La Liberatrice

di Mine_11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Fidanzamento ***



Capitolo 1
*** Cambiamenti ***


Primo

«Principessa, siete sveglia? La colazione è pronta».
Fujiko bussò alla porta in legno bianco, non ricevendo però risposta. Preoccupata, entrò nella stanza vuota e silenziosa. Le coperte erano stropicciate, l'anta dell'armadio socchiusa e le ciabatte rosa erano state abbandonate ai piedi del letto.
Della principessa nessuna traccia.
Possibile che, una ragazza dormigliona come lei, si fosse già alzata?
Non erano nemmeno le dieci.
Si richiuse la porta alle spalle e percorse il lungo corridoio, il rumore dei tacchi che rimbombava tra le pareti. Provò a guardare se la principessa si trovava in biblioteca dato che sapeva benissimo che era il suo posto preferito, ma stranamente non la trovò. Passò dal salotto alla cucina e infine nel grande giardino.
Sentì due risate soffocate.
«Principesse!» sbottò Fujiko, posando le mani sui fianchi.
Dietro a un cespuglio comparvero due teste: la prima, quella a destra, aveva i capelli rosso fuoco che le solleticavano le spalle e un paio di occhioni viola, mentre la seconda portava i capelli arancioni e due occhi azzurro vetro.
«Ci ha beccate» rise la bambina dai capelli rossi.
«Principessa Liya, di grazia, venga via da quel cespuglio. Non vede che sta' sporcando tutto il vestito» la riprese la domestica, tirandola per un braccio e alzandola. «Vostra madre vi sta aspettando nella sala da pranzo. Lo sapete che non sopporta i ritardi» le lisciò il vestito bianco, sistemando le grinze che si erano formate.
«Scusa Fu. Volevamo solo giocare. Ultimamente ci vediamo poco» disse lei, lanciando un'occhiata alla sorella.
Fujiko sospirò e sorrise. «Mi inventerò qualcosa allora. Ma solo per questa volta che sia chiaro».
Gli occhi innocenti di Liya s'illuminarono di gioia. «Grazie, grazie!» e l'abbracciò.
«Adesso però andiamo. Principessa Alaja» si rivolse all'altra bambina. «è pronta?».
Alaja aveva 13 anni, era tranquilla e posata, invece Liya aveva 11 anni ed era allegra e vivace. L'esatto opposto, insomma. I ricevimenti e le lezioni che dovevano frequentare le tenevano separate e questo le costringeva a uscire di nascosto, a infrangere le regole più importanti. A colazione erano rare le volte che si vedevano, a pranzo e a cena non era concesso parlarsi.
Quindi, quale altra scelta avevano?
Fujiko sapeva bene che loro facevano tutto quello solo per passare il tempo come due vere sorelle, però dovevano regolarsi.
Alaja annuì e si scostò una ciocca di capelli dal viso. A lei piaceva essere ordinata e mettersi in mostra davanti alla madre. Non dimentichiamoci che una delle due potrebbe salire al trono, un giorno. Se c'era una cosa che voleva assolutamente era un fidanzato fedele e serio. La madre le aveva detto che ci sarebbero volute ancora altre quattro settimane. L'idea la spaventava ed emozionava al tempo stesso. Non le piaceva il fatto che tutte le sue amiche ne avessero uno e lei no.
Fujiko condusse le due sorelle nella sala da pranzo dove, accomodata a capotavola, c'era una donna. I capelli -identici a quelli di Alaja solo un po' più chiari- erano legati in un elegante cipolla alta e il ciuffo tenuto a bada dalle mollette fatte di pietre preziose. Appena la domestica chiuse la grande porta alle sue spalle, gli occhi viola scuro della donna si posarono sulle due bambine.
Freddo era il suo sguardo. Freddo e privo di emozione, capace di paralizzare una persona sul posto.
«Come mai questo ritardo?» chiese, dura.
«E' stata colpa mia» s'intromise Fujiko, facendo un passo avanti. «Mi sono dilungata troppo nelle chiacchiere. Le chiedo scusa» piegò il busto in avanti.
Attimi di silenzio.
Il rumore della sedia che struscia sul pavimento lucido lo rompe, seguito poi dal ticchettio dei tacchi. La donna si avvicinò alle figlie e le guardò dall'alto, come se fossero esseri inferiori prive di valore.
«Io non ti pago per dire bugie, Fujiko, ma per eseguire il tuo lavoro» sibilò. «Visto e considerato che non mi hai mai causato problemi, chiuderò un occhio. Ma da oggi in poi, non dovrai più occuparti di loro» vide un sussulto da parte di Liya. «Puoi andare» concluse, sollevando il mento.
La domestica non ribattè e fece come le era stato chiesto, evitando di incrociare lo sguardo triste di Liya.
Non poteva opporsi. Quello che Lady Nadiya ordinava, andava fatto senza obbiezioni. E se non volevi, ti sbatteva fuori dal castello a calci.
Erano queste le regole.
Quando la porta si chiuse, Lady Nadiya assentò uno schiaffo in pieno viso ad Alaja. «Sei una vera e propria delusione. Come speri di conquistare un Principe se non sai nemmeno rispettare le regole?! Cosa farai al primo appuntamento, eh? Arriverai in ritardo, inventando la prima scusa che ti capita a tiro?» sbraitò, gli occhi incorniciati dalla rabbia. «Queste piccolezze finiranno col distruggerti, perciò vedi di imparare in fretta. Vuoi le cose ancor prima di aver capito come funzionano. Stupida» sputò l'ultima parola con disprezzo. «Da domani voglio il massimo da te. Se farai anche un solo errore, verrai punita severamente» si rivolse a Liya e le puntò un dito contro. «E' colpa tua se Alaja si sta distraendo. Lo vuoi capire? Il tempo di giocare è finito. Stalle lontano».
Questi furono i suoi ordini prima di dar loro spalle e andarsene con l'espressione disgustata. Lady Nadiya non sopporta le imperfezioni; deve essere tutto perfetto, altrimenti non funzionerà mai. Per lei, il potere era vita. Senza quello, non potevi sopravvivere, non eri niente. Voleva insegnare ad Alaja che cosa significasse essere il più forte e prendere in mano le redini dell'intero regno. Aveva grandi aspettative per lei. Non poteva assolutamente permettere che qualcosa andasse storto.


**


Un anno.
Era passato un anno dall'ultima volta che Liya aveva visto sua sorella. Aveva provato ad aspettarla davanti alla porta della sua camera -stando ben attenta a non farsi vedere dalle guardie e domestiche-, ma senza successo. Durante il pranzo e la cena, vedeva sempre il suo posto vuoto e ogni volta che provava a chiedere spiegazioni alla madre, lei la liquidava con un'occhiataccia. All'inizio era convinta che l'avesse rinchiusa nelle segrete, com'era già successo in passato, ed era andata a controllare, finendo col farsi beccare da Fujiko. Dopo lo spavento iniziale, avevano preso a raccontarle che cosa stava succedendo e del motivo per cui era scesa. La domestica aveva sorriso di fronte alla tenerezza della ragazzina, eppure, dentro di sè, sentiva che c'era qualcosa che non andava. Ultimamente le guardie erano raggruppate di più nell'ala ovest del castello, dove c'era la stanza di Alaja e il secondo studio di Lady Nadiya che usava solo se doveva incontrare qualcuno di importante. Insomma: quella era la zona più tranquilla. Le sue colleghe non le parlavano quasi mai e sembravano a disagio e infastidite dalla sua sola presenza. Forse erano convinte che avesse combinato qualcosa di grave, visto che non badava più alle principesse e volevano tenerla alla larga per non avere problemi. A lei, sinceramente, andava bene così. Troppe doppie facce. Adesso, si occupava di pulire la biblioteca e la sala da pranzo e del bucato di Lady Nadiya, il che era una vera rottura dato che lei voleva tutto alla perfezione: le maglie dovevano essere piegate in quattro, senza pieghe e i vestiti dovevano essere appesi in ordine di colore, dal più chiaro al più scuro. Metodi strani a cui ci facevi per forza l'abitudine. La famiglia di Fujiko aveva sempre avuto problemi di denaro e questo li aveva portarti alla rovina: suo padre era diventato un ladro e stava finendo i suoi giorni in carcere, mentre sua madre era morta per via di un tumore. Grazie a una sua amica e a un ottimo curriculum era riuscita a trovare lavoro come domestica al castello. E se voleva vivere, doveva tenerselo stretto anche se era dura. Preferiva obbedire agli ordini di un superiore che abitare sotto un ponte.
Liya conosceva la sua storia ed era per questo che cercava in tutti i modi di difenderla. Non le importava se veniva punita, le bastava sapere che Fujiko avrebbe continuato a restarle accanto. Un pomeriggio di febbraio, dopo che Liya ebbe finito di studiare la Storia in biblioteca, salì le scale fino ad arrivare al secondo piano e aprì la grande porta in legno bianco. Il corridoio era silenzioso: c'erano solo due guardie che erano appostate ai lati della camera di sua sorella.
A questo punto, forse era meglio chiedere. Provare di nuovo non costava nulla.
«Miss» dissero all'uniscono appena si avvicinò.
«Posso sapere dov'è mia sorella?» chiese lei.
Fu l'uomo sulla destra a rispondere: «Spiacente, miss. Ma vostra madre ci ha ordinato di non dirglielo».
Liya si guardò intorno. Eccola: da una piccola fessura sul soffitto era sbucata una lucertola verde che la stava osservando con particolare attenzione. La ragazzina sapeva che lei era occhi e orecchie di sua madre. Se loro avrebbero vuotato il sacco, la lucertola sarebbe andata a riferirglielo.
Maledizione, era ovunque!
Con uno sbuffo fece per andarsene, ma la serratura scattò improvvisamente e la porta cigolò piano. Sull'uscio comparve la figura di Alaja: indossava uno dei suoi abiti preferiti, il che voleva dire che aveva un incontro importante. Il corsetto bianco come la neve le stringeva il petto, mettendo in risalto il seno e i suoi fianchi; la gonna a forma di campana scendeva lungo le gambe, sfiorando appena il pavimento. Alcune ciocche di capelli erano lasciate libere di ricaderle sulle spalle e lungo il collo, mentre le altre erano raccolte in una cipolla alta. Era diventata più alta e più bella; il trucco la faceva sembrare più matura e adulta. Spalle dritte e testa alta, Alaja fece un inchino e la sorella la imitò.
«Non ci si vede da un po', eh» commentò Liya.
«Hai bisogno di qualcosa?» chiese Alaja.
Il suo tono freddo e distaccato non passò inosservato.
«No, io... volevo soltanto sapere come stavi e chiederti se più tardi volevi fare una passeggiata con me in giardino» spiegò, sentendosi a disagio dalla sua freddezza.
«Passeggiare?» inarcò un sopracciglio. «Non sei cambiata affatto, Liya. Tu pensi solo a te stessa, non te ne importa niente del regno. Prendi sempre tutto alla leggera. Sei una bambina viziata. Se dovessi vivere da sola per una settimana, non sopravvivresti nemmeno un giorno. Invece di andare in giro per il castello a fare l'idiota, perchè non ti metti a studiare? Pensi che passerai tutta la vita a farti mantenere da nostra madre, vero?» una smorfia di disprezzo le dipinse la bocca sottile. «Razza di stupida».
Liya spalancò gli occhi lucidi.
Che fine aveva fatto sua sorella?
Che cosa le era successo?
Era diventata proprio come la madre, dura e distaccata. Non c'era più l'affetto che provava per lei. Non c'era più niente in quello sguardo. La sua più grande paura, alla fine, si era avverata: Alaja si era allontanata da lei.
Per sempre.











N.a:

Ciao a tutti!

Mi sono appena iscritta ed è da un po' che mi frulla in testa questa storia e quindi mi sono detta: perchè non provare?
Spero che siate generosi e che mi farete sapere cosa ne pensate. Ho deciso di pubblicare questa storia perchè vorrei migliorarmi, mettermi in gioco e per farlo ho bisogno dei vostri consigli. Intanto, inizio col ringraziarvi per averla letta. Per me, è già un passo avanti.
Al prossimo capitolo, allora!

~Mine_11




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Capitolo 2
*** Fidanzamento ***


Secondo

Nel cortile del palazzo erano stati imbanditi otto tavoli di legno rotondi. Sulle tovaglie realizzate in bisso dalle sfumature dorate c'erano vassoi pieni di pasticcini, antipasti, cestelli con della frutta fresca, piramidi di bignè ripieni di crema o panna e pile di piattini. Ogni invitato teneva in una mano una tazza da tè, mentre l'altra sorreggeva il piattino. Non ci si poteva sbagliare: stavano festeggiando qualcosa.
Altrimenti, perché mai Lady Nadiya avrebbe dovuto invitare sua sorella, Lady Malena, e suo marito, Lord Edgar, qui, a palazzo?
Lady Nadiya aveva sempre odiato la sorella per via della sua bellezza e fortuna. Già, fortuna. Lei era riuscita a sposare un uomo potente, intelligente, sano e ad avere tre figli perfetti, ordinati, ragionevoli e ubbidienti. Aveva insegnato loro davvero molto bene, lo dovette ammettere: il modo in cui si comportavano era ammirevole, soprattutto la figlia più piccola. Sembrava avesse il pieno controllo della situazione, al contrario di sua figlia Liya. Lei, alla sua età, si metteva a infastidire gli invitati con giochi ridicoli e fuori classe. Per colpa sua, era passata da una povera donna vedova a una donna che non era capace di insegnare le buone maniere. Ma grazie ad Alaja, le cose erano migliorate notevolmente e si era guadagnata di nuovo l'onore e il rispetto. Lady Nadiya si era sempre considerata la più sfortunata: suo marito, ormai defunto, era gravemente malato sin dalla giovane età. Prima di conoscersi ed essere costretta a fidanzarsi con lui -perchè, chiariamoci, lei non era innamorata; lo considerava un castigo di Dio-, sembrava che stesse guarendo e per un attimo ci aveva seriamente sperato. Invece, anni dopo, era peggiorato La malattia lo teneva ancorato al letto giorno e notte, gli impediva qualunque movimento, tanto che si sentì persino in colpa per la moglie. E così, per evitare di dipendere da lei, aveva detto basta alle medicine che lo mantenevano in vita e si era spento due giorni dopo. A Lady Nadiya era stato offerto un secondo matrimonio, ma aveva rifiutato.
Stava puntando ad altro, adesso.
«Le vostre figlie dove sono?» la voce stridula di Lady Caroline la riscosse dai suoi pensieri.
«Alaja sarà qui a momenti con il suo fidanzato» annunciò soddisfatta la donna.
Gli occhi blu oceano dell'amica si puntarono su di lei, curiosi di saperne di più. Se c'era una cosa che Lady Caroline amava era spettegolare gli altri e sapere tutto di tutti. Niente le passava inosservato. Non vedeva già l'ora di conoscere il Principe che poteva diventare il futuro Lord.
«E Liya?».
«Sta studiando».
O almeno era quello che sperava. Non voleva assolutamente che lei facesse parte a questo piccolo banchetto o avrebbe mandato a monte tutto. Peccato che ora la ragazza stava osservando tutto da una finestra che si affacciava sul cortile. Le parole di Alaja l'avevano tormentata così tanto che non era riuscita a studiare niente. Aveva intenzione di recarsi in biblioteca per continuare la lettura di un libro fantasy, quando aveva sentito delle voci provenire dal cortile e allora si era accorta che c'era in corso un banchetto. Tutti erano stati invitati.
Tutti tranne lei.
Era chiaro che sua madre non la volesse tra i piedi.
Si vergognava così tanto di dire che era sua figlia?
Strinse denti e pugni e percorse il corridoio, pestando il palchetto a grandi falcate. Fece per salire le scale, ma una voce la chiamò. Si fermò sul primo scalino e si voltò. Incrociò lo sguardo dolce di Lady Malena, la testa leggermente inclinata di lato e un sorriso appena accennato.
«Caspita, Liya. Sei cresciuta tantissimo. L'ultima volta che ti ho vista riuscivi a malapena a stare in piedi» disse, con una punta di tristezza.
Liya si inchinò, in segno di rispetto, ma gli scalini erano stretti e finì per perdere l'equilibrio. Tentò di afferrare il corrimano, inutilmente. Strizzò gli occhi, preparandosi a sentire il pavimento freddo scontrarsi con la sua guancia. Invece, due braccia l'avvolsero impedendo la caduta.
“Complimenti, Liya! Bella figura di merda. Sei proprio un'idiota.”
«Stai bene?» le chiese premurosa la donna.
La ragazza si allontanò di scatto, drizzando schiena e spalle. Si vergognava di quello che era appena successo, ma non poteva evitare di guardare quegli occhi così simili a quelli di sua madre. Sarebbe stato scortese nei suoi confronti.
«Sono veramente dispiaciuta» disse, mentre malediva gli scalini e chi gli aveva progettati.
Inaspettatamente, Lady Malena ridacchiò, sfiorandosi il labbro inferiore con l'indice piegato, come se cercasse di nasconderlo.
«Non devi preoccuparti. Può capitare» le fece l'occhiolino. «Sono sicura che un giorno ci riderai sopra».
Lady Malena era così diversa da sua madre: affettuosa, divertente, allegra. Se lei l'avesse vista, col cavolo che si sarebbe messa a ridere. Anzi. L'avrebbe sgridata, chiedendosi che cosa aveva fatto di sbagliato per meritarsi tutto questo e poi l'avrebbe spedita in camera sua a studiare. Per un attimo, si domandò se erano veramente sorelle. Quella parola le faceva male al cuore anche solo a pensarla.
Era la stessa situazione in cui ora si trovava lei. Alaja assomigliava a Lady Nadiya e Liya a Lady Malena.
Un motivo in più per tenerla alla larga.
«Come mai è qui? Si è persa o sta cercando qualcuno?» indagò per distrarsi dai suoi pensieri.
«Certo, sono venuta a cercare la mia nipotina» incrociò le mani dietro la schiena. «Visto che ci vediamo si e no una o due l'anno, ho deciso di sfruttare questo banchetto per passare un po' di tempo con te. I miei figli non vedono l'ora di rivederti».
Liya arretrò di un passo, le labbra schiuse per lo stupore. I suoi cugini. 
Da quanto tempo che non li vedeva?
Quasi non ricordava le loro facce. L'idea le mise in ansia ed eccitazione; chissà quant'erano diventati grandi anche loro. Però, sorgeva un problema: ricordiamoci che Lady Nadiya non la voleva. Il suo viso divenne cupo.
«Mi dispiace, ma io devo studiare» inventò l'unica scusa che poteva salvarla da quella situazione.
«Ah, non accetto scuse» la liquidò la donna con un sorriso. «Gli studi possono essere rimandati di qualche ora, no?» le strinse una mano e, senza darle tempo di ribattere, la trascinò nel cortile. Appena ci mise piede, Lady Nadiya la fulminò con lo sguardo. Non ci impiegò molto a capire che era stata sua sorella ad andare a chiamarla, cocciuta com'era. Si era aspettata che mentisse, dicendo che stava male o che il giorno dopo aveva un interrogazione, invece, a quanto pare, non ci era riuscita. Non aveva ereditato niente da lei.
Tutta suo padre.
Immediatamente, i figli di Lady Malena s'illuminarono e si avvicinarono a salutarla.
“Comportati bene”, avrebbe voluto dirle con quell'occhiata che le aveva lanciato, ma lei aveva già spostato il suo sguardo verso sua sorella. Se avrebbe di nuovo distrutto la sua immagine, questa volta gliela avrebbe fatta veramente pagare.
Ma per sua fortuna, arrivò Alaja sottobraccio con il suo Principe e l'attenzione dei presenti fu puntata su di loro. Tirò un sospiro di sollievo e l'affiancò.
«Vi ho radunati qui oggi per annunciarvi il fidanzamento tra mia figlia Alaja e il Principe Kornil Hu'lles» esordì, soddisfatta dalle espressioni incredule degli invitanti. Nessuno si sarebbe mai aspettato che il fidanzato di Alaja fosse il figlio di una delle più famose famiglie russe. Molti anni fa era scoppiata una guerra tra Maghi. Alcuni erano contro le regole della città e volevano il potere, così decisero di unire le forze e di combattere contro Re III, colui che aveva preso e proposto le leggi. I Maghi che erano favorevoli si schierarono con lui, tra cui la famiglia Hu'lles, e si scontrarono con i nemici. Dopo quasi due anni di guerra, alla fine, Re III vinse e morì, trionfante. Era questo ciò che i libri e i sopravvissuti dicevano.
Kornil era alto e muscoloso, esperto in geografia e nel combattimento. Portava i capelli neri e occhi turchesi. Taciturno e saggio, sapeva sempre trovare la soluzione ad ogni situazione difficile e mantenere la calma. Tutti si congratularono con loro. Lady Nadiya approfittò della confusione per avvicinarsi a Liya che si era irrigidita di colpo. Gliene avrebbe dette di tutti colori, già se lo sentiva.
«Non dovresti studiare?» calcò l'ultima parola, quasi con rabbia.
«Pensavo fosse scortese rifiutare» si giustificò lei, sforzandosi di mantenere il contatto visivo.
«Non mi interessa quello che pensi tu» sibilò, trattenendosi dal tirarle uno schiaffo. Dire che era furiosa, era poco. Schioccò le dita e qualche istante dopo una gigantesca lucertola, dal muso allungato si fece spazio tra gli invitati e affiancò la sua padrona. «Ina, accompagnala nella sua stanza e fai in modo che ci resti» ordinò.
Ina era una delle tante Guardie che proteggevano e ubbidivano agli ordini di Lady Nadiya. Esse erano in grado di cambiare forma, diventando piccole o grandi a seconda dei casi. Ina arricciò appena la lunga coda e diede qualche colpetto con il muso sulla mano destra di Liya, incitandola a seguirla. La ragazza non obiettò e lasciò il cortile sotto lo sguardo triste e abbattuto di Lady Malena. Nè lei nè i suoi figli potevano prevedere che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbero vista.













N.a:

Buonasera, miei cari^^
Caspita, sono già arrivata a 30 visitatori. Grazie mille, davvero. :D
Direte: “Ma questa è cieca per caso? Non vede che non ha nessuna recensione? Cosa si mette a ringraziare?”
Beh, è vero. Non ho ricevuto ancora nessun commento. Ma, come ho già detto nel capitolo precedente, per me è già un passo avanti se qualcuno la legge.
Buona serata a tutti:*

~Mine_11











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