Perfectly Mine

di Miss Writer
(/viewuser.php?uid=135694)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno: Tra sogno e aspettative ***
Capitolo 2: *** Capitolo due: Vennero la quiete, la tempesta e poi la quiete ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre: Sapore d'Africa ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro: La foresta rossa ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque: Distanze ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei: Al pomeriggio, una leggenda ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette: Intelligit Quid Habes ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto: Noi ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove: Antichi nemici ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci: Il sentiero ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici: Nuova veste ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici: Scoperte ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno: Tra sogno e aspettative ***


A distanza di un anno circa riesco a scrivere finalmente un capitolo che, assieme al ricordo di tutte le difficoltà affrontate durante la sua stesura, porta con sé un briciolo di rinnovato entusiasmo e la speranza che voi possiate apprezzarlo nonostante la mia lunga assenza.
È stato veramente difficile starvi lontani per tutto questo tempo e ora che sono tornata spero davvero che mi accompagnerete in questo nuovo cammino come avete sempre fatto, perché la mia forza siete voi ragazzi.
Vi devo tutto, in fondo è grazie a voi se posso fare ciò che amo di più al mondo.
Ora vi saluto e vi lascio alla lettura
A presto e buon fine settimana.
Un abbraccio dalla vostra Miss Writer


 
Perfectly Mine
Capitolo uno: Tra sogno ed aspettative

E arriva anche oggi l'oscurità ad abbracciare il manto aranciato del cielo, mentre io abbraccio te che, guardando fuori dalla finestra, ti specchi in quel tuo mare ondoso e pacato capace  di placare ogni tuo tormento.
Più ti stringo e più ti voglio, eppure non ho intenzione di distoglierti dal tuo rimirare.
Fisso il tuo riflesso sul vetro e rimango catturata e sbalordita dall'eterea consistenza della tua immagine, così sorridente che non posso far altro che desiderare quelle tue incredibilmente irresistibili labbra.
Socchiudo gli occhi e immagino di averle a portata delle mie che racchiudono fra di esse prima il tuo labbro superiore e poi, più intensamente, quello inferiore che detiene tutte le per me più seducenti fantasie.
Sussulto nell'udire la tua voce e in men che me ne accorga le mie iridi si riaprono al mondo e rimangono come inebetite quando si scontrano con le tue.
Il mio immaginare svanisce funesto e il ritorno sul mondo si rivela quasi traumatico fino a quando non mi posi una mano sulla guancia e, sussurrandomi poche parole, mi riporti alla realtà:

“Andiamo in spiaggia?”
Non faccio in tempo ad intendere il vero significato di quella frase che già scappi via dalle mie braccia e ti precipiti fuori. Solo allora, spinta dall'incompletezza che mi pervade ogni qual volta tu ti allontani da me, mi decido a rincorrerti pur di raggiungerti.
“Michiru aspettami!”
Sono ad un passo da te quando ti fermi e le onde cominciano a bagnare per intero le tue caviglie.
Non appena ho la sensazione di averti lievemente sfiorata ti tuffi all'indietro sparendo dal mio tocco e dalla mia vista.
Ansia e sgomento mi prendono di soprassalto e più prossima si fa la disperazione. Mi rapisce l'Oceano irriconoscibile e quasi nemico, intrappolandomi nel suo cuore senza che mi sia possibile respirare.
Mi tramortisce la paura che queste acque, legate a te più di quanto io possa concepire, mi diventino ostili perché gelose di me. Non sono nemmeno io in grado di comprendere quale recondita e insana ragione mi spinga a pensare ciò, quando il mare mi ha sempre accolto fra le sue benevole eredi come fa un padre con un figlio che non è veramente suo.
Ahimè com'è difficile capir perché la paura sposi l'irrazionalità e ti conducano insieme a non ragionare e fare ciò che in realtà non vorresti fare.
In un turbine nero che mi priva della mia lucidità, sprofondo sotto piogge torrenziali che straziano la mia persona che si vede abbandonata, ad ogni istante, da ogni minima speranza di salvezza.
Nel momento in cui queste due sembrano avermi del tutto abbandonato, un riflesso ambrato dalle sinuosità ipnotiche accorre a salvarmi, e nello stesso attimo si scatena un uragano che sferza e spazza via inquietudini e paranoie, liberandomi improvvisamente da quella morsa che mi stringeva petto e gola.
Cessa l'ondeggiare irato che torna ad essere ora di una calma frizzante ed ospitale.
Colta dall'incredulità mi guardo intorno e nella chiarezza rosata dei flutti scorgo due occhi cristallini che mi scrutano con un sorriso a metà tra l'angelico e il premuroso.
Si perde la mente mia fra i ricordi, cercando di rammentare a chi possa appartenere un'espressione così incantevole e amorevole nei miei confronti.
Continuo a crogiolarmi nel dubbio ed è allora che la figura emerge rivelando le sue fattezze di sirena dalle squame color d'ambra.
Posa le sue braccia intorno al mio collo, ammaliandomi con il suo profumo di rose e sale marino e mi appassiona poi, accostandosi al mio orecchio per mormorar qualcosa con la sua afrodisiaca voce:

“Non aver paura Haruka.”
Sorride ancora e con un bacio lento e passionale annulla lo stato di ignoranza in cui prima versavo, facendolo dissolvere come gli acheni alati di un dente di leone dopo un soffio di vento.
Magicamente torno in me e quel quesito così falsamente arduo si risolve da sé lasciandomi sulle labbra un nome e una certezza:
“Michiru.”
***

Suona la sua arpa la bella ondina dai ricci capelli rossi e dai chiari occhi azzurri, e accompagna questa melodia suonata con il suo soave canto atto a mondare l'udito di marinai che a fatica riconoscono il sapore vero della famiglia, perché da essa troppo lontani da immemore tempo.
Sgorga l'acqua di quel fiume dai norreni toni ove ella si trova, fino al mare ove io seggo su di un lucente scoglio a far vibrar le corde del mio violino, le cui note sorgono in alto fino a sfiorar le candide nuvole mosse dall'incorreggibile vento.
Seguo quei piccoli volteggi di suoni con lo sguardo e subito un viso dai bei lineamenti  si dipinge nel cielo, portandomi a sorridere ad occhi chiusi.
Si incrina la mia armonia divenendo più melodica e intensa, più passionale.
Onde intraprendenti bagnano il mio ventre, rievocando mani forti capaci di far traballare la mia ferrea volontà; annullando ogni mia fonte di sobrietà esse viaggiano sul mio corpo intero e mille brividi fremono per cibarsi della mia pelle, rovente sotto quel tocco incendiario.
Perdo la mia concentrazione e l'archetto mi scivola dalle mani finendo fra gli stessi flutti che lo hanno generato. A loro riconsegno anche il violino per evitare che si infranga come una goccia in mille altre gocce, sulla superficie ruvida di questo minuto faraglione che fino ad ora mi ospita.
Svanisce, dopo che ho slegato il mio strumento da ogni possibile impegno, l'ardore che stava dirompendo dal mio basso ventre a tutta la mia persona, mera dimostrazione che a volte le fantasie possono rivelarsi travolgenti quanto la vera realtà.
Tornata la calma, in verità mai andata via, non mi resta che bagnarmi completamente in queste acque calme e limpide, e nuotare nel mio elemento trovando, ad ogni bracciata, una ragione sufficiente per continuare.
Più mi immergo più la coccola delle maree che man mano diventano più profonde si mostra lusinghiera e mi fa dono di quella pace che è difficile da trovare nella vita fuori dal sogno, quella pace che solo la persona amata può farti provare in qualsiasi circostanza o paesaggio.
Riemergo velocemente facendo sì che solo le mie spalle rinuncino a quel contatto bagnato dal sapore famigliare, mi giro a guardare l'orizzonte i cui azzurri si mischiano  confondendo le iridi di chi li osserva e piego la schiena all'indietro improvvisando l'attimo finale di un carpiato. Mi fermo a mezz'acqua lasciando che le correnti mi accarezzino, impedendo loro di portarmi fuori dal loro abbraccio. Resto così, sospesa a metà, come solo nel sogno può essermi concesso.
Rivolgo il capo alla mia sinistra e vedo giungere fino a me un minuscolo tornado di bolle che comincia a borbottare qualcosa di incomprensibile al mio orecchio, saltellando tutto accorato sopra ad un letto di schiuma che si muove con lui.
La pace che aveva reso l'oceano la sua dimora prediletta sembra ora starsene relegata da una parte, costringendomi a far di tutto pur di riuscire a decifrare il messaggio del mio piccolo interlocutore che oramai sfinito a causa del suo sproloquiare concitato purtroppo incompreso, si limita a farmi cenno di andargli dietro.
Rinuncio alla calma e mi lancio all'inseguimento dell'improbabile messaggero, che a discapito del suo buffo aspetto si dimostra un nuotatore più che abile. Una scia di distrazione mi fa accorgere solo dopo parecchi momenti che il blu marino si è tramutato in un nero cupo e denso che non fa certo presagire niente di buono.
I miei sensi si fanno più vigili in modo da evitare eventuali pericoli e, nella traversata,
così come accade in un tunnel, una luce alla fine dell'oscurità si fa portatrice di speranza, e anche se il rischio è dietro l'angolo, sono disposta a correrlo e rincorrerlo se ciò mi consentirà di svelare questo insolito quanto ambiguo dilemma.
Mi spingo al massimo accorciando le distanze e a pochi passi dal cangiare vengo investita in pieno dalla sua potenza, rimanendone del tutto abbagliata. Quando la sua intensità cessa e riesco nuovamente ad aprire gli occhi, mi ritrovo nella serenità della mia camera da letto con accanto la mia più dolce realtà: Haruka.


“Amore.”
“Michi...”
“Sono qui. Amore svegliati.”
“Mmmh...”
“Dai Ruka!”
“Mph... Che c'è?”
“Buongiorno.”
“Giorno...”
Quanto è dolce appena sveglia...!
“Dormito bene?”
“Sì... Ti ho sognata stanotte.”
“Davvero?”
“Mmh mmh. Ti stavo abbracciando; eravamo di fronte alla finestra del salone quando ad un certo punto sei corsa in spiaggia per poi sparire in acqua. In quel momento mi sono spaventata perché il mare sembrava detestarmi. Era come se fosse pronto ad inghiottirmi per sempre nei suoi abissi per poi non liberarmi mai più.
Poco dopo sei arrivata tu sotto veste di sirena e mi hai salvata.”
È bellissima anche quando si è svegliata da pochissimo...
“Perché sorridi?”

“Perché anch'io ho sognato di essere una sirena stanotte, o meglio, stamattina.
Stavo suonando il violino su uno scoglio, poi un'onda mi ha bagnato i fianchi ed ho avuto come la sensazione che fossi tu a toccarmi.
Ho riposto il violino e mi sono immersa per nuotare un po' e tutto era tranquillo. Poco dopo un buffissimo tornado di bolle mi ha raggiunta in preda al panico continuando a borbottare qualcosa di incomprensibile per le mie orecchie.
Quando si è reso conto che non lo capivo mi ha semplicemente fatto cenno di seguirlo.
L'oceano ha cambiato umore e da calmo quale era è diventato molto cupo, buio come un tunnel.
In lontananza però c'era una forte luce e già prima di raggiungerne la fonte questa mi ha investita. A quel punto ho sentito che mi chiamavi e subito dopo mi sono risvegliata qui con te accanto.”

“Forse ti ho chiamata nel sonno.”
“È probabile.”
“Hai fame?”
“Abbastanza.”
“E allora perché non rifai il letto mentre io vado a preparare la colazione?”
“Mi sembra un'ottima idea!”
“Perfetto, però prima posso avere un bacio dalla mia splendida fidanzata?”
“Perché no.”
Mi sorride prima di chiudere gli occhi e lasciare che le nostre labbra si incontrino per scambiarsi il primo bacio della giornata, che nella sua lentezza e intensità, suggella e rinvigorisce la nostra promessa d'amore.
“Sei bellissima.”
“Anche tu.”
“Non quanto te. Vado in cucina.”
“Ok.”
Sciolgo l'abbraccio in cui ci eravamo abbandonate  senza perdere nemmeno il minimo contatto con lei, lasciandole una mano sulla schiena ancora per qualche secondo.
“A tra poco.”
***

“La colazione è pronta.”
“Eccomi. Uuh macedonia!”
“Si sieda bella fanciulla.”
“La ringrazio gentiluomo.”
“Si figuri!”
“Sei di buon umore stamattina.”
“Merito tuo.”
Sorrido nel notare che ha ancora la capacità di arrossire ogni volta che le dico qualcosa di carino.
È adorabile..

Uffa! Riesce sempre a farmi diventare rossa come un pomodoro! Che vergogna..
Sembro un'adolescente alla prima cotta.
Michiru, sei adulta ormai.. Riprenditi!

“È buona?”
“Eh?”
“La macedonia? Com'è?”
“Ah.. è buona, forse un po' troppo dolce ma comunque buona.”
“Sì, in effetti mi è scappato un cucchiaino di zucchero di troppo.
Stai bene?”

“Sì, ero sovrappensiero.. tutto ok.”
La strozzerei quando mi scatena certi tipi di complessi!

“Hai qualche programma per oggi?”
“Non ancora.”
Ho come la netta sensazione che voglia stritolarmi. Chissà perché..
***

“Amore, ho un'idea..”
“Dimmi.”
“Ti andrebbe di venire con me alla casa del nonno? Potrei restarvi anche per più di una settimana e non mi va di starti lontana per così tanto tempo..”
Che dolce..
Vuole portarmi con sé nonostante non possa esserle d'aiuto in nessun modo per i lavori che dovrà svolgere una volta lì. È un tesoro!!
“Sei proprio sicura amore? Insomma, non ti sarò di grande aiuto.”

“Lo so piccola, e non te lo sto nemmeno chiedendo, ma non resisterei nemmeno per una sola settimana senza vederti.
Impazzirei senza averti al mio fianco.”
È più forte di me..
Non vederla per una settimana, non poterla abbracciare e coccolare non è una cosa fattibile per me.

“Va bene amore, verrò con te.
Ora però vado a fare una bella doccia, ok?”

“Ok. Allora io svuoto la lavatrice e vado a stendere il bucato.”
“Ma che brava donna di casa...!”
“Ma che bello sfottò. Prrr! Vai a fare la doccia.”
“Mi ha fatto la pernacchia...” 
***

“Amore, sei lì?”
Il silenzio portato dal non arrivare di una risposta fa aumentare il rumore dello scroscio dell'acqua che dall'alto precipita sulla mia pelle ripulendola dalla stanchezza e da quel sonno che ti rimane addosso anche quando ti sei svegliato già da un po'.
La prolungata assenza della voce di Haruka mi spinge dopo lunghi attimi ad abbandonare il caldo abbraccio del vapore non più confortevole come lo era all'inizio.
Apro la porta e l'aria fredda che mi stava aspettando fuori della doccia mi assale mentre una miriade di brividi parecchio dispettosi cominciano a corrermi su e giù per la schiena, rendendomi addirittura difficile trovare un accappatoio in cui rifugiarmi.
Spalanco cassetti e quant'altro alla disperata ricerca di qualcosa con cui coprirmi e quando questo non si decide a spuntare fuori la mia pazienza è sull'orlo del precipizio..
Ma dove caspita l'ho messo?!
Ah ah, eccolo finalmente!! Bhrrr, che brutta esperienza..

“Michi, va tutto bene? Perché stavi correndo da una parte all'altra del bagno?”
“Volevo chiederti se mi passavi un accappatoio e dato che non mi hai risposto sono dovuta uscire a prenderne uno.”
“Ma amore, te l'ho messo sull'anta della doccia proprio per non farti prendere freddo.”
“Cosaa???
Non lo avevo visto...”

“Amore, che ti prende? Oggi sei più sbadata del solito.. Non è da te?”
“Niente, sono solo un po' distratta..
Ho talmente tante cose per la testa che non ne combino più una giusta.
Avrei proprio bisogno di una vacanza!”

“Prenditela. Va da Setsuna e chiedile di darti una settimana di riposo. Vedrai che non ti dirà sicuramente di no.”
“Hai ragione.
Ora però è meglio che finisca di asciugarmi i capelli. Non voglio prendermi un malanno.”

“Se vuoi te li asciugo io.”
“Davvero?”
“Certo piccola.”
Aspetto che si vesta per bene, donde evitare di prendere altro freddo, e quando è pronta la faccio accomodare sulla simpaticissima poltroncina verde acqua che da un mese e poco più è entrata a far parte dell'arredamento del bagno.
Ricordo ancora che quando la vide per la prima volta se ne innamorò subito. Doveva accompagnarmi a comprare degli infissi nuovi per la casa del nonno e il negozio dove l'avevo portata era immenso. Per giungere all'esposizione che mi interessava dovevamo attraversare un intero salone di divani e poltrone. Fu urtando una di queste che incontrammo il nostro pouf galeotto.
Michiru esitò in un primo momento, pensando che fosse una spesa inutile, io invece la incoraggiai a comprarlo perché avevo un budget nutrito e una spesa come quella non era così insostenibile, anzi! 
Alla fine lo prendemmo e devo dire che rende il bagno molto più allegro.
Ops, che divagazione.. Scusate..! Spero di non aver superato il limite di righe che mi sono state assegnate, altrimenti la vuoi sentire quella simpaticona della nostra cara scrittrice...

“A che pensi?”
“Niente...
Sai che il tuo shampoo ha davvero un profumo delizioso!”

“Frutti di bosco e menta. Ti piace?”
“Molto!”

 
***


Il sole di mezzogiorno si insinua fra le fronde degli alberi giocando a far brillare le foglie in scala.
Il silenzio del bosco è interrotto dal fracasso dei due camion che, dietro la mia jeep, trasportano il materiale necessario per i lavori di riparazione alla casa del nonno.
Lo spostarsi degli uccelli dalle verdi cime che ci sovrastano, spaventati dal muoversi dei mezzi, creano scompiglio con uno sbattere d'ali di discreta risonanza che scandisce tappa per tappa il nostro proseguire.
Sarà una settimana all'insegna del duro lavoro e sono intenzionata a cominciarla al meglio così da portare a termine i lavori nel miglior modo possibile.
Voglio che sia perfetta e vivibile perché è qui che mi piacerebbe vivere una volta che io e Michiru ci saremo sposate.
Forza Haruka, rimbocchiamoci le maniche!

 
***

“Ehi Haruka, perché non piazziamo un lungo tavolo laggiù così la tua fidanzata non si prende tutta questa polvere.”
“Ottima idea Ben!”
“Grazie capo.”
“Grazie a te.
Luc, John e Brian, aiutate Ben a montare il tavolo. Voi altri lassù, adesso vi raggiungo e iniziamo a posare le travi per il ponte.”

“Ok capo!”
“Agli ordini cuginetta!”
La spensieratezza dei baldi lavoratori si leva fino ai miei piedi infondendomi un senso di allegria in grado di farmi sentire ancora più leggera di quanto già non sia seduta sulla trabeazione.
Circondata da una brezza abbastanza fresca mi stringo nella giacca di Haruka e guardo giù volgendo lo sguardo verso le otto figure che sotto i miei occhi lavorano intensamente per rimettere a nuovo la magnifica dimora del nonno del mio principe azzurro, dimora che vorrei diventasse il nostro covo d'amore dopo il nostro matrimonio. È da un po' che voglio chiedere a Ruka di venire a vivere qui da sposate, però non sono ancora riuscita a farlo.. La casa di mio nonno ha iniziato a starmi stretta in qualche modo e ho davvero bisogno di cambiare aria per non ricadere in una noia deleteria per entrambe.
Devo assolutamente farle questa proposta. Sarebbe un sogno vivere qui.

“Michiru, ti disturbo?”
“No Luc, affatto. Dimmi pure.”
“Abbiamo allestito una piccola cucina da campo in giardino, quindi se vuoi cucinare puoi farlo tranquillamente.”
“Cosa? Avete davvero piazzato una cucina in giardino solo per farmi cucinare?”
“Certo! Almeno mentre noi lavoriamo tu non ti annoi.”
“Ragazzi, siete davvero fantastici!”
“Ah, figurati. Sai com'è, ordini del capo! E naturalmente piacere nostro.
E poi mi sono divertito moltissimo a piazzare il tavolo. Adoro lavorare a mano.”

“Mh, a quanto pare hai preso da tua cugina.”
“Puoi dirlo forte. È stata proprio Haru ad insegnarmi a lavorare il legno.”
“Davvero?”
“Sì! Quando ero piccolo e veniva a trovarmi mi portava sempre sacchi pieni di giocattoli montabili di legno. Non c'era niente di meglio per me.”
Sorride guardando l'orizzonte e due fossette ai lati delle sue guance fanno la loro comparsa, rendendolo ancora più dolce ai miei occhi e accorato nel raccontare i suoi ricordi.
Inequivocabile si legge nelle sue iridi color cioccolato tutto l'affetto che prova nei confronti della sua adorata cuginetta e questo è per me motivo di grande gioia.
È con questa contentezza nel cuore che anche io rivolgo  il guardo alla grande distesa di cielo ed alberi, scordando, almeno per un attimo, lo scorrere del tempo.


La stanchezza che solletica le nostre membra compete con la fame che divora i nostri stomaci per provare ancor di più le nostre persone.
Un ultimo sguardo di intesa si scambia tra me e uomini ora che stiamo per compiere
lo sforzo finale dopo cui potremo riappropriarci della soddisfazione messa da parte prima. Lasciamo che sia l'adrenalina a guidarci in questo ultimo gesto e finalmente l'ultima sudata trave viene posata assieme alle sue compagne nella splendida struttura del ponte.
“Ce l'abbiamo fatta ragazzi!”

“Urrà!”

“Che teneri! Da quassù sembrano i sette nani!”
“Michiru, ma quelli alti due metri non erano i Watussi??”





Un grazie speciale alle mie migliori amiche che, oltre a sopportarmi, mi incoraggiano
a non arrendermi mai e a fare sempre di meglio.
Grazie ragazze, siete splendide!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo due: Vennero la quiete, la tempesta e poi la quiete ***


Perfectly Mine

Capitolo due: Vennero la quiete, la tempesta e poi la quiete



Giocano le ombre sulle nostre figure distese mentre lei ancora dorme.

I rami del ciliegio che si erge fuori dalla grande finestra si dipingono in grigio sul bianco delle lenzuola che proteggono il suo corpo dal freddo desideroso di predarne la pelle.

Mi metto seduta.

Le guardo, le intuisco, mi sorprendono. Lampeggiano, da chiare si fanno scure e viceversa. Svaniscono.

Sono imprendibili e affascinanti nel loro tessere trame che non sono mai le stesse.

Che cosa guardavi?”

Le ombre.”

Le mie dita vanno a infrangere le onde sinuose dei suoi capelli color cioccolata e il verde dei miei occhi si accende dell'azzurro dei suoi.

Scende lo sguardo verso i suoi seni coperti ma comunque sensuali nelle loro curve generose.

Sento le sue iridi che su di me si fissano. L'incresparsi lieve del suo sorriso si fa notare, senza che io lo veda veramente, nel cenno di una sfida che so già di perdere.

Inevitabilmente la mia mano si porta sul suo petto a saggiarne e ad apprezzarne le forme, vittima di una spinta ed audace tentazione.


Il suo tocco mi invoglia a spogliarmi di ogni resistenza ed indumento, incurante della temperatura fredda e reale.

Esso si espande andando a coprire entrambi i miei seni. Mi rende sua schiava e mi fa arrendere al piacere che in me sprigiona.

Cosciente dell'effetto che mi fa sorride cambiando posizione e sedendosi proprio davanti a me, dopo aver annullato il contatto.

Con un cenno mi comanda di stendermi al suo posto ed io obbedisco.

Si sdraia sopra di me e comincia a baciarmi collo e mento, mandandomi subito in subbuglio.

Non vedo l'ora di sentirla dentro di me, ma questo mio desiderio viene puntualmente deluso dal suo indugiare.

Nel frattempo la mia lucidità mi saluta facendosi sempre più lontana.

Haruka, ti prego, non farmi aspettare!”

Da supplica la sua richiesta diviene ordine ed io non posso che accontentarla.

Lascio una scia di baci che va dalle sue labbra in giù, per tutto il suo ventre sino a fermarmi sulla sua femminilità. La accarezzo mentre stringo la sua mano nella mia.

Bacio la sua intimità prima con delicatezza aumentando poi il fervore, con i suoi gemiti a riempire le mie orecchie.

Intensifico tutta la mia attenzione nel gesto sentendo il suo piacere crescere attimo dopo attimo.

Rallento le mie mosse sino a fermarmi. Non voglio farle raggiungere subito l'apice.

La penetro lentamente e con vigore e il suo fiato di spezza. Inarca la schiena e solo allora la velocità delle mie spinte cresce gradualmente.

Le sue mani si portano sopra il suo petto e io la guardo estasiata mentre carezza i suoi seni in preda all'orgasmo.



***



Che ore sono?”

Le undici.

Ti sei riaddormentata dopo che abbiamo fatto l'amore.”

Era da tanto che non lo facevamo. È stato sconvolgente e fantastico allo stesso tempo.”

Uh.. Mi fa piacere.”

Scema!”

Afferro il cuscino e con morbidezza dei movimenti faccio finta di lanciarglielo contro con una furia in realtà inesistente.

Che cuscinata micidiale!”

Se vuoi posso rimediare.”

No grazie, sono a posto così.”

Come preferisci.”

Vuoi fare colazione?”

È tardi.. preferisco mangiare un frutto e pranzare meglio dopo.”

Ok.

Allora, lo lasci questo letto o vuoi rimanere qui a poltrire ancora un po'?”

Ummh.. No.

Vado a fare una bella doccia.”

Va bene principessa.”

Si alza e io non posso far altro che seguirla con gli occhi finché non sparisce dalla loro portata.

Cosa vuoi che cucini per pranzo?”

Le chiedo, certa che sia ancora in grado di sentirmi. Attendo di udire la sua voce, trepidante come un bambino che non vede l'ora di scartare il suo nuovo regalo.

Quello che vuoi tu. Mi affido a te.”

Le sorrido, anche se lei non può vedermi e toltami il lenzuolo che avevo usato poco fa per coprirmi entro nella doccia, sotto il caldo getto dell'acqua che mi coccola.



***



Il rumore del getto della doccia giunge fino a me portando con sé il profumo di mora e muschio sprigionato dal bagnoschiuma di Michiru.

Con questa fragranza nelle narici comincio a rendere reale la ricetta che ho in mente:

pasta con zucchine, salmone affumicato e mozzarelline filanti.

Per prima cosa prendo la pentola per la pasta e la padella dove andrò a finire la cottura del piatto. Se non sbaglio dovrebbero trovarsi tutte nel mobile alto alla mia sinistra. Vado a controllare..

Eccole qui.

Ora mi serve il tagliere e quello se non sbaglio si trova nella credenza sotto il piano della cucina, nel cassetto più precisamente.

Alzo la testa e apro le ante del mobiletto dove si trova la pasta ed altre cosucce sfiziose e agguanto queste gli spaghetti. Mi avvicino al frigo all'angolo proprio accanto alla grande credenza e prendo il salmone e le mozzarelle. Torno sul piano della cucina guardando ciò che vi è sopra: una vasta gamma di piantine aromatiche alla cui destra si trova il ben fornito appendimestoli e dopo di esso tante scodelle colorate impilate le une sopra le altre. Non c'è che dire: Michiru ha creato davvero un bell'ambiente in ogni stanza della casa!

Taglio alla julienne le zucchine e metto a bollire un pentolino di acqua salata in cui le farò sbollentare per pochissimo e le metterò a raffreddare in una ciotola con acqua e ghiaccio.

Pulisco il tagliere e faccio il salmone a striscioline per poi metterlo da parte in una delle scodelle e butto le zucchine nel pentolino.

Riempio la pentola di acqua e la salo, mettendo a bollire anche questa. Prendo le mozzarelle e le faccio grossolanamente in tanti dadini per metterle poi in un piatto a sgocciolare sopra ad un foglio di carta assorbente e preparo la ciotola con acqua e ghiaccio per le zucchine. Butto la pasta.

Prendo la padella e in un fondo d'olio faccio rosolare il salmone a cui aggiungerò poi le zucchine.

Ah sì, devo prendere lo scolapasta..

Ehi, io ho finito. Ti serva aiuto?”

Sì, mi puoi dare lo scolapasta?”

Certo, ecco tieni.”

Grazie.”

Nient'altro?”

Per il momento no.”

Ok, allora vado a mettere i panni in lavatrice e poi apparecchio la tavola.”

Ok.”

La pasta è cotta e non mi resta che scolarla e versarla nella padella insieme al salmone e alle zucchine. Amalgamo bene il tutto con un po' di acqua di cottura e aggiungerò poi la mozzarella poco prima di servire il piatto.

Amore, è pronto.”

Arrivo.”

Chissà se la mia ricetta le piacerà...

Eccomi, il tempo di preparare la tavola e mangiamo.”

Mi fa l'occhiolino quando arrivo alla sua destra per prendere la tovaglia dal cassetto.

Le sorrido e vado verso la grande isola di legno che ci fa da tavolo, stendendovi sopra la tovaglia decorata con motivi boschivi.

Sempre alla destra di Haruka, in basso, si trova il mobile dove sono conservati i piatti che mi vengono gentilmente passati da quest'ultima assieme al sottopentola.

Mancano le posate che si trovano nel cassetto sopra il mobiletto di poco fa e quelle vado a prenderle io dato che il mio gentiluomo ha messo la pasta in tavola e ora mette i tovaglioli.

Prendo i bicchieri dallo scolapiatti a destra dei fornelli e a sinistra del lavandino e voilà: la tavola è apparecchiata.

Siediti.”

Grazie.”



***


Mi rilasso al ticchettare posato dell'orologio con Haruka stesa con la testa appoggiata sulle mie gambe si gode un po' di sonno tranquillo.

Alzo lo sguardo a puntare la fonte di quel rumore e scruto attentamente il movimento cadenzato e armonioso delle tre lancette a cui viene rubata la scena dallo sfondo di quel marchingegno che dalla sua venuta non ci ha più abbandonato.

Ad ergersi in fondo fieri e solenni sono i pioppi tremuli con le loro lunghe chiome dipinte di un verde scuro e austero e innanzi a loro altrettanti alberi dei tulipani dalle foglie gialle e sgargianti come i loro fusti snelli. Il vero protagonista è però l'unico e il solo re della foresta: sua maestà il Cervo.

Le sue corna poderose ed eleganti si estendono luminose verso entrambe le estremità del dipinto. Il muso dai lineamenti severi ma buoni, incoronato da un naso la cui forma ricorda quella di una castagna eppure non debilita la sua nobiltà.

Il collo lungo delinea un portamento regale, con la zampa anteriore destra davanti a quella sinistra; quelle posteriori divaricate in un equilibrio innegabilmente invidiabile, le spalle perfettamente allineate e il petto gonfio non di prepotenza bensì di esperienza.

Il suo pelo, anch'esso luminoso, è folto e di un colore bruno rischiarato da una sagoma lunare e calante al centro di un cielo limpido e diurno.

Piego le labbra in un sorriso e continuo ad accarezzare i capelli di Haruka come stavo facendo prima di perdermi nella descrizione dell'orologio.

Abbasso gli occhi a guardarla e dalle sue ciocche arruffate la carezza passa alle sue guance e ai suoi zigomi rilassati dal suo riposare. Su e giù vanno le mie mani e non si fermeranno finché dal suo sonno non si sarà svegliata.



***


Michi..”

Chi si rivede. Ti sei fatta davvero una bella dormita.”

Non immaginavo che mi sarei addormentata così profondamente.. Scusa, hai avuto il mio peso sopra di te per tutto il primo pomeriggio..”

Non devi scusarti. Mi ha fatto piacere coccolarti un po'.”

Mi sorride amorevolmente e interrompe con un solo gesto la carezza che stava regalando ai miei capelli, portando la sua mano dalle ciocche sulla mia fronte fino a quella più alta.

Le sorrido a mia volta e togliendomi di dosso la coperta che neanche sapevo di avere, mi alzo e mi metto seduta. Lei si appoggia con la nuca sulla spalliera del divano e così faccio anch'io, smorzando quell'incantesimo che ci coglie sempre impreparate con un bacio in grado di sciogliere anche il più complicato sortilegio.

Le nostre bocche si privano l'un l'altra dell'aria, resistendo finché ci è possibile. Alla fine però è proprio lei a vincerci, o meglio il bisogno che abbiamo di lei per poter di nuovo respirare.

Come dopo parecchi minuti in apnea torniamo a galla facendo leggermente fatica a riprendere fiato e ci godiamo un ultimo abbraccio prima di dare inizio alle nostre attività pomeridiane.




Ehi, che ne dici se andiamo a fare una bella passeggiata nel bosco? Abbiamo giusto un paio d'ore di luce.”

Ok, prendo il giubbotto!”

Perfetto.”

Eccomi!”

Ma chi sei? La sorella minore di Speedy Gonzales? Non ho fatto nemmeno in tempo a pensare che eri andata a prendere la giacca che già sei tornata vestita..!”

Non è colpa mia se sei lenta di comprendonio. Su, muoviti!”

Con disinvoltura prende la sciarpa dall'appendi abiti dell'ingresso e esce fuori...

Mi ha fatto dieci a zero senza il minimo sforzo.

Haarukaaa...”

Arrivo.”



***


Superato il lungo vialetto ci ritroviamo alle porte del bosco e ci prepariamo ad addentrarci fra la mille miriadi di chiome che hanno di questa vasta area la loro rigogliosa dimora.

Sprazzi di un cielo nordico tinto di un azzurro chiaro con qualche infante venatura di giallo qua e là si fanno intravedere tra le fronde con quel loro potere di farci stare con il naso all'insù per poter ammirare lo spettacolo della natura che essi rappresentano.

L'aria fresca e un po' dispettosa pizzica le mie narici inducendomi a coprire il naso con la sciarpa per poi tornare a guardare verso l'alto, dimenticandomi volontariamente dell'episodio appena passato.

Il freddo ritorna a farmi visita ma ci pensa ad Haruka a cacciarlo via prendendomi a braccetto e creando per me una piccola fonte di calore sufficiente a scaldarmi e a farmi godere il resto della passeggiata.



***


Un odore famigliare e salubre comincia a permeare l'aria rendendo noto a tutti gli abitanti di questa verde magione il suo messaggio: sta per mettersi a piovere.

Porto gli occhi ad individuare, ove possibile, un posto in cui poterci riparare perché oramai siamo troppo lontane da casa per tornare indietro.

Tento di sforzarmi per riportare alla presenza della mia coscienza odierna quei ricordi che tempo fa non erano così introvabili, alla ricerca dell'immagine di un qualunque sentiero disposto a condurci in un posto asciutto e caldo dove aspettare che la pioggia si sposti a dissetare altri suoli.

Un'illuminazione si palesa al cospetto dei miei sensi e la risposta è lontana solo dal punto di vista dello spazio che da essa ci separa.

Michiru, tra poco inizierà a piovere. È meglio accelerare il passo.”

Davvero? Siamo troppo distanti da casa per tornarci.”

Per questo dobbiamo trovare un riparo.

Seguimi.”

Lascia il mio braccio per stringermi la mano e, tirando senza però farmi male, aumenta la velocità del nostro passo.

Giriamo alla nostra destra superando siepi incolte di cespugli brulicanti di bacche rosse e viola che si alzano fino a superare la nostra, o meglio la mia, vita di almeno venti centimetri.

Alle mie spalle sento il rumore di piccole e ancora sporadiche gocce che, una dopo l'altra, cadono sui sassi e sulle foglie rimbombando anche seppur silenziosamente nell'ambiente rappresentando, per alcuni la gioia di riuscire placare una impietosa sete e per altri, come noi, una piccola disavventura che ci rimprovera per il nostro non comprendere appieno quanto la Natura possa rivelarsi, a volte, imprevedibile.



***



Caspita che acquazzone..”

Già, fortunatamente abbiamo trovato questo riparo in tempo.”

Come hai fatto a capire che si sarebbe messo a piovere di lì a poco? Le previsioni davano temporale per la tarda serata.”

Ho sentito l'odore della pioggia nell'aria.”

Davvero? Io non ho sentito niente.”

Avevi il naso coperto dalla sciarpa.”

Ah sì, è vero!

Beh, ora che si fa?”

Non abbiamo molta scelta. Accenderemo un fuoco e rimarremo qui fino a quando non avrà smesso di piovere.”

Ma qui non c'è della legna asciutta.”

No, però ce ne sono alcuni fasci dietro questa roccia. Quelli dovrebbero andar bene perciò mentre io vado a prenderli perché non posizioni quei sassi che sono laggiù in cerchio? Fallo abbastanza largo così che la superficie del fuoco basti a scaldarci per bene.”

Ok, lo faccio subito.”

Esco e l'aria fredda della pioggia mi si cuce addosso come un'armatura dalle maglie sottilissime fino quasi ad intorpidirmi del tutto già prima di aggirare la roccia diroccata che ci sta dimostrando, in questo momento, la sua ospitalità.

Mi consolo con la sola idea del fuoco chinandomi a raccogliere tanti rametti di legno sparsi qua e là in un punto in cui un alberello dalla folta chioma funge loro da tetto impedendo alle gocce piovane di arrivare a bagnarli e renderli poco utili.

Li unisco in un fascio prendendoli sugli avambracci e mi incammino verso l'apertura della roccia scorgendo il letto del fuoco preparato da Michiru.

Ecco qua. Come pensavo il piccolo acero ha protetto la legna dall'acqua.”

Bene.. Come accendiamo il fuoco?”

Ho un accendino in tasca. Meglio sempre averne uno a portata di mano.

Resisti ancora qualche minuto e poi ci potremo riscaldare.”

Il lieve gelo portato dalle nubi cariche di pioggia ribadisce la sua presenza portandomi a soffiare sulle mie mani infreddolite nell'attesa di vedere tante belle fiammelle che danzano in cerchio diffondendo il loro calore.

Adocchio una prima scintilla che però fallisce nel suo intento seguita da altre due o tre che finiscono allo stesso modo, poi fulminea una nuova scheggia pulsante dà vita ad una minuscola fiammata che finalmente incendia la legna.

Già da subito il tepore emanato dal bruciare dei rametti mi dona sollievo e pazientare qui finché non avrà smesso di piovere non rappresenta più un problema per me.

Ah, il fuoco!!”

Stai meglio adesso?”

Decisamente!!”



***



Haruka, guarda quanto è bella la nostra casa vista da qui!! È stupenda...”

Mi fermo poco prima di lei orientando gli occhi nella stessa direzione in cui stanno guardando i suoi e non posso che convenire con ciò che ha detto.

Sorrido con le labbra, con la mente e con il cuore perché sapere quanto le piaccia la casa del nonno mi riempie di una gioia indicibile.

Mai avevo pensato che potesse esserne così entusiasta.

La abbraccio da dietro posandole un bacio sulla testa, suscitando una sua reazione sorpresa. Si adegua alla situazione in men che non si dica godendosi questa piccola coccola quando il sole comincia a spandere i suoi ultimi raggi su tutta la foresta.

Poche nuvole permangono a turbare il cielo dopo la tempesta.

Il vento si fa messaggero facendomi presente che la quiete dopo la tempesta è monito della saggezza che ci deve spingere ad essere sempre previdenti, e in un baleno riaffiora nella mia mente l'immagine che, prima che uscissimo di casa, vedeva protagonista la legna nel camino consumata dal fuoco quasi spento.

Michiru, ho appena ricordato che a casa non c'è più legna da ardere, quindi è meglio che torni indietro a prenderne almeno un po' per stasera e per la nottata.”

Tornare indietro? Ma amore, farà buio tra meno di due ore.”

Lo so però non possiamo rimanere senza legna.

Sta tranquilla, sarò a casa prima che farà buio. Tu intanto affrettati a rientrare, tanto conosci bene la strada oramai.”

Sì, questo è vero ma...”

Eccoti le chiavi. Se hai dei dubbi sul sentiero guarda verso l'alto i tronchi degli alberi più robusti. Quelli segnati blu ti condurranno dritta alla nostra splendida dimora.”

Ok.”

A più tardi piccola.”

A dopo.”

Con le sue ultime frasi in testa la saluto scollandole le iridi di dosso solo quando non riesco più a distinguerla dalla folta vegetazione.

Mi incammino a passo sicuro per il sentiero, non incontrando per il momento nessuna insicurezza. Le sue parole riguardo ai fusti più massicci segnati di blu però mi incuriosiscono e allora mi metto a cercare questo particolare che ritrovo per davvero in ogni albero che incontro lungo la strada. Mi chiedo dunque come mai all'andata non sono stata capace di notarlo.

Accelero scoprendomi agile nel trovare la giusta via per arrivare a casa e giusto un pizzico di orgoglio sopraggiunge a farmi compagnia in questo viaggio di solo ritorno verso la nostra magnifica villetta.

Tra mezz'ora sarò già sulla soglia dell'uscio e non appena lo varcherò mi darò da fare per preparare un'ottima cena che possa rifocillare Haruka ricompensandola di tutta la fatica a cui oggi è andata incontro.



***



Tiro un sospiro di sollievo dopo aver raccolto abbastanza legname per il resto dell'oscurità; mi appoggio un attimo ad un vecchio tronco a metà giusto per riprendere fiato per poi togliere il gilet del nonno dalla tracolla che mi sono portata appresso. Lo indosso in modo da rendermi più facile il trasporto dei ciocchi fino a casa.

Dopo averlo abbottonato per bene prendo una fune e la avvolgo con più giri intorno ai fasci lasciando due giri di corda affinché essi mi possano servire da spallacci per trasportare comodamente la legna fino a casa.

Detto fatto la carico sulle spalle mi avvio lungo il sentiero che mi porterà dalla mia splendida donna.

Chissà cosa stara facendo in questo momento...

Vista l'ora magari si è messa a cucinare. Speriamo che sia davvero così perché inizio ad avere una certa fame.

Gambe in spalla Haruka!



***



Dato che Haruka sarà di certo affamata ho deciso di prepararle una cena ghiotta ma non esagerata. Il ragazzo del mercato stamattina sul tardi ci ha portato delle ottime uova fresche e ho intenzione di fare due belle frittate: una con verdure e l'altra con dei gamberi.

Per la prima mi servono due uova, mezza cipolla, una melanzana, una zucchina e un cucchiaio e mezzo di olio con l'aggiunta finale di sale e pepe; per la seconda frittata utilizzerò duecento grammi di gamberi, quattro uova, un cucchiaio di latte, un filo di olio, mezzo scalogno, mezzo bicchiere di vino bianco e anche qui sale e pepe.

La seconda richiede più tempo in quanto devo pulire i gamberi e separare i tuorli dagli albumi per fare due lavorazioni diverse dei due.

Per la prima mi occorrono venti minuti ma dato che mi sono portata avanti con il fare le verdure a cubetti sono avvantaggiata.

Certo devo coccolare anche loro per ottenere un buon risultato.

Forza Michiru! Pensa a quanto sarà affamata la tua biondissima donna!



***



Amore, sono tornata.”

Ehi, sono ai fornelli amore. Adesso non posso allontanarmi. Tutto a posto?”

Sì piccola. Adesso metto la legna nel camino e vado a sistemarne un po' nel capanno nel caso ci serva una scorta... Mmmh, cos'è questo profumino??”

Ti ho preparato due belle frittate per cena. Contenta?”

Oooh, puoi scommetterci! Ti manca molto?”

Ancora un po'. Vai pure a mettere la legna nel capanno.”

Ok, torno subito.”





La cena è pronta.”

Eccomi. Ah, finalmente si mangia!!”

Hai lavato le mani?”

Sci mammina...”

Con ancora il mestolo in mano le sferro un colpo con quest'ultimo che, a differenza della cuscinata di stamattina va a segno.

Un oggetto contundente dalla strana forma si scontra con la mia testa in maniera niente affatto delicata... Ammetto che la cuscinata mattutina era molto meglio.

Ahio!”

Oh amore scusa!! Volevo colpirti per finta e invece l'ho fatto per davvero.”

Era pulito almeno il mestolo?”

Sì, l'ho preso per far scivolare le frittate sui piatti ma non l'ho ancora fatto.”

Menomale. Ma guarda tu.

Torno a casa dopo un pomeriggio di duro lavoro e le prendo dalla mia donna... Che tristezza!”

Di sottecchi osservo lo sguardo di Michiru, il cui sopracciglio sinistro lievemente alzato le dona un'espressione decisamente sexy con quei suoi occhioni blu che scintillano di... beh, non saprei proprio trovare le parole per descrivere quella bella smorfia dipinta sul suo viso.

Oh piccola lei. Tieni, consolati con questo.”

Lascio scivolare le frittate sul piatto e le faccio a metà in modo da avere le due varianti a portata d'assaggio e della prima taglio un triangolino che dirigo verso la bocca di Haruka così, giusto per zittirla. Come mi aspettavo sembra gradire alquanto la cenetta che ho preparato apposta per lei.

Scherzi a parte è davvero buona! Ci sono i gamberi vero?”

Sì, mentre nella seconda ci sono delle verdure. Assaggia.”

Aumh... Mmh, anche questa è deliziosa. Qui ci sono delle melanzane, delle zucchine.. e ai aggiunto dei pomodorini.”

Esatto. Ho variato la ricetta all'ultimo momento. Lo sai che adoro i pomodorini cotti.

Com'è questo mio lampo di genio?”

Azzeccato direi. Dai ora siediti, così mangiamo con calma.”

Bene. Beh, buon appetito!”

Anche a te spendore.”

Non si parla con la bocca piena...”

Cusa. ”    

***



Lo scalpitio del fuoco mi accoglie subito dopo aver chiuso il getto della doccia e il pensiero del legno mi riporta dritta alle fragranze che hanno accarezzato la mia pelle ridestandola dalla stanchezza.

Il profumo del legno di Guajaco mi avvolge con tutto il suo mistero fatto di note legnose ed esotiche capaci di trasportarti in un altro continente in men che non si dica.

Mentre ancora mi manda in visibilio mi asciugo i capelli. Uso il fon per fare più velocemente e appena sono asciutti inizio ad indossare gli indumenti che uso per la notte. Riordino il bagno e uscendo spengo la luce. Entro nella camera da letto per disfare il letto e prepararlo per la notte e scendo al primo piano per dire a Michiru che ora possiamo andare a dormire.

Entro in salotto e la trovo già addormentata sul divano con solamente un plaid addosso. La prendo in braccio insieme alla coperta e la porto su per le scale e la stendo delicatamente sul letto coprendola con la nostra calda trapunta.

Con queste parole vi lascio affinché la notte possa fare il suo dovere e chissà che le mie ultime parole non siano le prime della mia bella addormentata domani.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo tre: Sapore d'Africa ***


Perfectly Mine

Capitolo tre: Sapore d'Africa


Sdraiata in mezzo a questo verde mare fatto di morbide spighe sonnecchia, con il braccio destro abbandonato sulla pancia e quello sinistro piegato dietro la nuca. Il suo volto è segnato dalla fatica di un'intensa mattinata di lavoro ma emana tuttavia una rilassatezza che contagia anche me e che mi fa sentire in pace con il mondo intero.

Il mio sguardo si sposta da Haruka al resto del campo e mi meraviglio ammirando il moto delle alte spighe che mi circondano perché esse si comportano, istruite e guidate dal vento, proprio come se fossero le onde di un grande mare. Sono silenziose ma il loro verso è comunque udibile nella quiete di rumori del luogo in cui ci troviamo. I loro sussurri hanno un retrogusto che sa' di casa e mi danno l'impressione di essere esattamente lì, immersa tra i flutti del mio oceano.

Inevitabilmente torno a guardare lei e si rafforza quella fanciullesca euforia che da poco mi pervade, che non mi impedisce di sorridere a prescindere da tutto ciò che potrebbe spezzarla.


"Mmmh..."

Un mugugno indecifrato mi sfugge dalle labbra, segno che mi sto svegliando dopo un agognato pisolino in un luogo che però non ricorda affatto il mio letto. Anzi, sembra alquanto... spinoso!

Presa infatti coscienza delle piccole punture che mi pizzicano la schiena e il sedere cerco di combattere il senso di straniamento tipico del risveglio quando questi si presenta di buon umore senza riportarti alla realtà con modi bruschi.

Quando la lucidità pare essersi fatta del tutto viva apro gli occhi, ma con mio dispiacere sono costretta a richiuderli con celerità a causa della bomba di luce che mi è esplosa in faccia. D'istinto porto un braccio a coprirli e una domanda giunge a picchiettare lecita la mia mente: ma dove mi trovo??

Un sibilo familiare viene in mio soccorso placando i miei lamenti e estinguendo una scintilla di stizza con il suo fresco aroma e con le sue carezze affettuose.

È il vento che con la sua pacatezza mi dà il bentornata cancellando in un soffio ogni mio motivo di disappunto.



"Ehi."

"Ehi..." 

"Dormito bene?"

"Abbastanza, anche se non è stato affatto romantico appisolarmi dopo che ho insistito per portarti qui. Scusa."

"Tranquilla. Eppoi non c'è bisogno di scusarti, so che eri stanca e che avevi bisogno di riposare."

"Yawn... Che ore sono?" 

"Le cinque del pomeriggio."

"Come sei precisa amore mio."

"Per un attimo ho temuto che avresti detto precisina."

"Scherzi? Lo sai che non mi permetterei mai."

"Meglio per te, altrimenti farei così!"

"Ahio! Dove hai trovato quel coso?"

"Sotto la tovaglia da picnic. Ho pensato che sarebbe potuto tornare utile e l'ho conservato. A quanto pare non mi sbagliavo."

"Mmh... Sorvoliamo.

Caspita, somiglia ai legnetti del mio carrarmato giocattolo."

"Ah, il tuo bel carrarmato di legno che tieni gelosamente in soffitta... Beh, potrebbe anche essere."

"Eeeeeh?!?"

"Ahahahah, dai che scherzavo scema! Lo sai che non mi permetterei mai."

"Perfida.

Ahio! ma che è, ti sei rifornita di munizioni? Quanto ne hai trovati di quei cosi?"

"Ahah, un bel po' a dire la verità. Gli ho presi nel caso ci servissero ad accendere un fuocherello."

"Ok, forse è meglio che scelga meglio cosa dire. Non ci tengo ad essere bombardata."

"Scelta ineccepibile mia cara."

"Grazie!

Pssst.."

"Che c'è?"

"Che significa ineccepibile?"

"Come???"

"Scherzavo, so cosa vuol dire..."

"Mi hai fatto prendere un colpo!"

"La tua espressione allucinata lo dimostra alla perfezione."

"Aah."

"Ohi, dovrò sequestrarti quegli affari se voglio tornare a casa senza ulteriori bernoccoli!"

"Non c'è due senza tre, non ti pare?"

"Sì, come no!

A furia di legnettate mi è venuta pure fame."

"Ma dai? Non si sente..."

"Che ci posso fare se il mio stomaco quando è vuoto ruggisce invece di brontolare?!

È rimasto qualcosa nel cestino?"

"C'è del pane per tramezzini ma niente con cui farcirlo."

"Questo non è un problema. Qui vicino c'è una distesa di cespugli con bacche commestibili che hanno davvero un buon sapore. Possiamo andare a raccoglierne un po' se ti va."

"Perché no! Se dici che sono buone vale la pena di assaggiarle."

"Vieni, ti aiuto ad alzarti."

"Grazie. Dobbiamo portarci tutto dietro?"

"No tranquilla.

Portiamoci dietro solo il barattolo."

"Ok."

Ci alziamo e camminiamo fra le spighe che ondeggiano flessuose al nostro passaggio.

Seguiamo un percorso che non mi aspettavo, rettilineo, che si estende davanti a noi senza l'ombra di viraggi di sentiero.

Dopo dieci minuti gli arbusti in siepe di una tonalità brillante di verde e marrone compaiono davanti ai nostri occhi, puntinati di pallini rossi e indaco che già dall'aspetto si presentano invitanti.

"Li vedi?"

"Sì, e non sembrano affatto male."

Ci accostiamo sempre di più al nostro improvvisato banchetto quando la sua fragranza fruttato permea di già la brezza.

Fronteggiamo i suoi trenta centimetri distanti solo di pochi passi perché i “signori” che lo compongono non sono tutti rose e fiori, o meglio, sono più rose che fiori visti i loro rami serpeggianti e spinosi in grado di far scappare via qualsiasi tipo di predatore, o quasi...

"Wow, che spine lunghe!"

"Già, bisogna starci molto attenti. Non passerai un bel quarto d'ora se vieni punto da una di queste.

Sono parecchio dolorose."

"Come fai a raccogliere le bacche allora?"

"Basta scuoterli un po' con un bastone e i grappoli cadono da soli senza rovinare i frutti.

Prepara il barattolo."

"Ok."



***



"Caspita, erano davvero deliziosi!"

"Hai pienamente ragione. Non ricordavo fossero così buoni.

Ammetto che ne mangerei a chili se non rischiassi un'indigestione."

"A chi lo dici..."

"Abbiamo un'altra oretta di sole, che vuoi fare? Torniamo a casa?"

"Ti dispiace se rientriamo? Mi sono stancata e vorrei riposare prima di mettermi a preparare la cena."

"Ok. Prendo tutto io tranquilla."

"Che cavaliere."

Il cielo ha già cominciato ad arrossare quando imbocchiamo la stradina che ci condurrà alla macchina.

L'aria è diventata sensibilmente fresca e Michiru ne sta già risentendo. Mi tolgo la giacca e l'appoggio sulle sue spalle mettendomi poi davanti a lei per abbottonare i primi due bottoni in modo che non la perda.

"Dovresti imparare a non lasciare il tuo giacchetto in macchina, altrimenti non ha senso prenderlo."

"Me lo sono dimenticata..."

La prendo a braccetto continuando a camminare finché la macchina non entra nel mio campo visivo.

La raggiungiamo in poco tempo e la aggiriamo così che possa aprirle la portiera del passeggero e farla salire a bordo.


Si chiudono gli sportelli e il motore si accende. Il nostro viaggio di ritorno ha inizio.

Percorriamo con tranquillità il calle di ghiaia che ci riporterà sull'asfalto delle strade per poter prendere in seguito i famigliari viottoli erbosi della riserva.

Sospiro allietata dal bel pomeriggio appena trascorso e il profumo di cui la giacca di Haruka è intrisa mi sale alle narici coccolandomi, dandomi un motivo in più per sentirmi bene.

Questa serenità esplica a poco a poco la sua azione ed ecco che il sonno giunge a cogliermi di sorpresa posandosi sulle mie palpebre e accogliendomi nel suo ospitale abbraccio.



***



"Michiru, siamo a casa."

"Mmh.. ehi, mi sono addormentata."

"Sì, quasi subito a dire il vero. C'era silenzio in macchina."

"Scusa se ti ho lasciata da sola."

"Nessun problema tesoro."

"Prima di preparare la cena faccio una bella doccia."

"Come desideri dolcezza.

Cos'hai in mente?"

"Mi inventerò qualcosa.."




"Allora, che hai preparato di buono?"

"Polpette al salmone e insalata di arance e finocchi, datteri esclusi anche perché non ne abbiamo."

"E per dessert un bel sorbetto al limone da me preparato."

"Ecco perché ti sei imboscata in taverna."

"Sì già, dato che l'albero dei limoni e lì davanti ho prediletto la comodità di trasporto. E poi la gelatiera era lì."

"Pigrona."

"..."



***



Un raggio di sole si introduce da una delle fessure delle persiane lasciate non del tutto tirate la scorsa notte.

Furbo va ad illuminare il fianco scoperto di Michiru e morbido viaggia su di esso adagiandosi bramoso sulla curva gentile del suo bacino trovando passo dopo passo il gluteo, il tessuto verde pastello dei suoi slip, la coscia e la pelle in penombra della sua gamba.

Fedele e garbato transita su quel tragitto rendendomi quasi gelosa della sua esistenza.

Mi placo però, essendo consapevole del fatto che sua maestà il Sole è l'unico che può decidere chi e cosa sarà bagnato dai suoi figli, dalle forme perfette della mia donna, alla sabbia incandescente della spiaggia fino alle chiome di un burbero salice che fa da condominio a quegli animali che prediligono il fresco dello stare all'ombra.

Un respiro più lungo degli altri fa cessare la mia riflessione infrangendola senza ferirla.

Quando sarà sveglia tornerà ad essere totalmente mia e smetterò questa folle competizione con chi ci dà la vita, lo ringrazierò infatti perché mi darà la possibilità di ammirare colei che amo alla massima potenza.

Chiudo gli occhi nell'attesa di sentire gli effluvi del mare solleticarmi l'olfatto e allora saprò che mi è stato fatto dono di un'altra splendida giornata insieme a lei.


"Buongiorno..."

"Buon giorno."

"Cosa guardavi?"

"Un fortunato lume che attraversava le tue curve quasi prendendosi gioco di me."

"Mh. Eri gelosa?"

"Un po'."


La sua sincerità a volte mi spiazza perché so che deve combattere il suo orgoglio per ammettere una cosa simile. So anche che oramai è in grado di metterlo da parte, che ha imparato a non esserne succube e sono estremamente fiera di lei.

Prendo la sua mano destra e la poso nascosta dalla mia sopra la mia guancia.

Incateno il suo sguardo al suo, ne entro in pieno possesso e lo guido.

Lo guido con le mie dita intrecciate alle sue per il mio zigomo, per il collo; scendo sul profilo del mio seno e poi sul ventre. Risalendo sul mio fianco sento la sua presa farsi più salda e un suo respiro più lungo è il segno che la sua eccitazione sta salendo per merito del contatto con la mia pelle calda.

Proseguo approdando al lato della mia coscia e blocco i suoi movimenti. Mi guadagno il suo disappunto nelle sue iridi e ne compiaccio un poco. Tenerla in scacco mi dà una bella sensazione.

Diminuisco la forza con cui la stringevo e la sollevo portandola sul mio gluteo. La invito a toccarmi con decisione perché mi senta sua e desidero che mi faccia sentir così a sua volta. Voglio percepire la pressione datami dal suo tatto, i brividi che questo sa regalarmi.

Sussulto mordendomi il labbro quando esaudisce la mia richiesta e lottando per non essere risucchiata da questo seducente orgasmo trovo lo slancio per esprimere la mia opinione:

"Non devi."



***



"Che facciamo? È un po strano averti qui di martedì...

Di solito lavori fino a tardi quel giorno."

"È strano anche per me in effetti.

La settimana scorsa a quest'ora stavamo iniziando i lavori per la riparazione del ponte tra l'habitat delle volpi e quello dei cervi."

"Come procedono i lavori?"

"Abbastanza bene. Quando sarà finito e tutta l'area sarà di nuovo in sicurezza ti porterò a vederlo."

"Non vedo l'ora!”

"Anche io, il progetto è fantastico!"

"Immagino.

Allora, come passiamo la mattinata?"

"Io un'idea ce l'avrei... Avevo in mente di trascrivere una delle storie del nonno, perché non ci sediamo sotto il ciliegio così tu me la detti?"

"Sì!"

"Perfetto, vado a prendere l'occorrente."

"Uno dei volumi di tuo nonno è nel mio studio, lo stavo usando per un'illustrazione."

"Oh, ok."





"Eccomi. Sei pronta?"

"Prontissima!"

"Sediamoci."

Ci mettiamo comode sulla grande tovaglia da picnic decorata da azzurrissimi fiori di ciliegio galleggianti sulla stoffa bianca, libera interpretazione di una signora dalla fervida fantasia.

Prendo il quaderno per la bella e lo poggio sulle ginocchia mentre Michiru si schiarisce la voce prima di cominciare a leggere.

Sarà proprio una mattinata da favola, me lo sento!

"Ora inizio..."

"Ok."

"V'era una volta un'acacia, in quel dell'Africa più selvaggia, dove trovavano dimora volatili, animali striscianti e terrestri a quattro zampe.

Tigri, pantere, leoni e perfino coccodrilli andavano a cercare l'ombra che solo quell'acacia sapeva dar loro, e non certo perché egli era l'unico albero in un assai esteso tratto di savana.

Quando un giorno il sole s'era levato da un poco venne il momento per Acacia di svegliarsi e stirare le sue fronde e salutare il mattino con un inchino.

Come ad ogni alba fece naturalmente attenzione a non svegliare chi gli riposava attorno, o sotto, o sopra.

Fece insomma quello che faceva sempre, eppure questo giorno gli sembrava stranamente diverso... Se lo sentiva nelle radici!

Tuttavia non diede troppo peso alla cosa e si comportò come di consueto, cominciando a rispondere al buongiorno di uno dei suoi più cari amici:

<< Buongiorno Acacia >>

<< Buongiorno Tigre. A quanto vedo anche stamattina hai lasciato il tuo amato verde per venire a trovarmi. >>

<< È sempre piacere caro mio. La tua ombra è la più fresca e ristoratrice di tutta l'Africa. >>

<< Sei lusinghiero come al solito. >>

<< Sincero, vorrai dire. >>

<< Come preferisci tu. Buon riposo. >>

<< Grazie Acacia. >>

Guardò l'amico accucciarsi e chiudere gli occhi ai suoi piedi e si rilassò anch'egli prendendo un bel respiro. Lo rilasciò creando una brezza leggera e piacevole che andò a solleticare la pelliccia della sua amica tigre.

Ecco svelato il mistero: era per questo che si diceva che la sua ombra era la più ospitale di tutte.

La quiete sembrò durare poco perché d'un tratto sentì un brivido corrergli lungo la radice più distante e seppe che qualcosa di subito gli stava per accadere.

<< Tigre, svegliati! >>

Gli doleva far cessare di già il riposo dell'amico, ma percepiva che altrimenti ne sarebbe andata della sua vita.

<< Tigre, ti prego ascoltami! >>

Si svegliò il felino con un sussulto.

<< Acacia.. perché urli? Cosa succede? >>

<< Mi stanno avvelenando, devi allontanarti al più presto! >>

<< Cooosa?!? Chi è capace di commettere un tale misfatto!? >>

<< Non lo so ma devi andartene di qui prima che sia troppo tardi. >>

<< Setaccerò ogni dove e ti giuro che troverò chi sta attentando alla tua vita. Non mi darò finché non lo avrò fermato.

Cerca di resistere più che puoi amico mio. >>

I due si scambiarono uno sguardo solenne e la tigre corse via. Abbracciò in tutto e per tutto la sua vena animale e si librò nella sua folle rincorsa alla ricerca di alleati che potessero aiutarlo a salvare il buon Acacia.

Al suo sguardo si rivelarono figure lunghe e longilinee che avvicinò con brevi e potenti falcate: << Giraffa. Giraffa, ascoltami! >>

<< Tigre, cosa fai tu nel mio territorio? Sai benissimo che ti è vietato cacciare qui. >>

<< Certo che lo so, ma non sono qui per questo. Si tratta di Acacia: qualcuno lo sta avvelenando e ho bisogno di alleati che mi aiutino a salvargli la vita. >>

<< Chi osa compiere una tale efferatezza? >>

<< Lo ignoro Giraffa e per scoprirlo ho bisogno anche di te. Il tuo sguardo vede lontano e ci sarà utile per scovare il colpevole. >>

<< Considerami a bordo dell'arca, felino. >>

<< Perfetto! Arruola più animali che puoi mentre io farò lo stesso. >>

<< Contaci. Comincerò dal corvo. Lo manderò da Acacia per chiedergli maggiori dettagli >>

<< Ottima idea! >>

Riprese a correre come una belva, Tigre, lasciando la sua nuova alleata all'adempimento dei suoi intenti.

<< Corvo, vola da me. >>

Ed ecco il più nero dei corrieri che andò incontro alla regina d'Africa.

<< Giraffa, dimmi cara. Cosa ti turba? >>

<< Stanno attentando alla vita di Acacia. Spargi la voce e raggiungilo per chiedere dove comincia l'avvelenamento. >>

<< Eseguo. >>

Nero come la pece e brillante come l'ametista gracchiò tuonante la nefasta notizia raccogliendo volontari come una gazza colleziona oggetti luccicanti.

Prima di arrivare dall'albero Leone il Re, Alligatrice, Anaconda, Bufalo, Aquila e Rinoceronte erano già sulla lista dei reclutati.

Volò allora dall'amico ottenendo le grida disperate di costui:

<< No corvo,no! Non venire presso di me, morirai! >>

<< Placati buon Acacia. Sono qui per aiutarti.

Ho bisogno che tu mi dica da che parte senti scorrere l'infame veleno. >>

<< Nella sesta radice ad est. La prima più lunga. È lì il dolore più lancinante. >>

<< Bene. Pazienta amico, ti salveremo! >>

Tornò in volo senza dare il tempo all'amico di ribattere. Non c'era tempo, ora. Aveva importanti missioni da compiere.

Intanto dall'altra parte, proprio dove il buon albero si addolorava, l'oscuro piano veniva perpetrato tra alti fili d'erba. Manco a farlo apposta era Tarantola la responsabile assieme a niente poco di meno che Mamba il Nero, l'effettivo avvelenatore dato che era lui ad iniettare il suo tosco contaminando la linfa più dolce in circolazione.

<< Continua Mamba, continua >>

<< Ssiì passiente Ragno. Non è affatto ssemplice iniettare il veleno ssenssa assssumere la posissione di attacco >>

<< Beh, se non vuoi farti scoprire mi sembra il minimo verme gigante! >>

<< Rissspetto, Tarantola... Rissspetto! >>

<< Scussa... >>

I due proseguirono la loro malvagia impresa incuranti che presto i loro piani avrebbero preso una piega diversa rispetto alle loro aspettative.

Nel frattempo Antilope e Gazzella lesti come il suono pattugliavano l'Est dalla grande Rupe attendendo notizie da un fido ed intraprendente plotone di affiliati. Non dovettero aspettare granché per avvistare Formica e le sue truppe appropinquarsi fiere e silenziose.

<< Rompete le righe soldati! >>

<< Agli ordini Comandante! >>

<< Ho delle buone novelle per voi miei cari: abbiamo scoperto l'identità dei malfattori. >>

<< Dicci, allora. >>

<< Si tratta di Mamba il Nero amabilmente guidato da Tarantola. >>

<< Avremmo dovuto immaginarlo! Sono stati gli unici a non presentarsi alla Conferenza degli Animali... era ovvio che tramassero qualcosa! >>

<< Non prendertela Antilope. Ora che sappiamo chi cercare possiamo fermarli. Ottimo lavoro Formica. >>

Disse il più saggio Gazzella, notando l'impeto del suo braccio destro.

Si rivolse poi all'insetto con voce entusiasta: << Tu e il tuo esercito sarete insigniti di un premio all'onore. >>

<< Vi ringrazio a nome mio e di tutti i miei guerrieri. >>

<< Ve lo meritate. Adesso andate alla ricerca di più volontari possibili e recatevi assieme a loro alla Fonte degli Elefanti. Lì decideremo il da farsi. >>

<< Sarà fatto! In marcia Plotone. >>

Passò un'ora e tutti gli alleati si ritrovarono sulle sponde del Grande Fiume pronti ad escogitare un piano. Furono molte le elucubrazioni proposte ma tutti si accorsero ben presto che stavano perdendo tempo prezioso e che invece dovevano agire quanto prima.

Fu Tigre ad interrompere il concitato disquisire: << Ascoltatemi tutti: la prima cosa da fare è trovare un antidoto al veleno del Nero. Anaconda, raggiungi Mamba il Verde prima che puoi. >>

<< Ssstriscio! >>

<< Voi altri venite con me. Andiamo a fermare quei balordi. >>

Con quale furore pronunciò quell'ultima emblematica parola!

In direzione opposta il lungo e olivastro serpente dal ventre giallo sfrecciava tra l'erba e l'acqua venosa per raggiungere il verde sfavillante del suo caro compare di scorribande giovanili.

Intravide il massiccio albero che gli faceva da covo e aumentò la sua velocità mettendo da parte i ricordi. Giuntovi sotto chiamò a gran voce il suo più grande alleato e quando questi si palesò condivise con lui il racconto di quanto accadde e lo aiutò a fabbricare l'antidoto...

<< Bene Anaconda, proprio cosssì. L'ultima aggiunta del ssiero della gomma arabica e l'antidoto sssarà pronto. >>

<< Bene... >>

<< Finito! Ora tu corri dagli altri mentre io andrò a medicare Acasscia. >>

<< Vado! >>

Finì in fretta e furia di versare l'antidoto nelle sue sacche velenifere e si precipitò giù dal tronco cavo accanto alla sua tana che utilizzava come laboratorio per poi dirigersi verso il centro della savana scansando ed evitando qualsiasi masso o fossa che potesse ritardarlo.

Quando arrivò a destinazione era già privo di forze ma ignorò il suo torpore e si fece coraggio. Non appena fu ai piedi dell'alberò gli disse sibilando:

<< Amico, fa come sse non ci fosssi. Ho con me il rimedio che ti curerà.

Non preoccuparti per me perché sono immune al veleno del Nero. Non mi succederà niente. >>

Acacia dal canto suo deglutì pesantemente pregando affinché ciò che il sibilante amico gli aveva assicurato fosse vero.

Quest'ultimo cambiava la sua muta man mano che scalava la corteccia dell'albero in modo da mimetizzarsi per agire così indisturbato.

Arrivò al ramo maestro e lo morse con voracità per consentire al contravveleno di scorrere il più velocemente possibile. Solo così avrebbe potuto neutralizzare il veleno.

Frattanto che l'eroe compiva il suo atto gli avvelenatori del tutto ignari dell'esercito che li circondava per un ampio raggio di distesa erbosa, continuavano ad infamare fisicamente la loro vittima.

Quando gli animali tutti si fecero vicini Giraffa esclamò con voce ferma:

<< È bene che la smettiate delinquenti! Oramai vi abbiamo scoperto e presto, molto presto, la pagherete cara. >>

I due, colti sul fatto, fecero lì lì per far finta di niente convinti scioccamente che i fili d'erba gli avessero nascosti alla vista dei nemici, peccato che non avevano considerato che Giraffa gli avrebbe avvistati dall'alto del suo sguardo.

<< Vi credevo molto più furbi di così, impostori! Uscite allo scoperto altrimenti vi tireremo fuori di lì con le maniere forti. >>

Non sentendo ancora alcuna risposta di resa tuonò minacciosa: << A quanto pare oggi mi volete cattiva... Beh, così sarà!

Mangusta, Scorpione, andate a trovare i nostri “egregi” compari. >>

I due mercenari annuirono e eseguirono gli ordini attraversando l'erbaggio come un terremoto che sconquassa il cuore del suolo, Mangusta con le sue zampe muscolose e Scorpione con il ticchettio delle sue pinze ad accompagnare i loro passi. Soltanto questo convinse Mamba il malvagio a togliere le sue grinfie dalle radici del povero Albero mentre l'ombra del pungiglione dell'aracnide viaggiava assieme ad egli come una scure pronta a mietere anime. Fu allora che Tarantola capì che avevano fallito.

<< Va bene, va bene. Mi arrendo. >> gridò in preda alla disperazione uscendo allo scoperto, permettendo a Scorpione di porsi dietro di lei per scortarla da chi lo aveva assoldato.

Mamba il cattivo guardava la resa dell'alleata e non si accorse nemmeno che Mangusta gli si trovava alle spalle. Furono due sue colpetti sulla schiena che gli fecero capire che anche lui era ormai finito. Si voltò verso il suo per niente loquace interlocutore e venne quasi ipnotizzato dallo sguardo del suo più accanito predatore che in pochi attimi lo costrinse a seguirlo senza il minimo sibilo.

I due ora prigionieri vennero scortati dal corposo esercito alle pendici della Grande Rupe dove s'era riunito il Gran Consiglio degli Animali.

Quando vi giunsero Leone, che degli animali tutti era il Re, pronunciò tali parole:

<< Voi che avete osato ferire l'anima più buona dell'Africa intera sarete processati e condannati secondo le nostre Leggi. >>

Un battito d'ali distrasse il sovrano ma non le guardie e già prima di toccare il terreno Corvo intervenne: << Maestà, perdonate il disturbo ma sono appena stato da Acacia e chiede a voi, vostra Altezza, di poter parlare con i suoi sventati carnefici. >>

Gracchiò come di suo consueto e non appena ebbe sfiorato la terra con i suoi artigli si prostrò inchinandosi. Il Re gli diede riposo col un gesto del capo e disse:

<< E sia Corvo. >>

Fece una breve pausa e poi si rivolse ruggendo ai suoi interlocutori.

<< Come richiesto dal buon Albero, prima che il vostro destino si compia andrete a colloquio da lui e per mia decisione sarete da egli stesso puniti. >>

I mercenari controllarono le catene al collo e alle zampe degli imprigionati e si rimisero alle loro calcagna invitandoli a precederli nella rotta per il centro della savana.

Camminarono per circa mezz'ora e le fronde più verdi del continente cominciarono a dar foggia di sé troneggiando al vento.

Col cuore in gola il ragno e il serpente primeggiavano le fila degli animali, impauriti dal fatto che la loro vittima volesse incontrarli.

<< Acacia, hai chiesto di vedere questi due criminali e il tuo appello è stato accolto: eccoli a colloquio con te. >>

<< Vi ringraziò dell'accoglimento, Maestà. >> fece un breve inchino e poi continuò.

<< Ditemi voi. Perché avete tentato di uccidermi? Quale torto vi avrò commesso mai per guadagnarmi il vostro risentimento? >>

<< Rispondete. >> incitò il leone spalleggiando Acacia.

<< Perché non ssci hai mai accolti sssotto i tuoi rami. >> azzardò Mamba il Nero.

<< Questo non è vero, mio caro. Siete voi a non essere mai venuti presso di me.

Avete sempre creduto che io non volessi rinfrescarvi anche voi perché il vostro aspetto vi rende insicuri, ma vi sbagliate.

Il problema non è mio, è vostro. Tutti hanno trovato posto sotto le mie foglie, anche i vostri affini Vedova e Mocassino.

Non ho mai discriminato nessun animale per la veste che porta e non comincerò a farlo di certo oggi.

Vi chiedo solo una cosa: se non siete voi stessi ad accettarvi come pensate che possano accettarvi gli altri?

Detto questo ho concluso vostra Sovranità. >>

<< Bene Acacia >> gli rispose vedendo una scintilla di pentimento negli sguardi dei condannati. << Prima di portarli via ho da chiederti un'ultima cosa: quale condanna vuoi assegnare a costoro? >>

<< Io non so quale sia la più meritata pena per loro Maestà, perciò chiedo che siate voi a decidere. >>

<< Così sarà allora. Adesso riposati amico. Più tardi verrò a trovarti. >>

<< Ne sarò onorato Re, vi ringrazio. >>

Tornarono alla grande rupe mettendo agli arresti in celle speciali Mamba e Tarantola sempre sorvegliati da Mangusta e Scorpione.

Il processo iniziò e si rivelò lungo e faticoso, ma alla fine il re animale decise quali pene assegnare ai due malfattori. Lesse dunque a gran voce, dopo aver schiarito la gola:
<< Tarantola, la tua pena consisterà nel dimorare per lungo tempo in una tela preparata da Mamba l'alchimista. Sarai lì esiliata fino a che la tela non ti considererà un'intrusa. Solo per sua decisione potrai tornare ad essere libera, ma dovrai veramente esserti pentita di ciò che hai fatto.

Mamba il Nero, il tuo veleno sarà neutralizzato in modo che tu non possa più ferire nessuno. La tua pena sarà permanente ma ti sarà lasciata la bocca come arma di difesa. Vedi di farne buon uso.

Così è deciso. L'udienza è tolta. >>

Gran furore vi fu alla fine della lettura della sentenza e poi tutti gli animali andarono a festeggiare il sopravvissuto e il suo salvatore che esausto si godette un bel succo ristoratore per rigenerare la sua linfa.

Dopo quel poco fasto episodio tornarono tutti a vivere sereni e spensierati come solo gli animali dell'Africa sanno fare, arricchiti inoltre di una nuova saggezza che li guiderà, speriamo, per ancora lunghe vite."


"Fine."

"Fine.

 Wow piccola, mi hai fatto venire i brividi per tutta la lettura, complimenti!"

"Grazie..."













Eccomi di nuovo qui dopo tanto tempo. Lo so, ci ho messo tantissimo a pubblicare questo nuovo capitolo, talmente tanto che vi sarete già stancati di me ma la mia vita si è incasinata talmente tanto con gli esami che ho perso la bussola e non solo quella... X(

Spero ci sia ancora qualcuno che ha voglia di leggermi altrimenti è meglio che mi ritiri... Vi sarei grata se mi faceste sapere cosa pensate della mia storia, se la gradite o meno, perché pubblicare senza il parere del pubblico non è un granché.

Forza ragazzuoli, fatevi sentire!

Detto ciò mi scanso e vi do la buonanotte.

Spero di avere vostre notizie cari miei.

Un saluto, vostra Miss Writer Xp

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo quattro: La foresta rossa ***


Perfectly Mine 4 - La foresta rossa

Perfectly Mine

Capitolo quattro: La foresta rossa



Con ancora il sapore del caffè in bocca e il suo profumo nelle narici mi dirigo nel salone facendo rotta verso il pianoforte. Estraggo lo sgabello dal suo solito posto e vi seggo sopra sollevando il coperchio della tastiera.

Presa da una frenesia inaspettata afferro fogli di spartiti nuovi lasciati nel mobiletto intagliato che si trova alla sinistra del piano e con essi prendo anche una matita.

Sospiro cercando di raccogliere tutta l'adrenalina che scorre quasi feroce nelle mie vene e chiudendo gli occhi la concentro nella mia mente e nel braccio che a breve inizierà a scrivere.

L'ansia che sale imprime una spinta alle mie emozioni che straripano come un fiume in piena dagli argini che le contenevano.

La meccanicità dei gesti svanisce e subentra l'ispirazione. Si zittiscono i rumori tutti intorno a me tranne quello dello scivolare della matita sul pentagramma. Subito la melodia che avevo in testa da un paio di giorni prende forma rivelandosi attraente e ruvida al tempo stesso.

Scrivo e scrivo lasciandomi tutto il resto alle spalle. Penso a Michiru che sta ancora dormendo e ho quasi paura di svegliarla, anche se in realtà non sto suonando. La musica è così chiara in me che sembra suonarsi da sola creando un fragore che è invece inesistente.

Arrivo ad ignorare anche questa constatazione e la sinfonia finisce col farmi del tutto sua schiava.


Un freddo indesiderato si è impossessato delle mie membra da un lasso poco definito di tempo.

Il sonno non mi permette ancora di aprire gli occhi per scoprire la causa di questo gelo e così sono costretta a mitigarlo stringendomi nelle lenzuola. Il gesto scatena in me l'intuire di un indizio quando non sento la resistenza del loro movimento: la parte sinistra del letto è vuota.

Lo appuro, ne prendo atto ma la cosa mi colpisce comunque. Cosa ha spinto Haruka ad alzarsi lasciandomi sola?

Niente sembra farmi trovare una risposta plausibile al mio quesito così presa dallo sconforto combatto contro Morfeo per tornare padrona della mia lucidità per scovare il motivo di questa assenza. Quando sto per spuntarla qualcosa riesce però a rubarmi il primato. Dei passi famigliari si introducono nella stanza seguiti dalla comparsa di un peso che piega il materasso e le doghe sotto di esso.

L'ansia che provavo prima si dà alla latitanza e il mio sguardo contratto si rilassa, liberato da quella morsa insopportabile da una carezza portatasi dallo zigomo alla gota con una delicatezza quasi eterea.

Sento le mie labbra allargarsi in un sorriso e pressoché nello stesso istante un bacio vi si posa dolce come un miele che è stato appena estratto da alte ed esotiche piante di eucalipto.



***



"Cosa vuoi per colazione?"

"Oggi mi sento golosa.. Mi prepari le crêpes alla nutella?"

"Perché no! Anzi, sai che ti dico? Ne preparo un paio anche per me."

"Ok. Nel frattempo vado a fare una doccia così mi sveglio."

"Ehi aspetta! Vieni qui."

"Che c'è?"

"C'è che stamattina non mi hai ancora dato nessun bacio. Non da sveglia almeno."

"Oh... Rimedio subito!"

Figurati se mi rifiuto di fare una cosa del genere!

Le poggio le mani sulle spalle alzandomi sulla punta dei piedi per raggiungere le sue labbra baciandola più volte con movimenti lenti.

Nonostante i miei piedi protestino per il dolore resisto in quella posa ancora per un po' fino a quando Haruka non mi solleva facendomi sedere sull'isola che utilizziamo come tavolo.

"I miei piedi ringraziano."

"Mh, meglio così."

Ridendo mi chiede aiuto per aiutarla a scendere dal tavolo e dirigendosi verso il bagno sbadiglia con la grazia di una dama.

L'ho guardata miliardi di volte da quando ci siamo incontrate eppure l'eleganza che traspare dal suo portamento mi stupisce ancora adesso affascinandomi.

È ipnotica!



***



"Quasi quasi ne mangio un'altra!"

"Fa pure. Io sono già al bis."

"Sono buonissime!"

"Grazie del complimento. Vedo che anche la tua maglietta apprezza..."

"Cosa?"

"C'è una macchiolina proprio al centro della maglia, sulla pancia."

"Oh no! La mia povera maglietta bianca!"

"Tranquilla, non è così grave. Comunque devo dire che la tua mira sta migliorando."

"Mica tanto dato che non l'ho fatta apposta..."

"Allora, che cuciniamo per pranzo?

Meglio iniziare subito così non usciamo troppo tardi."

"Stavo pensando ad una bella insalata di pasta alla marinara. Fredda è comunque molto buona."

"Mi piace! Che ne dici se facciamo anche il tortino di Makoto, quello con lo stracchino?"

"Sì, era spettacolare e poi mi ha anche lasciato la ricetta. È di facile preparazione."

"Ed il menù è servito! Mettiamoci al lavoro."



***



"Ecco, siamo arrivate. Possiamo lasciare la macchina qui

Esci così la ricopro per bene con quei rami."

"Ora ho capito perché ci sono sempre quelle cime di alberi in giro... Ingegnoso!"

"Beh, offrono un ottimo nascondiglio sia dai raggi del sole che dai ficcanaso.

Su prendi la tua roba e appoggiala a terra, che poi la dividiamo."

"Ma che gentile."



***



Prima di metterci in cammino do un ultimo sguardo alla macchina perfettamente coperta dai rami sistemati da Haruka.

Mi allontano un po' per vedere se l'effetto dissimulatore persiste e non sapessi che ce l'abbiamo messa per davvero noi, non direi che proprio che là sotto c'è un grosso fuoristrada.

"Si vede ancora?"

"No, per niente! Hai fatto un ottimo lavoro."

"Modestamente.

Possiamo incamminarci adesso?"

"Andiamo miss modestia."

Mi prende sottobraccio e ci avviamo verso una stradina parecchio stretta lasciata appena libera da un vasto esercito di felci basse e fitte. A guardarle sembra che ci stiano facendo un favore a lasciarci passare.

"Attenta a dove metti i piedi amore. Sotto le felci si nasconde una pianta con fusto strisciante con spine molto aguzze e velenose."

"Va bene... Un'aria un po' minacciosa ce l'hanno."

"Già. Aveva colpito anche il nonno, tant'è che in una favola raccontò di loro come un esercito di protettori di un segretissimo e altrettanto prezioso tesoro custodito proprio in questo luogo."

"Davvero? Non ne ho mai sentito parlare. Ho letto quasi tutte le sue storie eppure non ricordo niente del genere. Questa mi è proprio sfuggita."

"Ti è sfuggita perché non è tra i racconti che mi ha lasciato in eredità.

Vedi, il nonno ha voluto che quella storia in particolare venisse sepolta assieme a lui il giorno dei suoi funerali, per questo non ce l'ho io.

Era in assoluto la sua preferita."

"Scusami Haruka, io non lo immaginavo nemmeno... Perdonami."

"Tranquilla, non devi scusarti. In fondo sono stata io a non avertene mai parlato."

"Stai bene?"

"Sì, tutto ok.

È stato un momento intenso e commovente della mia vita, è stata dura, ma oramai è passato tanto tempo.

Non hai niente di cui preoccuparti."

"Vieni qui.
Fatti abbracciare."

Lascio che un sospiro abbandoni le mie labbra mentre Michiru mi abbraccia.

Chiudo gli occhi e la stringo un po' di più a me perché sento il bisogno di stare tra le sue braccia. Mi cullo nel suo gesto e ringrazio il cielo di non essere più sola e anche se il pensiero del nonno è ancora capace di rattristarmi, ho con me chi mi consola e mi ridona la forza per andare avanti con tutta la serenità del mondo.

Ora che ho lei non c'è più nulla che possa farmi ricadere nel baratro da cui sono miracolosamente uscita.

Con lei accanto non ho più nulla da temere.

"Ti amo."

"Ti amo anche io."

"Su proseguiamo. Non voglio che tu perda lo spettacolo della foresta rossa."



***



Dopo quarantacinque minuti di camminata o poco più si aprono davanti a noi due sentieri sempre controllati a vista da felci che però hanno altezze differenti dalle prime che abbiamo incontrato. Se quelle erano alte una ventina di centimetri queste avranno un'altezza di trenta centimetri.

Guardandole sono praticamente messe in scala crescente.

Chissà se sono state disposte così intenzionalmente...

"Destra o sinistra?"

"A tutta dritta."

"Come???"

"Seguimi."

Lo sprazzo di vegetazione che separa le due stradine pare a prima vista non percorribile, ma un occhio attento o l'esperienza suggeriscono il contrario.

Michiru mi guarda sconcertata tornando a volgere la sua attenzione alle felci che qui arrivano a sfiorare il mezzo metro di altezza.

Le dico di stare tranquilla e di fare ciò che faccio io e con calma ci addentriamo tra questi austeri e determinati guardiani.


Haruka mi prende per mano facendomi camminare lateralmente.

Quando siamo appena dentro la strettoia mi dice di tenere il palmo della mano sinistra all'altezza del fianco per incassare meglio i colpi sferrati dai legumi delle piante che sono intercalate tra le felci che qui sono ancora più alte.

Non so di quali piante si tratti ma i loro frutti si muovono oltre che per il vento, anche per il nostro passaggio.

I miei movimenti non sono affatto fluidi, merito della disposizione assunta da tutte le piante. In una fila si susseguono alternatamente una felce e un albero ignoto ed è così per tutte le file successive.

Haruka mi parla ancora e mi consiglia vivamente di mettere l'altra mano a coprire il viso perché potrei venir colpita anche in questo da caso da frutti che possono raggiungere i trenta centimetri di lunghezza, penzolanti da alberi alti un metro e mezzo o due.

Mi viene quasi da pensare che non siamo le benvenute in questo posto.


Il sibilo del vento mi distrae facendo volteggiare i variamente lunghi frutti della numerosa famiglia di alberi di Cassia Fistula che qui hanno messo radici.

L'aria è ricca del loro profumo molto somigliante a quello della prugna. Io lo trovo troppo dolce ma se venisse aromatizzato con un'essenza al

sarebbe perfetto come bagnoschiuma o shampoo.

La distrazione propria della mia ultima elucubrazione mi è costata lo scontro frontale con un legame piuttosto combattivo e molesto, aggiungerei.

Per fortuna sono abbastanza caparbia da continuare in questo viaggio, seppur incespicando.

Non così in lontananza intravedo l'ultimo ostacolo da superare per giungere nella tanto bramata meta.

Il dolore inizia a farsi sentire ma non mi importa perché ne sarà sicuramente valsa la pena.

Eppoi Makoto avrà un motivo in più per sfottermi stasera a cena...

"Ci siamo quasi Michiru. Dobbiamo superare l'ultima fila e ci ritroveremo davanti a dei massi che assomigliano ai troll di Frozen, solo un po' più possenti.

Dopo di ciò entreremo appieno nella tanto decantata foresta rossa. Non vedo l'ora!"

"Anch'io. Sono così eccitata!"

"Ah, finalmente siamo uscite da quell'inferno di fistula!!"

"Inferno di cosa?"

"Gli alberi. Cassia Fistula."

"Aaaah. Ma sei stata colpita?"

"Sì, fermiamoci un attimo che mi metto un po' di ghiaccio sulla faccia...

Puoi sederti su uno di quei sassi intanto."

"Ok, ne approfitto per bere un po' d'acqua.

Ti fa male?"

"Bruciacchia un po' ma è sopportabile. E poi è colpa mia, mi sono distratta."

"Tontolona!"

"Te lo concedo.

Prima di andare avanti devo controllare una cosa."

"Di che si tratta?"

"Vieni con me."

"Arrivo."

"Vedi quella lente tonda legata a quell'albero dal fusto fine?"

"Sì, quella che sembra rossa."

"Esatto, ora è spenta e in poche parole significa che possiamo andare dall'altra parte senza incontrare gli animali che transitano di tanto in tanto nella foresta."

"Scherzi? Come funziona?"

"In pratica i raggi che toccano il pelo degli animali vengono riflessi da altre lenti che si trovano in basso sulle radici degli alberi e vengono poi mandati verso la lente rossa."

"Wow, è affascinante! Che tipo di animali si spingono fino a qui?"

"Lupi, cervi, volpi e qualche orso, anche se questi ultimi sono più rari."

"Come ma giungono proprio qui?"

"Perché sono ghiotti dei frutti di alcuni degli alberi che crescono lì.

Ora sbrighiamoci, altrimenti si farà tardi e non riuscirai a dipingere il paesaggio."

Annuisco e riprendo in spalla lo zaino contenente colori e pennelli mentre Haruka si preoccupa di portare tele e treppiede.

Do un'ultima occhiata ai massi su ciascuno dei quali è posata una singola felce. Sono cinque e la prima e l'ultima alle estremità somigliano quasi a due guardie impettite che difendono con le loro foglie diritte le tre che si trovano tra di loro; la seconda ha un'aria saggia quanto severa, con le sue fronde dal portamento regale, come quella propria di un re, la quarta invece appare più gentile e bonaria nella compostezza delle sue branche, così come sono le regine. L'ultima, quella in mezzo, date le sue cime spettinate potrebbe essere il discolo principino loro erede.

Che atmosfera fantastica che traspare da questo luogo. Non è stato facile arrivare fino a qui ma so che non mi pentirò di averlo fatto nonostante le difficoltà intrinseche del viaggio che ci ha portate tra questo rigoglio di colori.

"Saluta la famiglia reale."

"È un onore, Reali."

S'inchina come le ho scherzosamente consigliato e io ne resto incantata.

Per quanto detesti il fatto che i genitori l'abbiano tenuta in una gabbia metaforica ma palpabile Michiru ha comunque ricevuto l'educazione degna di una principessa e quando ella la sfoggia non possiamo che rimanere ammutoliti innanzi alla sua sorprendente grazia.

Distolgo il mie pensiero dalle sue azioni ammirandola e non appena supera i massi la sento urlare dall'entusiasmo per la vista che le si prospetta davanti.

Torno in me e la gioia che mi si reca addosso mi fa sentire fiera e felicissima di averla portata qui.

Varco dopo di lei il fiabesco ingresso e il sorriso si accende sul mio volto, illuminandosi di purpureo. È con grande piacere che vi do il benvenuto nella famigerata foresta rossa.

"Oh mio Dio! È fantastico!!

È addirittura meglio di quanto mi aspettassi!

Amore..."

"Benvenuta piccola, oggi è tutta per te!"

"Mi piazzi il treppiede? Voglio cominciare subito a disegnare."

"Certo che sì principessa. Ecco."




Il colore che permea ogni alto e liscio tronco, quello delle foglie ancora attaccate ai rami e di quelle che invece li hanno già abbandonati per raggiungere la terra dalla fine pezzatura, che però assume un aspetto grossolano man mano che si incontra con altra terra, contribuisce a dar fascino ad un paesaggio che risulta quasi surreale.

La sfumatura predominante è una forte e accesa ramatura che assieme ai gialli e agli arancioni delle altre foglie dona l'impressione di essere cinti da un calore che è in grado di cancellare ogni minimo sentore di fatica, stress o malinconia.

Estasi è l'unica parola che può descrivere la legge che qui vige sovrana.

Estasi al guardare ogni singolo filo o ciuffetto d'erba che sprigiona il suo verde che brilla invece di venir coperto dal primeggiante rosso.

Le chiome degli alberi non possono essere scorte dalla mia posizione, posso solo presumerle ricche e garbate. Lo sguardo dovrebbe stentare per osservarle lassù molto in alto.

Le mie iridi tornano sulla tela e ritraggo i cespugli carichi di bacche tondeggianti more e nere; le loro foglie sono scure, i rami chiari e dritti si anastomizzano tra loro.

I sassi grigi bagnati dai raggi del sole di mezzodì sono rugosi, morbidi dove compare qualche striatura di scuro muschio. Se potessi dipingerei perfino il profumo che dimora questo luogo, una fragranza che sa di fresco, di terra buona e pulita e di montagna. Il profumo dell'acqua frusciante che sgorga dalla sua intima sorgente.

I fiori assomiglianti a rose, duri nell'aspetto delle loro spine ma generosi nelle loro tonalità qui tenui e là decise, nella sensazione di vitalità che danno al nostro olfatto che si arrende a cotanta meraviglia.

Ora lo so. Tornerò ancora qui, diventerò figlia di questa landa lussureggiante e seguace di questa magica follia.

Ti appartengo, adesso, mamma foresta rossa.



Alterno il guardo tra i fusti lisci e bruni, quasi rossastri, a Michiru che con gli acquerelli comincia a dare colore al dipinto.

Starei a guardarla per ore mentre libera la sua arte e la lascia correre senza limiti nell'ambiente da lei prescelto con sapienza.

Illumina la penombra, rallegra la monotonia e solleva l'intelletto affrancandolo da una a volte pesante logica.

Lei non crea solo arte, ma vi si trasforma con tutta se stessa. È anche per questo che la amo così tanto.

Torno a me, a quel pezzo di carta sgualcito e finissimo che ha ancora impressa su di sé la sua anziana liscezza e soprattutto, l'odore del nonno.

Quel frammisto di more lamponi e menta che poneva con accuratezza nella sua pipa preferita. Me la ricordo ancora bene quella ciminiera in miniatura... aveva intarsi pregiati raffiguranti una giraffa, un leone e un'acacia tutti fatti d'argento posati su di uno sfondo nero. La accendeva e vi soffiava dentro e gli aromi del bosco uscivano a giocare nella soffitta: << Gli effluvi del bosco vogliono sempre giocare a nascondino con te >> diceva << e se li trovi tu per prima resteranno con te tutto il pomeriggio. Ti insegneranno tante cose buone nipotina mia. >>

Quanta magia mi faceva assaporare!

Dopo questo salto nel passato mi decido ad aprire il foglio rivelando la mappa celata al suo interno, quella che utilizzò nello stendere il racconto dedicato a questa selva. La accarezzo con le dita leggendola tra me e me: il punto di inizio è l'albero al quale sono appoggiata; le altre quattro tappe toccano in sequenza un gruppo di ciuffi d'erba, dei cespugli, dei sassi e dei massi che hanno la forma di uova di pasqua giganti senza incarto indicati sulla mappa con l'ideogramma della parola luce.

Ah nonno, se potessi darmi solo un ultimo piccolo indizio...

"Ruka, ma cosa è quella cosa che luccica addossata a quei massi?"

"Come dici amore? Scusa non ti ho sentita."

"Stavo colorando quei massi laggiù quando ho notato qualcosa che brilla attaccato ad essi. Mentre ne tracciavo i contorni non me ne ero accorta.

Da qui sembra quasi una fibbia."

"Una fibbia?

Anche nel racconto di cui ti ho parlato compariva una fibbia...

Se non sbaglio era il quadro della serratura di un forziere."

"Credi che tuo nonno abbia voluto lasciarti qualcosa? Insomma, potrebbe essere uno dei suoi soliti indovinelli."

"È possibile, e se non fosse stato per te non lo avrei mai scoperto. Grazie Michiru."

"Di niente amore. Su, andiamo a vedere."

"Sì! Prendi l'acqua. Voglio vedere se la fibbia è solo appoggiata o se è la pietra stessa a fungere da forziere."

"Aspetta un attimo però... Se vedi la luce che si riflette sugli intarsi si proietta sul tuo ginocchio. Secondo te è un caso o potrebbe essere quello il punto in cui si trova il tesoro?"

"Hai ragione... Non lo avevo notato. Vado a prendere la paletta, tu intanto segna il punto."

"Ok."

Raggiungo gli zaini abbandonati accanto al treppiede e dal fianco del mio tolgo fuori una piccola zappa che mi permetterà di scavare il terreno molle senza scompaginarlo eccessivamente.

In testa mi indugia un solo pensiero: troverò davvero qualcosa del nonno o come ha prima detto Michiru è solo coreografia?

Devo scoprirlo al più presto.

"Ora comincio a scavare."

"Ok, avvertimi se senti qualcosa."

"Sì, il terreno è duro in questo punto."

"Spala via un po' di terra. Potremmo vedere meglio se c'è qualcosa."

"Buona idea, dammi una mano anche tu così facciamo più in fretta."

La consistenza della terra si tramuta in quella di una superficie piatta e liscia dal colore avorio. Insieme cerchiamo di tirar fuori il proprietario di tale pregiata tonalità.

Chiunque lo abbia sotterrato qui sapeva il fatto suo.

Leviamo via un po' terriccio dai lati del misterioso scrigno e quando finalmente Haruka riesce ad afferrarlo e tirarlo su esso si rivela essere un piccolo cofanetto di legno di eucalipto dal rustico aspetto.

"Non... credo ai miei occh..."

"Amore, cosa c'è?"

"..."

"Ruka parla, non farmi preoccupare."

"È... del nonno..."

"Dici davvero?"

"Sì... è uno dei cofanetti in cui conservava le pipe che smetteva di usare."

Il suo sguardo agitato dà spazio ad un'espressione di gioia pari a quella che vestivano i suoi occhi quando siamo arrivate qui.

È fantastico vederla così raggiante!

"Amore ma è stupendo! Non immagini quanto sono felice per te!"

"È come se fossi tornata bambina e fosse Natale, con la differenza che stavolta ne sono felice!"

"Sei adorabile. Su avanti apri! Sono curiosa di vedere che c'è dentro."

"Subito!"

Sollevo il coperchio mettendo il dito su una piccola fossetta al centro del portapipe riuscendo ad aprirlo con un po' di fatica. Elimino quei pochi granuli marroni rimasti sull'oggetto evitando di sporcarne il contenuto e mi metto seduta per scoprire di che si tratta senza rischiare di ribaltarmi per la sorpresa.

Al suo interno trovo un sacchetto contenente qualcosa, un piccolo foglio di carta e sul fondo un quaderno davvero molto piccolo. Prendo il foglietto e allontano le sue estremità scoprendo il messaggio racchiuso fra le sue ali.

<< Al mio albero nel vento >> recita.

Sapete cosa più mi piace del nonno? La sua incredibile serenità. Nonostante tutto riusciva a sorridere sempre; lui stava bene dentro e fuori. Lo invidio molto per questo.

"Che c'è scritto?"

"Al mio albero nel vento."

"Ha un significato particolare?"

"Sì, è dedicata in me. Il nonno mi diceva sempre che ero come un albero che non si piegava mai, neanche quando il vento era in subbuglio. Mi aveva chiesto di continuare ad esserlo anche dopo che lui se ne sarebbe andato. Non voleva che io rinunciassi alla vita e non l'ho fatto. Mi ha insegnato a vivere a discapito del dolore."

"È un pensiero molto bello. Più che bello, direi."

"È tipico di lui. Era un grand'uomo."

"Come ti senti?"

"La verità? Alla grande!

Certo, mi manca tantissimo ma ,come ho detto prima, lui mi ha insegnato ad andare avanti in ogni caso. Gli devo tutto."

"Lo capisco Ruka. Gli devo molto anche io."

Il modo in cui mi sorride manda KO la mia anima che sussulta silenziosa dentro di me.

La morte di suo nonno è stato l'evento forse più traumatico della sua vita ma resiste ancora trovando la forza per non lasciarsi andare e io sono molto fiera di lei.

I nostri sguardi si incatenano l'uno all'altro così come i nostri risi a fior di labbra.

Le nostre mani fanno altrettanto intrecciandosi fra loro. Rompo il contatto per portarlo sulla sua guancia e cogliendola di sorpresa la bacio; a muovermi il desiderio di premiarla per la sua piccola ma grande vittoria, perché si merita tutta l'euforia, l'entusiasmo e la letizia di questo giorno di festa.

Partecipa un po' in ritardo unendosi a me con le stesse passione e contentezza e insieme ci prepariamo per svelare le ultime due parti del mistero che ha contribuito a rendere questa esperienza ancora più intrigante.

"Allora, che altro c'è dentro?"

"Sei proprio una curiosona eh..."

"Canzona di meno e sbircia di più!"

"Ma sentila... Ti accontento solo perché interessa anche a me."

"Antipatica!"

"Ora apro il sacchetto, sempre se riesco a sciogliere il nodo dei laccetti."

"Tuo nonno aveva cura nel conservare le cose a cui teneva."

"Già, a volte sembrava quasi maniacale ma il talento con cui lo faceva era in grado di farti desistere da ogni tua ipotesi a favore di ciò.

Credo di esserci riuscita."

"Allora? Di che si tratta?"

"Non ho bisogno di molti indizi per rispondere alla tua domanda. Mi basta poco, solo toccarla. È una delle sue pipe."

"Quale? Ne collezionava tantissime e te le ha praticamente lasciate tutte."

"Mi è famigliare ma non ne ho nessuna con questa forma. Tolgo il nastro in cui è avvolta così la controllo meglio."

Alzo il lembo dell'incarto e lo srotolo tenendo attenti gli occhi per ben riconoscere l'oggetto che ho in mano e non appena il primo giro è mollato a terra mi viene un colpo. A impressionarmi è uno degli intarsi che è riportato al centro del collo della pipa dove spunta un'acacia d'argento su sfondo nero; la giro sulla destra dove incrocio una giraffa con le medesime caratteristiche dell'albero e con timore vado ad osservare il lato sinistro sulla posizione opposta: lì v'è invece un leone.

Sono interdetta da ciò che si para davanti alla mia vista quando ho eliminato del tutto l'involucro. Non so se in questo preciso momento sto avendo le allucinazioni o se i miei stessi occhi mi stanno giocando un brutto scherzo...

È davvero la pipa preferita dal nonno o sto sognando? Credetemi, io non lo so.

"Tesoro, tutto bene? Cos'è quella faccia allibita?"

"È la pipa preferita del nonno. Anche questa fu sepolta con lui... Non capisco cosa ci faccia qui."

"Magari ne aveva due uguali e una l'ha comprata apposta per te. Non voleva farti mancare niente di tutto ciò che apprezzava particolarmente."

"Se è così, credo di sapere cosa è racchiuso nel quadernino. Spero vivamente di non starmi illudendo da sola. Sarebbe un brutto colpo."

"Posso darci un'occhiata io se ti fa stare più tranquilla."

"Forse non è una cattiva idea."

"Lascia fare a me allora."

Accolgo il quadernino fra le mie dita. La copertina è di un verde acqua un po' scolorito, segnata dai molti rimaneggiamenti subiti; non reca un titolo su di sé com'è per tutti gli altri quaderni contenenti i suoi scritti.

La sollevo e sull'altra faccia della coperta leggo l'introduzione del racconto. Non capisco ancora cosa turbi Haruka tanto da non riuscire a reggere il quadernetto, a onta delle sue modestissime dimensioni.

Continuo a scorrere le pagine e una figura mi svela il mistero: una felce.

Haruka la vede e ingoia tutta la sua incredulità in una sola volta. Non posso certo negare di essere sorpresa quanto lei, dato che si tratta della storia che suo nonno aveva portato assieme a lui nel suo ultimo eterno viaggio.

"È proprio lei..."

"Sì, è la storia... di questo posto."

"È lei... È... Lei!

Oh mamma, potrei sentirmi male..."

"Amore, calma. Non dire così. Respira.

Respira avanti!"

"Sto bene, è tutto ok. Dicevo di potermi sentir male di gioia.

È qui, qui con me. La storia che ho più desiderato di avere con me è con me.

Il nonno non mi ha mai deluso in tutta la sua vita, nemmeno quando io ero sull'orlo di pensare che potesse succedere.

Nonno, se mi senti: grazie, ti amo!"

Un affanno che non le appartiene la prende donandole sfaccettature che non riconosco in lei e che mi fanno temere il peggio fino a quando non scoppia in una risata di soddisfazione e lacrime.

Si rivolge verso di me e mi salta quasi addosso circondandomi in un abbraccio di pura realizzazione.

Una cosa è certa: adesso sono io a dovermi riprendere da un mezzo infarto...

"Michiru, Michiru, Michiru!!!

Ora posseggo le cose che il nonno riteneva più importanti per la sua serenità!

È magnifico! Assolutamente... Non so nemmeno come definirlo!"

"Mi hai terrorizzata per almeno dieci secondi! Se non fossi felicissima per te ti strozzerei senza tanti complimenti!"

"Scusami amore, ma uno dei miei più grandi sogni è divenuto realtà."

"Lo so amore mio. Per questa volta sorvolo, ma se succede di nuovo le prendi sul serio."

"Ok."


Dopo mezz'ora buona di abbraccio distese sul rossiccio caldo della terra provo a rincorrere delle bianchissime nuvole con la punta del naso all'insù, sperando quasi che la fonte di questo mio infinito gaudio sia lì tra di esse.

Ridendo dentro lo cerco e lo trovo e gli lancio un messaggio che nella sua sensibilità fa tremare di allegria ogni singola foglia e fronda in cui si imbatte.

Grazie di tutto nonno, la tua bambina ora può veramente sentirsi dire realizzata!

"Ti brontola lo stomaco..."

"Ah ah, in effetti ho una certa fame. In fondo è già ora di mangiare.

Sarà meglio pranzare così non facciamo troppo tardi per stasera.

Ho proprio bisogno di riposarmi prima della cena con le ragazze."

"Sì, è stata una mattinata ricolma di emozioni. Anche io sono esausta..."

"Su, mettiti seduta che imbandisco la tovaglia."

"Agli ordini signor maggiordomo!"

"Maggiordomo?"

"Non era esattamente quello che volevo dire..."

"Mi basta sapere questo. Ricomponiamoci e pranziamo."

"Sì, è mooolto meglio..."



***



"Haruka, posso chiederti una cosa?"

"Certo Mina, chiedi pure."

"Che hai fatto al viso? Hai un livido immenso..."

"Ah, io so quel che le è successo!"

"Lei lo sa."

"Illuminaci allora!"

"Le ha prese da una Cassia Fistula particolarmente affettuosa."

"Da cosa le ha prese??"

"Da un albero di Cassia Fistula, quello con le foglie verdi chiare, i fiori a grappolo e gialle e quei legumi che scambi sempre per vaniglia quando ti mando in drogheria."

"Oh, ora ho capito! Wops..."

"Sei sexy quando arrossisci così."

"Dici davvero?"

"Ah ah."

"Ragazze, un po' di contegno.

Liberate i vostri istinti amorosi quando tornerete nella comodità della vostra camera da letto..."

"Oddio, scusaci Michiru..."

"Faremo le brave, promesso!"

"Bene, allora godiamoci il dessert."

"Evviva!!!"

"Sei sempre la solita amore."

"Llmmh!"


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo cinque: Distanze ***


Capitolo cinque: Distanze

Salve ragazzi, prima di tutto vi chiedo scusa per aver saltato la pubblicazione di ottobre. Con il reinizio delle lezioni la mia scrittura ha subito una battuta d'arresto, quindi la stesura è andata a rilento e con non poche difficoltà.

Spero che il capitolo possa piacervi comunque perché ho cercato di fare del mio meglio per farvi leggere qualcosa di decente.

Non voglio annoiarvi oltre per cui passo direttamente al ringraziarvi tutti per il meraviglioso sostegno che mi date. Siete fondamentali per me ragazzi.

Grazie veramente di cuore!

Buona lettura,

vostra Miss Writer










Perfectly Mine

Capitolo cinque: Distanze



Dopo parecchie giornate di pioggia riesco finalmente a godermi qualche desiderato sprazzo di sole mentre sono sdraiata sulla splendida amaca gentilmente piazzata da Rei. La ragazza si è rivelata piena di risorse! Spero solo che Haruka non si offenda dato che voleva farlo lei...

Scaccio via il pensiero della mia cucciola col broncio e alzo il volume delle stereo ascoltando una delle sue ultime composizioni che, assieme al bentrovato ciangottio degli uccelli, mi offre la colonna sonora ideale per una perfetta ora di ozio assoluto.

Potrei addirittura permettermi il lusso di appisolarmi, augurandomi ovviamente che quelle nuvole striate lassù in alto non si accoppino finendo col scaricare giù un nuovo finimondo. Stamattina ho già fatto una bella doccia ristoratrice. Sono a posto così!

Mmh, che bella giornata!”



***



Il turno finirà tra una decina di minuti e, fuochi d'artificio, potrò tornare a casa dalla mia bellissima fidanzata.

Dopo una settimana di lontananza ho davvero bisogno di stringerla tra le braccia.

Haruka, eccomi. Sono pronto a darti il cambio giraffa.”

Ero sul punto di dirti che sono felice di rivederti ma mi hai fatto pentire.”

Ops... scusami sorella!”

Come non detto... Io me ne vado.

Addio porcospino!”

Toh, non le piace la mia nuova acconciatura!

Ti voglio bene!!”

Bravo. A volte dimentico quanto sei scemo.”

Poco importa, tanto me ne sto andando dalla mia donna. Ah, quanto mi manca!

Arrivo alla macchina in un quarto d'ora, salgo a bordo e mettendo in moto spengo lo stereo perché niente mi deve distrarre dal mio viaggio verso casa.

L'auto scivola elegante per i bianchi sentieri della riserva e dopo una relativamente breve corsa il mulino mi saluta ridente. Spengo il motore e scendo e mi inebrio della bellezza di Michiru che con il viso rilassato dal sonno, il décolleté in mostra e il suo corpo da dea mi strega.

Non v'è visione più bella dopo ore, ore e ore di lavoro.



Il profumo della selva viene a stuzzicare le mie narici e so per certo che non proviene da curiosi abeti che hanno deciso di allontanarsi con tanto di chiome e radici dalla loro casa per andare alla scoperta di nuovi posti.

Vieni a salutarmi come si deve o preferisci restare lì imbambolata con le mani in mano?”

Sei così bella che non avevo il coraggio di svegliarti.”

Sento i suoi passi avvicinarsi, la sua figura si china posandomi un bacio sulle guance

e aprendo lentamente gli occhi le sorrido; le accarezzo gli angoli della bocca con la sinistra, la destra è abbandonata a sé sul mio ventre mentre sua sorella si concentra sul mento di lei andando poi sugli zigomi. Lascia questi ultimi solo per seguire la linea della mascella ed avviarsi a trovare i capelli leggermente rasati ai lati e sulla nuca e foltissimi e spettinati a coronarle il capo.

L'unico pensiero ad abitare la mente è:

Mi sei mancata.”

Anche tu piccola. Tanto!”

Baciami.”

Dopo la sua irrefutabile pretesa è come se ascoltassi nell'aria una melancolica melodia suonata al piano, un accozzaglia di note annoiate e in cerca di nuovi stimoli o di nuove esaltanti avventure.

Le nostre labbra si sfiorano appena e quelle note imprimono un ritmo diverso al brano diventando d'un tratto, anche se per piccoli intervalli, più accese e soddisfatte della loro esistenza.

Gli intermezzi creati dal loro accoppiarsi si fanno più duraturi e frequenti man mano che l'effusione va intensificandosi. La distanza tra i nostri corpi si annulla senza nemmeno aver il tempo di protestare e al piano si uniscono scroscianti percussioni che conducono ad una sola strada:

Andiamo in camera. Voglio fare l'amore.”

Mi aggrappo a lei con le gambe e con le braccia accantonando l'instabilità dell'amaca per affidarmi completamente alla presa di Haruka.

Gli scalini vengono mestamente evitati dai suoi piedi che viaggiano invece sulla pedana che ha preso da poco il posto di metà lunghezza dei primi.

La porta si apre leggiadra e senza scricchiolii e il corridoio ci accoglie silenzioso portandoci dritte o quasi alle scale.

Tenta una prova di coraggio e forza spingendosi al piano di sopra nonostante le stia divorando il collo e abbia su di sé il mio peso. Tutto va a buon fine però, e non rimane tempo per preoccuparsi.

Prima che me lo aspetti la mia schiena è adagiata sulla morbidezza del materasso e denudata immediatamente viene denudata di camicia e canotta.

Un morso sul collo mi manda in visibilio seguito da tanti baci che giungono ai miei seni liberati dal top che li preservava. Tali sprazzi di intellettualità vengono spazzati via dalla pazienza pressoché saccente della sua lingua e della sua bocca tutta che si ciba di ciò che offre il mio petto.

Essa si scende sul mio addome esercitando un'esigua pressione e infuocando pelle e sottopelle con il suo fervore.

Via i pantaloni e quel poco che restava e benvenuta alla crescente voglia della sua bocca sulla mia femminilità.

Il mio desiderio è presto detto esaudito dalla sua generosa attenzione capace di mandarmi al tappeto in un batter di ciglio.


Il testimone passa a me perché oramai Michiru non è più in grado di continuare a pensare persa com'è tra gemiti e sussurri di piacere. Al contrario la mia mente è ben lucida e comanda alle mie mani di muoversi nelle sue cosce facendoli salire verso i sui fianchi.

Il suo sapore e il suo odore sono gli unici a poter tentare di fronteggiare e superare i muri della mia coscienza e sono anche gli unici a cui non è consentito fallire.

Il mio spirito si mantiene lento nel compiere le movenze. Non voglio che mi rimproveri per la troppa celerità; preferirei anzi che si lamentasse della travolgente intensità dei miei gesti.

Non credo che ciò possa accadere, ma mai dire mai.

Il mio nome pronunciato in un soffio mia arriva come un montante destro ben assestato. Vacillo per un effimero istante e sfogo tutta la mia bramosia sulla cima del suo piacere portandola vicina all'impazzire.

La fatica è prossima all'impadronirsi di me quando una supplica indeclinabile encomia i miei orecchi.

Haruka, prendimi.”

La sua saturazione per il mio divorarla ha raggiunto il livello perfetto affinché io passi alla mossa successiva ed ecco che due delle mie dita rapiscono la sua intimità con spinte profonde e intense.

Ogni mia azione è perfettamente cadenzata ad un suo singolo sospiro e l'apice perviene a sbarazzarsi delle restrizioni delle sue membra facendole collassare nella pienezza di un orgasmo alquanto pericoloso per le nostre povere lenzuola.



***



Mmh, cos'è questo profumino?”

Ben alzata principessa.

Andando per il bosco ho fatto una bella scorpacciata di frutti di bosco e pensavo di farci una bella crostata, del gelato e dello yogurt.”

Caspita, la tua vena culinaria è parecchio in forma!”

Colpa della fame. Avrò mangiato un chilo di fragoline di bosco.”

Ma quante ne hai raccolto?”

Abbastanza da regalarne una cassa a tutti gli amici.”

Allora, cosa mi prepari per pranzo?”

Non te lo dico. Lo scoprirai da te.”



***



È addirittura più buono di quello del ristorante! È il polpo alla luciana più buono che abbia mai mangiato.”

Oh, ti ringrazio.”

Il polpo è così fragrante, così saporito. Il pomodoro è spettacolare e non copre minimamente il mollusco, anzi lo esalta. Divino!”

Ancora grazie... così mi fai arrossire...”

È vero!! sei più rossa della passata!”

Ehm...”



***



Ripenso alla scena di qualche ora fa e trattengo una risata quando passa davanti ai miei occhi il viso di Haruka tinto di rosso. Era così adorabile!

La guarda ora e la sua espressione è nettamente diversa: esausta e soddisfatta, o perlomeno io la vedo così.

La vista si sposta verso le mie dita e mi compiaccio con loro per esserci impegnate nel recare piacere in tutto quell'attraente corpo che ora giace addormentato tra le lenzuola disordinate.

Rivedo ogni cosa nella mia mente, sentivo la pelle rovente del suo collo, il sapore che si è attaccato sulle mie labbra che sono poi andate dalle parte opposta scendendo nell'incavo dei seni sia carezzandoli con le mani che con piccoli e impalpabile morsi.

Giocare a fare il predatore è molto divertente, a suo tempo.

Afferro un lembo del copriletto leggero per coprirmi dal freddo che ha cominciato a scalare la mia schiena e incrociando le gambe proseguo nel mio ammirarla con in sottofondo il rumore della pioggia battente che ha ripreso a cadere dopo quella che sembrava dover essere una lunga tregua e che tocca il suolo con un suono triste e sconsolato.

Che l'acqua voglia confessarmi qualche segreto scomodo?





Il cadere e lo scivolare della pioggia contro il vetro entra nei miei pensieri come intenzionato a prendere il sopravvento sul resto ma viene subito scalciato in un angolo dall'orgasmo che ha conquistato ogni tappa del mio corpo e che intende mantenere la sua privilegiata posizione ancora per un po', prima di scemare e di andare chissà dove nella mia memoria.

Il velo che mi copre si è fatto quasi inesistente, come se il suo compito di mantenere il calore fosse diventato per esso troppo oneroso.

Mi ricredo quanto sento la stoffa che torna a sfiorarmi e dopo di essa il peso di Michiru si concentra accanto a me, con il suo capo che prende posto sulla mia spalla e il suo braccio destro che si lega al mio mentre l'altro va a coricarsi poco sopra il mio cuore.

Nonostante fuori infuri il tamburellare dell'acqua sulle gocce sue sorelle sono circondata da una piacevole sensazione di rilassatezza che però nasconde in sé qualcosa della fazione opposta: è il vento che mi consiglia con le sue raffiche serpeggianti di non adagiarmi troppo sugli allori. Tutto può sempre cambiare e infatti i miei sensi si riattivano appena in tempo per sentire un bussare disperato alla nostra porta. Presagio di sventura?

Cos'è questo rumore?”

Qualcuno sta bussando alla porta. Sembra Minako.”

Minako?! Vado subito a vedere!”

Mi rivesto e vengo anche io. Tu corri!”

Esco dalla stanza e in maniera tempestiva imbocco la tromba delle scale precipitandomi verso la porta d'ingresso, aprendola con poca delicatezza. Inorridisco davanti ad una Minako che è il ritratto di una disperazione convulsiva che si manifesta tra lacrime e singhiozzi.

Si getta fra le mie braccia blaterando cose al limite del comprensibile, bagnandomi con i suoi capelli zuppi di pioggia e i suoi altrettanto fradici vestiti nel tentativo di spiegarmi cosa le sta succedendo.

Grido ad Haruka di portarmi degli indumenti asciutti e quando me li cede corre in soggiorno ad accendere il fuoco in modo da far scaldare quella povera anima in pena che continua a chiederci aiuto senza riuscire pienamente nel suo intento.

Mina, se parli così non ti capiremo mai. Cerca di prendere fiato e rilassarti un attimo. Su vieni, ti accompagno in bagno così ti spogli di questi abiti e ti fai una bella doccia calda.”

Aspetta, bevi prima questo. Un bicchierone di acqua e miele ti farà bene.”

Le porgo la bevanda tenendola finché la sua presa non si fa decisa, anche se le sono servite entrambe le mani.

Fa un respiro lungo e profondo prima di iniziare a sorseggiare e l'operazione fa rilassare i lineamenti del suo volto, i movimenti del suo petto e quelli del resto del corpo.

Non ho mai visto Minako in queste condizioni ma so per certo che l'episodio scatenante è direttamente o inversamente collegato a Rei.

Sulla mia gola un papillon invisibile e sadico stringe un nodo morto che attizza una scintilla di terrore nel mio battito cardiaco rinvigorendo l'angoscia che poco fa varcava l'uscio della mia mente.

Fai un altro bel respiro e andiamo su. Non puoi restare bagnata nemmeno un attimo di più!”



***



Allora, raccontaci piano cosa è successo.”

Io e Rei eravamo nel bosco delle grotte.

Volevamo passare una serata romantica e ci eravamo organizzate per passare lì due notti e tre giorni. Avevamo preparato un paio di sacchi a pelo, scorte di cibo e acqua, del buon vino e tante altre cose.

La prima notte, ieri, è stata fantastica. C'era il fuoco, ci siamo coccolate come non facevamo da tanto. Tutto era perfetto.

Stamattina quando mi sono svegliata il fuoco era spento e Rei non c'era.

L'ho chiamata e richiamata ma non rispondeva. L'ho cercata ovunque nella grotta ma c'ero solo io così ho provato a cercarla fuori, pensando che fosse uscita per prendere della legna.

Continuavo a gridare il suo nome senza ottenere risposta e mi sono diretta al capanno sul dirupo dove avevamo lasciato la legna e lì in mezzo c'era qualcosa che brillava. Avvicinandomi ho capito che era il suo anello... Non se ne separa mai neanche quando ha paura di rovinarlo.”

Un nuovo singhiozzo spezza il suo racconto e capiamo che Rei è veramente nei guai.

Cerco di mantenere un'apparenza di calma per non debilitare ancora di più la nostra Minako ma non è affatto facile sapendo che la vita del suo grande amore è in serio pericolo.

Signore, ti prego, fa che Rei sia viva.

E poi cosa è accaduto Minako?”

Mi sono sporta un po' tenendomi alla palizzata e ho visto un lembo del giaccone di Rei su quegli spuntoni di roccia e ho capito che è caduta lì dentro... Non so nemmeno se possa essere ancora viva!”

Oh, tesoro! Vieni qui...”

Devo andare subito a cercarla. Voi due rimanete qui, vi voglio al sicuro.

Non appena l'avremo trovata manderò Luc a prendervi.”

Non attendo un minimo cenno di dissenso e scappo via da quella confessione troppo dolorosa che potrebbe minare tutta la mia volontà.

La pioggia cade ancora e ne sento tutta la furia addosso ma non mi lascio scalfire perché tutto ciò che voglio adesso è trovare Rei e salvarla. Se ciò non dovesse accadere Minako sarà liberissima di eliminarmi dalla faccia della terra.



La foga con cui Haruka è corsa via mi spaventa ma posso comprendere cosa le arde dentro e ciò giustifica anche il collerico tono che ha usato prima di sbattere la porta.

Non era infuriata con me e tanto meno non lo è era con Minako. Era semplicemente incazzata con il fato che ha fatto succedere questa nascente tragedia.

Il pianto di quest'ultima riprende fragoroso a sconquassarla dal profondo delle viscere e io non sono in grado di far altro che stringerla forte e accarezzarle la schiena. Non credo di aver mai pregato così tanto nella mia vita.

So che è un momento terribile tesoro, ma dobbiamo reagire. Rei è in buone mani; Haruka non si fermerà davanti a niente pur di salvarla.

Dobbiamo fidarci di lei e ancor di più di Rei. Lo sai anche tu quanto è forte.

Credi che le piacerebbe se ti vedesse così? Si arrabbierebbe molto con te.”

Voglio andare da lei.”

Haruka ci ha detto di rimanere qui per un motivo ben preciso. Diluvia ancora e rischiamo di farci male anche noi. Le saremmo solo d'intralcio.”

Hai ragione...”

Su, smetti di piangere.

Perché non provi a riposare un po'?

Hai bisogno di recuperare le tue forze per quando andremo dalla tua donna.

Ti resterò accanto tutto il tempo, puoi stare tranquilla.”

Restiamo sul divano?”

Certo, si sta così bene vicino al fuoco!

Rilassati adesso.”

Grazie di tutto.”

Figurati splendore.”


Basta poco al sonno per soverchiare le deboli resistenze della mente di Minako che si addormenta dopo appena un quarto d'ora.

Doc, di cui ci eravamo completamente dimenticati a causa del trambusto sbuca dalla porta della cucina, dove sonnecchiava dall'ora di pranza, e viene scodinzolando verso di noi. Sembra quasi intenerito alla vista della biondina tutto pepe ora in condizioni disperate.

Woff.” - abbaia piano.

Tranquillo bello. Andrà tutto bene.”



***



L'acqua scende fitta rendendoci difficile vedere in lontananza e il nostro unico appiglio è il terreno fangoso e allagato.

Chissà se Doc ci sarebbe stato d'aiuto in una situazione come questa... Però è meglio l'averlo lasciato assieme alle ragazze. Non oso immaginare come si sarebbero sentite se fossero rimaste del tutto sole.

Ora devo pensare a Rei però, non posso distrarmi. Devo trovare al più presto una soluzione.

Vago nella mia mente in cerca di un modo veloce per rintracciarla e ciò che trovo sembra troppo surreale per potersi mettere in atto... Peccato che non sia nella posizione di scartare niente.

Non ho altra scelta. Devo chiamare il signor Umareta e chiedergli di mandarmi uno dei suoi lupi. Sono gli unici che possono trovare Rei senza farci perdere ulteriore tempo.

Hit, chiama il signor Okami e richiedigli Basquiat a nome mio.”

Il signore dei lupi? Ma non è solo una leggenda?”

No, è davvero un trovatore. Mio nonno lo chiamò per aiutarlo a ritrovarmi quando una volta, da bambina, mi ero persa nel bosco. Mi ha ritrovata dopo sole due ore. Ci sono due famiglie di rocce che corrispondono alla descrizione di Minako: le Guglie del Re e le Guglie della Regina. Non abbiamo il tempo per andare a tentoni. Dobbiamo trovarle al primo colpo perciò sbrigati a chiamare.”



***



Buon pomeriggio Haruka. È un piacere rivederti.”

Mi perdoni Okami, ma non posso perdermi in convenevoli.”

Comprendo cara. Basquiat è tutto tuo.”

Ciao bello, ho bisogno del tuo aiuto. Devi trovare la proprietaria di questo anello.

È in grave pericolo ed è necessario che la rintracci al più presto.”

Con lo sguardo mi comunica di aver capito, confermandomelo con un cenno del muso e prima che possa alzarmi si allontana verso est. Inizio a correre anche io abbandonando ogni limite in grado di attentare alla riuscita del piano.

Mi dimentico del fango, del diluvio, del mio cuore che sembra perdere battiti ad ogni momento che passa. Mi impongo soltanto di correre il più velocemente possibile.

In breve imbocca una stradina bianca, quella che porta alle Guglie del Re che sono le più aguzze.

Al solo pensiero che Rei si trovi davvero lì la paura mi rincorre con ferocia come se fosse un leone gargoyle venuta do chissà quale inferno.

Un moto di rabbia compete con il terrore e mi scuote facendomi ringhiare contro la nebbia che investo squarciando le fronde di questi poveri arbusti che si trovano sulla mia via, anche se probabilmente sarò io a ferirmi.

Accelero dandomi una spinta in avanti, lasciandomi dietro Hideo che mi urla di non riuscire a seguirmi ma non mi importa.

Basquiat si ferma per consentirmi di raggiungerlo e insieme ci lanciamo verso la scorciatoia che ci condurrà alle guglie. I loro spuntoni cominciano ad intravvedersi fra le cime degli alberi e quando dopo una decina di minuti vi arriviamo davanti l'ululato del mio compagno di viaggio si scontra con la loro imponenza.

Mi precipito sul fianco sinistro delle rocce perché è scoperto per più di tre quarti e la vista del giaccone di Rei impigliato tra gli speroni più alti mi conferma la sua presenza.

Rei, mi senti?”

Ha..ru...ka...”

Sta tranquilla, adesso ti tiriamo fuori di lì.

Hit, chiama la squadra di recupero!”

Subito.

Maynard, qui Hideo. Abbiamo trovato la donna dispersa. Siamo davanti alle guglie del Re, venite prima che potete, passo.”

Qui Maynard, saremo lì tra dieci minuti. Quali sono le condizioni della dispersa? Passo.”

Haruka?”

Rei, sto entrando.”

Fa attenzione!”

Rei, eccomi qui. Senti dolore da qualche parte?”

Credo di avere la spalla sinistra rotta e mi fa male il fianco destro..”

Dannazione, stai sanguinando. L'ambulanza sarà qui a breve, resisti.”

Minako?”

Sta bene. È stata lei a venire a cercarci.

Ora è a casa con Michiru e non vede l'ora di riabbracciarti. L'hai fatta preoccupare sai?”

Mi ha salvata...”

Sì, è stata eroica.”


Maynard, la ragazza pare avere una spalla rotta e una ferita ad un fianco con presenza di sanguinamento. Passo.”

Siamo quasi arrivati. Chiudo.”


Eccola!

Tra poco questa brutta avventura sarà finita tesoro. Rivedrai la tua Mina!”

Passatemi la barella.

Resista signorina, la portiamo in ospedale e ci prenderemo cura di lei.”



***



L'attesa snervante ha già principiato nel minare la mia pazienza accordandosi persino alla mia angoscia assieme a cui si diverte a tirarmi brutti scherzi. Riesco a non cedere solo grazie all'espressione di Minako rilassatasi durante il sonno.

Il suo capo è posato sulle mie gambe e le sue mani stritolano di riflesso la coperta pesante che ho preso per coprirci entrambe. La sua tenerezza non ha eguali, spero che questa serenità, se è davvero esistente, le permetta di riprendersi dallo shock.

Woff!”

Doc, che succede bello?”

Si agita e si avvicina alla porta puntandola come se qualcosa di allarmante stesse per spazzarla via ed ecco che quella quiete tanto desiderata si rivela palesemente apparente. Pochi istanti dopo intuisco anche io la ragione del suo comportamento quando un ululato entra nel mio campo uditivo facendomi sussultare e svegliando di conseguenza Minako

Che succede? Perché ti sei spaventata?”

Come le spiego ciò che sta accadendo se nemmeno io so dare una spiegazione?

Aspetta, ma quello era un ululato?”

A quanto pare sì...” è l'unica cosa logica che riesco a dire.

Cautamente vado verso la finestra coperta da spesse tendine e scorgo esattamente ciò che pensavo: un lupo dal manto grigio sul dorso e bianco su zampe e ventre e una bandana rossa legata attorno al collo se ne sta lì seduto ad una decina di metri dal giardino. Alle sue spalle sbuca poi un uomo con un bastone che si complimenta con l'animale per aver trovato la casa e insieme si avviano poi verso l'uscio.

Cosa vorrà mai quel signore dall'aria distinta accompagnato da un vero lupo?

Oggi le domande per niente ovvie sembrano abbondare, spero proprio che non stiano arrivando ulteriori guai.

Chi è quel signore?”

Non lo so, ma lo scopriremo presto.”



Buongiorno signore, posso aiutarla?”

No, ma potrei essere io ad aiutarla. È lei la signorina Michiru?”

Sì, piacere di conoscerla.”

Piacere tutto mio. Mi manda Haruka; voleva comunicarle che la ragazza è stata ritrovata e che è sana e salva anche se un po' acciaccata.”

Un momento, si riferisce alla mia Rei??”

Lei deve essere la signorina Minako... Sì, parlo della sua fidanzata.

Si trova in ospedale e a breve arriverà il signor Hideo ad accompagnarvi da lei ed Haruka.”

L'hanno trovata! L'hanno ritrovata!!”

Tra le nuove lacrime che rigano le sue gote leggo un velo di sollievo anche se mischiato ancora a qualche residuo della recente afflizione.

La abbraccio cercando di darle tutto il sostegno possibile e ne traggo conforto io stessa sapendo che anche Haruka è tutta intera e soprattutto che è riuscita a trovare Rei prima che fosse troppo tardi.

La parola fine non può ancora porsi nero su bianco però sto già meglio è continuerò a pregare perché tutto si concluda nel migliore dei modi.

Vi ringraziamo di cuore signor...”

Oh, che maleducato! Mi sono scordato di presentarmi! Eeeh, la vecchiaia.

Mi chiamo Okami, comunque. Okami Umareta.

Quello splendore laggiù invece si chiama Baltimore, ed in realtà è lei che dovete ringraziare.”

Possiamo...”

Michi-chan... sei sicura?”

Certo, fate pure tranquille. Ha un carattere molto docile.”

Ciao bellissima! Dobbiamo ringraziarti davvero tanto lo sai?!”

Minako, vinta l'iniziale incertezza, scende le scale asciugando via le lacrime e comincia ad accarezzarle il pelo ringraziandola più o meno un milione di volte, riempendola con una marea di coccole. Menomale che Baltimore sembra gradire!

Beh care ragazze, credo proprio che sia arrivato il momento per me di tornare a casa. Le mie anche non reggono più come una volta.

Forza bella, saluta queste belle fanciulle.”

Ciao Baltimore, spero di vederti presto!”

Grazie ancora bella. Vedi di venirci a trovare quando Rei tornerà a casa.

Voglio che sappia quanto sei stata importante per me in quei brutti momenti.”

Ne sarà onorata signorina Minako. Glielo assicuro.

Arrivederci ragazze.”

Arrivederla signor Okami!

Rientriamo dentro, fa freddino fuori.”

Buona idea...”

Come ti senti?”

Un po' meglio. Pensa quando le racconterò che abbiamo accarezzato un vero lupo!!”

Già, sarà una bella storia da raccontare.”

Sì...

Abbiamo accarezzato un lupo!!”

Ahah, sembra impossibile.”



***



La calma è ritornata nella nostra realtà e si è impadronita anche dell'acquazzone che ha perso la sua alterigia divenendo un'innocua e intonata pioggerella.

Il mio respiro spezza il quieto silenzio, arginato appena dal peso di Michiru che riposa rannicchiata sul mio petto. L'angolo della stanza in cui ci troviamo non è poi così scomodo, dato che sediamo su un bel divanetto rosso.

Dall'altra parte della stanza Rei, sdraiata a letto, carezza la mano di Minako che dorme seduta su una sedia accanto a lei dandoci l'impressione di essere finalmente serena. Che il panico di qualche ora fa sia solo un brutto ricordo?

Speriamo che sia così e che possiamo godere della bentornata calma non smettendo certo di ringraziare il cielo per essere stato magnanimo con noi.



***



Ciao splendore.”

Ciao... Oddio, è già buio!”

Sì, da un bel po' ormai...”

Come 'da un bel po'', che ore sono?”

Le venti e trenta. Dovrebbero portare la cena a momenti.”

Oh no! Amore, scusa! Ti ho lasciata di nuovo sola...”

Sthhh, non fare così! Mi è piaciuto averti accanto mentre dormivi. Mi è mancata tantissimo quando ero laggiù fradicia, dolorante ed infreddolita.

Mi sono maledetta da sola per essermi allontanata da te. Se fossi rimasta lì con te non ti avrei fatta disperare in quella maniera. Perdonami amore.”

Dici sul serio?”

Certo che sì!”

Io pensavo di essere stata io a far ammattire te... Sono stata malissimo tutto il tempo a causa di questi pensieri.”

Amore, mi hai salvato la vita. Spiegami come potrei rimproverarti di qualsiasi cosa.”

Rei...”

No, basta lacrime. Ne hai versate abbastanza oggi.

Vieni qui e abbracciami.”

Mi sei mancata tantissimo!”

Anche tu piccola. Ti amo!”

Ti amo anche io!!”

Salve ragazze, scusate se vi interrompo. Ecco la cena.”

Grazie Makoto.”

Quando avete finito lasciate tutto com'è. Me ne occupo io.

Buon proseguimento.”

Altrettanto Mako-chan. Sei un angelo!”

Figuratevi ragazze.”

Allora, da dove vuoi cominciare?”

Amore, riesco a mangiare anche con l'altra mano. Non voglio che salti la cena.”

Niente discussioni. Credo che mi sia concesso imboccare la mia ragazza dopo che ha avuto una brutta avventura.”

... lo stufato...”

Brava ragazza!”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo sei: Al pomeriggio, una leggenda ***


Perfectly Mine 6

Perfectly Mine

Capitolo sei: Al pomeriggio, una leggenda


Il cielo ha già iniziato a velarsi di nuvole rosate quando ci lasciamo alle spalle la casa di Rei e Minako dopo un'intera serata passata in loro piacevole compagnia.
Michiru si sta addormentando al mio fianco seduta sul lato passeggero e ciò è presagio che il di ritorno sarà silenzioso. Abbasso il volume della radio perché non le dia fastidio e proprio in quel momento “Somewhere Over the Rainbow” magicamente interpretata da Judy Garland bagna la soglia delle nostre menti facendovi ritornare le eccitate disquisizioni di Minako proprio riguardo al Mago di Oz.
Ci ha praticamente raccontato la storia per filo e per segno e devo ammettere che ascoltarla non è stato affatto un dispiacere.
Mentre narrava era evidente la sua formidabile passione per la storia e alla fine era davvero soddisfatta della sua perfetta dizione, e a dire il vero, lo eravamo anche noi.
Mi viene da sorridere, ripensandoci, e non succede solo a me. Infatti un piccolo sbadiglio segue l'incurvarsi delle sue labbra, non riuscendo a sfuggire senza combattere alla barriera fisica imposta dalle dita della mano davanti alla bocca.
Stanca?”
Un po'...”
Puoi dormire se vuoi. Ci vogliono ancora due ore per arrivare a casa.”
Ti dispiace?”
No, figurati. Buon riposo piccola.”
Grazie.”
Si mette più comoda sul sedile e liberando un ultimo cosciente sospiro si lascia andare al sonno.
Prima di tornare a guardare la strada lunga e ombrosa innanzi a me le lancio una fugace occhiata, fissando al meglio la sua immagine affinché mi faccia compagnia per il resto della guida.
La canzone finisce ma la magia resta quando Mr. Armstrong si fa strada nell'aria con la sua “What a Wonderfull World”. Ah, che canzone!
A rompere l'incanto ci pensa un pezzo rock che non è del tutto adatto ad un momento come questo, in cui la tua dolce metà sta dormendo.
Cambio stazione e di nuovo una gradevole melodia invade l'abitacolo facendo ben sperare in una selezione musicale di alto livello.
Mi rilasso al suono di una chitarra quasi nostalgica atta però a celebrare la bellezza della vita al ritmo di “Sing Togheter” dei Train e mi concentro nel guidare me e la mia bella fanciulla al calduccio difronte al nostro rinvigorente camino.


La serata di ieri è passata in maniera tranquilla con una cena leggera a base di spaghetti primavera e mele caramellate che le ragazze ci hanno dato come dessert. Minako non sarà una grande cuoca ma prepara le migliori mele caramellate della città!
Dopo cena abbiamo guardato 'La volpe e la bambina' eccezionale capolavoro di Luc Jacquet. Un film-documentario davvero piacevole, ritratto della Natura nel suo lato più affascinante vissuta attraverso strabilianti immagini dei suoi figli. Fanno da comparse volatili di ogni tipo, volpi protagoniste assolute, ricci, animali boschivi tra cui cervi e lupi. Un tripudio di bestie meravigliose!
Anche la notte è trascorsa serena tra una breve e spensierata lotta con i cuscini e tante coccole fino al giungere liberatorio del sonno che ci ha lasciato solo al cantare del passero questa mattina.
Il clima è mite e bevo il mio caffè all'orzo seduta sugli scalini. Porto lo sguardo tra gli alberi in cerca del grasso signorino che ci ha fatto da sveglia eppure ho la sensazione che si trovi ancora più vicino di ciò che mi aspetto. Distrattamente volto la testa verso la siepe alla mia destra ed eccolo lì nascosto tra le foglie del mirto intento a beccarne con golosità le prelibate bacche.
Ti ho scovato piccoletto! Oh, quant'è carino!!
Dei passi sul vialetto di ghiaia mi invitano a guardare di nuovo davanti a me e la mia soglia di tenerezza viene saturata al massimo: Basquiat, fratello minore di Baltimore, avanza verso di me con tre bellissime rose tra le fauci gentili e lì comprendo che il roseto selvatico che Haruka ha tratto in salvo da una pianta infestante è tornato ai suoi albori rifiorendo egregiamente.
Grazie Basquiat, sei un vero gentiluomo!”
Si avvicina ancora un po' e mi concede di prendere tra le mani i fiori senza però guardarmi negli occhi a causa della sua ingente timidezza. Gli accarezzo il capo per ringraziarlo come si deve e qualcosa scatta in lui riuscendo a calmarlo e facendogli muovere le orecchie prima in avanti e poi indietro.
Prima o poi riuscirò a conquistare la fiducia di questo simpatico timidone.

***



Ehi bellimbusto, non ci starai mica provando con la mia donna, vero?!
Scattante come un felino, all'udire la mia voce si nasconde alle spalle di Michiru, facendo sbucare il muso dal fianco destro di quest'ultima che se la ride e poi sparisce di nuovo dietro di lei.
Ah, lasciala perdere Basquiat. È sempre la solita indelicata...
E io che mi aspettavo un caloroso 'bentornata'...!
Ti è andata male, cara.
Ohi ohi... Dai bello, vieni qui che scherzavo. Facciamo pace?
Ti conviene approfittarnegli sussurro e lui cauto va incontro ad Haruka che toglie fuori dalla tasca un pugno di bacche rosse grandi quanto un importante grappolo d'uva. Basquiat non sembra dispiacersene e in un soffio le divora con gusto annusandole il palmo della mano che scherzosamente le circonda il muso.
Te le sei meritate ghiottone. Allora, pace fatta?
Contento dello spuntino si accuccia, e invece di mantenere la posizione seduta, indietreggia di qualche passo per poi dare una musata di tutto rispetto alla fronte di Haruka che si ritrova a barcollare e a finire con il sedere per terra senza il minimo preavviso. Se è questo che intendono con 'fare la pace', dovrebbero farlo più spesso perché è stata una delle scene più buffe alle quali io abbia mai assistito. Soprattutto questa di adesso in cui Basquiat lecca tutto contento il viso di Haruka mentre lei cerca di fermarlo senza successo... Guai in vista per il nostro amico a quattro zampe?
Tutto ok?
Mmmm... Bava di lupo numerò cinq. Specialità della casa. Non ci riprovare di nuovo perché altrimenti non ti porto più le bacche.
Vado a lavare la faccia.”

La reazione di Basquiat si traduce in un abbaio di assenso dopo che annuisco anch'io al desiderio di ripulirsi dall'affetto fervente del suo ritrovato compare. Poco dopo ricompare al mio fianco sedendosi anche lei sugli scalini.
Ohi, il mio povero didietro!
Ti fa male?
Un po' sì. Diciamo che mi ha colto impreparata.
Sono troppo vecchia per questo tipo di cose.

Disse la ragazza che aveva meno di 30 anni.
Affermò la ragazza che doveva sempre precisare.
Scema.
Allungo un braccio a cingerle la spalla e risponde appoggiando la testa sull'incavo del mio collo. Corono il gesto baciandola sulla fronte e restiamo ferme così per un po' iniziando a discutere del menù previsto per il pranzo. Nonostante sia stanca dalla mattinata di lavoro di cui sono reduce ho comunque voglia di cucinare, quindi penso di sbizzarrirmi un po' ai fornelli.
Consiglio a Michiru di rilassarsi tranquillamente sul divano per godersi qualche momento di ozio al calduccio e inizio ad ideare la sequenza dei piatti che porterò in tavola quest'oggi. Le mie papille fremono per qualcosa di raffinato ma tuttavia semplice e così opto per degli sfiziosi bignè di gamberi, per dei golosi anelli di zucchine e calamari e, dato che la materia prima di ottima qualità non ci manca, preparerò anche degli ottimi spaghetti al riccio.
Sì, mi va proprio a genio questo menù. Mettiamoci al lavoro!



***



Ehi, dato che è una bella giornata che ne dici se andiamo dall'altra parte della trabeazione e iniziamo il puzzle che ci ha regalato Rei.
È un peccato restare chiuse in casa.

Perché no. Quel puzzle mi ispira parecchio!
Già, è stato un dono azzeccatissimo.
Preparati, io intanto vado a controllare se la sopra è asciutto, altrimenti dovremmo cercare un'altra location per la nostra attività.

Ok, però vestiti, sennò rischio di trovarti congelata lassù.
Ottimo suggerimento! Prendi la scatola, ti faccio un cenno tra poco.
Va bene. Non tardare troppo.
La vedo sparire sulla scala agile come non manco mai di scoprire e una volta che non posso più farlo mi dirigo in corridoio verso le buste poggiate sul comodino che Luc ci ha fatto come regalo di Natale anticipato, davvero adorabile! Tolgo quella arancione contenente il nostro nuovissimo e più atteso passatempo. Sembra incredibile ma il mese scorso abbiamo completato tutti i puzzle che avevamo a casa ed io ero un po' disperata per questo.
Sarò strana ma non posso vivere a lungo senza quei piccoli pezzi che una volta ricomposti ti danno una gioia prorompente nei loro colori e nelle storie che raccontano.
Dei sassolini che rimbombano cadendo sul tetto mi avvisano che il nostro programma pomeridiano non verrà sciupato dall'umidità e contenta di ciò mi avvio alla scala con la preziosa tracolla come fidata compagna di viaggio.
La scalata oramai non mi reca problemi, niente più tremori od altri fastidi e in meno di cinque minuti la mia mano destra è raccolta da quella sinistra di Haruka che mi aiuta ad arrivare fino in cima.
Il profumo della cioccolata calda spolverata con un pizzico di cannella mi sorprende, carezzandomi l'olfatto con un occhiolino e cento e più flauti suonati dal vento fanno stormire le foglie degli alberi sotto cui ci troviamo.
Per fortuna non soffia troppo violentemente così che non dobbiamo preoccuparci di dover recuperare pezzi fuggenti dagli abbeveratoi dei cavalli posti più in basso. Sarebbe un trauma troppo grande perdere qualche frammento e ritrovarsi con un vuoto sulla tela... Impensabile!



***



Riesco a malapena a trattenere le risate nel vederla felice come una pasqua, ad applaudire allo scorgere al primo colpo pezzi che combaciano alla perfezione. Non potete immaginare che espressione aveva sul viso quando le ho dato la scatola del puzzle.
Ora capisco perché Rei mi ha consigliato di dargliela una volta tornate a casa; conoscendo Michiru non avrebbe saputo resistere alla tentazione di aprirlo e cominciarlo subito. Devo seriamente ringraziarla come si deve, la prossima volta che ci incontreremo.
Comunque vorrei anche passare dal vecchio giocattolaio nella parte vecchia della città. Ricordo che quando ero bambina e superavo brillantemente i test a scuola, il nonno mi portava lì a scegliere il mio premio. Le schiere di soldatini di legno che vi trovavo erano sconosciuti perfino ai più ghiotti collezionisti. La cura, la manodopera, la fantasia... Nessuno poteva imitare il talento dell'allora giovanissimo garzone.
Sono certa che lì troveremo la prossima e più florida nuova raccolta di immagini mozzafiato da appendere alle pareti e in cui rilegare le nostre aspirazioni e i nostri momenti di relax, quando siamo in cerca dell'ispirazione che stenta ad arrivare.
I miei occhi si riempiono ancora della sua gioia e non posso che aspettarmi che anche questo pomeriggio passi sereno con tutta la pigrizia che desidera, fino a che non arriverà la sera a prendersi il passo da lui ceduto ed allora rientreremo nella nostra dimora a ripararci dal suo freschetto, e continueremo comunque, allo scoppiettare del fuoco, a dipingere questo paesaggio finché non saranno la fame e poi l'assopire del sonno a reclamare a pugno battente la nostra attenzione.



***



Pezzo dopo pezzo la scena impressa sul ventaglio ricomincia a prendere di nuovo forma dopo la pausa di ieri, seducendoci con i suoi toni caldi ma ancora manchevole di una trama che spero si riveli generosa nei nostri confronti.
Il nero predominante che fascia tutto il paesaggio annichilisce la tua resistenza al suo fascino, ti ritrovi semplicemente ad essere la mosca che cerca scampo dalla tela del ragno ma sa già che il suo destino è segnato. L'impensabile è che non temi il suo compimento, anzi, aspetti che avvenga; ne sei succube e non te ne penti neanche all'ultimo.
Il colore emanato dalle nuance arancioni risplende come la luce ambrata di una miriade di lucciole che vagano per la notte. Pulsano come un cuore che battendo da ritmo e armonia a tutto ciò che sta intorno.
Unico legame con il giorno non è il disco luminoso al centro del cielo, di cui non è concesso conoscere la vera natura. Che sia il Sole? O la Luna?
A fare da ponte tra notte e dì è il verde luminoso degli alberi giovani, dell'erba fresca dei cortili e quella brillante delle montagne che circondano le spalle del villaggio. Le vigorose palme sbucano dietro i tetti di paglia delle case e fungono da lampioni che rischiarano la benevola oscurità del posto. Le abitazioni spartane ma vivibili si danno man forte l'un l'altra reggendosi in piedi a vicenda.
Fiammelle ovoidali di verdi foglie fanno da faro agli uccelli che dopo una lunga traversata nell'aria cercano un posto dove riposare. questo pare il compito dei gruppi di Acer Palmatum più giovani, mentre quelli che hanno raggiunto la maturità tra l'estate e l'autunno rimangono lì come mentori, e la loro barba rossa ispira saggezza in tutti coloro che posano lo sguardo sui loro tronchi nodosi.
Due massi o giù di lì sono fonti di illuminazione per i pesci che nuotano nel torrente che garantisce la vita a queste genti d'acqua; persino le staccionate di canna sembrano ammiccare, allegre nel tener d'occhio la sicurezza di animali e persone.
Un laghetto di ninfee luccica in lontananza, rispetto alle staccionate, e a monte di questo una barchetta canta le sue avventure in mare aperto, ma altrettanto da dire ha la capanna posta quasi al centro del villaggio, che si vanta di tutte le prelibatezze contenute al suo interno.
Tutto prende vita in quei piccoli pezzi che lottano ardentemente per raggiungere i propri simili e congiungersi in quell'esistenza dinamica che tanto preme per esplodere.
Quando ci avrà vinte con la sua incrollabile volontà, potremo risvegliarci da quel sogno meraviglioso di cui siamo state partecipi e schiave.




Le brilla un luccicore nelle iridi che fa smuovere l'azzurro che le riempie e so e comprendo che l'incantesimo ha bussato alle porte del suo intelletto d'artista e come un rappresentante gentile, ben vestito e nient affatto invadente entra nel tuo mondo per invitarti a visitare il suo.
In cambio non ti chiede niente perché sornione sa che una volta che tu sarai lì, si sentirà soddisfatto dell'ottimo investimento fatto con te.
Rei la sapeva lunga quando me lo ha regalato. Conosceva perfettamente l'incanto che si cela in quel nero vivo e in tutti i colori che gli fanno da contorno, da cui sembrano spuntare piccole personcine che ti salutano allegramente e cercano di convincerti ad entrare nelle loro case per renderti cosciente della loro affabile ospitalità.
Proprio come racconta la leggenda.
Quale leggenda? Quella de 'Il villaggio che viveva al buio'. Volete che ve la racconti? E sia!

V'era una volta un villaggio. Un villaggio che poteva assomigliare a tutti gli altri, ma che invece aveva più di questi un qualcosa di speciale.

Non era culla di eroi dalla sovrumana forza, ma di eroi della patria come ce ne erano in molti atri paesi. Non era nemmeno luogo di oscure arti magiche, di incantesimi intricati, di feroci fiere assetate di sangue né di figli di dei pronti a combatterle, come narrano antiche leggende straniere.

In quel tempo intrecci di questo genere erano le fiabe che venivano lette ai bambini quando il tempo era cattivo e non potevano giocare fuori.

Non v'erano nemmeno cavalieri, draghi e quant'altro, se non nei libri attraverso cui veniva insegnata agli abitanti la finezza della lingua. Ma allora cos'ha di così prezioso questo luogo che sembra comune a tanti altri?

E dunque ditemi, avete mai sentito voi parlare di un posto in cui la notte non abbandona mai il cielo? E no! Non mi riferisco ai lontani paesi del nord ove il sole tace per ben sei mesi...

Volete che mi sbarazzi di questi indovinelli e prosegua con la storia?

Vi comprendo e sono d'accordo con voi.

Questo villaggio dalle usuali parvenze aveva, e chi ci dice che sia ancora così o meno, una particolarità che batteva tutte quelle immaginabili: l'oscurità non lasciava spazio alla luce nemmeno di giorno. Era per questo che col correre del tempo venne chiamato il ''villaggio che viveva al buio''.

Mai fu banale quanto esauriente tale appellativo, perché dopotutto dare spiegazioni ad un fenomeno del genere era assai arduo.

Quelli che s'imbattevano nella leggenda del posto rimanevano talmente stupefatti da questa sua peculiarità che quando raccontavano il tutto a amici e parenti, ogni volta che li si chiedeva qualche curiosità in più al riguardo diventavano di colpo balbuzienti.

Il disco infuocato incastonato nell'alto manto nero brillava con tutte le sue forze circoscrivendo nient'altro che la sua stessa area circolare.

Di qui l'incomprensibilità della sua natura. Era il sole, oppure la luna?

Ai vecchi saggi ciò non importava, forse perché in cuor loro conoscevano già la soluzione all'enigma, quindi non si preoccupavano come facevano gli studiosi stranieri che non concepivano come si potesse vivere senza la luce dei raggi solari.

Si infervoravano così tanto che quando non riuscivano a fugare il mistero con la loro logica scientifica si accanivano contro le pagine segnate dal tempo dicendo che erano sicuramente state scritte da qualche pazzo visionario che aveva fumato qualche erba allucinogena di troppo. Fortunatamente nessuno di loro era mai riuscito ad abbattere l'animo mite degli abitanti. Costoro infatti ringraziavano la sorte per aver dato loro virtù, saggezza, benessere e tanta tanta serenità.

Altra rarità che infatti era insolita in questa gente era il loro incredibile buon umore. Ma ora torniamo alla precedente questione.

Sì, all'interpretazione dell'astro che donava la vita a queste allegrissime persone e a tutte le forme di vita esistenti in quell'ameno angolo di terra.

Se non sbaglio ho menzionato qualche riga fa il fatto che la popolazione conosceva la sua veritiera essenza, ebbene la verità era che esso non era la stella del giorno o quella della luna. Era entrambi.

Avete letto bene! La sorgente di vita in quel cielo sereno era l'incontro dei due pianeti solare e lunare; un abbraccio antico di secoli in cui s'annullava la guerra tra la notte e il dì, capace di far trasognare quiete ed abbondanza per tutti quelli che nell'animo erano proprio come i due soldati in tregua per quella battaglia che mai più sarebbe ricominciata.

Da questa tesi hanno tratto la loro forza senza perdersi in elucubrazioni che col tempo sarebbero finite a rappresentare il semplice sfizio di chi le avrebbe riscoperte. Avrebbero anche potuto diventare diletto di fini intelletti e avere uno scopo didattico, ma ciò oltre ad essere per loro motivo di orgoglio non significava niente di più né niente di meno.

Quelle brave persone si limitavano a vivere bene ringraziando profondamente la Natura per tutte le ricchezze che aveva dato loro.

Tutti noi dovremmo comportarci così, ma questo non è argomento della narrazione, per cui proseguiamo.

In quel delle capanne di paglia e legno di palme troppo alte per sopravvivere quelle sagge ed indigene anime si dedicavano con venerazione all'agricoltura, alla pastorizia e al commercio dei beni che essi producevano con tanto talento e dedizione.

Riso, lane, cereali, farina, pane, legni pregiati, uova, ortaggi di tutti i tipi e una frutta talmente succosa da dissetare i più sfiniti viandanti e non importava che avessero due o quattro zampe.

Tutto ciò nasceva cresceva e maturava tra le loro mani sapienti e viaggiava per tutte le coltri vicine spandendo in lungo e in largo la fama non depredante di questa bucolica località.

La risaia presso il fiumicello che passava per di là era la più florida della contrada e dava un riso nero come la pece e di un sapore così inebriante che lo si mangiava almeno una volta al giorno, anche come merenda per i più piccoli se accompagnato da una salsa ottenuta dai tanto rinomati frutti.

Le verdure erano fragranti anche da appena colte e si lessavano solo se l'aria cominciava a rinfrescarsi un po' troppo, cosa che non accadeva poi così spesso.

Dalle uova uscivan fuori miliardi di frittate di tutti i gusti, insaporite ora con i prodotti dell'orto, pomodori, zucchine, insalate, cipolle e tante altre cose stuzzicanti, e ora con i prodotti della pesca che forse ho tralasciato di dire che era assai ben sviluppata. Gamberetti di fiume, piccoli ma decisamente gustosi, e tanti altri pesciolini tipici di quella zona. Tutti sanissimi e saporiti!

Se con tutte queste leccornie si imbottiva il pane poi che godimento! Croccante fuori e morbido e gustoso dentro. Una meraviglia!

Di alta qualità erano anche i legnami ricavati dagli aceri e dalle palme che crescevano con vigore in quella terra generosa di nutrimento, acqua e luce.

Con essi costruivano le loro capanne che, seppur modeste, resistevano all'abbondante pioggia che cadeva senza procurar troppe cure.

Anche se i tetti delle abitazioni erano ricoperti di paglia, la trabeazione di acero che si trovava sotto questi era molto resistente e attraverso ingegnosi sistemi di tubi ai quattro angoli del sottotetto consentivano di raccogliere l'acqua piovana in larghi vasconi che si trovavano riparati dietro le case.

Con metà di quell'acqua si facevano il bagno e con l'altra si cucinava. Naturalmente la dividevano in grossi recipienti di pietra per ripartirla in modo equo alle due diverse attività. Erano un popolo molto preciso e ci tenevano parecchio all'igiene e alla pulizia, quantunque si possa pensare il contrario data la antica collocazione nella storia.

C'era pure quella del fiume, ovvio, ma loro sapevano quanto fosse importante rispettare quel pacato signore che scorreva tra le loro rive e che dava loro tutto ciò che una tribù di pescatori e mastri mondariso potesse desiderare.

Proprio brava gente queste persone.

Altra loro specialità manifatturiera era lana che ricavavano da lama e alpaca, i loro animali da gregge.

Tra i veri intenditori era proprio considerato un lusso possedere le pelli di questi animali che messe assieme davano un discreto riparo dal freddo dell'inverno.

Non c'è che dire, questi individui sapevan dare il meglio di sé in tutto ciò che facevano.

Non possiamo negare il fatto che dovremmo prendere esempio da loro.

Vivevano al buio giorno e notte e non c'era comunque traccia di tristezza sotto quelle alte montagne. Tutti si chiedono ancora come potesse essere così. Come potevan non cadere vittima della depressione nera al non vedere mai la luce così come l'hanno conosciuta e la conosceranno altri?

Vecchie erano le cronache in cui si leggeva che per loro non era così faticoso, come lo era per i stranieri, vivere nella terra dove hanno sempre vissuto e che sempre hanno conosciuto in quel modo.

Non conoscevano la luce del sole al mattino o quella della luna alla sera tarda, se non per mezzo dei libri che insegnavano loro nuovi retroscena di sapienza, fantasia e sogno. Non se ne preoccupavano nemmeno perché apprezzavano saggiamente e con gratitudine ogni minima briciola di pane e salute che le loro vite incontravano.

A segnalare l'alba erano gli uccellini che si sapeva cantassero quando l'aria andava rinfrescandosi e che significava che una nuova giornata doveva avere inizio.

Il mezzogiorno era annunziato dalle serpi che correvano a prendere riparo sotto ai sassi, e l'ora di pranzo arrivava quando questi esseri striscianti s'infilavano di corsa nel folto della foresta perché nemmeno le pietre riuscivano a parare la calura dell'alto astro.

Prima di arrivare al momento del pasto, nelle otto ore frapposte al risveglio, si faceva un bagno nei vasconi dentro le case e poi una bella colazione con latte e croste di pane spalmate di frutta. S'andava dal maestro a imparare a leggere e scrivere e i grandi dai venticinque in su andavano a lavorare la terra, il bestiame e il legno. Per i piccoli a metà mattinata era prevista una pausa per uno spuntino e una corsa per sgranchire le gambe agili di quei pischelli, e poi si tornava a contare i ranocchi nel laghetto delle ninfee; si leggeva l'alfabeto per tre volte e si mettevano insieme le parole che più piacevano per raccontare le brevi storielle che quelle piccole e ingegnose menti partorivano tra risate e spensieratezza.

Un pisolino di mezz'ora dopo pranzo e poi liberi di giocare o raggiungere i fratelli maggiori e i padri ai campi o nelle piccole botteghe a raccontar loro cos'avevano imparato.

Si lavorava finché ''l'uccello della sera'', il grillo, cantava l'avvicinarsi del calar della luce del disco astrale. Si ritiravano gli strumenti del mestiere dentro le botteghe o in piccole casette di legno poste al limitare di campi e pascoli.

Dopo la gran fatica e prima di rientrare a casa ci si lavava per bene nelle vasche che separavano i luoghi di lavoro dalle abitazioni. Anche dentro di esse vi era acqua piovana e i lavoratori avevano anche a disposizione una tavoletta di sapone fatto da erbe profumate e la cui ricetta era tenuta segretissima. Che fossero sotto sotto alchimisti anche loro?

Arrivati alle loro dimore si lavavano di nuovo in docce di legno al centro tra i vasconi e poi entravano lindi e puliti, pronti per cucinare la cena.

Ci pensavano gli uomini alla sera, a sfamare le loro famiglie.

Ai bambini spettava il compito di raccogliere tutti gli ingredienti necessari dalle dispense che avevano in casa o in quella grande al centro del villaggio.

Qui si pagava un piccolo pedaggio, ovvero restituire la medesima somma di provviste prese dopo una settimana in modo da non consumare le scorte.

L'ultimo pasto del giorno era a base di pesce e quindi i più piccoli erano anche incaricati di andare a pescare.

Dato che questo avveniva intorno alle sette di 'sera' non c'era nessun problema. Si aveva un'ora a disposizione e quei piccoletti, abituati a procurarsi tutto l'occorrente da quando avevano quattro anni, ci impiegavano giusto una mezz'ora.

Chi non era addetto alla cacciagione si premurava di raccogliere la frutta dagli alberi. Vi erano ciliegi, pesche, nespole, pere, mandarini e all'inizio della foresta dietro agli alloggi si trovavano anche cespugli ricolmi di bacche deliziose che trattate con pestello diventavano creme da spalmare sul pane che, oltre che da colazione o merenda costituivano il dessert, premio di chi si era impegnato al massimo.

Pensate che qualcuno rimanesse a digiuno di quella piccola ricompensa?

Capitava a volte, se magari un bimbo non faceva esattamente tutto ciò che doveva, ma non era una punizione così tremenda. L'indomani, infatti, questi s'impegnava a recuperare ciò che aveva lasciato indietro.

Tornando alla cena, alle sette e trenta si iniziava a preparare ogni cosa, dalla pulitura del pesce da pelle (se necessario o a discrezione del cuoco) e lisca, alla cottura che avveniva direttamente su un piccolo fuoco nei fornetti di pietra poco fuori l'uscio.

Si faceva anche un abbondante insalata e se proprio se ne aveva voglia, si preparava una media razione di riso. È risaputo quanto ne fossero ghiotti...

Le verdure venivano cotte in pentole piatte e molto capienti che fungevano anche da vassoio. Venivano mischiate al riso o al pesce ancora calde calde e rifocillavano tutti i commensali lasciandoli pienamente soddisfatti del pasto.

Per cenare non c'erano tavoli e sedie come accade da noi, ma era presente un tavolino su cui si mettevano tutte le pietanze. Era molto grande e alto una trentina di centimetri; ci si sedeva intorno su quadrati di tela fissati al pavimento su cui si poggiavano dei cuscini piatti.

A turno, se si sporcava, una persona a metà refezione prendeva una scopa e una paletta e raccoglieva il tutto portandolo agli animali che in quel momento si trovassero nelle vicinanze degli steccati.

Finito di mangiare e riordinare la cucina si usciva fuori una mezz'oretta ad assaporare l'aria frescolina della sera; i più anziani raccoglievano fasci di steli di giunco che davano ai giovani per costruire le persiane delle finestre. Con alcuni ci facevano dei fischietti lunghi che somigliavano a flauti.

Vi uscivano delle melodie così simpatiche che mettevano allegria e facevano fare sonni tranquilli a tutti quanti. Sembravano quelle del pifferaio magico.

Si rientrava nelle dimore dopo aver fatto rincasare anche gli animali nelle stalle dietro alle abitazioni e prima della folta vegetazione della foresta.

Queste erano semplici ripari con una porta scorrevole che proteggeva le greggi di cinque tra alpaca e lama ciascuno. C'erano delle finestre piccole che la notte, se pioveva, venivano chiuse dall'esterno con dei bastoni molto lunghi sporgendosi dalla finestra adiacente della casa.

Erano leggermente più larghe di queste per consentire al bestiame di star comodo e non troppo impaccato. La loro dieta consisteva di erba fresca e fieno, che durante l'inverno diveniva il loro pasto principale. Ogni tanto si poteva dar loro una manciata di cereali, senza abusarne però, perché avrebbe causato loro problemi alla ruminazione!

Una volta svolte tutte queste mansioni si leggeva qualcosa per mezz'oretta e quando i gufi iniziavano a cantare annunciando l'arrivo delle ore del sonno, si stendevano le stuoie agganciate per un'estremità al muro, contro cui si tenevano arrotolate, si piazzava sopra di queste una coperta per renderle più morbide e se ne sistemava una sopra la propria persona in caso di freschetto.

A fare loro da sveglia l'indomani erano i passeri che cinguettando raggiungevano le cime degli alberi per adempiere al loro ruolo di teneri portatori di nuove e riposate giornate.

Le stagioni in questo luogo avevano la capacità di essere miti e al contempo generose.

Gli autunni che erano carichi di acqua erano la stagione della pioggia per eccellenza. Portavano acqua per dissetare tutti i campi, gli animali e le anime che li lavoravano e abitavano.

Ingrossavano il fiumicello trasportando lontano la purezza delle sue vene che giungevano nelle vallate vicine compensando la penuria che vi vigeva.

Gli inverni erano rigidi, anche se non troppo, e ripulivano i terreni dalle impurità proprio come facevano con l'aria ingombrata dalla calura estiva.

Era la stagione delle neve non abbondante che risanava il suolo bruciando i parassiti e rinvigorendolo.

La primavera che giungeva dopo di esso era una vera e propria rinascita. Le foglie cadute nel periodo precedente concimavano le loro antiche patrie, sparendo sotto la terra e sacrificandosi per la causa più giusta di tutte: la vita.

Ogni fiore conservava la forza vitale proveniente dalle sue origini e la sfoggiava con leggiadria e sana prepotenza nella sapienza delle sue foglie, nello splendore dei suoi colori. Così era per gli alberi che in ogni loro nodo si leggeva vigore e resistenza.

Il calore di questa stagione si faceva più forte al giungere dell'estate che bruciava le erbacce scacciandole via in malo modo. Portava un tepore che non era asfissiante per cui non intaccava il correre del torrente che regalava frescura durante le afose 'mattinate'.

Ombra tonificante era data dall'imboccatura della foresta di pini a dieci metri dal retro del villaggio, ove tutti si rifugiavano nelle ore più calde.

Credo d'avervi raccontato tutto, cari amici miei. Prima di salutarvi però vorrei condividere con voi un'ultima.. Sapete come pioveva in questo strano posto?

All'incontrario! No, non siete pazzi. Le goccioline si levavano da terra come fulmini e solo dopo essere schizzate abbastanza in alto da sforacchiare le nuvole tornavano giù per terra..

Adesso vi ho detto davvero tutto, signori, quindi... Arrivederci!”



Abbiamo già fatto un quarto del puzzle ma Haruka non ha fiatato nemmeno un attimo... È come se si fosse persa nei suoi stessi pensieri.

Chissà quale sarà la causa di quella sua strana concentrazione...

Amore, tutto ok?”

Le sue parole mi destano a qualche istante dalla fine del racconto e solo ora comprendo che sono stata distante dal resto del mondo per lunghi attimi.

Spero sia clemente e non mi chieda di raccontarle tutto...

Sì, tutto a posto. Ero solo sovrappensiero.”

E a che pensavi?”

Diciamo che è un pensiero un po' troppo lungo per una facile narrazione...”

Ummmh... e sarò abbastanza fortunata da udirlo, prima o poi?”

Magari sì... quando sarai un po' più grande...!”



Salve a tutti ragazzi, so di aver tardato molto anche stavolta, ma spero comunque che possiate apprezzare questo nuovo capitolo perché durante la lavorazione mi ci sono affezzionata molto ^^.
Ho quasi pronto anche il capitolo successivo per cui non dovrete aspettare eccessivamente per leggerlo. Spero di non farvi dannare troppo d'ora in poi, dato che sto seguendo un nuovo regime di scrittura. Come sempre spero di avervi soddisfatto abbastanza anche stavolta.
Ora vi lascio ché la giornata piena di lezioni sta iniziando a farsi sentire.
Ringrazio in anticipo tutti quelli che leggeranno e recensiranno, un bacio a tutti voi!
Buonanotte ragazzi

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo sette: Intelligit Quid Habes ***


Perfectly Mine

Capitolo sette: Intelligit Quid Habes



Verdi fili d'erba fanno filtrare il mio sguardo attraverso le loro fini e appuntite sbarre, lasciandogli comunque l'opportunità di rincorrere la luce e finir preda di quei giochi che ti fanno quasi girare la testa.

Una pioggerella fine e copiosa ha già iniziato a scendere da un po' creando disegni geometrici tra gli steli e le foglie dei fiori più avanti. Le ragnatele brillano di gocce somiglianti a gemme rare e preziose che ti concedono di guardarle con bramosia finché il loro precipitare non cesserà coll'allontanarsi delle nuvole. Solo allora riconoscerai quando potessero essere realmente rare, e ti ritroverai quasi dispiaciuto per non averle fissate ancora un po'.

Il tamburellare sordo di queste lacrime fresche ma non amare sul suolo riempie l'udito con il suo ritmo lento, spezzato solo dai miei respiri che traspaiono dall'alzarsi e l'abbassarsi del mio petto senza produrre veramente rumore.

L'unica ciocca sfuggita dal cappuccio gronda da ogni fibra gocciolando sulla mia fronte imperlata, eppure non mi arreca fastidio.

La mia schiena è ancora calda grazie al contatto con la terra, proprio come le mie nocche premute dalla mia testa, in una posizione del tutto rilassante. Le altre dita accarezzano l'erba bagnata e fragrante per non perdere nemmeno un frammento di quella vicinanza con la natura in una delle sue più intime rappresentazioni.

Il profumo della lavanda proveniente da qualche campo più in là cattura il mio olfatto rapendolo in una danza tagliente e accattivante, quasi come se volesse farmi uscire i polmoni dal petto per far provare loro cosa si prova a gustare dal di fuori ciò che è in grado di offrire.

Non ci sono orari, impegni o cure che tengano in questi momenti; né responsabilità o fretta che ti possano far scomodare per tornare nel caos della quotidianità e rinunciare a quegli attimi che sono dedicati esclusivamente a te e al tuo posto del mondo. Esatto, perché anche TU lo abiti!

Smetti di pensare per qualche istante, prenditi il tempo che vuoi. Fermati, non muoverti o se preferisci agita il piede come tanto ti piace fare perché ti fa scaricare la tensione. Siediti o sdraiati, corri o urla, ma non mettere da parte quella fetta di vita che ti regali ogni volta ogni tanto, perché tutto il resto non scapperà per il fatto che sei tu a muovere il resto.

Sì parsimonioso con questo tempo, non abusarne ma neanche ignoralo. Ti fa capire a che punto sei arrivato, se vuoi continuare o sei vuoi cambiare. Amministralo per il meglio e vedrai che anche ciò che vien dopo sarà migliore.

Il sapore della vita sarà più buono e tornare fra le cose e dalle persone che ami diverrà il più bel regalo che abbiate mai ricevuto.




Il cellulare di Haruka squilla a vuoto già da un paio di volte e non posso non pensare che, dato il tempo che sta dando ciò che aveva promesso, si sia fermata da qualche parte in giro nella riserva per bearsi della sua freschezza.

Proprio come faceva quando era bambina, rivivendosi nei suoi racconti.

Spero solo che non si bagni troppo e non si prenda il raffreddore a furia di stare sdraiata tra distese di erba fradicia.

Ammetto che la pioggia piace molto anche a me, ma preferisco guardarla dall'interno, al riparo dal freddo. Mi piace ascoltare la musica che suona battendo sul vetro, sulle grondaie e sul legno.

Se sposto l'orecchio verso l'addentrarsi della foresta posso sentirne il rumore diverso che si incastra tra gli aghi dei pini e perfino il ricadere delle gocce sulle vene del fiume che scorre zampillante verso la foce.

Lì è più fitta e più musicale; i suoi bassi si librano nell'aria come lontani tamburi propiziatori.

Sul nostro ciliegio invece, mostra il suo lato più spietato, abbattendo come fuscelli i suoi petali estremamente delicati, funestandoli anche una volta che sono a terra.

Ancora penso a lei, là fuori da qualche parte esposta alle intemperie e mi vien da ridere al riguardo... Questa sua parte capricciosa e ribelle mi intenerisce perché è come se la rivedessi bambina nei suoi momenti più spensierati. Mi immagino lì insieme a lei, munita di ombrellino verde acqua e tuta, sia per l'intenzione di non sporcare alcuno dei miei bei vestitini (solo per evitare le urla e le movenze sbraitanti di mia madre, e non perché sarei morta per qualche macchia di fango qua e là), sia per non perdere tempo a inseguirla cercando di starle dietro. Gli stivaletti comprati apposta per l'occasione e ci vedo mano nella mano ad affrontare insieme un'infanzia meno difficile.

Quel che è stato è stato però, e non sprecherò mai un minuto a guardarmi in dietro per soffrire; ciò che è fatto è fatto ma quel che sarà può prendere una piega diversa a seconda delle nostre disposizioni naturali e personali.

E pure dei nostri desideri, se ci impegniamo a fondo.

Non conosco la ragione dello scaturire di queste parole... Sarà il clima, ciò che vi si raccoglie attorno e che viene condensato nella nebbia scaltra e bassa, ma ora non posso né voglio preoccuparmene. Dato che una scintilla lucente si fa strada lungo il sentiero che porta dritto a me.

La mia metà lontana si avvicina e devo fare in modo che il suo ritorno sia accolto nel migliore dei modi. Tutto dovrà essere perfetto perché si ricordi che quello verso cui torna è ciò di cui ha più bisogno.



***



Brrh, che freddo...”

Guarda chi si rivede!”

Scusa per il ritardo amore. Ho cominciato a scattare qualche foto e poi mi sono abbandonata ad un paio di orette di ozio, solo che mi son lasciata prendere la mano...”

Oh, me ne sono accorta!”

Sei arrabbiata con me?”

No, però adesso fili di sopra e ti fai un bel bagno bollente. L'acqua è già pronta.”

Ti adoro piccola! Se non ti dovessi già sposare ti sposerei!”

Ehm... sì...”

Deve aver imbarcato troppa acqua...

Forse è meglio che vada a controllare come sta. Sicuramente allo spuntar della sera le verrà un febbrone da cavallo.

Non che mi dispiacerebbe prendermi cura di lei, anzi!

Ruka, tutto a posto?”

Aah, sì, tutto ok. Solo qualche dolorino qua e là ma ne è valsa la pena.”

Si stava bene lì fuori, eh?”

Una meraviglia! Era da tanto che non mi sentivo così libera ed integrata nella natura. Mi ha fatto bene anche se la probabilità di beccarmi un bel raffreddore è alta.”

Di ciò non hai di che preoccuparti. Ci sarò qui io a badare a te. Non ti lascio sola, mia cara.”

Buon per me. Perché non vieni a farmi compagnia prima che l'acqua diventi troppo fredda...”

Hmm, non mi sembra una cattiva idea!”

Che sia il caldo del vapore o il modo seducente con cui Michiru si spoglia a farmi salire la temperatura poco importa.

Ci pensa il contatto con il suo corpo ad ammansirmi e a farmi pensare al presente a discapito di passato e futuro... Ci penseremo più tardi!



***



I soba con il minestrone... Non è una ricetta elaborata ma ci stanno divinamente insieme! Ci volevano proprio con tutto il freddo che ho preso.”

Volevo prepararti un bello stufato ma dato il cattivo tempo non sono riuscita a procurarmi tutti gli ingredienti. Sono contenta che ti siano piaciuti comunque.”

Oh, sì. Erano ottimi! Ed è per questo che ora tu te ne vai vicino al fuoco, sotto la tua bella coperta sul divano, e lasci fare tutto a me in cucina.”

Se insisti...”

Mattacchiona! Quasi quasi non mi lasciavi finire la frase.”

Suonava così bene che ho colto l'occasione al volo!”

Va, prima che cambi idea...”

Sissignora!”



Mi metto con calma a rassettare la cucina mentre la mia bella ragazza si è accoccolata fra i grandi e morbidi cuscini del nuovo divano.

Dal televisore brillante giungono i suoni di un ambiente quasi amazzonico, proveniente da uno degli ennesimi documentari di cui non perde nemmeno mezzo secondo.

Rinunciare ai cartoni animati non è stato poi così doloroso, se sono comunque riuscita a soddisfare la mia metà.

Certo, la Pantera Rosa mi mancherà nelle noiose mattine in cui non potrò lavorare, però in quelle buone potrò godermele nella minuscola tv delle baracche della riserva. Giusto in quei momenti in cui hai bisogno di staccare la spina e non pensare ad altro. Al compito di portare altrove la tua concentrazione adempirà l'oritteropo intento a cacciare la formica, o almeno a provarci.

Con questi pensieri mi ritrovo a dover mettere già i piatti in lavastoviglie, pronti per subire un bel lavaggio.

Posso andare a godermi le coccole di quella bella moretta laggiù, sempre non preferisce qualche adorabile cucciolo di qualcosa a me.

Non mi resta che scoprirlo...




Amore, ho visto le previsioni e dice che verrà giù il diluvio anche per i prossimi tre giorni... Devi proprio andare a lavorare questa settimana?”

Sì piccola. Devo far sì che tutti gli animali siano al sicuro nei loro habitat coperti.

Non posso lasciarli fuori. Sarebbe una perdita enorme e non voglio mandare all'aria tutto il lavoro fatto ora che sono riuscita a riportarla a galla.”

Lo capisco, però sarà molto pericoloso...”

Questo è vero, tuttavia è un rischio che devo correre per forza.

Tutto il benessere che sto riuscendo a darti proviene da questo, Michiru, e non posso né voglio rinunciarvici.

Sei preoccupata per me?”

Un po', soprattutto dopo ciò che è successo a Rei.”

Quelle aree non sono zone faunistiche vere e proprie. Sono un patrimonio naturale importante, certo, ma lì non ci sono animali da mettere in salvo.

Anche loro sanno che non è un posto sicuro quello, perciò non hai niente da temere.”

... Ok... Però devi promettermi che ci terremo in contatto il più possibile!”

Se questo ti recherà meno ansia, va bene. Ti chiedo solo di non impazzire subito se non dovessi risponderti. Utilizzeremo la maggior parte delle linee radio della riserva per le comunicazioni tra le squadre e potrò capitare che siano occupate.

Vedi di non disperare in quei casi, intesi?”

Sì.”

Adesso non pensarci, godiamoci i due giorni di riposo che ho e non affrettiamo i tempi.

Quando arriverà il momento, mi concentrerò sul lavoro. Ora come ora voglio solo dedicarmi a coccolare la mia donna, dato che oggi mi ha viziata più del solito.

Non che mi dispiaccia, sia chiaro!”

Va bene...

Ti amo.”

Ti amo anche io.”

Decido di scacciare via i brutti pensieri causati dalle previsioni e di non sciupare in malo modo il tempo tranquillo che ci resta da spendere assieme.

Prendo il suo braccio destro e mi ci accoccolo come se non volessi lasciarla andare mai più, contrastando con quel contatto ogni ansia che sia in grado di minare le ore calme prima della tempesta.

La sua reazione mi conforta perché con le dita affusolate comincia a farmi il solletico ad un fianco e il mio scoppiare a ridere è quasi immediato.

In un batter d'occhio mi ritrovo sotto di lei in preda alle risa che con il loro volume riescono a coprire ed azzittire tutte le più piccole preoccupazioni che occupavano la mia mente.

A volte temo di poterla offendere con le mie congetture, che lei creda che io non sappia che sa cavarsela al meglio. È anche per questo che cerco di fargliele pesare un po' meno... Ciò aiuta anche me, in un certo senso, perché riesco ad avere più fiducia in me, a divenire più forte, dando di rimando più sicurezza a lei.

È curioso come le tue debolezze possano darti spunto per creare nuove forze che ti aiutano a migliorarti senza chissà quale epica impresa.

Strano arrivare a formulare ciò durante una sessione di solletico sfrenato...!



***



Amore, sto per uscire.

La situazione è meno ingarbugliata del previsto e una gran fetta degli animali è riuscita a mettersi in salvo da sola.

Se continua di questo passo i danni saranno meno ingenti di quanto prospettato, però non voglio abbassare la guardia quindi la tabella di marcia non cambierà.”

Arrivo...”

Sbrigati piccola, altrimenti non potrò salutarti.”

Eccomi, scusa...”

Tranquilla, l'importante è poterti abbracciare prima di partire.”

Sta attenta. Baciami...”

L'idea di un solo bacio che ne comprende mille cambia aspetto ogni volta che un qualcosa si mette tra di noi, confondendomi e confortandomi allo stesso tempo.

Da un avvenimento che potrebbe sconvolgere la nostra realtà a quello successivo sento che i suoi gesti si fanno man mano più maturi e sembra che oltre all'affetto che condividiamo voglia lasciarmi un pezzo della sua forza, del suo coraggio e anche della sua speranza.

Faccio tesoro di tutto ciò che mi cede, tenendolo dentro di me per sfruttarlo al massimo quando si presenterà la propizia occasione.

L'adrenalina che sta iniziando ad immettersi nel circolo mi grida di tenere gli occhi aperti, di non essere precipitosa. Devo mantenere la calma e i sensi vigili ad ogni movimento. Mai prendere sotto gamba alcunché perché quest'ultimo potrebbe farti lo sgambetto e farti ritrovare col muso per terra a leccarti le ferite.

Trasformo l'ansia in energia da rilasciare gradualmente e salgo sull'elicottero con uno dei miei fidi collaboratori, pronti a mettere in atto il nostro ben studiato piano di ricollocazione.

La prima tappa sarà quella dei cervi Haruka. I lupi e le volpi sono già riusciti ad organizzarsi senza di noi e non corrono pericoli.

Ho comunque mandato una squadra a controllare la situazione e ci aggiorneranno in tempo reale ad ogni passo.”

Ottimo lavoro Rich. Su quali altri habitat dobbiamo intervenire?”

La laguna dei nidi ha bisogno di essere sgomberata da alcuni tronchi d'alberi caduti. Nella foresta rossa tutto sembra essere regolare, solo alcune file di felci sono state abbattute dalla pioggia.

Nel primo caso le unità sono già al lavoro per mettere tutto in sicurezza.

Katsumi ci dice proprio adesso che i castori sono stati messi in salvo, così come le donnole e le lontre.

A questo punto restano da controllare gli habitat degli orsi, le stalle, e alcune delle voliere degli uccelli migratori.”

Bene... Quante sono le zone fino ad ora irraggiungibili?”

Nessuna per il momento.”

Perfetto. Dirigiamoci verso gli habitat degli orsi. Sono i più estesi tra quelli da salvaguardare e prima ci muoviamo più possibilità abbiamo di diminuire l'entità dei danni.”

Agli ordini!”




Michiru, mi senti, passo?”

Sì. Com'è la situazione, passo?”

Stiamo procedendo bene. Puoi eliminare dalla cartina la priorità massima dagli habitat di castori, lontre, donnole, lupi e volpi.

Segna sulla tabella che l'ultima squadra a finire la prima assegnazione si occupi di quelle zone alla fine delle ricerche. Passo.”

Sarà fatto. Ho ricevuto notizie dalle stalle e anche lì è tutto a posto. Ci sono danni strutturali a qualche box ma gli animali stanno tutti bene.

Posso declassarla a priorità minima come le altre? Passo.”

Ok. Stai seguendo il notiziario? Passo.”

Sì, ci sono state difficoltà in alcuni pascoli adiacenti alla riserva, ma grazie agli uomini che hai mandato e a intraprendenti volontari l'emergenza è rientrata. Passo.”

Questa è una notizia fantastica! Noi abbiamo lasciato l'elicottero a causa del ricominciare della pioggia e proseguiremo con i mezzi di terra. Continuiamo a tenerci in contatto e appena avrai altre notizie inoltramele, ok?

Passo e chiudo.”

Vi terrò informati. Chiudo.”




Sono passate due ore e mezza dall'ultima conversazione con Haruka.

Fino a quel momento stava andando tutto bene perciò non voglio preoccuparmi troppo.

Mi sono offerta di aiutarla a dirigere le operazioni e voglio mantenere fede all'impegno preso. E poi è sempre meglio rendersi utile piuttosto che stare lì col cuore in gola ad aspettare.

Chiediamo contatto a base zero. Abbiamo sgomberato le stalle ma non riusciamo a contattare il capo per ricevere nuove assegnazioni. Passo.”

Qui base zero. Hanno abbandonato l'unità di cielo per passare a quella di terra. Mi hanno lasciato detto di mandarvi in perlustrazione negli habitat degli animali acquatici e dei lupi e delle volpi.

Qual'è la vostra posizione attuale? Passo.”

Ci troviamo a duecento metri in linea d'aria dalla voliera degli uccelli esotici. Passo.”

Bene, allora occupatevi di quell'area e poi raggiungete quelle a minor priorità. Passo.”

Agli ordini base zero. Passo e chiudo.”

Bene, chiudo.”

Ok, un'altra zona coperta.

In mezzo a tutta l'ansia del caso devo ammettere che c'è un lato divertente in tutto questo. Mi sembra di essere in un episodio di Hazzard comunicazioni radio comprese. Oh, beh, se vi state chiedendo se sia soggetta anche io al fascino dei due cuginetti vi sbagliate di grosso. Io sono sempre e solo impazzita per Daisy, cari miei. E non dovreste nemmeno esserne sorpresi...

Adesso è meglio avvisare Haruka che non dovrà più occuparsi né delle stalle né delle voliere al centro della riserva.

Lei dovrebbe trovarsi ancora nella zone degli orsi, quindi la sua frequenza è la quinta...

Haruka, il sesto settore è stato sgomberato e la squadra nove si sta occupando delle voliere centrali per poi proseguire con le zone di minore priorità. Passo.”

Base zero, qui squadra uno.

Io ed Haruka ci siamo divisi e abbiamo quasi concluso la perlustrazione del settore quattro.

Dove abbiamo la maggior densità di rischio nelle aree non ancora controllate? Passo.”

I distretti due e cinque delle restanti voliere sono quelle a rischio più alto. Passo.”

Bene, allora assegnaci a quelle zone assieme ad almeno altre due squadre. Passo e chiudo.”

Sì. Interverrete con le squadre otto e dieci. Chiudo.”



***



Com'è bello il sole di mezzogiorno dopo tanta pioggia e tanto vento arrivato a spazzare via quelle nuvole cupe e minacciose. Mi riscalda il viso ripagandomi del lavoro fatto nella salvaguardia degli animali e dei loro ambienti, che per fortuna hanno subito danni meno gravi di quelli che invece avevamo immaginato.

Il sudore e l'acqua si mischiano e si confondono sulla mia pelle, infiltrandosi tra le fughe dei vestiti fradici e fangosi. Ci tengono a ricordarmi l'impegno mantenuto, a non farmi perdere il contatto con le sensazioni provate per aver fatto bene il proprio lavoro.

I raggi le asciugano facendole comunque arrivare in profondità nella carne, divenendo piccole perle che ci terranno compagnia per tutta la vita, silenziose ma utili.

La distanza da casa è ancora immane, ma sapere che lì si trova la mia donna mi fa sopportare i chilometri che ci dividono. Il mio premio più grande, quello che si infischia del merito che ho guadagnato o meno, è tra quelle quattro mura che mi chiamano a gran voce e che mi aspettano a porte aperte. Lì c'è l'altra metà del mio cuore che mi aspetta e che mi ha dato un aiuto così importante nel superare le difficoltà, che non so proprio come potrei ricambiare.

Ringrazio il buon cuore della natura che mi ha risparmiato e chiudo il fluire di queste frasi per recuperare un po' di forze, prima di rivedere chi mi tiene a galla in questa infinità di flutti.





Aspetto il ritorno di Haruka da quattro ore. Ci siamo sentite poco dopo mezzogiorno e mi ha detto che tutto era andato meglio del previsto, che non era ferita e che non vedeva l'ora di tornare a casa.

Dalla voce si capiva quanto fosse esausta, ma pur sempre soddisfatta del lavoro fatto, e io non posso quantificare quanto sia fiera di lei e del suo carattere forte.

'Ricordati la parola data Michiru: non devi farti prendere dal panico!'

Tra i miei pensieri questo era il mantra che mi sono riproposta per tutta la giornata e che mi ha dato la forza per crede in lei.

Con questo sussurrare nella mente, un altro elemento è rispuntato in quel medesimo luogo l'amico che da tanto non poteva farmi compagnia. ho bandito tutto il resto e sono salita nella camera vuota a recuperare il violino che mi fabbricò tanto tempo fa. Quale modo migliore di attenderla qua senza dover per forza starle lontana, mi sono detta.

È così che ho cominciato a suonare come non facevo da tanto, per tenerle compagnia durante tutto il viaggio, sperando di riuscire a raggiungerla con questa melodia di attesa, speranza mal celata e anche un pochino di ansia di prestazione.

Non sto più nella pelle perché possa sentirmi da vicino e dirmi cosa pensa della mia ultima composizione e a questo riguardo saprò essere paziente. Dopotutto avrò ancora tante altre occasioni per suonargliela!



***



Continua il ticchettare delle gocce ovunque, nonostante abbia smesso di piovere da un pezzo. Cadono giù dalle grondaie sul legno, dalle foglie degli alberi sulle pozzanghere tra di essi, dalle altre foglie sui sassi del giardino, da una foglia a quella sottostante, e poi su quella sotto ancora, seguendo quasi le curve di uno scivolo invisibile.

Questo concerto di sole poche note riecheggia nell'orecchio libero come se ci trovassimo dentro ad un tubo d'acqua in un oceano un poco increspato.

A convalidare questa sensazione ci pensa il battito del cuore di Michiru che mi culla, lavando via pian piano il freddo e la stanchezza di questa giornata. L'abbassarsi e l'alzarsi del suo petto sono divenuti la mia ragion d'essere dopo che ne sono stata distante per gelide e fradicie ore, e adesso non riesco ad immaginarmi priva di essi.

Vorrei poter rimanere così fino ed oltre l'alba di domani, seppure so che non sarebbe affatto sano.

La sua voce mi dissesta dallo stato di placidità in cui verso, chiedendomi se voglio qualcosa in particolare per la cena. Ciò mi turba un po', perché significa staccarmi da lei, ma al mio stomaco non sembra interessare...

Temo che dovrò dargliela vinta, stavolta, e tentare di consolarmi con i rumori che presto si udranno incassati tra le pareti della cucina.

Che cruccio che siamo noi esseri umani!



Trasognante si perde a rimirare il soffitto alto e legnoso persa in chissà quali elucubrazioni, spero non troppo complicate perché credo sia già abbastanza stanca di suo.

Inizio ad armeggiare tra pentole e ingredienti tirando fuori tutto ciò che mi serve, pensando a come potrei farcire le due paste sfoglie preparate in assenza di Haruka.

In frigo c'è del pesce spada affumicato e poi abbiamo anche dei gamberetti di fiume che uniti insieme ai pomodorini potrebbero diventare un ottimo ripieno per una torta salata. Potrei farne anche una seconda con pomodori secchi e mozzarella con aromaticità data da origano fresco e secco, magari del timo...

Sì, penso che possa venirne fuori una pietanza soddisfacente!

Ogni tanto le lancio un'occhiata mentre è intenta a passarsi la mano tra i capelli e ad arruffarli restando comunque attraente, a rimuginare sulla giornata o forse a lasciarsela alle spalle per scrollarsi di dosso lo stress, cercando di non pensare a niente.

La stanchezza le segna il volto e le membra e per far sì che io suoi sforzi non passino inosservati, dedicherò tutta me stessa a prepararle una cena coi fiocchi senza però affaticarla troppo; così la mando a letto senza appesantirla eccessivamente!

Ora è bene concentrarsi sul preparargliela la cena...



***



Dobbiamo per forza alzarci dal letto stamattina?”

Non saprei. Hai qualcosa di urgente da fare?”

No a dire la verità, quindi possiamo restarcene beate a poltrire.”

Non avrei mai immaginato di sentirti dire questo...”

È colpa tua. Mi hai fatto lavorare troppo ieri.”

Come non detto...”

Le ciocche bionde e appuntite di Haruka, fresche del suo nuovo taglio, pungono sulla pelle della mia pancia nonostante sia protetta dalla giacca di felpa del pigiama.

So che è un pochino tardi per indossarla, ma stamattina non ho davvero intenzione di cambiarmi: credo proprio di meritarmi un po' di ozio, una volta tanto!

Nella stanza si possono leggere sulle pareti le piccole fluttuazioni della luce filtrante dalle tapparelle, che scontrandosi con le gocce di acqua rimaste incastrate nelle loro fughe, prendono la forma di ragnatele circolari di perle entro cui sono racchiusi frammenti celesti e verdi scintillanti.

Chissà se anche lei può vederli, o almeno intuirli, guardando nell'esatta direzione da cui provengono...



I lampi di verde brillante che si vedono fuori dalle finestre sfidano le mie iridi a fronteggiare il loro clangore visivo con la determinazione di un piccolo ma ben organizzato esercito. Sembra quasi di sentire le urla del capitano che dà ordini alle sue truppe tra il verso dei gabbiani, in alto negli spazi di cielo liberi dalle nuvole, e in basso a pochi metri da noi nella coltre di alberi della foresta.

Sciabole di raggi le loro armi contro la mia baldanza, efficaci ma non frenanti, visto quanto sia ben lieta di rivaleggiare con loro in questa battaglia a suon di luci. Concedermi qualche ora di pigrizia non deve certo precludermi il diletto recato da uno scontro a fuoco in grado di tenermi impegnata senza dover sprecare inutilmente queste ore di stasi che stiamo vivendo. Perché mai privarmi della possibilità di rendere importante anche un momento di pura e non dannosa accidia?



***



La temperatura si è alzata. Sembra che la primavera si sia decisa a sbocciare. Ti va di andare in giro per la riserva come facevamo prima?

Potremo fare un salto al mercato solo per fare incetta di tutti i suoi profumi e colori.”

Ci sto! È da tanto che non lo facciamo.

Non so perché, ma oggi sento che sarà più speciale del solito.”

Ben venga! Lo sai quant'è inestimabile per me il tuo benessere, e se possiamo andarci incontro anche oggi, precipitiamoci!”

La tua lena mi attrae, però che ne dici se ce la prendiamo con calma?

Voglio assaporare al meglio ogni momento. Tutto ha più gusto se lo vivi e assaggi senza fretta.”

Sono d'accordo con te.”

Allora andiamo.”






Eccomi già qui con un capitolo nuovo fiammante! Spero sia di vostro gradimento.

Ho adottato un nuovo metodo di produzione quindi credo di poter diminuire la durata dei miei biblici tempi di attesa tra una pubblicazione e l'altra.

Sono solo agli inizi dell'adozione di questo nuovo espediente ma prometto che mi impegnerò nel rispettarlo il più possibile perché voglio offrirvi il meglio.

Le cose si faranno interessanti nei prossimi capitoli e si arriverà ad un momento che tutti noi aspettiamo (e scommetto che intuite già di cosa si tratta...) perciò continuate a seguirmi e ne vedremo delle belle!

Ora vi lascio ché la mezzanotte s'appropinqua e anche il momento di andare a nanna si avvicina per la vostra Miss, orbene, buonanotte a tutti!

A preeeesto ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo otto: Noi ***


Eccomi di nuovo fra di voi, sempre se a qualcuno interessa.

I miei soliti problemi di salute mi hanno tenuto nuovamente lontana dalla pubblicazione, ma se qualcuno tiene sempre a questa storia io tornerò sempre per onorare la sua costanza, anche se dovesse essere una sola persona.

Non intendo farvi indugiare oltre lettori, vi do solamente la buonanotte

e mi fermo a ringraziare chi mi è stato sempre vicino. Questo capitolo è dedicato proprio a te, temerario seguace ;)

Buona lettura!








Perfectly Mine

Capitolo otto: Noi



Oddio, guarda che carino questo!”

Molto simpatico, sì.”

Allora, signorina, le piace quel che vede?”

Oh, sì! Tutto è bellissimo qui! Sarà davvero un'ardua impresa scegliere le bomboniere fra tutte queste meraviglie.”

Beh, la ringrazio per le lusinghe. E comunque non si preoccupi. Ho aperto il negozio apposta per voi, quindi ha tutto il tempo che desidera, mia cara,”

Non so davvero come ringraziarla signor Takemori. Lei è stato incredibilmente gentile.”

Tutto per la futura sposa della mia più affezionata cliente!

Ora devo proprio lasciarvi. Devo sbrigare alcune faccende, per cui vi lascio.

Divertitevi ragazze.”

Grazie di tutto Atsushi.”

Il buffo signore, fischiettando, recupera i suoi sopra-indumenti dall'antico appendiabiti di legno intagliato. La sua mole sembra appartenere ad un gigante se non fosse per la sua figura snella e il suo bell'aspetto. Il suo viso ispira simpatia da ogni sua parte, dai baffoni bianchi e folti agli occhi vivaci e birichini, passando per il naso rotondo e grande.

Un tipo molto interessante, insomma!

E che mani ha! Dita lunghe e agili, forti di tanti tagli e pestaggi, che hanno saputo lavorare qualsiasi materiale venisse posto davanti loro. Mani da uomo esperto ma non superbo e che questo attributo l'ha saputo mettere in tutte le opere realizzate.

Il rumore d'accensione della sua macchina, una vecchia ma tuttavia prestante Bentley d'un colore chantilly che certo poteva essere scelto solo da un uomo dai gusti sopraffini e dalla mente libera da preconcetti e altre castronerie come lui, mi distrae dal flusso stesso dei miei pensieri.

A far concentrare su di sé la mia attenzione è ora la luce del mattino che riverbera tra gli oggetti di legno, proiettando verso ovest le loro ombre longilinee quasi distorte, comunicandoti che il loro comune obbiettivo è solo uno: ottenere il tuo interesse.

Allora, c'è qualcosa che ti piace in particolare?”

Sì, molte cose a dire il vero. Il problema è che non so cosa scegliere. È tutto bellissimo!”

Lo so bene amore, ma purtroppo non posso permettermi di comprarti tutto il negozio...”

No, non te lo chiederei mai. Dovremmo costruirci una nuova casa per poter ospitarlo tutto...”

Infatti.

Su cosa sei maggiormente orientata? Vorresti qualcosa di unico per ciascuno degli invitati slegato da tutti gli altri o preferisci cercare una serie di oggetti che facciano parte di una stessa famiglia?”

La seconda opzione è quella che più mi attizza. Vorrei che ciascun oggetto fosse speciale e originale in sé, ma voglio che appartenga ad una serie determinata. Ogni oggetto deve essere legato a tutti i suoi simili, così come noi siamo legati alle persone a cui teniamo di più.”

La tua è un ottima scelta e... so anche dove trovare quello che stai cercando. Seguimi.”

La prendo sottobraccio e la conduco al centro della bottega ove, sotto un magnifico lucernario, si trova il meglio del meglio delle collezioni del negozio, tutte conservate e sistemate in modo impeccabile sui ripiani di un ottagono di espositori che constano otto scaffali ciascuno. Non a caso hanno costituito e costituiscono tutt'ora la fortuna dell'attività del signor Atsushi.

Oltre ad essere ordinate, tali collezioni hanno una disposizione particolare, in quanto le prime due scansie di ogni espositore sono occupate da miriadi e miriadi dei soldatini che tanto ho amato quando ero bambina.

Fronteggiamo il primo escludendo le prime quattro famiglie e soffermandoci, invece, sulle altre sei mensole. Scorriamo con gli occhi le nove Muse, le cui vesti sembrano danzare fra vento e luce in compagnia a quelle delle Ninfe. Abbiamo poi gli dei e le dee, sia greci che romani e perfino quelli celtici a cui seguono tutte le figure delle fantasie classiche e nordiche. Insomma, la mitologia in tutte le sue lingue e i suoi protagonisti. Non potrei scordare tutte le ore trascorse ad ammirarle ipnotizzata.

Dopo fate, gnomi, elfi e i restanti esponenti della comunità magica incontriamo quelli che fanno bella la Natura. Fiori, piante e alberi di tutte le specie mimate alla perfezione nelle foglie, nei frutti e nelle radici. Perfino funghi compaiono in questo naturalistico teatro in miniatura. Da nessun'altra parte del mondo potrebbe trovarsi un qualcosa di simile.

Andando avanti cominciano a mostrarsi gli animali provenienti da ciascuna fascia climatica esistente sulla terra.

Si inizia con i vari animali domestici e da cortile, quelli a cui noi tutti siamo più affezionati, e seguono gli animali dei poli nord e sud. Questi paiono portarti un po' del loro freddo, merito della fedele riproduzione che rappresentano.

Procedendo abbiamo ampia visuale degli abitanti della savana, della tundra, della steppa e ancora della foresta pluviale.

Continuo a scorrere le varie faune accompagnata dallo sguardo di Michiru, ma per qualche secondo di anticipo la supero. Passiamo la seconda e la terza vetrina in rassegna e quando volgo gli occhi in direzione della sesta per vecchie riminiscenze di qualcosa di particolare, sento che invece si blocca alla quinta esultando subito dopo.

Torno indietro da lei e il suo gongolare mi colma di gioia.

Missione compiuta!”, esulta, e indovinate un po' cosa ha scelto...

Ho trovato quello che cercavo!

Voglio gli animali della Foresta! Sono perfetti per noi!

Certo, dobbiamo assegnare con coscienza ciascun animale ad ogni invitato, ma è proprio ciò che voglio. Non possiamo sbagliare con questi!”

Se lo dici tu, mi fido! Sono felice che sono riuscita ad accontentarti al primo colpo.”

Non potevi darmi suggerimento migliore di questo! Grazie amore...”

Figurati piccola.”

La gratitudine si rinnova in un bacio che mi stringe il cuore cosìccome la vista di un tramonto sotto al cielo che preannuncia una serata tranquilla.

Quella che sarebbe potuta essere una ricerca infernale si è proficuamente rivelata una passeggiata piacevole nel paese incantato, un connubio tra il Paese dei Balocchi e Quello delle Meraviglie.

Rinnovo il gesto baciandola ancora una volta, piano e ripetutamente, e la felicità per la conquistata meta si accresce sempre di più portandomi in estati.

Posso decisamente eliminare le bomboniere dalla lista “fonte di preoccupazione” e tutte le ansie e le paure recatomi dal timore di non riuscire a trovare qualcosa che diventasse qualcosa di davvero speciale mi salutano andandosene per la propria strada.

Che sollievo trovare una soluzione in modo rapido e indolore!

Chiedo ad Haruka di posizionare il nostro ambito tesoro nel loro apposito scrigno e di continuare con il tour del negozio perché ora ho proprio voglia di godermelo.

Me lo merito dopo una ricerca ardita ma portata avanti con successo. Chissà, magari ci scappa anche qualche ulteriore acquisto...

Lo immaginavo.”



***



Un giorno potrò sapere cosa stavate tramando tu e Atsushi mentre ponevo le bomboniere nella scatola?”

Sì, prima o poi lo scoprirai. Nel frattempo credi di poter aggiustare la credenza a forma di trifoglio di tuo nonno? Vorrei metterla in terrazza nell'angolo riparato.

Farebbe davvero un bel figurone tra i raggi del sole...”

Non ricordo in che condizioni l'abbiamo lasciata dopo averla trovata in soffitta. Posso provarci, però.

Come mai questa richiesta?”

Mi sono ricordata di uno dei quadri del nonno e ho visto quanto era bello l'effetto che dava nelle giornate di sole. Ti dispiace?”

No, assolutamente no! Vivremo insieme in questa casa per il resto dei nostri giorni e voglio che tu la senta tua come io la sento mia.”

Fantastico allora!

Diamo un'altra occhiata alle bomboniere? Sono così belle che quasi mi fa strano darle via...”

Vado a prenderle. Perché non le ritrai, così avrai sempre una copia per te? Potresti realizzare dei quadretti piccoli da sistemare nella camera vuota, sopra la scrivania, per esempio.”

Ottime idee entrambe! Hai risolto due miei problemi in un battibaleno oggi. Come sei efficiente!”

L'amore è anche questo piccola. Eppoi lo sai quanto mi fa piacere vederti serena e soddisfatta. La tua tranquillità è la mia prima priorità principessa.”

Sono contenta che tu abbia detto ciò una volta vicine. È importante che tu lo abbia condiviso così. Grazie.”

Hm... Figurati.”



***



Liberata l'isola da centrino e centrotavola comincio a disporre tutto il materiale necessario per ritrarre queste fantastiche creature e farne tanti piccoli quadretti da appendere nella stanza vuota della casa.

Velocemente prendono posto sulla superficie liscia e levigata la valigia dei miei pastelli, di cui non ricordo nemmeno il numero, un paio di blocchi A4 da cui ritaglierò le mie tele, tre gomme chiodino, una gomma normale e un temperamatite munito di contenitore.

Con grande euforia mi siedo ed inizio a osservare attentamente le fattezze del primo animale, l'astore.

Il becco nero e aguzzo rivolto all'ingiù, il cipiglio freddo e guerresco incorniciato da un piumaggio cenere interrotto da spruzzate bianche e precise ai lati del corpo.

Il petto in fuori percorso da una flotta aerea di bombardieri che si presenta in picchiata anche sull'interno delle ali e fino alle zampe che si dipartono gialle e sormontate da artigli potenti e gagliardi.

Dorso scuro dall'ali eleganti, aristocratiche nella loro posa più una coda importante e pluripennata completano la figura di questo guerriero dei cieli che sarà d'ora in poi protettore del nostro caro Luc, il quale ha una passione sfrenata per questo maestoso rapace.

Ora tocca a Rei e Minako, per le quali abbiamo scelto un altro rapace, lo sparviero da sempre simbolo di origine guerresca e indole vittoriosa. Perfetto per le nostre ragazze!

Il suo piumaggio è bruno, cadenzato sul davanti da strisce non uniformi in una livrea simile a quella dell'astore, come vale per la coda. Il becco è cadente e poco ricurvo, lo sguardo splendente più di un topazio.

Rubano la scena poi gli artigli lunghi e fini ancorati alle zampe lunghe e chiare.

Anche questo padrone dei cieli nel solcare i suoi domini mostra tutta la sua eleganza, la potenza della sua volontà e la maestria dei suoi attacchi.

Spero che le ragazze apprezzino e comprendano il valore di questo dono il cui significato mi auguro non sia troppo arduo da comprendere.

Non vedo l'ora di sapere come tutti reagiranno...

Un ultimo volatile popolerà questa collezione, un pennuto dall'aspetto simpatico, la cui effigie è collegata a risvolti poco piacevoli ma che, proprio da questi, ho deciso di depauperarla perché io la trovo comunque una creatura affascinante

Sto parlando della civetta artica, con i suoi occhi gialli a contrasto col nero della pupilla, il muso bianco da cui pende il becco cadente e scuro e che risalta nel bianco del colletto che scendendo per il busto si mischia a striscette brune ripetentisi per tutto il resto della sua livrea dal davanti all'indietro del dorso, per poi interrompersi nel candore delle zampe corte e tozze che si fanno affilate negli artigli ricoperti da piume.

Di questo rapace voglio far dono ad Usagi e Mamoru, perché della saggezza che guida, essi come essa, hanno fatto il loro modus vivendi come se in loro albergassero due sovrani d'altri tempi.

Abbandoniamo i cieli e spostiamoci a terra, nei boschi, dove su spunzoni rocciosi domina i suoi territori il lupo.

Orecchie raddrizzate pronte a carpire pericoli o occasioni favorevoli, sguardo scrutatore color rame, manto cinereo sul capo che va poi ambrandosi sul resto del corpo agile e muscoloso, scemando sul pallido verso le zampe possenti e la corta e folta coda. A spezzare il colore è il naso nero, assieme a quelle strisce che contornano le fauci maestose, nascoste perché serrate dalle mascelle.

Arriva a risaltare anche il bianco delle guance, mescolato tra il grigio e il rossiccio del muso.

Spetterà a Hideo questo cacciatore, perché quando mi apparve innanzi agli occhi la prima volta che lo incontrai mi sembrò proprio un affascinante e statuario licantropo dallo sguardo penetrante.

Rannicchiata in un letto di frasche troviamo invece la volpe, al fresco tra le alte fronde. Le orecchie ben alzate non la dispensano dall'udire pericoli, lontani o vicini che siano. Lo sguardo birichino color miele si perde a controllare tutto ciò che le sta attorno mentre il suo manto luccica ai raggi del sole nel suo rossore, che va poi a dissiparsi nel bianco della punta della coda. Essa nasconde, impedendone la vista, le zampe e il muso, su cui non s'intravvede un angolo del naso neretto. Assomiglia proprio a quella della vicenda che Haruka e Yasu avevano vissuto quando erano ancora molto piccoli. Correvano per il vecchio sentiero che portava al mercato quando persero il proprio pranzo al sacco; se ne accorsero a metà strada e quando tornarono indietro trovarono quella furbacchiona che si pappava tutta quella roba squisita! Poverini...

Beh, Yasu, spero non ti dispiaccia questa piccola riminiscenza.

Ben più grosso e men che impigrito, dopo un bel sonnellino, vien l'orso che girovaga alla ricerca del suo adorato miele. Il suo pelame bruno intenso arruffato qua e là suggerisce che, per uscire dal torpore del sonno, ha trovato sollievo nelle ripide pareti della sua tana.

Le grosse zampe lasciano notevoli impronte sulla terra della stessa entità di quelle lasciatemi nel cuore da quelle persone a cui andrò a regalare quest'effigie, simbolo di un guerriero prode e fiero, perché non c'è modo migliore per descrivere la forza di volontà e d'animo di questa copia che mai potrà evadere dalla mia sfera affettiva, né dal mio spazio vitale.

Il senso di protezione che Ami e Makoto riescono ad infondermi in qualsiasi situazione è il motivo per cui la mia scelta è caduta proprio su questo grosso mammifero.

Dal burbero viaggiatore dei boschi approdiamo ad un viandante quasi microscopico al suo confronto, un tipetto molto carino che però sa ben difendersi dai predatori... Parliamo del signor Riccio!

È quasi difficile guardarlo a causa del luccicore emanato dalle sue miriadi di aculei nel mare color corteccia della sua pelliccia. Tra questi spuntano le due rosee orecchiette fini e dalla forma molto simpatica.

I suoi occhietti, nonostante siano minuti e nascosti dalle sfumature nere del muso appuntito, culminante nell'adorabile nasino. Anche le sue zampette non sono visibili perché mimetizzate tra l'erba.

Iwao ed Ellen riceveranno questo dono rappresentazione di riparo, perché non esiste miglior esempio al mondo di reciproca protezione di questa coppia di rocce.

Giungiamo quindi alla fine di questo bestiarium che si conclude con il Principe della Foresta, sua altezza il Cervo.

I suoi palchi fendono l'aria facendola quasi liquefare al minimo contatto, illuminando anche l'ombra data dai mille alberi. Quelle gemme inscrutabili che sono gli occhi fanno comunque trasparire saggezza e lungimiranza, perché non si e mai troppo al sicuro nell'habitat dei predatori.

La pelliccia screziata di un arancione tenue tendente al marrone è ben nascosta tra la vegetazione, e comunque le sue zampe lunghe e prestanti, leggiadre e precise non lo faranno soccombere se non per fatalità avversa.

Proprio come Suna, guerriera spietata nonostante tutte le difficoltà della sua vita, saggia e cruda negli ardimenti della sua mente, ed è proprio per questo che non v'è animale che più le sia adatto.

Tra sfumature e contorni ho finito il mio lavoro e sono pronta a farlo esaminare dalla mia più accanita critica. Chissà se approva le mie scelte o avrà qualche perplessità da muovermi.



***



Ci risvegliamo dal torpore del lieve sonno pomeridiano che ci ha permesso di riprenderci dalle fatiche mattutine.

Lo sfrigolio delle foglie al vento emana frescura all'udito e al pensiero, donando una piacevole sensazione di rilassatezza.

Il sole attraversa a raggi le innumerevoli punte della foresta e va a scontrarsi, stendendosi poi sui nostri corpi, con la tendina di bambù che ho da poco messo nelle verande di entrambi i piani per ripararci un poco dalle temperature estive che sembrano finalmente starsi avvicinando.

Ho ancora richiuse fra gli occhi gli splendidi disegni di Michiru, mentre mi alzo e mi metto seduta, e anche se sono dei brevi flash, riescono a colpirmi con tutta la loro bellezza. Sembrano poter prendere vita e popolare così la stanza carente di vita escludendo me e lei.

Rivedo il cervo che mi guarda di rimando in tutta la sua non vanitosa regalità, i tre volatili appollaiati con eleganza in tre angoli diversi della camera da letto.

L'orso che russa davanti alla porta, la volpe che saltella qua e là emettendo i suoi tipici versi; il lupo che guarda fuori dalla finestra per ritrovare la sua amata casa ed infine il piccolo riccio che si nasconde sotto l'armadio per proteggersi da tutti quei grandi predatori presenti nell'ambiente.

Se Mo di Cuore d'inchiostro poteva materializzare dai libri, leggendo a voce alta, i loro personaggi, Michiru è in grado di fare lo stesso dipingendo.

Mi rivolgo a lei con lo sguardo e mi accorgo che non è ancora sveglia così decido di scostarmi piano da lei per non svegliarla.

Sono le quattro e dato che non ho cose urgenti da fare mi dedicherò a riparare

la vetrinetta che voleva esporre nel terrazzo del piano terra.

Scendo le scale e la ripesco dal mio studio, rendendomi meglio conto del fatto che non è nelle condizioni che speravo.

Dovrò smontarla pezzo pezzo e sistemarli tutti uno per uno. Sarà un lavoro abbastanza lungo e impegnativo per questo voglio iniziare subito. Non voglio farla aspettare troppo.

Opto di mettermi a lavorare fuori, sotto il primo pino così starò al fresco e non mi affaticherò prima del dovuto. Appoggio il mobiletto accanto al tronco e vado nel capanno del mulino a prendere il telone di plastica che uso di solito.

Sediamoci e cominciamo. Il primo passo è smontare tutto.

L'apice a trifoglio ha bisogno di essere rilevigato, ridipinto e lucidato. Dovrò tagliare lo strato superficiale o riposizionarne uno nuovo sopra, ma non credo mi convenga. Sarebbe meglio operare una via di mezzo togliendo il primo strato e sostituendolo con uno nuovo. So che mi costerà più tempo e manodopera ma il risultato sarà migliore.

Ora che ci penso potrei usare il vecchio orologio rotto che prima si trovava sul camino. Si erano rotti vetro, meccanismo e lancette supporto compreso (non vi racconto come...) e a Michiru piace molto.

Quant'è bella la mente che funziona!

È rimasto il foro su cui erano montate le lancette ma questo non è un problema.

So già cosa fare, ma per il momento lo lascerò vagare come idea..

La stessa sorte dell'apice toccherà ai cinque scaffali spessi due centimetri, con altezza di trenta centimetri e larghezza di quaranta e che costituiscono, assieme allo scaffale che li contiene, la vetrina vera e propria. Questo neanche è in buono stato... Forse è il pezzo più malmesso tra tutti. Lo farò per primo.

Gli incastri dell'apice sono stati risparmiati dall'ingiuria del tempo. Hanno solo bisogno di una bella spolverata.

La base, ove poggia tutto il resto, con stessa forma e dimensioni dell'apice non è molto graffiata, e anche il suo incastro complementare con i tasselli presenti sui due lati e sul retro versano in buone stato. Un impiccio di meno.

Ruka, dove sei?”

Sono fuori, raggiungimi piccola.”

Ehi, che combini?”

Voglio iniziare ad occuparmi della vetrinetta.”

Di già? Pensavo non avessi voglia di lavorare e preferissi rilassarti.”

Lavorare per la mia donna è rilassarmi.”

Oh, buon per me! Vuoi che ti aiuti?”

Perché no, potresti passarmi gli attrezzi.”

Volentieri! Sto diventando ferrata in materia.”

L'importante è che non diventi ferrosa cara. Sarebbe moolto grave sennò!”

...”



***



Superato l'iniziale trauma della mia uscita a suo parere evitabile e infelice, dopo aver inforcato gli occhiali e aver preso la levigatrice, ed aver cambiato programma partendo dagli scaffali, mi dedico alla struttura mediana, quella più rovinata. La separo nei tre pezzi che la compongono e inizio a fare l'esterno di uno dei lati. L'interno non è conciato male come pareva all'inizio, per cui basterà lucidarlo e lo stesso vale per gli altri due interni, mentre anche gli altri esterni devono subire il medesimo trattamento del loro compare che si sta 'sacrificando' per primo. In un quarto d'ora dovrei aver finito la fase di levigatura e dopo un'altra mezz'ora saranno ridipinti, anche se dovrò aspettare ancora per fargli asciugare bene in modo da poterli lucidare come si deve.



Bene! Ora tocca all'apice.

Grazie all'ottimo servizio svolto dalla mia aiutante tutt'altro che improvvisata ho già in mano la sega che ad ogni mio movimento separa sempre più i due strati.

Questi sono tenuti assieme da piccoli agglomerati di colla che al passaggio della lama saltano e scoppiettano come minuscoli petardi. Bisognerà rimuoverli prima di montare il vecchio orologio.

Manca il raschietto nella cassetta... Vado a prenderlo!”

Caspita, sta diventando sempre più brava. Andrà a finire che non avrà più bisogno di me per i lavoretti casalinghi e io diverrò obsoleta... Ahiai!

Mi riconcentro su ciò che stavo facendo e senza premere troppo sul legno, che non ho ancora capito da quale albero è stato ricavato, controllerò nei miei giornali da falegname. Il tocco deve essere delicato, altrimenti potrei rompere l'asse, che ora ha solo un centimetro di spessore, ma al tempo stesso devo eliminare ogni traccia di colla che potrebbe lasciare troppo spazio tra i due pezzi da assemblare compromettendone la resistenza.

L'orologio è più sottile rispetto all'apice, ma più o meno hanno la stessa forma, anche se orientata diversamente. Ciò darà un bell'effetto all'arredo finito.

Ora posso procedere ad incollarli e con loro avrò terminato.

Non mi resta che ridipingerli, anche stavolta aiutata dalla mia bella assistente.

Quando saranno ben asciutti luciderò anche questi e dopo aver fatto attaccare bene l'ultima mano di coccole potrò riassemblare tutto.

Stavo pensando di montare anche dei vetri per proteggere ciò che potrebbe trovarsi all'interno in caso di vento o temporali estivi, ma non posso ancora prendere questo impegno. Dovrò aspettare che il tutto sia completato.

Altri abbellimenti potrebbero aggiungersi quando avrò il risultato finale davanti agli occhi.

Adesso, con un'altra ora e mezzo di lavoro terminerò le fasi di tinta e lucidatura e metterò tutti i pezzi ad asciugare nel capanno, lontano da fonti di incidenti.

Domani riprenderò tutto in mano e vedrò il da farsi. Mi rimbocco le maniche in quest'ultima tranche di impegno e nel frattempo Michiru è tornata dentro per preparare qualcosa per la cena.

Il pomeriggio è volato, ma come detto prima, sono soddisfatta di ciò che abbiamo fatto.




È così arrivò un nuovo riposo ad allietare quell'animo lavoratore ed instancabile, che avrebbe dovuto comunque farlo cessare per consentire a quel bravo garzone ch'era il tempo di far consolidare per bene la lucentezza di quella pioggia di luce

Solo l'indomani si sarebbe potuto riprendere a trottare tenendo conto d'imprevisti di ogni sorta, ma con la sicurezza che li si sarebbe affrontati con perspicacia

e saggezza.

Ancora però quella mente sempre in moto non voleva spegnersi perché vi vibrava dentro l'immagine d'uno sguardo liberato dalle ansie che lo aveano quasi coperto. L'immagine della sua futura sposa.

Fu con quella che finalmente si lasciò andare nel mare sussurrante del sonno.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo nove: Antichi nemici ***


Perfectly Mine


Capitolo nove: Antichi nemici




Mi hai fatta uscire a prendere la legna quando fa un caldo pazzesco, solo per buttarmi fuori di casa, o esiste una ragione valida sul serio?”

Di ragioni valide ce ne sono ben due in realtà, mia cara.

Primo: voglio invitare i ragazzi per una bella grigliata all'aperto, dato che hai costruito quella meraviglia di barbecue e due… Ci avevi preso.

Volevo tenerti lontano da qui per un po' di tempo. Ho una sorpresa per te...”

Una sorpresa?”

Sì.

Ci ho messo un po' per organizzarla, e sai bene che la maggior parte delle volte mi lascio prendere dall'entusiasmo quando si tratta di regali impegnativi.

Stavolta è stato addirittura più arduo del previsto ed era fondamentale il poter agire indisturbata.”

Beh, apprezzo l'impegno, ma vorrei capire se hai intenzione di tenermi ancora sulle spine o posso scoprire qual è questa misteriosa sorpresa.”

Sì, certo.

Ovviamente ti ricorderai di questo illustre signore...”

Quel cosetto blu tutto striminzito che usi per spolverare? Sì, ci siamo giusto incontrati questa mattina presto...”

O mamma. No! Ho sbagliato… Intendevo questo.”

Oh, il tuo foulard nuovo.”

Esatto! Se ti avvicini e ti abbassi un poco te lo metto. Come da tradizione.”

Tutta per lei incantevole fanciulla.”

Bene… Che impresa eroica!”

Oggi sei più impacciata del solito. Dev'essere una sorpresa davvero importante se sei così nervosa.”

Lo è.

Ce l'ho fatta. Ora possiamo andare, ti guido io.”

Ok.”

Con cautela mi indica la direzione da seguire dal vialetto fino al terrazzo e quando mi fa svoltare a destra evitando l'ingresso non afferro il motivo di questa scelta.

Stamattina quando sono uscita a prende la prima boccata d'aria quotidiana non c'era niente di diverso dal solito.

Continuo a rifletterci mentre mi aiuta a sedermi sulla poltrona.

Si piazza davanti a me, la sua tensione e così tangibile che ci potrei suonare una melodia senza troppi sforzi. Prende un lungo respiro prima di sfilarmi la benda con la sua consueta delicatezza, ed esitando per un momento mi si siede accanto regalandomi un sorriso di una bellezza quasi impossibile.

Sorpresa” mi sussurra indicando la vetrinetta per cui ha insistito tanto affinché la riparassi.

In un primo momento penso di avere le allucinazioni, perché ciò che vedo sembra ancora più incredibile di quel sorriso.

Titubo per un attimo prima di posare di nuovo lo sguardo sulle agguerrite schiere che ora popolano il mobiletto, ma desisto subito dal farlo: sono incredibilmente magnifiche

e si trovano proprio qui, a casa mia…

Non...”

L'incredulità che le si legge negli occhi mi fa perdere in un sussulto silenzioso.

Le mani agganciate con forza ai braccioli della poltrona, lo sguardo fisso puntato in direzione delle statuette, non certamente intimidite da quel guardare così allibito da sembrare perso.

Lance affilate verso l'alto, postura drittissima, scudo al petto. Alti, forti, decisi.

Sono così belle da sembrare vere, come se, ad un sol cenno del capo tribù si possa scatenare una furiosa battaglia contro chissà quale nemico.

Quando le ho viste e dopo aver saputo quanto le desiderasse il volerle comprare è stato irrefrenabile. Sarebbe stato un sacrilegio il non farlo.

Ero così sicura del mio acquisto che non appena il signor Takemori aveva finito di raccontarmi tutta la storia gli diedi immediatamente i soldi, senza che Haruka se ne accorgesse.

Pensavo di aver fatto un bel gesto ma la sua immobilità mi terrorizza…

Che, dato il lungo tasso di tempo trascorso, non le interessino più? Ho riaperto una vecchia ferita?

Mi manca il fiato…

Ti prego, dì qualcosa!”

Non riesco a crederci…

Sono davvero lì dove le vedo? Oppure sì? Insomma, non le sto immaginando… vero?”

Oh no amore. Ci sono per davvero. Ti piacciono?”

Sono magnifiche! Tu non immagini per quanto tempo ho desiderato acquistarle.

Avevo ricevuto una delle mie prime grandi delusioni non avendo potute averle.

Non credo ancora che siano realmente davanti ai miei occhi.

Grazie...”

Lo sguardo quasi commosso mi riempie di tenerezza mentre lei se ne sta ancora tremante sulla poltrona. Chissà quanto ci metterà a riprendersi. Nel frattempo mi siedo sul suo grembo abbracciandola con tutto l'affetto che posso dimostrarle.

Ottimo lavoro Michiru!


Non è che chiudendo gli occhi spariscono e vengo inghiottita di nuovo dalla delusione?

Mamma che tremarella…

Ogni volta che Michiru mi fa un regalo rischio di prendermi un infarto!

Come fai?”

A fare cosa?”

Queste sorprese incredibili. Ogni volta mi lasci senza parole. Penso che ciò che mi regali sia ineguagliabile e invece la volta dopo sono sempre costretta a ricredermi.

Così mi togli il fiato.

Sei una maga?”

Non esagerare...”

Non c'è altra spiegazione!

Non ho mai potuto comprarle perché Atsushi le teneva da parte per un altro compratore molto facoltoso.

Come sei riuscita ad averle?”

Diciamo che Atsushi ha capito il vero valore dell'ex compratore.

Da giovane tutto ciò che gli interessava erano gli affari, tuttavia col passare del tempo capì che avere un cuore sereno conta ancora di più del denaro.

Ha deciso di venderle a me proprio per questo. Voleva farsi perdonare.”

Sto per piangere...”

L'odore della poca salsedine proveniente dalle acque oceaniche che si riversano nel fiume oltre la casa si diluisce nelle onde dolci rimanendo quasi un ricordo.

Ho voluto portare qui Michiru per ringraziarla del meraviglioso regalo che mi ha fatto, e dato che non se la sente ancora di tornare al mare, ho deciso di non privarla comunque del suo elemento che qui, seppur non con la vastità a cui è abituata, bagna libero le sponde e il suo letto.

Il vento fa stormire gli alberi con un ritmo dismesso, irregolare; sembra quasi non sapere nemmeno egli in che direzione soffiare, anche se lo comprendo conoscendo la burrasca in cui è stato coinvolto la settimana scorsa. Lo perdono, senza remore.

Anche lo sbatacchiare dell'acqua sui sassi che fanno da sponde al torrente stona un poco, ma neanche ciò è per noi un problema. Siamo venute qui a godere della quiete del posto e non certo per giudicarlo.

Ci limitiamo a notare ciò che ci sta attorno in una sorta di stato meditativo che ci connette con l'essenza della Terra. Essa ci spoglia dai meccanismi mentali che contaminano togliendoci il potere di gioire per la magnificenza che la Natura ci offre e ci innalza ad un livello superiore.

Siamo come dei Buddha che nel perdersi nel silenzio trovano la pace interiore, dimentiche di ciò che, almeno per brevi ma intensi momenti, accade nelle nostre teste tracimanti di pensieri ottenebranti.


Mi sento come una bambina qui su questi massi che precedono quelli bagnati dalle correnti mentre ne osservo ogni minimo movimento: le farfalle che svolazzano a pelo d'acqua per dissetarsi, i pesciolini che vi si intravvedono sotto e che si nascondono tra le pietre piatte e levigate, la sabbia che si sposta secondo il loro volere formando piccole valanghe orizzontali.

Lo sgorgare continuo crea tanti agglomerati di bollicine che scoppiano e ricompaiono ad intermittenza provocando un rumore solo lontanamente percettibile.

A far compagnia a tutto questo arriva più chiaro di prima il canticchiare degli usignoli e di tanti altri piccoli volatili di cui non so ancora distinguere le specie.

Spero che non li disturberemo e che verranno, come ogni sera, a rifugiarsi nella casupola alle nostre spalle, ove Haruka ha piazzato una delle tante torrette di ricezione della riserva. Sarebbe davvero bello fotografare quella scena e farne una gigantografia da appendere nella stanza del piccolo.

Michi, guarda da quella parte!”

La sua voce mi distrae dalle mie fantasticherie e il suo indice guida il mio sguardo portandolo di nuovo verso il fiume dove un giallo scintillante guizza agilmente e con andatura sinuosa.

Non riconosco immediatamente quella silhouette ma le sue labbra prominenti e i baffetti che hanno un non so che di francese risvegliamo la mia memoria stupendomi.

Una carpa Ogon!

Speravo tanto di vederne una in natura!”

Eccoti accontentata!”

È giallissima! Che ci fa qua?”

Beh, questo è pur sempre un fiume a corso lento, anche se non sembra.

È implementato automaticamente dalla vecchia diga che si trova molto più in la delle spalle della riserva. Ad una certa ora, a meno che non sia necessario che la quantità di acqua resti costante anche di notte, la pompa che lo rifornisce viene chiusa; in questo modo il flusso acqueo torna alla sua portata originale. Ecco perché qualche coraggioso esemplare si fa avanti fino a qui per raggiungere il lago che si trova nei possedimenti del Mastro di foglie.”

Davvero? Non lo avrei mai immaginato!”



***


Sei sicura che possiamo pranzare qui? Non farà troppo caldo a quell'ora?”

Non pranzeremo qui infatti. Vedi quella cupola nascosta tra gli alberi?”

Sì, ora che me l'hai fatta notare. Che genere di struttura è?”

Una vecchia tenda usata dai vecchi custodi nei giorni di perlustrazione degli appezzamenti o quando volevano portare fuori la famiglia per una scampagnata.

Pranzeremo lì e grazie ad un tendone di lino staremo al fresco.”

Non lasci niente al caso eh?”

La natura è la prima meraviglia del mondo, ma bisogna comunque tenersi pronti per affrontare le sfide che essa ti lancia.”

Concordo.

Come ci arriviamo?”

Il ponticello sopra i sassi è inagibile a causa delle ultime piogge, quindi dovremo aggirare gli ostacoli addentrandoci nella vegetazione dal punto alla nostra destra.

La boscaglia è molto fitta e non sarà facile passare, ma con le giuste precauzioni in mezz'ora avremo raggiunto la destinazione.”

Bene.

Che ne dici se partiamo subito? Inizio già ad avere fame.”

In marcia allora!”

Mettiamo gli zaini in spalla e mi lego con una corda né troppo corta né troppo lunga a Michiru in modo da non rischiare di venir separate fisicamente dall'intrico di rami che ci aspetta.

Possiamo partire. Pronta?”

Sì.”



***



Mancano ancora dieci minuti di camminata per arrivare a destinazione e tutto sommato il viaggio non è stato così difficoltoso a parte l'essere rimasta impigliata qua è la in certi punti...

Ora ci attende il tratto più difficile. Tieni le mani in alto a proteggere il viso.

Devi afferrare i rami nel punto in cui non ci sono spine e trattenerli finché non sei passata oltre.”

Ok, ho capito. Se dovessi pungermi rischio qualcosa?”

Dipende da quali spine incontri.

Quelle rosse secernenti un liquido bianco e viscoso sono velenose.

Le altre invece potrebbero darti un po' di prurito.”

Bene, quindi alla larga dalle spine rosse!”

Esatto.”



***



Che bel posticino. Non lo facevo così lussuoso!”

Ci siamo sempre trattati bene da queste parti.

Il canneto che fa da tetto non basterà a ripararci dal caldo quindi piazzo subito il telone.

Nel frattempo puoi scoprire i fornelli e iniziare a cucinare.”

Va bene. Ci metti tanto a sistemarlo?”

Dipende da quanto sono fortunata…

Wow, al primo colpo!”

Non male!

Complimenti.”

Merci!”



***



Caspita che acquazzone...”

Mi dispiace piccola. Era del tutto imprevisto.

Hai ancora freddo?”

Sì, mi sento gelare.

E comunque non è colpa tua. So che non sei onnipotente.”

Menomale che ho portato anche i due teli di plastica, altrimenti non saremmo nemmeno riuscite a ripararci dalla pioggia.”

Sì, ma ti sei tutta infradiciata. Rischi di prendere un malanno.

Lascia almeno che ti dia una passata ai capelli.”

Tesoro, non fa niente. Si vede che non stai bene.

Forse non avresti dovuto mangiare il pesce.

Magari ti ha fatto male...”

Impossibile. Lo sai che il pesce di Yasu è di prima scelta, e poi avrebbe fatto male anche a te.”

Hai ragione… Cosa senti in particolare? Hai nausea, bisogno di vomitare?”

Oltre al freddo e un po' d'abbiocco non ho nausea o fastidio allo stomaco.”

Questo è un bene.

Hai portato qualcosa per passare il tempo?”

A dire il vero non ci ho pensato…

Dovevamo essere a casa per le cinque e invece...”

Giusto.

Però, se non ricordo male, nascoste da qualche parte ci dovrebbero essere delle vecchie tessere di domino!

Chissà, magari troviamo una confezione completa!”

E sarebbe qualcosa di cui vantarsi?”

Saremmo le uniche, mia cara!”

Caccia al tesoro allora!”



***



Il temporale continua a imperversare sopra e intorno al nostro rifugio temporaneo, con il vento che soffia prepotente facendo sbattere le gocce che si accumulano sul terreno contro il tendone più esterno, come fossero le onde del mare.

Il freddo, forse immaginario e sentito solo da me, cerca di oltrepassare alla carica le barriere che mi avvolgono.

Torrenziale e sfacciato questo acquazzone estivo ci ha proprio spiazzate, lasciandoci ad affrontare senza alternative il volere avverso della natura in un momento d'impreparazione assoluta.

Lo stare a pensarci su non migliora di certo le cose ma non posso fare altrimenti, come se non fossi più padrona dei miei pensieri.

Sento le forze che mi abbandonano e il malessere le rimpiazza avaro contro ogni mia resistenza. Si palesa come un parassita che mi risucchia le energie, cominciando dal polso, con il suo naso appuntito e tagliente che infetta tutto ciò che è passibile della sua contaminazione.

Distilla via la mia vitalità, riducendo all'osso la mia pazienza, gettandomi sempre più in un baratro profondo che mi spaventa.

Perfino le gocce di sudore freddo pesano sulla mia fronte quasi a volermi far precipitare più in fretta. Haruka, aiutami ti prego!

Michiru, stai bene?

Non hai un bell'aspetto amore...”

Ho tanto freddo...”

Aspetta, prendo le coperte termiche.”

Grazie.”

Sei pallida. Lascia che controlli se hai la febbre.”

Ok.”

Qualche linea. Hai la fronte bollente e le mani gelide.

Ti senti debole?”

Sì… Mi fa male il braccio.”

Destro o sinistro?”

Sinistro.”

Fammi vedere.”

Ma è un taglio.”

Sì, come se ti fossi impigliata a qualcosa con le spine… Ricordi dove te lo sei fatta?

Se è nell'ultimo tratto potrebbe trattarsi di una pianta velenosa.

Cerca di rivedere la scena nella tua mente.”

...”

Non voglio forzarti piccola, ma se è davvero velenoso devo cercare subito un rimedio perché potresti stare molto male tesoro. Addirittura peggio di come stai ora.”

C'era un fiore bianco, su un albero.

Era molto bello e volevo coglierlo ma i rami erano troppo fitti e ho desistito, solo che ho avuto difficoltà nel togliere le mani dal groviglio. Potrei essermi graffiata con quelli, anche se nel momento non ho sentito niente...”

Fiore bianco… Su un albero con groviglio di rami. Era il fiore di un rampicante con le foglie grandi quasi a forma di cuore?”

Sì, la pagina inferiore era rossa.”

È un fiore abbastanza raro, ma non impossibile da trovare.

I suoi effetti non sono letali, ma è comunque necessario prendere un antidoto perché la febbre che provoca può perdurare anche per una settimana e dare allucinazioni.

Devo trovarlo e prepararne un rimedio se vuoi sentirti meglio.

Preferirei non lasciarti ma devo andare subito a cercarlo.”

Ma sta ancora diluviando.”

Lo so, ma non mi piace vederti in questo stato.

Te la senti di rimanere da sola?”

No, ma se non c'è altra soluzione...”

Un momento… Potrei provare a cercare i lupi di Okami, così non sarai sola del tutto.”

Provi a chiamarli da qui?”

Farò un tentativo, ma se non saranno qui vicino dovrò dirigermi verso le grotte verdi.

Distano cinque, sei minuti...”

Ok...”

Provo a richiamare la loro attenzione. Non muoverti.”

Ti prego, fa che siano nelle vicinanze!

Estraggo il richiamo in legno dalla tasca interna della giacca a vento sperando che sia rimasto del tutto asciutto e continuando a stare attenta affinché non si bagni vi soffio per tre volte in attesa che delle orecchie appuntite si facciano intravvedere nel folto della vegetazione.

L'incessante frastuono della pioggia non mi consente di udire passi ma l'agitarsi basso degli arbusti palesa, con mio sommo sollievo, la presenza non di uno, bensì di sei lupi.

Non potevo desiderare di meglio!

Michi, li ho trovati!

Io mi porto dietro solo Zankou, gli altri rimangono qui con te.

C'è anche Basquiat!”

Ciao bello! Grazie per la visita.”

Amore, ascolta. Ora che sei in buone mani io devo andare.

Dovrei metterci due orette circa prima di essere di nuovo qui.

Tu cerca di bere molta acqua e mangiare almeno una fettina di mela ogni mezz'ora, così non rischi di indebolirti, intesi?”

Sì, aspetta. Dammi un bacio.”

Subito amore. Non sforzarti, ok?!”

Ok...”

A presto.

Prendetevi cura di lei ragazzi.”

Dolente mi allontano dalla mia amata che soffre, seppur lo faccia per salvarle la vita.

In un triste smarrimento come dev'essere stato quello di Romeo dopo aver saputo della morte di Giulietta, o forse l'angoscia di quest'ultima quando ha visto morire il suo sposo tra le sue braccia per un vituperabile scherzo del destino.

Mi affretto stracciandomi di questi pensieri dall'inaudita molestia, forse troppo presa da questo sottile panico che mi fa barcollare.

Basta Haruka! Non sei nata dalla penna di Shakespeare e tanto meno Michiru è sul punto di morire.

Devi sbrigarti se vuoi che i suoi patimenti non letali svaniscano, ma lascia perdere le tragedie e trova per lei le giuste cure!

Zankou, salta lassù e appiattisci quel cespuglio, altrimenti non posso arrampicarmi.”



***



Mezz'ora è passata da quando sono riuscita a scalare il costone roccioso che mi ha permesso di dimezzare il tempo per tornare al punto esatto dove Michiru si è ferita.

Fortuna che i cespugli lo hanno tenuto abbastanza asciutto nonostante il diluvio.

Ora è meglio lasciar perdere queste considerazioni. Devo concentrarmi per trovare l'antidoto, contenuto nella stessa pianta come Natura comanda.

Si tratta delle foglie palmate, della loro peluria per esattezza. I peli schiacciati rilasciano un liquido viscoso che ha proprietà rigenerative della cute, mentre le foglie in sé sminuzzate costituiscono un ottimo disinfettante naturale.

Cresce in mezzo alle altre piante, alberi in realtà, come un parassita evitando così l'esposizione alle intemperie e alla luce solare.

Grazie al suo fiore bianco e scintillante è assai riconoscibile ed individuabile anche tra i gruppi di rami più fitti.

Eccolo là! Ce ne sono addirittura tre. Ne basteranno due comunque, così avrò l'antidoto per qualche altro giorno nel caso in ospedale ne siano sprovvisti.

Indosso i guanti di cuoio per evitare di ferirmi anche io e con delicatezza srotolo le sottili liane fogliate che avvolgono i rami. Devo fare in modo che non si rompano, altrimenti il liquido evaporerà e saranno inutili.

Ripeto l'operazione per tutti i pendenti e con ancora più attenzione li faccio scivolare dentro la sacchetta che li terrà all'asciutto per tutto il tragitto.

Ora posso tornare da Michiru, ma dovrò compiere una piccola deviazione da quello fatto per arrivare nuovamente qui, reso impraticabile dall'aumentata foga della pioggia.

Proverò a ripetere il cammino che abbiamo fatto insieme per raggiungere il capanno.

Zankou, si passa di qua.

Riesci ad aprirti un varco?”



***



Haruka è via da poco più di un'ora e la sua assenza è mitigata, per fortuna, dal calore che la pelliccia di Basquiat emana a contatto con il mio corpo.

Il suo sguardo preoccupato è così dolce che averlo vicino è un toccasana per la mia resistenza, come rassicurante è la presenza degli altri quattro lupi che fanno una guardia serrata al rifugio facendomi sentire del tutto protetta, anche se a qualcuno potrebbe sembrare un controsenso.

Toltami il peso del timore riesco nella mia poca lucidità a concentrarmi sul cercare di stare meglio e grazie a questa strategia la lipotimia che mi ha preso in schiava ha perso il fattore freddo, anche se sono ancora provata.

I vomiti preannunciati non sono ancora giunti, e ne sono molto felice… Le allucinazioni invece hanno fatto la loro comparsa da una mezz'ora e non sono affatto piacevoli.

La mia concezione dello spazio è alterata. Mi sento come se stessi cadendo per terra sebbene non mi trovi sul letto, il che è veramente irritante oltre che sconvolgente.

Basquiat fa di tutto pur di farmi ricordare che non sono sola, posandomi il mento sulla fronte come per tenerla e quando chiudo gli occhi mi si accuccia ancora più vicino respirando più forte per darmi supporto. È incredibile come gli animali sappiano regalare il loro sostegno molto più delle persone.

Quando mi sarò ripresa devo proprio sdebitarmi con questo adorabile cucciolone.

Ora posso solo aspettare che la mia donna ritorni sana e salva dalla foresta con il tanto bramato rimedio, così potrò di nuovo reggermi sulle mie gambe e potremo starcene nuovamente nella nostra beneamata dimora.

Torna presto amore mio…



***



Michiru, eccomi!”

Amore...”

Come ti senti?”

Esausta.”

Ora non devi preoccuparti di niente piccola. Ho trovato l'antidoto. Ti aiuterà a sentirti meglio.”

Mmh mmh.”

Hideo si è fatto sentire?”

No, non ha chiamato nessuno.”

La centralina sarà ancora fuori uso…

Devo inventarmi qualcosa per far sì che vengano a prenderci senza che nessuno si faccia male.”

Come? Il tempo non è migliorato...”

Zankou è troppo affaticato per provare a fargli raggiungere la casa di Hideo…

Gli altri lupi come sono messi?”

Non si sono mossi da lì. Nemmeno per cercare da mangiare.”

Questa è una bella notizia. Dovremo invitarli a cena una di queste sere.”

Scema...”

Oh, finalmente un sorriso!

Tra poco ti disinfetterò la ferita. Fammi sminuzzare un po' queste foglie e le applicherò sul braccio.

Brucerà ma non farà troppo male, ok?”

Ok… Basterà a togliere il veleno?”

Sì, entra in circolo dopo circa sei ore dando i sintomi più importanti.”

Ma ho già avuto le allucinazioni. Un paio di volte”

Alterazione della percezione dello spazio?

Quello è causato dalla debolezza piccola.”

Oh, ok...”

Eccoci qui. Pronta?”

Sì.”




Sta uscendo qualcosa… Forse è un pezzo di spina.

Ti fa male?”

Non come pensavo...”

Ok. Conto fino a tre e la estraggo con la pinza.

Chiudi gli occhi se vuoi.”

Va bene. Uno…

Due…

Tre.”

Fatto. Era minuscola, quindi niente pericolo di veleno in circolo.

Baciata dalla fortuna!”

L'hai tolta davvero? Non ho sentito niente.”

Meglio così, no?”

Ma come hai fatto?”

È rimasta incastrata tra le foglie tritate ed è bastato raccoglierla con le liane della pianta stessa. Sono appiccicose...”

Oh...”

Come stai?”

Ho un po' di capogiro.”

Stenditi. Puoi appoggiare il braccio a terra mentre ripulisco il taglio.

Goethe, prendimi il pennello che è in quel portello difronte a te...”

Come fanno a capirti?”

I lupi sono animali già abbastanza intelligenti per natura. Se presi con il giusto atteggiamento e non depredati della loro libertà possono rivelarsi degli splendidi compagni di vita.

Imparano molto in fretta.

Certo, non tutti i lupi sono così, ma è un discorso troppo complesso per la tua mente stanca.

Prova a dormire. Ora ci sono io qui con te e non devi temere nulla, ok?”

Va bene…”



***



Haruka, qui Hideo. Mi senti? Passo…

Ripeto, Haruka sei in ascolto? Passo.”

Hit, finalmente! Siete riusciti ad aggiustare la torretta? Passo.”

No, abbiamo dovuto installarne un'altra che riuscisse a collegarsi a tutte quelle esistenti. Dacci le vostre coordinate, passo.”

Siamo a sud dalla torre 103, quella in prossimità del vecchio capanno della guardia.

La strada nove è impercorribile. Sarà un problema raggiungerci, ma ho bisogno di soccorso per Michiru. Sta delirando, passo.”

Ho trovato un mezzo. Se la strada non è agibile come hai detto dovremo crearcene una nuova abbattendo stralci di vegetazione, se mi dai il tuo consenso, passo.”

Procedete. Dalla 97 in giù verso est scendendo ci sono piante parassite di cui possiamo fare a meno. Abbattete quelle. Passo.”

Ricevuto. Potremo essere lì al massimo tra due ore dato il tempo.

Michiru riuscirà a reggere? Passo.”

Dovrebbe farcela. Cercate di fare il prima possibile. Passo.”

Sissignore, chiudo.”



***



Ami, come sta Michiru?”

Ha ancora la febbre ed è debole, ma il veleno non è entrato in circolo.

È una fortuna. La terremo in osservazione tutta la notte.

Se vuoi vederla puoi andare, cerca di non fare troppo rumore però. Ha bisogno di riposare.”

Certo! Grazie Ami.”

E di cosa?”




Ancora in bilico tra sogno e realtà, non riesco a liberarmi dal senso di offuscamento dove non sono in grado di percepire né riconoscere lo spazio in cui mi trovo. Anche il tempo è evanescente nelle sue tinte fosche spacciabili forse per quelle del mattino.

L'unica cosa di cui sono certa è il calore che Haruka fa aderire al mio corpo grazie al suo respiro.

Le sue braccia mi stringono come a proteggermi dalla sensazione di non appartenenza in cui giaccio.

La voglia di vederla così vicina a me, di sapere se dorme serena o è disturbata da incubi causati dalla mia disavventura mi spinge a scansarmi dalla debolezza e a girarmi, seppur lentamente, verso di lei e riappropriarmi di un pezzetto della mia normalità. Studio i movimenti delle gambe, del bacino, delle braccia. Ogni centimetro che sposto mi costa fatica, ma il suo tocco ora che con le dita le afferro il polso sperando di non farle male, è foriero del mio successo: il riuscire a leggere sul suo volto, misto alla stanchezza, almeno una sfumatura di sollievo.

Il sole con i suoi raggi lunghi e non caldissimi mi rivela che è mattina e con ciò porta anche il risveglio del mio cavaliere addormentato.

Ehi, ti sei svegliata...”

Sì… Anche tu.”

Già. Come ti senti?”

Meglio. Ho ancora un po' di debolezza addosso ma il torpore e le vertigini stanno svanendo.”

Bene. Mi hai fatto davvero preoccupare ieri.”

Scusa. Non volevo.”

Non devi scusarti. Gli incidenti capitano a tutti, anche se forse avresti potuto stare più attenta.”

Sì, in effetti non sono stata molto brillante. Ho avuto una dèfaillance…!”

Capita.

Vuoi fare colazione?”

Sì, però non ho ancora voglia di alzarmi..

E devo ammettere che ho anche un certo appetito.”

Ci credo. Hai mangiato poco più di mezza mela in quasi sedici ore!

Vado a preparare. Desideri qualcosa in particolare?”

Ehm, più o meno.”

Dimmi tutto.”

Mi sento molto golosa stamattina. Vorrei qualcosa di godurioso, ma non so cosa esattamente.”

Lascia fare a me. Ho un'idea che ti stupirà!”

Stupiscimi allora!”

E io che ho detto?!”

Oh, andiamo!”


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo dieci: Il sentiero ***


Perfectly Mine


Capitolo dieci: Il sentiero


Tenendo tra le mani una vecchia cartina sgualcita, foriera dei ricordi di avventure e disavventure sono felice di rendermi conto che i paesaggi che tanto amo non sono cambiati poi molto rispetto al tempo a cui la mappa risale.

Tutti quei luoghi hanno un sapore diverso da quello che gustavo da bambina, ma non hanno comunque perso la loro umiltà e tanto meno la loro quasi sacra bellezza.

Tornarvi dopo un certo periodo di abbandono è stato rigenerante per me. Mi ha aiutato a maturare ancora di più, a non temere ciò che di buono è accaduto nel mio passato solo perché nascosto dalla coltre della sofferenza. Riflettendo su questo ho finalmente compreso la nostalgia che Michiru prova perché lontana dal suo oceano da mesi ormai, e ho capito che non è affatto giusta la lontananza che le sto facendo penare.

È per questo che ho deciso di riprendere in mano tutta la cartografia della riserva per scoprire se esiste una qualche via di passaggio che ci conduca al mare senza dover per forza tornare in città.

Non merita questo patimento e spero proprio di avere successo in questa mia ricerca.

Voglio regalarle quella serenità che solo quella distesa blu può darle.



***



Amore, sei qui?”

Buongiorno principessa. Ben alzata.”

Giorno… Che cosa fai? Sei in piedi da molto?”

Due ore forse. Ho perso la cognizione del tempo.

Il signore che possiede uno degli appezzamenti fuori dalla riserva ha scoperto che almeno due terzi di esso in realtà ne fa parte, e vorrebbe vendermelo per ripristinare l'originaria estensione della radura.”

Hai intenzione di accettare l'offerta?”

Molto probabilmente sì. Era molto amico di mio nonno e mi ha proposto una cifra molto modesta.

A lui interessano solo i campi di grano così che possa guadagnarsi il tanto da camparsi vendendolo al mercato.

Ho abbastanza soldi per accorpare quei terreni e tra l'altro so che li troverò in buono stato perché lui ama la natura.

Sarebbe un buon investimento per la riserva.”

Ne sono felice. Ora vieni a fare colazione?”

Ottima idea. Da quando mi sono alzata non ho toccato niente.”

Stacanovista...”

Naaa!

Facciamo colazione fuori? Così inauguriamo i nuovi vetri.”

Va bene.”


***


Accomodati. Vado a controllare i panini in forno.”

Grazie. Anche il caffè dovrebbe essere quasi pronto.”

Ci penso io.”

Mentre la aspetto mi godo il profumo del caffè che dalla cucina si diffonde nel soggiorno arrivando fino al terrazzo, riscaldato dai raggi di un sole ancora un po' timido.

Come un provetto cameriere mi raggiunge con il vassoio riempito dalle due tazze con lo stesso disegno, i cucchiaini e lo zucchero, ma anche con due panini dolci dall'aria parecchio invitante.

Le sorrido non appena si siede e prendo la mia bevanda calda concentrandomi sulla natura morta autunnale nei toni dell'arancione, grazie anche alla luce calda che penetra dalla finestra di una casa nella foresta. Tra zucche, mele, giacinti e ciclamini rossi e gialli, verdissime foglie di basilico gigante su di un tavolo nodoso, la nostra colazione.

Haruka mi ricorda che non mi son servita lo zucchero e fa fallire il mio intento di berlo amaro, salvandomi da un'esperienza non troppo piacevole.

Le mie papille sono invase dal liquido nero e ne vengono permeate saturandosi del loro sapore, sostituito poi dal fragrante morso di pane e cioccolato a sorpresa che le raggiunge, scalzato a sua volta da un altro gusto di un'aromaticità conosciuta ma non immediatamente riconoscibile, acme di una bontà semplice ma allo stesso tempo portentosa.

Cos'è questo sapore?!

C'è un pizzico di gusto che si fa sentire subito ma non è prepotente…

Con che cosa hai aromatizzato il pane?”

Sono felice che tu l'abbia individuato, ma non voglio ancora darti una risposta.

Vediamo se indovini...”

Non sarà mica una scusa per farmi ingozzare di dolciumi?”

Chissà...”

E poi sono io Diabolik!

Comunque accetto la tua sfida.”

Bene.”

È dolce… e speziata. Sa di Medio Oriente.

Il profumo è così inebriante che mi sembra di essere proprio lì...”

Quindi?”

Ho bisogno di un altro morso… Aspetta ancora un po'...”

Ahaha. E sarei io a volerti far ingozzare?!”

Sono troppo buoni, non posso far altrimenti.”

Il tempo sta per scadere.

Sennò te li pappi tutti tu e a me non resta niente dopo tutta la fatica che ho fatto a prepararli.”

Cardamomo!!!”

Esatto.

Me ne hai fatte sudare di camicie!”

Credo che il mio sopracciglio ti basti...”

Sì, ha raggiunto una bella altezza…

Ma non soffre di vertigini?”

Credo che finirò la colazione in cucina.

Addio...”

Oh, arrivederla bella fanciulla.”


***


Ti piacerebbe venire con me?”

Molto, ma non so ancora dove svolgere la mia prossima mostra, dato che non voglio farla al chiuso. Devo cercare una location adatta e vorrei cominciare subito.”

Potresti anche farlo qui. Il posto non manca.”

Davvero? Io non vorrei essere troppo invasiva. Questo è il tuo regno, in fondo.”

Vero, e tu ben presto ne diventerai la regina, quindi non vedo dove sia il problema.

Voglio che tu senta questo posto tuo così come accade a me ogni giorno che passo qui.”

Mi piacerebbe tantissimo sfruttare questo spazio… Ne verrebbe fuori un evento unico.

Sei sicura che per te vada bene?”

Amore, mi conosci. Sai che non mi nascondo mai dietro l'accondiscendenza quando mi sento minacciata. Respingerei qualsiasi proposta che mi possa causare danni, ma con te questo rischio non lo corro.

Ti amo e farei qualsiasi cosa per te. Lo sai.”

Sì amore. Grazie!!!”

Figurati.

Allora, ti unisci a me?”

Contaci”

Prepariamoci allora.

Tiro su un bel pranzo al sacco e passiamo l'intera giornata all'aperto.

Ti piace l'idea?”

Assolutamente sì.

Gli zaini sono nel capanno vero?”

Sì. Il mio è già pronto. Al tuo pensi tu?”

Certo, occupati del cibo.

Appena finisco vengo ad aiutarti.”

Perfetto. Mettiamoci al lavoro.”


***


Con efficienza prendo tutto ciò che voglio portare con me e mi dirigo al capanno dove mi aspetta il mio nuovissimo zaino da “passeggio”.

Il colore del denim mi indica la sua posizione e in un attimo sono già vicina al tavolo, pronta a riporre al suo interno ogni cosa: nello scomparto più esterno la torcia elettrica, i fiammiferi e un carica batterie ad energia solare; in quello centrale il mio ultimo kit da disegno comprendente un album A4 per schizzi, tre matite, tre gomme, una quindicina di colori, il tutto in una comodissima e affatto ingombrante custodia, e in quello più interno a contatto con la schiena due bottiglie d'acqua e sul fondo una piccola valigetta di primo soccorso.

Direi che ho concluso.

Ci vorrebbe il posto anche per i contenitori del pranzo ma a quanto ho capito Haruka metterà tutto nel suo. Dev'essere assai capiente, immagino.

Ok, vediamo a che punto è la cuoca, e soprattutto cosa starà cucinando di buono!


Ed ecco fatto!

Il pranzo è pronto e devo solo sistemarlo nei vari contenitori.

Le posate sono già contenute in essi, così non sarà difficile farli entrare nel mio nuovo zaino a sacco. Ho fatto davvero un bell'acquisto e non vedo l'ora di provarloù1

Sono le nove e quarantacinque, meglio sbrigarsi.

Michiru mi raggiunge e mi aiuta ad ultimare i preparativi.

Abbiamo le provviste, l'acqua, tutto quello che potrebbe servirci si trovava già all'interno. Cassetta del primo soccorso presente, carica batterie, funi, piccola accetta, coltellino multiuso, fiammiferi...

Sembra di aver preso tutto.

Possiamo cambiarci e metterci già in cammino, così sfrutteremo in pieno tutta la luce della giornata e magari riusciremo a rientrare prima che si faccia notte.

Si parte!


***


Ci siamo. Possiamo parcheggiare qui la jeep e proseguire a piedi.

Il confine dista un quarto d'ora dalla base, niente di troppo faticoso.”

Bene. Andiamo allora.”

Prendi lo zaino.”

Eccomi.

Sono emozionata! Chissà che paesaggi ci troveremo davanti...”

Sono curiosa di saperlo anche io, ma sono anche un po' in ansia perché non so in che condizioni i terreni siano. Speriamo di non trovare un deserto arido e morto.”

A questo non avevo pensato…

Il venditore non è una persona affidabile?”

Lui sì, ma ha lasciato le sue terre in mano ad altri. Speriamo bene.

Mettiamo da parte la negatività, però. Godiamoci comunque il viaggio!”

Sono d'accordo. EVVIVA!”

Adoro il tuo entusiasmo piccola!”




Ecco il confine.

Le colonne di Ercole della mia infanzia. Il punto in cui il paesaggio acquista nuovi abiti e diventa straniero, sorprendendoti nel bene o nel peggio.

Da ciò che ho visto sulle mappe ci troviamo in una parte di landa dal terreno costituito per metà da terra di montagna, per un'altra buona fetta da terreno di pianura e per una piccola parte da terra salmastra.

Una mistura di elementi che pare sia alla base della biodiversità che caratterizza questa metà quasi inesplorata della riserva.

Una fila di Eucaliptus Gunnii alti una decina di metri ciascuno è il primo “ostacolo” da superare per addentrarci nella nuova terra, e già sento che c'è una sorpresa in serbo per noi.


Ruka...”

Dimmi amore.”

Ma quelle poco più avanti a noi sono tartarughe di mare?”

Dove?”

Quelle che stanno passando sotto le siepi del bosso.”

Oh, sì. Hai ragione. Non le avevo notate.”

Ma che ci fanno qui?”

Magari questa è una terra di transito che permette loro di raggiungere il loro habitat naturale. Potremmo incontrare altre specie atipiche in questo nostro cammino.”

Dici sul serio? Che bello!”

Proviamo a seguirle?

Questa zona è stata indicata con sottigliezza sulle mappe, quindi non ho bisogno di ulteriori informazioni.

Spingiamoci più in là senza infastidire troppo le nostre guide.”

Non si indispettiranno e scapperanno via?”

No, se non le infastidiremo troppo.”

Ok.

Vorrei proprio sapere chi ha detto che sono animali lenti...”

Il detto si riferisce alle tartarughe anziane appesantite dal carapace.

Quelle giovani, come puoi vedere tu stessa, filano che una meraviglia.”

D'ora in poi potremmo usare l'espressione: prestante come una tartaruga.

Non ti pare una bella idea?”

Troppo sottile come ragionamento. Guadagneresti un sacco di occhiatacce e sguardi inebetiti.”

Anche questo è vero.

Proseguiamo.”




Dopo un'altra ora e mezzo di camminata ci ritroviamo in un piccolo avvallamento verde, una conca protetta da arbusti storti e buffi grondanti di bacche e foglie bianchicce. Tronchi di vecchi alberi fanno da panche sui cui sedersi e uno in particolare, dal diametro impressionante (potrebbe essere appartenuto ad una sequoia…), che potremmo tranquillamente utilizzare come tavolo.

Tutti gli altri alberi attorno fanno ombra ma lasciano piccoli spazi che fanno entrare un po' di luce, di modo da non farci soffrire il freddo.

Poniamo delle vecchie coperte sui fusti e ci sediamo imbandendo il banchetto perché, gira e rigira, si è fatta ora di pranzo.

Il mio stomaco scalpita per sapere cosa di buono gli passerà tra le grinfie, che giace ancora nascosto nei suoi bei nascondigli…

Cosa è quella meraviglia? Una torta?!”

Sì, una torta che non ti aspetti però.

Assaggia.”

Pensavo che volessi mandare in fumo la mia linea. Stavo per picchiarti.”

Ehi, calmati. Non è un dolce.

E poi ti cucino solo cose buone io. Mica mangi porcherie.”

Su questo convengo.

Oh, ma sembra riso… Aaahm!!!

Scsa l'onomatop...”

Oooh, il mio esperimento pare aver funzionato.

Guarda che espressione soddisfatta.

Ti piace eh?

Ora mangio anche io, se non ti dispiace…

Tu riprenditi intanto.”

...”


***


Sei un mito!”

Grazie. Sono contenta che tu abbia apprezzato.”

Sì, la torta di riso più buona che io abbia mai mangiato.

I fiori di zucca erano così fragranti, il sapore marino del riso e dei gamberi mi ha portata in paradiso e la filantezza della mozzarella mi ci ha fatta soggiornare.

Se non fossi già sazia ne prenderei ancora...”

Addirittura! Allora lo cucinerò più spesso.”

Niente da obbiettare.”


***



Dopo aver ripreso a camminare scoviamo di nuovo le nostre insospettabili guide ci portano in un labirinto di siepi di Callicarpa, una pianta dalle foglie verde chiaro e dalle minuscole e violette bacche, molto resistenti al freddo da adulte.

Il vento che ne attraversa i rami le riempie con il suo rumore e un suono racchiuso dentro di esso si rivela la nota più alta del concerto.

Nella mia mente appare una bianca schiuma che rapita da un'onda viene sbattuta su una superficie increspata, producendo proprio quel suono che è giunto poc'anzi al mio udito.

Mi concentro per sentirlo ancora ma è sparito e ora non so se l'ho immaginato o se è un segno che il passaggio per il mare è più vicino di quanto pensiamo.

Facile soluzione a questo dilemma è interpretare lo sguardo di Michiru. Se ha sentito anche lei quel richiamo lo recherà scritto negli occhi.

Pare che non se ne sia resa conto, impegnata com'era nel fare uno schizzo veloce dei grappoli di frutta delle piante.

Sorpresa preservata o suggestione?

Credi che potremmo farla crescere anche nel nostro giardino?

Mi piace molto.”

Ne prendo qualche ramo. Potremmo provarci.

Ha bisogno di cure costanti nella prima messa a dimora, perché le piantine giovani soffrono molto il freddo.

Con l'adeguata protezione crescerà senza problemi.”

Fantastico!

Ora possiamo andare avanti. Scusa se ti ho chiesto di fermarti.”

Non devi scusarti. Lo sai che mi piace condividere le mie conoscenze botaniche con te.”

Lo sguardo e il sorriso rilassati fanno ricredere la mia percezione di un guizzo di confusione da parte sua come un qualcosa di astratto.

Chissà cosa le passava per la testa in quel momento.

So che non devo preoccuparmi più di tanto perché lo capirei se ci fosse stato qualcosa che non va, quindi sorvoliamo sulla questione, dato che potrebbe non esistere proprio.

Le tartarughe continuano il loro errare con calma, quasi come se la nostra presenza non comportasse più un disturbo.

Devono aver capito che non vogliamo far loro del male. Tanto di guadagnato per noi!

Posso tornare a godermi la vegetazione, che per assurdo è più ricca di quanto potessi sognare. Già nella parte conosciuta della riserva è sorprendente, ma qui nemmeno si scherza.

Vorrei adottare ciascuno dei singoli esemplari di piante, alberi, arbusti, cespugli e perfino erbe infestanti che incontro! Sono tutti così singolari e affascinanti che potrei trasferirmi qui senza problemi.

Più o meno…

A che pensi?”

Niente...”


***


Possiamo fermarci ancora se vuoi.

Un'oretta di riposo non ci farà tardare troppo.”

Ok. Ho bisogno di riposare le gambe.”

Perfetto. Laggiù intravedo una piccola vena d'acqua.

Vado a riempire le borracce. Tu resta qui, faccio in un attimo.”

Va bene.”

Eccomi. Ti va di schiacciare un pisolino?”

Sarei tentata...”

E allora accomodati.”


***


Amore, sveglia. Dobbiamo procedere, altrimenti perderemo le ore di luce.”

Mh, eccomi. Che pisolino riposante...”

Sì, ci voleva proprio!”

Ma dove sono le tartarughe?”

Forse hanno ripreso il loro viaggio mentre noi dormivamo. Non preoccuparti però. Il terreno è ammorbidito dalla rugiada, quindi le loro impronte sono visibili. Seguiremo la loro scia. Andiamo!”

Avrei bisogno di rinfrescarmi.”

Possiamo avvicinarci al fiumiciattolo e continuare da lì. Si sorpassa ad occhi chiusi.”

Bene!”

La sua risata cristallina si libra nell'aria rischiarandola e perdendosi nel profumo della foresta che a questa ora del giorno raggiunge il suo massimo fattore di inebriamento. Non si può far altro che caricare i polmoni facendo incetta di tutte codeste fragranze.

Un gorgoglio lontano e frizzante fa intendere che, non troppo in lontananza, una cascata con tutte le sue acque e le goccioline che da queste si liberano, svolge meticolosamente il suo compito di dissetare tutti gli esseri che sono nel suo enorme territorio.

Ci rinvigoriamo ad ogni passo marciando con il verde scuro e umido del muschio che ci fa orientare grazie alle stille brillanti che ne bagnano il manto.

Alle spalle la vena d'acqua che ci ha permesso di placare la sete ci fa una sorpresa sbucando dopo un bel tratto che l'avevamo superata.

Gli arbusti si sono fatti più bassi e sfoggiano le loro chiome sbarazzine con noncuranza, come in una sfilata d'alta moda assai sgangherata.

Il calore del sole non vuole ancora abbandonarci e non c'è che da essergli grate. Continuiamo per la nostra strada incontrando molti sassi bianchi schiacciati come quelli che sono tipici dei nostri laghetti e fiumi. Che in tempi più antichi questo fosse il letto di questi giganti d'acqua? Affascinante.

Li alberi sempre presenti si sono fatti più radi e descrivono un colonnato regolare da un'imponenza che ti mette quasi in soggezione.

A fare inversione sono invece i cespugli che crescono in altezza diventando alberelli non troppo alti e dalle modeste fronde.

Non so a quale specie appartengono. La maggior parte di essi mi sono sconosciuti ma posso comunque apprezzare la loro particolarità e la loro bellezza selvaggia.

L'aria si fa più respirabile man mano che si va avanti e il pungere salino del mare torna a farmi visita comunicandomi che siamo sulla buona strada.

Accelerando un poco il passo possiamo recuperare mezz'ora di camminata e forse anche più, quindi potremmo godere per più tempo della nostra meta finale, dato che per il ritorno è già tutto pronto.

Ho chiesto ad Hideo di portare la mia jeep in spiaggia, così da consentirci un più agevole rientro a casa.

Sento che sarà una giornata memorabile!



Una strana forza permea l'aria facendo intendere che qualcosa di importante sta per accadere. Non so perché ma questa sensazione aumenta più ci spingiamo oltre in questa nostra esplorazione. Mi rivolgo verso Haruka che suggerisce di accelerare il passo perché il terreno ancora piatto ci permetterà di completare meglio una piccola discesa che si appresta a venire sotto i nostri piedi.

Nel suo sguardo c'è un luccichio che se fosse stato malizioso mi avrebbe fatto intendere che la signorina aveva in mente di compiere una delle sue marachelle inaspettate, ma non sentendomi in “pericolo” so che non devo aspettarmi niente del genere. Sono invece felice di notare che l'ansia che aveva stamattina ha lasciato spazio alla sua solita spensieratezza.

La nostra piccola corsa ci ha portate verso un declivio non troppo in pendenza e di facile percorribilità, nonostante il terreno, molto simile alla sabbia marina, sia un poco sdrucciolevole. Un'altra spianata della stessa terra ci accoglie in una vastità a dir poco disorientante che si sviluppa appropriandosi di tutto l'orizzonte. I fusti in prospettiva tra cui si scorgono le mirabolanti traiettorie di tutti i minuscoli insetti che popolano l'aria giallastra e le tridimensionalità delle ragnatele intrise di rugiada. Anche la bianchezza di un sentiero di ghiaia ad una certa distanza da noi riluce fulgido nonostante la poca illuminazione.

Gli alberi sempre meno presenti ma pur sempre accesi di verde, si fanno da parte lasciando posto a prati erbosi di lavanda e mughetto e sollevandosi con nostra sorpresa in una sommità simile ad un promontorio in miniatura. Quante sorprese ci sta regalando questo posto! Il boschetto di bambù che incontriamo nella nostra scalata nasconde qualcosa di ancora più stupefacente che si apre in una scala naturale dalle dimensioni ciclopiche che discende nelle viscere della montagna giungendo in un luogo che forse non visiteremo mai. Rivedo il mio stupore dipinto anche sul volto di Haruka che a quanto pare non si aspettava un risvolto del genere. Da cosa me ne sono resa conto? Beh, dovreste vedere la sua faccia, o meglio, le sue sopracciglia. Hanno appena scalato l'Everest!

Amore, rischi di farti entrare un calabrone in bocca se non la chiudi...”

...”

Tutto ok? Sei allibita...”

Allibita è un eufemismo... Sapevo che c'era un passaggio segreto. Il nonno me lo raccontava spesso, ma non immaginavo che si trattasse di una cosa del genere...

È mastodontica!”

Oh sì! Veramente massiccia.

Vuoi continuare?”

Assolutamente sì! Muoviamoci!”

Questo devo assolutamente segnarlo nella mappa, ma solo nella mia. Resterà un segreto. Non voglio che questo capolavoro naturale venga brutalmente deturpato.

Questa parte di riserva non diverrà parte del museo naturalistico della riserva. La troppa inciviltà lo distruggerebbe.

Decisione presa, ma ora dedichiamoci a cose più importanti.

Mi avvicino al primo scalino e lo testo con il piede per conoscerne il grado di sicurezza.

Inutile dire che è resistente come l'acciaio. Buon per noi!

Prendo Michiru per mano e assieme scendiamo quelli successivi con l'antichità della roccia che ci assicura che nessun pericolo ci coglierà, se saremo vigili.

Le sensazioni che ti pervadono in questo abbraccio di pietra ti fanno sentire minuscolo come lo sono le formiche rispetto a noi e ti danno al contrario una sorta di diritto di sentirti come una divinità, ma badate alla superbia.

Gli atolli di terra alti una decina di metri che circondano il granitico fanno somigliare il luogo ad un paesaggio degno d'una ambientazione fantasy, come però non si sono ancora letti.

Al mio fianco la mia esploratrice in seconda, presa anch'ella dalla maestria d'architettura della Terra non pare aver fiutato il profumo salino che riempie l'aria sempre meno rarefatta. L'effetto sorpresa sarà maggiore se continua di questo passo, perciò terrò per me questa indicazione.

Ancora tanta strada ci resta da compiere perciò è meglio risparmiare fiato e corpo per seguitare nella scesa.

Manca poco ormai, alla sorpresa...

Spero di riuscire a colmare quel vuoto che le si legge dietro lo sguardo, seppur mascherato dal benessere che la contraddistingue da quando abitiamo immerse nella natura.

So che sta bene. È serena, entusiasta, innamorata, ma so anche che le manca qualcosa e voglio che questo qualcosa torni a far parte di lei.

Voglio che sia completa in tutto e per tutto, più completa di quando stavamo a due passi dal mare, felice fino in fondo.

È una grossa impresa questa, ma il vento mi sussurra che posso farcela, che posso sorprenderla e restituirle la sua essenza di ninfa del mare. Questo è il mio obbiettivo, e ora che ci sono così vicina non permetterò a niente di intralciarmi.

Niente alterigia. è solo il desiderio di regalare una gioia nuova alla mia futura sposa a muovermi in questa titanica avventura.

La Natura si è davvero sbizzarrita qui!”

Vuoi fermarti?”

No, finiamo la nostra scalata al contrario.

Non sappiamo cosa ci aspetta dopo ma credo sia meglio fare una pausa dopo che avremo di nuovo i piedi a terra.”

Sono del tuo stesso parere! E poi guarda che paesaggio.

Nemmeno Narnia è a questi livelli, senza offesa alcuna verso il caro Lewis.”

Sono pienamente d'accordo.

Voglio tornare qui e dedicarmi a dipingere ogni singolo scalino e atollo qui presente.

Sperando che ci sia un modo più veloce per raggiungerlo.”

Beh, ora che ho saggiato il terreno possiamo benissimo utilizzare i nostri soliti mezzi per le escursioni. Potremmo venire qui con il quod o anche anche con la jeep più leggera.”

Perfetto! Sarà una sessione di pittura esaltante!”

Scommetto che ti porterai dietro tutto il tuo corredo di pittura.”

Ovvio!”

Lo immaginavo...

Dai, un'altra decina di scalini e ci siamo quasi. Così mangiamo anche qualcosa che il riso è sparito nei meandri della digestione.”

Che romantica quest'ultima frase!”

Hai presente i rumori molesti che hai iniziato a sentire circa un'ora fa?”

Oh sì, un bel sottofondo.”

Era il mio stomaco che brontolava.”

Ma dai! Pensavo fosse un cinghiale che ci seguiva per rubarci quel che resta delle provviste.”

Ahahah, che ridere.

E poi, quali provviste? Sono rimaste solo le posate e i contenitori.”

Non abbiamo più niente? Che mangiamo allora???”

Non preoccuparti. Quelli sono alberi di cachi e i frutti sono maturi, e se non ricordo male dovremmo avere altri di quei panini dolci che ho fatto a colazione.”

Ah, per fortuna!

Eccoci a terra!”

Accomodati pure da qualche parte.

Ti lascio lo zaino e vado a cogliere un po' di frutta, così ci rifocilliamo per bene.”

Ok!”

Leggermente affaticata dalla camminata mi siedo su una roccia tonda che grazie a dei massi più piccoli e tondeggianti anch'essi la fanno somigliare ad un ricco paffuto e dal pelo liscio. Che simpatica!

Haruka non tarda molto e arriva con una busta di cachi profumati e maturi che si direbbero assai succulenti. Si accomoda su una roccia squadrata davanti a me e sbuccia la merenda porgendomela e mangiandola anche lei.

Subito l'energia si ricarica e con il sapore dolce e pieno dei frutti inizio a entrare nell'ottica di un ultimo sforzo che, non so perché, sento che verrà egregiamente ripagato.

Finiti i cachi tira fuori quei deliziosi panini farciti, che dal cardamomo sono passati ad essere ripieni con una lastra di vaniglia dal gusto deciso e amabile. Squisiti!

Ci concediamo un altra decina di minuti di relax con il sole che tramonterà tra almeno un'ora o forse anche più.

Mi tranquillizza dicendomi che non ci sarà bisogno di correre per l'ultimo tratto e con la mano che avvolge la mia mi aiuta ad alzarmi. Subito la prendo a braccetto e riprendiamo a camminare quando una vista mozzafiato prende il sopravvento nei miei occhi: l'oceano.

Resto a bocca aperta comprendendo che questo finale era già stato progettato dall'inizio ma l'unico pensiero che preme prepotente nella mia mente è un senso di gratitudine così profondo che non riesco nemmeno a discernere le emozioni che mi scuotono dall'interno.

Le ginocchia mi cedono, gli occhi si bagnano di gioia e un pianto liberatorio e commosso mi fa tremare. Guadagno il cingermi delle braccia di Haruka che conosce esattamente quello che provo e resta in silenzio perché io possa concentrarmi esclusivamente sul rumore delle onde che sussultano davanti e per me, consce della lontananza che ci ha separate per troppo tempo.

Recupero l'uso delle gambe e corro verso di loro, tuffandomi nel loro vortice bagnato senza pensare ad altro.

Dimentica di tutto ciò che mi circonda mi perdo in quel lasciarmi cullare così famigliare che continua a piangere anche sott'acqua.

Tutti i pezzi di me che si erano persi nella nostalgia tornano a completarmi e più nessun rancore popola la mia anima.

Una dea si affaccia sulla superficie crespa d'azzurro e un nuovo sentimento si fa largo sul mio viso. La gratitudine.


***


La mia pazzerella.”

Hai ragione, ma non ho saputo resistere.”

Tranquilla, non devi giustificarti.

So cosa ha significato tutto questo per te.

Anche se hai rischiato di prenderti una congestione non ho saputo fermarti.”

Grazie per avermi regalato questa giornata memorabile.

Ne avevo un bisogno tremendo.”

Lo so, è per questo che ho unito il progetto dell'esplorazione dei nuovi terreni alla ricerca di un passaggio per il mare.

Stavi patendo troppo la lontananza e non lo sopportavo più.”

È vero, ma ora mi hai guarita. Non preoccupartene più.”

Come desideri amore.

Continua a scaldarti davanti al falò. Io inizio a montare il tettuccio della jeep, così non prendi ulteriore freddo durante il rientro.”

Ok. Grazie ancora.”

Ssstt. Non aggiungere altro.”







NdA

Eccomi di nuovo qui con il nuovo capitolo.

Una vera impresa eroica cercare di renderlo il più vero possibile. Spero di esserci riuscita.

Mio intento era quello di pubblicarlo domani, ma, proprio come questa mia Michiru, non posso resistere a farmi immergere in questo nuovo spicchio di mondo che mi si è aperto nel cuore mentre scrivevo.

Sarò breve in queste note.

Voglio solo ringraziare che si imbatterà in queste mie righe e chi vi indugerà per premiarmi o criticarmi, perché entrambe sono per me scalini verso la crescita.

Vi lascio augurandovi di passare il Natale più sereno, sincero e spettacolare che possiate desiderare e vi do appuntamento per il Nuovo Anno, che voglio sia per voi più alto delle vostre più alte aspettative.

Un abbraccio a tutti, vostra Miss Writer.


Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo undici: Nuova veste ***


Perfectly Mine


Capitolo undici: Veste Nuova


Amore, si può mettere un po' più attaccato alla credenza? Sporge troppo dall'altra parte.”

Così va meglio?”

Sì, perfetto!”

Dove mettiamo il mobile alto invece?”

Pensavo di metterlo o dove c'era il frigo ma più al centro, o nella parete del ripostiglio...”

Secondo me è meglio nella parete del frigo. Considera che dall'altra parte c'è la finestra oltre che l'ingresso del ripostiglio.

E poi la parete sinistra risulterebbe più vuota se concentriamo tutto a destra.”

Vero, ma non sarebbe un problema.

Lasciamici pensare un po'.”

Ok, dedichiamoci ad altro allora.

Volevi cambiare la tenda del ripostiglio, giusto?”

Sì.”

E se invece di metterci un'altra tendina piazziamo una bella porta di quelle leggere?

Niente di troppo monumentale...”

L'idea non è male, ma dove la scoviamo una porta così al volo?”

Nessun problema.

Passando al mercato ieri ce n'erano due in offerta e le ho comprate.

Vado a prenderle così scegli quella che più ti piace.”

Ok.”



Eccole. Antilopi o fate?”

Caspita, sono bellissime!”

Sì, appena le ho viste ho pensato che fossero di ottima fattura.

I dettagli sono impressionanti e credo che siano perfette per l'ambiente che vogliamo ricreare a casa.”

D'accordissimo con te!”

Allora, fate o antilopi?”

Fate!

L'altra la useremo per qualcos'altro.”

A tua descrizione piccola.

Appoggio l'altra e vado a rimettere questa nel capanno, così non si sporca.

Smonta le tende intanto. Ma sta attenta.”

Bene.”


***


Con fare sicuro allinea precisamente tutti i quattro angoli della porta fissando quelli del lato sinistro per primi.

La boscaglia rappresentata risplende di un verde spruzzato di una luce calda e avvolgente.

Le fate con i loro abiti minimali e colorati volteggiano nell'aria con quelle loro ali così scintillanti da offuscare il sole che si erge sulle montagne della brughiera.

La mia immaginazione mi fa tornare bambina prendendo il sopravvento sulla mia mente conscia, e la magia comincia ad animarsi sulla superficie stupendamente dipinta. Che attraversandola si arrivi in un altro mondo diverso dal nostro, più magico e meno aspro di esso?

Amore, mi ascolti?”

Eh, o no scusa...

Avevo la testa altrove. Dicevi?”

Vuoi che passi del lucido sulla porta per illuminarla ancora?

Il nailon l'ha un po' opacizzata.”

Oh, ok. Fai pure. Ti serve che esca dalla stanza?”

No, mi basta che ti allontani solo un po'.”

Allora sposto il mobiletto piccolo della credenza in sala dove c'è lo spazio vuoto.”

Bene, io faccio in un attimo.”

I puzzle erano già pronti vero? Così li appendiamo alla parete.”

Sì Michi, devono solo essere appesi.”



Lascio Michiru a sistemare il mobiletto in sala e a rassettare la cucina mentre decide dove andrà sistemato il mobile più grande.

Entro nel capanno per rimettere a posto la cassetta degli attrezzi, dando uno sguardo al prossimo progetto di restaurazione che vorrei attuare: una bella finestra nel ripostiglio per rischiarare un po' l'aria.

Ho spostato tutto ciò che non ci serve qui così da liberare ancora più spazio e renderlo ancora più ordinato, proprio come piace a noi.

Non vedo l'ora di cimentarmici. Ho già scelto degli infissi di legno color miele e una maniglia laccato bianco.

Sarà esaltante iniziare questo nuovo lavoretto!


***


A qualcuno brontola lo stomaco...”

Succede quando si lavora tutta la mattina seguendo gli ordini della propria donna.”

Oh, povera stella!

E se ti dicessi che il pranzo sarà servito tra circa un quarto d'ora...”

Evviva! Mi metto subito ad apparecchiare!”

Brava bambina.”

Cosa prevede il meniu?”

Annusa e scoprilo.”

Mh, sentiamo un po'...

Yuhuhuhuh! Lasagne ai frutti di mare!!!”

Che fiuto! Non immaginavo indovinassi così facilmente...”

La fame ti fa fare cose fuori dal comune.”

Quanto sei scema!

E smettila di fissarmi il décolleté, altrimenti ti do un cazzotto!”

Ma uffa, perché non dovrei rifarmi gli occhi oltre che riempirmi lo stomaco?”

Perché il multi-tasking è inefficace cara.”

Ma che risposta è...”

Finisci di apparecchiare!”

Sissignora!!!”


***


Amore, sei hai freddo sposto il divano un po' più avanti.”

Oh, fai pure. Sento un po' di freddo in effetti.”

Ecco fatto.”

Grazie amore.”

Di niente piccola.”


Lo scoppiettare del fuoco più vicino a me inizia a farmi sentire meglio.

I rumori che mi circondano mentre Haruka cambia la disposizione dell'arredamento nel soggiorno mi tengono compagnia portandomi un certo conforto.

In questa sinfonia il piano prende il posto del piccolo tavolo, proprio nella parete sinistra in cui si trovava prima, solo nell'angolo opposto.

Il tavolo e le sei sedie hanno trovato posto al piano di sopra, dov'era presente un ampio spazio libero. Un tocco d'eleganza sul pavimento spoglio.

L'unico a rimanere nella posizione originale è il divano, a cui presto affiancheremo qualche pezzo di nuovo mobilio per appoggiare eventuali tazze o bicchieri.

Anche il camino, come potrete immaginare, non ha cambiato postazione e al centro della canna fumaria, dove prima si trovava il bell'orologio col cervo, ora fa sfoggio di sé un nuovo fiammante TV LED di 42”, color blu e dallo schermo curvo. Fantastico!

Per l'orologio dobbiamo ancora trovare una nuova sistemazione...

Guardo di nuovo Haruka e mi sento quasi in colpa nel vederla spostare tutto da sola. Vorrei aiutarla ma so che ha bisogno dei suoi spazi perché abbia i suoi momenti di virilità, quindi resto al mio posto.


Gradisce questa nuova disposizione, madamigella?”

Molto signor immobiliatore.”

Che paroloni quest'oggi!”


***


Con accuratezza e cercando di fare meno rumore possibile sposto l'armadio della nostra camera fuori di essa, in attesa di trovare qualche altro angolo dove sistemarlo.

Lo spingo fino all'esterno e lo lascio lì, dato che avrò bisogno di aiuto per completarne il trasloco.

Michiru si è addormentata sul divano e una volta finito in salotto ho deciso di passare a questa stanza a sua insaputa.

Voglio farle una sorpresa. Al mercato infatti non ho comprato solo le porte, ma anche due comodini e un armadio nuovo tutti in pendant. Quelli del nonno meritano seriamente la pensione.

L'armadio componibile a tre ante andrà dietro il letto, cambiato anch'esso da poco, sistemato al centro della stanza, con il fianco rivolto verso la finestra. Ai suoi lati metterò i due comodini, uno per lato. Essi sono semplici, bianchi con il primo cassetto color granito e il secondo libero. Una porticina con una striscia longitudinale della stessa fantasia ricopre un vano assai spazioso e sui lati v'è una decorazione rappresentante un bellissimo ciliegio in fiore circondato da una pioggia di petali, come quello che il pezzo più grande ha invece nell'anta centrale... Spero che le piacciano.


***


Ciao bellissima, dormito bene?”

Oh, sì! Un bel pisolino.

Cioccolata calda!”

Sì, e un bel documentario su Disney Nature!

Accomodiamoci sul divano.”

Documentario!!! Che bello!”

Adoro il fatto che basti una cosa così piccola per far schizzare il tuo entusiasmo.

Sei così tenera!”

Oh, così mi fai arrossire...”


***


La cena è quasi pronta.”

Manca ancora mezz'ora alla fine...”

Tranquilla, continua pure a seguire la TV.

Penso a tutto io.”

Grazie.

Ma quanto sono carini questi orsi! E che qualità di intrattenimento.

La Natura è una cosa meravigliosa. Dovremmo rendercene più conto.”

Hai ragione piccola.”


***


Andiamo a dormire?”

Ok.”

La cena è trascorsa tranquilla, nella serenità che sempre ci accompagna.

Le immagini del documentario non hanno intenzione di allontanarsi da me e continuo a rivivere le emozioni che mi hanno lasciato. Stupore, allegria, qualche pizzico di ansia e tanto tanto rispetto per tutto ciò che abbiamo.

La Disney sa come farti sognare.

Anche il dopocena non è stato impegnativo, con il nostro solito staccarci dalla tecnologia ed abbandonarci alla lettura di un buon libro, comodamente sedute su due nuove poltroncine che Haruka ha fatto apparire da chissà dove.

La mia donna è proprio piena di sorprese!

L'unica stanza che manca da sistemare al piano di sopra è la nostra camera da letto, ma dovremo aspettare per dedicarci anche ad essa perché Haruka domani deve alzarsi presto per andare a lavorare.

Devia in bagno per cambiarsi e indossare il pigiama mentre io, già pronta, entro direttamente nella stanza, che risulta essere un tantino... diversa!

Quella che ricordavo fino a questa mattina non sembra mai essere stata dove effettivamente si trovava...

Che è successo qui dentro, e soprattutto: quando!

Sorpresa.

Ti piace?”

È notevole! Hai fatto una magia?”

No. Ci ho lavorato durante il tuo sonnellino pomeridiano.”

Caspita... Non mi sono accorta di niente!”

Beh, sono stata brava allora!”

Magnifica!”

Il vecchio armadio del nonno si è trasformato in un mobile a tre ante super moderno, con l'anta centrale variopinta da un ciliegio in fiore, mentre le due laterali sono a specchio.

Davanti un letto nuovo, moderno anch'esso, dalla struttura bianca con la testiera ricurva verso l'interno ai lati e i piedi costituiti da bande. Dal lato opposto ad essa si può invece guardare sotto.

Non si vede la vecchia cassa che prima si trovava davanti al vecchio letto, e a farne le veci sono tre cubi rivestiti da una trama autunnale di foglie e aceri dai colori sgargianti.

Il sonno non mi permette di focalizzarmi su altri dettagli, perciò mi limito a baciare il mio nuovo arredatore di fiducia e prepararmi per la notte.



Inaugura il comodino riponendovi la vestaglia, dopo essersene spogliata.

Con fare felino si accomoda sul letto gioendo per la morbidezza del materasso che perfettamente accoglie il suo corpo, e seppur vi è stanchezza nel suo sguardo riesco a scorgere una scintilla di soddisfazione che mi fa avvampare perché mi premia per tutto il lavoro che ho fatto.

Il torpore del sonno comincia ad affliggere anche me ma non mi sottraggo quando con le sue ultime forze mi raggiunge con un bacio intenso e ripetuto, con le sue mani che si concentrano sui miei seni.

Gattonando ancora si sdraia sopra di me abbracciandomi. Mi sposto per far sì che si stenda sul fianco come faccio io e l'abbraccio di rimando. Voglio che la sua schiena aderisca al mio petto, all'addome e che le sue gambe si incastrino nelle mie.

Il mio braccio destro si porta a cingerle il fianco sinistro, lasciando la mano sepolta sotto di esso. Il sinistro si perde nella marea dei suoi capelli profumati e finché vi sarà lavoro nelle mie membra continuerò con questa operazione.

Prendo di mira il suo collo con le mie labbra, non mi sentirei realizzata e soddisfatta se non lo facessi, e con queste azioni indugerò attendendo il sonno.

Insieme.

I canti notturni si fanno persistenti ma non deturpano l'atmosfera di rilassamento che arriva sempre più vicina a noi.

Li ascolto lasciando che entrino nella mia testa, come fa il vento nella sua mansione di far stormire le foglie e anche l'acqua della fontana in giardino si unisce al concerto.

Il limbo si palesa sempre di più, il respiro rallenta seguito a ruota dal battito del cuore, gli occhi si chiudono e i movimenti si fanno sempre meno frequenti, perdendo in intensità.

Il canto di Morfeo inizia a risuonare ed ecco che si prepara ad accoglierci e con lo scorrere delle coperte su di noi, quali sue alunne diligenti, ci lasciamo andare al suo soporifero e delizioso incantesimo.


***


Manca solo il ripostiglio e tutta la casa sarà nuova di zecca. Non vedo l'ora!”

Sì, aveva bisogno di essere ammodernata, essere più nostra.”

Già. Sarà magnifico vivere qui d'ora in poi. Non c'è posto migliore al mondo.”

Sono contenta che tu la pensi così. Mi rende felice.”

Anche io sono felice, qui.”

Amore mio.”

A che ora devi uscire?”

Alle nove e trenta.”

Riusciamo a fare colazione assieme?”

Sono appena le sette e un quarto. Possiamo fare molto più che la sola colazione.”


A cavalcioni sul letto la attiro verso di me togliendole il pigiama e dedicandomi subito alla sua schiena e poi al suo petto.

La faccio coricare circondandole i seni con le mani dopo essermi messa sopra di lei.

Il mio tatto non è ancora sazio di loro. E un atto di forza farlo spostare verso la sua cinta per sfilarle i pantaloni e la biancheria e avvolgerla con un lembo delle lenzuola, lasciando però libere le gambe, ben presto mio territorio di azione.

L'interno coscia diviene la mia prima tappa, con la sua sensibilità che inizia già a mostrarsi. Qualche carezza si fa avanti ma un bacio raggiunge le sue grandi labbra e le separa per addentrarmi ancora più in lei.

Il calore sul mio viso cresce al crescere dei suoi gemiti e della mia voglia di lei.

Il suo bacino si muove al mio stesso ritmo, al contrario del suo spasmodico toccarsi il collo, le spalle, il seno. Spinge la mia testa contro la sua femminilità facendo arrancare il mio respiro. Lo libero dentro di lei quasi per dispetto provocandole un gran fremito per tutto il corpo, corde vocale comprese.

L'istinto di penetrarla s'impenna sulle mie falangi senza nemmeno essere interpellato e vince sulla mia volontà muscolare, con l'indice e il medio che si fanno strada dentro di lei accolti da un grido soffocato.

Non soddisfatti però fanno sì che quelli successivi siano sempre più privi di timidezza.

Dentro e fuori quell'umidità calda e dall'odore conturbante mi perdo, lei che continua ad invocare il mio nome tra i singhiozzi, con le sue spinte che stringono le mie dita come se non volesse mai più lasciarmi andare.

L'umidezza al solo pensiero di quella trappola splendida cresce sia in lei che in me con la calata della mia lucidità... No!

Non voglio assolutamente venire prima che tocchi a lei. Spingo la mia esistenza in un andito della mia mente, impegnandomi esclusivamente nel far tremare le sue membra dal piacere, la mia salivazione a mille.

È così che essa collima con il suo imminente orgasmo mentre il mio è ricacciato indietro un'altra volta.

La mia bocca si riempie piano del suo sapore agrodolce, motivo di esplosione delle mie papille gustative quando esso si libera sempre più, fino alla botta finale del suo acme sulle mie dita e nelle mie narici. Solo allora mi lascio andare anche io.

La sua soddisfazione scritta dalla sua lingua sulle sue labbra mi spinge a portarvi in dono la sua stessa essenza, con un bacio languido, esausto, come un treno che ha corso per la salvezza e l'ha finalmente raggiunta.


***


Chi lo avrebbe mai detto che anche la vecchia trabeazione avrebbe cambiato aspetto rinnovandosi in tutto e per tutto.

È davvero incredibile il look che sfoggia in questo esatto momento. Sembra che non sia mai stata vittima né delle intemperie naturali né di quelle umane.

È come se si fosse appena costruita da sé dal legno lucido e resistente, stabile, trafficabile e fiera. Un colpo d'occhio in grado di toglierti il fiato.

Il blu di Persia sospeso tra gli alberi che ne sostengono l'impalcatura salta alla vista rapendola con la sua inaspettato.

Un calcio allo stomaco della logica.

Ciò che era un semplice rifugio dal mondo solito e caotico ora è diventata una dimora a tutti gli effetti, confortevole anche nella sua piccolezza.

Il tetto giallo cadmio, una porta color ecrù, le pareti di canne e vetro.

Non più uno spiffero sussurrerà tra queste pareti.

Più la guardo e più il mio cuore accelera in ammirazione, come in un sogno che vorresti non finisse mai.

E chissà come sarà all'interno!

Purtroppo devo frenare il mio entusiasmo, perché non ho le chiavi per entrare. Sarà meglio rientrare in casa e riattizzare il fuoco.

Troverò qualcosa da fare per distrarmi.

Potrei prendere le lastre di polistirolo che Haruka mi ha lasciato nello studio e dipingerle.

Non ho mai lavorato su un supporto del genere, ma voglio sperimentare.

Devo scegliere i soggetti, il che dovrebbe tenermi abbastanza impegnata, dopodiché penserò al pranzo e anche alla cena, per sicurezza.

Vediamo un po'...

Young as the morning, old as the sea...”

Pronto?”

Ciao amore, c'è stato un piccolo incidente nel nuovo terreno e temo che dovrò trattenermi qui fino a dopo pranzo. Scusa se sono di fretta ma dobbiamo risistemare la terra e mettere in sicurezza alcuni alberi con i mezzi pesanti, altrimenti rischiamo di allungare i tempi. Mi dispiace piccola.”

Amore, non preoccuparti. Ci vediamo stasera allora.

Pensa al lavoro adesso, e stai attenta.”

Va bene principessa. Ti amo.”

Ti amo anche io. A più tardi.”

Ci mancava anche questo... Spero vada tutto bene.

Devo prepararle un pranzo di tutto rispetto per rinvigorirla dopo la lunga giornata di fatica trascorsa.

Credo che sia arrivato il momento di provare a fare il plumcake al salmone affumicato che voleva assaggiare.

Meglio controllare se ho tutti gli ingredienti a disposizione e in caso che manchino farò qualche telefonata al mercato.

Gli svantaggi di abitare isolati a volte possono diventare vantaggi.

Diamoci da fare!


***


Amore, sono a casa.”

Ehi, bentornata amore.

Com'è andata?”

Siamo riusciti a risolvere tutto oggi. Non immagini che sollievo!

Ho una fame da lupi.”

Vai a fare una bella doccia, il bagno è pronto.

Intanto ti scaldo il pranzo.”

Grazie principessa.”


***


È buonissimo!

Molto più di quanto mi aspettassi.

Il salmone e l'erba cipollina sono davvero un bel mix e l'impasto del plumcake è delizioso. Morbido, non asciutto e leggero.

Ci voleva proprio un pranzo del genere!”

Sono contenta di averti soddisfatta.

I piatti li faccio io. Vuoi un caffè?”

Preferirei qualcos'altro in realtà. Però non so cosa...”

Vuoi un frullato di frutta? In frigo ce ne sono ancora un paio.

Controllo i gusti così lo scegli.”

Perfetto.”

Abbiamo pesca e banana, fragola e limone, kiwi e cocomero e uno senza etichetta...

Rum!”

Oh, no grazie. Preferisco pesca e banana.”

Io prendo kiwi e cocomero invece.

Domattina andiamo presto al mercato a fare scorta di frutta e verdura e ne prepariamo altri.”

Ci sto!”

Va pure a riposarti. Io finisco qui.”

Ok, lo berrò più tardi. Tu raggiungimi però.”

Certo.”




Entro in camera e i raggi del sole si esibiscono in evoluzione deliziose fatte di cascate di luce, stelle e filari che paiono intinti di rugiada.

Al centro della stanza i disegni geometrici squadrati delle coperte sono gonfi della figura addormentata di Haruka, la stanchezza a tenerla ancora in scacco.

Le macchia la pelle con il suo lieve pallore e di affaticamento la sua espressione.

Fortunatamente ha un buon avversario e per quanto possa avvilire la persona, il sonno competerà con essa per spezzarla, ridonandoci vigore dopo l'aver solcato le sue rive.

Questa riflessività, accompagnata dalla tenerezza del broncio appena assunto dalle sue labbra, rilassa anche me e mi infilo anche io sotto le coperte, abbracciandola da dietro.


***


Dato che anche la cena è quasi pronta, ti va se ceniamo di sopra?”

Sul tavolo della sala? Mi sembra un'idea carina. Un punto di vista diverso.”

In realtà intendevo la trabeazione. Mettiamo tutto nel cestino e saliamo a goderci i nuovi interni.”

Oh sì! Non vedevo l'ora!!!”


Credo di essere riuscita nel mio intento di lasciarla senza parole.

Con la cena nel cestino usciamo all'aperto e Michiru, per forza dell'abitudine arriva a metà della fila degli alberi. Devo richiamarla indietro beccandomi il suo sguardo interrogativo. Afferro la cordicella penzolante della tenda posta a riparare l'oggetto del mistero, la nuova scala di legno.

Eh questa quando ce l'hai messa qui?”

Segreto. Avanti, salga che sennò si raffredda tutto, noi comprese.”

Le consegno le chiavi una volta in cima alla tromba. A lei l'onore di aprire ed entrare per prima nel nostro angolo di paradiso.

Il suo entusiasmo è il miglior premio che potessi ricevere dopo tutto l'impegno messo a favore del rinnovamento della casa.

Lascio a lei il compito di istruire anche voi altri curiosoni.

Haruka, è bellissimo.

Nemmeno le mie fantasie più sfrenate si sono minimamente avvicinate alla realtà!

Grazie!”

Ti piace davvero?

Ero un po' titubante a dire la verità. Conosco i tuoi gusti però non ero sicura al cento per cento di accontentarti. Se c'è qualcosa che non ti piace la cambiamo.”

No amore, non c'è niente che cambierei.

La porta è meravigliosa, anche con l'aggiunta dell'isolante verde acqua per gli spifferi.

Non potevi trovarle posto migliore.

La lampada poi! Guarda che colori, che forme. È una Calceolaria, giusto?”

Esatto.”

Anche le lanterne da fiera mi piacciono molto. Sono così colorate! Rendono l'esterno allegro ma non osceno.

Questo tavolo moderno e le sedie sono bellissimi. Le fantasie sono semplici, non troppo impegnate e questa forma minimal ricurva dona eleganza all'ambiente lasciandolo genuino e senza fronzoli.

Sono contenta che tu abbia messo qui i puzzle che non ci sono stati in cucina.

È tutto assolutamente perfetto amore.”

Menomale. Avevo un po' di fifa.

Missione compiuta?”

Missione compiuta.”

Bene. Ceniamo adesso, altrimenti diventerà tutto immangiabile.”

Spero ti vada l'idea della carbonara. Non sapevo cosa inventarmi e non volevo svegliarti per chiederti cosa volevi.”

Lo sai che mi va tutto quello che cucini. Non metterti di questi problemi.

E poi una carbonara non si rifiuta mai! Fossi diventata matta!”

Beh, allora serviamoci. Buon appetito!”

Appetito.

Mmh, che aspetto invitante. Adoro le zucchine!

Oh mamma, che cosa buona! Sono fantastiche assieme alle uova. Fanno una cremina che è la fine del mondo. Mantecatura davvero ottima amore.”

E io che avevo paura che vedendo di nuovo zucchine le avresti snobbate.”

Non le snobberei nemmeno a colazione, se ci concedessimo lo sfizio del salato, figuriamoci sia a pranzo che a cena.”

Menomale.

Forse è un po' pesante ma non è la fine del mondo.”

Infatti. Tuttalpiù domani mangiamo più leggero. Preparo un bel piatto di riso!”

Riso? Non come quello dell'ultima volta spero.”

No no, altrimenti scoppiamo.

Sarà qualcosa di mooolto più leggero. Promesso!!”















Nda

Eccomi qui con il nuovo capitolo fresco di stesura, o quasi XD.

Il matrimonio delle due nostre amate eroine si avvicina e con esso la voglia di preparare ogni cosa al grande evento, da qui il rinnovo dell'arredamento della casa del nonno.

Spero che possa essere di vostro gradimento.

Dal prossimo l'aria si farà più tesa, ma ci sarà anche l'entrata di un nuovo personaggio tutto mio che porterà qualche novità in casa Tenou.

Che dire... Alla prossima ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo dodici: Scoperte ***


Perfectly Mine


Capitolo dodici: Scoperte



Vorrei che mi piazzassi ancora qualche altro quadro per la mostra Michiru.

L'idea che ti è venuta è geniale! Hai avuto originalità. È qualcosa che non è mai stato fatto. Non aver paura di osare!”

Ok. Non volevo esagerare proponendoti più di quindici dipinti, ma se secondo te devo, lo farò. Dopotutto sei tu a curare l'evento.”

Non è sfacciataggine, se ho ben capito cosa intendi.

Ci sono persone che pagherebbero soldoni per vedere i tuoi lavori. Facciamoglieli sborsare senza deluderli!”

Affare fatto!

Grazie per la fiducia.”

Grazie a te per avermi scelto in mezzo a persone che hanno molta più esperienza di me. Dopotutto sono solo una novellina in questo ambiente.”

È stata una scelta niente affatto sofferta.

Adoro il tuo blog. Mi piace la dignità e il sapore che dai alle foto e alle opere che recensisci e non potevo trovare qualcuno di meglio per i miei nuovi quadri.

Eppoi non ne posso più di tutti quei vecchi babbioni che sono interessati solo al mio cognome.”

Ahahahahaha, sì. In effetti l'ambiente andrebbe svecchiato.”

Già. Andiamo a prendere un caffè assieme?”

Molto volentieri.”

Offro io!”

Molto volentieri il doppio!”


***


Ruka, sei in casa?”

In cucina amore. Pausa caffè.

Ti unisci a me?”

No grazie, l'ho appena preso.”

Vuoi una fetta di torta al limone allora?”

Sì. Quando l'hai comprata?”

L'ho fatta io tra una martellata e l'altra. Com'è andata al lavoro?”

Bene. Sam vuole che esponga tutti i miei quadri alla mostra.”

Fantastico, così eliminiamo gli spazi vuoti che dicevi tu!”

Già. Sono soddisfatta.

A te come procede invece?”

Alla grande. Ho già fatto il buco e ci ho messo un po' di isolante.

Devo solo piazzare la finestra e dare una bella pulita.

Vedrai che storia!”

Sono proprio curiosa di vedere il risultato.

Scegliamo il ristorante per la cerimonia entro oggi?”

Sì amore. Mi sono fatta un giro su internet e ne ho trovato cinque che potrebbero rispecchiare i nostri gusti. Sono tutti immersi nella natura e hanno degli interni favolosi.”

Fantastico. Dopo li guardiamo.

Torta fantastica comunque! È morbidissima e il sapore dei limoni con quel tocco di liquirizia e meraviglioso. Complimenti!”

Grazie.

Quando ho buttato giù i tasselli ho intravvisto un ramo dell'albero grondante di frutti e m'è venuta l'ispirazione.”

Contenta che tu l'abbia seguita!”


***


Per Natale ti regalo un computer nuovo. Questo inizia ad avere i suoi anni.”

Se ci tieni. Ne avrei bisogno.”

Lo vedo. Ecco il primo.”

Loto del Giappone.

Stile tradizionale nella struttura e nell'arredamento. Mi piace.

Elegante ma non troppo sfarzoso. Ampi spazi, un esterno che sembra un paradiso fiorito. Si può addirittura mangiare fuori, tempo permettendo.

La sala principale è ben illuminata da ampie vetrate che non precludono la vista dell'esterno. Ci sono tre lunghi tavoli, perfetti per i nostri invitati. Le sedie sono quelle classiche che i nostri vecchi mettevano fuori dalle case per godere della brezza mattutina o serale. Le apprezzo perché mi danno un senso di intimità, che è proprio quello che cerco per il nostro giorno speciale. Io Haruka e gli amici più cari uniti in festa.

Poi c'è un tavolino ornamentale davvero grazioso che sarebbe perfetto per mettere le bomboniere.

Mi convince sempre di più, ma non voglio sceglierlo subito. Voglio vedere anche gli altri.

Vediamo il menù...

Piatti tradizionali giapponesi e menu con piatti provenienti da altre culture a scelta del cliente. Interessante! Questo è un ottimo candidato!

Wow, mi ispira molto.”

Ha colpito subito anche me.

Passiamo al secondo. Ecco qua.”

The Rock Garden. Bel nome!

Anche il posto è molto bello. È completamente scavato nella roccia ma è comunque molto luminoso perché sono state ricavate delle finestre tonde ai lati molto ravvicinate tra loro.

Gli interni hanno dei lampadari a forma di stalattiti di gemme davvero molto scenici.

L'arredamento consiste in tavoli e panche di pietra dagli intarsi floreali provenienti da tutto il mondo, con le sedute e gli schienali rivestiti di tessuto, così non si accuserà il fastidio dato dallo stare seduti sulla pietra.

I tavolini sono separati ma possiamo farli unire tranquillamente. Buono.

Il menu prevede anche qui piatti tradizionali e un menu speciale di piatti segreti, sempre appartenenti alla nostra cultura.

Naturalmente ci verranno svelati su richiesta quindi mi informo subito.

Per le bomboniere ci sono delle pensiline di legno molto carine, dipinte anche esse da ricami forestali. Anche questo è un bel concorrente.

Spero che la scelta non si riveli troppo ostica. Con l'inaspettata chiusura del primo ristorante circa tre settimane fa ci siamo ritrovate in un mezzo guaio e il secondo ventaglio di possibilità non ci entusiasmava particolarmente. Speriamo nel terzo!

Si chiama Blossom of the Sea, data la sua struttura che ricorda proprio un bocciolo non del tutto schiuso circondato da onde altissime. Si trova su una scogliera a strapiombo sull'oceano.

Il posto è molto suggestivo. Ci siamo già state e si mangia da Dio con un menu composto da sole specialità di pesce provenienti anche dall'estero.

Gli interni ricreano un ambiente che sembra uscito da “La Sirenetta”.

Tavoli di corallo, sedie a forma di conchiglia, murales raffiguranti delfini, balene, pesci tropicali, con l'acqua che sembra davvero ondeggiare per le sue correnti interne.

Le pareti separatorie sono sostituite da immensi acquari con varietà di pesci tropicali dai colori cangianti e i lampadari hanno la forma di alghe.

Come ho detto, il posto è davvero bello, ma non lo sento adatto alla cerimonia.

Non so perché, ma non mi soddisfa.

Penso che abbiamo trovato il primo escluso dalla lista.

Non ho bisogno di soffermarmi su questa decisione. So per certo che il nostro matrimonio non si svolgerà lì.

Mi rincuora il fatto di aver smaltito la lista di un'opzione, altrimenti la scelta potrebbe portarsi avanti per le lunghe...

Questo lo escludiamo.”

Ok. Sono d'accordo con te.”

Ora che ci penso possiamo escludere anche il quinto...”

Dici? Qual è? Non lo ricordo più.”

La Rue...”

Oh! Scusami amore, non avevo capito che era quello dove andavano i tuoi...

Non ricordavo avesse quel nome.”

Non preoccuparti. Guarda il lato positivo: abbiamo ristretto ancora il campo.”

Ben detto. Vediamo il quarto allora.

Questo è il mio preferito.”

Vediamolo subito!”

Oak trees' Mountain.

Si trova davvero tra le montagne, con ettari di aceri giapponesi alle spalle. Si estende su tre piccole cime con la sua struttura fatta di pietra, legno e vetro.

Gli interni sono confortevoli, semplici, di quel rustico che ti fa sentire tutto il calore di una dimora accogliente.

Le sedie e i tavoli intagliati recano figure animali fantastici provenienti dalla foresta, soggetti riportati anche sulle pareti e sulle grandi vetrate e sulle statue di legno e su quelle di granito che sono sparsi per tutto il locale, così fedeli agli originali da sembrare vivi.

Nel menu piatti di terra e d'acqua dolce nostrani e non.

Una cassettiera antica in fondo al salone, che separa la sala principale da un'altra stanza altrettanto spaziosa, mi pare un luogo perfetto dove riporre le bomboniere.

Se il ristorante sul mare mi ha subito fatto desistere questo, al contrario, mi ha dato subito una bella sensazione, molto più forte di quella regalatami dal primo.

Qui il concetto di intimità è ancor meglio rappresentato e capisco perché Haruka si sia affezionata ad esso.

Confrontiamo i tre candidati migliori e vediamo chi vince.

Questo piace molto anche a me.

Rivediamo i primi due e scegliamone uno, poi confrontiamo quest'ultimo con il tuo preferito.”

Bene...

Il primo è molto bello, sia dentro che fuori. Il menu ci attira ma ha prezzi molto alti e la raggiungibilità non è del tutto ottimale.”

Giusto, è un po' fuori mano in effetti.

Al secondo invece non è difficile arrivarci. Esteticamente ci piace e le pietanze offerte non ci dispiacciono, inoltre i prezzi sono abbordabili, forse più degli altri.”

Sì, hai ragione...

Direi che il secondo è quello che ci ispira di più tra i due.”

Ben detto...

Che ne dici se ci prendiamo ancora un po' di tempo per la scelta definitiva?

Magari fino a stasera, o a domattina.”

Va bene piccola. Voglio saperti serena.

Che ne dici se appena finisco di fare le pulizie nel ripostiglio ci facciamo una bella cavalcata prima di pranzo?”

Ci sto! È da tanto che non lo facciamo.”

Perfetto. Metto a posto questo coso che ti ostini a chiamare pc e vado a finire il lavoro.”

Vuoi che ti aiuti?”

Naaah, fai pure la signora. Accomodati in poltrona e goditi il canticchiare degli uccellini.”

Se proprio insisti...”


***


Il ritmo incalzante della nostra cavalcatura per i boschi che impariamo a conoscere sempre di più distende i miei nervi e la mia mente, come in una meditazione accompagnata, invece che dal silenzio, dallo scalpiccio degli zoccoli.

Il sole è alto nel cielo delle undici e qualcosa ma è schermato dagli alberi che ormai ci ritengono dimoranti fissi delle loro terre, o almeno spero che sia così.

Procediamo con lentezza finché i cavalli ce lo concedono. L'ondeggiare del corpo che seguono la loro andatura ha il magico effetto di rilassarti, di connetterti con la terra e farti scaricare tutta la tensione e lo stress accumulati.

È una sensazione magnifica che tutti dovrebbero provare.




Facciamo tutto il giro? Ho aperto un nuovo sentiero dove crescevano le piante infestanti e ne è uscita fuori una bella scorciatoia.”

Va bene. È sempre eccitate passare per nuove strade.”

Seguimi.”

Svoltiamo a sinistra dove prima non si poteva passare, su un terreno ancora brullo in cui presto troveranno posto dei bei fiorellini del sottobosco, giusto per non lasciare il tutto troppo scoperto.

Lo scintillio dei raggi solari tra gli alberi si fa più sfavillante man mano che avanziamo, riflettendo luci e ombre sul suolo dando l'impressione di essere sulla superficie del mare ondoso.

La vegetazione che mi è tanto cara, vista da un diverso punto di vista, mi regala tante nuove emozioni, mostrandomi i fianchi là un po' screziati, qui lisci e bianchi.

I fiori che prima se ne stavano nascosti, con i lunghi gambi al cielo ora non temono gli sguardi che attirano e i loro colori spuntano come tante piccole gemme sparse in ogni angolo.

Incredibili i funghi che crescono sulle ceppaglie, ai piedi degli alberi e lungo alcuni rigagnoli. La maggior parte di essi non è commestibile ma da vedere sono davvero belli, con varie livree, grandezze e forme.

Amore, ma quello è un castagno?”

Sì, un tempo c'erano anche quelli ma sono marciti purtroppo. Qualcuno è sopravvissuto in qualche altra zona della riserva.”

Guarda vicino al tronco. Sembrano maitake.”

Non sembrano, lo sono!

Abbiamo il pranzo tesoro.

Vado a prenderli, mi tieni il cavallo?”

Sì, vieni bello.”

Fantastico! Ci sono anche degli shiitake.

Ne uscirebbe un risotto ai funghi delizioso oppure potrei inventarmi qualcos'altro.

Darò una sbirciata ai nuovi libri comprati da Michiru.

Fortuna che ho portato una sacca. Mossa previdente.

Ce ne saranno almeno due chili!

Ho fatto. Possiamo ripartire.”

Si sente il profumo da qui. Che meraviglia!”

Hai ragione. Tra un po' sentirai il mio stomaco che brontola.”

Ci sono abituata.”

Non posso darle torto... Il convivere è fatto anche di questo.

Che ne dici se cuciniamo la quinoa con i funghi? Abbiamo anche il porro.”

Ok, ma vanno messa ammollo per almeno un'ora.”

Vero, ma non è ancora mezzogiorno e tra un quarto d'ora, venti minuti saremo a casa, accelerando un poco il passo.”

Perfetto. Andiamo allora.”

Con un verso ordino al mio fido destriero di cominciare il trotto e il calpestio degli zoccoli scandisce i rumori del bosco.

La polvere sollevata dal nostro incedere non è eccessiva ma il rumore della terra spazzata via dagli zoccoli risuona quando si scontra con i lati del sentiero.

Teniamo sempre la sinistra, girando ancora tre volte sempre in quella direzione, con l'intensa fragranza delle prelibatezze nella mia tracolla che ci accompagna facendoci cosa gradita.

Non vedo l'ora di mettermi a cucinare queste delizie.

Ogni volta che ho a disposizione degli ingredienti freschi e genuini come questi la mia passione per il cibo si accresce riempiendomi di euforia ed entusiasmo.

Una delle rocce che spuntano alle spalle della nostra dimora, quella più lontana da essa, ci avvisa del fatto che siamo vicine alla meta.

Intravvedo i piccoli archi, alti abbastanza da consentirci di passarci sotto, formati da vecchi alberi che oramai hanno perso le foglie da anni. I rami più alti si sono uniti con quelli degli altri disposti nella fila difronte e il risultato è questo porticato naturale davvero affascinante.

una volta superato saremo in grado di scorgere la trabeazione e sapremo di essere praticamente a casa. Proseguiamo!


***


I funghi sono in ammollo.”

Perfetto. Prendi il frullatore che con il porro ho quasi fatto.”

Eccolo qua.

Quanti grammi di quinoa mettiamo?”

100 grammi vanno bene.

I funghi che non usiamo possiamo metterli a seccare per preparare un buon risotto.”

Ok.”

Ora che metà del porro è tagliato a rondelle posso prendere l'olio d'oliva, sale e pepe e la padella in cui farlo saltare a fuoco lento.

L'altra metà la frullerò per ottenere una crema da aggiungere alla fine.

Michiru si occuperà della quinoa che va lessata in due volte in duecentocinquanta millilitri di acqua finché non l'avrà assorbita del tutto.

Una volta scolata potremo unire tutti gli ingredienti.

Mi dedico al porro che inizia a sfrigolare sul fondo della padella, creando tante bollicine sulla superficie dell'olio.

I funghi devono restare in acqua ancora mezz'ora perciò direi che posso preparare la crema. Col mixer non ci vorrà molto, anche se devo frullarlo per bene.


***


I funghi sono pronti.”

Li hai già strizzati?”

Sì.”

Ok, butta in padella.

La quinoa a che punto è?”

Deve cuocere ancora un po'. Una decina di minuti più o meno.”

Ok.”

Coi tempi ci siamo.

Il condimento deve cuocere a fiamma media per quindici minuti.

Aggiungo un poco di acqua e un pizzico di sale e non mi resta che mescolare di tanto in tanto.

Peccato che non potete sentire l'aroma che si sprigiona dalla padella!

La quinoa ha quasi assorbito tutta l'acqua. Manca poco.

Sto già pregustando il momento in cui assaggeremo il piatto.

Anzi, forse è meglio apparecchiare dato che nessuna delle due ci ha ancora pensato...

Che geni!

In un attimo la tovaglia, i piatti, i tovaglioli, le posate ed i bicchieri più il cestino del pane trovano posto sull'isola.

La cottura di tutti gli elementi è ultimata. Non resta che metterli tutti insieme aggiustando di sale e aggiungendo un po' di pepe.

Et voilà, il pranzo è servito!

Ci sediamo a tavola con l'acquolina in bocca, impazienti di bombardare le nostre papille gustative con il sapore terroso ed avvolgente dei frutti della nostra piccola escursione, arrivati inaspettati nella nostra dimora.

La mia distrazione, per fortuna, è stata scansata dallo spirito d'osservazione della mia compagna di viaggio che con la sua inguaribile curiosità ci ha rimediato un pranzetto niente male. Le ci vorrebbe un bel brindisi!


Mhm, che squisitezza! Questi funghi sono uno spettacolo!”

Sì, ed è merito tuo se li stiamo assaporando. Se non mi avessi chiesto del castagno non li avrei visti e ci saremmo perse un pranzetto con fiocchi e contro fiocchi!”

Oh, mi piace questo riconoscimento delle mie capacità intellettuali. È stato bello essere utile ad entrambe!”


***


Amore, ti squilla il cellulare.”

Chi è?”

Sam. Vuoi che risponda io e le dico che sei occupata? Così riposi ancora un po'.”

No, non c'è bisogno. Grazie lo stesso.”

Di niente.”

Pronto...”

Ciao Michiru, disturbo?”

No Sam, non preoccuparti. Posso fare qualcosa per te?”

No, tranquilla. Ti chiamavo per dirti che sono riuscita a liberarmi per domani pomeriggio e volevo sapere se l'offerta di visitare la location dell'esposizione fosse ancora valida.”

Certo che lo è! A che ora vuoi passare?”

Non so, prima che faccia buio magari.”

Quello non è un problema. Farò montare ad Haruka dei faretti così da avere una buona visione anche con dopo il tramonto.”

Oh, fantastico! Facciamo alle quattro allora?”

Perfetto. A domani, e buon proseguimento.”

Grazie, anche a te.”


***


Bella vista, vero?”

La trovo intenta a sorseggiare il suo caffè appoggiata allo stipite della porta del ripostiglio, persa fra i suoi pensieri e il profumo d'autunno che permea tutto l'ambiente.

Sì. È tutto più luminoso.

Come mai tuo nonno aveva fatto murare la finestrella che c'era in origine?”

Hai visto le stampe dei supereroi che ci sono in soffitta?

Ad ognuna corrispondeva una action figure da dipingere.

Le collezionavo, quand'ero bambina e il nonno un Natale mi regalò tutta la serie della Marvel. Ne ero così entusiasta!

Quello che è il tuo attuale studio era la mia cameretta e dato che la vernice con cui dovevo pitturarle aveva un odore pungente non potevo tenerle lì, quindi le mettevo ad asciugare proprio nel ripostiglio.

Un giorno mentre chiacchieravo con Yasu al rientro dalle vacanze mi chiese che regali avevo ricevuto da Babbo Natale e io glielo raccontai. Dei miei compagnetti di scuola che erano gelosi mi sentirono e vennero qui a rubarmeli, entrando proprio dalla finestrella.”

Mi dispiace. Posso immaginare la delusione.”

Già...

Quando lo scoprii feci a botte con tutta la gang all'uscita dalle lezioni e quando gli insegnanti ne vennero a conoscenza mi sospesero e mi fecero seguire un corso di terapia comportamentale.

Fu da lì che nacquero i miei problemi di irascibilità...”

Non lo sapevo.”

È una cosa di cui non vado granché fiera. Ero semplicemente impulsiva e invece mi hanno fatto passare per un'indemoniata. Non puoi traumatizzare così una bambina. Fortuna che le cose con il tempo sono migliorate, soprattutto da quando ho conosciuto te.”

Ne sono felice, e contaci, continuerò ad essere la tua ancora nel vento.”

Grazie amore.”

Figurati. Ti faccio un caffè?”

Stavo per pensarci io.”

Troppo tardi!

Ho comprato il caffè verde. Lo vuoi provare?”

Sì, sono curiosa. Tu lo hai già assaggiato?”

Non ancora.”

Mascalzona! Volevi farmi fare da cavia...”

Esatto!”


***


Michiru, sono Sam.

Sono arrivata al cancello principale.”

Sono subito da te.”

Ok.”

Eccomi!”

Sei apparsa dal nulla!”

No, ho semplicemente camminato.

Bella macchina!”

Grazie.

Quindi dobbiamo andare a piedi...”

Potremmo. Oppure mi dai un passaggio.

La tua auto è perfetta per i sentieri della riserva.”

Scelgo la seconda opzione! Sali a bordo.”


***


Ben arrivate signorine.”

Ehi, sei riuscita a tornare presto!”

Sì amore. Era solo un controllo veloce.”

Fantastico! Haruka, questa è Sam, la curatrice della mia mostra.”

Piacere di conoscerti Sam, io so-”

Haruka Tenou!”

Ehm, sì. Proprio io...”

Non mi riconosci?!”

...”

Voi vi conoscete già?”

Sì, sono la figlia di Kith Blanchard, il tuo navigatore quando correvi al liceo.”

Scheggia?!?”

Esatto!”

Santi Numi quanto sei cresciuta!

Eri una tappa da bambina!”

Perdonala, a volte ha la lingua troppo lunga...

Già, come l'ha sempre avuta...”

Ehi!”

Zitta e mettiti al lavoro!”

Oky...”


***


Mentre monto i faretti non faccio che guardare quella ragazza ormai adulta che non troppi anni fa ero solita tenere in braccio. È incredibile come passi il tempo.

Ammetto che da quando ho lasciato quell'ambiente ho quasi dimenticato chi lo frequentava. Non ho più cercato nessuno di loro.

Non è stato un granché da parte mia.

Almeno con suo papà mi rifarò, comunque. Meglio non sprecare quest'occasione.

Ragazze, devo allontanarmi un attimo per procurarmi una chiave perché questa è rovinata. Torno subito.”

Ok. Noi ci fermiamo qui.

Gradiresti un frutto?”

Beh, ho un certo languorino, ma da dove lo tiri fuori lo spuntino?”

Che rima!”

Sono una persona creativa, io.”

Ovvio... Dietro di te comunque.”

Eh?

Oh, ma quelle sono pesche!”

Esatto. Prendine pure una. Offre la casa.”

Grazie. Hanno un aspetto magnifico, e tra l'altro sono anche il mio frutto preferito!”

Ah, sì?

Qui ce l'ho zampino di qualcuno allora...”

In effetti fu lei a farmele assaggiare per la prima volta.”

Avevo indovinato quindi.”

Già. Ancora non ci credo di averla incontrata di nuovo.”

Ne è rimasta sorpresa e felice anche lei.”

Dici?”

Sì. Conosco la mia metà e credimi, sono in pochi a poter godere di quello sguardo così affettuoso.”

Ma guarda un po'! Io lavoro e le fanciulle mangiano.”

Al volo!”

Ouch!

Non ero pronta a prenderla...”

Oops...”

A me è sembrato che la tua testa l'abbia presta divinamente invece...”

Uno a zero e palla al centro per Sam!”

Torno di là...”


Ahio... Belle dure le nostre pesche.

Oggi il karma vuole farmela pagare. C'era d'aspettarselo prima o poi.

Che giornata ragazzi!


***


Pensavo di sistemare qui la serie dei torrenti.

Lì infatti, sopra quelle rocce scendeva una piccola cascata che poi si è ritirata per cambiare direzione.

Mi piaceva l'idea di revocarla.”

Sì. Piace anche a me. È una storia affascinante. Ne restano testimonianze?”

Non saprei a dire il vero...”

Sì, dovrei avere una vecchia foto fatta dal nonno quand'era bambino. Posso farne una stampa a4.”

Fantastico! Continuiamo il giro.”

Bene.

Tra questi alberi volevo mettere le casette di legno.

Vorrei che fosse questo il paesaggio al di fuori delle loro finestre.”

Sì! È perfetto!!”

Grazie. Ora dobbiamo allontanarci un po' per trovare gli altri.

Qui metterò dei piccoli quadri che non saranno messi in vendita. Saranno un po' nascosti per creare un po' di mistero. Inoltre non lasceranno spazi vuoti.”

Ma sei un mostro!! Le tue idee sono tutte fantastiche!”

Sono contenta che ti piacciano.”

Ragazze attente, c'è un albero caduto.”

Ieri non c'era.”

Stanotte c'era molto vento. Era molto giovane e non è strano che sia a terra. Le radici non si sono rovinate quindi può essere trapiantato senza problemi.

Lo vuoi, Sam?”

Perché no! Farebbe un bel figurone in giardino.”

Bene. Allora lo appoggio qui e dopo te lo porto alla macchina.”

Grazie.”

Non sapevo che avessi il pollice verde.”

Beh, un pochino.”


***


La serata è scorsa in modo tranquillo, con una cena a base di toast e tramezzini in compagnia di Sam e dei racconti delle sue folli avventure insieme ad Haruka.

Alcune erano davvero spassose e dalle risate non ci abbiamo di poco lasciato le penne. È stata una bella giornata.

Fortuna vuole che anche oggi mi sia resa conto di quanto è bello rispolverare piccole perle di gioia dai viali sabbiosi della nostra mente, dopo che vi si sono smarrite.

La vedo serena ed è tutto ciò che conta per me.

Ci sediamo sul divano, decidendo di guardare un po' di tv, ma i primi risultati di zapping non sono molto incoraggianti. Telenovelas, teen drama pre-psichiatra, serie investigative. Esattamente ciò che non voglio vedere.

Cerchiamo qualcosa di rilassante e non troppo impegnativo, quindi abbiamo anche escluso qualsiasi tipo di documentario.

Ci vorrebbe proprio un bel cartone.

Hai deciso cosa vuoi guardare?”

Sì, un bel cartone animato.”

Vediamo un po' cosa ci viene offerto...

Nemo?”

Abusato.”

Classici Disney: Principesse?”

Sono tutti bellissimi. Non saprei quale scegliere...”

Esiste il cartone di Hello Kitty?!?”

Sì, ma no, grazie.”

Le follie dell'Imperatore?”

Sì!!! Vedrai che risate.”

Bene. Almeno è qualcosa di nuovo...

Però che razza di nome è Kushi?”

Amore, è Kuzco...”

Oh...”


Ooops, che figura...

Ma che cos'è quell'animale??”

Un lama, però sta zitta!”

Ok ok, scusa.”

Forse è meglio concentrarsi sul film.

Ehi, un attimo, io quel tipo lo conosco! Non ho visto il film ma seguivo la serie a puntate.

Le trasmettevano in tv la mattina mentre facevo colazione e la seguivo con gusto.

Faceva davvero ridere!

Si prospetta una conclusione di serata niente male!


***


Simpatico il film. Izma è davvero deliziosa... Kronk è il solito testone, e Kuzco, lo sapete.

Lui è mister modestia...

Quest'oretta di puro svago ci è proprio servita. Dovremmo farlo più spesso, almeno una volta a settimana così da non lasciarci ingarbugliare dallo stress prematrimonio.

Potrebbe anche diventare una nuova abitudine... Una serata dedicata alla distensione dei nervi, allo svuotamento da tutti i pensieri che ci recano nervosismo.

Direi che è una buona idea, no? Intanto vi auguro una buonanotte cari miei.


***


È scivolata silenziosa la notte, portandosi via col suo manto nebbioso tutte le stelle. Solo la luna è riuscita a resistere a quel tremendo trascinamento, e seppur giace nel suo pallore eccola lì a competere in bellezza con il sole.

In un turbinio mi raggiungono i ricordi più recenti, le risate di una ragazzina oramai donna, un bocciolo che si è evoluto a fiore nel pieno delle sue forze.

Mi chiedo come io abbia potuto mai incatenare al passato dei momenti così piacevoli. Forte era la negligenza di quel periodo buio che ho sepolto nella terra del dimenticatoio.

Fortuna che mi è stata concessa una seconda occasione che stavolta, statene certi, non getterò all'aria.

Lascio che l'amaro del caffè forbisca la mia bocca per nettare la mente dai bachi della sofferenza, così da renderla fertile per far sì che raccolga nuove sensazioni di serenità e spensieratezza. Dopotutto devo giocare a baseball con una bella quanto cocciuta biondina, quest'oggi!


Se perdi ti prenderò in giro per un saaaacco di tempo!”

Vedremo.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2282935