La luna che brilla

di FreeMara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi conosce la storia della luna? ***
Capitolo 2: *** La storia continua ***



Capitolo 1
*** Chi conosce la storia della luna? ***


Chi conosce la storia della luna?
Oh no! Non cominciare a prendere pesanti libri di scienze!
Non ti serviranno.
Io intendo la vera storia della luna. Nessuno la conosce?
Ebbene, in questo caso sarò felice di raccontartela…
Che stupida! Me ne stavo dimenticando!
Stasera sei fortunato, potrai ascoltare più di un solo, semplice racconto.
Eh già, la luna è molto vecchia e ha vissuto tante avventure! Una sola storia non le bastava proprio.
Comunque, guardala fuori da quella finestra, a illuminare il cielo. Guardala, circondata dalle stelle! Come farebbe un nonno, mentre racconta una favola ai nipoti.
Ed è proprio un nonno il protagonista della nostra storia.
In realtà non era davvero nonno, ma tutti lo chiamavano così… Scusa, non ti dico altro. Continuiamo il racconto!
Sai, il tuo librone non ti avrebbe mai detto che all’inizio la luna non c’era.
“Come, non c’era?”
Ti dico di sì, la luna non è esistita per un bel po’.
Tranquillo, il Sole è sempre stato alto nel cielo, dopo il Big Bang e tutta quella roba scientifica lì.
Ma la luna no. La luna non c’era.
Di sera la gente stava al buio, con la sola luce del fuoco a illuminare il mondo notturno.
Certo, c’erano le stelle che facevano un po’ di luce. E sapessi quanto erano luminose le stelle, anni e anni fa. Così belle e splendenti!
Ma non avevano compagnia, lassù nel cielo. Non riuscivano mai a stare un po’ di tempo con il Sole; non una volta che facesse ritardo per tornare in cielo, pensa!
E così, le stelle… beh, loro stavano in cielo. Ogni notte.
Qualche volta giocavano a rincorrersi, cambiando sempre posizione nel cielo; altre volte si divertivano a dividersi in gruppi e disegnare qualche figura, indovinando a turno cosa rappresentava. Che divertimento!
Anche se io non riuscivo mai a indovinare: troppo strane come figure, e per niente somiglianti alla realtà. Ma non diteglielo! Si offenderebbero.
Comunque, le stelle erano sempre sole nel cielo. Guardavano gli umani, sulla Terra, e li invidiavano: sempre insieme, vicino al fuoco, mai da soli.
E anche loro volevano un fuoco a cui stare attorno, la sera. Avevano bisogno di qualcuno.
Ma passarono anni. Anni in solitudine.
Sapete, le stelle non erano le uniche a dispiacersi della solitudine.
In un paesino, tanto tempo fa, c’era un signore un po’avanti con gli anni: era il proprietario di un orfanotrofio.
Non si era mai sposato, mai avuto dei figli, ma quanto adorava i suoi bambini! Quei poveri bambini, senza genitori…
Erano come le stelle. Insieme, ma senza qualcuno che gli stesse davvero accanto, ogni sera.
Lui voleva molto bene a quei bambini, e tutti volevano bene a quell’uomo.
Per i bimbi era un padre. Ma che dico? Era un nonno per loro. E in città tutti lo consideravano un uomo buono.
E lo era davvero. Si sacrificava sempre per tutti, e quanto lavorava per trovare una casetta per i bambini! Per trovare un po’ di felicità anche per loro.
Ogni notte, dopo averli messi a letto, usciva in giardino e si sdraiava sull’erba per osservare il cielo.
Era un appassionato di quella che tu chiami astronomia. Ma per lui era solo l’osservare le stelle, in silenzio, e ammirarle.
E quelle stelle gli ricordavano proprio i suoi bambini.
Ma quando si addormentava, lì sul prato, erano le stelle a guardare lui. Sapevano che era un uomo speciale, come quelli che tanto tempo prima stavano attorno al fuoco con la famiglia.
Sì! Era uno come lui che volevano accanto, nel cielo, ogni notte. Ma come?
Passarono alcuni anni in quell’orfanotrofio. Sotto al cielo notturno ormai c’era un uomo con i capelli bianchi come la neve e un bastone appoggiato accanto a lui. E una lacrima che cadeva dalla rugosa guancia.
Tutto il paesino sapeva che il giorno dopo il sindaco avrebbe fatto demolire l’orfanotrofio; diceva che lui non era più “adatto” per dirigerlo, e a nessuno importava davvero di quei bambini.
Che fine avrebbero fatto senza di lui? Quanto poteva essere crudele la gente?
Ma ormai era solo un povero vecchietto senza forze, steso su un prato, non potendo fare altro che guardale le stelle. Le sue stelle.
Destinate a finire per strada. Destinate a morire, lo sapeva benissimo.
Nessuno li avrebbe accolti in casa. Nessuna casa terrena poteva.
Guardò il cielo, e si rese conto di quanto spazio c’era là. Così tanto spazio per lui e i suoi bambini… No! Doveva salvarli da una morte certa!
Il giorno dopo il sole non arrivò mai in cielo. O, se lo fece, nessuno se ne accorse.
Troppo fumo per vederlo. Chi avrebbe mai immaginato che un palazzo in fiamme producesse tanto fumo da coprire l’intera volta celeste!
Quell’orfanotrofio, destinato ad essere demolito, venne distrutto dal suo creatore.
La gente vide un bastone nel giardino nero di cenere, ma senza il proprietario; quella notte non sentì gli acciacchi della vecchiaia.

Nessuno conosce le vere dinamiche dell’incendio.
“Un vecchio preso dalla pazzia”, ecco come concluse quel sindaco così cattivo. Ma dopotutto, nessun altro ci diede molto peso: un edificio che doveva essere distrutto in ogni caso, dei bambini che sarebbero comunque morti. Perché preoccuparsene?
Ma io ti dico che in quell’incendio non morì nemmeno un bambino.
La notte prima si vedevano già i primi rivoli di fumo volare fuori dalle finestre verso il cielo notturno, ma i bimbi all’interno erano troppo occupati a sentire la storia del loro caro nonno per accorgersene. Che bella storia che era, parlava di stelle!
E la mattina seguente, la folla riunitasi per vedere l’incendio non si accorse nemmeno di… come dire? Puntini bianchi disseminati nel fumo.
Non so come definirli quando erano ancora nel fumo, ma la sera vi posso assicurare che quegli stessi puntini, quelle perle bianche che fluttuavano, occupavano un posto nel cielo notturno. Il nero si ricoprì di altri gioielli.
Ma uno, più grande di tutti, brillava al centro del cielo: la luna, come venne chiamata in seguito.

Così, in un giorno come tanti, i cittadini di quel paesino sconosciuto al resto del mondo assistettero all’inimmaginabile: il sole non risplendette nel cielo diurno, ma la notte fu finalmente illuminata.
Finalmente le stelle avevano qualcuno a cui stare attorno, per ascoltare delle favole.
E quell’uomo, quel nonno così buono, era felice di raccontarle a tutti.

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Capitolo 2
*** La storia continua ***


Non te ne andare così in fretta! Non ho finito. Ti avevo detto che c’era più di una storia.
Questa vicenda non accadde nemmeno molto tempo fa. E il nostro protagonista è un bambino.
Lui era speciale. Ma così speciale… che tutti i ragazzi lo evitavano, come i genitori. “Qualcosa in lui non va bene” dicevano sottovoce.
Ma il bambino, nascosto dietro la porta, li sentiva sempre e si intristiva, non riuscendo a fermare quelle lacrime piene di dolore che gli rigavano le guance.
“Non è colpa mia”, si convinceva ogni volta. “Io non ho fatto nulla.”

Ma mentre il bambino era inerme di fronte a questa situazione , i ragazzi del suo quartiere pensavano a fargli di tutto: lo tormentavano a scuola, e lanciavano sassi alla sua finestra. Lo deridevano pubblicamente e in privato.
Così tanto che i genitori furono costretti a cambiare città. E cercare di cambiare vita.

Andarono in un piccolo paesino, con brava gente. Ma purtroppo anche lì il bambino venne isolato da tutti.
Rassegnato, ormai, a questa esistenza. Senza che i genitori sapessero cosa fare.
Quando si trasferirono nella nuova casa, però, il bambino chiese solo una cosa. “Datemi la stanza dove si affaccia la luna”.
Che richiesta insolita per un bimbo, non trovi?
Comunque, i genitori non sapevano dove si affacciasse la luna, così la prima notte, un po’ turbati, si divisero per cercarla: chi in salotto, chi nella stanza accanto… ogni ora cambiavano camera.
Ma fu proprio il bambino a trovarla: la luna brillava nella stanza più piccola della casa, ma un letto ci sarebbe sicuramente entrato.
E così, nella sua nuova stanzetta, il bambino passava ogni pomeriggio a disegnare o scrivere. Aveva troppa paura di andare in giro per il paese! Non voleva essere guardato male dalle persone, e poi c’era quello…
Quando era arrivato, passando con la macchina, aveva visto uno strano posto con il prato nero e del legno bruciato, forse le basi di una casa: aveva sentito dire che molti anni prima c’era stato un incendio in cui erano morti dei bambini.

“Un orfanotrofio destinato alla demolizione; dovevano costruire un nuovo edificio, ma dopo l’incendio nessuno volle lavorare sopra un terreno di cenere e morte.”
Ma per quanto i genitori lo rassicurassero, lui ne aveva sempre paura. Odiava andare a scuola, di giorno!
La notte, invece, era il suo momento preferito: cercava la posizione più comoda dietro alla finestra per osservare la luna. La sua luna. Che brillava solo per lui.

Le settimane passavano, senza che nulla cambiasse nella vita di quella famiglia.
Solo una sera qualcosa non andava per il bambino: si accorse che le stelle si erano nascoste e la luna brillava meno intensamente. “Proprio come una lampadina, si sta fulminando”
Però una lampadina si cambia con un’altra, giusto?  Serviva solo qualcuno che sostituisse quella della luna. Ma chi?
Quella sera, amareggiato che la sua luna, la sua amica, si stesse spegnendo, versò di nuovo quelle lacrime che non uscivano da tempo.

Sapete? Quel paesino, nato in campagna, era ormai industrializzato.
La modernizzazione costruita su sporche fabbriche e fumose industrie aveva catturato quella città dove un tempo le stelle avevano regnato incontrastate, circondandola in una gabbia di smog.
Non c’era più l’innocenza e la serenità, solo tristezza. E la luna lo sapeva, incapace di fare qualcosa.

Ogni notte il bambino poteva solo osservare la luna, constatando che la luce si affievoliva sempre di più. Quasi faticava a trovarla, certe volte.
Una mattina si ritrovò a parlarne con i genitori, perché la guardassero anche loro.
Ma quelli erano convinti fosse solo un sogno o uno scherzo, un altro dei suoi capricci, e lo cacciarono dicendogli che non era vero! La luna non si spegne.
“Perché non vogliono aiutarmi? La mia amica sta morendo!”

Il bambino, invece, era più speciale di quanto tutti pensassero. E tenace.
Fu così che un giorno, dopo la scuola, si ritrovò a percorrere la strada verso le montagne. Il punto più alto del paese. Dove dicono si possa toccare la luna.
Arrivò la sera, col suo zainetto pieno di lampadine e torce. E io ancora mi chiedo dove le abbia prese…

Così, sulla montagna, aspettò pazientemente la notte. E la luna arrivò con essa. Che tristezza, così poco luminosa. “Non ti preoccupare, amica. Ora ti aggiusto io”
Il bambino iniziò ad armeggiare col suo zainetto! Prese due torce e illuminò la luna con queste, una per mano. Ma quando le spense, così fece anche la luna.
Allora provò a lanciare le lampadine contro quella, ma la luna era ovviamente troppo lontana, più di quanto il bambino potesse immaginare, e le lampadine si frantumarono inermi a terra.
Dopo ore e ore di tentativi, il bambino si sdraiò contro una roccia, e col volto umido, e le lacrime che arrivavano a bagnare il terreno, si addormentò all'ombra della sua amica.

Sì! C’era ancora qualcuno che pensava alla luna, nel torbido mondo creato e rovinato dagli uomini. E la luna lo sapeva benissimo.
Poco dopo, il bambino nemmeno si accorse che fluttuava nel cielo, sollevato dai venti verso la luna.
Veramente nemmeno io so come spiegarlo, ma la gioia del bimbo quando si svegliò di fronte alla sua amica fu tale che ora ogni spiegazione è fuori luogo.
Cercò di avvicinarsi sempre di più, con le sue forze, scalciando in aria e con le braccia tese in un abbraccio.
Fu allora che la luna si accese in tutta quella luce che aveva tenuto nascosta per settimane. Ma quando il bagliore si affievolì, del bambino non c’era traccia.

Il mattino seguente, quando si poteva ancora scorgere la luna che si stagliava timidamente nel cielo accanto al sole, i genitori corsero sulla montagna; dopo aver girato tutto il paese, qualcuno disse loro di aver visto un bambino dirigersi là sopra.
Ma trovarono solo il suo zainetto, insieme a delle torce e una decina di lampadine rotte.

Ora ti starai chiedendo cosa successe ai genitori, e quali ipotesi formularono le autorità sull'accaduto, ma perché dirtelo? Perché distogliere lo sguardo da questa meravigliosa luna? Alta nel cielo e più brillante che mai.
Sembra quasi che stia sorridendo.

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