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I
La
storia di Coso è la storia di un normale ventenne, nato e cresciuto
sulle sponde piemontesi del Lago Maggiore, il secondo di tre figli di
una famiglia medio borghese: questo c'entra veramente poco con la
parte della sua vita che vi voglio raccontare. La sua famiglia,
infatti, è da ritenere solamente parzialmente responsabile di tutti
i "mali di vivere" e di "fanciullezze rovinate"
che il nostro protagonista di ostina a voler avere. Quando si
trasferì da solo nella metropoli meneghina, si rese conto di quanto
fosse più tranquilla e felice la sua nuova vita. Il suo ritmo
quotidiano era impeccabile, soprattutto per essere il 15 d'agosto.
Si
svegliava, metteva su il caffè, salutava il gatto disadattato quanto
lui, si faceva la doccia, si metteva dei pantaloni, puliva la cucina
dal caffè che si era dimenticato sul fornello, rimetteva il caffè.
Il ritmo di vita, in quel monolocale da 48 euro al metro quadro, era
equiparabile alla sua piccola utopia. Lì solo Coso aveva autorità:
non c'erano discussioni che in casa natia venivano bollate come "da
comunista di merda".
Quell'espressione,
al povero Coso, non piaceva affatto: con il lavoro che faceva, non
poteva permettersi di avere un'opinione politica così radicale, e
per questo è sempre stato molto criticato. Dicevano che il povero
Coso votasse Democrazia Cristiana. Ma il povero Coso non ha neanche
mai avuto la possibilità di votare Democrazia Cristiana.
Come
nessun altro italiano dal 2008.
Ma
che lavoro faceva Coso?
Coso
è quello che si può definire un giornalista del nuovo millennio, o
almeno questo è la supercazzola che lui racconta per spiegare alla
gente come si sostiene. Ha un podcast. Tiene un podcast. Registra
podcast?
Insomma,
parla in un microfono mentre commenta notizie, spesso tentando di
spargere notizie vere e confermate, azione rara in Italia, pure per i
giornali italiani.
A
seconda del giorno e a seconda della notizia commentata il povero
Coso veniva definito come fascista, democristiano, anarchico,
comunista. Nessuno ha mai tentato di dargli del grillino in quanto
non crede nelle scie chimiche.
Ma
Coso, ovviamente, ha un rigore temprato, e non si abbasserebbe mai la
gente che cerca una discussione, bensì, grazie al suo carattere
irruente, riesce ad avere una freddezza vesuviana nelle sue risposte.
Questa
sua irruenza era l'unica cosa, oltre che ad altri atteggiamenti
legati ad alcuni aspetti della sua personalità, che la sua compagna
non apprezzava.
"Sei
immaturo se ti comporti in questo modo!" gli diceva, e lui
usciva per evitare un discorso che avrebbe perso in partenza: Coso
sapeva benissimo che l'unica persona che l'avrebbe potuto smontare e
ricostruire era la sua ragazza.
Coso
vagava, meditando, per quella che era la sua fermata della metro
preferita: non capiva esattamente come qualcosa così distaccato
dalla sua realtà di coppia potesse avere un impatto così forte
nella stessa.
Passeggiò
per diverso tempo in solitudine per tentare di ricordarsi per cosa
avesse discusso con lei. Era davvero così importante? Se fosse stato
importante se lo sarebbe ricordato immediatamente e ci avrebbe
pensato. Però era sicuro di aver ragione. Con questo dubbio atroce
nel cuore, tornò a casa. Entrò nel cortile interno del condominio,
salì la rampa di scale, vide la finestra di casa sua aperta e sentì
la voce di una donna. È il suo distacco dalla realtà che mi
preoccupa. Ha incominciato a parlare di sè in terza persona, e
spesso neanche si ricorda il mio nome."
Coso
aveva sì capito che stava parlando di tutte le sue manie e dei suoi
crucci, ma possibile che lei non capisse? Fin da quando si erano
baciati quel fatidico venerdì lui sapeva che lei sarebbe sempre
stata la più comprensiva. Oppure era proprio di questo che stava
parlando?
Magari
non riusciva più a tenere il ritmo con il suo stile di vita?
"È
come si vivesse in un mondo tutto suo con le sue cazzo di regole e di
idee"
Da
fuori si poteva sentire solo il miagolio del gatto che aveva sentito
le chiavi entrare nella toppa, cosa che lei probabilmente non aveva
sentito.
Di
colpo, la maniglia scese e lei lì stava.
Coi
suoi capelli rossi e i suoi occhi da cerbiatta. Una cerbiatta molto
incazzata.
"Spero
tu sia venuto a scusarti"
Coso
stava tentando di ricordare per cosa si dovesse scusare. Poteva
giocarsela in due modi:
Scelse
la seconda.
Non
essendo in una commedia romantica con Owen Wilson dove un bacio
farebbe far pace anche Landini e i datori di lavoro, lei reagì con
uno schiaffo.
"Pensi
di evitare per sempre le discussioni con me? Pensi veramente che io
sia felice a dover accudire un demente con rari momenti di lucidità?"
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