Once again together

di eleCorti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova scuola ***
Capitolo 2: *** Scoperte ***
Capitolo 3: *** Ci rincontriamo ***
Capitolo 4: *** Sola ***
Capitolo 5: *** Forever ***



Capitolo 1
*** Una nuova scuola ***


Dicono che la notte prima del primo giorno di scuola, in una scuola nuova, non si dorma bene, poiché si è troppo nervosi, perché non si conosce nessuno e si ha sempre paura di non trovare nessun amico e di restare soli.
Così si sentiva Doremì Harukaze, una ragazza di sedici anni, dai capelli rossi che portava raccolti in due codini e che stirava sempre, poiché non le piacevano ricci.
Doremì il giorno dopo avrebbe frequentato un’altra scuola, poiché visto i suoi voti pessimi, i suoi genitori avevano deciso di iscriverla in un istituto più alla sua portata.
E la giovane dai capelli rossi aveva una paura immensa, poiché nella sua vecchia scuola non aveva amici e anzi veniva spesso presa di mira a causa della sua goffaggine e del suo carattere un po’ infantile.
Eppure la ragazza, un tempo, ne aveva di amici, ed era una delle persone più felici del mondo, purtroppo tutto ha una fine, anche le amicizie.
E, sebbene, si fossero promesse che la loro amicizia fosse durata per sempre, persero i contatti con il tempo, poiché tutte e cinque si erano create una nuova vita, con nuovi amici.
Ma Doremì non le dimenticò mai, portava sempre il loro ricordo nel suo cuore e aveva sempre sperato di trovare persone fantastiche come loro.
Purtroppo non ci riuscì, anzi ebbe moltissime delusioni, poiché stringeva amicizia con persone che se ne approfittavano del suo carattere bonario e poi, una volta che non avevano più bisogno di lei, la scaricavano.
E lei ci soffriva, anche se non lo dava a vedere, poiché, sebbene fosse cambiata, aveva conservato la sua tipica allegria che aveva da bambina.
E sperava che almeno in questa scuola avrebbe trovato un amico e che tutti fossero gentili.
Decise, comunque, di non pensarci, ormai era tardi e doveva addormentarsi, se voleva svegliarsi presto e arrivare puntuale a scuola (altra abitudine che non era mutata da quando era bambina, era la passione di dormire fino a tardi).
Si avvicinò alla specchiera vicino al letto, si sedette e si sciolse i codini, fissandosi un’ultima volta allo specchio.
Era così cambiata rispetto a quando era bambina, era molto dimagrita, aveva un fisico perfetto, questo perché era afflitta dai problemi di peso che caratterizzavano gli adolescenti, e lei non era un eccezione. Solo in quell’anno aveva ripreso a mangiare normalmente, grazie alle continue pressioni dei suoi e della sorellina Bibì, che erano molto preoccupati per la giovane. Le era anche cresciuto il seno, non era né troppo abbondante, né troppo scarso, era giusto per una ragazza della sua età.
Si alzò e si sdraiò nel letto, cercando di prendere sonno e di scacciare via quei brutti pensieri che la tormentavano.
Alla fine si addormentò, ripensando al periodo più bello della sua vita: le elementari. E sperò un giorno di rincontrare coloro che un tempo erano le sue migliori amiche, non sapeva nemmeno come definirle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Il Sole era appena sorto illuminando le case della città assonnata; tra queste vi era anche casa Harukaze, in cui vi era una ragazza che dormiva in una maniera assai strana. Aveva, infatti, una gamba fuori dalle coperte, un braccio dietro la testa, l’altro penzolone verso il pavimento, infine aveva la bocca aperta, dalla quale le usciva un pochino di saliva.
Il suono della piccola sveglia anonima le fece digrignare i denti e cambiare posizione, mentre con il braccio destro spegneva il fastidioso oggetto.
Un qualunque normale adolescente si sarebbe svegliato al suono della sveglia, ma non Doremì che amava tanto dormire e veniva definita la “pigrizia in persona” dai suoi genitori e dalla sorella.
La porta bussò facendo entrare la madre della giovane: Haruka Harukaze, la quale, vedendo la figlia in quello stato di letargo, si avvicinò alla rossa e la scosse, cercando di ridestarla dal suo lungo sonno.
“Doremì sveglia! Sennò fai tardi a scuola!” esclamò la madre, levando le coperte alla figlia.
In tutta risposta, la fanciulla dai capelli rossi si girò dall’altra parte, poiché per lei era assai difficile lasciare il caldo e il morbido letto.
“Eh va bene! Fa come vuoi! Poi non ti lamentare se arrivi tardi il tuo primo giorno di scuola!” sbuffò la donna, uscendo dalla stanza.
Al sol sentire la parola primo giorno di scuola, la fanciulla aprì prima un occhio e poi un altro, per poi infine saltare giù dal letto e chiudersi nel bagno, per fortuna incorporato alla stanza.
S’infilò sotto la doccia, lavandosi a tempo record e, una volta fuori, si asciugò i capelli, facendoli ovviamente lisci, per poi lavarsi i denti e il viso.
Correndo, uscì dalla stanza per catapultarsi di sotto e raggiungere la famiglia riunita nella sala da pranzo che stava facendo colazione.
Si sedette accanto alla sorellina, che ora frequentava gli ultimi anni delle elementari e stava per entrare alle medie. Bibì era molto cresciuta, assomigliava molto a sua sorella, nell’aspetto fisico, mentre caratterialmente era molto meno impacciata rispetto alla maggiore, più placata ed andava molto bene a scuola.
Dopo aver bevuto il suo latte in una maniera assai frettolosa e aver mangiato un pezzo di pane con un velo di marmellata, la giovane dai capelli rossi risalì nella stanza e si mise la divisa, quella della sua vecchia scuola, poiché ancora non aveva quella nuova.
Uscì da casa, prese la bicicletta e pedalò verso la sua ardita meta, anche se molti studenti, lei inclusa, preferirebbero rimanere a casa a dormire e a oziare tutto il giorno.
Arrivò alla nuova scuola, che era un po’ distante rispetto alla sua casa, e perciò doveva abituarsi ad alzarsi prima la mattina, se non voleva arrivare in ritardo.
La scuola era molto grande, vi era un vasto cortile, popolato da studenti che entravano all’interno dell’edificio o che si fermavano nel cortile a parlare con i propri amici, prima che le lezioni iniziassero.
La giovane dai capelli rossi si diresse spedita all’entrata dell’edificio scolastico, andando nell’ufficio del preside per essere collocata all’interno della sua nuova classe, per farsi dare la divisa e il nuovo orario scolastico.
Il preside era un uomo di mezza età, calvo, e dall’aspetto molto bonario e dolce, il suo nome era Yamato Shinoda.
Si dimostrò molto cordiale con la sua nuova alunna, dandole un caloroso benvenuto, porgendole la divisa, spiegandole in che classe fosse e tutte le regole che doveva rispettare all’interno dell’edificio.
Non appena la campanella suonò, la giovane Doremì si congedò dall’uomo, facendogli un inchino come segno di ringraziamento per la sua cordialità, e poi uscì dal suo ufficio e percorse i lunghi corridori della scuola, in cerca della sua classe.
Era in 3F; seguendo le indicazioni, scoprì che la sua classe era al piano di sopra, così salì le lunghe scale, per poi cercare di nuovo la sua meta.
Alla fine trovò la sua classe, posta alla fine del lungo corridoio. Vi bussò ed entrò, il professore era già seduto alla cattedra, era anche lui un uomo, più giovane rispetto al preside, sui trent’anni all’incirca, con i capelli castani e gli occhi marrone.
L’uomo invitò la nuova alunna a entrare; la giovane, allora, avanzò molto timidamente, poiché la metteva a disagio avere gli occhi di tutti puntati addosso.
Si fermò poco distante dalla cattedra, guardando la classe, pronta per farsi conoscere.
“Salve a tutti, io sono Doremì Harukaze” si presentò, tenendo lo sguardo basso.
“Da oggi Doremì frequenterà la nostra classe” spiegò il professore agli alunni.
“Mmm… vediamo… laggiù c’è un posto libero. Ti siederai dietro a Sakura” le indicò un posto nella penultima fila centrale.
La rossa, allora, avanzò verso il suo posto, non accorgendosi che qualcuno la osservava, qualcuno che lei conosceva molto bene e che non vedeva da tempo.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Salve! È la prima volta che scrivo una long su Doremì, uno degli anime che ha segnato la mia infanzia! Qui non sarà presente magia di alcun tipo, non saranno delle streghe, ma mi concentrerò su temi puramente adolescenziali, come amicizia, amore, popolarità ecc. Ho sempre desiderato vedere Doremì e le sue amiche cresciute e soprattutto ho sempre voluto sapere se, dopo le elementari, la loro amicizia è durata, visto che nell’ultimo episodio mi sono commossa perché si separano.
Beh spero che leggerete la mia storia e che vi piaccia. 

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Capitolo 2
*** Scoperte ***


Non ci poteva credere, era lei, colei che era stata la sua prima cotta. Era così diversa da come se la ricordava.
Beh ovvio che era diversa, dopotutto l’ultima volta che si erano visti, avevano undici anni, e lei era una bambina impacciata e pasticciona ed anche un po’ sbruffona.
Ora invece era così... donna. I lineamenti del viso avevano abbandonato quelli di una bambina per dare vita a labbra carnose e rosee e una faccia dalla forma ovale.
Il fisico, prima quello di una bambina, ora era quello di un’adolescente, le curve erano sinuose ed erano tutte al loro posto, il seno era giusto per i suoi gusti, come piaceva a lui, né troppo piccolo né troppo grande.
Le gambe snelle e lisce, molto diverse rispetto a come se le ricordava.
Ma la cosa che gli fu evidente, era che la sua amica non era più una ragazza sbadata, ma timida, avanzava, infatti, molto lentamente.
Non smise mai di osservarla, poiché voleva scrutarla per vedere se fosse ancora la stessa, ma non sembrava la sua Doremì, era così silenziosa, attenta, prendeva ogni appunto, mentre si ricordava che alle elementari non era proprio eccelsa a scuola.
Si accorse che la rossa aveva alzato il suo sguardo, i suoi occhi erano così profondi e penetranti, e il giovane dai capelli corvini si perse in quel mare di miele.
Per un momento i loro occhi furono una sola cosa: miele e oceano.
Poi il giovane distolse lo sguardo, arrossendo.
Che cosa gli era saltato in mente? Si domandò, appoggiando la testa sul quaderno appoggiato sul banco.
Credeva che gli fosse passata quella cotta infantile che aveva avuto per quella ragazzina dai capelli rossi, raccolti in due codini arruffati.
Invece no, lui, Tetsuya Kotake, aveva ancora dentro di sé il ricordo di quella bambina; tutti i momenti belli e brutti che avevano passato insieme, fino all’ultimo giorno delle elementari, quando gli aveva confessato che aveva una cotta per lei e le aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata da sola.
Si diede dello stupido, l’aveva fatta soffrire,ci scommise il suo pallone da calcio preferito, mentre lui in quegli anni era andato avanti.
Era diventato un bravo giocatore di calcio, era, infatti, il capitato della squadra della scuola, ma la cosa peggiore era che si era anche fidanzato.
Non seppe se confessarglielo subito o no, ma decise che dopo le lezioni avrebbe raggiunto la sua vecchia amica, per vedere se si ricordasse di lui, perché aveva così tante cose da dirgli, dopo tutti quegli anni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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La campanella era appena suonata e gli studenti erano liberi, almeno fino all’orario pomeridiano delle lezioni extra.
Doremì era così contenta che fosse finita, non aveva legato con nessuno e in più aveva fatto una brutta figura con i professori, poiché non aveva saputo rispondere correttamente alle poche domande che le avevano posto per testare il suo livello di preparazione.
Se la prese con se stessa, poiché aveva giurato a sé stessa di dimostrare subito che era una ragazza diligente e preparata, ma invece non era andata così. Almeno non si era addormentata durante le lezioni, si disse.
Fu l’ultima a uscire dalla classe, poiché doveva parlare con il professore di storia riguardo alcuni argomenti che non aveva affrontato nella vecchia scuola e su come avrebbe potuto recuperargli.
“Non si preoccupi signorina, si faccia dare gli appunti dalla nostra studente più brillante. Si chiama Reika Tamaki” disse il professore, un uomo sulla quarantina dai capelli biondi e gli occhi castani.
Al sol sentire quel nome la rossa trasalì. Se la ricordava perfettamente quella vipera, perché le aveva reso impossibile la sua vita nel periodo delle elementari, anche se poi alla fine si erano affezionate l’una all’altra.
Ma nella sua mente erano impressi tutti i dispetti che le aveva fatto quella bambina dai capelli biondi e gli occhi marroni.
Decise, comunque, di parlarle, magari sperando che non si ricordasse di lei, dopotutto era così cambiata rispetto a quel periodo.
“Ok grazie professore, arrivederci” si congedò dall’uomo con un inchino per poi uscire.
E si diresse verso la mensa che stava al piano di sotto, sola.
 
 
 
 
 
 
 
 
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Era rimasto davanti alla porta della classe in attesa che uscisse colei che gli aveva fatto battere il cuore come non gli palpitava da anni.
La vide, era da sola e si stava dirigendo alla mensa.
Sorrise, pensando che potesse parlare con cotanta facilità con quella bellissima fanciulla, perciò fece per seguirla, quando fu tirato dalla maglietta.
“Dove credi di andare?” domandò una voce acuta e fastidiosa.
“Ehm... da nessuna parte” mentì Tetsuya che si era voltato verso la ragazza.
“Bene allora andiamo a pranzo insieme?” domandò la ragazza, passando la mano sul petto leggermente muscoloso del ragazzo.
“No, mi dispiace Reika, ma mi devo vedere con i ragazzi” mentì di nuovo, abbassando il suo braccio e lasciandola lì da sola.
Le venne, ovviamente, una crisi isterica. Reika Tamaki in tutti quegli anni non era per niente cambiata: era sempre la ragazza snob e piena di sé delle elementari, con la differenza che ora aveva un seno piuttosto abbondante ed era una cheerleader; ed ovviamente era la fidanzata di Tetsuya.
La loro storia era iniziata così per caso. Lui era il capitano della squadra di calcio e lei quella delle cheerleader.
Erano entrambi molto popolari, e,ovviamente, la giovane dai capelli biondi, volendo incrementare la propria popolarità, cercò di attirare le attenzioni del corvino, arrivando addirittura ad andarci a letto.
Era la prima volta per entrambi e si sa, la prima volta dovrebbe essere il momento più bello della vita di un uomo o di una donna, perché diventi una cosa sola con colui o colei che ami. Ma per loro non fu così, anzi per loro fu soltanto sesso.
Così la loro storia iniziò, ma fondamentalmente alla base del loro rapporto c’era solo ed esclusivamente il sesso. Reika, infatti, soddisfaceva il ragazzo in tutti i modi possibili, poiché non voleva rinunciare alla sua popolarità e Tetsuya, rimaneva con lei, solo perché era brava a letto.
Ma lui, lui sapeva di non essere innamorato della bionda ed era stanco di tutta quella situazione e l’arrivo di Doremì capitava proprio a fagiolo, come si vuol dire, poiché grazie a lei era rinato un sentimento che credeva istinto.
Per questo aveva seguito la rossa, perché voleva parlarle, vedere come si comportava con lui, scoprire se l’avesse dimenticato o no.
Tuttavia non sapeva di essere seguito... Reika, infatti, non si fidava del suo ragazzo, poiché temeva che la potesse tradire con qualche ragazza facile, per questo lo stava pedinando, ovviamente tenendosi a distanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Era giunta alla mensa e l’aveva trovata ricolma di gente che faceva la fila per sfamare i loro affamati stomaci.
Finalmente giunse il suo turno e si prese un piccolo panino con l’hamburger, come piaceva a lei. Vagò per quell’immensa stanza per trovare un posto e, alla fine, lo trovò.
Era un tavolo in fondo alla vasta sala e non vi era seduto nessuno. Meglio per lei, si disse, così avrebbe avuto tutto lo spazio per lei.
Si sedette e stava per addentare il suo panino con l’hamburger, maionese e lattuga, quando senti un piccolo colpo di tosse, fatto, ovviamente, per attirare la sua attenzione.
“è libero?” domandò il misterioso ragazzo.
La fanciulla dai capelli rossi si girò, incrociando un meraviglioso sguardo, color azzurro come l’oceano. Ci si perse in quel mare, incatenandosi a quei magnifici occhi, profondi come un pozzo.
Doveva essere rimasta a fissarli così a lungo, poiché si accorse che il ragazzo la stava guardando stranito.
Scosse la testa, come faceva da bimba, e arrossì come un peperone, facendo assumere al suo dolce viso lo stesso colore dei suoi capelli.
“Sì, certo” si decise a rispondere.
E così il giovane dai capelli corvini si sedette di fronte alla coetanea, che nel frattempo aveva ripreso ad addentare il suo panino.
“Ah, non mi sono presentata, piacere io sono Doremì Harukaze” si presentò cordialmente, ovviamente dopo avere ingoiato.
Non voleva fare di certo una brutta figura con un gran bel ragazzo come quello che aveva di fronte.
“Lo so” rispose Tetsuya, sorridendo.
La rossa lo guardò allibita, possibile che si conoscessero? Si domandò.
Il giovane dagli occhi blu sorrise ancora di più, dopotutto non era cambiata dopo tutti quegli anni, si disse.
“Io sono Tesuya Kotake” confessò, ridendo come un bambino.
La giovane ora lo guardava incredula, possibile che fosse così stupida da non riconoscere un suo ex compagno, no, anzi da non riconoscere lui? Si chiese.
Arrossì e non ne seppe il perché, e abbassò lo sguardo, come una ragazzina alla sua prima cotta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Sgranò gli occhi incredula, e così la nuova ragazza non era altro che quella pasticciona di Doremì! Si disse.
Ma non poteva essere, si ripeté, poiché la sua ex compagna era diversa da quella ragazza; era così impacciata, sbadata, scontrosa, pasticciona, non poteva essere lei!
La osservò meglio, in effetti, i capelli, il colore degli occhi e lineamenti erano uguali, quindi sì, lei era la sbadata e brutta Doremì.
Strinse i pugni, irritandosi, si ricordava ancora della cotta che Tetsuya aveva alle elementari per quella pasticciona e temeva che non gli fosse passata e che anzi vederla così cambiata, così tremendamente bella, avesse risvegliato in lui quel fuoco assopito.
No, non poteva permettere ciò, si disse, poiché sapeva che il giovane l’avrebbe di sicuro portata a letto e l’avrebbe tradita, perciò doveva trovare un modo per allontanargli.
Le venne un’idea, quando vide la sua migliore amica che parlava con la sua nuova fiamma.
Si avvicinò alla coppietta interrompendo il loro momento romantico.
“Ehi Mindy ti devo dire una cosa importante” le confessò, facendosi sentire dal ragazzo.
Mindy era tornata da un paio di anni dall’America, dove si era ritrasferita dopo le elementari, ma i genitori, a causa del lavoro del padre, erano ritornati in Giappone.
La giovane dai capelli biondi e gli occhi verdi era diventata davvero bella, era alta e snella, aggraziata e molto popolare tra i ragazzi (era anche lei una Cheerleader).
Era ancora molto amica con Reika, anzi era la sua migliore amica, poiché erano sempre insieme.
Quando era tornata, aveva provato a riallacciare il rapporto con Melody, Sinphony e Lullaby, ma purtroppo le loro vite erano così diverse, che non avevano niente in comune e col tempo si allontanarono.
“Ovvero?” domandò la biondina, curiosa di sapere il pettegolezzo.
“Beh c’è una ragazza nuova nella mia classe e indovina chi è?” le domandò.
“Chi? Quell’attrice che recita in quella soap?” chiese, ancora più curiosa.
“No, Doremì Harukaze” rispose la biondina.
“Ah...” fu l’unico commento dell’americana.
Erano anni che non parlava con l’amica e quando aveva chiesto alle altre di lei, le avevano semplicemente detto che frequentava un’altra scuola e che non la vedevano dalla fine delle elementari.
“Bene, magari dopo passo a salutarla” continuò.
Ormai aveva la sua vita, i suoi amici, il suo ragazzo, ma comunque teneva all’amica e voleva salutarla. Anche perché era certa che anche lei avesse una sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Quel pomeriggio c’erano le prove della banda della scuola, poiché a breve ci sarebbe stato un piccolo concerto per la festa d'inizio anno.
Tra tutti spiccava una ragazza che suonava il violino dai capelli rossicci, lunghi e lisci, e dagli occhi color miele.
Il suo nome era Melody Fujiwara. Era molto cambiata dalle elementari, innanzitutto non indossava più gli spessi occhiali rotondi, che aveva sostituito con le lenti a contatto che le risaltavano gli occhi.
Era molto magra, come lo era da bimba, aveva un piccolo, ma ben visibile seno e non era più la ragazza timida e insicura di sé di un tempo.
E tutto ciò grazie al suo ragazzo Masaru Yada, che suonava la tromba con lei e che era poco dietro.
Una volta finite le prove, tutti si radunarono intorno ad una ragazza, una di quelle nuove, che aveva un pettegolezzo.
“Sapete mi hanno detto che c’è una ragazza nuova molto sexy che pare esca con Testuya Kotake, il capitano della squadra di calcio. Il suo nome è Doremì Harukaze” riferì la ragazzina dai capelli biondi.
Meldoy trasalì, si ricordava ancora della promessa che aveva fatto anni fa all’amica, cioè quella di non perdersi mai di vista nonostante le scuole diverse, ma non riuscì a mantenerla.
Si era creata una nuova vita, dei nuovi amici, ma mai, mai aveva dimenticato quella buffa bimba dai capelli rossi, dopotutto era stata la sua prima vera amica.
Decise, comunque, di salutarla il giorno seguente, per vedere come stava, certa anche lei che l’amica si fosse trovata dei nuovi amici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Camminava insieme ai suoi amici del club della lettura, mentre discutevano sull’ultimo libro che avevano letto, che narrava di streghe.
Lo aveva scelto lei, poiché le ricordava molto la sua infanzia perduta.
Il suo nome era Sinfony Senoo, una ragazza dai capelli corvini e gli occhi blu come l’oceano.
Sinfony era molto cambiata rispetto a quando era una bambina, aveva, infatti, abbandonato il suo aspetto maschile, per essere più una ragazza.
Portava, infatti, i capelli lunghi, fino alle spalle, lisci, si truccava, portava le gonne e i vestitini quando usciva, ma non aveva abbandonato il suo carattere un po’ maschile.
Nonostante ormai fosse evidente che fosse una ragazza; si poteva vedere dal suo fisico da atleta, dal seno leggermente piccolo ma ben scorgibile e dalle curve perfette che delineavano il suo corpo.
“Sapete in giro si dice che Tetsuya si veda con una ragazza nuova, una certa Doremì” disse, a un certo punto, una ragazza castana.
Al sol sentire quel nome, la mente della giovane dai capelli corvini, ritornò indietro, al tempo delle elementari.
Era tutto così cambiato, si disse, ma avrebbe rivoluto vedere la sua vecchia amica, per sapere come stava.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Anche quel giorno aveva finito le prove di canto nel tardo pomeriggio, si disse Lullaby  Segawa, una ragazza dai capelli viola e gli occhi dello stesso colore.
Era una cantante famosa in tutto il Giappone, fin dalla tenera età, ma mai aveva rinunciato alla sua istruzione, per questo frequentava il liceo locale.
Era una ragazza a detta di tutti bellissima e affascinante, la cui bellezza rapisce e seduce; era alta, magra e con seno molto prosperoso.
Tuttavia negli anni la giovane cantante aveva mantenuto la sua dolcezza e la sua modestia, non vantandosi mai del suo successo.
Anche a lei giunse quella voce. Doremì era lì. Erano anni che non la vedeva, voleva sapere come stava e com’era cambiata la sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Non aveva voluto farsi riaccompagnare a casa, non seppe il motivo ma si vergognava tanto, pertanto era tornata a casa da sola.
Le aveva fatto uno strano effetto rivederlo, così diverso, così più bello, così più sexy.
Sentì caldo, la sudorazione era aumentata, la salivazione le si era azzerata, il battito cardiaco era aumentato ed avvertiva qualcosa muoversi nello stomaco.
Era quello che molti chiamavano amore? Si domandò la giovane.
Decise, comunque, di non pensarci, poiché voleva concentrarsi solo sul suo rendimento scolastico, però Testuya sarebbe stato un ottimo amico, proprio come alle elementari, si disse.
E si addormentò, non immaginando che il giorno dopo avrebbe avuto delle sorprese...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: ecco il secondo capitolo! Allora da dove parto? Vi dico di tranquillizzarvi perché Reika non avrà un ruolo importante e verrà lasciata. Le altre hanno saputo che Doremì è nella loro stessa scuola e la vogliono vedere, chissà che cosa accadrà?
Ringrazio chi ha recensito la storia Lola1996 e Cuore_di_tenebra e chi l’ha letta senza recensire.
A presto.
 

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Capitolo 3
*** Ci rincontriamo ***


Lui era lì, così bello, così attraente, così, così... perfetto. Stava venendo incontro a lei, con il suo solito sguardo spavaldo, con una mano dietro la schiena.
S’incuriosì, poiché voleva sapere che cosa nascondesse dietro la schiena, il suo amico. Un tempo avrebbe pensato che le stesse riservando uno sciocco scherzo, ma ora non sapeva che cosa pensare.
Si fermò a poca distanza da lei e lentamente spostò il braccio, mostrando ciò che nascondeva: un mazzo di fiori, di rose rosse precisamente.
La giovane Doremì arrossì come una ragazzina e si mise le mani sul volto, imbarazzata; era senza parole, in tutti i sensi, poiché non sapeva davvero cosa dire.
“Questi sono per te” disse il giovane, con un tono assai dolce che fece sciogliere la rossa come Olaf in estate.
“G-Grazie” rispose la fanciulla, arrossendo ancora di più e prendendo il mazzo di fiori.
“Doremì... io... ti amo” disse il giovane.
Si preparò ad accogliere le sue invitanti labbra, quando tutto divenne più sfogato.
Ti amo... ti amo... queste parole riecheggiavano nella mente della rossa.
“Doremì sveglia! Arriverai tardi a scuola” esclamò la madre, tentando di ridestarla da quel dolce sonno.
Emise un verso, incomprensibile alla madre, ma non a lei: Testuya, pareva il suono.
“Doremì!” continuò la madre a scuoterla.
Aprì gli occhi, rendendosi conto che era solo un sogno, uno stupido insensato sogno, dettato dal suo subconscio che le giocava assurdi scherzi.
Si mise seduta sul letto, osservando la madre con uno sguardo assai strano; credeva davvero che quella fosse la realtà.
Una domanda le sorse spontanea: perché quel sogno così strano? Possibile che stesse iniziando a provare qualcosa per il suo compagno.
“Coraggio pigrona sbrigati! La colazione è già pronta!” le disse la madre, uscendo dalla stanza.
La rossa fu costretta a rialzarsi, decidendo di pensare a quell’assurdo sogno un’altra volta, doveva andare a scuola e non poteva, anzi non doveva arrivare in ritardo.
Scese in cucina, trovando i suoi famigliari seduti al tavolo. Si sedette accanto alla sorella Bibì e prese una cucchiaiata dei suoi cereali preferiti, al cioccolato.
Dopo risalì nella sua stanza e, dopo essersi lavata alla velocità della luce, si vestì indossando la divisa composta da una gonna blu scura che le arrivava poco sopra il ginocchio, una camicetta bianca e una giacchetta azzurra. Si mise un velo di trucco e decise di sciogliersi i capelli, lunghi fin sotto le spalle e rigorosamente lisci.
Salutò sua madre e sua sorella e uscì correndo da casa, sperando di non arrivare in ritardo a scuola.
 
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Era riuscita ad arrivare puntuale, per fortuna, si disse, non voleva crearsi una reputazione sbagliata per i professori.
Stava per entrare nell’enorme edificio, quando si bloccò, qualcuno aveva pronunciato il suo nome.
“Doremì” più di una voce aveva pronunciato quella singola parola.
Si sentì il cuore in gola, deglutì, non sapendo se voltarsi o no e correre incontro alle sue amiche, perché lei le aveva riconosciute, erano le sue amiche, oppure se ignorarle e dimostrarsi fredda distaccata, cinica, priva di emozioni.
Ma lei non era una ragazza cinica, fredda, distaccata, lei era l’opposto era affettuosa e dolce; si girò con uno sguardo sorpreso, cercando di trattenere le lacrime.
“Ragazze” sussurrò con un tono sorpreso.
“Ciao Doremì” a parlare fu Melody, che si fece avanti verso colei che un tempo era la sua migliore amica.
“Melody...” sussurrò con gli occhi lucidi.
“è da tanto che non ci vediamo, come stai?” le domandò anche lei commossa.
Non ce la fece più: al diavolo tutto, pensò, così corse incontro alla sua amica, avvolgendola in un caldo abbraccio. Le altre la raggiunsero, formando un abbraccio di gruppo, finalmente le piccole streghe apprendiste di Eufonia si erano riunite.
Si staccarono e Doremì per la prima volta si sentì al settimo cielo, come se fosse tornata bambina.
Avrebbe voluto chiederli tante cose, che cosa avevano fatto in quei lunghi anni, com’erano cambiate, voleva sapere tutto, ma non ebbe il tempo, le loro amiche furono richiamate da altri ragazzi e perciò la salutarono.
Un brutto presentimento si fece largo nella sua mente, ma scosse la testa, scacciandolo via, non poteva essere così, perché la loro amicizia era destinata a durare per sempre, si disse.
“Ehi, ma ci vediamo a pranzo?” domandò loro, prima che sparissero con i loro amici.
“Mi dispiace Doremì, ma pranzo con il mio ragazzo, no so se te lo ricordi, lui è Masaru” rispose negativamente Melody, con un tono dispiaciuto.
“Oh... ok, non fa niente” disse la rossa.
“Io pure pranzo con il mo ragazzo Doremì” si scusò Mindy.
“Fa niente, sarà per la prossima volta” disse la fanciulla, fingendo un sorriso, mentre dentro bruciava.
“Io ho una riunione straordinaria con il club di lettura, mi dispiace Doremì” sta volta toccò a Sinfony declinare l’invito.
Sbuffò, capendo di essere sull’orlo del suo limite e che, se non si fosse trattenuta, sarebbe esplosa.
“Tranquilla” finse ancora di più un sorriso.
“Io ho le prove di canto” rifiutò Lullaby.
“Ok” stavolta rispose fredda.
Le osservò, mentre spensierate entravano nell’edificio scolastico, e un pensiero ancora più triste s’insinuò nella sua mente: che le sue migliori amiche si erano rifatte una vita, vita che non comprendeva lei.
Entrò nell’istituto più sola e sconsolata che mai, pronta per iniziare un’altra deprimente giornata scolastica.
 
****
 
 
La campanella era suonata, dando il via alla tanto attesa pausa pranzo. Gli studenti di tutte le classi si accalcarono di sotto per arrivare prima alla mensa e prendersi i pasti più gustosi.
La giovane Doremì uscì molto lentamente dalla sua classe, poiché non aveva fretta e soprattutto non aveva nessuno con il quale vedersi a pranzo.
Scese le lunghe scale dirigendosi verso la mensa molto lentamente con lo sguardo perso nel vuoto, ripensava a quella mattina, quando era stata allo stesso tempo la persona più felice e più triste del mondo.
Sospirò e aprì la porta della mensa, a quell’ora piena, e si mise in coda, aspettando pazientemente il suo turno. Prese una bella bistecca, il suo piatto preferito in assoluto, questa era l’unica cosa della sua infanzia che non era cambiata.
Si fece strada tra i tavoli pieni di studenti, cercando un posto libero. Non ne trovò, poiché tutti le dicevano che erano occupati. Per sua fortuna, trovò un tavolo libero in fondo alla sala, per cui decise di sedersi lì, anche perché il suo stomaco brontolava.
 
 
****
 
 
 
Si era accorto di lei e non aveva potuto fare meno di osservala, con i capelli sciolti era ancora più bella.
Gli si strinse il cuore vederla lì, sola, triste e sconsolata. Non poteva vedere quella straziante visione.
Si alzò, deciso a sedersi accanto a lei e passare di nuovo la pausa pranzo con quella bellissima fanciulla, protagonista assoluta dei suoi pensieri.
Prese il vassoio per dirigersi verso la sua meta, ma si bloccò: qualcuno aveva urlato.
“Dove credi di andare?” tuonò Reika, alzandosi e indicando il suo ragazzo con uno sguardo omicida.
La ignorò, decidendo, pertanto, di raggiungere il suo scopo; tanto non le importava niente di quella ragazza dai capelli biondi, anzi non la sopportava nemmeno più.
“Testuya guarda che se muovi un passo, io... io... te la faccio pagare!” gridò, non sapendo che dire. Non poteva certo urlare che lo lasciava, altrimenti lui sarebbe andato da lei.
Sorrise il giovane, mentre avanzava verso la sua amica, che era come estraniata dal resto del mondo, poiché non si era girata a guardare quella piccola scena teatrale.
“Ciao” la salutò, sedendosi di fronte a lei.
La rossa arrossì, poiché aveva ripensato al sogno di quella mattina. Si perse in quell’oceano dei suoi occhi, così profondi, così intensi, così... stupendi.
“Ciao” sussurrò, non smettendo di fissare i suoi occhi così magnetici.
Si accorse che era così strana, ancora più spenta, ancora più persa, ancora più alienata da tutto e da tutti.
Gli si strinse ancora di più il cuore, poiché non gli piaceva vederla in quello stato, ciò che voleva era vederla sorridere come un tempo, quando era una bambina spensierata.
“è tutto apposto?” le domandò, poiché voleva sapere ciò che affliggeva la sua adorata.
“Beh... io...” abbassò lo sguardo, il suo orgoglio le impediva di parlare.
“Coraggio, a me puoi dire tutto” le disse, posando la sua calda mano su quella della giovane.
Un’ondata di calore attraversò la rossa, la mano del ragazzo era così calda e le trasmetteva una sensazione di pace e di tranquillità. In quel momento sentì che si poteva sfogare con lui, perché l’avrebbe compresa e aiutata, come quando erano bambini.
“Ecco... riguarda le mie amiche. Oggi ho scoperto che anche loro frequentano questa scuola” ammise, alzando lo sguardo.
“Oggi le ho pure viste e per un momento mi è sembrato di tornare bambina. Ma poi ho scoperto che loro si sono rifatte una vita in cui io non ci sono” continuò, mentre le lacrime premevano su i suoi occhi per uscire.
“Ed io mi sono sentita così sola. Pensavo che tutto potesse ritornare come prima” continuò, stavolta scoppiando in lacrime silenziose.
Le accarezzò la mano con il cuore ancora più stretto, non poteva vederla in quello stato, voleva fare qualcosa, aiutarla, starle accanto.
Lei alzò la testa, mostrando il suo viso rosso e pieno di lacrime. Di nuovo quella sensazione di pace e di tranquillità si fece largo in lei.
“No, non piangere. Non ti devi abbattere, anzi cerca di essere ancora loro amica” la consolò il corvino.
Gli sorrise, aveva ragione, aveva affrontato cose peggiori da bimba e non poteva arrendersi così. Prese un tovagliolo e si asciugò le lacrime, sorridendogli ancora grata, poiché aveva fatto tanto per lei.
 
 
****
 
 
La campanella era suonata, annunciando agli studenti che le lezioni erano finite e che finalmente potevano rincasare.
Doremì uscì dalla classe da sola, era troppo imbarazzata per chiederlo a Testuya e non ne sapeva il motivo.
Il giovane, però, la raggiunse mentre lei si apprestava a scendere le scale dell’ingresso.
“Ehi come va? Meglio?” le domandò con un tono preoccupato e lo era davvero.
“Sì grazie” gli sorrise.
Continuarono a scendere le scale, tra loro regnava un silenzio così imbarazzante. Tutto ora era così difficile rispetto a quando erano bambini.
“Ehm... senti...” tentò d’iniziare un discorso.
“Ehi Testuya! Vieni o no!” gridò un ragazzo, che era un suo compagno di squadra.
“Eccomi!” urlò il corvino di rimando.
“Ci vediamo domani” le disse.
E le scoccò un piccolo bacio in guancia, per poi correre dai suoi amici.
Era rimasta, sorpresa, shockata, senza parole; si tenne la guancia, dove aveva ricevuto il bacio, rossa in volto, e lo fissò sparire con i suoi amici.
Che si stesse innamorando? Si domandò. Per la prima volta in vita sua si sentì in pace con tutti e con se stessa.
Qualcuno, però, aveva osservato tutto...
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Ecco un altro capitolo. Beh Doremì ha ricevuto una spiacevole sorpresa, ma ancora non si da per vinto. Testuya s'interessa sempre più a Doremì e presto Reika riceverà un bel due di picche!
Il prossimo capitolo, dovrebbe arrivare spero settimana prossima, ovviamente se tutto andrà bene.
Ringrazio ancora: lola1996 e Cuore_di_tenebra che hanno ancora recensito e vale97 che ha messo la storia tra le seguite.
Alla prossima.
 

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Capitolo 4
*** Sola ***


Dopo quel giorno, la giovane Doremì si sentì più sola che mai, e, in effetti, l'era: le sue amiche non la contattavano, anzi le parlavano quando la incontravano in giro per i corridoi, e ciò fece sentire a pezzi la giovane rossa.
L’unico che passava del tempo con lei era Tetsuya, di cui la fanciulla se ne stava innamorando. Quando stava con lui, infatti, sentiva il cuore battere all’impazzata, il respiro affannato, un ondata di calore pervadeva il suo corpo; non riusciva nemmeno più a fare un discorso sensato in sua presenza, arrossendo sempre come una ragazzina e spiccicando parole senza senso.
Dall’altro lato anche il giovane Kotake provava qualcosa verso la sua amica d’infanzia, rivederla dopo tanti anni lo aveva scombussolato e ogni giorno che passava il suo amore verso la rossa aumentava sempre più.
L’unico problema era Reika, in quell’ultimo periodo era diventata ancora più insopportabile e più appiccicosa, ma soprattutto era diventata ancora più gelosa, specie di Doremì, proibendo al ragazzo di avvicinarsi a quella ragazzina goffa che conosceva.
Ma il corvino non le dava ascolto, se ne infischiava delle parole della ragazza e passava ogni momento con lei, tanto che nella scuola girava la voce che i due stessero insieme, ovviamente ciò urtò la bionda, che ogni volta smentiva questo pettegolezzo.
Il giovane, comunque, ogni giorno di più era convinto di dover lasciare Reika, perché non la sopportava più ed anche perché con lei si sentiva soffocare e infelice, mentre con la rossa era al settimo cielo, più rilassato, felice, in pace con il mondo e con se stesso.
Ma non poteva lasciarla così, senza un motivo e un pretesto, attendeva, infatti, il momento giusto, in cui la fanciulla sarebbe esplosa in una delle sue scenate, per piantarla una volta per tutte e coronare il suo sogno d’amore con la giovane Harukaze.
Accadde un giorno, durante la pausa pranzo: Reika era riuscita a incastrare il giovane, trascinandolo con lei a pranzo, strappandolo dalle grinfie di Doremì.
La biondina si sentì soddisfatta, perché, per la prima volta da mesi, era riuscita a tenersi per sé il fidanzato, mettendo, forse, a tacere quegli stupidi pettegolezzi, che lei odiava peggio di un mono ciglio.
Ma la giovane non sapeva che gli innamorati fanno cose pazze pur di stare con la persona amata, per questo il giovane stette con lei per poco. Infatti, quando vide la rossa, si alzò dal tavolo, puntando gli occhi su quella visione celestiale.
E quando decise di raggiungerla e sedersi con lei, accadde la tragedia: entrambi si stavano alzando, il corvino con il vassoio per raggiungere l’amata e la bionda per bloccarlo.
BUM: un piatto di pasta con il pomodoro cadde sulla testa di Reika, sporcandola tutta, dai capelli, fino ai piedi.
Tutti risero di fronte a quella scena e la biondina si sentì sprofondare, corse via con la coda tra le gambe, come si vuol dire, ma giurò che Doremì l’avrebbe pagata.
“Tetsuya! Sei uno stupido!” tuonò, rossa in volto per la rabbia.
“Scusa Reika, non volevo. Ora vado” non si curò affatto delle condizioni in cui era.
“Come? Vai da lei? E non ti rendi conto in che condizioni sono?” urlò, con la sua voce acuta.
“Scusa ma se tu la smettessi di essere così gelosa e appiccicosa, non sarebbe mai successo!” gridò a sua volta, ormai anche lui iracondo.
“Figurati io non sono gelosa di quella sciacquetta!” negò, incrociando le braccia al seno.
“Non è una sciacquetta! Tu lo sei!” stavolta aveva superato il limite, pensò.
“Ma come ti permetti? Non sai quel che dici!” urlò, stavolta molto più che iraconda.
“Sì invece! E sai che ti dico? Che tra noi è finita!” urlò per poi andarsene.
Rimase shockata nel sentire quelle parole; lei la grande Reika Tamaki che era piantata per una stupida insipida sciacquetta.
No, non poteva permettere, ciò, il corvino non sapeva con chi avesse a che fare.
Ancora non era finita, si disse, e sorrise pensando a una bellissima vendetta nei confronti di quella sbruffona che aveva osato rovinare il suo idillio e la sua popolarità.
Nessuno si poteva, anzi si doveva, mettere contro Reika Tamaki perché non avrebbe mai vinto, e Tetsuya era destinato a perdere e a restare con lei, che gli piaceva oppure no.
Chiamò il suo autista che la scortò a casa, in modo tale che potesse farsi una doccia e togliersi quel brutto olezzo di dosso.
 
 
*****
Era ritornato in mensa e si era seduto di fronte alla sua dolce Doremì, che stava mangiando del gustoso sushi.
La giovane, che aveva osservato la scena di poco prima, divise il suo pasto con il ragazzo, che senza farsi scrupoli accettò l’invito.
Ma un pensiero girava per la testa della rossa ed alla fine decise di esternarlo all’amico.
“Mi dispiace per Reika” disse, dopo aver ingoiato il suo hossomaki.
“No, non devi, ormai era diventata insopportabile ed io non ce la facevo più” ammise il giovane.
“Che vuol dire? Che vi siete lasciati?” domandò con una punta di curiosità.
“Sì” affermò il corvino.
Mille pensieri si fecero largo nella testa di una Doremì al settimo cielo; si erano lasciati, lui aveva lasciato lei, lui non l’amava, forse l’amava.
“Mi dispiace” disse fingendosi dispiaciuta.
“No, non devi. Io invece mi sento sollevato” replicò il giovane, stringendo la sua mano.
Sorrise, poiché si sentiva felice e non era l’unica, il corvino, infatti, ora che era di nuovo single, avrebbe potuto dichiararsi alla sua Doremì.
 
 
 
****
Aveva pensato a ogni cosa che potesse mettere in imbarazzo Doremì quanto lo fosse stata lei, facendo in modo che tutti le deridessero, persino Tetsuya, ma ancora non aveva trovato niente.
Sbuffò, poiché ancora non si era fatta venire in mente un’idea decente, poi notò il video che quella ragazzina qualche attimo fa le aveva portato.
Sinceramente non aveva capito bene il motivo, ma lo aveva accettato di buon grado, perché la protagonista era proprio la sua rivale.
Inserì la cassetta nel videoregistratore e fece partire il nastro.
Sorrise e dopo che il video finì, lo estrasse dal videoregistratore e lo guardò soddisfatta, poiché era ciò che stava cercando.
Una risata malvagia riecheggiò nella grande stanza: Reika, infatti, aveva iniziato a ridere, poiché la sua piccola vendetta presto sarebbe stata realizzata e finalmente si sarebbe liberata di quella Doremì e Tetsuya sarebbe stato suo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Salve, eccomi di nuovo ritornata. Scusate la brevità del capitolo, ma più che altro era un capitolo di passaggio, che mi serviva per dare una svolta alla storia e per far lasciare Reika.
Chissà che cosa avrà in mente Reika? Che cosa contiene il video? Chi lo avrà dato a Reika? Doremì e Tetsuya riusciranno a mettersi insieme? Doremì farà pace con le sue amiche? Beh scopritelo nel prossimo e ultimo capitolo.
Ringrazio ancora: lola1996 e cuore_di_tenebra che hanno recensito la storia e vale97 e twidash19 che hanno messo la storia tra le seguite.
 
 

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Capitolo 5
*** Forever ***


Ormai il suo piano stava per vedere la luce, si disse, mentre attraversava il lungo corridoio della scuola che portava alla palestra, in cui si sarebbe svolto il ballo di fine anno.
Non le importava nemmeno di avere un accompagnatore, perché alla fine della serata si sarebbe ripresa ciò che era di sua proprietà e finalmente avrebbe ristabilito l’ordine.
E tutto grazie a quella ragazzina dai capelli rossicci, il cui nome era Bibì; se non fosse stato per lei, a quest’ora era ancora intenta a cercare una perfetta vendetta.
E invece quel pomeriggio quella ragazzina era spuntata a casa sua con in mano una cassetta.
“Ho qui qualcosa che potrebbe interessarti” le aveva detto, tendendole l’oggetto.
Poi se n’era andata, in una maniera troppo furtiva, come se temesse che qualcuno d’indesiderato potesse vederla lì.
La giovane Reika notò la sua amica Mindy intenta a sistemare gli ultimi preparativi del ballo, precisamente la piccola urna dove sarebbero stati inseriti i voti per eleggere la reginetta del ballo.
Cercò di non farsi notare mentre s’intrufolava dietro il maxi schermo per raggiungere il proiettore.
Bene, si disse, non c’era nessuno, così avrebbe potuto fare lo scambio di cassetta senza farsi notare da qualche occhio indiscreto.
Si chinò sull’oggetto, estrasse la videocassetta che c’era all’interno e inserì quella che le aveva dato la sorella della sua rivale.
Soffocò una risata malvagia, in modo tale che nessuno la sentisse, poi, sempre senza farsi vedere, si allontanò dal luogo del delitto, dirigendosi all’entrata della palestra, per sistemare gli ultimi ritocchi.
Ormai mancava poco, si disse, e quella sciacquetta sarebbe stata derisa da tutta la scuola.
****
Forse aveva fatto male a dare quella cassetta a Reika, ma lei voleva solo vendicarsi di sua sorella, ma forse aveva scelto la via sbagliata e, forse, ora era troppo tardi.
Si mise le mani sul viso, ormai attanagliata dai sensi di colpa. E ora che avrebbe fatto? Sicuramente Doremì avrebbe scoperto che la cassetta a Reika l’aveva data lei e non l’avrebbe mai perdonata per il suo errore.
La porta bussò, facendo spaventare la ragazzina e se fosse Doremì? Si domandò. Scosse la testa cercando di scacciare tutti quei brutti pensieri, si asciugò gli occhi inumiditi dalle lacrime e decise di far entrare colui che aveva bussato.
“Avanti!” esclamò con un tono fermo.
La porta si aprì, mostrando la signora Harukaze. La giovane Bibì tirò un sospiro di sollievo e tutta la tensione sparì.
“Mamma!” disse, cercando di reprimere le lacrime che premevano per uscire dal viso.
“Tesoro, qualcosa non va?” le domandò la madre, sedendosi nel letto vicino alla figlia.
Le madri conoscono i propri figli come le proprie tasche e lei sapeva che la sua bimba avesse qualcosa che non andasse.
“Io... ho fatto una cosa sbagliata nei confronti di Doremì” ammise, liberando le lacrime.
“Tesoro vedrai che ti perdonerà”  la rassicurò, accarezzandole i capelli.
“Io non lo so... la cosa è grave e non posso porvi rimedio. Ormai è troppo tardi” scoppiò in un pianto isterico.
“No, c’è sempre un rimedio, cara, devi solo trovarlo” le sollevò il viso con due dita, per poi posarle un bacio sulla fronte.
“Ora devo andare, devo aiutare tua sorella a prepararsi” si alzò dal letto, uscendo dalla stanza.
Forse sua madre aveva ragione, non era troppo tardi per rimediare a quello sbaglio, forse c’era ancora tempo, ma doveva sbrigarsi, arrivare prima che Doremì giungesse al ballo, sottrarre la cassetta alla bionda e riportarla a casa.
****
Il grande giorno era arrivato e finalmente avrebbe potuto dichiararsi alla sua amata ed essere finalmente felice.
Tutto doveva essere perfetto, aveva, infatti, noleggiato una limousine e aveva deciso anche d’indossare uno smoking per essere elegante.
D’altronde per la sua Doremì avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche andare in capo al mondo, anche abbandonare il suo stile sportivo per renderla la persona più felice del mondo.
Ci siamo, ormai era giunto davanti alla casa della sua amata, scese dal mezzo con in mano un mazzo di rose rosse, percorse il vialetto della casa costernato da un meraviglioso giardino pieno di piccole piante e con un albero posto sulla sinistra; suonò al campanello, più teso che mai.
Ad aprirgli fu la mamma di Doremì che, con un sorriso, lo fece accomodare in salotto, facendolo sedere sulla poltrona nera, posta al centro della stanza.
Accanto vi era un piccolo tavolino rotondo con sopra delle foto, una in particolare catturò l’attenzione del ragazzo: una giovane Doremì durante il suo primo giorno di scuola.
Sorrise ricordando quel momento in cui aveva conosciuto quella buffa ragazzina dai capelli arruffati raccolti in due buffi codini; quello era stato l’inizio di tutto, l’inizio del suo smisurato amore verso quella bambina dai capelli rossi.
“Doremì è arrivato Tetsuya!” urlò la madre dalle scale.
Poco dopo una Doremì vestita in un modo assai elegante scese le lunghe scale. Indossava un vestito lungo di colore rosso, con una scollatura a v che metteva in risalto il suo seno, indossava anche una collana di perle per dare luce al suo decolté; ai piedi portava delle scarpe nere con il tacco alto.
Il giovane Kotake rimase ammaliato da quella soave visione, sembrava una dea scesa in terra per lui. Iniziò a sentire caldo a sudare, il cuore che gli batteva all’impazzata, questo sì che era amore, si disse.
“Sei bellissima” le disse, baciandole la mano, da vero gentiluomo.
“Grazie” arrossì come una bambina.
“Questi sono per te” le porse i fiori.
Che romantico che era, pensò la giovane mentre annusava il dolce profumo delle rose, mai nessuno aveva fatto quel piccolo, ma intenso gesto solo per lei.
“Grazie” lo ringraziò ancora.
Poi diede il mazzo di fiori alla madre che li mise in un vaso pieno d’acqua per poi posarlo sopra il pianoforte; e a braccetto con il suo accompagnatore uscì da casa, salendo nel lussuoso automezzo.
****
Oh cavolo, si disse, Doremì era già uscita e lei era ancora a casa! Non c’era altro tempo da perdere, uscì dalla stanza, indossò le scarpe e si precipitò in strada, in sella alla sua bici.
Sua sorella era a bordo di un'auto, per cui sarebbe arrivata prima di lei, anche se lei avesse pedalato il più velocemente possibile.
Ma lei non poteva imboccare le piccole viuzze non adatte a grandi mezzi, mentre lei sì e forse in quel modo sarebbe arrivata prima.
Fece una deviazione verso destra, abbandonando il percorso dell’auto, entrando in un piccolo vicolo, che portava direttamente alla scuola.
Pedalò e pedalò, rischiando di cadere svariate volte, poiché, a causa del buio, non notava le varie buche e molti ostacoli posti sul percorso.
Alla fine riuscì a giungere davanti alla scuola superiore sana e salva. Lasciò la bici in mezzo al cortile, non curandosi di posteggiarla, nell’apposito parcheggio per biciclette, d’altronde, vista la gravità della situazione, non c’era altro tempo da perdere.
S’inoltrò nel vasto cortile, cercando la palestra della scuola, ma lei non sapeva dove fosse, visto che quella non era la sua scuola. Ma, grazie all’assordante musica che riuscì a captare, riuscì a trovarla.
Si diresse a passo spedito verso il grande portone, spalancandolo con il respiro affannato; subito il suo sguardo si posò sulla sorella e sul suo accompagnatore, era arrivata in ritardo, ma ancora le speranze non erano perse.
Notò poco distante Mindy, forse poteva chiedere a lei. Non le importò nemmeno se si ricordasse di lei, poiché erano anni che non si vedevano, ma non c’era altro tempo da perdere.
“Mindy!” esclamò, trafelata.
Si voltò, notando una ragazzina a lei molto famigliare, si fermò a scrutarla un attimo per cercare di capire di fosse, e alla fine la riconobbe: era la sorella di Doremì.
“Bibì! Che ci fai qui?” le domandò, sorpresa.
“Ti prego aiutami!” le disse con il respiro affannato, più agitata che mai.
“Che cosa è successo?” le chiese, preoccupata.
“Ho dato una videocassetta a Reika in cui Doremì fa una cosa imbarazzante e lei la vuole far vedere a tutta la scuola per metterla in ridicolo” le disse tutt’a un fiato.
Non si domandò nemmeno se quella bambina le stesse dicendo la verità, poiché conosceva benissimo Reika e sapeva di cosa fosse capace. E lei non poteva permettere che mettesse in ridicolo Doremì.
“D’accordo, ci penso io!” la rassicurò, con un tono serio.
La giovane si fidò della ragazza dai capelli biondi, perché sapeva quanto ci tenesse alla sorella, nonostante non si sentissero da anni.
Vagò con lo sguardo in cerca di alcune persone: le sue amiche, le sue vere amiche, Melody, Sinfony e Lullaby.
Le vide: Melody era al buffet che stava parlando con il suo ragazzo, Sinfony era seduta sulle poltroncine bianche che stava scherzando con il suo club e Lullaby stava firmando degli autografi.
Si avvicinò alla ragazza dai capelli ramati e la afferrò per un braccio borbottando un scusami te la restituisco subito al giovane musicista, poi si diresse verso Sinfony, facendola alzare scusandosi con i suoi amici ed, infine, scacciò via le fan della cantante, fermandosi in un angolo della pista.
“Ma che succede?” domandò la corvina, desiderosa di sapere.
La giovane cheerleader raccontò il tutto alle sue vecchie amiche, che con uno sguardo d’intesa si misero d’accordo per attuare il loro piano.
Melody ritornò da Masaru, sussurrandogli all’orecchio la sua idea. Il giovane annuì, così salirono sul palco, presero i loro strumenti, pronti per iniziare il piano.
“Attenzione ragazzi, vogliamo dedicare questo pezzo a Reika, poiché oggi è il suo compleanno” la musicista afferrò il microfono.
Poi iniziò a intonare un’allegra melodia, seguita dal suo fidanzato che aveva iniziato a soffiare nella sua tromba.
“No, ma che fate? Oggi non è il mio compleanno!” sbraitò la biondina.
Cercò di avvicinarsi ai due ragazzi, ma fu sommersa da una folla di ragazzi che voleva augurargli buon compleanno. E Reika era sistemata!
Sinfony, intanto, era appena rientrata in sala con in mano un’altra cassetta, che Mindy le aveva detto di prendere nell’armadietto di Reika, di cui sapeva la combinazione per aprirlo.
Senza farsi notare, diede l’oggetto alla sua amica dai capelli biondi, la quale insieme a Lullaby andò dietro il maxi schermo, senza passare per il palco, dove c’era il proiettore.
Accanto, vi era seduto un ragazzo molto in carne dai capelli castani; ora era il turno di Lullaby.
“Tu sei Shinichi?” gli domandò, facendolo voltare verso di lei.
“Oh Dio, ma tu sei Lullaby!” esclamò, arrossendo.
“Esatto. Mi è stato detto che tu sei un mio grande fan e per ringraziarti ho deciso di ballare con te” gli disse, facendolo alzare dalla sedia.
“Non è uno scherzo?” domandò, scettico.
“No” lo trascinò sulla pista da ballo.
Mindy, uscita dal suo nascondiglio sotto il palco, si avvicinò al proiettore e, svelta come una volpe, fece lo scambio delle cassette, poi, senza farsi vedere, ritornò dalla piccola Harukaze.
“Ecco qua” le porse la videocassetta.
“Grazie” afferrò l’oggetto, sorridendole grata.
“Ora è meglio che vai, prima che Reika ti veda” le propose.
“Grazie ancora!” le urlò, mentre si allontanava verso l’uscita.
****
Finalmente quei seccatori se n’erano andati! Si disse, aggiustandosi il vestito dorato lungo fin sotto i piedi e con una scollatura assai profonda.
Chissà perché quei due erano saliti sul palco? Si domandò, aggiustandosi a capelli.
Ormai non aveva più importanza, dato che erano scesi, si disse, così avrebbe potuto attuare la sua bellissima vendetta.
Si diresse dietro il megaschermo, dove c’era il proiettore, ma di quel grassone non vi era traccia. Lo cercò e notò che era nella pista da ballo, ma era solo e, sconsolato stava ritornando al suo posto.
“Ma dov’eri finito?” lo sgridò, allargando le braccia.
“Io... niente” rispose il ragazzo.
“Forza scansafatiche avvia sto coso!” gli ordinò.
Il giovane prese il telecomando e avviò il nastro, ma ciò che esso mostrò, non era quello che la giovane si aspettasse.
Nel megaschermo era, infatti, comparsa l’immagine della giovane Tamaki, con in viso una strana crema che la rendeva brutta come la morte, mentre cantava la canzone I’m walking on sunshine, muovendosi in un modo non troppo aggraziato, infatti, cadde per terra come un salame.
In sala fu udita una fragorosa risata nel vedere la ragazza più bella di tutta la scuola mettersi in ridicolo in quel modo.
Perché? Perché? Perché? Si domandò la biondina furiosa come non mai. Possibile che avesse preso la cassetta sbagliata? Si chiese, cercando di darsi una risposta a quell’errore.
No, impossibile, si ricordava che nella cassetta ci fosse scritto Video imbarazzante su Doremì quindi non poteva avere sbagliato, si rispose.
“Ma com’è...?” cercò di domandare.
“Beh diciamo che ci è stato uno scambio” la voce di Mindy la fece girare di scatto.
“Tu! Sei stata tu!” la indicò, con uno sguardo omicida.
“Perché?” strinse i pugni, sentendosi tradita, poiché credeva che la biondina fosse dalla sua parte.
“Bibì è venuta qua e mi ha detto tutto” confessò.
“Attenzione ragazzi, abbiamo appena finito di votare i canditati come re e reginetta del ballo” la voce al microfono interruppe il loro discorso.
La bionda si girò, contenta almeno di avere la vittoria assicurata, poiché ragazza più popolare della scuola.
“I vincitori sono Doremì Harukaze e Tetsuya Kotake” annunciò la voce.
Che cosa? No, non poteva essere! Si ripeté sorpresa, shockata, furiosa, arrabbiata, non sapeva in che stato d’animo fosse.
“Anche questa è opera tua?” si rivolse alla sua compagna di squadra.
“No, questo no” negò l’americana.
“Bugiarda!” le urlò contro, cercando di negare l’evidenza, cioè che aveva miseramente perso.
“Perché non accetti la verità? Tutti pensano che loro due siano una coppia e beh Tetsuya è più popolare di te e tutti preferiscono Doremì ad una come te” le fece notare la fanciulla.
Corse via, piangendo, con la coda con le gambe, capendo di avere subito una sonora sconfitta, il tutto a causa di una sciocca ragazzina.
“I vincitori sono pregati di salire sul palco” continuò la voce.
I due giovani salirono sul palco, l’emozione a mille, l’incredulità anche, soprattutto Doremì che non credeva di poter vincere, anzi non lo riteneva neanche possibile.
 E, dopo che la ragazza mise loro le coroncine, ritornarono sulla pista da ballo, per inaugurare le danze.
Erano stretti, forse troppo, fronte contro fronte, lei con le mani sul suo collo, lui che le cingeva la vita.
I loro cuori battevano all’unisono, i respiri affannati, era un sogno che diveniva realtà.
“Te l’ho già detto che sei bellissima?” spezzò il silenzio.
“Sì” arrossì ancora.
“Doremì, io... io... mi sono innamorato di te” le confessò, arrossendo come un pomodoro.
“Oh Tetsuya, anch’io” alzò lo sguardo, sorpresa e felice come non mai.
Fu un attimo e le loro labbra s’incontrarono, bramose di assaggiarsi. Fu un bacio travolgente e passionale, frutto del loro amore appena sbocciato e, quando si staccarono, rimasero fronte contro fronte, sorridendosi a vicenda, come due innamorati.
“Ti amo” le sussurrò a fior di labbra.
“Ti amo anch’io” sorrise come non mai.
“Doremì congratulazioni!” l’assalto delle loro amiche interruppe il magico momento.
Infatti, le ex streghe l’avevano abbracciata, felici per l’amica e contente, soprattutto, che il loro piano avesse funzionato.
“Siamo così contente per te Doremì” Mindy le fece l’occhiolino.
“Già!” asserì Sinfony, dandole una pacca sulla spalla.
“La tua vittoria è più che meritata!” Lullaby, proseguì con i complimenti.
“Suvvia ragazze che la fate arrossire! Ora però è meglio andare, mi sa che abbiamo interrotto qualcosa! Ci vediamo domani Doremì!” le fece l’occhiolino Melody.
“Come? Davvero?” le sembrava di avere sentito male.
“Certo! Domani a pranzo!” rispose la corvina, facendole anche lei l’occhiolino.
“Certo!” rispose, felice.
E finalmente, dopo anni, la giovane Harukaze si sentì davvero felice come da bimba, perché aveva al suo fianco le sue amiche e in più aveva anche un ragazzo, che lei amava tantissimo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Non sono sparita! Scusate se pubblico il capitolo solo ora, ma tra le feste ho abbandonato un po’ la storia, dimenticandomi di essa. Ma ora che sono finite tutte le festività, ho deciso di riprenderla in mano, visto che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo. Forse non è uscito come l’ho pensato, ma è venuto fuori!
Visto? Alla fine tutto è finito bene e beh Reika non ci ha fatto una bella figura.
Ringrazio (in ordine): lola1996 e cuore_di_tenebra che hanno recensito la storia.
Cuore_di_tenebra e patataparabatai che hanno messo la storia tra le preferite.
Vale97, twidash19 e fede_piccola96 che hanno messo la storia tra le seguite.
E ne approfitto per augurarvi buon anno, anche se in ritardo.
A presto.
 
 

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