Would you lie with me and just forget the world?

di Wolfgirl93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Salve, è la mia prima storia in questo fandom e spero di essere riuscita a scrivere qualcosa di decente ^^"
Non avendo trovato notizie sui genitori di Daichi e Sugawara ho deciso di inventare di sana pianta.
Ho cercato di documentarmi il più possibile e spero che la storia sia di vostro gradimento.
Buona lettura ^_^

 
Would you lie with me and just forget the world
 

Il periodo Edo fu un anno di rinascita per il Giappone le guerre sembravano ormai un ricordo del passato, tutti i soldati poterono tornare alle loro famiglie pronti a cominciare una nuova vita. Fu un periodo nuovo per il Giappone che sperimentò una sorta di Diarchia, da una parte vi era l'imperatore insediatosi a Kyoto e dall'altra lo Shogun Tokugawa stabilitosi ad Edo.

 

 

 

Kanagawa, 13 Giugno 1844


Molti anni dopo la fine delle varie guerre in un piccolo villaggio alle porte di Edo un bambino nacque alla metà di giugno, il sole era alto nel cielo quando il piccolo emise il primo vagito annunciando il suo arrivo al mondo; attorno a lui la madre, il padre e il fratello maggiore sorrisero per la sua potente voce nell'annunciare la sua nascita.
“Koushi, si chiamerà Koushi.” Annunciò Kaori, la madre del piccolo stringendoselo amorevolmente fra le braccia.
Koichi, il fratello maggiore guardò il piccolo con occhi curiosi, era davvero strano per lui vedere un esserino così piccolo, sorrise dolcemente mentre allungava una mano verso il viso del fratello per accarezzargli una guancia.
Intanto Genjo, il padre del piccolo, stava annunciando la nascita del suo secondogenito a tutti gli abitanti del paese, fu una festa per tutti e per quella piccola famiglia di umili contadini quello fu il giorno più felice di sempre.

Koushi cresceva sano, i suoi occhi dapprima scuri si schiarirono fino a diventare di uno strano colore castano-dorato, colore che in quel villaggio era qualcosa di davvero speciale; i suoi capelli erano uguali a quelli della madre, grigi e morbidi e il suo viso assomigliava più a quello di una bambina anziché a quello di un bimbo, particolare che tutti facevano notare al piccolo Koushi.

Fu al quinto compleanno del bimbo che qualcosa nella sua bella vita iniziò ad incrinarsi, suo fratello iniziò ad ammalarsi e le erbe che gli anziani gli davano sembravano non fare effetto.
“Kaori, le erbe non fanno effetto... Credo che l'unica soluzione sia portarlo a Edo per farlo vedere da un dottore.” La voce di uno degli anziani rimbombò nella stanza del piccolo Koichi, la madre del bambino guardò con sguardo perso l'anziano e annuì cercando di scacciare indietro alcune lacrime.
Koushi non capiva ancora perchè sua mamma piangeva, non capiva perchè non potesse avvicinarsi a Koichi e non capì neppure perchè suo padre di punto in bianco se ne andò di casa; fu una notte di dicembre che tutto gli fu chiaro e il sogno di una vita felice si infranse nel freddo della sua piccola stanza.
“Lo sai che non possiamo permetterci di portare Koichi a Edo e poi anche se riuscissimo a portarlo come pagheremo un dottore? Kaori le medicine sono costose e noi riusciamo a malapena ad ever i soldi per sfamare la nostra famiglia...” La voce di suo padre fu interrotta dai singhiozzi di sua madre, ma poi riprese più ferma e sicura di prima. “Quando ho seguito Momoru nei suoi scambi con Edo ho visto che a Yoshiwara vi è una casa che compra bambini e bambine per poi farli lavorare, mi hanno garantito che i bambini sono trattati benissimo e il prezzo dei piccoli è alto... Con quei soldi potremmo curare Koichi...”
Il silenzio calò nella stanza e Koushi aggrottò le sopracciglia non riuscendo a capire il discorso del genitore, chi è che sarebbe stato venduto a quella casa?
“Mi stai dicendo che dovrei abbandonare Koushi per salvare Koichi?” La voce di Kaori era così acuta e tremante che il bambino dagli occhi dorati faticò a riconoscerla “Genjo... Se non c'è altra soluzione allora accetterò...”
Le ultime parole furono come una lama nel petto del piccolo Koushi, lui sarebbe stato venduto, lui sarebbe dovuto partire. Il piccolo strinse le manine sulla veste logora che indossava e pianse in silenzio, cercò di imprimersi le immagini della sua casa e della sua famiglia così che anche se fosse stato lontano avrebbe avuto dei ricordi felici.

Sei mesi prima del suo sesto compleanno Koushi fu caricato su un piccolo carro e partì per Edo, la sua famiglia lo aveva venduto per salvare la vita a suo fratello e lui non batté ciglio mentre il suo villaggio spariva lasciando dietro il ricordo dei suoi genitori e di suo fratello.
Il viaggio durò diverse ore, il piccolo restò immobile a fissare il paesaggio cambiare lentamente, gli alberi diventano mano a mano più radi e al loro posto iniziò a vedere delle grandi case.
Quando finalmente il carro si fermò il piccolo fu fatto scendere e si ritrovò in un quartiere strano, le strade erano affollate da donne e uomini vestiti di tutto punto e quello che lo colpì di più fu la giovane donna che lo guardava con un dolce sorriso.
“Tu devi essere il piccolo Koushi, vedrai qui troverai una nuova famiglia, seguimi.” La voce della donna era dolce e al piccolo ricordò così tanto quella di sua madre, si voltò un'ultima volta guardando il carro che lo aveva portato fin lì allontanarsi; nello stesso momento in cui allungò la manina per prendere quella della donna e seguirla all'interno di quella bellissima casa, la sua vita cambiò.

 

 

Osaka, 31 dicembre 1844

 

Nel bel mezzo di una notte d'inverno un bambino dai capelli corvini emise il suo primo vagito annunciandosi al mondo, ad abbracciarlo per la prima volta però non furono le calde braccia della madre, ma quelle più rigide ed impacciate del padre.
“Tesoro, è Daichi, come avevi detto tu. E' un maschio ed è sano, apri gli occhi e lo vedrai... Tesoro?” Le parole dell'uomo si spensero come l'anima di sua moglie, quella notte Takeo Sawamura ebbe il suo tanto agognato erede ma quella stessa notte perse anche la sua adorata moglie.

Quell'anno finì in tragedia per la famiglia Sawamura, l'arrivo di un erede aveva portato gioia ma la perdita della moglie del Daimyo di Osaka fu un duro colpo da sopportare; Daichi crebbe con le serve che avevano aiutato sua madre a farlo nascere e ogni anno il bambino diventava sempre più grande e forte.
Takeo Sawamura era cresciuto come un normale contadino, aveva seguito la via della spada e si era fatto valere in varie battaglie, fu notato dallo Shogun Tokugawa e fu nominato da lui Daimyo. Il suo potere militare crebbe sempre di più ora che oltre ad avere un forte esercito poteva anche vantare il possesso di un feudo solamente suo.
Takeo, il padre del piccolo Daichi si premurò solamente di insegnare al figlio l'arte della spada, infatti volle a tutti i costi che Daichi seguisse le sue orme e diventasse suo successore come Daimyo di Osaka, gli allenamenti però non erano facili e per un bambino di soli sei anni era davvero difficile seguire quelle estenuanti sessioni di battaglie simulate e continui allenamenti sulla forza e l'equilibrio.
“Devi essere veloce Daichi, devi prevedere ogni attacco del tuo nemico e contrattaccare subito, ogni secondo ti può essere fatale.” Takeo pronunciò quasi con rabbia quelle parole mentre con un solo fendente fece volare via la spada del figlio puntando successivamente la lama contro la sua gola “Se fossi su un campo di battaglia saresti morto.”
Gli occhi scuro di Daichi fissavano il padre in un misto di paura e tristezza, non sarebbe mai riuscito a batterlo e forse non era portato come lui per i combattimenti. “Padre forse la via della spada non fa per me...”
Fu una gesto veloce, si sentì solo un sonoro schiocco e sulla guancia di Daichi comparve una grossa macchia rossastra, la mano che lo aveva colpito era ancora a mezz'aria pronta a calare di nuovo se necessario.
“Non osare dire altro! Non mi importa se sputerai sangue, non mi importa se verrai ferito, tu diventerai il mio successore come Daimyo e la casata dei Sawamura continuerà a vivere grazie a te!” Gli occhi scuri di Takeo fissarono iracondi quelli del figlio “Per oggi abbiamo finito, domani ti allenerai con gli altri bambini del villaggio e poi con gli adulti, voglio che diventi forte Daichi e giuro sul nostro imperatore che lo diventerai in un modo o nell'altro.”
Daichi annuì lentamente e con passo malfermo si allontanò dal padre per tornare nella loro casa, appena fu lontano dagli occhi del Daimyo ecco che calde lacrime iniziarono a bagnargli le guance; quel giorno Daichi capì che sarebbe dovuto diventare forte, quel giorno capì che la sua vita da bambino spensierato era ormai finita per sempre. 



 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Salve ^_^ Scusate il ritardo, spero di farmi perdonare con questo capitolo.
Premetto che ci sono molti errori temporali che vi spiegherò poi a fine capitolo, spero che questa cosa non dia fastidio a nessuno, nel caso scusatemi.
Buona lettura!




 

Edo, 13 Gennaio 1850

 

Era strano, per Koushi, svegliarsi in una stanza così calda, si mise seduto sul futon e guardò quelle pareti color carta da zucchero. “Madre? Padre?”
Una strana sensazione allo stomaco però lo fece rabbrividire, non era a casa sua, non era con i suoi genitori; strinse con forza le morbide coperte color sabbia e pianse in silenzio, era stato portato in quello strano quartiere al calar della sera, la ragazza che lo aveva accolto si chiamava Matsu era gentile e lo aveva accolto con un sorriso dolce eppure Koushi non riusciva a sentirsi a sicuro in quello strano luogo.
Al suo arrivo non era riuscito a capire cosa fosse quello strano posto pieno di case colorate, però la cosa che lo aveva colpito erano alcune bellissime donne che passeggiavano con grazia lungo quelle strade.
Un lieve rumore di passi distolse il bambino dai suoi pensieri, la porta della sua camera si aprì lentamente e Matsu si affaccio sorridendo nel vederlo già sveglio. “Buongiorno, Koushi-kun, oggi ti farò fare un bel giro per la casa così ti spiegherò le regole mentre da domani inizierai la scuola, sei contento?” La voce della ragazza era dolce e Koushi non riuscì a ricambiare un timido sorriso mentre annuiva lentamente.
Gli fu indicato il bagno per i bambini e dopo essersi lavato velocemente con dell'acqua appena tiepida si vestì di fretta pronto a seguire Matsu e visitare quell'enorme casa che lo stava ospitando.
“Allora Koushi-kun, questa sarà la tua nuova casa, ma devi sapere che ci sono delle regole e dovrai rispettarle.” Non era un rimprovero quello della ragazza e Koushi annuì pronto a sentire le regole che avrebbe dovuto rispettare.
“Per prima cosa, è vietato uscire dalla casa da soli, soprattutto per voi bambini. Seconda cosa, il piano di sopra è dedicato alle Oiran, sai cosa sono le Oiran, Koushi-kun?”
Quella domanda spiazzò il piccolo che subito scosse velocemente la testa.
“Beh, credo che tu abbia visto quelle bellissime donne tutte vestite con abiti decorati che passeggiavano fuori dalla casa ieri sera.”
Gli occhioni dorati di Koushi si spalancarono e subito annuì curioso di sapere chi fossero quelle donne.
“Beh quelle donne si chiamano Oiran, questa casa ne ospita alcune, devi sapere che le Oiran sono delle donne bellissime e molto intelligenti, sanno intrattenere discorsi con il più saggio dei Daimyo e sanno ballare e cantare così bene che assomigliano quasi a delle fate.” Le parole di Matsu avevano catturato l'interesse di Koushi che sembrava immerso in un sogno ad occhi aperti fatto di Oiran che cantano e ballano mentre i loro vestiti decorati si muovevano come sospinti dal vento.
“Un giorno posso vedere una Oiran?” Le parole del piccolo sorpresero Matsu che lo guardò con tenerezza, gli accarezzò i capelli e poi annuì lentamente.
“Potrai vederne una solo se farai il bravo, ma adesso torniamo alle regole: dovrai seguire la scuola tutti i giorni fino all'età di dodici anni, a quell'età poi sarà deciso il tuo futuro.” Quelle parole rimasero nella mente di Koushi per tutto il giorno, visitò ogni stanza della casa e fece conoscenza con altri bambini che avevano all'incirca la sua età; quando la visita finì il bambino poté passare il pomeriggio a giocare con i pochi bambini che erano ospitati nella casa. Al calare della sera però poté avere l'onore di osservare alcune Oiran uscire dalla casa, si perse a fissare le loro acconciature intricate e i loro vestiti colorati e quando una di loro gli rivolse un sorriso ecco che il cuore di Koushi provò una strana sensazione, forse non era come essere a casa ma in cuor suo sapeva che anche li sarebbe stato bene.

 

Osaka, 13 Gennaio 1850


“Signorino, vostro padre vi sta aspettando sul carro, se lo farete aspettare ancora si arrabbierà.” disse Kotori, una delle tante serve della famiglia Sawamura.
“Sono pronto!” Annunciò Daichi tenendo fra le braccia un piccolo pezzo di stoffa colorata.
Il piccolo fazzoletto che il piccolo teneva gelosamente fra le manine era un pezzo di un vecchio vestito di sua madre, Kotori glielo aveva dato di nascosto dopo che Takeo le aveva ordinato di buttare via ogni ricordo di sua moglie.
“Perchè dobbiamo andare con mio padre? Due anni fa è partito da solo e ora perchè dobbiamo seguirlo?” Chiese Daichi mettendo un piccolo broncio mentre seguiva la serva verso l'uscita.
“Perchè vostro padre resterà via per molto come due anni fa, ma vuole che voi seguiate le vostri lezioni di spada e quindi vuole tenervi sotto controllo.” Kotori non era felice di quelle lezioni, ogni sera era lei che doveva medicare nuove escoriazioni che il signorino si procurava durante le lezioni, eppure mai una sola sera lo aveva visto rimpiangere il destino che suo padre gli aveva scelto.
Daichi e Kotori salirono sulla carrozza e si prepararono al lungo viaggio che li avrebbe portati a Edo.
“Ascolta Daichi, a Edo le tue lezioni saranno più intense, ho molte conoscenze li e so che loro ti aiuteranno a crescere in forza e in maestria, forse tra qualche anno potresti anche riuscire a battermi in un duello.” Le parole di Takeo era tranquille, voleva che Daichi diventasse forte così che potesse prendere il suo posto un giorno, e il fatto di farlo ferire durante quei duri allentamenti non gli importava.
Furono tre lunghi giorni di viaggio, ma finalmente giunsero a Edo; Daichi si sporse dalla carrozza per guardare quell'immensa città, era così diversa da Osaka e soprattutto sentiva un'atmosfera quasi surreale che lo avvolgeva.
“Kotori, perchè mio padre non sta qui con noi?” Chiese Daichi dopo aver visto il padre ripartire verso il centro della città.
“Beh, Sawamura-dono è un Daimyo e come tale deve sottostare agli ordini dello Shogun, e dato che quest'ultimo vuole avere il potere su tutti i Daimyo, li costringe a passare un anno a Edo così può controllarli.” Anche se era una serva, Kotori, conosceva molte cose che riguardavano queste intricate trame politiche e militari.
Gli occhi di Daichi iniziarono quasi a brillare, adorava sentire quelle storie e di certo quella sera avrebbe chiesto a Kotori di raccontargli quella storia che tanto amava.

Tanto tempo fa, in una città di cui nessuno conosce il nome, viveva un giovane principe.
Questi si allenava con costanza ogni giorno per poter diventare forte e poter, un giorno, diventare re. Il principe viveva nel lusso e nulla mancava alla sua vita, eppure sentiva sempre un senso di vuoto che gli opprimeva il petto, così un giorno interruppe i suoi allenamenti e se ne andò nel bosco vicino casa. Camminò con calma immerso nel verde degli alberi quando vide da lontano una bellissima fanciulla dai capelli argentei, la ragazza cantava seduta su una roccia e quando si accorse della presenza del principe, scappò via.
Durante la fuga però il principe notò una cosa strana, dietro la schiena della giovane vi erano due ali trasparenti; il principe corse subito a palazzo e consultò i saggi, chiese loro che creatura era quella che aveva visto e i vecchietti gli dissero che forse aveva incontrato una fata.
Le giornate del principe erano drasticamente cambiate dopo quel giorno, aveva smesso di allenarsi e passava ogni singolo giorno nel bosco sperando di rivedere quella bellissima fata.
Solo dopo due mesi le sue preghiere furono ascoltate e finalmente rivide di nuovo quel meraviglioso essere.
“Ti prego non scappare, non voglio farti del male.”
“Ogni uomo lo dice, eppure siete tutti uguali. Voi umani siete solo capaci di volere e mai di dare, le fate possono esaudire i desideri e voi ci usate solo per questo.”
Gli occhi del principe si spalancarono, non era a conoscenza del potere delle fate, ma una cosa la sapeva, non gli importava nulla dei desideri.
“Allora giovane fata, lascia che sia io a esaudire un tuo desiderio.”
La fata ebbe un sussulto, guardò guardinga il principe ma poi si avvicinò a lui. “Riusciresti ad amarmi?” Fu solo un sussurro ma il principe lo sentì bene.
Il giovane sorrise e allungò le braccia per stringere quella creatura “Esaudirò il tuo desiderio” Disse prima di baciarla.
Quel momento idilliaco però fu interrotto da delle voci cupe che lentamente si avvicinavano, il principe si pose davanti alla fanciulla ed estrasse la spada pronto a difenderla.
“Fatti da parte ragazzino, non ti faremo nulla se tu ci consegni quella fata.” Finalmente il gruppo di balordi si fece avanti e il principe strinse con forza l'elsa della spada pronto alla battaglia.
Fu uno scontro feroce, eppure il principe ne uscì vittorioso anche se ferito, la fata gli si avvicinò subito ringraziandolo della sua protezione, ma prima che lui potesse risponderle una lama gli trapassò il cuore facendolo stramazzare a terra; uno degli uomini era ancora vivo e aveva usato le ultime forse per vendicarsi sul principe.
L'urlo che emise la fata fu agghiacciante, tutto il bosco sembrò zittirsi, le guance diafane della creatura si bagnarono di calde lacrime e la voce rotta dal pianto s'infrangeva contro la stoffa dell'abito del principe.
“Ti prego esprimi il desiderio di vivere, ti prego.”
Il principe la guardò dolcemente e le passò una mano tremante sulla guancia cercando di asciugarle alcune lacrime.
“Ho giurato che non ti avrei usato come hanno fatto gli altri... Ti ho salvato la vita e questo è il più bel dono che potessi mai ricevere...” Solo in quel momento il principe capì cosa mancasse alla sua vita, qualcuno per cui valeva la pena vivere o morire, ecco cosa gli era sempre mancato.
La fata pianse così tanto che altre sue simili la raggiunsero preoccupate per quei lamenti, la trovarono distesa su un corpo umano.
“Sorella, che cosa è successo? Chi era quell'umano?”
“Colui che amavo...”
Allora l'altra fata capì, chiuse gli occhi ed esaudì il desiderio che il cuore di sua sorella stava esprimendo.
La giovane fata dai capelli argentati cadde dolcemente sul corpo dell'amato e lo seguì nella morte con la gioia nel cuore.
Dopo qualche tempo al posto dei corpi dei due amanti crebbero due piccole piante le cui radici restarono intrecciate per sempre.






 

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Per chi non lo sapesse, le Oiran sono simili alle Gheisha solo che il loro prestigio e la loro intelligenza le aveva elevate così tanto che non erano accessibili a chiunque e soprattutto intrattenere una conversazione con loro era una cosa solo per persone colte.
Purtroppo la storia è abientata nel 1844 e le Oiran in quegli anni sono state sostituite dalle Gheisha ma ho voluto fare questo piccolo errore per dare un significato in più alla storia, nei prossimi capitoli si capirà poi il perchè.
La parte in corsivo è la storia che Daichi adora ascoltare e anche questa avrà un significato importante per la storia, scusate se non è un granchè la mia fantasia in fatto di favole è precaria ^^"
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Salve, so che sono davvero in ritardo ma non avevo ispirazione, però oggi sono riuscita a scrivere questo terzo capitolo.
Devo ammettere che non sono pienamente soddisfatta ma ho l'influenza quindi sono perdonata? *scappa via*
Buona lettura <3


Edo, 15 Dicembre 1855

 

“Cos'è che ti preoccupa Matsu-chan? Sei molto pensierosa.” Le parole della vecchina fecero sobbalzare la ragazza.
“Oba-san, è davvero sicura di questa scelta? In fin dei conti è la prima volta che una cosa del genere accade, andrà davvero bene?” Gli occhi castani di Matsu si fissarono sul volto segnato dall'età dell'anziana Yumiko seduta di fronte a lei, quella vecchina era la padrona di quella casa e la ragazza sapeva che le sue decisioni erano irrevocabili, eppure non poteva fare a meno di sentirsi agitata.
“Hai visto anche tu che non assomiglia affatto ad un uomo, nessun accenno di barba, nessun tratto marcato; tutti nel quartiere lo hanno scambiato per una ragazza uno o due volte e poi già molti giovani stanno chiedendo di lui.” Yumiko fece una pausa portandosi la tazza di thè verde alle labbra prima di riprendere a parlare “La decisione di rendere Koushi-kun una Oiran è stata accettata da tutti, persino lui è d'accordo quindi non vedo dove sia il problema.”
“Va bene, oba-san...”
“Abbi fiducia il lui, è nel suo destino seguire questa strada.”

 

Edo, 25 Febbraio 1856

 

“La prego signorino torni presto, se vostro padre scopre che avete saltato la lezione di spada si arrabbierà molto.” Kotori guardò il ragazzino di fronte a lei e stringe le labbra sperando di fargli cambiare idea, ma ormai il giovanotto aveva deciso.
“Farò solo un giro veloce per Edo, ormai sono sei anni tre anni che vengo qui e l'unica cosa che ho visto è questa casa e la sala dove mio padre mi fa allenare, farò una breve passeggiata, sarò di ritorno prima che lui si accorga della mia scomparsa.” Detto questo il moretto si catapultò fuori dalla casa pronto a esplorare quella nuova città che gli era così sconosciuta.
Daichi era cresciuto in quegli ultimi anni, era riuscito a diventare un abile spadaccino e, per ben due volte, aveva sconfitto il padre in un duello con la spada, di certo saltare un allenamento non gli avrebbe gravato molto.
All'età di dodici anni sembrava già un piccolo uomo, era alto quasi quanto suo padre e da lui aveva ereditato le spalle larghe e gli occhi scuri, i capelli corvini invece erano un dono di sua madre, e Kotori non faceva che ricordarglielo ogni volta; la serva era diventata quasi come una seconda mamma per il ragazzino, sapeva stare al suo posto eppure non perdeva occasione per dargli qualche suggerimento o per ammonirlo se faceva qualcosa di sconveniente.
Edo sembrava immensa, ovunque Daichi guardasse riusciva a inquadrare solo negozi o casette variopinte, era così diversa da Osaka e in un certo senso sembrava più calorosa e famigliare.
Girò per quasi un ora nel centro di Edo, scoprì posti nuovi e si ripromise di portare un souvenir a Kotori prima di tornare a casa, la ragazza infatti era amante dei piccoli gingilli acchiappa polvere – così era solito Daichi chiamare i soprammobili – individuò alcuni negozietti e sorrise alla faccia sorpresa che avrebbe fatto la giovane nel vederlo ritornare con un pensiero per lei.
Dopo alcuni passi si ritrovò di fronte una strana stradina, la seguì un po' incerto e il panorama cambiò drasticamente: i numerosi negozi furono sostituiti da grosse case color mattone, molte donne e uomini se ne stavano fermi in strada vestiti con solo pochi stracci e gli sguardi che gli rifilarono gli fecero accapponare la pelle. Accelerò il passo e cercò di capire come uscire da quello strano quartiere quando qualcosa catturò la sua attenzione: un gruppo di giovani ragazze vestite con lunghi e variopinti kimono camminava con grazia e leggiadria lungo le strade del quartiere, gli occhi di Daichi si spalancarono per la sorpresa e il suo cuore iniziò a battere ad un ritmo sconosciuto quando una delle ragazze si voltò per sorridergli.
Era la più bella ragazza che avesse mai visto, il suo viso roseo era contornato da un'intricata acconciatura piena di fermagli e fiori, qualche ciuffo castano però le ricadeva sulla fronte dandole un'aria quasi sbarazzina; Daichi arrossì vistosamente e accennò un timido sorriso prima che la giovane ragazza se ne andasse sparendo dentro una delle case li attorno.
“Hey ragazzino?! Che diavolo ci fai qui?! Vieni con me, non è un posto per bambini questo!” Daichi non riuscì nemmeno a replicare, che subito due braccia lo trascinarono via lontano da quello strano posto e soprattutto lontano da quella bellissima ragazza che sembrava avergli rubato il cuore.

“Padre c'è uno strano quartiere qui a Edo, ci sono un sacco di case strane e delle ragazze vestite con kimono colorati, lo conosci?” Daichi era riuscito a tornare a casa velocemente e aveva pregato il suo maestro di spada di non rendere noto a suo padre il fatto che aveva voluto saltare l'allenamento.
“Mmh, sì, è il quartiere di Yoshiwara ma i bambini come te non dovrebbero nemmeno mettere piede in un posto del genere.” Takeo rispose distrattamente prima di riprendere a leggere.
“Padre, potresti spiegarmi cosa succede in quel quartiere? Nessuno vuole dirmelo e tu sei l'unico che sembra saperlo, ti prego...” Daichi non era un bambino che si perdeva in lamentele o richieste troppo pretenziose, ma doveva sapere cosa succedeva in quel quartiere e soprattutto voleva sapere come poter rivedere quella ragazza.
Il Daimyo sospirò alzando gli occhi al soffitto, mise da parte i vari fogli che stava leggendo e si concentrò sul figlio “Ti racconterò tutto ma poi basta domande. Il quartiere di Yoshiwara è un posto dove uomini o donne vanno per trovare qualcuno, abbiamo già parlato di cosa fanno gli uomini e le donne in intimità quindi non farmi ripetere; in quel quartiere ci sono molti tipi di persone: le cosiddette cortigiane, donne o uomini che vendono il loro corpo per compiacere qualcuno, di solito lo fanno per soldi; le Oiran, donne bellissime e molto intelligenti che indossano kimono variopinti, come quelle di cui parlavi, loro non vendono il loro corpo, ma la loro arte. Bada bene Daichi, poter passare del tempo con una Oiran è un privilegio perchè la loro intelligenza e la loro bellezza sono in grado di stupire chiunque, però per un Daimyo è una cosa quasi semplice, infatti dato il nostro rango e i nostri studi possiamo tranquillamente intrattenerci con loro senza nessuno sforzo. Che altro dire poi? Beh un Daimyo può comprare una Oiran, di solito i Daimyo hanno una moglie e una Oiran ma altri preferiscono avere solo una Oiran che può diventare loro moglie. Adesso che ti ho detto tutto puoi andare a dormire, riposati perchè domani sarò io ad allenarti.” Takeo finì di parlare e dopo aver increspato le labbra in una specie di sorriso ritornò a concentrarsi sui fogli che aveva posato sulla scrivania.
Nella mente di Daichi ormai vi era solo un unico pensiero: diventare finalmente Daimyo per poter incontrare quella Oiran che lo aveva così incantato.

 

Edo, 15 Marzo 1856

 

“Come ben sapete oggi è il giorno tanto atteso da molti di voi, molti dei vostri compagni d'infanzia hanno già lasciato questa casa pronti per seguire il loro destino, per voi invece il destino ha altri piani. Quando tra poco tornerete nelle vostre stanze troverete i vostri kimono, dato che siete delle apprendiste avrete solo due kimono,ma non temete, con il tempo aumenteranno proprio come la vostra fama.” La vecchina stava seduta su una grande poltrona mentre le ragazze dopo le sue parole iniziarono a recarsi nelle loro stanze.
Koushi indugiò sulle scale incerto se salire o meno, ma la voce di Yumiko lo richiamò, si voltò verso di lei e ascoltò le poche parole che gli aveva rivolto, quando ritornò a salire i gradini sentì una strana sensazione al petto.
'Segui il tuo destino' Era con queste parole che Koushi era riuscito a salire in camera, si era spogliato del suo vecchio kimono logoro e si era incantato, poi, a fissare i due kimono che avrebbe indossato: il primo era molto semplice, di un tenue color pervinca senza nessun disegno; il secondo invece era di un color acquamarina con qualche fiore disegnato sulle maniche e sulla base.
Il ragazzo passò le dita lunghe sui disegni e poi sorrise, da quel momento era una Oiran e la sua vita sarebbe cambiata nuovamente, questa volta però era stato lui l'artefice del suo destino.
Quando finalmente il ragazzo fu pronto uscì dalla camera, scese le scale assieme alle altre Oiran e si fermò di fronte alla vecchia Yumiko, la vide sorridere teneramente. “Benvenute nella vostra nuova vita, mie giovani Oiran.”



 

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Purtroppo anche in questo capitolo ci sono dei piccoli errori, ma come ho detto nei precedenti, sono a fin di bene per far filare la storia.
Si può diventare Oiran dopo i 23 anni, prima si è solo un'assistente delle cortigiane oppure una cortigiana.
Non ci sono fonti che affermano che le Oiran fossero solo donne, la prostituzione era sia maschile che femminile ma di Oiran uomini non se ne parla, quindi direi che anche questo può essere considerato un errore.
Non so precisamente quanti Kimono ha una Oiran "novella" ho voluto mettere due perchè mi sembrava una scelta giusta ma non avendo fonti direi che potrebbe essere anche questo un piccolo errore.

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