Diario di Groenlandia &Co.

di Zaike Gabricael
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 3 giugno 1946 ***
Capitolo 2: *** 12 dicembre 1946 ***
Capitolo 3: *** 30 marzo 1953 ***



Capitolo 1
*** 3 giugno 1946 ***


Diario di Groenlandia.
3 giugno 1946

Caro diario,
era freddo, grigio, colorato rare volte di uno speranzoso sprazzo giallo o biancastro. Tutto ciò che mi stava addosso rendeva i profili deformati e divertenti. Creavo nuove storie con quelle onde, ma poi tornava buio e dovevo cancellarle e sparire facendo finta di dormire così da non dare la colpa a qualcuno.
Chissà com'è diventato il Mondo. E le mie amiche nazioni? Meny e tutti gli altri? Chissà se il sole è ancora pallido. Chissà se il mare è ancora plumbeo e gelido. Queste erano le mie domande, ma la più importante era: qualcuno si ricorda di me?
Sarei finita dimenticata, letta solo di sfuggita in qualche cartina? Qualcuno mi avrebbe mai considerato come una nazione?
A quanto pare i miei pensieri di disperazione sono stati sentiti e interrotti oggi pomeriggio da uno scricchiolio inaspettato, un ovattato e confuso gorgoglio e dei passi. Oh, da quanto non ne sentivo?
È stato fugace, due occhi mi hanno ammiccato per poi sparire. Uno... tre... dieci schiocchi e il freddo se n'è andato via scivolandomi addosso. Sparito. Puff.
La mia prigione di ghiaccio è stata distrutta, finalmente. Continuavo a balbettare raggelata i nomi dei miei fratelli, felice quasi da piangere. Gli occhi mi hanno ammiccato ancora e ho visto un ragazzo dai boccoli dorati, tra le braccia teneva Kumajirou. Era da troppo tempo che non ci chiacchieravo assieme. Da quando sono finita ibernata in questa grotta non ho più avuto nessun contatto con le altre nazioni, sono rimasta sola soletta. Come se nessuno sapesse che esistevo.
Lo sconosciuto gentile mi ha messo una coperta, anche lui se l'è passata sulle spalle e ci siamo avvolti stretti stretti bevendo qualcosa di caldo davanti un fuoco. Lui la chiama coccolata... o roba simile! È dolce, buona, anche perché a me le caramelle piacciono molto! Non ne mangio da più o meno duecentoventicinque anni quando ancora... già quando ancora accoglievo calorosamente -ehm, si fa per dire- i drakkar che arrivavano nelle mie spiagge. Allora ero giovanissima e avevo incontrato i miei fratellini. Per non parlare di Lei.
Chissà quanto sono diventati grandi!
Il ragazzo che mi ha salvata si chiama mi pare Cunada (?), è buffo! Mi ha aggiornato velocemente su cos'è successo negli ultimi due secoli e in che pasticcio il Mondo si trova, e per poco non ho tossito via tutto il coccolato! Se becco il signor Germania lo raddrizzo per bene io! A meno che non sia spaventoso.
 

Saqqaq! Diario, non ti ho ancora detto chi sono.
Il mio nome è Groenlandia! Sono la sorellona di Islanda, Danimarca e Norvegia. Anche se sono stata scoperta quando gli ultimi due erano appena dei ragazzini, e Ice era piccolissimo perfino per ricordarsene, io ero già abbastanza grande e conoscevo solo tutto ciò che toccava le mie rive. Il resto proveniva dalle pergamene misteriose che mi portavano le balene.
Un bel giorno, più o meno verso il 1000 d.C. una nave si avvicinò di gran carriera, quasi volesse investirmi. I miei cittadini, che avevano appena scoperto che l mio territorio poteva anche essere verdeggiante, avevano una gran paura e all'inizio erano pure pronti a uccidere tutti gli invasori.
Dalla nave misteriosa, che poi imparai a chiamare drakkar, scese un uomo nerboruto vestito di pellicce e con dei baffoni d'ordinanza che sulle spalle reggeva un piccoletto dal casco niveo e gli occhioni viola. Il poverino era in lacrime, ma non strepitava, si limitava a tenersi stretto l'omone. Assieme a quella coppietta c'erano anche altre persone.
Con infinita pena, li ho invitati qui, seppur ci sia ancora ora poco da offrire. All'inizio il mio popolo era contrario, quelli facevano una paura! Ma pian piano, quando il piccolo Islanda si mise di buon impegno a ficcare il naso nei miei crepacci e tra i boschi appena disgelati, sono stati tutti letteralmente conquistati. Vari islandesi si fecero una casa sulle mie coste, perché meno fredde, e nel periodo in cui incontrai Islanda, faceva anche piuttosto caldo e quindi riuscivo a non biascicare mentre parlavo. Mi succede spesso, sai? Quando venivano a trovarmi i miei fratellini, facevano una gran fatica a star dietro ad un mio discorso. Però questa è un'altra storia...
Più tardi conobbi il fratellone di Islanda, Norvegia. Era piuttosto preoccupato: a quanto pare, Eirik il Rosso, colui che aveva accompagnato Ice, era stato esiliato dagli abitanti del medesimo per omicidio. Islanda non era riuscito a vederlo andare via con la coda fra le gambe, con così poche persone a confortarlo, e, con quel suo visetto adorabile da strizzatina di guance, ecco che me lo ritrovavo tra le palle di neve.
Sfortunatamente, vidi fuggire tutti quanti appena, attorno al 1450, ci fu una piccolissima era glaciale. Per un pelo non finii lì ibernata.
Finito quel trambusto di gelo e solitudine passato in una grotta con Meny e con i miei fratelli giusto quel poco che bastava, il fratellone, Norge, assieme al mio fratellino preferito Danimarca, arrivarono da me pensando che fossi "tornata pagana" pretendendo di spingersi in una spedizione missionaria.
Okay, lo ammetto, mi ero lasciata un po' andare e avevo deciso di ricordare cosa i miei venerassero prima. Devo proprio dire che quel tale... com'era che si chiamava? Ah, sì: Erik Gnupsson -perché poi si chiamavano tutti Eirik, Erik, Henricus o Henrik, proprio non lo so!-.
Insomma, all'inizio quello lì non mi andava proprio a genio! Aveva quell'aria da buon samaritano quando in realtà era sempre pronto a bacchettami di qua e di là perché questo non si poteva fare, quell'altro nemmeno. Appena ne ho avuto l'occasione sono andata dal piccolo Italia per vedere il Papa e gliele ho cantate! Oh, eccome se gliele ho cantate!
Ho recitato tutta la mia amata Nunarput utoqqarsuanngoravit, un successone! L'avevo messa giù come mio primo singolo già da secoli e poi ho scoperto che è diventato l'inno nazionale grazie a Henrik Lund pochi anni fa!
Comunque!
Obbligata ad essere cristiana! Ma con chi credevano di parlare? Ero una rispettabilissima nazione nordica ancora parzialmente cristiana! Non c'era proprio bisogno che Den e Norge facessero tutto quel trambusto. Che poi non era servito a nulla! Era stato buono solamente a terrorizzare i miei poveri cittadini.
Den aveva proprio dimenticato qual'era stata la sua prima religione! Pure lui non era stato un perfetto cristiano, all'inizio, specialmente quando si era divertito per i mari a combinare guai in veste di vichingo con Sve e Norge!
Sfortunatamente, fu proprio nel periodo dei controlli che successe il fattaccio che mi ha portato in questa triste situazione.
Un giorno stavo inseguendo Meny per il Gunnbjørn perché mi aveva rubato il mio preziosissimo fiocco, finché non sono inciampata e sono caduta dentro una grotta gelida come poche, dentro però non c'era ghiaccio. O almeno, non ancora!
Quando ho ripreso i sensi mi sono ritrovata distesa, compressa sopra da uno spesso strato di acqua sotto lo zero di un centinaio di gradi, il corpo che non rispondeva, con l'unica fortuna di essere una nazione e non poter morire in questo modo! Avevo sperato fino all'ultimo che Danimarca sbucasse e mi portasse fuori, o anche Ucraina mi sarebbe andata benissimo dato che le volevo un mondo di bene!
E così passarono anni. Dal maggio del 1721 sono rimasta imprigionata in questa caverna!
Mi sa proprio che Danimarca e Norvegia si beccheranno delle belle sculacciate per aver fatto certe cose senza il mio permesso! Accidenti a tutti e due!

BAR DI ZAIKE:

Forse avrei dovuto mettere nonsense e incompiuta nelle note, dato che non avrà mai una fine e che non ha ALCUN SENSO questa fic! Mi è venuta così, per pura curiosità ho scoperto della Groenlandia e puff, mi sbuca in testa questo paese freddo freddo!

Mah, spero di ricevere vostre notizie!

Bye bye!

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Capitolo 2
*** 12 dicembre 1946 ***


Diario di Groenlandia.
12 dicembre 1946

Caro diario,
BRUTTOMANGIA-HAMBURGERCONEVIDENTIPROBLEMIDIECCESSODIAUTOSTIMACHEOLTREADESSERERUMOROSOÉPURESTUPIDOCOMEUNDODO!
Scusami, dovevo proprio sfogarmi! Beh, in fondo, è a questo che servi, no? Comunque, sono uscita da qualche mese dalla mia prigione e già mi sono resa conto di due cose.
Primo: Danimarca non si ricorda di me, e nemmeno gli altri nordici! Mi sono avvicinata a lui e l'ho salutato.
Non so dove ho sbagliato, c'era pure poco freddo e quindi parlavo agevolmente. Lui si è girato e ci ha provato con me! Ma capisci?? Con la sua sorellona!!! Certo, è diventato un bel ragazzo, però venirmi a dire "Hey, bella ti va di vedere la mia penisola" proprio non si fa!!! Specialmente ad un proprio parente!
Secondo: (e qui mi ricollego al "BRUTTOMANGIA-HAMBURGER...STUPIDOCOMEUNDODO!") mi sono avvicinata molto a Cunada ed il suo fratellone America.
Il primo è sempre dolce con me, anche se non è molto di compagnia. Il secondo è da buttare giù dal Dome e gustarsi la spettacolare faccia spiaccicata! Nunarput utoqqarsuanngoravit se non lo sopporto!!
Non è che non mi piacciano quei suoi occhioni, è il suo modo di aprir bocca dicendo delle cavolate assurde che mi imbestialisce! Tipo che la Groenlandia fa parte dell'America! E con questo abbiamo detto tutto!
Cioè, lo so perfino io che faccio parte (eh già!) del suo stesso continente, però dire che è come se fossi una parte del suo rognosissimo paese mi fa arrabbiare! Grr...
America è l'unico porro che rovina l'immagine degli Alleati (e del continente americano[e del mondo intero{e del sistema solare}]).
Inghilterra, il sopracciglione dagli occhi verdi e magici che sente le fatine come Norge è stato il primo che l'idio... AHEM! la nazione americana mi ha fatto conoscere. È solo un po' troppo serioso e bacchettone, ma dà gratuitamente dell'idiota ad America quindi mi è simpatico!
Francia, il bell'imbusto con dei capelli bellissimi e morbidi. Chissà cosa usa?
L'ho conosciuto giusto l'altro ieri, mi ha offerto una rosa accompagnata da un bacio volante che mi si é stampato in fronte. Con somma disgrazia si é congelata al tocco. Succede spesso che mi si ghiaccino le cose in mano, peccato non accada lo stesso con le nazioni. Con certe nazioni vorrei specificare!
Russia, se non ricordo male è il fratellone della mia carissima Ucraina *cuoricino*, che non vedo da secoli. Mi ha fissato per alcuni secondi prima di chiedermi dolcemente "Diventa una sola cosa con Madre Russia, da?". Che peccato aver già fatto questa discussione con Artide taaanto tempo fa. Mai e poi mai mi unirò a qualcuno!
Cina. Di lui non posso proprio dire nulla di male. È spigliato e saggio, ha un panda che trovo sinceramente adorabile e la sua cucina è assolutamente deliziosa! Vado da lui più o meno due volte a settimana e, indovina, sono calata di due chili di ciccia. E dire che pensavo che non vi fosse nulla di più buono del Mattak.
Ah, ma tu vorrai sapere di oggi, vero? Beh, tieniti forte: oggi sono andata a visitare piú a fondo l'Europa.
Il signor Germania ha piantato cagnara con quasi tutti i miei fratelli (nel caso di Dan, forse, gli sta pure bene!) e ormai ero sola soletta a camminare qua e là. Ogni tanto dovevo ripararmi la testa per una piccola granata, ma alla fine ho raggiunto sana e salva un curioso posto soleggiato e da cui proveniva un bel suono. Era bellissimo e c'era un profumo di verdure fresce che mai avevo avuto il piacere di sentire. Ne avevo letto qualcosa su dei vecchissimi libri in pancia alle balene, ma non ricordavo esattamente come si chiamasse quel bellissimo posto.
Su una panchina ho visto un tipo che imbracciava quello che doveva essere uno strumento, mi pareva di averne già visto quel coso. Era una chiterra? Può essere?
- Buenas dias!- ha salutato lo sconosciuto allungando un sorriso da un orecchio all'altro. Sono rimasta a guardarlo per dei minuti. Nessuno dei due sbatteva le palpebre, sembrava quasi la gara di sguardo fisso.
- Salve...- ho fatto io un po' timidamente. Boccheggiavo per il caldo. Sul serio, stavo rischiando quasi di sciogliermi mentre sventolavo una foglia secchissima trovata poco prima per terra. E dire che questo per loro è... l'inverno?
- Come ti chiami?- mi ha chiesto di rimando, grattandosi la nuca imbarazzato dal silenzio.
- Groenlandia... e tu?-
- Oh, quindi sei tu! Piacere, io sono Spagna.-
Subito una lampidina(?) mi si era accesa in testa: i libri la chiamavano Spagna, quella terra! C'erano i pomodori! Quelle cose rosse e succose che non ho mai avuto l'occasione di mangiare.
In pochi secondi ho stretto forte la mano stranamente intirizzita di Spagna, facendogli ondeggiare violentemente il braccio dalla foga.
- Quindi sei tu il signor Spagna, credevo fossi una donna! Ma vabbè, è un grande piacere, finalmente incontro una nazione che al primo incontro sembra decente!- ho detto mettendomi vicino a lui che sistemava lo strumento per terra, vicino alle gambe della panchina bianca.
- Una nazione decente? Ahah, si può sapere chi hai incontrato fino ad adesso?- ha ridacchiato incorciando le gambe. Si è poi sistemato la sciarpa rabbrividendo. Eppure io stavo praticamente sudando sette camicie dal caldo soffocante.
-Ad esempio quell'idiota di America.- dico ripensando alla sua immensa figura che ormai è l'immagine della stupidità fatta persona. Dovrebbero metterlo nell'enciclopedia.
Spagna ha ridacchiato e poi fa:- Nah, è una brava persona in fondo.- Io ho sospirato costringendomi a sembrare d'accordo quando in realtà lo vorrei strangolare quella cosa quattrocchi mangiahamburgher.
Ridacchiato sul tempo e sulle sopracciglia di Inghilterra, Spagna mi ha fatto fare un giro della sua nazione, avanti e indietro per la capitale, Madrid, per Barcellona e altre di cui ora mi sfugge il nome. Tutte bellissime, con edifici e strade e vie e fiumi che i miei se li sognano!
A Plaza Mayor ho comprato un portachiavi a forma di pomodoro e quando l'ho addentato ho sentito un sonoro schiocco addirittura dentro il cervello, scoprendo così che non si poteva mangiare. Spagna è accorso subito (caro ragazzo), ma ha potuto fare ben poco, se non permettermi di riposare la mascella con un ghiacciolo al bar più vicino. Lui avrebbe anche chiamato un dentista, però non è stato necessario dato che l'unico dente che effettivamente ho perso è solo un molare, l'ultimo, quello in fondo in fondo.
Verso le quattro di pomeriggio, mentre passeggiavamo per Parc Güell, abbiamo cominciato a vedere dei fiocchi di neve volteggiare lentamente. Velocemente la pavimentazione è diventata candida. I bambini stavano giocando davanti a noi, si lanciavano palle di neve. Eppure era solo neve. Nulla di speciale.
Scivolavano e ridevano, cadevano con la faccia in una montagna bianca e ridevano. Era solo neve appunto. Però anche Spagna, poco dopo, si è gettato tra loro, giocando con tutti quei piccoletti, cadendo nelle loro trappole che gli stavano facendo venire le labbra viola dal freddo.
La neve continuava a scendere sempre più veloce e alla fine mi sono ritrovata a casa del giovane Spagna a causa di una piccola bufera. Ho provato a spiegargli che per me questo genere di "tormente" sono più che normali e sono anche piuttosto piacevoli, a dire il vero, quindi potevo tornare a casa da sola. Quello tuttavia non ha voluto sentir ragioni e ho passato il pomeriggio seduta alla tavola della cucina, sgranocchiando churros infiniti, aspettando che Spagna finisse di spiattellare la cena per tre improvvisata.
Dico per tre perché assieme a me c'é il piccolo Romano. Avevamo appena finito di parlare dell'Italia, mi ha fatto promettere che ci troveremo tra una settimana a Napoli per mangiarci assieme la pizza, quando è suonato il telefono e il lamento straziato di Veneziano ha fatto allontanare la cornetta dall'orecchio già rosso del Sud Italia. Urlava qualcosa su della pasta che scarseggiava e che il signor Germania gli aveva proibito di mangiarla due volte al giorno. Poveretto.
Le grida, da un capo arrabbiate, dall'altro disperate, hanno continuato anche quando la cena era stata dovorata sia da me che da Spagna, lasciando le briciole al povero Romano. Accortosi della sua porzione ha afferrato la gola di Spagna, strattonandolo infuriato, mentre ridacchiavo.
Le acque si sono calmate poco fa, quando sia Spagna che Romano si sono addormentati, avrei tanto voluto fermare quel momento. Spalla contro spalla a respirare lentamente come due bimbi.
Ho messo loro una coperta e sis ta facendo tardi, la neve ha coperto la finestra e probabilmente domani la neve ci sommergerá. Lo ammetto, vorrei stare con mio fratello ora. Essere io e Dan, spalla contro spalla, a sonnecchiare di fronte al fuoco, con una cioccolata calda tra le dita. Mentre Ice passa e ci gratta la testa.
Se vedi delle gocce nella pagina non sono lacrime, sono solo acqua l'ho rovesciata prima...
Buona notte.

BAR DI ZAIKE:
Eccoci al secondo capitolo. Sono contenta che vi abbia incuriosito, specialmente:
RubyKube
QueenGiulietta
Momoe12
E la cara vecchia Nordwestwinde di cui vi consiglio le varie fi perché è brava, ganza e bla bla bla! Buona Epifania!

Bye bye!

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Capitolo 3
*** 30 marzo 1953 ***


Diario di Danimarca (1)
30 marzo 1953

Caro diario,
Groenlandia è ancora arrabbiata. Okay... è più che arrabbiata: è assolutamente in procinto di organizzare l'omicidio perfetto! Temo di sapere già chi è la vittima…
Ci ho messo un po' per ricordarmi quel bel faccino, ci sono arrivato esattamente il 15 febbraio 1947 e da allora ho provato in tutti i modi, come ben ho scritto negli scorsi trentaquattro diari con illustrate tutte le tattiche di auto-umiliazione attuate, un modo per farmi perdonare da lei. Ebbene oggi credo di aver raggiunto una svolta!
Quando ho chiamato dalla prima cabina telefonica che ho trovato in tutto quel suo raggelante paese -e dire che era stata una gran impresa che mi era costata ben sei ore di ricerca palmo palmo-, ha risposto con voce squillante, emettendo un "ah" lievemente spossato quando ho aperto bocca. Nemmeno Norge è mai stato così gelido con me!
Ma vorrai sapere la svolta! Aspetta, aspetta che il gran me medesimo ti dice tutto!
Groe ha accettato di farmi andare da lei per una cena come due fratelli rispettabili dovrebbero fare! Ovviamente ho dovuto prima fare un bagnetto nel lago di un parchetto al centro di Nuuk per meritare il suo permesso. Sono uscito con le gambe da statua da tanto erano congelate, ma sono riuscito, con gran stile devo dire, a raggiungere casa di Groe, suonando il campanello, accompagnato solo da un pupazzo di neve con un cilindro made in England. Guarda te, mi son detto, qualcun'altro che ha la temperatura corporea della padrona di casa. Ebbene sì! Groe ha sempre avuto una pellaccia dura e gelida, stranamente succede che, ogni tanto, quando tocca le cose quelle si congelano di brutto. Questo perché? Non ne ho la più pallida idea! Poteri magici? Non penso perché sennò sarebbe già entrata nel Magic Trio da quando aveva conosciuto Inghilterra.
Ebbene, dopo due ore di attesa in cui ero diventato come il pupazzo, la porta si è aperta, rivelando la mia adorabile sorellona comodamente in pantofole, maglione e pantaloni in pelliccia. Le labbra arricciate dalla stizza, credo.
Probabilmente terrà il muso per un altro giorno. Beh, contando che è tornata tra noi nel '46, mi dissi che ora più ora meno non avrebbe fatto troppa differenza.
Ho provato ad abbracciarla, però l'unica cosa che mi ha detto era di togliermi le scarpe inzaccherate di neve. Probabilmente per educazione, mi ha preso cappotto e sciarpa -tirandola per stragolarmi- imitando un gesto che Norge fa spesso. Incredibile come, quando si arrabbi, le orecchie le diventino rossastre e lei appena mi ha visto ce le aveva rosse rosse rosse.
Ricordo che da bambino, l'unica volta che si era arrabbiata con me era perché ero finito disperso in una specie di foresta, inseguito dagli orsi polari. Lasciamo perdere come mi sono trovato in quella situazione assurda che non ti dico.
Ho patito il freddo per giorni in una grotta, al sicuro dalle belve, finché Groe non è sbucata dalle rocce, trafelata e luminescente sulla punta delle orecchie. Mi ha preso la gola, scrollandomi, urlando. A un certo punto, a metà di un insulto troppo forte per un bambino le si era incrinata la voce. Le lacrime le avevano cominciato a scendere giù, mi aveva abbracciato, singhiozzando sulla mia spalla.
Era stata la prima e unica volta che si era arrabbiata veramente o che aveva pianto.
Ovviamente prima che succedesse questo piccolo patatrac. Ma nessun problema avrei rimediato! Sì, sicuramente!
Abbiamo camminato in silenzio fino al salone mentre ammiravo i paesaggi soleggiati che Francia ed Italia hanno gentilmente dipinto per lei.
Ah, giusto non ti avevo ancora detto che Groe ha finalmente costruito una casa nel suo territorio, prima viveva da Russia e prima ancora (come già detto nel diario numero 3) dal suo amico Kumajirou e quell'altro. La ragazza ha davvero fantasia quando si tratta di case. Ovviamente meglio che Sve non legga quest'ultima affermazione, ma poco importa!
È a Nuuk, in un'enorme villa a tre piani colorata di blu, col tetto spiovente e cespugli di piante sempreverdi attorno al perimetro. Pure sotto le finestre ce ne sono, che se uno poi per sbaglio è appena sonnambulo si sveglia per forza, a causa di un ago infilzato su per punti troppo spiacevoli per trascriverli.
Il salone è esageratamente enorme, fatto interamente di legno, con un caminetto talmente grande che potrei starci dentro pure io…
Sulla parete del focolare staziona una testa d'alce che sembra ancora viva, non chiedere come faccio a sapere che è dalla sua gola mozza che proviene uno strano muggito. Potrebbe traumatizzare.
Sempre molto educatamente, Groe mi ha portato una cioccolata e non si è nemmeno dimenticata che dentro ci voglio della cannella. Come fa lei la cioccolata non la fa nessuno!
Un po' di tempo fa Fin ha provato a farmi assaggiare quella che ha fatto lui, tentando di imitare mia sorella, tuttavia siamo finiti tutti e cinque (eh, sì, Norge compreso) in ospedale per una lavanda gastrica d'urgenza. Un fiasco totale.
Ho provato a sorseggiare tranquillamente, fingendo che il modo in cui la nazione davanti a me spezzava i legnetti non mi faceva rizzare i capelli in testa… ehm, più del solito insomma.
Nei suoi occhi blu ho visto cose che tu, diario, non puoi nemmeno immaginare. È stato qualcosa di simile ad una tormenta di neve e una brutta grotta sporca e umida nella quale c'è solo lo stesso identico panorama che non cambia mai. Credo di non essermi mai sentito tanto indelicato, non che lo sia mai stato, puoi forse dire il contrario?
Groe deve essere stata tanto sola. Isolata da tutto e tutti. È strano come lei, così allegra e solare si ritrovi ad appartenere ad una landa talmente fredda da farsi temere. Anche da Ice ci si gela le chiappe, ma non è lontanamente paragonabile a Groe. Lei non si meriterebbe proprio una famiglia sgangherata come noi Nordici. Uno dei lati positivi tuttavia è che siamo simpatici e belli, e poi ci sono io!
A cena c'è stato uno dei silenzi più tesi che abbia mai sperimentato, come quella volta che ho provato a fare il gioco del silenzio con Sve. Cioè, inutile dire chi dei due abbia vinto, ma Groe è uguale a me! Caratterialmente parlando si intende!
Credevo non fosse in grado di tenere sul serio la bocca chiusa con un suo parente per troppo tempo!
E invece c'era solo lo stridere del coltello sul piatto ed il ticchettio dell'orologio a cucù che le aveva inviato per il compleanno Germania. La casa ha tante di quelle cose da tutto il mondo (tazzine da Inghilterra, cuscini e ricami da Ucraina, tavoli da Sve, maglioni da Ice, alcuni libri da Norge, miliardi di stelle di natale da Finlandia…), ma non vedevo nulla di ciò che le avevo regalato dal '46 e la cosa mi aveva un po' rattristato perché, voglio dire, è brutto vedere la persona che ti ha insegnato a ruttare con grazia, ignorarti.
Alle otto avevamo già finito e non sapevo che fare, disperato ho provato ad indurla a chiacchierare di come Meny se ne stasse fuori così tanto, giocando a Monopoli per ammazzare il tempo. Stracciato.
Alle otto e mezza, quando la porta si è aperta e la sopracitata foca bianca è entrata velocemente addentandomi il calzino, abbiamo giocato tutti e tre a strip poker. Denudato completamente.
Alle nove lei, Groe e non la foca mordace, si è stufata ed è tornata in cucina a farsi una camomilla. Staccando quell'animaletto malefico che fa sempre gli occhi dolci a Fin e alla padrona, ho seguito la biondina notando che tirava fuori una tazza dalla credenza più in alto di tutte. Non una tazza qualunque. LA tazza per eccellenza! Quella che le avevo fatto, disegnandoci sopra quello che ora non ricordo bene cosa fosse, se un asino o un alce senza corna con il sedere che occupava metà superficie luccicante.
- Quella è la tazza che ho fatto io!- ho urlato commosso, vedendo che il cilindro le scivolava dalle mani colte da uno spasmo per lo spavento. Non ho capito bene come abbia fatto a riscuotersi, però si è data una spinta e ha tentato di afferrare almeno il manico.
Un rumore di cocci infranti e lo sguardo incredulo di mia sorella maggiore. Mi è arrivato il cuore fin sotto i talloni dalla devastazione quasi fosse stato lui a cadere, spaccandosi.
I suoi occhioni blu mi hanno fulminato, le narici le fremevano mentre tentava di calmarsi e si accovacciava a raccogliere il disastro a terra. Dispiaciuto sono corso da lei ad aiutarla. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non vedere quel visino contorto per non scoppiare in lacrime.
- Groe… è colpa mia…- ho tentato, bloccandomi immediatamente, rendendomi conto che stavo raspando a vuoto e che tutte le schegge si stavano riversando su un tovagliolo sul ripiano della cucina.
- Non importa. Avevo intenzione di buttarla comunque, prima o poi… è da tempo che gira- ha detto lei guardandomi di traverso.
- Mi dispiace- ho sospirato con le orecchie basse. E qui, come preannunciato, la svolta.
Un singhiozzo e ho sollevato il viso per guardarla, aveva le guance rosse e bagnate dalle lacrime, c'era una specie di sorriso sulle labbra ma non si capiva bene. Provava anche a parlare. Mi sono avvicinato appena e lei mi ha gettato le braccia al collo.
- Fratellinoooooo… scu-scuse accettateheeee…- ha piagnucolato inondandomi la maglia. Non riuscivo a capire, e dire che sono un genio!
- Che hai? Stai male? Hai le tue cose? Ho detto qualcosa che…-
Il suo tirare su col naso mi ha fatto morire le parole in gola. Possibile che fosse tanto ovvio e non ci avevo pensato?
- Era quello che volevo sentirti dire dal-dal millenovecento…e qualcosa! Tu non mi chiedevi scusa e pensavo che volessi solo fare lo sbruffone con quelle acrobazie e sciocchezze che blateravi… pensav-pensavo che non mi volessi più bene come da picco-holii…- o almeno, questa è la mia traduzione perché se l'avessi sentita… ha parlato anche in groenlandese stretto ad un certo punto, ho dovuto dar fondo alle vecchie nozioni, ma è il contesto quello che conta, no? Che poi si sia messa a bestemmiare come tanto tempo fa prima di brandire la lancia è tutta un'altra storia, giusto?
Credo che non abbraccerò mai nessuno come ho abbracciato lei. L'ho sollevata da terra e ho pianto pure io dalla felicità. Ovviamente cinque o sei lacrimucce, non ho mica bagnato il pavimento costringendo poi Groe a pulire!
Alle dieci la mia sorellona si è seduta sul divano e mi ha fatto cenno di sedermi sulle sue gambe. È stato come tornare nel tredicesimo secolo: davanti ad un fuoco, con l'aroma di cannella e aghi di pino che emana mia sorella, con le sue manine che mi modellano i capelli in forme strane e una coperta sulle spalle. Manca solo la favola della buonanotte e direi che sono pronto a chiedere pure un bacio in fronte.
Che dire, Groe è una delle sorelle migliori che possa mia capitare. Anche se la fai arrabbiare, quando riesci a farti perdonare, sei trattato meglio di un re per recuperare il tempo perso. E dire che forse è stato un bene farla irritare perché ad un certo punto ci siamo addormentati entrambi, rivivendo una serata tipo di tanto tempo fa.
Sono le quattro di mattina, circa e Groe si è appropriata del divano ed è assolutamente adorabile quando dorme. Ho chiamato gli altri Nordici prima di mettermi a scrivere, in modo che quando Groe si sveglierà le faremo una grande sorpresa, anche se non è il suo compleanno.
Pensi che si arrabbierà quando scoprirà che non mi ricordo quand'è?

BAR DI ZAIKE:
Orbene siamo giunti al terzo capitolo, so di essere sbucata fuori come un fungo dal nulla, però---- niente però: io scrivo e voi leggete senza stare troppo a vedere quanto ci metto, entiendes? XD
proverò magari a restringere i tempi, ma ultimamente son successe taaante di quelle cose che non ci crederete. E qui sorge la domanda del lettore: che me ne frega? La risposta è ovvia, niente!
Ah, Den non se lo ricorderà, però io sì, il compleanno di Groe è il 21 giugno.
Perchè questo giorno? Beh, perché è festa nazionale e nel 2009 la cara Groenlandia ha ricevuto come regalo di compleanno da parte del suo fratellone l'auto-governo. Che gentile, vero?

Ringrazio un botto Nordwestwinde e le chiedo scusa se non le ho risposto alla recensione, ma ho avuto degli impegni e non ho potuto dedicarmi ad Efp come avrei dovuto, perciò ne approfitto qui. Grazie carissima! Un bacione a tutti anche per la sola lettura!

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