(Not) Ordinary Love

di missherondale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Il mio battito cardiaco era accelerato più del solito, sintomo ovviamente della mia pura ansia e terrore nella giornata che stava arrivando, le mie mani tremavano e a malapena riuscivano a tenere in mano quel piccolo bouquet di rose bianche e leggermente rosee che gentilmente mi avevano composto. 
Il grande giorno quindi era arrivato, il giorno del mio matrimonio, quell'amore iniziato anni prima in una cittadina ad ovest di Londra, quasi al confine del Galles, dove io mi ero dovuta trasferire anni prima per colpa di mio padre. 
Ero immobile davanti allo specchio, bouquet alla mano, mentre mi osservavo silenziosa ponderando quello che il mio futuro marito poteva pensare di me.  


La mia coscienza aveva preso ormai il sopravvento, cercava di calmarmi in modo del tutto non normale, letteralmente alla Madison Mc Collins. 


"Maddie, respira, guardati e sorridi, sei orribile al solito, quindi non cambia dagli altri giorni, è un giorno normale e stai andando a lavoro" 

Convinsi così il mio cervello ad uno stato di relax provvisorio, rilasciando così un sospiro abbastanza rumoroso. Mia madre e qualche membro della mia famiglia si girarono, notando finalmente che la sposa era in uno stato totale di panico. Mia madre mi arrivò alle spalle e poggiò le mani su di esse, sorridendomi nel modo più dolce che potesse avere in quel momento.

«Tesoro, calmati, so che capita a tutti quest'ansia, ma andrà bene, tu e Nathan siete adorabili e andrà tutto bene» le sue parole erano vere ? Stava annuendo anche lei, quindi cercava totalmente di convincere pure se stessa. 

«Si mamma» ripetei al solito, tanto per farla felice. Mia madre si staccò da me continuando ad annuire sempre di meno con la testa, lasciandomi di nuovo da sola. Chiusi gli occhi, respirando prima con affanno poi calmando anche esso ed il battito cardiaco.

Mancava meno di un'ora all'inizio della cerimonia e tutti i ricordi della nostra storia mi tornarono in mente, colpendomi più del solito.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Gloucester, settembre 2008

La campanella della nuova scuola suonò e come ogni nuovo anno mi ritrovai davanti all'ufficio del preside. Decine di ragazzi mi passavano accanto non notando la mia presenza, impegnati a raccontare le loro avventure estive ai propri compagni di classe. Sospirai, ormai quella scena per me era un deja-vu, ogni anno per me si ripeteva e davvero mi stavo stufando di tutto questo, pregando nella mia testa che quello fosse l'ultima scuola che cambiavo. Il baccano si placò poco dopo e il corridoio tornò vuoto. La mia borsa era appoggiata malamente a terra, lanciata lì per non occupare il posto accanto al mio in caso di un nuovo arrivo, al quanto improbabile però. Ero leggermente inclinata in avanti con la schiena, i miei gomiti poggiavano sulle mie ginocchia in modo da potermi tener su e le mani incrociate tra di loro, mentre fissavo silenziosa il muro bianco davanti a me in modo da..non saprei neanche dire a cosa pensavo in quel momento, forse all'ennesimo mio viaggio in una città sconosciuta.
Ero arrivata a Gloucester nel weekend prima della scuola e in una settimana non avevo avuto modo di girare bene la città, soprattutto con il trasloco in corso il mio tempo libero era davvero nullo.
La voce di una donna mi riportò alla realtà, cosa che mi fece staccare lo sguardo dal muro e spostarlo alla fonte di quel suono. Una donna urlava disperata contro qualcuno in una classe li accanto e un ragazzo sghignazzante ne usciva al quanto divertito. La porta si richiuse dietro di lui con un rumore forte e il ragazzo si avviò a passo sicuro verso la presidenza, sedendosi sulla fila di sedie davanti alla mia. Mi sorrise, cosa che fece sorridere automaticamente anche me. Era un ragazzo con la carnagione scura, sicuramente di origini non inglesi, un sorriso ampio e limpido e aveva un colore degli occhi molto simile al caramello.

«Anche tu già sbattuta in presidenza dopo esattamente..» Ci fu una piccola pausa, tempo che il ragazzo abbassò lo sguardo sul telefono, dando uno sguardo al display «un quarto d'ora dall'inizio dell'anno scolastico?» Disse ridacchiando tra se e se, continuando a guardarmi curioso.

«Devo ammettere che far sclerare così tanto una professoressa è davvero entusiasmante e un paio di volte in vita mia ci sono anche riuscita, ma no, sono nuova e la Preside a quanto pare non è ancora arrivata e quindi mi ritrovo sola come un cane. Se anche tu il cane randagio della presidenza?» Chiesi, ridacchiando tra me e me. Sembrava un ragazzo divertente, capace di prendere la palla al balzo,ma anche estremamente intelligente e furbo, ma come la maggior parte degli adolescenti scopriva le proprie carte ormai troppo tardi.

«Non sono un randagio, io vivo in presidenza da circa la prima superiore. Io e la professoressa di inglese abbiamo un rapporto di vero amore,devo ammettere. Se questo è davvero opportuno, lei mi "sbatte" in presidenza» Disse con un sorriso ampio sul viso,facendomi un occhiolino subito dopo. Scoppiai a ridere,senza rendermi neanche conto di quanto fosse forte la mia risata. «Comunque piacere James, ma tutti mi chiamano Jay» mi disse allungando la mano verso di me.

«Piacere mio, sono ..»

«Signorina McCollins, la signora Williams l'aspetta nel suo ufficio» disse con voce squillante una signora sulla mezza età, capelli biondi con taglio netto appena sopra le spalle e collana di perle bianche intorno al collo.

"La segretaria" mi dissi da sola riuscendo a comprendere già dall'atteggiamento, vestuario e il resto il suo lavoro. Saranno gli anni passati in una scuola e l'altra che mi fecero avere un'idea ben stabilita nella mia testa di come erano fatte le segretarie, poche volte ce ne erano di "forme" diverse. La signora alzò finalmente lo sguardo dal suo fascicolo per posarlo sul mio viso, alzando un sopracciglio per farmi comprendere che dovevo davvero muovermi. Raccolsi di corsa la borsa da terra e strinsi la felpa al mio corpo, annuendo alla segretaria. Mi avvicinai a passi svelto alla porta dell'ufficio per poi voltarmi all'ultimo secondo verso il ragazzo.

«Madison, mi chiamo Madison» Dissi sorridendogli, così entrando poi dentro la stanza.

L'ufficio della preside era la stanza più grande di tutto l'Istituto. Una grande sala tappezzata di librerie e libri vari, una cosa che mi fece sgranare gli occhi dallo stupore e dalla felicità. Era forse quella la libreria? Avevo una voglia matta di guardare e sfogliare ogni libro presente li dentro, senza prestare molta attenzione a quello che poteva pensarne la dirigente. Smisi di fantasticare poco dopo,tornando al solito mondo pieno di noia che circondava la mia vita.

"Quanto ami prenderti in giro" mi di si da sola, facendo comparire un piccolo sorriso divertito sul mio volto.

«Lei deve essere Madison McCollins» disse la signora alla scrivania.

Si presentò a lei china su un foglio, occhiali poggiati sul naso e schiena completamente rigida , completamente composta e senza dubbio dall'aria severa.

"E lei deve essere davvero sveglia"

«Si, sono io, presente,signora Williams.» risposi facendo un passo avanti verso la scrivania, arrivando all'altezza delle sedia di velluto poste davanti all'enorme scrivania di legno.

«Una nuova arrivata nell'Istituto» disse spostando gli occhiali dal viso, poggiandoli poco distanti da lei. «Benvenuta nella nostra scuola ,spero che la sua permanenza sia gradita e che i mascalzoni di questa scuola non la infastidiscano troppo» mostrò un lieve sorriso sul viso,davvero tirato, cosa che faceva davvero capire che era fatto tutto per la gentilezza, nessun piacere nella sue parole. Tralasciai questo particolare, concentrandomi più sulle parole che stavano per fuoriuscire dalle mie labbra.

«Signora Williams,devo ringraziare voi per la vostra ospitalità e per la vostra disposizione quasi immediata nell'accettarmi qui. Siete davvero molto gentile e credo mi troverò benissimo qui dentro,sono capace a tener testa, sa ho vissuto con due fratelli più grandi » sforzai le mie labbra a piegarsi per formare un sorriso, il più possibile credibile, tanto per far la bella figura e magari riuscire a tenermi a bada almeno il capo della scuola, anche se, come sempre, questo piacere da parte della preside era al quanto passeggero e dopo mia solita marachella finiva nello scompiglio generale.

«Signorina McCollins, non possiamo rinunciare ad un potenziale studente e consultando le sue vecchie valutazione ho avuto piacere di vedere quanto lei sia brava nelle materie scientifiche e umanistiche, ne sono rimasta al quanto sorpresa e stupita di questo.» Aveva ragione, raramente si vedono ragazze adolescenti appassionarsi così alle materie scientifiche proposte a scuola, di solito il mondo femminile tendeva a frequentare classi come cucina o altre robe dove io andavo letteralmente da schifo, non riuscivo proprio ad ambientarmi in quello che era il mondo femminile, zero. Al contrario, amavo giocare alla playstation insieme ai miei fratelli, anche se in alcuni giochi ancora ero una schiappa, ma tempo al tempo, diventerò sicuramente un asso anche in quelli. Tornando allo stupore della preside, be, adoravo studiare ciò che componeva la materia e tutte le leggi fisiche che ne comportavano, ma soprattutto trovavo un'attrazione immane verso le materie psicologiche e quelle astronomiche, due ambiti stupendi.
La preside riprese tra le mani il suo fascicolo, iniziando a rileggerlo quasi con un'attenzione minimale. Qualche secondo dopo sfilò da sotto la cartella un altro foglio, porgendomelo dalla sua postazione senza avere la minima intenzione di muoversi da lì. Mi avvicinai a lei e presi il foglio, iniziando a leggere di ciò che trattava senza parlare o rispondere ancora alla sua frase precedente, c'era un silenzio al quanto imbarazzante ma poco mi importava in quel momento. Il foglio conteneva l'orario settimanale di ogni classe e corso che avevo precedentemente scelto, insieme a tutta la lista minuziosa dei miei professori con annesso la materia d'insegnamento.

«Signorina McCollins, mi ha fatto davvero piacere conoscerla, ma visto che la campanella sta per suonare, la invito a dirigersi verso la sua classe, così da poter iniziare l'anno con armonia. Mi sono presa il disturbo di farla accompagnare dal docente interessato » Davanti a me si presentò un uomo di giovane età, presumibilmente sui 30 anni, alto, carnagione chiara in contrasto ai suoi capelli corvini, ma risplendente per il color azzurro dei suoi occhi.

«Signorina McCollins, ecco a lei il suo docente di Fisica, il signor Meyers» L'uomo allungò la mano verso di me e io gliela strinse, sorridendo gentilmente al professore. Qualche istante e la prese si allentò,lasciandomi riportare il mio braccio lungo il mio fianco.

«Allora signorina McCollins,mi seguirà in classe?» sorrise e io annui subito dopo, quasi felice di iniziare insieme a lui l'anno scolastico. Era un bell'uomo quindi perche non sperare di diventare la sua amata cocca? Scacciai via dalla mia mente quell'idea, stringendo così a me la felpa e seguì in silenzio il professore fino alla sua aula, ovviamente stra piena di alunni concentrati in conversazioni rumorose.

«Buongiorno ragazzi.» disse il professore e da lì calò il silenzio assoluto. Ventitré ragazzi si alzarono insieme, salutando di rimando il professore e mettendosi a sedere, mantenendo quel silenzio di tomba.

"Dio mio, fanno paura. A Manchester a malapena si salutava il professore" pensai, trovando quella situazione al quanto strana e anormale per i suoi canoni.

«Lei è la vostra nuova compagna Madison, mi raccomando di non trattarla al vostro solito, poiché la preside ha espressamente riferito che se ne occuperà lei di voi» Rimasi completamente in silenzio per tutto il tempo, osservando la classe nel suo rimprovero di inizio anno. Di solito mi ritrovavo in classi completamente casiniste e senza riguardo per quelle che erano le regole scolastiche su cui attenersi, quindi quel silenzio era per me qualcosa di anormale. Feci un sorriso al professore e osservata da tutta la classe mi misi a sedere in uno dei posti disponibili in giro per la classe , trovandomi di fianco ad un ragazzo dai capelli scuri che non appena mi vide si voltò, tendendo la mano.

«Hey nuova, piacere sono Nicholas » Sorrisi appena, accennando un saluto con la testa e stringendogli la mano.

«Piacere mio, Madison» Ero già sfinita e la scuola era iniziata da neanche cinque minuti.

"Oh Maddie, sarà una lunga giornata!"


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SALVE A TUTTIII, MI RACCOMANDO FATEMI SAPERE COME TROVATE LA STORIA E SE VI PIACE, UN BACIO. 😘

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Poggiai la borsa sul banco,aprendola in modo da poter tirar fuori il quaderno nuovo che avevo comprato il giorno prima tanto per gli appunti. Nel mentre il professore domandava sparso nella classe le esperienze fruttate nell'estate.

«Sei nuova di qui o hai solo cambiato scuola?» chiese Nicholas,decisamente più interessato a sapere su di me che sulla grande discussione estiva aperta dal professore.

«Trasferita, sono di Manchester, anche se sono nata a New Castle, giri un po' strani si» dissi ridendo appena da farmi sentire da lui,mostrando un lieve sorriso sul viso.

«Ci sono stato a Manchester, città stupenda, solo che i miei compagni delle medie me l'hanno rovinata, maledetti bast...»

La voce del professore interruppe drasticamente la discussione che avevamo iniziato, sorridendo al ragazzo in modo del tutto (non) gentile.

«Signor Lambert, vorrebbe cortesemente interrompere quello che sta facendo. Non vorrà ripetere la situazione dell'anno scorso, vero?» Disse in tono strettamente normale, ma con quella nota di sarcasmo che in pochi riuscivano a cogliere.

«Si signor Meyers» disse il ragazzo abbassando appena il capo in segno di dispiacere,voltando il viso verso di me per farmi l'occhiolino. Dispiaciuto? Nah,bravo attore. 
Ricambiai il sorriso del ragazzo, osservandolo ancora per qualche istante finché la voce del professore mi riportò di nuovo alla realtà.

«E lei signorina McCollins, cosa ha fatto quest'estate?» alzai il viso verso il professore, lo osservavo silenziosa mentre lui si appoggiava con il corpo alla cattedra. I ricordi di quell'estate scomparvero li sul momento, riuscendo a farmi pronunciare semplicemente.

«Emh....». Le parole non mi uscirono,rimasero qualche istante nella mia mente. Non riuscivo proprio a pronunciare nessuna parola a riguardo della mia estate, cosa che mi fece solo innervosire molto di più. 
La campanella poco dopo suonò, salvandomi da quell'imbarazzante situazione. Raccolsi il mio quaderno dal banco, rinfilandolo velocemente dentro la borsa e affrettandomi ad arrivare il prima possibile alla porta. Sentì la voce del professore annunciare un avviso per la sua lezione successiva, ma poco mi importò, volevo solamente uscire da scuola. 
Raggiunsi velocemente l'uscita della scuola, sfilando dalla mia tasca dei jeans il mio cellulare. Sul display comparvero i vari messaggi ricevuti durante tutta la mattinata.

"2 messaggi da Mamma. 6 messaggi da Christine."

Sorrisi a quest'ultimo nome , sapendo che quella povera ragazza stava scontando sicuramente il primo giorno di scuola insieme alla mia ex professoressa di scienze. 
Christine era quella che potevo considerare la cosa più vicina ad una migliore amica. Ci conoscevamo dai tempi delle elementari e nonostante tutto quel tempo eravamo rimaste perfettamente in contatto l'una con l'altra. Mi piaceva la sua compagnia, anche se ormai attraverso un cellulare. 
Eravamo totalmente diverse come aspetto: Christine si presentava come una ragazza alta, capelli biondi e lunghi ricadenti sulle spalle ed un paio di occhi azzurri che facevano impazzire ogni ragazzo la guardasse. Si, tante volte avrei voluto essere come lei ma aimè, il destino aveva voluto altro.

Spostai i miei capelli su un lato, pronta a premere il tasto di chiamata, ma sentì in lontananza qualcuno chiamarmi. Alzai lo sguardo e scrutai i ragazzi che si presentavano davanti a me raccolti in gruppetti, più o meno piccoli. Un ragazzo alzò la mano richiamando la mia attenzione: era James, il ragazzo incontrato quella mattina mentre aspettavo Miss AdoroFarmiAspettare. 
Sorrisi al ragazzo e scesi velocemente le scale, raggiungendolo qualche secondo dopo.

«Hey cane randagio, come è andato l'incontro questa mattina?» dissi sorridendo al ragazzo, riponendo il cellulare nella tasca posteriore dei miei jeans.

«Be, possiamo dire che è andata bene, mai quanto i tuoi quaranta minuti di conferenza.» mi fece l'occhiolino. «Senti..Madison giusto? Ho capito che qui sei nuova, quindi mi chiedevo se ti andava uscire con noi e il nostro gruppo» Indicò il ragazzo accanto a lui, il quale alzò appena la mano in segno di saluto. Era tremendamente timido, nascondeva le braccia e le mani dentro le maniche della felpa e riusciva a malapena tenere il contatto diretto del mio sguardo. Sorrisi al ragazzo, ricambiando il saluto a voce.

«Comunque si, mi andrebbe di uscire, non conosco quasi nulla di questa città e mi piacerebbe conoscerla. Se ti va lasciami il tuo numero così ti scrivo il mio indirizzo. Giuro non so come raggiungere nulla qua.» disse ridacchiando appena, trovando il consenso anche nelle risate dei due ragazzi.

«Perfetto McCollins, ci sto.» mi disse avvicinandosi a me e dettandomi cifra per cifra il suo numero di telefono. Lo salvai sotto il suo nome, tenendo il cellulare in mano aspettando la tanto attesa notifica da parte di mio fratello, non ancora arrivata.

«Ci vediamo oggi allora, ciao» sorrisi e salutai poco dopo, allontanandomi da quei due ragazzi in modo da poter chiamare quell'idiota, scomparso nel nulla dopo la mattinata. Era anche lui a scuola, perché era nato soli due anni prima di me, ma Sascha adorava farsi attendere e essere ricercato da tutti.

Digitai il suo numero, premetti la cornetta verde e rimasi in attesa di una sua risposta

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Il telefono continuò a squillare per diversi secondi fino a quando dall'altra parte della cornetta una voce chiara rispose.

«Si?» disse con tutta la tranquillità al mondo, come se nulla fosse.
Avevo il nervoso all'estremo in quel momento, tanto che nulla mi trattenne nel rispondergli male.

«Sascha! È da mezz'ora che ti aspetto, dove diavolo sei finito?!» gli urlai contro senza rendermi conto della gente che avevo intorno, ma poco mi importava in quel momento.

«Hey hey, calmati streghetta. Sto arrivando, ricordi dove abbiamo parcheggiato oggi? È al quanto lontano e in questo momento c'è traffico per strada» disse sospirando poco dopo, staccandomi il telefono in faccia. 
Un lieve lamento uscì dalle mie labbra, mentre alzavo svogliata gli occhi al cielo.

«Hey scusa..?» mi disse una voce alle mie spalle, facendomi voltare curiosa. Una ragazza bionda e con gli occhiali era ferma davanti a me, sorridente. Era poco più alta di me e portava abiti decisamente più idonei ad una donna che i miei: aveva addosso una t-shirt bianca con la scritta Love stampata sopra con colori che variavano da tonalità calde a quelle più fredde, insieme a dei jeans blue e delle vans nere ai piedi.

«Si?» chiesi sforzandomi di mostrare un sorriso, il più vero possibile.

«Sei Madison vero?» chiese. Inclinai il viso leggermente a sinistra, cercando di capire come diavolo sapesse il mio nome.

«S-si, sono io, si, dimmi» balbettai impacciata mentre muovevo su e giù la testa, annuendo.

«Emily, piacere. Sono con te a fisica. So che sei nuova, più che tanto l'ho capito..» continuava a parlare mentre sorrideva imbarazzata e si incasinava da sola tra le parole.

"Sono io versione bionda" pensai mentre un sorriso compariva sulle mie labbra.

«Comunque volevo chiedere se te la cavi in fisica, sai.. l'anno scorso mi ha mandato avanti, ma per grazia divina e sto cercando qualcuno del mio corso disposto ad aiutarmi» portò le mani davanti a sé e le strinse fra loro, sorridendomi in modo gentile.
Le ricambiai il sorriso, era terribilmente gentile e non riuscì a dir di no.

«Certo che ti do una mano, me la cavo e non ho mai avuto problemi, se vuoi sono disponibile.» le dissi mantendendo quella che era la mia espressione più gentile, mi veniva al quanto bene anche se era davvero rara. «Facciamo così , domani a fisica ti metti vicino a me così non appena hai difficoltà io ti aiuto». Avevo appena finito la frase quando un clacson alle mie spalle interruppe la conversazione, facendomi voltare di scatto: era Sascha che mi faceva segno di sbrigarmi.

"Alla buon ora, ciccio" pensai tornando a guardare la ragazza.

«Scusa devo scappare, quello è mio fratello che mi reclama. Ci vediamo domani» le sorrisi mentre la salutai con una mano, voltandomi infine verso l'auto per salirci su.

Sfilai la borsa dalla mia spalla e la lasciai ai miei piedi in modo da poter aver le mani libere per tirar uno schiaffo sulla spalla di mio fratello.

«Ahi!» si lamentò lui, poggiando la mano sul punto colpito.

«Così impari!» gli urlai contro, facendogli segno di partire, al quanto arrabbiata. 
Tenni il muso per diversi secondi mentre lui silenzioso guidava per la strada ancora completamente sconosciuta per entrambi, l'unica voce udibile in quegli istanti fu il navigatore che ad intervalli poco regolari scandiva le indicazione per casa.

«Chi era quella?» mi chiese mio fratello curioso e pronto a sapere con chi stavo parlando.

«Una che frequenta il mio corso di fisica, mi ha chiesto se posso darle una mano visto che ha problemi nella materia» risposi velocemente concentrata a ricordare la strada da percorrere poi il pomeriggio.

«Bello, già fatto amicizia?» domandò sorridendomi, voltando appena il viso verso di me.
Annui velocemente, sorridendo subito dopo al pensiero di James e gli altri ragazzi, sperando che quel pomeriggio arrivasse davvero velocemente.

«Si, oggi esco, mi hanno proposto un viaggio per Gloucester e mi son sentita in dovere di accettare, dopo tutto son stati gentili»

Sascha si voltò verso di me a bocca spalancata e recitò una frase che mi aspettavo, d'altronde quando mai facevo amicizia così velocemente io?

«TU AMICIZIA? Davvero? Oddio santo, questa mi è nuova»

Risi appena a quella frase, tenendo su quel piccolo sorriso innocente che avevo, pregustandomi da li il mio pomeriggio. 

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