Un demone assetato di disperazione dimora nella Sandai Kitetsu

di Beatrinik
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Il demone fa la sua comparsa ***
Capitolo 2: *** 2. Un sentimento sconosciuto sconvolge due cuori sulla nave ***
Capitolo 3: *** 3. Sboccia l’amore ed il demone si risveglia ***



Capitolo 1
*** 1.Il demone fa la sua comparsa ***


Il vecchio artigiano aveva deciso che quella sarebbe stata l’ultima katana che avrebbe costruito, gli anni avanzavano, la vista calava e nelle braccia non aveva più la forza per forgiare a dovere il pregiato acciaio che avrebbe assaggiato il sangue di molti nemici. Non intendeva armare un samurai con un’arma che non fosse all’altezza del compito che gli spettava e che non fosse all’altezza della sua fama di armaiolo. Infine, credeva che fosse arrivato il momento di trascorrere del tempo con l’amata moglie, troppo spesso trascurata e lasciata dormire da sola mentre l’artigiano trascorreva notti insonni in officina nel tentativo di migliorare le sue opere.

Di recente aveva reclutato un apprendista che avrebbe proseguito la sua arte e si apprestava a mostrargli una tecnica di lavorazione della lama messa a punto da lui stesso, grazie alla quale la leggerezza e l’equilibrio della lama erano ottimizzati senza però ridurne la potenza di attacco. Il segreto risiedeva tutto nel processo di tempra durante il quale l’acciaio rovente veniva raffreddato molto velocemente al fine di incrementare la durezza della lama. Un passo falso e una volta ultimata la lama, seppur perfetta alla vista, questa poteva infrangersi miseramente al primo fendente, mandando in rovina lo sfortunato samurai che l’impugnava.

Nel retro bottega l’atmosfera era elettrica mentre l’attento artigiano si apprestava ad illustrare tutti i passaggi significativi al ragazzo accanto a lui, bramoso di apprendere i segreti di quell’arte a prima vista rozza, fatta di fornaci e colpi di maglio, ma nella quale per eccellere occorreva una grande delicatezza.
Dopo aver forgiato la lama, per la quale aveva usato uno dei migliori acciai disponibili, la affondò nel bagno di tempra ideato da lui stesso facendo attenzione a bagnare  il filo della lama dalla punta fino all’attaccatura dell’elsa e controllando attentamente la temperatura del metallo, finito il procedimento mise la spada sul banco con la lama rivolta verso l’alto affinché potesse raffreddare tutta la notte.

Si stava sfilando i quanti di lana di roccia quando nel locale irruppe la sua vicina di casa in lacrime la quale gli disse che sua moglie era stata colpita da un malore. A niente erano valsi i soccorsi, la donna era spirata.
Il vecchio sentì improvvisamente una sensazione di immenso calore al ventre, come se fosse stato trapassato da una lama, le ginocchia gli tremavano tanto che dovette appoggiarsi al banco da lavoro per sostenersi. Non proferì parola, un agghiacciante urlo di strazio venne partorito dalla sua gola e un pianto disperato gli bagnò il rugoso volto.
Una cascata di lacrime bagnò lungo tutta la sua lunghezza la lama in raffreddamento che era appoggiata sul banco dove si disperava l’artigiano. Non appena riacquistò un minimo di forze corse via dalla bottega diretto verso casa seguito dalla donna lasciando l’apprendista da solo spiazzato dalla terribile notizia. Il ragazzo pensò che vista la portata della tragedia il vecchio non si sarebbe di certo fatto vivo quella sera così si apprestò a mettere in ordire l’officina per la chiusura, il minimo che poteva fare era alleviarlo almeno da quel pensiero.

Mentre riordinava gli attrezzi lo sguardo si posò sulla nuova spada, l’ombreggiatura della lama la cui sagoma sembrava replicare delle fiamme ardenti si era tinta di un tetro color violaceo. Era la prima volta, nella sua seppur breve carriera di armaiolo, che vedeva il filo di una katana mutare di colore in quel modo. Non ci badò più di tanto, finì di mettere in ordine, chiuse la bottega e si avviò verso casa.
 
Dopo quella sera il maestro non aveva più messo piede in bottega lasciando tutto il mano al ragazzo il quale in compenso si occupava di provvedere a lui. Gli affari andavano bene, il ragazzo non forgiava ancora katane degne del suo predecessore ma stava migliorando giorno dopo giorno. Delle vecchie spade forgiate dal vecchio artigiano ormai in armeria rimaneva solo quella costruita quella terribile sera. Un giorno un ricco samurai di prossimo alla pensione entrò in bottega alla ricerca di una spada di buona fattura per concludere la sua carriera di guerriero che potesse poi accompagnarlo per eventi di rappresentanza. Il ragazzo ascoltò attentamente le richieste del samurai e subito penso all’ultima opera del maestro; la fece visionare al cliente che fu subito colpito dalla curiosa colorazione dell’ombreggiatura. Non volle vedere altre spade, pagò il giovane armaiolo e sparì con la sua nuova spada.

Nei mesi successivi la katana poté finalmente assaggiare il sangue dei nemici del samurai, impegnato nelle ultime battaglie della sua lunga e gloriosa carriera. Il guerriero rimase colpito dalla spada, leggera e forte, sembrava avesse un’anima assetata di sangue, quando titubava lei lo spingeva a sferrare il fendente definitivo per porre fine alla battaglia. Ma non era abbastanza per il demone che dimorava in quel metallo.
Una notte il samurai si svegliò di soprassalto, come se fosse posseduto da un’entità soprannaturale si alzò ed afferrò la katana. Fece il giro intorno al letto arrivando dal lato dove riposava sua moglie, sfoderò la spada con un movimento lento e fluido, l’ombreggiatura violacea era luminescente ed un bagliore tetro illuminava la stanza, lo stesso bagliore proveniva dagli occhi ormai demoniaci del samurai. Con un rapido fendente verticale colpi in pieno petto la donna, urlò per il dolore lancinante ed improvviso, aprì gli occhi e vide il marito con l’arma ancora tra le mani, dalla lama gocciolava il suo sangue sul pavimento. Senza fiato sussurrò “perché?” rivolta al marito e poi morì.

Quel suono risvegliò dalla trance il samurai che non riuscì a credere ai propri occhi, si sentiva stordito, come se fosse ubriaco, ma questo non bastò per non fargli capire cosa fosse successo. Straziato osservava il corpo esanime sul letto, in un bagno di sangue, abbassò gli occhi verso il pavimento fino alla piccola pozza creatasi dalle gocce che scivolavano dalla spada, ne risalì la lama fino alla sua mano e capì di aver appena colpito a morte sua moglie. Nel buio della stanza, il bagliore proveniente dalla lama ora era sparito, il samurai si accasciò piangendo sul corpo della donna , la testa gli scoppiava, si stava strappando i capelli dalla disperazione quando il suo sguardo cadde sulla spada. La impugnò nuovamente e, come nella notte della sua forgiatura, le lacrime dell’uomo caddero sulla lama, senza esitazioni la conficcò nel ventre stremato dal pianto e spirò lentamente accanto alla donna. Il bagliore si riaccese per un attimo appena la lama lo trapassò, si spense quando morì. Il demone era sazio.

Le lacrime versate sulla lama dal suo creatore, lacrime di amore perduto, impotenza e disperazione l’avevano resa la dimora di un demone assetato degli stessi sentimenti, se non riusciva a saziarsi si impossessava del proprietario per ottenerli.

Dopo quella volta la spada passò di mano in mano, la storia del samurai venne tramandata dai suoi possessori. Essi temevano il potere dell’arma ma allo stesso tempo ne erano attratti, il demone non poté più saziarsi di lacrime disperate e sangue di amanti perché nessuno dei guerrieri che la impugnò in seguito era innamorato. Il demone, così come tutti noi, era in cerca del vero Amore.

Molti anni dopo la spada riposava in un cesto in un’armeria della città dove era stato ucciso il Re dei Pirati, Gol D. Roger, ed un giovane e aitante spadaccino dai capelli verdi sfidando la sorte la scelse come sua seconda spada…o forse la spada scelse da chi essere impugnata.



Nota dell'Autrice
Ciao a tutti! Intanto mi presento perchè è la mia prima ff. Mi chiamo Beatrice e seguo ormai OnePiece (anime) da moltissimi anni come tutti voi. DI recente mi sono imbattuta in questo sito e mi sono appassionata alle storie pubblicate, soprattuto storie Zonami, essendo i miei personaggi preferiti. Ho voluto quindi cimentarmi anche io nell'impresa! I nostri beniamini appariranno nel prossimo capitolo, nella mia testa la storia ne avrà 3. 
Spero che la storia vi piaccia e spero di leggere delle recensioni, soprattutto per migliorarne i difetti! 
Buona Lettura ed al prossimo capitolo!!

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Capitolo 2
*** 2. Un sentimento sconosciuto sconvolge due cuori sulla nave ***


Sono trascorsi due anni dalla Guerra dei Vertici di Marineford, i membri della ciurma di Cappello di Paglia li hanno trascorsi sperduti in remote località intenti ad affinare le loro tecniche ed a spingere sempre più in avanti i limiti della loro forza, fisica e mentale. Nonostante la grande concentrazione sugli sforzi da compiere nessuno dei pirati poté nascondere la mancanza degli altri compagni di avventura. Anche lo spadaccino della ciurma, apparentemente meno avvezzo all’entrare in contatto coi sentimenti più intimi, senti la mancanza dei suoi Nakama: gli mancarono le risate sguaiate di Luffy, le storie paurose di Usopp che spingevano Chopper a nascondersi dietro le sue gambe, le allegre serenate di Brook, gli show pirotecnici di Franky, gli aneddoti raccontati da Robin all’arrivo in ogni città o isola sconosciuta, i manicaretti di Sanji (del cuocastro sentiva la mancanza solo per il cibo, sia chiaro), ed ovviamente gli mancò vedere Nami saldamente al comando della Sunny dettare sicura la rotta dopo aver consultato mappe e Log Pose. Essendo lui completamente privo della capacità di orientarsi nello spazio portava un serio rispetto verso le straordinarie doti della navigatrice in questo senso. Gli mancò non vedere quei profondi occhi bruni scrutare l’orizzonte, attenti a percepire il minimo segnale di un cambiamento climatico potenzialmente pericoloso per lei e tutta la ciurma. Gli erano mancate persino le litigate, gli insulti ed i pugni di quel peperino.
Gli mancò…Zoro scosse la testa, stava di nuovo pensando alla sensazione di vuoto provata quando si trovò ferito, in un posto sconosciuto e senza compagni. In quella situazione la cosa che più sperava era quella di essere raggiunto da un fresco aroma di mandarini: chi altro avrebbe potuto trovarlo in quel postaccio?
Ingollò un sorso di sakè per lavare via la malinconia, erano di nuovo tutti e 9 sulla Sunny che solcava veloce le acque pericolose ed affascinanti del Nuovo Mondo, non vi era quindi più motivo di provare tristezza. Il caldo liquore lo avvolse come un abbraccio, Zoro finalmente sereno socchiuse l’occhio e si stiracchio alzandosi dalla sedia che occupava nella sala da pranzo della nave, avviandosi verso il ponte per i consueti allenamenti.
Uscito all’aperto si soffermò ad apprezzare la vista del mare che si spiegava dalla prua della nave e sostò qualche secondo al centro del prato godendo dei raggi del sole che lo scaldavano, la leggera brezza che si era appena sollevata lo convinse ad iniziare gli allenamenti li sul prato. Poggiò le fide katane sul parapetto della nave e si tolse lo yukata per allenarsi più agevolmente, si muoveva lentamente cominciando a concentrarsi sugli allenamenti mentre intorno a lui la vita sulla Sunny trascorreva fin troppo tranquillamente per essere una nave pirata. Luffy, Usopp e Chopper pescavano seduti cavalcioni sul parapetto, Sanji iniziò a preparare il pranzo, Franky ballava al ritmo della musica di Brook, Robin sdraiata sul lettino leggeva un tomo che aveva l’aria di avere almeno il doppio dei sui anni. Dopo aver terminato di impostare la rotta Nami si avviò verso la sdraio vuota vicino la sorellona
<< Voglio proprio godermi un po’ di sole prima di pranzo, adesso che sembrano tutti tranquilli! >> disse Nami rivolta all’archeologa. La mora annuì sorridendo.
Io spadaccino iniziando le flessioni gettò una rapida occhiata su ognuno dei compagni, quasi ad assicurarsi che fossero tutti li e che stessero tutti bene ma quando la navigatrice uscì dallo studio il suo sguardo venne catalizzato dalle movenze sinuose della donna che, in bikini, raggiungeva la sdraio. Ad ogni flessione alzava lo sguardo vedendola avvicinarsi.
 
…10…
“non ricordavo che i capelli della mocciosa fossero così folti e luminosi..”
…11…
“..anche il viso sembra cambiato, sembra più matura ma la pelle sembra morbida come quella di una pesca..”
…12…
“..e quel seno, affondarci il viso dentro deve essere il paradis..Zoro concentrati! E’ sempre lei, la scorbutica strega che ti ha causato innumerevoli bernoccoli!”
…13…
…14…
…15…
“..quei fianchi floridi però sono sempre gli stessi, anche se mi sembra che ancheggi in modo ancora più sensuale di prima..ma cosa mi prende! Devo concentrarmi sulla respirazione e..su quelle gambe tornite..basta devo andare in palestra, qua non concludo nulla!”
 
Grugnendo infastidito ed immerso nei sui pensieri si avviò in silenzio verso la palestra.
 
<< E’ molto cambiato lo spadaccino in questi due anni, non trovi Nami? >> chiese con finta ingenuità Robin. Aveva notato la navigatrice fissare i guizzanti muscoli della schiena di Zoro durante la fase discendente delle flessioni, distogliendo subito lo sguardo non appena l’uomo distendeva le braccia alzando la testa. Allo stesso modo aveva notato gli sguardi di Zoro, complementari a quelli della sorellina.
<< Ehm..sì, bè..ti riferisci alla cicatrice sull’occhio? >> chiese Nami, cercando di dissimulare l’imbarazzo.
<< Non solo a quello, deve essersi allenato parecchio, ho notato che è più muscoloso di due anni fa…l’avrai visto anche tu, dato che si stava allenando qui vicino! >> l’incalzò l’astuta archeologa.
<< Oh insomma Robin! Dove vuoi arrivare? Lo capisco quando dici una cosa ma il tuo cervello vaga in altre direzioni… >> replicò la navigatrice, in difficoltà per essere stata messa all’angolo.
<< Nami, ho visto come lo guardavi mentre ti avvicinavi ed ho visto anche come ti guardava lui, sarebbe stata una scenetta piacevole se non ci foste di mezzo voi due cocciuti orgogliosi. Ero sicura che se non avessi smosso un po’ le acque avresti represso tutto. >> come al solito Robin voleva solo il bene dei suoi Nakama.
<< Scusa sorellona, ti sono saltata in testa per una stupidaggine, come al solito hai chiara la situazione prima di tutti quanti…in questi due anni mi siete mancati tutti tantissimo ma…non mi aspettavo che lui mi mancasse così, la sua presenza, le discussioni stupide, le bevute insieme, persino vederlo dormire sul ponte mi è mancato! Sono un caso disperato Robin, sono dovuta stare 2 anni su un isola in cielo per rendermi conto che la fonte della mia felicità è sulla terra ferma, anzi, su questa nave… >> confessò la rossa scuotendo leggermente il capo fissandosi le gambe distese al sole.
<< Se credi in questo sentimento devi fare il primo passo, lui è troppo orgoglioso e, forse per la prima volta nella sua vita, ha paura di quello che sente. >> la spronò la mora.
Le parole della compagna infusero un po’ di coraggio nella giovane: << Hai ragione! Nella mia vita quando ho voluto qualcosa sono sempre andata a prendermela! Devo giocarmi bene le mie carte con quello spadaccino…sarà come sciogliere un iceberg con un fiammifero! >> rifletté la navigatrice confortata dall’amica.
 
La brezza si alzò leggermente, segno che si stavano avvicinando ad un’isola, Nami si alzò per controllare le carte nautiche e baciò dolcemente Robin sulla fronte, sapeva sempre come prendersi cura di lei. Il vento fece scivolare una delle katane lasciate appoggiate dallo spadaccino al parapetto e si infranse sul ponte emettendo un rumore metallico. Robin richiamata dal suono volse lo sguardo verso le spade, quella scivolata si era leggermente sguainata e per un istante le sembrò che il filo emettesse un bagliore violaceo, credette che fosse un riflesso del forte sole di mezzogiorno e rientrò nella sala comune ad attendere l’ora di pranzo.
 
Nella palestra Zoro sembrava aver ritrovato un po’ di concentrazione, dopo aver posizionato i pesanti dischi di ghisa sul bilanciere lo afferrò saldamente e lo issò al di sopra delle sue spalle iniziando i sollevamenti. Le solide gambe dello spadaccino non accusavano il tremendo peso sollevato dall’uomo, i muscoli delle braccia si flettevano e si distendevano seguendo il ritmo cadenzato della respirazione imperlandosi di sudore per lo sforzo. Improvvisamente un ginocchio cominciò a tremare, il respiro non era più sotto controllo, lo sforzo delle braccia non era più sincrono con l’inspirazione di aria fresca, quando sentì un polso cedere lasciò crollare l’enorme peso davanti ai suoi piedi. Stava di nuovo pensando a lei.
 
“Come diavolo è possibile che anche qui il pensiero di quella donna mi distragga dagli allenamenti?! Anche quando è lontana non riesco a togliermela dalla testa…proprio come durante gli ultimi due anni su Kuraigana. Credevo che quella sensazione fosse dovuta all’incertezza della situazione ed alla lontananza forzata, speravo che una volta riuniti questo fuoco che mi brucia dentro si sarebbe placato…invece va sempre peggio. Non posso permettermi una cotta da ragazzino, ho un obiettivo troppo ambizioso e gli altri contano su di me. Eppure…vedere quel corpo sotto al sole, a due passi da me, ha come gettato polvere da sparo su quel fuoco, per quanto mi sforzi è come se il mio corpo adesso risponda solo al desiderio di avvicinarsi sempre di più a lei.  
Le mie mani che fino a poco tempo fa bramavano solo l’elsa delle katane adesso sembrano avermi tradito desiderose solo di poggiarsi su quella pelle morbida, percorrendo il profilo del viso, scendendo sulla morbida curva del collo fino al petto formoso, soffermandosi sui seni succosi, proseguendo sul ventre piatto per terminare questo meraviglioso viaggio all’incrocio delle gambe. Il mio corpo brama di unirsi al suo come se fosse l’ultimo desiderio di un condannato a morte. Se continuo così non riuscirò più a controllarmi e tutti i miei sforzi saranno stati vani, una distrazione di questa portata può solo degenerare. Devo fare qualcosa…ma cosa?! Parlarle è fuori discussione…non sono mai stato un fenomeno con le parole…non posso di certo avventarmi su di lei come una bestia, rischierei anche di prenderle!
Trovato!
Comincerò col chiedere consiglio a Robin, l’archeologa è una persona discreta e vuole solo il meglio per Nami, saprà indicarmi come affrontare la questione!”
 
L’allenamento oramai era andato a farsi benedire così Zoro si asciugò velocemente il sudore ed indosso una canotta, scendendo dalla palestra si rese contro che era rimasto a fantasticare per un bel po’ e che era ora di pranzo, raccolse lo yukata e le katane lasciate sul ponte rinfoderando la Sandai Kietsu scivolata per il vento e si avviò verso la sala da pranzo. Pensò di dover incerare il fodero se era bastato scivolare lungo il parapetto per sfoderarsi…
 
Si sedettero tutti al solito tavolo da pranzo, pronti a lottare con Luffy per raggiungere una coscia di pollo o uno spiedino di pesce, agguerrito come non mai Usopp si lanciò sulla carne ma il braccio di gomma del capitano lo precette, Sanji con un mestolo di legno dispensava colpi a destra e manca mentre con l’altra mano porgeva i piatti a Nami e Robin
<< Oh mie principesse non lascerò che queste bestie che chiamate compagni vi privino del cibo sotto il naso, ecco delle porzioni dei miei famosi spiedini con salsa al limone tutte per voi!!! >>
<< Grazie Sanji, sei molto caro. >> disse sorridendo dolcemente Robin.
<< … >> Nami rimase stranamente in silenzio.
<< Nami-swan va tutto bene?! Mi sembri pallida! >>.chiese preoccupato il cuoco.
<< Eh..come? Oh grazie Sanji, scusa ma ero sovrappensiero…pensavo a…alla prossima isola..sì.. >> rispose Nami distrattamente.
<< Oh Nami-swan se non ci fossi tu, questa nave colerebbe a picco ed il mio cuore non avrebbe più ragione per battere! >> il cuoco ormai con i cuori al posto degli occhi volteggiava intorno alla donna.
La navigatrice però non lo vedeva, anzi non vedeva nulla in quella stanza se non lo spadaccino, era come se fosse tutto buio ed un cono di luce illuminasse Zoro, seduto davanti a lei. Con rapidi e timidi sguardi ne studiava la figura, i capelli scompigliati, gli orecchini che penzolavano a ritmo con la mascella impegnata a spolpare un cosciotto, le labbra avide che azzannavano la carne. Non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe desiderato essere un cosciotto di pollo. Passo ad ammirare le grandi mani che si alternavano tra il piatto e la bottiglia del sakè e risalì lungo la linea delle braccia lasciate scoperte dalla canotta, ammirando i bicipiti abbronzati.Tornò sul pianeta terra quando sentì lo spadaccino inveire contro il cuoco.
<< Ma la vuoi lasciare in pace?! Anzi, lasciarci in pace, la tua cantilena noiosa ed infantile comincia a stufarmi! >> latrò Zoro, pervaso da un sentimento che non riconosceva, contro il biondo che inchiodò lo sguardo su quello monocolo dello spadaccino.
<< Vuoi litigare, marimo?! >> replicò stizzito.
<< Quando vuoi cuoco da strapazzo! >> non aveva intenzione di cedere l’ex cacciatore di pirati.
Il solito teatrino rianimò la distratta navigatrice che assestò due sonori pugni ai due compagni riportando la tranquillità in tavola.
 
Il resto della giornata trascorse tranquillamente sulla Sunny, Zoro dormì sul ponte stremato dai troppi pensieri di quella mattina mentre Nami si distrasse con le sue carte, decidendo che quella notte avrebbe trovato il coraggio di parlare allo spadaccino.

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Capitolo 3
*** 3. Sboccia l’amore ed il demone si risveglia ***


L’aria della notte era frizzante ed un brivido corse lungo la schiena di Zoro quando uscì dalla cabina con le katane in mano. Non riusciva a dormire, i pensieri del giorno lo avevano agitato, quindi aveva deciso di dedicarsi alla cura delle spade per rilassarsi un po’, dato che anche allenarsi sembrava essere diventata un’impresa troppo ardua in quel momento. Per stare tranquillo ed al riparo decise di rifugiarsi in palestra, dove conservava anche le pietre per affilare le lame, la cera ed il cotone per pulirle. Si arrampicò sulla corda con movimenti fluidi e precisi e raggiunse il locale completamente buio, accese un paio di candele giusto per riuscire a vedere bene le lame e si mise al lavoro. Compiere quel genere di attività aveva il potere di svuotargli completamente la mente, erano gli unici momenti in cui riusciva a non pensare più a nulla ed in quel momento era proprio ciò di cui aveva bisogno.
Come al solito iniziò dalla Wado Ichimonji, la sguainò lentamente ed iniziò con la procedura di affilatura cospargendo la lama con la polvere di pietra col solito tampone di cotone. I suoi gesti delicati stonavano con la natura impulsiva e guerriera del samurai, ma prendersi cura delle katane era un’arte che prescindeva dalla funzione sanguinaria di quelle armi. Terminata la manutenzione della Wado passò alla Shusui, era sicuramente la più antica delle sue spade e richiedeva delle attenzioni particolari per non danneggiare la lama nera che aveva trapassato un numero imprecisato di nemici.
Infine, toccò alla Kietsu, la sguainò ma cominciò dal fodero, dato che in giornata la spada si era sguainata con un alito di vento.
 
Nami si alzò ed indossò una leggera vestaglia sopra la lunga canotta che usava per dormire, non accese le luci anche se era da sola in stanza dato che Robin era impegnata nel turno di guardia. Rimase per un minuto in piedi al buio, cercando dentro di se il coraggio per affrontare lo spadaccino, e studiando un modo per tirarlo giù dalla branda senza svegliare gli altri compagni di stanza.
Uscì sul ponte e si strinse con un gesto istintivo nel tessuto della vestaglia, la brezza notturna l’aveva colta di sorpresa, e mentre scrutava da poppa a prua la nave in cerca di movimenti sospetti la fioca luce delle candele provenire dalla palestra attirò il suo sguardo. Zoro doveva essere lì, nessuno si azzardava a profanare quel luogo, pensò che almeno non doveva intrufolarsi nella camera dei ragazzi per svegliarlo con una scusa banale, il destino le stava tendendo la mano. Lui sicuramente era lì da solo, potevano parlare lontano da sguardi indiscreti, avrebbe sfruttato tutte le sue armi per raggiungere il suo obiettivo, anche quelle messe a disposizione dalla sua femminilità se fosse stato necessario, sempre che avessero attecchito sul freddo spadaccino. Si avviò nervosa verso la palestra arrampicandosi sulla rete percorsa poco tempo prima dall’uomo che ignaro l’attendeva nel locale sovrastante l’albero della nave.
 
Giunta davanti la porta in legno bussò, attendendo col pugno a mezzaria quasi tremolante.
Udito il rumore Zoro strinse istintivamente la mano sull’elsa della katana ed intimò un “avanti!” a denti stretti.
La figura scivolò nella stanza e chiuse la porta dietro di se, non disse niente e non era ancora entrata nel cono di luce descritto dalle candele ma lo spadaccino aveva capito chi occupasse quello spazio al buio dato che la stanza si era subito riempita di una lieve fragranza di mandarino.
<< Cosa vuoi Nami a quest’ora? E’ successo qualcosa? Non c’era Robin di guardia? >>  chiese  lo spadaccino freddo, proprio ora che si stava liberando dei pensieri fatti durante il giorno lei gli piombava lì senza motivo.
<< Non è successo niente, gli altri dormono tranquillamente, sono qua perché devo parlarti di una cosa..>> rispose la navigatrice cercando di nascondere la delusione per il tono con cui era stata accolta.
Si avvicinò all’uomo e lentamente si sedette davanti a lui posizionandosi nel cerchio di luce descritto dalle candele. Il bagliore tenue sprigionato dai ceri ne incorniciava la figura facendo risaltare la chioma di fuoco e la pelle chiara del volto. Si scrutarono a vicenda, in silenzio, per degli attimi che sembrarono ad entrambi un’eternità. L’occhio di lui percorreva la figura della donna che aveva davanti e di colpo i turbamenti del giorno prima tornarono ad accendersi dentro di lui. Quella notte, alla luce delle candele, con la vestaglia calata lungo un braccio a lasciare scoperta una spalla, rivide la mocciosa che aveva iniziato con lui quell’avventura fantastica ed istintivamente un sorriso addolcì i suoi lineamenti. Quello stesso sorriso divenne un ghigno quando lo sguardo si posò sulla scollatura che trapelava dalla veste chiara della donna. Resosi conto dei pensieri su cui si stava soffermando divenne leggermente rosso e subito rivolse lo sguardo altrove, poggiando a terra la katana che aveva ancora in mano. Nami osservava compiaciuta la bellezza e la mascolinità emanate dal compagno di avventure che mai come in quel momento sperava potesse divenire un compagno a tutti gli effetti. Osservava le sue mani forti riporre con attenzione le fidate spade nei foderi, la luce tenue che si sprigionava nella stanza illuminava la pelle olivastra ed abbronzata dell’uomo e rendeva i lineamenti del viso meno rigidi. Seguì il suo sguardo scorgere i pochi centimetri di pelle che aveva scoperto intercettando un leggero imbarazzo, tanto bastò per darle coraggio, consapevole di non essere completamente indifferente all’uomo.
<< Cosa vuoi? E perché non potevamo parlare domani? >> disse lui dopo i secondi di silenzio.
<< E’ una questione delicata, dovevo assicurarmi che fossimo al riparo da sguardi ed orecchie indiscrete… >> replicò Nami. La curiosità di Zoro si accese e sgranò l’occhio puntandolo in quelli nocciola di lei.
<< Devo confessarti una cosa, e mi trovo in difficoltà a parlarti in questo momento… >> continuò lei, pietrificata dal suo sguardo.
<< Strano! Sarebbe la prima volta in cui hai difficoltà a parlare, mocciosa! >> rispose lo spadaccino con una risata, dissimulando imbarazzo.
<< Sei sempre il solto buzzurro! Sapevo che le parole non avrebbero funzionato con te. >> disse in risposta la navigatrice, fingendo disappunto. Doveva agire, i gesti le avrebbero dato le risposte che cercava.
Rimanendo in silenzio si mise carponi davanti a lui e si avvicinò piano fino a piantare le mani a terra vicino ai fianchi di lui, seduto a gambe incrociate. Lui non aveva distolto lo sguardo da quello della donna mentre si avvicinava, era come pietrificato ma voleva mostrare sicurezza. Lentamente sciolse le braccia e poggiò le mani dietro la linea disegnata dalla schiena, a qualche centimetro da dove le aveva posizionate Nami, e vi scaricò tutto il peso, inarcò leggermente il collo lasciando la testa ciondolante sulla spalla destra.
In quella posizione il suo petto sembrava ancora più largo e forte ed il collo muscoloso sembrava lasciar volutamente scoperto il fianco ad un attacco nemico, la navigatrice si avvicinò fino a percepire l’aroma di sakè del suo alito e finalmente si avventò sulla gola lasciata scoperta.
Poggiò le labbra alla base del collo lasciandovi un casto bacio per poi proseguire a disegnare la fascia muscolare con la lingua fino a raggiungere l’orecchio con i pendagli. Baciò avidamente il lobo ed arretrò leggermente per incontrare le labbra del suo spadaccino.
Al tocco delle labbra e della lingua della rossa la schiena di Zoro fu percorsa da innumerevoli brividi, le azioni funzionavano decisamente meglio delle parole! Il pensiero che il suo sentimento potesse essere corrisposto gli fece dimenticare tutti i dubbi del giorno prima, le sensazioni che stava provando stavano offuscando i pensieri lucidi dell’uomo per lasciare spazio agli istinti animali.
Nami esitò un istante, si godé la vista del viso dell’uomo che si stava godendo il suo trattamento, e si lanciò sulle sue labbra in un bacio dapprima innocente, poi sempre più intenso.
Zoro sollevò una delle mani che lo sostenevano e trattenne il capo di lei in un bacio che sembrava non voler finire mai.
<< Ecco, era questo che volevo dirti, buzzurro…volevo dirti che dal nostro ritorno sulla Sunny dopo i due anni di separazione ho capito che non volevo mai più stare lontana da te! >> disse la navigatrice tutto di un fiato al termine del bacio.
<< …non dovremmo più stare lontani mocciosa, se è quello che vuoi sarò la tua ombra, mi sei mancata molto anche tu.>> replicò lo spadaccino, visibilmente più in difficoltà con le parole che con i baci, infatti le prese subito il viso con entrambe le mani e suggellò la loro confessione un bacio.
L’imbarazzo del primo contatto scemava sempre di più ad ogni bacio, ad ogni carezza ed ogni sospiro sovrapposto. Nami dalla posizione carponi si posizionò cavalcioni su di lui che la cinse con le forti braccia intorno alla vita, quel contatto così completo la fece sussultare gettando la testa all’indietro. Questa volta era lei la vittima di una attacco a base di focosi baci su collo, ma lui non sazio le tolse la vestaglia che portava lasciandola con la canotta ormai arrotolata sui fianchi.
La navigatrice con maestria cominciò a scivolare sulle cosce del compagno mentre le mani avide si introducevano sotto la maglietta di lui, gliela sfilò e finalmente poté godere sia con la vista che col tatto del petto muscoloso di Zoro. Con la punta di un dito sfiorò la cicatrice lungo tutta la sua lunghezza mentre lui si inebriava dell’odore sella sua pelle, baciandola sul collo e sul petto. Giunto al seno della rossa anche la leggera canotta indossata da lei pareva un ostacolo troppo grande e gliela sfilò con veemenza, affondando il viso ansimante tra le curve della donna.
Il respiro si ruppe nel petto di lei che a quel contatto si strinse ancora di più a lui, tenendo il viso premuto sulla sua carne, avvicinando i due bacini fino a percepire la mascolinità di lui ingrossarsi nei pantaloni.
A quel contatto l’animale assetato di carne che li stava divorando prese il sopravvento, lui la sollevò quel tanto che bastava per sfilarsi i pantaloni e le strappò di dosso l’ultimo triangolo di stoffa rimasto a coprirle l’intimità.
Scoperti i centri del loro piacere issò la donna su di lui, finalmente i due amanti si unirono fisicamente e spiritualmente, studiando e scoprendo ogni centimetro dei rispettivi corpi, godendo del piacere ricevuto ma ancor di più di quello donato al compagno.
Si amarono in modo dolce ed in modo violento ed animalesco, svuotandosi di tutta la frustrazione accumulata in quegli anni di attesa che precedettero la loro unione. Stremati si addormentarono sul materasso di fortuna che Zoro aveva allestito nella palestra, rivestendosi solo dell’intimo, accoccolandosi in un abbraccio che aveva ancora più significativo del piacere carnale che si erano scambiati pochi attimi prima.
<< Temevo che questa montagna di muscoli fosse votata solo a far soffrire i corpi più deboli…invece ci sai fare, spadaccino! >> sussurrò Nami stremata prima di cadere in un sonno profondo.
Zoro non rispose, si limitò a stamparsi un ghigno sul volto mentre si asciugava il sudore dai capelli smeraldini e si addormentò subito dopo la donna, stringendola a se per inebriarsi dell’odore che emanava la sua pelle.
La pace degli amanti donata dal riposo dei corpi finalmente uniti durò poco, Zoro si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Si mise a sedere sul letto, la testa gli scoppiava e la vista era annebbiata, sentiva degli spasmi ai muscoli, come se non riuscisse a controllarli completamente, le sensazioni che provava sembravano un misto tra una sbornia e la fine di un combattimento. Era evidente però che nelle ore prima non aveva né alzato il gomito né affrontato una guarnigione di Marines, il problema doveva essere un altro.
Cercò di respirare ritmicamente, come per riprendere il controllo della situazione, ma un immenso calore cominciò a propagarsi dentro di lui dal petto verso le estremità del suo corpo, i pensieri si confusero sempre di più, cominciò ad ansimare come se stesse combattendo la battaglia più dura della sua vita. In un certo senso era proprio ciò che stava succedendo.
Senza rendersene conto si ritrovò in piedi di fianco al materasso, la tenue luce ambrata emanata dalle candele aveva lasciato il posto ad un tetro bagliore violaceo, credeva che i suoi sensi lo stessero abbandonando definitivamente.
Non poteva credere che una manciata  di minuti dopo aver vissuto il momento più felice della sua esistenza stesse vivendo un incubo del genere.  
Sentì i muscoli della schiena contrarsi contro la sua volontà, si piegò e mosse un braccio in direzione delle spade, la sua mente seppur confusa era inondata da un’infinita serie di domande su cosa stesse accadendo e perché. Lo spadaccino stava lottando contro una forza invisibile nel disperato tentativo di non perdere completamente la lucidità ma la sua mano impugnò la Sandai Kietsu, ebbe come l’impressione che il bagliore provenisse dalla spada ma non si poteva più fidare dei suoi occhi.
Nel momento in cui strinse l’elsa della katana una scossa percorse tutta la spina dorsale dello spadaccino, gettò la testa all’indietro colpito da uno spasmo di dolore, un urlo gli soffocò in gola.
L’ultimo accenno di lucidità scomparve lasciando spazio ad un’irrefrenabile sentimento colmo di rabbia e angoscia, quest’impulso disperato spinse le membra non più umane dello spadaccino davanti al corpo di Nami serenamente addormentata. Il corpo del giovane emanava un’aura viola carica di disperazione, la stessa emanata dalla lama della katana rivolta contro la donna distesa sul letto.

La brezza notturna scompigliò le pagine del libro poggiato accanto a Robin che era di guardia, la donna allora lo prese e cominciò a leggere dalla pagina accidentalmente aperta, quasi a voler accettare il consiglio della notte.  Era una raccolta di antiche storie riguardo guerrieri maledetti ed armi demoniache e la storia che si apprestava a leggere Robin raccontava la leggenda di una antica katana posseduta da un demone assetato di disperazione. La descrizione dell’arma era così accurata che Robin ebbe come l’impressione di avercela davanti agli occhi, quasi come se fosse un oggetto sotto i suoi occhi tutti i giorni. Un respiro le si inchiodò un gola, era la Sandai Kietsu di Zoro la katana demoniaca della leggenda!
Cominciò a tremare perché sapeva che quella sera i due amanti si sarebbero dichiarati, aveva un certo sesto senso per queste faccende, e se la leggenda fosse stata vera non ci sarebbe stato scampo per i suoi compagni una volta che si fossero dichiarati Amore vero. Si alzò dal posto di vedetta e la sua attenzione fu attirata da un bagliore violaceo provenire dai locali della palestra. Gettò il libro a terra e cominciò a correre con tutto il fiato che aveva verso l’albero della nave, mentre si stava arrampicando sulla rete vide il bagliore viola tramutarsi in una luce verde e poi segnersi, temette di essere arrivata troppo tardi e di non riuscire a fermare l’inevitabile triste destino dei due amanti.

Irruppe nella palestra col cuore in gola, una sola delle candele era rimasta accesa ma bastava per illuminare una pozza di sangue che si allargava sul pavimento, sotto le ginocchia di Zoro.
obin urlò: << ZORO! La tua katana è maledetta, se finisce nelle mani di uno spadaccino innamorato è morte certa per la sua donna e poi per lui! Cosa è successo!? Parlami! >>.
Nami venne risvegliata di soprassalto dalle urla della compagna, era viva! Forse che il demone l’aveva risparmiata? E quel  sangue allora da dove proveniva? I pensieri si affollavano nella mente di Robin che si inginocchiò a fianco di Nami ancora mezza addormentata.
<< …Robin…che succede?! Perché urli in questo modo, sveglierai tutti! Non vogliamo farci scoprire in questo modo, vero Zor…>>. Le parole si ruppero in gola alla donna che vide l’uomo in ginocchio in una pozza di sangue.
<< ZORO COSA STA SUCCEDENDO? DA DOVE ARRIVA QUESTO SANGUE RISPONDIII! >>.
Lo spadaccino ansimava, come se avesse combattuto la battaglia più dura della sua vita e con un filo di fiato rispose alle donne che imploravano spiegazioni con lo sguardo: << Non ho idea di cosa sia successo, so solo di essermi svegliato col cuore pieno di rabbia, una forza misteriosa governava il mio corpo e mi ha spinto ad afferrare una delle katane e puntarla verso di te, Nami…ho cercato nel profondo dentro di me la forza per combattere questo demone invisibile ed ho cercato di contrastare i movimenti che mi imponeva, la lama era sempre più vicina al tuo ventre, per un secondo ho riacquistato lucidità ed ho scagliato via la spada che però mi ha ferito ad una gamba, questo è il motivo del sangue, ma è solo un graffio, stai tranquilla. >>
Le due donne lo fissavano terrorizzate, non sapevano se sarebbe potuto accadere di nuovo, Zoro allora continuò:
<< Non accadrà più, il demone che regna dentro di me è più forte di qualsiasi entità che vive dentro una katana!>>.

Tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo, Zoro baciò dolcemente Nami, imbarazzata dalla presenza di Robin. La ferita però andava curata, scesero allora tutti e tre ed andarono a svegliare Chopper. Nel giro di mezz’ora tutta la ciurma era a conoscenza della leggenda del demone della Kietsu, e fu chiaro che Nami e Zoro erano innamorati.

La brutta avventura si concluse con la classica bevuta a cui partecipò allegra tutta la ciurma, si congratularono tutti con i due amanti per aver avuto finalmente il coraggio di aprire i loro cuori…tutti tranne un cuoco disperato che piangeva nella dispensa!


Ehm, buona sera a tutti! Mi scuso in anticipo per l'enooooorme ritardo nella conclusione della storia. Non mi piace però lasciare le cose incompiute, spero abbiate voglia di leggerla e di lasciarmi un commento positivo o negativo che sia. Mi piacerebbe trovare il tempo per continuare questo hobby di scrittura e i consigli sono ben accetti!
A presto (spero!) 
B

 

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