Il ragazzo con un nome importante

di Digg550
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nuovo Harry Potter ***
Capitolo 2: *** Una nuova conoscenza ***
Capitolo 3: *** Il temuto smistamento ***
Capitolo 4: *** La Sala Comune e i concasati ***
Capitolo 5: *** Le prime lezioni e l'inaspettato gesto ***



Capitolo 1
*** Il nuovo Harry Potter ***


Harry Potter stava seduto su una poltrona e attendeva con trepidazione il giorno seguente: sarebbe, per la prima volta, salito sul treno per recarsi alla più rinomata scuola di magia del mondo magico. Portare il nome del bisnonno, del Ragazzo che è Sopravvissuto, lo aveva sempre fatto sentire importante, ma gli incuteva anche timore. La paura di non essere all'altezza, di deludere tutti era un punto fisso nei suoi pensieri. Poi il fatto che, come secondo nome, avesse Albus, odierno nominativo del Ministro della Magia, nonché suo nonno, non era di certo un calmante per l'ansia del giovane. Harry Albus Potter, quelle parole erano qualcosa di terribile per lui sentirle pronunciate insieme.  Se solo avesse potuto, si sarebbe tolto e avrebbe modificato quel dannato nome. Si chiedeva sempre cosa avessero avuto in mente i genitori quando decisero di chiamarlo in quel modo. Quando il figlio chiedeva loro spiegazione, essi gli spiegavano che, siccome il suo bisnonno Harry James Potter era morto un anno prima della sua nascita, era giusto ricordare lui e tutto ciò che aveva fatto nella sua incredibile vita. Ogni volta il piccolo ribatteva, con aria seccata: "Mamma, papà, so che Harry Potter, il mio bisnonno, ci ha liberati tutti da Lord Voldemort, ma dovevate necessariamente mettermi il suo nome leggendario?". La sola risposta dei genitori fu: "Devi essere solo che orgoglioso di portare quel nome, ora fila in camera tua e non disonorare di nuovo il tuo bisnonno.". Detto questo, Harry non poteva in alcun modo ribattere e andava, sconsolato, nella sua cameretta. Suo padre era Albert Rubeus Potter, figlio di Albus Potter che aveva stretto una solida amicizia con Hagrid, il simpatico guardiacaccia. Quest'ultimo era, purtroppo, morto una trentina di anni prima. Aveva avuto una vita lunga e movimentata, secondo il mezzo gigante era stata ottima. La madre di Harry era una purosangue di nome Susie Mary Potter. Suo fratello, ovvero lo zio del giovane, si chiama Charles Caius Kingsart e aveva una figlia, Elisabeth. La piccola era della stessa età del cugino e andavano molto d'accordo. Secondo il parere di Harry, Elisabeth era straordinaria, una vera Grifondoro. Trovava il coraggio di fare qualsiasi cosa e non aveva peli sulla lingua. Era schietta e possedeva una carattere fermo e deciso, per alcuni tratti addirittura testardo. Il suo unico difetto era che, a volte, diveniva litigiosa troppo presto per una qualche battuta innocente sul suo conto. Harry era il contrario, un ragazzo calmo, pacato e silenzioso. Solo con la cuginetta si trasformava in un chiacchierone. I due parlavano di tutto, dagli argomenti più banali, come la squadra di quidditch, agli stati d'animo. Erano ambedue decisamente più maturi rispetto ai coetanei. Oltre al carattere completamente differente, anche la loro corporatura non era la medesima. Harry era poco più alto della media, i capelli rossi, tipici degli Weasly e quindi gli stessi della bisnonna Ginny, gli incorniciavano i magnifici occhi ereditati dalla sua trisavola Lily Potter. Infatti, dopo una generazione dove era scomparsa, quella tonalità era di nuovo presente in un componente della famiglia. L'ultimo a possederli era stato il nonno Albus Severus Potter, il Ministro attuale. Harry lo stimava molto e lo considerava il degno erede di suo padre, l'unico sopravvisuto all'Anatema che uccide. D'altro canto, Elisabeth era piuttosto bassa, magra e i capelli a caschetto neri le incorniciavano il volto. Le sue labbra erano sottili e aveva gli occhi marroni.



Mentre Harry, seduto sulla poltrona, fissava il divano senza alcuna ragione, perso nei suoi pensieri, la madre arrivò e lo fece sobbalzare. "Harry! Vai a fare le valigie, sei ancora a metà dell'opera! Che cosa aspetti?". Susie era molto irata con il figlio, ma non poteva di certo non sorridere perché quell'aspetto lo faceva assomigliare al padre. Quando Harry stava per aprire la porta della sua camera, udì Susie gridargli: "Oggi pomeriggio verrà Elisabeth, si fermerà a dormire e domani papà vi accompagnerà entrambi alla stazione.". Il giovane Potter era al settimo cielo, avrebbe potuto parlare con la cugina, l'unica persona che conosceva ogni suo segreto, o quasi. In effetti non le aveva mai confessato un suo pensiero. Prevedeva di riferirglielo sul treno, ma quell'anticipazione nei suoi programmi era quello che serviva. Finito di preparare i bagagli, si diresse a tavola. Albert era appena rientrato e Harry lo salutò. "Ciao papà, come è andata al lavoro oggi?" "Non ci sono grandi novità" rispose il padre, con tono visibilmente annoiato: parlare della sua occupazione a tavola non lo rendeva entusiasta. Lavorava nell'Ufficio per i Giochi e per gli Sport Magici. Nonostante mancasse circa un anno all'inizio del mondiale di quidditch, Harry sapeva che il genitore e i suoi colleghi stavano già lavorando duramente in vista dell'evento. La buona notizia era che Albert aveva sempre due biglietti gratis per la finale e il figlio non cessava mai di approfittarne per essere il suo accompagnatore. Ad Harry piaceva il quidditch e prediligeva la posizione del portiere. Il cercatore lo vedeva eccessivamente fuori dal gioco e non voleva avere tutta la responsabilità, o gran parte, della partita. Si vedeva tagliato per difendere gli anelli e non vedeva l'ora di entrare nella squadra della sua casata. Quest'ultima fu l'argomento di cui discusse con la cuginetta nel pomeriggio. La casa di appartenenza era un dilemma per lui e provava una paura immane di deludere gli altri e non finire a Grifondoro, come il resto della famiglia. Appena Elisabeth arrivò, i due si ritirarono nella camera del ragazzo  e quest'ultimo iniziò subito il discorso, senza pensarci troppo. "Elisa, ho qualcosa da dirti e con la massima urgenza.". Il suo tono era calmo, nonostante dentro stesse per esplodere. La ragazzò lo squadrò, cercò di intuire che cosa volesse confessarle di tanto importante il cugino e lo invitò a continuare: era molto interessata, non lo aveva mai visto così ansioso di riferirle qualcosa. Harry riprese: "Allora... io... ecco... io non mi sento un Grifondoro.". Disse quella frase tutta d'un fiato e attese la reazione di Elisabeth. Dentro di se' era consapevole che si fosse tolto un peso e già si sentiva leggermente meglio. La cugina non riuscì a trattenere una risatina: "Scusa, Harry, ma, davvero, io penso che tu sia adattissimo alla casata dei rosso-oro" gli prese le mani e lo guardò negli occhi, con fare deciso, suo tipico. "Saremo entrambi dei Grifoni, non temere e, anche se non dovesse essere così, tutti ti vorranno bene lo stesso, pure se dovessi capitare a Serpeverde.". Harry, leggermente sollevato rispetto a prima, scosse la testa e iniziò a ridere: "A Serpeverde assolutamente no, mi ci vedo ancor meno che in Grifondoro.". Effettivamente, non aveva grandi caratteristiche da verde-argento. Non aveva tanta autostima e si vantava raramente, o quasi mai. Detestava essere sotto ai riflettori. Voleva solo essere amato e avere qualcuno con cui confidarsi, quella, in fondo, era la pura verità.

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Capitolo 2
*** Una nuova conoscenza ***


Quella notte Harry non riuscì a dormire molto. Anche se si trovava sotto le coperte da tante ore, il sonno non prendeva il sopravvento. Pensava alla tranquillità della cuginetta, che riposava nella stanza accanto, alla sua paura per lo smistamento e, allo stesso tempo, era emozionato perché, da lì a poco, avrebbe varcato, per la prima volta, l'ingresso del castello. Si addormentò verso le due del mattino e si svegliò alle otto, dopo aver supplicato la madre affinché gli concedesse ulteriori cinque minuti di sonno. Aveva le occhiaie: simbolo che non era riuscito a stare tranquillo durante la notte e perciò non aveva quasi chiuso occhio. Andò a sedersi al tavolo per la colazione. Su di esso era presente una tovaglia bianca con su scritto, a carattere grande, la parola 'Hogwarts'. Le prime quattro lettere erano in rosso, le restanti erano colorate con una tonalità dorata. Nonostante vedesse quell'oggetto ogni mattina, quel giorno gli fece un certo effetto. I colori della casata di Godric Grifondoro prima di partire assomigliavano a un pugnale per il ragazzo. Nella notte aveva anche riflettuto molto anche  sulla questione dello smistamento e aveva rafforzato, a suo sfavore, l'idea di non appartenere ai rosso-oro. Mangiò solo qualcosina dell'abbondante colazione che aveva preparato Susie, sua madre. Intanto, Eisabeth lo guardava preoccupata. Poco dopo, decise di rivolgersi a lui, quasi sussurrando: erano seduti vicini e perciò era più facile bisbigliare senza farsi udire. "Harry, che cosa ti prende? Non hai una faccia molto sveglia. Quanto hai dormito?" la bambina lo stava studiando e, nella sua mente, aveva già la risposta alla domanda. "Poco, non sono riuscito a chiudere occhio per molto tem..." non riuscì a concludere il pensiero perché Albert, il padre, si intromise. "Cosa avete da parlottare, ragazzi? Harry, vai in camera tua e prendi i bagagli, Elisabeth lo ha già fatto." lo rimproverò il padre con tono severo, suo tipico in queste situazioni. Poi, quando il giovane Potter stava per alzarsi dalla sedia, Albert aggiunse: "Sicuro di aver preso tutto, Harry?". Il ragazzo annuì e si diresse in camera sua. Da una parte era contento di aver trovato una scusa per fuggire dall'interrogatorio della cugina, ma sapeva che, una volta sul treno, non sarebbe potuto scappare. Aprì la porta e si ritrovò nella sua stanza. L'idea di lasciarla non era molto piacevole: per lui era sempre stata come il suo regno personale dove egli dominava incontrastato. La camera era piuttosto piccola ma accogliente. Sulle pareti vi erano due poster della sua squadra preferita di quidditch e alcune fotografie di quando era in tenera età. Sulla scrivania, dall'aria molto antica e rivestita in legno di faggio, erano presenti alcuni fogli di pergamena, un calamaio e, poco distante, una gabbia vuota. Quest'ultima apparteneva a Rewart, il gufo di famiglia. Quando Harry era andato con la madre a Diagon Alley, l'aveva supplicata di comprargli un esemplare per uso personale da utilizzare una volta a scuola. Purtroppo, siccome già avevano Rewart, non c'era bisogno di un altro volatile. Susie aveva proposto al figlio di acquistare un gatto, ma egli declinò l'offerta perché preferiva di gran lunga un barbagianni o una civetta. 

Il ragazzo portò le valigie nel soggiorno e, successivamente,il padre caricò, sia le sue sia quelle di Elisabeth, nel bagagliaio di un'automobile volante che Albert aveva richiesto al Ministero. I babbani avevano già fatto enormi passi avanti nella tecnologia dall'epoca del primo Harry Potter. Infatti, le autostrade erano state tutte, o quasi, tolte per far spazio alla vegetazione. Ormai le macchine viaggiavano nel cielo e questo aveva reso vietato, per i maghi, andare in giro su una scopa vista la maggior probabilità, anche di notte, di essere visti. Le strade normali erano rimaste e alcune macchine ancora viaggiavano a terra per le vie cittadine o per i quartieri, ma erano veramente poche. Inoltre, le vetture volanti erano anche ecologiche e il problema dell'inquinamento era stato quasi completamente debellato. Harry ed Elisabeth si accomodarono sui sedili posteriori e Albert si mise alla guida. Viaggiavano a un'altezza neppure troppo elevata: erano a circa cinque metri da terra. Arrivarono nel giro di pochi minuti alla stazione di King's Cross. Essa era rimasta immutata nella struttura, ma i treni più lenti ormai andavano alla velocità di cinquecento chilometri orari. Tra la gente che passava, si vedevano alcune famiglie accompagnate dai loro robot personale che eseguivano ogni loro ordine. Esso poteva andare dal fare battute per far ridere i suoi padroni al trasportare i bagagli fungendo da facchino. In sostanza, erano gli elfi domestici dei babbani.  I tre si fecero largo tra i binari. L'orologo segnava le undici meno un quarto. Appena Harry vide il muro che divideva i binari nove e dieci, ebbe un tuffo al cuore: ne aveva solamente sentito parlare, ma vederlo dal vivo gli faceva provare sia gioia che paura. Albert prese parola: "Ragazzi, immagino che sappiate cosa bisogna fare.". I due annuirono e Harry si offrì volontario per andare per primo. Controllò che nessun babbano stesse badando a lui e oltrepassò la parete. Si ritrovò vicino a un grande treno rosso: l'espresso per Hogwarts. Alcuni istanti dopo arrivò anche Elisabeth e raggiunse il cugino. "Harry è... magnifico!" esclamò la piccola. Nessuno dei due aveva comprato degli animali e questo rese più pratica la loro entrata sul mezzo di trasporto. Dopo cinque minuti di ricerca, finalmente, trovarono uno scompartimento libero. Entrarono e si sedettero. Prima che potessero dire una parola, la porta si aprì nuovamente. Sulla soglia vi era una ragazza di media altezza con capelli biondi, lisci e lunghi e le labbra carnose che sorrideva loro. "Scusate l'intrusione, gli altri scompartimenti sono quasi tutti occupati, potrei prendere posto in questo?" domandò, incerta. I cugini si guardarono e la invitarono ad entrare. La ragazza si presentò con il nome di Jasmine Fergusin. "Piacere Jasmine, lei è mia cugina Elisabeth Kingsart, per gli amici Elisa" Harry lasciò che la cugina rivolgesse un sorriso e un cenno di saluto alla nuova arrivata, poi continuo "Io mi chiamo..." si fermò. Dire quel nome era difficile per lui. Non se ne era mai reso conto, ma davanti a una sconosciuta avrebbe fatto un certo effetto. Jasmine, incuriosita dal blocco del ragazzo, lo invitò a continuare. Per quanto egli si sforzasse, non riusciva a trovare il coraggio di dirle il suo nome. Elisabeth, spazientita, si rivolse a lui con tono severo: "Dai, se non lo dici entro cinque secondi, svelerò io stessa il tuo nome". Harry deglutì e la nuova arrivata divenne più curiosa. "Va bene..." esordì seccato, per poi prendere un bel respiro e continuare "... come stavo dicendo... mi chiamo Harry Potter, Harry Albus Potter.". La ragazza si portò le mani alla bocca e sbarrò gli occhi, poi disse: "Scusami, non me l'aspettavo, è un piacere conoscerti Harry." "Non ti preoccupare, il mio nome fa questo effetto...". Visto il clima di tensione che si era creato, Elisabeth decise di cambiare discorso e si misero a parlare delle aspettative per il loro primo anno a Hogwarts. A Jasmine non piaceva il quidditch, cosa che dispiacque un po' ai cugini, e, anche lei, era purosangue. Rivelò che sua madre era una Corvonero e suo padre apparteneva ai Grifoni. Secondo il suo parere, era dibattuta proprio fra queste due casate e non vedeva l'ora di ascoltare il responso del cappello. Nel momento in cui stavano parlando delle loro bacchette,  una signora grassottella di mezza età aprì la porta dello scompartimento. Aveva i capelli neri e ricci, qualcuno bianco si poteva già intravedere. Parlò con tono dolce, quasi materno: "Salve ragazzi, gradite qualcosa?" le bambine dissero di non avere fame, ma Harry, da bravo gentiluomo, offrì a entrambe una cioccarana e, perciò, ne acquistò tre in tutto. Il ragazzo trovò la figurina di suo nonno e una sorta di sorriso gli si formò in volto. Albus Severus Potter era una delle poche persone della famiglia ad avere la sua stima, oltre al bisnonno si intende, ed erano l'unico parente, oltre Elisabeth, con cui andasse davvero d'accordo. Oramai ne aveva una dozzina di figurine raffiguranti l'attuale Ministro, ma, ogni volta, provava sempre una gran sopresa quando lo trovava. A sua cugina un altro Albus, Albus Silente. A volte Harry si dimenticava che il suo secondo nome era il medisimo anche del più importante Preside di Hogwarts mai esistito. Infine, Jasmine trovò Godric Grifondoro e si chiese, pensierosa: "Sarà un segno? Finirò nei rosso-oro?". Harry sperò vivamente che quello valesse anche per lui, non essere nella casata della sua famiglia sarebbe stato tragico.

Il tempo passò in fretta e , quando mancava ormai poco all'arrivo, i due cugini erano diventati già molto amici con la ragazza appena conosciuta. I tre andarono a cambiarsi per indossare le divise. Uscirono dal treno e una donna con voce austera e forte irruppe nella notte: "I ragazzi del primo anno mi seguano.". Harry si voltò e la vide. Da lontano l'avrebbe potuta scambiare per un uomo e anche bello muscoloso. Aveva una corporatura molto robusta e non era molto alta di statura. Il suo atteggiamento era rude e molte rughe, insieme ad alcune ferite e cicatrici, le segnavano il volto. I capelli, raccolti in una coda di cavallo, era di uno strano grigio scuro. L'unica bellezza di quel corpo erano gli occhi di color ceruleo. Condusse fino al lagonero gli studenti, i quali si divisero in gruppetti e salirono su una barca. Erano diretti all'enorme castello. Da fuori appariva maestoso, le torri mettevano quasi paura. I tre ragazzi erano a bordo con la stessa signora che li aveva accompagnati fin lì. Quest'ultima si rivolse a loro: "Ciao ragazzi," la sua voce erano leggermente più dolce rispetto a prima " nel caso in cui voi non mi conosciate, io sono Miss Ramusel e sono la guardiacaccia qui a Hogwarts da ormai trent'anni.". Harry non potè trattenersi, la curiosità lo stava assalendo: "Mi scusi, Miss Ramusel, potrei sapere chi è il suo precedessore?". La donna lo guardò, al tempo stesso incuriosita ed incredula. "Possibile che voi giovani siate così ignoranti? Si tratta di Rubeus Hagrid" ora quadrava tutto: il padre gli aveva accennato all'amicizia di suo nonno con il guardiacaccia e, in quel momento, si spiegò anche perché Albus avesse dato quel secondo nome al figlio. Albert Rubeus Potter, si era sempre domandato perché quel particolare nome e adesso aveva la conferma. Ben presto arrivarono a destinazione e affrettarono il passo per giungere in orario all'ingresso del castello.

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Capitolo 3
*** Il temuto smistamento ***


All'ingresso, ad attenderli, vi era un mago alto dai folti e ricci capelli bianchi. Gli occhi marroni erano circondati da profonde rughe e camminava grazie all'ausilio di un bastone. Miss Ramusel si rivolse a lui: "Buonasera, professor Lynes, questi alle mie spalle sono gli allievi del primo anno.". Le rispose una voce, nonostante la veneranda età, forte e autoritaria. Era di sicuro un segno che, già negli anni passati, aveva passato il tempo a rimproverare gli studenti e perciò il suo tono doveva far capire che a comandare era solo lui e nessun altro. "Bene, ragazzi, seguitemi." Condusse gli studenti appena arrivati in una saletta oltre la sala d'ingresso e disse loro: "Ragazzi, mi presento. Come già avete sentito dalla nostra guardiacaccia, Miss Ramusel, io sono il professor Sceptrum Lynes. In questa scuola insegno da ormai quarantacinque anni." si fermò un momento per guardare torvo i primini davanti a lui, la maggior parte erano terrorizzati dall'anziano docente "Sono l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Dovete sapere che, prima del sottoscritto, questa cattedra era come stregata e ognuno perdeva, sistematicamente, il posto dopo un solo anno di servizio. Ma, ragazzi miei, io sono qui e non mi schiodo. Vi auguro buona fortuna perché non vi poteva capitare professore peggiore." terminò con un ghigno soddisfatto quando vide che quasi tutti i nuovi arrivati erano, anche solo leggermente, impalliditi. Questi ultimi si scambiarono sussurri o, come fecero i due cugini e Jasmine, delle occhiate di paura. Il docente aprì la porta e ordinò a tutti di restare fermi e di non fiatare minimamente. Dopodiché uscì. La prima a prendere parola fu Elisabeth: "Avete visto? Harry, Jasmine, che cosa ne pensate?". Stavano per rispondere, quando una voce li interruppe. Apparteneva a un ragazzo di media statura con gli occhi azzurro chiaro e i capelli di un biondo lucente, tipico di una famiglia in particolare. La sua voce era sarcastica, sprezzante e aggressiva. "Harry? Non mi vorrete dire che quel 'coso' con quei ridicoli capelli rossi è Harry Potter, quello nuovo." Due ragazze dietro di lui iniziarono a sbellicarsi dalle risate. Prima che il ragazzo biondo potesse attacar briga, ritornò il professor Lynes. Socchiuse gli occhi e lanciò delle occhiate malefiche a chiunque accennasse a un minimo movimento. La sua voce, irata questa volta, eccheggiava nella piccola saletta. "Ho sentito chiacchierare, questo non è un buon modo per iniziare. Per questa volta, solo per questa volta, vi perdono. Ah, dimenticavo, sono il Respondabile della Casata di Salazar Serpeverde. Chi vi finirà, dovrà sottostare alle mie istruzioni e vi avverto: non fatevi prendere di mira se non volete passare un anno di inferno.". Finito di parlare, si girò e aprì nuovamente la porta della piccola stanza in cui erano e ordinò ai primini di mettersi in fila e avanzare ordinatamente. Si diressero in Sala Grande. Quest'ultima era grande e maestosa. Vi erano quattro lunghe tavolate, una per ogni casata. Poi, più in là, era situato un altro tavolo dove sedevano persone più grandi degli studenti, ovvero gli insegnanti, e, al centro, era seduto il Preside. Era abbastanza alto ma con qualche chilo di troppo. I suoi capelli, corti e grigi, facevano apparire la figura ancor più anziana di quella che era in realtà. Osservava incuriosito i ragazzi del primo anno e rivolgeva loro un sorriso benevolo. Il professor Lynes li condusse a un metro di distanza da un piccolo sgabello e gli fu consegnato un cappello. Esso era il famosissimo cappello parlante, l'oggetto incantato che smistava gli alunni di Hogwarts. Il cappello si contorse e ne uscì la bocca che iniziò a cantare una filastocca, come da tradizione. Essa metteva in evidenza le caratteristiche delle quattro case e, mentre Harry ascoltava il pezzo dedicato ai Grifoni, rabbridivida ancora. Parlava di cavalleria e forza d'animo, oltre ad una grandissima audacia. Harry si rese conto che, effettivamente, non era proprio la descrizione a lui più fedele.

Il cappellò terminò di recitare la sua filastrocca e nella sala rimbombò la voce autoritaria del professore di Difesa. "Bene, ragazzi, quando chiamerò il vostro nome, voi verrete avanti, non voglio vedere bambini che hanno paura perché Hogwarts non ne ha bisogno.". Alcuni ragazzi più grandi risero, soprattutto Serpeverde, mentre il docente tentava, riuscendoci, di traumatizzare alcuni ragazzi. Lynes riprese: "Su, scherzavo... comunque, venga avanti Carl Marcus Abolt". Un ragazzo molto basso di statura con gli occhiali e di corporatura esile si faceva avanti e guardava, intimorito, l'anziano professore che rispose con uno dei suoi ghigni. Intanto, il Preside lanciava occhiate compresive al piccolo. Il cappello, posizionato sulla testa di Carl, parlò dopo una manciata di secondi: "TASSOROSSO!". Un boato esplose dal tavolo dei giallo-neri e il primino si accomodò in una delle sedie, vicino a un ragazzo che era il doppio di lui in quanto a stazza. La seconda nell'elenco, Mariebelle Asone, fu la prima di quell'anno ad essere smistata in Serpeverde. Il professore scrutò per un momento la ragazza, per poi chiamare il terzo nome, un altro verde-argento a cui riservò il medesimo trattamento. L'elenco era arrivato alla lettera f e Lynes chiamò: "Jasmine Alyssa Fergusin.". I due cugini le augurarono buona fortuna e lei andò a sedersi sullo sgabello. Il cappello, dopo un minuto di riflessione, esclamò: "GRIFONDORO!". Un urlo di successo si alzò dal tavolo dei rosso-oro. Arrivati alla lettera H, il professore chiamò le due ragazze che prima aveva riso dopo le parole del ragazzo biondo. Erano due gemelle ma diverse per aspetto fisico. Di uguale altezza, una aveva i capelli neri e lisci, l'altra biondi e mossi. Gli occhi della prima era marroni, dell'altra verdi. Un fattore simile a entrambe era il tono di voce. Sia Lyra Bellatrix Heartor che Sagitta Hydra Heartor furono mandate a Serpeverde. Elisabeth mormorò ad Harry: "Ehi! Quelle sono le figlie della secondogenita di Scorpius Malfoy, la donna che si è sposata con Heartor, quel mago purosangue non molto raccomandabile. Pensi che il ragazzo biondo di prima appartenga ai Malfoy?". Il giovane Potter stava per confermare l'ipotesi della cugina, quando Lynes parlò: "Elisabeth Juliet Kingsart". La ragazza si fece avanti e, non appena il cappello fu sulla sua testa, esso gridò: "GRIFONDORO!". Elisabeth mostrò un sorriso raggiante e andò a prendere posto accanto a Jasmine. Harry ebbe un tuffo al cuore: la P si stava avvicinando. Arrivarono alla M e la supposizione divenne realtà. "Orion Draco Malfoy.". Il ragazzo dai capelli biondi si sedette sullo sgabello e il cappello non tardò a gridare: "SERPEVERDE!". Sia Orion che il professore eseguirono un ghigno soddisfatto. Lynes, contrariamente a quanto fatto per gli altri nuovi verde-argento, sorrise benevolmente al giovane Malfoy. La P arrivò presto. "Harry Albus Potter.". I pochi mormorii presenti in sala cessarono. Tutti fissavano la persona seduta sullo sgabello. Appena il professore gli posizionò il cappello sul capo, esso iniziò. "Allora, un Potter eh? Porti anche lo stesso nome del tuo bisnonno. Vediamo... lealtà, disponibilità, bontà, rispetto per gli altri. Hai anche intelligenza. Complicato... Noto anche che nel profondo hai del coraggio, ma... io credo sia meglio, anzi decisamente meglio... TASSOROSSO!". Il cappello gridò solo l'ultima parola. Harry rimase interdetto, ma si accorse subito di quanto il resoconto su di lui fosse vero. Ai tavoli vi erano state differenti reazioni. Quello dei Grifondoro era rimasto scioccato, Elisabeth aveva le mani fra i capelli; i Serpeverde stavano ridendo senza alcun contegno e i Corvonero già riflettevano sulle varie cause di questo particolare avvenimento. Gli unici in festa erano i Tassi che accolsero amorevolmente il nuovo arrivato. Si sedette vicino al timido ragazzo che aveva iniziato lo smistamento. Quest'ultimo, all'inizio, balbettò: "P-piacere, io sono C-carl, onorato di fare la tua conoscenza.". Dal tono del piccolo si poteva intendere molto. Era  sorpreso, emozionato, ma aveva anche timore di non piacere a quella che, secondo lui, fosse una celebrità. Harry gli sorrise: "Ciao, io sono Harry, anche se credo che tu già lo sappia. Sai... credo che saremo ottimi amici e poi non trattarmi come una persona famosa, non lo sono affatto.". L'animo di Carl divenne subito gioioso, come del resto quello dei suoi altri concasati. Harry non ne poteva più di essere bersagliato da sguardi ammirevoli, ma, dopotutto, per un po', quel comportamento neanche gli pesava. Certamente, dopo il discorso del Preside, avrebbe discusso con i compagni e avrebbe fatto capire loro che era uguale a tutti gli altri e che, soprattutto, non aveva nulla del suo bisnonno. Insomma, era esattamente per quella ragione che non era stato inserito tra i Grifoni.

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Capitolo 4
*** La Sala Comune e i concasati ***


Lo smistamento terminò con la signorina Vanier, la quale fu assegnata a Corvonero. Pochi istanti dopo, il Preside si alzò e iniziò parlare. La sua voce risultava amplificata, sicuramente grazie ad un incantesimo Sonorus, ed era perfettamente ubidile. Il suo tono era allegro e calmo. Gli occhi neri guardavano con interesse gli alunni, specialmente i primini. Gettò qualche occhiata incuriosita a un ragazzo appena smistato che sedeva al tavolo dei Tassorosso. Harry capì che, come tutti gli altri presenti, anche il Preside era rimasto meravigliato dalla sentenza del cappello. "Allora, ragazzi, spero che riusciate a sentirmi tutti perfettamente. Sono Neville Paciock, Preside di Hogwarts. Innanzitutto, do  il benvenuto ai ragazzi del primo anno e ricordo loro che l'ingresso alla Foresta è vietato a tutti gli studenti, a meno che non ci sia un docente che li accompagni. Dopo il coprifuoco sarà impossibile uscire dai dormitori e ci sarà il nostro custode, il signor McHart, che vigilerà insieme al suo fidato collaboratore di nome Jake.". A quel punto un corvo gracchiò. L'animale era sulla spalla di un uomo seduto al tavolo degli insegnanti. Era calvo, ma possedeva una folta barba di color grigio. Esattamente come il professor Lynes, egli osservava con disprezzo tutti gli studenti e chiunque lo guardasse negli occhi, abbassava immediatamente lo sguardo. Le sue iridi erano di un particolarissimo rosso rubino e incutevano un certo timore. Il professor Paciock riprese: "Bene, credo che tutti abbiano fame. Perciò basta chiacchiere e iniziamo a mangiare.". L'anziano mago battè le mani e su ogni tavolo apparvero molteplici pietanze.
Harry iniziò a chiacchierare con Carl. "Allora, contento dello smistamento?" "Sì, a dire il vero sono un nato babbano e, perciò, per me sarebbe andata bene qualsiasi casata, visto che non dovevo seguire nessuno in famiglia. Comunque, da quando mi è arrivata la lettera, ho cominciato a informarmi e sappi che provo una notevole stima per il tuo bisnonno.". Harry abbozzò un sorriso, anche chi non era purosangue sapeva già tutto sul suo antenato così illustre. "Beh... sì, lui è stato magnifico, un Grifondoro fantastico" commentò, amareggiato. Carl intuì la malinconia del nuovo compagno e si affrettò a consolarlo. "Dai, sono certo che se il cappello ti ha messo qui ci sarà un motivo. Poi mica sei finito in Serpeverde. Io ero nello scompartimento con tre di quella casata. Frequentavano, a  occhio e croce, il quinto o il sesto anno. Parlottavano tra loro e ridacchiavano mentre mi guardavano di tanto in tanto con sguardo visibilmente divertito: penso proprio che si stessero prendendo gioco di me.". Harry disse al compagno di non pensarci e lo ringraziò per aver provato, non riuscendosi moltissimo, a fargli sollevare il morale. L'atteggiamento di ammirazione dei suoi concasati rimase, ma non era così ossessivo e quindi il giovane non ci badò più di tanto. Gli studenti seguirono il Prefetto della propria casa per raggiungere i dormitori, a cena ormai conclusa. Quello di Tassorosso, Sedulus Rojan, era un ragazzo alto con capelli ricci e castani. Da come si comportava, dava l'impressione di essere un bonaccione o uno sprovveduto, ma Harry, stando a quello che gli aveva detto Jonathan, un suo concasato del secondo anno, sapeva che non fosse così. In realtà era un ragazzo vigile e attento, studioso e comprensivo. Jonathan lo aveva definito "l'amico perfetto". Harry era molto incuriosito dal ragazzo e si disse che avrebbe dovuto necessariamente parlarci più in là. 

Scesero le scale e si diressero al sotterraneo di Tassorosso. Sedulus, il prefetto, informò tutti i presenti: "Ragazzi, la parola d'ordine è 'Diligentia'. Per coloro che non lo sanno, mi riferisco in particolar modo a voi, compagni del primo anno, qui a Hogwarts, per accedere ai dormitori, si utilizzano dei termini in codice che vengono chiamate parole d'ordine. Come avete appena sentito, la nostra, per quest'anno, è 'Diligentia'.". Il prefetto rivolse un sorriso a tutti e fece entrare ogni suo concasato nella Sala Comune. Essa era accogliente. Le pareti erano decorate con i colori di Tassorosso, giallo e nero. Vi erano degli invitanti dolcetti ai tavoli e un grande camino. Quest'ultimo era ancora spento, ma, nella stagione invernale, riscaldava i Tassi e faceva, momentaneamente, dimenticare loro il gelo presente all'esterno.
Carl ed Harry entrarono nel loro dormitorio. Avevano due compagni di stanza, per un totale di quattro persone. Il primo si chiamava Robert Spring. Era alto con i capelli biondi raccolti in un codino e gli occhi azzurri. Era un ragazzo simpatico, allegro ma maldestro. A cena aveva fatto cadere ben due volte il suo bicchiere pieno d'acqua a causa della sua sbadataggine. L'altro dimostrava almeno due anni in più. Era molto alto e robusto, con spalle larghe. I capelli neri erano corti e brizzolati. Aveva delle labbra decisamente carnose e gli occhi scuri. Aveva un neo al centro della fronte e uno sulla guancia sinistra. Era piuttosto silenzioso e, quella sera, dormì quasi immediatamente. Sembrava non essere a suo agio, pareva che qualcosa lo rendesse triste. Aveva solo detto il suo nome, ovvero Kevin, di essere figlio di un mago e di una babbana, poi si era messo sotto le coperte e aveva cominciato a russare di tanto in tanto.

I tre rimasti chiacchierarono fino verso le undici e, appena a contatto con il morbido cuscino, Carl e Robert si addormentarono. Era stata una giornata pesante. Tuttavia, Harry rimase sveglio un'altra ora. Lo smistamento inaspettato gli aveva fatto un certo effetto e aveva bisogno di rielaborare il tutto. Avevo visto Elisabeth davvero traumatizzata e poi, una volta seduto tra i giallo-neri, non si era mai girato a dare un'occhiata al tavolo dei rosso-oro. La verità, in fondo, era che non ne aveva avuto il coraggio. Non sapeva se la cugina fosse rimasta triste e taciturna oppure se avesse fatto nuove conoscenze e chiacchierato con Jasmine per tutta la serata come aveva fatto lui. Harry sperava vivamente la seconda. Egli si era trovato bene con i compagni di casata, anche con il taciturno Kevin. Carl, all'inizio spaventato dal non piacere alla 'celebrità', si era trasformato in un ragazzo solare a cui piace scherzare. Prima di allora Harry non aveva mai conosciuto un nato babbano, ma si rese presto conto che essi non erano differenti dai purosangue. Uno di questi ultimi era Robert. Faceva parte della famiglia dei Macmillan, la quale era Tassorosso da generazioni. Nonostante il suo fare impacciato, era un ragazzo d'oro che stava allo scherzo e sapeva sollevare il morale. Harry non aveva dubbi: la casata di Tosca era perfetta per lui.

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Capitolo 5
*** Le prime lezioni e l'inaspettato gesto ***


Quella mattina, al risveglio, Carl, Harry e Robert non trovarono Kevin. Infatti quest'ultimo  si era alzato dal letto precedentemente ed era stato uno dei primi a raggiungere la Sala Grande per il primo pasto della giornata. I tre si lavarono e si prepararono, per poi uscire. Era già arrivata una gran parte degli studenti quando si sedettero vicino a Kevin per iniziare la colazione. Il Tassorosso aveva un'aria annoiata e indifferente. All'improvviso, come se li avesse notati soltanto in quel momento, si rivolse ai suoi tre compagni di stanza, i quali stavano terminando di bere il loro di succo di zucca. "Ragazzi, tra venti minuti ci sarà la prima lezione, sarà Trasfigurazione per le prime due ore.". Dopodiché porse ai tre un foglio di pergamena con l'orario. Oltre alla materia annunciata dal loro compagno, i Tassorosso del primo anno avevano un'ora di astronomia, una di erbologia e, per finire in bellezza, due di Difesa. La prospettiva di terminare la prima giornata di scuola con il professor Lynes non era di certo molto gradevole. I ragazzi, cercando di non pensare al temibile docente, terminarono la loro colazione e discussero delle loro aspettative per questo anno. Robert dichiarò, ironicamente, di voler uscire con il massimo dei voti suscitando le risate di Harry e Carl.

Mancava qualche minuto alle nove, quando gli studenti entrarono in aula di trasfigurazione e, con grande amarezza, Harry si accorse che avrebbero dovuto dividere quel corso con i Grifondoro. Gli studenti presero posto e il giovane Potter si sedette vicino a Carl, proprio al banco davanti a quello della cugina. Il ragazzo si girò e vide Elisabeth con un sorriso raggiante mentre lo guardava. Come era possibile? Harry si era immaginato un viso intristito e deluso, invece la sua parente pareva veramente felice. "Che ti prende? Perché hai l'aria così gioiosa? Pensavo fossi triste per il mio smistamento." chiese Harry, perplesso. Elisabeth fece un ghigno soddisfatto che al ragazzo ricordò, per un attimo, quello del docente di Difesa contro le Arti Oscure. "Beh, caro cuginetto, cosa ti devo dire? Mi trovo bene tra i Grifondoro e ti ho osservato con molta attenzione ieri sera a cena. Nonostante tu venissi adorato dai tuoi compagni di casata, sminuivi sempre la cosa. Poi hai fatto amicizia con il ragazzo che oggi è accanto a te. Inoltre... beh... sapevo già che ti saresti aspettato una triste reazione da parte mia." la ragazza si fermò un attimo e poi, rivolgendogli un sorriso sincero, terminò "Sei quello di sempre e, anche se non siamo nella stessa casata, io ti vorrò comunque bene ed esigerò che noi due continuiamo a vederci.". Jasmine e Carl prestarono molta attenzione al discorso di Elisabeth e, successivamente, si presentarono. Harry non riusciva a trattenere uno sfavillante sorriso: era riuscito a non compromettere il rapporto più importante che avesse mai avuto. 

Intanto, con fare incuriosito, il professore stava osservando i suoi nuovi alunni. Quella era la prima ora di lezione dell'intero anno e a lui era capitata immediatamente la classe più giovane. Egli era di statura media, dimostrava una cinquantina d'anni e i suoi capelli neri erano spettinati. Aveva l'aria parecchio trasandata e sembrava che avesse appena bevuto del whisky incendiario. La sua voce era forte e decisa, nonostante l'aspetto da ubriaco. "Buongiorno a tutti, voi siete del primo anno e quindi ancora non mi conoscete. Io sono il professor Rupert Remus  Lupin e vi insegnerò una materia fondamentale, ovvero Trasfigurazione.". A quel punto Harry ricordò. Una volta il docente era venuto a casa sua con suo padre, Teddy Lupin. Quest'ultimo, per sua fortuna, non aveva ereditato da suo padre il fatto di essere un lupo mannaro. Questa sfortunata sorte era capitata al figlio, attuale insegnante. Oramai i pregiudizi sui quei particolari esseri erano stati abbandonati, ma questo non toglieva che, una volta al mese, dovesse essere convocato necessariamente un supplente. Il professor Lupin, quando vide Harry, gli rivolse un sorriso benevolo. "Oh, vedo che qui abbiamo il signor Potter. Devo confessare che è stata una grande meraviglia vederti entrare nella mia casata. Ah, quasi dimenticavo. Per chi non lo sapesse, io sono il Responsabile di Tassorosso. Sono sicuro che ti troverai magnificamente con noi, proprio come tutti gli altri.". Detto questo, iniziò a spiegare le basi della sua materia e, nell'ultima mezz'ora delle due ore, gli studenti fecero una prova pratica. Fu dato a tutti un fiammifero e fu ordinato loro: "Bene, ragazzi, dopo che vi ho inondato di nozioni, ora dovrete trasformare quello in ago. Il primo che ci riuscirà guadagnerà dei punti per la casata di appartenenza.". Verso la fine dell'ora nessuno aveva concluso l'esercizio, ma, a pochi secondi dal termine, una ragazza di Tassorosso eseguì quasi perfettamente la trasfigurazione: solo una piccola parte era rimasta tale. Il professor Lupin si avvicinò ed esclamò: "Perbacco! Davvero non me l'aspettavo, venti punti a Tassorosso, signorina McLandy.". Era una ragazza leggermente bassa, con i capelli a caschetto e castani. Portava piccoli occhiali che quasi le coprivano le magnifiche iridi azzurre. Sorrise compiaciuta al complimento del docente. Harry spostò lo sguardo verso Robert e vide che quest'ultimo osservava affascinato la ragazza. Harry diede una piccola spallata al suo vicino di banco, Carl, e gli fece segno di guardare il loro concasato. Il piccolo undicenne guardò il suo compagno di stanza e fece una risatina. Dopodiché sussurrò a Harry: "Qui c'è qualcuno che ha una cotta.". Harry ridacchiò a sua volta. Robert era già imbranato di suo, figuriamoci se avesse dovuto provarci con una sua coetana, per giunta anche carina.

L'ora di astronomia passò abbastanza velocemente e la professoressa Lux iniziò a spiegare i primi concetti da apprendere per quanto riguarda la sua materia. Aveva appena vent'anni. Era stata una studentessa modello: nei M.A.G.O. aveva ottenuto tutti 'Eccezionale' negli esami sostenuti, ad eccezione di Cura delle Creature Magiche, nella quale ottenne comunque la valutazione di 'Oltre Ogni Previsione'. Era alta e di corporatura esile. Aveva i capelli neri e gli occhi di un azzurro così chiaro che pareva ghiaccio. Molti studenti si erano invaghiti della docente, specialmente i più grandi. Alcuni avevano visto anche i suoi anni sui banchi di scuola. L'allora adolescente era la più popolare, affascinante, intelligente e gentile di Hogwarts. Insomma, era desiderabile in tutto e per tutto. Apparteneva a Corvonero ed era anche la Responsabile di quella casata. Metà dei suoi compagni le avevano fatto delle proposte d'amore, ma lei si fidanzò solo due volte con dei magnifici ragazzi. Si era lasciata da poco con il secondo e, perciò, erano ricominciate le avance da parte di tutti i suoi pretendenti. Anche quel corso era diviso con i Grifoni e, in questo modo, i cugini ebbero occasione di vedersi ancor di più.

Nell'ora successiva, quella di Erbologia, i Tassorosso incontrarono i Serpeverde. Erano capitanati dal ragazzo con i capelli biondi, Orion Malfoy. Quest'ultimo si avvicinò, prepotente e aggressivo, ai giallo-neri. "Guardate un po'! Sono proprio i Tassetti! Come state?" chiese, ironico, lanciando a tutti un'occhiata sprezzante. Quando vide Harry, un maligno sorriso gli si dipinse in volto: "Potter, che piacere. Lascia che mi presenti. Mi chiamo Orion Draco Malfoy e faccio parte di una delle famiglie di purosangue tra le più importanti. Tu, invece, sei imparentato... aspetta non ricordo... oh, sì. Con i Weasly!". Esclamò, alla fine, suscitando le risate stridule e divertite dei suoi concasati. A farle cessare, prima ancora che dell'eventuale ribattuta di Harry, ci pensò Kevin. Il robusto ragazzo si avvicinò alle Serpi. "Brutti ceffi che non siete altro." la sua voce era profonda e forte, decisamente inadatta alla sua età "Come osate insultare Potter? Ora vi prendo a pugni!". I Tassorosso urlarono per tentare di placare l'ira del loro compagno, ma egli aveva già sferrato un pugno sulla guancia di Malfoy. Fu proprio in quel momento che arrivò il docente di Erbologia. Aveva una sessantina d'anni e vestiva in abiti miseri. Aveva una zappa in mano e sudava eccessivamente. Si accorse subito del verde-argento, steso a terra, che sanguinava copiosamente. La sua voce era allarmata e acuta. "Bisogna portarlo in infermeria, al più presto!" esclamò, preoccupatissimo, l'insegnante. Orion si alzò, dolorante. "Grazie, professore, ci vado da solo, non si preoccupi. Sto bene, riesco a camminare. Comunque è stato lui." disse, puntando l'indice contro Kevin. L'espressione di Malfoy era vittoriosa e uno dei suoi ghigni più che soddisfatti apparve nuovamente sulla sua faccia. Il docente guardò il ragazzo incolpato e lo prese per un braccio, riuscendo a stento a muoverlo per via della sua possente stazza. "Andiamo dal professor Lupin, Responsabile della tua casata. Inoltre, siccome quello che hai commesso non è tollerato dal regolamento scolastico, mi vedo costretto a sottrarre trenta punti a Tassorosso. Prima che vada, io sono il professor Older e insegno Erbologia. Bene, voi due" disse, indicando le sorelle Heartor "Sorreggete il ragazzo e portatelo in infermeria.". Le due ridacchiarono, entusiaste, e si incamminarono dirette all'interno mentre sorreggevano Malfoy. Poco dopo anche Kevin e l'insegnante di Erbologia si diressero dentro le mura del castello. I membri delle due casate, rimasti fuori dalla serra,  si allontanarono gli uni dagli altri e rimasero in disparte. Nessuno dei presenti riusciva ancora a credere a ciò che fosse accaduto.
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Ciao a tutti, approfitto di questo spazio a fine testo per informarvi che, dato che le vacanze sono terminate e il liceo si fa sentire, i capitoli arriveranno meno ravvicinati fra loro. Scriverò qui sotto solo per importanti avvenimenti che riguarderanno la storia. Detto questo, vi dico che, nel caso in cui vogliate dirmi la vostra opinione sul racconto, saranno ben accette le vostre recensioni.                                                                                                                                Tanti saluti,
-Digg550

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