Love Game

di Himeno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** AVVISO + SORPRESA ***
Capitolo 32: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 41: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

Stavo passeggiando per la città. I negozi erano tutti in saldi ed era un vero invito per me e le mie care amiche, Uriè e Dolce. Amiamo lo shopping! Soprattutto Dolce con la sua mania per gli occhiali da sole. Ops! Mi presento. Mi chiamo Raf Serafini e sono l’unica figlia della ricca famiglia imprenditoriale Serafini. Mia madre morì dandomi alla luce e mio padre gestisce l’impresa dalla mattina alla sera. Anche se ha molti impegni, riesce sempre a dedicarmi del tempo. Fin da piccola. Adesso ho 15 anni e ho due amiche meravigliose che non mi fanno mai sentire sola. Uriè è brava nella fotografia ed ha pelle scura, capelli ricci legati in codini e due splendidi occhi viola. Dolce, invece, lo è sia di nome che di fatto. Ha fluenti capelli fucsia, due occhi del medesimo colore e un grande amore per lo shopping. Ed io come sono fatta? Semplice! Lunghi capelli biondi con un codino laterale, mash rossa sulla frangia, occhi azzurri e adoro vestirmi sportivo. Niente di speciale. Sono una ragazza come le altre che non intende diventare un imprenditrice come il padre. Non voglio rovinarmi la vita dietro un ufficio! Preferirei fare la casalinga e la brava moglie. Ah già! Non vi ho detto che so fare tutti i lavori manuali. Me li ha insegnati la mia balia. E’ una donna fantastica che mi ha cresciuto come una madre, ma ultimamente mi va discorsi strani sul sesso e sui ragazzi. Forse si è accorta che sono quasi una donna solo ora. Se la sentisse papà, rimarrebbe sconvolto. È molto geloso di me perché sono la sua gioia, la sua luce e il suo angelo. Mi rinchiuderebbe in una torre alta pur di farmi stare lontano dai ragazzi. Come se avesse di cui preoccuparsi! Io ancora non penso all’argomento “amore”. Troppo presto per me. Eppure… la mia vita cambiò. Strano ma vero! Tutto per un gioco.

 

*************************************

 

Ma guarda te se devo svegliarmi presto anche la domenica per andare all’agenzia! Quella bastarda di mia madre! Mi obbliga a fare l’uomo da affari alla mia età. Dopotutto, ho ancora 16 anni e voglio divertirmi. Essere trasgressivo. Dopo il lavoro, me ne vado sempre con la mia band, i Devil, a fare casino. È il nostro pane quotidiano dare fastidio alla gente ed essere davvero cattivi. Il mio nome è Sulfus Zolfanelli. Tutti conoscono il mio essere. Sono il migliore! Ho capelli neri, occhi ambrati e una figa stella rossa sull’occhio sinistro. Ditemi voi se non sembro il diavolo in persona! E me ne vanto anche. Cattiva condotta, orrendi voti a scuola, amore per il rock e le risse... Una vita infernale che adoro. Mia madre, Temptel Zolfanelli, mi ha cresciuto, per cosi dire, da sola. Mio padre morì prima che io nascessi e lei mi fece crescere nell’idea di essere un grande imprenditore. Adesso è mia madre al comando dell’impresa di famiglia e aspetta solo che diventi maggiorenne per sostituirla. Ma chi diavolo vuole quell’impresa di merda? Io dietro un ufficio e a fare il gentiluomo? Mai! Preferisco scappare di casa e trasferirmi all’hawai. Magari con qualche bella pupa, chissà. In fatto di ragazze, sono apposto. Tutte sono pazze di me ed io non sono pazzo di nessuna. Così va la vita. Nessuna ragazza accalappierà mai il sottoscritto. Ma purtroppo non sapevo che presto… avrei cambiato idea.       

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Il cuore dell'uomo

è come un cavallo che corre in discesa…

è facile spronarlo…

ma molto difficile farlo fermare…

Uffa! La scuola non finisce mai. Non ho nulla contro di lei ma le ore sembrano non passare mai. Sono trascorse tre ore e tra un minuto dovrebbe suonare la campanella della ricreazione. Adesso stavo seguendo la lezione di italiano. Non me la cavo male. Ho una media soddisfacente in tutte le materie che mi rende orgogliosa della mia intelligenza. Mi definite una secchiona per questo? Non mi importa e mai mi importerà di quello che pensano gli altri. Io sono solo me stessa.

Driiiiiiiiin

Ecco qua la melodia per le orecchie di ogni studente. E come sempre, Uriè e Dolce mi portano in terrazza a parlare di pettegolezzi e altro. Facciamo tutte e tre la stessa classe, e perciò stiamo insieme quasi tutto il giorno. Adoro le mie amiche e non le scambierei per nulla al mondo.

-Raf! Ehy Raf!- la chiamò Dolce.

-Che c’è, Dolce?-

-Guarda qua!- e mi fa vedere un articolo su una rivista per teenager. Un intervista su un certo Sulfus Zolfanelli. Che strano! Mi sembra di aver già sentito questo nome da qualche parte ma non perché l’ho letto o sentito da qualche parte. Ah già! Me lo aveva accennato mio padre, Arkan. Il ragazzo è già un uomo d’affari per i suoi 16 anni e aiuta sua madre ad accrescere l’azienda Zolfanelli. Lui e mio padre devono aver stipulato un contratto ultimamente. Devo ammettere che è molto carino vedendo la foto nella rivista.

-Non trovi che sia davvero bello?- chiede la ragazza dai capelli fucsia maliziosa.

-Umm… non male-

-Oh andiamo, Raf! Per te il genere maschile è tutto uguale. Ma capiterà il giorno che cascherai nella trappola chiamata “amore”- continuò Dolce.

-Sarà ma per adesso non mi interessa-

-Vedrai che quel giorno arriverà presto, amica mia. Me lo sento- disse Uriè.

Ahia! Quando Uriè ha delle sensazioni, c’è da preoccuparsi. Accadono quasi sempre. Solo uno o due non si sono verificate veritiere. Ed io speravo che anche questa volta non fosse vera.

 

**********************************************

 

Un uomo deciso

vive con la propria determinazione,

un uomo indeciso

dipende dalla propria forza fisica

 

Finita anche questa stupida giornata di scuola! Anche oggi rissa con quel deficiente della classe accanto. Se le va proprio a cercare le rogne. Soprattutto se tocca uno di noi Devil. Se non fosse stato tanto allocco da farsi fregare dalle moine di quella sgualdrina di Kabalé, non sarebbe incappato in me. Non che mi importi di Kabalé, la rossa più sexy della scuola! Ma, per me ogni pretesto è buono per scatenarsi in risse. Poteva anche essere mia nonna quella a provarci con quello scemo, in ogni caso sarei intervenuto per divertirmi.

Sto uscendo da scuola e come al solito, mia madre mi manda l’autista a prendermi per portarmi subito all’agenzia. Mai un attimo di pausa! Che rompiscatole quella donna! Bhè! Dopotutto è mia madre e ho preso molto da lei. Sia l’astuzia che la bellezza. Anche lei occhi ambrati, capelli lunghi viola e ha la fissa per il troppo trucco. Il carattere e l’aspetto dannatamente attraente è proprio di famiglia, vedendo mio nonno. Però, devo dire che Temptel Zolfanelli è un genitore che ti lascia molta privacy. A lei importa solo che gli vada ad essere utile a quell’impresa e il resto non è importante. Per esempio, posso andare in moto dove voglio, fare casino e tanto altro che mi frulli in testa. Proprio per questo che adoro quella strega di mia madre.

-Anche stasera vai dal signor Serafini?- gli chiede Gas dentro l’auto.

-A te che importa?-

-Niente ma sono solo curioso di sapere che vai a fare nel suo ufficio da due settimane-

-Non ci crederesti mai, mio caro diavolo-

-E che sarà mai?-

-Lo sai come ho incontrato il signor Serafini?-

-No-

-Allora ti racconto. Sai che io, ogni cavolo di sera me ne vado sempre per posti nuovi dove svagarmi e proprio due settimane fa in un pub ho incontrato il vecchio imprenditore-

-E chi faceva là?-

-Ah ah ah… Giocava d’azzardo. Eh già, mio caro! Il grande Serafini ha preso la mania del gioco e questa sera lo rovinerò definitivamente-

-Vuoi dire che ogni sera sei andato nel suo ufficio per giocare di nascosto con lui d’azzardo?-

-Esattamente-

-E ha quasi perso tutto?-

-Già. Non so quanto gli manchi per perdere tutto ma sono sicuro che gli è rimasto poco e niente-

-Sei grande, Sulfus! L’impresa Zolfanelli avrà un rivale in meno-

-Un'altra vittoria per il più mitico del pianeta!-

Proprio così! Questa sera sarà la mia ennesima vincita contro i miei rivali. Mai nessuno batterà Sulfus Zolfanelli!  

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Quel giorno ritornai presto da scuola perché mio padre mi voleva dire una cosa molo importante. La sera prima, me lo aveva detto con uno sguardo talmente serio che mi preoccupò molto. Che cosa stava succedendo?

Rientrai a casa. Una reggia di cinque piani che poteva fare quasi concorrenza con la reggia di Versailles. La residenza dei Serafini da generazioni. Andai in salotto, posai lo zaino sul divano e andai in cucina, dove ero sicura che avrei trovato la mia cara Lorena. La balia che mi ha cresciuta come se fossi sua figlia. Gli devo molto. Lei mi ha sempre ricoperto di attenzioni senza farmi mai mancare l’affetto materno che non avevo poiché non ho conosciuto mia madre. Dalle descrizioni di papà, era una donna bellissima dai capelli lunghi color oro e incantevoli occhi azzurri. Di carattere era dolce, gentile, altruista e con la tendenza ad aiutare il prossimo più che poteva. Mi ha sempre detto che gli somiglio come una goccia d’acqua tuttavia non gli ho mai creduto. Avrei tanto voluto conoscerla invece. Vedere l’angelo che mi ha messo al mondo.

-Ciao Lorena! Dov’è adesso papà?- chiedo alla donna sulla cinquantina d’anni con occhi e capelli corti neri, appena entro in cucina.

-Ciao bambina! Tuo padre è in ufficio come sempre. Figurati se si stacca da là! E’ incorreggibile con i suoi affari- rispose fermandosi un attimo dal suo da fare nei fornelli.

-Ah ah… lo raggiungo subito. Ah! Lorena?-

-Sì?-

-Non vedo l’ora che sia pronto il pranzo- dissi facendogli l’occhiolino e uscendo dalla cucina. Avevo notato che stava cucinando il mio piatto preferito. La zuppa di granchio. Ahhhh… che goduria! L’ho già detto che adoro quella donna?

Andai nell’ufficio di papà e lo trovai lì seduto davanti alla scrivania con lo sguardo preoccupato. E’ un uomo di cinquant’anni, con capelli grigi messi all’indietro con la lacca e occhi azzurri.

-Ciao papà!- lo salutai risvegliandolo dal suo flusso di pensieri.

-Oh! Ciao tesoro! Andato tutto bene a scuola?-

-Benissimo. Di che volevi parlarmi?-

-Vedi Raf… la questione è molto grave-

-Che cosa succede?- chiesi preoccupata.

-La nostra agenzia sta andando in rovina- disse in un soffio. Capisco quanto gli è costato dirmelo.

-C-cosa?-

-Mi dispiace, cara. Purtroppo ho avuto problemi con alcuni affari andati male-

-Papà! se vuoi posso vendere qualche vestito, scarpe, accessori e…-

-No! Non voglio che tu faccia questo. Perdonami, figliola. Ti prometto che cercherò di rimediare-

-D’accordo papà-

-Il mio angelo… sei proprio come tua madre- mi dice accarezzandomi la guancia.

-Lo so. Me lo ricordate sempre- gli rispondo sorridendo dolcemente.

-Signore! Raf! E’ pronto il pranzo!- sentiamo chiamare io e mio padre da Lorena.

-Arriviamo subito!- gli risposi.

-Tu comincia ad andare. Io vengo tra poco-

-Ok- e scendo in sala da pranzo facendomi venire gli occhi a cuoricino alla vista della zuppa di granchio. Zuppa mia arrivo!

 

***************************************

 

Finito anche oggi il mio tempo di lavoro aziendale. Era ora! Che noiosi quelle facce da cazzo con cui tratto sempre. Posso capire che fanno i leccaculo poiché sono il “quasi” capo di un importante impresa di profumi ma non dovrebbero esagerare. Stavolta decisi di prendere la moto per andare da Serafini per il colpo di grazia. Tanto le nostre due imprese non sono così lontane. Anche l’impresa Serafini trattava di profumi ed è sempre stata la nostra rivale numero uno. Ma da questa sera non ci saranno più ostacoli al mio potere imprenditoriale.

Raggiunsi l’azienda in poco tempo ed entrai senza complimenti come sempre. Tanto ormai era da settimane che mi vedevano entrare e uscire dall’ufficio del capo. Ma stavolta nel corridoio, prima di raggiungere l’ufficio, mi trovai qualcuno addosso. Cascammo entrambi a terra e fu allora che vidi una lunga chioma bionda profumata di miele.

-Ehy! Ti vuoi spostare, imbranata?- gli dissi mentre eravamo ancora per terra. Io in pancia in su e lei sbracata sopra con la faccia nascosta sul mio petto.

-Oh cavolo! Scusami tanto! Non ti avevo visto- mi risponde alzandosi e mostrarmi finalmente due bellissime gemme azzurre. Era una ragazza di circa 15 anni con lunghi capelli biondi e occhi azzurro cielo. Davvero niente male la mocciosa!

-Allora mettiti gli occhiali! Tra poco non mi facevi sbattere la testa. Non so te ma ancora mi serve- mi lamentai. Come si è permessa di dire che non mi aveva visto? Porca puttana! Tutti mi notano subito e questa mi dice che non mi aveva visto?

-Ma come ti permetti? Ti ho chiesto scusa che altro vuoi?- mi chiede innervosendosi. Da arrabbiata era ancora più stimolante.

-Che altro voglio mi chiedi? Bhè! Che ne dici di uscire a divertirti con me una di queste sere?- gli chiedo con tutto il fascino di cui sono capace.

-Ma neanche per sogno! Scordatelo! Addio!- e se ne vai via correndo.

Che caratterino l’angioletto! E mi ha anche rifiutato. Come si è permessa? È stata la prima a farlo. Adesso che ci penso. Non gli ho chiesto neppure come si chiama. E vabbè! Non è la fine del mondo. Menomale che il mare è pieno di pesci. Ed io, ce n’ho in abbondanza. 

Entrai nell’ufficio del vecchio e lo trovai come al solito pronto alla sconfitta. Che avrebbe scommesso questa volta? Che importa? Alla fine, tanto, perderà tutto per mano mia.

 

Continua…

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

-Ma chi si credeva di essere quello?- dissi sfogandomi con Uriè.

-Dai Raf! Non prendertelo. Gli uomini sono fatti così- mi disse.

Dopo essere uscita dall’impresa di papà, me ne andai a dormire dalla mia amica e lì gli raccontai del mio incontro.

-Non tutti! Gabi è diverso. Mi fa sentire amata e protetta e mi rispetta come una regina-

-E’ naturale, Raf! Voi due vi conoscete da quando portavate il pannolino e il vostro fidanzamento è stato combinato quando tu avevi 3 anni. Gabi si comporta da bravo fidanzato tutto qua-

-Lui è il classico bravo ragazzo che tutte vorrebbero ma tu sai che…-

-Che non lo ami- finì per me Uriè.

-Già. Quello che provo per lui è solo amore per un fratello. Non riuscirò mai a vederlo come mio futuro marito-

-Allora perché non rompi il fidanzamento?-

-Deluderei molte persone se lo facessi- dissi con tristezza. La mia vita è ormai stata decisa ed io non posso farci niente.

-Oh amica mia!- esclamò abbracciandomi forte.-Devi decidere tu la tua vita. Lo so che tuo padre ha fatto delle scelte solo per il tuo bene ma la vita è la tua-

-Ti prego, Uriè! Non parliamone più. Gabi mi ama e questo mi basta, ok?-

Proprio così! Mi basta avere qualcuno che mi ami per accettarlo come marito. L’amore… come tutti sanno, ancora non so cosa sia ma so soltanto che bisogna essere in due ad amare. Purtroppo nel mio rapporto con Gabi non ci sarà mai e me ne dispiace infinitamente perché si meriterebbe tutto l’amore del mondo per la pazienza che mi dimostra.

-Ok. Cambiamo discorso, che cosa ti doveva dire di così urgente tuo padre per farti entrare presto a casa?-

-Non è una bella notizia, purtroppo. La nostra impresa sta andando in rovina-

-COSA? M-ma come è potuto accadere?-

-Non lo so, Uriè! Mi ha detto solo che cercherà di rimediare ma dalla sua faccia cupa mi ha fatto intendere che non ci sono molte speranze- ammisi triste. Che cosa succederà ora?

-Mi dispiace, Raf. Sai che per qualunque cosa puoi chiedere a me, posso chiedere a mio padre di…-

-Grazie, amica mia, ma non posso accettare- dissi interrompendola.

-Perché? Le nostre famiglie sono amiche da tanto tempo e sarebbe normale un prestito-

-Non insistere. Conoscendo mio padre, non chiederà mai un prestito soprattutto ai suoi amici-

-Ok. Non insisto ma ricordati che ci sono io ad aiutarti, capito?-

-Sì, mia dolce Uriè! Sei la miglior amica che si possa desiderare- dissi abbracciandola forte. Non saprei proprio come fare senza le mie care amiche. Sono il dono più bello che la vita mi ha dato.

-Anche tu, Raf- mi rispose stringendomi anche lei a sé.

 

*****************************************

 

-Credo proprio che questa sia la sua ultima giocata, mio vecchio Serafini- dissi con aria trionfante e maligna. Quel vecchio aveva giocato di tutto. Gli mancavano solo la casa ormai.

-Sono sicuro che questa la vincerò! Devo vincere per riscattare tutto quanto-

-Ma quanto siamo tenaci! Purtroppo le è rimasta solo la casa da barattare e se perde anche quella finisce a dormire sotto a un ponte-

-Di me non mi importa ma c’è la mia famiglia che non posso deludere- disse con aria distrutta. Si vedeva lontano un miglio che quell’idiota era al limite.

-Tanto ormai! Scommetto che nemmeno sanno che le è venuta questa voglia d’azzardo- dissi centrando nel segno. Il suo sguardo colpevole diceva tutto. E bravo l’imprenditore decrepito! Mente alla sua famiglia. Devo dire che comincia a piacermi.

-A proposito, vecchio. Hai davvero una segretaria deliziosa- continuai pensando casualmente alla ragazza che avevo scontrato prima.

-Segretaria?-

-Sì. La bella bionda che è uscita dal suo ufficio. Avete buon gusto in fatto di ragazzine, complimenti! Però vi do un consiglio, state attento a quando ve la portate a letto, potrebbe rifilarvi un figlio non vostro- dissi con noncuranza. Infondo è un consiglio gratis quello che gli ho rifilato. Noi imprenditori siamo sempre circondati da puttane che ci vorrebbero fregare dicendo che il bambino che aspettano è figlio nostro ma con me cascano sempre male visto che utilizzo le giuste precauzioni. Non mi interessa avere marmocchi bastardi. Strano però! La faccia improvvisamente infuriata del vecchio mi ha proprio sorpreso. Chissà perché ha reagito così!

-RAZZA DI MASCALZONE! COME SI PERMETTE, RAGAZZINO, DI FARE CERTE INSINUAZIONI? QUELLA NON E’ LA MIA SEGRETARIA MA MIA FIGLIA RAF!- sbraitò infuriato come non mai.

Ah ora capisco! Bhè! Posso dargli ragione se si è arrabbiato così, praticamente ho dato a sua figlia della puttana. Non intenzionalmente ma comunque glielo detto.

-Quindi quella è sua figlia eh?- disse malizioso. Allora si chiama Raf… Ummm… Mi è venuta un idea.

-Sa, Serafini. Forse ha trovato la sua salvezza-

-Che vuol dire?- chiese confuso riprendendosi dall’arrabbiatura.

-Che io sono disposto a barattare tutto quello che mi ha dato nelle giocate precedenti però in cambio voglio che lei scommetta la sua bella figliola. Ci sta?-

 

Continua…

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Che strana sensazione! Ho come l’impressione che presto succederà qualcosa che mi cambierà la vita. Non so spiegarmelo. Di certo non sono mai stata una ragazza sensibile come Uriè ma forse il mio presentimento è reale. Vabbè! Non pensiamoci più. Adesso dovrei cercare di dormire e basta. E’ già da mezz’ora che ho smesso di chiacchierare con la mia amica e stando al buio sdraiata sul letto ancora non ho preso sonno. Proprio strano per una dormigliona come me!

-Non riesci a dormire?- mi chiede nell’oscurità, Uriè. Quindi nemmeno lei dormiva.

-No-

-Sei strana, Raf. Di solito ti addormenti dopo due secondi che tocchi il letto. Ti preoccupa ancora la questione di tuo padre?-

-No, Uriè. È un altro il motivo. Non riesco a capirlo ma sento uno strano presentimento dentro di me-

-Hai paura che le scarpette che hai visto ieri vengono comprate da altri?-

-Ma che dici?-

-Dai! Stavo scherzando! Su, dimmi che ti senti-

-Sento che la mia vita cambierà. Non so se in meglio o in peggio ma forse ci sto pensando troppo e non è niente di che-

-Non sottovalutare mai le tue sensazioni, Raf. Alcune possono essere veritiere-

-Finora, in realtà, mi sono solo preoccupata delle tue sensazioni. La tua sensibilità è incredibile-

-Dono di nascita!- disse sorridendo orgogliosa.

Io scoppiai a ridere vedendo la sua espressione così infantile e piena d’orgoglio allo stesso tempo.

-Oh finalmente ridi! Mi ero stancata di vederti con quella faccia imbronciata. Non è da Raf-

-Sì, hai ragione- dissi sostituendo le risa in un sorriso.

-Bene! Ora però dormi che domani abbiamo scuola e non voglio arrivare in ritardo nell’aspettare una dormigliona-

-Ehy! Dormigliona a chi?-

-Notte Raf- disse semplicemente girandosi a dormire.

-Eh no, cara mia! Non puoi andartene a dormire così! Non sono una dormigliona io!-

-Ah ah ah… d’accordo, Raf- disse ridendo.

-Uffa! Non prendermi in giro- dissi mettendo il broncio come una bambina.

-Va bene va bene. Non lo dico più ma ora dormi-

-Ok. Buonanotte Uriè- dissi rimettendomi a nanna.

-Buonanotte dormigliona-

Domani continuiamo il discorso, amica mia! Vedrai.

 

*****************************************

 

-M-ma è forse impazzito?- domandò incredulo il vecchio Serafini guardandomi come fossi da manicomio.

-No. Le assicuro che ho tutte le rotelle apposto-

-Si rende conto di quello che mi ha detto? VUOLE CHE BARATTI MIA FIGLIA? LEI NON È UN OGGETTO DA SCAMBIARE- disse sbattendo le mani sul tavolo. Era proprio nero.

-E allora? Negli affari tutto è lecito. E voglio ricordarle che è quasi in banca rotta- dissi indifferente fumandomi una sigaretta.

-Preferisco la banca rotta piuttosto che lasciare Raf nelle sue mani. -

-Dice davvero? Pensa a sua figlia. Poco fa ha detto che è per la vostra famiglia che fa tutto questo ma non mi sembra proprio-

-Che vuol dire?-

-Che se vinco io anche questa volta, lei signore perde tutto, mentre se mettesse in palio sua figlia, io le assicurerei una vita da regina. Non pensa che così le assicurerebbe una vita agiata invece di quella a cui va incontro lei?-

-Ma se vincessi, avrei sia i miei averi che Raf-

-Cosa che non succederà visto che ha sempre perso finora. Almeno le do l’opportunità di tenere almeno la casa e se baratta sua figlia, anche l’azienda-

Ma cosa sto dicendo? Perché gli do questa scelta? Potrei distruggerlo e fregarmene del tutto ma allora perché sto qui a dire queste cose per avere sua figlia Raf? Nemmeno fosse una perla rara! Forse ha ragione il vecchio a dire che sono impazzito.

-Perché fa tutto questo? Perché mi sta tentando per avere la mia bambina?-

Alla faccia della bambina! Ecco un altro dei soliti papà gelosi e scemi che non comprendono ancora che la figlia è cresciuta. Ma il vecchiaccio mi legge nel pensiero?

-Questo non deve interessarle. Io le ho dato da scegliere, adesso tocca a lei darmi una risposta e in fretta, prima che perda la pazienza-

Insomma! Ci stava girando troppo intorno! O sì o no.

-Va bene… accetto- sussurrò arrendevole.

-E bravo vec…signor Serafini. Vede che sa ragionare anche lei- mi complimentai stringendogli la mano.

-Prima però voglio aggiungere una cosa. Se vince, avrà mia figlia ma deve promettermi che non gli mancherà di rispetto e che una volta che avrò trovati i soldi per riavere tutto, lei mi restituirà anche Raf-

-D’accordo. Ci sto- Tanto non li troverà mai quei soldi.

-Bene. Ora giochiamo. Saranno le carte a decidere il destino della mia povera figliola-

-Ma come siamo poetici! Su. Cominciamo- e presi le carte.

Il poker durò poco e stracciai il vecchio come avevo detto.

-Bene, signor Serafini. Le do tempo fino a dopodomani per dire a sua figlia del suo nuovo trasferimento e farle fare le valigie. Farò portare una limousine per portarla a casa Zolfanelli. Adesso me ne vado. Arrivederci, Serafini- e me ne andai trionfante.

Il vecchio non sa che le promesse che faccio io sono inutili. Non ne mantengo uno. Povero ingenuo. Vedrà come manterrò la parola sul rispetto a sua figlia.

 

Continua…

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Come cavolo faccio a svegliarmi sempre tardi la mattina, proprio non lo so! Anche stavolta Uriè mi prende in giro, uffa! Mi sveglia, mi sbrigo a prepararmi e corriamo verso scuola. Per fortuna che nella corsa ce la caviamo benissimo. Entriamo in classe proprio quando la campanella sta per suonare.

-Fiuuu… giusto in tempo- dissi con il fiatone sedendomi al mio posto.

-Sei sempre la solita! Ogni volta dobbiamo correre per non arrivare in ritardo. Dormigliona!- disse Uriè, anche lei con il fiatone.

-Stai zitta! Guarda che tu arrivi in ritardo anche senza di me a volte. E tutto a causa del tempo che ci metti a truccarti-

-Questo non è vero!-

-Invece sì-

-Buongiorno ragazzi- irruppe la professoressa in classe interrompendo la nostra conversazione.

Ci zittimmo all’istante e dopo il saluto alla prof, io e Uriè ci guardammo di sottecchi per poi scoppiare a ridere piano. Siamo proprio due casi disperati!

La campanella suonò e io e le mie due amiche andammo in terrazza per la ricreazione.

-Raf- mi chiamò Dolce.

-Sì dimmi-

-Sono preoccupata per te. La situazione che sta accadendo a tuo padre… insomma…-

-Oh Dolce! Anch’io sono preoccupata ma non voglio che lo siate anche voi. Questo è un problema mio-

-No, amica mia. Noi tre siamo le Angel’s Friends. Non dimenticarlo. Se una di noi è nei guai, le altre vengono ad aiutarla in qualunque modo- disse Uriè.

-Hai ragione, Uriè. Scusatemi-

-Non scusarti. Sappiamo quanto tu sia orgogliosa e perciò ti capiamo se non vuoi aiuto-

-Vi ringrazio. Non so cosa farei senza di voi- dissi abbracciandole.

Sono proprio delle sante se riescono a sopportarmi ogni giorno. Noi tre siamo conosciute come le Angel’s Friends. Dolci, gentili, carine… aggettivi che ci attribuiscono insieme al valore della nostra amicizia.

La scuola si concluse anche oggi. Me ne andai a casa e subito fui travolta dall’odorino della cucina di Lorena.

Andai a cambiarmi in camera mia e poi andai a vedere mio padre. Tanto so che sta sempre in ufficio.

Entrai e oltre a trovarci papà, c’era anche Gabi.

-Ciao, tesoro- mi salutò papà sorridendo.

-Ciao, Raf- mi salutò con un bacio sulla guancia, il mio fidanzato.

Che ci si crede o meno, non ho ancora avuto il mio primo bacio. Tra me e Gabi non c’è mai stato niente al di fuori degli abbracci e dei baci casti sulla guancia. Mi rispetta e non esige niente da niente da me. Quanto vorrei poterlo ricambiare! Ha un cuore così grande che meriterebbe qualcuno che gli doni altrettanto amore. Ma io non ci riesco proprio.

-Ciao- salutai con un sorriso.

-Ho invitato Gabi a pranzo, tesoro. È da tanto che non si fermava e l’ho anche rimproverato per le poche attenzioni che ti rivolge- disse scherzando alla fine.

-Ma dai, papà! Lui è sempre disponibile per me e questo mi basta. Non voglio che si disturbi per me quando ha del lavoro da fare-

-Non è mai un disturbo per me, cara. Starti vicino mi rende sempre felice- mi disse Gabi.

Capelli castani, occhi verdi e un corpo da favola. Un fusto che vorrebbero avere tutte. Ma perché io no?

-Sei gentile, Gabi- dissi dolcemente.

-Ah figliola!- mi chiamò mio padre.

-Che c’è, papà?-

-Stasera ti devo parlare di una questione. Riguarda quello che ti dissi ieri- disse serio.

Che c’era ancora? Quello sguardo non significava niente di buono. Che centrasse con il mio presentimento?

-D’accordo- risposi.

-Adesso andiamo a mangiare se no Lorena ci viene a prendere di peso. Vieni Raf!- disse il mio fidanzato prendendomi la mano per scendere in sala da pranzo.

Mio padre ci guardava contento ma c’era qualcosa che mi faceva capire la sua preoccupazione nascosta.

 

************************************

 

E anche questa è fatta! Che palle queste firme! Ne avrò fatte centinaia per farmi venire i crampi alle mani. Tutta colpa di quella strega che non fa un cavolo dalla mattina alla sera da quando ci sto io a comandare l’impresa. Adesso mia madre se la starà spassando a casa con un altro amante mentre io sgobbo per renderci sempre più ricchi.

E’ da quando sono uscito dall’impresa Serafini ieri sera che non faccio che pensare al motivo che mi ha spinto a prendermi la figlia del vecchio imprenditore.

Che è bella è bella. Lo ammetto che mi ha attratto subito ma non è un buon motivo per quello che ho fatto. Forse è stata la rabbia che ho provato quando quella mocciosa mi ha rifiutato. Oppure perché volevo vedere il vecchiaccio perdere tutto compresa la sua famiglia. Già! Dev’essere per forza così. io godo nel far soffrire la gente e ancor di più vendicarmi. Quella ragazzina pagherà per avermi detto no. Vedremo se non uscirà con me.

Uscii dall’azienda Zolfanelli e me ne ritornai a casa.

Come pensavo Gas era già pronto a sentire quello che ho fatto la sera prima.

-Allora? Com’è andata?- mi domandò. Adoro la sua curiosità sulle malefatte altrui.

-Come vuoi che sia andata? Sono Sulfus Zolfanelli, non scordartelo- dissi con un sorriso trionfante.

-Tranquillo. Non me lo scordo. Ma io intendevo sapere come hai stracciato Serafini-

-Non ti scioccare se ti dico che l’ho risparmiato ancora per po’-

-Cosa? Il grande Sulfus che ha pietà? Chi l’avrebbe detto- disse Gas sorpreso.

-Ma quale pietà? Gli ho fatto scommettere sua figlia e ho vinto. Gli ho lasciato solo la casa e l’azienda. Domani la mocciosa verrà ad abitare a casa mia- dissi con noncuranza accendendomi una sigaretta.

-Ti sei fumato qualche canna di troppo? Ma sei diventato matto a far abitare la figlia dello scemo a casa Zolfanelli?-

-Non dire cazzate e ascoltami. Per Serafini, la figlia è la cosa più importante al mondo. Togliendogli lei, lo distruggo totalmente. E poi quella ragazza deve pagare per un torto che mi ha fatto-

-Che può averti fatto? Ho sentito che la figlia di Serafini, Raf , ha la reputazione di essere una santarellina-

-Certo che tu hai informazioni da parecchie parti eh? E che altro si dice su di lei?-

-Che è uno schianto e che aiuta sempre gli altri. Un vero e proprio angioletto possiamo dire-

-Ha il ragazzo?-

-Questo non lo so. Ma perché ti interessa?-

-Fatti gli affaracci tuoi! Piuttosto, vuoi sapere perché ce l’ho con lei? Mi ha rifiutato, ecco perché! Quella stupida! Ma chi crede di essere? Nessuna ragazza mi ha mai detto di no per uscire insieme!-

-Davvero? Certo che ha avuto coraggio-

-Già ma ne pagherà le conseguenze- dissi con sguardo maligno mentre il ciccione mi guardava terrorizzato.

-E tua madre? Che gli dirai sulla nuova coinquilina?-

-A lei non deve interessare. E’ già tanto che gli lascio fare tutto quello che vuole sfruttandomi come imprenditore. Perciò le cose si faranno come decido io-

Anche a costo di smammare la vecchia Temptel Zolfanelli fuori di casa, la mia vendetta avrà luogo più dura che mai.

 

Continua…

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Il pranzo si svolse tranquillamente. Gabi e mio padre conversavano ed io ogni tanto partecipavo. I maggiori argomenti di cui parlavano erano gli affari e l’azienda. Che rottura! Quei due sono proprio uguali! Io spiccicato parola solo quando parlarono di scuola e cavalli. Io adoro andare a cavallo. E’ una creatura affascinante e  molto socievole. Vado a fare equitazione ogni martedì e giovedì pomeriggio e quelle ore che trascorro sono tra le più belle della mia vita. Il vento tra i capelli, la sensazione di volare… mi fa sentire bene.

-Ora è meglio che vada- disse Gabi alzandosi da tavola da vero gentiluomo.

-Di già?- dissi risvegliandomi dai miei pensieri.

-Purtroppo devo andare a fare il mio lavoro, amore. Ci sentiamo stasera al telefono, ok?- disse dandomi il bacio sulla guancia.

-Ok. Allora ciao- dissi.

-Ciao a tutti- salutò Gabi.

-A presto, Gabi- salutò mio padre vedendolo andare via.

Dopo un po’, anche papà si alzò e se ne andò nel suo ufficio come sempre. Ma stavolta, aveva la faccia cupa che lo oscurava ultimamente.

Sento che centra qualcosa con me. Vuole che venda maggior parte delle mie cose e non ha il coraggio di dirmelo subito? Oppure qualcos’altro? In ogni caso, sa che può contare su di me e pur di risistemare le cose, sono disposta a sacrificare tutto.

-Bambina mia, che cos’hai?- mi domandò Lorena vedendo la mia espressione pensierosa.

-N-niente, Lorena. Sono solo un po’ stanca perché ho fatto le ore piccole ieri. Io e Uriè non smettevamo di parlare-

-Sempre le solite- disse lei facendo un sospiro.

-Eh eh...-

-Vai a riposarti allora. Ci penserai dopo ai compiti-

-D’accordo- e me la filai in camera mia. Non ho voluto far vedere la mia preoccupazione e perciò l’ho nascosta dietro l’allegria e la spensieratezza. Non voglio che sia coinvolta anche Lorena

Arrivò sera e precisa come un orologio, andai da mio padre per sentire che cosa aveva da dirmi.

Entrai nella stanza e lo trovai in ansia che sudava freddo. E’ così terribile quello che sta per dirmi?

-Tesoro, siediti di fronte a me, per favore- mi disse con sguardo basso.

-O-ok- rispose esitante e, sedendomi, continuò a parlare.

-Mi sento un mostro! Mi dispiace infinitamente, figliola mia, per quello che ti ho causato-

-Ma… non capisco, papà. Di che stai parlando?- chiesi sempre più in ansia.

-Non ce la faccio! Non ho il coraggio di dirtelo. Vai via, ti prego!- disse senza forze. Alla fine non ne ha avuto il coraggio.

-Ma papà… che cos’hai?-

-Vai via!- disse con voce più alta.

-D-d’accordo, papà- sussurrai prossima alle lacrime. Proprio non riuscivo a capirlo. Prima voleva parlarmi e adesso mi caccia via. Che cosa aveva da dirmi di così terribile da non avere il coraggio di dirmelo?

Uscii silenziosamente dalla stanza trovandomi Lorena di fronte. Deve aver sentito la voce di papà ed è accorsa preoccupata.

-Bambina mia, che cosa è successo?- mi chiese dolcemente.

-Oh Lorena!- dissi abbracciandola forte e scoppiando a piangere.

Piangevo. Piangevo per quel presentimento che stava per risultare reale. Piangevo per la vigliaccheria di mio padre.

 

**********************************

 

Finalmente è arrivato il giorno che quella mocciosa verrà a casa mia. Vedrà come la tratterò bene. Da cosa posso cominciare? Gli faccio pulire i vetri? La cucina o tutta casa? Naaaa è una cosa che fanno benissimo le cameriere e poi goffa, come ho notato, potrebbe darmi fuoco alla baracca. Meglio trovare qualcosa di più punitivo. Ummm… Magari la faccio innamorare di me e poi la pianto senza pietà? Geniale!

-Ehy Sulfus!- mi chiama quello scemo di Gas risvegliandomi dalle mie idee diaboliche.

-Che vuoi adesso?- dissi mentre mi fumavo una sigaretta in camera mia.

-Non ti sembra che stia facendo un po’ tardi?-

-Chi?-

-La ragazza. E’ da più di mezz’ora che hai mandato la limousine a prenderla-

-E allora? Forse l’autista sarà andato a fare il pieno per la macchina prima-

-Io, invece, ho un sospetto-

-Del tipo?-

-Non è che Serafini non è riuscito a dirlo alla figlia?-

-Cosa?- dissi alterandomi. Era possibile eccome che fosse così. Quel vigliacco!

-Emmm… voglio solo dire che quel vecchiaccio non avendo il coraggio di…-

-Ho capito benissimo quello che hai detto, stupido! Quel vecchiaccio!-

Ora capisco perché tardava a venire. Avevo detto all’autista di aspettarla fuori ma se Serafini non gli ha detto niente, un cavolo e tutt’uno!

Mi alzò di colpo e vedendo l’aria spaventata di Gas, devo avere anche una faccia spaventosa.

-C-che vuoi fare?- mi chiede terrorizzato.

-Vado a prenderla di persona- dissi avviandomi all’uscita.

-Ma perché ti interessa tanto quella ragazza? Non ne vale la pena-

-Stai zitto, idiota! Ho già detto che farò di tutto per fargliela pagare e lo farò!- dissi uscendo e sbattendo la porta.

Presi la moto e andai come una furia a casa Serafini.

Mi trovai di fronte all’immensa reggia e entrai dentro casa senza bussare e niente. Andai dritto sparato nella stanza della ragazza, dopo un immensa ricerca ovviamente. Quella villa era strapiena di stanze. E la trovai.

-C-che cosa c’è?- mi chiese sorpresa.

-Sbrigati a preparare la tua roba-

-Ehy! Ma tu sei il maleducato dell’altra volta-

-Vedo con piacere che ti ricordi di me. Quindi ti sono rimasto impresso dopotutto- dissi malizioso.

-Per niente!- disse arrabbiata. Con quella faccia contrariata era ancora più bella.

-Dai muoviti che sono venuto a prenderti-

-Ma sei matto? Perché dovrei venire con te? Irrompi in casa mia e speri che vengo con te? mai e poi mai!-

-Dovrai farlo, angioletto. Perché ormai verrai ad abitare a casa mia. E come vedi, sono disposto a rompere le porte per avere la mia vincita-

-La tua vincita?-

-Esatto. Però ora basta chiacchiere! E ora di andare!- dissi stufo di parlare. La presi di peso ignorando le sue proteste e la portai via.

Menomale che Gas mi aveva raggiunto con la macchina se no avrei dovuto sopportare quella scatenata mentre guidavo la moto.

 

Continua…

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Cavolo cavolo cavolo! Che cosa ho fatto di male per finire in questa macchina con degli sconosciuti? Da quando sono salita in macchina con la forza, non ho fatto che insultare quel ragazzo… Sulfus. Ma lui niente! E’ indifferente! E poi il suo amichetto ciccione non faceva che fissarmi con una faccia da ebete.

-Smettila di sbavare, Gas. Non è da mangiare- lo rimproverò stufo dello sguardo su di me, Sulfus.

-Lo so ma l’hai vista, Sulfus? E’ davvero bella come si dice in giro- disse Gas non staccandomi gli occhi di dosso. Almeno gli sono grata per il complimento.

-Certo che la vedo, idiota! Non per niente l’ho scelta come mia vincita a poker-

A poker? Ma che significa questo?      

-Poker? Che centra con me il gioco d’azzardo?- domandai sconvolta. Possibile che mio padre…

-E’ proprio quello che stai pensando, mia cara. Il tuo paparino, avendo da tempo la fissa per il gioco d’azzardo, si è giocato tutto. Compresa te- disse con noncuranza, il moro.

-N-non può essere vero! Mio padre non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere. Stai mentendo!-

-Se è vero che sto mentendo, allora perché ti trovi qui senza nessuno che mi abbia fermato nel prenderti?-

Ha ragione. Mio padre, Lorena e tutta la servitù si saranno sicuramente accorti del trambusto causato dal ragazzo. E non hanno fatto niente per tenermi a loro.

-Quindi è per questo che papà non ha avuto il coraggio di dirmelo ieri- sussurrai affranta. La delusione verso mio padre mi stava crescendo ancora.

-Già. Ma stai tranquilla. Il tuo vigliacco genitore mi ha fatto promettere di rispettarti finchè starai a casa mia-

-Davvero?-

-Ma io non rispetterò la mia parola-

-Cosa? Che vorresti dire?- chiesi sconvolta. Ma questo ragazzo non aveva onore?

-Che sei molto bella… ed io ho dei progetti verso di te. Ti farò pentire di avermi rifiutato quella volta- disse alzandomi il mento con un dito e fissandomi negli occhi.

-Non toccarmi!- dissi scansandolo. Non capisco. Perché ora che mi fissava, mi batteva forte il cuore e mi sentivo brividi lungo la schiena? Non può piacermi questo maleducato! Dev’essere stata solo la paura che provo in questo momento pensando alla vita d’inferno che passerò. Dev’essere per forza così.

-Vedrai, dolcezza. Ti divertirai molto nella mia dimora- disse ridacchiando. Che demonio!

-Ne dubito fortemente- dissi arrabbiata voltando la testa da una parte.

-Voglio fare un “gioco” con te, Raf- disse sicuro di sé. Deve essersi informato bene il signorino su di me per sapere anche il mio nome. Bhè! Dopotutto è il minimo che dovrebbe sapere di una ragazza che starà a casa sua. O no?

-Non mi interessa il poker o altro- gli dissi subito.

-Non intendevo quello. Diciamo che è più una scommessa- disse con un ghigno. Che aveva in mente?

-Una scommessa, eh? Di che genere?- chiesi dubbiosa.

-Chi si innamorerà prima dell’altro-

 

********************************************

 

Ecco pure la figlia che mi guarda come se fossi diventato matto. Allora è proprio di famiglia, essere così “delicati”. Però, devo ammettere che anch’io ultimamente ho dei dubbi sulla mia sanità mentale.

-Bello scherzo. Ora dimmi in che consiste davvero la scommessa- disse riprendendosi dallo shock.

-Te l’ho appena detto. Desidero fare questo gioco con te- dissi sogghignando.

-Tu hai le rotelle fuori posto. Con l’amore non si scherza e poi io sono già fidanzata. Al mio ragazzo non andrebbe affatto bene-

E ti pareva! Mi sembrava strano che una bellezza simile non avesse il ragazzo. Magari non era nemmeno più vergine. Perché questo mi dava fastidio?

-Non mi interessa l’opinione del tuo ragazzo. Questa cosa noi la faremo perché la dico io. Finchè starai sotto il mio stesso tetto, mi apparterai e di conseguenza mi ubbidirai senza storie-

-Scordatelo! Io non appartengo a nessuno!-

-Dimostramelo con questa scommessa. Se il tuo cuore non sarà mio entro il periodo di tempo che sarai mia ospite, io ti lascerò ritornare dal tuo vecchio. Se invece sarà di mia proprietà, diventerai la mia schiava per sempre- dissi maligno.

-E se invece fosse il tuo cuore a diventare mio?-

-Ahahahah Hai fegato, ragazzina. Cominci già a piacermi. Comunque è una cosa che non succederà mai- dissi divertito. Io? Innamorarmi? Non è da me.

-Vedremo. In ogni caso, voglio mettere in chiaro che se io ti conquisterò, sarai tu a diventare mio schiavo e ha ridare tutto a mio padre. Se non sarà così, farò quello che vorrai- disse lei. Era impaurita da questa cosa però allo stesso tempo dimostra un coraggio che mi affascina.

-D’accordo. Il nostro “gioco d’amore” ha inizio. Mi raccomando. Sii una preda difficile da prendere. Non mi piace vincere facile-

-Sbruffone maleducato!- mi insultò. Quella faccia irata mi stimolava ancora di più. Quel gioco sarebbe stato molto ma molto interessante.

Arrivammo alla mia residenza. E lì vidi che Raf ne rimase incantata a guardarla a occhi sgranati.

La nostra convivenza, bellezza, sarà davvero fantastica.

Scendiamo dalla macchina e dopo aver fatto portare le tue valigie in camera e aver detto a Gas di andarmi a riprendere la moto davanti ai Serafini, ti faccio entrare in casa.

-Benvenuta all’inferno, angioletto. Ti presento la residenza Zolfanelli-

 

Continua…

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Entrai in quella casa immensa. Certo, anch’io ho una specie di reggia ma questa qui ha il suo fascino. Aveva le mura di colore arancione, le porte e i mobili erano di legno massiccio. Tutto l’arredamento esprimeva fuoco, trasgressione, ma comunque avevano un buon gusto. Seguii Sulfus dall’inizio. Da quando ero scesa dall’auto insieme a lui e al suo amico ciccione. Mi fece portare su i miei bagagli, usciti da chi sa dove. Quando cavolo hanno preso la mia roba? La mia domanda ebbe presto risposta visto che subito dopo Sulfus mi guardò con sguardo strafottente dicendomi che “poteva fare questo ed altro”. Odioso! Come si permetteva già da subito a trattarmi come una sua proprietà? Se lo scordava se pensava di conquistarmi vincendo il nostro “love game”. Doveva fare prima molta, anzi, moltissima strada prima di rubarmi il cuore.

Più mi inoltravo nella dimora dei Zolfanelli e più sentivo una strana impressione. Sembrava il covo del diavolo. Tutte le tonalità del rosso e nel nero stavano intorno a me come per inghiottirmi.

-Siamo arrivati- disse il giovane padrone di casa davanti ad una porta.

-Questa sarà la tua stanza. Sii grata del fatto che non ti faccia dormire con la servitù oppure… preferisci dormire con me?- chiese guardandola malizioso.

-Preferirei dormire con un rospo- risposi arrabbiata dalla sua battuta. Fossi matta a dormire con uno come lui! Uno. Avrei rischiato sicuramente di perdere la mia verginità con questo stupido essere. Due. Non sopporto il suo tono da superiore figuriamoci a dover condividere la camera. E tre. Lo odio lo odio lo odio! E non smetterò mai di ripeterlo dopo quello che mi ha fatto. Strapparmi da casa mia in quel modo barbaro e per di più, da quando ci siamo incontrati, non fa altro che guardarmi come se volesse mangiarmi. Ah ma con me non avrà vita facile come può pensare.

-Quanto sei crudele a ferirmi in questo modo- disse con ironia.

-Non sai quanto mi dispiace- disse lei per niente dispiaciuta.

-Non ci siamo. Forse non hai capito che tu non sei una semplice ospite. Dovrai fare tutto quello che ti dico io e senza discutere- disse avvicinandosi pericolosamente a me.

-Puoi scordartelo! Vedrai che mio padre diventerà più forte di te e ti rovinerà. Quel giorno io godrò della tua rovina- dissi con rabbia.

-Sei davvero sicura di quello che hai detto? Ahahah non farmi ridere. Tuo padre, per quanto è indebitato, ci metterà come minimo 10 mesi per arrivare al livello della mia azienda. E poi è solo un buon a nulla. Che razza di padre è uno che scommette la figlia per il bene dell’azienda e della casa, me lo spieghi?-

Rimasi senza parole e sentivo che tra poco avrei ceduto alle lacrime. Aveva ragione anche se non lo avrei mai ammesso. 

Dopo un po’ si sentì uno squillo di cellulare. Era quello di lui. Rispose. Doveva essere una cosa importante riguardante l’azienda. Adesso che ci pensavo, come faceva un ragazzo così giovane ad avere sulle spalle già un impresa importante? Era sorprendente.

-Ci vediamo a cena. A dopo, angioletto- disse scomparendo di corsa nel corridoio rosso e nero.

Dopo essermi accertata che se ne fosse andato abbastanza lontano da me, entrai velocemente nella mia nuova stanza e mi buttai sul letto dando sfogo alle mie lacrime.

Se solo avessi saputo quello che il futuro mi prospettava davanti, non sarei stata così triste della mia nuova vita.

 

************************************

 

Forse ho esagerato a dirgli quelle cose. Ma cosa sto pensando? Io, il grande e superfigo Sulfus Zolfanelli, ha pietà per una ragazzina di nessun conto? Non sia mai! Il mio deve essere stato una piccola debolezza dovuta a chi sa cosa. E’ assolutamente impossibile che io mi preoccupi di una mocciosa che si atteggia a verginella e per di più viziata. Forse non ha ancora capito come va il mondo ma io glielo insegnerò molto presto. Non posso mica permettere che una bellezza simile vada sprecata andando a farsi suora! Sì, lo ammetto. E’ bellissima e con questo? Io ho sempre avuto buon gusto in fatto di donne.

-Sulfus? Ehy Sulfus, che fai? Dormi?- mi risvegliò dai miei pensieri, Gas.

-Che vuoi, sottospecie di idiota?- gli risposi.

-Ti stavo dicendo che ho trovato il nome del ragazzo di lei-

-Cosa? Davvero?-

-Sì. E non puoi capire quante risate ci siamo fatti io e Kabiria-

-Non mi interessa di voi due. Dimmi questo maledetto nome-

-Gabi Arcani- disse ridacchiando.

Chi? Gabi il pappamolle, fidanzato con Raf? Scoppiai a ridere insieme al mio amico grassone. Chi non conosceva Gabi detto il pappamolle per la sua poca spina dorsale e per il suo modo troppo raffinato. Hai capito quel bastardo! Aveva una fidanzata carina come Raf. Poverina. Gli era toccata la scelta peggiore di uomo. Ora capisco perché è così sempliciotta. Chissà come reagirebbe se gli dico che ho sempre preso per il culo il suo fidanzatino sia alle feste tra figli di papà che a scuola. Ah già. Non ho detto che io e lo scemo siamo compagni di scuola. E’ troppo divertente prendersela con lui all’entrata, a ricreazione e all’uscita da scuola. Ora sì che sono sicuro che Raf sia vergine. Gabi non sa nemmeno che cosa sia il sesso e di conseguenza come far godere una donna. Non mi sorprenderei del fatto che finora si siano divertiti a giocare ancora a carte o a monopoli lui e l’angelo biondo.

-Che spreco che una ragazza bella e intelligente come Raf Serafini stia con uno così. Se fossi in lei, mi sentirei disgustata-

-Ci credo! Solo una malata di mente si metterebbe con quello di sua volontà- continuai a rincarare la dose di cattiverie.

-Già. Quindi non sa nemmeno che cosa sia un uomo, vero Sulfus?- mi chiese malizioso Gas.

-Hai centrato il problema ed io sarò felicissimo di aiutarla a scoprirlo- dissi altrettanto malizioso.

-Se è per questo, anch’io sono molto volenteroso- disse Gas sottovoce cercando di non farsi sentire.

-Hai detto qualcosa, stupido grassone?- dissi infastidito dalle sue parole che sentii benissimo. Lei è solo mia da adesso in poi perciò nessun altro si permetterà di toccarla finchè ci sarò io.

-Niente niente. Scherzavo- disse sudando freddo.

-Ok. Per stavolta passi visto che sono stanco- dissi sbracandomi sul comodo sedile della limousine.

Lo sentii respirare di sollievo. Essere stanco di già senza nemmeno iniziare il lavoro in azienda. Che rottura.

-Sai, Sulfus. Credo proprio che le voci sul fatto che Gabi sia gay siano vere- disse lui.

-Eh?-

-Sì. Insomma… non ti arrabbiare di nuovo. Voglio dire che avessi avuta una fidanzata come Raf, non avrei resistito alla tentazione di farla mia da subito-

Ha ragione. Non ci avevo pensato. Oh cazzo! Gabi il pappamolle è pure gay? Naaaa ora non esageriamo.

-E’ vero. Però non esageriamo nel definirlo gay. È semplicemente uno stupido sfigato-

-Ok. Se lo dici tu. Comunque io mi preoccupo lo stesso. Non vorrei avere una dichiarazione d’amore da parte sua-

-Ahahah sentiti onorato invece. Potresti essere il suo primo amore- dissi divertito dalla cosa.

Per il resto del tragitto restammo in silenzio e arrivammo in azienda. Finii presto il mio lavoro e ritornai a casa dove mi aspettava una cena con Raf Serafini.

 

Continua…


Scusate tutti l’enormissimo ritardo ma sn stata molto occupata con la scuola e gli esami. Ora invece eccomi qua con un capitolo fresco fresco^.^ Pensavate fossi morta eh U.U in realtà lo pensavo pure io *fa le corna*

Spero di farmi perdonare aggiornando più spesso questa estate. Baci e continuate a commentare se vi piace ancora la mia ff XD

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Smisi di piangere e cominciai a farmi forza. Dopotutto non era la fine del mondo stare in una villa di lusso circondata dai nemici in affari di mio padre ma soprattutto da due maniaci che mi salterebbero volentieri addosso. Già. Quel Gas non faceva che mangiarmi con gli occhi come fossi una delle sue tante merendine e Sulfus è un cretino che si aspetta che mi conceda a lui. Chissà cosa mi succederà adesso? Mio padre e Lorena mi hanno praticamente abbandonata, e le mie amiche? Uriè, Dolce… cosa staranno facendo in questo momento? Vorrei chiamarle ma non riesco a trovare il mio cellulare tra la roba che hanno portato. Adesso sto sistemando i miei vestiti e tutto nei mobili della stanza. Più sto in questa camera e più mi piace, devo ammetterlo. A parte i colori forti ovviamente. Ho sempre preferito i colori chiari come il celeste ma forse abitando per un po’ qui dentro mi abituerò al rosso e al nero. Ummm… chi abita in questa casa così immensa a parte Sulfus e Gas? Di sicuro la servitù ma la signora Zolfanelli? Una volta sentii parlare di lei dicendo che amava viaggiare e stare in relax in qualche bel posto. Quindi è probabile che lei non ci sia in casa.

Dopo un po’ uscii dalla stanza e iniziai a girovagare per i corridoi senza accorgermene. Ma questo posto è un labirinto! Ogni corridoio sembra uguale all’altro. Senza badare a quello che stavo facendo, aprii la porta di una stanza. Di chi sarà? Entrando, vidi che era diversa dalle altre. Era con le pareti bianche e il mobilio, che era tutto coperto dalle lenzuola, era di colori chiari. Che strano trovare una stanza del genere nel quello che si può definire “covo del diavolo”. Cosa nasconde?

Mi avvicinai al comodino vicino al letto e osservai una foto. Gli levai un po’ di polvere dal vetro della cornice e così potei vedere qualcosa. C’è una coppia. Una donna che somiglia tanto a Sulfus e un uomo biondo dagli occhi azzurri che guardandolo dava molto di bravo ragazzo. Sembravano luce e ombra. Forse è una parente di Sulfus e il suo fidanzato.

-Signorina Serafini. Che cosa ci fa lei qua?- irruppe una voce alla porta.

Mi girai e trovai uno dei maggiordomi che vidi prima.

-Mi deve perdonare. Sa, mi sono persa e sono finita qui senza volerlo- dissi educatamente da quello che si aspetta da una che ha seguito l’etichetta fin dalla nascita. Uscendo dalla stanza, mi ritrovai di fronte all’uomo.

-Comprendo benissimo, signorina. Però non passeggi per casa senza sapere dove si trova. La prossima volta se vorrà, basta che suoni il campanellino nella sua stanza e uno della servitù verrà ad aiutarla ad orientarsi- spiegò l’uomo.

-Non ce ne sarà bisogno, Alfred. Ci penserò personalmente io a lei- disse una voce alle mie spalle.     

-Signorino Sulfus- si inchinò rispettosamente il servitore per poi lasciarci soli.

-Che significa che ci penserai tu a me?- gli chiesi scettica girandomi verso di lui.

-Significa che visto che la mia stanza è di fronte alla tua, mi sarà più facile controllarti senza disturbare la servitù-

La sua stanza è di fronte alla mia? Ma è un inferno! Dovrò trovarmelo di fronte tutte le volte.

-E’ uno scherzo, vero?-

-Certo che no. Ti aiuterò io nel caso ti perdessi di nuovo per casa. Sei un ospite e decido io come vanno le cose qui-

-Troppo gentile- dissi ironica. Perché questo qui mi fa sempre saltare i nervi?

-Vieni. E’ pronta la cena. Ero venuto a chiamarti- mi disse Sulfus.

-Ok-

-Seguimi così non ti perdi di nuovo- mi disse facendomi strada.

In breve raggiungemmo la sala da pranzo. Menomale. Almeno la strada per la sala me la sono memorizzata.

Caspita! Ma questa sala è enorme! Sarà il triplo di quella di casa mia. Un enorme camino al centro, tavolo lungo almeno 10 metri e 22 posti a sedere. Questo tavolo sarebbe stato perfetto per ricevere a pranzo o a cena una regina.

-Siediti pure alla mia sinistra- mi disse mentre lui si sedette ovviamente a capotavola.

Obbedii. Tanto era inutile protestare. Almeno a tavola voglio stare tranquilla, o almeno spero di non litigare.

 

***********************************

 

Mi ero sbrigato dal lavoro apposta per poter cenare con lei e guarda te dove la vado a trovare? Persa nei corridoi. Mi domando che cosa ci faceva nella stanza del mio antenato. Quella è l’unica stanza che non sopporto però è pur sempre parte della storia della famiglia.

-Come sei finita nella stanza del mio antenato?- gli chiesi per soddisfare la mia curiosità. Se non altro avremo avuto da chiacchierare invece di rimanere muti come idioti.

-Mi sono persa, tutto qua- mi rispose facendo incontrare i nostri occhi. Ambra con l’oceano. Non è male. Ma-ma cosa sto pensando?

-Ti annoiavi nella tua stanza, non è così?-

-Già-

-Bene. Allora domani, dopo che saremo ritornati da scuola, ti mostrerò la strada per il giardino. Almeno lì puoi fare tutto quello che vuoi. Tranquilla, non ci troverai erbacce o altro-

-Perché non te ne curi tu, giusto?-

-Esatto. Non ho decisamente il pollice verde. L’ultima piantina che ho preso in mano, è finita bruciacchiata- mi vantai. A che mi serviva far crescere fiori se sono destinato a diventare il capo assoluto della compagnia Zolfanelli? E poi era stato piacevole usare il fuoco su quella pianta.

-Ma poverina! Le piante sono così belle e poi devono essere trattate con cura- disse lei contraria alla mia cattiveria.

-Allora curatene te. Ti occuperai del giardino interno della villa-

-Che c’è sotto tutta questa “cortesia” nei miei confronti?- chiese ancora con il suo scetticismo.

-Che intendi?- chiesi. Ma di quale cortesia stava parlando? Io cortese? Nemmeno nei suoi sogni!

-Mi stai concedendo tutte queste cose ed è strano per uno che ha la fama di diavolo-

Wow! La mia fama mi precede. Che figo che sono!

-Semplicemente non permetto che una bellezza come te si rovini troppo ammuffendo nella stanza. Certo che anche un ringraziamento non sarebbe sgradito- dissi con tono malizioso alla fine.

-Che tipo di ringraziamento? Fare sesso? No grazie- disse stizzita.

-Era un idea. Tuttavia stavolta mi potrei accontentare dei baci- dissi avvicinandomi a lei e prendergli il viso con forza.

-Mi fai schifo! No! Lasciami! Come osi permetterti questo con una già fidanzata?-

A quella domanda scoppiai a ridere a pochi centimetri dalle sue labbra.

-Pensi che ad uno che viene chiamato “Devil” possa importare se una è fidanzata o no? Se solo lo volessi, ti avrei già preso la verginità, invece che reclamare semplici bacetti-

Lei rimase zitta e appena vidi che le stavano per uscire delle lacrime, mollai la presa della mano sul suo viso. Detesto i piagnucoloni.

-Ricordati bene quello che ti ho detto. Non sfidare troppo la mia pazienza o potresti pentirtene-

-Ti odio- disse lei con ribrezzo. Di solito queste due parole mi hanno sempre fatto piacere perché dette da lei sento qualcosa di doloroso dentro?

-Peccato perché io invece ti adoro. Non ho mai incontrato una ragazza più bella di te, lo devo ammettere. Sii onorata che sei la mia prediletta del momento. Molte pollastrelle fanno a gara per stare al tuo posto-

-Non le invidio per niente. Anzi mi fanno solo pena. Che cosa ci guadagnano nel farsi umiliare da te in questo modo? Prese e poi scaricate senza pietà-

-Popolarità, angioletto. E anche qualche momento di piacere- dissi con malizia.

-Presuntuoso!-

-Non è presunzione la mia. Ma semplice realtà dei fatti. Tu sei ancora troppo innocente per capire come va veramente il mondo-

-Continua pure a comportarti così. E’ ovvio che perderai la nostra scommessa lasciandomi stare-

-Vedrai, mia cara. Dai tempo al tempo. Il nostro love game è appena iniziato- dissi con un sorriso sghembo per poi cominciare a mangiare le pietanze che avevano appena portato in tavola.

Solo il tempo potrà decidere cosa farne di noi. Solo il tempo deciderà dei nostri due destini.

 

Continua…

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Mi preparai per andare a scuola. Almeno questo mi era concesso dal signor “Devil”. Grazie al cielo non frequenterò la sua stessa scuola e rimango nella mia con le mie amiche. Non ho potuto nemmeno chiamarle per fargli sapere che fine avevo fatto visto che praticamente gli ho dato buca per l’uscita al centro commerciale che doveva esserci il giorno che Sulfus mi “sequestrò”. Sono rinchiusa in una gabbia d’oro. Non posso fare un passo che subito sono sorvegliata dagli scagnozzi del signorino.  Sono e non sono libera. Dopo la conversazione di ieri sera a cena, me ne ritornai furiosa nella mia stanza a dormire. Ero talmente piena d’ira per quel cretino che ebbi difficoltà ad addormentarmi. Sempre lui! in pochissimo tempo è diventato il mio incubo peggiore. In seguito, a riportarmi alla realtà fu il bussare della porta.

-Sei pronta o stai aspettando l’invito ufficiale per uscire?- mi chiese con la sua “grazia” il padrone di casa.

-Sempre gentile eh. Ora esco- dissi sbuffando. Aprii la porta trovandomelo davanti. Però. Non era affatto male con la sua divisa scolastica. Camicia nera con giacca e pantaloni grigio scuro. Anche lui mi fissava ma il sorriso malizioso che mi rivolse non mi piacque per niente. Solito maniaco. Si sarà fatto un'altra volta le sue fantasie erotiche. La mia divisa non era niente di che. Un semplice vestito alla marinara con un fiocco rosso sul petto.

-Per tutti i diavoli! Non pensavo fossi carina anche con quella stupida divisa della tua scuola-

-Sarebbe un complimento?- chiesi chiudendo la porta della stanza. Ora eravamo solo io e lui in corridoio.

-Pensala come vuoi. Comunque andiamo che dobbiamo fare colazione- disse facendomi strada verso la sala da pranzo.

L’enorme tavolo stavolta è pieno di leccornie e bevande. Sembra più un buffet che una colazione. Certo che la famiglia Zolfanelli non bada a spese per quanto riguarda il cibo. C’è n’è da sfamare un esercito. Io ovviamente mi presi un bicchiere di latte con biscotti al cioccolato. Ne vado matta fin da piccola. Mentre lui si servi una tazza di caffè con una ciambella. Chissà se variava ogni mattina visto che sul tavolo c’è da scegliere tra tutte le bevande esistenti al mondo. C’è perfino il thè verde.

-Ehy angioletto! Che taglia porta?- mi chiese all’improvviso. Che? Ma che domande mi fa di punto e in bianco?

-C’è la droga dentro al caffè?- domandai ironica.

-Non essere idiota! Ti ho solo fatto una domanda-

-Solo una domanda? Maniaco! A cosa ti serve sapere la mia taglia?-

-Bada a come parli, stupida. Lo so già di essere un maniaco ma tu sei l’ultima persona che può dirmelo visto che nemmeno ti ho sfiorata. Mi servono le tue misure per farti preparare un vestito da sera. Di certo non ti faccio partecipare al ballo del ministro vestita come una stracciona-

-Stupida a chi, cretino! E poi chi ti ha detto che parteciperò a questo ballo?-

-Uno: non insultarmi se non vuoi che la mia pazienza trabocchi. Due: ti ricordo che stai in casa mia. E tre: tu parteciperai al ballo perché lo dico io. Non hai scelta-

-Ed io ti ricordo che non sono un oggetto!-

-Non io sono stato il primo a trattarti da oggetto ma tuo padre. Dovresti ringraziarmi piuttosto che sputarmi veleno ogni volta che mi parli. Io avrei tutti i diritti di fare di te quel che voglio ma non mi sembra che ti sto trattando male. Hai una stanza che è tra le più belle della residenza, mangi e vieni trattata da regina. E tu che fai? Non fai che insultarmi ed essere fredda. Bella ricompensa davvero- disse innervosendosi.

Non so che dire. Purtroppo ha ragione. Sto sbagliando a comportarmi così con lui ma non riesco ad essere gentile con colui che ha mandato in rovina mio padre.

Restammo zitti per il resto della colazione finché non ci dissero che era pronta l’auto fuori.

Uscimmo di casa dove ci aspettava la limousine per andare a scuola e come al solito, Gas era al volante.

-Porto prima milady o te, Sulfus?- disse Gas.

-Prima lei, Gas-

-Ma no. Puoi benissimo andare prima tu- dissi. Non volevo che a scuola mi vedessero sull’auto della famiglia Zolfanelli.

-Insisto. La tua scuola è la più vicina e poi la tua campanella suona prima rispetto alla mia. Andando prima da me, arriveresti in ritardo- Cavolo! Si è informato pure sulla mia scuola.

-Ok- Non mi resta che cedere. Tanto prima o poi si verrà a sapere che vivo con questo scemo.

-Comunque non mi hai ancora detto la tua taglia- insistette.

-Porto la S. Soddisfatto?-

-E di piede?- mi chiese ancora.

-38-

-Bene. Domani arriverà tutto il necessario per prepararti al ballo. Il ministro compie 70 anni e perciò la festa dovrà essere impeccabile-

Annuì e per il resto del tragitto, restammo in silenzio.

 

***********************************

 

La lasciamo davanti al cancello della scuola e ce ne andammo in direzione del mio istituto del cavolo. Piena di figli di papà che non possono nemmeno considerarsi uomini. Adesso che ci penso, credo proprio che oggi a ricreazione farò una bella chiacchierata con Gabi il pappamolle.

-Ed io che pensavo che le divise scolastiche rovinassero l’aspetto femminile- disse Gas continuando a guidare.

-Che stai blaterando?- dissi accendendomi una sigaretta. Ci vuole proprio un po’ di nicotina la mattina.

-Intendo Raf. A lei perfino uno straccio starebbe bene. Ha un fisico che può star bene con tutto. Non ce la vedo male come modella-

-Hai ragione ma cosa ti ho detto? Non guardare troppo ciò che è mio ormai-

-Tranquillo, capo. I miei sono solo giudizi e non la consumerò mica guardandola-

-Lo spero per te- dissi spegnendo la cicca. Ormai siamo arrivati all’istituto. Scesi dalla macchina e andai nella mia aula salutando tutti soprattutto le pollastrelle. Sono sempre contente di vedermi a differenza dei ragazzi. Tutta invidia ovviamente.

Passarono le ore di lezione e arrivò il momento dell’intervallo. A noi due, Gabi. Non vedo l’ora di vedere che faccia farai durante la nostra conversazione.

Andai nella sua classe e lo trovai appollaiato sul davanzale della finestra.

-Ehy idiota di una femminuccia. Come stai?- lo salutai con un sorriso straffottente. Lui si girò già sudando freddo. Ancora mi fa una certa impressione, o meglio dire disgusto, a ricordare che questo stronzo davanti a me è il fidanzato dell’angioletto.

-B-bene, Zolfanelli-

-Su via! Chiamami Sulfus. Per tua disgrazia, abbiamo la stessa età-

-Ok-

-Vieni un attimo con me che ti voglio parlare di una cosa che di sicuro ti interesserà parecchio-

-D’accordo-

Sempre loquace eh. Tra poco resterà davvero senza parole.

Andammo in cortile e così cominciai con la mia tortura.

-Senti un po’, tu sei fidanzato, giusto?-

-Sì-

-Non pensare male. Te l’ho chiesto solo per curiosità. Non sono gay-

-E’ impossibile pensarlo visto che sei stato con tutte le ragazze della scuola- Però! Non è poi così stupido.

-Lei si chiama Raf Serafini, vero?- dissi con non curanza sotto lo sguardo sorpreso di lui.

-Come fai a saperlo? Nessuno lo sa a parte le nostre due famiglie-

-Diciamo che ho i miei informatori. Peccato che non ce l’abbia pure tu. L’hai vista o sentita ieri?- dissi accendendomi una sigaretta.

-Dove vuoi arrivare, Sulfus?- disse facendosi cupo.

-Da nessuna parte, mio caro. Ti voglio semplicemente fare i complimenti per il tuo buon gusto in fatto di donne. Bionda, occhi azzurri… un vero angelo. Sei stato fortunato ad esserti fidanzato con lei-

Lui non disse niente continuando a fissarmi con i pugni stretti.

-Peccato che lei non sia altrettanto fortunata. Tu non puoi assolutamente definirti un uomo. Ma presto tutto cambierà. Ti do una notizia flash. Io e lei abitiamo insieme- continuai.

-Cosa?- chiese sconvolto e offeso per quell’insulto.

-Hai sentito bene. Conviviamo sotto lo stesso tetto- dissi sorridendo maligno.

-Che significa tutto ciò? Il signor Serafini non mi ha detto niente- disse furioso.

-Capita di dimenticarsi certe cose. Ti do un consiglio. Cercati un'altra poveretta da sposare. A lei, tu non piaci. Non riusciresti nemmeno a soddisfarla quando arriverà il momento di fare sesso. Come avete passato il tempo tra voi finora? Giocando a monopoli o a scacchi?-    

-Non sono affari tuoi, Zolfanelli. Lei rimane la mia fidanzata dovunque essa sia. Un accordo è un accordo-

-Ne sei proprio innamorato a quanto vedo. Non posso darti torto. E’ una ragazza incantevole e mi stupisce che tu abbia resistito nel saltarle addosso-

-Differentemente da te, Sulfus, io sono un vero gentiluomo e non un animale selvaggio-

-Che belle parole ma stai tranquillo che io non farò il tuo stesso errore-

-Che vorresti dire?- disse rosso di rabbia.

-Che forse uno di questi giorni, il nostro caro angioletto non sarà più vergine-

-Bastardo!- disse facendo per colpirmi in volto ma io lo fermai prontamente.

-Coraggioso da parte tua fare questa mossa azzardata tuttavia non puoi niente contro di me, Gabi. Ricordati che io ti sto sopra in tutto-

-La pagherai molto cara un giorno, Sulfus-

-Non è la prima volta che me lo dici e ancora non mi è successo niente. Anzi. Ancora vivo e regno-

-Per ora. E’ vero che io sono debole rispetto a te ma arriverà un giorno una persona che ti saprà dare il ben servito-

-Ehy sfigato, mi stai forse lanciando una maledizione?-

-No. E’ semplicemente quello che succederà prima o poi-

-Vedremo, Gabi. Vedremo- dissi trattenendo ancora il suo pugno. Mi aggrappai al suo braccio e lo sbattei a terra.

-A presto, pappamolle- lo salutai con un cenno della mano per poi ritornarmene in aula.

Avrà ragione? Succederà che qualcuno mi fermerà? Io, l’inarrestabile Sulfus Zolfanelli.

 

Continua…

 

Scusate l'enorme attesa ma nn ci sn stata x un pò di tempo a casa e l'ispirazione mi era volata via >.< ringrazio yany@15 x avermi dato le ideuzze per continuare^^ grz mille! ti dedico questo capitolo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Trascorsi le prime ore di lezione come se niente fosse. Bhè! Non proprio come se niente fosse visto che qualcuno vociferava sul perché mi trovavo sulla macchina di Zolfanelli. Purtroppo, come pensavo, mi avevano vista all’entrata della scuola. Possibile che nessuno si faccia mai gli affari suoi?! Grazie al cielo, la campanella della ricreazione arrivò presto e andai a rilassarmi in terrazza.

-Ehy Raf! Che cosa ti è successo? Perché non sei venuta al centro commerciale?- mi attaccò subito Uriè arrabbiata. Come dargli torto? Gli ho dato buca a lei e a Dolce senza nemmeno farmi sentire. Tutta colpa di quel cretino di Sulfus! Chissà che fine ha fatto il mio cellulare.

-Mi dispiace, ragazze. Davvero- dissi davvero dispiaciuta.

-Non siamo arrabbiate per il fatto che non ti sei fatta viva all’appuntamento ieri ma eravamo preoccupate e non rispondevi ai nostri messaggi e chiamate. Pensavamo ti avessero rapita- disse Dolce. Caspita! Praticamente ci ha azzeccato. Sono sì stata rapita!

-Su non esagerare, Dolce. Addirittura rapita- disse Uriè.

-Emmm… ragazze. Vi dovrei dire una cosa- dissi incerta. Dolce forse mi avrebbe creduto ma Uriè sicuramente scoppierà a ridere pensando che sia uno scherzo.

-Dicci, Raf- la incitò Dolce.

-Io… sono stata davvero “rapita” da qualcuno. Più esattamente da Sulfus Zolfanelli- dissi paralizzando per un attimo le mie amiche.

-Ahahah Dai Raf! Non potevi usare una scusa migliore?- scoppiò a ridere Uriè.

-Davvero? Poverina! Lo sapevo che ti era successo qualcosa di brutto!- disse Dolce. Ecco appunto. Come avevo pensato.

-Non è uno scherzo, Uriè. Ora vi spiego tutto- e cominciai a raccontargli tutto quello che mi era successo ieri e perché non ho potuto chiamarle.

-Sono senza parole. Quel bastardo! Come si è permesso di portarti via di casa in quel modo?- disse Uriè convinta adesso.

-Certo che sapere che tuo padre gioca d’azzardo e per dì più ti ha lasciata sequestrare senza dirti niente è ancora più sconvolgente- disse Dolce beccandosi un occhiataccia dalla mora.

-Grazie Dolce- disse con sarcasmo.

-Oh dio! Scusami Raf, non volevo rattristarti ancora di più- disse pentendosi di aver parlato troppo.

-Non preoccuparti, Dolce. Hai ragione dopotutto- dissi con sguardo basso.

-Ma adesso, quello che mi chiedo è se Gabi sa di tutto questo- disse Uriè.

-Se venisse a sapere che ora abito con Sulfus, credo che reagirà molto male- dissi pensando che magari per una volta nella sua vita il mio fidanzato si sarebbe comportato da vero uomo.

-Ci credo! Qualsiasi fidanzato reagirebbe nel sapere la sua fidanzata in casa di un altro. C’è il rischio che sia un maniaco-

-Lui E’ maniaco, Uriè. Non fa che guardarmi con malizia, non lo sopporto- dissi ma non capisco perché sono poco convinta di quello che ho detto alla fine. “Non lo sopporto”. E’ così, no?

-Povera amica mia. Vorrei tanto aiutarti ma non so come- disse Dolce dispiaciuta.

-Anch’io. Sto pensando a una via d’uscita ma non mi viene in mente niente. Tuo padre, orgoglioso com’è, non accetterà mai un prestito dalla mia famiglia. Se no, sarebbe stato più facile farti tornare a casa-

-Anche se ritornassi a casa, credo che non mi sentirei più a mio agio come prima-

-Non dire così- disse Uriè.

-Perché? Non lo dico perché mi piace vivere lì dai Zolfanelli ma per il motivo che mio padre è stato capace di barattarmi come un oggetto e Lorena sapeva tutto e non mi ha detto niente. Nessuno mi ha detto niente! Magari se qualcuno mi avesse detto qualcosa, avrei capito- dissi furiosa.

-Raf-

-Per favore, non parliamone più per oggi-

-D’accordo- disse Dolce comprensiva.

Mancavano 5 minuti al suono di fine ricreazione e ancora non avevo mangiato.

-Ciao Raf!- mi salutò una voce da dietro. Mi girai e vidi il mio migliore amico sulla porta della terrazza.

-Ciao Ricky!- lo salutai seguita dalle mie amiche.

-Ciao Dolce! Ciao Uriè! Senti, Raf. Ti va di mangiare con me prima che suoni la campanella?-

-Ummm… Va bene. Vi dispiace, ragazze?- dissi guardandole.

-Non preoccuparti. Vai pure. Ci vediamo in aula- disse Uriè per poi ritornare in classe con Dolce.

Così andai con il mio amico Ricky a mangiare. Però, non sapevo che qualcuno mi stava spiando.

E quel qualcuno avrebbe riferito tutto al mio nuovo “coinquilino” ogni giorno.

 

*******************************************

 

Che palle questa lezione di inglese! Sembra sempre che non trascorra mai. Quanto vorrei andarmene a spassare da qualche parte con la mia moto oppure a dormire in un posticino tranquillo di questo schifo di scuola. Però devo dire che adesso sono soddisfatto di aver detto a Gabi di Raf.

Dev’essere proprio importante per lui quella ragazza se per la prima volta si è ribellato a me. Le cose si stanno facendo interessanti.

Finite le lezioni, mi avviai fuori dalla scuola. Stavo per entrare in macchina quando…

-Sulfus, amore!- si avvicinò a me Kabalè. Corti capelli viola con una mash rossa sulla frangetta e provocanti occhi ambra. E’ una delle più sexy della scuola e far parte del mio gruppo, i Devil.

-Piantala di chiamarmi amore. Non sono il tuo ragazzo- dissi scollandomela di dosso visto che mi si era appiccicata come una piovra.

-Suvvia! Ufficialmente non lo siamo ma nella pratica…- disse allusiva guardandomi maliziosa. Sì, è vero. Me la sono scopata cinque o sei volte ma non per questo siamo fidanzati. Scherzi? Io una relazione fissa?

-Te l’ho già detto, Kabalè. Non mi interessa una storia fissa-

-Sei così crudele, tesoruccio. Ma è proprio questo quello che mi piace di te. Ti va se stasera ci vediamo da me? I miei non ci sono fino a domenica per un viaggio di lavoro-

-Niente da fare. Ho altri impegni- non so il perché ma ultimamente mi è passata la voglia di fare sesso tutte le notti. Forse è Raf che… ma cosa vado a pensare?

-Uffa. Che noioso che sei diventato. Cosa c’è? Non ti funzionano più?- disse guardandomi sotto.

A quelle parole, le presi di scatto il viso con una mano e la baciai con forza e passione. Nessuno si deve permettere di mettere in dubbio la mia virilità. Dopo alcuni minuti, mi staccai da lei con un ghigno malizioso.

-Soddisfatta o hai ancora dubbi?- gli domandai.

-Così mi piaci, mio bel diavolaccio- disse sorridendomi provocante facendo per ricominciare a baciarmi, ma la rifiutai.

-Mia cara diabolica Kabalè, quanto mi dispiace dirtelo. Ma non sei tu quella che mi interessa possedere. C’è un'altra che voglio- dissi sorprendendola.

-Davvero? E chi è costei? Una della nostra scuola?- disse. Si vedeva lontano un miglio che era gelosa. Lei è innamorata di me da quando facevamo le medie tuttavia non mi è mai interessata.

-No. Non è affar tuo sapere chi è. Ci vediamo, Kabalè- dissi mollandola lì ed entrare in macchina.

Quando partì la macchina, potei vedere ancora dallo specchietto retrovisore il suo sguardo furioso. Prevedo grossi guai.

-Certo che hai dato proprio il ben servito alla nostra Kabalè oggi- disse Gas mentre guidava.

-Un rifiuto non gli farà certo male- dissi accendendomi una sigaretta.

-Sarà ma era davvero furiosa. Non voglio essere nei panni della sua servitù quando ritorna a casa-

-Almeno fa qualcosa di diverso che fare la puttana. Non avrà mica pensato che sarebbe stata la mia favorita in eterno. Che stupide le donne-

-Hai ragione, Sulfus. Comunque ho delle informazioni fresche fresche-

-Di che tipo stavolta?-

-Raf ha un corteggiatore-

Sentendo queste parole, scattò qualcosa in me.

-Come sarebbe? Sicuramente lei lo avrà rifiutato dicendogli che è fidanzata con Gabi-

-Aspetta. Ora ti spiego tutto. Ho sentito delle voci riguardo a questo ragazzo. Vedi lui è innamorato dell’angioletto ma non si è mai dichiarato appunto perché sa che lei è fidanzata e perciò fa la parte del migliore amico-

-Quindi il poveretto è disposto a questo pur di avendola vicino? Che romanticone- dissi prendendolo in giro. Se spera che un giorno Raf lasci Gabi per lui, può pure stare fresco.

-Non è tutto. Oggi li ho visti insieme a ricreazione e vedendo come lei gli sorrideva felice, ho capito che è molto legata a lui-

-Come si chiama?-

-Ricky Cruz. È spagnolo, si è trasferito due anni fa nella scuola di Raf ed è stato un colpo di fulmine per lui. Tutto ciò che ti sto dicendo, l’ho scoperto tramite amici di amici di lui. Insomma, solo Raf non sa dei sentimenti del ragazzo-

-Capisco. Sei davvero meglio di 007 nel trovare informazioni, bravo-

-Grazie. Non per niente, mi dicono che so tutto di tutti- 

-Ora non ti montare la testa, idiota. Per ricompensarti, ti va di assistere ad un bello spettacolo?-

-Che spettacolo?-

-Ho intenzione di andare a trovare il caro amichetto Ricky- dissi con un sorriso maligno spegnendo la sigaretta.

-Non vedo l’ora- disse Gas portandomi in agenzia per svolgere il mio lavoro. Avrei pensato più tardi a organizzare il mio incontro con il ragazzo.

 

Continua…

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Molti sguardi mi fissavano ancora quando uscii da scuola. Ed io che pensavo si fossero già dimenticati che sono venuta con Sulfus stamattina. Che seccatura! Sicuramente si aspettano che il signorino mi venga anche per il ritorno. Io spero che non arrivi. Come avrei fatto a spiegare a Gabi come stavano le cose, una volta che le voci gli sarebbero giunte? Camminai verso il cancello principale per andarmene nella mia nuova abitazione. E’ inutile cercare di scappare, ne sono sicura. Conoscendolo un po’, ho capito che probabilmente mi ha già messo le spie a tenermi d’occhio. Che nervi! Nemmeno fossi la sua fidanzata… Cosa? Fidanzata. Perché ora mi è venuto da dire questa parola tra tante? Non me lo sogno minimamente di stare insieme a quel maiale!

-Ehilà Raf!- mi chiamò il mio migliore amico raggiungendomi.

-Ricky, pensavo fossi uscito prima per via degli allenamenti di calcio-

-Alla fine no. Sono rimasto per… finire delle commissioni- disse sorridendo imbarazzato.

-Capisco- gli sorrisi.

-T-ti va se ti accompagno a casa? E’ da tanto che non facciamo la strada di casa insieme- disse con un lieve rossore.

-Emmm… ecco io…- non so che rispondere. Forse Sulfus sarebbe passato a prendermi presto ma… ooooh ma chi se ne frega!

-D’accordo, amico mio. Andiamo- gli risposi alla fine.

-Eccomi- esultò contento avviandosi insieme a me per casa. Però adesso che ci penso… Cavolo! Io non posso ritornare a casa mia. Come faccio?

-Che cos’hai adesso, Raf?-

-N-no niente. Ci ho ripensato. Non vado direttamente a casa ma volevo fermarmi un po’ al bar di Tony- sorrisi nervosa. Che tu sia maledetto Sulfus Zolfanelli!

-Ok d’accordo. Vorrà dire che ci faremo una chiacchierata al bar come ai vecchi tempi- mi fece l’occhiolino che ricambiai con un sorriso. Già. Proprio come ai vecchi tempi che lui si era appena trasferito ed io lo aiutavo ad ambientarsi al suo nuovo paese. Da allora è stato un vero amico per me.

Ah! Scusatemi, mi ero dimenticata di descriverlo. Ha i capelli biondo dorati lisci e occhi castani. E’ un bel ragazzo ed infatti è tra i più belli e popolari della scuola.

Camminammo fino al bar e lì Tony ci salutò con entusiasmo.

-Guarda chi si vede! Ehy angioletto, finalmente ti sei rifatta viva con questo scapestrato di Ricky- disse l’uomo. Tony è il proprietario del bar da 20 anni ed ha quaranta anni. D’aspetto non è male, ha i capelli neri e gli occhi verdi. Mi è sempre sembrato strano che non si sia mai sposato.

-Scapestrato a chi, vecchio?- lo provocò Ricky.

-Su ragazzi, non cominciamo. Sono tornata e non voglio liti- dissi capendo già il loro gioco.

-È bello rivederti, Tony- lo abbracciai poi.

-Anche per me, piccola. Allora! Che cosa vi posso offrire? Per festeggiare il tuo ritorno dopo mesi di assenza, offre la casa-

-Mmmm… mi manca molto il tuo frullato di cioccolato- dissi sognante. Il suo bar era famoso appunto per i suoi meravigliosi frullati.

-Io un frullato ai frutti di bosco invece- disse il mio amico.

-Arrivano subito, intanto accomodatevi- gli disse mettendosi all’opera.

Ci andammo a sedere su un tavolo di fronte alla finestra che mostrava l’esterno. La città era tranquilla e non c’erano molte persone in giro ancora.

-C’è qualcosa che non va, non è così Raf?- mi chiese così all’improvviso e lo guardai sorpresa.

-Ho aspettato di stare solo con te per chiedertelo e adesso mi è sembrato il momento giusto. Sei strana oggi e poi cos’è questa storia che sei venuta con la macchina di Zolfanelli?-

Oh Dio! Lo sa anche lui. Ma che mi meraviglio a fare se conosco la velocità e il potere dei pettegolezzi a scuola.

-Mi dispiace di non avertelo detto quello che sta succedendo ma sono riuscita a dirlo a malapena a Dolce e ad Uriè. Mi sento talmente in trappola-

-In che senso?-

-Mio padre mi ha deluso, Ricky. Ha lasciato che Zolfanelli mi portasse a casa sua senza batter ciglio. La mia famiglia ha perso tutto, ci è rimasta solo la nostra casa integra e l’azienda agli sgoccioli-

-Cavolo! Perché non me l’hai detto subito? Ti ha fatto qualcosa quel bastardo?- mi chiese furioso.

-No no. Non mi ha toccata. Mi sta trattando come una regina però non fa che sorvegliarmi, mi da ordini e ogni volta litighiamo. Non lo sopporto!- dissi amareggiata. Se osava solo toccarmi, lo avrei fatto diventare donna con un potente calcio nelle parti basse.

-Stai attenta! Sulfus ha la fama di essere un diavolo. Se osa farti del male, gliela farò pagare-

-Non ti preoccupare, amico mio. Non mi farà niente- dissi cercando di calmarlo prendendogli le mani.

-Lo spero-

Non voglio che si faccia male. Ricky è forte ma di Sulfus si dice sia un pugile professionista. Non è giusto coinvolgere il mio amico.

-Ecco a voi, ragazzi!- disse Tony portandoci i frullati.

-Grazie Tony- gli dissi.

-Che hai, biondino? Sembri una pentola a pressione- gli disse.

-Lascia stare, Tony. Tra poco, mi calmo del tutto- gli rispose Ricky.

-Ok ok. Non mi impiccio. I ragazzi d’oggi- brontolò ritornando al bancone a servire gli altri clienti.

-Parla davvero come se fosse un vecchio- risi.

-L’ho sempre detto io che lo è- rise anche lui sbollendo la rabbia.

-Ma non è così. È ancora nel fior degli anni-

-Certo come no-

Stavo per controbattere quando una voce che conoscevo molto bene mi bloccò.

-Salve ragazzi. Vedo che vi state divertendo-

 

***************************************************

 

-Sulfus! Che ci fai tu qui?- mi chiese sorpresa. Che razza di domanda. È strano trovarmi in un bar?

-E’ un bar. Ti ricordo che, anche se non sembra, sono anch’io un comune cittadino- gli dissi.

Porca puttana! Stavo per andare in azienda quando intravedo dal finestrino dell’auto, lo stupido angioletto con le mani intrecciate a questo sfigato nel tavolo del bar. Il suo corteggiatore anonimo sta oltrepassando troppo i limiti. Nessuno deve toccare ciò che è mio.

-Strano, non lo avrei mai creduto- disse con sarcasmo ma io concentrai la mia attenzione sul pivello che mi squadrava con odio. La mia gentil donzella deve avergli detto molte cose.

-Tu sei Ricky, vero?- gli dissi con un ghigno.

-Esatto e come fai a saperlo?- mi chiese freddo.

-Dettagli. Piuttosto, ti andrebbe di incontrarci domani?-

-No! Emmm… non credo che Ricky possa venire domani e nemmeno gli altri giorni, eh Ricky?- si intromise Raf. Cerca di salvarlo a quanto pare. Ha già capito che intenzioni ho e anche il suo amichetto, ma a quanto pare lui è meno furbo di lei per salvarsi il suo bel visino.

-Dimmi dove e quando-

-Molto bene. Alle 17 nel parcheggio delle moto vicino la palestra, ci stai?-

-Ci sarò-

-Mi raccomando, sii puntuale. E tu, vieni. Dobbiamo andare a casa ora- dissi parlando in seguito con Raf.

-Zolfanelli! La pagherai se dovessi trattarla male, ricordatelo- mi minacciò. Per le palle di Lucifero! Ha fegato il ragazzo. Almeno sarà più divertente di Gabi il pappamolle.

-Tsk! Vedremo- dissi e trascinai l’angioletto fuori dal bar senza dargli il tempo di parlare. La feci entrare in macchina e sfrecciamo alla mia azienda.

-Ora Gas mi porterà in azienda poi ti porterà a casa dove c’è la sarta che ti aspetta. Gli ho dato le tue misure ma devi scegliere il modello. Non scegliere uno straccio per farmi fare brutta figura, chiaro?- dissi cercando di stare calmo. Il suo silenzio è opprimente e mi sta dando i nervi. Da quando è entrata in macchina, non spiccica parola. Donne! Che siate dannate.

-Un'altra cosa. Non cercare di intrometterti tra me e il tuo amichetto. È una faccenda nostra- la provocai riuscendo finalmente a farla reagire.

-Quello che non capisco è il perché di tutto questo. Come ti permetti di sfidare Ricky? Che cosa ti ha fatto?- disse lanciandomi uno sguardo furioso.

-Mi va semplicemente di prendere a pugni qualcuno, tutto qua- dissi. Pensandoci, non lo sapevo nemmeno io se fosse questo il motivo o qualcosa di più. Che altro ci poteva essere?

-Tutto qua? Ma sei scemo? Per questo scopo, puoi avere sfidanti a volontà tra i tuoi lacchè o nemici in giro per strada. Non te lo dico più, Sulfus. Lascia stare il mio amico- disse scandendo le ultime parole. Così si prende la libertà di darmi ordini, eh? Ora gliela faccio vedere io.

-Ordini a me non li dai, dolcezza. Tu sei solo una mia prigioniera e se non la smetti con il tuo caratterino, ti punirò-

-E come, mio signore?- domandò prendendomi in giro.

-Attenta Raf, non ti conviene provocarmi se vuoi rimanere una candida verginella. Non mi ci vorrebbe niente ad abusare del tuo corpo e dimenticarti il giorno dopo-

-Bestia depravato bastardo! Maledetto figlio di Satana! Non ti azzarderai a toccarmi-

Però! Che bel vocabolario ha. Questi “complimenti” non me li aspettavo così tanti dalla sua bella boccuccia. Ci deve tenere proprio alla sua purezza.

Volevo dirgli altre cose ma in quel momento la macchina si fermò e vidi l’ora. Merda! Sono in ritardo per l’incontro con il signor Giorgetti della Olio e Benessere Spa.

-Mi dispiace di non poter parlare ancora con te, angioletto, ma devo scappare. Fai la brava mentre papà sta al lavoro- la presi in giro divertito dal suo sguardo di odio puro. Tuttavia qualcosa dentro di me faceva male. Che idiota che sei, Sulfus! È solo una impressione.

Uscii dalla vettura e corsi dentro l’edificio correndo verso l’ufficio dell’incontro. A cena, avrei avuto modo di punzecchiare ancora Raf. Senza rendermene conto, è diventato il mio più grande divertimento.

 

Continua…

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

-Lo detesto! E’ Satana in persona quel farabutto!- esclamai in pieno sfogo.

Appena ritornai nella mia “prigione”, andai nella mia stanza a dirne di tutti i colori pur di far diminuire almeno un po’ la mia rabbia. Mi tolsi la divisa di scuola e indossai dei jeans aderenti e una maglietta rosa a maniche corte.

“Guarda te se devo pure mettermi a parlare da sola come una scema! Tutta colpa di quel-quel-quel… ohhh non riesco nemmeno a trovare un insulto abbastanza grande” pensai fremente di rabbia.

Bussarono e il mio sguardo arrivò di scatto alla porta.

-Che cosa volete?- risposi in malo modo. Ero troppo arrabbiata per pensare alle buone maniere.

-La sarta la sta aspettando, signorina Raf. Se ha finito di cambiarsi, la accompagno in salotto dove è già tutto pronto per la sua scelta dell’abito- disse il maggiordomo da dietro la porta, ignorando il mio tono.

Andai ad aprire e gli dissi che ero pronta.

Mi scortò fino in salotto e lì ad attendermi c’era una donna magrolina di circa mezza età con corti capelli rossi e occhi verdi.

-Buona sera, signora- salutai.

-Salve. Il signorino Sulfus mi ha detto che le serve un abito da sera per il ballo del ministro. Mi ha dato le misure, deve solo scegliere il modello- disse la sarta estraendo dalla borsa, il catalogo dei vestiti.

-Certo- e così ci sedemmo sulla poltrona a osservare il depliant. Erano tutti dei modelli stupendi, degni di una regina ma ognuno costava un capitale. Io non ho mai speso così tanto per un vestito in vita mia!

-Non si deve preoccupare dei prezzi, signorina. Il signorino Zolfanelli non bada a spese e desidera vedervi brillante e meravigliosa come una stella. Vuole che al ballo, tutti la ammirino e che faccia bella figura- mi disse come se mi avesse letto nel pensiero.

Ma è giusto che paghi lui per un mio abito? Così io sarei in debito con Sulfus Zolfanelli. Oh gesù! Che cosa devo fare?

-Che ne dice di questo abito celeste? Sono sicura che le starebbe d’incanto-

Mi fece vedere il vestito e appena lo vidi, me ne innamorai all’istante. Era perfetto! Al diavolo il debito con Sulfus! Prima o poi, gli restituirò i soldi.

-E’ meraviglioso. Ho deciso, voglio questo-

-Benissimo. Adesso però dovrei prendervi altre misure per rendere l’abito adatto alle vostre curve- disse e tirò fuori il metro cominciando a misurarmi. Ci mise tre minuti esatti.

Prese le due misure mancanti, se li appuntò sul suo taccuino e lo rimise, insieme al metro, in borsa.

-Ok! Per domani, sarà tutto pronto. L’abito è già fatto in magazzino, devo solo adattarlo alle vostre misure-

-Perfetto- dissi soddisfatta. Malgrado l’arrabbiatura di prima, sono contenta di questo acquisto.

-Arrivederci, signorina Raf- salutò stringendomi la mano

-A presto-

E così se ne andò lasciandomi da sola in salotto.

“E ora che faccio? Sulfus non mi ha ancora mostrato la casa e rischio di perdermi in questo labirinto infernale. Dove saranno i domestici?” pensai.

Mi guardai intorno e cominciai ad ammirare la stanza. Il salotto era davvero grande, quasi quanto la sala da pranzo. Fu allora che vidi il maestoso camino di pietra, e sopra c’erano diverse cornici. Mi avvicinai per vederle meglio. Anche se forse non dovevo impicciarmi, la curiosità ebbe il sopravvento su di me.

C’erano foto della signora Temptel e in una era raffigurato un bambino dai capelli neri e gli occhi ambrati. Era senz’altro Sulfus quando andava alle elementari.

“Che sguardo imbronciato e triste. Non si è sforzato nemmeno di sorridere per la foto” pensai continuando a fissare la fotografia di lui da piccolo.

“Chissà perché era così triste. Vedendolo adesso, sembra un ragazzo arrogante e pieno di sé. Poi può avere tutto quello che desidera”

-In questa foto, il signorino aveva appena compiuto 7 anni. E’ stata scattata proprio il giorno del suo compleanno- irruppe la voce del maggiordomo di prima che mi fece sussultare dalla sorpresa.

Ero talmente assorta nei mie pensieri da non accorgermi della sua presenza.

-Ah capisco. Mi dispiace, non avrei dovuto curiosare-

-Non si preoccupi-

-E’-è una bella donna la signora Zolfanelli- dissi non sapendo che dire.

Era impossibile non notare la madre di Sulfus. Dalla quantità di foto sul camino e alcune viste in sala da pranzo, si capiva che la padrona di casa è una che ama mettersi in mostra. Deve avere sui quarant’anni e ha lunghi capelli viola con la frangia e occhi dorati come quelli del figlio. A parte il trucco, troppo eccessivo per i miei gusti, si può definire attraente.

-Sa, conosco la famiglia Zolfanelli dai tempi in cui il nonno del signorino era un adolescente. Sono tutti dei veri diavoli-

-Non ne dubito- risposi.

-Si dice addirittura che discendano da Satana in persona ma sono solo dicerie per spaventare i deboli. Per favore signorina, sii gentile con il signorino Sulfus. Lui è diverso da sua madre e suo nonno. Sembra meschino ma in fondo ha un cuore tenero-

Sulfus un cuore tenero? Chi l’avrebbe detto. Se non fosse che l’anziano servitore dava l’aria di essere sincero, sarei scoppiata a ridere.

-Come mai era triste in questa foto?- chiesi senza pensarci. Oddio che cosa ho detto! Perché mi interessa saperlo?

-Era solo. Nemmeno sua madre era presente quel giorno e non gli ha nemmeno telefonato per fargli gli auguri. Capisce ora il perché le chiedo di essere magnanima?-

-Sì… capisco- dissi sentendo una strana stretta al cuore.

-Bene. La riaccompagno in stanza. Prego mi segua- mi disse.

E così, lo seguii fino alla mia stanza mentre navigavo nei miei numerosi pensieri.

 

******************************

 

Finito anche oggi il lavoro in azienda! Sono le 16,30. Perfetto! Presto darò una lezione al pivello spagnolo da non scordarselo a vita. Un momento! Perché ho tutta questa rabbia in corpo verso quello? Lo conosco appena e non è uno dei miei nemici che incontro per strada. Mhà! Sarà perché è da tanto che non mi sfogo in una rissa.

Uscii dall’edificio e mi trovai la mia fedele moto davanti. Non ho tempo di cambiarmi e così mi devo accontentare di andare all’appuntamento con giacca e cravatta. Roba da matti!

-Aspetta, Sulfus!- mi ferma la voce di Gas. A quanto pare mi ha raggiunto con la sua moto.

-Che vuoi, Gas?-

-Ti ho portato altri vestiti per cambiarti. Non vorrai andare a pestare il moccioso vestito da pinguino?-

-Gas, te l’ho mai detto che sei grande?- dissi. Gas sei un vero amico!

-Grande in senso delle mie dimensioni o altro?- mi chiese. Il solito tonto.

-Lascia perdere, Gas- dissi e filai di nuovo dentro all’azienda.

Andai in bagno e feci presto a cambiarmi. Riuscii e salendo sulla moto, sfrecciai nella strada come un fulmine, insieme a Gas.

Come previsto, arrivammo precisamente alle 17 nel parcheggio delle moto. Lui era già lì ad aspettare.

-Ciao! Non mi aspettavo che eri così impaziente di farti male- dissi con un ghigno.

-Lo stesso potrei dirlo io. Mi sottovaluti, Zolfanelli-

-Gli amici e i nemici mi chiamano Sulfus-

-Allora ti chiamerò Sulfus visto che sono tuo nemico-

-Che onore- dissi con sarcasmo.

-La pagherai per quello che hai fatto a Raf. Lei non c’entra niente con le stupidaggini del padre-

-Un accordo è un accordo. Il vecchio ha accettato e io ho preso-

-Vuoi dire che hai messo tu in gioco Raf?-

-Esatto. A Serafini non mancava tanto per perdere tutto ed io, nella mia immensa “generosità”, gli ho lasciato la sua ridicola azienda e la casa in cambio della figlia-

-Che hai in mente, Sulfus? Perché hai rinunciato alla distruzione di Serafini per una semplice ragazza?-

-Semplice dici? Proprio tu che sei follemente innamorato di lei-

-C-chi te l’ha detto?- domandò sconvolto.

-Lo sanno tutti, stupido. A parte la diretta interessata ovviamente-

-Bhè… sì mi piace, e allora? Resta il fatto che è fidanzata con Gabi-

-A lui ci ho già pensato io a comunicargli la lieta notizia del trasloco di Raf-

-E come l’ha presa?-

-Come qualsiasi pollo che si fa fregare la fidanzata da sotto il naso. Ha provato a colpirmi ma sa benissimo che non ha speranze contro di me sia in lotta che in amore-

-Sei troppo sicuro di te-

-Almeno io sono diretto e non come te che fai la parte del grande amico pur amandola. Che ipocrita! Volevi continuare con la recita e stargli vicino fino a quando non avrebbe scelto te al posto di Gabi?-

 -Non sono affari tuoi! E poi che diritto hai di comportarti così? Sembri un innamorato geloso, non è che Raf piace anche a te?-

Sta scherzando, vero? Figurati se mi piace quella ragazzina! Io non so nemmeno il significato della parola “amore”.

-Non dire cazzate. Io e quella mocciosa santarellina? Sappi che lei è da me solo per divertimento e nient’altro-

-Divertimento? Non mi dire…-

-Esatto, Ricky. Sei parecchio sveglio-

E’ divertente vedere la reazione degli spasimanti della biondina alla notizia della sua perdita di verginità. Manco fosse vero.

Lo sguardo del ragazzo divenne furioso e partì all’attacco. Finalmente un po’ d’azione.

-Stessa reazione del caro Gabi, eh- sorrisi divertito schivando il suo pugno.

-Stai zitto, bastardo!- e continuò ad attaccare. Non ci furono più parole tra noi ma soli colpi su colpi e Gas, come unico spettatore, seguiva attentamente ogni mossa.

“Devo ammettere che il pivello non se la cava male” pensai mentre contrattaccavo.

Ci stavamo menando di brutto da circa un quarto d’ora e chissà quanto ancora sarebbe durato questo scontro.

 

Continua…

 

Scusate l’enorme ritardo ed eccovi il capitolo. Nel prossimo vi lascerò anche un immagine del presunto vestito di Raf al ballo^^ Curiose? Lo vedrete solo nel prossimo capitolo sperando che Sulfus non sia trp malconcio per non accompagnarla al ballo XP Ciao alla prossima! Commentate!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


 

Capitolo 14

 

Mi sembra che il tempo sia passato in un attimo. Ieri, dopo aver parlato con la sarta delle ultime disposizioni, ritornai nella mia stanza grazie al vecchio maggiordomo. Che strano uomo. Sembra che sia molto affezionato a Sulfus per come me ne aveva parlato ieri quando mi beccò a guardare le foto sul camino. Che abbia ragione? Se è vero che ha un lato tenero, di certo non lo da a vedere.

Adesso mi ritrovò a scuola a seguire la lezione di scienze. “Seguire” è una parolona visto che non sto facendo altro che sospirare e perdermi nei miei pensieri.

Certo che quel vestito che ho scelto è un vero sogno. Chissà cosa ne penserà Sulfus. Non che mi importi di quello che pensa ma visto che pagherà lui, è giusto che sappia per CHE COSA tira fuori i soldi.

Mi ci vorrà una vita a risarcirgli questo debito ma per adesso non ci voglio pensare. Desidero solo sentirmi importante per una volta. Sarà pure vanità però sono pur sempre una donna e a noi donne piace indossare vestiti carini.

Finite le lezioni, uscii da scuola. Ho notato che oggi Ricky non c’era a scuola, oddio! Sulfus non l’avrà ucciso spero. Ah ma appena ritorno, gliene dico quattro a quell’arrogante.

Povero amico mio! Ricky l’ha fatto per me. Mentre loro si erano incontrati, io me ne stavo in camera con l’ansia, pregando che non si facessero male. Volevo dire Ricky non si facesse male, di Sulfus non mi importa che gli capita.

Adesso che ci penso, nemmeno Sulfus è andato a scuola. Stamattina non è venuto in macchina con me e ieri sera non l’ho nemmeno visto a cena per quanto avrei voluto chiedergli che cosa era successo. Perbacco! Sto morendo dalla voglia di sapere i fatti di ieri pomeriggio.

Comunque devo andare a casa di Ricky per sapere come sta. Sono troppo preoccupata.

Tuttavia come faccio a sviare la sorveglianza di Gas la spia? Sono sicuro che è lui che riferisce tutto al signorino e che  mi segue dappertutto fuori dalla residenza Zolfanelli.

O la va o la spacca, tento la fuga e vado da Ricky! Penso determinata ma dopo pochi passi affrettati verso l’uscita da scuola, spunta fuori Gas vicino alla macchina dei Zolfanelli. Come non detto. Mi dovrò limitare a chiedere spiegazioni e a minacciare di morte Sulfus appena metto piede a casa.

 

-Mio Dio! Sembri uscito dalla guerra- esclamai appena lo vidi. Aveva il viso con diversi segni neri e un graffio sul mento. Di certo non era difficile immaginare il resto del corpo coperto in che stato era.

 -Se sei venuta per scassarmi le palle, non è aria, angioletto- mi risponde sbuffando. Quanto lo detesto. Ed io che mi sono preoccupata anche per lui oltre che per Ricky. Bhè… sì, lo ammetto che  mi sono preoccupata per questo stupido… ma solo un pochino!

-Spero per te che Ricky non stia peggio. Per quale motivo vi siete picchiati?-

-Affari nostri. Comunque se non ti è di disturbo, chiamami Marcus e digli di portare le bende. E’ il maggiordomo che ti ha accompagnato ieri al salone per la sarta- disse con sarcasmo.

Santo cielo! Il maggiordomo non gli avrà detto anche delle foto che ho visto e della nostra chiacchierata, spero. No, dubito che glielo abbia riferito. Credo piuttosto che Sulfus scoppierebbe a ridere se sapesse che il signor Marcus mi ha chiesto di essere gentile con lui. Come se al signorino gli servisse la mia gentilezza per ritenersi soddisfatto. Cavolate.

-Va bene- dissi uscendo un attimo dal salone e subito mi trovai di fronte l’uomo.

-Come immaginavo, gli serve il kit del pronto soccorso, vero?- disse Marcus alla ragazza.

-Già- lo fissai sbalordita. Lavora per questa casa da così tanto tempo che ormai sa leggere persino le menti dei padroni di casa?

-Tenga. Lo curi lei, per favore- disse sorridendomi cordiale e subito dopo sparì senza darmi nemmeno il tempo di replicare. Ben fatto, Raf! Adesso ti tocca badare alle ferite del nemico.

-Ehy bella, quanto ci metti a chiamare il maggiordomo?- irruppe la voce impaziente di Sulfus.

Sospiro ed entro dentro con il kit del pronto soccorso che mi ha lasciato l’anziano.

-L-lui aveva da fare perciò lascia che ci pensi io a fasciarti- dissi senza guardarlo e con un po’ di imbarazzo. Non avevo mai fatto l’infermiera a qualcuno prima d’ora.

-Ho sentito bene? Più che curarmi, mi sembri sempre ansiosa di vedermi morto-

-No! Cioè… ti odio è vero ma non al punto di volerti morto. Non sono così meschina-

-Ma davvero? Buono a sapersi- disse per poi porgermi il braccio.

Aprii la scatola e presi il disinfettante. Certo che Ricky picchia duro. Gli ha procurato un bel graffio vicino al gomito.

Cominciai a curargli le ferite ma quando alzai gli occhi su di lui, mi accorsi che mi stava fissando.

 

**********************************

 

Ora vorrei sapere per che diavolo la sto fissando senza riuscire a distogliere lo sguardo! In qualche modo, seppur strano, le sue parole mi rimbombano in testa. Mi odia ma non mi vuole morto. Ben magra consolazione. Comunque dubito che sappia cosa sia la parola “odio”. Me l’ha detto tante di quelle volte in pochi giorni che ho perso il conto ma non credo che sia capace di odiare qualcuno. E’ una creatura talmente angelica che nessuno potrebbe mai pensare che venga pervasa da sentimenti così oscuri.

-Ti ringrazio- dico senza pensarci. Merda! Adesso che mi è preso? Da quando ringrazio qualcuno a parte i miei fedeli Gas e Marcus?

-Di niente. Scusami se ti faccio male ma non sono… abituata a curare le persone- ammise arrossendo. Sbaglio o si è addolcita adesso?

-Figurati. Non sono così delicato da piagnucolare per un po’ di dolore. In ogni caso, te la cavi bene- dissi distogliendo lo sguardo. Ecco! Adesso sono io quello ad addolcirsi. Ma che è una malattia contagiosa?

Per tutto il resto del tempo che mi curò il braccio, rimanemmo in silenzio finchè lei non si fece avanti.

-A-anche Ricky è ridotto come te?-

A quel nome, quel poco di gentilezza che mi era uscita fuori, scomparve all’istante facendomi rispondere in tono brusco.

-No. Lui sta praticamente peggio, visto che vuoi saperlo-

Già. Ieri è stata davvero una bella lotta. Ci abbiamo dato sotto per parecchio finchè non ci accasciamo esausti. Senza rivolgerci una parola, ce ne andammo e quando ritornai a casa, non ebbi nemmeno voglia di cenare. L’unica cosa che ottenni da lui dopo le botte, fu uno sguardo pieno d’odio e di promesse vendicative.

-Dio, Sulfus! Perché tutto questo? Come hai osato picchiare il mio migliore amico?-

Amico un corno! Lo spagnolo è soltanto un inetto che si strugge d’amore per te fingendo amicizia. Pensai con la fronte aggrottata.

-Mi andava di picchiare qualcuno e il tuo amichetto mi è capitato a tiro nel momento giusto. E comunque ti ho già detto che non sono affari tuoi-

-Non ti aspetterai che ci creda a questa sciocchezza della tua voglia di combattere? Dimmi la verità-

-Dannazione! Che vuoi che ti dica? Non essere testarda e accetta quello che ti ho detto, da brava. Il ragazzo mi deve essere grato per avergli dato l’opportunità di vendicarsi su di me in persona. Non è nella mia natura dare simile opportunità, di solito me ne lavo le mani e lascio ad altri il lavoro di subire le vendette dirette a me-

-Grato? Tu hai qualcosa che non va nel cervello. Ti pare che uno ti sia grato perché lo riempi di botte-

-Ehy! Come vedi non è l’unico a non essere uscito integro dalla lotta. Anche lui ha picchiato duro e lo ammetto, lo avevo sottovalutato-

-Touchèe. Presuntuoso come sei, non ti sei aspettato che fosse forte eh. Ben ti sta! Tra tutti quelli che ho conosciuto sei l’uomo più stupido, maleducato, arrogante, idiota…-

-Se hai finito con i complimenti, vorrei che ti sbrigassi con questa fasciatura. Non voglio rimanere così in eterno- dissi alquanto irritato. Sto cercando di controllarmi nel rispondere. Nessuno si è mai permesso di insultarmi così tanto in vita mia. Devo dire però che questa ragazza ha coraggio da ammirare.

-Ok ok- disse finendo finalmente di fasciarmi la ferita.

-Finalmente- dissi restando seduto sulla poltrona a guardare il lavoro che aveva fatto. E’ la prima volta che una ragazza si curava di me. A tutte è sempre interessato solo il mio corpo e i miei soldoni senza pensare a come stavo.

-Adesso, vado a riportare la scatola del pronto soccorso al signor Marcus- disse rimettendo tutto a posto. A quel punto, gli cadde la scatola del cerotti e io mi allungai per prenderli ritrovandomi anche lei nella stessa posizione. Le nostre mani  si toccarono e i nostri visi si trovano molto vicini. Il calore della sua mano morbida, la sensualità emanata da quelle splendida labbra rosee… Cristo! Da quando ho pensieri così romantici per la testa? Dev’essere il suo profumo. Sì, è il suo profumo di vaniglia a darmi alla testa. Oppure il colpo alla testa che mi ha dato ieri Ricky. Non c’è altra spiegazione… Come ipnotizzato, cominciai ad avvicinarmi al suo viso e mancavano solo pochi millimetri di distanza tra le nostre labbra. Perché lei non mi allontana? Se è vero che mi odi, rifiutami ora! Invece… ciò che vedo nel suo sguardo, mi lascia spiazzato. Mi sta fissando curiosa la bocca. Possibile che anche lei abbia voglia di baciarmi? Non potei scoprirlo poiché qualcuno bussò alla porta del salone riportandoci alla realtà. Ci staccamo e io potei vedere che Raf era arrossita prima che si girasse a chiudere la scatola.

-Avanti- dissi verso la porta ed entrò Alfred, l’altro maggiordomo di servizio insieme a Marcus.

-Signorino, è arrivata la sarta con il vestito per la signorina Raf-

-Falla pure entrare- dissi formale e dopo un po’ fece il suo ingresso la donna che ho commissionato per l’angioletto.

-Salve. Ho portato l’abito e se non le dispiace, signorina Raf, vorrei che se lo provasse adesso- sorrise.

-Adesso?-

-Sì. Sono curiosa di vedere come le sta-

-Su, vai in camera tua e cambiati alla svelta. Anch’io voglio vedere che vestito ti sei scelta e assicurarmi che sia perfetto- dissi.

-D’accordo- disse e subito si fece accompagnare da Alfred fino in camera.

Passarono dieci minuti esatti e ancora non scendeva. Ma quanto ci mette una donna a vestirsi?

-Eccomi. Scusate se ci ho messo tanto- irruppe la voce di Raf. Mi girai verso la porta e ne rimasi incantato. E’ la ragazza più bella che avessi mai visto e di donne ne ho viste eccome.

Ha scelto un incantevole abito azzurro aderente nella parte sopra ricamata e senza spalline, mentre la gonna di seta ondulata scendeva in basso lasciando scoperte davanti le sue gambe dal ginocchio in giù. E per finire, portava dei tacchi a sandalo argentati che si intonavano bene con il vestito.

E’ assolutamente splendida. Sicuramente al ballo sarò il più invidiato di tutti.

 

Continua…

 

Finito anche questo capitolo ^0^ Che ne pensate? Ora eccovi l’immagine del vestito di Raf, non è un amore *-*?

 http://i.imgur.com/GrrbJ.jpg

Nel prossimo capitolo, prometto che ci sarà il fantomatico ballo. Ce ne saranno delle belle XD Baci e alla prossima!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

Cosa mi è preso? Per un attimo, ho avuto voglia… di baciarlo? Io che non ho mai baciato sulla bocca nemmeno il mio fidanzato. Santo cielo! Non ho ancora avuto il mio primo bacio e penso di darlo a un odioso donnaiolo? Devo aver perso la ragione. Eppure… quelle labbra su quel viso bellissimo attirano come una calamita. No Raf! Non vale la pena diventare pazza a causa di Sulfus Zolfanelli. E’ stato solo un attimo di debolezza. Sì, lo ammetto con me stessa. Sono pur sempre una ragazza e Sulfus è un gran bel ragazzo, è normale sentirsi attratti da lui. Tuttavia sono anche fidanzata, il mio primo bacio deve essere per Gabi quando ci sposeremo. Ma sarò ancora impegnata con lui dopo tutto questo? Che roba contorta! Basta! Non voglio pensare più a niente se non a prepararmi al meglio per il ballo del ministro che si terrà tra pochi giorni. Una cosa è certa: mi servono delle lezioni di ballo.

 

Sono così nervosa. I giorni sono passati in fretta e adesso mi ritrovo in camera mia a guardarmi allo specchio mentre Sulfus mi sta aspettando di sotto per andare al ballo. Pur essendo figlia di un uomo d’affari, non ho mai partecipato a un ballo prima d’ora. Solo ricevimenti in giardino e delle riunioni di poca importanza. Per questo, ho dovuto seguire un corso accelerato di danza, pagato ovviamente da Sulfus. Altro debito da aggiungere, senza dubbio.

Questa persona che vedo nello specchio non sono io, mi continuo a ripetere. Certo, avevo provato già l’abito prima ma adesso non c’era solo quello da guardare. Non avrei mai immaginato che con il trucco e l’acconciatura consigliata dalla sarta, sarei cambiata in questo modo. Avevo i capelli arricciati e raccolti a chignon con un fermaglio fiore, lasciando ricadere qualche ricciolo sulle spalle e ad incorniciarmi il volto. Il trucco non era eccessivo. Un po’ di nero matita, mascara e color verde acqua ad impreziosire i miei occhi, ombretto sulle guance e lucidalabbra rosa chiaro. Detto così può sembrare niente però a vedersi è tutta un'altra cosa. Farò un figurone alla festa.

Scesi piano le scale e vidi Sulfus fare su e giù davanti al portone all’ingresso. Impaziente il ragazzo.

-Sono pronta- dissi facendolo girare verso di me. Provai una certa soddisfazione ad averlo lasciato senza parole e ad occhi sgranati. Sembrava come se non avesse visto una ragazza ben vestita prima d’ora. Magari ne ha viste più nude, il pervertito.

Rimase in silenzio e mi porse il braccio per scortarmi fino alla limousine pronta di fuori. Nemmeno un complimento. Bhè, non che me lo aspettasse da lui. Alla fine rimasi anch’io zitta e mi tenni i miei pensieri per me. Era bellissimo in smoking, con i capelli tirati indietro con il gel e raccolti in una coda. Se non fosse stato per i suoi magnetici occhi dorati e per il suo sguardo perennemente feroce, sarebbe sembrato un'altra persona. Quasi una BUONA persona.

Entrammo in macchina e rimanemmo in silenzio per la maggior parte del viaggio finché lui non aprì bocca per farmi le ultime raccomandazioni.

-Ricordi come si balla il valzer e come ti devi comportare a tavola?- chiese impassibile.

-Certo. Tranquillo, non ti farò fare brutta figura- risposi con un occhiataccia. Mi ha forse preso per una selvaggia? Non sono abituata a balli così importanti ma non significa che non sappia le buone maniere.

-Lo spero- disse per poi accomodarsi meglio sul sedile e rimase a fissare il finestrino.

Quando vidi l’enorme residenza illuminata del ministro, il mio nervosismo peggiorò. Sulfus invece era la tranquillità fatta a persona e appena la macchina si fermò davanti all’edificio, uscì, andò ad aprirmi lo sportello da vero gentiluomo e mi porse la mano per scendere. E’ bravo a fingersi educato il ragazzo. Accettai la sua mano e rigida come un manico di scopa, avanzai con lui verso il portone.

-Stai calma. Andrà tutto bene- mi sussurrò cercando di tranquillizzarmi. E’ una parola.

 

*****************************

 

Per le palle di Lucifero, è la ragazza più bella che abbia mai visto sulla faccia della terra. Quando la vidi scendere le scale, ne rimasi folgorato. Menomale che sono abituato a nascondere le mie emozioni se no lei se ne sarebbe accorta della mia reazione.

Riuscii a mantenere il mio comportamento freddo e distaccato per tutto il tempo fino ad arrivare a casa del ministro. A quel punto, sentii Raf più tesa che mai. Merda! Devo calmarla in qualche modo

Prima che entriamo in sala.

-Stai calma. Andrà tutto bene- Speriamo. Voglio convincere almeno lei che sarà una serata perfetta ma non credo sarà così. Portare una bellezza del genere a un ballo non è mai una buona cosa.

Lei annuisce poco convinta. Immaginavo.

Pensa Sulfus, pensa a qualcosa che la calmi…

-Respira profondamente. Così brava- Se mi obbedisce senza fiatare è proprio disperata.

-Ci sono. Sì- respirava pian piano. Sembrava che si stesse scaldando per fare ginnastica.

-Sai… hai delle belle gambe. Me le immagino mentre scopiamo e me le avvolgi intorno mentre raggiungi l’estasi- dissi malizioso. Diventò rossissima e mi fulminò con lo sguardo.

Risultato pienamente riuscito.

-Cosa? T-ti sembra il momento di fare il porco con me? Razza di depravato!- L’imbarazzo e la rabbia erano riuscite a scacciare la tensione. Perfetto. Non avrei mai immaginato il sesso orale come un calmante. Meglio della camomilla. La prossima volta magari userò parole più esplicite. Pensai trattenendo un sorriso.

-Dai stavo scherzando. Almeno sono riuscita a smuoverti. Sembravi un pezzo di legno-

-E’ la prima volta che partecipo a un ballo, che ti aspettavi? Scusami se non sono rilassata come te-

-Io purtroppo ci sono abituato. Dopo un po’, ti annoi a parteciparci. Sempre le solite cose. Danze, buffet, pettegolezzi…-

-Immagino che tu non adori queste cose. Ma allora perché ci vieni?-

-Per dovere. Uno nella mia posizione economica deve presenziare negli eventi importanti organizzati dai ministri, dalla regina di Inghilterra, dallo sceicco, ecc…-

-Regina? Sceicco? Mio Dio! Conosci persone così in alto- restò a bocca aperta. Ma suo padre l’ha tenuta in un convento? Serafini anche, ricordo, partecipava ai balli e conosciuto la regina Elisabetta. Che fottuto stronzo. Più lo penso e più lo odio. Va bene, sono stato io a proporgli di mettere in palio sua figlia ma lui da bravo padre avrebbe dovuto rifiutare un offerta così assurda. Sì, assurda veramente. Ancora adesso mi chiedo come mi sia venuto in mente.

Poi io che odio un comportamento così meschino? Devo essere davvero impazzito. Io ho sempre adorato le persone così dannatamente bastarde.

-Sì, angioletto. E se resterai abbastanza al mio fianco, potrai conoscerle anche tu- gli dissi –Ora comincia la serata. Calma e sangue freddo-

Entrammo nella grande sala da ballo. Era pieno di buffet e di luci accecanti. Tanto per cambiare, il ministro non bada a spese. Quello che dopo mi diede fastidio e che mi aspettavo, era che tutti gli uomini dai 16 in su fissavano l’angioletto vicino a me. Cazzo! Perché mi irrita tanto?

Non aspettai molto prima di essere “agguantato” da alcuni miei amici e allontanato da Raf.

Restai a parlare con i ragazzi della mia scuola sempre tenendo d’occhio quello che faceva lei. Tutto tranquillo. Parlava con il signor Castellani e sua moglie, una coppia anziana tutto zucchero e miele.

Tutta a un tratto però mi irrigidii e imprecai. I coniugi Castellani si congedarono e al loro posto, arrivò Kabalè. Ho un brutto presentimento.

 

Continua…

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre.

(William Shakespeare)

 

Questo posto è magnifico. Mi sembra un sogno essere qui, in questa festa illuminata. Sulfus è stato letteralmente portato via dai suoi amici e così mi ritrovo da sola ad ammirare tutto.

-Salve signorina- mi girai verso la voce e mi trovai una coppia di anziani dall’aspetto benevolo. L’uomo aveva capelli grigi e occhi azzurri mentre la moglie, anche lei con i capelli grigi però raccolti in uno chignon, aveva occhi castani.

-Buonasera- salutai educatamente con un sorriso.

-E’ parente del signorino Zolfanelli, per caso?- chiese la donna.

-Bhè no. Sono solo una sua ospite per un po’- dissi titubante. Forse era meglio che mi fingevo una sua lontana cugina. Adesso potrebbero pensare che sia una delle tante “vittime” di Sulfus. Mannaggia a me e alla mia sincerità! Non le so proprio dire le bugie.

-Capisco-

-Te l’avevo detto, cara. Questa gentile signorina non ha niente in comune con il signorino Sulfus. Sono come il giorno e la notte- le disse il marito per poi girarsi di nuovo su di me –Ah scusate la maleducazione, io mi chiamo Tommaso Castellani, gestisco aziende agricole- Ricordo infatti di aver già sentito il nome Castellani, ne avevo visto il marchio in un azienda che visitai da bambina in una gita scolastica.

-Ed io sono sua moglie, Teresa, piacere di conoscerla-

-Raf Serafini, piacere mio- mi presentai anch’io.

-Siete incantevole stasera, signorina Raf. Sono sicuro che molti giovanotti vi chiederanno di ballare- mi disse il signor Castellani e la moglie annuì concordando.

-V-vi ringrazio per il complimento- arrossii. Per quanto riguarda i giovanotti, è meglio che non si facciano avanti. Vedendo come Sulfus ha reagito con Ricky, la possessività del diavolo è molto elevata. Non capisco però il suo essere possessivo con me. Non sono la sua ragazza e, Dio ce ne scampi, non succederà mai che io lo sia. Ma allora… perché mi rende felice e arrabbiata allo stesso tempo il suo comportamento? Che mi sta succedendo? Sarà ancora l’effetto avuto da quel quasi bacio? Mi ha fatto arrabbiare molto quando poi, giorni fa, vidi Ricky a scuola pieno di cerotti e segni neri tuttavia… stranamente il sapere che lui mi considera una sua proprietà mi… eccita. Sembra quasi geloso di me. Ma dai! Non può essere.

Scuoto la testa per scacciare quei pensieri che avevano preso il sopravvento su di me senza farmi seguire il discorso di cui stavano parlando i coniugi e sentii ad un tratto delle parole interessanti dalla signora Castellani.

-Sulfus sarà anche un teppista ma di certo non ai livelli di suo nonno. Paul Zolfanelli era un vecchio Satana. Era duro e freddo come il ghiaccio. Sotto la sua dittatura, i lavoratori erano sempre terrorizzati. Quando morì tutti furono felici e sollevati-

-Felici lo sono stati per poco. Dopo il vecchio, l’impero finanziario Zolfanelli andò alla figlia, Temptel. Una vera scansafatiche. Non sapeva nemmeno che cosa fosse la contabilità- disse il marito.

-E’ per questo che il giovane Sulfus è a capo dell’azienda senza essere ancora maggiorenne. Lui si è saputo far rispettare e ha risollevato le finanze di famiglia. Tratta con professionalità ed è un ragazzo responsabile quando vuole. Fuori dall’azienda, sarà pure una specie di orco ma nel suo lavoro è sempre stato forte e deciso senza spaventare i lavoratori-

-Scusate ma non si sa niente del padre di Sulfus?- chiesi. E’ una domanda che mi è uscita all’improvviso. Non sarebbero affari miei ma sono comunque curiosa.

-No, mia cara. Nessuno sa chi sia suo padre. La signora Temptel disse tempo fa che il padre del suo bambino era morto prima ancora di sapere che lei era incinta e di sposarla- disse l’anziana.

- Anche Sulfus sa di questa storia ma a me non convince. Alcuni tirano fuori ipotesi del tipo sia figlio di un uomo del deserto, altri che sia figlio di un nobile cinese. Lo sanno tutti che la signora Zolfanelli è sempre stata una donna “avventurosa” e sicuramente è rimasta incinta in una delle sue relazioni ma l’uomo sarà davvero morto?- Almeno è stato carino nel dire “avventurosa” invece che “facile” o sgualdrina. Vedendo le sue immagini in casa Zolfanelli, si capiva che non era una santa ed essendo figlia di una specie di demonio e madre di uno come Sulfus, si capiva ancora di più.

-Caro, ora è meglio smetterla con i pettegolezzi. Piuttosto, che ne dici di andare a ballare?- gli sorrise radiosa.

-Certo, amore. Andiamo. Ci scusi, signorina Raf, a dopo- e si congedarono da me. Sono davvero una bella coppia. Quanto ho sognato un amore così. Un amore che dura anche nella vecchiaia.

-Ehy buonasera- mi salutò una ragazza.

La guardai attentamente. Era molto bella e attraente con il suo vestito scollato di seta nero e viola scuro e tacchi vertiginosi neri.

-Buonasera-

-Sono un “amica” di Sulfus, Kabalè Ranier. E’ un piacere fare la tua conoscenza- disse e non so perché ma questa ragazza non mi ispira niente di buono.

-Mi chiamo Raf Serafini, il piacere è tutto mio- la guardavo con sospetto.

-Ho visto che sei arrivata con Sulfus. In che rapporti sei con lui?-

-Come, scusi?- domandai incredula e infastidita. Ma che domande mi va a fare?

-Suvvia, carina. Puoi darmi del tu. Dopotutto abbiamo la stessa età- disse continuando con la sua espressione tranquilla. –Comunque ti consiglio di non farti illusioni su di lui. Tu sarai sicuramente una delle tante, proprio come lo sono io-

Adesso la sua voce suonava fredda e tagliente.

-Che vorresti dire?- eccola accontentata con il tu.

-Non fare la finta tonta. Io sono la sua amante e lui è mio. Stagli alla larga-

Amante. Perché questa parola mi ha provocato una dolorosa fitta al cuore?

-Ehy guarda che non è come pensi. Tra me e Sulfus non c’è assolutamente niente- risposi arrabbiandomi.

-Davvero? Meglio per te. Lui è incapace di amare. Sa solo prendere e dare soddisfazione con il sesso- disse indifferente di fronte alla mia rabbia ormai crescente. Come si permetteva questa ragazza di dirmi queste cose?

Stavo per rispondergli con le rime ma arrivò Sulfus tra noi due. Non si degnò di guardarmi e prese bruscamente Kabalè per il braccio.

-Tu, vieni con me- disse con tono minaccioso che fece ubbidire la ragazza, trascinata di corsa in cortile.

Dio mio… cos’è questo dolore al petto che non ho mai provato in vita mia?

 

*******************************

Arrivai come una furia in mezzo alle due ragazze e trascinai Kabalè in giardino prima che lei e Raf facessero una scenata nel bel mezzo della festa. Ti pareva che questa stupida sgualdrina non si sarebbe trattenuta dallo sputare veleno! Devo fargli capire chiaro e tondo che non sarò mai suo e che la piantasse di comportarsi come se lo fossi.

Appena arrivati all’aperto, ci fermammo vicino a un albero sempre tenendola per il braccio. Se solo penso a quello che deve aver detto a Raf…

-Ahi! Mi fai male, Sulfus, lasciami!- senza accorgermene avevo aumentato la forza della mia stretta e sentendola sofferente la mollai con un strattone.

-Si può sapere, razza di stupida, che ti è saltato in mente?- la aggredii.

-Niente. Stavo solo facendo conoscenza della tua nuova donna- mi rispose furiosa. Di certo non quanto me.

-Smettila di fare la puttana gelosa per ogni ragazza che vedi al mio fianco! E comunque tra me e Raf non succede niente-

-Già. Per te sono sempre stata solo la tua puttana! Una da scopare quando ne hai voglia!-

-Esatto! Qualche problema? Non ti sarai mica fatta delle illusioni su di me, cocca? Non ti ho mai giurato amore eterno- dissi maligno.

-Sei un lurido bastardo, Sulfus Zolfanelli! Io mi sono data a te per amore-

-Non farmi ridere! Non sono di certo l’unico a cui l’hai data. E nemmeno il primo o l’ultimo-

-E’ vero ma io amo solo te, Sulfus. Con gli altri è solo sesso ma con te no-

-Mi dispiace ma il tuo amore non è ricambiato. Ti avevo avvertito di non innamorarti del sottoscritto. Prima ti dimentichi di me, meglio è-

-E’ per quella biondina, non è così? Non ci credo che non è successo niente tra voi due. Scherzi? L’inarrestabile Devil che fa il gentiluomo e non seduce una donna. A chi vogliamo prendere in giro?- disse con rabbia e gelosia.

In effetti è impossibile da credere. E’ la prima volta, dannazione, che mi faccio scrupoli! Cosa mi impedisce di scoparla alla prima occasione? Niente, eppure lei è ancora vergine e io sono in astinenza da più di una settimana. Cazzo! Mi è dato di volta il cervello? Quante volte mi sono fatto questa domanda nel dubbio di essere diventato matto da quando Raf è a casa mia? Ormai ho perso il conto.

-Non sono affari tuoi, Kabalè. E comunque, te lo ripeto. Smettila di fare la gelosa! Ti ho scopata solo cinque o sei volte e ne abbiamo tratto entrambi piacere. Non ti dovresti lamentare tanto perché non hai l’esclusiva su di me. La fedeltà non è il mio forte, lo sanno tutti- dissi con non curanza. Arrabbiatura colossale a ore nove!

-Me la pagherete cara! Te e quella finta santarellina che hai accompagnato alla festa- gridò furiosa stringendo i pugni –Ti auguro buona serata- e se ne andò via.

Non mi sono mai preoccupato delle minacce di Kabalè tuttavia adesso è diverso. Ho sempre mollato le ragazze prima di fargli subire la gelosia di quella sgualdrina ma Raf starà a casa mia per un bel po’ di tempo ancora e lo sguardo di Kabalè era davvero minaccioso. Era la prima volta che reagiva così ferocemente di fronte a una presunta rivale.

Rientrai dentro come se non fosse successo niente e quello che vidi mi fa molto incazzare.

Che stracazzo ci fa Raf con quel damerino di Dominici? Lucas Dominici è un donnaiolo incallito, non quanto me, però non scherza nemmeno lui. 

Sento questo strano senso di possessività primitiva e vado dritto sparato come un toro nella loro direzione. Mi da un fastidio enorme vederla con altri uomini e non so il motivo.

-Buonasera Domenici. Mi dispiace deluderti ma lei è impegnata con me quindi trovati un'altra con cui provarci- dissi arcigno.

-Buonasera Zolfanelli. Come vedo, le migliori te le prendi sempre tu- mi rispose l’uomo restituendomi lo sguardo ostile. Non siamo mai andati d’accordo io e questo idiota di 23 anni. Lui, con i capelli castani legati in un codino e occhi azzurri, si può dire che è attraente ma con un cervello pari a una nocciolina. Tra lui e Gabi ci sarebbe una bella competizione sulla stupidità umana.

A Lucas non è mai andato a genio che io gli fregassi le donne sotto il naso. A chi piacerebbe?

-Ho buon gusto, si sa. Ora se vuoi scusarci- Prima che l’angioletto avesse il tempo di replicare e far vedere il suo bel caratterino, gli presi la mano e la condussi in mezzo alla pista per ballare.

Senza convenevoli la iniziai a condurre nel ballo anche se mi guardava con uno sguardo furioso.

-Sei un maledetto cafone!  Come ti permetti di trattarmi così?- sibilò.

-Trattarti come?- la punzecchiai.

-Come se fossi un oggetto di tua proprietà. Non posso nemmeno parlare con un altro ragazzo che arrivi come un fulmine e mi porti via. Non posso parlare con la tua amante che ti impicci. Non mi è permesso un po’ di libertà? Non ho cinque anni e tu non sei il mio babysitter-

-Vedo benissimo che non hai cinque anni, angelo- la guardò malizioso.

-Non chiamarmi angelo!-

-A proposito, chi sarebbe la mia amante?-

-Che domanda è questa? Sto parlando di Kabalè Ranier- disse con una smorfia.

-Kabalè ed io non siamo amanti da un pezzo. Non dovresti credere a quello che dice, è una bugiarda della peggior specie-

-Senti chi parla! Mister sincerità-

-Ti sembrerà assurdo ma finora non ti ho mai mentito. Bhè… forse un pochino- ammisi.

-In ogni caso, tu non sei da meno rispetto a lei-

-Sei forse gelosa?- gli chiesi con un ghigno.

-Cosa? Ma neanche per sogno!-

-Ok ok. Ora possiamo smetterla di litigare almeno cinque minuti? Preferisci passare il tempo a insultarmi o ballare con tranquillità?-

-La prima opzione è quella che mi darebbe più soddisfazione-

-Lo immaginavo tuttavia siamo ad una festa. Continuiamo a far finta di essere buoni amici almeno fino a quando non saremo in macchina per la via del ritorno, ok?-

-Direi che non abbiamo scelta-

-Esatto-

E per un po’ riuscimmo a danzare in silenzio. Ero talmente concentrato sulla bellezza che avevo di fronte che non mi accorsi che tutti ci stavano guardando affascinati finché non terminò il valzer.

-Vieni, mia cara. Vuoi qualcosa da bere?- gli dissi facendo per bene la parte del gentiluomo. Sono un attore fantastico, devo ammetterlo.

-Magari un bicchiere di vino rosso, grazie. Scegli tu quale-

-Vino? Non sembri una ragazza che beve- la fissai scettico.

-E allora che cosa sembro?-

-Una ragazza che beve coca cola o latte-

-Non sono più una bambina e riesco a bere vino. Gentilmente mi vai a prendere un bicchiere di vino, sì o no?- disse cercando di mantenere il sorriso nonostante la voce suonasse infastidita.

-Certo, angioletto. Torno subito- dissi trattenendomi dal ridere. E’ troppo divertente farla arrabbiare.

Andai a farmi servire due bicchieri di Château Latour per lei e per me da un cameriere e ritornai da Raf porgendogli il bicchiere.

-Grazie, Sulfus-

-Prego. Vogliamo fare un brindisi?-

-A cosa?-

-Al nostro Love Game. Che vinca il migliore- e feci cin cin con lei per poi svuotare il contenuto del mio bicchiere.

 

Continua…

 

Olà gente! Stavolta sono stata più veloce del solito nell’aggiornare XD Non vi ho fatto aspettare mesi. Chi se lo stesse chiedendo (non ce ne frega un caz**! nd tutti -.-‘ nd io) la citazione a inizio capitolo si riferisce alla gelosia, lo Château Latour è un vino rosso francese molto pregiato e adesso per farvi un idea del vestito di Kabalè (scusate non sono molto brava nel descrivere abbigliamenti XD) vi lascio l’immagine!
http://i.imgur.com/uDDdd.jpg
Un ultima cosa! Per ringraziarvi della pazienza che dimostrate nel leggermi nonostante i miei continui ritardi, vi ho fatto un regalino^^ sarebbe una specie di “locandina” della ff che per chi vuole può mettere in firma. Basta che cliccate sul link qui sotto
http://tanydomymaryfantastictrio.forumfree.it/?t=58420780
Ora vi lascio! Al prossimo aggiornamento =) Kiss!

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

Questa serata è stata davvero strana ma anche molto bella. Mi sembrava di stare in un sogno e di essere Cenerentola. Pur facendo parte di una delle famiglie più importarti del paese, non avevo mai preso parte a eventi così lussuosi. Perché mio padre non mi ci ha mai portato? Non desiderava farmi conoscere questo mondo luccicante? Più passa il tempo e più mi allontano da mio padre. Non lo capisco proprio. Credevo di conoscere colui che aveva contribuito a mettermi al mondo e invece…

-Ti sei divertita, angioletto?- mi chiede Sulfus seduto di fronte a me nella limousine, nel ritorno a casa.

-Sì. Mi è piaciuto. Ho conosciuto persone davvero simpatiche compreso il ministro. Ti ringrazio per avermelo presentato-

-Non c’è di che. Spero però che tu non stia parlando anche di Dominici come le persone simpatiche che hai incontrato stasera-

-Perché no? A me era simpatico Lucas-

-Ah lo chiami per nome. Siete già in confidenza, quindi- disse con una smorfia. Sembrava piuttosto infastidito. Non deve esserci proprio buon sangue tra loro due.

-Non quanto te e la tua Kabalè-

-Non è la MIA Kabalè e poi che centra lei adesso?-

-E-era per farti un esempio visto che rompi a me perché ho fatto amicizia con Lucas-

A quel punto, gli spuntò un sorriso maligno.

-Sai, non c’è solo Kabalè che puoi usare come esempio. Ti faccio subito una lista di donne “in confidenza” con me. C’è Misha, Marika, Jenny, Helen…-

Che cosa mi prende adesso? Sento come un esplosione dentro di me che brucia e mi fa infuriare da morire. Uno scoppio che mi fa perdere la testa.

-Farabutto! Libertino! Schifoso maiale! Dovresti vergognarti. Mi fai schifo, capito? Tu…- non riuscii a continuare che a un tratto la macchina frenò scuotendo me e Sulfus.

Chiusi gli occhi, sentendo il mio corpo muoversi da solo in avanti e poi… un tocco caldo e morbido sulle mie labbra. La bocca di Sulfus. Santo cielo…

Aprii di scatto gli occhi osservando lo sguardo stupito di lui mentre le nostre bocche erano ancora attaccate. I volti vicinissimi, occhi azzurri che si specchiavano in quelli ambra di Sulfus, i battiti del mio cuore. Sono impazzita, perché non mi stacco? Il mio cuore non dovrebbe battere così per lui.

Sulfus chiude gli occhi e in pochi secondi, sento la sua bocca muoversi sulla mia, accarezzandola, stuzzicandola facendomi socchiudere le labbra. E’ questione di un attimo che lui mi prende il viso e approfondisce penetrandomi con la lingua dentro il palato. Il bacio diventa sempre più passionale ed esigente con Sulfus che esplora l’interno caldo e bagnato della mia bocca. Lascio che lui mi esplori ma voglio anch’io sentire il suo interno. Timidamente introduco anch’io la mia lingua rispondendo alla passione che è suscitata in me. Sento il suo sapore come lui sta facendo con me. Sa di champagne e di tabacco.

Non avevo mai baciato nessuno prima d’ora in questo modo. Bhè… in realtà non avevo mai baciato in nessun modo. Sulfus è il primo con cui ho condiviso questa esperienza. Un esperienza che mi avevano descritto come una cosa meravigliosa, se la condividi con la persona che ti piace. Il primo bacio deve essere dato al proprio innamorato, è importante per una ragazza. Ma allora… che sto facendo? A me non piace Sulfus, eppure è lui che sto baciando. Possibile che io abbia aspettato tanto per dare il mio primo bacio e alla fine scopro che è meraviglioso anche se non si da a chi ti piace? Anzi, più che meraviglioso. Lui sa baciare da Dio. Deve avere molta esperienza a differenza di me. Avrà fatto capitolare ai suoi piedi migliaia di donne con i suoi baci.

Riecco che torna la fitta dolorosa al petto. Come prima al ballo con Kabalè. Fa male e non comprendo questo dolore. Non può essere… gelosia.

-Siamo arrivati, ragazzi- irruppe la voce di Gas appena ci apre lo sportello della macchina per farci scendere. Ci stacchiamo di colpo e senza riuscire a sopportare la vergogna e l’imbarazzo, uscii di corsa dal veicolo e scappai in casa fino a rifugiarmi in camera mia.

E’ tutta colpa di Sulfus! Quel maledetto! Non l’ho baciato per volontà mia. Ero solo scivolata in avanti per la frenata. Non avrei ricambiato se non avesse usato qualche trucco da esperto libertino che è.

Mi tolsi i tacchi e mi buttai sul letto con la faccia immersa nel cuscino.

Ma a chi voglio prendere in giro? Non posso incolpare Sulfus per tutto quanto. Io l’ho ricambiato perché lo volevo. E’ iniziato tutto da un incidente. Ma nonostante tutto, lo desideravo da un po’. Da quella volta che ci stavamo quasi baciando. C’è qualcosa in lui che mi attrae e che mi accende un fuoco dentro. Tutte sensazioni mai provate con nessun’altro ragazzo, compreso Gabi.

Sulfus è capace di rendermi audace e passionale con un solo sguardo. Mio Dio, che mi sta facendo?

Comunque ci sono tre cose di cui sono sicura adesso.

Primo: Ho perso completamente il senno.

Secondo: Ho da pensare al compito di domani invece che ad altro. Sperando di dimenticare per un po’ quello che è successo.

Terzo: Devo prendere qualcosa per il male ai piedi. Maledetti tacchi!

 

****************************

 

Merda! Mi sono eccitato. Se solo Gas non ci avesse interrotto, sarei riuscito a sedurla e ad andare oltre il bacio. Il sesso in macchina è un po’ scomodo ma pur sempre fantastico. Ora ho così tanta voglia di lei tuttavia voglio aspettare il momento propizio. Se saprò aspettare, quello stupido love game lo vincerò io e avrò Raf tutta per me per moltissimo tempo. Appena avrò vinto, gliela farò pagare per avermi fatto provare questa frustrazione. Non mi è mai successo di rimanere a bocca asciutta ma soprattutto non sono mai stato così eccitato per una donna, nemmeno la più esperta. Mi guardai in basso, la mia erezione era peggio di quanto pensassi.

-Vuoi che ti porti al club?- mi chiese Gas capendo la mia situazione. Ottima idea! Al club sicuramente una pollastra mi avrebbe soddisfatto.

-Sì. Andiamo-

E fu così che il mio caro amico grassone mi portò al club. Quel posto è come una seconda casa per me. E’ lì che vado maggiormente per soddisfare il desiderio e la mia voglia di giocare d’azzardo.

Scesi dalla macchina ed entrai. Il proprietario si accorse subito di me e mi accolse, come sempre, in maniera regale.

-Bentornato, Zolfanelli. Questa volta volete una camera o giocare qualche partita?-

Non ho mai incontrato nessun uomo più viscido del signor Pantani. Occhi a mandorla marroni, due dentoni sporgenti, nessun capello in testa e vestiva sempre con uno smoking. Sembrava una specie di ratto ed era un vero aguzzino con i suoi lavoratori e puttane.

-Una camera. Hai merce nuova da mostrarmi?- dissi vedendo in un angolo, una donna formosa dai capelli rossi e gli occhi azzurri.

-Oh sì! Quella che state vedendo è Ursula. Lavora da pochi giorni qui ma è un vero portento-

-Bene. Voglio lei. Che mi raggiunga subito di sopra- e senza mezzi termini, me ne andai nella stanza che mi aveva assegnato e mi tolsi la giacca del vestito elegante che ancora indossavo.

Mi sdraia sul letto, chiudendo gli occhi. Non è buona cosa per un uomo rimanere in queste condizioni. Maledetta Raf!

E’ per colpa sua se sono praticamente corso qui. Lei non può capire la frustrazione sessuale, è ancora troppo innocente e poi non ha un erezione a cui pensare.

Quello che è successo prima in macchina è stato inaspettato. Appena ho sentito le sue labbra sulle mie, mi sentii accendere dalla passione. Il suo sapore… era di fragola. Dev’essere perché alla festa si era abbuffata di gelato alla fragola. Sorrisi, mio malgrado, ricordando il suo viso buffo mentre mangiava il dolce. Sembrava una bambina piccola.

Sentii il rumore della porta che si apriva e vidi entrare la ragazza, Ursula.

-Eccomi a voi, signorino Zolfanelli-

Mi sorrise provocante e cominciò a fare il suo lavoro. Ci spogliamo e ci baciamo finendo sdraiati sul letto. Lei è già bella che pronta ma io…

Non riesco a eccitarmi e la mia erezione è andata. Cazzo! Non può essere! Non mi è mai successo prima. L’ho sempre avuto alzato in questi momenti.

Provo e riprovo finché rassegnato, mi alzai dal letto e mi rivestii. Sono furioso. Com’è possibile? Avevo l’asta alzata pochi minuti fa e adesso che serviva non c’era. Dev’essere una serata sfortunata, c’è sempre la prima volta, dicono. Però desideravo che non fosse mai venuta una prima volta per questo.

Me ne andai di corsa dal locale, senza voltarmi né fermarmi. Entrai in macchina e Gas mi riportò a casa.

-Ehy capo, hai fatto presto. Ti è bastata una sveltina?-

-Stai zitto, idiota! Non è aria-

-Oh cazzo! Sei di umore nero. Non ti ha soddisfatto la rossa?-

-Ti ho detto di stare zitto! Non era la rossa il problema-

Gas capì cosa intendevo e mi obbedì rimanendo in silenzio. Lui mi aveva sempre capito e sapeva subito quello che mi succedeva solo guardandomi. Peggio di un indovino.

 

Che bel modo di finire una serata in bellezza. Pensai con sarcasmo mentre scendevo dalla macchina.

Davvero un bel modo.

-Ci vediamo domani, Gas. Buonanotte- dissi.

Mi girai a guardarlo e ciò che vidi mi lasciò stizzito. Perché mi stava guardando con disapprovazione?

-Sei nei guai, amico mio. Raf ti ha castrato per bene- sospirò andando poi a rimettere apposto la macchina lasciandomi lì furente.

Mi rifiuto di credere di non poter più avere un erezione per colpa di quella puritana dai capelli biondi. Non può assolutamente essere così. No.

 

Continua…

 

 

Ecco un nuovo capitolo^^ A pochi giorni che mancano al mio compleanno, sono riuscita a trovare un pò di ispirazione.

Mi sa che tra qualche capitolo, metterò il rating rosso. per chi è minorenne, basterà che chieda a me tramite messaggio privato il link per leggere senza problemi la mia ff^^

Che ne pensate? Finalmente la questione sta cominciando a farsi bollente XD Un passetto gliel’ho fatto fare.

Ne approfitto anche per augurarvi Buone Feste! Ci vediamo alla prossima, ciau!

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Sono passate tre settimane dal ballo e dal mio primo bacio. Settimane di silenzio e tensione. Il giorno dopo che avevo baciato Sulfus, io e lui ci siamo guardati e parlati a malapena. Io ero ancora imbarazzata e mi vergognavo di quello che avevo fatto ma lui sembrava sempre di cattivo umore. Come se gli avessi fatto un torto. Che cavolo! Sono io quella che dovrebbe essere arrabbiata per aver dato il primo bacio a uno screanzato come lui. Vuole continuare a ignorarmi per tutto il tempo che sarò a casa sua? Benissimo! Io continuerò a fare lo stesso con lui.

Non mi strapperò di certo i capelli dalla disperazione perché il signorino non mi degna di uno sguardo.

Anche oggi a scuola tutto normale. Le solite lezioni, i soliti cretini che fanno scherzi idioti e il solito intervallo passato con le mie amiche. Bhè non proprio “solito” intervallo. Stavolta mi sono sfogata con Uriè e Dolce proprio sul comportamento irritante di Sulfus. Non ce la facevo più a tenermi tutto dentro.

 

-Davvero ti evita come la peste?- mi chiese Dolce.

-Già. Le uniche parole che mi rivolge sono i saluti “Ciao” e “Buonanotte”- spiegai.

-La specie maschile è davvero un mistero per noi- disse Uriè mangiando il suo panino.

-Gli uomini dicono lo stesso di noi. Direi che siamo pari- risi. Siamo un mistero per l’un l’altro. Non male come situazione.

-Hai provato comunque a parlargli? Tanto per sapere la causa di tutto questo distacco tra voi- chiese Dolce.

-Quale distacco? Non ci siamo mai avvicinati davvero. Noi ci odiamo a vicenda- risposi un po’ risentita.

-Certo come no. Raf, a noi non la dai a bere- disse Uriè guardandomi con sguardo serio.  –Io e Dolce ti abbiamo ascoltata in queste settimane e da quando stai a casa Zolfanelli ci sei sembrata diversa. Sei cambiata e il motivo è uno solo. Sulfus-

-Ha ragione Uriè. Tu non ce la racconti giusta, amica mia- disse Dolce.

Dio mio… non sta succedendo davvero… non può essere!

-Di che state parlando? Io detesto Sulfus. Sapete quello che mi ha fatto-

Mi ha vinta e mi ha rintanata a casa sua come una prigioniera. E lui pensa che dovrei ringraziarlo per l’ospitalità ed essergli grata che non mi schiavizza. Ma andasse a quel paese!

-Sì, lo sappiamo. Tuttavia ti sei… come dire… addolcita rispetto a quando ti eri appena trasferita a casa Zolfanelli. Prima non facevi che innervosirti e sprizzavi odio per lui da tutti i pori. Adesso è diverso. Lo mandi raramente a quel paese e ci hai raccontato storie divertenti che accadono in quella casa infernale. Ammettilo che ti stai abituando a lui e alla vita in casa sua- disse Uriè.

-Non c’è niente da ammettere. Mi sono solo adattata alla mia attuale situazione. Non posso di certo ritornare a casa mia come se niente fosse, dopo che mio padre mi ha messa in gioco come un oggetto. E se andassi da altre parti, Sulfus mi seguirebbe e mi riporterebbe indietro. Sono solo un passatempo per lui da cui non può separarsi. Almeno fino al ballo è stato così. Dopo è lui ad essere cambiato-

Le mie due amiche si guardarono per poi sospirare. Chissà cosa gli frulla in testa? Non penseranno che mi sia innamorata di Sulfus? Fossi matta! IO provare amore per quel cafone? Impossibile!

Dolce si mise a leggere una rivista mentre io e Uriè continuammo a parlare ma stavolta del più e del meno. Di altre cose che non riguardasse l’argomento Sulfus Zolfanelli.

Suonò la campanella e io e le mie amiche andammo verso la nostra aula ma prima di aprire la porta, Dolce mi fermò per farmi vedere un articolo.

-Lo sapevi che tra una settimana è il compleanno di lui?- chiese con un sorriso, che stranamente non mi convinceva.

Guardai l’articolo e c’era il profilo di Sulfus con i suoi dati personali.  Era vero.  Mercoledì prossimo è il suo compleanno.

 

Ora capisco il trambusto in casa Zolfanelli che dura da ieri mattina. Tutta la servitù era così indaffarata che mi chiedevo che stava succedendo. Ed ecco svelato il mistero. Il loro signorino compie 17 anni.

Ciò mi fece ricordare il mio compleanno. Il 14 febbraio, il giorno di San Valentino. Non per niente, il mio secondo nome di battesimo è Valentina. Raffaela Valentina Angelie Serafini. Il terzo nome è quello di mia madre.

La maggior parte delle volte ho festeggiato il mio compleanno con Lorena e le Angels. Papà era poco presente perché era impegnato con il lavoro. Però mi faceva sempre dei bei regali e mi dava sempre un bacio di auguri.

Nel ricordare, mi ritrovai con le lacrime agli occhi. Mi sento tradita. Tutto questo è colpa del gioco d’azzardo. Sua e di mio padre che si è lasciato andare a simili divertimenti.  Non avrei mai creduto che uno come Arkan Serafini potesse cadere così in basso.

-Signorina Raf, si sente bene?-

La voce di Marcus mi fece sussultare. Ero talmente immersa nei ricordi da dimenticarmi del resto del mondo per un attimo.

-Sì… sì, sto benissimo, grazie- risposi schiarendomi la voce.

-Mi è sembrata così triste. Brutti pensieri? La soluzione migliore è farsi una scorpacciata di biscotti alla cannella. Quelli tirano su il morale. La cuoca ne ha appena sfornati, se vuole favorire- mi fece l’occhiolino l’anziano servitore.

-Sicuro che non disturbo nei preparativi? Vi vedo tutti indaffarati- sorrisi. La proposta però è allettante. Non avevo mai mangiato biscotti alla cannella.

-Nessun disturbo, anzi. Stavo per farmi una pausa. Non ne posso già più di tutti questi lavori, sono ormai troppo vecchio-

Sarà anche vecchio ma credo sia anche l’unico insieme alla signora Tilda, la cuoca, ad essere socievole qui dentro. Il resto della servitù è piuttosto freddo e distaccato.

-Ok, mi ha convinto- e andai con lui in cucina.

Sai che vi dico? Al diavolo Sulfus e le sue paranoie e al diavolo la linea!

 

****************************************

 

 Questa è la decima birra che mi faccio. O è la nona? Da quando sono arrivato al pub non ho fatto che bere e decisamente ho perso il conto di quanto alcool abbia ingerito.

-Capo, non è il caso di smettere adesso? E’ da settimane che passiamo le serate qui-

-Non scassare le palle e prendimi un'altra birra-

-E’ dalla sera del ballo che bevi come una spugna. Hai sempre bevuto ma non così tanto da ridurti sbronzo e il motivo è solo uno-

Sapevo chi intendeva. Raf. E’ per colpa sua se mi sono ridotto così.

Gas aveva ragione tuttavia mi sarei tagliato la lingua pur di non ammetterlo.

Da quando io e l’angioletto ci siamo baciati, qualcosa in me è cambiato. Per la prima volta in vita mia, sentii battere il mio cuore e un calore espandersi in me. Mi sono sentito vivo.

Devo proprio star male per pensare queste sdolcinatezze adesso. Ho la testa completamente annebbiata.

-Non scopi una donna da un sacco di tempo e se continuerai così ti sentirai male. Una lunga astinenza fa male ad un uomo- continuava il suo discorso, Gas.

Lo sentivo come se fosse lontano. Un eco nella mia mente.

Già, l’astinenza. Come se lo facessi apposta a rimanere casto. Cazzo, non è colpa mia se non mi si addrizza neppure davanti ad una bella pollastrella. Cosa mi succede? Nella mia mente passa sempre l’immagine di Raf.

Guardo Gas e ad un tratto, mi si offusca la vista per poi non vedere altro che il nulla.

 

Sono solo nel buio totale. Non vedo e non sento niente.

Sono completamente immerso nelle tenebre senza speranza di uscirne.

Ma… cos’è quella luce? All’improvviso mi si avvicina qualcuno. Sarà un angelo?

Oh andiamo! Non dire cazzate, Sulfus. Tu non credi negli angeli e nemmeno in Dio.

In effetti ho smesso di crederci molto tempo fa. Quando ero piccolo e mia madre mi rivolse quelle parole orribili.

 

-Sei un bastardo! Un figlio di nessuno. Sappi che non ti ho mai voluto. Se non fosse stato per quel vecchiaccio di tuo nonno, avrei abortito. Sei solo un oggetto per me, non ti ho mai voluto bene.-

 

Quelle parole mi ferirono. Lasciarono una cicatrice profonda dentro di me. Tuttavia non piansi. Non ho mai pianto fino ad ora.

E da allora, promisi che non avrei permesso a nessuno di ferirmi. Mai più.

Finalmente riesco a vedere il volto dell’angelo luminoso. Bellissimi capelli lunghi e del colore del sole. Occhi azzurri e limpidi come il mare. Tutto il suo aspetto esprime purezza.

Raf.

L’unica luce nell’oscurità è Raf.

 

Mi sveglio lentamente e apro gli occhi offuscati. Dove sono? Vicino a me c’è qualcuno che parla.

Cavolo, ho la testa che mi scoppia e una nausea tremenda. Le solite conseguenze del dopo sbronza, dannazione!

Richiudo gli occhi cercando di riaddormentarmi ma solo allora riesco a sentire la voce vicino a me.

-Come si può essere così stupidi da ridursi in questo stato. Sei proprio uno scemo- diceva Raf a bassa voce.

Stupido a me? Casomai lo è lei a parlarmi mentre, in teoria, sarei addormentato.

-Mi sono preoccupata… davvero-

… Come? Che sta dicendo?

-Non è vero che io ti odio, nonostante te lo ripeta sempre. All’inizio, forse, era così ma… adesso no. Non so cosa provo. E’ la prima volta che sento qualcosa del genere e non riesco a capire-

Perché il mio cuore batte così forte come mai prima? Non sei l’unica a non capire, Raf. Sento anch’io qualcosa di nuovo.

-Forse tutto è iniziato da quando Marcus mi ha raccontato un po’ del tuo passato. Della tua solitudine. Mi dispiace, io non posso capire come ti sei sentito. Non sono mai stata sola, però…-

Non la lascio finire. Apro di scatto gli occhi guardandola con astio e gli prendo il polso stringendoglielo. Quindi è compassione quella che prova per me. Odio quando la gente mi compatisce. Preferirei morire. Maledizione a Marcus e alla sua boccaccia!

-Allora ti faccio pena- sibilai tra i denti.

-Su-Sulfus, e-eri sveglio- mi guardò sofferente per via della mia stretta al polso.

-Già. Comunque non ho bisogno della compassione di nessuno! Vattene! Esci da qui!- dissi mollando in malo modo il suo braccio.

-Non è così, Sulfus. Io…-

-HO DETTO VATTENE! Non ci senti?-

Guardandomi un ultima volta, ubbidì lasciandomi solo. Stava piangendo. Ho visto le sue lacrime uscire prima di voltarsi.

Ma non mi importa. Che andasse al diavolo!

Ancora furioso, mi distendo sul letto e cerco di dormire. Anche se dubito di riuscirci. Ormai il mal di testa si è intensificato accompagnato all’amarezza.

 

Continua…


Chiedo umilmente venia ma come al solito l'ispirazione mi aveva abbandonato sul più bello. Esattamente quando stavo per fare il punto di vista di Sulfus ç__ç Ma ora finalmente ce l'ho fatta ^___^ Che ne pensate? Commentate e ditemi le vostre opinioni. Un bacio e alla prossima dalla vostra Tany!

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

Perché mi sono messa a piangere adesso? Quello lì non si merita le mie lacrime. Dannazione! Dannazione! Come si è permesso di cacciarmi dopo che sono rimasto al suo fianco quand’era svenuto? Appena ho visto Gas all’ingresso che trascinava Sulfus, sono andata subito da loro preoccupata. Da quello che mi ha detto Gas, il suo amichetto ha alzato un po’ troppo il gomito e ha perso i sensi sul tavolo del bar. Il solito scemo. Quale sarà il motivo di una simile sbronza? Un affare andato male? È stato respinto da una ragazza che desiderava? Chi può dirlo. Riecco la fitta al petto nel pensare quest’ultima ipotesi.

Calmandomi un po’, mi sono pentita di aver parlato troppo. Non avrei dovuto dire che sapevo della sua infanzia. Non sono affari miei e ricordarglielo deve avergli fatto male.

-Ehy biondina! Come mai quel muso lungo?-

Non mi ero resa conto di dove sono finché non ho sentito la voce di Gas. A quanto pare, ho pensato che il garage fosse un bel posto per starsene in pace. Non so nemmeno come ci sono riuscita a trovarlo. Sulfus e Marcus mi avevano mostrato la strada giorni fa ma non credevo di riuscire a ricordarmi come raggiungere questo posto.

-Vattene, ti prego, Gas. Voglio stare da sola- dissi tentando di togliere anche le ultime lacrime rimaste. Purtroppo, però, lui l’ha notate lo stesso.

-A quanto pare il caratteraccio di Sulfus ha colpito ancora. Mi dispiace ma è fatto così. Bhè… per la verità ci è diventato-

-Che vorresti dire?-

-Marcus non ti ha detto tutto dell’infanzia di Sulfus? Di quella puttana di sua madre?-

Io negai con la testa. Il maggiordomo mi ha solo detto della solitudine che ha passato il ragazzo tuttavia non ha mai accennato alla signora Zolfanelli.

-Capisco. Allora il vecchio caprone sa ancora trattenere la sua lingua lunga- ghignò Gas.

-L-la signora Zolfanelli ha fatto qualcosa a Sulfus?- chiesi a disagio.

-Scusami, biondina, ma queste sono cose che non devo dirti io. Se vorrà, sarà Sulfus stesso a dirtelo. Sarà difficile, però. Non ne ha mai parlato con nessuno e dubito che inizierà con te-

-E’ così doloroso?-

-Già. Non immagini nemmeno quello che ha passato il mio amico. Ti sembrerà strano ma ci è stato un breve periodo in cui Sulfus era un bambino gentile e amichevole. Se non fosse stato per quella donna e il defunto padrone…- strinse i pugni per poi girarsi dandomi le spalle. –Vuoi stare da sola, hai detto? Bene, ora me ne vado-

-No, aspetta!- lo fermai. Non so il motivo ma voglio sapere. Voglio conoscere ogni cosa di Sulfus. Anche la più piccola. Cos’è questa voglia che ho di sapere tutto di lui?

-Che c’è?- si rigirò guardandomi.

-Sai cosa può piacere a Sulfus? Cioè… intendo un regalo che possa piacergli? Per il suo compleanno-

Lui mi guardò incredulo, come se le parole che ho detto fossero le ultime che si aspettasse da me. In effetti, ho appena smesso di piangere a causa sua e ho dichiarato molte volte di odiarlo, tuttavia un compleanno è pur sempre un compleanno. E a me sono sempre piaciuti i compleanni.

-Ti senti bene, Raf? Tu che mi chiedi un regalo adatto a Sulfus?-

- Allora, mi rispondi?- dissi ignorando il suo commento.

Gas restò a fissarmi un po’, come indeciso se rispondere o meno. Che sarà mai? Gli ho chiesto cosa possa piacere al suo amico, non la tabellina del 7.

Sospirò e si decise a parlare finalmente.

-Sicuramente alla festa, tutti quanti gli regaleranno cose costose. Lui preferisce in realtà regali semplici fatti col cuore, ma non lo ammetterebbe mai. La sua reputazione ne risentirebbe- mi fece l’occhiolino.

Regali fatti col cuore, eh? Mmmm…

-E poi ama le stelle- continuò il ragazzo.

-Come?- chiesi confusa.

-Le stelle. Gli piace guardarle fin da piccolo-

-Ah… non immaginavo fosse il tipo-

Ma che dico? E’ ovvio che non capisco niente di Sulfus, visto che non lo conosco. Chi sei davvero Sulfus Zolfanelli? Come sei realmente nel tuo cuore? Un diavolo o un ragazzo che si nasconde dietro una maschera?

-Ok, grazie Gas- gli dissi.

-Di niente, biondina. Mi raccomando, io non ti ho detto niente-

-Certo, stai tranquillo- sorrisi. –Ora ho un idea su cosa regalargli-

 

***********************************************

 

Che cazzo starà combinando l’angioletto nella stanza abbandonata? Quel posto è rimasto incustodito per anni, ci saranno addirittura metri di polvere. Tutto perché mio nonno non gli è mai importato di sistemarlo per farci qualcosa. Magari uno studio o un'altra sala hobby. Niente. È rimasta una stanza inutile e vuota per anni.

E adesso, è da 4 giorni che Raf ci passa le giornate e si chiude dentro. Non capisco cosa stia facendo?

Mhà! Valle a capire le donne.

Domani sarà il mio compleanno ed è tutto pronto per il party che durerà l’intera giornata. Che palle! Non ho nessuna voglia di festeggiare. Sarà la solita festicciola fasulla piena di lecchini pronti a strisciarti ai piedi per entrare nei favori dei Zolfanelli. Purtroppo mi è pure passato il mal di testa dovuto alle sbornie serali, così niente scuse. Vediamo… Trovato!

“So io cosa farò domani” pensai ghignando.

 

Eccomi qua con la mia fedelissima moto. Se non ci fosse lei non so cosa farei.

Prima che mi venissero a svegliare per augurarmi buon compleanno, mi sono preparato e subito uscito di soppiatto da casa. Fossi matto a restare tutto lo stramaledetto giorno in compagnia di quegli idioti.

Preferisco andare in uno dei miei posti preferiti. Al mare ad osservare l’orizzonte ed addormentarmi sulla sabbia fino a che il giorno non finisce.

Sfrecciò tra le altre macchine e presto raggiungo la spiaggia. Tolgo il casco e scendo dalla moto.

E’ sempre bellissimo qua. Per mia disgrazia sono pochissimi i luoghi dove posso starmene in pace con me stesso.

Mi sdraio sulla sabbia e fissò il cielo azzurro. Azzurro come gli occhi di Raf. Ehy ehy ehy… male, Sulfus! Che cavolo vai a pensare?

Chiudo gli occhi e ispirò la salsedine che c’è nell’aria. Da bambino, Marcus mi portava spesso al mare d’estate. Mi faceva compagnia, giocava con me come se fossi suo nipote. Pensandoci, non mi sarebbe dispiaciuto avere un nonno come il mio maggiordomo.

So che Marcus aveva un figlio ma che è morto tempo fa prima che io nascessi. Quindi da allora, non ha potuto riversare su nessuno il suo affetto paterno tranne che su di me.

Devo molto a lui, a Tilda e a Gas. Le uniche persone che mi hanno mostrato affetto in questi anni nonostante il mio caratteraccio.

Aprii gli occhi risvegliandomi dai miei pensieri e sobbalzai alla vista che mi si presentò. Al posto del cielo, c’era il viso di Raf sopra di me.

-Ciao Sulfus- mi salutò a disagio. Io ancora stralunato mi limitai a fissarla. Come diavolo aveva fatto a trovarmi? Mi ha seguito?

-Ecco… ti starai chiedendo che cosa ci faccio qui… vedi… stamattina mi sono svegliata presto e ti ho visto uscire. Ho preso anch’io una moto in garage e…-

Appunto. Mi ha seguito. Aspetta! Ha detto che ha preso una moto?

-Tu su una moto? L’angelica Raf Serafini che guida un veicolo del genere? Ed hai 15 anni, cazzo,  non hai la patente per guidarla-

-Lo so ma ogni tanto anch’io trasgredisco. Esagerate tutti nel definirmi un angelo-

Non credo proprio. L’aspetto è proprio quello di una creatura angelica. Tutto il contrario di me. Però… a me le donne trasgressive sono sempre piaciute.

-Non è che ci stiamo scambiando le parti e mi devo preoccupare di trasformarmi in un monaco? E sentiamo, dove avresti imparato a guidarla?-

-Me l’ha insegnato mia cugina 2 anni fa e lei ha 7 anni più di me. E stai tranquillo, il giorno che diventerai un santo sarà il giorno dell’apocalisse-

-Spiritosa. Comunque perché sei venuta qui?-

-Potrei farti la stessa domanda. E’ un posto magnifico tuttavia hai una festa a casa che ti aspetta. Tutti vogliono farti gli auguri per i tuoi 17 anni. Non è carino che fai il fuggitivo proprio oggi-

- Dopo l’ultima lite che abbiamo avuto, pensavo che mi staresti stata alla larga- dissi ignorando la sua risposta.

-Infatti, per come mi hai trattata, non ti meriti quello che ho fatto per te. Ma oggi resta comunque il tuo compleanno e ho un regalo da mostrarti. Per questo ti ho seguito-

-Mi hai fatto un regalo?- chiesi sbalordito. Non me l’aspettavo proprio.

-Sì. E per dartelo, dobbiamo tornare a casa. Su alzati- mi incitò ed io obbedì. Chissà cosa ha in mente? Che regalo mi avrà fatto?

Senza più proferire parola, ci rimettemmo i caschi e ritornammo a casa.

Scoprii che non era niente male l’angioletto in moto.

Magari un giorno l’avrei sfidata in una gara e ovviamente, pensai con un sorriso strafottente, avrei vinto io.

 

Continua…

 

 

 

Bene bene… ammetto che è stato difficile decidere il regalo per Sulfus. E’ un ragazzo dai gusti difficili U__U Ma dormendo, mi è venuta l’illuminazione. Sì, sogno cose utili per le mie ff XD Nel prossimo capitolo lo scoprirete, io non anticipo nulla XP

Alla prossima e grazie per i commenti che mi lasciate sempre! Sono felice che vi piaccia la storia ^///^ Baci da Himeno!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Non so quale forza mi ha spinto a seguirlo. Mi sono svegliata presto per andare a controllare un ultima volta la stanza ma proprio quando stavo per ritornare nella mia camera, vedo Sulfus andare verso il garage. L’unica cosa che ho pensato in quel momento è stato seguirlo ad ogni costo. Sapere dove andava.

Arrivati a destinazione, è stata un immensa sorpresa per me. Il mare era magnifico. Ho sempre amato il mare. Il sole cocente, l’odore di sale, la sabbia calda sui piedi nudi, l’acqua e le sue creature…

D’accordo, ora basta pensare a questo, Raf. Hai un regalo da consegnare al festeggiato.

Chissà se gli piacerà. Gas ha detto che gli piacciono le stelle e i regali fatti col cuore ma potrebbe avermi mentito per dispetto. Non si sa mai.

Una volta arrivati in garage ed aver parcheggiato le moto, lo guardai togliersi il casco. Bhè! Ormai il regalo gliel’ho fatto ed è inutile farsi troppi problemi adesso. Se gli piace, bene, se no, peggio per lui. Io il pensiero ce l’ho messo. Sta a lui apprezzarlo o meno.

-Bene, angioletto. Eccoci arrivati. Di che regalo si tratta?-

-Seguimi che te lo mostro, dobbiamo salire su- dissi e lo scortai tra i vari corridoi della casa fino ad arrivare alla porta della stanza “regalo”.

Nessuno ci ha visto. Perfetto.

-Ma questa è…-

-Già. Aveva metri di polvere e ragnatele dappertutto. Totalmente abbandonata ma con una buona pulizia, ora vedrai com’è- dissi però mi bloccai nell’aprire. –Prima chiudi gli occhi, per favore-

-Ok- acconsentì senza fare storie. Da quand’è che è così cedevole?

Appena chiuse gli occhi e mi assicurai che facesse il bravo, aprii velocemente la porta e andai ad aprire le finestre per far passare la luce. Rimarrà sicuramente confuso ed è proprio quello che voglio.

-Ora puoi aprirli-

Lui obbedì e posò lo sguardo sull’intera stanza. Come immaginavo, guardava confuso e scettico. Quello che lui osservava adesso era una stanza vuota senza alcun mobile e con le pareti bianche.

A prima vista sembra una stanza vuota come altre ma dopo…

-Angioletto, sarebbe questo il tuo regalo?- chiese con una smorfia.

-Non ti piace?- gli chiesi prendendolo in giro.

-Bhè… il bianco non è proprio il mio colore preferito tuttavia devo ammettere che hai fatto un ottimo lavoro di pulizia-

-Adesso richiudi gli occhi-

In risposta ottenni uno sbuffo spazientito.

-Per favore, l’ultima volta- dissi dolcemente e stavolta mi obbedì anche se malvolentieri.

Andai di corsa alla finestra e misi giù la serranda facendo calare il buio sulla camera. Guardai su e sorrisi contenta.

- Che hai combinato? Posso aprire adesso?- chiese Sulfus.

-Sì, apri e guarda in alto-

Lui aprì piano gli occhi e fece come gli avevo detto. Nell’oscurità lo vidi sgranare gli occhi e rimanere a bocca aperta.

-Per le palle di Lucifero!-esclamò esterrefatto. Non poteva usare altre parole più delicate? Vabbè! Un esclamazione degna di lui ma che mi da comunque una grande soddisfazione.

-Ti piace?- gli chiesi sapendo già la risposta.

-E’… è magnifico- Il grande Sulfus quasi senza parole. Un miracolo.

Sopra di noi c’era un bellissimo cielo stellato. Per lui avevo fatto un cielo in una stanza.

Ci avevo messo più tempo per pulire da cima a fondo invece che per il lavoro di pittura. Appena ripulito, ho dipinto di bianco le pareti e infine il tocco finale. Ho comprato della vernice fosforescente che si vede solo al buio e con quella ho disegnato delle stelle sulla parete bianca. Alla luce non si vede niente ma al buio è tutta un'altra cosa.

Riprendendosi dallo stupore, mi sorrise. Oh Dio… ha sempre avuto un sorriso così bello da lasciare il fiato? Questa è la prima volta che lo vedo sorridere di cuore, senza malizia.

-Come facevi a sapere che mi piacciono le stelle?-

-Emmm… ecco… ho tirato a indovinare- dissi titubante. Infatti lui non se l’è bevuta.

-Te l’ha detto Gas o Marcus, non è così?-

-D’accordo, lo ammetto. Me l’ha rivelato Gas. Mi servivano dei consigli per il regalo da farti e ho chiesto- arrossii.

Susseguirono secondi di silenzio che parvero un eternità finché lui non parlò.

-Ti ringrazio. E’ un bellissimo regalo-

Queste parole mi rimbombarono nella mente come un eco. Mi ha appena detto grazie e gli è piaciuto il mio regalo. Lo guardai e rimasi sorpresa di vedere un leggero rossore sul suo bel viso.

-Ammetto che mi hai lasciato senza parole ma non ti ci abituare-

Scoppiai a ridere strafelice e non mi accorsi subito del suo viso che si stava avvicinando al mio.

-Raf-

Il mio nome detto da una voce roca e questo bellissimo ragazzo pronto a baciarmi. Smisi di ridere e rimasi in attesa, sentendomi sciogliere.

 

***************************************

 

Solo perché il suo è uno dei regali più belli che ho ricevuto in vita mia non significa che mi addolcirò, questo sia chiaro. Ma ora ho una stramaledetta voglia di baciarla.

Con decisione mi avvicino a lei fino a un centimetro dalle sue labbra. Sto per fare di nuovo mie quelle labbra irresistibile quando si sentì la voce di Marcus alla porta.

-Eccovi qua finalmente, signorino. La stavamo cercando dappertutto-

-Già. Eccomi qua- ripetei infastidito. Che cazzo! Possibile che c’è sempre qualcuno che ci interrompe? Ci mancava anche Marcus.

-Tra un ora cominceranno ad arrivare gli invitati. Andate a prepararvi e anche lei, signora Raf-

-Sì. Ora andiamo- rispose la ragazza.

-Oh ma è fantastica questa stanza. Fino a qualche giorno fa era la tana di ragni e acari e adesso sembra un vero cielo stellato. Complimenti, ha fatto un ottimo lavoro- si congratulò con Raf per poi guardare me. –Siete fortunato, signorino, ad aver ricevuto un così bel pensiero da una bella ragazza-

Io annuì e lui se ne uscì con un sorriso sulle labbra. Chissà cosa passa per la testa di quella vecchia volpe.

-Bene… sentito che ha detto Marcus? Andiamo a prepararci che è meglio- disse a disagio e imbarazzata Raf.

-Ok-

Uscimmo dalla stanza e lei richiuse a chiave il mio “regalo”.

-A tra poco. Ci vediamo alla festa- mi disse e sparì nel corridoio.

L’ho completamente messa in imbarazzo per quel quasi bacio.

Facciamo un resoconto dei baci con Raf.

1.    Il quasi bacio dopo che mi ha medicato

2.  Il vero bacio nella limousine al ritorno dal ballo

3.  Il quasi bacio di adesso

Molto male. Ci sono più “quasi” che altro. Possibile che in questo tempo che ho trascorso con lei, sono riuscita a baciarla per davvero una sola volta? Roba da matti!

Vado nella mia stanza, mi faccio una doccia e mi vesto casual con una maglietta nera che aderisce ai miei pettorali ben scolpiti, un paio di jeans blu scuro e una giacca di pelle nera. Ai miei compleanni non permetto a nessuno di vestirsi da pinguino. Lo sopporto a malapena al lavoro in azienda ma a casa mia MAI.

Mancava ancora una ventina di minuti all’inizio del party perciò mi misi a leggere una rivista di moto.

Non mi accorsi nemmeno che mi ero addormentato dopo aver dato una letta a una noiosa intervista che sentii una voce sensuale all’orecchio.

-Oh Sulfus… amore mio… mmmm…-

Una bocca carnosa di donna mi stava stuzzicando con baci e morsetti eccitanti. Una voce famigliare mi sussurrava. Troppo famigliare.

-Che ci fai qui Kabalè?- gli dissi lasciandola ancora fare. Ci sapeva fare eccome. E’ stata una delle mie migliori amanti e come tale, è sempre stata anche una grande stronza infedele.

-Non lo vedi da solo, mio bel diavolo? Sono qui per te, Sulfus. Solo per te. Mi manchi tantissimo- mi fece le moine e continuava a starmi sopra a cavalcioni seducendomi. E’ davvero sexy con quel vestitino viola con pizzo nero però non mi interessa più.

-Smamma. Te l’ho già detto che tra noi è finita- gli dissi guardandola freddo.

-Io non lo accetto, Sulfus. Io e te siamo della stessa pasta. Siamo fatti l’uno per l’altra. A differenza delle altre, mi accontenterei di rimanere solo la tua amante senza costringerti a un legame  fastidioso come il matrimonio-

-E’ questo il tuo modo di farmela pagare? Seducendomi? Al ballo te ne sei andata furiosa e assettata di vendetta- la guardai sospettoso. Kabalè Renier non era una stupida e quando voleva vendetta sapeva essere molto subdola e maligna.

-Sai che non ce l’avrei mai veramente con te, Sulfus. Ti amo e ti desidero più di chiunque altro tuttavia… ho appena centrato il mio bersaglio- mi sussurrò all’orecchio con un ghigno soddisfatto volgendosi verso la porta socchiusa.

Mi girai anch’io e rimasi sconvolto. Raf era ferma come paralizzata a guardare inorridita me e Kabalè in quella posizione univoca. Merda!

-Raf…- cominciai ma lei come risvegliata dalla mia voce si mosse e scappò via.

-Dovresti saperlo ormai che non colpisco mai te, Sulfus caro. Ma le tue pollastre. Non mi dirai che ti importa di lei veramente? Oh andiamo! Ti ho appena aiutato a liberartene-

Mi alzai dal letto facendo cadere in malo modo quella gatta morta della mia ex.

Senza più degnarla di uno sguardo, andai all’inseguimento di Raf. Sapevo di sicuro che se fossi rimasto nella stanza con quella puttana, l’avrei ammazzata stavolta.

 

Continua…

 

Eccovi rivelato il regalo per Sulfus! Un cielo in una stanza XD La str****** di Kabalè mi è venuta all’ultimo e l’ho trovata utile. Su, questa volta non vi ho fatto aspettare tanto per un nuovo capitolo U__U spero sia stato di vostro gradimento. A presto!

 

p.s. Sorry, come ho già detto, non sono brava a descrivere l’abbigliamento e non sono esperta di moda XD vi lascio vedere la foto. Il vestito di Kabalè è questo http://i.imgur.com/zekRo.jpg

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 

E senti sul petto come un macigno che ti impedisce di respirare,

ti fa soffocare,

ti sembra quasi di morire.

Fa troppo male, non lo posso sopportare.

E’ realmente questo il significato di Amare?

Se questo è, io non voglio soffrire.

 

 

-Raf aspetta!-

Lo sentivo chiamare dietro di me ma in quel momento non volevo proprio fermarmi. Volevo fuggire e scappare il più lontano possibile da quei due. Soprattutto da lui.

E’ doloroso. Non ho mai provato in vita mia un dolore del genere. Come se qualcosa di tagliente mi trafiggesse il cuore. Peggiore delle fitte che ultimamente sento nel petto. Fitte dovute alla gelosia. Non posso più negarlo e sono stanca di convincermi del contrario. Sono gelosa di Sulfus.

Mentre correvo nei corridoi verso la mia stanza, questa consapevolezza mi arrivo con la violenza di uno schiaffo. Non saprei come spiegarlo altrimenti un simile comportamento da parte mia nel vedere quei due a letto.

Ho cercato in tutti i modi di odiarlo, di provare disprezzo per lui ma è stato inutile. Quel sorriso che è stato capace di mostrare prima nella stanza stellata mi è rimasto impresso nella mente. Ha provocato qualcosa in me e mi convinse che in fondo anche Sulfus Zolfanelli ha un cuore che batte.

Possibile che poco fa fosse tutta una menzogna? Una recita? Cavolo! Mi stava per baciare e se non fosse stato per Marcus...

Mi tocco le labbra arrossendo. Alla fine il mio primo bacio l’ho dato alla persona che mi piace, solo che non me ne ero resa conto allora. Solo adesso l’ho compreso. Adesso che mi rinchiudo a chiave nella mia stanza per proteggermi da lui e dal dolore che mi ha provocato. Finalmente posso far uscire le lacrime.

Con Gabi non avrei corso il rischio. Lui non mi avrebbe mai fatto soffrire, mi sarebbe stato fedele e mi avrebbe amato. Ma non è di lui che io sono innamorata.

Da quando Sulfus mi ha portato a casa sua, tra me e Gabi era palese che il fidanzamento fosse rotto.

Perché? Gabi è un ragazzo d’oro, carino e gentile proprio come un principe delle fiabe. Molte ragazze mi hanno invidiato perché ero la sua promessa sposa eppure non sono mai riuscita ad amarlo come dovevo. Gli volevo bene ma come fratello maggiore. Il sentimento che provo per Sulfus è tutta un'altra cosa. C’è passione. Con Gabi non ho mai desiderato con tanto ardore un suo bacio, una sua carezza…

Sentii il padrone di casa bussare alla porta con forza, come se volesse abbatterla.

-Raf, ti prego, apri-

“Ti prego” ha detto? Mio dio! Da quando è così… carino?

-VATTENE! NON TI VOGLIO VEDERE!- gli urlaii.

-Ma perché reagisci così? Kabalè stava solo facendo la stronza, non ci ho fatto niente-

Sì certo. Con una ragazza a cavalcioni su di te non ci hai fatto nulla. Pensai sarcastica.

-Ti ho detto vattene! Vai dalla tua amante. A quanto pare lei è stata subito felice di riprendere l’”amicizia” con te- gli disse con tono meno forte di prima ma con astio.

-Quante volte devo ripeterlo che Kabalè non è la mia amante e che è tutto finito tra noi? Ora smettiamola di discutere così. Fammi entrare che ti spiegherò tutto-

Rimasi in silenzio. Non so che fare.

-Non farti ingannare dalle apparenze, Raf. Lasciami entrare e ascolta tutto quello che ho da dire. Dammi 5 minuti, ti chiedo solo questo poi potrai anche cacciarmi dalla stanza-

Proposta allettante. Almeno avrei la soddisfazione di buttarlo fuori a calci nel sedere. Però c’è un problema. Appena entrerà, vedrà subito che ho pianto. Oh al diavolo! Tanto ormai, con una simile fuga, la mia dignità è già andata persa.

Aprii la porta e senza guardarlo in faccia, lo feci entrare. Si fermò in mezzo alla stanza per poi girarsi verso di me.

-Lo so che è difficile credere a un coglione bugiardo come me però ti assicuro che stavolta non mento. Mi ero addormentato un attimo e quando mi sono risvegliato me la sono trovata sopra a baciarmi-

-Bella storia. Peccato che la parte dell’innocente non ti si addice-

-Oh insomma! Non capisco perché mi dovrei giustificare proprio con te. Non siamo fidanzati. Io non ho motivo di difendermi e tu di comportarti come se fossi gelosa- si spazientì. Adesso anche lui è arrabbiato. Bene, così siamo in due.

-Infatti! Me lo chiedo anch’io perché ci troviamo in questa situazione. Io non ti ho chiesto niente-

-Perché sei scappata a quel modo?- mi disse, come se non avessi parlato. Sempre diretto lui. E ora che gli rispondo? “Sono scappata perché sono stragelosa di te e di quella puttana, Sulfus”. No. Direi proprio che non posso dirgli questo se no è la fine.  Abbiamo una scommessa in atto. Il primo che si innamora è spacciato. Voglio tornare a casa e parlare con papà di quanto è successo. E’ troppo importante, per questo non posso perdere. Devo vincere il love game per poter tornare a casa Serafini.

-Pe-perché… è stata una cosa improvvisa e inaspettata. Mi so-sono sentita i-imbarazzata- mentii.

Lui rimase a guardarmi inespressivo. Ora cosa penserà di me?

-Fammi capire bene. Sei fuggita perché ti sei sentita in imbarazzo nel vedere me e Kabalè a letto- ripeté incredulo.

-Già, è quello che ho detto-

-Non ti facevo così delicata. In questo caso ti chiedo scusa- disse chiaramente arrabbiato.

-Per cosa?-

-Per averti mostrato una scena troppo scioccante per una bambina-

-Io non sono una bambina. Solo che non tutti siamo dei pervertiti come te-

-Quello non è essere perversi. Il sesso è una cosa naturale nella vita di ogni persona. Pensi di essere nata grazie alla cicogna?- mi prese in giro. Ma come si permette?

-Non osare prendermi in giro!-

-E tu smettila di dire cazzate!- urlò di rimando e di scatto mi prese il viso tra le mani e mi baciò con forza.

Questo ragazzo sarà la mia rovina, me lo sento.

 

*************************************************

 

La differenza tra l'impossibile e il possibile

sta nella determinazione della persona.

 

Mi sono stancato di sentire le sue parole. Era ovvio che non era per imbarazzo che lei è scappata a quel modo. Sarà pure una puritana ma non fino a questo punto. So riconoscere una donna gelosa quando la vedo e Raf lo era sicuramente. Quello che mi chiedo infatti è perché provare gelosia per una persona che non ama? Possibile che lei… naaa non è possibile. Come può una come Raf interessarsi a uno come me. Se fosse così, avrei già vinto il nostro love game. Pensandoci, dev’essere proprio il love game ha farle negare la realtà. Se uno dei due dichiara i suoi sentimenti all’altro, è finito. Dovrà diventare schiavo del vincitore. A questo punto, è deciso. Devo essere più determinato nel conquistarla. La spingerò a dichiararsi, così sarà mia. Non so il motivo ma la voglio. La voglio al mio fianco e di nessun’altro.

La bacio con forza come se volessi marchiarla. Come se volessi lasciarle un segno indelebile.

Premo di più le labbra, introduco la lingua nella sua bocca e la incoraggio a fare altrettanto. Voglio che mi assapori come io sto assaporando lei. Vorrei che il mondo si fermasse adesso.

Sono sicuramente impazzito per pensare questo. Non ho mai voluto trascorrere molto tempo con una ragazza. Massimo un paio d’ore di piacere al giorno e basta. Però con Raf è diverso. Lei sa mandarmi il cervello in tilt con un solo sguardo e non riesco a stancarmi di lei. Prima di lei pensavo che il solo modo di divertirsi fosse fare a casino e scopare. Che fine ha fatto il vecchio Sulfus, quel Devil che non perdeva occasione di pestare a sangue qualcuno e che si faceva ogni donna che voleva? Merda! Non può essere sparito nel nulla. E’ ancora dentro di me che non vede l’ora di ritornare. Ma finchè Raf starà qui, non succederà.

Stacco le labbra di un centimetro dalle sue e le succhiò il labbro inferiore facendola gemere. Al diavolo, se non mi separò da lei adesso, non saprò più resistere dal non toccarla. Non voglio, non fino a che non sarà lei a volermi. Prenderla mi sembrerebbe come se trascinassi nell’oscurità un angelo puro e innocente. Sarebbe orribile per lei entrare nel mio mondo nero. Eppure il diavolo in me mi spinge a toccarla e a prendere il suo corpo dalla prima volta che l’ho incontrata.

La scanso da me e la guardo. Ha il viso tutto rosso e le labbra gonfie e turgide per i miei baci. Che visione eccitante. No, devo resistere!

-Devo andare. Gli ospiti mi staranno aspettando- dissi e la lascio lì senza altre parole. Di sotto c’è in corso la mia festa di compleanno e devo proprio andare. Anche se ne ho pochissima voglia.

 

Come previsto, mi sto facendo due palle. Conversare con ricchi decrepiti, ammaliare le figlie, chiacchierare con alcuni damerini… non ne posso più! Non capisco perché dentro questa casa insistono nel farmi la festa di compleanno. Non le sopporto le feste eleganti. Sono un adolescente e preferisco di gran lunga una serata in discoteca con magari una bella bionda vestita da coniglietta che esce dalla torta.

Rimango a conversare ancora con un collega dell’azienda e con lo sguardo vado a notare Kabalè dall’altra parte della sala circondata da molti uomini. La solita zoccola. Fa bene a starmi alla larga. Ora come ora non mi tratterei dallo strangolarla.

Poi giro la testa e riesco a scorgere Raf al buffet che parla amichevolmente con una matrona. Cosa mi è saltato in mente prima di baciarla? Forse volevo solo zittirla viste le cazzate che diceva. Mhà!

-Vi state divertendo, signorino?- mi chiese Marcus poggiando un vassoio vuoto sul tavolo.

-Come non mai- dissi sarcastico.

-Mi dispiace ma è necessario. Siete l’erede di un importante azienda ed è normale organizzare feste sontuose in vostro onore-

-Sì, lo so- sbuffai.

Quanto detesto quando mi da del voi. Ma purtroppo deve farlo quando siamo con ospiti. Lui mi ha sempre ripetuto che la servitù deve sempre rivolgersi al padrone con tono formale. Tranne quando siamo da soli o tra persone fidate, abbiamo deciso di lasciare da parte le formalità. Dopotutto Marcus per me è come un nonno. Tutt’altra pasta rispetto al mio vero nonno. Il padre di mia madre era un vero stronzo. Non mi meraviglio che sua figlia sia divenuta una tale arpia.   

Di mio padre invece non so niente e nemmeno mi interessa. Lascio che i pettegoli pensino quello che vogliono.

-Sentite, avrei una notizia da darvi-

Come mai è così titubante? Cosa sarà mai?

-Dimmi pure, Marcus-

-Ecco… domani ritornerà vostra madre a casa-

Oh cazzo! Vado a pensare al diavolo e spuntano le corna.

 

Continua…

 

Sarò ripetitiva ma vi chiedo ancora scusa per il ritardo! Ho avuto come al solito mancanza di ispirazione e ho partorito a fatica questo capitolo XP Spero che vi sia piaciuto e che continuerete a seguire Love Game! Alla prossima!

 

p.s. Dedico questo capitolo alla mia sore Lory a cui voglio tanto tanto bene =*

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

E’ irritante e allo stesso tempo eccitante scoprire di adorare i baci di Sulfus. Mi sento in paradiso e il mio corpo si surriscalda. Che imbarazzo! E’ la prima volta che succede. Come ho già ammesso, nessun ragazzo mi ha mai attratto fisicamente come Sulfus. E’ un bravo seduttore ma devo stare attenta se non voglio cedere e diventare un'altra tacca sul suo letto. E’ il mio cuore ha essere più in pericolo. Sarebbe capace di ferirmi con poco.

Per tutta la festa ho cercato di evitarlo il più possibile e me ne sono stata buona buona a mangiare e a chiacchierare con delle signore. A un certo punto però, lo guardai di sottecchi e notai che era infastidito da qualcosa che probabilmente gli stava dicendo in quel momento Marcus. Chissà di che cosa si tratta. Di certo non è una bella notizia.

-Allora, cosa ne pensate, signorina Raffaella?- mi chiese la signora Petroschi. Di che cosa stavamo parlando? Oh cavolo! Mi sono distratta a guardare un secondo Sulfus ed eccomi a fare una figuraccia. Di solito non sono così disattenta.

-Mi scusi… potreste ripetere?- dissi arrossendo.

La signora, invece che rimproverarmi per la mia poca attenzione, sospirò e mi sorrise comprensiva.

-Ho notato che il vostro sguardo va sempre a Sulfus Zolfanelli, non c’è bisogno che troviate altre scuse siccome non mi avete sentita-

-Come? Ma no, signora Petroschi! Non stavo guardando il signor Zolfanelli- mentii imbarazzata. Beccata con le mani nella marmellata. Pensandoci, non ha senso dire una bugia su ciò che è ovvio. Stavo davvero fissando Sulfus ma l’ho visto solo per pochi secondi e a quanto pare alla signora sono bastati per cogliermi sul fatto.

-Eh mia cara ragazza. Anch’io alla tua età mi innamorai di un Zolfanelli e ciò non porta a niente di buono-

La guardai sbalordita. Da giovane aveva una cotta per un Zolfanelli, magari si tratta del nonno di Sulfus. Ma cosa ci avrà trovato una signora così dolce e gentile in uno che appartiene a quella famiglia orrenda? La signora Petroschi aveva all’incirca sessant’anni tuttavia era ancora una donna avvenente con i suoi capelli tinti di biondo acconciati bene sopra la nuca, occhi di un bel grigio-azzurro e con dei lineamenti eleganti nonostante un po’ di rughe. Quand’era ragazza doveva essere veramente splendida.

Guardando la mia espressione, la donna continuò.

-Non sto parlando del nonno di Sulfus ma del fratello di Paul, Nicholas. E’ morto a soli ventitre anni in un incidente d’auto e nessuno ne parla più da anni per non riaprire vecchie ferite- disse malinconica stringendo la mano a pugno all’altezza del cuore.

-Mi dispiace. Non volevo farvi ricordare brutte cose- Mi dispiaceva davvero. A vederla così, sembra che abbia amato davvero questo Nicolas.

-Nick era diverso da suo fratello, l’esatto contrario. Mentre Paul era freddo e arrogante, Nick era un uomo gentile e altruista. Anche d’aspetto non si somigliavano-

-Davvero?- Un Zolfanelli gentile e altruista? Forse era stato adottato oppure era, come si dice, la “pecora nera” della famiglia.

-Sì, Nick era biondo con gli occhi azzurri mentre suo fratello aveva i capelli neri e gli occhi dorati proprio com’è adesso suo nipote Sulfus. Ti potrà sembrare strano, figliola, ma nella famiglia Zolfanelli non ci sono solo diavoli- mi guardò con un lieve sorriso. –Forse c’è speranza che il giovane Sulfus non sia come suo nonno e sua madre-

Biondo e con gli occhi azzurri? Mio Dio! Proprio come l’uomo che ho visto sulla fotografia nella stanza abbandonata, l’unica con le pareti bianche in tutta la casa. Allora la coppia che ho visto in quella foto sono davvero parenti di Sulfus.

-Forse… ma finora si è dimostrato tutto tranne che un angioletto- dissi. Sulfus avrà anche un lato buono nascosto però un angelo non l’ho diventerà mai nemmeno se perdesse la memoria.

-C’è una cosa che può cambiare molto una persona però-

-E quale?-

-L’amore- e a questa risposta, arrossii.

 

Finita la festa, mi trascinai a fatica nella mia stanza e mi cambiai mettendomi la camicia da notte. Ero talmente stanca che appena toccai il letto entrai in un sonno profondo senza sogni. La mattina dopo ero a pezzi. Avevo un mal di testa da cani e mi bruciava la gola.

“Non mi sarà venuta la febbre? Per sicurezza è meglio che vada a chiedere delle pasticche a Marcus”

Mi misi una maglia grigia e una gonna nera lunga fino alle ginocchia per poi scendere di sotto.

Appena arrivai al salotto, vidi una donna seduta sul divano che appena mi vide si alzò sorridendomi. Era la madre di Sulfus! Era davvero una bella donna, peccato solo per il trucco pesante.

-Salve, mi chiamo Temptel Zolfanelli- si presentò con uno sguardo di superiorità.

-Raf- mi limitai a dire. Già mi sentivo male ed ora ci mancava che incontrassi la famosa arpia.

-Che nome delizioso. Di solito mio figlio “gioca” con un altro tipo di donna. Tu sembri diversa dalla figlia del governatore francese, Janet, oppure dalla principessa Melanie. Hai un aspetto… angelico- disse con noncuranza squadrandomi. Tipico di una Zolfanelli. Le voci su di lei, a quanto pare, sono vere.

E chi sarebbero Janet e Melanie? Questa donna mi ha preso per il nuovo “giocattolo” di suo figlio? Quel maledetto maiale di Sulfus! Cavolo, Raf! Calmati ora, non ingelosirti.

-Già… comunque si sbaglia. Non sono la nuova amichetta di Sulfus-

-Ah sì? Molto strano. Le uniche donne che entrano qui dentro sono le amanti del momento. Sapete, è così difficile avere un figlio maschio con tutti i suoi capricci e divertimenti. Un uomo ha i suoi impulsi da soddisfare, è normale, però dovrebbe essere più discreto-

Parla lei di discrezione. Tutti sanno ogni singolo uomo con cui è stata. Santo cielo, la mia emicrania sta peggiorando.

-Se non sei la sua amante, allora chi saresti e perché ti trovi qui?- mi chiese alla fine sospettosa.

-Bhè… io…-

-Da quanto tempo, Temptel!- disse la voce di Sulfus e lo vidi entrare in salotto. La giornata non poteva iniziare peggio di così.

 

***************************************

 

Ecco cosa può danneggiare il mio umore. L’arrivo di mia madre. La vedo compiaciuta dal fatto che la chiamo per nome. Da piccolo mi disse di non chiamarla mai mamma perché la faceva sentire vecchia. Ed io l’accontentai più che volentieri. Mi faceva schifo solo associare quella parola affettuosa ad una come lei.

-Oh, tesoro! Mi sei mancato tanto- Certo che ne spara di cazzate.

-Immagino- dissi laconico.

-Bene, è meglio che vi lasci soli. Avrete molte cose da raccontarvi- disse Raf. Adesso che la guardavo, non aveva una bella cera.

-Stai forse male?- le chiesi.

-Non è niente, mi passerà presto- mi rispose guardandomi male. Perché gli rode adesso? Pensandoci, forse le saranno venute le sue cose. Quel periodo fa diventare una donna una iena. Sempre con la luna storta. Grazie al cielo i maschi non le hanno, sembrano molto dolorose. Sarà per quello che sono irritate.

-Ok, Marcus è in cucina. Lui sa sicuramente dove sono le medicine che ti servono- le indicai con un cenno della testa dove andare.

-Grazie- disse per poi girarsi verso mia madre. –E’ stato… un piacere conoscerla-

Sembrava tutto tranne che convincente. Nessuno è mai felice di conoscerla esclusi alcuni porci che se la scopano senza tanti complimenti.

-Anche per me, Raf- rispose la donna e mentre guardava la ragazza uscire dal salotto, le uscì un sorriso maligno. Per le palle di Lucifero! Ho un bruttissimo presentimento.

-Non fare quella faccia, figliolo. Non sto pensando niente di male. Voglio solo conoscere meglio la biondina- disse cercando di sembrare innocente. Sì, se lei era sincera, io ero l’Arcangelo Gabriele.

-Te lo dico una volta sola, Temptel. Stai alla larga da Raf e sparisci il più in fretta possibile per un altro viaggio. Ci sono ancora un sacco di belle mete da conoscere, no?-

-Ad esempio?-

Avrei preferito rispondergli “Destinazione Vaffanculo” tuttavia è meglio mantenere la calma e non incazzarsi più di tanto con quel cervello di gallina di mia madre. Le uniche cose in cui riesce bene sono scopare (modestamente è una caratteristica di famiglia) e combinare disastri, come mandare quasi in bancarotta l’agenzia. Invece quando si tratta di usare la materia grigia è meglio non parlarne. Usa il cervello solo per fare scherzi o per tramare qualcosa di losco.

-Ad esempio, l’Isola di Pasqua- ne sparai una.

-Lì ci sono solo quelle stupide rocce-

-Moai si chiamano-

-Fa lo stesso. Preferirei un luogo meno noioso-

-Potresti andare a San Pietroburgo. C’è molta gente interessante-

-Ma fa freddo in Russia-

-Non molto in questo periodo perciò ti conviene affrettarti a partire-

-Non scherzare con me, ragazzino. Mi hai detto di stare lontana da quella Raf e ora tenti di mandarmi via dopo soli dieci minuti che sono a casa. Hai paura che io possa farle qualcosa, vero?-

-Cosa ti salta in mente?-

-Oh niente. Solo, che appena ritorno dopo un lungo periodo di assenza, mi ritrovo in casa mia una ragazza che dice di non essere il tuo nuovo capriccio. E qui sorge spontanea una domanda. Cosa ci fa quella biondina qui? Non te la scopi e poco fa eri preoccupato per la sua salute. Non ti starai trasformando in un santarellino?- disse con disgusto.

A quanto pare, non è poi così stupida. E adesso cosa le rispondo?

-Raf è la figlia di Arkan Serafini. Il vecchio l’ho mandato in rovina con il gioco d’azzardo ed ora mi tengo la ragazza-

-Perché? La ragazza potrebbe tornare da suo padre e cominciare una vita da poveracci. Tanto l’hai già rovinato Serafini-

-Non sono affari tuoi, Temptel. Quello che faccio o non faccio non ti deve interessare-

Arriverà il giorno dell’Apocalisse prima che io mi debba giustificare con l’arpia.

-Come osi parlarmi così? Sono pur sempre tua madre- disse furiosa.

-Ed io colui che ti permette di vivere nel lusso più sfrenato. Senza di me, la compagnia sarebbe morta e tu staresti a fare una vita semplice da comune mortale. Dovresti ringraziarmi invece che scassare le palle-

-Questo te lo concedo tuttavia sono comunque una Zolfanelli e ho voce in capitolo in questa casa-

-E allora?-

-Questo vuol dire che resterò per un po’. Nemmeno tu puoi dirmi cosa devo o non devo fare-

-Perfetto! Fa come cazzo ti pare ma ti avverto. Non infastidire Raf, lei è una faccenda mia-

-Neanche questo puoi dirmi. Adesso che sono a casa, ho tutta l’intenzione di trovare dei piacevoli passatempi e di godermi il tempo che resterò. Come la vedi?-

-Vai al diavolo!- le gridai arrabbiato per poi uscire dal salotto sbattendo la porta più forte che potevo.

 

Continua…

 

Ummm…. Stavolta mi è venuta un po’ diversa da come avevo immaginato all’inizio il capitolo ma posso ritenermi comunque soddisfatta U__U Voi che ne pensate? Spero vi sia piaciuto anche questo pezzo e ci sentiamo alla prossima!

 

p.s.  Sì, lo so. Sono ripetitiva XD

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 

 

Questa situazione fa veramente schifo. Proprio adesso doveva venirmi la febbre e come se non bastasse è arrivata la padrona di casa, la famosa Temptel. Vedendoli insieme nella stessa stanza ho potuto notare meglio le somiglianze madre e figlio. Hanno lo stesso portamento e quell’aria di superiorità tipica dei Zolfanelli. Per non parlare dei magnetici occhi ambrati. Ho sempre avuto un debole per gli occhi azzurri ma devo ammettere di apprezzare anche il colore caldo e luminoso dell’ambra. Sul viso di Sulfus, sembrano gli occhi di un predatore, di un forte e fiero leone. Ma ora basta pensare a quei due. Ho la testa che mi scoppia ed è meglio prendere al più presto la medicina. Odio essere malata, proprio come odio le giornate piovose. Fin da piccola, mi facevano stare a casa sul letto mentre avrei preferito mille volte divertirmi. E poi mi facevano sentire debole. Sono sempre stata una persona abbastanza energica ed eccomi ora a letto con la febbre.

Finalmente trovai Marcus e subito gli chiesi un termometro e delle medicine.

-Davvero non si senti bene, signorina Raf?- disse preoccupato toccandomi la fronte. –In effetti scottate. Aspetti un attimo qui che vado a prendere quello che le occorre-

A breve ritornò con termometro e pasticche. Mi misi il termometro e aspettai qualche minuto. Lo sfilai e guardai il display.

39 di febbre. Fantastico, davvero. Peggio di così non poteva andare dentro questa casa.

-Oh è piuttosto alta. Chiedo subito a Tilda di prepararle una minestra calda. Così dopo mangiato potrà prendere la medicina e riposare- disse il vecchio Marcus.

-Ti ringrazio, Marcus. Sei molto premuroso- gli sorrisi sincera. La sua gentilezza mi ricorda molto Lorena. Nel pensarla, sentii di nuovo nostalgia di casa, o meglio dire nostalgia del tempo in cui mio padre era una persona migliore e non una che dava via sua figlia come un oggetto. Dopotutto Lorena è alle dipendenze di mio padre e non ce l’ho con lei per non essere intervenuta mentre mi portavano via. Che avrebbe potuto fare contro Sulfus allora? Ed ora, rimuginando, non me la sento nemmeno di dare la colpa a mio padre. E’ sempre stato un uomo ingenuo e pacato, un uomo debole che si è lasciato cadere in tentazione da delle stupide carte. Però… grazie a tutto ciò, ho incontrato Sulfus e ho potuto conoscerlo meglio. Nonostante mi faccia ingelosire con le sue numerose ex, il mio cuore continua a battere per lui. Dev’essere la febbre se no non penserei mai così tanto a lui e soprattutto, se non stavo male, non avrei mai ringraziato mio padre per essermi trovata in casa Zolfanelli. Sto decisamente male.

Mi andai ad accomodare in sala da pranzo. Grazie al cielo la signora Temptel era andata a riposare dopo il lungo viaggio e Sulfus era andato a lavorare. Non me la sentivo proprio di pranzare in loro compagnia con la mente offuscata dall’influenza.

Ben presto, Marcus mi portò la minestra calda con accanto le medicine.

-Mi raccomando, solo dopo aver finito tutta la minestra, prendete le medicine- mi disse.

-Ok, grazie- risposi per poi scoppiare a ridere.

-Che cosa c’è?- chiese confuso il maggiordomo.

-Niente, è solo che… mi ricordi una persona che è come una mamma per me. Dici quasi le stesse parole-

-Oh capisco. Ma più che madre, io potrei essere suo nonno- sorrise.

-Saresti un ottimo nonno. Non hai proprio nessun nipote?- gli chiesi innocentemente e lo vidi irrigidirsi.

-No… nessuno- disse facendo sparire il suo sorriso. C’era qualcosa di strano nel suo comportamento.

-Mi dispiace. Non dovevo essere così invadente. Non sono affari miei dopotutto-

-Non si preoccupi. Ora è meglio che vada. Ho un mucchio di lavoro da fare- disse facendo per andarsene. –Per qualsiasi cosa, chiamatemi-

-Certo. Ti ringrazio- e poi l’anziano maggiordomo uscì dalla stanza.

Non avrei dovuto parlargli così. Forse gli ho fatto ricordare qualche brutto ricordo. Comunque se non aveva nessun nipote, mi sarei offerta volentieri di diventarlo io. Non rammento tanto dei miei nonni. Quelli materni non li ho mai conosciuti perché avevano diseredato mia madre quando sposò mio padre. Non erano favorevoli al loro matrimonio per motivi che non ho mai saputo. Mentre quelli paterni morirono per un incidente d’auto quando io avevo 4 anni. Sono maggiormente cresciuta con mio padre e Lorena. Alcune estati, invece, le passavo con i miei zii nonchè la sorella di mio padre Eloise e suo marito Carlo. Lì giocavo con i miei cugini David e Catherine e mi divertivo un mondo con loro. Mi mancano tanto. Appena questa storia finirà, se mai finirà, vorrei andarli a trovare. Dopotutto sono la mia famiglia.

Adesso la smetto di pensare e ci do sotto con la minestra. Non vedo l’ora di farmi una dormita. Dopo mi sentirò meglio, ne sono sicura.

 

*****************************************

 

Non c’è un attimo di pace nella mia vita. Solo il caos. A mia madre sono bastati pochi minuti per rovinarmi la giornata. Stare in ufficio è meglio che dover sopportare quella strega però sono preoccupato per Raf. Già, è inutile negarlo. Ci tengo a tal punto a lei da preoccuparmi a cosa possa farle Temptel. Ma questo non significa che ne sono innamorato. Non può essere, io non sono capace di amare. Posso voler bene a qualcuno come amico tuttavia mai come innamorato. Ho imparato a mie spese che l’amore è un sentimento inutile e che porta solo sofferenza. Non posso permettermi di illudermi con Raf.

Finisco di fare le ultime pratiche e poi mi avvio verso casa. Al mio ritorno non mi aspettavo quella tranquillità. Era decisamente troppo tranquilla la casa. Di solito c’era la servitù che si muoveva silenziosa ma almeno si vedevano in giro mentre adesso è proprio un mortorio. Dov’erano spariti tutti? Mi diressi verso la cucina e trovai Marcus che discuteva con Tilda sul menù di stasera.

-Ehy Marcus, Tilda. Che succede? Dove sono tutti quanti?- chiesi loro.

-Salve signorino. Purtroppo è l’ennesimo capriccio di vostra madre. Ha licenziato la buona parte della servitù- mi rispose la donna.

Che cazzo! E’ ritornata da solo poche ore e già ha fatto danno.

-Adesso la signora Temptel sta riposando ma prima ha mandato via cinque domestici per motivi stupidi- continuò Marcus.

-Motivi stupidi?- inarcai un sopracciglio. A Temptel va bene licenziare anche senza un motivo. Quella stupida. Ora dovrò di nuovo assumerli.

-Una non è stata capace di pettinarle i capelli, un altro non gli ha messo per bene i vestiti nei cassetti, ecc…- fece spallucce il vecchio.

-Capisco. Allora fammi sapere dove sono andati quelli licenziati così che possa di nuovo riassumerli. E appena mia madre si sveglia, fammelo sapere. Le metterò in quella testa vuota un po’ di buon senso-

-D’accordo- annuì lui.

-Bene. E… un'altra cosa- dissi esitante.

-Cosa?-

-Come sta Raf? Prima che me ne andassi in ufficio, non aveva una bella cera-

-Oh, la signorina Raf ha la febbre. Poco fa ha finito di mangiare la minestra calda e poi ha preso la medicina. Starà dormendo adesso-

-Ok- non sapendo che altro dire. Mi sentivo leggermente in imbarazzo.

-C’è altro che mi dovete chiedere, signorino Sulfus?- mi domandò Marcus.

-No… nient’altro, grazie- dissi avviandomi poi verso la mia stanza.

Stavo per varcare la soglia della mia camera quando mi venne in mente di andare a vedere Raf. Bhè… non c’è niente di strano ad andare a vedere se riposava bene, no? La mia testa mi dice di starne alla larga ma sento come se una forza invisibile mi attiri verso di lei e non riesco ad evitarlo.

Vado nella stanza dell’angioletto. Bussò piano e non sentendo risposta entro comunque. Lei è beatamente addormentata sul letto, coperta da pesanti coperte. Mi avvicino e la sento respirare con affanno. A quanto pare la febbre sta peggiorando, eppure vedo sul comodino vicino al piatto vuoto della minestra che ha preso un’aspirina. Possibile che non abbia ancora fatto effetto?

Presi il suo fazzoletto bagnato dalla fronte e andai di nuovo a bagnarlo. Una volta fatto, glielo rimisi. Merda, è caldissima!

Senza accorgermene rimasi a controllarla per più di un ora e finalmente vidi che la sua espressione non era più sofferente. Menomale, vuol dire che l’influenza è calata. E’ la prima volta che mi sono preso cura di una persona malata. Pensavo che avrei potuto peggiorare la situazione e invece…

Guardai il suo volto addormentato. Dalla prima volta che l’ho vista, ho sempre pensato che Raf era davvero bella. Ne ho conosciute di ragazze bellissime eppure solo lei mi attrae veramente. Non ricordo di aver mai desiderato una donna come desidero Raf. Prima di conoscerla, pensavo al sesso come a un bisogno fisico. Non ho mai fatto l’amore perché non ho amato nessuna delle ragazze con cui sono stato, e neanche mi interessa. Illudermi sarebbe sbagliato tuttavia perché sento come una corrente che mi trascina verso questo angioletto biondo?

Il mio viso si avvicinò al suo e le nostre bocche si unirono. La baciai e la mia testa si svuotò. In quel momento non c’era che lei con il suo inebriante profumo.

Questa è decisamente una follia. Una bellissima e devastante follia.

 

Continua…

 

Hello, gente! Sono da poco ritornata dalle vacanze e mi sono messa a scrivere questo capitolo che dedico alla mia sore Lory che pochi giorni fa è stato il compleanno. Spero che piaccia. Voglio anche anticiparvi una cosa. Ho intenzione di usare il cugino David, che vi ho citato sopra, per qualche parte della storia. Forse potrei utilizzare anche Catherine, chissà. Vedrò man mano che scrivo XD Bye bye!

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 

Che cosa è il vero amore. E’ cieca devozione, incontestabile umiliazione di se stessi, estrema sottomissione, fiducia e convincimento incrollabile in se stessi e contro il mondo intero, consacrarsi interamente anima e cuore a chi ti ferisce, come io ho fatto.

 

 

Non ero riuscita a finire tutta la minestra in sala da pranzo perciò, con un vassoio, mi portai gli avanzi e le medicine in camera mia. Dopo circa mezz’ora finii con calma il mio pranzo e presi l’aspirina. Fu questione di un attimo che appena mi coprii con il piumone, mi addormentai.

 

C’era una signora bionda in lontananza. Vestiva con un leggero abito bianco e mi sorrideva.

 Non riuscivo a vedere bene il suo viso perciò mi avvicinai a lei e sentii che mi stava chiamando.

“Raf… bambina mia”Che voce dolce…

Finalmente la vidi. Era identica a me. Non è possibile.

“Mamma… sei proprio tu?”

Non avevo mai conosciuto mia madre visto che è morta nel mettermi al mondo. Mi hanno raccontato che era dolce e gentile come un angelo ma che purtroppo era di salute cagionevole. Quando aspettò me, i dottori avevano cercato di convincerla ad abortire perché era certo che il suo cuore malato non avrebbe resistito alle fatiche del parto. Come infatti fu. Conosco il suo aspetto solo grazie alle fotografie che ha papà in camera sua. Ho preso molto da lei.

“Mamma mamma!” andai ad abbracciarla e lei mi accolse tra le sue braccia. Scoppiamo entrambi a piangere.

“Oh mia piccola Raf, finalmente riesco a stare con te anche se solo in sogno e per poco tempo”

“E’ stata tutta colpa mia! Se non fosse per me, tu saresti ancora viva”

“Non dire questo. Tu sei stata la mia gioia più grande. Ti ho amata fin dall’inizio, da quando ho saputo di aspettarti”

“Ma…”

“Non rimpiango di averti partorita. L’unica cosa che mi dispiace è di non aver avuto la possibilità di starti accanto fisicamente. Ho potuto vegliare su di te da lontano e vedere come crescevi e diventavi una bella ragazza. Sono così fiera di te” Mi baciò la fronte e io smisi di piangere sorridendole.

“Sono così contenta di vederti, mamma. Fin da piccola, ho sentito la tua mancanza e papà non si è mai risposato. Continua a vivere con il tuo ricordo ed è grazie a lui che ti ho sentita vicina. Mi ha parlato tanto di te. Manchi tanto anche a lui”

“Lo so, tesoro. Anche voi mi mancate. Però, ho visto ciò che ti è successo, Raf, ed ero preoccupata”

“Già, adesso vivo a casa Zolfanelli”disse affranta.

“Tuo padre ha sbagliato a comportarsi così e non ti biasimo se sei arrabbiata con lui. Cerca di capirlo, però. Ha lavorato all’azienda da una vita e ha cercato di non farci mai mancare niente. Ma è sempre stato un uomo debole e insicuro. Purtroppo dopo la mia morte, è peggiorato. Poco prima che tu nascessi, feci promettere a Lorena che si sarebbe presa cura di Arkan e di te. Ho visto che ha fatto il possibile per voi, e di questo le sono infinitamente grata, tuttavia alla fine tuo padre non è riuscito a resistere alla sua debolezza”

“Cosa posso fare? Sì, sono arrabbiata con lui ma gli voglio tanto bene. Non posso tornare a casa finché papà non mette di nuovo in sesto l’azienda oppure… che io vinca quella scommessa con Sulfus”arrossii sull’ultima frase.

“E’ stato sciocco da parte vostra fare quella scommessa, lo sai, vero? Raf, è pericoloso giocare con i sentimenti. Io so che lo ami ma proprio per questo “gioco” non riesci ad essere onesta con quel ragazzo”mi guardò con rimprovero.

“Nemmeno lui è mai onesto con me” brontolai mettendo il broncio e facendo ridere mia madre. Una risata fresca e cristallina.

“Non fare la bambina. Tu sei buona e non devi aspettare che sia lui a fare la prima mossa. Credimi, lo so per esperienza. Se era per tuo padre, avremmo avuto il primo bacio a 50 anni” scherzò lei facendo ridere anche me.

Dopo aver riso per un po’, lei tornò seria e mi prese il mento con una mano voltandomi a guardarla.

“Sulfus ha avuto una vita molto difficile ed è normale che abbia quel carattere. Cerca di avere pazienza con lui. Può sembrare la persona più orrenda dell’universo ma vedrai che il suo cuore è puro e capace di amare. È quello giusto, Raf. Non lasciartelo scappare”

“Ma come faccio a far cadere il muro che lo circonda? Non so il momento esatto in cui ho cominciato ad amarlo però sento delle cose che non ho mai provato con nessun altro. Se è vero amore potrò riuscire a cambiarlo? Ha sciogliere il ghiaccio che c’è intorno al suo cuore?”

“Il ghiaccio ha già cominciato a sciogliersi. Vedrai che riuscirai a infrangere tutte le sue difese e ha renderlo felice. Entrambi lo sarete se riuscirete a stare insieme superando le difficoltà che vi si presenteranno”

“Grazie, mamma. Prometto che sarò più onesta con me stessa e con gli altri d’ora in poi. E appena sarò tornata a casa, aiuterò papà a migliorare”dissi determinata per poi abbracciare per l’ultima volta mia madre.

“Sii felice, bambina mia. Io sarò sempre lassù a guardarvi. A presto, Raf”disse per poi dissolversi nel nulla.

“A presto, mamma”

 

Sentii qualcosa di caldo e morbido sulle mie labbra e un respiro sul mio viso. Alzai piano gli occhi e vidi Sulfus che mi stava baciando. Avrei potuto allontanarlo, rifiutare il suo bacio, ma non ne avevo alcuna intenzione. Ho fatto una promessa a mia madre e d’ora in poi sarò onesta. Alla fine ammetterò i miei sentimenti per quel diavolo dagli occhi color ambra.

 

***************************************

L'amai semplicemente perché non potevo resisterle. Una volta per tutte: spesso, anche se non sempre, mi resi conto, patendone, che l'amavo contro ogni possibile ragione, promessa, pace, speranza, felicità, contro ogni possibile scoraggiamento.
 
Continuai a tenere le mie labbra premute su quelle di lei. Non volevo assolutamente finire quel contatto. Il mio cuore sembrava che stesse per scoppiare e un nuovo calore mi stava pervadendo. Mai prima d’ora ho provato tutto ciò. Mai.
Eppure ammetto di aver paura. Sì, io ho paura dell’abbandono. Già una volta ho provato ad amare e ne sono rimasto scottato. Ci è stato quel periodo della mia infanzia in cui volevo bene a mio nonno e a mia madre e infine sono stati proprio loro a insegnarmi, nel modo più duro possibile, che l’amore è un sentimento inutile. Desideravo conoscere mio padre, per quanto mi sono ripetuto che non mi interessava chi fosse. Per anni mi sono sentito vuoto. Le uniche persone che mi sono rimaste accanto sono Marcus, Tilda e Gas. Solo loro mi capiscono e sanno quello che ho passato quando mio nonno era vivo. Alle mie feste di compleanno ero sempre solo, nessun amico a partecipare. Il vecchiaccio ha pensato solo a crescere un potenziale erede dell’azienda e non un nipote. Ripeteva sempre che la solitudine e il dolore rafforzavano una persona. Forse, ma io non volevo diventare più forte. Non mi dispiace esserlo, certo, tuttavia non era la mia ambizione. Tutti mi invidiano per essere popolare e erede di una famiglia ricchissima ma nessuno ha mai guardato più in là di questo. Io volevo essere visto per quello che sono e non per quello che possiedo.
Ora che ho finalmente sentito un calore nel petto grazie a Raf, non voglio rinunciarvi. È come una droga che una volta assaggiata non puoi più farne a meno. Pensavo di continuare a vivere nel buio ma questa ragazza ha cambiato il mio mondo. Anche se non riesco ancora ad avere fiducia in lei. In nessuno.
Faccio per staccarmi a malincuore da lei ma Raf mi avvolge il collo con le braccia facendomi rimanere lì con quel bacio che sembrava durare all’infinito. La guardò sbalordito. Sta ancora con gli occhi chiusi ma è possibile che si sia svegliata. Oppure… sta sognando di baciare qualcun altro. Questa seconda opzione non mi piace. Voglio che apra gli occhi e veda che quello che la sta baciando veramente sono io. Soltanto io. Non voglio che si immagini un altro ragazzo al mio posto.
Con un impeto di gelosia e possesso, comincio a muovere le labbra sulle sue baciandola con più forza e passione finché lei non socchiuse la bocca facendo entrare la mia lingua dentro al suo palato. La assaporai di nuovo come quel primo vero bacio. Nel mentre mi vado a distendere sopra di lei, coperta dal piumone, reggendomi sui gomiti per non pesarle troppo. Dopo qualche secondo, alla fine vidi i suoi occhi aprirsi e guardarmi. Strano… non era per niente sorpresa che la stavo baciando. Allora era sveglia e cosciente quando mi aveva tenuto stretto a sé per non far smettere il bacio prima. Perché non mi ha rifiutato? Perché non mi ha schiaffeggiato?
Mi stacco da lei e mi metto in ginocchio sul letto.
-Eri sveglia dunque- dissi riprendendo fiato da quel bacio.
-Sì- rispose semplicemente respirando con affanno. Il bacio aveva lasciato senza fiato anche lei.
-Per quale motivo non mi hai respinto? Ti sono antipatico, no? Ti disgusto-
-No… io… non ti rifiuterò mai. Quando ti ho trattenuto è perché non volevo che quel bacio meraviglioso finisse. Non potrei mai immaginare di baciare qualcun altro- ammise arrossendo e con sguardo serio.
-Raf…- doveva essere un sogno. Non poteva essere vero.
-Sulfus, io ti…-
-NON DIRLO! Non dire cose di cui puoi pentirti- urlai con amarezza. Non meritavo di essere amato. Soprattutto da un angelo come Raf Serafini.
-Acconsentire a quel Love Game è stata una sciocchezza. Ora non mi importa più chi vince o chi perde. So solo che…-
-NO!-
-…ti amo-
E con quelle due semplici parole, fui spacciato.
 
Continua…
 
E vi lascio con il fiato sospeso XD muahahahah vi è piaciuto questo capitolo o è stato troppo smielato? Dite che sono andata troppo di corsa per la fatidica dichiarazione? Ma tanto non è finita qui. C’è ancora un po’ di storia da scrivere. Alla Temptel non le farò fare il sopramobile, anche se per poco, la voglio utilizzare :P E poi ci sono dei piccoli misteri da svelare.
Le citazioni a inizio dei punti di vista sono del romanzo “Grandi speranze” di Charles Dickens. Un libro favoloso che vi consiglio di leggere ;) Che altro dire? Ci vediamo alla prossima! Baciotti <3

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 

Ero piuttosto nervosa. In ansia, direi, per ciò che mi avrebbe risposto lui. Doveva darmi una risposta assolutamente, non poteva lasciarmi con il fiato sospeso ancora a lungo. L’odio che ho provato all’inizio per lui si è trasformato in amore. Non so quando ma è così. Sarà forse la gentilezza che nasconde dietro alla sua aria da duro oppure alla solitudine che cerca di nascondere. So che non è abituato ad amare e ad essere amato ma io riuscirò a cambiare ciò. Ci deve tenere un po’ a me per essere stato ore a vegliare il mio sonno con la febbre che mi bruciava dentro. Dev’essere così.

Rimasi ancora a fissarlo. Sulfus si teneva la testa tra le mani e aveva lo sguardo rivolto al pavimento.

-Tu… non sai quello che dici. Ti do l’opportunità di rimediare dicendo che non è vero che mi ami. Che era tutto uno scherzo- disse con voce bassa. Come se venisse dall’oltretomba.

-Piantala, Sulfus! Non osare dirmi quello che provo veramente, non lo accetto. Io ti amo e se tu non ricambi, tanto vale che me lo dici chiaro e tondo invece che trovare una scusa che i miei sentimenti non sono sinceri-

Finalmente alzò il viso e mi guardò dritto negli occhi.

-D’accordo. Mi dispiace ma non ti amo-

Quelle parole furono come una pugnalata per me. Tuttavia, dentro di me, sentivo che mentiva. Guardandolo meglio, il suo sguardo sembrava… vuoto. Perché?

-Per quale motivo stai mentendo, Sulfus?- dissi continuando a guardarlo come se stessi cercando di scavare nella sua anima.

-Cosa te lo fa credete? Sei così presuntuosa da pensare che ogni ragazzo debba essere di sicuro innamorato di te? Mai sentito parlare di rifiuto?- disse con tono tagliente.

La mia non era presunzione. Non riuscivo a capire ma sentivo come un qualcosa che mi legava a lui. Qualcosa che mi diceva di non arrendermi. Di abbattere le sue difese. Di trattenere le lacrime che minacciavano di uscirmi.

-Basta-

-Come?-

-Sii sincero per una volta. Il modo in cui mi hai rifiutato non è quello di una persona convinta. Ammettilo che almeno un po’ ci tieni a me. Anche solo un po’ per me va bene. Posso accontentarmi per il momento-

Lui non rispose e riabbassò la testa. Mi sembrava una bestia in gabbia. E a quel punto, capii cosa lo frenava.

-Non dirmi… che pensi di non essere alla mia altezza. Pensi che la tua reputazione da diavolo possa rovinare anche me?- sussurrai ma lui mi senti comunque e sussultò. A quanto pare era così. Ma dai! Non poteva pensare questo. Ogni essere umano aveva sia difetti che pregi, nessuno era perfetto. Credeva che solo perché era cresciuto in quel modo, non poteva meritarmi?

-Io… io non posso amare. Non ne sono capace- rispose con evidente dolore.

-Non è vero-

-SI’ CHE E’ VERO, DANNAZIONE!- ruggì per poi continuare. -Sono stato cresciuto quasi senza amore. Le uniche che mi hanno dimostrato affetto sono Marcus, Tilda e Gas mentre mia madre e mio nonno se ne sono sempre infischiati di me. Quando quel vecchiaccio di mio nonno morì non versai nemmeno una lacrima, anzi, ne fui felice. Capisci? Felice che sia morto mio nonno. Una persona crudele come me non è adatta a un angelo come te, Raf-

-Io non sono un angelo, Sulfus. Certo, sono stata cresciuta piena di attenzioni e amore ma non sono senza peccati. Non te ne faccio una colpa se sei così. E’ la vita che rende le persone come sono ma lascia che ti ami. Voglio farti sentire amato-

-No. Non merito di esserlo-

-Invece sì. Ogni persona ha il suo lato buono e cattivo. Un angelo e un diavolo che ti fanno gestire varie situazioni in un modo o in un altro. Tu hai anche un lato buono, Sulfus, anche se non vuoi farlo vedere. Mentre io non sono un angelo, ho anche un diavolo dentro di me che mi spinge a fare cose cattive e ha provare emozioni che ti bruciano nel più profondo-

-Come ad esempio?-

-La gelosia, l’invidia, il senso di colpa… ho sempre invidiato gli altri che avevano entrambi i genitori mentre io non avevo la mamma per colpa mia. E’ morta dandomi alla luce e ogni volta che vedevo il viso triste di papà mi sono sentita malissimo. E la gelosia, bhè… non l’avevo mai provata prima di incontrare te. Come sai, ero fidanzata con Gabi e non avevo mai provato gelosia verso le ragazze che gli si avvicinavano. Invece quando una ti tocca o ti lancia uno sguardo malizioso, sento una fitta al cuore e provo un odio verso di lei-

Passò un attimo di silenzio e pensai che tra poco sarebbe andato via senza più rivolgermi la parola e invece… Sulfus si sedette di nuovo sul letto vicino a me con l’espressione più seria che abbia mai visto. E ricominciò a parlarmi con voce roca. Piena di ardore.

-Anch’io. Anch’io provo disprezzo per ogni uomo che osa toccarti o anche solo sfiorarti o guardarti. Non so cosa mi sia preso ma dalla prima volta che ti ho visto, sei diventata la mia ossessione. Poi l’ossessione si è trasformata in qualcosa. In un sentimento intenso che non avevo mai provato prima d’ora- si bloccò per poi avvicinare il suo viso al mio e pochi centimetri ci dividevano. Rimase così a fissarmi, ad accarezzarmi con una mano il contorno del viso e continuò a parlarmi. –Deve essere amore. Anche se avevo giurato di non provarlo mai più. Già una volta, da piccolo, dissi a mio nonno e Temptel di volergli bene e loro mi ripagarono con il dolore. Non voglio più essere ferito, preferisco continuare la mia vita da dannato, se pur vuota. Non posso permetterti di rovinare la tua esistenza a causa mia. Tu meriti qualcuno che sappia amarti più di se stesso, qualcuno con un anima pura. E quel qualcuno non sono io. Un giorno mi ringrazierai per questo e…-

Non potei sopportare oltre. Alzai la mia mano e lo schiaffeggiai con tutta la forza che avevo in quel momento. Sentii le lacrime che mi irrigavano le guance. Non avevo più la resistenza di trattenerle.

Non poteva rinunciare a “noi” e fosse l’ultima cosa che faccio, gli farò cambiare idea.

 

*****************************************

 

-SMETTILA DI DIRE SCEMENZE, HAI CAPITO?- mi urlò piena di rabbia.

Il dolore che stavo provando per quello schiaffo era niente in confronto a quello che sentivo nel mio cuore. Non capiva che lo facevo per il suo bene? Pensava che fosse facile per lui rinunciare a lei? Assolutamente no. Ogni parola che ho detto mi ha procurato come delle coltellate al cuore tuttavia era necessario. Se avessi accettato il suo amore, un giorno lei se ne sarebbe pentita e avrebbe finito per odiarmi. Questo non potevo permetterlo, preferisco soffrire per sempre lontano da lei piuttosto che avere il suo odio.

-Non sono scemenze e comunque il nostro love game è finito-

-Che cosa?-

-E’ stato a causa di quella stupida scommessa se è andata a finire così e mi dispiace. In teoria avrei vinto io e dovrei fare di te la mia schiava ma non mi interessa più-

-Ma anche tu hai ammesso di amarmi! Quindi ho vinto anch’io, dovresti essere tu il mio schiavo e ridare tutto a mio padre-

-Non hai detto prima che non ti importava più della nostra scommessa?- dissi beffardo.

-Già ma pensandoci, è davvero grazie al love game che ho imparato a conoscerti e ho provato per la prima volta l’amore. E di questo non mi pento-

-E desideri comunque la vincita? Mi vorresti come schiavo, quindi? O tutto ciò che vuoi è che salvi quel pusillanime di tuo padre?-

-Non chiamarlo pusillanime!-

-Peccato che è quello che è! Direi che la scommessa è da annullare visto che abbiamo vinto entrambi. Tuttavia se vuoi che gli ridai tutto ciò che ho vinto da lui, lo farò. Ma in cambio ti chiedo una cosa-

C’era solo un modo per sfuggire a quel supplizio.

-Cosa?-

-Che tu ritorni da tuo padre e che non vieni più qui. Non voglio vederti mai più- dissi con cattiveria. Ferendola l’avrei allontanata da me e anche se mi odierà non la vedrò più. Sarà meglio per entrambi.

Vedo che le mie parola l’hanno sconvolta e non posso fare a meno di sentirmi male per ciò che le sto facendo. Era proprio per evitare questo dolore che non volevo innamorarmi ma ormai è successo e non possiamo cambiare le cose. Posso solo renderle più sopportabili.

-Non stai dicendo sul serio, vero Sulfus?-

-Invece sì. Accontentati di sapere che ti amo. Ti amo a tal punto da sopportare di allontanarti da me per salvarti da una vita orrenda. Cosa posso offrirti, Raf? Diciamocela tutta. Sono ricco, certo, posso permetterti ogni tipo di lusso ma che altro? Ho una madre che è soddisfatta solo quando rende infelici le persone e solo il diavolo ha una reputazione peggiore della mia-

-Non mi importa un fico secco della tua reputazione e di tua madre! Pensi che mi sarei dichiarata se me ne importava qualcosa? E il lusso non è l’unica cosa che puoi offrirmi. Mi basterebbe che tu mi amassi. Voglio sentirmi amata da te, per favore. Da un opportunità ad entrambi- disse abbracciandomi.

Per un attimo cedetti ricambiando l’abbraccio ma non potevo rinunciare ai miei propositi. Per quanto ero tentato. La scostai da me e mi alzai dal letto.

-Mi spiace ma no-

-Sulfus…-

-Decidi. Sì o no per la mia proposta? Ricorda però che se deciderai di rimanere qui, io mi trasferirò altrove-

-Direi che non ho scelta- riuscì a dire con amarezza.

-Infatti. Prepara le tue cose. Torni a casa tua domani- dissi e senza aggiungere altro uscii dalla stanza senza mai voltarmi indietro. Non c'era nient'altro da dire. Era giusto così.

 

Il giorno dopo era domenica e rimasi rinchiusi nella mia camera a bere Gin a secchiate. Mi sentivo a pezzi ma avrei sopportato. Mi avvicinai alla finestra per vedere Raf che saliva in macchina per allontanarsi per sempre da me. Il mio cuore faceva male, anche più rispetto ad anni fa quando i miei parenti mi rifiutarono. Stavolta però sono stato io a rifiutare lei. E non lo rimpiango se mi ricordo che è per il suo bene.

Adesso che lei se n’era andata, avrei continuato con la mia inutile vita.

E avrei sopportato in silenzio il dolore della perdita.

 

Continua…

 

So che qualcuna di voi vorrà uccidermi adesso ma questa scena era indispensabile U_U Cosa faranno adesso? E poi c’è Temptel che deve ancora entrare in azione. Non mi sono dimenticata della strega, ovviamente XD Nel prossimo episodio, Raf tornerà a casa e il padre avrà riavuto tutti i suoi averi indietro, come aveva promesso Sulfus. Ma… tornerà tutto come prima che i due si incontrassero? Certo che no! Vedrete cosa elaborerà la mia mente maligna. Pensandoci, direi che era ora che si dichiarassero, dopo la bellezza di 24 capitoli O.O Quando mi ci metto scrivo storie che sembrano infinite ^^’ Che altro dire? Ci sentiamo alla prossima e se vorrete uccidermi prima dovrete prendermi XD *fugge via* Bye bye!

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

 

“Caro diario,

ancora non ci credo, ma sono già passate due settimane e tre giorni da quando sono ritornata a casa. La mia vera casa. Nonostante mi senta ancora come se il mondo mi fosse crollato addosso, continuo ad andare a scuola e a uscire con le mie amiche, come se niente fosse. Provo a sorridere come facevo un tempo, prima di incontrare lui, tuttavia è impossibile tornare a com’era prima la mia vita. Spero ancora che quello che ho passato con Sulfus sia solo un sogno da cui svegliarmi. Non voglio prendermi in giro ma qualsiasi cosa che può servire ad alleviare il dolore che ho nel cuore, è ben accetto.”

 

Santo cielo, ho un aspetto orrendo. Quella che vedo allo specchio non posso essere io. Sembro l’ombra di me stessa. Riporto lo sguardo al diario. Ho deciso di tenerne uno proprio il giorno che sono ritornata da mio padre. Mi ero quasi ripresa dalla febbre e mi serviva qualcosa con cui sfogare la mia sofferenza. Parlare con Lorena e papà non era il caso. Tutto è cambiato. Non riesco a guardare le persone a me care come una volta. Uriè e le altre stanno cercando di tirarmi su il morale e lo apprezzo moltissimo. Sono delle amiche meravigliose e sono fortunata ad averle con me.

Mi viene in mente quando mi hanno fatto vedere la rivista con le foto di Sulfus. Quanto ero sciocca.

 

-Raf! Ehy Raf!- mi chiamò Dolce.

-Che c’è, Dolce?-

-Guarda qua!- e mi fa vedere un articolo su una rivista per teenager. Un intervista su un certo Sulfus Zolfanelli. Che strano! Mi sembra di aver già sentito questo nome da qualche parte ma non perché l’ho letto o sentito da qualche parte. Ah già! Me lo aveva accennato mio padre, Arkan. Il ragazzo è già un uomo d’affari per i suoi 16 anni e aiuta sua madre ad accrescere l’azienda Zolfanelli. Lui e mio padre devono aver stipulato un contratto ultimamente. Devo ammettere che è molto carino vedendo la foto nella rivista.

-Non trovi che sia davvero bello?- chiede la ragazza dai capelli fucsia maliziosa.

-Umm… non male-

-Oh andiamo, Raf! Per te il genere maschile è tutto uguale. Ma capiterà il giorno che cascherai nella trappola chiamata “amore”- continuò Dolce.

-Sarà ma per adesso non mi interessa-

-Vedrai che quel giorno arriverà presto, amica mia. Me lo sento- disse Uriè.

 

E alla fine, la sensazione di Uriè era giusta. Quel giorno era davvero arrivato ma sono finita “in trappola” con la persona più sbagliata dell’universo. Perché tra Gabi e tutti i ragazzi che ci sono in giro, proprio di lui mi sono dovuta innamorare? So che mi ha allontanato pensando di farlo per il mio bene ma non gliene sarò mai grata. Ci sta negando l’opportunità di essere felici insieme. Come mai non lo capisce? L’unico modo sarebbe che lui superi la sua paura di essere ferito. Di rimanere con il cuore spezzato. So che è difficile ma voglio aiutarlo a superarla.

 

Il giorno dopo fu come gli altri giorni. Monotoni. Mi sveglio, mi preparo per la scuola, faccio colazione, mi avvio per la scuola salutando a malapena Lorena e papà, cerco di seguire le lezioni, torno a casa e poi riesco con le amiche, ecc… le solite cose che fa un adolescente, insomma.

Almeno quando ero a casa Zolfanelli, la vita era più… interessante, diciamo. Mi svegliavo, mi preparavo per andare a scuola, arrivava Marcus a chiamarmi per la colazione che mangiavo in compagnia di Sulfus, Gas ci accompagnava in macchina – cominciavo pure a trovare simpatico quel ragazzo – e durante il tragitto, Sulfus ed io ci punzecchiavamo a vicenda e anche ritornati a casa. Quando ci incontravamo e passavamo un po’ di tempo vicini, ci divertivamo a dircele di tutti i colori. Solo dopo il ballo, le cose sono cambiate tra noi. Dopo il mio primo bacio. Non dimenticherò mai la sensazione che provai nel sentire per la prima volta le sue labbra sulle mie.

 

-Terra chiama Raf. Ci sei?-

Mi risveglio dai miei pensieri e spostò lo sguardo confuso su Uriè che mi stava sventolando una mano davanti al viso.

-Finalmente sei ritornata tra noi- disse Dolce mentre finiva di mangiare il suo frappé di fragola.

Mi sento come se fossi stata rapita dagli alieni e poi ritornata tra le mie amiche in quella gelateria in centro. Mi sono sentita… disorientata.

-Scu-scusate, ragazze-

-Non puoi continuare così. Sei in uno stato pietoso ormai da due settimane- disse la castana sbattendo le mani sul tavolo facendo quasi cadere i nostri frappé.

-E tre giorni- precisai io.

Mi beccai il suo sguardo di rimprovero. Ok, nonostante stia da schifo, tengo il conto dei giorni, e allora? Tanto peggio di così non posso stare.

-Dobbiamo parlare, Raf. Non ce la faccia più a vederti in questo stato-

-Sono d’accordo con Uriè. Stavolta non uscirai da qui finché non avremo trovato una soluzione alla tua sofferenza. Ci dev’essere un modo-

-E primo, devi parlarne con noi. Basta rimanere quasi del tutto mute e dicci cosa ti ha fatto lui. Come ha detto Dolce, non uscirai da qui finché non avrai parlato. Dovessimo rimanere qui fino a stasera-

Come non detto. Può andare peggio di così.

 

*******************************************************

 

-Cazzo, quando la smetterai di bere come una spugna? Mi sono stufato di raccoglierti col cucchiaino-

A quanto pare non sono abbastanza ubriaco se riesco a capire quello che dice il ciccione.

-Ti ricordo che il tuo stipendio viene da me, Gas. Direi che ti do già una fortuna solo per portare una macchinina quindi puoi fare questo “extra” ed altro senza troppe storie-

-Alla faccia degli extra! Non so te ma vedere un amico che si riduce a uno straccio non lo chiamo lavoro extra-

-Non farmi la predica. Mi basta Marcus-

-Non ti capisco, Sulfus. Hai la fortuna sfacciata di avere il cuore di un angelo come Raf e tu lo butti via così?-

-Non una parola di più, Gas, o giuro su Satana che ti licenzio-

Lui mi lanciò uno sguardo furioso ma prese sul serio la minaccia e rimase zitto fino a che non mi addormentai in quel locale odorante di fumo e birra.

 

Mi risvegliai la mattina dopo nella mia stanza. Guardai il display della mia sveglia che segnava le 12,37. Le 12,37? Per le palle di Lucifero, ho dormito tutto questo tempo. Ho saltato la scuola ma tanto non avevo voglia di andarci. Mi alzai piano piano dal letto con la testa dolorante per via della sbornia di ieri sera. Ormai ci dovrei essere abituato. Sono due settimane e tre giorni che mi sveglio con il solito mal di testa. Speravo che l’alcool e le emicranie mi facessero smettere di pensare a lei. Ma è praticamente impossibile. Lei mi è entrata nel sangue e non faccio che sognarla. Sogno perfino le sue lacrime. Quelle che ho visto quando l’ho rifiutata. Solo Dio – a cui non credo – sa quanto vorrei essere felice al suo fianco. La voglio con ogni fibra del mio essere ma lei merita molto di più di un dannato come me.

 

-La pagherai molto cara un giorno, Sulfus-

-Non è la prima volta che me lo dici e ancora non mi è successo niente. Anzi. Ancora vivo e regno-

-Per ora. E’ vero che io sono debole rispetto a te ma arriverà un giorno una persona che ti saprà dare il ben servito-

 

Quelle dannate parole… Gabi alla fine aveva ragione. Ho trovato quella persona, solo che l’ho rifiutata facendo male a entrambi.

Scesi in sala da pranzo per fare colazione – anche se era più ora di pranzo, la cuoca mi avrà comunque preparato la colazione - e mi trovai Temptel. Merda! Ci mancava pure questa.

-Per tutti i diavoli, hai un aspetto orrendo- mi disse appena mi vide. Tipico di lei commentare il mio aspetto senza dire nemmeno “buongiorno”.

-Buongiorno anche a te- dissi sarcastico.

-Ma che ti succede Sulfus? E’ da due settimane che hai questo aspetto deplorevole-

-Due settimane e tre giorni, per essere precisi-

-So che è normale per te ubriacarti ma non così tanto e per 17 giorni filati! Insomma! Un po’ di contegno. Non ho niente contro il tuo modo di vivere miserabile tuttavia mi fa senso vederti in questo stato- disse con una smorfia.

-Allora perché non riparti per un lungo viaggio così non mi vedi proprio?- Dimmi che te ne vai, ti prego!

-Sarebbe un idea ma non ne ho voglia adesso- Come non detto.

Rimasi zitto e bevetti il mio caffè. Bello amaro così mi do una svegliata e al diavolo i dolori della sbornia. So che assumere caffeina peggiora il dolore che già provo ma non me ne importa niente.

-Sai, ho intenzione di organizzare una festa in maschera la prossima settimana. Ci vuole un po’ di vita qua dentro. Sembra un mortorio- sospirò asciugandosi delicatamente la bocca con il tovagliolo. Che gentildonna. Le buone maniere solo quando le pare a lei.

-Fai come ti pare- borbottai prendendo una frittella.

-Sei proprio strano. Dovresti essere felice di esserti liberata di quella lì. Puoi avere tante altre donne con cui soddisfare le tue voglie-

Che qualcuno mi dia la forza per sopportarla se no commetto un matricidio. Se solo sapesse che non mi si raddrizza più con nessun’altra che non sia Raf. Spero sia solo una cosa passeggera perché è piuttosto umiliante per un uomo. Possibile che mi sono innamorato di lei a tal punto che il mio corpo reagisce in questo modo, restandogli fedele? Cazzo! Questo è troppo.

-Signorino, c’è una chiamata per lei dal signor Giorgi della G company- irruppe un domestico.

Allora Dio esiste! Per tutti i diavoli, l’ho detto proprio io?

-Arrivo subito, Alfred-  

Ti alzerei lo stipendio solo per questo.

Mi alzai e andai a rispondere cercando di non sembrare ansioso di allontanarmi da mia madre.

 

Per fortuna era una questione di poco conto. Il signor Giorgi voleva solo un consiglio su un determinato affare. E’ incredibile che nonostante le mie condizioni deplorevoli, come dice la Temptel, riesco comunque ad andare bene con gli affari.

Finita la chiamata, non mi andava più di mangiare. Mi era completamente passato l’appetito perciò andai a cercare Marcus per parlare un po’ con qualcuno che stimo.

All’inizio non riuscii a trovarlo e chiesi a una delle domestiche dove fosse. Mi ha detto che era andato un attimo in camera sua e che presto sarebbe tornato al suo lavoro. Avrei potuto aspettarlo ma una strana forza mi guidò verso le stanze della servitù e bussai alla sua porta.

-Marcus, ci sei?-

Nessuna risposta. In realtà non avrei dovuto scendere nell’ala della servitù. Fin da piccolo mi era stato proibito sia da mio nonno che da Marcus stesso, e non ne capivo il motivo. Che male c’era a venire lì? Non ero uno di quei signorini schizzinosi che pensavano che scendere nelle stanze pulciose dei domestici fosse una cosa disdicevole.

Per rispetto della privacy sarei dovuto andare via adesso invece aprii piano la porta della sua camera ed accesi la luce. Quello che vidi mi fece perdere un battito.

Che cosa ci faceva sul suo comodino una foto di Temptel abbracciata ad un giovane dai capelli neri come i miei e gli occhi di un intenso verde smeraldo?

 

Continua…

 

E rieccomi qui! Piano piano i misteri vengono svelati. Chi sarà mai questo giovane che sta con l’arpia? Domanda stupida per chi ha seguito tutta la mia storia finora :P Questo capitolo è stato più un introduzione del periodo di lontananza dei due. Spero comunque che vi sia piaciuto ^_^ Buona festa dell’Immacolata e alla prossima!

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27

 

 

Ero in trappola, indubbiamente. Che cosa potevo fare? Mi faceva male anche solo pensare a lui figuriamoci a parlarne. Tuttavia… loro sono le mie migliore amiche e le Angel’s Friend sono sempre unite, sia nel bene che nel male. Non ringrazierò mai abbastanza Dio per avermele fatte incontrare. Ci sono sempre state per me ed io per loro. Siamo una squadra ed è giusto che condividiamo tutto, soprattutto i dolori. Magari parlandone con Dolce e Uriè mi sentirò meglio. Sono sinceramente preoccupate per me ed è ora di vuotare il sacco. In ogni caso, sono letteralmente “imprigionata” in una gelateria. Sarebbe inutile continuare a tacere ormai.

-Lui non mi ha fatto niente. Nonostante tutto, lui non mi ha mai fatto del male. Almeno… non fisicamente- cominciai a parlare con lo sguardo basso e un lieve sorriso.

-Continua- mi spronò con tono calmo Uriè.

-All’inizio lo odiavo. Ce l’avevo con Sulfus perché mi aveva portato via dalla mia casa e con papà perché mi aveva deluso con la sua debolezza. Entrambi mi avevano usato come un oggetto, un premio da vincere. Ma con il passare del tempo l’odio si è trasformato in amore e adesso sto cercando di perdonare mio padre. Non so quando è successo e il perché, però la verità è una sola. Amo Sulfus Zolfanelli in tutti i suoi pregi e difetti. Bè… soprattutto difetti- risi senza allegria.

-L’amore viene quando meno te l’aspetti, Raf. Ero sicura che prima o poi ti sarebbe successo e di certo non con Gabi. Tu avevi bisogno di un uomo che sappia emozionarti. Che sappia tirar fuori la tua passione. E Sulfus è quest’uomo-

-Ma Uriè, lui non mi vuole vicino a sé. Ha troppa paura di soffrire di nuovo per rischiare. Quello che gli hanno fatto da bambino suo nonno e la madre l’ha ferito nel profondo, rendendolo quello che è. Che cosa posso fare io per fargli vincere questa paura?-

Non voglio lasciar perdere ma ho paura anch’io adesso. Di fare la cosa sbagliata.

-Non è da te arrenderti così. Hai appena detto che lo ami, no? Combatti per questo amore, non arrenderti alla prima difficoltà. Tu devi essere più testarda di lui sulla tua decisione. Io e Dolce vedremo di aiutarti-

-E anche io- irruppe una voce.

Ci girammo di colpo e vedemmo Ricky. Era da tanto che non lo vedevo. Da quella volta che lui e Sulfus si erano scontrati. E’ strano che il mio amico voglia aiutarmi a conquistare il ragazzo che l’ha ridotto a pezzi. Cosa sarà cambiato?

-Tu?- chiese sbalordita Dolce.

-E’ bello rivederti, Ricky. Come stai adesso?- disse Uriè cordiale.

-Decisamente meglio. Vi spiace se parlo un attimo da solo con Raf?- disse serio. Molto serio. Chissà che avrà da dirmi. Mi era mancato ma in questo momento mi preoccupa la sua espressione dura.

Le mie amiche mi guardarono per chiedermi il permesso. Io annuì e così andarono un attimo al bagno.

Ricky si sedette di fronte a me e dopo aver preso un bel respiro cominciò a parlare.

-So che sembra molto strano che voglia aiutarti con quel bastardo ma… durante il mio scontro con lui capii molte cose-

-Io invece non capisco perché hai accettato di combattere allora. Sai che se non accettavi la sfida, non ti avrei mai accusato di essere un codardo. Non volevo che ti facesse male, sei un caro amico per me, Ricky-

-Un amico… già. Non sarò mai nient’altro per te, vero? E’ da tempo ormai che ti sono stato accanto nella speranza che tu ti accorgessi di me. Speravo che un giorno avresti rotto il tuo fidanzamento con Gabi per stare con il sottoscritto e invece…- disse con tono amareggiato ed io lo guardai sorpresa.

Lui mi amava ed io non mi ero accorta di niente. Sono proprio una stupida.

-Ero geloso di Sulfus e lo sono tuttora. L’ho odiato quando mi aveva detto di averti portato con la forza a casa sua, per questo ho accettato di battermi con lui-

-E perché adesso mi offri il tuo aiuto allora?- chiesi dopo essermi schiarita la voce. Non mi ero accorta di avere la gola secca.

-Perché voglio che tu sia felice-

-E pensi che con lui lo sarò?-

-Quello stupido ti ama, è certo. L’ho capito quando abbiamo combattuto quel giorno. E poi la sua reazione per ogni ragazzo, compreso me, non è di un ragazzo che protegge un suo trofeo. Ma di uno che protegge la sua donna. È sempre stato geloso di te-

Io arrossii e non avendo nulla da dire, lui continuò il discorso.

-Notai nel suo sguardo che ci teneva a te nonostante cercasse di nasconderlo in tutti i modi. Purtroppo per lui, so leggere molto bene nelle persone. Dopo la sfida, rimasi a terra pieno di ferite. Non erano quelle a farmi male ma la frase e l’espressione che fece lui prima di andarsene-

-Che… che cosa ti disse?- chiesi tenendo lo sguardo basso.

-“Lei è mia. E nessun altro me la porterà via, ricordatelo”. Lo disse con un sorriso e uno sguardo dolce e determinato allo stesso tempo. Sicuramente non se n’è accorto che faccia aveva fatto-

Scoppiai a piangere. Già da allora Sulfus provava qualcosa per me senza saperlo. Io sono sua e non deve aver paura di perdermi. Ma come posso fare a farglielo capire a quello sciocco? Pensa Raf…Pensa…

-Da allora ho cercato di vederti il meno possibile. Il dolore era troppo recente e ho voluto aspettare finché non ho sentito che sei ritornata a casa tua. Ne sono rimasto sorpreso. Pensavo che avrebbe ucciso piuttosto che lasciarti andare via da lui-

-L’ha fatto perché pensa di aver fatto la cosa giusta per entrambi. Ha paura di essere ferito da una persona cara e anche di rovinarmi la vita. Mi crede un angelo puro che non dev’essere macchiato ma io non sono un angelo. Sono una donna normale con sentimenti normali. Un angelo ti avrebbe mai fatto del male?- gli chiesi togliendomi con rabbia le lacrime dagli occhi e fissarlo.

-Non te ne ho fatto una colpa, Raf. Non sempre i sentimenti vengono ricambiati, al cuore non si comanda- disse sospirando.

-Hai ragione. Al cuore non si comanda e il mio appartiene a Sulfus anche se la mente mi diceva di stargli alla larga. Tu meriti una persona che ti ami più di se stessa. Che possa darti l’amore che desideri. E quella persona… non sono io-

-Lo so- disse per poi stiracchiarsi e sorridermi. –Dopotutto il mare è pieno di pesci. Prima o poi troverò la ragazza giusta per me. Sarà facile visto che sono un bel ragazzo- mi fece l’occhiolino scacciando via la serietà e il dolore per il momento. Era tornato il mattacchione che conoscevo.

-Che modesto- ridacchiai.

-Vedrai, ti aiuterò ad avere il tuo diavoletto. Parola di lupetto!- fece giuramento con la mano.

Ed io gli credetti, senza alcun dubbio.

 

*****************************

 

Ho sempre pensato di somigliare a mio nonno sia nel carattere che fisicamente, tranne che lui aveva i capelli nerissimi come la pece ed io neri tendenti al blu. Ma in quel momento nel vedere il giovane della fotografia, mi venne in mente un idea assurda. Io e quel tizio avevamo i capelli dello stesso colore tuttavia non era quello a sconvolgermi. Portava una piccola voglia a forma di stella sulla spalla sinistra, la stessa che ho io dalla nascita. Per questo mi venne in mente a 13 anni di tatuarmi una stella rossa nel mio occhio sinistro. No… non poteva essere… è impossibile.

Il rumore della porta mi fece sobbalzare dalla sorpresa e mi girai a guardare Marcus. Lui ricambiava il mio sguardo sconvolto e non solo. Aveva anche uno sguardo colpevole.

-Che ci fai qui? Ti è sempre stato proibito venire nella mia stanza- disse l’anziano deglutendo.

-E per quale motivo? Questo?- dissi con tono freddo annuendo alla foto.

Marcus sembrava così affranto. Come se stesse combattendo tra il dirmi la verità oppure no. Ma a che serviva ormai mentire di fronte a quella foto?

-Non avresti mai dovuto scoprirlo- disse facendomi infuriare ancora di più. Quindi si sarebbero portati tutti il segreto nella tomba?

-Ma davvero? Sarei dovuto rimanere all’oscuro delle mie origini per sempre?-

-No… Sì… cioè…-

-Dunque non avrei dovuto sapere che sono il risultato indesiderato di una scopata tra la ricca e il povero-

-Ti sbagli! Tuo padre ti voleva! Ti avrebbe cresciuto con amore se fosse stato vivo. Lui…-

-Lui cosa? Tu parli così perché era tuo figlio ma chissà cosa avrebbe fatto. Magari mi avrebbe abbandonato come ha fatto Temptel oppure le avrebbe chiesto di abortire. Sono in questo mondo solo perché mio nonno desiderava un erede maschio, non è una cosa di cui andar fieri-

-Non è così. Lascia che ti spieghi. Ti dirò tutta la verità, lo prometto- disse facendomi segno di calmarmi. Calmarmi un corno! Mi hanno mentito per anni e adesso lui dice che mi dirà la verità. Maledetto! Se non fosse che l’ho scoperto per caso, non me ne avrebbe mai parlato. Presi un bel respiro profondo e tentando di tenere a bada la collera, gli diedi la possibilità di spiegarmi.

-Parla, ti ascolto-

Lui si sedette di peso sul letto e poi poggiò i gomiti vicino alle ginocchia con aria stanca. Sembrava invecchiato di 10 anni in quei pochi minuti. Dev’essere stato uno shock anche per lui vedermi scoprire una cosa così importante in quel modo.

-Mio figlio Claudius e Temptel si conoscevano sin dalla nascita…- cominciò.

-Noto che è di famiglia avere i nomi che finiscono con “us”- lo interruppi sarcastico pensando che anch’io ho un nome che finisce con “us”.

Lui mi guardò con rimprovero per averlo interrotto per poi rispondermi.

-Esatto. E’ da generazioni che i maschi della mia famiglia hanno nomi che finiscono con “us”. Mio nonno si chiamava Marcus –io ho preso il nome da lui- mentre mio padre Magnus. A tuo padre non gli piaceva il suo. Gli sembrava un nome da vecchio perciò lo chiamavano tutti Claud- disse con un sorriso nostalgico per poi tossire -Comunque, ritornando a prima, i tuoi genitori sono nati entrambi in questa casa e lui era più grande di lei di tre anni. Sono cresciuti insieme nonostante la disapprovazione di tuo nonno. Sai… sul fatto che sua figlia giocasse con un servo. Gli anni passarono e la loro amicizia si trasformò in attrazione. Ebbero una relazione e lei rimase incinta. Lo avevo avvertito di stare alla larga da Temptel perché erano di due mondi diversi. Claud era l’autista dei Zolfanelli all’epoca mentre lei era la padrona. Non ne sarebbe uscito niente di buono e infatti…- a un tratto il suo viso si fece triste.

-Mio nonno lo cacciò, non è così?-

-Sì. Quando seppe della gravidanza della figlia andò su tutte le furie e all’inizio voleva fargliela pagare con maniere più… dure. Ma io riuscii a convincerlo a non fargli male. Visto i miei numerosi anni di servizio e fedeltà. A quel tempo ero davvero convinto di aver salvato mio figlio. Ma non fu così-

-Cosa successe veramente?- chiesi con tono basso capendo già la risposta. Mio nonno era un tipo orgoglioso e cattivo. Non avrebbe mai lasciato impunita una cosa del genere tuttavia non pensavo che sarebbe arrivato al punto di far uccidere una persona.

-Lo cacciò mandando Claud a lavorare in una sua fabbrica lontano da qui. Due mesi dopo seppi che era morto per un incidente d’auto-

Era orribile pensare che per anni ho vissuto sotto lo stesso tetto con un assassino. E per giunta avevo il suo stesso sangue.

-Tu ovviamente non credetti che la causa della sua morte fosse un incidente d’auto- affermai.

-No di certo. E ne ebbi conferma una sera quando per caso ascoltai una conversazione al telefono di Paul. Diceva che si congratulava per il lavoro svolto con il “servetto” e che gli avrebbe mandato l’assegno il giorno dopo-

-Per tutti i diavoli…-

-Da allora giurai che mi sarei vendicato. Continuai a stare al suo servizio ma intanto avvisavo i suoi nemici di ogni sua mossa. Solo di una cosa gli importava a Paul Zolfanelli ed era la sua azienda. Facendo fallire l’azienda, l’avrei rovinato. E dopo anni ci sono riuscito. Entrò in un periodo di disperazione per poi morire d’infarto. Dopo la sua morte ci provò la figlia a rinsavire le loro finanze ma niente. Solo tu ci sei riuscito. Per me l’importante era la fine di Paul ma nemmeno dopo la sua morte ebbi pace. Capii che vendetta o meno, nessuno mi avrebbe riportato il mio ragazzo in vita-

Aveva ragione. La vendetta non dava alcuna soddisfazione. Potevo capire il suo comportamento. Aveva perso un figlio e in un modo crudele.

-C’è una cosa che non capisco. Se mio nonno era furioso per la gravidanza della figlia perché non la fece subito abortire? So che sono nato perché lui voleva un erede maschio ma sono pur sempre un mezzo plebeo. Se era solo un erede ciò che voleva perché non la fece abortire per poi farla sposare a un riccone. Con un marito ricco avrebbe avuto un erede perfetto-

-All’inizio lui aveva intenzione di farla abortire ma poi decise di aspettare di sapere il sesso del piccolo. Quando vide che eri maschio, non gli importò chi fosse tuo padre. Obbligò la figlia a continuare la gravidanza nonostante le proteste di quest’ultima e alla fine riuscì ad avere il suo erede. E poi c’è un'altra cosa-

-Cosa?-

-Temptel è sterile. Quando aveva 18 anni le era stato detto che non avrebbe potuto avere figli e questo non piacque per niente a tuo nonno. Tu sei stato un miracolo per lui. Anche se avesse fatto sposare la figlia a un damerino pieno di soldi, non avrebbe avuto eredi. Eri la sua unica possibilità e non la sprecò-

Bingo! Ecco perché il vecchiaccio si è dovuto accontentare di me. Poteva essere l’unica opportunità per avere il tanto desiderato maschio. Sicuramente questo miracolo non è stato gradito a mia madre che sperava di non rovinare il suo fisico e che odia i marmocchi.

-Per tutti sono stato solo un “erede”. Non un membro della famiglia e nemmeno un figlio e nipote. Solo un erede che un giorno avrebbe avuto tutte le proprietà e i fottuti soldi dei Zolfanelli-

-Per me no! Tu sei sempre stato il mio nipotino. Anche se non potevo dirti la verità, ho vegliato su di te da lontano e ti ho sempre voluto bene. Somigli a tuo padre più di quanto pensi. Hai il sangue dei Zolfanelli ma anche il mio sangue-

-Non potevi dirmi la verità? Non è che la tua fosse paura? La paura di come avrei reagito a una simile notizia-

-Lo ammetto, avevo paura ma avevo anche un accordo con Paul e Temptel. Avremmo tutti tenuto la bocca chiusa, loro per non far sapere al mondo la vergogna di un erede avuto da un servo e io… volevo che tu avessi una vita adeguata che io non potevo darti. Loro ti hanno dato una vita di lusso e un istruzione, per quanto avrei voluto tenerti con me, non mi sarei mai potuto permettere di mandarti in grandi scuole, una casa principesca e…-

-Al diavolo la vita di lusso! Il denaro non era quello che volevo. Tutto ciò di cui avevo bisogno era un po’ di affetto ma in questa casa era chiedere troppo. Solo tu, Tilda e Gas me ne avete mostrato e ora scopro che sei un bugiardo. Proprio tu dovresti sapere che ci sono cose più importanti del denaro-

-Non era solo questione di denaro. Il disprezzo della gente, la vergogna… non volevo farti soffrire. Ti ho sempre voluto bene e ho continuato a tacere la verità anche perché avevo paura di perderti. Tutti abbiamo paura di qualcosa, Sulfus. Dovresti capirmi visto che hai allontanato colei che ami per paura di soffrire ancora-

Aveva ragione ma non ce la facevo più ad ascoltare. Quando sono entrato nella stanza di Marcus, non avrei mai pensato di ritrovarmi ancora più a pezzi. Dovevo allontanarmi da lì. Da lui che mi aveva mentito per anni.

-Ora basta… io…. devo andare- riuscii a dire per poi scappare via. Andai a prendere la moto e partii senza sapere dove andare. Mi andrà bene qualunque posto per rifugiarmi un po’. Qualunque. L’importante era che fosse lontano da quella casa di bugiardi.

 

Continua…

 

Anf anf… che fatica fare questo capitolo. Spero di non aver fatto schifo ma è stato un po’ difficile per me scrivere questa parte, soprattutto quella di Sulfus. Grazie al cielo non mi sono mai trovata nella sua situazione famigliare ma la mia esperienza in fatto di film e telenovelas è stata parecchio utile. Grazie a tutte coloro che stanno leggendo la mia storia e per la pazienza che dimostrate nell’attendere i capitoli. Grazie davvero e mi auguro di non avervi deluso con questo capitolo. Bacioni a tutti e anche se in ritardo, Buona Pasqua! ^__^

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28

 

Dopo la mia chiacchierata con Ricky, ritornarono Uriè e Dolce. Così rimanemmo tutti e quattro insieme come una volta. A prima che Sulfus entrasse nella mia vita. Era una bella sensazione vederci così vicini. Mi era mancato Ricky. Era l’unico amico maschio che avevo, senza considerare Gabi che doveva essere più un fidanzato per me. E’ un mistero di come non mi sia mai innamorata né di Gabi né di Ricky. Nonostante mi amassero entrambi, non sono riuscita a ricambiare nessuno dei due. Cosa avrà Sulfus più di loro per attrarmi così tanto?

Guardai Ricky. Non mi ero mai accorta di niente. Lui mi amava ed io ho continuato a guardarlo sempre come amico che come uomo. Era un bel ragazzo, certo, ma per me rimaneva solo un amico. Ricky aveva dei bellissimi occhi di un castano scuro. Tuttavia non poteva eguagliare gli occhi di Sulfus. Erano di un bel color ambra. Sembravano quasi quelli di un possente leone… Ah no! Non dovevo pensare di nuovo a lui. Ho da godermi un momento tra amici e basta. Almeno per un po’ voglio smettere di pensarlo.

-Tu che ne dici, Raf?- mi chiese ad un tratto, Dolce, risvegliandomi dai miei pensieri.

-Come?-

-Ehy, non ci stavi ascoltando? La solita distratta- sorrise alzando gli occhi al cielo, Uriè.

-Scusatemi, che stavate dicendo?-

-Volevamo sapere se per te andava bene andare al parco acquatico il prossimo fine settimana- disse Ricky.

Il parco acquatico? Io adoro i parchi acquatici! Delfini, scivoli, piscina, foche… che meraviglia!

-Certo che va bene! Sapete che lo adoro- sorrisi contenta come non mi capitava da tanto.

-Benissimo. Poi ci metteremo d’accordo per l’orario ma ora devo scappare, ho il lavoro part-time- disse Ricky alzandosi.

-Devi già andare via?- gli chiesi.

-Purtroppo sì ma ci risentiamo presto. Ciao ragazze- salutò andandosene via.

-Che cosa ti ha detto quando vi abbiamo lasciati soli?- chiese Dolce.

-Dolce non essere impicciona- disse Uriè per poi guardare me. –Allora che vi siete detti?-

-Uriè!- esclamò Dolce per poi ridacchiare.

Divertita, decisi di soddisfare la curiosità delle mie amiche.

-Mi ha detto che mi aiuterà a stare con Sulfus-

-Cosa? Ricky? Ma lui è innamorato perso di te- disse Uriè.

-Oh Dio! Tu lo sapevi?-

-Certo che lo so, Raf! Lo sapevamo tutti a scuola, tranne la diretta interessata-

-Quanto sono stata cieca…-

-Già. Mi dispiace per Ricky ma al cuore non si comanda. E’ destino che tu ti sia innamorata di Sulfus- disse Uriè.

Vero. Ma il destino a volte fa strani scherzi, c’è da dirlo.

-Bene. Che ne dite se adesso andiamo a casa mia a vederci Via col vento?- disse Dolce.

-Ma l’avremmo visto tipo venti volte. Lo sappiamo che ti piace molto però sarebbe meglio vederci qualcos’altro- controbatté Uriè.

-D’accordo. Allora il Titanic- propose.

Anche quello l’abbiamo visto parecchie volte. Dolce adorava i vecchi film. A casa sua ne teneva una grande collezione. Piacevano anche a me e ogni volta che avevo voglia di film “vintage” andavo a farmene una scorpacciata da lei.

-Vada per il Titanic- risposi io prima che possa parlare Uriè. Lei mi guardò e poi sbuffò accettando pure lei di rivedere il film. Le sorrisi poi abbracciai entrambi le mie adorate amiche.

-Vi voglio bene, Angel-

-Anche noi, Raf. Non dimenticarlo mai- disse Dolce.

Uriè non disse niente però mi strinse di più a sé.

 

Non mi ero accorta del tempo che era passato. Erano le 10 di sera quando finimmo di vedere Titanic a casa di Dolce. Non avevamo nemmeno cenato visto che ci siamo abbuffate di popcorn durante il film. Vista l’ora, la madre di Dolce mi ha riaccompagnato in macchina ed io la ringrazia di cuore. La mia amica aveva dei genitori davvero simpatici. La madre, Adele, e il padre, Ralph, erano entrambi avvocati e si erano conosciuti appunto in un tribunale. Non era di certo un incontro molto romantico ma si sono amati da subito e dopo un paio di anni si sono sposati e hanno avuto Dolce.

Erano una famiglia meravigliosa.

Uriè rimase a dormire da lei perché i suoi genitori erano via per lavoro e non voleva stare sola in casa. Il padre e la madre di Uriè possedevano dei vigneti e alcune volte dovevano assentarsi da casa per andare a controllare la situazione.

Arrivai a casa e feci per andare in camera mia. Era tutto buio e camminai piano cercando di non fare rumore. Entrai in camera mia e accesi la luce. Sussultai appena vidi Lorena seduta sul mio letto in pigiama.

-Potevi anche chiamare per dire che facevi così tardi. Pensavo che saresti ritornata per cena- disse guardandomi inespressiva.

-Mi dispiace. Ero con Uriè e Dolce a vedere un film e non mi sono accorta dell’ora- dissi posando la borsetta sulla scrivania.

-Ti sento così distante, bambina mia. Non riesci proprio a perdonare me e tuo padre per aver lasciato che lui ti portasse via?-

-Non è questo. Non sono stupida, so che anche se ci avessi provato a fermarlo non ci saresti riuscita. Quello che mi ha fatto male è che non me l’avete detto. Tu sicuramente sapevi che mio padre mi aveva barattata e sei stata zitta- le dissi con rabbia.

Quella sera che papà doveva dirmi di Sulfus non ne ha avuto il coraggio e si è tirato indietro alla fine. E per giunta, mi ero sfogata tra le braccia di Lorena. E’ rimasta a guardarmi piangere per la codardia di mio padre quando anche lei era una codarda. Avevo il diritto di sapere ciò a cui andavo incontro. Dovevo sapere che ero stata data via come un oggetto. Invece sono rimasti entrambi a guardare mentre venivo portata a casa Zolfanelli come un premio vinto al tavolo da gioco.

-Mi dispiace, Raf. Io ti voglio bene come ad una figlia ma non spettava a me dirlo- disse con espressione addolorata.

-Ecco la solita frase fatta. “Non spettava a me dirlo” certo. E a chi spettava se mio padre non aveva avuto il coraggio? Non era saggio avvisarmi che Zolfanelli sarebbe venuto a farmi una sorpresa e a portarmi via da casa. Ho dovuto scoprire tutto da lui. Da un estraneo. Quando avrei potuto sapere da te o da papà-

-Non è una cosa facile da confessare. Devi capire tuo padre…-

-A quanto pare non facile come mettere in premio la figlia- dissi sprezzante. E’ vero che mia madre in sogno mi aveva detto di perdonare la sua debolezza ma in quel momento ero troppo arrabbiata e piena di risentimento. Non so nemmeno io da dove sono usciti questi sentimenti.

-Raf…- disse alzando le braccia verso di me che respinsi.

-Buonanotte, Lorena- a le indicai la porta.

Lei con sguardo amareggiato se ne andò lasciandomi sola.

Per nessuno era stato facile. Pensa che sia stata una passeggiata trovarmi all’improvviso dentro una casa piena di sconosciuti? E trovarmi lì come un premio? No. Era stato orribile all’inizio. Le frecciatine di Sulfus, gli sguardi e le malelingue a scuola… tutto per colpa della vigliaccheria di mio padre. Mi dispiace, mamma. Ma ora come ora non riesco ancora a perdonarlo, anche se quello che ha fatto mi ha portato a Sulfus.

Mi cambiai mettendomi la camicia da notte e mi andai a dormire. Quella notte non sognai.

 

La mattina dopo fui veloce nel prepararmi per andare a scuola ma ebbi una visita inaspettata. Scesi di sotto per vedere chi fosse e sgranai gli occhi sorpresa.

-Salve, signorina Raf. Mi dispiace disturbarla ma devo parlarle. E’ una questione importante- disse Marcus facendomi un inchino.

Ancora frastornata, riuscii ad annuire e così ci accomodammo in salotto.

 

*************************************

 

Ho la testa che fa più male di prima. E come se non bastasse anche il cuore mi doleva ancora di più. Sì, a quanto pare ce l’ho ancora. Comunque non c’era parte di me che non fosse rimasta scossa da quella rivelazione.

Cazzo! Ero già distrutto per via di Raf, ci mancava pure questa.

Marcus era mio nonno. Per tutti i diavoli… ancora facevo fatica ad assimilare la notizia. Suo figlio era mio padre. Claudius. Ci credo che non gli piacesse un nome del genere. Era davvero orrendo e per giunta da vecchio. Però in compenso era stato un uomo piuttosto attraente. Naturale visto che ha contribuito a generare un affascinante ragazzo come me. Modestia a parte, ovvio.

Continuai a viaggiare con la moto e senza accorgermene mi ritrovai sulla spiaggia. La stessa dove mi aveva trovato Raf il giorno del mio compleanno. No, piantala Sulfus. Non devi pensare a lei.

Parcheggiai lì vicino e mi tolsi il casco. E’ sempre bella la vista del mare. Mi andai a sedere sulla sabbia a fissare l’orizzonte. La mia vita era fottutamente complicata. Un vero casino.

Prima Raf e ora anche questa. La storia che mi ha raccontato Marcus ha dell’incredibile. Mi vengono i brividi a pensare che per anni ho vissuto con un uomo così maligno. Uno capace di far uccidere un ragazzo che si è avvicinato alla figlia – che per giunta non gliene mai importato niente.

E’ raccapricciante che io abbia lo stesso sangue di un assassino. E che per metà ne ho dell’uomo che ha ucciso. Mi guardai le braccia, le mani… come se nelle mie vene scorresse veleno e fossi una specie di mostro. Io non sarei dovuto nascere. Marcus ha detto che sono stato un miracolo visto che Temptel era sterile, ma un miracolo per chi? Per mia madre non di certo, mi rinfaccia ancora di averle rovinato la linea. Per mio nonno Paul, direi di sì, ero l’unica opportunità per avere un erede. Per Marcus? Se è vero che mi ha sempre voluto bene, doveva comportarsi più da nonno. E per mio padre non lo so visto che ancora non so parlare ai morti.

Che famiglia di merda.

Due nonni di cui uno è un assassino e l’altro un bugiardo. Una madre menefreghista e un padre morto a causa di mio nonno. Fantastico.

Nel guardare il mare azzurro mi venne di nuovo in mente Raf. Mi manca. La vorrei vicino a me ma non posso. Io l’ho allontanata da me. Non potevo fare altrimenti. L’amo a tal punto da permetterle una vita felice lontano da me. Tutto pur di non farla entrare nel mio mondo oscuro.

Sono stato uno stupido a innamorarmi. Non avrei dovuto permettere a Raf di entrarmi nel cuore. È uno sbaglio che sto pagando caro.

Sospirai e preso com’ero dai miei pensieri, non mi accorsi che fosse già sera. Vidi un ultima volta il tramonto sul mare per poi riprendere la moto e ritornare a casa. Mi ero un po’ calmato ma adesso volevo risposte da Temptel.

Una volta parcheggiato la moto in garage, salii al piano di sopra e trovai in salotto proprio colei con cui volevo parlare.

-Buonasera, Temptel- dissi impassibile trattenendo la rabbia dentro di me.

-Ma guarda chi si vede. Dove sei stato di bello?- chiese lei svogliata mentre guardava la sua rivista.

-Avevo bisogno di allontanarmi un po’ dall’aria viziata che c’è qua dentro-

-Sei il solito esagerato. Preferisci la puzza di macchine che sta in garage?-

-Perché no? Scommetto che anche Claud lo preferiva, o sbaglio?- dissi sogghignando ed ebbi la soddisfazione di vederla sussultare.

-Come fai a saperlo?-

-Me l’avrà detto un uccellino-

-Non scherzare con me, Sulfus. È stato Marcus, vero?- disse lei furibonda.

-Credimi, l’ho praticamente costretto a dirmi la verità. Visto che avevo notato nella sua stanza una foto di suo figlio con te. A che scopo mentire ancora?-

-Gli avevo detto di buttare quella fotografia e a te era proibito andare nell’ala della servitù!-

-Certo, mi era stato proibito da quel vecchiaccio di mio nonno. Ma ormai non sono più un bambino e quel demonio è morto. Faccio quello che voglio in casa mia- dissi digrignando i denti. Stavo per perdere la pazienza.

-Non è casa tua. Tuo nonno l’ha intestata a me-

-Ma sono io che la mantengo. Se non fosse per me che lavoro in azienda, saremmo già falliti e probabilmente avresti ipotecato la casa e riempito di debiti. Come ci si aspetta da una fallita come te- dissi sputando veleno.

-Come osi?- urlò indignata.

-IO OSO ECCOME!- ruggii io. –Sei solo una puttana. Mi chiedo come ha fatto a sopportarti per anni il povero Claud. Doveva essere proprio un santo oppure uno stupido a credere che tu lo amassi-

-Attento a come parli di lui! Era comunque tuo padre-

-Davvero? Ed io che pensavo di non avere un padre e di essere nato dallo Spirito Santo- dissi beffardo. –Non lo avrai amato ma sicuramente ti piaceva come amante per essertelo scopato per anni. Di solito ti stanchi dello stesso uomo dopo un mese o due. Dovevi essere proprio soddisfatta di quello che aveva nei pant…- non potei finire la frase che mi trovai uno schiaffo in pieno viso.

-SMETTILA! CHE TU CI CREDA O NO, IO HO AMATO CLAUD!- disse piangendo a dirotto e guardandomi con guardo vuoto. –e ho sempre odiato te, stupido moccioso!-

Rimasi a guardarla impassibile nell’attesa che continuasse a parlare. Non ero più un bambino, ho smesso di sentirmi male per le sue parole crudeli. Sapevo che mi odiava. Me l’aveva sempre dimostrato ma ormai da tempo non mi importava più di trasformare quell’odio in affetto filiale.

-Fin da piccoli, lui era l’unico di cui avevo bisogno e che non volevo dividere con nessun’altro. Lui era mio! Quando seppe che ero incinta, era felicissimo e diceva che ti avrebbe amato più della sua stessa vita. Vedeva la mia pancia ancora piatta con un espressione piena di amore che non aveva mai riservato a me. Claud amava più te che me. Ed è per questo che ti odio. Nemmeno eri nato che me l’avevi portato via! Sarei stata felice per tutta la vita se fossimo stati solo io e lui. Ma non gli bastava. E odio anche mio padre che l’ha ucciso, che ha scelto di far vivere te!-

-Tu… hai sempre saputo che il nonno lo aveva fatto uccidere… e hai vissuto con questo delitto per anni. Il tuo non era amore. Solo una morbosa ossessione- dissi sentendo che mi stava venendo la nausea.

Cazzo, era più malata di quanto pensassi. Allora quello che mi ha detto Marcus era vero. Mio padre mi voleva. Ma la pazzia di mio nonno e di mia madre mi hanno tolto l’opportunità di avere un padre.

-Dovresti aver ormai capito che noi Zolfanelli amiamo a modo nostro. Per noi è questo l’amore, volere che l’altra persona sia solo nostra. Quando seppi di essere sterile, ero felice perché nessun marmocchio si sarebbe intromesso tra me e il mio Claudius! Invece no. DOVEVI VENIRE TU A ROVINARMI LA VITA!- urlò con le lacrime che ancora le scendevano. –Lui era mio…- singhiozzò.

Rimasi a guardare la donna che mi aveva messo al mondo come se fosse un estranea. Un mostro. Io non ero come lei. Io non ero ossessionato da Raf. Io l’amavo veramente. So che ci sono diversi tipi di amore ma quello dei Zolfanelli era orribile. Non poteva definirsi nemmeno amore.

Temptel era completamente pazza e avrei fatto in modo di non vederla più in vita mia. Mi faceva schifo.

Uscii dal salotto lentamente, senza dire più niente. Ormai quello che c’era da dire era stato detto.

Così lascia quel mostro singhiozzante da sola.

 

Continua…

 

Alcune volte vado a scrivere cose che non pensavo di mettere. Come questo capitolo. Non volevo far diventare una psicopatica Temptel ma ho voluto rendere la storia più interessante. Diciamo così :P Lei mi serviva per altro ma alla fine ho fatto un cambio di programma. Spero che vi piaccia questo capitolo bello lungo e ricco di dialoghi. Su, stavolta non ho fatto aspettare tanto :3 comunque credo che manchino circa 10 capitoli alla fine. Non sono sicura ma almeno sapete che non sarà una storia infinita XD Senza aggiungere altro, ci sentiamo alla prossima, gente! :* Bye bye!

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29

 

Vedere Marcus sulla soglia di casa mia era stata una vera sorpresa. Chissà cos’era successo. La sua faccia non prometteva niente di buono. Sembrava così serio e preoccupato.

-So che la mia visita le è del tutto inaspettata ma dovevo assolutamente parlarle. È successa una cosa…- ma non lo lasciai finire che pensai subito al peggio.

-Che cosa? Sulfus sta bene? È ferito?- 

Oddio! Spero non abbia fatto una sciocchezza.

-No, signorina Raf. Non è ferito. Almeno… non fisicamente- disse lui guardandola. Capisco a cosa sta alludendo ma è stato Sulfus a volere questa situazione. Non io.

-Ed io ho contribuito a peggiorare tutto- continuò sospirando.

-Come?- lo guardai confusa.

-Non voglio girarci troppo intorno con lei, signorina Raf. So di potermi fidare di lei e tanto ormai la verità è venuta a galla. Io sono il nonno paterno di Sulfus- rivelò guardandomi dritto negli occhi.

-Oh mio Dio… davvero lei è… Quindi il padre di Sulfus…- non riuscivo a formulare una frase decente per l’effetto che mi ha provocato la sua rivelazione.

-Era mio figlio Claudius. Ma è una lunga storia. Vede, dopo che gli ho detto la verità ieri, Sulfus ha reagito male scappando di casa per poi ritornare dopo circa otto ore.  Nonostante lo conosca da quando è nato, non sapevo dove si era andato a cacciare. Avevo mandato Gas a cercarlo e sapevo che sarebbe riuscito a trovarlo. Quei due sono amici più stretti e perciò si conoscono bene. E infatti lo aveva trovato. Ma lui aveva preferito non disturbarlo e, senza farsi scoprire, era tornato a informarmi che Sulfus stava bene e di lasciarlo in pace per un pò-

E’ vero. Chi meglio del suo amico di bravate poteva sapere dove andava di solito per stare da solo? Anche se pure lei ne aveva un vago sospetto.

-Sulfus pensava di conoscere bene anche lei. Deve averlo scioccato parecchio sapere che lei non era quello che pensava-

-Già. E questo mi angoscia molto. Per anni ho taciuto pensando di farlo per il suo bene ma invece ho sbagliato tutto- disse con un tono affranto guardando per terra come se non avesse più la forza di affrontare il mio sguardo. Come se avesse paura che potessi giudicarlo per essere stato un codardo in tutti questi anni. Ma non ero io la persona che doveva affrontare per avere il suo perdono. E nemmeno quella che doveva giudicarlo. Era una faccenda tra loro due ed io non potevo intromettermi.

-Per quale motivo è venuto qui?- gli chiesi schiarendomi la voce.

-Perché voglio aiutarvi, signorina Raf. So che lo ama molto e lui anche. Voglio solo il vostro bene. Non voglio più vederlo soffrire. Se dopo Sulfus vorrà che me ne vada, lo farò. Ma prima desidero la sua felicità. Vedergli di nuovo un sorriso sincero che faceva spesso quando era un bambino minuscolo. E quando ancora la cattiveria di Temptel e Paul non gli aveva spezzato il cuore- disse con tono deciso. –Almeno per una volta, voglio comportarmi come il nonno che dovevo essere-

-Capisco-

Non sapevo che altro dire. In quel momento ero piuttosto confusa sul come dovevo comportarmi. Ero felice che Marcus voleva aiutarmi ma allo stesso tempo volevo anch’io aiutare lui a chiarirsi con Sulfus. Poi pensai che anche se io e lui finiremo per stare insieme, gli mancherà sempre quell’anziano signore che ora si trovava di fronte a me. Ora che sapeva la verità, sicuramente Sulfus era troppo arrabbiato per poter perdonare. Ma una volta superato il momento, sono sicura che si pentirà di aver allontanato l’unico parente che gli era rimasto e soprattutto che lo amava. Lo vedevo dallo sguardo di Marcus quanto tenesse al nipote.

-Tra pochi giorni, ci sarà un ballo mascherato nella residenza Zolfanelli. Farò in modo che lei venga invitata-

-Un ballo mascherato?-

-Sì, l’ha organizzato la signora Temptel per rendere più “allegra” la casa. Oramai sono stati mandati quasi tutti gli inviti. Ieri sera tra lui e sua madre ci è stato il caos per via… della mia rivelazione, ma nonostante tutto non oserà annullare la festa. Farà finta di niente, come al solito. E’ sempre stato bravo a nascondere ciò che prova- disse e in quest’ultime parole c’era anche una nota di malinconia.

-Lo so bene ma come farà a mettermi tra gli invitati? Dovrò usare un falso nome?-

-Sì. Sarà necessario ma non solo. Avrò dei bravi aiutanti nel mio piano- sorrise.

-Aiutanti? E chi sarebbero?- chiesi curiosa. Chi altri poteva volere che io e Sulfus tornassimo insieme? Ci mancava anche questo mistero.

-Non posso dirvelo per ora. Vi basti sapere che siamo dalla sua parte- disse per poi guardare l’orologio al polso. –Santo Cielo, come si è fatto tardi! E lei deve anche andare a scuola- disse alzandosi.

-Ha ragione. Devo proprio andare se no arriverò in ritardo- dissi alzandomi a mia volta.

-Vuole che l’accompagni? Gas è qui fuori che sta aspettando-

Ci pensai un attimo per poi accettare. Strano ma vero, mi mancava perfino quel mattacchione di Gas, e adesso lo avrei rivisto molto volentieri ma…

-Scusi ma Gas non dovrebbe essere ad accompagnare a scuola Sulfus?- mi venne in mente.

-Sulfus non va a scuola da un po’ di giorni. Ultimamente non fa che svegliarsi tardi con una forte emicrania ed esce soltanto per ubriacarsi e per lavorare- sospirò amareggiato l’anziano.

-Ah…-

Si è ridotto così… per me? Solo perché non ha voluto tenermi con sé, darci un opportunità. E’ solo uno stupido masochista! Mi fa una rabbia! Sarebbe stato tutto più facile se avessi continuato a odiarlo e invece mi ritrovo innamorata persa di lui. A volte il destino è parecchio bastardo.

-Vogliamo andare?- mi chiese vedendomi imbambolata.

-Sì, certo- e dopo aver preso il mio zaino e lasciando perdere la colazione – tanto mi era passato l’appetito – uscimmo da casa ed entrai nella macchina di Zolfanelli.

-Ehy chi si rivede? Come va, angelo biondo?- mi salutò Gas appena mi vide.

-Ciao Gas. Diciamo che poteva andarmi meglio. Sulfus non è l’unico a soffrirne- gli dissi per poi vedere l’espressione triste di Marcus seduto accanto a me.

-Vedrai che si sistemerà tutto. Ho fiducia e sono sicuro che presto tornerete insieme a fare i piccioncini. Non abbatterti- disse mettendo in moto verso la mia scuola.

-Grazie, Gas- sorrisi.

-E poi le lacrime ti formano certe borse sotto gli occhi che rovinano il tuo faccino. Quindi piantala, ok?- scherzò per farmi ridere e funzionò. Il suo atteggiamento è sempre rude ma non mi ha mai trattata male. Anzi. In lui ho trovato un nuovo amico.

-D’accordo. Niente più lacrime se no divento brutta e Sulfus non mi vorrà più- risposi.

-Questo è impossibile-

-Che io diventi brutta?-

-No, che Sulfus non ti vorrà. Lui ti vorrà sempre. Anche da lontano, tu sei sempre nei suoi pensieri. Sono convinto che non ci sarà nessun altra per lui- disse e le sue parole mi riempirono di tenerezza e amore. Anche per me, lui sarà sempre l’unico. Ne sono certa.

E per il resto del tragitto, restammo in silenzio, ognuno con i suoi pensieri che riguardavano tutti la stessa persona.

 

*********************************

 

Mi mancava da aggiungere nella lista della famiglia perfetta “madre estremamente pazza” oltre che puttana. Per loro era questo l’amore. Un attaccamento morboso che portava a volere il malcapitato tutto per sé come un giocattolo. Questa è stata la relazione tra i miei genitori in cui perfino io, il loro stesso figlio, ero il terzo incomodo. Almeno da parte di mia madre. Da quello che mi ha detto Marcus, mio padre era stato sinceramente innamorato di Temptel nonostante sia una pazza. Forse l’essersi conosciuti fin da piccoli, li aveva portati ad avere un attaccamento speciale a tal punto da non aver avuto altre relazioni. Poi morto mio padre, la cara Temptel si è data da fare per farsi “consolare”. Claud sarà stato il primo ma non l’unico di certo a farsi la ricca figlia di Paul Zolfanelli. Lei può essere stata fedele finché lui era vivo ma poi dopo ha fatto presto a trovare qualcun altro. Claudius era stato troppo ingenuo e buono per stare con una come mia madre.

Ieri ho avuto una giornata davvero pesante e ricca di emozioni. Prima la forte rivelazione di avere Marcus come nonno, poi la baraonda con Temptel. Dopo la lite che ho avuto con lei, ero troppo stanco per poter vedere Marcus perciò chiesi a una cameriera di farmi arrivare in camera la cena. Rimasi nella mia stanza e dopo aver mangiato, mi addormentai stremato. Il vecchio con la Temptel sono riusciti a prosciugarmi di tutte le energie più di un intensa giornata di lavoro in ufficio. E pensare che una volta dicevo che nessuno avrebbe mai sconfitto Sulfus Zolfanelli. Mi sono dovuto ricredere. Eccome.

 

Mi risvegliai tardi un'altra volta. Era da qualche giorno che non andavo a scuola ma non mi importava. Mi bastava pagar bene chi di dovere e non sarei stato bocciato per le troppe assenze. Ho sempre fatto così e poi è vero che il denaro apriva molte porte. Tutti ti rispettano quando sei ricco sfondato. Sono cresciuto con esempi come Paul e Temptel Zolfanelli, è ovvio che sono venuto così cinico. E soprattutto realista. Non mi ero mai permesso di sognare. Finché non ho incontrato lei.

Scesi a fare colazione con caffè e pancakes senza i dolori del dopo sbronza a farmi compagnia. Era tutto buonissimo ma forse mi sembrava tutto più buono perché era da un pò che non mi gustavo la colazione come si deve. E il motivo era sempre lei.

Cazzo! Ora non sapevo che fare della mia vita. Per le questioni di lavoro avevo sempre la soluzione a ogni problema ma quando si trattava di problemi personali ero un totale disastro. Dovrei parlare con Marcus e cacciare una volta per tutte Temptel tuttavia in quel momento non volevo fare nessuna delle due cose. Volevo solo starmene in pace ancora un po’. E’ impensabile lasciare le cose come stanno ormai che so la verità. Sono furioso con Marcus per avermi mentito per anni. Dovrei licenziarlo per non vederlo mai più. Mi ha fatto troppo male e non ho proprio voglia di vederlo per un bel pezzo. Però dovrò parlargli almeno un ultima volta. Dirgli addio. Di sicuro soffrirò più nell’allontanare il vecchio che quella fottuta bastarda di mia madre. Di lei non sentirò nessuna mancanza. Mi odia e il sentimento è reciproco, finché se ne sta lontano da me è meglio. Sarei tentato di rinchiuderla in una casa di cura per essere sicuro che mi stia alla larga per sempre e che non ritorni più dai suoi viaggi. Dovrò pensarci attentamente ma dopo il ballo. Ormai la vipera ha fatto mandare gli inviti per quello stupido ballo in maschera che si terrà a casa nostra tra qualche giorno. Annullarlo è fuori questione quindi dovrò sopportare e continuare a fingere che tutto vada bene fino ad allora.

A breve arrivò Gas. Il mio amico entrò tutto disinvolto nella mia sala da pranzo come se niente fosse e si blocca appena mi vede mangiare.

-Per le palle di Lucifero!- esclamò.

-Cosa?- lo guardai stranito. Ora che aveva da essere così sorpreso?

-Sembri… normale. In queste ultime mattine ti ho visto con una faccia da spavento. Fammi indovinare. Non ti sei ubriacato ieri sera, vero?-

-Stronzo-

-Che c’è? E’ bello non vederti distrutto dall’alcool, amico. Anche se… da quello che ho sentito ieri, non te la sei passata bene comunque-

-Dici che la mia litigata con la vipera si sia sentita pure in città?-

-Probabile-

-Scherzi a parte, che hai in mano?- gli chiesi notando il foglio che teneva.

-Bè visto che questo era compito di Marcus e lui al momento sa di non esserti gradito, ha passato a me questa rottura di palle. E’ la lista delle cose mancanti da fare per quell’inutile festa. Gli inviti sono stati mandati, il buffet scelto… mmmm… manca di scegliere i fiori e l’orchestra- disse guardando bene il fogliaccio.

-Il vecchio ha ragione. Non lo voglio vedere al momento. Ma non sono dell’umore nemmeno per scegliere queste cazzate. Lo facesse quella stronza di mia madre visto che ha voluto organizzare lei questa festicciola-

-Lei non ne ha voluto più sapere. Sta rinchiusa nella sua stanza e sembra che non voglia uscirne. Finalmente sei riuscito a darle il ben servito. A tal punto da indurla a restarsene rintanata-

-A me sembra che quello che ci ha rimesso di più ieri sono stato io. Chi se ne fotte di Temptel e di Marcus! Sono io quello a cui hanno tenuto nascosta la verità. Quello che ne è rimasto più scottato per quella confessione- replicai stizzito.

-Di questo non c’è alcun dubbio. Basta che ora non ti vada ad ubriacare ancora di più. Per via di Raf ti sei ridotto uno schifo e non voglio che con questa storia peggiori la situazione-

-Non preoccuparti. Non ho la voglia né la forza per riempirmi ancora di alcool. E poi mi mancava una mattinata senza l’emicrania-

-Meglio così- rispose poi sembrava che volesse aggiungere altro ma poi cambiò idea.

Restammo in silenzio per qualche minuto e vedendo che non accennava ad andarsene, gli chiesi: -Hai bisogno di altro, Gas?- alzai un sopraciglio.

-Eh? No no… ora vado- disse sussultando come se lo avessi svegliato di colpo e mi guardò stralunato.

-Bene, vai- gli dissi visto che non accennava ancora ad andarsene. Ma che diavolo ha oggi? Sembra proprio rimbambito.

-Sulfus…-mi chiamò.

-Gas- lo imitai. Stavo decisamente perdendo la pazienza.

-Ecco io…-

-E parla, cazzo! Non è da te tenerla per le lunghe! Che c’è?-

-Le manchi- disse infine.

Cosa?

-Le manchi tanto, Sulfus. Non fa che pensare a te- continuò.

Quelle semplici e poche parole riuscirono ad ammansirmi. Ma anche a rattristarmi. Anche lei mi mancava. Tanto.

-L’hai vista? Quando?-

-Stamattina-

-…Capisco-

-Anche lei non se la sta passando bene in questi giorni di lontananza, Sulfus. Perché non vi date un opportunità?-

-Sai bene il perché e smettila di chiedermelo-

-Lo so ma…-

-Niente ma! Vattene, Gas. Ora ho molto da fare- dissi alzandomi dopo aver finito di mangiare.

-Va bene… come vuoi tu- rispose solamente per poi ubbidirmi. Ma non prima di avermi rifilato uno sguardo di disapprovazione.

Sono stanco di sentirmi chiedere le stesse cose. Soprattutto da Gas che mi conosce da anni e che sa della mia paura e del mio dolore. Non posso permettermi un tale rischio. Non posso proprio.

 

Continua…

 

Finito anche questo capitolino! Yuppi! :3 Ho voluto mettere in risalto Gas perché è un vero amico per Sulfus e vuole solo la sua felicità. Aiuterà pure lui a farli riavvicinare insieme ad altre “persone”. Vedrete nei capitoli che verranno e dopo il prossimo ci sarà quello sul ballo in maschera. Vi avviso però che mancherò dall’Italia per circa due mesi e quindi ci metterò un bel po’ per aggiornare. Mi spiace ma spero di farvi il nuovo capitolo appena ritorno ^_^ Bacioni e grazie mille a voi lettori che seguite la storia! Vi sono veramente grata <3 A presto!

 

P.S. No, non è P.s. I love you XD volevo solo aggiungere che nel prossimo aggiornamento ci saranno delle sorprese per voi. Aspettate e vedrete!

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Capitolo 31
*** AVVISO + SORPRESA ***


Ciao a tutti! 

Come ho scritto nell'ultimo capitolo che ho postato, sarò assente per un pò e quindi niente aggiornamenti fino a fine ottobre/inizio novembre. Però ho anche detto che ci sarebbero state sorprese per voi, fan di Love Game ;) E prima di partire, ve ne lascio una. Grazie a Engydragon per questo bellissimo disegno! <3 Ha fatto un bellissimo tesserino per voi. Spero che vi piaccia tanto quanto a me *-* 

 

 

Potete prendere il codice sul mio forum QUI

 

Ciao a tutti! E a presto! :*

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Capitolo 32
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30

 

Oggi la scuola è passata in un batter d’occhio. Sarà perché non ho seguito per niente le lezioni e sono rimasta tutte le ore a pensare ad altro. Cosa avrà voluto dire stamattina Marcus riferendosi ai suoi “aiutanti”? E quale sarà esattamente il suo piano? Una volta che sarò al ballo, cosa farò? Riuscirò a rivederlo ma cosa potrò dirgli?

Ah ora ci mancava che avessi anch’io le emicranie come Sulfus ma per motivi diversi. Io almeno stavo utilizzando quella cosa chiamata cervello mentre lui, non facendo altro che ubriacarsi e marinare la scuola, direi proprio di no.

Dopo aver salutato le Angel e Ricky, tornai tranquillamente a casa dove mi aspettò un'altra sorpresa. Direi che oggi è proprio la giornata delle sorprese. Appena entrai in salotto, vidi i miei cugini, David e Catherine. Quest’ultima ha 7 anni più di me ed è colei che mi ha insegnato ad andare in moto nonostante fossi minorenne. E’ lei la cugina che avevo accennato a Sulfus quando lui era rimasto a bocca aperta dallo stupore di vedermi in moto. E’ un vero asso, una donna tosta a cui piace trasgredire. Tuttavia a causa della sua esuberanza, i suoi genitori erano sempre molto preoccupati per lei. Suo fratello minore, David, è tutto il contrario. Certo, anche lui ha avuto dei momenti spericolati nella sua fase adolescenziale ma molti meno rispetto alla sorella e a parte quel periodo della sua vita, è sempre stato un ragazzo responsabile. Anche nell’aspetto non si somigliavano per niente. Lui con i capelli neri mossi e gli occhi azzurri come i miei e lei con i capelli biondi lunghi fino alle spalle e gli occhi verdi. Erano entrambi molto attraenti ma con lineamenti talmente diversi che nessuno avrebbe detto che sono fratelli. Tra me e David c’è invece una differenza di soli 4 anni e infatti lui frequenta attualmente l’università per diventare avvocato.

Da piccoli, ero stata più legata a David essendo il più vicino di età mentre per Catherine eravamo dei mocciosetti a cui fare la babysitter durante l’assenza degli adulti. Ma crescendo, lei mi ha insegnato prima ad andare in bicicletta, poi a guidare una moto, come truccarmi per alcune occasioni e tante altre cose. Era diventata la sorella maggiore che non avevo e diciamocelo, solo con lei potevo parlare di cose prettamente femminile. Con David avevo un legame forte ma rimaneva comunque un maschio e di questo me ne accorsi nel periodo della pubertà che eravamo diversi. Bè, sono sempre stata piuttosto tarda su queste cose. Alcune mie amiche si erano svegliate molto prima di me.

-Guarda chi si vede dopo tanto tempo! Come stai, cugina?- disse David venendomi ad abbracciare.

Non era cambiato per niente. Perfino il suo profumo era lo stesso. Se non fosse mio cugino, ci avrei fatto un pensierino, ma credo ci abbia già pensato Dolce. Ricordo che l’ultima volta che l’ha visto, era rimasta a fissarlo con una faccia da ebete.

-Ciao David! Ciao Cathy! Oddio, quanto mi siete mancati!- dissi abbracciando prima lui e poi lei.

-Anche a noi, bionda. E da tanto che non ci sentivamo nemmeno per telefono- disse Cathy stritolandomi nel suo abbraccio da boa.

-E’ vero. Io sto abbastanza bene, voi? Su, raccontatemi che vi è successo di interessante in tutto questo tempo- dissi e ci accomodammo tutti sui divani. Dopo un po’, Lorena ci portò da bere.

-La cara e bellissima Lorena. Non sei invecchiata di un giorno- le disse David. Lui si che ci sa fare con le donne. In un attimo la governante arrossì e gli diede una pacca scherzosa sulla spalla.

-Non scherzare con me, giovanotto. Ti conosco da quando portavi il pannolino-

-Ti è andata male, fratellino- ridacchiò Catherine per poi bere il suo caffè.

-Come non detto- fece un sorriso sghembo. –Comunque c’è un motivo per cui siamo qua-

-Esatto. Siamo stati invitati al ballo che ci sarà a casa Zolfanelli- continuò mia cugina.

Cosa? Al sentir il cognome Zolfanelli, persi un battito.

-Davvero? Per adesso state in albergo?-

-Sì. Tanto staremo qui fino al ballo- disse lui.

-Ma state scherzando? Sapete di essere sempre i benvenuti in casa nostra. Potreste venire ad alloggiare qui- dissi.

-Ti ringrazio, Raf. Ma non vorremmo disturbare. Sappiamo i problemi che avete in questo periodo tu e lo zio e…- disse David per poi beccarsi una gomitata e un occhiataccia dalla sorella.

A quanto pare sapevano dei problemi economici che stiamo attraversando. Ma fino a che punto sapranno? Sapranno della debolezza di papà per il gioco d’azzardo? Sapranno della partita che implicava me come premio? Mi sa proprio di no.

-Sì, è vero. Abbiamo avuto dei problemi con l’azienda ma adesso si sta riprendendo. Vedrete che si sistemerà tutto tra qualche mese- dissi cercando di mantenere un sorriso. –La mia offerta di rimanere rimane comunque valida-

-D’accordo. Ci hai convinti, resteremo- disse Cathy.

-Dopo torneremo in hotel per prendere i bagagli e poi saremo di nuovo da te- disse David.

-Bene!- sorrisi contenta sorseggiando il mio succo di frutta.

-Ora che ne dici di raccontarci qualcosina eh? Magari di ragazzi- disse la mia “adorabile” cugina.

Non poteva scegliere argomento peggiore. Prima di Sulfus, le avrei raccontato volentieri della mia storia con Gabi, se si poteva definire una storia. A malapena dei baci sulla guancia ci siamo dati e questo sicuramente mi farebbe ricevere uno sguardo di disapprovazione da parte di Catherine che ama le cose più piccanti.

-Ma quali ragazzi? Parlaci piuttosto di come va a scuola- disse il fratello.

-Il solito noioso. Non è più una bambina. Mi pare che stavi con Gabi ma che da un po’ di tempo vi siete lasciati-

-Bè, sì-

-Centra il fatto che hai conosciuto Sulfus Zolfanelli?- disse a un tratto Catherine scrutandomi.

-Co-cosa? Come fai a saperlo?- chiesi sbalordita.

-Lo abbiamo letto sui giornali. Dicono che sei stata sua ospite per un po’- disse David.

Certo che ne raccontano di balle i giornali. Ma quasi sicuramente è opera di Sulfus. La verità avrebbe danneggiato la reputazione dei Zolfanelli e dei Serafini. Anche se lui non è tipo che si preoccupa della reputazione.

-Ah- dissi solamente.

-E’ bellissimo da togliere il fiato, vero?- mi chiese maliziosa Cathy.

-Sì, è carino- mentii. “Carino” era molto riduttivo per uno come Sulfus. Sì, era bellissimo ma non potevo certo ammetterlo di fronte ai miei cugini.

-Più di me?- chiese David fingendosi offeso.

-Certo che no! Tu sei molto più bello- dissi io.

-Come no. Se non fossi mio fratello, ti salterei addosso- lo prese in giro la sorella.

-Troppo buone- disse con sarcasmo. –Comunque, cambiando argomento, lo sai, Raf, che ha da poco partorito la nostra Daisy. Ben cinque cuccioli-

Daisy era il cane del vicino dei miei zii. Ogni volta che li andavo a trovare, andavo volentieri a trovare anche Daisy. Era davvero un adorabile volpino bianco.

-Davvero? Saranno bellissimi-

-Altrochè- mi rispose Catherine.

E così restammo tutto il pomeriggio a parlare di ciò che ci è successo in questi anni che non ci eravamo visti finchè non ci siamo dovuto fermare perché dovevano andar a prendere i loro bagagli in albergo. Presto li avrei riavuto per me per qualche giorno, non c’era fretta.

 

Il giorno dopo, mi arrivò l’invito per il ballo di Sulfus. Doveva averlo messo a mano Marcus o Gas perché non c’era né francobollo né scritto l’indirizzo del destinatario. La aprii e dentro c’era l’invito compilato con eleganti scritte dorate intestato a Valentina De Angelis. A quanto pare il vecchio maggiordomo aveva usato il mio secondo nome di battesimo. Cosa come faceva a saperlo? Ma per il momento lasciai perdere questa domanda e andai a chiedere a Catherine se nel pomeriggio, dopo le lezioni, poteva accompagnarmi a scegliere l’abito per il ballo. Lei accettò volentieri e quel pomeriggio andammo a scegliere l’abito giusto. Lascerò Sulfus senza parole, parola di Raf Serafini.

 

***************************

 

Il “gran” giorno era finalmente arrivato e già non vedevo l’ora che finiva. Fingermi allegro e in buoni rapporti con mia madre mi stava davvero stancando. Contavo i minuti che mi separavano alla fine di quella messinscena.

La festa stava procedendo bene senza intoppi ma purtroppo ho dovuto invitare anche quella stronza di Kabalè. Non potevo fare altrimenti. Ma per fortuna c’erano anche gli altri Devil, Gas e Cabiria. Gas, nonostante sia un servitore della mia famiglia, ho tanto insistito a finché partecipasse alla festa. Per resistere a questa serata avevo decisamente bisogno di qualcuno di fidato che mi avesse fermato nel caso avessi commesso una sciocchezza. Poi c’è Cabiria, che nonostante sia amica anche di Kabalè, sa della mia situazione e soprattutto è l’unica femmina che non mi è mai sbavata dietro. Per questo ora è la mia miglior amica.

Anche Kabalè un tempo lo era ma crescendo siamo diventati amici di letto e la nostra relazione si è complicata. Lei si è innamorata per davvero ma a me non interessava una storia seria e non la ricambiavo. Da lì sono cominciati i guai. Maledico il giorno che ci sono andato a letto. Se fossimo rimasti solo amici, sarebbe stato molto meglio ma allora avevo pensato con il mio amichetto in basso e non con il cervello.

-Ehy diavolaccio, cos’è quel muso lungo? Non è da te- disse Cabiria, porgendomi da bere. Accettai lo champagne ringraziandola. Era da più di un mese che non la vedevo visto che lei era partita per una vacanza insieme ai suoi ai Caraibi. Era vestita con un tubino nero e tacchi a spillo dello stesso colore. Era molto elegante.

-Non ho niente, Cabiria. Sono solo annoiato-

-Vallo a raccontare a qualcun altro. Mi hanno detto che è da parecchio che non vieni a scuola-

-Gas non ti ha detto niente sul motivo della mia assenza? Strano. Siete pappa e ciccia voi due-

-Gliel’ho chiesto ma non mi ha detto una parola su quello che ti sta succedendo. Sei strano, non sei il Sulfus che conosco-

-Ah sì? E come sono adesso?- dissi con un sorriso tagliente.

-Ti sei innamorato, vero?- mi chiese ignorando la mia domanda e scrutandomi la faccia.

-Cosa? Ma sei impazzita?-

-È così, non è vero?-

-E da quando sei esperta in materia? Non ti facevo così romanticona- la presi in giro per mascherare ciò che provavo realmente. La saggia Cabiria aveva colto nel segno solo guardandomi. Era così ovvio o è lei ad essere una persona molto attenta?

-Chi è lei, rubacuori? Dai, dimmelo- mi sorrise maliziosa dandomi una gomitata.

-Non ha importanza chi lei sia. Non potremo mai stare insieme, punto e basta-

-Ah ah! Visto che avevo ragione, allora lo ammetti di essere innamorato- sorrise trionfante.

Mi ha fregato, tanto per cambiare. Maledetta, gli volevo bene ma a volte non sopportavo quando era troppo intelligente.

-Il diabolico rubacuori Sulfus Zolfanelli innamorato. A quanto pare Cupido colpisce anche il diavolo. Pensavo che non avessi un cuore-

-Non mentire. Hai sempre saputo che sotto sotto un cuore ce l’avessi anch’io. Se no come potrei voler bene a te e a Gas?-

-Mi correggo. Pensavo che non avessi un posto nel tuo cuore per l’amore romantico. Nessuna storia seria, solo scopate senza sentimento…- finì il suo bicchierino.

-Si tratta di Raf Serafini. Sicuramente Gas te ne ha parlato e mi ha anche detto che vi siete fatti un sacco di risate per telefono quando avete scoperto che era fidanzata con Gabi il pappamolle- la guardai impassibile. Non mi piacevano i troppi giri di parole. Tanto valeva dirglielo tanto lo avrebbe scoperto comunque prima o poi. E dopotutto era una mia amica.

-Mmmm… interessante. Ha già avuto modo di conoscere la nostra Kabalè e la sua gelosia?-

-Purtroppo sì. Quella cretina è completamente fuori di testa-

-Nessuno ti aveva obbligato ad andarci a letto. Come si dice… “chi è causa del suo mal pianga se stesso”-

-Non mi sei di aiuto- dissi irritato.

-Senti, l’unica cosa che ti posso dire è che se ami sinceramente quella ragazza, Raf, non devi lasciartela sfuggire, per nessun motivo. Anche se non mi sembravi tipo che apprezzava gli angioletti biondi-

-Oh credimi, sembra un angelo ma dentro ha una passione, un fuoco che nemmeno ti immagini-

Ed io me ne sono accorto tutte le volte che ci siamo baciati. Tutte quelle volte avrei voluto che durassero in eterno. È stato davvero un miracolo che io abbia resistito dall’andare oltre con lei.

-Bene, allora perché adesso non stai con lei? Hai fatto un’altra delle tue stronzate, Sulfus?-

-Nessuna stronzata, Cabiria. Siamo lontani l’uno dall’altra perché è meglio così per entrambi. Sai come sono, non sono fatto per lei-

-Certo come no. Lascia che sia lei a decidere questo. Sulfus, ti conosco da molti anni ormai, ho visto il tuo lato oscuro ma anche quello gentile in alcune rare volte. Se ti sei ridotto così stando lontano da lei, vuol dire che ci tieni veramente a Raf. Metti da parte le tue paure e prenditela-

-Cabiria…- stavo per risponderle quando il mio sguardo fu catturato da una bellissima e brillante visione. Una ragazza con un vestito bianco a stile impero, senza spalline, lungo fino al pavimento. A incorniciarle il volto c’erano dei graziosi boccoli biondi e a impreziosire ancora di più i suoi capelli sciolti c’era un fermaglio luccicante a forma di giglio vicino all’orecchio destro. Non portava molti gioielli, a differenza delle altre invitate, ma solo una collana con un ciondolo ovale con incastonata una acquamarina. Era splendida.

Mi avvicinai a lei come in trans. Sembrava che quella ragazza mi avesse lanciato un incantesimo.

Le presi la mano e la baciai.

-Salve- la salutai un po’ a disagio per la prima volta in vita mia.

-Buonasera- mi rispose sorridendo quell’angelica creatura. Non sembrava nemmeno umana per quanto era bella.

-Il mio nome è Sulfus Zolfanelli. Vuole concedermi l’onore di un ballo?- dissi, non sapendo cosa mi stava succedendo.

-Valentina De Angelis- si presentò. –E sì, accetto con immenso piacere-

 

Continua…

 

E rieccomi tornata! :D Vi sono mancata? :3 spero di sì e per ringraziarvi della vostra pazienza in questi due mesi, eccovi l’aggiornamento fresco fresco. Nel prossimo entreremo nel “vivo” della festa ma per adesso godetevi questa roba che ho appena finito di scrivere :P Vi avevo anche promesso delle sorprese. Una ve l’ho già data ma adesso è il turno di un immagine rappresentante una scena di Love Game fatta da Eleanor Devil che ringrazio ancora di tutto cuore. Perciò dedico questo aggiornamento a lei e ad Engydragon, l’artista dell’immagine che ho messo nel precedente avviso, come ringraziamento *-* Alla prossima, gente!

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31

 

E’ stato lo shopping più stressante di tutta la mia vita. E detto da me che sono una patita dei centri commerciali e abituata a giornate intere di spese pazze, è piuttosto strano.

Dopo aver ricevuto l’invito, chiesi subito a mia cugina se poteva accompagnarmi a comprare un abito da sera dopo la scuola e lei accettò. Mi venne a prendere a scuola e andammo direttamente al centro commerciale.

Fu una ricerca davvero difficile. Non volevo un semplice abito da sera. Ma proprio quell’abito. L’abito che senti tuo appena lo vedi. Per cui provi una specie di amore a prima vista.

Passarono i secondi, i minuti e infine ore a cercarlo. Ma proprio quando stavo per rinunciarci, eccolo lì. In tutto il suo splendore. Lo puntai come un cane punta l’osso e mi avvicinai alla vetrina. Era un elegante vestito di seta color blu scuro con spalline argentate.

-Wow. Mia cara cugina, lo farai secco- disse Cat e ci scambiammo uno sguardo complice nel riflesso della vetrina.

Sì, era assolutamente quello giusto.

 

Eccoci alla resa dei conti. Adesso che ci sono, mi sento agitata.

Mia cugina capendo il mio stato d’animo, prese la mia mano tremante.

-Stai tranquilla. Andrà tutto bene- mi disse.

Le sue parole mi lasciarono in uno stato di confusione totale. Che voleva dire? Era lei quella che si doveva chiedere il motivo del mio nervosismo. Insomma, era bizzarro che io fossi così per una festa. Sia Catherine che David non sanno del piano di Marcus. Vero?

Non ebbi tempo di pensarci troppo a lungo che sentii lo sguardo di qualcuno addosso. In molti si erano girati a guardare me e i miei cugini appena entrati e non li biasimavo proprio. Cat era bellissima nel suo stupendo abito viola con una spallina fatta di fiori di gemme che scendeva di lato all’altezza della vita.

Anche David era stupendo nel suo smoking nero. Se non era mio cugino, ci avrei fatto sicuramente un pensierino. E sì, lo ammetto. Da piccola, avevo avuto una cotta per lui.

Tutti quegli sguardi mi mettevano a disagio, mi interessava lo sguardo di una sola persona in quella sala. Ed eccolo là. In tutta la sua maledetta bellezza virile. Era affascinante come sempre e in quel momento stava guardando proprio me con uno sguardo perso. Forse era già ubriaco.

Con la maschera non mi aveva sicuramente riconosciuto mentre io lo avevo capito che era lui dalla prima occhiata. I maschi sono sempre così idioti.

Rimanendo con quella faccia da ebete, mi raggiunse e si presentò. Dongiovanni da strapazzo. Non sa che sono io ma ci prova comunque. Trattenni la rabbia, dopo gliel’avrei fatta pagare. Accettai il suo invito a ballare e mi lasciai trasportare in mezzo alla pista con tutti gli altri ospiti danzanti.

Mi era mancato tantissimo. Prima quando mi aveva baciato la mano, mi era corso un brivido lungo la schiena. Questa sera gli avrei fatto cambiare idea su di noi. Lo giuro su me stessa.

Non uscì più una parola tra noi. Anche una sola avrebbe potuto rompere l’incantesimo intorno a noi due che ci estraniava dal mondo esterno. Mi prese per un fianco e per la spalla per cominciare il valzer. Un ballo che odio ma che ho dovuto imparare in… cinque ore! Sì, avete capito bene, cinque dannate ore. Cosa mi tocca fare per amore.

Le note, la musica mi inebriò e ballai sentendomi come tra le nuvole. Era una sensazione bellissima. Per tutto la danza non abbiamo fatto che guardarci negli occhi. Quegli amati occhi ambrati.

-Raf- sentii uscire dalle sue labbra ed io sentii un tuffo al cuore. Mi aveva riconosciuto?

-Come… scusi?- gli chiesi sforzandomi di sorridere disinvolta ma sentii che stavo tremando.

Lui si fermò facendo fermare anche me in mezzo alla sala.

-Sei proprio tu, Raf?-

Me lo chiese con uno sguardo talmente intenso e pieno d’amore che non riuscii più a continuare quella falsa. Delle lacrime cominciarono a uscirmi, le sentii scendere sulle guance.

-Sulfus… io…- ma non potei dire altro che lui mi strinse a sé. Io annegai nel suo abbraccio dando sfogo alle mie lacrime e non mi importava che c’era tutta quella gente a guardarci.

Chiusi gli occhi assaporando ancora di più il suo calore ma quando li riaprì, vidi in lontananza Kabalè. Era sempre bellissima, sembrava un’oscura dea del caos con il suo provocante ed elegantissimo abito nero e il trucco un po’ pesante. E in quel momento ci stava guardando con uno sguardo carico di odio e gelosia. Stava per venire verso di noi quando vidi i miei cugini fermarle la strada e che cercavano di distrarla da fare una scenata.

A un certo punto, sentii Sulfus irrigidirsi come se si fosse accorto solo ora di quello che aveva fatto. Si staccò da me e mi guardò sconvolto.

-Scusami. E’ stato un attimo di debolezza- disse con voce roca.

Cosa? Te lo faccio vedere io un attimo di debolezza. Sono stanca delle sue paranoie e di piangere per lui.

-Sulfus…- cominciai ma lui, dopo un ultima occhiata piena di tormento, mi lasciò lì per andarsene di fuori in terrazza.

Ma di solito non sono i maschi a rincorrere le gentil donzelle? Com’è che le parti si sono invertite? Non è proprio come ho letto nei romanzi d’amore. La mia storia è decisamente più complicata.

-Che fai ancora qui? Vai da quello stronzo- disse una voce alle sue spalle. Una voce amica.

Anche Gas era presente come invitato e mi sorrideva incoraggiante.

Annuì decisa e andai da lui.

 

****************************

 

Niente panico, niente panico. Continuai a dirmi mentre fuggivo - sì, lo ammetto, è una vera e propria fuga – verso la terrazza. Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria, cazzo. Ma da quando sono diventato così rammollito? Stringendola a me capii che era lei. Non poteva essere nessun’altra. Solo lei riusciva a farmi sentire così, a provocarmi questi sentimenti. Penso, in cuor mio, di averla riconosciuta già al primo sguardo stasera ma ero stato talmente preso dalla sua bellezza da non accorgermene subito che era sicuramente lei. L’unica in grado di farmi battere il cuore a mille.

Ho perso il controllo e l’ho stretta a me di fronte a tutti gli invitanti. Già non me ne importava un cazzo di chi c’era alla festa e ancora meno me ne è importato quando l’ho abbracciata. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che l’avevo toccata.

Arrivai in terrazza e feci un bel respiro profondo. Sì, Sulfus. Inspira e espira, inspira e espira.

-Sulfus- mi chiamò la voce più melodiosa del mondo. Ok, sono completamente andato.

-Che ci fai qui? Torna dentro che fa freddo- le dissi senza nemmeno voltarmi a guardarla.

-No, non me ne andrò. Non sarai mai più solo, Sulfus- disse e sentii dal rumore dei tacchi che si stava avvicinando a me. Conoscendola le staranno facendo un male cane.

-Non ti avvicinare!-

Lei non mi diede retta e a un tratto mi sentii stringere da dietro. Vidi le sue braccia avvolgermi e sentii il calore che emanava, nonostante l’aria fredda intorno a noi.

Era quasi estate eppure per me era sempre stato inverno. Il freddo e il buio hanno regnato per anni dentro di me. Ma ora c’era lei e il suo meraviglioso calore, lei era la mia luce.

-Ti prego… ti prego… basta scappare- mi disse con il volto chino sulla mia schiena. Dalla voce rotta capii che stava piangendo. Merda!

-Raf… non posso…-

-Sì che puoi! Io ti amo, cazzo! Non voglio perderti-

Sbaglio o aveva appena detto cazzo? Nonostante la situazione, mi spuntò un sorriso.

-Che fine ha fatto il mio angelo biondo? E’ stato cacciato dal paradiso e ha trovato riparo tra i volgari demoni dell’inferno?-

-Quell’angelo non è mai stato un angelo. Solo una donna comune che ama un uomo comune- mi rispose staccandosi da dietro di me per fronteggiarmi e guardarmi dritto negli occhi.

-Ti amo anch’io, donna comune. Ma… ho paura. Odio ammetterlo ma ho paura di quello che può succedere in futuro. Hai rubato il mio cuore e hai anche il potere di spezzarlo se un giorno ti stancherai di me- la guardai affranto.

-Non mi stancherò mai di te, Sulfus. E’ vero, non sappiamo cosa può riservarci il futuro ma so che adesso ti amo tantissimo a tal punto da rischiare il tutto per tutto per stare con te. So che sei rimasto scottato già una volta però io non sono loro e te lo dimostrerò. Lascia che ti dimostri il mio amore!- disse prendendomi il viso e accarezzarlo. –Dacci una possibilità-

Darci una possibilità… cosa posso rispondere…

Ma senza darmi il tempo per riflettere ancora, sentii le sue labbra premute sulle mie. A quel punto, niente aveva più importanza. Potevo anche dimenticarmi del mondo esterno e rimanere così per sempre, con lei accanto.

Approfondii il bacio e introdussi la lingua assaporando ancora di più quell’attimo di amore e passione. Aveva ancora molto da imparare sui baci ma io ero ben disposto a insegnarle ogni cosa.

Mise le sue braccia intorno al mio collo e si strinse di più a me. Sentii il suo seno premuto sul mio petto e le presi i fianchi avvicinandola ancora al mio corpo. Tutto ciò mi mandava sempre più in estasi e non sapevo quanto avrei resistito.

-Amami, Sulfus- sussurrò inebriata dal bacio.

Due parole e cedetti completamente.

-Sì, Raf- la baciai ancora. –Sei mia- un altro bacio. –Solo mia-

Continuai quella raffica di baci scendendo sul collo e sulle spalle. Avevo lottato invano. Non c’era rimedio al mio amore per lei.

Durante quelle effusioni, la spinsi delicatamente al muro e la mia mano scivolò sotto la sua gonna alzandoglielo fino ai fianchi. Le accarezzai una coscia procedendo a stuzzicare la sua scollatura con i baci ma quando avvicinai la mano all’interno coscia, vicino alla sua femminilità, sentii quanto era bagnata per me. Santo Cielo!

Questo mi riportò alla realtà. No! Non potevo farlo, non qui. Era vergine, cazzo. Non potevo permettere che la sua prima volta fosse su un freddo muro. Complimenti, Sulfus, sei proprio una bestia.

-No, aspetta Raf. Non possiamo farlo qui- dissi con voce roca staccandomi, con grande difficoltà e rammarico, dal suo corpo voglioso. Ero molto eccitato ma il mio amichetto in basso avrebbe aspettato.

-Perché no? Io ti voglio- disse. Oh no! Non guardarmi così, ti prego. Così desiderosa e sensuale…

-Anch’io ti voglio da morire ma meriti di meglio come prima volta, angelo mio-

-Sulfus, a me va bene qualsiasi posto, basta che sia con te- disse cercando di riabbracciarmi. Io indietreggiai.

-No, per favore. Almeno per una volta voglio fare le cose per bene- sospirai per riprendermi pian piano. –Vieni con me- le dissi e prendendola per mano la trascinai con cautela al piano superiore verso la mia camera stellata. Lì sarebbe stato perfetto.

-Sono alla tua mercé, mio diavolo- mi disse sorridendomi provocante ed entrammo nella stanza.

Al diavolo tutti quanti, quella notte si sarebbero amati e nessuno gliel’avrebbe impedito. Io ero suo e lei era mia. Nessun altra cosa era importante.

 

Continua…

 

Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Ho aggiornato prima di Natale, yuppi! Che ne pensate? *-* Nel prossimo chappy ci sarà senza dubbio una scena hot. Moderata per via del rating arancione, casomai in futuro provvederò a fare una one-shot a parte dove approfondirò la scena. Poi vedremo. Ho voluto a tutti i costi aggiornare adesso per regalarvi appunto questo capitolo come augurio di Buone Feste. Spero abbiate gradito e scusatemi se la scena in terrazza vi ha un po’ deluso, devo ancora migliorare nel descrivere le scene di passione. E a proposito di descrizioni, eccovi i vestiti di Raf e Cat alla festa.

Raf: http://i.imgur.com/KdeSG4u.jpg

Cat: http://i.imgur.com/FOCQA7E.jpg

Mi sembra di aver detto tutto. Buone Feste a tutti! Alla prossima <3

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Capitolo 34
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32

 

Oh mio Dio… non era per questo che l’ho seguito. Eppure lo voglio. Eccome se lo voglio ma ho anche paura di deluderlo. Sulfus era abituato a ragazze più esperte e dubito che avesse mai avuto a che fare con una vergine. Non sapevo come comportarmi, lui avrebbe dovuto insegnarmi molte cose. Mi sentivo intraprendente ma allo stesso tempo timida. Lorena mi aveva accennato qualcosa al riguardo ma non è che ci avevo capito tanto. Ancora peggio a scuola quando c’era educazione sessuale col classico filmino con l’ape e il fiore. Stupida lezione e stupida fifa. Dai, Raf! Non sei una codarda.

-Ripensamenti, angelo mio?- mi chiese Sulfus guardandomi preoccupato per un eventuale rifiuto.

-Assolutamente no. Solo che…- arrossii.

-Che?- mi accarezzò il viso con uno sguardo pieno di desiderio e amore.

-Ho paura di essere una delusione per te. Insomma… io… non l’ho mai fatto prima e potrei non superare le tue aspettative. Potrei…- ma non mi lasciò finire che mi baciò con un ardore da lasciarmi senza fiato.

-Non dirlo nemmeno per scherzo. Ti amo e sono felice di essere il primo. Ma ho anche paura-

-Paura di cosa?-

-Di farti male. Essendo la tua prima volta, proverai dolore all’inizio e purtroppo non posso evitarlo. Cazzo, preferirei morire piuttosto che farti male- me lo disse con un tale rammarico che ebbe l’effetto di cancellare tutti i miei dubbi e insicurezze. Se possibile, lo amavo sempre di più, e anche se avrei provato dolore non mi importava. Se era lui andava bene. Voglio che sia il mio primo in tutto. Ha avuto il mio primo bacio, ora avrà la mia prima volta nel fare l’amore. Non sesso. Quello che stavamo per fare era amore.

-Raf, se vuoi fermarmi fallo ora o mai più- disse con voce seria. Mi desiderava ma non mi avrebbe mai costretto.

Non lo avrei rifiutato per nulla al mondo. Era mio ed io ero sua. In risposta lo baciai. Un bacio pregno di tutto l’amore che provavo per lui. Era una risposta più che soddisfacente per entrambi e lui non ebbe più esitazioni.

Non c’era più spazio per le parole in quella stanza. Eravamo illuminati solo dalla luce della luna che filtrava dalla finestra e come sfondo della nostra passione c’erano le stelle al soffitto che avevo dipinto per lui. Era tutto bellissimo, perfetto. Non potevo desiderare di meglio per la nostra prima volta.

Avrei ceduto anche in terrazza prima per l’effetto devastante che mi faceva lui. Sì, mi sarei fatta possedere anche in terrazza, in quel muro. Santo Cielo! Sulfus mi ha trasformato in una svergognata!

Senza staccare il nostro contatto con le labbra, mi prese in braccio e mi distese delicatamente sul letto, continuando a baciarmi.

Mi spogliò pian piano, baciando e assaporando ogni centimetro del mio corpo che liberava dai vestiti. Io gemevo senza ritegno godendomi le sue attenzioni e presto anche i suoi vestiti finirono a fare da tappeto ai piedi del letto. Non sapevo che fare ma allo stesso tempo ero curiosa e pronta a fare qualsiasi cosa per dargli piacere.

Rimanemmo entrambi in intimo e restammo un attimo a guardarci. Era così bello, il suo corpo era da mozzare il fiato, il migliore che abbia mai visto. Non che io abbia visto uomini nudi tuttavia ne ho visti di torsi nudi di giovani operai o degli atleti della mia scuola per poter fare un paragone.

Il mio sguardo scese giù verso i suoi boxer e ci rimasi. Mio dio, anche se il suo amichetto era ancora coperto riuscivo comunque ha vedere quanto era dotato. Sarebbe riuscito ad entrare dentro di me? Calma Raf, calma!

La mano di lui mi prese a coppa il viso alzandolo per fare in modo che lo vedessi in faccia. Mi stava sorridendo poi il sorriso si spense e catturò le mie labbra in un bacio delicato, non famelico. Come per rassicurarmi.

Mi tolse il reggiseno e i suoi occhi dorati brillarono ancora di più nell’ammirare il mio seno. Non ero piatta ma nemmeno molto formosa. Mi imbarazzava il suo guardo e tentai di coprirmi con le braccia. Sulfus me lo impedì e tenne le mie braccia bloccate ai lati della mia testa mentre con la bocca andò a stuzzicare un capezzolo.

-Ah!- sussultai ed ebbi delle scariche di piacere in tutto il corpo. Mi sentii sempre più calda e vogliosa nel basso ventre.

Finito di torturare un seno, passò all’altro, e lasciando la presa sulle mie braccia con una mano scese verso il fulcro della mia femminilità. Scostò le mutandine e con le dita toccò il mio luogo più intimo, dove nessun uomo era arrivato prima di lui.

Mi irrigidii e tenevo le gambe ben serrate.

-Shhh… va tutto bene. Voglio solo abituarti per quando entrerò dentro di te. Rilassati- mi sussurrò all’orecchio.

Feci come mi disse lui o almeno ci provai a rilassarmi.

E dopo qualche minuto ancora di preliminari, fui sua.

 

***************************

 

 

Fu l’esperienza più bella e anche la più angosciante di tutta la mia vita. Non mi era mai successo prima di sentirmi così soddisfatto ma ero anche molto amareggiato per averle fatto male. Purtroppo Madre Natura ci aveva fatto così, avrei dato qualsiasi cosa per fargli passare il dolore. Ma ciò che più mi rendeva felice era che Raf ora era mia e che il mio amichetto era di nuovo erezione dopo un sacco di tempo. L’astinenza era stata dura, eccome se lo era stato. Per uno di sani appetiti come me era stata una tragedia non possedere una donna così a lungo ma ne era valsa la pensa. Adesso mi importava solo del presente e della ragazza che amavo.

Mi alzai dal letto, c’era una cosa che andava fatta.

-Dove vai?- mi chiese lei guardandomi con uno sguardo sognante. Era ancora preda dell’orgasmo che aveva avuto da poco. Vedere il suo corpo arrossato, i capelli selvaggiamente disordinati, la bocca gonfia e arrossata… sapere che sono stato io a ridurla così mi eccitava tantissimo e aumentava il mio ego maschile.

-Vado al bagno a prendere qualcosa per pulirti-

-N-non ce n’è bisogno davvero…- arrossì ancora di più. Era imbarazzata e non solo perché volevo pulirla e prendermi cura di lei ma scommettevo che era anche perché ero nudo e non mi ero coperto nemmeno con una vestaglia per andare al bagno. Ci ero abituato a girare per la stanza fregandomene del pudore ma lei, essendo ancora inesperta sul sesso e da pochissimo non vergine, era ancora timida.

-Non preoccuparti. Voglio prendermi cura di te- dissi sorridendole.

Entrai in bagno e presi un piccolo asciugamano e lo bagnai.

Tornai da lei e scostando le lenzuola, le aprii le gambe delicatamente. Guardai con felicità mista a rammarico le macchie di sangue sul lenzuolo. Felicità per essere stato il primo e d’ora in poi l’unico. Rammarico per averle procurato un tale dolore.

Lei, dopo varie proteste, si lasciò pulire in mezzo alle cosce. La vidi sussultare e quindi provai a fare più piano e con delicatezza. Non ero pratico di queste cose visto che era stata l’unica vergine con cui sia stato. Le altre ragazze l’avevano persa già da un pezzo la purezza ed erano molto esperte.

-Sulfus…-

-Sì Raf?-

-Ti sono… piaciuta? Ti ho soddisfatto?- mi chiese titubante.

-Che domande! Pensi che avrei un erezione perenne se non mi fossi piaciuta? Ti desidero in continuazione, guarda come mi hai ridotto- sbuffai.

-SULFUS!- urlò scioccata.

-Oh andiamo! Ti amo e mi sei piaciuta da morire. Tu piuttosto tutto bene? Era come te l’eri immaginato o ti ho deluso?-

-Stai scherzando? Sei stato magnifico. Grazie a te ho avuto una prima volta indimenticabile. Ti amo anch’io, lo sai- disse con un luminoso sorriso. Stavolta fui io ad arrossire. Ero io ad esserle grato, per avermi fatto sentire amato. Mi aveva donato la cosa più preziosa che aveva ed era stato bellissimo fare l’amore. Questa era una notte che non avrei mai dimenticato, la migliore della mia misera vita.

La baciai un ultima volta per poi sdraiarmi di nuovo al suo fianco. Avrei voluto possederla ancora e le mie parti basse mi dolevano ma non potevo. Lei aveva bisogno di riposare ed era tutta indolenzita. Non era assolutamente il caso di farle ancora male.

L’indomani ne avremo avute di cose da dire tuttavia l’unica cosa a cui volevo pensare adesso era lei e al suo dolce profumo.

Ci addormentammo uno tra le braccia dell’altro, stanchi ma felici.

 

Continua…

 

Oooook, ho cercato in tutti i modi di moderarmi per il rating arancione e spero di esserci riuscita. Ho già pronta anche la versione più hot di questo capitolo e in giornata o domani lo posterò ;) Certo che non è facile descrivere le scene di sesso. Tra leggerle nei romanzi e nelle altre ff e scriverle c’è un enorme differenza. Come sempre, spero di non avervi deluso e mi scuso per il ritardo. Sono già ritardataria di mio ma il fatto che dovevo scrivere una scena importante come questa ha richiesto più tempo per renderla decente ai miei cari lettori. Per ogni dubbio, perplessità o anche per avvisarmi di vari errori, sentitivi liberi di dirmelo in qualsiasi momento. Le critiche costruttive sono sempre gradite per migliorare, almeno io la penso così ;) Grazie e a presto!

Himeno

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Capitolo 35
*** Capitolo 33 ***


Capitolo 33

 

Wow… è stata la notte più bella, più magnifica, più sensazionale, più indimenticabile – sì, insomma avete capito - della mia vita. Mi sono svegliata da poco e fuori è ancora buio. Sono rimasta a guardare il volto dormiente di Sulfus con aria sognante per poi spostare lo sguardo lungo il suo corpo coperto a malapena dal lenzuolo. Arrossii. Era davvero stupendo ed era mio.

Ero crollata quasi subito dal sonno dopo che lui mi ha pulito nella mia intimità ancora un po’ indolenzita. Non mi meravigliavo che le donne facessero a gara per averlo almeno per una notte nel loro letto. Questo pensiero mi fece venire una fitta di gelosia e decidi di distoglierlo subito. Non volevo fare quei pensieri mentre ero tra le sue braccia. Questo momento era solo nostro. Troppo bello per poterlo rovinare con la mia stupida gelosia.

Mi strinsi di più a lui e provai a rimettermi a dormire. Sarà stato il calore del suo corpo, il respiro che mi accarezzava i capelli, il suono del suo cuore che batte a rilassarmi ma fui accolta di nuovo dalle braccia di Morfeo in un istante.

 

Correvo con il sorriso sulle labbra. Ero felice. Tutto intorno a me era bellissimo. L’erba morbida mi accarezzava i piedi nudi a ogni passo e i colorati fiori di campo accompagnavano la mia corsa.

Indossavo un vestito leggero bianco con le maniche a sbuffo e la gonna svolazzante mi arrivava all’altezza delle ginocchia.

Qualcuno mi rincorreva e mi chiamava. Era un richiamo dolce dalla sfumatura seducente. Sulfus.

Stavamo giocando e lui stava per raggiungermi.

-Tanto non mi prendi!- esclamai quasi senza fiato.

-Questo è tutto da vedere- mi rispose lui ridendo.

Rallentai non facendocela più e a quel punto mi prese. Cademmo per terra ridacchiando come scemi. Era strano vedere questo lato di Sulfus così tenero. Prima era sempre scorbutico e odioso e adesso sorrideva e mi trattava in maniera gentile e premurosa. Possibile che l’amore era in grado di fare ciò? Anch’io mi sentivo cambiata e grazie a lui.

Rimasi distesa in quella magnifica superficie variopinta a respirare il profumo dei fiori e a guardare il cielo azzurro sopra di noi. Non c’era una nuvola, solo il sole cocente.

Lui si mise sopra di me poggiandosi sui gomiti per non pesarmi troppo addosso.

-Ehy- gli sorrisi. La felicità sprizzava da tutti i pori.

-Ehy- disse con un tono roco e malizioso per poi baciarmi il collo poi il solco tra i seni.

-Non mi lascerai mai, vero? Starai sempre al mio fianco, Sulfus?-

A quel punto smise un attimo di baciarmi per poi guardarmi negli occhi pieni di amore e desiderio per me.

-Te lo giuro. Per quanto valga la mia parola di diavolo, ti prometto che starò sempre con te- mi rispose serio per poi aggiungere in tono divertito. -Non sarà facile liberarsi di me, ti starò addosso finché non mi supplicherai di lasciarti andare. E anche in quel caso non credo che lo farò-

-Neanch’io voglio che tu lo faccia. E non succederà mai che io ti supplichi di allontanarti da me- allungai una mano per accarezzargli il viso per poi stampargli un lieve bacio sulle labbra a cui lui rispose subito con passione.

-Ti amo, Raf-

-Ti amo, Sulfus-

Poi a un tratto lo scenario cambia. Non sono più in mezzo a un campo fiorito ma intorno a me c’è il buio. Sono ancora distesa ma non c’è più Sulfus sopra di me a baciarmi. Che cosa succede?

Mi rialzo in fretta e mi guardo in giro. Niente.

Vedo solo nero ma riguardo un'altra volta da una parte all’altra finché non vedo una figura in lontananza. Mi da le spalle ma sono sicura che è il ragazzo che amo.

-Sulfus!- lo chiamò mentre corro verso di lui. Non si gira verso di me, non si muove.

Continuo a chiamarlo e quando sto per raggiungerlo, alla fine si volta a guardarmi. E’ Sulfus ma sembra più un ombra del Sulfus che conosco. Non è quello che mi stava amando sotto il sole in quel prato.

Mi blocco e poi dal suo volto inespressivo vedo uscire delle lacrime.

-Mi dispiace-

Solo quelle due parole gli escono dalla bocca per poi essere inghiottito dalle fiamme uscite all’improvviso dall’oscurità. Questione di un attimo e me lo vedo sfuggire via lasciandomi sola in mezzo a un cerchio di fuoco.

Urlo il suo nome nella speranza che ritorni ma non serve a niente.

-SULFUS!-

 

E a quel punto mi sveglio. Ho la fronte madida di sudore e il respiro affannato. E Sulfus è vicino a me nel letto che mi guarda preoccupato.

 

**************************

 

Mi svegliai di soprassalto. Il mio nome urlato da lei mi ha fatto raggelare il sangue nelle vene.

In un attimo sono lì che la guardo con preoccupazione. Lei si volta verso di me con la faccia sconvolta e non posso fare a meno di accoglierla tra le mie braccia.

-Calmati Raf… Tranquilla, ci sono io qui con te- dissi cercando di calmarla.

-Sulfus…- fa uscire il mio nome come un soffio. Come se gli costasse fatica parlare.

-Sono qui- la accarezzai piano. Ero un po’ impacciato ma, cazzo, era la prima volta che consolavo qualcuno. Non mi capita tutti i giorni di abbracciare e coccolare una ragazza figuriamoci una in lacrime. Ma lei è colei che amo. Colei che ha il mio fottuto cuore.

Sentii che pian piano si stava rilassando e il respiro tornava regolare. Chissà che le sarà preso? Che cosa avrò sognato di così terribile?

-Va meglio?-

Lei annuì e si allontanò un poco da me per guardarmi in viso.

-Che cosa è successo?- le chiesi.

-Un sogno. Stavamo… stavamo in un prato fiorito a rincorrerci, siamo caduti e ci stavamo baciando sdraiati sull’erba…-

-E questo ti ha fatto urlare di paura?- le chiesi alzando un sopracciglio. Sapevo che non era quello ma volevo sdrammatizzare un po’. Lei non gradisce e mi lancia un occhiataccia.

-Ok ok, continua- la esortai.

-Poi tutto cambia. Si fa buio e intorno a me non c’è nessuno. Mi rigiro in continuazione finché non ti vedo. Sei a molti passi di distanza da me e mi dai le spalle, ti chiamo ma non mi rispondi né ti giri a guardarmi-

-Hai sognato che diventavo una specie di zombie?-

-Non sto scherzando Sulfus! E’ stato terribile-

-Ci credo. In versione morto vivente non devo essere uno schianto-

-Cretino! Non è quello il punto. Io vengo verso di te, infine ti giri e mi dici solo che ti dispiace. Dopo ciò vieni inghiottito dalle fiamme ed io rimango sola- rabbrividisce.

-Ehy angelo- le sorrido per poi prenderle il viso tra le mani. –E’ stato solo un brutto sogno. Io sono qui in carne ed ossa e non vedo fuoco in giro-

-Ma…-

-Non succederà che io ti lasci sola. Mai più, chiaro?- le dissi guardandola serio. Non la sto prendendo per il culo. Giuro che non la lascerò mai più. Abbiamo sofferto già abbastanza lontani l’uno dall’altra e un altro allontanamento sarebbe fatale per entrambi.

Fa un bel respiro e poi mi dona un timido sorriso. -Ok, mi fido di te-

-Bene. Tuttavia… se vuoi ti dimostro quanto sono vivo in questo momento- dissi con un sorriso malizioso facendola sdraiare. La sovrastai e cominciai a lambirle il collo.

Lei gemette e mise le sue braccia intorno al mio collo.

-Ti fa ancora male?- le chiesi ripensando che magari le doleva ancora sotto per via della verginità perduta. Per le palle di Lucifero! Sono diventato un vero smidollato ma non posso fare a meno di preoccuparmi per lei. Potrò continuare a comportarmi da demonio bastardo con gli altri ma con lei no. Raf ormai è il mio tallone di Achille e allo stesso tempo colei che mi da forza.

-N-no-

-Ti andrebbe un secondo round?-

-Come posso rifiutare a una proposta così allettante?- disse guardandomi con malizia.

Mi piace questa Raf peccaminosa. Non pensavo di creare un mostro di sensualità in una sola notte tuttavia mi sono ricreduto.

-Esatto, non puoi- le risposi. Ho di nuovo fame di lei. Prendo un altro preservativo e ci divertiamo di nuovo ad andare in paradiso. E, credetemi, se il paradiso fosse quello, ci andrei in quattro e quattr’otto. Anche se per me ormai le sue porte sono ben sigillate.

Al diavolo, mi basta avere accesso al corpo e al cuore di Raf e nient’altro è importante per me. Lei è mia e nessun’altro oserà toccarla. Non sono mai stato possessivo nei confronti di una donna. Ho avuto femmine di diverse età - tranne quelle over 50, ho un limite anch’io – ma mai, dico mai, mi sono sentito legato a loro. Solo una scopata e via per darci qualche ora di piacere e basta. Ma con Raf era amore e la sentivo mia come, sono certo, lei mi sentisse suo. Chiunque avrebbe provato a separarci, lo avrei rovinato con le mie stesse mani.

 

Quando riusciamo ad alzarci dal letto è ormai mezzogiorno inoltrato. Dalla fame di sesso siamo passati a quella del cibo e appena ci vestiamo, andiamo dritti in cucina.

Troviamo Tilda intenta a cucinare e quando si gira verso di noi sussulta. L’abbiamo colta di sorpresa, non si era proprio accorta che eravamo entrati.

-Oh ragazzi, che spavento mi avete fatto prendere. Siete entrati a passi felpati?- ci chiese.

-Scusaci, Tilda. E’ che… abbiamo una fame enorme e perciò siamo venuti qui direttamente- disse Raf.

-Ci credo che avete fame. Come se non sapessi che cosa avete fatto finora. Tutti chiedevano di lei, signorino, perché siete scomparso durante la festa. Lo sapranno tutti ormai dove eravate scomparso e con chi- sbuffò.

Io le lanciai un’occhiataccia. Avevo bisogno di cibo non di prediche.

Raf, vicino a me, arrossì, per poi biascicare qualcosa a proposito dell’andare un attimo in bagno.

Rimasti soli, Tilda comincia a fissarmi. Ok, mi sto incazzando.

-Dillo chiaro e tondo quello che vuoi dire invece di guardarmi come se fossi un violentatore di vergini. Ti ascolto-

-Spero che siate stato gentile con lei e che non la stiate prendendo in giro. Non se lo meriterebbe-

-Sto facendo sul serio stavolta-

-Veramente?-

-Sì. La amo come non ho mai amato nessun’altra. Ieri ho aperto gli occhi, non riusciamo a vivere senza l’altro-

-Bella scoperta. Ci ero arrivata prima di lei, signorino-

-La solita vecchia brontolona- sbuffai per poi guardarla serio. –Mi conosci da parecchi anni, Tilda. Sai del mio passato e di conseguenza perché sia stato così difficile per me ritornare a credere nell’amore-

-Lo so. E sono felice che finalmente si sia liberato dell’ombra di suo nonno e di sua madre. So che pensava di non meritarsi l’amore di Raf, ma si sbagliava. Lei è buono come lo era il fratello di suo nonno e come lo era…- si bloccò ma sapevo chi stava per nominare.

-Mio padre, vero?- finii la sua frase con il volto inespressivo. –Anche tu lo hai sempre saputo, avrei dovuto immaginarlo-

-Non è come pensa. L’ho scoperto per puro caso, origliando una conversazione tra il padrone e Marcus. Quest’ultimo mi scoprì e mi fece promettere di non farne parola con nessuno. Sono stata una tomba per tutti questi anni solo per rispetto ad un amico. Tante volte siamo stati tentati di dirglielo ma alla fine ci è sempre mancato il coraggio-

E’ questo che mi fa rodere ancora di più. Il fatto che se non avessi scoperto quella foto in camera di Marcus non avrei mai saputo la verità. Sarei vissuto nell’ignoranza per sempre. Ma ormai che senso ha rinfacciarglielo?

-Gli somiglio, vero? Per i capelli e i lineamenti, intendo-

-Sì. Era un giovane molto bello. Ha preso molto più da lui che dai Zolfanelli. Non è vero che è la copia di Paul-

-Per mia fortuna-

-Ero come una zia per lui ed era così felice della tua nascita. Quando Temptel gli diede la prima ecografia, la fece vedere anche a me e a Marcus. Toccava il cielo come un dito e non faceva che dire “Questo è mio figlio, il mio piccolo Sulfus”-

Cazzo, perché mi sta dicendo questo adesso? Mi fa ancora più male sapere che lui mi amava così tanto e che non ho potuto godere del suo affetto smisurato. Con lui sarei diventato una persona migliore, ne sono certo.

-Me l’ha detto anche Marcus ma è inutile rivangare il passato. Lui non c’è più e in me scorre anche il sangue del suo assassino- le dissi con aria afflitta.

-Signorino…- non riuscì a continuare che sulla soglia della cucina, si presentò Marcus con delle valigie.

-Marcus, che diavolo hai intenzione di fare?- gli chiese la cuoca.

-Quello che è giusto. Me ne vado-

E a quel punto, il mio cuore ebbe una stretta.

 

----------------------------

 

Eccoci qua! Odio essere ripetitiva però mi dispiace del ritardo. Sono stata parecchio indecisa su come strutturare il loro risveglio e poi mi è uscito fuori anche questa piccola chiacchierata tra Sulfus e Tilda. Siamo quasi agli sgoccioli ma prima succederà un ultima cosa che riguarda il sogno di Raf. Insomma, non le ho fatto avere un incubo per niente :P Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che mi auguro di non deludere mai. Se ci dovesse essere qualcosa che non va, errori che vi danno fastidio, non esitate a dirmelo.

A presto!

Himeno

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Capitolo 36
*** Capitolo 34 ***


Capitolo 34

 

I love the way you love me

The way you move me

It feels so good in your arms

I love the way you need me

The way you free me

You got me right where I belong

 

(Right Where I Belong - Charice)

 

Non avevo idea di essere una persona appassionata e insaziabile prima che Sulfus me lo facesse presente con tanto di dimostrazione. Siamo stati per ore a fare l’amore anche dopo il nostro risveglio ed è tutto dire. Avevo sentito che alcune dopo la prima volta, erano talmente indolenzite da non voler fare sesso dopo giorni oppure che trovavano qualche scusa per non farlo più perché hanno trovato l’esperienza deludente. Di certo non è il mio caso né l’uno né l’altro. Con un amante come Sulfus Zolfanelli, non puoi che volerne sempre di più. Mi meraviglio di me che credevo che quando l’avrei fatto sarei stata rigida come un manico di scopa o mi sarei talmente imbarazzata da scappare via. L’ho desiderato troppo ed è stato tutto perfetto invece. Lui mi ha anche assicurato che sono stata magnifica e nel caso mi avrebbe fatto volentieri da insegnante. Questo è solo inizio, figuriamo più avanti.

Siamo stati “occupati” fino alle 11,30 poi il tempo di farci una doccia – separati, non ce la facevo proprio ad affrontare un altro round sotto il getto d’acqua – e vestirci, siamo scesi di sotto a mangiare qualcosa. Appena arrivati in cucina, abbiamo visto Tilda indaffarata tra i fornelli e nel sentire quegli odorini invitanti, il mio stomaco brontolò.

Quello che successe dopo, mi imbarazzò fino alla punta dei capelli. Tilda guardava male Sulfus, sicuramente la donna stava pensando che ero un’innocente sedotta. Bè, più o meno. Che ero innocente, non c’è dubbio, Sulfus può testimoniarlo e anche il sangue sul lenzuolo. Sedotta, forse sono stata più io a sedurre lui ieri sera. L’ho provocato, ho abbattuto le sue difese e in risposta il suo tocco mi ha fatto sciogliere fino a dargli completamente anima e corpo.

Li lasciai per un attimo cercando di avvisarli tra un balbettio e l’altro che dovevo andare al bagno. Era solo una scusa per calmarmi un po’ e allontanarmi da quei due che si scambiavano occhiatacce. Non appena sarò uscita dalla cucina, avrà inizio la loro battaglia, presumo. Scusami, Sulfus. Scombussolata come sono ora non gli sarei di molto aiuto nell’affrontare Tilda. E poi non ne avrei il coraggio.

Alla fine, decisi di andare un attimo fuori a prendere una boccata d’aria. Il giardino è perfetto per chi voglia starsene un po’ tra le sue, almeno nelle ore in cui i giardinieri sono in pausa o sono in un'altra parte del vasto terreno dei Zolfanelli. Mi sedetti con un po’ di difficoltà sulla panchina in pietra – bè, Sulfus si è dato parecchio da fare, l’ho già detto – e non appena sento il contatto freddo sul mio sedere, sussultò. Non ho avuto molto tempo per riprendermi e devo ancora abituarmi all’”ardore” del mio ragazzo.

Adesso che sono sola, ho modo di pensarci. Ora ho un ragazzo, o meglio, un ragazzo che amo. Il fidanzamento con Gabi non avrebbe portato a niente di buono o piacevole. Non mi sarei mai sentita così bene tra le braccia del mio precedente fidanzato come lo sono tra quelle del Devil. Gabi non l’avevo scelto io mentre Sulfus sì. E’ bello poter scegliere e questo è successo perché sono stata trattata come un premio in un gioco d’azzardo. Non male. Meglio che non ci pensi troppo però, non sarà una cosa di cui vantarmi con le future generazioni.

-Signorina Raf-

Mi girai di scatto. Non avevo sentito arrivare la cameriera.

-Sì?-

-Ci sono delle visite per lei-

-Per me?-

A quanto pare è come se fossi tornata a vivere in questa casa e posso ricevere ospiti. Quando alla fine sono sempre stata un “ospite” anch’io qui. Quel qualcuno che è venuto a vedermi deve aver saputo che ho passato la notte con Sulfus o almeno che ho partecipato alla festa, se no mi avrebbe cercato a casa mia.

Seguo la donna fino al salotto e trovo un sacco di persone che conosco benissimo. Sgrano gli occhi.

-Angels? Ricky? Cathy e David? Che ci fate qui?-

Mio Dio, Cat e David erano con me alla festa e arrossii pensando che loro sicuro sanno che cosa ho fatto con il padrone di casa. Ma subito dopo, a scacciare il rossore, mi venne in mente il motivo per cui erano tutti qui in questo momento. Mi era sembrato strano il comportamento dei miei cugini alla festa quando hanno impedito a Kabalè di rovinare la mia riappacificazione con Sulfus. Possibile che loro tutti…fossero complici di qualche piano?

-Raf!- esclamano Uriè e Dolce andando ad abbracciarmi.

-Ehy ragazze- gli sorrisi. Ero così felice di vederle anche se ci vediamo quasi ogni giorno da quando andavamo all’asilo.

-Finalmente ha ceduto il bel diavoletto- disse Cat con malizia. Non era una domanda, era un affermazione bella e buona. Oggi direi che è la giornata dell’imbarazzo e del rossore. E’ da ore che non faccio altro che diventare rossa come un pomodoro. Datti una calmata, Raf!

-Come avrebbe potuto resistere. Nostra cugina è uno splendore. Ci avrebbe rimesso lui- sbuffò David incrociando le braccia.

Rimaneva solo Ricky che mi sorrideva sincero anche se con una punta di rammarico. Forse in fondo in fondo sperava che io e Sulfus non tornassimo insieme anche se mi avrebbe fatto un male cane un altro suo rifiuto.

-Sono contento per te, Raf. Davvero- disse guardando poi in basso piuttosto a disagio. –Ora è il momento che ti spieghiamo alcune cose-

-Già. Voglio sapere tutto quello che avete pianificato alle mie spalle- mi finsi oltraggiata.

-Era necessario. Te e Sulfus siete due testoni e senza il nostro aiuto forse ci sarebbe voluta un eternità a finché tornaste insieme- alzò gli occhi al cielo mia cugina.

-Concordo con lei, mia cara amica. Devi ammettere che per quanto determinata a riaverlo, avevi comunque bisogno di amici pronti a sostenerti- sorrise Uriè.

-Esattamente- annuì Cat.

-Ok ok, ora spiegatemi meglio tutto quanto. Sono tutta orecchie- misi il broncio per poi ammettere che avevano ragione.

Così mi raccontarono ogni cosa. Il piano era partito proprio da Ricky per poi essere “perfezionato” da Uriè. Dolce conosce i miei cugini – in più ha una cotta per David da anni - e li ha contattati per avere il loro aiuto il giorno del ballo. Questo significa che da quando sono venuti in città hanno fatto finta di niente. Sapevano già cosa c’era veramente tra me e Sulfus, non l’avevano letto nei giornali. Poi guarda caso, Marcus mi procurò un invito al ballo dove sono già stati invitati loro due.

-Bè. Non puoi immaginare quanto sia piccolo il mondo, biondina. Si dia il caso che colui che fa ripetizioni a Ricky sia anche amico del vecchio Marcus. Grazie a lui abbiamo avuto modo di parlare in segreto con il maggiordomo e organizzare il tutto. Il ballo è stata la nostra occasione d’oro che non andava sprecata- disse David.

-Non potevi andarci da sola così la vecchia volpe ha fatto in modo che arrivassero anche a noi gli inviti con l’aiuto del caro Gas che aveva il compito di gestire le partecipazioni. Marcus sapeva che alcune presenti avrebbero potuto rovinare tutto perciò abbiamo fatto in modo di distrarre la ragazza di ieri. Kabalè. Il resto toccava a te e alle tue… capacità seduttive- proseguì Cat facendo l’occhiolino.

Mio Dio, quante persone hanno aiutato me e Sulfus. Ero a tutti molto grata per questo e continuai a sentire quello che avevano da dire. Almeno finché non li abbracciai stretta e commossa dalla loro amicizia.

Grazie, Signore, per avermi messo sul mio cammino queste persone meravigliose.

 

 

*********************

 

 

Rags to riches or so they say
Ya gotta keep pushin' for the fortune and fame
You know it's all a gamble when it's just a game
Ya treat it like a capital crime
Everybody's doin' the time

 

(Paradise City - Guns N' Roses)

 

Questa non ci voleva proprio. Proprio adesso che ero felice delle ore trascorse con Raf, non poteva succedere anche questo. Ma il bello è che non riesco a far altro che guardare con una faccia da stoccafisso Marcus pronto a partire.

-Ti prego, dimmi che stai scherzando- disse Tilda fissandola sconvolta e arrabbiata.

-Mi spiace, Tilda. Ma è giunto il momento. In fondo ho sempre saputo che prima o poi avrei dovuto lasciare questa casa. Contiene troppi ricordi che fanno male- disse con sguardo basso.

Ricordi che riguardano mio padre, mio nonno e… me. Perché allora è rimasto se gli faceva male questo posto? Una volta morto Paul e ottenuto la sua vendetta avrebbe potuto andarsene a vivere lontano dai Zolfanelli.

-Perché?- riuscii a dire.

-Cosa?- mi guarda confuso.

-Perché solo ora? Se è vero che questa casa ti fa ricordare brutte cose perché sei rimasto? Avresti potuto farlo anni fa dopo la morte del non… di Paul-

-Davvero non lo sai, Sulfus? Pensavo l’avresti capito- disse con un sorriso amaro.

-Oh andiamo! Non mi verrai a dire che sei rimasto per me? Per il tuo adorato nipotino- lo guardai scettico. Ancora mi bruciano le sue menzogne. Mi ha mentito per anni, come faccio a sapere che non mente anche ora?

-Invece è proprio per te che sono rimasto in questo inferno. Ho sopportato, ho stretto i denti per prendermi cura del mio unico nipote. L’unica famiglia che mi è rimasta. Ogni volta che entro in garage, mi sembra ancora di sentire mio figlio armeggiare con le macchine. Mi sembra ancora di sentire la sua voce e di vederlo con i vestiti e il viso sporco d’olio. E ogni volta che guardo le rose arancioni in giardino mi ricordano mia moglie Dalia, morta nel dare alla luce Claud. Non ho più nessuno, solo ricordi amari. Mi sei rimasto solo tu, Sulfus, ma ora non hai più bisogno di me. Sii felice con la signorina Raf- disse scacciando le lacrime dagli occhi. Prese le sue valigie e fece per andarsene.

-Aspetta! Non osare andartene così! Mi devi ancora molte spiegazioni- lo fermai. Diciamo che la gentilezza non è il mio forte – cosa risaputa - ma non voglio che se ne vada. Cazzo, d’accordo che gliel’ho detto io in uno scatto d’ira tuttavia in quel momento non credevo a tutto quello che dicevo. Per un attimo, lo ammetto, avevo pensato che era meglio che se ne andasse, che si allontanasse per sempre da me. Ma ora che lo vedo così, pronto ad andarsene sul serio, non voglio che accada. Come ha detto, sono rimasto solo io della sua famiglia e, lasciando perdere la Temptel, è lo stesso anche per me. Ho solo lui, mio nonno.

Mi lancia un occhiata perplessa per poi annuire.

-Forse è meglio che andiamo da un’altra parte- disse guardando eloquente Tilda che era rimasta in silenzio ad ascoltare il nostro dialogo.

-Giusto. Scusaci un momento, Tilda- dissi per poi uscire dalla cucina. In effetti non è luogo adatto per fare lunghe chiacchierate soprattutto di tale importanza.

Solo che prima di uscire, lo obbligo a lasciare le valigie lì. Lui mi guarda male ma la battaglia la vinco io e con una smorfia lascia i bagagli e ci dirigiamo verso quella che è stata la camera di Magnus per molti anni.

Appena entrato, va verso un cassetto e tira fuori un album e un diario.

-Prima di andarmene, volevo lasciarti questi- mi spiega.

-Cosa sono?-

-Sono il diario e l’album di fotografie di Claud. E’ giusto che tu sappia tutta la verità. Se non ti fidi delle mie parole, magari crederai alle sue-

-Cosa ti fa credere che possa dare retta a delle scritte su un diario ammuffito?- incrociai le braccia.

-I diari sono custodi dei segreti più profondi di ogni persona. Sono come confidenti di cui puoi fidarti. Non sono come gli umani che possono tradire- mi fa un sorriso tirato.

-Non possono tradire ma non sono sicuri visto che chiunque può leggerli se vengono scoperti- sbuffò.

-Touché-

-Che cosa dovrei trovare qui dentro esattamente?- fissai il diario come fosse qualcosa di prezioso.

-La pura verità ed è un modo per conoscere un po’ tuo padre. Nell’album troverai anche delle foto mie e di mia moglie, nonché tua nonna-

Dopo un attimo di esitazione e un respiro profondo, aprii il diario e cominciai a leggere. Aveva una bella scrittura. Chiara e semplice. Mi incantai a leggere ogni singola parole ed era come se riuscissi a sentire tutte le emozioni che aveva provato Claud. L’unica cosa su cui non concordavo era il suo amore per Temptel. Lui l’amava sinceramente ma non in maniera malata come era stata capace lei. Mio padre era buono e avrebbe meritato una vita lunga e felice. Ed io… sarei stato contento di averlo come padre. Nonostante fosse giovane, sono sicuro che mi avrebbe amato e cresciuto bene.

Saltai alcune pagine per arrivare verso la fine del libricino. Mi irrigidii nell’intravvedere delle righe che parlavano di me o almeno di quel fagiolino che all’epoca stava nella pancia dell’arpia.

 

Temptel è molto strana ultimamente. Proprio oggi mi ha urlato contro dicendo di non volere questo bambino. Io le ho detto che non dovrebbe dire queste cose, un bambino è una benedizione. Una benedizione di cui sono già innamorato. Chissà se sarà maschio o femmina. L’importante è che nasca sano, è già stato un miracolo che la mia Temp sia rimasta incinta. Ma comunque quello che mi ha lasciato perplesso è la scelta che mi ha posto. O lei o il bambino. Non posso scegliere e lei non dovrebbe obbligarmi a farlo. La amo ma amo anche la nostra creatura. Non può pensare di abortire, non glielo permetterò.

 

Marcus, vedendo la mia espressione, andò a leggere, per poi sospirare.

-Non è una novità per te che Temptel volesse abortire ma quello che tu non sai è quanta determinazione aveva nel volerlo fare. Era furiosa con tutti, compreso Claud che lo accusava di amare il bambino più di lei. Era diventata gelosa del suo stesso figlio e voleva liberarsi di te. Nessuno era riuscita a fermarla nel suo intento tranne Paul. La minacciò e diede la colpa della pazzia della figlia a Claud. Odio ammetterlo ma sono grato a quel demonio di averti salvato. Ha ucciso Claud ma ha risparmiato te. Non so cosa avrei fatto se fossi rimasto completamente solo- gli uscirono di nuovo le lacrime. In quel momento, si sentiva davvero a pezzi, completamente devastato.

-Appena nato, mi affidarono a te. L’accordo era che tenevate la bocca chiusa sulla verità delle mie origini ma che almeno tu potessi stare con me, non è così?- dissi con sguardo assente.

-Esatto. Sei mio nipote, Sulfus. Per quanto sia stata una sofferenza non poterti dire chi ero veramente, mi sono accontentato di starti vicino- si soffiò il naso sul fazzoletto che aveva tirato fuori dalla tasca. –So che ti ho deluso e che è difficile per te credermi visto che ti ho mentito da sempre. Ma ti giuro che ti ho sempre voluto bene e sempre te ne vorrò. Il mio affetto per te non è una menzogna e non mi importa se per metà hai il sangue di Paul. Non è il sangue a fare di una persona quello che è-

Non so che dire e sento le lacrime premere per uscire dai miei occhi. Anch’io gli voglio bene tuttavia, merda, non sono tipo da sentimentalismi. E’ già tanto che mi sia “sciolto” con Raf.

-E’ meglio che vada ora. Rischio di perdere il treno- disse asciugandosi del tutto le lacrime e facendo un passo verso la porta.

-No!- riuscii a dire.

Lui si fermò.

-No-non voglio che tu te ne vada via… nonno-

Si girò di scatto a guardarmi con gli occhi lucidi.

-Cosa hai appena detto?-

-Nonno-

Appena lo ridico, mi sento le sue braccia che mi stringono. Che imbarazzo. Per tutti i diavoli, non voglio piangere, sono un uomo. Per giunta non sono abituato a queste smancerie tra uomini. Oh bè! Tanto non ci sta guardando nessuno, la mia reputazione non andrà in rovina.

Ricambio l’abbraccio un po’ impacciato ma felice di avere finalmente un nonno.

 

Continua…

 

______________

 

Su, ditelo che vi ho almeno un po’ commosso? :P Sarò una sadica ma vi voglio bene perciò niente morti o almeno non farò crepare i personaggi buoni ^^’ Manca poco alla fine e sto vagliando varie possibilità di epilogo. Dopo anni a scrivere questa storia, sarò sollevata e al tempo stesso triste nel concluderlo ma… c’est la vie! Potrò sempre fare vari spin-off o scene extra ;) Ora passo a farvi vedere un disegno fatto da EngyDragon che ringrazio di cuore e a cui dedico questo capitolo <3 Davvero grazie, sei un tesoro :3 A voi l’immagine del risveglio di Raf e Sulfus.

 



Se non riuscite a vederlo, andate in questo link, dove troverete molti altri suoi disegni su Angel’s friends!

http://engydragon.deviantart.com/art/GIFT-Love-Game-Raf-and-Sulfus-539811523

Ci diamo appuntamento al prossimo capitolo! A presto, lettori :*

Himeno

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 35 ***


Capitolo 35

 

Caro Diario,

sono già passate tre settimane da quando io e Sulfus ci siamo messi insieme. Tutto grazie a delle persone fantastiche che ci vogliono un bene dell’anima e che vogliono solo la nostra felicità. Da quando è stato chiarito tutto sembra che io e il mio Devil non riusciamo a separarci nemmeno un secondo. Perfino quando siamo a scuola sentiamo la mancanza l’una dell’altra e ci mandiamo messaggi a ricreazioni. I nostri amici ci prendono in giro dandoci degli sdolcinati piccioncini ma sono troppo felice. Sulfus sembra rinato e sorride più spesso. Marcus dice che è tutto merito mio ma non credo. E’ anche per merito suo che sta così bene. Ha un nonno che lo adora e che non lo lascerà più. Però quando il caro Marcus ha accettato di restare, Sulfus è stato chiaro al riguardo. Suo nonno non sarebbe più rimasto lì come maggiordomo. Posso capire la sua pretesa, ora che sa il legame che li unisce sarebbe doloroso lasciarsi servire da lui.

Sono rimasta a vivere a casa mia ma alcune volte rimango per più giorni a casa Zolfanelli. Non passa giorno che non stiamo insieme lui ed io. Da quando l’abbiamo fatto la prima volta, sono poche le notti che non facciamo l’amore. Non riusciamo a fare a meno l’uno dell’altra, solo con lui tocco il paradiso. Il mio rapporto con mio padre e Lorena non ha ancora fatto molto progressi e il fatto che sappiano ciò che facciamo io e il mio ragazzo non aiuta. Ahimè, la mia cara Lorena è all’antica e mi ha sempre raccomandato di perdere la verginità dopo il matrimonio. Con Sulfus è impossibile aspettare. Comunque a loro ci sto lavorando e spero con il tempo di ricreare la fiducia spezzata. Gli voglio bene ma è ancora fresca la delusione del loro comportamento. Quello che ora mi interessa è Sulfus e a farlo sentire amato ogni giorno della nostra vita. So già che non mi stancherò mai di lui e di dirgli “Ti amo”.

 

-Cosa stai scrivendo?-

Sobbalzai al suono della sua voce alle mie spalle. Chiudendo di scatto il diario, mi girai lanciandogli un occhiataccia. Il diavolaccio era chino su di me e stava cercando di sbirciare oltre le mie spalle.

-Sulfus, cavolo! Bussa prima di entrare, mi hai spaventato a morte-

-Sai che non busso mai nella stanza della mia ragazza, preferisco l’effetto sorpresa- sorrise malizioso.

-L’effetto spavento, vorrai dire. Guarda che l’ho notato che ti piace farmi sobbalzare- sbuffai, tenendo sigillato il diario dietro di me. Se lo avesse letto, sarei morta di vergogna. E’ troppo personale.

-Dai, non sono così maligno-

-No eh?-

-No- ridacchiò chinandosi in modo da baciarmi teneramente in bocca.

-Mi piace farti arrossire, mi piace farti sorridere, mi piace renderti bagnata ed eccitata solo per me…- continuò dandomi altri piccoli baci –E pensandoci, sì, mi piace anche farti sobbalzare ma non dallo spavento- disse allusivo per poi staccarsi piano.

-Sulfus!- arrossii fino alla radice dei miei capelli. A volte mi chiedo se mi ci abituerò un giorno ai suoi commenti maliziosi. Lui spera di no visto che ha appena ammesso che gli piace il mio rossore.

Lui, in risposta al mio imbarazzo, rise a crepapelle.

-Su, sbrigati. Ti ricordo che oggi stai da me- smise di ridere ma rimase il suo bellissimo sorriso.

-Hai ragione, scusami. Devo solo mettere il cambio in borsa e sono pronta-

Chiusi il diario al sicuro nel cassetto e andai a prendere un po’ della mia biancheria per cambiarmi nei prossimi giorni. Sulfus mi seguì e mi abbracciò da dietro mettendo la testa sulla mia spalla.

-Sai che se fosse per me potresti girare anche nuda- mi stampò un bacio alla base del collo.

-Non credo che tu voglia che anche Gas, Marcus, Tilda e gli altri della servitù mi vedano senza vestiti-

-Certo che no- sbuffò. –Credo che dovrò dargli qualche giorno libero, che ne pensi? Così rimarremo in casa solo tu ed io…- mi strinse ancora di più a sé, facendomi sentire la sua erezione. Mi girai di scatto sentendomi bollente.

-Frena! Chi ti dice che sono pronta a girare per casa nuda anche senza nessuno in giro?-

-Immagina noi due soli a baciarci e a fare l’amore dove capita senza togliersi in continuazione i vestiti. Sarà bellissimo, vedrai, ma soprattutto molto piacevole- mi prese di nuovo tra le braccia e mi sfiorò le labbra con le sue. Sentivo il suo respiro caldo solleticarmi il viso.

-Non…non hai detto che devo sbrigarmi?- chiesi con il respiro accelerato.

-Ho cambiato idea- disse e non mi diede il tempo di controbattere che mi occupò la bocca in un bacio affamato. Mi strinse fino a sentirmi soffocare dal suo calore e mi ritrovai attaccata al muro.

-Togliti le mutandine- mi ordinò con voce arrochita.

Obbedii senza oppormi. Non ne avevo alcuna intenzione, non lo avrei mai respinto e lui lo sa. I nostri desideri sono gli stessi. Tolte, vidi lui aprire la zip dei pantaloni liberando la sua erezione. Da una settimana, prendo la pillola perciò non mette più il preservativo. Mi ha assicurato che ha sempre fatto i controlli annuali ed è sano come un pesce perciò va bene. E’ una sensazione magnifica averlo dentro senza una barriera di plastica a dividerci. Pelle contro pelle. Mi spinse di nuovo addosso al muro e sollevandomi la gonna, mi prese le gambe per avvolgerle sul suo bacino. Entrò con forza dentro di me ed emettei un gemito di puro piacere. Sentii anche un leggero dolore perché non ero ancora abbastanza bagnata fino in fondo ma non mi importava. Godevo senza ritegno delle spinte sempre più profonde e sentii presto l’orgasmo arrivare. C’ero quasi.

Quando cominciai a varcare le porte del paradiso, Sulfus mi baciò selvaggiamente e dopo un altro paio di spinte raggiunse anche lui l’orgasmo svuotandosi dentro di me con un gemito gutturale.

Rimanemmo entrambi a riprendere fiato per qualche secondo poi lo baciai lievemente sul collo.

-Tu mi farai morire, angelo- sorrise parlando con voce arrochita dall’orgasmo appena avuto.

-Lo stesso vale per me-

-Non ne avrò mai abbastanza di te. Sei mia- mi baciò.

-Sì, sono tua-

Uscì piano da me e si risistemò i pantaloni. Io mi ripresi gli slip e rimisi a posto i miei capelli – durante l’amplesso me li aveva scombinati per bene.

-Ho capito che sei stato in astinenza per un bel po’ di mesi ma non credi di aver recuperato già da qualche giorno?- lo presi in giro ridacchiando. Santo cielo, ogni occasione è buona per fare sesso. Ovviamente non passiamo il tempo solo a fare quello, mi porta fuori al cinema, al ristorante, a fare passeggiate al parco o in montagna, alcune volte facciamo anche i compiti insieme. Veniamo da scuole diverse ma alla fine gli argomenti e le materie sono le solite cambia solo il livello di difficoltà.

Lui in risposta, scoppiò a ridere. -Credimi, anche se non fossi stato in astinenza, ti sarei saltato addosso in ogni caso. Sei peggio di una droga-

-E mettiamo che non volessi più fare sesso, resteresti comunque con me?- Sapevo già la risposta ma volevo comunque sentirla da lui.

-Sai che ti amo e mi offendi pensando che sto con te solo per il sesso. Rispondendo alla tua domanda, resterei con te. Ti starò accanto per sempre e anche se sarebbe dura non farlo con il desiderio enorme che ho di te, accetterei la tua decisione. Provo un piacere sublime a fare l'amore con te ma non ti costringerei a fare niente che tu non voglia-

Mi commossi alle sue parole.

-Ottima risposta, signor Zolfanelli- lo baciai dolcemente sulla bocca sorridendogli felice. -Ma puoi stare tranquillo. Non ti chiederò mai di smettere di fare l'amore- poi andai di nuovo al cassetto e ripresi a preparare il cambio.

****************

Il mio angioletto è strano ma amo anche questo suo lato. Da quando stiamo insieme è più maliziosa e provocatrice. Devo ammettere di aver creato un mostro, o meglio, un mostricciatolo di sensualità. Non mi ero mai sentito così vivo. Da quando c'è lei, la mia esistenza grigia è diventata ricca di colori. E' la prima ragazza con cui mi metto “ufficialmente”. Prima non volevo nessuno al mio fianco e le usavo solo le ragazze ma con Raf è stato da sempre tutta un'altra cosa. Il giorno dopo che ci eravamo riavvicinati, andai a comprarle un anello. Poteva sembrare un gesto parecchio affrettato ma volevo assolutamente che tutti vedessero che era già impegnata con il sottoscritto. Volevo darle qualcosa che dicesse a chiare lettere “OFF-LIMITS” a tutti gli uomini del mondo. Quando glielo diedi, fui strafelice di vederla euforica e commossa dal mio regalo. Lei in cambio mi diede una collana dicendo che così guardandone il ciondolo - a forma di infinito con incastonata al centro una piccola pietra azzurra come il colore dei suoi occhi – l'avrei sentita sempre vicino a me anche quando dovevamo separarci per qualche tempo. Per ora non è successo, siamo insieme ogni giorno e gli unici momenti in cui non ci vediamo è quando siamo a scuola e alcune sere quando siamo con i nostri amici. Le Angels e i Devils ancora non vanno molto d'accordo ma spero che un giorno riusciremo tutti insieme a fare almeno una conversazione civile in una tavola calda.

E' preoccupante quello che provo per Raf. Cazzo se è preoccupante! A volte ho addirittura paura di amarla in modo morboso come mia madre amava mio padre. Dopotutto la mela non cade molto lontana dall'albero. Ma alla fine non è così. Io amo in maniera profonda e sincera, non sono ossessionato da Raf. Più che altro la venero, la metto al dì sopra di tutte le donne della Terra. Sono possessivo e geloso nei suoi confronti ma l'ossessione è un'altra cosa ben peggiore. L'ossessione può portare a prendere senza preoccuparsi di niente e di nessuno, nemmeno dei sentimenti della persona che ami. Raf è parte di me. E' come se senza di lei non riuscirei a respirare, a camminare, a vivere. Ormai è diventata essenziale per me e perderla sarà la mia fine.

Merda, adesso faccio pensieri filosofici sull'amore. Mi sono proprio rincretinito. Sarà lei oppure i film romantici che mi costringe a vedere a influenzarmi in questo modo. Eh già! Da tre settimane, da quando stiamo insieme, almeno una volta a settimana abbiamo appuntamento al cinema, e almeno tre sere a settimana noleggiamo film e ce li guardiamo a casa sua o mia ingozzandoci di patatine e pop corn. Alcune volte partecipano anche i miei o i suoi amici a queste serate film ma dipende dal film che scegliamo. Kabiria e Gas non vanno pazzi per le love story , come me del resto, ma io ho imparato ad apprezzarli soprattutto per le scene hot. Mentre Uriè, Dolce e Miki non amano gli horror, proprio come il mio angioletto. La prendo spesso in giro per questo. Dovete sapere che è una vera fifona e si nasconde la faccia dietro il cuscino per non vedere le scene più raccapriccianti. Non sa che si perde.

-Terra chiama Sulfus. Ci sei?- mi richiamò alla realtà, Raf, sventolandomi davanti la mano.

-Come? Sì...-

-A cosa stavi pensando?- disse finendo di mettere i vestiti nel borsone del cambio.

-Niente di particolare. Hai fatto? Gas ci sta aspettando-

-Sì sì, ho fatto. Possiamo andare- si mise il borsone in spalla e uscimmo da casa sua senza salutare nessuno. Probabilmente Arkan era ancora al lavoro e Lorena a fare la spesa.

So che i rapporti con suo padre e Lorena non sono dei migliori ma a rallentare i progressi sono io. Quando vengo a casa di Raf, alcune volte li riesco a vedere e li saluto ma siamo tutti decisamente a disagio. Sopratutto con Arkan. Lui deve proprio odiarmi ma farò il possibile per fargli cambiare idea su di me, per amore di sua figlia. Poi perché, ammettendolo, neanche io provo molta stima per lui, ammetto le mie colpe del passato ma anche lui ne ha. Continuo a ritenerlo un pusillanime senza spina dorsale ma se voglio che le cose con Raf funzionino, devo cercare di andarci almeno un po' d'accordo.

 

Arrivammo subito a casa mia così che lei potesse sistemare la sua roba mentre io finivo di compilare alcune cose per l'azienda.

Durante il tragitto, Gas non faceva che parlare con Raf. Potrei esserne geloso se non sapessi che lei ama me e che Gas è un amico leale. Ho fiducia in entrambi e sono contento alla fine che siano diventati amici. Con Kabiria è un po' diverso. A lei piace la solitudine, è una specie di lupo solitario ma vedo che pian piano sta accettando la mia ragazza. Per quanto riguardo invece le Angels, loro si sentono un po' intimorite da me ma sanno che i miei sentimenti per la loro amica sono sinceri e pian piano sono sicuro di conquistarle.

-Ehy Sulfus!- mi chiamò Raf.

-Dimmi- mi staccai dalla scrivania e mi girai verso di lei.

-Potresti insegnarmi a giocare a poker?-

-Come mai questa richiesta?- alzai un sopracciglio.

-Così-

-Ma tu odi il gioco d'azzardo-

-Se giocheremo solo per divertimento, senza soldi, mi va bene-

-Ok, ci sto. Ci vediamo nella stanza stellata- le sorrisi malizioso e andai a prendere le carte con le fiches nella mia stanza. Ci sarà da divertirsi, già avevo qualcosa in mente per rendere le cose interessanti.

Preso il necessario, andai nella stanza che mi regalò al mio compleanno, dove lei si era già accomodata seduta sul letto.

-Ti insegnerò solo se prometti che dopo le prime dieci partite di prova, faremo lo strip poker- le disse subito. Strano ma non avevo mai provato lo strip poker per quanto dev'essere eccitante. Con Raf sarebbe un'esperienza magnifica. Gioco e sensualità, il mio miscuglio preferito.

Lei arrossì e stava aprendo bocca per protestare ma la richiuse mordendosi le labbra. Interessava anche a lei, non poteva negarlo la mia pervertita ragazza.

-D'accordo- acconsentì alla fine.

-Perfetto, cominciamo!-

Raf è un'ottima allieva che imparava in fretta. Non poteva ancora riuscire a battermi – nemmeno suo padre che in teoria è più esperto ci è riuscito – ma era già sulla buona strada. Mi piaceva giocare con lei, ridere spensierati, parlare di tutto come se fossimo amici da sempre.

Dopo le dieci partite, arrivò il momento che preferivo e il mio amichetto in basso era già sull'attenti per l'aspettativa del momento.

-Si dia inizio allo strip poker! A ogni partita persa, via un'indumento. Si finirà quando uno dei due sarà completamente nudo-

Lei annuì imbarazzata e non fece commenti. Mischiai le carte e diedi inizio alla prima partita. La farò spogliare lentamente per gustarmi meglio lo spettacolo.

Prima partita la vinsi io e lei si tolse con un sorrisetto una scarpa. Di questo passo, sarei arrivato a farle togliere il reggiseno e le mutandine tra una quindicina di partite. Ma sapevo pazientare.

La seconda rivinsi io e si tolse l'altra scarpa.

Una ventina di giocate dopo, in cui alcune volte la lasciai vincere per togliermi scarpe, calzini e maglietta – come le piaceva vedermi il petto! – arrivammo al punto a cui lei mancava solo le mutandine per restare del tutto nuda di fronte al mio sguardo eccitato. Scoppiai a ridere per il suo imbarazzo e non faceva che coprirsi il seno con le mani. Cosa inutile da fare visto che l'ho già vista nuda e stuzzicato quei seni diverse volte ormai.

-Sei davvero uno stronzo- mi lanciò un'occhiataccia.

-Ah sì! Continua. Sai che ogni volta che dici una parolaccia mi porti vicino all'orgasmo?-

-Scemo- mi colpì sulla spalla sinistra.

Risi a crepapelle e dopo un po' mi seguì anche lei. Tra tutte quelle risate rotolammo sul pavimento. Mi misi sopra di lei e il divertimento si trasformò subito in passione. Ci guardammo un'istante per leggerci il desiderio negli occhi e iniziai a baciarla con ardore mentre con le mani le tolsi le mutandine e le alzai le gambe sulle mie spalle. Mi sbottonai i jeans e stavo per introdurmi dentro il suo calore quando si sentì bussare alla porta.

Doversi fermare è una vera sofferenza. Sospirai frustrato e ringhiai contro colui che ci aveva interrotto.

-Chi è?-

-Scusatemi signorino ma le è arrivata una lettera da sua madre- mi avvisò il maggiordomo dall'altra parte della porta. Per sua fortuna non aveva provato ad entrare.

Adesso odio ancora di più mia madre, se possibile. Grazie al Cielo, se n'era andata un'altra volta dopo il ballo in maschera. Ma prima l'avvertii che se avesse osato tornare, l'avrei spedita in un reparto psichiatrico. Non voglio mai più vederla e sono stato chiaro al riguardo.

-Ok, aspetta un attimo- risposi all'uomo. Guardai dispiaciuto Raf sotto di me con il respiro affannato e in attesa per poi alzarmi. Mi richiusi i pantaloni e aprii solo per un secondo la porta per prendere la lettera e richiudergliela in faccia. Avrei potuto dirgli di lasciarmela in ufficio che l'avrei letta dopo ma avevo un brutto presentimento.

Aprii la busta cercando di nascondere il tremore nelle mani e lessi ciò che aveva da dirmi mia madre. Sbiancai.

-Sulfus?- mi chiamò Raf. Si era rivestita e mi guardava preoccupata.

Strinsi con rabbia la lettera fino a stracciarla e in poche parole le rivelai il contenuto della lettera.

-Mia madre sta per morire e vuole vedermi-

 

Continua...

 

Scusatemi l'immenso ritardo ma, come avrete letto alcuni di voi nell'avviso che ho tolto poco fa, ho dovuto dire addio al mio vecchio pc e ho aspettato settembre per avere conferma del “decesso” e comprarmene uno nuovo. Che ne pensate di questo capitolo hot? Ad alcuni miei lettori avevo anticipato che questo capitolo è la classica “quiete” prima della tempesta e così è. La tempesta si vedrà nel prossimo capitolo e avrà a che fare anche il sogno che ha fatto Raf. Non le faccio venire incubi per niente XD Ok, basta chiacchiere! Come sempre, mi auguro che vi sia piaciuto tutto ciò e vi ringrazio di cuore che continuate a seguirmi nonostante le lunghe attese. Mi raccomando, per qualsiasi cosa (errori di grammatica, ecc...) non esitate a scriverlo ;) Anche se non rispondo sempre alle vostre recensioni, vi leggo comunque.

Ah! Dimenticavo, sempre nell'avviso che ho cancellato, ho annunciato che ho un'account Wattpad dove ho messo anche lì Love Game. Lì aggiornerò leggermente prima che qua per il semplice motivo che per EFP devo sempre combattere con un fastidioso essere chiamato codice HTML XD mentre per Wattpad basta il semplice copia e incolla dal documento word. Vi lascio il link e se avete anche voi un account in questa piattaforma, ditemelo che vi aggiungerò ;) Sono agli inizi e devo ancora capire come funziona ma pian piano ci prenderò la mano :P

https://www.wattpad.com/story/43000420-love-game

A presto!

Himeno

 

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Capitolo 38
*** Capitolo 36 ***


Capitolo 36
Non credevo che nel sentire quelle parole mi sarei intristita e nemmeno lui a quanto potevo vedere. Il suo sguardo conteneva rabbia ma anche preoccupazione e dolore. Per quanto possa odiarla, è comunque sua madre e non può fare a meno di sentirsi così. Mi faceva male vederlo in quello stato, come se potesse crollare da un momento all'altro.
-Sulfus...-
-Sto bene, non preoccuparti- rispose subito. Teneva la testa bassa e gli occhi chiusi verso il pavimento.
Sentii freddo tutto a un tratto e solo allora mi ricordai di essere completamente nuda. Arrossii fino alla punta dei capelli e presi i miei vestiti per cominciare a coprirmi. 
-Cosa stai facendo?- mi chiese lui rialzando lo sguardo su di me impassibile.
-Secondo te? Mi prenderò un malanno se continuo a restare senza niente addosso- gli risposi confusa dalla sua domanda. 
-Sdraiati- disse solamente. Buttò la lettera per terra e si avvicinò a me. Lo guardai stranita pronta a rispondergli che non era proprio il momento per fare quello che aveva in mente ma qualcosa mi bloccò: i suoi occhi. Non c'era più l'allegria di prima che leggesse la lettera. Era distrutto ma ciò che stava per fare confermava ciò che pensai tempo fa. Per lui il sesso non era solo uno sfogo fisico, era ciò che usava per nascondere ciò che provava veramente. Cercava di liberarsi dei suoi fantasmi e dolori attraverso il possesso di corpi.
-Sulfus...- allungai la mano per accarezzargli una guancia e lui accettò la carezza baciandomi il palmo della mano.
-Ho bisogno di te, Raf-
-Sono qui-
Senza evitare il contatto visivo mi sdraiai e allargai le gambe. Voleva sentirmi vicina con il corpo e con l'anima e gliel'avrei permesso. Volevo fondermi con lui e assorbire durante l'amplesso il dolore che lo affliggeva. 
Fu un attimo e lo sentii dentro di me. Il mio urlo fu bloccato dalla sua bocca che mi stava baciando con bramosia e nel mentre le sue spinte si facevano sempre più veloci e profonde.
-Tu non mi lascerai mai, vero? Ti amo così tanto che potrei morirne- disse quasi al culmine fissandomi negli occhi con uno sguardo pieno di tormento.
-Mai. Starò sempre con te-
Poi non ci fu più spazio per le parole, con un'ultima forte spinta raggiungemmo l'apice del piacere insieme e rimanemmo sdraiati a bearci del calore che emanavano i nostri corpi.
Gli baciai il collo ma lo sentii irrigidirsi. Si alzò di scatto e mi guardò ad occhi sgranati. 
-Cazzo! Cosa ho fatto?-  
-Va tutto bene, Sulfus-
-Non va tutto bene! Ti ho appena usata per... perché non mi hai fermato?- scosse la testa. Era arrabbiato con sé stesso ora ma non volevo questo. Il mio Sulfus aveva un cuore più grande di quanto lui stesso pensi.
-Avevi bisogno di sentirmi vicina e comunque non hai fatto niente di male- cercai di spiegargli ma lui sembrava non sentire ragioni. Che testa dura!
-Niente di male? Potevo farti seriamente soffrire-
-Bè, non è successo. Anzi, ogni volta che mi tocchi è come andare in paradiso- 
Digrignò i denti e furioso, si rivestì.
-Ho appena infranto una promessa che mi feci tempo fa: che non ti avrei trattata come le altre-
-Non l'hai fatto. Le altre le hai usate senza curarti di loro e senza amarle. Con me, nonostante la tua sofferenza, stavi facendo comunque l'amore. E poi ti sei preoccupato per me. Non mi sono sentita usata ma indispensabile come l'aria per respirare-
Si inginocchiò di fronte a me e mi guardò con un sorriso triste.
-Come ho fatto a meritarti?-
-Bella domanda. Me lo chiedo spesso anch'io- dissi con un tono scherzoso.
Mi baciò delicatamente le labbra per poi lanciarmi in faccia il mucchio dei miei vestiti. Era decisamente il momento di coprirmi. Ora che il mio corpo non era più preda dell'orgasmo e del calore di Sulfus stavo cominciando a sentire freddo.
-Devo andare, Raf- si alzò e si mise la giacca di pelle. 
-Vengo con te!-
-No! Devi restare qui-
-Ma...-
-Per nulla al mondo vorrei separarmi da te ma è una cosa che devo affrontare da solo, lo capisci vero?- mi guardò supplichevole. Non lo avevo mai visto così. Oggi mi stava mostrando volti nuovi ed erano difficili da sopportare. Dilaniavano anche me.
-Prometti che tornerai presto- lo guardai seria. 
-Te lo prometto- dopo un attimo di esitazione, mi diede un ultimo bacio per poi andare incontro alla donna che gli aveva rovinato la vita.
_____________________
Non avevo ricordi belli di mia madre. Per la maggior parte della mia vita l'ho detestata con tutto me stesso e pensavo che quando sarebbe arrivato il momento di liberarmene non avrei avuto alcun rimpianto o dolore. Invece stavo di merda. Provavo emozioni contrastanti che non riuscivo proprio a gestire. Mi stavano divorando da dentro senza che possa fermarli. 
Cosa avrei fatto una volta vista la donna che mi aveva messo al mondo in fin di vita? Non ne avevo idea. Avevo un'enorme rimpianto: quello di non aver avuto una madre, una Temptel amorevole che non trattasse le persone come scarafaggi. Non speravo certo che ora che stava morendo si fosse addolcita ma speravo che almeno un po' ripensasse alla sua vita miserabile e squallida. Poteva avere  molto di più dalla vita ma a lei è bastato il potere, il lusso e il sesso per questo mi faceva pena. Se Claud fosse stato vivo, magari lei sarebbe cambiata, come Raf ha cambiato me impedendomi di diventare un mostro dal cuore arido.
-Staremo all'aereoporto tra circa un'ora- mi informò Gas mentre sfrecciavamo nel traffico.
-Pensi che io sia pazzo?- gli chiesi a bruciapelo.
-Cioè... dopo anni che hai fatto cazzate di ogni tipo, solo adesso mi chiedi riguardo alla tua sanità mentale?- inarcò un sopracciglio.
Mi limitai a guardarlo truce attraverso lo specchietto. Lui dopo uno sbuffo si decise a rispondermi.
-No, in questo momento non lo credo. Anzi, posso capirti. Ti ricordo che anche la mia non è stata una madre eccelsa e quando morì di cancro non sapevo se continuare ad odiarla o perdonarla e andare avanti-
-Cosa hai scelto alla fine?-
-Di perdonarla e andare avanti. Era una debole che sfogava le frustrazioni sul suo stesso figlio ma che io sia dannato se le permettevo di rovinarmi la vita anche da crepata-
-Io non so se ne sarò capace-
Lui preferì stare zitto e continuare a guidare per il resto del tragitto. Eravamo entrambi immersi nei nostri pensieri riguardo le nostre madri. Certo che non eravamo molto fortunati in fatto di parentela io e il mio caro amico. Tutto sommato, noi Devil avevamo formato un gruppo proprio perché avevamo qualcosa in comune. Cabiria aveva i genitori assenti 350 giorni l'anno ed era cresciuta piuttosto diffidente e senza una giusta guida. Eravamo ragazzi sperduti con varie cicatrici.
Arrivammo all'aeroporto giusto in tempo e tirai fuori i miei documenti di viaggio che mi ero procurato alla velocità della luce. 
Ripensai a Raf, a come avevo abusato del suo corpo per sfogare l'emozioni che mi stavano investendo. Erano troppe da contenere e volevo sentire che lei era con me, vicino a me. E' vero. Non l'avevo trattata come le altre. L'amavo troppo per usarla come un oggetto. In quel momento volevo sentirmi legato a lei, talmente uniti che nessuno, nemmeno la morte, poteva dividerci. Stavo per perdere mia madre e per un attimo mi ero sentito un bambino. Quel bambino abbandonato che aveva scoperto troppo presto il dolore della perdita. Quando all'epoca mi sputò addosso il suo disprezzo capii che non avevo mai avuto una madre fin dall'inizio ma nel profondo c'era ancora una piccolissima speranza che potesse cambiare. Sì, ero decisamente pazzo o peggio, un'ingenuo.
Stavo facendo la fila al check-in quando sentii squillare il telefono. Che c'era ancora? Dopo una notizia del genere su Temptel, un'altra brutta notizia mi avrebbe steso.
-Pronto?-
-Sulfus, dove sei?- mi chiese Marcus nell'altro capo. Sembrava piuttosto preoccupato.
-Sono all'aeroporto. Devo raggiungere Temptel-
-Cosa? Che ti salta in mente?-
-Senti, non ho tempo per spiegare, ne riparleremo quando torno-
-Ma Sulfus... Temptel è appena entrata in casa-
-Che diavolo significa?- esclamai. No, non poteva essere.
-Quello che hai sentito. Io sono appena rientrato e mi hanno comunicato che è ritornata la signora da pochi minuti. Non ti trovavo perciò ho chiamato. Torna subito, ho un brutto presentimento-
Attaccai e corsi via dall'edificio. Quando Gas mi vide rientrare in macchina mi guardò preoccupato.
-Che succede?-
-Dobbiamo tornare a casa. PRESTO!-
Avevo anch'io un bruttissimo presentimento.
Continua...
Ero talmente indecisa sull'inizio del capitolo che l'ho riscritto cinque volte. Chiedo umilmente scusa per il ritardo *schiva l'ascia* davvero scusa *schiva freccia* ma come ho detto sono stata piuttosto indecisa e ho avuto problemi famigliari. Il prossimo capitolo sarà un vero inferno quindi preparatevi. Persone avvisate...
Ci vediamo alla prossima! Bacioni a tutti.
Himeno

Capitolo 36


Non credevo che nel sentire quelle parole mi sarei intristita e nemmeno lui a quanto potevo vedere. Il suo sguardo conteneva rabbia ma anche preoccupazione e dolore. Per quanto possa odiarla, è comunque sua madre e non può fare a meno di sentirsi così. Mi faceva male vederlo in quello stato, come se potesse crollare da un momento all'altro.

-Sulfus...-

-Sto bene, non preoccuparti- rispose subito. Teneva la testa bassa e gli occhi chiusi verso il pavimento.

Sentii freddo tutto a un tratto e solo allora mi ricordai di essere completamente nuda. Arrossii fino alla punta dei capelli e presi i miei vestiti per cominciare a coprirmi.

-Cosa stai facendo?- mi chiese lui rialzando lo sguardo su di me impassibile.

-Secondo te? Mi prenderò un malanno se continuo a restare senza niente addosso- gli risposi confusa dalla sua domanda.

-Sdraiati- disse solamente. Buttò la lettera per terra e si avvicinò a me. Lo guardai stranita pronta a rispondergli che non era proprio il momento per fare quello che aveva in mente ma qualcosa mi bloccò: i suoi occhi. Non c'era più l'allegria di prima che leggesse la lettera. Era distrutto ma ciò che stava per fare confermava ciò che pensai tempo fa. Per lui il sesso non era solo uno sfogo fisico, era ciò che usava per nascondere ciò che provava veramente. Cercava di liberarsi dei suoi fantasmi e dolori attraverso il possesso di corpi.

-Sulfus...- allungai la mano per accarezzargli una guancia e lui accettò la carezza baciandomi il palmo della mano.

-Ho bisogno di te, Raf-

-Sono qui-

Senza evitare il contatto visivo mi sdraiai e allargai le gambe. Voleva sentirmi vicina con il corpo e con l'anima e gliel'avrei permesso. Volevo fondermi con lui e assorbire durante l'amplesso il dolore che lo affliggeva.

Fu un attimo e lo sentii dentro di me. Il mio urlo fu bloccato dalla sua bocca che mi stava baciando con bramosia e nel mentre le sue spinte si facevano sempre più veloci e profonde.

-Tu non mi lascerai mai, vero? Ti amo così tanto che potrei morirne- disse quasi al culmine fissandomi negli occhi con uno sguardo pieno di tormento.

-Mai. Starò sempre con te-

Poi non ci fu più spazio per le parole, con un'ultima forte spinta raggiungemmo l'apice del piacere insieme e rimanemmo sdraiati a bearci del calore che emanavano i nostri corpi.

Gli baciai il collo ma lo sentii irrigidirsi. Si alzò di scatto e mi guardò ad occhi sgranati.

-Cazzo! Cosa ho fatto?-

-Va tutto bene, Sulfus-

-Non va tutto bene! Ti ho appena usata per... perché non mi hai fermato?- scosse la testa. Era arrabbiato con sé stesso ora ma non volevo questo. Il mio Sulfus aveva un cuore più grande di quanto lui stesso pensi.

-Avevi bisogno di sentirmi vicina e comunque non hai fatto niente di male- cercai di spiegargli ma lui sembrava non sentire ragioni. Che testa dura!

-Niente di male? Potevo farti seriamente soffrire-

-Bè, non è successo. Anzi, ogni volta che mi tocchi è come andare in paradiso-

Digrignò i denti e furioso, si rivestì.

-Ho appena infranto una promessa che mi feci tempo fa: che non ti avrei trattata come le altre-

-Non l'hai fatto. Le altre le hai usate senza curarti di loro e senza amarle. Con me, nonostante la tua sofferenza, stavi facendo comunque l'amore. E poi ti sei preoccupato per me. Non mi sono sentita usata ma indispensabile come l'aria per respirare-

Si inginocchiò di fronte a me e mi guardò con un sorriso triste.

-Come ho fatto a meritarti?-

-Bella domanda. Me lo chiedo spesso anch'io- dissi con un tono scherzoso.

Mi baciò delicatamente le labbra per poi lanciarmi in faccia il mucchio dei miei vestiti. Era decisamente il momento di coprirmi. Ora che il mio corpo non era più preda dell'orgasmo e del calore di Sulfus stavo cominciando a sentire freddo.

-Devo andare, Raf- si alzò e si mise la giacca di pelle.

-Vengo con te!-

-No! Devi restare qui-

-Ma...-

-Per nulla al mondo vorrei separarmi da te ma è una cosa che devo affrontare da solo, lo capisci vero?- mi guardò supplichevole. Non lo avevo mai visto così. Oggi mi stava mostrando volti nuovi ed erano difficili da sopportare. Dilaniavano anche me.

-Prometti che tornerai presto- lo guardai seria.

-Te lo prometto- dopo un attimo di esitazione, mi diede un ultimo bacio per poi andare incontro alla donna che gli aveva rovinato la vita.

_____________________



Non avevo ricordi belli di mia madre. Per la maggior parte della mia vita l'ho detestata con tutto me stesso e pensavo che quando sarebbe arrivato il momento di liberarmene non avrei avuto alcun rimpianto o dolore. Invece stavo di merda. Provavo emozioni contrastanti che non riuscivo proprio a gestire. Mi stavano divorando da dentro senza che possa fermarli.

Cosa avrei fatto una volta vista la donna che mi aveva messo al mondo in fin di vita? Non ne avevo idea. Avevo un'enorme rimpianto: quello di non aver avuto una madre, una Temptel amorevole che non trattasse le persone come scarafaggi. Non speravo certo che ora che stava morendo si fosse addolcita ma speravo che almeno un po' ripensasse alla sua vita miserabile e squallida. Poteva avere molto di più dalla vita ma a lei è bastato il potere, il lusso e il sesso per questo mi faceva pena. Se Claud fosse stato vivo, magari lei sarebbe cambiata, come Raf ha cambiato me impedendomi di diventare un mostro dal cuore arido.

-Staremo all'aereoporto tra circa un'ora- mi informò Gas mentre sfrecciavamo nel traffico.

-Pensi che io sia pazzo?- gli chiesi a bruciapelo.

-Cioè... dopo anni che hai fatto cazzate di ogni tipo, solo adesso mi chiedi riguardo alla tua sanità mentale?- inarcò un sopracciglio.

Mi limitai a guardarlo truce attraverso lo specchietto. Lui dopo uno sbuffo si decise a rispondermi.

-No, in questo momento non lo credo. Anzi, posso capirti. Ti ricordo che anche la mia non è stata una madre eccelsa e quando morì di cancro non sapevo se continuare ad odiarla o perdonarla e andare avanti-

-Cosa hai scelto alla fine?-

-Di perdonarla e andare avanti. Era una debole che sfogava le frustrazioni sul suo stesso figlio ma che io sia dannato se le permettevo di rovinarmi la vita anche da crepata-

-Io non so se ne sarò capace-

Lui preferì stare zitto e continuare a guidare per il resto del tragitto. Eravamo entrambi immersi nei nostri pensieri riguardo le nostre madri. Certo che non eravamo molto fortunati in fatto di parentela io e il mio caro amico. Tutto sommato, noi Devil avevamo formato un gruppo proprio perché avevamo qualcosa in comune. Cabiria aveva i genitori assenti 350 giorni l'anno ed era cresciuta piuttosto diffidente e senza una giusta guida. Eravamo ragazzi sperduti con varie cicatrici.

Arrivammo all'aeroporto giusto in tempo e tirai fuori i miei documenti di viaggio che mi ero procurato alla velocità della luce.

Ripensai a Raf, a come avevo abusato del suo corpo per sfogare l'emozioni che mi stavano investendo. Erano troppe da contenere e volevo sentire che lei era con me, vicino a me. E' vero. Non l'avevo trattata come le altre. L'amavo troppo per usarla come un oggetto. In quel momento volevo sentirmi legato a lei, talmente uniti che nessuno, nemmeno la morte, poteva dividerci. Stavo per perdere mia madre e per un attimo mi ero sentito un bambino. Quel bambino abbandonato che aveva scoperto troppo presto il dolore della perdita. Quando all'epoca mi sputò addosso il suo disprezzo capii che non avevo mai avuto una madre fin dall'inizio ma nel profondo c'era ancora una piccolissima speranza che potesse cambiare. Sì, ero decisamente pazzo o peggio, un'ingenuo.

Stavo facendo la fila al check-in quando sentii squillare il telefono. Che c'era ancora? Dopo una notizia del genere su Temptel, un'altra brutta notizia mi avrebbe steso.

-Pronto?-

-Sulfus, dove sei?- mi chiese Marcus nell'altro capo. Sembrava piuttosto preoccupato.

-Sono all'aeroporto. Devo raggiungere Temptel-

-Cosa? Che ti salta in mente?-

-Senti, non ho tempo per spiegare, ne riparleremo quando torno-

-Ma Sulfus... Temptel è appena entrata in casa-

-Che diavolo significa?- esclamai. No, non poteva essere.

-Quello che hai sentito. Io sono appena rientrato e mi hanno comunicato che è ritornata la signora da pochi minuti. Non ti trovavo perciò ho chiamato. Torna subito, ho un brutto presentimento-

Attaccai e corsi via dall'edificio. Quando Gas mi vide rientrare in macchina mi guardò preoccupato.

-Che succede?-

-Dobbiamo tornare a casa. PRESTO!-

Avevo anch'io un bruttissimo presentimento.



Continua...



Ero talmente indecisa sull'inizio del capitolo che l'ho riscritto cinque volte. Chiedo umilmente scusa per il ritardo *schiva l'ascia* davvero scusa *schiva freccia* ma come ho detto sono stata piuttosto indecisa e ho avuto problemi famigliari. Il prossimo capitolo sarà un vero inferno quindi preparatevi. Persone avvisate...

Ci vediamo alla prossima! Bacioni a tutti

 

Himeno

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Capitolo 39
*** Capitolo 37 ***


Capitolo 37



Una volta che Sulfus chiuse la porta, mi alzai a fatica dal pavimento e mi rivestii. Mi sentivo piuttosto indolenzita ancora per le forti spinte di Sulfus che non mi facevano stare in piedi come si deve. Finito di rimettermi i vestiti, rimasi per qualche minuto seduta sul letto a pensare.

L'uomo che amo sta soffrendo. E' combattuto tra il rimpianto e l'odio che prova verso sua madre. Io non potevo capire veramente. Mia madre è morta nel mettermi al mondo e ciò che rimpiango è che se fosse stata viva, mio padre non sarebbe diventato così e saremmo stati una famiglia meravigliosa. Non odio mio padre per ciò che mi ha fatto, è comunque mio padre e gli voglio bene e non riesco a immaginarmi al posto di Sulfus. La sua non è stata una famiglia. Un nonno malvagio che ha ucciso il padre, una madre psicopatica e un nonno che non ha potuto dargli l'amore che meritava.

Era ancora presto, dopotutto eravamo ancora troppo giovani, ma in futuro io e lui formeremo una famiglia nostra. Mi divertiva pensare a Sulfus padre. All'inizio sono sicura che avrà paura di non essere all'altezza ma poi si rivelerà migliore di quello che pensa. Lui non è Temptel o Paul. Portare il cognome Zolfanelli non significa avere sangue cattivo e cuore di pietra. Lui stesso è la dimostrazione di ciò e anche il suo prozio era stato un uomo buono.

I nostri figli saranno fortunati ad averlo come padre e insieme gli insegneremo cosa sia l'amore. L'amore vero che ti fa battere il cuore all'impazzata e che ti occupa la mente in continuazione. Ciò che provi solo con la persona di cui non puoi fare a meno nella tua vita.

Mi alzai dal letto sentendomi già abbastanza stabile sulle mie gambe e andai a farei i compiti nella libreria. Era il posto che preferivo di più in tutta la villa e poi veniva la stanza stellata e il giardino. Mi trovavo a mio agio in mezzo ai libri e poi era perfetto per studiare in completa pace.

Mi misi comoda sulla scrivania e con il mio fidato mp3 cominciai a immergermi nello studio. La musica mi aiutava a concentrarmi ma qualcosa alle mie spalle mi fece irrigidire dalla paura. Qualcosa di duro e freddo mi premeva sulla testa. Tolsi lentamente gli auricolari.

-Ma che brava studentessa modello. Non credevo che al mio diavolaccio piacessero le secchione. Deve aver cambiato gusti, tu che ne dici, Temptel?-

Mi girai piano così che mi trovai la pistola puntata in fronte. A tenerla era una Kabalè piuttosto compiaciuta. Temptel al suo fianco mi guardava con sguardo divertito. Decisamente non era in fin di vita. Era stata tutta una messinscena per allontanare Sulfus da qui e dare il tempo a queste due di agire. Sentii il freddo della paura e del panico espandersi su tutto il mio corpo. Ero allo loro mercè e sicuro non avevano intenzioni buone.

-Sono d'accordo- ridacchiò l'arpia più grande per poi rivolgersi a me. -Cos'è quella faccia? Pensavi davvero che fossi con un piede nella fossa? Ahahahah mi dispiace deluderti ma, come vedi, sono più viva che mai, cosa che presto non potranno dire di te-

-Voi siete completamente pazze. Non vi ho fatto nulla di grave da volermi morta!- non so da dove mi usciva il coraggio ma ero riuscita a trovare la voce anche se inclinata dal terrore. Che ti saltava in mente, Raf? Avevo una psicopatica che ti puntava la pistola in testa e le davo della pazza. Mi sa che ero più pazza io di lei. Stavo giocando con il fuoco.

-Tu maledetta puttana, me l'hai portato via! LUI ERA MIO! Prima che arrivassi tu, Sulfus non era uno smidollato sentimentale. Io e lui saremmo stati una coppia perfetta e tu ti sei intromessa- ringhiò Kabalè premendo ancora di più l'arma su di me.

-Calmati Kabalè. Comunque da parte mia, niente di personale, ma odio il fatto che quel marmocchio sia felice. Per colpa sua avevo perso l'amore di Claud e sempre per colpa sua mio padre mi opprimeva ancora di più. Se non fosse nato la mia vita sarebbe stata migliore- disse con un tale astio che mi fece rabbrividire. E Sulfus è andato anche da lei pensando che stesse morendo. Questa donna non si meritava un figlio come lui. Non si meritava niente.

In un momento di pura adrenalina dovuta alla paura, sferrai un calcio a Kabalè che accusò il colpo e fece cadere la pistola poco lontana da lei. Approfittai di quell'attimo propizio e feci per scattare verso l'uscita ma un proiettile mi sfiorò l'orecchio. Mi bloccai e vidi Temptel con la pistola fumante in mano.

-Pensavi davvero che non fossi preparata a una simile evenienza? Non sono una stupida oca come questa qui- disse lanciando un'occhiata sprezzante alla sua complice che si stava rialzando per riprendere l'arma.

-Bastarda, me la pagherai!- esclamò fuori di sé dall'ira, la ragazza. Era pronta a colpirmi ma la voce di Temptel la bloccò.

-Fermati, idiota. Non è ancora il momento, dobbiamo portarla fuori di qui. Ricordi il piano, no?-

Lei si fermò esprimendo lo sguardo tutto il suo disappunto e invece di usare la pistola, mi diede un forte schiaffo.

Diavolo se faceva male! Ma non le avrei dato la soddisfazione di vedermi dolorante. Mantenni lo sguardo alto e cercai di ignorare il bruciore sulla guancia.

-Sei più forte di quanto pensassi. Sei da ammirare. Peccato che debba farti fuori- disse Temptel poi si fece guardinga. -Andiamo! I domestici staranno per arrivare dopo aver sentito il mio sparo-

Kabalè mi spingeva in avanti tenendomi puntata l'arma sulla schiena e tenendomi le mani dietro. Temptel ci stava davanti a sbarrarci il cammino.

Più ci avvicinavamo al garage e più le mie speranze stavano per affievolirsi.

A un tratto la presa su di me si indebolì fino a scomparire e sentii un gemito di dolore dalla mia aguzzina. Mi girai e vidi Marcus che dopo aver colpito Kabalè in testa, prese la sua arma dal suo corpo svenuto.

Lui mi mise dietro di sé come per farmi scudo per poi puntare a Temptel che ora ci stava guardando impassibile.

-Sei sempre stato un guastafeste, Marcus. Non è un mistero che mi odi e che il sentimento è reciproco. Sei sempre stato invidioso del rapporto che c'era tra me e Claud e ora tenti di fare l'eroe per tuo nipote. Quanto sei miserabile- sputò il suo veleno l'arpia.

-Invidioso? Neanche per sogno. Non era invidia la mia, era solo per proteggerlo da te e la tua disgustosa influenza. Lui continuava a dirmi che c'è del buono in te ma era solo un ingenuo. Non ti permetterò di distruggere anche Sulfus. Ho già fallito una volta, non lo farò di nuovo-

-Marcus...- lo richiamai timorosa. Non riuscivo a far smettere di tremare le mani e mi odiavo per questo. Volevo essere più forte.

-Davanti al portone principale, fuori troverai una moto. Scappa e vai a casa- mi sussurrò mantenendo lo sguardo e la pistola su Temptel.

-No... non posso lasciarti con queste due pazze- gli sussurrai di rimando.

-Devi salvarti, Raf! Sulfus sta arrivando e non se lo perdonerebbe mai se ti succedesse qualcosa. Vai!-

No. Anche se stavo morendo di paura, non volevo lasciarlo solo.

-Ti prego... fallo almeno per Sulfus- disse ancora come se leggesse la mia reticenza all'idea di abbandonarlo.

Strinsi gli occhi cercando di trattenere le lacrime poi acconsentii e scappai verso l'uscita principale della casa.

Stavo per varcare la porta quando sentii uno sparo e a quel punto, mi fermai.

Il mio cuore stava scoppiando.



************************

Forza, forza, manca poco ad arrivare.

Non mi sono mai sentito così spaventato in vita mia e anche così stupido. Come ho potuto credere a quella stronza? Se adesso fosse successo qualcosa a Raf non me lo sarei mai perdonato. NO! Non dovevo nemmeno pensarci.

-Ci siamo quasi. Sto andando il più veloce possibile- mi disse Gas.

Anche lui era fuori di sé dalla preoccupazione. Sembrava che ad entrambi ci fosse stato rubato di colpo tutto il sangue in circolo per quanto eravamo pallidi.

Al diavolo il rimorso, se Temptel aveva osato fare del male a Raf, l'avrei uccisa. Non me ne fotteva un cazzo se sarei finito in prigione né che avrei vissuto con la colpa per il resto della mia vita. Era Raf la mia vita ora.

Non avrei dovuto lasciarla sola. Mi sono sempre vantato di essere molto intelligente e un osso duro da fregare e guarda un po'! Oggi ho dimostrato il contrario.

-Che imbecille. Sono stato un vero e proprio imbecille a credere a una simile falsa- mi presi la testa tra le mani e sentivo crescere dentro di me l'istinto omicida che mi ha accompagnato nelle mie ribalte da Devil. Da quando sto con Raf non mi era più successo di sentirlo ma adesso era tornato più vivo che mai. Le stavo dando un'opportunità di redimersi all'ultimo ma lei mi aveva ingannato per farmi di nuovo male. Non era mai stata una madre, non era una persona, era un mostro.

-Stai calmo, Sulfus. Non è perdendo la testa che salveremo Raf-

-COME CAZZO PENSI CHE POSSA STARE CALMO IN UN MOMENTO DEL GENERE?- gli ringhiai forte. Mi sentivo una bestia pronta a sbranare.

-Anche a me importa di lei. E' una mia amica e farò di tutto per proteggerla ma, Sulfus, non è impazzendo che l'aiuteremo. Dobbiamo tenere sotto controllo la rabbia e agire nel modo giusto- mi rispose sommessamente. Aveva anche lui paura di me in questi momenti di furia ma stava coraggiosamente a tenermi testa.

Feci dei respiri profondi. Aveva ragione, impazzire non era di alcun aiuto adesso.

-Mio Dio, perdonami, Gas, ma quest'ansia mi sta davvero uccidendo. Non ho mai avuto così tanta paura come adesso. Era per questo che non volevo più amare, se non avessi incontrato Raf e non mi fossi innamorato di lei adesso non proverei tutto ciò-

-L'amore non porta solo gioie ma anche dolore e paura. Anche sapendo questo, al cuore non si comanda e una vita senza amore non è degna di essere vissuta. Quindi non dire stronzate e sentiti fortunato ad amare ed essere ricambiato. Se volevi un'esistenza tutta rosa e fiori non dovevi nascere in questo mondo, cazzo!-

Però! Mi ha sorpreso il suo sfogo e dopo un attimo di perplessità gli sorrisi lievemente. Aveva di nuovo ragione. Ok, per oggi stava avendo fin troppo ragione, Gas non è mai stato così “saggio”. Questa situazione stava facendo venir a galla molte cose.

Il piccolo sorriso che mi ero concesso sparì di nuovo nell'istante in cui vidi il cancello di casa mia. Si aprì subito ed entrammo senza nemmeno fermarci. Frenò di botto di fronte al portone e scesi di corsa andando verso la tragedia in corso.

Aprii la porta e vidi con sommo sconcerto la ragazza che amavo in ginocchio sul pavimento a fissare verso il corridoio che portava al garage.

-RAF!- la chiamai. Si girò di scatto verso di me ed io la raggiunsi abbracciandola forte. Era viva. Il mio angelo era salvo.

-Su-Sulfus...-

-Sì, amore mio. Sono qui- la strinsi ancora di più a me rischiando seriamente di soffocarla.

-Temptel... Kabalè... mi volevano uccidere... ma Marcus è... venuto in mio aiuto...- cercava di dire tra le lacrime che le stavano uscendo.

Kabalè? No... non poteva essere. Quella zoccola si era alleata con Temptel per privarmi della mia luce. Avrebbe pagato cara anche lei, non l'avrei risparmiata stavolta.

Si staccò di scatto dal mio abbraccio e mi mostrò il suo sguardo sconvolto e spaventato.

-Ho appena sentito uno sparo. Marcus è con Temptel e ho paura che...- la sua voce era un vero tormento e sentivo che stava tremando in maniera convulsiva.

Girai lo sguardo nella direzione in cui lei stava guardando prima e sgranai gli occhi. Stava uscendo del fumo da lì ora. Lo notò anche Raf che si strinse di più a me.

Mio nonno era in pericolo, non potevo lasciarlo solo. Gas arrivò alle mie spalle e gli affidai delicatamente Raf tra le braccia.

-Portala fuori al sicuro- gli dissi.

-NO!- protestò il mio angelo.

-Devo andare, Raf-

All'improvviso vidi il fuoco arrivare sempre più vicino. Non c'era più tempo. Dovevo andare da Marcus. Era l'unico rimasto della mia famiglia e non potevo abbandonarlo.

Mi strappai a malincuore dalla vicinanza di lei e con un ultimo sguardo carico di tormento, corsi verso le fiamme.

-SULFUS, NO!-

Ogni suo richiamo era una pugnalata ma io procedetti comunque verso l'Inferno.



Continua...



Che dite, sono stata brava a non avervi fatto aspettare tanto stavolta? A fare scene di sesso faccio schifo, a fare scene d'azione idem, ma allora... che cavolo scrivo a fare? X'''D Ne ho ancora tanta di strada da fare ma spero che voi abbiate la pazienza di sopportarmi ancora. L'incubo di Raf sta per diventare realtà e magari è la volta buona che ci facciamo una Temptel e una Kabalè allo brace. Come al solito spero di non avervi deluso e ci vediamo alla prossima. Fate i bravi e non lanciatemi maledizioni troppo dure, in fondo vi voglio bene XD Bacioni a tutti!

Himeno

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Capitolo 40
*** Capitolo 38 ***


Capitolo 38



Che mi era saltato in mente? Non potevo lasciarlo da solo. Stupida me e la mia codardia! Mi sono lasciata prendere dal panico e ho finito per piagnucolare tra le braccia di Gas mentre colui che amavo stava rischiando la vita. Dovevo andare. Lui era tutto per me e non potevo lasciarlo solo in una situazione del genere. Feci per alzarmi ma Gas mi fermò.

-Lasciami, Gas. Devo andare da lui- gli strattonai la mano ma senza risultati. Era molto più forte di me.

-No, assolutamente no! Sulfus mi ucciderebbe se sapesse che ho lasciato che lo seguissi- mi disse con sguardo risoluto ma potevo scorgere anche un barlume di preoccupazione per i suoi amici. Smisi di pensare solo a me stessa e pensai che doveva essere dura anche per lui dover rimanere qui con me mentre Sulfus e Marcus erano tra le fiamme. Sì, ero decisamente un'idiota.

Pensavo di essere più forte e intelligente ma ero solo un'impotente ragazzina. Mi vergognavo di me stessa ma cosa potevo fare? Volevo andare da Sulfus ma quello che dice Gas è vero. Il mio diavoletto non me l'avrebbe mai perdonato se avessi messo a repentaglio la mia vita. Ma l'amore è folle e in uno scatto di determinazione, sfuggii dalla presa di Gas e corsi verso l'incendio che stava divorando la casa. Ignorando le urla di Gas, misi piede oltre la porta che portava nella cucina e nel garage ma poi sentii un rumore fortissimo. Un botto. E tutto ad un tratto non vidi più niente. Solo il vuoto.



Mi sentivo la testa pesante e le palpebre non volevano sollevarsi. Un odore di disinfettante e medicinali arrivò alle mie narici e tutto intorno c'era solo silenzio interrotto solo da un bip insistente.

Cosa era successo? Ricordavo che ero a casa di Sulfus, stavo facendo i compiti poi sono arrivate Temptel e Kabalè... l'incendio...

-SULFUS!- gridai scattando a sedere sul letto provocandomi dolore in tutto il corpo. Gemetti e mi sdraiai di nuovo. Mi sentivo un vero straccio e con quello scatto ho rischiato di togliermi la flebo.

-Raf, amore mio!- sussurrò Sulfus. Era in piedi sulla soglia della stanza con in mano un caffè. Aveva certe occhiaie che lo facevano sembrare un panda ma ero troppo felice di vederlo sano e salvo.

-Sulfus... stai bene...- non potei aggiungere altro che lui con due falcate raggiunse il mio letto e mi abbracciò. Mi stava facendo un po' male la sua stretta ma non mi lamentai. Doveva essere stato parecchio in pensiero per me. Il mio caro diavolo.

-IO sto bene? Tu piuttosto hai rischiato di rimetterci la pelle in quel fottuto incendio! Cosa ti è saltato in mente, razza di...- non completò la frase ma sentii qualcosa che non credevo possibile per uno come lui. Stava piangendo. Sentivo le sue lacrime bagnarmi la spalla e sgranai gli occhi dalla sorpresa. Mi amava a tal punto. Mi commossi per questo gesto e cominciai a piangere anch'io. Visti da fuori potevamo sembrare due piagnucoloni ma non importava. Eravamo vivi e l'incubo era finito.

Una volta calmati, Sulfus mi spiegò cosa era successo. Marcus si era lievemente ferito il braccio ma Temptel non è riuscita a salvarsi dall'incendio. Una trave in fiamme l'aveva schiacciata. Kabalè si era messa in salvo ma la polizia è riuscita ad arrestarla mentre i vigili del fuoco cercavano di placare l'incendio. L'esplosione era dovuto al fatto che il fuoco era arrivato anche in cucina e aveva raggiunto le bombole del gas. Lui e Marcus sono riusciti a uscire poco prima grazie a un passaggio segreto vicino al garage che portava fuori, nella parte dietro della residenza.

-Dov'è ora Marcus?- gli chiesi.

-In un'altra casa appartenente alla mia famiglia. Lo usava mio nonno per portarci le sue amanti ma per ora è l'unica abitazione che abbiamo a poca distanza da qui-

-Non dovrebbe stare ricoverato in ospedale? Ha pur sempre riportato una ferita da arma da fuoco-

-Ci è stato ma dopo un giorno non ce l'ha più fatta a restare. Odia gli ospedali e quel vecchio testardo ha talmente insistito che alla fine i dottori l'hanno lasciato andare a casa. Ovviamente ho accettato che se ne uscisse ma a patto che rimanesse a casa con l'infermiera che lo sorveglia 24 ore su 24. Non puoi capire quanto ha brontolato-

-Tale nonno, tale nipote- ridacchiai.

-Io non sono così testardo, angioletto- disse indispettito.

-Sì, certo- alzai gli occhi al cielo.

Rimanemmo a fissarci. Lui con il broncio ed io con un sopracciglio alzato. Dopo un po', si arrese sbuffando.

-Ok ok. So essere un tantino ostinato a volte-

-Un tantino?-

-Ma c'è da dire che a differenza di mio nonno, non mi dispiacerebbe avere un'infermiera sexy tutta per me che mi fa compagnia tutto il giorno- disse malizioso facendomi arrossire.

-In realtà in questo periodo avrò io bisogno di un attraente infermiere. Ti offri volontario?-

-Assolutamente sì. Non ti toglierò gli occhi di dosso neanche un istante- disse con voce suadente per poi baciarmi dolcemente. Peccato che fu un bacino piuttosto breve.

-Da quanto sono rimasta incosciente?-

-Due giorni. I dottori hanno detto che hai riportato qualche bruciatura e un trauma cranico. Niente di grave ma avevi bisogno di assoluto riposo- disse e vidi il suo sguardo incupirsi.

-Sei rimasto accanto a me tutto il tempo?- gli accarezzai il viso con una mano.

-Sì-

-Non hai dormito per due giorni- non era una domanda. Le sue occhiaie parlavano per lui e quando si era svegliata, lui era andato a prendersi un caffè per cercare di rimanere sveglio.

-Non ci riuscivo. Volevo essere sveglio per quando ti svegliavi- mi baciò il palmo della mano e mi guardò con uno sguardo straziato. -Ho avuto paura di perderti. Nonostante i dottori dicessero che ti saresti ripresa presto, avevo comunque paura che qualcosa andasse storto. Ogni ora è stato un supplizio-

-Perdonami- sussurrai e le lacrime tornarono a uscire.

-Non ho nulla da perdonarti, Raf- mi sorrise e con delicatezza mi prese il viso tra le mani.-Ma promettimi che non sarai più così incosciente. La mia vita non ha senso senza di te-

-Te lo prometto-

E suggellammo quella promessa con un bacio. Un bacio profondo e pieno d'amore.



****************************

Raf restò in ospedale per altri tre giorni poi fu dimessa. La portai a casa sua dove Lorena e Arkan iniziarono subito a riempirla di attenzioni. Marcus invece riceveva visite da Tilda che era andata a vivere a casa di sua sorella dopo la strage. E poi il caro nonnetto aveva l'infermiera donnona che non lo perdeva d'occhio mentre io ero al lavoro. La scuola la lasciai per un po' e il preside capì la mia situazione e mi concesse le assenze senza rischio di bocciatura. Ok, lo ammetto. il fatto che gli abbia dato un bel assegno lo aveva reso comprensivo. Raf mi dice che dovrei smetterla di usare il denaro per ogni sciocchezza. E' difficile rinunciare alle vecchie abitudini ma ci sto lavorando.

In realtà non avrei voluto nemmeno andare in agenzia ma non potevo evitare più il lavoro. Tutti contavano su di me e trascurarli non era la scelta migliore. Anche Raf e Marcus hanno insistito che dovevo tornare ma sembrava che cercassero ogni pretesto per smammarmi. Si lamentavano che ero troppo apprensivo e gli stavo troppo addosso. Tsk! Che ingrati. Mi hanno fatto perdere vent'anni di vita questi due stronzi.

Dopo il lavoro, andai da Raf e le portai delle rose bianche. La trovai bene e mi disse che erano da poco andate via le sue amiche. Uriè e Dolce si erano spesso offerte di dargli il cambio per permettergli di riposare quando Raf era incosciente in ospedale ma lui aveva sempre declinato. Lo stesso avevano fatto tutti gli altri compresi Arkan e Lorena. Devo avergli fatto parecchio pietà al vecchiaccio per lasciarmi accanto a sua figlia senza rompere le palle. Non gli piacevo ma doveva ammettere che ci tenevo davvero a Raf e per un padre la felicità della figlia è tutto. Anche per un padre pezzente come lui. Io sono stato un infame a proporre Raf come premio in una giocata a poker ma lui avrebbe dovuto rifiutare. La sua debolezza le aveva spezzato il cuore e sapevo che nonostante amasse ancora suo padre, Raf ci avrebbe messo del tempo per perdonarlo.

-Sulfus, c'è una cosa che dovrei dirti- cominciò un po' titubante e potevo scorgere la paura nei suoi occhi. Mi stavo allarmando, cosa mi dovrà dire?

-Così mi spaventi, angioletto. Hai male da qualche parte? Vuoi che chiami Lorena o l'ospedale?-

-No, sto benissimo. Solo che... bè... dalle analisi che mi hanno fatto è uscita fuori una piccola sorpresa-

-Non capisco... cosa...- la guardai non capendo niente di quello che stava dicendo. I dottori mi dissero solo che stava bene e non mi hanno mai fatto vedere le analisi.

-Sono incinta, Sulfus. Di circa due settimane-

Ci misi due secondi a rendermi conto del significato di quelle parole e mi immobilizzai. Diventai una statua. Un bambino... Cazzo! Che avevo combinato? Se da una parte ero felice, dall'altra mi sentivo tremendamente in colpa. Raf aveva solo sedici anni, dannazione! Come ho potuto essere così stupido? Avrei dovuto usare il preservativo anche se prendeva la pillola. Tutto perché adoravo venirle dentro senza un fottuto involucro di plastica. Avrei dovuto mettere la sua sicurezza davanti al mio capriccio. Ma ormai era tardi per rimediare.

-Cazzo, Raf... che cosa ti ho fatto?- mi presi la testa tra le mani.

-Ti prego, Sulfus. Non fare così...- si avvicinò a me ma io mi allontanai dal suo tocco. Le stavo rovinando la vita.

-Non sono mai stato così combattuto in vita mia. Perdonami, Raf. Non volevo farti questo ma se da una parte mi odio per averti messo in questa situazione così presto, dall'altra... sono felice- disse le ultime parole in un sussurro.

-Sulfus, non hai nulla da farti perdonare. I bambini si fanno in due e sono stata un'irresponsabile quanto te. E'... è stato un imprevisto. Non è una notizia che due adolescenti prendono di buon grado ma... Sulfus... io già amo questo bambino. Sarà una parte di te e di me- mi prese il viso e ci guardammo negli occhi. Nei suoi oltre che la paura ora c'era anche tanto amore. -E' presto, avrei preferito averlo fra qualche anno dopo l'università ma il destino ha voluto diversamente. Non nego di aver paura ma se tu sarai con me sarò felice e affronteremo le nostre responsabilità insieme-

Le presi le mani e le baciai. Il mio amore per lei cresceva ogni momento. Come ho fatto a meritarmela?

-Amore mio, certo che sarò con te. Ma se poi non sarò un bravo padre? Non ho mai conosciuto l'amore di un padre io stesso e ho vissuto solo nell'odio e nella rabbia. Non voglio che mio figlio sia come me-

-Tu non sei cattivo e se nostro figlio sarà come te sarò la donna più felice del mondo. Ti amo tanto e sono sicura che insieme impareremo a essere dei bravi genitori. Non sarà facile ma faremo del nostro meglio amandolo-

-Ti amo tanto anch'io, Raf. Mi doni sempre più felicità. La mia vita sarebbe ancora un inferno se non ci fossi entrata tu-

-Anche tu mi dai tanta felicità. E non pensare nemmeno per un momento il contrario se no ti picchio. Sappi che le donne incinte diventano violente con niente-

Non credo che stesse scherzando ma scoppiai a ridere.

-Ahahah ok-

-Diventerò una balena- mise il broncio.

-Una stupenda balena. La madre di mio figlio- la cominciai a baciare su tutto il viso.

-O figlia-

-Certo. Se sarà una femmina, la chiameremo Angelie- e lei sorrise teneramente. Sapevo che ci teneva tanto ed è un nome molto grazioso.

-Sì, sarebbe stupendo. Ma se sarà un maschio, Claudius-

Guardai un attimo in cielo con una smorfia. Scusami, papà, però mi trovo d'accordo con te che il tuo nome era piuttosto antiquato.

-Emmm... tesoro, mi fa piacere che tu voglia dargli il nome di mio padre ma è un nome da vecchio-

-Tu sì che sai come smontare la gente, sai?- sbuffò.
-Troveremo un altro nome. Abbiamo ancora qualche mese di tempo prima che nasca- dissi e con timidezza andai a toccarle il ventre ancora piatto. Sorrisi come un'idiota immaginando un bambino uguale a sua madre. Sì, sarebbe stato bello come lei.

-Ci aspettano mesi molto duri-

-Lo so. Ma anche se sarai intrattabile e ti prenderanno delle voglie assurde, ti vizierò da morire-

-Non intendevo quello- disse con dispiacere.

La guardai confuso ma poi sentii la voce di Lorena dietro la porta chiederci se volevamo qualcosa da mangiare.

Ah, giusto. Arkan e Lorena mi ammazzeranno.



Continua...



Che ne pensate? Ve l'aspettavate questa bella notizia? Mi scuso per il ritardo. Avrei voluto postarvi questo capitolo prima delle feste ma non ci sono proprio riuscita. Avevo subito un blocco che non mi permetteva di finire il POV di Sulfus poi ieri mi sono detta “perché non far arrivare la cicogna?” Adoro i finali con matrimonio e pargoli solo che in questo caso sarà un tantino più difficile da gestire visto che Raf è ancora ragazzina. Cominciate a preparare fazzoletti e a togliere le armi che volevate puntarmi addosso. Giuro che il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Credo che verrà da piangere a me nel momento che metterò la parola FINE ma sarò anche molto felice di aver concluso finalmente questa storia. Non pensavo che ci avrei messo così tanti anni e vi chiederò scusa in eterno per questo ma gioite che finiranno le vostre pene, cari lettori XD Rimando i ringraziamenti al prossimo capitolo e vi saluto. Bacioni dalla vostra Himeno.

 

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Capitolo 41
*** Epilogo ***


EPILOGO



Ancora non riuscivo a credere di aspettare un bambino. Quando il medico me lo comunicò, sbiancai letteralmente e quasi svenni. Io che non sono mai stata una ragazza delicata e fragile. Non me lo aspettavo proprio. Sapevo che la pillola, come qualsiasi contraccettivo, non era infallibile, ma fu veramente uno shock. Non ero nemmeno maggiorenne e sarei già diventata mamma. Magari più mi ripetevo la parola “mamma” in testa e più mi rendevo conto della situazione. Sulfus ha avuto una reazione abbastanza tranquilla. Pensavo peggio e invece, nonostante la paura che condividevamo, siamo felici dell'arrivo di questo bambino. Avevo pensato che un giorno avrei avuto figli e il destino mi ha fatto venire la cicogna prima del previsto. E' presto ma di certo voglio tenerlo. L'aborto non l'ho nemmeno contemplata come opzione. I bambini sono delle benedizioni e Sulfus ed io non la rifiutiamo la nostra.

Lo stesso giorno che gli rivelai la gravidanza, lo invitai a restare a cena. Lui accettò e quella sera affrontò subito mio padre e Lorena. Certo, non erano per niente felici di sapere che la loro bambina fosse diventata donna e per giunta una futura madre. Ma dopo varie discussioni e urli, accettarono la situazione. In fondo sarebbero stati felici di avere un nipotino ma immagino che non manderanno mai giù il fatto che Sulfus mi abbia toccata e messa incinta prima del matrimonio. Il mio amato diavoletto accettò tutti gli insulti e si ingoiò tutte le rispostacce che voleva dire a mio padre. Sapevamo entrambi che a mio padre non era per niente simpatico – Lorena ne è affascinata ma allo stesso tempo lo disapprova - e con questo imprevisto la sua opinione su Sulfus era peggiorata. A lui non importava. Non gli interessava proprio piacere a mio padre ma sapeva che la sua benedizione e quella di Lorena erano importanti per me e sopportava. Lo amavo ancora di più per questo. Non mentiva quando mi diceva che per il suo angioletto farebbe qualsiasi cosa.

David e Cat erano tornati a casa propria ma Sulfus mi accompagnò a fargli visita e in quell'occasione rivelammo anche a loro e ai miei zii del piccolo fagiolino che stava crescendo dentro di me. Sono rimasti tutti sconcertanti ovviamente ma dopo vari timori, rassicurazioni e le frecciatine maliziose di Cat, siamo sopravvissuti anche a loro.

Dopo la mia famiglia, fu il turno di Marcus e i nostri amici. Abbiamo ricevuto complimenti e raccomandazioni: le mie carissime Uriè e Dolce mi abbracciarono dalla gioia mentre i Devil davano pacche sulla spalla a Sulfus congratulandosi per la futura paternità. Ci fu una breve guerra tra loro per decidere chi sarebbe stato il padrino e la madrina del bambino ma riuscii a rimandare la scelta a dopo la nascita. Marcus pianse dalla commozione e giuro che sarebbe stato il bisnonno migliore del mondo.

Dopo questi giorni così intensi, ci meritammo il giusto riposo. Era sabato e stavo comodamente sdraiata sul divano a casa di Sulfus – quella sostitutiva, per l'altra stavano già facendo i lavori per ricostruirla. Stavo leggendo un libro bellissimo finché lui non entrò in soggiorno e mi diede un bacio veloce per salutarmi.

-Come stai, amore mio? Vuoi un succo di frutta? Delle frittelle? Oppure una fetta di torta?-

Le sue premure mi riempivano il cuore di tenerezza. Da quando gliel'ho confessato, non faceva che chiedermi se stavo bene. Se stavamo bene. Aveva temuto che a causa dell'incendio e le ferite poteva essere successo qualcosa di sbagliato al fagiolino ma io lo rassicuravo in continuazione.

-Sulfus, ancora non ho le voglie. E' presto per diventare il mio servo- ridacchiai divertita immaginandomi il mio ragazzo in tenuta da cameriere con il vassoio in mano.

-Lo so ma voglio cominciare da subito a prendermi cura di te. Non devi assolutamente sforzarti- mi guardò serio.

-Ok, come vuoi tu- alzai gli occhi al cielo. A quel punto lo vidi prendere un bel respiro profondo.

-Raf-

-Sulfus- lo guardai dritto negli occhi.

-Ecco... stavo pensando... lo so che è presto ma date le circostanze... insomma...-

Era chiaramente agitato. Era strano vederlo così impacciato ma era anche così carino.

-Cosa?- lo incoraggiai con un sorriso.

-Quello che voglio dirti è... o meglio, chiederti...- si inginocchiò vicino a me ed io mi misi a sedere sul divano con lo sguardo confuso e trepidante di attesa.

-Sì?-

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni, un cofanetto blu e lo aprì di fronte ai miei occhi. Al suo interno c'era l'anello più bello che avessi mai visto. Era semplice senza troppe decorazioni ma con un piccolo diamante a forma di cuore al centro. Trattenni il respiro.

-Sia chiaro stavo pensando a questo anche prima del bambino. La gravidanza ha solo anticipato di qualche anno. Già da qualche mese sogno una vita completa insieme a te. A te che sei la mia luce e la mia salvezza. Senza di te non sarei nulla quindi per favore, mi faresti l'onore di diventare mia moglie?- disse con un tono talmente serio e solenne da farmi battere il cuore ancora più all'impazzata.

Queste parole non le avrei mai dimenticate. Le avrei custodite nella memoria per l'eternità e non avrei mai potuto ringraziare abbastanza Sulfus per tutta la felicità che mi dava ogni giorno. Ma a lui non interessavano i ringraziamenti, voleva solo essere amato ed io lo avrei fatto sentire tale per sempre.

Lo abbracciai stretta a me con le lacrime di gioia che mi scendevano sul viso.

-Sì, Sulfus. Sì, mille volte sì- e in risposta, ricambiò l'abbraccio con altrettanto ardore.

-Grazie, Raf- disse per poi unire le sue labbra alle mie in un bacio meraviglioso.





Tutto il mio mondo è cambiato in pochi mesi ma a breve sarebbe cambiato ancora di più. Stavo correndo verso l'ospedale dove tra poco sarebbero nati i miei figli. Eh già, nei primi controlli periodici abbiamo scoperto che avremmo avuto non un bambino solo, ma ben due. Gemelli, un maschio e una femmina. Eravamo al settimo cielo anche se immaginavo che in quel momento Raf mi stava lanciando mille imprecazioni durante il parto. Non appena ricevetti la telefonata che le si erano rotte le acque, mollai la riunione e, senza aspettare Gas e la macchina, presi la moto. Al diavolo le multe che mi sarei beccato. Stavo per diventare padre ed era mio dovere stare vicino alla mia ragazza.

Dopo aver accettato di sposarmi, disse che avrebbe preferito che il matrimonio si fosse organizzato per dopo il parto e così aspettammo. Nel frattempo siamo stati indecisi sul nome da dare al maschietto visto che ormai per la femmina era sicuro sarebbe stato Angelie, o meglio Angelie Raffaella Lorena Zolfanelli. Raf insisteva per mettergli il nome di Claudius ma io non ne ero convinto. Mi immaginavo già un piccolo Raf al maschile che mi guardava con disapprovazione per avergli dato un nome da vecchio. Ma tanto alla fine l'avrebbe spuntata lei. Figliolo, prenditela con tua madre in futuro. Io volevo darti un nome più figo.

Parcheggiai la macchina proprio di fronte all'ingresso dell'ospedale e corsi per le scali come se avessi le ali ai piedi. Con il fiatone, chiesi qual'era la sala e l'infermiera non ebbe neanche il tempo di finire la risposta che raggiunsi la porta indicata. Non appena entrai vidi Raf in preda allo sforzo: il viso tutto paonazzo e sudato.

-Ci siamo quasi. Continua a spingere, dai- la incitava il dottore che stava in mezzo alle gambe in attesa di veder spuntare la prima testolina.

Era meglio che non fissavo in quel punto, mi sentivo già la testa che mi girava. Non sia mai che il grande Sulfus Zolfanelli svenga in sala parto come qualsiasi novello padre. Mi misi al fianco di Raf e le presi la mano. Lei urlò per una forte contrazione e mi stritolò la mano offerta. Strinsi le labbra sopportando la fitta al mio povero arto e a quel punto lei si girò verso di me giusto per farmi un sorriso rassicurante. In teoria ero io che dovevo rassicurare lei visto che era colei che stava soffrendo da cani. Mi sarei aspettato più qualche insulto tipo “Stronzo, sei stato tu a farmi questo!” oppure “Te lo taglio il tuo coso, maledetto bastardo”. Sì, bè, ho visto parecchi film con parti. Invece mi stava sorridendo ed io cercai di ricambiare anche se immagino potesse leggermi la preoccupazione che avevo. Mi sentivo veramente un verme. Stava soffrendo a causa mia e anche se ero strafelice delle creature che stavano nascendo, non potevo fare a meno di preoccuparmi. Se solo potessi almeno condividere il suo dolore. Quello che stavo provando alla mano non era niente paragonato al suo.

-Bravissima, Raf. Sta uscendo. Spingi. ORA- disse il medico e la mia fidanzata obbedì. Con un urlo spaccatimpani, spinse con tutte le sue forze. Dopo un istante, per la sala riecheggiò il pianto di un neonato. Il medico prese la piccola creaturina e la porse ad un'infermiera per lavarlo poi si rivolse a noi.

-E il maschietto è nato, congratulazioni. Ora è il turno della sorellina-

Raf annuì prendendo un bel respiro profondo. Pochi minuti dopo, fu il turno della piccola Angelie di urlare a pieni polmoni tutto il suo disappunto per essere uscita dal caldo grembo materno.

Sentii le lacrime uscire e guardai commosso i nostri figli rumorosi. Dopo averli puliti entrambi, ce li porsero tra le braccia. Raf prese il bambino ed io in maniera impacciata presi mia figlia. Erano bellissimi ed entrambi avevano ciuffi di capelli neri nelle loro testoline. Cullai la mia piccolina e in poco tempo smise di piangere. Piano piano aprì gli occhietti fissandomi con curiosità e in quell'istante sentii un calore al petto. Detestavo piangere e nell'ultimo periodo mi sembrava di essere diventato un vero piagnucolone ma non riuscii a trattenere le lacrime di gioia e commozione nel vedere questi esserini che erano parte di me e di Raf.

-Ciao piccola. Sono il tuo bellissimo papà-

Raf ridacchiò. -Volevi dire modesto papà-

Le diedi un'occhiata maliziosa per poi baciarle la fronte.

-Ti amo, Raf. Grazie. Grazie davvero di esistere-

Non rispose ma sorrise guardando con occhi pieni d'amore la nostra famiglia appena creata.

-Sono identici a te- mi disse mentre il piccolo stringeva il suo dito con la manina.

In effetti, entrambi avevano i miei capelli ma mentre Angelie aveva anche i miei occhi ambrati, suo fratello aveva gli occhi azzurri di Raf. Peccato, nessun angioletto biondo.

-Hanno preso anche qualcosa di tuo. Fagiolino numero 1 ha preso i tuoi occhi-

-Il colore degli occhi può cambiare nel primo anno di vita e per favore, non chiamarlo Fagiolino numero 1- sbuffò.

-Perchè? Così l'abbiamo chiamato in questi mesi- ridacchiai.

-Se fosse stato per me avrebbe già un nome vero-

-Se Claudius può considerarsi un nome vero- Di nuovo scusa, papà.

-Fanculo, Zolfanelli-

-Oh finalmente! Mi sembrava strano che durante il travaglio non mi avessi insultato. Sei a scoppio ritardato- scherzai

-Insomma! Che ci sarebbe di male nel mettere il nome di tuo padre?- mi guardò con il broncio ma io in risposta mi irrigidii.

-Ne abbiamo già discusso, Raf. Mio figlio non porterà il nome di una persona che non ho mai conosciuto e per giunta che rimpiango. Voglio che il passato rimanga tale, nel mio caso-

Mi guardò a lungo come per valutare le mie parole o la mia espressione per vedere se poteva riuscire a farmi cambiare idea ma a giudicare dal suo sospiro finale, la risposta era no, non ce l'avrebbe fatta.

-D'accordo. Ma almeno come secondo nome potrebbe andare. Tuo padre ti avrebbe amato se fosse stato vivo e sarebbe giusto che anche se nel piccolo faccia parte della vita di suo nipote-

Aveva ragione. E poi per quanto avrei voluto, il passato non si sarebbe mai cancellato dalla mia memoria. Sarebbe tornato a tormentarmi ancora qualche volta nei miei incubi ma con la mia famiglia supererò anche questo.

-Ok, vada per il secondo nome-

-Bene, allora... come si chiamerà, signor Zolfanelli? A te la scelta. Sono talmente stanca adesso da non riuscire a ragionare lucidamente- disse guardando il piccolo che ancora li guardava curioso.

Feci un ghigno e mi avvicinai a lei per scambiarci i bambini in braccio. Le diedi Angelie e presi con delicatezza nostro figlio.

Lo cullai e gli accarezzai la testolina. C'era solo un nome che gli sarebbe stato bene e che si fotta l'originalità.

-Rafe. Raphael Claudius Marcus Zolfanelli-



Non dimenticherò mai il giorno del nostro matrimonio. Avevamo deciso di farlo circa tre mesi dopo la nascita dei gemelli così da fare anche il battesimo insieme alle nozze. Come si dice, per fare due piccioni con una fava.

Rafe era addormentato tra le braccia del mio testimone, Gas, vestito di tutto punto per l'occasione ovviamente. Sarebbe stato anche il padrino di mio figlio dopo con Uriè a fargli madrina mentre per Angelie abbiamo deciso che sarebbero stati i suoi cugini David e Cat. David si era da poco fidanzato con Dolce e si scambiavano occhiate maliziose dai lati della navata. Mia figlia a differenza del fratello, era una vera scalmanata. Non faceva che calciare e brontolare tra le braccia di Cat che non faceva che lanciarmi occhiatacce con il chiaro significato “Tale padre tale figlia”. Sogghignai e presi un attimo la mia piccola in braccio per calmarla. Solo io riuscivo nell'intento con gli altri era una vera peste.

C'erano veramente tutti con Marcus, Lorena e Tilda in prima fila insieme ai nostri amici. Nell'aria permeava l'intenso odore delle rose bianche e rosse che adornavano la chiesa facendomi sentire sempre più nervoso. L'attesa mi stava davvero uccidendo.

Poi, si udì la marcia nuziale e fu aperto il portone mostrandomi Raf in tutto il suo splendore. Indossava un bellissimo vestito bianco senza maniche ma con le spalline di fronzoli che passavano per il centro fino alla cintura. La gonna partiva sopra le ginocchia per poi ricadere a strascico dietro. Il velo non le copriva il volto ma solo il dietro senza alcun ornamento extra. Mi scappò un sorriso divertito nel vedere che portava i tacchi bianchi. Lei li detestava ma immaginavo lo sforzo che stava facendo per tenerli in quell'occasione così importante. Io indossavo un semplice smoking blu notte con panciotto viola scuro e il cravattino dello stesso colore. Dallo sguardo adorante che mi stava rivolgendo dovevo dedurre che le piacevo vestito elegante. Chissà che faccia da pesce lesso avevo io nell'ammirarla.

Procedette piano verso di me accompagnata da suo padre. Gli era stato difficile accettare che la sua bambina si sposasse così presto come per la gravidanza ma aver visto i suoi nipotini e la felicità di sua figlia non ebbe nessun motivo per lamentarsi ancora.

Arkan mi porse la mano di Raf che accettai con gioia e così iniziò la cerimonia.

Ci scambiammo i voti senza mai staccare gli occhi l'una dall'altra e mi costo parecchio aspettare la fine per poterla baciare. Morivo dalla voglia di darle un bacio mozzafiato fregandomene dei presenti ma alla fine giunsero le paroline magiche che ci unirono indissolubilmente davanti a Dio.

-Io vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa-

Non me lo feci ripetere due volte e catturai le sue labbra in un bacio famelico. Quando mi staccai, la mia cara mogliettina aveva il fiato corto ed era evidentemente imbarazzata. Le rivolsi un sorriso malizioso. Stanotte l'avrei fatta impazzire di piacere, parola di Sulfus Zolfanelli.

Dopo ciò passammo al battesimo dei gemelli. Al contatto con l'acqua, Rafe aveva brontolato solo un pochino per averlo svegliato ma poi tornò tranquillo. Quando fu il turno della nostra bambina, fu come se si fosse risvegliato Satana. Non appena il prete le bagnò la testolina, iniziò a urlare tutto il suo malcontento. Avevano davvero ragione. Angelie era tale e quale a me. Sicuro ci avrebbe dato parecchi grattacapi in futuro.

La ripresi in braccio zittendola con addosso lo sguardo ammirato di Raf e di tutti i presenti. Che ci volete fare? Tra diavoli ci si intende alla grande e credo proprio che alla fine il nome che le avevamo dato non le si addiceva. Ma ormai il danno era stato fatto.

Si concluse anche quel rito e mi guardai intorno. Avevo Raf al mio fianco, i nostri figli tra le braccia ed eravamo circondati dai nostri amici e famigliari. Ora potevo dire con sicurezza che era quella la felicità assoluta. Non era vero che angeli e diavoli non possono stare insieme. E cosa più incredibile, tutto è partito da un gioco. Chi l'avrebbe detto, eh?



FINE



E con gioia e tristezza insieme che metto la spunta sull'opzione COMPLETA della fanfiction. Non ringrazierò mai abbastanza tutti voi, miei cari lettori, per avermi sopportato per tutti questi anni. Speravo di finirla molto prima, è stata una sorpresa anche per me che siano passati cinque anni dall'inizio di questa folle storia ma è giunta finalmente la conclusione. In futuro, quando avrò un attimo di tempo e ispirazione potrei fare dei capitoli extra su determinate scene che vorreste fossero approfondite. Ditemi a quale siete interessate che prenderò in considerazione i suggerimenti ^_^

Ancora grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito le vicende di Raf e Sulfus insieme a me. A chi ha messo tra le preferite, le seguite e le ricordate Love Game e un grazie enorme anche a Engydragon e Eleanor Devil per i disegni favolosi che mi hanno fatto.

Grazie e tanti bacioni!

Himeno

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