Honey, this mirror isn't big enough for the Two of Us

di FrerardWay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Early sunsets over monroeville ***
Capitolo 2: *** look alive sunshine ***
Capitolo 3: *** kiss the ring ***
Capitolo 4: *** Helena ***
Capitolo 5: *** I don't love you ***
Capitolo 6: *** I'm not okay ***
Capitolo 7: *** heaven help us ***
Capitolo 8: *** black dragon fighting society ***
Capitolo 9: *** Frerard ***
Capitolo 10: *** killjoys, make some noise ***
Capitolo 11: *** famous last words ***
Capitolo 12: *** The world is ugly ***
Capitolo 13: *** Party poison ***
Capitolo 14: *** my chemical romance ***
Capitolo 15: *** The kids from yesterday ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Early sunsets over monroeville ***


~~-GEEEERAAARD- sentii gridare
-che c’è, Mikey?- risposi pacato, soffiando sull’unghia laccata di nero, fresca fresca.
Il mio nevrotico fratellino non rispose, ma sentii i suoi passi pesanti risalire le scale e dirigersi verso camera mia;
spalancò la porta e gli venne in colpo quando mi vide ancora in pigiama
-MA SI PUO’ SAPERE PERCHE’ NON SEI ANCORA PRONTO, RAZZA DI DEMENTE?!-
Sbuffai e guardai l’orologio –manca ancora un quarto d’ora!-
-appunto! E tu sei li che ti pitturi le unghie e ti sistemi il ciuffo che, a proposito, fa cagare di questo nuovo colore- mi fece presente agitatissimo .
-non permetterti di insultare Red- bofonchiai offeso
-RED?!- ripeté stizzito
-si, Red, la mia chioma!- sostenni con noncuranza
-HAI DATO UN NOME HAI TUOI CAPELLI?! RED?? E TOBY DOVE L’HAI LASCIATO?!- stava per esplodere, lo capivo dalla piccola vena sotto al suo occhio, che fremeva forsennatamente.
Alzai gli occhi al cielo e mi affrettai a vestirmi, prima che gli partisse un embolo;
presi le prime cose che mi capitarono a tiro: jeans attillati neri, anfibi e maglia grigio scuro con un’ampia apertura ascellare.
Mi ravviai la chioma rosso fuoco –ta da!- esclamai –due minuti e sono già pronto-
Mikey mi guardò esasperato
-andiamo? Altrimenti faremo tardi- lo schernii oltrepassandolo, raccogliendo la mia cartella da terra
Lo sentii imprecare, poi però mi seguii giù dalle scale.
“appena in tempo!” pensai allungando il passo, vedendo il pullman giallo svoltare verso di noi;
mi calai gli occhiali da sole e allungai un braccio, per fargli cenno di fermarsi, e poi, seguito da mio fratello, salii.
Tutte facce nuove, ovviamente;
ci eravamo trasferiti da sole due settimane a Belleville ed eravamo stati impegnati fin da subito con il trasloco e cose varie, così non eravamo riusciti a conoscere nessuno.
-agitato?- chiesi a Mikey, appena prese posto accanto a me
-si, dannazione, hai visto come ci guardano?- sibilò voltandosi un poco, facendo cenno alle ragazze dietro di noi
Mi voltai, seguendo la direzione indicata; un gruppetto di ragazze molto carine ci stava guardando, sogghignando, tirandosi gomitate e parlottando tra di loro.
Gli feci un cenno con il capo e sorrisi loro, ammiccante;
standing ovation per Gerard Way, signori e signore.
-tranquillo fratello, gli piacciamo- rassicurai il fascio di nervi accanto a me poi, vedendo che non mi rispondeva, assunsi una voce dolce e, da bravo fratello, lo tranquillizzai
-dai Em, rilassati, è solo il primo giorno di scuola! Vedrai che andrà tutto benissimo, ne sono sicuro-
-per te sarà facile, sai sempre cosa dire e cosa fare al momento giusto, io non sono bravo in queste cose- si lagnò come una ragazzina
-ci sono io con te, Em, sono o non sono il tuo fratello maggiore??- e detto questo, mi infilai gli auricolari, e appoggiai la testa al freddo vetro del finestrino.

 

 


-ecco a voi, orari e indicazioni per le varie aule- disse la pingue bidella , consegnandoci  un paio di fogli
Em prese a leggerli meticolosamente, mentre io feci già per uscire.
-Fratello? Ti muovi?- lo spronai
-sisi arrivo, sto cercando la mia classe, la 1°H, ma non la trovo…ah eccola!-
Lo tirai, per evitare di farlo andare a sbattere contro il muro –ma non puoi leggerlo dopo??-
-shh- mi ammonì –sto cercando la tua classe! 4°A…4°A…4°A…trovata!-
Mi allungai per vedere dove fosse
-piano terra, secondo corridoio a destra!- mi anticipò
-perfetto, grazie Mikey! Ci vediamo dopo- lo salutai allontanandomi di fretta
Un po’ mi dispiaceva lasciarlo li, in balia della disperazione, ma doveva imparare a cavarsela da solo, se no sarebbe rimasto sempre fregato.
Arrivai davanti alla mia classe, già chiusa, e bussai
-avanti!- esclamarono un paio di voci, così mi alzai gli occhiali da sole sulla testa, ed entrai
-Ahh ciao, tu devi essere Gerard Way!- mi accolse calorosamente un ometto basso e stempiato
-si, sono io- convenni raggiante, lanciando un’occhiata alla classe: riconobbi due delle ragazze del pullman.
-io sono il professor Saltz, di biologia, prego, siediti in quel banco vuoto in ultima fila- mi incitò il professore, indicando un banco, accanto ad un ragazzo dai capelli afro. Già mi era simpatico.
Mi appropinquai al mio nuovo posto e mi sedetti, seguito dagli sguardi adoranti di alcune ragazze
-ciao!- mi salutò il mio compagno, fissandomi con dei piccolissimi occhi marroni.
-ciao- ricambiai con lo stesso entusiasmo
-io sono Ray Toro- il suo volto contornato da una buffa massa  di capelli ricci era talmente tenero che ti veniva voglia di strizzargli le guance!
Ok basta.
-Gerard Way- mi presentai allegro
-sai, dovrei farmi anche io i capelli come i tuoi, magari le ragazze fisserebbero così intensamente anche me- scherzò Ray
-il trucco sta nello sguardo, ragazzo mio, i capelli sono solo decorativi- precisai, confermando la mia tesi: lanciai uno sguardo ammiccante alla biondina vicino a me, che mi morì davanti agli occhi. Perfetto.
-wow, tu sei un fottuto mago, amico!- esordì sbalordito
-mhmh anni e anni di allenamento ahahah- ridacchiai
-Toro, mi fa piacere che tu metta a suo agio Gerard, ma non cominciare a rincitrullirmelo con la tua solita parlantina spedita- richiamò cortesemente il signor Saltz
Ray annuii sorridente.
L’ora passò in fretta, con la chiacchiere con il mio nuovo compagno: sapevo già praticamente tutto della mia classe.
La biondina che si stava ancora riprendendo dalla mia occhiata, era Caroline, una facile che si era fatta più di metà della classe (ovviamente non Ray) e che ora era in ballo con James, il ragazzo tutto muscoli e niente cervello, quarterback  della squadra di football;
Caroline era anche la leader del gruppo delle bionde, tutte stupide e svanite, che non perdeva l’occasione di imitare il loro capo: tra di loro c’erano Bianca, Dakota, Ester, Kiara e Khaterine.
Poi c’era il gruppo delle “frigide”, Clara, Effie ed Evah, che non te la smollavano neanche a pagarle ed erano interessanti come l’accoppiamento tra due lombrichi che, per la cronaca, non si accoppiano.
C’erano le “secchie”, ossia le uniche ragazze con un intelletto, che però si autodiscriminavano di noi comuni mortali, con un QI nella norma;
tra i ragazzi c’era il gruppo degli sportivi e quello dei nerd.
Un ultimo gruppo era un gruppo misto, maschi e femmine, loro erano gli “invisibili”: non venivano spesso presi in considerazione e un po' mi dispiaceva, sembravano tipi apposto; tra di loro c’erano Alexis, Charlotte, Holly, Alec, Christian e Bob.
Anche Ray faceva parte degli invisibili e mi raccontò di come ci avesse provato per un sacco di tempo con Alexis, che infine gli confessò di essere lesbica; una ragazza in meno con la quale tentarci, peccato, era davvero bellissima.

La campanella suonò e prima che potessi alzarmi per sgranchirmi un po' le gambe, mi si parò davanti una delle Bionde, Dakota.
-ciao, io sono Dakota Donovan, piacere e, benvenuto tra di noi- trillò con voce di un’ottava più alta del normale
-molto piacere- risposi sorridendo educatamente.
Non mi piaceva.
Prese a ciarlare su un sacco di argomenti inutili, di cui non me ne poteva fregare di meno, e parlava, parlava, parlava, mentre io annuivo ogni dieci parole, per farle credere che la stessi ascoltando.
-Gerard- mi salvò Ray dopo pochi minuti di asfissiante chiacchierata
Lo ringraziai devotamente con lo sguardo e, con un sorriso di scuse, mi allontanai da Dakota, che interruppe a metà il suo discorso, corrucciando la bocca rossa.
-dio santo, ma non respira mai? Sembra la fine delle pubblicità dei medicinali, la parte delle avvertenze!- sussurrai appoggiandomi al banco sopra il quale il mio compagno si era seduto, con apposita aria esaustissima.
Sentii una risatina venire da accanto a me
-a quanto pare, non fai parte delle Bionde- sogghignò Alexis, con aria simpatica
-ti paio bionda, tesoro?- mi corrucciai ironicamente, assumendo posa effemminata, provocandolo altre risate, a lei e a Bob, li vicino.
-Decisamente no ahaha io sono Alexis Pierse, piacere- disse tendendomi la piccola mano pallida, che strinsi vigorosamente tra la mia, presentandomi a mia volta, sia a lei che a Bob Bryar, il più grande tra di noi, bocciato per ben due volte.
Cominciava a piacermi questa classe ed ero curioso di come se la stesse cavando il mio fratellino;
gli dissi di aspettarmi fuori dalla sue classe, per poter pranzare insieme, ma ovviamente non poteva rispondermi, diligente com’era.

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Capitolo 2
*** look alive sunshine ***


~~-Miki- lo chiamai appena vidi la sua testa bionda fare capolino tra la gente
Si voltò e mi sorrise, avvicinandosi.
Lo stavo aspettando accanto alla sua classe, con Ray, Bob e Alexis, che mi avevano proposto di pranzare con loro, e avevano accettato felicemente la presenza di Mikey.
-fratellino- cominciai assestandogli una pacca sulla spalla –loro sono Ray, Bob e Alexis. Ragazzi, lui è Mikey-
Ci fu un veloce scambio di mani, poi si avvicinarono un ragazzo e una ragazza
-ehi Mikey, vieni con noi a pranzo?- chiese il basso ragazzo
-veramente dovevo andare con loro…- si scusò Mikey, ma lo interruppi, prima che si giocasse gli unici amici che aveva avuto la fortuna di trovare
-potremmo andare tutti insieme, se non è un problema-
I due primini si guardarono emozionati e annuirono energicamente;
mi voltai a cercare il consenso degli altri e lo trovai
-io sono Frank Iero- si presentò il piccoletto
-io Jenna- mormorò timidamente la ragazza.
Ray se n’era già innamorato, lo capivo dal modo in cui la guardava; povera bambina, non avrebbe avuto tregua.
Ci sedemmo in un tavolo all’esterno, sotto il sole piccato;
-le bionde ti guardano come se fosse una delle loro preziose extension!- mi comunicò Alexis
-le bionde?- chiese curioso Frank.
-il gruppo delle troiette della nostra classe- precisò Bob –ne vuoi una?-
-ehm, no grazie, diciamo che ho altri gusti!- si affrettò a dire Frank
Era così carino, aveva una faccia cucciolosissima e quando sorrideva gli si illuminavano i grossi occhi verdoni e ti veniva voglia di coccolarlo!
E poi mi trovai subito bene con lui, era simpatico, brillante, parlava un sacco, forse troppo, ma aveva una voce così coinvolgente che non riusciva a stufarti;
poi, notai poco dopo, c’era una somiglianza assurda tra lui e Alexis, avevano gli stessi capelli neri, gli occhioni giganti verdone scuro, statura piccola…gli chiesi anche se erano parenti, ma negarono.
-sapete che Alex all’inizio era una di loro?- ci informò Ray
Tutti ci girammo a guardarla, sconvolti
-primo, non mi chiamare Alex, lo sai che lo odio!- precisò piccata
-e come ti dobbiamo chiamare?- chiesi avvicinando la mia faccia alla sua, con fare allusivo, facendo sorridere lei e scuotere il capo a mio fratello.
-Alexis?- propose ironica
-ah ah originale- la schernii –ti troverò un soprannome-
-come facevi ad essere una di loro se non sei bionda?- chiese timidamente Jenna, indicando i suoi lunghi capelli corvini
-in prima ero bionda, era il mio colore naturale- spiegò con un’aria di disgusto –mi accolsero subito nel gruppo, ma io non le sopportavo, sfottevano chiunque e se la prendevano con i più deboli, cercai di farle ragionare ma non mi ascoltarono mai, così faci un atto di ribellione e mi tinsi di nero, eliminandomi dal gruppo-  raccontò come se fosse la cose più normale del mondo, roteando i grandi occhi azzurri in aria.
Sembrava un cartone animato manga, con quegli occhi giganti, forse più del normale, e la bocca grossa carnosa, su quel viso minuto e pallido, ma l’insieme era stupefacente, era davvero una bella ragazza, intelligente e simpatica, unica pecca: era lesbica.
Il pranzo continuò allegramente, ma durò troppo poco, in fin dei conti, il tempo vola quando si sta bene.
Tornammo ognuno nelle rispettive classi ed io mi preparai per assistere ad una lezione di psicologia.

 


-com’è andata oggi?- chiesi a Mikey dandogli una pacca sulla gracile spalla
-benissimo!!- rispose raggiante, sedendosi nel sedile accanto al mio –mi trovo benissimo, davvero!! Ci sono un sacco di ragazzi e ragazze simpatici, poi ho legato molto con Frank che, a proposito, non la smetteva di ripetermi quanto ti adora!-
-sembra un tipo a posto- commentai, lusingato dalle attenzioni
-già! E abita anche vicino noi!-
Era così bello vedere mio fratello su di giri e non con la solita aria da timorato di Dio, se lui era felice, automaticamente lo ero anche io.
La testa di Frank si voltò verso di noi, dal primo posto in avanti, come se si fosse sentito tirato in causa, e ci salutò con un sorriso gigante
-è anche più piccolo di un anno- aggiunse –ha fatto il primino-
-cioè?- chiesi curioso
-ha saltato un anno di asilo ed ha cominciato un anno prima le elementari- mi spiegò, sistemandosi la chioma bionda.
-Red ha fatto colpo- annunciai altezzoso
-chi?-
-Red!- ribadii indicandomi il capo
-ahhh Red!dio santo- ridacchiò –con chi ha fatto colpo? Con Alexis?- mi punzecchiò
Ridacchiai di rimando –no vabe, un po' con tutti!-
-si beh, effettivamente ti stanno bene, stamattina ero solo un po' incazzato quando ti ho detto che stavi male- si scusò velatamente
-oh mio dio! Mikey Way che dice “incazzato”? questo nuovo ambiente ti fa bene! Fottutamente bene!!- esordii orgoglioso di mio fratello
Cominciò a ridere, poi si infilò le cuffie e si appisolò, dopodiché feci lo stesso anche io.
Scelsi dalla playlist il nuovo album dei Nirvana, “outcesticide III:the final solution” e mi persi nel mio mondo.


-ma quando tornano mamma e papà?- chiese annoiato Em, sgranocchiando svogliatamente delle patatine
-non ne ho idea, sai che hanno sempre un casino di robe da fare- tagliai corto.
Da quando ci eravamo trasferiti, Donald e Donna erano sempre fuori, a compilare moduli per la casa nuova, per la scuola, per la banca e un sacco di scartoffie inutili.
-io vado a fare un giro a piedi qui attorno- urlai prendendo il mio lettore dal tavolo e uscendo dal retro.
Inspirai a fondo l’aria fresca del tramonto e mi lasciai cullare dalla brezza leggera; mi sedetti su una panchina non molto lontano da casa mia, in un piccolo parchetto, e mi infilai le cuffie, sempre ascoltando i Nirvana.
Chiusi gli occhi e feci cadere la testa all’indietro;
-smells like teen spirit?- chiese una voce facendomi sobbalzare
-dio santo, Frank!- mi ricomposi sorridendo
-scusami- mormorò facendosi piccolo piccolo, il che è un eufemismo data la sua già piccola stazza
-tranquillo- lo rassicurai ridendo, facendogli tornare il sorriso – comunque si, è smells like teen spirit- risposi alla sua precedente domanda
-qualcuno con un buon gusto finalmente!- esclamò portandosi una mano al cuore
Gli feci cenno di sedersi accanto a me, e lui ubbidii
-diciamo che con la musica ci so fare- commentai fiero
-davvero? Suoni qualcosa?- domandò curioso
-mia nonna Helena mi ha regalato una chitarra e ho imparato a suonarla da solo, me la cavo ma non molto bene…preferisco cantare! Tu suoni qualcosa?-
-anche io suono la chitarra!! E, non per vantarmi, ma sono molto bravo!- sostenne abbassando lo sguardo
-allora mi insegnerai meglio ahah- proposi scherzoso
-Mikey mi ha detto che lui suonava il basso- cambiò discorso, rosso in volto
-si, quando era più piccolo aveva cominciato a suonare, ma poi ha mollato…quando è morta la nonna- lo informai, sfiorando quel delicato argomento della morte della mia amata nonna
-oh…mi spiace- sussurrò, vedendo che mi ero rattristito al pensiero
-sai…ho scritto una canzone quando morì mia nonna, ma non l’ho mai fatta leggere a nessuno, e tu sei l’unico a sapere della sua esistenza-sorrisi.
Era strano condividere qualcosa di tanto speciale, soprattutto con un ragazzo conosciuto da poco, ma con Frank avevo avuto una specie di legame fin da subito, mi dava fiducia e sicurezza.
-hai scritto una canzone?? Wow è…stupendo!- esordii stupito, guardandomi con ammirazione
-ed è un vero peccato che rimanga chiusa in qualche cassetto…- mi incalzò, con fare genuinamente provocante.
Sorrisi imbarazzato –già, è un vero peccato…ma ho paura che se la facessi leggere a qualcuno, questo mi prenderebbe per idiota o scherzerebbe i miei…sentimenti- conclusi farfugliando
-io non mi permetterei mai! Però ti capisco…anche io ho il tuo stesso problema! In garage ho una sfilza di basi con la chitarra che nessuno ha mai visto o sentito…le tengo per me e un po'’ mi dispiace, ma anche io ho un po' paura del giudizio della gente- dissi a bassa voce, come se qualcuno potesse sentire questo segreto.
La mia mente cominciò a elaborare –sai..- cominciai –facciamo una cosa-
I suoi occhioni si illuminarono e si sistemò le ciocche corvine ribelli che gli erano ricadute sul volto –cosa?-
-io faccio sentire la canzone e te, e tu mi suoni un paio dei tuoi pezzi- proposi
-oddio!- esclamò coprendosi la bocca con le mani, facendomi sorridere –sarebbe fantastico!!-
Mi alzai in piedi e mi parai dinanzi a lui, porgendogli la mano, in segno di promessa
Lui mi afferrò la mano, ma non si limitò a stringerla, la usò per issarsi, poi mi abbracciò velocemente, un po' ingoffato;
era come un bimbo il giorno di Natale, ed io ero al settimo cielo, sapendo di essere il suo Natale.

 

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Capitolo 3
*** kiss the ring ***


~~I giorni passavano ed io ed Em ci trovavamo fottutamente bene in questo nuovo ambiente;
lui stava legando un sacco con tutti i suoi compagni di classe, io avevo ridato vita al gruppo degli “invisibili”, ero circondato da un sacco di belle persone e avevo trovato un migliore amico in Frank, con il quale passavo moltissimo tempo dopo scuola soprattutto, nel parco vicino alle nostre case.
Non eravamo ancora riusciti a trovare un giorno libero per dedicarci al nostro patto, ma obbligatoriamente doveva essere un giorno vicino, perché morivo dalla voglia di condividere qualcosa con lui;
mi stavo cacciando in un bel guaio con Alexis invece…quella ragazza mi piaceva, cazzo se mi piaceva! Ogni volta che eravamo vicini io stavo bene, quando ci toccavamo era come prendere una scossa.
Mi sembrava anche che ci fosse una potentissima intesa e tensione sessuale, ma non poteva essere così, dato che lei era lesbica…UNA FOTTUTA LESBICA!!
Dannazione, che casino.
Quel pomeriggio mi sarei dovuto fermare in biblioteca con lei, per studiare per la verifica di fisica del giorno dopo…avrei dovuto prendere giù qualche calmante per evitare di saltarle addosso.

-Gee, ci sei?- mi chiese Alexis appoggiandosi al mio banco, aspettandomi mentre sistemavo i quaderni nello zaino, moooolto lentamente.
Non mi piaceva il fatto che mi chiamasse con il soprannome che mi aveva dato Frankie, ma non riuscivo a farglielo pesare.
-sisi, andiamo- risposi alla fine, sorridendo e alzandomi.
 Le misi un braccio attorno alle spalle, come ero solito fare e insieme ci avviammo verso la biblioteca deserta;
-fisica- mormorò schifata poggiando pesantemente il libro sull’antico tavolo
-meglio darsi da fare- proposi sconsolato, tirandomi su le maniche della giacca nera e scompigliandomi la chioma rossa
-te l’ho già detto vero, che amo i tuoi capelli?- esordii lei ripetendo il mio gesto, facendomi venire i brividi
-circa cento volte ahaha- la schernii bloccandole la mano e attirandola bruscamente a me, così da eliminare quasi completamente lo spazio tra di noi
-Lexi- mormorai col volto tra i suoi capelli
-come?- chiese annaspando…non capivo il perché di tutta questa agitazione da parte sua
-Lexi- ripetei –sarà il tuo nuovo soprannome- e la guardai, facendole l’occhiolino -certo che potevamo andare a casa tua a…studiare, al posto che stare il biblioteca- me ne uscii con fare ammiccante.
Sorrise, rossa in volto.
Ma che cazzo sta succedendo?!
-e se poi avevi brutte intenzioni?- mi schernii
-non avrei mai cercato di fare niente, fidati- le dissi sconsolato
Vidi la delusione insinuarsi nei suoi occhi –perché?- mormorò
-forse perché sei lesbica?- esordii retorico
-lesbicAH oddio!- esclamò scoppiando poi a ridere
La guardai confuso -che c’è di tanto divertente?-
Tornò seria, più o meno, e mi spiegò –io non sono davvero lesbica! Ho detto così a Ray solo perché se no non sarei mai riuscita a scollarmelo di dosso!-
Sgranai gli occhi, sorpreso –quindi a te piacciono i ragazzi?!-
-eh si!- ormai stavamo urlando
-e che aspettavi a dirmelo?!- e la baciai
Fu un bacio molto atteso, da parte di entrambi, le nostre labbra si cercavano, smaniose e passionevoli.
Le sue mani giocavano coi miei capelli e le mie le stringevano i fianchi, accarezzandoli dolcemente;
-gee- mormorò tra le mie labbra
-mhmh- mugugnai
-c’è il bidello che ci guarda arrapato ahahah- e scoppiammo tutti e due in una fragorosa risata, facendo volatilizzare il signor Utchers
-dio santo, che cazzo di maniaco è?!- trillò tra le risate
-ah non lo so, ma può altamente andare a farsi fottere, dopo quello che ha interrotto!- scherzai con finta aria grave
-possiamo sempre riprendere…- propose con voce maliziosa e io la accontentai.

Due ore, e molte effusioni, dopo finimmo di studiare;
-ho una domanda- cominciai –come ci dovremmo comportare adesso?-
-in che senso?- chiese, anche se aveva capito benissimo
-nel senso…- la abbracciai e la baciai lievemente –potrò fare così davanti a tutti?-
-ehm…non so…per la storia di Ray- farfugliò –credo che sarebbe un colpo per lui, vederci insieme, sarebbe meglio andare coi piedi di piombo, cioè prima magari gli dico di non essere più lesbica e poi pian piano gli diremo di noi…-
Non lo nego, la delusione fu fortissima, ma le sue parole avevano un senso…neanche io avrei voluto litigare con Ray.
-ahm ok, a me sta bene- borbottai
-dai, col tempo tutto si sistemerà…e poi, un po' di mistero rende tutto più intrigante- ridacchiò baciandomi.


Il mio telefono vibrò, facendomi sobbalzare.
Allungai una mano per prenderlo dal comodino li accanto, senza scomodarmi dalla mia posizione supina;
era Frankie…un sorriso mi nacque spontaneo sulle labbra
“ehi, com’è andata oggi con fisica?”
“bene bene, non ho capito comunque una mazza, ma magari 5 lo prendo stavolta ahaha” risposi allegro
“miss Pierse non sa spiegare? Ahaha”
Miss Pierse…più che altro oggi era stata la mia distrazione, ma non volevo dirlo a Frank, non so perché…
“oh no, lei spiega bene, ero io che non c’ero con la testa”
“eri troppo intento ad ammirarla” era quasi un’accusa, ed era vera, ma il mio migliore amico non avrebbe dovuto saperlo.
Non lo so per quale strana ragione, non volevo che Frank sapesse che avevo un’altra oltre a lui, che potesse distrarmi dal nostro rapporto…ok sto sparando stronzate a raffica, mi sa.
“ ma no, non è il mio tipo ahaha”
“mm sei sicuro? Ahaha”
“giuro Frankie, non c’è niente tra me e Alexis”
“bene bene…ma per il nostro patto?”
“domani pomeriggio potrebbe andare?”
“ehm…no, devo fermarmi a scuola per il corso di mate! Mercoledì?”
“si, mercoledì è perfetto!” finalmente avevo trovato il giorno
“vieni tu da me?”
“se non è un problema sarebbe meglio, non mi va di avere Miki in giro ahaha”
“ che fratello maggiore snaturato ahaha”
E andammo avanti a scherzare fino a tarda notte, come eravamo soliti fare, passando dalle cazzate alle cose tenere, per poi augurarci una buona notte;
solo alla fine mi ricordai di Lexi: ormai era tardi per scriverle…avrei aspettato la mattina successiva.


-buongiorno- esclamò Alexis, venendo al mio banco, come ogni mattina
-buongiorno- risposi con fare complice
-buona fortuna per fisica!- mi augurò in previsione del compito che sarebbe arrivato di li a minuti
-mm sai, ieri non è che siamo riusciti a studiare un gran che- mi lamentai sorridendo
-idiota- mormorò più seria del dovuto
-che ho detto?!- chiesi un po' infastidito dal fatto che lei non stesse al gioco
-niente- liquidò lei tornando al suo banco
Cominciamo bene.
 La guardai sedersi, ricordandomi delle sue labbra sulle mie, che al momento parevano distanti anni luce
Cercai di ravviare la conversazione –dai, sei stata una bravissima insegnate!-
-ma la smetti?!- mi fulminò
-ciclo?- dissi senza volerlo ad alta voce, esasperato
-ah è così? Tu dici una cosa cretina e sono io a dover aver il ciclo per giustificare i cambiamenti d’umore?!- mi rimbeccò acida.
Scusate, dov’è la dolce Lexi del pomeriggio precedente? Voi l’avete vista? Io no.
Non feci in tempo a dire niente, che il prof entrò, consegnandoci i compiti.

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Capitolo 4
*** Helena ***


~~Alexis finì velocemente la sua verifica, così uscì dalla classe, insieme al gruppetto delle secchie.
Il telefono vibrò nella mia tasca.
Lo estrassi lentamente, sperando che il prof non mi vedesse
“vieni nel bagno delle ragazze”
-Way! Il cellulare!- urlò il professore, facendomi venire un colpo al cuore
-dio…-imprecai –mi scusi, stavo solo guardando l’ora!-
-come faccio io a saperlo? Su, consegnami il compito!- mi incitò troppo pacatamente
-no dai, davvero?-mi lamentai
-davvero! Veloce!-
Consegnai il compito, fortunatamente svolto fino alla fine, ed uscii dalla classe.
Mi avviai verso il bagno delle ragazze e, senza farmi vedere da nessuno, vi entrai;
-Lexi?- chiamai piano
La porta dell’ultimo bagno si aprii e ne uscii lei, che mi prese per mano trascinandomi dentro, facendo due giri di chiave
-mi spieghi che ti è preso prima?- la accusai
-scusami Gee, è che ero in ansia per la verifica e tu eri il primo che è capitato a tiro! Scusami scusami scusami!! Mi faccio perdonare giuro- sussurrò con aria civettuola, con la labbra appoggiate alle mie, dandomi piccoli baci.
La baciai più forte –come vorresti farti perdonare?-
Ricambiò il bacio –mercoledì vieni a casa mia-
-mercoledì? Non posso- dissi subito, sbrigativo
-perché?- chiese sull’attenti
-devo vedermi con Frankie- le spiegai
-e non puoi vederti un altro giorno?!- cercò di corrompermi con i baci
- no no no, non posso dirgli di no, e poi ne ho bisogno!- mi impuntai
-che palle Gerard!! Sembrate più voi due una coppia!!- ci criticò
-per lo meno lui non si vergognerebbe di me- cazzo…l’avevo detto davvero?
-ma sei deficiente?!- urlò
-shh!!-la fermai, mettendole un dito sulle labbra –no scusa, non intendevo quello!!-
-oh si che lo intendevi!!- era incazzata
-no te lo giuro! Non so perché l’ho detto! Per rimediare…mercoledì vengo da te!- potrei essere più deficiente? No.
-davvero?- da iena incazzata si trasformò in dolce agnellino
-ehm certo!-
-ohh che tenero!!- e mi abbracciò felice
Ricambiai, indeciso sul da farsi…non potevo dire di no a Frank, non volevo, ma ormai non potevo disdire con Lexi, anche se volevo…avrei potuto fare entrambi però.
-facciamo per le sei?- proposi
-certo! Va benissimo- perfetto, avrei avuto tempo per andare da Frank, e poi sarei corso da lei.
Genio indiscusso.

 

“sono da te” scrissi a Frankie
15.50
Ero in anticipo di 10 minuti e speravo di non aver interrotto Frank in qualsiasi cosa stesse facendo.
Sentii dei passi scendere le scale, poi il chiavistello che girava ed infine vidi la testa del mio amico fare capolino dalla porta
-ehi Gee- mi salutò esagitato
-buongiorno!- esclamai raggiante, con la stessa energia
-entra entra!!- mi invitò, scansandosi dalla porta e spalancandola
Varcai la soglia e mi guardai attorno: era una bella casa, piccolina ed accogliente, con colori vivaci contrastanti tra loro, ma che rendevano il tutto molto armonioso.
Mi sentivo come a casa; o forse era con Frank che mi sarei sentito a casa anche in un deserto.
-è davvero bella casa tua!-
-oh grazie!! I miei hanno finito da poco di riarredarla, come puoi notare hanno la mia stessa pazzia ahahah- era visibilmente eccitato e agitato, cucciolo.
-ma adesso ti faccio vedere la mia stanza preferita!- esordì trascinandomi per il braccio verso quel che sembrava un sottoscala.
Aprì la piccola porta e in effetti lo era: era uno spazio di neanche un metro quadro, pieno di scatole e scartoffie
-ehm… questo?- chiesi dubbioso
Lui rise –ahaha no, più giù-e indicò un angolino nascosto da scatoloni
C’era un piccolo vano di scale, che scendeva inoltrandosi nel buio
-ohh- mormorai curioso
-andiamo- mi esortò avviandosi lungo le scale.
-ta da!!- esclamò giunti in fondo alle scale, accendendo la luce
Lo raggiunsi velocemente e guardai: era una stanza piuttosto grande, con tanto di divano, tavolino, puff e un minibar; la cosa strana erano le pareti
-perché ci sono delle scatole di uova attaccate alle pareti?- erano ovunque, non c’era un centimetro libero, tanto da non poter vedere il colore dell’intonaco.
-è per insonorizzare- ridacchiò –questa è la mia stanza della musica-
-la stanza della musica?- lo guardai stupito
-si, qui posso suonare senza che nessuno mi disturbi e senza disturbare nessuno con il rumore- mi spiegò allegro
-ma è stupenda!!- esclamai con invidia
-vero?- concordò
-prego, siediti- mi spronò indicando il posto sul divano accanto a quello dove si era appena seduto
Mi appropinquai e mi sedetti con poca grazia –dio quanto è comodo! Ci dormirei sopra!-
-io ci dormo spesso ahaha quando faccio tardi con le prove e non ho voglia di tornare su!- disse stendendo le gambe sopra le mie, spaparanzandosi.
-ti invidio, giuro! La vorrei anche io una stanza dove poter cantare liberamente- commentai
-sei invitato quando vuoi! C’è sempre un posto per Gerard Way qui- dichiarò solennemente
Gli sorrisi e buttai la testa all’indietro, poggiandomi allo schienale
-allora, ce l’hai?- trillò Frankie risvegliandomi dal torpore
sorrisi, sempre ad occhi chiusi e frugai nelle mie tasche, scostando un poco le sue gambe;
tirai fuori un foglio tutto stropicciato, colmo di cancellature, pieno zeppo di parole.
-eccolo- sussurrai con fare misterioso
-dai dai, leggimela!!- mi spronò, tamburellando con le mani sul mio petto.
Il cuore cominciò a battermi forte;
-devo leggertela solo o cantartela?- chiesi imbarazzato
-che domande! Cantamela!- mi ordinò esaltato
Fissai per un attimo il foglio, ripetendomela nella mente, poi cominciai ad intonare la mia canzone:

-long ago
Just like the hearse, you die to get in again
We are so far fro…- la voce mi si spezzò in gola

-ehi- sussurrò Frank avvicinandosi ancora di più –sei stupendo Gee, la tua voce è qualcosa di incredibile-
-lo dici solo per farmi contento- mormorai scuotendo il capo
-guardami- mi impartì, prendendomi il volto tra le mani, costringendomi a guardarlo nei suoi profondi occhi verdone scuro.
Il mio stomaco ebbe un sussulto mentre le sue mani mi sfioravano il volto, e sentii quest’ultimo avvampare sotto il suo tocco;
-credimi, Gerard…sei qualcosa di unico quando canti! Ti illumini tutto, diventi raggiante e…sei stupendo-concluse in un bisbiglio
Presi fiato e mi passai le mani sul volto, allontanandomi un poco dalle sue, per far respirare la mia pelle in fiamme; scossi il capo un paio di volte, per tornare a ragionare, poi per qualche strano ormone entrato in circolo, scoppiai a ridere.
-Dio Frankie- dissi tra le risate
-che c’è?- fece lui divertito
-non ci sto più capendo nienteeeee ahahah- mi sentivo tanto una tredicenne impazzita.
Ripresi un po' di dignità e proposi, carico come non mai –continuo?-
-si ti prego!!- mi esortò

-dove ero rimasto…ah ecco:
we are so far from you
burning on just like a match you strike to incinerate
the lives of everyone you know
and what’s the worst you take
from every heart you break
and like the blade you stain
well, I’ve been holding on tonight-

mi alzai in piedi, in preda ad un’ondata di pura energia, e mi impegnai al Massimo per il ritornello

-What’s the worst that I can say?
Things are better if I stay
So long and goodnight
So long and goodnight-

Mi calmai un poco, solo per la strofa successive, che cantai fissando Frank dritto negli occhi

-came a time
When every star fall brought you to tears again
We are the very hurt you sold
and what’s the worst you take
from every heart you break
and like the blade you stain
well, I’ve been holding on tonight-

riesplosi, urlando le strofe come un forsennato, ma non sbagliando neanche un’intonazione

- What’s the worst that I can say?
Things are better if I stay
So long and goodnight
So long and goodnight
And if you carry on this way
Things are better if I stay
So long and goodnight
So long and goodnight-

Mi avvicinavo sempre di più a Frank, che mi guardava con adorazione seduto sul divano

-can you hear me?
Are you near me?-

Mi abbassai pian piano davanti a lui, senza distogliere lo sguardo per un secondo

Can we pretend
To leave? And then
We’ll meet again
When both our cars collide-

Lo presi per mano e con un colpo lo feci alzare, nel mentre che mi alzavo anche io, e insieme cantammo per l’ultima volta il ritornello, tenendoci per mano

 - What’s the worst that I can say?
Things are better if I stay
So long and goodnight
So long and goodnight
And if you carry on this way
Things are better if I stay
So long and goodnight
So long and goodnight-

Sulle note dell’ultimo “goodnight”, il suo volto si avvicinò al mio ed io feci lo stessi, istintivamente;
si alzò un po' sulle punte, data la sua bassa statura, e il suo naso sfiorò il mio.
Mi avvicinò una mano al viso, accarezzandomi lievemente la guancia, e io posai le mie mani sui suoi fianchi;
la sua bocca era ormai a pochi millimetri dalla mia e, con mia stessa grande sorpresa, fui io a colmare quello spazio.
Fu una sensazione stranissima, lo stomaco mi si attorcigliò mille volte, le mani mi tremarono e sorrisi spontanei continuavano a nascere sulle mie labbra: fu un bacio dolcissimo, pieno di tenerezza, sentimento e passione;
la lentezza con la quale le nostre bocche e le nostre lingue si mescolavano era estenuante, ti faceva desiderare di più.
Frankie aumentò la pressione tra le nostre labbra, insistendo di più con la lingua, ma sempre in modo dolce, mai con forza o brutalità: era un perfetto gentiluomo.
Si staccò appena, provocando un lieve schiocco umido;
-oh Gee- mormorò con gli occhi socchiusi
-Frankie- feci lo stesso e lo baciai di nuovo, con trasporto e smania.
Non potei fare diversamente, lo volevo troppo;
era tutto diverso che con Alexis…a pensarla ora, non mi suscitava alcuna emozione, mentre se pensavo a quello che stava accadendo adesso, un fiume in piena di sensazioni mi invadeva il cervello.
Ma una soltanto primeggiava: la felicità.
Stavo letteralmente esplodendo di felicità, e non mi ero mai sentito così prima d’ora.
-Dio- mormorai staccandomi, dopo svariati minuti.
-tutto bene?- mi chiese dolcemente, spostandomi le ciocche rosse dal volto;
-mai stato meglio- risposi sinceramente, provocandogli uno di quei sorrisi enormi che tanto mi piacevano.
-l’avevi capito vero?- mi chiese spalancando gli occhioni
-che cosa?- domandai divertito
-che ho una cotta per te più o meno dal primo momento in cui ti ho visto- spiegò un poco imbarazzato
-non avevo nemmeno capito che tu fossi gay ahaha e cazzo, non pensavo neanche io di esserlo, e invece…-questa novità mi dava alla testa, e non riuscivo ancora a capacitarmene
-non sapevi di essere gay?! Ahaha - urlò incredulo
-no!! Avevo anche una specie di relazione con Alexis…- ammisi sperando di non ferirlo.
Vidi la suo bocca corrucciarsi un poco e lessi la delusione nei suoi occhi, così cercai di rimediare
-ehi, Frankie- lo presi per mano e lo portai sul divano, facendolo sedere davanti a me, tenendogli una mano su ginocchio e l’altra che accarezzava la sua
-mi sono appena reso conto di una cosa…io con te mi sono trovato benissimo fin da subito, ma non ho mai pensato al fatto che ci potesse essere di più che un’amicizia, dato che ero convinto al 200% di essere etero, ma…mi sono accorto che probabilmente io ho provato ad avere un qualcosa con lei, solo perché è identica a te sul piano fisico, ma non in quello caratteriale, dato che sono neanche 24 ore che “””stiamo insieme””” e già abbiamo litigato! Ma quando ci siamo baciati…Dio, Frankie, mi hai cambiato il modo di vedere le cose! Mi sono accorto che fin da subito ho provato qualcosa per te, ma lo scambiavo per una forte amicizia, invece…invece era questo! Io voglio te, voglio stare con te e…-
-Gee, è la prima volta che ti sento parlare così tanto tutto d’un fiato- ridacchiò interrompendomi
Il mio cuore si rilassò, quando vidi che ogni traccia di infelicità da me procuratagli era sparita, lasciando spazio alla solita luce che gli brillava nelle iridi.
-ho capito perfettamente quello che intendi- mormorò premendo la bocca contro la mia.
Resi ufficiale quel bacio, stringendolo a me, come per non far scappare neanche una goccia di quella linfa ormai divenuta vitale.
-quindi cos’hai intenzione di fare con Alexis?- chiese facendosi piccolo piccolo.
Sorrisi e presi il telefono dalla stretta tasca dei jeans e feci scorrere la rubrica fino al suo nome.

 

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Capitolo 5
*** I don't love you ***


~~-pronto, Gee- rispose al secondo squillo; misi in vivavoce
-ehi Alexis- feci bene attenzione a non chiamarla con il soprannome che le avevo affibbiato  –non riesco a venire da te dopo, ho degli impegni-
-che tipo di impegni?!- chiese acida
-impegni- dissi vago
-hanno un nome questi impegni??- era abbastanza incazzata
-veramente si- un sorriso furbo spuntò sul viso del mio nuovo amante
-e quale sarebbe?!- sbraitò
-Frankie- risposi semplicemente e lui scoppiò in una risatina, che probabilmente stava trattenendo da un po'
-ah quindi tu non stasera non vieni da me solo per stare con il tuo amichetto del cuore?!- se mi avesse avuto tra le mani mi avrebbe sbranato
-veramente, non è che non verrò solo stasera da te, non verrò proprio mai…oggi ho capito molte cose importanti- la mia calma le faceva saltare i nervi
-come sarebbe a dire che non verrai mai da me?! Mi stai lasciando??-
-tecnicamente non eravamo insieme, comunque sia, si, mi dispiace, ma è meglio così…-
-non cominciare con le solite frasi “non sei tu, sono io” o cazzate varie!- mi interruppe
-non stavo per dire quello, ma ci sta, nel senso, non sei tu ad essere gay, sono io- e la spiazzai.
Non avevo vergogna di dimostrare la mia vera indole, volevo che tutti lo sapessero, volevo vantarmi di avere Frank al mio fianco.
Dall’altro capo del telefono, silenzio tombale.
Mi sfuggì una risatina, seguita da quella di Frankie.
-E’ UNO SCHERZO DEL CAZZO?! E’ UN FOTTUTO SCHERZO DEL CAZZO?!- gridò all’improvviso con tutto il fiato che aveva in corpo, facendoci sobbalzare.
-ehm no, ora devo andare, ciao, mi dispiace, è stato bello finché è durato, ma ora devo andare-
E riattaccai.
-ahahahaha sto maleeee!!!- urlò Frankie, ridendo come un cretino –non sei tu ad essere gay, sono io- scimmiottò
-ahahah mi è venuta spontanea, e poi ci stava!- risposi sogghignando
-non hai nessun rimorso?- chiese timidamente, smettendo di ridere
Gli sorrisi teneramente e, guardandolo negli occhi, gli dissi –nessuno nessuno- ;
-non sai quanto sono felice- mormorò abbracciandomi
Inspirai a fondo l’odore lieve della sua pelle –posso immaginarlo- sussurrai al suo orecchio.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò intensamente; ricambiai con altrettanta foga, passando le mani tra i suoi capelli corvini, mentre lui faceva lo stesso con i miei, attorcigliandoseli attorno alle dita, giocando con alcune ciocce ribelli.
Scese con la bocca verso il mio collo, baciando avidamente ogni centimetro della mia pelle che emanava un calore assurdo;
arrivò al collo, che ricoprì con mille umidi baci e succhiotti, accarezzandomi dolcemente la vita.
Mi diede una leggera spinta, per intimarmi di sdraiarmi e io accondiscesi: era incredibile come quel piccolino, tanto timido nella vita di tutti i giorno, si riveli un amante passionale che amava dirigere il gioco.
Mi si mise a cavalcioni, riprendendo con la dolce tortura e io cominciai a fare lo stesso, scostandogli i capelli e lambendo il suo collo, mentre gli stringevo le braccia attorno al corpo;
mi stava facendo impazzire, e lo sapeva, sentivo il sorriso che gli nasceva sulle labbra ogni volta che ansimavo.
-Dio Frankie- mi feci scappare, mentre scendeva piano con le mani sul mio ventre, alzando la maglia
Ghignò e decisi di dare anche a lui un po' di piacere: ribaltai le posizioni e premetti il mio bacino contro il suo, sollevandogli la maglietta e baciandolo a filo dei pantaloni, guardandolo dritto negli occhi.
Ottenni l’effetto desiderato: il suo petto sobbalzava ad ogni mio contatto e la cosa mi eccitava da morire.
-FRAAAAAAANK!!- urlò una voce dal piano superiore
Dallo spavento caddi rovinosamente a terra;
-porca troia i miei!- imprecò lui –SONO GIU CON GERARD, MAMMA!- rispose, ricomponendosi
Lo guardai con faccia corrucciata, sporgendo il labbro in fuori come un bambino e lui si avvicinò, ridendo
-ti sei fatto la bua?-chiese con voce infantile
Annuii ritmicamente, indicandomi il braccio; si chinò e mi diede un lieve bacio sul gomito.
-da qualche altra parte?-
Mi indicai il labbro e lui mi posò la bocca anche li; prolungai un po' il bacio, poi fummo di nuovo interrotti dalla voce stridula della madre
-VOLETE MANGIARE QUALCOSA??-
-vuoi qualcosa?- mi sussurrò con le labbra ancora sulle mie
-voglio te-mormoro teneramente
-allora non ti serve nient’altro-risponde premendo la sua bocca sulla mia
-ALLORA?! LO VOLETE O NO QUALCOSA DA MANGIARE?!- ops, scusi signora Iero
-NO MAMMA, SIAMO APPOSTO COSI’-
-MA ME LO PRESENTI IL TUO AMICO O NO?
-EHM SI MAMMA, DUE SECONDI E SALIAMO-
-oddio è già arrivata la parte in cui mi presenti ai tuoi??- scherzi alzandomi
-ahaha ma si, tranquillo, non è necessario che lo sappiano di già, a mia mamma verrebbe un infarto, e mio padre morirebbe sul colpo- che bella prospettiva
-mm meglio evitare ahaha- convenni
-ma prima o poi ovvio che glielo dico, più prima che poi- mi rassicurò
-sono tanto sconvolto?- chiedo cercando di specchiarmi nella superficie lucida di un mobile
-aspetta…- disse avvicinandosi; mi sistemò un po' i capelli poi esclamò –perfetto! Andiamo-
E si incamminò lungo le scale.
Trovammo sua mamma sull’uscio della piccola porticina: era una donna robusta, con la faccia identica in tutto e per tutto a quella del figlio, con la stessa espressione dolce e anche un po' da cartone animato.
-ohh piacere!!! tu devi essere Gerard! Ho sentito molto parlare di te! io sono Linda- il suo tono di voce era squillante e fin troppo alto, ma era simpatica.
-piacere mio, Signora!!- esclamai cercando di assumere un’aria raccomandabile
Mi abbracciò forte, prendendomi alla sprovvista; dio, erano tutti un po' troppo calorosi in questa casa!
-pff è italiana, capiscila!- borbottò Frank
-signorino, non ti azzardare a dire nulla sulle mie origini!- lo rimproverò Linda
-sisisi, come vuoi!-disse noncurante
-non ti cucino più la pizza come la facciamo noi in italia!!- lo minacciò
-MAMMINAAAA, LO SAI CHE TI ADORO TANTO VEEERO??- urlacchiò mandandole baci
Ridacchiai assistendo alla scena
-cosa ridi tu? Hai mai mangiato la nostra pizza?-mi chiese orgogliosa sua madre
-ehm veramente no- dissi facendomi piccolo piccolo
-allora sei invitato a cena!!- esclamò tutta gongolante
Mi girai verso Frank, indeciso su cosa rispondere, e lui mi annuii, con un sorriso dolcissimo.
-se non disturbo, sarebbe fantastico!- risposi
-ma quale disturbo…- intervenne Frankie –noi torniamo giù per un po' mamma, chiamaci quando è pronto-
E mi trascinò per la manica nello sgabuzzino.
Approfittò di quella mancanza di luce per afferrarmi per i fianchi e baciarmi delicatamente;
non appena schiusi la bocca, la sua lingua entrò, seguita dal suo sapore ormai famigliare.
Mi aggrappai ai suoi capelli, per non cadere dagli instabili gradini, poi mi staccai –ora mi insegni a suonare la chitarra-

 

*piccolo spazio personale*
Buonsalve gente!
Spero davvero che vi stia piacendo almeno un po' la mia fanfiction, anche perché mi sto impegnando davvero tanto per scriverla ahaha tra compiti e sport mi ritaglio sempre un piccolo spazio per continuarla, ormai è come una droga!
Spero di cuore che sia di vostro gradimento e ditemi pure se devo cambiare qualcosa, il mio modo di scrivere, lo sviluppo della storia o qualsiasi cosa.
E’ la mia prima ff e sono abbastanza inganfita ahaha di solito non faccio mai leggere a nessuno le mie “creazioni”, per paura del giudizio, ma qui mi viene piuttosto naturale, anche perché non sapete chi sono ahaha dettagli.
Detto questo, mi ritiro,ciao a tutto e buona lettura <3

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Capitolo 6
*** I'm not okay ***


~~-ma dove cavolo sei stato?!- mi urlò Mikey appena varcagli la soglia di casa, con un sorriso ebete stampato in faccia
-da Frank- risposi vago
-fino alle 11.30??- chiese sorpreso
-cazzo, è già così tardi?!- esclamai incredulo.
Il tempo era volato dopo la deliziosa cena di Linda; eravamo stati giù a suonare qualche vecchia canzone, o meglio, lui suonava e io torturavo le povere corde, ammirando rapito le sue dita che si muovevano con leggiadria sopra lo strumento.
Avevamo anche accordato una sorta di base per la canzone per mia nonna Helena ed era uscita benissimo, il giusto mix tra tristezza ed energia;
tra coccole e musica, quello era stato il prototipo del mio giorno ideale.
-cos’avete fatto fino ad adesso?- curiosò Em
Mi lasciai sfuggire una risatina, che coprii abilmente con un colpo di tosse –abbiamo suonato- dissi orgoglioso
-ah gia, me lo aveva detto che suona la chitarra…è così bravo come dice?- prese la sua consueta tazza di camomilla dal microonde e si sedette al bancone della penisola.
-oh si, di più!! È veramente eccezionale, neanche ti immagini!- risposi entusiasta
-e tu che hai fatto? Non ricordavo fossi molto bravo con la chitarra- ridacchiò prendendo un sorso della sua bevanda, lamentandosi flebilmente del calore
-ho cantato- mormorai a bassa voce, sperando che non mi sentisse
-GERARD ARTHUR WAY!!!- mi aveva sentito –HAI CANTATO DAVANTI A FRANK E MAI DAVANTI A ME?!-
Mi ero sempre rifiutato di farmi sentire da anima viva a cantare, mi vergognavo troppo! Fino ad oggi, si intende
-ehmm…dai mikeyyy lo sai che mi vergogno davanti a te!!- mi lagnai
-brutto idiota, questa me la paghi!!- ridacchiò tirandomi una pacca –ma tanto ti ho sentito molte volte cantare…- aggiunse in tono subdolo
-QUANDO?- mi allarmai
-oh beh, nella doccia, mentre ti fai i capelli, mentre ti pitturi le unghie…insomma, mentre fai tutte quelle cose da donna che tanto ami- colpito e affondato
-ma vabeh, quello non è cantare dai!- stavo ancora ripensando alle sua frase “quelle cosa da donna che tanto ami”…come ho fatto a non capire di essere gay?! Mistero della fede.
-beh, eri bravo comunque- si complimentò
-oddio, Michael James Way che fa un complimento?! Devi dirmi qualcosa?- beh, se la mettiamo così, io avrei dovuto adornarlo di smancerie…
-forse- ammise facendo scorrere il dito sul bordo della tazza
-dimmi, sono tutt’orecchi- lo spronai
-Io…ho ricominciato a suonare il basso- sussurrò con un sorrisino imbarazzato sul volto
-Dici davvero?! Em è meraviglioso!!- esclamai sbalordito, abbracciandolo di slancio.
Non eravamo entrambi così felici solo perché aveva ricominciato a suonare, ma perché questo comportava un sacco di cose: Mikey non si era più avvicinato a quello strumento da quando era morta nonna, perché gli ricordava tutte le cose brutte della nostra infanzia, che io ero riuscito a superare e lui no, ma il fatto che avesse ricominciato a suonare, non solo vuol dire che era riuscito a voltare pagina e a lasciarsi alle spalle il passato, ma soprattutto che era pronto a ricominciare con la sua vita.
-dato che siamo in vena di confidenze…- cominciai
Nanananaaa: era giunto il momento clou.
-che ce?- mi incalzò
“meglio dirglielo girandoci intorno o di botto, tolto il dente, tolto il dolore?” rimuginai e nella mia mente si crearono le possibili opzioni
“-senti Em, di solito arriva un’età in cui i ragazzi sono in preda agli ormoni e vogliono solo una cosa…la vagin…no, la patata (è più carino)…bene, io sono qui per dirti che io preferisco un altro tipo di emmm patata, che di per se, non lo è ma…assomiglia più ad una carota…con due mele…(ok basta metafore con la frutta!!) capisci no?-
Oppure
-Mikey?-
-dimmi!-
-Guarda un uccellino!! Sono gay!-
Magari non avrebbe sentito, ma mi sarei comunque levato il peso di non averglielo detto.
Potrei scrivergli una lettera, senza giri di parole, diretta –mi piace il pene- e chi vuole intendere intenda, si bhe, non che ci sia molto da intendere…”
-Ma ce la fai?!- mi risvegliò Mikey dai miei viaggi mentali
-ah già- mi ripresi –dunque!!-  cominciai, schiarendomi la gola
Lui appoggiò lentamente la tazza alla bocca prendendo un grosso sorso di camomilla, tenendo lo sguardo fisso nel mio
-sono gay- e mi sputò tutto addosso.
-Ma sei cretino?!?!- urlammo all’unisono
-sei tu che mi hai sputato la tua cazzo di camomilla addosso, non io!!- puntualizzai
-sei tu che mi hai detto di punto in bianco di essere gay!- urlò scandalizzato
-allora era davvero meglio la metafora della carota- riflettei tra me e me, ripulendomi dagli schizzi
-che metafora?! La carot…Ma che cazzo stai sparando, Gee?!- la vena sotto il suo occhio cominciò a pulsare furiosamente
-allora, calmiamoci- proposi accarezzandolo come si fa con i cuccioli impauriti
-sono calmissimo- ringhiò
-non mi sembrava…comunque, sono sempre io, non cambia nulla, in fondo lo sono sempre stato no?- cercai di farlo ragionare
-forse…cioè si, hai ragione, ma è strano…io con mio fratello avrei voluto, che ne so, sparare stronzate sulle ragazze oppure ci saremmo aiutati a vicenda…- mormorò con fare triste
-possiamo farlo anche adesso, io ti posso aiutare meglio di chiunque altro su questioni di questo tipo, e poi possiamo comunque fare tutte quelle cose, cioè, non è che adesso non riconosco più una ragazza figa da una cessa!- gli feci presente
-hai ragione- esclamò sollevato –almeno ora non avrò più paura della tua concorrenza!!-
-ecco, vedi quanti lati positivi ci sono?- cercai di scherzare
-gia ahah…ma come l’hai capito?- eh bella domanda!
-diciamo che mi ha aiutato a capirlo una persona di nostra comune conoscenza…Frank- conclusi titubante
-Anche Frank è gay?!-  strillò mettendosi le mani nei capelli –oddio, adesso non è che ci proverà con me o robe simili??-
-no di questo proprio non ti devi preoccupare, sta con me, mica mi tradisce!!- cazzzz…non lo sapeva ancora che stavamo insieme…complimenti Gerard, la tua capacità di metterti nei casini merita un 10+, chapeau.
-come scusa?- chiese flebilmente, senza voce, forse ormai, senza vita.
-ehmm…io e Frankie stiamo insieme- dichiarai, senza nessuna metafora ortofrutticola stavolta.
Lo vidi annuire un paio di volte, poi mi guardò e disse –ti spiace se vado a dormire e intanto metabolizzo la cosa?-
-si, certo…buonanotte Em- dissi, un po' triste.
-notte- mormorò e si avviò verso la camera –ah, Gerard-
-si?- mi voltai speranzoso
-mamma ha detto di guardare tra la posta che c’è qualcosa per te- e si chiuse la porta alle spalle.
Sbuffai e scrollai le spalle, come per farmi scivolare via di dosso la tensione, poi allungai una mano verso il plico di lettere e pubblicità proveniente dalla cassetta della posta e le feci passare, alla ricerca della lettera per me.
“mamma…mamma…papà…indirizzo sbagliato…papà…pubblicità….eccola”
“sig. Gerard Arthur Way” c’era scritto sopra in caratteri minuscoli
Non ricevevo quasi mai la posta, quindi faceva uno strano effetto…ma perché mi preoccupavo tanto?! Era solo una busta.
Strappai con cautela la carta bianca e mi venne un colpo.
non ci potevo credere.

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Capitolo 7
*** heaven help us ***


~~-Frankie!- urlai vedendolo in lontananza attraversare il piccolo prato appena fuori dell’entrata della scuola.
Si voltò immediatamente, con occhi brillanti e mi corse incontro, incuriosito dalla mia euforia insolita.
-Gee- ricambiò appena si fu avvicinato, abbracciandomi di slancio;
gli diedi un lieve bacio, sfiorandogli appena le labbra, attirando ugualmente l’attenzione di alcune persone.
-Mi hanno preso alla “dark horse comics”! – sussurrai senza allontanarmi, cosa che fece lui per potermi guadare negli occhi e strillare –cooosaaa??! Oddio dici davvero?-
-Si, Frankie, giuro! Mi hanno mandato una lettera l’altra sera!- confermai emozionatissimo.
Ho sempre avuto, fin da bambino, la passione per i fumetti: ne leggevo a valanghe e altrettanti ne ideavo; era un’arte che mi affascinava da morire.
Poi, un paio di mesi fa, avevo partecipato ad un concorso indetto da un distaccamento minore della “cartoon Network” e i partecipanti che avevano ideato i cinque migliori fumetti, sarebbero entrati alla “dark horse comics” per uno stage di un mese, dopo il quale due di noi sarebbero stati assunti regolarmente.
Avevo perso le speranze ormai, dato che dopo due mesi non avevo ancora ricevuto notizie, invece il mio fumetto “umbrella academy” era stato reclutato tra i migliori!
-e quando cominci?- chiese saltellando Frank
-Mercoledì prossimo- risposi su di giri e lo abbracciai, stritolandolo tra le mie braccia, mentre lui mi ricopriva il contorno della mandibola di piccoli baci.
Allora spostai la sua bocca sulla mia e gli diedi un lungo e passionale bacio;
-non ti dispiace?- sussurrai lascivamente con le labbra ancora attaccate alle sue
-ma ti pare?- ridacchiò prolungando ancora il bacio.
Praticamente mezza scuola ci aveva visti, ma andava bene così! Volevo che sapessero ciò che ero.
Mi staccai finalmente del suo volto e dietro di lui vidi una sagoma familiare
-cazzo- mormorai
-che c’è?- domandò seguendo il mio sguardo, e capendo –uhuh c’è da divertirsi ora! io scappo, a dopo!-
- no no no, tu rimani qui con me, caro!!- lo frenai prendendogli il braccio, e rimanemmo così, uno accanto all’altro, guardando Alexis avvicinarsi incazzata nera.
-ma ciao- sorrisi sornione
-che cos’è sta storia?!- strillò puntando il dito contro di noi
-beh che c’è da dire? Stiamo insieme-mi anticipò Frank
-zitto tu, sto parlando con Gerard- lo ammonì
-ehi, non rispondergli così ok?- mi alterai avvicinandomi a lei –senti, Lexi, non c’è molto da spiegare…ho capito di non essere etero, non ci possi far niente! Mi spiace di averti illusa o altro, davvero- finii la frase sincero, ma dispiaceva davvero averla ferito, ma c’est la vie!
Abbassò il capo e lo scosse un paio di volte, poi girò sui tacchi e se ne andò.
-non male come primo outing dai- ironizzò Frankie
-quello che più mi preme ora è Mikey…ieri sera gliel’ho detto ed è rimasto un po'…scosso- mormorai rattristandomi
-dobbiamo cercare di parlargli insieme…per farlo ragionare…dov’è adesso?-
-non è venuto a scuola…una buona mossa per evitare entrambi- convenni –dopo cercherò di parlargli-

La campanella suonò e ci separammo per andare ognuno nelle nostre classi.
-Gerard Way vieni subito qui!- esclamò Ray con la sua voce profonda vedendomi entrare;  mi avvicinai a passo lento, pronto ad un’altra lavata di capo
-tu e il piccolo Frank?- cercò conferma, che trovò in un mio sorriso imbarazzato
-sono così contento, amico!!- enfatizzò dandomi una pacca sulla spalla
-oddio dici davvero? sei l’unico!- mi stupii
-beh si, ho sempre avuto a che fare con persone omosessuali, mio zio, mio fratello, persino il mio cane che mi monta il gamba! insomma, non mi stupisco più di queste cose e sono felice per voi, Frank è un così bravo ragazzo!!-
Oh mio dio…sono quasi commosso
-grazie del sostegno Ray, ne avevo bisogno!- apprezzai, ricambiando il suo mezzo abbraccio.


-pronto?- rispose dopo molti squilli
-ehi Em…tutto bene?-chiesi a mio fratello.
All’inizio della terza ora avevo un disperato bisogno di parlare con Mikey, così andai in bagno a chiamarlo
-si si…sai, ci ho pensato tanto su quella faccenda…e sono arrivato alla conclusione che sono un idiota! Perché mi sono incazzato tanto?! Cioè, tu sei mio fratello, dovrei sostenerti in tutto e non criticarti per le tue scelte di vita! E poi sinceramente, non voglio neanche immischiarmi nella tua vita sessuale, cioè, il cuol è tuo, facci quello che vuoi- ridacchiò
-deficiente ahahahah dio, Em, sono così contento che tu abbia capito! Grazie grazie grazie mille, fratellino!- e buttai fuori tutta l’ansia che avevo addosso
-ah complimenti, comunque!!- mi disse
-per cosa?- chiesi confuso
-per il concorso no?-
-come diavolo fai a saperlo??-
-ho trovato la busta nel tuo casset…- non finì la frase, essendosi tradito da solo
-scusa mikey…QUANTE VOLTE TI HO DETTO CHE NON DEVI FRUGARE TRA LA MIA ROBA?! COSA STAVI CERCANDO??- sbraitai.
La mia roba è sacra, punto!
-scuuuusa Gee!!! È che… volevo fare una cosa…e mi serviva un’altra cosa…e questa cosa non so se ti piacerà…è una cosa complicata-
-se dici un’altra volta “cosa” ti picchio! Cosa cercavi??- cercai di assumere un tono calmo
-facciamo che te lo dico quando vieni a casa?-
-vengo a casa adesso, allora- proposi
-no Gee, sei matto? Mamma ti ammazza- e rieccolo, il fratellino innocente
-sono maggiorenne e vaccinato, mi faccio la giustifica ed esco adesso, tanto non ho niente di importante, ci vediamo tra poco!-
Mandai un messaggio a Frank per avvertirlo, poi compilai i vari moduli per l’uscita e me ne andai.


-sono qui!!-urlai aprendo la porta di casa
Mikey scese, come un condannato al patibolo, e mi si avvicinò.
Mi buttò le braccia al collo e finse di piagnucolare –scusa scusa scusami fratello adorato, scusa!-
-tranquillo Em, per oggi sei salvo- lo rassicurai
-meno male- esclamò staccandosi di colpo da me
-a patto che tu mi dica cosa cercavi- aggiunsi
-ecco, lo sapevo…non incazzarti- frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un foglietto che riconobbi immediatamente
- come facevi a sapere di quella?- chiesi cercando di far passare la rabbia che montava
-ti ho sentito mentre ne parlavi con Frank…io ero geloso del vostro rapporto…volevo anche io condividere questa cosa tanto speciale con te- mormorò vergognandosi come un ladro, senza guardarmi negli occhi.
L’arrabbiatura mi sparì di botto e al suo posto venne una tenerezza assurda verso quel piccolo idiota biondo che avevo davanti;
mi resi anche conto che l’avevo trascurato molto ultimamente, per stare con Frank, e mi sentii parecchio in colpa.
-ohh Mikeyyyyy- dissi con una vocina smielata all’inverosimile, come quella che ti viene quando parli con un bambino –che tttenerinooo!! Vieni qui, piccolo cretino!- e lo abbracciai, mentre lui rideva della mia performance.
-l’ho anche suonata- aggiunse fievole, mentre era stretto a me, aspettandosi chissà quale reazione
-veloce!- proferii sciogliendo l’abbraccio
-devo correre via prima che tu mi ammazzi?- chiese preoccupato
-no, ti ammazzo se non vai subito a prendere il basso e a farmela sentire!!-
Corse su per le scale e scese con la custodia nera sottobraccio e un paio di fogli scarabocchiati nella sua scrittura indecifrabile.
Si accomodò accanto a me sul divano e, visibilmente imbarazzato, accennò le prime note, mormorando tra se e se un “per te, nonna”.
La sua mano scorreva fluida sullo strumento, che emanava suoni in perfetta armonia con il significato del testo e volendo, accostavano gran parte della base ideata da Frank;
si fermò al primo ritornello, cercando di cogliere consenso nei miei occhi.
gli feci cenno di continuare e lui la finii, impeccabile, perfetto;
-tu sei un idiota- esordii
-perché?- chiese deluso
-come hai potuto smetter di suonare per tutto questo tempo?! Sei un portento, dico davvero! Hai colto in pieno ogni sfumatura del testo, sottolineando le varie parole…come hai fatto??-
-bhe…entrambi amavano la nonna…sapevo cosa intendevi con ogni singola parola- spiegò, ora soddisfatto di si stesso.
Gli diedi una pacca sulla spalla, intanto che la mia mente stava elaborando un pensiero tanto balzano quanto geniale -ho un’idea-.


*spazietto personale*
buonsalve a tutti,
scusata per la settimana inattiva, ma ho avuto un sacco di impegni, miliardi di verifiche e interrogazione concentrati in cinque giorni, mamma mia, un inferno!!
vabeh, comunque oggi sono riuscita a finire il settimo capitolo di questa assurda e stravagante storiella che spero vivamente che vi piaccia (se no posso anche smettere di scriverla ahahahah) perchè boh, a me personalmente piace tantooo!! e poi ho in mente un sacco di cose che aaaaah mi viene voglia di incollarmi al computer e scriverle tutte, ma ahimè, ho anche un lavora, quindi non posso ahahah peccato!
vabeh, ho già parlato troppo!! alla prossimaa <3

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Capitolo 8
*** black dragon fighting society ***


~~-che ve ne pare?_ domandai esitante guardando prima Frank, poi Mikey.
-a me pare un’idea fantastica!!- squittì Frankie esaltato, e Mikey convenne –si, mi piacerebbe tantissimo! Sei un fottuto genio, Gee!-
-lo so, modestamente…-scherzai fingendo imbarazzo.
Dal momento che ormai sia il mio fidanzato, sia mio fratello erano a conoscenza della mia canzone per la nonna ed entrambi ne avevano composto una base, avevo pensato che non sarebbe stata una pessima idea riunirci per suonarla seriamente, sia quella che altre canzoni, magari.
-il posto lo abbiamo- ponderò Frank tra se e se
-cioè?- chiese Mikey
-la “stanza della musica”?- intuii, chiedendo al diretto interessato
-esatto, è l’ideale!- confermò Frank, carico d’entusiasmo
-una stanza della musica? Wow! Quando si comincia?- domandò Em, altrettanto contento
-Stasera?- propose Frankie
-abbiamo la cena di famiglia- rispondemmo all’unisono io e mio fratello
-è da un po' che non stiamo più tutti insieme- specificai, mentre Mikey annuiva
-domani?- ritentò
-domani è perfetto. Gee?-
-perfetto- replicai


-ragazzi, siete pronti?- urlò mamma dal piano di sotto
-arriviamo- risposi anche per Mikey, intento nella ricerca del suo cellulare
-me lo fai suonare?- chiese, implorando il mio aiuto
Composi il suo numero e lo sentii vibrare da sotto un mucchio di vestiti; lo estrassi –eccolo-
Glielo passai, ma non senza aver prima controllato lo schermo
-uhh chi è Melissa?- domandai vedendo una serie di messaggi da quest’ultima, con tanto di cuoricini vari
-cazzo spii il mio telefono?!- si agitò strappandomelo di mano.
-dai Em!! Lo sai che puoi dirmelo- piagnucolai insistente
-non è nessuno, è una mia amica- mormorò rosso in volto
-mmh…non ti credo…se fosse così, non avresti problemi a farmi leggere i messaggi- lo punzecchiai
-ma che ragionamento è?!- trillò stizzito
-dai fratello, io ti ho confessato di essere gay!!- gli feci presente.
Stava cedendo.
-Eeeeem- perseverai
-va bene!!- sbottò –E’ una ragazza della mia classe, che mi piace- confessò finalmente
-davvero?? E com’è?- indagai curioso
-E’ bellissima!! Bassettina, rossa naturale, timida e simpaticissima…- cominciò sognante
-Dio, Mikey! Sei andata completamente!!- osservai
-si ahaha- confermò imbarazzato
-e lei? È interessata?-
-sembrerebbe di si! Ma non ne sarò mai abbastanza sicuro. mormorò scuotendo la testa, rispondendo alla sua amata
-dichiarati(?)- dissi retorico
-ma sei pazzo?!?!- rispose alzando la testa di scatto
-e allora cosa vuoi fare?? continuare a tormentarti chiedendoti se gli piaci o no?- gli feci notare
-RAGAZZI!!!- urlò nuovamente mamma dal piano terra
-dopo ne riparliamo- minacciai Mikey, che stava già tirando un sospiro di sollievo.
Scendemmo le scale di corsa, mentre Donna se ne stava in piedi, con le mani sui fianchi, stretta nei suoi begli abiti da sera.
-Donald è già in macchina, muovetevi- ci rimproverò tirandoci un buffetto leggero, sia a me che a mio fratello, mentre uscivamo dalla porta.


-Allora, eccoci qui- cominciò papà, lisciando la tovaglia del nostro tavolo appartato
-è da un po' che non stiamo più tutti insieme – commentò mamma, compiaciuta
-come va la scuola?- domandò papà, cercando di introdurre una conversazione.
Em ne approfittò per iniziare a raccontare della sua nuova classe, di come si trovasse bene con i compagni e dei suoi bei voti.
-e tu, Gerard?- incalzò Donna, appena Mikey ebbe finito
-mmh…si, va tutto abbastanza bene- Dissi vago
-con i compagni?- mi spronò
-mi trovo bene con il mio gruppetto…sono tutti molto simpatici…i voti non sono il massimo, ma tiro avanti-
-come sarebbe a dire “non sono il massimo”??_ mi interrogò mamma, con una punta di rimprovero
-sono sulla media del 6- informai
-potresti impegnarti molto di più!!- constatò un poco alterata
-colpa di qualche ragazza?- cercò di sdrammatizzare mio padre.
Mikey si lasciò sfuggire una risatina, che attirò ovviamente l’attenzione dei genitori.
-perché ridi? Ti piace qualcuna?- curiosò papà
Nascosi il volto paonazzo tra le mani, mentre mio fratello se la rideva di gusto
-non sto capendo-mormorò mamma spaesata
-nemmeno io- ricambiò papà fissandomi –sei colore dei tuoi capelli-
-capita- bofonchiai alzando un poco lo sguardo, per poi fingere un colpo di tosse e cercare invano di cambiare argomento –Mikey ha la fidanzata-
-Oh ma vaffanculo!!- si riscosse Miki, beccandosi uno scappellotto da mamma –Gerard ha il fidanzato!!-
Silenzio di tomba.
Sentivo gli sguardi puntati contro, così abbassai il capo e continuai a leggere il menù, che ormai sapevo a memoria.
-Gerard…- iniziò mio padre, richiamando la mia attenzione –sei omosessuale?- disse l’ultima parola a bassa voce, come se fosse un sacrilegio.
-mmh si- convenni, annuendo in modo spasmodico
-dio…- sussurrò Donald, con la delusione e il raccapriccio disegnato in volto
-Gerard...noi ti vogliamo bene per quello che sei, non importa cosa ti piace o cosa fai…-sussurrò mamma, prendendomi la mano tra le sue, piccole e pallide.
-grazie- mormorai, senza trovare un vero appoggio in quella frase fatta.
Perlomeno lei ci aveva provato, papà invece scuoteva la testa, schifato.
Vidi il volto di Mikey indurirsi –ma alla fine a te cosa cambia?!- sbottò alterato come non l’avevo mai visto
-mica te lo mette nel culo a te!!- concluse elegantemente
-Mikey!!!- strillò mamma arrabbiata, mentre io trattenevo malamente la grassa risata che mi saliva per la gola, stringendo la mano di mio fratello, in segno di gratitudine
-che modi sono questi?! Vedi di darti una regolata!!- lo rimproverò scandalizzata nostra madre
-quel che c’è da dire, c’è da dire, vero papà?- puntualizzò, fissandolo con aria di sfida, mentre lui annuiva impercettibilmente, con il volto abbassato, per nascondere l’espressione sconfitta che aveva ben dipinta.
Colpito e affondato.
Fratelli Way 1-0 papà.
Per il resto, la serata proseguì in un silenzio imbarazzante, in cui le uniche frasi pronunciate furono “mi puoi passare il sale, per favore?” “squisita la carne” e cose così.

-Grazie Em, per avermi sostenuto, lo apprezzo tanto- mormorai quando finalmente fummo ognuno nel rispettivo letto, ai lati opposti della camera.
-sei mio fratello, la persona a cui voglio più bene al mondo, per te farei di tutto- rispose orgoglioso –ti sono ancora debitore, ricordi?-
Risi al pensiero di quel ricordo –si, eri ancora in debito-
-com’è che era successo poi?- non ricordava perfettamente com’erano avvenuti i fatti, dato che era ancora piccolo, aveva meno di quattro anni, e di conseguenza io ne avevo meno di otto.
-eravamo al negozio di animali della signora Forbes e tu volevi a tutti costi un criceto, ma mamma non voleva prendertelo…hai cominciato a piangere come un disperato, aveva persino già scelto il suo nome!-
-Leto- mormorò lui, ridacchiando
-esatto ahaha sta di fatto che mamma ti portò via con la forza da quel posto e io, non sopportando di vederti così, la sera stessa sono tornato al negozio e ho comprato Leto con i pochi soldi che nonna mi aveva dato per il compleanno. La tua faccia quando l’ho tirato fuori dalla tasca ce l’avrò sempre in mente!! Eri il bambino più felice del mondo…mamma ha scoperto della sua esistenza dopo circa una settimana ahaha- conclusi riportando la mente a quei tempi felici.
-lo tenevo a dormire con me, ma avevo sempre paura di schiacciarlo, quindi mi svegliavo ogni mezzora a controllare dov’era ahahah- mi disse ridendo
-poi mamma l’ha scoperto…- conclusi con una nota di tristezza, rivendendo la scena di Donna che riportava Leto al negozio.
Fu in quell’occasione che dissi la mia prima parolaccia, ma Ben o male se la meritava.
Bastarda.

 

Buon pomeriggio!!
Eccoci qui, con il nuovo capitolo della mia ff, che come al solito spero sia di vostro gradimento ahahah.
Mi sono resa conto di star mettendo un sacco di riferimenti a me e alla mia vita reale in questa storia e questo la rende “wow” hai miei occhi!!
Ho voluto sottolineare il fortissimo amore che c’è tra i due fratelli, perché trascurare un legame per me così importante, non mi sembrava corretto…diciamo che io mi immedesimo nell’insicuro e indifeso Mikey, che pian piano si ribella agli standard della vita e comincia a divertirsi, mentre Gerard è la mia amata sorella, spavalda e amata da tutti, nonostante le sue diversità (di cui io sono immensamente gelosa grrr però le voglio un bene che neanche si immagina).
Mi piacerebbe sapere voi in chi vi impersonate quando leggete la mia storia, perché secondo me sarebbe una cosa carina saperlo ahaha
Vabeh, ora mi dileguo, bacii <3

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Capitolo 9
*** Frerard ***


~~-cucciolotto, svegliati, è ora!-mi disse una voce soave e leggera
-amore della mamma,  dai, su!- mi spronò mentre mi lamentavo, chiedendo ancora 5 minuti
Sentii delle risatine in sottofondo.
Mikey?
No. Era una risata femminile. Ma adesso che ci pensavo, di chi era quella voce che mi chiamava?
Cazzo!
Mi svegliai di botto, alzando velocemente la testa dal banco e guardandomi attorno spaesato
Il professor Miller mi guardava dell’alto, con aria severa, ma al contempo divertita per avermi fatto fare una figura di merda davanti a tutta la classe
-la bella addormentata si è svegliata- mormorò bonariamente; per fortuna era uno dei professori più gentili, e forse anche un po' tonti, di tutta la scuola
-mi scusi, è che non sono riuscito a dormire bene stanotte- mi giustificai.
In effetti era vero, continuavo a ripensare alla lite con i miei genitori dell’altra sera, alla lite con Alexis e al clima di tensione che mi circondava.
-dai, vai a farti un giro, così ti svegli un po'- mi incitò con un sorriso pacifico
Ringraziai ed uscii velocemente, con la vista ancora annebbiata.

Appoggiai la testa contro le fredde piastrelle di quello stretto bagno, prendendo ancora un tiro dalla sigaretta; soffiai fuori lentamente il fumo, per sentire meglio il suo sapore scendermi nei polmoni.
Sussultai appena, quando il telefono vibrò nella mia tasca; era Frank.
“vieni fuori un attimo? Sono davanti alla tua classe”
“sono già in bagno, arrivo subito” risposi velocemente, impaziente di vederlo.
Finii in fretta la sigaretta e buttai il mozzicone nella turca, tirando poi l’acqua e uscendo discretamente;
-eccomi- mi annunciai con un sussurro, vedendo la sua piccola figura appoggiata al muro accanto alla mia classe.
Sollevò la testa di scatto, avvicinandosi con una luce maliziosa negli occhi.
-vieni con me- mi sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio.
Questa scena mi fece particolarmente ridere: data la sua bassezza si dovette sbilanciare in avanti per raggiungere il mio orecchio, poi era troppo tenero per fare il provocante!
Non dissi niente, per non rischiare di offenderlo, e lo seguii con un sorriso divertito appena percettibile.
-dove stiamo andando?- chiesi curioso procedendo per il corridoio
Si voltò appena, facendomi l’occhiolino, e mi trascinò dentro ad una classe vuota.
Chiuse cautamente la porte, bloccando la maniglia con una sedia, probabilmente l’aveva visto fare nei film…o in qualche porno.
L’eccitazione cresceva sempre di più, la sentivo nell’aria…e non solo.
-buongiorno- mormorò infine il mio focoso amante, interrompendo il flusso dei miei pensieri con un bacio.
Poggiò le sue labbra sulle mie in modo passionale, passandomi le mani tra i capelli, stringendo piano la presa;
ribaltai la situazione: mi piaceva essere il “sottomesso”, ma amavo di gran lungo di più coordinare io i giochi.
Lo strinsi per i fianchi e lo spinsi con una certa foga contro i banchi;
facendo forza sulle sue cosce, lo sollevai e lo feci sedere sul tavolo, allargandogli le gambe e mettendomi in mezzo.
Le strinse forte attorno alla mia vita, attirandomi ancora di più a se; sentii la sua presenza premere sulla mia e, infilando le dita sotto l’orlo della sua maglietta, spostai le labbra sul suo collo, baciandolo avidamente.
Ogni mio limite era ormai oltrepassato, così approfittai di quel momento di puro Eros e mi spostai piano con la testa tra le sue gambe.

 


-finalmente è tornato, bell’addormentato- mi salutò scherzosamente il professore appena riuscii ad entrare in classe, dopo la mia follia con Frank.
-si è svegliato?- continuò cantilenando
Eh, cazzo se mi era svegliato!
-ehm si, sono a posto ora, grazie- farfugliai
Non avevo ancora ripreso la capacità di parola, dato che nell’ultima mezz’ora la bocca l’avevo usata per altro…aah dio, solo a ripensarci mi veniva il formicolio allo stomaco.
Gli ultimi dieci minuti di lezione li passai a cercare di evitare gli occhi di Alexis, che da quando ero tornato mi fissava con un ghigno disgustato, rovinando tutta la mia attuale felicità;
la campanella del pranzo suonò e feci per alzarmi e uscire, ma poi cambiai traiettoria e mi diressi verso il banco della mia ex, che ancora mi disprezzava apertamente
-si può sapere che hai da guardarmi male?!- gli chiesi incazzato
Lei appoggiò i gomiti al banco e posò il mento tra le dita incrociate, sbattendo ripetutamente le ciglia con finta aria genuina –Gerard, se proprio devi andare a scopare con il tuo amichetto frocio, perlomeno controlla di essere a posto quando torni nel mondo reale- e detto questo indicò l’orlo della mia maglietta, macchiato di un’inconfondibile macchia biancastra.
-merda- sussurrai cercando di coprirla, mentre lei se ne andava.
La sistemai alla bell’e meglio, infilandola nei pantaloni e uscii velocemente, tornando dal mio gruppetto che mi attendeva alla porta
-andiamo?- proposi cercando di fare il disinvolto
Ci sistemammo al nostro solito tavolino all’aperto e subito dopo ci raggiunse Frank, che mi si sedette accanto e mi diede un fugace bacio
-quanto tempo- sorrisi ironico –ah, dopo ti devo far vedere una cosa…- gli feci presente riferendomi alla macchia.
-dov’è tuo fratello?- mi chiese Ray
-era con Melissa, credo stia arrivando…infatti, eccolo- disse Frankie indicando la porta dell’uscita.
Mikey stava venendo verso di noi a fianco della sua innamorata; tutto nel suo aspetto ispirava tenerezza.
Era bassettina, paffuta, con dei grandi occhi verdi, capelli rosso naturale e il viso pieno zeppo di lentiggini;
si era vestita con quella che sembrava una tipica uniforme stile manga e per questo aveva già la mia approvazione.
-miiikii- lo canzonai appena arrivò, già rosso in viso
-ehm ciao ragazzi- disse sbrigativo, messo in imbarazzo da tutti quegli occhi maliziosi che lo stavano guardando.
-lei è melissa, vi dispiace se sta con noi?-
Ci fu un coro di “assolutameeente nooo, vieni, accomodati, è un piacere”
Si integrò abbastanza in fretta nel gruppo, era semplice e si adattava, era una tipa a posto.
Nel parlare del più e del meno venne fuori il fatto che mi ero addormentato in classe, e i successivi sfottimenti;
-che poi sei stato fuori mezz’ora!! che hai fatto? Ahaha- mi chiese Bob
Il mio moroso fece del suo meglio per nascondere le risate, e ci riuscì, io tentai di farfugliare una scusa
 –ehmm…niente, sono stato in bagno a fumare e a fare un giro-
-stavano per mandarmi a vedere dov’eri finito- mi informò Ray –pensava ti fossi addormentato nel cesso ahaha-
-mm si ahaha più o meno! No ma adesso sono sveglio, più o meno-  conclusi con uno sbadiglio, stiracchiandomi allungando le braccia sopra la testa.
-hai la maglia macchiata- mi fece notare Melissa
Ohmmerda! Nell’allungarmi la maglia era fuoriuscita dai pantaloni e la macchia incriminata era in bella vista.
Abbassai di colpo le braccia, con aria colpevole, paonazzo.
-ah ehm…sarà sapone…- farfugliai rimettendola a posto;
Frank mi si avvicinò cautamente all’orecchio –era queste che dovevi farmi vedere vero?-
-eh già- confermai sospirando, riprendendo a mangiare la mia pasta ormai fredda.

 

-non era sapone quello, vero?- mi chiese mio fratello appena tornati a casa
-ehm…no- ammisi
-dio che schifo, pure a scuola?!-mi rimbrottò con fare divertito
-è stato un caso!-cercai di giustificarmi
-l’importante che il caso non avvenga nel mio letto, poi va bene tutto- e si defilò in camera a messaggiare con la sua amata, mentre io mi sedetti in cucina a lavorare al mio progetto.

 

Ciao ragazzi, quanto tempo!! scusate per l'assenza di quasi due mesi, ma sono stata impegnatissima con la scuola e il lavoro! ho ripreso adesso che sono in "ferie" a scrivere la mia adorata ff, e in questa ho voluto aggiungere un piiizzico di hot, giusto per provare e vi sarei immensamente grata se esprimeste la vostra opinione ** beh,non ho nient'altro da aggiungere, quindi buona continuazione <3

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Capitolo 10
*** killjoys, make some noise ***


~~-è questa?- mi chiese Mikey appena fummo davanti a casa di Frank
-si, ma non suonare!!- lo fermai appena prima che premesse il dito sul citofono
Mi guardò con aria interrogativa.
-entriamo dal retro- spiegai sospingendolo verso la porta del garage
Sollevai la pesante lamina di ferro e svoltai subito a destra, imboccando il vano di scale che scendeva verso la stanza della musica.
-Frank, siamo qui- lo avvisai a metà scala, urlando
Probabilmente rispose, ma data l’insonorizzazione, non sentimmo, in compenso distinsi nettamente il rumore del chiavistello che girava, e vidi la porta spalancarsi;
Scendemmo ancora un paio di gradini ed entrammo.
-ciao tesoro- salutai il mio moroso dandogli un leggero bacio, tanto per non scandalizzare Miki
-ciao piccolo- mi salutò lui ricambiando e prolungando il bacio
-ciao cuccioli- ci tirò per il culo mio fratello, sorpassandoci e ammirando lo scantinato rimodernizzato.
-wow! Ma è stupenda questa!- disse sollevando dal divano la chitarra di Frankie
-già, ed è vecchissima! Ce l’ho da quando avevo 6 anni- lo informò orgoglioso
 -quindi se puoi evitare di farla volteggiar così pericolosamente in aria ti sarei grato-
Mi svaccai sul divano e annunciai –ragazzi, come ben sapete mercoledì, ossia tra quattro giorni, avrò il mio colloquio alla “dark horse comics”…- feci una piccola pausa mentre Frank faceva un piccolo applauso da cretino –e ho scritto il mio fumetto e mi servirebbe un parere imparziale – conclusi
-sarò imparzialissimo- disse Frankie mettendosi composto sul divano
-ma imparziale cosaaa- cominciò Miki –che basta che ti dica che te lo succhia che gli dici che è perfetto-
-ahaahahahah deficiente! No dai davvero, mi serve-
-dai faccelo leggere allora- mi spronò Miki
-mm ok- tirai fuori dalla mia grossa borsa di tela la brutta stilizzata del fumetto e glielo porsi.
Mentre lo leggevano lentamente, io mi tormentavo le mani, incapace di rilassarmi;
era una storia ambientata in una visione post-apocalittica, nella città di Battery city in cui tutto era stato inglobato sotto il controllo della megaindustria della Better Living, che imponeva uno stile di vita incolore, robotico e cupo, in cui le persone venivano private della loro individualità e uniformate le une alle altre, sotto forma di Draculoidi, esseri “programmati” per sopprimere le insurrezioni dei Killjoys, una banda di rivoluzionari che si opponevano alla better living.
Ognuno dei quattro membri di questa squadra si ispirava ad un personaggio reale della mia vita:
c’era Party Poison, che ero io, Fun Ghoul che era Frankie, Kobra Kid che invece era mio fratello e Jet Star, che era Ray.
I killjoys erano sotto il comando di Dottor Death Defying e la loro missione attuale era quella di recuperare sua figlia, Missile Girl, presa in ostaggio dal Maggiore dei Draculoidi.
Poi ovviamente vi erano molti altri aspetti in questa storia, non era solo lotta, ma c’era amore, amicizia, giustizia, fratellanza…insomma, avevo messo dentro me stesso in quella storia e speravo davvero di venire apprezzato per questo.
-allora?- chiesi dopo soli 5 minuti
-shht!- mi zittì Frank continuando a leggere rapito
Non potevo pretendere che avessero finito, era un fumetto di circa 50 pagine, ci avrebbero messo ancora venti minuti minimo!!
Non sopportando più l’attesa silenziosa dissi –io vado a fare un giro- ed uscii, senza ottenere risposta.
Mi sedetti sul marciapiede erboso appena fuori casa di Frankie e mi accesi una sigaretta, poi presi il mio mp3 e ascoltai la registrazione che avevo fatto a me e il mio moroso mentre suonavamo “Helena”: era stupenda.
Con l’aggiunta del basso di Mikey sarebbe stata meravigliosa!
Un colpetto sulla spalla mi riscosse dai miei pensieri; mi tolsi l’auricolare e guardai verso l’alto.
Una ragazzina minuta mi guardava dall’alto al basso –scusa, mi presteresti l’accendino?- tuonò con voce inaspettatamente profonda
 -certo- e gli porsi lo zippo rosso fuoco
-bell’accendino!- disse con un sorriso rigirandoselo tra le mani
Sorrisi in segno di ringraziamento e aspettai che finalmente se ne andasse, lasciandomi solo con la mia musica;
frugò nelle tasche dei suoi pantaloncini inguinali, palesemente vuote e con aria ingenua esclamò –cavolo, ho dimenticato le sigarette! Non è che ne avresti una, per favore?- e poi? Voi anche un polmone?
-ehm si- dissi sfilandomi quella che avevo dietro all’orecchio, preparata appositamente per dopo; non volevo essere scortese, ma la sua presenza mi infastidiva abbastanza.
-wow, è così sexy quando un ragazzo si mette la sigaretta dietro l’orecchio! Pensavo lo facessero solo nei film!- e ridacchiò con il suo vocione inquietante
-evidentemente no- mormorai sorridendo irritato
-posso sedermi?- chiese indicando il marciapiede
-è una strada pubblica, non posso vietartelo- risposi scazzato, ma lei la prese come battuta
-quanto sei simpatico ahahah- e si accomodò accendendosi la sigaretta –comunque io sono Andreea- e mi porse la  mano
-Gerard- mi presentai facendomi stritolare le dita in quella morsa d’acciaio.
Quella cosina sembrava un uomo!! Beh, se lo fosse stata davvero, forse l’avrei apprezzata di più…
-che bel nome! Particolare- continuò
Ma non si vede che ho scritto gay in fronte?! Chiaramente no.
-grazie- mormorai –ah l’accendino- le ricordai prima che se lo intascasse
-ah oddio scusa!! Non mi ricordavo di averlo ancora qui ahaha- e me lo restituì, prendendola come scusa per sfiorarmi in modo provocante la mano.
Eeeeeeehm no, sorry.
-è uguale al colore dei tuoi capelli!- esordì sempre riferendosi all’accendino e allungò una mano prendendone una ciocca e valutandola;
-ehm scusa, sono molto…sensibile, odio quando mi toccano i capelli-e glieli sfilai dalle dita.
Ma non si arrese ancora! Ma dio canguro, te ne vuoi andare?!
-sai- cominciò, ma fu subito interrotta
-AAAMOOOOREEEEE- mi chiamò teatralmente Frank, che evidentemente era da un po' che ci osservava
-dimmi tesoro mio- risposi altrettanto falsamente mentre il mio salvatore mi si avvicinava, atteggiandosi da vera e propria divaH, sdegnando la povera ragazza rompicoglioni che ci guardava sgomentata.
-mi sei mancato cucciolo- continuò tirandomi su con una mano e baciandomi avidamente, in modo così passionale che non capivo se stesse fingendo anche quello o no
-ok, credo abbia capito- sussurrai staccandomi un poco, divertito da quella scena.
-non è mai abbastanza! Ti ha toccato i capelli!!!- commentò stizzito, riprendendo a baciarmi e avvinghiandosi.
-ehm ok, io ora devo andare, ciao Gerard è stato un piacere- disse Andreea alzandosi velocemente e dirigendosi in fretta verso la fine della via
-ciao caraaaa- la salutammo all’unisono, sempre in stile “più gay di così non si può”
-ahahaha quanto siamo scemi?- esclamai pieno di riconoscimento
-ahaha molto, ed è per questo che ti…- la sua frase fu interrotta da Miki
-ehi voi due, la ragazza se né andata da un po'!-
Ridacchiammo e ci avviammo verso di lui
-ehm ragazzi- cominciai –com’è?-
-è semplicemente M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O!!!- urlò il mio fidanzato scandendo bene le lettere
-già, è fantastico!!- concordò Mikey meno gayamente
-siete sicuri?- mi accertai
-giuro fratello, è veramente stupendo, sono fiero di te- mi disse prima di abbracciarmi goffamente
-ooooh che teneri i fratelli way!!- strillò Frank, unendosi all’abbraccio e sussurrandomi –anche io sono fiero di te-
E restammo così per un qualche secondo, prima che il solito sarcasmo di Miki rovinasse il momento –Frankie non ti eccitare, non ci sarà nessuna orgia gay-
-ah ah ah simpatico- disse piccato lui, staccandosi dal gruppo
-che idiota- risi dando uno scappellotto a mio fratello, andando ad abbracciare Frank, che rispose –e per la cronaca, non ci farei mai niente con te-
-per fortuna!!- scherzò ancora Miki, ed entrammo tutti e tre nella stanza della musica, mentre le due persone più importanti della mia vita battibeccavano bonariamente.


Due ore, e mille prove dopo, Mikey ci lasciò per uscire con Melissa; quell’idiota biondo aveva finalmente trovato le palle per chiederle di uscire, e lei aveva accettato più che volentieri;
avevamo inserito la base di Miki con la nostra e il risultato era veramente perfetto! Frank aveva anche proposto di scrivere una nostra canzone centrata sul tema del mio fumetto; la bozza che avevamo messo giù non era profonda come Helena anzi, era stupida e comica, ma era nostra, ed era bellissima!
-lo senti?- disse Frank mentre ce ne stavamo sul divano, io seduto con le gambe sopra, appoggiato al bracciolo, e lui steso sopra di me, con la testa appena sopra la mia vita.
-cosa?- chiesi tendendo l’orecchio, ma non sentendo assolutamente niente
-il silenzio- ridacchiò e io concordai
-certe volte il silenzio dice più di mille parole- citai
-sei sexy quando fai l’intelligente- mormorò stanco con voce profonda
-sei sexy quando fai la voce roca- dissi a mia volta accarezzandogli i capelli
-sei sexy quando mi accarezzi i capelli- borbottò
-sei sexy quando sei così stanco che non scandisci le parole-
-sei sexy quando respiri-
Sorrisi –è sexy quando i nostri respiri si fanno affannati e si fondono- sussurrai, sistemandomi meglio e lui ne approfittò per stendersi completamente sopra di me, faccia a faccia;
mi fissò per un po', ed era chiaro che stesse per dire qualcosa, ma lo precedetti –voglio fare sesso con te-
lui mi fissò, con un sorrisetto malizioso –io no-
inutile dire che ci rimasi male, molto male.
-perché no?- gli chiesi sull’attenti, alzandomi un poco, ma lui mi sorrise in modo rassicurante e mi fece ristendere –io non voglio fare sesso con te, Gerard Way, io voglio fare l’amore-
E, prendendo un respiro profondo finì –perché ti amo-
Il mio cuore praticamente esplose, in mille pezzi, e la mia felicità era palpabile –anche io ti amo, Frank-
E ci baciammo, ma diversamente dal solito, era un bacio più profondo e intrigante, e si capiva perfettamente che portava ad altro, a qualcosa di molto più intenso di un bacio;
ci spogliammo piano piano, baciando rispettivamente ogni parte del corpo l’uno dell’altro e, dopo mille carezze e altrettanti sussurri, facemmo l’amore.

 

 

 

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Capitolo 11
*** famous last words ***


~~Mi svegliai, avvolto da un buio estraneo, e subito un senso di angoscia mi pervase: dov’ero?
La mia mente era annebbiata e mi impediva la risposta, ma le braccia di Frank attorno alla mia vita mi riportarono alla realtà; eravamo sul divano, accoccolati l’uno contro il corpo nudo dell’altro.
Ero rimasto per la notte, incapace di separarmi da lui e dal suo calore morbido, dopo l’atto d’amore che avevamo condiviso.
Cercai di sciogliermi lentamente dal suo abbraccio, sperando di non svegliarlo e, dopo essermi tolto le pesanti coperte di dosso, mi diressi a tentoni verso il bagno, cercando di non inciampare in nulla.
Aprii il rubinetto, il quale scrosciare rimbombava in tutto il seminterrato silenzioso, mi sciacquai il viso e la gola e tornai in sala, cercando i miei vestiti e il mio cellulare.
Trovai quest’ultimo accanto al cartone della pizza, lasciato malamente sul tavolino incasinato.
Erano le 4.50;
raccolsi i miei vestiti, aiutato dalla luce del display e, non senza aver prima lasciato un biglietto in caso Frank si fosse svegliato, uscii silenziosamente dal retro.
L’aria fresca della mattina mi svegliò del tutto e ad est stava albeggiando: l’ambiente ideale.
Estrassi il foglio e la penna dalla tasca, mi accomodai sul marciapiede e accesi una sigaretta, cominciando poi a comporre fluidamente.

-pensavo te ne fossi andato- piagnucolò Frankie venendomi incontro appena varcai la soglia alle 7.15, abbracciandomi teneramente e stampandomi un lieve bacio sulle labbra.
-secondo te potrei mai abbandonarti?- lo rassicurai prolungando il bacio.
-magari eri tornato etero dopo ieri sera- tentò, in cerca di negazione
Risi e gli sventolai sotto al naso un sacchetto bianco contenente due brioches –ecco la nostra colazione anti-etero, amore- lo rassicurai, enfatizzando l’ultimo appellativo, provocandogli un tenue rossore sulle guance.
-e sei uscito alle 5 solo per comprare due brioches?- indagò sospetto
Corrucciai la bocca, con aria colpevole –ehm…no-
-Gerard Arturh Way- esclamò velocemente, con fare di rimprovero
-uff…ecco io ho…mmm…- farfugliai, estraendo dalla tasca il foglietto spiegazzato, pieno di inchiostro nero.
Il sorriso sornione che gli si aprì sul volto fu quasi inquietante, ma il messaggio era chiaro: “fammi leggere”;
gli allungai rassegnato il foglio e rimasi a guardarlo impaziente.
-“the sharpest lives”- mormorò rapito


-lei è?- mi chiese la minuta signora della reception, guardandomi al di sopra degli occhiali a mezzaluna.
-Gerard Arthur Way- mi presentai un po' impacciato e nervoso, spostando il peso da un piede all’altro, tormentando la cinghia della mia povera tracolla
-concorso della dark horse?- chiese conferma dopo aver fatto scorrere il dito su una lunga lista di nomi
-si-
-complimenti- sorrise, distendendo la ragnatela di rughe in un ampio sorriso –quarto piano, seconda porta sulla destra-
-grazie- mi congedai, sfrecciando verso l’ascensore che si stava per chiudere e mi ci infilai per un pelo.
-attento!- mi ammonì la ragazza paffuta con la quale condividevo l’ascensore; aveva colonizzato l’intero pavimento con fogli, borse e fotografie sparse ovunque.
-scusami- esclamai ammirando alcuni disegni che avevo sparso calciando accidentalmente una cartelletta
-belli- mormorai sincero
-lo so, e non guardarli troppo, potresti rubarmi le idee- mi minacciò scortese
La guardai di sottecchi e sussurrai –simpatica-
-in realtà il mio nome è Miriam- e mi porse la mano, sorridente.
Stranito dal suo repentino cambio d’umore, ci misi un po' a risponderle –Gerard- mi annunciai sull’attenti.
-dark horse?- domandò quasi timidamente…Bah.
-sssi- risposi incerto, non sapendo come comportarmi
-allora siamo rivali- e il suo tono si indurì, raggelandomi
-mi inquieti- le dissi fuori dai denti
-me lo dicono spesso ahahah- ed ora era nuovamente felice
-oook…- e approfittai delle porte che si stavano aprendo per defilarmi.
“seconda porta sulla destra” rimembrai e mi avvicinai alla stanza corrispondente alle indicazioni;
la porta era aperta, ma bussai ugualmente, osservando l’interno.
Era in tutto e per tutto un’aula scolastica, con tanto di cattedra, ma soli cinque banchi, disposti in fila davanti
Dietro alla scrivania era seduta una donna sulla trentina, di una bellezza quasi volgare, imponente, pesantemente truccata;
c’erano ancora tre banchi vuoti e, dopo aver dato un buongiorno generale, mi accomodai accanto ad un ragazzo di  colore dall’aria dura, seguito dallo sguardo felino della caporedattrice.
Accanto al ragazzo, c’era una biondina con l’aria di timorata da Dio
“piacerebbe a Mikey” pensai.
Poco dopo di me, arrivò la psicopatica, tutta trafelata e si sistemò accanto a me, mollandomi una pacca sul braccio –ciao amico- mormorò col fiatone.
La guardai stupito e mi allontanai un poco, scambiandomi un’occhiata d’intesa col tizio vicino a me.
Alcuni minuti dopo, arrivò anche l’ultimo concorrente, quel che sembrava un bambino asiatico, con un’età indefinibile, tutto curvo sotto un peso invisibile.
-allora ragazzi- cominciò la donna, sistemandosi gli occhiali e parlando con voce lenta e profonda –io sono Jackie Melbourne, caporedattrice della Dark Horse…se siete qui, è solo grazie al vostro talento, quindi siate fieri di voi stessi, complimenti!
Come ben saprete, oggi dovrete tenere un colloquio con me ed io selezionerò poi due tra voi che mi hanno colpito maggiormente, in modo totalmente imparziale, perché se c’è una cosa che in questo lavoro ha un’enorme importanza, è proprio l’onestà e l’imparzialità; il talento non guarda in faccia nessuno-
Ci fu un brusio di assenso generale poi, finito il discorso pieno di valori e correttezza, ci fece uscire e cominciò i colloqui individuali: mi tenne per ultimo.
Uscivano tutti con facce serene e rilassate, così riuscii a dissipare quello stato di angoscia che mi attanagliava lo stomaco.
-buona fortuna Gerard- mi sussurrò Miriam, uscendo dalla stanza e lasciandomi il posto
-chiudi la porta- mi esortò Jackie.
Obbedii stranito: era sempre stata aperta per metà con gli altri concorrenti.
-allora Gerard- mi accolse alzandosi, mostrando così il suo corpo tutto curve, stretto in abiti succinti e calze a rete.
Tacchettò fino al mio banco, nel quale mi ero accomodato nel frattempo e vi si appoggiò, chinandosi leggermente in avanti, facendo strabordare il seno prosperoso.
-c’è qualcosa in te che mi ha colpito fin da subito- sussurrò con fare languido; mormorai un “grazie”, pensando si riferisse ai miei disegni, invece…
-nel tuo sguardo c’è il mistero, è intrigante, il tuo portamento fluido e sicuro…la tua aura è eccitante all’inverosimile- mormorò togliendosi gli occhiali e scuotendo i lunghi capelli neri
-tu lo vuoi questo posto vero?- disse in tono innocente, quasi cercando di togliere la nota di ansia che vide nascere nel mio sguardo, con fare materno.
Cazzo.
La caporedattrice ci stava provando con me.
No no no e ancora no.
-certo- risposi con finta piattezza
-saresti disposto a tutto per averlo?- e mentre me lo chiedeva, si sedette di lato sul bordo del banco, alzandosi ancora di più il vestito striminzito.
Seguii con lo sguardo i movimenti delle sue mani, che si muovevano provocatori sulle sue cosce;
non potei non pensare a Frank, vestito di quei francobolli, con tanto di calze a rete e tacchi…madonna, in sesso in persona.
Mi ricomposi, guardandola negli occhi e rispondendo alla sua domanda –non proprio a tutto…sono qui con intenzioni professionali-
-anche io sono molto…professionale- mormorò allungandosi verso di me, slacciandosi lentamente i primi tre bottoni della camicia, facendo intravvedere il reggiseno di pizzo.
Il tutto non mi faceva alcun effetto, dopotutto ero gay, ma questo creò un’aria tesa e elettrica nell’aria.
Mi ritrassi al tocco delle sue dita, che cercavano di sfiorarmi il volto;
mi appoggiai allo schienale, incrociando le braccia, poi la affrontai, stufo della messinscena
-dove sono finiti i valori, signorina Melbourn? L’imparzialità, l’onestà, il talento che non guarda in faccia nessuno…che bel copione che le hanno scritto, davvero convincente, ci stavo quasi per credere-
Sogghignò, prendendomi la mano –lo sanno tutti che se vuoi avere successo devi pagare un prezzo-
Feci scivolare via le sue grinfie smaltate –e lei che prezzo ha pagato? L’ha data al capo della “comics”?-
Il suo sguardo si indurì e si ritrasse un  poco- quello che ho fatto io, l’ho fatto per il mio bene, e ora ne raccolgo i frutti; senza quei sacrifici oggi non sarei qui a…-
-a cosa?- la interruppi bruscamente, alzandomi –a far cosa?! A convincere i giovani apprendisti a scopare con lei?! Beh, quest’aspettativa non mi alletta per niente, preferisco essere apprezzato per il mio vero talento, che finire come lei a fare la puttana-
E detto questo uscii in fretta, seguito dal suo ringhio che mi avvertiva –non si disturbi a presentarsi di nuovo, signor Way, qui non abbiamo bisogno di lei-.
Le lacrime stavano salendo e la gola era attanagliata da un senso di vomito; mi ero giocato il lavoro dei miei sogni, non avrei mai lavorato  alla “comics” e il mio fumetto sarebbe rimasto a marcire in una scatola;
entrai nell’ascensore vuoto e cominciai a prendere a pugni la parete, cercando di non far uscire le lacrime.
Le porte scorrevoli si aprirono e mi precipitai di corsa fuori dall’edificio, sotto la leggera pioggia, trovando di fuori Frankie, pronto a farmi una sorpresa.
-Amore!- esclamò vedendomi in quella condizione, spegnendo il suo sorriso raggiante.
-amore, cos’è successo??- ripeté preoccupato, quando vide che non gli rispondevo.
La rabbia stava montando dentro di me, rabbia verso Jackie, verso la “dark horse” e verso la mia natura gay.
Mi bloccai accanto a lui, senza guardarlo in faccia, vergognandomi dei miei pensieri.
-Gerard- cominciò cauto, toccandomi il braccio –cosa è successo- chiese scandendo ogni parola.
La pioggia si fece più pesante, mescolandosi alle mie lacrime e sbollendo il viso in fiamme, ma aumentando il mio nervosismo.
Così buttai fuori tutta la rabbia, accecato –è successo che- cominciai quasi urlando –non avrò quel posto di lavoro, solo perché sono un fottuto gay! Per colpa di questo mio errore, non avrò mai il lavoro dei miei sogni!! Se avessi accettato la richiesta di Jackie di scopare, ora sarei già a capo della “dark horse”, e invece no! Per colpa tua, che mi hai traviato, diventerò un fallito! Preferivo essere un tossicodipendente, un violento, un maniaco, tutto, ma non un cazzo di gay!! Perché questo mi ha rovinato, TU mi hai rovinato!-
E corsi via, lasciando Frank attonito, tremante e con le lacrime agli occhi.

 

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Capitolo 12
*** The world is ugly ***


Proprio nel momento in cui pensavo di aver prosciugato i miei condotti lacrimali,altre gocce salate mi rigavano le guance.
Il cuscino ormai era zuppo ed io ero esausto;
Volevo dormire, ma i pensieri me lo impedivano.
Mi sentivo una merda per come avevo trattato Frank,lui non centrava niente, anzi, lui era sempre stata la mia roccia ed era l'unico che avrei voluto accanto a me in quel momento.
Bussarono alla porta, ma non risposi.
Bussarono ancora e, anche senza il mio consenso, Mikey entrò nella camera, con due tazze fumanti tra le mani.
- Gerard- mormorò sedendosi sul bordo del letto, accarezzandomi i capelli.
Grugnii un suono di disperazione poi, con grande sforzo, alzai la faccia dal cuscino e lo guardai; probabilmente le mie condizioni lo spaventarono, perché lo vidi sgranare gli occhi e deglutire pesantemente, ma da buon fratello, non disse niente.
-ti ho portato una tazza di camomilla- disse con fare materno;
Cercai di tirarmi e mi tirai su a sedere, poi gli facei spazio accanto a me; si infilò anche lui sotto le coperte e mi allungò una delle due tazze.
Soffiai sul bordo per raffreddarla un poco, poi ne presi un sorso, che spazzò via il sapore di lacrime dalla mia bocca;
-come stai?- Frank gli aveva raccontato cos'era successi, avevo sentito la loro telefonata circa due ore fa, il che significa che l'inganfito Mikey aveva impiegato due ore a trovare i filtri della camomilla e scaldare l'acqua.
-male- sussurrati carente di voce.
-per cosa stai male, Frank o il lavoro?- indagò.
-per Frank prima di tutti, ma anche tanto per io lavoro- spiegai con un peso schiacciante allo sterno,riprendendo fiati e cacciando indietro le lacrime.
-so che deve essere stato orribile...intendo, lavorare tanto ad un progetto e poi vederlo sfumare per i capricci di una donna- cominciò teneramente, cercando di consolarmi;
Mi fece sciogliere il cuore il modo in cui si stava prendendo cura di me e ciò mi fece stare un po' meglio.
-ma comunque non ti dei buttare giù, ci sono migliaia di altre case editrici pronte ad accogliere i tuoi progettie ti giuri che ne troveremo una, pur di girare tutto il mondo!-concluse prendendo un lungo sorso di camomilla.
Riuscii a sorridere e il mio cuore si alleggerì un po';
-grazie Em, lo apprezzo davvero- mormorai appoggiando la testa contro la sua spalla ossuta.
-e sai chi girerà il mondo con noi?- mi chiese e, senza aspettare risposta, disse -Frank-
-no, Frank mi odia- mi lagnai, sentendo la gola stringersi, ma continuai, senza dar peso ai singhiozzi -io non volevo davvero dire quelle cose! Ero incazzato e...me la sono presa con la persona che amo, sono un coglione- presi un fazzoletto, poi continuai, fregandomi gli occhi -io non discrimino il mio essere gay, anzi, è l'unica cosa giusta che mi sia capitata negli ultimi tempi, che mi ha portato alla cosa migliore che potessi immaginare...amo Frank, lo amo come non ho mai amato nessuno e...e non riesco ad immaginare una vita senza di...- scoppiai a piangere, un pianto doloroso e ansimante, con fitte al petto, poi delle braccia mi avvolsero, ma non erano quelle scheletriche di Mikey, erano più morbide, calde, tatuate e -Frank- mormorai tra i singulti, guardando quei bellissimi occhi verdi, ora velati, che mi guardavano con tenerezza.
-gee...- disse a sua volta, con tono dolce e mielato -non potevo lasciarti in quello stato, così sono venuto qui ed ho origliato le tue scuse più sincere-
-sono una persona di merda Frankie, sto malissimo, io ti ho detto quelle cose ma...-
-zitto amore, ho già sentito quello che volevo sentire, ti ho perdonato, lo giuro- mi rassicurò accatezzandomi il volto, asciugandomi le lacrime, che ora erano di pura gioia.
Vidi Mikey sgusciare fuori dalle coperte e lasciare il posto a Frankie, che vi si infilò subito dopo che mio fratello chiuse la porta.
-ho chiamato Mikey e mi ha detto che stavi malissimo, così sono corso qui e sono rimasto ad ascoltare la tue parole e...-
-ti amo Frank- lo interruppi -penso di non aver mai amato una persona come amo te, tu sei la mia roccia , la mia ispirazione...sei arrivato e mi hai stravolto la vita, ma l'hai fatto in meglio, hai abbattuto per me tutte le barriere e gli ostacoli e mi hai amato, rendendomi una persona migliore. Non mi vergognerei mai di te anzi, io mi vanto di avere una persona come te al mio fianco e se dovesse servire a qualcosa, ti ripeterò tremila volte che ti amo, te lo ripeterò fino a quando non sarai stufo di me-
Ripresi fiato, sentendo la voragine nel petto che si colmava parola dopo parola, ed esplose poi alla fine quando, di slancio, Frank posò le labbra sulle mie, in un tenero bacio, che trasmetteva più amore persino di quando avevamo fatto sesso.
-due ore senza di te sono stage l'inferno... Il mondo è brutto, ma tu sei bellissimo per me- sussurrò bocca contro bocca
-mano nella mano, andiamo in paradiso- mormorai
-li accettano i gay in paradiso?- chiese scherzoso 
-ci sarà un paradiso dei gay- sostenne con convinzione, altrettanto ironico
-tutto rosa, lustrini e tinte per capelli?-
-dimentichi i boa di struzzo-
E ci perdemmo in risate, baci e discorsi senza senso logico; la combinazione pianto e coccole mi portò in uno stato di sonnolenza così piacevole, che non vi opposi resistenza e, poco dopo, scivolai in un sonno pacifico, cullato dal respiro dell'uomo della mia vita.

È incredibile come il sonno possa stimolare in tal modo la mente umana: mi svegliati carico, pieno di idee, energia e motivazioni.
Mi allungai verso il comodino, cercando di districarmi dal corpo di Frank, che probabilmente si era assopito poco dopo di me, ed estrassi un blocco ed una penna, cominciando il mio lavoro.
"Il mondo è brutto, ma tu sei bellissimo per me" aveva detto Frankie, e fu proprio questa frase a rimanere incisa nel mio subconscio;
Le frasi uscirono da sole dalla penna, spinte dall'amore che implodeva dentro di me.
"These are the eyes and the lies of the taken"cominciai a scrivere, e con "stolti" mi riferivo agli omofobi che discriminavano la nostra relazione.
"These are their hearts but their hearts don’t beat like ours
They burn ‘cause they are all afraid
For every one of us, there’s an army of them
But you’ll never fight alone
‘Cause I..." bloccai la penna, cercando una parola adatta 
"Cause I...cause I...cause I...- mormorai tra me e me 
" cause I wanted you to know" conclusi euforico, avvicinandomi poi al volto del mio fidanzato e sussurrando la fatidica frase, con un'intonazione mielata e soave

-Cause I wanted you to know
That the world is ugly
But you’re beautiful to me
Well are you thinking of me now- cantilenai, ripetendo l'ultima frase, accarezzando i capelli corvini di Frank.
-are you thinking of me now?- lo dissi due,tre, quattro volte, fino  a che lo vidi sorridere e aprire piano piano gli occhi, sussurrando poi con voce impastata -yes, I'm thinking of you now- 
- These are the nights and the lights that we fade in
These are the words but the words aren’t coming out
They burn ‘cause they are hard to say
For every failing sun, there’s a morning after
Though I’m empty when you go- canticchiai sempre con la stessa melodia, poi il mio amore, accanto a me, si unì alla cantilena
-cause I wanted you to know
That the world is ugly, but you are beautiful to me-
E cambiai le ultime parole -are you thinking of me, like I'm thinking of you?-
-è stupenda- mormorò prendendomi per mano
-è per te- lo informai sorridendogli teneramente
-ti amo- esclamò con una voce che pareva venire dal profondo del cuore, e mi tirò giù fino al suo livello, baciandomi dolcemente.
Tirai le coperte fin sopra le nostre teste e scesi sempre di più con la bocca...

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Capitolo 13
*** Party poison ***


-ragazzi, ho voglia di festeggiare!- esordii sedendomi al tavolo della mensa, al quale erano seduti Frank, Ray, Mikey, Melissa e Jenna, la compagna di classe di mio fratello.
La situazione tra quest'ultimo e Melissa non mi era del tutto chiara:si piacevano, uscivano, ma quell'idiota biondo non faceva quel piccolo passa chiamato "ficcagli la lingua in bocca, dio santo".
-festeggiare per cosa?- chiese Ray
-mmm boh, all'amicizia (?)- tentai, non trovando un altro pretesto per sfondarmi di alcool.
-festeggiamo per il mio compleanno!- propose Melissa, con gli occhioni illuminati 
-è vero, è tra pochi giorni- concordò Mikey, annuendo.
-quando è?-chiese Frank
-il 4 ottobre, questo sabato- ci informò
-bella!! Pretesto trovato uhuh- gongolai raggiante -io porto l'alcool- 
Il volto della ragazzina si allarmò -i miei genitori non vogliono bevande alcoliche in casa- 
Merda. Era proprio perfetta per Em quella santa.
-ehm...io avrei casa libera- ruppe il suo silenzio la timida Jenna - I miei sono a Phoenix per un matrimonio e non torneranno prima di lunedì, quindi se volete potete rimanere a dormire-
-già ti amo- sussurrò sognante Ray, mettendola in imbarazzo.
-è perfetto- esclamai contento, pregustando già la bella serata.

-Geeeeraaaard- mi chiamò Em esasperato dal piano di sotto.
Melissa era già arrivata e stavo prendendo tempo per lasciarli soli, spiandoli da sopra la rampa di scale.
"Ficcagli la lingua in bocca" gli inviai per messaggio;
Sentii il suo cellulare suonare, e lo sentì anche lui, ma lo ignorò deliberatamente.
-Miiikeyyy ti è arrivato un messaggio, leggilo, potrebbe essere importante- mi lagnai irritato, attirando la sua attenzione 
-vieni giù,  cretino- mi rimbrottó divertito; 
rassegnato, presi la mia sacca e li raggiunsi -oooh ciao Melissa, non sapevo fossi già arrivata- 
Esclamai ingenuamente, come se non sapessi della sua presenza -buon compleanno comunque- e le stampai un bacio sulla guancia, abbracciandola forte.
-Grazie Geraaard- trilló lei entusiasta, ricambiando la mia stretta.
Mikey poi ci separò passandoci in mezzo, lui e il suo basso, per spronarci a raggiungere Ray, che ci aspettava in macchina fuori dal mio vialetto, accompagnato dal mio fidanzato.
Mi sistemai nel sedile posteriore, dietro a Frankie, che salutai con un bacio sul collo, mormorando un "ciao amore";
-ciao piccolo- ricambiò paradossalmente poi, dopo che Melissa si fu sistemata tra Mikey e le bottiglie di vodka, intonò insieme all'autista -tanti auguri a teee, tanti auguri a teee, tanti auguri a melissaaa tanti auguri a teee-
-grazie ragazziii- ridacchió la festeggiata, fingendo di asciugarsi una lacrima e lanciando un bacio a entrambi.
Attirai mio fratello più vicino a me, strattonandolo per una manica e quando fummo " lontani" da orecchie indiscrete gli sussurrai all'orecchio -te la sei fatta?-
Lui tentennò leggermente, dandomi per un secondo una falsa speranza -diciamo che c'è stato un quasi bacio- 
-Che cazzo vuol dire un quasi bacio!?!- urlai sottovoce, inorridito dalla sua incapacità con le donne 
-quando l'ho abbracciata per farle le auguri, le stavo per dare un bacio sulla guancia, ma lei si è girata e...c'è stato una specie di bacio stampo...- mi spiegò flebilmente, tutto emozionato 
-oh Gesù, Giuseppe e Maria!- invocai alzando le mani al cielo -stasera voglio vedere la lingua in bocca-
-no- esclamò sicuro
-ooh si invece- 
-non puoi obbligarmi- sostenne, un po' meno sicuro
-ascoltami piccolo idiota, ti farò ubriacare talmente tanto da prendere il totale controllo della tua mente e vedrai come ti obbligheró- minacciai con un sorriso sadico.
Mi guardò con occhi sgranati, poi si lasciò cadere sulla spalla di Melissa.


-Gerard vieni un secondo- mi chiamò Ray, una volta arrivati da Jenna
-dica-mi avvicinai, abbandonando la mia sacca sul divano.
Lo vidi appartarsi e trafficare con le mille cerniere dei suoi pantaloni, fino  ad estrarne una bustina familiare
-qualcuno farà problemi se ho portato questa?- sussurrò malizioso
-ooh io di sicuri non ne faccio- lo rassicurai sempre più contento 
-un po' di erba non fa mai male, tutta natura- puntualizzò infilandosela con fare teatrale nei folti ricci.
Ci reintegrammo alla compagnia, pronti a cominciare -ooh siamo un po' morti qua!- urlai euforico.
Erano solo le 8.30, ma volevo farli ubriacare tutti fin dal principio;
Collegai il mio cellulare alla casse, alzandola a tutto volume, poi cominciai a distribuire i bicchieri di plastica rossi e a riempirli di gin lemon fino all'orlo
-A noi!- brindai, e Mikey aggiunse -e a Melissa! auguri!-
Ci fu uno scontro di bicchieri, poi la festa cominciò: c'è chi finì il proprio drink a goccia, come me, Frank e Ray, e chi lo sorseggiò manco fosse una camomilla, come Mikey, Melissa e Jenna.
Con i Nirvana a palla e l'alcool a fiumi, stava diventando la festa perfetta;
Io ero già al mio quarto bicchiere, mentre Em aveva a malapena finito il primo.
Ero già molto su di giri, con la testa leggera che girava: andai verso Frank, che non reggendo per niente l'alcool, stava sdraiato per terra a ridere per ogni minima cosa.
Mi sembrava quasi un reato approfittare di lui in quelle condizioni,  ma ispirava troppo;
-Frankieeee- urlai nome una ragazzina isterica, non riconoscendo la mia voce da ubriaco 
-Geeeeraaaard- rispose lui intervallando le lettere con grasse risate.
Mi usò come appiglio, molto poco stabile, per tirarsi su, poi improvvisò uno spogliarello, che nella sua idea doveva essere sensuale, scatenando l'ilarità di tutti;
Mi attirò a se, usando la camicia che si era tolto, e mi baciò tanto appassionatamente quanto scoordinatamente, leccandomi per lo più il mento.
Melissa, forse un po' allegra, se la rideva di gusto, appoggiandosi a Mikey
-tu cosa ridi ragazzina?- la rimproverai ridendo, prendendo la bottiglia di vodka alla fragola e dirigendomi verso di lei.
-adesso ti aspetta la punizione, cara- la avvisai, mentre lei non smetteva di ridere e Mikey mi guardava sospettoso.
Stappai la bottiglia e bevvi un lungo sorso, gustandomi il bruciore che scendeva nella gola, poi la avvicinai alle labbra della ragazza, inclinandola per far fuoriuscire il liquido rosato che passò copioso nella sua bocca.
La guardai deglutire a fatica e mi fermati solo quando vidi che cominciava a sputacchiarla fuori, bagnandosi appena il vestito.
-adesso anche Em- annunciai euforico
-sii anche Em- squittì Melissa, asciugandosi la bocca
-no fratello- si lagnò lui
-eh si fratello, devi, è il suo compleanno- me la giocai, supportato dalla ragazza.
Sbuffò rassegnato, poi si attaccò alla bottiglia; dopo un primo sorso si staccò, respingendo la mia mano, ma dopo pochi secondi, probabilmente dopo averne sentito il gusto dolciastro, ci ripensò e ne bevve una buona quantità, rendendomi orgoglioso.
-E adesso- cominciai, prendendo per mano i due ragazzi e facendoli alzare -in piedi a ballare!!- li esortai.
Melissa si attaccò instabilmente a Mikey, che si stava sciogliendo e stava al gioco, finalmente;
-Ray-lo chiamai, passandogli poi la bottiglia -occupati di Jenna-.

10.45: la testa girava convulsamente e mi sembrava di avere due stroboscopi al posto degli occhi, ma l'euforia era alle stelle;
-giochiamo a obbligo o verità!-propose Melissa, avvinghiata a Mikey tipo koala.
-bell'idea!- sbiascicó Frank tirandomi a terra accanto a lui -in cerchio!!-
-Jenna vieni?- chiese Ray, senza ottenere risposta -Jennaaaa-
-era andata in bagno- mormorò Melissa 
-quanto tempo fa?- chiesi confuso
-circa...mezz'ora- mi rispose tranquillamente lei
-cazzo!- esclamammo all'unisono io,Frankie e Ray, riscuotendoci dal torpore e correndo verso il bagno.
Trovammo Jenna coricata nella vasca da bagno, avvolta in un accappatoio, che dormiva profondamente;
-evidentemente a lei l'alcool provoca sonnolenza- commentò il mio fidanzato 
-e a te cosa provoca?- lo incitai diminuendo lo spazio tra me e lui, spingendolo verso il muro.
Lui mi attirò a se, premendo il bacino contro la mia gamba, rispondendo così silenziosamente alla mia domanda; cominciò un vorace scambio di effusioni un po' spinte, finché Ray ci interruppe -se me la scopo adesso è reato?-
-è necrofilia- precisai -dai, portala sul letto-
-volentieri- mormorò, poi si chinò a raccoglierla e la portò verso la camera
-dici che la stupra?- mormorai preoccupato
-sicuro- esclamò, confermando i miei dubbi.
-chissene frega- sussurrai riprendendo quel che Ray aveva interrotto;
Inutile precisare che la combinazione alcool+Frank, non si limitò solo ai baci e alle carezze...

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Capitolo 14
*** my chemical romance ***


Dopo esserci ricomposti ed aver smaltito un poco la bronza, tornammo in salotto, cogliendo in flagrante mio fratello e Melissa.
-finalmeeentee- esordii, senza scalfirli minimamente; continuavano imperterriti a infilarsi la lingua in bocca, avvinghiati come polpi, con le braccia scheletriche di lui che circondavano la morbida vita di lei.
Mi avvicinai, abbassandomi fino al livello delle loro bocche, sperando di distrarli, ma poi, rassegnato dalla loro persistenza, diedi loro una spinta, in modo da farli cadere sul divano li accanto.
Anche nella caduta, non vidi le loro lingue scastrarsi e anzi, la nuova posizione mezza stesa sui cuscini, favorì la loro pomiciata.
-Frank- appellai -facciamogli vedere di cosa siamo capaci- e ci buttammo sul divano, sopra di loro, interrompendo finalmente le loro effusioni 
-che stronzi- si lagnò la ragazza, che ora pariva più Joker a causa del rossetto tutto sparso sulla faccia
-dovevamo giocare a obbligo o verità, scusa eeh- si giustificò Frank 
-è vero, vai a chiamare Ray- mi spronò Mikey con voce impastata -anzi, andate tutti e due- disse, includendo anche Frankie 
-no vado solo io, lui è ancora troppo piccolo per le cose che potrebbe vedere in quella camera- sostenni, dirigendomi verso il corridoio.
Bussai forte alla porta della stanza, in modo da annunciare la mia  presenza, poi socchiusi la porta;
Jenna era infilata accuratamente sotto le coperte e Ray era inquietantemente appollaiato tipo falco ai piedi del letto, fissando la sua preda.
-amico, che cazzo stai facendo?- chiesi quasi preoccupato
-sto entrando nei suoi sogni,  col mio potere- mi spiegò sussurrando -la farò innamorare di me-
Solo ora mi resi conto dell'odore pungente che alleggiava nell'aria
-Ray!! Hai fumato senza di noi?!- 
-dimentica che avevo dell'erba, tu non l'hai mai vista- mi impose fissandomi negli occhi e facendo uno strano movimento con le sopracciglia.
-si può sapere cosa stai dicendo?!-sapevo che l'erba gli faceva strani effetti, ma questo era preoccupante 
-ti sto soggiogando!- 
-...-
-devo morderti il collo per fartelo capire?!- latró con un misto di rabbia e angoscia 
-vuoi farmi un succhiotto?- chiesi confuso 
-sono un vampiro, Gerard!! Un vampiro!- urlò con fare straziante
Ci furono un paio di secondi di silenzio totale, poi scoppiai a ridere, mentre lui era ancora serio di fronte a me,cosa che scatenò maggiormente la mia ilarità.
-non mi credi? OK, allora...- mi si avvicinò e mi prese il volto tra la mani e mi fissò di nuovo negli occhi - dimentica quello che ti ho detto-
Le lacrime cominciarono a scorrermi fuori dagli occhi, mentre la mia pancia era dilaniata da crampi causati dalle risate.
Frank, incuriosito dalle risate, irruppe nella stanza -che succede?-
-Ray ahahahaha....Ray ha guardato troppo "vampire diaries" ahahahah-
-ma questo è odore di...-  commentò il mio fidanzato annusando l'aria
-erba- confermai
-ma io ti ho soggiogato, come fai a ricordarlo?!- chiese disperato il pazzo -hai addosso della verbena?-
-della cosa?- chiesi ancora più confuso 
-la verbena! È un erba...- cominciò a spiegare
-no, quella te la sei fumata tu- gli feci presente
-oh, forse hai ragione- borbottó grattandosi la testa
-ora- mi voltai verso di lui e tesi una mano -dammi l'erba rimasta- 
Dopo un poco di indecisione mi porse la bustina accartocciata, ancora sufficientemente piena, poi andammo in salotto, lasciando Jenna a riposare.
-ci siamooo- strilló Frankie battendo le mani e stendendosi per terra
-per cosa?- chiese Mikey, nascondendo malamente la sua evidente aria arrapata
Srotolai il sacchetto davanti ai loro occhi, e stranamente non fecero una piega, così mi sistemai accanto al mio fidanzato e cominciai a rollare l'erba dentro una cartina lunga,  con lo sguardo ammaliato di Frank sulla mia lingua, intenta a chiudere la canna.
-come sei sexy- mormorò lascivo
Risi appena, poi mi infilai l'estremità dello spinello tra le labbra e lo accesi, inspirando a pieni polmoni, assaporando poi il gusto che tanto mi era mancato.
Espulsi poi il fumo dal naso e la feci girare:prima Frankie, poi Mikey e infine Melissa, tutti novellini che ci misero un po' a intuirne il meccanismo. Ray non partecipò al giro, non per sua scelta ovviamente, ma il fatto che si credesse un vampiro ci turbava non poco, dato che aveva cercato di mordere Mikey.
Il primo spinello finì velocemente, il secondo e il terzo anche, il quarto ci mise di più a partire, a causa della mia rarefatta concentrazione, che ostacolava la preparazione della tanto attesa canna;
Nell'aria ovattata e fumosa si perdevano le nostre risate senza senso e si disperdeva un senso di calma e serenità molto piacevole; eravamo una massa di corpi stesi sul pavimento, intenti a passarsi il fumo dell'ennesimo spinello e a riempire il silenzio pacifico con le nostre più intime verità.
-sono stata ricoverata in ospedale a dieci anni, dopo essermi lanciata dal secondo piano, per provare a volare- confidò Melissa
-mi faccio crescere così tanti capelli perché di notte li posso usare come cuscino- si unì Ray
-credo nei fantasmi- continuò Mikey 
-sono andato da uno psicologo fino a poco tempo fa, per dei complessi legati alla mia bassa statura- disse Frank 
Attesero tutti il mio turno, quando me ne uscii con -sono gay- 
-oooh non mi dire- mi canzonó Em
-oddio davvero?! Non l'avrei mai immaginato! Che shock- strilló Frankie fingendo un aria stupita all'inverosimile.
Risi e gli lanciai fiaccamente un cuscino, che bastò comunque a rispedirlo al suo posto
-dai Gee, un tuo segreto!- mi incitò mio fratello 
Ci pensai un po', poi mormorai -scrivo-
-scrivi cosa?- chiese curiosa Melissa
-scrivo- tagliai corto
-canzoni- spiegò Mikey
-e non solo- aggiunsi, preso da un impeto di coraggio
-wow, scrivi canzoni?!- si rianimò Ray 
-e canta anche, favolosamente- mi elogiò il mio fidanzato, in tono molto gay 
-Frank suona la chitarra, Mikey il basso e sono bravissimi- cercai di distogliere l'attenzione da me
-che amore- si esaltò Frank, stampandomi un leggero bacio 
-anche io suono la chitarra- si intromise Ray
-potremmo seriamente mettere insieme una band!- notò Frankie 
-é sempre stato il nostro sogno, vero Em- confidai, interpellando anche il biondo, che confermò
-allora, giuro sulle mie palle, che lo faremo!- urlò il mio moroso -ma dimmi un po'- cambiò discorso, guardandomi- cosa scrivi oltre alle canzoni?- 
-fumetti, no?- cercò conferma Mikey, ma io scossi la testa
-i fumetti si disegnano, non si scrivono- precisai-sto scrivendo un...romanzo- 
-oh mio dio!! E non ce l'hai mai detto?!- si stupì il piccoletto -è meraviglioso Gerard- e gli altri annuirono, concordi
-e qual è il titolo?- domandò Melissa
-non so ancora, mi sarebbe piaciuto qualcosa tipo "my romance..." e poi un aggettivo, ma non ne trovo uno adatto che mi soddisfi al 100%- spiegai -poi mi sarebbe sempre piaciuto dare al mio primo romanzo il nome della mia band, per quello volevo aspettare di averne una, prima di finirlo- 
-allora è fatta- disse entusiasta Mikey -noi quattro ragazzi formeremo una band, e si chiamerà "my romance qualcosa"- 
-è fantastico- sospirammo all'unisono io e Ray, seguiti poi dal nano -ora serve solo il nome- 
-my beautiful romance- propose Melissa
-no, troppo banale- scartai
-my miserable romance- lo seguì a ruota Em
-mmm nah-
-my harlequin romance- tentó Frank
-my innocent romance-
-my scandalous romance-
-my selfish romance-
-my pathetic romance-
-my childish romance-
-my waffle romance- degenerò Ray
-waffle? Sei serio? ahahaha- lo schernii
-perdonami amico, ho fame, sono in chimica- si giustificò
-my chemical romance!- si illuminò Mikey
-my chemical romance- ripetei più volte, sentendo che suonava proprio bene -mi piace! Si!- salii in piedi sul tavolino ed urlai  -Ladies and gentlemen, we are my chemical romance!!-.

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Capitolo 15
*** The kids from yesterday ***


4 anni dopo
Le prime note di "the kids from yesterday" rieccheggiarono nell'aria satura di luci e urla; anche se era da tre anni ormai che ci esibivamo ininterrottamente, spostandoci di palco in palco, di paese in paese, viaggiando sul nostro pullman nero malridotto, l'emozione prima di un concerto era sempre la stessa.
Mani sudate, battito accelerato, respiro affannato, tutta l'ansia accumulata che mi faceva tremare...per fortuna c'era Frank che scacciava le mie paure con un bacio, un abbraccio o una compilation di coccole.
Poi anche i fan facevano la loro parte ovviamente: sale o parchi colmi all'inverosimile di ragazzi e ragazze, che uniscono le loro voci e cominciano ad urlare "MCR! MCR! MCR!".
Ecco, questo è ciò che amo di più.
" Well now this could be the last of all the rides we take
So hold on tight and don’t look back"
Feci una pausa, lasciando cantare la platea, beandomi di quel coro di voci che intonavano le mie rime; come ero solito fare, mi avvicinai a Frank, intento al 1000% a suonare come un forsennato la amata chitarra "pancy".
Appena vide che ero diretto verso di lui, prese a volteggiare nella mia direzione e, appena mi fu addosso, mi leccò il collo, fino all'orecchio, creando un visibilio notevole tra la folla.
" We don’t care about the message or the rules they make
I’ll find you when the sun goes black"
urlai rivolto a lui, mollandogli una pacca sul sedere e tornando al centro del palco.
Ci preparammo tutti per il ritornello: io schiarii la voce, Frank e Ray impugnarono meglio le chitarre, Mikey affondò le dita nelle corde del basso, Pedicone strinse le bacchette della batteria, i fan alzarono le mani al cielo, ma tutti, questo è sicuro, tutti ci mettemmo il cuore
"And you only live forever in the lights you make
When we were young we used to say
That you only hear the music when your heart begins to break
Now we are the kids from yesterday" il ritornello è sempre la parte migliore, dopotutto...
Mi voltai destra, incitando la folla e incontrando poi lo sguardo di Mikey; sorrisi, al ricordo ancora limpido di quando annunciammo ai nostri genitori che avremmo abbandonato gli studi per seguire la strada della musica insieme a Frank e Ray.
Mi sorrise di rimando, poi si voltò a lanciare un bacio e mimare un "ti amo" in direzione del backstage, dove la testa di Melissa faceva capolino dalle pesanti tende; pensai a quanto fossero carini insieme, ancora teneri e impacciati dopo 4 anni di fidanzamento... Proprio per questo erano invidiati da Ray, che non aveva avuto la stessa fortuna con Jenna, ne con nessun'altra ragazza.
Ray dal canto suo era stato un amico eccezionale: aveva di nascosto fatto causa alla ragazza approfittatrice della "dark horse", facendola licenziare, poi aveva mostrato il mio fumetto, che venne molto apprezzato dal capo dello stabilimento al punto che lo fece pubblicare dalla " Comics".
Quando arrivò con il fascicoletto tra le mani, giusto il giorno del mio compleanno, gli volai tra le braccia e piansi spasmodicamente, non riuscendo a crederci.
Da li erano cominciate le telefonate dalle varie case editrici, chiedendo altre storie, ma avevo abbandonato momentaneamente il fumettismo per dedicarmi alla musica; in compenso avevo finito il mio romanzo, senza pubblicarlo però, e qui mi aveva aiutato Frankie...aaah il mio dolce e amato Frankie! Il nostro rapporto si è rafforzato giorno dopo giorno, ora dopo ora, e l'amore che proviamo l'uno per l'altro è incommensurabile; non oserei neanche immaginare la mia vita senza di lui, infatti di li a poco glielo avrei dimostrato nel migliore dei modi.
Mi voltai ad ammirarlo, estasiato, poi il mio sguardo andò a Pedicone: Michael non era un vero e proprio membro del gruppo, era più che altro un valido batterista che Ray aveva raccattato nel suo giro di piccoli tossici in un momento di disperazione... Ma per ora andava bene.
Tornai alla realtà, dalla quale mi ero estraniato per ripercorrere il passato: senza neanche accorgermene, eravamo arrivati all'ultima strofa 
"We are the kids from yesterday
Today, today"
Conclusi con molta enfasi.
-Glasgow!!- urlai a pieni polmoni, ricevendo in risposta un boato
-questa sera- cominciai appoggiandomi provocatorio all'asta del microfono, spostandomi i capelli rossi dal viso, con fare da divah - succederanno cose- 
Presi tempo, assaporando la sensazione dei fan che pendevano dalle mie labbra; dopo i primi secondi di silenzio, proruppero in schiamazzi e urla, per chiedermi quali cose sarebbero successe.
- noi tutti facciamo cose, noi tutti creiamo cose, sentiamo cose...- i miei compagni mi guardavo interrogativi, nessuno sapevo cosa stavo dicendo -ma la verità è che a nessuno frega un cazzo di cosa facciamo, cosa creiamo, cosa sentiamo!! Importa invece COME facciamo, creiamo, sentiamo queste cose, importa PERCHÉ le facciamo, le creiamo, le sentiamo, importa COSA CI SPINGE a farle, crearle e sentirle! Quello si che interessa!! Tutti sappiamo cantare, dopotutto basta aprire la bocca ed emettere qualche versetto, ma come cantiamo? Perché cantiamo? Cosa ci spinge a cantare? Tutti sappiamo amare, ma come? Perché? E cosa ci spinge? Volete conoscere la mia risposta a questa domanda?- un ululato di "si ti prego" si elevò dalla folla.
Gli altri membri dei my chemical romance avevano ormai mollato i loro strumenti e mi ascoltavano; raggiungsi Frank al suo fianco e lo presi per mano
- come amo? Incondizionatamente, con tutta la mia anima, la mia passione, la mia vita! Amo in un modo che ti travolge, ti sbatte di qua e di la come fosse un mare in tempesta, che ti fa perdere il senso della realtà. Amo così intensamente, che sento male al cuore, quando sto con la persona della mia vita! Perché amo? Perché no? Perché non correre il rischio di essere felici? Amo perché sono stato fatto per amare, per amarti- dissi guardando Frankie negli occhi - cosa mi spinge ad amare? Il semplice fatto che senza amarti, io non sarei niente. Se io non ti amassi, la mia vita non avrebbe un senso... Il tuo amore mi ha fatto nascere, e insieme siamo cresciuti! Non scorderò mai il nostro primo bacio, nella tua stanza della musica, sulle note di una prima versione abbozzata di "Helena"...non scorderó mai il nostro primo appuntamento, il nostro primo litigio e si, la nostra prima volta...Frank, tu mi hai salvato, ed ogni giorno mi hai dimostrato amore nel migliore dei modi, nascosto nei piccoli gesti quotidiani, una carezza, uno sguardo, una parola dolce...io sono sempre stato un cubetto di ghiaccio al confronto, io non mi arrischio a manifestare le mie emozioni di solito,ma stasera...-
Mi inginocchiai davanti a Frank, ed estrassi una piccola scatola vellutata; vidi i suoi occhi ingrandirsi ancora di più, se possibile, e la bocca spalancarsi
- Franklin Anthony Thomas Iero Junior III...vuoi sposarmi?- 
Lacrime scesero copiose sul suo volto e anche su quello di alcuni fan, che stavano in silenzio, aspettando una risposta di Frank.
-si!! Si si si si!!!- urlò lacrimante, facendo piangere anche me; mi fece alzare e mi abbracciò stritolante, baciandomi poi appassionatamente, con trasporto, mormorando milioni di -ti amo- col viso sepolto nei miei capelli.
Mikey, Ray e Pedicone improvvisarono una marcia nuziale, seguiti dalle voci della folla;
Mio fratello poi ci raggiunse e ci avvolse entrambi in un caldo abbraccio, nascondendo alle telecamere la sua faccia rigata dalle lacrime.

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


L'aria primaverile e profumata dei primi di maggio creava un'atmosfera magica, facendo tremare lievemente i petali di rose sparsi sul prato; anche i fiocchi di raso annodati alla sedie subivano l'effetto del vento, cosa che faceva impazzire il meticoloso Mikey,  che si ero autoproclamato nostro wedding planner, con tanto di scaletta organizzativa.
-Em, metti via e vieni qui- lo richiamai bonariamente
-non posso!! Quello stronzo di Pedicone non ha ancora portato le prese per le casse e per ora non c'è la musica!! E dov'è il prete?! DOV'È?!- la famosa venetta sotto il suo occhio vibrava spasmodicamente.
Mi avvicinai a lui e gli poggiai un braccio attorno alle spalle, cercando di calmarlo -Mikey, apprezzo molto tutto quello che stai facendo, ma rilassati! Sarà tutto perfetto, fidati! Guardati intorno, è magnifico- 
Lo vidi far passare lo sguardo sull'ambiente circostante, cominciando dal piccolo prato accogliente, dove erano stati posizionati un minuscolo altarino, circondato da un arco di rami intrecciati, con fiori incastonati ovunque, per poi passare al laghetto li accanto, dove il sole appena nascente si rispecchiava, creando deliziosi giochi di luce, e infine soffermarsi sul gazebo bianco sotto il quale avevamo allestito la zona pranzo.
Emise un lungo sospiro -ma ci staremo tutti?-
-siamo in 24, fratello, ci stiamo alla grande- lo rassicurai 
-mm okok, controllo un'ultima volta i posti assegnati al tavolo e poi basta, tu intanto preparati, signor Iero- mi canzonó, spingendomi via
-no caro, è Frank che prende il cognome!!- gli urlai entrando nel piccolo stabile adibito alla preparazione;
avevamo deciso così, Frank era la donna in tutto e per tutto: lui prendeva il cognome, lui veniva aspettato da me all'altare e lui avrebbe lanciato il bouquet.
Cominciai a spogliarmi, osservandomi allo specchio, con l'agitazione che cresceva secondo dopo secondo; i capelli lunghi fino alle spalle, rossi, segno della mia perenne stupidità adolescenziale, la maglia strappata, i jeans neri attillati stile leggins e gli anfibi, che facevano tanto emo...mi tolsi tutto, accarezzando poi il completo nuziale appoggiato alla sedia li accanto.
Mi misi i jeans scuri, che contrariamente al solito non fasciavano ogni mio minimo muscolo, ma erano comunque diversi da ogni completo gessato che i mariti usavano mettere; la maglia bianca non era sbrindellata, ma era seria.
Frankie mi aveva proibito il colore nero al nostro matrimonio, diceva che portava male, infatti la giacca che mi stavo infilando era blu elettrico; completai il tutto con una cravatta rossa, in tinta coi capelli,giusto per non essere così maledettamente seri.
Mentre mi stavo allacciando ai piedi il mio solito paio di all stars, mia madre e mio padre entrarono nello stabile.
-ehi- li salutai con poco entusiasmo; sapevo che erano a disagio li, al matrimonio del loro figlio gay.
-Gerard- cominciò mia madre -siamo così felici per te- sussurrò, ma non era mai stata una buona attrice. Mio padre li in parte annuì.
-è da tanto che non ci si vede eh- commentai.
Effettivamente era da tre anni che non li vedevo, se non rare chiamate e ancor più rare visite della durata di circa 5 minuti, quando passavamo casualmente per Belleville.
-non abbiamo mai potuto dirti quanto siamo fieri di te, infatti! Gerard noi ti amiamo più della nostra vita, sei il nostro adorato primogenito, e siamo felici se tu sei felice- disse mamma tutto d'un fiato. Papà annuì.
-papà non ha studiato il copione? Per questo non parla?- schernii, pur essendo mortalmente serio.
-io...-cominciò lui colpito nel segno -io non sono bravo con le parole...ma concordò con quello che ha detto Donna, ti amiamo tanto- 
Avrei doluto ribattere. Avrei voluto ribatte.
Ma era il mio matrimonio, e non volevo nessuna faccia triste, così mormorai un "ok" e li abbracciai forte entrambi.
Forse un po' mi erano mancati; -vi voglio bene- mi lasciai sfuggire, maledicendomi poi.
-anche noi- mormorarono all'unisono.

Tormentavo l'orlo delle mie maniche, tirando i piccoli fili delle cuciture interne, scatenando l'ira di Mikey.
-sono agitato cazzo!!- sibilai fuori dai denti, stretti in un sorriso, rivolto alla piccola folla davanti a me.
Niente telecamere, niente fan che acclamavano la "frerard", niente popolarità, ma solo parenti e pochi amici stretti.
-ah ora sono io che rassicuro te?- ridacchió mio fratello, sistemato sui gradini dell'altare accanto a me; era il mio testimone.
-tu ti preoccupavi per i posti a tavola, io mi preoccupo che il mio forse-futuro marito abbia avuto un ripensamento e ora sia su un aereo diretto in Thailandia!!- strillai a bassa voce, paranoico
-i fan l'avrebbero già avvistato e ci sarebbero già miliardi di post sulla "favola frerard" con un brutto finale- cercò di calmarmi
-vai a controllare su instagram- gli ordinai 
-gerard- disse il biondo esasperato 
-vai veloce, io non ho connessione!!- 
-gerard- ripetè lui, cercando di attirare la mia attenzione 
-ti prego vai a vedereeeee- esplosi terrorizzato
Lui rise, mi prese il volto e mi fece voltare verso destra: il mio piccolo fidanzato faceva capolino all'orizzonte, visibilmente esagitato, sorridente come non mai, accompagnato da Ray.
-oh mio dio, non è in Thailandia- sussurrai mentre l'enorme macigno scivolava via dal mio cuore.
Tutti gli invitati si voltarono verso di lui quando sentirono la musica partire lenta.
Già le lacrime stavano inondando i miei occhi, non mi sarei mai immaginato di poter provare una tale emozione, così intensa, così pura.
Il piccolo mi raggiunse in pochi secondi, quasi correndo, impaziente di sposarmi; fece un cenno a Ray di ringraziamento, salutò i suoi genitori, e si sistemò accanto a me.
Il prete fece segno agli invitati di sedersi, poi cominciò -signore e signori, siamo qui riuniti oggi per celebrare l'amore di questi due ragazzi, Franklin Anthony Thomas Iero e Gerard Arthur Way; sarò onesto, non ho mai celebrato un matrimonio gay, ma non credo ci sarà molta differenza, a parte il "puoi baciare la sposa"- si fermò un secondo, sorridente, poi continuò -non mi dilungherò in futili chiacchiere sulla bibbia o sermoni religiosi, ma lascerò che siate voi a confidarvi l'un l'altro-
Nel mentre il paggetto, uno dei piccoli cugini di Frank, portò il cuscinetto con gli anelli, semplici fedine d'oro bianco.
-forse è banale come cosa- mormorò Frankie timoroso, quasi avesse paura di sbagliare -ma voglio cantare insieme a te, ora...-
-amore- mi uscì involontariamente.
Mi prese la mano e mi infilò la fede nuziale all'anulare, poi cominciò a canticchiare -so long to all my friends, everyone of them met tragic ends...-
Feci lo stesso, con mani tremanti, poi mi unii a lui,commosso-with every passing day, I'd be lying if I didn't say, that I miss them all tonight, and if they only knew what I would say- 
-if I could be with you tonight, I would sing you to sleep Never let them take the light behind your eyes, one day, I'll lose this fight ad We fade in the dark, just remember you will always burn as bright-
Lacrime copiose scesero su entrambi i nostri volti, lacrime di gioia, di felicità e di amore...
Sempre cantando, volsi uno sguardo agli invitati: i miei genitori si erano commossi, e così quelli di Frankie; Mikey non l'avrebbe mai ammesso ma si, stava piangendo anche lui, nascosto dietro la spalla di Ray.
Vidi Melissa, che ci guardava sognante, probabilmente sperando anche lei in un amore così con mio fratello; infine vidi Alexis.
Non pensavo sarebbe venuta, era dal liceo che non la vedevo e si da il caso che non ci fossimo lasciati bene, ma l'avevo invitata per correttezza, ed ora era li, che mi guardava sorridente.
Frankie stava facendo lo stesso, scrutava gli invitati, per poi tornare da me...
Nessuno aveva osato interrompere la nostra canzone unendosi o applaudendo, ma tutti canticchiavano a bassa voce, creando un'atmosfera magica.
-could be with you tonight, I would sing you to sleep, Never let them take the light behind your eyes, I've failed and lost this fight, Never fade in the dark, just remember you will always burn as bright...the light behind your eyes- finimmo all'unisono, perfettamente completi.
-beh...che dire- disse il prete, anch'esso commosso -per il potere conferitomi dallo stato dell'Illinois, vi dichiaro marito e marito!! Potete baciare lo sposo!-
E fu così, sigillammo il nostro amore con un appassionato bacio, che racchiudeva ogni singolo momento trascorso insieme, ogni parola detta e ogni emozione provata...tutti sparirono, rimase solo il nostro amore, contornato dal sottofondo degli applausi dei nostri cari.
-siamo sposati- trilló Frank a bassa voce, abbracciandomi forte forte
-ti amo- sussurrai tra i suoi capelli
-ti amo- ricambiò 
-ed è solo perché ti amo, che ti lascio fare questo, ricordatelo- lo avvertii, posandogli tra le mani un mazzo di rose rosse, perfette, legate da un sottile nastro di pizzo nero elaborato, pronto pronto per essere lanciato.
-siiiii grazie Gee- esclamò esuberante -ragazzee!! Venite qui tutte! O anche ragazzi, si sa mai...-
Tutte le invitate si riunirono dietro a Frankie, che si caricava prima di lanciare il bouquet
-vai sposina- lo incitai divertito.
Finalmente lanciò i fiori, che proiettarono una parabola in aria e poi caddero dolcemente dritti dritti nelle mani di Melissa.

The end



Oddio quasi mi commuovo, ho finito la mia prima fanfictiooon!!😭😭c'è voluto tantissimo impegno e voglia di fare ma alla fine,sono soddisfatta del risultato!! Spero tanto che vi sia piaciuta,e se non fosse,peccato,migliorerò 🤗 anyway,ho già in mente tante belle idee per una prossima storia yee, ci vediamo amici, alla prossima😍😘😘

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