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di marwari_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ⁓ ℝeawakened ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ⁓ ℕew 𝕃ife ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ⁓ 𝔹ack to 𝔹uisness ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ⁓ 𝔼armark ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ⁓ ℙranked ***
Capitolo 6: *** Cap.6 ⁓ ℕerve ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ⁓ ℝeawakened ***


// NdR: la storia è ambientata alla fine della prima stagione: la maledizione è appena stata spezzata e un personaggio - non previsto in questo momento nella storyline del telefilm - fa la sua comparsa. Questa storia è strettamente legata alla prima della serie, "Mistress" [clicca per essere reindirizzato] e alla seconda, "Last Summer" [clicca per essere reindirizzato], poichè parlerà della relazione, da me raccontata, tra Rumpel e Cora.
Pertanto le ambientazioni saranno le stesse del telefilm, le situazioni simili - anche se per periodi differenti - e la storia decisamente insolita. Se volete leggere un racconto alternativo, siete nel posto giusto.
Grazie per aver letto, a chi prosegue nel racconto e anche a chi mi segue silenziosamente.
syriana94 //

Mistress {riassunto}: Cora è una modesta cittadina di Storybrooke, dedita al suo lavoro di panettiera della città e alla sua indipendenza faticosamente guadagnata. Non si considera più speciale di chiunque in quel grigio ed anonimo sobborgo del Maine, nonostante in passato fosse stata una delle streghe più potenti mai conosciute, al fianco di Rumpelstilskin. Quest'ultimo è conosciuto ora con il nome di Mr. Gold, temuto da tutti, rispettato per paura, l'unico uomo a conservare i ricordi della sua vita passata. Dopo anni trascorsi a seguire diligentemente le regole della maledizione, decide di prendere coraggio e scoprire cosa potrebbe accadere se lui provasse a corteggiare, come se fosse la prima volta, la sua perpetua fiamma d'amore.

Last Summer {riassunto}: Rumpelstilskin sta aspettando Cora sotto l'albero dei giardini reali del re. La donna lo raggiunge e, insieme, fuggono al castello dell'Oscuro Signore. Insieme accrescono le loro conoscenze magiche, con l'obiettivo, un giorno, di vendicarsi ed umiliare il tirannico re Xavier, padre del principe Henry e futuro suocero della principessina Eva. I due finiscono a Wonderland, alla ricerca dello speciale ingrediente che permetterà a loro di portare a termine il loro intento. Trascorrono anni felici di accordi, conflitti, divertimento e supremazia, finchè non si vedono costretti a guidare le corde del fato affinchè l'antica maledizione venga scagliata, trasportando tutto il loro regno in un mondo privo di magia e di felicità.

═♡══════

 

«This is how you take away a happy ending.»

- A Curious Thing (Once Upon a Time S03E19)

 

Il paesaggio che le si presentò davanti non suscitò in lei nè paura, nè eccitazione.
La foresta non era diversa da tutte le altre foreste che aveva visto o attraversato, gli alberi non erano più alti o più bassi di quelli che conosceva, il cielo scuro sopra la sua testa era molto simile, se non uguale, a quello che conosceva, la luna le sembrava sempre la stessa e il vento notturno freddo come sempre.        
Per un istante venne assalita dalla paura di aver fallito nel lanciare l’incantesimo, temette che il tornado – portatore di magia – non l’avesse trasportata in un altro mondo, attraverso quel pozzo, ma solamente spostata di pochi reami. Sbuffò frustrata, camminando a fatica nella terra bagnata mentre i suoi tacchi sprofondavano nel muschio umido del sottobosco.

Respirò a pieni polmoni quando raggiunse, dopo pochi minuti, la cima della collina più vicina e, sotto di lei, vide una macchia di case basse che formavano quella che avrebbe dovuto essere la famigerata cittadina di Storybrooke. Come poteva non riconoscerla? Glinda aveva passato la vita a raccontarle della profezia, stordendola ogni sera, prima della buonanotte, con storie di incantesimi, maledizioni, baci del vero amore e fastidiose magie buone da debellare. L’aveva fatta sognare ad occhi aperti, fin da bambina, facendola passeggiare tra quelle strade curiose e le invenzioni di quel regno senza muoversi dal suo letto, ad Oz; conosceva il suo piano di vendetta e potere fin da quando era piccola e proprio lì, in quel momento, la profezia e i suo destino si stavano compiendo.. ciò che aveva atteso tutta la vita era davanti ai suoi occhi.
Sì, aveva aspettato quel momento da tutta la vita, ed ora non poteva permettersi alcun errore.

Poteva percepire l’aria ancora impregnata dei residui di un oscuro sortilegio, o meglio dall’incantesimo che l’aveva spezzato, proveniente dallo stesso pozzo che l’aveva portata in quello strambo mondo e a cui era stata appena donata la magia. Era un mondo che non conosceva nulla di incantamenti, era una terra ancora vergine, ricca di opportunità da cogliere e sfruttare.. era quello che diceva la profezia e lei avrebbe approfittato della sua conoscenza.

Era notte fonda. Solamente pochi erano svegli: la Salvatrice, la regina e il vero credente.

La maledizione era da poco stata spezzata e, ad uno ad uno, gli abitanti di Storybrooke si sarebbero risvegliati dal loro oblio, cercando le persone che avevano amato nell’altro mondo, bramando le loro vite perdute e la felicità che avevano strenuamente agognato.

La profezia che le raccontava Glinda l’avrebbe aiutata in quella missione solitaria, alla ricerca del coraggio, dell’acume, della gentilezza e dell’ingrediente segreto che avrebbe dovuto scoprire da sola.. e per farlo, aveva bisogno di non essere assolutamente intralciata.    
Conosceva bene tutte le motivazioni dell’incantesimo che aveva trasportato parte della foresta incantata in quella landa triste e priva di magia, conosceva i motivi che avevano spinto Regina, conosceva la storia della fragile e determinata Snow White.. e conosceva anche chi reggeva i fili delle ubbidienti marionette. Ed erano proprio loro che non voleva tra i piedi.

Le fu sufficiente pensare a Cora per comparire al suo fianco, nella casa che cadeva a pezzi, piccola e buia; trovò ironico il fatto che la strega più potente dell’altro regno fosse al servizio di tutti in quello, rise del fatto che fosse tornata a sguazzare nella farina e scosse la testa quando immaginò le prime luci dell’alba che la svegliavano, la consapevolezza ed i ricordi che la colpivano duramente in viso, come un pugno e la sua voglia irrefrenabile di correre da lui, come una qualunque abitante di quella città maledetta. Non ci sarebbero più stati buoni e cattivi, non ci sarebbero stati più potenti e sottomessi, come nella foresta incantata.. Tutti, in quel mondo, cercavano solo l’Amore. Lo avrebbero inseguito, trovato e custodito, infischiandosene di tutto il resto, del potere, delle opportunità.. avrebbero tutti pensato solo e soltanto al proprio lieto fine. Trovò tutto quello estremamente patetico.    
Non era mai stata così sicura del proprio piano.

Si portò accanto al letto dove Cora dormiva profondamente, rigirata su un fianco ed avvolta tra le coperte.           
Aprì la mano, avvicinandola alle labbra e puntando le dita contro di il viso di lei. Soffiò. Guardò compiaciuta la sottile polvere colorata che si avvicinava al viso di Cora, si posava sulla sua fronte e, dopo pochi istanti, si trasformava in una sottile bolla di sapone dalle sfumature dell’arcobaleno. Soddisfatta, fece comparire un barattolo di vetro che, all’apparenza, non aveva nulla di speciale, attirò la bolla di sapone, e la intrappolò al suo interno.            
«Ecco come si priva qualcuno del suo lieto fine.. per il momento.»

Salutò la donna addormentata con un beffardo bacio, strinse il barattolo al petto e, con un sorriso folle che le piegava le labbra, scomparve in una nuvola di fumo verde, solo per ricomparire ai piedi del letto di Rumpelstilskin – di cui ignorava il nuovo nome – ed operare nella medesima maniera.

 ═♡══════

Posò il barattolo sul tavolo della villa. Era una casa grande e anche se abbandonata da molti anni, in disuso e molto lontana dal resto della cittadina, era adatta per il suo intento, anzi, era perfetta. Si lasciò cadere sulla sedia sgangherata di quello che, un tempo, doveva essere il soggiorno e piegò la schiena in avanti, appoggiando il mento al dorso delle sue mani, sistemata una sopra l’altra, mentre i gomiti sfioravano gli angoli opposti del lato corto del tavolo. Guardava fisso le bolle di sapone, ridendo delle immagini sfocate che, a tratti, comparivano davanti ai suoi occhi; rideva dei ricordi rubati, rideva di quando Rumpelstilskin e Cora, risvegliati dal loro lungo oblio, una volta ritrovati, cercavano invano il motivo per cui avevano macchinato tutto quello e che lei, ora, custodiva gelosamente nel suo barattolo trasparente.

Rideva anche di Glinda, la quale attendeva in trepidante attesa che lei tornasse ad Oz con tutti gli ingredienti per spezzare la prima regola fondamentale magica, e che invece avrebbe ricevuto un duro colpo quando avrebbe utilizzato quegli ingredienti per il suo scopo: tornare indietro nel tempo ed impedire che tutto quello, da principio, fosse mai accaduto.

La attendevano dure battaglie, spiacevoli confronti e divertenti litigi che avrebbe causato con un semplice schiocco di dita. Avrebbe osservato e sognato di quel destino alternativo che, di lì a poco, avrebbe creato.

Avrebbe scoperto se la profezia che la declamava come la strega più potente stava dicendo il vero e forse, nel mentre, avrebbe scoperto se loro fossero stati già a conoscenza del suo destino, quando le diedero il nome di Zelena.

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Capitolo 2
*** Cap.2 ⁓ ℕew 𝕃ife ***


Mr. Gold aveva cercato di dimenticare quei magici giorni in cui aveva tentato di fare ricordare Cora: forse avrebbe potuto tentare, a lungo, giorno dopo giorno, instancabilmente, eppure sapeva che, in un modo o nell’altro, quell’incantesimo era troppo potente per lui, in quel mondo, dove i suoi poteri erano costretti da catene invisibili. Aveva atteso pazientemente, allora, che i ricordi di quelle giornate si fossero trasformati in immagini sfocate, come dei sogni lontani da dimenticare, e poi era tornato, tutte le mattine, nel suo negozio che odorava di dolci e pane fresco, facendo trillare la campanella della porta, ritirando l’affitto, e comportandosi con lei come con chiunque altro in quella cittadina. Il suo cuore sanguinava, ma si aggrappava strenuamente alla consapevolezza che, un giorno, la Salvatrice sarebbe arrivata per spezzare l’oblio che intrappolava Cora in una dimensione a lui inaccessibile.

Aveva atteso pazientemente e quei 28 lunghi anni erano passati, il giovane credente aveva raggiunto la bionda Salvatrice e questa, dopo un interminabile anno di rifiuto, aveva finalmente accettato la sua identità, aveva creduto e, alla fine, avrebbe spezzato la maledizione compiendo il suo destino.

Mr. Gold aveva atteso, aspettato, sognato di quel fatidico giorno in cui le porte invisibili di Storybrooke fossero state varcate per tentare di nuovo di farla ricordare, fuori da quella sperale del tempo che li aveva intrappolati così tanto a lungo.. eppure, anche se il vecchio orologio, che sovrastava l’intera cittadina, muoveva stancamente le sue lunghe lancette, l’atmosfera cupa, infelice e malinconica che pesava sulle spalle di ognuno di loro non si era dissolta.

Aveva tentato, Mr. Gold, dopo poche settimane dell’arrivo della Salvatrice, ad avvicinarsi nuovamente a Cora, cercando di non destare sospetti.. eppure il vecchio Thomas, di cui tutti si erano dimenticati – lui per primo –, era tornato implacabile a ricattarlo, minacciare Cora, e lui si era ritrovato, ancora una volta, con le mani legate. Era chiaro ciò che doveva fare: attendere che la maledizione fosse stata spezzata, che Thomas ricordasse tutto, che Cora ricordasse tutto, che la magia venisse restituita e con essa anche i loro poteri, la loro reputazione, il loro coraggio e la vecchia vita insieme.

Mr. Gold aveva osservato in silenzio gli avvenimenti degli ultimi giorni, aveva trascorso l’ultimo anno a proteggere Cora dai ricatti di quel vecchio re, si era assicurato che tutto fosse andato come aveva pianificato, fino a quella notte, in cui la bionda Salvatrice aveva rifatto le valigie e la Regina di quel piccolo sobborgo aveva cucinato mele rosse e pochi bagliori di magia rimasta.            
Si era sistemato nelle coperte a notte fonda, dopo che le sirene dell’ambulanza avevano oltrepassato la strada parallela alla sua, diretta alla casa della bruna maestrina.       
A quel punto era solo questione di attimi: qualcuno avrebbe creduto, qualcuno si sarebbe risvegliato, qualcuno sarebbe fuggito.. e l’indomani, con l’alba, la magia avrebbe riportato a tutti quanti la memoria, la consapevolezza, le loro antiche vite. Sarebbe stato come se tutti fossero stati addormentati, come se avessero sognato quei 28 anni e sarebbero tornati, ognuno di loro, ad essere quelli che erano nella Foresta Incantata: re e regine, principi e principesse, fate e creature magiche di ogni tipo; sarebbero tornati ad essere quelli che erano, solamente con ricordi in più, dimore nuove e un nuovo regno da imparare a chiamare casa.

═♡══════

Cora si svegliò alle 7:15.  
Fu come se qualcuno l’avesse colpita con uno schiaffo. Una secca frustata di ricordi, consapevolezza, paura e rimpianto che gravò sul suo cuore, le affollò la mente, velandole i grandi occhi scuri di calde lacrime.

Era stato come risvegliarsi da un sogno, eppure le sembrava di non essere mai andata a dormire.. o di non essere del tutto sveglia. Mancava qualcosa.         
Eppure non c’era tempo per pensare a memorie che non volevano affiorare, era tempo di pensare a tutti gli sbagli che aveva compiuto mentre la sua mente era stata imprigionata, mentre ora, ricordando, assisteva impotente alle azioni che aveva svolto, al suo comportamento stupido in cui non si riconosceva per niente, alle parole dolci e timorose che aveva rivolto ad ogni persona che aveva incontrato in tutti quegli anni, come se, in un battito di ciglia, avesse cancellato tutto quello che aveva guadagnato nel vecchio mondo.

Aveva un gran mal di testa e aveva paura, Cora, paura che tutto quello che aveva fatto.. o meglio che non aveva fatto, avesse incrinato l’unico rapporto a cui teneva davvero. Poteva finalmente sentire la magia pizzicarle le dita, dopo anni in cui era stata sopita, poteva sentire il suo cuore battere vigoroso e chiamare lui, forse dall’altra parte della città, che la attendeva pieno d’amore, se fosse stato memore del loro passato, o pieno d’odio se si fosse attenuto a tutto ciò che lei, inconsciamente, gli aveva fatto passare.   
Voleva rimediare a tutti i suoi errori, voleva riparare ai no che gli aveva rivolto, voleva baciarlo per tutte le volte in cui non aveva potuto farlo e stringerlo, come un tempo, ritrovando se stessa dove si era sempre ritrovata: al suo fianco.

Poteva sentire i pianti di gioia che si levavano dalle strade, la gente che gridava i nomi dei loro cari e le urla di gioia che si levavano sempre più forti e sempre più numerose da ogni parte. Un tempo avrebbe odiato tutto quello, ora le scaldava il cuore, perché le faceva pensare che, in un modo o nell’altro, di lì a poco avrebbe rivisto Rumpelstilskin.

Si precipitò giù dalle scale senza nemmeno preoccuparsi di chiudere la porta, indossò la giacca mentre guardava i gradini scorrere veloci sotto di lei e quando sentì i suoi piedi scalzi toccare l’asfalto, sollevò lo sguardo.. e si fermò.          
Davanti a lei c’era Rumpelstilskin; la osservava in silenzio attorniato da coppie e gruppi di persone incuranti di loro, troppo impegnati a gioire dei loro amici ritrovati.      
La sua espressione non tradiva nessuna emozione e, per un attimo, Cora temette il peggio

«Rumpel..» lo chiamò sottovoce, gli occhi fissi nei suoi. Lui attese qualche secondo, immobile, mentre gli istanti sembravano diventare lunghi quanto ore intere

«Bentornata mia regina.» Rumpelstilskin le sorrise, gli occhi lucidi e le mani strette al bastone dal manico dorato che aveva puntato davanti a lui. Il cuore della donna divenne leggero come una piuma mentre gli correva incontro, lo abbracciava, come se si fosse veramente svegliata da un incubo e lui fosse l’unico in grado di consolarla. Si baciarono a lungo, per tutte le volte in cui non avevano potuto farlo, con l’unico desiderio di recuperare tutto il tempo perso, tutti gli anni che li avevano divisi pur tenendoli uniti, recuperare gli anni di quel limbo irreale che li aveva tenuti sospesi in attesa di quel giorno «Ti avevo detto che un giorno di saresti ricordata di me.»

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Capitolo 3
*** Cap.3 ⁓ 𝔹ack to 𝔹uisness ***


Era appena trascorso il tramonto quando la donna, terminata la lunga passeggiata nei fitti boschi di Storybrooke, fece ritorno a casa. L’ambiente era stato lasciato intonso, con strati di polvere e ragnatele sparse in ogni angolo, così da sembrare un luogo abbandonato a qualunque curioso si fosse avvicinato troppo alla fatiscente villa; tutto era in uno stato di totale incuria.. tranne il piano di sopra e la cantina, abilmente sigillata da un lucchetto di magia pura che, però, possedeva l’aspetto di una normale serratura d’acciaio.     
Era lì che la donna si stava dirigendo con portamento elegante e sicuro, il cappello nero appena appoggiato sui riccioli rossi e i guanti fino sopra i gomiti: non si preoccupava mai di spogliarsi degli indumenti che la proteggevano dal freddo, poiché dentro essi si sentiva la strega potente che era ad Oz.. non poteva permettersi certo di andare in giro con ampie gonne di raso verde scuro e corpetti dorati in quel mondo dove tutti vestivano pantaloni attillati e giacche di pelle.    
Solamente con il mantello corto nero che portava sulle spalle, il copricapo del medesimo colore e fibbia argentata e la spilla di smeraldo che portava sempre al centro del petto appuntata sullo strato più esterno, si sentiva un po’ più se stessa. Quello però, era certo il minore dei problemi, un piccolo prezzo che era sicuramente disposta a pagare per riuscire nel proprio intento: ingannare tutti magistralmente e vincere, per una volta, in solitaria, godendosi il successo guadagnato in tutto e per tutto con le sue stesse mani.          
Aveva già ingannato la donna che la conosceva più di tutti, o che avrebbe dovuto farlo, sicuramente sarebbe stato ancora più facile ingannare quelle persone che nemmeno la conoscevano di vista. Forse avrebbe potuto persino infiltrarsi tra loro sotto falso nome e godere dall’interno dello scompiglio che avrebbe causato; e che grande beffa se lo avesse fatto con il proprio nome, senza nemmeno cambiarlo, fiduciosa di aver sottratto gli unici indizi dalla mente delle sole persone che avrebbero potuto indentificarla.
Rise soddisfatta, conscia del fatto che nessuno avrebbe potuto mai sentirla nella sua casa isolata; l’eco della sua voce si perse sulle scale e tra i corti corridoi angusti e bui.

La donna oltrepassò gli scaffali ricchi di vasi di vetro impolverati, erbe appese a testa in giù ad essiccare, libri ingialliti e ricoperti da ragnatele e sporcizia, fino ad arrivare al baule di pelle, l’unico oggetto pulito di quella buia cantina. Sembrava fuori luogo, era fuori luogo, quasi luccicava, nonostante il rivestimento opaco, in mezzo a tutti quelle cose vecchie e rovinate dal tempo.            
Zelena lo aprì, spostando tutti gli oggetti ordinatamente contenuti, artefatti magici o meno, libri, pozioni e ninnoli apparentemente innocui; ognuno di essi aveva uno scopo ben preciso. Sorrise quando trovò, rinchiuso in una scatola di metallo quadrata, ciò che stava cercando: fece scattare l’apertura del suo piccolo forziere e i suoi occhi vennero illuminati dalla superficie dorata di un medaglione, premurosamente avvolto da un cuscino di velluto rosso.   
Lo sollevò davanti agli occhi con le mani guantate

«La perfida strega dell’Ovest ti invoca..» disse con un filo di voce, i denti bianchi i mostra sotto le labbra rosse.
Fu costretta ad attendere pochi istanti prima che un denso fumo nero fuoriuscisse dalle iscrizioni incise sul medaglione, formando un’entità ancora informe dalle lunghe braccia e dita ossute e piccoli occhi rossi luminosi. Lei lo aveva liberato, lui avrebbe dovuto obbedirle, infatti, l’essere, fluttuava davanti a lei come in attesa di direttive «Agirai a tempo debito. Capirai da te quando. E tornerai da me.» proseguì la donna, osservandolo mentre, dopo aver emesso un basso grido, scompariva dalla sua vista passando per la sottile apertura situata tra il muro e il soffitto della cantina.

Sorrise soddisfatta. Poggiò il medaglione sul tavolo e, agitando la mano in un morbido movimento circolare, spedì il prezioso oggetto là dove sarebbe stato più utile.

═♡══════

Le luci di casa Gold tremarono per un lungo istante.

Rumpelstilskin si alzò stancamente dalla poltrona sulla quale si era sistemato ad osservare il fuoco scoppiettante, finalmente tranquillo dopo anni ed anni di tormentata solitudine. Scostò le leggere tende del salotto, aguzzando la vista per poter osservare cosa avesse provocato quei lunghi fruscii e quegli ululati lontani

«Sarà il vento..» ipotizzò Cora, stringendo tra le mani una tazza di thè fumante. L’uomo non le rispose, guardando scettico le cime degli alberi immobili e l’oscurità della sera che scendeva velocemente sulle case

«Non ne sono convinto.» confessò lui, notando una scia di fumo più scuro sfiorare i tetti delle case del quartiere vicino. Era troppo scuro per essere fumo proveniente dai camini, troppo basso per essere una nuvola e troppo sfuggente per essere un tessuto o un sacco trascinato dal vento «C’è magia là fuori.» disse e ciò che stava osservando scomparve dietro ai tetti più alti

«Chi avrebbe voglia di rovinare questa giornata? Ci sono state appena restituite le nostre vecchie vite, anche le persone più frustrate ed infelici ancora presenti si prenderebbero questo giorno libero..» la donna sbuffò, prendendo un lungo sorso di thè. Ora che era di nuovo con lui, che avrebbero potuto vivere tranquillamente insieme senza doversi preoccupare di nulla, l’ultima cosa di cui aveva voglia in quel momento era dover ritornare ad affrontare conflitti e battaglie per i capricci di qualche annoiato: si erano meritati un pausa, tutti quanti – cattivi e buoni, regnanti e sudditi, mortali e creature magiche – per quanto odiava ammetterlo, da quegli anni tormentati creati solo per la felicità dell’uno che, ora, subiva le conseguenze del suo incantesimo.
Perché avevano fatto in modo che lo scagliasse? Cora non ricordava precisamente, ma non le importava più di tanto, ora che erano di novo insieme

«C’è qualcosa là fuori.» Rumpelstilskin interruppe il flusso dei suoi pensieri e solo allora si decise a raggiungerlo, aguzzando la vista accanto a lui. Effettivamente vedeva qualcosa alla fine della strada, una figura rarefatta che fluttuava a parecchi metri da terra, veloce, scandagliando ogni centimetro come alla ricerca di qualcosa

«È un demone delle terre ad Est.» Cora osservò attentamente, aggrottando appena le sopracciglia «Cosa ci fa a Storybrooke?»

«È uno spettro. Deve averlo risvegliato la rottura della maledizione.. è composto interamente da magia.» spiegò Gold, richiudendo la tenda e sospingendo Cora verso il centro della stanza

«Può nuocerci?»

«No. Nessuno di noi è stato marchiato. Comunque è meglio non disturbarlo: finchè non trova la sua preda è a caccia di anime pure da corrompere.. la città per ora ne è piena.» era un sorriso diabolico quello che gli incurvò le labbra mentre si riaccomodava sulla poltrona e Cora lo eguagliò.

Ma la calma non durò nemmeno un’ora: il campanello suonò lentamente, costringendo i due ad alzarsi dalle loro comode postazioni di fronte al fuoco e dirigersi alla porta d’ingresso.
Quando aprì circospetto la porta di casa, fu alquanto sorpreso di vedere il principe Charming, o David, mano nella mano con la sua consorte Snow White o Mary Margaret – dalla ridicola capigliatura che sembrava molto piacerle – squadrarlo con espressioni spaventate e supplichevoli.. ma non lo diede a vedere. Alzò un sopracciglio con espressione cinica, poggiando lentamente le mani sull’impugnatura del bastone dorato puntato davanti a lui

«Non mi dica che non si è accorto della cosa che gira in città.» esordì il principe, fissando i suoi occhi azzurri, appena inebetiti, in quelli scuri di Rumpel

«Forse.» rispose atono lui «Cosa ha a che vedere con noi?» proseguì con lo stesso tono, mostrandosi irritato da quella conversazione

«Non siamo più nella Foresta Incantata..» intervenne sua moglie, rivolgendogli uno sguardo implorante

«Questo è abbastanza evidente.» proseguì il padrone di casa con aria di superiorità

«Ci dobbiamo adattare tutti quanti.» proruppe David, la mano tesa a supportare le sue stesse parole

«Non per questo non dobbiamo dimenticarci le vecchie tradizioni. Volete la magia?» piegò il capo di lato e, in un battito di ciglia, le luci che rischiaravano flebilmente il porticato, lo illuminarono a giorno «Vedremo di raggiungere un accordo.»

«Gold, ci serve una mano.» sospirò il principe arrendendosi: il mago che aveva di fronte a sé si sarebbe difeso con la magia che possedeva, quelli in pericolo erano loro e gli abitanti di Storybrooke, quelli che una volta erano stati loro sudditi, quelli che avevano giurato di proteggere e salvaguardare. Dovevano fare quell’accordo.
Lui lo sapeva, Rumpelstilskin lo sapeva.          
Gold si voltò appena, osservando Cora da dietro la spalla con un sorriso storto           
«Immagino che siamo tornati in affari.»

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Capitolo 4
*** Cap.4 ⁓ 𝔼armark ***


Lo spettro non era una situazione minacciosa, non per loro due, che avevano la magia e molte conoscenze che pochi, o forse nessuno, poteva vantare. Tuttavia, che avrebbero dovuto fare in una piccola cittadina ben lontana dalla vita della Foresta Incantata, dove era impossibile organizzare viaggia al di fuori del confine, in cui era altamente improbabile lo scoppio di guerre o di lotte degne di nota? Forse la vita tranquilla e monotona sarebbe stata sufficiente per qualche giorno per Rumpel e Cora, qualche settimana per gli altri, ma erano tutti consapevoli che, prima o poi, sarebbe diventato comunque noioso. In un certo senso l’arrivo di quella creatura aveva rincuorato gli animi avventurosi di tutti quanti: la vita sedentaria non faceva decisamente per loro, non adesso che si erano risvegliati da un sonno lungo 28 anni. Prima o poi si sarebbero dovuti in ventare qualcosa.. e allora perché non occuparsi dello spettro?     
Così Rumpel e Cora avevano acconsentito ad aiutare i vecchi sovrani del regno scomparso.

Si erano alzati di buon’ora, alle 7 e un quarto, orario che stava cominciando a pesare un po’ troppo sulle spalle di tutti e, nella fredda nebbia del Maine, si incamminarono pigramente sul vialetto e svoltarono a sinistra, in direzione della strada principale, imboccarono Montcon street e passeggiarono in silenzio, evitando gli sguardi curiosi degli abitanti che, fiaccamente e per inerzia, riprendevano le loro doppie vite, nel contempo intimoriti per quella nuova minaccia e nostalgici di quella situazione che tanto ricordava la loro terra ormai perduta.

Mary Margaret e David spuntarono dal furgone rosso arrugginito parcheggiato all’angolo, di fronte ai negozi. Avevano un’aria insofferente stanca, forse per l’assenza di sonno; Mr. Gold sorrise: quelle espressioni di acuto disappunto lo divertivano immensamente.. come se li avesse obbligati lui stesso a collaborare. Forse non possedeva l’influenza che aveva nella Foresta Incantata, eppure tutti erano al corrente della sua indispensabilità per quel genere di cose; in un modo o nell’altro, Rumpelstilskin era un elemento fondamentale per la buona vita di ognuno di loro. Lo sapevano tutti, lo sapeva anche lui.. e ne era pienamente soddisfatto.

«Avete la chiave?» domandò Snow, osservando i due con malcelato timore

«No.» mormorò con tono divertito Cora «Ma ora che il sindaco non è più in carica e la magia ha fatto ritorno.. si può ottenere ciò ce si vuole.» la donna agitò la mano e, quando aprì il palmo, si formò una leggera nuvola di fumo viola che, dissipandosi velocemente, lasciò il suo posto ad una piccola chiave rotonda con l’etichetta che riportava la scritta “Library”.

═♡══════

«Che stiamo cercando esattamente?» la testa di David emerse da dietro uno degli scaffali della libreria più alta. Nessuno di loro, tranne Rumpel forse, sapeva cosa o dove cercare, poiché quei libri, che tutti conoscevano o pensavano di conoscere, racchiudevano segreti di ogni genere che sarebbero potuti essere utili alla loro situazione. Ogni sezione era apparentemente ordinata, eppure tra i vari libri di letteratura si poteva trovare un libro dalla forte componente magica, abilmente celato dietro una copertina completamente sviante, oppure nel reparto scientifico alcuni volumi di occultismo e creature magiche erano stati nascosti dietro a dizionari tecnici decisamente obsoleti. Forse Regina aveva voluto tenere quel sapere per sé e, nella spiacevole eventualità di qualche intruso o ficcanaso, si era assicurata di mantenere i propri tesori segreti al sicuro.

«Creature del genere possono essere evocate solamente tramite un oggetto specifico che li riguardi. Come il mio pugnale.» Gold sembrava compiacersi di poter spiegare ai due timorosi mortali della sua pericolosa natura magica, loro invece facevano di tutto per ignorarlo e concentrarsi sull’obbiettivo

«Volume generale o specifico?» era stata Cora a parlare, ciò costrinse Rumpel a riflettere seriamente

«Specifico. Lo spettro è conosciuto in molte terre, se non addirittura in mondi diversi. E’ una creatura abbastanza temuta ed importante.. non mi sorprenderebbe se gli avessero dedicato un intero libro.» l’uomo riprese a sfogliare con cautela tutti i libri del ripiano storico. Aveva una vaga idea di cosa cercare, ma in mezzo a quelle migliaia di libri sarebbe stata una vera impresa

«”Lo spettro. Conosciuto nelle terre Orientali come Qi Shen.”» Mary Margaret alzò il volume che teneva in mano, puntando l’indice sullo scarno trafiletto che descrivere, in breve, le maggiori caratteristiche di quella misteriosa creatura «Qui parla di un medaglione.» lasciò il libro aperto sul tavolo, il disegno dell’oggetto in bella vista «E’ di bronzo e porta in rilievo il simbolo alchemico dell’arsenico.» la donna proseguì nella lettura, fissando a lungo l’immagine che aveva davanti

«Il veleno per eccellenza.» commentò David portando le mani ai fianchi

«Lo spettro succhia l’anima corrotta di chi è stato marchiato.» spiegò Rumpel «Ma è troppo poco.. deve esserci per forza un libro.» Mary Margaret confermò la teoria di Mr. Gold dicendo a tutti che, in quel misero paragrafo, era riportata l’esistenza di quel famigerato volume, scritto da un autore sconosciuto; quell’ultima parte sembrava essere aggiunta in seguito, ma non ci fece troppo caso.

 

«Forse l’ho trovato.» la voce appena allegra di Cora spezzò il pesante silenzio che si era formato tra di loro. Erano rimasti tutti concentrati nella ricerca e la sorpresa di sentire dopo minuti di interminabile mutismo un rumore improvviso, colse tutti alla sprovvista.
Cora non se ne curò, liberando il passaggio ad un massiccio volume dalla copertina di pelle nera e decorato con motivi fantasiosi di colore bronzo. Era stato abilmente nascosto dietro file di libri di arte contemporanea e da uno strato di polvere non intenzionale.. era molto più spesso di quanto Rumpel avrebbe mai pensato.
La donna lo estrasse con cura e, mantenendo il palmo sinistro sotto la costa del libro per sorreggerlo, lo aprì a metà, le spalle alla libreria in modo da dare a tutti la possibilità di osservare le pagine.

«Che lingua è?» domandò Snow con gli occhi socchiusi e le sopracciglia arricciate. Mr. Gold fu non poco sorpreso di non riuscire a decifrare nemmeno una parola riportata tra quelle pagine

«Io non--» l’uomo osservò con sgomento le scritte scomparire una ad una, prima lentamente, poi sempre più veloci.. era come se il libro si stesse divorando da solo: prima scomparvero le parole, poi le pagine, come mangiate da un fuoco invisibile e, in pochi secondi, non rimase nulla del volume, tranne che il medaglione bronzeo, con il simbolo alchemico in rilievo, sul palmo di Cora.

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Capitolo 5
*** Cap.5 ⁓ ℙranked ***


Adesso avevano un buon motivo anche loro per temere quel mostro.  
Tutti stavano fissando impotenti il palmo di Cora, marchiato a fuoco dal medaglione che si era ritrovata in mano.

Sentimenti contrastanti animavano il cuore agitato di Mr. Gold: dalla rabbia dell’essere stato abilmente ingannato da qualcuno di cui, ancora, non conosceva l’identità, alla paura di non essere in grado di salvare colei che aveva appena ritrovato dopo lunghissimi, interminabili, anni di sonno forzato.

Cora si sentiva stupida per essersi lasciata marchiare in quel modo, per non aver pensato che, probabilmente, quel libro intriso di magia non era fatto che per attirarli verso una trappola che li avrebbe costretti, volenti o nolenti, ad affrontare lo spettro in prima persona

«Siete stati voi!» sibilò adirato Rumpel tra i denti, puntando la canna del bastone contro Snow e suo marito. I due balbettarono spaventati e quello, unito alle loro espressioni ottuse, fu sufficiente per scagionarli: come avrebbero mai potuto architettare una trappola tanto perfetta nella sua semplicità? Come avrebbero potuto creare un falso libro, un involucro per il prezioso medaglione senza un minimo di conoscenze magiche? Doveva essere qualcuno esperto, qualcuno che aveva architettato quella cosa molto tempo prima, forse nei minimi dettagli. Qualcuno che li conosceva bene, qualcuno che li spiava.. chissà da quanto.

«Cosa facciamo?» la voce preoccupata di Snow lo irritò

«Ce ne occuperemo noi.» rispose atono, puntando con forza il bastone a terra e riprendendo a cercare qualcosa di utile tra gli infiniti scaffali della biblioteca

«Gold.. abbiamo fatto un patto.» intervenne David, sospirando con aria risentita

«Sì. E lo manterrò.» lo stava fissando in cagnesco «Non voglio avere seccature tra i piedi. Non voglio atti di eroismo da parte di uno di voi due. Me la caverò da solo.» la punta del suo bastone da passeggio si sollevò ancora una volta in aria, indicò i due sposini prima di toccare per l’ultima volta il pavimento bianco «Voi proteggete i vostri sudditi e la vostra famiglia. Io penserò alla mia.» lanciò una breve occhiata a Cora e rimase in silenzio, finchè Snow e David non si furono allontanati dalla biblioteca.

 

Gold aveva fatto comparire due guanti di pelle nera, li aveva indossati e, con estrema cura, aveva afferrato il medaglione per poi riporlo in una scarsella in cuoio che posizionò dentro la tasca interna del cappotto. Non voleva che qualcun altro venisse marchiato, non voleva che qualcuno lo pregasse di salvare questa o quella persona quando doveva dedicarsi a Cora, allo spettro, al modo in cui cacciarlo, allontanarlo da lei; doveva in tutti i modi evitare che quel mostro le si avvicinasse, le succhiasse l’anima per poi condannarla per l’eternità a sofferenze e dolore. Non dopo quello che avevano passato, non dopo tutto il tempo che avevano atteso perché il loro lieto fine si potesse avverare.

«Non si può uccidere.» la voce piatta e scoraggiata di Cora lo fece voltare. Si avvicinò a lei con passo lento, posandole una mano sulla spalla mentre si posizionava dietro di lei, osservando il libro che teneva tra le mani «È già morto.» la donna rischiuse il volume con un gesto secco

«Troveremo una soluzione.» mormorò lui, poggiando il libro che aveva appena trovato sull’altro ed aprendolo a metà. Sfogliò a lungo le pagine e, quando ritrovò il paragrafo giusto, lo indicò con il dito ancora guantato «Qui.»

«Nei paesi orientali è successo un fatto simile..» la donna fece scorrere gli occhi sulle parole scritte in un carattere piccolo e compatto «Molti secoli fa in un piccolo villaggio è scoppiata una grave faida familiare. Uno dei due capi famiglia, che era una potente mago, scagliò contro i suoi nemici la furia distruttiva dello spettro; non sapendolo controllare, tuttavia, tutto il villaggio perì a causa delle fame insaziabile di anime del mostro.» Cora alzò il capo in direzione di lui. Non capiva come quello potesse essere utile a loro, se non come profezia di quanto sarebbe avvenuto a Storybrooke di lì a poco, se non avessero trovato una soluzione

«Prima che lo spettro giungesse al villaggio più vicino, un altro mago potente, ignoto, forgiò questo medaglione.» si toccò la giacca con il palmo della mano «Egli riuscì ad intrappolarlo in esso e a comandarlo a suo piacimento, trasformando lo spettro nell’arma magica più letale mai conosciuta.» era tutto chiaro allora: l’unico enigma ancora da risolvere era come riuscire ad intrappolarlo nel medaglione. Gli elementi necessari sembravano un grande mago, una grande magia e un grande potere. Sembrava semplice, troppo.. e lo era. Dovevano scoprire quale elemento misterioso competava il quadro.

«Riuscirai ad intrappolarlo?» la voce di Cora era flebile, ma Rumpel la udì forte, chiara e fatale. Annuì, mentre un debole sorriso si formava sulle sue labbra e le dita della sua mano passavano, delicatamente, sul viso di lei

«Devo riuscirci. Altrimenti ti darà la caccia finchè non ti avrà catturata.»

«Chi può aver liberato lo spettro?» la domanda di Cora giunse tagliente alle sue orecchie. Nessuno, oltre a Rumpel stesso, era abbastanza potente per invocarlo, liberarlo ed architettare un piano perché il marchio venisse imposto sulla pelle di qualcuno.. e non una persona qualsiasi. Quel marchio era destinato ad uno di loro due, Rumpelstilskin lo sapeva: altrimenti tutti quei dettagli non sarebbero stati proprio lì, proprio in quel momento.
Nessuno.. o forse qualcuno c’era? L’unica che poteva conoscerlo abbastanza bene, seppur indirettamente, poteva solamente essere il sindaco di quella cittadina, la temuta, odiata, incompresa Regina. L’unica persona che detestava Snow con tutto il cuore, l’unica che possedeva magia potente oltre a loro, anche se non l’aveva mai considerata tanto potente. Forse era proprio per dimostrare loro la sua potenza e la sua superiorità. Non poteva negare, Gold, dopotutto, che in quegli anni l’aveva largamente sottovalutata e in diverse situazioni la sua spietatezza era riuscito a sorprenderlo. Che fosse stata Regina a riservare loro quell’inaspettata prova?

«Chiunque sia stato.. si pentirà di avermi sfidato.» Rumpel lo sapeva: lo scopo di tutto quello era farlo sentire spiazzato, impaurito ed impotente.. ma lui non lo era. Lui aveva scoperto tutto, lui avrebbe salvato Cora, avrebbe intrappolato quel mostro e avrebbe anche salvato Storybrooke, così da vivere relativamente tranquillo anche con il resto degli abitanti che lo avrebbero considerato meno malvagio di quanto non fosse, dopotutto.

Ciò di cui aveva bisogno era tutto a portata di mano: aveva l’oggetto del desiderio dello spettro, aveva l’amore per Cora, che lo avrebbe spinto a qualunque cosa pur di vincere, aveva la magia, una magia potente ed oscura, che quel mostro avrebbe riconosciuto, temuto e alla fine si sarebbe piegato ad essa; aveva il medaglione e lo avrebbe intrappolato al suo interno. Sarebbe andato tutto bene.

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Capitolo 6
*** Cap.6 ⁓ ℕerve ***


Chiunque l’avesse vista, avrebbe pensato che fosse una tenera ed innocente fanciulla: i lunghi boccoli rossicci che le incorniciavano il viso angelico, morbidamente appoggiati su un cuscino in piume, i lineamenti squadrati ma dolci, rilassati, gli occhi socchiusi e le labbra piegate in un lieve sorriso. Il risvolto del lenzuolo bianco era ordinatamente ripiegato sotto le sue braccia, giunte sul petto, testimonianza del suo sonno tranquillo e, forse, privo di sogni; la sottile camicia da notte, di un verde chiaro, le avvolgeva l’esile corpo, lasciando appena le spalle scoperte.   
La luce del sole filtrava indisturbato dalle imposte socchiuse, prive di tende a schermarla e, minuto dopo minuto, un raggio di sole avanzava pacifico verso il viso di lei.  
Quando le illuminò entrambi gli occhi, Zelena si svegliò. Batté a lungo le ciglia chiare, aumentando la curva delle sue labbra mentre si svegliava, stiracchiandosi e sbadigliando con quanta più eleganza possibile.

Doveva essere mattina, non troppo presto, a giudicare dal sole già abbastanza alto. Zelena poggiò i piedi nudi sul legno del pavimento e, riluttante a causa del freddo, si portò vicino alla finestra, sporgendosi il più possibile per guardarsi attorno: poteva scorgere la cittadina, in lontananza, la foresta che la circondava e, il suo occhi esperto, poteva persino scorgere la bolla di magia che teneva tutti loro al sicuro dal mondo esterno.. come una bolla di sapone. Era a casa e nemmeno lo sapeva.

Ridacchiò divertita, impegnandosi per vedere la sua creatura, la sua arma segreta, girovagare tra le strade di Storybrooke. Passarono diversi minuti prima che potesse scorgere un’ombra nera, sfuggente, che dal punto più alto della cittadina, l’orologio, volava verso la parte della foresta che sfoggiava gli arbusti più alti, più scuri e più compatti: era lì che Rumpel e Cora si erano diretti? Doveva essere così. Quei due erano così prevedibili.. No, forse era ingiusta: forse anche lei, nella loro situazione, avrebbe fatto altrettanto.. eppure non ci riusciva. Non riusciva ad apprezzarli.

Sospirò, quasi infastidita e, con un gesto veloce della mano, si cambiò d’abito, si acconciò i capelli e, stretto il pugno sinistro all’altezza della spalla, fece comparire la sua fidata scopa nera.

Non impiegò poi molto per raggiungere la vetta degli alberi più alti. Se ne stava lì, appollaiata sulla sua scopa protetta da un incantesimo dell’invisibilità e seguiva i sentieri meno battuti, in cerca delle due persone che avrebbero attirato lo spettro. Poteva benissimo percepire la loro presenza, sempre più vicina, grazie alla sua estrema abilità nel fiutare creature magiche, quasi come fosse un segugio, un predatore e le sue prede divenivano vittime, ogni volta. Glinda l’aveva allenata e lei era diventata la migliore. Era la migliore in ogni campo.

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Rumpel osservava preoccupato Cora, da dietro un albero, che se ne stava seduta su una roccia al centro di una piccola radura, gli occhi in continuo movimento e i nervi a fior di pelle. Attendevano entrambi l’arrivo di quel mostro, allarmati dalle grida lontane e dai fruscii sinistri che, ogni tanto, giungevano alle loro orecchie.   
Cora strinse il pugno, infastidita dalla sensazione di bruciore che sempre più spesso le pizzicava il palmo, e sospirò rumorosamente, scambiando, per un attimo, un’occhiata con Rumpel. Sembrava così sicuro di sé, padrone della situazione, come sempre.. eppure sapeva che aveva paura; un timore del tutto naturale, che almeno una volta nella vita doveva sfiorare l’animo di tutti.
Lei però sapeva che non si sarebbe arreso: aveva lottato tanto, a denti stretti, aveva sopportato per decenni quel momento, quel meraviglioso momento in cui la maledizione fosse stata spezzata, l’amore ritrovato e tutti gli amanti riuniti.

«Arriva.» la donna non poteva udirlo, ma aveva letto dalle sue labbra ciò che aveva detto. Si agitò appena nel vedere i suoi occhi guizzare impazienti da un albero all’altro, le grida disumane di una creatura che girava loro attorno e le ombre nere, grandi, che si formavano di tanto in tanto su questo o quel tronco d’albero.

Lo spettro si palesò di fronte a loro con un grido quasi assordente. Quasi fosse sicuro della sua potenza e della sua invincibilità, fissava Cora immobile e lei poteva quasi vederlo sorridere, nonostante non avesse volto. Fluttuò davanti a lei per qualche istante, si avvicinò, e senza quasi preavviso spalancò quella che doveva essere la sua bocca.
Cora si sentiva paralizzata, si sentiva stordita ed impotente mentre quel mostro le succhiava via l’anima, i suoi ricordi, il suo potere e tutto ciò che la rappresentava; le stava strappando i sentimenti, la capacità di amare, la felicità e i momenti belli. Ancora pochi istanti e, sentiva, sarebbe diventata solo un guscio vuoto privo di vita.

Fu esattamente in quell’istante che le sue palpebre, sbattendo, cancellarono ogni traccia di offuscamento dai suoi occhi, come se non fosse mai successo niente, come se lo spettro non si fosse mai avvicinato a lei; di quell’incontro non restava solo che una sensazione di estrema debolezza. Vedeva il mantello nero del mostro, lacerato, fluttuare davanti a lei, dandole le spalle, mentre, più in là, Rumpel tentava faticosamente di comandarlo con il medaglione stretto nella mano guantata.

Lo invocò, tante volte, ma era come se fosse sordo ad ogni richiamo. O forse era la sua voce, troppo flebile perché lui potesse udirla?

Gold lottava con ogni sua forza per riuscire a sovrastare la fame centenaria del mostro, combatteva contro la sua potenza, forse pari alla sua. Muoveva il medaglione, lo stringeva per attingere alla grande magi che lo impregnava, desiderava strenuamente di imprigionarlo; fece appello ad ogni sua emozione più potente dall’amore per Cora, alla volontà di proteggerla, alla paura che quel mostro suscitava in lui. Tutto doveva essergli utile.. soprattutto la paura.            
Era la paura, dopotutto, che creava gli eroi.

Strinse i denti, raccogliendo tutta l’energia accumulata prima nel petto poi, attraverso il braccio, fino alla mano che reggeva il medaglione bronzeo. Contò, a lungo, gli occhi fissi sulla creatura. Voleva fuggire, lo sentiva, eppure non poteva.. lui teneva lo spettro in pugno. Sorrise, spietato, respirando a fatica mentre l’immagine dello spettro catturato si formava nella sua mente e, istante dopo istante, diveniva realtà.

Cadde a terra, incapace di reggersi in piedi con il solo aiuto del bastone e, con sorpresa, osservò il medaglione disintegrarsi nel proprio palmo, divenendo una sottile polvere nera come la pece.

═♡══════

Zelena balzò giù dalla scopa con un movimento elegante ed agile. Aveva atteso che i due si fossero ripresi dalla loro prova e che si fossero allontanati, patetici, con i loro sguardi innamorati e le mani intrecciate, per calpestare il luogo del crimine.

Osservò ogni stelo d’erba e, trovato il mucchio di cenere, la ricompose con un veloce gesto della mano. Aveva fatto in modo che, una volta compiuto ciò che c’era da compiere, quell’oggetto divenisse polvere, sembrasse distrutto e inutile.. ma non era superfluo per lei. Lo prese delicatamente tra le mani, i guanti neri che le arrivavano all’altezza del gomito a proteggere la sua pelle candida da inattesi marchi.
Sorrise beffardamente     
«Quale coraggio.»

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