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di HachiXHikaru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 1 ***


Konoha faceva parte di una delle provincie di Tokyo. Non vantava un grande popolazione e tutti coloro che abitavano lì si conoscevano, anche se non era un bene per alcuni, anche perchè ognuno sapeva i fatti degli altri. La maggior parte delle storie era comunque conosciuta in maniera superficiale da molte casalinghe pettegole che non avevano altro da fare nella vita e che discutevano delle sfortune altrui con tanta leggerezza da sembrare crudeli. Inoltre creavano profili che molto spesso non coincidevano con la realtà, ma solo con voci neanche troppo precise. o addirittura infondate, ma a loro importava poco; il problema è che tutto si riversava sui bambini del quartiere e soprattutto con quelli che facevano parte di famiglie sulle quali c'era, probabilmente, anche troppo da dire.
Naruto Uzumaki non aveva neanche un anno quando i suoi genitori, Minato e Kushina, morirono in un incidente stradale; da quel giorno il bambino fu cresciuto da un amico dei due defunti, Jiraiya, che non faceva neanche parte della cerchia familiare, inoltre circolavano voci che fosse un pervertito che scriveva libri inappropriati. Questo fu uno dei tanti motivi per cui Naruto fu escluso dagli altri bambini che erano, inizialmente, costretti dalle madri; in seguito, a causa dei discorsi che sentivano dagli adulti, cominciarono a disprezzarlo e a isolarlo per loro volontà giudicandolo troppo diverso da loro. Il bambino dai corti capelli biondi quando aveva più o meno sei anni fu insultato senza alcun motivo da un gruppo di coetanei; e dire che lui stava buono in disparte sull'altalena del giardinetto a fissarli in silenzio. Non faceva nulla di male, li guardava e basta, eppure questi si avvicinarono guardandolo in malo modo e ordinandogli di andarsene da lì. Quando il biondino chiese confuso il motivo quelli risposero che non volevano giocare in un posto dove ci fosse anche lui, lo sopportavano anche troppo a scuola e desideravano non averlo più tra i piedi mentre loro giocavano. Naruto rimase muto a fissarli e non ubbidì a quell'assurda richiesta rimanendo seduto sull'altalena; quelli persero la pazienza e, prendendolo per la maglietta, lo gettarono a terra sbucciandogli il ginocchio e il gomito sinistro e facendolo sporcare di polvere. Ripeterono l'ordine, questa volta usando un tono di voce più alto e lui li guardò con i suoi bellissimi occhi azzurri; rimase in terra e rispose loro che non se ne sarebbe andato, se non lo sopportavano così tanto potevano andarsene loro. A quel punto il più grande del gruppetto, colui che doveva essere il capetto di turno, gli sputò in faccia cominciando a urlargli contro che uno come lui non doveva neanche nascere, che era solo uno sbaglio e che i suoi genitori meritavano di morire. Naruto sgranò gli occhi.
Nessuno gli aveva mai raccontato la storia dei suoi genitori. Jiraiya era l'unico incaricato di farlo, un giorno, quando fosse maturato di più, quando fosse cresciuto a sufficienza per comprendere meglio la situazione, ma ancora non aveva trovato il momento opportuno, inoltre il bambino gli aveva chiesto raramente dei suoi genitori e Jiraiya aveva risposto alle piccole domande del biondo. Gli aveva donato una foto di Minato e Kushina quando lei era incinta di Naruto e lui l'aveva tenuta gelosamente vicino al comodino del letto; ogni sera, prima di addormentarsi, fissava i volti dei due genitori e delle volte Jiraiya l'aveva udito parlargli.
Oltre a questo, però, Naruto non aveva nient'altro. Non sapeva praticamente niente di loro, non li aveva mai conosciuti; tutte le domande che voleva porre loro le poneva alla foto che gli era stata data, ma non poteva ottenere alcuna risposta. Comunque Jiraiya gli aveva sempre assicurato che i suoi genitori erano state persone eccezionali che avrebbero fatto di tutto per la felicità del proprio figlio, gli aveva detto di essere orgoglioso di loro, ma non gli aveva mai raccontato cosa successe veramente. Naruto sapeva solo che erano morti e che, per questo motivo, lui non avrebbe mai potuto conoscerli o abbracciarli; questo gli causava un'enorme vuoto dentro il petto, questo era anche la causa della sua solitudine.
Quando quel bambino cominciò a dirgli cattiverie su di lui, ma soprattutto su Minato e Kushina, non si trattenne più e, a causa della rabbia, si alzò in piedi mollandogli un pugno sul naso; tutto il gruppetto indietreggiò e qualcuno scoppiò perfino a piangere. Il ferito si mise una mano sul naso, che cominciava a sanguinare, e trattenne a stento le lacrime; Naruto li fissava infuriato. Nessuno aveva il permesso di insultare i suoi genitori, non li conoscevano e non avevano il diritto di dire nulla; il capetto cominciò a controbattere con la voce che cambiava a causa del pianto trattenuto a forza. Rispose al biondo che sua madre li aveva conosciuti e sapeva perfettamente che erano dei poco di buono: Kushina era la figlia di un importante imprenditore e dopo la morte del padre doveva succedergli come legittima erede, avevano persino trovato un fidanzato adatto a lei e non c'era assolutamente nulla che non potesse andare storto. Fu Minato, figlio di mafiosi, che sedusse con l'inganno la donna convincendola a lasciare tutto quello che aveva: l'eredità, il suo fidanzato e l'impresa di famiglia; quei due disgraziati ebbero perfino un figlio al di fuori del matrimonio ed è per questo motivo che vennero puniti.
Le madri dei bambini - probabilmente qualcuno di loro era corso a fare la spia - raggiunsero i loro piccolini intente a riportarli a casa; sapevano che prima o poi il figlio di quel Minato avrebbe combinato qualcosa. Tale padre tale figlio, no? Il piccolo Uzumaki era rimasto immobile al suono di quelle parole, non voleva credere che fosse quella la storia dei suoi genitori, non poteva credere che lo fosse, ma possibile che si sbagliasse del tutto? Le donne guardavano Naruto con disprezzo negli occhi e, tenendo per mano i loro bambini, gli ordinavano a voce non tanto bassa di non avere più niente a che fare con quello là, non dovevano nemmeno rivolgergli la parola; qualcuna commentò tristemente che non dovevano prendersela con lui, era solo un bambino, ma si sa, le colpe dei padri ricadono sui figli e ormai il destino di Naruto era segnato: sarebbe stato per sempre un emarginato.

Tornò a casa tenendo lo sguardo basso e le mani nelle tasche, passava vicino alle case e alle persone sentendo cosa quelli dicessero sul suo conto; probabilmente era sempre successo, ma il biondo se ne rendeva conto solo in quel momento. Fece finta di niente e non si curò di far notare che stava sentendo benissimo di cosa confabulassero, ma forse era proprio quello il loro obiettivo: lo disprezzavano, ormai lo aveva capito. Camminava solo verso casa e la cosa non gli aveva dato più fastidio che in quel momento, ora sapeva perchè tutti lo evitassero e la cosa faceva tremendamente male. Jiraiya gli aveva sempre detto che se i bambini non giocavano con lui era perchè non capivano assolutamente nulla - non capivano il suo valore - e per questo lui doveva fare il superiore ignorandoli e non doveva curarsi di quello che potevano dire. Aveva sempre dato retta al vecchio, ma il dolore che aveva dentro persisteva anche se non era mai esploso come quel giorno. Gli altri lo disprezzavano per un motivo ben preciso che non poteva essere nato da una stupida fantasia e lui questo non lo aveva mai saputo, non aveva mai saputo la verità su se stesso e fu quello a fargli più male. Jiraiya non gli aveva raccontato niente, ma quel giorno doveva farlo, glielo avrebbe imposto lui, Naruto Uzumaki, e sarebbe stato meglio per lui non rifiutare. Dopo aver aperto la porta di casa l'uomo gli andò incontro chiedendogli cosa fosse successo; così la notizia era già arrivata, tipico.
Successivamente Jiraiya gli domandò come mai avesse picchiato quella specie di bulletto e il biondo lo fissò con i suoi occhi azzurri; erano lucidi a causa delle lacrime che volevano rigargli il volto e che presto avrebbero raggiunto il loro scopo. Naruto, però, non rispose alla domanda che gli era stata posta e continuò a fissare l'uomo davanti a sè.
-I miei genitori meritavano davvero di morire?-
Jiraiya rimase spiazzato dalla domanda e guardò confuso il biondo che attendeva pazientemente una risposta; l'uomo si abbassò al livello del bambino rispondendo che Minato e Kushina non meritavano di morire. Poi gli domandò come mai avesse formulato un pensiero tanto stupido e Naruto gli raccontò di quello che era successo con quei bambini; Jiraiya si ammutolì. Non voleva certo che scoprisse la storia in questo modo, soprattutto raccontata da chi non ne sapeva praticamente nulla. Fece sedere il bambino sul divano e cominciò a raccontargli tutto dal principio senza tralasciare nulla.

Era vero, Kushina era la figlia di imprenditore di non tanto basso livello ed era promessa in sposa a un ragazzo che avrebbe dovuto aiutarla a gestire l'impresa di famiglia, ma lei non provava quasi nulla per lui se non affetto; però non lo amava e inoltre non voleva occuparsi dell'impresa del padre una volta che lui fosse venuto a mancare. Un giorno incrociò lo sguardo di Minato e fu amore a prima vista, lui però era l'ultimo figlio di un ex-mafioso e questo gli creava non pochi problemi anche se lui era totalmente contrario a ciò che suo padre aveva fatto; a Kushina però importò poco del ceto sociale del ragazzo e lo accettò per quello che era, non per quello che gli altri dicevano fosse. Minato, però, non voleva crearle problemi e cercò in tutti i modi di farla desistere dal voler stare con lui, ma alla fine lei mollò tutto per l'uomo che amava. Le voci corsero e dilagarono in qualcosa di assurdo; la ciliegina sulla torta fu la nascita improvvisa di Naruto. A loro due importava poco che fosse nato o meno all'interno del matrimonio, era il loro bambino e sarebbe sempre rimasto tale. Alla fine, però, ebbero un tragico incidente d'auto e l'unico che riuscì a scamparne fu il bambino; nessuno meritava niente, fu solo una disgrazia.

Quando Jiraiya finì di raccontare sbirciò l'espressione di Naruto; lo aveva evitato per tutto il tempo avendo paura dei suoi occhi azzurri, sperava non scoppiasse a piangere. Rimase in silenzio per un bel po' prima di sorridere e stupire l'uomo, poi si alzò dal divano.
-Hanno resistito anche se tutto era contro di loro-
Commentò alla fine e Jiraiya si limitò ad annuire debolmente; il bambino lo sorpassò dirigendosi nella sua stanza per poi chiudercisi dentro. Prese la fotografia e la fissò continuando debolmente a sorridere: Jiraiya non gli aveva mai mentito riguardo i suoi genitori, anche se non gli aveva mai raccontato la loro storia. Camminò fino all'unica finestra che aveva nella stanza e che dava una visuale perfetta del vicinato circostante; fuori c'erano ancora dei bambini che giocavano sorridenti. Una porta si aprì e una donna chiamò a gran voce il nome della figlia, altre tre la imitarono dalle rispettive case e i bambini le guardarono sorridenti assicurando che le avrebbero raggiunte presto. La bambina salutò gli amici e corse verso la madre che stava alla porta di casa, la donna si mise le mani sui fianchi e la sgridò per qualcosa; quella abbassò la testolina per poi protendere verso la madre un mazzolino di fior raccolto chissà dove. La donna sembrò raddolcirsi e abbracciò e baciò la figlia per poi entrare in casa assieme a lei sorridente. Naruto fissava la scena con una punta di gelosia e strinse la foto che teneva tra le mani. Aveva sempre osservato le altre famiglie felici, i bambini e i loro genitori, e ogni volta non riusciva a non domandarsi come sarebbe stato avere ancora Minato e Kushina al suo fianco, come sarebbe stato conoscerli, vivere con loro. Le lacrime cominciarono a scorrere libere sul viso del bambino che tirò su col naso; si chiedeva sempre come sarebbe stato avere due genitori al proprio fianco e ogni volta che se lo domandava non poteva fare a meno di piangere, anche perchè lui poteva solo immaginare il calore di un abbraccio materno o il sorriso di un padre fiero di lui.

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Capitolo 2
*** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 2 ***


Iruka Umino era uno dei pochi insegnanti delle elementari di Konoha. Si trovava bene coi bambini e il suo lavoro gli piaceva. Non trattava nessuno dei suoi alunni con riguardo, non aveva preferiti e non prestava molta importanza ai pettegolezzi; inoltre non demordeva nemmeno davanti all'alunno più problematico. Continuava a provare e riprovare con lui - o con lei - finchè non aveva raggiunto il risultato sperato e quindi aver compiuto a pieno il proprio lavoro. Ma...
-Naruto, potresti svegliarti?-
Il bambino alzò la testa dal banco e si stropicciò gli occhi, per poi guardare interrogativo l'uomo che stava dietro la cattedra. Alcuni bambini cominciarono a parlare tra loro, commentando il comportamento dell'Uzumaki, e il maestro sospirò. Si era addormentato anche quella volta... Il biondo sbattè le mani sul banco guardando i suoi compagni di classe.
-Io non... Non stavo dormendo!-
L'uomo dai capelli castani lo fissò, come poteva fare a lavorare con un bambino del genere? Era l'ultimo della sua classe e molto spesso tornava in classe mezzo sporco e con il labbro sanguinante, perchè aveva fatto a botte con qualcuno. Iruka non voleva diventare come tutte le casalinghe di Konoha, ma doveva ammettere che non considerava quel Jiraiya un degno tutore del bambino - anzi, non lo considerava degno per nessuno - non era affidabile, a parer suo, e non poteva dare al biondo una degna istruzione come fanno due genitori. A dispetto di tutto, però, Naruto cresceva sano e forte e sembrava volesse davvero bene a Jiraiya, quindi Iruka teneva i suoi dubbi per sé e non cercava di metter bocca nella vita altrui; in fondo non era affar suo. Lui doveva solo renderlo un buon alunno e dargli un'istruzione scolastica adeguata, era questo il suo compito.
-Allora Naruto, ripetimi la tabellina del nove-
Disse poi il maestro posando gli occhi sul suo registro. La tabellina del nove l'avevano ripassata proprio quella mattina e Iruka l'aveva data da studiare il giorno prima ai suoi alunni, quindi Naruto doveva saperla per forza. Il biondo deglutì alzandosi in piedi e si mise a fissare il banco.
-Dunque... Uno per nove... Nove-
E andò avanti a fatica fino al numero cinque, dove sembrò bloccarsi di colpo. Alzò la testa al cielo e cominciò a toccarsi le dita farfugliando qualcosa di incomprensibile; il maestro a questo punto alzò gli occhi sul bambino.
-Non la sai, Naruto?-
Scosse la testa guardandolo.
-No, ora continuo... Solo un... Un momento...-
Iruka sospirò e guardò un altro dei suoi alunni.
-Sasuke, continui tu?-
Il bambino dai corti capelli corvini si alzò in piedi e disse perfettamente e velocemente la tabellina al maestro ricevendo un sorriso dall'uomo e un “Bravo”. Sbuffando lanciò un'occhiata all'Uzumaki e si risedette; il bambino abbassò i suoi occhi azzurri e si fece ricadere sulla sedia amareggiato. Si morse il labbro inferiore dandosi dello stupido, possibile che non riuscisse in niente? E dire che provava e riprovava. Poggiò la fronte al banco. Probabilmente era inutile, non sarebbe mai stato bravo come gli altri. Voltò la testa alla sua sinistra; a un banco di distanza c'era Sasuke Uchiha che guardava scocciato fuori dalla finestra. Strinse i pugni continuando a fissarlo. Era il migliore della classe e lo faceva sempre innervosire, voleva superarlo, ma non ci riusciva mai, Sasuke era sempre un passo avanti a lui. Era fastidioso! Tutti lo lodavano sempre e lo trattavano diversamente da lui, anzi, proprio l'opposto. Il moro era un idolo per tutti, tranne che per il bambino dagli occhi azzurri, che lo trovava a tutti gli effetti qualcuno da superare.
Infatti, anche se Naruto Uzumaki non aveva nessun amico si era trovato un rivale da sconfiggere su tutti i fronti e la sorte aveva voluto che fosse proprio Sasuke Uchiha a ricoprire quel ruolo.
Certo, i due bambini si rivolgevano a malapena la parola ed entrambi non si sopportavano, ma il bambino dagli occhi scuri non aveva mai trattato Naruto in modo diverso dagli altri; gli importava poco delle voci di corridoio, per lui era semplicemente un baka che non riusciva a imparare mezza tabellina del nove e che gli lanciava stupide sfide durante l'ora di ginnastica. Non che tutto quello facesse piacere o irritasse l'Uchiha, lui lo trovava semplicemente indifferente e accettava solo perchè voleva farlo - quando voleva farlo - e non perchè il biondo lo obbligasse. Tutte le volte che, tornando a casa, lo aveva notato da solo sull'altalena non aveva mai pensato di schernirlo o andargli a tendere una mano. Tutto ciò non gli interessava, ma non perchè il biondo fosse un escluso, semplicemente non voleva avere amici, gli sembrava inutile e da stupidi, anche perchè lui doveva concentrarsi per diventare bravo quanto suo fratello maggiore Itachi, se non di più.
Era questo lo scopo di Sasuke Uchiha e nessuno gli avrebbe mai fatto cambiare idea, per questo non gli importava avere nessun amico, per questo non gli importava se quello che dicevano sul suo compagno di classe Uzumaki fosse vero o meno; lui doveva preoccuparsi del suo obiettivo e basta.
La famiglia Uchiha era a capo dell'unica stazione di polizia di tutta Konoha. I genitori del moro, Fugaku e Mikoto, erano due brave persone che tenevano alla pace del villaggio e facevano in modo che tutti i criminali ottenessero quello che meritavano. Mikoto era una madre amorevole che voleva bene ai suoi figli e li trattava allo stesso modo; Fugaku, invece era solito trattare il maggiore dei fratelli Uchiha in modo diverso dal minore, perchè in lui aveva tante aspettative. Per Itachi Uchiha infatti, unico fratello di Sasuke e più grande di questo di cinque anni, il destino era ormai segnato; lui doveva sostituire il padre e prendere il comando della stazione di polizia quando sarebbe stato il momento.
Il ragazzino dai lunghi capelli neri legati in una coda bassa era il più bravo della sua classe, eccelleva in tutto ed era considerato come un talento naturale; per questo Fugaku sembrava prediligerlo a Sasuke che pian piano cresceva all'ombra di suo fratello maggiore, ma a Itachi non interessava essere il preferito dei genitori o succedere al padre in un prossimo futuro. Lui, probabilmente, avrebbe voluto fare altro nella vita, però sapeva di non poter opporsi al volere del capofamiglia. Sasuke, d'altro canto, ammirava molto il fratello maggiore, che era una persona buona, compassionevole, affettuosa e che di tanto in tanto gli insegnava qualcosa in più o l'aiutava coi compiti a casa, ma allo stesso tempo era geloso di Itachi, perchè Fugaku non si accorgeva neanche di lui. Tutto quello che Sasuke faceva era per compiacere il padre, per far sì che si accorgesse che anche lui era bravo quanto il fratello, anzi, che poteva essere migliore, ma la mente del capofamiglia Uchiha era oscurata dai piani che questo aveva per il figlio maggiore, quindi ogni tentativo del piccolo moro si rivelava inutile e la madre era costretta a consolarlo.

Quando la scuola finì Sasuke dovette sbrigare alcune faccende a scuola prima di dirigersi verso casa; non si fermò né a sentire cosa quelle ochette delle sue compagne volessero da lui, né quello che gli stavano chiedendo i compagni. Passò vicino all'unico giardinetto di Konoha a testa bassa; sentiva le voci di bambini che giocavano animatamente e alcune madri che parlavano tra loro. Tirò a dritto senza nemmeno lanciare loro uno sguardo e si ritrovò sulla strada sterrata accanto al fiume. Questo si trovava qualche metro più in basso della strada e sull'erba agli argini non c'era quasi mai nessuno, se non qualche bambino che si divertiva a tirare pietre nell'acqua. L'Uchiha si voltò alla sua destra e scorse il biondo inginocchiato sull'erba che fissava davanti a sé; il moro rallentò il passo continuando a guardarlo di sottecchi chiedendosi a cosa stesse pensando l'Uzumaki. Scorgendo una piccola lacrima che gli stava rigando il volto, sbuffò accelerando il passo e raggiungendo finalmente casa sua. Entrato, fece sapere che era tornato e poi si diresse nella sua stanza per posare i libri scolastici.
-Ehilà Sas'ke, com'è andata la giornata?-
Chiese sorridendo il fratello facendo capolino dalla porta; il moro scrollò le spalle.
-Come sempre-
Itachi lo guardava senza smettere di sorridere, un sorriso caldo e affettuoso; sapeva bene che Sas'ke - come lo chiamava lui - non sarebbe mai andato a giocare coi bambini della sua età e, sfortunatamente, sapeva anche per quale motivo preferiva stare chiuso in casa a studiare. Eppure lui avrebbe voluto fare qualcosa, infatti ogni volta cercava di distogliere il fratellino dai libri facendolo uscire in giardino, ma Sasuke rimaneva solo con lui, quindi il problema non veniva affatto risolto. Sospirò quando, alla sua proposta di andare a giocare al giardinetto, il moro rispose con un segno di diniego.
-Non vorrai dirmi che continuerai a studiare? Sei appena uscito da scuola...-
Sasuke guardò il fratello; lo conosceva bene e aveva capito da un po' di tempo che Itachi cercava in tutti i modi di farlo interagire coi suoi coetanei, però il moretto non ne aveva la minima intenzione. Non c'era solo il desiderio di far capire al padre quanto valesse, ma anche il fatto che non si trovava proprio a suo agio coi compagni di classe, non sopportava il loro modo di fare e molte bambine le reputava noiose. L'unica persona con cui si trovasse bene era il fratello maggiore. Lanciò un'ultima occhiata ai libri prima di andare incontro a Itachi e fissarlo negli occhi.
-No, voglio stare con te-
Quello lo guardò un po' confuso, per poi sorridere e prenderlo in braccio mettendoselo sulle spalle; Sasuke lo adorava.
-Attento a non sbattere la testa-
Disse ridendo e il fratellino rise con lui. I due Uchiha si volevano davvero bene, così come amavano Mikoto e Fugaku, anche se delle volte era fin troppo severo; erano felici stando tutti insieme.

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Capitolo 3
*** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 3 ***


Quella mattina Sasuke Uchiha si svegliò più tardi del solito e fu costretto a sbrigarsi sennò sarebbe entrato dopo il suono della prima campanella e non poteva certo permettersi di arrivare per ultimo in classe. Corse e, fortunatamente, varcò la soglia solo qualche minuto prima dell'inizio delle lezioni; appena entrò in classe le sue compagne gli lanciarono un'occhiata per poi volgere lo sguardo altrove imbarazzate. Il moro, come suo solito, fece finta di niente e si diresse al proprio banco vicino alla finestra; guardò se per caso fosse arrivato il biondo e notò che si stava dirigendo a posto poco dopo di lui. Sasuke sbuffò mentalmente: erano arrivati praticamente insieme. Naruto gli puntò contro i suoi occhi azzurri, per poi fargli una smorfia che il moro ricambiò immediatamente.
-Lascia in pace Sasuke-kun!-
Brontolò una bambina dai corti capelli biondi e l'Uzumaki sbuffò; sempre la stessa storia con quelle. Anche l'Uchiha ne era irritato, ma se ne stette zitto mettendosi a sedere e sperando che il maestro Iruka arrivasse da un momento all'altro. Fortunatamente per il bambino dopo pochi minuti l'uomo entrò nella classe e cominciò la lezione permettendo al moro di voltarsi e guardare fuori dalla finestra con fare annoiato, mentre Naruto si appisolava sul banco.

-Bene bambini, prendete tutti il quaderno di matematica-
La frase fu seguita da risposte d'assenso e dal rumore causato nel cercare il quaderno nei rispettivi zaini; l'Uzumaki deglutì prima di alzare timidamente la mano. Iruka sospirò prima di chiedergli cosa fosse successo.
-Io l'ho... L'ho scordato...-
Il maestro si mise una mano sul volto scoraggiato, mentre i bambini cominciavano con il chiacchierare tra loro commentando la stupidità del biondo; ma in fondo era normale routine. Sasuke lanciò un'occhiata al biondo, per poi continuare la ricerca del suo quaderno; non riusciva a capire dove fosse finito, era sicuro di averlo messo nello zaino, era sempre preciso e poi la mattina ricontrollava sempre di avere tutto. Sussultò. Ops... Quella mattina era dovuto uscire di corsa, perchè si era svegliato tardi. Fissò la cartella e dell'imbarazzo cominciò a percorrergli il corpo, non poteva dire che anche lui come Naruto non aveva il quaderno, sarebbe stato come abbassarsi a lui. Errare è umano, ma lui non poteva farlo, Itachi non aveva mai dimenticato niente e lui si era ripromesso di superarlo.
-Qualcosa non va Sasuke?-
Chiese preoccupato l'uomo e il bambino lo guardò muovendo la bocca, ma senza proferire parola. Non sapeva che fare, probabilmente la cosa migliore sarebbe stata dire la verità; deglutì prima di aprire ancora la bocca, ma questa volta fu bloccato dalla porta della classe che veniva aperta. Si sentì sollevato quando vide il fratello maggiore varcare la soglia e si alzò in piedi pensando che forse lui gli avesse portato il quaderno di matematica. L'Uchiha maggiore disse qualcosa in disparte all'uomo dai capelli castani e questo cambiò immediatamente espressione; Sasuke alzò un sopracciglio non capendo cosa si stessero dicendo, poi Itachi fece incrociare i loro occhi e questo gli fece perdere un battito. Il fratello non aveva la sua solita espressione contenta sul volto, anzi, sembrava che qualcosa l'avesse fatta sparire brutalmente.
-Vieni con me, Sas'ke-
Obbedì prendendo la sua cartella e dirigendosi verso il moro sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti. Itachi lo prese per mano e, dopo aver salutato, se ne andarono; solo quando ebbero chiuso la porta dell'aula Iruka riprese a parlare cercando, in qualche modo, di ignorare le varie domande dei bambini e riprendere normalmente la lezione.

I due fratelli si diressero a casa in silenzio, mano nella mano. Sasuke lanciava brevi occhiate al fratello e questo sembrava fissare un punto indeterminato davanti a sé; i piedi gli si muovevano automaticamente. Per tutto il tragitto Itachi si chiedeva come avrebbe potuto dare la notizia al fratellino, era stato uno shock per lui e non sapeva proprio come riferire tutto a Sasuke mantenendo un po' di lucidità.
-Itachi, cosa è successo?-
Chiese il bambino leggermente spazientito, non sopportava quando gli si nascondeva qualcosa, in fondo non era affatto un poppante e riuscire a capire benissimo anche lui i discorsi degli adulti - come affermava sempre. L'Uchiha maggiore lo guardò per poi aprire la bocca titubante e smettere improvvisamente di camminare; il moretto parve spaventarsi, ma continuò a fissare il fratello aspettando una risposta. Quando Itachi si piegò alla sua altezza per abbracciarlo una strana sensazione gli percorse il corpo, una sensazione tutt'altro che piacevole. Il moro strinse a sé il fratello cominciando a carezzargli delicatamente i capelli, nello stesso momento pregava inutilmente per non piangere e a fatica spiegò al bambino cosa fosse successo.

Tempo prima Fugaku e Mikoto erano riusciti a catturare un criminale di poco conto che si era messo a fare piccoli furti nel vicinato. Non ci volle molto per rintracciarlo e chiuderlo in prigione, la notizia non fece nemmeno tanto scalpore e all'uomo furono dati solamente alcuni mesi di galera; tutto nella norma, insomma. Quello non fu certo il primo dei criminali al mondo che era stato trovato dai due coniugi, quindi non gli si prestò molta attenzione quando venne rilasciato. Nessuno avrebbe mai pensato che, una volta fuori, avrebbe attuato una vendetta a scapito dei due. Per tutto il tempo che aveva passato in prigione non si era dimenticato un solo giorno dei due che gli avevano rovinato la vita facendolo rinchiudere. Assieme ad altri prigionieri aveva organizzato un grande colpo che doveva aver luogo a Konoha e che sarebbe servito da vendetta per i due poliziotti. Tutto era stato pianificato e niente sarebbe dovuto andare storto, ma, proprio mentre stava attuando il piano, uno dei padroni della casa che stava svaligiando tornò a casa senza preavviso trovandolo intento a rapinarlo. Fortunatamente per lui le donne del vicinato avevano già chiamato la polizia avvertendo dei rumori sospetti e questo aveva fatto muovere subito Fugaku e Mikoto. Quando il ladro rivide davanti a sé i volti dei due Uchiha proprio mentre cercava di fuggire da una delle finestre si sentì ribollire di rabbia e un odio incondizionato gli percorse il corpo. Prese dunque il malcapitato padrone di casa come ostaggio e uscì allo scoperto, affermando che lo avrebbe ucciso se qualcuno avesse fatto un passo falso. Inizialmente Mikoto provò a contrattare con lui, ma non riuscì a concludere niente, così Fugaku decise di usare le maniere forti, ma questo non fece che peggiorare le cose. Puntò contro di loro la pistola e urlò qualcosa facendo sbuffare il capofamiglia Uchiha e irritare ancora di più il ladro. Non li sopportava, quelli si credevano tanto migliori di lui e affermavano di volerlo aiutare. Quella del ladro non è una bella strada... Tsk. Come se sapessero qualcosa di lui... Di loro... Senza neanche pensarci premette il grilletto, fissando con odio Fugaku e colpendolo in pieno petto, facendolo cadere a terra; Mikoto impugnò immediatamente la propria pistola urlando contro l'uomo. Ormai non la spingeva più il senso del dovere, il suo essere poliziotta, ma era come vedetta per quello che aveva fatto al marito; le mani della donna tremavano mentre rimproverava e minacciava il ladro. Questo sbuffò, ancora più stizzito.
-Se ci tieni tanto raggiungilo, stronza!-
E sparò il secondo colpo prima che lei potesse fare qualcosa; coloro che erano andati a soccorrere l'Uchiha dovettero preoccuparsi anche di lei. Velocemente il ladro gettò a terra l'ostaggio correndo verso la strada in cerca di una macchina da poter usare per la fuga e intanto qualche poliziotto di basso grado cercava di intimidirlo. Si voltò verso i due a terra, per poi sbuffare e continuare a correre per la sua strada.
I soccorsi furono il più veloci possibili, ma per i due coniugi non ci fu niente da fare. E così, alla tenera età di otto anni Sasuke Uchiha perse entrambi i suoi genitori; lui e suo fratello Itachi, di tredici anni, erano rimasti soli.

Arrivato a casa il moro si precipitò nella sua stanza senza proferire parola mentre il fratello lo fissava allontanarsi. Dopo che gli aveva raccontato tutto era scoppiato a piangere e in silenzio avevano fatto l'ultimo tratto di strada. Vedendo le varie persone che erano accorse a casa Uchiha per dare le loro più sincere condoglianze il piccoletto si era asciugato gli occhi con la mano e a testa bassa era passato tra quei visitatori. In camera sua aveva ripreso a piangere, accovacciato sul letto e col cuscino stretto al petto; non riusciva a descrivere tutta la tristezza che stava provando, mista ad altri sentimenti, e di sicuro non sarebbe riuscito a farla fuoriuscire tutta dal suo corpo. Sarebbe diventata parte di lui da quel momento. Quel giorno non era cominciato nel migliore dei modi, ma non pensava certo che sarebbe finito in quel modo; guardò una foto di famiglia che teneva sulla scrivania. Mamma, papà... Ora, chiamandoli, non avrebbe ottenuto nessuna risposta e nessun sorriso dolce... Non avrebbe ottenuto niente di niente se non ulteriore dolore. Perchè doveva succedere? Perchè a loro? Fece sprofondare il proprio volto nel materasso del letto e continuò a piangere e disperarsi. E, mentre a Sasuke era permesso di esprimere tutto il proprio dolore per la perdita dei suoi genitori, Itachi dovette adempiere al compito di intrattenere i suoi ospiti, annuendo alle loro affermazioni e rispondendo cordialmente, senza riuscire a sorridere neanche una volta alle frasi di conforto che qualcuno cercava di dargli.

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Capitolo 4
*** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 4 ***


Il biondo correva diretto a scuola, aveva fatto tardi anche quella mattina e ora doveva pagarne le conseguenze. Cercò di fare il più presto possibile, ma arrivò quando il maestro Iruka aveva già iniziato l'appello; spalancò la porta senza troppi problemi e urlò un “Scusate, eccomi qui!”. Ma, quella mattina, l'attenzione dei suoi compagni non si volse completamente verso di lui; alzò un sopracciglio confuso notando che la maggior parte delle bambine guardava l'Uchiha. Curioso, puntò i suoi occhi azzurri contro il bambino moro che stava fissando il suo quaderno, ignorando cosa stesse succedendo intorno a lui. Iruka fece andare Naruto al proprio posto sgridandolo come suo solito, ma il bambino non si curò di lui, intento a fissare il moro. Non riusciva a capire cosa ci fosse di diverso in lui e perchè tutti sembravano guardarlo con aria... Compassionevole... Ad un certo punto Sasuke si voltò, facendo incrociare i suoi occhi neri con quelli dell'Uzumaki che si preparò a un eventuale occhiataccia del compagno di banco, ma questo si limitò a sbuffare.
-Smettila di fissarmi, sei fastidioso-
Naruto lo guardò male e cominciò a controbattere, ma l'uomo dai capelli castani lo ammonì ordinandogli di sedersi e quello obbedì. Parte della lezione il biondo la impiegò a farsi domande sull'Uchiha, non capiva cosa stesse succedendo e perchè tutti si comportassero in modo tanto strano e diverso dal solito, e l'altra parte la passò a sonnecchiare sul banco.
Sasuke, invece, non riusciva a smettere di pensare ai suoi genitori, a suo fratello e a quello che era avvenuto il giorno prima. La mattina il bambino aveva aperto gli occhi sperando che ciò che gli aveva raccontato Itachi facesse solo parte di un incubo, ma, arrivato in cucina, invece di trovare la madre che gli sorrideva dandogli il buongiorno, trovò il fratello maggiore che preparava la colazione con una faccia tutt'altro che felice e sorridente. Si strinse nelle spalle cercando di pensare ad altro, non credeva affatto di riuscire a seguire la lezione di Iruka, ma tanto aveva notato che quel giorno era diventato come una sorta di specie protetta e tutti lo trattavano gentilmente; le bambine, in particolar modo, erano ancora più fastidiose del solito. Al piccolo Uchiha non piaceva affatto essere trattato con riguardo solo perchè era stato vittima di una tragedia familiare, anzi, lo trovava irritante. Lui desiderava solo che tutto tornasse alla normalità anche se non sarebbe mai potuto succedere. Certo, dopo un po' tutti avrebbero dimenticato la tragedia, o almeno avrebbero smesso di trattarlo così bene, ma i suoi genitori non sarebbero mai più tornati indietro. Si morse il labbro trattenendo le lacrime. Mai più...

Durante l'ora di ginnastica Sasuke se ne stette da solo in disparte - non che le altre volte partecipasse attivamente alla lezione - seduto per terra in un angolino con la schiena poggiata al muro della palestra e le ginocchia strette al petto. Non gli importava di giocare a calcio o pallavolo coi suoi compagni e nessuno sembrava prestargli attenzione, anche perchè il maestro aveva detto loro di lasciarlo un po' stare. Naruto sbuffò nel guardarlo e gli andò incontro senza badare a ciò che gli era stato detto. Si fermò appena arrivò davanti a Sasuke; questo alzò la testa per poi fissare scocciato il biondo.
-Scommetto che io riesco a rimanere più tempo in piedi con una gamba sola-
L'Uchiha di risposta sbuffò; non aveva voglia di affrontare le stupide sfide che il compagno di classe gli proponeva praticamente ogni giorno. Sasuke disse in modo poco cortese che voleva essere lasciato in pace, ma l'Uzumaki non demordeva; intanto un gruppetto di loro compagni si era avvicinato per prendere le parti del moro e quindi scacciare Naruto. Quello li guardò stringendo i pugni. Ma perchè facevano tutti così? Lo odiavano a tal punto? Fissò Sasuke negli occhi neri. Possibile che ora anche lui si rifiutasse di dargli retta? Non che lo considerasse diverso dagli altri, però... Si morse il labbro inferiore.
-E andiamo Sasuke! Non dirmi che hai paura!-
L'Uchiha si alzò irritato e il biondo sorrise tra sé sperando che si fosse deciso ad accettare quella specie di sfida, ma il bambino che sembrava andargli incontro lo sorpassò a testa bassa e senza proferire parola. Intanto un coretto di voci sgridava il biondo per aver infastidito il povero Sasuke-kun. Ma che diavolo aveva di tanto speciale quello?
-Naruto è proprio idiota... Dar fastidio a Sasuke-kun anche oggi...-
Commentò una bambina e un gruppetto di teste annuì.
-Che insensibile... Non capisce proprio niente!-
Il bambino lanciava loro delle occhiate confuso, non riuscendo a capire di cosa stessero parlando.
-Ma perchè? Che è successo?-
Tutti lo fissarono tenendo un sopracciglio alzato e chiedendosi se quello là avesse tutte le rotelle a posto; il biondo ripetè la domanda e i bambini si guardarono tra loro per poi guardare l'Uchiha, ma non gli risposero mormorando soltanto qualcosa di poco comprensibile. A quel punto Naruto si girò completamente verso Sasuke.
-Che diavolo ti è successo di così grave?-
Chiese con fare seccato a causa delle reazioni dei suoi compagni di classe e questo fece bloccare il moro che cominciò a tremare stringendo i pugni. Non riusciva più a sopportare le stupide chiacchiere dei suoi compagni e non sopportava più quel fastidioso biondino. Possibile che fosse così stupido? Lo irritava tremendamente e voleva solo ignorarlo, ma quando si rivolse a lui con quel tono... Seccato... lo fece infuriare ancora di più. Si voltò un poco verso l'Uzumaki e questo sobbalzò nel notare le lacrime che rigavano il volto del moro.
-I miei genitori sono morti! Ecco che è successo! Sei contento adesso? E ora vedi di lasciarmi in pace una buona volta!-
E corse via, in bagno, facendo calare il silenzio tra i bambini. Naruto era rimasto di sasso, gli occhi azzurri erano spalancati e non poteva credere a quello che aveva detto Sasuke; strinse i pugni dandosi dello stupido e una bambina ruppe il silenzio insultandolo perchè aveva fatto piangere Sasuke-kun, ma lui la ignorò iniziando a correre dietro al bambino. Non voleva ferire in alcun modo il moro, cercava semplicemente di capire... Quando lo raggiunse lo trovò davanti a uno degli specchi del bagno, con le mani poggiate al lavandino e la testa bassa; stava continuando a piangere. Naruto deglutì prima di chiamare il nome del bambino che sussultò voltandosi a guardarlo in malo modo.
-Ti ho detto di lasciarmi in pace! Cos'è, ora non capisci nemmeno il giapponese?-
Il biondo rimase in silenzio senza rispondere all'occhiataccia e alle parole dell'Uchiha; continuava a fissarlo serio e Sasuke perse un battito notando nel suo sguardo gli stessi occhi di Itachi il giorno che era successa la tragedia.
-Mi spiace Sasuke...-
Strinse il lavandino tra le mani rimettendosi a fissare in basso; questa frase l'aveva sentita così tante volte che ormai gli dava il voltastomaco.
-Vattene...-
Disse con voce strozzata, ma Naruto non si mosse. Che persona fastidiosa...
Posso capire cosa stai provando...-
La bocca si mosse a formare una sottospecie di sorriso; certo, come no... Se davvero avesse compreso il suo dolore l'avrebbe lasciato stare invece di andare a compatirlo come tutti; odiava quelle attenzioni, le trovava disgustose...
-Sai... Anche io ho non ho più i miei genitori, quindi...-
Continuò il biondino prendendosi i bordi della maglietta e fissandosi i piedi. Non aveva mai parlato a nessuno di come si sentisse, il piccolo Uchiha era l'unico che riusciva a farlo aprire completamente.
-E piantala!-
Sbraitò il moro voltandosi completamente verso di lui e guardandolo con le lacrime agli occhi; ormai aveva smesso di piangere, ma niente assicurava che sarebbe durato per molto con le gote asciutte. Naruto lo guardò negli occhi senza capire.
-Che ne sai tu di me, tu che sei sempre stato solo?-
Quelle parole trafissero il cuoricino del bambino come mille pugnalate e strinse ancora di più la maglietta tra le mani; perchè doveva dirgli quelle cose? Lui voleva solo provare a confortarlo, voleva farlo soprattutto perchè nessuno gli era mai stato vicino in passato e comprendeva cosa stesse provando ora Sasuke. Sperava che il moro apprezzasse il gesto che lui aveva sempre sognato di ricevere da parte di un... Amico... Mosse la bocca per dare una qualche risposta, ma l'Uchiha riprese a parlare.
-
Tu che non hai mai avuto una famiglia non puoi capire cosa significhi perdere dei legami per sempre-
Abbassò la testa trattenendosi dal ricominciare a piangere mentre il biondo continuava a fissarlo in silenzio.
-Non sai cosa si provi ad alzarsi e a non trovare più qualcuno accanto a te...-
Disse singhiozzando come in una sorta di confessione dei propri sentimenti, dopodichè calò il silenzio. Quando l'Uchiha si portò il braccio sinistro sugli occhi per scacciare le lacrime che non la smettevano di rigargli il volto il biondo spezzò quell'imbarazzante e opprimente silenzio.
-Almeno hai ancora tuo fratello, no?-
Sasuke perse un battito facendo ricadere il braccio e fissando a occhi spalancati e leggermente confuso; cosa c'entrava adesso Itachi in tutto questo? Naruto abbozzò una specie di sorriso.
-Non sei solo Sasuke, hai sempre tuo fratello assieme a te... Potete sostenervi a vicenda e starvi vicino...-
Queste 
parole lasciarono completamente spiazzato il piccolo Uchiha. Da quando aveva saputo della morte dei suoi genitori aveva pensato solamente a se stesso e al dolore che stava provando senza preoccuparsi di Itachi, il suo fratellone. In fondo adesso era stato caricato di molte responsabilità che un ragazzo della sua età non avrebbe dovuto avere, era solo al secondo anno delle medie... Strinse i pugni. Si era concentrato solo su quello che stava provando lui e sul fatto che tutti lo trattassero fin troppo gentilmente facendolo sentire maledettamente vulnerabile e debole, ma non aveva pensato a cosa stesse provando suo fratello maggiore. Gli ritornò alla mente l'espressione del moro che parlava con Iruka prima di farlo uscire da scuola e la sua immagine quella mattina quando preparava la colazione per entrambi. Sasuke mosse le labbra come per dire qualcosa al compagno, ma venne interrotto dal maestro dai capelli castani che era entrato nel bagno chiedendo preoccupato cosa stesse succedendo. Alcuni bambini erano andati a parlare con lui, riferendogli del litigio tra i due e avevano chiesto che intervenisse, perchè avevano paura che l'Uzumaki peggiorasse la situazione - cosa potesse mai fare poi... Il biondo cominciò a farfugliare qualcosa e il maestro sospirò guardando Sasuke e ordinando dolcemente ai due di tornare in palestra, non importava partecipassero alla lezione, ma almeno voleva tenerli d'occhio. I due obbedirono e seguirono l'uomo tenendo la testa basse; rare volte il biondo muoveva gli occhi azzurri come per vedere l'espressione dell'Uchiha che rimase in silenzio fino alla fine delle lezioni.

Quel giorno toccava a Sasuke fare le pulizie - aiutato ovviamente da altri bambini - e anche in quel frangente non aprì bocca. Si limitava ad annuire e raramente rispondeva a monosillabi; tutti lo guardavano preoccupati e cercavano di non stargli troppo attorno, nessuno si curò di domandargli cosa avesse non volendo scatenare la sua ira. Il bambino, intanto, ripensava alle parole che gli aveva rivolto l'Uzumaki interpretandole a suo piacimento. In fondo - gli doleva ammetterlo - Naruto aveva ragione: con lui c'era ancora Itachi ed era sicuro che lui non l'avrebbe mai abbandonato. Dal giorno precedente non si erano più rivolti la parola, anzi, Sasuke non aveva più parlato con il fratello, che quella mattina aveva provato a conversare con lui inutilmente. Il moretto strinse il manico della scopa; si sentiva uno stupido egoista.
Appena finì di fare il suo lavoro si diresse immediatamente a casa. Certo, odiava quel posto praticamente vuoto... Vuoto perchè non c'erano più i suoi genitori ad aspettarlo, però c'era Itachi e lui si era accorto di questo solo grazie alle parole del biondo. Si bloccò notando Naruto seduto al solito posto vicino al fiume e rimase a fissarlo; doveva per caso dirgli qualcosa? Ringraziarlo? Aprì la bocca per parlare, ma poi si fermò scuotendo la testa. Che scemenza! Lanciò un'ultima occhiata al bambino e riprese a camminare verso casa senza accorgersi che il biondo si era voltato proprio mentre lui gli aveva dato le spalle.
Arrivato a casa il moro entrò facendo sapere che era tornato, poi rimase in silenzio cercando di sentire una qualche risposta che, però, non arrivò. Posò i libri in camera per poi andare a cercare il fratello che trovò seduto sul corridoio esterno a fissare il giardino; titubante si avvicinò a lui chiamandolo per nome.
-Ah, ciao Sas'ke... Scusa, ma non ti ho sentito arrivare-
Disse con una specie di sorriso il ragazzino che si era voltato un poco per guardare in faccia il moretto; Sasuke socchiuse gli occhi nel constatare che aveva finito di piangere da poco. In silenzio gli andò accanto per poi mettersi a sedere alla sua sinistra mentre Itachi lo guardava un po' confuso non capendo le sue intenzioni. Il moretto lanciò un'occhiata al fratello prima di stringere la sua mano.
-Io per te ci sarò sempre... Itachi...-
Mormorò imbarazzato delle sue stesse parole e senza avere il coraggio di fissarlo negli occhi; il maggiore degli Uchiha abbozzò un sorriso quando il fratellino si poggiò alla sua spalla con la testa.
E in questo modo, senza che uno dei due aggiungesse altro, cominciarono a piangere silenziosamente.

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Capitolo 5
*** Parte Prima-You're not alone-Capitolo 5 ***


Erano passati diversi mesi dalla tragedia che aveva colpito i due giovani Uchiha e un loro zio solo e senza figli - di nome Madara Uchiha - divenne loro tutore piazzandosi stabilmente a casa loro. L'uomo era fratello del defunto Fugaku, teneva i lunghi capelli neri sciolti e aveva gli occhi neri; era simile a tutti gli altri Uchiha, ma in quella famiglia si somigliavano praticamente tutti. Madara non poteva essere descritto come un uomo estremamente socievole e solare, ma svolgeva bene il suo lavoro ed era il migliore nel suo campo. Diversamente dal fratello non lavorava nella polizia avendo intrapreso una strada che lo aveva fatto ormai diventare un capo d'azienda affermato. Non aveva avuto più avuto occasione di rincontrare Fugaku e men che meno di conoscere i suoi due nipotini che avevano sentito parlare di lui rare volte nei discorsi del padre. Anche per questo motivo l'incontro tra i tre Uchiha fu non poco imbarazzante e, se non fosse stato per il carattere socievole di Itachi, non si sarebbero neanche scambiati parola in seguito alle presentazioni formali. Sostanzialmente, però, non ci fu un vero e proprio cambiamento nelle vite di ognuno dopo l'arrivo di Madara, anche perchè il tutore dei due Uchiha non stava che raramente a casa coi nipoti impegnato ad occuparsi della propria azienda ed anche della stazione di polizia di Fugaku.
Dal punto di vista legale non fece mancare nulla a Sasuke e suo fratello, eppure per il resto era come se i due fossero sempre rimasti da soli e la cosa, al piccolo Uchiha, andava più che a genio, anzi, per lui era come se non ci fosse e tutte le cose importanti le comunicava a Itachi, quindi quando ricevette l'avviso della gita per la fine del terzo anno delle elementari lo disse a lui. Era una banale escursione nel boschetto vicino la scuola e avrebbero speso l'intera giornata scolastica a fare chissà cosa con i vegetali che crescevano in quel luogo, eppure Iruka aveva ordinato di far firmare il permesso ai genitori.
-Domani Sas'ke parteciperà alla gita di fine anno-
Madara alzò i suoi occhi neri dal piatto per lanciare una breve occhiata al ragazzo alla sua sinistra e in seguito fissare negli occhi il bambino che gli stava davanti; Sasuke, intanto, continuava a mangiare in silenzio senza alzare la testa. Itachi passava lo sguardo da uno all'altro continuando a sorridere, o almeno a provarci, ogni volta creare una conversazione con quei due era un'impresa.
-Hai bisogno di qualcosa, Sasuke?-
Chiese l'uomo volendo essere utile in qualche modo, ma questo alzò le spalle. In fondo il bento glielo preparava sempre il fratello maggiore e non aveva bisogno di denaro, quindi l'uomo era praticamente inutile. Dopo altri minuti di silenzio il moro guardò Itachi.
-Come va la scuola, hai sempre ottimi voti?-
L'Uchiha annuì mentre il fratellino alzava un poco gli occhi per guardarli; strinse le bacchette. Sempre la solita storia, tutti si interessavano a Itachi e nessuno badava a lui; sbuffò in silenzio per riprendere poi a mangiare mentre i due continuavano quella noiosa conversazione.
Anche se Fugaku e suo fratello non si erano visti per molto - troppo - tempo, avevano parlato del giovane e promettente Uchiha nelle loro rare conversazioni telefoniche e adesso Madara voleva concludere ciò che il fratello non era riuscito a fare, far succedere alla stazione di polizia Itachi quando sarebbe stato pronto. Per Madara era come un dovere verso Fugaku, come qualcosa da fare per la gioia del defunto fratello, e poi non potevano certo lasciare la polizia in mano a sconosciuti! Gli Uchiha non erano quel genere di famiglia e la vera vittima di tutto questo era il povero Itachi...

Iruka Umino sorrise alla sua classe che era tutta un fermento a causa della gita che lui aveva proposto quasi all'improvviso; certo, non era niente di chè, ma sperava che i bambini si divertissero comunque. Dopo essersi assicurato che ci fossero tutti cominciò a dare le regole, facendo anche sapere che i bambini avrebbero dovuto disegnare tutto ciò che trovavano interessante, che fosse un albero, un fiore o una foglia aveva poca importanza. In seguito uscirono dalla classe e Iruka ordinò loro di fare una fila ordinata, ognuno doveva trovarsi un compagno ed entrambi avrebbero dovuto tenersi d'occhio per tutta la giornata.
-Sasuke-kun sta con me!-
Una bambina sbuffò.
-E perchè? Voglio che stia con me!-
L'uomo dai capelli castani sospirò; fortunatamente aveva previsto ogni cosa e si era preparato un foglietto con abbinando ogni bambino. Si schiarì la voce richiamando la classe all'ordine e sbirciando i due più problematici della classe: stavano entrambi in disparte, uno scocciato e l'altro con la testa bassa. Il maestro cominciò a formare le coppie senza badare alle lamentele delle varie bambine.
-Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki-
Trasalirono entrambi guardandosi negli occhi, per poi sbuffare e discostare lo sguardo; infine furono costretti a mettersi in coda uno accanto all'altro e seguire il resto della fila. Non si parlarono, né presero per mano, ma non potevano fare a meno di lanciarsi, qualche volta, delle brevi occhiate e, quando capitava di far incrociare i loro occhi, sbuffavano provando a guardare altrove.

-E non starmi così attaccato-
Brontolò il moretto; erano seduti sul prato intenti a disegnare quello che vedevano e l'Uchiha stava poggiato al tronco di un albero. Il biondo sbuffò.
-Il maestro Iruka ha detto che non dobbiamo perderci di vista-
Si giustificò Naruto lanciando un'occhiataccia al compagno per poi tornare al proprio disegno.
-Sai quanto me ne frega! Trovati un altro posto, non voglio nessuno intorno-
L'Uzumaki sospirò, ma non si mosse, sperando che il moro la finisse e tornasse in silenzio. Quel giorno era stranamente loquace, ma forse era dovuto dal fatto che lo avevano messo in coppia con lui; non che Sasuke avesse qualcosa contro Naruto, semplicemente non lo sopportava e la cosa era reciproca. Il moro lanciò un'altra occhiataccia al bambino seduto accanto a lui, poi tornò a disegnare alcuni fiori lì vicino; non lo capiva, non lo capiva proprio! Era l'unico - l'Uzumaki - che per tutti quei mesi non lo aveva trattato in modo diverso dal solito, come se nulla fosse accaduto, come se loro due non avessero mai avuto quella piccola discussione nel bagno. Gli altri bambini della sua classe, invece, avevano variato il loro modo di comportarsi con i giorni che passavano; sbuffò. Davvero, non riusciva a comprendere cosa gli passasse per la testa, però... Lo guardò. Doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto la cosa.
Quando Iruka decise di fare una piccola pausa per il pranzo i bambini esultarono entusiasti e ognuno prese il proprio bento preparato dalla madre con tanto affetto. Naruto prese il proprio dalla borsa e sospirò; Jiraiya non era esattamente un bravo cuoco e non era neanche capace di fargli un bento decente. O ci metteva troppa roba o ce ne metteva troppo poca e quel giorno il suo pranzo era quasi inesistente. Guardò per un momento Sasuke che si accingeva a mangiare ciò che Itachi gli aveva accuratamente preparato e per poco un rivolo di bava non gli uscì dalla bocca. Avrebbe potuto chiedere al moro se poteva dargli qualcosina... Scosse la testa quasi subito e cominciò a mangiare finendo tutto praticamente subito mettendosi poi a fissare la scatola vuota. Aveva ancora fame. Lanciò un'occhiata al moro che doveva ancora finire; sembrava tutto così delizioso...
-Che fai?-
Chiese l'Uchiha notando lo sguardo affamato del biondo, quello sussultò come risvegliatosi e scosse la testa balbettando qualcosa, in seguito si voltò imbarazzato e Sasuke alzò le spalle riprendendo a mangiare. Solo quando sentì brontolare lo stomaco del compagno si rimise a guardarlo alzando un sopracciglio e notando il bento ormai vuoto. Con le bacchette in bocca passò lo sguardo dal suo pranzo al bambino vicino a lui, per poi sbuffare e allungare il braccio sinistro verso l'Uzumaki; quello lo guardò confuso dal gesto mentre il moro teneva lo sguardo rivolto altrove.
-A me non va più...-
Naruto sorrise prendendo il pranzo dell'Uchiha e ringraziandolo; lo finì in pochissimo tempo sotto lo sguardo stupito del coetaneo.
In seguito Iruka fece sapere alla classe che avrebbero fatto una piccola passeggiata per ammirare il resto del boschetto; la maggior parte dei bambini obbedì senza tanto entusiasmo. Mentre stavano in fila una bambina dai capelli biondi si avvicinò furtiva a Sasuke-kun cominciando a parlare con lui che non si sprecava neanche a risponderle limitando a sbuffare scocciato.
-Neh, Sasuke-kun, sei infastidito da questo qui non è vero?-
Chiese lei guardando male Naruto che rispose all'occhiataccia.
-Sei tu quella che rompe le scatole!-
Affermò il biondino; l'Uchiha si trovava tra due fuochi.
-Vattene Uzumaki! È sempre colpa tua se Sasuke-kun è di malumore-
Il bambino si trattenne dal ridere; questa sì che era bella.
-Ti comporti così perchè nessuno ti ha educato... Tu non hai avuto dei genitori che ti educassero!-
Lo attaccò la bambina facendolo zittire; a quel punto il moro perse la pazienza.
-Piantala! Sei tu quella che non ha avuto un'educazione decente! E ora vedi di andartene, tornatene al tuo posto!-
Naruto guardò esterrefatto il compagno, mentre quella sbatteva confusa le palpebre. Il biondo non poteva crederci che l'Uchiha lo avesse... Difeso. Sorrise malignamente alla compagna di classe che non accennava a lasciarli in pace.
-Se non te ne vai potrei farti qualcosa di orribile!-
Quella rabbrividì. Non che avesse mai subito percosse dal bambino, ma aveva paura comunque; quello era tutt'altro che normale a detta di sua madre. Si allontanò, non prima di aver salutato il moro, e i due tirarono un sospiro di sollievo per poi guardarsi negli occhi e, stranamente, ridere.
Il resto della giornata proseguì senza intoppi e, nel tardo pomeriggio, i vari genitori e familiari andarono a riprendere i rispettivi bambini e fratellini; per Sasuke venne Itachi, mentre Naruto dovette tornare da solo, come al solito, e si diresse verso il fiume, gli piaceva stare lì a fissare il tramonto.
Rimase seduto lì un po' di tempo, almeno finchè non fosse sicuro che Jiraiya stava tornando a casa, a quel punto si alzò, sempre fissando l'acqua. Quel giorno l'Uchiha era stato davvero strano, si era comportato... Gentilmente... Scrollò le spalle voltandosi un poco e a quel punto incrociò gli occhi neri di Sasuke che stava più in alto, sulla strada, mano nella mano con il fratello maggiore che teneva una busta della spesa. Si fissarono per un poco, finchè Naruto non gli fece la linguaccia vedendolo sbuffare e tornare a guardare la strada; sorrise mentre si incamminava verso casa e non vide che il moro sorrideva assieme a lui.

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Capitolo 6
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 6 ***


Naruto Uzumaki si stava preparando per il primo giorno della quinta elementare; sospirò prendendo la cartella e uscendo di casa. Alzò gli occhi azzurri al cielo avvolto da una strana inquietudine; quel giorno aveva qualcosa che non quadrava a suo pensare. Prima di tutto si era svegliato in orario e non doveva fare le corse per raggiungere la classe. Mh... E poi, non sapeva per quale motivo, ma aveva una strana sensazione, come se qualcosa dovesse accadere quel giorno, qualcosa di davvero strano. Smise di camminare nel vedere un gruppetto di bambini che ce l'avevano con qualcosa; alzò un sopracciglio per poi avvicinarsi curioso e scoprire che quel qualcosa in realtà era un qualcuno.
-Devi pagarci un pedaggio!-
Sentì ordinare da uno dei bulletti.
-Cosa? E perchè?-
Chiese una voce confusa e allibita dalla richiesta; Naruto, intanto, non sapeva bene se intervenire o meno in aiuto della povera vittima. Aveva già salvato un bambino in difficoltà una volta e quello, invece di ringraziarlo, era scappato via spaventato dal biondo; sbuffò. Per chissà cosa, poi...
-Non ho niente, per voi! Lasciatemi andare!-
Il biondo continuò a fissare la scena, non riusciva bene a vedere chi stava parlando, perchè era circondato dai bulletti, ma capì dalla voce che doveva essere una bambina; si avvicinò di più, ma nessuno parve notarlo. Era ancora indeciso se dare il suo aiuto, però... Si morse il labbro. Non poteva di certo lasciar perdere, anche se non avesse ricevuto alcun ringraziamento!
-Ehi, c'è qualche problema, forse?-
Chiese sicuro di sé bloccando il braccio di uno dei bulletti che stava per colpire la malcapitata. Quelli, in un primo momento, si voltarono scocciati per poi rabbrividire nel riconoscere il viso dell'Uzumaki. Scapparono via farfugliando qualcosa e guardandolo in malo modo; lo temevano, eppure lui non aveva mai fatto niente. Sbuffò mentre li fissava andarsene e poi lanciò un'occhiata alla bambina; lo fissava sorridente e la cosa lo confuse non poco. Nessuno - a parte Jiraiya - gli aveva mai sorriso.
-Grazie! Grazie davvero!-
Sussultò al sentire quelle parole; che lo stesse prendendo in giro? La bambina dai lunghi capelli rosa raccolse la propria cartella da terra continuando a sorridere al biondo e a ringraziarlo; lui era ammutolito.
-Senti, tu...-
Cominciò a dire lei prima di bloccarsi a causa del suono dell'orologio; Naruto la vide sbiancare.
-Cavolo! Sono in ritardo! S... Scusami, ma devo scappare, ciao!-
E corse via, sventolando una mano in segno di saluto. Il biondo la fissò mentre correva, il braccio destro si era mosso come per risposta alla bambina, ma era sempre molto incerto; che strana tipa... Scosse la testa, come per ritornare alla realtà e si chiese come mai fosse scappata via in quel modo; sussultò guardando l'ora e corse anche lui diretto a scuola.

Quando il maestro Iruka entrò in classe trovò tutti i suoi studenti. Sorrise loro affettuosamente e si scusò per il breve ritardo; i convenevoli non si protrassero troppo, comunque. Quando fece sapere ai bambini che avrebbero avuto una nuova compagna si creò un brusio di fondo, gli unici che non sembravano interessati erano il biondo e il moro. Il primo, la testa poggiata sulle mani che stavano sul banco guardava un po' assonnato il maestro, chiedendosi quando sarebbe arrivata la pausa pranzo, ed il secondo, con il volto rivolto verso la finestra - come suo solito - guardava fuori, il braccio destro gli teneva la testa ed il gomito era poggiato sul banco. L'uomo dai capelli castani fece cenno a qualcuno di entrare e la nuova arrivata varcò la porta della classe sotto lo sguardo curioso di tutti; Naruto sobbalzò nel lanciarle una breve occhiata. Quella...
-Piacere, io sono Haruno Sakura-
Si presentò facendo un inchino la bambina dai lunghi capelli rosa e gli occhi verdi; il maestro le diede un foglio.
-Come ti ho già accennato prima io sono uno dei maestri di questa classe, gli altri nomi, assegnati alle rispettive materie, li ho scritti su quel foglio-
Lei ringraziò, per poi fissare la classe; la guardavano tutti come se fosse chissà cosa e ciò la infastidiva non poco, oltre che a innervosirla ancora di più. Solo dopo che ebbe incrociato gli occhi azzurri del suo salvatore potè tranquillizzarsi e sorridere; non pensava che lo avrebbe ritrovato lì.
Il maestro le fece sapere che poteva sedersi nel banco vuoto tra l'Uchiha e l'Uzumaki e lei si diresse al proprio posto contenta di poter stare vicino al biondo; gli altri bambini, intanto, la fissavano come se stesse andando alla forca. Certo, stare vicino a Sasuke era un privilegio, ma il fatto che ci fosse anche quello là non era cosa da stare tanto allegri. L'Haruno si sedette, sorridendo a Naruto e salutandolo a bassa voce; lui non riuscì a fare altro se non fissarla. Sasuke, invece, non le lanciò che un'occhiata di sufficienza, l'unico suo pensiero sulla nuova arrivata era che non si mettesse a fare la scema come le altre, cosa che - a detta dell'Uchiha - era impossibile.

Arrivò finalmente la pausa pranzo e i bambini tirarono un sospiro di sollievo, la rosa prese dalla propria borsa il bento preparato con cura a casa, poi si voltò verso Naruto per chiedergli se voleva pranzare assieme a lei. Però un gruppetto di tre bambine le impedì di farlo. Una di loro - quella che sembrava essere il capo - aveva dei corti capelli biondi e gli occhi azzurri, teneva tra i capelli delle mollette colorate. Chiamò la nuova arrivata per nome e le sorrise amichevolmente, facendole sapere che potevano mangiare insieme in giardino e parlare un po' di come funzionassero lì le cose. Sakura la guardò, incerta se accettare o meno, poi lanciò un'occhiata al biondo, ma proprio mentre stava per rispondere qualcosa di concreto alla bionda, questa la prese per un braccio conducendola fuori dall'aula.
L'Uzumaki aveva assistito alla scena in silenzio, conoscendo le intenzioni di Ino Yamanaka - così si chiamava la bionda - e sapendo bene cosa intendesse dire all'Haruno. Sospirò poggiando la fronte sul banco e rimase per un po' a fissare il legno in silenzio. E dire che, con l'arrivo della rosa, pensava che sarebbe cambiato qualcosa per lui, eppure doveva ben saperlo che sbagliava. Sbuffò ripensando alla strana sensazione che aveva avuto quella mattina e si decise a prendere il proprio pranzo mentre lanciava brevi occhiate al moro alla sua sinistra. Erano soli in classe, come sempre. Nessuno voleva pranzare dove c'era anche l'Uzumaki, quindi i bambini prediligevano uscire dall'aula; a Sasuke, però, la cosa importava poco e poi non aveva la benchè minima voglia di uscire. Naruto lo trovava strano, dato che fissava sempre fuori dalla finestra, ma non disse mai nulla.
-Le racconteranno tutto, eh?-
Commentò uno dei due guardando fuori le bambine che parlavano animatamente; la classe era al primo piano, quindi si potevano scorgere benissimo gli alunni che sostavano nel giardinetto. Il moro guardò stranito il compagno, chiedendosi come mai gli avesse rivolto la parola e poi riprese a mangiare.
-Ti aspettavi qualcosa di diverso, forse? Sai che le cose non potranno cambiare...-
Naruto abbassò gli occhi. In fondo Sasuke aveva ragione e nessuno poteva affermare il contrario; lui sarebbe sempre rimasto da solo.

In seguito, la bambina dai lunghi capelli rosa non rivolse più la parola al biondo. Quando tornò dalla pausa pranzo assieme alle altre teneva la testa bassa e aveva una strana espressione in volto. Naruto ci badò poco comunque, immaginandosi che fosse dovuto al fatto che anche lei ora lo considerasse come un mostro. Appena la campanella segnò la fine delle lezioni l'Uzumaki prese la propria cartella e uscì, avviandosi verso casa; poco prima di attraversare il cancello della scuola si sentì chiamare e si volse stupito. L'Haruno gli correva incontro con lo zaino sottobraccio, come se lo avesse preso velocemente per non perdere di vista il biondo; quando gli arrivò vicino si fermò e imbarazzata si grattò la guancia destra balbettando qualcosa che Naruto non capì. Intanto, anche gli altri bambini che stavano uscendo si erano fermati curiosi ad osservare la scena; perfino Sasuke Uchiha. Il biondo si guardò intorno, poi sbuffò guardandola; cosa poteva mai volere adesso? Deriderlo?
-Senti, io devo tornare a casa...-
Si voltò dandole le spalle.
-Quindi sparisci-
Lei allungò il braccio destro prendendolo per la manica e bloccandolo; lui sussultò voltandosi un poco, mentre tutti gli altri sgranavano gli occhi. La rosa fece incrociare i loro occhi, l'azzurro incontrò quel verde misterioso.
-Aspetta! Volevo solo chiederti una cosa...-
Fece ricadere lentamente il braccio che pian piano aveva allentato la presa sulla maglietta del bambino e abbassò un poco gli occhi mentre Naruto li socchiudeva; Sasuke - se possibile - fissava la scena perfino più allibito e curioso degli altri.
-Ho saputo che non abiti molto lontano dalla mia nuova casa, così mi chiedevo se potevamo fare la strada insieme, sai, non conosco ancora bene tutte le stradine e ho paura di perdermi-
Disse sorridendogli impacciata, lui rimase di stucco e Ino Yamanaka strinse i pugni guardandola irata. Possibile che dopo tutto quello che lei le aveva raccontato sull'Uzumaki lei gli parlasse? E possibile che di tutte le cose brutte che le aveva detto le fosse solo rimasto in testa che - cosa che aveva chiesto personalmente la rosa in mezzo al discorso - abitavano relativamente vicini? Che nervi! Naruto mosse le labbra come per dire qualcosa, ma in seguito si limitò ad annuire facendola sorridere ancora di più.
Così i due bambini camminarono uno accanto all'altra verso casa. Non badarono alle varie occhiate dei curiosi e fecero finta di non sentire gli acidi commenti delle persone che passavano. Si limitavano a parlare e scherzare, cosa che il piccolo Uzumaki non credeva possibile per lui. Quando salutò Sakura sulla porta di casa gli parve di essersi svegliato da una specie di sogno. La fissò allontanarsi e un sorriso comparve sul suo volto. Finalmente poteva dire di aver trovato un'amica.

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Capitolo 7
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 7 ***


Sasuke si svegliò e, dopo essersi vestito, si diresse in cucina trovando suo fratello maggiore che, col sorriso sulle labbra, gli augurava il buongiorno; il moro si sedette e i due Uchiha mangiarono assieme in relativo silenzio. Ormai Itachi aveva quindici anni e frequentava il primo anno del liceo, però, anche se era appena agli inizi, passava la maggior parte del tempo a studiare nella sua stanza conoscendo già le intenzioni dello zio di mandarlo in un buon istituto per succedere al padre defunto - sapeva benissimo che Madara stava cercando un liceo migliore di quello di Konoha, e non gli importava se avesse dovuto fargli cambiare istituto a anno cominciato. Anche se nessuno aveva mai detto le cose in modo preciso lui lo aveva intuito, eppure, anche se non voleva affatto prendere il comando di una stazione di polizia, acconsentiva silenziosamente. Itachi avrebbe voluto fare qualcosa diverso in futuro anche se di preciso non sapeva ancora cosa. Sei un ragazzo dalle grandi potenzialità. Così gli ripetevano sempre, ma a lui che importava? Tanto non riusciva ad avere le idee chiare comunque. Avrebbe voluto fare... Mh... Cosa? Cosa gli piaceva in fondo? Guardò Sasuke e sorrise mettendosi le bacchette in bocca. Lui sì che aveva le idee chiare, voleva seguire le orme di Fugaku e, anche se non l'aveva mai espresso a voce, Itachi lo aveva capito. Era il suo fratellino dopotutto. Sasuke alzò gli occhi sul moro sentendosi osservato e fece una smorfia.
-Che hai? Hai la faccia da scemo-
Itachi rise. Suo fratello non sarebbe mai cambiato.
-Che cattivo che sei Sas'ke-
Mormorò mentre questo sbuffava alzandosi con la ciotola in mano; possibile che Itachi non sia mai preoccupato da niente? Niente sembra scalfirlo...
-Vedi di muoverti o farai tardi-
Lo rimproverò Sasuke e il fratello maggiore si alzò annuendo scoraggiato; infine uscirono di casa per poi fare un tratto di strada insieme. Quando fu il momento di separarsi Itachi chiamò suo fratello per nome facendolo girare interrogativo; gli sorrise ancora.
-Sii gentile con gli altri bambini, Sas'ke-
Il moro sbuffò dandogli le spalle e salutandolo con un cenno della mano.

L'ultimo pezzo di strada che lo separava da scuola lo passò a rimuginare sulle parole del fratello. Le sue frasi ogni volta lo irritavano tremendamente; che cavolo si aspettava Itachi? Che si facesse degli amichetti? Sbuffò mentalmente. Che scemenza, lui non aveva bisogno di nessuno, stava bene come stava. Entrò in classe ignorando alcuni dei compagni che volevano infastidirlo già di primo mattino e si diresse al proprio banco in fondo alla classe, accanto alla finestra. Posò lo zaino e si sedette; dopo pochi minuti entrò anche la nuova bambina dai capelli rosa. Salutò sorridente gli altri, che le risposero titubanti, e arrivò rumorosamente al banco che le era stato assegnato. Il moro le lanciò un'occhiata; la trovava irritante. Lei lo guardò, puntandogli contro gli occhi verdi, e gli sorrise.
-Buongiorno Sasuke-
Ciò lo fece irritare ancora di più. Girò la testa dalla parte della finestra in modo da non guardarla più e non disse niente; lei lo fissò confusa, poi gonfiò le gote.
-Che antipatico...-
Mormorò sotto lo sguardo degli altri compagni. Nessuna si era mai rivolta a quel modo al bellissimo moro. Ino Yamanaka si chiedeva se quella avesse tutte le rotelle a posto; eppure lei le aveva spiegato ogni cosa il giorno precedente. La rosa si sedette cominciando a trafficare con il suo zaino alla ricerca di qualcosa, intanto si guardava intorno e - ogni volta - ripuntava gli occhi sull'Uchiha. Lui sbuffava scocciato, convinto che lei lo guardasse per lo stesso motivo per cui lo facevano le altre; che fastidio...
-Naruto quando arriva di solito?-
A quel puntò girò la testa sorpreso e la fissò senza dire nulla, lei sbuffò. Ma che gli prendeva a quello? Prima faceva il maleducato e ora la guardava come se avesse detto chissà cosa. Ma che ci trovavano tutte in lui? Il moro intanto non capiva, non riusciva davvero a capirla! Ieri aveva fatto tutta quella scena per farsi riportare a casa dall'Uzumaki e ora chiedeva perfino di lui. Se la sua era solo una stupida messinscena ideata in collaborazione con le altre oche doveva smetterla al più presto, altrimenti ne avrebbe pagate le conseguenze. L'Uchiha alzò le spalle come risposta alla ragazza e lei sbuffò ancora una volta tirando fuori dal proprio zaino un manga di un qualche anime del momento.
-Non siamo di molte parole, eh?-
Il moro la fulminò con lo sguardo e lei ricambiò con una linguaccia per poi iniziare a leggere il proprio manga ed aspettare il biondo che, sperava, sarebbe arrivato da un momento all'altro. Sasuke, intanto, la fissava curioso e scocciato allo stesso tempo. Quella non era come le altre bambine, era ancora più noiosa e fastidiosa, c'era qualcosa nei suoi modi di fare che non sopportava, ma soprattutto non sopportava che avesse avvicinato Naruto; il moro era convinto che lei lo facesse solo per farsi notare. Lo stesso pensava Ino Yamanaka che, assieme agli altri bambini, non aveva ancora capito come trattare l'Haruno. Non potevano certo metterla al pari del biondo, ma se quella continuava a voler essergli amica non avrebbero avuto scelta se non evitare pure lei; inoltre non potevano permettere che influisse su Sasuke-kun e lo disturbasse più del dovuto. E già, era davvero un dilemma sapere come trattare una comune bambina appena trasferita...
Alla fine il maestro Iruka arrivò prima dell'Uzumaki, come di consueto, e questo si inventò una scusa per giustificare il suo ritardo. L'uomo dai capelli castani sospirò rassegnato nell'ascoltare le strambe vicende del bambino che affermava di essere stato inseguito da una mandria di tori che lo avevano poi chiuso in un vicolo cieco; Naruto era riuscito a scapparne grazie alla propria forza e agilità da ninja. Tutti risero, a parte Sasuke e Sakura, cominciando a beffeggiare il biondo e a dargli del bugiardo, mentre lui li guardava imbronciato rispondendo a tono; quando Iruka lo fece mandare a posto Naruto non rispose nemmeno al saluto della rosa, che per il resto della lezione lo fissò un po' preoccupata notando benissimo che i suoi occhi azzurri stavano diventando lucidi. L'Uchiha, invece, si limitò a guardare i due compagni di banco per qualche momento, per poi sbuffare e cercare di seguire la lezione.

Quando la campanella segnò l'inizio della pausa pranzo il maestro interruppe la lezione e quasi tutti i bambini presero il proprio pranzo per andare a consumarlo fuori dall'aula; dentro rimasero solo l'Uzumaki, l'Haruno e l'Uchiha. Dopo che gli altri furono usciti la rosa guardò il biondo che era ancora un po' giù e, dopo aver preso il proprio pranzo, lo aprì per cominciare a mangiare. Non sapeva bene cosa dire o che fare per il nuovo amico, però il semplice “Tutto okay?” precedentemente non aveva sortito effetto, quindi doveva provare con qualcos'altro. Lanciò un'occhiata al proprio manga e strinse le bacchette nella mano prima di rompere il silenzio caduto nell'aula quando erano stati lasciati da soli.
-Ultimate Ninja-
Disse semplicemente e il biondo la guardò, per la prima volta da quella mattina, inclinando la testa da un lato; l'altro bambino fece finta di non averla sentita. Sakura non si voltò alla sua destra, verso Naruto, ma, dopo aver preso un boccone del proprio pranzo, ricominciò a parlare.
-Nella puntata di ieri sera Kazuma era inseguito dai tori-
Il bambino sgranò gli occhi azzurri continuando a fissarla. Così anche lei... Rimase senza parole per un po', non pensava certo che una femmina potesse guardare quell'anime; poi, per qualche strano motivo, il suo sguardo si posò sul manga che la rosa teneva in bella vista sul banco. Sussultò riguardandola immediatamente e puntandole il dito della mano destra contro.
-Non dirmi che lo segui anche tu!-
Esclamò con troppo entusiasmo e lei, dopo aver ingoiato il riso, ghignò guardandolo; Sasuke lanciò loro delle occhiate leggermente curioso. Gli occhi azzurri di Naruto brillarono quando la bambina, dopo aver posato le bacchette e il bento, aveva tirato fuori dalla maglietta una collana con una foglia, simbolo principale dell'anime di cui parlavano i due, indossata anche dal protagonista della serie. Naruto e Sakura continuarono a parlare animatamente di Ultimate Ninja e questo rese felice l'Haruno, che finalmente aveva fatto tornare il sorriso sul viso dell'amico. Il biondo raccontò alla bambina che si identificava in Kazuma, suo personaggio preferito e protagonista dell'anime e la rosa dovette ammettere che i due avevano un carattere molto simile; lei, invece, aveva trovato la sua eroina in Natsuki, unica ragazza con un po' di carattere. Fino alla fine della pausa pranzo discussero delle varie mosse dei ninja, delle battute più divertenti e soprattutto dell'episodio del giorno prima, facendo ipotesi sull'episodio di quella sera senza sapere che il moro li ascoltava attentamente.

A fine lezioni i due uscirono assieme dalla classe riprendendo a parlare dell'anime. Naruto non pensava certo di poter trovare qualcun altro appassionato a Ultimate Ninja, e soprattutto non avrebbe mai creduto che la rosa lo guardasse, e lo leggesse, in modo così appassionato. Era davvero contento di tutto ciò.
-Inoltre ho anche il gioco per la Play Station 3, è davvero stupendo! Un giorno dovresti venire da me a provarlo, ma ti avverto, sono imbattibile-
Disse la bambina guardando l'Uzumaki che sbuffò.
-Certo, per quanto possa essere brava una femmina-
Commentò in modo scherzoso e lei gli fece la linguaccia di risposta, poi risero e, usciti dal cancello della scuola il biondo propose all'Haruno di andare a giocare nel parco lì vicino; di solito ci andava da solo, ma ora aveva un'amica. Lei però abbassò la testa, diventando improvvisamente nervosa, e facendo cenni di dissenso col capo.
-M... Mi spiace, ma devo tornare a casa...-
Balbettò come imbarazzata e a disagio e lui la fissò confuso non capendo il suo comportamento; insistette, ma la bambina fu irremovibile. L'Uzumaki non aveva la minima voglia di accompagnarla verso casa, di solito non ci tornava mai dopo scuola e il giorno precedente era stata una rara eccezione. Fu così che i due si separarono, la rosa andò a destra, salutando ancora imbarazzata e dispiaciuta l'amico, e lui la fissò andarsene confuso. Non comprendeva quello strano cambio di umore, che lui avesse detto qualcosa di strano? Mah...
-La tua amichetta ti ha lasciato da solo?-
Si voltò verso l'Uchiha che sorrideva beffardo; lui si aspettava una cosa del genere. Non era cambiato niente, quella là non era affatto amica di Naruto, faceva solo finta, possibile che lo capisse solo il moro? L'Uzumaki lo fissò per poi abbassare lo sguardo e calò il silenzio, poi Sasuke sentì ridere il compagno di classe e alzò un sopracciglio confuso.
-Sakura non è una cattiva persona, avrà avuto un impegno-
E cominciò a camminare verso il moro che lo fissava stupito, possibile che Naruto non avesse ancora capito? Possibile che fosse così stupido? O forse... Forse era solo l'Uchiha che non riusciva a fidarsi di nessuno.
-Quella ti prende in giro!-
Esclamò prima che il biondo lo superasse e lo sentì sbuffare.
-Lei è gentile... Non lo farebbe mai, Sasuke...-
E si allontanò sotto lo sguardo del bambino che, dopo aver stretto i pugni e bofonchiato qualcosa, tornò velocemente verso casa. Che idiota, Naruto era solo un idiota, ma poi perchè lui si interessava tanto di quello che faceva? Mica era suo amico. Sbuffò. E di certo nemmeno la rosa era sua amica, ne era certo! Fingeva, per qualche strano motivo, ma fingeva. E poi la storia di quello strano anime, anche quella non aveva il minimo senso, le ragazze giocano con le barbie, non lanciano kunai. Rientrato a casa sbattè la porta dietro di sé e si diresse in camera buttandosi sul letto. Idiota, è solo un idiota!
-Sas'ke, va tutto bene?-
Il bambino alzò la testa dal cuscino per lanciare un'occhiata al fratello maggiore rientrato anch'egli da poco. Dopo averlo guardato fece una smorfia spostando gli occhi in basso. Itachi sospirò e entrò in camera del moretto per poi sedersi vicino a lui che aveva lo sguardo dalla parte opposta.
-C'è qualche problema a scuola?-
Sasuke riguardò per un attimo il fratello, per poi spostare di nuovo lo sguardo altrove; il maggiore dei due rimase in silenzio, sapeva bene che il bambino non si apriva quasi mai e le rare volte che lo faceva bisognava dargli tempo per rispondere, anche se ce ne sarebbe voluto molto.
-La nuova arrivata-
Si limitò a dire il moro ancora imbronciato e Itachi alzò un sopracciglio; di solito i problemi del fratellino erano causati dall'Uzumaki, era strano sentire che c'era qualcun altro che potesse meritare la sua attenzione. Sorrise tra sé. Ma forse questo era un bene per lui, almeno non rimaneva chiuso in se stesso.
-Ho sentito di una nuova famiglia arrivata due giorni fa-
Disse il moro cercando di creare una qualche conversazione tra lui e il bambino.
-E oggi ho conosciuto i due ragazzi che fanno parte del liceo da ieri, sembrano simpatici, ma non sapevo avessero una sorellina-
Poi rise andando indietro con la schiena e facendola poggiare al muro, i gomiti erano sul materasso e gli permettevano di non scivolare completamente giù; Sasuke era seduto sul letto, alla sua sinistra, le gambe divaricate e il cuscino stretto al petto. Itachi gli lanciò un'occhiata, poi gli scompose i capelli ridendo mentre l'altro sbuffava e lo guardava male, cercando con un braccio di fermare la mano sinistra del fratello maggiore.
-Ti fa i dispetti questa bambina?-
Chiese smettendo di scompigliargli i capelli, ma lasciando la mano sulla sua testa; il moretto guardò in basso facendo cenno di diniego col capo.
-Ti prende in giro per qualcosa?-
Fece ancora no con la testa e Itachi lo fissò confuso.
-E allora cosa? Da forse fastidio a qualche tuo amico?-
Chiese quasi ridendo, in fondo reputava impossibile che qualcosa del genere potesse davvero accadere, ma già che c'era aveva provato; al massimo si sarebbe beccato un'occhiataccia. Ma ciò non avvenne. Il bambino rimase immobile, come paralizzato, a fissare il pavimento. Alla domanda del fratello aveva subito pensato a Naruto, ma immediatamente si era vergognato; come poteva considerarlo un amico se lui non li aveva gli amici? Però era vero che non sopportava l'Haruno per quel motivo; si maledisse mentalmente e scosse la testa in risposta a Itachi.

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Capitolo 8
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 8 ***


Quando Naruto Uzumaki uscì da casa per andare a scuola, Jiraiya stava sorseggiando il suo caffè mattutino. Sorrise al biondo che lo salutava e lo fissò andarsene finchè non riuscì più a vederlo, sbirciando dalla finestra. In quei giorni aveva visto che il bambino era più felice. Sorrideva di più e inoltre gli parlava più volentieri della scuola, in special modo della nuova arrivata, Sakura Haruno.
A quanto aveva sentito l'uomo doveva essere proprio una brava persona e poi era anche la prima, dopo l'Uchiha ovvio, che parlava con il biondino. Jiraiya si alzò, posando la tazzina nel lavandino e prendendo il portatile che teneva in una borsa in salotto; lo accese mettendolo sul tavolo. Eppure non era nemmeno da elogiare così tanto, erano gli altri che andavano biasimati. Lei si era semplicemente distinta, perchè le altre persone che abitavano Konoha erano solo degli idioti che rigiravano le storie come meglio gli piaceva solo perchè non avevano altro da fare nella vita. Sbuffò. Inoltre pensavano che lui, Jiraiya, fosse un pervertito solo perchè scriveva libri non proprio adatti ai minori; ma che c'era di male? Se riusciva a campare era perchè le persone li compravano, anche se nessuno lo avrebbe mai ammesso.
Sospirò mettendosi a scrivere il nuovo libro e sperando di poter incontrare la nuova amica di Naruto un giorno.

I giorni passarono e la rosa ancora non riusciva ad ambientarsi. La cosa certa era che Naruto, ormai, era diventato suo amico ed era anche per questo motivo che gli altri le parlavano con freddezza e con imbarazzo. Andava bene a scuola, questo era un dato di fatto, e non spiccava particolarmente per le sue doti atletiche; era una comune bambina a cui piacevano gli anime e i manga e che andava bene nello studio, tutto qui, eppure l'Uchiha la guardava ancora sospettoso. Sakura non riusciva a capire cosa avesse mai fatto al bambino di tanto grave, ma aveva deciso di lasciarlo perdere, dato che ogni tentativo di comunicare con lui falliva a causa del suo stupido carattere che le altre trovavano affascinante. Non rispondeva mai male a nessuno, ma se la si offendeva per qualche cosa non aspettava a rispondere a tono; non aveva problemi ad andare contro nessuno, anche se non veniva presa troppo sul serio perchè era solo una bambina. Idioti...
Appena seppe di avere, la settimana successiva, il turno delle pulizie assieme al moro non esitò un attimo a prenderlo in giro, ma dato che lui non rispondeva alle provocazioni aveva lasciato perdere. Eppure lei lo faceva anche per cercare di fargli aprire quella bocca almeno una volta! Lo vedeva sempre solo e in silenzio. Aveva intuito che non sopportasse il mondo circostante e le persone che vi abitavano, eppure lei voleva provare a fare qualcosa per lui; non c'era un motivo preciso, voleva farlo e basta. Ipotizzò che l'unico bambino che gli andasse leggermente a genio fosse Naruto, anche se non era molto loquace nemmeno con lui, eppure quando il biondo lo sfidava durante l'ora di ginnastica le sembrava che Sasuke fosse... Felice? Non lo sapeva con certezza, però aveva notato che gli dava fastidio quando lei cercava di bloccare l'Uzumaki nelle sue bizzarre sfide.
Non lo capiva affatto, ma lo affascinava. Il suo comportamento era tutto un enigma dall'esterno, ma probabilmente era più semplice del previsto riuscire a decifrarlo. Il suo primo giorno di scuola aveva saputo tutto sulla vita del piccolo Uchiha, sia che non aveva più i genitori, sia che aveva un fratello, sia che suo zio faceva loro da tutore. Non le era affatto piaciuto saperlo a quel modo, ma doveva ammettere che, se non glielo avessero detto, avrebbe cercato di scoprirlo lei stessa.
Sasuke non era un asociale, anzi, forse un pochino lo era, ma soprattutto si sentiva incompreso e tendeva a fare la vittima. Questo aveva pensato l'Haruno la prima volta e ciò non era mutato, ma solo allargato un pochino. Il moretto non amava mostrare i suoi sentimenti, quasi si vergognasse di averli e cercava in tutti i modi di essere all'altezza delle aspettative altrui, convinto che il resto non avesse importanza.
La bambina, molto spesso, gli lanciava occhiate durante le lezioni o quando lo incontrava per strada, trovandolo così maledettamente triste.

Sasuke Uchiha non la sopportava. La trovava noiosa, forse anche più delle altre. Non solo faceva la scema con l'Uzumaki, ma si intrometteva anche nelle loro sfide; che fastidio... Ma lo faceva apposta? Inoltre doveva ammettere che non se la cavava male a scuola, era poco sotto di lui se non allo stesso livello e anche questo lo infastidiva. Lui era sempre stato il migliore, doveva esserlo per suo padre, Fugaku, e non poteva certo farsi superare, o addirittura essere alla pari, di una misera bimbetta appena arrivata. Non pensava nemmeno di sapere molto di lei, se non quello che vedeva a scuola coi suoi occhi; probabilmente, anzi, sicuramente anche lei era rimasta colpita dal suo fascino, anche se faceva finta di nulla. Non poteva non esserlo, lo erano tutte.
Comunque, il moretto, non aveva mai incontrato la madre della rosa, né il padre o qualche fratello e, stranamente, nessuno sapeva ancora niente. Forse le chiacchiere non avevano ancora cominciato a girare, chissà, ma in fondo cosa doveva importargli? Lui si era già fatto la sua idea, senza alcun bisogno di pareri esterni o dicerie. Era una bimbetta che avrebbe fatto di tutto pur di attirare l'attenzione, brava nello studio, ma solo in quello, e inoltre aveva strani gusti per niente femminili.
Quando, poi, l'Uchiha spiccava nelle attività didattiche di economia domestica, lei, a differenza delle altre, non lo elogiava o guardava con gli occhi pieni di adorazione. Lei pensava a Naruto e a lui soltanto, aiutandolo in economia domestica dove era particolarmente una frana. Lo infastidiva. Sia perchè stava sempre con il biondo, sia perchè non si comportava come le altre; ma in fondo lui aveva sempre detto di non sopportarle le altre. Ah! Non riusciva a capire! Proprio non ci riusciva! Perchè quella si comportava a quel modo? Che razza di persona era? E perchè lui non poteva smettere di chiederselo?
Solo con l'Uzumaki, tempo prima, aveva provato una cosa simile. Lo vedeva sempre da solo e non sopportava quando questo lo sfidava o infastidiva, ma ciò era piuttosto normale. Eppure dopo un certo periodo aveva cominciato a trovare meno fastidiosi i suoi lamenti o le dichiarazioni di “guerra”; era diventato a tutti gli effetti il suo rivale e la cosa pareva non dispiacergli. Ora, però, sembrava che qualcuno volesse portarglielo via, l'unica persona che avesse sopportato un po' di più degli altri.
Nel pensare queste cose, il piccolo Uchiha non poteva fare a meno di credere di essere ancora più strano del solito.

Naruto guardava l'amica dalla porta della classe; quella settimana toccava a lei rimanere a pulire l'aula e il biondo si era ripromesso di aspettarla fino a che non avesse finito. La sentì sbuffare.
-Naruto, la smetti di fissarmi?-
-Ti sto aspettando, Sakura-chan-
Sospirò, quello lo aveva capito anche lei. Gli fece sapere che poteva aspettarla anche fuori, però l'Uzumaki non voleva lasciarla sola con il moro. Aveva capito che la rosa non gli andava a genio e aveva paura che potesse dirle o farle qualcosa di male, anche se la bambina gli aveva sempre ripetuto che poteva cavarsela da sola. Dopo un po' di discussioni arrivarono a un accordo: lui l'avrebbe aspettata fuori, in giardino, ma sarebbe rimasto in un punto dove poteva vedere bene all'interno della classe.
Quando uscì l'Haruno tirò come un sospiro di sollievo; in fondo averlo lì di fronte era fin troppo snervante per lei.
-Ti sei liberata di lui, sei contenta?-
Guardò interrogativa l'Uchiha che era a pochi metri da lei e stava pulendo il vetro di una delle finestre. Era confusa per la domanda e soprattutto perchè lui le aveva rivolto la parola iniziando per primo una specie di... Conversazione amichevole?
-Bè, un po'... Era stressante averlo lì a fissarmi-
Lo sentì sbuffare, quindi lo guardò un po' scocciata.
-Perchè? A te avrebbe fatto piacere?-
Alzò le spalle, facendola irritare ancora di più.
-Mah, chi ti capisce è bravo, Sasuke!-
Lui le lanciò un'occhiata, la prima dall'inizio di quella specie di conversazione, e vide che lei aveva ripreso a pulire la lavagna e il cancellino. Rimasero entrambi in silenzio. Il moro si dava dell'idiota per aver solo iniziato a parlare con lei, in fondo cosa pensava di ottenere? Sperava davvero di scoprire se l'Haruno stava prendendo in giro il biondino o meno? Bè, sicuramente continuando a discutere con se stesso non avrebbe ottenuto niente.
-Perchè sei sua amica?-
Chiese secco, arrivando subito alla questione. Dopotutto Sasuke Uchiha non era solito usare rigiri di parole se voleva dire qualcosa a qualcuno. La rosa si voltò a guardarlo interrogativa, non capendo cosa mai potesse passargli per la mente.
-Non ho un motivo preciso-
Ammise alzando le spalle e stupendo il bambino davanti a sé.
-Però, perchè non dovrei esserlo?-
E lo fissò sorridendo dolcemente e spiazzando ancora di più il piccolo Uchiha che la fissava basito; possibile che quella facesse sul serio? No, non può essere... Le vide inclinare la testa alla sua destra e mettersi le mani sui fianchi.
-Che c'è? È davvero una cosa così fuori dal mondo?-
Il moretto non rispose, immerso ormai nel verde degli occhi dell'Haruno, come se stesse guardando chissà cosa davanti a sé. Lei, intanto, cominciò a pensare cosa passasse per la mente di Sasuke e sorrise mentalmente; quindi era solo geloso, alla fin fine. Si rimise diritta in piedi, avvicinandosi a lui che sgranava di più gli occhi non riuscendo a intuire cosa stesse architettando. Sakura si fermò dopo essergli arrivata di fronte e, spostando lo sguardo verso la finestra, ma senza guardarla veramente, si mise la mano sinistra sulla bocca, mentre la destra, che teneva ancora il cancellino, era posata col dorso sul fianco della bambina.
-Com'era la puntata di ieri sera, Sasuke?-
Sussultò per poi farfugliare qualcosa privo di senso e lei rise compiaciuta.
-Parlo di Ultimate Ninja ovviamente, lo vedi anche tu, no?-
Scosse la testa, ma poi si rese conto che era inutile mentirle. Inutile e stupido, quindi ritornò alle sue risposte monosillabe e svogliate. La rosa sorrise.
-Bene, almeno noi tre sapremo di che parlare nella pausa pranzo!-
Alzò un sopracciglio guardandola in malo modo; cos'è? Credeva che fossero amici? Poi le vide fare una smorfia.
-Oh, ma certo! Tu non hai amici, stai sempre solo e blablabla... Sei proprio come Wabisuke-
La fissò senza, inizialmente, saper bene cosa rispondere. Nessuno, a parte Naruto ovvio, gli aveva mai rivolto la parola a quel modo. Erano tutti smielatamene gentili con lui, sempre. E ciò lo trovava irritante. Eppure credeva di trovar irritante anche i discorsi dell'Haruno, ma... Fece un sorriso storto. Stranamente cominciava a... Divertirsi...
-Bè, mi pare che Natsuki sia pazza di lui, o sbaglio?-
Sakura sbuffò e lo colpì in faccia con il cancellino. Abbassò lentamente il braccio e sorrise al moro che la fissava come se fosse una pazza - e forse, in effetti, un pochino lo era.
-Direi che abbiamo finito, Sasuke-
E, ancora sotto lo sguardo perplesso dell'Uchiha, posò il cancellino e prese lo zaino, per poi uscire dall'aula salutandolo amichevolmente e col sorriso sulle labbra.

Il bambino biondo era seduto sull'altalena della scuola, le mani tenevano salde le corde legate ai rami dell'albero, e guardava fisso avanti a sé. Da quel punto si vedeva benissimo la finestra della propria classe e, naturalmente, anche l'interno dell'aula; i due non si erano parlati, se non qualche mezza frase da quanto aveva visto dal movimento delle loro bocche. Avrebbe voluto sapere le poche cose che si dicevano, così, per curiosità, e soprattutto per sapere se lui era in qualche modo coinvolto. Sbuffò, chiedendosi come mai la rosa lo avesse cacciato, le dava davvero così fastidio? Bè, ma d'altra parte tutti lo trovavano fastidioso, era la norma. Scosse la testa stringendo le corde dell'altalena nelle mani. No, Sakura era diversa, lei era gentile con lui, gli era amica, non avrebbe mai potuto parlargli male alle spalle, ne era convinto. Si fidava di lei, era stato quasi automatico dopo il suo primo giorno di scuola, eppure Sasuke la pensava diversamente.
Naruto lo aveva capito, non era poi tanto stupido come credevano. Sapeva che il moretto lo comprendeva, in qualche modo, e anche se non lo ammetteva non gli dispiaceva come persona, come rivale. Però ancora non riusciva a fidarsi dell'animo gentile, o semplicemente insolito rispetto agli altri, della rosa. Scattò quando notò che i due stavano avendo una discussione leggermente più accesa delle altre; doveva per caso intervenire anche lui? Rimase piacevolmente sorpreso quando lei colpì l'Uchiha e sorrise; in fondo doveva aspettarselo. Poi la vide uscire e attese che lo raggiungesse per poi tornare a casa insieme.
-Il tuo amichetto è piuttosto strano-
Commentò lei mentre camminavano uno di fianco all'altra; il biondo non la guardò e alzò le spalle.
-Sasuke è fatto così... E comunque non è mio amico-
La sentì sospirare e puntò i suoi occhi azzurri su di lei.
-Ma che noia che siete, va bene, va bene, non siete amici...-
Lo disse dispiaciuta, e anche scocciata, facendo una smorfia; cominciava a non sopportarli da quel punto di vista, erano entrambi degli stupidi. Naruto notò la sua espressione e si chiese come mai le importasse così tanto, poi, dopo un po' di silenzio, il biondino aggiunse:
-Bè, non siamo proprio amici... Però ci consideriamo rivali-
L'Haruno lo guardò alzando un sopracciglio, poi rise divertita. Quei due erano davvero interessanti e lei non poteva fare a meno di voler sapere di più sul loro conto conoscendoli meglio e magari diventando un'amica preziosa per entrambi.

Quando lei sparì dalla vista di Sasuke, quello si toccò la faccia con la mano e rimase a fissarla per un po', in silenzio. Come spiego questo a Itachi? Si chiese cominciando a camminare verso casa, non potendo fare a meno di guardarsi la mano sporca. Passò davanti a una vetrina, continuando a pensare allo stupido dialogo avuto con l'Haruno. Quella ha qualcosa che non va... Se lo ripeteva da quando l'aveva vista, ma stava cominciando a pensare di aver lui qualcosa che non andava. Mi ha colpito col cancellino per giunta sporco di gesso! Sbuffò e, voltando la testa alla propria destra, scorse il riflesso nel vetro di una vetrina. Guardò per un po' il proprio volto leggermente sporco a causa del gesso e non potè fare a meno di scoppiare a ridere prima di riprendere a camminare e tornare a casa. 

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Capitolo 9
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 9 ***


La madre di Ino Yamanaka baciò la guancia della figlia prima di vederla uscire di casa diretta a scuola. La salutò con la mano prima che un'altra delle casalinghe la chiamasse per nome, facendola voltare e cominciando a parlare della nuova famiglia arrivata a Konoha, gli Haruno. Erano passate quasi due settimane e ancora loro non erano riuscite a vedere nessun adulto uscire da quella casa non tanto lontana dall'abitazione del piccolo Uzumaki. Per vari motivi non erano ancora riuscite a dare il benvenuto di quartiere alla nuova famiglia, a volte non avevano avuto risposta, altre avevano avuto di meglio da fare. Quella mattina, però, una delle madri aveva notato che la macchina della famiglia non aveva ancora lasciato il vialetto; solitamente sia quella che una moto uscivano facendo non poco rumore per le vie tranquille della città.
Così si erano decise, quella mattina avrebbero incontrato la signora Haruno, convintissime che lei avrebbe detto loro qualsiasi cosa avessero chiesto e che avrebbe ascoltando curiosa i vari pettegolezzi che loro le avrebbero fornito. Quindi, dopo che i vari bambini uscirono dalle case diretti a scuola, un piccolo gruppetto composto da quattro casalinghe raggiunse casa Haruno con un vassoio di biscotti di benvenuto. La Yamanaka suonò alla porta e tutte quante assunsero quella falsa aria di cordiale accoglienza che erano solite mostrare ai nuovi arrivati prima di aver deciso in che modo giudicarli. La porta si aprì e loro mossero la bocca, come per augurare il buongiorno, ma la vista della donna le bloccò.
Konan Haruno aveva quarant'anni, dei corti capelli azzurro-lilla ed un chignon legato dietro la testa, un fermaglio a forma di rosa bianca posizionato sulla destra, gli occhi chiari e un piercing al labbro inferiore; le unghie erano tinte di nero ed aveva un altro anello oltre la fede nuziale.
-Buongiorno-
Disse per prima guardando interrogativa le donne che la fissavano senza aprir bocca; la Yamanaka sorrise impacciata facendo un piccolo inchino, presentandosi assieme alle altre e dandole il benvenuto. Konan abbozzò un mezzo sorriso, ringraziando cortesemente; in quel semplice modo pensava di mandarle via, ma quelle rimanevano lì, ferme, come se si aspettassero di essere invitate a entrare. Quando, infatti, la nuova arrivata cominciò a dire loro qualcosa sull'entrare in casa non le fecero nemmeno finire la frase che si sedettero immediatamente sul divano del soggiorno.
Konan sospirò tra sé, sperando che non le prendessero troppo tempo. Quel giorno lo aveva preso di ferie, perchè a momenti sarebbe dovuta andare alla stazione dei treni a prendere la madre che aveva deciso di trasferirsi stabilmente con loro. Non le capitava quasi mai di avere una giornata tranquilla; di solito faceva festa solo nei week-end stando con i ragazzi, Sakura e Yahiko e non aveva esattamente una giornata da passare interamente da sola - o quasi - quindi stava approfittando di quella giornata, o almeno del pezzo di mattinata che avrebbe passato in solitudine, e l'arrivo delle vicine la colse di sorpresa, distruggendo i suoi piani di tranquillità. La Yamanaka e le altre, intanto, una volta entrate avevano iniziato a guardarsi intorno, cercando qualcosa di interessante su cui costruire una conversazione con l'Haruno.
-Mi spiace di non potervi offrire del the, ma vedete, sono di fretta...-
Mormorò la donna mortificata, mentre le altre le sorrisero assicurandole che non importava. Cominciarono col chiederle se si trovava bene lì, se per caso avesse un lavoro - dato che non l'avevano trovata in casa gli altri giorni - chiesero del marito, dei figli, come loro si trovavano a scuola e altro, facendola rimanere in silenzio per un poco. Ormai a lei era chiaro che quelle erano venute solo per un avere un po' di gossip e conoscere qualcosa su di lei e la sua famiglia. Rispose evasiva, dicendo frasi di convenienza dove poteva, affermando che suo marito non si lamentava e che i ragazzi sembravano essersi ambientati bene. Tutto ciò fece rimanere a bocca asciutta le donne, contentando invece l'Haruno per non aver dato loro una qualche soddisfazione, ma proprio sul finale si tradì.
-E anche Sakura ha affermato di trovarsi bene-
A quella frase drizzarono tutte le orecchie, lanciandosi velocemente brevi occhiate e sorrisetti maliziosi; finalmente avevano trovato qualcosa di interessante su cui costruire qualcosa. La Yamanaka parlò per prima facendo una faccia sorpresa e confusa.
-Come anche? Non era compresa nel discorso quando parlavi dei tuoi figli?-
Konan si irrigidì, maledicendosi mentalmente. Non che avesse un gran segreto da nascondere, anzi, forse le sarebbe anche piaciuto discuterne con qualcuno dato che le uniche volte che poteva sfogarsi erano con Yahiko e sua madre, però quelle non le ispiravano una grande fiducia. Cominciò a balbettare qualcosa e alla fine giustificò la propria frase dicendo loro che, dato che la rosa era la più piccola dei tre, era solita confondersi e distaccarla dai due nelle conversazioni - cosa tra l'altro vera, ma che non soddisfò la curiosità delle quattro.
Quando, finalmente, le convinse ad andarsene tirò un sospiro di sollievo e, dopo essersi preparata velocemente, prese le chiavi della macchina diretta alla stazione dei treni. Sorrise forzatamente e cercò di salutare le donne nel modo più cortese possibile vedendole sulla strada di fronte casa in attesa di qualcosa - probabilmente non credevano che lei avesse veramente da fare. La Yamanaka e le altre aspettarono di vederla sparire alla loro vista prima di cominciare a confabulare tra loro.
Qualcosa puzzava in tutta quella faccenda e iniziarono a fantasticare sul loro passato cercando anche di trovare una qualche giustificazione al fatto che la piccola Haruno - come aveva raccontato Ino alla madre - simpatizzasse con l'Uzumaki; chissà che genere di educazione le aveva dato quella donna che avevano già deciso non essere la madre biologica della bambina. Chissà se oltre al piercing aveva anche dei tatuaggi! Possibile con quel genere di persona. Rimasero a chiacchierare per un bel po' prima che la Yamanaka ricordasse di aver letto due cognomi sul campanello. Haruno, collegato al nome della donna, Konan, e Akame, che doveva essere sicuramente del marito, Yahiko. Continuarono, quindi, con le loro fantasie, ipotizzando, addirittura, che Sakura fosse una figlia avuta fuori dal matrimonio - e qui si spiegava come mai fosse divenuta amica del biondino. I loro discorsi proseguirono mentre, lentamente, percorrevano la strada che le avrebbe ricondotte alle proprie abitazioni.
Jiraiya, intanto, aveva assistito dalla finestra all'incontro senza essere notato da nessuna. Per caso, quella mattina, guardando fuori era stato incuriosito dal gruppetto di casalinghe dirette verso la casa della famiglia Haruno, arrivati a Konoha da più o meno due settimane. Conosceva bene come si muoveva il comitato di benvenuto ed era rimasto sorpreso dal fatto che non avessero ancora visto la donna di casa. D'altra parte, nemmeno lui era mai riuscito a vedere nessuno, se non qualche volta i figli che tornavano da scuola. Quel giorno intravide la signora Haruno sull'uscio di casa, ma l'unica cosa che distinse furono il colore dei capelli e il fermaglio a forma di fiore; notò anche una specie di piercing al labbro, ma non ne fu del tutto sicuro. Rise nel vederla impacciata far accomodare le - non proprio gradite - ospiti. Attese finchè non uscirono di casa e fece una smorfia quando quelle cominciarono a confabulare tra loro; era certo che non si trattasse di qualcosa di piacevole per i nuovi arrivati e provò dispiacere per loro. Probabilmente avrebbero fatto meglio a scegliersi una città dove le persone non creavano strane fantasie sugli altri, rovinando loro la vita come avevano fatto con il povero Naruto.

La rosa non era al corrente del trasferimento della nonna, Konan e gli altri volevano farle una sorpresa, sicuri di renderla felice. Sakura adorava sua nonna Chiyo, l'aveva sempre coccolata e insegnato tantissime cose; era anche colei che le era stata più vicino in quegli ultimi mesi, quando le cose si erano fatte ancora più pesanti e insopportabili. Era una confidente, una persona speciale, era la sua nonnina e lei le voleva davvero tanto bene; non avrebbe mai sopportato di perdere anche lei. Alla fine delle lezioni la bambina prese la cartella aspettando che Naruto facesse lo stesso e in seguito uscirono seguiti dal moro. Non che a lui importasse cosa facessero o dove andassero, erano casualmente usciti assieme e sempre casualmente l'Uchiha si teneva dietro di loro mentre attraversavano la porta, il corridoio e il giardino diretti al cancello. Lei, però, era convinta che Sasuke facesse tutto di proposito, ma non gli disse nulla, per paura di una sua reazione.
Proprio quando il biondino aveva cominciato a chiedere all'amica di andare a giocare da qualche parte assieme, o anche semplicemente a casa sua, lei bloccò la sua camminata facendo fermare entrambi i bambini che avevano cominciato a guardarla confusi. La rosa fissava davanti a sé a occhi sgranati e, improvvisamente, sul suo viso apparve un enorme sorriso e cominciò a correre facendo voltare anche i due, che si chiedevano cosa le fosse preso così tutto d'un tratto. La bambina abbracciò la nonna, che l'attendeva all'uscita del cancello scolastico e le sorrideva dolcemente.
-Nonna!-
Esclamò stringendola e assaporando il suo profumo; era da un po' che non la vedeva e non si aspettava di ritrovarsela proprio lì. Quasi tutti i bambini fissavano curiosi la scena e il piccolo Uzumaki fu pervaso da una strana gelosia, in fondo nessuno - a parte Jiraiya - sarebbe mai potuto andarlo a prendere a scuola; Sasuke fece una smorfia. Accanto alla vecchia dai corti capelli grigi legati in un chignon grazie a un nastro c'era Konan, e l'Uchiha pensò immediatamente che lei fosse la madre dell'Haruno. Si morse il labbro ripensando ai propri genitori e riprese a camminare lentamente cercando di allontanarsi da quella scena il più presto possibile; non la sopportava affatto.
-Sakura, ti trovo bene...-
Disse Chiyo carezzando i capelli della nipote, che continuava a sorridere contenta. Naruto, intanto, rimaneva fermo immobile, sembrava quasi non potesse muoversi. Non sapeva nemmeno lui cosa stesse aspettando, pensava che la bambina, a quel punto, decidesse di andarsene lasciandolo di nuovo da solo e le lacrime cominciarono a pungergli gli occhi. Si sentiva uno stupido. Quando la vecchietta propose a Sakura di andare a prendere assieme un gelato capì che era arrivato il momento di andarsene, lasciando quel quadretto familiare, ma la voce della bambina dai capelli rosa lo fermò.
-Può venire anche Naruto?-
Chiese lanciando un'occhiata al biondo che aveva puntato i suoi occhi azzurri su di lei; Chiyo e Konan acconsentirono volentieri e i quattro si allontanarono insieme. L'Uzumaki si sentiva felice, e i sentimenti negativi che aveva provato sino a un attimo fa furono rimessi da parte. Era bello poter stare con una vera famiglia una volta tanto.
Sakura, nell'allontanarsi assieme agli altri, gettò lo sguardo dietro di sé, notando che il moro camminava sulla strada opposta a quella che stavano prendendo loro. Lo fissò dispiaciuta, avrebbe voluto chiedere anche a lui di unirsi - anche se la risposta non sarebbe stata delle più positive, ma almeno voleva provare. Sentendosi chiamare da uno dei tre smise di guardarlo, ritornando a sorridere e parlare del più e del meno; eppure, di tanto in tanto, non poteva fare a meno di ripensare che avrebbe voluto anche Sasuke lì con loro.

Tornato a casa il piccolo Uchiha chiuse la porta non tanto garbatamente e sbuffando. Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che pensare alla commovente scenetta familiare dell'Haruno; scenetta che lui non avrebbe più potuto vivere. Lei gli aveva ricordato del vuoto che lo aveva investito dopo la morte dei genitori e che per tutto il tempo era rimasto dentro di lui. Assieme all'irritazione e al senso di gelosia nei confronti della bambina aveva anche provato qualcos'altro, era come se fosse felice che almeno lei non avesse dovuto subire quello che lui - e anche Naruto - provavano ogni giorno, eppure quest'ultima cosa rimaneva semplicemente di contorno col prevalere della gelosia e della rabbia. Dopo che ebbe posato la cartella nella propria stanza si rese conto che il fratello maggiore non gli era ancora andato incontro per sapere come mai avesse sbattuto la porta. Non poteva essere ancora sulla strada del ritorno, di questo il moretto era certo. Cominciò a chiamarlo per nome, leggermente preoccupato, ma cercando comunque di mantenere la calma; solo dopo che ebbe pronunciato il suo nome una decina di volte sentì il rumore della porta d'ingresso che si apriva e la voce di Itachi che si scusava per il ritardo. Il bambino si diresse velocemente da lui e lo abbracciò - sorprendendo entrambi - senza dire una parola. Il moro rimase fermo per un po', indeciso sul da farsi, poi sorrise scompigliando i capelli del fratellino.
-Che hai oggi, Sas'ke?-
Chiese ridendo e l'altro sbuffò, staccandosi e cercando di non guardarlo negli occhi; alzò le spalle. Era stato un gesto non del tutto volontario, dovuto al fatto che aveva cominciato a preoccuparsi davvero.
-Non posso nemmeno abbracciarti adesso?-
Mormorò non poco imbarazzato e Itachi si piegò arrivando all'altezza del fratellino per guardarlo meglio; infine gli posò la mano destra sulla fronte.
-La febbre non ce l'hai-
Scherzò facendolo sbuffare un'altra volta, poi il maggiore sorrise. Era contento che si fosse preoccupato, anche se inutilmente, per lui, Sasuke in fondo non dava mai a vedere ciò che provava e quando lo faceva risultava così imbranato da essere adorabile. Gli cinse il busto tirandolo a sé e stringendolo, cominciando a coccolarlo e a fargli il solletico. Il bambino cercò di trattenere il più possibile le risa e minacciò il fratello cercando di fargli mollare la presa, ma inutilmente.
Ripensò all'Haruno e alla sua reazione alla vista della nonna. Lei aveva qualcuno della famiglia come lui aveva Itachi e non doveva sentirsi in qualche modo inferiore o geloso di lei; in fondo entrambi possedevano qualcuno a loro caro che non avrebbero voluto perdere per nessuna ragione al mondo.

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Capitolo 10
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 10 ***


Erano passati pochi giorni dall'arrivo della vecchia Chiyo a Konoha, ma ancora le quattro donne che avevano fatto visita a Konan poco prima non si erano presentate. L'avevano, tuttavia, incontrata varie volte al supermercato o intravista nel proprio giardino a leggere un libro seduta al sole; lei era stata cordiale e loro anche, di rimando, ma avevano sempre tenuto una fredda sfumatura di diffidenza. Chiyo ci aveva badato poco, abituata, ormai, a quelle sottospecie di donne che non hanno di meglio da fare se non impicciarsi della vita altrui e dispensare giudizi sul prossimo; se stavano alla larga era tutto guadagnato.
La piccola dai lunghi capelli rosa la salutò sorridente, prima di chiudere la porta e dirigersi a scuola, la vecchia la fissò andarsene mentre sorseggiava il proprio the accompagnato da qualche fetta di pane con la marmellata. Mentre, successivamente, cominciò a sistemare la cucina sentì arrivare la figlia che sbadigliò augurandole il buongiorno; era sabato, e fortunatamente poteva stare a casa a riposare un po'. Konan si sedette, prendendo un biscotto al cioccolato dalla scatola e addentandolo, Chiyo le versò il the e quella la ringraziò iniziando a sorseggiarlo soffiandoci sopra a intervalli cercando di non bruciarsi la lingua.
-Oggi sarà una giornata tranquilla, è sabato, i ragazzi usciranno coi loro amici, no?-
La donna annuì, per poi prendere un altro biscotto. Nell'addentarlo, però, si bloccò, ricordatasi di una cosa. Dopo aver masticato e mandato giù parlò.
-Sakura tornerà a casa dopo la scuola-
La vecchia si voltò un poco per guardarla interrogativa. Aveva conosciuto l'amichetto della nipote e credeva che lei si divertisse a giocare in sua compagnia; a dispetto di tutto quello che aveva sentito in giro sul suo conto le era sembrato proprio un bravo bambino. Inoltre la rosa parlava sempre bene di lui, l'aveva sentita lamentarsi solo del carattere scontroso di un certo Sasuke, ma su Naruto non aveva mai detto nulla di negativo.
-Pensavo avesse il suo amico...-
Konan scosse la testa sconsolata.
-Non rimane mai a giocare dopo la scuola, torna sempre a casa appena finisce-
Chiyo rimase in silenzio, poi si rivoltò verso il lavandino sospirando e fissando il basso; sapeva il perchè del comportamento di Sakura. Prima di trasferirsi a Konoha faceva lo stesso a causa della madre e ora...
-Non si è ancora ripresa-
Commentò e la donna scosse la testa tristemente. La madre aveva pienamente ragione e lei ancora non sapeva come comportarsi con la bambina. La situazione che da mesi si era creata all'interno della famiglia era insostenibile per tutti e soprattutto per Sakura; lei aveva sofferto - e stava soffrendo - molto. Si morse il labbro inferiore. E lei ancora non sapeva che fare. Si sentiva completamente inutile, eppure tutte le volte che lo diceva a Yahiko lui rispondeva che lei stava facendo il possibile, il resto doveva arrivare col tempo. Si mise la mano destra sul volto cercando di trattenere le lacrime mentre Chiyo usciva dalla cucina dandole le spalle.

La mattinata scolastica procedette senza troppe sorprese. Delle volte l'Haruno dava piccoli colpetti al compagno di destra perchè si svegliasse - ormai lo faceva da un po' di tempo - e il biondo alzava di scatto la testa dal banco urlando un qualche grido di battaglia di Ultimate Ninja. Ciò faceva sospirare la rosa, mentre il piccolo Uchiha cercava di ignorarli; erano troppo rumorosi per i suoi gusti. Durante la pausa la bambina disse all'amico che doveva finirla di addormentarsi in classe, anche perchè i suoi tentativi di farlo svegliare peggioravano solo la situazione; il biondo si grattò la testa ridendo imbarazzato e facendole sapere che a lui non importava molto la cosa. Lei sospirò sconsolata facendo morire lì quella specie di discussione, in fondo lei aveva cercato di fare qualcosa. Iniziò a mangiare, seguita dall'Uzumaki, e intanto lanciava brevi occhiate al moretto. Come suo solito se ne stava in silenzio e non partecipava ad alcuna discussione; era lì con loro solo perchè non aveva voglia di uscire, ecco qual'era la versione ufficiale. Eppure Sakura ci credeva poco, convinta che la verità fosse un'altra, anche se entrambi i bambini sostenevano di non sopportarsi. Per lei, però, erano semplicemente cocciuti e baka e l'unica cosa che le era concessa fare era quella di provare a unire quei due, perchè nessuno di loro voleva rimanere solo, anche se qualcuno era convinto che fosse la cosa che desiderava di più al mondo.
-Avete visto l'episodio di ieri?-
Chiese all'improvviso lei, facendo voltare un poco a destra l'Uchiha; Naruto mostrò il suo sorriso a trentadue denti e annuì.
-Certo Sakura-chan, Kazuma è stato eccezionale!-
Lei alzò le spalle, con un mezzo sorriso sul volto, e chiuse gli occhi.
-Se l'è cavata, ma se non ci fosse stata Natsuki lì a curarlo non avrebbe vinto-
Il biondo fece una smorfia, ribattendo che il suo eroe se la sarebbe cavata comunque e i due bambini cominciarono a discutere su chi fosse stato più utile e più formidabile nella puntata serale del venerdì.
-È stato Wabisuke che ha trovato il punto debole del nemico-
Si voltarono entrambi verso il moro, stupiti che avesse aperto bocca per parlare con loro; la rosa sorrise contenta tra sé. Il silenzio creatosi venne spezzato dallo sbuffare dell'Uzumaki.
-Kazuma ha dato il colpo di grazia-
Questa volta Sasuke si limitò a un'alzata di spalle, per poi riprendere a mangiare. Non sapeva perchè avesse parlato con loro prima, ma quella specie di intervento gli era uscito così, senza che ci pensasse troppo su. Che per caso si sentisse anche lui uno di loro? Tsk, impossibile. Non li sopportava, inoltre continuava a fidarsi poco della rosa, anche se era solo un capriccio.
-Sakura-chan, oggi pomeriggio andiamo a giocare al parco?-
Chiese speranzoso il biondo ricordandosi che era sabato e cercando di cambiare argomento. Lei lo guardò per un attimo, poi scostò gli occhi e abbassò la testa stringendo le bacchette nella mano destra.
-N... Non posso, mi spiace-
Naruto la fissava. Non era la prima volta che rifiutava un suo invito, che lui ricordasse non avevano mai giocato nel pomeriggio, perchè lei aveva sempre qualcosa da fare. Il biondo non voleva credere che fosse perchè cercava di evitarlo, non aveva molto senso, però non trovava un'altra spiegazione.
-P... Perchè non fate qualcosa tu e Sasuke?-
I due si guardarono, per poi fare entrambi una smorfia; come se fosse stato lontanamente possibile. Si parlavano appena, inoltre era per entrambi inconcepibile poter giocare assieme. Loro si sfidavano e basta, ecco cosa facevano. Mentre quei due si guardavano in cagnesco, la bambina riprese a mangiare noncurante il proprio bento, tenendo la testa bassa e sperando che l'Uzumaki non le facesse ulteriori domande.
All'uscita li salutò velocemente, ricevendo risposta solo dal biondo, e si diresse verso casa mentre questo la fissava allontanarsi. Sasuke lanciò un'ultima occhiata all'Uzumaki, che pareva triste, e cominciò a camminare dandogli le spalle; non era la prima volta che succedeva una cosa del genere, e inizialmente Naruto ci aveva badato poco. Ora, però, pareva non sopportare più questi rifiuti da parte della rosa. Il moretto mise le mani in tasca cominciando a pensare cosa avesse da fare tutti i pomeriggi la bambina e non si rese conto che stava prestando fin troppa attenzione agli affari di quei due - affari che a lui non dovevano minimamente importare dato che non si considerava amico di nessuno.

Entrata in casa, la bambina si annunciò a gran voce levandosi le scarpe e dirigendosi verso le scale per salire nella propria stanza. Dopo che ebbe posato la cartella sulla scrivania sentì la voce della nonna provenire dalla cucina che la invitava a fare merenda con lei; la rosa non se lo fece ripetere due volte e la raggiunse sorridente per poi sedersi al tavolino. Chiyo porse alla piccola un piatto pieno di onigiri e Sakura ne prese uno con la mano sinistra, prima di mangiarlo, però chiese di Konan. In fondo non l'aveva vista e sapeva che quello era il suo giorno libero dal negozio. Prima che la vecchia potesse dire qualcosa la donna apparve alle spalle della bambina con sottobraccio il cesto della lavanderia che aveva appena finito di stendere in giardino. Nel vederla, girandosi un poco, Sakura le sorrise, invitando anche lei a far merenda e, dopo che quella le ebbe sorriso, si sedette sospirando esausta. Mangiarono in silenzio e, quando la rosa arrivò al quarto onigiri, cominciò a spezzare il silenzio.
-Il mio papà non ha ancora chiamato?-
Konan scosse la testa senza curarsi di guardarla e lei abbassò gli occhi; Chiyo lanciò un'occhiata alle due.
-Probabilmente sta ancora lavorando-
Disse e la piccolina la scrutò coi suoi occhi verdi, per poi abbozzare un sorriso e finire di mangiare. La donna intanto stava in silenzio cercando di mantenere la calma davanti alla bambina. Akira era una brava persona, non lo metteva in dubbio, ma era fin troppo attaccato al suo lavoro. Sicuramente non amava stare settimane intere lontano dalla sua unica figlia, però, oltre che a chiamarla quotidianamente e prendere l'aereo per vederla ogni due settimane non faceva altro. Fosse stato per Konan avrebbe lasciato il suo stupido lavoro che lo teneva fin troppo distante da casa - anzi, la sua casa non esisteva neppure dato che Sakura abitava con lei, Akira aveva solo un appartamento vicino al posto di lavoro, a Kyoto. Eppure ogni mese mandava a lei e Yahiko un assegno per pagare le spese della figlia e lei lo accettava con riluttanza, ma in fondo lui non era cattivo, voleva bene a Sakura ed era anche per questo che era tanto attaccato al lavoro. Se lo avesse perso avrebbe perso tutto, tra cui la possibilità di creare una vita stabile per lui e sua figlia. Anche se Konan gli ripeteva sempre che lei e il marito potevano aiutarlo per tutto lui rifiutava; lui doveva badare alla famiglia, diceva, non poteva approfittarsi della gentilezza d'altri. Ma così facendo teneva la sua famiglia - sua figlia - lontana da lui. Lui lo fa per lei, si ripeteva sempre la donna, ma non poteva non irritarsi lo stesso.
Sussultò sentendo il telefono che squillava e si voltò verso questo in automatico, ma non rispose immaginando chi potesse essere. La bambina si fiondò alla cornetta e rispose sorridente; quando la persona dall'altro capo le disse qualcosa Konan vide i suoi occhietti verdi brillare. Aveva sempre un'espressione malinconica quando parlava con lui, lo voleva accanto, era naturale, però non glielo aveva mai detto, non volendo sembrare in qualche modo egoista e sapendo che lui faceva quel che faceva per il suo bene. Lo aveva sempre fatto dopotutto. Chiyo e la donna rimasero ad ascoltare la conversazione guardando la bambina e finendo di sorseggiare il the. Sakura, intanto, raccontava al padre della sua giornata scolastica e di tutte le piccole cose che aveva fatto quel giorno, poi veniva il turno dell'uomo e lei rimaneva in silenzio ad annuire e, certe volte, a commentare per poi ridere. Quando lui le fece sapere che doveva riattaccare si intristì; avrebbe voluto continuare a parlargli ancora e ancora.
-Va bene, allora ci sentiamo stasera-
Mormorò cercando di sembrare in qualche modo normale. In fondo non doveva pretendere troppo, lui faceva il possibile. Lo avrebbe rivisto quella sera grazie alla web-cam e si sarebbero dati la buonanotte e mandati un abbraccio; lei, però, avrebbe voluto darglielo dal vivo. Si morse il labbro inferiore posando la cornetta del telefono. Ma in fondo, da che lei ricordasse era sempre stato così.
-Tutto okay?-
Guardò la donna e annuì cercando di sorriderle avvicinandosi a lei.
-Papà sta bene, inoltre mi ha detto che forse gli daranno una promozione-
Quella abbozzò un sorriso accarezzandole dolcemente i capelli; era una buona notizia, dopotutto. In seguito misero in ordine la casa, poi Chiyo e la nipotina uscirono per andare a comprare qualcosa per la cena; Konan era rimasta a casa, cercando di godersi quegli ultimi istanti di riposo prima del ritorno dell'intera unità familiare.
Camminarono mano nella mano in direzione dei negozi, che poi non erano nemmeno lontani dal giardinetto della piccola città, e Sakura non la finiva di parlare; la vecchia sorrise tra sé, felice di vederla contenta, o almeno così sembrava. Arrivate davanti a un negozio la piccola si offrì di aiutare la nonna, ma quella rifiutò gentilmente sentendo delle voci provenienti dal giardino; disse alla rosa che poteva aspettarla lì, lei avrebbe fatto da sola. La bambina accettò titubante e, dopo che Chiyo fu entrata, inizio a camminare con le mani dietro la schiena in direzione delle voci. Giunta nel mezzo del giardinetto si bloccò, sgranando gli occhi nel vedere sorpresa che i suoi due compagni di classe erano impegnati in una qualche sfida. Erano appesi con le braccia su uno dei giochi e le gambe gli penzolavano non poco da terra. Come al solito i due rivali si guardavano in malo modo e nessuno dava segno di cedimento; un gruppetto di bambini assisteva parlottando tra sé, facendo il tifo per il moro o dicendo brutte cose sul biondo. L'Haruno sorrise senza accorgersene rimanendo dietro il gruppetto cercando di non farsi vedere, ma gli occhi azzurri di Naruto la notarono immediatamente. Il piccolo Uzumaki, dopo aver esclamato il nome di lei, lasciò la presa sulla barra di metallo, atterrando senza troppo difficoltà e correndo incontro all'amica, che aveva mosso una manina imbarazzata in segno di saluto; l'Uchiha sbuffò, per poi scendere anch'egli.
-Che sorpresa, Sakura-chan-
Disse allegro il biondino che non la smetteva di sorridere, lei si grattò la guancia destra sorridendo ancora imbarazzata, poi scostò gli occhi verdi dall'Uzumaki, per guardare il compagno che la fissava in silenzio. Gli altri bambini, al passaggio del biondo, si erano fatti da parte, e ora osservavano la nuova arrivata in malo modo, poiché aveva interrotto la sfida dei due; alcuni cominciarono ad allontanarsi, forse diretti a casa, mentre altri rimanevano curiosi.
-La sorpresa è vedere voi due insieme-
Commentò contenta la bambina e Naruto si voltò un poco a guardare il moro; Sasuke, intanto, cercava di non incrociare gli occhi della rosa. Lo videro alzare le spalle e spiegare che stava semplicemente aspettando il fratello maggiore che doveva occuparsi di una commissione. Lei rise e il biondo fece incrociare i suoi occhi azzurri con quelli verdi dell'Haruno, che lo ascoltava senza smettere di sorridere.
-Ho sfidato Sasuke per vedere chi era il migliore tra noi, ma è finita in parità-
Il moretto sbuffò, avvicinandosi a lui.
-Ma che parità! Tu sei sceso, quindi ho vinto io, come sempre-
Naruto lo guardò in malo modo, controbattè e ricominciarono così a discutere mentre Sakura li guardava, leggermente divertita. Dopo un po' interruppe quella sottospecie di lite e propose una nuova sfida che il biondo accettò immediatamente, mentre l'Uchiha acconsentiva rassegnato dalle continue lamentele del rivale. Lui non aveva assolutamente voglia di ritrovarsi in una situazione tutt'altro che piacevole come quella, ma, doveva ammettere, se l'era andata a cercare quella volta. Però era tutta colpa dell'Haruno. L'espressione contenta sul volto del biondo, la sua tristezza... Era sempre e solo colpa sua.

Il bambino aveva accompagnato Itachi che doveva dare una specie di esame. Lo avevano saputo entrambi quel pomeriggio e, naturalmente, l'artefice di tutto era Madara. Ovviamente il fratello non poteva rifiutarsi e Sasuke si era offerto di accompagnarlo; non aveva di meglio da fare. Arrivati, però, il maggiore dei due Uchiha aveva detto al fratellino di aspettarlo nel giardinetto e così lui aveva obbedito. Si era messo a passeggiare osservando la natura circostante, finchè non aveva udito delle voci di bambini. Aveva rallentato il passo, cercando di non farsi notare e, allo stesso tempo, di sentire quello che si dicevano; riconobbe immediatamente Naruto, che era seduto sull'altalena e teneva la testa bassa. Il moro si sentì pervadere dalla rabbia al solo pensiero di ciò che stavano dicendo quegli altri sul conto del biondo; non lo conoscevano affatto, eppure credevano di saperne più di tutti. La voce dell'Uzumaki riecheggiò nell'aria e a Sasuke parve che stesse per mettersi a piangere. Farfugliava qualcosa su Sakura, descrivendola come una persona gentile, che gli era sinceramente amica e che non lo avrebbe mai lasciato da solo, se non per una buona ragione; gli altri bambini risero, commentando che nessuno poteva essergli amico, lui in fondo era comunque diverso da tutti loro e procurava solo fastidio. Naruto provò a controbattere e in quel momento l'Uchiha passò davanti al gruppetto, facendo, così, puntare l'attenzione dell'Uzumaki su di lui. Lo guardò inespressivo quando quello lo chiamò per nome, alzandosi dall'altalena e puntandogli il dito contro lanciando una delle sue tante sfide. Sasuke sbuffò, cercando di sembrare scocciato, ed infine acconsentì. Iniziarono quella bizzarra sfida, rimanendo appesi su uno dei giochi del giardinetto, fino a che la rosa non arrivò. A quel punto il volto di Naruto si illuminò ancora una volta e l'Uchiha non potè fare a meno di essere contento.

Stettero per un altro po' tutti insieme, chi passava guardava curioso chi potesse anche solo rimanere più di dieci minuti in compagnia del biondo e delle volte si sentiva vociferare qualcosa a proposito della famiglia della rosa. Come se qualcuno sapesse realmente qualcosa. La bambina stava seduta per terra a osservare i compagni che discutevano su chi avesse ragione sull'esito della sfida e chi torto; lei stava in silenzio, non volendo creare ulteriori conflitti con un semplice commento personale. Li fissava e le piaceva. Le piaceva la loro compagnia, il fatto che discutevano delle cose più assurde, che conoscessero il suo anime preferito, che non fossero stupidi come gli altri e che non giudicassero qualcuno solo da quello che gli raccontava la mammina. Pensando questo sorrise tristemente. Forse era dovuto al fatto che nessuno di loro ce l'avesse, la mammina. Si alzò immediatamente in piedi quando la nonna la chiamò. Il biondo smise di parlare con l'Uchiha, rivolgendo la sua attenzione verso la bambina che andava incontro alla vecchia. Sakura si voltò un momento, sorridendo ai due e salutandoli per poi aiutare Chiyo con le buste della spesa. Naruto la fissò allontanarsi e, nel guardare lei e la nonna che tornavano a casa mano nella mano, fece una smorfia. Sasuke notò il suo cambio d'umore e provò a riprendere la discussione che avevano interrotto precedentemente, ma la voce di Itachi lo bloccò. Anche per lui era ora di tornare a casa. Lanciò un'occhiata all'Uzumaki, gli diede una patta sulla testa e corse verso il fratello.
-Tanto la sfida è finita e ho vinto io-
E gli fece la linguaccia mentre Naruto lo fissava un po' confuso, per poi rispondere che non era finito proprio niente e che nessuno dei due aveva vinto; infine sbuffò e girò i tacchi per tornare a casa da Jiraiya. Il moro, dopo averlo visto andarsene, si voltò, imboccando la via del ritorno assieme al fratello.
-Ti sei divertito coi tuoi amichetti, Sas'ke?-
Non rispose, facendo solo una smorfia e Itachi rise stringendogli la mano. Chiese della rosa che aveva visto andare via poco prima del suo arrivo e il bambino gli confermò che era lei la nuova arrivata. Non commentò il fatto di averlo trovato a giocare assieme a lei e al piccolo Uzumaki, conoscendo già quale reazione avrebbe potuto scaturire, disse solo che gli sarebbe piaciuto conoscere la bambina, un giorno. Sasuke sbirciò il volto del fratello pensando a un ipotetico incontro tra i due. Probabilmente avrebbero preso il the sorridenti e cominciato a parlare delle più grandi stupidaggini; forse anche lui e Naruto sarebbero rientrati nei loro discorsi ed entrambi si sarebbero trovati d'accordo sul fatto che la loro era un'amicizia un po' strana. Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri dalla mente. Lui e il biondo amici. Tzè. E inoltre, Itachi e Sakura che parlavano amichevolmente, era una visione un po' strana nel suo insieme, ma non improbabile.
-Com'è andata?-
Chiese cercando di smettere di pensare a tutte quelle sciocchezze. In fondo, lui e Naruto non sarebbero mai potuti essere amici e il fratello e l'Haruno non avrebbero mai potuto incontrarsi o parlare insieme seduti a un tavolo; di questo era assolutamente convinto.

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Capitolo 11
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 11 ***


La settimana che seguì quello strano week-end Sakura Haruno non si presentò a scuola. Quando la mattina il bambino dai capelli neri entrò in classe non la vide, ma non ci prestò troppa attenzione, credendola semplicemente un po' in ritardo. Arrivato anche il biondino, qualche minuto dopo l'arrivo del maestro Iruka, l'Uchiha alzò lo sguardo sorpreso che lei ancora non ci fosse; sentì lo strano impulso di chiedere qualcosa all'Uzumaki, ma si trattenne. Anche Naruto, dal canto suo, era alquanto preoccupato non avendola vista appena era entrato in classe. Pregò che le lezioni finissero il più presto possibile per andarla a trovare a casa e saperne di più, probabilmente si era ammala. In questo modo i due rivali seguirono distrattamente la lezione pensando alla bambina dai capelli rosa.
Al suono della pausa pranzo i bambini si mobilitarono per mangiare fuori, approfittandone, anche, per giocare coi compagni; ovviamente solo due di loro rimasero in classe. Entrambi mangiavano silenziosamente il proprio bento, senza alzare gli occhi da questo. Il moretto sbuffò cercando di sovrastare il rumore delle mandibole dell'Uzumaki. Senza l'Haruno era un mortorio.
-Come mai oggi non c'è?-
Chiese infine l'Uchiha mentre rimetteva a posto la scatola ormai vuota del pranzo. Il biondo lo guardò, un po' confuso che gli avesse rivolto la parola e soprattutto per chiedergli di Sakura. Alzò le spalle di risposta, dicendogli che non sapeva nulla di lei da sabato. Prese, poi, l'ultimo boccone di riso e guardò coi suoi occhi azzurri il compagno, che cercava di voltare lo sguardo altrove.
-Dopo vado a trovarla, puoi venire con me se vuoi-
Disse con la bocca piena sputando involontariamente qualche chicco; Sasuke lo guardò mezzo disgustato ordinandogli di non parlare mentre stava mangiando. Baka. E poi... Lui che andava a trovare Haruno? Tzè. Neanche se lo avessero trascinato a forza. Mentre stava per dire qualcosa a Naruto, che continuava a domandargli se voleva accompagnarlo, le bambine della loro classe rientrarono avvicinandosi a loro. Ino cominciò a parlare con il moro, evitando di proposito l'Uzumaki con lo sguardo e senza nascondere minimamente la cosa; lo disprezzavano, ormai era chiaro.
-Non andare Sasuke-kun, quella non è affatto normale-
Il biondo la guardò in malo modo e l'Uchiha fu pervaso da una strana sensazione. Come se lei sapesse cosa fosse normale e cosa non lo fosse...
-Come puoi parlare in questo modo di Sakura-chan? Lei di sicuro è molto meglio di tutte voi-
Sbuffò stizzita, voltandosi a guardare il bambino irritata e scocciata, soprattutto perchè cercava di difendere quella, la nuova arrivata che si stava avvicinando anche troppo a Sasuke-kun. Il moretto lanciò un'occhiata a Naruto, curioso di sapere come avrebbe risposto alla Yamanaka; sicuramente avrebbe lodato la sua nuova amichetta dai capelli rosa. Però, su una cosa l'Uzumaki aveva ragione, Sakura era molto meglio di tutte le bambine della loro età. Era l'unica che si era avvicinata al biondo e che non aveva prestato attenzione alle scemenze che si dicevano su di lui. Mentre Naruto andava avanti a tessere lodi sull'Haruno, Ino lo interruppe bruscamente vedendo entrare in classe un loro compagno che aveva appena finito di giocare fuori con gli altri.
Kiba Inuzuka, così si chiamava, era un bambino dai corti capelli castani, occhi scuri e canini fin troppo affilati, simili a quelli dei cani; inoltre la sua famiglia possedeva un gran numero di quegli animali che trovava per strada o prendeva da qualche canile abbandonato. Kiba, quindi, era nato a stretto contatto coi cani sviluppando un profondo legame con questi e in special modo con l'ultimo arrivato, Akamaru, un piccolo cagnolino da pelo corto e chiaro, con le orecchie che ricadevano ai lati del muso. I due erano inseparabili.
-Kiba, racconta cosa ha fatto Haruno al tuo cane!-
Ordinò la Yamanaka fissando il castano che, in un primo momento, si fermò, stringendo i pugni, come se stesse ricordando qualcosa di tutt'altro che piacevole. Naruto e Sasuke lo fissavano curiosi di sapere cosa fosse successo; l'Inuzuka si avvicinò a loro cominciando a raccontare cosa aveva visto il giorno precedente.
Quella domenica pomeriggio, durante la loro solita passeggiata, Akamaru si era allontanato troppo dal bambino, che lo aveva perso di vista dopo che il cagnolino aveva svoltato un angolo correndo chissà dove. Kiba non era solito tenerlo al guinzaglio, quindi fu costretto a corrergli dietro, ma non lo aveva trovato; così aveva cominciato a chiamarlo, sperando che tornasse da lui, ma niente. Dopo un po' sentì il cane abbaiare, come per lamentarsi per qualcosa o qualcuno e riuscì finalmente a raggiungerlo. Vide, così, la bambina dai lunghi capelli rosa, la nuova arrivata, che era piegata sulle ginocchia e teneva stretto Akamaru, che non la smetteva di divincolarsi. Kiba esclamò il nome del cagnolino e lei, voltandosi un poco a guardarlo, lo lasciò andare, vedendolo correre verso il padroncino e saltargli addosso. Il bambino strinse a sé il cane, guardando l'Haruno in malo modo, che lo fissava confusa con uno spillo stretto in mano; lui la fulminò con lo sguardo, ordinandole di non permettersi più di fare del male a Akamaru e la rosa inclinò la testa da un lato. Alla fine se ne andò senza proferire parola.
-Si diverte a maltrattare gli animali-
Commentò alla fine Ino e l'Uzumaki sbattè un pugno sul banco alzandosi e guardandola fisso negli occhi con sguardo truce.
-Ti ho detto di smetterla! Sakura-chan non è una cattiva persona!-
La bambina sbuffò, tirandosi via dal viso una ciocca di capelli e guardando il moro, cambiando espressione in maniera disgustosa - come affermava sempre lui.
-Sasuke-kun, hai sentito il racconto di Kiba, no? Lui sa meglio di tutti se una persona va bene o meno, è Akamaru che lo aiuta a decidere. I cani queste cose le sentono, me lo dice sempre anche la mamma-
Affermò toccandosi il naso, mentre l'Inuzuka abbassava la testa. In effetti, lui aveva raccontato ciò che aveva visto e quello che pensava; di sicuro non era stata una buona impressione sulla nuova arrivata. Eppure - questo lo aveva omesso - prima di andarsene lei aveva sorriso al cagnolino, che le aveva scodinzolato contento con la lingua di fuori; però il castano era ancora parecchio dubbioso. In fondo lui era certo che lei volesse fare del male al suo Akamaru, però... Scosse la testa, ordinandosi di smettere di pensare troppo alla cosa e si avviò al proprio banco, mentre il moro lo fissava avendo notato qualcosa di strano nel suo comportamento. Poi tornò a guardare i due biondi che discutevano; Naruto non la smetteva di difendere Sakura. Parlava come se fosse stato realmente presente, come se conoscesse meglio lui come erano andate le cose; era assolutamente convinto di quello che diceva e questo era dato dalla completa fiducia che riponeva nell'Haruno. A pochi minuti dalla fine del pranzo la Yamanaka sospirò rassegnata, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa alzando le spalle.
-Devo smetterla di parlare con lui...-
Cominciò a dire come se conversasse con l'Uchiha; si voltò persino verso di lui riaprendo gli occhi.
-È ovvio che la difenda, si somigliano dopotutto, entrambi con una famiglia stramba, come dice la mia mamma. È meglio per te se smetti di frequentare certa gente, Sasuke-kun, tu sei diverso in fondo-
Lui le lanciò occhiata e la bocca della bambina si aprì in una specie di ghigno.
-Sei molto meglio di loro, Sasuke-kun-
A quel punto il bambino dai corti capelli biondi perse la pazienza; ma chi si crede di essere quella? Fece un gesto col braccio destro, la mano stretta a pugno, come se volesse colpirla in piano viso, travolto dalla rabbia, ma qualcosa lo bloccò. O meglio, l'inatteso intervento di Sasuke lo bloccò. Questo, infatti, si era alzato, sbattendo le mani sul banco, stufo delle stupide parole della Yamanaka. Aveva oltrepassato il limite. Mentre lei mormorava confusa e interrogativa il nome dell'Uchiha lui la fissava pieno di disprezzo e odio; la bambina rabbrividì alla vista di quegli occhi neri che parevano iniettati di rosso sangue. Era calato un pesante silenzio nell'aula e Iruka ancora non si faceva vedere, l'attenzione di tutti i presenti era rivolta solamente al piccolo Uchiha. Nessuno gli aveva mai visto in volto quell'espressione che raggelava all'istante.
-Cosa ti fa credere che io sia migliore?-
Chiese infine con voce dure, fredda, spezzando il silenzio. Ino non gli rispose, terrorizzata al punto di non riuscire a proferire parola; cominciò leggermente a tremare. Il suo Sasuke-kun non sembrava più così adorabile adesso. Naruto lo guardava, senza avere la minima intenzione di intervenire, la biondina, dopotutto, se l'era cercata. Rimaneva, così, in silenzio a osservare il compagno, non capendo se avesse sbottato per il fatto che lei stesse offendendo lui, Sakura o per altro. Il moretto fece una smorfia, sbuffando stizzito. Non pensava certo di perdere il controllo in quel modo, aveva cercato in tutti i modi di mantenere la calma, ma probabilmente in quel momento gli era impossibile. La Yamanaka parlava troppo per i suoi gusti, un po' come la rosa, però almeno quest'ultima riusciva a dire cose sensate, per la bionda, invece, sembrava impossibile. Non era la prima volta che la ascoltava offendere Naruto e il più delle volte l'Uchiha cercava di ignorarla, ma quando superava il limite non poteva non risponderle, come quella volta per la gita di fine anno. Non tollerava che lei parlasse così leggermente della famiglia di Naruto, quella che non aveva potuto avere e quella che qualche anno fa il moro aveva perso. La famiglia, ovvero una mamma e un papà, qualcuno che ti volesse bene. Non sempre si poteva avere il privilegio di averla integra e non sempre appariva come dettavano gli standard sociali. Ma una famiglia rimaneva una famiglia, a dispetto di quello che si sentiva dire in giro da persone che credevano di saperne una più del diavolo. Per Sasuke la famiglia era Itachi e per Naruto Jiraiya - almeno così credeva il moro. Le poche volte che li aveva visti insieme sembravano molto affiatati, e l'uomo non sembrava tanto male, a dispetto di quello che dicevano. Per Sakura erano sua nonna e quella strana donna e i due ragazzi delle medie che stavano stringendo amicizia con Itachi, però non sapeva se fosse davvero così. A differenza dell'Haruno, lui e il biondo non conoscevano la sua storia, il suo passato, la sua intera famiglia e questo valeva anche per tutti gli altri, che non potevano fare a meno di giudicare, pur senza sapere, e pretendere di ritenersi migliori.
-Finiscila di parlare male di qualcuno che non può difendersi-
Sibilò. Probabilmente avrebbe potuto dirle altro, ma non era nel suo stile. A quel punto il maestro rientrò in classe, ordinando a tutti di mettersi ai propri posti e scusandosi del piccolo ritardo. Tutti obbedirono e la Yamakana non aprì bocca per il resto della giornata.

Naruto lanciò l'ennesima occhiata al compagno che camminava alla sua destra coi fogli in mano. Quando quello mosse i propri occhi neri in direzione dell'Uzumaki che scostò lo sguardo, facendo finta di guardare altrove e Sasuke sbuffò, di nuovo, rimettendosi a camminare guardando avanti finchè il biondo non gli ripuntò contro i suoi curiosi occhi azzurri.
-La vuoi finire?-
Sbottò all'improvviso, ma Naruto non gli rispose. Continuava a chiedersi come mai loro due stessero camminando fianco a fianco diretti a casa della rosa e soprattutto come mai l'Uchiha avesse accettato di portare alla nuova arrivata i compiti che si era persa quella mattina. Era troppo strano e irreale, agli occhi del bambino, ma ormai aveva capito che da Sasuke poteva aspettarsi di tutto. Sorrise ripensando alle parole che aveva rivolto alla Yamanaka; lei lo aveva evitato e non lo aveva nemmeno salutato a fine scuola, come faceva di solito. Doveva averla spaventata davvero molto.
-Sei stato gentile a difendere Sakura-chan...-
Commentò poi mentre stavano arrivando a casa della bambina. Il moro non rispose, facendo una smorfia. Principalmente lui aveva agito d'impulso e non voleva significare affatto che quella gli stesse simpatica o meno. Non espresse, comunque, tale pensiero a parole; sarebbe suonato solo come una scusa e non voleva che il biondo cominciasse a farsi strane idee. Soprattutto non voleva che lei cominciasse a farsi strane idee.
Arrivati a casa dell'Haruno Naruto suonò il campanello ed i due dovettero aspettare un po' prima che la vecchia Chiyo aprisse loro la porta. Nel vederli sorrise sorpresa e li invitò a entrare cordiale. Fecero entrambi un inchino togliendosi le scarpe e posandole ordinatamente all'ingresso, per poi dare un'occhiata alla casa. Era una via di mezzo tra quella di Naruto e quella di Sasuke, più grande di quella del primo e più piccola di quella del secondo. Era calda e accogliente, molti oggetti erano relativamente moderni, mentre altri sembravano cimeli di famiglia; strano a dirsi, ma piacque immediatamente a entrambi.
-Siete stati gentili a venire a trovare Sakura, scommetto che le farà piacere vedervi-
Affermò Chiyo guardando il biondo e lanciando brevi occhiate al moretto; il primo sorrise, mentre il secondo fece sapere, sbuffando, che era andato lì solo per consegnare i compiti alla compagna di classe. La vecchia, senza smettere di sorridere, si avviò alle scale facendo loro cenno di seguirla. Naruto era subito dietro di lei, mentre Sasuke camminava più lentamente continuando a studiare la casa; si bloccò poco prima di salire il primo gradino quando qualcosa alla sua destra attirò la sua attenzione. Rimase coi fogli in mano a fissare la foto di una donna che aveva gli stessi occhi dell'Haruno e i capelli biondi. Sorrideva e per un attimo all'Uchiha parve di vedere Sakura, solo un po' più grande; se non fosse stato per i capelli avrebbero potuto essere gocce d'acqua. Accanto alla fotografia incorniciata a dovere c'era un bastoncino d'incenso e il moretto perse un battito. Un altare funerario simile a quello per Fugaku e Mikoto. Socchiuse gli occhi e, dopo che il biondo lo ebbe richiamato, raggiunse lui e Chiyo al piano di sopra dove si trovavano le camere da letto. La vecchia si diresse a destra avvicinandosi all'ultima porta; era aperta e, avvicinandosi, poterono sentire la voce della rosa che parlava con qualcuno. Naruto si affacciò per primo, mentre l'Uchiha rimaneva dietro di lui.
La camera della bambina non era molto grande, c'era un letto a una piazza e mezzo perpendicolare al muro con accanto un piccolo comodino; di fronte alla porta c'era una finestra che dava sulla strada, sul muro davanti al letto c'era una piccola televisione posata su una scrivania di legno e vicino a questa la Play Station 3. Sui muri erano attaccati diversi poster di anime e c'erano vestiti, libri e manga sparsi un po' per tutta la stanza; Sasuke si stupì di quanto disordinata potesse essere una femmina.
Quando Chiyo bussò leggermente alla porta Sakura era seduta sul letto avvolta in una grande coperta rosa pastello, le mani tenevano il joystick nero della console e le dita si muovevano velocemente; la spalla destra era rialzata a reggere il telefono. Aveva gli occhi fissi sullo schermo della televisione e giocava al videogioco di Ultimate Ninja, parlando allo stesso tempo con il padre, che l'aveva chiamata preoccupato per la sua salute. A detta della bambina era fin troppo apprensivo in quei momenti, così come gli altri componenti della famiglia. Cercava in tutti i modi di non far cadere il telefono, probabilmente la cosa migliore sarebbe stata mettere in pausa e usare entrambe le mani; sentendo bussare voltò gli occhi verdi alla sua destra e la bocca formò un sincero sorriso. Riprese a guardare lo schermo, mentre continuava a parlare con il padre; di tanto in tanto s'interrompeva a causa dei colpi di tosse.
-Dai papà, non devi preoccuparti così tanto!-
Ripetè ancora una volta sorridendo impacciata come se lui potesse in qualche modo vederla; Chiyo, intanto, se n'era andata lasciando i due bambini ancora alla porta a fissare la rosa in attesa.
-Ah accidenti! Prendi questo maledett... Ah, no, niente papà...-
Naruto si lasciò scappare un risolino, era così buffa in fondo e per poco non rischiò di far cadere il telefono per terra. Sasuke manteneva il silenzio fissandola; anche lui avrebbe voluto parlare con suo padre, anche se probabilmente non si sarebbero detti che frasi di circostanza. Fugaku Uchiha era fatto così.
La bambina mise finalmente in pausa il gioco e prese il telefono con la mano destra, sorridendo dolcemente; nei suoi occhi i due compagni poterono leggere una velata tristezza.
-Comunque rilassati... Mi passerà tutto tra un paio di giorni, in fondo è solo un'influenza, non è così grave... Ci sentiamo stasera... Ciao...-
Abbassò gli occhi tristemente e i due sussultarono confusi.
-Ti voglio bene, papà...-
Mormorò prima di chiudere la chiamata e rimanere in silenzio, solo dopo qualche minuto parve ricordarsi dei due amici e si voltò verso di loro sorridente; nessuno ricambiò il sorriso, ma rimasero a fissare quegli occhi verdi così tristi. Sembrava che avesse appena messo da parte un ricordo tutt'altro che felice. Nessuno dei due riusciva a capire. Pensavano che almeno lei avesse una famiglia più o meno normale, dai suoi modi di fare non avevano mai dubitato il contrario, eppure entrando in quella casa avevano avvertito qualcosa di diverso dal solito, però non ci avevano prestato molta attenzione credendo fosse un loro problema, dato che non avevano mai avuto una famiglia che potesse definirsi normale. Sasuke socchiuse gli occhi ripensando all'altare funerario che aveva visto poco prima e in lui cominciò a nascere una forte curiosità; voleva sapere, ma sentiva di non dover chiedere nulla. La vita degli altri non gli doveva interessare. Naruto continuò a fissarla coi suoi occhi azzurri. Dal primo giorno che l'aveva vista ne era rimasto abbastanza colpito, ma era solo perchè lei fu la prima a rivolgergli gentilmente la parola e diventare sua amica; in seguito capì che era una bambina come tutte le altre. Non si era mai interessato a quello che gli altri dicevano sulle nuove famiglie, poiché aveva sperimentato sulla sua pelle quanto le persone di Konoha fossero ingiuste e false nel dispensare giudizi sugli altri. Per questo motivo non voleva sapere niente, avrebbe scoperto da sé qualcosa sulla rosa parlandole e diventandole sempre più amico, non si sarebbe fatto influenzare da niente e nessuno.
-Naruto, Sasuke... Sono contenta che siate venuti a trovarmi-
Nessuno lo aveva mai fatto, a parte i suoi familiari, e probabilmente i due poterono leggerglielo negli occhi.
-Cos'hai Sakura-chan?-
Chiese il biondino facendo un passo avanti senza smettere di fissarla; l'Uchiha rimaneva fermo e in silenzio con i fogli in mano.
-Oh, è solo un'influenza, niente di così grave-
Rispose muovendo davanti al viso la mano destra come per esprimere a gesti quello che diceva; Naruto le sorrise contento, poi guardò lo schermo del televisore.
-Stai giocando al gioco di cui mi avevi parlato?-
Annuì con gli occhi che le brillavano cominciando a lodare il videogioco per l'ennesima volta da quando aveva conosciuto il biondo. Gli indicò con la testa il joystick che si trovava sulla scrivania facendogli sapere che potevano giocare insieme; lui non se lo fece ripetere due volte e andò a sedersi per terra, ai piedi del letto. La rosa cominciò a spiegargli le varie mosse e a cosa corrispondevano i tasti e Naruto ascoltò in silenzio annuendo di volta in volta.
-Ora ti faccio combattere contro di me, tranquillo, ci andrò leggera, così almeno prendi dimestichezza coi comandi-
Il combattimento cominciò e ancora il moro non aveva aperto bocca continuando a fissarli in piedi alla porta. Solo quando iniziarono a discutere sull'esito della battaglia si schiarì la gola, come per far loro notare che era presente anche lui. I due bambini lo guardarono, non capendo come mai stesse interrompendo il loro scontro.
-Vuoi per caso giocare anche tu, Sasuke?-
Chiese poi la rosa; lui sbuffò, guardando altrove.
-Sono qui solo per portarti questi-
E alzò leggermente i fogli che teneva in mano.
-Ah-
Disse semplicemente lei ricominciando a guardare lo schermo e combattere contro Naruto.
-Puoi posarli su quella sedia-
Disse poi prima che il moretto si spazientisse. L'Uchiha fu così costretto a entrare nella stanza e cercare un qualche posto sulla sedia mezza sepolta dai vestiti; infine posò i compiti e guardò nuovamente i due che continuavano a giocare. Fece una smorfia girandosi di spalle e cominciando a camminare fuori dalla stanza; quando varcò la porta il combattimento tra i due finì con la vittoria della rosa.
-Non vuoi giocare anche tu?-
Si fermò guardandola con la coda dell'occhio e ripetendo cosa era venuto a fare; la sentì sbuffare e ribattere, ma il biondino la interruppe.
-Lascialo stare, Sakura-chan, Sasuke ha semplicemente paura di perdere contro di me-
L'Haruno lo guardò dubbiosa e il moro si voltò completamente tenendo i pugni stretti e guardando male l'Uzumaki.
-Ma figurati! Ti batterei anche senza conoscere le mosse speciali!-
Naruto fece ruotare gli occhi smettendo di guardarlo in faccia - cosa che fece irritare il piccolo Uchiha ancora di più. Sakura allungò il braccio destro verso di lui, porgendogli il joystick.
-Se davvero non hai paura combatti-
Fissò entrambi ancora più irritato e, dopo aver strappato poco garbatamente il controller dalle mani della rosa, si mise accanto a Naruto cominciando a lottare con lui, mentre Sakura sorrideva contenta.
Giocarono per un po', tutti e tre assieme, fino a che un uomo dai corti capelli arancioni non fece capolino dalla porta; aveva diversi piercing sul volto - molti di più di quelli di Konan - e gli occhi castani. Nel vederlo la bambina sorrise contenta e inizialmente i due, spaventati leggermente dal suo aspetto, credettero si trattasse del padre; salutò cordiale e si avvicinò alla rosa chiedendole come si sentiva. Lei tossì.
-Sto bene, zio, non preoccuparti-
Yahiko Akame fece un leggero sorriso, poi guardò i due che lo osservavano curiosi.
-Non è un po' tardi per voi? È quasi ora di cena-
Quelli sussultarono guardandosi; avevano perso completamente la cognizione del tempo. Si alzarono in piedi di scatto scusandosi per il disturbo e Sakura trattenne un risolino.
-Vi accompagno alla porta-
Si offrì poi, ma Naruto glielo proibì e così anche Yahiko per evitare di farle prendere freddo. Così li salutò, vedendoli sparire fuori dalla porta e seguendo i loro passi nel corridoio verso le scale, poi scese dal letto e, tenendosi stretta la coperta, raggiunse a passetti veloci la stanza di fronte alla sua, quella di suo cugino Sasori. Andò alla finestra alzandosi sulle punte dei piedi nudi per vedere meglio e appiccicò la fronte al vetro freddo cercando di scorgere i suoi due amichetti che camminavano in strada. Quando li vide uscire dal suo giardino sorrise, cercando di alzarsi ancora di più e posando le mani sulla finestra facendo scivolare giù la coperta.
-Sakura, che ci fai qui?-
Sussultò leggermente spaventata e girò la testa guardando il ragazzo negli occhi; lui la fissava interrogativo con la testa leggermente inclinata da un lato e la bambina tirò un sospiro di sollievo nel constatare che non era suo zio.
Sasori Akame aveva corti capelli rossi e occhi color nocciola, frequentava la prima sezione del liceo di Konoha stando nella stessa classe di Itachi Uchiha. Fin da quando era piccolo aveva cominciato a interessarsi a bambole e burattini cominciando anche a crearne qualcuna con l'aiuto di sua nonna Chiyo. Era il minore di due fratelli, ma non aveva mai risentito di questo e andava piuttosto d'accordo con tutta la famiglia in particolare con suo fratello e Sakura; per loro due lei era come una sorellina.
La rosa sorrise rigirandosi verso il vetro e ricominciando a guardare i due bambini spiegando brevemente al cugino tutto quanto; il rosso le si avvicinò raccogliendo la coperta che si trovava per terra rimettendola sulle spalle della rosa.
-Sono contento che tu abbia degli amici, Sakura, ma così rischi di far salire la febbre-
Lei sbuffò, senza staccarsi dalla finestra e il ragazzo sbirciò fuori scorgendo il biondo e il moro che camminavano uno accanto all'altro; tenendo gli occhi puntati su di loro cinse la bambina col braccio sinistro abbassandosi un poco e stringendola a sé facendo combaciare le loro guance. Sakura cominciò a indicare i due compagni parlando di loro al cugino.
-Uchiha hai detto? Io ho suo fratello in classe-
La bambina lo guardò curiosa, distogliendo gli occhi dalla strada.
-Davvero? E che tipo di persona è? Scommetto che è freddo e introverso proprio come Sasuke-
Sasori scosse la testa in segno di diniego e sorrise divertito.
-Affatto, anzi proprio il contrario. È molto socievole e parla con tutti aiutando chi ha bisogno di qualcosa, uno studente modello insomma-
La rosa sbattè un paio di volte le palpebre incredula; stava davvero descrivendo un membro della famiglia Uchiha? Nel vedere la sua faccia il rosso rise.
-Perchè sei così sorpresa? Non è che se si è fratelli si deve per forza essere uguali, guarda me e Deidara-
Lei fece una smorfia.
-Ma voi siete uguali! Avete lo stesso carattere e amate entrambi l'arte! Se non fosse per il vostro aspetto e la differenza di un anno di età le persone vi scambierebbero per gemelli!-
Il ragazzo sbuffò.
-Come puoi dire che ciò che fa lui è arte? Sono solo figure d'argilla che si diverte a far esplodere! Niente in confronto alle mie marionette!-
Sakura sospirò, i due non andavano affatto d'accordo su quell'argomento. Uno era sicuro che la sua fosse l'unica arte e così pensava anche l'altro; eppure la passione che mettevano nel creare figure era la stessa.
-L'arte è esplosione-
Si voltarono entrambi verso la porta; il ragazzo di sedici anni dai lunghi capelli biondi legati in una coda alta teneva gli occhi azzurri puntati su di loro - per quanto il ciuffo sulla parte sinistra del volto potesse permettergli una qualche visuale - le braccia erano incrociate e dalla sua espressione sembrava irritato e spazientito. Il fratello minore lo guardava scocciato, non riuscendo a comprendere questa sua fissazione.
-Sasori pensavo fossi andato in camera per prendere un libro, non per dire stranezze a Sakura!-
Il rosso si alzò completamente in piedi facendo alcuni passi verso Deidara.
-Le dico solo la verità... Le tue esplosioni non sono arte, l'arte è qualcosa di incantevole che rimane nel tempo... La bellezza eterna è la vera arte, Deidara-
Il biondo sospirò, portandosi una mano sul volto; ogni volta la stessa storia.
-L'arte è un istante di effimero splendore-
Sasori fece una smorfia; il fratello glielo ripeteva sempre. Per lui l'arte erano le sue esplosioni. Ne era fermamente convinto e il rosso lo stimava per quello, però non poteva fare a meno di irritarsi e continuare a litigare con lui su chi avesse ragione. La rosa li fissava in silenzio, cercando talvolta di trattenere un colpo di tosse. Non le piaceva vedere qualcuno litigare, ma in fondo il loro era un semplice scambio di opinioni, no?
-Comunque non dovresti fare il lavaggio del cervello a Sakura! In fondo sai bene che preferisce la mia arte!-
Lei sussultò, cercando di farsi piccola piccola. Non sopportava essere tirata in ballo in certe discussioni, soprattutto perchè lei non teneva la parte di nessuno dei cugini. A lei piacevano sia le marionette di Sasori sia le figure d'argilla che Deidara faceva esplodere; non avrebbe mai potuto scegliere. La bambina tirò un sospiro di sollievo nel sentire la voce di Konan che richiamava i due figli per la cena; quando, però, la donna le puntò gli occhi contro rabbrividì. Sapeva che si sarebbe arrabbiata perchè era fuori dalla sua camera solo con una coperta addosso.
-Sakura, non dovresti essere al caldo in camera tua?-
Lei iniziò a balbettare qualcosa e Konan sospirò rassegnata.
-Fila sotto le coperte, tra poco ti porto un po' di brodo-
La bambina annuì correndo in camera e ricordandosi che tra non molto sarebbe iniziato un nuovo episodio di Ultimate Ninja.

Prima di uscire da casa Haruno-Akame i due bambini si scusarono per il disturbo. Iniziarono poi a fare un tratto di strada insieme poiché la casa dell'Uzumaki era a pochi metri da lì, mentre quella dell'Uchiha molto più avanti. Inizialmente nessuno di loro aprì bocca per dire qualcosa, ma rendendosi conto che mancava poco per arrivare a casa del biondo l'altro cominciò a parlare stupendo il compagno.
-Secondo te quella donna è sua madre?-
Chiese intendendo Konan; Naruto lo guardò facendo una smorfia.
-Non so, probabile... Ma che t'importa?-
-Ho visto un altare funerario e c'era...-
Sentì sbuffare il biondo e fu costretto a fermarsi.
-Stai cominciando a inventarti storie su di lei?-
Sasuke rimase spiazzato e mosse semplicemente la bocca, non riuscendo a emettere alcun suono. Ovviamente Naruto non poteva avere ragione, nella maniera più assoluta! Lui stava... Stava... Stava cercando di capire ecco tutto! Non voleva inventarsi niente, ma non poteva non farsi domande.
-Se Sakura-chan vorrà raccontarmi della sua famiglia sarò felice di ascoltarla, ma finchè non arriverà quel giorno io non cercherò in alcun modo di farmi strane idee. Niente è come sembra ed è facile incappare in malintesi e io non voglio...-
Incrociò gli occhi del moro.
-Non voglio cominciare a pensare cose non vere su Sakura-chan-
Detto questo arrivò a casa e con un cenno della mano salutò il piccolo Uchiha che rimase impietrito a guardarlo; quando Naruto chiuse la porta il moro scosse la testa come per scacciare via qualche cosa e ricominciò a camminare verso casa mettendosi le mani in tasca. Assurdo. Era tutto maledettamente assurdo. Concordava in pieno con le parole di Naruto e questo lo faceva sentire non poco strano; non lo sopportava affatto. Inoltre aveva sprecato il suo pomeriggio a casa dell'Haruno. Bè, almeno sembrava stare bene. Scosse violentemente la testa, ma che andava a pensare? Lui non doveva interessarsi a niente e nessuno, il suo unico obiettivo era diventare più bravo di Itachi e far capire che era il degno successore di suo padre Fukagu Uchiha. Si mise a camminare più velocemente ricordandosi che suo fratello doveva essere tornato a casa già da un bel po'. Cavolo. Di sicuro gli avrebbe fatto domande su domande e sarebbe divenuto ancora più insaziabile dopo aver saputo che era stato con Naruto a casa di Sakura. Affrettò ancora di più il passo iniziando a pensare a una probabile scusa per il suo ritardo.

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Capitolo 12
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 12 ***


Sakura rimase a casa fino a giovedì, rientrando a scuola il venerdì. Durante la sua assenza nessuno ebbe più il coraggio di dire niente su di lei, poiché la Yamanaka era ancora piuttosto spaventata dal moro. Ogni volta che lo guardava ricordava la sua espressione arrabbiata e non poteva non rabbrividire. Naruto andò a trovare l'amica tutti i pomeriggi, però l'Uchiha non lo accompagnò più. La bambina dai lunghi capelli rosa fu dispiaciuta di questo, ma non si disperò più di tanto; aveva il biondo assieme a lei e questo le bastava. Gli chiedeva della giornata scolastica e si divertivano a prendere in giro Sasuke giocando a Ultimate Ninja alla Play Station 3. L'Uzumaki non le riferì mai della discussione avuta con la Yamanaka il primo giorno che era mancata da scuola.
Quando il martedì il biondo portò nuovi compiti all'amica malata lei li posò assieme a quelli che il giorno prima aveva portato l'Uchiha e iniziarono subito a giocare; la sera, però, Konan le fece sapere che se non avesse ripreso a studiare avrebbe proibito a Naruto di venirla a trovare. Così il mercoledì i due amichetti furono costretti a studiare e per la maggior parte del tempo toccò alla rosa spiegare le varie nozioni all'Uzumaki. Trovatisi davanti a un problema difficile Sakura decise di chiedere consulenza a Sasori - lui era un mago nella matematica - e così Naruto fece la conoscenza dei cugini dell'Haruno; la bambina gli fece quindi sapere che lei abitava coi suoi zii, Konan e Yahiko. Il biondo, pieno di domande, non le chiese nulla per paura. Lui odiava ricordare che i suoi genitori erano morti, anche se ormai conviveva con la cosa da dieci anni; per questo non domandò nulla, anche se doveva ammettere che la curiosità lo divorava. Intanto, mentre la sua mente era piena di quesiti sulla rosa che non poteva avere una risposta completa, doveva anche fare i conti con l'Uchiha. Non comprendeva come mai non lo avesse più accompagnato, era sicuro che lunedì si fosse divertito assieme a loro, ma in fondo Sasuke era stato sempre strano per questo genere di cose. Qualche minuto prima ti ignorava e il minuto dopo ti regalava il suo pranzo. Un tipetto imprevedibile. Naruto molto spesso lo trovava antipatico, ma non gli dispiaceva affatto come persona, in fondo lui sapeva bene di poterlo comprendere. Probabilmente, senza accorgersene, i due rivali stavano diventando due grandi amici.
Il giovedì l'Uzumaki non sapeva bene come comportarsi. Dopo aver appurato la parentela di quella strana donna e Sakura non sapeva se dire la verità anche al moro. Non era sicuro che volesse essere amico della rosa, però si era in qualche modo interessato a lei in modo diverso dagli altri compagni di classe. Sembrava quasi che volesse avvicinarsi a lei, ma che al tempo stesso volesse starle lontano perchè riteneva che gli amici non erano necessari.
-È sua zia-
Disse secco senza nemmeno guardarlo e senza aspettarsi risposta - che in effetti non arrivò. Sbirciandolo con la coda dell'occhio vide l'Uchiha pensieroso e aspettò che sbuffasse per avergli rivolto la parola; ma non lo fece. Rimase a rimuginare e voltò lo sguardo fuori dalla finestra lasciando il biondo leggermente confuso. Per il resto della giornata non si parlarono più, Naruto provò solo a chiedergli se voleva accompagnarlo, ma ricevette la solita risposta negativa e scocciata del moro, quindi andò ancora una volta da solo.

Venerdì Sakura tornò a scuola. Aveva ancora un po' di mal di gola, ma il peggio era sparito grazie alle amorevoli cure della nonna e alle medicine che le dava la zia. Salutò entrando in classe e i compagni presenti la squadrarono mormorando una qualche risposta; Ino Yamanaka la fissava con disprezzo e cercava di resistere dall'attaccarla mordendosi il labbro. La rosa andò a posizionarsi al proprio posto posando la cartella sul banco e sorridendo all'Uchiha che cercava in tutti i modi di evitare di guardarla. Quando lei si mise a sedere aprendo uno dei suoi manga non resistette più.
-Stai meglio-
Si voltò un poco verso di lui, fissandolo sorpresa, poi rise annuendo.
-Sì, sono guarita del tutto, più o meno... Grazie per averlo chiesto-
Lui fissò per un momento quegli occhi verdi, poi riprese a guardare fuori dalla finestra con le braccia incrociate.
-La mia non era una domanda-
La sentì sospirare e borbottare qualcosa, ma fece finta di niente. Rimasero in silenzio per un poco, con il chiacchiericcio di sottofondo degli altri bambini. C'era chi parlava degli affari suoi, chi mormorava qualcosa sull'Haruno e chi fissava lei e il moro chiedendosi come mai quei due sembrassero così vicini.
-Come mai non sei venuto in questi giorni? E non usare scuse come “Avevo altro da fare”, perchè non me la bevo-
L'Uchiha sbuffò, posando il gomito destro sul banco e la testa sulla mano voltandosi a guardarla.
-Allora ti dirò che avevo di meglio da fare-
Lei fece una smorfia.
-Spiritoso-
Dentro di sé Sasuke sorrise; pareva quasi divertirsi a parlarle.
-Sei stata in compagnia di Naruto o sbaglio? O forse...-
Sorrise malizioso.
-Hai sentito la mia mancanza?-
In effetti nessuna bambina della sua classe poteva resistergli, questo lo aveva appurato da tempo. Erano tutte ai suoi piedi e la cosa lo infastidiva terribilmente, eppure in quel momento sembrava quasi scherzarci con l'Haruno. La Yamanaka e le altre li fissavano a bocca aperta e occhi sgranati. La rosa si spostò una ciocca di capelli dal viso.
-Credevo semplicemente che l'ultima volta ti fossi divertito assieme a noi, Sas'ke-
Lui sussultò sentendosi chiamare nello stesso modo usato dal fratello maggiore e non disse niente. Lei si rimise a sfogliare il manga.
-E comunque gli ultimi giorni mia zia mi ha obbligata a recuperare i compiti, quindi con Naruto ho principalmente studiato-
Si interruppe sorridendo leggermente e lanciando un'occhiata all'Uchiha.
-Ma anziché capire i nuovi argomenti ho dovuto spiegare le cose vecchie a Naruto-
Il moretto abbozzò un sorriso. Il solito baka. Sakura rimase un po' spiazzata, quello era il primo vero sorriso che vedeva sul viso di Sasuke e doveva ammettere che non era affatto male.
-Perchè non studi anche tu con noi?-
Chiese tutto a un tratto. Lui fece una smorfia levando il braccio dal banco e posando la schiena sulla sedia riprendendo a guardare fuori.
-Dammi un buon motivo-
Disse poi lanciandole un'occhiata veloce.
-Ho bisogno che mi spieghi le ultime cose-
Sbuffò, rispondendole che poteva benissimo pensarci il maestro Iruka, era pagato per quello in fondo, ma lei scosse la testa in segno di diniego. Non voleva scomodarlo dopo la scuola e inoltre tutti sapevano che Sasuke Uchiha era il migliore nello studio, spesso anche più dei maestri. Lo guardò supplicante e lui cercò di ignorarla. Quando entrò il maestro tutti si misero ai propri posti in silenzio e Sakura non disse più nulla al moro. Lui ancora non le aveva dato nessun tipo di risposta.

All'uscita della scuola Naruto aveva seguito la bambina che camminava verso il cancello, poiché era invitato a casa sua per giocare e studiare qualcosina in vista dei futuri esami scolastici. Mentre stavano per voltare a destra, in direzione della casa dell'Haruno, il biondo sentì dei passi veloci dietro di loro e si voltò curioso per sapere chi fosse. Alzò un sopracciglio nel vedere Sasuke che pareva seguirli. La rosa fermò il suo passo, poiché aveva visto rallentare - e poi bloccarsi - l'amico e guardò anche lei nella sua stessa direzione. Sorrise un poco nel vedere il moro che si avvicinava a loro. Quando questo arrivò a meno di un metro di distanza interruppe i suoi passi, fissando scocciato i due.
-Allora alla fine hai deciso di venire, sono contenta Sas'ke-
L'Uchiha sbuffò, voltando un poco lo sguardo e Naruto sgranò gli occhi sorpreso chiedendo spiegazioni alla bambina. Inizialmente fu contrario all'idea della rosa, ma dovette arrendersi, poiché lei era fin troppo ferma nella sua decisione. Sasuke, intanto, sperava che il biondo la convincesse a desistere, anche se sapeva che da principio era una battaglia persa. Già, sperava e non sperava... Alla fine spesero il pomeriggio tutti e tre assieme. Il moretto diede chiarificazioni a Sakura, che apprese velocemente le nuove nozioni, ma si stufò presto di ripeterle anche all'Uzumaki. Fortunatamente per lui la rosa cercava nel modo più calmo possibile di fargli capire tutto ciò che non era chiaro; alcune volte, però, desisteva anche lei trovando il compito fin troppo arduo. Si concessero, poi, qualche minuto di svago, sfidandosi a Ultimate Ninja e creando tornei su tornei. Sakura vinse quasi tutte le volte, il moro due o tre e Naruto una sola, eppure credeva di essere il più bravo.
Durante la giornata l'Uchiha intravide Sasori e Deidara che camminavano nel corridoio discutendo su arte, marionette e esplosioni. Li trovò abbastanza strani e si chiese come il fratello potesse essere amico di certa gente. Però in effetti lui era amico di Naruto... Scosse varie volte la testa, nel corso della giornata, cercando di scacciare quello strano pensiero dalla mente. Quando lui e Naruto tornarono a casa non si rivolsero la parola e il moro pensò immediatamente che, molto probabilmente, senza Sakura che faceva da collante loro due avrebbero continuato a ignorarsi per sempre.

La mattinata del sabato l'Haruno e l'Uzumaki la spesero a pensare a cosa fare il pomeriggio appena finita la scuola. Finalmente la bambina sembrava come liberata da qualche cosa e non aveva più molta fretta di tornare a casa subito dopo le lezioni, come se ci fosse qualcosa che doveva assolutamente fare. Lei e Naruto parlavano e parlavano di quello che avrebbero potuto fare includendo anche l'Uchiha nei loro discorsi senza però chiedergli mai se volesse davvero passare il suo sabato pomeriggio con loro; per la rosa era una risposta scontata e, d'altro canto, Sasuke non aveva controbattuto niente, rimanendo nel suo solito silenzio. Al biondo la presenza del rivale non faceva né caldo né freddo ormai, anzi, trovava piacevole la compagnia di entrambi i compagni di classe sentendo che ormai non era più solo come un tempo. Al suono dell'ultima campanella si prepararono per poi incamminarsi fuori dalla scuola diretti al giardinetto di Konoha, come del resto la maggior parte dei bambini. Naruto e Sakura ripresero a parlare vivacemente del più e del meno, mentre il moro si limitava a seguirli in silenzio. In fondo non aveva di meglio da fare. Quando, però, stavano per raggiungere il cancello della scuola la rosa sgranò gli occhi guardando avanti a sé e le labbra le si aprirono in un enorme sorriso; Sasuke giurò di vedere anche qualche piccola lacrima tentare di uscire. La bambina corse avanti a sé, andando a gettarsi tra le braccia dell'uomo dai corti capelli castano-rossicci e gli occhi verdi come quelli di lei. Lui la strinse a sé dolcemente mentre un gruppetto di madri lo fissavano affascinate dalla sua bellezza, ma soprattutto per il fatto che la piccola Haruno lo aveva chiamato Papà. In molti assistettero a quel quadretto familiare e ognuno pensava cose diverse. Sasuke e Naruto rimanevano in silenzio a fissarli. Quando la bambina si staccò dall'uomo per poco non scoppiò in lacrime.
-Che bello! Sei già arrivato da Kyoto! Sono così felice papà!-
Cominciò a crearsi un brusio di voci attorno a loro, ma parvero non accorgersene. L'Uchiha si morse il labbro e il biondo strinse i pugni immaginando quello che stavano confabulando quelle pettegole. Akira annuì sorridente e lei inclinò la testa da un lato preoccupata.
-Però... Sarai stanco, hai dormito a sufficienza?-
Le arruffò i capelli ridendo assicurandole che non doveva preoccuparsi.
-Bè, allora ti faccio vedere la nuova casa e la mia stanza! Poi possiamo andare a mangiarci un gelato... Ah! E ti farò vedere Konoha! E poi...-
-Calma, calma... Per ora torniamo semplicemente a casa-
Sakura annuì, per poi voltarsi verso i suoi due amichetti, come ricordatasi solo in quel momento che erano lì anche loro. Li presentò velocemente al padre e questi accennarono imbarazzati un inchino, infine l'Haruno li salutò voltando loro le spalle e prendendo Akira per mano diretta a casa. La seguirono per un po' con lo sguardo, finchè il moro non sbuffò per poi avviarsi verso casa sua. Naruto gli lanciò un'occhiata, per poi abbassare la testa tristemente. Non poteva dire di essere arrabbiato con Sakura per aver preferito il padre a lui, però non credeva che anche l'Uchiha lo avrebbe lasciato solo. Avviatosi a testa bassa verso una direzione qualunque sentì d'improvviso una voce che lo chiamava e alzò gli occhi. Si sorprese di ritrovarsi il moro davanti a sé che gli chiedeva se per caso volesse sfidarlo in qualcosa.

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Capitolo 13
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 13 ***


Le voci riguardanti il padre di Sakura Haruno si sparsero più velocemente della peste. Ognuno dava la sua versione, la sua opinione in proposito e il tutto veniva rimescolato insieme per creare nuove chiacchiere fondate principalmente sul sentito dire. Eppure nessuno sapeva la verità, se non i diretti interessati. La signora Yamanaka e le altre avevano cominciato col chiedersi come mai il padre della rosa non abitasse con lei e Konan - che avevano subito etichettato come madre della bambina. La risposta a questo dubbio venne data praticamente subito: Sakura doveva essere figlia di una relazione extraconiugale. In fondo la signora Haruno aveva dei figli più grandi della rosa, quindi doveva essere per forza così. Inoltre sorse un nuovo interrogativo: come mai la bambina teneva il cognome della madre? Discussero animatamente, ma non riuscirono ad arrivare a un accordo e ognuna decise di dare la propria versione. Akira, comunque, rimase solo per il week-end e questo non diede grande possibilità di far viaggiare ancora un po' la mente fantasiosa della Yamanaka e delle sue amiche - e questo sicuramente fu un bene per tutti quanti. Quando il lunedì Sakura Haruno varcò il cancello della scuola il vociferare dei bambini si fece più basso e per alcuni si spense direttamente. Lei guardava i compagni sorridendo e salutandoli cordialmente chiedendosi tra sé cosa avessero tanto da confabulare. Immaginò su chi potessero spettegolare e argomentare, ma fece finta di niente. I giorni che aveva passato assieme a suo padre l'avevano resa davvero felice e ora doveva conservare quei ricordi per la sua prossima visita che non sarebbe avvenuta che tra due settimane. Entrata in classe trovò il solito gruppetto di bambini e l'Uchiha che, dal suo posto, guardava fuori dalla finestra con fare annoiato; passò velocemente davanti ai compagni tenendo la testa bassa e andò velocemente al proprio posto salutando Sasuke. Il moro le lanciò una breve occhiata, per poi scostare lo sguardo e attendere che cominciasse a parlargli senza motivo come suo solito. Ma ciò non accadde. Lei rimase in silenzio a sfogliare il suo manga finchè non cominciò la lezione.

I tre stavano in classe da soli a consumare ognuno il proprio bento, come ormai facevano dall'inizio dell'anno scolastico. Eppure quella volta regnava uno strano silenzio, che il più delle volte era spezzato dalla voce della bambina. Naruto non sapeva bene che fare o dire, non si era mai trovato in simili situazioni. Credeva che il silenzio della rosa fosse dovuto alle stupide voci che erano state messe in giro sul conto del padre durante il fine settimana. Era indeciso sulle parole da usare, non voleva peggiorare la situazione, poi non conosceva nemmeno bene la situazione dell'amica... Ah! Eppure non sopportava vederla in quello stato di mutismo. Sasuke, dal canto suo, per quanto apprezzasse la pace creatasi non riusciva a esserne pienamente contento; in fondo non sentirla parlare era un avvenimento abbastanza raro. Inoltre, come Naruto, poteva ben immaginare a cosa stesse pensando. Di sicuro, però, lui non l'avrebbe certo consolata; perchè avrebbe dovuto? Era un suo problema quello che mormoravano le persone di Konoha e doveva sbrigarsela da sola, se davvero voleva fare qualcosa per cercare di far zittire quelle stupide voci sul conto della sua famiglia. Ormai mancava poco alla fine della pausa pranzo e ancora nessuno di loro aveva aperto bocca facendo irritare ancora di più il moro. Basta, ora avrebbe detto qualcosa lui per smuovere quel silenzio insopportabile.
-Naruto, Sasuke, scusatemi!-
I due rimasero con la bocca semiaperta a fissarla confusi. Entrambi stavano cominciando a parlare, ma lei era riuscita a precederli.
-Sabato vi ho lasciati soli... Ma vedete il mio papà non lo vedo quasi mai e quindi...-
Sasuke sbuffò, trovando stupido quello strano modo di giustificarsi. Non era affatto tenuta a farlo in fondo. Il biondo sospirò sollevato che avesse detto qualcosa, poi iniziò a scuotere la testa.
-Non devi scusarti, Sakura-chan, è normale che tu voglia stare assieme a tuo padre-
Lei lo fissò, per poi sorridere e sospirare sollevata, facendo alzare un sopracciglio all'Uchiha.
-Meno male... Pensavo vi foste arrabbiati con me...-
-Per questo hai iniziato a parlare solo ora?-
Chiese strabiliato il moro e lei annuì lentamente guardandolo interrogativa. Il bambino fece una smorfia mettendosi a guardare fuori dalla finestra.
-Che scema-
Lo guardò in malo modo.
-Ma perchè diavolo devi avere questo maledetto carattere Sasuke?-
Sbuffò stizzita. Non lo sopportava; lui le lanciò una veloce occhiata mentre Naruto non capiva come mai il moro doveva sempre comportarsi a quel modo. Prima sembrava che si interessasse a qualcuno e subito dopo lo ignorava o lo insultava.
-Eri preoccupata per un motivo idiota... Io...-
Si interruppe un momento e voltò completamente la testa verso la finestra.
-... Naruto credeva che fossi giù di morale per quello che dicono di te-
Lei sussultò guardando il biondo che stava fulminando l'Uchiha con lo sguardo. Aveva provato a fare finta di niente delle chiacchiere che erano state messe in piedi sul proprio conto e sperava che Naruto facesse lo stesso; era suo amico in fondo, però, d'altro canto, non sapeva molto di lei e poteva venir facilmente suggestionato dalle voci che si stavano creando. Sakura provò a ridere, ma quel che uscì dalle sue labbra fu un insolito versetto che aveva dell'isterico.
-Pensano che mia zia e mio padre siano lontani amanti... Assurdo...-
L'Uzumaki non le disse niente, non sorrise nemmeno. La fissò con i suoi occhi azzurri senza sapere cosa risponderle e con un'espressione preoccupata; la rosa deglutì. Non riusciva a sostenere quello sguardo, era troppo opprimente. Iniziò a muovere velocemente gli occhi da uno all'altro dei bambini finendo quasi sempre a guardare il proprio banco.
-Per caso credete a quello che dicono?-
-E come potremmo? Quelle non sanno ciò che dicono!-
Esclamò convinto il biondo facendole brillare gli occhi dalla felicità; Sasuke si limitava a guardarli tenendo la mano sotto il mento. La bambina mormorò un “Grazie” tenendo la testa bassa, facendo sorridere finalmente l'amico e in quel preciso istante il moro si sentì in dovere di intervenire.
-Però, dato che non sappiamo la verità, prima o poi potremmo essere influenzati da queste dicerie, non credi?-
Sakura perse un battito, rimanendo con la testa bassa a fissare il vuoto, mentre Naruto guardava in malo modo il moro che fissava l'Haruno.
-Smettila Sasuke! Sakura-chan non dargli retta, non sa che dice...-
L'Uchiha sbuffò.
-Vuoi forse dirmi che a te non interessa niente di lei?-
Alzò un sopracciglio.
-Sì, ma...-
-Lei sa tutto di noi, in fondo... Mentre noi non sappiamo niente di lei-
E socchiuse gli occhi continuando a guardarla. Lei si limitava al silenzio pensando alle parole del compagno. Non aveva tutti i torti, lo sapeva benissimo, eppure non aveva ancora detto niente a nessuno dei due; e dire che reputava Naruto il suo migliore amico. Però sperava in qualche modo che cominciasse a chiederle qualcosa lui, non se la sentiva di iniziare a parlargli del suo passato senza aver prima ricevuto una domanda sull'argomento; le sembrava egoista da parte sua. Egoista... Cos'era egoista, poi? Voler sfogarsi del dolore passato e rendere partecipe un amico? Cercare conforto in qualcuno che non facesse parte della famiglia?
-Vo... Volete davvero che vi racconti tutto?-
Chiese con voce mezza strozzata alzando un poco gli occhi e puntandoli in direzione di Sasuke; lui fece una smorfia distogliendo lo sguardo appena la notò. Subito dopo Sakura si voltò completamente verso Naruto e lui abbassò gli occhi annuendo leggermente. Inizialmente avrebbe voluto assicurarle che non importava, che non era affatto curioso, ma mentirle a che sarebbe servito? Per tutto quel tempo non aveva voluto sembrare inopportuno, però doveva ammettere che non si trovava in totale disaccordo con quello che l'Uchiha aveva detto. Aspettò in silenzio che lei riprendesse a parlare, ma lei non lo fece rimanendo chiusa nei suoi pensieri mentre gli altri compagni di classe rientravano dalla pausa pranzo. Poco dopo le lezioni ripresero e così anche il mutismo dell'Haruno.

Usciti dal cancello della scuola presero la strada che portava a casa della rosa. Lei lanciò un'occhiata intorno assicurandosi che sia Naruto che Sasuke la stavano seguendo. Nessuno dei due aveva ancora aperto bocca - così come aveva fatto la bambina dalla fine della pausa pranzo - e camminavano uno di fianco all'altro cercando di guardare in direzioni differenti. L'Haruno che si trovava poco avanti a loro bloccò il proprio passo girandosi completamente verso di loro; se i due non si fossero fermati in tempo le sarebbero sicuramente andati addosso facendola cadere. Sasuke le lanciò un'occhiataccia e Naruto alzò un sopracciglio confuso; Sakura teneva le mani sui fianchi e li fissava seria.
-Certo che se eravate così curiosi potevate chiedermi tutto prima, vi pare?-
Il biondo rimase spiazzato dalla frase dell'amica e l'Uchiha sbuffò stizzito.
-Che noia che sei!-
La bambina guardò in malo modo il moro.
-E finiscila tu!-
Lui fece incrociare i loro occhi fissandola freddo, ma lei rimase calma. Non aveva certo paura di lui e non aveva problemi a rispondergli se serviva, diversamente da come facevano le altre bambine.
-Non capisco perchè è venuto fuori tutto oggi, Naruto...-
Cominciò a dire guardando l'Uzumaki che la fissava in silenzio con i suoi occhi azzurri, lo sguardo di Sakura si raddolcì.
-Perchè non mi hai chiesto niente quando sei venuto a casa mia? Sarei stata felice di parlarti della mia famiglia, anche se...-
Fece un sorriso amaro e il tono di voce le cambiò leggermente.
-Anche se ci sono stati alti e bassi...-
-Non volevo farti ricordare cose spiacevoli, Sakura-chan... E poi non volevo sembrare invadente...-
Sasuke si trattenne dal rispondergli e la rosa sgranò un po' gli occhi sorpresa, poi sorrise dolcemente al biondo.
-Sei davvero una bella persona, Naruto...-
Lui arrossì leggermente cercando di guardare altrove.
-Sono davvero contenta di avere un amico come te-
Entrambi i bambini la fissavano in silenzio, uno imbarazzato, l'altro annoiato da quegli stupidi discorsi, mentre lei continuava a sorridere felice. L'Haruno si voltò, dando di nuovo le spalle ai due, poi girò un poco la testa per guardarli.
-Bè, volete sentirla o no questa storia? Sarà accompagnata dai biscotti che fa mia nonna-
E detto questo tutti e tre assieme si diressero a casa di Sakura dove, in camera della bambina e davanti a una sostanziosa merenda, lei raccontò dei suoi genitori, della sua infanzia, ma soprattutto di sua madre Yoko.

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Capitolo 14
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 14 ***


Le sorelle Haruno non si potevano certo considerare delle bambine tranquille e ubbidienti. Erano vivaci e estroverse, inoltre adoravano uscire fuori a giocare o arrampicarsi sugli alberi e non si preoccupavano di tornare a casa tutte sporche di terra e coi vestiti mezzi strappati a causa dei rami. Quando la madre Chiyo le sgridava severamente loro mettevano il muso brontolando qualcosa e chiudendosi nella propria stanza a confabulare. Col passare degli anni, però, la maggiore delle due, Konan, si distaccò dalla sorellina non facendole più molta compagnia quando usciva fuori a giocare, cominciando anche a sgridarla se esagerava nei modi di fare. Decise che, finito il terzo anno delle medie, sarebbe andata a lavorare nel negozio gestito dalla madre che conteneva marionette e articoli per ogni sorta di arte. Nei suoi momenti di tranquillità, Konan prendeva da parte qualche foglio di carta o cartoncino cimentandosi nell'arte degli origami e creando fiori e animali di ogni genere. Amava creare figure sempre più complesse e ciò la portò a distaccarsi maggiormente da Yoko, la quale non sopportava i lavori della madre e della sorella. A lei, dopotutto, non riusciva niente. Non era brava nell'arte e sembrava non le importasse nemmeno tanto esserlo; inoltre non aveva grandi aspettative, le piaceva giocare e sentirsi libera da tutto e da tutti avendo come unico scopo nella vita quello di voler vedere il mondo intero. Era sicura di poter trovare qualcosa, fuori dalla sua città natale, che lì non aveva ancora trovato e poter colmare quello strano vuoto che la accompagnava da quando ne aveva memoria. Konan, invece, era sicura di tutto, aveva persino delineato perfettamente il suo futuro.
Yoko adorava la sua famiglia, anche se si divertiva a far preoccupare inutilmente la madre cercando di scalare alberi sempre più alti, ed era molto legata a sua sorella maggiore e credeva che avrebbero percorso la stessa strada per sempre. Non aveva mai pensato che Konan decidesse lavorare nel negozio della madre, sperava che cominciasse a girare il mondo insieme a lei finita la scuola. Si sentiva gelosa e questo non le piaceva, d'altronde voleva bene a sua sorella.
Il distacco da parte di Konan portò Yoko a passare più tempo da sola - tempo che prima spendeva a giocare in compagnia della sorella. Sapeva che lei stava crescendo, lasciandola indietro e facendo crescere il vuoto che aveva dentro da anni. Ciò la portò a rispondere male quando si parlava di un qualche tipo di arte o semplicemente quando Konan mostrava il proprio lavoro. Quella stupida arte aveva fatto allontanare sua sorella da lei.

Quando Yoko cominciò a frequentare la seconda media Konan non entrò in nessun liceo, decisa più che mai a lavorare assieme alla madre nel negozio di famiglia. Invitò più volte la sorellina a trovarla quando usciva da scuola, facendole sapere che poteva fermarsi a parlare con lei se voleva, ma quella non si presentò mai, almeno non ufficialmente. Rimaneva fuori stando nascosta a osservare e tornando a casa sempre prima della madre e della sorella sicura di non poter essere scoperta; Konan, però, la notò quasi subito, ma rimase in silenzio astenendosi dal commentare questo suo comportamento. In fondo sapeva che Yoko non avrebbe mai espresso veramente quello che provava e quello che voleva, volendo mostrarsi ribelle e vivace come era stata da bambina; eppure sapeva che stava crescendo anche lei, pur senza volerlo.
Verso la fine del secondo anno delle medie Akira Sogo si trasferì a casa Haruno. Era l'unico figlio di un conoscente di Chiyo che possedeva una famosa ditta di oggettistica elettronica. La donna non aveva mai avuto buone considerazioni sul signor Sogo, ma provava una grande simpatia per Akira, un bel ragazzo beneducato e tranquillo che pareva proprio tutto l'opposto di Yoko. Il giovane venne cacciato di casa dal padre all'età di quattordici anni, poiché considerato poco idoneo come successore della ditta familiare; inoltre Akira non sembrava minimamente interessato al lavoro del padre che non aveva fatto altro che prepararlo per farlo divenire suo successore. Alla fine la scelta ricadde su un giovane collaboratore assunto da poco che dimostrò di avere tutte le qualità che il signor Sogo pretendeva avesse il suo unico figlio. Chiyo, quindi, si prese la responsibilità di badare al ragazzo, poiché il padre aveva ormai perso interesse per lui, e lo sistemò in una stanza inutilizzata. Yoko, che aveva fin troppi problemi per la testa per andare a preoccuparsi di quella specie di orfanello, non vide di buon occhio la decisione della madre. Akira era fin troppo socievole e devoto per i suoi gusti, inoltre era sicura che quel suo comportamento gentile era dovuto solamente al fatto che anche se era stato buttato fuori di casa aveva trovato qualcuno tanto stupido da occuparsi di lui, pagandogli la retta scolastica e tutto il resto. Alla fin fine Yoko vedeva il ragazzo solo come un approfittatore che si sarebbe sicuramente rivoltato contro di loro quando ne avrebbe avuto occasione senza nemmeno ripagare la vecchia Chiyo di tutto ciò che gli aveva dato.
La più giovane della famiglia Haruno, quindi, fu l'unica a trattare più freddamente il nuovo arrivato, ma questi parve non farci troppo caso continuando a mantenere quella falsa maschera che gli aveva assegnato Yoko. L'astio che provava la ragazza peggiorò quando, alla fine della terza media, Akira decise di proseguire gli studi in uno dei migliori licei, mentre lei lasciò definitivamente la scuola decisa più che mai a intraprendere il suo viaggio per il mondo.

Il progetto di Yoko incappò, però, in diversi ostacoli. Innanzitutto lei non aveva soldi sufficienti nemmeno per un viaggio dalla sua piccola cittadina alla capitale, Tokyo, poi non aveva la minima intenzione di andare da sola e per concludere Chiyo non era affatto d'accordo con tutto ciò. La piccola Haruno non riuscì a trovare un'alleata nemmeno nella sorella, che si astenne semplicemente dal commentare questo suo desiderio, mentre Akira sembrava guardarla dall'alto in basso. Yoko non disse niente, lasciando semplicemente la stanza diretta in camera sua e rifiutandosi di cenare; si sentiva così sola e impotente, ed il suo vuoto interiore crebbe ulteriormente. Quando Konan andò a controllare come stava non sapeva se essere arrabbiata con lei perchè non l'aveva in qualche modo difesa o essere felice che fosse venuta nella sua stanza; alla fine optò col sembrare indifferente, cosa che faceva fin troppo spesso non riuscendo ad affrontare mai nulla, avendo sempre paura di quello che poteva anche solo provare e delle conseguenze che avrebbe causato. La sorella maggiore si sedette sul letto vicino a lei, come facevano quando erano più piccole e chiacchieravano e ridevano di ciò che avevano fatto nel pomeriggio e di quello che avrebbero potuto fare il giorno dopo. Konan iniziò a parlarle dolcemente, senza infastidirsi se Yoko le rispondeva a monosillabi o si limitava a fare smorfie; la conosceva da quindici anni ormai e sapeva che non era affatto una menefreghista, semplicemente non voleva creare problemi esprimendosi. Sapeva bene del viaggio che voleva intraprendere, ne avevano parlato a lungo tempo prima. Era una cosa che Yoko sentiva di dover fare assolutamente e lei non voleva certo impedirglielo. Solo che pensava che la sorellina volesse cercare qualcosa che probabilmente aveva sotto gli occhi da sempre, ma di questo Konan non era pienamente sicura, in fondo su questo punto Yoko non si era mai espressa chiaramente, e forse era anche dovuto al fatto che non sapeva nemmeno lei cosa volesse cercare. La maggiore, comunque, sentiva di doverla aiutare in qualche modo.
-Perchè non vieni a lavorare con me e la mamma al negozio? In questo modo potrai mettere da parte i soldi per il tuo viaggio-
Yoko rimase spiazzata. Lei, negata per qualsiasi cosa concernesse l'arte, lavorare in un negozio che vendeva solo articoli di quel genere? Che ridere! Non rispose immediatamente, rimanendo a riflettere su quella strana proposta e alla fine accettò, ricominciando a passare le giornate con Konan - al negozio - e rendendo contenta la madre - che era seriamente preoccupata per il futuro di sua figlia minore, la quale non sembrava interessata a niente. Tutto ciò ricoprì quel vuoto che si era creato pian piano quando la sorella maggiore aveva cominciato a distaccarsi da lei lasciando, tuttavia, quella parte che Yoko sperava di colmare partendo da quella città che pareva soffocarla e vedendo il resto del mondo.

La piccola Haruno cominciò a lavorare nel negozio di famiglia con diligenza, cercando di non commettere il minimo errore e aspettando sempre con trepidazione il giorno di paga. A Chiyo faceva uno strano effetto dare i soldi dello stipendio alla propria figlia, Konan non glieli aveva mai chiesti e prima dell'arrivo di Yoko trattavano il ricavato come se fossero state un'unica persona dato che abitavano entrambe sotto lo stesso tetto e amministravano le spese assieme, senza bisogno di spartire ogni volta un qualche stipendio. Eppure Yoko aveva insistito così tanto - e Konan con lei - che alla fine Chiyo aveva ceduto. In effetti se lo meritava, però a lei continuava a fare uno strano effetto, come se sua figlia fosse divenuta una sua dipendente. Ma lei era felice così, quindi la madre non si mise mai contro il suo volere. Yoko, comunque, con i soldi che riceveva ogni mese contribuiva a pagare la spesa, l'elettricità e tutto il resto, come se abitasse in un condominio o avesse affittato la propria camera. D'altronde non le sembrava giusto continuare a abitare con sua madre senza pagarle niente, ma aspettandosi di venir pagata. Questo, però, le rese ancora più difficile poter accumulare abbastanza denaro per il suo scopo in poco tempo e rimase per anni a lavorare assieme alla madre e la sorella cercando di risparmiare il più possibile, senza ottenere mai abbastanza.
A diciotto anni Yoko era ancora nel negozio di famiglia, a lavorare diligentemente senza lamentarsi - o almeno provandoci. Ciò la infastidiva, ma non osava dire niente. Sperava di essere in America o in Europa a visitare nuove città, imparare nuove culture e provare la cucina etnica, magari riuscendo a trovare quel qualcosa che la facesse sentire piena. Eppure, anche se viaggiava ogni giorno con la mente, il corpo era sempre lì, in quello stupido paesino che sembrava tenerla prigioniera, non volendola lasciare andare per qualche strano motivo. Yoko non aveva ragioni per restare lì, dopotutto. Non aveva mai stretto relazioni con nessuna ragazzina - o ragazzino - della sua età, quindi non aveva amici, non aveva mai sentito di volerne veramente, le piaceva stare solo in compagnia di Konan. La piccola Haruno posò i gomiti sul bancone del negozio - in uno di quei pochi momenti di pace - prendendosi la testa tra le mani e abbassando leggermente gli occhi. Konan... Sua sorella, l'unica persona a cui voleva davvero bene - dopo sua madre ovvio - e l'unica che non voleva perdere, per questo sperava che la accompagnasse nel suo giro del mondo, nella sua ricerca. Però Konan aspira a una vita diversa e io non posso obbligarla a seguirmi, sarebbe un desiderio egoista. Sospirò facendo cadere le braccia sul banco e sprofondandoci poi sopra la testa. Che palle!
-Ehi, tutto bene?-
Yoko alzò la testa ancora leggermente immersa nei propri pensieri e per un momento parve non guardare realmente il cliente che le stava davanti. Quando questo cercò ancora una volta di attirare l'attenzione della ragazza lei parve risvegliarsi e si scusò immediatamente facendolo sorridere divertito; evidentemente doveva aver fatto un'espressione alquanto buffa. Mentre la ragazza chiedeva cortesemente cosa desiderasse non poteva fare a meno di fissarlo. Aveva dei capelli rossi non tanto lunghi e gli occhi castani. Non era niente di che come ragazzo, carino certo, ma niente di più. Eppure Yoko non riusciva a smettere di fissarlo affascinata. Iniziò a cercare ciò che il cliente le chiedeva, non senza una certa confusione in testa, come se fosse intontita e - un po' era dovuto anche alla sua inettitudine verso l'arte - molte volte non riusciva a capire cosa lui stesse chiedendo usando nomi fin troppo tecnici per i suoi gusti. Fortunatamente per lei poco dopo le arrivò in soccorso la sorella che aveva appena finito di sistemare delle cose in magazzino; nel vedere il ragazzo sussultò leggermente.
-Ciao Konan! Quindi ora lavori qui, eh?-
Chiese sorridendo mentre Yoko passava lo sguardo da lui a lei, che sembrava quasi trattenere la sua felicità.
-Sì, ormai è da quando ho lasciato le medie-
-In effetti non ti ho più vista dopo l'ultimo anno... Speravo in qualche modo di trovarti in classe con me anche al liceo-
Konan non rispose più niente, chiedendo, dopo un po' di silenzio, che cosa desiderasse il suo vecchio compagno di classe. Lui rifece l'elenco che inizialmente aveva detto alla piccola Haruno, ma, diversamente da questa, Konan trovò praticamente subito ciò che il ragazzo aveva richiesto. Poi lui pagò, ed uscì salutando sorridente e ringraziando. Yoko fissò il punto dove era sparito per alcuni minuti desiderosa di sapere di più sull'amico della sorella.

Il ragazzo si chiamava Yahiko e, a quanto aveva capito Yoko dai discorsi tra i due, era stato nella stessa classe di Konan dalle elementari. Eppure lei non ne aveva mai saputo niente e non l'aveva mai incontrato dato che le due sorelle passavo il tempo solo tra di loro. Dopo quel primo incontro ne seguirono altri. Yahiko andava a intervalli precisi al negozio della famiglia Haruno per comprare materiale che, diceva, gli serviva per l'università. La minore delle due sorelle cominciò, già dal secondo incontro, a fantasticare su di lui. Quando si presentava per comprare qualcosa non trovava quasi mai Konan e, quando lei non c'era, sembrava che volesse prendere tempo chiacchierando amichevolmente con Yoko che, dal canto suo, rispondeva imbarazzata e a monosillabi finchè non arrivava finalmente la sorella maggiore; nei momenti, invece, in cui era presente anche Konan fin da subito, Yahiko rivolgeva l'attenzione su di lei, parlandole del più e del meno, raccontandole stupidi aneddoti sulla sua giornata e facendola quasi sempre ridere mentre Yoko li fissava in silenzio. Appena si ritrovava da sola sul ramo di uno dei suoi alberi preferiti a fissare il cielo ripensava al ragazzo rivivendo quel pezzo di giornata che aveva trascorso assieme a lui; poi pensava anche a Konan e cercava di capire come mai Yahiko si comportasse a quel modo con lei. Con sua sorella parlava e scherzava, mentre con lei domandava e basta. Che volesse sapere di più su... Pensarlo le faceva male, perchè in fondo il ragazzo le piaceva. Le si infiammavano le gote ogni volta che lo intravedeva; però ancora quel vuoto interiore non era sparito. Magari girando il mondo assieme a Yahiko-kun... Ma lui avrebbe davvero voluto stare con lei? Forse... Forse doveva chiederglielo, eppure sentiva di non averne il permesso oltre che il coraggio.
Per un periodo non tanto lungo l'ex compagno di classe di Konan si fece vedere regolarmente in negozio. Yoko, però, riuscì a scorgere la sua figura anche altri giorni, come se stesse spiando qualcuno, come se stesse aspettando che una delle due sorelle uscisse. La cosa sembrò inizialmente troppo assurda alla ragazza che cercò di scacciarla dalla mente la quale, sfortunatamente, aveva ormai cominciato a viaggiare. Stava guardando Konan o lei? Stava aspettando Konan o lei? A chi è che pensava di più tra di loro? Chiedersi queste cose, però, non le piaceva affatto, poiché nel vedere i comportamenti del ragazzo nei confronti della sorella le dava sufficienti risposte.
Eppure, le poche volte che lei e Yahiko si ritrovavano da soli sentiva come una qualche speranza nascerle da dentro. Già, Yoko sperava davvero che lui, un giorno, la invitasse a uscire fuori da quel paesino, magari per Tokyo. Loro due, da soli, ad esplorare l'esterno era un sogno ricorrente nelle fantasie della ragazza e, quando un pomeriggio lui si presentò da lei più serio del solito e con urgente bisogno di parlarle le parve che le fantasie della sua mente potessero trovare luogo.
-Yoko... Potresti chiamarmi Konan, per favore?-
Questa semplice domanda bastò a frantumare tutto ciò che la ragazza sentiva dentro di sé. Annuì, cercando di sorridergli e andò dalla sorella, facendole sapere che Yahiko aveva bisogno di lei, in seguito li fissò uscire dal negozio allontanandosi sul retro. Si morse il labbro, potendo immaginare cosa lui le stesse dicendo e, dopo poco che i due se n'erano andati, uscì velocemente dal negozio diretta a casa sua, dal suo immenso giardino, dal suo albero preferito dove si arrampicava quando voleva stare da sola a pensare senza sapere, però, che qualcuno la osservava da dentro casa.
Sapeva benissimo che sarebbe finito tutto a quel modo. Yahiko e Konan erano fatti per stare insieme, lo aveva appurato da tempo ed era anche felice della cosa. Però... Si strinse una mano al petto cominciando a piangere silenziosamente seduta sul ramo e con lo sguardo basso. Sperava che Yahiko le avrebbe aiutato a colmare quello strano vuoto, ma evidentemente per lei non poteva esserci nessuno in quel maledetto paesino. Doveva sbrigarsi ad andarsene.
-Va tutto bene Haruno?-
Sussultò nel sentire quella voce e girò di scatto la testa alla sua sinistra, per poi fissare in malo modo il ragazzo che le teneva gli occhi puntati contro.
-Fatti gli affari tuoi!-
Rispose malamente ad Akira convinta che l'avrebbe lasciata in pace, poiché Yoko sapeva che a lui non importava realmente di come lei si sentisse, il suo leggero interesse era dovuto semplicemente alla formalità. Eppure, diversamente da quello che aveva pensato e previsto la ragazza, lui rimase fermo immobile con gli occhi verdi ancora puntati contro di lei. Ciò la infastidiva tremendamente.
-Hai pianto?-
Sobbalzò, passandosi il braccio destro sugli occhi; evidentemente doveva averli ancora lucidi.
-Non vedo come la cosa possa interessarti! Lasciami in pace adesso, non ho certo bisogno di qualcuno che fa finta di essere gentile! La tua figura l'hai fatta, no? Adesso puoi anche andartene!-
Urlò mentre il ragazzo abbassava gli occhi mordendosi il labbro. Sapeva che Yoko non lo vedeva di buon grado, però non gliene era mai importato. Tutto quello che lui voleva era la felicità di quella fragile ragazzina che lo aveva affascinato. Non le aveva mai tolto gli occhi di dosso e - anche se forse lei non se n'era accorta - la trattava sempre bene, cercando in qualche modo di alleviare quello strano peso che aveva sul cuore. Questo perchè Akira aveva intuito che nella piccola Haruno c'era qualcosa che non andava, qualcosa che lei sentiva, ma che non riusciva a dire, probabilmente perchè non sentiva di meritare niente. Lui voleva aiutarla, voleva fare qualcosa per lei e questo solo perchè, pian piano, si era innamorato perdutamente.
Il ragazzo fece finta di niente e, poco prima che Yoko finisse di urlargli contro, aveva cominciato a salire sull'albero dove si trovava lei che, nel vederlo cimentarsi in quell'impresa, sgranò gli occhi confusa e sorpresa. In fondo Akira era una frana nel salire sugli alberi.
-Che fai, scemo? Smettila subito!-
Ma quello parve non ascoltarla e la cosa la infastidì ancora di più. Maledetto idiota... Continuò a urlargli contro, mentre il ragazzo cercava goffamente di raggiungerla sull'albero. Cadeva, si rialzava e riprovava, ma non si dava per vinto e a lei questo parve stupido. Si stava facendo male e basta, aveva bisogno che qualcuno lo aiutasse. Si morse il labbro, per poi protendersi in basso, allungando il braccio destro verso di lui, cercando di tenersi fermamente al ramo e Akira la guardò sorpreso, sgranando un poco i suoi occhi verdi. Lei lo spronò, con un tono che doveva uscirle stizzito, ma che le venne prevalentemente cordiale e gentile e il ragazzo le prese la mano, riprovando a salire con l'aiuto di Yoko. Ma il braccio sinistro della piccola Haruno non resse la presa sul ramo e, pian piano, lo lasciò andare, cadendo rovinosamente a terra, poiché anche Akira aveva contribuito tirandola verso di sé. Fortunatamente la ragazza non era così in alto rispetto al terreno ed il prato era ricoperto di fiori e erba soffice.
Akira cadde picchiando la schiena, ma non si fece granchè. L'unica cosa, però, che gli impediva di alzarsi era la ragazza sopra di lui. Non che fosse pesante, al contrario. Avvampò nel notare il proprio viso vicinissimo a quello di Yoko e spostò lo sguardo e la testa a destra, cercando di non starle troppo appiccicato col volto. Non sapeva che dire o fare, si sentiva come paralizzato mentre il cuore gli batteva all'impazzata. La risata cristallina della ragazza spezzò il silenzio e nello stesso momento lei si voltò, spostandosi spostandosi da sopra il ragazzo e finendo con la schiena sull'erba. Akira, giratosi verso di lei, sorrise dolcemente.
-Finalmente ridi-
Yoko si bloccò, lanciandogli un'occhiata per poi sbuffare mettendosi a sedere sul prato con uno scatto veloce; lui rimase sdraiato a fissarla mentre lei cercava di deviare lo sguardo, per non incrociare quegli occhi verdi così simili ai suoi. Perchè? Perchè faceva questo? Lei lo aveva sempre ignorato e le poche volte che gli rivolgeva la parola era tutt'altro che carina, però lui continuava a rivolgerle quel sorriso. Credeva che lo facesse perchè era obbligato in qualche modo, d'altro canto, l'idea che si era fatta su di lui stava avendo il sopravvento sul resto. Funziona così, no? Eppure, in quel momento, tutte le sue convinzioni andarono in frantumi, mostrandole un lato nuovo di Akira che lei non credeva di poter mai vedere. Così, Yoko, raccontò tutto d'un fiato cosa aveva passato, come mai si trovasse sul ramo del suo albero preferito a piangere ed il ragazzo non proferì parola, rimanendo in silenzio ad ascoltarla senza smettere di fissarla serio. Sussultò leggermente quando vide la sua bocca storcersi in un mezzo sorriso.
-Però io non odio mia sorella, anzi sono felice per lei e per Yahiko-
Ammise alzando lo sguardo al cielo, per poi socchiudere gli occhi.
-Solo che speravo davvero di poter andarmene da qui...-
A quel punto Akira sorrise, alzandosi a sedere sull'erba e dicendole che per quello poteva pensarci lui; Yoko lo guardò dubbiosa.
-Potremmo andare a Tokyo, anche se non è poi così lontano da qui... Però con i soldi ricavati dal mio lavoretto part-time è il massimo che posso offrirti-
Lei sgranò gli occhi. Ecco spiegato come mai tornasse così tardi a casa. Si morse il labbro; e lei che credeva che andasse a divertirsi con i suoi amichetti snob.
-Sai, avevo intenzione di ripagare la vecchia Chiyo, cominciando a pagarmi la scuola autonomamente... In fondo vi ho creato fin troppo disturbo...-
Lei sbuffò, assicurandogli che poteva farci cosa voleva senza dover pensare a lei e ai suoi stupidi capricci.
-I tuoi non sono stupidi capricci, Yoko... E io voglio davvero usare ciò che ho per te, perchè... Vedi... Io...-
Lo fissò, in attesa che continuasse, mentre Akira cercava in tutti i modi di non arrossire più del dovuto, ma, alla fine, lasciò perdere quella frase, alzandosi completamente in piedi e offrendo una mano alla piccola Haruno, che l'accettò come costretta a farlo, abbassando i suoi occhi e smettendo di guardarlo.
-Ti prometto che domani ti porterò via da qui, Yoko-
E dopo che lei ebbe annuito leggermente imbarazzata con la testa si separarono, andando ognuno per la propria strada.

Il giorno seguente, quando Akira e Yoko fecero la loro piccola gita nella capitale, Konan e Yahiko ebbero il loro primo appuntamento ufficiale. La piccola Haruno sbirciò la sorella che, indecisa su ciò che si doveva mettere e sulla pettinatura che doveva avere, arrossiva imbarazzata ad ogni piccolo pensiero che le balenava in testa, sorridendo praticamente sempre. Yoko non potè fare a meno di essere contenta per lei, rendendosi conto che non provava la minima gelosia nei suoi confronti.
I due ragazzi presero la metro per dirigersi a Tokyo e per tutto il tragitto nessuno dei due aprì bocca. Entrambi provavano uno strano sentimento nello stare uno di fianco a l'altro e di tanto in tanto si lanciavano brevi occhiate, per poi imbarazzarsi del loro stesso gesto. Agli occhi della piccola Haruno, però, Akira sembrava quello più calmo e rilassato come se fosse cosa da nulla fare un giretto a Tokyo con una ragazza. Strinse i pugni cominciando a viaggiare con la mente e sentendo una fitta poco piacevole al cuore. Lei non lo sopportava, ma allora perchè non le piaceva l'idea che lui fosse uscito con altre ragazze oltre a lei? Perchè?
Arrivati lui spezzò finalmente il silenzio creatosi dalla partenza, chiedendole cosa volesse fare e Yoko tirò fuori un foglietto, dove aveva annotato tutti i negozi che voleva visitare. Aveva studiato perfettamente la pianta della città ed aveva creato un percorso a dir poco perfetto secondo lei. Così la giornata dei due ragazzi ebbe finalmente inizio. Andarono alla Torre di Tokyo, fecero una sosta in un grande parco e pranzarono mangiando le specialità del posto; tutto fu gentilmente offerto da Akira senza che lei potesse controbattere. Si divertirono davvero tanto assieme e iniziarono a conversare quasi come se si conoscessero da anni; Yoko poteva finalmente affermare di sentirsi bene, in pace con se stessa ed il vuoto che l'aveva accompagnata finora - vuoto che nemmeno Yahiko sembrava poter colmare - scomparve del tutto.
Quando arrivò il momento di tornare a casa i due ripresero la metro, sedendosi, ancora una volta, uno di fianco all'altro. Erano entrambi stanchi e posarono le buste piene di souvenir per Chiyo e Konan vicino ai loro piedi. Sorridevano e Yoko non la finiva di parlare, ricordando tutte le cose belle e divertenti che avevano fatto quel giorno, quasi come se, dicendole, potesse riviverle ancora ed ancora. Fu in quel momento che Akira si avvicinò ancora di più col volto alla ragazza, che potè sentire chiaramente il profumo di lui. Si bloccò, smettendo di parlare e chiedendosi cosa stesse facendo ma, prima che lei potesse formulare la più piccola ipotesi, lui la baciò dolcemente confessandole, in seguito, il suo amore per lei.

Dopo quel giorno Yoko fece i salti mortali per evitare - più di quanto cercava di fare in precedenza - il ragazzo che si era stabilito a casa loro. Non sapeva come doversi comportare dopo quello che era successo ed era anche parecchio confusa nel profondo. Perchè? Perchè proprio a lei? Se non fosse stato per Konan forse i due non si sarebbero mai più parlati. La maggiore delle sorelle Haruno, infatti, dopo esser venuta a conoscenza della situazione discusse con Yahiko sul da farsi; di sicuro doveva aiutare la sua sorellina così imbranata. La prese in disparte e parlarono a lungo mentre Akira veniva in qualche modo rassicurato da Yahiko. Le due sorelle parlarono a lungo, discutendo sui sentimenti che provavano e che avevano provato. A Yoko sembrava tutto così maledettamente strano, eppure Konan parlava in tutta leggerezza. Probabilmente perchè finalmente era felice. Anche lei si era sentita felice quando aveva passato quella giornata in compagnia di Akira e forse quello poteva considerarsi come il loro primo appuntamento. Si erano sentiti subito in sintonia nonostante non si fossero mai parlati...
Tutto si concluse nel migliore dei modi e, quando Yoko aveva vent'anni e Konan ormai ventidue, si sposarono con i rispettivi compagni. Non andarono a vivere lontane dalla propria casa natale, anzi, fecero solo delle modifiche alla pianta originale della casa in modo da poter ospitare tutti quanti; questo sotto richiesta della piccola Haruno. Pochi mesi dopo i matrimoni i due coniugi Akame ebbero il loro primogenito, Deidara, e un anno dopo Sasori. Yoko viziò sin dalla tenera età i due nipotini e tutti quanti vissero la vita tranquillamente. Yahiko aveva il proprio lavoro, anche se doveva dirigersi ogni giorno a Tokyo con la metropolitana, Konan e Yoko avevano il negozio della madre, che le aiutava per le piccole cose, dato che per la maggior parte del tempo stava a casa coi nipoti, e Akira stava cominciando la sua carriera in una piccola azienda. Non mantenne il suo cognome, poiché non ci si riconosceva più, ma decise di tenere quello di Yoko. In fondo doveva molto alla famiglia Haruno e tutto quello che faceva era per ripagare Chiyo e per fare felice sua moglie; Akira non desiderava altro.
Quando Deidara compì sei anni alla sua cuginetta mancavano poche settimane per venire alla luce. Finalmente dopo tanti tentativi finiti male Yoko e Akira stavano per avere una bambina. La donna, ormai ventottenne, si era indebolita non poco durante la gravidanza e il marito lavorava come un matto per poterle permettere sempre il meglio. A lei e alla piccola creatura che stava arrivando.
Il 30 Maggio la bambina nacque senza alcun problema e le venne dato il nome Sakura, fiore di ciliegio, poiché il ciliegio era proprio l'albero preferito di Yoko, quello da cui, un tempo, erano caduti lei e Akira. I due cugini osservavano la piccola curiosi e contenti, dato che avevano sempre desiderato una sorellina - ma Konan si era rifiutata di avere altri figli - e progettavano già i giochi da fare in sua compagnia. Intanto la salute della minore delle sorelle Haruno sembrò migliorare e dopo un po' riprese perfino a lavorare assieme alla sorella; quando, però, sentiva dolori di vario genere, cercava di sopportare in silenzio, sicura che fossero solo passeggeri.
La carriera di Akira procedeva lenta, e l'uomo credeva di non fare abbastanza per la propria famiglia e per coloro che lo aveva aiutato nel momento del bisogno. Passava poco tempo a casa a causa del lavoro e quando la sera tornava a casa era talmente sfinito che si coricava appena dopo la cena. I giorni di festa erano gli unici che passava completamente a casa, così come il compleanno della moglie e della figlia; quelli non poteva certo permettersi di perderli per alcuna ragione. Yoko avrebbe preferito qualcosa di diverso, ma conosceva fin troppo bene cosa provasse il marito e mai una volta aveva provato a lamentarsi della loro situazione. Quando, però, la piccola Sakura iniziò le scuole elementari le cose iniziarono a peggiorare sempre di più.

Il primo giorno di scuola Sakura non aveva ancora compiuto sei anni. Era contenta e sperava di fare amicizia con più bambini possibili per poter giocare con loro finite le lezioni. Non che non le piacesse stare con Deidara e Sasori - li adorava quasi quanto loro adoravano lei - ma non le dispiaceva l'idea di poter avere qualcuno al proprio fianco su cui poter contare e passare le giornate scolastiche. Chi, in fondo, non desiderava avere un amico? E la piccola Sakura non chiedeva che questo, qualcuno che fosse gentile con lei, che condividesse le sue stesse passioni...
La bambina sembrò riuscire nell'intento, ed il primo giorno di scuola fece amicizia con tutti i compagni di classe fermandosi a giocare ancora con loro finite le lezioni. Tornata a casa trovò la madre distesa sul divano in salotto e si informò immediatamente sul suo stato di salute; aveva notato che pareva più debole del solito, ma le veniva sempre rassicurato che non era niente di grave quindi non si era preoccupata più di tanto. E così le venne detto anche quella volta.
Passarono diversi giorni dall'inizio delle elementari della piccola Sakura e la bambina notava peggioramenti nello stato di salute della madre. Smise di rimanere troppo tempo fuori di casa, dopo la scuola, precipitandosi a vedere come stesse Yoko; ed ogni volta si rincresceva di arrivare tardi. Un giorno trovò persino il medico - che era andato a visitarla - accerchiato da Chiyo e Konan che avevano un'espressione tutt'altro che rassicurante. Nel notare la bambina cercarono di distrarla, balbettando frasi e provando a sorriderle chiedendole della giornata scolastica. In quel preciso momento Sakura capì che c'era qualcosa che non andava in sua madre, qualcosa di molto brutto.
Nessuno le disse mai niente con precisione, ma la rosa riuscì ad ascoltare le conversazioni degli adulti senza farsi notare, fingendo di andarsene nella propria stanza.
Yoko si era sentita male al lavoro, disse Konan ad Akira e agli altri quella sera stessa, aveva tossito sputando addirittura del sangue sulla mano, così l'aveva subito portata a casa per poi far chiamare un medico. Poco prima che l'uomo finisse di visitarla ed esponesse alle due donne il problema di Yoko, Sakura era tornata da scuola, quindi Chiyo si era dovuta allontanare per non far allarmare anche la bambina, ma prima o poi - ripeteva Konan ad Akira - avrebbero dovuto confessarle cosa stava succedendo. Il medico avvertì che la donna era malata di leucemia, non nella sua forma peggiore, ma neppure in quella migliore. Era in bilico e l'unica cosa che poteva prescriverle erano alcuni medicinali che avrebbero potuto solamente farla migliorare e le speranze di tutta la famiglia erano riposte lì. Probabilmente fu anche per quel motivo che inizialmente non dissero niente alla piccola Sakura cercando di comportarsi come al solito, mentre Yoko, piano piano, andava cambiando.
La bambina non si fermò più a giocare con gli amici dopo la scuola e quando tornava a casa non faceva altro che guardare la madre, starle vicino talvolta senza nemmeno conversare. Provava a passare più tempo possibile con lei e molte volte aveva persino paura a lasciarla da sola per qualche minuto. Deidara e Sasori, intanto, provavano a far svagare la cuginetta, regalandole marionette e statuette di argilla create da loro; speravano di rivederla sorridere come una volta. Akira lavorava come un matto, cercando di mettere da parte qualcosa per la moglie, casomai servisse farla operare prima o poi ed anche Konan e Yahiko cercavano di dare il loro contributo. Yoko, dal canto suo, stava cominciando a sentirsi un peso per tutti quanti. Gli occhi verdi della figlia erano sempre tristi e gli altri componenti della famiglia provavano a fare di tutto pur di alimentare la speranza che qualcosa sarebbe potuto cambiare in meglio, che lei avrebbe potuto recuperare a pieno la salute. Ma Yoko sapeva meglio di tutti che ciò non era possibile. Certo, qualche operazione e il continuo uso di medicinali le avrebbero allungato la vita per un paio di anni, ma nulla di più, solo maggiore sofferenza e patimento per tutti. Così, una sera, confessò ad Akira che voleva smetterla, era decisa più che mai ad accogliere la malattia e ad aspettare che facesse il suo corso. Ovviamente queste sue parole non furono accettate e Sakura, dal buio della sua cameretta, potè sentire le voci della madre e del padre. Lui parlava a voce più alta e si tratteneva dal piangere, mentre lei pareva calma e risoluta; in quel momento la bambina pregò che tutto finisse il più presto possibile.

Tutto continuava a cambiare e Sakura cercava di sopportare a modo suo. A scuola, coi compagni, cercava di non sembrare triste, provando a sopprimere ciò che sentiva veramente. Gli altri bambini, intanto, non le facevano domande, ma la trattavano in modo gentile, poiché i loro genitori gli avevano fatto sapere cosa stava succedendo in quel periodo in casa Haruno. Eppure nessuno di loro provava veramente ad avvicinarsi a lei, ma questa era l'ultima preoccupazione della bambina. Non si fermava più a giocare con nessuno il pomeriggio - ormai aveva smesso da tempo - e appena sentiva suonare la campanella si fiondava fuori dalla scuola cercando di arrivare il più presto possibile a casa. Eppure, appena raggiungeva la porta, si bloccava, incerta se entrare o meno, spaventata da quello che avrebbe potuto trovare, ma alla fine apriva la porta e, cercando di sorridere, chiamava a gran voce la madre e rimaneva con lei per la maggior parte del tempo finchè, la sera, non era costretta ad addormentarsi, chiudendo a forza le palpebre che la mattina seguente avrebbe aperto di scatto, sempre con l'angoscia di trovare qualcosa di diverso, di non ritrovare più sua madre che le sorrideva gentilmente augurandole il buongiorno.
I mesi che seguirono Yoko parve rimanere in condizioni stabili, non peggiorava né migliorava, ma era ancora troppo debole per permettersi di lavorare. Una sera, mentre la donna riposava sul divano, la piccola Sakura, che stava aiutando la nonna a sistemare la cucina, si permise di dire la propria. Non si era mai sfogata con nessuno veramente, aveva paura di farlo, perchè non sapeva cosa le avrebbero risposto, ma non poteva più tenersi tutto dentro. Gli occhi le diventarono umidi e cominciò a chiedere come mai sua madre doveva fare quella brutta fine. Invidiava gli altri bambini, poiché le loro madri erano in perfetta salute tanto da permettersi di andarli a prendere a scuola. Perchè anche lei non poteva avere questo? La vecchia Chiyo, dispiaciuta per la nipotina, provò a spiegarle nel modo più delicato possibile la situazione di Yoko, del fatto che non poteva essere curata e che aveva scelto di seguire il suo destino perchè sapeva che l'altra soluzione possibile era solo aumentare le sofferenze di tutti. E nessuno voleva questo. La bambina singhiozzò per un po', ma parve capire e comprendere i sentimenti della madre. Dopo poco cominciò, invece, a chiedere del padre. Pochi giorni prima si era completamente trasferito a Kyoto a causa del lavoro, ma se ormai non serviva mettere da parte soldi per l'operazione di Yoko, perchè continuava a stare via da lei? Perchè non erano come le altre famiglie? Non è che, forse, non la volesse? La nonna scosse velocemente la testa assicurandole che non era affatto così. Akira voleva davvero bene a lei e Yoko, e stare separati era una tortura anche per lui. Il problema era che il negozio delle Haruno aveva subito un calo nelle entrate fino a fallire del tutto e questo comportava meno soldi in una famiglia fin troppo numerosa. Yahiko e Akira erano gli unici con un lavoro stabile e se lo tenevano ben stretto per poter sfamare tutti quanti mentre Konan cercava qualcos'altro da fare. Purtroppo era un periodo sfortunato per la famiglia Haruno.

In seguito alla conversazione con la nonna Sakura non disse più niente al riguardo. Non si lamentò mai più e cercò di essere il più solare possibile anche se dentro si sentiva morire. Non voleva essere un peso per nessuno e creare altre noie con le sue richieste, quindi si limitava ad aiutare se ce n'era bisogno e ad accudire il più possibile la madre che, quando la bambina aveva già cominciato a frequentare la seconda elementare, peggiorò drasticamente. Cominciò a mangiare sempre meno e, quel poco che ingurgitava, veniva rigettato quasi sempre; divenne più magra, tanto che Sakura tentennava ad abbracciarla per paura di poterle fare male. Le uniche occupazioni di Yoko - che prima almeno riusciva a mettere un po' in ordine - divennero lo svegliarsi e l'andare a dormire; ormai non si alzava neanche più dal suo letto. Sakura, che si premeva ad aiutarla e a starle vicino il più possibile, avvertiva ogni giorno il presagio che da un momento all'altro tutto sarebbe potuto finire e ciò faceva male, tremendamente male.
-Mi dispiace, Sakura... Non era questo il tipo di famiglia che io e tuo padre volevamo darti...-
Si scusò una volta la donna, mentre la bambina faceva i compiti vicino al suo letto. La rosa alzò la testa, ma Yoko non la guardava, intenta a fissare il suo adorato albero di ciliegio fuori dalla finestra.
-Non devi scusarti mamma a me...-
-Non mentire-
Disse secca facendola sussultare; le ricordava un po' se stessa, ma in fondo era sua figlia. In quel momento, Sakura si sfogò un'altra volta, non potendo quasi resistere e scoppiò in lacrime mentre la madre le carezzava i capelli.
-Mi spiace tanto Sakura, ma vedrai che un giorno troverai qualcosa di meglio per te...-
La bambina la guardò, non riuscendo a capire, ma la madre non si espresse oltre. Quella fu la loro ultima conversazione.

Yoko Haruno morì all'età di trentasette anni, quando sua figlia ancora non aveva finito la seconda elementare. Lasciò una lettera destinata alla famiglia, dove ringraziava tutti quanti e si scusava per quello che aveva fatto passare, chiedeva ad Akira di trattare al meglio Sakura; inoltre, alla bambina venne consegnato il diario della madre dove era scritta tutta la sua vita. La piccola Haruno rifiutò inizialmente di leggerlo, chiudendosi in se stessa e passando intere giornate sotto l'albero di ciliegio tanto amato dalla madre. Nessuno sapeva cosa fare, neppure Akira. Deidara e Sasori provarono a parlare con lei in mille modi, ma era come se si fosse creata uno scudo invalicabile. Sotto l'albero la vedevano stringere il diario e parlare alla madre, come se lei potesse davvero sentirla e risponderle.
Mentre la bambina reagiva in questo modo, Konan aveva finalmente trovato un lavoro a Tokyo. L'unico problema era che era fin troppo lontano dal loro paese natale ed era doveroso doversi trasferire in una nuova cittadina, una certa Konoha. Quando fece sapere questo anche a Sakura lei non disse niente, non si espresse, ma rimase sotto l'albero di ciliegio della madre decidendosi, finalmente, ad aprire il diario e a leggerne il contenuto. Lesse i pensieri della piccola Yoko, della sua infatuazione per lo zio Yahiko e del disprezzo che inizialmente provava per Akira fino alla sua visita a Tokyo. Le parve di comprendere un po' meglio ciò che avevano provato e stavano provando tutti e capì che, come la madre non sentiva di appartenere a quel posto, lei lì era decisamente fuori luogo. Doveva andarsene per trovare la sua felicità e così, quando le scuole finirono, si trasferì con gli zii a Konoha, mentre il padre rimaneva lontano, a Kyoto, assicurandole che, una volta trovato una casa per entrambi, si sarebbero potuti ricongiungere. Sakura si trattenne dall'esprimere qualsiasi pensiero egoista, convincendosi che le cose dovevano andare in quel modo.

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Capitolo 15
*** Parte Seconda-New Entry-Capitolo 15 ***


Naruto uscì dal letto, convinto che non avrebbe più ripreso sonno. Il racconto di Sakura gli aveva dato parecchio da pensare ed aveva passato quasi tutta la notte insonne. Si vestì continuando a rimuginare e potendo solo immaginare quello che aveva passato la sua amica. Sakura-chan... Sicuramente avrà sofferto molto... Eppure dopo che aveva finito di raccontare loro tutta la storia li aveva pregati di comportarsi come al solito, lei non voleva riguardi speciali solo per quello che aveva passato. Non era l'unica in fondo, no? Bè, per Sasuke non era un problema, lui non si faceva smuovere da niente, però Naruto... Si sentiva leggermente a disagio, ecco tutto. Inoltre si malediceva per non esserle stato accanto quando ne aveva avuto più bisogno, ma dopotutto non la conosceva neppure. Sakura-chan...
Quando il biondino raggiunse la cucina per la colazione Jiraiya lo scrutò interrogativo. La sera prima gli era sembrato strano - era tornato a casa con una faccia non molto contenta - ed ancora non lo vedeva sorridere. Inoltre si era svegliato fin troppo presto per i suoi standard. Gli augurò il buongiorno, abbozzando un sorriso, ma Naruto si limitò a lanciargli un'occhiata veloce per poi prendere il suo ramen istantaneo e mangiare. Ancora oggi Jiraiya si chiedeva come potesse divorare una simile pietanza la mattina presto. Mentre il piccolo Uzumaki assaporava gli spaghetti in brodo l'uomo lo fissava in silenzio sorseggiando il caffè. Aveva già provato a chiedergli cosa avesse la sera prima e non aveva ricevuto alcuna risposta, quindi in quel momento non sapeva bene che fare. Diavolo... Perchè i bambini sono così complicati?
-Jiraiya... Tu come ti comporteresti dopo che... Sì... Insomma... Dopo che un tuo amico ti rivela qualcosa su di sé che non è... Non è tanto... Bello...-
Borbottò il biondo raschiando sul fondo della ciotola di ramen. L'uomo lo fissava con gli occhi leggermente sgranati, poi sorrise, contento che Naruto si fosse in qualche modo aperto con lui.
-Questa cosa è davvero tanto brutta?-
-Bè... Non è piacevole...-
Ammise triste l'Uzumaki.
-E ti da fastidio?-
Naruto spalancò i suoi occhi, facendoli incrociare con quelli di Jiraiya e scuotendo velocemente la testa.
-No, assolutamente no! È solo che... Mi spiace per... Questa persona, ma so di non poter fare niente dato che è successo qualche tempo fa...-
L'uomo poggiò il gomito del braccio destro sul tavolo, posando il volto sulla mano e continuando a guardare il bambino. Ormai era chiaro come il sole che stesse parlando della sua nuova amica, Sakura Haruno.
-Però rimanere in questo stato non sarà piacevole per nessuno dei due, non trovi?-
Naruto abbassò gli occhi. Però...
-Sono convinto che se ti comporterai come sempre Sakura apprezzerà-
Affermò poi e il bambino lo guardò un'altra volta. Era la stessa cosa che gli aveva detto la rosa, però lui, come avrebbe potuto? Camminando verso la scuola continuava a pensare, tanto che per poco non gli venne mal di testa. Perchè sembrava tutto così complicato? Forse sarebbe stato meglio non sapere niente... No. Non sarebbe stato giusto...
-Naruto! Che sorpresa, sei già sveglio?-
Sussultò nel sentire la voce della rosa e la fissò per qualche momento senza sapere cosa dirle. Erano molto vicini al cancello della scuola e lei gli sorrideva. Sakura-chan...
Gli altri bambini gli passavano oltre, dirigendosi nelle rispettive classi, e ancora il biondo non rispondeva all'amica. Non ci riusciva e poi... Non sapeva... Non sapeva come comportarsi. Lei abbassò lo sguardo, dispiaciuta che lui si sentisse così per colpa sua, per quello che gli aveva raccontato. Se lui non si fosse più comportato con lei come prima, Sakura avrebbe perso l'unico vero amico che aveva mai avuto. Perchè deve andare a finire così?
-Ehi che fate impalati davanti al cancello?-
Si voltarono verso il moretto che aveva appena parlato, ma non risposero. Lui alzò un sopracciglio, chiedendosi cosa avessero e, quando intuì il motivo del loro umore, sbuffò scocciato guardando in malo modo l'Haruno.
-Ieri Natsuki è stata proprio inutile... Ma dico, perchè cavolo se la portano sempre dietro?-
Sakura gli mostrò la lingua e Sasuke le fece una smorfia di rimando, per poi lanciare un'occhiata al biondo e ghignare.
-E vogliamo parlare di Kazuma? Cavolo è proprio uguale a te, Naruto, non riesce a vincere mai niente!-
La rosa stava per ribattere, ma Naruto strinse i pugni avvicinandosi un poco all'Uchiha.
-Ma stà zitto, scemo! Kazuma è il migliore proprio come me!-
Sasuke mosse una mano in segno di diniego, avviandosi in classe e dando le spalle all'Uzumaki che cominciò a inseguirlo urlandogli contro. La rosa, intanto, cambiò la propria espressione e da confusa divenne contenta, sentendo dentro di sé il bisogno di ringraziare l'Uchiha, anche se sapeva bene che il moro non faceva tutto questo per lei, ma per l'Uzumaki - dopotutto erano amici anche se non lo avrebbero mai ammesso. In seguito affrettò il passo per raggiungere i due compagni, mentre Naruto le lanciava brevi occhiate, cercando appoggio nel suo tentativo di elogiare le proprie abilità e quelle di Kazuma.

L'opinione generale sulla famiglia Akame-Haruno non cambiò molto nel corso degli anni delle elementari, ma a nessuno dei diretti interessati importò. In fondo Deidara e Sasori si erano fatti degli amici nella scuola media e così anche Sakura; Yahiko e Konan, invece, trovarono piacevole la compagnia del tutore di Naruto, Jiraiya. Lo zio del piccolo Uchiha, invece, lo videro raramente, poiché all'uomo non piaceva molto fare vita sociale - e inoltre doveva occuparsi dei propri affari - mentre il fratello maggiore, Itachi, lo conoscevano per quello che Deidara e Sasori raccontavano di lui quando, a cena, parlavano della mattinata scolastica. Sakura, però, non lo aveva ancora visto.
Il legame tra i tre compagni di scuola si rafforzò sempre di più durante gli ultimi anni delle elementari. Naruto e la rosa si vedevano più che potevano per giocare insieme e quasi sempre si ritrovavano per studiare insieme anche con l'Uchiha, che si avvicinò sempre più agli altri due bambini. Durante le feste Sakura preferiva stare in compagnia del padre dato che non lo vedeva praticamente mai, ma questo - dopo le prime volte - non diede poi così fastidio a Naruto e Sasuke che dopotutto comprendevano i bisogni della bambina.
Intanto, anche se l'opinione degli adulti pareva non mutare, i compagni di classe dei tre cominciarono a rivolgere la parola al biondo e come con lui anche con l'Haruno. Erano ancora presenti diffidenze generali, ma la maggior parte di loro aveva iniziato a prestare meno attenzione a quello che veniva detto e a giudicare le cose con i propri occhi. Uno dei primi che si unì a Naruto e Sakura per giocare fu proprio Kiba Inuzuka. Le bambine erano quelle che rimanevano più in disparte, non vedendo di buon occhio l'Haruno, poiché passava fin troppo tempo in compagnia di Sasuke-kun e molte di loro si fecero crescere i capelli, credendo che l'Uchiha preferisse chi li avesse lunghi dato che riusciva a sopportare la presenza della rosa.
E sotto questo clima Naruto, Sasuke e Sakura si preparano ad affrontare gli anni delle medie.

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