Al di là del cuore

di Nlc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***
Capitolo 14: *** Considerazioni finali ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


capitolo 1

“L’allegria è uno stato dell’animo che cresce e sostiene la forza del corpo ad agire, la tristezza è al contrario uno stato d’animo che diminuisce e ostacola la forza dell’agire. L’ allegria è dunque cosa buona.”

                                                     ( Baruch Spinoza )

 

1.

 

Le vacanze erano ormai finite; era tempo di andare a scuola.

Anastasia s’ era appena alzata, aveva preso il suo caffellatte e si stava dirigendo a scuola con il suo motorino. La madre non voleva che andasse a scuola con la macchina. Era in ritardo; molto probabilmente prenderà una sgridata dal suo professore.

Sono le 8,15.

“ Caminetti Anastasia…”il professore stava facendo l’appello.

Anastasia arrivò in quel momento tutta affannata.

“ E’ lei Caminetti?”il professore era scocciato.

“ Sì…mi scusi per il ritardo.”

“ Male per il primo giorno, vada a prendere il suo posto .”con tono critico proferì il professore battendo la mano sulla scrivania.

La sua amica Natasha aveva preso il posto anche per lei e glielo indicò. I capelli d’Anastasia lunghi s’erano tutti spettinati per il vento che tirava fuori. Era aria di pioggia e ormai l’estate pian piano se ne stava andando.

Il professore cominciò a parlare. Era il nuovo supplente d’inglese Matthew Daniel Mannelli, italo- americano che avrebbe sostituito la loro professoressa perché aveva preso l’aspettativa. Era in cinta.

Anastasia guardava dalla finestra e vedeva una madre che portava i  suoi bambini a scuola….Pian piano la sua mente cominciò a vagare.

Il professore se n’accorse e la sgridò:

“ Caminetti…Caminetti…”

“ Eh…”

“ Benvenuta fra noi. Di cosa stavo parlando?”

“ Della delicatezza…della dolcezza che il nostro autore vuole comunicare al lettore….Come l’allegria di un cucciolo smarrito di aver trovato la sua tana…di essere protetto dai suoi simili….”.

“ Molto bene Caminetti…molto bene.” Il professore era risentito.

“ Come hai fatto? Ti ho visto? Eri incantata.” Chiese Natasha dopo che il professore s’era allontanato, ma Anastasia non rispose….

Finite le lezioni della mattinata Anastasia stava uscendo dalla scuola, mentre il professore d’inglese stava facendo retromarcia con la macchina  nel parcheggio della scuola, la vide di sfuggita. 

Il professore si diresse verso casa. Mentre stava dentro la macchina, rifletteva su se stesso e sulla sua decisione di essersi trasferito dall’America all’Italia.

“ COMBINA QUALCOSA DI BUONO NELLA VITA”, questo le diceva sua madre.  Sua madre lo criticava sempre nonostante i suoi sforzi. Suo padre d’origine italiana s’era trasferito in Italia con un’altra donna. Il padre lo stimava, credeva in lui, ma poi  se n’andò facendosi un’altra famiglia.

Matt sapeva dov’era: viveva a Pavia con la sua nuova moglie. Un giorno suo padre gli scrisse una lettera, ma lui non rispose. Si sentiva tradito, frustrato come un cane abbandonato dai suoi padroni. Alla fine Daniel prese la decisione di andarsene anche lui dall’America. Ormai aveva 24 anni, voleva rifarsi una vita lontano da suo madre che lo mortificava in ogni situazione. Matt Daniel, un uomo determinato a cambiare il destino delle cose, cercava qualcosa o qualcuno che l’ avrebbe aiutato. Arrivò a casa, parcheggiò la macchina, salì sulle scale ed  entrò in casa. Si mise a cucinare, mentre cucinava veniva nei suoi pensieri lo sguardo malinconico di una ragazza.

Ania  si dirigeva verso il motorino con Natasha, così le diede un passaggio. Durante il tragitto le due amiche chiacchieravano e ridevano. Natasha aveva i capelli ricci e lunghi biondi cenere, occhi  azzurro intenso….Bella ragazza, alta, dolce,voleva molto bene ad Ania.

“Non hai detto più una parola stamattina dopo che il professore t’ ha sgridato, cos’ hai?”

“Ho capito che c’è sempre qualcosa da imparare e che dobbiamo sempre perfezionarci nelle cose in cui crediamo come ha fatto il gabbiano Jonathan Linvigston che ha ritentato e ritentato fino a giungere in un altro mondo senza più limite di spazio e di tempo.”.

“ Leggi troppo Ania!”disse Natasha impressionata.

“ Dai scendi, sei arrivata!”

“ Grazie…ora che ci penso, ci vieni al compleanno di Daniela?”chiese Natasha.

“Non lo so…ti faccio sapere!”Ania abbassò gli occhi.

“ Lo voglio sapere, perché risparmiamo di meno se facciamo il regalo in due.”.

“ Va bene!”ma Ania era poco convinta, accese il motore e poco dopo arrivò a casa.

In quel momento, cominciò a piovere. Anastasia mangiava con la madre e  Giancarlo, il fidanzato della madre: suo padre era morto quando lei aveva solo 10 anni.

L’ amore e la vita: due cose che vivono nello stesso istante.

La felicità e la tristezza: due sentimenti intensi, ma struggenti.

La fede e la certezza: una cosa unica.

Tutto ciò provava Anastasia, ma aveva una paura quella di perdere tutto. Tutto comprendeva la sua immaginazione, la sua energia dove l’emozioni si fondevano e diventavano una cosa unica.

Nel pomeriggio, Anastasia chiamò Natasha per dirle che non sarebbe venuta al compleanno di Daniela.

 Dopo varie chiacchiere chiuse la cornetta del telefono. Aveva smesso di piovere, ma una fresca brezza era rimasta nell’aria con molti odori….Di speranza, di ricordi, di gioia, di amore, di vita: un bambino correva veloce per prendere una palla vicino al prato di casa sua. Per Anastasia vedere un bambino significava vedere la vita che nasceva: tutto cresceva e si emanava come un onda di musica che sprigionava emozioni.

“Anastasia, possibile che bisogna chiamarti per ore ?”disse con tono di rimprovero la madre aggrottando le sopraciglia e mettendo le mani in vita, poi si rilassò.

“ Mi devi fare un favore: devi fare un salto al supermercato, perché ho dimenticato di comprare la carne per stasera.”.

“Non ci puoi andare tu, ho da fare.”Ania aprì il libro di filosofia.

“No, fra poco ho il turno all’ospedale.”

“Mandaci quel deficiente di Giancarlo .”Gli occhi di Ania si riempirono di un’assoluta mancanza di stima.

“Non ti permetto di mancargli di rispetto, inoltre è da un po’ che è andato via…non l’ hai neanche salutato.”.

“Lui non è mio padre.”

“Hai 18 anni, è da 1 anno che sto con lui, fino a quando avrai intenzione di comportarti così? La madre aveva rancore  verso la figlia per questo motivo.

“ VAI VIA. ”urlò.

“Io me ne vado…ma non puoi continuare così, prima o poi lo dovrai accettare. Anche a me manca tuo padre…tantissimo…ma ho cercato di rifarmi un’altra vita, perché penso che tuo padre voglia che guardiamo al futuro non che lo compiangiamo.”. Gli occhi della madre si resero pieni di lacrime ed uscì dalla stanza.

Ania pianse….Ieri non è null’altro che il ricordo di oggi, il domani è il sogno di oggi e per Anastasia ieri e domani comprendevano suo padre.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


capitolo 2

2.

Un uomo seduto su una panchina stava leggendo un giornale. Era una giornata di primavera e si sentivano le voci dei bambini che correvano per il giardino.

Una bambina dagli occhi verdi e i capelli castani s’avvicinò. Avrebbe avuto circa 6 anni. I suoi grandi occhi s’ illuminarono e le sue fossette intorno alla bocca le donavano una sensazione di spensieratezza e gioia.

“ Papà,mi compri il palloncino?” poco più in là,di fronte al giardino, un signore anziano con un grosso naso e pelato vendeva dei palloncini colorati.

“ Va bene,tesoro!” L’uomo ripiegò il giornale,se lo mise in tasca ed avanzò insieme alla sua bambina. Era un bell’uomo,occhi verde smeraldo,capelli biondi,alto,scolpito,spalle larghe indossava una camicia bianca- azzurra e jeans.

“ Voglio quello blu! Come il cielo” disse la piccola.

Il padre lo prese e lo pagò. La bambina lo prese,ma se lo fece scappare dalle mani.

“ Oh no!”esclamò la bimba.

“ Non ti preoccupare,il palloncino vola sicuro nell’ aria. Arriverà in paradiso dove le anime lo accoglieranno con festa e a quel punto esploderà per spargere i sorrisi dei bambini di tutto il mondo e si ricorderanno per sempre….”

 

Ania Piange…piange…le sue lacrime fanno rinascere ricordi magici uno dopo l’ altro. Il dolore si propaga come un sassolino caduto in acqua che crea onde…un vortice di emozioni.

 

Era un giorno d’ estate. Il sole caldo era alto nel cielo. La famiglia Caminetti si trovava nel giardino di casa dove Giorgio stava facendo il barbecue,mentre Stefania e la piccola Ania giocavano con l’ acqua. Stavano annaffiando le piante del giardino.

“ Stefania,Ania…è pronto!”Le chiamò.

“ Ora veniamo! Tesoro,vatti a cambiare,sei tutta bagnata!” La piccola mise giù il tubo dell’ acqua.

Dopo 10 minuti arrivò correndo. “ Ehi,papà è arrivato il mio pianoforte?”chiese

“ Ancora con sto piano. Giorgio è troppo piccola…non metterle in testa strane idee,non può fare la pianista…ehi,mi ascolti?” La madre parlava a vuoto

“ L’ ho ordinato,ma nel frattempo puoi suonare sul mio!” disse rigirando le bistecche.

“ Urrà!” urlò con gioia.

“ Giorgio…non va bene…” disse risentita girando la testa dall’ altra parte.

“ Perché è negato sognare?” rispose.

“ No,però te ne preoccuperai tu in futuro se non avrà successo! La piccola ha talento,ha ereditato da te ma non basta..” ribatté.

“ C’è la passione e la passione è il sale della vita! Senza di essa tutto è insipido! Come sai che t’amo pazzamente !” disse lui.

“ Ti amo!”Si baciarono. Si sentì uno strano odore di bruciato.

“ Papà…le bistecche…stanno bruciando…”

“ Oh,caspita!” Le tolse velocemente con un guanto per non scottarsi e le porse nei piatti.

“ Mettici la salsa,è più buona!”le consigliò il padre.

“ okay!” disse contenta.

“ Giorgio!” lo chiamò indispettita lanciandogli una fulminata.

“ Che c’è?” le chiese placidamente.

“ La vizi troppo!”ripose.

 “ Lo so,ma è una bambina!I suoi sorrisi mi riempiono di gioia e sono felice che la musica è dentro il suo cuore.”  disse guardandola,mentre andava a sedersi. Presero i piatti e si misero a mangiare sul tavolo pieghevole.

Le finestre erano aperte e sì sentì suonare il telefono.

“ Vado a rispondere! Voi fate i bravi” esclamò Stefania. Giorgio era una sagoma: si mise a tirare i pezzetti di pane alla figlia e lei li ritirava facendo diventare un pranzo o una cena una battaglia navale di molliche di pane. Ed ogni volta Stefania doveva rimettere a posto.

Stefania ritornò. Vide il casino,ma lasciò perdere.

“ Era mia madre. Ha detto che il suo aereo è arrivato con un’ora d’anticipo…”

“ Ma quella donna le ali non ce l’ha?” Stefania lo guardò contrariata per la battuta.

“Ho capito…la vado a prendere..” disse esasperato.

“ Caro,non ce n’è bisogno! Prenderà un taxi e…”

“ e ?” chiese lui. La bimba era intenta a mangiare e non li stava a sentire. “ E ha detto che la devi andare a prendere!” continuò.

“ Lo sapevo! Quella donna non si smentisce mai! Neanche tuo padre se la stingeva con lei.”disse scherzando.

“ Ti amo,finisco di mangiare e parto per l’ aeroporto di Fiumicino!”

La madre di Stefania s’era trasferita dopo la morte del marito a  Instabul dove abitava una sua cugina ed una volta al mese veniva giù a trovare la figlia. E quel giorno era  arrivato.

Finita la cena,Giorgio si preparò e tirò fuori la macchina dal garage.

“ Guida con prudenza!” consigliò Stefania.

“ Papà,posso venire con te?” chiese la piccola.

“ Il viaggio è lungo,ti stancheresti. Resta con la mamma,le farai compagnia!”

“ Papà..”

“ Si,che c’è?”

“ Ti voglio bene!” manifestò Ania.

“ Te ne voglio anch’io! Ciao!”

Partì.  Poche ore dopo arrivò la notizia. Erano le 11,30 di sera e non erano ancora arrivati. Stefania ,con addosso un vestito celeste chiaro, girava per le stanze preoccupata chiamando il cellulare del marito,ma non rispondeva e il cellulare della madre faceva irraggiungibile. Era nel panico  totale . il cuore le batteva all’ impazzata.

 La piccola si svegliò  reggendo l’orsacchiotto in mano,sentendo la madre girare come una forsennata. “ Mamma,papà non è ancora tornato?”Si stropicciò gli occhi. “ No,tesoro no . Torna a dormire.”rispondeva facendo finta di niente,ma…Il campanello suonò.

“ Eccolo è lui!” Aprì la porta: era la madre.

“ Mamma…ciao!” L’ abbracciò. L’ abbracciò anche lei caldamente.

“ Mamma,cos’hai? Sembri sconvolta,dov’è Giorgio? A mettere la macchina in garage?” La madre fece cenno di no con la testa e chiuse la porta. La sua faccia era bianca come il latte:fece sedere Stefania sul divano e le disse la notizia.

Stefania si sentì gelare,urlò, scoppiò in lacrime e si contorse dal dolore,mentre la nonna piangeva con lei tenendola stretta tra le sue braccia. Non pensando che la piccola era un piedi, la piccola Ania era lì a sentire  tutto stringendo il suo orsacchiotto forte .

In autostrada Giorgio guidava con la sua alfa romeo….

il traffico era regolare.. forse un colpo di sonno,un malore non so…improvvisamente la macchina ha sbandato e si è schiantata contro un tir fermo su una piazzola di sosta.

Dopo un po’ dei poliziotti arrivarono all’aeroporto di Fiumicino dove la nonna aspettava spazientita e preoccupata. I poliziotti avevano rilevato la targa della macchina e capito dove di dirigeva accompagnando la nonna fino a casa.

In quel momento Ania,vicino al pianoforte del padre,vedeva sua madre piangere ed urlare. Da quell’ attimo lei percepì che la musica sarebbe stata la sua vita.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


capitolo 3

3.

 

Passò una settimana dall’inizio della scuola… era un giorno di sole…un sole opaco, ormai l’autunno era arrivato  e già tutto si scuriva. La settimana era stata spoglia come un deserto. C’erano giorni in cui Matthew non sapeva che fare di se stesso, allora si rifugiava in luoghi di quiete, di calma. Egli assaporava la passeggiata che aveva appena cominciato: l’aria frizzante, le strade luccicanti….

I suoi  grandi occhi azzurri erano pieni di speranza, i suoi capelli neri erano mossi dal vento…

Ania stava in macchina.

Stava andando dal nuovo museo che era stato aperto da pochi giorni. Ania, pensierosa, si sentiva in colpa di come aveva trattato la madre la settimana scorsa.

I capelli  castani lunghi di Ania erano raccolti ed i suoi occhi verdi brillanti erano nascosti dagli occhiali da sole. Aveva indosso un leggero giubottino di jeans sotto una t-shirt viola con margherite rosa e i pantaloni azzurri.

Arrivò al museo. Parcheggiò la macchina. Entrò. Fece il biglietto. Fece un rapido giro del museo per poi raggiungere la sala dei quadri.

Era molto colpita da un quadro cubista, ma non era sola. C’era qualcuno vicino a lei.

“E’una cosa incredibile!”disse una voce circostante a lei. Anastasia commentò senza nemmeno girarsi:

“Gli oggetti non sono raffigurati come l’occhio li vede da un certo punto di vista,ma come la mente li considera: guardandovi all'interno,raffigurandone nello stesso tempo i vari aspetti e immaginandone la funzione. L’immagine ,in questo modo,si scompone  nella rappresentazione frontale,laterale,dal basso,dall’alto,dal dentro.”

“I cubisti in questo modo intendono provocare percezioni tattili oltre che visive.” Lui si girò verso di lei.

“ Caminetti!” Così anche lei si girò di soprascatto.

“ Professore…oh mi scusi…mi sono fatta lasciar prendere dal quadro.” Rispose intimidita ed abbassò lo sguardo mordicchiandosi il labbro.

“ Non c’ ha niente da vergognarsi…ha proprio ragione…l’immagine è fatta di una prospettiva libera,non come quella che il nostro occhio registra. Non sapevo fosse appassionata di arte.” Disse il professore meravigliato.

“ Lo sono molto…mi piace le emozioni che gli artisti comunicano nei loro quadri…sono speciali. Sono stupida lo so.” Ania era in imbarazzo.

 “ No,anzi….credo che lei abbia una focalizzazione molto ampia di ciò che la circonda.…”Il professore si sentiva a suo agio con Ania.

“ La cultura mi piace…mio padre mi ha trasmesso la bellezza dell’arte.” Ania cominciava a confidarsi.

“ Sarò contento di parlarci ai colloqui allora.” Il professore era incuriosito,si passò una mano sui capelli,poi le infilò in tasca.

“ Non sarà possibile. Mio padre è morto quando io avevo solo 10 anni.”

Ania abbassò lo sguardo.

“Mi dispiace……”Il professore era davvero dolente.

“ Professore…lo so dovrei farmene una ragione,ma non ci riesco.”

Anastasia s’irrigidì,il professore se ne accorse,così  provò ad aiutarla con parole cortesi. Gli occhi di lui esprimevano calore.

Ania aveva paura …. Il suo cuore batteva forte,le mani sudavano.

Le sue emozioni furono fermate.

Il professore la salutò e si diresse verso un’altra sala.

Anastasia rimase un’altra mezz’oretta,poi uscì.

Andò a prendere  la macchina nel parcheggio,quando si sentì chiamare: era Giancarlo.

“ Anastasia…”gridò lui. Lei cercò di far finta di non vederlo,ma ormai…

“ Cosa vuoi?” rispose infastidita.

“ Mi trovavo nei paraggi ed ho riconosciuto i tuoi lunghi capelli.” Giancarlo cercava di essere affettuoso,ma Ania era irresoluta.

“ Falli a mia madre i complimenti, almeno lei li apprezza.”  Aprì lo sportello e si mise dentro. “ Per piacere, Ania. Sto cercando di tutto per piacerti .”disse Giancarlo.

“Non c’è bisogno che ti sforzi. Non mi piacerai mai.”Ania era dura con lui.

“ Io non voglio prendere il posto di tuo padre,ma mi propongo di esserti amico.” Lui provava,ma Ania non rispose. Ania accese il  motore e se ne andò.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


capitolo 4

4.

 

E’ difficile sbagliare se si attribuiscono le azioni estreme alla vanità,le ordinarie all’abitudini e le meschine alla paura. ( Nietzche)

Eppure Matt aveva paura: si sentiva fragile e ingenuo come un bambino. Attirato da tutto ciò che era intorno aveva voglia di scoprire nuove sensazioni, emozioni. Le sue azioni erano abitudinarie,ma voleva cambiare modi di fare.

Fanny 87-

Alcuni giorni dopo Matthew Daniel entrò in classe con uno spirito diverso. Posò la valigetta si sedette e  fece l’appello.

Dopo aver fatto l’appello si alzò, appoggiò la penna ,fece il giro per appoggiarsi sul davanti della cattedra, e sorrise alla classe. Dio, com’è bello! pensò istintivamente Anastasia. Non se ne era mai accorta prima di allora. Mai. Come ipnotizzata, lo ascoltava mentre spiegava.

“ Bene, ragazzi, per oggi è tutto.” disse sorridendo. Suonò la campanella dell’ultima ora. I ragazzi uscirono dalla classe, Anastasia, rimase per ultima. Matt la bloccò: “ Aspetta Anastasia, devo parlarti.” Lei rimase stupita. Annui, e restò.

Matt fece un respiro profondo e incominciò: “ Volevo parlarti della confidenza che tu mi hai fatto qualche giorno fa al museo. Ora, le mie non sono parole  di  una persona che vuole giudicare, anzi. Nemmeno le parole di un professore. Ma parole di un amico, se così  vogliamo intenderle.   Tu mi hai confidato ciò che provavi, e credo sia giusto che io ti dia una mia risposta sincera. Per te deve essere stato molto brutto, molto doloroso. Anche se non so cosa esattamente tu abbia passato, anche se non so cosa provi, posso immaginare. Anche io, in un certo qual modo ho perso mio padre. Non è una cosa bella  no,non lo è. Ma, è passato molto tempo da allora. Non puoi  rifugiarti nei ricordi e smettere di vivere,Ania!   La vita va avanti non ci si può fermare e guardare indietro;  e questo non significa dimenticare  tuo padre, non significa volergli meno bene. Lui, è morto, ma continua a vivere in te, Ania. Nei tuoi occhi, nei tuoi sorrisi, nei tuoi gesti. Lui c’è sempre. E’vicino a te in ogni momento.

Ti chiederai, con quale faccia tosta, posso parlarti in questo modo. Beh, come ti ho già detto lo immagino , lo immagino soltanto, Ania.” -

Gli occhi di Anastasia erano commossi. Commossi da quelle parole vere. Il dolore riaffiora.

Le sue speranze erano crollate,si sentiva male. Le sue lacrime erano la realtà: suo padre era morto da tanto tempo e nonostante  lui vivesse nel suo cuore, lei non poteva farci niente ma doveva crescere.

Viviamo tutti nello stesso cielo,ma non abbiamo lo stesso orizzonte.

I sogni e le speranze ci fanno andare avanti nella vita, ma arriva quel momento che ti rendi conto che devi fare qualcosa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


capitolo 5

5.

Una musica dolce si stava spargendo nell’ aria,c’era una persona che stava suonando. La porta nella stanza si apriva: era Ania che suonava il piano.

Bach diceva che la musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori; Ania voleva colmare quel vuoto proprio con la musica. Non stava in casa,ma stava facendo lezione di pianoforte,presto avrebbe avuto un saggio. Ecco i tasti che vengono premuti dalle sue dita: iniziavano poi finivano fino a creare una melodia che arrivava alle orecchie. Era un messaggio d’ amore, d’ aiuto che riscendeva piano piano verso il basso per poi risalire. Un urlo,un lamento.

Le note erano salite,ma non ascoltate riscendono. Queste note formavano una linea curva che si stringeva e s’allargava,s’alzava,s’abbassava per arrivare dove? In un punto infinito dove non c’era tempo né spazio e sentivi il cuore che palpitava,gli occhi che ti lacrimavano.

“Va bene Ania,basta così! Domani riproveremo…oggi il pezzo l’ hai fatto meglio!” queste erano le parole della sua maestra.

Ania mise a posto lo spartito,s’alzò dallo sgabello,si mise il giacchetto, prese la borsa,salutò la maestra ed uscì.

Si dirigeva verso la macchina ,intanto la sua mente stava costruendo una figura nuova che non era suo padre. Entrò dentro, s’allacciò la cintura. Aspettò un attimo prima d’ accendere,si guardò dallo specchietto. I suoi occhi erano spenti,poi si decise a partire.

Durante le giornate di scuola Ania si comportava come sempre,però c’era qualcosa di nuovo e Natasha se n’era accorta,ma non diceva niente. Matt continuava a fare il suo lavoro,ma era confuso e turbato.

Era la metà di ottobre ed Ania aveva il suo saggio. La madre insieme a Giancarlo andarono a vederla. La madre era felice per lei e la stringeva fortemente. Stavano nel camerino.

Ania sei fortissima,piccola mia! Se tuo padre fosse qui….”diceva la madre premurosa.

“ Lui c’è!” disse convinta. Anastasia era bellissima: i suoi capelli erano sciolti,ma aveva un fermaglio dorato dove c’era una farfalla.

Aveva una camicetta bianca di pizzo a mezze maniche ,una gonna blu notte,le scarpe col tacco.  Le sue palpebre erano velate d’un ombretto d’oro chiaro che brillava nella luce e  provocava un effetto d’ armonia. Le sue labbra avevano un lipgloss trasparente.

Dopo un po’, lei uscì e  cominciò a suonare.

-          L’ uomo che non alcuna musica dentro di sé, che non si sente   commuovere dall’ armonia di dolci suoni, è nato per il tradimento,per gli inganni,per le rapine. I motivi del suo animo sono foschi come la notte, i suoi appetiti neri come l’ erebo. Non vi fidate di un siffatto uomo. Ascoltate la musica- (William Shakespeare)

 

..l’ultime note…….Ania pigiò il tasto e la melodia finì. Attimo di suspense,poi un rumore di applausi esplose nella stanza.

“BRAVA,BRAVA! Urlavano Natasha ed altri suoi amici che erano venuti a vederla. Ania s’ alzò,fece un inchino. Una lacrima sgorgò da un occhio.

Nella sala un uomo guardava,stupito da quel messaggio d’ amore che lui aveva sentito. Aveva ascoltato una donna fiorita che chiedeva amore,protezione e voglia di cambiare.

Anastasia andò dal suo camerino,dove l’ accolsero tutti quanti con baci, abbracci e regali,poi se ne andarono. Lei rimase sola a struccarsi davanti allo specchio.

Qualcuno bussò alla porta.

“ Avanti!” Ania si stava levando il fermaglio.

“ Si può?”.

“ Entri.”  Era Matthew.

“ Posso fare le congratulazioni a questa bravissima pianista?”

Ania si girò. Alla vista di Matt,i suoi occhi  spalancarono.

“Quando ho letto  il volantino di questo saggio ho pensato che non fosse una cattiva idea andarci. La musica classica oltre che ad essere molto bella è anche rilassante. Ma, non avrei mai pensato di trovare una mia alunna ad suonare il piano. E’ stata proprio una bella  sorpresa inaspettata! ” disse sorridendo.

Ania s’alzò. Si diresse verso di lui.

“ professore, devo ringraziarla di cuore.  Le sue parole mi hanno aiutato a capire. Ora penso di farcela grazia a lei.”

Ania era decisa. I loro sguardi erano diretti. Ci fu un attimo di incomunicabilità che parse infinito. Loro si guardavano,alla fine le loro labbra furono a contatto. Un bacio. Batticuori. S’abbracciarono. Era da tanto tempo per Ania che non riceveva più un abbraccio. Un abbraccio forte,d’ amore…..

La porta era chiusa,in quel momento s’ aprì. Era Natasha.

Loro fecero in tempo per allontanarsi.

“ Grazie professore.” Disse Ania imbarazzata per fare finta di niente

“ non c’è di che,un’ottima performance. Ci vediamo a scuola Caminetti.” Matt era altrettanto imbarazzato e si sbrigò ad uscire.

“ Ho interrotto qualcosa?”chiese Natasha.

“ No,no…” rispose Ania. Si mise a sedere e cominciò a spogliarsi.

Ania,non me la dai bere,cosa sta succedendo? E’ da tanto che non ti confidi con me…hai qualcosa dentro di nuovo,me ne sono accorta. Vorrei saperlo.” Natasha era preoccupata.

“ Siediti,vicino a me!” disse Ania facendo cenno allo sgabello che aveva vicino a lei.

Natasha si sedette ed Ania parlò con lei: del suo rammarico,della sua voglia di cambiare e che si stava innamorando.

Natasha le stava vicino e porse la sua mano sulla sua.

“ E’ una cosa bella lo sai! Quello che hai detto.” Disse la sua amica sorridendole…

“ E’ successo, così, all’improvviso.”

“ E’ normale… è amore.”

Intanto Matt era rimasto ad occhi chiusi per un bel po’, a darsi dello stupido.

Accese il motore. “ E’ una ragazzina, Matt! E’ troppo, troppo giovane per te! Cosa diavolo t’è preso?!

Fanny 87

 

Ma, l’amore si sa, ti prende impreparato, ti prende, e quando lo fa, non c’è ragione…. nulla che può fermarlo… Anche l’uomo più razionale del pianeta Terra, sarebbe stato preso, sconfitto, dal quel sentimento bruciante. Non  si può sfuggire, perché Matt si stava innamorando e di brutto. E di una ragazza di 18 anni.

Il giorno dopo, per grazia del cielo aveva il giorno libero. E si iscrisse ad un club di tennis,giusto per conoscere un po’ di gente. E, poi, lui a tennis era sempre stato un campione. Forse, era l’unica cosa che gli riusciva bene veramente. Parole non sue, queste, ma, di Lydia, la sua ex; Oh, quante gliene aveva dette, prima della sua partenza! E quel che è peggio, è che lei aveva ragione, sotto un certo punto di vista. Giocò meglio che  per sfogarsi. Quando uscì pioveva. Si sbrigò ad entrare nella macchina.

Tornò a casa. Ed ebbe una bella sorpresa.

Perché Anastasia lo stava aspettando sotto il suo portone.

Si era seduta sul pavimento,le braccia stringevano le gambe, e la testa era appoggiata sulle ginocchia…

Ania! Che ci fai qui?” disse preoccupato chinandosi verso di lei. Anastasia alzò la testa di scatto,e si buttò al collo di Matt. “ E’ da due ore che ti aspetto!” disse col il viso sulla sua giacca. “Non dovevi. Sei congelata. Dai entriamo.” Disse accarezzandole i morbidi capelli

Matthew  abitava all’ultimo piano. Era un bellissimo appartamento. Fatto a posta per un single come lui. Angolo cottura, sala spaziosa, una camera un bagno ed un sgabuzzino. E aveva anche un spazioso garage. Due balconi: uno in sala ed uno in camera da letto. Entrarono in casa,Matt fece accomodare Ania.

” Non potevo aspettare. Dovevo parlarti! Non ho fatto altro che pensarti, tutto ieri,tutto oggi. E sai che cosa ho capito? Che mi mancavi, mi mancavi da morire. E, ora so,leggendo i tuoi occhi, che sono mancata anche a te, non lo puoi negare. Ci stiamo innamorando, Matt. E, una cosa così, io non l’ ho mai provata. E, non la voglio perdere. Ho già perso troppo.”

Ania, ragiona, per l’amor del cielo! Sono un tuo insegnante! Non ci si può innamorare di un’insegnante…

Ne di un’alunna, se è per questo. Ma, a noi è successo! Ed è una cosa meravigliosa. E poi, a me non importa un fico secco se sei il mio professore, anzi il mio supplente. Sei anche alla prima supplenza e non sei poi così tanto più vecchio di me.

Lei era irresistibile, le loro labbra si avvicinarono…. ma squillò il telefono.

Matt rispose:

“Pronto?”

“ Matt, sono io, Lydia.”

Lydia?! Non ci posso credere…”

“ Già, sono proprio io. Ti ho chiamato per sapere come stavi. E, ti volevo chiedere scusa per tutte quelle cose che ti avevo detto. Per me, non è finita, Matt.”

Lydia… io…non so proprio cosa dire. Senti, ti richiamo io, va bene? Sai, sto per uscire.”

“Non mi richiamerai. Lo so. Non lo hai mai fatto.”

“ Sta volta è diverso, credimi.”

Si salutano.

“ Chi è Lida?” chiese Ania di scatto.

“ E’ Lydia con  la Ipsilon. NonLida” come dici tu.”

“ Non fa alcuna differenza!”disse Ania scocciata.

“ Senti, ora è tardi. E’ meglio che torni a casa. Ti accompagno””

“ No,tu non m’ accompagni. Chi è questa Lida?” disse arrabbiata. Dentro di lei una serie di emozioni risalivano alla luce e lui pensava a Lidya.

“ Lidya!” ribatte ancora.

“ Non me ne frega niente di come si chiama,voglio sapere chi è!” disse con tono polemico.

“ La mia ex ragazza,contenta ora?”

“ Ah! Comunque cosa succede vuoi stare con lei?” gli occhi di Ania s’erano irrigiditi

“ No ….” Disse con sguardo basso.

“ Cos’ hai ? Sei strano.”

“ Ho bisogno di tempo….”

“ E’ inutile che inganni te stesso Matt…ci stiamo inam…” Le sue parole furono interrotte.

Si baciarono e fu un bacio lungo,appassionato, “urlato” come se manifestasse la loro libertà dopo anni di dolore,rancore e rabbia.

Assaporavano la libertà che evaporava…

Si distesero sul divano e si trovarono a faccia a faccia pronti per una nuova prova.

“ Ti fidi di me?” chiese lui.

“ Sì!” rispose. Era davvero bella Ania,la bocca suadente si muoveva sinuosa……….  Matt ,attratto da questo movimento soave e sensuale,percepiva il suo sorriso dagli occhi,dolce raggio della sua anima.

Si chinava a darle un altro bacio…piccoli morsetti sul collo, con la mano le accarezzava il volto su fino ai capelli…Ania amava quella mano,quella voce,quel tono pacato,quell’ aria,quell’odore. E un dolce calore invadeva la stanza,era un respiro d’ amore.

Quell’ amore inebriante esplose fra loro….Ania era felice fra le sue braccia…presto si trovarono nudi,riscaldati da quel grande affetto intenso.

Si guardavano e si baciavano…..

“ Sei bellissima!” gli disse. Lo sguardo di Ania era illuminato e il candore delle sue gote era di un roseo chiaro….

“ Ti amo!” le rispose.

Continuarono a baciarsi e a coccolarsi non si sa per quanto tempo fino a quando decisero di staccarsi e si vestirono.

“ E’ stato stupendo Matt!”

“ No,stupendo….affascinante,meraviglioso,sublime….”

“ Non me ne importa di Lida o di quante ragazze sei stato..ora quel che conta è il presente e il presente siamo noi.”

“ Comunque si chiama Lidya.”

“ Devo andare a casa ora,c’è mia madre che mi aspetta.”disse prendendo la giacca che stava per terra

“ No,ti prego resta ancora..” le bloccò la mano.

“ Non so…”Ma il bello di Matt è che non faceva mai finirla parlare per colmarla di baci.

“ altri cinque minuti…” insisteva dolcemente.

“ Va bene.” Si sedettero vicini abbracciati a parlare di loro…era una liberazione per loro potersi sfogare dopo tanto tempo. Matt le raccontò dei suoi genitori,di Lydia che l’ aveva ferito dicendogli che era un codardo perché voleva scappare da sua madre e da tutto il resto. Anastasia parlò anch’essa della volta che conobbe Giancarlo la prima volta ,come stette male,ma ora come ora il pensiero che la madre avesse qualcuno che le stava accanto era rincuorante.

Parlarono tanto che passarono più di cinque minuti: arrivò l’ora di cena, così Matt si dimenticò di chiamare Lydia.

“ ora devo proprio andare,mia madre sarà preoccupata!”S’alzò dal divano. Matt l’ accompagnò dalla porta: s’era fatto scuro e il cielo  s’ era un po’ annuvolato.

Si salutarono con bacio poi le se ne andò.

Era così felice,montò sulla macchina, si guardò dallo specchietto: i suoi occhi erano lucenti;  si mise i capelli dietro le orecchie e partì.

Matt ,quando se n’ andò Ania,cominciò a preparare la cena e si ricordò che doveva telefonare Lydia,chiamarla o no? Non sapeva come comportarsi: era convinto di chiamarla,ma aveva fatto l’ amore con Ania,passato il pomeriggio con lei.. non sapeva se…

Il telefono squillò.

Matt rispose: Lidya sei tu?”

“ No,sono tuo padre.”

Ania nel frattempo era tornata a casa. Quando aprì la porta vide Giancarlo e la madre che stavano mangiando.

“ Ciao mamma,ciao Giancarlo…vado su in camera per cambiarmi,poi vengo giù.” Salì per le scale.

“ Ho sentito bene?” chiese Giancarlo.

“ Cosa?” rispose la madre.

 “ M’ha salutato e mangia con me senza problemi. Ogni volta bisogna urlarle tante volte per farla convincere di venire giù!

“ Sarà meglio!” rispose la madre prendendo il bicchiere da tavola.

“ Non l’ ho mai vista così briosa da quando suo padre non c’è più!”

“ Ha conosciuto qualche ragazzo?”

“ E che ne so io? Sarà da un secolo che non mi parla più.”

“ C’è puzza di bruciato..” disse Giancarlo contorcendo il naso.

“ Non gli dire niente se no ricomincia con la solfa: -tu non sei mio padre,non puoi dirmi cosa devo fare ed ecc…”

“ Beh,ha un bel caratterino come la madre!” le dà un bacio.

“ Che romantici!” Ania è scesa.

Giancarlo rimase sbalordito e disse piano all’orecchio di Stefania

(il nome della madre). “ Hai visto? S’è messo la tuta che gli ho regalato per lo scorso Natale,c’è sotto qualcosa…”

“ Ti vuoi calmare!”La madre si stava tagliando la carne.

“ Senti signorina,dove sei stata tutto il pomeriggio?Non c’hai avvertito che uscivi!”chiese Giancarlo.

“ Ahi,poveri noi,ora ricomincerà con gli urlii!” pensò la madre preoccupata.

“ Dirlo o non dirlo? No,è ancora troppo presto…” pensò Ania.

“ Sono stata da Natasha a studiare tutto il pomeriggio…

“ Cosa non urla?”pensò la madre

“…domani abbiamo il compito di letteratura inglese. Non v’ ho potuto avvertire,perché non c’eravate,poi ho provato a chiamarvi entrambi ma non rispondevate nessuno!”Era vero l’ aveva chiamati  poco dopo che Matt  le aveva insistito di restare.

“ AH!”esclama Giancarlo. Era sbalordito…non le aveva mai parlato così calma. Anche la madre era un po’ stupito.

Ania finì di mangiare,poi s’alzò. “ Scusate,ma vado in camera…c’è un programma sul ‘900 italiano con i miei attori preferiti e non voglio perderlo.”

“ Vai,vai!”disse la madre facendole cenno con la mano che non ci stava capì più niente.

Ania s’incamminò e poi istintivamente senza pensarci si girò di soprascatto e disse: “ Se vi volete sposare,vi do la mia benedizione!” Giancarlo  a momenti si strozzò con la mela in bocca.

Ania nel frattempo era già salita.

“ Ho capito bene?”chiese a Stefania col groppo in gola.

“ Prendi un sorso d’ acqua.” Lui bevve.

“ Tua figlia sta male…non s’ è mai comportata mai così con me.

 Ci devi parlare,devi capire cos’ha…prima fa la dura,poi la docile.”

“ Che sia ringraziato il cielo allora! Ma se proprio vuoi ci parlerò!”disse Stefania stufa.

“ Ci parli…ci parli…se non vuoi stasera no,ma fallo!” Ma Stefania qualcosa aveva avvertito di nuovo da un po’ di tempo e non aveva voglia di parlarle,perché era troppo bello!

Sua figlia era serena,tranquilla  dopo tanto tempo e se doveva dirle qualcosa doveva essere lei libera di parlarne,no costretta.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


capitolo 6

6.

 

 

“ papà,cosa vuoi?” chiese lui. Il cuore gli saltava a rimbalzata dall’emozione e cominciò a sudare.

“ Parlare con mio figlio, tutto qui.” Decisero di vedersi l’indomani.  Si affrettò a chiamare Lydia.

Lydia Pulitzer. Il cognome diceva tutto.  Come Pulitzer, famoso premio letterario che si da ai giornalisti. Una di quelle che si potevano definire “ Vincenti”. Ricca, Una carriera  sfavillante costellata di successi, e bella, intelligente, brillante, elegante, di classe. Una di  serie A. Come era potuto accadere, che, un tale astro nascente, così luminoso da oscurare ogni altra stella, aveva potuto innamorarsi di uno di serie b, come lui? Ma forse, non lo era. Era solo una convinzione, un’opinione falsa e fallace che si era impadronita di lui?Perché bisognava raggiungere quella  perfezione immutabile, che ogni uomo cercava  senza mai riuscire ad arrivarci.

E ciò non rende infelici gran parte degli uomini? Sciocchi e ingenui, sì. Che credono di poter eguagliare qualcosa che va al di là del caso umano. Ma non è l’imperfezione che ci rende umani? Non è quel nostro difetto che ci rende amabili? Lo è.

Ma, per Lydia era assai diverso. Lei in se aveva un dono innato, era capace, era brava. Lei poteva riuscire. E poi, la sua bellezza delicata, la rendeva ancora più amabile, più affidabile. Più tutto. Lei non poteva sbagliare. No. Su di lei c’erano troppe persone che contavano su di lei, per potersi permettere di sbagliare, di seguire qualcosa diverso dalla ragione.

Alta,magra,seno piccolo, capelli corti e biondi, occhi color ghiaccio, pelle di porcellana e labbra rosse come le rose, morbide come il velluto, e sapevano di vaniglia. Bellissima. Ogni donna si sentiva uno zero accanto a lei. E invidiose miravano la sua luce...

“3712553987, hello!”

“ Lydia, sono io, Matt.”

“ Matt! Mi hai chiamato, allora...”

“ Te lo avevo detto. Questa volta è diverso. Tutto è cambiato, mi dispiace.”

“ Ti dispiace? In che senso ti dispiace? Per cosa o chi sei dispiaciuto, Mattew Daniel? Per me? O forse per tua madre, che mi ha chiamato in lacrime, disperata e preoccupata perché non hai più dato tue notizie? Non te la prendere con tua madre perché ha voluto il meglio per te. Posso capire che ha fatto i suoi sbagli e molti anche, che forse, non è sempre stata la miglior madre che si possa desiderare.  Ma è forse così che intendi fagliela pagare? Pensi forse che sia giusto farlo in questo modo? Facendola soffrire? Scomparendo dalla sua vita? Voltargli le spalle? Portandole rancore? Odiandola? Facendole scontare i suoi sbagli a d’uno per uno? Posso capire tutto, anche, che tu voglia lasciarmi. Per un altra, anche, perché no? Ma, non riesco a capire tutto questo.. Questa volta a me dispiace, Matt. “

“ Lydia, io...non so cosa risponderti. Sono venuto alla ricerca di me stesso. Voglio diventare ciò che sono, non ciò che gli altri vogliono che sia. E, poi domani incontro mio padre, voglio capire, voglio sapere.”

“ So, che ci riuscirai,Matt. La mia speranza è volta affinché tu un domani, nella tua ricerca, trovi spazio per il perdono. Bisogna saper perdonare a questo mondo, perché sarebbe la vera novità. Buona notte, Matt, e che Dio ti assista.”

“ Buona notte, anche a te Lydia.”

Il mattino dopo Matt si svegliò. Non aveva dormito molto quella notte,perché era agitato. Che cosa gli avrebbe detto? “ Perché sei scomparso tutto questo tempo?”; “ perché te ne sei andato?”

 Matt non aveva risposta a queste domande. I suoi sensi comunicavano diversi stimoli ai suoi neuroni che li portavano al cervello:emozioni diverse,sensazioni inattese…aveva paura.

Si prese il caffè che bolliva,s’ avvicinò alla finestra. Era un giorno nuovo,una nuova vita e in quel momento pensava ad Anastasia.

Chi mai avrebbe aspettato che si sarebbe innamorato di una diciottenne? Il destino forse oppure lui: l’ amore ti prende quando meno te l’ aspetti e ti travolge in un vortice senza fondo e quando ne esci l’ animo umano ha raggiunto l’ appagata felicità.

Avrebbe voluto chiamare quella dolce ragazza,ma era quasi le 9 e lui avrebbe cominciato le lezioni solo alle 10,40.

 Lui e il padre s’erano messi d’ accordo di vedersi nel pomeriggio.

Il padre era un uomo d’ affari,che viaggiava e aveva delle trattative da sbrigare,ma era anche un uomo che aveva un figlio.

 “ Ania,fai impressione!” le disse

“ Perché Natasha ?”

“ Ridi,parli con gli altri,sei felice,cos’ hai?”

“ Sono innamorata Natasha,il mio cuore palpita fortemente per una persona speciale. E’ così rassicurante avere una persona che ti sia vicino,che ti ama…” Il suo viso era rilassato e quel giorno era particolarmente bella. I suoi capelli erano raccolti e s’era vestita con vestiti chiari. Indossava una maglia lilla con delle strisce bianche sulle maniche e i pantaloni jeans chiaro con una cinta verde-acqua ed aveva dei stivaletti rosa.

Natasha aveva capito dai suoi occhi di chi Ania parlava. Due amiche si capiscono dallo sguardo. Lei conosceva Ania da quando era piccola e la sapeva comprendere molto bene.

Arrivò l’ora di letteratura inglese,Matt entrò. Gli occhi di Ania e Matt s’incrociarono,ma niente di più. Non volevano dare nell’occhio,tanto pur sia erano sempre un professore e allieva. Ma i loro cuori comunicavano tra loro;Ania rispondeva alle domande del suo professore come sempre.

Il tempo trascorse velocemente ed arrivò la fine delle lezioni.

Ania salutò Natasha che andò via con suo fratello maggiore.

S’ avvicinò al motorino dove l’aspettava Matt che s’era nascosto dietro a una pianta. Le prese la mano e s’ appartarono dietro a degli alberi del cortile della scuola senza farsi vedere. Si colmarono di baci.

“ Oggi pomeriggio vedo mio padre dopo tanto tempo!”

“ E tu come ti senti?”

“ Sono spaventato,avrei tanto da domandargli ma il cervello mi esplode.”

“ Sta tranquillo,le cose saranno spontanee. Qualunque cosa avvenga,io ti sono vicina.”

“ Ti amo troppo! Ti chiamo stasera” le disse.

“ Ti amo anch’io!” Aspettarono che uscì un po’ di gente dalla scuola,poi se ne andarono.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


capitolo 7

7.

 

Matt tornò a casa,aspettava le 15.30 con ansia. Suo padre sarebbe venuto lì a casa sua. Gli aveva spiegato la sua abitazione via telefono con in mano una cartina della città. I minuti passavano,non riusciva a stare fermo,

 Girava per le stanze dell’intera casa,poi l’ora attesa arrivò.

Il campanello suonò e Matt aprì.

“ Ciao Matt!” Cosa fece lui appena lo vide? L’ abbracciò.

“ Scusa…entra.” Si staccò da lui.

“ E’ proprio un bel posto! Te lo sei scelto proprio bene.”

“ accomodati. Vuoi qualcosa?” chiese con cortesia.

“ Un martini,se ce l’hai!” Il padre si sedette.  Matt andò a prenderlo dalla credenza della sua cucina. Suo padre si chiamava Federico. Federico Mannelli. Un cognome portato così bene che aveva lasciato dolore nel cuore di Matt.

“ Allora Mattew…” il padre aprì bocca,ma come l’ aprì Matt s’ alzò dal divano e cominciò a divampare una cascata di parole.

“ Come hai osato lasciarmi solo nel momento del bisogno? Cosa credi che io sia un giocattolo che può essere buttato così perché uno si stufa. Dove sei stato tutto questo tempo? A  divertirti con i tuoi amici affaristi perdendo soldi in azioni e girare le donne a tuo piacimento. T’ ho sempre voluto bene e sai come mamma soffre.

Io l’ ho sempre disprezzata,perché voleva che fossi il figlio perfetto,ma purtroppo non lo sono. Ti sei allontanato,ti sei rifatto un’ altra famiglia lontano da tutti. Ho 24 anni…sono cresciuto senza avere un padre accanto; Soldi… …vita nuova…proprio una forza.

Il padre rimase interdetto,Matt s’ allontanò. Non voleva essere così brutale con lui,ma un grande fuoco ardeva ferocemente nel suo cuore.

Matt andò in cucina e il padre lo seguì.

“ Matt,ti voglio bene e tu lo sai. T’ ho sempre chiamato,t’ ho sempre scritto lettere,ma tu non rispondevi mai. Quando ho saputo che eri andato via dall’ America ho sperato di rivederti,di rimanere in contatto con te. Non ti odio Matt e non disprezzarmi.”

Gli occhi del padre erano lucidi; Matt aveva il ciuffo dei capelli spettinato,la sua fronte sudava ed appoggiava le mani dal lavandino della cucina. Il padre gli mise una mano  sulla spalla,poi lo girò davanti a sé e s’ abbracciarono un’altra volta.

Si sedettero,poco dopo uscirono a fare una passeggiata per chiarire le cose tra loro.

Matt aveva preso molto dal padre: i suoi occhi blu,la corporatura.

“ Non gettare rancore Matt.”

“ Cosa pensi? Che sia stato facile per me? Trovarmi a 14 anni con un padre che un giorno chiama al telefono per dire che non torna più a casa. Non sai quante ne ho passate. Rinchiuso nella stanza al buio a piangere…strano per un uomo…però sì.. piangevo…e nel frattempo..

“ Matt sei un perdigiorno…Matt continua a studiare…Ecco sei come tuo padre…Matt…-poi ho incontrato Lydia che m’ ha dato speranza,poi non ce l’ ho fatta più e sono fuggito via da tutti….”

“ Matt, io ti voglio bene e permettimi di rimanere in contatto con te.”

“ Va bene. Chissà forse andrò da mamma a Natale…”

“ Ci devi andare a mio avviso,poi….”

“ Certo,non sei il primo a parlare .” disse secco Matt.

“ Io dovrei andare Matt,ma ricorda che ti sono accanto. Vienimi a trovare a Pisa. Sei ben accolto.”

“ Non so…”

“ Hai tutto il tempo che vuoi …la vita non è finita,si ha sempre tempo per cambiare e costruire un futuro insieme.”

“OK!” Matt dà una pacca al padre che doveva andare a prendere il taxi per portarlo alla stazione.

Il padre s’allontanò e con la mano lo salutò.

-Ciò che il padre ha taciuto, prende parola nel figlio,e spesso ho trovato che il figlio altro non era se non il segreto denudato del padre.- afferma Nietzsche.

S’era fatto sera ed era autunno e pur sia Matt vedeva tante stelle anche se le nuvole scure coprivano il cielo.

Quelle stelle s’indirizzavano verso un unico punto. Da tutte le parti del cielo quelle stelle arrivavano lì in quel piccolo punto d’ arrivo.

Era così luminoso,forte. S’avvicinava a lui per insediarsi  nel suo cuore. Più s’ avvicinava,più la luce era forte. Ad un tratto quella luce lo abbagliò, quando riaprì gli occhi verso il cielo le stelle non c’erano più. Era tutto come prima. Era freddo. Il giardino era spoglio; c’era poca gente. Una vecchia signora stava buttando la pattumiera nel bidone della spazzatura ma Matt capi dov’era quella luce. Era dentro di lui che emanava raggi di chiarore dovunque.

Si mise le mani in tasca e s’ indirizzò verso casa. La sua testa era rivolta verso basso ed ogni tanto volgeva lo sguardo verso i negozi ancora aperti. Scalciò un ciottolo per la via. Quel ciottolo rimbalzò per i buchi del marciapiede,poi si fermò sotto un piede.

“ Chi  non muore si rivede.”  La testa di Matt si alzò di scatto.

Una donna- angelo  era comparsa. Altri non era che Lydia.  Più bella che mai.

“ Cosa cazzo  ci fai tu qui?!”

“ Lavoro, Mattew Daniel . Cosa, sono già diventa un fantasma del passato che si preferisce dimenticare? Prima tuo padre, poi tua madre, e, adesso odi anche me?” si morse il labbro inferiore. Soffriva, ah, come soffriva.

“Lydia… io, non mi aspettavo di vederti… tutto qui.”

“Dunque, il tuo odio si è  contenuto.”

 Qualcosa accadde. Cosa, di preciso non si sa. Ma, Matt, confidò  a Lydia  di lui e Ania.

“ Anastasia: soave solo a dire il nome. E’ una mia allieva,è stata una sorpresa della natura,dell’ Amore in persona… la sua pelle è candida,i suoi occhi verdi sono struggenti… Ha qualcosa dentro lei

meraviglioso che rompe i limiti della vita. E’ libertà,è come una piuma d’ angelo che cade per terra ed io la amo pazzamente.”

“ e, ha 18 anni.”

“ Si 18 anni.”

 Silenzio. 

“Matt…Ma… dimmi una cosa. Tu con questa ragazza cosa  hai attuato di preciso…”

“ Ho attuato…”

“ Ma, senza darti tempo?”

“No.”

“ Stai attento. 18 anni o non 18 anni. È sempre una ragazzina… e penso che  non sia pronta per determinate realtà oggettive. Deve vivere la sua vita...

“ capisco,cosa dici! Non sono stupido come pensi! Ma ora come ora  ci amiamo e non pensiamo al futuro.”

“ D’accordo,ma non giocare con i suoi sentimenti e non ingannare te stesso,sei sicuro che l’ami o cerchi solo un appiglio per compensarti dell’ affetto che non hai avuto?”

Matt non rispose,abbassò la testa.

“ Non ti voglio criticare,voglio solo cercare di metterti i piedi per terra.”

“ E’ per questo che stavo bene con te Lydia. Ma sei anche troppo pratica.”

“ Mattew.. Mattew.. non sei cambiato per niente. Ora devo andare,non sto in vacanza Mattew ; m’ aspettano in albergo.”

“ Vieni a casa mia! Ho tanto di cui parlarti e raccontarti,ti prego!”

Matt e Lydia s’incamminarono. Il passato ritornava in quella strada  piena di speranza e luce.

Entrarono in casa. Lydia si levò la giacca che Matt posò sull’appendiabiti. Matt preparò in fretta la cena e si misero a mangiare.

Suono di un tasto. Ania aveva finito di suonare la sinfonia. Mise a posto lo spartito e chiuse il coperchio del pianoforte. Era il piano di suo padre. Il padre non era stato un musicista professionista,ma sapeva suonare e spesso componeva melodie per la figlia e la moglie.

Era le 8,15 di sera e Matt non s’era fatto sentire. Ania era preoccupata.

“cos’è successo? Perché Matt non chiama ? Avrà litigato col padre? O chissà cosa….Se è andato via con lui?” si disse fra sé Ania.

Ania era in preda all’ ansia. La madre la chiamò la cena:

“ Ania,vieni! La cena è pronta.”

 Ania andò giù con una faccia scorbutica. Giancarlo se ne accorse e preferì non dire niente .

“ Cos’ hai litigato col fidanzato?” disse per scherzo la madre.

 “ Io non ho il fidanzato!” mentì spudoratamente.

 “ Allora perché quella faccia? Mi ricordo….era sempre così quando litigavo con tuo padre. Giancarlo abbassò gli occhi verso il piatto: a delle volte si sentiva un intruso in quella famiglia,quando si parlava del padre di Ania.

“ Che c’entra papà in questo momento? Uffa! Ma dov’è finito?” gli scappò di dire.

Era chiaro:la madre lo capì che Ania stava con qualcuno e cercò di consolarla senza troppe parole indirettamente.

“ Mi ricordo,facevo certe piazzate a tuo padre…..”

Ania s’ alzò. Era le 8,30 e lui non chiamava. “ Dove vai?” chiese Giancarlo.

“ Mi sono ricordata di aver lasciato dei libri a casa di Natasha,devo andarli a prenderli! Mi servono urgentemente per domani.”

“ Ma non hai finito di cenare!” dissentì Giancarlo.

La madre fece cenno di lasciarla stare.

Ania s’avvicinò alle scale per andarsi a cambiare,poi si mise a pensare:

“ Ma se io ora vado da lui e  faccio una scenata,mi prenderà per una pazza isterica… credo che sia meglio telefonargli !”

“ Sarà meglio che chiami Natasha che me li faccia portare! Sarà meglio non disturbarla a questa ora!

“ Ecco brava!” disse Giancarlo. “ Torna a mangiare.” Continuò.

Finì di mangiare. Era le 21,00.  Andò su in camera,prese la cornetta de telefono e digitò il numero. Il telefono squillava,ma Matt non lo sentiva. Era dal terrazzo con Lydia. Quando se Matt se ne accorse lei aveva già messo giù il telefono.

“ E se andassi a vedere se è in casa?” pensò.

 “ Cosa mai potrebbe succedere se vado un attimo?” proferì a voce alta.

Aspettò che la madre e Giancarlo uscissero,perché quella sera c’era uno spettacolo a teatro e la madre amava il teatro.

Dopo un quarto d’ ora,se ne andarono con molte raccomandazioni di non uscire,di chiamar gente in casa…..

Ormai Anastasia non era più una ragazzina. Il 7 gennaio avrebbe compiuto 19 anni e lei si sentiva responsabile.

L’ ansia era,però, troppa,così Ania si cambiò in fretta,prese la macchina ed uscì.

Arrivò al vialetto di Matt. Non c’era nessuna macchina nei dintorni.

 Diede una rapida occhiata. Persone in giro non c’erano. S’ avvicinò di più e vide che le luci di casa erano accese.

“ Con chi starà? “ si disse.

“ potrei suonare,ma che figura ci faccio se c’è il padre?”

 “ Sai passavo da queste parti....” immaginava.

 “ Sarà meglio tornare a casa,in fondo se sta con il padre che male c’è!” così riaccese il motore.

Ad un certo punto vide la porta di casa aprirsi.

“ Allora Lydia,ci sentiamo uno di questi giorni! Sono stato bene a parlare dei vecchi tempi”disse con un sorriso da trentaquattro denti.

“ Sicuro Mattew! Il passato e il presente si comprendono,non bisogna voltare alle spalle il passato con troppa franchezza”.

 “ Chi è quella ragazza? Cosa ci fa con lui? Basta un attimo che non ci sono…”.  Ania si sentì infiammare. Era diventata tutta rossa in faccia.

Uscì dalla macchina sbattendo lo sportello.

 “ C’è una ragazza che sta venendo verso di noi!”

“ Oh Dio! Che deficiente,mi sono scordata di chiamarla!”

“ Lei è la famosa Anastasia?” Chiese ridendo.  Lydia rimase colpita.  Mattew non se lo sarebbe proprio aspettato che Anastasia fosse venuta lì e un po’questo lo fece irritare.

Ania non era nelle sue migliori condizioni.

 S’era messa una giacca lunga  con indosso la tuta  che portava a casa e i capelli  erano un po’ spettinati. Non aveva dato molto peso al vestiario quando s’era cambiata.

 Comunque Sì!”  Anastasia s’avvicinò alle scalette.

 “ E’ così che stai con tuo padre? Chi è lei?” urlò.

 “  Non credo che mi dovresti controllare con chi sto,comunque come mai sei qui?”. Lydia c’era rimasta male. Era un amica di Mattew,mica un cannibale!

“Già,perché era lì ?” pensò Ania,poi disse la verità.

“ Ero preoccupata,sapevo che oggi avresti passato il pomeriggio con tuo padre e che m’ avresti chiamato per farmi sapere…t’ ho chiamato,ma non rispondevi….”

 Matt non sapeva cosa risponderle e non aveva voglia di litigare.

“ Ah,piuttosto! Ania,lei è Lydia!”

“ Lydia, lei è Anastasia.”

“ L’ avevo capito ,sai!” esclamò Lydia.

 “ Lida, ah Lida…ah  ,l’ex ragazza di Matt. Certo,ora mi torna tutto!”

 “ Lydia,mi chiamo.” Lydia esaminava con gli occhi Ania con far attento. C’era un bel po’ di differenza tra lei ed Ania. E capi,perché Matthew s’era sentito attratto da  Ania.

“ Sì,sì …Lidya…”

Matt rideva,perché s’era reso conto che Ania era gelosa.

“ Ma tuo padre….” Chiese Ania.

 “ mio padre è andato via da un po’,mentre stavo tornando a casa ho incontrato Lydia. E’ stata a cena da me…. Hai finito l’interrogatorio?” chiese indispettito

 “ Cena? Avete cenato insieme?” Gli occhi di Ania si allargarono sollevando le sopracciglia in segno di sconcerto.

Si mangiò le mani ad averlo detto.

Lydia lo sapeva. Mattew non sapeva trattare con le donne ed arrivava sempre a parlare a sproposito.

La mente di Lydia tornò nel passato e si ricordava di quante risate s’erano fatte insieme a lui  e tutte le volte che gli era stato vicina quando si sentiva solo e abbandonato.  E come a suo modo Mattew la faceva sentire serena. Aveva un pizzico di invidia verso Ania.

“ Uffa,non si fa queste cose!””lo colpì dalle braccia.

“ Dai tontolona!”

“ Non mi chiamare tontolona!”

“ Hai ragione scimmiotta!  Dai,abbiamo solo chiacchierato!”

 Lydia ritornò al presente. Lydia c’era e si sentiva un po’ lontana da Mattew.                

“ Io tolgo il disturbo,devo tornare in albergo. E’ stato bello conoscerti Anastasia. Matthew mi ha parlato molto bene di te .”

 Ania la smise di scalpitare.

“ Davvero?”

“ Sì!” le fece un sorriso dolce.  Lydia era una persona determinata ed Ania avvertì questa sensazione di chiarezza. S’intimidì e divenne rossa.

“ Ehi,cos’ hai?” chiese Mattew.

 “ Niente,scusa Lydia per il mio comportamento. Ho detto giusto?”

“ Sì,non ti preoccupare! Sei molto simpatica.”

Lydia li salutò con la promessa che si sarebbe fatta sentire. Avrebbe lavorato lì per una settimana ed aveva tutte le intenzioni di sentire Mattew.

“ contenta ora?” chiese Matt.

“ scusa…” abbassò la testa. Ecco che arrivava la predica,ma non lo fece. Gli diede una carezza sulla testa.

“ Vuoi entrare?Così ti racconto com’ è andata!”

“ Sì,ma sto poco, devo tornare a casa e non vorrei far preoccupare mia madre che dovrebbe tornare da un momento all’ altro.”

“ Ok!” Le fece cenno d’entrare.

Parlarono per un po’ di  suo padre ,quando lei lo interruppe.

“ Cosa provi per Lydia?” chiese lei con il cuore che sobbalzava.

Lui la fissò. “ ….Io amo Lidya così com’ è lei. Mi fa ricordare chi sono veramente,da dove provengo…..ma il mio cuore appartiene a te, Ania. Lydia fa parte della mia vita,non posso annullarla!Ma tu sei la cosa più bella che ho avuto: Sei un angelo  caduto dal cielo !”

Ania le venì da piangere e lo abbracciò fortemente. Si baciarono intensamente,ma era ora di andare,così lo salutò.

 Uscì,andò dalla macchina e tornò verso casa.

Quando tornò,la madre non era arrivata. Meglio! Non aveva nessuna voglia di dire altre bugie,così andò a letto . Era stata una lunga giornata.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


capitolo 8

8.

 

Il giorno dopo Mattew andò al club di tennis. Anastasia aveva le lezioni di piano e lui preferì andare a giocare un po’.

Era un vero portento. In America giocava spesso a tennis insieme ai suoi amici. Era incredibile quello che aveva fatto! Aveva abbandonato anche i suoi amici! Smise di pensare. Doveva  iniziare a giocare,ma non aveva un partner. Si girava con occhi dispersi.

Il campo da tennis era molto grande. Ed a fianco si trovavano anche i club privati di golf con ampie tenute verdi. C’era il sole quel giorno,un sole fioco che rendeva bella quella giornata d’autunno.

 Un ragazzo entrò in quel momento dal capo di tennis e lo vide.

“ Ehi,hai bisogno di un giocatore?” chiese. Era alto: occhi  marroni,capelli castani,robusto,scolpito. Aveva i calzoncini da tennis bianchi e la maglietta a righe. Matthew rise sotto i baffi.

“ Sì,sì..” sempre ridendo

“ Ehi,cos’ hai da ridere?” chiese non capendo.

“ La tua maglia..” Rideva .

 “ mia madre…voleva a tutti i costi che la mettevo,ma ho l’uniforme adatta per giocare… Comunque hai bisogno di un partner sì o no?”

“ Sì,scusa. “se la smise di ridere.

Si misero a giocare. Matthew era bravo,ma anche quell’ altro non era da meno di lui.  Dopo un ora e mezza finirono la partita e vinse l’ altro ragazzo.

 “ Sei molto bravo!” disse Matt asciugandosi il sudore con un asciugamano.

“ Anche tu! Io mi chiamo Luca,tu?”

 “ Matthew,ma gli amici mi chiamano Matt.”

“ Okey, Matt,sei americano ?”

 “ Si,mio padre è italiano e mia madre americana.”

 “ E cosa ci fai qui? Oh senti,cambiamoci e andiamo a prendere una bevanda al bar,così parliamo meglio se ti va . “

   Ci sto!” Si fecero la doccia,si cambiarono ed andarono a conversare.

Gli raccontò della sua storia: dei suoi genitori,di Lydia e di Anastasia.

Luca rimase molto colpito. Certo la sua vita non era stata piena di complicazioni. Aveva cominciato da un anno a lavorare  ed era fidanzato con una ragazza che vedeva si e no quattro volte all’ anno. La ragazza era di Cagliari,si chiamava Valentina.

“ No so ancora per quanto durera! Ci vediamo poco,poi io non mi posso spostare più di tanto.”

 “ Non ti scoraggiare! Se vi amate,ce la farete!” finì di bere l’orzata.

 “ Sei al settimo cielo,vero?” chiese Luca.

 “ In questo momento,sì!”

 “ Goditi la vita allora e non indugiare mai.” Disse con occhi incitativi.

S’ alzarono. Luca gli diede il suo numero di cellulare e Matt il suo. Pagarono il conto,anzi Luca pagò il conto di tutti e due.

Si salutarono e si promisero di rivedersi.

Il pomeriggio era passato presto tra gli impegni della scuola e il tennis. Tornò alla casa che era le sette e quella sera stessa Mattew ed Anastasia uscirono insieme per la prima volta proprio come fidanzati.

 Passarono una magnifica serata. Anastasia non si era mai sentita così felice.

 

 

 

Fanny 87:

 

 

 

 Si ripeteva in continuazione  come fosse bello Matt, come fossero stupendi gli occhi blu di Matt! E aveva rimbambito Natasha. Non faceva altro che parlarle di Matt: Matt qui, Matt  là, Matt su, Matt giù. Roba da pazzi. Però Natashia era contenta di condividere con Ania quella  sua  Felicità. Era da tempo che non la vedeva così felice. O forse non ce l’aveva mai vista così felice...

Matt, nel frattempo, giovava a tennis insieme a Luca e parlavano nello stesso momento.

“ Allora, campione com’è andata la serata insieme alla tua fanciulla?”

“ Benissimo!”

“ Beato te. Io, invece, ho rotto con Valentina.”

“ No, dai, mi dispiace.” disse Matthew

“E’ la vita Matthew Daniel! La Sardegna è troppo lontana!” fece una bella battuta, ma Matt la prese con grande stile.

Una donna li stava ad osservare nel dilemma “quale sarà dei due?”.

“ Su Stefania! Non facevi prima a chiederlo ad Ania?” disse Giancarlo.

“ No, Giancarlo, no, non facevo prima! Lei non me lo avrebbe mai detto, mai e poi mai!

“ Ehi, però hanno talento! Sono bravissimi!”

“Giancarlo!” disse  la mamma di Anastasia indignata.

“ Beh,basta così per oggi..” disse Luca. E uscirono dal campo. Stefania si diresse verso di loro.

“No Stefania, no!” disse Giancarlo troppo tardi.

“ Come ti sei permesso di uscire con la mia bambina!” disse lei ricolta a Luca. Matt rimase impietrito.

“Guardi, signora, che io ho rotto ieri sera!” disse  scioccato Luca.

“ E tanto bambina poi non è!”

“ Cosa?!? Ha 18 anni ,ti sembrano tanti?!?” Matt capì subito chi fosse quella donna. Qualcuno aveva visto uscire lui ed Ania e aveva fatto la spia.

Luca lo guardò.  Attimo di silenzio. Poi, Matt parlò: “ Non è lui il ragazzo che è uscito con sua figlia, signora. Si è sbagliata persona.”

Stefania lo guardò, e arrossì un poco. Era molto bello e giovane, non dimostrava più di 24 anni. “ Ma era troppo grande” pensò Stefania.

“sei tu, vero? Beh, alloro ti prego di star lontano da mia figlia!

Luca intervenne: “ Aspetti un attimo, signora! C’è stato solo un appuntamento. Ed io non ci vedo niente di male! Sua figlia ha 18 anni ed è maggiorenne. Saprà decidere con chi uscire.”

“E’ un suo supplente!”

“ Supplente... quanto pensa che ci rimarrà? I mese neanche più! Quando ti scade il contratto Matthew?”

“ Il 31 Ottobre.”

“ Ecco. Vede? Loro si amano... lo chiedi a sua figlia! Non si è accorta di quanto è più felice adesso?

“ Questo è vero, Stefania. Probabilmente, Ania mi ha accettato dopo aver incontrato questo giovanotto.” disse Giancarlo.

“ Quanti anni hai?”

“24 anni. compiuti. Il 18 maggio ne compio 25.

“ Ania il 7 gennaio ne compie 19...

“ Sei anni non sono così tanti!” disse Luca.

Ania e Natasha correvano più che potevano verso il club di tennis.  Marina aveva detto loro cosa era successo. Una collega di Stefania aveva visto Ania con un giovane più grande di lei che frequentava il club, poiché anche essa lo frequentava per giocare a tennis.  Ania si fiondò verso il gruppo,abbracciò Matt e si rivolse verso la madre.

“ Scordati che io lasci Matt, perché non succederà mai! Capito? Sono maggiorenne, e se voglio scappo di casa!!!

“ No, Amore ti prego.. non è così che si affrontano le cose... non scappando...”

“ Seeee... certo... tu non hai fatto proprio quello? Scappare?” disse una vocina dentro di  Matt.

“ ne parleremo...” disse la madre.

“NO! E’ fuori discussione! Non può decidere quanti anni deve avere il mio ragazzo, e sinceramente predica bene e razzola male!

 “E’ vero. Ti ricordo che quando hai conosciuto Giorgio tu avevi 16 anni, mentre lui 26...” disse tranquillo Giancarlo che era stato zitto tutto il tempo. Aveva capito dagli occhi di Matt quanto fosse innamorato, e pronto a sacrificarsi per lei. Come? Lui conosceva già gli occhi di un uomo innamorato. E ora vedeva Ania  foga quanta foga difendeva il suo amore.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


capitolo 9 remake

                                                             9.

 

 

Dopo la fine di ottobre, Matt finì la sua supplenza , quindi non aveva nessun problema a stare con Ania. Passavano giornate felici, andavano a fare passeggiate, uscivano fuori ed ora Ania si trovava ne letto di Matt.

Matt la guardava : era davvero bella, non riusciva a capire come aveva fatto di innamorarsi di lei. Aveva una stretta al cuore ultimamente, era come se avesse una roccia dentro allo stomaco.

Ania si svegliò:

Buongiorno bellissima….Devi andare a scuola…”

“ Voglio dormire un altro  pò.”

“ Guarda che tua madre mi sgrida se non vai a scuola…

“ Va a farti sgridare allora, io voglio dormire…” Matt fece muovere le sue dita sulla spalla Di Ania e le fece camminare come due gambe.

“ Dai, mi fai il solletico….”

“ Ti porto al colazione? È già pronta.” Ania si alzò e lo riempì di baci.

“ A cosa devo tutto questo caloroso affetto?”

“ al fatto che ti amo da impazzire….”

“ Dato che sei così premuroso, ti ricordo che stasera devi venire a cena da noi…

“ Mi vogliono controllare….”

“ Eh certo…..Hai preso la loro bambina e loro vogliono scacciare il lupo cattivo.”

“ perché io sarei il lupo cattivo e tu cappuccetto rosso…” le fece il solletico.

“ sei sleale…”

“ Au alzati….vai a fare colazione che dopo ti accompagno a scuola!”

“ comunque sei stato richiamato dal provveditorato per altre supplenze?” Ania uscì con la maglia di Matthew e sorseggiò il caffè.

“ Purtroppo no, ma sai io e Luca stiamo pensando di entrare nel campus di tennis…mi piacerebbe riprendere tennis a livello agonistico , con tutte le mie medaglie l’Italia ha bisogno di un giocatore americano quanto e me…..Per ora finché non ricevo altre supplenze riprendo con lo sport….Anzi sono già andato a parlare e pare che abbiano bisogno di un allenatore di tennis per una squadra femminile…. E secondo loto ho i requisiti adatti , però devo frequentare un corso di formazione  per avere la certificazione”

 

“ quanto sei sbruffone, ma io sono gelosa….non è che se vai in mezzo alle ragazzine, mi lasci e parti via con una loro …” Ania si butta tra le braccia di Matt.

“ No, ma cosa dici?” Però Matt l’aveva fatto, era scappato via e ricordava le parole di Lydia all’aeroporto:

- Di che cosa hai paura Matthew? Di te stesso? Non sei in grado di reagire alla separazione dei genitori, e allora fuggi. Grazie Matthew, ero innamorata di te d ora fuggi, sei solo un vigliacco, pensavo che eri cambiato, che eri cresciuto, ma dimostri di essere ancora un dodicenne che fugge con la testa tra le gambe….-

 

Erano parole che l’aveva ferito, ma se lo meritava.  Guardava Ania ed averla con lei in quel momento della sua vita, gli riempiva di gioia. Non sapeva ancora se la cosa tra loro sarebbe continuata, pensava che  lei era giovane e si sarebbe potuto  innamorare di qualcun altro, e poi anche lui aveva paura, aveva paura di fuggire di nuovo.

 

“ Ma Ania….non mi ricordo una cosa…” Ania si stava vestendo.

 

“ Con  chi stavi prima di me?”

“ non te l’ho detto.”

“ Non me l’hai detto.”

“ Sai Natasha….”

“ Sì, vi ho fatto a scuola entrambe, una brava ragazza, peccato che aveva una C con me, si poteva applicare di più, le capacità ce l’ha….Beh, ch c’entra comunque?”

“ Sono stata con suo fratello.”

“ che cosa?”

“ Quel cretino che ai colloqui aveva i capelli lunghi con la coda? E con un tatuaggio sul collo:

“ Sì, quello ; Roberto.”

“ Non ci posso credere.”

“ Lui suona in una band, è il suo stile…suona musica pop , è stato così casuale la nostra storia, è durata solo un anno, poi la musica lo riempiva molto e non abbiamo più potuto vederci, ora siamo solo amici.”

“ Ma tu suoni musica classica, coma ha fatto a piacerti uno di questo genere?”

“ Non lo so, era simpatico, stavo sempre a casa di Natasha, un giorno mi ha detto andiamo a sentire un concerto di mio fratello da lì cosa nasce cosa….”

“ Ho capito, non voglio sapere particolari…

“ Ma dai, sei geloso? Quanto sei…Ora devo andare, se no faccio tardi…..Ciao amore….”

 

 

 

 

No, non ci poteva credere……

                  

“ Che cosa….? Matt aveva racconto il fatto a Luca dopo una partita che stava ridendo come un matto.

“ L’ho visto ai colloqui…con i capelli lunghi, tatuaggio ed ora che mi ricordo aveva anche un orecchino….e parlava sempre con una gomma in bocca dicendo allora come va mi sorella”

“ Ah ah….penso solo che Ania abbia passato un periodo difficile, il fatto che c’era Natasha e suo fratello si è sentita rassicurata…..si sarà sentita come parte di una famiglia,magari quella parte della sua vita aveva solo bisogno di calore ed è stata con lui, perché la rassicurava.”

“ Sì, hai ragione….”

“ Ma di che cosa ti  preoccupi?”

“ Beh, ti ho raccontato di Lydia….”

“ beh, si allora…..

“ Dopo Lydia non c’è stata nessun altra, ora con Ania ho ripreso…

“ Ah, ho capito….Matt, non ti scoraggiare, non devi essere geloso del suo passato, e poi non devi avere paura di perderla…Devi stare calmo, e poi ci penso io a farti divertire, stasera usciamo?”

“ veramente devo andare a cena dai suoi.”

“ Bingo, ecco il problema…”

  Che cosa…”

“ Ti senti giudicato, ti pesa l’ombra del padre di Ania e il fatto che ti ha detto che è stata con questo ragazzo, ti sei messo in confronto…

“ Ma che sei uno psicologo ora?”

“ se capivo qualcosa, non mi lasciavo con Valentina, o probabilmente non ero innamorato di 

lei, se no avrei cercato di recuperare qualcosa.”

“ Però fai sempre questa autocritica.”

“ Basta Matt con tutta sta filosofia, cazzate, domani partita e uscita serale che ti faccio conoscere dei miei amici…

 

“ D’accordo….”

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


capitolo 10 remake

10

 

Anche con Luca e suoi amici passava delle belle serate in compagnia, con  Luca che si lamentava che rimorchiava sempre e diceva alle ragazze che era fidanzato. Luca era un brava persona, aveva accolto Matt come un fratello , ma la sua vita era stata molto più semplice.

Era figlio di due genitori modesti, semplici, aveva un fratello e una sorella piccola che gli voleva molto bene. Fidanzarsi per lui non era un obiettivo importante, voleva stare bene con se stesso, semplice giocava a tennis, usciva, a volte lavorava come barman e guardava alla vita con serenità. Chi lo avrebbe detto che  poco tempo più tardi tra Natasha e Luca sarebbe scoppiata la scintilla.  Ania non capì molto come successe.

 

Una giorno, Matt non c’era , perché era in trasferta per un partita.

“ Oh, finalmente usciamo, sei sempre incollata con Matt….Stasera ti porto in un locale carino, sembra che c’è  della musica molto bella.”

“ Va bene, ci vediamo più tardi, che ora devo studiare!”

In effetti, quel giorno Ania aveva un appuntamento con Natasha, anche perché era da parecchio che le ragazze non uscivano, ma Natasha non sapeva che Ania quella sera non sarebbe venuta.

 

Ania stava a casa e stava studiando tranquillamente, quando la madre bussò alla porta.

“ sì…”

“ Tesoro, posso?”

“ Entra, sto studiando!”

“ E brava la mia bambina”

“ Come vedo, hai messo in ordine, brava.”

“ Mamma, che cosa vuoi?”

“ Mi devi fare un gran favore, ho organizzato una cena per stasera a casa nostra ed ho invitato tanta gente, anche il figlio di….”

“ Frena mamma, non ci provare…”

“ Che cosa?” ripose la madre, alzando la testa.

“ Perché proprio non ti va giù che sto con Matt?”

“ Oh, tesoro, abbiamo già fatto questo discorso…E’ stato un tuo insegnante fino a poco tempo fa, e dopo che mi hai raccontato che è fuggito da casa sua ,insomma piccola non vorrei che fossi ferita.”

“ Non succederà…”

“ e’ un bravo ragazzo, però te e lui…che vai a dormire a casa sua, mi fa strano. Mi stai crescendo sotto i miei occhi, se ti vedesse tuo padre.”

“ Ma lui mi vede sempre, anche in questo momento ci sta guardando.” Entrambi si commosero …

“ Ma Giancarlo…?”

“ E’ al  lavoro in farmacia. Il lavoro di farmacista lo impegna molto.”  Ania lo sapeva bene, ed era rimasta un po’ imbarazzata, quando è andata in farmacia e si è ritrovata ad ordinare con la ricetta la pillola anticoncezionale, sapeva che Giancarlo lavorava in farmacia, ma non in quella farmacia.

 

“ Proprio perché lui non c’è che mi devi dare una mano…”

“ Ho capito…” chiuse il libro di storia.

“ Che cosa devo fare?

“ Mi devi andare a fare la spesa, ti ho fatto una lista, non ho niente in frigorifero.”

“ Io stasera esco con Natasha. E lo sai, è da un po’ che non usciamo.”

“ E Matt?”

“ E’ in trasferta per una partita.”

“ Dai….non ci metti molto, poi sono solo le 5, per stasera fai in tempo.”

“ Io devo finire di studiare, perché ho l’interrogazione di storia fra due giorni, fare la doccia e prepararmi…”

“ Su…non fare la capricciosa, vai e basta.”

Ania prese la macchina per andare al centro commerciale, ma per fare parcheggio che era tutto occupato, ci mise tre quarti d’ora, poi entrò, per trovare tutto ciò  che c’era nella lista gli occupò mezz’ora di tempo, poi la coda alla cassa altra mezz’ora. Stava in macchina alle 18, 45. Pensò, alla faccia che ci voleva poco.” Pose la spesa nel bagagliaio della macchina, la IPSILON 10, bella e comoda per una ragazza.

Accese il motore, spinse la frizione, ma la macchina non parte. Ania prova ad accendere, ad un certo punto sente un rumore scoppiettante. Un uomo che ha la macchina vicino si avvicina.

“ Signorina, ha qualche problema?”

“ Sì, la mia macchina non parte.”

“ Non capisco, perché la benzina nel serbatoio c’è.”

“ Scenda dalla macchina, mi faccia vedere….” Aprì il cofano della macchina.

“ Ecco qual è il problema….si è fuso un filo del motore….”

“ Oh no…”

“ Deve chiamare quelli del carro attrezzi per far portare la macchina ad aggiustare.”

Ania dovette chiamare la madre per farsi venire a prendere, portare la macchina in officina, poi una volta arrivata a casa dovette aiutare la madre per la cena, alla fine la incastrò li.

“ Ania, tesoro, vieni ,lui è Michele , il figlio della Luisa.” Ania sorrise. Questo ragazzo era vestito come un pinguino  con la cravatta e sudava, era proprio sgradevole!

Ania pensò: “ Lo sapevo, che ce l’avrebbe fatta.” Fra una portata e l’altra da portare in tavola, arrivò le 10, 30 e Ania si era dimenticata di qualcosa…NATASHA!

La chiamò subito dal cellulare che le urlò in faccia.

“ E’ dalle 9, 40 che sto qui, si può sapere dove sei? Sto morendo congelata fuori da locale.”

“ E non potevi entrare!  Mi dispiace, ma mia madre mi ha coinvolto in una preparazione di una cena, so dovuta andarle a fare spesa, poi mi si è rotta la macchina…per non parlare di un mostro che mi vuole appiccicare mia madre….”

“ Io non lo so Ania…prima Matt e ho lasciato perdere, perché è il tuo ragazzo , ti sono sempre stata vicina sempre nei momenti difficili, ma sono tre settimane che non usciamo noi due, ti chiedo una volta di uscire…”

“ ma la macchina…”

“ Non è per la macchina….ma non puoi vivere se ci sei solo tu al mondo….” Chiuse la telefonata urlando

“ Problemi?” disse un barman che stava entrando in quel momento.

“ Lasci perdere..problemi di amicizia.”

“ Dai venga dentro, che le offro qualcosa da bere, proprio ora inizio il turno.”

Il locale era davvero accogliente: un discopub con musica , gente ai tavoli.

“ Allora che cosa è successo?”

“ la mia amica mi ha dato bidone…” E in breve raccontò il fatto.

“ Capisco! Ma credo che la tua amica si trova in un periodo di serenità che non si è  mai trovata. Vuole conciliare amici, amore e famiglia, ma deve scegliere.”

  già, hai ragione…. “

“ Credo che aveva ragione mio fratello Roberto,quando diceva che era un po’ preziosa.”

“ Tuo fratello Roberto? Ma non starai mica parlando di Anastasia, la fidanzata di Matt?”

“ E tu come fai a saperlo?”

“ Sono Luca, l’amico di Matt, tu dovresti essere ….”

“ Natasha….”

“ Caspita, non credevo che….”

“ Che cosa….”

“ Che Anastasia avesse un’ amica così carina.”

 

Nastasha: capelli ricci e mori, occhi marroni, estroversa e originale. Per Ania, è sempre stata un’amica unica. Aveva sempre voglia di ridere e scherzare, ottimista, guardava alla vita con fiducia.

 

“ Gli amici di Matt sono anche miei amici, ti offro da bere,che cosa vuoi da bere?

“ Un coca Havana…” E si misero a ridere e a scherzare, e a bere, mentre Luca dava da bere ai clienti. Natasha continuava a bere e a ridere fino a sera tardi.

“ Ma non sai che una volta Ania era andata a un concerto di mio fratello, c’era molta gente e Roberto non l’aveva vista e gli aveva detto- sì tesoro, ti ho visto in mezzo alla folla, mi hai portato fortuna per tutta la sera- Cioè per carità, mio fratello aveva ragione che era un po’ troppo sulle sue ….”

“ Certo, ma non credi di esagerare a bere? Non posso darti altro…”

“ Dai, dammi un altro Gin Lemmon…”

“ Sei ubriaca Natasha….non posso, se ti succede qualcosa , per me è un guaio.”

“ Allora vado via…”

“ Aspetta, dove vai in queste condizioni? Aspetta…Paolo, sostituiscimi un attimo, è un urgenza, poi ti renderò un favore.”

“ Vai vai…non farti scappare la donzella, non ti preoccupare.”

“ Come è bello far l’amore da Trieste in giù…” Natasha aprì lo sportello della macchina.

“ Aspetta…” Luca montò e la fece sedere di fianco.

“ Tu non puoi guidare incosciente, vuoi ucciderti e ammazzare qualcun altro. Su dimmi dove abiti?”

“ Su Giove, sulle stelle…voglio essere un’ astronauta…”

“ Natasha…”

“ Via II novembre….”

“ Ah, ho capito, non è tanto lontano da qui…”

“ Non reggi bene l’alcool, se sapevo….”

“ Ti confesso un segreto…”

“ Io sono astemia….ho preso da bere per parlare con te.”

“ potevi prendere una semplice coca cola…”

“ Sai, l’alcool fa male, ma sono felice….”

“ perché?”

“ Perché sei davvero una persona interessante.”

Luca sorrise, si sentì quasi in imbarazzo in quella situazione.  Natasha si addormentò, pensò che era veramente bella e davvero pazza, bere per parlare con lui. Era da tanto che Luca non si era divertito così,con Valentina litigava quasi sempre, perché lo considerava stupido per il fatto che non aveva fatto l’università. Ma lui la cultura si era fatta da solo, leggeva molto e gli piaceva praticare sport e viaggiare. Nuoto, tennis, free climbing.

Arrivò alla via….Lei era ferma, immobile, le luci dei lampioni riflettevano sul suo viso, avrebbe voluto baciarla, però si fermò.

“ Natasha, siamo arrivati…è questa la casa?”

“ Mmm…sì, ci sono ancora le luci accese…i miei devono ancora essere svegli.”

“ Allora vai…non farli preoccupare.” Natasha si girò verso di lui e lo baciò con passione. Luca corrispose.

Da quel momento, Natasha e Luca si innamorarono. Il giorno dopo Ania e Natasha si parlarono e si scusarono a vicenda: Ania promise che non sarebbe mai più accaduto di dimenticarsi di lei e Natasha di averla considerata una snob. Quando una sera Ania era uscita con Matt ,convinta che Natasha non conosceva Luca, quando loro si videro, scoppiarono a ridere. E quando Matt e Ania lo seppero pensarono che in un certo senso era stato un bene che la sua macchina si era rotta..come si dice, destino beffardo!

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


capitolo 11

                                                              11

 

Anastasia e Matthew Daniel, due cuori, due anime stretti tra le loro braccia nudi dopo una serata di amore. Fuori era notte, erano le 23 e Matt guardava quella luna piena con ardore e speranza di vita nella finestra della sua camera. Avevano bevuto un po’ troppo quella sera a cena ed Ania si era scatenata nelle lenzuola nel suo letto, così innocente e provocante allo stesso tempo.  Erano stati a cena, erano usciti con Luca e Natasha , poi erano tornati a casa di Matt…e li si sono amati.

 

Lui …..lui che si sentiva irrisolto e confuso tra il suo passato e presente, lei che piangeva quando sentiva la musica di Beethoven, che suo padre suonava prima di andare a dormire.

“ Ti voglio bene Ania “

“ Matt ,io ti amo” A questa frase Matt non rispose.

“ Che cosa c’è Matt? Qualcosa non va? Io ho tanto sonno…” diceva lui con i suoi occhi che sanno d’amore, come le stelle che brillano in cielo.

Matt le accarezzò i capelli e la baciò: “ Anche io ti amo!” disse e Ania sorrise.

 

 

 

E’ solo che ho paura Ania, ho paura per noi due, che questa storia fra noi non possa funzionare…tu sei una ragazzina, dovresti vivere la tua vita, non sono tuo padre Ania e non penso che sia in grado di sostituire il tuo amore per te, anche perché non lo farei mai. Ho paura che tu possa fuggire con Roberto o con qualcun altro, o che io fugga.

Quando sto fuori in trasferta e perdiamo una partita, penso a te, al tuo calore, alla tua speranza…Non mi abbandonare Ania, è strano per un uomo, pensare a ciò, ma ho bisogno di te.  Aveva ragione Lydia…sono solo un vigliacco…

Ti sei addormentata Ania e  sei bellissima :  sei il più bel regalo che ho ricevuto da quando sto qui in Italia.

 Sono fuggito da mia madre che mi caricava troppo di aspettativa, da un padre che mi voleva bene e mi ha rifiutato ed  ha costruito un’altra famiglia lontano da me.

 

Ania…E se le parole di Lydia sono vere? Non è che stiamo andando troppo di fretta? E Quello che fra noi è nato  fra poco si spegnerà o peggio scomparirà tra mille nuvole ma noi siamo come delle fenici, moriamo per rinascere dalle ceneri. …

 

Ti amo, come non  ho mai amato nessun’altra. Ho amato Lydia, ma non ce l ‘ho fatta, , perché in quel momento della vita non ero in grado di fare niente. Ora ci sei tu …Tu che  hai solo 19 anni che la tua gioia mi riempie il cuore, che quando suoni il pianoforte, le emozioni volano come foglie al vento. …però ti amo e cercherò tutto quello che ho  nelle mie forze per averti e farò di tutto per non perderti

 

 

 

 

Matt accarezza i suoi capelli, poi il sonno lo prende e si addormenta tra le sue braccia.

 

 

Adriano Celentano…..Per averti

 

Girasoli a testa in giù
avviliti come me
come posso immaginare
tutta la vita senza te
per averti
farei di tutto
tranne perdere la stima di me stesso
e se è questo
che tu mi chiedi
io ti perdo ma stavolta resto in piedi
anche se qui dentro me qualcosa muore

si per averti - per averti
farei di tutto
ma rinuncio con dolore
si per averti - farei di tutto
ma non ti voglio, non ti voglio
senza amore.

Tu due cuori non li hai
e a me non basta la metà
se tu scegliere non sai
scelgo io che male fa...

Ma senza voglia
e senza futuro
vado incontro tutto solo a un cielo nero.

Io non mi vendo
ma sto morendo
morsicato da un serpente e senza siero
disperato ma però un uomo vero.

Si per averti farei di tutto
ma non voglio avere un animo più brutto
si per averti farei di tutto
tranne perdere la stima di me stesso

per averti
farei di tutto
tranne perdere la stima di me stesso
e se è questo
che tu mi chiedi
io ti perdo ma stavolta resto in piedi
anche se qui dentro me qualcosa muore

si per averti - per averti
farei di tutto
ma rinuncio con dolore
si per averti - farei di tutto
ma non ti voglio, non ti voglio
senza amore.


si per averti farei di tutto

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


cap 12

12

 

 

 

 

 Passò il tempo: era il 19 dicembre. Mancava  pochi giorni a Natale. La città era animata da decorazioni brillanti con tanto di luci e palline.

Ania stava per le vie del corso con Mattew ad entusiasmarsi ad ogni babbo natale che vedeva nelle vetrine dei negozi. La via era affollata dalla gente che andava a fare i regali.

“Chissà cosa mi farà Matt per Natale?” pensava.

 “ Ma cosa gli faccio io? Che problema! Mi farò aiutare da Natasha!”

Mattew era pensieroso. Guardava i padri che tenevano per mano i loro bimbi con occhi pieni di gioia .“ papà,me lo compri!”diceva un bimbo con occhi azzurri e con un cappellino blu,con un giubbottino celeste. Avrà più o meno cinque anni.

Anastasia era particolarmente bella: i suoi capelli erano raccolti tenendo un paraorecchi coni batuffoli rosa in testa. Un giubbotto beige con una pelliccia finta marrone,i pantaloni verdi chiaro con tanto di brillantini e stivaletti.

Mattew la guardava,come la amava! Era strano come la sua vita avesse preso piega.

Ripensò all’incontro di suo padre pochi mesi fa e si rese conto che non aveva chiarito niente. Gli mancava come gli mancava la madre.

Guardava la felicità di Ania e un po’ si rincuorava.

 Ania si girò di scatto e vide lo sguardo di Matt. Uno sguardo che non aveva mai visto. Le sue pupille … Gli prese la mano e gli sorrise.

“ Dai entriamo qui ! devo fare il regalo a Natasha!”

“ Ma è un negozio d’intimo! Io resto fuori!” arrossì mettendosi le braccia conserte. E rise.

Ania lo fece apposta. Quello sguardo di prima non c’era più.

“ Uomo! Entra! E’ un ordine! “disse sollevando l’indice destro,poi scoppiò a ridere.

Mattew l’ abbracciò. E pensò “ Grazie Ania!”. Ania entrò dal negozio e Mattew rimase fuori. Si vergognava troppo.

Passarono un po’ di ore e tornarono a casa.

Mattew arrivò. Mise la sua giacca nell’ appendi abiti. La segreteria del telefono conteneva quattro messaggi.

1.“ Matt,so che non sei casa! Sono Luca,volevo dirti che per capodanno è tutto a posto! Ho prenotato l’ albergo in montagna! Per te, Ania,Natasha….Ce la spasseremo,vedrai!” BIP.

2.” Mattew Daniel,sono Lydia. Ti chiamo dall’ America per farti gli auguri di natale e augurarti tanta felicità. Ti salutano i tuoi amici Bob,Jackson,Peter e tutta la banda. Ti voglio bene. Ciao.” BIP.

3. “….Matt…ci sei…forse ho… ho sbagliato…non dovrei chiamare…chi sono per guastarti il Natale….. ” Lacrime. Si sentiva un’altra voce di sottofondo. Era la zia. “ Jane,lascia perdere,non ti chiamerà mai…. BIP.

Era la  madre, Mattew corse al telefono.

4. “ Mi manchi bambino mio…..” Lacrime. BIP.

Matt fece il numero della madre.

“ Hello. 8656546”

 “ Mum!”

“ Matt! Oh Matt! Non pensavo che avresti chiamato.” La madre scoppiò a piangere. Lui e Mattew parlarono per ore e decise che sarebbe andato su a Natale. Il capododanno sarebbe stato fra due settimane e avrebbe avuto tempo.

Aveva un nodo in gola. Non so cosa gli prese. Si rimise la giacca,le chiavi di casa,il portafoglio,il cellulare,una valigia col poco indispensabile. Era quasi le sette di sera.

Chiuse a chiave la porta di casa. Montò sulla macchina che tirò fuori dal garage.

Destinazione: Pavia. Stava andando da  Federico Mannelli.

Nel tragitto comunicò sia a Luca che ad Ania la sua assenza.

“ Sono convinto che farai la cosa giusta!” gli disse l’ amico.

“ Lo credo anch’io!” ribatté convinto.

Ania gli disse altrettanto “….ascolta quello che ti dice e tutto andrà bene. Nicholas Sparks dice che il tempo aiuta a dimenticare e il destino regala sempre una seconda occasione. Ma aprirsi all’ amore significa rendersi vulnerabili.”

Non c’era cosa più vera per ora a Mattew. Quando arrivò a Pavia,era quasi mezzanotte. Prendere un albergo? Non aveva sonno.

Era troppo agitato per dormire.  Ma non poteva andare da lui nel cuore della notte,così ci ripensò e andò  nel primo albergo che trovò.

Faceva freddo. Il cielo era coperto. Si sarebbe passato un Natale con la neve.

Il mattino dopo,Mattew chiamò  a casa del padre per avvisarlo della sua visita.”

“ Pronto!” era la voce di una bambina.

 “ Ciao,c’è papà?”

 “ Chi sei?” chiese la piccola.  Federico aveva due borse della spesa che appoggiò sul tavolo.

“ Anita,con chi parli al telefono?”

“E’ per te.” Gli occhi azzurri della piccola brillarono.

“ Papà!”disse.

“ Mattew! Non pens…” Era colpito. Alla voce di Matthew si sentì girare la testa dall’emozione. Lo interruppe.

“ Sono a Pavia. Possiamo incontrarci? “

“ Anche subito. Ma dove?” chiese il padre.

 “All’albergo Excelsior!”

 “ Arrivo! Ci vediamo fra poco!” Chiuse la cornetta. Il padre contento    prese la piccola in braccio.

Matthew lo aspettava nell’ hall,nel frattempo s’era fatto portato due aperitivi: uno per lui e per il padre. S’era  già scolato due bicchieri di Martini rosso. Vino preferito di lui e del padre.

Il padre arrivò poco dopo. Si sedette e lo salutò. Ricambiò il saluto. Silenzio:le persone entravano nell’ albergo,il rumore delle scarpe e del tonfo delle valigie appoggiate sul pavimento echeggiavano nell’ aria. Quando:

“ Come mai questa visita? Ti sei sempre rifiutato a venirmi a trovare.”

“ Voglio spiegazioni. Ecco cosa voglio! Chiarimenti sul tuo bastardo comportamento. Lo sapevi che io m’ affidavo a te e te ne sei andato.”

Dopo un po’ che  Federico stava lì a esaminare i suoi comportamenti,aveva pensato che era vero. Viveva nella paura.

Paura del domani. Paura di non essere pronto. Di non essere all’altezza alla perfezione della moglie che rendeva equilibrata la loro famiglia. Ma era un equilibrio  fatto di falsità,sorrisi finti ,cerimonie e rimpatriate assurde. Non tollerava il suo senso di critica verso il figlio come se fosse un  caprio espiatorio nelle sue mani.

Era la paura di non essere in grado di reggere una situazione brutta che comportava a Jane ad agire in quel modo. Il marito non c’era mai e lei aveva bisogno di qualcosa per aggrapparsi,ma non si rendeva conto che in quel modo avrebbe allontanato le persone a lei più care. Il lavoro ,per Federico,era una fuga: si poteva permettere di esprimere la sua libertà in giro per l’Europa frequentando qualche locale della città. E lo andava a raccontare alla moglie.

“ sono andato in un locale,non sai cos’ ho visto!” la moglie gli urlava,ma lui non rispondeva,lo faceva apposta. Jane contava troppo sull’ apparenza,lui No. Aveva il senso profondo di tirare tutto ciò che era bello di lui. Per questo era diventato un’ affarista,una persona con cui ci si poteva contare,su cui fare contratti. Anche se a volte perdeva soldi. Suo padre glielo aveva insegnato: il caro Domenico Mannelli,per ragioni economiche,dovette emigrare dalla Campania all’ America. E lì nacque lui.

Amsterdam,Parigi,Vienna….Costruiva della barriere,delle difese per attutire l’eventuale scontro con la realtà. E continuava a viaggiare…

Un giorno una donna gli fece una domanda: “ sei felice?”,così mentre guardavano un quadro.

 Lui rimase incantato da quella donna coi capelli lunghi ondulati biondo,con quel colore azzurro nei suoi occhi e il suo corpo rispecchiava la grazia in persona. Si trovava a  Barcellona a quel tempo  e lei era venuta a trovare una sua lontana zia. Si conobbero e si amarono ed tornarono insieme a Pavia dove lei abitava.

A quel punto capì. Il problema era che doveva saltare giù da quella giostra che lo teneva fuori,e il primo passo da fare era proprio non muoversi. Fermarsi. Quel lavoro lo faceva uscire troppo dalla realtà: si mise con le mani in mano,ricominciò da capo e divenne un imprenditore d’azienda lì dalle parti di Pavia.

 -Infatti restavamo stupidamente aggrappati all’ombra di noi stessi perché non potevamo sapere che,staccandoci dall’esistenza e cadendo nella vita,non ci saremmo sentiti più soli- ( FABIO VOLO)

Più tardi,dopo le pratiche di divorzio con la moglie,si sposò con lei ed ebbero una bambina. Non che lui non amasse il figlio,ma quell’ ambiente ipocrita lo infastidiva. Ogni giorno chiamava il figlio,Matthew lo pregava di tornare,ma lui….non voleva tornare indietro. Amava il figlio,ma lui ora era vivo.

Questa era la storia  di  Federico Mannelli.

Matthew aveva finito il suo quarto bicchiere di Martini quando il padre finì di raccontare. Era un po’ ciucco.

“ PAPA’ TI VOGLIO BENE!”

“ Anch’io figlio mio!”

Era quasi mezzogiorno e il padre lo invitò a pranzo.

Conobbe quella bambina,colse quello sguardo innocente che brillava nei suoi occhi. Il calore che espandeva,la invidiava.

Arrivò LEI. Quella donna che amava il padre,ci parlò e sentì una leggerezza,una spontaneità che non aveva sentito mai. Capì solo allora il padre. Anche lui provava quello stesso sentimento di gioia pura,di spontaneità,di sincerità,complicità.

Si ricordò il primo giorno che conobbe Anastasia. Dopo che era arrivata in ritardo a scuola e andò nel suo banco,lei lo aveva guardato e gli aveva sorriso….

In  quel  sorriso c’era la vita. LA LORO VITA. La vita li aspettava e l’ancora era stata sollevata dalla nave.

Un viaggio cominciava : un fuoco di nuova speranza ardeva nei loro cuori con la lezione che dovevano imparare a gestire la loro esistenza in maniera diversa.

 

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


epilogo

 


                                                         Epilogo 

Fanny 87: 

Il sole è alto nel cielo terzo di un azzurro intenso. Fa molto caldo, ma c’è un venticello fresco, quella brezza marina, che spezza quel caldo. Il mare è una tavola, e i bambini giocano felici tra le sue onde.

Matt li guarda dalla strada. E’ appoggiato alla sua macchina. Indossa una camicia  di lino bianca, mezza slacciata che lascia intravedere il petto abbronzato  un paio di pantaloni ala pescatola. E’ proprio sexy. Sbuffa non vede l’ora di tuffarsi in acqua.

“ Quanto ci mette, però!” pensa. I  suoi occhi  azzurri cercano di vedere Anastasia dentro il negozio. Poi eccola, , sorridente e solare, con un sacchetto tra le braccia.

“ Quanto ci hai messo, perdio!” sbuffa Matt.

“ Non è colpa mia se c’era un sacco di gente, Matt! Cosa dovevo fare? Andarmene?”

“ Era carina come idea...”

“ Cretino!”

“ Ora, però, sbrighiamoci che è tardi! Mia madre ci sta aspettando!”

Entrano in macchina, Matt mette in moto, e partono, alla volta di SanFrancisco.  Ania guardo fuori dal finestrino, le spiagge di Miami beach. E’ ansiosa di conoscere  Jane, soprattutto ora, come ora. Ha già conosciuto Federico e la sua famiglia, e sono persone fantastiche! Speriamo bene...

“ Matt...” dice lei all’improvviso  voltandosi verso di lui.

“Si?”

“Pensi che tua mamma sarà contenta di diventare nonna?” chiede nervosa.

“ Si, ne sarà  felicissima! Ne sono sicuro,tesoro.” Lei sorride, felice.

“ E comunque si chiamerà Alba!”

La macchina corre veloce  sulla strada, verso nuovi orizzonti, verso nuovi destini. Corre veloce, al di là del cuore.

  

 

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Capitolo 14
*** Considerazioni finali ***


Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la storia di al di là del cuore,per chi si è appassionato, informo che ho scritto una storia sul passato di Matt, quando aveva solo 14 anni e non conosceva Ania, non aggiungo altro....Questa mi sembrava la fine migliore per un romanzo basato sulla fiducia dell'amore che invita a non avere paura!! E ringrazio Fanny 87 per le sue partecpazioni al romanzo scritte in modo divertente e ironico. la storia era del 2005, ma io ho aggiunto alcuni capitoli da pcco che erano l'8,9, 10...Sono curiosa di sapere le vostre opinioni, buone e cattive.... Vi voglio numerosi a commentare!!!! sono comunque molto flice che sia piciuta.... ciao!!!!!! ciao!!!!!! Una bacione a tutti!!!!!!!! Alla prossima!!!!: ) :)

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