Only Black

di Druggy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Seven o'clock. ***
Capitolo 2: *** II. Into the Darkness. ***



Capitolo 1
*** I. Seven o'clock. ***


 I

Seven o’clock.

 

 

You got it, you got it
some kind of magic.
Hypnotic, hypnotic,

you leaving me breathless…

( I caught myself – Paramore )

 

 
La neve non accennava a smettere di cadere giù. Gelida e candida, toccava qualsiasi cosa e qualsiasi persona, Violet compresa.
Era consapevole del fatto che camminare sotto una nevicata non era un’azione del tutto salutare, anzi…Ma del resto non aveva molte alternative:l’ultimo autobus per la zona est della città - dove si trovava il suo appartamento - le era passato davanti proprio nell’istante in cui era giunta alla fermata, e le sue finanze non le permettevano l’uso di un taxi.
Mentre proseguiva per la strada deserta – fatta eccezione delle macchine che stavano ferme a causa del traffico -, maledì mentalmente la sua presunta migliore amica Roxy, che le aveva mandato un messaggio un’ora prima dicendo “ Vieni immediatamente a casa, è URGENTE! Non puoi non venire. Ti voglio qui entro le 6 e mezzo. E niente storie per favore. A dopo ”. considerato che il messaggio le era arrivato solo alle sei e ora erano quasi le sette, si rese conto di essere in leggero ritardo. Giustificato, ma pur sempre in ritardo. E lei detestava essere in ritardo. E detestava anche la neve, con tutto quel bianco.
Finalmente, tra la nebbia leggera che era scesa in città, intravide il palazzo dove stava l’appartamento delle sue amiche. Il suo umore tornò per un attimo sereno, rincuorata dal fatto che almeno era arrivata a casa e che, per fortuna, quella pessima giornata stava per concludersi.
Ovviamente, in cuor suo, sapeva benissimo che la parte migliore – o peggiore – della giornata doveva ancora arrivare. Sentiva dentro di sé che la sua dose quotidiana di sfortuna non si era ancora esaurita, ma stava, invece, per esplodere con un gran finale, come uno spettacolo pirotecnico. Giusto per chiudere in bellezza.
Tirò fuori dalla tasca le chiavi del palazzo e aprì in fretta e furia il portoncino in legno ridipinto di nero, richiudendolo poi alle sue spalle. Lasciò andare un sospiro di sollievo, visto che ora era al riparo dalla neve.
Si voltò di scatto verso le scale, ma qualcosa – o meglio qualcuno – le impedì di proseguire.
<< Ehy! >> esclamò dopo aver sbattuto contro il braccio di qualcuno.
<< Ooops, ehm, scusa Violet…Eheheh!Non ti ho visto…Tutto okay? >>
Riconobbe al volo quella voce. E soprattutto quella risatina che, in quel momento, le risultava piuttosto irritante. Già lo immaginava, tutto sorridente, con i suoi lunghi capelli lisci che svolazzavano da tutte le parti e la solita chitarra in spalla all’interno della custodia rigorosamente nera.
<< Jack. >> disse senza nemmeno sollevare lo sguardo << Dovevo immaginare che fossi tu. Nessun altro in questo palazzo potrebbe girare agitando le braccia di qua e di là come se nulla fosse. >>
<< Eheheh! Già…>>
Solo in quel momento notò dietro le spalle del coinquilino la figura seminascosta di qualcun altro. Allungò il collo e vide finalmente i modo chiaro un ragazzo.
E proprio mentre si apprestava a guardarlo in faccia nel tentativo di riconoscerlo, incrociò il suo sguardo…e il suo cuore si dimenticò, per un solo istante, che doveva battere.
E i suoi occhi, terribilmente ipnotizzati da quelli chiari del ragazzo, sembravano non volerne sapere di cambiare l’oggetto dell’accurata osservazione, mentre la schiena veniva percorsa da un brivido inspiegabilmente piacevole.
Il suo cervello, momentaneamente in pausa, si riprese di colpo, ricordandole che non si fissano le persone, soprattutto se loro vedono che le stai fissando, e cominciò ad elaborare come al solito strani pensieri in merito alle farfalle che volavano allegramente all’altezza del suo stomaco.

Devo piantarla di pensare cretinate, disse a se stessa, i colpi di fulmine non esistono. Anche se si tratta di un bel ragazzo che sembra avere un ché di magico.
<< Ehm, dove vai…cioè, andate >> disse accennando all’amico rimasto dietro << a quest’ora? >>
<< Oh, si va a suonare! Era ora finalmente…Vuoi venire a vederci? >>
<< No, non credo…Roxy mi terrà in casa oggi. Sono sua prigioniera. >>
<< Eheheh! Addirittura?! Vabbè…Sarà per la prossima volta allora.>>
<< Si, sarà per la prossima. >>
Ci fu una pausa di silenzio, poi Jack riprese a parlare. Troppo egocentrico per stare zitto?!

<< Ooops, che stronzo…Non ti ho presentato lui. Trey, muoviti e vieni qui. >>
Dall’angolo più buio dell’ingresso una figura altrettanto scura si mosse nella sua direzione. A dire il vero la figura non era poi così scura, visto il colore castano chiaro dei capelli e la pelle chiara del volto, ma i jeans neri e il giubbotto in pelle torchiato anche quello nero offuscavano anche quel poco di luce che restava.
Con passo lento e tranquillo, si diresse fino agli altri due.
<< Trey, lei è Violetta. >> disse quasi ridendo.
Violet sbuffò mentre allungava una mano verso quella del ragazzo davanti a lei. << Grazie Jack. Comunque, >> disse poi rivolgendosi all’altro << non sono Violetta. Sono Violet. >>
<< Violet suona meglio. Trey. >> fece accennando un sorriso, mentre stringeva saldamente la mano della ragazza.
<< Eheheh, ora sei viola sul serio cara…Comunque è ora di andare. Ci si vede Violetta. >> aggiunse alla fine lui andando verso la porta. Trey lo seguì a ruota.
<< Certo Jack. Come no. >> . Poi incrociò per la seconda volta lo sguardo di Trey. << Ciao.>> disse quasi sottovoce, mentre le guance si tingevano di rosso.
<< Cia…>> sentì lei a malapena. Poi il portone si richiuse impedendole di continuare a guardarlo.

 
 
<< Era ora caspita! Dove diavolo eri finita? >> chiese Roxy appena la vide nell’appartamento.
<< Grazie per il “bentornata” Roxy. No no, figurati! Ho perso l’ultimo autobus e sono dovuta arrivare fin qui sotto una bella nevicata anticipata, ma ne è valsa assolutamente la pena.>>
<< Sei venuta qui a piedi con la neve?! Ah, bèh, ora capisco…>>
Violet si buttò sul divano del soggiorno, mentre l’amica le ronzava attorno agitando i suoi lucenti capelli color bronzo e fissandola con gli occhietti straordinariamente azzurri.
<< Esco con Alex!>> disse tutta entusiasta.
Violet si voltò lentamente, infuriata come non mai e incredibilmente stupita. << Tutto qui? Mi fai dannare solo per dirmi solo questo? Oltretutto io odio Alex! >>
<< Tu odi tutti, veramente…>> fece l’altra senza perdere il suo entusiasmo.
Rivoltata da tutta quell’allegria, decise di lasciar perdere la sua migliore amica, che era ormai persa in un mondo tutto suo.
<< Sono contenta, ma ora vado a farmi una bella doccia. Ah, prima ho incontrato Jack con un amico…un certo Trey. Mai sentito? >>
<< Trey?! Mmh, no…Com’è? >>
Insoddisfatta dalla risposta proseguì verso il bagno. << Vediamo…Ha due occhi, un naso…ah, si, anche la bocca e un paio di gambe. Forse pure le braccia, ma non ho prestato attenzione. >>
<< Simpatica! >>
Ma lei era già andata. E in mente aveva solo il nero. Uno splendido nero lucente.

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Capitolo 2
*** II. Into the Darkness. ***


II

Into the Darkness.

 

                                                 Telling me to go
                                                                                                                                                                         but hands beg me to stay.
                                                                                                                                                                         Your lips say that you love
                                                                                                                                                                         you eyes say that you hate.

                                                                                                                                                                         ( In pieces – Linkin Park )

 
La mattina dopo la neve si era già sciolta quasi del tutto e il cielo prometteva una buona giornata.
Violet, nonostante fossero già le undici di mattina, dormiva tranquilla nel suo letto. A dire il vero si era svegliata alle otto, ma aveva ritenuto più opportuno dormire ancora qualche ora, magari fino alle due del pomeriggio giusto per recuperare le forze perse durante la giornata precedente e svegliarsi appena in tempo per pranzare con le compagne d’appartamento.
Peccato che non avesse fatto i conti proprio con le sue tre coinquiline che, a sua insaputa, quella mattina erano rimaste a casa come lei.
Roxy, troppo euforica per la recente conquista, si era alzata alle sette del mattino, dandosi un gran daffare – e facendo., tra l’altro, un gran chiasso – per preparare la colazione per tutte.
Erika e Jenny, invece, coordinate come al solito, si erano entrambe alzate alle otto e, attirate dal delizioso profumo di caffè e dolci vari, si erano dirette in cucina, divorando anche la parte della colazione destinata a Violet, sostenendo che “ Il cibo non va sprecato. In Africa c’è gente che muore di fame ”.
Dopo alcune ore chiuse in quelle quattro mura, cominciarono a sentire uno strano senso di noia che le opprimeva in modo atroce. Dopo aver constatato che la TV non offriva nulla di meglio che vecchi telefilm, decisero che andare a svegliare la Bella Addormentata magari le avrebbe aiutate.
Jenny, che non vedeva l’ora di fare qualcosa, corse subito nella stanza dell’amica e si avvicinò al letto. Con la stessa delicatezza di un campione di pugilato, afferrò Violet per le spalle e iniziò a strattonarla.
<< Violet?! Dai, dai! Sono le undici…Sveglia ciccia! >>
Inizialmente nessuna risposta. Come sempre, d’altronde.
<< VIOLET?! >>
Finalmente l’altra diede cenno di essersi svegliata.
<< Mmh..? >> disse senza aprire gli occhi.
<< Oh?! Dai svegliati! >>
<< Perché. >>
<< Perché sono le undici! >> disse lasciandola finalmente andare.
<< No…Perché. Tu. Sei. Qui. >>
<< Oggi tutte a casa! >> rispose entusiasta.
<< …Bello. Davvero bello. Ora, prima che io ti ammazzi, levati. >>
Jenny si voltò verso le altre due, in particolare verso Roxy, alla ricerca di una risposta a quel comportamento.
<< Appena sveglia è più scorbutica del solito. Non è nulla di che. Le passerà tra poco. >> disse Roxy, che di Violet se ne intendeva ormai da tanto.
L’altra annuì rilassata, mentre l’ex-addormentata si stropicciava gli occhi e cercava di riprendersi dallo shock.
Lentamente, poi, aprì gli occhi, trovandosi davanti il bel faccino di Jenni, che la fissava con grandi occhi blu e che le sorrideva in un modo piuttosto inquietante.
<< Ti odio. >> disse alla fine.
Per nulla scoraggiata, l’amica continuò a sorridere. << Si, lo so. >>
Si mise a sedere e si accorse che, sulla porta, c’erano anche le altre due. << Non c’è nulla da vedere. Mi sto alzando. Davvero. >>
<< Dici ogni volta così, >> fece Roxy con tono da sapientona << poi trenta secondi dopo sei di nuovo a nanna. Non ti credo fino a quando non entrerai in quel bagno e ne uscirai decente. >>
dopo un piccolo sbuffo, Violet si alzò dal letto e si diresse con andatura stanca verso il bagno.

Un’altra di quelle giornate.

 
 
Quando uscì dal bagno tutte la accolsero con grandi sorrisi.
<< Superato lo shock? >> chiese Erika allegra.
<< Mmh…si. Si. Ho fame. Non è rimasto nulla? >>
Jenny guardò furtiva Erika, mentre Roxy alzava le mani come a dire “  Io non c’entro ”.
<< Vedi, non sapevamo quando ti saresti alzata, >> cominciò Jenny << così io e Ery abbiamo mangiato anche da parte tua. Si sarebbe raffreddato tutto e non sarebbe servito a nulla tutto il lavoro di Roxy. >>
Sentì le sue braccia cadere a terra. << E magari vi dovrei ringraziare. Grazie! >>
<< Nulla. Comunque noi ci stavamo annoiando, sai? >>
<< Ah si?! Fammi pensare, avete vent’anni, vivete senza mamma e papà… volete giocare a nascondino? >> disse sorridendo.
<< Non ci sono nascondigli qui. >> disse Erika seria.
<< Oh, scusa allora. >>
<< Perché non ci dici chi è Trey? >> disse Roxy maliziosa.
Violet sbiancò all’istante, mentre le altre due le lanciavano occhiate incuriosite.
<< Chi è Trey? >> domandò Jenny.
Deglutì rumorosamente, mentre prendeva un appunto sulla futura morte prematura di Roxy. << Non è nessuno. È un amico di Jack che mi ha presentato ieri. Tutto qui. >>
Erika fece uno scatto. << Ah, quel Trey…>>
Violet la fissò a metà tra l’incredulo e il sospettoso. << Lo conosci? >>
<< Non di persona. L’ho visto un paio di volte con Jack. Uno di quei metallari che conosce lui, insomma. Codino, occhi chiari…Si, credo si chiami Trey…>>
<< Si, è Trey. >> disse spostando lo sguardo.
<< Un metallaro?! >> fece Jenny stupita. << Ma dico, con tutta la gente che c’è perché un metallaro scusa?! Non ti può piacere uno un po’ più normale?! >>
Ecco che era arrivato il momento drastico della discussione. Violet desiderò con tutte le sue forze di sprofondare sottoterra e si maledisse per aver risposto inizialmente alla domanda.
Doveva capire fin da subito che la cosa si sarebbe evoluta in questo modo. Del resto, se sue amiche erano dei geni nel travisare le parole altrui e nel creare scompiglio laddove non era necessario. Ora era arrivato, però, il momento di stroncare sul nascere tutti quei pensieri e tutte quelle ipotesi astratte.
Stava per aprire bocca, quando il suono del campanello rimbombò per tutta il soggiorno.
<< Vado io. E intanto smettetela di dire stronzate. >> disse categorica.
Si diresse a grandi passi verso l’ingresso e aprì la porta.
E non ci fu sorpresa più grande di quella.
<< Jack?! >>
<< Si! Si sono proprio io…>>
Ovviamente non aveva trascurato il fatto che dietro Jack c’era pure lui. E sembrava proprio che la stesse guardando con…odio?!
<< Ciao…>> disse rivolgendosi a Trey.
Lui la salutò sottovoce, proprio come ieri.
<< Senti Violetta, mi servirebbe il tuo aiutino-ino-ino. >>
lei alzò gli occhi al cielo. << Smettila di fare Ned Flanders e dimmi che c’è, Jack. >>
Jack sorrise divertito. << Okay cara. Allora, tu che sei un genio, dovresti davvero aiutarci. Ho dimenticato le chiavi dentro casa, ma la finestrella interna che da sul corridoio è aperta e…>>
<< Scordatelo. >> lo interruppe lei. << Non entrerò dalla finestrella nel tuo appartamento. >>
<< Ma tu sei così sottile! Sarebbe un giochino per te…Per favore, c’è dentro il suo basso! Lo deve recuperare ora. Per favore! Che ti costa…Prometto che avrai posti in prima fila ai nostri live. Per favore…>> disse lui supplichevole.

Quindi suona il basso.
Guardò nuovamente Trey, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarla torvo. In fin dei conti non si trattava di chissà quale cosa, solo entrare in una finestrella…
<< Okay. Le chiavi dove sono? >>
Jack tornò sorridente. << Sul tavolo nell’ingresso! Grazie, grazie, grazie! >>

 
Aprì la porta dell’appartamento – non suo -, trovandosi davanti i due ragazzi. << Ta-daaa! >>
Jack le saltò addosso abbracciandola, col rischio di soffocarla. << Mi hai salvato! E hai anche salvato il suo basso… >>
<< Okay, ma ora lasciami andare per favore! >> disse Violet con voce strozzata.
Lui si mise a ridere, mentre l’amico accennò un sorriso.
<< Bene, ora >> sentenziò Jack << io vado a fare la p…Vado in bagno! Torno immediatamente. >>
E così dicendo lasciò gli altri due da soli.
Violet desiderò, per la seconda volta in un giorno solo, di sprofondare. Di sparire per un paio di minuti almeno, evitare quell’assordante silenzio e smettere di pensare
alla presenza di quel ragazzo che aveva affianco.
<< Grazie. Per esserti intrufolata qui.>>
La sua voce bassa la paralizzò.
<< Ehm…Niente, figurati. >>
<< Jack è un po’ fuori di testa. >>
<< Oh, si, direi di si. Tu…mmh…suoni il basso con lui? Voglio dire, lo stesso gruppo?>>
<< Si. >>
<< Ah. >>
<< Tu suoni? >>
<< NO! Cioè, no. Non sono portata per la musica. >>
<< Non è detto. >>
<< Lo dici perché non mi hai mai sentito suonare il flauto alle elementari o cantare sotto la doccia. Oscena. >>
Lui fece una risatina. << Peccato…>>

Che vuol dire peccato?
Sentì la mano sfiorargli la spalla. Sollevò la testa e incrociò il suo sguardo. Mi odia.
<< Jack ci metterà una vita. Si starà guardando allo specchio ora, per vedere quant’è bello. Dovevamo andare insieme a fare un giro. Vuoi venire con me? >> disse afferrandola per un braccio.
E il cuore dimenticò nuovamente di battere.
<< Si, >> rispose a sua insaputa. << okay. >>

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