Last resort

di glins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Loser like me ***
Capitolo 2: *** Homecoming ***
Capitolo 3: *** Jagged Little Tapestry ***
Capitolo 4: *** The Hurt Locker ***
Capitolo 5: *** What the world needs now ***
Capitolo 6: *** Transitioning ***
Capitolo 7: *** A wedding ***
Capitolo 8: *** Move Along ***
Capitolo 9: *** Only now ***
Capitolo 10: *** 2009 ***
Capitolo 11: *** Dreams come true ***



Capitolo 1
*** Loser like me ***


Eccola lì.

Rachel Barbra Berry era pronta a tornare al McKinley.

 

 

Fissava quelle porte, quelle che un tempo varcava piena di paura e timore, con un cambio nella sua borsa, sapendo che prima o poi una granita le avrebbe dato il buongiorno.

 

Non questa volta, si disse.

Ormai era una star.

Sì, era una star ed era pronta a tornare da tale in tutto il suo splendore.

 

Okay, beh, della star ne era rimasto davvero poco ad essere sinceri... quasi nulla... decisamente nulla.

Aveva abbandonato Broadway, ciò che aveva sognato per tutta la vita, per una scadente serie televisiva, con il più scadente dei registi, il più scadente cast e la più scadente trama.

Neanche lei con il suo talento era riuscita a regalare un po' di decenza a quella... cosa.

 

Ma poco importava, era determinata a rinascere dalle sue ceneri. Aveva perso sé stessa, i suoi sogni, le sue convinzioni, i suoi princìpi, ma voleva ritrovarli e solo casa poteva aiutarla, solo tornare dove tutto era iniziato poteva aiutarla.


Così, varcò quella soglia e i ricordi la invasero mentre passeggiava per i corridoi deserti.

Era l'ultima ora delle lezioni, era sicura che niente e nessuno l'avrebbe disturbata.

Iniziò così il suo viaggio nel passato.

 

Passò davanti all'armadietto dove Puck ci provò con lei per la prima volta.

Oh Puck.

Le mancava il suo Noah.

Certo, continuavano a tenersi in contatto di tanto in tanto, ma per Noah era difficile trovare momenti liberi, d'altronde era un pilota dell'aeronautica a servizio del Paese ora.

Sorrise al pensiero di come il ragazzaccio con la cresta e il sorriso sghembo, che buttava i ragazzini nel cassonetto, che aveva messo incinta una ragazza e si era ritrovato più spesso in riformatorio che a casa sua, fosse diventato un uomo affascinante e responsabile.

 

Con quei pensieri arrivò sul luogo dove tutte le ragazze insieme, l'ultimo anno, difesero Santana da quell'atleta che voleva "convertirla", appena dopo il suo coming-out.

Anche Santana le mancava, difficile ma vero.

Da quando era andata in vacanza con Brittany e Rachel era andata a Los Angeles per i suoi progetti, non si sentivano più spesso, se non per qualche e-mail di ricapitolazione al mese in cui non mancavano le care battute della latina, ma ormai la diva sapeva che erano il suo modo per dimostrare affetto.

Nonostante tutto, era felice che la ragazza stesse bene ed in buone mani, almeno non avrebbe combinato qualche casino in giro per il mondo.

 

Passò davanti alla vetrata dove tutti insieme, vestiti da Gaga, difesero Kurt e cacciarono Azimio e Karofsky.

Kurt.

Avrebbe dovuto chiamare il suo migliore amico, decisamente, ne aveva bisogno lei e soprattutto lui: quando era arrivata aveva incontrato Blaine al Lima Bean che le aveva spiegato come erano andate le cose tra di loro.

I due litigavano continuamente e Kurt aveva deciso di rompere il fidanzamento, mandando Blaine in uno stato di depressione che l'ha portato a trascurare la NYADA ed essere di conseguenza espulso. Ora Blaine era il coach dei Warbler, mentre Kurt era ancora a New York.

Si maledisse per non essersi fatta viva per mesi, quando avrebbe dovuto aiutare i suoi amici.

 

Si appuntò mentalmente di contattare Kurt in qualsiasi modo, mentre passava davanti alla panchina dove lei ed una giovane ed incinta Quinn Fabray sedevano anni prima.

 

Quinn.

 

Come le mancava Quinn.

Avevano perso i contatti, nonostante si fossero ripromesse di mantenerli.

L'ex cheerleader era impegnatissima a Yale, si scrivevano giusto qualche volta, quando trovavano tempo, e Rachel sapeva che Quinn stava bene, che gli esami andavano benissimo, ma non nascondeva un certo dispiacere per quell'abbonamento del treno rimasto nel cassetto.

 


Tra pensieri e ricordi, arrivò alle porte dell'auditorium, fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi, sapendo che un volta entrata, ulteriori ricordi le sarebbero piovuti addosso.

Si fece coraggio, nonostante tutto, ed entrò da una delle porte che dava direttamente dietro le quinte.

Era buio, così, piano per la paura di cadere, arrivò ad accendere le luci del palco.

Lo osservò e camminò fino al centro, si rivolse alla platea e la pioggia di ricordi iniziò.

Le audizioni con Mr. Schue, il primo bacio con Finn, il Rocky Horror Show, West side story, le New Directions, le Trouble Tones, Jesse St. James che tornava da lei il penultimo anno, Quinn che le diceva parole che la colpirono fino in fondo da cui però nacque Get it Right, Shelby che cantava con lei.

Non si accorse neanche di star versando qualche lacrima, probabilmente a causa della nostalgia.

Era tentata di restare ancora lì e magari deliziare il nulla con una performance, ma non aveva tempo, perché sentì il flebile suono della campanella, così spense le luci e ritornò nei corridoi.

 

Era ora di far visita ad una persona, invece che ai ricordi.

 

Aveva bisogno di un amico sincero e fedele.


Si fece largo tra la miriade di studenti nei corridoi e arrivò al campo da football, e lui era proprio lì.

 

 

Sam era lì, stava sistemando le ultime cose per l'allenamento quando Rachel si avvicinò e lui alzò lo sguardo.


"Rachel Berry" disse sorridendo e andandole incontro per poi stringerla in un abbraccio sollevandola da terra.


"Sam Evans, mettimi giù" disse lei ridendo.


Lui obbedì e la guardó ancora col sorriso stampato in faccia.


"Che ci fa qui la grande stella?"


"Beh...non penso di essere più degna di quell'appellativo" rispose abbassando lo sguardo.


Sam si fece serio e disse "è per la tua scadente serie tv?"


Lei alzò improvvisamente lo sguardo "l'hai vista? Allora almeno uno spettatore c'è stato!"

 

E mentre lei già pensava di rinfacciare tutto ai produttori che le avevano mentito, lui bloccò i suoi film mentali.

 


"no, non l'ho vista, ma ho letto che era terribile e se lo dicono i giornali è vero" spiegò con un'alzata di spalle.

Rachel tornò con lo sguardo a terra.


"Ho combinato un casino Sam."


"Perché?" Chiese confuso lui.


"Beh perché magari ho mandato in frantumi i miei sogni di Broadway per un'orrenda serie televisiva che ha miseramente fallito e da New York o Los Angeles mi ritrovo di nuovo in questo buco di Lima?" Chiese retoricamente lei.


"Non offendere Lima" disse Sam con un broncio che fece alzare gli occhi al cielo a Rachel. "E poi non è tutto perso sai? Sei giovane, hai tutta una vita davanti per tornare in cima. Devi solo essere paziente e motivata." Disse lui con un sorriso che la ragazza ricambió.

 

"E ora mi dici che ci fai in questo buco di Lima?" Continuò lui scherzosamente, citando le parole di prima, facendola ridacchiare prima di rispondere.


"Penso che questo buco mi aiuterà a ritrovare me stessa, almeno spero. È strano, ma sentivo di dover tornare qui, come per ricaricarmi, per ripartire dal basso, da dove tutto è iniziato. Ho combinato un casino, ma spero di poter rimediare."


"E ci riuscirai, credimi. Io ti aiuterò, puoi contare su di me"

Rachel gli regalò un sorriso sincero come ringraziamento guardandolo negli occhi, e Sam lo vide.

 

Vide la grande delusione interiore che la sua amica stava cercando di superare, vide la caduta e la voglia di rialzarsi, vide quella che non era Rachel Berry.

Perché Racel Berry aveva sempre quella luce particolare negli occhi, quel sorriso luminoso e quel suo atteggiamento da diva, che la rendevano una stella.

E tutto quello era ancora in lei, aspettava solo di uscire allo scoperto.

Quindi Sam lì, in quel campo da football, mentre i ragazzi della squadra arrivavano per l'allenamento e Rachel si congedava lasciandogli un bacio sulla guancia , lo promise a sé stesso: lui avrebbe fatto di tutto pur di far uscire quella Rachel Berry che tutti conoscevano e stimavano.

 

**


Mentre Sam si dedicava all'allenamento, Rachel andò nell'ultimo posto che pensava potesse aiutarla: la Carmel High School.

 

C'era una spiegazione però: quando si erano incontrati al Lima Bean, Blaine le aveva detto tutte le novità, come i Klaine che si erano lasciati, Sam che lavorava come assistente della coach Beiste e Sue Sylvester che dopo la chiusura del glee, manteneva un regime tirannico al loro ex liceo.

 

Così, Schuester, a cui mancavano troppo le arti, aveva deciso di diventare coach dei Vocal Adrenaline.

 


Ecco perché era lì, in quell'auditorium, ad assistere alla performance di quello che era stato un tempo il nemico per lei e gli altri delle New Directions.

 

 

Appena finita la canzone, i ragazzi uscirono e mentre Schuester si alzava, lei esordì con un lento applauso.

 

Lui si girò con lo sguardo più incredulo che ci fosse.

 


"Rachel Berry"


"Vedo che vi ricordate tutti di me" disse sorridendo.


"E come dimenticare" disse ricambiando il sorriso e andandole incontro per stringerla in un abbraccio.
 
 
 
 
 
 ________________________________________________________________________
 
Okay, parlo a chi avrà avuto la voglia e il coraggio di leggere questa cosa.

È la mia prima fanfiction, la prima storia in assoluto, quindi spero siate clementi.

Mi è venuta in mente quando dissero che Quinn sarebbe stata nella season 6, mi sono immaginata un mega storia Faberry, ma le mie aspettative sono state deluse dal nostro caro Ryan, schiatti in tutt'altro che pace.

Quindi, se Ryan non l'ha fatto, ci provo io, anche se non ho grandi aspettative né nulla.

 

Come detto nell'intro, la storia seguirà gli avvenimenti della stagione, tranne forse qualcosa che cambierò, come il matrimonio Brittana/ Klaine che penso farò separati.

Oltre queste piccole cose, il resto sarà normale, con tanto Faberry e presenza di Klaine e Brittana, appunto, e Samcedes. Forse altre coppie, ma vedrò.

 

Vorrei sapere se almeno due anime sono interessate a quest'idea e se quindi vale la pena partorire altri capitoli, e se ci fosse qualcuno con esperienza disposto ad aiutarmi, non siate timidi e scrivetemi.

Mettiamo fine a questo monologo infinito ora, aspetto vostre opinioni e se ci sono errori scusatemi, ho scritto da un cellulare del paleolitico, e segnalate.

 

 

Alla prossima, spero!

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Capitolo 2
*** Homecoming ***


 

 Rachel si svegliò un po’ meglio quella mattina di inizio settimana.

I giorni precedenti erano stati pieni di novità: aveva scoperto di avere ancora Sam e Blaine su cui contare, ma aveva scoperto anche che Mr. Schue non voleva riprendere la lotta contro Sue, e come biasimarlo.

William le aveva detto che ormai era marito e padre, non poteva più stare dietro quella pazza della Sylvester.

Questo però significava che era il suo turno.

Il sovrintendente le aveva permesso di riaprire il glee club e ora toccava a lei rivendicarne l’onore al McKinley e l’avrebbe fatto con l’aiuto del suo migliore amico, che aveva trovato seduto sul suo letto a gambe incrociate e con le lacrime agli occhi.

Si erano scusati di non esserci stati l’uno per l’altro, ma avevano promesso che stavolta sarebbe stato diverso. Avrebbero unito le forze e lavorato per riportare in alto le Nuove Direzioni.

 

Almeno così pensavano.

In realtà le cose non erano iniziate bene: lei e Kurt stavano già trovando difficoltà nel lavorare insieme.

Per questo, quando Kurt le aveva dato appuntamento nell’auditorium, immaginava già la ramanzina da fare al suo migliore amico.

Invece Kurt prese parola per primo e dopo aver chiarito la situazione…

 


“Mi sono messo in contatto” disse Kurt con la faccia di uno che la sapeva lunga.


“Con chi?” chiese Rachel confusa.

A quel punto le luci del palco si accesero.


“Con tutti!” Disse Santana con un’alzata di spalle.

Accanto a lei c’erano la sua amata Brittany e Mercedes.

Lei e Kurt si avviarono sul palco per salutarle, quando man mano iniziarono ad entrare anche gli altri: Artie, Tina, Puck e Quinn.

Quinn.

La vide mentre saliva le scale dello stage e per poco non cadde.

Quinn era lì.

Con i suoi occhi nocciola che la puntavano, il suo sorriso dolce dedicato a lei e quel nuovo taglio che le stava divinamente. Sorrise a trentadue denti e le andò incontro, abbracciandola.

E Quinn sentì il suo cuore perdere un battito. Rachel l’aveva accolta nel migliore dei modi e possibile che quel sorriso fosse ogni volta più luminoso? E i suoi occhi sempre più profondi? E quelle gambe sempre più lunghe?

 

Si strinsero per un po’, finché Rachel non ci pensò su: Quinn era lì. Era lì, in quel momento, ma in più di due anni non era mai stata a New York per trovarla.

Si staccò dall’abbraccio un po’ bruscamente, una volta realizzato il tutto, e aprì la bocca per parlare, per chiedere a Quinn perché non si era mai fatta viva di persona in due anni.

Quando però Noah la strinse tra le sue sempre più muscolose braccia, Rachel capì che quello non era il momento di parlare con Quinn delle dinamiche del loro rapporto.

No, quello era il momento di ritrovare i vecchi amici e mettersi all’opera per il glee.

Ricambiò l’abbraccio di Noah sorridendo beata.

Quanto le era mancato.

 

Quanto le erano mancati.

 


Dopo abbracci e festeggiamenti vari, si riunirono nell’aula canto e attuarono un piano per reclutare membri.


Inizialmente fallirono, miseramente, come la serie tv di Rachel.

In mensa non avevano attirato l’attenzione di nessuno e quei “bianchi cristiani figli di papà”, come li aveva definiti Puck beccandosi un’occhiata omicida da Quinn, erano difficili da convincere.

E poi cos’aveva detto Sam?

Quinn aveva fatto sesso con una latina lesbica?

O mio dio, aveva fatto sesso con Santana!

Neanche il tempo di rifletterci, che dovettero tornare a lavoro, ma Rachel si appuntò mentalmente di parlarne con una delle ragazze.


Improvvisamente, tra un appunto mentale e la disperazione, sentirono una voce forte, così tanto da rimbombare in tutta la scuola.

Fu così che trovarono Roderick in biblioteca, una delle voci più belle che avessero mai sentito.

Lo convinsero a fare un’audizione, ed il ragazzo entrò ufficialmente a far parte delle Nuove Direzioni, poiché era stato fantastico … o almeno così avevano riferito a Rachel.

La diva non era stata molto attenta al ragazzo, anzi, non si spiegava perché avesse rivolto tutta la sua attenzione all’Unholy Trinity.

Fatto sta che Roderick era un solo membro e, se per Rachel e Kurt era una speranza, non lo era per le tre ex-cheerleader, che volevano puntare sugli ormoni degli adolescenti del McKinley per reclutare membri.

 


“No! Non trasformerete la ricerca delle reclute in una rivolta sessuale!” esclamò Kurt, ripetendo per la millesima, o forse milionesima,volta lo stesso concetto.


“Kurt accettalo, è l’unico modo per convincere qualche sfigato là fuori ad essere ancora più sfigato entrando a far parte di questo club” rispose Santana a tono.


“Concordo” disse Brittany “e poi Santana è estremamente sexy con quel gonnellino, non ti permetterò di farmi perdere lo spettacolo”


“Concordo anche io Kurt” prese parola Quinn.


“Riguardo la performance o riguardo Santana?” chiese Noah ridacchiando, guadagnandosi un batti pugno da Sam.


Quinn per tutta risposta alzò gli occhi al cielo e continuò “le abbiamo provate tutte, questa è l’ultima possibilità che ci resta”


Kurt scosse la testa contrariato. “No, assolutamente no. Rachel, per favore dici anche tu che è una follia!” disse rivolgendosi alla ragazza seduta al suo fianco, che stranamente non aveva ancora detto mezza parola.

Era lì ferma a fissare un punto nella stanza.

Kurt seguì il suo sguardo e trattenne un sorriso.


“Rachel!” la richiamò alzando la voce notevolmente.


“Eh?” sobbalzò lei. Aveva dimenticato che note alte potesse raggiungere l’amico.


“Che ne pensi di questa cosa?”


“Io… ehm… magnifico…” e sorrise.

In realtà non aveva la più pallida idea di cosa parlassero. Sapeva solo che le tre ragazze della Dannata Trinità si erano presentate in aula canto vestite da cheerleader e lei si era trovata a benedire gli avesse inventato quella divisa fissando un paio di gambe bianche e scolpite come il marmo.


“Beh, allora è deciso” esordì Santana e si avviarono al campo da football.

 


“Ricordate ragazze, il sesso attira!” e così iniziò Problem.

Rachel, che era in un angolo con gli altri ad osservare, non riuscì a non notare quanto le ragazze fossero in forma, nonostante il tempo del canto e ballo coreografato fosse finito per loro. E poi quel gonnellino era… o dio, era… ma che stava pensando?

Reclute, Berry, reclute.

E ce ne furono.

Madison e Mason, due gemelli strani, ma promettenti.


 
Arrivò in seguito, Jane, ragazza di grande talento, che aveva cercato di entrare negli Usignoli, ma dopo un loro rifiuto, nonostante le lotte di Blaine per farla accettare, si era rivolta a Rachel e Kurt.

E lì fu guerra.

Blaine insinuò che gli avessero rubato un membro e che avessero, di conseguenza, infranto il patto che avevano fatto anche in presenza di Schuester e secondo cui quella tra i tre doveva essere una competizione pacifica, senza colpi alle spalle.


Dopo la sfuriata di Blaine, Rachel uscì dall’auditorium, per scaricare il nervosismo e ricomporsi.

 Era già un periodaccio per lei, aveva perso Broadway e la NYADA e poteva incolpare solo se stessa per quello, la sua serie televisiva era stata un disastro su tutta la linea e aveva intrapreso una guerra con la Sylvester, non essendo neanche sicura di farcela.

Ci voleva solo Blaine, uno dei pochi su cui sentiva di poter contare lì a Lima, che le remasse contro.

Fantastico.

Davvero fantastico, si disse.

 


Mentre accelerava il passo per scaricare il nervosismo crescente e scacciare quei pensieri, una voce alle sue spalle la fermò.


“Rachel”

La ragazza si voltò per rivolgersi a quella voce che avrebbe riconosciuto tra mille.


“Hey Quinn, come mai ancora qui?”

Quest’ultima si avvicinò a Rachel


“Un giro tra i ricordi” rispose, con una scrollata di spalle.

Rachel annuì comprensiva, d’altronde anche lei se l’era concesso.


“Tu piuttosto? È successo qualcosa?” chiese la bionda un po’ preoccupata dall’espressione sconvolta della diva.


“No, perché?” rispose Rachel con un sorriso forzato.

L’altra alzò un sopracciglio, quel sopracciglio targato Fabray.


“Rachel ormai penso di conoscerti abbastanza da dire che quello è il tuo sorriso da ‘voglio che pensi che stia bene’. Quindi dimmi che hai e basta”


E Rachel esplose.

Quel sorriso sfumò, lacrime scesero lungo le sue guance e Quinn la guardò ancora più preoccupata prima di portarla per mano nel bagno più vicino.

Si chiuse la porta alle spalle e prese Rachel tra le braccia.

 

Dio, quanto erano mancate quelle braccia a Rachel.

E quel profumo, un toccasana per i suoi nervi.

Si lasciò cullare, affondando il viso nel collo dell’altra, finché  non si calmò.

Quando successe, Quinn sciolse l’abbraccio, prese un fazzoletto e lo bagnò, mentre Rachel si appoggiava al lavandino. L’ex cheerleader iniziò a tamponare il viso della ragazza per toglierne il trucco colato.


“Come ai vecchi tempi” disse Quinn con un sorriso nostalgico.

Rachel sorrise, ricordando quando al ballo del loro penultimo anno, la bionda l’aveva schiaffeggiata. Rachel però non se n’era andata, era rimasta lì, aveva tolto i residui di trucco e aveva sostenuto Quinn, proprio come quest’ultima stava facendo con lei.

Era successo qualcosa quel giorno, avevano trovato il loro legame speciale.


Mentre Rachel era persa nei ricordi, non si accorse che l’altra ragazza aveva finito, aveva buttato il fazzoletto e si era appoggiata al lavandino, alla sua destra.


“Grazie” le disse guardandola.

“Tu ci sei stata per me, è stato un piacere fare altrettanto” le sorrise la, ormai, bionda platino.

“Ora però mi dici cos’è successo?” chiese poi dolcemente.

Rachel prese un respiro profondo.

“E’ successo che ho incasinato la mia vita. Pensavo che avrei avuto la strada spianata una volta a New York, e in effetti lo era… finché non ho rovinato tutto. Ora sono di nuovo a Lima, in guerra aperta con la Sylvester e Blaine, e sto cercando di risolvere il risolvibile, ma non so più cosa lo sia o meno… ho paura di restare bloccata qui, è un ostacolo che non se se riuscirò a superare e-“
“Okay fermati qui.” La interruppe Quinn. Rachel la guardò confusa e lei riprese, guardando la più bassa negli occhi, con sguardo deciso. “Dov’è Rachel Berry? Dov’è quella ragazzina petulante che pretendeva ogni assolo? Dov’è quella Rachel determinata che non si arrendeva di fronte a nulla?” Rachel abbassò lo sguardo mentre la bionda continuava “Rachel tu hai un futuro magnifico. Questo è sì un ostacolo, ma non è insuperabile. E lo dice una che all’ultimo anno si è tatuata Ryan Seacrest sul culo e si è fatta i capelli rosa”


Rachel ridacchiò e Quinn con lei, poi continuò “ma l’ho superato. Puoi farcela anche tu, sei Rachel Barbra Berry, che cavolo! E se avessi bisogno di una mano, noi siamo qui per te… io sono qui per te.”


Rachel non sapeva che dire, semplicemente le gettò le braccia la collo abbracciandola, stretta, e sussurrò “grazie”.


Quinn dalla sua parte sorrise beata.


Restarono così finché Rachel non si ritrasse, e con uno sguardo tra il malizioso, curioso e scherzoso chiese “Noah che ne pensa di quel tatuaggio?”


Quinn rise e rispose “nulla.. in realtà Noah non pensa nulla di me in generale ora come ora” e rise di nuovo, mentre Rachel la guardava interrogativa.

Capì di doversi spiegare meglio e si ricompose per poi rispondere.


“Io e Noah non stiamo più insieme, da un paio di mesi ormai”


“Oh… mi dispiace tanto Quinn” disse, anche se non sapeva se fosse vero.

Di certo provava qualcosa al ricevere quella notizia, ma non era sicura fosse dispiacere.


“A me no” la sorprese Quinn “Quando siamo tornati per la chiusura del Glee pensavamo che un ritorno al passato fosse quello di cui necessitavamo, la nostalgia ci ha fatto credere che ci fosse ancora qualcosa, e c’è, non fraintendermi, ma è solo un legame speciale. Non siamo destinati a stare insieme, l’abbiamo capito e ci siamo lasciati, ma siamo in ottimi rapporti.”


“Wow… beh mi fa piacere per voi” si limitò a dire Rachel.


“Già, anche a me. Te l’avrei detto prima, ma non hai risposto alle mie mail per mesi” rispose in tono di rimprovero Quinn.

E Rachel ormai la conosceva, sapeva che quella era una frecciatina, una di quelle che alla ragazza piaceva mandare, a cui stavolta non sapeva come rispondere. Si limitò ad abbassare lo sguardo, rendendosi conto che la bionda non era l’unica a non aver mantenuto la promessa di tenersi in contatto.


Quando stava per dire qualcosa però, Quinn disse “Ora devo andare. Ci vediamo Rachel” e uscì velocemente dal bagno, ancora con quella rabbia dentro di sé.

Sì, rabbia.

Rabbia perché Rachel non le aveva mai fatto visita, non le aveva risposto per mesi, ma nonostante tutto c’era stata per lei.

Ci sarebbe sempre stata per lei.


Dal canto suo, Rachel rimase a guardare la porta da cui era sparita la bionda, ancora confusa dalle sensazioni che le avevano regalato quelle braccia, la notizia della rottura con Noah o anche il solo parlare con lei. Scosse la testa, si ricompose e tornò in auditorium mettendo da parte quei pensieri.

Avrebbe parlato con Quinn più tardi, ma ora doveva pensare a Jane e al glee club e doveva tornare da Kurt: conoscendolo stava già chiamando la polizia per la scomparsa della ragazza.

 

**


 
La sera arrivò prima di quanto si pensasse e tutti insieme parteciparono alla festa del McKinley.

 Lì Rachel riscoprì l’essenza del glee, con Santana e Brittany che cantavano e ballavano tenendosi per mano, Sam che suonava la sua fedele chitarra, Artie e Tina insieme come sempre, Noah con la sua vecchia giacca dei Titans e Quinn che… beh era Quinn.

Le sembrava di essere tornata davvero al liceo, alle origini.


Quando la festa si fu calmata e nei paraggi c’erano solo i vecchi del Glee e qualche adolescente troppo ubriaco per tornare a casa, erano tutti vicino al fuoco, che ora andava sfumando.

Mentre gli altri canticchiavano e strimpellavano qualche accordo di chitarra, Rachel si avvicinò a Quinn, seduta su una panchina occupata solo dalla stessa bionda.


“Hey Quinn” disse titubante con un sorriso timido.

E lì sì che le sembrò di essere tornata al liceo, con il dubbio di come avrebbe reagito l’altra.

Perché non sapeva cosa pensava ora.

Se non avesse voluto più parlarle?

Non ebbe il tempo di rispondersi, perché fortunatamente Quinn distolse lo sguardo dal fuoco e puntò i suoi stupendi occhi nocciola su di lei, ricambiando il sorriso.


“Ciao Rach” Rach.


“Posso?” Rachel fece cenno alla panchina vuota, fatta eccezione per la bionda platino.


“Se trovi spazio, certo” rispose lei sorridendo.

Rachel ridacchiò e prese posto vicino all’amica.

Erano vicino al resto del gruppo, ma abbastanza lontane da non far sentire la loro conversazione.

Era il momento giusto per parlarle.


“Mi dispiace di-“


“Mi dispiace se-“


Iniziarono a parlare insieme, per poi bloccarsi e ridere, guardandosi  leggermente imbarazzate.


“Prima tu, grande stella” disse Quinn scherzando e Rachel sorrise a quell’appellativo, che suonava come la più bella melodia, pronunciato da lei.

Poi iniziò a parlare.


“Mi dispiace. Mi dispiace non essere mai venuta a trovarti e non aver risposto per mesi alle tue e-mail, nonostante ci fossimo ripromesse di farlo… ero totalmente presa dai miei progetti. Mi dispiace davvero…” disse con espressione profondamente triste e dispiaciuta.


Quando Quinn pensava che non potesse essere più tenera, Rachel mise su un broncio e precisò “Ma non sono l’unica a doversi scusare”.

Quinn ridacchiò leggermente.


“Vero” iniziò “dispiace anche a me non aver mantenuto quella promessa e aver lasciato il biglietto per New York a marcire nel cassetto del comodino… e mi dispiace anche per averti mandato quella frecciatina oggi ed essermene andata improvvisamente. Scusami” disse guardandola.


Rachel sorrise dolcemente. “Io ci tengo davvero a te Quinn.” disse di getto.


“Anche io a te Rachel”.


Restarono a sorridersi, guardandosi per un tempo indefinito, finché Rachel non si ricordò una cosa.


“Hai fatto sesso con Santana?”


“Io… ehm… cosa?” disse Quinn, colta di sorpresa da questa domanda.


“Hai fatto sesso con Santana, Quinn?” incalzò Rachel, tra la curiosità e il divertimento nel vedere l’espressione dell’amica.


Quinn aprì bocca per rispondere, non sapeva neanche lei in che modo, quando Santana le chiamò da poco più lontano.


“Okay Gayberry e Fabgay, o la smettete di tubare o vi trovate una stanza… o una grotta se sei più a tuo agio, Hobbit.”


Quinn arrossì e guardò male la sua migliore amica, mentre Rachel, anche lei leggermente arrossita, la guardò con un broncio.


Puck vide la scena, e intervenne,iniziando a suonare We are young, in ricordo dei vecchi tempi,  trascinando anche gli altri.


Nel frattempo Brittany sussurrò a Santana, che era appoggiata alla sua spalla tenendole la mano “San, pensi che anche Rachel sia un unicorno come noi?”


La latina non si sorprese della domanda, si limitò a posare lo sguardo su Quinn. Poi rispose, quasi sussurrando.


“Lo spero, Brit. Lo spero davvero.”

 

 

 

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Ed ecco a voi!

Il vecchio glee club è tornato, e tra tutti c’è anche Quinn. Mi rendo conto che potrà sembrare un confronto affrettato tra Quinn e Rachel, ma ci tenevo che questa faccenda della promessa del tenersi in contatto, fatta nella lontana season 3, mai mantenuta e mai risolta, fosse messa in chiaro almeno qui.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, aggiornerò quando possibile, ho la scuola e lo sport, quindi non so quando ricaverò tempo. Probabilmente andrò a periodi, a volte posterò molto, altre poco, dipende tutto dagli impegni scolastici e sportivi. Ad ogni modo, mi impegnerò per postare almeno una volta a settimana.


Okay, vi lascio, voi recensite/ seguite/ leggete, qualsiasi cosa mi fa piacere!

 

 

Alla prossima! C:

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Capitolo 3
*** Jagged Little Tapestry ***


Quella settimana si preannunciava meravigliosa: ci sarebbero state le prime prove del glee.
 
Kurt e Rachel, con l’aiuto degli ex allievi, che erano riusciti tutti a trattenersi un altro po’, avrebbero avviato le Nuove Direzioni alle Provinciali.
 
Quindi sì, sarebbero stati giorni davvero pieni e soddisfacenti quelli… forse… probabilmente… magari non per Kurt, per lui sembravano solo pieni per ora: la prima sera della settimana si era ritrovato nel negozio di spartiti del posto, in cerca di idee per la lezione da proporre ai ragazzi del glee, e aveva avuto il delizioso piacere di incontrare il suo ex ragazzo, con cui stava per sposarsi fino a pochi mesi prima, con cui aveva rovinato tutto e che ora voleva riprendersi, in compagnia del suo nuovo ragazzo Dave, nonché ex bullo del McKinley che lo torturava ogni giorno al liceo e che aveva, nonostante tutto, aiutato in parte con la sua omosessualità repressa.
 

Dio, gli faceva ancora così strano pensarci. Era davvero una situazione a cui forse non si sarebbe mai abituato per davvero. E’ che a dire il vero lo disgustava, era terribilmente geloso e voleva riprendersi ciò che era suo.
 
 

Tutti questi pensieri gli ronzarono in testa, finché non si rese conto di essere arrivato a destinazione.
 
Entrò in aula canto e trovò una Rachel seduta sul pavimento, con una tazza di caffè in mano e circondata da spartiti di ogni genere, da Ke$ha ai Queen.
 
 
Non prometteva bene.
 
 

Nonostante tutto, si avvicinò e la salutò sedendosi vicino a lei.

“Buongiorno!”

“’Giorno Kurt” rispose lei distrattamente, senza alzare gli occhi dagli spartiti.

Okay, Rachel non era del parere di scambiare due chiacchiere, meglio mettersi al lavoro.

Magari lo avrebbe aiutato a non pensare a Blaine e a quei capelli così perfettamente sistemati, e quei pantaloni maledettamente aderenti e quel sorriso tenero e quello sguardo sexy e le sopracciglia- oddio, doveva parlarne con qualcuno. Doveva parlarne con la sua migliore amica.
 

“Ho incontrato Blaine e Karofsky ieri sera” iniziò lentamente.

Quando si accorse che Rachel, seppur continuando a far vagare lo sguardo tra gli spartiti, gli aveva prestato attenzione, continuò.

“e poi ho passato il resto della sera immaginando di cantare ‘It’s too late’ in giro per la città”
 

Rachel non si espresse, forse perché effettivamente non poteva fare nulla se non ascoltare, e Kurt le era grato anche solo per questo, o forse perché troppo presa dal cercare un compito per-
 

“Ehi…” disse colto dall’illuminazione “perché non usiamo l’album di Carole King sulle rotture, ‘Tapestry’ come tema della settimana?”

“Sì, è un’ottima idea… “ Kurt iniziava già a gongolare “ma è un po’ deprimente, non pensi? Se dobbiamo usare un album sulle rotture, è meglio ‘Jagged Little Pill’ perché è moderno, tagliente e arrabbiato e non è questa l’energia che vogliamo far esprimere ai nuovi ragazzi?”
 

Ecco, di nuovo.
 
 
Rachel doveva abbattere sempre i suoi castelli e costruirne di suoi sulle rovine. Kurt però non si perse d’animo e continuò con calma.

“Sì, ma nessuno di loro ha mai sentito parlare di Tapestry e non va bene! Mr. Schue era un po’ ossessionato dal rap e dai Journey, ma almeno abbiamo lasciato il glee con un’ampia conoscenza musicale di ogni genere. E sai che ti dico? E’ nostro compito educarli, oltre che far vincere loro gare, no?”
 

Ce l’aveva in tasca, il compito di quella settimana sarebbe stata una sua idea. Neanche Rachel poteva competere con la sua tecnica di convincimento. Invece la diva lo sorprese ancora una volta.
 

“Forse era più facile per il Signor Schue perché non doveva dar conto ad un partner”
 

Cosa?
 
Sul serio l’aveva detto?
 

Kurt scattò sull’attenti un po’ incredulo e allora Rachel capì che le sue parole erano forse sembrate troppo scortesi.
 

“Mi… inizio solo a preoccuparmi per questa cosa dell’insegnare insieme, non voglio che iniziamo ad odiarci”
 

E Kurt trovò talmente dolce che Rachel si preoccupasse del loro rapporto, che decise di essere maturo e prese una decisione.
 

“Perché non fare entrambi gli album? Possiamo fare la settimana dei mash-up. Pensaci: Jagged Little Pill e Tapestry, due grandi album scritti da due grandi cantautrici!”

“E’ geniale, possiamo educarli e farli scatenare allo stesso tempo! Grandioso”

“Alla grande Rachel”

E si diedero il cinque, entrambi entusiasti della decisione finale.
 

Troppo entusiasti.
 

Soprattutto Rachel, che non si accordò neanche con Kurt su chi dovesse iniziare la lezione, semplicemente entrò in aula e si appropriò della scena.

“Vi do il benvenuto alla prima vera prova del Glee Club” esclamò la diva irrompendo nel chiacchiericcio causato dalle persone lì presenti.
 

E Quinn notò la loro piccola discussione nell’ufficio lì vicino e la smorfia di disapprovazione di Kurt appena entrati.
 

E pensò che quella ragazza non potesse essere più Rachel Berry di così.
 
Perché era così, Rachel irrompeva, in tutta la sua fottuta bellezza, con quel sorriso che illuminava la stanza e quelle gambe stupende che la precedevano.
 
 

La lezione continuò e anche i battibecchi di Kurt e Rachel, finché Santana non prese parola e si offrì per esibirsi per prima con Brittany. Per una volta aveva messo fine ad una discussione anziché che crearla.
 

Quando suonò la campanella tutti uscirono dall’aula salutandosi, seguiti da un Kurt in piena fase “diva indignata”, eccetto Quinn, che rimase seduta, e Rachel, che dopo aver sorriso a tutti gli altri, andò a sistemare alcuni fogli sul pianoforte.
 
Quando si accorse che non era rimasta sola, si girò verso la bionda guardandola confusa, ma prima che potesse dire qualcosa, Quinn parlò.
 

“Che diavolo sta succedendo con Kurt?”

“Ehm.. niente” rispose Rachel sorridendo.

“Perché continui a mentirmi?” domandò l’altra.
 

Rachel restò sorpresa da quella domanda.
 
 
Rachel restava sempre sorpresa da Quinn.

Dal primo giorno che la vide a scuola;

da quando indossò per la prima volta la sua divisa da cheerleader e assunse quell’aria da capo stronza;

da quando annunciò di essere incinta, dichiarando prima che il padre fosse Finn e poi Puck;

da quando ballò sul palco delle Regionali con un pancione di nove mesi;

da quando diede a sua figlia una vita migliore, rinunciando così ad una delle sue gioie maggiori;

da quando cantò con lei, invitandola, anche solo con lo sguardo, a non modificare sé stessa;

da quando si tinse i capelli di rosa e si tatuò Ryan Seacrest sul culo;

 da quando voltò pagina e da ossessionata che cerca di riappropriarsi in tutti i modi della sua bimba divenne una studentessa modello di Yale;

da quando le aveva asciugato le lacrime pochi giorni prima e poi si era scusata per il suo comportamento scostante e per non averle fatto visita a New York.
 

Quinn era una sorpresa, sempre.
 

E la stava guardando, ovviamente in cerca di risposte alla domanda che aveva posto.
 
Ma quand’è che si era alzata e avvicinata?

Rachel si riscosse e si rese conto di dover dire qualcosa.

“Io… mi dispiace, è solo che non voglio fare problemi inutili”

“Rachel Berry che non vuole fare problemi? È vero che hai bisogno di ritrovare te stessa allora” disse l’ex cheerleader scherzando.

Rachel sorrise a quella battuta e Quinn se ne beò, per poi continuare.

“Allora?”

“Allora… insegnare insieme a Kurt è difficile” Iniziò a spiegare Rachel “siamo entrambi due prime donne, vogliamo entrambi la prima e ultima parola, che sia in una decisione o durante la lezione in classe. Io… io non voglio che iniziamo ad odiarci” disse guardandola.

“Allora non fare la prima donna” rispose semplicemente la bionda.

“Ma… ma io sono Rachel Berry… io sono fatta per essere prima donna” disse scioccata Rachel.

“E lo sarai. A New York, a Broadway, quando salirai sul palco per ricevere il tuo primo Tony… ma ora non rovinare tutto con Kurt solo per queste stupidaggini. Ne vale della vostra amicizia e dei nuovi ragazzi del glee” disse, per poi congedarsi con un sorriso.
 
 
Appena uscita dalla classe, prima Tina e poi Becky la travolsero.
 
Sarebbe stata una lunga giornata.
 
 
Dall’altro lato, Rachel era rimasta piacevolmente sorpresa dalle parole della sua amica.
 
Credeva così tanto in lei e glielo aveva dimostrato sempre in questi anni.

E Rachel era grata per questo.

Rachel era grata per Quinn.

E Quinn forse aveva ragione, aveva tempo per essere la prima donna, la star che era destinata ad essere, ma per ora era più importante l’amicizia con Kurt
 
 
 
**
 
 

Appena erano rientrate a casa, la bionda si era fiondata sulle sue labbra.

 “Britt dobbiamo preparare la performance” disse, cercando, stranamente, di resistere alle provocazioni della bionda.
 
 
Resistenza che dimostrava a parole, ma non a gesti, in quanto aveva gettato il collo indietro, per permettere alla ballerina di avere più terreno su cui depositare caldi e umidi baci, e le sue mani avevano preso a percorrere quel corpo perfetto.
 

In poco tempo, tra baci e carezze lasciati ovunque sui corpi reciproci, arrivarono nella camera della bionda.
 
Santana spinse delicatamente Brittany, in una dolce richiesta a salire sul letto.
 

Santana era sempre dolce con Brittany, come non lo era con nessun altro.
 

Quando la bionda si sedette al centro del materasso, la latina salì a cavalcioni su di lei, per poi baciarla lentamente e con dolcezza.
 
Quando si staccarono dopo un tempo indefinito, si guardarono negli occhi.
 

E Santana si perse in quel cielo.
 
Il suo cielo limpido, come in una fresca e tranquilla giornata primaverile, che era capace di calmare ogni suo conflitto interiore e ogni sua preoccupazione.
 

E Brittany si perse in quei pozzi senza fondo, che aveva imparato a leggere così bene nonostante la loro immensità.
 

“Ti amo” disse Brittany.

“Ti amo anche io. Come mai prima.”

Brittany sorrise a quelle parole della canzone con cui Santana le aveva dichiarato il suo amore, e la baciò ancora.
 

Il bacio si fece man mano più intenso e appassionato, e la bionda sfilò la maglia della latina, per poi ricevere lo stesso trattamento.
 
Andò a baciare la valle di quei seni prosperosi, per poi slacciare il reggiseno con un solo, agile gesto e focalizzare tutta la sua attenzione sui capezzoli già eretti dell’altra.
 
Succhiò e leccò e morse, provocando gemiti d’apprezzamento dall’altra parte, finché non decise di ribaltare le posizioni, facendo stendere Santana e ritrovandosi sopra di lei, tra le sue gambe.
La latina le slacciò il reggiseno, gettandolo lontano.

Santana cercò un lungo bacio che Brittany non le negò.
 
Iniziò un duello di lingue, mentre Santana affondava le mani nei capelli setosi di Brittany, e quest’ultima le graffiava leggermente l’addome perfettamente scolpito.
 

Si liberarono reciprocamente delle gonne, restando con solo le mutandine.

La ballerina si staccò dal bacio, solo per depositarne altri sul mento della latina, scendendo per il collo e poi per la valle dei seni, e per l’addome e passando la lingua attorno al suo ombelico, raggiungendo il bordo dell’ultimo indumento che la separava dalla terra promessa.
 
Lo sfilò lentamente, lasciando baci lungo quelle gambe chilometriche, provocando i sospiri della sua ragazza.
 
Quando gettò lontano le mutandine, tornò sulle labbra di Santana, che a sua volta le sfilò l’indumento, baciando e succhiando il suo collo, lasciando un evidente segno violaceo su quella pelle bianca come il marmo.
 

Brittany adagiò il suo corpo nudo a quello di Santana, e mille farfalle volarono nei loro stomaci.


Ogni volta era come la prima.
 
Ogni volta si sentivano di nuovo quelle giovani adolescenti curiose e in preda a sentimenti ancora sconosciuti.

Allargarono entrambe le gambe e si lasciarono andare ad un sospiro quando i loro sessi entrarono in contatto.
 
Iniziarono poi una danza, che sembravano conoscere a memoria, come se i loro corpi fossero vecchi amici e si fossero ritrovati dopo tempo in perfetta sintonia.

Ci furono morsi, baci, succhiotti ovunque, accompagnati da gemiti di piacere.
 
 
Se ne lasciarono sfuggire uno più lungo quando raggiunsero l’apice, insieme.
 

Appoggiarono le fronti l’una su quella dell’altra, si guardarono e sorrisero beate, con i cuori pieni d’amore.

Mezz’ora dopo, erano vestite in canotta e pantaloncini, fresche di doccia, una doccia che si era dilungata molto per ovvi motivi, e con una bottiglia di champagne sul comodino, senza alcun evidente motivo.

Si accordarono sul mash up da fare per il giorno seguente e poi si promisero infinito amore e intanto nella testa di Santana qualcosa frullava.
 
 

Infatti, appena uscita da casa della sua ragazza, chiamò la sua migliore amica.

“Pronto?”

“Quinn è il momento giusto”

“Santana siamo già state a letto insieme e poi tu stai con Britt” disse la bionda dall’altra parte del telefono scherzando.

“Vedo che hai voglia di scherzare Fabray, la Berry ti mette proprio di buon umore, ma io sono serissima: domani lo chiederò a Britt”

“ Davvero?” chiese Quinn, profondamente felice che quell’anello che la sua migliore amica aveva comprato appena tornata dalla sua vacanza con la ballerina fosse finalmente sfruttato.
 
Quelle due erano fatte per stare insieme.
 
Ricordava come, quando l’aveva comprato, gliel’aveva detto in segreto, supplicandola di non dire niente a nessuno, perché voleva aspettare il momento giusto.
 
E forse era arrivato.

“Sì, davvero…” disse con un enorme sorriso “ma non ti nascondo che ho un po’ paura”

“San, Brittany ti ama. Vi completate, siete fatte per stare insieme, sicuramente dirà di sì”

“Ma se pensasse che siamo troppo giovani?”

“Sai che non si fa questi problemi… e inoltre, prima o poi succederà, o adesso o tra sette anni cosa cambia?”

“Hai ragione” disse Santana, per poi cambiare discorso, ricordandosi che anche la sua amica aveva un bel po’ di cose per la testa “a te come va con lo Hobbit?”

“Santana!” disse l’ex capo cheerleader con tono di rimprovero.

“Okay, scusa… come va con Miss Egocentrismo?”

Quinn alzò gli occhi al cielo, e decise di ignorare quelle battutine.
 
“Bene”

“Bene sei ancora a punto morto, o bene le sei entrata nelle mutande?”

“San sai che non si tratta di questo!”

“Sì sì lo so, stavo solo scherzando, ma non riesci a reggere il gioco… quindi deduco non vada bene se sei così nervosa”

“Sì che va bene, parliamo e tutto… solo che lei è così presa dal glee e io ora sono impegnata con Becky e devo comunque studiare per Yale”

“Quinn senti, metti giù quei libri e prendi la situazione in mano. È la tua occasione, chissà quando ritornerai a Lima, non sprecarla” disse la latina per incoraggiarla.

“Va bene… ci penserò” sospirò Quinn “Ora però devo andare, a domani San”

“A domani Quinn” rispose Santana, per poi attaccare.
 

Dio, se quella bionda cotonata non si fosse mossa al più presto, le avrebbe bruciato tutti i libri.

E se quella nana non si fosse decisa ad aprire gli occhi e a vedere quanto Quinn fosse pazza di lei, le avrebbe strappato le corde vocali.
 

Ora però, doveva pensare alla sua amata Britt e alla proposta che voleva farle il giorno dopo e che l’altra avrebbe accettato.

Perché avrebbe accettato no?

Quinn aveva ragione, vero?
 
Doveva sicuramente avere ragione.
 
Santana pregava perché avesse ragione.
 
Santana pregava perché Britt l’amasse così tanto da fregarsene dell’età e sposarla e concedersi ufficialmente per tutta la vita.
 
Ma Brittany l’amava, altrimenti non avrebbe fatto l’amore in quel modo con lei quel pomeriggio e tutte le volte precedenti.
 

Sì, Brittany l’amava.
 
E lei amava Brittany.
 
E si sarebbero sposate.
 
Ne era sicura.
 
 
 
**
 
 

Non ci capiva più niente.

Aveva solo visto Quinn sghignazzare durante tutta la performance di Brittany e Santana, poi Santana aveva chiesto a Brittany di sedersi e le aveva fatto la proposta nel più semplice e dolce dei modi.

E ora Brittany e Santana si sposavano.

Dio era così felice per loro, e anche tutti gli altri lo sembravano.
 
Certo, scioccati, ma felici.
 

Eccetto Kurt.
 
Oh Kurt, non farlo.
 
Non gettare tutto il tuo rimpianto e la tua rabbia su di loro.
 

Ecco, l’aveva fatto.

Oh mannaggia.

L’aveva fatto, e aveva potuto giurare di vedere uno sguardo omicida e qualche piano farsi spazio nella testa di Santana.
 

Come non detto.
 
 
Santana li fermò nel corridoio, e sputò più veleno di un cobra su Kurt
 
 Da una parte a Rachel dispiaceva per Kurt, sapeva che era già difficile per lui superare la faccenda “Blaine” e Santana aveva decisamente esagerato, ma d’altra parte doveva capire che non poteva prendersela con gli altri solo perché lui era triste e pieno di rimpianti.

Fortunatamente, dopo averne parlato con lei, Kurt aveva promesso che si sarebbe scusato.
 
Sperava vivamente che Santana lo graziasse, magari con l’intervento divino di Britt.
 
 
 

Mentre camminava verso il suo ufficio, dio quanto era fottutamente figo dirlo, “il suo ufficio”, sentì della musica dall’aula canto.
 
Osservò senza farsi vedere e non riuscì a crederci.

Come riusciva Quinn ad essere sempre più bella?

E perché Becky ballava e cantava?

E Quinn si faceva sempre più bella.

Improvvisamente Becky fermò la musica, inveì contro le due ragazze e poi un ragazzo entrò nell’aula dall’altra porta blaterando qualcosa su un ristorante e una prenotazione, ma non ci fece caso, perché cavolo, quel vestito stava da dio addosso a Quinn.
 
E aveva quell’aria… scioccata e… e sembrava sconvolta e stava dando di matto, mentre usciva dall’aula con Tina per “parlare con Sue”.

Quando si rese conto che le ragazze erano uscite, da ormai qualche minuto, e che lei era rimasta imbambolata a fissare la porta da cui se n’era andata Quinn, decise di andare finalmente nel suo ufficio.
 
Mise su un cd di Barbra e cercò di rilassarsi e staccare per un attimo la spina.

Doveva svuotare la mente.
 
Doveva svuotare la mente dal glee,dalla bellezza di Quinn, da Kurt, dagli occhi di Quinn, da Santana che forse avrebbe ucciso Kurt, dal sorriso di Quinn, da Santana che probabilmente sarebbe andata in prigione per omicidio, non potendo più sposarsi e spezzando il cuore di Brittany… e poi… e poi Quinn.
 

Dio, perché quella bionda era sempre tra i suoi pensieri?
 

Ci stava pensando da un po’, da quel giorno in bagno, quando la ragazza l’aveva aiutata e lei aveva sentito una mandria di elefanti nello stomaco appena si era ritrovata tra le sue braccia o si erano avvicinate troppo;

da quella sera, quando si erano guardate negli occhi, nella penombra di quel fuocherello, e aveva sentito la mente annebbiarsi.
 

Le succedeva anche al liceo, ma pensava fosse la paura che le facesse quell’effetto.
 
Aveva sempre paura che Quinn potesse avere una reazione sconsiderata.
 

Ma ora?

Ora si fidava dell’ex cheerleader, ne era sicura, erano amiche, le voleva bene.

Allora perché?

Doveva parlarne con Kurt… certo, appena fosse uscito dall’ospedale o resuscitato.
 
 

Senza accorgersene passarono trenta minuti e una Quinn infuriata, o sconvolta, non riuscì a comprendere bene il suo stato d’animo, entrò in aula canto e si appoggiò al pianoforte prendendo profondi respiri per calmarsi.

Beh, diciamo che vedere Quinn proprio mentre cercava di capire perché questa le ronzasse in testa, non era il massimo.

Ma non sembrava star bene, quindi Rachel si alzò e la raggiunse subito.

“Quinn stai bene?” disse accarezzandole la schiena.

L’altra passò dall’avere un respiro irregolare, a calmarsi in pochi secondi, chiudendo gli occhi.

Si girò poi verso Rachel.

“Sì, tutto apposto” rispose sorridendo.

“Perché continui a mentirmi?” chiese Rachel con un sopracciglio alzato, citando le parole dell’ex cheerleader.

Quinn si ritrovò incastrata nella sua stessa ragnatela e decise di vuotare il sacco.
 
Si sedette pesantemente sullo sgabello.

“Sono una bigotta” disse semplicemente.

“Beh l’avevo capito da ‘it’s all about the teasing and not about the pleasing’ al secondo anno” ironizzò Rachel.

Quinn ridacchiò, facendo sorridere la diva che riprese.

“Dai sul serio, perché mai saresti una bigotta?”

“Becky sta uscendo con un ragazzo… un ragazzo ragazzo… ragazzo senza sindrome di down né altri handicap psicologici o fisici”

“Beh è fantastico no?”

“In realtà no… l’abbiamo convocato nell’ufficio della Sylvester per chiedergli che intenzioni abbia con Becky, lasciando trasparire il nostro disappunto riguardo al fatto che lei abbia la sindrome di down e lui no”

“Non è stato carino, soprattutto nei confronti di Becky” disse piano Rachel.

“Lo so” piagnucolò Quinn, prendendosi il viso tra le mani “non so che mi è preso, è solo che Becky è così vulnerabile, dati i problemi che ha, e non voglio che la gente si approfitti di lei. E poi… loro due che… no, bleah, è strano.”

“Quinn Becky è una persona, come tutti noi. E’ normale abbia dei sentimenti e di conseguenza delle relazioni, anche con ragazzi senza alcun handicap. E loro due che lo fanno non sarebbero strani, sarebbero esattamente come me e te che lo facciamo”

Entrambe si irrigidirono, rendendosi conto di come quelle parole suonassero, finché Rachel non continuò, nonostante l’imbarazzo.

“Cioè… non… insieme… intendo noi, con i nostri… partner. Che facciamo cose. E loro sono esattamente come noi. Quindi non prenderla così male”

Quinn la guardò.
 
Forse aveva ragione.
 
Ma che forse, aveva decisamente ragione, semplicemente la Quinn bigotta si era rifatta viva, e non andava bene.

E non andava bene neanche che si stessero guardando così.
 
E che fossero così vicine.

Perché quello sgabello era così piccolo da farle stare così vicine?

Oh no, aveva la tremenda voglia di avvicinarsi sempre di più.

Aspetta, lo stava già facendo.

O era Rachel a farlo?

Non lo sapeva, sapeva solo che stava succedendo.
 
Cosa? Qualcosa.

“Rachel sono vivo- oh scusate, ho interrotto?”

Rachel e Quinn si voltarono verso Kurt di scatto,e imbarazzate si alzarono.

“No, no… anzi me ne stavo andando”

“Perché?” disse Rachel di gettò, con un tono forse troppo dispiaciuto, senza neanche accorgersene.

“Perché… perché è ora di andare, ho tante cose da bacia- no studiare. Studiare. Sapete… Yale... ciao ragazzi!”
 

E Quinn si dileguò in due secondi.
 
A quei due secondi ne seguirono venti di imbarazzante silenzio.
 
Poi Kurt parlò, o almeno ci provò.

“Cosa stava-“

“Com’è andata con Santana?” lo interruppe Rachel, tornando in ufficio a sistemare quello che era già in ordine.

“Ehm… bene, sono vivo, sano, hanno accettato le mie scuse e Santana si è perfino scusata per la sua cattiveria, anche se per quello penso c’entri Brittany” rispose Kurt seguendola.

“Perfetto” sorrise Rachel.

“Già…”

Rachel continuava ad aprire cassetti, e sistemare, e spostare le cose per poi rimetterle apposto.
 
Kurt iniziava a innervosirsi, e quando fu sul punto di scaraventarle la scrivania addosso, parlò.

“Okay, smettila” Rachel si bloccò “Cosa diavolo è successo con Quinn? E non pensare di sfuggire a questa domanda Rachel Barbra Berry” disse minaccioso.

Rachel lo guardò e Kurt lesse confusione in quegli occhi.

La diva si buttò a peso morto sulla sedia della sua scrivania e cercò le parole, ma non le trovava.
 
Quinn Fabray era riuscita a lasciare Rachel Berry senza parole.
 

 “Oddio…” sorrise Kurt.

“Cosa?” chiese Rachel ancora più confusa.

“Finalmente, era ora!” esclamò il ragazzo allargando le braccia e puntando lo sguardo in alto, come in un ringraziamento a qualsiasi divinità.

“Ma di che stai parlando?”

“Hai capito che Quinn ha un’incredibile cotta per te e tu la ricambi, amen! Di lesbiche non se ne hanno mai abbastanza, assurdo…” disse Kurt, guardando altrove con aria pensierosa e sedendosi elegantemente sul divanetto dell’ufficio.

Rachel restò a bocca aperta.
 

Cosa?

Quinn?

Cotta?

Ricambiare?
 

“Kurt cosa diavolo stai dicendo?”

Kurt la guardò e si accorse che era sotto shock.
 
Ops.
 
Forse non lo sapeva, non doveva parlare così presto.

“Ehm..io… niente” cercò di salvarsi in calcio d’angolo.

“Kurt, parla!”

“Okay, okay, so già che tanto mi torturerai finché non parlerò, tanto vale dirlo subito”

“Ti ascolto” disse la diva con le orecchie tese per ascoltare ogni minima spiegazione.

“Ecco… è tutta una mia teoria in realtà, non è nulla di certo… secondo me, e sottolineo secondo me, Quinn ha da sempre un certo interesse, di quel genere, per te, motivo per cui ti trattava male, e poi ti trattava bene, poi di nuovo male, poi benissimo, poi non si faceva vedere per due anni, poi ora torna e si comporta relativamente b-“ iniziò a dire gesticolando.
 

Si bloccò vedendo lo sguardo omicida di Rachel.
 
Si stava dilungando troppo, okay, ricevuto.

“E comunque, penso che tu le piaccia. E sareste carinissime insieme e quello che ho visto prima è stato abbastanza ambiguo, e ha dato speranza al mio animo da fan girl” ridacchiò Kurt.
 
Risata che morì quando vide Rachel immobile.
 

“Rachel?”

“COME DIAVOLO TI VIENE IN MENTE?”

Kurt sobbalzò sul posto, mentre Rachel si alzava e avanzava minacciosa verso di lui.

“QUALE MENTE MALATA PUO’ PENSARE UNA COSA DEL GENERE?”

“Oh andiamo, non dirmi che quello di prima era niente!” si riprese Kurt, passando alla difensiva.
 

E Rachel ci pensò.
 
No, non era niente.
 
Era decisamente qualcosa.

Aveva capito che tutto quello tra lei e Quinn era stato qualcosa, fin dall’inizio.

Era spaventosamente qualcosa.
 

Si sedette sul divano affianco a lui.

“Kurt… non so che diavolo succede”

“Lo so Rach… andrà tutto bene, ci sono io” disse Kurt passandole un braccio attorno alle spalle.

“Quando… quando prima stavamo vicine ho sentito i mammut nello stomaco, e anche quando stavamo insieme in bagno la settimana scorsa, e la sera attorno al fuoco e… non lo so Kurt. Non lo so davvero.”

“Penso proprio ti piaccia Rach… e non lo dico solo perché vi shippo da pazzi, ma perché questa è la sensazione che hai quando qualcuno che ti piace ti è vicino”
 

Rachel ci pensò su.
 
Le piaceva Quinn?
 
Non che il pensiero non l’avesse mai sfiorata al liceo, ma lo associava al timore o all’affetto, anche quando finirono il liceo e le mancava terribilmente, pensava fosse un legame speciale.

Ma se avesse avuto una cotta?

Se fosse stata questa la risposta alle sue domande?

D’altronde si perdeva sempre ad ammirarla, a scrutarla.

E quel sorriso, illuminava mezzo mondo.

E quegli occhi nocciola, li avrebbe osservati per sempre.

E quella voce… oh quella voce delicata, vellutata, una dolce melodia.
 
L’avrebbe intrappolata in una conchiglia per riascoltarla ogni qualvolta volesse.

E quel cervello.
 
Cavolo, Quinn aveva un bellissimo cervello, intricato, ma bellissimo.
 
Avrebbe parlato ore con Quinn e il suo cervello.
 

Oh merda.
 
 

Era cotta di Quinn Fabray.
 
 
 
**
 
 

Aveva passato tutta la notte a pensare a cosa stava succedendo su quello sgabello in aula canto.

Per un attimo aveva quasi pensato che Rachel la stesse guardando come lei guardava la diva da anni ormai.
Sotto una luce diversa.

E anche Santana e Brittany, che aveva raggiunto a casa della latina subito dopo, le avevano dato conferma di quello, basandosi sul racconto.
 

Rachel iniziava a vederla sotto una luce diversa?
 

Se lo domandava la stessa ex, ma futura, stella di Broadway, ormai presa consapevolezza che poteva avere una potenziale gran bella cotta per Quinn Fabray.

Ci aveva pensato a lungo quando era tornata a casa, aveva riguardato i video del glee club, le foto, e aveva potuto confermare la teoria di Kurt.

Da parte sua c’era sempre uno sguardo o un gesto gentile per la bionda.

E da parte dell’ex cheerleader sembrava esserci altrettanto.

Che l’odio dei primi anni fosse stato solo un rifiuto dei propri sentimenti?

Che la voglia di avere Finn per sé, da parte di entrambe, fosse solo per pura gelosia l’una per l’altra?

Lei adorava Finn, era stata una delle persone a cui aveva tenuto di più.
L’aveva fatta sentire desiderata e bella e sexy e aveva sempre etichettato questo come amore, ma se non lo fosse stato?
Se dietro tutto ciò ci fosse stato sempre e solo l’interesse per Quinn?

Quinn.

Eccola Quinn, seduta sul palco dell’auditorium insieme a tutti gli altri, ad assistere alla performance di Mason e Jane.

Cavolo, quel mash up di canzoni d’amore non le faceva molto bene.

I had no choice
But to hear you
You stated your case
Time and again
I thought about it
You’ve already won me over

Si rispecchiava in queste parole in qualche modo.

Lei aveva ascoltato le ragioni di Quinn, come quella volta, proprio in quell’auditorium, quando dovevano scrivere la canzone insieme e finirono indubbiamente a parlare di altro.
O come quando Quinn si oppose al suo matrimonio.
O come quando, insieme a Santana, la convinse a non denudarsi in un film di basso conto.
Quinn aveva esposto le sue ragioni e lei ci aveva pensato.

Aveva pensato a tutte queste cose, a tutto ciò che aveva fatto l’ex cheerleader per lei, a tutte le cose successe in quegli anni di liceo.

L’aveva già conquistata da allora?

Mentre si perdeva nel mare dei suoi pensieri, non si rese conto di fissare Quinn, che sentì uno sguardo su di se e si voltò nella sua direzione, incatenando i loro occhi.
Ed eccoli ancora, ecco gli elefanti che tornavano nello stomaco e la mente che si annebbiava.
Aveva voglia di alzarsi e andarle incontro e guardare da ancora più vicino quegli occhi nocciola, così dolci, così vissuti, così da Quinn.
 
E il cuore di Quinn perse un battito per poi iniziare a battere freneticamente, quando vide che Rachel la stava guardando, con aria presa e assente allo stesso tempo.
Cosa c’era in quella testa?

Avrebbe dato tutto per saperlo.

Intanto aveva solo la voglia di alzarsi e andarle vicino.
Anche per nessun particolare scopo, semplicemente starle vicino.

La canzone finì, Rachel si riscosse e si alzò applaudendo ed elogiando i due ragazzi.

Kurt fece il contrario invece, iniziò a criticare ogni minima cosa che avrebbe potuto essere migliore e divenne talmente demoralizzante, da dovergli chiedere di andare a casa.

Ed esattamente nel momento in cui Kurt se ne andò, Rachel vide la consapevolezza farsi spazio in lui.

Tanto meglio.
Quando sarebbe stato pronto ed in pace con se stesso e i suoi sentimenti, sarebbe tornato da loro.
Sarebbe tornato da lei.

Nel frattempo, c’era l’esibizione di Tina, Becky e Quinn.

Oh Quinn.

Finalmente, di nuovo la voce della cheerleader.

So far away
Doesn’t anybody stay in one place anymore?
It would be so fine
To see your face at my door

Sarebbe stato così bello se Quinn avesse preso il treno per New York e si fosse presentata alla porta del suo appartamento.

E sarebbe stato altrettanto bello se Rachel si fosse presentata nel suo alloggio di Yale.

If I could only work this life out my way

Se solo Quinn avesse potuto far funzionare la vita come voleva, Rachel sarebbe stata sua da molto tempo ormai.

E Rachel notò una nota di amarezza nel tono e nell’espressione di Quinn, durante quella strofa.

Strofa che fu interrotta, perché Becky si alzò scappando dall’aula e le ragazze le corsero dietro.

Eccetto Rachel, rimasta seduta immobile  allo stesso posto, anche quando la Sylvester prese posto al centro dell’aula con sguardo minaccioso rivolto al ragazzo di Becky, poiché ancora sotto l’effetto calmante della voce di Quinn.

Pochi minuti dopo suonò la campanella, segnando la fine di quella giornata.

Rachel restò in aula canto fino a tardo pomeriggio, quando Kurt si presentò da lei per delle scuse.

Rachel, però, gli riferì che Mason e Jane, insieme a tutto il glee club, volevano che i loro insegnanti fossero più duri e brutalmente sinceri, perché volevano migliorare e soprattutto arrivare alle nazionali per vincere.

E avevano anche detto che le critiche di Kurt li avevano aiutati.
 

Kurt li aveva aiutati.

Porca miseria, erano insegnanti.

E Kurt ebbe una soddisfazione, dopo Blaine, dopo aver rovinato le cose con lui e dopo essere arrivato troppo tardi per riprenderselo.

E Rachel trovo una sicurezza in mezzo a tante incertezze.
Cosa provava per Quinn?
Sarebbe tornata a brillare come la stella che era?
Non aveva risposte a queste e tante altre domande, non aveva certezze se non una: avrebbe fatto di tutto per aiutare quei ragazzi.

L’avrebbe fatto per loro e per se stessa.
 
 
 
 
 
 
 
Sì, ci ho messo un bel po’ questa volta, perdonatemi, ma ho avuto vari impegni.
In compenso, questo capitolo è più lungo, sia perché sto prendendo più dimestichezza con la scrittura, sia perché stiamo entrando nel vivo della storia e mi posso iniziare a sbizzarrire con la psicologia dei personaggi.
Infatti, possiamo vedere i primi dubbi insidiarsi nella testolina di Rachel e capiamo un po’ meglio i sentimenti di Quinn, e perché no, ci ho aggiunto un po’ di Brittana che non fa mai male e un po’ di Kurt Mai-bocca-chiusa Hummel.

Che dire ora, fatemi sapere che ne pensate del capitolo e se la storia in generale vi piace! Seguite, recensite o anche solo leggete, mi fa piacere tutto.





Alla prossima (appena possibile)! C:

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Capitolo 4
*** The Hurt Locker ***


“Io odio Sue Sylvester. Quale essere umano può nascere così meschino da accanirsi per anni e anni contro dei poveri ragazzi che cercano solo un loro modo di esprimersi e di realizzare i loro sogni?”
 
Rachel andava avanti così da più o meno dieci minuti, maledicendo in tutti i modi la coach, mentre dall’altro lato, Quinn guardava la diva gesticolare mentre alzava sempre di più la voce, e lei di conseguenza abbassava sempre di più il volume sul suo PC.
Quando la bionda era partita per tornare a Yale, si erano ripromesse di tenersi in contatto per davvero, motivo per cui Rachel, nonostante la tarda ora e i sentimenti ancora confusi per l’ex cheerleader, aveva fatto partire la video chiamata su Skype.
E Quinn era felice che Rachel l’avesse video chiamata, ma aveva studiato tutta la giornata ed era quasi mezzanotte, quindi quella voce martellante non era esattamente un toccasana.
 
Ma era Rachel, e Quinn avrebbe sopportato tutto per lei.
 
“Magari queste amichevoli con gli Usignoli e i Vocal Adrenaline faranno solo bene alle Nuove Direzioni, cresceranno come gruppo e capiranno che si devono impegnare se vogliono davvero concludere qualcosa” rispose Quinn, quando la diva sembrava aver finito il suo eterno monologo.
 
“Ma non capisci? Parliamo di due dei glee club migliori, distruggeranno l’autostima di quei ragazzi” disse Rachel, prendendosi il viso tra le mani.
 
“Rachel per prima cosa calmati” disse dolcemente Quinn, ottenendo in risposta un profondo respiro dell’ebrea, che si passò le mani tra i capelli e poi riprese.
 
“Loro non sono come noi. Noi eravamo molto più motivati ed eravamo un vero gruppo fin dall’inizio, nonostante i vari problemi interni. Questi ragazzi devono ancora legare e capire quanto è importante quello che fanno. Non reggeranno la pressione”
 
A Quinn si scaldò il cuore a sentire quanto la sua amica di preoccupasse per i ragazzi del glee club.
 
“Forse potresti chiedere a Blaine e al Signor Schuester di non andarci troppo pesanti. D’altronde è solo un’amichevole” propose la bionda con un sorriso tanto dolce quanto stanco.
 
“Ci proverò” disse Rachel annuendo e prendendo in considerazione l’idea di Quinn.
 
Si ridestò dai suoi pensieri, scuotendo leggermente la testa  e continuò.
 
“Ma tu che mi dici invece? Da quando ti ho chiamato non ho fatto altro che parlare di me, del glee e della Sylvester” disse con un sorriso leggermente imbarazzato.
 
“Non preoccuparti Rach, non c’è molto da dire. Studio in continuazione” rispose con una scrollata di spalle.
 
“Solo?”
 
“Sì”
 
“Sette giorni su sette?”
 
“Già”
 
Ventiquattro ore su ventiquattro?”
 
“Esatto”
 
“Non avete mai un giorno libero? Che so, nel fine settimana magari” chiese Rachel confusa.
 
“In realtà sì, ma io preferisco continuare a studiare o rilassarmi qui, piuttosto che andare in discoteca o i qualche pub”
 
“Beh ma sbagli”
 
Quinn restò sorpresa da quest’accusa e stava per chiedere spiegazioni, ma Rachel continuò da sola.
 
 
Giusto, si trattava di Rachel Berry, non c’era bisogno di chiedere per farla parlare.
 
 
"È scientificamente provato che se si tende a studiare per molte ore di seguito o addirittura giorni, il cervello arriverà al punto di non assorbire più informazioni, ed inoltre svagare a volte favorisce la concentrazione in seguito. Quindi molla quei libri e vai a farti un giro Fabray" disse con quel tono saccente che l'ex cheerleader trovava adorabile.
 
 “Va bene, hai ragione” disse alzando le mani teatralmente “prometto che in settimana uscirò dalla mia caverna per un po’ di svago, sempre che non bruci al sole”
 
Rachel rise e poi guardò l’orario sul suo pc.
 
Era davvero tardi e avrebbe dovuto dormire per scaricare un po’ di nervosismo, e soprattutto per non trovarsi in ritardo con i suoi rituali mattutini.
 
E Quinn aveva i corsi e doveva riposare, specialmente perché a giudicare dal suo viso stanco, aveva studiato tutta la giornata.
 
“Quinn è mezzanotte passata, dovremmo andare a dormire” propose allora l’ebrea.
“Oppure potremmo restare sveglie tutta la notte, diventare zombie e dare inizio ad un’apocalisse. Sam ne sarebbe felice” scherzò l’altra, provocando una risata dall’altra parte.
 
“Ma poi non mi prenderebbero più a Broadway”
 
“E non possiamo permettere una tale perdita nel mondo dello spettacolo” continuò a scherzare la bionda platino.
 
Rachel rise ancora.
 
 
Quinn registrò quella risata, che era uno dei suoi suoni preferiti, insieme alla voce della mora e al bacon scoppiettante in padella.
 
 
“Studiare ti sta facendo bruciare tutti i neuroni, vedi?”
 
“Può darsi” ridacchiò Quinn.
 
Mentre le risate sfumarono, si guardarono studiandosi a vicenda.
 
 
Rachel era appoggiata alla spalliera del letto e aveva il suo pigiama con le stelline, che Quinn le aveva visto addosso in qualche pigiama party tra ragazze o nelle stanze d'albergo quando erano in viaggio con il glee.
 
Era bellissima come allora, se non di più.
 
 
Quinn invece era seduta a gambe incrociate sulla sedia della sua scrivania e aveva un largo pantalone a quadri blu, con sopra una semplice canotta bianca, che fasciava il perfetto addome dell'ex cheerleader.
 
Quell'aria stanca ed assonnata la rendeva ancora più bella se possibile.
 
 
Rachel fu la prima a riprendersi da quello scambio di sguardi.
"Buonanotte Quinn" disse la mora dolcemente.
"Notte Rachel" rispose la bionda in tono altrettanto dolce.
Quando sparí la faccia di Quinn dallo schermo del computer di Rachel, questa appoggiò la testa al muro dietro di se e sospirò.
"Quinn Fabray... cosa diavolo mi stai facendo"


Dall'altra parte, Quinn chiuse il pc e poi si prese il viso tra le mani.
 
Qualcuno improvvisamente entrò dalla porta. Allora alzò lo sguardo e sorrise più ampiamente del solito alle sue coinquiline. 
 
 
Margaret ed Erica.
 
 
Le due erano tra le poche persone che non avessero la puzza sotto al naso in quel posto e l'ex cheerleader si riteneva fortunata ad essere capitata in camera con loro.
 
Erica veniva dal Texas, aveva un anno in più rispetto a lei, era infatti prossima alla laurea.
Una bellissima ragazza, alta e dal fisico atletico, risultato di anni di boxe; occhi di un blu intenso e capelli mossi color biondo cenere.
 
L'aveva conosciuta il suo primo giorno da matricola.

L'aveva trovata in camera mentre faceva gli addominali appesa a testa in giù, mantenendosi alla scala del letto con le gambe.

Le aveva sorriso ampiamente e con un gesto agilissimo si era messa in piedi per poi dire "Ciao coinquilina! Ho solo una regola: niente sesso o solitari se l'altra é in camera"
 
Nonostante lo strano approccio, a Quinn era subito risultata simpatica e avevano stretto una bellissima amicizia... anche se un paio di volte erano finite a letto insieme da brille.
 
 
Margaret invece era della Georgia e aveva dei liscissimi capelli biondi e occhi di un verde limpido.

Anche lei aveva un fisico tonico, dato il suo passato come ballerina e cheerleader.
 
Era più piccola di un anno ed era entrata in quella camera circa due anni prima con un timido "Ciao", anche se si era dimostrata tutt'altro che timida in seguito.
 
Margaret ed Erica stavano insieme da un anno e mezzo, il loro era un amore semplice ma intenso e a Quinn ricordavano tanto Santana e Brittany.
Entrambe erano allegre e vivaci come Brittany, ma anche determinate e protettive l'una nei confronti dell'altra, come Santana.

Margaret doveva spesso tenere a bada Erica, che era capace di riprodurre alla perfezione lo stesso sguardo omicida della furia di Lima Heights, oltre ad avere la "finezza" della latina.
 
 
Come in quel momento.
 
 
"Quinn ti sei finalmente fatta una scopata?" Esordì con tono scherzoso e alzando un sopracciglio.
 
"Er ti sembra il modo? Anche se devo ammetterlo Quinn, dovresti lasciare quei libri e dedicarti un po' ai piaceri della carne" disse Margaret sorridendo e andandosi a sedere affianco alla sua ragazza, sul letto posto di fronte alla scrivania.
 
"Come te?" Disse maliziosamente Erica, accarezzando il succhiotto che aveva fatto alla bionda sul collo.
 
Margaret alzó gli occhi al cielo, prese la mano tra le sue e continuò "allora, spara Fabray! Cos’è quel sorriso a trentadue denti?"
 
"Mi ha chiamata." Disse semplicemente Quinn senza togliersi quell'enorme sorriso dalle labbra.
 
"Chi? La tua Betty Boop?" Chiese Erica... già anche in questo era simile a Santana.
 
"Sì" rispose la bionda platino alzando gli occhi al cielo per quel soprannome.
 
A volte non osava immaginare cosa sarebbe potuto uscire fuori se avessero messo la latina e la texana nella stessa stanza.
 
"Oddio cosa ti ha detto?" Disse eccitata Meggie.
 
Quinn spiegò loro la conversazione e una volta finito il breve racconto, Erica prese parola.
 
"Io resto del parere che lei dovrebbe mollare quel club di sfigati canterini, tu dovresti togliere la faccia dai libri e dovreste farvi una sana-" fu bloccata dalla sua ragazza.
 
"Quello che Er vuole dire, Quinn, è che è un buon segno che vi stiate sentendo, ed è un buon segno anche quello che è successo a Lima, che ci hai raccontato, ma allo stesso tempo non illuderti troppo per non restare delusa"
 
Erica guardò male la Margaret e questa sbuffò prima di dire "e sì, dovreste farvi una scopata" guadagnandosi un bacio sulla guancia.
 
Quinn intanto aveva osservato la scena sorridendo e prese parola.
 
"Non mi sto assolutamente illudendo...è ovvio che speri che ci sia un secondo fine, ma capisco anche che potrebbe essere solo il riprendere un'amicizia"
 
"Noi ci preoccupiamo per te Q" disse poi Erica con una scrollata di spalle "quindi in ogni caso vedi di non fare stronzate e di' a quella lì di comportarsi bene o le faccio il-"
 
"Non puoi proprio finire un discorso senza parolacce?" Chiese Margaret esasperata.
 
 
Quinn ed Erica risero, e poi quest'ultima diede un bacio a stampo alla sua ragazza, che dopo, come notando solo in quel momento una parte del racconto, iniziò a parlare.
 
"Quindi le hai promesso di uscire i questi giorni" disse con un sorriso furbo, a cui fece da gemello quello di Erica.
 
Quinn intuì il perché di quel sorriso e rispose ridendo "sì".
 
"Sai già quale sarà la tua sorte vero?" Chiese retoricamente la texana.
 
"Posso immaginare"
 
"STREEP CLUB!" urlarono le due fidanzate mettendosi in piedi e alzando i pugni.
 
Quinn continuó a ridere, ma poi sentendosi a disagio al solo pensiero disse "Non sono tanto sicura in realtà, andrebbe bene anche un semplice pub"
 
"Oh no cara la mia Head Cheerleader, leggo il disagio nei tuoi occhi e questo sarà la punizione per averci scaricato innumerevoli volte solo per stare qui a vedere commedie d'amore" disse Erica avvicinandosi alla sedia dove Quinn siedeva e appoggiandosi ai braccioli, restando ad una manciata di centrimetri dal viso dell'altra.
 
"Ehi, direi che avete già dato in passato che dite?" Scherzó Margaret con una punta di gelosia.
 
Erica fece retromarcia e si avviò al suo letto per poi dire "okay donne, a nanna adesso, domani sarà una giornata impegnativa".
 
Le ragazze si misero in pigiama e poi a letto.
 
 
Erica e Margaret, che dormivano in due letti singoli uniti, restarono a guardarsi e ad accarezzarsi con amore nella penombra della stanza per un po', finché Erica non prese parola.
 
"Sai che ti amo e non sono interessata a nessuno se non a te vero?" Chiese sussurrando.
 
Margaret la bació con dolcezza, facendo intrecciare le loro lingue.
 
"Lo so" disse una volta che si staccarono.
 
Si accoccolarono l'una tra le braccia dell'altra e prima di addormentarsi la ballerina parló di nuovo.
 
 
"Er?"
 
"Dimmi amore"
 
"Ti amo anch'io"
 
Erica le baciò la testa e poi insieme caddero in un sonno profondo. 
 
Quinn sorrise intenerita, sperando di trovare anche lei un amore grande quanto quello delle sue amiche.
 
 
**
 
 
 Si era svegliata con un forte mal di testa, ad ora di pranzo. Era andata in bagno per sciacquarsi la faccia e aveva notato le sue condizioni pietose: capelli arruffati, occhiaie e di certo non profumava di rose.
 
Aveva decisamente esagerato per una che non aveva mai lasciato i suoi libri in mesi e mesi.
 
Due giorni prima erano andate in uno Streep Club lì vicino e dopo un lieve disagio iniziale, aveva iniziato a godersi la serata.
 
Le era piaciuto svagare un po' e conoscere gente.
 
Sì, perché avevano fatto amicizia con quattro ragazzi, che si erano avvicinati dopo che una delle ballerine era scesa dal palco per avvicinarsi a Quinn e lasciarle un biglietto nella scollatura, su cui c'era scritto "Stacy, camerino 4".
"Io e Paul ci abbiamo provato per settimane a conquistarla,  devi dirci il tuo trucco" aveva esordito Olivia, ragazza dagli occhi verdi magnetici e i capelli nero corvino.
 
Dopodiché i quattro si erano seduti al loro tavolo e avevano iniziato a chiacchierare tra un drink e l'altro.
 
Le tre studentesse avevano scoperto che Paul, di origini polacche, era modello emergente insieme a Pablo, originario di Barcellona.
Olivia invece, nata e cresciuta nella Grande Mela, era proprietaria di un locale a venti minuti da lì, dove Elisabeth, scozzese, lavorava come barista.
 
Tutti avevano notato da subito un interesse particolare di Olivia per Quinn, ed infatti la mora, a fine serata, le aveva dato un biglietto da visita del suo locale, dicendole di passare.
 
 
Ed era quello che aveva fatto la sera prima.
 
 
Insieme a Margaret ed Erica, che l'avevano convinta con non poca fatica, si era recata al locale "Move Along".

Era molto grande, diviso in due parti.
Una parte era dedicata alla musica dal vivo, che poteva passare dall'house al rock, e dove le persone potevano scatenarsi e fermarsi di tanto in tanto per un drink al bancone.
L'altra parte ricordava lo Streep Club del giorno prima, c'erano tavoli e musica a volume più basso, accompagnata di tanto in tanto dagli spettacoli di alcune ballerine.
 
Avevano cercato Olivia, che le aveva fatte accomodare al suo tavolo migliore e poi avevano iniziato a bere parlando e scherzando con Paul e Pablo che erano arrivati poco più tardi con dei loro amici.
A mezzanotte erano giá tutti abbastanza brilli, a parte Quinn che era decisamente andata e non faceva altro che ridere.
 
Verso le quattro erano tornate al campus ed erano crollate sui letti.
 
 
Ed ora Quinn si sentiva appiccicosa, forse per il sudore ed era sicura le fosse caduto qualche drink addosso perché puzzava troppo di alcool.

E poi sembrava avesse un martello pneumatico in testa.
 
Decise di farsi una doccia ed effettivamente funzionò, per la faccenda dell'odore.
Per il mal di testa era intenta a cercare qualche medicinale, quando Erica entrò in camera.
 
"Ecco la mia ubriacona" disse sorridendo fermandosi sulla porta.
 
"Senti chi parla" rispose guardandola male "e poi abbassa la voce"
 
"Beh cara Fabray, parlo io che non sono di certo quella che ha mostrato a tutti il tatuaggio che ha dietro al culo, che ha raccontato del suo periodo skank, che ha blaterato sulla 'bellezza e bravura senza limiti della donna che amo' e che si è fatta una sveltina con la proprietaria del locale"
 
Quinn era sconvolta, ma i suoi occhi si spalancarono all'ultima frase.
 
"Cosa?" Riuscì a dire.
 
"Sto scherzando" la rassicuró la coinquilina "sull'ultima" specificó.
 
"Oh mio dio" si sedette sul letto "ho mostrato il culo a tutti"
 
"E anche il tuo oscuro passato e il tuo patetico e sconfinato amore per Betty Boop" disse sedendosi vicino a lei "e comunque Meggie sta arrivando col pranzo e con le tue medicine"
 
"Meggie è arrivata" disse la bionda entrando con una busta di cibo take away e una busta della farmacia.
 
Le tre ragazze mangiarono, poi Quinn prese la sua medicina e insieme si addormentarono per recuperare energie.
Verso le 8 si svegliarono e Margaret propose ad Erica una serata solo per loro.
Quinn restò da sola e si mise a computer per finire una relazione.
Erano le 22.30 quando decise di avviare quella chiamata su Skype.
 
La faccia di Rachel apparse dopo un solo squillo.
 
"Ti stavo per chiamare io" disse sorridendo, per poi accorgersi delle occhiaie dell'amica e chiedere "Quinn o hai fatto a pugni con un canguro o hai decisamente esagerato durante la tua serata libera"
 
"In realtà ci sono state ben due serate libere" disse Quinn  con un sorriso soddisfatto.
 
"Oh lo so, ho visto le foto su Facebook, ma direi che é ieri che ti sei lasciata un po' andare" rispose la mora con un sorriso divertito.
 
"Cosa?" Quinn entrò subito nel suo account ed effettivamente trovò delle richieste d'amicizia e delle notifiche delle sue coinquiline.
 
In quelle allo streep club le tre studentesse erano al tavolo sorridenti, o alzavano in alto i drink con Olivia e gli altri.
Quelle al Move Along erano decisamente più compromettenti, in una foto aveva la maglia alzata per mostrare il tatuaggio che Pablo indicava sorridente, in altre semplicemente era circondata da bicchieri vuoti o rideva scompostamente.
 
"O mio dio" disse ridacchiando.
 
"Già" disse Rachel ridendo per l' espressione dell'amica che era passata dallo shock, al panico, alla rassegnazione fino ad arrivare al divertimento. 
 
Quinn chiuse la finestra di Facebook e si prese il viso tra le mani ridendo.
 
"Ora come stai?" Chiese poi Rachel apprensiva.
 
"Bene. Cioè ho avuto un tremendo mal di testa appena sveglia, ma è passato e sono felice di aver liberato un po' la mente"
 
"Ringraziami pure" le disse Rachel scherzando.
 
Quinn rise di rimando "no in realtà devo davvero ringraziarti, se non fosse stato per te sarei stata chiusa qui a studiare"
 
La diva sorrise dolcemente per poi dire "beh allora dimmi tutto, voglio sapere i dettagli di quest'avventura"
 
Quinn le raccontò tutto, della ballerina, di tutti gli altri e di Olivia e del suo locale.
 
Rachel dal canto suo era felice che la bionda si fosse divertita, ma quell'Olivia non le andava proprio a genio.
Avrebbe potuto catalogare quel sentimento che sentiva come gelosia, ma cercò di cacciare via il pensiero.
 
Quando l'ex cheerleader finì, chiese a Rachel di raccontarle delle amichevoli tra i glee club
 
La piccola ebrea raccontò che Blaine e il Signor Schuester non ci erano andati per niente piano, ma aveva reclutato due membri e uno di questi era Kitty, che li aveva aiutati a vincere puntando sulle debolezze emotive della coach.
 
"Beh è fantastico Rach, davvero" disse Quinn a racconto finito "è un grande inizio, sono contenta per voi"
 
"Grazie Quinn" disse Rachel con un mezzo sorriso.
 
La bionda l'aveva notato, c'era qualcosa. 
Normalmente Rachel le avrebbe raccontato tutto battendo le mani o saltellando sul letto dalla gioia.
Invece era stata breve, coincisa e decisamente poco entusiasta.
Così decise di chiedere.
 
"Rachel mi sembri strana...è tutto okay?"
 
"Sì, sono solo stanca..." cercò di sviare la diva.
 
"Rachel" disse semplicemente Quinn in tono di rimprovero.
 
La mora prese un grande respiro e maledì il fatto che Quinn riuscisse a leggerla così bene. Poi parlò.
 
"Sono uscita con Sam. Siamo andati a cena fuori, ma non era un vero e proprio appuntamento, solo che lui mi ha dato tante attenzioni in questi giorni e abbiamo anche imparato a suonare il piano insieme e... e poi abbiamo cantato insieme e lui... mi ha baciata" disse tutto d'un fiato, guardando altrove.
 
Non sapeva perché ma in qualche modo si sentiva colpevole nei confronti di Quinn.
Quinn che era rimasta scioccata dalla notizia e non sapeva davvero che dire o come sentirsi. 
Ma non poteva fare la figura dell'idiota, doveva dire qualcosa.
 
Fortunatamente le sue coinquiline la salvarono, Erica entrò trascinando una Margaret decisamente ubriaca.
 
"Che diavolo è successo?" Chiese Quinn.
 
"Lo so Q, lo so... è solo che è tanto che non ho questo tipo di attenzioni e-"
 
"Siamo andate al Pub '80 e ha esagerato col whiskey" disse semplicemente Erica poggiando Meggie sul letto.
 
Rachel portò allora lo sguardo sul computer e si rese conto che c'era qualcun altro in camera e l'amica non stava parlando con lei.
 
Quinn invece aveva visto Margaret alzarsi improvvisamente dal letto per andare in bagno, probabilmente a vomitare.
 
Erica l'aveva seguita e poi aveva urlato "Q mi daresti una mano?"
 
Quinn allora si voltò verso il PC e vide che la mora fissava incuriosita e confusa la scena.
 
"Rachel scusa, possiamo parlarne un'altra volta? La mia coinquilina non si sente bene"
 
"Oh sì...certo vai pure"
 
"Notte Rach" sorrise la bionda.
 
"Notte Quinn..." ricambiò la diva, per poi spegnere il computer e dormire, o almeno provarci.



Quinn invece, una volta aver aiutato a lavare e a mettere a letto Margaret ed essersi assicurata che dormisse serenamente tra le braccia della fidanzata, addormentata altrettanto profondamente, si stese nel letto e pensò. 
 
Sam aveva baciato Rachel.
 
Sam e Rachel.
 
Rachel e Sam.
 
No, non poteva permetterlo.
 
Doveva tornare a Lima.
 
 
 
 
 
 
 
 
Okaaay, ho un po’ di cose da dirvi:
 
1) Chiedo umilmente ed infinitamente perdono per il ritardo assurdo. Purtroppo penso sappiate come si dice, “Maggio, studente fatti coraggio”, quindi tra scuola e piccoli problemi personali non sono riuscita a dedicare molto tempo alla storia.
Inoltre mi sono completamente bloccata con questo capitolo, ma ne parlerò meglio giù.
Fortunatamente la scuola sta finendo, io ho già idee su come sviluppare la storia da qui in poi, quindi gli aggiornamenti saranno più frequenti.
 
2) Il capitolo. Okay, non sono pienamente soddisfatta, non lo sono mai in realtà, ma non sapevo come utilizzare questo episodio, avevo un blocco. Poi ho pensato “sappiamo già cosa succede a Rachel a Lima, se ci concentrassimo un po’ sulla vita di Quinn a Yale, pur mantenendo un minimo contatto tra loro?” e ne è uscito questo.
 
Conosciamo vari personaggi, ma in particolare vorrei concentrarmi su Erica e Margaret: saranno comunque importanti nella storia, in quanto rappresenteranno le figure più vicine a Quinn, e non so, può risultare egocentrico dato che sono personaggi da me creati, ma le amo.
 
3) Vi adoro, con tutto il cuore, vedo che la storia piace a più di un’anima, quindi è già un traguardo per me.
 
4) Ultimo, ma non meno importante, fatemi sapere cosa ne pensate! Se ci sono errori grammaticali perdonatemi, ma ho scritto dal cellulare, e se avete consigli da darmi, ditemi pure, accetto di buon grado le critiche costruttive.
 
E che dire, alla prossima! :D

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Capitolo 5
*** What the world needs now ***


Era assurdo.
 
In quel mese aveva visitato la sua città natale più di quanto avesse fatto in tre interi anni di college. 
 
E lo stesso sembrava per gli altri.
 
Mercedes era arrivata in città per fare da mentore ai ragazzi del glee in vista delle provinciali e per aiutare la sua amica diva.
 
Artie era lì senza nessun motivo apparente.
 
Santana e Brittany organizzavano il loro matrimonio. 
 
E poi c'era lei.
 
Lei che alle domande sul perché delle sue improvvise e continue visite, aveva risposto "nostalgia", oppure "volevo solo cantare", o con una semplice scrollata di spalle. 
 
La verità era ovviamente un'altra.
 
Era tornata per impedire ad un provincialotto qualsiasi di tarpare le ali a Rachel. 
 
Non prendetela nel modo sbagliato, lei voleva bene a Sam e sapeva quanto fosse un ragazzo d'oro,  d'altronde si erano frequentati per un po'... ma semplicemente no.
 
Rachel e Sam non potevano stare insieme.
 
Non l'avrebbe permesso.
 



Rachel dal canto suo era sempre più confusa.
 
Aveva parlato con Kurt di quello che era successo con Sam e aveva ammesso di apprezzare le attenzioni che il ragazzo le dedicava.
 
Sam era davvero dolce e premuroso e, soprattutto, aveva una bella e scolpita tartaruga, ma... ma c'era Quinn.
 
Quinn che improvvisamente tornava in città e le metteva ancora più caos nella testa.
 
La bionda si era presentata alla lezione del glee quell'inizio settimana, entrando poco dopo Mercedes.
 
Con quel suo meraviglioso sorriso aveva esordito con "c'è posto per un altro mentore in città?"
 
E Rachel l'aveva trovata adorabile e il suo cuore aveva fatto le capriole alla vista di quella testa biondo platino, anche se era rimasta a bocca aperta dalla sua comparsa, perché insomma...
 
perché era lì? 
 
A questo pensava, mentre era nella sala insegnanti con Mercedes. 
 
"Allora, andiamo al sodo. Cosa succede tra te e Sam?"
 
Iniziò la ragazza di colore, distogliendo la diva dai suoi viaggi mentali.
 
Ma come diavolo lo sapeva?
 
Kurt.
 
Ovviamente.
 
Si annotò mentalmente di fare una lavata di capo al ragazzo, per poi concentrarsi sulla risposta da dare.
 
Cosa poteva dirle?
 
Che gli aveva dato buca il giorno prima perché quando l'aveva visto da lontano, nel cortile, aveva desiderato vedere Quinn Fabray?
 
Che quando l'aveva visto agitarsi ed andare nel panico per poi darsela a gambe aveva tirato un sospiro di sollievo?
 
No.
 
Non poteva.
 
Così usò l'immaginazione e tiró fuori la classica scusa che si usa in questi casi.
 
"Nessuno di noi due vuole ferirti"
 
Anche se in parte era vero.
 
Rachel sapeva che nei pensieri del ragazzo c'era sempre Mercedes e aveva paura di ferirla.
 
E a lei certo sarebbe dispiaciuto ferire la sua migliore amica, ma d'altronde non sapeva neanche se Sam le piacesse veramente,  quindi che senso aveva applicarsi?
 
Purtroppo Mercedes era assurdamente comprensiva e per lei non c'erano problemi che i due uscissero.
 
Una volta chiarita la faccenda "Sam", Mercedes sganciò la seconda bomba.
 
Le aveva procurato un provino per un musical.
 
 
Musical.
New York.
Broadway.
 
 
Le tornò in mente la sua carriera andata in frantumi e la terribile paura di commettere gli stessi errori un'altra volta.
 
No, non poteva.
 
Anche se Mercedes aveva organizzato quel grazioso spettacolo in auditorium con le ragazze, non poteva.
 
Anche se Quinn con quell'abito rosa, nonostante sembrasse un albero di Natale per quanto luccicasse, era una visione, non poteva farlo.
 
Anche se era il suo più grande sogno...
 
Per la confusione decise di rifugiarsi in casa per il resto del giorno e concedersi dei trattamenti di bellezza in compagnia del suo migliore amico.
 
Certo, dopo avergliene dette quattro.




Nel frattempo, in auditorium, Sam aveva dedicato una bellissima canzone d'amore a Mercedes, sotto lo sguardo di una nascosta Quinn Fabray, che era andata lì solo per godersi un po'di pace.
 
Invece si era ritrovata ad assistere a quella romantica scena, e aveva sperato per un momento che Mercedes si gettasse tra le braccia del biondo.
 
Ma no.
 
Avrebbe davvero sopportato di vederli pomiciare lì davanti a lei, per Rachel. 
 
Ma no.
 
No, perché Mercedes era rimasta la solita matura, anzi lo era ancora di più.
 
E perché frequentava un certo carro armato.
 
Allora che fare?
 
Non restava che prendere la situazione in mano.
 
Mercedes aveva dato via libera ai due?
 
Ci avrebbe pensato lei a bloccarli.
 
Doveva parlare con Rachel.
 
 
**
 
 
Quella mattina Rachel era indaffarata con varie scartoffie, aspettando i ragazzi del glee, quando una Quinn Fabray entrò nell'aula canto, con l'aria della vecchia head cheerleader del liceo.
 
L'ebrea sentì quasi la paura crescere dentro, come al liceo, finché la bionda non si addolcì con un sorriso.
 
"Ehi Rach"
 
"Buongiorno Quinn"
 
"Cosa fai?"chiese l'ex cheerleader appoggiandosi al pianoforte, guardando gli innumerevoli fogli sparpagliati qua e là.
 
Rachel valutó di rispondere con un semplice "nulla" e lasciar fuori chiunque da quella faccenda.
 
Poi ricordò com'era andata le volte in cui aveva mentito alla bionda e ci rinunciò.
 
Quinn sapeva leggerla troppo bene per rischiare.
 
"Sto scegliendo una canzone per il provino" disse in un pesante sospiro.
 
"Provino?" Chiese Quinn con un sorriso.
 
"Sì, Mercedes me ne ha procurato uno..."
 
Oh, forse Mercedes era tornata utile in qualche modo e lei non doveva più passare notti a creare piani malefici per allontanare quelle viscide labbra da pesce dalla sua-
 
"ma non è sicuro che ci vada, anzi penso di riunciarci"
 
Come non detto.
 
"Mi prendi in giro?" chiese Quinn con un sopracciglio alzato.
 
"Quinn..." chiese Rachel come in una supplica a non ribattere.
 
"No Rachel" iniziò la bionda "non puoi rinunciare. Non puoi rinunciare a quello che hai desiderato per tutta la tua vita solo per la paura di non farcela. Perché ce la farai, sei Rachel Berry"
 
"Quinn io... non posso permettere che succeda di nuovo... non posso crollare un'altra volta e sopportare le prese in giro degli altri... non lo reggerei..." ribatté Rachel con le lacrime che iniziavano a formarsi nei suoi occhi.
 
"Allora fai sí che non accada. Hai un grandioso futuro davanti a te, quindi vai a quel provino e fai vedere a tutti che Rachel Berry non è mai stata e mai sarà il pagliaccio di nessuno" disse dolcemente l'altra.
 
"Strano detto da te" sorrise amaramente la più piccola.
 
"Rachel... mi dispiace per quello che ti ho fatto al liceo-"
 
"Lo so"
 
"Ma non ho mai dubitato del tuo talento, nessuno lo farebbe mai" disse avvicinandosi e guardandola intensamente "potevo prenderti in giro per i tuoi strani maglioni, o le tue orrende calze, ma mai mi sarei permessa di insultarti quando cantavi come solo tu sai fare"
 
Rachel le dedicò un sorriso dolce dopo aver ridacchiato al ricordo dei suoi vestiti da liceale.
 
"Erano davvero terribili quelle calze eh?" Scherzò poi.
 
"Tu non sai quanto" stette al gioco la sua amica "una tortura per gli occhi"
 
Risero insieme e poi Rachel prese parola.
 
"Che ne dici di aiutarmi a scegliere la canzone?"
 
"Ne ho già una in mente" disse Quinn con un sorriso furbo.
 
Era entrata in aula canto per fare una lavata di capo a Rachel e farle capire che Sam non era fatto per lei, vietandole, come neanche un padre farebbe, di vederlo.
 
Invece si era ritrovata a tirarla su di morale e incoraggiarla a prendere di nuovo il volo, come sempre.
 
Perché d'altronde non c'era modo migliore per aiutarla.
 
E Quinn Fabray avrebbe fatto di tutto per aiutare Rachel Berry.
 
 
Ed allontanarla da bocca da trota.


 
 
**
 
 
Due giorni dopo era pronta per New York.
 
Okay, pressoché pronta. 
 
Quasi.
 
Più o meno. Ecco.
 
Dopo aver accettato il consiglio di Quinn, che le aveva suggerito una canzone decisamente di rinascita, e dopo essersi chiesta come non avesse avuto lei quell'idea, Rachel era tornata a casa e aveva informato Mercedes del suo piano.
 
Il giorno dopo avevano provato e provato e provato ancora, prendendo pause solo per la lezione del glee, per fare pipì, rigorosamente brevi, e per bere litri di caffè.
 
In tutto ciò aveva incontrato Sam solo di sfuggita e non sapeva se esserne sollevata fosse un bene o meno.
 
Invece era dispiaciuta di non esser riuscita a vedere molto Quinn.
 
Da quel che sapeva, aveva iniziato ad aiutare Brittany e Santana con i preparativi del matrimonio, motivo per cui il giorno delle sue -infinite- prove era scappata subito dopo la lezione del Glee.
 
Un peccato, dato che voleva chiederle di seguirla nella Grande Mela.
 
Okay, forse era azzardato, ma sentiva di averne bisogno.
 
Aveva bisogno di Quinn, di vedere i suoi occhi nocciola e il suo sorriso dolce prima di salire sul palco.
 
Aveva bisogno che le dicesse che sarebbe andato tutto bene, perché quando lo diceva lei, Rachel ci credeva davvero.
 
Non era ancora sicura di cosa provasse precisamente per l'ex cheerleader e per ora non voleva saperlo.
 
Voleva solo fare quel provino, con lei al suo fianco.


 
Ecco perché, quel giorno, prima che Quinn uscisse dalla scuola, Rachel la fermò. 
 
"Quinn"
 
Questa si voltò e sorrise ampiamente.
 
"Hey Rachel"
 
"Te ne vai di già?"
 
"Sì, penso tu sappia che sto aiutando le future spose e ci sono dei piccoli problemi con la nonna di Santana" disse con un mezzo sorriso.
 
"Oh.. mi dispiace"
 
"Dispiace a tutti noi" continuò la bionda con una scrollata di spalle.
 
 
Ci fu silenzio per qualche secondo.


Un silenzio leggermente scomodo per Rachel che era un po'agitata, e strano per Quinn che pensava che l'altra l'avesse fermata per dirle qualcosa.
 
Decise di chiederglielo.
 
 
"Devi dirmi qu-"
 
"Mi accompagneresti al provino?"
 
Quinn restò sorpresa da quella domanda.
 
Non se l'aspettava davvero.
 
Pensava che al massimo ci sarebbe andata coi suoi papà o con Mercedes. 
 
In ogni caso doveva rispondere, o Rachel avrebbe pensato che non volesse accompagnarla, così si affrettó a parlare. 
 
"Sì... sì certo, mi farebbe piacere" le sorrise. 
 
Rachel lasciò andare l'ansia e si aprì in uno di quei sorrisi a trentadue denti che Quinn tanto amava.
 
"Bene, allora ci vediamo domani dopo il glee davanti scuola, i miei papà ci porteranno alla stazione e arriveremo lì per sera.
Non preoccuparti per il biglietto o l'albergo, ho già pensato a tutto io"
 
"Beh ma vorrei almeno contribuire alle spese"
 
"No Quinn, è davvero il minimo, se non fosse per te neanche partirei" le sorrise l'ebrea.
 
E come poteva Quinn opporsi a quel sorriso e a quegli occhi così dolci e pieni di gratitudine? 
 
"D'accordo Rach"
 
Poi il cellulare di Quinn squilló.
 
"È Santana" disse guardando il display "devo andare, a domani okay?" E le sorrise un'ultima volta.
 
"A domani" disse Rachel vedendola andar via a passo veloce.
 
Sì, adesso era pronta.
 
Ce l'avrebbe fatta.
 
Ce l'avrebbe fatta perché Quinn sarebbe stata al suo fianco.
 
E non aveva bisogno di nient'altro.


 
 
**
 
 
Erano in treno.
 
Quinn aveva chiuso il romanzo che stava leggendo, per iniziare a contemplare il panorama.
 
E no, il panorama non era la città di New York che iniziava ad estendersi davanti a loro.
 
Il panorama era Rachel addormentata sulla sua spalla.
 
All'inizio la ragazza aveva messo le cuffie nelle orecchie iniziando a sfogliare vari giornali che parlavano di musical e teatro.
 
Poi si era addormentata e man mano si era avvicinata di più fino ad appoggiarsi alla bionda.
 
Era uno spettacolo.
 
Quinn la contemplò finché il treno non si fermò annunciando l'arrivo, e allora fu costretta a svegliarla.
 
Uscite dalla stazione chiamarono un taxi per farsi scortare fino all'albergo, dove una signorina gentile, fin troppo nei confronti di Quinn a parere della diva, diede loro la chiave della camera.
 
Dopo essersi sistemate e dopo una doccia, guardarono un po' di televisione.
 
 
Quinn notava l'agitazione di Rachel.
 
Erano poggiate con la schiena alla spalliera e la diva non faceva che muovere nervosamente le gambe.
 
La bionda ne ebbe abbastanza quando il letto iniziò ad ondeggiare.
 
Spense la tv e si girò verso Rachel, che la guardò confusa.
 
"Che ne dici di calmarti un attimo?"
 
Rachel semplicemente scosse la testa e si alzò andando fuori al balcone, poggiando le mani alla ringhiera e contemplando la Grande Mela dal ventiseiesimo piano di quel grande albergo.
 
L'ex cheerleader la seguì e l'abbracciò da dietro.
 
Restarono così, finché il corpo di Rachel non fu scosso da alcuni singhiozzi provocati dal pianto che non era riuscita a trattenere stavolta.
 
Quinn la fece girare e la prese tra le sue braccia, mentre la più piccola si aggrappava a lei con tutte le forze, come per non permetterle di andare via.
 
La bionda lo percepì.
 
"Sono qui" disse con voce calma "sono con te, non me ne vado"
 
Passarono circa dieci minuti così, con i loro corpi uniti, finché Rachel non fu calma e si staccò, per andarsi ad appoggiare alla ringhiera, con le spalle al panorama.
 
"Scusami"disse dopo qualche secondo.
 
"Non hai nulla di cui-"
 
"Sì invece, ti parlo sempre di me e dei miei problemi e non faccio che lagnarmi e-"
 
"Rachel" la interruppe l'ex cheerleader "non immagini quanto piacere mi faccia che tu ti fidi a tal punto di me da parlarmi dei tuoi problemi, più che giustificati inoltre"
 
La diva guardò alla sua destra.
 
 
Un'altra immensa distesa di luci.
Quella città era magica.
Ed era la sua città. 
 
 
"Mi ha fatto male... sono tornata nel posto in cui ho guadagnato e poi perso tutto. Tra una prova e l'altra non mi ero preparata a questo... e poi ho paura Quinn" disse continuando a guardare la città "ho paura per domani. Se non ricordassi le parole? Se sbagliassi i tempi? O se non riuscissi nemmeno ad aprire bocca? Ho paura di fare di nuovo qualcosa di stupido"
 
Quinn le girò il volto con una mano, incatenando i loro occhi.
 
"Tu sei destinata a grandi cose Rachel, e niente e nessuno ti fermerà, neanche te stessa" disse la bionda con voce roca.
 
Restarono a guardarsi per tempo indefinito, perdendosi nei loro sguardi.
 
Di nuovo ecco gli elefanti nello stomaco di Quinn.
 
E la nebbia nella mente di Rachel.
 
E i loro corpi che sembravano chiamarsi, urlando contatto.
 
Ma non potevano.
 
Quinn capì che non potevano.
 
Non poteva sconvolgere Rachel più di quanto non fosse già.
 
Ora aveva solo bisogno di sostegno e lei gliel'avrebbe dato.
 
Così la prese per mano, la portò dentro, si mise a letto e la invitò con un cenno a stendersi al suo fianco.
 
La diva, una volta sotto le coperte, fu tentata di girarsi verso l'altra, ma sapeva che avrebbe fatto qualche gesto sconsiderato e non era quello di cui necessitava, non in quello stato.
 
Quindi si giró dall'altra parte, sperando che un paio di braccia la stringessero da dietro.
 
Queste non si fecero aspettare, accompagnate da un leggero bacio dietro al collo.


 
Fu così, strette l'una all'altra, invase dai reciproci profumi e da un mare di sensazioni inspiegabilmente forti, che caddero in un sonno profondo.
 
 
 
**
 
 
 
Si svegliarono quando la luce del giorno iniziò ad invadere la stanza.
 
Rachel aprì gli occhi trovandosi di fronte due smeraldi, illuminati dal sole.
 
Si era evidentemente girata verso la bionda nel sonno.
 
"Buongiorno grande stella" le sorrise Quinn.
 
" 'Giorno" sorrise di rimando la diva.
 
"Starbucks?"
 
"Grande idea"
 
Così si alzarono ed iniziarono a prepararsi.
 
Andarono nello Starbucks più vicino e fecero colazione, mentre Quinn cercava di distrarre Rachel dalle sue preoccupazioni prendendo in giro la gente stravagante che passava loro davanti.
 
E la diva riuscì davvero a distrarsi tra una battuta e l'altra, finché non arrivò il momento di recarsi all'edificio dove si tenevano i provini.
 
Aspettarono circa due ore in platea, vedendo esibirsi su quel palco decine di ragazzi, che erano poi liquidati dal regista con un "le faremo sapere" o con qualcosa di più diretto e spietato come "magari per il prossimo musical".
 
Rachel era l'ultima, dato che aveva ottenuto un'audizione all'ultimo minuto, e il panico iniziava a farsi strada in lei man mano che il teatro si svuotava.
 
Quei ragazzi erano pieni di talento ed evidentemente usciti dalle scuole d'arte più prestigiose, eppure il regista non era apparentemente rimasto impressionato da nessuno di loro.
 
La bionda al suo fianco era in silenzio e cercava di supportarla con semplici gesti, come una strizzata d'occhio quando qualche ragazzo stonava, o appoggiando una mano sul suo ginocchio quando il regista mandava via malamente qualcuno.
 
Rachel le era grata, perché era davvero riuscita a tranquillizzarla un po', come aveva sperato.
 
 
Poi arrivò il suo turno.
 
 
Mentre la penultima ragazza si esibiva sul palco, Rachel si preparò dietro le quinte.
 
Mentre ripassava il testo della canzone, Quinn le strinse le spalle da dietro, avvicinandosi al suo orecchio e parlando, finalmente.
 
"Andrà benissimo vedrai"
 
Rachel si girò.
 
"Come fai ad esserne sicura? Quei ragazzi hanno cantato divinamente grandi classici da musical e il regista li ha cacciati senza esserne minimamente colpito"
 
"Lo so e basta okay? Quei ragazzi non sono te. Perché tu sei...?"
 
"Rachel Berry" rispose la bruna alzando gli occhi al cielo.
 
"E...?" La invitò a continuare la bionda con un sorriso.
 
Sì, aveva decisamente indovinato pensando di aver bisogno di quegli occhi e quel sorriso prima di salire sullo stage.
 
"Sono Rachel Berry e canterò Skyscraper di Demi Lovato" disse infine con un sorriso.
 
 
E improvvisamente si trovó catapultata al centro del palco, con un faro ad illuminarla, e la sua voce far eco nel teatro ormai vuoto.
 
 
 
Quinn la guardava ammaliata, con gli occhi lucidi ed una gioia indescrivibile nel petto.
 
Quando la canzone finì, il regista, un uomo di mezza etá dai capelli brizzolati, fisico asciutto e vestiti eleganti, prese parola.
 
"Davvero ammirevole signorina Berry... mi chiedo come una con un talento come il suo abbia potuto fallire nello show business"
 
Rachel restò in silenzio col cuore in gola.
 
L'aveva riconosciuta.
 
Non voleva l'ennesima ramanzina sulla sua carriera finita ancor prima di iniziare.
 
"Penso che la canzone fosse adatta, nonostante tutti gli altri abbiano cantato pezzi da musical perché...beh... questo è un musical"
 
Il cuore di Rachel salì ancora di più, poteva sentirlo sulle labbra.
 
Così come Quinn che guardava la scena confusa da dove il diacorso dell'uomo volesse andare a parare.
 
"Tuttavia, è probabilmente quella che mi ha dato meno l'impressione di un burattino meccanico, quindi chissà... potrei davvero darle la chance di risalire dal basso..."
 
Rachel si lasciò sfuggire un sorriso mentre il cuore, però,ancora martellava forte.
 
E Quinn, che non si era accorta neanche di aver trattenuto il respiro, lasciò andare un sospiro.
 
"Le faremo sapere" disse infine l'uomo, tornando nella sua serietà, tradita però da un mezzo sorriso.
 
Rachel ringraziò e poi corse verso Quinn, dietro le quinte, gettandole le braccia al collo.
 
"Sei stata grandiosa" disse l'ex cheerleader stringendola a sé.
 
"Grazie, per tutto"
 
Restarono abbracciate per qualche secondo, poi la bruna si staccò.
 
"Che ne dici se per ringraziarti del supporto ti portassi a pranzo in un ristorante italiano che conosco molto bene?" Propose con un grande sorriso.
 
"Direi che mi piacerebbe molto signorina Berry, anche perché sto morendo di fame" 
 
Risero felici insieme ed uscirono di lì per avviarsi al ristorante "da Alberto".
 
Dopodiché fecero un giro per la città, per poi andare a prendere le loro cose in albergo e partire per Lima.
 
 
Una volta a casa sua, Rachel penso a quanto era successo, a quei giorni in compagnia di Quinn.
 
Se stare con Sam le faceva piacere, stare con Quinn le portava una gioia ed una pace interiore senza pari.
 
Di sicuro provava qualcosa.
 
 
Quinn dal canto suo... beh, provava qualcosa, ma con quello era venuta a patti già da tempo.
 
Aveva però la sensazione che amasse quella piccola diva ogni giorno di più.
 
Che ogni giorno valesse la pena asciugare le sue lacrime, e farla ridere e rassicurarla prima della sua esibizione. 
 
Dio, era proprio cotta.
 
No, la cotta l'aveva decisamente oltrepassata.
 
Era innamorata persa di Rachel Berry.
 
 
 
**
 
 
 
Il giorno dopo parlò a Sam, Kurt e Mercedes della sua performance e delle effettive possibilitá che avesse davvero la parte.
 
I quattro uscirono dalla sala insegnanti sorridenti, ma prima di poter prendere ognuno la propria direzione, Sam bloccò Rachel e le chiese di uscire quella sera.
 
E questa volta sul serio, nessuno dava buca a nessuno.
 
Nonostante Rachel fosse venuta a patti abbastanza chiari con i suoi sentimenti nei confronti di Quinn, aveva accettato.
 
Aveva risposto di sì e neanche lei sapeva il perché.
 
Adorava Sam, ma come si adora un fratello, e proprio per questo forse non voleva dargli un dispiacere.
 
Ma gli avrebbe fatto ancora più male così, illudendolo.
 
Stupida Berry, stupida.
 
Era persa in questi monologhi interiori, quando Quinn entrò nell'aula canto.
 
Oh dannazione, non ci voleva proprio, non in quel momento.
 
"Ehi Berry" esordì, facendo sobbalzare una pensierosa Rachel.
 
"Oh... ciao Quinn" rispose mentre la bionda la guardava confusa.
 
La squadrò da capo a piedi e la sua faccia si fece ancora più confusa.
 
"Dove vai così elegante?"
 
La bruna rimase in silenzio un paio di secondi, non sapendo come iniziare, ma un Sam elegante la salvò dal rispondere.
 
"Hei Rachel sei pronta? Oh ciao Quinn" disse sorridente affiacciandosi dalla porta.
 
"Sì Sam solo due minuti" gli rispose la ragazza a sguardo basso.
 
Sam si congedò con un cenno verso Quinn, la quale girò lentamente la testa verso Rachel.
 
"Esci con lui?" Chiese seccamente.
 
"Sì, mi ha invitato per una cena da Breadstix" rispose l'altra ancora a sguardo basso.
 
"Oh ma che romantico, grissini scaduti" disse in tono sarcastico la bionda.
 
"Qualcosa non va?" Chiese allora la diva, alzando lo sguardo confusa dall'atteggiamento dell'altra.
 
"Qualcosa non va? E me lo chiedi? Rachel tu... tu devi volare alto, non puoi legarti ad un provincialotto qualsiasi" rispose in tono arrabbiato Quinn.
 
"Provincialotto? Sam è nostro amico Quinn" ribatté allo stesso modo.
 
"Sì lo so e io gli voglio bene ma non fa te Rachel"
 
"Posso decidere da sola se una persona fa per me o no"
 
"Okay allora che mi dici di Mercedes? Credi davvero che non le importi? Lei e Sam si amano, non puoi farle questo"
 
"Per Mercedes non ci sono problemi e seppure ci fossero, me l'avrebbe detto. Si può sapere perché ti stai impuntando così su questa cosa?"
 
"Dio Rachel non capisci?! Perché sei così cieca?"
 
 
 
I toni si erano fatti decisamente alti durante quel botta e risposta, entrambe stavano gesticolando animatamente, Quinn presa dalla gelosia e Rachel dalla rabbia che le procurava il fatto che la bionda le dicesse cosa fare.
 
Ma dopo quella frase dell'ex cheerleader ci fu silenzio. 
 
Quinn appoggiò le mani al pianoforte dando le spalle ad una Rachel confusa.
 
Si lasciò andare ad un lungo respiro e cercò la forza per calmarsi, ma non la trovava evidentemente perché le mani tremavano leggermente sul piano.
 
 
"Che significa?"
 
La voce seppure debole di Rachel, fu un rombo nel silenzio che si era creato.
 
"Niente" disse Quinn scuotendo la testa e girandosi, trovandola ad una manciata di centimetri di distanza.
 
"No Quinn” ricominciò la bruna con quel tono arrabbiato ed alzando sempre più la voce “Non puoi venire qui e dirmi cosa fare, trovare scuse su scuse per impedirmi di uscire con qualcuno, accusarmi di essere cieca e liquidarmi con un 'niente'. Non lo tollero e pretendo delle risposte. È perché è un tuo ex? Non ti va proprio a genio che i tuoi ragazzi possano provare interesse anche per-"
 
Quel fiume di parole dettate dalla rabbia fu bloccato da Quinn.
 
 
 
Dalle labbra di Quinn.
 
Dalle labbra di Quinn su quelle di Rachel.
 
 
 
La bionda aveva portato le mani all'altezza del viso di Rachel, ma sfiorandolo appena, come fosse la cosa più delicata e fragile del mondo.
 
Rachel era decisamente sorpresa, non si aspettava quello, ma non si era allontanata.
 
Anzi aveva spinto di più le labbra contro quelle dell'ex cheerleader, come a volerle incastonare insieme.
 
Avevano iniziato poi, insieme, a muovere le labbra, come in una danza conosciuta, ma allo stesso tempo completamente diversa dalle precedenti.
 
Dopo una manciata di secondi si staccarono.
 
Avevano ancora gli occhi chiusi e i loro respiri pesanti si fondevano.
 
Quinn aveva ora posato le sue mani sulla pelle del collo di Rachel, mentre questa le aveva poggiate delicatamente sui suoi fianchi.
 
D'improvviso, come resosi appena conto di quello che era successo, la bionda spalancò gli occhi e si allontanò subito da Rachel, che a sua volta aprì gli occhi.
 
Quinn voleva scusarsi, voleva davvero dire che le dispiaceva di aver commesso quel gesto istintivo ed inadeguato.
 
Ma poteva scusarsi per quella che forse era stata una delle cose più belle mai provate in vita sua?
 
Poteva scusarsi per essersi presa quello che aveva bramato per anni, morendo dentro?
 
E inoltre la sua voce sembrava essere sparita.
 
Così, semplicemente, si girò e scappò fuori dall'aula canto a passo svelto. 
 
Rachel invece era rimasta paralizzata.
 
Quinn Fabray l'aveva baciata.
 
E lei aveva baciato Quinn Fabray.
 
Cosa diavolo significava?
 
Cosa significava quell'esplosione nel cuore, avvenuta appena la bionda aveva poggiato le labbra sulle sue?


 
 
Neanche il tempo di metabolizzare il tutto, che Sam entrò di nuovo nella stanza.
 
E fu lì che si ricordò del suo appuntamento e del fatto che era rimasta ferma al centro della stanza per un paio di minuti buoni.
 
"Rach andiamo?"
 
Rachel si ridestò, ma riuscì solo ad annuire.
 
Forse distrarsi le avrebbe fatti bene, avrebbe potuto pensare a tutto quello più tardi.



 
Quinn invece già ci stava pensando, nella sua macchina, sfrecciando per le deserte strade di Lima.
 
Delle lacrime scesero sul suo viso e lei diede un paio di botte di stizza allo sterzo.
 
"Stupida, stupida, idiota di una Fabray maledetta" si ripeteva. 
 
 
Si era probabilmente giocata anche il rapporto d'amicizia con Rachel, a causa di quello sconsiderato e stupido gesto.
 
 
 
 
 
____________________________________________________________
 
 
Ed eccoci qui!
 
Spero vi sia piaciuto e spero le vostre famiglie stiano bene, che abbiate una vita socialmente attiva, che vi stiate preparando per la prova costume, che i pinguini del polo sud stiano bene e i panda non si estinguano.
 
E sì, se ve lo state chiedendo, sto temporeggiando perché ho la sensazione che mi vogliate picchiare, non tanto per il bacio, quanto per la fuga finale, ma sapete meglio di me che un po’ di dramma ci vuole… vero no?
 
Okay, mi dileguo.
 
Vi ringrazio ancora per seguire la storia, spero non ci siano errori e fatemi sapere che ne pensate!
 
 
 
Alla prossima! :D

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Capitolo 6
*** Transitioning ***


Quinn, in quel weekend non aveva avuto neanche la forza di uscire per andare a casa di Santana o di Brittany e sfogarsi.
 
Erano state le ragazze infatti a recarsi da lei, dato che non si era fatta sentire per niente, e si erano trovate davanti una Fabray dallo sguardo spento e l'aspetto trasandato.
 
La bionda aveva raccontato tutto alle sue amiche, di come quella volta non fosse riuscita a reprimere la gelosia, che l'aveva portata a compiere quel gesto.
 
Le due erano rimaste in silenzio per tutto il tempo, leggermente sorprese che finalmente la loro amica avesse dato libero sfogo ai suoi sentimenti e poi la latina le aveva detto che almeno si era tolta un peso.
 
 
Ma non immaginava quanto questo si fosse, in realtà, appesantito.
 
 
La paura per la reazione che Rachel potesse avere era troppa.
 
 
Nonostante ciò, si lasciò andare alla dolce compagnia e alle cure delle sue migliori amiche che restarono a dormire da lei dopo aver ordinato delle pizze e guardato un film insieme.
 
Avevano deciso di andare per negozi il giorno dopo, Quinn non era ancora pronta a tornare.



 



Rachel, dal canto suo, era paralizzata.
 
Quel weekend non aveva avuto modo di metabolizzare per bene quello che era successo, divisa com'era tra appuntamenti al centro commerciale con Kurt e varie faccende con i suoi papà. 
 
Quando però si fermava a riflettere per qualche secondo, non trovava spiegazioni al gesto di Quinn.
 
O meglio, le trovava, ma non voleva crederci.
 
Non voleva fare viaggi mentali.
 
 
Perciò concludeva associando quel bacio ad un impulso, un gesto fatto per non si sa quale ragione, ma che non contava nulla.
 
Le sue tesi iniziarono a perdere credibilità quando il pimo giorno della settimana, la bionda non si presentò al glee.
 
Ma poteva essere ovviamente malata, non era detto.
 
Che avesse la mononucleosi?
 
O cavolo, ce l'aveva anche lei ora?
 
 
Questi pensieri vennero interrotti dal campanello di casa che suonò ad ora di cena.
 
Rachel aprì la porta confusa.
 
"Chi vuole un po' di pizza vegana?" esordì Kurt sollevando due cartoni della pizzeria.
 
"Kurt... non ti aspettavo" disse stranita, facendolo entrare.
 
"Beh oggi mi hai detto che i tuoi papà partivano per lavoro, e allora eccomi" sorrise adorabilmente il ragazzo, e la diva in cambio lo abbracciò sorridendo.
 
Si sistemarono in soggiorno, mangiando pizza e guardando la tv.
 
Quando i cartoni furono vuoti e in televisione c'erano noiosi programmi su ricche spocchiose in crisi da menopausa, il ragazzo prese parola.
 
"Allora..."
 
Oh no, pensò Rachel.
 
Quando Kurt iniziava con "allora" non era un buon segno.
 
C'era odore di interrogatorio nell'aria.
 
"...che mi racconti?" Chiese, però, semplicemente il ragazzo, mantenendo lo sguardo sullo schermo e prendendo un sorso dalla sua birra.
 
"Kurt, ormai passiamo tre quarti della nostra vita insieme, cosa avrei da raccontarti che non sai?"
 
"Sai a cosa mi riferisco" la richiamò Kurt posando i suoi occhi limpidi su di lei.
 
Rachel abbassò lo sguardo.
 
Voleva dirglielo ma non sapeva davvero in che modo.
 
"Rachel non voglio farti pressioni, semplicemente credo ti farebbe bene parlarne e arrivare così a-"
 
"Mi ha baciata" disse seccamente la bruna.
 
 
Ecco, questo era il modo, diretto e schietto.
 
 
Probabilmente troppo, dato che Kurt restò immobile per cinque secondi. 


 
Poi si mise dritto, guardando di fronte a sé con una faccia pensierosa.
 
Prese un lungo sorso dalla sua lattina per poi esordire con "spiegami tutto, nei dettagli, ora"


 
Dopo una spiegazione breve ma accurata, Kurt mantenne quell' espressione pensierosa
 
"Ora capisco perché oggi non si è presentata"
 
Rachel annuì storcendo la bocca.
 
"Ora che vuoi fare?"Chiese poi il ragazzo guardandola.
 
"Niente" disse con fare ovvio la diva. 
 
"Niente?" Chiese incredulo l'altro.
 
"Beh è scappata subito dopo, evidentemente neanche lei sapeva cosa stava facendo, è stato chiaramente un gesto impulsivo"
 
"Non puoi essere seria"
 
"Sì Kurt, lo sono, e ora non voglio più parlare di questa cosa"
 
"Ma lei-"
 
"No Kurt, non voglio parlarne"  continuò la bruna pregando con lo sguardo.
 
"Okay..." si arrese Kurt "di cosa vuoi parlare allora?"
 
"Il glee club" iniziò la diva diventando decisamente più entusiasta "vincere le amichevoli è stato fantastico ma non basta, dobbiamo sollevare il morale, farli scatenare"
 
Il ragazzo dagli occhi zaffiro restò a pensarci per qualche secondo, poi fu colto da un'illuminazione.
 
"Che ne dici di una festa? Nel tuo seminterrato" propose, beccandosi un'occhiata truce dall'amica. 
 
"Cosa? Dobbiamo farli scatenare e divertire per sollevare il morale, quale modo migliore di una festa?"
 
"Non lo so Kurt..."
 
"Oh andiamo! Sará una cosa tranquilla"
 
"E va bene! Ma invitiamo anche Blaine"
 
"Cosa? Perché? "
 
"Perché dobbiamo cercare di ritornare in buoni rapporti con lui o la scalata per le provinciali sarà un inferno"
 
"So che è una scusa per farci stare insieme"
 
"Cosa? Assolutamente no" disse Rachel con fare innocente prendendo i cartoni delle pizze e andando in cucina per buttarli.


 
"Povero me" disse Kurt al nulla, rimasto solo nella stanza.



 
 
**



 
 
La sola notizia della festa aveva già entusiasmato tutti.
 
Anche Quinn.
 
 
La bionda si era leggermente ripresa dopo il pomeriggio di shopping terapeutico, quindi era stata in grado di comportarsi in modo pressoché normale, esattamente come Rachel. 
 
Sembrava quasi che non fosse successo niente. 
 
Che l'avesse sognato? 
 
Nah, impossibile che quello che aveva provato fosse stato frutto della sua immaginazione.
 
Era stato tutto troppo vero.
 
 
Talmente vero, che le rimbombava ancora nel petto.


 
Con la testa piena di questi pensieri, notò finalmente Sam nel corridoio che parlava con due giocatori della squadra di football.
 
Si diresse verso di lui e rivolse uno sguardo eloquente ai due ragazzi, che si dileguarono. 
 
Sam si voltò guardandola e la sua espressione passò da sorridente a terrorizzata.
 
"Oh no... quello è lo stesso sguardo che aveva Santana quando stavo con Brittany e cantammo 'She's mine'"
 
Quinn assunse l'espressione più confusa che ci fosse al mondo.
 
 
Perché era toccato a lei avvisare quel bocca da trota della festa?
 
 
"Giuro, lascerò stare Rachel, ma ti prego, non iniziare a cantare"
 
"Sam" lo richiamò la ragazza alzando la voce "non sono qui per questo"
 
"Ah no?" Chiese Sam, questa volta aveva lui un'espressione confusa.
 
"No, perché dovrei?" Disse retoricamente Quinn con un sorriso nervoso.
 
Sam aprì la bocca per rispondere, ma la bionda riprese senza attendere risposta. 
 
"Comunque sono qui per dirti che domani faremo una festa a casa di Rachel, alle 8, sii puntuale"
 
Detto ciò, Quinn sparì tra i corridoi, lasciandosi dietro un Sam con un'espressione entusiasta. 
 
E con qualche piano in testa. 


 
 
**


 
 
"Una cosa tranquilla eh?"
 
La voce di Rachel a stento sovrastava la forte musica che usciva dalle enormi e potenti casse del grande seminterrato, mentre rivolgeva quella domanda retorica al suo migliore amico, brillo almeno quanto lei.
 
"È il tuo ragazzo che ha rovinato tutto, io avevo portato solo qualche birra" disse alzando le mani con aria innocente e con voce strascicata, per poi scoppiare a ridere con la sua amica, passandole la bottiglia di whisky. 


 
Effettivamente era vero, Kurt aveva portato solo qualche birra per la serata...okay più di qualche, aveva portato quattro cassette, ma Rachel l'aveva immaginato che non sarebbero andati avanti a succo di frutta e the inglese.
 
Tutto si era aggravato, però, quando Sam era arrivato verso le nove e mezza, scaricando bottiglie di vodka, tequila, Jack Daniel's e chi più ne ha più ne metta, dal suo pickup.


 
Le poche birre rimaste erano state abbandonate in un angolo e tutti si erano gettati sui superalcolici.


 
L'alcool scorreva a fiumi, il volume della musica era sempre più alto e i balli si facevano sempre più frenetici e sensuali.


 
I ragazzi delle Nuove Direzioni erano a dir poco scatenati, per alcuni di loro era probabilmente la prima sbronza della vita, ma anche i più grandi erano ad alti livelli di ubriachezza. 


 
Mercedes era nel bel mezzo di quello che doveva essere una sorta di twerk con Blaine, che aveva tutta l'attenzione di Kurt, Artie faceva acrobazie improbabili con la sua sedia, Brittany e Santana erano alle prese con un ballo tutt'altro che casto e Sam e Quinn ballavano vicini.
 
 
Troppo vicini.
 
Oh, davvero troppo.



 
Gli occhi di Rachel restarono incollati a quella scena, o meglio alla bionda, come avevano fatto per tutta la serata.
Sam aveva nella mano sinistra una bottiglia di vodka che di tanto in tanto la bionda gli rubava, l'altra mano era salda sul fianco della ragazza, mentre i loro corpi ondeggiavano in modo sensuale al ritmo di "Hey Mama" di David Guetta.
 
Erano chiaramente andati.
 
Quinn indossava dei pantaloni neri con scarpe col tacco dello stesso colore, sopra una camicetta sbottonata al punto giusto.
 
Era uno stile insolito per lei, ma cavolo quanto le stava bene.
 
Rachel avrebbe voluto toccare e ballare con quel corpo tonico.
 
E decise di farlo.
 
Se fosse l'alcool o se semplicemente lo volesse, Rachel non lo sapeva, ma di certo i litri di whisky e vodka che le scorrevano nel corpo erano d'aiuto.
 
Fece un ultimo, lungo sorso dalla bottiglia che aveva in mano, la posò sul tavolo e si diresse verso i due biondi.
 
Barcollò per i primi passi, forse a causa del vestito striminzito e di quel tacco, che definire alto era un eufemismo, oltre che per colpa dell'eccesso di whiskey che si era concessa. 
 
La sua andatura di fece più decisa, vedendo quanto Sam continuasse ad avvicinarsi alla sua bionda.
 
 
La sua bionda?
 
Sì, la sua bionda.
 
Quella sera Rachel e l'alcool avevano deciso che Quinn sarebbe stata la loro bionda.


 
 
Giunta a pochi passi dalla coppia iniziò a muovere il bacino a tempo di musica, mentre la canzone di prima sfumava, dando spazio a "Get on your knees" di Nicki Minaj. 


 
Gli occhi di Quinn saettarono sul corpo di Rachel, che si trovava esattamente qualche passo dietro Sam, che le dava le spalle.
 
Quegli occhi nocciola percorsero quelle infinite gambe, slanciate dal tacco vertiginoso, e rimaste per lo più scoperte da quei pantaloncini inguinali, e fosse benedetto chiunque avesse reso legale quel capo d'abbigliamento, per poi risalire la pancia piatta fasciata da una comoda maglia semi trasparente che lasciava scoperta una spalla.
 
Alzò poco più lo sguardo e si andò a scontrare con un paio di occhi scuri che non la lasciarono un attimo, mentre Sam cercava di prendere la bottiglia, che la bionda gli aveva rubato, come un bambino.


 
Quinn gliela lasciò volentieri per dedicarsi completamente a quello sguardo profondo e a quel corpo meraviglioso, che la stavano invitando a fondersi in quella danza già carica di passione.


 
L'ex cheerleader si allontanò dal coach, che neanche ci fece caso impegnato com'era a limonare con quella bottiglia, e si diresse con passo lento e deciso verso la diva, i loro occhi ancora incatenati.
 
Quando fu a pochi centimetri, iniziò anche lei a muoversi a tempo di musica.
 
A quel punto, la mora si girò, facendo aderire la sua schiena al petto di Quinn e portando una mano tra quei capelli color grano e l'altra ad intrecciarsi con una delle mani della bionda, che avevano preso a percorrere i suoi fianchi da sopra la maglia.


 
A circa metà canzone, Quinn stava lasciando un bel segno violaceo sulla spalla scoperta di Rachel e la sua mano libera accarezzava l'addome piatto da sotto la maglia, mentre l'altra si lasciava a dei sospiri. 


 
Fortunatamente erano tutti troppo ubriachi per poter far caso a quella scena.


 
Fu quando Rachel gettò la testa all'indietro e Quinn iniziò a lasciare piccoli baci e morsi sul suo collo, che la bruna perse totalmente la testa.


 
Si staccò dalla bionda e, senza dire niente e senza neanche guardarla, la trascinò al piano di sopra, nella sua camera.


 
Una volta chiusa la porta, spinse l'ex cheerleader contro la porta ed iniziò a baciare quel collo candido mentre le sue mani sbottonavano la camicia, e una volta aperta, andavano a graffiare leggermente gli addominali dell'altra. 


 
Quinn si lasciò andare a quelle attenzioni, per poi ritrovarsi di fronte il viso più bello che avesse mai visto.


 
Erano a pochi centimetri di distanza e i loro sguardi oscillavano tra le loro labbra e i loro occhi.
 
Entrambe avvertirono il forte odore d'alcool in quel fondersi di respiri.
 
Lentamente, si avvicinarono, e quando furono a due millimetri la bionda parlò, o meglio, sussurrò. 


 
"Fermami ora se non vuoi, perché non sarò in grado di riprendere il controllo dopo"
 
Per tutta risposta, un paio di labbra rosee si avventarono sulle sue.
 
 
Ed entrambe persero qualsiasi facoltà razionale.


 
Arrivarono al letto senza staccare le loro labbra, mentre si sfilavano i tacchi e la camicia di Quinn finiva sul pavimento, insieme alla maglia di Rachel.


 
La bionda spinse gentilmente l'altra sul materasso, portandosi su di lei e scendendo a baciarle la gola.
 
La bruna si beò di quei tocchi e neanche si rese conto che i suoi pantaloncini erano spariti.
 
Prese in mano la situazione e sganciò abilmente il reggiseno nero di Quinn, per poi ribaltare le posizioni e portarsi sopra la bionda.
 
Iniziò a baciarle i seni mentre si disfaceva dei pantaloni e degli slip.


 
Le mani dell'ex cheerleader trovarono prima il gancio del reggiseno e poi il bordo degli slip, lasciando entrambe nude, con le loro pelli a contatto.




 
Rachel prese a succhiare uno dei capezzoli di Quinn, mentre stimolava l'altro con le dita, strappandole profondi gemiti.
 
Si alternò tra quei due bottoncini e quando fu soddisfatta del suo operato, scese a baciarle l'addome, mentre una sua mano si infiltrava tra le gambe iniziando un lento massaggio.
 
Continuò la sua discesa, e quando si trovò faccia a faccia con la femminilità di Quinn, ci si tuffò dentro senza preavviso, facendo sobbalzare e gemere ancora di più la bionda.
 
Passò più volte la lingua tra le sue pieghe e poi avvolse le labbra attorno a quel fascio di nervi pulsante, succhiandolo, mentre le dita scivolavano dentro senza difficoltà.
 
Quinn portò una mano una mano tra i capelli di Rachel, mentre con l'altra stringeva le coperte affianco.
 
Le bastò qualche spinta decisa per raggiungere l'apice con un gemito più lungo degli altri.


 
 
La bruna, una volta raccolti gli umori della sua bionda, risalì per baciarla, ma non ne ebbe il tempo, perché si ritrovò stesa sul materasso, con le labbra di Quinn a mordere e succhiare il suo collo, mentre due dita erano già dentro di lei e il pollice della bionda stimolava il suo clitoride.
 
Neanche per lei ci volle molto perché scaricasse, con un urlo liberatorio, quella tensione che si era accumulata nel basso ventre dal momento in cui la ragazza si era presentata a casa sua.



 
Quinn si lasciò cadere affianco a lei sul materasso, mentre Rachel cercava di regolarizzare il respiro.



 
Erano sudate, stanche, ubriache, ma appagate come non mai.


 
Ed esauste, con i corpi nudi a sfiorarsi, si addormentarono.


 
 
 
**




 
 
Quando Quinn si svegliò la mattina dopo, la prima cosa che notò, fu che aveva un forte mal di testa.
 
E che era nuda.
 
 
Perché era nuda?
 
 
Non aveva la forza di aprire gli occhi e vedere dove si trovava, così decise di provare a capire perché fosse in quello stato.


 
Pochi secondi, i ricordi riaffiorarono, seppur confusi, e si ritrovò ad aprire gli occhi e a mettersi seduta di scatto.



 
Gravissimo errore.
 
La stanza aveva iniziato a girare e le fitte alla testa erano aumentate, così chiuse gli occhi in una smorfia di dolore e si stese di nuovo.


 
Quando la sensazione di svenire da un momento all'altro fu sparita, aprì di nuovo gli occhi e spostò lo sguardo sull'altra parte del letto.


 
 
Vuoto.
 
E freddo.


 
 
Quindi Rachel si era alzata già da un bel pezzo e se n'era andata.
 
O magari era di sotto.


 
Si alzò, si vestì e scese nel soggiorno.
 
 
Nessuno. 
 
 
Andò in cucina e trovò solo uno scatolo di compresse e un bicchiere d'acqua.
 
 
Nessun biglietto.
 
Niente di niente.
 
 
Approfittò, però, e prese una di quelle compresse, sperando aiutasse il suo povero cervello.
 
Dopodiché si diresse in seminterrato sperando fosse lì con gli altri, anche se era all'incirca mezzogiorno, o a sistemare, ma quando scese le scale, trovò solo un gran caos.


 
Prese il suo cellulare per vedere se le avesse lasciato un messaggio.
 
 
Posta in arrivo: 0


 
Quinn fece una smorfia.
 
Messaggio ricevuto.
 
Rachel se n'era andata e non le aveva lasciato un biglietto o un messaggio o briciole di pane o qualsiasi altra cosa. 


Era un chiaro segno che si fosse pentita e non volesse neanche parlarne.
 
Così cercò la sua borsa e tolse il disturbo, con le lacrime che già minacciavano di scendere.


 
Dall'altro lato del marciapiede, Rachel uscì dall'ombra degli alberi sotto cui si era rifugiata nell'attesa che la bionda si svegliasse e se ne andasse.


 
 
 
**
 
 
 
Quel giorno Rachel e Kurt avevano dato a tutti il permesso di saltare il glee club, dato che la sera prima era stata devastante.
 
Ed inoltre, erano i primi ad aver bisogno di una pausa.
 
Pausa che non si stava rivelando del tutto rilassante come si sperava.


 
 
"Non ci posso credere che l'hai lasciata così nel tuo letto" esclamò il ragazzo, seduto sulla sedia girevole di camera sua.
 
Era quasi in preda ad un esaurimento nervoso.
 
"Che potevo fare Kurt?" Rispose Rachel seduta sul letto a gambe incrociate.
 
"Beh potevi aspettare che si svegliasse, parlarne e affrontare i vostri sentimenti"
 
"Non ci sono sentimenti Kurt, okay?"
 
"Ma se fino a qualche settimana fa avevi iniziato a metabolizzare la cosa" disse, a quel punto confuso, il ragazzo.
 
"Mi sbagliavo. Non può esserci alcun sentimento. Io devo concentrarmi sul mio futuro, devo pensare a riprendermi la mia carriera, non farmi coinvolgere in qualunque cosa sia tutto ciò"
 
"Non hai problemi a farti coinvolgere con Sam però!"
 
"È diverso" disse debolmente la diva abbassando lo sguardo
 
"È diverso perché quello che provi per Quinn è qualcosa di grande e tu lo sai e hai paura, perché non ti è mai capitato di-"
 
"Kurt!" esclamò Rachel, il tono supplichevole.
 
"Mi dispiace Rachel, semplicemente non concordo con quello che hai fatto"
 
“Puoi almeno accettarlo? So che è difficile, perché il mio non è stato un bel gesto e perché tu sei una fan girl accanita... ma ti prego, considera il mio punto di vista"
 
Kurt la studiò con i suoi occhi azzurrissimi e alla fine cedette.
 
D'altronde forzarla l'avrebbe fatta chiudere ancora di più e poi che cavolo, era la sua migliore amica.
 
"Va bene... ma non mollo, sia chiaro, pregherò Alexander McQueen ogni sera" disse andandosi a sedere vicino all'amica. 


 
Rachel rise e alzò gli occhi al cielo, poi si fece seria e lo guardò. 
 
"Tu piuttosto? Successo niente?"
 
Kurt distolse lo sguardo e arricciò le labbra.
 
"Kurt..." lo richiamò Rachel con sguardo di rimprovero.
 
"È stato solo un bacio okay?" si arrese lui.


 
"E dovrei crederti?"
 
"E io dovrei crederti quando dici che qualsiasi cosa ci sia con Quinn non è niente?"
 
"Touché"
 
 
I due sospirarono. 


 
"Siamo nella merda " constatò Rachel.
 
"Fino al collo" le diede ragione Kurt.


 
"Domani dovrei uscire con Sam, ma puoi immaginare che non mi vada di stare sola con lui... che ne dici se tu e il vecchietto venite con noi?"
 
"Per la millesima volta, non è vecchio"
 
"Ha cinquant'anni, Kurt"
 
"Beh è molto giovanile in compenso" cercò di difendersi il ragazzo sotto lo sguardo scettico dell'amica
 
"e comunque okay, neanche a me va di stare solo con Walter dopo quello che è successo con Blaine"
 
Restarono circa dieci secondi sul letto, in silenzio, poi Kurt diede voce ai suoi pensieri.


 
"Ho un dubbio... come sapevi dove mettere le mani e cosa fare e... insomma che ne sapevi tu di sesso lesbico?"


 
Rachel per tutta risposta arrossì leggermente e portò, involontariamente, lo sguardo su una foto di lei, Kurt e Santana nel loro vecchio appartamento di New York, appesa alla bacheca sopra la spalliera del letto.
 
Kurt lo notò e seguì lo sguardo, poi la guardò a metà tra il divertito e lo scioccato.
 
"RACHEL BERRY! Sapevo che tutto quell'andare d'accordo non era un caso" esclamò per poi essere zittito da una cuscino in piena faccia.


 
 
 
**



 
 
Quel giorno Quinn poteva saltare il glee, come tutti gli altri, così appena tornata a casa si dedicò ad una lunga doccia, mangiò qualcosa e verso le 5 si addormentò guardando la tv.


 
Il giorno dopo si svegliò quasi all'alba e decise di fare un po di jogging, poi passò il resto della giornata a studiare.
 
Non rispose né ai messaggi né alle chiamate dei suoi amici, voleva stare da sola.
 
Peccato che sua madre non glielo permise quella sera.


 
Erano in cucina a mangiare, appena le sette di sera.
 
 
Oh, le vecchie abitudini di Judy.


 
Quinn stava giocherellando col suo cibo.
 
"Tutto bene tesoro?" Chiese apprensiva la madre.
 
"Sì, tutto bene"
 
"Com'è andata la festa l'altro giorno"
 
"Ehm... bene, sì. Tu come sei stata alle terme con Tom?"
 
"Oh benissimo, era tutto meraviglioso, davvero. Qualche volta ti ci porto" 
 
 
Quinn le regalò un piccolo sorriso, e Judy non riuscì più a trattenersi.
 
"Okay, che succede?" Sbottò poggiando la forchetta nel piatto e pulendosi la bocca.
 
"Cos- niente"
 
"Sei una pessima attrice Lucy"
 
"Mamma..."
 
"Niente mamma. È da quando sono tornata che sei strana, sei silenziosa e non lo sei mai, hai sempre qualcosa di noioso da dire sull'università o su tutte quelle materie strane. Sei di nuovo incinta?" Chiese con sguardo indagatore.
 
"Io.. no.. no mamma, una volta mi basta e avanza"
 
"Sei ricercata?"
 
"Mamma!" Disse esasperata Quinn.
 
"Continuerò finché non sputi il rospo, Fabray"
 
"Ti rendi conto che hai appena chiamato tua figlia per cognome vero?"
 
"Sì me ne rendo perfettamente conto, come mi rendo conto che ultimamente le tue visite qui sono diventate un po' troppo frequenti e il tuo umore è altalenante e il tuo sguardo sempre perso nel vuoto"


 
Quinn abbassò la testa.
 
 
"Allora... chi è? "
 
"Nessuno..."
 
"Okay se tu non vuoi parlare lo farò io" 
 
Quinn la guardò confusa, mentre Judy appoggiava i gomiti sul tavolo congiungendo le mani.
 
 
"C'è una certa persona, mora, alta quanto i nostri nani da giardino, logorroica e con un'ossessione per Broadway che ti ha, non si sa come, rubato il cuore dai tempi del liceo, hai cercato di superarla, non ci sei riuscita e ultimamente hai forse visto un briciolo di speranza che ti ha portata a venire qui ancora e ancora e ancora, campando sulle spalle della tua povera madre, e tra voi è successo qualcosa. E prima che cerchi di salvarti in qualsiasi modo, no, non ho appena descritto Blaine Anderson" Disse sorridendo a sua figlia, che era rimasta a bocca aperta.



 
"Tu-"
 
"Sì, io lo sapevo. Dal tuo diploma, quando tu e quella piccola Berry non riuscivate a staccarvi gli occhi di dosso e non posso ancora credere che non sia successo niente per tutti questi anni"
 
"Beh in realtà noi... cioè... ci siamo baciate"
 
"E ti aspetti che ti creda?" chiese facendo assumere un'espressione confusa alla figlia "Oh Quinnie, dopo 45 anni di vita riesco a riconoscere qualcuno che ha fatto sesso"
 
 
E Quinn divenne rossa come un peperone.
 
 
"Soprattutto qualcuno che l'ha fatto con la persona che ama... e poi i tuoi amichetti sul collo parlano chiaro"
 
E Quinn divenne bordeaux come la poltrona del salotto.
 
 
Judy intanto prese a sparecchiare, aspettando che sua figlia si riprendesse.
 
Quando lo fece, sua madre aveva appena finito di mettere i piatti in lavastoviglie.
 
"Cosa devo fare?" Chiese debolmente Quinn.
 
"Devi aprire il tuo cuore"
 
"Ma se poi mi faccio male?"
 
"Almeno vivrai senza rimpianti"
 
Quinn abbassò lo sguardo sulla superficie del tavolo da cucina.
 
Judy allora si andò a sedere vicino a lei e le prese la mano.
 
 
"Sai... se c'è una cosa che ho imparato sull'amore, è che ne vale sempre la pena. Vale sempre la pena dichiararsi, dare tutto ad una persona, a prescindere da come finisca. Perché l'amore ti rende migliore, anche nel caso in cui finisca male... in amore non si perde mai Quinnie, o si vince o si impara. Ma per farlo devi rischiare, e ovviamente il rischio fa paura... ma è meglio soffrire oggi, piuttosto che rimpiangere domani"
 
 
Judy diede un bacio sulla fronte a sua figlia e poi sorrise guardandola negli occhi, verdi come i suoi, ma con una sfumatura marrone, ereditata da Russell.
 
Dopodiché si congedò, lasciando Quinn sola con i suoi pensieri.


 
 
Quinn restò qualche secondo a pensare e poi prese la sua scelta.
 
Uscì di corsa da casa sua e salì in macchina, partendo a tutta velocità, sotto lo sguardo orgoglioso di Judy che la guardava dalla finestra della sua camera.
 
Portò poi lo sguardo su una foto di lei e Russell e ripeté tra sé e sé "o si vince o si impara", mentre una lacrima le scendeva sulla guancia. 



 
Nel frattempo Quinn aveva infranto almeno metà del codice stradale e se in quella città ci fossero stati controlli le avrebbero tolto anche il diritto di camminare a piedi.
 
Parcheggiò in malo modo davanti la scuola e corse più veloce che poteva verso l'aula canto.
Quando però spalancò la porta trovò solo Blaine, immobile.


 
Quando si girò verso di lei, aveva gli occhi lucidi, ma la bionda non ci fece molto caso.
 
"Blaine... hai visto Rachel per caso?" Chiese ancora col fiatone, ma con un sorrisetto sulle labbra.
 
"Sì... lei e Kurt sono andati via poco fa con Sam e Walter... uscita a quattro" Rispose con voce piatta l'usignolo, scrollando le spalle.


 
Il sorriso morì sulle labbra di Quinn.
 
"Volevi dichiararti anche tu?"


 
Quinn sollevò lo sguardo sorpresa.
 
"Oh andiamo... era evidente" disse con un sorrisetto Blaine.
 
"Già, a quanto pare sono molto trasparente"
 
Blaine cercò di farle un sorriso che risultò più come una smorfia.
 
"senti, dato che i nostri amati hanno preferito qualcun altro, vogliamo andare a prendere qualcosa e... parlarne magari? Se ti va, ovviamente"


"Certo.." disse Quinn sorridendo, dopo averci pensato un po' su "mi farebbe piacere"


E così insieme si avviarono verso l'uscita della scuola, consapevoli entrambi che quella sera avrebbero trovato qualcuno che li comprendesse.



 
 
**
 
 
 
"Sì mia figlia ha iniziato ad imprecare come un camionista quando hanno sbagliato quel touchdown, a volte mi chiedo chi sia l'uomo tra i due"
 
Walter parlava di football con Sam da più o meno mezz'ora, quando annunciò che sarebbe andato a fumare una sigaretta.
 
Kurt lo seguì a ruota per fargli compagnia.
 
Sam colse il momento per parlare con Rachel.
 
"Rachel tutto okay? Sei molto silenziosa e non è una...ecco...una cosa molto Berry" iniziò.
 
"Sì Sam sto bene " gli sorrise lei.
 
"Sai cosa è veramente brutto? Che le persone mi credano più stupido di quanto sia. Cioè lo so  di non essere un tipo intellettuale, ma certe cose le capisco Rach"
 
E Rachel si sentì incredibilmente in colpa, ma restò dell'idea di non parlare al ragazzo con cui si frequentava della ragazza con cui era stata a letto pochi giorni prima.
 
"Scusami è che... non penso sia il caso di parlarne"
 
Sam rimase ad osservarla mentre giocava con la sua insalata.
 
"È Quinn vero?"
 
Rachel alzò di scatto la testa e pensò di ribattere, ma alla fine si arrese, l'aveva già preso in giro abbastanza e inoltre non poteva più negare.
 
"È così evidente?"
 
"Più o meno da sei anni, sì"
 
"Mi dispiace se ti sei sentito usato Sam" si scusò, cercando di non dare troppo peso alla frase del ragazzo.


"No no, in realtà pensavo di essere io quello che ti stava usando sai... è che provo ancora qualcosa di troppo forte per Mercedes"
 
"Almeno questo mi fa sentire meno in colpa" gli sorrise Rachel e Sam ricambiò. 
 
"Senti... dato che nessuno di noi due è pronto ad avere qualcosa, che ne dici se restiamo amici? Insomma possiamo sempre uscire, ma magari come... amici"
 
"Sì" disse la bruna annuendo "amici"
 
In quel momento tornarono Kurt e Walter e i quattro parlarono e si divertirono per il resto della serata.
 
 
E Rachel riuscì magicamente a distrarsi, con un peso in meno sul petto.
 
 
E anche Quinn, dall'altra parte di Lima, in un pub tra drink e karaoke con Blaine, riuscì a distrarsi.



 
 
Entrambe avevano trovato dei cari amici, ma per qualche ragione, non si erano ancora trovate l'un l'altra.





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Eccomi qui, no, non sono morta.
Anzi, mi scuso, come sempre, per la lunga attesa, ma ho avuto faccende personali abbastanza serie, che mi hanno poi portato ad una sorta di blocco dello scrittore, per cui non sono riuscita a dedicarmi molto alla storia.
Ma il capitolo è qui, nonostante non sia molto contenta della stesura, spero che per voi sia valsa l'attesa e mi dispiace per eventuali errori di battitura.
Fatemi sapere che ne pensate, e mi scuso in anticipo se non riuscirò a rispondere a tutte le recensioni.


Alla prossima! :D

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Capitolo 7
*** A wedding ***


Teoricamente doveva essere Artie il wedding planner ufficiale.
 
Teoricamente doveva essere lui in quel momento a sbraitare contro tutto e tutti perché qualcosa andava messa 26° più a sinistra. 

 
 
Teoricamente.

 
 
Praticamente, Quinn urlava da più o meno un'ora dove e come mettere cose, mentre i suoi amici, che in quel momento sembravano più schiavi importati dall'Africa, obbedivano senza repliche, perché quella di fronte a loro era tornata la terrificante Quinn Fabray capo cheerleader.

 
"No ragazzi, no! Gli amplificatori non devono essere visti, rovinano il paesaggio naturale!" Sbraitò contro Noah e Mike che avevano appena posizionato le grandi casse affianco al palchetto.
 
"Ma come facciamo a-" provò Puck.
 
"Procuratevi un mantello dell'invisibilità o metteteci davanti una mucca, non mi interessa, ma quando tornerò tra cinque minuti quegli amplificatori dovranno essere così ben nascosti che dovrò urlarvi contro perché penserò che non li avete ancora scaricati dal camion!" concluse, facendo assumere un'espressione terrorizzata ai due ragazzi che si dileguarono alla ricerca di una soluzione. 

 
"Okay qualcuno qui ha le mestruazioni... o è di nuovo incinta" esordì Santana avvicinandosi da dietro. 

"È questo il modo di ringraziare chi ti aiuta col matrimonio?" Rispose Quinn girandosi. 
 
"Potresti aiutare senza dare di matto sai? Brittany lo fa già abbastanza per entrambe"

 
Le ragazze si girarono e videro una Brittany in piena crisi di panico urlare che tutto era sbagliato, mentre Kurt cercava di calmarla.
 
Quando Santana portò nuovamente lo sguardo su Quinn, questa aveva la testa bassa.
 
"Lo so che lo fai per distrarti, e mi fa piacere che nonostante tutto quello che è successo tu sia rimasta qui per noi" disse dolcemente la mora.
 
"Come potevo non farlo? Siete le mie migliori amiche"
 
"Lo so, e tu sei la nostra, ecco perché ti ho permesso di organizzare il tutto, perché voglio che ti tenga occupata e non voglio che sia triste. Ma se questo significa che devi schiavizzare tutti, ti mando via come si usa fare solo a Lima Heights Adjecent" sentenziò la latina.

 
La bionda platino la guardò grata e poi parlò. 
 
"Grazie San, prometto che sarò più trattabile"
 
"Sarà meglio, ora vado a tranquillizzare la mia futura sposa e ricorda che domani avremo la prova vestito" disse l'altra per poi andare ad afferrare la sua amata e trascinarla via.

 
Nel frattempo, Puck e Mike si avvicinarono e il giappocinese prese parola.

 
"Hey Quinn, non abbiamo trovato una mucca, ma un asino va bene lo stesso?" Disse con un sorriso speranzoso, mentre Noah affianco a lui aveva un sorriso a trentadue denti, soddisfatto di sé stesso.

 
Quinn guardò incredula i due ragazzi e poi la povera bestia, chiuse gli occhi, prese un gran respiro e contò fino a dieci.


 

Trattabile, Quinn, trattabile.
 

 
 
**

 

 
 
Quelle poltroncine erano qualcosa di più scomodo che esistesse al mondo.
 
O forse ad essere scomoda era la situazione.


 

Quinn si trovava nella stessa stanza di Rachel e non andava bene.
 
L'ultima volta che era successo, erano finite a fare l'amore.
 
Sì, perché nonostante l'alcool avesse fatto gran parte del lavoro e nonostante i suoi ricordi fossero confusi, Quinn quella sera aveva fatto l'amore con Rachel.

Ma Rachel evidentemente non sembrava aver fatto l'amore con lei, perché era scappata e perché il giorno dopo era anche andata ad un appuntamento con Sam, come se niente fosse.
 

Prese a guardarsi intorno persa tra i suoi pensieri, mentre le due future spose erano nei camerini e Mercedes, Rachel e Tina parlavano di qualche musical di Broadway. 
 
Le tornò in mente il giorno in cui c'era Rachel in un negozio da sposa simile, il giorno in cui lei si oppose al suo matrimonio con Finn. 

Dio, come faceva la diva ad essere così cieca?

 
Scosse la testa per scacciare quei pensieri.
 
Si era ripromessa che quella settimana sarebbe stata concentrata solo sul matrimonio, Brittany e Santana e poi sarebbe partita subito per Yale e non sarebbe tornata prima delle prossime festività. 
 
Fortunatamente le sue migliori amiche iniziarono a sfilare proprio in quel momento, una dopo l'altra, con vari vestiti, alcuni davvero improponibili. 
 
Alla fine però trovarono gli abiti adatti e tutto sembrava magnifico, finché Santana non uscì dal camerino e vide Brittany vestita. 
 

Lì la bionda diede di matto e Quinn si preoccupò subito di riportare Santana in camerino e farcela restare prima che il matrimonio saltasse, mentre Brittany si buttava sale dietro le spalle.
 
 
Ma da dove l'aveva preso il sale in un negozio di abiti da sposa?
 
 

Nonostante questo e i successivi vari deliri di Brittany, il grande giorno era fortunatamente arrivato. 

C'erano gli amici e i parenti più intimi delle spose, anche l'abuela di Santana, regalo inaspettato della coach Sylvester, che le aveva garantito l'invito precedentemente negato. 

 

La sala era addobbata in modo elegante, i colori dominanti erano il rosso e il bianco, che Artie aveva scelto perché "rappresentavano al meglio le due ragazze", e Santana gli stava per saltare addosso avendo capito il collegamento tra lei e l'inferno, ma a Brittany piaceva così tanto quell'idea che aveva fatto la parte del docile cagnolino per la sua amata.
 

I ragazzi indossavano tutti giacca e camicia bianca, con pantaloni e papillon nero, mentre le ragazze erano vestite di un rosso intenso.

 

Nonostante indossassero tutte lo stesso vestito, però, Rachel non poté non notare quanto Quinn risaltasse tra tutte.
 

Forse solo per lei in realtà, che non le aveva staccato un attimo gli occhi di dosso, seppur provandoci. 

 

Erano in attesa delle spose, quando Quinn girò la testa sentendosi osservata ed i loro occhi si incontrarono per un paio di secondi, prima che la marcia nuziale iniziasse ed entrambe si ridestassero prestando poi attenzione alla celebrazione.
 

 
Tutto sembrava procedere per il meglio, mentre Santana e Brittany pronunciavano i loro voti.
 

Almeno la metà dei presenti aveva le lacrime agli occhi, mentre l'altra metà già singhiozzava. 
 
 
"Sono stata spaventata per tutta la vita, avevo sempre paura di mostrare chi fossi veramente e cosa provassi. Avevo costruito questa corazza... che solo tu sei riuscita a scalfire. Sei arrivata con i tuoi capelli color grano e i tuoi occhi limpidi e con tutta la tua innocenza e bontà. Mi hai fatto capire che non c'è niente di male nell'essere chi si è. Tu hai sempre voluto che fossi me stessa. Ma io sono quello che sono con te, io sono solo se ci sei tu. E voglio essere per sempre, per questo oggi ti prendo come mia sposa e prometto di amarti e onorarti nella buona e nella cattiva sorte, anche se non sarà mai cattiva al tuo fianco"

Santana, nel suo vestito formato da un corpetto con scollatura a cuore che scendeva poi morbido sul suo corpo tonico, con le lacrime agli occhi mise l'anello all'anulare di Brittany, che si asciugò le lacrime prima di parlare.

"Mi sono sempre sentita esclusa e giudicata, sai? Tutti mi definivano stupida, e dopo un po' ho iniziato a crederci. Poi sei arrivata tu... e mi hai fatto capire che, semplicemente, vedo il mondo in modo diverso e non c'è nulla di male in questo. Mi fai sentire speciale. Tu mi rendi speciale, Santana. E voglio essere speciale per tutta la vita, ecco perché oggi ti prendo come sposa e prometto di amarti e onorarti nella buona e nella cattiva sorte, anche se non sarà mai cattiva al tuo fianco"

Brittany, che indossava un semplice vestito senza spalline che sembrava essere fatto apposta per lei, infilò la fede al dito di Santana.

 
Le ragazze si baciarono con tutto l'amore possibile, mentre Burt le dichiarò ufficialmente moglie e moglie e la sala esplodeva in un applauso. 

 
 
 
**
 

 
 
 
Le spose si stavano cambiando per il ricevimento, e nel frattempo Kurt portò Blaine in una stanza vuota.
 

"Kurt non penso sia il caso di farlo mentre di là ci sono più o meno altre cento persone" disse ironicamente il più basso.
 
Il ragazzo si girò verso di lui con un sorriso teso. 
 
Blaine lo notò e si avvicinò. 
 
"Tutto okay?"
 
"So che può sembrare presto" iniziò Kurt ignorando la domanda "... insomma stiamo di nuovo insieme solo da ieri, perché mi sono precipitato a casa tua"
 
"È stato molto romantico" disse Blaine con un sorriso ebete.
 
"Sì... ma non è di questo che voglio parlare. Voglio parlare di me. Cioè no... di te... noi... sto benissimo con te e tu con me… cioè penso, spero.. oh dio è così difficile, come hai fatto a farlo" disse Kurt sedendosi sul divanetto.
 
L'altro si inginocchiò di fronte a lui sorridendo intenerito. 

"L'ho fatto perché ti amo" sentenziò aggiustandogli il papillon storto, avendo capito dove sarebbe andato a finire quel discorso.
 
"E ti amo anch'io"
 
"Allora fallo e basta Kurt" suggerì l'usignolo con aria sognante.
 
 
Il ragazzo prese un profondo respiro chiudendo gli occhi azzurri e poi li riaprì, puntandoli in un paio verdi. 

"Blaine Usignolo Anderson..."
Ed entrambi ridacchiarono a quel secondo nome inventato, mentre Kurt apriva una scatoletta blu di velluto, rivelando un semplice cerchio d'oro bianco.
 
"Mi faresti l'onore di sposarmi? Questa volta per davvero"
 
"Non vedo l'ora" rispose l'altro con gli occhi lucidi, mentre il suo futuro sposo gli infilava l'anello al dito.

 
Si abbracciarono stretti e si baciarono per i seguenti numerosi minuti, sussurrando parole dolci e piccoli piani riguardo al futuro.

 
Quando avvertirono un boato dall'altra sala, seppero che le spose erano arrivate ed era ora di tornare.
 

 
 
 
**
 
 
 

La festa era andata alla grande, tutti avevano ballato e cantato e si erano divertiti da morire.

Kurt e Blaine avevano dato la grande notizia, portando ancora più gioia tra i presenti.
 
Soprattutto la Sylvester sembrava entusiasta della notizia, per qualche strano motivo, ma nessuno ci fece molto caso.
 

 
Arrivata la sera, restarono solo i ragazzi del glee, seduti a chiacchierare in una stanza, mentre Quinn girava per la sala del ricevimento.

Era così felice per le sue amiche e con tutta quella gente era riuscita anche a non pensare a Rachel e a quanto stesse bene in quel vestito.
 
Nonostante qualche occhiata fugace ci fosse stata, non si erano neanche rivolte la parola, e forse era stato meglio così. 

 
 
Era intenta a studiare un segnaposto con su scritto male il nome di Noah, quando si dovette ricredere sulla storia del non parlarsi.
 
"Ho saputo che te ne vai" disse la mora alle sue spalle, abbastanza distante da lei, quasi intimorita. 
 
In realtà non sapeva nemmeno perché le avesse rivolto la parola, avrebbe potuto benissimo continuare per la sua strada e raggiungere gli altri, ma aveva sentito l'esigenza di parlare a quella chioma bionda.
 
"Sì, domani mattina... frequento pur sempre un'università" le rispose Quinn piatta... e come biasimarla.  
 
"Già... sai hai fatto proprio un bel lavoro qui con Artie"
 
"Hai intenzione di fare come se niente fosse ancora per molto?" Chiese la bionda voltandosi.
 
Rachel non seppe che dire ed abbassò lo sguardo, non reggendo quello duro dell'altra. 
 
Perché sapeva che aveva ragione. 
 
 
Aveva davvero intenzione di continuare a fare finta di niente, quando sapeva benissimo che quello che era successo era tutt'altro che niente?

 

"Sai..." iniziò Quinn interrompendo i suoi pensieri, guardando un punto impreciso alle spalle di Rachel "avevo sempre immaginato che sarebbe successo in un altro modo, se fosse successo. Magari dopo la laurea, quando avrei avuto un lavoro stabile... mi sarei presentata a qualche spettacolo, l'ennesimo di cui eri protagonista, ti avrei portato dei fiori e avrei detto 'Hey, guardami, ora sono alla tua altezza' " continuò con una scrollata di spalle, riportando lo sguardo, ora leggermente lucido, su Rachel.
 
 
Stava svuotando il sacco, si stava togliendo un peso, perché insomma...
Ormai che aveva da perdere?

 
"Invece è successo nel modo peggiore, mentre eravamo ubriache... e forse proprio per questo è successo, non sapevamo cosa stavamo facendo. Anzi... tu non sapevi cosa stavi facendo, perché io sapevo perfettamente che stavo facendo l'amore con la persona che amo da sei anni, e lo volevo, alcool o meno"

Rachel restò pietrificata da quella dichiarazione improvvisa, mentre la bionda si dirigeva verso la porta alla sua destra, che dava nella stanza dove tutti gli altri erano riuniti.
 
Si aspettava che le urlasse addosso quanto faceva schifo o che le rinfacciasse tutto, mai si sarebbe aspettata una dichiarazione.
 
 
"Quinn" quel nome uscì debole dalle sue labbra, quasi involontariamente, mentre il suo cuore era stretto in una morsa.
 
La bionda si girò di scatto, mentre aveva già la mano sulla maniglia "Non devi dire nulla... volevo solo dirtelo. E sai cosa Rachel? Dimentica tutto quello che c'è stato, qualsiasi cosa sia stata. Perché io lo farò"
 
Detto questo la bionda andò dagli altri, fingendo come sempre di essere di buon umore, lasciando la diva col cuore sanguinante.
 

 
Rachel voleva rincorrerla, voleva fermarla e dirle che provava lo stesso, ma l' aveva capito solo allora.
Voleva dirle che era alla sua altezza, lo era sempre stata, anzi forse era lei a non meritare la bionda.
Voleva dirle che lei sapeva cosa stava facendo quando erano andate a letto insieme e che ormai aveva capito di non poter più negare quei sentimenti.

 

Ma non lo fece.
 
Per qualsiasi ragione al mondo, non lo fece.
 

Semplicemente restò a guardare il vuoto per circa un minuto, poi tornò dagli altri scoprendo che Quinn se n'era andata, dicendo che aveva bisogno di riposo per il viaggio del giorno dopo.
 

 
 
______________________________________________

 
 
Ed ecco qui subito un nuovo capitolo, per farmi perdonare dell'attesa, anche se non so se ci sono riuscita...
 
Vorrei dire qualcosa, sulla storia in generale e sul capitolo, quindi vi pregherei di avere la pazienza di leggere di seguito.
 
 

Il capitolo: è breve, di passaggio più che altro e diviso in questa sorta di "sketch".
 
Abbiamo Brittana e Klaine, i cui matrimoni ho voluto separati perché sono due coppie che hanno segnato il mondo e sopratutto un po' tutti i fan della serie, quindi entrambi speciali a parer mio, e dovrebbero avere il loro momento speciale, e metterli insieme come hanno fatto nella serie da una parte é stato bello, ma dall'altra mi è sembrato affrettato e quasi un contentino per i fan.
 
Per questo, qui abbiamo solo la proposta Klaine mentre c'è il vero e proprio matrimonio Brittana, che si, ho modificato un po' per quanto riguarda la scenografia.

 
 
Poi abbiamo una scena finale Faberry e mi collego a questo per parlarvi un attimo di loro e della storia generale: vedo che in molti siete confusi, soprattutto da Rachel, ma tranquilli, dovete esserlo.
 
Il mio scopo era proprio trasmettervi il caos che c'è adesso nella sua testa e soprattutto nel suo cuore.
 
Tenete conto che mentre Quinn sa già cosa prova, Rachel ha capito solo adesso di provare, e forse di aver sempre provato, qualcosa per la bionda e ha le sue ragioni, che verranno spiegate nei prossimi capitoli, per avere questo comportamento altalenante e anche irritante in parte, che ha però portato Quinn ad avere l'atteggiamento, ormai rassegnato, che ha avuto in questo capitolo.
 

Detto questo, fatemi sapere che pensate di questo breve capitolo e che dire, spero continuate a seguire nella speranza di schiarirvi le idee.

 
 
 
 
Alla prossima! C:

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Capitolo 8
*** Move Along ***


"Un, due, tre, quattro e cinque, sei, sette, otto"
 
Rachel manteneva il tempo a voce e schioccando le dita mentre i ragazzi del glee ballavano di fronte a lei.


 
Kurt, affiancatosi alla diva, parlò tra i denti, per non farsi sentire.
 
"Mio dio quello biondo è negato"
 
Rachel grazie al suo intervento perse il ritmo e i ragazzi finirono per sbagliare direzione e tempi.
 
Si girò esasperata verso il suo amico, che alzò le spalle con aria innocente.
 
"Okay, qualche minuto di pausa ragazzi" disse alle Nuove Direzioni, che si catapultarono sulle bottiglie d'acqua. 





"Ti sembra il caso di farmi perdere la concentrazione durante le prove?" gli chiese retoricamente.
 
"Rachel state provando da quasi due ore. Ho avuto il tempo di prendere un caffè al Lima Bean, leggere l'ultimo numero di Vogue e fare le cosacce con Blaine nel bagno insegnati. Ormai li sanno i passi, li stai stremando!"
 
"No non li sanno o avrebbero continuato anche senza che io tenessi il ritmo" controbatté la mora.
 
"Non hanno continuato perché sono esausti! Lasciali andare Rach" concluse con un tono misto di supplica e dolcezza il ragazzo. 


 
Rachel dal canto suo sbuffò incrociando le braccia al petto e distolse lo sguardo.
 
Quando lo riportò in quegli occhi azzurri e limpidi, cedette.


 
"Va bene… per oggi abbiamo finito, andate a casa, ci vediamo domani" disse Rachel, alzando la voce, ai ragazzi.
 
Kurt sorrise soddisfatto e guardò avviarsi i ragazzi verso l'uscita, poi il suo sguardo andò alla sua migliore amica che si era diretta verso il pianoforte.
 
I suoi occhi divennero pieni di compassione e preoccupazione, mentre si andava ad appoggiare al piano, guardandola.



Rachel sentì il suo sguardo, ma lo evitò concentrandosi sui vari spartiti che aveva davanti.
 
Quando quegli occhi divennero perforanti, però, si girò verso l'amico con aria scocciata.
 
"Cosa?"
 
"Sai cosa"
 
La diva alzò gli occhi al cielo e tornò ai suoi spartiti.
 
"Davvero? Non mi dirai niente di niente?"
 
"Kurt, non c'è niente di più da dire" constatò riportando lo sguardo su di lui "se n'è andata, mi ha detto chiaramente di dimenticare tutto ed è quello che sto cercando di fare"


"Stremando quei poveri ragazzi? Potrebbero denunciarti per sfruttamento di minori lo sai?"
 
"Kurt non ho voglia di scherzare"


 
Il ragazzo dagli occhi azzurri guardò la sua amica mentre tornava alle sue scartoffie.
 
Gli dispiaceva così tanto per quelle due, e certo, Rachel era la sua migliore amica, ma Quinn... Quinn le aveva aperto il suo cuore, con i gesti e con le parole.
E Rachel per le sue stupide paure si era chiusa in sé stessa... anche se quelle paure, tanto stupide, non erano. 
Ne avevano parlato in macchina, di ritorno dal matrimonio, Rachel con le lacrime che scendevano copiose e il respiro spezzato.
Il suo comportamento era quindi, in parte, giustificato, ma il suo migliore amico aveva cercato di farle capire che stava rinunciando a qualcosa che poteva essere veramente grande. 


Ma la mora non voleva più sentire ragioni e dopo quello sfogo in macchina decise di fare come la bionda le aveva consigliato: dimenticare.
 
Dimenticare tutto e andare avanti. 


 
Andare avanti, anche a costo di buttarsi a capofitto in quella pagliacciata che era lo spettacolo di quel mostriciattolo che la Sylvester le aveva affibbiato.
 
 
L'importante era andare avanti.
 
 
E Kurt si promise di starle vicino, come sempre e nel migliore dei modi.
 
 
"Penso che per chiusura dovremmo fare Break Free di Ariana Grande" disse quindi, prendendo lo spartito e mettendolo davanti agli occhi scuri di Rachel, che lo guardò grata e felice che non avesse insistito ulteriormente. 


 
Quel ragazzo dagli occhi cielo era una specie di piccolo angelo custode.



 
 
**




 
 
Quella sera, al Move Along, era la serata hip hop, quindi di tanto in tanto i ballerini salivano sul palco, interrompendo la musica che usciva dalle casse ad un volume basso, e deliziavano la folla della sala più tranquilla del locale con le loro coreografie. 
 
Nel frattempo, al tavolo migliore del locale, Quinn, Erica e Margaret erano sedute insieme a Pablo, Paul e i loro amici modelli, durante il quinto giro di drink.
 
 
"Ma per favore, New York non è questo granché, se vuoi sfondare come modello devi andare in Europa, credimi" disse uno degli amici dei due modelli, un certo Ryan.
 
"Già, Milano, Parigi, sono le capitali della moda amico" sostenne un altro, di cui Quinn, forse per l'alcool, forse per la sua inutilità, non ricordava il nome.
 
"Per quanto ne so io, New York è la città delle opportunità..." si introdusse Maggie.
 
"Sì, certo, se vuoi diventare un pupazzo canterino, ma personalmente vorrei siano i miei addominali a cantare" disse ancora Ryan, facendo decidere a Quinn che ne aveva abbastanza di stare con quei deficienti. 



Rachel non era un pupazzo canterino.



Ma non doveva pensarci, non le importava, doveva dimenticare ed andare avanti. 
 
 
 
Andare avanti, uscendo da quel locale e abbandonando quel tavolo, dove ormai i due neuroni di quei trogloditi facevano a lotta a chi fosse più bruciato. 
 
Diede un calcio ad Erica da sotto al tavolo, che la guardò stranita ed indignata.
 
"Che c'è? Non ho fatto niente stavolta" disse sottovoce.


 
Quinn le mandò uno sguardo eloquente, alludendo all'uscita infondo alla sala ed Erica annuì impercettibilmente, poi si schiarì la gola per attirare l'attenzione e parlò interrompendo la conversazione su quanto si rimorchiasse facendo il modello.


 
"Gaston e Testosterone, mi piacerebbe molto stare qui a sentire i vostri discorsi interessanti partoriti dai lungimiranti criceti che avete al posto del cervello, ma noi dobbiamo proprio andare" disse la texana, regalando il più falso dei suoi sorrisi ai due e facendo strada alle altre due ragazze, lasciando al tavolo Pablo e Paul dispiaciuti.
 
 
"Oh mio dio grazie, ti amo sempre di più" esordì Margaret mentre andavano verso l'uscita. 
 
"Già e poi si chiedono perché mi piace la-"
 
"Ragazze! Già ve ne andate?"


 
Olivia era spuntata dal nulla, fermando l'avanzata delle ragazze.
 
 
"Ehm.. sì sai, abbiamo i corsi domani" giustificò tutte e tre Maggie.
 
 
Ci furono pochi secondi di silenzio in cui Olivia osservò le tre alzando le sopracciglia.


 
"Ryan e Taylor fanno capire il perché della propria omosessualità, lo capisco" disse poi in una risata, lasciando sorprese le studentesse "prometto che la prossima volta vi procurerò una compagnia migliore"


 
Sorpassando le ragazze per tornare ai tavoli, indugiò qualche secondo al fianco di Quinn e avvicinandosi di poco parlò.
 
"Ricorda che sul biglietto che ti ho dato c'è il mio numero"
 
Quinn restò bloccata, più dal tono rauco dell'altra che dalla frase in sé per sé, perché beh... c'era da ammettere che nonostante tutto Olivia era davvero affascinante e aveva un certo effetto, su tutti.
 
Nessuno escluso.
 
Tantomeno Quinn.


 
 
"Alla prossima ragazze" concluse allontanandosi con un gesto della mano.




Erica e Margaret nascosero un sorriso divertito al vedere l'espressione di Quinn, e si avviarono alla macchina seguite da una Fabray stravolta dagli eventi della serata.


 
 
**
 



 
La mattina dopo, Quinn si stava passando quel bigliettino tra le mani, mentre Erica e Margaret erano andate a correre. 



Che doveva fare? 
 
Olivia era davvero una bella ragazza, e sembrava anche piuttosto interessante. 
 
Ma c'era Rachel, non poteva ignorare i sentimenti per la diva.


 
Purtroppo.


 
Però era proprio lei ad aver detto a Rachel di dimenticare ed andare avanti, che sarebbe stata la prima a farlo.


 
Allora perché non ne era in grado?


 
Perché non riusciva a lasciarsi stregare dagli occhi verdi di Olivia, come tutte le altre ragazze che al locale la guardavano con gli occhi a cuoricino?




 
Si prese mentalmente a schiaffi ed andò in bagno a sciacquarsi il viso, per schiarirsi le idee, poi si asciugò e si guardò allo specchio.


 
"Andiamo... caccia le palle" si disse "sei Quinn Fabray"



Prese un respiro profondo.


 
Poteva farlo.
 
Poteva andare avanti.


 
Andò a recuperare il suo cellulare ed iniziò a digitare. 



 
**


 
 
 
"Quinn dio santo, muoviti, mi serve il bagno" disse Erica bussando ancora alla porta.


"Er calmati, è dentro solo da venti minuti" la richiamò Margaret dalla sedia girevole, dove era seduta leggendo un libro. 
 
" ‘Solo’? E comunque venticinque" Disse l'altra facendole alzare lo sguardo dal libro.
 
"Al nostro primo appuntamento hai monopolizzato il bagno per quasi un’ora, facendo anche far tardi a me, non lamentarti"


"Come fai a stroncarmi sempre? E come faccio io ad amarti nonostante questo?" Chiese retoricamente, facendo sorridere sotto i baffi la sua ragazza, e andandosi a sedere pesantemente sul letto affianco alla sedia dove questa era seduta.



 
Quinn quella mattina aveva preso un semplice caffè con Olivia e si era veramente trovata bene, tanto che aveva accettato senza doverci pensare due volte quando la mora le aveva chiesto di uscire quella sera, e le sue coinquiline erano felici stesse davvero andando avanti, ma insomma… Erica sembrava avere un urgente bisogno fisico.
 
Inoltre Olivia le aveva detto chiaramente "Non essere troppo elegante, non sarà il caso con me"
 
Quindi non c’era molto da fare.
 
Ma forse, quel discorso non valeva per gli standard di Quinn Fabray.



 
 
Qualche secondo e la serratura della porta del bagno scattò.  


 
"Oh finalmente, ho il Niagara da-" le parole morirono sulla bocca della texana, mentre Maggie era a bocca aperta.


 
Quinn indossava un semplice vestito nero, sopra una giacca di pelle e stivaletti neri con un tacco non troppo alto.
 
Il suo trucco dai colori neutri risaltava gli occhi, che quella sera erano di un verde scuro.
 
I capelli platino, mossi, erano tirati all'indietro da un semplice e grazioso ferma capelli. 



 
Erica si lasciò andare ad un fischio di apprezzamento. 
 
Margaret si alzò e si avvicinò di qualche passo.


 
"Allora... come sto?"
 
"Sei una bomba" constatò Erica.
 
"Dio, perché non ho pensato prima ad una cosa a tre"


 
Stranamente era stata Margaret a dirlo lasciando sorprese le sue coinquiline che scoppiarono a ridere poco dopo, facendola leggermente arrossire prima di unirsi a loro.
 
 
Il cellulare di Quinn squillò interrompendole. 


 
"È fuori al campus... vado"




 
Appena Quinn chiuse la porta, lasciando una scia di profumo dietro di lei, Erica si affiancò a Margaret, che aveva ancora lo sguardo sulla porta, ed incrociò le braccia.


 
"Davvero la faresti una cosa a tre?"
 
Margaret si voltò verso di lei alzando le sopracciglia. 
 
"No sai perché devo dire che Quinn ci sa davvero fare a letto..." continuò ricevendo uno schiaffo sul braccio dalla sua ragazza a cui era sfuggito un sorriso divertito.


Erica ridacchiò e poi la baciò prendendole il viso tra le mani.
 
 
"No" disse Margaret una volta che si staccarono. 


"No cosa?" Chiese confusa l'altra, avendo perso il filo del discorso.
 
"Non farei una cosa a tre, perché solo io posso toccarti in quel modo"
 
"Quale modo?" Chiese con un sorriso furbo Erica, a cui fece da gemello quello della ballerina, che era pronta a dimostrarle il modo ogni volta che avesse voluto.
 
 
 
 
 
Nel frattempo, Quinn aveva preso l’ascensore e premuto il tasto del piano terra.
 
Era stranamente felice ed emozionata.
 
D’un tratto il telefono squillò.
 
 
Possibile che fosse Olivia? Sarebbe stata davvero troppo insistente, la serata non iniziava bene.
 
 
Quando però prese il cellulare in mano per rispondere alla chiamata, sul display c’era il nome dell’ultima persona che si sarebbe aspettata.
 
 



**



 
 
Olivia era andata in bagno e Quinn aveva un momento per stare tranquilla e cercare di riprendersi e cacciare quei pensieri dalla sua testa. 




Dannato Hummel.  
 
Avrebbe dovuto schiaffeggiarlo. 



Kurt l'aveva chiamata proprio mentre stava uscendo dalla sua università. 
 
 
"Dobbiamo parlare" le aveva detto subito.
 
Quinn aveva alzato gli occhi al cielo, immaginando già cosa volesse, e stava per rispondere.


"So che hai appena fatto quella cosa con gli occhi Fabray, e non te lo permetto" l'aveva preceduta il ragazzo "la farò breve: Rachel non sta bene, si sta facendo risucchiare dal glee solo per dimenticarti, ma lo vedo, non ci sta riuscendo"


C'era stato silenzio.


"Ed inoltre sta torturando quei poveri ragazzi"


"E cosa vuoi Kurt? Cosa ti aspetti che faccia io?"


Dall'altro provenne un sospiro.
"Devi tornare"
 
Quinn si era lasciata ad una risata ironica.


"Fai sul serio?"
"Quinn-"
 
"No Kurt, stammi a sentire" l'aveva interrotto la bionda "Rachel è scappata dopo che siamo state a letto insieme, mi ha lasciato sola nel SUO letto, a casa SUA e ha fatto come se niente fosse . Quando ne abbiamo parlato, o meglio... quando io ne ho parlato, le ho detto tutto, le ho aperto il mio cuore, ma questo tu lo saprai già, e saprai anche che non ha detto una parola. Quindi, non so come la vedi tu, ma per me è stata molto eloquente e non mollerò improvvisamente la mia vita qui per tornare a Lima a strisciarle dietro"


"Quinn cerca di-"


"Devo andare ora Kurt, ho un appuntamento" ed aveva attaccato, cercando di darsi contegno per godersi la sua serata.


Ma sembrava davvero difficile.


Era troppo arrabbiata per quello che Kurt le aveva detto.
 
Come si permetteva di chiamarla ed imporle di tornare?
 
Non sapeva neanche quanto fosse stata dura per lei durante quei sei anni e soprattutto in quel periodo. 
 
E poi non smetteva di pensare a quello che le aveva detto.
 
“Rachel non sta bene, sta cercando di dimenticarti, ma non ci sta riuscendo”
 
Non capiva il non stare bene della diva.
 
Insomma aveva mandato chiari segnali, sembrava la prima a voler chiudere quella storia.
 
Probabilmente Kurt aveva solo frainteso, la diva si era buttata a capofitto nel suo lavoro e la sua carriera, poiché finalmente libera da impicci.


 
Sì, doveva essere così.


Rachel aveva dimenticato ed era andata avanti.
 
Come lei. 



 
Ma perché allora non smetteva di pensarla? Perché guardando gli occhi verdi di Olivia, che quella sera era davvero stupenda, voleva vedere un paio di occhi marroni ed un pigiama a stelline?





Proprio in quel momento, Quinn si accorse che Olivia era tornata e la guardava con un sopracciglio alzato.
Cavolo, aveva guardato la superficie del tavolo per chissà quanto tempo, mentre lei era lì. 



"È tutto okay?"
 
"Ehm... sì, solo un leggero mal di testa"


"Allora chiedo il conto e ti porto al campus" disse Olivia sorridendole dolcemente, alzando la mano per attirare l'attenzione del cameriere.


Oh no.
 
Era anche premurosa. 



Quinn si sentiva sempre più uno schifo.



Avevano parlato tutta la sera e aveva scoperto che Olivia era una ragazza dolce e generosa, ma al contempo forte e determinata.



Era praticamente perfetta, nessuno se la sarebbe fatta scappare.


Ma perché lei invece lo faceva così facilmente?



Durante il viaggio di ritorno la radio, a volume non troppo alto per il "mal di testa" di Quinn, aveva trasmesso qualche canzone che avevano canticchiato insieme e poi si erano scambiate opinioni sugli artisti in questione e sulla musica in generale.



Dio, aveva anche dell'ottimo gusto in fatto di musica.



Ed era genuinamente e palesemente interessata, Quinn non poteva stare peggio.




Arrivate al campus, Olivia aveva insistito per accompagnarla al suo dormitorio. 



Quinn la guidò verso la sua stanza e una volta davanti alla porta si girò verso di lei.


 
"Sono stata veramente bene" iniziò Olivia.


"Sì... anch'io" rispose la bionda, non riuscendo però a guardarla negli occhi.


 
Perché era davvero stata bene.
 
Ma non era stata come con Rachel, e si sarebbe presa a sprangate per questo.



 
D'improvviso, però, si trovò le labbra dell'altra sulle sue.



 
Oh merda.
 
Merda, merda, merda.


Al primo appuntamento? Sul serio? Quinn non si era preparata psicologicamente a baciare un’altra ragazza.



Ma le avrebbe dovuto comunque fare piacere che una come Olivia la stesse baciando.



 
Allora perché non stava ricambiando? 
 
Avrebbe dovuto. 

Decisamente avrebbe dovuto.
 
 
 
Se ne rese conto troppo tardi purtroppo, quando la ragazza di fronte a lei si era staccata con un sorriso amaro e lo sguardo basso.




Capì che aveva capito, aveva capito che non erano le sue le labbra che voleva. 
 
D'altronde chi non lo avrebbe fatto? A quanto pareva era diventata una persona molto trasparente. 





"Mi dispiace" disse l'ex cheerleader abbassando lo sguardo. 


"Non essere dispiaciuta" rispose Olivia, allontanandosi di poco "me l'aspettavo"


Quinn assunse uno sguardo confuso.


"Ti si legge negli occhi che il tuo cuore appartiene già a qualcuno"




Un paio di occhi nocciola, mortificati,  trovarono il pavimento.




"Ma si legge anche tanto dolore... e voglio solo dirti che se questa persona si fa scappare una come te... beh allora ha qualche serio problema mentale e deve sperare di non incontrarmi mai"


Quinn sorrise e alzò lo sguardo. 



Verde nel verde.



"Grazie" riuscì solamente a dire, ottenendo un sorriso tenero.



"Possiamo comunque restare amiche... puoi sempre venire a trovarmi al locale se ti va"


"Mi piacerebbe molto"



Si sorrisero, poi Quinn diede un bacio sulla guancia ad Olivia ed entrò nella sua camera, prendendosi la testa tra le mani e sentendo i passi dell'altra allontanarsi.


Rachel Berry le aveva ufficialmente rovinato la vita, ma prima o poi sarebbe dovuta finire quella storia.



Prima o poi, bastava solo tempo.



Almeno così sperava, mentre si ripeteva come un mantra "andare avanti e dimenticare".






Olivia intanto, in ascensore, si poggiò alla parete con sguardo lucido.
 
Avrebbe mai trovato qualcuno che volesse lei e soltanto lei?
 
 




__________________________________________________________
 




Come sempre, mi scuso infinitamente per la lunga attesa e soprattutto per il capitolo, che non mi piace per nulla, ma è ciò che è riuscito ad uscire dopo un blocco e tra alcuni problemi personali abbastanza seri che sto affrontando. 
 
Ad ogni modo, ho voluto fosse incentrato nuovamente sulla vita di Quinn a Yale. Come quello scorso, è un capitolo pressoché di passaggio, in cui si apprende semplicemente che entrambe sono determinate a dimenticare ed andare avanti, Rachel gettandosi sul lavoro, Quinn provando a vedere altre persone, capendo però di non esserne in grado.
 
Preciso che questo non significa che tornerà sui suoi passi.




 
Dopo questi piccoli chiarimenti, vi saluto sperando commentiate, facendomi sapere che ne pensate.



Alla prossima (non so quando ma spero presto)! :D


PS. Siamo a pochi capitoli dalla fine :)

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Capitolo 9
*** Only now ***


L'adrenalina le scorreva nelle vene.

 

A lei, come a tutti i ragazzi presenti lì.

 

Era finalmente il giorno delle provinciali, si erano impegnati così tanto, soprattutto da quando la Dalton era stata distrutta da un incendio e gli Usignoli avevano preso parte al glee club del McKinley. 

 

I primi tempi erano stati duri, ma fortunatamente avevano creato un equilibrio, grazie all'impegno costante dei ragazzi, ma soprattutto dei loro insegnanti, e speravano davvero fosse quello giusto per arrivare in alto.

 

Rachel, però, si sentiva strana seduta sulla sedia dell'Auditorium, probabilmente perché era più emozionata per una gara provinciale di canto coreografato che per la notizia della sua riammissione alla NYADA o del successo del suo provino, che le aveva garantito la parte nel musical.

 

Quei mesi erano stati davvero duri per lei, ed ora si trovava davanti ad un bivio, ma sapeva che anche tutti gli altri non se l'erano passata meglio e che erano agitati almeno quanto lei.

 

Perciò cercò di fermare l'agitare nervoso della sua gamba, mentre vedeva Will ed Emma prendere posto sui sedili davanti a lei, Kurt e Blaine di fianco a loro, mentre al suo fianco arrivavano Brittany e Santana. 


Fu sorpresa dalla reazione delle ragazze, che al suo sorriso luminoso risposero rispettivamente con un mezzo sorriso e un semplice cenno della testa. 

 

Ovviamente, come poteva non averci pensato... la Dannata Trinità, sempre unita.

 

Le due sapevano già tutto di lei e Quinn. 



Quinn.

 



Rachel aveva cercato disperatamente di cacciare quel nome dalla sua testa nelle ultime settimane, di andare avanti concentrandosi sul Glee, di non pensare troppo alla bionda, perché d'altronde doveva dimenticarla, ma non ci era propriamente riuscita e la voglia matta di avvisare Quinn del musical l’aveva davvero assalita e messa a dura prova.

 

Oltretutto, era stata lei ad averla accompagnata, ad esserle stata vicina la sera prima dell’audizione, vicina in ogni senso, come mai era stata e come sempre Rachel avrebbe voluto fosse.

 

Stretta tra quelle braccia aveva trovato un senso di sicurezza che mai aveva avuto, e la mattina dopo, quando davanti a lei si erano presentati due smeraldi, aveva desiderato svegliarsi per sempre così. 



Ma quello ora non contava, c'erano le Provinciali, New York, stava finalmente avendo indietro quello che voleva e che sapeva le spettava di diritto.

 

Nonostante ciò sentiva un vuoto, una strana sensazione che le stringeva il petto e scendeva allo stomaco lasciandole un peso.




Scosse la testa ridestandosi da quei pensieri decisamente senza senso ed inappropriati.


Era tutta colpa delle poche ore di sonno, da quando tutto era successo, si stendeva sul suo letto e non poteva impedire ai ricordi di quella notte di assalirla, così si alzava e girovagava per la casa finché Morfeo non la chiamava a sé e crollava sul divano esausta, per solo qualche ora.

 




Ma Quinn sicuramente non la pensava, e così doveva fare lei, pensò mentre la musica partiva e finalmente la bionda tornò in un angolino nascosto della sua testa.

 

 

Non per molto però. 

 

 

Guardando quei ragazzi sul palcoscenico che conquistavano la folla con ogni nota ed ogni mossa, non poteva fare a meno di pensare che in parte fosse merito suo e che l'orgoglio la pervadesse, ma in un attimo la mente tornò indietro nel tempo, e rivide su quel palco lei ed i suoi amici del liceo.

 

 

Rivide Brittany e Mike ballare in prima fila, se stessa al centro dello stage, con Finn al suo fianco, Mercedes che sparava l'ultimo acuto, ed in un angolo riuscì ad intravedere una cheerleader bionda che la guardava, con quello sguardo che prima dava per scontato fosse odio o invidia, ma ora non ne era più tanto sicura. 

 

 

"Io sapevo che stavo facendo l'amore con la persona che amo da sei anni"

 

Sei anni.

 

Quello sguardo era, quindi, amore? Adorazione? Forse anche sofferenza? 


 

No, per la millesima volta Berry, non devi pensarci.


Si alzò insieme al resto della platea, intenzionata a focalizzarsi sui suoi ragazzi, ma le cose peggiorarono. 



I volti dei ragazzi del Glee si alternavano con quelli delle vecchie Nuove Direzioni e la testa iniziò a girarle, e quando cercò di calmarsi prendendo respiri profondi, si rese conto che l'aria non le arrivava ai polmoni.


Doveva uscire di lì.


Così si allontanò dal suo posto, salendo verso l'uscita, sotto lo sguardo di Santana, che le andó dietro dopo aver avvisato Brittany. 


Rachel era diretta nel bagno, quando la voce della latina alle sue spalle la sorprese.

 

"Te ne vai già Frodo?"

 

Si bloccò e voltò piano.

 

"No...ho solo un giramento di testa, mi serve aria" rispose tranquillamente.

 

"Ti serve un cervello" controbatté con tono arrabbiato l'altra. 

La più bassa assunse uno sguardo confuso.

 

"Berry, pensi davvero che sia così stupida da credere che hai qualche dolore da mestruazioni? So a cosa stavi pensando lì dentro, te l'ho potuto leggere sul tuo naso abnorme"

 

"Santana non voglio affrontare quest'argomento" constatò sperando la graziasse. 

 

"Perché no? Perché sai che ti direi la verità? Ossia che tu" incalzò invece l'altra avvicinandosi "sei una piccola egoista. Anzi sai, non sei neanche egoista, o ti apprezzerei un minimo e avresti pensato a quello che volevi e adesso tu e Quinn sareste insieme. Perché puoi negarlo quanto vuoi, ma tutti sappiamo che-"

"Santana smettila, tu non sai-"

 

"Cosa? Cosa non so Rachel? In realtà io so anche più di te. E so che continui a nasconderti dietro il brutto periodo che hai passato, ma sai cosa? Tutti abbiamo avuto dello schifo nelle nostre vite, Quinn prima di tutti, da quando ti ha conosciuto, ma ha sempre affrontato le cose in un modo o nell'altro, non è mai stata codarda come te"

 

"È stata lei a dirmi di dimenticare"

"Perché tu l'hai abbandonata dopo averci scopato Rachel!  Lei ti ama da sei anni, non so neanche per quale assurdo motivo, e siamo state io e Britt a starle vicino, a raccogliere le sue lacrime, quindi non me ne starò qui a vedere come fai la vittima dopo che sei stata tu a mandare tutto all'aria"


Ci furono secondi di silenzio, in cui le due si guardarono negli occhi, creando una forte tensione che si poteva quasi toccare.

 

Furono interrotte dalla porta dell'Auditorium che si apriva.


Kurt si avvicinò alle ragazze con sguardo preoccupato.

 

"Che succede?"


Santana continuò a tenere il suo sguardo furioso su Rachel, mentre questa lo abbassò.

 

"Niente, Rachel ha mal di testa" disse poi la latina, avvicinandosi ancora alla diva, arrivando a pochi centimetri da lei "e spero vivamente per lei che le passi al più presto o che faccia qualcosa per rimediare, altrimenti la spedirò a calci nella Contea Baggins a cui appartiene"

 

Detto ciò si allontanò, tornando in auditorium da sua moglie.





Nel corridoio, i due amici restarono fermi e zitti per molti secondi, finché Kurt ruppe il silenzio.

 

"Di cosa stava par-"

"Sono una codarda, Kurt?" Chiese interrompendolo lei, puntando lo sguardo su di lui.


Il ragazzo restò sorpreso e non sapeva davvero come rispondere.


"Lo sono? Devo saperlo" insistette avvicinandosi. 


"Ehm... insomma dipende di cosa stai parla-"

"Lo sai"

Gli occhi azzurri, indecisi, di lui trovarono quelli scuri e timorosi di lei per qualche attimo, dopodiché Kurt rispose in un sospiro. 


"Sì"


Rachel abbassò la testa mordendosi le labbra.


"Sì lo sei perché stai lasciando andare quello che potrebbe essere qualcosa di grande. Poteva essere il primo passo per rialzarti, e invece non hai fatto che nasconderti, ancora e ancora. E io lo so Rach, lo so che hai paura, anche io ne avevo, per questo ho cercato di non insistere troppo... ed inoltre, sono più che valide le ragioni per cui non vuoi rischiare... ma Walter mi ha dato una scossa e ora io lo farò con te... ne vale la pena Rach? Vale la pena rinunciare all'amore per paura? Saresti felice senza amore? Perché la ami, e lo sai anche tu... non ti ho mai visto più confusa e spaventata di quanto eri per lei, sì,  ma non ti ho neanche mai vista così viva, nemmeno con Finn..." Kurt si avvicinò ulteriormente alla sua migliore amica, che continuava a tenere lo sguardo sul pavimento, e la prese per le spalle "siamo giovani, è adesso che costruiamo il futuro, è adesso che possiamo permetterci di rischiare, di prendere quello che vogliamo senza pensare alle conseguenze... quindi fallo Rachel, vai a prenderla"




Rachel alzò gli occhi, portandoli in quelli cristallini del suo amico, che in quel momento le aveva fatto decisamente una lavata di capo.

Aveva pensato sarebbe arrivato un momento in cui sarebbe esplosa quella situazione, come già aveva fatto, solo non pensava in quel modo e così in fretta ed anzi, in fondo sperava che non accadesse affatto.


Sperava che tra i mille impegni tutti lasciassero correre. 

 

Ma era inevitabile a quanto pareva.


Quinn Fabray era inevitabile per lei.



Ma ne valeva la pena?

Valeva la pena accettare che lo fosse?



"Se mi respingesse? O se la perdessi?" Chiese debolmente.


Kurt le rivolse un dolce sorriso.

"La vita è rischio Rachel... ma il rischio è mille volte meglio del rimpianto... corri, Berry, corri e rischia, per lei, e soprattutto per te"




Rachel annuì, più a sé stessa che alle parole del migliore amico, mentre la sua testa era già su un aereo diretto in Connecticut. 







**






"Q, sicura di non voler venire?" chiese Margaret mentre indossava il suo giubbino di jeans chiaro.

"Sapete che domani ho l'esame di sociologia" disse Quinn seduta alla scrivania, non staccando lo sguardo dai suoi appunti.

 

"Sì e sappiamo anche che hai sicuramente già studiato per quest'esame circa sei mesi fa, quando non avevi una vita sociale ed eri tutta presa dal tuo pony" esordì Erica uscendo dal bagno e infilando le mani nelle tasche della sua giacca di pelle nera.

 

 

Effettivamente non aveva tutti i torti, Quinn era preparatissima per quell’esame da mesi, ed infatti stava studiando tutt’altro in quel momento, qualcosa che probabilmente le sarebbe servito l’anno successivo.

 

 

Ma doveva fare qualcosa, doveva distrarsi, non doveva pensare ad una piccola ebrea bruna che le ronzava insistentemente in testa.

 

 

Era questo il segreto dei suoi voti eccellenti, si buttava a capofitto nello studio perché riusciva ad appannare il pensiero della diva.

 

Peccato che una volta finito di studiare, tutto tornava come prima.

 

 

"Er..." la ballerina richiamò la sua ragazza, distraendo Quinn dai suoi pensieri, che rivolse alla texana solo una veloce occhiata rassegnata.

 

 

Questa alzò le mani in segno di innocenza ed andò a prendere le chiavi, poggiate sul suo comodino sotto la grande finestra.

 

Diede un fugace sguardo fuori, e qualcosa catturò la sua attenzione.

 

 

"Uh ma quella non è Betty Boop in persona?"

 

Quinn alzò scocciata lo sguardo dai suoi fogli solo per lanciarne uno a Margaret, supplicandola di portare via la sua fidanzata.

 

Maggie, allora, si era avviata verso Erica alzando gli occhi al cielo, pronta a trascinarla fuori di lì per evitare che fosse uccisa, quando anche lei notò la piccola figura al centro del cortile esterno.

 

 

Non avvertendole muoversi per la stanza o parlare, Quinn puntò gli occhi su di loro.

 

Le due bionde si guardarono, una confusa e l'altra incredula. 



"Sembra lei" disse la più piccola, ancora sopresa.

 

Quinn si alzò ed andò alla finestra per accertarsi che le sue coinquiline non le stessero facendo un brutto scherzo.


Rachel era ad una decina di metri di distanza dall’entrata del loro alloggio ed aveva appena fermato una ragazza dello stesso corso di filosofia di Quinn nonché loro vicina, Piper.

 

Le tre restarono ad osservare come le due si rivolgevano qualche parola e poi la ragazza indicò alla diva il loro edificio e questa di congedò sorridendo, avviandosi nella direzione indicata.


 

"Sta venendo qui" disse Quinn.

 

Uno, due battiti in più. 

 

"Sta venendo qui" ripeté. 

 

Tre, quattro battiti in più. 

 

"O merda sta venendo qui" e il suo cuore prese a galoppare come il più veloce degli stalloni. 

 

Iniziò a camminare avanti ed indietro per la camera cercando di fermare quel battito impazzito e di prendere più ossigeno possibile.

 

Erica le si parò subito davanti e la prese per le spalle.



"No no no Q, nessuna crisi, okay?"

 

"Sì Quinnie calmati"

 

"Come posso calmarmi? Rachel è qui, perché? Perché Rachel è qui? Me lo spiegate?" Domandò isterica.

 

"Forse vuole solo chiarire le cose" provò Margaret. 

 

"O forse le é piaciuto così tanto l'ultima volta che vuole proporti di farla diventare una cosa abituale" cercò di sdrammatizzare alzando le spalle, beccandosi solo un calcio dalla sua ragazza.


 

Intanto Quinn prese a fissare il vuoto.

 

Cosa voleva Rachel?

 

Perché era lì? 

 

Forse voleva parlare di quello che era successo.

 

Forse sì, ma la bionda le aveva detto di dimenticare.

 

Ma era Rachel Berry, faceva sempre di testa sua quella piccoletta.  

 

Quinn però aveva già sofferto troppo per sentirsi dire cose come "vorrei restassimo amiche".


Oppure voleva solo dirle che qualcun altro si era sposato.... o era morto.

 

 

Oddio, qualcuno era morto.





Mentre altre milioni di idee su cosa volesse Rachel si facevano spazio in quella testa biondo platino, qualcuno bussò alla porta.

 

Le tre studentesse guardarono la porta e restarono qualche secondo in silenzio, poi Erica parlò a bassa voce senza smettere di fissarla.

 

"Quinnie tra poco andrò ad aprire, quindi dovrai dirmi cosa vuoi fare entro i prossimi cinque secondi"

 

5...

 

Non voleva vederla o sentirla, nonostante le mancasse. NO.

 

4...

 

Ma poteva essere qualcosa di buono. 

 

3...

 

O qualcosa di brutto. 

 

Decisamente più probabile.

 

2...

 

O qualcuno poteva essere morto.

 

1...

 

"Potrebbe essere qualcosa di importante" disse Quinn di getto.

Le sue coinquiline la guardarono, si scambiarono uno sguardo e poi Erica annuì e si diresse verso la porta.

Quando la aprì si trovò davanti la figura più minuta che avesse mai visto, non contando i suoi cuginetti cowboy, che le rivolgeva un sorriso teso.

Sorrise divertita dalla statura e dall'espressione di quella ragazza, che aprì la bocca per parlare, ma fu preceduta.

 

"Ciao Betty"

 

Rachel la guardò confusa.

 

"Cos- no, io sono Rachel"

 

"Nah... sei Betty" ribadì Erica sempre più divertita.



Rachel la guardò tra il confuso e l'indignato. 


A quel punto, Margaret salvò la situazione. 

 

"Ciao, possiamo aiutarti?"

"Ehm.. sì " iniziò Rachel distogliendo lo sguardo dalla ragazza più alta, portandolo sull'altra che le rivolgeva un sorriso cordiale "io sono Rachel, sto cercando Quinn Fabray... mi hanno detto che alloggia qui"

"Ciao Rachel" disse una voce da dentro la stanza.

Maggie ed Er si spostarono, lasciando che Rachel potesse vedere Quinn che era in piedi al centro della stanza. 

 

"Ciao Quinn..." ricambiò la mora insicura.

Le due fidanzatine si guardarono e poi Erica parlò. 

 

"Beh" disse battendo le mani, come a volte Schue faceva "l'hai trovata, ora noi andiamo, è stato tutto fuorché un piacere Betty" e la ragazza uscì trascinandosi dietro la fidanzata e lasciando la diva confusa.



 

"Potevi essere più gentile disse la bionda una volta girato l'angolo. 

 

"Amore non iniziare, le ho già fatto un piacere non saltandole addosso per come si è comportata con la nostra Q" si difese la più alta intrecciando le loro dita.

 

Margaret la guardò persa mentre aspettavano l'ascensore. 

 

L'altra se ne accorse e la guardò alzando un sopracciglio.

 

"Che c'è? "

 

"Ti amo" disse semplicemente Margaret "specialmente quando sei protettiva e permetti alla tua dolcezza di venire fuori, anche se in modo particolare"

Erica alzò gli occhi blu al cielo, con aria da finta scocciata, ma con un sorriso che la tradiva.

 

Intanto l'ascensore arrivò, le due entrarono e mentre le porte si chiudevano Er prese parola.

 

"E comunque tu mi ami sempre" pronunciò facendo ridacchiare la sua ragazza che le diede un dolce bacio sulla guancia come per darle ragione. 







Intanto, rimaste sole, Quinn invitò Rachel con un cenno ad entrare, cosa che fece.

 

La mora restò tuttavia vicina alla porta chiusa, spostando il peso da un piede all'altro, chiaramente a disagio, mentre la bionda la guardava.

 

Era adorabile.

NO.

 

No, Rachel non è adorabile. 

 

Quinn scosse la testa.

 

"Che ci fai qui Rachel?" Chiese. 

"Ho amato davvero Finn" esordì la diva, dopo un paio di secondi e un respiro profondo. 

L'ex cheerleader la guardò alzando il suo classico sopracciglio.

 

"Sei davvero venuta qui per parlarmi del nostro defunto ex ragazzo?"

"Fammi finire, okay?" Chiese l'altra con tono pacato.

 

In realtà non aveva idea di cosa avrebbe detto, aveva passato le ore di viaggio a pensarci e ripensarci, ma non ne era venuto fuori molto, così si era detta di far semplicemente parlare il suo cuore, di far uscire tutto, sperando funzionasse, sperando ne valesse la pena. 


Quinn le fece un gesto con la mano come per darle il via libera, mentre si appoggiava alla scrivania e incrociava le braccia al petto.

 

La diva prese un altro respiro ed iniziò lentamente.


"Ho amato Finn... avevo puntato la mia vita su di lui, vivevo sapendo che un giorno ci saremmo ritrovati, saremmo stati insieme e felici. È stato il primo a farmi sentire desiderabile e amata. Poi se n'è andato... e quando l'ha fatto il mondo mi è letteralmente crollato addosso. Ogni convinzione che avevo sul futuro si è distrutta... ogni immagine di me che scendevo dal palcoscenico e ritrovavo lui con i nostri bambini ad aspettarmi con un fiore ciascuno in mano, o di me che entravo nell'aula canto portandogli il pranzo... è sparita. Pensavo non esistesse qualcun altro che mi facesse provare le stesse cose che provavo con lui, non avrei mai più trovato qualcosa del genere... ma mi sbagliavo"

La diva a quel punto portò lo sguardo già leggermente bagnato, che aveva fatto vagare per la camera, sulla bionda.

 

E questa, alzò la testa e la guardò, anche lei con gli occhi lucidi.

 

L'argomento "Finn" non era facile, per nessuna di loro due.


"Tu mi hai fatto provare qualcosa di anche più forte" continuò poi Rachel, facendo mancare qualche battito all'altra "L'ho capito solo ultimamente...  sai, in realtà ho anche capito di aver sempre provato qualcosa infondo, ma non mi è mai stato chiaro... o forse non l'ho mai accettato e l'ho nascosto inconsciamente... associavo il tuffo al cuore che mi provocavi ogni volta, anche solo guardandomi, al timore che avevo di te, della capo cheerleader Fabray che mi odiava... e dopo il liceo, quell' immensa mancanza che avevo di te pensavo fosse data dal legame che avevamo stretto durante l'ultimo periodo a scuola. Gli anni dopo sono stati pieni e non ci siamo tenute molto in contatto, ma poi ti ho visto di nuovo quest'anno... e non c'era Finn, la mia relazione con lui o il mio sentimento per lui dietro cui nascondermi. Non c'era scusa che potesse giustificare quel turbine di emozioni che accendevi in me.
Ho iniziato a metabolizzare la cosa, e mi sono resa conto... che era qualcosa di... grande. Lo era sempre stato e si era ingigantita durante tutto questo tempo ed era così enorme... da terrorizzarmi, Quinn"

 

 

Rachel aveva ormai la voce tremante e gli occhi pieni di lacrime, ma continuò, questa volta non si sarebbe tirata indietro.

 

"....perché avevo già perso una persona che amavo tanto ed ero spaventata a morte dal fatto che potesse succedere di nuovo, con qualcuno che amavo ancora di più. Così ho cercato di nascondermi, di nuovo, dietro Sam e il glee, di ignorarlo ancora una volta... ma a quanto pare era inevitabile succedesse qualcosa... e mi dispiace per quello che ho fatto, per il mio comportamento... ma avevo paura. E ne ho ancora Quinn, perché sento esplodere il cuore ogni volta che stiamo insieme. É esploso quando mi hai baciato e quando abbiamo fatto l'amore e sta esplodendo anche in questo momento e la cosa strana è che è così bello che vorrei provarlo per sempre..."

 

"Fatto l'amore?" Chiese Quinn, quasi in un sussurro, non del tutto sicura di aver capito bene.

 

A quella domanda la diva le regalò un mezzo sorriso dolce tra le lacrime che scorrevano sul suo viso.

 

"Sì Quinn... fatto l'amore. Perché ti amo... e ti ho amato per tutti questi anni, anche se inconsapevolmente, e mi dispiace perché so che tu hai fatto i conti con i tuoi sentimenti molto tempo fa... e sei rimasta in un angolino tutto questo tempo..."

 

 

Quinn abbassò di nuovo lo sguardo.

Non era sicura che quella fosse la realtà. 

Rachel si stava dichiarando, scusando e addirittura mettendo nei suoi panni... Sembrava uno di quei sogni che aveva spesso in quegli anni, e se lo era, beh... la fine sarebbe stata decisamente interessante. 


Rachel nel frattempo si asciugò le lacrime, fece qualche passo in avanti e prese un grande respiro. 

"E sarò sincera, se Finn fosse stato ancora tra noi, non so se tutto questo sarebbe successo... forse non l'avrei mai saputo o avrei continuato a nascondermi per sempre o sarebbe successo comunque perché era destino... so solo che è andata in questo modo, ed oggi sono qui e ti chiedo di uscire da quell'angolino e tirare fuori anche me... dandomi una possibilità… perché ne vale la pena per me, e spero sia così anche per te"



Ci fu silenzio per due minuti infiniti.

 

 

Il cuore di Rachel batteva di impazienza, di paura.

 

Quello di Quinn batteva per l'emozione, per la sorpresa, anche per indecisione. 

Ma, decisamente, entrambi battevano di immenso amore.


 

Era quello il momento.

Il momento in cui le vite di entrambe si sarebbero legate indissolubilmente o si sarebbero separate per sempre.

Il momento in cui Rachel si abbandonava ai suoi sentimenti e si metteva a nudo di fronte alle sue paure.


Il momento in cui Quinn decideva se lasciar andare la persona che le aveva fatto tanto male, anche senza saperlo, che aveva fatto parte di un brutto periodo della sua vita, o se la accettava ancora al suo fianco, ma nel modo migliore. 


Nel modo che aveva desiderato per anni.





Ne valeva la pena?

 

 

 

 

Fu proprio lei a riempire improvvisamente la quiete, con la sua voce delicata. 

"Quindi..." iniziò staccandosi dalla scrivania per andare incontro a Rachel, con sguardo serio "hai saltato i festeggiamenti delle Nuove Direzioni... ho visto su facebook che avete vinto"

 

Rachel annuì. 


"Hai preso il primo aereo senza neanche un bagaglio..." disse accennando solo alla borsa a tracolla che aveva la diva su una spalla.

 

Rachel annuì ancora, distogliendo però lo sguardo. 

 

"E salterai la prima lezione del glee come campioni delle provinciali"

 

"Solo se tu mi farai restare... altrimenti potrei immediatamente prendere un altro aereo e tornare in Ohio e andare alla lezione domani mattina... e lo capirei sai? Se non volessi darmi una possibilità, per non aver affrontato le cose per sei anni ed essermi comportata male ed inoltre mi sono presentata qui all'improvviso e..."

 

Quinn sorrise intenerita da quell'atteggiamento insicuro che non si addiceva molto alla determinata Rachel Berry.



Si avvicinò e senza dire nulla la baciò dolcemente sulle labbra, mentre le prendeva il viso tra le mani, fermando il monologo della mora, che si preannunciava infinito.

 

"Puoi restare per sempre, per quanto mi riguarda" disse sulle labbra dell'altra una volta che si staccarono. 

 

Rachel le regalò uno dei suoi enormi sorrisi e la baciò ancora e ancora, sempre più intensamente mentre si avvicinavano man mano al letto.

 

Improvvisamente però si allontanò dalla bionda.

 

 

"In realtà non siamo nulla di definito e tecnicamente una frase del genere non si addice molto alla nostra situazione, e neanche quello che stiamo per fare, perché sono abbastanza sicura che stiamo per-"

 

"RACHEL" la richiamò Quinn "ho aspettato sei anni, e credimi, neanche tu con la tua adorabile parlantina e le tue accurate osservazioni riuscirai a fermare il mio momento di gloria" disse con lo sguardo più deciso che avesse mai avuto.

 

Capì che in realtà Rachel l'aveva fatto apposta, quando questa sorrise divertita, prima di baciarla ancora e farla stendere dolcemente sul letto, per poi mettersi a cavalcioni su di lei.

 

"Quindi non trovi che la mia parlantina sia fastidiosa?"

 

"RACHEL!"




 

________________________________________________



Heeello everybody! 

Eccolo qui, per voi, il capitolo della dichiarazione, della decisione, dell'amore, o come lo volete chiamare.

 

L’ho pubblicato presto perché volevo farmi perdonare dell’attesa e della mediocrità precedenti e soprattutto perché domani parto (finalmente) e non so quando avrò la possibilità di aggiornare.


Tornando al capitolo…

 

Penso che tutti noi vogliamo fare una statua d'oro alla cara Santana Lopez che ha dato una spinta a Rachel, mentre Kurt l'ha decisamente buttata.



E sì, potete vedere che dopotutto, Rachel ha un cervello.



Che dire, vi prego di lasciare una recensione per sapere le vostre impressioni o per una critica costruttiva o per qualsiasi altro motivo vogliate e vi avviso che, tranquilli, ci sono ancora un paio di capitoli, la storia non finisce qui.


 

Alla prossima! :)

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Capitolo 10
*** 2009 ***



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Si guardò ancora una volta allo specchio, per assicurarsi che i calzettoni che indossava fossero alla stessa altezza e che la gonna non avesse pieghe, non voleva certo che la prendessero in giro.
Anzi, era pronta a far brillare il suo talento lì dentro.
Aveva scelto un trucco semplice e delicato, che copriva i brufoli che avevano deciso di spuntare proprio quella mattina, dava colore -troppo- ai suoi zigomi e faceva luccicare le sue labbra.
Si sistemò la collana di perle e gli orecchini abbinati che portava, ed annuì soddisfatta alla sua immagine riflessa, per poi recarsi in macchina dai suoi papà che l'aspettavano. 



William McKinley High School, tieniti pronto per Rachel Barbra Berry.




**



Si diede un ultimo ritocco al trucco e si ravvivò i lunghi capelli color grano.
Era molto felice del risultato, soprattutto se pensava a com'era qualche anno prima.
Un disastro vero e proprio, odiava la se stessa di un tempo. 
Ma era il passato quello, era un'altra persona adesso, aveva cambiato aspetto, ma avrebbe cambiato anche il modo in cui gli altri la vedevano. 
Lucy Caboosey non sarebbe mai più esistita.



Una donna, dagli stessi capelli chiari e lo stesso sorriso perfetto e luminoso, le si avvicinò da dietro, distraendola dai suoi pensieri.


"Sei bellissima Quinnie" disse, sistemando il retro del vestitino chiaro di sua figlia.


"Grazie mamma" le rispose Quinn, guardando la madre negli occhi dal riflesso dello specchio.


"Allora, le mie donne sono belle e pronte?" Chiese in tono scherzoso Russell Fabray.
Judy mandò uno sguardo interrogativo a sua figlia, come se dovesse rispondere per entrambe. 
Quinn guardò prima gli occhi verdi e limpidi di sua madre e poi gli occhi nocciola più scuri di suo padre.


"Andiamo" disse infine.



William McKinley High School, tieniti pronto per Quinn Fabray.



**




Quel primo giorno era stato orribile.
Appena entrata a scuola si era diretta all'armadietto assegnatole e neanche il tempo di aprirlo che una granita le era arrivata in piena faccia.
Quanto aveva bruciato.
Era rimasta immobile per non ricordava quanto, prima di rendersi conto che dei ragazzi attorno a lei la indicavano e ridevano.


Si era diretta in bagno alla cieca, a causa del liquido negli occhi, si era guardata allo specchio dopo aver rimosso il liquido almeno dalla zona visiva ed era scoppiata a piangere.


Non l'aveva previsto quel pianto, non aveva neanche sentito il groppo alla gola. 


Era semplicemente scoppiata.


Evidentemente era destinata ad essere in basso alla piramide scolastica.




I suoi pensieri furono interrotti quando si ritrovò proprio sotto al naso un asciugamano. 


Guardò la persona che glielo stava porgendo, e si perse in un paio di smeraldi.



"Mi dispiace tanto per quello che ti hanno fatto quei trogloditi"


Dio, che voce.
Rachel continuava a guardare quella che forse era la cosa più bella che avesse mai visto.



Era così presa che neanche si rese conto che la ragazza l'aveva incitata con un gesto a prendere l'asciugamano, ma non ricevendo risposta aveva preso a pulirle il viso di sua iniziativa. 


Rachel si lasciò andare a quei tocchi delicati, mentre l'altra ragazza osservava estasiata ogni centimetro del suo viso mentre la ripuliva.



Una volta finito la bionda fece un grande sorriso.
"Sono Quinn Fabray" disse porgendo la mano.
"Rachel Berry" rispose la bruna facendo incontrare i loro palmi.



Entrambe furono percosse da brividi mentre i loro occhi ancora non si staccavano gli uni dagli altri.


Quinn fu come risvegliata dalla trance improvvisamente, e ritirò la mano.


"Non piangere per colpa loro... non puoi dargliela vinta, scommetto che vali molto di più"


"Infatti io valgo più di quei testoni" disse Rachel con un tenero broncio.
Quinn si lasciò andare ad una risata che fece comparire un sorriso sul viso dell'altra. 



Aveva un sorriso perfetto cavolo.


E quella risata.


Oh Mosè. 



"Ci scommetto... ora devo andare, ci vediamo Rachel" le sorrise un'ultima volta quella creatura perfetta prima di andarsene.



Rachel fissò la porta per un po' prima di rendersi conto che aveva qualcosa tra le mani.


Cavolo, l'asciugamano. 



Uscì dal bagno per restituirla alla proprietaria, ma questa era probabilmente già in classe, dato che i corridoi erano deserti.



Rachel si rigirò il pezzo di stoffa tra le mani e vide un ricamo all'angolo destro.



Quinn.



Sorrise, stranamente, senza rendersene conto, al solo leggere quel nome, dopodiché si catapultò in classe per la sua lezione.




**



Quella settimana era passata in fretta ed era stata davvero stancante, ma poteva dirsi più che soddisfatta del suo operato. 


Era entrata nella squadra delle cheerleader, e la Sylvester già l'adorava, poteva capirlo nonostante gli atteggiamenti ostili della donna, ed inoltre aveva rifondato il club della castità.


I suo genitori erano così fieri di lei.


E Quinn era fiera di sé stessa.


Si poteva dire fosse già in cima nella gerarchia scolastica.


Ma per avere la supremazia assoluta doveva avere qualcuno che fosse altrettanto in alto nella piramide scolastica.


Karofsky? No, le veniva il voltastomaco solo a pensare di stare con quell'energumeno. 


Puckerman? Sì certo, era molto attraente, quell'aria da cattivo ragazzo la intrigava non poco, ma era uno zotico. 


Dorsey? Nah, troppi tatuaggi per essere solo al primo anno. 


C'era anche quel giappocinese, sua madre, da inguaribile romantica, sarebbe stata felice di vedere che andava oltre la "razza" per amore, ma suo padre... no meglio di no.



"Hey Q, l'hai visto il nuovo Quaterback?" Santana interruppe i suoi pensieri, avvicinandosi con Brittany.


Tutte e tre erano nella loro divisa da cheerleader, con le code perfettamente acconciate, la testa alta e sentivano gli sguardi della scuola addosso.



Santana aveva fatto amicizia con Brittany mentre scrivevano il loro nome sulla lista delle selezioni per la squadra della Sylvester... o meglio, la latina l'aveva vista avvicinarsi alla bacheca e scrivere il suo nome con i pastelli colorati e, per qualche strana ragione, si era avvicinata, come attratta da una calamita.
La bionda si era girata avvertendo una presenza dietro di sé e aveva puntato i suoi occhi limpidi in quelli scuri di lei. 



'O dio benedetto' , questo era stato il pensiero di Santana trovandosela vicina per la prima volta.


Brittany le aveva sorriso e si era presentata, chiedendo se anche lei era lì per iscriversi, e Santana aveva risposto di si, anche se in realtà non conosceva il vero e proprio motivo per cui era lì, ma doveva evitare una figuraccia.


Ed inoltre aveva sempre voluto essere in cima e rispettata, non che non lo fosse normalmente, ma le cose sarebbero state decisamente migliori così. 



Da quel giorno le due erano inseparabili, si vedevano durante la pausa tra una lezione e l'altra, andavano a mensa insieme, ed erano anche andate al provino insieme, dove avevano conosciuto Quinn.




Quelle tre stavano già governando la scuola dopo poco più di una settimana, essendo le ragazze più carine della scuola e tra le migliori cheerleader.


"No San, non ne ho sentito parlare" rispose Quinn all'amica, mentre arrivava al suo armadietto e le due si fermavano al suo fianco.


"Beh credo faccia al caso tuo, è carino" disse Britt.



"In realtà sembra un tricheco, ma almeno è nella squadra... inoltre Puckerman è già prenotato" disse Santana, ottenendo uno sguardo confuso di Quinn, che si fece ancora più perso quando vide una sorta di broncio sul viso di Brittany, ma non ci fece molto caso.


"Ho visto che gli hai messo gli occhi addosso" riprese la latina incrociando le braccia.



Quinn alzò lo sguardo al cielo, e prima di riportarlo nell'armadietto alla ricerca dei suoi libri, fu catturato da qualcosa alle spalle delle due cheerleader. 




Le sue amiche guardarono nella stessa direzione e si sorrisero, prima di voltarsi di nuovo verso l'amica.


"Allora, che ne pensi Q?" Chiese emozionata Britt. 


"Ah?" Chiese la diretta interessata, riportando lo sguardo su di loro.
"Hudson, il Quaterback, che è alle nostre spalle e che tu ti sei mangiata con gli occhi" specificò Santana.



Quinn riportò lo sguardo dietro di loro e solo in quel momento notò un ragazzo alto -tanto, troppo- con la giacca dei Titans che prendeva i libri dal suo armadietto e prima di andarsene si voltò verso di lei facendole un tenero mezzo sorriso.



Poi i suoi occhi tornarono alla persona che li aveva catturati la prima volta.


Rachel era lì intenta ad ammirare estasiata qualcosa nel suo armadietto. 



La bionda sorrise.


"Davvero niente male"





**



Rachel stava guardando le foto dei suoi idoli appese nel suo armadietto.


Patty Lupon, Barbra Streisand... un giorno sarebbe stata come loro.
Sentì uno sguardo puntato sulla sua schiena e si voltò, vedendo Quinn che distolse lo sguardo.
Sorridendo, si avvicinò alle tre cheerleader.


"Ciao Quinn" disse, attirando lo sguardo scettico di Santana e quello curioso di Brittany.
Quinn si girò e prima che potesse reagire in qualsiasi modo, la latina prese parola.


"Hobbit non credo tu sia all'altezza, in tutti i sensi, per stare con noi, quindi smamma"


Quinn guardò Santana indignata e poi Rachel che si era incupita d'un tratto.


"Io... uhm... volevo solo restituire questa"
La bionda non capì di cosa parlasse, finché non vide il suo asciugamano tra le mani della ragazza.
"Oh... grazie" riuscì semplicemente a dire sotto lo sguardo intimidatorio di Santana e davanti agli occhioni da cucciolo bastonato di Rachel.


"Figurati, grazie a te" rispose questa, dopodiché ci furono vari secondi di silenzio.


"Okay, ora sloggia nana, prima che ti spedisca nella Contea Baggins a calci"
Rachel guardò Quinn, sperando la difendesse, sperando dicesse a quell'arpia di smetterla, ma nulla successe.
Quinn non fece nulla, se non distogliere lo sguardo colpevole.



Allora Rachel andò via, piena di rabbia e dispiacere, ma d'altronde doveva aspettarselo: era Quinn Fabray, la quale, quando Santana le chiese perché l'Umpa Lumpa avesse il suo asciugamano, disse semplicemente che doveva averlo dimenticato in bagno qualche giorno prima.




**





Passarono quattro giorni da quell'episodio tra Rachel e le cheerleader. 


Una volta passato il primo periodo, i giorni iniziavano ad essere monotoni al McKinley, mentre si entrava nella straziante routine scolastica.


Quinn aveva conosciuto Finn, che si era avvicinato timidamente insieme a Puckerman nella sua divisa da football ad allenamento finito.
Si erano limitati alle presentazioni, ma alla bionda sembrava davvero un bravo ragazzo, niente di che, ma ci avrebbe fatto un pensierino, soprattutto per le pressioni di Santana e Brittany. 



Pensava a questo e al fatto che avrebbe dovuto fare una maschera per il viso, di quelle belle che solo sua madre sapeva fare, quando dallo specchio del bagno dove si stava specchiando vide la porta aprirsi e una figura minuta entrare, che riconobbe subito.


Si guardarono per un secondo, dopodiché Rachel si riscosse e andò in bagno per fare quello che doveva fare- perché dopotutto era un bagno e quella era solo una sgradevole coincidenza. 



Quinn finì di sistemarsi il trucco e iniziò a mettere tutto in ordine nella sua trousse, proprio quando l'altra uscì dal bagno avvicinandosi al lavandino. 


Non ci furono parole tra loro, come due sconosciute continuarono a fare le loro cose, guardandosi però con la coda dell'occhio di tanto in tanto, e quando Rachel uscì, pensò fosse solo un'impressione che la bionda avesse aperto la bocca per dirle qualcosa ma che le fosse uscito solo un respiro strozzato.


Si sbagliava.



**



Rachel era alla lezione di spagnolo, seduta di fianco a Mercedes, una ragazza conosciuta da poco, mentre William Schuester continuava a dire cose col suo pessimo accento spagnolo e la sua a dir poco scadente preparazione.
Provò quasi pena per Santana, che di origini latine, doveva sentirsi torturata dalla lezione di quell'uomo. 


Poi si ricordò che Santana Lopez era una stronza.
Che le aveva dato dello Hobbit, della nana, che aveva minacciato di spedirla nella Contea Baggins a calci e che proprio quel giorno aveva aggiunto "umpa lumpa" alla lista di insulti.
E Quinn come al solito era stata ferma e zitta, limitandosi ad abbassare lo sguardo come se la cosa non la riguardasse minimamente. 
Ed effettivamente così era, cosa pretendeva dalla ormai futura regina della scuola? 
Nonostante questo però, l'atteggiamento della bionda proprio non le andava giù, e avrebbe preferito averla lontana, non di certo due banchi più a destra. 


Gettò un'occhiata proprio al posto della bionda, e notò che distolse lo sguardo.



Che la stesse osservando?



No Berry, torna coi piedi per terra.




Iniziò- o almeno provò- a seguire la lezione del professore, e dopo alcuni minuti la campanella suonò annunciando l'ora di pranzo.


Mercedes scappò via con un veloce saluto, servivano le crocchette, il suo piatto preferito, e probabilmente si sarebbe messa in prima fila per averne il più possibile appena sfornate.


La classe si stava svuotando mentre lei si prese tutto il suo tempo per mettere tutto apposto.
Non aveva certo bisogno di correre a fare la fila o prendere i posti in mensa, essendo vegana aveva il suo pranzo ed era sicura che Kurt e Cedes le avrebbero tenuto il posto.
Aveva legato molto coi due ragazzi e sperava ammettessero la loro inferiorità e che la cosa continuasse nonostante la competitività del glee.





I suoi pensieri furono interrotti da un foglietto giallo piegato in due che una mano pallida posò sul suo banco. Nessuno lo vide, solo lei, e quando lo aprì sperò di non trovare una scritta o un disegno offensivo.



"Dietro gli spalti tra dieci minuti"


Ecco cos'era scritto con una calligrafia elegante.
Alzò la testa per avere un minimo indizio di chi le avesse lasciato quel messaggio, ma non vide niente se non una coda da pony bionda e un pezzo di tessuto rosso svolazzante che sparivano oltre la soglia.




**




Passarono sei giorni, incluso il weekend, da quando Rachel aveva scoperto essere davvero Quinn la mittente del messaggio.


La bionda le aveva chiesto scusa per il suo comportamento e aveva confessato di non voler troncare un'amicizia sul nascere, perché pensava potessero diventare davvero buone amiche, ma doveva pur sempre salvaguardare la sua reputazione.


La mora capì il punto e da allora, entrambe avevano qualche strano rituale o il trucco da sistemare prima o dopo il pranzo, secondo i loro amici.


Invece si incontravano dietro gli spalti, nascoste da tutti, e parlavano di tutto.
 
 
Un bel legame si era instaurato.



Ma Quinn quel weekend non si era fatta sentire, non aveva risposto ai messaggi della Berry, e il lunedì a scuola l'aveva avvisata di non farlo mai più, perché qualcuno avrebbe potuto leggere e farsi domande.


E Rachel tollerò ancora. 
Come aveva tollerato il segreto del loro rapporto, i continui insulti della Lopez a cui Quinn assisteva passivamente, ma quello che non tollerò fu quando un giorno quegli energumeni della squadra di football lanciarono granite addosso a lei ed i suoi amici, e la bionda restò lì immobile, fingendo una risata, ma chiedendole scusa con lo sguardo.



Questa volta non sarebbe bastato.



Arrivò in ritardo e col fumo che usciva dalle orecchie dietro gli spalti dove Quinn già l'aspettava. 



"Hei sei arrivata finalmente" disse questa con un sorriso, che Rachel aveva scoperto col tempo disarmarla,  ma non quella volta.


"Sai com'è, i tuoi amici mi hanno costretta a trattenermi in bagno più del dovuto" iniziò irata. 



"Rachel ne abbiamo parlato... non posso farci niente e non possiamo negare la realtà dei fatti, ormai io sono quasi in cima alla gerarchia scolastica e tu-"


"E io sono una sfigata del glee club, lo so"


Quinn aprì bocca, per dire qualcosa di cui neanche lei era sicura, ma la piccola la precedette. 



"Sai cosa? Se non ci tieni abbastanza a me da salutarmi per i corridoi, o difendermi quando mi offendono o lanciano granite, o quando il tuo ragazzo ed il suo amico gettano Kurt nel cassonetto, o semplicemente da rispondermi ad un messaggio nel weekend per paura degli altri, non meriti né di stare in cima e tanto meno la mia considerazione. Tu sei una brutta persona Quinn Fabray"




Quinn restò interdetta.
Sapeva di non poter ribattere, era nel torto, ma avrebbe voluto dire qualcosa, una qualunque che facesse cambiare idea all'altra ragazza e a sé stessa.



Ma dalla bocca che aveva aperto per parlare, non uscì alcun suono.



E poté leggere la delusione e la rabbia negli occhi di Rachel, che non fece altro se non girare i tacchi ed andare via.




“Fai finta che tutto questo non sia mai esistito, perché io lo farò”


 
E Quinn sapeva che nessuna delle due avrebbe più cercato l'altra. 



Perché Rachel era nella ragione, e perché lei era una brutta persona.
 
 
 
 
 
_________________________________________________
 
 
 
 
 
Salve a tutti, sono tornata come potete ben vedere!
 
 
Certo, se ancora c’è qualcuno che segue questa storia dopo mesi… ma comunque, se c’è qualcuno dall’altra parte, vi chiedo infinitamente perdono per la lunga, lunghissima assenza ed ecco a voi un altro capitolo, che non so se sarà il penultimo o terzultimo, di questa storia che si avvicina sempre più al termine, ma ho già il prossimo pronto quindi chissà, potrei pubblicarlo presto questa volta.
 
Per quanto riguarda il capitolo che avete appena letto, non so se sono soddisfatta, ma in ogni caso volevo che tutti ci affacciassimo brevemente su un primo tentativo d’approccio tra le due protagoniste, che a quanto pare hanno da sempre avuto lo stesso problema: i loro sentimenti e la società. Molto cliché direte voi, forse è vero, ma in ogni caso eccolo qui!
 
Non ho molto altro da dire, se non fatemi sapere che ne pensate.
 
 
Alla prossima! C:

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Capitolo 11
*** Dreams come true ***


Eccoli lì.
 

Ce l'avevano fatta.
 
 
 
Dopo mesi e mesi di duro lavoro, erano arrivati alle Nazionali e potevano ritenersi soddisfatti, anche nel caso in cui non si fossero classificati primi.
 
William si guardó un'ultima volta nello specchio,aggiustandosi la cravatta.
 
Incredibile, era la sua quarta volta alle Nazionali.
 
Si era ritenuto fortunato la prima, ma ancora di più le volte successive, accompagnato da ragazzi eccezionali.
 
 
Kurt, poco più in là, spruzzava un po' di lacca sui suoi capelli già perfettamente acconciati e probabilmente duri come il marmo.
 
Ricordó di aver compiuto la stessa procedura prima di salire sul palco anni addietro, entrambe le volte in cui si era ritrovato alle Nazionali.
 
Al tempo era solo un adolescente, bloccato in quel tunnel in cui l'avevano trascinato l'accettazione di se stesso, il bullismo ricevuto a scuola e il malore di suo padre.
 
L'unica luce alla fine di quel vicolo oscuro era Blaine.
 
Si fermò a pensare come tutto fosse così diverso, seppure così uguale.
 
 
Rachel, affianco a Schuester, si stiró il vestito un paio di volte.
 
Si sentiva finalmente soddisfatta di se stessa.
 
Aveva contribuito a portare le Nuove Direzioni in cima ancora una volta ed era pronta a tornare a New York per frequentare la NYADA e, intanto, prendere parte allo spettacolo di cui l'amico-regista emergente di Mercedes l'aveva resa protagonista.
 
Tutto quello rappresentava un  trampolino di lancio e nel futuro vedeva una grande carriera, oltre che una fantastica bionda al suo fianco.
 
Da quando si era presentata nel campus di Yale, le due avevano deciso di fare coppia fissa.
Non serviva dire di andarci piano, tanto non ci sarebbero riuscite. Si appartenevano da troppo per farlo.
 
E così Rachel Berry aveva una meravigliosa ragazza e un brillante futuro.
 
 
Non poteva desiderare di meglio.
 
 
 
I tre si avvicinarono e guardarono le loro immagini riflesse. Si scambiarono degli sguardi eloquenti.
 
Era arrivato il momento.
 
Uscirono dal camerino e il signor Schuester si piazzò sul palco, davanti ai ragazzi che lo accolsero con pacche sulle spalle e sorrisi emozionati.
 
Kurt e Rachel invece si diressero nei primi posti della platea, dove un ex usignolo ed un'ex cheerleader elegantemente vestiti li stavano aspettando.
 
Poi tutto successe a rallentatore.
 
Uno dei giudici aprì la busta.
 
Sorrise al pubblico.
 
"E i vincitori di quest'anno sono..."
 
Cacciò fuori il cartoncino.
 
Sorrise ancora al pubblico.
 
Si girò verso i ragazzi dei glee club lì presenti.
 
Poi un boato.
Schuester alzò i pugni al cielo, i ragazzi delle Nuove Direzioni si abbracciarono emozionati, alcuni addirittura in lacrime.
 
Will prese il trofeo tra le mani e invitò Rachel e Kurt sul palco con loro.
 
I due si diressero lí sopra sorridendo e saltellando e sollevarono il trofeo insieme al signor Schuester.
 
 
 
Eccoli lì. 
 

Ce l'avevano fatta.
 
 
 
**
 
 
5 anni dopo...
 
 
**
 
 
Kurt e Blaine uscirono dalla metropolitana in tutta la loro caratteristica eleganza.
 
Quel giorno erano stati richiesti in un asilo del centro per intrattenere i bambini parlando di sogni e di musica.
 
Niente di più bello per loro, poter trasmettere alle nuove generazioni tutta la loro esperienza e passione.
 
Dopo aver portato le New Directions alla vittoria qualche anno prima, i due si erano finalmente sposati con una cerimonia intima ed elegante.
 
Erano presenti tutti i ragazzi del Glee e i loro parenti più stretti.
 
Nonostante i precedenti, anche Dave aveva partecipato,  con un grande e sincero sorriso sulle labbra.
 
Un completo elegante grigio e papillon nero per Blaine, con Sam e Tina come testimoni, mentre per Kurt un completo blu con cravatta azzurra, intonata ai suoi occhi, e Rachel e Mercedes al suo fianco.
 
Dopo il matrimonio erano andati in luna di miele in Messico, per poi tornare a New York.
 
Avevano fittato un appartamento e Kurt aveva proseguito gli studi alla NYADA.
 
Blaine invece inizió a frequentare vari corsi di ballo, canto e recitazione, mentre si dedicava ai suoi studi umanistici alla NYU.
 
Era andata così per anni, finché non erano diventati i massimi esponenti del movimento LGBT, grazie ai loro riadattamenti di alcuni spettacoli.
 
Stavano addirittura lavorando ad un progetto tutto loro.
 
La salita era stata abbastanza difficile in realtà, ma con un po' di fortuna e tanta volontá erano riusciti a farcela.
 
Ora erano sposati da cinque anni, facevano la differenza nel mondo, abitavano in un grande appartamento di un lussuoso palazzo di un quartiere quasi alla periferia di NY, dove avebbero potuto crescere al meglio la loro bambina in arrivo dall'Africa.
 
E chi lo sa, magari anche altri piccoli bambini.
 
 
 
Perché, a volte, i sogni diventano realtà. 
 
 
**
 
 
Santana stava ancora analizzando delle pratiche nel suo grande ufficio a vetrate, quando qualcuno entrò senza bussare dalla porta di vetro.
 
Alzò lo sguardo immaginando già chi fosse, nessuno tranne lei si permetteva di entrare senza bussare, ma sorrise comunque ampiamente quando la sua ballerina attraversò saltellando l'ufficio, poggió il pranzo che le aveva portato sulla scrivania e si andò a sedere sulle sue gambe.
 
"Ciao" disse Brittany.

"Ciao amore" rispose Santana baciandola dolcemente.
 
"Lavori ancora?" Chiese la bionda accennando alle carte sulla scrivania. 

"Sì, c'è un caso abbastanza complicato... ma posso fare una pausa per la mia donna" disse la latina baciandola più profondamente.
 
 
Andava sempre così,  Santana mollava anche un caso che riguardasse il presidente degli Stati Uniti per dedicarsi a Brittany.
 
Inizialmente le due erano tornate a New York e avevano cominciato a frequentare la Columbia.
 
Dopo un po' però, entrambe si erano accorte che Brittany non era poi molto interessata agli studi di giurisprudenza, psicologia o che altro e Santana capí che averle chiesto di seguirla ovunque, era stato un gesto egoista.
 
Così, mentre la latina iniziava il secondo semestre con i suoi studi di legge, la bionda entrò alla Julliard.
 
Andò in questo modo per qualche anno, tra la scuola e il lavoro, Santana era cameriera e Brittany dava ripetizioni di matematica, per raccogliere quei soldi che servivano per cibo e bollette.
 
All'ultimo anno dei loro studi però, ad entrambe furono offerte grandi opportunità: a Brittany era stato proposto di lavorare in uno show off-Broadway come ballerina, a Santana di fare da assistente ad un noto avvocato, amico del suo professore di legge che l'aveva presa sotto la sua ala protettiva.
 
Certo questo non garantiva ancora una grande stabilitá economica, ma erano consapevoli di trovarsi su un trampolino di lancio.
 
Di fatti, una volta laureate, la mora iniziò a lavorare e guadagnare come un vero e proprio avvocato nello stesso studio in cui era assistente,  divenendo sempre più nota, mentre la bionda partì con Mercedes per il secondo tour di quest'ultima.
 
Tour durato tre mesi.
 
Non fu un periodo facile per la coppia, ma di certo fu ancora più difficile quando Brittany partì, poco dopo, per ben sette mesi, ingaggiata come ballerina da niente poco di meno che Beyoncé.
 
Santana cercava di andare a più concerti possibili per trovarsi con sua moglie anche per una sola notte, ma questo fu difficile quando il tour si spostò dall'altra parte dell'America o, addirittura, dall'altra parte del mondo.
 
Ma entrambe tennero duro e quei sette mesi, in un modo o nell'altro, finirono.
 
 
Brittany, appena tornata, prese una decisione: non voleva più vivere tra prove massacranti e tour estenuanti che non le permettevano di stare con la sua latina.
 
Una parte del suo sogno l'aveva realizzata: aveva lavorato come ballerina professionista, aveva ballato su un palco davanti ad una folla in delirio, accanto ad una delle più importanti icone pop di sempre... era anche più di quanto si aspettasse.
 
Ma c'era un'altra parte del sogno, la più grande e importante, che comprendeva stare con Santana come una vera coppia, una vera famiglia.
 
 
Ed era così infatti che andava da circa un anno: si svegliavano e facevano colazione insieme, uscivano dal loro grande e moderno appartamento alla periferia di New York, poi Santana si recava in ufficio in macchina, mentre Brittany andava all'asilo in cui insegnava in bici, perché "doveva essere un buon esempio per i bambini e non poteva permettere che pensassero che inquinare fosse la cosa giusta".
 
La bionda era assolutamente presa dal suo lavoro, andava d'accordo con i bambini e loro l'adoravano.
 
Era fatto per lei.
 
Nell'ora di punta, quando i piccoli uscivano prima, andava a portare il pranzo a sua moglie, qualcosa di più sostanzioso di quei tramezzini o quelle insalate che mangiava in fretta e furia nel suo ufficio.
 
Dopodiché, nel pomeriggio, teneva lezioni di danza in una palestra, più per piacere che per guadagno.
 
La sera si ritrovavano a cena insieme e poi guardavano un film, parlavano del loro futuro, facevano l'amore o semplicemente restavano l'una tra le braccia dell'altra.
 
Come in quel momento, erano strette l'una all'altra nell'ufficio della mora, finché qualcuno bussó alla porta.
 
 
Santana si staccò con un sonoro sbuffo e disse "Avanti".
 
Due figure familiari attraversarono la porta.
 
"Quinn!" Disse Brittany felice.
 
"Strano che abbiano fatto passare un essere ambiguo come te Berry, ma suppongo che non ti abbiano neanche visto per quanto NON sei alta" sputó la latina, mentre la sua bionda abbracciava entrambe le ragazze.
 
"Santana è sempre un piacere vederti" disse Rachel ironicamente.
 
"Ci puoi scommettere il tuo naso abnorme" rispose la latina, alzandosi per abbracciare le sue amiche.
 
"Allora" iniziò poi appoggiandosi alla scrivania "cosa vi porta a disturbare la mia pausa pranzo mentre sono in compagnia della mia donna?"
 
Brittany le andó a cingere la vita con le braccia appoggiandosi alla sua spalla.
 
"Beh dovremmo chiederti di avviare delle pratiche" disse Quinn con lo stesso sorrisetto di Rachel.
 
"Vuoi finalmente un ordine restrittivo per la Berry?" Chiese scherzando l'avvocato.
 
"Beh Santana non esattamente, anzi, direi che non potremmo avvicinarci più di così" spiegò Rachel, mentre Quinn alzava la mano sinistra per mostrare l'anello di fidanzamento al suo anulare.
 
Un semplice cerchio d'oro bianco, coronato da un elegante smeraldo, che ricordava il colore degli occhi dell'ex cheerleader.
 
Brittany e Santana spalancarono la bocca dalla sorpresa.
 
 
Anche per loro era il momento.
 
 
Dopo le nazionali, Rachel era tornata alla NYADA, che le aveva dato un'altra possibilità, mentre Quinn aveva continuato i suoi studi a Yale.
 
Una volta laureata, la bionda aveva raggiunto l'ebrea a New York, dove avevano iniziato a convivere da subito.
 
Quinn, passo dopo passo, era diventata una bravissima psicologa, ma si era poi dedicata alla scrittura, mentre Rachel aveva seguito la strada del successo a Broadway.
 
Aveva da poco vinto un Tony, per lo spettacolo scritto e diretto da Jesse St. James, di cui era protagonista.
 
All'inizio a nessuna delle due ragazze faceva tanto piacere averlo intorno, ma era un'occasione da non perdere e lo sapevano bene.
 
Le avance dell'ex leader dei Vocal Adrenaline non si fecero attendere e diminuirono quando Rachel gli disse chiaro e tondo di non essere interessata, ma cessarono di netto solo quando Quinn la baciò con molta -troppa- foga, proprio davanti a lui, durante le prove.
 
Jesse allora alzò bandiera bianca ed ebbero un rapporto puramente professionale da allora, mentre lui trovò poi la felicità con la coreografa del suo show.
 
Ed ora eccole, prossime al matrimonio. 
 
Brittany si gettò tra le braccia di Quinn, studiando affascinata l'anello.
 
Santana invece sorrise e scherzó dicendo "sei sicura di volerlo fare Fabray? Vuoi ancorarti a questa nana per sempre?"
 
Le due future spose si guardarono e poi Quinn annuì decisa.
 
"E va bene, così sia!" Esordì prima di abbracciare entrambe affettuosamente e sinceramente felice per loro.
 
 
 
A volte, i sogni diventano davvero realtà.
 
 
 
**
 
 
C'erano veramente tutti.
 
Artie, ormai uno dei migliori registi emergenti, era riuscito ad allontanarsi per qualche giorno dal set del suo nuovo film.
 
In uno dei suoi lavori precedenti aveva incontrato una costumista bionda che gli aveva rubato il cuore e ora vivevano in una casa alla periferia di Los Angeles.
 
Tina invece aveva preso qualche giorno di ferie dall'ospedale, in cui lavorava come infermiera.
 
Viveva a Philadelphia e conduceva una vita tranquilla ed era da poco impegnata con l'affascinante chirurgo Oliver Stock.
 
Mercedes, ormai abbastanza conosciuta nel mondo del pop, viveva in una bellissima villa di Hollywood con Sam, che era diventato musicista della band che accompagnava la ragazza di colore in tutti concerti.
 
Noah invece, ormai capitano della United States Air Force, si era trasferito ad Atlanta.
Ancora scapolo, con una passione per le donne, restava per certi aspetti il solito Puck.
 
Mike aveva frequentato la Julliard come Brittany e una volta ballerino professionista, aveva preso parte a vari film sulla danza, era stato ingaggiato per concerti e spettacoli ed il suo prossimo lavoro comprendeva il tour mondiale di Justin Bieber.
 
Era single, ma ne rimorchiava una dopo l'altra.



Ed erano tutti lì a cantare "I lived" dei One Republic, proprio come ai vecchi tempi.
 
Con Mike e Brittany che si scatenavano; Santana, Puck e Quinn abbracciati; Rachel a cantare a squarciagola con Kurt e Mercedes; Tina che portava Artie in giro per il palco.
 
Ognuno di loro poteva dirsi soddisfatto del proprio presente e puntare ad un futuro pieno di aspettative, e soprattutto ad un futuro in cui tutti erano uniti e felici.
 
 
 
Perché a volte i sogni diventano realtà.
 
 
 
_________________________________
 
Eccomi di nuovo! So che avevo promesso di tornare presto, e ci ho provato, ma purtroppo tra computer difettosi e quant’altro non mi è stato possibile.
 
 
Ad ogni modo, ecco a voi l’ultimo capitolo di questa storia, per quelli che ancora seguono.
 
Mi dispiace che questo viaggio sia finito, è stata la prima storia che abbia scritto, ma posso definirmi  soddisfatta tutto sommato.
 
Detto ciò, spero nelle vostre recensioni e soprattutto spero che vi abbia appassionato un minimo, anche solo da avere il gusto di leggerla nel tempo libero, e magari potremmo vederci con qualche altra storia in futuro, chi lo sa.
 
 
GRAZIE ancora, a tutti e… alla prossima! C:

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