Ti Prego Amami

di BabyLolita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non Mi Vedi Perché Non Sono Come Loro? ***
Capitolo 2: *** Ticchettio Di Un Orologio ***
Capitolo 3: *** Non Significa Niente ***
Capitolo 4: *** Dimmi Cosa Vuoi Che Faccia ***
Capitolo 5: *** Verità Nella Menzogna ***
Capitolo 6: *** Io, Insieme A Te ***
Capitolo 7: *** Le Gite Non Durano Per Sempre, Ma I Ricordi Si ***
Capitolo 8: *** Scelta Difficile. Potrò Mai Dirti La Verità? ***
Capitolo 9: *** Nonostante Tutto, Ti amo ***
Capitolo 10: *** Sogno Lucido ***



Capitolo 1
*** Non Mi Vedi Perché Non Sono Come Loro? ***


Premessa: Salve a tutti! Premetto che è la prima storia che scrivo su Nath e, sebbene lui all'inizio del racconto sia un "determinato tipo di personaggio" vi garantisco che le cose, man mano che avanzano i capitoli, cambieranno decisamente =D Quello che apprezzo particolarmente di questa storia è la trasformazione che il personaggio principale ha man mano che le cose intorno a lui cambiano, man mano che prende coscienza di ciò che desidera davvero! Beh, buona lettura!!! =D




Mentre giro per i corridoi con un plico di fogli in mano mi chiedo perché non mi decido a mollare tutto e smetterla di essere il delegato scolastico. Cammino a passo lento rallentando ogni tanto cercando di non far cadere tutto quanto. Sbuffo facendo spostare a lato del mio viso un ciuffo noioso che da qualche minuto mi perseguita. Non appena arrivo alla sala delegati cerco di aprire la porta con il gomito e dopo un paio di tentativi ci riesco senza combinare disastri. Spalanco la porta dandole una leggera spallata e mi avvicino alla scrivania appoggiandoci il pesante strato di fogli. Alzo le braccia al cielo stirandomi e prendendo una bella boccata d’aria prima di uscire dalla sala dirigendomi verso la mia classe. Cammino a passo svelto nel corridoio, voglio arrivare non appena scocca il cambio dell’ora. Salgo le scale raggiungendo il primo piano e proseguo lungo tutto il corridoio raggiungendo l’ultima porta sulla destra. Osservo il foglio appeso con la scritta 5A e mi accorgo che è tutto scarabocchiato. Sbuffo annoiato sapendo di dover fare l’ennesima ramanzina a Castiel. La campanella suona ed io apro la porta spostandomi di lato per far uscire il professore salutandolo con un leggero inchino. Mi dirigo al mio banco: il primo a sinistra, accanto alla finestra. Non appena mi siedo sento qualcosa cadermi sui pantaloni. Abbasso lo sguardo osservando una bottiglietta d’acqua ormai vuota cadere suoi miei pantaloni diventati fradici. Osservo con disappunto il filo che dalla bottiglia si collega alla mia sedia e ci metto meno di un secondo ad identificare il colpevole. Afferro la bottiglia slegandola dal filo ed alzandomi reggendola in mano. Mi volto andando a cercare il suo volto infondo all’aula.
   «Ehy signor delegato te la sei fatta sotto?» Urla Castiel sorridendomi come se umiliarmi fosse la sua unica ragione di vita.
Alzo gli occhi al cielo cercando di controbattere ma so che non avrebbe senso. 
Mai confrontarsi con uno stupido, prima ti porta al suo livello e poi ti batte con l’esperienza. 
Penso facendo spallucce e dirigendomi verso il cestino della plastica. Getto la bottiglia e saluto il professore dell’ora seguente scusandomi per il fatto che devo allontanarmi per mettermi un paio di pantaloni della tuta. Il professore mi fa cenno di stare tranquillo e noto nei suoi occhi un velo di compassione. 
Già…È questo che suscito alle persone…Gli faccio pena perché da sempre sono vittima degli scherzi di Castiel. 
Esco dall’aula chiudendomi la porta alle spalle. Faccio qualche passo appoggiandomi al muro ed abbassando lo sguardo a terra. Cerco di ripensare ai primi anni delle superiori, quando ancora avevo la voglia di controbattere ad ogni suo scherzo. Da allora è passato parecchio tempo e l’esasperazione ha preso il sopravvento cosicché mi sono adeguato alla situazione limitandomi a sgridarlo quando compie atti di vandalismo verso la scuola ma non verso di me. Sto per ripartire dirigendomi verso lo spogliatoio della palestra quando la porta della classe davanti alla mia si apre. Osservo il foglio con scritto 5C indietreggiare seguendo la porta mentre essa si apre ed alle sue spalle compare l’unica persona dalla quale non vorrei farmi vedere in questo stato. I suoi occhi blu mi scrutano imperturbabili, prima sorpresi poi impassibili. Mi passa in rassegna accorgendosi subito dei miei pantaloni bagnati. Cerco di nascondermi come posso mentre il mio volto è diventato rosso come il sole:
   «N-non è come pensi… »
Cerco di sviare ogni possibile dubbio me lei resta inespressiva, come se non le importasse più di quel tanto.
   «Castiel?» si limita a dire.
   «Già…»
Incrocio il mio sguardo con il suo immaginandomi di vedere quella classica nota compassionevole che vedo in tutti quelli che mi osservano dopo che Castiel mi ha giocato un brutto tiro. Ma nei suoi non lo noto, anzi, non ce n’è alcuna traccia. La osservo fare spallucce e passarmi davanti. I miei occhi non l’abbandonano nemmeno per un istante. I suoi lunghi capelli viola ondeggiano lisci lungo la sua schiena. Indossa una maglia bianca attillata con la scritta “angel” sul davanti e due ali disegnate sulla schiena che scorgo appena. Le gambe sono avvolte in dei jeans blu come i suoi occhi ed ai piedi indossa della all stars nere. La osservo camminare fino al bagno e sparire entrandoci senza più degnarmi neppure di un’occhiata. Chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie cercando di calmare il batticuore. Cerco di riportare alla mente il momento in cui ha fatto breccia nel mio cuore. Ricordo perfettamente il primo giorno che si trasferì qui: all’epoca portava i capelli a media lunghezza, le arrivavano giusti alle spalle. Quel giorno indossava una maglia verde con una mela rossa sul lato sinistro e degli shorts neri. Si presentò in sala delegati consegnandomi i moduli per il trasferimento, era l’inizio del secondo anno. Subito non mi suscitò nessuna particolare emozione. Tra l’altro, in quel periodo, ero il primo a non occuparsi di faccende sentimentali. Avevo respinto Melody da poco anche perché in lei non vedevo, e nemmeno ora vedo, nulla più di una semplice amica. Il mio unico obbiettivo era quello di fare bene il mio lavoro di delegato e far rispettare le regole a tutti gli studenti. Ricordo che i miei litigi con Castiel erano frequenti e più di una volta avevano portato a risse talvolta parecchio pesanti. Ci sono state sospensioni, cali nel rendimento e persino io venivo sgridato per cose che non facevo. Con il tempo persi la voglia di stare dietro a molte cose. Una mattina ero uscito a prendere una boccata d’aria durante l’intervallo. Mi ero rintanato nel club di giardinaggio ben sapendo che nessuno lo frequentava se non durante i corsi pomeridiani. Ero nascosto tra le rose quando un rumore attirò la mia attenzione. Mi alzai avvicinandomi lentamente verso quel suono quando mi accorsi che lei era lì. Ci misi alcuni minuti prima di ricordare il suo nome. Era passato un anno dal suo trasferimento e non ci eravamo scambiati molte parole. Mi ero accorto che era una ragazza parecchio fredda e distaccata, spesso persa nel suo mondo. Pareva sempre distratta ma sufficientemente attenta da cogliere quei dettagli che le servivano per scrivere qualcosa, che immaginavo fossero poesie, nel taccuino che si portava sempre dietro. La osservai inginocchiarsi a pochi metri da me e, senza accorgersi della mia presenza, iniziare a chiamare ad alta voce un nome:
   «Luna! Ehy Luna!»
La guardavo curioso mentre ancora nella mia mente cercavo di ricordare il suo nome. Poco dopo una gattina comparve saltando il cespuglio e raggiungendola. Lei si mise ad accarezzarla ed estrasse dalla borsa una ciotola ed una bottiglia di latte che versò per nutrire la piccola. Avrei dovuto fermarla dato che non si possono portare animali nella scuola ma, per qualche motivo, non lo feci. Rimasi inebetito a guardarla fino a quando, non appena la gattina ebbe finito di mangiare, le saltò addosso sorprendendola e facendola sedere. Fu in quel momento che il mondo mi sembro smettere di girare, per poi riprendere a farlo nel senso opposto. I miei occhi si sgranarono e la mia bocca si aprì sorpresa mentre sul suo volto sempre così gelido comparve il sorriso più bello che ebbi mai visto. Fu in quel preciso istante che qualcosa cambiò, nell’esatto momento in cui nella mia mente comparve a caratteri enormi e splendenti il suo nome: Celeste.

Sbatto le palpebre in fretta riportandomi alla realtà. Controllo l’ora e non appena mi accorgo che sono passati più di dieci minuti scatto correndo verso la palestra per cambiarmi. 
Il professore mi ammazzerà me lo sento. 
Fortunatamente il docente non fa caso al mio ritardo, anzi, non si accorge neppure del fatto che sono rientrato. La cosa in parte mi ferisce perché dimostra quanto poco io susciti l’interesse delle persone. Subito Celeste mi torna alla mente. 
Come potrei mai piacere ad una come lei se nessuno si accorge nemmeno che esisto? 
Allo scoccare dell’intervallo esco dall’aula scendendo al piano di sotto per raggiungere le macchinette. Mentre cammino vedo in lontananza Armin che parla con lei. Il mio cuore si irrigidisce pervaso da una scossa di gelosia. Armin ed Alexy sono due gemelli che si sono trasferiti nel nostro istituto a metà dell’anno scorso. Non so per quale motivo ma Celeste ed Armin sono spesso assieme e questo mi fa supporre che, dato che lei non ha legami con nessun altro, lui sia il suo genere di ragazzo. Mentre ci passo accanto faccio finta di nulla e proseguo dritto per la mia strada. 
Che dovrei fare? Cosa potrebbe mai fare uno come me? Non sono come Castiel che subentrerebbe portandola via esercitando il diritto di proprietà. Non sono neppure come Lysandro che con quel suo fare da persona d’altri tempi attira le attenzioni di tutti e la porterebbe via con una frase d’effetto che Armin nemmeno afferrerebbe. Tantomeno sono come Kentin, diventato uno dei beniamini della scuola dopo il suo ritorno dalla scuola militare, e che l’attirerebbe con qualche metodo che non riesco neppure ad immaginare. Io sono solo…una persona timida e sincera. Non conosco cose come la prepotenza o la violenza e anche volendo non riuscirei mai ad usare paroloni per indurre qualcuno a seguirmi o altro. 
Mentre mi rassegno all’idea di essere una persona totalmente anonima e senza speranze infilo le monetine nella macchinetta selezionando un cappuccino. Non appena la bevanda è pronta afferro il bicchiere rigirandolo tra le mani. La schiuma pare aver formato una specie di cuore mescolandosi con il caffè. 
Pure tu ti prendi gioco di me? 
Inizio a sorseggiare la bevanda semi-fredda. Purtroppo la scuola non ha abbastanza fondi per permettersi una nuova macchinetta quindi tutto quello che possiamo permetterci è questo catorcio sforna bevande leggermente tiepide.
   «Non sapevo che anche tu prendessi il cappuccino.» la sua voce entra nelle mie orecchie improvvisamente, spaventandomi a sufficienza da farmi mollare la presa facendo finire il resto della bevanda sui miei pantaloni. Celeste mi guarda incredula mentre infila le monete e preme il pulsante del cappuccino. «Allora è una tua mania quella di macchiarti i pantaloni.»
   «N-non proprio…diciamo che mi hai semplicemente spaventato.»
La osservo alzare un sopracciglio come se la mia storia non reggesse. Estraggo un fazzoletto dalla tasca e sto per abbassarmi per pulirmi il ginocchio quando lei me lo frega dalle mani.
   «Lascia, faccio io. Infondo è colpa mia, no?»
Conclude la frase senza nemmeno guardarmi negli occhi ed inizia ad asciugare quello che può dai miei pantaloni. La situazione è tremendamente imbarazzante e, senza volerlo, inizio a diventare rossissimo. Quando si rialza e si rende conto del colorito un po’ troppo acceso del mio volto fa una faccia strana.
   «S-sto bene.»
Mi limito a dire portandomi una mano sul volto.
   «Tu sei…strano.»
Così è questo che pensa di me? 
   «Me lo dicono in tanti…»
   «Nono tu sei strano forte…ma in senso buono. Voglio dire… sei particolare.»
   «Particolare? Beh, se per particolare intendi privo di caratteri distintivi allora si, direi che sono particolare.»
   «È proprio questo che trovo particolare. Tu non sei qualcuno che si fa vedere per qualcosa o è riconosciuto da tutti perché ha un determinato carattere. Tu…sei tu e basta.»
   «E dovrebbe essere un pregio?»
   «La domanda giusta è… tu lo vedi come un difetto?»
   «Beh…la gente non si accorge nemmeno che esisto. Eccetto Castiel. Lui mi vede solo perché deve dimostrare che è superiore a tutti.»
   «Vorrà dire che solo le persone che lo meritano si accorgeranno di te.»
   «Ah si? Beh mi pare che siano cinque anni che sono qui dentro eppure sono sempre stato invisibile, a parte per qualche rara eccezione.»
   «Le cose possono sempre cambiare, non pensi?»
   «E come?»
   «Beh, per iniziare in questo modo.» mi dice porgendomi la mano. L’aria intorno a lei è ancora impassibile ed il suo sguardo come sempre non trasmette emozioni, ma nella mia mente ricordo ancora quel suo viso splendente. Avvicino la mia mano alla sua e lei l’afferra stringendola forte. Il mio cuore sussulta ma cerco di non scompormi per non far trasparire la mia emozione. «Bene, ora siamo amici.»
   «Io…e te?»
   «Vedi forse qualcun altro qui?»
   «Oh si beh c’è Ben, il mio amico immaginario! Saluta Ben!»
Osservo la sua espressione diventare a mio parere schifata. 
Oh grande Nath! Sei davvero un grossissimo idiota! 
Subito dopo qualcosa sembra brillare nei suoi occhi mentre pare nascondere un sorriso:
   «Si, sei decisamente un tipo particolare.»
Dice voltandomi le spalle e cominciando ad allontanarsi.
   «Ma il tuo cappuccino?» le urlo poi.
   «Prendilo, è tuo, infondo ho fatto finire il tuo sui tuoi pantaloni no?»
Mentre parla continua a darmi le spalle ma non mi importa. Afferro il cappuccino ormai gelato e lo sorseggio sorridendo. Di certo, questa è la bevanda più calda che io abbia mai assaporato.






Commento Dell'Autrice: Buonsalve a tutti quanti :) allora questa è una cosa nuova per me e non ho idea del perchè mi sie venuta in mente questa storia che vede Nath come protagonista...però si sa, se le cose succedono lo fanno per un motivo no? E allora mi sono messa a scrivere e...beh...eccovi il risultato. Cosa ne pensate? Spero di non avervi annoiate e che la storia vi sia piaciuta anche se siamo solo al primo capitolo xD Se lasciate una recensione mi Rendete molto felice :) Detto questo vi saluto e spero di non aver deluso nessuno xD

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Capitolo 2
*** Ticchettio Di Un Orologio ***


Resto imbambolato ancora qualche secondo prima di decidermi a muovermi. Inizio a camminare per i corridoi con lo sguardo perso nel vuoto stringendo tra le mani quel bicchiere che mi pare il trofeo più importante di questo mondo. Finisco di berne il contenuto e poi mi reco al bagno lavandolo con cura. Non appena esco lo scoccare della campanella mi riporta alla realtà. Scatto rapido correndo verso la mia classe entrando appena in tempo. Riprendo fiato avvicinandomi al mio banco e sedendomi sulla sedia sprofondando sullo schienale per recuperare le energie. Dopo qualche secondo la mia attenzione ricade nuovamente sul bicchiere in plastica. Lo appoggio sul banco e lo osservo. È un normalissimo bicchiere in plastica, eppure, mi sembra fatto di puro oro. Mi porto le mani sulla testa grattandomela nervosamente. 
Oh andiamo Nath! Davvero sei così patetico?! Come puoi adorare un bicchiere?!... ho bisogno di una vacanza.
Le ore passano svelte, non che per me sia una novità dato che sono avanti con il programma rispetto ai miei compagni, tuttavia questa volta qualcosa è diverso. Io sono diverso. Anche se in modo impercettibile, per un particolare quasi del tutto nullo, io mi sento differente. Mi sento felice perché lei mi ha parlato per più di dieci secondi, mi ha accettato, mi ha coinvolto nel suo mondo. 
Perché io? Perché no? Perché me lo chiedo? A chi importa poi? Ora siamo amici! 
Sorrido fra me e me fantasticando su quello che la nostra amicizia potrebbe diventare. Mi immagino con lei durante le gite di classe, seduti vicini sul bus. Mi immagino di accompagnarla a fare shopping diventando un utilissimo portaborse grazie all’abbondante pratica fatta grazie a mia sorella. Mi immagino con lei seduto su una panchina a mangiare un gelato, una crepes, un pezzo di torta. I miei pensieri brillano di luce propria fino a quando non incorro in quelli più temibili. Un amico non solo si vede nei momenti divertenti… ma anche in quelli del bisogno. Mi vedo accanto a lei mentre mi parla del ragazzo che ama, raccontandomi di quando lo sogna la notte svegliandosi con il batticuore. Mi vedo con lei mentre mi corre incontro sorridente, illudendomi che il suo sguardo gioioso sia dovuto alla mia presenza, mentre le sue parole “oh mio dio mi ha guardata!” spezzano l’idillio momentaneo dei miei stessi pensieri. Realizzo in un sol colpo che forse il fatto di essermi avvicinato a lei non è una cosa poi così gradevole, anzi, è probabilmente tutto il contrario. La campanella suona per l’ennesima volta ed i miei occhi sono ancora puntati su quel bicchiere che ora rappresenta l’inizio della mia agonia.
Guardare ma non toccare… guardare ma non toccare. È questo che fanno gli amici… perfetto, resterò nella friend-zone a vita.
Sospiro alzandomi dal banco ed afferrando il bicchiere nascondendolo nel sottobanco per poi avviarmi verso la porta dirigendomi verso il cortile. Ho bisogno d’aria.
Mentre sto per raggiungere la porta per uscire una persona in particolare attira la mia attenzione. Rallento il passo senza fermarmi ed osservando con la coda dell’occhio i suoi movimenti, non voglio che si accorga che lo sto fissando. Indossa dei jeans blu ed una maglia verde coperta da una color panna il tutto sovrastato da un gilè blu scuro ed una sciarpa abbinata. I suoi capelli neri sono arruffati, probabilmente non va molto d’accordo con la spazzola, oppure con la sveglia la mattina. Le sue dita si muovono velocissime sulla sua console mentre i suoi occhi seguono ogni movimento di chissà quale personaggio che quel marchingegno proietta tramite i suoi circuiti. Tiene i denti digrignati e le sopracciglia corrucciate mentre con il busto dondola avanti ed indietro come ad incitare un qualche strano movimento del suo personaggio. Non appena sparisce dal mio campo visivo riprendo a camminare a passo svelto. 
Sarai tu che le ruberai il cuore? sempre che tu non l’abbia già fatto… 
Alzo gli occhi verso l’alto rassegnandomi e cancellando dal mio cuore quel bagliore di speranza che da poco si era acceso.

Raggiungo il cortile accomodandomi su una panchina ben lontana da quella di Castiel ma posizionata comunque all’ombra. Mi lascio cullare dal profumo delle rose che si trovano a poca distanza da me. Chiudo gli occhi e mi godo l’arietta piacevole che inizia ad accarezzarmi il volto. Quando riapro gli occhi osservo davanti a me un uccellino che saltella di qua e di là probabilmente alla ricerca di qualche mollica che qualche studente ha lasciato cadere a terra mentre sgranocchia un panino per attenuare la fame. Osservo le sfumature sulle sue ali e, quando mi avvicino un po’ di più per osservarlo meglio, lui vola via spaventato. Continuo ad osservalo mentre raggiunge un ramo alto su un albero poco lontano da me e, non appena si ferma, mi sento quasi preso in giro. Sotto quello stesso albero, Celeste è seduta a terra con la schiena appoggiata contro la corteccia intenta a scrivere qualcosa sul suo inseparabile taccuino. Sbuffo agitato mentre mi sembra che tutto il mondo mi voglia far capire che non ho speranze con lei, ma che sono destinato a guardarla da lontano. Mi guardo un po’ intorno indeciso sul da farsi. 
Siamo amici, dove sta il problema se vado da lei? 
Mi arrovello il cervello per qualche minuto fino a quando non raccimolo coraggio a sufficienza per alzarmi e raggiungerla. Più la distanza tra noi diminuisce, più sento il terreno sotto i piedi crollarmi. Mi sento debole ed intimorito, quasi come se avessi difronte a me un giudice supremo intento a giudicarmi. 
Ma che diavolo sto farneticando…è solo una persona Nath…solo una ragazza! 
Una folata di vento le scompiglia i capelli e subito lei si porta le mani sulla nuca per ripararsi. Non appena la folata cessa si passa svelta una mano fra le ciocche scompigliate dandole un aspetto quasi selvaggio. 
Mio dio ma perché deve essere così bella?! 
I suoi occhi incrociano i miei e solo allora mi rendo conto che mi sono fermato come un ebete ad osservarla. La guardo inclinare la testa in segno di domanda ed io tiro fuori un sorriso forzato, quasi a scusarmi di aver fatto l’ennesima figuraccia.
   «Stai aspettando la fine del mondo?» mi chiede poi.
   «No perché?»
   «Sei li imbambolato come uno stoccafisso mi chiedevo che stessi facendo.»
   «Ah…beh ecco…volevo venirti a salutare.»
   «Ciao Nath.»
   «Ciao Celeste…»
   «…»
   «C-che c’è?»
   «Sicuro che sia solo questo?»
   «Si sicuro!»
   «Pensi di restare li tutto il giorno o vieni a sederti vicino a me? C’è ancora tempo prima della fine dell’intervallo.»
La osservo un po’ sorpreso prima di avvicinarmi a passo svelto e sedermi accanto a lei. La guardo mentre ritira il quaderno e lo infila nella sua borsa. È una borsa molto grande rossa come il fuoco. Ha una grande tasca laterale ed un braccialetto attaccato con un gatto sopra.
   Ti piacciono i gatti?» le chiedo incuriosito da quel ciondolo, badando bene a non citare il momento in cui l’ho scoperta mentre nutriva di nascosto quella gattina.
   «Mmm…direi di si. Ne ho tre a casa.»
   «E come si chiamano?»
   «Lucy, Midnight e Romeo. Come lo hai capito?»
Le indico il ciondolo attaccato al braccialetto e lei sorride non appena lo osserva.
   «È un regalo di mio fratello.»
   «Non sapevo che avessi un fratello!»
   «Direi che ci sono tante cose che non sai di me.»
   «Beh potrei dire altrettanto.»
   «Allora parlami di te.»
   «Non credo ci sia molto da dire… e poi… non sono molto bravo in queste cose.»
   «Intendi…che non sei bravo a parlare di te stesso? Cosa c’è di difficile?»
   «A dir la verità nulla… proprio perché non c’è niente da dire su di me.» rispondo quasi abbattuto giocando con la manica della camicia.
La osservo sbuffare spostando un ciuffetto ribelle prima di ricevere un pugno sulla spalla.
   «E piantala con questo alone depressivo! Perché diavolo ti senti una nullità?! Non ti è mai successo niente di male! Per quale stupida ragione ti senti tanto debole?! Perché ti ostini a sentirti un “nessuno”?!»
   «Beh io…»
Come rispondere a questa domanda? Infondo io sono sempre stato così. Non c’è un vero e proprio motivo. Sono sempre stato una persona chiusa e timida. Ho sempre vissuto all’ombra di mia sorella, così espansiva ed arrogante, mentre io ero solo quello bravo negli studi e nelle faccende di casa. Fino ad oggi è sempre stato così, nulla è mai cambiato. Non che non lo voglia, ma non ci ho mai davvero provato. L’unico mio tentativo di ribellione è stato quando ho tentato di tenere testa a Castiel durante i primi anni di liceo, ma il mio piano è fallito miseramente riportandomi alla mia routine quotidiana.
   «Io sono sempre stato messo in secondo piano. A casa mia tutti gli occhi sono sempre stati puntati su mia sorella. Lei è quella bella, quella che si veste alla moda, quella che punta ad una carriera di modella ed è in grado di parlare con chiunque ed avere la meglio. Io sono sempre stato il buono a nulla. Quello bravo negli studi, ma che al di fuori di quello non era in grado di far nulla. A parte tenere pulita la casa.»
   «Beh, ora si spiega il motivo per il quale Ambra si sente sempre su un piedistallo. Ma non sei stufo di questa situazione? Perché non provi a cambiare le cose?»
  «Non è semplice. Vedi ormai le cose sono in stallo da quando siamo nati. Perché dovrebbero cambiare adesso?»
   «Perché è ora che tu cambi! Datti una mossa! Vuoi diventare qualcuno o restare a vita l’ombra di quell’oca egocentrica di tua sorella?!» i suoi occhi ghiacciati intrappolano i miei. La sua aggressività mi paralizza mentre un brivido di freddo mi percorre la schiena. La sua ira mi travolge mentre mi sento sempre più piccolo. «Reagisci Nath! Reagisci e sii uomo!»
Reagire eh? 
Distolgo lo sguardo appoggiando la testa al tronco dell’albero alle mie spalle. Alzo gli occhi al cielo osservando le nuvole che corrono veloci sopra la mia testa. Penso un po’ alle sue parole ostinandomi a vacillare come faccio di solito. 
Cambiare, non cambiare,… cosa cambierà se deciderò di cambiare? 
Sento la mano di Celeste appoggiarsi sulla mia spalla. Mi volto nella sua direzione perdendomi nel suo sguardo.
   «Ascoltami, so di non essere la persona più indicata per dirti queste cose, ma di certo sono l’unica che ha intenzione di farlo. In questi anni non ti ho mai visto avere un rapporto che andasse oltre quello scolastico con qualcuno. Non sono affari miei, ma la cosa mi scoccia parecchio. So che non sei il genere di persona che deve stare sola, e so che nel profondo nemmeno tu vuoi esserlo, solo che sei stato abituato per così tanto tempo ad essere un non nulla che per te ora non c’è niente altro. Ma è qui che ti sbagli. Ci sono tante cose che puoi fare, tanti sogni che puoi realizzare. Non venirmi a dire che non hai un obbiettivo perché non ci crederò nemmeno da morta. Focalizzati su quell’obbiettivo e fa di tutto per raggiungerlo e sono certa che, nel tentativo di realizzarlo, riuscirai a cambiare quanto basta per dare una svolta alla tua vita e far uscire il vero te stesso che da anni tieni seppellito dentro di te, dietro l’ombra di Ambra.» ascolto le sue parole osservando le sue labbra muoversi rapidamente. La sua voce è rapida e tagliente, sufficientemente affilata da scalfire ed abbattere le mie difese, raggiungendo l’abisso dentro di me. Posso davvero farlo?  «Fissa un obbiettivo Nath. Fissalo nella tua mente, qualunque esso sia, e fa qualsiasi cosa per raggiungerlo.»
Il mio sguardo torna a posarsi sui suoi occhi e resto a guardarla per qualche secondo. È questione di un attimo ed il mio obbiettivo compare chiaro nella mia mente. 
Voglio che tu sia mia.
Celeste si allontana di poco dal mio viso mantenendo il contatto visivo.
   «Lo hai trovato vero?» faccio cenno di si con la testa. Lei fa altrettanto prima di alzarsi e cominciare a camminare verso l’entrata della scuola. «Good luck.» conclude facendomi un rapido cenno di saluto mentre sparisce dietro le porte.
Alzo lo sguardo verso l’altro ritrovando l’uccellino che poco prima osservavo. Gli sorrido mentre lui mi guarda cinguettando. Mi alzo e torno in classe, deciso a diventare quello che non ho mai avuto il coraggio di essere.
Le ultime due ore passano al volo e non appena l’ultima campanella suona esco dall’aula dirigendomi a casa. Non appena arrivo mi butto sul letto e inizio a pensare a come far colpo su Celeste. Ci penso e ci ripenso, ma non mi viene in mente nulla. Mi metto al computer e cerco qualche metodo di conquista su internet, ma tutti si discostano fin troppo dal mio modo di essere. È vero, ho deciso di cambiare, ma non voglio farlo annullando quella parte di me che ancora non ho tirato fuori. Spengo il pc e mi metto a leggere un libro. 
In qualche modo farò.
Il giorno dopo torno a scuola ma, per mia sfortuna, non incontro Celeste per tutto il giorno. Quando le lezioni finiscono vado in sala delegati per riordinare dei documenti. Non appena ho finito appoggio le braccia sul banco e successivamente ci affondo il viso. Ho intenzione di riposarmi solo per qualche minuto, ma prima che me ne renda conto, sto già dormendo. Quando riapro gli occhi sono le sei di sera. 
Merda! Merda, merda, merda! Non dovrei essere qui a quest’ora! 
Scatto in piedi e mi avvicino alla porta. Controllo che nei corridoi non ci sia nessuno ed esco di soppiatto. Mi allontano il più silenziosamente possibile quando un suono attira la mia attenzione. Mi volto e sento altri suoni provenire dalla stanza alle mie spalle. Mi avvicino ed apro la porta abbastanza da permettermi di vedere cosa succede dentro. Non appena mi accorgo di chi si tratta spalanco la porta ed entro richiudendomela svelto alle spalle.
   «Non dovresti essere qui!»
   «Nemmeno tu.» sibila Celeste mentre interrompe improvvisamente quello che sta facendo.
   «Che diavolo fai?!»
   «Secondo te che sto facendo?! Oggi la preside mi ha sequestrato il taccuino dove scrivo i miei… beh… chiamiamoli appunti. Lo rivoglio indietro.»
   «Se ti beccano qui è la fine! Non solo non rivedrai più il tuo taccuino, ma rischi anche una sospensione!»
   «Piantala di frignare! Mi manca solo più uno scaffale.»
Inizio a mordermi il labbro nervosamente avvicinandomi a lei. Le passo accanto dirigendomi verso la cattedra della direttrice. Celeste mi guarda interrogativa mentre apro il secondo cassetto sulla destra:
   «È qui che la direttrice mette gli oggetti sequestrati agli alunni.»
Cerco un po’ nel cassetto prima di trovare quello che sto cercando. Estraggo il quaderno e Celeste si fionda su di me strappandomelo dalle mani.
   «Grazie.» dice poi, iniziando a sfogliarlo controllando che non manchi nulla.
   «Prego. Ma ora andiamocene, e veloce anche!»
Richiudo il cassetto e ci avviciniamo alla porta d’uscita quando dei passi dall’altra parte della porta ci paralizzano. Il mio corpo si immobilizza mentre inizio ad entrare nel panico. Le finestre sono sigillate e l’unica porta d’uscita è quella davanti a me, che ci porterebbe inevitabilmente verso una sospensione di almeno una settimana. Cerco di farmi venire un’idea quando sento Celeste che mi strattona il braccio tirandomi dentro l’armadio dove la dirigente appende i suoi cappotti e richiude la porta alle sue spalle. Lo spazio è piccolo e stretto. Così stretto che i nostri corpi sono totalmente appiccicati. Tengo le braccia lungo i fianchi mentre le sue mani sono appoggiate al lato della mia testa. Il suo viso è rivolto verso la porta dell’armadio mentre appoggia sul mio petto. Di certo si è resa conto di quanto il mio cuore stia battendo velocemente ma so di poter attribuire la cosa alla paura di essere scoperti, anche se in realtà sta tamburellando così veloce per ben altri motivi. Le sue gambe sono intrecciate alle mie e cerco di restare immobile per evitare di fare mosse false.
I minuti passano e ogni mio tentativo per calmarmi risulta vano. Sento la porta dell’ufficio aprirsi mentre trattengo il fiato per non farmi sentire. Celeste si muove leggermente, probabilmente a causa della posizione piuttosto scomoda, spostando le gambe nella mia direzione facendo ancora più pressione sul mio corpo. Stringo le mani a pugno a causa dell’agitazione per tutto quello che sta succedendo. Sento qualcuno fare il giro dell’ufficio mentre io e lei siamo rinchiusi in uno spazio fin troppo ristretto mentre nella mia testa rimbombano i ticchettii del suo orologio da polso.



Commento dell'autrice: scusarmi per il ritardo pare futile visto che sono passati mesi T.T lo so, sono un disastro, ma questa volta ho toppato alla grande. Purtroppo ogni storia è ferma, non perchè non so cosa scrivere, ma più che altro perchè il tempo scarseggia T.T spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto e che ci sia ancora qualcuno che segue questa storia. Sto facendo Nath così ''pappamolla'' per un motivo che capirete più avanti. Ho tante idee per questa storia, ma purtroppo mi capita che alcune non riesco a svilupparle come vorrei quindi ho quasi paura di non riuscire a scriverla tutta. In ogni caso continuerò finchè riesco e cercherò di pubblicare il prox capitolo con più tempismo! Grazie a tutti e scusate per il ritardo!!!!

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Capitolo 3
*** Non Significa Niente ***


Il battito del mio cuore è accelerato. Molto accelerato. Troppo accelerato. 
Se se ne accorge sono morto. Se se ne accorge sono morto. Se se ne accorge sono morto! 
Deglutisco a forza e tento di distrarre la mia mente da questa situazione assurda mentre il corpo della ragazza che mi fa battere il cuore preme a forza contro il mio. 
Chiunque tu sia dall’altra parte dell’armadio, muoviti ad uscire da questo dannato ufficio! 
Mentre mi morsico per l’ennesima volta il labbro sento Celeste muoversi ancora ma questa volta è il suo viso che si sposta voltandosi nella mia direzione. I suoi occhi osservano prima le mie labbra ormai massacrate dai morsi poi si spostano sui miei occhi sigillandomi in un istante eterno. Sento il suo fiato sulle mie labbra ed in un attimo succede. Sento il mio corpo fremere in un brivido di eccitazione mentre il mio membro decide di rendersi partecipe della situazione. Sono consapevole di non poter controllare questo istinto e prego solo che non se ne accorga. I suoi occhi non lasciano nemmeno per un istante i miei quando, finalmente, dall’altra parte i suoni cessano e la stanza resta vuota. Immediatamente spalanco la porta dell’armadio uscendo in fretta e furia cercando di nascondere il più possibile il fatto che sono eccitato. Celeste mi guarda senza dire niente. Incrocia le braccia e mi fissa mentre riprendo a morsicarmi il labbro per l’ennesima volta, in preda al nervosismo e all’imbarazzo. Questione di pochi secondi e lei se ne va, lasciandomi solo con i miei bollenti spiriti.
Il giorno dopo rientrare a scuola è orribile. L’angoscia mi assale da dentro. Sono terribilmente spaventato poiché temo che lei si sia accorta della mia “reazione” di ieri. Ho paura di incrociarla per i corridoi e, per la prima volta, sono quasi tentato di tagliare e tornare a casa ma sono consapevole che i miei genitori, soprattutto mio padre, non approverebbe la cosa. Giro per i corridoi facendo bene attenzione a non incrociarla. La mattinata si svolge abbastanza tranquilla e la campanella del secondo intervallo suona. Compilo le ultime scartoffie e decido di andare a prendere una boccata d’aria. Esco in cortile e respiro a pieni polmoni. Osservo il cielo azzurro e mi perdo nella sua maestosità. 
A parte tutto, oggi è proprio una splendida giornata! 
I miei pensieri positivi però svaniscono proprio mentre nascono. Quando abbasso lo sguardo noto Celeste sotto un albero, tra le braccia di Armin, mentre si baciano. Mi sento un idiota. Un grossissimo idiota. Un emerito idiota. Cerco di andarmene ma i miei occhi restano incollati a quella scena esattamente come i miei piedi per terra. Non appena vedo le loro labbra separarsi osservo Armin allontanarla imbarazzato e, mentre si gratta la testa nervoso, il suoi occhi mi notano mentre sono ancora imbambolato come uno stoccafisso. Lo guardo indicarmi con il dito mentre Celeste si volta a fissarmi. Basta un suo sguardo che il mio corpo freme. Mi giro e rientro in fretta nel liceo. 
Se non volevo incrociarla prima figuriamoci se voglio incrociarla ora! Che figura di merda! 
Cammino svelto ma non abbastanza. Una mano mi afferra e quando mi volto i suoi occhi mi ghiacciano il sangue nelle vene.
   «N-non ho visto niente.» balbetto cercando di liberarmi di quella situazione imbarazzante.
   «Vieni con me.» aibila svelta iniziando a trascinarmi non so dove.
Perché diavolo la sto seguendo?! 
Mi chiedo insistentemente mentre saliamo le rampe di scale che ci conducono sul tetto. 
Perché diavolo non mi ribello?! 
Cerco di divincolarmi dalla presa ma Celeste me lo impedisce. 
Sei davvero un imbranato! Un imbecille! 
La porta del terrazzo si spalanca e Celeste entra richiudendola alle mie spalle.
   «Siediti.» mi dice indicandomi un angolo del terrazzo.
Ubbidisco. Ho come l’impressione che, se solo volesse, potrebbe scaraventarmi giù dal tetto come se niente fosse. Mi siedo e lei fa altrettanto accomodandosi accanto a me. I suoi occhi mi fissano imperterriti e subito distolgo lo sguardo.
   «N-non ho visto niente ti ripeto.» dico mordendomi il labbro.
   «Lo stai facendo di nuovo.»
   «Che cosa?»
   «Quello.»
   «Quello cosa?»
   «Quella cosa di morderti il labbro. Lo hai fatto anche ieri nell’armadio e lo stai facendo anche adesso. È un tic che hai da molto?»
   «Guarda che non lo faccio così spesso.»
   «È vero. Lo fai solo quando sei nervoso a quanto pare.»
La osservo allibito. 
Da quanto mi osserva per essersi accorta di questo?
   «Io…in ogni caso non dovremo stare qui. Se ci becca la preside è la f---»
   «Eh piantala di essere così. Non ti stufa seguire sempre e solo le regole?»
   «Beh è il mio lavoro.»
   «Ma evadi un po’ da questa monotonia!»
   «In ogni caso dovremo andarcene.» dico alzandomi in piedi, ma subito Celeste mi ritira a terra.
   «Fermo lì.»
   «S-si signora.» dico portandomi una mano sulla tempia come a ripetere il saluto militare.
Celeste mi guarda sbigottita e mentre inizio ad insultarmi mentalmente per l’ennesima figuraccia la osservo nascondere un sorriso. Cerco di scorgere meglio quella sua espressione divertita quando le sue parole trafiggono il mio cuore:
   «Perché stavi li a fissarci?»
   «N-non ho visto proprio niente io…»
   «Bugiardo. Non essere bugiardo. Odio i bugiardi.» 
Bene, altra cosa da mettere nell’elenco dei motivi per il quale non potrò mai piacere a Celeste.
   «Io…è stato un caso. Stavo uscendo e vi ho visti. Tutto qui.»
   «C’è differenza tra il vedere e il restare a guardare. E tu stavi guardando.»
   «N-non è vero.»
   «Nath…»
   «N-non é... del tutto vero. Mi è sembrato… strano e allora sono rimasto imbambolato.»
   «Due persone che si baciano sono strane?»
   «No… ma tu e Armin che vi baciate siete… beh… non sapevo fosse il tuo ragazzo.»
   «Non è il mio ragazzo»
Il mio cuore si sente sollevato per un istante. 
Ma… un momento… allora perché? 
   «Ma…vi stavate baciando e---»
   «E allora? È stato solo un bacio! Che c’è di tanto strano?»
   «Beh ecco… veramente io…»
   «Ohoh ma non mi dire… non hai mai baciato una ragazza?»
   «Ti sembrano domande da fare?!»
Riprendo a mordermi il labbro incessantemente.
   «Lo stai facendo ancora.»
   «Non lo faccio apposta!» grido con voce stridula, troppo agitato per reggere ancora il suo confronto.
   «Nath…»
Mentre mi chiama il suo volto si avvicina al mio. Osservo ogni sfaccettatura del suo viso diventare sempre più definita man mano che si avvicina a me. Resto immobile trattenendo il respiro fino a quando sento nuovamente il suo fiato sulle mie labbra. Il mio volto è rosso come il fuoco e me ne accorgo da come Celeste lo osserva insistentemente. Le sue labbra sfiorano le mie ed in quel momento lei si allontana. La guardo fissarmi ancora un attimo mentre riprendo a respirare. Quando mi calmo sufficientemente la guardo estrarre dalla tracolla il suo taccuino e prendere appunti mentre mi osserva.
   «Si può sapere che stai facendo?!» le chiedo esasperato dal corso degli eventi.
Lei non mi risponde ma continua a guardarmi a tratti per poi sparire dietro al suo taccuino. Quando ha finito, ripone la penna e chiude il taccuino, poi torna a fissarmi.
   «Sai cos’è questo?» mi chiede poi indicando il suo amato “prendi appunti”
   «U-un… taccuino?»
   «Esatto, Sherlock. È esattamente quello che sembra, ma per me è molto di più.»
La guardo mentre lo apre e lo sfoglia ed in un attimo il suo sguardo diventa come sognante.
   «Io… voglio fare la scrittrice. È il mio sogno fin da quando sono piccola. Ho sempre desiderato scrivere parole e storie in grado di emozionare le persone, di far vivere loro le mie esperienze attraverso i miei racconti. Quando sono arrivata qui alcuni anni fa avevo appena iniziato a scrivere racconti fantasy e grazie ad Armin e alle sue conoscenze dei videogames sono stata in grado di sviluppare un sacco di idee per le mie storie! Per questo passavo tutto quel tempo con lui. Ma ora sono cambiata, sono cresciuta, e so che le storie necessitano anche di qualche sfaccettatura romantica per funzionare al centro per cento. Così ho chiesto ad Armin di aiutarmi ancora una volta ma, quando gli ho proposto di baciarmi perché avevo bisogno di ricordare cosa si provava, lui si è sentito talmente in imbarazzo che è scappato via. Poco tempo dopo la direttrice mi ha sequestrato il quaderno e poi… il resto lo sai. Stamattina Armin è venuto a cercarmi dicendomi che accettava di darmi una mano ma, quando ci siamo baciati non è… scattato niente. Il suo modo di reagire non mi ha trasmesso nulla. Nulla che potessi tramutare in parole. In quel momento mi ha indicato te ed è bastato un attimo per ricordarmi di quello che è successo nell’armadio e mi è venuta un’idea. Ti ho seguito e ti ho portato qui per farti la stessa proposta che ho fatto ad Armin e, a quel che ho visto dalla tua reazione precedente, la tua emotività è proprio quello che sto cercando.»
La osservo sbigottito mentre cerco di afferrare chiaramente ogni sua parola. 
Lei vuole che io diventi…
   «Un momento… io cosa… c’è… chi… insomma…»
   «Nath mi serve qualcuno con cui fare pratica ed imparare. Qualcuno di emotivo che reagisca a gesti e comportamenti che si hanno normalmente in una relazione amorosa. Mi serve capire cosa si prova a baciare qualcuno e come quel qualcuno reagisca prima, durante e dopo. Con Armin non ha funzionato perché non è sufficientemente emotivo ma tu… tu sei perfetto.»
   «Intendi dire che… inizieremo una relazione?»
Troppe informazioni. Troppe emozioni. Troppo in fretta. Qualcuno fermi tutto!
   «Non proprio ma ho bisogno che tu, quando mi serve, ti comporti da fidanzato in modo che io possa comprenderne il funzionamento.»
Cerco di captare ciò che le sue parole trasmettono ma la confusione regna sovrana. Inizio a grattarmi la testa per cercare di raccapezzarmi ma proprio non ce la faccio. Celeste continua a fissarmi mentre il mio sguardo confuso la travolge. La guardo mentre sospira e si alza.
   «Lascia stare. Immagino che questo sia troppo per te.»
Mentre si allontana afferro istintivamente la sua mano. Lei si volta fissandomi ed io distolgo lo sguardo:
   «B-basta che finga di essere al tuo ragazzo quando ti serve giusto?»
   «Esatto.»
   «P-posso provarci. Ma non garantisco niente.»
Quando la guardo in preda all’imbarazzo tutta la mia agitazione scompare. I suoi occhi sono luminosi e brillanti e sul suo volto è ricomparso quel sorriso che avevo visto tanto tempo fa. Il mio cuore perde un colpo mentre si getta su di me abbracciandomi:
   «Grazie mille! Non sai quanto mi sarai d’aiuto!»
Quindi… sotto la sua corazza c’è… questo? 
Le mie braccia l’avvolgono d’istinto perché sento come se fosse diventata mia. 
Mi basta fingere di essere il suo ragazzo. Mi basta essere qualcuno che le serva per i suoi racconti. Mi basta questo se mi permette di vedere quel suo splendido sorriso. Sono felice. Felice che abbia scelto me e felice che quel bacio con Armin non abbia significato niente. 
Quando Celeste si allontana dal mio petto i suoi occhi incrociano i miei ed il suo sguardo è tornato quello di sempre.
   «Baciami.»
Le parole cadono come un fulmine a ciel sereno ed in un istante mi paralizzo.
   «C-come prego?»
   «Ho detto baciami.»
So cosa significherà questo bacio per lei. Lo so benissimo. Inizio a mordermi disperatamente il labbro mentre realizzo ciò che significherà per me. Siamo su due piani totalmente diversi. Piani dannatamente svantaggiosi ma allo stesso tempo vantaggiosi per me, che sono innamorato di lei. Raccolgo tutto il coraggio che ho in corpo e avvicino la mia mano tremante alla sua guancia. Lei si lascia accarezzare appoggiandocisi sopra.
   «C-chiudi gli occhi.»
La mia flebile voce è pari ad un sussurro ma lei la sente e, facendo cenno di si con la testa, chiude gli occhi. Osservo il suo volto candido aspettare che il mio si avvicini al suo e cerco di farlo in modo naturale. Non appena siamo abbastanza vicini vedo le sue labbra dischiudersi ed in un lampo di paura ed agitazione mi allontano. Celeste riapre gli occhi ed io mi gratto la testa mordendomi il labbro:
   «S-scusa io… proprio non ce la faccio…»
   «Mmm… è interessante.»
   «Che cosa?»
   «Questo… tutto questo. Tu. Le tue reazioni. È davvero molto… interessante.»
   «Si però io…non ce la faccio, scusami.»
   «Se non sbaglio è il tuo primo bacio giusto?»
   «Io… beh… ecco…»
   «Shhh, non ho bisogno di conferme. Facciamo così, siccome il mio primo bacio l’ho già dato anni fa non posso ricordarmi quello che si prova, ma tu si. Invertiamo le parti per questa volta. Io bacerò te, ma tu devi descrivermi esattamente tutto quello che provi. Fingi di amarmi e descrivimi quello che secondo te proverebbe una persona innamorata che da il suo primo bacio alla persona che ama. Puoi farlo?»
   «Io…» per un istante realizzo che per me non sarà difficile descriverlo. Non sarà difficile perché io l’amo davvero. Non dovrò fingere di provare qualcosa per lei. Ma dovrò fingere di stare fingendo di amarla. «possiamo provare.»
Celeste mi sorride e si avvicina a me. Io resto fermo immobile.
   «Ehy non devi essere una statua.»
   «S-scusa.»
Cerco di sembrare il più naturale possibile mentre il mio cuore tamburella nervosamente.
   «Dimmi cosa provi»
La osservo avvicinarsi a me lentamente, come una gatta che si avvicina alla preda.
   «S-sono agitato, nervoso ed emozionato. Sento che il momento più bello della mia vita si sta avvicinando ma non so come affrontarlo. Non ho mai baciato nessuno e non so cosa devo fare. Ho paura di fare brutta figura, di non essere all’altezza, di fare così tanti errori da schifare la persona che amo facendola fuggire ad anni luce da me.»
   «Continua…» mi sussurra mentre si inginocchia davanti a me accarezzandomi il viso con le mani.
   «I-il cuore mi batte all’impazzata mentre mi accarezzi il viso e sento che se il tempo si fermasse adesso sarei la persona più felice di questo mondo. Sono terrorizzato dal pensiero di deluderti e non voglio che tu abbia una cattiva impressione di me. Voglio renderti felice e dimostrarti che posso farlo e so che il primo bacio tra due persone è tutto e quindi cerco di elaborare un modo per renderlo perfetto.»
I suoi occhi si spostano ad osservare le mie labbra che sto ancora mordendo e lei me le accarezza gentilmente con il dito facendo fermare quella tortura.
   «Ancora…» sussurra con una voce così flebile e sensuale da mandarmi fuori di testa.
Chiudo gli occhi d’istinto sentendola così vicina.
   «Eccolo, il momento è arrivato. Chiudo gli occhi preparandomi per il momento cruciale. Sento il tuo fiato sulle mie labbra e sono così emozionato da sentirmi impazzire. La tua voce che sussurra nelle mie orecchie è il colpo di grazia. Non ce la faccio più. Ti voglio. Adesso. Voglio che tu sia mia e di nessun altro. E voglio sigillare questa cosa con un bacio.»
Le mie parole si fermano per un istante e lei subito azzera il contatto tra noi. Le sue labbra umide premono contro le mie. Sono paralizzato ma felice. Vorrei stringerla tra le mie braccia ma ho troppa paura di sbagliare e sono troppo emozionato per fare qualsiasi movimento. Resto immobile fino a quando le sue labbra si allontanano dalle mie.
   «Cosa provi adesso?» mi chiede poi mentre i miei occhi restano chiusi per l’imbarazzo.
   «S-sono felice. Estremamente felice. Dannatamente felice. È stato il momento più bello della mia vita, ma mi è sembrato durare fin troppo poco. Ne voglio ancora, ne voglio di più. Voglio che sia più lungo, più intenso, più sentito. Voglio che inizi e non finisca mai.»
   «Perfetto, e più intenso sia allora.»
   «Cos---»
Riapro gli occhi sbigottito dalle sue parole ma le mie mi muoiono in gola. Con un balzo si getta su di me sdraiandomi a terra e premendo le sue labbra sulle mie già dischiuse. In un attimo sento la sua lingua premere sulla mia e mi sento la testa scoppiare. 
Che faccio? Come reagisco? E se non lo faccio bene?
 
La sua lingua continua ad accarezzare la mia mentre fisso i suoi occhi chiusi. Chiudo anche i miei e mi lascio trasportare e la cosa mi sembra dannatamente… facile. Dopo un primo momento di insicurezza sento il mio corpo e la mia lingua muoversi di conseguenza. Sento la paralisi scomparire permettendomi di avvolgere il suo esile corpo fra le mie braccia. Sento il suo corpo reagire al mio tocco mentre continuiamo a baciarci. Poco dopo devo separarmi da lei per mancanza di ossigeno. Mentre riprendo fiato la sento ridacchiare.
   «Respira, o non potrai continuare.»
Mi rimprovera prima di baciarmi ancora con la stessa intensità.




Commento dell'autrice: saaaaaalve a tutti!! Maaaa...sono io, o qui fa caldo??? mamma mia che vampate mi sono venute mentre scrivevo sto pezzo xD mi sono immersa talmente tanto ad immaginare i dettagli e le sensazioni che mi è venuto caldissimo xD Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi sto divertendo un sacco a scrivere questa storia (non lo avrei mai detto O_o) e, a dirla tutta, non avevo in mente nulla mentre la scrivevo xD Ho scritto questo capitolo di getto e senza un'idea precisa e questo è il risultato (sinceramente mi piace molto!!) Vi piace come si stanno mettendo le cose tra i due? Spero di si! Lasciate una recensione se vi va =D

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Capitolo 4
*** Dimmi Cosa Vuoi Che Faccia ***


Mentre le sue labbra premono ancora sulle mie e la sua lingua gioca armoniosa con la mia mi sento esplodere. Un turbinio di emozioni che avevo sempre e solo immaginato guardando i film e leggendo i libri mi travolge mandandomi alla deriva. La stringo forte a me e sentire il calore del suo corpo a contatto con mio mi fa trasalire ancora di più. Quando il bacio finisce lei si allontana. Io cerco di riprendere fiato mentre lei mi osserva. Distolgo lo sguardo imbarazzato:
   «C-che c'è?»
   «Mpf... sei carino.» dice ridacchiando.
   «C-carino?!»
   «Si! Hai la faccia tutta rossa!»
Inventa una scusa...inventa una scusa presto!
   «P-per forza!» dico portandomi la mano davanti alle labbra. «È stato il mio primo bacio, e di certo non mi aspettavo una cosa del genere!!!»
   «Ehi... viva la sincerità! Ora il tuo amico immaginario non sarà geloso?»
   «Nono... anche perché ci ha lasciati soli già da un po'.»
Torno di nuovo a fissarla e quando vedo la sua espressione sorpresa per la mia risposta scoppiamo a ridere.
Meno male che abbiamo cambiato discorso...
Mi rialzo da terra e mi sistemo i vestiti e poi inizio a fissare il cielo.
   «Hai qualche altra cosa da aggiungere? Dico come sensazione.»
   «A parte la mancanza di fiato ed il terrore di soffocare no direi che c'è tutto.»
   «Bene! Comunque guarda che non stavo scherzando! Devi respirare tra un bacio e l'altro altrimenti resti davvero senza fiato! Non si possono interrompere le cose sul più bello!»
Si certo, come se fosse facile...aspetta aspetta...sul più bello?!
Non appena realizzo le sue parole mi volto immediatamente verso di lei ma lei ormai non mi considera più, è troppo presa a prendere appunti. Quando scendiamo al piano di sotto ci salutiamo ed io torno in sala delegati. Mi siedo sulla mia sedia e, una volta sicuro di essere da solo, mi lascio travolgere davvero da tutto quello che è appena successo.
Ci siamo baciati... ci siamo baciati... oh dio mio ci siamo baciati!!
Inizio a canticchiare felice ma smetto subito non appena la direttrice entra in sala portandomi dei documenti da sistemare. Non appena sistemo il primo plico passo al secondo ed i miei occhi si sgranano quando vedo l'argomento trattato: “gita al mare”. Leggo tutti i dettagli e quando scopro che noi dell'ultimo anno andremo in gita tutti assieme per ben cinque giorni scoppio di felicità. Il giorno dopo sono io stesso ad occuparmi della distribuzione dei moduli di partecipazione e, prima di entrare nella classe di Celeste, controllo di avere tutti i vestiti in ordine. Mi schiarisco la voce prima di bussare ed aprire la porta. Gli studenti si voltano tutti nella mia direzione ma il mio sguardo è alla ricerca del suo e, non appena lo incrocia, entrambi sorridiamo. Arrossisco violentemente mentre passo di banco in banco lasciando il foglio. Quando arrivo da lei sento che mi accarezza la mano e sottovoce mi sussurra:
   «Ti aspetto all'intervallo sul terrazzo.»
Faccio cenno di sì con la testa mentre il mio cuore inizia ad agitarsi. Vorrà che ci baciamo ancora?! Mentre cammino tra i banchi in balia del mio cuore metto male un piede ed inciampo finendo a terra. Tutti scoppiano a ridere ed io mi vergogno da morire perché so che anche lei sta ridendo. Il professore riprende gli studenti e, mentre raccolgo in fretta e furia il resto dei fogli, noto che Celeste mi sta aiutando:
   «Ti prego lascia stare o penseranno male di te!»
   «E cosa mai dovrebbero pensare?»
Impassibile come sempre.
   «Beh... non sono proprio uno dei ''popolari'' in questa scuola...»
   «Allora facciamo parte della stessa categoria.»
   «No veramente tu---»
   «Nath, sta zitto e fatti aiutare.»
   «Si signora.»
Rispondo arrossendo e finendo di raccogliere i fogli rimasti.
Perché mi agito così tanto quando mi chiama per nome?!
Mi rialzo da terra e recupero i fogli che regge Celeste prima di uscire dalla sua aula e raggiungere l'ultima. Quando ho finito di distribuire gli ultimi moduli esco dalla 5B e mi chiudo la porta alle spalle. Sospiro un paio di volte prima di accorgermi che Celeste è appoggiata al muro fissandomi.
   «Finito di distribuire i moduli? O forse dovrei dire... di inciampare dove capita.»
   «Non è divertente.»
   «Ohhh si che lo è.»
   «No, invece.» dico iniziando a morsicarmi il labbro.
   «Sei agitato?»
   «N-no!»
   «Piantala... il tuo tic ti sta tradendo.»
Immediatamente mi porto la mano sopra le labbra.
   «Non sono agitato!»
Celeste si avvicina a me.
   «A parte tutto... ti sei fatto male cadendo?»
   «No...» rispondo spostando la mano da davanti alla bocca sul fianco dove prima ho sbattuto.
   «Non sei bravo a mentire.» dice osservando il mio movimento e spostando immediatamente la mano da dove l'avevo appoggiata ed alzando la maglietta.
   «Ehy ehy! Oh, andiamo, smettila!» dico violaceo in volto per l'imbarazzo.
   «Sta zitto. Già odio il fatto che continui a mentirmi ora piantala di fare il santo e fammi dare un'occhiata.»
Giro la testa dall'altra parte e la lascio fare. Non si può discutere con lei. Sento la sua mano accarezzarmi il fianco e mi vengono i brividi.
   «Hai freddo per caso?»
   «No... è che mi hai fatto venire i brividi.»
   «Mmmm... interessante. Lo segnerò più tardi, ora vieni con me.»
Dice afferrandomi la mano e trascinandomi chissà dove. Quando ci fermiamo siamo in infermeria. Entriamo e l'infermiera ci accoglie e Celeste gli piega la situazione. L'infermiera mi passa una crema contro le contusioni e poi si allontana un istante per rispondere al telefono. Mi siedo sul letto ed inizio ad aprire la crema quando Celeste me la ruba dalle mani:
   «Spogliati.» mi dice poi.
   «P-prego?!»
   «Nath ho detto spogliati. Forza. Togliti la maglietta.»
   «P-posso fare da solo sai? E senza togliere niente!»
   «Senti vuoi fare una cosa fatta bene o preferisci imbrattarti la maglietta per via della tua timidezza da verginello??»
   «Vergi cosa?!»
   «Oh se non lo fai tu allora lo faccio io!»
Celeste butta la crema su una sedia poco lontano e si avvicina a me afferrandomi la maglietta per sfilarmela.
   «F-ferma!!»
Rispondo tentando di tenere abbassata la maglia. Tra un tira e l’altro finisce Celeste mi butta all'indietro sedendosi sopra di me e riuscendo a togliermi la maglia.
   «Ho vinto io.» risponde sorridendo vittoriosa.
   «Va bene... ma ora scendi per cortesia... e poi posso fare da solo davvero... torna pure in aula...» dico nascondendo la mia agitazione.
La osservo guardarsi intorno prima di guardarmi sogghignando.
   «Ma guarda un po' che situazione.»
   «Ehhh già...»
   «E se lo facessimo qui e ora? Come reagiresti?»
   «F-fare cosa?!» rispondo come se davvero non sapessi a cosa allude.
Celeste mi guarda, sa che sto mentendo di nuovo. Sorride ancora e si avvicina a me. Le sue mani mi accarezzano l'addome mentre la pelle d'oca mi assale. Le sue labbra si avvicinano alle mie e, quando sento il suo fiato sulle mie, la sua voce interrompe il momento:
   «Scherzavo, verginello.» dice scendendo ed afferrando la crema iniziando a spalmarmela sul livido. «Non è né il luogo né il momento.»
Faccio cenno di si con la testa ma quando realizzo ciò che ha appena detto e che io ho appena confermato cerco di ribattere negativamente ma mi perdo ad osservarla mentre è concentrata a controllare che la crema sia spalmata bene. Resto in silenzio e mi lascio coccolare infondo, le sue attenzioni non mi dispiacciono per niente. Poco dopo rientra l'infermiera ma per allora mi sono già rivestito e entrambi la salutiamo e ringraziamo prima di tornare in aula.
All'intervallo salgo sul terrazzo e lei è già li ad aspettarmi.
   «Come va il fianco?» mi chiede subito.
   «Bene, grazie dell'aiuto.»
   «Prego. Allora? Che ne pensi di questa gita?»
   «Sinceramente? Non vedo l'ora! Adoro il mare!»
   «Mpf... non avevo dubbi.»
   «E perché?»
   «Beh, sei il classico tipo da mare.»
   «E sarebbe?»
   «Mmmh... niente, niente. Sai già cosa portarti?»
   «Non ci ho ancora pensato tu?»
   «Si... diciamo che ho già due o tre cose nell'elenco.» dice osservandomi.
Io rispondo allo sguardo non cogliendo il suo messaggio. Celeste sbuffa e si siede a terra. Io mi siedo accanto a lei. Restiamo un po' in silenzio poi lei si appoggia alla mia spalla. Sussulto per un istante e la osservo sorridere ma non dico nulla. Mi piace restare così con lei. Mentre mi godo il momento penso ai pochi giorni che ci separano dalla gita. So che sarà un pretesto per Castiel e la sua banda per mettere a segno qualche colpo e mi immagino già che dovrò essere io a controllare che non accada nulla e la cosa un po' mi scoccia. Subito dopo realizzo che la mia attuale situazione con Celeste implica che anche io potrei far parte di quei ragazzi che tentano di andare in buca. Imbarazzato mi giro verso di lei e subito mi accorgo che sta dormendo. Cancello subito dalla mia mente quei pensieri e riprendo a pensare a tutte le belle cose che si potranno fare in gita sperando di poter baciare nuovamente la ''mia ragazza'' ma questa volta vorrei un bacio romantico. Poi penso al fatto che nessuno sa di ''noi'', quindi tutte le mie speranze vanno in fumo. Decido di non pensare più a nulla onde evitare di distruggermi moralmente ancora prima di partire.
 
Da quel giorno è passata una settimana e la gita è ormai alle porte, mancano meno di 12h. Sono a casa mia e sto preparando la valigia quando mia sorella irrompe in camera mia gettandomi una scatola di preservativi sopra la sacca:
   «Non ho voglia di diventare zia così presto quindi portateli dietro non si sa mai... ah già, scusami, tu non hai nemmeno una vita sociale ahahah.»
Conclude allontanandosi ridendo come la vipera che è.  Osservo la scatola e poi la nascondo nella borsa. Sorrido pensando di averlo fatto davvero. Poso la sacca a terra e vado a dormire.
Domani sarà un gran giorno.
Quando suona la sveglia sono le sei del mattino. Mi preparo velocemente e mi dirigo a scuola. Quando arrivo aiuto la dirigente a far salire le varie classi suoi propri pullman e mi dispiaccio un po' quando scopro di non essere su quello di Celeste. Il viaggio mi pare un’eternità e, quando dopo due ore facciamo una sosta, le mie gambe ringraziano. Scendo dal pullman ed entro nell'autogrill. Cerco Celeste con lo sguardo ma non la trovo. Inizio a preoccuparmi che non ci sia ma poi mi rilasso. Mi aveva detto che sarebbe venuta. Mi dirigo in bagno per liberarmi dai liquidi e, mentre mi lavo le mani, sento qualcuno abbracciarmi da dietro. Terrorizzato mi volto improvvisamente e Celeste scoppia a ridere:
   «Ahahahah dovresti vedere la tua faccia!!»
   «C-che ci fai qui?! È il bagno degli uomini! »
   «È chi mi mancavi...» dice avvicinandosi a me ed appoggiando le sue mani sul mio petto. Arrossisco violentemente e lei ridacchia spingendomi leggermente indietro. «Sto scherzando, è che nel bagno delle donne c'è la fila perché quella cretina di Ambra sta tenendo tutti i bagni occupati perché non vuole che nessuna la senta mentre svuota la vescica e a me scappava quindi sono venuta qui.»
   «Ma se ti beccano sono guai!»
   «Ma non mi farò beccare.»
Subito dopo quella frase la porta del bagno si apre. Osservo Celeste come per dire ''e adesso???'' e lei mi afferra al volo trascinandomi dentro uno dei bagni con lei e richiudendo la porta alle sue spalle. Sono stato in quel bagno fino ad un attimo prima, ma di certo non mi era sembrato così piccolo. In un attimo mi pare di rivivere la situazione dell'armadio nell'ufficio della preside solo che ora il rapporto che c'è tra me e Celeste è diverso, e lei lo sa bene. Mentre prima fissava la porta chiusa a chiave, adesso osserva me e riconosco fin troppo bene quello sguardo. Il suo corpo preme improvvisamente sul mio con più pressione mentre sento di nuovo che mi sto eccitando, proprio come quella volta.
   «Celeste per favore...» chiedo implorandola di allontanarsi.
   «Mmmh... vediamo... cosa farebbe un cattivo ragazzo in questa situazione?»
   «Ma io non sono un cattivo ragazzo...»
   «Ok... allora cosa farebbe una cattiva ragazza?»
   «Ma nemmeno tu sei una cattiva ragazza...»
   «Allora vediamo...» dice spingendomi contro la parete del bagno ed appoggiandosi totalmente a me. «Cosa provi adesso?»
   «A parte il fatto che vorrei morire dall'imbarazzo?»
   «No Nath. Se fossi il mio ragazzo e mi amassi, che cosa proveresti adesso? Che cosa faresti? Parlami.»
   «B-beh... di certo coglierei l'occasione al volo...»
   «E cosa faresti?»
   «T-ti bacerei immagino.»
   «Mi pare giusto. Quindi?»
   «Quindi cosa?»
   «Quindi cosa stai aspettando?»
   «Ma qui?! Adesso?!»
   «Senti, se non vuoi farlo vado a chiederlo ad Armi---»
Bastano quelle parole a farmi scattare. Ribalto la situazione facendo finire lei contro la parete e bloccandole entrambe le braccia in alto impedendole ogni movimento. Osservo il suo sguardo spaesato mentre improvvisamente la bacio.
Non andare da lui... non andare da lui!!!
Ripeto nella mia testa baciandola. A poco a poco lascio la presa e lei libera le sue mani mentre ancora ci stiamo baciando. È un semplice bacio a stampo e ad un certo punto la sento sorridere. Quando mi allontano poiché sento che in bagno non è rimasto nessuno lei subito mi afferra:
   «È divertente.» dice prima di baciarmi ancora, questa volta con quell'intensità che solo lei riesce a far cominciare ogni volta.
Quando sento nuovamente la sua lingua premere sulla mia non riesco a pensare che un bacio del genere in questo posto sia dannatamente sporco e squallido. Ho solo voglia di godermi il momento. Quando finisce la guardo fissarmi mentre coglie ogni sfumatura del mio volto. Poi esce dal bagno e se ne va.
   «Dove stai andando?!»
   «A scrivere e dove se no?»
   «Ma non dovevi andare---»
   «No. È tornata indietro.» risponde lasciandomi da solo in quel bagno ormai vuoto.
Mentre torno sull'autobus scopro che lei è seduta accanto al mio posto. La osservo sorpreso ma lei mi ignora. È intenta a scrivere. Mi siedo accanto a lei che continua a non far caso a me. Quando finisce di prendere appunti mette via il taccuino e mi fissa.
   «Che ci fai qui?»
   «I miei compagni mi hanno rotto, quindi sono venuta qui.»
   «Lo sai che se ti becc---»
   «Piantala.» dice appoggiandosi alla mia spalla e chiudendo gli occhi. «Lasciami dormire.»
   «Ma---»
   «Nath...»
   «Va bene.»
Stiamo in silenzio per qualche secondo poi lei riprende a parlare.
   «La mano.»
   «Che?»
   «Dammi la mano.»
   «P-perché?!»
   «Perché sei il mio ragazzo, no? Sbrigati.»
   «Ma poi gli altri---»
   «Nath, non me ne frega niente degli altri. Sbrigati ho detto.»
La guardo mentre tiene gli occhi chiusi e, timidamente, afferro la sua mano. Lei intreccia le sue dita alle mie e poi sospira.
   «Buonanotte.» conclude poi.
   «B-buonanotte.»
La sento addormentarsi sulla mia spalle e penso che questa gita stia diventando sempre più bella prima di addormentarmi appoggiandomi a mia volta a lei.




commento dell'autrice: ecco il nuovo capitolo xD spero sia di vostro gradimento xD mi dispiace non lasciare un commento più lungo ma sono in piena fase esami (ne ho due la settimana prossima....fatemi gli auguri sto morendo di ansia xD) quindi devo tornare sui libri! Visto che avevo bisogno di qualcosa per distrarmi ho scritto questo capitolo e tutto sommato mi piace, mi soddisfa, mi sono divertita un sacco scrivendolo! Spero sia piaciuto anche a voi! Grazie ed alla prossima risponderò al più presto ad ogni vostra recensione! Grazie mille a tutti <3

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Capitolo 5
*** Verità Nella Menzogna ***


Quando riapro gli occhi lo faccio perché è il trambusto intorno a me a svegliarmi. I miei compagni si stanno agitando, e capisco che la loro euforia è dovuta al nostro imminente arrivo all’hotel dove resteremo per ben cinque giorni. Inizio a stiracchiarmi quando mi rendo conto che Celeste è ancora appoggiata alla mia spalla e che, nonostante tutto quel rumore, sta ancora dormendo beatamente. D’istinto le accarezzo la guancia e lei subito sorride.
   «Sei sveglia?»
Lei non risponde ma continua a sorridere.
Se solo potessi dirti quanto ti trovo bella…
D’istinto le do un bacio sulla nuca ma mi ritraggo subito temendo di svegliarla. Lei non si muove ed io tiro un sospiro di sollievo, troppo presto però. Quando mi giro, noto Castiel che mi fissa con aria divertita.
Merda, ha in mente qualcosa.
Stringo la mano di Celeste e gli mando un’occhiataccia.
Non ti permetterò di toccarla.
Lui contraccambia il mio sguardo, e mi sembra quasi che mi stia lanciando una sfida.
“Vediamo chi dei due riesce a portarsela a letto prima”
So che la sua occhiataccia mi sta dicendo questo. Questa volta non abbasso lo sguardo e cerco di tenergli testa.
Non l’avrai vinta questa volta. Non ti permetterò nemmeno di avere pensieri sconci su di lei. LEI.È.MIA.
Per la prima volta noto in lui un senso di stupore. Non si aspettava di vedermi così intraprendente. Peccato che subito dopo lui scoppi a ridere. Forse mi sono scoperto troppo. Temo che l’avergli dimostrato che tengo davvero a lei lo abbia spronato a dare il massimo per portarmela via.
Portamela via eh? Posso davvero dire che lei sia mia?
   «…Nath? Che succede? Siamo arrivati?»
La sua voce assonnata mi distoglie dai miei pensieri.
   «Si. Scusami, mi spiace che tu ti sia svegliata in questo modo. Avrei dovuto svegliarti io, è solo che dormivi così bene che---»
   «Nath, stai parlando troppo… sono appena sveglia, rallenta un po’.»
   «Scusami.»
La guardo mentre si stira e riprende possesso del suo corpo intorpidito. Distolgo un attimo lo sguardo da lei ed osservo i miei compagni scendere velocemente dal pullman non appena si ferma. Sono scesi quasi tutti quando mi sento tirare. Mi volto verso Celeste e non ho il tempo di parlare che lei mi bacia come se nulla fosse. Rimango inebetito dalla semplicità con la quale ha deciso di baciarmi davanti a tutti. Scatto all’indietro controllando che nessuno ci abbia visto. Lei sbadiglia ancora mezza addormentata.
   «Buongiorno.» mi dice poi.
   «C-che?!»
   «Buongiorno. Visto che dicevi di volermi svegliare la prossima volta fallo in questo modo. E poi dammi il buongiorno. Ora levati, voglio scendere.»
Mi alzo subito lasciandola passare. La guardo scendere dal pullman e sparire davanti ai miei occhi, mentre io ancora tento di realizzare quanto questa nostra strana “relazione” stia diventando contorta. I miei pensieri, a quel punto, non possono che andare verso una sola direzione: Castiel.
Che avrà in mente?
Inizio ad agitarmi.
Chissà perché, non ho un buon presentimento.
 
Non appena tutti gli studenti arrivano nella hall dell’hotel inizio a fare l’appello. Una volta verificata la presenza di tutti gli alunni mi dirigo con il professor Faraize alla reception e recupero tutte le chiavi delle stanze a noi riservate. Inizio a distribuirle e, quando consegno a Celeste la sua, lei mi osserva distrattamente.
   «Con chi sei in camera?»
   «Da solo.»
   «Come mai tu hai ricevuto il lusso di una camera singola, mentre noi poveri mortali dobbiamo condividerla con i nostri compagni?»
   «Beh, diciamo che essere il delegato scolastico ed avere la completa fiducia dei professori dà diritto a qualche vantaggio extra.»
   «Si, lo immagino. Scommetto che a Castiel non avrebbero mai dato una camera singola. Conoscendo l’elemento, di certo non sarebbe rimasto solo a lungo in quel posto.»
   «Ti prego, non farmici pensare. Temo già il momento in cui mi chiederanno di fare delle ronde notturne per controllare i suoi movimenti.»
Mi gratto la testa già esausto ancora prima di cominciare.
   «Non ti preoccupare, vedrai che questa gita andrà diversamente dal solito.»
   «E cosa te lo fa pensare?»
   «Chiamalo… intuito. Magari è la volta buona che bisognerà controllare chi entra in camera tua, non nella sua.»
Conclude allontanandosi con nonchalance. Io rimango imbambolato a fissarla mentre il resto delle chiavi che ho in mano mi scivolano finendo a terra. Il professor Faraize si avvicina chiedendomi se c’è qualcosa che non va ed io riprendo possesso di me scusandomi per la mia distrazione e raccogliendo le chiavi da terra. Finisco di distribuirle e salgo al secondo piano dirigendomi in camera mia. Percorro il lungo corridoio fino ad arrivare alla stanza 24. Non appena entro mi accorgo piacevolmente che la mia valigia è già stata portata a destinazione.
Però, davvero efficiente il servizio in questo posto.
Osservo l’arredamento incuriosito da tanto lusso. È la prima volta che una classe va in gita in un hotel a 5 stelle. Abbiamo avuto questa grande fortuna per il semplice fatto che il proprietario dell’hotel è il fratello del professor Faraize, e per questo motivo ci è stato fatto un prezzo stracciato e sarebbe stato stupido da parte della dirigente non accettare. Osservo le pareti che, con il loro colore beige, danno una sensazione di rilassatezza all’intera stanza. Il letto è da una piazza e mezza ed un grande piumone marrone lo ricopre quasi interamente. Le lenzuola sono di colore bianco e sopra al cuscino noto un cioccolatino a forma di quadrato. Mi avvicino e lo afferro: cioccolato fondente.
Peccato che non mi piacciano i dolci… beh, potrei sempre regalarlo a Celeste!
Un sorriso si dipinge sul mio volto.
Chissà che sta facendo.
Qualcuno busso alla mia porta. Quando la apro mi ritrovo davanti il professor Faraize, il quale mi spiega la disposizione dei vari studenti nelle stanze, in modo tale da poter coordinare insieme a lui le varie attività per noi studenti: al primo piano ci sono i ragazzi, al secondo i docenti ed io, e al terzo le ragazze. Capisco immediatamente che il fatto che le stanze dei professori siano state situate a metà tra i due piani è stato fatto per far sì che, in caso di spostamenti notturni, qualcuno di noi ci avrebbe fatto sicuramente caso. Prima di congedarsi il professore mi dice che lui è nella stanza 20, quella vicino alle scale per salire o scendere tra i diversi piani, mentre la dirigente è alla stanza 29, vicino all’ascensore. Saluto il professore e lo osservo sparire oltre l’angolo. Rientro in camera mia ed inizio a disfare la valigia. Ho un po’ di tempo prima dell’orario di ritrovo.
 
Alle 12 in punto ci troviamo tutti nella hall dell’hotel, pronti per andare a mangiare. Ci dirigiamo al piano inferiore, dove un ricco buffet ci accoglie. Inizio a riempire il mio piatto e poi vado a cercare un posto per sedermi. Prima di farlo noto che Castiel sta cercando con insistenza qualcuno tra la folla, ed io so chi sta cercando. Inizio a fissare le persone anche io, ma proprio non riesco a trovarla. Mi dirigo ad un tavolo vuoto poco distante da me ma inizio ad agitarmi.
Dove sei?
Continuo a cercare Celeste, ma non riesco a vederla da nessuna parte.
   «Che fai? Mi sembri in preda ad un attacco di panico.»
Non appena mi giro mi accorgo che si è seduta difronte a me ed io tiro immediatamente un sospiro di sollievo.
   «Tranquilla, tutto ok.»
   «Non si direbbe.» dice addentando una forchettata di penne al salmone.
Mentre mangia continua a fissarmi, ed io so di non poterle mentire troppo a lungo o finirei per farmi odiare.
   «È per via di Castiel. Ha in mente qualcosa.»
   «Siamo appena arrivati è già ti stai facendo dei viaggi mentali su quello lì?»
Certo che mi faccio dei viaggi mentali visto che ha brutte intenzioni nei tuoi confronti!
   «Lo conosco troppo bene. Lo sto che sta per combinarne una delle sue.»
   «E tu fregatene. Il peggio che potrebbe fare è portarsi a letto tua sorella! È l’unica delle ragazze che ancora non si è passato dell’intera scuola.»
Il sangue mi si gela nelle vene.
L’unica delle ragazze? Vuol dire che…
Sbianco totalmente.
Non voglio crederci…
Celeste mi osserva e sembra leggermi nel pensiero.
   «Hey, guarda che io non ho mai avuto a che fare con lui se è questo che stai pensando.»
Mi rilasso istantaneamente.
Come ho potuto credere che anche lei fosse caduta fra le sue grinfie? Idiota.
   «Ah tieni, questo è per te.» le dico lanciandole il cioccolatino.
   «Mmmh… grande, mi hai regalato il cioccolatino che l’hotel regala a tutti gli ospiti. Davvero carino come gesto.»
Ottimo. Questo quanti punti mi fa perdere? Ma quanto puoi essere cretino su una scala da 1 a 100?!
   «Scusami, me lo riprendo subito.»
Faccio per riprendere quello che è stato uno stupidissimo errore ma lei ritrae la mano.
   «No. È mio.»
Dice scartandolo ed iniziando a mangiarlo.
Proprio non riesco a capirla.
La guardo gustarsi quel piccolo pezzo di cioccolata e poi andarsene. Mentre si allontana noto che Castiel la sta fissando. La cosa mi irrita immediatamente, tanto che il boccone mi va di traverso. Inizio a tossire insistentemente e tutti iniziano a fissarmi. Non appena riesco a ricompormi noto che Castiel sta ridendo di me e, non appena i nostri occhi si incrociano, lui fa segno di “no” con la testa. Mi alzo e salgo in camera mia, sono veramente arrabbiato. Non appena estraggo la carta elettronica dalla fessura della porta di camera mia mi ci fiondo dentro e mi butto sul letto.
Sei davvero un imbranato totale!
Chiudo le mani a pugno cercando di calmare la mia rabbia.
   «Si può sapere perché sei così agitato?»
Mi volto di scatto ed osservo Celeste guardami con aria impassibile.
   «Come sei entrata?»
   «Ti ho seguito e sono entrata prima che la porta di camera tua si chiudesse. C’è qualcosa che non mi dici, e la cosa mi snerva parecchio.»
   «Non è vero.»
Non morderti il labbro, non morderti il labbro. Non lo fare o ti scoprirà.
Celeste mi osserva e si avvicina a me. La guardo incrociare le braccia in segno di disappunto ma, come sempre, la sua espressione non fa trapelare alcuna emozione.
   «Stai mentendo.»
   «No, non lo sto facendo.»
   «Dimmi cos’hai o potrei arrabbiami sul serio.»
Castiel ha intenzione di portarti a letto e io non so come impedirlo, e tanto meno come dirtelo.
   «Non ho niente ti ripeto.»
   «Senti, detesto le persone che mi raccontano bugie, ma detesto ancora di più i bambini capricciosi. O impari ad aprirti con me o non potrò mai capirti, e se non ti capisco tutto questo non ha senso.»
Ah, e così è questo il motivo per il quale mi hai seguito? Solo perché il mio comportamento “enigmatico” non ti permette di scrivere sul tuo dannato taccuino?!
   «Se ti servo davvero solo per questo puoi anche andartene. Se tu non mi credi è un tuo problema. Io non ho proprio un bel niente.
Il viso di Celeste si scompone, e per la prima volta lo vedo arrabbiarsi. Gira i tacchi e si allontana ed io mi rendo conto che sto per perdere tutto.
   «Celeste io…»
   «Lascia stare. Finiamola qui.»
Le sue parole mi lacerano nel profondo.
Sei davvero così tanto arrabbiata? Perché?
   «Celese, sei---»
   «Solo un ricordo.» conclude uscendo da camera mia sbattendosi la porta alle spalle.
La mia voglia di seguirla in questo momento è davvero tanta, eppure non me la sento. So che l’unico modo per poterla riavvicinare è quella di essere sincero, ma temo che la sola sincerità non sarà sufficiente.
 
Le attività pomeridiane diventano un’agonia, soprattutto quando mi accorgo che lei le svolge tutte insieme ad Armin.
Valgo davvero così poco?
Continuo ad osservarla di soppiatto cercando di intravedere in lei una qualche emozione, ma mi sembra di sfogliare un libro bianco. Non trovo nulla. Mi sembra tutto un ricordo lontano, passato, che mai tornerà. Mi è scivolata via dalle mani nel giro di un nanosecondo, ed io sono ancora fermo a cercare di capire come ho fatto ad avvicinarla la prima volta.
Se è successo una volta, perché non potrebbe accadere una seconda?
 
Dopo cena i professori ci dicono di tornare in camera, e noi ubbidiamo senza fare troppe storie. Il lungo viaggio ci ha stancato non poco, e tutti noi abbiamo bisogno di un lungo sonno ristoratore. Non appena entro in camera mia ricordo le parole che Celeste ha pronunciato durante la mattinata alludendo al fatto che forse, almeno questa volta, sarebbe stata la mia camera quella da sorvegliare. Sbuffo irritato, pensando a quanto quelle parole abbiano perso di significato ormai. Vado a dormire, non ho più voglia di soffermarmi su tutto questo.
 
La mattina dopo ci svegliamo verso le sette del mattino. Passiamo tutta la giornata a visitare musei e, sebbene solitamente trovassi la cosa interessante, questa volta mi è sembrata davvero eterna e noiosa. Passo tutto il tempo a cercare Celeste ma, ogni volta che la vedo, lei cambia direzione e fa in modo di evitarmi il più possibile. La cosa mi ferisce, e capisco che non posso andare avanti così. Decido di fare qualcosa, ma so che ora non è il momento adatto. Quando torniamo in hotel è ora di cena. Decido di agire dopo il pasto, quando i professori hanno spento le luci. Finito di mangiare torniamo tutti in camera e, quando sono ben sicuro che i professori stiano dormendo beatamente, sgattaiolo fuori da camera mia. Mi avvio verso le scale e scendo al piano inferiore. Non appena arrivo il silenzio mi accoglie ed inizio ad agitarmi. È la prima volta che disubbidisco in modo così palese. Inizio a camminare lungo il corridoio quando realizzo di non ricordare quale sia la camera di Celeste, e di non sapere nemmeno quali sono le sue compagne di stanza. Mi fermo improvvisamente.
È tutto inutile.
Torno sui miei passi ma decido di non tornare in camera, ho bisogno di sbollire. Esco dall’hotel e vado a fare due passi. L’aria è fresca, e mi pento quasi subito di non aver portato con me una felpa.
Chi se lo aspettava che sarebbe finita così eh?
Cammino a vuoto lungo il viale che costeggia la spiaggia accanto al nostro hotel e poi la vedo, bella come sempre, seduta sul muretto che dà sulla spiaggia, con le gambe penzolanti rivolte verso il mare. Mi sposto subito di lato, non voglio che mi veda. La guardo osservare il mare con aria assorta.
A cosa stai pensando?
Voglio avvicinarmi, ma mi rendo conto che tutte le belle parole che mi ero preparato per scusarmi sono finite nel dimenticatoio. Ho un vuoto in testa che mi pare incolmabile, e mi sembra che l’unica cosa che desidero davvero fare sia andare lì e stringerla forte a me, sperando che basti. Basta un secondo, ed i miei pensieri lasciano spazio alla realtà. Senza rendermene davvero conto l’ho raggiunta e, una volta dietro di lei, l’ho abbracciata. Lei subito scatta ma poi, quando si rende conto che sono io, diventa glaciale. Affondo il viso nei suoi capelli.
Dio, quanto mi è mancato questo profumo.
   «Mi dispiace per quello che ho detto, mi dispiace per come mi sono comportato, mi dispiace averti mentito. Castiel vuole portarti a letto, per questo mi sono agitato. Non voglio che tu diventi un giocattolo come tanti. Penso che non lo meriti, credo che tu valga molto di più di tutte le altre ragazze e non voglio vederti finire al loro livello. Solo che non sapevo come dirtelo, esattamente come non ho idea di come affrontare Castiel.»
Le parlo apertamente di quello che penso, dei miei timori, rendendomi più vulnerabile di quanto non sia mai stato, sperando che lei capisca quanto mi sto esponendo per lei. La sento addolcirsi almeno un po’ e la sento indietreggiare appoggiandosi al mio petto.
   «Era tanto difficile?»
   «Che cosa?»
   «Essere sinceri.»
   «No.» Si, più di quanto non voglia ammettere.
   «Cosa vuoi fare adesso?»
   «In che senso?»
   «Perché sei venuto qui a scusarti? Non sarà che ti piaccio?»
Adesso sono io ad irrigidirmi. Non avevo considerato l’eventualità che lei potesse scoprire i miei veri sentimenti. Inizio a mordermi il labbro.
Nath, sei abbastanza intelligente per trovare rapidamente una scusa.
   «No. È che sei l’unica persona che mi ha accettato come amico. L’unica che dopo tanti anni ha deciso di parlarmi e di “frequentarmi” al di fuori delle faccende scolastiche. E non mi andava di perdere tutto questo. E poi, tu hai bisogno di me giusto? Armin non può darti quello di cui hai bisogno mentre io, a detta tua, sono perfetto. Quindi ho pensato che, in fin dei conti, sarebbe stato meglio per entrambi fare pace.»
Una mezza verità. Direi che te la sei cavata tutto sommato bene.
Celeste annuisce e si volta verso di me. I nostri sguardi si incrociano ed i suoi occhi, per un istante, mi sembrano lucidi.
   «Allora?» incalza poi.
   «Allora cosa?»
   «Cosa farebbe il fidanzato della ragazza dopo aver fatto pace con lei per ripianare del tutto i rapporti?»
Sorrido, non ho bisogno di farmi dire cosa fare. Ci baciamo. È un bacio caldo, che sa di miele, e mi rendo conto di quanto mi siano mancate le sue labbra, sebbene siano state lontane dalle mie per un solo, interminabile, giorno. Quando ci separiamo Celeste torna a fissare il mare. Mi sorprendo quando non la vedo prendere appunti.
   «Non scrivi nulla questa volta?»
   «Non ho il taccuino dietro. Non pensavo che sarebbe successo tutto questo.»
   «Ed è un bene o un male?»
   «Direi un bene, ho parecchio materiale da inserire.»
   «Non hai bisogno di sapere quello che provo? Nel senso, quello che il ragazzo innamorato prova?»
   «No. Per questa volta, va bene così.»
Restiamo in silenzio per qualche istante poi Celeste con un balzo atterra sulla sabbia e mi fa cenno di seguirla. Avanziamo verso il mare e ci sdraiamo su due sdraio collocate l’una vicino all’altra. Non diciamo nulla, restiamo nella quiete della notte cullati dal rumore delle onde del mare. Una folata di vento mi fa rabbrividire e noto che anche Celeste patisce il freddo.
   «Non pensi sia il caso di rientrare? Comincia a fare davvero freddo qui fuori.»
   «Va pure se preferisci, io vorrei stare qui ancora un po’.»
   «No. Non penso sia sicuro lasciare una ragazza da sola di notte.»
   «Si papà.» risponde ironizzando.
La guardo ma lei non si volta verso di me. Mi accorgo che ha la pelle d’oca.
   «Vuoi venire qui?» dico allargando le braccia.
Lei mi guarda con una faccia strana ed io arrossisco, ma è troppo buio per notare il rossore sul mio volto.
   «Voglio dire, in quanto tuo “ragazzo” non posso lasciarti congelare. Mi sembra il minimo riscaldarti come posso.»
Celeste mi osserva con aria inquisitoria, come se cercasse un secondo fine nelle mie parole. Poi la sua espressione torna quella impassibile a cui sono abituato e si avvicina a me, accoccolandosi fra le mie braccia. Io l’abbraccio ma cerco di non farlo con troppa enfasi, una parte di me ha ancora paura di essere scoperto. Restiamo così per qualche minuto ed io mi rilasso capendo che siamo riusciti a riappacificarci. Chiudo gli occhi per un secondo, assaporando il profumo del suo shampoo e mi addormento. È la luce del sole a risvegliarmi la mattina. Guardo subito l’orologio, sono passate da poco le sei del mattino.
Siamo ancora in tempo per rientrare senza essere beccati.
Guardo Celeste che dorme ancora fra le mie braccia. Ricordo immediatamente le parole che mi rivolse il giorno del nostro arrivo all’hotel.
Devo svegliarti con un bacio?
Subito mi irrigidisco.
No, non posso farlo davvero. Ma si arrabbierà se non lo faccio, non posso farla arrabbiare ancora.
La osservo per un momento. È così bella, non mi va proprio di svegliarla. Però, allo stesso tempo, ho davvero una voglia matta di baciarla. Guardo ancora una volta l’orologio. È tardi, non posso rimandare ancora, devo svegliarla o rischiamo di farci scoprire. Le sposto una ciocca di capelli dal viso e lei si muove per un secondo.
   «Sei sveglia?» Non ottengo risposta. Bene, sai cosa fare. Le accarezzo il viso alzandolo leggermente nella mia direzione. Sento il mio cuore aumentare i battiti. «Dio, se solo potessi dirti quanto ti trovo bella…»
Faccio scivolare la mia mano dietro la sua nuca e la tiro verso di me baciandola. Lei non si muove. La osservo di soppiatto e la stringo a me.
Ho bisogno di sentirti più vicina.
Vedo i suoi occhi aprirsi lentamente e sento le sue mani, appoggiate sul mio petto, chiudersi a pugno per poi riaprirsi dolcemente. Sebbene entrambi siamo ormai svegli le nostre labbra non si separano. Le mani di Celeste si spostano salendo verso l’alto giungendo fino sopra le mie spalle ed abbracciandomi. Solo allora mi allontano ed apro gli occhi, osservandola. Le nostre posizioni sono cambiate, ora lei è sotto di me ed io la osservo dall’alto. Mi sta ancora abbracciando ed i nostri sguardi non si sono ancora lasciati.
   «Buongiorno.» le dico poi.
   «Buongiorno a te.»
Non ci muoviamo. Continuiamo a restare fermi come siamo. Cerco di intravedere le sue emozioni sul suo viso, ma continua ad essere indecifrabile come sempre.
Ti prego, dimmi a cosa stai pensando.
Lei chiude ancora gli occhi, ed aspetta.
Vuoi che lo faccia ancora una volta?
Mi chino su di lei e la bacio ancora e, per la prima volta, sento che è lei a tirarmi nella sua direzione. Questa volta il bacio è dolce e romantico, non forte ed aggressivo come lo è stato le prime volte. Le nostre lingue si cercano e si coccolano dolcemente.
Ecco, è questo che volevo.
Quando ci separiamo mi sembra che il mondo mi crolli addosso, ma non c’è più tempo.
   «Dobbiamo andare. Se scoprono che abbiamo dormito qui, siamo morti.»
Celeste fa cenno di sì e ci incamminiamo. Mentre ci avviciniamo all’hotel afferro la sua mano e le nostre dita si intrecciano.
   «Stai imparando, sono fiera di te.»
   «Faccio del mio meglio.» le rispondo sorridendo mentre il sole, alle nostre spalle, è sempre più alto nel cielo.




Commento dell'autrice: ho tantissime storie in corso, eppure ho deciso di continuare questa, sebbene io non sia una grande fan di Nathaniel, anzi! Ho deciso di continuarla non perché non l'aggiornavo da tempo (anche se è improponibile il tempo che ho lasciato trascorrere) ma perché alcune notti fa l'ho sognato (io che amo follemente Castiel, ho sognato Nathaniel) ed è stato inquietante come sogno (si, decisamente inquietante!!) però me l'ha fatto rivalutare completamente e ho deciso di proseguire con questa storia, perché boh, avevo voglia di parlare di lui. Ammetto che ci sono alcune parti di questa storia che forse non mi convincono, ed altre che invece mi dico "wow, ogni tanto hai davvero delle idee interessanti". Sto già scrivendo i capitoli seguenti, quindi non dovrei metterci troppo a pubblicarla questa volta (anzi, se vedete che sparisco mandatemi pure un messaggio sulla pagina, perché magari mi dimentico di pubblicare anche se la storia è già scritta. Ho problemi seri, lo so xD).
Bene, dopo tutte queste parole inutili (xD) passo ai ringraziamenti: grazie mille a voi, che ancora mi supportate e sopportate con pazienza i miei lunghi periodi di assenza (lo so, sono un danno, ma è grazie alla vostra costanza nel postare recensioni e nel mandarmi messaggi privati che io continuo a scrivere), grazie a chi, anche questa volta, deciderà di spendere alcuni minuti del suo tempo per lasciare una piccola recensione e grazie anche a chi, silenziosamente e senza farsi notare, continua a seguire i miei racconti. Ora vado a scrivere il seguito di questa storia. Ho grandi idee in mente e spero di riuscire a metterle tutte per iscritto. Scusate per gli eventuali errori, ma volevo pubblicare al più presto! Se notate qualcosa di davvero terribile non esitate a farmelo notare! Provvederò a correggere il prima possibile!
Grazie ancora a tutti voi che mi seguite, siete la forza che mi spinge a non mollare la scrittura <3

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Capitolo 6
*** Io, Insieme A Te ***


Rientriamo in hotel il più silenziosamente possibile. Sappiamo che, se ci scoprissero nessuna scusa, avrebbe davvero un senso, anche se a dirla sarebbe il delegato scolastico. Ci avviciniamo alle scale e le saliamo in punta di piedi. Non appena arriviamo al primo piano lascio, a malincuore, la mano di Celeste. Lei mi osserva per un istante.
   «Baciami ancora una volta.»
   «Perché?»
   «Fallo e basta.»
La tiro e me e la bacio. Lei resta immobile, non mi abbraccia, però contraccambia quel bacio. Quando ci separiamo vedo i suoi occhi osservarmi dalla testa ai piedi, e poi mi accorgo che sta pensando a qualcosa.
   «Che c’è?»
   «Nulla, rievocavo ciò che è successo ieri. Ho bisogno di ricordare le cose per poterle scrivere. A dopo.»
Così dicendo si allontana uscendo dal mio campo visivo.
Mi lascerai mai capire a cosa pensi?
Salgo al secondo piano ed entro in camera mia. Ho giusto il tempo di farmi una doccia e cambiarmi i vestiti che sento il professore Faraize bussare alla mia porta chiedendomi una mano per controllare che tutti gli studenti siano presenti all’appello del mattino. Scendo al piano di sotto lasciando la mia carta elettronica alla reception ed iniziando a fare l’appello. Durante quella giornata, le cose sarebbero state leggermente diverse rispetto al giorno precedente. Siccome le visite guidate che dovevamo affrontare durante la giornata imponevano un numero massimo di partecipanti, e noi superavamo quel tetto, le classi sarebbero state divise in due gruppi, in base alle sezioni, ed ogni classe avrebbe fatto le visite separatamente, e ad orari diversi, in modo tale da poter vedere tutto. La cosa mi demoralizza parecchio, visto che io e Celeste siamo in due sezioni diverse, ma una parte di me si sente sollevata.
Dato che Castiel è in sezione con me, sono sicuro che non importunerà la mia ragazza.
Un brivido mi percorre la schiena.
La mia ragazza? Siamo davvero tornati a quel punto?
Inizio a sorridere come un’idiota.
Certo che sì.
Non appena tutti gli studenti rispondono all’appello ci dirigiamo verso i due autobus. Riesco ad intravedere Celeste un secondo prima che salga sul suo e, muovendo semplicemente le labbra, le dico “ci vediamo dopo”. Lei fa cenno di sì con la testa e sale. Ci mettiamo circa mezz’ora per arrivare a destinazione e, durante il viaggio, il fatto che tutti restino in silenzio mi inquieta abbastanza. Non appena scendo dall’autobus controllo che ci siano tutti, e lì mi accorgo del disastro. Castiel non c’è, non è qui con noi. Eppure all’appello c’era. Non ci metto molto a capire dove sia finito. Corro da Faraize e gli faccio notare che Castiel non è presente nel gruppo. Lui si agita ma subito chiama la dirigente. Io lo osservo nervoso e, quando lui termina la chiamata, mi dice di non preoccuparmi perché Castiel è nell’altro gruppo, deve aver fatto un errore mentre saliva sugli autobus.
Non preoccuparmi un cavolo, lo ha fatto di proposito. Lo ha fatto per stare addosso a Celeste!
Afferro il cellulare dalla mia tasca.
Devo avvisarla che… merda.
Mi rendo conto di non avere il suo numero.
Perché diavolo non ci ho fatto caso prima?!
Durante tutta la mattinata sudo freddo. Sono agitato. So cos’ha in mente Castiel, e so che è fin troppo bravo ad ottenere quello che vuole. Sono nervoso, impaziente di rientrare. Ma ho tutta la giornata davanti, e prima di questa sera non potrò far nulla. Non potrò sapere se è successo qualcosa, e se Celeste è caduta nella sua trappola, sebbene anche lei sia a conoscenza dei suoi intenti.
 
Quando finalmente è ora di rientrare sono le 19 passate. Non appena arriviamo in hotel la maggior parte dei miei compagni va a mangiare, ma io resto nella hall. Ho bisogno di trovare Celeste, e subito. Passano i minuti, ma degli altri non c’è traccia. Comincio a spazientirmi, ed il mio tic nervoso mi sta distruggendo il labbro.
   «Oh buonasera! Siete già rientrati?»
   «Si, alle 18 la nostra visita era già finita e così siamo rientrati.»
Mi volto verso quelle voci e vedo il professor Faraize parlare con la dirigente.
Sono già rientrati?
Li osservo dirigersi verso l’area bar, so che stanno andando a prendere un caffè per discutere delle loro impressioni inerenti alle visite. Non appena sono abbastanza lontani vado alla reception.
Faraize ha in camera sua l’elenco delle camere, così potrò scoprire qual è quella di Celeste.
   «Salve, vorrei la chiave della stanza numero---»
   «Buonasera, la chiave di camera sua l’ha presa una sua compagna di classe! Mi ha detto che doveva urgentemente lasciare delle cose in camera sua e quindi è salita prima di lei.»
La receptionist non mi lascia nemmeno finire la frase, ma quando capisco quello che mi sta dicendo inizio a correre su per le scale.
Celeste.
Arrivo in camera mia, la porta è socchiusa, una scarpa impedisce alla porta di chiudersi. Entro e tolgo la scarpa, lasciando che la porta si chiuda dietro di me.
   «Celeste?»
   «Ce ne hai messo di tempo.»
Sento la sua voce e mi calmo quasi subito. È seduta sul mio letto, con gambe e braccia incrociate. Mi sta fissando, e so che se è venuta da me ha bisogno di qualcosa.
   «Sai già perché sono qui vero?»
   «Diciamo che lo immagino. Ho passato tutta la giornata ad immaginarlo non appena mi sono accorto che Castiel non era con noi. Allora?» Celeste si alza e si avvicina a me. I suoi occhi non abbandonano i miei. Sono magnetici, ma per un istante vorrei non guardarla, perché ho quasi paura di quello che sta per dirmi. «Allora?»
   «Mi ha baciata.»
   «COSA?»
Sono furioso. Non sono mai stato così arrabbiato prima. Mi giro di scatto, ho bisogno di prenderlo a botte. Non avrei mai pensato di desiderare di pestare qualcuno, eppure è successo. Sto per uscire di camera mia, quando la voce di Celeste mi blocca.
   «Non vuoi sapere il resto?»
Il resto? C’è dell’altro?
   «Cosa intendi?»
   «Devi ascoltare prima tutto quello che è successo, poi reagirai di conseguenza.»
Non fa una piega.
Torno da lei. Vedo che mi fissa, allunga la sua mano verso di me e mi accarezza la fronte.
   «Non c’è motivo di alterarsi così tanto.»
   «Non sono alterato.» voglio solo ucciderlo.
   «Ah no? Allora la vena pulsante sulla tua testa cos’è? Eccitazione?»
Faccio un respiro profondo e cerco di calmarmi.
   «Raccontami cos’è successo.»
   «Quando sono salita sull’autobus e ho preso posto, lui si è subito seduto vicino a me. Ha passato tutto il viaggio cercando di rendersi interessante, ma più parlava più desideravo lanciarlo fuori dall’autobus e farlo precipitare in un burrone. Durante le visite non mi ha mollata per un solo istante fino a quando non gli ho detto chiaramente di lasciar perdere, poiché tanto non lo avrei minimamente considerato. Lui si è messo a ridere, dicendomi che non era io a decidere in questo “gioco”. Non riuscendo a capire le sue parole mi sono deconcentrata un attimo e lui mi ha preso e mi ha baciata.»
   «Tipico di lui.» se prima volevo ammazzarlo sul colpo, ora desidero torturarlo e farmi implorare di porre fine alla sua vita.
   «Si certo, peccato che quando mi sono resa conto di quello che stava succedendo gli ho tirato un pugno nello stomaco e mentre si allontanava gli ho assestato un colpo dove non batte il sole.»
Rimango allibito per un istante. Celeste continua a guardami, imperturbabile come d’abitudine.
   «Lo hai… picchiato?»
   «Penso che sia più corretto dire che mi sono difesa. Beh, questo è quanto. Hai ancora intenzione di far qualcosa a riguardo? Anche se volessi infierire ulteriormente su di lui, dubito che sarebbe in grado di difendersi visto come l’ho ridotto.»
Abbasso lo sguardo per un istante cercando di immaginarmi la scena. Mi scappa da ridere e mi porto una mano sulle labbra, non voglio che mi veda ridere per le disgrazie altrui anche se, cavolo, pensare che Celeste le abbia suonate per bene a Castiel è davvero divertente.
   «Comunque mi sorprendi sai?»
   «A cosa alludi?» chiedo ricacciando indietro le risate e tornando a guardarla.
   «Beh, ti stai impegnando. Nel tuo ruolo dico. Hai avuto la classica reazione da fidanzato. Non pensavo fossi un così bravo attore.»
   «Eh… eh già. Quando mi impegno riesco a fare bene parecchie cose.»
Ridacchio cercando di distogliere la sua attenzione da questa sua osservazione.
Se la lascio focalizzare troppo su certe cose, ho paura che riesca a capire che la mia non è una semplice finzione.
   «Comunque, c’è una cosa che vorrei chiederti.»
   «Dimmi.»
Celeste si avvicina alla mia valigia svuotata quasi del tutto. La guardo mentre osserva il suo interno per poi chinarsi ed afferrare qualcosa portandolo alla mia attenzione. La mia faccia diventa paonazza in un secondo.
   «A cosa ti servono questi?»
Mi chiede, indicando il pacchetto di preservativi che tiene in mano.
Oh, merda.
   «È colpa di Ambra. Prima di partire me li ha gettati nella valigia alludendo al fatto che non è suo interesse diventare zia così presto, poi mi ha preso in giro dicendo che, non avendo nemmeno una vita sociale, è impensabile che io li utilizzi. Devono essere finiti in fondo alla valigia e mi sono dimenticato di toglierli.»
Cerco di ridere per farle capire che non sono opera mia.
Una mezza verità anche questa volta…beh, di solito se faccio così non capisce che sto raccontando balle.
Celeste mi osserva, e poi osserva il pacco di preservativi che ancora tiene in mano e li rigetta nella valigia.
   «Tua sorella dovrebbe fare attenzione a quello che dice o a quello che ti dà. Potrebbe restare sorpresa se le sue “previsioni” non si rivelassero corrette. Ora vado, se resto qui ancora un po’ rischio di farmi beccare, e ho già vissuto l’ansia da “essere scoperti” questa mattina, non ho proprio voglia di rivivere il tutto da capo.»
Così dicendo mi saluta ed esce dalla mia camera. Io resto imbambolato a fissare la porta dalla quale l’ho appena vista uscire, mentre nella mia testa risuona ancora la sua ultima frase inerenti alle previsioni di mia sorella.
 
La mattina dopo mi sveglio di malumore. Siamo già al terzo giorno di gita e, sebbene Celeste si sia vendicata del gesto di Castiel, io sono parecchio irritato e non riesco a ritenermi soddisfatto di come si sia conclusa la faccenda.
Devo fare qualcosa.
Sono le otto di mattina quando siamo tutti radunati nella hall dell’hotel. Il programma della giornata è un’incognita anche per me ma, nonostante la curiosità del non sapere cosa faremo oggi, sono troppo nervoso per godermi qualsiasi comunicazione stiamo per ricevere. Passo in rassegna la folla e noto Castiel poco distante da me. Sta parlando con Lysandro e sembra che si sia ripreso totalmente da ieri. Mi sento decisamente irritato dalla cosa, ma non posso sbroccare proprio adesso davanti a tutti.
   «Hemm, ragazzi, potete ascoltarmi per un minuto?»
Il professor Faraize cerca di attirare la nostra attenzione. Il silenzio cala e tutti tendiamo le orecchie per ascoltare quello che ha da dirci, ma io continuo a tenere d’occhio Castiel.
   «Purtroppo il programma di oggi è saltato, poiché c’è stato un problema della struttura che dovevamo visitare. Non avendo organizzato un piano B, e dato che voi vi siete comportati bene durante questi primi due giorni, abbiamo deciso di darvi la giornata libera ma vi chiediamo gentilmente di non sparire o far danni a cose e/o persone. Vi chiediamo di presentarvi tutti durante i pasti. Se sarete corretti e puntuali sia a pranzo che a cena, noi vi lasceremo carta bianca per la giornata. Tutto chiaro?»
   «Si!!!»
Rispondiamo all’unisono e tutti iniziano ad agitarsi felici di avere la giornata libera.
Bene, direi che è l’occasione giusta per affrontare Castiel.
Cerco di raggiungerlo per dirgliene quattro, ma lui è già sparito.
Merda. Dove sei finito?
Lo cerco ovunque, ma di lui non c’è già più traccia. Irritato decido di tornare in camera mia ma, prima di farlo, ho una cosa da chiedere a Celeste. La cerco in mezzo alla gente e la vedo ferma al bar, intenta a sorseggiare un cappuccino.
   «Devo chiederti una cosa.» le dico non appena la raggiungo.
   «Sei già qui a fare richieste di prima mattina? Non potresti essere felice per il fatto che abbiamo la giornata libera?»
   «Certo che sono felice, ma ho bisogno di un favore. Dammi il tuo numero di telefono, voglio essere in grado di contattarti in qualsiasi momento.»
   «Ehy ehy, frena. Chi sei? Il mio stalker?»
   «Fino a prova contraria sono il tuo ragazzo. Quindi dammi il tuo numero.»
Non ho il tempo di rendermi conto che sto riversando su di lei l’ira che sto provando nei confronti di Castiel che ormai l’ho già trattata in modo arrogante. Lei mi fissa con aria seccata. Finisce il cappuccino e poi mi fulmina con lo sguardo.
   «Datti una calmata. Tu, tecnicamente, non sei il mio ragazzo, non sempre almeno. Vedi di toglierti dalle scatole, perché questo tuo modo di fare mi scoccia parecchio. Vattene. Non ho nessuna intenzione di darti il mio numero, non se me lo chiedi in questo modo. Quando avrai deciso di tornare quello di sempre fammi un fischio, fino ad allora, gira a largo»
Mi morsico la lingua.
Questa storia mi sta rovinando la giornata.
Celeste continua a guardarmi in cagnesco ma io non mi muovo. Restiamo a fissarci per qualche istante fino a quando è lei che, stufa di quella situazione di stallo, se ne va.
Ora si che sono davvero incazzato! Non sono il tuo ragazzo eh?! Questa situazione comincia a starmi stretta!
Mi fermo un secondo. Prendo fiato e cerco di rilassarmi.
Dio… quando sono diventato così?
Mi porto le mani sulle tempie e cerco di rilassarmi davvero. Non posso andare avanti così. Salgo in camera mia e mi infilo il costume, ho bisogno di farmi una nuotata.
 
Non appena arrivo in spiaggia mi accorgo che la maggior parte dei miei compagni ha avuto la mia stessa idea. Butto la sacca sulla spiaggia ed apro il telo da mare, distendendolo per bene. Non appena ho sistemato tutto mi butto in acqua. Passo tutta la mattinata a nuotare e questo, grazie al cielo, basta a far sfogare tutta la mia rabbia. Quando esco dall’acqua sono circa le 11:30. È quasi l’ora dell’incontro con i professori per la pausa pranzo, ed io mi dirigo verso il mio asciugamano per asciugarmi. Mentre cammino noto in lontananza Celeste. Mi rendo conto che anche lei indossa un costume da bagno. Un due pezzi bianco. Arrossisco violentemente, è la prima volta che la vedo così. Non appena mi riprendo noto che sta camminando a passo svelto e sembra molto arrabbiata. La seguo con lo sguardo e noto che, dietro di lei, Castiel la sta seguendo. Il sangue mi va al cervello e mi metto a seguirli. Quando li raggiungo, vedo che si sono nascosti dietro il bar della spiaggia. Inizio ad origliare la conversazione.
Ho bisogno di prove prima di agire.
Controllo la situazione. Celeste è quella più vicina a me, mi dà le spalle, mentre Castiel le sta di fronte. Mi nascondo subito, non voglio che scoprano che sono li.
   «Allora? Che vuoi ancora? Non sono stata sufficientemente chiara con te? Vuoi forse prenderle di nuovo?»
   «Calmati, sono solo venuto qui per mettere in chiaro le cose. Siamo partiti con il piede sbagliato e vorrei rimediare ok? Niente rancori.»
   «Non me ne frega niente di te e della tua malsana idea di appianare un rapporto che nemmeno esiste. Tu sei qui per via di Nath vero? Si può sapere che hai contro di lui?»
   «Nulla in particolare, ho solo voglia di soffiargli la ragazza che gli piace.»
   «La ragazza che gli piace? Frena badboy, tu perdi i pezzi per strada. Non abbiamo quel genere di rapporto io e lui.»
   «Oh ma guarda, la ragazzina è meno sveglia del previsto. Davvero non ti sei accorta di come ti guarda?»
Merda. Se continua così la verità salterà fuori. Devo intervenire adesso.
Sto per uscire allo scoperto quando Celeste riprende a parlare.
   «E anche se fosse? Non sono affari che ti riguardano. In ogni caso, quello che c’è tra me e lui sono cose nostre, e tu non hai nessun motivo di impicciarti. Prova a rifarlo, e la prossima volta ti colpirò così forte che azzererò tutte le tue possibilità di riprodurti.»
Mi porto una mano davanti alla bocca. Questa sua ultima frase è stata davvero d’effetto, è riuscita a zittire Castiel ed io mi sto trattenendo al massimo per non ridere.
   «Scommetto che questa volta non avrai il tempo di ribellarti.»
Non appena sento queste parole capisco che Castiel vuole prendersi la sua rivincita. Esco da dove sono nascosto ed afferro Celeste tirandola fra le mie braccia proprio un istante prima che sia Castiel ad afferrarla.
   «Basta così.»
Dico gelido, freddando Castiel con lo sguardo. Lui mi osserva, e poi un ghigno compare sulla sua faccia.
   «Ma guarda, il fidanzatino è arrivato. Che ti avevo detto?»
   «Castiel, vattene.»
Lui mi fissa in cagnesco e poi si allontana. Lo seguo con lo sguardo e, quando è abbastanza lontano, decido di prendermi la mia rivincita.
   «Ehy Castiel!» urlo abbastanza forte da farmi sentire.
Lui si gira e, non appena il suo sguardo si posa su di noi, prendo Celeste e la bacio proprio davanti ai suoi occhi. Mentre la sto baciando continuo a fissarlo.
“LEI.È.MIA.”
Castiel mi guarda male e poi si allontana. Non appena mi separo da Celeste tiro un sospiro di sollievo.
Spero che le parole di Celeste e il nostro bacio siano sufficienti, almeno per il momento.
Quando i miei occhi si posano su Celeste lei ha le braccia incrociate, e dal suo viso traspare una nota di disappunto.
   «Che ci fai qui? Mi stavi seguendo forse?»
   «No… stavo facendo una nuotata e ti ho vista camminare spedita nel tentativo di seminare quello. Per cui ti ho raggiunta. Pensavo ti servisse una mano.»
   «Non mi serviva, potevo cavarmela benissimo da sola.»
   «Oh, certo, se non ti avessi afferrata in tempo ora sulle tue labbra avresti il suo sapore, non il mio!»
Perché stiamo di nuovo litigando?!
Lei si porta una mano sulle labbra e se le accarezza. Osservo il suo gesto, e questo scatena in me la voglia di baciarla di nuovo. Mi avvicino e lei indietreggia fino a quando la sua schiena non tocca la parete del bar. Si guarda in torno, sa che è in trappola.
   «Vattene, sono ancora arrabbiata con te. Anzi, sono ancora più arrabbiata di prima.»
   «Se non mi dai modo di farmi perdonare non potrò mai recuperare. E poi non ho fatto niente di male!»
   «Niente di male?! Sei venuto da me stamattina con aria strafottente imponendomi di darti il mio numero di telefono! Non sono una bambina! So badare a me stessa! Non ho bisogno di una balia! Non ti ho chiesto di essere il mio ragazzo per farmi da tutore! Né tanto meno per farmi da stalker!»
   «Non sono né la tua balia né i tuo stalker! Devo prendermi cura di te no?! Devo farti capire cosa si prova quando si è amati da qualcuno no?! Non è questo quello che ti serve?! Non è per questo che ci baciamo e tutto il resto?!» lei mi guarda, sembra quasi spaesata. «Che poi, ora sono di nuovo il tuo ragazzo?! Stamattina mi hai detto di no, quando ne parlavi con Castiel non hai negato esplicitamente che lo fossi, ora dici che lo sono, ma ti decidi?! Io non so più che cosa devo fare con te!»
Inizio ad ansimare dalla rabbia.
Non voglio litigare con te! E allora perché non riesco a far altro?
Lei mi guarda, è confusa. Io ripenso alle mie parole, e mi sembra quasi di essermi dichiarato. Cerco di calmarmi. Devo raffreddare la situazione.
   «Scusa, è che tutto questo mi stressa. Io e Castiel… non lo so, abbiamo sempre avuto questo rapporto, ci odiamo, e più stiamo lontani e meglio è. Io ci tengo a te, te l’ho già detto. Sei l’unica persona ad avermi accettato per quello che sono, e per questo non voglio perderti.»
Lei mi guarda, ancora, e questa volta mi sembra di riuscire ad andare oltre alla sua corazza.
   «Tu…sei cambiato.»
   «Anche tu lo sei.»
   «No, non è vero.»
   «Si che è vero. All’inizio eri imperturbabile, nulla sembrava toccarti davvero. Ora invece spesso riesco ad intravedere le tue emozioni, ti stai aprendo, e forse è questo che ti spaventa.»
   «No, non è così. Sei tu quello cambiato. Prima eri sempre passivo, ora reagisci, ti arrabbi, mi tratti come se fossi una cosa di tua proprietà ed è… strano. Non… sembri più tu.»
   «E quindi? Non vado più bene?»
Queste frasi mi feriscono, ma se bisogna darci un taglio, meglio farlo prima che io giunga al punto di non ritorno. Non sei stata tu a dirmi di fissare un obbiettivo e fare di tutto per raggiungerlo?
   «Non è questo è che…. Sono arrabbiata. Tanto arrabbiata. Sono furiosa. E non sono mai stata una persona che si arrabbia facilmente ma tu… ultimamente mi fai davvero saltare i nervi.»
   «Beh, non credi sia un ottimo modo per avere del materiale su cui scrivere?»
   «Non era questo che mi interessava ottenere. Odio essere arrabbiata.»
Odi essere arrabbiata, o odi essere arrabbiata con me? Ho troppa paura per chiederglielo.
   «E adesso? Sei ancora tanto arrabbiata?»
   «Furiosa. Potrei colpirti nello stesso modo in cui ieri ho colpito Castiel. Anzi, probabilmente potrei farti ancora più male.»
La sua espressione si addolcisce, non sembra davvero così tanto furiosa. Mi avvicino ancora di più a lei.
   «Fermo lì.»
   «Sai che non mi fermerò.»
   «Oh, sì che lo farai! Se ti avvicini ancora, giuro che ti colpisco.»
   «Fallo allora.»
Mi avvicino ancora, ormai le sono davanti, le sto addosso. La sua espressione torna furiosa. Osservo le sue mani chiudersi a pugno. Sferra un gancio, ma io lo blocco. Cerca di colpirmi con l’altro pugno, ma io fermo anche quello.
   «E adesso?»
   «Nath, lasciami andare.»
   «No, non lo farò.»
Abbasso le sue braccia, annullando le sue difese. Lei cerca di divincolarsi me è troppo tardi, la sto già baciando. Sento il suo corpo agitarsi e dimenarsi sotto di me ma io non mollo la presa, continuo a baciarla. Sento che si sta arrabbiando ancora di più, ma non mi importa. Ad un certo punto sento un dolore atroce alle labbra. Mi allontano da lei. Sto sanguinando, mi ha morsicato. Sulle sue labbra, vedo tracce del mio sangue.
   «T-ti… ti avevo detto di lasciarmi andare!»
Lei si sfrega il labbro, sembra scossa da questo mio modo di fare.
   «Non importa, non sarà questo a fermarmi.»
Torno nella sua direzione e le afferro il viso tirandolo verso di me e baciandola ancora. Le labbra mi fanno male, sento il gusto del sangue, ma non mi importa. Non voglio che vada da nessuna parte. Lei è mia, e se per farglielo capire dovrò espormi totalmente, lo farò. Lei si agita ancora ma, questa volta, sembra meno convinta di quello che sta facendo. Lentamente si calma, e si lascia baciare. Quando ci separiamo lei si appoggia completamente al muro dietro alle sue spalle.
   «Sono ancora… arrabbiata con te.»
   «Si, lo so…» dico avvicinandomi un’ultima volta e baciandola ancora, mentre questo bacio sembra tornato dolce come un tempo e le sue braccia, finalmente, mi avvolgono.




Commento dell'autrice: Salve a tutti =D Come promesso, i capitoli vengono pubblicati circa 1 volta al mese (finalmente sono tornata regolare ahaha xD). Personalmente, ho adorato questo capitolo. Adoro la trasformazione che sta affrontando Nath, adoro come si stanno mettendo le cose, insomma, sto adorando scrivere questa storia (e io odio Nath! Non lo avrei mai detto! A furia di scrivere, sto rivalutando il suo personaggio xD anche se preferisco il mio a quello del gioco xD)
Beh, detto questo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me! Detto questo, ci vediamo tra un mese e (anche se in ritardo) BUON ANNO A TUTTI =D

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Capitolo 7
*** Le Gite Non Durano Per Sempre, Ma I Ricordi Si ***


Quando le nostre labbra si allontanano per l’ultima volta siamo tutti e due senza fiato. Celeste resta avvinghiata a me ancora qualche secondo prima di lasciare la presa.
   «Scusa, non volevo farti male.»
Mi dice alludendo al labbro.
   «Non preoccuparti, abbiamo tutti e due esagerato, in un modo o nell’altro.»
   «Si… hai ragione»
Mi massaggio il labbro. Sto cercando di fare il gradasso, ma in realtà mi fa malissimo. Mi incammino verso il mio asciugamano e Celeste mi segue. Noto che mi sta guardando in modo strano.
   «Che c’è?»
   «Mmmh… penso che domani passerai una brutta giornata.»
   «Perché?»
   «Aspetta e vedrai.»
   «Non hai intenzione di dirmelo?»
   «No. È il mio modo di vendicarmi. Ci vediamo.»
Così dicendo si allontana. La guardo camminare spedita verso l’hotel.
Io davvero…boh.
Recupero le mie cose e mi rivesto, meglio andare a mangiare pranzo. Quando arrivo al ristorante noto che Celeste è già seduta al tavolo. Prendo da mangiare e mi siedo davanti a lei. Lei mi manda un’occhiata inquisitoria.
   «Ancora niente?» mi chiede poi.
   «A cosa ti riferisci?»
   «Lo prendo come un no. Che farai al pomeriggio?»
   «Non lo so. Pensavo di fare un giro in centro. Vuoi venire con me?»
   «Mmmh. Si, potrebbe servirmi.»
   «Servirti?»
   «Si, potremo spacciarlo per un appuntamento.»
Il boccone che ho in bocca mi va di traverso.
   «Tutto ok?»
   «Si, si… mi è solo andato di traverso quello che stavo mangiando.»
   «Ti succede spesso? È già la seconda volta che ti succede in questa gita.»
   «Ma tu come…»
   «Ci vediamo dopo.»
Conclude allontanandosi.
Eppure non mi sembra di ricordare che fosse qui la prima volta che ho rischiato di strozzarmi davanti a tutti.
 
Dopo pranzo avviso il professor Faraize che io e Celeste ci saremo diretti in centro. Lui mi raccomanda di non tardare per cena ed io, rassicurandolo, ho ottenuto il permesso di andare. Resto nella hall ad aspettare la mia ragazza e, non appena la vedo, devo stropicciarmi un attimo gli occhi per verificare che ciò che sto vedendo è reale o meno. Celeste indossa un vestito lilla, molto corto ed attillato, ha i capelli raccolti in una treccia laterale ed indossa un ampio cappello da mare. Ai piedi, un paio di sandali leggermente alzati in tinta con i suoi capelli. Non appena mi si avvicina mi guarda con aria assorta.
   «Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
   «Ma cosa ti sei messa?»
   «È un appuntamento no? Sei tu quello vestito male. Forza, andiamo.»
Mentre usciamo dall’hotel rimpiango i miei jeans blu e la mia maglietta bianca. Ci dirigiamo verso la fermata della navetta e, non appena arriva, saliamo accomodandoci nei posti centrali. Ci vanno poco più di 10 minuti prima di raggiungere il centro. Non appena arriviamo restiamo spaesati per qualche istante.
   «Dove vuoi andare?» le chiedo poi.
   «Ho voglia di un gelato.»
   «E gelato sia.»
Iniziamo a camminare e, mentre lo facciamo, le afferro la mano. Lei subito si divincola.
   «Sono ancora arrabbiata ti ricordo.»
   «Che appuntamento è se non ci teniamo per mano?»
   «…facciamo così, se riuscirai a placare la mia ira, io accetterò di tenerti per mano.»
La fisso per un istante, so che mi sta sfidando, pensa che non riuscirò a vincere. Sorrido a mia volta, e questo dà il via alla nostra sfida. Mentre passeggiamo per il centro alla ricerca di una gelateria un negozietto attira la mia attenzione. Chiedo a Celeste di fermarsi un secondo e lei annuisce, intenta ad osservare ciò che la circonda. Approfitto della sua distrazione per entrare in quel negozio. So cosa sto cercando. Chiedo al negoziante se hanno ciò che cerco, ma purtroppo mi dicono di no. Ringrazio e mi allontano. Quando torno da Celeste lei è ancora li ferma, bella come il sole, intenta a catturare i dettagli di ciò che la circonda. Quando l’affianco riprendiamo a camminare. Di tanto in tanto mi fermo in alcuni negozietti speranzoso di trovare ciò che sto cercando ma, sfortunatamente, sono tutti buchi nell’acqua. Comincio a pensare di stare cercando qualcosa che non esiste, eppure sento di non dover mollare. Dopo una buona mezz’oretta troviamo una gelateria. Ci accomodiamo ed ordiniamo due gelati.
Sebbene io non sia un’amante dei dolci, il gelato fa eccezione.
Io ordino un cono al limone, mentre Celeste uno alla viola. Mentre mangiamo parliamo del più e del meno. Le chiedo se vuole assaggiare un po’ del mio gelato, ma lei mi risponde dicendomi che non le piacciono le cose aspre. L’appuntamento non sta andando come speravo anzi, temo che lei si stia annoiando. Quando riprendiamo a camminare vorrei tanto prenderla per mano ma lei me lo impedisce. Sbuffo seccato quando noto in lontananza una ruota panoramica. Mi fermo a fissarla e Celeste mi guarda. Le propongo di raggiungerla e lei accetta. Non appena arriviamo ci rendiamo conto che si tratta di una ruota panoramica molto vecchia che, tuttavia, è ancora in funzione. Ci mettiamo in coda e, mentre aspettiamo il nostro turno, noto in lontananza una bancarella. Dico a Celeste di tenermi il posto e faccio una capatina alla bancarella. Ho ancora un’ultima speranza. Quando ritorno in coda è ormai il nostro turno di salire. Io e Celeste ci sediamo uno di fronte all’altra. Dopo un primo istante di silenzio, è lei a rompere il ghiaccio:
   «Sei mai stato ad un appuntamento prima?»
   «No, è il primo, perché?»
   «Si vede che non hai esperienza.»
   «Tagliente come sempre.»
   «È pura sincerità. E comunque non sei ancora riuscito a farmi passare l’arrabbiatura, ed è quasi ora di rientrare.»
   «Vero, ma c’è ancora tempo.»
   «Ad occhio e croce, il giro su questo trabicolo durerà 15 minuti, ne hai ancora 10 a disposizione, come pensi di ribaltare le cose?»
Le mando un’occhiata, lei contraccambia. Mi alzo avvicinandomi a lei e sedendomici accanto.
   «Frena, non ti permetterò di baciarmi.»
   «Non è questo che voglio fare. Chiudi gli occhi e dammi la mano.»
   «Giuro che se fai qualcosa che non voglio ti butto fuori non appena arriviamo nel punto più alto.»
   «Tranquilla, non ho intenzione di sfiorare nient’altro che non sia la tua mano.» lei mi osserva, dubbiosa, poi chiude gli occhi ed ubbidisce. Estraggo dalla tasca ciò che ho comprato dalla bancarella, felice di aver trovato ciò che cercavo. Afferro la sua mano sinistra e tiro fuori dalla confezione il suo regalo. Il suo corpo scatta non appena le accarezzo la mano e noto il suo viso irrigidirsi. Prendo l’anello e glielo faccio scivolare lungo l’anulare sinistro e, non appena ho finito, lascio la presa. «Ecco, puoi aprire gli occhi adesso.»
Lei apre gli occhi ed osserva ciò che le ho infilato al dito. Vedo subito i suoi occhi sgranarsi e diventare leggermente lucidi mentre si porta l’altra mano davanti alla bocca. I suoi occhi sono incollati all’anello che le ho infilato al dito, un anello viola a forma di gatto. Il suo sguardo passa da me all’anello per circa una decina di volte nel giro di dieci secondi, noto che poi cerca di dire qualcosa ma, per la prima volta, è senza parole.
Questa è la prima vera emozione che mi permetti di vedere.
Questa sua reazione è il regalo più bello che lei potesse farmi. La ruota panoramica si ferma, siamo arrivati nel punto più alto.
   «Allora? Sei ancora arrabbiata?»
Lei mi guarda, riassumendo la sua espressione neutrale. Sbuffa e distoglie lo sguardo.
   «No, hai vinto.»
So che, una parte di lei, è arrabbiata per il fatto che io sia riuscita a renderla felice ma so anche che la gioia che prova in questo momento è più forte di qualsiasi altra cosa.
   «Per questa volta, non ti farò volare di sotto.» continua poi.
Sorrido divertito, ma anche felice di aver evitato una morte precoce. Lei si gira verso di me e mi osserva. Restiamo in silenzio, il sole alle nostre spalle sta tramontando.
   «È bello qui, non è vero?» le chiedo poi.
   «Si, molto. Ho un sacco di spunti da annotare nel mio taccuino.»
   «E ti bastano quelli che hai?» Quando sei diventato così intraprendente?
   «Si.»
Rimango sorpreso e amareggiato per la sua risposta.
Pensavo volesse farsi baciare.
Poi ricordo le sue parole inerenti alle cose aspre.
Magari non vuole che la baci per via del gelato. Di certo ho ancora il sapore del limone.
Mentre penso alle cose più improbabili è lei a tirarmi nella sua direzione e a baciarmi per prima. Quando ci separiamo la guardo sorpreso.
   «Pensavo che non volessi essere baciata perché ho mangiato il gelato al limone e non ti piacciono le cose aspre.»
   «In questi minuti sei stato sufficientemente dolce da attutire l’asprezza del limone, quindi smettila di dire stronzate e baciami, prima che l’euforia passi del tutto.»
Non me lo faccio ripetere due volte e la bacio a mia volta, mentre la ruota panoramica riprende a girare. Quando il giro finisce scendiamo e ci avviamo verso la fermata della navetta. Mentre camminiamo è Celeste stessa ad afferrare la mia mano. Mentre le nostre dita si intrecciano sento l’anello che le ho regalato appoggiarsi dolcemente tra gli incavi delle mie dita. Sorrido.
   «Non montarti la testa signor delegato, stai facendo un buon lavoro, ma non per questo devi pavoneggiarti così.»
   «Si, signora.»
Rispondo stringendo la presa. Quando torniamo in hotel sono le sette di sera in punto.
Più precisi di così si muore.
Io e Celeste siamo ancora mano nella mano e tutti ci guardano incuriositi. D’istinto lascio la sua mano, non voglio che gli altri pensino male di lei. Lei mi guarda malissimo e poi si allontana.
Mi sa che ho esagerato di nuovo.
D’istinto la seguo e la fermo prima che entri in camera sua.
   «Fermati.»
   «Che c’è?»
   «Mi sembri arrabbiata.»
   «No, non lo sono.»
   «Certo che lo sei.»
   «No.»
   «E allora perché sei corsa in camera?»
   «Per te.»
   «Me?»
  «Si, non ti sei ancora reso conto dell’enorme stronzata che hai fatto oggi?»
   «Alludi a prima quando ho lasciato la tua mano?»
   «Ma no! Stamattina, al mare, sei stato tutto il giorno senza metterti la crema solare, vero?»
Oh, merda.
Sbianco immediatamente.
Ero talmente furioso per il corso degli eventi che mi sono totalmente dimenticato protezione solare.
Celeste sbuffa. Entra in camera sua e ne esce con una crema dopo sole un una contro le scottature.
   «Domani starai malissimo per via delle bruciature, mi auguro per te che non ti venga una febbre da insolazione, ma visto come sei stato nel pomeriggio non credo che tu abbia nulla di grave, a parte la faccia viola. Fossi in te andrei in camera, farei una doccia e mi coprirei dalla testa ai piedi di crema.»
   «Se lo sapevi avresti potuto dirmelo prima! Perché non l’hai fatto?»
   «Perché ero arrabbiata, e te lo sei meritato»
Così dicendo mi fa la linguaccia e si rinchiude in camera. Rimango imbambolato come un imbecille mentre decido se infuriarmi con lei e buttare giù la porta o correre in camera a cercare di recuperare il disastro che ho combinato. Il buonsenso vince e corro in camera a cercare di salvare ciò che resta del mio corpo bruciato. Chiamo il professor Faraize in camera sua e, spiegandogli la situazione, lo avviso che non mi presenterò a cena. Lui dice di non preoccuparmi e di restare a letto e che se sono affamato, posso usufruire del servizio in camera. Ne approfitto per ordinare qualcosa. Non appena il mio cheeseburger arriva in camera me lo mangio in un sol boccone. Finita la cena mi alzo e mi controllo allo specchio. Ad eccezione della pelle rossissima, non mi pare di avere altri sintomi. Mi corico a letto e cerco di dormire, sicuro che una buona nottata di sonno mi farà recuperare al massimo.
 
La mattina dopo, a dispetto delle mie ipotesi, sto abbastanza male. Ho la febbre e sono tutto indolenzito. Quando il professore viene a bussare alla mia porta riesco ad arrivare a fatica alla maniglia. Quando vede in che condizioni sono mi dice di restare in camera e non muovermi, spiegherà lui la situazione alla dirigente. Lo saluto con un cenno di capo e torno a letto.
Forse dovrei avvisare Celeste… ah, già. Non ho il suo numero. E poi è colpa sua se sto così. Di certo non le interessano le mie condizioni…
mi raggomitolo nel letto e cerco di riaddormentarmi sperando di riuscire a stare meglio.
Dopo qualche minuto qualcuno bussa alla porta.
Chi diavolo è ancora?
   «Chi è?» urlo dal letto.
Non ho nessuna voglia di alzarmi.
   «Sono io.» t’ho, parli del diavolo…
   «Che ci fai qui?»
   «Sono venuta a vedere come stai. Il professor Faraize ha detto che qualcuno doveva restare qui a controllarti, e visto che ieri sono rimasta in tua compagnia ha detto che sono l’unica che può controllare come stai. Anche lui sa che sono la tua unica amica.»
   «Simpatica. Sto bene, ora lasciami stare.»
   «Nath, apri la porta.»
   «No.»
   «Guarda che comincio a battere i pugni fino a quando non vieni qui ad aprirmi se fai i capricci.»
   «Fa quello che ti pare.»
Celeste inizia a battere incessantemente i pungi, sempre più forte, fino a diventare insopportabile. Scocciato mi alzo dal letto e vado ad aprirle. I nostri sguardi si incrociano.
   «Rompi palle.»
   «Capriccioso.»
Alzo gli occhi al cielo, esasperato, e me ne torno a letto, lei mi segue dentro camera mia. Mi butto sotto il piumone mentre lei apre la finestra.
   «Che diavolo stai facendo?!»
   «Faccio uscire i germi.»
   «Si ma io sono ancora qui! Vuoi farmi ammalare ancora di più?!»
   «Fidati di me!»
Sbuffo, imbronciato, e lei mi fissa arrabbiata. Sprofondo con la faccia nel cuscino, non ho più voglia di discutere. Mentre resto sdraiato sento che lei sta trafficando con il bollitore della stanza. Dopo un po’ vedo che mi porge un bicchiere di acqua calda. Mi dice di averci sciolto dentro della tachipirina e di berla. Mi tiro su dal letto e bevo tutto d’un fiato. Poi mi dice di tornare a dormire ed io ubbidisco, sono troppo indebolito per provare a controbattere.
 
Quando riapro gli occhi sono le undici del mattino. Celeste è accanto a me e si è addormentata. La finestra della stanza è chiusa. Mi tocco la fronte. La febbre sembra scesa. Chiamo il servizio in camera e ordino un cappuccino, un cornetto ed un panino. In una decina di minuti il mio ordine arriva alla porta della stanza. Vado a ritirare il tutto e ringrazio il cameriere lasciandogli una piccola mancia. Quando torno sul letto osservo Celeste e sorrido.
Se adesso la svegliassi con un bacio, di certo, mi ucciderebbe.
Le accarezzo la testa, infondo non sono più arrabbiato con lei. Lei si muove nel sonno e, piano piano, si sveglia. Si tira su e si stropiccia gli occhi.
   «Che ore… sono?»
   «Le undici. Tieni, ti ho ordinato un cappuccino e un cornetto, ho pensato avessi fame.»
Lei mi ringrazia e poi fa un lungo sbadiglio. Iniziamo a mangiare, poi lei mi fissa con aria inquisitoria.
   «Come ti senti?»
   «Bene, penso che la febbre sia scesa.»
   «Ottimo. E le bruciature?»
   «Fastidiose, ma nulla di insopportabile.»
   «Spero che questo ti serva da lezione.»
   «Spero che questo ti renda più umana.»
Sbuffiamo e riprendiamo a mangiare. Sappiamo di non essere davvero arrabbiati. Finito lo spuntino decidiamo di restare in camera a guardare la televisione. L’accendo e mi fermo su un canale poliziesco. I miei occhi si illuminano e Celeste mi osserva.
   «Ti piacciono i film polizieschi?»
   «Molto, anche se preferisco i libri.»
   «Non lo sapevo.»
   «Ci sono tante cose che non sai di me.»
La guardo negli occhi. Lei alza un sopracciglio.
Vuoi conoscermi meglio?
Lei si volta a guardare la televisione e poi si sdraia accanto a me.
   «Non hai paura di ammalarti pure tu?»
   «Ho più anticorpi di quello che credi.»
Riprendiamo a guardare la televisione. Verso le una del pomeriggio ordiniamo il pranzo ma, mentre mangiamo, sento che la febbre sta cominciando a risalirmi. Mi alzo dal letto, ho bisogno di farmi una doccia.
   «Dove vai?»
   «A farmi una doccia. Ho sudato e ho bisogno di lavarmi e cambiarmi.»
   «Sicuro di star bene? Mi sembra che la febbre ti stia tornando.»
   «Sto bene, lasciami solo fare la doccia.»
Concludo sparendo dentro al bagno. Apro il getto dell’acqua fredda e mi ci butto sotto. Ho caldo. Ho davvero un sacco caldo. Sento come se il mio corpo stesse bruciando.
Merda, devono essere le scottature…
Quando esco dal bagno indosso solo un paio di boxer ma non mi importa.
Infondo, ieri mi ha visto in costume no?
Celeste mi osserva, ma non sembra in imbarazzo.
   «Stai bene?»
   «Si, ho solo caldo, mi sento la pelle bruciare.»
   «È per via delle bruciature, vieni, ti aiuto a mettere la crema.»
La osservo, e mi sembra di cogliere una sfumatura piccante in quello che mi ha appena detto.
Smettila Nath, stai delirando per via della febbre.
Mi siedo sul bordo inferiore del letto e lei si mette accanto a me. Mi giro di spalle e lei inizia a spalmarmi la crema. È una sensazione estremamente piacevole, ma so che lo è perché è lei a spalmarmela.
È la prima volta che mi tocca così.
Sorrido.
È bello. Vorrei che lo facesse più spesso.
Sento la sua mano scendere verso il basso e mi vengono i brividi.
   «Hai freddo?» mi chiede poi.
   «No, mi stai solo facendo venire i brividi.» ahhh…. Non dovrei essere così diretto. «È bello, vorrei che mi facessi venire i brividi più spesso.»
   «Nath, sta zitto. La febbre ti fa dire cose che in realtà non pensi.»
   «E se invece le pensassi?» morsicati la lingua Nathaniel, stai andando troppo oltre.
   «Ne sarei a conoscenza.»
   «Mmmh… tu pensi di sapere tutto di me?» che stai facendo? Dove vuoi arrivare?
La sua mano rallenta, sembra indecisa.
   «Che stai dicendo?»
   «Sai io… voglio di più di così.» vuoi davvero vuotare il sacco?
   «Nath, non capisco.»
   «Sai cosa? Non c’è bisogno che tu capisca.» ohhh, al diavolo.
Mi giro verso di lei che mi guarda. Non capisco cosa il suo guardo cerca di dirmi ma non mi importa, anche perché io sto osservando le sue labbra. Mi avvicino a lei di scatto.
Ho caldo per colpa tua.
La bacio e, facendolo, la faccio coricare sul letto. Lei è spaesata, però non sembra spaventata. Mi metto sopra di lei.
Ora non ti lascerò andare da nessuna parte.
La bacio intensamente, ma anche dolcemente. Non voglio spaventarla, e nemmeno farle male. Lei non reagisce ma, non facendolo, nemmeno mi respinge. Sembra stia cercando di capire quello che sta succedendo, ma io non ho tempo né voglia di rispondere alle sue domande. Il mio cuore batte velocemente, molto velocemente, e voglio che lei lo sappia. Mi allontano dalle sue labbra e la guardo. Lei mi guarda.
A cosa stai pensando?
Afferro la sua mano e la porto sul mio petto, in prossimità del mio cuore.
Lo senti? Batte così per te. Apri gli occhi, io sono qui.
Lei continua a fissarmi, e mi sembra tornata la ragazza imperturbabile di un tempo.
   «Ti prego, apriti con me.»
Le parole mi escono come un sussurro.
Ti prego, reagisci, in qualsiasi modo, in modo che io possa capire come comportarmi da ora in poi.
Lei non risponde. Sta pensando, ancora, ed io sento di essere rimasto troppo a lungo lontano da lei.
Basta aspettare.
La bacio ancora e, quando ci separiamo, è lei a parlare.
   «Aspetta Nath…»
   «Non ho più voglia di aspettare.»
   «Ma… la febbre…»
   «Hai detto che hai più anticorpi di quello che credo no? Dimostramelo.»
Mi alzo e la tiro su con me. Poi mi siedo sul letto e la faccio sedere sulle mie gambe, rivolta nella mia direzione. Faccio salire le mie mani accarezzandole la schiena e la sento inarcarsi leggermente sotto al mio tocco. Giungo fino alla nuca ed intreccio le mie dita nei suoi capelli. Questa volta è lei che ha i brividi. Lo vedo. Lo sento. La tiro verso di me e la bacio ancora. Lei è titubante, però ricambia quel bacio. Ho caldo, ho sempre più caldo, e la testa inizia a girarmi. La situazione si fa più intensa e, questa volta, sembra che sia lei a far fatica a starmi dietro. Quando ci separiamo lei è senza fiato, ma io la bacio ancora.
Non ne avrò mai abbastanza di te.
Dentro di me un turbinio di emozioni si susseguono. La rabbia per il gesto di Castiel, l’amore che provo nei confronti di Celeste, la confusione che questi momenti creano in me.
Voglio farti mia, adesso. E gridare al mondo che nessun altro ti avrà mai.
Ci separiamo ancora una volta e, per la prima volta in quel vortice di emozioni, la osservo davvero. Ha i capelli scompigliati, gli occhi lucidi e le labbra rosse e leggermente gonfie. Sta ansimando ed il suo viso è rosso tanto quanto il mio.
È vero o è solo un’allucinazione?
Ci fermiamo per un istante. Non riesco a capire cosa sta succedendo. Lei appoggia le mani sul mio petto. La sua pelle sulla mia mi fa fremere. Mi lascio cadere all’indietro. Mi sento esausto. Celeste si appoggia sul mio petto, è ancora senza fiato.
   «Cosa… stiamo facendo?» perché glielo stai chiedendo? Sei tu che hai iniziato. Sai benissimo cosa volevi fare.
   «Penso… che tu abbia provato a passare alla fase 3 di un rapporto senza passare dalla fase due. E, soprattutto, senza chiedere il mio permesso.»
   «Che stai dicendo?»
La testa mi fa male. Non capisco se non afferro le sue parole per via della febbre o per il fatto che non abbiano un senso.
   «Fase 1: baci. Fase 2: preliminari. Fase 3: sesso.»
   «Ah…ahah… penso di essermi immedesimato troppo nel ruolo questa volta… scusa.»
   «Se prometti di non rifarlo più… ti scuso.»
   «Promesso… ora scusa…ma temo che la febbre sia diventata più alta di quanto non fosse in precedenza…ahah.»
Grande Nath, ogni volta che pensi di aver fatto un passo in avanti con lei, in realtà ne fai due indietro. Quando deciderai di scollarti da dosso il ruolo di attore e ti farai avanti davvero?
Celeste si sposta ricomponendosi ed io mi corico sotto il piumone. Non ci metto molto ad addormentarmi nuovamente.
 
Quando riapro gli occhi mi sento davvero bene. La febbre sembra sparita e le bruciature non mi danno nemmeno più tanto fastidio. Cerco Celeste con lo sguardo ma non la vedo.
Strano.
Entro in bagno e mi faccio una doccia, quando esco e torno in camera, Celeste è lì con me.
   «Hey.»
   «Hey, va meglio?» mi chiede.
Sembra strana.
   «Si grazie. Tu?»
   «Si. Senti, dobbiamo parlare di prima.»
Inizio a mordermi il labbro.
Non pensavo che avrebbe affrontato l’argomento, non così presto almeno.
   «Ti chiedo scusa, la febbre mi ha fatto delirare e ho davvero calcato troppo la mano. In quel momento ero davvero convinto che ti sarei stato utile se avessi fatto… quello che ho fatto. Scusami. Prometto di non farlo più “senza il tuo permesso”.»
Ecco. Così dovrebbe andare.
Celeste mi osserva, pare intenta a studiarmi, o a studiare la prossima mossa da fare. La guardo avvicinarsi alla mia valigia ed estrarre la scatola dei preservativi. Sbianco quasi immediatamente mentre lei torna a fissarmi con quel suo sguardo indecifrabile.
   «Mentre dormivi ho riletto i miei appunti e penso di avere elementi a sufficienza per quanto riguarda la fase “romantica” dell’innamoramento. Quindi pensavo di andare oltre e vedere cosa si prova durante il resto.»
Continuo a fissarla sbigottito.
Non vorrà davvero…
   «Non sarà che ti ho attaccato la febbre?» chiedo tentando di sdrammatizzare.
   «No, sono seria. Infondo penso che sarà utile ad entrambi. Tu sei vergine vero? È perfetto. Tu potrai levarti dalla tua reputazione il fardello del verginello, ed io potrò ottenere da te le informazioni inerenti alle emozioni che prova un maschio durante la sua prima volta. Due piccioni con una fava, non credi?»
La guardo con aria confusa. Non mi ritengo nemmeno offeso del fatto che mi abbia definito con così nonchalance “verginello”. Sono troppo sconvolto dalla sua proposta.
   «S-stai…stai scherzando vero?»
   «Ti ho già detto che sono seria. Ci guadagniamo tutti e due no? Perché stai esitando?»
   «Vuoi che sia così la tua prima volta?! Con qualcuno che non ami?! Vuoi buttarla via così?!»
Oh mio dio… non sarà che lei ha già…
   «Stai parlando per me o per te? Pensavo che a voi maschi non importasse con chi andate a letto. Se per te è un problema farlo con me perché stai solo fingendo di amarmi ma non mi ami davvero basta dirmelo, ed io mi rimangio tutto.»
   «Sto parlando per te. Ti va davvero bene che io sia la tua prima volta?»
  «E dove sta il problema? Avanti. Togliti l’asciugamano. Scommetto che li sotto non indossi nulla, non è vero?»
Rimango basito dalle sue parole. Non so come reagire. Non so cosa fare. I suoi occhi incatenano ancora i miei, ed io mi sento in trappola.





Commento Dell'autrice: Ecco qui il nuovo capitolo =D Questa volta non mi dilungherò nel commento, mi auguro solo che il capitolo sia stato di vostro gradimento =D Alla prossima =D

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Capitolo 8
*** Scelta Difficile. Potrò Mai Dirti La Verità? ***


Celeste mi osserva. Nella sua testa c’è un’idea chiara, eppure io non riesco ad accettarla.
Ti sta chiedendo di fare l’amore con lei, perché non accetti?
Perché per lei sarebbe solo sesso. Sono pronto a spingermi fino a questo punto?

Mi sfrego le tempie cercando di arrivare ad una soluzione logica.
Vuoi davvero che per lei sia solo e semplice sesso? Pensi di essere in grado di trasformarlo in amore? Lei non ti ama, pensi che riuscirà a farlo prima o poi? Inizio ad innervosirmi. E se poi cambiasse idea? Avresti perso la tua unica occasione.
   «Io… non so che fare.»
Le rispondo ma, in realtà, non lo sto facendo. Lei si avvicina a me e mi guarda.
   «Cos’è che ti frena?»
   «Io…» non posso dirle che è il fatto stesso di amarla a frenarmi così tanto.
   «C’è forse qualcuno di cui sei innamorato? Qualcuno alla quale hai riservato la tua prima volta?»
Il sangue mi si ghiaccia nelle vene.
Come è giunta ad una conclusione simile?
   «N-no… io…» come faccio a spiegarle il mio problema senza rivelarle tutto quanto?
   «Facciamo così, non sei costretto a rispondere a questa domanda. Prova ad immaginare che io sia la persona di cui sei innamorato, pensi che questo possa essere un modo per sbloccarti? Immagina che io sia lei e fa l’amore con me, puoi prenderlo come una specie di pratica per quando dovrai farlo davvero con la persona che ami.»
Fa l’amore con me. Fa l’amore con me. Fa l’amore con me.
Questa sua frase inizia a risuonare incessantemente nella mia testa.
Sarà davvero amore?
Certo che sì. Lo ha detto lei. “Fa l’amore con me”.

Celeste si avvicina e mi sussurra all’orecchio:
  «Svelto, non c’è più molto tempo, gli altri potrebbero tornare da un momento all’altro.»
Si allontana ed io la guardo.
Farai davvero l’amore con me?
   «Dimostriamo a tua sorella quanto ha fatto bene a darti questa scatola.»
Lei sorride.
Stai sorridendo davvero? Ti va davvero bene che sia io?
Deglutisco a forza e abbasso lo sguardo.
Non posso farlo.
Si che puoi.
No, non posso permetterle di buttare via la sua prima volta.
Idiota, lo sta per fare con qualcuno che la ama, non sarebbe buttata via.
Ma lei non ama me, sta sprecando qualcosa di importante.
   «Nath.» Celeste mi afferra le mani, ed io mi perdo nei suoi occhi. «Guardami. Guardami bene. Io ora sono lei, e sono anche la tua ragazza. Tu mi ami, io ti amo. Cosa stiamo aspettando?»
Perché mi fai questo?
“Io ti amo”. La guardo.
   «Tu… mi…»
   «Io ti amo.»
Game over.
La tiro a me e la bacio. Lei è sorpresa, tanto da lasciar cadere a terra la scatola di preservativi che prima teneva saldamente in mano. Mi abbraccia. La mia pelle brucia nei punti in cui lei mi tocca, e so che non è per via delle scottature che sento quel calore. Infilo le mie mani sotto la sua maglietta. Non so bene come muovermi, ma non mi importa.
“Io ti amo”
Le sfilo la maglietta e scopro piacevolmente che sotto indossa solo il reggiseno. La stringo a me e continuo a baciarla. Le sue unghie graffiano la mia schiena, le nostre pelli sono per la prima volta così a contatto tra loro.
Com’è calda…
la sollevo di peso e lei avvinghia le sue gambe alla mia vita. Faccio qualche passo raggiungendo il letto e mi ci corico sopra, appoggiandola dolcemente sotto di me. Le sue mani passano nei miei capelli, scompigliandoli, ed il mio corpo è cosparso dai brividi. Mi allontano dalle sue labbra e la guardo. Il suo respiro è corto e le sue guance leggermente arrossate. Con la mano le accarezzo la vita nuda e lei chiude gli occhi e si agita. Avvicino le mie labbra al suo orecchio:
   «Fremi per me.» le sussurro dolcemente.
Con la mano passo dietro e le accarezzo la schiena e lei la inarca. Sento la sua pelle cospargersi di brividi mentre raggiungo il gancio del reggiseno e glielo sgancio. In quel momento, sento che prende fiato, come se si fosse spaventata.
   «Non aver paura.» è troppo tardi per fermarsi adesso.
Lei sospira, ed io le sfilo il reggiseno. Lei si copre immediatamente ed io la bacio. Il bacio ci travolge e lei pare la prima a sembrarne rapita. Toglie le mani dal suo petto e mi abbraccia nuovamente. Sento il suo seno nudo poggiare su di me.
Potrei morire adesso ed essere la persona più felice del mondo.
La tiro verso di me facendole sollevare il bacino ed intanto le sfilo gli shorts. Lei si irrigidisce.
Dov’è finita tutta la tua spavalderia?
È troppo tardi per fermarsi adesso.
I suoi occhi si aprono ed incrociano i miei. Le nostre labbra si separano. Respiriamo all’unisono. Siamo tesi, allarmati, però non posso più tirarmi indietro.
Non ho bisogno di immaginare di stare per fare l’amore con la persona che amo, perché è te che amo.
Sorrido, ma non le do il tempo di farmi domande. La bacio ancora, mentre con la mano esploro per la prima volta il suo seno nudo. Lei si contorce, e la sento gemere sotto di me. La sua stretta si fa più forte.
Forse non me la cavo poi così male.
I suoi baci diventano più intensi, sembrano chiedermi di non fermarmi. Le mie mani viaggiano su tutto il suo corpo quasi completamente nudo.
Non posso resistere più di così.
Passo la mano sotto gli slip e glieli sfilo. Lei si immobilizza. Sento che ha paura. La stringo forte.
Non voglio farti del male.
Lei si scioglie un po’, ma sento che sta tremando. Le nostre labbra si separano.
   «Fidati di me.»
Lei fa cenno di sì con la testa. Mi rendo conto di avere una responsabilità enorme, che però non so come affrontare. Per la prima volta la esploro nella sua intimità. Lei si muove, si agita sotto di me. Ha gli occhi chiusi, ed io osservo ogni sua espressione.
Ho bisogno di capire cosa ti piace e cosa no.
Celeste si agita, prima con il corpo, poi comincia a gemere ad ogni mio tocco. Sorrido. Mi avvicino a lei e le soffio vicino all’orecchio. Lei geme. Poi mi abbasso, la bacio sul collo ed ancora una volta il suo corpo si cosparge di brividi. Scendo lentamente, baciandola ovunque, venerandola come mia dea. Le bacio il petto, e quando raggiungo il seno lei si inarca ancora di più riprendendo ad ansimare sempre più forte.
   «Nath…»
   «Sono qui.»
Mi avvicino alle sue labbra e la bacio ancora. In quel momento mi spingo oltre, decidendo di esplorarla più profondamente. Non appena entro dentro di lei con le dita lei si irrigidisce e mi stringe a sé come non aveva mai fatto prima. Non mi fermo, vado avanti, esplorandola fino a quando raggiungo il mio limite massimo. Mi allontano dalle sue labbra e lei mi osserva, confusa, estasiata, non capisco bene cosa stia provando. Afferro la scatola dei preservativi e ne prendo uno. Tolgo l’asciugamano e me lo infilo e poi torno a guardarla. Lei è nuda, sotto di me, il viso rosso ed il corpo sudato. Lei si rannicchia su sé stessa.
   «N-non guardarmi!» Io sorrido ed afferro le sue braccia annullando le sue difese.
   «Sei troppo bella per non essere guardata.»
Lei è sorpresa. Io la bacio e mi insinuo fra le sue gambe. Siamo agitati, ma ho troppa voglia di lei per fermarmi adesso. Sta per succedere. Le farà male. Mi sento un verme al solo pensiero di farle provare dolore. Ma questo diventerà il nostro momento speciale e, amore o non amore, non mi dimenticherà mai. Mi allontano da lei e la guardo un’ultima volta prima di farla mia.
 
Basta poco, e sono dentro di lei. È stretto, so che le sta facendo male. Lei sta per urlare ed io le sigillo le labbra con un bacio.
Lascia andare dentro di me tutto il tuo dolore.
Inizio a muovermi e lei mi stringe, forte, mi fa male, ma so che è lei quella che sta soffrendo di più in questo momento. Piano piano le cose cambiano, la sua presa si fa meno intensa e capisco che il dolore sta passando. Mi allontano da lei e la guardo. Ha gli occhi lucidi ed alcune lacrime le sono scese dagli occhi.
   «Resisti piccola.» le dico. Lei fa cenno di sì e, mentre chiude gli occhi, vedo altre lacrime scendere. «Passerà subito, te lo prometto.»
La stringo a me, e lei fa altrettanto. Aumento il ritmo e lei affonda nel mio petto, come a tentare di soffocare il dolore. Mi sento in colpa per la sofferenza che sta provando, ma non posso fermarmi adesso. Il sangue mi ribolle nelle vene. Devo andare avanti, devo farle vedere il lato buono. Devo darle piacere. Rallento un po’ e lei si rilassa. Riprendo fiato e lei fa altrettanto. Ci guardiamo, è questione di un attimo e, per la prima volta, sembriamo capirci davvero. Ricomincio ad aumentare il ritmo e lei butta la testa all’indietro. Le sue unghie graffiano le mie braccia e capisco che il dolore è quasi svanito del tutto. Aumento ancora, ho bisogno di farlo. Lei ansima e geme ad ogni mio movimento e capisco che stiamo andando nella direzione giusta, insieme.
   «N-nath…» ti prego, dì ancora il mio nome…
   «Sono qui con te piccola, sono qui con te...»
Entrambi abbiamo il fiato corto, è più faticoso di quanto pensassi. Sento le sue gambe stringersi intorno alla mia vita ed i suoi occhi spalancarsi improvvisamente.
   «Nath! Oh mio dio…Nath!»
Capisco. È il momento, non posso fermarmi ora. Aumento ancora il ritmo, e sento che anche in me qualcosa inizia a smuoversi. Celeste si contorce per un’ultima volta sotto di me e lascia andare un gemito liberatorio ed è questa sua reazione a portare anche me all’estasi, subito dopo di lei.
Stanchi ed esausti ci lasciamo cadere sul letto, uno di fianco all’altro, e ci abbracciamo. Dovrei dire qualcosa? E se sì cosa?
   «È stato difficile?»
È lei a rompere il ghiaccio.
   «Cosa?»
   «Cercare di visualizzare la persona che ami al mio posto.»
Non rispondo. Non posso rispondere a questa sua domanda. Lei si avvicina ancora di più a me appoggiandosi al mio petto.
   «Va bene così. Non rispondere.»
La stringo forte a me.
Ti prego, cerca di capire…
   «Però ho bisogno di sapere cos’hai provato. Sai, per il libro.»
   «Mmmh… è stato fantastico, non avrei mai pensato che fare l’amore con la persona che ami potesse essere così bello. All’inizio mi sentivo una merda, stavi soffrendo per causa mia e volevo far smettere al più presto quel dolore per farti sentire solo il piacere. Quando ti sei ripresa e ho capito che non sentivi più male mi sono detto “bene, è la mia occasione, posso farle provare del piacere adesso”. Ho desiderato ardentemente la tua felicità, perché io prego che tu sia sempre felice e sorridente, con questo pensiero sono andato avanti. Ho pensato che amare qualcuno e condividere insieme quegli istanti è qualcosa di davvero magico, unico ed irripetibile. Insomma, vorrei rivivere quel momento più e più volte.»
   «Capisco.»
Restiamo in silenzio qualche minuto poi affondo la testa nei suoi capelli assaporandone il profumo.
Ti amo così tanto.
 
Decidiamo di vestirci subito dopo. Il tempo scarseggia ed è meglio ricomporci prima del ritorno degli altri. Sotto consiglio di Celeste, apro la finestra in camera e scendo nella hall. Meglio aspettare gli altri in un posto che non mi faccia pensare continuamente a quello che è appena successo. Decido di andare al bar a prendermi un caffè. Mentre lo sorseggio i miei compagni invadono la hall. Finisco la bevanda e mi avvicino al professor Faraize, che è contento nel vedere che sto bene. Lo ringrazio per avermi dato la possibilità di restare in camera per ristabilirmi e poi lo saluto. Osservo la gente lasciare la hall per raggiungere la propria camera. Guardo l’ora, è quasi il momento di mangiar cena. Mi dirigo al piano di sotto ed aspetto che le pietanze vengano servite. Quando è tutto pronto, sono il primo ad entrare nel ristorante. Mi dirigo al buffet e prendo un piatto di verdure grigliate con una bistecca ben cotta. Per la prima volta ho la possibilità di scegliere dove sedermi, e mi dirigo al tavolo per due in prossimità delle finestre, dove il tramonto è ben visibile. Inizio a mangiare quando sento qualcuno affiancarmi. Mi basta il suo profumo per riconoscerla.
   «Vuoi sederti con me?»
Lei mi guarda, sapeva che glielo avrei chiesto. La guardo sedersi, e mi accorgo che fa fatica, ma cerca di nascondere la cosa. La guardo, e le contraccambia il mio sguardo. “Sta zitto” ecco quello che mi trasmette. Nascondo un sorriso e riprendo a guardare fuori dalla finestra. Passiamo tutta la serata in silenzio. Non abbiamo bisogno di parole. Mentre lei finisce il suo pasto la guardo di nascosto. Ha ancora i capelli umidi e la sua pelle è leggermente arrossata, indossa una maglietta bianca che lascia intravedere il reggiseno che porta sotto.
Tu sei andato oltre quello strato.
Arrossisco e passo oltre. Osservo le sue mani, e noto con piacere che indossa ancora l’anello che le ho regalato. Non appena finisce di mangiare avvicino la mia mano alla sua e gliela prendo, iniziando a giocare con il gioiello che le ho regalato.
   «Che fai?» mi chiede poi.
   «Nulla. Mi andava di prenderti la mano.»
Il suo sguardo mi studia, poi si allontana e mi lascia continuare.
   «Ti va di dormire con me stanotte?» le domando a bruciapelo.
Lei mi fissa sorpresa. Poi distoglie lo sguardo, ci pensa, e stringe la mia mano.
   «Ok.»
Torniamo in camera subito dopo, badando bene di non farci vedere dai professori. Celeste entra prima di me e chiude la finestra ancora aperta. In camera fa freddo, ma il solo pensiero di ciò che è successo nel pomeriggio ci scalda entrambi. Il letto è ancora disfatto, proprio come lo avevamo lasciato. La vedo arrossire e poi scuotere la testa, come a mandare via quel ricordo. Mi metto a rifare il letto e lei controlla ogni mia mossa.
   «Non ho niente da mettermi per dormire.»
Sorrido.
Come se a questo punto avessi qualcosa da nascondere.
   «Tieni.» le dico sfilandomi la maglietta che indosso e lanciandogliela. «Puoi usare questa.»
   «Oh grazie, che cliché scontato.»
Mi dice prima di sparire in bagno. Io ridacchio, questo suo nuovo modo di comportarsi è molto divertente.
Che si stia davvero smuovendo qualcosa dentro di lei?
Non appena sento l’acqua della doccia mi irrigidisco. In un attimo, immagino il suo corpo nudo a poca distanza da me, e ricordo esattamente tutto ciò che ho fatto a quel corpo. Sento l’eccitazione salire immediatamente. Mi metto i pantaloni del pigiama e mi infilo sotto le coperte.
Ci manca solo che veda che sono di nuovo eccitato.
Quando Celeste esce dal bagno mi guarda con aria sorpresa.
   «Vuoi già andare a dormire?»
   «No, pensavo di guardare un po’ di televisione. Ti unisci?»
   «Mmmh…»
Si avvicina e si infila sotto le coperte con me. Le cingo le spalle con il braccio e lei mi fissa.
   «Ti stai prendendo troppe confidenze.»
   «Non ti sembra un po’ stupido da dire arrivati a questo punto?»
La osservo alzando un sopracciglio.
   «Ti ricordo che stavi immaginando di fare l’amore con la ragazza che ami, non con me.»
Aia, questo fa male. Perché ancora non capisci?
   «E allora? Non posso continuare a fingere che tu sia lei?» se vuoi giocare a questo gioco, giochiamo. «Come hai visto, riesco ad essere più spontaneo in questo modo.» lei ci pensa un po’ su, e poi accetta la mia proposta. «Bene, quindi da ora in poi posso pensare che tu sia lei
   «Ti ho già detto di sì! Se in questo modo riuscirai a farmi ottenere più informazioni immagina pure al mio posto chi ti viene più comodo!»
Il suo tono è scocciato, ma comincio ad adorare quando reagisce così. La prendo e la tiro e me iniziando a baciarla.
È il nostro compromesso, no?
La faccio finire sotto di me, mentre intanto esploro tutto il suo corpo ancora una volta. Mi allontano dalle sue labbra per un solo istante, giusto per confermare cosa sto per fare.
   «Posso fare l’amore con te?»
   «… non mi sembra che sia una cosa da chiedere.»
   «Hai ragione. Sto per fare l’amore con te. Di nuovo.»
Riprendiamo a fare l’amore e andiamo avanti per tutta la notte e, per la prima volta, ringrazio Ambra di esistere e di essere cosi dannatamente stronza.
 
Quando mi sveglio è più presto del previsto. Controllo l’ora, sono le cinque del mattino. Io e Celeste abbiamo fatto l’amore fino a qualche ora prima e mi sento ancora intorpidito. La guardo dormire e dolcemente le accarezzo la testa.
   «Sei sveglia?» lei non risponde. Ormai questa è diventata una delle mie domande preferite perché so che, mentre dorme, posso essere completamente sincero con lei. «Io ti amo Celeste, ti ho sempre amata, da prima che tutto questo iniziasse. Sei così bella, ogni volta che ti vedo mi chiedo se mai ti accorgerai di me, se mai in giorno sarò in grado di farti battere il cuore come tu fai battere il mio.» lei non si muove. Il suo respiro è calmo, quieto. Io mi sento più libero e leggero. Confessarle queste cose mi libera, sebbene sono consapevole che lei non senta nulla di tutto quello che le dico. Appoggio dolcemente le mie labbra sulle sue. È un bacio veloce, fugace, nascosto. Non voglio svegliarla. «Ti amo così tanto…» le sussurro un’ultima volta prima di addormentarmi di nuovo.
 
Quando mi sveglio per la seconda volta, lo faccio perché e lei a darmi il bacio del buongiorno. Resto immobile con gli occhi chiusi, fingendo di stare ancora dormendo. Sono curioso di vedere cosa farà. Le sue labbra si allontanano dalle mie. Sento che mi sta fissando. Con le mani mi accarezza il viso, poi mi sfiora i capelli. La sento spostare le coperte per scoprirmi. Sebbene sia totalmente nudo, non mi sento in imbarazzo. So che mi sta guardando, sento la pelle bruciare. La sua mano scende accarezzandomi le braccia, poi passa sul petto fino a raggiungere la pancia. Gioca con i miei addominali.
Meno male che vado in palestra!
Ci disegna dei cerchi sopra. Poi la sua mano si solleva, riprendendo a toccarmi dal ginocchio ed iniziando a salire.
Dove vuoi arrivare?
Cerco di restare impassibile, ma comincia a diventare difficile. Il suo tocco si fa più leggero, rallenta, fino a raggiungere il mio membro, già sveglio da un po’. Lo accarezza gentilmente, poi inizia a prenderci confidenza ed il suo tocco diventa più pesante.
Se continui non sarò più in grado di fermarmi.
Lo prende in mano, le sue mani sono calde, molto calde. Inizia a giocarci ed io emetto un sospiro.
Non posso fingere ancora a lungo.
Lei si ferma, allarmata dalla mia reazione, ma poi riprende. Si avvicina a me e mi bacia ancora. Ho le labbra dischiuse e lei ne approfitta. Mi accarezza gentilmente con la sua lingua ed intanto la sua mano diventa sempre più forte, sempre più decisa. Il mio corpo inizia a fremere e sento che le sue labbra, poggiate sulle mie, si inarcano formando un sorriso. Quando si allontana da me sto ansimando, anche se cerco di non esagerare, il mio corpo ormai non mi risponde quasi più. Lei ridacchia, divertita, e si avvicina al mio orecchio.
   «Nathaniel…»
Adesso basta.
Apro gli occhi e la prendo facendola finire sotto di me. Lei mi guarda, non è sorpresa. Mi abbraccia e ci baciamo. È un bacio intenso, il più intenso che le abbia mai dato. Le parti si invertono ed io esploro il suo corpo con le mani. Lei freme mentre l’accarezzo e sono estremamente felice di trovarla già pronta a ricevermi quando esploro la sua intimità.
Non sarei riuscito ad aspettare più a lungo.
Infilo il preservativo e la faccio mia, ancora una volta, come se non ne avessimo mai abbastanza.
 
Quando usciamo dalla mia stanza siamo in ritardo per l’appuntamento mattutino nella hall. Scendiamo velocemente le scale e, quando arriviamo, sembra che non siamo gli unici a mancare. Tiriamo un sospiro di sollievo. Pensiamo che nessuno si sia accorto di noi, peccato di aver tralasciato una piccola persona.
 
Una volta radunati tutti gli studenti partiamo per l’ultima visita prima del rientro. La mattinata passa in fretta, prevalentemente per il fatto che la mia mente è altrove, lontano da quel posto. Molto, molto lontano. È l’ora del ritorno e le nostre classi vengono separate. Mi dispiaccio un po’ quando, salendo sul pullman, vedo che Celeste ha deciso di seguire le regole e restare sul suo autobus. Sbuffo annoiato.
Beh, viste tutte le cose che sono successe tra noi, la perdonerò per aver deciso di non fare il viaggio di ritorno con me.
Durante tutto il tragitto ho dormito, infondo la notte precedente non ho riposato molto. Quando mi risveglio siamo davanti a scuola, è tardi, ed il cielo comincia a farsi scuro. Scendo dall’autobus e faccio l’ultimo appello. Quando è tutto in regola recupero le mie valige e mi preparo per tornare a casa. Cerco Celeste con lo sguardo, ma di lei non c’è già più traccia. Lascio perdere e cerco mia sorella. Ci incamminiamo verso casa e, non appena rientriamo, ho una piccola vendetta da prendermi. Recupero la scatola di preservativi dalla mia valigia, tirando fuori i pochi rimasti svuotandola del tutto. Poi vado in camera sua. La porta è chiusa, sento che è al telefono.
Starà civettando insieme ad una delle sue amichette.
Apro la porta e lei mi fissa in cagnesco.
   «Lee, aspetta un attimo in linea.» allontana il cellulare dall’orecchio e ci appoggia la mano sopra. «Che vuoi?»
   «Niente, solo ringraziarti.» dico gettandole la scatola vuota ai piedi. «Per una volta, sei stata utile.» concludo chiudendomi la porta alle spalle.
Resto qualche minuto immobile, in attesa della sua reazione. Dopo qualche istate di silenzio, la sento urlare isterica al telefono:
   «Lee non ci crederai mai! Quel fesso di mio fratello alla gita si è sbattuto qualcuno! Non ci posso credere!! Io ho passato cinque giorni a cercare di ottenere qualcosa da Castiel e non ci sono riuscita, e lui è andato a letto con qualcuno?! NO! NON VOGLIO CREDERCI! CHI DIAVOLO SI È SCOPATO?!»
Quanto puoi essere poco femminile? In questo modo, non piacerai mai a nessuno. Cresci.
Mentre torno in camera mia un ghigno si dipinge sulla mia faccia.
Ben ti sta, oca egocentrica.
Passo tutto il weekend a studiare. Vorrei uscire con Celeste, ma ancora non ho il suo numero.
Dannazione Nath, devi trovare un modo per chiederglielo senza farla infuriare. Non sarà mica così difficile?!
Il lunedì mattina arriva, ed io sono particolarmente felice di rientrare a scuola.
Voglio vederti.
Passo la prima ora in sala delegati, poi rientro in classe. All’intervallo esco per primo dall’aula, è la prima volta che mi comporto così. Ancora non vedo Celeste. Decido di andare alla macchinetta a prenderle un cappuccino, so che le piacciono. Mentre infilo le monetine ricordo del nostro primo vero dialogo, avvenuto proprio qui. Sorrido inebetito pensando a quello che siamo diventati ora.
Beh no, aspetta, non hai proprio un vero “rapporto” con lei.
Scaccio i pensieri dalla mente. Prima o poi riuscirò ad andare oltre. Afferro il cappuccino ed inizio a girare per la scuola ma non riesco a trovarla. Comincio ad innervosirmi.
Dove sei?
Poi mi viene in mente. Il terrazzo. Salgo le scale e, quando sto per aprire la porta e varcarla, la sua voce mi blocca.
   «Allora? Che vuoi?»
Con chi sta parlando? Non è da sola? Che sia con… Castiel?!
Sto per sfondare la porta quando, dall’altra parte, è una voce femminile a risponderle.
   «Io… vorrei chiederti delle cose… sul tuo rapporto con Nathaniel.»
Melody?!
   «Avanti. Chiedi.»
La sua voce è fredda, distaccata. Sembra quella di sempre.
   «Ho notato che durante la gita eravate spesso insieme. L’ultimo giorno vi ho addirittura visti arrivare in ritardo nella hall. Perché? Eravate insieme?»
   «No, ci siamo incrociati per caso.»
Perché stai mentendo?
   «In che rapporti siete?»
   «Perché vuoi saperlo?»
   «Perché…io…»
   «Sei innamorata di lui?»
   «…»
   «Lui lo sa?»
   «Si… mi ha respinta al primo anno e da allora non ho più fatto nulla. Pensavo che non fosse un buon momento, ero convinta che gli interessasse solo il suo lavoro di delegato. Allora ho aspettato il momento giusto, il momento in cui avrebbe guardato oltre i moduli che ha sempre da compilare. Solo che, ora che ha guardato oltre, vedo che è sempre con te. Per questo vorrei capire che genere di rapporto avete.»
E adesso? Cosa le risponderai?
Celeste resta in silenzio. So che sta pensando, ma non so a cosa.
   «Non stiamo assieme, se è questo quello che vuoi sapere.» aia, fa male. «Abbiamo un rapporto complicato, ma non è il mio ragazzo, non ha un vincolo con me, quindi se te lo vuoi prendere fa pure.»
Perché fai così?
   «Ma lui sembra… ecco… innamorato di te.»
   «No, non lo è. Gli sto a cuore per motivi che non sto a spiegarti, ma non è quel genere di sentimento che lo lega a me.»
Sei davvero così cieca? Pensi davvero che se provassi solo una forte amicizia avrei fatto l’amore con te più e più volte?
   «Quindi io… posso provarci con lui?»
   «Si certo, fa pure. Lui non è un oggetto di mia proprietà. Sei libera di prendertelo se è questo quello che vuoi. C’è altro?»
Non mi interessa sapere il seguito. Mi allontano e butto il cappuccino nell’immondizia.
Vaffanculo Celeste.
Sono triste, abbattuto, arrabbiato, furioso. Proprio non riesco ad accettare che lei abbia detto quelle cose.
Valgo davvero così poco per te?! Riesci a buttarmi via come se niente fosse?! Va bene! Farò altrettanto!
Torno in sala delegati sbattendo la porta alle mie spalle.
Fanculo pure alle lezioni.
Al secondo intervallo recupero le mie cose e torno a casa. La scuola mi sta stretta, girare nello stesso edificio dove c’è anche Celeste mi sta stretto. Entro in camera mia, furioso, e mi metto a studiare.
Devo tenere impegnata la mente.
 
Il giorno dopo torno a scuola.
Lo sai qual è il mio nuovo obbiettivo Celeste? Evitarti come la peste.
Varco i cancelli d’entrata e la vedo li, seduta sotto un albero, a fissare il cielo. Mi innervosisco.
Quando la cerco non la trovo mai, e quando non voglio vederla mi appare continuamente.
I nostri sguardi si incrociano, io lo distolgo immediatamente. Aumento il passo e, quando sto per salire i gradini dell’entrata, una voce mi chiama:
   «Nathaniel! Aspettami!»
Mi volto, Melody sta correndo verso di me. Celeste la guarda, poi guarda me. Non ricambio quello sguardo. Melody mi raggiunge. Io le sorrido.
   «Buongiorno Nathaniel.»
   «Buongiorno Melody, ti vedo di ottimo umore questa mattina!»
   «Si, lo sono infatti!»
Melody mi prende a braccetto. Sono sorpreso da questo suo gesto ma ne approfitto. Appoggio la mia mano sulla sua, lei arrossisce.
   «Vieni, andiamo in classe assieme.»
Lei sorride, sembra davvero felice di questo mio gesto.
Tu non sei mai stata così felice delle mie attenzioni.
Entriamo a scuola. Non mi volto nemmeno per guardare “la mia ragazza”. Durante l’intera settimana evito Celeste. I primi giorni lei resta impassibile, poi comincia ad evitarmi a sua volta.
È davvero finita così?
Sono esausto, questa montagna russa emozionale mi sta davvero risucchiando via la vita. Mi sono stufato di giocare con Melody nell’esatto momento in cui ho visto che Celeste non ci faceva caso.
Quindi è davvero così. Di me alla fine non ti importa niente, ti servivo davvero solo per il tuo stupido libro.
Quando ho scaricato Melody per la seconda volta mi sono sentito una merda. L’ho prima illusa e poi gettata via. Mi sento uno schifoso egoista, eppure sentivo di aver bisogno di comportarmi così. È venerdì pomeriggio, la scuola è deserta, ed io non parlo con Celeste dalla settimana scorsa, quando siamo rientrati dalla gita.
Mi manca cazzo… mi manca!
Mi morsico la lingua. Devo andare avanti. Infondo lei non prova per me quello che io provo per lei. Tutto quello che c’è stato… per lei è stata solo una serie di avvenimenti “a scopo informativo”. Mi sento stupido ad aver creduto di poterla fare innamorare di me. Mi sento stupido per averci creduto così tanto. Tiro un sospiro.
Devo dimenticarmi di lei al più presto.
Mi gratto la testa esasperato.
Come posso dimenticarla dopo tutto quello che è successo?!
I miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che bussa alla porta. Controllo l’ora, sono le 15 passate, non dovrebbe esserci più nessuno a scuola eccetto il sottoscritto e la dirigente. Mi alzo dalla sedia.
   «Prego.»
La sua chioma viola ondeggia rapida mentre entra in sala delegati e richiude la porta alle sue spalle.
Oh grande. Davvero perfetto. Come faccio a dimenticarmi di una persona se ogni volta che ci provo me la ritrovo davanti agli occhi?!
   «Che vuoi? Ti serve qualcosa?»
Mi avvicino al muro appoggiandomici.
Celeste mi fissa, so che è arrabbiata.
Bene, stiamo per discutere per l’ennesima volta.
La fisso a mia volta. Sta indossando lo stesso vestito che ha messo al nostro primo appuntamento. So che l’ha fatto apposta.
   «Si può sapere cosa ti prende?»
   «Niente, mi sono stufato del tuo giochino, pensavo fossi sufficientemente intelligente da arrivarci.»
   «Cos’è, la morettina ti ha fatto innamorare? Non credo proprio, visto che l’ho vista correre via alcuni giorni fa con i lacrimoni agli occhi.»
   «Non sono affari che ti riguardano.»
   «Certo che no, quello che le succede non mi importa, ma visto che tu stai sprecando del tempo dietro a lei invece che con me, mi riguarda eccome.»
   «Oh-oh ma sentitela. E dove sta scritto che io devo passare le mie giornate a stare dietro a te? Non sono il tuo cane sai? E nemmeno il tuo ragazzo. Non c’è nessun vincolo che ci lega.» sottolineo con particolare enfasi queste parole.
Celeste mi osserva, i nostri sguardi non si lasciano nemmeno per un istante.
   «Tu… eri li, non è vero?»
   «Si, c’ero.»
   «Ma allora vedi che mi segui?!»
   «No ti sbagli! È stata una coincidenza! Ti avevo preso un cappuccino, volevo portartelo e ti stavo cercando! Solo che prima di aprire la porta del terrazzo ho sentito che stavi discutendo con qualcuno e allora non ho voluto interromperti!»
   «Ma sei rimasto ad ascoltare! Queste “coincidenze” accadono troppo spesso! Prima con Castiel, poi con Melody… non ci credo che finisci sempre nei posti sbagliati nei momenti sbagliati!»
   «E invece è così! Che ti piaccia o no! Smettiamola di discutere. Le parole che hai usato quel giorno sono state fin troppo chiare. Non ho più voglia di far parte di tutto questo! Vai a fare certe cose con Armin!»
   «Armin non va bene! Te l’ho già detto!»
   «E chissene frega! Trova qualcun altro no?! Tanto uno vale l’altro!»
Restiamo in silenzio. Siamo tutti e due furiosi lei si avvicina, io resto impassibile. Sta per colpirmi. Si ferma improvvisamente e mi fissa.
   «TU.MI.FAI.SALTARE.I.NERVI.» sibila furiosa.
   «Io?! Ma se non ho fatto niente!»
   «È per questo che sono arrabbiata! Perché non hai fatto niente! È passata una settimana dall’ultima volta che ci siamo parlati! Non hai più provato ad avvicinarmi anzi! Sei sparito, hai iniziato ad evitarmi. Hai idea di quanto questo tuo comportamento mi abbia snervata?!»
La mia mancanza l’ha fatta arrabbiare?
   «Sei stata tu a dire che…»
   «Quelle parole erano per Melody, tu non avresti dovuto sentirle!»
   «Anche se non le avessi sentite, non cambia il fatto che quelle parole riflettono ciò che pensi davvero!»
   «Non è questo il punto! Ahhh basta! Sono stufa! Stufa mancia di sentire la tua dannata voce!»
Fa un passo in più e me la ritrovo addosso e, prima ancora che io possa reagire, mi sta già baciando. Rimango sorpreso, ma subito l’allontano.
   «Che stai facendo?!»
   «Stai zitto! Zitto, zitto, zitto! STA ZITTO! Non hai fatto altro che parlare, e parlare, e poi ancora parlare! Smettila di parlare e passa ai fatti! Sono stufa marcia di sentire la tua voce! Ci sono altre cose di te che vorrei sentire!»
La guardo, sconvolto, ma lei non mi dà il tempo di pensare che mi bacia ancora, mi stringe a sé, impedendomi di allontanarla. Quando ci separiamo entrambi stiamo tremando dalla rabbia.
   «Celeste, io…»
   «Basta… smettila di parlare ho detto. Baciami e basta, così che io possa smettere di pensare.»
I suoi occhi, questa volta, sono tristi.
No, non puoi cedere proprio adesso.
Troppo tardi, la sto già baciando.
Ahhh, non potrò mai vincere contro di lei.
Le nostre lingue giocano, la stringo forte.
Quanto.mi.sei.mancata.
I nostri baci sono intensi, assetati gli uni degli altri. Le sue mani scivolano sul mio corpo, passano sotto alla mia maglia ed iniziano a svestirmi.
   «Che stai facendo?!»
   «Sta zitto. Fammi tua. Adesso. Non c’è tempo. Sbrigati…»
Se ci trovassero ora, di certo, ci sospenderebbero entrambi. Fare sesso nella scuola è severamente vietato. Ma, infondo, che mi importa. Lei è di nuovo fra le mie braccia.
Va bene così, continuerò a stare al tuo gioco…ancora per un po’.
 
Quando usciamo dalla scuola siamo entrambi stanchi. Non abbiamo più parlato, non abbiamo chiarito la nostra situazione, e nessuno dei due sembra intenzionato a farlo.
Che cosa siamo adesso?  
Usciamo da scuola, ma mia mano è intrecciata alla sua.
Indossi ancora l’anello che ti ho regalato.
   «C’è un posto in cui vorrei andare, ti va di accompagnarmici?»
La sua richiesta mi sorprende. Annuisco e la seguo. Camminiamo per un po’ fino a raggiungere l’acquario. La guardo stupito.
Non pensavo le piacessero certi posti.
Prendiamo i biglietti ed entriamo. Mentre facciamo la visita guidata le nostre mani si stringono. Sono forti, intrecciate e non hanno nessuna voglia di separarsi.
Vorrei dirti quanto ti amo, anche se adesso penseresti che farebbe solo parte di tutta questa messinscena.
Al termine della visita Celeste mi chiede di aspettarla per un secondo. La guardo allontanarsi ed io mi siedo su una panchina poco distante.  Davanti a me c’è la vasca dei delfini. Li osservo nuotare gioiosi nell’acqua.
Io sono come voi, intrappolato in un posto da cui non potrò mai uscire.
Sospiro, abbattuto. Celeste mi raggiunge e si siede accanto a me. Afferra la mia mano e l’avvicina a lei, poi estrae un sacchetto dalla tasca, lo scarta e ne tira fuori un braccialetto. È un semplice braccialetto bianco con un ciondolo a forma di delfino. Me lo infila al polso e me lo lega. Poi mi fissa.
   «Perché?» è la prima cosa che, spontaneamente, le chiedo.
   «Per lo stesso motivo per il quale tu mi hai regalato questo.»
Mi dice poi indicando l’anello.
   «È un modo per chiedermi scusa?»
Lei distoglie lo sguardo e si mette a guardare i delfini. So che è il suo modo di dirmi di sì. Le cingo le spalle con il braccio, tirandola verso di me.
   «Perdonata.» le rispondo poi, baciandole la fronte.
Lei si appoggia a me, e restiamo immobili per qualche secondo. La sua mano si appoggia sulla mia e le sue dita si intrecciano con le mie.
Magari potessimo restare così per sempre.
Quando usciamo ormai è calata la notte. L’accompagno fino alla fermata della navetta.
   «Tieni, anche questo è per te.» mi dice porgendomi un biglietto ripiegato.
   «Cos’è?»
   «Il mio numero di cellulare. Mi pareva fossi particolarmente interessato ad averlo.»
Così dicendo mi saluta e sale sulla navetta appena arrivata. Memorizzo il suo numero e le mando un messaggio. “Grazie”. Lei visualizza, ma non risponde. Fa niente, so che è fatta così. L’indomani mi reco a scuola prima del previsto, ho alcune commissioni da fare prima dell’inizio delle lezioni. Mando un messaggio a Celeste, chiedendole se ha voglia di fare colazione con me. Lei accetta, ed io mi sento stupido per via della felicità che provo. Ci incontriamo in un bar a pochi isolati da scuola. Facciamo colazione assieme e, quando usciamo, lei mi afferra la manica della giacca. Io la guardo, e lei mi scruta. Alza un sopracciglio. “Non dimentichi qualcosa?”. Sorrido, mi avvicino a lei e le sfioro le labbra con un bacio.
   «Buongiorno.»
Lei guarda altrove, prende la mia mano ed iniziamo ad incamminarci. Poco prima di raggiungere lo svincolo per arrivare a scuola incrociamo Melody. Non è una coincidenza, sembra ci stia aspettando di sua spontanea volontà. Mando un’occhiata a Celeste, ma lei non lascia la mia mano. Melody si avvicina, sembra triste.
   «Mi hai mentito.» dice rivolgendosi a Celeste.
   «No, non l’ho fatto.»
   «Mi avevi detto che non stavate assieme.»
   «Infatti non stiamo assieme.»
   «E allora… perché voi…»
   «Perché abbiamo un rapporto complicato. Te l’ho detto.»
   «Mi avevi detto che ero libera di prendermelo.»
   «Si, l’ho detto, e lo ribadisco. Ma non ho detto che ci saresti riuscita, o che te lo avrei lasciato fare.»
Ma cosa…
   «Eppure tu… non ti sei opposta.»
   «Non ne avevo bisogno. Sapevo che non sarebbe successo nulla tra di voi.»
   «Come puoi essere così sicura che lui non se ne andrà mai da te?!»
La voce di Melody è straziante.
   «Perché io ho bisogno di lui e lui, non so come o perché, sembra aver bisogno di me.»
   «Ma io sono innamorata di lui! Tu non provi quel genere di sentimento!»
   «Quello che provo io non sono affari tuoi, esattamente come non mi interessa minimamente quello che provi tu. Stiamo parlando di cosa prova Nathaniel e, tra le due, mi sembra ovvio a chi lui sia più legato.»
   «Sei una stronza!»
   «Si, lo sono. E sono anche molto possessiva.» Celeste stringe la mia mano. Io mi volto verso di lei e lei si avvicina, alzandosi in punta di piedi e baciandomi davanti a Melody. Quando ci allontaniamo sono sorpreso. Celeste si rivolge un’ultima volta a Melody. «Lui è roba mia. Puoi provare a prendertelo se proprio ci tieni, ma nessun tuo tentativo andrà mai in porto. Se non ti respingerà lui, sarò io ad incenerirti.»
Melody corre via piangendo. Io resto in silenzio, non so come reagire.
È una specie di dichiarazione la tua?
Osservo la mia ragazza.
Che lei provi quello che provo io?
   «Allora? Come ti è sembrata?»
   «Che?»
   «La mia scenata di gelosia! Ti è parsa credibile?»
Ah… allora era solo una finta.
   «Si, ci avevo quasi creduto io stesso.»
   «Ottimo!»
La sua mano lascia la mia e la guardo estrarre il taccuino dalla borsa ed iniziare a scrivere.
   «È un taccuino nuovo?»
   «Si, l’altro l’ho finito mentre descrivevo le cose successe in gita.»
Arrossisco.
Quella sì che è stata una gita con i controfiocchi.
Non appena Celeste ripone il taccuino nella tracolla riprendiamo a camminare. Questa volta, le nostre mani nemmeno si sfiorano.
Questi suoi continui cambi comportamentali mi confondono sempre di più.
Entriamo nelle nostre aule. Noto che Melody non è in classe. Mi sento in colpa, ma alla fine è meglio così. All’intervallo vado in sala delegati, ho voglia di stare un po’ da solo. Non appena entro sento che qualcuno mi ha seguito. Mi volto di scatto, ma lei mi sta già baciando.
Ehi, un momento…queste non sono le sue labbra.
Quando mi accorgo che è Melody a baciarmi mi separo immediatamente da lei.
   «Che diavolo stai facendo?!»
   «Ti dimostro che io posso darti molto più di quello che ti da lei!»
Oh, non credo proprio.
   «Ma sei impazzita?! Non ti è bastato quello che ti ha detto Celeste stamattina?!»
   «Certo che no! È stata lei a parlare! Io voglio sentirlo dire da te! Voglio che siano le tue parole a ferirmi! Sei innamorato di lei?»
Il silenzio piomba intorno a noi.
Devo dirle la verità? Questo placherà la sua ira?
Mi guardo intorno, confuso. Non so cosa dirle. Lei si avvicina, io mi allontano.
   «Si, sono innamorato di lei.» ecco, l’ho detto.
   «Da quanto tempo va avanti?»
   «Da… un po’.»
   «Smettila di essere così vago! Ho bisogno di sapere!»
   «Da prima ancora che tra noi si instaurasse il rapporto che abbiamo ora. E ora che lo sai? Cambierà qualcosa?»
   «Lei cosa prova per te?»
   «È… complicato.»
   «Davvero? Eppure stamattina mi è sembrato decisamente chiaro quello che lei prova per te.»
Come le dico che la sua era solo una finta scenata?
   «In ogni caso, quello che succede tra di noi, o quello che noi proviamo, non sono cose che ti riguardano.»
   «Certo che lo sono! Perché ti ostini a stare con una persona della quale non conosci neppure i sentimenti quando io potrei darti tutto l’amore di questo mondo?!»
   «Perché io è lei che amo! È lei che mi fa battere il cuore, lei che riesce a togliermi il fiato! Non mi importa quello che in realtà lei pensi di me, se in questo modo mi permette di starle accanto io farò in modo di mantenere la mia posizione!»
Melody mi guarda, confusa, sconvolta.
   «Tu… l’ami così tanto?»
Perché devo parlare di queste cose proprio con lei?
Distolgo lo sguardo.
Quand’è che ho iniziato ad amarla così profondamente?
Annuisco, è inutile mentirle. Celeste irrompe nella stanza. Io sbianco immediatamente.
Merda, quanto di tutto quello che ho detto ha sentito?
Lei ci osserva, poi si avvicina a me. Si volta verso di Melody:
   «Hai visto? È questo che intendevo. Tu non riuscirai mai a portarmelo via.»
Melody ci fissa, orami rassegnata, ed esce dall’aula. Celeste mi guarda, ed io mi giro immediatamente.
   «Pensi sia stata convincente come scenata?» le chiedo poi, tentando di spacciare la mia verità come un copione preimpostato.
   «Si, decisamente convincente, soprattutto quanto hai detto di amarmi da molto prima che instaurassimo il nostro attuale rapporto, sei stato geniale.»
Ah…quindi in pratica ha sentito tutto.
   «Bene, sono contento.»  no che non lo sei.
Celeste mi accarezza il viso ed io mi volto nella sua direzione. Le sue dita accarezzano le mie labbra.
   «Hai ancora il suo sapore qui, non è vero?» ci ha visto baciarci? «Permettimi di cancellarlo.»
Le sue labbra si avvicinano alle mie e lei mi bacia, gentilmente. È un semplice bacio a stampo, eppure riesce a farmi fremere.
Ecco le labbra della donna che amo.
   «Come mai sei qui?» le chiedo poi.
   «Ti cercavo ma, quando ho visto che stavi discutendo con Melody, ho pensato che fosse corretto che lei venisse respinta direttamente da te.»
   «Sapevi che l’avrei respinta?»
   «Certo che lo sapevo. La tua ragazza sono io, e tu non sei tipo da tenere il piede in due scarpe. Ti saluto.»
La guardo allontanarsi e scomparire in corridoio.
La tua ragazza, il suo ragazzo. Stiamo insieme, non stiamo insieme. Capirò mai quando sta mettendo in scena il suo copione e quando invece è seria?
Mi siedo sulla sedia.
No, non lo capirò mai.





Commento dell'autrice: Ciao a tutti =D Questo capitolo è parecchio lungo, in realtà è così perché ho unito due capitoli in uno. Dato che il primo non sembrava abbastanza lungo l'ho unito a quello successivo e, beh, ne è uscito questo papiro xD Sono comunque soddisfatta di averlo fatto =D Ho pubblicato prima il capitolo perché una lettrice ha recensito il capitolo precedente e mi sono sentita spronata a pubblicare subito il nuovo, anche se avevo intenzione di aspettare ancora una settimana. Detto questo spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento =D
Alla prossima!! =D

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Capitolo 9
*** Nonostante Tutto, Ti amo ***


È passato parecchio tempo da quando Celeste ha assistito alla mia discussione con Melody, ma la nostra situazione non ha subito mutamenti. La nostra relazione continua ad essere traballante. Ogni tanto dice che stiamo assieme, altre volte lo nega con fermezza. Sto camminando per i corridoi quando un annuncio trasmesso tramite gli auto-parlanti della scuola attira la mia attenzione:
“A tutti gli studenti, siete pregati di recarvi in palestra il prima possibile”
La palestra? Tutti gli studenti? Che succede? E perché io non ne sono al corrente?
La situazione è strana abbastanza da distogliermi dai miei pensieri. Mi avvio subito verso la palestra e, appena arrivo, vado incontro alla dirigente.
   «Salve, come mai questo annuncio improvviso?»
   «Salve Nathaniel, nulla di preoccupante. Diciamo che è un regalo che noi docenti abbiamo deciso di fare a voi studenti, per questa ragione nemmeno lei ne è stato informato.»
La dirigente mi sorride prima di allontanarsi. Inizio a pensare.
L’anno ormai sta giungendo al termine, il mese scorso siamo andati in gita e tra qualche settimana ci saranno gli esami di maturità, cosa potrebbero inventarsi i professori?
«A che pensi?»
Celeste.
Mi scompongo per un secondo e subito la mia mente si offusca. Nei miei pensieri, non resta che lei. Mi volto nella sua direzione.
   «Tu ne sai qualcosa?» continua poi.
   «No, a dire il vero questa volta non ne so proprio nulla. Ho appena parlato con la dirigente, mi ha detto che i docenti ci hanno organizzato una sorpresa ed è per questo motivo che io stesso sono stato tenuto allo scuro.»
   «Dio, speriamo non abbiano deciso di rifare una bufalata come quella del concerto.»
Mi sfrego la testa nervoso.
Quella sì che è stata un’esperienza imbarazzante.
   «Ricordo ancora come ti aveva conciato Rosalya. Quei vestiti lasciavano ben poco all’immaginazione.»
La guardo sorpresa.
A quei tempi, nemmeno ci parlavamo. Come fa a ricordarsi com’ero vestito?
Lei mi osserva, e sembra quasi leggermi nel pensiero:
   «Frena delegato, ricordo com’eri vestito semplicemente per il fatto che sia tu, che Castiel che Lysandro eravate impresentabili. Una cosa del genere non si dimentica tanto facilmente. Ho avuto gli incubi per giorni.»
Ridacchio fingendomi divertito, mentre l’idea che io sia stato il motivo dei suoi incubi mi snerva un po’.
   «Attenzione studenti, abbiamo una comunicazione da fare!» il brusio all’interno della palestra si placa immediatamente, tutti ci concentriamo sulla dirigente che parla attraverso un microfono. «Come ben sapete, l’anno sta giungendo al termine. Visto che ultimamente nel nostro istituto si stanno svolgendo sempre più eventi che portano ad ottimi risultati abbiamo deciso di crearne uno nuovo per festeggiare la fine dell’anno, sperando che questo possa diventare una tradizione duratura nel tempo!» la dirigente si ferma e ci osserva con gli occhi che brillano di gioia. Sembra estasiata da ciò che sta per dirci. «Noi docenti abbiamo deciso che tra tre settimane esatte, ovvero al termine delle lezioni si terrà, proprio qui, un ballo di fine anno! E non è tutto! Saranno gli studenti del quinto anno ad aiutarci ad organizzare alcune cose, anche se il più è fatto! Inoltre al ballo sono ammessi anche persone che non frequentano questo istituto! Tuttavia questi soggetti dovranno pagare 10€ per l’ingresso! Mentre voi studenti dovrete mettere 5€ a testa per coprire le spese per gli addobbi, le bibite, le cibarie e la band che suonerà all’evento! Come ultima cosa, dopo lunghe riflessioni, abbiamo deciso che ognuno di voi potrà presentarsi al ballo in coppia mista, ciò nonostante se volete approfittare di questa occasione con qualche vostro compagno, sappiate che saranno ammesse solo le coppie dove è stato il cavaliere ad invitare la dama! Ci teniamo al galateo e vogliamo che questo sia l’ultimo insegnamento che apprenderete prima degli esami di maturità! Detto questo sappiate che non sarete ammessi al ballo se non indosserete un abbigliamento adeguato! Bene, con questo ho concluso! E adesso… TUTTI IN AULA!»
Gli studenti iniziano a muoversi in direzione dell’uscita, mentre gli schiamazzi prendono il posto del silenzio. Cerco Celeste con lo sguardo, ma deve già essere sgattaiolata via. Guardo mia sorella urlare insieme alle sue amiche. So bene che vorrebbe andare al ballo con Castiel, ma sono più che sicuro che lui starà alla larga da tutto questo. Non appena torno in aula mi metto a pensare a quale sarebbe il modo più carino per invitare Celeste al ballo.
Infondo… sa che lo farò, giusto?
Penso e ci ripenso, ma non mi viene in mente nemmeno mezza idea che potrebbe definirsi decente. All’intervallo salgo sul terrazzo pensando di trovarla li, e invece non c’è. Mi avvicino alla rete di protezione ed osservo il cortile della scuola e lì la vedo. E non è sola. Sta parlando con Armin. D’istinto stringo le mani a pugno.
Che ci fai lì con lui?
Li osservo parlare, poi ad un tratto lui l’abbraccia e lei contraccambia. Il sangue mi sale al cervello ed inizio a correre per raggiungerla ma, prima di farlo, mi immobilizzo.
Calma Nath, c’è sicuramente una spiegazione, e lei verrà sicuramente a dartela.
Torno sui miei passi. La campanella che segna la fine dell’intervallo suona ed io mi reco in sala delegati, ho del lavoro da fare. Non appena entro Melody mi fissa. Non mi aspettavo di trovarla qui.
   «Ciao Nath.»
   «Ciao Melody, non pensavo di trovarti qui.»
   «Scusa l’improvvisata è che volevo farti le mie scuse per… beh, per tutto. Mi dispiace di essermi comportata in questo modo, non è da me fare i capricci è solo che… ci tengo tanto a te. E so che questo non mi giustifica però ci tenevo a dirtelo in modo… gentile ed educato.»
Sorrido.
Infondo non è una cattiva persona.
   «Melody, io non ce l’ho con te. Ammetto che il tuo comportamento mi ha messo un po’ a disagio, ma direi che ora è tutto a posto! Amici come prima, va bene? Anzi, sono io a dovermi scusare con te. Mi sono comportato malamente a mia volta. Ti ho illusa per niente. Sai, infondo credo di essere io stesso una persona capricciosa.»
   «Per amore spesso si cambia e si scoprono sfaccettature del proprio carattere che non si sapeva esistessero, non è vero?»
Lei mi osserva, e so che alla fine ci siamo comportanti da egoisti entrambi.
   «Infondo, su questo ci assomigliamo.» mi dice sorridendo. «Hai intenzione di invitarla? Al ballo dico.»
Arrossisco e, in automatico, distolgo lo sguardo.
   «Certo che ho intenzione di farlo. Anche se non so se a lei vada molto l’idea di andarci.»
   «E perché?»
   «Beh, diciamo che non è proprio il genere di persona a cui piacciono queste cose.»
   «Beh, se mai cambiassi idea, conta pure su di me!»
La guardo allibito e lei mi sorride prima di congedarsi salutandomi con la mano. Ridacchio divertito, sono sicuro che anche lei un giorno amerà qualcuno che ricambierà il suo amore. Mi siedo alla mia scrivania ed inizio a riordinare i fogli per l’organizzazione del ballo quando sento il telefono nella mia tasca vibrare. Lo prendo e noto con piacere di aver ricevuto un messaggio da Celeste. Prima di rispondere, mi soffermo un attimo sul nome sul display.
Ho salvato il suo numero mettendo il suo nome, ma avrei potuto salvarla diversamente? “la mia ragazza”, “fidanzata”, “amore”.
Arrossisco.
No, meglio lasciare tutto così. Tanto scommetto che lei mi avrà salvato con il mio nome sul telefono. Anzi, probabilmente mi ha salvato come “delegato”.
Sbuffo e ricaccio il telefono in tasca. Non so perché ma non ho voglia di risponderle. Al termine della giornata attendo che tutti gli studenti se ne siano andati, poi passo di aula in aula a lasciare i fogli da far firmare ai genitori per la partecipazione al ballo e per la quota da portare. Quando ho finito tutti i miei doveri sono le quattro del pomeriggio passate. Esco da scuola e una parte di me rimane sorpresa nel vedere che Celeste è ancora qui, seduta sotto il suo albero, ad aspettarmi. I nostri sguardi si incrociano e lei si alza. Continuo a guardarla e capisco che vuole che mi avvicini.
   «Ce ne hai messo di tempo.» mi dice appena la raggiungo. «Hai smaniato così tanto per avere il mio numero di cellulare e poi nemmeno consideri i miei messaggi.»
Distolgo lo sguardo.
   «Scusa, ero preso dal lavoro. Sai, questa storia del ballo…»
   «Si, lo immagino. Non pensavo che potessero decidere di fare una cosa tanto stupida.»
   «Quindi tu… non vuoi andarci?»
   «Certo che no. E se avessi letto il mio messaggio lo avresti già capito da un pezzo.»
   «Cosa c’è di male nell’andare ad un ballo?»
   «Cosa c’è di male? Dovrei vestirmi in modo elegante, organizzare l’evento, sborsare dei soldi, e soprattutto ballare. Io detesto ballare! E scommetto che la band che suonerà metterà prevalentemente balli lenti, e quindi ci saranno un sacco di coppiette in preda ad effusioni. No grazie, non mi interessa.»
   «Che c’è? Per caso sei diventata timida di punto in bianco?»
  «Non è questo il punto. Il fatto è che se ti presenti al ballo con un ragazzo la gente ti metterà addosso l’etichetta di “coppia”. E se poi la coppia scoppia? Lo sai benissimo che queste cose non durano mai. Non siamo in un film, ma nella vita reale. Ti presenti lì con qualcuno, sbandierando al mondo la vostra relazione, questo farà in modo che qualcuno la mandi in pezzi. Lo sai come funziona no? Appena ti “fidanzi”, puntualmente arriva una massa di ammiratori/ammiratrici che cercano di rovinare il tutto. Non mi interessa. Non voglio fare quella fine.»
La mia espressione cambia.
Quindi lei…non vuole andarci perché pensa che se ci presentiamo come “coppia” poi la nostra “relazione” sarà destinata a finire?
Mi avvicino a lei e l’abbraccio, stringendola forte.
   «Ehi! Che stai facendo?!»
   «Hai detto una cosa troppo carina.»
   «… vaneggi.»
   «Si, si… come vuoi.»
La tengo stretta a me. Ora so come fare per invitarla al ballo. Lascio trascorrere l’intera settimana prima di mettere in atto il mio piano. Quando arriva sabato, è tutto pronto. Mia sorella passerà il weekend con Charlotte e Lee, devono iniziare a fare compere per il ballo. I miei genitori sono in viaggio ed io ho la casa tutta per me. Mando un messaggio a Celeste chiedendole di vederci in centro verso le sette. Lei mi risponde di sì. Prima di uscire, controllo che ogni cosa sia al suo posto e, non appena ne ho la certezza, esco per raggiungere la mia ragazza. Non appena arrivo, noto con piacere che mi sta già aspettando. Indossa una minigonna nera con una t-shirt azzurra. Ha i capelli raccolti in una coda alta ed indossa degli stivaletti neri. Non appena la raggiungo la sorprendo alle spalle, tirandola verso di me e rubandole un bacio. Lei mi osserva, ma non dice nulla.
   «Allora? Pronta?»
   «Pronta per cosa?»
   «Questa sera sarai tutta per me, non hai scuse.»
La guardo mentre mi pare di vederla arrossire leggermente, ma poi mi rendo conto che, probabilmente, è solo il riflesso del sole che sta tramontando. La porto nel mio ristorante preferito e mi sorprendo nel scoprire che le piace mangiare tanto, in gita non si era mai lasciata andare a tal punto. Al termine della cena l’accompagno al cinema. So che c’è un film che voleva vedere da tempo. Durante la proiezione le nostre mani rimangono intrecciate. Vorrei tanto baciarla ma so che c’è tempo, e non ho intenzione di affrettare le cose. Alla fine del film ci avviciniamo alla fermata dell’autobus.
  «Penso che sia arrivato il momento di salutarci, ora dobbiamo prendere due autobus diversi.»
Dice lei, mentre le nostre dita sono ancora intrecciate. Io le sorrido e, non appena arriva il mio autobus, la faccio salire con me.
   «Che diavolo stai facendo?!»
   «Ti avevo detto che questa sera saresti stata tutta per me, e non ho intenzione di rimangiarmi la cosa.»
Lei mette il broncio, ma so che non è davvero arrabbiata. Quando arriviamo a casa mia lei si ferma per un secondo.
   «Non vorrai mica presentarmi ai tuoi vero?»
Sembra arrabbiata.
   «Non c’è nessuno in casa, non preoccuparti.»
Lei mi guarda, cerca di vedere se sto mentendo o se sono sincero. Stringo la sua mano e la trascino dentro, non ho bisogno di aspettare una sua reazione. Non appena entriamo lei si guarda intorno. Sembra spaesata.
   «Questa non è una casa… è un castello! Come fai a non perderti qui dentro?»
Rido a questa sua frase. Non avevo mai pensato a questa cosa. Effettivamente, la mia famiglia è decisamente agiata. Non ci manca nulla. Dico a Celeste di aspettarmi un secondo. Salgo al secondo piano e sistemo le ultime cose, poi torno da lei. Le afferro la mano e la porto in cucina, dove ho preparato una bottiglia di vino bianco e due calici d’argento. Stappo la bottiglia e riempio i calici. Faccio un brindisi a “noi” e lei, divertita, contraccambia quel brindisi. In poco tempo finiamo la bottiglia e l’atmosfera comincia a scaldarsi. Le prendo la mano e l’accompagno al piano superiore. Supero la mia stanza fino ad arrivare al bagno, dove ho acceso delle candele profumate e riempito la vasca con acqua calda e sali profumati. Lei entra e guarda il tutto con aria sbigottita poi osserva me.
   «Che stai combinando?»
   «Fidati di me.»
Mi avvicino a lei e le sfioro le labbra con un bacio. Il suo viso è rosso, si vede che regge l’alcool meno del previsto. Le sfilo la maglietta ma lei oppone resistenza.
   «Posso fare da sola.»
   «… non voglio che tu lo faccia da sola.»
Lei mi fissa, contrariata, ma alla fine mi lascia fare. La svesto lentamente, godendomi ogni parte del suo corpo che piano piano si mostra ai miei occhi. Quando rimane in intimo mi ferma e si avvicina a me. Mi guarda con il suo sguardo magnetico ed inizia a sfilarmi la maglietta.
Non era quello che avevo previsto, ma va bene anche così.
Ci svestiamo a vicenda e, quando non resta nient’altro da sfilare. Entriamo nella vasca assieme. Celeste è imbarazzata, lo capisco dalla rigidità del suo corpo. L’attiro a me, facendola poggiare sul mio petto. Il mio cuore batte forte, so che lo sente, e questo sembra calmarla. Restiamo immersi a lungo, in silenzio, fino a quando l’acqua non comincia a diventare fredda. Quando usciamo l’avvolgo in uno degli asciugamani più belli che ho.
Voglio solo il meglio per te.
Le afferro la mano e la porto in camera mia. Ormai è ovvio dove voglio arrivare, ma lei non sembra affatto triste della cosa. Appena entriamo nella mia stanza, anch’essa cosparsa di candele profumate, è lei la prima a lasciar scivolare a terra l’asciugamano. Mi avvicino a lei e la bacio. La sua pelle umida a contatto con la mia mi fa fremere. Le sue braccia mi stringono forte. So che è felice, lo sento, ed io non potrei sentirmi meglio di così. La poggio dolcemente sul mio letto ed iniziamo a fare l’amore. È una serata speciale, almeno per me. Lei non sa quanto lo sia. Purtroppo non posso rivelare che esattamente 3 anni fa, in questo stesso giorno, io mi sono innamorato di lei. La guardo addormentarsi fra le mie braccia ma io rimango sveglio, voglio godermela fino in fondo. Quando riapre gli occhi incrocia il mio sguardo. La osservo sorridere e sprofondare sul mio petto. La stringo a me e lei inizia a baciarmi il petto. Il mio corpo si agita ogni volta che le sue labbra mi sfiorano. Sono felice. Tanto felice. Talmente felice, che le cose mi sfuggono di mano.
   «Celeste…»
   «Mmmh…?»
  «Ti amo.» Improvvisamente si ferma osservandomi incredula. Merda! Mi sono lasciato trasportare! Trova una scusa Nath, e in fretta! «Beh…pensavo che ti sarebbe servito. Per il tuo racconto dico. Credo che a questo punto sarebbe realistico che io, da ragazzo innamorato, ti dica di amarti.»
La osservo riflettere sulle mie parole prima di sorridermi facendomi cenno di si con la testa:
   «Hai ragione.»
Mentre le sue labbra riprendono possesso del mio petto tiro un sospiro di sollievo consapevole dell’enorme disastro che ho appena evitato.
  «Nath…»
   «Mmmh?»
   «Ti amo anche io.»
Il mio corpo si paralizza. Per quanto io sappia che il suo “ti amo” sia finto mi sento dannatamente felice. La stringo forte a me e facciamo l’amore per l’ennesima volta.
Se in questo modo posso amarti, allora mi va bene anche così.
Sono circa le tre di notte quando lasciamo che siano le coccole a prendere il resto del tempo che ci resta. Celeste è appoggiata sul mio petto ed io le accarezzo il braccio. Il suo respiro è calmo e so che devo cogliere l’occasione al volo.
   «Celeste… sto per fare una cosa che non ti andrà a genio.»
Lei si irrigidisce, si solleva leggermente ed inizia a fissarmi.
   «Devi proprio?» mi chiede poi.
La sua aria impassibile è tornata.
   «Si, devo.»
   «Sappi che se si tratta di un errore eclatante, non ci metterò né uno né due ad uscire da quella porta.» dice indicandomela con lo sguardo.
Deglutisco a forza.
Ti farò cambiare idea.
   «Celeste, lo so che non ti va a genio tutta questa storia del ballo ma… dopo questa sera io credo che… potremo anche andarci, insieme.»
Celeste mi guarda furiosa, si alza ed inizia a rivestirsi. Mi alzo a mia volta e le afferro la mano con la quale regge i vestiti, lei scatta all’indietro.
   «Non ci verrò a quello stupido ballo! Non ho intenzione di venirci!»
   «Perché hai tanta paura del ballo?! SI può sapere cosa ti spaventa?!»
   «Non voglio che vada tutto a puttane ecco cosa!»
   «Che diavolo stai dicendo?! Cosa pensi che potrebbe andare storto me lo dici?!»
   «Non lo so! Tutto? Niente? Non lo so! Ma non voglio saperlo!»
   «Celeste.» le afferro la mano e lei si immobilizza. «Dimmi a cosa stai pensando. Ma sii sincera, o non riuscirò a capirti.»
Lei distoglie lo sguardo. Vedo che i suoi occhi diventano lucidi. Non dice niente, e so che non lo farà. Tiro un sospiro. Sono abbattuto, ma non ho intenzione di mollare. Riduco la presa che ho sulla sua mano.
   «Celeste, guardami.» lei non mi ascolta. «Se non vuoi guardare me, almeno guarda qui.»
Dico iniziando a girare l’anello che porta al dito. Lei lo osserva.
   «Questo è la dimostrazione che io non me ne andrò, ok? È la prova che io resterò al tuo fianco, qualunque cosa accadrà va bene? Te lo prometto. Credi che avrei fatto tutto questo, se il mio intento fosse quello di mandare tutto a puttane? Per favore Celeste, apri gli occhi. Io non andrò da nessuna parte, non senza di te. Hai capito?»
La sento singhiozzare e vedo le lacrime rigargli il volto.
   «Celeste, vuoi venire al ballo con me?»
Lei si avvicina a me, appoggiandosi sul mio petto. Inizia a piangere rumorosamente mentre fa cenno di sì con la testa.
Questa sera, mi sono esposto davvero molto. Era quello che volevo? Forse sì, forse no. Lo capirà? Forse sì, forse no. Sono felice di come si sono messe le cose? Dannazione se sono felice.
Affondo nei suoi capelli stringendola a me. Ormai sta smettendo di piangere. Dopo qualche secondo lei si allontana da me e si asciuga le lacrime, poi torna a mettersi nuovamente i vestiti.
   «Perché ti stai rivestendo? Pensavo fosse tutto sistemato.»
   «Certo che lo è, ma devo rientrare, i miei mi aspettano.»
   «…Ti va di passare la notte qui? Dì ai tuoi che sei a dormire da un’amica.» lei mi fissa con aria pensierosa. «I miei non ci sono fino a lunedì, e lo stesso vale per Ambra. Ci saremo solo noi per tutto il weekend.»
Lei sospira, poi afferra il cellulare e manda un messaggio veloce. Getta a terra i suoi vestiti e si toglie quei pochi che era riuscita ad infilarsi. Inizia a girare in camera mia ed apre l’armadio, prendendo una mia maglietta ed infilandosela prima di tornare a letto.
   «Non avevi detto che era un cliché quello di indossare la maglietta del proprio ragazzo?»
   «Sta zitto Nath, e non sei il mio ragazzo.»
Mi avvicino a lei e mi ci corico accanto stringendola.
   «Però tu sei la mia ragazza.»
Lei non risponde e, tra un respiro e l’altro, ci addormentiamo.




Commento dell'autrice: Eccolo qui il nuovo capitolo =D A voi il giudizio! Alla prossima miei carissimi lettori =D

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Capitolo 10
*** Sogno Lucido ***


Un libro intero.
GRATIS in versione ebook.

Vi piacciono le mie storie? Beh, ho scritto un'intero libro che tratta di una storia d'amore <3

Lo potete trovare qui: https://www.amazon.it/Sogno-Lucido-Romanzo-rosa-damore-ebook/dp/B08QC81SW4/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1608293839&sr=8-1

C'è anche la versione cartacea, se preferite ^_^

Come già detto, l'ebook è GRATIS fino al 21!!

Se vi va di leggerlo e lasciarmi una recensione lo apprezzerei moltissimo <3

Grazie a tutti!!!!
Sì, scrivo usando uno pseudonimo ("Luna Jadeheart" non è il mio vero nome! Ma potete trovare quel nome su IG, se volete seguirmi anche sui social ^_^)

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