Sogna come se dovessi vivere per sempre

di Flox_H
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** Buon Natale ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


                                                                                                          Primo capitolo
Sophy veloce dobbiamo andare, siamo già in ritardo”
Si si mamma sto scendendo” sto correndo da dieci minuti  da una stanza all’altra per prendere i pod, cuffie (che non trovo) e un libro che ho già letto almeno tre volte. Finalmente trovo le cuffie che , per qualche strana ragione erano sotto il mio letto. Metto tutto nel mio borsone blu e scendo di corsa le scale.
Ce ne hai messo di tempo” sbuffa seccata mia madre.
Scusa mamma, non riuscivo a trovare le cuffie
Saliamo in auto diretti all’ospedale centrale di Londra. Ormai è diventata per me come una seconda casa, conosco tutti: infermieri, dottori e anche qualche paziente che deve rimanere lì giorno e notte per le cure. Fortunatamente io non ho bisogno di rimanere, posso tranquillamente prendere i miei farmaci a casa e poi venire una volta a settimana per fare tutti i controlli.

Circa un mese fa mentre correvo sul tappeto in palestra, mi venne una crisi respiratoria, mi vengono raramente ma so come affrontarle, infatti tengo sempre con me l’inalatore. Quella volta però fu diversa: era una crisi più forte di tutte quelle che avevo avuto in passato e mentre andavo dal tappeto  al borsone dove tenevo l’inalatore, svenni; non ricordo più niente se non il letto di ospedale dove poi mi ritrovai.

*Flashback*

Davanti a me mio fratello maggiore Louis ha gli occhi pieni di preoccupazione,  alla mia destra , mia madre con occhi gonfi e rossi , segno che ha pianto, alla mia sinistra mio padre che mi guarda pietrificato.
Che succede?” chiedo preoccupata. Mia madre ritorna a piangere e si allontana, mio padre si risveglia dallo stato di trance in cui era e mio fratello si avvicina a me e mi prende la mano.
Come ti senti?” mi chiede sviando la precedente domanda.
Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.” Rispondo stizzita. “Comunque adesso sto bene, solo un’po’ stordita.”
Vado a dire al dottore che ti sei svegliata” dice alzandosi e uscendo dalla stanza. Odio il fatto che alla fine non ha risposto alla mia domanda.
Provo a mettermi seduta sul lettino ma mio padre mi ferma.
Fai  attenzione” dice indicando i fili che avevo attaccati al braccio e di cui mi sono accorta solo adesso.
Mi metto seduta cercando di mettere a fuoco gli oggetti nella stanza. Le pareti grigio scuro danno un’aria cupa alla stanza. Un piccolo comodino azzurro chiaro, con sopra una bottiglia d’acqua è l’unico colore più vivace presente. Mi allungo verso di esso per prendere l’acqua ma mio padre nuovamente mi ferma.
“Non so se puoi bere, dobbiamo prima chiedere al dottore” non mi guarda in faccia quando parla. Tutto ciò mi sta facendo innervosire. Sbuffo rumorosamente e guardo dietro di lui. C’è una finestra coperta da una tenda bianca dalla quale non filtra neanche un raggio di sole, probabilmente perché il tempo come sempre fa schifo. Davanti al letto ci sono: un grande armadio che si confonde con le pareti poiché anche questo è grigio e, poco distante da questo, c’è un tavolo con delle sedie grigio perla. Da una di quelle si alza mia madre e viene verso di me, sta per dire qualcosa ma viene interrotta dal battere alla porta di qualcuno. Vedo entrare nella stanza un signore sulla quarantina con un camice bianco, occhiali da vista e una fascicolo in mano, seguito da mio fratello.
“Salve signorina Tomlinson , come si sente?”
“Un po’ frastornata”  rispondo sistemandomi meglio sul letto.
E’ normale è svenuta” dice lui cominciando a guardare il fascicolo che aveva in mano.

Grazie tante questo lo avevo capito.

Adesso le spiego cosa succede..”

Finalmente!

“..purtroppo quello che sto per dire non le piacerà.”

Bene.

“Sarò molto diretto e conciso, non mi sono mai piaciuti i giri di parole. Le abbiamo riscontrato un male al cuore: è visibilmente compromesso, per  intervenire in qualsiasi modo rimangono quattro.. cinque mesi massimo.” Silenzio. Nessuno osa parlare dopo che il dottore ha sganciato una bomba del genere. Avete presente quando dopo che vi accade  qualcosa di talmente  sconvolgente ,per un attimo non riuscite a capire neanche dove siete? Quando il mondo vi cade addosso? Quando il cervello si dimentica di dare i comandi ai polmoni per respirare? Quando l’intera vita vi passa davanti? Io in questo momento mi sento già morta. Adesso si spiega mio fratello pietrificato davanti a me, mio padre immobile e mia madre che piange. Dopo attimi di silenzio il dottore riprende a parlare. 
Ma..” ricomincio a respirare e mi viene una forte fitta alla testa. “Una possibilità ci sarebbe…: il trapianto. Non vorrei regalarle false speranze, è difficile trovare un cuore in così poco tempo ma non possiamo escludere neanche questa possibilità.”

*Fine flashback*

Arrivati all’ospedale, entro dalla porta principale e vedo che viene verso di noi Hanna, l’infermiera che sta con me ogni volta che vengo a fare i controlli. Avanza con il solito camice bianco, i capelli scuri che le ricadono sulle spalle e i suoi occhi verdi puntati su di me. Avrà una trentina di anni ma sembra più piccola. E’ un’ottima amica qui all’ospedale e un po’ il mio angelo custode.
Buongiorno Sophy!” dice venendomi incontro e aprendo le braccia.
Buongiorno Hanna” ricambio il saluto gettandomi tra le sue braccia e stritolandola.
Come stai? Tutto bene a scuola?”
Si sto bene, a scuola tutto apposto ho preso una B+ nel compito di matematica!” Sono al quinto anno di liceo, forse  quest’anno mi diplomo.
Brava! Salve signora Tomlinson ” dice rivolgendosi a mia madre.
“Salve Hanna” ricambia lei cordiale per poi stringerla in un abbraccio.
“Bene adesso cominciamo subito. Prima si comincia, prima si finisce, quindi saluta tua madre e.. dov’è tuo padre?”
“Sta parcheggiando, adesso arriva. Ciao mamma ci vediamo dopo
” le prendo il borsone dalle mani e mi avvio insieme ad Hanna a fare il primo esame. Quello del sangue.
“Prima di andare a fare l’esame del sangue puoi posare la tua borsa nella stanza numero -”
“312”
diciamo insieme e scoppiamo a ridere. Ormai è la mia stanza, tutte le volte che vengo qui casualmente è libera quindi mi danno quella.
Ecco a te la chiave, sai dove si trova la camera, ti aspetto qui a piano terra tra cinque minuti. Puntuale mi raccomando.”
“Cinque minuti? Ma sono troppo pochi.” Piagnucolo.
Mi dispiace ma gli orari sono questi, poi avrai qualche minuto in più di pausa tra un esame e l’altro. Su sbrigati.” Mi da una pacca sul sedere e si allontana.
“Va bene” mi dirigo verso l’ascensore che fortunatamente è vuoto. La stanza è al terzo piano di questo padiglione. Ormai so tutti i piani, non c’è il rischio che mi possa perdere.
Salita al terzo piano, la mia camera è la quinta a destra. Un suono mi distrae dalla ricerca della stanza e prendo il telefono che squilla. Mio fratello. Ogni volta che devo fare i controlli, prima di entrare in ospedale, mi chiama. Ora che ci penso è in ritardo di qualche minuto, generalmente è come un orologio svizzero.
 “Fratellone! Ti stavi dimenticando di me?” rispondo fingendomi offesa.
Come potrei dimenticarmi di te? Prima non ho potuto chiamare perché il professore non mi lasciava uscire”
“Non ti preoccupare… a scuola tutto bene?”

Si si alla prossima ora ho il compito di chimica” sbuffa scocciato. Mio fratello e la chimica hanno una relazione… come dire…complicata, anzi rettifico mio fratello e la scuola sono letteralmente divorziati.
Louis adesso devo andare, Hanna mi aspetta sotto per il primo esame e ho solo cinque minuti per sistemarmi e scendere da lei. In bocca al lupo con il compito di chimica!”
“Crepi e a te in bocca al lupo per i tuoi esami
” mi risponde lui facendo il ‘verso’ di un bacio. Chiudo la chiamata. Sto per mettere il telefono nel borsone quando mi scontro con qualcuno.
Ops scusa non ti avevo visto” dico abbassandomi per recuperare il telefono e il borsone che mi sono caduti dalle mani.
Scusami tu… ero distratto” dice abbassandosi e aiutandomi . Aspetta io conosco questa voce.. Ci alziamo e mi passa ciò che è di mia proprietà.


Note:
Salve a tutti. E' la prima ff che scrivo quindi abbiate pietà di me ahahahaha. Lavoro su questa storia da un bel po' di tempo. Finalmente mi sono decisa a postare questo primo capitolo perché la mia curiosità è tanta,  troppa. Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate; per questo ho deciso che  per un po' di tempo ci sarà solo questo capitolo. La lunghezza del periodo di tempo sarete voi a deciderla in base a quante persone mi faranno sapere cosa ne pensano.
Un bacione e alla prossima!
Flox_H

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


                                                                                                                               Secondo capitolo

“Ecco ti-“ non gli lascio neanche finire la frase.

“Liam!” dico saltandogli addosso.

“Sophy! Come stai? Quanto tempo!”. Liam è il mio confidente/amico in ospedale insieme ad Hanna. Ci incontriamo tutte le volte che vengo, lui rimane almeno tre giorni qui invece che uno come me. Deve rimanere sotto controllo di più e quindi lo fanno venire anche più spesso. L’ultima volta che io sono venuta però lui non c’era quindi non ci vediamo da quasi due settimane.

“Eh si, come mai la settimana scorsa non ti ho trovato?” gli chiedo sciogliendo l’abbraccio/assalto entrando poi nella mia stanza con lui al seguito.

“Mi avevano mandato a casa il giorno in cui tu sei venuta” ride “però il giorno dopo, sono svenuto; sono ritornato e mi hanno fatto rimanere qui da quel giorno” conclude sorridendo.

“Come mai?” chiedo preoccupata. Sapevo che Liam era più “grave” di me ma non era mai stato così tanto tempo in ospedale. Lui ha già un cuore prenotato. Ora che ci penso dovrei chiedergli quando subirà l’intervento. Noi ci siamo conosciuti lo stesso giorno in cui io feci il primo giorno di controllo, quindi una settimana dopo aver saputo del “problemino” al cuore



*Flashback*


.
“Mamma sto morendo di caldo usciamo in balcone ti prego”  sono in questa sala d’attesa da almeno venti minuti e si muore di caldo, con tutto ciò mia madre non mi fa uscire fuori perché pensa ci sia troppo freddo e mi posso ammalare con lo sbalzo di temperatura tra dentro e fuori. In effetti fuori c’è freddo ma qui stiamo facendo una sauna e non sono per niente esagerata, ci sono i termosifoni al massimo e le finestre, ovviamente, non si possono aprire anche perché non posso decidere solo io se aprirle o meno: ci sono anche altre persone nella stanza.
Sbuffo sonoramente , guadagnandomi un’occhiataccia da mia mamma.

Su un divano poco distante da me un ragazzo con occhi color miele e capelli castani , che potrà avere un anno in più di me, sta facendo una “scenata”, simile a quella che ho fatto io pochi secondi fa, con la madre.

Guarda! Anche quel ragazzo sente caldo” dico a mia madre, indicando il ragazzo, a voce un po’ troppo forte, tanto che lui  chiamato in causa , si gira e vede me che lo indico. Subito ritiro il dito e gli sorrido.

“Si c’è un po’ di caldo in effetti. Sono messi troppo alti questi cosi.” Dice indicando i termosifoni accanto al divano dove lui è seduto.

Poverino starà soffrendo il caldo molto più di me visto che è seduto accanto al termosifone.

“Va bene esci” gli dice sua madre. Lui le rivolge un sorriso pieno di gratitudine e prima di alzarsi le lascia un bacio sulla guancia. 

“Ti prego ti prego ti prego lasciami uscire almeno da questa stanza” dico mettendo le mani giunte.

“E va bene” dice esasperata “ma non uscire in balcone che c’è freddo e ti prendi un bel raffreddore, ci manca solo questa” mi raccomanda.

“Grazie grazie  grazie” esulto mettendomi in piedi e prima di uscire dalla stanza anche io le lascio un bacio sulla guancia. Una volta fuori prendo una bel respiro. Finalmente aria. Comincio a camminare nel lungo corridoio in cui mi sono ritrovata dopo essere uscita dalla sauna, alla fine di questo vedo affacciato ad una finestra il ragazzo di prima. Comincio a camminare più velocemente e lo raggiungo.

“Ciao” gli dico facendolo saltare in aria dallo spavento. “scusa non volevo spaventarti” dico ridendo.

“No non preoccuparti” mi sorride “piacere io sono Liam” mi porge la mano.

“Sophy” rispondo stringendogliela.

*Fine flashback*



Da lì abbiamo cominciato a parlare e mi ha raccontato che il suo problema era uguale al mio e lo aveva scoperto un po’ di tempo prima di me. Siamo diventati subito grandi amici e ogni volta che io vengo in ospedale chiedo sempre dove si trova la sua camera e passo a salutarlo.

“Credono che debba rimanere sotto controllo per un bel po’ di tempo, ho fatto le analisi e c’era qualche valore alterato quindi finché non ritorna tutto normale dovrò rimanere qui” mi sorride dolcemente. Santo cielo potrei sciogliermi. Rimango a guardarlo come incantata e lui inarca un sopracciglio.

“Tutto bene? Ho qualcosa che non va?” dice cominciando a passarsi la mano sul mento, poi sulla bocca.

 “No stai tranquillo sei perfetto, anche troppo” cerco di pronunciare l’ultimo pezzo di frase a voce bassa ma probabilmente non così bassa dato che lui scoppia in una fragorosa risata. “Sul serio, se non fossi già fidanzato ci avrei provato. Wendy è molto fortunata ad averti” gli schiocco un bacio sulla guancia. Prendo il telefono che avevo rimesso nella mia borsa e  lo metto nella tasca posteriore dei jeans. Dopo aver messo il borsone nell’armadio, chiudo a chiave quest’ultimo ed esco dalla stanza. Pochi secondi dopo Liam è accanto a me.

“Scusa Liam adesso devo andare a fare l’esame del sangue e sono già in ritardo di cinque minuti, sai che Hanna vuole la massima puntualità” cavolo come passa in fretta il tempo. Già me la immagino con le mani sui fianchi e con lo sguardo di chi ti vuole prendere a calci in culo. “Ci vediamo dopo. Che numero è la tua stanza?”

“300”


“D’accordo a dopo” gli sorrido e prendo l’ascensore che, di nuovo fortunatamente è libero.

Arrivata a piano terra, subito dopo che le porte si aprono, vengo tirata per un braccio.

“Ahia” mi lamento liberandomi dalla presa di Hanna. E’ abbastanza incavolata direi.

“Ahia un corno, sei in ritardo di sei minuti” mi rimprovera lei.

“Ma-“ cerco di giustificarmi ma mi zittisce e ricomincia a camminare tirandomi con la mano.

“Niente ‘ma’ Sophy. Cavolo se ti dico un orario ci sarà un motivo. Non siamo tutti ai tuoi comodi, ci sono altre persone che aspettano e che sono arrivate molto prima di te. Cerco di agevolarti in tutti i modi gli orari in modo tale che tra una visita e l’altra puoi avere dieci minuti per stare libera e tu vieni con sei minuti di ritardo?!” furiosa più che mai lascia la presa su di me, apre la porta della sala d’attesa e mi dice di aspettare mentre lei va a controllare se la stanza per fare il prelievo è libera.
Ha fatto questa scenata con me perché ci conosciamo da tanto tempo, se fosse stato qualcun altro non lo avrebbe fatto, ne sono certa. Però devo essere sincera sono rimasta alquanto schioccata da questo suo comportamento, non volevo di certo arrivare in ritardo di proposito e non ho, ne voglio nessuno ai miei comodi tanto meno lei. Mi è sembrata una cosa esagerata visto che nella sala d’attesa non c’è nessuno che aspetta.

Sento la porta aprirsi dietro di me…

…ecco ho parlato troppo presto…

Mi giro e con mi grande sorpresa vedo Liam che si avvicina a me.

“Ehi.. che ci fai qui? “ dico sforzando un sorriso ancora un po’ scossa da quanto accaduto qualche secondo fa.

Sono sceso subito dopo di te per prendere del caffè alla macchinetta e ho visto Hanna che ti parlava in modo… acceso ecco..”  si rigira tra le mani il bicchiere di caffè, ormai vuoto, per l’imbarazzo.

“Ah.. tranquillo, si è un po’ arrabbiata per il mio ritardo, sai co-“ mi blocco vedendola riapparire nella stanza e abbasso la testa.

“Oh ciao Liam, non sapevo che anche tu avessi l’esame del sangue questa mattina.” Dice tranquilla come se prima non mi stesse mangiando viva.

“No no infatti, non devo farmi nessun esame a dire il vero, oggi” si affretta a spiegare “volevo solo dirle che non è colpa di Sophy se è arrivata in ritardo, l’ho trattenuta io prima quando ci siamo incontrati.” Dice guardandomi.

“Tranquillo Liam non è successo nulla.”

Cooosaa? Prima mi fa la ramanzina e poi dice che non è successo nulla?!? Le rivolgo un’occhiata torva  che però non vede.

“Scusaci caro ma adesso il dovere ci chiama” si congeda e aspetta che lo faccia anche io.

“Ehm.. si.. a dopo” dico confusa. Questa donna proprio non la capisco.

Liam mi fa l’occhiolino ed esce dalla stanza. Nel frattempo noi entriamo in una stanza che mi somiglia tanto al polo nord tanta è bassa la temperatura. Di colpo mi sento vibrare il sedere. Prendo il telefono e apro il messaggio che mi è appena arrivato.

“Scusa piccola, non riesco a chiamarti prima del cambio della lezione. Spero che lì vada tutto bene.
Un bacio. Z xx”

Improvvisamente spunta un sorriso sulle mie labbra. Adesso, dopo la telefonata di mio fratello e un suo messaggio, la mia giornata può cominciare.



 

Note:

Rieccomiii!! Si, lo so, avevo detto che avrei aspettato un po’ prima di continuare a postare ma ho pensato che essendo il primo capitolo della storia è un po’ difficile dare un giudizio. Così sono arrivata a questa conclusione: i primi tempi posterò regolarmente, poi si vedrà in base a quante recensioni riceverà la storia. A proposito di questo sono veramente molto felice di aver ricevuto anche se una sola recensione. Ho visto che avete letto la storia in molti quindi mi piacerebbe sapere anche da voi cosa ne pensate. Accetto consigli e soprattutto critiche. Ditemi se devo cambiare qualcosa, se sbaglio in qualcosa perché appunto è la prima storia che scrivo e non ho molta dimestichezza nello scrivere. Avrei un piccolo desiderio… vorrei che questo capitolo arrivasse a 5 recensione. Davvero mi fareste la persona più felice di questo mondo. Okkk Basta mi sto dilungando troppo. Ahh un’ultima cosa, ho creato la pagina su facebook dedicata alla storia. Lì scriverò tutti gli aggiornamenti: https://www.facebook.com/Sogna-come-se-dovessi-vivere-per-sempre-926786040734393/


Un bacione e alla prossima!
Flox_H

 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***



                                                                                                             Terzo capitolo
                                                                                                        

Ho fatto tre esami di seguito: prelievo, elettrocardiogramma e holter. Sono veramente stanca nonostante io non abbia fatto niente di stancante . Adesso fino all’ora di pranzo sono libera!
Ho visto di sfuggita Liam mentre prendeva le scale però non mi ha vista, probabilmente doveva tornare in camera. Prima di andare a pranzare voglio passare un po’ di tempo con lui.
Prendo l’ascensore e salgo al terzo piano. Quando sto per entrare nella stanza di Liam mi squilla il telefono. Senza guardare il nome sullo schermo rispondo alla chiamata.

“Pronto?”

“Parlo con la signorina Tomlinson?” al suono di quella voce involontariamente sorrido. La conosco benissimo. Appartiene a qualcuno, che è e sarà sempre una delle persone più importanti della mia vita. C’è sempre stata per me da sempre e ancora di più dopo la scoperta della mia malattia. Non so come ringraziarla e non so neanche come farei a vivere senza di lui. Compagno di mille avventure nonché mio migliore amico da praticamente una vita.

ZAYN!” lancio, con molta ironia, un gridolino sommesso.  Sento la sua risata dall’altra parte del telefono. Questa mattina prima di andare a scuola è passato a salutarmi, io dormivo ancora e lui con la delicatezza di un elefante si è praticamente buttato sopra di me, togliendomi poi le coperte e alzando la serranda che ogni volta fa un rumore assordante.

“Come va?” dice ridendo.

Bene, stavo giusto andando da Liam per passare un po’ di tempo insieme” dico guardando la porta della sua stanza. “Tu? Tutto bene?”

 "Si si, tra  poco ricominceranno le lezioni. Il professore di storia mi ha interrogato.”

“E com’è andata?”
so che Zayn non impazzisce per la scuola ma se la cava.

“Bene credo… comunque adesso devo andare, ti richiamo poi nella mensa?”

“Si a dopo”
chiudo la chiamata ed entro nella camera di Liam.

E’ seduto sul letto con il computer davanti quando si accorge della mia presenza chiude il computer e lo appoggia sul comò.

“Ciao” si alza e si avvicina a me. “Vuoi fare un giro?”

In ospedale?” dico ridendo.

“Si….” Lo guardo interrogativa.“… bhe in realtà devo andare nel reparto terapia intensiva” dice dondolandosi sulle punte dei piedi.

Terapia intensiva? Che devi fare in quel reparto?” chiedo preoccupata. Il reparto di terapia intensiva credo che sia il più brutto reparto dopo l’obitorio.

“La sorella di un mio caro amico ha avuto un incidente d’auto e adesso è in coma” non mi guarda in faccia quando parla, deve essere affezionato a questa ragazza e al suo amico.

Decido di non fare più domande, quando vorrà me ne parlerà lui “Va bene andiamo, ti accompagno”.

Usciamo dalla stanza e prendiamo l’ascensore. Il reparto terapia intensiva si trova nel padiglione accanto a questo.

Sai in che stanza si trova?” chiedo appena entrati nel padiglione B.

“No, adesso chiedo” ci avviciniamo ad un’infermiera, bassina, occhi azzurri ,capelli biondi e corti, messa all’entrata. “Mi scusi, sa per caso dirmi in che stanza si trova Gemma Styles?”

“Aspetti che controllo”
ci risponde educatamente, sposta lo sguardo sulla pila di fogli che ha sulla scrivania.

“Si è al secondo piano, stanza 103”.

“La ringrazio”
risponde all’infermiera, poi si rivolge a me. “Andiamo”

Liam ha detto che con le scale avremmo fatto prima ad arrivare. Si che comunque è solo un piano ma sono troppo stanca per fare qualsiasi tipo di movimento. Come se non bastasse quando arrivo finalmente al secondo piano: ho perso Liam mentre salivo le scale e un’imbecille mi viene di sopra. E’ la seconda volta oggi che sbatto con qualcuno ma questa volta non è colpa mia. Io sono rimasta ferma subito dopo aver salito l’ultimo gradino per riprendere fiato e il cretino mi è venuto addosso.
Non riesco a vedere in viso la persona che mi ha urtato, ha la testa bassa e un cespuglio di capelli spettinati che la ricopre. Ha uno zaino sulle spalle, il mio sesto senso mi dice che è un ragazzo che va ancora a scuola.

Dovresti alzare la testa quando cammini e non guardarti i piedi” dico abbastanza scocciata, quando vedo che non si scusa con me per avermi urtata.
Non solo non guarda avanti ma non si preoccupa neanche di scusarsi. Sta per continuare il suo percorso ma alle mie parole si blocca e alza la testa. Conferma i miei pensieri, è un ragazzo sui diciassette anni, ha gli occhi di un verde smeraldo spento e grandi occhiaie sotto quest’ultimi.

“Senti” dice avvicinandosi pericolosamente a me, istintivamente indietreggio “oggi non è giornata, mi chiamano a scuola dall’ospedale dicendomi che mia sorella ha avuto un grave incidente, arrivo qui e la trovo in coma, sto per uscire da questo inferno e mi scontro con una stronza di prima categoria e siamo solo alle 12.30 del mattino , mi chiedo cosa succederà nei prossimi dieci minuti.” Dice arrabbiato. Per un attimo mi fa pena, poi però come la stronza che sono rispondo acidamente.

Non ti ho chiesto di raccontarmi la tua bellissima giornata, pretendevo solo le tue scuse” detto a voce alta mi fa sembrare ancora più stronza e mi pento immediatamente di ciò che ho detto ma ormai è troppo tardi. Lui mi guarda con… delusione? Cosa credeva che gli avrei pure chiesto scusa per avergli detto di non guardarsi i piedi mentre cammina? E’ vero che ha avuto un giornata difficile ma non solo lui deve affrontare i problemi della vita, il minimo che possa a fare è almeno chiedere scusa. Pensavo avrebbe risposto alla mia provocazione invece si gira e va via come se nulla fosse successo. Maleducato!

‘Si lui è maleducato ma tu sei proprio una stronza’ sottolinea il mio subconscio.

Trovo finalmente la stanza 103. La porta è chiusa così mi avvicino al vetro, a sinistra della porta. Liam  è seduto sul letto accanto a questa ragazza dai capelli lunghi e biondi, con la faccia pallida. Al braccio  ha attaccati tanti fili e accanto al letto c’è un aggeggio che segna i battiti cardiaci. Non so come sia riuscito ad entrare, che io sappia non si potrebbe entrare. Entro anche io e raggiungo il mio amico.

Ehi” poggio una mano sulla sua spalla. Lui continua a guardare la ragazza distesa sul letto. “Tutto bene? So che non si può entrare, come..?”

“Si, tutto bene” 
ignora la mia domanda e lo vedo asciugarsi una lacrima.

“Vuoi parlar-“

“Era.. cioè è la mia migliore amica”.


Ecco, adesso si spiega tutto.


 

Note:
Well... eccomi qui per un altro capitolo. E' entrato un nuovo personaggio: Zayn! In questo capitolo mi rispecchio molto nella protagonista. Mi dicono che tendo ad essere molto stronza e acida con tante persone ahahah. Anyway da qui cominciamo ad entrare nella vera storia e a conoscere meglio i personaggi. Penso che avete un pò capito come sia fatta Sophy, ha un bel caratterino, ma non è tutto. Il suo carattere ha tante sfumature che pian piano farà uscire fuori. Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e che lasciate una piccola recensione (pleaseee).

Un bacione e alla prossima!
Flox_H

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


                                                                           Quarto capitolo
Pov’s Liam

Era.. cioè è la mia migliore amica” dico con la voce tremolante. Non so perché prima non volevo dirle che era/è la mia migliore amica. Non so se usare il passato o il presente è una sensazione bruttissima. Non voglio perderla, non può lasciarmi così. Purtroppo so che le persone che si trovano in questa situazione raramente si risvegliano e se lo fanno riportano problemi gravi. Le lacrime ritornano a rigare il mio viso e con la mente ritorno al giorno in cui per la prima volta ci incontrammo. Mi ricordo che ero nel primo superiore e avevo fatto amicizia con un certo Harry Styles.

Finalmente in tutta la scuola si sente il suono della campanella che segna la fine delle lezioni. La scuola è cominciata da solo una settimana e già sono sfinito. Mi alzo dal mio posto e mi dirigo verso l’uscita principale.

“Liam?” mi giro nell’udire il mio nome e vedo che un ragazzo ricciolino, con occhi verdi mi sorride mettendo in mostra le sue fossette.

“Ciao Harry” rispondo sorridendo, ricominciando a camminare con lui al mio fianco. L’ho incontrato il primo giorno di scuola, abbiamo solo due materie in comune: storia e biologia.

“Vuoi un passaggio?” mi chiede cordiale. Siamo in prossimità del cancello rosso. Non so se accettare o meno, in fondo non lo conosco benissimo, ci siamo visti due volte a lezione e qualche volta a mensa, però, dato che non voglio prendere l’autobus decido di accettare.

“Se non creo disturbo si”  rispondo.

“Assolutamente no” ride “E poi te l’’ho chiesto io se volevi venire”. Lo seguo fino a quando non si ferma davanti ad un’auto nera con i vetri oscurati. Sembra una di quelle macchine che usano i vip. Apre la portiera dei sedili posteriori. “Entra prima tu” dice incitandomi con una mano ad entrare. Faccio come mi dice ed entro nell’auto. Al posto del guidatore siede una signora con i capelli neri, porta degli occhiali da sole; mentre lato passeggero c’è una ragazza dai capelli biondo chiaro anche lei con gli occhiali da sole. Mi giro verso Harry che con difficoltà cerca di richiudere la portiera , così gli faccio più spazio e riesce a chiudere lo sportello. “Mamma “ dice rivolgendosi alla donna che c’è alla guida “Gemma” la ragazza seduta al  lato del passeggero si gira e si toglie gli occhiali da sole: ha gli occhi castani  attorniati dalla matita nera. “Lui è Liam” mi presenta.

“Ciao Liam” mi saluta la mamma di Harry

“Salve signora” dico alquanto imbarazzato.

“Ciao” mi sorride , da quello che ho capito, la sorella di Harry. Si assomigliano tantissimo.

“Ciao” rispondo sfoderando il mio miglior sorriso. E’ davvero una bella ragazza.

Da quel giorno io ed Harry passavamo molto tempo insieme e io e Gemma ci vedevamo sempre più spesso fino a quando siamo diventati migliori amici. Ricordo ogni singola cosa fatta insieme: le risate, i giochi ma soprattutto i guai…

“Non possiamo farlo Gemma” le dico a bassa voce così da non farmi sentire dal proprietario del negozio.

“Stai tranquillo non se ne accorgerà nessuno, non penso che un pacco di caramelle abbia l’antitaccheggio” mi rassicura lei. Siamo in un negozio di dolci non molto lontano dalle nostre abitazioni e abbiamo in mano un pacco ciascuno di Haribo. A Gemma è venuta la brillante idea di rubarli dato che con noi non abbiamo i soldi. Non sono il tipo di ragazzo che fa certe cose, Gemma invece è un po’ più ‘vivace’ di me ma di certo non rubiamo. Chissà perché però, alla fine finiamo sempre per combinare qualcosa che ci mette nei guai, tipo questa. La cosa non mi piace per niente . Lei dice che è un piano geniale e che niente andrà storto ma ogni dannata volta, non c’è una sola cosa che vada dritta del suo infallibile piano e non mi aspetto che questa volta funzioni qualcosa.

“Fidati di me per una volta” mi dice facendo il broncio, offesa.

“Io mi fido di te e lo sai, solo.. non in queste cose..” mi gratto la nuca con una mano. E’ vero io mi fido di lei solo che in queste cose non posso , l’ho già fatto troppe volte e non è finita bene.

“Eh va bene posiamoli, però poi riveniamo e li prendiamo” la guardo torvo “Con i soldi ovvio”. Le sorrido posando il pacchetto di Haribo. Ci alziamo e andiamo verso l’uscita del negozio. Mi sto per girare a salutare il proprietario del negozio , che in questo momento è al bancone dove c’è la cassa, ma Gemma mi ferma.

“Non farti vedere in faccia” mi dice a bassa voce.

“Cosa? Perché?”

“Al mio tre devi correre” mi dice lei nell’orecchio.

Ma che stai di-” non mi fa finire la frase. Stiamo per uscire dal negozio, siamo esattamente prima delle barriere antitaccheggio. Aspetta… non dirmi che..

“Uno…” dice piano.

“Gemma?”

“Due..” 

“Gemma non dirmi che..”
superiamo le barriere e prima che possa suonare l’allarme dice…

“Tre!” usciamo e dapprima camminiamo velocemente, nonostante abbiamo sentito che l’allarme ha cominciato a suonare, poi sentendo la voce del proprietario del negozio cominciamo a correre.

Corri Liam!” dice annaspando le parole.

Sento qualcuno venirci dietro e faccio un colossale errore : quello di girarmi.

Liam! Ti avevo detto di non farti vedere” mi rimprovera la mia amica. Vedo che ci inseguono due uomini ed uno di quelli è il proprietario del negozio.

“Scusa… ma … non sono io… quello che dovrebbe scappare…. da due grossi omoni ...perché ha rubato un pacco di caramelle” le parole mi escono a fatica per via della corsa. Siamo in un lungo viale alberato e non riesco a capire né dove siamo né come siamo arrivati qui.

“Zitto… forse li abbiamo seminati” dice rallentando la sua corsa e voltandosi. “Vieni nascondiamoci qui” mi tira per un braccio e ci nascondiamo dietro un cespuglio.
“Avevamo detto che non le avremmo prese per questa volta” la rimprovero e  allo stesso tempo cerco di riprendere fiato.

“Si lo so ma non sono riuscita a resistere alla tentazione di queste caramelle” estrae il pacco dalla giacca. “E poi solo uno stupido metterebbe l’antitaccheggio ad uno stupido pacco di caramelle” dice cominciando a ridere.

“Una persona intelligente che-“ non finisco la frase perché sento delle voci che si avvicinano.

“Li abbiamo persi cavolo!” urla uno dei due.

Gemma scoppia a ridere e le metto una mano davanti alla bocca.

“Shh” sussurro.

“Andiamo via, prima o poi li incontrerò e la pagheranno, andiamo.” Dice sempre quello di prima.

“Li hai visti in faccia?”

Trattengo il respiro in attesa della risposta dell’altro uomo. Nel frattempo Gemma ha smesso di ridere e mi guarda con gli occhi sbarrati.

“No dannazione!”

“Andiamo via”


Rilascio il respiro e quando sento che si stanno allontanando tolgo la mano dalla bocca alla mia amica che ricomincia a ridere.


Note:


Scusate per l'eeenooormeeee ritardo ma ci sono principalmente tre motivi per cui non ho aggiornato prima: il primo è che il secondo e terzo capitolo hanno avuto poche letture quindi ho aspettato principalmente per questo; secondo, con gli impegni scolastici e con i compiti ho avuto veramente pochissimo tempo (quasi niente) e per questo non mi sono portata avanti con la storia, che è il terzo motivo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, sembra un pò inutile e di passaggio ma in realtà è importantissimo per capire meglio cosa accadrà dopo e perchè. Detto ciò mi piacerebbe sapere a questo punto della storia se fino a qui vi piace o se vorreste che modificassi qualcosa. Fatemelo sapere nelle recensioni.

Un bacio e alla prossima!
Flox_H
 

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***


                                                 
ATTENZIONE: LEGGERE LE NOTE! Pov’s Sophy

Vedo Liam assorto nei suoi pensieri e per un attimo mi sembra anche che abbia accennato un sorriso. L’orologio che c’è appeso sulla parete di fronte al letto segna le 12.50. Mi devo sbrigare. Ho i prossimi accertamenti all’una e non voglio sorbirmi un altro rimprovero da parte di Hanna.

“Senti Liam, mi dispiace ma devo proprio andare.” Dico a bassa voce. Non so  di preciso perché lo faccio. C’è un silenzio di tomba nella stanza e non voglio romperlo.

“Non preoccuparti, vai. Io rimango ancora un po’ qui, poi rientro in camera, se vuoi passare sono lì.” Mi dice guardandomi finalmente negli occhi dopo tanto tempo, noto che i suoi sono rossi e lucidi.

“D’accordo allora prima di tornare a casa passo” gli lascio un bacio sulla guancia ed esco dalla stanza. Faccio le scale di prima velocemente. 12:53. Devo prendere qualcosa da mangiare alla macchinetta. Sento vibrare il telefono nella tasca posteriore dei jeans. Ma cos’è oggi? Tutti che mi chiamano e per di più nei momenti più sbagliati. Lo prendo e rispondo senza guardare chi mi sta chiamando.

“Chi è?” rispondo scocciata e con il fiatone.

“Scusa eh se ti disturbo, la prossima volta non ti chiamo” sta per riattaccare ma lo fermo. Mi ero completamente dimenticata che Zayn mi avrebbe richiamato proprio all’una meno dieci.

“Scusa Zayn ma sono in estremo ritardo, devo mangiare qualcosa in due minuti e in tre devo arrivare nel padiglione A perché devo fare gli ultimi due controlli.” Rispondo velocemente.

Perché dove sei?” risponde curioso.

“No non preoccuparti tesoro, se vuoi ti richiamo dopo e parliamo quando sei più tranquilla?” dico scimmiottando la sua voce. “quale parte di ‘sono in estremo ritardo ’ non capisci Zayn?” corro velocemente fuori da questo padiglione rischiando anche di inciampare nei miei stessi piedi.

“Va bene, ci sentiamo dopo. E io che volevo parlare con te..” risponde triste. Sono sicura che in questo momento ha il suo solito dolcissimo  broncio.

“Si certo.” rido “Ci sentiamo dopo Zayn, un bacio.”

“Un bacio anche a te tesoro”
chiudo la chiamata ed entro nel Mio padiglione. Chiamo l’ascensore per prendere i soldi in camera, non ho proprio voglia di prendere le scale un’altra volta. Dopo pochi secondi le porte si aprono e da lì esce il ragazzo che alcuni minuti prima mi aveva urtato. I nostri sguardi si incrociano per una frazione di secondo prima che lui esca dall’ascensore e mi superi. Rimango un po’ interdetta da questo suo gesto. Ma d’altronde che mi aspettavo? Un saluto da parte sua?
Entro nella mia camera e apro l’armadio, per fare prima prendo tutto il borsone e ritorno sotto. Ringrazio vivamente chiunque abbia creato gli ascensori, oggi l’ho preso almeno cinque volte. Arrivata al primo piano mi avvicino al primo distributore che vedo, prendendo dei biscotti e avvicinandomi alla macchinetta che fa il caffè. Dopo che quest’ultima rilascia il caffe nel bicchiere, lo prendo ed esco fuori. Mi siedo su una panchina che si trova all’entrata del padiglione e appoggio il borsone accanto a me. A mio modesto parere questo è il padiglione più bello dei 5. Ha un bellissimo giardino fiorito abbastanza grande, io e Liam spesso e volentieri facciamo lunghe passeggiate. Questo giardino è pieno di grandi querce circondate da prati verdi, ogni quercia è divisa da tutte le altre, da piccoli viottoli e in ogni viottolo c’è almeno una panchina. E’ bello quando devo rimanere qui anche per la notte perché la mattina all’alba esco e faccio una lunga passeggiata, poi se sono stanca e mi voglio sedere queste panchine sono perfette.

Finisco subito il pacco di biscotti e il mio caffè, sono le 13.00 in punto. Non posso credere di essere arrivata in orario, dopo tutte le corse che ho fatto. Mi alzo dalla panchina, prendo la mia borsa e vado a buttare nel cestino la carta e il bicchiere. Ancor prima che le porte a vetro si aprano vedo Hanna, con una cartella in mano, che viene verso di me.

“Eccoti, almeno questa volta sei arrivata in orario” dice compiaciuta “forse hai capito la lezione.”

“Si, certo. ‘Oh tranquillo Liam non è successo nulla’ non hai detto così?” Dico inarcando un sopracciglio. Non avevamo ancora avuto modo di parlare del breve dialogo avuto con Liam questa mattina.

“Si è vero, ho detto così ma cosa potevo dire a quel povero ragazzo? Non è stata di certo colpa sua se sei arrivata in ritardo, dovevi essere tu a rispettare l’orario e dire a Liam che vi sareste visti dopo, dato che tu avevi un impegno”. Cominciamo a camminare e decido di non ribattere perché sono veramente stanca di discutere con lei e in parte ha ragione quindi è inutile continuare a parlarne.

Non vedo l’ora di tornare a casa e sdraiarmi a letto, sono stanca e sembrerà anche strano dato che non ho fatto ‘niente di particolare’ oggi , a parte la corsa e le due rampe di scale, sarà l’aria d’ospedale che mi affatica. Dunque, ora devo fare due controlli e non so neanche di cosa si tratta. Quando il dottore mi ha dato il foglio con tutto quello che mi ha prescritto , controlli compresi, ho dato una lettura veloce e le ultime cose non le ho neanche lette quindi seguirò Hanna.

“Allora i controlli che farai adesso sono i seguenti: Prova da sforzo, con e senza valutazione del consumo di ossigeno, e l’ecodoppler, quest’ultimo non l’hai mai fatto ma non è niente di particolare. Probabilmente non avevi neanche letto cosa devi fare ora, altrimenti ti saresti già lamentata per la prova.” Dice guardando dentro la cartella che ha in mano. Mi legge pure nel pensiero adesso? “Piuttosto mi preoccuperei per il dottore, è un po’ strano.”

“Strano?”
domando perplessa. Lei in risposta sorride e annuisce. “Non voglio fare il primo esame” piagnucolo, non potrebbe andare peggio la giornata, sono troppo stanca, non posso fare il primo accertamento, no no e no. Dovrò pedalare su una bicicletta mentre viene costantemente misurata la pressione arteriosa, l’esame finirà quando non sarò più in grado di fare lo sforzo che mi sarà richiesto. Il secondo accertamento non l’ho mai fatto, spero solo non sia faticoso come il primo. Dopo aver camminato per circa cinque metri,  Hanna di colpo si ferma davanti ad una porta bianca di una stanza che si trova alla fine del corridoio in cui siamo. Bussa e sentiamo dall’altro lato della porta un flebile ‘Avanti’. La prima cosa che vedo quando entro è la scrivania in legno color ciliegio, stile antico, proprio quello che piace a me, e un uomo barbuto dietro essa. Ha capelli grigi e qualche ciocca bianca, come tutti i dottori anche lui indossa un camice bianco. Quando entriamo sta guardando il computer che c’è sulla sua scrivania e quando ci vede si alza in piedi. Hanna gli si avvicina e lui le rivolge un mesto sorriso. Possibile che qui tutti i dottori siano stanchi anche di sopravvivere? ‘Un minimo di vitalità dai. Su con la vita lei che può vivere serenamente’. Poi sposta lo sguardo su di me e mi sorride in modo strano. Mi fa quasi paura.

 “Salve dottor Horan “ diciamo insieme io e la mia accompagnatrice. Poggio il mio borsone a terra.

“Salve. Posso avere la cartella clinica della signorina…” lascia in sospeso la frase non ricordandosi il nome.

Tomlinson” rispondo prontamente. Hanna gli passa la cartella e lui la esamina attentamente, dopodiché si rivolge a me con lo stesso sorriso di prima.

“Bene signorina Tomlinson si tolga la maglietta.” Che cosa? No, forse ho capito male.

Come scusi?” chiedo schioccata.

“Si Sophy per fare l’ecodoppler devi toglierti la maglietta” mi risponde Hanna. Fantastico! Questo forse è anche peggio della prova da sforzo.

“Scusi ma non si può fare prima l’altro accertamento?” chiedo sperando in una risposta positiva.

“No non si può fare perché dopo aver fatto la prova da sforzo avrai i battiti cardiaci più veloci del  normale e dovremmo aspettare un po’prima che ritornino alla normalità quindi non lamentarti e spogliati.” L’ultima parte di frase la dice a denti stretti per non si fa sentire dal dottore.

“Dopo esserti tolta la maglia puoi coricarti sul lettino”. Mi tolgo lentamente la maglietta e mi siedo sul lettino che si trova a sinistra della scrivania. Ora che guardo la stanza mi rendo conto che è grande. C’è un comodino ai piedi del lettino su cui sono seduta e alla mia destra uno strano computer. Di fronte a me invece una cyclette, un tapis roulant  e tre cubi, uno piccolo uno medio e uno grande messi uno accanto all’altro, occupano il resto della stanza. Tutti questi attrezzi servono per la prova da sforzo.

Il dottore si alza dalla sua scrivania e viene vicino a me seguito da Hanna.

“Ti puoi sdraiare” dice guardandomi il seno. Di bene in meglio davvero, oggi è una giornata da segnare sul calendario. Dire che le guance mi stanno andando in fiamme è poco e mi sento leggermente in imbarazzo. Si avvicina al comodino ed estrae da un cassetto un barattolo che contiene gel, prende un po’ di questo, appoggia il barattolo sul comodino per poi avvicinarsi a me con uno sguardo che ha un qualcosa di perverso. Poggia il gel sul mio petto e lo spalma. Guardo Hanna e la fucilo con lo sguardo mentre lei cerca di camuffare una risata. Sa quanto io sia in imbarazzo quando mi devo fare qualche controllo senza vestiti e generalmente li fa lei questo tipo di visite proprio per questo. Nel frattempo il maniaco sta spalmando il gel anche sulla parte sinistra del seno. Ti stai divertendo eh? Brutto vecchio pervertito. Finalmente finisce la tortura e si avvicina al computer, prende uno strano attrezzo e lo passa dove precedentemente ha messo il gel. Il computer si illumina e sullo schermo compare l’ecografia del mio cuore a colori rossi e blu. Gira un po’ l’affare che ha in mano, sul mio petto e quando non sento più la tetta sinistra posa l’aggeggio accanto al computer. Prende un rotolo di carta e ne strappa un po’, poi si avvicina a me e vorrebbe, nella sua mente da maniaco perverso, togliermi il gel.

“Oh non si preoccupi faccio io” gli rivolgo il più bel sorriso finto che abbia mai fatto in vita mia e gli strappo dalle mani la carta.

“Quindi dottore tutto bene?”. Amo Hanna. Veramente amo questa donna. Lui, chiamato dalla mia salvatrice, sposta gli occhi dal mio seno ad Hanna.

“Si si tutto bene, possiamo passare al prossimo esame” si gira verso di me e mi mostra lo stesso sorriso che ha fatto quando sono entrata. Voglio.uscire.adesso. Il maniaco si allontana da me e ritorna dietro la sua scrivania in meno di un secondo scendo dal lettino e mi avvicino ad Hanna.

“Voglio uscire immediatamente da questa stanza” le sussurro ad un orecchio mentre ci spostiamo dove ci sono gli attrezzi.

“Abbiamo quasi finito, resisti.” Cerca di incoraggiarmi e mentalmente lo faccio pure io. Dai Sophy puoi farcela. E’ solo un brutto maniaco, non ti farà niente di male, c’è anche Hanna nella stanza. Andra tutto bene. Vorrei solo potermi rimettere la maglietta ma so che ormai non posso. La prova da sforzo la faccio sempre con la maglietta sopra, loro mi mettono le pinze ma comunque posso tenere almeno qualcosa che mi copre, ora però è diverso, ormai che l’ho tolta il maniaco non mi permetterà di rimetterla perciò non provo neanche a chiedere.

“Allora ti puoi sedere lì” mi indica la cyclette e poi viene verso di me. “Devo attaccarti queste pinze nella pancia e sul petto” Ok questo è decisamente un incubo. Fa paura il modo in cui mi guarda e dallo sguardo di Hanna anche lei ha la mia stessa sensazione. Dopo avermi attaccato i fili comincio a pedalare. “Adesso aumenta un po’ l’andatura, ovviamente sai che quando non riesci più a pedalare ti puoi tranquillamente fermare” parla e mi guarda il seno. Ma santo cielo non sa che le persone si devono guardare in faccia mentre si parla? Sembra stia parlando con le mie tette e non con me. Per porre fine alla tortura comincio a pedalare sempre più velocemente fino a quando non setto una fitta allo stomaco e il fiato mancare.

“L’hai fatto troppo velocemente ma comunque può bastare” si avvicina a me per togliermi le pinze ma sono più veloce di lui e in un attimo lui ha le pinze in mano e io la mia maglietta pronta ad essere indossata. La rimetto velocemente e mi avvicino alla bionda.

Bene dottore noi andiamo, i risultati quando si sapranno?” seguiamo il dottore e ci mettiamo davanti la scrivania.

“Tra massimo quattro giorni, in questo periodo siamo pieni di lavoro” dice mentre posa ciò che aveva in mano e si accomoda sulla sua sedia. “Arrivederci” mi porge la mano che io fisso disgustata per qualche secondo. Non ho intenzione di stringere la mano a questo pervertito, potrò sembrare esagerata ma non mi interessa, questo vecchio mi fa schifo, non può guardare in quel modo una ragazza. Hanna vede che sono titubante e si avvicina lei per stringergliela.

Arrivederci dottore” dico prendendo il mio borsone ed uscendo seguita dalla mia tutrice che chiude la porta dietro di noi.

“Mi avevi detto che era un po’ strano non un maniaco da rinchiudere. Quell’uomo avrà qualche rotella fuori posto!” dico furiosa mentre la donna accanto a me comincia a ridere a crepapelle.

Note:

Salveeee a tuttiiiii Questa volta sono stata puntuale. Alloooraaaa il capitolo mi piace tantissimo, credo sia quello che preferisco fino ad ora (Non fraintendetemi non sono una maniaca) perché ci ho messo un po' per scriverlo e mi piace il risultato. E' leggermente più lungo rispetto agli altri ma non volevo tagliarlo. In questa nuova parte della storia si vede un'altra Sophy, si capiscono cose in più su Liam, Zayn e poi c'è quel dottor Horan. Vi dico solo di non farvi ingannare dal nome ma di stare comunque attenti a quel dottore maniaco. Fatemi sapere se vi fa schifo oppure è accettabile. ATTENZIONE: Adesso volevo dire una cosa molto importante, scusate dovevo dirlo al primo capitolo ma sono un pochino rincoglionita e non ci ero arrivata con la testa: volevo dire che per quanto riguarda Zayn lo so che lui è andato via dalla band ma come avevo già detto lavoro da un po' su questa storia e quando avevo cominciato a scriverla nel mio 'progetto' c'era anche lui e come avete potuto ben capire non ho intenzione di cambiare i miei piani. Per farla in breve: lui farà comunque parte della storia. Scusate ancora se prima non avevo fatto questa precisazione. OKkk chiuso questo capitolo mi farebbe piacere se passaste dalla OS che ho appena pubblicato. Questo è il link:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3319621&i=1

Un bacio e alla prossima!
Flox_H

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


         Sesto capitolo

Sono bella tranquilla sdraiata sul letto della mia stanza, con gli occhi chiusi e con un sottofondo di pioggia che mi rilassa. Adoro la pioggia. Stare seduta, avvolta in una coperta a guardare fuori dalla finestra con una cioccolata calda in mano mentre piove, per me è il massimo. Purtroppo oggi non ho le forze, né per farmi una cioccolata calda, né per aprire gli occhi e guardare la pioggia che cade. Pomeriggio, dopo essere uscita dalla stanza del dottor Horan, sono passata dalla camera di Liam per salutarlo ma lui dormiva, così gli ho lasciato un biglietto dove lo salutavo e gli dicevo che per qualsiasi cosa poteva chiamarmi. Poi ho richiamato Zayn e mi ha detto che sarebbe passato da casa mia verso le sei e trenta, tra qualche minuto dovrebbe essere qui. Poi sono entrata in casa, mi sono fatta una camomilla e sono andata in camera mia, dopodiché mi sono coricata sul letto e da quel momento non mi sono più mossa.

Dei rumori al piano di sotto mi fanno capire che probabilmente i miei sono tornati. Subito dopo qualcuno sale le scale e si avvicina alla mia stanza, capisco che la porta viene spalancata perché mi arriva una folata di aria fredda e questo significa solo una cosa.

“Ahia Zayn mi fai male” il rinoceronte si è comodamente seduto sulla mia pancia.

“Wow anche ad occhi chiusi riesci a capire che sono io” mi dice sorpreso.

“Bhe non ci vuole tanto a capirlo, solo tu hai questi modi fini e delicati” rispondo sarcastica. Lui ridacchia.

“Come stai?” mi chiede spostandosi da sopra la mia pancia. Non ho ancora aperto gli occhi ma posso capire che si è seduto accanto a me perché improvvisamente il materasso si è inclinato a destra. E’ un elefante questo ragazzo.

“Prima che ti sedessi sul mio addome non tanto bene” mi metto seduta e dopo non so quanto tempo riapro gli occhi.

“Quindi mi vuoi dire che adesso che mi sono seduto sulla tua pancia stai meglio? Vedi che servo a qualcosa?!” ride.

“Ma no scemo, non avevo finito la frase, ora sto peggio di prima” rido con lui. Si può essere così scemi? Lo guardo mentre ride, non perché è il mio migliore amico ma diciamolo è un figo da paura questo ragazzo. “Ma come ci sei entrato a casa mia?” chiedo curiosa. Ora che ci penso non può essere entrato con mio fratello perché lui è andato a fare la spesa con i miei.

“Tuo fratello mi ha passato le sue chiavi quando è uscito con i tuoi genitori.” Annuisco. “Allora…. devo darti alcune comunicazioni che ci hanno dato a scuola” si toglie le scarpe e si corica accanto a me.

“No, fai pure come se fossi a casa tua tesoro” sbuffo alzando gli occhi al cielo. Mi alzo dal letto e vado a chiudere la porta per poi buttarmi su di lui e sedermi sulla sua pancia, con la faccia rivolta verso la finestra e i piedi fuori dal letto penzolanti. La mia cameretta non è tanto grande, una disordinatissima libreria è alle mie spalle insieme al mio armadio che contiene una ventina di vestitini che non metto assolutamente . Ho una piccola scrivania di fronte al letto con miliardi di fogli e libri sopra. Accanto ad essa c’è la porta con sopra appeso il poster di Withney Houston. Adoro tutt’ora questa donna, a mio modesto parere era ed è rimasta la cantante più brava mai esistita.

“Dimmi” mi giro a guardarlo. Ha le mani sotto la testa e gli occhi che guardano il soffitto con un bel sorriso stampato sul volto. Ah si! Sul soffitto della mia camera ho tutte le foto mie e di Zayn insieme a quelle mie e della mia famiglia che vanno a formare una sorta di collage che si ingrandisce sempre di più ogni volta che aggiungo nuove foto. Modestamente quelle che ho con lui e mio fratello sono le più belle. Sempre, prima di andare a dormire, le guardo e poi spengo la luce.

“Domani entriamo alla seconda ora, quindi passo da qui e andiamo a fare colazione al bar, ho deciso insieme a Louis che andremo al Roxy’s bar” dice serio e convinto.

“Chissà come mai andiamo al Roxy’s bar” dico ammiccando per poi scoppiare a ridere.

“Perché stai ridendo scema? Andiamo lì perché le cose son buone” dice ovvio. Sono sicura che vuole andare lì perché c’è una cameriera che gli ha fatto perdere la testa e vuole a tutti i costi scoprire il suo nome, anche se davanti a me non ammetterà mai che le piace.

Ma anche al Bar Kick fanno cose buone” rido più di prima a questa mia affermazione.

“Sicuramente, ma non mi piace il locale e chi ci lavora. E’ anche abbastanza lontano.” non la smetto più di ridere, mi fa male anche la pancia. Al bar Kick c’è una ragazza che è follemente, pazzamente e ripeto pazzamente innamorata di Zayn ma lui non la caga di striscio. La povera vittima caduta nella trappola di Malik, tutte le volte, ormai poche, che andiamo a mangiare lì è sempre al nostro tavolo; ci manca poco che si siede a mangiare con noi. Lo fissa sempre e sorride come un’ebete con la bava che le esce dalla bocca, per giunta quando finiamo di mangiare non usciamo da lì se lui non le dà un bacio sulla guancia. Spesso rimaniamo minuti, io e mio fratello, ad aspettare che si convinca a darle quel benedetto bacio per uscire. “La vuoi smettere di ridere?” sbuffa. Prendo un profondo respiro mentre gli pongo la solita domanda.

“Non è che vuoi andare al Roxy’s bar perché c’è una ragazza che ti piace e che fa la cameriera proprio lì?” Non riesco a smettere di ridere. Lui prima mi guarda in cagnesco poi un sorriso malvagio spunta sul suo volto e io divento subito seria. Mi ci vuole un attimo per capire quello che sta per fare. Cerco velocemente di scendere dal letto ma lui mi prende per i fianchi e comincia a farmi il solletico. Quando diventa in imbarazzo cerca sempre di fare qualcosa per distrarre l’attenzione, in più quando sono io a metterlo in imbarazzo diventa molto vendicativo.

“ZAYN! BASTA!” urlo e rido come una dissennata tanto che alla fine della tortura, durata per mia fortuna poco, mi fa male la testa. “Brutto stronzo per colpa tua adesso mi fa di nuovo male la testa” mi alzo dal letto e mi dirigo al piano di sotto per farmi la seconda camomilla della giornata. Mi avvicino alla credenza e prendo una tazza gialla. La MIA tazza che tutte le mattine mio fratello si diverte a rubare.

“Scusa per prima” salto in aria. Non mi sono proprio accorta che era dietro di me. “Però te lo meritavi” continua. Gli do le spalle mentre parla, cercando lo scatolo con le bustine di camomilla. E’ introvabile, non ricordo dove l’ho messo qualche ora fa, stavo troppo male per riuscire a capire quello che facevo. Potrei averlo anche messo nella lavastoviglie e non me ne sono accorta.

“Stai peggiorando la tua situazione, sappilo.” mi giro seria mentre lo trovo a ridere. Giuro che tra poco lo prendo a ceffoni.

“Dai perdonami” si avvicina mentre fa una faccia da cucciolo bastonato. Non lo calcolo e continuo la mia ricerca. Apro la lavastoviglie, chissà veramente l’ho messo lì, ma niente. “Ma cosa cerchi?” mi chiede curioso.

“Il pacco di camomilla che non trovo” sbuffo.

“E lo cerchi nella lavastoviglie?” ride.

“Stai zitto scemo, so io dove metto le cose”. 

“Ah si certo….nella lavastoviglie. Non è che per caso lì dentro c’è anche un succo di frutta? Mi è venuta voglia di succo alla pesca.” constata tra sé e sé. Oh santo cielo ma tutti io li capito i cretini?

“Demente ma secondo te ho il succo nella lavastoviglie?” dico esasperata e in modo teatrale alzo le braccia per poi farle ricadere di nuovo lungo i fianchi.

“E io che ne so? Scusa fino a dieci secondi fa tu ci stavi cercando le bustine di camomilla lì.” Dice serio. No ti prego Dio dimmi che sta scherzando o veramente lo prendo a ceffoni. Fortunatamente vedo che camuffa una risata, per sua fortuna non è veramente serio. “Tu stai male Sophy. Dico davvero, riprenditi” ride e viene verso di me per poi stringermi in un abbraccio.

“Si va bene ma io non ti ho ancora perdonato per il solletico che mi ha fatto rivenire il mal di testa” lo spingo via da me e continuo a cercare;  finalmente trovo il famoso pacco nel frigo. Mi dichiaro ufficialmente pazza, chi metterebbe mai il pacco delle camomille nel frigo? La porta di casa si apre ed entra subito dopo, mio fratello pieno di buste in mano. E’ stato costretto ad andare al supermercato con i miei al posto mio, visto che non stavo e non sto tutt’ora, bene.

Non andrò mai più con loro al supermercato” dice esasperato posando le borse sul tavolo della cucina.

“Perché?” dico ridendo, sapendo già la sua risposta.

“Non fanno altro che litigare su ogni cosa da prendere, quei due” indica la porta di ingresso che sta varcando mio padre. “E la mamma è un’eterna indecisa” continua a voce bassa per non farsi sentire dalla diretta interessata che sta facendo, anche lei, il suo ingresso in cucina. Stanco dal lungo pomeriggio con i miei, si congeda con noi e sale al piano di sopra.

“Oh ciao Zayn” dice mia mamma con un po’ di affanno, per via dei quattro scalini prima della porta, che come dice lei la ‘affaticano’. “Non sapevo fossi qui, Louis non mi ha detto niente” continua, posando le borse sul tavolo per poi togliersi il giubbotto.

“No infatti non lo sapeva e a dire il vero non sapevo neanche io di venire, poi però quando l’ho chiamata era da sola e sono venuto a farle un po’ di compagnia.” Non so perché non dice che in realtà mio fratello sapeva benissimo che sarebbe venuto dato che gli ha lasciato le chiavi. Annuisco come per dare conferma di ciò che ha detto evitando di puntualizzare la cosa.

Si tranquillo, sei sempre il ben venuto in casa nostra. Sophy andate pure in camera vostra, qui adesso sistemo io.”

“Va bene mamma, poi potresti farmi una camomilla e salirmela? Mi è rivenuto anche il mal di pancia”
indico il pacco di camomille in mano per poi posarlo sul tavolo e cominciare a massaggiarmi la pancia. Come se risolvessi qualcosa… pff.

“Come mai tesoro?” mi chiede avvicinandosi.

“Non lo so” guardo di sbieco il mio migliore amico che ride sotto i baffi. Mia mamma mi tocca la fronte per poi lasciarci un bacio.

“Va bene, tra poco sarà pronta.” Mi sorride, probabilmente avendo visto l’occhiataccia che ho rivolto a Zayn. Ci da le spalle e inizia a frugare nella borsa della spesa mentre noi ci avviamo alle scale.

“No, io vado Sophy. Devo ancora fare matematica ora che ci penso.” Mi dice fermandosi di colpo “Ci vediamo domani, passo io da qui e poi andiamo al bar insieme?”

“Va bene…”
dico titubante per il suo improvviso cambiamento di umore. “ Sei sicuro che vada tutto bene?”

“Si, è tutto apposto” poggia una mano sulla mia schiena e mi sorride.

“Okk” gli sorrido ancora non del tutto sicura della scusa che ha appena inventato. “ Se vuoi tornare a casa in calzette fai pure, altrimenti sali e ti prendi  le scarpe”. Ridacchia e con la mano che ha sulla mia schiena mi spinge delicatamente per farmi salire.

Dopo aver rindossato le scarpe bussa alla porta accanto, dove c’è la stanza di mio fratello. E’ coricato sul letto con il computer sulla pancia intento a scrivere qualcosa.
“Ciao Lou, ci vediamo domani.” Lo saluta.

Già vai via?” chiede sorpreso.

“Si, devo ancora fare matematica.” Si giustifica con la stessa scusa che usato anche con me.

“Va bene a domani” gli fa un cenno con la mano per poi ritornare a guardare il suo computer. Scendiamo di nuovo al piano di sotto e lo accompagno alla porta.

“Arrivederci signora Caroline, arrivederci signor Tomlinson ” saluta mia madre, intenta a sistemare la spesa insieme a mio padre. Ridacchio per come ha salutato quest’ultimo. Saluta papà sempre per cognome, questa cosa mi fa ridere e non poco. Dice che lo mette in soggezione, bha.
“Già te ne vai?” gli chiede triste.

“Si ho ancora dei compiti da finire” gli sorride lui.

D’accordo, buonanotte allora.” Rassegnata continua a fare quello che stava facendo prima della nostra interruzione, o meglio di quella di Zayn.

“Anche a voi”. Risponde lui educatamente. Come da brava padrona di casa gli apro la porta.

“A domani” mi  abbraccia e mi lascia un bacio sulla guancia.

“A domani” lo lascio uscire e aspetto che esca anche dal piccolo cancello che separa il giardinetto dalla strada. Una volta fuori si gira per farmi un ultimo cenno con la mano in segno di saluto, dopodiché chiudo la porta.


Note
Scusateeee il ritardo ma veramente non ho avuto tempo di aggiornare, però per farmi perdonare ho fatto il capitolo un pò più lungo. Anyway fatemi sapere se vi piace, se la storia vi intriga, come pensate che continurà, come vorreste che continuasse oppure se volete fare qualche domanda... fatemelo sapere e sarò molto cotenta di rispondervi. Soprattutto perchè tra qualche capitolo ci sarà una sopresa quindi fatemi contenta e magari vedo se posso farvela prima la sorpresa. Vi ricordo che non molto tempo fa ho pubblicato una OS e mi piacerebbe che passaste a dare un'occhiata. Il link è questo:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3319621&i=1


Un bacio e alla prossima!
Flox_H
 

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo ***


“Sophy cosa vuoi mangiare stasera?” mi chiede mia madre dalla cucina.

“No mamma non ho fame, per stasera berrò solo la camomilla” entro nella stanza e mi avvicino a lei per aiutarla a sistemare la spesa.

“Sophy devi mangiare, non puoi cenare con solo una camomilla” alzo gli occhi al cielo sbuffando. Non la sopporto quando mi dice così. Decido io cosa mangiare e se mangiare, penso di essere grande abbastanza. Stasera non ho fame, punto.

“Mamma stai tranquilla non è la fine del mondo se per una volta salto la cena, tanto domani io e Lou faremo una colazione abbondante. Andremo al bar.” Cerco di tranquillizzarla. Da quando è stata diagnosticata la mia malattia non fanno altro che starmi col fiato sul collo, non che mi dispiaccia. Voglio un bene immenso ai miei genitori e mi ritengo più che fortunata ad averli accanto in un momento come questo, ma certe volte esagerano proprio.

“Va bene, ma solo per questa volta.” Le lascio un bacio sulla guancia e dopo aver finito di metter apposto anche l’ultimo pacco di pasta che c’era nella borsa, lascio la cucina e mi richiudo nella mia stanza.

Mi sdraio nuovamente sul letto e guardo le foto che ci sono sul soffitto. Ricordo i giorni di quando abbiamo scattato ogni singola foto, man mano che le scattavamo le andavamo a stampare e io le aggiungevo qui a questo mio collage. Mi piace sapere che se un giorno non dovessi esserci più, i miei cari possono guardare le foto, dove sorrido e dove si vede che sono veramente felice. Faccio tante foto con le persone che mi stanno vicino, principalmente per questo, perché abbiano un buon ricordo di me. Interrompe i miei pensieri, mio fratello, entrando nella mia stanza con una tazza fumante in mano. Appoggia la tazza sul piccolo comodino che si trova accanto al mio letto e si sdraia accanto a me, guardando anche lui le foto.

“Lo sai che domani andremo al bar con Zayn?” mi chiede dopo qualche secondo di silenzio.

“Si me lo ha detto prima.” Mi ricordo anche dello strano atteggiamento che ha avuto. Come mai è andato via così presto? Se pensa che mi sia bevuta la scusa dei compiti si sbaglia di grosso.

“Non scendi a cenare?” Si gira a guardarmi.

“No, sono stanca e non ho molta fame.” Mi alzo e faccio il giro del letto per prendere la camomilla.

Senza giri di parole mi chiede ciò che io mi aspettavo di sentire “Cos’hai?” stupido fratello che mi conosce meglio delle sue tasche!

“Niente, sono un po’ preoccupata per Zayn.” Dico pensierosa. Non smetto di pensare a quello che è successo pochi minuti fa.

“E perché dovresti?” stupito, si alza e si siede accanto a me.

“Hai visto com’è andato via prima? Non ci credo che doveva fare i compiti.” Sbuffo. No, non ci credo per niente.

“Sophy perché dovrebbe dirti una bugia? Sei la sua migliore amica. Secondo me ti fai troppe paranoie.” Mi sorride dolcemente e si alza. “Scendo sotto a mangiare, tu adesso che fai?”

“Penso che finirò la mia camomilla e poi andrò a dormire”
sbadiglio e non mi curo minimamente di mettere la mano d’avanti.

“Bellissime tonsille sorella.” Ride e mi abbraccia  prima di uscire dalla stanza.

Mi metto velocemente il pigiama e mi corico coprendomi con la coperta fino a sopra la testa. Chiudo gli occhi ripensando a tutto ciò che mi è capitato oggi. E’ stata una giornata impegnativa e abbastanza movimentata. Spero solo che domani sia una giornata un pò più tranquilla.

 

Maledetta sveglia! La odio, non la sopporto! Vorrei buttarla dalla finestra. Esco un braccio fuori dalla coperta e spengo quello stupido affare rumoroso facendola finire sul pavimento.
Ecco come cominciare male una giornata.
Chiudo nuovamente gli occhi cercando di riaddormentarmi ma ovviamente deve esserci sempre qualcuno a rompermi le scatole di prima mattina e se non c’è Zayn, c’è quello stupido di mio fratello.

“Svegliati dormigliona!” tutto pimpante mi toglie di colpo la coperta. Velocemente prendo il cuscino che ho sotto la testa e glielo lancio. Non so precisamente dove gli sia arrivato, il mio intento era quello di colpirlo in faccia ma non ho una buona mira già quando ho gli occhi aperti, figuriamoci quando ancora dormo.

“ESCI IMMEDIATAMENTE DALLA MIA STANZA!” urlo con tutto il fiato che ho nei polmoni, mentre quel bastardo se la ride di gusto.

“Che mira di merda che hai.” giuro che lo castro. Mi tira il cuscino in faccia per poi ricoprimi con la coperta che poco prima mi ha rubato.

“Sophy, veramente, alzati perché con la velocità che hai tu di prima mattina probabilmente riusciremo a mangiare la nostra colazione entro febbraio dell’anno prossimo.” Detto questo, esce sempre ridendo  dalla camera.

Sbuffo sonoramente per poi alzarmi con la lentezza di un bradipo. Guardo l’orario. Le otto e dieci. Ho esattamente venti minuti per prepararmi. Alle otto e mezza arriverà Zayn. Entro in bagno: mi lavo faccia e denti per poi velocemente ritornare dentro il letto. Ho dimenticato di mettere le ciabatte, più che altro mi scocciava cercarle. Adesso per colpa della mia pigrizia non mi sento più i piedi per quanto sono ghiacciati. Cavolo. Spesso dormo con le calze proprio perché i miei piedi raramente si riscaldano anche con una coperta sopra, ma sempre a causa della mia pigrizia, spesso me lo dimentico e me lo ricordo quando già sono sotto le coperte e ovviamente non ci penso proprio ad alzarmi. Cerco invano di riscaldarli un po’ con la coperta, ma è tutto inutile. Mi alzo in piedi sul letto e cerco di raggiungere l’armadio dalla mia posizione. Lo apro per vedere i soliti vestiti messi lì. Ogni mattina è un dramma, ammetto che la colpa è mia. Odio fare shopping al contrario di qualsiasi altra ragazza della mia età. Non è che lo odi proprio, mi secco a provare i vestiti. Evito di uscire a comprarli con mia mamma per questo motivo. Lei che mi fa vedere una cosa, io che le dico che non mi piace e lei che mi dice “Dai provalo, devi vedere come ti sta addosso, può essere che poi ti piace” ed io a quel punto la mando semplicemente a quel paese, costretta a provare qualsiasi cosa abbia trovato. Quando invece esco io, vedo una cosa che mi piace, cerco la mia taglia e la prendo, semplicissimo. Poi se la cosa che ho preso non mi piace come mi sta, la regalo o a mia madre o la porto in parrocchia e la dono a chi ne ha più bisogno. Lo so, sono molto altruista.

“Oh ben svegliata” irrompe nella mia stanza mio fratello, già pronto.

“Fratello, ti conviene uscire o ti farò uscire io a calci in culo senza più i tuoi genitali” lo minaccio scendendo con un salto dal letto e avvicinandomi pericolosamente a lui.

“Buongiorno anche a te luce dei miei occhi, lo sai che questa mattina sei bellissima e incredibilmente dolce e gentile?” mi sfotte pure ora?


“Si Louis, lo sono sempre. Però oggi lo sai che ho di diverso rispetto alle altre mattine?” mi avvicino ancora più pericolosamente mentre lui indietreggia.

“No, dimmelo tu.” cerca di trattenersi dallo scoppiare a ridere ma fallisce miseramente.

“Una voglia matta di spaccarti quel bel faccino che ti ritrovi” gli faccio un sorriso tirato mentre lui comincia a correre per rifugiarsi nella sua stanza. Come sempre vinco io.
Ritorno davanti all’armadio prendendo un jeans nero e una maglietta bianca con sopra disegnata una tigre. Mi vesto e indosso le mie amate nike air. Scendo al piano di sotto non curandomi del fatto che ho lasciato il letto in disordine e il resto della mia camera.

“Buongiorno” mi saluta mia madre, seduta a tavola a mangiare.

“Ciao” mi avvicino a lei e le lascio un bacio sulla guancia. Ripeto poi, la stessa azione con mio padre.

“Come stai tesoro?” sorride mentre continua a guardare il giornale che ha in mano.

“Oggi bene.” Nel momento in cui sto per poggiare il sedere sulla sedia, suona il campanello. Mi guardo intorno per vedere se qualcuno ha intenzione di aprire e quando vedo che nessuno si è interessato più di tanto, sbuffo mettendomi in posizione completamente eretta.

“No non scomodatevi, vado io” un altro sbuffo lascia le mie labbra mentre mi avvicino alla porta per guardare dallo spioncino. 
Zayn, come pensavo. Arriva sempre nei momenti meno indicati.

“Buongiorno splendore” mi abbraccia affettuosamente entrando poi completamente in casa.

“Ciao Zayn, ehm ho dimenticato lo zaino sopra, lo prendo e arrivo.” Gli sorrido lasciandogli un bacio sulla guancia. “Louis, è arrivato Zayn!” urlo a mio fratello mentre salgo le scale. Prendo lo zaino che si trova accanto alla scrivania e scendo nuovamente. Lou ha nel frattempo raggiunto Zayn all’entrata e stanno per uscire dalla porta, saluto un’ultima volta i miei e li seguo fuori.
Zayn sta dicendo qualcosa sottovoce a Louis e sono certa che non mi vogliono far sentire.

“Scusate ma ci sono anche io” sbuffo offesa mettendomi tra di loro. La differenza d’altezza non è molta ma sono comunque più bassa di loro.

“Mi dispiace Sophy ma sei troppo piccola per sentire certe cose” Oggi muore questo ragazzo. Già prima mi ha fatto incavolare abbastanza, se continua così non arriverà a domani.

“Scemo ma abbiamo la stessa età e poi stai zitto che sono ancora arrabbiata con te” gli rispondo a tono per poi rivolgermi a Zayn.

“Allora?” mi sto innervosendo il che non è un bene per chi mi sta intorno nel raggio di almeno due metri.

“Sophy mi dispiace ma non puoi sentire” sento la mascella toccare il suolo. Come può dirmi una cosa del genere? Io che sono la sua migliore amica, quella che lo conosce da una vita, quella che sa ogni suo intimo segreto, quella che l’ha aiutato anche quando l’amore della sua vita gli ha fatto le corna in terza media (ricordo quanto pianse quella volta e ricordo anche la guancia rossa di quella stronza a causa mia, generalmente non sono violenta ma quella volta mi ha fatto proprio girare le scatole).Okay la situazione non è poi così catastrofica come l’ho fatta sembrare io ma cavolo voglio sapere di cosa parlano, ne ho tutto il diritto in quanto sua migliore amica. Si accorge della mia espressione sconvolta e ride.

“Non è niente di importante, davvero. Quando sarà il momento te lo dirò.” Si certo, come no.

“Non ho fame, vado a farmi un giro. Ci vediamo a scuola” sbuffando li supero e comincio ad aumentare il passo.

“Ma dai!”  mi rincorre e si para davanti a me bloccandomi la strada.

“Lasciami stare, non ho fame e non voglio venire con voi” lo supero di nuovo e rimango stupita e delusa nel sapere che non cerca di fermarmi.

“Che sei permalosa, non ti sopporto quando fai la difficile” borbotta. Non mi sfiorano per niente quelle parole perché ormai le ho sentite così tante volte.
Non ribatto e continuo a camminare. Non so dove stia andando, voglio solo camminare un po’ per schiarirmi le idee. Cerco il telefono nei pantaloni ma mi accorgo di non averlo. Ho anche dimenticato il telefono a casa, di bene in meglio. Si prospetta una giornata alquanto merdosa.


Note:
Salveeee! Questa volta solo un giorno di ritardo (sto migliorando!).Tra pochi giorni è Nataleeee!!! Per me da domani cominciano le vacanze finalmente. In ogni caso sicuramente passerò solo per farvi gli auguri perchè non credo di riuscire a postare il capitolo ( a meno che non riuscite a farmi una sorpresina tipo qualche recensione ahaha okay la smetto) .Che ne pensate del capitolo? Spero vi piaccia, fatemelo sapere con una piccolissima recensione se vi va.
Nello scorso capitolo vi avevo parlato di una sorpresa........avete già capito cos'è? Vi ricordo della OS che ho scritto e vi lascio di nuovo il link per chi volesse leggerla.Si chiama Dicembre e devo dire che è abbastanza in tema con la festività che sta arrivando. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3319621

Un bacio e alla prossima!
Flox_H
 

 

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Capitolo 8
*** Buon Natale ***


BUON NATALEEEEE!! Scusate il ritardo ahahah 😂

Vi ricordo di passare dalla mia OS che è anche in tema con la festività: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3319621&i=1

Un bacio e alla prossima!
Flox_H

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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo ***


Nella direzione in cui sto andando c'è una fermata dell'autobus e ci sono delle persone che lo aspettano.

"Mi scusi, a che ora è l'autobus che sta aspettando?" chiedo alla prima signora che mi viene davanti.

"E'... eccolo!" si abbassa a prendere la borsa che aveva appoggiato ai suoi piedi e poi si avvicina all'autobus che nel frattempo si è fermato.

Mi avvicino anche io e quando si apre la portiera salgo. L'autista non mi chiede il biglietto così mi vado a sedere in fondo all'ultimo posto, lato finestrino. Il paesaggio comincia a muoversi lentamente davanti ai miei occhi e la mia mente inizia a viaggiare. Forse sono stata un po' troppo esagerata prima. Non ciò visto più quando mi ha detto in quel modo ma mi rendo conto solo adesso che non è la fine del mondo se ha un segreto con me, infondo non può dirmi sempre tutto anche se sono la sua migliore amica. Sono più che altro gelosa, gelosa di mio fratello. Ha sempre detto tutto a me, con mio fratello parla solo di cose come il calcio, cibo, fa commenti poco carini su ragazze che... RAGAZZE! Sicuramente qualche ragazza e scommetto pure che parlavano della commessa del Roxy's bar. Ma perché non dovrebbe parlarne con me? Potrei dargli anche io dei consigli. Generalmente chiede a me il parere su qualche ragazza, perché questa volta dovrebbe essere diverso? Ecco perché ieri era strano, forse aveva un appuntamento e oggi lo voleva raccontare a mio fratello. 'Troppi film mentali' mi rimprovera il mio subconscio.

Dopo un paio di minuti mi accorgo che mi sto allontanando un po' troppo, così chiedo una fermata e scendo. Se dopo non riesco a prendere l'autobus dovrei andare a scuola a piedi e potrei non arrivare in tempo se vado troppo lontana. Scendo in un quartiere che si trova subito dopo il mio. Poco più avanti dovrebbe esserci un parco che adoro. Quando eravamo piccoli io e Louis amavamo andarci. Si trova sulla strada, è comodissimo arrivarci, ci passavamo ore e ore e qualche domenica facevamo anche i pic nic.

Dopo tanto tempo mi ritrovo di nuovo davanti a quell'immensa distesa di verde con al centro un piccolissimo laghetto e tante tante giostre. Portavamo due barchette telecomandate e facevamo la gara a quale delle due barche, arrivava prima dall'altra parte. Rido al ricordo di me e Louis mentre litighiamo su chi debba scivolare prima sullo scivolo o salire sull'altalena più comoda.

La mia è stata un'infanzia felice e devo tutto alla mia famiglia che non mi ha mai fatto mancare niente e oggigiorno non è semplice, per questo non riuscirò mai a ringraziarli abbastanza. Cammino un po' intorno al laghetto mentre scene del passato si ripercorrono davanti ai miei occhi e ripensando a quei giorni, un sorriso compare sulle mie labbra. Mi siedo su una delle due altalene mentre lentamente mi spingo verso dietro e comincio a dondolare, canticchiando. Mi piace cantare, ma non permetto a nessuno di sentirmi. Non credo che sia particolarmente intonata e me ne vergogno. Il resto della mia famiglia, a partire da mia madre, ha una splendida voce per non parlare di quella di Louis.

Quando sono partita da casa erano circa le otto e mezza, di preciso non so che ora sia perché ovviamente non ho l'orologio ma penso che dovrei ritornare indietro. Mi costa molto dovermi alzare dall'altalena perché mi stavo veramente rilassando. Comincio a ripercorrere la strada fatta poco fa per evitare di arrivare in ritardo a scuola, ma come ciliegina sulla torta inizia anche a piovigginare ed io non ho l'ombrello. La giornata non potrebbe andare peggio. Solo ora mi accorgo che la strada è già bagnata, segno che aveva piovuto e ai lati c'è anche qualche pozzanghera. Accelero il passo man mano che la pioggia comincia ad aumentare. In pochi minuti mi ritrovo a correre provando a ripararmi alla meno peggio con il giubbotto e cercando disperatamente con lo sguardo un riparo. Visto che la fortuna è dalla mia parte, nel raggio di venti metri non c'è neanche un maledetto balcone.

Per avere la conferma che qualcuno lassù mi vuole veramente bene, un motore ad alta velocità prende una pozzanghera che mi lava letteralmente dalla testa ai piedi. Arresto di scatto la mia corsa con la bocca aperta, non capendo più nulla di ciò che avviene intorno a me. Abbasso lo sguardo sui miei pantaloni diventati ormai un tutt'uno con le mie gambe, la maglietta è completamente attaccata al mio ventre, i capelli gocciolano mentre dentro le scarpe i miei piedi navigano nell'acqua. Dire che sono nera di rabbia è poco. Nel frattempo il motore si è fermato poco più avanti di dove mi sono fermata io e quello che sembra un ragazzo scende dal motore. Mi avvicino minacciosamente mentre la pioggia continua imperterrita a scendere ancora più forte di prima.

"Ma secondo te è modo di camminare quello? Guardami! Sono completamente inzuppata!" dico isterica. Il ragazzo mi guarda mortificato, ha un viso familiare ma sono troppo accecata dalla rabbia in questo momento per ricordare chi sia o dove l'ho già visto.

"Scusami non ho visto la pozzanghera... io... sono mortificato." Cerca di avvicinarsi a me e immediatamente indietreggio.

"Stai lontano da me!" urlo come una dissennata e con gli occhi fuori dalle orbite. Ricomincio a camminare con passo felpato spingendo via il ragazzo quando mi viene davanti. In questo momento se mi vedesse qualcuno penserebbe che sono una pazza.

"Aspetta!... Io... scusami veramente non ho visto la pozzanghera." Velocemente viene dietro di me e mi afferra un polso per farmi girare. Lo sguardo che gli rivolgo è talmente omicida che immediatamente lascia la presa. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. "Senti mi dispiace tantissimo per averti bagnata m-"

"Bagnata?!?! Solo bagnata?!" faccio una risata isterica prima di diventare di nuovo seria e rivolgergli lo stesso sguardo di prima "Ti rendi conto che mi hai letteralmente lavata dalla testa ai piedi?"

"Si me ne rendo conto e ti chiedo infinitamente scusa ma punto primo non ho visto la pozzanghera altrimenti non l'avrei presa e secondo, quando ho visto che era troppo tardi, mai avrei pensato che ti avrei bagnata e combinata in questo modo" lo sguardo che mi rivolge mi fa calmare per un attimo. Lo nota anche lui e dopo un lungo respiro riprende a parlare " Se c'è qualcosa che posso fare per cercare di riparare il danno io-"

"Che ore sono?" aggrotta le sopracciglia preso alla sprovvista dalla mia inaspettata domanda, poi mette una mano in tasca ed esce il suo telefonino, non riesco a distinguere che modello sia ma poco importa al momento. Schiaccia qualcosa nella parte laterale del telefonino e lo schermo si illumina.

"Le nove meno dieci" spalanco gli occhi e lui mi guarda preoccupato. Comincio a camminare avanti e indietro portandomi le mani ai capelli, mi blocco di colpo e dallo sguardo che ha quel povero ragazzo deduco non stia capendo più nulla.

"Ehm.... potresti prestarmi il telefono?..... Devo chiamare mio fratello" indico i vestiti bagnati, il suo sguardo improvvisamente mi mette in soggezione e abbasso il mio sulle mie scarpe.

"Certamente!" lo vedo maneggiare con l'aggeggio per poi passarmelo dove noto che è già impostata la tastiera con i numeri. Digito il numero di mio fratello che per fortuna ho imparato a memoria e me lo porto all'orecchio. Il telefono squilla e di mio fratello nessuna traccia. Quando serve non c'è mai! Dopo un altro paio di squilli fermo la chiamata.

"Non risponde" dico tra i denti. "Posso chiamare un amico?" chiedo guardandolo questa volta negli occhi. Solo ora mi accorgo che ha dei bellissimi occhi verdi e di nuovo mi vengono in mente quelli di qualcuno che ho già incontrato.

"Sisi" mi sorride e si avvicina al suo motorino. Mi accorgo che ha smesso di piovere anche se le nuvole coprono ancora il cielo. Sposto lo sguardo sul telefonino guardando l'ora. Le nove meno otto minuti. Devo assolutamente muovermi. Digito velocemente il numero di Zayn sul telefono e poi lo porto nuovamente all'orecchio aspettando e sperando che mi risponda. Dopo i primi tre squilli sento la voce del mio amico.

"Pronto?"

"Pronto? Zayn!" dico sollevata.

"Sophy?"

"Si sono io, e-"

"Dove diavolo sei finita?"

"Non sono affari tuoi. Ora abbiamo chimica insieme giusto? Bene, dì al professore che ho avuto un contrattempo e che sto arrivando" dico fredda.

"Perché dove sei?.... Sop-" riattacco prima che possa dire altro. Mi avvicino al motorino e restituisco il telefono al ragazzo. "Grazie" gli rivolgo un flebile sorriso prima di ricominciare a camminare.

"Dove vai?" mi giro aggrottando le sopracciglia.

"A casa" dico con fare ovvio al ragazzo che è ora seduto sul suo motorino.

"A piedi?" Spalanca gli occhi per poi riprendersi subito, cercando di apparire disinvolto. "Vuoi un passaggio?"

"No, grazie" cerco di camuffare una risata. Gli faccio un cenno con la mano in segno di saluto e mi rigiro riprendendo a camminare più velocemente rispetto a prima, quasi corro. Dietro di me lui sta mettendo in moto e quando parte mi affianca con il motore.

"Dai sali, ho capito che devi andare a scuola. Non ci arriverai mai con questo passo." Nonostante la voce sicura vedo del rossore sulle sue guance.

"Grazie, ma no." Non ho intenzione di salire su un motorino, per di più con un ragazzo che neanche conosco, anche se sono sicura di averlo già visto da qualche parte.

"Sicura?" ritenta.

"Si sicurissima" mi giro per un attimo solo per sorridergli, mentre continuo la mia camminata/corsa con lui a fianco. Nel frattempo ricomincia a piovere. 'Ero poco bagnata vero?' dico tra me e me.

"Allora facciamo così" imperterrito cerca ancora di convincermi "fallo almeno per me, per riparare il danno. Ti prego sali, non posso vederti così. Ti stai bagnando ancora di più." Non lo sento parlare per un po', poi quando riparla mi blocco. "Sono le nove meno due minuti"  Cavolo come passa in fretta il tempo quando ci si diverte.

"Ok. Salgo ma ad una condizione" sorride vittorioso prima di annuire. "Vai piano. Non importa quanto in ritardo arriverò a scuola ma almeno voglio arrivarci viva." Sorride ancora di più prima di annuire di nuovo. Mi passa il casco e lo metto in testa. Al momento di stringerlo vede che ho serie difficoltà e si avvicina a me per aiutarmi. Le sue dita sfiorano il mio mento, le mie guance sono andate a fuoco e non ho il coraggio di alzare lo sguardo e vedere se lui se ne accorto. Agganciato il casco mi posiziono dietro di lui.

"Pronta?"

"Non ne sono sicura" ridacchia per poi raggiungere lei mie mani e farle appoggiare sui suoi fianchi. L'aria si è fatta improvvisamente più pesante e per un attimo cala il silenzio tra di noi.

"Ok tieniti a me" la voce gli esce bassa un po' roca.

"Ok" sussurro, non fidandomi della mia voce poiché so che in questo momento uscirebbe tremolante.

"Dove si trova la tua scuola?" mi chiede dopo aver percorso i primi metri. Devo dire che non sta andando tanto veloce ma neanche tanto piano.

"Ehm... no portami a casa, devo prima cambiarmi" Non posso di certo andare in queste condizioni a scuola, non sopporterei di essere guardata da tutti. Per non parlare delle infinite domande che mio fratello e Zayn comincerebbero a farmi. Si, devo assolutamente cambiarmi.

Dopo avergli dato le giuste indicazioni, il ragazzo di cui non so neanche il nome, mi lascia davanti casa.

"Grazie per avermi accompagnato e scusa se prima mi sono comportata in quel modo ma non ci ho visto più quando mi è arrivata l'acqua addosso."

"No scusami tu per averti bagnata, anzi inzuppata" ridiamo insieme e sembra che l'atmosfera non sia tesa come prima.

"Scusami ma adesso devo andare o non arriverò neanche per l'ultima ora a scuola." Gli rivolgo un ultimo debole sorriso prima di prendere le chiavi dal mio zaino ed avvicinarmi alla porta.

"Sicura di non voler essere accompagnata a scuola?"

"Si, grazie lo stesso" già durante 'il giro in motorino' mi aveva fatto questa domanda ed io gentilmente avevo rifiutato. Apro la porta e un'ondata di calore mi invade. Tanta è la differenza di temperatura tra quella del mio corpo e quella dentro casa, che rabbrividisco.

Velocemente salgo al piano di sopra ed in meno di un secondo sono dentro l'armadio immersa dai vestiti. Indosso la tuta e le scarpe da tennis per poi andare in bagno e prendere il phono. Asciugo i capelli nel miglior modo possibile prima di legarli in una coda alta. Rifaccio lo stesso percorso di quando sono entrata, questa volta ricordandomi di prendere il telefono notando venticinque messaggi e quattordici chiamate perse, tra Zayn e mio fratello. Prima di uscire prendo anche un ombrello, e mi ritrovo di nuovo fuori casa. Sceso l'ultimo dei quattro scalini che ci sono subito dopo il portone, noto che fuori dal piccolo cancello che divide il giardino dalla strada, c'è ancora il ragazzo di prima che mi fissa.


Note:
Eccomi di nuovo quiiiii. Scusate il mostruoso ritardo ma  in questo periodo sono piena di interrogazioni e compiti in classe. Questo capitolo è abbastanza importante... chi sarà il misterioso ragazzo? se avete capito chi è scrivetelo nei commenti.

Un bacio e alla prossima!
Flox_H

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Capitolo 10
*** Nono capitolo ***


"Che fai ancora qui?" chiedo stupita.

"Te l'avevo detto che ti volevo accompagnare a scuola. Dai sono già le nove e dieci." Con molta disinvoltura mi incita con una mano a prendere posto dietro di lui.

"Chi ha detto che voglio salire?" rispondo stizzita. Odio quando le persona mi dicono cosa devo fare.

"Quindi mi stai dicendo che vorresti arrivare a scuola a piedi? Sai che non ci arriverai mai prima delle nove e venti?" ha ragione, io e mio fratello la mattina prendiamo l'autobus per andare a scuola, solo che quando andiamo al bar, come avremmo dovuto fare oggi, ci piace andare a piedi.

"Non ti ho detto che vado a piedi, prenderò l'autobus."  in realtà non so se adesso ci sia un autobus, era solo per farlo rimanere in silenzio e a quanto pare ci sono riuscita.

"Ah.. d'accordo, allora scusa. Volevo rimediare al danno commesso." Sembra sia dispiaciuto dalla risposta che gli ho dato ma non ne capisco il motivo.

"Tranquillo, hai già rimediato portandomi a casa" dico questa volta in maniera un po' più dolce.

"Va bene" a testa bassa mette in moto e prima di andare via si gira di nuovo verso di me "Posso sapere il nome della ragazza che ho accidentalmente inzuppato?" un bel sorriso compare sul suo volto mentre non si può dire la stessa cosa del mio. Le sopracciglia aggrottate e la mente che rielabora la domanda. Perché vuole sapere il mio nome? "Sta tranquilla era solo una mia curiosità ma se non vuoi dirmelo non fa niente" il suo sorriso si allarga ancora di più quando vede la mia espressione titubante.

I lineamenti del mio viso si rilassano e faccio un debole sorriso.

"Sophy".

"E' stato un piacere conoscerti Sophy e scusa ancora per il brutto incidente." Detto ciò va via.

Dopo aver fatto tutto il tragitto a piedi, ovviamente non è passato nessun autobus, sono finalmente a scuola. 09:50. In realtà è stata una vera e propria passeggiata la mia, sapevo di non riuscire ad arrivare tanto presto, quindi ho fatto con comodo. Fortunatamente il cancello era aperto e nessuno mi ha vista. Una volta suonata ormai la fine della seconda ora, vado verso l'aula di matematica. Quest'ora non la passerò né con Louis né con Zayn per fortuna. Al solo pensiero di tutte le domande che mi faranno quando mi vedranno, mi viene la nausea. Questa volta non gli dirò la verità, non è una forma di ripicca nei loro confronti per quello che è successo stamattina, lo faccio perché so che se sapessero la verità non ne sarebbero tanto contenti.

Sedutami come al solito all'ultimo banco in fondo alla classe, fila centrale, comincio ad estrarre dal mio zaino il libro e il quaderno di matematica ma nel momento in cui sto per poggiarli sul banco qualcuno me li prende dalle mani. Non mi serve alzare lo sguardo per capire chi è stato.

"Cos'è questo broncio di prima mattina?" dei folti capelli rossi mi passano davanti mentre la ragazza a cui appartengono, si siede accanto a me.

"Ciao Ali" saluto incrociando lo sguardo della mia amica.

Conosco Alison dal primo anno di liceo, abbiamo in comune molti corsi ed è per questo che ci siamo conosciute. E' una ragazza come si suol dire 'con gli attributi' con questo non dico che è maleducata, anzi, tutt'altro. Si fa valere quando serve ma è molto educata nei confronti dei professori ed in generale con tutti, inoltre a scuola ha una media piuttosto alta. Tutte cose che una persona non si aspetta appena la si vede, alta e longilinea ma con forme abbastanza accentuate, la prima cosa che risalta di lei sono i suoi fantastici capelli rosso fuoco in contrasto con i bellissimi occhi azzurri. Il rosso dei suoi capelli non è un rosso esagerato. Ricordo che la prima mattina che si presentò a scuola con quel colore, rimasi sbigottita e quando passavamo per i corridoi tutti i ragazzi la guardavano con la bava alla bocca. Certo è un bel cambiamento: da capelli castano scuro a rosso fuoco. Le stanno bene in entrambi i modi, è proprio una bella ragazza.

"Allora mi dici cos'hai?" ecco un'altra cosa di Alison: riesce a capire ogni mio stato d'animo, un po' come quegli altri due imbecilli.

"Niente di particolare. Oggi è un po' così... storto." le prendo i libri dalle mani per poggiarli sul banco ed aprirli.

"Va bene... quando vorrai dirmi cosa ti passa per la testa fammi un fischio" nel frattempo, la professoressa di matematica fa capolinea in classe per cominciare una delle sue noiosissime lezioni.

Le ore passano così lentamente che mi sembra siano passati giorni invece che poche ore. Quando finalmente arrivo davanti al cancello dell'edificio alle mie spalle, mi sento più sollevata. Dopo la terza ora, Louis mi ha mandato un messaggio, dicendomi di non aspettarlo all'uscita poiché , subito dopo la fine delle lezioni, avrebbe avuto gli allenamenti di calcio. Per quanto riguarda Zayn, non ho idea di dove sia ma spero proprio di non incontrarlo, non riuscirei a guardarlo negli occhi e dirgli una bugia, anche perché se ne accorgerebbe subito e non mi va di litigare. Percorro la strada che mi separa dalla scuola alla fermata dell'autobus dove stranamente oggi non c'è nessuno che lo aspetta, il che mi fa pensare che è già passato probabilmente. Prendo dallo zaino le cuffie e apro la mia Playlist, schiacciando il tasto 'riproduzione casuale'.

Non mi accorgo neanche di essere arrivata fino a quando, davanti alla porta di casa, un ragazzo è appoggiato al cancello, con la testa bassa che guarda qualcosa sul telefono.

Note:
So che il capitolo è veramente cortissimo e mi dispiace ma prometto che il prossimo sarà più lungo. Anche se è breve è entrato un nuovo personaggio: Alison. Vi piace questa ragazza? A me  piace tantissimo, specialmente se penso a cosa succederà dopo,  maa... non vi anticipo niente. Fatemi sapere se la storia vi piace e volte che continui a scriverla.  Spero di tornare molto presto con un nuovo capitolo.


Un bacio e alla prossima!


Flox_H

 

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