Every Night I Burn Waiting For The World To The End

di imtheonekeepingyoualive
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


burn1 Every Night I Burn Waiting For The World To The End
Capitolo 1




Gerard si girò per l' ennesima volta nella scomoda brandina. Come ogni notte non riusciva a dormire.
Faceva caldo e si sentiva scottare, sudava e non uno spiffero lo rinfrescava.
Avrebbe dovuto riposarsi per l' indomani, sarebbe stata una giornata pesante e difficile, ma proprio non riusciva a chiudere gli occhi senza risentire o rivedere tutto quello che aveva fatto.
Aveva ucciso, aveva visto gente morire colpita dai proiettili sparati da lui, il sangue, le urla, il rumore degli spari e le bombe.
La morte.
Scosse la testa, passandosi una mano sul viso. Sentì il sudore bagnarla.
Sospirò e si alzò a sedere. Vide i suoi compagni dormire della grossa nelle loro brandine, scomposti e con le bocche aperte, russavano e si lamentavano nel sonno.
Voltò il viso a desta, alzò il cuscino e prese le lettere. Si alzò ed uscì dalla tenda, per cercare un pò di sollievo all' esterno.
Immediatamente una leggera brezza lo colpì, facendolo sospirare di piacere. Prese un respiro più profondo, annusando l' odore della terra e dello zolfo.
Si guardò per un attimo in giro, fino a quando non addocchiò una tanica di benzina. Ci si sedette sopra e prese il plico di lettere che si era portato dietro.
Si erano rovinate un pò, col tempo, le teneva unite con uno spago e le aveva lette talmente tante volte che ormai le sapeva a memoria.
Ma erano l' unica cosa che lo tenevano legato alla sua vecchia vita, non se ne sarebbe separato per nulla al mondo.
Slegò lo spago, appoggiandolo poi sulle gambe. Scorse con gli occhi la calligrafia di suo fratello, ordinata e senza una sbavatura d' inchiostro.
Le sue invece erano un campo di guerra. Anche quelle. Non sapeva come Mikey riuscisse a capire cosa ci fosse scritto e rispondergli.
Sorrise tristemente.
Se solo avesse avuto una sigaretta...
Aprì l' ultima lettera che gli era arrivata, quasi due settimane prima.



"Ciao Gerard,
Come stai? Ora dove vi trovate? E' ancora brutto come lo scorso campo?
Qui a casa stiamo tutti bene, papà è riuscito a trovare quel disco che cercava da tanto. Finalmente, dirai.
C'è un' altra cosa che però volevo dirti. Una cosa bellissima.
Mi sono fidanzato.
Lei si chiama Alicia ed è la figlia di un amico di papà. Te ne avevo già parlato, ricordi?
Erano venuti altre volte a cena da noi e lei mi è subito piaciuta. Quando le ho chiesto di fidanzarci e lei ha accettato, mi sono sentito l' uomo più felice della Terra.
Lo sarei se qui con noi ci fosse anche il mio fratellone.
Te lo ripeto in ogni lettera che ti mando, quando torni? Manchi a tutti.
E non voglio sposarmi se tu non ci sei.
Mamma e papà ti salutano, dicono che gli manchi e...

Gerard, mio piccolo, come stai? Non ti hanno ferito vero? Sei ancora tutto intero?
Mi manchi tantissimo, aspetto solo di riabbracciarti.
Torna presto a casa.

Mamma ha voluto lasciarti una cosa scritta. Non si riesce neppure a leggere...
Aspettiamo solo che tu ritorni.
Ciao Gerard, mi raccomando, non farti prendere.
Ti ammiro.

                                                Tuo fratello Mikey."




Si asciugò la lacrima che era riuscita a cadere dai suoi occhi.
Ogni volta che leggeva una lettera, scoppiava a piangere come una femminuccia. Per fortuna gli altri ragazzi non l' avevano mai visto, altrimenti sarebbe diventato lo zimbello dell' intero campo.
Era una fortuna che preferisse isolarsi mentre leggeva, perchè perdeva completamente il senso delle cose e si ritrovava piangente.
Scosse la testa, tirando su col naso. Piegò la lettera e la rimise nella busta.
Alzò lo sguardo e si perse sul paesaggio desolante intorno a lui.
Nel buio, l' unica luce erano le fiaccole piantate nella terra. Il riflesso arancione e tremolante del fuoco creavano sul terreno giochi di chiaroscuro.
E tende. Verdi, marroni, messe su alla bell' e meglio, carichi di munizioni, scatole di polvere da sparo e taniche di benzina.
Chiuse gli occhi. Era troppo dura guardare tutte quelle cose, si sentiva un peso sul cuore.
La consapevolezza di essere un assassino a piede libero e che sarebbe dovuto esserlo per molto tempo ancora.
- Way, non dormi? -
Girò il viso e incontrò gli occhi azzurri del suo compagno.
- No, Bob, non ho sonno. -
Tornò a guardare le fiaccole, mentre stringeva più forte le lettere.
- Ancora gli incubi? -
Lo sentì sedersi accanto a lui. Lo vide accendersi una sigaretta.
- Sì. - Rispose, guardando come ipnotizzato, la piccola stecca di tabacco.
L' altro se ne accorse, perchè gliela porse.
Subito la prese e se la portò alle labbra, inebriandosi del sapore del fumo in bocca. Quanto gli era mancato tutto...
- Vedrai, ci farai l' abitudine. E' sempre così all' inizio. -
Lo guardò in quegli occhi così azzurri freddi, ma capaci di vedere e capire tutto. Bob era un bravo ragazzo.
Eppure non riusciva a capire come avrebbe potuto abituarsi a quell' orrore, in fondo qui si trattava di uccidere per non essere uccisi.
- Da quanto tempo sei in guerra? - Gli chiese, triste.
Lo vide fare un mezzo sorriso, e perdersi anche lui con lo sguardo sul campo.
- Un anno, ormai. -
Sentì di provare pena per quel ragazzone così buono. Era veramente tutto un' ingiustizia.
Anche lui sarebbe rimasto per così tanto?  
- Io sono qui solo da febbraio e già mi sento impazzire. -
- Vedi di non impazzire davvero, Way. Qui non ti mandano a casa a meno che tu non sia in una bara. -



Per la serie non ho già abbastanza storie scritte e in fase di lavorazione, vero?
Però non sono riuscita a non postarla. Sono egocentrica. u.u
Dovrebbe essere il seguito probabile di "Me And Mrs. Jones", ma anche senza averla letta, si capisce benissimo tutto.  
Avverto che non so quanto possa essere veritiera la vita del campo e dei soldati, visto che non sono informatissima su questo.
Grazie a chiunque legga!

Xoxo Sory

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


burn2 Every Night I Burn Waiting For The World To The End
Capitolo 2



Da quanto stavano camminando?
Il sole era alto in cielo e non lasciava loro via di scampo. Sarebbero morti arrostiti, lo sapeva.
Si sentiva la gola bruciare per la sete, la lingua impastata, il sudore bagnarlo e le membra stanche. Gli girava la testa.
E quell' arma pesava così tanto...
Le gambe si muovevano con fatica, gli scarponi impedivano i movimenti fluidi e l' elmetto sulla sua testa gli scorticava il cuoio capelluto. E le goccioline di sudore gli finivano negli occhi.
- Way, ce la fai? -
Era di nuovo Ray. Era la quinta volta che glielo chiedeva e, ogni volta, sempre più ansimando.
- Ce la faccio, grazie. -
- Risparmiate il fiato! - Sentirono urlare davanti, il generale.
Superarono una collinetta. Le vertigini aumentavano, vedeva le lucciole davanti agli occhi e le gambe avrebbero presto ceduto.
Una mano lo prese per il braccio.
- Way, non svenire. -
Vide gli occhi di Bob, un lampo azzurro.
- Cosa succede? -
Il generale li raggiunse.
- Signore, Way stà per svenire. - Disse Bob, preoccupato.
- Way non azzardarti! O dovrai svuotare le latrine! - Lo sentì urlare.
Non avrebbe voluto davvero svenire. Avrebbe voluto continuare a camminare, fino a non sentrirsi più le gambe.
Ma non ce la faceva più. Gli occhi si chiudevano, le gambe cedevano e faceva così caldo...
Prima di perdere conoscenza riuscì a sentire il generale uslare di nuovo qualcosa.
- Femminuccia! -



Si svegliò di soprassalto.
La prima cosa che vide fu marrone. Il marrone della tenda.
Espirò, come se avesse trattenuto il respiro fino ad allora. Si guardò intorno, portandosi una mano sulla fronte.
- Sei sveglio? -
Spostò velocemente lo sguardo a sinistra e vide Bob entrare, spostando il lembo della tenda.
Non rispose, ancora intontito.
Lo vide avvicinarsi a lui e sedersi sulla brandina accanto.
- Ti ho portato dell' acqua, tieni. -
Si alzò a sedere e prese il bicchiere che Bob gli stava offrendo.
- Grazie. -
Iniziò a sorseggiare il liquido fresco, come se fosse manna. In pochissimo la finì.
- Henderson ha detto che ti toccherà pulire le latrine, Way. - Disse l' altro, a bassa voce.
Le latrine?
Spalancò gli occhi, spaventato.
- Dio! -



- Way, visto che sei una famminuccia, farai i lavori di casa. -
- Sissignore! -
Il generale camminava avanti e indietro, proprio davanti a lui. Lo sapeva che sarebbe stato lo zimbello del campo, prima o poi.
- Svuotale tutte e non tornare finchè non avrai terminato, hai capito?! -
- Signorsì, signore! - Urlò, portandosi la mano destra alla fronte.
Il saluto militare.
L' altro lo guardò ancora per un secondo, poi girò sui tacchi e se ne andò.
Adesso iniziava la punizione.
Si girò verso la fila di latrine alle sue spalle e sospirò. Si portò una mano fra i capelli e se li tirò indietro.
Si avvicinò alla prima cabina e aprì lo sportello in basso. Tirò fuori un bidone pieno di escrementi.
Storse il naso alla vista e all' odore. Non poteva essere così...
Lo trascinò per un pò, poi prese una tanica di benzina, ce ne versò un pò dentro e diede fuoco, buttandoci dentro un fiammifero. Con l' ausilio di un lungo bastone, girava il tutto.
Si sentiva male, stava per vomitare.
La vita militare faceva veramente schifo.
Ci volle mezz' ora perchè finisse col primo bidone. Ne mancavano ancora quattro.
Con un' espressione sofferente ed il naso nero per il carbone ed il fumo inalati, si avviò verso la cabina successiva.



Doveva correre, più veloce che poteva.
Sentiva le bombe scoppiare poco distante da lui, un rumore assordante e straziante. Poi le urla di chi veniva colpito. Gli spari e gli ordini.
Gli fischiavano le orecchie, il cuore rimbombava nella cassa toracica e gli occhi vedevano solo il grigio.
Tutto era grigio, anche lui, anche le sue mani.
Si nascose dietro una collinetta formata da sacchi di sabbia. Portò l' arma ad altezza spalla e si preparò a sparare.
Fece sporgere la canna e posizionò il dito sul grilletto.
Fino a quando non sentì un' enorme esplosione alle sue spalle, che lo rintronò.
Non sentiva più nulla, vedeva solo correre. Tutti correvano.
Tutti tranne lui.
Non capiva cosa stesse succedendo. Solo un grande silenzio nelle sue orecchie.
L' improvvisa sordità l' aveva destabilizzato, facendogli perdere la ragione.
Sarebbe dovuto scappare ancora, rifugiarsi in un altro posto, o correre, solamente.
Invece non faceva niente, rimaneva fermo a guardare lo spettacolo macabro che passava davanti ai suoi occhi verdi spalancati.
All' improvviso un dolore lancinante alla spalla sinistra, lo fece piegare e digrignare i denti.
Si ritrovò a schiena a terra a guardare il cielo grigio, le colonne di fumo nero che salivano in alto e pezzi di terra che volavano per le bombe.
Poi, il buio.




Mamma che amarezza, questo capitolo.
Non ne sono per niente soddisfatta. Anche perchè l' ho spezzettato. Bah.
Sì, le scene non sono delle migliori, me ne rendo conto, ma era sul serio così. Quindi... Povero Arturo.

Rory Gilmore: Ciao!, Sì, l' ho continuata. u.u E per adesso i due amori non fanno nulla, perchè il povero Gerardo è a fare la guerra. Ma già dal prossimo si intuisce qualcosa. ^^
kiroandstrifyforever: Sì, è triste. Decisamente. Ecco il capitolo due e grazie per i complimenti.
friem: Io mi sono vista da poco anche Jarhead, al massimo rubacchio qualche scena da lì. u.u
E, sì, per fortuna non siamo esperte di quel che succedeva. Grazie dei complimenti, davvero. Sarà che non sono sicura di quello che ho scritto, ma sei riuscita a tirarmi su.
Xx_ ImJustAKid: Ecco l' aggiornamento, mi aspetto un commento al secondo capitolo! ^^ Sì, non ce l' ho fatta a non farne un seguito, ormai io vivo di seguiti. XD
cucciola_punk: Grazie tantissimo per l' allegria! ^^ Ecco a te il seguito! Ben arrivata!
La regina del NON POSTO: (Che ieri ha postato, sì!) Non sono un geniaccio, sono la donna collegamentare. u.u Colei che ti merita, no?
Tu mi lusinghi sempre, amore. Dovresti iniettarti una dose di autostima, mi sa. Sì.
Grazie, davvero, per amare sempre ogni mio scritto. Ti adoro e lo sai. Per quanto riguarda la storia, per ora niente Frerard, solo la guerra. Ma già dal prossimo...
Ti amo tanto!
jessromance: Sì, Gee è in guerra. ç_ç E Mikey non c'è semplicemente perchè ha avuto pià cervello del fratello e non si è registrato al fronte. u.u Perchè Gerardo è idiota. XD Ecco il secondo capitolo, cara! ^^
Mia futura moglie: Tesoro, tu non sai quanto mi gaso, quando leggo che ti emoziono. Davvero.
La lettera di Mik mi sembrava artefatta, non sincera, invece tu mi dici che ti ha toccata. Ci sono sia Winnie che il Toro. Ed entrambi sono solo dell comparse, ma ho in mente di farli ritornare più avanti, sì. Brutta la guerra e Gee ne sta avendo tutte le conferme.
Ti amo anch' io, davvero tanto. E ci sparaflesheremo insieme un giorno. u.u
Chemical_Marty: Ebbene sì, pure in guerra l' ho mandato. E... Mi sa che non è molto idoneo. Guarda cosa gli è successo! ^^

Grazie davvero a tutte, anche chi ha commentato e messo tra i preferiti la one-shot!
Ma anche chi ha messo tra i preferiti questa storia:

1 - Chemical_Marty 
2 - friem 
3 - kiroandstrifyforever 
4 - pogo 
5 - Pozzina 
6 - trivialgirl 
7 - _omfg_

Grazie ancora!
Xoxo Sory!


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


burn3 Every Night I Burn Waiting For The World To The End
Capitolo 3



Faceva male. Maledettamente male.
Si ritrovò ad urlare, mentre la spalla bruciava e non gli lasciava tregua.
- Calmo, calmo! Non si agiti o le farà più male! -
Non sapeva a chi appartenesse quella voce, ma di sicuro non sarebbe riuscito a fare quello che gli diceva.
- No! - Si ritrovò a dire, inconsciamente.
Poi un fastidio al braccio sinistro e un fuoco che gli passava nelle vene.
Stava morendo, ne era certo. E sarebbe andato all' inferno.
Non sarebbe potuto essere un posto peggiore di un campo di guerra, pensò.
- Aiutatemi qui, perde sangue! E' ferito! -
Di nuovo quella voce.
Suo malgrado si trovò a non aver più il controllo del suo corpo. Avrebbe voluto urlare, con tutto sè stesso, avrebbe voluto dimenarsi, per sfuggire a quel dolore che lo attanagliava, togliendogli la ragione...
Ma non poteva. Le braccia e le gambe non rispondevano più ai suoi comandi e la mente si annebbiava, mentre poco a poco anche la voce scemava.
- Chi è? -
Un' altra voce? Dov' era?
- Soldato Way, terza divisione. E' ferito alla spalla sinistra, poco distante dal cuore, morirà dissanguato se non interveniamo subito! -
L' avevano ferito al cuore? E non era morto?
- Portatelo di là. Vedremo cosa potremo fare... -
Quello che potevano fare?
Con quelle parole nella mente, si addormentò nuovamente.




Faceva caldo. Perchè?
Avrebbe pagato per avere un pò di frescura...
Spalancò gli occhi, respirando pesantemente.
Dov' era?
Si guardò in giro, febbrilmente. Era spaventato, non esitava ad ammetterlo.
Cercò di mettersi seduto, ma una fitta glielo impedì.
Improvvisamente si ricordò tutto. La ferita, le voci, il dolore e la sua inettitudine sul campo.
Allora era al campo feriti? L' avevano salvato? Il suo cuore batteva ancora nel petto?
Tornò a studiare il posto. Era tutto di un bianco sporco. Era desolante.
Come tutto quello che aveva visto da quando era partito...
Qualcuno si sarebbe accorto di lui? O sarebbe restato lì a marcire?
Allora tentò di nuovo di alzarsi, facendosi sfuggire un lamento.
- Signor Way, stia giù! -
Un paio di mani delicate, lo spinsero ad appoggiare nuovamente la testa sul cuscino.
Riconosceva la voce. Era quella che aveva sentito quando pensava che sarebbe morto dal dolore.
Aprì gli occhi e vide una ragazza. Una ragazza giovane, con lunghi capelli neri e grandi occhi blu.
Un' infermiera?
Aprì la bocca e cercò di dire qualcosa, ma non riuscì a far uscire la voce.
Subito la ragazza gli porse dell' acqua in un bicchiere, gli prese la testa e lo aiutò a bere. Metà gli finì sulla maglietta, rinfrescandolo almeno un pò.
- Non si agiti. Ha subito un'operazione delicata, deve solo riposarsi. L' importante è che sia vivo. - Gli disse, sorridendogli.
La guardò con la bocca aperta, incapace di dire qualsiasi cosa.
- Che giorno è? - Riuscì a sussurrare, alla fine.
Lei lo fissò per qualche secondo, prima di rispondergli.
- 15 luglio. -
15 luglio? Voleva dire che era rimasto ben quattro giorni nell' oblio?
- Adesso dorma, ha la febbre alta e non riusciamo a farla scendere. -
Sospirò leggermente, spostando lo sguardo da lei. Non voleva dormire, voleva sapere degli altri. Era morto qualcuno?
- Avete trovato qualcun' altro della mia divisione? - Chiese, preoccupato.
Lei non gli rispose. Allora capì che qualcuno doveva essere morto, qualcuno più sfortunato di lui.
Chiuse gli occhi, sentendo le lacrime pungere per uscire.
Lei gli passò una mano fra i capelli, una carezza come quella di una mamma.
Ne sentiva troppo la mancanza...
- Dorma... - Gli disse, rassicurante.
Allora si lasciò andare ad un sonno tormentato e pieno di incubi.




Si allacciò la giacca, con un' espressione dura sul viso.
Recuperò le sue cose e si avviò lungo il corridoio di letti bianchi occupati ogni giorno da soldati nuovi.
Quanti ne erano morti? Gerard non lo sapeva neppure più.
A volte capitava che li portassero moribondi e non riuscivano nemmeno a superare la notte. Quante urla aveva sentito, quante suppliche e preghiere aveva ascoltato?
Scosse la testa, uscendo all' esterno. Si mosse verso destra ed entrò in un altra tenda bianca, sporcata dalla polvere.
- Way, te ne vai oggi, eh? - Gli urlò un dottore da lontano.
Lui sorrise tristemente e annuì.
- Finalmente. - Disse.
Raggiunse un' infermiera che gli porse una busta bianca.
Era tutto bianco, ma la polvere sporcava tutto. Anche loro erano così in realtà. Sporchi.
Lo prese e salutò tutti, i dottori che l' avevano curato per l' intero mese di permanenza, le infermeire che l' avevano accudito come un figlio.
Avrebbe voluto salutare anche i suoi compagni, ma erano partiti per una missione. E poi sarebbe scoppiato a piangere, alla fine era meglio così.
- Grazie di tutto. - Ringraziò alla fine, prima di uscire ed andarsene definitivamente.
- Di niente, Gerard. Vedi di non tornare più. - Gli disse un dottore.
Lui fece una mezza risata, salutando con una mano. Alzò il lembo di tenda ed uscì.
Finalmente poteva tornare a casa.
Non aveva potuto dire niente ai suoi genitori e a Mikey, ma non importava, li avrebbe raggiunti presto.
Camminò fino al furgoncino che li avrebbe accompagnati all' aereoporto.
Si sedette sul sedile scomodo di pelle, insieme ad altri che, come lui, facevano ritorno dai loro cari.
Aprì la lettera, con una sorta di emozione nel cuore. Ne lesse solo alcune righe, saltandone altre.

"Lettera di congedo per il soldato Way, Gerard Arthur.
                                ...
Allontanamento per ferita alla spalla sinistra e conseguente handicap.
                               ...
Incapacità di proseguire il servizio militare.
                              ...
                                                  Data, 19 Agosto 1944"


Trasse un sospiro di sollievo. Non vedeva l' ora di riabbracciare la sua famiglia.
Voleva solo rivedere il viso di sua madre, sentire la stretta dell' abbraccio di suo padre e il sorriso di suo fratello.
Eppure, internamente, c' era anche un' altra persona che avrebbe voluto rivedere.
Una persona che aveva capito di amare. Quando aveva creduto di morire, aveva pensato a lui.
A Frank.
Sarebbe andato da lui e gli avrebbe detto che non l' avrebbe lasciato più, fosse stata l' ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita.
Sì, si disse. L' avrebbe fatto.
Avrebbe suonato al suo campanello, lui avrebbe aperto e tutto sarebbe tornato come prima, quando finalmente avrebbe assaggiato le sue labbra.
Con una nuova speranza nel cuore, Gerard si appoggiò allo schienale del sedile, sorridendo.
Una nuova vita stava per incominciare.



Non ho nulla di interessante da raccontare... Fa piacere.
Però almeno Gee adesso, con un braccio in meno, non perchè gliel' hanno tagliato ma perchè è menomato, torna a casa. *finalmente*

Non posso rispondervi singolarmente, perchè devo accompagnare a casa una mia amica. *scimmia*
Che ha pure postato il primo capitolo della sua storia oggi (grazie a me, precisiamolo) leggetela, che vi farà sorridere.
Sì, è pubblicità gratuita, ma lei mi paga, cosa credete? *vi faccio immaginare come...*
Vi ringrazio tantissimo, davvero. Anche le 7 persone che l' hanno aggiunta ai preferiti. Grazie.
Ci sentiamo mooolto presto.

Xoxo Sory


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


burn4 Every Night I Burn Waiting For The World To The End
Capitolo 4




Il pesante portellone di metallo si spalancò davanti a loro, lasciando che il colore aranciato del sole inondasse l' interno dell' aereo.
Gerard vide gi altri suoi compagni scendere la scaletta, dopo essersi messi il cappello. Sospirò e prese il suo, chiuedendo gli occhi per un momento.
Aveva solo bisogno di un pò di coraggio, ce l' avrebbe fatta.
Si affacciò dalla porta e guardò il cemento della pista, colorato dal tramonto. Altri velivoli riposavano poco distanti e in lontananza l' orizzonte, interrotto dalle recinzioni.
Vedeva le famiglie riunirsi. Le mamme, le mogli e i figli, che riaccoglievano fra le loro braccia i cari.
Per lui nessuno, invece.
Lo sapeva, non aveva detto nulla. Di certo non se lo sarebbero sognato, che lui sarebbe ritornato proprio oggi.
Scese le scalette, lentamente, e raggiunse l' interno dell' aereoporto. Qualcuno lo salutò. Ricambiò, sorridendo debolmente.
Recuperò la sua misera valigia e se ne andò.
Non riusciva ancora a credere che sarebbe stato lui a riabbracciare la sua famiglia, non poteva credere che, dopo mesi di lontananza e sofferenza, avrebbe rivisto la sua casa e avrebbe risentito tutti gli odori a lui cari.
Fermò un taxi, agitando una mano.
La vettura si fermò proprio davanti a lui, lasciando che aprisse la portiera e si sistemasse sui sedili posteriori.
Con un sospiro di piacere, si accomodò meglio e diede l' indirizzo della casa dei suoi genitori. L' uomo annuì e mise la marcia.
Lanciò un' occhiata all' orologio e scoprì che erano le 8 e mezza. Un pò tardi per fare visita a qualcuno, ma non per lui.
Si immaginava tutto.
Lui che raggiungeva la porta bianca, che si sistemava leggermente i capelli per rendersi il più presentabile possibile e che, con l' indice destro, pigiava il campanello. Successivamente i passi e le voci concitate all' interno, l' uscio che si spalancava e la faccia sorpresa di Mikey accoglierlo.
Avrebbe detto qualcosa, un saluto e si sarebbe lanciato addosso al piccolo di casa. I loro genitori non avrebbero aspettato molto prima di raggiungerli.
Sorrise, con gli occhi lucidi. Si voltò a sinistra per guardare il pesaggio che sfrecciava all' esterno.
Riconobbe il suo isolato, la drogheria dove la mamma si riforniva, la panetteria dietro l' angolo e il campo giochi dove aveva trascorso la sua infanzia, tra risate e bisticci.
Scosse la testa, emozionato.
Era incredibile come, dopo essere stati via per così a lungo, anche le cose più insulse ti saltino agli occhi come lampanti e ti rendi effettivamente conto di quanto ti fossero mancate anche le piccole cose.
Come il riempirsi lo sguardo del solito panorama.
Finalmente anche le case del vicinato iniziarono a snocciolarglisi davanti agli occhi.
Riuscì a scorgere anche la signora Bennet fuori in giardino, mentre faceva rientrare il cane in casa.
E poi, finalmente, l' auto si fermò davanti a casa sua. Quella piccola villetta bianca, con le finestre scure ed il giardino così ben curato, l' orgoglio di sua madre.
- Ecco arrivato, signore. - Disse il tassista, risvegliandolo dal flusso di ricordi.
Si girò verso di lui, sorridendo.
Mise una mano in tasca, per tirare fuori delle banconote.
- Oh, no, no, per lei gratis. Un soldato che ha servito il proprio paese. Siamo fieri di voi, ragazzo mio. Ben tornato... - Esclamò l' altro, sinceramente emozionato e commosso.
Gerard rimase fermo per un secondo, senza aspettarsi un simile saluto.
Poi sorrise, per la prima volta veramente, da quando era sceso dall' aereo. Annuì, porgendogli la mano.
- Grazie a lei, signore. -
L' altro gliela strinse, con le lacrime agli occhi.
- Ti auguro tutto il bene del mondo, ragazzo. -
- Altrettanto a lei, signore. Davvero. E' stato un piacere conoscerla. - Disse Gerard, prima di scendere.
Fece ancora un cenno all' uomo, poi si voltò verso la soglia.
Sentì la macchina partire con un rombo e prese un respiro più profondo.
Mosse un passo e poi l' altro, fino a raggiungere l' uscio.
Tutto si svolse esattamente come si era immaginato. Si fermò davanti al pannello bianco, si sistemò i capelli neri e poi premette il bottone.
Esattamente le stesse voci che si chiedevano chi fosse a quell' ora della sera, sperando che non fosse successo qualcosa di grave.
La porta che veniva aperta e il viso preoccupato di Mikey fare capolino da dietro essa.
Vide la preoccupazione tramutasi in confusione, sorpresa, poi, commozione. E risate.
- Gee! - Urlò l' altro, spingendosi in avanti per abbracciarlo stretto.
Gerard si lasciò stritolare, sorridendo emozionato. Sentì il profumo del dopobarba di suo fratello, registrando che doveva averlo cambiato mentre era via.
- Mikey, quanto mi siete mancati... -
- Anche tu, troppo. -
Si separarono, per potersi guardare negli occhi. Abbastanza a lungo prima di venire strappato violentemente dal contatto visivo, da uno strattone alla sua destra.
Sua madre.
Sua madre che gli stava piangendo sulla spalla, stritolandolo e urlandogli frasi sconnesse all' orecchio. La strinse a sè più forte che potè, non volendo che bearsi del suo profumo. Il suo era sempre lo stesso, quello della mamma.
Poi papà che si univa al loro abbraccio.
E lacrime e risa, abbracci e pacche. Parole emozionate e di conforto.
Entrarono in casa, Gerard tenendo un braccio intorno alle spalle di sua madre, che non aveva intenzione di lasciarlo.
Arrivarono in cucina e Gerard si guardò in giro, riconoscendo tutti gli oggetti, la pittura rosa sulle pareti e le tendine di pizzo alle finestre.
- Tesoro, vuoi del caffè? - Gli chiese sua madre, mentre si asciugava le guance.
Lui sorrise e annuì, mentre si sedeva al tavolo.
Suo fratello lo raggiunse immediatamente.
- Gee, ho notato che non usi il braccio sinistro, come mai? - Disse il biondo, preoccupato.
Gerard sorrise tristemente, guardando il tavolo, senza riuscire a sopportare lo sguardo degli altri su di lui.
- Mi hanno sparato. E' per quello che sono tornato oggi. Non... Non riesco più a muoverlo come prima, anzi... Ho ancora la pallottola in corpo. -
Sentì sua madre trattenere il respiro, spaventata; suo fratello lo guardava fisso e suo padre cominciò a schiarirsi la voce, confuso.
- Ti hanno ferito? Oddio, Gerard... -
Alzò una mano, per fermare il flusso di parole che stava sputando sua madre, mentre ricominciava a piangere.
Si alzò, per raggiungerla. La strinse a sè, mentre lei nascondeva il viso nell' incavo della sua spalla.
- Mamma... Mamma, stai tranquilla. L' importante è essere ancora qui con voi, no? -
La sentì scuotere la testa e sorrise.
- Dai, dai... Guarda, il caffè è pronto. -




Prese un respiro più profondo e si spolverò la giacca.
Aspettava questo momento da quando era partito. Annuì, muovendo le labbra, per infondersi coraggio.
- Dai Gerard, abbi fede, in fondo lui sarà solo felice di rivederti, no? -
Parlare da soli era da pazzi. Ma almeno riusciva a calmarsi.
Aprì il cancellino di legno, percorse il vialetto a passi lunghi e ben distesi e, in due secondi, era già davanti alla porta.
Bene, il momento era giunto. Quanto aveva fantasticato?
Sospirò profondamente e suonò il campanello. Quasi lo spaventò, quel suono.
Sentì delle voci all' interno, proprio come era successo la settimana prima quando era tornato a casa.
Pensò che forse aveva ospiti, magari non era il momento giusto.
Mosse la mano e se la portò tra i capelli, spostandoli.
Mosse un passo indietro e fece per andarsene.
Quando la porta si aprì.




Anche questo capitolo non è dei migliori, no. Sarà per la febbre, che mi fa delirare.
Scusate se non vi ringrazio tutte singolarrmente, ma non sto proprio bene per niente, ma non potevo non postare.
Ah, una comunicazione per le mie amichette di msn: ha deciso di andarsene in ferie, quindi non mi funziona più. Appena troverò il modo di farlo rivivere...
Vi voglio bene!
Grazie a tutte!
Xoxo Sory

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


burn5 Every Night I Burn Waiting For The World To The End
Capitolo 5



Si fermò immediatamente, quando senti il clack provenire dalla porta, segno che era stata aperta.
Subito posò lo sguardo oltre il pannello e vide una faccia rotonda, incorniciata da lunghi capelli scuri e un paio di vispi occhi castani.
Come?
- Oh, buongiorno. Posso aiutarla? - Disse dolcemente la ragazza, sorridendo teneramente.
Lo sapeva che non era il momento, Frank aveva ospiti in casa. Benissimo Gerard, tempismo perfetto.
- Oh, mi... Mi chiamo Gerard, sono un amico di Frank. Volevo solo salutarlo, ma se non ha tempo capisco, posso passare quando sarà meno impegnato. - Esclamò imbarazzato il moro, abbassando lo sguardo sui piedi della ragazza.
- Ah, Gerard! Frank mi ha parlato molto di lei. Non si faccia scrupoli, entri pure in casa. Venga, venga. Saremo ben lieti di offrirle qualcosa. -
Saremo lieti? Frank mi ha parlato molto di lei?
No, c' era qualcosa che non lo convinceva in quelle parole. Erano...
Sbagliate.
Tremendamente sbagliate.
- Mi scusi, non vorrei essere indiscreto, ma... Lei chi è? Scusi la maleducazione. -
Lei sorrise ancora di più, appoggiandosi alla porta.
- Si figuri, non è maleducato. E' ovvio che non lo sappia, era in guerra. Io... Sono la moglie, Jamia. Scusi, non mi sono neppure presentata... -
Il flusso di parole che seguirono, furono solo un sommesso chiacchiericcio che giunse alle orecchie di Gerard.
Si sentì prendere dalle vertigini, come quando doveva partire ed aveva paura. Poi sentì la terra mancargli sotto le scarpe e dovette appoggiarsi allo stipite, per non cadere lungo disteso sul pavimento.
Moglie? Frank si era sposato durante quei pochi mesi in cui lui era stato via? Dopo tutto quello che si erano detti, che si erano promessi... Dopo tutti i suoi sogni.
Tutto andato in frantumi così, come se non fosse mai esistito niente. Anche quello solo uno stupido sogno da cotta adolescenziale.
- Si sente bene? E' troppo pallido, per carità, entri. Venga venga. -
Sentì le piccole mani di lei prenderlo per il braccio ed invitarlo dentro.
Non ebbe nemmeno la forza per porre resistenza, semplicemente mosse i passi in avanti e si ritrovò immediatamente in soggiorno, senza nemmeno ricordarsi come era il tragitto fino a lì.
- Si sieda, vado a chiamare Frank. Sarà da lei immediatamente. - La sentì dire, prima che lo lasciasse sul divano da solo.
I passi veloci che si allontanavano, gli fecero capire che se ne era andata. Appoggiò la fronte sulla mano, sospirando pesantemente.
Cosa ci faceva ancora lì? Perchè non era corso lontano non appena aveva sentito quelle parole?
Perchè, nonostante tutto, rivederlo lo avrebbe fatto sentire meglio?
- Gerard... -
Si voltò immediatamente quando udì la sua voce.
Quella che gli era mancata così tanto. Quella che aveva cercato di ricordare durante le lunghe notti la, al campo. E che adesso che la poteva risentire, capiva che l' aveva dimenticata.
La ricordava meno roca...
E finalmente reincontrò nuovamente quegli occhi nocciola, che l' avevano tanto guardato; le labbra sottili, rosee ed invitanti; la sua figura minuta.
Frank, semplicemente.
Lo vide tentennare un pò sulla soglia, sbalordito e sorpreso di vederlo lì. Poi lo vide muoversi lentamente verso di lui.
Fino a quando non gli si lanciò addosso.
Il colpo lo fece quasi cadere all' indietro, non preparato; la sorpresa gli stava facendo fluire il sangue alla testa e il fatto di averlo così vicino, addosso a lui, lo stava destabilizzando.
- Oddio, Gerard, quando sei tornato? Perchè non mi hai scritto? Dove sei stato? Come stai? Ti vedo dimagrito... -
Sempre quel vizio di parlare così tanto, senza prendere pause. E di fare troppe domande in una volta sola.
Non rispose nemmeno ad una, troppo assillato dall' unica che voleva fargli lui. Non poteva aspettare ulteriormente, doveva sapere.
Fece un passo indietro, interrompendo il contatto fra loro. L' altro lo guardò con i grandi occhioni spalancati, con un accenno di sorriso sul viso.
- Adesso me lo dici tu. Perchè? -
Non parve capire subito.
- Cosa? -
- Perchè quello! - Urlò, indicando la sua mano sinistra.
Lo vide abbassare immediatamente lo sguardo verso il punto da lui indicato, per poi tornare immeditamente ad abbagliarlo con quegli occhi così grandi.
- Perchè non mi hai mai scritto? -
Avevano deciso di continuare a domande? Perchè nessun dei due rispondeva? E perchè lui continuava a rovinarsi l' anima continuando a porsene di nuove?
- Perchè non avevo il tuo indirizzo. -
- Potevi chiedermelo prima di partire, no? Potevi scrivere una lettera a non so chi e dirgli di venire a fartelo dare, qualsiasi cosa! Invece no, nemmeno una stramaledettissima lettera in tutti questi stramaledettissimi mesi! Niente. Ho temuto che fossi morto, Gerard. Tu non sai quanto ho pianto, pensando a te, in mezzo alla guerra, solo... -
- Non ci hai messo molto a farti consolare, vedo. - Disse, gelido.
Lo vide lanciargli uno sguardo rabbioso, prima di avvicinarsi di nuovo a lui, minaccioso.
- Non parlare di Jamia, Gerard. Tu non sai niente di lei, di noi. -
- Infatti. Di voi non sapevo niente. - Continuò, sempre più voglioso di vendicarsi, almeno con le parole.
Era deluso. Si era aspettato di vedere Frank contento di rivederlo, si era immaginato tutt' altra scena.
C' era anche scappato un bacio, a dirla tutta.
Invece, guarda com' erano finiti.
- Te l' avrei detto se tu mi avessi detto dove ti trovavi ma, oh!, non avevi il mio indirizzo! - Sentenziò l' altro.
Gerard non aveva mai avuto molta pazienza e, soprattutto in una situazione come quella, non riusciva più a trattenersi.
- Eppure non mi sembravi tipo da donnine. -
- Eppure tu non mi sembravi tipo da guerra! -
Non sarebbero andati da nessuna parte così, continuavano solo ad urlarsi addosso, senza veramente parlare.  
Così decise di sedersi, con un sospiro frustrato. Chiuse gli occhi e se li stropicciò con la mano destra.
Logico, l' altra non funzionava più come prima...
- Che cos' hai? - Gli chiese l' altro, con un tono di voce diverso.
Sorpreso?
Aprì gli occhi immediatamente e lo guardò da dietro le dita, chiuse intorno all' inizio del naso.
- Come? -
- Il tuo braccio... - Continuò, a bassa voce, preoccupato.
Fece un mezzo ghigno.
- Mi hanno sparato. Sono un vero reduce di guerra, adesso. Non sei fiero di me, Frank? Ho anche un souvenir, qui con me. Esattamente qui, nella mia spalla, ho una bella pallottola. La vuoi vedere? - Disse, velenoso.
Vide l' altro spalancare gli occhi, per poi sedersi sulla poltrona accanto a lui, prima di coprirsi la bocca e scoppiare in un pianto silenzioso.
Sentì l' amaro crescergli in bocca. Spostò lo sguardo alla finestra, non riuscendo più a guardarlo.
- Mi dispiace Gerard, davvero. Io, io... -
- Lascia perdere, va bene? - Tagliò corto, insofferente.
- Scusa. -
Rimasero in silenzio per un paio di minuti. Voleva solo dirgli quello che gli passava per la testa, ma aveva un blocco che glielo impediva.
Voleva solo sfogarsi, solo quello.
- Vuoi qualcosa? -
Tornò su di lui con lo sguardo, incapace di resistere alla forza che lo attraeva.
- Voglio sapere perchè ti sei sposato. Pensavo di piacerti. Almeno un pò... - Gli disse, tristemente.
Frank spalancò impercettibilmnte gli occhi, prima di scuotere la testa.
- E' stato tutto molto veloce, io... Io non lo so bene. Con Jamia mi trovo bene, lei è una brava ragazza, mi vuole bene e... Tu non c' eri. -
- Ti sei sposato perchè io non c' ero? - Ripetè sconvolto.
- No... E sì. -
- Non ha senso. -
- Perchè, noi abbiamo mai avuto un senso? -
Quelle parole lo lasciarono pietrificato. Aveva sempre pensato che Frank lo ricambiasse nei suoi sentimenti. Almeno in minima parte.
Frank doveva essersi accorto dello sguardo sul suo viso, perchè si accomodò meglio sulla poltrona e si coprì il viso con entrambe le mani.
- Se ti dicessi che mi ero innamorato di te? -
- Cosa? - Chiese, annaspando.
Quel discorso non riusciva a seguirlo. Cercava davvero di stargli dietro, ma proprio non riusciva. Si era già perso sette volte, minimo.
Finalmente tolse le mani dalla faccia, per tornare a guardarlo.
- Sì, Gerard, hai capito bene. Mi ero innamorato di te, così tanto che ormai pensavo che niente ci avrebbe più diviso. Niente a parte la guerra. Quando mi hai detto che saresti partito, tutto mi è crollato addosso. Non mangiavo più, non dormivo più, ero diventato un cadavere che camminava. Fino a quando non ho conosciuto Jamia. Lei mi ha fatto sorridere di nuovo, lei mi ha fatto uscire. Sai? Mi sembrava tutto di nuovo normale, anche se tu non eri con me. -
Si ritrovò a fissarlo con gli occhi spalancati, a sudare freddo e a respirare pesantemente.
Si accorse che doveva stare piangendo, perchè delle gocce cadevano dal suo viso, bagnandogli i vestiti e scivolandogli dentro il colletto della camicia.
E che Frank stava facendo lo stesso, sussultando lievemente con le spalle.
- Ma io ti amo ancora adesso. Se... Se tu mi avessi aspettato, non ci sarebbero stati problemi. -
- Tu non c' eri. - Ripetè di nuovo l' altro.




Rientrò a casa, strisciando i piedi.
Non salutò nessuno, salì immediatamente le scale.
Si trovava a casa di sua madre, che aveva categoricamente voluto che suo figlio stesse con lei il più a lungo possibile. Suo padre aveva semplicemente dato man forte alla moglie.
E Mikey aveva annuito vigorosamente, quando l' aveva saputo.
Invece lui avrebbe tanto voluto essere a casa sua, solo. Dove avrebbe potuto piangere in santa pace, senza dover trattenere i songhiozzi, che sarebbero stati scoperti immediatamente, qui.
Aprì la porta della stanza che divideva con suo fratello, come quando erano bambini e adolescenti. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo.
Se solo avesse potuto davvero...
Si sedette sul letto, stanco e provato.
Non poteva smettere di pensare alla conversazione con Frank. Non poteva smettere di pensare che, se solo lui non fosse andato in guerra, a quest' ora sarebbe potuti essere insieme.
E che Frank l' aveva tradito, alla fine.
Si sentiva pieno di amarezza, scoramento e rancore.
Strinse la presa della mano destra intorno alla sua fronte, emettendo un verso frustrato. Poi allontanò velocemente la mano e diede un colpo secco alla lampada sul comodino, che cadde a terra con un tonfo.
Non si ruppe, perchè fatta di legno, ma provocò un rumore piuttosto forte.
Dopo poco la porta venne aperta e Mikey entrò, spaventato e trafelato.
- Gee, pensavo fossi caduto! - Disse portandosi una mano sul cuore, sollevato.
Non rispose, si limitò a tornare a sedersi sul letto, furioso.
- Cos'è successo? - Gli chiese, accorgendosi dell' umore del fratello.
Mikey era sempre riuscito a capirlo così bene. Non aveva mai nascosto niente a lui.
- Ho solo capito che la vita fa schifo. -
- Cosa? E perchè? -
- Perchè non va mai come dici tu. -
- Gerard, non dire fesserie. Cosa sarà mai successo di così grave... - Disse Mikey, chiudendo la porta ed avvicinandoglisi.
- Niente, in verità. Ho solo detto addio alla persona che amo. -
Lo sentì irrigidirsi dalla sorpresa, mentre si sedeva al suo fianco.
- Credo di essermi perso un pezzo. -
- La vita fa schifo. Veramente schifo. - Ripetè caustico.
Lui era sempre stato sfortunato, fin dall' infanzia. Era segnato, lo sapeva. Ormai bastava che si facesse prete e poi poteva pure smettere di sperare in un mondo migliore.
- Non ho mica capito. - Continuò Mikey.
- E' sposato, sai? -
- Chi?! -
- Frank. -
- Frank chi? -
- L' uomo di cui sono innamorato. - Disse, finalmente.
Vide suo fratello spalancare gli occhi, shockato, poi trattenere il respiro.
- Innamorato? - Riuscì a soffiare, prima di svenire per mancanza di aria.
- Perchè, è così brutto? -
- Ma... E' un uomo! -
- E allora? - Rispose, colpito nel vivo.
- Due uomini non stanno insieme, no? -
- Invece sì, se vogliono. -
- Ma si va in prigione. E all' inferno. -
- Oh, per favore, Mikey! L' inferno non esiste! L' unico inferno è quello dove sono stato io fino adesso, la guerra era un inferno! - Sbottò, alla fine, facendolo spaventare.
Alla fine sospirò, stremato.
- Lasciami solo, Mik, vattene. -
- Ma... -
- Per favore, vattene. -
Lo vide tentennare, titubante, ancora per qualche secondo.
- Mikey! - Urlò, facendolo balzare in piedi.
Immediatamente uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Lo sentì scendere di corsa le scale.
Si augurò non andasse subito dal prete a fare la spia, anche se sapeva che alla fine il segreto con lui era al sicuro. Non aveva mai detto niente a nessuno degli affari suoi.
Si stese sul letto, stanco e senza forze.
L' inferno. Chissà com' era?
Di certo non peggio di quell' orrore, si disse.
Quindi, perchè non dare un' occhiata?





E anche questa giunge al termine, mie dolci donzelle.
Ma non temete, confidate in me, che a tutto ci sarà una spiegazione. Visto che io sono la regina dei seguiti, so già come farla continuare, ovviamente a tempo debito. XD
Ho un' idea che mi frulla nel cervello e aspetto solo di metterla per iscritto. Magari riuscirò anche a stupirvi, chissà. u.u
Bene, so che non è stata la mia fic migliore, anzi, forse una delle peggiori che io abbia mai scritto, ma sarà che durante l' intero arco di scrittura ero, 9 volte su 10, sotto effetto dell' influenza. Sì, solo io so ammalarmi tipo 20 giorni al mese.
Spero che il seguito mi fuoriesca migliore. *Autoconvincimento*

kiroandstrifyforever: Bam, non ha aperto Frank, ma Jamia. Tananananan! E si scoprì che il Franco è sposato *ooooh!!*  Brutto colpo per il povero Arturo... Grazie dei complimenti! ^^
friem: E la mulino bianco colpisce senza remore. Ma altrimenti il mio seguito andava bellamente alle passeggiatrici, se no. u.u E poi, come dici tu, era l' ipocrisia del perbenismo dell' America di quel tempo (ma pure quella di oggi, suvvia) ma tutto vedrai, vedrai... Buahahah! Intuitiva la ragazza! XD Grazie di aver seguito sempre!
cucciola_punk: Tesoro, hai visto che ho aggiornato tempo zero? Chi ammazzi allora? Frank? Jamia? Il gatto del vicino? XD
 Oltretutto, tutto ciò è unicamente in funzione di questo seguito di cui tanto vado cianciando, alla fine. Ebbene sì, ebbene sì.
Ed ora che siamo in procinto di volare verso il nostro viaggio di nozze, non posso mica scriverlo, no? u.u O forse sotto la palma, con il tea freddo in mano ed il bonazzo davanti che mi sventola, potrei anche?
Ti lovvo, mia cara!
 Xx_ImJustAKid: La febbre se n'è andata, ma mi ha lasciato con il raffreddore ed il mal di gola... Ormai è da novembre che vado avanti in queste condizioni. Quasi quasi faccio causa al Padreterno. u.u
Ecco l' incontro con Frank. Idilliaco. No? E Jamia, che è pure così tanto dolce, lei. E Frank che ha fatto un pò lo stronzetto.
Dai, per una volta si sono invertiti i ruoli, Gee soffre e Frank percuote. Hai aspettato buona buona per l' evoluzione dei fatti. Non hai fatto un buon affare, cara.  
Grazie dei complimenti, sempre! Akiss! ^^
AintAfraidToDie: Amore mio, figliola mia, mia cara donna! Io che ti amo, so much!
Riesci a farmi senitre che ami anche questo obbrobrio della natura. Questa storia che proprio fa cagare, per essere schietti e sinceri. u.u Ma me non ti lovva solo per questo, no no.
Me ti lovva anche perchè mi hai detto che posterai una tua nuova storia, e me felice. *saltella*
Hai visto che alla fine ci siamo sentite? Anche msn non può nulla contro di me, anche se è bastardo fino in fondo. Ma io lo sono di più e lo ciulo. u.u
Era questo il tragico presentimento che avevi? Ma io non ti avevo forse spoilerato di un possibile sequel? Dovevi immaginare che sarebbe andata così, strano che non mi abbia ancora chiesto di che si tratta, conoscendo la tua predilezione per i primi capitoli.
Per una volta è Gee che si strugge di amore e passione per il nano malefico. Una mini rivincita di Frank Iero, magari. <.<
Ti amo troppo. Verrò ancora a sistemarti le coperte, prima di dormire.
Chemical_Marty: Sì, cicci, sto meglio ora. La febbre se n'è andata, per fortuna, grazie.
Al cadetto Way non hanno nè sbattuto la porta in faccia, nè riservato alcun tipo di dilettevole trattamento. Anzi.
Sbem, la verità in faccia. E la verità non è mai bella.
Grazie di tutto, ciao!
Frankie-Candy: Mio bon bon al miele, non ci siamo sentite per due lunghissimi giorni in cui mi sei troppo mancata. Come può Gerard stare senza il suo Frank? Non si può.
Ci ho fatto accadere una cosa brutta brutta brutta, Cicci. Tu mi hai tradito. Ti sei sposato con una tal Jamia, mentre vai dicendo che io non c' ero. Tu, cattivo!
Eppure mi lovvi lo stesso. Non ha mica senso. Anche io ti lovvo lo stesso. E allora? Che si fa?
Ghgh, c'è il seguito! Tadan! E sarà *spero* strappalacrime, sì!
Perchè ci sarà ammore!  Come quello che io provo per te, mio dolcissimo caffè zuccherato! Ciò che io anelo di più.
Ti amo, ricordati. E non mi shocki mai, con quello che dici. Se mi vuoi raccontare di tutto, fallo. Io mi limiterò semplicemente ad essere sincera, come fai tu. Tutto lì. Se mi vuoi dire che in realtà sei un uomo mormone sposato con tre donne e padre di diciotto figli, va bene. Penserò che sei parente del Craker, suvvia. XD

Grazie anche alle 8 persone che l' hanno aggiunta ai preferiti. ^^

 
1 - Annachiara 
2 - Chemical_Marty 
3 - friem 
4 - kiroandstrifyforever 
5 - pogo 
6 - Pozzina 
7 - trivialgirl 
8 - _omfg_ 



Grazie care! Avete seguito una storia che fa pena, ammettiamolo. Non ne sono contenta e si vede.
Mi rifarò, sarà pure l' ultima cosa che faccio!
A prestissimo!

Xoxo Sory

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