come le ciambelle quando piove

di nellad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Jane era parecchio nervosa in quei giorni, a Natale mancava ormai poco e come sempre non aveva acquistato nemmeno uno dei tanti regali. Odiava la frenesia che s'impossessava della città e delle persone. Korsak entrò in ufficio e osservò Jane mentre si arricciava una ciocca di capelli attorno alle dita, lo sguardo perso nel vuoto, sorrise
 
K:oh Jane, anche quest'anno ancora in alto mare coi regali?
 
J: diamine Korsak ma come...già sei un poliziotto vero?
 
K: basterebbe molto meno per leggere i tuoi pensieri, ogni anno è così. Potresti chiedere mezza giornata di ferie a Cavanaugh, il caso è risolto, mi occuperei io delle scartoffie
 
J:beh io..., dici sul serio? Jane fece per alzarsi quando il tenente Cavanaugh entrò
 
C:korsak, Jane, il rapporto del caso White passatelo a Frankie, hanno trovato un cadavere in un appartamento di sextown. Korsak guardò Jane e si strinse nelle spalle, lei sollevò lo sguardo al cielo, prese pistola e distintivo dal cassetto passando davanti al tenente senza guardarlo e lasciò cadere il verbale dell'arresto White sulla scrivania di Frankie
 
F:ehi???
 
J:che c'è, non hai sentito il tenente? Registra il rapporto con tutte le deposizioni e quando lo stampi, evita le solite macchie di caffè grazie.
 
C:che ha quella ragazza?
 
F:niente tenente è solo acida. Fece Frank scrollando la testa
 
K:no è solo l'ansia da regalo di Natale..
 
J:Korsak pensi di riuscire ad alzarti dalla scrivania o vuoi che spinga la tua sedia fino al parcheggio? Fece Jane dal corridoio della sezione omicidi.
 
Ci vollero una ventina di minuti di guida spericolata e di colpi di sirena perché Jane trovasse un po' di calma
 
J:Vince scusa per prima, io adoro il Natale, lo stare insieme, le luci colorate...ma i regali no, quelli non li capisco. Beh ma ora vediamo che ci aspetta, ho ripreso la mia calma, la guida mi rilassa, lo sai.
 
K:Jane il modo in cui guidi, rilassa solo te credimi. E dicendo questo Korsak lasciò la mano destra dalla maniglia della portiera, la sinistra dal gancio della cintura di sicurezza e un po' insicuro sulle gambe scese dall'auto.
 
Maura accovacciata accanto ai poveri resti di quella donna, pensava a quanto quella orribile scena stridesse con lo spirito natalizio che provava.
 
Un piccolo appartamento nella periferia di Boston, un'area degradata dove prostitute, spacciatori e piccola criminalità aveva trovato rifugio, un mercato del vizio e della degradazione dove la "Boston bene" appagava i suoi celati desideri.
 
L'agente della Polizia Scientifica aveva già scattato le fotografie al cadavere, Maura stava controllando la temperatura della vittima quando sentì la voce di Jane provenire dalle scale. Povero Korsak, per quanto Jane lo adorasse non poteva fare a meno di ricordargli quanto fosse in là con gli anni.
 
J: Korsak quando arriveremo all'appartamento del quarto piano la scena sarà ormai fredda.
 
K: Jane ho catturato più delinquenti con la mia arguzia che con la corsa. Disse il sergente annaspando e aggrappandosi al corrimano.
 
Maura per quanto intenta al suo lavoro, sorrise nell'ascoltare quella scenetta e ancor di più perché il detective incaricato di quell'indagine era la SUA detective.
 
Nel salire le scale del palazzo dove era avvenuto l'omicidio, Jane non poté far a meno di sorridere. Maura, la dottoressa Isles, il medico legale capo di Boston, la sua miglior amica, era già qui. Erano i suoi stessi sensi a dirglielo: il lieve profumo di camelia, l'insolito silenzio dei poliziotti assiepati sul pianerottolo, il loro sguardo da ebete rivolto all'interno dell'appartamento
 
J:ok ragazzi lo spettacolo è terminato fate largo. Beh c'è da dire che proprio colpa quei poliziotti non ne avevano..accovacciata vicino a quello che restava di una povera creatura, stava la dottoressa Isles. Indossava la tuta bianca sterile che avrebbe fatto assomigliare ad un fagotto chiunque, tranne lei ovviamente. Come la sua figura minuta e proporzionata potesse esaltarsi dentro quell'involucro informe anziché scomparire, per Jane sarebbe rimasto sempre un mistero. 
 
M:Detective Rizzoli, la sirena della sua auto e lo stridio dei pneumatici l'hanno annunciata. Disse Maura con un piccolo sorriso, alzando appena lo sguardo su Jane, che ricambiò il sorriso
 
M:Sergente Korsak sta bene? Il suo viso è pallido come se fosse in atto una sincope vaso-vagale
 
K:no dottoressa sto bene, è solo colpa del Natale
 
M: ma come?
 
J: dai Maura sta bene, vuole solo fare lo spiritoso. Allora che puoi dirmi?
 
Come Capo Medico Legale, Maura aveva molti casi da seguire, delegando ai suoi collaboratori quelli a suo giudizio meno complicati, molti detective con cui relazionarsi, ma di certo Jane Rizzoli era in cima alle sue preferenze, non solo per il rapporto d'amicizia instauratosi tra loro da anni, ma per la sua professionalità, per la sua intelligenza, per la sua tenacia.
 
J: allora? Jane era sulla soglia dell'appartamento, piazzatasi lì appositamente per impedire agli agenti di continuare a fissare Maura, senza accorgersi che aveva solo sostituito il loro primo interesse con un altro. Korsak si girò verso di loro.
 
K: dai ragazzi non perdiamo tempo, voglio le solite informazioni; chi era, i vicini hanno visto o sentito qualcosa... Così dicendo dissipò quella piccola folla di ammiratori delle due ragazze.
 
Korsak capiva quei ragazzi, quando era un giovane agente, le rare colleghe avevano fianchi pesanti e modi da scaricatore di porto, per non parlare del medico legale, in genere un medico ormai vicino alla pensione, dalla pancia prominente e dal viso rubicondo.
 
Sentiva per Jane e Maura un vero affetto paterno che non gli impediva di ammirarne le diverse bellezze.
 
Jane, alta, mora un fisico asciutto e felino, rapiva gli uomini con la sua femminilità per nulla ostentata, ma comunque tangibile. Quando entrava in una stanza non c'era persona, uomo o donna che fosse, che non si sentisse attratta ed allo stesso tempo a disagio.
 
Maura era più minuta, più morbida nelle forme, dai colori tipicamente irlandesi, una pelle chiara accesa da splendidi occhi verdi e capelli biondi dai riflessi ramati. Maura non attraeva le persone, le affascinava; i gesti aggraziati con cui si muoveva, lo sguardo dolce seppur malizioso, il sorriso che rivolgeva alle persone, tutto in lei mostrava eleganza e fascino
 
M: Jane sei il detective più impaziente di Boston. Disse con un'aria fintamente imbronciata.
 
M: L'unica cosa che posso dirti è che la morte, tenendo conto della temperatura del...
 
J:Maura ti prego...lo so' la temperatura del fegato, quella esterna...quando Maur, quando è morta?
 
M: Jane la tua impazienza non ti farà assaporare appieno i piaceri della vita, lo sai? Mentre lo diceva Maura fissava i suoi negli occhi di Jane per il tempo necessario a lasciarla come sospesa, incapace di capire, confusa.
 
M: per tua fortuna, mia cara, ho pazienza per entrambe. E con una risata e uno sguardo più rassicurante permise a Jane di tornare a respirare.
 
M: il decesso è avvenuto tra le ventitre e l'una di questa notte. Ha ricevuto diversi colpi con un oggetto appuntito, almeno una ventina, ma è solo un esame sommario questo.
 
J: quindi è morta pugnalata, povera ragazza.
 
M: affatto. I colpi le sono stati inferti dopo il decesso.
 
J:quindi cosa l'ha uccisa?
 
M: sarebbe più corretto, in questa fase preliminare, chiedermi come è morta. Non è possibile stabilire al momento se sia stata uccisa o no.
 
J: ok Maura... come è morta questa ragazza? Disse Jane dopo un sospiro profondo ed un sorriso tirato
 
M: Jane appena avrò i risultati dell'autopsia, prometto che mi metterò a correre per portarteli. E detto questo, si alzò, prese i suoi strumenti, diede disposizioni per portare il corpo all'obitorio lasciando a Jane il sorriso di una bambina felice nell'aver fatto una marachella.
 
J: Maura sei insopportabile, faresti bene ad avere quei risultati il prima possibile, altrimenti..
 
M: altrimenti cosa detective Rizzoli? Maura così dicendo si era fermata di scatto, anche lei sulla soglia dell'appartamento, guardando Jane con aria di sfida, costringendo questa spalle al muro, nel vano tentativo di sottrarsi da quello sguardo. Il tempo che si era fermato, riprese a scorrere dopo un attimo che pareva interminabile, e Jane, dopo che Maura le sorrise, riprese a respirare per la seconda volta in pochi minuti.
 
Il modo di stuzzicarsi a vicenda era la maniera che avevano di creare affinità, la parte divertente di un lavoro altrimenti troppo pesante e si ripercuoteva benevolmente anche verso chi stava loro attorno. Maura non poteva resistere dal mettere Jane in imbarazzo, far vacillare almeno per poco la spavalda sicurezza dell'amica, Jane dal canto suo , per quanto in difficoltà, adorava il modo dolce e familiare di Maura nel "prenderla un po' in giro".
 
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


~~Angela: buongiorno tesoro. Disse con un sorriso Angela Rizzoli vedendo la figlia entrare nella caffetteria al primo piano del Dipartimento di Polizia
J: Ma' per favore...vorrei evitare che qualcuno dei miei colleghi iniziasse a chiamarmi tesoro. Fece eco Jane con un tono un po' risentito.
A: oh Jane, lo volesse il cielo, ma non accadrà se continuerai a guardare tutti dall'alto al basso.
J: avessi preso la tua statura, invece di quella di Pa', non sarebbe accaduto. E detto questo, dopo essersi accertata che nessuno la stesse guardando, abbracciò la madre.
A: almeno la battuta pronta l'hai presa da me. Ti ricordo che la mattina di Natale sarete tutti da me a pranzo. Hai avvisato Maura, Frost, il sergente Korsak e...il Tenente Cavanaught? Devo sapere in quanti saremo, ho un milione di cose da preparare, sai se qualcuno di loro ha qualche intolleranza? I regali li hai presi? Indosserai un bel vestito vero?... Angela era ormai in modalità buldozzer, i pranzi in famiglia, le ricorrenze erano la sua specialità. Anche in questo Jane non le somigliava.
J: Ma' ti prego...mi sta già venendo il mal di testa. Posso avere questo maledetto caffè?
A: ma Jane, non posso fare tutto all'ultimo momento. Esordì Angela sollevando la testa e poggiando i pugni sui fianchi.
J: un balcone Ma', ti manca un balcone!! La schernì Jane.
J: comunque a parte Frost che andrà da sua madre, verranno tutti. Non l'ho chiesto a Cavanaugh, non credo sia interessato a passare anche il Natale coi Rizzoli. Jane non capì, ma a quest'ultima frase sua madre parve annuvolarsi.
A: ecco il Tenente.
J: Ma' lascia stare l'invito, è il mio capo, mi metti in imbarazzo.
C: Jane Rizzoli in imbarazzo per cosa?
J: nulla Tenente. E strappato di mano alla madre il caffè si avviò verso il suo ufficio.
A: la scusi Tenente, Jane è sempre nervosa all'avvicinarsi delle feste.
Con Cavanaugh vi erano altri due uomini, non appartenevano al SUO Distretto, Angela era così che viveva IL Distretto. Per quanto la curiosità la stesse divorando, si limitò a servire i tre caffè che Cavanaugh le aveva ordinato, non senza accorgersi dello sguardo che il più giovane degli ospiti del tenente aveva rivolto a Jane mentre questa si allontanava
Jane entrò in ufficio e visto Frost perso nel suo computer, si diresse da lui.
J: buongiorno Frost, quali novità dal caso della poveretta di ieri?
F: Jane. Nulla che non sapevamo già; tossicodipendente, piccoli reati, adescamento...
J: nulla che ci dia un indizio? Protettore, spacciatore, clienti fissi....
F: nulla di particolare.
J: tu Korsak, qualcuno che ha visto, sentito, qualcosa?
K: il giorno che a sextown troveremo testimoni, saprò che la vita può ancora sorprendermi. Maura ha terminato l'autopsia?
J: appena l'avrà fatto correrà a darci i risultati. Anzi sai una cosa Korsak? Infilati la giacca e torniamo a sextown, lasciamo ai geni i loro metodi, noi andiamo sul campo. Si Frankie, non sei un genio, puoi venire con noi. I tre lasciarono l'ufficio tra le smorfie di Frankie e le risate di Jane e Korsak.

Cavanaugh aprì la porta  del suo ufficio e fece accomodare i due uomini che lo seguivano, non senza un certo disagio
C: allora agente speciale Gibbs cosa vuole NCIS dalla Omicidi di Boston?
G: apprezzo le persone che vanno al sodo. L'agente Di Nozzo ed io siamo qui per il suo medico legale, la dottoressa Isles. Cavanaugh guardò Gibbs seduto all'altro lato della sua scrivania, posò lo sguardo sull'agente Di Nozzo rimasto in piedi e appoggiatosi meglio alla sua poltrona si rivolse di nuovo a Gibbs
C: agente ho poco tempo e sono sospettoso, le ripeto la domanda, cosa vuole l'NCIS dalla Omicidi di Boston?
G: ieri avete trovato una prostituta uccisa in circostanze che potrebbero interessare anche a noi. La dottoressa Isles ha avviato alcune ricerche su casi simili e...
C: ...e voi siete stati allertati.
G: esattamente Tenente.
C: cosa c'entra l'omicidio di una prostituta con voi?
G: forse nulla ma per escluderlo dovremmo parlare con il suo medico legale. Tenente, non è un'intromissione, anzi potremmo aiutarvi. Cavanaugh guardò i due agenti per un attimo
C: ok seguitemi. Lasciò che Di Nozzo li precedesse e poi rivolto a Gibbs:
C: si ricordi Gibbs, ho poco tempo, vado al sodo e detesto sorprese e intromissioni. Gibbs sorrise e con un cenno del capo assentì.
Jane e Korsak rientrarono in ufficio diverse ore dopo, avendo lasciato Frankie con gli agenti di zona di sextown a visionare i filmati delle telecamere in cerca di qualcosa d'interessante che li mettesse sulla pista giusta.
J: Korsak passo da Maura per vedere se può dirci già qualcosa.
K : ok, vado da Frost.
Jane prese l'ascensore per "il regno dei morti" , come tutti chiamavano gli uffici del medico legale. Si guardò nello specchio, aveva l'aria stanca. Il caso pareva così banale che c'era il rischio concreto venisse archiviato come il SOLITO omicidio di una prostituta, e questo proprio non le andava giù. Poi c'era il Natale...i regali...se ne era scordata. Chiuse gli occhi, batté il capo contro la parete dell'ascensore e pregò di svenire solo per risvegliarsi alla Befana.
Cavanaugh bussò alla parete di vetro della sala autopsia, dove la dottoressa Isles stava ancora esaminando il corpo della ragazza di sextown. Maura vide il Tenente ed i due uomini, sorrise, levo i guanti in lattice e premendo un tasto della consolle sulla parete, li fece accomodare.
M: Tenente.
C: buongiorno dottoressa Isles, questi sono gli agenti Gibbs e Di Nozzo..
I due uomini rimasero per un attimo interdetti alla vista della dottoressa, poi varcarono la porta.
M: " NCIS I suppose".
Gibbs le sorrise piegando un po' di lato il capo
G: la sua fama dottoressa è meritata. Agente Gibbs e Di Nozzo dell'NCIS di Washington.

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Capitolo 3
*** 3 ***


~~Il tenente Cavanaugh incrociò le braccia, si assestò bene sulle gambe e guardando la dottoressa Isles:
C: ok dottoressa, cos'ha scoperto e perché non l'ha sorpresa l'arrivo dell'NCIS?
M: beh Tenente l'autopsia non è ancora terminata, appena avrò gli ultimi risultati e compilato il referto chiamerò Jane, il detective Rizzoli intendevo, e le saprò dire cosa sia accaduto a questa poveretta. In merito alla sua seconda domanda, sono state le mie ricerche, non ancora concluse, a portarmi, per così dire, in casa dell'NCIS. Immaginando i loro sistemi di controllo è stato logico supporre ...
C: dottoressa sarò più preciso, cos'ha scoperto fino ad ora?
Cavanaugh guardò la dottoressa Isles in modo severo. Maura non abituata a quel tono, fece un passo in dietro, guardò a sua volta i 3 uomini e rivolgendosi al Tenente col piglio del medico legale capo del Commonwealth del Massachusetts. .
M: tenente..
C: mi scusi dottoressa Isles, per favore, voglio solo capire a che punto siamo con le indagini. I miei uomini non hanno piste da seguire, questi agenti dicono di poterci aiutare, mi dia qualcosa,  anche di parziale, da cui partire.
Il tono di Cavanaugh era cambiato, ora Maura lo riconosceva per il tenente scrupoloso, di certo severo, ma gentile, che da anni apprezzava e gli rivolse uno dei suoi contagiosi sorrisi.
M: scusi lei. Non ho ancora molto, e davvero mi serve più tempo, ma quello che per ora posso dirvi è che la ragazza è stata pugnalata 18 volte sul torace, con un oggetto dalla punta piatta, lungo 20 centimetri,  con un'impugnatura rotonda e scanalata ...
A questo punto Gibbs la interruppe
G: e nessuna delle ferite è stata mortale.
C: come nessuna...
Maura si avvicinò al suo portatile e sul video a parete trasmise le immagini dei raggi x del corpo in esame
M: vede Tenente? La ragazza è morta per il distacco...
Di Nozzo prese la parola, e con un largo sorriso e un'occhiata d'intesa alla dottoressa,  per la quale si meritò uno scappellotto da Gibbs..
D: per il distacco della vertreba C1
Maura per nulla sorpresa da quanto i due sapevano, ne dalle occhiate che l'agente Di Nozzo le rivolgeva, sorrise.
Maura avrebbe riconosciuto quel ticchettio sulla parete di vetro tra mille, era la sua detective, era Jane. I tre uomini si girarono, venendo la detective Rizzoli con la fronte corrucciata per l'espressione interrogativa del suo volto. Maura aprì la porta scorrevole andandole in contro. Si sorrisero per un istante.
M: gli agenti dell'NCIS Gibbs e Di Nozzo, agenti, la detective Jane Rizzoli.
I tre uomini davano le spalle all'immagine ai raggi x, Jane e Maura vicine e a loro di fronte.
J: tenente, cosa c'entra l'NCIS col NOSTRO caso? Esordì Jane sottolineando non a caso la parola nostro.
G : arguzia ed essenzialità sono comuni nel suo ufficio tenente.
Maura riprese a spiegare al gruppo ciò che per ora aveva scoperto e di come avesse supposto che il distacco del midollo nella vertreba C1 fosse stato causato.
M: vedendo la scena del delitto, l'unica possibilità logica è che alla poveretta fosse stata applicata una forte trazione cervicale, inseriti questi parametri nel database degli uffici di medicina legale del paese..
C: la dottoressa ha fatto suonare tutti gli allarmi del Pentagono. Terminò Cavanaugh.
M: l'ultima cosa certa che posso dirvi è che tra la morte e le ferite è trascorsa almeno un'ora
C: bene Gibbs era quello che vi aspettavate?
G: si. Ho alcune telefonate da fare, credo sia opportuno esporle alcuni fatti tenente, in attesa che la Dottoressa Isles termini il suo lavoro. Di Nozzo?
Tony Di Nozzo non seguiva più la conversazione da alcuni minuti, da quando i suoi occhi si sarebbero divisi per concentrarsi ognuno su una delle splendide donne che aveva di fronte e che, senza parlare, comunicavano tra loro con sguardi e lievi espressioni del viso
G: Di Nozzo??
D: si capo. Signore ...a dopo. Tony salutò Jane e Maura con il gesto del levarsi il cappello, Gibbs attese che fosse uscito dalla stanza, e appena oltre la vetrata, gli assestò il secondo scappellotto.
M: hai visto Jane? Sembra il maestro col bambino discolo, non è carino.
J: nessuno mi sembra carino, meno ancora questo caso, che succede Maura?
M: quello che ti ho detto, non so' altro per ora. Jane siediti, hai un'aria davvero stanca. E così dicendo Maura mise le mani sulle spalle di Jane accompagnandola alla sua scrivania.
Jane seduta sulla comoda poltrona in pelle lasciò cadere il capo all'indietro con Maura alle sue spalle che la guardava stando in piedi.
M: tra qualche anno avrai una profonda ruga gabellare se non impari a rilassarti un po'
J: cos'avrò?
M: quella ruga verticale tra gli occhi. Potresti tornare a fare joga con me, che ne dici?
Maura nel cercare di sollevare un po' l'amica dalla tensione, aveva iniziato a massaggiarle i muscoli prevertebrali.
J: no Maur, niente joga, ma se continui per altri 5 minuti ti lascio l'intero barattolo di gelato che c'è nel frizzer. Disse ad occhi chiusi e iniziando a rilassarsi un poco.
M : il barattolo nel MIO frizzer?
J : si. E le fece l'occhiolino.
Jane nella sala autopsie, con un caso che dal banale stava interessando la sicurezza nazionale, con un futuro di rughe gabellari, i regali non ancora acquistati e una pranzo di Natale da sua madre a cui forse avrebbe partecipato il suo capo, interesse segreto di Angela, era da qualche attimo serena, in pace con tutti e felice di stare al mondo.
Maura dal canto suo, non poteva non sorridere dell'espressione beata di Jane, di quella ruga ormai svanita, di quegli occhi che anche chiusi erano belli, di quei muscoli che iniziavano a rilassarsi e del respiro lento e regolare di Jane.

 

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


~~Di quanti omicidi stiamo parlando? Chiese Cavanaugh all'agente Gibbs.
G: almeno cinque oltre al tentato omicidio.
C: e cosa vi fa supporre che sia uno dei vostri a commetterli?
G: in realtà è solo un sospetto, ma se si dimostrasse vero, vorremmo essere i primi a scoprirlo.
C: se pensa che le permetterei di insabbiare il caso..
G: non è quello che vogliamo, anzi, partecipare alla sua cattura metterebbe la Marina in una posizione meno scomoda.
C: nessuno pare abbia voglia di rispondere alle mie domande oggi; cosa vi fa supporre che sia uno dei vostri?
Gibbs girò la testa un po' di lato e sorrise al tenente.
G: sei mesi fà una prostituta a Newport denunciò di aver subito un'aggressione con un'arma da taglio da un marinaio, mai identificato. I media non hanno dato molta importanza al caso, i vertici della Marina sì, da allora abbiamo monitorato ogni sosta delle nostre navi nei porti del nord atlantico e in concomitanza con gli sbarchi si sono verificati cinque omicidi simili tra loro.
C: quindi è un marinaio l'omicida?
Intervenne l'agente Di Nozzo
D: omicidi simili, ci sono stati anche senza le nostre navi in porto.
G: quello che unisce questi, al VOSTRO CASO...
C: è la lesione alla cervicale.
G: esatto tenente.
C: avete un sospettato? Ovviamente no, o non sareste qui.
G: se lei è d'accordo potremmo mostrale quanto abbiamo raccolto fino ad ora sugli altri casi, tenga conto che  riguardando prostitute, in nessun caso precedente sono state svolte indagini accurate e nessun medico legale ha fatto ricerche come la vostra dottoressa Isles.
C: e in nessun altro dipartimento lavora il figlio dell'Ammiraglio Frost.
G: touche.

Jane poteva sentire la tensione degli ultimi giorni scorrerle via dal collo, attraverso le braccia, fino alle punta delle dita e cadere a terra come il ghiaccio si scioglie al sole, ma quando i suoi muscoli si rilassarono del tutto, iniziò a percepire dell'altro. Sentiva un calore salirle dal petto, farsi largo attraverso la scollatura della camicia, giungerle fino al volto. Sentiva il suo profumo e quello di Maura, che seppur distinti creavano una fragranza nuova. Sentiva il sangue gonfiarle le arterie, i battiti che gradualmente accelleravano, il viso arrossarsi. Sentiva più di ogni altra cosa le dita di Maura che abbandonavano il colletto della camicia per posarsi sulla pelle.
Che le stava succedendo? Conosceva quella sensazione ma...erano di Maura quelle dita. Quel pensiero invece di calmarla, accese di più i suoi sensi. Avrebbe dovuto interrompere quel contatto, avrebbe ma, non voleva. Tra un attimo Maura si sarebbe accorta dai battiti ciò che le stava accadendo, tra un attimo Maura sarebbe stata confusa e in imbarazzo come lo era lei, tra un attimo la loro amicizia si sarebbe spezzata. Tra pensieri e sensazioni contrastanti a Jane usci un flebile
J: Maura.. A cui la dottoressa rispose con un altro flebile
M: Ssssssshhhh
Jane restò senza fiato, il cuore mancò qualche battito e quando aprì gli occhi vide quelli di Maura come mai li aveva veduti, vide il suo viso arrossato, vide tutta la tenerezza e qualcosa di più.
Maura restò immobile, le dita ai lati del collo di Jane si fermarono quando questa aveva aperto gli occhi. Dai polpastrelli giungevano battiti sempre più accellerati che Maura non distingueva se suoi o del suo detective. Quello di cui era certa, era che il calore che sentiva sulle mani proveniva dal corpo di Jane, quello che la confondeva era ciò che provava nel guardare Jane così..abbandonata...nel vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi con un ritmo nuovo, nel sentirla pronunciare il suo nome come mai aveva fatto, nel leggere nei suoi occhi il desiderio, nel volerlo soddisfare.
Il tempo si piegò fino a fermarsi dalla gravità che i loro occhi, nel guardarsi, producevano. I suoni esterni scomparvero, coperti dal pulsare del sangue. La realtà iniziò a vacillare come aria calda d'estate.

La porta interna che collegava la sala autopsie agli uffici di medicina legale si aprì col rumore dell'aria pressurizzata, Susie con lo sguardo fisso su alcuni fogli entrò.
S: dottoressa Isles ho gli esami che mi ha chiesto. Ho anche il calco delle ferite prodotte dall'arma, presentano profondità diverse,  come se avesse usato arnesi simili ma di diverse lunghezze, o forse non è stata una sola persona a colpire il corpo.
Quando Susie alzò lo sguardo dai fogli, trovò la dottoressa Isles che stava consultando un libro dallo scaffale dietro la sua scrivania e la detective Rizzoli che seduta stava digitando qualcosa sul portatile della dottoressa.

 

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Capitolo 5
*** 5 ***


~~Cavanaugh dal telefono del suo ufficio, convocò i detective Frost e Rizzoli ed il sergente Korsak, lasciando, non senza un certo fastidio, la propria scrivania all'agente Di Nozzo che effettuava i collegamenti necessari al portatile che aveva con sè.
Quando Frost entrò nell'ufficio del tenente, una voce familiare lo raggiunse
G: Junior, è davvero un piacere vederti.
F: Jethro...Jethro Gibbs, sei l'unico a chiamarmi Junior
I due uomini si abbracciarono
G: ormai sarebbe più appropriato Giovane Frost, vero?
Per lungo tempo Jethro aveva fatto parte della vita di Frost, in qualità di amico dei suoi genitori, e amico era rimasto di entrambi anche dopo il divorzio dei due. Quando Frost era ancora un bambino, avevano trascorso spesso le vacanze tutti insieme. Poi i suoi si separarono, la moglie e la figlia di Gibbs furono uccise, e l'età spensierata terminò per tutti.
Si raccontarono tutto questo in uno scambio di sguardi, poi Gibbs colpito da quei ricordi sciolse l'abbraccio.
F: che ti porta a Boston?
G: il vostro caso di sextown. Quello che tenta di armeggiare col pc alla scrivania è l'agente Di Nozzo.
I due si salutarono con un cenno d'intesa.

Susie allungò il braccio per porgere i risultati degli esami alla dottoressa Isles e così rimase per alcuni istanti. Non le era chiaro cosa, ma nel vederle darsi le spalle, percepì qualcosa di "fuori posto", di artefatto, le parve di assistere ad un fermo immagine e la sensazione non svanì quando la dottoressa si voltò verso di lei senza guardarla.
M: grazie Susie. Disse Maura nel prendere i fogli.
Jane fece un balzo sulla poltrona sentendo il cellulare che teneva al fianco, vibrare. Susie si spaventò da quel gesto improvviso,  Maura teneva gli occhi fissi sui documenti,  dando l'impressione di non guardarli.
J: Sì Tenente, vengo subito. Mentre già si dirigeva fuori dalla sala autopsie.
J: beh, sono qui, si, ha alcuni risultati.  Le dico di salire, ok, arriviamo.
Susie non aveva dubbi, qualcosa di strano stava accadendo.  Jane, con lo sguardo fisso sul cellulare ormai spento, disse a Maura che Cavanaugh le stava aspettando nel suo ufficio, Maura a testa bassa e coi documenti stretti al petto rispose con un misero ok.
Susie le vide uscire, scrollò la testa e tornò perplessa nel suo laboratorio prove.
Qualsiasi cosa fosse successo tra le due amiche, le accompagnò all'interno dell'ascensore. Jane entrò per prima, e spalle alla parete, guardò Maura premere il pulsante di risalita e appoggiarsi poi su quella opposta. Jane iniziò a dar vita a tutti i timori di pochi minuti prima; lo stupore, la confusione per quello che aveva provato, la paura di aver perso in un attimo, la miglior amica che avesse mai avuto.
La dottoressa teneva lo sguardo basso, pareva tremasse.
Maura ancora intimamente scossa non riusciva a levare lo sguardo su Jane. Era stata lei a lasciarsi andare, lei a cercare quel contatto con Jane, lei aveva da tempo iniziato a provocarla con sguardi e parole, lei a pensare alla sua amica come LA SUA Jane. E adesso si era spinta troppo avanti, mettendo Jane in imbarazzo oltre il consentito. Come si sarebbe sentita ora Jane? Disgustata, tradita? Però quello sguardo quando Jane aveva aperto gli occhi, quello non era un rifiuto. Se invece fosse stato solo un attimo, una reazione e nulla più?  Maura si sentiva tremare dalla paura. Poi le porte si aprirono e quando a Maura parve di sentirsi abbastanza sicura che le gambe la reggessero per staccarsi dalla parete, sentì la mano di Jane sull'incavo della schiena. La stava sorreggendo, la stava rassicurando dai suoi timori, la stava confortando e proteggendo. Maura si voltò, Jane era al suo fianco.

Gli agenti della omicidi videro per l'intero pomeriggio, attraverso la parete a vetro, tutte quelle persone assiepate nell'ufficio del loro Tenente, discutere tra loro, fissare attentamente lo schermo del pc, passarsi documenti.
M: quello che è certo nell'ultimo caso, è che il corpo non è stato spostato, che non presenta segni di lotta o di difesa, che non ci sono indizzi che spieghino il distacco della C1.
G: Di Nozzo, mostra alla dottoressa quello che Ducky, scusate, il nostro medico legale, suppone.
Di Nozzo si levò dalla sedia invitando Maura  a fare lo stesso porgendole la mano.
Quel gesto elegante procurò a Jane un breve spasmo allo stomaco.
Messosi alle spalle della dottoressa, con la guancia che sfiorava quella di Maura, l'affascinante Tony le pose una mano sul mento, l'altra sulla nuca e appoggiatosi al corpo del medico legale, le disse
D: non tema, non le farò male.
Maura poteva vedere tutti i presenti osservare quella strana scena, ma più di tutti vide Jane. Vide come guardava l'uomo che stava alle sue spalle, vide formarsi quella profonda ruga sulla fronte, vide la mascella contrarsi, vide le sue mani stringere i braccioli della poltrona su cui era seduta e quando fu certa che si sarebbe alzata, vide la mano di Korsak afferrare la sua come a fermarla.
G: quello che il dottor Mallard crede, è che il distacco del midollo sia stato causato da una forte distrazione del collo. Se la dottoressa fosse colta di sorpresa, ruotando velocemente il capo da un lato all'altro, immobilizzando il resto del corpo, e imprimendo contemporaneamente forza verso l'alto...
M: ma certo. Si verificherebbe quello che accade durante un'impiccaggione e un forte trauma.
F: stiamo parlando di un uomo che conosce questa tecnica.
M: e con sufficiente forza da imprimere almeno quaranta kg nella rotazione mentre solleva un corpo di sessanta.
Di Nozzo, distratto prima dal contatto con la dottoressa, si accorse allora del gelido sguardo di Jane e liberata Maura da quello strano abbraccio,  tornò a sedersi.
Korsak smise di bloccare la mano della detective al bracciolo.
C: bene, credo che per oggi sia tutto. Gibbs credo ci sia motivo per lei e Di Nozzo di restare a Boston.
G: lo credo anch'io. Domani Tony vi fornirà gli accessi per collegarvi ad Abby Sciuto, la nostra esperta forense e a Ducky qualora la dottoressa Isles lo ritenesse utile.
M: grazie agente Gibbs.
C: Frost tu verificherai con la Sciuto quanto ci sia di comune nei casi, Korsak tu e Jane li confronterete con l'appartamento di sextown.
Gibbs si rivolse agli ultimi due
G: vi sarebbe utile avere con voi Tony
C: ottima idea.
L'agente Di Nozzo guardò Jane in attesa di un cenno d'assenso che tardava ad arrivare
K: Tony è deciso, sarà dei nostri. Nell'allungare la mano a Di Nozzo, Korsak urtò volontariamente Jane ad una spalla, che si vide costretta ad assecondare quella scelta con un cenno del capo.
Congedatisi, uscirono dall'ufficio del Tenente.
J:Maura, hai finito anche tu per oggi?
M: ho ancora qualche analisi da completare.
J: ci vediamo domani?
M: si Jane, certo.
Jane restò immobile, incapace di capire anche il tono dimesso di quelle poche parole.
Maura si diresse verso l'ascensore ed entratavi, continuò a guardare Jane fino a che le porte si chiusero.
K: Jane, tutto ok?
J: non lo so Vince, proprio non lo so.

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Capitolo 6
*** 6 ***


~~Jane e Korsak si trovarono direttamente all'appartamento di sextown, Di Nozzo li raggiunse poco dopo con le immagini delle altre scene del crimine e un tablet per collegarsi a Frost ed Abby, qualora fosse servito.
Presero a rivedere ogni centimetro dell'appartamento,  con i risultati della Scientifica di Boston e le nuove informazioni sui delitti precedenti. Quando Tony fu solo con Korsak
D: la sua collega proprio non mi sopporta, vero Vince?
K: non se la prenda, Jane non da' subito confidenza, ma è un ottimo poliziotto, e lo è altrettanto come persona, le serve solo un po' di tempo.
D: e la dottoressa Isles? Che tipo è?
Jane, come richiamata dal nulla, si materializzò alle spalle dell'agente Di Nozzo facendolo sobbalzare e strappando, per questo, un sorriso a Korsak.
J: è un tipo che in quanto ad italoamericani bellocci e vanitosi, ne ha più che a sufficienza a Boston.
E detto questo entrò in un'altra stanza.
D: che le dicevo, non mi sopporta. Sa chi mi ricorda? Gibbs. Appare dal nulla come lui, e come da lui mi aspetto uno scappellotto da un momento all'altro.
J: e lo avrà se non smette di far perdere tempo. Urlò Jane dalla camera accanto.
D: visto? Chi sono i bellocci pretenziosi?
K: si riferisce ai suoi due fratelli, da anni provano un interesse per la dottoressa, ma essendo la miglior amica di Jane..
D: non si azzardano vero?
K: già.

Maura con Susie, rivide l'intera autopsia, alla luce delle nuove informazioni.
M: illumina il lato sinistro del mento.
Susie portò la luce della lampada nel punto indicato.
M: la vedi?
S: sembra una piccola escoriazione.
J: e antecedente alla morte. Mi servono alcune fotografie per poterla ingrandire.
Susie si allontanò per prendere la fotocamera ad alta definizione.
J: Susie avrei bisogno anche il manichino balistico e almeno tre dei nostri addetti, piuttosto robusti ed in forma.
Susie lavorava da così tanto tempo con la dottoressa Isles, da capire in un attimo le sue intenzioni.

Frost ed Abby, collegati via web da un sito della Marina, confrontarono ogni dettaglio in comune tra i casi, così come le divergenze. Frost, col suo nuovo programma 3D, inviò alla collega  l'immagine del calco dell'arma del delitto. Abby la riprodusse in HD, col programma da lei messo a punto, e riparata l'immagine dalle variabili che il corpo indiscutibilmente aveva potuto produrre sul calco, in qualche ora di musica metal e caffè,  riprodusse la reale forma dell'arma.

Quando tutti si ritrovarono, a tardo pomeriggio nell'ufficio di Cavanaugh, il quadro iniziava a rivelarsi.
C: direi che i suoi dubbi,  Gibbs, sono quasi confermati. È un marinaio.
G: credo di si,  ora bisogna scoprire quale tra i tanti. Non c'è solo il personale di bordo, su di una nave, in navigazione o al porto, salgono migliaia di persone. Ispettori,  ufficiali, tecnici..., migliaia di persone.
Dottoressa Isles, Ducky ha ricevuto gli altri corpi, nei prossimi giorni farà lui stesso le autopsie e vi confronterete.
M: come ha fatto in così breve tempo..
G: i dipartimenti di medicina legale, non vedono l'ora di disfarsi  di corpi che nessuno reclamerà. Escluso il dipartimento di cui lei è a capo, ovviamente.
M: ci vorranno giorni.
Gibbs con uno sguardo, chiese a Cavanagh l'assenso.
G: potrebbe raggiungere il  Comando Generale di Washington, Ducky  sarebbe felice di lavorare con lei, e si risparmerebbe tempo prezioso.
Gibbs guardò Di Nozzo, questo digitò qualcosa sul portatile.
D: ci sono tre voli  con posti riservati,  deve solo dirmi a che ora preferisce partire.
Non mancando di sorridere alla dottoressa.
Jane che fino ad allora era rimasta in disparte
J: è da escludere!
Tutti  rimasero interdetti dal tono usato, e dal viso del detective che avvampava
J: è da escludere! L'unica cosa certa è che un serial killer si nasconde nella Marina, e voi, volete mandare Maura, da sola, nel Comando Generale???? Siete risaliti a lei, arrivati qui in un sol giorno, per una ricerca che lei ha fatto su casi simili, chi mi dice che anche l'assassino non sia sulle sue tracce?
G: la accompagnerà Di Nozzo.
A queste parole Jane avvampò se possibile di più.
C: capisco la tua preoccupazione Rizzoli, ma la dottoressa sarebbe al sicuro, e noi abbiamo bisogno di risposte il prima possibile.
J: ok allora, andrò anch'io a Washington. 
Che pensassero pure che stava facendo i capricci, non avrebbe permesso di mandare Maura nella tana del lupo.
Maura le si mise davanti poggiando le mani, sulle braccia conserte di Jane..
M: tu servi qui Jane. Hai ragione, è un serial killer,  per questo dobbiamo fermarlo. Agirà ancora e presto.
J: Maura per favore
M: Jane...
G: detective per quello che può contare la mia parola, e mi creda, conta, la dottoressa con Di Nozzo accanto non correrà rischi. Arrivati a Washington predisporrò che gli agenti a me più vicini non la lascino nemmeno un secondo. L'agente Ziva David, ex Mossad, starà con lei sempre e le assicuro che stiamo parlando di una donna che potrebbe abbattere un toro a mani nude.
F: Jane, conosco Gibbs da sempre, gli affiderei la cosa più preziosa che ho.
Jane guardò Frost, e poi Gibbs, e poi di nuovo Frost e sbattuta la porta dell'ufficio del tenente, uscì.

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Capitolo 7
*** 7 ***


~~Maura sapeva dove si rifugiava Jane quando voleva stare sola, e preso il pesante giubbotto della Polizia, salì sull'ascensore.
Jane sulla terrazza del Dipartimento di Boston, guardava il sole spegnersi e le nuvole cariche di tempesta calare sulla città, e su di lei.
Il vento gelido da nord, portava odore di neve e trasformava le lacrime che le rigavano il viso, in lame taglienti.
Maura raggiunta la terrazza, vide quella figura alta e sottile stagliarsi contro il cielo. Pantaloni e giacca aderivano al corpo di Jane, spinti da un vento freddo, che le scompigliava i lunghi capelli ondulati. Le mani strette al parapetto, il mento sollevato a quel cielo plumbeo, Jane agli occhi di Maura, pareva prepararsi ad un'onda che la volesse travolgere. Una mano invisibile strinse il suo cuore in un pugno.
Appoggiò il giaccone sulle spalle di Jane.
J: Maura, ti prego..
Maura non la sentì. Le prese le mani dal parapetto infilandole nelle maniche
J: lasciami sola, ok?
Maura, nemmeno la guardava. Sistemò il colletto sollevandolo per coprirla
J: Maura per favore...
Maura strinse il giaccone, agganciò le due estremità della zip chiudendola fino in fondo.
Poi guardò Jane negli occhi e parlò
M: ho paura sai? Ho paura quando esci dalla porta della sala autopsie dopo che mi hai portato il caffè per andare non so dove a fare non so chè, ho paura quando un proiettile di pistola trapassa il tuo corpo, ho paura quando ti lanci in un fiume per salvare un uomo, ho paura quando vedo le cicatrici sui palmi delle tue mani e ho paura che un giorno Korsak venga da me piangendo. Io so' cos'è la paura.
J: Maura è diverso, io sono un poliziotto.
M: credi che questo mi consoli Jane? Mi allontani dalla paura? No, io accetto che tu sia ANCHE  un poliziotto, ma tu SEI JANE.
Maura che per tutto il tempo non aveva lasciato il bavero del giaccone di Jane, appoggiò la fronte sulla sua spalla, e il poliziotto, e la sua Jane, non poté far altro che stringersela addosso.
Poi il tempo tornò a scorrere..
M: ci vorrà un giorno o due, andrà tutto per il meglio, a Natale ci abbufferemo con le lasagne di tua madre, te lo prometto.
Jane la strinse ancora di più a sè.

L'agente Di Nozzo stava bevendo un caffè nell'attesa che il suo capo e il tenente uscissero dall'ufficio. Non aveva sentito arrivare nessuno alle sue spalle, ma aveva imparato ormai a cogliere le lievi differenze.
D: detective Rizzoli...Disse ancor prima di girarsi.
J: non permetterai che le capiti qualcosa vero?
D: non lo permetterò.

Maura prese dal suo ufficio tutto quanto le sarebbe servito col dottor Mallard, lasciò disposizioni per Susie e per come collegarsi con Washington in videoconferenza.
Per tutto il viaggio fino a casa di Maura, ne lei ne Jane parlarono.
M: Jane, puoi restare da me questa notte, ed essere già qui per accompagnarmi all'aeroporto.
J: Sì, va bene.
Maura lasciò a Jane l'incombenza di pensare a qualcosa per cena, mentre dopo essersi fatta una doccia, preparava la valigia per Washington.
J: ho pensato che una pizza andasse bene, l'ho appena ordinata. Disse Jane a Maura vedendola entrare in cucina con indosso un pantalone morbido, una maglia leggera a maniche lunghe e al di sotto una  canottiera con una profonda scollatura a V.
M: è proprio quello che volevo. Non ci sono basi scientifiche ma la pizza mi mette sempre di buon umore, certo a causa dei carboidrati presenti non bisogna esagerare. Sai che possono dare dipendenza? I carboidrati intendo.
Diceva tutto questo apparecchiando il bancone della cucina, mentre Jane seduta sul divano, era preda di uno zapping compulsivo.
Maura le si parò davanti.
J: così non vedo.
Maura con finto cipiglio allungò un braccio verso Jane per farsi consegnare il telecomando.
M: niente televisione signorina se prima di cena non vai a farti una doccia.
Maura stava cercando di stemperare la tensione di quei giorni, i timori di Jane per la partenza di domani, quel silenzio che le aveva accompagnate dalla Centrale fino a casa.
Jane capì.
J: uffa.
Allungò le braccia verso Maura
J: sono a pezzi, aiutami..
Maura aiutò l'amica a sollevarsi prendendole le mani e tirando verso sè, con Jane che per gioco non collaborava. Barcollando e ridendo, si trovarono una di fronte all'altra.
Nessuna delle due era intenzionata a sciogliere quel contatto troppo presto, e anche se per loro non era un gesto abituale, ora ne avevano bisogno.
Guardare gli occhi di Maura, da qualche tempo, rendeva Jane strana. Vedeva cose che non aveva mai visto prima, temeva che potessero leggerle dentro, se ne sentiva attratta e al contempo li rifuggiva.
Jane abbassò gli occhi, guardò quelle mani sottili che stringevano le sue e senza lasciarle, abbracciò Maura.
Jane, Jane che non sopportava di essere abbracciata nemmeno da sua madre, Jane che in passato aveva subito i suoi abbracci, e quelli dei suoi fratelli, con smorfie e battute sarcastiche, Jane ora la stava abbracciando.
Maura tenne strette quelle mani, quelle braccia attorno a sè, piegò il capo accarezzando delicatamente con la guancia quella di Jane.
Un dolce calore pervase Jane nel sentire sul suo viso la pelle morbida e fresca di Maura, assecondò per un attimo quella carezza, poi si staccò da quella guancia per posarvi un bacio, un altro,  e un altro ancora.
Poi il telefono di casa Isles suonò.
Maura non sapeva se maledire quello squillo o ringraziarlo, ma quando Jane allentò la stretta dell'abbraccio, la bionda col viso arrossato ne approfittò per andare a rispondere al telefono, mentre una Jane un po' confusa corse di sopra a farsi la doccia.
Dopo cena, come capitava spesso, guardarono la tv sedute sul divano. Con nessuna che parlava, il frastuono dei loro pensieri era assordante.
M: Jane dovremmo provare a riposarci un po'.
Si salutarono sulla porta della camera degli ospiti che Jane occupava quando si fermava da Maura.
Jane stesa sul letto pensava agli ultimi giorni trascorsi, ai prossimi che l'attendevano e a quanto stava o non stava accadendo tra lei e Maura .
Maura cercava di distrarsi leggendo, ma non poteva  non ripensare a quell'abbraccio di Jane e a come lei era di fatto fuggita. Ora dalla camera accanto alla sua, le pareva di sentire Jane rigirarsi di continuo nel letto. Come avrebbe interpretato quella fuga? E la carezza che l'aveva preceduta?
La porta di Jane si aprì lasciando filtrare un poco di luce dalla finestra del corridoio.
Maura scostò le coperte, Jane le fece spazio accogliendo l'amica che sdraiatale accanto, poggiava la testa sulla sua spalla abbracciandola.
M: almeno adesso smetterai di girarti e rigirarti e potremo dormire un po'.
Maura pur non vedendolo, poteva sentire il sorriso di Jane

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Capitolo 8
*** 8 ***


~~Una pioggia sottile aveva iniziato a cadere durante la notte, Jane se ne accorse dal rumore delle poche automobili che passavano nel quartiere esclusivo dove Maura abitava. Forse qualche studente, a casa per le vacanze, stava rientrando da una serata.
Tutto di quella parte di Boston,  sembrava creato ad arte per tenere lontane le brutture del mondo, ma la paura no, quella di Jane, era arrivata anche lì.
Era arrivata sottile e fredda come la pioggia, attraversandole la mente, imprimendosi negli occhi, facendole rivivere quello che già era stato.
Maura era già stata in pericolo, lo era stata quando, già ferita ad una gamba, avevano rischiato di annegare in auto per colpa di una sedicente setta; quando uno pseudo fidanzato maniaco, voleva ucciderla per farne una statua di gesso; lo era stata a causa di Hoyt.
Hoyt era inutile negarlo, l'aveva costretta  a scoprire di sè quanto più celava.
In quella stanza dell'infermeria del penitenziario,  quando Hoyt con il bisturi premuto sul collo di Maura, aveva inciso la pelle e fatto uscire il sangue, Jane perse la ragione.
Si rivide su di lui, sentì la rabbia bruciarle ogni muscolo, la forza concentrarsi nelle braccia, l'euforia bestiale nel vedere la lama entrare nel petto di quel criminale,  e l'appagamento quando quel sangue nero come il veleno di un grosso ragno, prese ad inzuppare la tshirt bianca di Hoyt.
Maura non l'aveva vista. Maura era svenuta dopo il colpo di taser, e fu una fortuna.
La vide Korsak però,  e quando prese Jane stringendosela al petto, non fu per consolare un'amica, una collega, ma per bloccare un animale ferito, spaventato e incredibilmente, sadicamente crudele. L'urlo che Jane, con un solo briciolo di razionalità, soffocò a stento sulla spalla di Vince, fu quello di chi invoca, pretende, urla, il suo desiderio di morte per sfamare la brama di vendetta.

Maura che si era addormentata nel tepore del corpo di Jane, al sicuro tra le sue braccia, cullata dal respiro calmo del suo detective,  si svegliò sentendola tremare.
Il respiro corto e rapido, i battiti accellerati del cuore di Jane che sentiva stando sul suo petto, le strinsero di nuovo il cuore.
Jane era forte, lo era sempre stata, era una delle qualità che a Maura piacevano,  ma quella fragilità che così bene di solito nascondeva, gliela faceva amare.
Finse di continuare a dormire, si mosse appena sul corpo di Jane come per trovare una posizione più comoda, appoggiò la fronte tra il collo e la spalla dell'amica e la strinse un po' di più.
Il respiro tornò calmo, Jane scivolò nel sonno sentendosi finalmene a casa.

Jane entrò in cucina seguendo il profumo del caffè e delle brioche calde, ancora intenta a finire di allacciarsi la camicia, quando vide Maura in pigiama e giaccone pesante rientrare dalla porta del garage.
J: ma dove sei andata?
M: avevo una cosa da sistemare prima di partire. Jane, sei l'unica persona che conosco ad allacciarsi la camicia con la giacca indossata. Ha ragione tua madre, non hai ancora imparato a vestirti da sola, a prenderti cura dei tuoi abiti, e quel che è peggio, detesti acquistarli.
Poiché capitava spesso che Jane si fermasse da Maura, specie nelle serate post pizza degli inverni bostoniani, questa aveva preteso che lasciasse qualche capo di ricambio nell'armadio degli ospiti. La cosa che proprio Jane non capiva era come questi aumentassero di numero, e fossero sempre meglio stirati di quando ce li portava. Doveva trattarsi di un armadio magico.
J: grazie mamma per questa camicia che non ricordo di aver mai avuto, grazie per come è ben stirata.  La prese in giro Jane
M: e grazie soprattutto per non mandare il più giovane e promettente detective della Omicidi di Boston, in giro coi bottoni mal allacciati. Rise Maura mentre cercava di ridare un corretto ordine ai bottoni a scomparsa.
Fu, quello di Maura, un gesto istintivo,  innocente, familiare, ma divenne intimo quando si accorse di come il petto di Jane aveva preso ad alzarsi e abbassarsi.
Risentì il calore di quel corpo diffondersi sulle sue mani, investirla, quando slacciato il bottone incriminato, vide il candido intimo sulla pelle di Jane. Non governò le sue dita quando lentamente iniziarono a sfiorare appena il velo di pizzo che ornava la curva dei seni del suo detective,  non lo fece quando scesero lungo gli addominali scolpiti, ne quando la sua mano destra accarezzò la cicatrice di Jane  sotto il seno sinistro.
Jane si sentiva scottare da quelle dita leggere, dallo sguardo di Maura sul suo seno, da quelle guance che diventavano rosse. Scostò il pesante giaccone di Maura, le prese i fianchi tra le mani e con l'unica  barriera del pigiama di seta che indossava, la strinse a sé
Sentire il corpo caldo di Maura sulla sua pelle nuda, i seni premuti sui suoi, le mani che scivolavano dietro la schiena, fecero girare la testa a Jane, che sollevò verso di sè il viso della dottoressa e guardandola come fosse la prima volta, prese ad avvicinarsi a quelle labbra appena socchiuse.
 E questa volta fu il campanello di casa Isles a suonare.

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Capitolo 9
*** 9 ***


~~Ok a questo punto della storia, mi piacerebbe avere un vostro parere. Sinceri, ma siate comprensivi, è la mia prima fanfiction.


Constance, la madre adottiva di Maura, suonò il campanello della casa di sua figlia in una fredda mattina di dicembre. Attese qualche minuto, accanto al suo autista che reggeva due grandi pacchi con carta natalizia. Quando ormai iniziava a temere di essere arrivata troppo tardi, la più cara, la sola amica di sua figlia, le aprì.
C: Jane, che piacere vederti. Maura non è ancora pronta? Posso entrare? Lui è Robert, l'autista del professor Isles
Jane ancora un po' turbata per quanto era successo e per la visita di Constance, si spostò per farli entrare.
J: Maura è di sopra, sta finendo di prepararsi. Posso aiutarla? Disse rivolgendosi a Robert.
C: No grazie Jane, ci pensa lui. Lascia i regali sotto l'albero, grazie Robert. È un pensiero mio e di suo padre, un po' in anticipo, visto che saremo già partiti al ritorno di Maura da Washington.
R: l'aspetto all'automobile Signora. E salutando Jane con un cenno del capo, Robert uscì.
Jane pensò, dal saluto rivoltole dall'autista, che questi dividesse il mondo in Signore e ..cenni del capo.

C: che buon profumo di caffè e croissant. Fece  Constance aggirandosi per l'open space che fungeva sia da cucina che da salotto.
C: vi ho forse interrotte? Jane con una mano nei capelli e lo sguardo rivolto alle scale, sperava che Maura scendesse il prima possibile.
J: no, cioè sì, cioè Maura ha preparato la colazione e si è dimenticata che stavi arrivando.
Constance fissava Jane non capendo tutta quella agitazione.
J: non intendevo che si è dimenticata, è  solo un po' in ritardo.
Constance si mise a ridere. Seppur non fosse la madre biologica, l'eleganza Maura l'aveva di certo avuta da lei. In lei come in sua figlia, c'era molto di aristocratico,  ma a modo loro, mai altezzoso, mai scostante, e le loro risa seppur delicate erano coinvolgenti.
J: ok Constance,  che ne dici di un caffè? Disse Jane per uscire dall'imbarazzo.
C: grazie Jane. Jane? Va tutto bene? Con Maura intendo.
Jane che dava le spalle a Constance e le stava versando il caffè,  si bloccò.
C: perché questa partenza improvvisa per Washington? L'altra sera al telefono, mi è sembrata piuttosto strana.
Jane temendo altro, trasse un sospiro di sollievo.
J: si,  va tutto bene, c'è bisogno di Maura per un caso difficile. E non aggiunse che fosse dipeso dal Detective Rizzoli, Maura non si sarebbe mossa da Boston.

Maura le raggiunse. Indossava un completo gonna e maglia strech che metteva in risalto il suo fisico, e un paio di dècolletè con plateau molto alte, che sebbene spledide, a Jane sembrarono poco indicate ad un viaggio in aereo con valige al seguito.
C: chèri sei splendida. Le sorrise la madre.
Le due donne si scambiarono un bacio di saluto sulla guancia.
M: merci maman
C: i regali sono già sotto l'albero, uno ha il fiocco, come piace a te, ok? Ragazze mie ora scappo, tuo padre non apre una conferenza se non mi siedo in prima fila. Maura, stai attenta. E anche tu Jane, di entrambe. Ed uscì.

Rimaste a guardare la porta per un attimo di troppo, sole senza saper che dire, Jane decise di interrompere quella situazione d'imbarazzo.
J: caffè e brioche sono ancora caldi, dovremmo fare colazione, o faremo tardi.
M: si, certo.
Maura sbocconcellava il croissant guardando Jane, che gomiti sul bancone e tra le mani una tazza di caffè bollente, pareva cercare le risposte a molte domande, in quel liquido scuro.
Jane era di certo una bella donna, ma alcuni particolari erano addirittura splendidi, agli occhi di Maura. I capelli indomabili le incorniciavano il viso, le ciglia lunghissime rendevano il suo sguardo decisamente dolce, il collo lungo e sottile le conferiva un aspetto delicato, e poi le braccia, le mani di Jane.
Era decisamente forte Jane, Maura l'aveva vista in più di un'occasione prendere e sbattere al muro qualche facinoroso, ma a vedere quelle braccia così sottili, non si sarebbe detto.
Era sciocco,  ma a Maura piaceva quando l'orologio di Jane, sempre troppo largo, si muoveva sul suo polso, adorava quando il bracciale in argento coi ciondoli, le saliva fino a quasi metà avambraccio, per poi ricadergli sul dorso della mano, trovava ipnotiche quelle dita magre e nervose, e pensò a poco prima, quando quelle stesse dita si erano posate con delicatezza sotto al suo mento per sollevarglielo.
Jane sentiva lo sguardo della dottoressa.
Non le mancava il coraggio per guardarla, era la certezza di non riuscire a trattenersi dal voler ancora quel corpo su di sè, dal possedere quelle labbra che aveva, per un istante, quasi sfiorato.
Il cuore di Jane riprese a correre.
Inutile scacciare le sensazioni di poco prima, o della notte precedente quando, con Maura tra le braccia, si era sentita a casa, nella situazione,  nel ruolo, giusto per lei. Aveva del miracoloso come Maura fosse riuscita a scacciare i suoi incubi peggiori con il solo appoggiarsi della fronte sul suo collo. E coi sui incubi tornò il pensiero alla partenza.
J: dovremo proprio andare Maura. Porto le valige in auto, ok?
Maura ancora persa nei suoi ricordi, tornò alla realtà.
M: sistemo la cucina e arrivo.
Nemmeno un terremoto avrebbe distolto la dottoressa Maura Isles dal lasciare la casa perfettamente in ordine, luci e gas spenti, antifurto inserito.
Jane sorrise pensando a quanto fossero diverse.

 

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Capitolo 10
*** 10 ***


~~Buon giorno a tutte/i, ho letto le vostre recensioni....Grazieeeee, siete stati tutti molto gentili, spero di non deludervi nel seguito

Jane immobile come una statua, seguiva con gli occhi Maura, che accompagnata dall'agente Di Nozzo, varcava il gate per il volo verso Washington. Sorrise e la salutò con una mano quando la dottoressa si voltò per controllare fosse ancora lì e mosse appena il capo quando Tony, non visto da Maura, fece il gesto ok per tranquillizzarla.
All'uscita dall'aeroporto,  con la gente che per la fretta la urtava di continuo, Jane sollevò il viso al cielo, allungò una mano e un fiocco di neve si posò candido sul palmo.

Gibbs entrò alla Omicidi di Boston tenendo una grande tazza di caffè in mano e si diresse verso la scrivania del giovane Frost. Il tenente Cavanaugh, il sergente Korsak e l'agente Frankie Rizzoli osservavano rapiti lo schermo del pc.
A: Giiiiibbs mi hai portato il caffè?
Quella voce squillante, quell'aspetto dark, punk o chi sa cosa, Gibbs non lo sapeva, prendeva vita dalla videoconferenza via web con Abby nel suo laboratorio di Washington.
G: buongiorno Abby, cos'hai scoperto?
A: a parte l'arma del delitto?
G: si, non credo ci sia molto d'aiuto sapere che si tratta di un comune cacciavite.
A: troppo comune non direi, secondo le mie proiezioni, quello usato sulla vostra vittima è un cacciavite a percussione.
K: ne ho uno anch'io, in effetti. Esordì Korsak
G: avanti Abby, puoi fare di meglio.
A: è più difficile senza il tuo caffe Gibbs. Torno al lavoro. E spense la connessione.
C: la sua collega e Frost hanno analizzato le scene degli omicidi, non sta uscendo nulla che possa aiutarci.
K: con Frankie abbiamo controllato ogni minuto delle poche videocamere in zona, interrogato prostitute e protettori e, nessun appiglio.
F: forse dalle autopsie..

Jane entrò in ufficio in quel momento, tutti la stavano osservando in silenzio.
J: beh? Che avete da guardare?
Un avviso acustico al pc di Frost spostò l'attenzione. Il cellurare di Gibbs vibrò
G: bravo McGee, controllo subito. Terminando la conversazione.
G: l'altro mio agente, ci ha invato l'elenco comparato di quanti erano presenti sulle navi al momento degli omicidi.
F: eccoli, accidenti, sono tantissimi.  Aspettate, ha messo in evidenza tutti quelli che hanno avuto qualche richiamo; risse, ritardi orari al momento del rientro a bordo..
Jane che non si era ancora mossa..
J: avanti Frost, stampa quella lista e andiamo a interrogarli.
C: Rizzoli, se non ti spiace, sono io il capo.
J: scusi, ma non vedo cos'altro stiamo aspettando.
Cavanaugh si rivolse a Gibbs.
C: le abbiamo fornito supporto logistico e il nostro patologo capo, ora è lei Gibbs che deve aiutare noi. Dobbiamo salire su quella nave.
G: ci andrò io, con il detective e il sergente, se lei è d'accordo.
C: Frost, stampa quella lista, adesso!
Era stato Cavanaugh ha promuovere Jane a detective,  sapeva bene il suo valore e quanta strada avrebbe ancora potuto fare. Non si sarebbe stupito se un giorno fosse stata la prima donna a diventare Capo della Polizia di Boston, ma andava difesa, soprattutto da se stessa, per questo quando esagerava, andava "rimessa in riga".
L'elenco del personale a bordo in ogni delitto era di quasi duecento persone; evidenziati almeno una trentina, Cavanaugh scrollò la testa.
C: quanti giorni si fermerà la nave?
G: non più di due, poi torneranno in mare per un'altra esercitazione.
J:che facciamo? Ci affidiamo all'istinto e arrestiamo quello più antipatico?
G: potrebbe essere la scelta giusta detective.  Tutti trasalirono.
G: anche se chiedessi a McGee di verificare i precedenti dei soli trenta, ci metteremmo troppo tempo, per questo l'istinto aiuta. Tasteremo il terreno col Comandante e gli uomini della Polizia Militare. Scrolliamo un po' l'albero e vediamo cosa cade.
Detta così,  la proposta aveva senso.
Arrivati al porto militare, Gibbs riferì alle guardie al cancello, le proprie credenziali e quelle dei due poliziotti,  Jane sfregava le cicatrici nei palmi, le capitava quando era nervosa.
Ricevuti dal Comandante della nave, Gibbs restò sul vago, riferendo solo che vi erano state alcune "insofferenze" dei civili verso i militari, e per questo era richiesta collaborazione con la Polizia di Boston.
Chiese ed ottenne l'elenco del personale sbarcato due giorni prima, volendo sapere dal Comandante, quali fossero le "teste calde". Di risposta venne convocato l'ufficiale della PM. Non era successo nulla da annotare sul loro rapporto da quando la nave aveva attraccato, l'unico evento una piccola discussione tra due marinai che stavano lavorando, ma erano rimasti a bordo. Lo stesso Supervisore della PM era stato presente, e si era limitato ad un rimprovero verbale privo di conseguenze.
Con un ufficiale presente, vennero interrogati diversi marinai, in modo da stabilire spostamenti e orari.
Per quanto i tre fossero tenaci nel cercare ogni possibile appiglio,  era chiaro che stavano perdendo tempo.

 

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Capitolo 11
*** 11 ***


~~Di Nozzo nonostante alcuni tentativi, non era riuscito a distogliere lo sguardo della dottoressa Isles dal finestrino dell'aereo. Per quasi due ore di viaggio l'aveva vista tormentarsi le mani e i sorrisi che gli rivolgeva quando le domandava qualcosa, svanivano immediatamente dopo una breve risposta di cortesia.
M: mi scuso agente Di Nozzo, non sono stata una buona compagnia.
D: non si deve scusare, e nemmeno preoccupare. Non credo che lei sia in pericolo, ma ci comporteremo come se lo fosse. Sono certo che Gibbs ha dato disposizioni per la sua sicurezza, solo per tranquillizzare la detective Rizzoli e il suo tenente. Rizzoli per molti aspetti mi ricorda Gibbs, solo molto più carina.
Fu l'unica occasione in cui Maura si mostrò interessata, notando però che la scelta del pronome possessivo era stata attribuita alla persona sbagliata.
M: se così fosse, siete fortunati a lavorare con lui.
D: beh si, ma non glielo facciamo capire.
M: perché?
D: Gibbs è un sentimentale, ma non vuole mostrarlo.
M: Tony credo che abbia ragione, un po' si somigliano.
E tornò a guardare il bianco delle nuvole e a tormentarsi le mani.

Gibbs che il diavolo ti porti, sei proprio tu?
Un uomo con indosso la divisa della PM scese da un auto davanti alla scaletta della nave mentre il terzetto  stava scendendo.
G: Russell? Che ci fai qui, ti credevo ancora in medioriente
R: basta avventure Gibbs, gli anni passano anche per me, così sono definitivamente tornato a casa.
Un incarico da Supervisore della PM, un autista che mi scorrazza e le uniche pallottole che temo, sono quelle delle mie reclute.
G: avrei scommesso ti sarebbe arrivato il congedo per età,  mentre stavi in mimetica su qualche corazzato.
R: mi voglio godere un po' la vita, qualcosa mi deve, e voglio prendermela. Ma tu, che ci fa qui l'NCIS?
G: ci sono state lamentele dai civili, qualche rissa qua e là e i nostri politici vogliono gli elettori tranquilli
R: disposti a tutto quando siamo lontani a combattere, perdono subito la pazienza quando ci trovano nel loro bar. Te li raccomando politici e buoni cittadini! Comunque dalla PM massima disponibilità Gibbs.
L'uomo a fatica salì sull'auto e con un cenno della mano uscì dal porto.
J: credevo ci invitassero a bere un thè. Disse Jane, visibilmente irritata, a Korsak.
G: ha perso un minuto del suo prezioso tempo detective?
J: esattamente agente Gibbs.
Korsak che per tutto il tempo era rimasto a guardare il vecchio commilitone di Gibbs..
K: Russell, quello è Bull Dog Russell!!! È stato un olimpionico per anni, era lui vero?
Gibbs che si stava irritando a causa della detective,  sorrise al sergente.
G: si sergente, è proprio Bull Dog.
K: è così diverso...è rimasto solo lo sguardo di quando saliva sul tappeto
G: si e non per gli anni, non deve aver preso bene il rientro dalle prime fila.
J: quando avete finito vorrei rientrare al Dipartimento, grazie. E così dicendo si mise al volante della loro auto. Non le piaceva questo caso, da subito aveva avvertito una spiacevole sensazione prenderle lo stomaco. Si massaggiò i palmi delle mani, le cicatrici che Hoyt vi aveva lasciato dopo che il pugnale penetrò i tessuti, le bruciavano.

Arrivati al Comando Generale di Washington,  e sbrigate le formalità per la registrazione e la consegna del cartellino identificativo alla dottoressa Isles, con Di Nozzo raggiunsero gli uffici dell'NCIS, dove al pian terreno si trovava il laboratorio di patologia del dottor Mallard.
Di Nozzo, siete arrivati vedo.
La voce che Maura aveva udito arrivava dalla balconata sopra gli uffici e apparteneva ad una donna sulla cinquantina, dai capelli rossi, dal fisico asciutto, che indossava un formale completo scuro.
D: buongiorno Direttore Shepard, questa è la dottoressa Maura Isles.
Il Direttore scese le scale per raggiungerli, porgendo la mano a Maura.
S: la stavamo aspettando dottoressa.
Il tono della voce, i movimenti misurati, l'espressione del viso conferivano a quella donna l'autorevolezza e l'autorità che ci si aspettava dal direttore di quella sezione della Marina.
Richiamata da un fugace sguardo di Shepard, si avvicinò loro una giovane donna dalla pelle olivastra, lunghi capelli scuri e abbigliamento sportivo.
S: dottoressa Isles, questa è l'agente Ziva David resterà con lei per tutto il tempo della sua permanenza qui. Le abbiamo assegnato un alloggio all'interno della base, Ziva avrà la stanza comunicante con la sua, questo le garantirà un minimo di privacy.
A Maura non sfuggì la sottolineatura su quel UN MINIMO.
S: Ziva, la dottoressa vorrà sistemare le sue cose, accompagnala prima di raggiungere Ducky.
Maura non disse una parola, non le era stato richiesto.
Mentre l'agente Di Nozzo consegnava a Ziva le chiavi dell'auto con cui erano arrivati, si avvicinò a Maura quanto bastava per farsi sentire da lei sola.
D: non abbia timore, è meno peggio di quel che sembra questo posto.
S: agente Di Nozzo, nel mio ufficio,  ora! Disse la Shepard salendo le scale e porgendo loro le spalle.
Tony si congedò da Maura con una strizzata d'occhio e un'alzata di spalle. A Maura sembrò l'unico conforto in quel clima freddo e marziale.
Rimaste sole Ziva squadrò da capo a piedi Maura. Non riusciva ad immaginare come una donna con quegli abiti alla moda e costosi, quelle mani ben curate, i capelli perfettamente a posto, potesse davvero sezionare cadaveri. Gibbs le aveva ordinato di badare alla sua sicurezza anche all'interno della base, Ziva era certa che l'unico reale pericolo per la dottoressa fossero i tacchi vertiginosi sui quali camminava.
La dottoressa Maura Isles, si sentì sola e lontana da casa, forse non era stata una buona idea lasciare Boston.

 

 

 

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Capitolo 12
*** 12 ***


~~Angela capì l'umore di Jane appena fu entrata alla caffetteria.
A: tesoro, che c'è che non va?
J: sono stanca Ma', vorrei mangiare qualcosa e un caffè
La signora Rizzoli sapeva bene che insistere su qualcosa con la figlia, voleva dire ottenere l'opposto desiderato, così portatole un hamburger e una tazza di caffè,  le si sedette accanto restando in silenzio.
J: Maura è a Washington.
A: perché?
J: per un caso.
A: e a te non piace.
J:esatto!
A: c'entra con quei due uomini che ho visto giorni fa col Tenente?
J: sì.
Jane aveva finito di mangiare senza guardare mai la madre, Angela non aveva mai smesso di fissarla preoccupata.
J: grazie Ma', torno in ufficio.
Maura che partiva senza passare a salutarla, Jane cupa e nervosa, quelle persone con Cavanaugh, Angela si sentì in ansia. Perché a Jane non piaceva che la sua miglior amica fosse partita? Che Maura fosse in qualche modo in pericolo? Angela lo escluse, se così fosse stato, Jane glielo avrebbe impedito o seguita. Si disse che sentiva solo la sua mancanza,  le ragazze passavano così tanto tempo insieme,  che un distacco, le destabilizzava, era di certo questo il motivo, ma l'ansia non passò.

Jane seduta alla sua scrivania pensava a Maura. Sembrava trascorso troppo tempo, ma era solo questa mattina che l'aveva quasi baciata.
Ma che le stava succedendo? Non era mai stata attratta da donne, piuttosto le era capitato l'inverso. Qualche volta nella vita privata, più spesso sul lavoro, aveva ricevuto sguardi, ammiccamenti, tentativi di approccio più o meno diretti, ma a nessuno aveva mai dato peso. Fossero uomini o donne, Jane era abituata a suscitare interesse e ben sapeva come comportarsi, di solito semplicemente li ignorava.
Poi era arrivata Maura. Il suo modo di fare, l'eleganza anche nei gesti più banali, la spiccata intelligenza unita ad una cultura enciclopedica, i valori che condividevano, questo gliela faceva apprezzare come amica, poi... la sua impossibilità nel dire anche la più piccola bugia, il modo in cui le sorrideva piegando un po' il capo e sollevando la spalla quando aveva ragione, le sue attenzioni, le sue battute sempre un po' allusive, le erano entrate da tempo in testa, nella pancia e sì, anche nel cuore.
Sempre di più Jane si era scoperta a guardare il corpo di Maura, sempre di più quando la dottoressa se ne accorgeva, sul suo viso appariva un lieve sorriso di soddisfazione che metteva Jane in confusione facendola arrossire. Poi Maura aveva iniziato a provocarla, con frasi appena allusive, creando momenti intimi, o semplicemente guardandola. Jane dal canto suo sentiva sempre più il bisogno di un contatto tra di loro, che fosse l'accarezzarle le dita mentre le passava un oggetto, il poggiarle una mano sulla schiena per invitarla a precederla, sfiorarle il viso col suo quando alle sue spalle spiava la dottoressa seduta alla scrivania consultare qualche testo.
Se non fosse stato per Constance Isles, l'avrebbe baciata!
La vibrazione del suo cellulare frantumò la bolla di quei pensieri.
Era un messaggio di Maura.
M: Sono arrivata, sto bene, MI MANCHI ;-*
Il cellulare in una mano, l'altra a scompigliarsi i ricci e un sorriso ad illuminarle il volto, Korsak non aveva dubbi.
K: è Maura, Jane?
Jane ci mise un attimo oltre il dovuto a rispondere, Frost e Korsak si misero a ridere scatenando la sua reazione.
J: che c'è da ridere? Sì è Maura dice che sta' bene, soddisfatti? Se ora non vi spiace avremmo un omicidio da risolvere.
F: si, ma non abbiamo nulla dell'omicida, forse dalle autopsie..
J: ma delle vittime qualcosa abbiamo. Frost voglio rivedere, su carta non su quel maledetto video, le foto delle ragazze uccise pre e post mortem e i risultati delle vecchie autopsie. Vince, dubito che i vari Dipartimenti abbiano aggiornato i file con ogni notizia sui vari casi, vedi se hai qualche vecchio amico tra loro, e scopri chi ha seguito le indagini, cosa ci può dire sulle ragazze.
Prima di sera la lavagna di vetro che Jane usava per studiare i casi, era per buona parte ricoperta da foto, appunti scritti a mano, date, disegni di cerchi e frecce ad unire qualcosa a qualcos'altro.
Jane in piedi tra Frost e Korsak pareva un direttore d'orchestra,  la bacchetta sostiuita da un pennarello, ascoltava,  chiedeva, collegava ed aggiornava tutte le informazioni che stavano arrivando.
Quando ormai l'intero ufficio si era quasi del tutto svuotato, Frost e Korsak davano i primi segni di cedimento, il tenente si avvicinò ad una Jane spettinata e in maniche di camicia.
C: credo che per oggi basti Jane, andate a casa. Gibbs ha sentito i suoi, grazie alla Isles, le autopsie procedono speditamente, domani forse ci diranno qualcosa.
Frost e Korsak avevano già indossato le loro giacche, Jane seppur un po' riluttante, comunque soddisfatta, capì che era necessaria una pausa fino a domani.
Finalmente qualcosa si stava muovendo, le cellule grigie di Jane avevano ripreso a funzionare, nessuno poteva sapere dove avrebbe condotto la strada delle indagini, ma i segugi aveva iniziato a correre.

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Capitolo 13
*** 13 ***


~~Maura entrò nell'appartamento che gli era stato riservato. Era esattamente come se l'era immaginato; funzionale, impersonale, in poche parole, triste.
M: grazie agente David, mi dia qualche minuto per cambiarmi, sistemare le mie cose, e sarò pronta.
Z: credo sia meglio per entrambe mettere le cose in chiaro. Il Direttore, su indicazione di Gibbs, mi ha dato ordine di non perderla mai di vista. Immagino questo non le faccia piacere, nemmeno a me, mi creda, ma qui gli ordini non si discutono, si eseguono. Ora, lei non può aggirarsi nel Comando senza che io l'accompagni, finestre e porte di questo appartamento sono sotto allarme, la chiave per sbloccarle, anche dall'interno, la terrò io, potrà tenera chiusa la porta tra le due camere, ma è ovviamente priva di serratura, è tutto chiaro?
Maura si sentì avvampare di rabbia, sia per le restrizioni alla sua libertà che per il tono dell'agente.
M: agente David, mi permetta di essere io a mettere ora le cose in chiaro. Mi sono offerta di aiutarvi perché il caso mi interessa, il fatto che VOI siate la Marina, non obbliga me a subire alcuna imposizione. Vi ringrazio per occuparvi della mia sicurezza, ma non esageri in modi o toni, altrimenti riprendo il primo volo per Boston, e mi creda, in questo momento ne ho proprio voglia.
E avvicinandosi a Ziva, fissandola negli occhi, con atteggiamento fiero e risoluto..
M: le è tutto chiaro agente David?
Ziva sorpresa dalla reazione della dottoressa,  si ritirò nella propria stanza. Forse era stata un po' precipitosa nel giudicarla una gatta da quartieri alti, dopotutto non aveva perso tempo a tirar fuori le unghie.
A Maura, non abituata ad usare certi toni e rimasta sola, salì un nodo in gola. Ci fosse stata Jane l'avrebbe consolata, ci fosse stata Jane l'agente David non l'avrebbe trattata come una sciocca cheerleader.
La mente tornò a quella mattina quando, non fosse stato per l'arrivo di sua madre, Jane l'avrebbe baciata. Lo stava per fare, ne era certa. Le aveva sollevato il viso, l'aveva guardata negli occhi quasi a chiederle il permesso, le sue labbra avevano risposto da sole schiudendosi e Jane le aveva guardate quelle labbra, le aveva desiderate. Cosa sarebbe successo al suo ritorno? Avrebbero dovuto parlare, ma di cosa? Del fatto che lei per la prima volta in tutta la sua vita si sentiva coinvolta? Che tutta la sua scienza non spiegava il perché stava bene solo con Jane accanto? Che adorava stuzzicarla e metterla dolcemente a disagio? Maura si ricordò dell'ultimo caso risolto da Jane. Aveva organizzato una cena a sorpresa per festeggiarla. Aveva passato tutto il giorno a cucinare i piatti preferiti di Jane, aveva scelto il vino e la musica, preparato l'intera casa perché fosse più bella ed accogliente possibile, aveva comprato un abito nuovo, si era truccata appena come piaceva a Jane, e quando pensando fosse lei, aveva aperto la porta a Tommy il fratello minore di Jane che era passato per darle qualcosa da parte di sua madre, il ragazzo le aveva detto che invidiava la persona che Maura avrebbe corteggiato quella sera.
Non sapeva cosa sarebbe successo al suo ritorno, ma desiderava scoprirlo presto. Prese il cellulare dalla borsa e mandò un messaggio a Jane. Le diceva di stare bene, a kilometri di distanza Jane non avrebbe visto le macchie rossastre dipingersi sul suo collo per quella bugia, le diceva che le mancava e lei sì, anche a kilometri di distanza poteva vedere l'imbarazzo del suo detective, e ne fu felice.
Mentre si cambiava d'abito optando per un più pratico pantalone e maglia,  il cellulare sul letto vibrò. Lesse il messaggio e si mise a ridere.
La sua Jane, il poliziotto tutto d'un pezzo non si smentiva mai, un'unica parola, ma scritta in maiuscolo e poi tanti punti di sospensione ad indicare il noto imbarazzo di chi voleva tener un po' nascosto il lato sentimentale
J: ...............IDEM...............     :-*
A Maura passò la tristezza e aperta la porta dell'agente David, con uno splendido sorriso sul viso
M: avanti Ziva, mi accompagni dal dottor Mallard, abbiamo un lavoro da fare
Ziva in pochi minuti l'aveva vista malinconica, poi furiosa e ora raggiante, iniziò a credere che la dottoressa avesse bisogno lei di un medico, ma uno bravo!


Dottoressa Isles, finalmente,  è un piacere averla qui.
Un uomo sulla sessantina,  dall'aspetto gracile e gentile, attraversò il laboratorio di patologia dell'NCIS e prima le strinse la mano, poi d'impeto l'abbracciò.
DD: Sono il dottor Mallard, Ducky per gli amici, e per lei se vuole. Tony mi aveva a lungo vantato la sua bellezza, ma credevo esagerasse. Le fotografie sulle riviste scientifiche non le rendono appieno giustizia, ho letto molto di lei, delle sue ricerche, dei casi che ha risolto...
S: Ducky stai soffocando la dottoressa.  Era la voce del Direttore,  era entrata con Di Nozzo e una strana ragazza con un abbigliamento metalgotico.
DD: mi scusi Maura, posso chiamarla Maura vero, tendo ad esprimermi un po' troppo, di solito è Gibbs a trattenermi un po'.
Maura sfoderando un sorriso sincero e affascinante
M: non si scusi DUCKY è stato gentile, anch'io a Boston ho un Gibbs che mi tiene a bada.
E dicendo questo guardò Di Nozzo, che non visto dal Direttore, le fece occhiolino.
M: anch'io sono felice di poter lavorare con lei. Da quando è diventato Capo Patologo della Marina,  per ovvie ragioni suppongo, il suo lavoro è diventato misterioso, ma consulto ancora i libri scritti da lei su cui studiavo all'università. 
Ducky si sentì orgoglioso di quel riconoscimento.
S: dottoressa Isles, le presento il nostro tecnico scientifico,  Abigail Sciuto
La ragazza dark, pallida e con due codine che le spuntavano ai lati della testa, lasciò il fianco del Direttore per andarla ad abbracciare così forte da farla barcollare.
A: wowwwww dottoressa,  adoro il tuo look, è strepitosa.
Maura ritrovato l'equilibrio sorrise amabilmente alla giovane
M: wowwwww Abby anche il tuo è favoloso.
Maura dopo una partenza un po' difficoltosa e una prima fredda accoglienza, iniziava a sentirsi a proprio agio. Il merito andava di certo agli abbracci di Ducky e Abby e a un timido, dolce, imbarazzato, promettente... IDEM.

Quando entrarono i corpi da analizzare, Di Nozzo e la Shepard uscirono lasciando i tecnici al loro lavoro. Ziva che aveva il compito di non perder d'occhio la dottoressa, decise che l'avrebbe fatto dal corridoio oltre la vetrata, poteva risparmiarsi quello spettacolo.
Le autopsie, gli accertamenti,  lo studio dei documenti dei casi, proseguì fino a tarda sera, dal comportamento dei tre, Ziva pensò fossero su una buona strada.

 

 

 

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Capitolo 14
*** 14 ***


~~Gli uffici erano ancora deserti a quell'ora del mattino, prese a controllare distrattamente i documenti sulla scrivania. Richieste di permessi, straordinari da approvare, rapporti di ogni tipo. La sua attenzione fu catturata da una fotografia allegata ad un documento. Vi era ritratta una giovane donna dall'aria familiare.  Prese il fascicolo tra le mani e accese la lampada sulla scrivania. Anche la sua vista aveva iniziato a peggiorare negli ultimi mesi. La somiglianza di quella sconosciuta con l'agente dell'NCIS Kate Todd era davvero impressionante. Certo non poteva trattarsi di lei, Kate era morta. Ricordò di averla conosciuta durante una missione, le era piaciuta, e molto anche. Era diversa dalle altre agenti, per quanto professionale ed efficiente,  non aveva mai perso grazia e femminilità. Lesse il documento.
Dottoressa Maura Dorothea Isles Capo Medico Legale del Commonwealth del Massachusetts.
Aveva ottenuto, su richiesta dell'NCIS,  un permesso temporaneo di visita, era entrata il giorno prima con l'agente Anthony Di Nozzo, e le era stato concesso un appartamento all'interno della stessa base.
Da qualche giorno aveva iniziato a supporre che lo stessero cercando, ora ne fu certo. Non lo preoccupava che lo prendessero, avrebbe trascorso poco tempo dietro le sbarre, ma che non riuscisse a terminare il lavoro, questo non lo avrebbe permesso
Un ghino si formò sul suo viso, dopotutto il cervello gli funzionava ancora.  Avrebbe terminato prima la sua missione alzando la qualità del suo operato, questo gli avevano insegnato in Marina. Non perdere tempo con piccoli bersagli, mirare a quello più importante.
Aprì un cassetto della scrivania, estrasse una tessera passepartout, prese il tagliacarte d'argento intarsiato e uscì.
Dalle finestre all'ultimo piano non proveniva alcuna luce, la dottoressa doveva essere ancora tra le braccia di morfeo, meglio. Non aveva avuto modo di conoscerne peso e altezza, e questo era uno svantaggio ma coglierla di sorpresa oltre al fatto di sapere che la palazzina ospiti era quasi deserta, lo rimetteva in gioco. La camminata lo aveva provato, si fermò tra le automobili posteggiate a riprendere fiato, in vista delle tre rampe di scale.
Nella sua mente stavano prendendo forma le immagini del piano quando la porta della palazzina si aprì.
La somiglianza con Kate era stupefacente, non solo il viso, ma anche il corpo aggrazziato e quel sorriso che gli rivolse passandogli accanto, l'uomo fu colto di sorpresa. Alle spalle della dottoressa apparve una ragazza, non ricordava il suo nome la sapeva far parte dell'NCIS, abbassò lievemente il capo in cenno di saluto. Aspettò che le due si allontanessero sulla loro auto.
Un buon soldato sa' come improvvisare.

Quando Korsak e Frost arrivarono in ufficio, trovarono Jane dove l'avevano lasciata la sera prima, in piedi davanti alla lavagna di vetro.
K: sei vestita in modo diverso da ieri, sei tornata a casa o hai un cambio nell'armadietto?
J: entrambe le cose, collega curioso..
J: Frost cosa vedi su questa lavagna?
Era il modo in cui Jane ricapitolava quanto avevano raccolto il giorno prima.
Frost si mise affianco a Jane, lo sguardo fisso sulle foto delle sei vittime.
F: sei donne tra i trenta e quarant'anni,  minute, tutte schedate per un passato di prostituzione e piccoli reati, tutte ritrovate morte nei loro appartamenti.
J: perché UN PASSATO di prostituzione? Erano uscite dal giro?
Intervenne il sergente Korsak.
K: non esattamente, ma parlando coi colleghi ho scoperto che avevano lasciato il marciapiede,  direi che avevano salito un piccolo gradino sulla scala sociale delle prostitute.
J: un giro di clienti fissi?
K: non credo, quel gradino forse non l'avrebbero mai raggiunto.
J:  quindi, per la tua esperienza, in che modo si procuravano i clienti, Korsak?
Frost alle parole involontariamente allusive di Jane, scoppiò a ridere.
K: non intendeva quel tipo di esperienza! Smettila di ridere Frost.
Jane diede un piccolo pugno sulla spalla al giovane collega.
J: avanti, come trovavano i clienti? In qualche locale vicino? Frost, quando avrai smesso di ridere, controlla se ci sono locali di quel genere accanto agli appartamenti delle vittime.
Frost non se lo fece dire due volte e si precipitò al pc.
J: annunci sul giornali?
K: mmm non credo, sarebbe costato troppo per il target di quelle ragazze e poi è un metodo ormai superato.
Jane e Frost si scambiarono una strizzata d'occhio ridendo di soppiatto.
K: ohhhh basta voi due.
F: nessun locale in zona. Forse Vince ha ragione, c'è un modo più e economico ed efficace per far incontrare domanda ed offerta.
K: siti internet, ma certo.
J: bravo Korsak,  sei meglio della Buon Costume! Frost?
F: l'idea è buona, temo ne troveremo fin troppi.
J: restringiamo il campo allora. Korsak ha parlato di "target" , potremmo affinare la ricerca per zona, per fascia d'età e per costo?
F: ok ci provo.
Jane e Korsak lasciarono Frost al suo pc per prendersi un caffè.
K: mi sembri più tranquilla di ieri.
Jane si prese tempo per un sorso.
J: sì, almeno abbiamo qualcosa su cui lavorare
K: non era al caso che mi riferivo
Jane prese altro tempo con due sorsi.
J: Vince, hai sempre saputo qual'era la cosa giusta da fare nella vita privata?
K: mai, nemmeno una volta.
J: e allora come si fa?
Korsak sorrise a Jane come fosse sua figlia.
K: si ascolta il cuore Jane. Ci sono cose nella vita che vanno vissute senza pensare alle conseguenze, e sono le cose più belle. Godersi una ciambella ricoperta di zucchero senza pensare alla linea, lasciarsi inzuppare dalla pioggia di primavera senza preoccuparsi per il raffreddore,  queste sono le cose che rendono bella la vita.
J: perfetto Vince, devo diventare grassa e ammalarmi per godermi la vita?
Korsak scoppiò a ridere immaginadosi una Jane grassa e col naso rosso.
K: no, pensa solo con chi condivideresti la ciambella e chi vorresti si occupasse del tuo raffreddore.
Jane non rispose, non serviva.

L'urlo di Frost aveva raggiunto Jane e Korsak in fondo alla stanza.
F: trovate! Ho il sito ai cui tutte erano iscritte.
Gibbs ed il Tenente arrivarono in quel momento.

 

 

 

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Capitolo 15
*** 15 ***


~~C: avete scoperto qualcosa di nuovo?
Disse il tenente avvicinandosi a Frost
F: sì, grazie all'esperienza del sergente Korsak
Korsak levò gli occhi al cielo mentre Jane gli sorrideva
F: abbiamo avuto un'intuizione. Ognuna delle vittime era iscritta ad un sito, immaginiamo che il contatto con l'omicida sia avvenuto in questo modo.
C: bene, ma come ci può essere utile?
J: forse anche il nostro uomo ha dovuto registrarsi, basterà confrontare quelli comuni a tutte.
F: purtroppo non è così semplice. In questi siti, diversamente da quelli d'incontro tra single, non è richiesta alcuna registrazione.
K: lo dici per esperienza detective Frost? Disse Korsak con un sorriso soddisfatto.
Frost imbarazzato parve non averlo sentito.
J: quindi com'è avvenuto il contatto?
F: gli utenti visionano le ragazze tramite una ricerca per caratteristiche fisiche, tipo di prestazione, prezzo e zona, una volta scelte, o direttamente on line, o tramite una segreteria telefonica, prenotano l'appuntamento.
J: anche senza registrazione, tramite il provider del sito, dovremmo risalire ai contatti, giusto?
K: può darsi, ma ci vorrebbero giorni per ottenere i permessi, e altrettanti per visionare i contatti. Di quali numeri stiamo parlando Frost?
F: il sito è nazionale, milioni direi.
J: sì, ma a noi interessano solo quelli delle nostre vittime.
Gibbs che fino a quel momento era rimasto in disparte, prese la parola.
G: sono comunque troppi detective Rizzoli, le ricordo che domani la nave salperà per un'esercitazione. Credo di potervi essere d'aiuto, chiamo McGee.
A Jane l'idea di accettare la collaborazione di Gibbs e dei suoi uomini, specie a questo punto dell'indagine, non piaceva.
Frost le lesse nel pensiero.
F: Jane hanno mezzi che noi non avremo nemmeno tra dieci anni
C: Jane, sarebbe stupido..
J: ok, faccia quella chiamata, maledizione!
Gibbs chiamò McGee.
G: McGee ed Abby ci aiuteranno nella ricerca, c'è un posto tranquillo dove stabilire una connessione per la video conferenza?
J: so' che Maura, la dottoressa Isles, ha lasciato a Susie la password per collegarsi coi suoi, oltretutto il suo pc si può collegare ad un grande schermo.
C: bene, scendiamo Nel Regno dei Morti.
A Jane parve strano non trovare Maura nel suo laboratorio, mentre Susie e Frost armeggiavano col pc del laboratorio, restò un po' in disparte, le cicatrici nei palmi avevano ripreso a bruciarle.
Buongiorno Gibbs, si sentì risuonare in tutta la stanza.
D'un tratto su tutto lo schermo apparve il viso sorridente di Abby Sciuto.
G: Abby ho bisogno che tu e McGee vi mettiate in contatto con Frost sull'altro canale, mi servono risultati, subito Abby.
A: agli ordini capo.
Abby si congedò da Gibbs accennando un improbabile saluto militare, che suscitò il sorriso di tutti, la sua immagine scomparve per apparire un attimo dopo con quella di McGee sul solo portatile di Frost.
Cavanaugh, Jane, Susie, Gibbs e Vince da Boston, videro Maura, Ducky e Ziva a Washington.
M: buongiorno a tutti. Jane, scusa puoi farti vedere meglio?
Una Jane un po' imbarazzata fece un passo avanti.
M: sai Jane, il video ti ingrassa.
J: sono le ciambelle di Vince, dice che queste e farmi inzuppare dalla pioggia renderebbero la mia vita migliore.
M: mi stupisco di lei sergente, non sono consigli paterni. Chi pensa dovrà poi occuparsi di far ritrovare a Jane linea e salute?
Jane e Korsak si guardarono.
K: ovviamente lei dottoressa.
M: appunto.
Korsak e Maura sorridevano, Jane trovò d'improvviso un gran interesse nel pavimento del laboratorio.
Gibbs interruppe quello strano siparietto.
G: Ducky quale notizie dall'esame dei corpi?
DD: in realtà molte. Innanzitutto vorrei precisare che il lavoro dei colleghi che hanno effettuato le autopsie, non è stato affatto superficiale, l'unica loro pecca è non aver avuto quel guizzo geniale di Maura, nel cercare corrispondenze
Maura accarezzò il braccio di Ducky rivolgendogli un gran sorriso
M: Ducky ti prego, raccontagli come sei riuscito con un'arancia a spiegare quei segni sul mento..
Il dottor Mallard visibilmente orgoglioso proseguì..
DD: se tu non avessi notato il dimagrimento dell'agente McGee, non ci sarei mai arrivato, comunque...
Maura...Ducky...
Jane e Gibbs all'unisono richiamarono l'attenzione dei loro patologi...
G: Ducky trovo molto interessante l'intesa tra voi, potreste venire ai fatti?
Jane sottovoce si rivolse a Korsak
J: credo abbiamo appena scoperto un altro componente della famiglia biologica di Maura
M: Jane ti ho sentita!

 

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Capitolo 16
*** 16 ***


~~Appena entrato percepì subito il dolce profumo che riempiva la stanza. Il letto era stato perfettamente ordinato, si chinò sul cuscino come per imprimersi bene in mente l'essenza della sua preda. Aprì i cassetti, all'interno, ben riposta, trovò la costosa lingerie della dottoressa, fu immediato immaginarla mentre la indossava. Appesi nell'armadio, i suoi abiti. Non aveva mai conosciuto una donna con gusti così raffinati. Passò in rassegna ogni oggetto personale trovato in bagno, lo shampoo che usava, le creme, il profumo, i trucchi. Avesse avuto più tempo, ne avrebbe fatto il suo capolavoro. Una donna così poteva ben essere all'altezza della sua vita. Fino a quel momento, certamente qualcun'altro aveva goduto della dottoressa Isles, ma d'ora in poi, sarebbe stata unicamente e per sempre sua.

DD: Gibbs dovrai avere un poco di pazienza se vuoi sapere quello che abbiamo scoperto.
M: sai Ducky anche il detective Rizzoli è così,  ha sempre fretta, e si perde il gusto dei preliminari.
Jane e Gibbs rassegnati, si sedettero sulla scrivania del laboratorio, le braccia incrociate allo stesso modo.
DD: tornando a noi. La morte dei soggetti è avvenuta per il distacco della vertebra C1. Con l'aiuto di Abby e le sue simulazioni, tenuto conto delle dimensioni delle vittime, del tempo trascorso tra la morte e le ferite, della profondità e sovrapposizione delle ferite stesse, dei segni che compaiono sul mento di ciascuna vittima, abbiamo dedotto che il nostro uomo è uno solo, ed è alto all'incirca un metro e ottanta centimetri.
A Boston calò il gelo.
C: non capisco come questo ci sia d'aiuto.
M: Ducky se mi permetti proseguo io.
DD: ma certo mia cara
M: grazie Ducky
Jane e Gibbs fremevano di rabbia.
M: già a Boston l'agente Di Nozzo mi aveva mostrato come sarebbe stato relativamente semplice, avendo la giusta tecnica, la forza necesaria, un'altezza superiore alle vittime di almeno una quindicina di centimetri, provocare il distacco della C1. Partendo da ciò abbiamo scoperto delle lievi escoriazioni sul mento delle vittime. Abbiamo pensato fosse un segno lasciato da un anello, ma lo spazio necessario a far sì che il bordo sia quasi interamente esposto, accade solo se l'anello è troppo grande, o le dita si sono rimpicciolite
Jane, Gibbs e tutti i bostoniani non sbattevano neanche le palpebre per l'attenzione.
DD: abbiamo preso poi in considerazione le ferite. L'angolo prodotto, l'inclinazione dei colpi, era sempre la medesima, diversa era la profondità. Le ferite prodotte con maggior forza d'impatto erano le prime, per normale che sia che la leva, il braccio dell'assalitore, perda forza, in questo caso avveniva troppo repentinamente ed in modo esponenziale. A questo punto...
M: l'uomo forzuto del primo attacco, diventava irrimediabilmente debole dopo. Questa ipotesi trovava conferme nel tempo trascorso tra l'uccisione e le ferite, e nel dimagrimento.
K: una cosa non capisco, perché colpirle dopo averle uccise?
McGee dal fondo della stanza
MG: perché non aveva la forza per colpirle e basta, doveva prima renderle innocue.
DD: bravoTimothy.
G: l'aggressione alla prima prostituta, avevamo visto giusto.
DD: esatto Gibbs, si dev'essere accorto di non avere la forza necessaria, se non per un attimo, quello necessario a ledere il midollo spinale.
J: Korsak ha ragione. Perché aspettare di riacquistare le forze per pugnalare dei cadaveri?
M: dev'essere il suo rituale, come quello di non usare mai un'arma particolare, probabilmente la trova poco prima di commettere il delitto.
A: molti considerano il gesto del pugnalare, anche se solo simulato, come un vero e proprio atto sessuale.
McGee guardò stranito Abby seduta accanto a lui.
A: che c'è? Ho detto simulato!
Maura pensò che aveva visto giusto, tra quei due c'era qualcosa, e sorrise.
C: o più semplicemente è il disprezzo verso le prostitute, un modo per sfogare la propria rabbia, per qualcosa che la vita gli ha tolto. Un vero cane rabbioso che dobbiamo catturare, o abbattere.
Gibbs saltò dalla scrivania su cui era seduto, come avesse ricevuto una scossa, e paratosi davanti a Cavanaugh che aveva appena terminato la frase
G: ripeta quello che ha detto.
Tutti restarono a bocca aperta
G: cos'ha detto tenente?.
C: che l'uomo che cerchiamo è un cane rabbioso, e come tale va fermato.
G: Abby, voglio una verifica su tutti i rientri da incarichi operativi degli ultimi sei mesi. Voglio tutti i certificati medici di questi militari, voglio un aereo per Washington pronto tra quindici minuti all'aereoporto di Boston.
Ora toccò a Jane, saltare dalla scivania.
G: Abby, avvisa Di Nozzo e la Shepard appena avete i risultati. Ziva, McGee, a parte loro, nessuno entri in laboratorio.
Jane, si girò a guardare lo schermo sulla parete. Ducky teneva stretta a sè una Maura dallo sguardo spaventato che cercava il conforto in quello del suo detective troppo lontano.

 

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Capitolo 17
*** 17 ***


~~C: Gibbs, mi faccia capire! Urlò Cavanaugh.
G: non c'è tempo, resti in video conferenza, devo tornare subito a Washington!
K: è Russell! È Bull Dog Russell, il Sovrintendente della PM!
Jane, ripresasi dalla sorpresa, con due falcate raggiunse Gibbs che lasciava di corsa il laboratorio.
G: dove crede di andare? Si fermò di colpo Gibbs già sulla porta.
J: che lei voglia o no, salirò su quel'aereo.
G: non ha alcuna giurisdizione a...
J: Frost chiama tua padre! Urlò Jane.
Gibbs dopo uno sguardo a Frost..
G: maledizione Rizzoli, si muova allora!
Un tornado si era appena abbattuto sui due laboratori, ma con esiti differenti.
A Washington, fatta eccezione per Maura e il dottor Mallard stretti l'una all'altro come due naufraghi su una scialuppa, vi era un gran fermento di telefonate,  porte bloccate messe sotto allarme e armi spianate.
A Boston, tutti erano stati come congelati nel momento in cui Gibbs si era messo ad urlare ordini ai suoi, ad esclusione di Korsak, che portatesi le mani alla bocca come per bloccare un urlo, non sapeva se essere più preoccupato per l'incolumità di Maura o per la furia cieca di cui Jane sarebbe stata capace.

Di Nozzo seduto alla scrivania di Gibbs, si godeva il ruolo di Vice Agente Capo dell'NCIS.
Con le mani incrociate dietro la nuca, sorrideva tronfio a chiunque passasse, specie se donna. Non erano bastati tutti gli scappelloti presi da Gibbs in passato, ne sarebbero stati sufficienti quelli in futuro, il modo che aveva scelto per mostrarsi, nascondersi, al mondo femminile, era quello dell'inguaribile fanfarone.
Non tutti ci cascavano, non Gibbs e specialmente, non la Shepard.
Incontrare la dottoressa Isles, ripiombare nel buio di due anni prima, fu un qualcosa a cui non era preparato.
Cercava di non pensare a Kate, di non pensare a quella terrazza, al cecchino che l'aveva colpita, al sangue di Kate che era finito sul suo viso. Maura le somigliava così tanto..
Gibbs dopo l'incontro a Boston gli aveva chiesto come stava, lui gli aveva mentito.
Gibbs aveva chiamato la Shepard.
Quando ieri era tornato con Maura, la Shepard gli aveva chiesto come stava, lui aveva mentito, di nuovo.
Aveva visto come Abby e Duky l'avevano abbracciata, come McGee cercasse di evitarla, aveva visto la finta freddezza del suo Direttore. Maura non poteva sapere, ma il suo arrivo fu come buttare sale su una ferita ancora aperta.
Il cellulare alla cintura vibrò
D: McGee che hai? Che cosa?? Sì, l'avviso io. McGee, nessuno entri senza un mio ordine. Sì,  è il posto più sicuro.
Di Nozzo corse su per le scale fino all'ufficio del Direttore,  le scese volando un minuto dopo, arraffò al volo due colleghi portandoli con sè, urlando impartì ordini agli altri, sentì suonare le sirene dell'allarme del Comando ancor prima di uscire dagli uffici dell'NCIS.

L'emicrania era tornata, premette la mani sulle tempie, il sollievo fu immediato quanto temporaneo.
Il suo corpo, il suo cervello stavano cedendo.
Avrebbe resistito fino al termine della sua missione. Un soldato è così che si comporta.
In agguato aspettava paziente la sua preda.
Sentì le sirene di allarme. Gibbs aveva capito, Gibbs aveva liberato i suoi cani. Gibbs non avrebbe avuto la meglio su di lui, non ancora.

L'aereo atterrò a Washington.
Ancora sulla pista Gibbs e Jane salirono su un Hammer della Marina che a sirene spiegate li portò al Comando Centrale. Lungo il tragitto vennero aggiornati sulle misure prese. La PM era stata informata che il Sovrintendente Russell aveva perso ogni comado, i cancelli della base erano stati chiusi e messi sotto presidio, ogni militare era stato informato, squadre miste di agenti NCIS, PM e militari operativi,  battevano palmo a palmo ogni struttura alla sua ricerca. Il Direttore Shepard aveva assunto il comando dell'intera base, la palazzina dell'NCIS isolata e bonificata dall'interno.

Gibbs e la detective Rizzoli, entrarono all'NCIS in un clima di massimo allarme, militari e agenti presidiavano ogni accesso. La PM, visti i sospetti sul loro comandante, era impegnata solo a supporto, mentre il Direttore Shepard aveva in questa occasione, funzioni di polizia interna e i locali a loro assegnati erano di conseguenza divenuti quartier generale delle operazioni,  e come tale, era difeso.
La Shepard attese Gibbs, e la sua ospite,  nel proprio ufficio.
S: Gibbs sei certo? È Russell quello che stiamo cercando?
G: credo proprio di sì.
La Shepard chiuse gli occhi, pensando alle conseguenze di uno scandalo simile.
J: dove si trova la dottoressa Isles?
S: venite, sono tutti in laboratorio. Gibbs? Spero ti stia sbagliando.

 

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Capitolo 18
*** 18 ***


~~Buon giorno a tutte/i, se avete avuto la pazienza di arrivare sin qui, forse ora si inizierà a dissipare la matassa...


Ziva vide, attraverso la parete di vetro del laboratorio, arrivare Gibbs, il Direttore, e una donna bruna dall'aria tesa, doveva trattarsi della detective di Boston, aprì loro le porte ad un cenno di Gibbs.
Maura con indosso il camice da autopsie, stava con il dottor Mallard controllando altri esami, quando sentì una voce che ben conosceva.
J: perché sembra sempre che stai per salire in passerella per una sfilata?
Maura incurante della situazione e dei presenti, corse ad abbracciare Jane.
J: guarda che ci siamo viste solo ieri. La prese in giro Jane.
Maura sorrise, e aggrappata al braccio dell'amica, la presentò agli altri.
Abby per non essere da meno, saltellò verso Gibbs
A: bentornato Gibbs.
Fu la Shepard ad interrompere il clima conviviale.
S: avete scoperto qualcosa di nuovo?
MG: abbiamo ricevuto l'elenco dei trasferimenti,  sembra che tu abbia visto giusto, capo.
G: sembra McGee?
McGee un poco intimidito continuò
MG: il comandante Russell circa un anno fa ha iniziato a lamentarsi di forti emicranie, associate ad incubi notturni e allucinazione. Dopo alcuni episodi d'improvvisi scatti di rabbia verso i suoi uomini, e atti di violenza ingiustificata su alcuni prigionieri,  è stato obbligato ad un periodo di malattia di circa due mesi con diagnosi da sindrome post traumatica e rimpatriato. Al ritorno in servizio, la situazione non era affatto migliorata, i suoi superiori hanno quindi deciso per il rientro dalle zone calde e per quest'ultimo incarico.
S: quindi gli omicidi sarebbero dovuti ai traumi subiti? Mi sembra poco credibile. Disse la Shepard.
M: in realtà questa sindrome può portare a stati di forte depressione o anche a episodi di violenza, tuttavia col dottor Mallard pensiamo possa trattarsi di altro, vero Duky?
DD: esattamente Maura. A questo proposito, mi ricordo di un caso di alcuni anni fa..
G: Duky, ti prego! Lo interruppe Gibbs.
DD: sì, scusa. Visionando le precedenti cartelle mediche di Russel, abbiamo scoperto che mesi prima aveva accusato lievi malesseri, stati febbrili,  disturbi gastrointestinali,  perdita di peso, laringiti. Tutte cose abbastanza comuni e curate con profilassi antibiotica.
S: scusa Duky ma non capisco il nesso. Hai detto che sono cose banali, quindi?
DD: potrebbero sembrarle se non correlate tra loro.
G: Duky, vieni al dunque!
DD: sifilide.
S: la sifilide si cura con semplici antibiotici, com'è possibile..
M: ha ragione Direttore, ed è curabile con la giusta profilassi, se riconosciuta.
S: dovrebbe presentare sintomi abbastanza evidenti.
DD: non sempre, esistono forme latenti fino al terzo e ultimo stadio. Quello che la dottoressa Isles ed io pensiamo è che Russell abbia sviluppato questo tipo di infezione, e che proprio a causa dei cocktail di farmaci che i nostri militari assumono come prevenzione, abbia continuato a svilupparsi senza gli effetti secondari della malattia.
M: è anche probabile che durante i due mesi di malattia abbia fatto altri accertamenti privatamente, scoprendo così la malattia.
J: quindi, depresso, irritabile e allucinato, abbia sfogato la sua rabbia sulla categoria che pensava l'avesse contagiato.
M:esattamente Jane.
S: ammetto che è interessante come teoria, ma ci servono prove.
MG: credo di potervele dare io. Ho fatto una ricerca mentre parlavate. Al ritorno dai due mesi di malattia,  alcune prostitute vicino alla base dov'era stanziato Russell, sono state trovate uccise, accoltellate per essere preciso.
G: ottimo lavoro McGee.
A: altre prove Capo.
G: Abby?
A: mi sono appena arrivati i risultati dei controlli incrociati tra i collegamenti internet ai profili delle vittime di Boston, forniti dal detective Frost, e i segnali dei cellulari presenti nelle varie zone durante gli omicidi.
S: quindi?
A: il cellulare di Russell ha lasciato traccia in quei profili ed in altri del sito, ma era l'unico presente sui luoghi degli omicidi e nelle stesse ore.
La Shepard sospirò.
S: torno nel mio ufficio, ho diverse e spiacevoli telefonate da fare.
A: accidenti Gibbs, ho il segnale del cellulare di Russell!
G: collegati al video.
Una cartina di Washington apparve sullo schermo a parete, un segnale luminoso si spostava sull'autostrada apparentemente in direzione dell'aereoporto R.Regan.
Z: maledizione Gibbs, ci sta scappando!
G: McGee, senti Di Nozzo, chiedigli a che punto siamo con le perlustrazioni alla base, informalo del segnale che Abby ha intercettato e che invii subito due nostre squadre, chiedigli come, quando e chi è potuto uscire dalla base, subito! Abby tu non perdere il contatto, e trovami il Capo della Polizia di Washington!
Chiunque in quel laboratorio percepiva la forte tensione crescente.

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Capitolo 19
*** 19 ***


~~MG: Capo ho Tony in linea, viva voce?
G: sì.
D: ben tornato Capo.
G: parlami!
D: le perlustrazioni all'interno della base sono terminate, Russell non è stato trovato. È stato visto questa mattina molto presto passare dal suo ufficio. Tony si interruppe un istante.
G: avanti Di Nozzo!
D: sulla sua scrivania abbiamo trovato il fascicolo per il permesso temporaneo della dottoressa Isles.
Gibbs fu l'unico a non voltarsi in direzione di Maura, Duky avvicinatosi a lei le prese la mano, la detective Rizzoli serrata la mascella restò immobile, la dottoressa Isles abbassò il capo.
G: Di Nozzo, cos'altro!
D: l'unico mezzo che ha lasciato la base, ben prima dell'allarme, è stato un monovolume con a bordo una delegazione di giornalisti in visita alla base nei giorni scorsi.
G: McGee, avvisa subito la Shepard.
D: Capo? Che facciamo con lo stato d'allarme all'interno della base?
Gibbs restò in silenzio per un attimo.
G: nessun cessato allarme finché l'avremo trovato. Prendi qualche uomo e segui le squadre sull'autostrada. Di Nozzo?
D: si Capo?
G: stai in guardia e tienimi aggiornato. .
D: ok Capo.

Gibbs restò immobile a fissare quel segnale sulla cartina. Cosa poteva aver insospettito Russell? L'aver collegato il Capo Patologo di Boston alla visita di Gibbs prima e all'arrivo della dottoressa poi? Certo, pareva che entrambi fossero sulle sue tracce. Poteva essere un caso salire su un mezzo in sosta alla palazzina che ospitava la Isles? O forse era al corrente che i giornalisti avrebbero lasciato la base?

La dottoressa Isles non era un poliziotto, tanto meno un militare, la tensione degli ultimi giorni, il sapere che un pluriomicida folle aveva visto i suoi documenti, ebbero il sopravvento.  Duky la vide impallidire, Jane la sorresse giusto in tempo per non farla cadere. Ancora confusa, accettò di sedersi su una sedia, per nessuna ragione si sarebbe stesa su di una barella del laboratorio. Abby prese la sua tazza XXL di caffè, Duky aggiunse quante più bustine di zucchero poteva trovare e Jane la costrinse a berne un sorso.
J: Maura ti scongiuro non farmi scherzi, l'unico medico presente oltre te, non ha mai curato nessuno di vivo.
Il tentativo di Jane di rassicurarla, prendendola in giro, strappò a Maura un sorriso.
M: scusatemi, sto bene.
Tipico di Maura, pensò Jane, preoccuparsi per gli altri anche quando era lei a star male.
J: Maur, andrà tutto bene, tra due giorni è Natale, ci aspettano le lasagne, ok?
Jane accovacciatale davanti, le sue mani sulle ginocchia, la voce calda e rassicurante, e quegli occhi sinceri, fecero tornare il colore sulle guancia di Maura.
M: sì, le lasagne e tutto il resto...Jane.
Ora erano le guance del detective a imporporarsi, poi scoppiò a ridere, se riusciva a metterla in imbarazzo come sempre, allora stava bene.

Gibbs che stava parlando con Ziva e McGee, chiamò la detective.
G: Rizzoli, sinceramente non ho mai creduto che la dottoressa Isles corresse qualche pericolo, ora penso che il suo istinto fosse corretto.
Jane serrò di nuovo la mascella.
G: non c'è nessuna ragione che vi trattenga qui, potrei farvi accompagnare a Boston anche subito.
Jane parve dubbiosa.
M: agente Gibbs, questo è il secondo posto dove mi sia sentita più al sicuro, il mio lavoro non è finito, io resto. Jane?
Jane guardando Gibbs
J: crede che abbia possibilità di scelta?
G: no Rizzoli, non lo credo.

Restare nello stretto cunicolo per la biancheria sporca, tra un piano e l'altro, l'avevano spossato, ma ora aveva avuto il tempo per riprendersi. Aveva sognato di azioni di guerra, di prigionieri catturati, di commilitoni salvati dal suo coraggio, dalla sua forza. Avrebbe compiuto la sua ultima missione eroica, avrebbe avuto quella stessa gloria del campione che era stato nella lotta greco-romana, del combattente valoroso nelle tante battaglie,  sarebbe stato ora e sempre Bull Dog Russell.

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Capitolo 20
*** 20 ***


~~Duky si sedette accanto a Maura, la testa bassa.
M: che c'è Duky?
DD: mi dispiace Maura, ti ho trascinato io in questa situazione.
M: no che dici? Disse Maura stringendo tra le sue, le mani del dottor Mallard.
DD: quando Gibbs mi ha detto delle tue ricerche, quando ho saputo chi eri, ho suggerito io a Gibbs di poter lavorare insieme. E guarda ora in che pasticcio ti ho messo.
M: Duky, IO ho chiesto a Gibbs di venire. Non hai nulla da rimproverarti.
Due coppie di occhi azzurri si fissarono a vicenda, il vecchio dottor Mallard e la giovane dottoressa Isles si abbracciarono.
DD: mi ricordi tanto qualcuno a cui ho voluto molto bene.
M: sono certa che anche lei ne volesse molto a te.
Abby sentito questo, tornò al suo computer asciugandosi di nascosto una lacrima, l'agente Timothy McGee raggiunse la collega sedendosi accanto a lei accarezzandole un braccio, Gibbs si limitò ad abbassare lo sguardo.

In quel momento il Direttore Shepard entrò nel laboratorio.
S: gli alti vertici sono stati informati, le nostre squadre hanno individuato il gruppo di giornalisti, il Capo della Polizia ci ha chiesto di intervenire il più lontano possibile da altri civili, dandoci il supporto di alcuni loro mezzi civetta.  Monitoriamo i siti delle redazioni dei giornalisti, nel caso in cui qualcuno di loro li contattasse.
G: Di Nozzo?
S: sta a debita distanza, è lui a coordinare i nostri e la polizia.
Jane pensò che forse si era sbagliata, che oltre all'italoamericano belloccio e pretenzioso, ci fosse di più nell'agente Antony Di Nozzo.

La Shepard seguendo lo sguardo di Gibbs, vide la dottoressa Isles.
Stava seduta accanto a Duky, appoggiata alla sua spalla, e questo le teneva le mani tra le sua. Sembravano proprio padre e figlia, sembravano come quando...
Maura sentito lo sguardo su di sè alzò gli occhi.
Jane comunque preoccupata per l'amica, percepiva un'atmosfera strana tra quelle persone e Maura, qualcosa che non riusciva a capire.
Gibbs urtò non del tutto accidentalmente la Shepard, che dopo un momento d'incertezza si avvicinò a Maura.
S: come sta dottoressa?
M: bene grazie.
Per la prima volta quella donna così algida, le rivolgeva la parola senza toni freddi e distanti.
S: non sono stata molto cortese con lei, mi scuso.
M: non serve, aveva cose importanti da fare.
S: sì, ma anche lei. La prego accetti le mie scuse. La vedo piuttosto stanca, al momento non possiamo far altro che aspettare, potrebbe riposarsi un po'. Anche lei detective Rizzoli. Ziva puoi accompagnare la detective e la dottoressa al suo alloggio?
M: non si deve scusare, comunque grazie. Sto bene, se non sono d'impiccio vorrei restare con voi.
S: nessun impiccio. Disse la Shepard per la prima volta sorridente.
S: ma mi dia retta, vada a riposarsi un poco.
Maura guardò Duky e Jane in cerca di risposte.
J: credo sia una buona idea Maura
DD: sì Maura riposati un po'.
S: Ziva, accompagnale grazie e resta con loro.
G: vi accompagno anch'io, poi resto fuori, ho qualcosa da controllare.
S: tutto ok Gibbs?
G: sì, solo un piccolo tarlo..
Maura salutò McGee e Abby, abbracciò di nuovo Duky, e uscì accompagnata da Jane, Gibbs e Ziva.

S: lo so' ragazzi, le somiglia davvero tanto, ma non è Kate.
DD: a volte me ne dimentico Jennifer, e quando capita, sono felice.
Erano rare le volte in cui qualcuno chiamava il Direttore col suo nome, lo faceva Duky quando non riusciva a tenere a bada la sua sensibilità,  lo faceva Gibbs quando litigavano. Entrambi le volevano bene.
Tutti erano tornati a due anni prima, la Shepard lo vedeva dai loro occhi rossi, da come di nascosto guardavano la dottoressa Isles, o da come NON la guardavano. Anche Gibbs, gli  aveva voluto far credere che le misure di sicurezza per la Isles, erano il prezzo chiesto da Rizzoli e dal suo Tenente, per permetterle di aiutarli. Quando l'aveva incontrata aveva capito che Gibbs era Kate che voleva proteggere.
La donna autorevole, autoritaria, nel suo completo scuro, si spezzò. Con un serial killer da catturare, il Comando Generale in stato di massima allerta, Abby, Ducky e Tim si strinsero attorno a Jennifer e al suo pianto.

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Capitolo 21
*** 21 ***


~~Vi chiedo un favore, se andate di fretta, aspettate a leggere questo e i prossimi capitoli. Grazie...  :-)
 Ora che avete un po' di tempo per Voi e per la storia, tazza di the caldo in una mano e...buona lettura!!


Quando l'ampolla di vetro si frantumò al suolo, un intenso profumo di camelia si propagò per l'intera camera.
Gibbs vide al suo fianco la detective Jane Rizzoli della Squadra Omicidi di Boston, con le braccia tese e la pistola puntata pronta a far fuoco, nello stesso istante in cui la dottoressa Maura Isles uscì dal piccolo bagno nella palazzina ospiti del Comando Generale della Marina, con gli occhi sbarrati e pieni di terrore. Alle sue spalle, un uomo dall'aspetto stanco e malato, la teneva stretta a sè con una mano posata sul mento e l'altra sulla fronte.
Jane tratteneva il respiro, percepiva il terrore di Maura come qualcosa di solido nell'aria, non poteva guardarla, i suoi occhi erano incatenati a quelli del Sovrintendente Michael Bull Dog Russell. L'avrebbe ucciso come un cane rabbioso, al momento giusto, l'indice della sua mano sinistra avrebbe appena aumentato la pressione sul grilletto della pistola, e un piccolo ma mortale foro bruno rossastro, sarebbe comparso al centro della fronte dell'uomo.
L'agente capo dell'NCIS Leroy Jethro Gibbs, sollevò entrambe le braccia.
G: Russell FERMO! Lasciala! FERMO!! Ascoltami! Non farle del male, ascoltami bene prima di qualsiasi mossa. Hai le spalle al muro. Sono l'unico che può risolvere la situazione attraverso una porta aperta, ma mi devi ascoltare.
Russell pareva in un altro mondo.
G: ok Russell, fai un passo verso di me, mi devi aiutare.
Gibbs parlava lentamente, mentre quasi al rallentatore a piccoli passi, costringeva Russell a spostarsi nella stanza.
G: bravo Russell, so' che mi capisci, ancora un passo e per te si aprirà quella porta.
Russell lo sguardo assente, i passi incerti, si muoveva come gli zombie di un brutto film.
Jane manteneva la mira su un punto della sua fronte, pronta a colpire.
G: bravo Russell, ancora un piccolo passo.. ORA!!!!
Gli occhi di Russell si girarono in dietro mostrandone la parte bianca, allentata la presa su Maura, Jane con una mano sola, gliela strappò con tutta la forza che aveva portandola dietro di sè, senza abbassare l'arma e perdere la mira.
Bull Dog Russell cadde dapprima sulle ginocchia e poi pesantemente rovinò sul pavimento.
Nello spazio lasciato vuoto dall'uomo, Ziva in piedi attraverso la porta comunicante, stava con l'indice e il medio della mano destra sollevati in una posizione da arte marziale. Quando Gibbs la guardò, si soffiò sulle dita, abbassò la mano, nel gesto del cowboy che rinfodera la pistola.
Z: grazie Capo per le indicazioni, la prossima volta puoi evitare di gridare, non sono sorda.
Quando gli agenti dell'NCIS ebbero ammanettato Russell, Maura stava ancora tremando tra le braccia di Jane.
G: detective che le avevo detto di Ziva? Saprebbe abbattere un toro a mani nude.
Jane non riuscì a dir altro che Grazie.
Mentre Ziva richiedeva una squadra per portar via Russell, il cellulare di Gibbs vibrò.
G: sì, Tony hai trovato solo il suo cellulare, lo so'. Perchè? Perché è ammanettato ai miei piedi.

Nell'ora successiva Russell fu interrogato. Raccontò del folle piano di uccidere più prostitute possibili, come "antidoto" al male che loro gli avevano trasmesso e che lo stava divorando. Raccontò che, capendo di essere stato scoperto, l'uccidere la dottoressa Isles, impossessarsi di una vita di grande valore, l'avrebbe risarcito delle altre che non era riuscito ad avere. Poi iniziò a vaneggiare tra allucinazioni.
Nei giorni seguenti venne tradotto in un ospedale criminale militare, dove passò quel breve tempo che gli era rimasto della sua vita. Ai giornali fu data la notizia che il sig. Michael Russell, l'omicida delle prostitute, era morto. Ai commilitoni di tutte le forze armate fu detto che il campione, il valoroso soldato Michael Bull Dog Russell, era mancato in seguito a grave malattia.
Il comitato medico militare stabilì, attraverso la "disposizione Russell" che tra le profilassi per i militari, andavano somministrati anche antibiotici anti sifilide, oltre ad esami clinici obbligatori per la tempestiva scoperta della malattia.
Nel peggiore dei modi, con alto sacrificio umano, Bull Dog Russell aveva avuto la sua Gloria.

Negli uffici del Direttore dell'NCIS, in un clima ormai tranquillo, ci si scambiava saluti. Maura che non aveva voluto nessuno degli indumenti che quell'uomo, per ore nella sua stanza aveva potuto toccare, acconsentì dopo raccomandazioni circa la sterilizzazione, che Abby li prendesse. Abby per ricambiare le donò uno dei suoi collari con le borchie. Duky promise alla dottoressa che si sarebbero rivisti e che Marina Militare permettendo, avrebbe tenuto ancora qualche lezione durante i congressi dei patologi forensi. Jane tentò inutilmente di farsi spiegare da Ziva la mossa del "toro abbattuto", ma pareva fosse strettamente riservata agli agenti del Mossad. Il timido agente McGee e l'autorevole Direttore Shepard,  si limitarono ad un sincero e caloroso abbraccio. Gibbs e Di Nozzo non vollero sentire ragioni, obbligando le ragazze a farsi accompagnare da loro all'aeroporto.
Mentre i quattro scendevano le scale, qualcosa attirò l'attenzione di Jane. Sulla parete vi era appesa una foto che ritraeva Maura e tutti i componenti dell'NCIS sorridenti e in bella posa, davanti all'ingresso dei loro uffici.
M: Jane se mi farai perdere l'aereo per Washington,  mi dovrai portare a casa a cavalcioni, te lo prometto. Disse Maura scherzando.
J: muoviti tu piuttosto, non capisco come ti abbiano lasciato entrare con quei tacchi, sono un'arma vera e propria. Con due falcate Jane la raggiunse.
J: Maur, quando avete scattato quella foto con Gibbs e gli altri?
M: quale foto??
Gibbs e Di Nozzo si guardarono.
D: Signore in carrozza!
C'era qualcosa di strano, Jane ne era certa ma...qualunque cosa fosse non le importava, tutto ciò che contava era seduto accanto a lei e le sorrideva.

 

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Capitolo 22
*** 22 ***


~~Salite sull'aereo per Boston, Maura scelse i posti a sinistra del corridoio, lasciando a Jane quello più esterno per le sue lunghe gambe.
J: vuoi che metta anche il tuo cappotto nella cappelliera?
Jane stava in piedi, le braccia sollevate nel riporre il suo giaccone, la giacca aperta. Maura ammirò quel corpo aggrazziato, la vita sottile, il seno messo in risalto dalla camicia sciancrata, ricordò la sensazione delle sue dita su quella pelle.
Jane la stava guardando in attesa di una risposta.
M: no, grazie Jane al momento sento freddo.
Lasciò che Jane si sedesse, avvicinò il viso al suo, piegò un po' la testa di lato e a bassa voce..
M: spero di scaldarmi quando arriveremo a casa.
Jane come previsto, e sperato, diventò rossa fino alla punta dei capelli, Maura ridendo di gusto si avvinghiò al suo braccio, la detective appoggiò la testa su quella dell'amica in segno di intimità.
Pochi minuti dopo il decollo, Jane capì dal respiro regolare di Maura, che si era addormentata.
Le morbide ciocche di capelli scendevano sulla fronte e sul viso, la pelle chiarissima, le sopracciglia perfettamente curate, il profilo regolare del naso, gli zigomi alti, il disegno delle sue labbra, Jane non l'aveva mai vista così bella. La dottoressa,  quasi sentisse quello sguardo su di sè, si mosse. Il braccio che stringeva quello di Jane le scivolò in grembo, il palmo della mano aperto verso l'alto. Jane non voleva svegliarla, ma non resistè alla tentazione di stringere quella mano. Appena le dita di Jane si intrecciarono delicate alle sue, Maura senza svegliarsi, le strinse.
La detective si svegliò sentendosi picchiettare sulla spalla destra. L' orologio dell'aereo indicava che mancavano pochi minuti all'atterraggio. Un bambino di cinque o sei anni, la guardava dal corridoio.
Ti ho svegliata?
Jane gli sorrise
J: per fortuna sì.
Sei un poliziotto,vero?
J: sì, ma tu come fai a saperlo?
Ho visto la tua pistola quando hai messo via il giaccone.
J: sei davvero bravo.
Da grande farò anch'io il poliziotto.
J: ohhhh bene, un nuovo collega.
Jane allungò la mano destra per salutarlo.
Detective Jane Rizzoli, piacere. Tu invece?
Mi chiamo Jimmy. Piacere. Lei è la tua prigioniera?
Maura che si era svegliata appena iniziata la conversazione tra i due, ma non mossa, rispose.
M: sì, in un certo senso, sono sua prigioniera. Da cosa l'hai capito Jimmy? Non porto le manette.
Si vede da come ti tiene stretta la mano.
E poi rivolto a Jane.
È per non farla scappare, vero?
J: esatto, sai Jimmy, sarai un ottimo poliziotto per quanto sei attento. Spero lavoreremo insieme un giorno.
Forse sarai troppo vecchia.
Maura scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con l'unica mano libera.
J: ma come??? Hai ragione, allora io starò in ufficio e tu correrai a catturare i ladri, ok?
Ok.
Quando la libererai?
Jane fece una smorfia pensierosa, guardò Maura, tornò a rivolgersi al piccolo collega.
J: mai mio caro Jimmy.
Maura strinse di più la mano del suo poliziotto.
La mamma di Jimmy lo chiamò da qualche fila più in là.
Devo andare detective Jane, ma sai una cosa?
J: cosa Jimmy.
Non sembra per niente cattiva. Detto questo guardando Maura, scappò da sua madre.
Jane sorridendo scrollò un po' la testa e si mise a guardare le loro mani intrecciate, carezzando col  pollice il polso e il palmo di Maura.
M: a che pensi?
J: al fatto di te prigioniera.
M: Jane Clementine Rizzoli, ripeto, a che pensi?
Jane continuava a sorridere nonostante non sopportasse sentirsi chiamare Clementine.
J: beh, non sembra male, no?
Maura strinse quelle due mani intrecciate al suo petto.
M: no, non sembra per nulla male.
E avvicinatasi alla sua detective, spostata una ciocca di capelli, le diede un lungo bacio sulla fronte.

Presa l'auto che quella mattina aveva lasciato all'aeroporto,  Jane si avviò verso casa di Maura.
J: devo passare in ufficio, Cavanaugh vuole almeno un rapporto sommario perché i giornalisti, per Natale, diano la buona notizia che il "cattivo" è stato preso.
Maura un po' delusa
M: speravo potessi rimandare, ormai è tardi non ci sarà nessuno in ufficio.
J: nessuno a parte Cavanaugh. Se per te va bene, torno appena mi libero.
M: lascerò una luce alla finestra, perché tu non perda la strada di casa
Maura non riusciva a scendere dall'auto per come Jane la stava guardando negli occhi. Si sentiva il cuore batterle in gola,  poi Jane si avvicinò lentamente, scostò i capelli di Maura, le fece scivolare una mano dietro al collo e avvicinatala a sè, la baciò.
Fu un bacio delicato, a fior di labbra, ad gli occhi chiusi.
Il cuore di Jane perse qualche colpo, si staccò da Maura, la guardò come per capire se tutto ciò fosse reale e tornò ancora a quelle labbra.
Maura abbracciò quella che ormai non era più la sua amica Jane,  ora era la SUA JANE!
Quell'abbraccio, le mani della bionda tra i suoi capelli, crebbero la voglia, il desiderio di Maura in Jane.
In quell'auto, nel vialetto di casa Isles, mentre tutto, attorno a loro era sparito, Jane premette il suo corpo su quello di Maura, le labbra sempre più avide su quelle dell'altra. Il bacio divenne più caldo, più intenso e quando Maura, seguendo le labbra di Jane, schiuse le sue, si senti invadere dalla dolcezza, dal sapore, dal desidero della lingua della sua detective.
Jane era persa, avrebbe fatto l'amore con la sua dottoressa, in auto come due adoloscenti, non le sarebbe importato pur di averla subito.
Invece sentì Maura allontanarla. Col fiato corto si staccò a fatica dalla bionda, vide due occhi colmi di dolcezza guardarla, sentì una voce calda, rassicurante, parlarle
M: ora vai Jane, ricordati, lascio una luce alla finestra.
Jane immobile, con le labbra ed il corpo che fremevano, vide Maura uscire dall'auto ed entrare in casa.

 

 

 

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Capitolo 23
*** 23 ***


~~Spero di essere stata buona fino a questo momento, se avete finito la vostra tazza di the caldo, e come me avete un pessimo vizio, è il momento che vi rilassiate con una sigaretta ;-)


Cavanaugh non era il solo ad essere rimasto in ufficio. Prima di partire da Washington,  Jane l'aveva avvisato della risoluzione del caso e che sarebbero rientrate la sera stessa a Boston. I colleghi di Jane, erano rimasti in collegamento video con il laboratorio del dottor Mallard, fino a quando l'NCIS glielo aveva consentito, poi rimasero in attesa di sviluppi, in un clima teso.
K: oh eccoti finalmente. Esordì Korsak appena Jane mise piede in ufficio.
J: vi sono mancata, vero?
Cavanaugh uscì dal suo ufficio, si congratulò con Jane e tutta la squadra per la tempestiva e positiva risoluzione del caso.
Frost e Frankie accerchiarono la collega per avere i dettagli di quanto successo a Washington.
Jane raccontò dello stratagemma di Russell che aveva introdotto il suo cellulare su un mezzo che sapeva si sarebbe allontanato dalla base, di come vistosi scoperto aveva progettato di uccidere Maura, dello strabigliante intervento di una ex agente del Mossad che a mani nude l'aveva neutralizzato e del dottor Mallard, del tutto simile alla loro dottoressa,  solo più vecchio e meno carino.
Cavanaugh spiacente di interrompere un racconto avvincente, ricordò a Jane che il Capo della Polizia premeva affinché sulle prime edizioni dei giornali del mattino, ci fosse la notizia dell'arresto.
I colleghi lasciarono Jane al suo rapporto. Frost che aveva ritardato la partenza per le vacanze natalizie, solo per aspettarla, l'abbracciò facendole i suoi auguri di Natale e pregandola di farli a Maura. Korsak e Frankie li rimandarono al pranzo da Angela tra due giorni.
In breve tempo terminò il rapporto, l'avrebbe chiuso definitivamente quando fossero arrivati i documenti dall'NCIS, per ora poteva bastare.
J: tenente?
C: entra Rizzoli. Finito?
J: sì. Il Direttore Shepard le invierà le loro conclusioni nei prossimi giorni.
C: mi ha già chiamato. Voleva sapessi che farà avere al Capo della Polizia un ringraziamento per tutti noi ed in particolare per te e la dottoressa Isles.
J: bene. Abbiamo fatto un buon lavoro.
C: come sempre Rizzoli, come sempre. Ora corri a casa, sarai stanca.
Jane fece per uscire quando Cavanaugh la chiamò.
C: Jane tua madre mi ha invitato a passare con voi e Korsak il pranzo di Natale.
Cavanaugh palesemente imbarazzato, si sforzava di non distogliere lo sguardo dalla giovane collega.
C: volevo sapere, se per te andava bene.
Jane spiazzata si prese qualche minuto per riflettere. Aveva sospettato che tra i due ci fosse una certa simpatia, ma più il tono, che le semplici parole del tenente,  la convinsero di aver visto giusto.
Pensò alle parole di Korsak, alle ciambelle con lo zucchero e alla pioggia di primavera, e sorrise.
Sua madre non aveva avuto una vita facile, specie da quando suo marito, il padre di Jane, era scappato con una ragazza molto più giovane, si meritava di essere felice.
J: tenente Cavanaugh,  mi sta' chiedendo il permesso di frequentare mia madre? Disse Jane con un'espressione seria.
Cavanaugh, non fosse stato per il suo ruolo, si sarebbe accasciato sulla sedia della sua scrivania. Sollevò la testa, trasse un profondo respiro e rispose.
C: SI!
Jane sorrise.
J: permesso accordato tenente!
C: Jane?
J: si?
C: Buon Natale.

Nel posteggio del Dipartimento un sottile strato di neve aveva coperto le auto. Jane pensò che sarebbe stato un  classico Natale bostoniano e che suo nipote TJ, il figlio di suo fratello Tommy, avrebbe visto la sua prima neve.
Aveva assoluta necessità di una doccia calda e abiti feschi, dopo la lunga ed intensa giornata. In auto verso casa, ne approfittò per chiamare la madre e chiederle se le servisse aiuto per il giorno seguente, la mise anche al corrente di aver dato il SUO PERMESSO a che lei ed il tenente si frequentassero. Angela finse di essere contrariata, per averla esautorata dal suo ruolo di capofamiglia, ma rise sollevata.
Arrivata finalmente a casa, con la neve che scendeva più copiosa, Jane si tolse gli abiti concedendosi una lunga doccia. La stanchezza, la tensione di quei pochi giorni, che erano sembrati lunghissimi, scivolò via come i rigagnoli d'acqua sulla sua pelle. Asciugatasi i morbidi capelli, indossò un paio di jeans neri attillati, una camicia di seta rossa dal taglio morbido ed un caldo cardigan dello stesso colore dei pantaloni, pensò che per una serata in casa andassero più che bene. Mise qualche cambio, per "l'armadio magico" di Maura, nel borsone da palestra. Avrebbe pensato domani a cosa indossare da sua madre a Natale, sapeva quanto ci teneva, che in certe occasioni, i Rizzoli fossero ben vestiti. Un lampo le passò nella mente!
J: maledizione! ! I regaliiiiiii!
Domani, avrebbe dovuto pensare a tutto domani, come al solito...!
In macchina verso casa di Maura, la neve aveva iniziato a formare uno spesso strato sulle strade che erano deserte. Passando davanti al "negozio di cose preziose", così lo chiamava Maura, di Monsieur Fournier vide una finestra illuminata.  A quell'ora il locale sarebbe stato di certo chiuso, ma un tentativo poteva farlo. Vide Fournier e la moglie dietro al bancone, bussò piano alla finestra. Quando la videro, le fecero cenno di avvicinarsi alla porta.
F: detective Rizzolì, buon Natale. Posso aiutarla?
Monsieur Fournier era un distinto signore sulla sessantina, molto francese per modi ed aspetto
J: mi scusi Monsieur,  so' che è tardi e siete chiusi, ma ho visto la luce e
Con un gesto l'uomo la bloccò.
F: entri, non stia al freddo e mi dica come posso servirla.
J: pensavo ad un regalo per la dottoressa Isles.
F: ha già qualche idea?
J: veramente speravo in un suo suggerimento.
Il francese si sfregò le mani, soddisfatto della fiducia.
F: bien bien detective, mi aspetti qui.
Sparì tra i corridoi e dietro gli scaffali della sua gastronomia, ricomparendo qualche minuto dopo con una scatoletta che a Jane sembrò il lucido da scarpe che usava suo padre.
F: caviar pour mademoiselle
Jane parve un po' confusa, Fournier sorrise
F: pensavo,  data l'occasione, di suggerirle del caviale, beluga s'intende, con un classico champagne.
J: crede le farà piacere?
F: mademoiselle Isles ha gusti raffinati, sono certo che quando la vedrà non potrà trattenersi dal piacere.
All'espressione elegantemente allusiva del francese, Jane rispose con una sua, interrogativa e non priva di un certo imbarazzo.
F: trattenersi dal piacere per questi doni.
Jane si riprese un poco.
F: venga le preparo un piccolo cesto.
J: si sta' disturbando troppo Monsieur
F: nessun disturbo. La famiglia di madame Costance è nostra cliente da sempre, e lei è un po' di famiglia, n'est ce pas?
J: sì, ma...
F: non contraddica mai un francese, siamo peggio di voi italiani nel credere di avere sempre ragione.
Jane ringraziò l'uomo e sua moglie.
F: detective Rizzolì Buon Natale, porti i nostri auguri a mademoiselle Isles, e ...buona serata.
Jane percepì un'altra allusione, il solito francese, pensò con simpatia.

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Capitolo 24
*** 24 ***


~~Ferma nel vialetto di casa Isles, Jane vide una piccola lanterna con un lumino acceso sul davanzale della finestra del salotto.
Sentiva il suo cuore traboccare di gioia per quel piccolo, ma significativo gesto.
Scese dall'auto nella neve alta ormai più di un palmo, domani le sarebbe toccato spalarne molta per uscire a far compere, ma quella sera, quel candore, quei fiocchi fitti e leggeri,  rendevano tutto ancora più magico.
Si avvicinò alla finestra.
Il camino acceso mandava bagliori in tutta la stanza. Maura, stava rannicchiata sul divano, una tazza tra le mani, un plaid sulle gambe e la sua musica preferita, era così che si rilassava quando era molto stanca. Jane si accorse che la stava osservando da troppo tempo quando passandosi una mano tra i capelli, li sentì bagnati. Picchiettò sui vetri muovendo le dita come un pianista. Maura si girò di scatto. Era bellissima pensò Jane. Il fuoco si rifletteva sui suoi capelli, colorandoli di nuove sfumature, i suoi occhi rilucevano. Si alzò, indossava una morbida chemise di seta, color corallo, a spalline sottili che le lasciava scoperte buona parte delle gambe e una maglia leggera a maniche lunghe, a coprirle braccia e spalle.
Quando Maura le aprì la porta, Jane fu investita dal tepore, dal profumo delle candele, dalla musica, e più di tutto da uno sguardo pieno, stracolmo di dolcezza.
M: oh Jane, sembri un pulcino bagnato, ma che ci facevi lì fuori?
Jane si stava ancora levando la neve dalle scarpe che Maura afferratala per le braccia la fece entrare a forza.
J: aspetta, bagnerò dappertutto!
M: Jane Clementine Rizzoli,  mi dici che ci facevi lì fuori?
J: ti guardavo.
Maura sorrise di tanta dolcezza, e scompigliandole i capelli, spazzò via un po' di neve. Jane come al solito, diventò rosso fuoco.
M: appoggia il borsone e il resto e levati le scarpe, prima che ti venga un accidente. Vado a prenderti un telo per asciugarti i capelli.
Chissà se Korsak credeva si potesse aggiungere anche l'inzupparsi di neve anziché d'acqua, tra le cose che fanno bella la vita?
Quando Maura tornò Jane era a piedi nudi dove l'aveva lasciata.
J: Maur, un piccolo pensiero,  per te, per Natale. Disse porgendole la bella confezione di Monsieur Fleur.
M: oh Jane ma non dovevi, è molto. ...wowwww
Jane guardò un po' perplessa Maura che iniziò a ridere.
J: oh Maur non capisco, non va bene? Cosa c'è che non va?
M: no tesoro, va bene, va benissimo. Ti ha servita proprio Monsieur Fleur?
J: si, lui. Perche?
M: te lo dico, ma promettimi di non arrabbiarti.
J: e tu non chiedermi cose che sai non posso mantenere. Su dai, che c'è?
M: Fleur tiene diverse qualità di caviale e di champagne,  ma sembra che quando al cliente serva per un'occasione particolare...
J: infatti gli ho detto che volevo farti un dono per Natale...
M: ah sapeva che era da te per me? Maura scoppiò a ridere, mentre Jane continuava a non capire.
M: ok, sono seria. Fleur sostiene  che se due persone gustano caviale beluga e champagne Louis Roederer Cristal, comprato ovviamente nel suo negozio,  beh come dire...si creerà una romantica atmosfera francese..molto calda atmosfera francese...vous comprenez?
Jane arrossì fino alla punta dei capelli bagnati.
M: basta con il romantico Fleur, vediamo di asciugarti un poco.
Maura tolse a Jane il cappotto lasciandolo appeso all'ingresso, le prese una mano e la fece sedere sul divano davanti al fuoco. Mettendosi in ginocchio davanti alla sua detective, iniziò ad asciugarle i capelli.
Jane guardava quel viso, quelle espressioni a volte fanciullesche che adorava, quel modo di sorridere che scaldava più del fuoco, era certa non si sarebbe mai stancata di ammirarlo.
J: nessuno ha mai fatto questo per me.
Maura divenuta d'un tratto seria, smise di passare il telo sui capelli della sua Jane.
M: credo proprio,  ti ci dovrai abituare.
Le due ragazze restarono per un lungo momento, una negli occhi dell'altra. Poi Jane scivolò dal divano tra le braccia di Maura, spinse delicatamente il corpo su quello della bionda fino a farla sdraiare sul prezioso e morbido tappeto, non staccandosi mai da quegli occhi che iniziavano a cambiare d'espressione.
Lo stereo trasmetteva When somebody loves you All the way, qualcuno sembrava proprio avesse scritto quei versi per loro
Maura, le mani attorno al  collo di Jane, sollevava il viso a reclamare ciò che desiderava da tanto tempo
                                                              When somebody loves you
Jane prima le accarezzò il viso, poi lasciò che le labbra avessero il proprio premio.
                                                    It's no good unless he loves you All the way
Le loro labbra si cercavano, si lasciavano, si cercavano ancora, quasi avessero fame e sete di quei baci
                                                                      Happy to be near you
Quando Maura strinse più a se la mora, schiuse le labbra per invitarla, e Jane gustò il fresco sapore di the alla menta della bocca di Maura
                                           When you need someone to cheer you All the way
Le accarezzò i fianchi, salendo con una lentezza che stordiva di piacere la bionda, fino ai seni pieni
                                                      Who know where the road will lead us
Li accarezzò sentendo attraverso la seta, quanto diventavano turgidi sotto le sue dita
                                                                 Only a fool would say
Maura si sentiva preda di quei baci, di quelle mani, il suo corpo si inarcava sotto a quello di Jane
                                                           But if you'll let me love you
Le sue gambe stringevano quelle del suo poliziotto, ogni cellula del suo corpo desiderava Jane
                                                   It's for sure I'm gonna love all the way
Credette di perdere i sensi quando la mano di Jane si infilò sotto la chemise, sfiorandole il ventre.
                                                                      All the way
Più Maura desiderava quelle carezze, più la sua pelle, scossa da fremiti, pareva ritrarsi per il troppo piacere. Jane lasciò riprendere fiato alla sua amante, ma solo per baciarle il collo, l'incavo delle spalle e quando la chemise fu sollevata fino al seno, la bocca di Jane se ne impossessò
I gemiti di Maura, dapprima soffocati, si fecero più distinti, Jane reagì con baci ancora più caldi, mentre la mano si spostava lenta dal seno della bionda, all'addome,  ai fianchi,  alle gambe.
Jane percepiva il corpo di Maura, semi nudo, sotto il suo. Sollevata appena su un fianco e staccata la bocca dal seno di lei, la guardò. Non le parve di aver mai visto occhi che la desiderassero così tanto, una bocca socchiusa e ansimante che la implorava. Vide il petto di Maura alzarsi ed abbassarsi, la pelle chiara del suo ventre, l'intimo color corallo con bordi sottili di pizzo nero, vide le gambe avvolgere le sue.
Maura ripresasi un poco, le spostò una ciocca dalla fronte.
M: va tutto bene Jane?
J: sì, è solo che sei la cosa più bella che abbia mai visto.
Dall'angolo di un occhio di Maura, una lacrima prese a scenderle sul viso.
J: Maur....
Jane l'asciugò con un bacio
M: è che sono felice Jane
J: IDEM dottoressa Isles.
Si sorrisero, si baciarono. Un bacio dolce e delicato. Poi la mano di Jane, posata sul ginocchio alzato di Maura, prese lentamente a scendere verso la coscia. Alternava carezze delicate a fior di dita, ad altre più intense a mano piena. Il respiro di Maura tornò a farsi corto e rapido, i baci più caldi e profondi. Una mano tra i ricci di Jane a guidare i suoi baci, l'altra trovò un passaggio sotto la camicia, sulla sua schiena. Sentire la mano di Maura sulla sua pelle, le provocò un lungo brivido che s'irradiò nel più profondo intimo di Jane. Lasciò che la mano sfiorasse l'interno delle cosce della bionda fino al suo intimo, un gemito passò dalla gola di Maura alla sua, la mano scivolò sotto il sottile indumento, e come ubbidendo ad un antico comando, Maura la lasciò passare.
Non ci furono incertezze, nessuna tecnica, Jane entrò in Maura sentendosi finalmente a casa sua. Il modo, il ritmo, la dolcezza, la passione, appartenevano a loro da molto tempo, come se da sempre si fossero fatte l'amore. Jane assecondò il piacere di Maura fino a sentire la pelle della schiena lacerarsi sotto le unghie della sua dottoressa, la lasciò per un istante rilassarsi, per portarla un attimo dopo, ancora in balia dei propri sensi. Le diede pace solo quando Maura, vinta, se la trascinò sopra, per amore e per sfinimento. Maura sentiva la testa girarle, il corpo in preda a profondi spasimi, stava pian piano riavendosi. Respirava tra i capelli di Jane che standole addosso con tutto il suo peso, l'abbracciava facendola sentire amata e al sicuro. Erano sensazioni ignote prima di conoscere il suo poliziotto, ma mai avrebbe creduto potesse sentirle come ora. Lasciò un poco la presa su Jane, questa appena sollevata sui gomiti, la confortò con mille piccoli baci su tutto il viso.
Poi Jane facendosi reggere sui palmi, si sollevò a guardarla. Sentire sotto le sue dita, i muscoli dorsali del suo poliziotto contrarsi, diede a Maura una piacevole sensazione di forza ed energia.
J:Maur?
Maura conosceva quell'espressione di Jane, si stava preparando ad un uscita di adorabile sarcasmo
M: sì Jane?
J: mi sembri un poco affaticata
M: si, molto affaticata ma, NON VINTA!
E per tutta risposta iniziò a slacciare i bottoni del cardigan e della camicia di Jane.
Era preludio ad altro piacere, vedere quelle mani agili farsi strada tra i suoi vestiti.
Quando ebbe finito,  aprì i lembi della camicia per scoprirle il petto, attirandola a sè, pelle a pelle. Il seno di Jane premuto sul suo la riaccese, la baciò con piena passione, e a sorpresa ribaltò la situazione portandola schiena a terra e sedendosi a cavalcioni sulle gambe di lei.
Le mani a racchiudere il piccolo seno della mora, anche attraverso il sottile tessuto poteva sentire l'effetto delle carezze che le stava donando, e ne fu lieta. Si concesse di guardarla per un lungo momento, quella di Jane era una bellezza a cui non poteva resistere. Lasciò che le dita scivolassero sugli addominali scolpiti,  e quando la detective si sollevò piano, potè sentirli contrarsi e gonfiarsi. Sentire ogni singola fascia muscolare, aveva sulla dottoressa un effetto inebriante.
Mentre Jane la liberava dalla chemise, Maura le sfilava la camicia, e con gesto rapido, fece fare la stessa fine al reggiseno. Abbracciate, strette l'una all'altra, si baciarono con una passione crescente,  fino a quando Maura non sentì le mani di Jane stringere i suoi glutei. Non avrebbe voluto lasciare ancora alla sua detective l'iniziativa, ma non poteva resisterle. Si sollevò sulle ginocchia, permettendole di spogliarla del tutto e di entrare ancora dentro di lei. Maura si sfogò sulla bocca della sua amante. Jane accesa da quei baci, dalla loro pelle nuda, dall'intimo calore di Maura, fu meno dolce di prima e già dentro di lei prese ad accarezzarla col pollice nel punto di maggior sensibilità. La bionda lasciò la bocca di Jane incapace di prendere fiato sufficiente, inarcò la schiena, scossa da fremiti, si sostenne alle spalle di lei, che avute di nuovo le labbra libere, prese a baciarla sui fianchi. Maura urlò, urlò il nome di Jane più e più volte fino a che, in preda a contrazioni e ad un piacere così intenso da trasformarsi in dolore, incapace di pronunciare altre parole, strinse forte il polso del poliziotto.
Guidata dai tempi di Maura, Jane la liberò da quella dolce tortura, tenendosela addosso mentre il suo corpo si placava. Con la testa appoggiata alla spalla di Jane, Maura si accasciò tra le sue braccia, totalmente svuotata e si lasciò cullare. In quella posizione, in quel momento, era impossibile distinguere un battito dall'altro, il cuore pareva uno solo, e almeno per loro due, era proprio così.
Maura sentì sulla pelle la sua Jane che a fatica si tratteneva dal ridere. Ben sapendo a cosa si riferisse, le appioppò un pizzicotto sul fianco.
J: ahìiiiiiii, non è giusto.
M: e tu?
J: forse nemmeno, ma non ho saputo resistere.
Maura sciolse appena un poco l'abbraccio per vedere quella finta e adorabile aria da cucciolo.
M: niente occhioni dolci, non mi incanti.
Jane sbattè le palpebre per maggior tenerezza.
M: no, mia adorata detective,  non funziona! NON MI INCANTI!
Jane si fece seria, spostò il busto in dietro reggendosi sulle braccia, e guardando Maura totalmente nuda, seduta sulle sue gambe..
J: tu invece sì!
A Maura si fermò il cuore, un attimo dopo, si sporse verso lei per darle un dolce e piccolo bacio.
M: Jane.........
Aveva imparato in poco tempo a leggere il cambio d'espressione negli occhi di Jane, senza distogliere lo sguardo da loro, si risedette sulle sue gambe iniziando a slacciarle la cintura e poi i jeans. Un poco aiutata, le sollevò il bacino, spogliandola del tutto. Lei era lì, immobile, nuda, con un corpo muscoloso ed aggraziato e Maura era come paralizzata da tanta bellezza.
Jane la prese per una mano, la tirò a sè finchè i loro corpi non furono ancora a contatto. Si lasciò andare sul tappeto,, con Maura sopra di lei, e preso quel viso tra le mani iniziò a baciarlo con una infinita dolcezza.
Non servì molto per riaccendere Maura, con le gambe si fece largo tra le gambe della detective, iniziò a muovere il bacino su quello dell'altra con movimenti lunghi, Jane le fece spazio. Facendosi reggere sulle braccia, la dottoressa premeva la propria intimità sulla sua, poteva sentire il loro calore fondersi in uno solo. Vedere Jane in preda a languori sempre più crescenti, dava a Maura un'enorme piacere fisico, e la riempiva di brama, di voglia di averla. L'accarezzò, la baciò, la sfiorò, la strinse, le diede piccoli morsi, finché Jane, in preda ad un folle e doloroso desiderio, non la supplicò, prima, di entrare in lei e poi di uscirne. Maura restituì a Jane tutta la passione, tutto il piacere che aveva da lei  ricevuto, solo...prendendosi molto, ma molto e molto più tempo.
Jane giaceva.
I polmoni cercavano ossigeno, il cuore pareva voler uscirle dalla gola, ogni muscolo del corpo le doleva per le contrazioni causate dal piacere, la pelle era imperlata di sudore. Teneva stretto il polso di Maura, che ancora dentro di lei, le procurava ad ogni minimo movimento fitte di immenso piacere e dolore.
M: Jane???????
J: ok, se è una gara hai vinto, mi arrendo, ma ti supplico, NON MUOVERTI
Maura sorridente curava la sua prigioniera con dolci baci sul viso e soffiandole sul petto per rinfrescarle la pelle.
M:Jane? Tu non ti arrenderesti mai a niente e a nessuno, mi scioglie che tu lo faccia con me.
Jane ripresasi, lasciò il polso di Maura che con un ultimo brivido, lasciò lei.
Abbracciò stretta su di sè la sua dottoressa.
Quando capì che iniziava ad avere freddo, allungando una mano verso il divano, prese un cuscino per sè e il plaid per avvolgere entrambe.
Il fuoco scoppiettava nel camino, oltre la finestra scendeva la neve.
M: a che pensi?
J: a parte te?
Questa risposta fece guadagnare a Jane un bacio sul petto.
M: sì, a parte me.
J: a questi lunghi, faticosi, PERICOLOSI e splendidi giorni. Quando eravamo nel laboratorio del dottor Mallard, hai detto che, quello era il secondo posto..
Maura non le fece finire la frase, si fece più piccola possibile, il capo tra il collo e il mento della sua Jane, si fece abbracciare più forte e tutta rannicchiata su di lei come fosse in un nido..
M: questo Jane, questo è il posto dove mi sento in assoluto più sicura al mondo.
Era già successo, Maura non poteva vedere Jane, ma sentiva che stava sorridendo.

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Capitolo 25
*** 25 ***


~~A giudicare dalle braci nel camino, si erano assopite per un'ora. Jane cercò di riattivare i muscoli della schiena, senza svegliare Maura, fallì.
M: tutto ok Jane?
J: più o meno..
Maura sentito il tono, si sollevò di scatto da Jane, la sua espressione era seria, non stava per prenderla in giro.
M: mi stai spaventando, che cosa c'è?
J: anche prima, non sapevo come dirtelo...
M: Jane ti prego...
J: Maur non ci vedo più dalla fame, l'ultimo pasto che ho fatto, è stata colazione prima di venire a Washington!!!!!
Maura scoppiò a ridere, strinse delicatamente tra le dita le labbra di Jane, come coi bambini si fa' boccuccia, lasciandole un bacio con tanto di schiocco.
M: prendi il plaid e vai a metterti qualcosa addosso, mentre preparo. Jane? È il giorno più bello della mia vita, grazie.
Jane ancora sdraiata, tirò a se Maura che la guardava con splendidi occhi verdi
M: ascoltami bene dottoressa Maura Dorotea Isles, oggi, domani e fino al mio lontanissimo ultimo giorno tu sei stata, sei e sarai la cosa più bella della mia vita!
E se non vuoi che quel lontanissimo ultimo giorno arrivi presto, ti prego, un hamburger!!!!!!
M: fila allora!
Jane si avvolse nel plaid, raccolse vestiti e borsone e corse su per le scale, Maura si infilò la sola maglia, mise il divano in ordine e salì anche lei al piano superiore per una doccia.
Jane scese di sotto in t shirt grigia e pantaloncini, Maura con una una vestaglia corta di seta color avio era al bancone di cucina intenta ad imburrare bocconcini di pane.
J: sai di buono.
Disse Jane abbracciandola da dietro e dandole un piccolo bacio sulla spalla. Maura si voltò in quell'abbraccio.
M: sono le due di notte, ti sto sfamando, e mi merito solo questo?
Jane la baciò sulla bocca.
M: per ora può bastare.
M: Jane hai visto Fleur preparare il cesto?
J: no, dopo avermi consigliato caviale e champagne, ha detto qualcosa alla moglie che poi è sparita nel retrobottega a confezionare il tutto. Perché?
M: è un tesoro quell'uomo. Guarda. Sul fondo del cesto ha messo buste refrigeranti per mantenere la temperatura del caviale, forse immaginava che almeno per un po' avremmo pensato ad altro...
Jane avvampò come sempre..
M: mini confezioni di burro intero, panini morbidi al latte, uva e mezza dozzina di uova di quaglia, e poi questo.
Maura passò a Jane una busta con un foglietto elegantemente scritto a mano.
J: non conosco il francese, cosa dice?
Maura lesse quel biglietto come se le parole venissero dal suo cuore
Je tiens à vous perdre dans l'immensitè de vos yeux, savourer le goût de vos lèvres, ďentendre les battements de votre coeur et vous faire comprendre l'amour que je ressens pour toi.
Io voglio perdermi nell'immenso dei tuoi occhi, assaporare il gusto delle tue labbra, sentir battere il tuo cuore e farti capire l'amore che provo per te.
Finì la traduzione con la voce rotta, gli occhi umidi rivolti al basso.
Jane le prese il biglietto dalle mani, le sollevò il mento, e con un accento non perfetto ripetè
J: et vous faire comprendre l'amour que je ressens pour toi.
Non ci furono altre parole, Maura commossa, felice, protetta ed amata, si strinse alla sua Jane.
Non fu molto romantico il sordo borbottio che provenne dallo stomaco vuoto di Jane.
J: scusa Maur. Disse Jane con la solita espressione da cucciolo bastonato.
M: adoro il tuo lato romantico, ma ti preferisco viva. Siediti, finisco in un attimo.
Maura estrasse dal bollitore le uova di quaglia per farle raffreddare un poco, in un piatto da frutta l'uva era già stata lavata. Spalmò di burro i piccoli panini, con un cucchiaino non metallico prese da una ciotola di cristallo il caviale e ne mise un po' sopra a questi, la stessa cosa fece con le uova sgusciate e tagliate a metà. Jane si era assunta l'annoso compito di aprire lo champagne, non si sarebbe mai permessa di chiedere a Maura una birra con caviale e uova di quaglia.
M: voilà.  Palesemente soddisfatta della presentazione la dottoressa aspettava un commento dalla detective.
Jane guardava il risultato un poco perplessa
J: è tutto molto bello Maur, quasi un peccato mangiarlo...
M: non fare storie, assaggia prima di giudicare.
Sedute una di fronte all'altra su alti sgabelli, Maura imboccò Jane col primo assaggio di burro e caviale.
Il primo morso fu sospettoso, il secondo stupito, al terzo e ultimo Jane era conquistata.
L'assaggio con le uova, se possibile, andò ancora meglio.
J: sai Maur? Secondo me ci sta bene anche con le patatine fritte.
Maura scandalizzata alzò gli occhi al cielo..
M: Signore perdonala perché non sa quel che dice!
Scoppiarono entrambe a ridere.
Finirono lo spuntino tra risate, baci e calici di champagne.
Sistemarono insieme la cucina, guai chiedere a Maura di lasciarla in disordine, prendendosi ancora un minuto per l'ultimo bicchiere di vino sedute al bancone.
J: vorrei che questa notte non finisse mai
M: te lo prometto Jane, i giorni che verranno saranno anche meglio.
Jane col cuore pieno d'amore la baciò.
Lasciato lo sgabello e presa la dottoressa per mano si fece seguire.
M: Jane? Jane dove...vai piano ti prego!
Jane nemmeno si girò,  trascinandosi lungo le scale la sua dottoressa, e levato un braccio in segno di vittoria, gridò
J: VIVE LA FRANCE!!!!
Maura scoppiò a ridere, ma accelerò il passo.

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Capitolo 26
*** 26 ***


~~Maura fu svegliata da un tonfo contro le imposte della finestra di camera sua. Il letto era vuoto dalla parte di Jane, allungò una mano per sentirne il tepore, era freddo, un velo di malinconia la sfiorò.
Un altro tonfo.
Si alzò, aperte le persiane il sole la colpì accecandola. Tutto era coperto da una pesante coltre di neve, ad eccezione del suo vialetto, e per la sua gioia, dell'auto di Jane che era nella stessa posizione della sera prima.
La malinconia, come era arrivata, se ne andò.
Al centro del suo giardino, campeggiava un enorme pupazzo di neve, con tanto di sciarpa, naso di carota, e striminzite braccine di rami secchi. Sul lato sinistro del petto, della corteccia del vialetto era stata sagomata come fosse il distintivo della Polizia, Maura sorrise.
Quello che notò subito dopo, cambiò la sua espressione e le fece portare le mani alla bocca per la sorpresa.
Davanti al pupazzo la neve era stata accuratamente tolta, fino a formare col verde del prato, tre grandi lettere J  T  A
Jane, nascosta come un improbabile Cyrano, stava sotto la finestra della camera, in mano una palla di neve, a godersi la sorpresa per Maura.
Maura chiuse di colpo la finestra, indossò la vestaglia già volando per le scale, arrivando in salotto nel momento in cui Jane vi entrava.
J: voilà ma chère.
E con un gesto mostrò la tavola della colazione perfettamente apparecchiata.
Maura non la vide nemmeno, di slancio abbracciò la sua adorabile e romantica detective,  che vacillò un poco, ma non perse ne equilibrio ne presa.
M: Jane.......
J: ssssssssssssshhhhh
Il bacio che Maura ebbe fu lungo e dolcissimo, come la sua Jane.
Glielo aveva dimostrato da tempo, l'aveva confermato facendole l'amore, aveva declamato in francese quei versi inequivocabili, ne aveva scritto, ancora in francese, l'acronimo sulla neve.
Maura sapeva che quando il "gelido"  detective Rizzoli avesse trovato il coraggio, avrebbe detto tutto d'un fiato, che l'amava.
Non aveva fretta di sentirselo dire e di dirglielo a sua volta, entrambe lo sapevano.
M: Jane tu sei la persona più adorabile, fantastica, dolcissima e incredibilmente romantica che io conosca.
J: tu sai che ora non mi lasci altra possibilità che ucciderti, per farti tacere?
Maura sfoderò uno dei suoi sguardi terribilmente maliziosi, che tante volte avevano messo Jane in imbarazzo.
M: ero certa ci avessi provato anche ieri.... ad "uccidermi" e comunque potrei suggerirti un paio di modi divertenti per "farmi tacere".
E scioltasi dall'abbraccio prese a salire le scale.
Jane restò un attimo inebetita, ma quando Maura fece cadere la vestaglia lungo le scale, scoprendosi interamente nuda, l'irreprensibile detective Rizzoli pensò fosse il caso di aprire un'indagine molto ma molto accurata SULLA dottoressa Isles.

La colazione così ben preparata da Jane, fu consumata in ritardo ma con maggior appetito.
J: dovrei uscire, ma non ho alcuna voglia.
M: quest'ultima frase mi sorprende. Disse Maura facendole occhiolino.
J: Maur, dico sul serio. Devo ancora comprare i regali per tutti!
M: ti sbagli, l'hai già fatto.
J: no, avrei dovuto farlo il giorno in cui abbiamo trovato quella ragazza a sextown, poi non ho più avuto tempo.
Maura sdraiata sul divano, le gambe su quelle di Jane, abbassò una delle sue riviste scientifiche che era intenta a leggere
M: ma certo Jane che li hai comprati, altrimenti cosa sarebbero tutti quei pacchetti nel mio garage?
Jane fu per un attimo sorpresa, poi ricordò...
J: tu sei il genio, più carino, adorabile, PREVIDENTE e tutto il resto, che io conosca.
M: sì, confermo.
J: e giusto per curiosità,  cosa avrei regalato?
M: ovviamente tutto quello che si abbinava perfettamente col mio regalo.
J: tipo..pentola e coperchio?
M: sei un genietto anche tu, vedi? Hai ancora motivi per cui uscire?
J: tutto quello di cui ho bisogno, è su questo divano.
M: il telecomando? La canzonò Maura.
Jane non rispose alla provocazione, Maura capì al volo che non avrebbe terminato l'articolo.
Chiuse la rivista, aprì le braccia.

 

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Capitolo 27
*** 27 ***


~~Ok, siamo arrivate all'ultimo capitolo, ne sono felice ma al contempo mi dispiace.
Immaginare questa piccola storia, scriverne durante il Natale, con la giusta atmosfera di candele accese e calore in casa, mi ha tenuto compagnia.
Avevo l'impressione, una volta tornata a casa, che i personaggi mi mettessero fretta, che avessero voglia di vivere ciò che io avevo pensato mentre guidando nel traffico tornavo dall'ufficio.
Spero che sia piaciuto almeno un poco anche a voi, spero che troverete nella vostra vita, ciambelle piene di zucchero e pioggia di primavera.
Nella.

M: svegliati Jane, svegliati è Natale!!!!
Maura in preda ad un'euforia fanciullesca, aveva spalancato la persiana di camera, cercando di svegliare a suon di baci Jane. Questa, aperto a malapena un occhio, protestava per il sonno mancato ma non per altro.
J: Maur...ti prego, ancora cinque minuti!
M: daiiiii dobbiamo aprire i regali!
Assonnata, spettinata e trascinata, Jane arrivò in qualche modo in salotto.
Maura prese le due scatole ben confezionate da sotto l'albero, porgendone una alla mora.
J: ma questi sono i doni che ha portato tua madre?
M: uno è il loro per me, questo è il tuo da me.
J: ma non dovevi...
M: dai aprilo!
Nel tempo che Jane impiegò per levare il nastro, Maura aveva già aperto il suo.
Dalla scatola estrasse un abito blu, con scollo a cuore e bolerino dello stesso colore, abbinato a scarpe con un tacco vertiginoso aperte sul davanti con plateau.
M: guarda Jane!!
J: è splendido, sarai un incanto.
M: ora apri il tuo.
Maura le si mise accanto, più impaziente ancora.
Dalla preziosa confezione uscì un abito color rosso bordeaux,  scollato a barchetta e con maniche  trequarti,  oltre ad uno splendido paio di scarpe nere e alto tacco.
J: Maur...io non ho parole, è magnifico.
M: ti piace davvero? Avevo qualche dubbio, ho chiesto a mia madre un parere e beh, è piaciuto anche a lei. Jane, sarai ancora più bella oggi, e io se possibile, più orgogliosa.
J: oggi??? Ma...No Maur, non vorrai che lo indossi per il pranzo da mia madre? Sarebbe sprecato!
M: non dire sciocchezze, vedrai che successo!
J: ci sono i miei fratelli, Cavanaugh, Korsak!! Korsak mi prenderà in giro a vita! Non sono abituati a vedermi così.
Maura lo sguardo basso, parve delusa.
M: non voglio che ti senta a disagio, se non ti piace..
J: lo adoro, è solo che mi sembra troppo bello..
M: ok Jane, come vuoi.
J: dai Maur...non mettermi il muso...Ok senti, se mi prenderanno in giro...userò i tacchi in modo improprio!
Il viso di Maura s'illuminò di nuovo e abbracciò la sua detective.
M: ti adoro, lo sai vero?
J: Maura, non mettermi alla prova, perderesti! Io ti adoro molto di più.
Il tragitto verso casa Rizzoli fu un lamentio continuo di Jane per i tacchi alti con cui non riusciva a guidare e il freddo che le si era insinuato sotto l'abito. Maura la consolava, tenendole la mano sulle propria ginocchia e con continue carezze.
K: dottoressa Isles...è. ..è bellissima!
M: grazie sergente, anche lei sta molto bene.
Tommy sentito il commento di Korsak, si precipò seguito da Frankie, alla porta.
T: Maura sei...lasci senza fiato! E subito l'abbracciò. Frankie, che davvero non era riuscito a proferire verbo, si limitò ad abbracciare Maura.
J: quando lor signori si degneranno di togliere quelle ventose da Maura, gradirei essere aiutata con questi regali.
Jane fece il suo ingresso semi coperta da pacchetti regalo di ogni sorta e dimensione, poi i fratelli la aiutarono...
F: mio dio Jane....sei tu???
T: Mà vieni a vedere Jane!!!!! Si è vestita da donna!!!!
Tommy non aveva ancora terminato la frase, che lo raggiunse uno scappellotto dalla sorella.
A: bambina mia...sei bellissima!!!
J: Mà, non stringermi così,  mi sgualcisci l'abito!
Maura orgogliosa guardava Jane, era davvero splendida.
A: Maura anche tu....siete bellissime ragazze mie.
C: dottoressa Isles, Rizzoli...complimenti! Se vi doveste presentare così in ufficio...aumenterebbero i corpi al lobitorio e le confessioni degli assassini. Esordì Cavanaugh
Tutti risero...tranne Jane più rossa dell'abito che indossava.
Mentre gli altri sistemavano i regali, Angela portò con sé in cucina Maura.
A: ha fatto storie?
M: un po'. Poi ho fatto come mi hai detto tu.
A: che ti avevo detto? È da quando sono piccoli che gestisco Jane e Frankie col senso di colpa. Con Tommy purtroppo non attacca.
Lidia, la compagna d Tommy, entrò in  cucina col piccolo TJ singhiozzante
L: scusate ma TJ reclama il biberon
A: oh si è svegliato il piccolino.
L: siamo arrivati che ancora dormiva, l'abbiamo messo in camera, ma è ora di pranzo anche per lui, e come il padre, non ha pazienza.
M: è bellissimo Lidia.
L: sì, è adorabile, quando non piange.
Lidia passò il piccolo ad Angela, per scaldare il biberon.
T: Mà vieni, c'è zio Pete! Urlò Tommy dal soggiorno.
A: scusa Maura, tieni TJ. Questa casa è così grande che se non si urla non ci si sente da una camera all'altra. Disse Angela in tono sarcastico.
M: come vanno le cose con Tommy?
L: non è facile, ma ci stiamo provando. Per TJ e per noi.
Maura, come gli altri, non avrebbe scommesso su quel rapporto, ma per fortuna, i due ragazzi si stavano impegnando, dimostrando di essere buoni genitori.
M: sono davvero contenta, per voi e per lui.
E sollevando un poco TJ
M: perché questo angioletto, se lo merita di essere felice, vero TJ?
L: vieni piccolapeste, torniamo in camera per la pappa.
Maura passò alla madre il piccolo che subito iniziò la poppata.
Angela entrata in cucina, chiese a Lidia e Maura di seguirla in salotto per conoscere lo zio Pete.
L: andate voi, TJ non ama gli estranei quando sta mangiando, non vorrei riprendesse a piangere.
M: se vuoi penso io al piccolo.
L: lo faresti? Grazie, ci metto un attimo.
Le due donne uscirono, mentre Maura e il piccolo si spostarono in camera
J: ti hanno abbandonata con la piccola peste?
Jane in piedi appoggiata allo stipite della porta, guardava Maura che allattava TJ. Non avrebbe saputo dire l'autore, ma quella visione gli ricordava tanto un quadro italiano del Rinascimento, uno dei tanti ritraenti Madonna col bambino.
Maura parlò a bassa voce.
M: non ti avevo sentita. Lidia dice che il piccolo non sopporta gli estranei, allora mi sono offerta.
J: vi stavo guardando da un po'
Maura seduta sul letto col bambino in grembo, fece un poco di posto a Jane che le si mise al fianco, mettendosi a giocare coi piedini di TJ che protestando si mise a scalciare.
M: Jane...
J: ma non vedi come sono piccoli?
M: non lo sono affatto, cresce bene, secondo gli standard.
J: e tu come fai a saperlo?
M: dimentichi che sono un medico? E comunque mi sono documentata.
J: ne ero certa.
M: sistemagli il bavaglino, si sta sporcando.
J: TJ tua zia Maura ti perdonerà tutto, ma non che tu sia disordinato nel vestire, imparalo da subito.
Risero entrambe.
J: è carino vero?
M: sì, lo è.
Calò un silenzio fatto da mille pensieri, e poi non detta, una sola domanda con una sola risposta, la stessa per ognuna di loro.
Jane appoggiò la mano su quella di Maura che teneva il biberon, quello che lessero nei loro occhi, fu di una dolcezza infinita.
Angela e Lidia entrarono nella camera.
A: state facendo le prove per la maternità? Oh lo volesse il cielo!
Entrambe arrossirono.
J: Mà
A: beh, mica c'è qualcosa di male? Non vorrei dirvelo ma alla vostra età io avevo già due figli e il terzo in arrivo. Anche tua madre, Maura, sarebbe contenta, no?
J: Mà!!!!!!!!!
M: no, tua madre ha ragione, con la persona giusta, è un passo che farei.
Maura parlava tenendo lo sguardo, volutamente, rivolto verso il solo TJ
L: e tu Jane? Saresti un'ottima madre.
A: dai una speranza a questa povera donna?
J: con la persona giusta! Ok?
TJ finì la poppata che già stava dormendo, Lidia lo prese dalle braccia di Maura e lo mise nella culla.
A: gli uomini reclamano, di là era già tutto pronto, se non fosse arrivato Pete. Sai Jane, gli ho commissionato una medaglietta per il battesimo di TJ
M: è un orafo?
A: sì uno dei migliori.
J: non hai detto che è pronto?
Il pranzo, come previsto fu un successo, così come lo scambio di doni. Maura aveva fatto un ottimo lavoro nello scegliere i suoi e quelli di Jane. A TJ regalarono un completo, maglietta e cappellino, dei Red Sox, Jane ne fu la più entusiasta.
Nel pomeriggio Korsak e Frankie si dileguarono per altri impegni, Angela pretese ed ottenne che i rimanenti restassero per una cena leggera. A pasto finito, anche Tommy e Lidia uscirono per una passeggiata lasciando TJ a casa. Maura e Jane, sparecchiato il tavolo, sistemarono la cucina lasciando Angela e il Tenente da soli.
M: credo che dovremmo andarcene, sai per Angela e Cavanaugh.
J: scusa?
M: sì, dovremmo lasciarli soli prima che Tommy e Lidia rientrino.
J: Maur ti prego...stai parlando di mia madre e del mio tenente.
M: credo che si limeteranno a qualche effusione,  dato il poco tempo.
J: Maur....non voglio sentire, ne sapere, ok?
Maura si avvicinò all'orecchio di Jane perché la sentisse pur parlando piano.
M: credi di essere la sola ad aver diritto ad una sana attività sessuale?
Jane avvampò sia per il riferimento alla madre, che per quel respiro così vicino.
J: l'unico diritto a cui voglio pensare è il nostro.
Maura le sorrise.
A: ho preparato le confezioni da portare via,  sono nel frigo, ora ve le prendo. Disse Angela passando accanto alle ragazze
Maura ancora vicina a Jane..
M: vedi ci sta' cacciando
Jane le diede un pizzicotto
M: aiiiih
A: cosa c'è?
J: nulla Mà, Maura ha sbattutto contro la sedia.
A: Jane guida tu, non vorrei avesse bevuto troppo.
M: io veramente..
J: si Maur guido io è meglio
Ora fu Jane a ricevere un pizzicotto.
J: ahhhh
A: che succede?
J: ahhhh prima di andare passiamo a salutare TJ, ok Mà?
A: bene, io finisco di prepararvi le cose da portar via.
J: non esagerare!!!
TJ dormiva nella culla come un angioletto.
M: vorrei sistemarlo meglio, sai per il rigurgito.
J: è a posto
M: mi sembra anche troppo coperto per la temperatura di questa stanza
J: Maur, sta bene, lascialo stare o si sveglierà.
M: avete un termometro per la stanza?
J: Maur sarai una madre incredibilmente apprensiva, lo sai vero?
M: tu invece??? Ti ci vedo, metterai agenti di guardia alla culla.
J: ti sbagli. Chiederei a Frost un impianto di video sorveglianza in ogni camera di casa nostra, con collegamento internet ai cellulari e ai computer d'ufficio, in modo che possiamo sempre controllarlo.
A Maura non sfuggì ne la scelta del pronome personale per "casa", ne la prima persona plurale.
Jane già al termine del corridoio, si girò per aspettarla.
J: Maur, mi fanno male i piedi a colpa di questi tacchi, possiamo andare a casa?
Maura non se lo fece ripetere due volte e presa la mano di Jane si congedarono.
Erano tornate a casa immerse in tanti splendidi pensieri e confezioni di cibo di Angela, che sarebbero bastati per una settimana. Manco a dirlo, Maura pretese di sistemarli subito tutti con tanto di etichetta, mentre Jane, levatasi le scarpe, osservava quel ciclone di efficienza dal divano del salotto.
M: finito. E si lasciò cadere accanto a Jane.
M: non ricordo Natale più bello.
Jane per tutta risposta estrasse dalla tasca del cappotto un cofanetto.
J: per te, Buon Natale Maur.
M: io l'ho già avuto il mio regalo..
J: sì, ma te l'ho mangiato. Aprilo.
Dalla piccola scatola Maura estrasse un girocollo. Un filo lucente di oro bianco con un ciondolo a forma di cuore, nel cui centro era incastonato un rubino.
M: Jane è. ..è spledido non ho parole.
J: giralo
Maura girò il ciondolo e lesse cos'era inciso sul retro.
                                                                 Je t' aiMe
Le due maiuscole a simboleggiare i loro nomi. Maura scoppiò in lacrime, di felicità. Abbracciò così forte la sua detective da levarle il respiro.
J: questo non si scioglierà. Me lo ha garantito zio Pete.
Maura la riempì di baci. Aveva fatto tutto questo per lei, per lei in un solo giorno.
M: Jane.....
J: sssssssshhhhh
Quella notte, come molte altre a venire, si amarono con la dolcezza e la passione di chi supera le proprie paure per qualcosa di più grande. Fecero di due vite, una sola e forse da questa, ne sarebbe venuta un'altra.
Maura avrebbe di certo ben riassunto con il verso E PLURIBUS UNUM.

L'uomo senza fatica salì alla finestra del piano superiore, guardandovi dentro vide le due ragazze abbracciate nel loro letto. Soddisfatto si lisciò la lunga barba bianca, se tutto fosse proceduto secondo i piani sarebbe tornato il prossimo anno. Si diede una pacca di auto compiacimento sulla grande pancia e svanì con un OH OH OHHHHHH
J: Maur? Maur, ho sentito un rumore.
M: sarà il vento, dormi Jane.
Maura con il respiro già calmo di Jane sulle proprie spalle, le stava rannicchiata tra le braccia, come un uccellino nel proprio nido.
Aveva espresso un desiderio per Natale, ed era stato esaudito.
Provò ad esprimerne un altro, ...che somigliasse a lei o a Jane non contava, per quale strada fosse arrivato meno ancora, sarebbe stato amato e sarebbe stato IL LORO.
Cullando questo pensiero Maura si sistemò meglio tra le braccia di lei, Jane la strinse un po' di più
J: Maur?
M: si?
J: Ti amo.
M: IDEM

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