I hate you - Ti odio

di Calya_16
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nota dell'autrice: questa è una vecchia ff che avevo iniziato e mai concluso, ma adesso ho deciso di pubblicarla qua e voglio riprenderla. Spero possa piacervi e lasciatemi un commento!



Avevo 19 anni. Ero entrata in casa e avevo appoggiato le chiavi sulla mensola dell’ingresso. Tutto silenzioso in casa.
"Mamma, Dawn!"
Chiamai, ma nessuno mi rispose. Allora alzai le spalle, portando le braccia sopra la testa per stiracchiarmi. Cominciai a salire le scale, quando ad un certo punto sentii la porta del bagno aprirsi. Mia madre uscì, ancora in accappatoio e mi salutò, tutta sorridente.
"Ciao Buffy. Non ti ho sentita rientrare. Quando sei arrivata?"
"Neanche un minuto fa"
"Sai dov’è Dawn?"
"No"
Scuoto il capo e vado in camera mia, lasciando cadere a terra la borsa e buttandomi di schiena sul letto. Ero immobile a guardare il soffitto, tranquilla, quando sentii la voce di mia madre urlare qualcosa e poi correre da me. Mi misi in piedi preoccupata e ascoltai le parole agitate della donna che mi stava di fronte:
"C’è qualcuno in macchina! Ho visto che c’è qualcuno!"
Così corsi giù e andai alla macchina.
Sì, dentro vi era qualcuno. Mi avvicinai lentamente: la persona non si muoveva. Poi, a pochi passi dal finestrino, distingui chi vi era all’interno dell’abitacolo: Dawn.
Aprii in fretta la portiera e il corpo di mia sorella mi cadde inerme tra le braccia, mentre il suo sangue mi scivolava lungo il gomito.


Lo psicologo rilesse ancora una volta la pagina che gli aveva dato Buffy, per poi guardarla e sollevare lo sguardo sulla sua paziente. Sospirò.
"Perché tua sorella si è tagliata le vene, Elisabeth?"
"Non lo so. O forse si. Io…io non ne ho idea"
Buffy scoppiò a piangere per la seconda volta nel pomeriggio.
"Vuoi provare a dirmelo?"
Le chiese gentilmente lo psicologo. La piccola bionda scosse il capo.
"No"
"Preferisci scrivermelo anche questo?"
Buffy annuì con il capo, asciugandosi le lacrime.
"Va bene, allora. Vieni appena lo hai scritto, ok?"
"Certamente. Grazie"
"Sono qui per questo Elisabeth"
Lo psicologo le sorrise, mentre questa lasciava il suo studio a testa bassa e con il fazzoletto stretto forte in mano.

          °°°°°°°°°°

Dawn. La mia piccola sorellina. Bhè, nell’ultimo periodo non era poi così piccola e dolce come una volta: prima era diventata cleptomane, poi ha avuto una crisi adolescenziale molto forte: scappava di casa in piena notte e tornava alle quattro di mattina ubriaca e a volte anche drogata. Poi ha conosciuto Parker, il suo ragazzo. Almeno, lei lo credeva il suo ragazzo, visto che dopo che le consegnava la dose ci andava a letto insieme, per completare al meglio la serata. E così è cominciato tutto: mio padre se ne fregava, tanto lui non viveva più con noi da tre anni ed era troppo impegnato a far godere la sua nuova ragazza, la sua ex segretaria; mia madre non sapeva più che fare, aveva cercato più e più volte di fermare Dawn, di farla ragione. Quante volte le ho sentite urlare perché Dawn voleva i soldi per una dose! Non aveva più amici, li aveva persi tutti nel suo lento e doloroso cammino verso la morte. E poi la scoperta che il suo ragazzo se la faceva anche con tutte le altre che trovava per strada non ha di certo aiutato. Anzi, penso che sia stata la botta finale.
E poi c’ero io. L’unica gentile con lei, l’unica che cercava di farla smettere e l’unica a cui cercava di dare retta, anche se poi ricadeva nel vizio.
L’odio di tutti, per questi lunghi quattro anni, l’ha logorata. Io vedevo che si aggirava in casa come uno zombie, con lo sguardo perso nel vuoto e come se niente le interessasse più. Anche le droghe e l’alcool erano diminuiti.
E poi quando il suo corpo mi è caduto tra le braccia, ho capito tutti i suoi sguardi degli ultimi sei mesi. E non ho fatto niente, non avevo intuito. Aveva deciso di farla finita.
E così, a soli 17 anni, ho seppellito mia sorella.


Buffy singhiozzò, mentre lo psicologo le mormorava parole di conforto e l’abbracciava, un po’ impacciato.
"Mi dispiace Elisabeth. So che fa male"
"Lei lo sa?"
Buffy alzò gli occhi lucidi e li puntò in quelli dell’uomo seduto accanto a lei. Questo annuì, per poi tornare a sedersi alla sua sedia.
"Dobbiamo andare avanti, lo sai"
"Già"
Silenzio.
"Ma voglio continuare a scrivere"
"Se questo ti fa stare meglio che parlarne, allora è ok"

          °°°°°°°°°°

E’ stato l’anno scorso che sono entrata in casa ed ero contenta: c’era un mazzo di fiori sulla mensola. Sapevo che mia madre stava frequentando un centro dove altre persone avevano perduto i figli che si erano suicidati e pensavo che qualcuno le avesse mandato quel mazzo. Sorrisi e andai in sala, solo per trovare mia madre distesa sul divano con gli occhi aperti, a fissare il soffitto.
"Mamma, tutto bene?"
Nessuna risposta.
"Mamma?"
Lentamente il panico cominciò a impossessarsi di me e la chiamai sempre più forte e sempre più insistentemente, finchè il panico non portò avanti le mie gambe e mi fece inginocchiare e toccare il corpo davanti a me. Freddo. Mi ricordo solo quello. Ed i suoi occhi aperti, inespressivi. Il resto è una macchia sbiadita nella mia mente. So di aver chiamato l’ambulanza ma non mi ricordo con che forza sono riuscita a tirarmi in piedi e comporre il numero. So solo che quando sono arrivati io ero ancora lì, inginocchiata accanto a lei e le tenevo una mano, sfregandola tra le mie e le sussurravo parole di conforto, tra una poesia e l’altra. Lei ha sempre adorato le poesie. E conoscevo le sue preferite a memoria. Mi parve di vedere un lampo nei suoi occhi, una piccola scintilla di vita. Forse, nel suo ultimo vero istante ha sentito che recitavo quel verso che tanto adorava ed è tornata da me, per dirmi che mi vuole bene.
Ho visto i medici portarla via e poi i miei amici mi hanno confortata, ma tutto è un ricordo strano nella mia testa: come una vita che non è la mia, come un incubo sfocato.


Lo psicologo alzò il capo e guardò la sua paziente negli occhi.
"Non ricordi nient’altro?"
"No"
Buffy scosse il capo, per poi guardare l’ora e alzarsi.
"Dottor Giles, sono venuta solo a consegnarle quello che mi aveva chiesto. Adesso devo andare"
"Sei una donna forte, Elisabeth. Ce la stai già facendo a superare tutto questo"
"Già"
Lo psicologo le strinse la mano e Buffy lasciò lo studio. Appena fuori dalla porta sospirò, cominciando a camminare lungo il corridoio che portava all’atrio e poi all’uscita. Stava guardando a terra con espressione persa nel vuoto. “Ce la stai già facendo a superare tutto questo”. Le parole del Dottor Giles le risuonarono in mente e accennò un sorriso stanco. “Già, piano, ma ce la sto facendo”. Pensò sorridendo un po’ di più.
Ed ecco che senza accorgersene, svoltato l’angolo, andò a sbattere contro qualcuno.
"Hey, stai attenta a dove cammini, idiota"
Buffy alzò lo sguardo e si trovò davanti un uomo alto, con profondi occhi blu e capelli ossigenati.
"Scusa"
Bofonchiò Buffy, raccogliendo quello che aveva fatto cadere all’uomo e porgendoglielo.
"William, cosa ci fai qua?"
Il Dottor Giles spuntò dietro di lei e vide che stava parlando con l’uomo con cui si era appena scontrata.
"Sono appena finite le ore di lezione e ho pensato di venire a trovare mio padre per presentargli una persona"
"Capisco. Vieni, andiamo"
Il Dottor Giles passò davanti a Buffy e mise una mano sulla spalla del figlio, guidandolo verso un altro corridoio.
Buffy rimase imbambolata al suo posto, per poi abbassare lo sguardo su quello che aveva tra le mani: era una cartellina nera con sopra un nome: William “Spike” Giles. Così la piccola bionda cominciò a correre dietro ai due uomini e arrivò alla caffetteria.
Il Dottor Giles era seduto al bancone e stava parlando con il figlio ed una donna dai capelli corvini e l’aria pazza. Buffy si avvicinò titubante, tossendo piano per far sentire la sua presenza. L’uomo che veniva chiamato William si voltò e la guardò.
"Cosa vuoi ancora? Non ti è bastato scompigliare i miei appunti?"
Buffy si fece ancora più piccola a quelle parole e allungò la cartellina nera.
"Ti è caduta questa"
"Oh. Grazie"
Disse William, prendendola.
"William, ti chiedo di essere un po’ più educato con la signorina Summers"
Disse Giles, girandosi e presentando i due.
"Buffy, questo è mio figlio William. E questa, William, è Elisabeth Summers, una mia paziente"
"Ci siamo incontrati prima, quando la signorina si è scontrata contro di me"
Disse William tornando con l’attenzione alla sua tazza. Il sorriso di Buffy svanì e tornò il solito volto triste che ormai albergava sul suo volto da un anno.
"William, adesso io devo tornare in studio. E’ stato un piacere conoscere la tua ragazza, ma ti pregherei di scusarti con Elisabeth"
E detto questo i dottore si alzò e tornò al suo studio.
"Allora, come mai sei una paziente del vecchio?"
Le chiese William a Buffy. Questa rimase spiazzata, per poi sedersi dove prima vi era Giles e bofonchiare tre parole:
"Ho dei problemi"
"Tutti ce li hanno"
"Ma non siamo tutti uguali"
"Già. C’è chi è più forte e chi invece ha bisogno di un psicologo perché da solo non riesce a farcela"
Quelle parole colpirono Buffy. Lei ce la faceva anche senza lo psicologo. Certo, negli ultimi tre mesi il suo ragazzo, Riley, l’aveva convinta a farsi aiutare perché vedeva che lei spesso aveva delle crisi di nervi, ma ce la faceva comunque ad andare avanti da sola. Non era un incapace.
"Io so come cavarmela"
"Certo. Ed è per questo che hai bisogno di mio padre"
"Ti ho detto che ho dei problemi"
"Ed io ti ribadisco che tutti ne abbiamo"
Buffy si alzò. Quel tipo le faceva saltare i nervi.
"Chi è quella pazza, tesoro?"
La voce di una ragazza arrivò al di là del corpo di William e Buffy si sporse abbastanza da poter vedere la donna che aveva notato prima.
"Una paziente di mio padre, Dru"
"Poverina, deve avere tanti problemi per dover venire qui"
A quel punto Buffy non ce la fece più e scoppiò:
"Ma chi siete voi due per parlare così di me? Voi non sapete minimamente chi io sia e non sono pazza. Milioni di persone hanno bisogno dello psicologo e solo io sono la pazza?"
William e Drusilla la guardarono: il primo abbassò lo sguardo e non disse una parola, mentre la seconda accennò un sorriso:
"Ho capito di te più di quanto credi, piccola Elisabeth"
Buffy si voltò ed uscì dal bar, percorrendo correndo tutto il corridoio, fino a sbucare fuori dall’edificio e respirare la fredda aria invernale. Si strinse le braccia al corpo e cominciò a camminare, con in testa il rumore dei suoi tacchi e delle macchine di New York.

"Potevi evitare di chiamarla pazza, non ti pare?"
Spike si voltò verso Drusilla, la ragazza nerovestita seduta accanto a lui.
"Ma se viene in questo centro è perché è pazza"
"Ho ha semplicemente dei problemi più grandi di altri"
Dru si stava arrabbiando:
"Ma anche tu prima le hai detto che tutti hanno dei problemi. Perché adesso la difendi?"
Spike si alzò e ignorando le parole isteriche di Dru dietro di lui, andò verso l’uscita. Si voltò: Dru non l’aveva seguito. Quella ragazza bionda, Elisabeth, lo aveva colpito: aveva visto qualcosa nei suoi occhi, dolore. Tanto dolore. E adesso si stava un po’ pentendo di averle parlato in quella maniera.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Buffy guardò la sua migliore amica sorriderle e ricambiò, andandola ad abbracciare stretta:
"Grazie mille Wills"
"Buffy, non ho fatto niente di che"
Buffy si staccò dall’abbraccio e guardò Willow, spalancando gli occhi.
"Non hai fatto niente di che? Will, mi hai trovato un lavoro. Fino adesso mi ha mantenuta Riley e adesso mi vieni a dire che hai trovato un lavoro che fa al caso mio. Sei la migliore amica che si possa avere!"
Disse andandola ad abbracciare nuovamente.
 
          °°°°°°°°°°
 
Buffy guardò il negozio in angolo. “Sembra piccolo” pensò, camminando verso l’entrata. Willow le aveva detto di andare al Magic Shop alle quattro del pomeriggio e adesso eccola lì, titubante, con la mano sulla maniglia. Preso un profondo respiro, entrò.
Si guardò attorno: il negozio era più grande di come sembrava all’esterno e dentro non vi erano molte persone. Un uomo vestito in tweed marrone le andò incontro:
"Salve, come posso aiutarla?"
Buffy sorrise, porgendogli la mano destra:
"Sono Elisabeth Summers. Mi ha mandata Willow Rosenberg, mi ha detto che avete un posto di lavoro libero"
L’uomo si illuminò e le sorrise, stringendole la mano e conducendola ad un tavolo dietro una libreria.
"Willow mi ha parlato di te. Mi ha detto che sei una ragazza dolce e cerchi un lavoro tranquillo ma anche ben pagato"
"Già. Ho…avuto dei problemi e li sto superando adesso"
Buffy abbassò lo sguardo per non vedere la solita curiosità e compassione negli occhi dell’uomo. Invece questo si dimostrò riservato e quasi la capiva.
"A me basta che tu lavori con il sorriso. Oltre che a te, fa bene anche ai clienti"
Buffy rise per il modo in cui aveva detto l’ultima frase.
"Non mi sono presentato: sono Randy Giles, il proprietario del negozio. Allora, Elisabeth, visto che Willow mi ha già parlato molto di te, penso che non avrai problemi a lavorare qui già da domani"
Elisabeth si illuminò e guardò con speranza Randy negli occhi.
"Questo vuol dire che mi vuole assumere?"
"Sì. E dammi del tu. Non sono ancora così vecchio per il lei, Elisabeth"
"Allora chiamami Buffy. Elisabeth non mi piace. Troppo pomposo"
"Perfetto allora. Buffy. A domani. Apriamo alle nove"
Buffy si alzò e dopo aver stretto la mano a Randy uscì dal negozio con il sorriso sulle labbra e praticamente corse verso la casa del suo ragazzo.
Quando arrivò a questa bussò più e più volte, finchè Riley non le aprì e la salutò con un bacio.
"Scusa se non ti ho aperto subito, ma ero sotto la doccia"
Riley si fermò, chiudendo la porta e guardando Buffy.
"Stai sorridendo!"
E automaticamente il sorriso si formò anche sulle labbra di lui. “E’ bello vederla felice. Ne ha passate tante, voglio solo il meglio per lei” pensò il ragazzo, seguendola fino al divano in salotto e sedendole accanto. A questo punto Buffy cominciò a raccontare del Magic Shop e che aveva appena trovato un lavoro grazie a Willow. Si buttò tra le braccia di Riley e continuò a sorridere per la felicità. Non ne poteva fare a meno.
"Chiama Willow e dille tutto. E poi passamela"
Le disse Riley dandole il suo telefono. Buffy lo ringraziò e telefonò all’amica:
"Wills! Ti adoro, lo sai questo vero?"
"Certo Buffy"
Dall’altra parte del telefono Willow aveva capito che l’incontro con Randy era andato bene, ma voleva sentirselo dire.
"Sono andata al Magic Shop e Randy mi ha detto che gli hai parlato tanto di me e mi ha assunta! Comincio domani mattina!"
"Sono contenta per te Buffy. Te lo meriti. E poi vedrai che con Randy ti troverai bene: è una persona che capisce le situazioni e gli puoi parlare di tutto"
"Senza di te sarei ancora una disoccupata"
"Ce l’avresti fatta comunque"
"Ah Will, Riley ti vuole parlare"
E così dicendo Buffy allungò il telefono al suo ragazzo.
"Ciao Willow"
"Hey Riley"
"Volevo ringraziarti per aver trovato un lavoro alla mia ragazza. Dovresti vederla, non smette più di sorridere. Grazie per averle fatto tornare il buon umore"
Dall’altra parte si sentì la risata modesta di Willow.
"Buffy è la mia migliore amica. Farei di tutto per lei"
I due si salutarono e quando Riley mise giù il telefono tornò a sedersi accanto a Buffy.
"Che vuoi fare adesso?"
Le chiese gentilmente, giocherellando con le sue dita. Questa scosse il capo:
"Non lo so. Magari potremmo guardare un film e restare accoccolati sul divano"
"Mi piace. Con un massaggio che ti tolga la tensione, che ne dici?"
"Perfetto!"
 
          °°°°°°°°°°
 
Il sole illuminava allegro le vie di Sunnydale. La città si era già messa in movimento quando Buffy aprì gli occhi e si voltò a guardare l’ora indicata dalla sveglia: era perfettamente in orario così si alzò e andò a farsi una doccia. Voleva apparire al meglio al suo primo giorno di lavoro. Dopo essersi vestita si sistemò i capelli ed uscì: la città era nel pieno del suo tormento mattutino e lei si fermò alla fermata dell’autobus insieme ad altre tante persone.
Si sentiva strana, come se tutti la stessero osservando. Ma poi pensò che era la sua immaginazione.
 
Randy finì di mettere a posto un paio di candele e poi andò alla porta. Mancavano ancora dieci minuti prima che il negozio aprisse. Guardò fuori e vide arrivare Buffy. Sorrise. Le era sembrata subito molto responsabile quella ragazza. Le aprì la porta e la guardò entrare.
"Buongiorno Buffy. Tutto bene?"
Questa, una volta dentro, si voltò a salutarlo:
"Buongiorno. Tutto a posto, grazie"
Randy le sorrise e annuì, per poi condurla in una stanza dietro il negozio.
"Qui puoi mettere tutte le tue cose. C’è un armadietto con il tuo nome. Ho voluto farlo anche se siamo solo in due a lavorare in questo posto"
"Solo noi due?"
Buffy era stupita: pensava che in quel negozio lavorassero almeno tre persone.
"Per adesso. Comunque, ti mostro il negozio e dove si trova la varia merce"
Buffy annuì, seguendolo. Le mostrò la cassa e come usarla, dove venivano tenuti i fogli per le prenotazioni e tutto il resto, il magazzino sotto il negozio ed infine il soppalco con i libri.
"Ricorda: se qualcuno richiede un volume che si trova là in alto, chiamami"
"Certamente"
Buffy annuì, per poi prendere posto dietro la cassa e guardare Randy aprire il negozio. Dopo neanche molto tempo ecco che cominciarono ad arrivare i clienti: Buffy non si aspettava una clientela così consistente per un negozio di magia.
Così la giornata scorse tranquilla.
"Per oggi abbiamo finito"
Randy le andò incontro dopo aver girato il cartello alla porta che diceva “Chiuso”.
"Come ti è sembrato il primo giorno?"
"Devo dire, sono sorpresa di tutta questa clientela. Mi trovo davvero bene qui"
"Mi fa piacere. Ti devo solo chiedere di sistemare un po’ in giro mentre io metto a posto le ordinazioni e la cassa, va bene?"
"Nessun problema"
Buffy andò nella stanza sul retro e prese la scopa per pulire il locale. Stava sistemando da neanche cinque minuti che sentì qualcuno bussare alla porta del negozio. Alzò il capo e guardò Randy, che le fece segno di andare a vedere chi mai potesse essere. Buffy posò la scopa e andò alla porta, girando la chiave.
"Zio.."
Cominciò l’uomo che si trovò davanti ed entrambi spalancarono gli occhi.
"Cosa ci fai tu qui?"
Le urlò praticamente contro William. Buffy rimase spiazzata al suo posto, per poi venir spinta da parte e sorpassata da William, entrato in negozio e diretto verso Randy.
"Spike, non mi avevi detto che passavi"
"Zio, che ci fa lei qui?"
Spike si voltò verso Buffy e la indicò.
"Oh Spike questa è la nuova ragazza che è venuta a lavorare per me"
"Zio, non pensavo te la facessi con quelle così giovani"
Buffy e Randy si guardarono e poi quest’ultimo scoppiò a ridere.
"Ma cosa hai capito? Sempre a pensare ai doppi sensi tu! Buffy è la nuova commessa"
Spike sembrò tirare un sospiro di sollievo.
"Ascolta ragazzo, io adesso ho un incontro importante. Potresti aiutare tu Buffy a finire di pulire? Potrei pagarti"
"Allora ci sto"
Randy lasciò le chiavi del negozio a Spike e salutò Buffy. Quest’ultima si sentiva in imbarazzo: il giorno precedente aveva litigato con il figlio del suo psicologo e adesso era venuta a sapere che lavorava per lo zio di William, lo stesso uomo del giorno precedente.
"Non era Elisabeth il tuo nome?"
Le chiese William sedendosi sul bancone.
"Gli amici mi chiamano Buffy"
"Strano nome"
"Tu non hai un soprannome?"
Gli chiese Buffy lanciandogli un’occhiata e poi riprendendo a spazzare.
"Spike"
"E poi dici del mio?"
Spike la fulminò con lo sguardo.
"Da quanto lavori per mio zio?"
"Da questa mattina"
Buffy finì di spazzare e senza dire una parola andò sul retro e pulì la scopa. Non si sentiva pienamente a suo agio in presenza di Spike.
"Mi dispiace per ieri"
Sentì la voce di lui e si voltò: era appoggiato con una spalla alla porta e la stava osservando attentamente.
"Non hai molto tatto a trattare con la gente, eh?"
Buffy non voleva ammetterlo, ma le parole sue del giorno prima l’avevano colpita.
"Ti ho chiesto scusa. Potresti almeno accettarlo"
"E della tua ragazza che mi dici?"
"Non tirare in ballo Dru"
"Non tirarla in ballo? Mi ha dato della pazza! Ma l’hai vista? E sarei io la pazza?"
Gli urlò contro Buffy. A quel punto anche Spike si infiammò maggiormente.
"Tu non la conosci! Non osare insultarla di nuovo!"
"E’ stata lei la prima che mi ha insultata. E adesso se non ti dispiace vorrei tornarmene a casa"
Buffy prese la propria roba e andò verso la porta, dove vi era Spike. Ma questo non si mosse.
"Ritira quello che hai detto su Drusilla"
"No. Non mi lascio offendere così facilmente senza dir niente2
"Mi chiedo se mio zio sappia chi ha assunto"
"Sa di non aver assunto una pazza"
Detto questo Buffy passò sotto il braccio di Spike e tornata al negozio prese le chiavi che erano state appoggiate sul bancone. William la seguì e lei gliele lanciò.
"Randy ti ha detto di chiudere il negozio"
Così si avviò alla porta ed uscita se la chiuse alle spalle. Senza neanche guardare dove stava andando cominciò a camminare. “Ma chi si crede di essere?” Si chiese Buffy rivolta con il pensiero a Spike “Insultarmi in quella maniera e poi pretende anche che io non reagisca.” Giunta a casa sua sentì il telefono suonare.
"Pronto?"
"Buonasera Buffy, sono il Dottor Giles"
"Oh, salve! Mi dica"
"Domani non posso riceverti. Ti dispiace se rimandiamo alla prossima settimana?"
"Niente affatto"
"Perfetto. Ricordati di portarmi il tuo nuovo scritto"
"Lo farò di certo, Dottor Giles"
"Grazie Elisabeth. Arrivederci"
"Arrivederci"
Buffy chiuse la chiamata sospirando. Sperava davvero che quella settimana passasse in fretta: aveva bisogno di parlare con il suo psicologo. Un gran bisogno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


I seguenti due giorni di lavoro di Buffy trascorsero tranquilli, finchè Randy le comunicò che doveva allontanarsi per quattro giorni e lei avrebbe dovuto vedere ogni sera Spike, che sarebbe passato per aiutarla con le ultime ore di lavoro. Ma Buffy non fece vedere la sua antipatia per il nipote e accettò di gestire per quei giorni il negozio. “Questo vuol dire che si fida di me” pensò Elisabeth, aprendo il negozio il primo giorno.
“Salve”
Un cliente le si avvicinò e chiese dove poter trovare delle candele particolari per uno strano incantesimo. Buffy lo accompagnò ed infine l’uomo comprò quello di cui aveva bisogno, e la giornata andò avanti così per quasi ogni persona che entrava nel negozio.
Buffy sollevò il capo dalla cassa e salutò l’ultimo cliente, quando vide dietro di questo Spike alzò gli occhi al cielo ed uscì da dietro il bancone, andando a chiudere il negozio.
Quando si voltò Spike la fissava, immobile.
“Hai intenzione di aiutarmi a pulire o no?”
Gli chiese Buffy, avanzando verso di lui.
“E chi ti ha detto che dovrei aiutarti?”
“Randy”
“A me ha solo detto di tenerti d’occhio”
“Ma questo non vuol dire che non devi fare niente”
Spike alzò le spalle e andò a sedersi al tavolo di fronte al bancone.
“Io non sono un dipendente. Non toccano a me questi lavori”
Buffy respirò rumorosamente, scrollando le spalle e dirigendosi verso il retro del locale, dove prese la scopa e iniziò a pulire.
“Come va con mio papà?”
Le arrivò alle orecchie la voce di Spike.
“Non sono affari tuoi”
Riprese a pulire, mettendo a posto le candele e gli altri oggetti che la gente spostava di continuo e non rimetteva mai a posto.
Silenzio. Breve.
“Questa è la terza volta che ci vediamo e continuiamo a litigare. Mi piacerebbe conoscere anche la Buffy sorridente. Sempre se esiste”
A quelle parole Elisabeth si voltò, posando l’ultimo barattolo di pietre al suo posto e guardando Spike.
“Anche a me piacerebbe conoscere il tuo lato divertente. Se solo la smettessi di fare domande inopportune o di dire che io sono una pazza”
“Non lo sei, ok? Mi dispiace. Te l’ho detto anche la volta scorsa, ma adesso credimi”
Spike si alzò.
“Mi dispiace”
“Va bene. Ti credo”
Gli disse Buffy sorridendogli per la prima volta. Anche Spike sorrise.
“Così sei anche più bella, love”
Elisabeth arrossì e tornò a voltarsi di schiena, mettendo a posto le ultime tre candele e poi riportando la scopa sul retro.
Quando si avviò verso la porta vide dalla vetrata che Spike era già fuori e stava fumando.
“Ti uccideranno quelle”
Disse lei, indicando la sigaretta che lui teneva tra le labbra.
“Sto cercando di smettere. E’ Dru che mi ha fatto cominciare”
“Dru è la tua ragazza, giusto?”
Spike fece uno smorfia, lanciando lontano la sigaretta non ancora completamente finita.
“Già”
Buffy notò il suo tono aspro e non seppe se era il caso di continuare la conversazione, ma si stupì quando lui parlò ancora di lei.
“Ultimamente non andiamo molto d’accordo: lei dice di vedere una luce attorno a me, che mi porterà lontano da lei e dall’oscurità”
Buffy non poté fare a meno di ridere.
“Scusa, ma è il modo in cui lo hai detto che mi ha fatta ridere”
“Dru parla quasi sempre così. E’ strana. E’ questo che inizialmente mi ha attratto in lei. Quella sua pazzia, i suoi movimenti e il modo sfacciato con cui mi si avvicinava”
Non dissero altro fino a che non percorsero tutta la strada fino alla fermata dell’autobus.
“Ecco, io mi fermo qui”
Disse Buffy. Spike annuì.
“Va bene. Ci vediamo domani allora”
“Certo”
Lo guardò andare via, per poi sorridere e salire sul veicolo che trasportava poca gente, diretta a casa propria.
 
          °°°°°°°°°°
 
“Riley! Ma che cosa ci fai qui?”
Buffy andò verso il suo ragazzo che era appena entrato al Magic Shop e la salutò con un bacio.
“Sono solo passato a vedere come se la passava la mia ragazza”
“Bene. Qui è sempre tranquillo e i clienti non posso dire che siano pochi, ma buoni”
Entrambi risero. Poi Buffy mostrò il negozio a Riley e questo era contento di vedere la sua ragazza sorridere, finalmente.
“Sono felice che tu sia contenta. Ci vediamo domani sera a casa di Xander, ok?”
“Certo Riley. Adesso è meglio che io vada che è arrivata una cliente. E anche tu devi tornare a lavorare”
“Si amore, adesso vado. Stammi bene”
Si sorrisero e poi Riley uscì dal negozio. Buffy sorridendo ancora servì contenta la donna appena entrata.
A fine giornata, come la sera prima, arrivò Spike. Ma questa volta si offrì di dare lui la scopa.
“Che fine ha fatto il burbero di ieri sera?”
Gli chiese infatti Buffy, incredula.
“Ho energie da spendere”
I due biondi passarono la seguente mezz’ora a pulire e scherzare. Stavano bene in compagnia l’uno dell’altra e si pentivano di aver subito cominciato la loro amicizia litigando. Anche se inizialmente nessuno dei due pensava di poter essere amico dell’altro.
“Spike, ci sei? Voglio tornare a casa!”
Urlò Buffy non vedendo tornare Spike dal retro dopo cinque minuti. Era appoggiata con la schiena alla porta quando lo vide sbucare.
“Scusa love”
“Andiamo. Sono stanca e ho fame”
Buffy gli lanciò le chiavi e lui chiuse la porta quando entrambi furono usciti all’aria fredda della sera invernale.
“Dove abiti, pet?”
“Non molto lontano da qui”
“Ti porto io”
“Non vorrei disturbarti Spike”
“Mi fa davvero piacere portarti”
Buffy annuì e dopo essersi lasciata convincere lo seguì fino alla sua moto. Deglutì: a lei non erano mai piaciute le moto. Ne aveva paura. Infatti Spike, quando si voltò, vide il suo timore negli occhi.
“Non devi aver paura, love. Andrò piano e poi ho un casco. Tieni”
Lei se lo mise e seguì Spike sopra la moto.
“Ti devi stringere a me, così non cadrai”
“V- va bene”
Buffy allacciò le braccia intorno alla vita di Spike e posò il capo sulla sua schiena. Chiuse gli occhi e sentì che lui accendeva il motore, per poi partire.
Tenne gli occhi ben chiusi, finché non si sentì tranquilla. Lui andava piano perché aveva capito che lei aveva paura e stava attento a non fare movimenti troppo bruschi per non spaventarla. Lei cercò di imprimere nella sua mente la consistenza della schiena di lui, il suo profumo e quando arrivarono e si staccarono si sentì un po' triste. “Hai un ragazzo, Buffy!” Si rimproverò mentalmente.
“Eccoci arrivati”
“Grazie del passaggio, Spike”
Questo le sorrise, per poi salutarsi e ripartire.
 
          °°°°°°°°°°
 
Quando l’ultimo cliente fu uscito dal negozio Spike entrò. Buffy gli sorrise, per poi mettere i soldi in cassa e chiuderla. Senza dire una parola Spike andò a prendere la scopa sul retro e si mise subito al lavoro, mentre Buffy sistemava le due ordinazioni del giorno e i vai articoli sparsi per il negozio.
Dopo un po’ sentirono bussare alla porta del negozio e con sguardo corrucciato Buffy andò ad aprire. Girata la chiave e aperta la porta si ritrovò Riley davanti.
“Ciao Buffy. Ho deciso di venirti a prendere, così andiamo da Xander insieme”
“Riley! E’ una bella idea. Grazie”
“Tutto per vederti sorridere”
Le rispose Riley, seguendola dentro il negozio e chiudendosi la porta alle spalle.
“Riley, ti devo presentare una persona”
Buffy non aveva parlato a Riley del primo incontro con Spike e delle loro litigate. Bè, non gli aveva parlato affatto di lui.
“Riley, questo è Spike: è il nipote di Randy e mi sta dando una mano in questi giorni che Randy è via. E Spike, questo è Riley, il mio ragazzo”
Buffy presentò i due uomini, che si strinsero la mano guardandosi male: Riley sapeva che a Buffy faceva bene conoscere nuova gente, ma quel tipo non gli piaceva per niente, e Spike provava uno strano senso di gelosia. “Non è gelosia, idiota. Tu e Buffy siete solo amici. Non c’è niente tra di voi” si riprese mentalmente William.
“Spike è uno strano nome”
Gli disse Riley tanto per parlare un po’, mentre Buffy finiva di mettere a posto e tornava sul retro a finire di sistemare.
“E’ un soprannome”
“E il tuo vero nome è?”
“Fa ridere”
Gli disse Spike senza neanche guardarlo e trattandolo con sufficienza. Riley alzò le mani.
“Buffy lo conosce?”
“Sì”
Riley stava per dirgli qualcos’altro quando Buffy spuntò dalla porta sotto le scale.
“Sono pronta, possiamo andare. Spike, le chiavi del negozio sono sul bancone. Ci vediamo domani”
E dopo avergli sorriso, andò da Riley e prendendolo a braccetto uscirono insieme dal negozio.
Spike li guardò e provò ancor di più quello strano senso di gelosia che non sapeva spiegarsi. Strinse inconsapevolmente i pugni e quando i due furono usciti prese le chiavi e arrabbiato chiuse il negozio, per poi sfrecciare via sulla sua moto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Buffy si avvicinò a Willow, staccandosi un attimo dal suo ragazzo, che le era rimasto incollato addosso da quando erano arrivati a casa di Xander.
“Willow, come va?”
“Alla grande, Buffy. E dimmi, ti piace il tuo nuovo lavoro?”
Le sorrise la rossa.
“Lo adoro. Randy è andato via tre giorni fa e torna dopodomani e mi ha lasciato il negozio per questi giorni!”
Le disse contenta Buffy, andando a sedersi sul divano, con Willow che la seguì.
“Sono contenta, davvero. Randy ha un intuito speciale: capisce subito le persone; e ha capito di potersi fidare di te”
Le disse Willow.
“Non mi hai raccontato come fai a conoscerlo così bene”
Osservò Buffy, portandosi l’indice al mento.
“Ecco, lo conosce da un anno, più o meno. All’università, nel corso di letteratura inglese, siedo vicina a suo nipote”
Willow arrossì un poco.
“Sai, io e William non ci sopportavamo tanto all’inizio, poi abbiamo studiato un paio di pagine insieme e abbiamo scoperto di essere entrambi dei secchioni”
“Su di te non avevo dubbi”
Le disse Buffy, e le due amiche si misero a ridere. Poi, Willow continuò:
“Il giorno prima del tuo compleanno, l’anno scorso, stavamo camminando verso casa di Riley e ho visto che lui andava in un negozio di magia. Così mi ha presentato il proprietario, suo zio Randy, e ho cominciato a frequentare il Magic Box”
Finì Willow battendosi le mani sulle cosce.
“Sai, io conosco William”
Se ne uscì Buffy, guardando il tavolino con sopra la scatola chiusa di Monopoli. Willow si girò verso di lei, un po’ stupita.
“Come fai a conoscerlo? Va raramente al negozio”
“Ecco, Spi-, cioè William, è entrato in negozio il primo giorno che ho iniziato a lavorare, mentre stavamo chiudendo, e Randy mi ha detto che è suo nipote, ma io lo avevo già visto in precedenza”
Qui Buffy si fermò. Non aveva raccontato a Willow del primo, insopportabile incontro che aveva avuto con Spike e la sua ragazza. L’amica la guardò attentamente e Buffy sospirò, proseguendo, improvvisamente seria e le raccontò di quel giorno che era uscita dallo psicologo e tutto il resto.
“Quindi, William è il figlio del tuo psicologo e il nipote del tuo capo. La sua ragazza crede che tu sia una pazza e fino all’altro giorno tu e William vi odiavate”
Sintetizzò Willow, contando il tutto sulle dita.
“Hai scordato che tu hai conosciuto William prima di me”
Le ricordò Buffy, e Willow si appuntò mentalmente e sulla mano anche quest’ultima cosa.
“Però, cavoli Buffy! Non mancano le sorprese nella tua vita”
Le sorrise la rossa.
 
          °°°°°°°°°°
 
Il giorno dopo Buffy aprì, ancora un po’ addormentata, il Magic Box. La giornata scorse tranquilla, ma si stupì che quando era ora di chiudere il negozio Spike non era ancora arrivato.
 
Spike si voltò e guardò Drusilla dormire accanto a lui. Sospirando, si girò e dopo aver visto l’ora decise che poteva andare al negozio. Non sapeva perché si era comportato così, ma il giorno prima vedere Buffy che andava via a braccetto con Capitan Cartone gli aveva dato uno strano, insopportabile fastidio. Si alzò e cominciò a vestirsi, mentre Drusilla si svegliava.
“Dove sta andando il mio principe?”
“Al negozio di mio zio. Lo sai che ci sono andato anche in questi giorni”
“Corri di nuovo da Raggio di Sole?”
Spike cominciò ad irritarsi. Una volta amava Dru. L’amava davvero. Ma aveva sentito qualcosa spezzarsi dentro di lui e adesso la trovava solamente insopportabile, con quel suo tono da bambina viziata e quel suo modo assurdo di parlare. Senza neanche risponderle si mise lo spolverino e si infilò in tasca le chiavi della moto, per poi uscire fuori da casa di Drusilla e andare al Magic Box.
 
Buffy finì di mettere a posto e si guardò attorno. Aveva già il cappotto e stava per prendere le chiavi e andarsene quando sentì Spike entrare. Si girò e vide che avanzava verso di lei.
“Perché hai il cappotto?”
Le chiese senza troppe gentilezze. Buffy si stupì di quel suo modo brusco e gli rispose allo stesso modo, arrabbiata.
“Perché ho finito di pulire e mettere a posto. Questa sera ho dovuto fare tutto da sola. Potevi avvisare”
Si avviò verso la porta quando sentì la mano di lui prenderle il braccio e farla voltare.
“Sei riuscita a farlo anche senza di me. Non farmi pesare questa cosa più di tanto”
Le disse lui arrabbiato. Era arrabbiato per quello che era successo ieri sera, per i sentimenti che non era riuscito a capire, perché voleva lasciare Dru ma non sapeva ancora come fare. E tutto questo perché Buffy era entrata nella sua vita.
“Ma ti eri preso un impegno!”
“Non sono un dipendente!”
Le lasciò il braccio e la guardò intensamente negli occhi.
“Potevo anche fare a meno di venire adesso”
“Giusto. Potevi semplicemente chiamare e dirmi che non riuscivi!”
“Perché ti pesa tanto che non sia venuto qui ad aiutarti?”
Buffy non rispose, semplicemente abbassò lo sguardo e guardò a terra. Non aveva una risposta. Sentì lui ridere.
“Non hai neanche una risposta e pretendi che io sia qui per te. Buonanotte Buffy”
Le disse andando alla porta. Lei sentì le lacrime farsi spazio sul suo viso e riuscì solo a dire:
“Perché pensavo che fossimo amici e che stessi bene in mia compagnia”
Lui si bloccò e si voltò: vide che sulle guance di lei vi erano fragili lacrime. Gli si strinse il cuore e tornò da lei.
“Scusa, è che vorrei fare una cosa e non ci riesco e questo mi stressa”
Buffy annuì, per poi togliersi le lacrime dal viso con il dorso della mano.
“La tua vita privata non mi interessa. Visto che non siamo amici non so cosa farci”
Spike la fissò scioccato uscire dal negozio e sentì la rabbia tornare dentro di lui. Perché deve fare così? Perché?! Si chiese seguendola fuori.
“Buffy! Ascoltami!”
Le urlò e lei si girò, andandogli di nuovo vicino.
“Cosa vuoi ancora da me, William?”
“Scusami. Non volevo aggredirti in quel modo”
Buffy rise amaramente.
“Vorrei che ritornassimo a scherzare come prima”
Disse lui.
“Già, non facciamo altro che litigare”
Finì lei, abbassando lo sguardo. Lui le si avvicinò un altro po’. La trovava così adorabile, così… Spike si fermò con la mano a mezz’aria. Cosa stava facendo? Perché si stava comportando in quella maniera? Buffy non si accorse che lui aveva sollevato la mano per accarezzarle il viso e quando lui la ritirò lei alzò il capo.
“Allora, tutto come prima?”
Gli chiese, speranzosa.
“Tutto come prima”
Si sorrisero e lui si offrì di accompagnarla a casa. E si avviarono verso la moto, sfiorandosi un paio di volte inconsapevolmente la mano, mentre una scarica elettrica le prendeva “dal nulla”.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


E’ passato un anno da quando sono sola. Mio padre non esiste praticamente più per me, e l’ultima volta che l’ho visto è stato per il funerale di mia madre. Non ha pianto. Me lo ricorderò sempre. Non ha versato neanche una lacrima. Mi ha solamente abbracciata, è stato con me tutto il giorno, e ha cercato di confortarmi. Mi ha detto che lui per me ci sarà sempre. Sbagliato. L’ho sentito frequentemente dopo quel giorno, ma poi i nostri rapporti sono andati scemando, ed ecco che l’ultima volta che ho sentito la sua voce è stato tre mesi fa. Mi aveva detto di essere in giro per il mondo con la sua nuova, giovane fiamma. Non ne sono stupita. Penso di potermi definire orfana. Orfana di una sorella suicida, di una madre malata e di un padre menefreghista.
 
Giles guardò la lettera di Elisabeth. Per avere solo 23 anni era molto matura. Stavano ancora parlando del suo passato. Dovevano superare quella parte della sua vita.
Alzandosi, andò a versarsi un goccio d’acqua, per poi soffermare lo sguardo sul fuoco che dal camino scaldava lo studio.
 
          °°°°°°°°°°
 
Buffy continuò a girare il cucchiaino nella sua tazza mentre, lentamente, il suo tè si raffreddava. Era persa nei suoi pensieri. Sapeva di aver ancora tempo per poter andare dal dottor Giles, ma non riusciva ad alzarsi. Stava bene lì dov’era seduta, non aveva voglia di parlare dello scritto che gli aveva consegnato. Sapeva già che lui lo aveva letto. Lo faceva tutte le volte: entrava nel suo studio, gli passava la lettera, lui la leggeva e dopo un attimo di silenzio parlavano, la commentavano e lei, puntualmente, si metteva a piangere. Non poteva farne a meno. Il suo passato le sembrava così distante, adesso, e tornare indietro la faceva star male. Ma sapeva che doveva superarlo. “Forse Riley non ha avuto tutti i torti a voler consigliarmi uno psicologo” pensò Buffy, prendendo finalmente in mano la sua tazza di tè e bevendone il contenuto tiepido.
Si alzò, andò a pagare e tornò verso la studio del dottor Giles.
Era ora di concludere con il suo passato. Questo, sarebbe stato l’ultimo capitolo.
 
          °°°°°°°°°°
 
"Signorina Elisabeth"
La salutò la segretaria del dottor Giles, appena Buffy mise piede nella sala d’attesa.
"Halfrek, è libero adesso il dottor Giles?"
Le chiese Buffy, guardandosi attorno e vedendo la sala d’attesa vuota. Non si poteva stupire: era sera e tra un’ora lo studio avrebbe chiuso.
"Sì. E’ nel suo studio. Penso che la stia aspettando"
Le sorrise Halfrek. Buffy ricambiò il sorriso, per poi avvicinarsi alla porta dello studio e bussare, aspettando quella voce bassa e calma che le diede il permesso di entrare.
Chiusa la porta alle spalle, Elisabeth guardò il proprio psicologo sedersi alla sua scrivania.
"Ho letto la tua ultima lettera, Elisabeth. Mi aspettavo che scrivessi qualcosa di più lungo"
Buffy sospirò, per poi prender posto sulla sedia dalla parte opposta della scrivania.
"Era solo un passaggio per l’ultimo capitolo"
Giles la guardò, chiedendo silenziosamente spiegazioni.
"Ecco, ho deciso che oggi voglio raccontarle la fine del mio passato, e voglio cominciare una nuova vita"
"Cosa ti ha fatto venire questi pensieri? Come l’hai deciso?"
"Poco fa stavo guardando il mio tè mescolarsi e rimescolarsi. All'improvviso ho sentito lontano il mio passato, e sento che non voglio più farmi schiacciare da lui. Non voglio più piangere. Ultimamente va tutto bene, quindi è meglio se comincio la mia nuova vita lasciandomi completamente il passato alle spalle"
Giles annuì.
"Ma ricordati che il passato non potremo mai dimenticarlo del tutto, perché senza di lui non saremmo quelli che siamo ora"
"Me ne rendo conto. Lo so. Ma quando guarderò al passato voglio sapere di aver chiuso i conti con lui. Questo non vuol dire che non piangerò più per mia sorella o per mia madre, ma voglio che tutto il resto, come la solitudine, i giorni bui e grigi che ho affrontato, mi lascino in pace d’ora in poi"
"E come intendi scrivere l’ultimo capitolo?"
Buffy sorrise.
"E’ proprio questo. Non voglio scriverlo. Voglio raccontarglielo"
Il dottor Giles si fece più attento. Era la prima volta che Elisabeth decideva, di sua spontanea volontà, di raccontargli il suo passato, invece di scriverglielo. L’uomo si alzò andando a sedersi sulla poltrona accanto al lettino. Buffy guardò i suoi gesti, per poi alzarsi a sua volta e andarsi a sdraiare sul lettino e sospirare.
Così cominciò a raccontare.
 
Un anno prima che mia madre morisse, ma che avevano già trovato il suo tumore al cervello, incontrai Riley. Ci conoscemmo all’università. Io ero una matricola e lui aiutava una professoressa. Lei non mi era particolarmente simpatica, ma io e Riley andammo subito d’accordo. Ci incontravamo per andare insieme alle lezioni, quando uscivamo dall’aula andavamo a mangiare insieme, a volte facevamo dei pic-nic, quando il tempo era bello. Oppure ci incontravamo per puro caso in biblioteca, dove io un paio di volte gli feci cadere per sbaglio tutti i libri che aveva in mano. Era piacevole stare in sua compagnia. E poi, un giorno, mi confessò di piacergli. Io non ero un tipo popolare, giravo solo con lui o con la mia migliore amica, Willow. Gli confessai che anche lui mi piaceva, e così ci mettemmo insieme.
I primi tempi eravamo entrambi molto timidi, ma poi cominciammo a sentire un sentimento che andava oltre la sola attrazione fisica. E così capii di amarlo. Lui sapeva della mia storia, di mia madre, che era malata.
Quando lei morì lui mi aiutò molto. E’ stato la mia ancora di salvezza. Se non sono precipitata verso il fondo è stato solo grazie a lui. Ma anche Willow ha contribuito, e non poco.
E’ la mia migliore amica dai tempi del liceo, e in lei ho sempre trovato sicurezza, conforto e aiuto. La mancanza di affetto da parte dei suoi non l’ha toccata, e aveva una vita molto più regolare di chi aveva tutto e subito. Il suo amore per lo studio l’ho invidiato, certe volte, e poi la cosa più rassicurante di lei è che non perde quasi mai la pazienza, con lei non riesci a litigarci. Oz è stato il suo primo ragazzo, l’ha conosciuto al liceo, e tutt’ora sono insieme. Sono una coppia fantastica, li ammiro molto.
E poi arriviamo a pochi mesi fa, quando Riley mi convinse a cercare uno psicologo, perché vedeva che io non sorridevo più. Era come se tutto il peso del mondo mi fosse crollato addosso. Ed ora eccomi qui: ho chiuso con il mio passato. E mi sento meglio.
 
Buffy finì di parlare e voltò il capo verso il dottor Giles. Lui la stava guardando intensamente. Poi, come suo solito, si alzò, si versò un bicchiere d’acqua e dopo pochi secondi parlò, con la sua voce dolce e calma.
"Sono contento che tu abbia deciso di raccontare, di parlarmene, invece di scrivere. Questo vuol dire che hai trovato la via giusta per liberarti dal tuo peso"
"Mi sento meglio. Come se fossi quasi libera"
Il dottor Giles si voltò verso la finestra e sorrise amaramente.
"Elisabeth, sono davvero felice che tu questa sera sia venuta. Spero di incontrarti nuovamente"
"Come farei senza di lei?"
Gli chiese Buffy alzandosi. Il dottor Giles si voltò.
"Riusciresti comunque ad andare avanti"
"Ma lei mi ha aiutata molto"
"Adesso vai, che fuori è già buio"
"Certo. Prendo l’appuntamento per la prossima seduta e poi mi avvio. Grazie ancora. Arrivederci"
Buffy gli strinse la mano e poi uscì dallo studio, andando alla scrivania della segretaria.
"Halfrek, devo prendere l’appuntamento per la prossima seduta"
 
          °°°°°°°°°°
 
Fuori, nell’aria fredda della notte di Sunnydale, Buffy si soffiò il naso. Stava cominciando ad arrivarle il raffreddore. Se lo doveva aspettare. Stava camminando verso la fermata dell’autobus quando sentì una macchina fermarsi accanto a lei, vicino al marciapiede. Ebbe un fremito di paura, sapendo che girare da sola di notte non era sicuro. Continuò a camminare, stringendosi nella giacca e tenendo la borsetta attaccata al fianco. La macchina continuò ad andare a passo d’uomo, finchè il motore non si spense. Buffy sentì lo sportello aprirsi e con una mano, continuando a camminare velocemente, cercò nella borsetta il suo spray al peperoncino. Sentì dei passi dietro di lei e fece per voltarsi e spruzzare, quando vide Spike a pochi passi da lei.
"Hey, calma. Ti ho solo vista e volevo chiederti se volevi un passaggio"
Buffy fu felice di vederlo e tirò un sospiro tremante, andandolo ad abbracciare.
"La prossima volta chiamami, così non mi spaventi"
Gli disse Buffy, staccando un po’ imbarazzata dall’abbraccio. I due si sorrisero.
"Vieni, ti porto a casa"
"Grazie Spike"
"E di cosa? Non posso neanche più dare un passaggio a un’amica? Comunque, cosa ci fai a quest’ora ancora fuori, tutta sola?"
"Sono appena stata da tuo padre"
Gli disse Buffy, voltando il capo e guardando fuori dal finestrino le case passare loro accanto.
"Non te ne devi vergognare con me. Mai"
Le disse Spike, con quel suo tono rassicurante. Lei si voltò verso di lui e gli sorrise, per poi posare, involontariamente, la mano su quella di lui. Era piacevole il calore della sua pelle. Non la mosse. Rimasero così fino alla fine del loro tragitto.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Arrivati davanti alla casa di Buffy, Spike spense il motore. Buffy ritirò la mano e fece per aprire lo sportello quando si voltò verso il proprio accompagnatore.
"Vuoi entrare? Sai, per…bere qualcosa insieme, magari puoi cenare con me. Se vuoi"
"Sarebbe un vero piacere, pet" Spike le sorrise e annuì.
Scesero entrambi dalla macchina nello stesso momento e mentre Buffy cercava nella borsetta le chiavi di casa, Spike le chiese: "Abiti da sola o convivi con il tuo ragazzo? Ridley?"
"Riley. Comunque, lui non c’è. Abito da sola, questa è la casa di mia madre"
Entrarono e Buffy accese la luce, per poi guardarsi in fretta intorno e dire, sottovoce "E’ da sempre casa mia"
Spike cominciò a girovagare per il soggiorno, fermandosi poi sulla soglia della cucina, dove Buffy stava iniziando a preparare da mangiare. Questa si voltò e un po’ impacciata gli si avvicinò.
"Non sono per niente un genio della cucina, spero che della semplice pasta ti basti"
Sorrise timida, per poi stupirsi quando lui si avvicinò ai fornelli.
"Tu siediti"
Le ordinò, mentre cominciava ad aprire vari sportelli e il frigo e ad estrarne ingredienti.
"Alla cena ci penso io"
"Tu sai cucinare?"
"Sono pieno di risorse baby"
Buffy rise, per poi sedersi sull’isola, con i piedi penzoloni. Le piaceva guardare Spike muoversi nella sua cucina come se ci fosse sempre stato. Sembrava a proprio agio, come lei non era mai riuscita a starci. I suoi movimenti era veloci, ma coordinati. Notò che aveva delle belle mani, e notò l’agilità con cui le muoveva. Sembrava che le facesse danzare. Si incantò e quando lui le si fermò davanti con un piatto pieno di pasta, su cui aveva messo un ragù fabbricato con le cose che aveva trovato, si disincantò.
"Dimmi come ti sembra"
Le disse, portandole la punta della forchetta alle labbra. Buffy le aprì e quando la forchetta uscì lentamente dalla sua bocca, andò ad assaggiare lentamente il preparato di Spike.
"Davvero buona"
"Allora a tavola. Non vorrei che si raffreddasse, non avrebbe lo stesso sapore"
Così l’aiutò a scendere dal tavolo. Buffy apparecchiò velocemente, ma si stupì nel vedere che Spike tenne la forchetta con cui le aveva fatto assaggiare la pasta per sé.
"La forchetta. Se me la vuoi dare te la cambio" Gli disse, avvicinandosi e tendendogli la mano. Lui la guardò e poi scosse il capo.
"Buffy, non fare la sciocca. Non sono schizzinoso, e non ho certo intenzione di diventarlo solo perché tu hai posato le tue labbra su questa forchetta"
Lo disse in un modo talmente naturale che Buffy si stupì e annuì, per poi prendere posto accanto a lui. Mangiarono in silenzio, ascoltando solo il vento che fuori spostava i rami degli alberi.
Finito di cenare, Buffy si mise a lavare i piatti, mentre Spike era salito in bagno.
Buffy salì le scale e andò in camera sua, dove accese la luce e finalmente si tolse le scarpe. Sentì bussare sullo stipite della porta e si girò, per vedere il biondo entrare nella sua stanza.
"Carina Buffy. Sai, mi aspettavo che fosse un po’ così"
Si avvicinò allo specchio e cominciò a guardare tutte le foto, per poi soffermarsi su di una in particolare.
"Chi è questa, Buffy?"
Buffy si avvicinò e guardò la foto. Una piccola fitta le prese la prese al cuore: la foto ritraeva lei e sua mamma abbracciate in riva al mare, con un leggero vento che scompigliava a entrambe i capelli e tutte e due stavano sorridendo serene e tranquille.
"Mia madre"
Rispose, per poi sottrarsi. “Hai chiuso con il passato. Lo hai detto, adesso è ora di metterlo in pratica. Puoi stare male per la morte di una persona, e poi era tua madre! Ma sorridi a vederla nelle foto, solo così ti convincerai che è accanto a te a che se non la vedi. Devi superarlo, devi superarlo, devi sup…”
 
"Buffy, amore, tutto bene?"
La voce di Spike la riportò alla realtà e smise di pensare.
"Io…sì, sì, tutto bene. Solo… un piccolo attimo di smarrimento" Buffy cercò di simulare un sorriso, ma che a quanto pare non risultò molto efficace.
"C’è qualcosa che non va, lo posso vedere"
"Va tutto bene Spike"
"No invece. Perché prima eri felice e adesso che ti ho fatto una domanda e hai visto una foto sei cambiata. Sei…come il primo giorno che ti ho vista"
"E cosa hai visto il primo giorno che ci siamo incontrati?"
Buffy era vicina alla finestra e si teneva il corpo riparato con le braccia incrociate davanti al petto. Spike le si avvicinò e Buffy pensò che sembrava molto dolce in quel momento.
"Ho visto una piccola ragazza smarrita e spaventata da quello che c’è fuori, da quello che la gente poteva dirle. Ho visto una piccola ragazza pronta a crollare da un momento all’altro e adesso la rivedo. E mi stupisco, perché in questi giorni ho conosciuto un’altra ragazza: forte, dolce e combattiva per chi le diceva che lei era sbagliata"
"Spike…"
"Lasciami finire. Sono diventato amico di quella ragazza, e anche se la conosco da poco, vorrei sapere che cosa la turba. Perché vederla sorridere mi fa sorridere, e vederla piangere mi fa male"
Buffy non seppe che dire, solo una calda lacrima cominciò a scenderle lungo la guancia. Si buttò tra le braccia di Spike e cominciò a piangere. Lui la cullò, per poi portarla lentamente verso il letto. Si sedettero sul bordo e lui continuò a cullarla dolcemente, finché non la sentì calmarsi.
"Io…non so se pronta a raccontarti tutto"
"Se non sei pronta, ti posso capire, in fondo ci conosciamo solo da…"
"E’ difficile per me, non è per te. Mi fido di te. Sono io. Non voglio cedere, non posso, perché mi sono ripromessa di non cadere ancora nello sconforto per quanto la vita sia stata dura con me"
"Va bene"
Buffy pensava che avrebbe aggiunto qualcos’altro, invece Spike rimase semplicemente zitto e quando lei, ancora abbracciata a lui, si sdraiò sul letto, lui la seguì. Lei rimase per un po’ con gli occhi chiusi, mentre il profumo di lui l’avvolgeva. Sentì la mano di Spike risalirle lentamente la schiena, per poi soffermarsi alla base del collo. Lei aprì gli occhi e alzò il capo, per vedere il volto di lui a pochi centimetri di distanza dal suo. Lui spinse gentilmente, ma un po’ più forte, la mano alla base del suo collo e risalì fino alla base della nuca. Adesso le loro labbra si potevano sfiorare ed entrambi si avvicinarono. Le loro labbra si toccarono appena, che Buffy capì cosa stava facendo.
Si staccò improvvisamente e si sistemò i capelli in un gesto di imbarazzo. Anche Spike si alzò e cominciò a guardare la porta, muovendo gli occhi dalla piccola bionda davanti a lui all’uscita dalla camera.
"Scusami Buffy, non so davvero cosa…"
"No, sono stata anche io. E’ stata una cosa…E’ la cosa del piangere" Buffy si alzò, per poi accompagnare Spike alla porta.
"Bè, domani tornerai a lavorare con mio zio" disse Spike davanti alla porta, mentre si metteva il solito spolverino di pelle.
"Già"
Entrambi potevano ancora sentire la tensione che li aveva presi subito dopo il fugace bacio.
"E’ meglio che vada, è tardi e domani devo essere all’ università"
"Certo, certo"
Buffy aprì la porta, ma appena Spike le ebbe girato le spalle, subito chiese "Domani sera, quando chiuderemo il negozio, verrai?"
Lui si voltò.
"Penso di sì. Non ti preoccupare, prima o poi sarò lì a guardarti mettere tutto in ordine"
Si sorrisero, brevemente, per poi andare ognuno per la propria strada.
 
          °°°°°°°°°°
 
Spike salì in macchina e posò le mani sul volante. Rimase fermò così per pochi secondi, ma a lui sembrarono interminabili minuti.
Non poteva credere di aver quasi baciato Buffy. Certo, lei era carina, ma era anche… ”E’ anche cosa? Carina, dolce, simpatica” disse una voce nella sua testa. “E ha un ragazzo, ma quello non dovrebbe essere un problema per uno come te” Buttò lì un’altra vocina. “Ma ha sofferto. Lo si può notare. E adesso sembrava che stia ritrovando la felicità. Non la vuoi rovinare, vero?” Quest’ultima voce, decise, sarebbe stata l’ultima.
Buffy era un’amica. Doveva aiutarla, poi, se proprio doveva succedere qualcosa, sarebbe accaduto, ma ne dubitava. Drusilla lo aveva cambiato: non era più quello di un tempo. Questo stava pensando, ma non realmente, quando accese il motore e partì lungo la via.
 
          °°°°°°°°°°
 
Buffy si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò contro. Rimase a fissare le scale e poi si toccò le labbra.
Sapeva cosa era appena successo, certo che lo sapeva, ma non voleva realmente rendersene conto “Baciare Spike mentre stai lottando contro te stessa, contro i tuoi stessi ricordi e la tua insopportabile vita tanto per complicarla un altro pochino. E Riley? Non pensi a lui? Lui ti ha aiutata, lui è quello dolce, sensibile e che ti capisce, che ti critica sempre in bene e con cui non hai mai litigato. Non pensi a lui? Sei solo un’egoista”
Buffy scoppiò a piangere, mentre questa interna voce finiva di parlarle. Si prese la testa fra le mani e scosse il capo, come per mandarla via. Dopo un po’, lei non c’era più; ma Buffy si sentiva così sola. Si alzò e prese il telefono, per poi comporre un numero.
"Ciao Willow. Ti andrebbe di vedere un film da me questa sera? Devo parlarti"
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Buffy mise giù il telefono e si sedette sul divano, passandosi una mano tra i capelli. Sollevò poi lo sguardo e si guardò attorno: era ancora la sua rassicurante casa, ma lì erano successe talmente tante cose. "Forse è ora di traslocare” pensò. In quel momento suonarono alla porta. Buffy si alzò e con un sospiro aprì la porta. Sorrise all’idea di poter parlare liberamente con Willow.
Era Spike. Rimase inchiodata davanti alla porta, senza saper cosa dire.
"Buffy, voglio chiarire"
"Non ora Spike, sto aspettando una mia amica"
"Non puoi dirle che di vedervi un’altra sera? Voglio parlare con te di quello che è success…"
"Non c’è niente da dire, è capitato e basta"
"No, Buffy… Noi abbiamo voluto che accadesse"
Buffy sbuffò e replicò "Te l’ho già detto, è stato tutto quel piangere, tu che mi tenevi coccolata in quella maniera…"
"Mi pareva che non ti desse tanto fastidio"
Elisabeth sollevò lo sguardo in quello di Spike e poi lo riabbassò subito. Non l’aveva detto neanche con sé stessa. Era vero: era stata bene abbracciata a lui.
Scosse il capo.
"Ho un ragazzo, Spike"
"E io ho una ragazza, ma noi…"
"A me non interessa. Voglio solo esserti amica" disse Buffy un po’ troppo dura. Subito se ne pentì, vide Spike incassare il colpo e stringere la mascella.
"Va bene, ti lascerò alla tua desolata vita"
"La mia vita non è desolata!"
Gli urlò dietro Buffy mentre lui si dirigeva ancora una volta verso la macchina.
Proprio in quel momento, spuntò sul vialetto Willow, allegra e sorridente. Si fermò sentendo i due litigare e subito cercò di correre in aiuto.
"Ragazzi, che succede?" chiese ansiosa.
"Ciao Willow"
Risposero entrambi all’unisono, per poi guardare la rossa per non doversi guardare in faccia. Willow passò lo sguardo dall’uno all’altro e si chiese se chiedendo ancora una volta qual era il motivo del litigio se la sarebbero presa ancora di più. Intuì che sarebbe andata a finire male.
"Se volete parlare io posso aspettare fuori. O se, Buffy, questa sera non te la senti…"
"No Willow. Tu resti"
Le disse Buffy tornando con lo sguardo duro a Spike.
"E…e Spike?" chiese con una vocina piccola Willow.
"Lui se ne può andare"
"Era quello che avevo intenzione di fare" replicò quest’ultimo.
"‘Notte Willow" disse, prima di salire nuovamente in macchina e accendere il motore. Le due donne guardarono la macchina sfrecciare via, seguita dall’unico rumore in tutta la strada.

          °°°°°°°°°°

Spike accelerò ulteriormente, maledicendosi per esser voluto tornare indietro. Cosa era andato a pensare: che magari Buffy poteva anche considerarlo qualcosa di più?
Scosse il capo e si fermò davanti al suo appartamento. Da quando Buffy era entrata nella sua vita, non voleva fare altro che consolarla per tutta la tristezza che aveva visto nel suo sguardo. E anche dopo quest’ultima litigata, vedeva ancora un piccolo barlume di tristezza, di perdita; e così provava sempre più la voglia di avvicinarsi a lei, di poterla stringere e sentirla…sua.
Già, si stava avvicinando a Buffy. E lui sentiva qualcosa di più che un’amicizia tra loro due. “Tutte le volte che vi vedete, vi parlate, c'è sempre una piccola fiammella pronta ad esplodere disse la sua mente. "Già” pensò di rimando “Ma che tipo di fiammella? La fiammella della catastrofe o quella di un rapporto che va oltre l'amicizia?” si chiese. Doveva smetterla di pensare a lei.
Ormai si stava facendo una ragione che quella ragazza significava qualcosa di più che un’amica, ma sapeva che andando avanti così non avrebbero risolto niente. Lui non avrebbe risolto quel sentimento. Per niente.

Scese dall’auto e vide che davanti alla sua ve ne era parcheggiata una che conosceva molto bene: l’auto di Drusilla.
Sospirò, per poi dirigersi verso la porta. Il condominio era silenzioso e immaginava che tutte le altre persone stessero ormai dormendo da un pezzo. Salì le scale e arrivò alla porta del suo appartamento; ma non fece neanche in tempo a tirare fuori le chiavi che la porta si aprì: davanti a lui vi era Drusilla, in un completo intimo nero e lo guardava con occhi vogliosi.
"Non si torna a quest’ora" gli disse agitando un dito, con al culmine un’unghia perfettamente curata e smaltata di nero.
"Sei un bambino cattivo, Spike. Dovrò punirti"
Sorrise, nella sua solita maniera pazza.
"No Dru, niente punizioni questa sera" Spike entrò e chiuse la porta dietro di sè.
Andò subito in camera da letto e cominciò a spogliarsi. Drusilla, dietro di lui, cominciò a massaggiargli le spalle.
"Cosa è successo, piccolo mio? Raggio di sole ti ha ferito?"
Spike si girò improvvisamente.
"Cosa stai dicendo Dru? La vuoi smettere di parlare in quella maniera?"
"Ahi ahi, paparino si è arrabbiato"
"Sì, sono arrabbiato. E vorrei che per una volta andassi a dormire nel tuo appartamento, abitassi lì! Sei sempre qui, mi ossessioni sempre. E sempre, sempre, vuoi solo scopare. Non sono il tuo giocattolo!"
Detto questo, si sdraiò sul letto e lasciò Drusilla in mezzo alla stanza, immobile. Questa cominciò a emettere piccoli singhiozzi. Quei piccoli singhiozzi che usava ogni volta che litigavano, e lui, ogni volta, la perdonava. “Non questa volta. Cerca di resistere” disse una voce nella mente di Spike; ma ecco che subito un’altra gli si intrufolò nel cervello “Ma perchè dovresti resistere? Hai voluto che Drusilla fosse la tua ragazza perchè è invidiara, bella e... guardala! Cos'ha lei che manca a Buffy?
Spike aprì gli occhi e guardò Drusilla piagnucolare in mezzo alla stanza. “Buffy non lo farebbe mai. Buffy mi direbbe su, e così ricominceremo a litigare. Ma Buffy non mi usa. Lei non mi usa per i suoi scopi” Si alzò e andò da Dru, con l’intenzione di mandarla fuori. "Ma Buffy non ti ama”.
L’ultima voce gli fece prendere un’altra decisione.
"Puoi rimanere Dru. Scusami"
"Paparino cattivo"
"Già. Ora vieni, voglio dormire"
E per una volta, Dru dormì con Spike senza poter fare i suoi perversi giochini.

          °°°°°°°°°°

Buffy fece entrare Willow e subito l’andò ad abbracciare.
"Scusa per la scenata che hai appena visto"
"Ti ho visto in momenti peggiori, Buffy, e sono ancora qui. Ti voglio ancora bene" la rassicurò Willow e le due amiche si sorrisero.
"Di cosa volevi parlarmi?"
La rossa condusse l’amica nel soggiorno e la face sedere sul divano, dove questa si mise comoda, incrociando le gambe e portandosi un cuscino in grembo.
"Volevo raccontarti di me e Spike"
La rossa annuì, per poi mettersi comoda ed ascoltare il racconto di Buffy.
"Ecco, il giorno dopo della festa a casa di Xander, Spike non è venuto ad aiutarmi all’orario di chiusura. Si è presentato quando stavo per mettere via le chiavi e andarmene a casa e si è arrabbiato. Abbiamo litigato di nuovo. Per la precisione, sono stata io la prima ad arrabbiarmi: tutte le sere era sempre lì, eravamo praticamente diventati quasi amici e lui poi, solo perché gli tira, non si presenta e mi risponde male quando gli rimprovero che poteva anche chiamarmi"
"Buffy" la interruppe Willow "Magari ha avuto un imprevisto"
"No. Forse. Non lo so" scosse il capo la bionda.
"Mi ha detto solo che voleva fare una cosa e non ci riusciva. Dopo abbiamo fatto pace e tutto è tornato come prima. Solo…" deglutì "Solo che questa sera sono uscita dallo psicologo e lui mi ha vista per strada e mi ha riaccompagnata a casa. Gli ho chiesto se voleva rimanere per cena e lui ha accettato. Ci siamo divertiti, era da un po’ di tempo che non passavo una serata tanto tranquilla. Fino a che…fino a che non ha visto, in camera mia, la foto dove ci siamo io e mia madre sulla spiaggia. I- io…Lo sai, Will, anche se mi sto convincendo che ho superato il tutto, per me è ancora molto difficile"
Willow andò ad abbracciare l’amica, a cui si erano cominciati ad inumidire gli occhi.
"Lo so, Buffy. Lo so"
"E..ecco, lui mi ha chiesto chi era la donna abbracciata a me e io gli ho risposto che era mia madre ma poi mi sono cacciata a piangere, perché lui ha visto che c’era qualcosa che non andava, e mi ha consolata. Io…non so cosa mi sia preso, sono volata tra le sue braccia e lui ha continuato a tenermi stretta, anche quando mi sono stesa sul letto e…"
"Oh mio Dio, Buffy! Non lo avrete fatto, spero! Insomma, Spike è…un tuo amico, ma Riley, e poi…"
Buffy accennò un sorriso. La sua vecchia e cara Willow: sempre a preoccuparsi per lei e a difenderla come poteva.
"No Will, non è successo quello. Solo, ci siamo baciati. Bè, non era un vero bacio, era più uno sfiorarsi le labbra"
Willow la guardò e poi le disse, avvolgendo con affetto le mani attorno a quelle dell’amica.
"Buffy, Spike è un bravo ragazzo. Non devi rimproverarti per questo, e poi non è neanche stato un bacio vero. Non devi pensarci. Magari, è stata una cosa del momento, indotta dalle circostanze"
"Già, è quello che ho pensato anche io. Dopo, lui se n’è andato ed io ti ho chiamata. Ma ecco che, come hai visto, dopo Spike è tornato e mi ha detto che voleva chiarire. Ha detto che non è stata colpa delle lacrime, che se è successo è perché lo volevamo"
"Buffy, Spike può sembrare uno che segue il suo istinto. Ed è così, ma magari…tu gli interessi, solo che non trova il modo di dirtelo e questa cosa un po’ lo uccide, perché deve stare attento a come parla, a come si comporta. Deve ragionare, cosa che fa ma non da a vedere"
Buffy scosse il capo.
"Spike interessato a me? Ma se la maggior parte del tempo che trascorriamo assieme lo passiamo litigando"
"Cercherò di scavare un po’ più a fondo, se vuoi. Sono sua amica, e io e lui non abbiamo mai litigato. Magari riesco a cogliere qualche piccolo particolare che può sfuggire ad altri"
Le propose la rossa, speranzosa. Buffy sorrise ed annuì.
"Sì, perché no? Almeno, dopo magari saprò come evitare le litigate, quali sono i suoi punti deboli"
"Brava Buffy, così ti voglio vedere. Forte e…"
Buffy sbadigliò, per poi appoggiare la testa sul retro del divano.
"Stanca" concluse la rossa, per poi sistemarsi anch’essa vicino all’amica e accendere la televisione. Passarono il resto della notte a scherzare, per poi addormentarsi mentre un film continuava cullandole con i suoi suoni nel mondo dei sogni.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Un sole dolce, di quelli che ti svegliano accarezzandoti e ti fanno iniziare bene le giornate, stava illuminando un cumulo di coperte. Un grugnito provenne da queste, ed una testa bionda ne uscì: Spike si guardò attorno assonnato, per poi chiamare Drusilla.
Dopo due volte, si alzò e controllò la casa: lei non c’era, aveva solo lasciato un biglietto in cucina.
“Spike ti ho sentito lontano questa notte. Ti ho osservato mentre dormivi, ti sei agitato molto. Tornerò stasera, spero di vederti nuovamente in te. Torna nell’oscurità con me.
Drusilla”
Spike rilesse la lettere, per poi accartocciarla e buttarla sul tavolo, andandosi a vestire per non arrivare tardi a lezione.
“Torna nell’oscurità con me, come no” il biondo scosse il capo “Stasera la lascio. Buffy non c’entra niente con questa decisione, non ne posso più dei modi di Dru”. Sapeva però che quella decisione non dipendeva solo da quello e dalla stanchezza, ma anche da una bionda che non riusciva più ad ignorare, e forse, dopo questa sua rottura, anche lei avrebbe trovato il coraggio per cambiare le carte in tavola.
 
          °°°°°°°°°°
 
Willow aveva spento la tv e preparato due tazze di latte con i cereali. Buffy scese con un asciugamano avvolto in testa, solo una ciocca di capelli bagnati le usciva di lato.
“Grazie mille Wills. Allora…cercherai di scoprire qualcosa in più?”
“Certo, e leggerò tra le righe i suoi segni. Lascia fare al mio fiuto” si indicò il naso sorridendo.
Le due amiche fecero colazione insieme, per poi salutarsi e prendere due strade diverse.
Poche ore dopo, la lezione di Willow e Spike era terminata e i due si stavano dirigendo in caffetteria come d’abitudine.
“Come sei silenzioso oggi. Ha a che fare con ieri sera?” cercò di chiedere casualmente Willow.
“Cosa ti ha detto Buffy?”
La rossa cercò di rimanere sul vago. In effetti lei e Buffy avevano deciso di non accennare al bacio.
“Niente di che, che tra voi è normale che litighiate e basta, mi ha detto di non preoccuparmi”
“Uhm… Lei non ti dice sempre tutto?”
“No, abbiamo tutti i nostri segreti” Willow si congratulò con se stessa per aver risposto così “E’ naturale che Buffy mi dica tutto!”
“Allora, cos’hai oggi?”
“Non demordi, eh?”
“Direi di no, solitamente dopo la lezione non facciamo altro che parlarne, mentre oggi sei rimasto zitto”
“Voglio lasciare Drusilla”
A queste parole Willow si bloccò, gli occhi e la bocca spalancati.
“Cosa?!”
“Che c’è? Non mi è mai sembrato ti stesse molto simpatica, non ne sei contenta?”
“Sì…Cioè, se questa cosa, questa decisione rende felice te. Come mai hai deciso di lasciarla?”
WNon la sopporto più, qualcosa è cambiato. Io sono cambiato”
Willow annuì, per poi buttarsi del tutto “C’entra Buffy?”
Spike la guardò senza dire niente, serio. Dopo un po’ sospirò.
“Penso di provare qualcosa per lei, ma ogni volta che andiamo un po’ d’accordo finiamo per litigare e poi lei…Be, ha un ragazzo e dice di stare bene con lui. Bene! Io starò da solo, o arriverà qualcuno di davvero speciale” sbuffò, per poi riprendere a camminare “Andiamo a prendere questo caffè”.
 
          °°°°°°°°°°
 
Buffy lavorò per tutto il giorno, aveva perfino spento il cellulare: voleva stare da sola con se stessa, concentrarsi sul lavoro. Tra una settimana avrebbe rivisto il Dottor Giles: aveva pensato di trascorrere dei giorni tranquilli e farsi trovare senza problemi, e invece ne aveva, con suo figlio per di più!
Si prese il volto tra le mani e posò i gomiti sul bancone di vetro: cosa doveva fare, come doveva comportarsi? Lei stava bene con Riley, eppure quando era in compagnia di Spike si sentiva protetta, tranquilla e in una maniera che non sapeva definire… felice. Veramente felice.
Certo, anche con Riley lo era, ma in maniera diversa.
“Buffy? Tutto bene?”
La voce di Randy la riportò alla realtà.
“Certo, scusami. Un po’ di mal di testa”
Questo le venne davvero però quando giunse sera, e Spike non si presentò. Buffy iniziò a chiedersi se fosse colpa sua, se lui la volesse evitare.
Andò a casa con queste domande in testa, e i fotogrammi della sera precedente davanti agli occhi. Tutta la serata passò casì, anche quando andò a trovarla Riley.
Buffy si addormentò con il volto di Spike in mente, e la voglia di sapere quando l’avrebbe rivisto.
 
          °°°°°°°°°°
 
Willow avrebbe voluto dire subito tutto a Buffy, ma al cellulare non riusciva a trovarla e poi fu travolta dallo studio e dalle lezioni. Lei e Spike si salutarono e lui si preparò alla serata che lo aspettava.
Nel suo appartamento erano stati spostati nello sgabuzzino i pochi oggetti a cui teneva particolarmente, per evitare che Drusilla li rompesse o li scagliasse per la stanza. A sera non mangiò da quanto aveva lo stomaco chiuso: lui e Dru stavano insieme da tanto, benché la loro relazione fosse sempre stata particolare.
Rise in maniera un po’ isterica pensando che ironicamente aveva deciso di presentarla a suo padre poche settimane prima. Il giorno oltretutto che aveva conosciuto Buffy!
Stava avendo tutti questi pensieri quando il campanello suonò: era arrivato il momento. La mattina seguente sarebbe stato un uomo libero… o morto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ancora una giornata di sole, eppure Buffy quando si alzò a sedere sul letto non sorrideva. Il tempo non era d’accordo con il suo umore, come invece sembrava per Riley.
“Buongiorno” la salutò con un bacio assonnato, per poi stiracchiarsi.
Lei cercò di sorridere, ma sentendo che i muscoli le ubbidivano con riluttanza decise di alzarsi.
“Vado a preparare la colazione e poi mi preparo, tra un’ora devo essere al lavoro”
Riley la raggiunse poco dopo, già vestito e con una faccia più sveglia. Mangiarono tranquillamente e si salutarono con un bacio sulla porta di casa.
Rimasta sola Buffy si preparò, pensando a come era iniziata quella giornata e chiedendosi come mai non riusciva a sorridere e ad esserne contenta: aveva praticamente superato il suo passato, era ora di iniziare con un nuovo capitolo. La Buffy sorridente la stava aspettando, eppure qualcosa le mancava.
“Spike…chissà dov’è, cosa sta facendo” si rispose da sola e scosse il capo.
Stupide questioni di cuore, ora aveva tutto quello che poteva desiderare, non doveva pensare a lui. Non poteva farsi rovinare nuovamente a causa sua.
 
          °°°°°°°°°°
 
Il lavoro l’aiuto a distrarsi durante la giornata, e la sera arrivò in fretta. Era stanca ma finalmente contenta, si era impegnata molto quel giorno e si sentiva soddisfatta.
Stava parlando con Randy quando la porta del negozio si aprì e comparve Spike. In quel momento tutto le tornò indietro, sentì di sprofondare all’improvviso.
“William! Che bella sorpresa! Come stai, è da un po’ che non ti vedo” Randy accolse il nipote con le braccia aperte, contento.
“Ciao. Come sta andando qua?” Non rispose alla domanda di suo zio, non sapeva bene neanche lui come stava.
La sera prima aveva lasciato Drusilla e come si era aspettato qualche oggetto era volato per la casa, lei lo aveva colpito più e più volte ma per fortuna non si era fatto niente e poi lei era scappata via, con lacrime di rabbia sul volto e una minaccia: tornerai da me quando raggio di sole si sarà stufata.
“Hai da fare questa sera?” Randy non sembrava aver notato lo strano comportamento del nipote.
“A dire il vero no”
“Bene, perché allora non andiamo fuori a mangiare qualcosa insieme? Buffy, vuoi unirti a noi?”
Lei sollevò il capo dal registratore di cassa, mentre il volto le diveniva bianco. Stare una sera con Randy non le sarebbe dispiaciuto, ma se doveva esserci anche Spike la cosa cambiava. Di sicuro il suo capo si sarebbe accorto prima o poi che qualcosa non andava, e lei non voleva questo. Voleva solo una vita tranquilla!
Scosse il capo sorridendo “Ti ringrazio, ma questa sera ho da fare”.
“Ti vedi con  Riley?” la voce di Spike risultò un po’ troppo dura.
Buffy lo fulminò con lo sguardo, annuendo. Randy lo rimproverò, per poi salutare la bionda.
“Ci vediamo domani allora. E scusalo ancora per il suo comportamento: è strano ultimamente. Buona serata Buffy!”
Uscirono insieme dal negozio e si avviarono in direzioni diverse.
No, lei non doveva stare con Riley quella sera, non aveva in realtà nulla da fare.
Mentre camminava verso casa le tornò in mente il primo incontro con Riley, all’università, i loro picnic e lui che faceva di tutto per lei. Non le aveva mai chiesto niente in cambio: era il tipico ragazzo da sposare, con un buon lavoro e niente cose strane per la testa.
“Già, Buffy, sei fortunata. Hai lui, i tuoi amici, un lavoro. Cosa desideri di più? Accontentati, non hai già avuto abbastanza problemi nella vita? Forse è ora di fare un passo in più verso Riley, fargli capire quanto tenga a lui. Perché io ci tengo, lo so. Devo solo ritrovare quella scintilla”
Si sciolse i capelli e si avviò verso il telefono: era ora di chiedere al suo ragazzo di andare a convivere con lei, non doveva tirarsi indietro stavolta. Sentiva che era la cosa giusta da fare.
Compose il numero e attese, fino a che non le rispose.
“Ti andrebbe di venire da me questa sera? Vorrei chiederti una cosa”
Riley sarebbe arrivato poche ore dopo, prima non riusciva.
Sospirando e cercando di non farsi prendere dal panico Buffy si mise in pigiama a guardare la tv.
Il campanello alla porta suonò. Non poteva essere Riley, era troppo presto. Con fare titubante andò ad aprire e si ritrovò davanti Spike.
“Cosa ci fai qui?”
“Ciao anche a te. Vorrei parlarti”
“Allora parla”
“Non qui, posso entrare un attimo?”
Lei si fece da parte per lasciarlo passare, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Spike sospirò e si passò una mano tra i capelli, per poi scrollare le spalle e dire tutto d’un fiato “Ho lasciato Drusilla”
Buffy rimase immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi, lo sguardo sull’uomo. Ne era sinceramente contenta. Non la conosceva ma non le era mai piaciuta quella donna.
Cercando di sembrare noncurante alla notizia, gli rispose con una semplice “Bene. Mi fa piacere per te”.
Lui la fissò: aveva sperato in un’altra reazione, ma con Buffy non sapeva veramente mai cosa sarebbe successo.
“Non l’amavo più, ma mi ci è voluto un po’ per capirlo. E poi c’è un’altra persona di cui mi importa” eccolo, era arrivato al dunque. Doveva andare avanti a parlare, altrimenti non ce l’avrebbe più fatta.
“Sei tu Buffy. Continuo a pensare a te”
Lei si strinse tra le braccia e guardò a terra, cercando di trattenere un sorriso.
“Quindi anche lui sente qualcosa? Non era una mia impressione” Momento “Questo non va bene Buffy. Tra non molto arriverà Riley e tu gli chiederai di convivere, non puoi cambiare adesso!” Sospirò “Stupido Spike, sceglie sempre i momenti meno opportuni”
“Tu senti qualcosa per me? Non puoi dire che quel bacio non ha significato niente” Spike si era fatto avanti, per fronteggiarla. Aveva bisogno di risposte, di sapere. Se lei non avesse provato niente, per quanto doloroso, sarebbe andato avanti con la sua vita. Doveva farsene una ragione al più presto.
“Io…Spike, è difficile. Forse non è questo il momento migliore per parlarne”
“No Buffy, invece lo è! Non puoi scappare sempre, devi affrontare le cose quando ti si presentano. Provi o no qualcosa per me?”
“Riley sta venendo qua, per favore possiamo parlane in un altro momento?” sapeva che stava sfuggendo e le dava fastidio che Spike l’avesse letta così bene. Nessun altro glielo aveva mai detto, lui era così diverso.
“Ecco perché sei attratta da lui. Ma non va bene, perché sai che appena chiederai a Riley di convivere la faccenda Spike sarà conclusa”
“Non è quello che ti ho chiesto. Buffy rispondimi per favore”
Lei emise un piccolo singhiozzo, controllandosi. Aveva ansia e rabbia che si agitavano dentro di lei in quel momento. Cosa doveva fare? Confessare tutto a Spike e buttare all’aria il suo progetto di vita o negare che sì, provava qualcosa, ma  facendo finta di niente?
“Sto per chiedere a Riley di vivere con me” le parole le sfuggirono di bocca. Non era un risposta vera e propria, ma Spike rise sconsolato.
“Bene, il soldatino verrà a stare da te. Stupendo, forse questo risolve tutto”
Fu forse il modo in cui lo disse, il suo abbassare il capo e voltarsi che fece capire a Buffy che doveva mettere le cose in chiaro. Per lei, soprattutto, per i suoi sentimenti. Se fosse andata avanti senza dire nulla sarebbe scoppiata.
“Ho paura Spike. Vuoi una risposta? Sì, provo qualcosa per te. Sto per chiedere al mio ragazzo di venire qua a vivere? Sì, perché lui è buono e ha fatto tanto per me e mi sento un’ingrata, e non so cosa provo di preciso in questo momento. Sono confusa, io e te che litighiamo, e il resto che sembra andare bene ma dentro di me so che non è così. Non so quello che voglio, e questo mi fa perdere il controllo e sto male. Ma so che non voglio tornare indietro, solo andare avanti”
Tutto questo le uscì in fretta dalle labbra, un fiume in piena di sentimenti, di quello che aveva dentro e pensava da giorni. Cose non confessate neanche se stessa.
Calde lacrime le correvano silenziose sul volto, e lei se le tolse con rabbia. Come aveva potuto dire tutto a lui? Di sicuro adesso l’avrebbe sbeffegiata, avrebbe pensato che non era altro che un piccola cosa insulsa che non sapeva affrontare la vita.
Con sua grande sorpresa, ancora una volta, lui la stupì: la prese tra le braccia e le diede un bacio in testa, cullandola.
Non dissero niente, solo si tennero abbracciati. Piano piano Buffy avvolse le sue braccia attorno a Spike e tutto sembrò andare al proprio posto.
Sentì il respiro di lui vicino al suo orecchio, capì che stava per dirle qualcosa quando il campanello suonò per la seconda volta in quella sera.
Con gli occhi spalancati, entrambi si staccarono: sapevano bene chi c’era dall’altra parte della porta, e la cosa stava per diventare complicata.
“Glielo chiederai?” il tono di Spike era supplichevole, ma non voleva metterla in difficoltà ancora di più.
Buffy scosse il capo “Non stasera. Ne ero convinta, ma poi sei arrivato tu e…” trattenne un singhiozzo, cercando di riprendere il controllo.
Il campanello suonò ancora.
“Esco dalla porta sul retro. Se vuoi domani passo in negozio, mandami un messaggio” Spike sapeva di non poter fare di più per lei: doveva prendere la sua decisione da sola, e per un po’ lui l’avrebbe aspettata, ma se ad un certo punto non si fosse decisa avrebbe dovuto prende lui la decisione finale.
Buffy lo guardò attraversare la casa e quando sentì la porta della cucina chiudersi aprì quella nell’ingresso.
“Ciao amore, scusa il ritardo ma ero da Xander” Riley entrò baciandola, per poi notare i suoi occhi lucidi “Stai bene, cos’è successo?”
“Niente, non preoccuparti. Un film triste in tv”
Questo sembrò metterlo tranquillo. Anche Buffy provò a non pensare troppo, ma il pensiero andava sempre a Spike.
Avrebbe dovuto risolvere al più presto quella storia: non poteva mentire a Riley, non se lo meritava, e neanche a Spike. Stava a lei capire cosa provava.







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