The Ghost of Another Choice

di LittleDreamer86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa storia non mi appartiene ma è di un altra autrice che mi ha dato il permesso di tradurla dall'inglese all'italiano. Così posso anche esercitarmi nelle traduzioni e nell'inglese con qualcosa di bello e piacevole. Grazie ms-qualia, thank you again, really <3. L'intera storia che è ancora in corso si trova alla seguente pagina, se volete leggerla in lingua originale: http://ms-qualia.tumblr.com/post/135766474634/the-ghost-of-another-choice-rey-kylo-ren-fic 
E spero di riuscire a capire tutto quanto! :x




 CAPITOLO 1

“Ti serve un Maestro” disse “Posso mostrarti le vie della Forza!”

Poteva sentire le proprie tempie pulsare nei silenzi tra i battiti del proprio cuore, i loro respiri – suo e di Kylo Ren. Se ascoltava con più attenzione, avrebbe potuto giurare di udire molto bene anche il battito del cuore di quell’uomo.

Tutto il resto era inquietantemente silenzioso. L’universo si era ridotto alla sola spada laser che teneva tra le mani, il volto dell’uomo che aveva ucciso il suo eroe, e le urla, la stanchezza dolorosa di ogni muscolo ammaccato del proprio corpo. Si appoggiò per contrastarlo all’impugnatura della spada laser, il volto contratto dal dolore dello sforzo.

“Perché?” chiese lei.

Il volto di Kylo Ren era distorto dallo sforzo di difendersi dal attacco della ragazza, i suoi occhi erano bloccati in quelli di lei. Lui si appoggiò alla propria spada con tutto il proprio peso e mettendoci tutta la forza che aveva, tanto che la corporatura sottile di lei non poteva competervi. Rey sentì la neve scivolare sulla parte posteriore della proprio gamba, mentre era spinta indietro. E il suo ginocchio posteriore cominciò a cedere.

“NO!”

Dalla base della propria spina dorsale la Mercante di Rottami percepì qualcosa, l’esplosione di un energia rossa e potente; questa energia premeva verso l’alto per attraversarla tutta, rinforzando così il suo attacco con il potere del Lato Oscuro. Gli occhi di Kylo Ren si spalancarono dallo stupore, e fu costretto ad un passo indietro per assorbire la forza della pressione di lei raddoppiata.

C’era un apertura nella sua difesa. Lei si ritirò indietro e quindi gli diede un calcio sulla pancia più forte che poteva. Lui urlò dal dolore perchè lei l’aveva colpito lì dove era già ferito. Il sangue di Kylo Ren schizzò la gamba di Rey nell’istante in cui lui cadde indietro: rimase lì riverso sulla neve.

Il debole suono che percepiva del battito di quell’uomo si fece più lento, e lei seppe istantaneamente che lui era svenuto. Tese la propria mano verso di lui per trarre a sé la sua spada laser. Essa venne a lei senza alcuna resistenza.

Lentamente gli si avvicinò, entrambe le lame di luce, la rossa e la blu, riflettevano il loro colore mescolandosi sulla neve, entrambe le spade puntate verso la sua testa. Appena lui se ne rese conto, si strinse il fianco e affondò i talloni nella neve, calciando, spingendosi lontano da lei. Era ferito, e gravemente. Poteva morire, Rey realizzò dentro di sé.

Un ondata di nausea la attraversò, come se il dolore assoluto di quell’uomo avesse gridato attraverso l’essenza della Forza stessa.

“Rispondimi!” Digrignò i denti verso di lui.

“ Io…io posso insegnarti…”

“RISPONDIMI!” Rey prese a camminare in cerchio attorno a lui per avvicinarglisi quindi su un fianco, come un predatore alla ricerca del posto giusto o del pretesto giusto per colpirlo definitivamente, a morte. Lui si voltò sul fianco verso di lei, tenendo la mano dove era stato ferito. Sangue oscurava la neve bianca sotto di lui.

“Tutti noi dobbiamo morire, Rey. Tutti gli esseri viventi. Tu…ed io. Ed anche quel verme di mio padre era destinato a morire per…per uno scopo.”

Con uno strattone lei sollevò la sua stessa spada laser e gliela puntò così vicino al volto che la sua pelle e la neve riflessero quel colore rosso e pericoloso. Lui cercò di tirare indietro la testa, per fuggire da quel calore vivo e bruciante.

“Non osare insultarlo davanti a me! Potrei ucciderti! Potrei lasciarti morire!” scandì con durezza quelle parole.

“Uccidermi ti porterà molto in là nel tuo percorso, ma non puoi camminare da sola. Non puoi essere sola durante questo viaggio. Non hai più bisogno di essere sola, Rey”.

Tirò indietro la testa come ritraendosi da uno schiaffo che lui le aveva dato. La guardò e annuì. La lingua di lui premeva sul suo labbro inferiore. Si era tagliato con i denti quando era caduto, e del sangue e la sua stessa saliva scendeva dalle labbra sul mento in una denso e osceno sgocciolamento.

 
“Lo sai.” Disse lui. “Lo sai. Lo senti. Se vai da Skywalker con questa rabbia, se mi uccidi adesso, lui rifiuterà di aiutarti così come ha fatto con me. Lui non può aiutarti con questa tua ira. Posso insegnarti come riuscire a comprendere, e vincere questo tuo sentimento così come qualunque altra cosa tu desideri. Posso camminare con te per un po di tempo. Se vuoi avere la meglio su di me adesso, uccidimi e il mio Maestro ti aiuterà. Non sarai sola.”

 
Nella fioca luce riflessa dalla candida neve che in quella notte scendeva copiosa, Rey cercò il suo volto e in quel momento sentì compassione nascere dentro di lei, per quell’uomo.
 
Proprio in quel momento, il mondo sotto di loro cominciò a muoversi, a tremare. Dietro di lei udì il fragore e il rombo della terra che si apriva, e per impulso si voltò per vedere quella crepa appena nata, aperta come la bocca di una mostruosa creatura.

Sentì improvvisamente il proprio braccio tirato bruscamente. Udì lo scrocchio della propria spalla che usciva dal suo posto una frazione di secondo prima di sentirne il dolore.
La spada laser di Luke volò nella mano aperta e tesa di Kylo Ren mentre lei urlò dal dolore, candendo su un ginocchio. Le punte delle dita le si erano bruciate. Ed era stata vicina a lasciarsi sfuggire anche l’altra spada laser mentre tentava di riprendersi dall’azione improvvisa di lui.

Lui ruotò lentamente le ginocchia e si mise nuovamente in posizione di combattimento, tenendo tra le mani stretta la spada di Luke Skywalker.“Non ti dirò di ringraziarmi” e poi aggiunse “Se avessi ripreso la mia, ti avrebbe tagliato la mano!”

Rey guardò dietro di sé, dietro le proprie spalle, verso la faglia che si era aperta nella terra e seppe che avrebbe dovuto correre e poi saltare, prima che fosse troppo tardi.

Senza la spada di Luke.

Tornò a guardarlo in volto. La terra si muoveva ancora sotto di loro, così aspettò che il sisma finisse così la sua voce non sarebbe stata soffocata da quel frastuono devastante. Aspettò, aspettò anche perché sapeva che dentro di sé aveva paura: avrebbe corso se ne avesse avuto la possibilità. Si guardò indietro ancora una volta, e pensò per un momento di vedere se stessa di spalle, come il fantasma di un'altra scelta, mentre correva via da quel luogo.

Era troppo tardi, ormai. La spaccatura si era allargata troppo per riuscire a saltare al di là di essa.

“Io…volevo” cercò di spiegare mentre lacrime presero a sgorgarle dagli occhi, e la spossatezza l’aveva ormai catturata completamente “volevo solamente sapere perché tutto questo è dovuto accadere”.

Lui annuì col capo. “ Ti insegnerò. Te lo prometto. Ma adesso, dobbiamo correre.”

Lei prese un respiro, poi premette il pollice sul pulsante della spada. La lama rossa tremolò e poi svanì, come se la luce scarlatta si ritraesse indietro nel fodero. Gli occhi di Kylo Ren si alternarono tra la propria spada nelle mani di lei e gli occhi della ragazza prima di spegnere la luminosità blu della spada di Luke.
Si guardarono l’un l’altro, lui vigile e lei con totale diffidenza, mentre entrambi riponevano le loro impugnature.

“Come mi posso fidare di te?” chiese lei.

“Non farlo” rispose lui. La sua voce roca, incrinata. Lei sapeva che era assolutamente troppo ferito per scappare da quella foresta da solo, e dall'espressione del suo viso, lo sapeva anche lui fin troppo bene. Tese la propria mano verso di lei.

Lei la afferò.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Note: ho dovuto inevitabilemente introdurre nel testo tradotto alcuni elementi per rendere migliore e più piacevole la lettura. Alcune frasi che l'autrice ha messo erano ripetitive per quanto riguardava l'impostazione, così le ho ribaltate cambiando soggetti e predicati. In ogni caso non vi spaventate, il senso globale rimane invariato se leggerete dall'inglese. Spero di aver fatto un buon lavoro. Fatemi sapere che ne pensate se avete voglia e tempo.

Grazie a chi l'ha inserita nelle seguite e preferite. L'autrice ne sarà contenta, come me, che mi impegno a tradurla nel miglior modo possibile!




CAPITOLO 2

 
Tese la mano verso di lei.
E lei la afferrò.

La tirò a sè con una forza che sembrava del tutto impossibile date le sue condizioni, agguantandole poi proprio il braccio che poco prima le aveva slogato. Usava la Forza per tenere il proprio corpo in piedi come un burattino, percepì Rey.

Quel gesto la fece gemere per il male.

“Non posso usare la Forza solo per stare in piedi.  Avrai bisogno di utilizzare questo braccio.”

A quelle parole lei si tirò indietro d’un passo e immediatamente se ne pentì, quando la sua vista divenne bianca dal dolore.

“Non ti muovere se non vuoi che lo rompa.”  Improvvisamente diede uno strattone al quel braccio verso l’alto. Rey urlò forte mentre l’articolazione tornava al suo posto con un forte schiocco.

“Non può portare peso ancora”, le disse serrando le labbra tra loro, insoddisfatto.

Era vero, Rey annuì. La muscolatura che dalla spalla si univa al petto aveva subito sicuramente uno strappo perchè ogni volta che inspirava le bruciava e l’intera parte destra della schiena era assurdamente dolente.

Kylo Ren, senza maschera da molto tempo ormai, buttò la testa all’indietro e guardando in alto, verso cielo scuro, batté qualche volta le palpebre. Sembrò mormorare qualcosa di complesso a se stesso, prima di tornare con lo sguardo verso di lei. Si afferrò uno dei propri guanti neri tra i denti, rimanendo con una mano nuda.

“Non ti farà piacere, ma presta attenzione. Non ci saranno altre volte, in cui mi vedrai fare cose del genere. Non faccio trucchi da salotto Jedi…” le disse, contrariato.

Mentre la mano ancora guantata scivolò sul fianco destro della ragazza come un vero e proprio serpente, l’altra, grande e nuda, s’insinuò al di sotto della sua tunica andandole a sfiorare i seni. Rey si immobilizzò all’istante, troppo spaventata dall’intimità che comportava quel gesto. Sconcertata dal sentire quella mano calda, su di sé.
Kylo Ren lentamente scese dentro se stesso, mentre la sua respirazione rallentava sempre di più ed anche il suo volto, prima contratto dalla battaglia e dalle proprie ferite, si rilassò.

Rey avvertì una calda euforia attraversarle il corpo, come se l’essenza stessa della vita le scorresse attraverso le membra. Chiuse gli occhi; un energia tormentata, bruciante, ed estremamente avvolgente: l’energia vitale di quell’uomo. Il dolore alla spalla, al braccio e il bruciore sui polpastrelli ustionati cominciarono a diminuire, e lui anche troppo in fretta, si ritirò interrompendo quel contatto e il sentire di Rey. 

Quando lei riaprì gli occhi e lo guardò, Kylo Ren aveva di nuovo indossato il suo guanto.
Così provò a muovere la spalla e questo le provocò una smorfia. Il dolore era sopportabile, ma sarebbe occorso del tempo prima che tornasse perfetta. Controllò le dita: due vistose aree filamentose avevano cominciato a rimarginarsi da sole sulle sue dita ustionate, ma non avevano ancora finito. C’erano ancora piccole chiazze di carne bruciata a far capolino.

“Non sono ancora del tutto guarita.”

“Ne sono consapevole. Dobbiamo andare adesso.”

“Cura te stesso prima. Come hai fatto con me.”

"Lo avrei fatto se fosse un'opzione!"
 
Fu il terreno sotto i loro piedi che cominciò di nuovo a tremare, a dare nuovo senso a quelle parole. Si guardarono e poi Rey si decise: con rabbia si gettò il suo braccio attorno alle proprie spalle e con il proprio lo avvolse attorno alla vita. Cominciò a correre più veloce che poteva. Se lo sentiva addosso con tutto il suo peso, un burattino, un pupazzo a cui avevano tagliato i fili. Era esclusivamente suo il merito o la colpa? Si domandò Rey mentre arrancavano verso l’ingresso della base dalla quale lei era appena scappata. Fece ancora qualche passo, lento e doloroso.
 
“Mi hai visto tenermi in piedi usando la Forza. So che sai come.”  Era troppo impegnata a concentrarsi per sostenerlo, così rimase silenziosa. “Perché una ragazza con i tuoi talenti dovrebbe fare affidamento solo sul suo corpo fisico? Incanala il dolore che senti…usalo…”

Si fermò per tirarlo su di sè ulteriormente. Si era come afflosciato e il suo peso morto la opprimeva sempre di più. Era davvero meschino da parte sua. Chiaro che poteva ancora reggersi da solo in piedi, se solo l’avesse scelto. Kylo Ren stava intenzionalmente rendendo la loro sopravvivenza – e la sua personale in particolare, visto che “doveva” esser quasi trasportato – molto più complessa per lei.

Era furente. Arrabbiata con lui. E con se stessa.

Lui la percepì. Quella rabbia nei suoi riguardi.

Come lei inspirò, l’uomo divenne più leggero. La sua schiena tornò dritta, come se gli fosse stato tolto dalle spalle e dall’addome il suo stesso perso.

“Bene.” disse con un mezzo sorrisetto.  “Possiamo correre in questo modo.”  Passò la propria mano sopra la schiena e davanti al braccio della ragazza, poco sotto la spalla. Gli premette quel braccio addosso tenendola stretta, finendo per intrecciare le dita con quelle di lei in quella posizione più “comoda”.

“Quando saremo di fronte all’entrata dell’hangar, fingerai di essere mia prigioniera e farai tutto quello che ti dico, o perderemo troppo tempo…” le sussurrò.

Rey annuì e corsero attraverso la foresta fino a raggiungere una radura. Lui la guardò ed ella capì che era il momento.
Spinse il braccio dell’uomo attorno al proprio collo, e poi usò le proprie mani per aggrapparsi a lui e allo stesso tempo per allontanare la mano di Kylo Ren dalla propria gola, dando calci all’aria in un finto delirio molto ben costruito.

“Lasciami ANDARE, assassino!” gridò Rey. Ogni oscenità, ogni cattiveria che conosceva e che lo riguardava le uscirono facilmente dalle labbra mentre allo stesso tempo sollevava il peso di lui, la sua schiena e le sue spalle, con il potere della propria volontà.
  
Lui la trascinò sulla la neve fino ad una nave da combattimento e ad un piccolo gruppo di piloti Storm Tropper che correvano in quel momento in tutte le direzione per preparare i diversi fighters sulla rampa di lancio.
Si accorsero di lui e parecchi di loro si misero sull’attenti quando si avvicinò, trascinando Rey davanti a sé e nascondendo allo stesso tempo la propria ferita dalla loro vista.

“Uno di voi mi prepari una nave. Il resto è evacuato!”

“Il Generale Hux ha già dato l’ordine di evacuazione, Signore” disse uno dei soldati.

“Ed ora sono io a darlo! Il C-Wing si trova ancora all’approdo interno? Devo portare la ragazza da Snoke.” Quelle parole resero instabile l’equilibrio con cui Rey lo teneva sollevato: per un istante si trovò quindi a lasciarlo appena scivolare; premette la propria testa contro il suo petto per tenerlo, poi rapidamente lo risollevò ben dritto di nuovo.

“Non ci provare! Non osare!”  gridò lei, sottolineando ancora di più quell’ultima parola.

Si prese gioco della sua minaccia, continuando a contrastare facilmente il dibattersi della ragazza. Aveva appena interrotto il suo incedere.

“Si, signore, è ancora lì. Ha bisogno di scorta a bordo?”

“ Tutto ciò di ho bisogno è già nelle mie mani. Legatele braccia e gambe per me”.

“Signore.” Due soldati gli offrirono le manette, staccandole dalle loro cinture. Lui si rifiutò di mettergliele personalmente e indicò con un cenno del capo che voleva lo facessero loro.  Mentre le ammanettarono polsi e caviglie, lei si dibatté con forza. Poi, Kylo Ren la trascinò fino alla passerella che portava al C-Wing, mentre lei gli offriva la Forza per farlo.
Il C-Wing era un vecchio modello, veniva dai giorni nella Guerra Civile Galattica, ed era stato realizzato dal produttore preferito, prima della Ribellione, ed ora della Resistenza.
A prima vista, in una battaglia intensa, un pilota della Resistenza sarebbe stato in grado di dominare  quel vascello. Offriva giusto il tempo per saltare nell’iperspazio. Era molto facile durante i giorni dell’Impero per gli imperiali di alto rango usare quell’espediente per scappare da una battaglia persa.
Appena chiuse il portello dietro le sue spalle, Rey smise di sostenerlo, ed entrambi caddero sul pavimento metallico. Senza liberarla,lui si trascinò fino alla cabina di pilotaggio.
“Togliemele!”
“A loro non importerà se moriamo qui.”
“Posso far volare questa cosa!”
“Non sai dove siamo diretti.”
“Dove siamo diretti, perchè?”
L’uomo prese posto sul sedile e cominciò a fornire linee di comando al computer di bordo. Rey intanto si girò sui gomiti e prese a strisciare verso la sala di pilotaggio. La terra prese a tremare di nuovo. Sentivano entrambi un energia enorme ribollire sotto di loro. Il contenimento attorno al reattore aveva cominciato a incrinarsi e attraverso le grate dell’hangar cominciò ad entrare un vapore ustionante. Solo un sottile strato di metallo ormai li separava dalle radiazioni letali.

“Scordati il decollo, il salto non…” gridò la ragazza. Ma quel esatto pulsante lui l’aveva già premuto.

Apparvero le stelle davanti alle loro finestre, e poi esse si spalmarono come linee anche dietro di loro. La nave si scosse tutta e si udirono inquietanti clangori metallici. Kylo Ren sogghignava per nascondere il dolore della ferita al fianco, appena il suo stesso sedile subì il balzo.

“Il risultato di calcoli molto approssimativi” disse lui.

“Fra quanto saremo fuori?”

Diede un occhiata al timer apparso su un piccolo visore del computer di bordo.

“Adesso”.

E furono fuori. Per il brusco movimento della nave Rey arrivò fin dietro al sedile di comando, alle sue spalle.

“Slegami!” lo pregò di nuovo.

Ruotò il sedile per guardarla in volto “ Io non..”

“Stiamo quasi per colpire quel campo di detriti! Sono migliore come pilota.”

Lui si guardò alle spalle, decine di pezzi di taglio abbastanza grossa di giaccio e rocce cominciarono a fracassarsi sul loro incrociatore. Si lasciò cadere sul pavimento con un tonfo stucchevole, e la sua ferita si riaprì. Se il flusso di sangue dalla ferita, poco prima, si era quasi del tutto esaurito, quel movimento glielo aveva reso costante e copioso.
Le slegò le gambe per prima cosa, e lei si alzò subito e tirò i comandi giusto il tempo per schivare un grosso meteorite che stava per colpire lo scudo. Nonostante questo la nave fu scossa come da un brivido e numerosi allarmi sulla console di comando presero a suonare a tutto volume mentre fu colpito il serbatoio del liquido di raffreddamento del motore e il sistema di comunicazione e quello di navigazione andarono fuori uso.
Freneticamente Rey guardò fuori e poi buttò uno sguardo all’ultima lettura effettuata dal sistema di navigazione prima di rompersi. Fortunatamente il sistema di navigazione magnetico che le avrebbe consentito di vedere dove stavano andando ad atterrare, nella discesa su un eventuale pianeta, era ancora intatto. In quel momento stavano attraversano l’anello di un pianeta abitabile per caratteristiche atmosferiche e di pressione, ma disabitato.

“Abbiamo bisogno di atterrare!”

“Fallo, allora!”

“Ho bisogno che mi liberi le mani!”

Tese i propri polsi giù verso di lui, e lui sollevò il braccio debolmente per togliergliele. Rey si voltò immediatamente, dandogli le spalle.

“Non si può morire mentre si cerca di far atterrare questa nave.”

Rey prestò di nuovo attenzione alle coordinate di atterraggio. Avevano il difetto di essere esattamente dove Kylo voleva che fossero. Ma su un pianeta abitabile, un atterraggio fatto ad occhi chiusi avrebbe potuto lasciarli dentro un oceano, o su un fianco di una montagna, o lasciarli in un area desertica dove sarebbe stato difficile procurarsi rifornimenti.  La scelta che lui aveva fatto fu la loro migliore scommessa.

“Reggiti!” Entrarono nell’atmosfera del pianeta con un sonoro fragore, col fuoco che sfiorava i bordi dei loro finestrini.  Tra le labbra Rey disse una preghiera silenziosa affinchè il motore riuscisse a tenere abbastanza a lungo per farli arrivare al punto in cui sarebbero dovuti atterrare.

La nave sorvolò un grosso lago, punteggiato di isole rocciose. La maggior parte di queste erano anche ricoperte da vegetazione. Volarono a fior d’acqua attraverso la parte superiore del lago, non più di una distanza di due uomini dalla sua superficie. Rey vide la loro destinazione indicata sulle ultime coordinate che lui aveva impostate: un dito di terra che faceva da ponte da un’isola più piccola ad una più grande, quella centrale. Passò quindi ai comandi manuali e mollò i controlli per portarli giù. Atterrarono quindi con un ultimo brivido.
Immediatamente si preoccupò di spegnere i motori per cercare di preservare quello già danneggiato da ulteriori e maggiori rotture.

Kylo Ren, fu il suo primo pensiero dopo l’atterraggio. Si voltò e cadde in ginocchio vicino a lui. Si strinse al suo petto per capire se ancora stesse respirando. Constatò di si, anche se a malapena. Cosa avrebbe fatto se avesse dovuto trascorrere l’intera sua vita su un altro resto dell’antica Guerra Civile Galattica, in uno spazio così grande, e questa volta veramente senza nessun’altra anima a parte lei nell’intero pianeta?

"Non puoi morire adesso. Me l’hai promesso…”

Afferrò il lembo inferiore della sua tunica, scomprendo che la sua veste era fatta da un unico pezzo. Quindi trovato lo squarcio nel tessuto vicino a dove era stato colpito, Rey lo strappò ulteriormente allargandolo, esponendogli il busto e quell’area dove aveva subito il colpo, e che lui aveva ulteriormente peggiorato a causa dei ripetuti colpi che si era auto-inflitto per aumentare la propria andrenalina e la rabbia durante il loro scontro. Lei stessa lo aveva calciato lì, contribuendo a quello che aveva sotto gli occhi.

Rey porse le mani sopra e dentro la parte ferita. Lui non tremò nemmeno.
“Cosa farebbe lui, Rey, cos’è che ha fatto?” mormorò a sé stessa.  “ Ha parlato a se stesso, e poi? Cosa ha sentito? Lui…” 

Respiro lento, e rilassamento. E mentre seguiva l’esempio che lui le aveva dato, la sua mente si schiarì.
 
 
Fece uscire da lei tutto - il suo dolore, la frustrazione, l'odio, la rabbia verso se stessa per aver abbandonato i suoi amici e l’amara sensazione che avrebbe potuto non rivederli mai più, o molto peggio, la paura di come l’avrebbero guarda e giudicata se invece fosse successo il contrario – e tutto quello che rimaneva era la vera se stessa. Era serena e sentì un dolce calore dentro il proprio contenitore fisico. Lo spinse fuori attraverso le proprie mani.  
Era la prima volta nella sua intera vita che non c’era più dolore in lei. Il dolore delle sue ferite, per la morte di Han Solo, e tutto il resto esistevano. Ma erano solamente fatti, situazioni. Quella verità appena concepita era dentro di lei da tanto tempo, ma solo in quel momento l’aveva realmente compresa e fatta sua.
Quella verità la fece sentire protetta, a suo agio, ovunque lei si trovasse nell’universo.

Spinse le dita fuori dalla sua ferita, lentamente, delicatamente, mentre questa si sanava. Lui cominciò a respirare più costantemente e profondamente. Cercò con lo sgurdo il suo volto per vedere se si fosse ripreso.

Gli ormoni che concedono gli esseri umani sollievo clemente nei loro ultimi minuti prima della morte, dilagarono attraverso quel corpo rinnovato dall’energia di Rey. Kylo Ren aveva le labbra dischiuse appena e gli occhi socchiusi in un'estasi di piacere drogato. Rideva come uno squilibrato, inarcando la schiena.

"Basta", ansimò, per poi afferrare le mani di Rey tra le proprie e tirarle indietro, allontanandole dal proprio corpo.

I suoi occhi erano neri come pece. Con quegli occhi lui entrò come dentro di lei, attraversandole lo sguardo. E poi la sua visione scese a quelle giovani labbra morbide. Fu ancora ridendo, che se la spinse addossò, baciando proprio quelle labbra.
Aveva la bocca ancora sporca del proprio sangue dal loro scontro sulla neve, così quel bacio fu strano, inquietante e quasi scorretto. Dolcemente lui le leccò quella linea di giunzione dove le labbra si incontrano. E il suo corpo da adulto tremava tutto a causa di quel folle contatto.

Rey. Il proprio cuore. Lo sentiva battere furiosamente dentro il petto. Un brivido le corse su per la schiena, arrivando fin dietro al collo. Fu in quel momento che tirò via le proprie mani da quelle di lui, e spinse con le ginocchia sull’addome dell’uomo che l’aveva baciata, colpendolo sul petto con forza.

Lui, rigirato su un fianco con lei più distante, riprese a ridere. Si affrettò ad allontanarsi da lui ancora e si pulì quel sangue dalla propria bocca.
“Mi avrebbe fatto male se fossi stato ferito
Si guardò addome e cautamente si sedette, testando i muscoli del suo stomaco e della schiena. Aveva una cicatrice fresca dove c’era stata prima la sua ferita. Toccandosi il labbro inferiore, si accorse che anche quello era guarito.

“Ti deve essere veramente piaciuto, mh?” la squadrò mettendo su un sorriso volutamente malizioso “Penso che hai pure guarito molte più vecchie ferite”

“Non devi toccarmi!”

“Avevi le tue mani dentro il mio corpo un momento fa.”

“Questo” continuava a pulirsi le labbra “è disgustoso!”

“ Non ti ho chiesto di salvarmi la vita. Ti avevo ordinato di fare delle cose, e nemmeno una volta ti ho detto che tra queste c’era anche quella di salvare la mia vita. Tienilo a mente la prossima volta che lo vuoi fare, se ti disgusta.   E' molto impressionante un uomo in delirio, vero?"

“Non puoi farmi la predica o punirmi per aver salvato la tua vita. Mi dirai quello che voglio sapere prima che succeda di nuovo.”

“Sei ferita, sul mio pianeta, sulla mia nave, mia Apprendista, e per questo, sei veramente molto molto fortunata che tu” la indicò e poi puntò il palmo al proprio petto, dove ancora rimaneva parte della tunica “ed io siamo dalla stessa parte, alleati” lui continuava a sorriderle con palese arroganza “perché non sei proprio nella posizione di domandami nulla. Avrai quello che vuoi perché sono Io che lo voglio, e mi obbedirai se vorrai ottenerlo.”

Ogni parola risuonò e scosse qualcosa nel suo cuore, nell’intimo di Rey, come una corda che vibra quando viene pizzicata dal musicista. Lui non ci potè credere, ma era vero. Terribilmente vero. Era lui quel musicista e lei il suo strumento.

Rey si voltò, dandogli le spalle per ricomporsi. Quella rabbia che ora sentiva dentro l’avrebbe portata molto lontano da quel breve momento di pace che aveva provato in se stessa. Trattenne il respiro e le lacrime. Non avrebbe pianto. Si promise. Doveva essere forte.

“E allora? Cosa facciamo adesso?” domandò lei.

“Mi chiamerai Maestro, e cominceremo la tua formazione.”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Note: stavolta ho fatto un gran bel lavoro! Molto meglio dei precedenti...e forse pure della stessa autrice! A lei va sicuramente il merito delle idee, senza dubbio. Ho dovuto aggiungere qualcosa. Spero di aver interpretato il testo al meglio e così come quello che lei voleva che emergesse delle emozioni dei personaggi!! Baci a tutti e buonissima lettura. Ve l'ho fatto sudare questo capitolo, lo so! :x





CAPITOLO 3



“E allora? Cosa facciamo adesso?” domandò lei.

“Mi chiamerai Maestro, e cominceremo la tua formazione.”
 
Scosse la testa e il corpo la tradì con pari sussulto, come se avesse preso in lei assorbito improvvisamente quelle parole, quel decreto. Il pensiero di ciò la offese profondamente. Sperò che lui fraintendesse quel movimento come un assenso. Poteva probabilmente evitare di proferir parola e prendere tempo per pensare ad un eventuale giustificazione. Troppo tardi. L’aveva capito.
La guardava fisso con quegli occhi che sembravano volerle dire che era stupido da parte sua fingere scuse, tanto l’avrebbe in qualche modo letta dentro. Annoiato da lei, e da quel misero tentativo di nascondersi dietro al silenzio. Quell’uomo avrebbe accettato da lei solo rispetto e sottomissione, comprese.

“Se…se ti accetto come … Se accetto il tuo addestramento, mi dirai perché hai ucciso Han?” la voce la tradì ancora una volta.

L’uomo alzò gli occhi verso il soffitto metallico della nave “Non è quello che mi hai chiesto!” poi tornò a guardarla. “Mi avevi chiesto perché tutto questo è successo”

“E’ la stessa cosa”

Il suo volto si addolcì, improvvisamente. Aveva forse compassione per lei? Le si inginocchiò di fronte, posando il suo sguardo intenso negli occhi di Rey “Ecco perché hai bisogno di crescere nella Forza, di addestrarti a comprenderla. Una delle due domande riguarda la storia della galassia dalla sua nascita, ogni anima, ogni invisibile sacrificio e le sue conseguenze sottili. La conoscenza di tutto ciò che è prezioso e importante in questo Universo. Tutte le passioni e i desideri che sono esistiti nel passato, continueranno ad esistere nel futuro alla morte della madre di un qualsiasi bambino. Alla fine ogni cosa terminerà il suo corso, contribuendo ad aumentare l’entropia del Tutto. L’altra invece è solo la storia di un uomo che è morto, e quella di suo figlio che un giorno morirà. La prima è piana di significato. La seconda è solo una serie di eventi della più piccola frazione di un momento, nella totalità del Tempo.”

Le labbra della ragazza si distaccarono. “Perché…perché mi dici queste cose?”
 
Avvenne tutto così velocemente. Aveva raggiunto le sue mani e lei aveva lasciato che le proprie dita si intrecciassero con quelle dell’uomo che le stava di fronte. Lui premette le loro mani insieme, sui muscoli poco sopra le proprie ginocchia, e si chinò così vicino che lei poteva percepire il suo respiro sul proprio volto. “Tu sei in grado di comprendere e fare esperienza di tutto ciò che io stesso ho sperimentato e conosco. Potresti superarmi, un giorno. Ci sono così pochi di noi adesso, con cui poter condividere quello che ti ho appena detto. E’ una cosa terribile essere in grado di percepire la grandezza dell’universo e il tuo posto in esso. Così come conoscerlo da soli senza comprenderne il suo significato reale.”

Guardava al di là di Rey. Oltre il suo corpo. Al di là del pianeta, e forse del Tempo stesso. E qualunque cosa avesse visto e stesse vedendo in quell’istante, lo muoveva profondamente, sconvolgendolo ed affascinandolo allo stesso modo.

“Siamo stati ingannati, Rey. Tutti noi abbiamo ereditato l’abilità di percepire il Lato Oscuro, ma ci sono state negate le tradizioni che ci avrebbero lasciato crescere liberamente in questo. Ho deciso di votare la mia vita a resuscitare le originarie strade, l’antico modo, così che persone come noi” le strinse maggiormente le mani, racchiudendole con le proprie ancora di più “possano percepire e scegliere di diventare Uno con tutta la Forza che tiene in movimento questo Universo. Nessuno deve più morire solo come un animale, ignorando che tutti siamo infiniti, e temendo ancora il Lato Oscuro. Potrei conquistare l’intera Galassia, ma sarebbe senza significato e senza senso se ti abbandonassi. Tu o qualcuno come te.”

“Qualcuno come noi?” le uscì solo un sussurro.

Kylo Ren distolse lo sguardo inclinò la testa verso di lei in un assenso piuttosto riluttante.

Quando era una bambina aveva costruito da sola diverse bambole di eroi che immaginava un giorno sarebbero venute per lei su Jakuu, e poi insieme avrebbero viaggiato attraverso le stelle fino a diventare infiniti come l’Universo stesso. Sentì lo stesso dirompente desiderio.
Quel desiderio era divenuto col tempo un bisogno e un tormento tanto viscerale e profondo quanto la rabbia, e fino a quel momento non avrebbe mai credo di trovare qualcosa per soddisfarlo.

Le lasciò le mani, e le allontanò bruscamente da sé, mentre tornava dritto.

“Dobbiamo andare…” disse lui.

“Perché?”

Fece un cenno verso l’esterno visibile da una finestra della nave. “E’ tempo.”

“Sono…stanca. Dovremmo riposare e restare con la nave in caso ci trovassero.”

“Non è sicuro qui”

Era troppo stanca per continuare a discutere. Lui lo sapeva, ed era per quello che aveva chiuso il discorso in modo secco. La lasciò sedere sul pavimento, appoggiata con la schiena alla console di comando, mentre si apprestava a raccogliere tutte le razioni di cibo e tutto ciò che poteva servir loro dalla dispensa della nave. Appena ebbe finito le gettò accanto sul pavimento una piccola borsa.

“In piedi. Dobbiamo andarcene.”

Rey lo assecondò. Il portello della nave venne aperto e loro poterono dare un occhiata fuori in piena luce del sole, e ispezionare i dintorni.

Il litorale frastagliato delle isole su entrambi i lati del ponte di terra sul quale erano atterrati, era roccioso. Alberi e fitti arbusti avevano fatto presa tra le fessure.
Buttò lo sguardo attorno, come per orientarsi, e si avviò giù per il piano inclinato. Rey lo seguì, e in fondo si stupì di trovare i propri stivali sommersi fin sopra i piedi dall’acqua.

“Forza scendi, devo chiudere la nave” le ordinò con un tono scocciato il primo cavaliere di Ren.

“Non eravamo all’asciutto quando siamo atterrati?”

“Era bassa marea. E presto sarà di nuovo alta.”

“Potrebbe danneggiare la nave.”

“Che importa? Pensavo fosse completamente andata…”

Avanzando a scatti nell’acqua, Rey si avvicinò al motore danneggiato per stimare l’entità del danno. Procedendo molto lentamente lui la raggiunse.

“Può essere riparata? Sei in grado di farlo?”

Un lieve sorriso si accennò sulle labbra della ragazza, per poi sbocciare in qualcosa che esternava completa soddisfazione per la situazione della nave. “Si. Il navigatore è saltato ma posso riparare il motore con il saldatore standard che viene fornito con il kit di riparazione. Potremmo inoltre togliere parte del liquido refrigerante degli altri tre motori e usarlo su questo in modo che funzioni e partire. Se lavorassi tutta la notte, forse potremmo essere in grado di farlo e magari riuscire a girare attorno alla stella di questo sistema. O magari anche a quella più vicina, sempre che non sia troppo distante. Potremmo non essere quindi del tutto bloccati qui.” Si voltò verso di lui ancora sorridendo.

“Quale fortuna!” disse. Una sottile vibrazione si propagò nella Forza, e Rey lo percepì.

Il suono della spada laser di Luke Skywalker si propagò nell’aria. Tensione. Paura? Di nuovo come in un dejavù. Questa volta il colore della lama luminosa era azzurro però era pur sempre tesa verso di lei. Un sogghigno tirava di lato le labbra dell’uomo che la impugnava. Istintivamente lei portò la destra verso la spada di Ren, infilata nella propria cintura, mentre si scostava di lato per tenersi fuori dalla sua portata.

Ma non fu lei il suo bersagio.

Kylo Ren schiantò la lama luminosa sul motore guasto prima che lei avesse il tempo di prendere fra le mani la spada laser rossa. Colpì la nave altre due volte, battendone le parti come quella spada laser fosse stata un martello o un bastone. Il metallo dell’ala e del motore stridette e si fuse nelle zone dove il laser era riuscito a tagliare.

Rey si era intanto allontanata. In posizione di combattimento, con la spada laser rossa fuoco del Cavaliere di Ren tra le mani, aspettava che lui si voltasse per poi colpire anche lei.
Invece, interrotto bruscamente il suo attacco contro il C-Wing, abbassò la spada laser e la spense, per farla tornare alla posizione che aveva.

“ E adesso invece quanto ti ci vorrà?” domandò a Rey, stringendo lo sguardo su di lei. Era palesemente interessato alla risposta.

Le labbra le tremarono per la frustrazione, mentre il rosso della spada di Ren le illuminava ancora il volto. “Non lo so. Sicuramente più di due settimane.” Sottolineò col tono quel “più”.

Ren continuò ad interrogarla, portando le braccia piegate dietro la propria schiena. L’osservava come si guarda un curioso animale esotico. Un misto tra divertimento, curiosità e forse disprezzo, per quel suo stesso pensare. Sembrava non le importasse che lei fosse ancora in posizione da combattimento. “Hai bisogno di qualche altro attrezzo che non abbiamo? L’acqua gelata potrebbe danneggiarlo in modo irreparabile?”

La postura rilassata ma allo stesso tempo controllata dell’uomo, la resero confusa. Le mani le tremavano ancora e la luce rossa che ancora si ostinava a reggere per l’impugnatura, allo stesso modo.

Solo il rumore dell’acqua sui sassi del bagnasciuga. Nient’altro.

Il Tempo scorreva, ma era come se nessuno dei due riuscisse più a percepirlo. Sguardi incatenati, coscienze incatenate in pensieri, possibilità, rabbia, odio, passione e morte. C’era il Tutto, lì. Negli occhi di entrambi.

Come emergesse dalle profondità del suo essere, ad un certo punto Rey percepì una sensazione. Non una voce. Era più la consapevolezza che il pericolo non fosse mai esistito. Così ritrasse la spada laser e la luce rossa scomparve.

“ No. Entrambe le due domande.” Finì per rispondergli, mentre prendeva di nuovo respiro.

“Spero che mi lascerai assistere così posso imparare anch’io a fare qualche riparazione più complessa. Dovrebbe essere alquanto avvincente.” Fece un passo verso di lei, abbandonando le braccia lungo i fianchi “Ma per queste cose aspetteremo domani. Dobbiamo costruire un campo dove stare questa notte.”

“Non andremo dal tuo Maestro?”

“Lui non si trova qui, su questo cumulo di acque stagnanti! Quando gli dirò che non ho la mappa, vorrà che ritorni a completare il mio addestramento. E se succederà, il mio addestramento potrà considerarsi completo a meno di qualche piccola formalità che ho lasciato indietro.” Si riferiva a lei con quelle parole.

Solo una formalità che forse avrebbe potuto facilmente ottemperare ora.

Rey si irrigidì completamente, richiamando alla memoria quello che era accaduto sulla StarKiller.

Kylo Ren percepì quella tensione, quasi fosse tangibile.
Non potè far a meno di ridere. “Considero chiusa la questione a meno tu non scelga di darmi la mappa spontaneamente. Adesso però non è importante”.

“Come puoi insegnarmi se tu stesso non hai portato a termine il tuo addestramento?”

“Il mio Maestro non lo proibisce, e di sicuro non potrà averne l’opportunità mentre siamo bloccati qui con una nave rotta senza speranza e nessun apparecchio di comunicazione”.

Lo sguardo di Rey si alternò tra l’uomo e il C-Wing in avaria.“ Tu..tu mi stai nascondendo da…da ” balbettò a mezza voce, come avesse quasi timore a dirlo. Perché magari se l’avesse detto quella speranza si sarebbe subito infranta sulla roccia.

 
“Non so proprio cosa tu voglia insinuare.” Lui strinse le labbra e attaccò quella stupida speranza che lei aveva avuto. “Rifletti più attentamente prima di accusarmi di tradimento. Ed ora muoviti!”





Erano nel bel mezzo di due isole, e l'acqua si alzava abbastanza in fretta da potersi notare. Le considerò entrambe nelle loro diverse caratteristiche e aspetti, parlando tra sé e sé, prima di decidere per la più piccola delle due.
 
Il sole del pianeta aveva cominciato a tramontare mentre si trovavano a metà di una collina rocciosa. Rey si voltò indietro, verso il C-Wing. La sua sommità sbucava ancora dall’acqua del lago. Si erano riempiti le borracce e velocemente avevano anche lavato volti e mani del sangue l’uno dell’altro, sempre in quell’acqua. L’aria era fresca ma c’era un certo odore di muffe a causa probabilmente di spore di muschio. C’erano poche mosche. Una atterrò su un braccio di Rey, e lei la colpì appena questa la morse.

“Un Salt volante!” illustrò in tutta tranquillità l'uomo “Sono creature che non cercano sangue ma sondano tutto ciò su cui atterrano”

"Alla fine quindi non hanno cattive intenzioni!” si trattenne dal colpirne un'altro. Non ce n’erano molti, fortunatamente. Era esseri grassi e lenti, volanti certo, ma comunque facili da cacciar via."

Il lato opposto dell’isola possedeva una macchia pianeggiante di roccia sostenuta dal litorale e da un lato da una ripida e breve scogliera, forse alta tre uomini circa. Kylo Ren diede una breve occhiata a Rey, e senza alcuna parola furono entrambi d’accordo che quello fosse un buon posto per mettere il campo e liberare le spalle delle loro borse.

Ren scosse, svitò e collocò un dispositivo che era un fornello da campo sul terreno, più vicino alla scogliera che alla spiaggia. Era costituito da un tozzo cilindro metallico della taglia di un fuoco medio. Il centro della superficie di cottura ardeva in modo indistinto con una luce elettrica. Si sarebbe spento quando a corto di energia. E non era caldo come un vero fuoco. I bordi di quella “stufa” erano abbastanza freschi per appoggiarvici ma il centro era tanto caldo da permettere all’acqua dentro una pentola di raggiungere l’ebollizione.

Sarebbe rimasto caldo per tre giorni. E loro avevano ben quattro dispositivi dello stesso tipo, per dodici giorni di calore. Poi avrebbero dovuto raccogliere legna da bruciare, sempre che non se ne fossero andati via prima da lì.

“Domani dovremo accamparci più vicino alla nave.” Rey parlò.

“Sei ferita” L’uomo la guardò intensamente. “Devi stare uno o due giorni a riposo, e questo è il punto migliore per farlo. Devo ammettere, malgrado il tuo entusiasmo nell’avermi curato, di aver perso molto sangue. Non sono perfettamente in forma e potrei usare anch’io quel tempo.”

“ Hai pianificato di farci rimanere qui, abbandonati su questo pianeta completamente deserto, senza lavorare nemmeno alla nave per potercene andare!!!”

 “ Abbandonati? Forse tu, non io. Ho vissuto in questo mondo, tempo fa.”
 
Le sopracciglia di Rey si alzarono per la sorpresa.
Lui proseguì “Su questo arcipelago non ci sono predatori e gli animali, che si trovano qui, sono tutti commestibili. Anche se sono diminuiti rispetto agli anni che ho trascorso qui.”

Poi le si avvicinò, e a bassa voce, come se gli alberi attorno a loro potessero udire le sue parole: “Le piante sono per lo più velenose. Incluso anche il legno di alcuni alberi se non viene prima trattato nel modo giusto. Se si conosce il luogo come lo conosco io, è facile restare in vita. E so benissimo come andarmene da qui se lo volessi. Sei tu quella sola, abbandonata. Dev’essere molto spiacevole dipendere completamente da me per la tua personale sopravvivenza. Se fossi in te, mi guarderei da me con molta attenzione.”

“ Tu…tu..potresti benissimo guarirmi adesso!! Domani mattina starei benissimo e potrei anche riparare subito la nave!”

Lui si ritirò indietro, e con un tono più alto, quasi la stesse deridendo “Noi non siamo jedi. Siamo solo amici, ognuno con le sue personali difficoltà, i propri malesseri. E li teniamo vicini. Stretti a noi. Non consentiamo loro di distruggerci, ma quando sono con noi, li accogliamo. Siamo grati per il nostro dolore, perché senza di esso non potremo avere coscienza di ciò che ci annienta. Siamo grati per la collera, la rabbia che sale dentro il nostro corpo e ci rende consapevoli della vita che ci anima, della Forza che è ovunque. E anche in noi. ” Si sedette e tirò fuori due razioni di cibo dalla propria borsa, gettandone uno alla ragazza. Poi bevve dalla propria borraccia per reidratare il corpo. L’avrebbe riempita di nuovo dal lago.

“Oh, i batteri di questo luogo non si sono evoluti per attaccare gli umani. Così una volta che le razioni di cibo saranno esaurite, ti basterà venire da me per chiedere cibo e probabilmente non ti lascerò morire di fame.” Quelle parole gli uscivano con facilità dalle labbra. Non compiva apparentemente alcuno sforzo. Era completamente serio.

Erano entrambi affamati. Il modo di mangiare dell’uomo non affatto più raffinato di quello della ragazza. Lui aveva letteralmente sbranato da cima a fondo la sua razione e riempito già due volte la sua borraccia, bevendo sempre da essa. Si alzò e tornò a riempirla per la terza volta con la propria borsa in mano. Non appena ebbe fatto si tolse la cintura e mise la propria spada laser dentro la borsa. Si sfilò l’uniforme da cavaliere di dosso, ed anche la veste al di sotto. Si spogliò anche dell’ultimo strato, un indumento molto sottile di colore chiaro che lo copriva dalle ginocchia alle spalle lasciando scoperte gambe e braccia. L’intero lato destro di questa veste si era macchiata e incrostata con il colore scuro del sangue coagulato. Sospirò, come rassegnato, guardando se stesso riflesso nell’acqua sbottonarsi quella veste offensivamente sporca, a causa della propria mancanza di attenzione in “quel” determinato momento.

“HEY! Cosa…stai?” gridò Rey.

“Se vuoi unirti a me, sei più che benvenuta. Il mio sangue sulla tua pelle col tempo non avrà più quel odore così dolce. ” Nudo, completamente nudo. Si era tolto tutto, e stava sfregando con le mani in acqua la propria biancheria intima.

 "Assolutamente NO!” totalmente sconvolta. Era la prima volta che vedeva qualcuno nudo, diverso da se stessa.

“Stiamo per caso cominciando a disquisire su dove e quando posso fare un bagno e lavarmi, ORA? Sono due giorni che non dormo…” Gettò la biancheria sulla spiaggia, e si abbassò per infilare la testa sotto la superficie del lago, con l’intento di lavarsi i capelli. Si sfregò la testa con le mani, massaggiandola coi polpastrelli e l’acqua.

“Se non vuoi combattere né litigare, perché devi essere così offensivo su tutto?”

Aveva sentito. Ruotò il capo verso di lei. Ciocche bagnate e nere si attaccavano ai lati del volto e sulla sua fronte.

“ Perché hai delle aspettative verso di me, aspettative che si prestano facilmente ad essere infrante!”

“ Come non uccidere nessuno, quel tipo di aspettativa?”

“ La maggior parte delle speranze che nutri sono un poco più tenaci di quella, ma tutte sono comunque fuori dal tuo controllo. E’ davvero sciocco che tu tenta ancora di trovare un appiglio a queste, in ogni modo.”

I capelli bagnati non erano più in grado di nascondere le sue orecchie, che visibilmente uscivano fuori tra una ciocca e l’altra. Il volto dell’uomo era dominato da un lungo naso aquilino e una bocca grande chiusa da labbra carnose e sensibili. Gli angoli di quel viso e le strane, particolari proporzioni delle sue membra, mani e piedi grandi, e spalle larghe, avrebbero potuto sembrare di essere messe assieme in un modo incomprensibilmente sbagliato. Tuttavia non lo rendevano brutto, ma davano lui una fisicità che domandava continuamente attenzione, in ogni suo nuovo movimento. Anche guardarlo chinarsi ad afferrare qualcosa – come una coperta per coprirsi dal freddo – era come vederlo creare e padroneggiare un azione, un movimento, in quello stesso momento. Il suo aspetto, la sua espressione era diversa da ciò che lui mostrava essere con la Maschera addosso, e suo malgrado, Rey dovette ammettere a se stessa che trovava molto affascinante osservarlo muoversi.
Vide la sua schiena, i glutei e l’ombra della sua parte più intima poco prima che Ren avvolgesse la coperta attorno al proprio corpo. Era stata incapace di allontanare lo sguardo, come se l’avesse imprigionata e non si era nemmeno resa conto del tempo passare. Fino a quel momento. Subito sollevò il capo, spostando lo sguardo lontano da lui, verso le stelle che lentamente sembravano spuntare nella volta celeste. Lui fece finta di non accorgersene.

“ Pulisci i tuoi abiti e lavati prima di dormire” disse breve. “E’ un ordine questo. Non ci sono batteri in grado di nuocerci, ma abbiamo portato i nostri con noi, qui. L’ igiene è ancora indispensabile per la sopravvivenza, se non mi sbaglio!“

“ Ti sei mostrato e.. “  Rey lo guardò sconcertata e con le mani, a cenni, gli fece capire che intendeva sia i genitali che il suo posteriore “ e ora è il mio di turno?”

Sembrava offeso. “Sono a capo di un Ordine di Cavalieri, e ora sto addestrando un altro soldato a sopravvivere in condizioni avverse. Ma guarda caso quel soldato non obbedirà nemmeno al più ragionevole degli ordini, perché crede che il suo comandante inventi balle per vederlo nudo!” Affermò duramente in direzione della piccola mercante di rottami “Non rimanere a guardare quando lavo il mio corpo se la vista ti offende. O forse…spaventa! Vado a dormire…”
 
Aveva cominciato così ad assemblare il proprio letto da campo. Rey aveva incassato il colpo provocato da quelle parole e afferrata la propria borsa, pescò da essa la propria coperta appena si trovò nei pressi della riva. Si avvolse in quel tessuto e al di sotto di esso si spogliò. Si circondò delle proprie vesti sporche per coprirsi, lasciando cadere sulla sabbia la coperta nei pressi della riva. Entrò in acqua abbastanza da poter far arrivare l’acqua a livello del petto, e cominciò quindi a sfregare tra le proprie mani la propria tunica, i pantaloni e gli indumenti intimi che aveva indossato. Nulla avrebbe mai potuto togliere completamente quella macchia scura di sangue da quella tunica così chiara; per il resto degli indumenti si potrebbe dire che riuscì a renderli abbastanza puliti.
Lo guardò mentre finiva di sistemarsi il letto, e poi avvicinarsi al il fornello da campo, per qualche secondo. Lui sembrò non prestarle alcuna attenzione. Cercò di percepire attraverso la Forza se fosse veramente così, e non trovò nulla per la quale avesse dovuto temere.

Era veramente notte, ed ancora sembrava fosse giorno come al crepuscolo. Il cielo era illuminato dagli anelli contro cui avevano rischiato di schiantarsi e la vicina luna. Qui e là, una o due volte ogni minuto, una meteora entrava bruciando nell’atmosfera. Solo le stelle più luminose erano visibili. Nemmeno un pilota più esperto di lei sarebbe stato in grado di dire dove si trovassero nella galassia dalle caratteristiche di quel cielo “notturno”.

Rey dispose i propri vestiti ad asciugare, rimanendo sempre nascosta più che poteva dalla coperta, l’unica cosa rimasta a nascondere il suo corpo. Prese la decisione di indossare anche se bagnata la propria biancheria intima piuttosto che fare affidamento alla sola coperta per preservare il proprio pudore durante il sonno. Era ancora un po trasparente essendo umido, così avvolse ancora di più la coperta attorno a sé.

Lui alzò lo sguardo su di lei mentre si avvicinava al fornello da campo e ai loro giacigli. Seduto nel proprio, con la coperta attorno alla vita, si stirò e allungo le spalle per poi finire la propria borraccia e distendersi su quel dura branda.

“ Mi dispiace per aver pensato…” parlò Rey, emergendo dal proprio imbarazzato silenzio “non era giustificato!”

Un sorriso del tutto derisorio, comparve su quelle labbra. Palpebre calate. Non la guardava affatto. “Perché ti stai scusando?”

“Mi sbagliavo. Lo sto riconoscendo. Ho giudicato male le tue azioni perché…ti odio per quello che hai fatto. Mi sbagliavo…”

“Ed essere ingiusti con i propri nemici è un problema?”

“Un giudizio offuscato danneggia solo me. Il disagio che provo con te dovrebbe essere mio amico, non dovrei lasciarmi trascinare da esso. Mi renderebbe debole.”

Il tratti del volto di Ren si addolcirono improvvisamente. Aprì gli occhi. “Questo è corretto. Molto bene. L’iniziativa che hai nell’imparare da ciò che la vita ti mette di fronte, ti rende un Allieva molto… promettente.”

Aveva appena fatto un bagno gelato e forse questo le aveva rischiarato le idee e resa più lucida? Si rese conto di aver imparato qualcosa di molto importante da lui, quel giorno, e che lui  avrebbe potuto insegnarle il resto. Maz era stata la prima da cui aveva udito in modo profondo della Forza. Avrebbe praticato e compreso il suo uso, attraverso il suo esempio. L’esempio d Kylo Ren. Perché la Forza da lui l’aveva condotta. Quando sarebbe cominciata la sua istruzione, si domandò. O forse anche il suo … interrogatorio?

“ Buona notte, Maestro…”

Ren non riuscì a nascondere abilmente lo shock per aver udito quelle parole e restituì lei un cenno del capo, mentre si ricomponeva.

Rey si sistemò sulla propria branda.

“ Mi …”la voce profonda cominciò tentennando per concludere “mi dispiace che Han Solo sia morto”
La sua voce tradiva autentica angoscia, e le parole erano rimaste come in sospeso per un momento. Aggiunse, in fretta “La sua morte ti fa male. Ma io non ho fatto nulla per ferirti personalmente.”

Si voltò verso di lui, avvolta dalla propria coperta “ Non pensi di aver sbagliato a ucciderlo?”

“No.” Lui abbasso lo sguardo alle proprie mani. In quel chiarore diffuso era in grado di vederle. “E nemmeno riesco a provare odio nei tuoi riguardi, e forse dovrei scusami io per questo…” disse lui, piano.

Rey passo la propria mano sul viso e sul proprio collo, per poi dargli le spalle dalla propria brandina“Adesso voglio dormire. E non sbirciare … il mio corpo nudo mentre dormo!”

Si sentì sollevato per quel cambio di tema anche se rise tra sé per quello che lei aveva scelto.“Non rimanere inchiodata a fissarmi la schiena quando sono sveglio. E siamo d’accordo!”

Con un gesto della mano Rey tentò pigramente di allontanare da sé quelle parole, lo stesso modo in cui avrebbe cercato di allontanare da sé il volo di un tormentoso Salt. Si mise comoda sulla brandina e tirò la coperta fin sopra la testa.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Rey si svegliò bruscamente per uno strano rumore raschiante vicino alla propria testa. Spalancò gli occhi. Kylo Ren era seduto quasi vicino al proprio giaciglio, completamente vestito, fatta eccezione per la sua cintura che teneva attorno ad un ginocchio. Era tutto intento a togliere la ruggine da una piccola ascia ad una mano, usando la pelle non lavorata del lato interno della cinta.
Rivolse gli occhi al cielo; aveva dormito per tutta la mattina e il pomeriggio, ed era già scesa nuovamente la sera. Probabilmente la nave era già completamente sommersa.
Si strofinò gli occhi con le mani. “Perché non mi hai svegliata?”
“Come…scusa?” Interruppe quello che stava facendo per guardarla dritta in volto.
“Perché non mi hai svegliata! E’ tardi.”
“Pensavo volessi ancora dormire. Era una decisione saggia riposare, viste le ferite che hai riportato, piuttosto che armeggiare con della roba inutile”
“La cosa vale più per te che per me”
Alle parole di Rey un lieve sorriso apparve incerto sulle labbra del Ren.
Rey si tirò un pò su, spostando parte del proprio peso su un gomito. “Quella era sul C-Wing?”
“Mi stai davvero chiedendo se su una nave del Primo Ordine teniamo una piccola accetta, per di più arrugginita?” Sollevò in alto la minuta “arma” così che lei potesse vederla meglio. La grande mano che la teneva la rendeva del tutto ridicola, al confronto. Il cavaliere l’avrebbe fatta quasi rivivere, riportando la lama alla sua lucentezza originaria.
“Allora da dove viene?”
Lui guardò al di là della ragazza, accennando col capo ad un punto lontano, dietro le sue spalle. “Ce n’è una col tuo nome sull’altra isola. Questa è mia.”
Gli occhi di Rey si abbassarono per fissare il volto dell’uomo. “Bene, sono contenta di sentire che non ti sei affatto preoccupato per me.”
“Domani cominceremo il tuo addestramento. Continua a riposare, se vuoi.”
“Preferirei invece riparare la nave. Potremmo almeno lasciare un po di tempo ogni giorno per farlo, no?”
“Sarà parte dell’addestramento. Un buon Maestro inserisce sempre le eccentricità noiose del suo allievo all’interno della pratica. Hai altri compiti da completare prima di lavorare sulla nave.”
“E se non riesco a portare a termine questi compiti prima che la marea aumenti?”
“Allora la nave finirà sott’acqua, e questo è un bel problema. Ora torna a dormire.”
Il Ren, tirò vicino ai piedi il proprio zaino per cercare qualcosa all’interno. Poi ne fece uscire una pietra per affilare lame. Anche questa, pensò Rey, sicuramente non l’aveva presa dal magazzino del C-Wing.
“Pensavo che questi luoghi fossero disabitati.” Pronunciò Rey, tirandosi su completamente e restando seduta a guardarlo.
“Lo sono.”
Quella risposta secca le diede la sensazione che nessun altra parola sarebbe stata pronunciata da lui in merito all’argomento. Non aveva alcuna intenzione di discutere e spiegarle nulla.
Rey distese le gambe davanti a sé, per poi afferrare una razione di cibo e spazzolarla tutta fino all’ultima briciola. In seguito si ridistese di nuovo, tirando su la coperta sopra le spalle.
“Se ti alzassi prima, potresti svegliare anche me?”
“No.” Rispose l’uomo, porgendole la borraccia.
“Cosa ti piacerebbe che facessi con…quella?”
“ Bere due o tre sorsi prima di tornare a dormire. Ti sveglierò.”
“…ugh”
Alla fine, il cavaliere si trovò soddisfatto del lavoro fatto sull’ascia. Dopo aver mangiato anche lui, se ne andò a dormire.
 
 
Il mattino seguente, Kylo Ren la portò a camminare attraverso un area boschiva. La prima cosa che l’uomo fece fu puntare dritto verso una pianta che aveva due uniche foglie che si spingevano fuori dal terreno, verso l’alto; usò l’ascia come fosse una zappa per tirar fuori dal terreno un grosso tubero.
“Se tagli dei quarti e li pianti, ricresceranno. Sono un buon elemento base.”
“Ma non staremo qui così a lungo da preoccuparcene, giusto?”
L’uomo non rispose.
Insieme, riempirono entrambe le borse con quei tuberi. Alcuni vennero tagliati in due parti e riseppelliti.
Rey imparò da lui a tagliare la legna per il fuoco arrampicandosi su gli alberi e tagliando i rami non più spessi di due dita. Li avrebbero fatti poi asciugare per una settimana, e poi bruciati senza che si producessero fumi tossici. Ne tagliarono abbastanza pochi alla fine.
Tagliarono canne dalle sponde del lago. Lui le mostrò come rimuovere la corteccia con l’ascia e intrecciarne i fili per realizzare una corda, poi usare la corda per legare assieme le canne sbucciate e farne dei pannelli che avrebbero potuto usare per realizzare una struttura di protezione. Utilizzando una parte della scogliera come fianco di sostegno, montarono il loro riparo per i giorni a venire.
Occorsero parecchie ore per terminare la struttura, e già si stava avvicinando la sera. Di nuovo non avrebbero avuto tempo per esplorare al di là di quella piccola isola.
Ren si preoccupò di andare a prendere una pentola dal C-Wing e quindi riempirla i tuberi che avevano raccolto e dell’acqua, per poi posizionarla sopra il fornello da campo.
“Questo pianeta ha scarsità di sale. Ecco perché qui la fauna di grandi dimensioni è quasi assente. E’ molto importante integrarlo quando non si dispone di cibo che viene da altrove, altrimenti finiresti per morire.”
Ren tirò fuori un pugno di Salts (Mosche Sale) che sembrava aver raccolto in giro, li schiaccio tra le mani gettandoli quindi nella pentola.
“Quando hai imparato tutto questo?”
“Era parte della mia formazione. Pensavo ti avrebbe disgustato.” Disse l’uomo in direzione della ragazza, palesando quasi un’espressione di delusione.
“Ho mangiato cose peggiori quando non riuscivo a guadagnarmi le mie porzioni di cibo per alcuni giorni. Queste conoscenze fanno parte dell’addestramento per diventare Cavaliere di Ren?”
“No. Dei Jedi. Il nostro Maestro si è addestrato in un luogo totalmente selvaggio e ha incorporato lo stesso tipo di addestramento nella tradizione del Primo Ordine.”
“Sei stato…uno jedi?”
“Lasciai la mia formazione prima che fosse completa.”
Rey dovette ammettere a se stessa che lui conosceva davvero molto bene il pianeta.
“Aspetta, ti sei…addestrato qui?” le venne in mente.
“Si.”
“Dove sono tutti gli altri allievi? Cos’è successo?”
“Andati. Luke Skywalker voleva esser sicuro di preservare la via dei Jedi prima di morire, e credeva di aver bisogno di addestrare più jedi che potesse al fine di garantire la sopravvivenza dell’Ordine. Trascorse anche qualche tempo lontano da qui, alla ricerca di documenti che riguardassero le antiche vie e che non fossero stati distrutti nella grande epurazione all’alba dell’Impero. A causa della sua debolezza e del suo orgoglio, si allontanò troppo dalla tradizione. Delegò ad altri responsabilità che lui stesso non avrebbe dovuto avere. Il Maestro Snoke utilizzò la sua assenza e la sua debolezza per guidare un Padawan verso il Lato Oscuro della Forza.  Ciò venne scoperto, e seminò confusione e sospetto all’interno dell’Ordine Jedi. Snoke utilizzò al meglio tale stato per schiacciarli. Senza più apprendisti che potessero succedergli, Skywalker, l’ultimo Jedi, si ritirò dalla scena. Fu così che divenni Apprendista del Maestro Snoke.”
“E adesso Snoke lo sta cercando per porre fine alla sua vita, vero?”
Ren annuì. “Quando lui uccise mio nonno e il suo Maestro, spense centinaia di anni di tradizione e sapienza. Finchè sarà in vita, può solo essere una minaccia. Ci sono altri ordini alleati del Lato Oscuro, ma nessuno di loro potente come quello dei Sith. I Sith seguivano la Regola del Due: un Maestro e il suo Apprendista, il primo incarna il potere ed il secondo lo brama. Il praticare le vie della Forza comprende ogni cosa, è totalizzante; non ci sono trucchi.”
Maggior vigore acquisirono quelle parole quando levò la mano e le dita si tesero nello sforzo di racchiudere l’invisibile spazio tra loro e il litorale. Una delle onde, poco distante dal bagnasciuga, si fermò come se il tempo stesso avesse bloccato il suo corso, trasformando l’acqua in vetro. L’onda successiva lavò in parte la superficie trasparente di quella presuntuosa creazione della Forza e in parte fu riflessa indietro.
Lasciò la presa e si lasciò andare, e quell’onda venne di nuovo viva venne inghiottita nella successiva.
“La parte più difficile è sviluppare il tuo corpo e il tuo spirito come un appropriato contenitore affinché la Forza possa scorrervi attraverso.” Sospirò volgendo lo sguardo dalle acque a lei. “La regola del Due era un sacramento. Un sacro mistero, una pratica che legava Maestro e Apprendista al destino dell’Universo. L’Impero non si estendeva e conquistava ogni pianeta ed ogni sistema per sottomettere la Galassia, in una mera possessione egoica, ma era il solo mezzo con cui l’Imperatore riusciva a giungere alla comprensione estatica della natura del Potere, e il suo Apprendista alla comprensione della sua desiderio. Come Skywalker, anche loro non prestarono abbastanza attenzione all’importanza di quell’oscuro e antico sapere, e ciò portò alla loro stessa distruzione.”
“Cosa fecero?”
“Te lo racconterò un'altra volta. Una volta che il tuo addestramento sarà completo, intendo porre rimedio anche a questo.”
“Quando?”
“Non ne ho parlato. Quando sarai in grado di lasciare questo pianeta, i primi passi saranno completi. Sarai mia Apprendista, e non più la mia Padawan.”
“Potrei anche iniziare subito, adesso!”
“Non andresti molto lontano senza sapere come costruirti un riparo o procurarti del cibo.” Abbassò lo sguardo alla pentola sul fuoco, dove l’acqua stava già bollendo. “In ogni modo, qualunque espediente sceglierai per andartene, scappare, sarà sempre valido in questo gioco. Il potere è potere, e esercitarlo è la pratica più intensa e profonda del Lato Oscuro. Ti suggerirei anche di approfittare di questo tempo per imparare anche qualche utile astuzia, qualche…trucco. Sono utili, qualche volta.”
Kylo Ren schiacciò le verdure bollite con un cucchiaio di metallo, poi ne versò due grandi mestoli in ognuno dei loro piatti. Il liquido era biancastro e c’erano una sorta di poltiglia granulosa dovuta ai vegetali. Rey prese a mangiare con grande entusiasmo, Kylo Ren nettamente meno.
 “Mi ha sempre fatto…schifo” disse il Cavaliere, “ma è quello che c’è qui. La consistenza è terribile.”
“E’ commestibile, e ce n’è in abbondanza” Disse Rey.
“Hai colto il punto.”
“Per di più nessuno” si chiarì la voce “nessun uomo ha mai cucinato per me, fino ad ora. Questa è la parte più interessante.” Divertita e soddisfatta si gustò una nuova cucchiaiata della minestra, guardandolo di sottecchi. Si, stava davvero flirtando…ed in parte per prenderlo in giro.
Ren fece una faccia totalmente contrariata, mentre continuava mangiare.
“Che c’è?”
“Mangio l’ultimo cibo tra quelli che avrei preferito in questo Universo, di base come una colla, con un allieva che mi disprezza; non abbiamo mangiato niente caldo da quattro giorni. E’ abbastanza sgradevole sentirti sospirare come una verginella con gli occhi da cerbiatta che parla delle cose che nessun uomo ha mai fatto prima per lei.”
Una bella risata mosse le labbra della ragazza. “Sono sicura non intendevi dire quello che hai detto. Come ti è venuto in mente…”vergine”?
Ren depose il suo cucchiaio nel piatto. “Sappi che se per caso avessi provato le dita appiccicose di qualche ragazzino di Jakuu, non ho alcun desiderio di ascoltarlo.”
“Oh, proprio divertente. Tu invece hai avuto una vita piena di esperienze sessuali e intime. Ne sono affascinata. Avrai vissuto quanti…venticinque anni da monaco? E non me ne stupirei.”
“Ne ho trenta.”
Lei aggrottò la fronte.“Oh.”
“Oh…delusa? O dovrei esserne lusingato? Non è un età appropriata per una ragazza di diciannove anni, vero?”disse lui.
“Intendevo solo dire che hai l’aspetto sconvolgente di un uomo che ha cinque sesti della tua età.” Alzò lo sguardò al cielo. “E ne ho venti per l’esattezza, non diciannove.”
“No, ne hai diciannove.”
“Come fai a saperlo?”
“Diciannove è un età fastidiosa.”
“Trenta non ne parliamo.”
Ren le strappò il piatto abbastanza bruscamente per lavarlo nel lago assieme al suo e quando ritornò da quella necessaria “missione” era ancora irritato, e ciò la divertì parecchio.
Sceso il sole oltre l’orizzonte visibile, cominciò a fare abbastanza fresco. Il calore emanato dai bordi del fornello era molto piacevole per entrambi. Lui le sedette vicino, e insieme volsero lo sguardo al cielo. Rimasero incantati diversi istanti a fissare la luna e la sua salita nella volta celeste. Ad un certo punto l’uomo le indicò qualcosa e lei gli si avvicinò curiosa per capire bene cosa avesse attratto la sua attenzione.
La luna aveva proiettato un ombra sopra il normale chiarore degli anelli. Rey vide una stella cadente, e poi un'altra, perché lo spostamento dell’astro nel cielo spingeva i detriti degli anelli verso l’atmosfera del pianeta.
Sedevano così vicini che lui finì per sfiorarle una mano mentre cercava di raggiungere la propria borraccia, lì a terra.
Rey poteva percepire il calore del suo corpo vicino, come se esso si espandesse e si irradiasse fuori di lui attraverso la gelida aria notturna. Sorrise, perché lo trovò molto piacevole. “Alla fine questo è un bel posto per rimaner bloccati!”
“Si. Non siamo monaci, tra l’altro…”parlò Ren.
“Eh?” fece Rey quasi infastidita per esser stata distratta dallo spettacolo meraviglioso sopra le loro teste.
“Il mio ordine. Tu ed io. I Jedi credono di dominare le loro passioni vivendo al di fuori di essere. Noi no.”
“E tu credi di averle dominate lasciando che loro prendano possesso di te?”
“Affatto. Noi siamo i nostri desideri.  Conoscerli significa avere dominio di sè. Non possiamo lasciarci travolgere da noi stessi, dobbiamo solo diventare più autentici.”
“Il senso è alquanto contorto.”
Lui spostò lo sguardo dal cielo al volto della ragazza.
“Il sesso non è l’unica forza che guida gli individui nella vita in questo universo. La fame, ad esempio, è una spinta molto più basilare verso il vero potere. La sopravvivenza, la fuga dal dolore, sono universali. Ogni impulso può essere potenzialmente istruttivo. Quando qualcuno rifiuta i sofismi del Lato Chiaro della Forza, i deboli chiamano la loro momentanea illuminazione “seduzione”, seduzione del Lato Oscuro.”
Rey lo guardò dritto in volto, mentre le sue labbra si schiusero in un sorriso piuttosto divertito. Rise un po, prima di affermare, sollevando un sopracciglio verso l’uomo. “Quindi ho solo bisogno di stringere le dita attorno all’impugnatura della tua spada …laser” Si morse il labbro inferiore, stringendolo fra i propri denti, mentre il suo sguardo non lo abbandonava un istante “e poi potrò muovere pietre e conquistare galassie. Quando si comincia?”
Quasi immediatamente Rey avvertì un disturbo attraversare l’aria, o forse la Forza, come se il cuore avesse saltato un battito. Esso proseguì, più debole, ma comunque costante. Quel disturbo, quella sensazione era la stessa che aveva provato mentre si era scontrata con lui, fra la neve, sulla Starkiller. Seppure disarmata, Rey aveva comunque colpito qualcosa anche questa volta. Dall’espressione dipinta sul volto dell’uomo lasciava intendere che sapeva che lei lo aveva percepito attraverso la Forza. Sembrava come catturato dalle parole che le aveva sentito pronunciare. “Adesso? Vorresti…?”
“Cosa?” lo schernì lei. Aveva fatto solo una battuta per prenderlo in giro e lui invece l’aveva presa piuttosto seriamente.
“Ti stai prendendo gioco di me per mettermi in imbarazzo. E la cosa ti diverte parecchio. Pensi di conoscermi e sapere come sono, e così giochi con me.”
“Sei stato tu il primo a farlo.”
“E adesso devi rendermi il favore?”
“Assolutamente!”
“Così visto che hai ottenuto una qualche reazione, provi molto piacere. Che reazione pensi che sia? Disgusto? Repressione? Senso di colpa?”  Lui si avvicinò ancora. Il suo respiro sfiorò i capelli sfuggiti all’acconciatura, sulla fronte di Rey. “Quale parte di me pensi di toccare adesso?”
Lei ruotò il capo verso Ren, scoprendo i denti, e finì per incrociare il suo sguardo. “ Te l’assicuro…non ne ho idea.”
Com’era possibile che percepisse sempre più forte il battito dell’uomo nelle proprie orecchie?
“ Potrei prendermi tutto ciò che voglio.”
“No. Non potresti.”
“Perché no?”
“Perché ti ucciderei prima.”
L’uomo annuì. Il suo respiro era lento e pensate, il suo cuore così rumoroso per Rey, come le onde che si schiantavano continuamente contro le rocce del litorale. La pelle sul suo collo si era arrossata. “Si. Lo faresti. Non dovrei rischiare. Ma forse ho pensato a questo dal momento in cui ti avevo in catene, nella sala degli interrogatori, sulla StarKiller…e ho sentito come il tuo cuore batteva forte quando ho tolto la Maschera e mi hai visto. Quando mi sono svegliato con le tue mani dentro di me, inerme e delirante dal piacere, forse volevo farti sentire come me così che tu non avessi quel potere su di me. Se ti volessi così ferocemente da rischiare la mia stessa rovina per toccarti, come ti farebbe sentire questo?”
“ E’ per questo che sei stato così strano…a proposito questo genere di cose? Tu mi hai inseguito, mi hai minacciato. Hai ucciso i miei amici, Han Solo, Finn. Sapevi com’ero in realtà prima che io ti permettessi di conoscermi.  Hai lasciato penzolare quello che io realmente voglio davanti ai miei occhi come un esca prelibata per un animale. Devi avere tutto sotto controllo. Ti fa impazzire l’ipotesi che possa dirti ‘no’ a tutto e che non ci sia nulla che tu possa fare. Ti rende furioso lo so.”
“Come ti senti?” pronunciò Ren, quasi in un sussurro.
“Piena di Potere.” Sollevò un poco il mento verso di lui, le labbra in un sorriso di piena soddisfazione.
Battè le palpebre, e fu come se si fosse tolto una maschera. Il colore del suo volto e del collo tornarono normali in un secondo, e la tensione sul suo volto lasciò il posto a mite indifferenza. Ancora una volta il suo battito cardiaco si affievolì e scomparve dalla percezione di Rey.
“Bene. Ricordati di questo sentire” pronunciò lui. Poi si alzò in piedi e si stirò, mentre si incamminava pigramente verso il suo giaciglio.
“C-cosa?” Rey, incredula, lo seguì con lo sguardo, trattenendo a stento il riso.
“Vado a dormire. Si sta facendo tardi. Muoveremo massi e conquisteremo galassie, domani.”
“Mi…mi hai mentito?”
“ Ti ho guidata solamente lungo un importante esercizio. L’ho preparato per i tuoi desideri, non per i miei. Medita su questo, e poi mi dirai quello che hai imparato. Ma non questa notte.”
E non aggiunse altro.
 
Rey non ci meditò su quella mattina. Mise il problema della notte precedente da parte, e neppure Kylo Ren ci riportò l’attenzione. I lavoretti che occupavano il loro tempo ai fini della semplice sopravvivenza divennero molto più veloci del giorno precedente; per questo Rey quel giorno sarebbe andata alla nave per pianificare le riparazioni.
Ren intanto le stava mostrando un paio di piante e il modo in cui renderle commestibili.
I rami più bassi degli alberi a loro vicini erano già stati “privati” dei più piccoli rametti. Lui la fece salire sulla propria schiena per raggiungere il primo grosso ramo. Così Rey riuscì ad aggrapparvici per poi saltare e trascinarsi al secondo ramo, più in alto, una volta tagliati di mezzo i germogli più piccoli e gettati verso di lui, in basso.
Ad un certo punto, Rey esitò. Il grosso ramo successivo che avrebbe dovuto raggiungere era fuori dalla sua portata, e non vi erano appoggi che l’avrebbero aiutata ad arrampicarvisi.
“E’ un po’ troppo lontano! Sto per scendere e provare col prossimo albero.”
“Pensavo fossi di fretta!” Esclamò Ren dal basso.
“Lo sono.”
“Allora basta saltare.”
“Non posso farcela.”
“Sono certo che puoi.”
Continuò a fissarla severamente dal basso, incrociando contrariato le braccia davanti al petto. Rey tornò a guardare verso il ramo, che l’avrebbe anche attesa. Forse?
“Oh.” Aggrottò la fronte nello sforzo di concentrarsi. Cercò dentro di sé quel luogo dove aveva sentito la Forza con maggiore intensità…e poi saltò.
L’aria. La sua sensazione sul viso. Senza appoggio sotto i piedi.
Cadde inevitabilmente verso il basso.
Percepì un improvviso strappo proprio quando si fermò a mezz’aria, come sospesa, a poca distanza da terra.
Kylo Ren abbassò la mano tesa verso di lei, e fu come se nuovamente il tempo avesse ripreso a scorrere. Rey cadde sul terreno ricoperto di fogliame, comprendo il resto della distanza. L’accetta che lei avrebbe dovuto usare per tagliare i rami era caduta poco più in là, e lui la trasse a sé, usando la Forza.
“La prossima volta non ci saranno aiuti di sorta.” Disse l’uomo.
“Perché non ha funzionato?”
“Ti sei sforzata troppo, come prima cosa. E poi, da dove hai attinto il tuo potere? Dolore? Frustrazione?”
“Io…sto bene oggi. Non mi fa male nulla. Cosa si suppone che faccio se to bene?
“Potresti farti male” gesticolò con l’accetta in mano “ma a lungo termine non è una buona idea.”
“Cosa si fa quindi?”
“Personalmente ho una fonte di esperienze da cui attingere. Come te d’altra parte. E adesso, taglia quei rami.”
Rey tese la mano per prendere l’accetta. Ma lui non gliela lasciò.
“Tagliali!” Le ripetè.
Rey si voltò e tornò a guardare verso l’albero. Strinse gli occhi per focalizzare la concentrazione sul ramo da raggiungere. Rievocò nella propria mente quell’immagine. L’immagine di quella nave che volava via da Jakuu abbandonandola bambina in un mondo inospitale, mentre la pesante mano di Unkaar Platt la teneva ferma per una spalla. Quell’essere sapeva che lei non avrebbe mai lasciato quel pianeta neppure se avesse potuto. Aveva goduto nel vedere la sua continua disperazione. Rey continuò a pensare a quella faccia aliena, e poi mosse la propria mano attraverso l’aria come per uno schiaffo.
Una dozzina di piccoli rami si spezzarono e caddero irrimediabilmente a terra, sotto i suoi piedi. Furono raccolti da Rey e Kylo Ren e portati al campo-base.
 
Quel giorno, e per tutti i nove giorni successivi, si recarono alla nave. Rey aveva recuperato una matita, un blocco di carta e un grosso manuale di ingegneria. Rimuoveva lentamente gli strati più esterni del rivestimento del motore, e poi li riassemblava molto velocemente per proteggere i componenti meccanici dall’eventuale risalita dell’acqua, ogni sera. La notte meditavano assieme, o Ren le mostrava qualche trucco e lei lo imparava come per imitazione. Non avevano avuto molto tempo per esplorare l’isola più grande sull’altro lato del ponte di terra.
Rey si appuntò qualche conto sul blocco di carta, e arrivò alle sue conclusioni. “Dannazione!”
“Cosa?” chiese l’uomo.
“E’ meglio di quello che potrebbe sembrare, ma comunque è un problema. Il danno all’ala è superficiale, causerà tuttavia resistenza entrando nell’atmosfera anche se la sua struttura terrà. Potrà reggere per un paio di decolli e atterraggi. Possiamo anche ignorarlo.”
Rey indicò con la matita il motore. “Il motore per entrare nell’iperspazio è un altro problema. Dal momento che non abbiamo un navigatore stellare, e non so davvero come potrei riparlarlo, il motore a ioni per l’iperspazio è inutilizzabile. Posso usare l’impianto elettrico di quest’ultimo per riparare quello che hai distrutto. Ci rimane solo da chiudere i diversi fori sulla carlinga e riempire questo motore con il liquido refrigerante degli altri. Due ore. Facile.”
“Suona come un piano, il tuo.”
“Bè, ho un kit di saldatura, me nessun materiale con cui chiudere fori e saldare, in primo luogo. Secondo, ammettendo che ce la faccia, una volta che ho creato un foro nell’hyperdrive (iperpropulsione) per tirar fuori l’impianto elettrico, quel portello non sarà più a tenuta stagna, e la barriera tra il motore e il computer tiene fuori le radiazioni, non l’acqua. Il computer potrebbe andare in corto. Potremmo farlo e poi partire subito dopo, ma in ogni caso le riparazioni necessitano per essere ottimisti di almeno dieci ore.”
“La bassa marea su questo pianeta dura sette ore e mezzo.”
Rey scosse la testa. “Non vale la pena rischiare.”
“Ripara quello che puoi e poi affronterai il problema successivo. Cosa faresti se fossi stata su Jakuu?
Non poté far a meno di ridere. “Oh, su Jakuu non esistono maree, e avrei potuto recuperare in giro i pezzi.”
Emise un respiro frustrato e volse il suo sguardo verso il lontano orizzonte. Jakuu. Si chiese come e cosa l’avesse in realtà spinta ad occuparsi di BB-8, tanto da lasciare il pianeta e perdere l’eventuale possibilità del verificarsi di quel giorno. Il giorno in cui i suoi genitori sarebbero tornati a prenderla. La Forza? O era stata solo … la perdita della speranza di quella possibilità impossibile?
L’acqua le lambiva già le suole degli stivali. Rey tirò su il fascio di legna che aveva legato assieme quella mattina e lo ricollocò sulla spalla per evitare che fosse del tutto sommerso dalla marea in crescita. Ren fece lo stesso, e si aggiustò la cintura dove teneva infilata la spada laser di Luke vicino alla loro unica accetta. Rey diede un occhiata all’accetta e poi attraversò l’acqua per l’isola più grande.
Accennando col capo alla piccola ascia, Rey disse “Hai detto che ce n’era un'altra di quelle? Che altro c’è là?”
L’uomo rimase immobile a fissarla, per qualche istante. Poi gli angoli della sua bocca si levarono, quasi accennando un sorriso che tuttavia non raggiunse mai i suoi occhi di pece.
Non ci fu bisogno di discutere a proposito di come lei avrebbe voluto usare il giorno seguente, quando ritornarono al campo: avrebbero sicuramente esplorato l’isola più grande.
Appena tornati, Kylo accese un fuoco, conservando così l’ultimo fornello da campo disponibile in caso di emergenza. Poi erano entrambi caduti nella loro solita routine. Mentre lui cucinava, Rey lavorava alla struttura a tettoia costruita con canne e corde, e qualche volta lui sollevava lo sguardo dalle sue attività per darle occasionalmente qualche suggerimento di correzione. Avevano realizzato una sezione per il tetto abbastanza impermeabile, riducendo le canne legate assieme ad un strato piuttosto solido dopo averle bagnate, lasciate asciugare per poi ricoprile completamente della resina di alcuni alberi. Un lavoro appiccicoso e caldo. Rey lasciò lo strato ora impermeabile ad asciugare, e lui si avvicinò per valutare il suo lavoro.
Lui annuì tra sé, continuando ad osservare quella parte di tettoia. “La stagione delle piogge comincerà tra tre mesi. Sarai felice di avere un posto asciutto in cui dormire.”
Rey sentì un forte dolore allo stomaco al pensiero di rimanere lì ancora a lungo.
Ren intanto era tornato a cucinare. Lei afferrò la sua coperta e si avvicinò alla spiaggia per lavarsi prima di cena. Come al solito, rimase in biancheria intima e lasciò i suoi indumenti ad asciugare ad asciugare sulle rocce; poi si avvolse completamente nella sua coperta per preservare il proprio pudore. Era sicuramente molto meno caldo rispetto a Jakuu, ma si era protetta anche meno dal sole, così il suo corpo si era abbronzato un po’ e sul viso soprattutto era piena di lentiggini. Le macchie di sangue sui suoi vestiti avevano cominciato a decolorarsi in seguito alle successive asciugature al sole, dopo i numerosi lavaggi. Anche i vesti dell’uomo avevano preso a schiarirsi un po allo stesso modo, da un nero come l’inchiostro, abbinato alla cintura, a un grigio molto scuro. Si era procurato delle bende bianche, ago e filo dal kit medico per riparare la tunica più interna, e quelle parti bianche spuntavano fuori dallo strappo nella sua divisa di Cavaliere ogni volta che si chinava proprio come in quel momento.
L’uomo servì il cibo nei loro piatti. Rey nel frattempo si era sciolta i capelli e passava le sue dita attraverso le diverse ciocche per incoraggiarle ad asciugarsi rapidamente. Lui non le staccò gli occhi di dosso, dal suo viso, da quelle dita che si intrecciavano tra i fili bruni.
“Hai riflettuto sul nostro esercizio?” chiese l’uomo.
Rey rigirò i capelli nella parte più alta della sua testa per fare il primo nodo. “Ne abbiamo fatti diversi. Quale?” In realtà non mise troppa energia nel fingere bene di non aver capito. Così Ren continuò a fissarla.
“Qualsiasi ti venga in mente.”
Terminò di legarsi i capelli, e poi si riempì la bocca del cibo che Ren aveva cucinato. “Penso che tu stessi mentendo…” farfuglio con la bocca mezza piena.
“A proposito di cosa?”
“ …del “Volermi” in quel senso. Volevi solo che io pensassi di avere quel potere, quel controllo, per poi togliermelo tu stesso dalle mani. Penso che volevi farmi provare com’è avere potere su di te, e poi vedere come è farselo sfuggire. Il sesso era solo la tematica. Avresti potuto scegliere qualunque altra cosa, il cibo ad esempio, come faceva anche il mio capo su Jakuu.”
“Questa è in qualche modo una bella intuizione. Così il potere che avevi era meno reale, perché stavo mentendo?”
“Non lo so.”
“Interroga i tuoi sentimenti, il tuo sentire.”
Rey posò il piatto e il cucchiaio e si concentrò, corrugando la fronte. Ritornò indietro con la mente a quell’istante. Qualcosa nel ricordo che riguardava lui stonò, come se le azioni e i modi con cui avesse agito fossero diversi da ciò che erano in realtà. Aveva manifestato se stesse, quello che provava, ma non totalmente. Era stato se stesso ed allo stesso tempo non lo era stato. Tuttavia la soddisfazione che Rey aveva provato del proprio potere sull’uomo era vera.
“No, era reale. Mi appartenevi.”
Anche Ren appoggiò a terra il proprio piatto, per poi avvicinarsi a lei mettendosi in ginocchio.
“Come ho fatto a sfuggirti dalle dita? Hai ragione, ti ho inseguita attraverso quelle foreste come un mostro. Ti avrei costretta a fare quello che volevo. E avrei goduto e provato grande piacere nell’avere quel potere e quello stesso controllo su di te.”
Gli occhi di Rey guizzavano a destra e a sinistra, richiamando alla memoria quel ricordo.
“Ti sei sentito davvero a disagio quando…io stavo cercando di…” Non gli piaceva dirlo chiaramente, tanto che ne risultò quasi un sussurro. “…sedurti.”
“Molto. E ho tirato fuori l’argomento per me stesso, perché mi avevi messo in imbarazzo.”
“L’hai fatto per prendere coscienza della cosa? Per…battere su …quella ferita? Come quando ci siamo affrontati nella foresta?”
Lui annuì. “Ho usato ciò che so su me stesso e quello che so su di te, mio avversario, per rivoltarti la mia debolezza addosso e privarti della tua soddisfazione egoica. Sradica la tua debolezza, ma mentre la tieni con te usala come faresti con un arma. Se il tuo nemico ti colpisce, lasciagli credere che ha colpito la tua mano destra e non la sinistra, e poi distruggilo.”
“Così hai solo per metà mentito…”
Lo sentì chiaramente e di nuovo Rey, il battito costante e accelerato di Kylo Ren nella Forza, come onde che si propagano attraverso una sostanza fluida fatta di energia e consapevolezza.
“La lezione è finita.”
Si stava alzando in piedi, portando il suo peso dalle ginocchia ai piedi, ma lei gli afferrò un polso.
“Aspetta. Io non…” Rey non riuscì a definire in parole ciò che stava provando. Ma voleva che lui rimanesse lì accanto a lei. La Forza le venne in soccorso. Riuscì a percepirla sentirla dentro di sé e legando i fili d’energia al suo intento riuscì a trattenere Ren e premere le sue spalle a terra, lì accanto a lei, quasi dolcemente. Usò la Forza in modo non troppo forte da impedir lui di alzarsi, ma abbastanza da mostrare il proprio di intento di impedirglielo se lo avesse fatto.
“Mi lascerai andare adesso, Rey.” Usò un tono morbido, quasi dolce che tuttavia aveva l’aria di un comando, quando viene usata la Forza. Voleva imporsi su di lei, come lei aveva fatto con le guardie prima di scappare dalla sala degli interrogatori.
Rey scosse le spalle. No. Non voleva affatto lasciarlo. I suoi occhi divennero liquidi e brillanti. E con la propria volontà e il proprio pensiero entrò dentro di lui, nella sua mente, per leggere la superficie del suo sentire. I pensieri e gli stati più intimi di Kylo Ren. In quel momento Rey percepì come un moto di rabbia e brama e potere sotto forma di dirompente energia nera originarsi dalla base della propria colonna vertebrale per poi strisciare in alto come un serpente infimo che anela il cuore per corromperlo fino al midollo infiltrandolo col suo veleno.
“Tu…tu mi ammiri?”disse incredula Rey, guardandolo in volto. Labbra dischiuse dallo stupore.
“Basta, Rey!” Ordinò lui, questa volta molto più fermamente.
E lei lasciò andare la coperta. Non la trattenne più con le mani ed essa cadde ai lati del suo corpo. I pochi indumenti intimi che indossava erano bagnati e le aderivano perfettamente alle forme del suo corpo. I piccoli seni sodi. I fianchi. La sua parte più intima. Se solo lui avesse abbassato lo sguardo avrebbe goduto di quella vista, e Rey lo sapeva. Ma lui, ancora in ginocchio, si rifiutò di degnarla anche del più misero sguardo che gettò altrove.
“Questo è ciò che vuoi, vero?” Condusse la sua mano verso il proprio petto, premendola dolcemente sopra la biancheria bagnata mentre si sporgeva verso di lui. Premette la sua fronte su quella di Kylo Ren. E per qualche istante ci fu solo lo sciabordio lieve delle acque sulla riva ad accompagnare i loro respiri.
“No.” Riuscì a pronunciare Ren mentre respirare regolarmente diventava sempre più difficile per lui.
“Perché no? L’ho visto nella tua mente. Lo vuoi disperatamente. E vorresti che anche io lo desiderassi con tutta me stessa.” Rey disse quasi in un sussurro.
Lui premette tra loro le labbra per resistere al tocco mentale della ragazza, ma frammenti e piccoli pezzi sfuggirono al suo controllo come il bollente plasma di una stella. Rey continuò a sfiorare i margini della sua mente e attese ciò che a lei interessava emergesse.
“Non pensi che possa veramente acconsentire, vero?
“Sei mia allieva. E ti sto trattenendo qui contro la tua volontà. Mi detesti.”
“Tu…sei stato tu a dirmi di chiamarti “Maestro”. Mi hai isolata. Sono alla tua mercé. Sono tua studente e tu il mio Maestro. Mentre siamo su questo pianeta, pensi che tutto quello che potrebbe succedere sia o tu che costringi me o che io costringo te. Vuoi un tuo pari. Un compagno. Questo non è ciò che vuoi?”
“No. Non lo è. Abbiamo del lavoro da fare qui, Rey. Abbiamo uno scopo da perseguire.”
“Potrei rovinarlo. Se ti baciassi, ti arrenderesti a quel bacio ed io ti avrei sconfitto. Piacerebbe ad entrambi, lo so. Tutto quello che vuoi, ti obbedirei a tutto, ma devi dirmi come scappare come andarmene da qui. So che hai un piano di scorta. Dammelo.”
Immediatamente Ren allontanò la fronte da lei, facendo fronte all’assalto mentale della ragazza. Non poteva spingersi più in là.
“Mi perdoneresti se ti baciassi?” chiese Rey.
“ Mai.”
Mentre si sporgeva a sussurrargli qualcosa sentì come delle mani invisibili afferrarle le braccia e l’istante successivo improvvisamente si sentì volare all’indietro, verso la parete della scogliera, cadendo sulle rocce sottostanti. Si tirò su un gomito e guardò verso l’uomo. Lui era tornato in piedi ed aveva estratto la sua spada laser dalla sua cintura e l’aveva accesa. Un rosso sfavillante e tremulo. La mano sollevò verso Rey che senti tutti i suoi muscoli irrigidirsi come se una scarica di energia nera l’avesse squarciata da parte a parte. L’arma rossa di fuoco le venne puntata vicino al collo.
“Rimani giù!” Comandò gridando. Il volto dell’uomo era completamente serio.
Lei cercò di resistere a quel comando ma metà dei suoi muscoli erano completamente bloccati ed era come se tutti urlassero di dolore. Non poteva fare altro che assecondarlo.
La punta della spada laser era dritta al suo volto. Tanto che gli occhi si alternavano in un gioco disperato tra quella e il volto di Ren.
“Hai reso più forte te stessa col Lato Oscuro. E sicuramente mi supererai un giorno, Padawan. Non oggi. In ginocchio!”
Con molta fatica riuscì a girarsi e mettersi in ginocchio, proprio come lui le aveva detto di fare. La spada venne spostata a lato del suo collo mentre la mano nuda di Ren si andò ad appoggiare sulla sua fronte, con il pollice che premeva fra le sue sopracciglia.
“Io consacro te, Rey, ai Cavalieri di Ren, come mio successore e unico Apprendista. Prometto che dovunque andrò , tu sarai con me. Ogni volta che cadrò, tu ti risolleverai. Ripeti.”
“Prometto che dovunque andrai, io sarò con te. Ogni volta che cadrai, io mi risolleverò.”
“Alzati Rey, Cavaliere di Ren”
Rey si alzò in piedi. Lui spense la sua spada laser, riponendola nella cintura. La aiutò a reggersi, tenendola per la parte superiore delle braccia in un gesto quasi paterno. Con una certa preoccupazione l’uomo la guardò attentamente e lei annuì come per fargli capire che era tutto a posto. Un leggero sorriso comparve sulle sue labbra nel constatare che non si fosse fatta male.
“Ben fatto. Un buon punto di partenza. Sono fiero di te.”
Seppe in quell’istante il significato del voto che aveva fatto verso di lui. Sarebbe andata ovunque lui sarebbe andato, avrebbe fatto tutto ciò che era necessario per renderlo nuovamente orgoglioso di lei, e si vergognò profondamente di non poterlo odiare abbastanza da uccidere il fervore dell’ammirazione che aveva per lui. Lo avrebbe potuto uccidere per questo. Per questo, si.
Aveva finalmente capito.


Nota traduttrice: ho fatto del mio meglio. Chiaramente al solito cercando di evitare ripetizioni, e cose strane. Speriamo bene. Capitolo un po sotto tono ma chissà più avanti. L'unica cosa che posso dire è di amare alla follia questa coppia Rey e il nostro meraviglioso Ren. Da questo capitolo in poi dovrei tradurre con più celerita visti terminati gli impegni universitari. :) E poi passerò alla traduzione di un altra storia. Che spero di selezionare...meglio di questa! Comunque...se avete proposte...sono ben accette. Bacione bacione bacione xxx

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

 
Si svegliò tutta dolorante.
Dopo lo scontro della notte precedente, aveva avuto così tanta difficoltà a camminare che Kylo Ren l’aveva avvolta in una coperta e trasportata tra le braccia. Dell’odore del fuoco e delle braci, così come del suo sudore erano impregnati gli abiti dell’uomo, ed anche i suoi capelli scuri. Quel ricordo olfattivo era così vivo in lei che avrebbe potuto giurare di percepirli in quello stesso istante al solo rammentare la stretta forte delle sue braccia, la tunica nera, i capelli lunghi che le avevano sfiorato il volto mentre la teneva vicina.

Si era addormentata prima di lui, e si era svegliata prima, raggomitolata su un fianco e rivolta verso il fuoco. La prima cosa che vide aprendo gli occhi, fu il suo volto. Lui aveva spostato il suo letto da campo tra quello di Rey e le braci ormai spente, all’interno della buca dove avevano acceso il fuoco. Vide che si era addormentato prono, il volto rivolto verso di lei. Poteva vedere le linee che definivano le spalle attraverso la leggera camicia con cui era rimasto per dormire. Il resto degli abiti a terra. Riposava con un braccio che penzolava fuori dal bordo del letto così come entrambi i piedi, nudi, che toccavano quasi terra. I letti da campo infatti erano costituiti da un telaio abbastanza piccolo, rispetto alla sua corporatura.

Dopo un po’ di tempo, anche i suoi occhi si aprirono lentamente, al di sotto dei capelli ondulati. Rimasero a fissarsi per qualche istante in modo così intimo e rilassato, allo stesso tempo, che a lei parve del tutto surreale; come se ognuno di loro stesse guardando l’altro dormire. Lui sollevò il braccio che aveva penzoloni e appoggiò i polpastrelli sul bordo del letto di Rey, vicino alle sue dita. Con molta cura Rey fece scorrere la sua mano lungo il telo ruvido del suo letto fino a che i loro polpastrelli si sfiorarono. Per una volta nessuno di loro osò dire nulla che potesse mettere in imbarazzo l’altro o anche solo sollevare una nuova discussione. Rimasero così, come se quel semplice sfiorarsi si dita potesse parlare per loro. Gli occhi dell’uomo erano catturati dai suoi, persi nei suoi. Poteva sentire la sua personale soddisfazione, l’ammirazione che provava per lei. E poi…

Il collegamento mentale venne interrotto quando lui, ispirando profondamente, aveva tirato indietro la mano per distendere la spalla e poi si era sollevato con la schiena per mettersi in posizione seduta. Con entrambe le mani si sfregò il volto e il collo. Si era rasato il viso due volte la prima settimana, una volta con la lama dell’accetta e l’altra con un taglierino ma era abbastanza frustrato per la mancanza di uno specchio.

“Penso di avere la barba adesso” disse lui.

Rey annuì con un lieve sorriso sulle labbra. “E’ ufficiale! Non ti piace?”

“Non lo so. Non mi sono mai visto con questa dannata…cosa.” Si passò il dorso della mano sotto il mento.

Rey seguì il movimento di quella mano, il viso ancora appoggiato al suo lettino. ”Sarei felice di aiutarti…”

Lui rise, e disegnò una linea orizzontale sul suo collo con l’indice. Da parte a parte. “Ci scommetto.”

“Perlomeno moriresti per uno scopo più alto.”

Annuì, concedendole il punto per quello scambio di battute.

“Potremmo riposare un giorno o due. Se sei d’accordo. Ci prendiamo il nostro tempo.” Pronunciò l’uomo.

“Sto bene.” Lei si tirò su lentamente. “Ma soprattutto, mi piacerebbe vedere se sull’altra isola troviamo qualche rottame. Qualcosa di utile per la nave.”

Lui annuì, mentre lentamente lo sguardo si allontanava da lei, perdendosi in lontananza.

“Ascoltami” proseguì Rey “Ieri notte è stata…parecchio…”

Lui la guardò di traverso, senza accennare alcun movimento del capo.

“Non avrei dovuto…” cominciò a dire per poi bloccarsi di nuovo “Non penso di averti mai considerato come una…persona. Prima. Ed anche nell’ultima notte.”

“Non ho avuto occasioni pratiche per essere una persona, recentemente. Un errore molto facile, il tuo.”

 “Non so se riuscirò mai ad accettare quello che ho fatto.”

Lui scrollò le spalle. “Hai visto una debolezza e l’hai usata per colpire. Ne avevi tutto il diritto. Ciò che senti adesso è il richiamo della Luce. Il Lato Oscuro è accogliente, ma la Luce è gelosa. Pretende il tuo dolore come penitenza, ma nega il diritto di usarlo per renderti più forte.”

“Come posso combattere ciò che sento?”

“Ricorda questo tuo sentire. Il ribrezzo per te stessa. Sarebbe magnifico anche solo se lo allontanassi adesso. Ma questo ricordo è molto importante” i loro sguardi incatenati “ti eviterà di essere attratta da quel percorso.”

Tese la propria mano verso di lei, a palmo aperto verso l’alto. Lei allungò la propria e lui gliela prese e la strinse tra le sue.

“Avverranno…molte cose. Tu farai e diventerai altro da ciò che sei ora. Ho guardato indietro tante volte. A quel momento in cui ho scelto realmente questo presente. Ho anche immaginato quello che sarebbe successo se fossi realmente in grado di tornare indietro, e sceglierne un’altra di via. Consideravo gli altri me stessi come amici. Col passare del tempo, ho continuato a guardare lontano su quelle strade parallele dove viaggiavano gli altri “io”. Ma sono diventati degli estranei per me. Così come sono diventato un estraneo per quel giovane che quel giorno prese il suo primo bivio. L’ho capito alla fine, sai…loro non sono mai stati miei amici. Erano solo mie vittime.” I suoi occhi si alternavano tra il volto di Rey e le loro mani. “Quando finalmente la strada diventa più stretta, ti accorgi che ne esiste solo una.”

“Ed è quella dove ti trovi ora?”

“Ci sono molto vicino.” Rispose lui del tutto tranquillamente. Avvicinò la mano della ragazza alle proprie labbra e né bacio il dorso. Poi la batté leggermente coi polpastrelli, poco prima di abbandonarla e alzarsi in piedi.

“E se stessi solo pretendendo di esserci? Fingendo…di esserci?”

“Non ha senso quello che dici. Chi dovrei ingannare fingendo?”

“Se volessi fare un grande gesto da vero gentiluomo, un gesto che mi renda davvero felice, potresti sempre dirmi dove hai nascosto la tua nave?!”

“Buon ragionamento, con alla base un idea sbagliata. Non esiste nessun’altra nave. Fatta eccezione quella con cui siamo arrivati qui.” Le labbra gli si piegarono da un lato in un largo sorrisetto da ragazzino.

Lei batté le palpebre più volte del tutto scossa da quelle parole e solo qualche istante più tardi si ricordò di respirare.
Oh no, fu l’unica cosa che riuscì a pensare.
 


 
Andarono dritti verso l’altra isola dopo aver mangiato, non appena la marea fu abbastanza bassa da consentir loro di attraversare a piedi il ponte di terra. Sarebbe stato altrettanto facile raccogliere legna e cibo su quell’isola, visto che era anche più grande di quella dove avevano stabilito il campo-base. Si tolsero gli stivali e camminarono a piedi nudi nell’acqua che arrivava fino alle caviglie. Passato il C-Wing, lasciarono l’acqua alle loro spalle.
Lui si fermò sulla spiaggia e lei vicino a lui.
“Prima tu…” disse Kylo Ren, dandole un occhiata.

Rey sollevò lo sguardo e lo puntò poco distante ad una ripida cupola di roccia e alla foresta che cresceva sulla sua cima. Sarebbero occorsi giorni per esplorare quel luogo completamente.

“Non ero sicuro di quello che mi aspettavo.”

“Cosa sai di questo luogo?”

“C’era un tempio Jedi qui, un tempo…” spiegò l’uomo “Chi è in grado di percepire e usare la forza lascia un onda dietro di sè, quando risiede in un luogo, a lungo. La senti? E’ anche qui.”

“Cosa dovrei fare?”

Ren incrociò le braccia davanti al proprio corpo. Il suo sguardo serio e determinato. “Cercalo. Cerca il tempio.”

Avevano provato diverse tecniche di meditazione insieme. Rey ne scelse una. Chiuse gli occhi e lentamente cercò di rimuovere ogni sorta di pensiero. Ascoltò il suono delle onde infrangersi sulle rocce e i cambiamenti nell’aria, adeguando lentamente il suo respiro al loro ritmo. Percepì la roccia sotto i suoi piedi, e la mutua attrazione gravitazionale. La mente divenne calma e vuota mentre una doppia immagine sfocata si distendeva sopra il nero assoluto. Un’immagine di un blu spettrale e dalle trasparenze di una fiamma.
Delle voci. Ragazzi. Uomini. Era come se da lontano raggiungessero la soglia della sua coscienza. Aprì gli occhi con la consapevolezza che provenissero dalla spiaggia sul lato destro della cupola. Erano così forti e definite che le sentiva scandire parole nella sua testa. Sapeva di conoscer il linguaggio ma era come se quelle parole fossero disposte in ordine caotico in frasi che rifiutavano di diventare coerenti. E per questo era come se non riuscisse ad afferrarle, e le sfuggissero dalla memoria.

“Da questa parte…” pronunciò Rey, incamminandosi verso la direzione che aveva scelto.

Una strana forma serpeggiante apparve di fronte a lei. Come un tunnel di nebbia che si snodava davanti ai suoi piedi. Si concentrò su ciò che vedeva mentre la sua mente tornava vuota. Decine di forme di forme spettrali di persone che camminavano emersero da quella nebbia. Si sentì catturare da una forte emozione che non comprendeva. Li sentiva, li viveva. Lo stupore che provò le fece perdere la concentrazione. Quelle forme si mescolarono di nuovo con la nebbia, svanendo come inghiottite da essa.

Mentre si voltava a guardare il viso dell’uomo in una domanda muta che lui già conosceva, si accorse che la nebbia risaliva il fianco della collina. Là dove vi era un sentiero fatto di gradini in pietra dura. La natura aveva preso il sopravvento da chissà quanto tempo di quei luoghi: il percorso e quegli stessi gradini erano nascosti da arbusti ed erba che si erano insinuati fra le fessure.

Cominciarono ad arrampicarsi per la gradinata ma man mano che procedevano, quella pista fatta di nebbia, che lei poteva percepire, diventava sempre più lieve. Era come se ogni gradino che risaliva le togliesse la visione, mentre contemporaneamente sentiva come se il suo senso del Tempo si perdesse, sfuggendole tra le dita.

Gli alberi divennero forme inconsistenti e vibranti. A tratti erano alberelli, poi alberi in piena crescita, ed infine solo gusci morti, spaccati e sradicati via dal terreno. E poi di nuovo germogli appena nati. Era come fossero illuminati da tutte le direzioni. Costituiti da nebbia, luminosa nebbia azzurra. Rey si bloccò per riprendere fiato, come stordita da quella visione. Poi si voltò indietro.

Il viso di Kylo Ren svanì lentamente e divenne fluido. Al suo stesso posto le sembrò di vedere il fantasma di un uomo con la barba con delle rughe agli angoli degli occhi e della bocca, ma non tra le sopracciglia. Non era Kylo Ren, ma avrebbe potuto essere suo fratello. Rey vide anche un giovane uomo sbarbato con una grossa e rabbiosa cicatrice che gli attraversava il volto. L’uomo dal volto gentile tese la mano verso quella di Rey, così lei sollevò la propria verso quella dell’uomo per afferrarla. Lui le sorrise e le loro mani si attraversarono. Continuò a camminare attraverso di lei e nello stesso istante Kylo Ren apparve dalla nebbia e le afferrò la mano. L’uomo con la cicatrice la fissò come se fosse in grado di leggerle dentro e poi svanì mentre l’immagine di Kylo Ren tornava a stabilizzarsi.

“Sono qui…” disse lui.

“Cosa c’è qui?” La voce le tremò.

“Molte delle risposte che stai cercando. Non avere paura.”

“Non posso…non riesco a percepire il sentiero dietro di noi. Non so come tornare indietro da questo punto.”

“Conosco io la strada. Vai avanti. Ci siamo quasi.”

Rey riprese in mano il proprio coraggio e si voltò per proseguire avanti, per la gradinata. Salì un gradino e lui la trattenne.

“Andiamo?” disse Rey.

“Solo…lascia solo che ti guardi per un momento.”

Rey era in piedi sul gradino sopra di lui. I suoi occhi erano allo stesso livello di quelli dell’uomo. Ed erano molto vicini. Quella vicinanza le fece deglutire la saliva.

“Presto ci lasceremo.” Pronunciò Kylo Ren. “Non puoi venire con me, quando quel tempo verrà.”

Il cuore le prese a battere furiosamente nel petto. In risposta a quel decreto, l’uomo ricevette il più debole degli assensi che poteva aspettarsi da lei. Così le prese il volto tra le mani, le dita premute all’estremità delle sue guance. La sua espressione stravolta da un dispiacere che a stento tratteneva, e una solitudine che fu impossibile per lei non riconoscere. Innumerevoli volte anche il suo viso era stato così. L’uomo inclinò la testa in avanti e l’appoggiò a quella della ragazza.

“Mi dispiace” Pronunciò piano, quasi in un intima confessione. Lei tristemente annuì.

Ren avvicinò le sue labbra a quelle di lei, premendole saldamente contro l’angolo della sua bocca. Non era un vero bacio, tuttavia il respiro le si bloccò in gola a quel gesto. Trascinata da qualcosa che andava ben al di là della ragione, gli avvolse le spalle con le proprie braccia e scostò le labbra il necessario per trasformare quella casta pressione in un bacio. Così lei stessa venne avviluppata da altre braccia. Sentì le sue grandi mani sulla schiena premerla di più verso di lui. Non c’era più spazio tra i loro corpi. Erano l’uno addosso all’altro, l’uno appoggiato all’altro, insieme, in quel mondo crepuscolare. Solo loro e mille anni di storie di fantasmi, passate e mai dissolte.

Improvvisamente le sembrò di vedere altro.

La mappa di una galassia ed un pezzo mancante. Interruppe velocemente il bacio premendogli appena le mani sul petto, respirando affannosamente, sconvolta.

“Mi dispiace…” disse Rey. Lui scosse la testa. Che non se ne fosse accorto?

 “No, è .. “

“Mi dispiace, mi dispiace. Non volevo. Ho solo…” farfugliò Rey, ancora stravolta da quanto aveva visto senza volerlo nella mente dell’uomo.

Ren alzò le sopracciglia e le sorrise, piegandosi appena come se fosse stato pugnalato. O per lo meno lei lo vide in quel modo. L’aveva sempre saputo che sarebbe successo? O forse l’avrebbe scoperto in quello stesso istante ciò che lei aveva visto? Quello che gli aveva involontariamente sfilato dalla mente? Era stato un incidente ma non avrebbe potuto sopportare di spiegarglielo. Prese ad allontanarsi.

“Aspetta Rey, è…”

Lo spinse via e lo vide andare in frantumi mentre lei cadeva all’indietro, e mille Kylo Ren - come mille erano le versioni di se stessa - saltarono dopo di lei per catturarla, per raggiungerla e afferrarla.

 
 ≈ § ≈
 
C’è una teoria che afferma che tutti i possibili mondi sono reali come il mondo attuale.
Se ciò fosse vero, allora, a ragione dell’esistenza di diverse ramificazioni di futuri possibili, ci potrebbero essere diversi passati possibili, importanti quanto il passato che ha determinato linearmente il nostro presente.

Un milione e più di possibilità si snodano da uno stesso istante.
La fonte della grande gravità di un momento che spinge il libero arbitrio dei più piccoli corpi orbitanti verso di essa inesorabilmente, e che solo i momenti, gli impulsi, più forti possono sfuggire.
Così i modelli si ripetono.
Il Lato Chiaro della Forza si scontra contro il Lato Oscuro.
Apprendisti vincono i loro Maestri. I figli seppelliscono i padri. Le famiglie giocano sempre su variazioni degli stessi errori.

Ma alcuni eventi sono costanti. Costanti in tutti gli universi possibili.
Così come ogni versione di Rey esistente cadeva, ogni Ben Solo saltava per catturarla, qualunque fosse l’universo in cui si fosse andati a vedere.
Il peso di questa verità strappò un buco nel tessuto temporale.
 
≈ § ≈

Ben Solo aveva appena 14 anni.
Si svegliò bruscamente, mettendosi a sedere mentre ansimava per lo spavento. Si trovava nei suoi alloggi all’accademia Jedi. Aveva appena vissuto…un incubo? Non si ricordava nulla ma si sentiva come se si fosse svegliato da un terrore notturno, l’adrenalina che gli scorreva addosso e il sapore forte della paura in bocca. Si toccò il naso e scoprì che stava sanguinando copiosamente.

Il battente si spalancò di colpo andando a sbattere contro la parente e dovette socchiudere gli occhi a causa della luce di una candela. Il volto di Luke era completamente illuminato. Gli era cresciuta una grossa barba che aveva finito per coprirgli la sottile cicatrice sul volto. Quella che si era procurato quando era stato colpito da quella creatura su Hoth. Le tempie gli si erano ingrigite ma la barba era ancora di un bel colore marrone sabbia. La mano metallica che teneva la candela riflesse la sua fiamma danzante.

Luke annuì al suo Padawan. “Anche io l’ho percepito. C’è stato un disastro planetario. E noi andremo a prestare soccorso.”

“Cos’è successo?”

“Te lo spiegherò strada facendo. Adesso prendi tutto quello che non possiamo trovare alla stazione di salto.”

Ben fissò il suo sguardo nel vuoto. Sentiva qualcosa. Qualcosa che doveva e voleva localizzare. O qualcuno che cercava lui. Non riuscì a definirlo. C’era anche qualcosa, qualcosa al di là dei suoi occhi, che fissava quel vuoto assieme a lui. Poté percepire un volto, senza in realtà vederlo in modo definito. Era come se la sua pelle fosse parte di una Maschera.

“Qualcosa non va. Non è tutto.”

“Ne discuteremo strada facendo. Adesso andiamo, Ben.” Ripetè Luke Skywalker.

“Si, Maestro.”
 

Uscirono nell’aria notturna. Maestro e Padawan. Pioveva lievemente. La stanza di Ben si trovava sull’isola principale, vicino alla principale sala conferenze, alla sala allenamenti e alla libreria dell’Accademia.
Luke aveva voluto egoisticamente il proprio studio e gli alloggi privati collocati nella libreria così non avrebbe dovuto uscire al freddo per raggiungerla e potersi prendere qualche volume da leggere.

“Nessuno sa che stiamo partendo, Maestro?” Domandò a Luke. “Me l’ha detto Kontra.”

Luke annuì. Kontra era un Padawan ed anche un assistente nella libreria, così lei aveva avuto quell’informazione direttamente dal loro archivista.
Luke aveva messo assieme una piccolissima gruppo permanente di docenti, tutti individui sensibili nella Forza, per amministrare le attività quotidiane dell’Accademia, così lui era libero di prendere con sé i Padawan più grandi ed impegnarli in spedizioni e nella ricerca delle tradizioni andate perdute nella Grande Epurazione Jedi all’alba dell’Impero.

 
La navetta shuttle sulla rampa di lancio dietro la sala degli allenamenti non era in grado di compiere nemmeno brevi salti nell’iperspazio. A seconda del programma di viaggio, vi erano due pianeti negli adiacenti sistemi con mezzi di trasporto più che adeguati. Ci sarebbero voluti dai nove ai quattordici giorni di viaggio per raggiungere uno si questi pianeti. Luke, comunque, sapeva non avrebbero avuto bisogno di arrivare là e che il mezzo che avrebbero preso sarebbe stato in orbita attorno al pianeta, così da far risparmiare loro del tempo. E lì ci sarebbe stato un amico ad attenderli.
 


Attraccarono all’Eravana. Luke aprì il portellone e tornò a guardare Ben sulla sedia accanto alla sua, nella cabina di guida.

“No.” Ben fece una smorfia. Luke ruotò di nuovo lo sguardo verso l'hangar interno della nuova nave di Han Solo, dopo che la sua gli era stata sottratta - da come diceva lui .-

Si alzarono entrambi dai loro posti dirigendosi verso l’uscita della nave.


Ben osservò come Luke tendeva la sua mano e suo padre Han la stringeva, per poi tirare Luke vicino e dargli un amichevole pacca sulle spalle.

“Per il Creatore, ti sei fatto più vecchio! Che diavolo hai combinato, eh?

Luke rise alle parole di quel caro amico. “Pallone gonfiato che non sei altro, sono stato occupato.”

“Bè, fai in modo di esserlo meno, è passato troppo dall’ultima volta.”

Anche lo Wookie a suo modo salutò Luke. Lo tirò vicino in un abbraccio e cominciò a farlo ondeggiare a destra e sinistra tanto che lo jedi fu costretto a battere sul suo petto peloso e morbido per farsi lasciare e poter respirare di nuovo. Quando ci riuscì una calda risata scompose le sue labbra. Poi Luke si schiarì la gola e fece un cenno con la testa verso Ben. Han portò lo sguardo al ragazzo e deglutì.

“Oh, ciao, uh…figlio.”

“Ciao.”

“E’ da un po’ che…”

“Tre anni e cinque mesi.”

“Ah. Hai …studiato? Sei bravo?”

Ben si sfregò il naso con il dorso di una mano, un gesto di palese irritazione.

“Intendo, uh, non conosco bene questa … roba. Quella era una cosa più dalla parte di tua madre.”

“Lo so. Lo so. Lo so.” Disse Ben, espirando.

Quella era pressoché la stessa discussione che avevano fatto quando Ben aveva undici anni, la stessa quando ne aveva nove, e otto, e sette, ed ogni volta si ripeteva nello stesso identico modo. Più tempo passava dall’ultima volta che Han Solo vedeva suo figlio, maggiore era la certezza che quando si sarebbero incontrati lui gli avrebbe parlato in quei termini. Han gli diceva di essere orgoglioso di lui, e Ben sapeva che era una bugia perché suo padre non aveva la benché minima idea di che cosa avrebbe dovuto essere orgoglioso.

Salve, mugulò Chewbacca verso Ben, nella sua beata ignoranza dei sottintesi alla base di quelle imbarazzanti pause dei discorsi fra umani.

 
“Ciao!” Rispose Ben. Salutati tutti, Chewbacca si diresse nuovamente verso la cabina di comando dell’Eravana per impostare una rotta.
 



 
Phthalo era un piccolo mondo blu per lo più conosciuto per la sua pesca, gli artisti e i mercanti. Era molto popolato, e la sua gente accogliente.
Molte persone arrivate come turisti, non riuscirono più a partire, e Phthalo non li costringeva a farlo. Era rinomato per essere bellissimo e densamente popolato.
Non era mai stato obiettivo militare per nessuno.
Non fino a quel momento per lo meno.

 
“Tre settimane fa, c’è stato un disturbo magnetico attorno Phthalo,” annunciò Luke “Diverse navi hanno cercato di attraversarlo ma sono state respinte.”

“I loro scudi planetari?”

Luke fece un cenno d’assenso col capo. “Violati. Diversi incrociatori pesanti sono stati avvistati in orbita attorno al pianeta. Non hanno risposto ad alcuna comunicazione che gli è stata inviata, hanno attivamente disturbato le comunicazioni e abbattuto dalle navi più piccole a quelle più grandi che si sono avvicinate. Hanno ottenuto tutto ciò che volevano e sono scesi sul pianeta una volta che lo scudo si è abbassato. Hanno fatto diversi viaggi al giorno sulla sua superficie.”

Luke aveva portato con sé un ologramma di quel mondo. “La loro capitale e queste città” indicando alcuni punti sull’immagine tridimensionale “sono state rase al suolo. Non c’è stato alcun ultimatum, nessuna spiegazione, niente. Niente a tutto questo.”

L’attenzione del jedi fu attratta da un punto in particolare “questa, la seconda più grande città del pianeta, sembra aver visto alcune truppe di terra prima di essere distrutta. I testimoni dicono che avevano fretta di andarsene prima che venisse mobilitato l’esercito della Repubblica così questo distretto” Luke allargò l’immagine in una particolare zona della città “è per la maggior parte intatto. Comunque sono stati visti soldati fare delle incursioni da quelle parti. ”

“Qualunque cosa volessero era in quella città” decretò Han

“Perché avrebbero ucciso il resto della popolazione?” domandò Ben.

Per confondere, grugnì Chewbecca. E Luke annuì.“Non vogliono semplicemente che qualcuno sappia perché l’hanno fatto.”

“Quindi questa è molto più una missione d’indagine piuttosto che una missione di aiuto.” Fu Ben a parlare stavolta.

“Ci sarà bisogno di un sacco di aiuto laggiù, ragazzo” disse Han, e suo figlio volse lo sguardo a lui.

Han rise battendo amichevolmente Luke su una spalla “Sua madre fa la stessa faccia.”

Luke sollevò un sopracciglio, strinse le labbra e annuì ”Già.”

Ben pronunciò abbastanza irritato “L’hai lasciata. Non hai il diritto di parlare di lei.”

“Ascolta, ragazzo, quello che c’è tra me e tua madre non ha nu…”

Ben puntò l’indice contro Han. “Non chiamarmi in quel modo. Non sono il tuo ragazzo.”

 
“Ben” lo richiamò Luke. Ben chiuse la bocca e cercò di sforzarsi a rimanere in silenzio.
 


Presero una navetta per raggiungere la superficie del pianeta, ed in particolare le periferie di Syanees, la seconda più grande città di Phthalo. Han decise di rimanere sulla sua nave e così Ben assieme a Luke e Chewbecca avevano formato la squadra d’indagine. La nave atterrò e il portellone venne aperto. Un odore familiare acre e diffuso allo stesso tempo, investì la cabina.

“Accidenti” mormorò Luke.

I tre compagni puntarono lo sguardo verso l’orizzonte. Il cielo esplodeva di rossi e rosa di un brillante tramonto, nonostante fosse metà giornata. Quelli che una volta erano pinnacoli sinuosi che raggiungevano il cielo erano ora come strani artigli liquefatti o rotti. Ben toccò con lo sguardo la strada e pensò inizialmente di vedere una pila di biancheria, ma poi il suo sguardo venne catturato da un guscio rosso di carne a forma di gamba che spuntava da sotto un abito.

Ne riconobbe l’odore. Era carne carbonizzata. Un città così vasta piena di corpi carbonizzati. Corpi bruciati.
Non riusciva a trattenere il fiato in corpo. Cominciò ad ansimare e poi soffocare. Chewbacca lo afferrò per le spalle e si mise tra Ben e Luke, così che il Jedi non vedesse la debolezza che aveva colto il suo Padawan. Lo Wookiee voleva preservare l’orgoglio del giovane guerriero mentre vomitava.

“Oh, Chewie, non devi farlo. Non è questo ciò che facciamo.” disse Ben mentre si riprendeva, pulendosi le labbra con un lembo della tunica.

 
Nessun problema, gli rispose Chewie.
 
Viaggiarono attraverso le macerie ma gli unici testimoni che trovarono di quanto accaduto erano tutti delle città vicine. Non c’erano sopravvissuti a Syanees. Le persone che incontrarono nel loro vagare domandavano loro informazioni sui loro cari o amici di Syanees, ma i tre compagni non avevano visto un corpo che avesse dettagli definiti fino a quel momento. Come parlare di persone vive?
Tanti furono i corpi che passarono sotto i loro occhi ma Ben non era ancora riuscito ad abituarsi a quella vista. Una fine orribile senza dubbio ingiusta

Trovarono un ponte pedonale abbastanza largo al di sopra di un ruscello e si fermarono lì a riposare. Ben si calò giù per raggiungere il torrente e non vedere più la linea bruciata dell’orizzonte. Il ponte era costruito con grossi blocchi di pietra e il tunnel sottostante il ponte per il passaggio dell’acqua aveva per ogni lato un camminamento. Una volta sicuramente era stato illuminato lì sotto. Dopo quello che era successo alla città e all’intero pianeta, regnava l’oscurità totale.
L’ansia ancora non voleva abbandonare il giovane Padawan, ma lui cercò di non vomitare di nuovo e soprattutto dentro il fiume. Avvicinò le mani all’acqua e coi palmi aperti ne racchiuse un po’. La usò per pulirsi la bocca dal sapore del proprio vomito. Non sapeva affatto se fosse meglio o peggio quel sapore rispetto all’odore che permeava l’aria e gli invadeva i polmoni. Probabilmente meglio.

Voltò il capo per fissare il tunnel buio. Luke si trovava dall’altra parte del tunnel, e Chewie sopra il ponte con la sua balestra, pronto nel caso fosse successo qualcosa.
Qualcosa si mosse. Ben spostò gli occhi nella direzione in cui aveva udito quel qualcosa. Non poteva vedere nulla ma la Forza era come se ondeggiasse, vibrasse attorno a quel qualcosa o qualcuno.

“Maestro” chiamò Luke, con tutta la calma che in quel momento aveva.

“Si?”

“Potresti camminare verso di me, attraversando il tunnel?”

La fronte dello Jedi, dall’altra parte, si corrugò.

“Solo per vedere se…c’è qualcosa…”

I passi di Luke echeggiarono rumorosamente all’interno della galleria. Entrambi sentirono un sommesso ansimare e l’eco di piccoli e veloci passi. Ben si mosse per andare in contro al suo Maestro nell’oscurità e afferrare qualcosa che si muoveva verso di lui, anche se non poteva vederla, ma che scattò velocemente nella sua vista non appena la catturò.

Abbassò lo sguardo.

“Maestro, è una bambina!” urlò Ben.

Luke cominciò a correre ed emerse dal tunnel con la velocità di un laser dalla canna di un blaster. La ragazzina era svenuta tra le braccia di Ben.


“E’ ferita?”

“Non lo so!”

Lo sguardo del Jedi si abbassò sul piccolo corpicino. Poi posò la sua mano su di lei ed usò la Forza come potere rigenerativo, nel caso ci fossero lesioni che non si vedevano ad occhio nudo. La piccola aveva i capelli raccolti in tre nodi scomposti sul lato posteriore del capo. Era sporca e magra, ma per il resto sembrava stesse bene. Chewie prese a calarsi da quel lato del ponte per raggiungerli. Teneva la sua arma sulle spalle così aveva le braccia libere per compiere la discesa.

“L’avevo percepita. L’avevo sentita.” Disse Ben in fretta “Stava usando la Forza per nascondersi.”

“Davvero?”

“Si. Ma com’è possibile?”


“Se…” riflettè Luke “se lei è sensibile alla Forza e la sua volontà forte, avrebbe potuto usarla per rilesso. Senza averne coscienza. ”

Ben sollevò lo sguardo verso il cielo. Tutti quei corpi che avevano visto tra le macerie li avrebbe potuti elencare e nuovamente vedere dentro la propria mente. Donne, uomini, animali, anziani, cose non definite ma…

“E tutti gli altri bambini…dove sono?” chiese Ben, il cuore in gola.

“…Oh. No.” Lo sguardò di Luke ruotò dalla ragazzina al suo Padawan. “Ecco. Ecco cosa hanno preso. Cosa volevano.”

Gli occhi della bambina si spalancarono e lei rimase paralizzata tra le braccia di Ben, preda di un totale terrore. Aprì la bocca per urlare. Un urlo agghiacciante che entrò sotto alla pelle di Ben Solo.

“Va tutto bene. Va tutto bene. Non siamo loro. Vogliamo aiutarti. Io sono Ben. Quello è Luke. Siamo Jedi.” Poi si corresse, “ Io sono il suo Padawan.” C’erano leggende che le persone raccontavano ai bambini. Leggende che parlavano dei Jedi, delle loro capacità di usare la Forza che permea l’universo per scacciar via i mostri. Ben sperò che questo l’avrebbe calmata portandole conforto.

La bambina battè le palpebre e il suo viso mutò. Da tesa sembrò passare a semplicemente vigile e attenta. Il suo sguardo si alternò tra lo jedi, Ben e lo wookiee, abbastanza confusa. “Ben?”

“Si. Ben.”

Il ragazzo battè le palpebre e sentì emergere un altro paio di occhi da dentro di sé. “Sono io.”

Era come se fosse stato improvvisamente intrappolato e trascinato giù nel profondo di un abisso nero nascosto dentro il suo corpo. Percepì i propri occhi abbassarsi, vide attraverso di essi il volto della ragazzina ma era come se non ne avesse più il controllo.


Qualcuno usò il corpo per sospirare profondamente. “Noi ci siamo persi.” Ben si sentì pronunciare “Ho bisogno di tirarci fuori da tutto questo.”

“Ben?” Il voltò di Luke sembrò sbiancarsi improvvisamente. Fece un passo indietro e portò la mano all’elsa della sua spada laser.

“Non chiamarmi con quel nome, vecchio.” Ringhiò. Uno sguardo carico di rabbia, odio, rancore e dolore.“Non avresti mai dovuto portarmi qui. Ero, sono, un bambino. Come ti sei permesso tu, bigotto intollerante bastardo.”

“Ben? Maestro?” bisbigliò completamente terrorizzata la bambina tra le sue braccia e lui le rivolse nuovamente lo sguardo mentre Luke accendeva la sua spada laser.

“Vedo la tua natura oscura, chiunque tu sia” pronunciò con totale fermezza lo Jedi “Libererai il mio Padawan e la bambina. ADESSO!”

Il mano di Ben si mosse da sola a cercare sul fianco qualcosa. Una spada laser che non c’era. Il ragazzo non se ne era ancora costruita una propria.

“Ci vedremo molto presto. Di nuovo.” Pronunciò lui, Kylo Ren.

Tratteneva la bambina stretta, con l’altro braccio. Luke vide suo nipote agitarsi e poi crollare a terra mentre quel grumo di energia oscura, che lui poteva vedere chiaramente, svaniva sbiadendo. La bambina gli era scivolata sulle gambe mentre Ben era caduto di schiena.

Per qualche istante nessuno osò rompere quel silenzio agghiacciante. Fu l’ urlo disperato e impregnato di terrore della piccola a definire perfettamente quel particolare momento, mentre attorno tutto taceva.


 
“Co..cosa, cosa…cosa..” boccheggiò Ben. Portò una mano al naso. Sentiva qualcosa di liquido uscire dalla narice destra. Era sangue. Alcune gocce scivolarono fino alle labbra. Altre caddero sui suoi abiti chiari, macchiandoli di un rosso cupo. Che sarebbe diventato nero. Un nero più nero della notte.
 
≈ § ≈

Caddero dentro quel vuoto. Uno spazio-non spazio. Un tempo-non tempo-ogni tempo. Entrambi videro quel momento, quell’insieme di eventi. Li vissero in prima persona, ognuno con i suoi stessi occhi. Kylo Ren tese la propria mano per afferrarla, ma riuscì solo a sfiorarla. Lei continuava a cadere e cadere e cadere ancora.
 
≈ § ≈


Si svegliò nel suo giaciglio, in una delle capanne riservate ai bambini sensibili alla Forza. Youngling erano chiamati. Doveva avere circa otto anni, ma non ne era del tutto sicura.



NOTA: questo capitolo mi è piaciuto molto tradurlo. Ho aggiunto diverse cose di mio pugno per spiegare meglio. Alcuni punti dell'inglese mi sono rimasti ostici e gli ho compresi solo a traduzione completata e sono dovuta tornare indietro a risistemare alcune frasi. Vi è piaciuto? A me moltissimo. Soprattutto la prima frase che ha detto Kylo Ren, che è emerso in Ben a causa di tutta quella distruzione, quel dolore, corpi e corpi e corpi. Bell'idea dell'autrice! Al capitolo six! :P

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

Si svegliò nel suo giaciglio, in una delle capanne riservate ai bambini sensibili alla Forza. Youngling erano chiamati. Doveva avere circa otto anni, ma non ne era del tutto sicura. Si vestì rapidamente e afferrati i secchi fuori dalla porta corse a prendere dell’acqua. L’erba le sferzava le piccole gambe mentre correva.
Era ancora prima dell’alba ma la luna e gli anelli di Kos lasciavano il pianeta nel suo permanente crepuscolo. Il cielo era costantemente luminoso di notte a causa dell’uno o dell’altro. Ogni notte di ogni anno, fatta eccezione per gli equinozi quando gli anelli dividevano il cielo a metà come un coltello. Una volta al mese, generalmente al mattino, la luna attraversava la zona degli anelli, spingendo decine di migliaia di frammenti verso l’atmosfera, trasformandoli in stelle cadenti che attraversavano il cielo per giorni e giorni a venire.
 
Rey sollevò lo sguardo verso il cielo per vedere se fosse una di quelle mattine, ma non lo era. Tornò indietro alla propria capanna, mise a terra i secchi che aveva trasportato dal lago, sospirò, e si ritirò di nuovo all’interno.
Condivideva la piccola sistemazione con Leto, che era un po’ più grande di lei. Litigavano spesso su chi fosse la più grande fra loro; ma venivano da diversi pianeti e il confronto delle unità di misura del tempo tra i sistemi stellari era un conto un tantino troppo complesso per entrambe. Rey insisteva nell’essere lei la più grande, quindi lei doveva avere otto anni e Leto sette, ma Leto continuava a dire che entrambe avrebbero potuto avere la stessa età anche se una di loro fosse stata più grande. Per lei era assurdo e così considerava il ragionamento della sua amica un segno addizionale del fatto che fosse lei la più grande. Entrambe sapevano che Rey era arrivata all’Accademia quattro giorni prima. E questo fatto lei lo impugnava come un premio conquistato a fatica, sempre a testimonianza della sua convinzione di essere la più grande fra le due.
 
“Leto!” Rey scosse un poco l’amica, da sopra le coperte. Lei lentamente aprì gli occhi e puntò lo sguardo verso la finestra, lamentandosi “E’ tardi!” Il sonno gli impastava le parole.
 
“Ho già preso l’acqua. Devi solo trasportare la legna che ho tagliato.”
 
Leto aggrottò la fronte. “Hai aspettato per svegliarmi solo perché a te non piace portare la legna.”
 
“Svegliati da sola domani, allora.”
 
“Oh, bene!”
 
Leto ancora insonnolita si mise a sedere. Intanto Rey si era arrampicata sul letto dietro di lei e aveva incominciato a disfarle le trecce, passando le dita tra le ciocche per scuoter eventuali capelli caduti e togliere i nodi. Quando abilmente ebbe finito di ri-annodarle i capelli, entrambe le ragazzine si voltarono senza dire una parole, e fu Leto successivamente a fare la stessa cosa per Rey. Lei teneva i capelli raccolti in tre nodi, com’era consuetudine sul suo pianeta per le ragazze non sposate prima che il suo mondo fosse …
 
Devastato. Distrutto. Annullato nel suo cuore.
 
Sopra i resti del fuoco che avevano acceso la sera passata, c’era una pentola con della poltiglia ancora buona da mangiare. Ripulirono completamente la pentola mangiando fino all’ultimo boccone e si confezionarono da sole degli spuntini con della frutta e con alcuni germogli, verdi ramoscelli attorcigliati a forma di chiave di violino, provenienti da un antica pianta (fiddleheads- germogli di felce). Quest’ultimi avevano un sapore molto dolce appena spuntati; con la maturazione che li portava ad assumere un colore di un rosso brillante, perdevano la loro commestibilità diventando velenosi. Erano un piacere molto raro.
 
Le due ragazzine afferrarono le loro accette (o asce a una mano), collocate vicino alla porta. Entrambe erano molto orgogliose di quelle piccole armi. Dopo un anno e mezzo di attenta supervisione, dita ferite e per poco mancate, se l’erano guadagnate come proprie. Leto non si era affrettata ad apprendere quell’abilità ma era estremamente diligente così aveva imparato il suo uso molto prima rispetto a Rey. E fu molto più gentile di quanto Rey sarebbe stata perché non brontolò quando Maestro Luke la prese da parte suggerendole di aspettare alcune settimane così che Rey e lei avrebbero potuto avere le loro asce personali nello stesso giorno. Poi Rey intagliò il suo nome nel manico della sua ascia mentre Leto preferì lasciare la sua senza.
 
Si avventurarono su per la collina della loro piccola isola. Era solo una collina con l’alta marea. A metà giornata, un ponte di terra si asciugava emergendo dall’acqua del lago e si poteva camminare attraverso il tempio principale e il pomeriggio attraverso le classi di Younglings.
 
Maestro Luke era il solo Jedi, l’unico rimasto nell’intera galassia. C’erano sei Padawan e quattro Youngling. I più piccoli avevano le loro classi il pomeriggio. Qualche volta anche i Padawan partecipavano a quelle lezioni se interessanti o se mancava loro qualche particolare abilità, ma il più delle volte stavano da soli e studiavano ciò che era di loro attrattiva. Qualche volta prendevano parte a dei viaggi con Maestro Luke.
 
“Ho sentito” affermò Rey “che arriveranno due nuovi di noi…”
“Dove l’hai sentito?”
“Maestro Jawless ne stava parlando con quel Twi’lek.”
“Il suo nome è Sed Re’lah, e sai benissimo come si come si chiama.”Sibilò Leto, guardando l’amica di traverso.
Comunque non aveva corretto l’amica a proposito di Jawless.
 
Jawless non era un Maestro Jedi, ma era molto rispettato. Era l’archivista nella libreria, e lavorava a stretto contatto con Kontra, che istruiva su come trovare, conservare e decifrare vecchi documenti. Percepiva anche lui la Forza, oltre ad essere molto vecchio.
 
Si rifiutò di darsi un nome poiché I nomi erano creduti troppo sacri per affidarli ai bambini sul suo pianeta, così gli allievi più giovani ne avevano creato uno apposta per lui anni prima. Luke non aveva visto di buon occhio questa proposta dei suoi allievi. Jawless, Senza Mascella, si era procurato la sua lesione infastidendo un Signore Sith e sopravvivendo comunque alle sue ire. Aveva una cicatrice che correva giù per il volto e una grossa bolla accanto alla bocca dove parte della mascella mancava. Diceva che se i giovani iniziati pensavano che quel nome lo rappresentava, loro gli rendevano un grande onore.
 
Luke rinviò il suo giudizio sulla faccenda del nome ma si ricordò frequentemente dei bambini e dei loro ruoli come futuri diplomatici.
 
Jawless trascorse parecchio tempo libero raccogliendo dai mondi e riportando alla luce vecchie tradizioni Jedi, e trovò piacere nel dedicarsi alla lettura, alla pulizia e a sconvenienti pettegolezzi. Era piccolo, più alto di Rey di mezza testa, e un poco più basso di Leto.
 
Leto diede a Rey una spinta per farla raggiungere uno degli alberi. Rey si arrampicò ancora più su e taglio dei piccoli rami che avrebbero messo a seccare nel corso della settimana così da poter essere utilizzati per l’accensione del fuoco.
 
“ Sed Re’lah però non parla molto con me!”
“Se nemmeno ricordi il suo nome, chiaro che lui non ti parla!”
“Ma lui questo non lo sa!”
 
Leto levò gli occhi al cielo. “Non c’è bisogno di dire alla gente che non sei una di quelle persone che si ricorda i nomi. Anche le persone che non sanno nulla della Forza al solo guardarti per un minuto lo scoprono poi. Pensa un Jedi allora.”
 
Rey ribollì per il giudizio incisivo e diretto della sua amica. Leto rimase in silenzio a pensare qualche istante, nascondendo malamente la piega maliziosa che avevano preso le sue labbra. “Inoltre tu conosci benissimo il nome di quel brutto tizio. Ti piaaaaace molto lui.”
 
“Non ci ho mai parlato. E…e un Jedi non si interessa affatto dell’aspetto fisico.” Affermò Rey altezzosa, puntando il proprio naso all’insù.
 
Abbassò lo sguardo dalla posizione in cui si trovava per guardare la sua amica, sotto l’albero, e capì che era stata un po’ troppo dura con lei. Nelle loro peggiori liti, dopo poco che erano entrambe arrivate sul pianeta, Rey aveva detto alla sua amica che non sarebbe mai diventata un grande cavaliere Jedi. L’argomento scottava ancora. Leto si sfregava il visino con il dorso della propria mano destra.
 
Rey, che si trovava seduta su un grosso ramo, sibilò verso il basso la sua confessione “E penso che sia molto bello, si.”
 
Il singhiozzo della sua amica fu mezzo soffocato da una gioiosa risata. Sollevò il viso verso l’alto e le sorrise, pronta a prenderla in giro per quella cotta. Rey si fermava a fissarlo spesso durante le sue lezioni sulle forme, e intenzionalmente sbagliava qualcosa così che lui la correggesse.
 
“Penso che i Jedi non dovrebbero fissarsi sull’aspetto fisico delle persone.”
 
Entrambe le ragazze rimasero sorprese. Si guardarono intorno e proprio su un lato della collina videro un giovane uomo abbastanza alto, vestito d’una tunica scura. Nessuna delle due si chiese come avevano fatto a non accorgersi prima di lui; era il Padawan più grande, e sapeva benissimo come rendersi invisibile, se voleva. Il sorriso di Leto si tramutò in uno sguardo folle d’orrore al ricordo della loro conversazione, e le lacrime cominciarono di nuovo a scenderle lungo le guance. Se non altro, Rey era molto più preoccupata del fatto che il tema del loro chiacchierare fosse stato origliato. Se si fosse trovata a terra, sicuramente sarebbe scappata correndo.
 
“In realtà loro osservano.” Continuò il giovane uomo. “Il nostro aspetto dice molto di come siamo. Non è mai una buona idea ignorare le vostre percezioni. Qualcosa potrebbe improvvisamente insidiarvi.”
 
Prese ad avvicinarsi lentamente al loro albero. Il suo incidere parlava equamente di un esperto di forme e scherma e di un adolescente dai movimenti impacciati, con una forte postura eretta esplicata dalla parte bassa della schiena e dell’addome ma allo stesso tempo anche trascinata nelle braccia e nelle spalle incurvate, come se cercasse invano di rendersi più piccolo rispetto alla sua molto grande corporatura. Reclamava attenzione che non aveva desiderio alcuno di riceve.
 
Leto si mantenne attenta e concentrata ai movimenti del Padawan, come aveva imparato a fare nei tempi tra una forma e l’altra. Rey sperò di non liquefarsi sul ramo dov’era seduta, una gamba per lato. Lui si appoggiò al tronco dell’albero e disse, in un sussurro da cospiratore.
 
“Mio padre è un uccello, sapete. Un falco.” Le guardò entrambe per vedere come avevano preso la sua affermazione. Le sopracciglia delle ragazzine si aggrottarono. Nessuna delle due era mai stata su un pianeta in cui ci fossero degli uccelli. Con particolare intensità il suo sguardo si fissò sul volto di Rey, in alto, alla ricerca di un qualche segno che lei ricordasse.
 
“Un uccello!” affermò lui con maggior intensità nella voce. “Così grande.” Allargò le braccia più che potè.
“Pennuto, vi chiederete? Vola nell’aria e tra i sistemi stellari. E con un becco così.” Avvicinò la destra al viso e, dopo aver portato l’attenzione delle ragazzine alle proporzioni del proprio naso e delle labbra, stringendo tra loro pollice, indice e medio, allontanava la mano parallelamente rispetto al suolo.
 
Entrambe le ragazzine sussultarono a quel movimento, e il volto del giovane uomo sembrò in modo sottile far eco alle loro espressioni.
 
“Cosa fanno gli uccelli?” chiese Leto.
 
 “Quello che conosco fruga tra i rifiuti. Cercano cose di valore e quando le trovano, le vendono subito dopo. Forse prendono anche roba che non è loro quando nessuno li guarda. E come cibo, trovano piccoli bambini nei boschi quando quelli sono fuori a tagliare la legna.”
 
Le ragazze rimasero col fiato bloccato in gola. Come loro, pensarono simultaneamente!
 
“Gli uccelli sono persone? O solo animali?” Chiese Leto, incantata.
 
“Mi hanno detto che sono senzienti, ma non posso esserne così sicuro. Per divertirsi bevono fin troppo e tolgono i pidocchi dagli Woookie, quindi non possono essere così intelligenti.”
 
“Tu sei una persona.” Disse Rey. “Sembri proprio un essere umano. Non ci mangerai sicuramente!”
 
“Mia madre era una principessa. Le principesse sono superiori in grado agli uccelli, e si è deciso che dovessi assomigliare più a mia madre. Ma non ditelo a nessuno, ho preso soprattutto da mio padre. Soprattutto per la dieta.”
 
“Ti stai inventando tutto!” Urlò Rey, dal suo ramo.
Lui strinse il pugno sopra al tessuto della tunica all’altezza del cuore, come se quelle parole lo ferissero. “Io?”
Lei annuì con fervore.
“Sei molto sveglia.”
“Penso che sia vero.” Disse Leto.
Lui inclinò il capo verso l’altra ragazzina “Forse lo è.”
 
Rey ripose la sua ascia nel suo fodero e la mise entro la propria cintura. Prese a dondolare le gambe dal ramo appendendosi dal ramo da cui si teneva con le mani.
 
“Posso tirarmi su di nuovo se voglio!” Disse Rey, e lo dimostrò subito dopo.
 
“Vedo. Maestro Luke mi ha detto che entrambe vi impegnate molto nelle nelle vostre arti marziali.”
 
Lo sguardo di Leto oltrepassò le spalle del giovane uomo, correndo giù dalla collina rocciosa fino all’acqua. La marea aveva lentamente cominciato a scendere, e la sommità del loro percorso roccioso spuntava appena fuori dall’acqua.
 
“Se non ci sbrighiamo, non termineremo i nostri lavori in tempo per la lezione.” Disse Leto.
“Oh, state per andare a lezione?”
“Sempre andiamo a lezione!” disse Rey, ancora aggrappata al ramo.
“Siamo gli Youngling più grandi e dobbiamo essere d’esempio.” Affermò l’amica.
“Vedo. Ma i Padawan non devono andare a lezione a quest’ora del giorno.”
“Siamo Younglings, non Padawan.” Disse Rey. Leto si congelò sul posto, trattenendo il respiro.
“Davvero? Non è quello che mi ha detto Maestro Luke.” Un lieve sorriso gli mosse le labbra. “Lui ha deciso che entrambe vi allenerete con me, d’ora in poi.”
 
 Rey lasciò andare il ramo da cui ciondolava, finendo per aggrapparsi, poco sotto, al grosso tronco dell’albero, in totale stato confusionale. Leto abbassò lo sguardo alla legna che avevano raccolto, poi tornò a fissare in volto il giovane uomo.
“Davvero?” riuscì a dire la ragazzina.
“Davvero. Come studenti Padawan.”
“Io ho…ho bisogno di mettere la legna ad asciugare prima di diventare Padawan!” constatò Leto.
Ben invece pronunciò, scuotendo il capo con un mezzo sorriso “Quando si diviene Padawan si continuano a fare sempre questi lavori…”
“Lo prometto! Rey prendi l’acqua per me.”
“Bene, finite questo lavoro di routine, che è importante. Poi andremo.”
 
Leto raccolse la legna e corse giù per la collina più veloce che potè. Il giovane uomo la guardò un momento, e poi tornò a porre la sua attenzione a Rey. Lei sedeva ai piedi dell’albero con le ginocchia piegate.
 
“Pensavo che tutte e due sareste state molto più soddisfatte.”
 
“Lo è. Ma non vuole che tu lo veda. I Jedi non devo annebbiare il loro giudizio con l’emozione…”
 
Lui annuì. “E tu?”
 
La ragazzina strinse le labbra.
 
“Se c’è qualcosa che ti porta preoccupazione, puoi parlarne con me. Non diventerò ancora il vostro Maestro. Sono io stesso un Padawan. Ma Luke confida in me per il vostro addestramento. Quando sarai pronta a parlarne, allora parleremo.”
 
Ci pensò un po su e con calma disse “Maestro Jawless dice che solo un Jedi può avere dei Padawan e poi lui stesso li addestra. Tu sei un Padawan.”
Lui annuì. “Si, era come questo avveniva nel passato. Vero.”
 
“Non è più così adesso?”
 
“Bè, prima della caduta della Vecchia Repubblica, i Jedi si allenavano anche in un grosso tempio, e non vivevano in mezzo a regioni come queste. Ma quando loro scomparvero, molte delle loro tradizioni, molto dell’antica via, svanì assieme a loro. Maestro Luke si addestrò come noi ci stiamo addestrando oggi, in mezzo a regioni deserte, selvagge. Siamo un ordine diverso, con tradizioni diverse. Alcune di queste sono nuove di zecca.”
Rey ascoltava attenta e annuiva di tanto in tanto.
 
“Ci sono molti meno di noi, rispetto un tempo, ed un solo ed unico Maestro con molti studenti che hanno bisogno di lui. Maestro Luke è molto saggio ma non può essere dappertutto nello stesso momento. Ma diventerò presto un Jedi e potrò dargli una mano. Penso quest’anno.”
 
Rey levò lo sguardo dalle proprie mani al viso del Padawan. “Davvero?!”
 
Lui annuì col capo. “Parte dell’essere un Jedi è anche essere un mentore, così imparerò in che modo con te e Leto. Andateci piano con me, eh?”
 
Rey sentì qualcosa salire dentro di lei, e prima di accorgersi di quello che stava per dire alcune parole le affiorarono alle labbra “Sono…sono troppo piccola per questo. Per..”
 
Quelle parole lo colsero alla sprovvista. “Perché sei più giovane di quanto fossero i Padawan dei tempi antichi?”
“Io non…non lo so.”
“Lo vedo. Vorresti andare a lezione questa mattina, così io nel frattempo ne parlerò con Maestro Luke?”
Cercò di trattenere dentro di sé le lacrime che minacciavano di uscirle dagli occhi umidi. Riuscì a malapena ad annuire. Lui allontanò lo sguardo dalla ragazzina spingendolo fino all’acqua, fino al ponte di terra che adesso era completamente emerso.
 
“Forse ti ho trattenuta troppo a lungo. Che ne dici…Sono venuto in barca. Vorresti tornare indietro con Leto e me?”
“Dovrò pagaiare?” Gli chiese Rey guardandolo ancora con gli occhi un po’ lucidi.
Il giovane uomo levò gli occhi al cielo. “Pagaierò io chiaramente.”
“SI!”
“Andiamo a cercare la tua amica.”
Lui cominciò a camminare, dirigendosi alla base della collina e lei gli corse dietro per tenere il passo.
“In ogni caso, non sono sicuro che ci siamo mai presentati formalmente. L’abbiamo fatto?” Chiese lui.
“Si, si…”
“Davvero? Non mi ricordo…”
“Sei Ben. Ci siamo incontrati sul mio pianeta.”
“Ah giusto. Devo essermene dimenticato…”
“Rey.”
“Rey! Non sono molto bravo con i nomi, quindi ci aiuteremo l’un l’altro.”
“Nemmeno io lo sono. Ci aiuteremo a vicenda.”
“Grazie.”

≈ § ≈
 
Nonostante i loro migliori sforzi, Rey arrivò troppo tardi per unirsi alla classe. Così le fu detto di aspettare Ben all’entrata dell’Accademia. L’accademia principale era un basso edificio costruito in legno e pietra, un po più sofisticato rispetto alle rozze capanne in cui gli Youngling e i Padawan vivevano. I Padawan più grandi aiutavano in genere i più piccoli Youngling a costruire e riparare le loro piccole abitazioni e lentamente imparavano loro come essere indipendenti durante le loro giornate. Se qualcuno di loro si fosse sentito troppo frustrato o in difficoltà, un Padawan o Luke stesso qualche volta, gli sarebbe sicuramente stato vicino e l’avrebbe comunque percepito attraverso la Forza. Rey e Leto avevano avuto bisogno di poca assistenza nei loro lavoretti mattutini e serali nell’ultimo mezzo anno.
 
Leto correva fuori dal cortile di allenamento per praticare le sue forme con un bastone in legno. Rey la scrutò attraverso la finestra. I Padawan più grandi che proseguivano i loro studi con meno supervisione, si fermarono vicino a lei e le dissero qualche parola. Non si congratularono, ma la salutarono semplicemente come se fosse già una di loro. Leto era completamente scossa dall’eccitazione, nonostante cercasse di contenersi come era appropriato per un Padawan che si sta addestrando.
Era alta la metà dei manichini da addestramento.
 
Rey tornò a guardare verso lo studio di Luke. Era annoiata e cominciò a meditare per far scorrere il tempo più velocemente. Aveva imparato un po di trucchi, alcuni di questi guardando clandestinamente gli altri eseguirli. Così Luke che se ne era accorto, aveva catturato alcuni di loro e aveva detto ai Padawan più grandi di non mostrar nulla di fronte a lei perché lei li avrebbe emulati senza essere ancora addestrata.
Rey poteva, anche se in un modo molto elementare, spingersi oltre ed essere consapevole di ciò che la circondava. Si rilassò e respirò profondamente mentre eseguiva quel semplice esercizio. Spinse la propria consapevolezza giù, verso la base della sua colonna vertebrale e trovò il pavimento, e poi fu fuori del suo corpo, protesa verso lo studio del Maestro. Si fermò appena dietro alla porta. Una sfocata e confusa visione di due figure, una seduta e l’altra in piedi, riempì la sua vista.
 
“…naturale che tema il cambiamento.” Questa figura stava prendendo un bollitore dalla stufa. Mentre l’afferrava si diffuse un rumore di attrito fra superfici metalliche. Questa figura era Maestro Luke.
“Sono d’accordo. Ma è un intuizione che sia più matura sei suoi anni, e dipende da ciò che ho visto di lei. Forse la Forza ha parlato attraverso i suo sentimenti. Lei è molto forte in essa, non sarebbe saggio mettere da parte il suo sentire, senza alcuna considerazione.”
 
Luke fece cadere un cucchiaio pieno di foglie secche in una tazza. Il cucchiaio, pieno nuovamente di quelle foglie, gli si bloccò poco sopra la seconda tazza, destinata a Ben, mentre il suo sguardo si sollevò alla ricerca del volto del Padawan. Lui scosse il capo rifiutando.
Luke mise via la tazza e versò, col bollitore, l’acqua calda solo nella propria.
 
“Forse. Forse il suo sentire specchia esattamente il tuo, ed entrambi credete che io non abbia meditato affatto sulla questione.”
 
“Le tradizioni esistono per un motivo, Maestro. Sono troppo piccole. E sono solo due di loro. Ed in più, io stesso non ho ancora terminato il mio addestramento. Ci potrebbero essere troppi rischi da gestire, per me.”
 
“Avere due apprendisti era molto comune, una volta. Io stesso ho avuto voi sei. In ogni caso Leto è pronta, e secondo il mio personale giudizio può essere il Padawan più facile da addestrare che abbiamo mai avuto in questo Ordine. Ha ancora poche abilità ancora, ma è una ragazzina mite. Come si svilupperanno i suoi talenti personali, avrà una solida base per essere guidata nella via luminosa della Forza.”
 
“E Rey?”
 
“Orgogliosa. Testarda. Molto più potente, ma non ha ancora il carattere formato per ciò che è. Hanno tratto benefici l’una dall’altra, in questo tempo che sono state assieme. Penso che imparerai molto da queste tue studenti. Tu e Rey , specialmente, avete molto in comune.”
 
Le sopracciglia di Ben si levarono vertiginosamente. “Posso aver lottato a lungo con il mio personale intemperato comportamento ma difficilmente ho avuto una storia passata come la sua. Ero davvero così…aggressivo, turbolento, quando venni qui la prima volta? Proprio come lei quando la trovammo, quel giorno?”
 
Ben richiamò alla memoria i mesi dopo il loro primo incontro. Rey parlava a malapena, e quando lo faceva era per provocare qualcuno e litigarvi. Ben aveva trascorso notti di incubi, e aveva sentito che anche lei ne aveva avuti. Lui l’aveva evitata, per paura che parlare li avrebbe riportati indietro entrambi, a memorie terrificanti e dolorose. Su quel pianeta, la sua consapevolezza si era come oscurato e si era svegliato in qualche modo da quello stato molto più terrorizzato rispetto all’aver visto trincee di corpi carbonizzati sulle strade. Quei corpi alla fine era stati quasi irreali, impossibili. L’ombra, l’oscurità che aveva sentito dentro di sé, quel giorno e che ora avvertiva solo qualche volta in modo del tutto sottile, era qualcosa di spaventosamente reale.
 
Luke annuì. “Molto simili. Come lei, così anche tu sei maturato in questi anni.” Luke rigirò liquido bruno nella tazza con un cucchiaino. “Ben, visto che siamo in argomento, voglio scusarmi con te. Per averti portato a Phthalo con me.”
 
Rey, che stava ascoltano, si ritrasse un poco.
 
Ben prese un profondo respiro e espirò. La voce gli uscì tesa nel dire “Le missioni di soccorso sono molto importanti per la nostra causa. Sono contento di quell’esperienza. Se non ci fossimo andati, non l’avremmo neppure trovata.”
 
“Non era tuttavia un posto adatto a un ragazzo così giovane.”
 
“Non era un posto adatto per nessuno. Lei…lei si ricorda di esser stata trovata là, lo sai.”
 
“Si? Ha detto altro?”
 
Ben scosse il capo. “No. Spero che non si ricordi altro, anche se credo che possa. Per lo meno, si ricorda poco di quanto è successo dopo il suo salvataggio rispetto a quel massacro, penso. Non si ricordava né di Han, e nemmeno di Chewie. Alcuni fardelli sono troppo onerosi per bambini così piccoli.”
 
“O per giovani uomini?”
 
Ben chinò la testa in direzione del suo mentore. “Come hai detto, Maestro. Questa è una pesante responsabilità.”
 
“Sarà di tuo beneficio, quanto sarà per loro. E non è un luogo comune. Rey ha imparato il controllo e l’equilibrio da Leto, dalla sua temperanza. Leto si è impegnata nel proprio studio delle arti marziali e della Forza per competere con Rey. E tu, spero, trarrai beneficio dall’immensa opportunità che ti si offre nell’avere uno studente testardo e orgoglioso. Come lo eri tu, una volta.”
 
“E’ piuttosto piacevole sentire che il mio potenziale e destino possano essere definiti attraverso il modo in cui mi sono comportato quando ero solo un bambino.”
 
“Come lo è stato per me. Tutti voi – ognuno con i suoi doni speciali – , e ne sono assolutamente sicuro, sarete in grado di portare a termine ciò che ho cominciato, nel momento in cui me ne andrò. Ognuno di voi ne è capace.”
 
Ben sollevò le sopracciglia di nuovo. “Sei troppo giovane per parlare così. Come se ti stessi dando un elogio funebre, in questo momento.”
“Sono troppo vecchio per pretendere di rimanere qui con voi per sempre. Ben, sarò franco con te. Presto diventerai un Cavaliere jedi, ed io posso condurti in questo percorso. Sento tuttavia che qualcosa è imminente, qualcosa…di terribile. Non credo che tu possa già avvertirlo, vero?”
 
“No Maestro. Non percepisco il futuro.”
 
“Il presente è già abbastanza.” Aggiunse Luke.
 
L’Adduzione di Phthalo. Fu così che venne chiamato ciò che accadde quel giorno a Phthalo e ad altri tre pianeti a breve distanza di tempo, nessuno di loro di importanza strategica nella Galassia, nessuno di loro con un esercito eccetto qualche minima difesa, che subirono lo stesso trattamento. Il Senato aveva discusso senza fine a proposito di quanto accaduto, e Leia, sua madre, se ne era tirata fuori un anno addietro e aveva cominciato a mettere insieme una forza capace di svilupparsi velocemente e trovare delle risposte all’accaduto.
 
Erano giunte voci di una fazione politico-militare basata sul culto del Lato Oscuro che stava acquisendo forza e potere. Ma lo spazio è vasto, e molte mappe andarono perdute quando la Vecchia Repubblica cadde, così come durante l’Impero. L’archivio con tutti i dati venne fisicamente distrutto, e la crittografia delle informazioni sabotata dai resti deposti e duri della parte perdente.
 
Luke continuò. “Sento che non sarò io a sconfiggere ciò che verrà. Lo farà la tua generazione, tu, i Padawan e i Youngling. E io non posso permetterti più di attendere oltre. Tutti voi dovete essere pronti quando il vostro tempo verrà. Anche se potrebbe non essere la cosa migliore per il singolo, lo sarà comunque per noi tutti. Capisci ciò che intendo?”
 
“Si, Maestro.”
 
“ A Rey sarà permesso seguire le lezioni a suo piacere, come per tutti i Padawan qui. Ma noi dovremo spingerla fuori dal suo nido, così che possa finalmente volare.”
 
Ben strinse fortemente le labbra, i denti posteriori serrati in una morsa ferrea tra loro. Intanto Luke sorseggiava il suo tè.
 
Rey tornò lentamente indietro nel proprio corpo. Mentre ciò avveniva, entrambi gli uomini voltarono le loro teste, non verso la consapevolezza della ragazza ma nella direzione in cui era seduto il suo corpo, al di là della parete. Si spaventò e tornò velocemente all’entrata dell’Accademia. I suoi occhi si aprirono di nuovo.
Ben e il Maestro Luke arrivarono lì qualche minuto più tardi. Nessuno di loro fece trasparire di fronte a lei che si fossero accorti dell’intrusione della ragazza. Come da loro esempio, anche Rey nascose la sua rabbia.
 
Non sembrava che lei piacesse molto al Maestro Skywalker, dalle sue parole. E Ben le aveva mentito. Lui si ricordava di quando si erano incontrati la prima volta.
 
Non si fidava più di nessuno di loro, e si eclissò.
≈ § ≈
Dal momento in cui Jawness arrivò all’Accademia di Luke, lui e Ben avevano fatto innumerevoli camminate assieme. Jawless era quel tipo di persona a cui stanno a cuore quelle anime che si confidano dei loro problemi. Le sue istruzioni infatti avevano molto aiutato Ben nella sua capacità di controllare la rabbia e incanalarla in cose produttive. Ben non aveva più alzato la voce in tre anni, il che aveva del miracoloso considerando che stava andando tanto male che si pensava di fargli terminare il suo addestramento e spedirlo lontano dai genitori ad un certo punto.
 
Ciò che ora preoccupava Ben non era tanto il temperamento della ragazzina ma quel suo continuo atteggiamento di sfida, di provocazione. Anche le più piccole richieste, di cui lei voleva beneficiare e che erano un inconveniente per lui, potevano o essere ignorate o oggetto di discussioni continue.
 
Ben chiese a Jawless di fare una camminata lungo il lago assieme a Rey, proprio come erano soliti fare. La ragazzina aveva obbedito in buona parte. Camminava, e non aveva pronunciato parola.
 
“Penso che ci siano quei germogli attorcigliati e verdi, laggiù (fiddleheads)” disse Jawless, indicando un sentiero. C’era infatti uno stagno poco profondo da quelle parti, dove generalmente crescevano quei particolari rametti attorcigliati e commestibili.
 
“Lì ci depongono le uova le mosche sale” affermò Rey, ripetendo quello che aveva sentito in proposito. Si era immaginata che quello significasse che fosse il luogo dov’erano più concentrate.
 
“Mi occuperò io di loro” disse lui. E si incamminò per il breve sentiero, seguito dalla ragazzina.
 
 Prima una, poi due e poi una decina di piccole mosche ronzanti arrivarono a posarsi sulle braccia e sulle spalle della piccola Rey. Cercò di mandarle via, muovendo l’aria con le mani, ma ce n’erano troppe per respingerle tutte completamente in quel modo. Maestro Jawless le ignorò, ed in breve tempo arrivarono allo stagno. C’erano sei piccoli germogli attorcigliati e probabilmente circa duecento mosche.
 
“Oh…no!” Esclamò la ragazzina.
 
“Le devo far smettere?”


Rey annuì, immaginandosi che lui le avrebbe spinte via mentre lei afferrava le piantine. Invece l’uomo permise ad una di quelle di atterrare su un suo dito e poi la colpì. Lo vide stringere gli occhi nella concentrazione, e quella cadde a terra.
Lei aggrottò le ciglia. Lui levò la mano e quel cenno ne vide altre cinque cadere.
“Fallo ancora…” chiese Rey. E così lui fece, lasciandone cadere a terra molte ma molte di più. Morte.
 
“Come hai fatto?”
“Non lo sai?”
Non aveva provato nulla. Quando coloro in grado di usare la Forza eseguivano un trucco, per lei era evidente, palese.
 
“Pratica. E sono troppo vecchio per sprecare più energia di quella che ho”
 
La ragazzina annuì. Avevano molto senso quelle parole. “E dubito che a Luke piacerebbe questo trucco, così devo nasconderlo. Sarà il nostro segreto, va bene?” Mosse nuovamente il polso a scatti, avanti e indietro. Decine di mosche caddero nuovamente a terra.
“Non credo che gli piaccia essere punto dalle mosche, però.”
“Per lui tutta la vita ha valore.” L’uomo le sorrise.
Rey annuì. A maestro Jawless non importava se colpivano le mosche, ma lei si ricordò che gli era stato detto di essere prudente e cauta nel scegliere la vita e la morte degli altri esseri.
 
“Sai cosa penso?” Chiese l’uomo. Lei scosse la testa. “Cos’è una mosca in confronto, per non colpire lui? Non ti fa sentire meglio lasciar emergere la tua frustrazione, senza doverti preoccupare delle vite di quelle mosche che ti avrebbero comunque morso?”
Il maestro raggiunse le mani della ragazzina e la aiutò a tenere disteso un dito. In quell’istante una mosca aveva preso a ronzare attorno a loro. Jawless l’aveva presa e posta nella sua mano. E questa aveva punto il polpastrello del suo dito.
“Ahaia…”
“Non c’è bisogno di tenerla dentro di te. Rimandala indietro. Allontanala da te.” Intendeva la rabbia?
Lo fece. La mosca cadde a terra. E la piccola gli fece un ampio sorriso.
“Adesso aiutami a raccogliere questi germogli attorcigliati.” Lui raccolse i tre che spuntavano tra l’erba e fece finta di non vederne altri mentre li indicava a Rey con la punta del proprio stivale.

Lei e Maestro Jawless cominciarono a fare comminate regolarmente. Per un breve tempo, a tutti, sembrò che lei stesse migliorando.
 
≈ § ≈


Rey e Leto quel giorno sarebbero andate ad imparare come produrre una forte spinta usando la Forza. La cosa riguardava soprattutto Leto. Rey l’aveva già vista usare una volta, e non l’aveva mai detto al loro nuovo giovane “Maestro”. Nella foresta vicina alla loro capanna, Ben mostrò loro come fare e Leto tentò più volte di riprodurla diligentemente da sola dopo che lui se ne era andato per seguire alcuni studenti che erano più avanzati nella loro for
Rey vide un bastoncino a terra e lo attirò a sé usando la forza. Leto le osservava la mano che teneva il bastone entusiasta inizialmente, e poi subito dopo avvilita.
 
“Ce la farai. Posso mostrartelo un'altra volta.”
“No.”
“Perché no..è solo..”
“Devo riuscirci da sola. Se per te è facile, vai a trovare Ben e chiedigli di farti fare qualcosa di più difficile. Lasciami in pace, va bene?”
Rey scoppiò in lacrime e corse via. Lontana dalla sua amica, appoggiò la schiena ad un albero e si lasciò guidare dalla Forza per trovare Ben. Riuscì a percepirlo chiaramente, così si diresse correndo nella direzione che la Forza le faceva sentire. Si trovava nei suoi alloggi, vicino all’isola principale. Bussò per avvertire che avrebbe aperto e poi schiuse il battente. Lui e una signora ruotarono lo sguardo in sua direzione. Erano seduti sul pavimento di fronte ad un basso tavolo.
La signora era più vecchia di Ben, con capelli intrecciati sulla testa. Indossava un gilet in stile militare e degli stivali alti. Dozzine di piccole linee circondavano la sua bocca, e una profonda piega tra le sopracciglia testimoniava la sua non più giovane età.
“Chi è?” domando lei, continuando a fissarla con un lieve sorriso. Anche Ben aveva lo sguardo puntato sulla ragazzina.
“Madre, questa è la mia Padawan, Rey. Rey, questa è mia madre, Generale Leia Organa.”
“Io…pensavo che fosse una principessa.”
“Diciamo che mi sono data una promozione.” Le disse col sorriso sulle labbra. Leia aveva prima messo la mano nella propria tasca e poi l’aveva estratta di nuovo ed allungata verso la ragazzina, in attesa della sua stretta di mano. Rey allungò la propria e la sua piccola mano venne circondata da quella della donna. Quando la stretta finì si trovò in mano un fazzoletto. Leia le fece l’occhiolino, e così lei si voltò e si asciugò le lacrime e il naso. Poi si voltò di nuovo, pronta per l’ispezione visiva della donna. Ed ottenne un bel pollice in alto da lei. Adesso si che era a posto, e il suo piccolo volto di nuovo sereno.
“Rey, mia madre terrà una conferenza sul governo nella sala d’ingresso, più tardi. Potresti darci un momento?”
“Ho già portato a termine la lezione.”
“Per un po potresti intrattenerti con altro?”
La ragazzina sospirò ed annuì. Chiuse la porta dietro le proprie spalle e corse all’albero vicino alla casa. Una volta arrampicata sopra, si lasciò cullare da quell’energia in cui sempre più spesso si sentiva immersa. Si mise in ascolto e poté udire quello che Ben e sua madre si stavano dicendo in quell’istante.
 
“Bè, è incantevole…” Leia guardò suo figlio.
“Forse per te. E’ stata un totale incubo per me.” Leia scosse il capo e rivolse un ammiccante sorriso a suo figlio, perché non ci credeva, mentre lui invece faceva una faccia fin troppo seria.
“Scommetto che ne è valsa la pena però. Parlo per esperienza.”
“Non è proprio un complimento sentire quanto è stato difficile per voi farvi piacere vostro figlio, madre.”
“Bè, veniamo da una grande famiglia di persone che è difficile apprezzare. Non ho mai avuto nulla che avrebbe potuto portare apprezzamento.  E nemmeno tuo padre.” Leia sorrise ed aggiunse sottovoce “E tuo nonno di sicuro non ha cercato quell’apprezzamento.”
 
Ben aveva alzato lo sguardo al soffitto, abbastanza scocciato, quando Leia aveva menzionato suo padre.
“Mi dispiace che non sia venuto a trovarti, figlio mio. Non ha mai compreso nulla di tutto questo. Ma sa che stai lavorando duramente.”
“Non lo voglio qui, comunque. E non so perché continui a parlare di lui dopo che lui ha se ne è andato e ci ha lasciati.”
“E’ un caparbio vecchio bestione, e noi abbiamo molto in comune con lui. Comunque, volevo che tu sapessi che questi passati messi – che dico, anni – sono stati veramente difficili. Veramente. Volevo che tu lo sapessi e se c’è qualcosa che vuoi dirmi, puoi farlo.”
“Non tengo segreti, Madre.”
“Lo so. Mi fido di te. Volevo solo che tu sapessi che se mai ti trovassi nei guai, non importa quanto grandi, io verrò a prenderti. Nulla potrà mai farmi smettere di amarti.”
Il giovane uomo trattenne a forza le lacrime dentro di sé, ed annuì.
“C’è un problema ma…ho solo bisogno di un po di tempo per pensarci un po su. Io…prima che tu vada, potremmo fare una camminata assieme.”
“Va bene, figlio mio. Troveremo una soluzione anche a questo.” Poi Leia improvvisamente aggrottò le sopracciglia. “Non vorrei rovinare il momento ma…ho come una strana sensazione.”
“Cosa?”
“Percepisco questo..” lei agitò la mano attorno alla parte posteriore della propria testa “…questo scricchiolio? Rumore? E’ davvero strano.”
Ben aggrottò le sopracciglia e si immerse in se stesso per un momento. Poi sospirò, rumorosamente, e levò lo sguardo in alto, dritto verso Rey. Rey tornò immediatamente nel proprio corpo, giusto in tempo per vedere Ben uscire dalla porta e scrutarla dal basso dell’albero.
“REY” gridò “Scendi giù subito!”
Lei saltò giù e non osò guardarlo in viso. Sapeva che aveva sbagliato ad origliare.
“Vai subito al campo degli allenamenti e rimani seduta là finchè la lezione non sarà terminata. Poi ne parleremo con Maestro Luke. Mi hai capito?”
Lei annuì, senza riuscire a guardarlo negli occhi, e poi corse via da lui.
 
Rey tagliò il sentiero passando attraverso la foresta, facendo comunque alla fine di testa propria per arrivare al campo di allenamento. I nuovi Youngling avevano appena cominciato la loro lezione con la madre di Ben, e Ben non l’aveva accompagnata. Ben aveva una madre, pensò, e lei no. Gli Youngling avevano la madre di qualcun altro ad impartir loro insegnamenti, il che era meglio che non averne nessuna. Ognuno era nel posto che gli apparteneva, e così anche lei…nei suoi guai, nelle sue preoccupazioni.
 
Rey si lasciò cadere nel cortile e cominciò a guardarsi attorno. A parte il dolce mormorio proveniente dalla lezione che si stava tenendo nella sala d’ingresso, tutto era noiosamente tranquillo. Rimanendo seduta, decise che si sarebbe esercita di nuovo in ciò che Ben aveva dato a lei e Leto come compito: sollevare ciottoli e poi spingerli lontano. Da poco aveva imparato a moltiplicare per due. Perché non combinare le due lezioni, i due esercizi? Due, quattro, otto, sedici…
Sollevò da terra il numero di ciottoli associati al numero da lei calcolato in sequenza e li scagliò in successione contro un lato della sala dove si teneva la conferenza di Leia. Ogni gruppo le richiese andando avanti nella sequenza sempre un poco di più di concentrazione. In mezz’ora, aveva sollevato 512 ciottoli. I ciottoli vennero scagliati contro il muro esterno della sala d’ingresso e uno di loro produsse un bel buco. Kontra che era stata scelta come assistente di Leia per la conferenza quel giorno, si sporse fuori dalla sala con un espressione piuttosto preoccupata.  Vide Rey sedere al centro di uno schieramento immenso di pietre sospese, poi il suo sguardo venne attratto da qualcuno che si avvicinava dalla foresta. Rey percepì un disturbo nella Forza provenire dalla direzione in cui si trovava Kontra, ma non le prestò totale attenzione perché stava raccogliendo ancora le pietre per il numero a cui era arrivata nella sequenza. Queste pietre sarebbero state più grandi ancora. Aveva bisogno di eseguire qualcosa di più difficile per attrarre nuovamente l’attenzione di Kontra.
 
Attraversò la foresta a gran velocità, correndo fin dentro il cortile e lì si bloccò, freddata dalla visione di centinaia di pietre sollevate al livello degli occhi della ragazzina. Era seduta a terra, tra fango e sporcizia, con le gambe distese di fronte al suo corpo, tenendosi appoggiata con le mani dietro la schiena.
 
“Cosa stai…facendo…Rey?” scandì con chiarezza una parola alla volta il quasi Jedi.
“Mille e ventiquattro” disse lei e dopo aver sollevato l’ultima pietra le scagliò tutte di nuovo. Ma Ben fu più rapido, levò la propria mano legando a sé l’energia che spingeva quelle pietre nella direzione che lei aveva deciso. Le pietre rimasero sospese a mezz’aria, come bloccate. Alcuni piccoli ciottoli oscillavano nell’aria, vibrando.
 
“Ben, NOO! Fermati…” cominciò a piagnucolare Rey. Battè il palmo della sua piccola mano a terra: non avrebbe ceduto. Avrebbe spinto tutti quei sassi contro la parete della sala d’ingresso. Ben non poteva rispondere, non riusciva a risponder a quelle parole.  Aveva i denti stretti e il volto rosso dalla concentrazione. Un piccolo vaso scoppiò in uno dei suoi occhi scuri. La Padawan che l’aveva chiamato attraverso la Forza, cercò il suo sguardo, e divenne pallida in volto. Rimanendo dove si trovava Kontra levò anche lei la mano e con la propria volontà cercò di spingere un poco indietro la spinta della Forza con cui la ragazzina teneva avvinti tutti quei ciottoli e pietre, mentre Ben con maggiore facilità potette muoversi.
Strisciò sui gomiti fino a raggiungere Rey.
“Ti fermerai adesso, Rey!”
“Posso fare quello che voglio.”
“ADESSO, REY!” le ordinò.
“NO!”
Lui strinse le mascelle “ TU ADESSO MI ASCOLTI” le urlò “FARAI MALE SERIAMENTE A QUALCUNO!”
“Non mi IMPORTA” Lacrime scesero lungo il suo viso di bambina. Lui si sentì improvvisamente in colpa.
“Mi dispiace, ho perso la calma, io…”
“NON MI IMPORTA!”
Ben allungò la propria mano verso quel giovane visino e glielo accarezzò, dicendole piano “Mi dispiace Rey, veramente.”
Istantaneamente lei si sentì molto ma molto lontana, come se fosse in un sogno. Tutte le pietre caddero a terra, e così Kontra che con grande impegno le aveva trattenute dallo schianto addosso alla sala. Il naso della ragazza prese a sanguinare.
 
“CI SERVONO GUARITORI NEL CORTILE, ADESSO” gridò Ben mentre Rey sveniva fra le sue braccia.
 
≈ § ≈

Si svegliò nei quartieri di Maestro Luke, su un cuscino posto nell’angolo in cui lui qualche volta meditava. Lui e Ben stavano discutendo animatamente. Leia si trovava ancora nella zona dove si tenevano le lezioni, preservando una facciata di normalità per i più piccoli che si trovavano lì.
 
“Le sue debolezze sono anche le MIE debolezze!” dichiarò Ben “Non posso insegnarle ciò di cui ha bisogno. Senza maturità e controllo a dirigere il suo potere, è come un motore dalle parti deboli. Potrebbe distruggere se stessa. Potrebbe essere influenzata.”
 
“Questa è esattamente la sfida che ti trovi ad affrontare dentro di te.  Voglio che tu trova…”
“Ho solo diciannove anni, zio. DICIANNOVE. Quando parli di percepire il Lato Oscuro, non sono nemmeno sicuro di averlo mai percepito prima! Potrei non essere in grado di riconoscerne le seduzioni!”
 
“Hai guadagnato la padronanza di tutte le abilità che io mi potevo aspettare da un Jedi. Questo è l’ultimo test. So che hai paura di fallire, ma ho fede in te. Sei capace di autocontrol…”
 
Ben levò la mano e attirò a sé la teiera usando la Forza e poi la gettò a terra, ai suoi piedi. “Ascoltami e basta! Noi abbiamo bisogno di te!”
 
Jawless aprì la porta e diede un occhiata all’interno della stanza, individuando Rey, che non frattempo aveva incominciato a singhiozzare di nuovo.
 
“Voi due avete finito di parlare ora. Ben, andiamo a fare una passeggiata fuori.”
“Non ho ancora finit…”
“Hai finito.” Disse l’uomo di rimando, senza lasciarlo concludere. Poi Jawless rivolse la propria attenzione a Luke, freddamente. Era di 600 anni più vecchio di Luke, e gli parlò nello stesso modo in cui la gente parla ai bambini impertineti. “Come Maestro della ragazza, sono sicuro che puoi spendere mezz’ora per guardarla da solo mentre il giovane Ben e io ci facciamo una camminata.”
 
Ben seguì Jawless fuori dalle stanze di Luke fino alla sala d’ingresso. Intanto Luke si era abbassato piegandosi sulle ginocchia e raccoglieva i frammenti di quella che era stata la sua teiera per il the. Rey si alzò in piedi dal suo angolo e gli si avvicinò.
 
“Mi dispiace che tu abbia assistito a tutto questo…” disse Luke.
Rey fece spalluce..
“Ti dispiacerebbe, signorina, se medito assieme a te? Condivideresti i tuoi pensieri con me?”
“Si possono unicamente prendere. Perché non è vero? Puoi.”
“Per me è importante avere il tuo permesso.”
Lei sollevò una spalla e l’angolo della sua bocca. “Non m’importa.”
Luke si inginocchiò di fronte a lei e le prese le sue manine tra le proprie; i loro sguardi si incontrarono e fu come se lui si immergesse dentro di lei attraverso i suoi occhi. Il suo uso della Forza era così magistralmente preciso che la sua presenza nella mente della ragazzina fu appena percettibile.
 
Fu quello che vide che lo scosse profondamente. Abbassò lo sguardo a terra, come se vi fosse caduto lui stesso dentro, dentro il pavimento di pietra.
“Chi ti ha insegnato a pensare…in questo modo?”
“Io da sola. Ho solo guardato le persone. Ben mi ha insegnato alcune cose.”
“Ben?”
Lei annuì.
Ci furono dei passi rapidi provenire dal fondo dell’ingresso, e una piccola voce gridare con gioia. “REY! REY! CE L’HO FATTA!”
Luke e Rey guardarono entrambi verso la porta.
“REY, ho spostato una roccia! Era solo un ciottolo ma ce l’ho fatta! Avevi ragione, ero io che non volevo farcela!”
“Leto, potresti scusarci per qualche minuto?” Leto si rese conto delle loro posizioni, Luke inginocchiato e Rey in piedi di fronte a lui con un volto passivo e la schiena inarcata in modo chiaramente insolente.
 
“E’…è nei guai, Maestro?” Domandò Leto, riferendosi alla sua amica.
Le guance di Rey bruciarono di imbarazzo e dovette puntare il suo sguardo verso il pavimento, ricoperto da una miriade di frammenti.
“Tu…tu…STAI ZITTA, LETO!”
I frammenti volarono attraverso la stanza, e Leto gridò.

≈ § ≈

Ben la portò con sé, trasportandola sulla propria spalla, come una bambola in un perpetuo torpore crepuscolare. L’Ordine aveva costruito una pira per Leto, e Rey era andata troppo in là per piangere. Successivamente era stato il tempo per una nuova discussione fra Ben e Luke. Una meno giovane Rey percepiva la superficie di se stessa ogni volta che Ben la toccava, ma non potè entrare in contatto con Kylo Ren mentre era assopita dal trucco mentale di Ben, per completare ciò che aveva cominciato.
 
Ben litigò parecchio con Luke, suo zio.
 
“Tu pensi che accidentalmente ho sedotto una ragazzina di otto anni con il Lato Oscuro? Io?” domandò Ben.
“Questo non è ciò che ho detto. Ti ho solo chiesto se le avevi mostrato qualcosa, o visto niente di simile a questo in lei. E’ la sola cosa che può creare problemi nella gestione di un Padawan, ma questa è stata senza precedenti.”
 
“Questo non è quello che sento da te, zio. Non mentire a proposito dei tuoi sospetti. Non sono nemmeno un Cavaliere Jedi, come faccio ad essere un Sith? Un Sith infiltrato, per giunta! Avresti percepito l’Oscurità in me, se davvero lo fossi!”
“E la percepisco Ben. L’ho sempre percepita.”
Ben fece un passo indietro, come preso alla sprovvista. “Non ho fatto nulla per meritarmi questo.”
“E’ sempre stata là, Ben. E sempre ci sarà. E’ nel tuo sangue.”
“Tu sei uno Jedi, zio. Tuo padre prima di te era uno Jedi. Papà è un bastardo, non un Sith.”
“Mio padre…mio padre fu anche un Sith, Ben.”
Ben a quelle parole si congelò sul posto. Dimenticò quasi di respirare.
“ Lui fu Darth Vader. Ma morì come Anakin Skywalker.”
“Non avevi ucciso tu Darth Vader?
“No.”
“Lui morì dopo che tu lo hai affrontato?”
“Ben…io..”
“Basta, fermati zio. Tutti. Mi avete tutti mentito. Me lo sarei aspettato da mio padre, ma tu e mamma? Tu mi…”
“Ben.”
“Ne riparleremo quando la questione sarà risolta.” Disse Ben, chiudendo la discussione. Aveva preso la sua decisione.
“E’ probabilmente più saggio.” Concluse Luke, guardando le spalle di suo nipote scomparire dietro la porta del suo studio, mentre veniva chiusa.

 
≈ § ≈

Si decide alla fine di mandare Rey a vivere con i parenti della madre di Ben. Ben insistette parecchio per prendersi cura lui stesso della ragazzina e portarla, perché la riteneva una sua responsabilità e non l’avrebbe abbandonata. Luke era già preoccupato abbastanza per lo stato di Ben che chiese a Jawless di andare con lui, e per la Padawan Kontra, che si era quasi totalmente ripresa, per accompagnarli entrambi in caso ci fosse stato un altro incidente. Sullo shuttle non era montato l’iperguido, quindi sarebbe stato necessario recarsi al pianeta loro più vicino per cercare una nave con cui trasportare anche il loro shuttle. Il viaggio sarebbe durato circa due settimane.
 
Nel frattempo Luke stesso aveva deciso di volare con un'altra navetta verso i tempi Jedi distrutti da suo padre durante la Grande Epurazione, alla ricerca di un qualunque frammento che spiegasse in che modo un bambino potrebbe essere guidato verso il Lato Oscuro e come si possa essere in grado di usare le sue tecniche, apparentemente senza alcuna formazione. Sperò che una qualche debolezza sistematica fosse stata individuata già nel passato, e che qualcuno avesse trovato un rimedio. Speravano tutti di riportare Rey al lato Chiaro della Forza, o almeno riportarle il suo buonsenso. Luke fece del suo meglio in quella ricerca.
 
Ogni mattina sulla navetta diretta a Jakuu, Ben chiedeva a Rey di unirsi a lui in un nuovo esercizio. Si sedevano vicini, mettendosi l’uno di fronte all’altro. Le diceva ogni mattina la stessa cosa, e lei lo sentiva raggiungerla attraverso la Forza.
 
“Ti ricordi di ieri molto bene, Rey?”
Lei rispondeva, ma sembrava non importarle troppo.
“Non mi ricordo di avere la tua età.”
Lei rispondeva, ma quella risposta non aveva importanza.
“Molte persone dimenticano di avere la tua età ed essere più giovani. E’ molto comune.” Le disse lui.
“Molte persone dimenticano.” Continuò a dirle.
“Le persone dimenticano.” Aggiunse.
“Dimenticano.”
“Dimenticano.”
≈ § ≈

Ben e il suo nuovo promettente Maestro, l’archivista Snoke, noto ai bambini col nome di Jawless, parlavano di quello che avrebbero fatto con Rey. Furono entrambi d’accordo che l’avrebbero lasciato su Jakuu.
 
Lei era di scorta. Se Ben avesse fallito, allora Snoke sarebbe venuto a riprenderla.
Ben decise che non avrebbe mai fallito. E non sarebbero mai tornati indietro, su Jakuu.

 
≈ § ≈
 
Dopo quel condizionamento poche furono le immagini rimaste del passato dentro la mente di superficie di Rey.  C’era Kontra che sanguinava dal naso nel cortile di allenamento, o era sul pavimento della camera stagna? Kontra è tornata a casa, aveva detto Ben. Ma lei ci voleva tornare. Infatti Kontra aveva urlato e cominciato a battere i pugni contro il portellone, scongiurando di esser lasciata andare ma come Rey quando venne promossa da Youngling a Padawan, fu spinta a volare sola, fuori, nel vuoto freddo dello spazio.
 
Il pianeta più vicino da raggiungere attraverso l’iperspazio era Jakuu. Invece di salire a bordo della nave a Coruscant, la loro destinazione originale, tornarono di nuovo a Kos. Avrebbero portato degli amici con loro anche. Sei uomini con maschere e armature bianche. Rey non aveva la minima idea di chi fosse il piccolo uomo con la cicatrice sul volto, ma Ben lo chiamava Supremo Leader, quindi doveva essere per forza qualcuno importante.
 
“Tornerò a prenderti a qualunque costo, aspettami qui” disse Ben “Non starai con degli estranei per molto tempo. Lo faremo insieme. Devo parlare con mio zio prima.”
 
Non sapeva di cosa quel ragazzo stesse parlando ma non voleva assolutamente lasciarlo. Gli gettò le braccia attorno al collo. Erano entrambi tesi, improvvisamente, entrando in contatto per la prima volta dopo che erano saltati in quella porzione di spazio-tempo. Il naso di Ben cominciò a sanguinare.
 
“Ci stanno guardando.” Ben sentì se stesso dire. “Non abbiamo molto tempo.”
“Sono stata bloccata qui per…penso un anno e mezzo?” parò Rey.
“Sei mesi per me” disse lui.
Lei annuì. “Possiamo andare adesso? Ti prego?”
Lui andò a guardare dietro di sé, verso Snoke che li stava guardando dal portello. Erano diretti nuovamente all’Accademia Jedi. Cominciò a respirare pesantemente, quasi in iperventilazione.
“Io…io posso cambiare le cose! Se tu mi lasci andare, io posso cambiare questo. Non volevo che succedesse. Non voglio vivere così”
Gli occhi della ragazzina attraversati dalla paura. “Non lasciarmi. Per favore non lasciarmi, Maestro. Non di nuovo. Mi hai promesso che non sarei stata sola di nuovo.”
Rey cominciò a piangere. Lui tornò a guardarla, gli occhi spalancati. Battè le palpebre per allontanare lacrime di rabbia.
“L’ho fatto. Dannazione a te.”
Lui trascinò il suo piccolo corpo di ragazzina a sé, in un grande e disperato abbraccio. Rey gli si aggrappò addosso, e poi saltarono attraverso il tempo e lo spazio.
 
Lasciarono quella linea temporale, e nulla era stato cambiato. Tutto era successo ancora una volta.
 
≈ § § § ≈
 
Rey. Si svegliò. Non era stato un incubo. Aveva vent’anni e le sue braccia erano strette attorno alla spada laser del suo ex Maestro, ora sua. Lei e lui erano naso a naso. Gli occhi di lui erano spalancati, in un totale sconvolgimento interiore. Un momento prima lei lo aveva attaccato e lui, invece di parare il colpo, aveva semplicemente lasciato la sua spada laser – che una volta era stata di Anakin e poi di Luke ed ora sua – e fatta cadere dalle proprie mani a terra.
Si era arreso volontariamente.
Lei spense la sua spada laser. Barcollando un po’ mentre retrocedeva stancamente, lo sguardo di Kylo Ren si abbassò. Vide il proprio mantello sporcato dal suo sangue che gli sgocciolava dal ventre verso il basso, al ritmo del suo cuore. Cadde all’indietro e lei, Rey, si gettò in avanti per impedirgli di cadere.

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