Coso e i punti adulto

di MarcoBacchella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


1

I



La storia di Coso è la storia di un normale ventenne, nato e cresciuto sulle sponde piemontesi del Lago Maggiore, il secondo di tre figli di una famiglia medio borghese: questo c'entra veramente poco con la parte della sua vita che vi voglio raccontare. La sua famiglia, infatti, è da ritenere solamente parzialmente responsabile di tutti i "mali di vivere" e di "fanciullezze rovinate" che il nostro protagonista di ostina a voler avere. Quando si trasferì da solo nella metropoli meneghina, si rese conto di quanto fosse più tranquilla e felice la sua nuova vita. Il suo ritmo quotidiano era impeccabile, soprattutto per essere il 15 d'agosto.


Si svegliava, metteva su il caffè, salutava il gatto disadattato quanto lui, si faceva la doccia, si metteva dei pantaloni, puliva la cucina dal caffè che si era dimenticato sul fornello, rimetteva il caffè. Il ritmo di vita, in quel monolocale da 48 euro al metro quadro, era equiparabile alla sua piccola utopia. Lì solo Coso aveva autorità: non c'erano discussioni che in casa natia venivano bollate come "da comunista di merda".


Quell'espressione, al povero Coso, non piaceva affatto: con il lavoro che faceva, non poteva permettersi di avere un'opinione politica così radicale, e per questo è sempre stato molto criticato. Dicevano che il povero Coso votasse Democrazia Cristiana. Ma il povero Coso non ha neanche mai avuto la possibilità di votare Democrazia Cristiana.

Come nessun altro italiano dal 2008.


Ma che lavoro faceva Coso?

Coso è quello che si può definire un giornalista del nuovo millennio, o almeno questo è la supercazzola che lui racconta per spiegare alla gente come si sostiene. Ha un podcast. Tiene un podcast. Registra podcast?

Insomma, parla in un microfono mentre commenta notizie, spesso tentando di spargere notizie vere e confermate, azione rara in Italia, pure per i giornali italiani.


A seconda del giorno e a seconda della notizia commentata il povero Coso veniva definito come fascista, democristiano, anarchico, comunista. Nessuno ha mai tentato di dargli del grillino in quanto non crede nelle scie chimiche.

Ma Coso, ovviamente, ha un rigore temprato, e non si abbasserebbe mai la gente che cerca una discussione, bensì, grazie al suo carattere irruente, riesce ad avere una freddezza vesuviana nelle sue risposte.

Questa sua irruenza era l'unica cosa, oltre che ad altri atteggiamenti legati ad alcuni aspetti della sua personalità, che la sua compagna non apprezzava.

"Sei immaturo se ti comporti in questo modo!" gli diceva, e lui usciva per evitare un discorso che avrebbe perso in partenza: Coso sapeva benissimo che l'unica persona che l'avrebbe potuto smontare e ricostruire era la sua ragazza.


Coso vagava, meditando, per quella che era la sua fermata della metro preferita: non capiva esattamente come qualcosa così distaccato dalla sua realtà di coppia potesse avere un impatto così forte nella stessa.

Passeggiò per diverso tempo in solitudine per tentare di ricordarsi per cosa avesse discusso con lei. Era davvero così importante? Se fosse stato importante se lo sarebbe ricordato immediatamente e ci avrebbe pensato. Però era sicuro di aver ragione. Con questo dubbio atroce nel cuore, tornò a casa. Entrò nel cortile interno del condominio, salì la rampa di scale, vide la finestra di casa sua aperta e sentì la voce di una donna. È il suo distacco dalla realtà che mi preoccupa. Ha incominciato a parlare di sè in terza persona, e spesso neanche si ricorda il mio nome."


Coso aveva sì capito che stava parlando di tutte le sue manie e dei suoi crucci, ma possibile che lei non capisse? Fin da quando si erano baciati quel fatidico venerdì lui sapeva che lei sarebbe sempre stata la più comprensiva. Oppure era proprio di questo che stava parlando?

Magari non riusciva più a tenere il ritmo con il suo stile di vita?

"È come si vivesse in un mondo tutto suo con le sue cazzo di regole e di idee"

Da fuori si poteva sentire solo il miagolio del gatto che aveva sentito le chiavi entrare nella toppa, cosa che lei probabilmente non aveva sentito.


Di colpo, la maniglia scese e lei lì stava.

Coi suoi capelli rossi e i suoi occhi da cerbiatta. Una cerbiatta molto incazzata.

"Spero tu sia venuto a scusarti"

Coso stava tentando di ricordare per cosa si dovesse scusare. Poteva giocarsela in due modi:

  • o le diceva cosa aveva sentito da fuori casa, e così avrebbe alimentato una discussione infinita, ma avrebbe conservato la dignità;

  • o la baciava.

Scelse la seconda.


Non essendo in una commedia romantica con Owen Wilson dove un bacio farebbe far pace anche Landini e i datori di lavoro, lei reagì con uno schiaffo.

"Pensi di evitare per sempre le discussioni con me? Pensi veramente che io sia felice a dover accudire un demente con rari momenti di lucidità?"

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Capitolo 2
*** II ***


1
II

    Diverso tempo era passato da quel pomeriggio: la signorina se n'era tornata dalla madre a Macerata, Coso era rimasto senza lavarsi sul divano. Per giorni aveva riflettuto su cosa avesse fatto di sbagliato, ma soprattutto su cosa potesse fare per evitare di perderla definitivamente.
Quando notò che il divano su cui era seduto da bianco era passato grigio con bustine di cracker aperte vecchie di quattro giorni, decise che era tempo di agire: entrò in doccia, indossò dei pantaloni e mise su il caffè. Fu una delle prime volte in cui azzeccò l'ordine.
Decise che doveva uscire, la soluzione ai suoi problemi non sarebbe e non sarebbe potuta entrare dalla finestra: essendo in centro a Milano, aveva le sbarre.

    Dato che quella mattina ritiravano la carta, non c'erano lattine da calciare sul marciapiede, e il povero Coso dovette accontentarsi di una pila di vecchie copie di Avvenire buttate dalla vecchietta che abitava sotto di lui. Finalmente quella pila di carta stava avendo un ruolo nel bene comune!

    A causa del faticoso calciare, il povero Coso si fermò in panetteria, una delle poche non ancora diventata sala slot.
Preso il numerino, il nostro omino si trovò davanti ad uno spettacolo familiare: un bimbo con sua madre, lui che sbatteva i piedi perché la donna non gli voleva dare l'iphone per guardarsi youtube. Per quanto lei potesse spiegargli che non era il momento, lui non capiva. Non ne aveva la maturità.

    Era la maturità la caratteristica che mancava a Coso. Quindi sarebbe bastato prenderne un po'. E se si è quello che si fa, bastava fingere di esserlo facendo tutte quelle cose da adulto.
Guadagnar punti in quel frangente per riappacificarsi con la sua signorina.
Scusi, signore? Ha bisogno?”
Signore”. Nessuno l'aveva mai chiamato in modo così rispettoso. Forse era solo buon costume della panettiera? Non poteva sapere che Coso era solito essere chiamato con appellativi e patronimici degni di Shakespeare.
Scusi, mi vorrebbe rispondere o sta lì col numerino in mano ancora un po'?”
No, non aveva tempo per rimanere lì ancora un po'. Aveva cose da fare. Non sapeva cosa, ma le aveva. Lasciò cadere il numerino in modo drammatico uscì con freddezza dalla panetteria.

    Ripercorse la strada verso casa tentando di capire quale fosse la prima azione da fare per essere un adulto. Cosa è che facevano spesso i suoi genitori? Andavano in banca. Lo lasciavano in macchina, andavano in banca, aspettavano dieci minuti, e tornavano arrabbiati. Avrebbe potuto replicare. Ma non aveva una macchina. Però aveva una bici. Ed era un buon attore.
O almeno, credeva di esserlo.

    Ma in quale banca andare? Ce n'erano così tante che avrebbe potuto impiegare, e quindi sprecare, fin troppo tempo per sceglierne una. Optò per quella con le macchinette del caffè gratis.
Coso quindi si diresse verso la banca in questione in bicicletta. Chiuse col lucchetto la bici ed entrò. Il pavimento liscio affascinava il nostro eroe che si girava e rigirava taciturno tentando di capire cosa fare.

    Dopo circa dieci minuti in cui creò e ripassò a bassa voce un copione da seguire una volta uscito, una signorina si avvicinò.
Scusi, cosa deve fare qui?” gli chiese.
Devo diventare adulto” una risposta del genere probabilmente affascinò molto la signorina, tanto che la fece allontanare per parlare con un signore più anziano, il tutto mentre Coso riposava dall'arduo pensare su una sedia.
Appena poco tempo prima che il nostro eroe si ritenesse pronto per andare, la signorina si riavvicinò.
Scusi, ma lei è nostro cliente?”
A Coso non tornava quest'informazione.
No”
A quel punto la signorina si allontanò verso un suo collega più giovane, che dopo un attimo di conversazione si mise a ridere. La signorina se ne stette per un po' nell'atrio, indecisa sul da farsi per poi tornare.
Scusi, ma lei vorrebbe essere nostro cliente?”
No” rispose Coso “Io voglio essere più maturo.”
In quel momento si sentiva pronto.
Uscì spavaldo dalla banca, prese le chiavi, aprì il lucchetto e inforcò i pedali.
Cominciò a pedalare per 15 metri in modo nervoso.
Arrivato al portone del condominio lo aprì per avviarsi al secondo piano.

    Entrato, capì che doveva prender nota di questo avvenimento.

Prese un post-it, scrisse “Andato in banca” e lo appese al frigorifero.
Poi aprì quest'ultimo, e si ricordò che non aveva mai fatto la spesa.



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