Il persecutore della verità

di PathosPie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Io...non sono normale. Sono ancora molto giovane, e quindi definirsi anormali è normale, ma...questa volta è diverso, ne sono sicuro. Ricordo ancora quell'evento.

Mi sentivo molto vuoto: il cibo non mi donava allegria , stare con i miei amici nemmeno. L'unica abitudine che avevo era quella di camminare da solo, verso un parco giochi, ad osservare i bambini che si divertivano e che erano più felici di me. Io appuntavo ciò che scaturiva la gioia di quei pargoli. Non parlavo nemmeno con i miei genitori, che erano estremamente preoccupati per la mia condizione. Avevano chiamato psicologi di ogni genere, inutilmente: io disteso su uno di quei letti, loro con quel taccuino in mano e gli occhiali scintillanti; io che non parlavo, loro che insistevano e che alla fine si arrendevano, consigliando ai miei parenti di portarmi da altri loro colleghi.

Secondo i miei, avevo sviluppato una sorta di depressione sin dalla nascita, poiché neanche a quei tempi mostravo una qualsiasi forma di felicità. Ero un bambino particolare.

Poi..l'evento. Continuavo la mia solita e triste routine quotidiana, dirigendomi verso il mio solito parco. Solo che era vuoto. Nessuna traccia di nessun pargolo.

Mi resi conto che doveva essere successo qualcosa: infatti, sentii i loro schiamazzi e le loro risate. C'era una persona davvero strana. Stava giocando con i bambini. E non parlava, nè faceva chissà, quali gesti. Lui, non parlava, si divertiva e basta.

Io lo osservavo, felice. Poi, a un tratto, il botto: il mio corpo iniziò a essere pervaso da un leggero tremolio, che aumentò sempre d'intensità.

"Ecco. Il mio obiettivo. Il mio sogno" Tale pensiero mi balenò. E avvenne. Avvertii la sensazione più dolce del mondo: nelle mie vene scorreva del miele, lo sentivo, la mia anima era fatta di latte. Il mio problema era all'interno: se avessi avuto la modalità di risolverlo, riflettendo. Forse, avrei capito. E quindi, adesso, non parlo praticamente più. L'unico modo con cui comunico ora è tramite due marionette che ho chiamato Choco e Late.

Ma da adesso, le cose non sono state facili...

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Sono passati almeno dieci anni da quando era avvenuto quell'evento. Adesso sono un burattinaio professionista, con le mie Choco e Late, miei mezzi di comunicazione, dopo aver deciso di dedicare anima e corpo alla ricerca del mio sogno e della mia verità, annullando ogni mia parola e facendo il voto di silenzio. Sono sempre invitato alle feste dei bambini, tutti parlano bene delle mie abilità, le mamme entusiaste, che mi donano il mio pane quotidiano e un bel sorriso. Penso ciò, mentre mi dedico a spargere i volantini pubblicitari della mia attività, quando per sbaglio, mi scontro con una ragazza. La urto per sbaglio, facendole cadere tutti gli utensili che aveva. Lei si dimostra completamente dispiaciuta.

"Mi dispiace davvero tanto" esclama. "Non volevo farlo apposta". Io agito le mani, dimostrando che non è nulla di cui preoccuparsi. L'aiuto a raccogliere i vari oggetti che aveva perso. Erano parecchi, ma, collaborando, riuscimmo a trovare tutto.

"Ti ringrazio molto." abbassa la testa in segno di gratitudine "Perdona ancora una volta la mia sbadataggine". Io, ancora una volta, esprimo la non necessità di preoccuparsi, che era mio dovere.

Rimaniamo in silenzio per un breve periodo di tempo. Accenna a volere andare via verso la sua strada, ma, prima di fare ciò, mi chiede una cosa particolare, che rivela la sua curiosità nei miei confronti

"Noto che tu non parli. È tutto apposto?" A questa domanda, io rispondo sfoderando le mie adorate marionette. All'inizio confusa, come chiunque abbia avuto a che fare con me, i suoi occhi sono attratte dall'inusuale movimento delle mie marionette: Choco discute con Late, portando il suo minuscolo braccio davanti alla sua bocca, per poi portarlo davanti al suo petto, mentre Late si porta le mani davanti la bocca, mostrando stupore. La ragazza è ancora più sconcertata di prima.

"Tu non puoi parlare perchè...hai un tumore nel petto?" Scuoto la testa: riprovo a fare la scena, purtroppo non potendo facilmente spiegare la parte.  Riprovo a muovere le due marionette, aggiungendo una piccola danza, e facendo un inchino. Non ho altri modi per spiegare, ma la ragazza sembra confusa.

"Non capisco. Ma noto che sei bravissimo nel muovere queste marionette. Sei un professionista?" Rispondo donandole un mio biglietto da visita, dove vi sono tutte le mie informazioni per contattarmi.

"Ah, tu sei Antoine, quel famoso burattinaio per le feste dei bambini. Parlano tutti bene di te" Io arrossisco un po', ricevere complimenti per me è davvero bello. "Sarebbe fantastico poter contare su di te" la ragazza guarda l'orologio "Si è fatto tardi. Devo scappare. Ti saluto" e se ne va.

Direi che questo strano incontro potrebbe anche non essere stato necessario. Ma questa ragazza mi ha lasciato uno strano senso di euforia, quasi estrema allegria. Torno a casa, accendo il computer e mi preparo una buona cioccolata calda. Mentre il computer si carica, io rifletto sui miei obiettivi. Già, qual'era? Rendere felice tutti quanti con i miei spettacoli di marionette, raccontare storie tramite queste due mie piccole amiche. Forse, così scoprirò la verità. E perchè ero così triste.

Apro la mia casella di posta elettronica. Una nuova e-mail. Chissà che cosa dovrò fare questa volta.

"Domani alle 18:00, di fronte alla gelateria all'angolo. Devo parlarti.
La ragazza che hai incontrato oggi"

Era lei. La ragazza di poco fa. Mi conosce a malapena, ha bisogno di me. Ma non mi sembra una persona malvagia

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Mi reco al luogo dell'incontro , famoso non solo per il gelato, ma anche per le sue cioccolate calde. Ci sono molte persone, vestite in maniera parecchio elegante, che chiaccerano, ridono, fanno scherzi. Io tendo particolarmente ad attirare l'attenzione, a causa soprattutto delle mie marionette, ma mi ci sono abituato: che pensino in maniera positiva o negativa nei miei confronti, non importa. Mi siedo e apro un piccolo libro, "Il Piccolo Principe": mi permette di rilassarmi dal lavoro, ma anche di trovare nuove idee per gli spettacoli che gestisco e divertono i miei piccoli clienti, insegnandogli comunque lezioni di vita fondamentali. Ma non mi fermo di certo a letteratura per ragazzi: durante un compleanno, sono riuscito a rappresentare tramite Choco e Late "L'Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto. Quando Angelica stava per darsela a gambe, nel frattempo, i bambini osservavano come stregati lo spettacolo da me generato. E perdipiù, nonostante la loro tenera età, comprendevano a pieno ciò che la storia manifestava.

"Perchè va via?"

"Deve essere brutto"

"Poveretto"

Erano comunque giovani, ma comprendevano a pieno. Nel frattempo, la ragazza misteriosa era giunta; mi aveva avvistato e aveva alzato la mano. Dopodiché, si sedette accanto a me.

"Ti ho riconosciuto" iniziò immediatamente a parlare. Noto la sua diretta confidenza nei miei confronti. "Taglierò corto: ho capito le tue potenzialità e la tua bravura nel manovrare queste marionette, quindi ti vorrei fare un'offerta." fa per riprendere fiato"Come già sai, mi chiamo Maya. Il mio desiderio è aiutare gli altri: lo desidero con tutto il cuore. Così, ho pensato, crescendo, che sarebbe bello collaborare con altre persone per dare vita a un profondo legame tra queste persone. Ho abbandonato gli studi e ho comprato un camper, che mi è costato molto. Mi accontento di vendere hot dog, ma sono comunque felice. Perché so che avrei incontrato persone come te. Che in qualche modo avrebbero potuto aiutare gli altri in qualche modo. Tu aiuti gli altri divertendoli. Quindi, ho bisogno di te..."

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


"Ho intenzione di riunire quante più persone possibili, in modo da poter fare avverare questo sogno. Quando ne avrò incontrate abbastanza, le riunirò sotto un'organizzazione chiamata Speranza e Sogni"

Io annuisco. Ecco perché mi aveva contattato: si era interessata alle mie qualità di burattinaio. E ha detto che aveva intenzione di riunire quanta più gente per creare questa organizzazione.

"Allora, ci stai? Vuoi unirti a me?"

Rifletto su queste parole: oramai ho un posto fisso, un lavoro che mi permette di guadagnare il pane quotidiano, una clientela completamente fedele a me. Abbandonare tutto significherebbe ricominciare da zero; anche se sono molto bravo con le mie marionette a fare spettacoli, vivere di elemosina non mi garantisce una vita sicuramente facile. Potrei pure perdere ogni benessere. Inoltre, questa che mi sta parlando non la conosco nemmeno: l'ho solo urtata per sbaglio, come dovrei conoscerla?

"Comprendo ogni tuo dubbio" il tono della voce si fa più serio e pesante "perciò, io non ti forzerò. Ma se decidi comunque di unirti nel mio viaggio, io non posso fare altro che esserne felice. In caso ci ripensassi, mandami una risposta con l'indirizzo e-mail" notai un senso di rassegnazione nel suo parlare. Usciamo entrambi, con lei che mi offre il pasto che ho consumato.

"Allora addio, suppongo. È stato bello conoscerti" e sparisce nel mezzo della folla, come se non ci fossimo mai incontrati. Immagino che oramai sia una perfetta sconosciuta per me, da dimenticare completamente.

Ritorno per i miei passi verso casa mia, riflettendo sui futuri impegni e organizzandomi mentalmente per i prossimi incontri: un piccolo spettacolo per una casa di ospizio, un compleanno per un bambino. Mentre mi frullano per la testa tutti questi impegni, ascolto una melodia intrisa di tristezza, che però risveglia un tenero sentimento di nostalgia. Potrei definirlo puro e semplice, rilassante. Cerco di scoprire da dove provenga questo strumento; la sorgente è un'ocarina a 12 fori, suonata da un ragazzo decisamente malconcio: sembra che abbia passato le peggiori pene dell'inferno. E che egli abbia intenzione di sfogare le sue emozioni nello strumento. Il biondino si è guadagnato anche un piccolo pubblico, per quanto bella fosse la canzone. Dopo cinque minuti di suonata, alla fine di essa, scatta un piccolo applauso da parte del gruppo, incluso me, per poi allontanarsi ognuno per la propria strada.

Vorrei allontanarmi per conto mio pure io, ma, stupito nel profondo dell'anima, desidero esprimergli i miei complimenti più sinceri. Ma appena faccio per avvicinarlo, un poliziotto si avvicina, in maniera minacciosa, verso il ragazzo. Con una penna e un blocchetto, pronto a fare chissà cosa: quando un poliziotto assume quest'aria, guai in vista.

"Ancora qui, eh?" inizia a pronunciare quelle parole in modo molto severo e pronto all'azione. Il ragazzo cerca di spiegare al poliziotto che non ha altro modo per sopravvivere, dovendo vivere di elemosina.

"Ti capisco," risponde lo sbirro, mostrando un'inaspettata compassione "ma non sono io che detto le leggi. Fosse per me, ti lascerei in pace. Ma è il mio dovere, non ci posso fare niente" il ragazzo non riesce a rispondere, per come il poliziotto si è espresso, reagendo con un semplice sospiro.

"Per oggi ti lascio stare, ma domani devi levare le tende, altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti più seri. Sono chiaro? Questo era il mio messaggio" e fa per andarsene.

Il biondino fa per portarsi le mani alla faccia, piangendo lacrime amare.

"Perché, perché a me?" egli grida al vento. Non posso di certo ignorare questa scena. Così mi avvicino a lui, ignorante della possibilità riguardo la sua reputazione di ladruncolo o di semplice sfortunato, e gli porgo la mano nella spalla. Il biondino si volta e mi osserva, confuso e con la faccia sporca di lacrime.

"Chi sei tu?"

Io prendo le mie amate Choco e Late e le faccio muovere: vorrei dirgli <>. Ma è raro che qualcuno mi comprenda al primo colpo, non so se già lo avevo menzionato. E infatti...

"Cosa vuoi da me? Vai via" e fa per spingermi e per correre via, veloce come il vento. Mi ha preso per pazzo, lo so. Ma voglio solo aiutarlo. Poi, mi rendo conto di avere conservato un po' della brioche che avevo consumato precedentemente; quindi, se gliene offro un po'...

Faccio per inseguirlo nel mezzo della folla, che osserva me e l'inseguito come bambini che osservano un gatto che insegue un topo.

Il biondino fa per aumentare la velocità, ma, dopo un serie di momenti in cui sembrava inafferrabile, a causa del suo fisico debole, si accascia al suolo in pochi istanti. Io ne approfitto per raggiungerlo.

Lo osservo, fermo a terra, molto debole, che mi osserva con pietà. E io gli offro il pezzo di brioche. E lui lo accetta senza pensarci due volte.

"Grazie per avermi ospitato nella tua casa" certe volte non capisco che cosa mi passa per la testa. Ho ospitato un perfetto sconosciuto in casa. Chissà per quale motivo. Forse mi sembrava bisognoso del mio aiuto. Per come sembrava debole, era il minimo che potevo fare. È questo quello che devono fare tutti. Così come nell'Antica Grecia: dov'è finito il senso dell'ospitalità di una volta? Forse sarei dovuto essere così anche con quella ragazza.

"Mi chiamo John. Non dico a molti il mio nome, solo a quelli di cui mi fido." quindi, mi sarei conquistato la sua fiducia" Suono l'ocarina che mi aveva regalato mio padre. Che è morto? Vuoi ascoltare la mia storia? Nessuno la sa, solo io e le mie orecchie" annuisco, essendo curioso della sua storia.

"Io sono nato in una famiglia parecchio sfortunata: mio padre e mia madre guadagnavano a malapena il pane quotidiano, la nostra casa non possedeva tutti i beni che desideravamo, ma nonostante tutto, riuscivamo a sopravvivere. L'unico svago che avevo era quest'ocarina, che mio padre mi aveva regalato il giorno di Natale, sedici anni fa: si era impegnato tanto per riuscire a guadagnare abbastanza soldi per poter comprare quell'ocarina. Ogni giorno, appena tornava sfinito dal lavoro, dedicava 10 minuti del suo tempo ad insegnarmi a suonarla, dato che lui era esperto nel suonare gli strumenti a fiato" si ferma un attimo per una breve pausa. Gli offro un bicchiere d'acqua, per poi riprendere ad ascoltare la sua storia. "Io, grazie a quell'ocarina, dimenticai di essere in quell'orrenda situazione: era una cosa che mi piaceva fare, con mio padre. Finché...mio padre, un giorno, si ammalò gravemente a causa di un cancro al fegato, cinque anni fa. I medici facevano di tutto pur di tenerlo in vita, ma quando si capì che il cancro aveva oramai posseduto il suo corpo, allora si comprese che era la fine per mio padre. Ricordo ancora le sue ultime parole:

-John...sii...sempre...felice. Non...arrenderti." e si mise a piangere. Pensavo di consolarlo, ma probabilmente, qualunque gesto avessi compiuto, sarebbe risultato falso; quindi, rimasi fermo, mentre lui continuò a parlare."Mia madre mi abbandonò, fuggendo mentre io ero più vulnerabile sentimentalmente. Quella maledetta codarda. Per undici anni mi sono dovuto arrangiare, suonando l'ocarina in cambio di qualche spicciolo. Sono stato fortunato." e si rimise a suonare la canzone che avevo sentito prima. "Sai, questa è una canzone che mi ha insegnato mio padre. Per questo la chiamo <>. Anche per riscattare l'amore che mi ha sempre donato senza mai chiedermi niente in cambio. Ma ora...dato che non posso più suonare l'ocarina liberamente...è finita. Tanto vale smetterla di vivere." e assunse un tono malinconico."A questo punto, tanto vale andare in prigione. Meglio di niente"

Sta sfociando nella follia. Deve essere aiutato. Ma come? Poi, ripenso alle parole di Maya:

"Sai, sto cercando gente con cui formare un'organizzazione" e venne l'idea. Aprii il computer, andai nella sezione E-mail, presi l'indirizzo di Maya e scossi John, in preda alla follia e indicandogli il computer.

"Che c'è?" iniziai a scrivere.

"Cara Maya,

sono Antoine. Ho ripensato a quella proposta. Accetto. E porto pure un mio amico.

Aspettaci domani, ok?

Antoine"

"Cosa, cosa è successo? Cosa intendi?" esclamò John, sgomento. Lo indicai e feci il gesto delle dita che camminano, ad indicare che partiamo. Perdonatemi, Choco e Late, ma devo farmi comprendere.

"Vuoi che io...venga con te?" io annuì. Questo viaggio...lo farò. Insieme a John e Maya. E forse, riuscirò a trovare ciò che cerco: la felicità suprema, l'obiettivo che avevo dimenticato

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Il sole è alto nel cielo. E io sbadiglio come uno studente il primo giorno di scuola, dopo che ha dedicato il suo tempo libero al riposo totale. Anche John sembra parecchio assonnato, però sembrava contento: probabilmente non aveva mai dormito in un letto comodo, nemmeno quand'era piccolo; quando gli avevo proposto di sistemarsi nella camera degli ospiti, gli brillarono gli occhi di una grande felicità. E anche io condividevo la sua grande felicità.

Il posto in cui Maya ci aveva detto di aspettarci era il confine della città: ricordava una semplice cittadina californiana, deserta e piena di animaletti pericolosi. Un fattore tipico della mia città era quello di essere terribilmente caldo durante l'estate, raggiungendo picchi di 45 gradi. Ovviamente era estate.

"Grazie ancora per avermi ospitato" insistette John. Ha continuato a ringraziarmi per almeno un bel paio di volte: mi tratta come una persona a cui affiderebbe a me le chiavi di casa. E' da stamane che continua.

Arriva il furgoncino di Maya: il suo colore bianco puro si distingue perfettamente tra l'erba e il terreno; abbellito anche da qualche adesivo rosa, probabilmente per dare un tocco di varietà al furgoncino. Appena ci vede, Maya inizia a strombazzare e rallenta il furgoncino.

"Sono felice che tu abbia accettato." la ragazza mi riferisce, appena scesa dal furgoncino "Vuol dire che sei una persona migliore di quella che mi aspettavo. Tuttavia..." disse, assumendo un tono più serio "appena salirai su questo furgone insieme a questo tuo amico, non ci sarà più possibilità di tornare indietro. Rifletti bene, prima di salire nel mio amato furgoncino."

Oramai avevo deciso: anche se avevo tenuto in considerazione i rischi che correvo, la decisione era questa. E rimane questa. Anche grazie a John, che necessitava di me. Sarà anche un'occasione per conoscere nuove persone. Ho sentito dire che il confronto aiuta parecchio per conoscere meglio sé stessi.

E' passata almeno un'ora da quando eravamo partiti: John non aveva pronunciato nemmeno una parola, percepivo che non si sentiva proprio a suo agio. Io, ovviamente, non potevo pronunciare alcuna parola. Maya era particolarmente silenziosa, ogni tanto lanciava un'occhiata al biondino, ma niente di più.

"Perciò..."Maya si decise finalmente a parlare."come hai conosciuto Antoine?"

"Antoine? Sai, l'ho conosciuto praticamente ieri"

"Ah." e fa per volgermi lo sguardo, che sembrava riferirmi:"Perché diavolo hai portato qua uno sconosciuto?" che accidenti voleva? Anch'io ero un totale sconosciuto per lei, e non mi ha riempito di tutti questi dubbi nei miei confronti.

"Comunque, io sono qui per merito di lui. Mi aveva visto in difficoltà ieri e mi ha voluto aiutare. Mi ha anche incoraggiato per un motivo preciso." e iniziò a raccontarle la storia di suo padre. Notai che il suo sguardo verso John iniziò a migliorare, diventando pieno di pietà nei confronti del biondino. "E questo è quanto. Vorrei riscattarlo" alla fine della conversazione, gli occhi di Maya tradirono le sue emozioni, lasciando sgorgare qualche lacrima. Ma non si mise a piangere e tornò concentrata alla guida del suo furgoncino.

"Capisco" fu la sua ultima risposta. E ricominciò il silenzio. Era davvero pesante sostenere quel silenzio: dato che io non posso parlare, mi piace ascoltare gli altri parlare. Non sentire volare una mosca mi metteva davvero a disagio.

"Una stazione di servizio. Fermiamoci lì" finalmente un po' di riposo. Tre ore di silenzio sono davvero troppe per me. Mentre penso a questo, ci dirigiamo all'interno del ristorantino. Ordiniamo tre panini economici e paghiamo, per poi portarli via. Maya ne approfittò per parlare di una questione fondamentale per noi: come mantenerci.

"I nostri soldi non dureranno per sempre." affermò "Dobbiamo fare in modo di riuscire a guadagnare qualcosa. I miei hot dog non dureranno nemmeno per sempre, ecco perché ho desiderato comprare qualcosa"

John obiettò all'istante:"Non ritornerò a fare l'elemosina, non voglio vivere di nuovo nel terrore della prigione"

"Hai altre idee, sempliciotto?" John non riuscì a controbattere alla risposta della ragazza. Ma è inutile chiaccherare, dato che un maledetto ci ha forato le gomme. Il bastardo è appena scappato via. Do una pacca a John per richiamare la sua attenzione e quella di Maya, indicandogli il dilemma.

Maya fa per inseguire il misterioso individuo, ma io la fermo, facendole capire che c'è qualcosa di più importante a cui pensare

"Maledetto!" impreca Maya "Se non fosse per il fatto che avessi le ruote di scorta, saremmo rimasti qui" esce le benedette ruote e le sostituisce a quelle distrutte. Dopo aver acquistato beni di scorta, si riparte verso l'ignoto. Che adesso non è diventato tanto gradevole, dopo quest'incidente. Adesso siamo bersaglio di chissà quale maniaco che ci vuole mettere i bastoni tra le ruote senza un'apparente motivo. Semplice pazzia? Torto subito da uno di noi che vuole vendicare? Un cliente pazzo che se l'è presa per motivi precisi?

"Ascoltate, voi due. Voglio che siate più attenti, da questo momento. Lo so che posso apparire autoritaria, è solo che ci tengo a voi. Va bene?" disse, prima di far partire la macchina. Noi annuimmo.

Dopo un altro po' di strada percorsa all'interno del furgoncino, arriviamo in una piccola città. E' una città molto semplice, che sembra abitata principalmente da contadini dalla mentalità molto semplice. 

"Avrei bisogno di pregare un po'. Vogliamo andare in una chiesa? Dopo la cosa delle ruote bucate, ho bisogno di affidarmi all'altissimo."

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Attenzione: questo capitolo tratta tematiche delicate. Se pensate di poter essere toccati da questo capitolo, si sconsiglia di evitare la lettura

In chiesa c'era un'atmosfera di pace e di riposo. Tutti erano intenti a pregare, questo Dio che protegge tutti quanti e che genera queste tremende catastrofi. Il prete sembra avere finito la messa. Si risistema un po', prende un sorso d'acqua e saluta le sue pecorelle. Maya apparve parecchio ispirata da questo prete, così decise di avvicinarlo.

Era davvero difficile per Maya aprire la sua mente a una religione come il cristianesimo: a differenza di John, che, a causa del sua condizione, era parecchio credente, Maya era molto distaccata dalla religione, perché, per quanto ci aveva spiegato, si creava da sé la sua filosofia. E probabilmente anche per un paio di indicazioni, dato che eravamo nuovi a questa città.

"Mi scusi, parroco?" fa per avvicinare Maya. "Avrei bisogno di un paio di informazioni" Il parroco si volta lentamente, apparendo molto combattuto, con qualche cicatrice in faccia. I suoi occhiali riflettono le sue profonde riflessioni. Tuttavia, mantiene un sorriso     che riscalda il cuore più duro. "Si? Desiderate?"

"Vorremmo indicazioni per un emporio. Abbiamo bisogno di provviste"

"Ah, viandanti. Siete di passaggio, suppongo?"

"Si"

"Molto bene, vi guiderò io personalmente. Noto che non siete delle persone comuni" ha già capito che tipo di persone siamo. Potere donato direttamente dal Sommo Padre?

"Si, sono in contatto con Iddio onnipotente" continua la sua discussione, come se fosse riuscito a leggermi nel pensiero. I preti sono tutti malati di mente.

Nel cammino verso questo emporio, questo prete parla un po' di se, interrogato da Maya, incuriosita da questa personalità.

"Ci parli un po' della sua attività di prete" fu una delle domande dell'interrogatorio.

"Beh, non mi sottraggo, a queste domande. E va bene. Mi chiamo Aaron, ma nei dintorni mi chiamano Padre Salsiccia, perché adoro mangiare salsiccie. Sono conosciuto per la mia storia particolare: prima di essere prete, tempo fa, facevo parte dell'esercito di Hitler." la nettezza con cui questo qua ha detto la sua storia, come se fosse una normale storia per bambini. Lui era uno di quei maledetti cani che avevano ucciso tutti quei poveri innocenti. "Ero uno stupido a quei tempi: credevo davvero nella possibilità di poter creare una razza perfetta. Mi atteggiavo come un superiore in confronto a tutti loro. Pensavo di agire nel bene, nonostante tutti quegli omicidi. Una volta ero pure andato in chiesa. Tutti mi guardavano con uno sguardo pieno di odio e paura. Finchè...quando fu il momento di prendere l'ostia, il momento in cui il prete benedisse l'ostia e me la porse in bocca, mi si bloccò quasi in gola. Interpretai ciò come un messaggio da parte del cielo. Che stavo sbagliando. Non ci dormii quella notte. Così, mi pentii di tutto. Abbandonai il gruppo di quei pazzi, non senza qualche difficoltà, e, per espiare le colpe commesse, sbolognai qualche informazione sui nazisti. Credo di essere stato d'aiuto per il mondo. Oh, ecco l'emporio" non ci rendemmo conto che eravamo già arrivati all'emporio. 

Ma qualcosa mi stava tormentando... Una presenza oscura era dietro di noi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Osserviamo ciò che è acquistabile all'emporio: ci riforniamo principalmente di provviste di cibo e bevande. Nel frattempo, il prete chiacchera un po' con il proprietario del negozio, dimostrando di essere un tipo molto socievole. Decisamente, ho cambiato parere nei confronti dei preti.

Ma mentre stiamo per pagare...sento qualcosa dietro la mia schiena. Una pistola, fredda come la neve, così come il suo portatore. Anche i miei amici erano in pericolo, soprattuto il prete, che aveva alle calcagna tre individui. Parlavano un tedesco rabbioso e infuriato, facendoci segno di uscire. Erano tutti coperti, quindi non li riconoscevamo. Mentre uscivamo, eravamo impauriti. Anche se io avevo affrontato emozioni peggiori, quindi potevo farcela. Per fortuna il mio assaltatore era un maschio, quindi ne ho approfittato per dargli un calcio nelle noci. Gli altri, furiosi, iniziarono a spararmi, ma non erano esperti, quindi non mi beccarono neanche una volta. Che fortuna.

Raggiungiamo il camper e fuggiamo, alla ricerca della salvezza.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


"Chi diavolo erano quelli?" esclamò Maya, calmatasi dopo l'assalto di quegli individui. Fu Padre Salsiccia a rispondere, sconcertato.

"Credo...che siano venuti per me." spiegò "La loro sete di vendetta non si è affatto spenta in tutti questi anni. Vedete, il fatto che io ho tradito il nazismo...questo mito è continuato per generazioni e generazioni. C'è gente che mi reputa una leggenda. Ma non per i neonazisti. Loro hanno sempre creduto nella mia esistenza...e vogliono sbarazzarsi di me. Così, da mettere a tacere questo mito che li oscura." 

"Be', ora che sei con noi, immagino tu ora faccia parte del gruppo" il prete, all'inizio, si stupì, ma, dopo essersi reso conto della situazione, iniziò una breve risata e finì con un sorriso.

"Beh, grazie. Anche se posso dire di essermi unito per sbaglio a questo piacevole gruppo"

"Vogliamo formare un'associazione. Si chiamerà Speranza e Sogni"

"Che bello vedere gente come voi. Piena di speranza e sogni, appunto" rispose Padre Salsiccia "Io conosco un posto dove i vostri sogni possono diventare realtà"

"E dov'è questo posto?" chiese John

"E' un paese che si chiama Cuccagna. E' a 4 giorni di viaggio da qui. E' una città che sporge sul mare. La' sono sempre tutti felici" spiegò il padre, infondendo speranza nei nostri cuori "Dovreste davvero recarvi là, se volete fondare quell'associazione. E' il posto ideale"

"Perfetto. Ora sappiamo dove fondare la nostra associazione" si stava facendo sera."Fermiamoci qui, perora." 

Mi stavo esercitando con le mie marionette, dopo aver assaggiato le prelibatezze fatte da Maya. Choco e Late, è da molto che non vi uso. Mi sa che, con tutte queste cose che sono accadute, non sono riuscito a dedicare parte del mio prezioso tempo a voi. 

"Ti stai esercitando con le tue marionette, non è vero?" notò Maya. Non potevo di certo abbandonare la promessa che avevo fatto a me stesso: trovare la verità e comprendere il motivo della mia tristezza precedente.

"Quando avrai intenzione di abbandonare il voto del silenzio?" rispondo muovendo la marionetta Late: fa in modo di prendere qualcosa e, poi, spalancare le sue minuscole braccia al mondo. Indico il desiderio di trovare la mia verità, desiderio che non so se, probabilmente, si realizzerà. Fino ad ora non abbiamo fatto altro che inseguire questa meta, che si chiama Cuccagna. Una meta che abbiamo scoperto solo ora.

"Chissà come sarà la tua voce. Sai, sei un tipo di persona che mi interessa parecchio. Ma non hai mai parlato." si ferma un attimo, prima di continuare "Sai, quand'ero piccola, io adoravo cantare. Ma purtroppo ero stonata come una campana. Cantare era la mia passione, ma la natura non mi è stata favorevole. C'ero rimasta davvero male. Era un altro dei motivi per il quale ho deciso di creare una fondazione. Per vedere gli altri adempiere a ciò che loro desiderano. Saranno felici al posto mio. È questo ciò che voglio" io le sorrido: è davvero un bel pensiero. Osservo John, che canta la "Canzone del Papà" nella sua ocarina. Io lo osservo, per poi muovere gli occhi verso di lui, chiedendole con questo gesto che cosa ne pensa di lui.

"Non mi fido molto di lui. Te l'avevo già detto, o sbaglio?" Probabile; e io le avevo ribattuto, dicendole che anche io ero un perfetto sconosciuto. Persino ora non siamo in totale confidenza tra di noi: abbiamo appena conosciuto il padre, io e John ci siamo conosciuti per caso, così come Maya. Che diamine, come mai le sto più simpatico io, piuttosto che John? Forse...Maya è innamorata di me?

"Maya. Antoine. Padre. Venite qua, presto" John corse verso di noi, preoccupato da qualcosa. 

C'era un uomo che si tuffava in continuazione in acqua: ogni volta che si immergeva, rimaneva un po' in acqua, poi ritornava in riva e si rituffava. Rischiava una polmonite, o ancora peggio.

"Ho provato a fermarlo, ma questo pazzo, non mi ascolta"

"Pazzo a chi?" egli risponde "Andiamo, Oceano, non ascoltarli, cara. Sono solo invidiosi della tua bellezza" disse, parlando al mare. Pazzo è dire poco, per lui. "Accidenti a voi guardoni, perché mi guardavate mentre facevo l'amore con la mia amata" Come non detto, è l'impersonificazione della Pazzia. Anche il suo aspetto tradiva la sua pazzia: un uomo con capelli scombinati, una canottiera, un paio di jeans fradici. Tuttavia, il suo umore cambiò alla vista di Padre Salsiccia: sorrise, e andò ad abbraciarlo.

"Padre, lei che comprende tutte le creature del mondo. La prego, ci sposi"

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Questo uomo è pazzo. Desiderare di sposare il mare: di sicuro è un vecchio avanzo di manicomio.

"Va bene" risponde Padre Salsiccia, senza crearsi molti problemi "Esaudirò il tuo desiderio" e chiede all'uomo il suo nome, in modo da potere compiere il rito del matrimonio

"Jack, signore. Grazie per questo favore" Padre Salsiccia, in risposta, inizia subito la cerimonia

"O tu, Jack, desideri prendere  Oceano come tua legittima sposa?"

"La voglio"

"E tu, Oceano, desideri prendere Jack come tuo legittimo sposo?" in risposta, un'onda leggermente più forte si abbattè nella spiaggia.

"In questo caso, vi dichiaro marito e moglie"

"Hai sentito, amore. Ci siamo sposati come hai desiderato tu"

Mai visto uomo più pazzo. Però...sembrava davvero felice. La vista di una felicità del genere riempie il cuore.

Benvenuto a bordo, compagno pazzoide

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Stiamo viaggiando da un sacco di ore per la strada litorale: ne abbiamo approfittato per parlare un po' con Jack, per approfondire il suo carattere, e anche per passare un po' di tempo insieme.

"Come mai ami così tanto il mare, Jack?"

"Perchè io vi sono nato, dal mare. Mia madre mi ha partorito nella spiaggia. Sono legato profondamente con questa creatura di Dio: la amavo sin da giovane, passavo molto tempo con lei, le parlavo, la ritraevo, alienandomi completamente dalla società di oggi"

"Immagino che non te ne sia importato molto, quindi" chiede Maya

"Esatto"

"Ascolta, spero che tu ci voglia aiutare nel realizzare il nostro sogno"

"Si. Cuccagna si trova a contatto con il mare: si può fare qualcosa. Posso insegnare ad amare il mare"

Mentre continuavamo a parlare, sentimmo una sirena della polizia: un branco di piedipiatti ci doveva per forza rompere le scatole per chissà quale motivo.

"Che vogliono, questi?" Esclama Maya, accostando.

Appena fermi, una figura, senza l'uniforme della polizia, insieme ad altri figuri, probabilmente i suoi scagnozzi, entra nel nostro furgoncino.

"Mani in alto" ci esclama, puntandoci la pistola.

"Ma....mamma?" si sorprende John: tale tizio losco, insieme ai neonazisti dell'altra volta, era la madre di John, colei di cui ci aveva John.

"La tua avventura finisce qui, John, insieme a quegli svitati dei tuoi amici"

"Mamma, tu...non mi avevi abbandonato quando ero più piccolo?"

"Si, e me ne sono pentita. Volevo ritrovarti, ma ti ho cercata per così tanto" mentre diceva ciò, venimmo messi con le spalle al muro, di nuovo "E quando ti ho trovata, non ti ho potuto fermare. Ti ha trascinato questo qua, nella sua avventura alla ricerca di questa cosa che si chiama felicità. Mi sono alleata con questi neonazisti apposta per riuscire ad ottenere più facilmente questo scopo. John..." lo trascina con sé, la pazza, si porta la pistola alla tempia. "Andiamo in Paradiso, ritroviamo tuo padre" Siamo fritti, la nostra avventura è finita. È stato bello, passare tutto questo breve tempo con voi ragazzi. Pensavo a ciò, ma...

"Mamma, papà vorrebbe questo?"

La donna si ferma all'improvviso...ricordando l'uomo e il figlio, che suonavano l'ocarina insieme. No, non lo vorrebbe affatto.

"No" la donna posa la pistola, abbraccia suo figlio e si lascia andare in un pianto di disperazione. Padre Salsiccia condivide le lacrime della donna.

Quando arrivammo a Cuccagna, qualche mese dopo, il nostro sogno si realizzò: la madre di John si pentì delle proprie azioni, insieme ai neonazisti, e si unirono alla nostra associazione, che aveva sede in una chiesa nel litorale.
Anch'io ero soddisfatto: avevo ritrovato la mia verità. 

"Sei felice, non è vero?"

"Si" rispondo. E le do un bacio nelle sue belle labbra

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