respirare sempre più velocemente, avrebbe voluto risolvere la faccenda in quell'istante, ma il viso di Rosy gli tornò alla mente facendo cancellare da essa i pensieri più brutti e vili.
<< Lasciala in pace Ares >> disse prima di sorpassarlo e, a passo svelto, ritornò sulla strada di casa.
 
Ares lo guardò andare via.
Con le spalle curve per proteggersi dall'aria bollente che li circondava, la testa abbassata, le falcate lunghe e decise.
<< Vedrai come finirà, Harry, lo vedrai >> borbottò anche sapendo che lui non poteva più sentirlo.
Quella notte sarebbe rientrato nei sogni di Rosy e in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a dirle la verità.
 
Appena Rosy si fu messa a letto e la luce della sua stanza si spense, Ares, senza fare rumore entrò dalla finestra che sbadatamente lei aveva lasciato aperta.
Non era un problema per lui, infondo, era quello che era: arrampicarsi per raggiungere una finestra era solo un gioco.
Si mise nell'ombra come sempre per non farsi vedere e non appena vide che Rosy era caduta in un sonno profondo, si tolse il cappotto e si arrotolò la manica sinistra della sua camicia nera fino al gomito.
Chiudendo gli occhi per concentrarsi continuava a sfiorare la cicatrice orizzontale che entrambi avevano.
Non appena sentì la sensazione del vuoto seppe di essere di nuovo riuscito ad entrare nei sogni di Rosy.
Aprendo gli occhi si ritrovò vicino al castello dove abitavano Harry e i suoi detestabili amici.
Lo vide affacciato alla finestra mentre fissava qualcosa davanti a sé. Ares seguì il suo sguardo trovando sua sorella che pian piano si avvicinava.
Era la prima volta che Rosy sognava Harry. Quella casa l'aveva sognata forse una decina di volte, ma Harry non era mai presente. Fece finta di niente.
Sorridendo le andò incontro. Lei vedendolo sorrise a sua volta, e lo raggiunse.
Ares prese la sua mano e sfiorò il dorso per lasciare un piccolo bacio.
<< Ci rincontriamo, bella ragazza >> le disse continuando a sorridere.
<< Già, come sempre >>
<< Ti va di passeggiare? >>
<< Certo, però, voglio anche sapere. >> rispose iniziando a camminare al suo fianco
<< Sapere cosa? >>
<< Tutto. Per qualche strana ragione non riesci mai a finire le tue storie >>
<< L'hai notato anche tu, vero? >> lei si limitò ad annuire << Ma è per questo che sono qui, oggi ti dirò tutta la verità >>
<< Riguardo a cosa? >> chiese Rosy sempre più ansiosa di sapere di più
<< Me. Quello che riguarda te, e tutto l'indispensabile che hai bisogno di sapere >>
<< Che aspetti allora? >>
<< Vedi, Rosy, io non sono di queste parti. Il posto da cui provengo non è mica questo spazio rotondo che ruota, il mio si trova più in alto >> disse indicando il cielo.
Rosy lo guardò aggrottando le sopracciglia cercando di capirci qualcosa.
<< Vieni da Marte? Sei un alieno? >> chiese scatenando le risate di lui
<< Oh, no. Io vengo da un posto molto caldo >>
<< Come si chiama? >>
E prima che potesse parlare Rosy sentì qualcuno gridare il suo nome e dirle di iniziare a correre.
Vide Ares tenersi stretto il braccio sinistro ed urlare dal dolore. Poi tutto svanì.
 
Nella realtà, Rosy continuava a rigirarsi nel letto a causa di quel sogno.
Ares, ancora nell'ombra, si mordeva il labbro fino a farlo sanguinare per non permettersi di urlare.
Il suo braccio sinistro gli causava molto dolore, era rotto.
Quel piccolo bastardo glielo aveva rotto senza farsi vedere. Era anche per quello che odiava i sogni: se non volevi farti vedere, potevi benissimo essere invisibile.
Tenendosi il braccio stretto al petto, prese il cappotto come poteva ed uscì dalla finestra.
Poteva anche essere un demone, ma un braccio rotto rimaneva tale. Fino a quando non sarebbe tornato a posto, a causa del gesso che avrebbe dovuto portare, non sarebbe potuto entrare nei sogni di Rosy per un po'.
Dannazione, non c'era riuscito nemmeno quella volta.
 
 
Nel castello, Harry aprì gli occhi nello stesso momento in cui il sogno di Rosy sparì.
Non aveva potuto staccarsi dalla finestra mentre avrebbe voluto fare qualcosa.
Sicuramente, c'era lo zampino di Abel. Solo lui, avrebbe potuto tenerlo fermo.
Respirando velocemente si mise seduto sul divano, guardandosi intorno.  Notò i ragazzi intorno a lui.
Li fissò per lunghi istanti per poi lasciare il suo sguardo su Niall con l'aria un po' più felice degli altri: capì che era stato lui a rompere il braccio ad Ares.
Poi Liam parlò:
<< Ce l'abbiamo fatta anche questa volta, Harry. >>

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E siamo qui anche questo sabato.
O meglio, io ci sono, voi? #conduttricetime
Okay, okay, torniamo seri. 
Inizio col scusarmi per non star aggiornando TACITURNITY, ma purtroppo ho il blocco.
Mi spiace un sacco, spero di poter ricominciare a pubblicare al più presto. 
Volevo dirvelo la volta scorsa, ma ovviamente ho tante cose da dire e l'unico risultato è che scompaiono tutte dal mio cervello, già abbastanza piccolino. 
Ora, spero che il capitolo vi piaccia: lasciate voti, recensioni, commenti con brutte parole, baci e abbracci, ma per favore, fatemi sapere cosa ne pensate.
Detto questo, vi saluto e ci sentiamo la prossima settimana!
 
PER LO SCAMBIO/SPAZIO PUBBLICITA' SCRIVETEMI.
 
 

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Capitolo 3
*** ARES ***




HALF II
 
-ARES-
 
 
Tutta la notte. 
Era rimasto a guardarla tutta la notte, fino a quando si svegliò con il sole alto nel cielo. 
Non era la prima volta che lo faceva, ma ovviamente lei non si accorgeva mai di nulla.
Rimaneva sempre nell'angolo più buio, in modo che le ombre lo mimetizzassero con il resto della stanza. Era quasi invisibile. Se ne andava appena lei iniziava a rigirarsi nel letto.
La rivoleva indietro, rivoleva indietro anche Jenn, ma Rosy era sua. Lo era sempre stata. E ora la rivoleva, doveva portarla via con sé. 
Erano passati diciassette anni da quando gliel'avevano portata via e mai aveva smesso di sentire la sua mancanza. 
Gli avevano fatto perdere le sue tracce, lo avevano isolato ma lui non era cattivo come pensavano. 
Lo avevano lasciato, sì, senza nemmeno preoccuparsi di dove fosse. E avevano portato con loro Rosy, l'unica che ancora riusciva a strappargli un sorriso sebbene piccola.
Non avevano mai capito del sacrificio che era stato costretto a fare per salvarla.
''Meglio io che lei''
Si era ripetuto quella frase per ben diciassette anni, e non se n'era mai pentito.
Non poteva nemmeno sopportare il pensiero di Rosy nel suo mondo, era crudele anche solo immaginarlo.
In fondo lui poteva sopportarlo, lui era un uomo, e a volte non era nemmeno tanto sgradevole.
Voleva solo il suo spazio, a volte il suo silenzio, a volte il desiderio di sparare la sua furia dritta nel petto di qualcuno. Era l'unico modo che gli avevano insegnato per combattere quei pensieri malandati che la sua mente riproduceva in continuazione.
Da quando aveva ricominciato a sentirla, da quando aveva capito che era lei dopo averla osservata a lungo - magari anche troppo -  non aveva smesso di cercare qualche modo per riaverla.
E l'aveva trovato. Insinuarsi nei suoi sogni era stata fin ora l'unica cosa che era riuscito a raggiungere.
Si era dimenticato di quella cicatrice dritta sul braccio sinistro che entrambi avevano. Si chiamò stupido, perché avrebbe potuto ricordarsene subito e cercare quel contatto il prima possibile perché erano stati legati.
Quella sera guardandola dormire nel suo letto con il suo aspetto da angelo, pensando che ogni anno diventava sempre più bella, sapendo che lei era sangue del suo sangue, Ares, decise che si sarebbe ripreso sua sorella.
 
-
 
Il risveglio era la parte che Rosy odiava di più.
La stoffa morbida delle coperte che aderiva alla pelle, sprofondare nel cuscino morbido, sentirsi al sicuro, invece, le piaceva da morire, come l'odore del tè ai frutti misti che proveniva dalla cucina. Il suo preferito.
Raggiunse il piano inferiore della casa velocemente dove la sua famiglia consumava in religioso silenzio la colazione, cosa che trovò strana.
<< Buongiorno >> disse la ragazza prendendo posto accanto a Jenn.
<< Buongiorno tesoro >> risposero all'unisono i genitori per poi ritornare chi al suo giornale chi a mangiare.
Rosy si sporse verso Jenn scioccata anche lei da quell'aria pesante che si respirava.
<< Ma che diavolo sta succedendo? >> sussurrò
<< Non ne ho idea, è da quando si sono alzati che parlano a monosillabi >> rispose Jenn allo stesso modo
Era ovvio che in casa stava succedendo qualcosa e Rosy l'aveva intuito, ma non sapere cosa la mandava fuori di testa.
Finita la colazione  le ragazze si alzarono per andare a cambiarsi e mettersi sulla strada per raggiungere la Gloucester High School.
Rosy era ormai all'ultimo anno, mentre Jenn soltanto al terzo.
Mentre camminavano per le piccole strade, non del tutto affollate a quell'ora, Jenn si impegnava a ripetere la sua relazione di storia sulla seconda guerra mondiale, sperando che la sorella la stesse a sentire per dirle come procedeva.
Ma Rosy era in un mondo tutto suo, camminava, guardava quelle strade e le persone che le passavano accanto, ma le loro voci erano ovattate, non arrivavano limpide e chiare al suo orecchio.
Poi lo vide: Harry.
Camminava a testa bassa come se non avesse bisogno di guardare dove andava. Come se non volesse neanche la pena di guardare quello che succedeva di fronte e intorno a lui. Camminava come se non volesse neanche farsi notare. Come se nulla meritasse la sua attenzione. Una maglietta nera così proprio come i suoi pantaloni. La maglietta lasciava intravedere alcuni tatuaggi di cui Rosy si era già accorta la prima volta che lo aveva incontrato.
Lo vide svoltare in una stradina dopo essersi  guardato velocemente intorno. Lei agì di impulso.
<< Jenn >> interruppe la sorella che ormai aveva ripetuto la relazione due volte
<< Si? >>
<< Voglio fare una gara, chi arriva prima a scuola. Io prendo quella strada lì >> indicò la stradina dove poco prima aveva visto sparire Harry
<< Ma se non conosci dove porta >> osservò sua sorella. Questo era vero, di tutto il tempo passato a girovagare per la città, ascoltando le regole dei loro genitori, non si erano mai permesse di percorrere strade piuttosto buie di sera e non affollate di giorno.
<< Oh, andiamo Jenn >> la sorella sospirò
<< Diciassette anni e vuole fare le gare >> disse sollevando gli occhi al cielo << va bene, ma non imbrogliare >>
<< Promesso >> rispose Rosy sorridendo felice di essere riuscita nel suo scopo.
Si separarono non appena raggiunta la stradina, Jenn continuò dritto.
Rosy aumentò il passo facendo comunque attenzione a non fare rumore. Harry non poteva essere andato lontano.
Si guardava intorno ogni due secondi sperando di non essersi cacciata in un guaio. E proprio per non aver tenuto la testa dritta e per non aver guardato dove metteva i piedi andò a sbattere contro una figura che torreggiava su di lei.
Le prese il panico fino a quando non vide quegli abiti del tutto neri che fasciavano il suo corpo. Riconobbe il ragazzo che stava seguendo e si rilassò visibilmente. Non avrebbe saputo spiegare nemmeno a se stessa il motivo.
<< Scusa non ti avevo visto >> disse facendo finta di niente mentre lanciava alcuni sguardi ad Harry.
<< Si può sapere perché sei sempre tra i piedi? >> Rosy alzò un sopracciglio meravigliata.
<< Perché, la strada è di tua proprietà? Stavo solo andando a scuola >>
<< Percorrendo una strada silenziosa che porta nel bosco? Sì, ti credo >> accidenti.
<< Allora potrei farti la stessa domanda non credi? >> Harry si passò le mani tra i capelli voltandosi a destra e a sinistra.
<< Muoviti, vieni >> la prese per il braccio sinistro iniziando a strattonarla mentre con l'altra scoprì il cellulare dalla tasca dei pantaloni aderenti strappati sul ginocchio scrivendo un messaggio veloce.
<< Dove andiamo? >>
<< Ti porto a scuola, sei in ritardo >>  la trascinò verso una macchina che Rosy non aveva notato, nera anch'essa. Si disse che quel colore faceva proprio per lui.
Il tragitto fu silenzioso se non per qualche sospiro frustato di Harry.
Le dava davvero così fastidio la sua presenza? Eppure non la conosceva nemmeno.
Certo, entrare in casa sua senza permesso non era stata un ottima mossa, ma Louis non sembrava essersela presa tanto.
<< Harry >>
<< Che vuoi? >> sputò guardando dritto davanti a sé.
Voleva chiedergli perché fosse così nervoso e arrabbiato con lei. Voleva chiedergli perché non la sopportava e le rivolgeva la parola solo in tono rude sebbene la conoscesse solo da un giorno.
Anzi,'conoscere' era una parola grossa. Alla fine si erano solo scontrati in corridoio e lui l'aveva salvata da una pericolosa caduta. Forse era quello ad avergli dato fastidio.
Ma alla fine non glielo chiese.
<< Quanti anni hai? >>
<< Ventuno. Ora sta zitta >>
Arrivati alla Gloucester High School, Rosy afferrò lo zaino e scese dall'auto mormorando un semplice << grazie >> a cui però Harry non rispose.
Almeno lei le buone maniere non le aveva dimenticate come il riccio che era già sfrecciato via.
Si ritrovò a fissare lo spazio vuoto dove prima era presente la macchina su cui aveva passato dei minuti con Harry per poi sospirare ed entrare a scuola.
Quel ragazzo era strano, strano e completamente fuori di testa.
 
-
Il cellulare di Louis avvisò di un nuovo messaggio.
Il ragazzo si alzò sotto gli occhi di tutti prendendo l'aggeggio in mano e guardando le semplici parole che erano impresse nel messaggio ricevuto da Harry.
'Mi ha visto'
Si affrettò a digitare un 'torna indietro'  per poi sospirare.
<< Qualcosa non va? >> chiese Niall raggiungendolo.
<< Rosy ha visto Harry. Gli ho detto di tornare indietro >>
<< E' la cosa migliore >> disse il biondo ritornando a sedersi.
Louis si accomodò sulla poltrona iniziando a fissare quei quadri ormai troppo familiari per lui.
Li aveva visti comparire pian piano mentre la storia si compiva, mentre persone morivano, mentre alcune si amavano, o cercavano di sopravvivere.
Sentì un sospiro provenire da Liam seduto in silenzio sul divano accanto a Zayn. Stavano aspettando solo Harry.
<< Qualcosa da dire, Liam? >> il ragazzo alzò gli occhi per guardare Louis annuendo.
Non era sicuro di voler parlare in assenza di Harry, ma sapeva anche che era la cosa giusta da fare.
<< Hai sentito stanotte? >> chiese sussurrando
Louis scosse la testa con un sorriso forzato come per scusarsi.
<< Harry ha gridato nel sonno >> continuò torturandosi le mani
Erano tutti preoccupati per Harry.
Tutti e quattro sapevano cosa aveva dovuto sopportare. Alcuni di loro erano consapevoli che se avessero dovuto affrontare quello cui era andato incontro ad Harry non ce l'avrebbero fatta. Lui aveva avuto la forza necessaria per affrontare tutto ciò che l'aveva travolto e loro lo ammiravano per questo, ma erano anche preoccupati per lui.
Per questo non volevano che soffrisse, da quando Harry era arrivato cercavano di fargli pesare le situazioni critiche il meno possibile.
Ma questa situazione non era critica, di più.
<< Parlerò con lui appena arriverà >> disse sapendo che le sue paure stessero ritornando.
<<  È già qui >> dichiarò Zayn alzandosi seguito da Niall e Liam.
Sapevano che per parlare con Harry, Louis aveva bisogno di restare solo con lui.
Così li lasciarono nella loro solitudine, salirono nelle loro camere.
Louis si perse nei suoi pensieri, si sentiva stanco.
Pensò che ammirava Harry perché era in grado di nascondere le sue emozioni.  
Venne distratto dal rumore di chiavi buttate sul tavolino del salotto e dallo sprofondare del corpo di Harry sul morbido divano bianco.
Alzò lo sguardo deciso a parlare nonostante non si aspettasse una conversazione. Non una degna di essere chiamata tale per lo meno.
Vide il riccio poggiare la testa sulla parte alta dello schienale e chiudere gli occhi.
<< Ciao >> azzardò
<< Ciao >> sussurrò Harry ancora ad occhi chiusi
<< Rosy? >>
<< A scuola >>
<< Bene >>
Sentì Harry sospirare per poi alzarsi facendo per raggiungere la sua camera, ma fu fermato dalla sottile voce di Louis.
Se non l'avesse fermato probabilmente lui non glielo avrebbe mai detto, almeno fino a quando le cose non sarebbero peggiorate.
Conosceva Harry come le sue tasche, per Louis era tutt'altro che imprevedibile. Anzi, era l'unico capace di anticipare le sue mosse e viceversa.
<< Sono ricominciati, vero? >> disse finalmente guardando il riccio rimasto fermo sull'uscita del salotto con le spalle rivolte verso di lui
<< Non so di cosa tu stia parlando >> disse voltandosi e scontrando il suo sguardo con quello di Louis.
<< I tuoi incubi, Harry >> continuò lui con calma << sono ricominciati. E' così? >>
Harry sospirò abbassando lo sguardo.
<< Sì >> sussurrò.
<< Ti va di parlarne? >>
<< No, non ora >> e andò via.
Lasciò Louis da solo anche se aveva visto il suo sguardo preoccupato.
Ma non voleva che lui portasse anche questo peso addosso, la questione era già abbastanza complicata.
 Louis come sempre si stava prendendo tutte le sue paure e preoccupazioni solo per non farglielo pesare.
Voleva portare lui il fardello sulle spalle, questa volta.
Perché la situazione lo costringeva: doveva affrontarla lui e non qualcun altro.
Non Louis, non Zayn, Liam e tantomeno Niall.
Era compito suo e anche a costo di soffrire ancora l'avrebbe fatto.
Entrò in camera per poi stendersi sul letto e iniziare a fissare il soffitto.
Un'immagine ben chiara di Rosy gli occupò la mente e una leggera risata carica di frustrazione lasciò le sue labbra.
Quella ragazza era così sbadata e ingenua e, già, anche bellissima.
Stava facendo la cosa giusta, non voleva che anche questa volta qualcuno che non fosse lui soffrisse.
E non avrebbe permesso a Rosy di farsi del male da sola.
 
-
 
<< Rosy >>
Andrew seduto accanto a lei nella mensa della scuola le sventolò una mano vicino al viso.
Rosy era completamente persa nei suoi pensieri tutti riguardanti Harry. Non sapeva se fosse un bene o un male, ma più lui cercava di allontanarla più le dava la spinta a scoprire chi fosse veramente.
Tutta quella scontrosità, quelle risposte a monosillabi, non credeva appartenessero davvero ad Harry.
Lo aveva visto a malapena due volte ma non riusciva più a liberarsi della sua immagine che le frullava per la testa.
Ridicolo.
<< Hey, ci sei? >>
<< Oh, si scusa >> sussurrò passandosi una mano tra i capelli.
<< A cosa pensavi? >> chiese curioso Andrew vedendola spaesata.
<< Uhm, niente di importante. >>
<< Afferrato >> disse sorridendo, sapeva che non glielo avrebbe detto.
Quella chiacchierata non servì a molto, perché Rosy ritornò ai suoi pensieri ancora prima che l'altro smettesse di parlare.
La sfiorò il pensiero di andare da Louis per...una visita nel pomeriggio.
<< Rosy! Ma mi stai ascoltando? >> le parole di Andrew arrivarono lontane alle sue orecchie. A malapena se ne rese contro e non si voltò, non fece domande.
Era troppo presa dalla decisione che stava prendendo forma nella sua mente.
<< Sì va beh magari te lo ridico quando torni sulla Terra >> il suo amico si alzò e, in un giorno come un altro, lei gli sarebbe andata dietro e si sarebbe scusata. Non lo fece. Si immerse di nuovo nel mare di pensieri che le popolava la mente.
In fondo Louis le stava simpatico per quel poco che avevano conversato.
Era gentile e premuroso.
Tutto l'opposto di Harry.
Sapeva perfettamente che quella era una scusa per niente credibile, ma lo avrebbe fatto.
Sarebbe ritornata lì, con la speranza di trovare quel ragazzo riccio scontroso e scoprire qualcosa su di lui.
Infatti, appena uscita da scuola, senza farsi vedere da nessuno iniziò a vagare attraverso le scorciatoie che portavano alla foresta.
Le aveva intraviste dalla sua classe una volta, ed erano più vicine del percorso che normalmente Rosy utilizzava.
Nel silenzio, interrotto qualche volta dal rumore provocato dai suoi stivali che schiacciavano le foglie secche, percorse l'arco della foresta formato da alti alberi che le piaceva sempre di più.
Aveva qualcosa di magico e meraviglioso: Il modo in cui i tronchi alti si dividevano in vari rami per formare l'arco di foglie che fungeva da tetto naturale.
Man mano che si avvicinava a quella che ricordava essere la strada che portava al castello, l'aria diventava sempre più calta persino bollente.
Si tolse la giacca pensando che fosse l'agitazione per essere ritornata in quel posto.
Si sentiva soffocare, quel turbine di fuoco la investiva, quasi bruciava.
Decise di alzare il passo e raggiungere la casa più velocemente possibile, ma si fermò quando un urlo squarciò il cielo a metà e vide una figura inginocchiarsi per terra.
E riconoscendolo, sbarrando gli occhi, non poté fare altro se non urlare anche lei.
<< Louis! >>

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Siamo di nuovo qui!
Secondo capitolo e si va avanti.
Avrei dovuto aggiornare ieri, ma per un piccolo imprevisto non ho potuto.
A proposito di questo: aggiornerò ogni sabato.
Prossimamente inizierò a postare anche "Half - the stories", per chi si stesse chiedendo cosa diavolo sia: sono delle storie riguardanti ciascuno dei protagonisti e la loro  vita.
Detto questo, nel primo capitolo non mi sono dilungata molto, in questo vi rubo ancora qualche secondo.
Se il capitolo vi piace lasciate un bel voto e una recensione, per me sarebbe davvero importante, a chi non piace chiederei di lasciare un piccolo commento con delle spiegazioni in modo che io possa migliorare futuri capitoli.
Detto questo, vi saluto, buona lettura.
Rors.
 
PER CHI VOLESSE FARE SCAMBIO DI PUBBLICITA' MI SCRIVA PURE .
 

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Capitolo 4
*** SCARLETT ***




HALF IV
-SCARLETT-
 
 
<< Rosy >>
La voce roca di Harry arrivò alle orecchie di lei che, seduta in mezzo alla foresta, credeva di essere sola.
Trovava quel posto rilassante e le piaceva stare lì in pace a guardarsi intorno.  
Ammirare il paesaggio che veniva offerto ai suoi occhi castani. Un paesaggio intimo, piacevole.
Si voltò trovando Harry seduto su un ramo di un grande albero che, strano a dirsi, le sorrideva.
<< Harry, che ci fai seduto lì? >> disse lei alzandosi mentre il riccio con agilità saltò per raggiungerla.
<< La vista è bella da lassù, mai provato ad arrampicarti su un albero? >> le chiese sempre sorridendo.
A Rosy sembrò così strana la facilità con cui stavano avendo quella conversazione che si sentì un attimo persa in mezzo alle sue semplici parole.
Il modo in cui le sorrideva, il tono scherzoso e gentile con cui le si stava rivolgendo. Le sembrava un sogno.
<< Sì, ma questi alberi sono troppo alti. Non ci arrivo >>
<< Oh, giusto >> disse lui ridendo mentre si portava indietro alcune lunghe ciocche di capelli << dimenticavo che gli umani non riescono a fare grandi salti senza rompersi il collo o direttamente tutte le ossa  >>
Rosy spalancò gli occhi a quelle parole.
<< U-umani? >> balbettò  << parli come se tu non lo fossi? >>
Harry continuava a ridere.
Ma non era più una di quelle risate che ti faceva piacere sentire, no.
Era... sporca, oscura, cattiva.
Il respiro le si bloccò, il cuore iniziò ad accelerare i suoi battiti, le mani a sudare. 
<< Tu non sei Harry >> affermò in un sussurro iniziando ad indietreggiare.
Subito le venne in mente di scappare. Pensò che la strada per arrivare da Louis era molto più vicina di quella per casa sua. Sarebbe corsa da lui.
<< Che vai dicendo? Sono io, lo stai vedendo anche tu >> disse prendendole la mano sogghignando.
Quasi si bruciò per quanto era bollente. Ma non fu solo quello che la portò a strattonare la sua presa: aveva paura di lui, non voleva che la toccasse o che le stesse vicino.
<< Lasciami >> ebbe appena la forza di sussurrare
<< E va bene, Rosy. Mi hai scoperto >>
Vide quegli occhi meravigliosi di color smeraldo diventare completamente neri;
la maglietta bianca iniziare a sporcarsi di rosso e dalle spalle, con sua grande sorpresa e spavento, sbucare due grandi ali nere.
Il suo viso d'angelo si era trasformato in quello di un demone.
Le mancava l'aria che, di nuovo, era diventata bollente.
<< Corri >> le sussurrò quasi ringhiando.
Non se lo fece ripetere due volte: iniziò a cercare di nascondersi tra gli alberi il più velocemente possibile.
Voleva andare da Louis e gli altri, lì sarebbe stata al sicuro, lo sentiva.
Mentre correva non riusciva a non chiedersi cosa diamine stesse succedendo. Harry era ...un demone?
Aveva le ali, i suoi occhi erano neri e la pelle di Rosy fu percorsa da un brivido.
Intravide la stradina per arrivare al castello e allungò di più le falcate, per quanto le era possibile,  per riuscire ad arrivarci prima.
Harry dietro di lei non c'era più, non si sentivano i suoi passi, non lo vedeva.
Forse aveva corso abbastanza veloce, le piacque pensare appoggiando le mani sulle sue ginocchia.
Ma non appena arrivò vicino al grande cancello di ferro, ebbe la certezza di aver fatto male a riprendere fiato.
<< Presa >> disse Harry avvolgendole le braccia intorno al corpo lasciando delle bruciature e facendola urlare.
Così come cadde a terra dopo che Harry svanì di nuovo, così si risvegliò: urlando.
I piedi nudi, il corpo vestito solo dalla sua lunga maglietta bianca, i capelli sciolti sulle spalle.
Il contatto con l'erba e il leggero vento le provocarono dei brividi.
Si era sbagliata: non sembrava un sogno, quello era un sogno.
Guardando quel prato verde riconobbe subito il posto senza nemmeno dover vedere il castello.
Come aveva fatto ad arrivare fin lì?
Si chiese se non fosse diventata sonnambula tutto ad un tratto mentre continuava a guardarsi intorno: nessuno, non c'era nessuno.
Era sola con quella paura che le stringeva il petto.                                                                                            Abbassò lo sguardo ricordando di avere addosso solo una stupida maglietta chiedendosi poi cosa fare. Sarebbe stato meglio entrare in casa in quella maniera o andare via il più velocemente possibile?
Come poteva girare in paese con solo una lunga maglietta addosso? Avrebbero pensato che fosse pazza.
Decise di bussare: la voglia di entrare in casa e sentirsi meglio era così tanta che i suoi occhi si riempirono di lacrime. Ma forse stava esagerando.
' Ti prego, Louis' sussurrava tra sé.
Quando il portone si spalancò la figura di Liam avanzò  e quello che sembrava un sorriso di benvenuto svanì non appena vide le sue condizioni.
<< Rosy >>
<< Oh, Liam >> gli si buttò addosso per abbracciarlo.
Era così felice di sentirsi già meglio avendo quel ragazzo che trasmetteva sicurezza da tutti i pori.
<< Entra, forza >> disse lui spingendola un po' per poter chiudere il portone << che cosa è successo? Perché sei qui in questo stato? >>
<< Io... io non lo so Liam, mi sono risvegliata qui, e avevo paura, e io...>> non volle dirgli di quello che aveva sognato.
Forse non era una cosa da Liam, ma tutti avrebbero giudicato una situazione del genere.
<< Va tutto bene, Rosy >> disse lui abbracciandola di nuovo.
Quello la fece stare ancora meglio, quell'abbraccio rassicurante valeva tanto per lei.
<< Mi dispiace disturbare, ma non potevo tornare a casa in questo modo >>
<< Sta tranquilla, vieni prendiamo dei vestiti >>
La prese per mano e insieme salirono al piano superiore dove, purtroppo o per fortuna, si scontrarono con Harry che proprio in quell'istante usciva dalla sua camera.
<< Potresti anche coprirti quando vai in giro. E perché sei di nuovo qui? >> disse incrociando le braccia e poggiandosi allo stipite della porta mentre i lineamenti del suo viso diventavano più marcati.
 Rosy non riusciva a guardarlo per questo strinse la mano a Liam.
<< Possiamo sbrigarci, per favore? >> chiese sussurrando e guardando il ragazzo che ancora le teneva la mano.
Lui aggrottò le sopracciglia chiedendosi perché Rosy non avesse risposto ad Harry. E un'idea gli balenò in testa. Guardò a lungo Harry sperando di capire se quello che aveva pensato fosse corretto, ma le sue emozioni e pensieri erano protetti dalla persona stessa e non aveva intenzione di lasciali scappare.
Solo in quel momento decise di fare finta di niente. Ne avrebbe parlato con lui più tardi, in quel momento doveva pensare a Rosy.
Entrò in camera di Harry senza chiedergli il permesso e aprendo il suo armadio ne fece uscire un paio di jeans neri aderenti. Quelli sarebbero stati di sicuro a Rosy: Harry era l'unico a portare pantaloni aderenti quindi non c'era molto che si potesse fare.
Uscì dalla stanza e li porse alla ragazza che per tutto il tempo aveva tenuto la testa bassa e non aveva parlato. Harry continuava ad osservarla.
<< Prendi questi >> disse porgendoglieli
<< Ma quelli sono i miei jeans >> rispose Harry allargando le braccia stupito da quel gesto
<< Lo so >>.
Detto questo Liam riprese per mano Rosy e la portò in camera sua.
Aprendo il suo di armadio prese una camicia a quadri neri e rossi, sarebbe dovuta andare bene.
<< Tieni, il bagno è di là >> disse indicandole la porta alla fine del corridoio del piano superiore << spero che vadano bene >>
<< Andranno benissimo, grazie Liam >> rispose sorridendogli con gratitudine sebbene quel gesto fosse un po' forzato. Di sorridere, non ne aveva la capacità.
Percorse velocemente il corridoio per poi chiudersi in bagno.
Lo spazio era abbastanza per almeno cinque persone tutte insieme: una grande vasca era situata alla sua sinistra, la doccia poco lontano da quest ultima. Due grandi lavandini attaccati con un enorme specchio davanti che si allargava su tutto il muro.
Il wc e il bidet poco distanti l'uno dall'altro.
Le pareti prendevano il colore di un verde scuro, il grande lampadario bianco donava quel poco di luce necessario per illuminare l'intera stanza.
Rosy si avvicinò timidamente allo specchio per poggiare i vestiti sul lavandino.
Perse del tempo a guardarsi: era orribile.
Non che lei fosse quel tipo di ragazza che si fissava sul suo aspetto, ma essersi risvegliata nel bel mezzo del nulla non le era mai successo. Non era preparata.
Si chiese cosa stesse succedendo, se sarebbe accaduto di nuovo, ma soprattutto: doveva realmente avere paura di Harry?
Scosse la testa. Era solo un sogno, poteva capitare di avere degli incubi e lei lo sapeva bene.
Anche se non aveva mai sognato qualcuno trasformarsi in un essere tanto orripilante  
Era impossibile che ad una persona umana spuntassero dalle spalle delle enormi ali nere. Vero?
Scuotendo la tessa distolse lo sguardo dalla sua esile immagine riflessa nello specchio e iniziò a vestirsi.
Infilò i pantaloni di Harry e un brivido le salì lungo la schiena provocandole le pelle d'oca: cercò di non pensarci.
Dovette arrotolarli a causa della loro lunghezza e si ricordò solo in quel momento di non avere le scarpe. Avrebbe chiesto a Liam più tardi.
Lasciò la lunga maglietta e si infilò la camicia di sopra abbottonandola, visto che non aveva il reggiseno.
Era sempre abituata a toglierlo per dormire.
Si lavò il viso e quando il suo sguardo ritornò sullo specchio trattenne il fiato. Quella figura dietro di sé: le sorrideva.
Un urlo lasciò la sua bocca, ma la sua mano, prontamente, fu su di essa. Poi la voltò verso di lui.
Rosy rimase sorpresa nel vedere che era solo Harry: niente ali, niente occhi completamente neri, niente ghigno dipinto sul volto angelico. Solo Harry, con un' espressione confusa in viso.
Ma questo non riuscì a calmarla: si liberò subito dalla sua stretta facendo svariati passi indietro.
<< Non toccarmi >> sussurrò
<< Rosy...va tutto bene? >> chiese facendo un passo avanti. Era solo la seconda volta che sentiva quel tono preoccupato, ma nemmeno quello bastò a calmarla.
<< Ti prego sta lontano da me >> piccole lacrime iniziarono ad occuparle gli occhi.
Era così ridicolo piangere per qualcosa del genere.
<< Che succede? >> la figura di Liam fece capolino nel bagno guardando entrambi sconcertato.
<< Non lo so >> disse Harry alzando e abbassando le spalle per poi riguardare Rosy
<< E' entrato in bagno e mi sono spaventata, niente di che. Non ho chiuso la porta a chiave >> rispose lei guardando Liam << devo andare a casa >> continuò dopo pochi secondi uscendo dal stanza.
<< Aspetta Rosy, tieni queste >> Liam la inseguiva con un paio di converse in mano che prima non aveva notato e una risata sincera uscì dalle sue labbra vendendolo correre sventolando in aria le scarpe.
<< Oh giusto, grazie >> le infilò costatando che le andavano un po' grandi ma era meglio di niente.
<< Sono di ...una mia amica, le ha lasciate qui quindi ->>
Rosy sorrise: Liam era pur sempre un ragazzo.
<< Certo, te le riporterò, insieme ai vestiti >>
L'accompagnò al portone spalancandolo facendo entrare la luce del sole. Era la prima volta che Rosy poteva osservare quel corridoio così illuminato.
<< Sta tranquilla. Per qualsiasi cosa io sono qui, Rosy >> gli sorrise di nuovo
<< Grazie ancora >> sussurrò prima di andare via.
Percorse la strada intimorita e con quella sensazione strana che le stringeva il petto.
Quando arrivò a casa sgattaiolò nella sua stanza senza svegliare nessuno e si stese sul letto.
Guardando la sveglia si accorse che erano soltanto le cinque del mattino.
Ma che ci facevano Liam ed Harry in piedi a quell'ora?
Pensando, cadde di nuovo in un sonno profondo: questa volta senza angeli o demoni.
-
 
Appena Rosy sparì dalla sua visuale Liam tornò da Harry con la rabbia che gli ribolliva in corpo.
Lo spinse verso il muro del bagno stringendo tra due pugni la sua maglietta nera.
<< Che diamine le stai facendo? >>
L'altezza di Harry non lo intimoriva.
<< Ma di che cosa stai parlando? >>
<< Harry, qualsiasi cosa tu stia facendo, la stai spaventando a morte >> disse guardandolo negli occhi
<< Io non le sto facendo un bel niente. >> rispose con tono deciso puntando lo sguardo negli occhi castani di Liam.
<< Spero per te che sia così >>.
Uscì dal bagno per raggiungere velocemente la sua stanza, prendere il cellulare e comporre il numero di Louis.
Dopo svariati squilli la voce del ragazzo risuonò dall'altra parte della cornetta.
<< Liam >>
<< Louis, credo che Harry stia combinando qualcosa >> il silenzio dall'altra parte diede il via a Liam per continuare a parlare. Segno che l'amico lo stava ascoltando.
<< Circa mezz'ora fa Rosy è venuta qui, anzi si è praticamente svegliata fuori dal castello. Ho dovuto darle dei vestiti e il resto ma: ha urlato quando ha visto Harry >>. Cercò di sottolineare quella parola il più possibile.
<< Sto tornando a casa >> riattaccò.
Liam lo aspettò nel grande salone. Harry non si fece vedere: molto probabilmente era nella sua stanza.
Liam rimanendo seduto in quella stanza, non poteva che soffermarsi con lo sguardo sui quadri presenti.
Non gli piaceva fissarli troppo a lungo, forse non gli piaceva proprio guardarli. Eppure, a volte passava ore a contemplarli. Si alzò avvicinandosi ad uno di essi posto in un angolo: sfida tra angeli e demoni.
Angeli a sinistra, con le loro ali bianche e i loro scettri del bene; demoni a destra con gli scettri del male e le loro ali nere o talvolta rosse.
Istintivamente la sua mano si mosse sopra la figura di un demone come se essa potesse ricevere quella carezza: i lunghi capelli rossi svolazzavano, i suoi occhi abbassati in segno di scuse. Forse lei, era l'unico demone capace di scusarsi.
<< Vorrei che tu fossi qui con me, Scarlett >> sussurrò tra sé.
<< Liam >> la voce di Louis interruppe quella finta carezza che Liam le stava donando. Abbassò lo sguardo così come la mano tornò lungo il fianco << lei ha fatto la sua scelta >>
'No, Louis. Non è stata lei a scegliere' , avrebbe voluto dirgli. Invece si limitò a scuotere la testa.
<< Com'è andata? >> chiese deciso a cambiare discorso raggiungendo il divano per poi sedercisi sopra e mettersi comodo.
<< Sono preoccupato, Liam. Molto probabilmente Abel arriverà presto. >> rispose Louis raggiungendolo capendo al volo che per il suo amico la ferita che portava il nome di Scarlett fosse ancora troppo fresca per guarire.
<< Dovremmo iniziare a prendere le giuste precauzioni >> disse Liam
<< Sì, come tenere per un po' Rosy lontana da Harry >>
<< Non credo che sia un problema, ci sta già pensando lui. Non ho idea di cosa stia facendo ma lei è spaventata >> replicò velocemente.
<< Ma hai un'ipotesi al riguardo, giusto? >> constatò Louis mentre Liam annuiva alle sue parole.
<< Credo stia entrando nei suoi sogni per altri scopi. Non so che forma prende per farle avere così paura >> ma abbassando la voce aggiunse: << forse le sta mostrando chi è veramente >>.
Louis ascoltò in silenzio l'amico parlare della sua teoria e pensandoci era molto probabile che fosse vera.
Comunque non avevano nessuna prova tra le mani per incastrarlo a dovere e smascherarlo.
<< Non abbiamo niente. Se succede di nuovo, allora potremmo dire che è vero >>
<< D'accordo >> annuì in un cenno d'approvazione Liam
<< Non dire niente agli altri. Hanno già abbastanza da fare per fermare Abel >> parlò Louis mentre senza voltarsi usciva dalla stanza.
Liam rimase solo, ma non voleva più stare in quel salotto.
Non voleva perdere altro tempo a fissare quella specie di museo d'arte che si ritrovavano lì dentro.
Faceva male da morire, e nemmeno lui poteva alleviare il dolore che gli provoca la sola vista di quei quadri.
In particolare, quelli che lo riguardavano.
Rivolse, come se di nuovo lei potesse vederlo, un altro sguardo al quadro e a testa bassa andò via anche lui. 

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SALVE SALVINO.
In primis, mi scuso per non aver aggiornato la settimana scorsa, ma ho avuto un contrattempo e proprio non ce l'ho fatta. 
Spero  che questo vi piaccia e niente, non ho altro da dire.
Se vi piace lasciate una recensione e raccomandatela ad altre persone!
Ci sentiamo la settimana prossima. 
Un bacio, Rors.
 
 

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Capitolo 5
*** IL RAGAZZO DEI SOGNI ***




HALF V
-IL RAGAZZO DEI SOGNI-
 
La sveglia segnava le tre del mattino.
Il sudore le impregnava il viso.
La luce della luna entrava dalla finestra illuminandolo lievemente facendo luccicare la pelle sudata.
Le coperte ormai erano di troppo, ma Rosy non riusciva a trovare quel briciolo di forza per spostarle.
Grandi ali nere, occhi rossi, sorrisi da far paura si alternavano a braccia forti, sguardi amorevoli e sorrisi piacevoli nei suoi sogni.
Continuava a muoversi nel suo letto cercando di proteggersi da chissà cosa, fino a quando non aprì gli occhi nel bel mezzo della notte.
Si passò una mano tra i capelli legati a coda, ormai disordinata, per poi scendere dal letto.
Poggiò i piedi scalzi sul pavimento freddo, nonostante la primavera fosse quasi arrivata e le temperature aumentate, e si avviò verso il bagno.
Lavò il viso con acqua fresca e tenendosi con le mani ai bordi del lavandino scoppiò a piangere.
Non sapeva bene il perché, ma ne aveva un disperato bisogno.
Le balenò il pensiero di uscire subito di casa e correre verso l'unico posto che sentiva un po' suo anche se le incuteva terrore da quando aveva fatto quel sogno.
Avere paura di Harry la infastidiva. Aveva bisogno, in qualche modo, di fidarsi di lui.
Si rese conto che quel ragazzo era tra i suoi pensieri, buoni o cattivi che fossero, molte più volte di quanto lei stessa avrebbe voluto.
Presa dalla follia si vestì velocemente. Non le importava che fosse notte inoltrata. Doveva andare da lui.
Senza fare rumore scese le scale per arrivare al piano inferiore e afferrare la maniglia della porta.
Corse pur non sapendo perché.
Probabilmente era la troppa voglia di vederlo e chiedergli cosa stesse accadendo. Forse solo la voglia di vederlo nonostante tutto.
Aveva ancora paura ad attraversare quella parte di foresta da sola soprattutto in quel momento: solo con la luce del cellulare a farle compagnia. Avrebbe dovuto prendere una torcia.
Per fortuna la luna illuminava gran parte di quella natura filtrando tra le foglie degli alberi.
Imboccò la stradina per arrivare al castello mentre alcune lacrime, che aveva iniziato a versare di nuovo, lasciavano segni trasparenti sulle sue guance.
E come se l'avesse aspettata, Harry era seduto sulle scale di casa.
Gli si avvicinò il più velocemente possibile con il cuore in gola.
<< Non avresti dovuto venire da sola. Sai quant' è pericoloso? >> domandò con la sua voce roca continuando a guardare le sue mani incrociate non appena la sentì vicino.
<< Che sta succedendo? >> chiese tra i singhiozzi ignorandolo.
Ma nessuna risposta le arrivò.
<< Harry ti prego, non ce la faccio >> continuò coprendosi il volto con le mani. 
Un'ondata di calore riscaldò il suo corpo e quella volta non era l'aria bollente: erano le braccia di Harry.
Senza dire una parola si era alzato e l'aveva abbracciata.
Mi dispiace, Rosy. Mi dispiace tanto. Avrebbe voluto dirle.
E invece si limitò a tenerla al caldo come se per lui non fosse niente. Senza far trasparire emozione alcuna.
Rosy allacciò le braccia intorno ai suoi fianchi.
<< Sono stanca, Harry. Non riesco più a dormire >> singhiozzò ancora
<< Lo so >> sussurrò lui stringendola un po' di più.
In quel momento non diede peso a quelle due parole.
Non si chiese come mai lui potesse sapere cosa le stava succedendo. Non le interessava ora che era tra le sue braccia.
<< Aspetta qui >> le disse per poi lasciarla al freddo.
La leggera maglietta che aveva preso non andava affatto bene, il vento le congelava la pelle.
Solo in quell'istante si chiese come facesse Harry a stare con una semplice maglietta a maniche corte.
Nel mentre Harry entrò velocemente in camera, maledicendosi per averla abbracciata e aver ceduto un attimo il posto alle sue emozioni anche se alla fine aveva rimediato, per prendere un maglioncino e ritornare giù.
In assoluto silenzio ritornò da lei e con pazienza le fece infilare l'indumento molto più caldo di quello che aveva indosso.
<< Grazie >> aveva mormorato lei.
<< Ti riporto a casa >>  disse Harry prendendola per mano maledicendosi, di nuovo, subito dopo.
Stare lontano da lei diventava sempre più difficile. Eppure doveva farlo.
Per il suo bene.
Rosy d'altro canto non voleva andare via. Voleva stare ancora lì nelle sue braccia, ma non ribatté in proposito.
Si lasciò solo trasportare dalle falcate di Harry molto più lente rispetto al solito.
Un brivido le percorse la schiena non appena si rese davvero conto di essere nella foresta da sola con lui.
<< Ho paura di te >> sussurrò lei e contraddicendosi strinse il suo braccio
So anche questo. Pensava intanto Harry che non si permetteva di parlare.
<< Ti ho sognato e... non mi è piaciuto >> continuò a voce ancora più bassa.
Sono stato io a volerlo, Rosy. Potrai mai perdonarmi?
Arrivarono a casa in assoluto silenzio. Nessuno dei due aveva più aperto bocca durante il tragitto.
<< Sta' attento >> disse lei non appena sotto il portico.
<< Lo farò >> si limitò a risponderle.
<< Grazie di avermi accompagnata >>.
Si voltò per aprire la porta ma fu fermata dal ragazzo.
<< Non è cambiato niente, lo sai vero? >> disse pur sapendo in cuor suo che non fosse così.
<< Lo so >> rispose Rosy con l'amara consapevolezza che a lui non sarebbe mai piaciuta. << Buonanotte, Harry >>.
Risalì in camera in religioso silenzio se non per qualche singhiozzo scappato.
Si infilò sotto le coperte e respirando il profumo di Harry sul maglioncino datole si addormentò.
Questa volta sognò solo di essere tra le sue braccia.
 
 
<< Forse dovresti tornare alla realtà e raccontarmi cosa sta succedendo >> la voce di Andrew le arrivò ovattata alle orecchie.
Distrattamente lo guardò.
<< Va tutto bene >> sussurrò.
<< Rosy >> quasi piagnucolò Andrew << mi hai sempre detto tutto. È così grave? >>
Lei si limitò a sforzare un sorriso per rassicurarlo.
<< Se ci fosse qualcosa da dirti te l'avrei confidato, come sempre >>
Non le piaceva mentire, soprattutto ad Andrew.
Ma non voleva raccontare a nessuno di lui, almeno non fin quando non avrebbe riordinato i pensieri.
La campanella suonò.
Tutti gli alunni si alzarono dai banchi per uscire dall'aula proprio come loro due.
Rosy sembrò muoversi più per inerzia che per altro. Si muoveva distratta, quasi come uno zombie, nel corridoio in mezzo agli altri studenti.
Era il suo corpo a muoversi mentre la sua mente vagava tra i suoi pensieri.
<< Ti va di venire da me? È un po' di tempo che non stiamo insieme >> gli chiese sperando in una risposta affermativa. Aveva bisogno di distrarsi, ma la sua idea non era quella di sfruttare Andrew.
No, voleva solo passare del tempo con la persona che sin da piccola l'aveva sempre aiutata.
<< Andiamo, stupida >> le disse seppur in tono amorevole. Circondò il suo collo con un braccio ed iniziò a camminare con lei. << Quando ti deciderai a dirmelo, io sono qui >>.
Camminarono scherzando e ridendo e Rosy non si sentiva così leggera da un po'.
Senza pensieri: solo lei e il suo migliore amico. Come sempre.
Arrivati a casa lasciarono gli zaini sul divano per poi entrare in cucina e vedere una scena che mai lei avrebbe potuto sognare di vedere.
Louis in cucina parlava con sua madre come se si conoscessero da una vita.
<< Louis? >>
Il ragazzo si voltò verso di lei colto alla sprovvista, ma non lo fece notare più del dovuto.
<< Rosy >> le sorrise << è bello rivederti >> lei lo guardò confusa.
<< Anche per me, ma... che ci fai qui? >>
Lui posò la sua tazza, di quello che Rosy pensava fosse tè, sul piano della cucina.
<< Che domande! Sono venuto a trovarti >> le sorrise
Molto probabilmente gliel'aveva detto Harry dove abitava.
Era l'unico a sapere dove viveva. Scacciò il pensiero di Harry dalla testa.
<< Pensiero gentile il tuo >> sorrise mentre Andrew fingeva un attacco di tosse improvvisa.
<< Louis, lui è Andrew: il mio migliore amico. Andrew, lui è Louis >> continuò presentandoli.
Si strinsero la mano sorridendo e insieme salirono al piano di sopra rifugiandosi in camera di Rosy.
<< Harry mi ha detto che...hai fatto un salto al castello stamattina >> iniziò Louis sedendosi sul letto.
Rosy alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi accorgendosi subito dopo della domanda di Andrew: << Quale castello? >> ma lei lo ignorò.
<< Sì >> si schiarì la voce << avevo bisogno di pare con lui >>
<< Lui chi? Di che stai parlando? >> si intromise di nuovo Andrew. Ma venne ignorato di nuovo.
<< Non saresti dovuta venire da sola. Non a quell'ora perlomeno >> continuò Louis.
<< Me l'ha detto anche lui >> sussurrò.
Nel mentre Andrew si era accomodato sulla sedia posta dinanzi la scrivania dopo aver buttato la giacca sul letto e guardava la scena sospettoso.
<< Non è sempre facile anticipare le mosse. Erano solo le tre del mattino, la prossima volta almeno aspetta che schiarisca >>
<< Perché dannazione sei uscita di casa alle tre del mattino? >> esclamò Andrew alzandosi dalla sedia.
<< Non voglio essere scortese, davvero, ma potresti lasciarci soli? >> chiese Louis guardandolo
<< Assolutamente no! >>
<< Andrew, ti chiamo dopo >> aveva detto Rosy a testa bassa.
<< Io non ti capisco, Rosy. Non ti capisco più! >>.
Gli sarebbe passata, lo sapeva, ma non le piaceva che il suo migliore amico si arrabbiasse con lei.
Non fu capace di guardarlo raggiungere la porta.
<< Andy >> sussurrò non appena lui la aprì
<< Cosa c'è? >> tuonò.
Rosy prese la giacca da sopra il letto porgendola al proprietario senza guardarlo. << Dimenticavi la giacca >>
Gliela strappò di mano e andò via senza una parola.
La stanza fu riempita da un lungo sospiro di lei.
<< Stai bene? >> chiese Louis prendendole una mano tra le sue. Si limitò ad annuire. 
<< Ti va di venire a casa? O vuoi restare sola? >>
<< Credo che resterò qui, ma grazie dell'invito >> disse con la voce un po' strozzata a causa delle lacrime che stava trattenendo.
<< Va bene. Ci vediamo, Rosy >> si alzò per poi lasciarle un bacio sui capelli.
Lo guardò uscire dalla porta dopo averle regalato un sorriso che aveva cercato di ricambiare.
Era come se Louis fosse l'unico a capirla. Sapeva cosa era giusto dire in ogni determinata occasione.
Quel ragazzo avrebbe potuto mettere a proprio agio chiunque. E poi, era brava persona.
Da quel poco tempo che aveva passato con lui si era sempre comportato in modo gentile e premuroso.
Sospirando si guardò intorno annoiata: aveva fatto male a rifiutare. Poteva raggiungerlo, però. Non sarebbe dovuto essere lontano.
Prese la giacca e scese le scale velocemente fermandosi un attimo in cucina.
<< Vado da Louis >> annunciò a sua madre.
Lei la guardò sorridendo senza nemmeno provare a vietarglielo.
Non era da lei: ogni volta che usciva con qualcuno partiva l'interrogatorio.
Dove andate?
Quando tornate?
Siete solo voi due?
 Non che quella fosse un'uscita vera e propria comunque. Ma era pur sempre un ragazzo che lei non conosceva.
<< Hai capito cosa ho detto? >> chiese aggrottando le sopracciglia
<< Sì, hai detto che raggiungi Louis >> rispose bevendo un po' di tè
<< E a te sta bene? >>
<< Perché non dovrebbe? >> stavolta fu lei a sembrare confusa, ma mai quanto sua figlia.
<< Sei strana >> affermò. << D'accordo io vado, a dopo >>
<< Ciao tesoro >> la sentì dire appena prima di chiudere la porta.
 
 
Louis sembrava sparito nel nulla: doveva essere molto più veloce di quello che sembrava.
Mise le mani nelle tasche della sua giacca di jeans per riscaldarle e continuò a camminare per  la foresta fino a raggiungere il castello.
Restò qualche secondo a contemplarlo prima di decidersi a suonare, o meglio: quasi.
Si accorse con la coda dell'occhio di un movimento tra i cespugli: Harry.
Riscese gli scalini presa dall'istinto di una qualche avventura e lo seguì.
Il cielo si scuriva pian piano mostrando, al posto del suo manto celeste, una coltre di nubi grigie che minacciavano pioggia.
Si affrettò, sempre attenta a non fare rumore, per non perdere di vista la figura di Harry, e ci sarebbe riuscita se solo non avesse calpestato un ramoscello che non aveva visto. Era troppo impegnata a guardare la forma delle sue spalle un poco curve ma che le piacevano da morire e come la maglietta nera fasciasse il busto.
Alcuni tatuaggi sulle braccia messi in mostra.
Si voltò di scatto con una rabbia che solo nei suoi sogni gli aveva visto in volto e fece un passo indietro.
<< Che diavolo ci fai qui? >> chiese avvicinandosi alla svelta.
Non sapeva se fosse il suo modo di camminare o l'aria ma iniziò a sentire caldo. Molto caldo.
L'aria era di nuovo bollente.
<< Io...io... >> non sapeva che cosa rispondere.
"Niente, Harry. Ti ho solo visto e ho deciso di diventare una stalker professionista."  No, decisamente no.
Prima che lui potesse parlare di nuovo dei respiri smorzati si fecero spazio alle sue spalle. 
Si voltò solo per trovare i volti di Niall, Zayn, Liam e Louis che cercavano di mostrarsi calmi, ma non era stupida. Sapeva che stavano fingendo.
Come sapeva che l'avevano fatto quando aveva chiesto loro dell'aria bollente che regnava anche in quel momento. Sapeva che avevano mascherato quello che desideravano gridare dietro le loro finte facce calme.
<< Che ci fa Rosy qui? >> chiese Zayn guardando prima Harry e poi lei che al momento si sentiva in imbarazzo.
Che ci fate voi, qui. - Avrebbe voluto dire- Siete sbucati fuori dal nulla!
<< Se ne stava andando. Velocemente >> Harry scandì quella parola guardandola negli occhi.
Senza dire altro lo guardò un ultima volta e si voltò per andarsene. Un tuono divise il cielo in due.
Il vento iniziò a soffiare sempre più forte.
<< Harry >> sentì sussurrare
<< Sto bene. Non è un temporale >> replicò lui.
<< Non c'è più tempo >> disse Niall << deve venire con noi >>
Si girò verso di loro per guardarli...per guardarlo: gli occhi chiusi in una smorfia di quasi dolore.
<< Non se ne parla >> ringhiò.
<< Sono qui. Non c'è altra scelta. >> replicò Liam con una nota di preoccupazione nella voce.
Harry la guardò e si avvicinò al suo esile corpo.
<< Niente discussioni: sta' dietro di me, senza dire una parola. Non muoverti, non fiatare.
Se ti dico di correre: tu corri. Hai capito? >>
Non riuscì a spiccicare una parola. Ora aveva di nuovo paura.
Annuì prima di iniziare a seguirli.
In silenzio se non per qualche tuono che squarciava il cielo, raggiunsero un'altro spazio ampio di quella foresta.
<< Rosy >> sussurrò Harry che era davanti a lei.
Si guardò alle spalle: Zayn alla sua destra, Liam e Niall al centro, Louis alla sua sinistra. Come se fosse lo schema di qualche gioco.
Silenziosamente si posizionò alle spalle di Harry cercando ogni tanto di sbirciare.
Alcuni passi rimbombavano in quel posto fino a quando un gruppo di ragazzi e ragazzi si posizionarono davanti a loro.
Li guardò tutti, fino a quando il suo sguardo non cadde sul ragazzo con il soprabito grigio topo e il suo cuore perse un battito: era il ragazzo dei suoi sogni.
 
 
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Ed eccoci qui, di nuovo insieme per un altro passo importante verso questa scoperta. 
Allora, come sempre ho un mare pieno di cose da dirvi, e come potete immaginare ne ricordo solo alcune.
Primo: scusate l'assenza, ma mi sono resa conto che per motivi scolastici e non, non riesco ad aggiornare ogni settimana. Per questo motivo pubblicherò un capitolo ogni due settimane.
Secondo: spero che siate ancora lì, sebbene io vi faccia aspettare
Terzo: tra poco inizierò a postare "Half - The Stories" e spero vi piaceranno.
Quarto: sto lavorando ad un capitolo di "Taciturnity", ma avendola accantonata per questi mesi non mi è per niente facile. Spero che il risultato sia per lo meno decente.
Non ricordo altro, ci sentiamo presto!
Rors x
 

 

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Capitolo 6
*** SENZA SCELTA ***




HALF
-SENZA SCELTA-
 
 
 Ne era sicura.
Era sicura fosse lui.
Non avrebbe potuto dimenticare tanto facilmente il suo volto che vedeva, ormai da un po' di tempo, tutte le notti.
Non poteva dimenticare quel soprabito e la spilletta che portava all'altezza del colletto.
I suoi occhi poi...sì, era lui.
Si avvicinò un po' di più ad Harry stringendogli la maglietta.
<< Harry >> sussurrò per non farsi sentire.
Lui girò il volto quel tanto che bastava per rubarle un'occhiata.
<< Chi è ... >> si sentì la gola secca. Dovette prendere un respiro profondo prima di continuare la frase. << Il ragazzo con il soprabito grigio? >>
Harry sospirò.
<< Non ora, Rosy >>
<< Ma Harry io... >>
<< Non rendere le cose più difficili di quanto sono, dannazione. Ne parleremo dopo >> fu forse il fatto di sapere che dopo lui si sarebbe soffermato a parlare con lei che la spinse a rimanere in silenzio e annuire mentre Harry ritornava a guardare dritto di fronte a sé.
Rosy sbirciò di nuovo alzandosi sulle punte.
Ed eccola lì: la fila di ragazzi e ragazze dall'aria sinistra.
Si soffermò a guardare ancora quel ragazzo in particolare. Non si accorse che lui sentendosi osservato le aveva rivolto uno sguardo con tanto di sorriso tirato. Smise di guardarlo.
<< Harry, è un po' che non ci si vede.  Oh, e i tuoi amici! Come state ragazzi? Louis passato il piccolo mancamento? >>
Rosy sconcertata fece saettare lo sguardo da Louis al ragazzo che si trovava un passo più avanti degli altri.
La sua voce era bassa, il corpo magro rivestito da abiti completamente neri, i capelli scuri che svolazzavano spinti dalla forza del vento.
Come faceva a sapere di Louis e di quell'episodio?
<< Poche chiacchiere, Abel >> rispose deciso Harry. << Per quale dannato motivo hai voluto incontrarci? >> Abel rise.
<< Ottima scelta di parole amico mio! >>
<< Io non sono tuo amico, nessuno di noi lo è. Quindi potresti mettere fine a tutto questo e dire il motivo per cui siamo qui? >>
<< A tempo debito >> rispose tornando serio.
Scrutò ognuno di loro, si prese tutto il tempo che gli serviva.
Rosy alzò lo sguardo sentendosi addosso qualcosa bruciare. Incontrò lo sguardo di Abel.
Lui esitò prima di girarsi e guardare quello che era il ragazzo dei suoi sogni  che annuì.
Come se stessero comunicando tramite dei semplici sguardi. Poi il suo sguardo fu sulla figura slanciata di Harry.
<< Chi è questa bella fanciulla? >> chiese.
Di tutta risposta Harry si parò davanti a lei per coprirla e istintivamente Rosy portò le mani sulla sua vita.
<< Nessuno che ti riguardi >> Abel ricominciò a ridere.
<< Voglio solo sapere il suo nome >> disse come per giustificarsi.
Rosy alzò la testa per guardare Harry e scoprire che il suo sguardo fosse già rivolto verso di lei.
<< Va dietro Louis >> sussurrò.
Lei rivolse esitante uno sguardo al ragazzo che alla sinistra di Harry aveva già allungato il braccio per porgerle la mano. Afferrandola, dopo un sospiro, assunse la stessa posizione di prima dietro a quello che ormai considerava un amico e rimase a guardare. Era l'unica cosa che poteva fare.
<< Si chiama Rosy e con te non ha niente a che fare >> rispose Harry.
<< Già, per ora. >> Un ghigno si dipinse sul volto di Abel ed Harry scattò in avanti per avvicinarsi a lui. L'avrebbe fatto anche Rosy se solo Louis non l'avesse fermata. << Rosy, no >> aveva detto.
<< Se solo ti azzardi a toccarla... >> iniziò a dire, ma Abel non lo lasciò finire.
<< Non scaldarti troppo. Sono a conoscenza della sua ignoranza riguardo tutto questo. Non vorrai mica farglielo capire nel più brutale dei modi vero? >>
<< Non è nostra intenzione. >> La voce, stavolta decisa, di Liam tuonò in quello spazio aperto.
Abel iniziò ad avvicinarsi sempre di più fino a quando Harry non gli si parò davanti di nuovo.
<< Forse non sono stato chiaro >> ringhiò << non devi nemmeno avvicinarti. Non azzardarti nemmeno a pensare di poterla toccare o ti stacco la testa. E sai benissimo che sono in grado di farlo. >>
Rosy rimase colpita. Forse più per il fatto che Harry stesse cercando di proteggerla che dalle parole orribili che aveva usato. Stavano succedendo troppe cose per poter assimilare ogni singola parola che usciva dalla bocca dei ragazzi. Forse neanche si era davvero accorta di quell'ultima affermazione di Harry.
La sua mente e i suoi occhi erano già corsi ad Abel piegò di poco la testa guardando Harry e aggrottando le sopracciglia. Solo pochi attimi dopo, come se avesse avuto un'illuminazione, spalancò gli occhi.
<< È lei. Quella ti è stata destinata! Non è forse così, Harry? >>
Destinata?
Era ancora di lei che stavano parlando? Lei era destinata a qualcuno? E dov'era finito il suo libero arbitrio?
No, non era possibile. Lei era lì, con loro, con Harry, perché era lei a volerlo non per uno strano gioco del destino.
Spaesata Rosy guardò gli altri ragazzi: Niall guardava per terra, Zayn scrutava ogni singolo ragazzo davanti a loro, Liam ne guardava solo una.
Curiosa qual era seguì il suo sguardo che si posava sulla piccola figura alla sinistra di Ares.
I lunghi capelli rosso fuoco svolazzavano al vento, anche da quella poca distanza che le divideva riuscì a notare qualche lentiggine sul naso e guance.
Il suo sguardo ricambiava quello di Liam, ma non appena si accorse della curiosità di Rosy cambiò direzione.
Lo puntò a terra e lei vide quanta tristezza c'era dietro.
<< Come ho già detto non ti riguarda >> tuonò Harry facendole riportare l'attenzione su di lui.
<< Louis che succede? >>
<< Sta tranquilla >> sussurrò. Ma come faceva a stare tranquilla se Harry era ad un passo da prendere a sberle Abel?
<< Lo vedremo >> rispose quest'ultimo per poi tornare dal suo gruppo. << Torneremo, e non potrete evitarlo in alcun modo >> continuò procedendo dritto.
Tutti gli altri lo imitarono.
Abel e Ares lanciarono un'ultima occhiata a Rosy, ma lei non se ne accorse. Era troppo impegnata a sperare che Harry stesse fermo.
Le bracci lungo i fianchi, i pugni stretti...ti prego stai  fermo - pensò.
Ma la sua speranza divenne paura in un secondo.
<< Portate Rosy a casa sua e assicuratevi che non esca >> parlò prima di iniziare a camminare nella direzione in cui pochi istanti prima Abel era sparito.
Louis cercava di farla camminare tirando gentilmente il suo braccio, ma Rosy aveva così tanta paura di vederlo andare via -paura che non aveva la più pallida idea da dove provenisse- che si liberò della sua presa e gli corse incontro.
<< No! >>
Non appena lo raggiunse si parò davanti a lui che si fermò per non finirle addosso.
<< Ti ho detto di andare a casa >> la rabbia nella sua voce era più che evidente. Rosy rabbrividì sentendo il suo tono duro, ma non si spostò. Era decisa a non fargli fare qualsiasi cavolata.
Seguire Abel era sicuramente uno sbaglio.
<< Tu dove vai? >>
<< Mi hai sentito, Rosy? >>
<< D'accordo. Sì, ci vado a casa, ma solo se tu vieni con me. >>
Parlò così velocemente che non si rese nemmeno conto di quello che le era uscito dalla bocca.
Lo sguardo di Harry si addolcì un po'  incerto sul da farsi. Poi però, prese la sua mano e cambiò la destinazione.
<< Andiamo >>
Passando davanti agli altri ragazzi Rosy vide Zayn tirare Liam dalla manica della camicia.
<< Liam, andiamo. Lasciala andare >> aveva sussurrato.
 
 
Abel, davanti al resto del gruppo affiancato da Ares e Lodovic, camminava a passo deciso con l'immagine di Rosy in testa.
L'aveva riconosciuta subito nonostante l'avesse vista solo due volte in vita sua. Era bella.
Ed era destinata ad Harry... per ora.
<< Ares >> chiamò
Lui voltò di poco il viso verso di lui. << Si? >>
<< Avrai tua sorella indietro >> disse per poi non parlare più.
Ares sapeva che non lo faceva per fargli un favore: Abel voleva Rosy per sé.
Aveva passato tanto di quel tempo al suo fianco che, senza volerlo, aveva imparato a capire i suoi pensieri e i suoi gesti. Non tanto quanto Harry, ma anche lui ci riusciva.
Si limitò ad annuire sentendo quelle parole e dopo tornò a guardare dritto di fronte a sé.
Lodovic per estraniarsi da quel discorso affiancò sua sorella. Sapeva che Abel avrebbe potuto ucciderlo se si fosse immischiato in questioni importanti per lui. E lo sapeva benissimo: da Abel non potevi fuggire.
<< Che hai Scarlett? >> domandò sussurrando.
Lei lo guardò con gli occhi lucidi poi riportò lo sguardo per terra.
<< Niente >>
<< È ancora per quello vero?! >> sussurrò stizzito mentre lei tornava a fulminarlo con gli occhi. Nel tono della sua voce si poteva leggere tutto il disprezzo che provava. Soprattutto per quanto aveva spinto nel pronunciare "quello".
<< Non chiamarlo in quel modo >> disse a denti stretti
<< Quello, Liam, come vuoi chiamarlo! Dimenticati di lui! Non ha fatto niente per portarti via, se solo avesse tenuto a te ora non saresti qui. Lui non ti vuole >>
<< Sta zitto >> allungò di poco le falcate per superarlo e stringersi con le braccia.
Liam perché mi hai lasciata qui?
Le aveva spezzato il cuore.
Quando Lodovic era arrivato soddisfatto e aveva dichiarato che lui stava solo giocando con lei e le aveva rinfacciato il tutto con un "te lo avevo detto" si era sentita morire.
Lei lo...amava. Per quanto un demone potesse amare.
Le mancava. Le mancava così tanto, ma nemmeno lei aveva avuto altra scelta.
"O lui o la tua famiglia" le era stato detto e se non avesse saputo che per lui fosse solo un gioco, lo avrebbe scelto.
Quanto era doloroso quell'amore impossibile.
 
 
 
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Salve a tutti!
Mi scusa per l'enorme ritardo, ma purtroppo, frequentando l'ultimo anno non ho tutto questo grande tempo per sedermi al computer e rileggere i capitoli e renderli almeno leggibili come vorrei, di conseguenza, non posso nemmeno pubblicarli.
Detto questo mi scuso già per ritardi futuri  che sono sicura ci saranno.
Spero che il capitolo vi piaccia, a presto
Rors x.
 

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